The five Souls of Sculpture 2019 --- 6^ edition ---

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“La

scultura è una la via regia per conoscere il mondo e

svelarne i segreti.”

“Sculpture is a means for discovering the world and understanding its secrets”

Olivier Delahaye, Le Ventre lisse, 2005

Olivier Delahaye, Le Ventre lisse, 2005

Quante declinazioni può conoscere l’arte? Tra le infinite sfumature con cui l’artista plasma la propria visione del mondo abbiamo cercato d’indagare le vie per cui si snodano le suggestioni dei nostri cinque scultori. Cinque. Un numero non certo casuale. Un numero simbolicamente evocativo che fin dai tempi antichi è associato all’atto di sperimentare, alla conoscenza concreta dei fatti, del cambiamento, del “mutamento di stato” di una situazione. Gli antichi greci lo riconducevano a Hermes, messaggero degli dei, tramite tra cielo e terra. Cinque sono anche i sensi che fanno da bussola per l’essere umano nella sua esistenza: da un punto di vista emotivo, mentale e fisico, ad una condizione sempre nuova. Il numero cinque è simbolo di una mente polimorfa, costantemente votata all’intelligenza e alla curiosità, porta con sé la tendenza ad avvicinarsi, a volte anche in modo pericoloso, a linee di confine, di trasgressione.

How many declinations does art knows? Among all possible nuances employed by an artist in order to shape a vision of a new world, we have tried to analyse the ways where are running the perceptions of our five sculptors. Five artists: is not an number like the others. It is a highly symbolic and evocative number which, since ancient times, is associated with experimenting, with the concrete knowledge of facts, with transformation, with the “changing aspects” of a situation. The ancient Greeks associated this number with Hermes, the messenger of the Gods, the connection between sky and earth. Five are also the human senses which serve as a compass to the human being through all the life: from an emotional, mental and physical point of view to an ever-changing condition. Number five is the symbol for a polymorphic mind, which is constantly devoted to intelligence and curiosity and has the tendency to reach extreme limits and transgressive boundaries, sometimes in dangerous ways.

Il Numero Cinque è legato alla quinta lettera dell’alfabeto ebraico : Hey ( ‫) ה‬, che significa intuizione, illuminazione. I cabalisti, individuano tre stadi per la lettera Hey, i quali si pongono su tre livelli diversi, successivi, in merito allo sviluppo della consapevolezza dell’essere umano nell’arco di tutta la sua esistenza. Il mistero della nascita, la totale inconsapevolezza con cui l’essere umano è “gettato” in questo mondo, viene qui superata dall’entusiasmo nello scoprire quanto di bello e fertile è presente nel mondo che lo circonda. Arriviamo, qui, a intuire quella misteriosa potenza all’interno della nostra esistenza che ci sospinge al di là della contingenza. Ma non dimentichiamo che questo numero conserva in sé la forza dell’auto - espressione. E Infatti, le componenti fisiche corrispondenti alla capacità di parlare, sono esattamente cinque: lingua, denti, palato, labbra e gola. Proprio per la complessa interazione tra intelletto e parola, il cinque suggerisce di utilizzare ogni tipo di disciplina interiore ed esteriore, al fine di “traghettare” la nostra personalità, da uno stato di disagio, di ricerca di un aliquid, allo stato desiderato. Solo governando bene la comunicazione, l’espressione di idee, sentimenti e fatti, è possibile giungere a uno scambio equilibrato e quindi crescere. Una simbologia tanto intensa che trova le sue diverse impressioni nelle opere di questi cinque scultori. Armonia e contrasto, ricerca e sublimazione si fondono nelle loro opere. La scultura riunisce in se il concreto tentativo di plasmare il mondo che ci circonda e allo stesso tempo di infondere ad esso le suggestioni che s’imprimono con maggiore forza nell’animo umano. Un’interpretazione di cui l’artista si trasforma in un medium privilegiato. La scultura nella mostra tenutasi presso officinacento5 si rivela un tentativo di plasmare il mondo che ci circonda con un’ acuta analisi dei propri sensi e una declinazione fatta di suggestioni che si concretizza in cinque diverse anime d’artista.

Number five is associated with the fifth letter of the Hebrew alphabet: “Hey” ( ‫) ה‬, which means intuition and illumination. The Kabbalists identify three stages in the letter “Hey”, based on three different, subsequent levels, regarding the development of human awareness throughout one’s life. The mystery of birth and the complete unawareness in which the human being is “flung” into this world, are overcome by the enthusiastic discovery of the beauty and richness existing in the world around us. We thus succeed in understanding that mysterious power within our lives which drives us beyond existing reality. We should not forget that this number withholds the power of self-expression. In fact, the physical components corresponding to our ability to speak are exactly five: tongue, teeth, palate, lips and throat. Indeed, the complex interaction between the intellect and word is precisely what allows the number five to indicate the usage of every kind of inner and external discipline in order to shift our personality from a state of uneasiness and a search for an “aliquid” to a desired condition. Only by mastering communication, the formulation of ideas and feelings together with the expression of facts, can a balanced exchange and personal development be achieved. Such intense symbology is to be found in the various forms of the works presented by these five sculptors. Harmony and contrast, research and sublimation merge in their works. Sculpture represents the concrete attempt to shape the world around us and, at the same time, to infuse it with perceptions, which impress the human soul in the most powerful way. By offering their personal interpretation and their acute analysis of their own senses, each of the five artists is transformed into a “privileged medium”.

© “THE FIVE SOULS OF SCULPTURE” is a Curatorial Project by Elisa Larese and Alessandro Cerioli, Tablinum Cultural Management since 2013


Mieke VAN DEN HOOGEN Her professional training began at the Hogeschool in Maastricht in 1987 which she completed in 1991. From February 1992 she founded her own studio, first in Elsloo, and after in Nijmegen where she moved in 1997.

La sua formazione professionale inizia presso la Hogeschool Maastricht nel 1987 che completa nel 1991. Dal febbraio 1992 fonda il suo studio, prima a Elsloo, ora a Nimega dove si traferisce nel 1997. In seguito ai propri studi alla Hogeschool, focalizza il suo studio della materia sulla ceramica e sulle possibilità di espressione del frammento. Il suo studio del frammento in oggetti monumentali continua affiancando maestri come Desiré Tonnaer (Maastricht) e Piet Hermans (Venray). “Le immagini delle donne svolgono un ruolo importante nel mio lavoro. In queste immagini cerco una combinazione di elementi naturalistici, forme astratte ed emozioni. Non sono affascinata dal corpo della donna in sé in quanto rappresenta un ideale di bellezza, ma come una rappresentazione corporea, un corpo in cui vivono le persone, le cui emozioni possono essere lette attraverso le forme. Pensiamo ai nostri corpi: sembrano essere costruiti simmetricamente, ma interiormente noi sperimentiamo la differenza e l’asimmetria. Per questo io lavoro la materia per esprimerlo costruendo un'immagine asimmetrica. Poiché queste immagini sono in ceramica, quindi vuote, il contenuto deve essere espresso nel frammento. In questo frammento rappresento il sé interiore con tutta la sua fragilità e impalpabilità”.

“Images of women play an important role in my work - she says- In these images I look for a combination of naturalistic elements, abstract forms and emotions. I am not fascinated by the body of the woman itself as it represents an ideal of beauty, but as a body representation, a body in which people live, whose emotions can be read through the forms. We think about our bodies: they seem to be built symmetrically, but inwardly we experience difference and asymmetry. This is why I work the matter in order to express it by constructing an asymmetrical image. Since these images are ceramic, therefore empty, the content must be expressed in the fragment. In that fragment I represent the inner self with all its fragility and impalpability”.

Come scrisse Flaubert: "Se c'è qualcosa da adorare su questa terra e tra tutto il Nulla, se c'è qualcosa di santo, puro, sublime, qualcosa che dovrebbe sostenere questo enorme desiderio di infinito e vaghezza che si chiama anima, allora questo è il arte "

As Flaubert wrote: “If there is something to worship on Earth and between all things dominated by the Vacuum, if there is something holy, pure, sublime, something that should be able to support this enormous desire for Infinity and vagueness, it could be called soul, then this is art “.

Fare l’arte, crearla, plasmandola con le proprie mani, darvi forma e animarla di un senso che possa convogliare in sé tutta la complessità di quel labirinto interiore in cui la nostra anima si confonde. Questo è il dialogo che Mieke Van den Hoogen instaura con la materia. In queste immagini, Mieke cerca una combinazione di elementi naturalistici, forme astratte ed emozioni. Non è un semplice corpo, ma è la rappresentazione di un corpo, un corpo che viene vissuto, che può essere letto emozioni nell'immagine. Importante è il messaggio che queste sculture lasciano trapelare con tutta la loro charme. E se ogni opera d’arte è un artefatto lo è nel suo senso più vero e completo nelle opere di Mieke Van den Hoogen in cui si realizza attivamente il concetto di Arte-Facere.

Making art, creating it, shaping the clay with your own hands, giving a new shape and animating it with a sense that can convey all the complexity of our inner labyrinth. an operation that could upset our way of being This is the dialogue that Mieke Van den Hoogen establishes with the matter.

Tutta la fragilità della condizione umana, con particolare attenzione a quella femminile, è espressa nel ciclo dei volti e dei busti di donna. Essi rappresentano le continue asimmetrie interiori che attraversano l’animo di noi donne, fonte di riflessione costante e mai esauribile. Le opere di Mieke trovano il loro archetipo nella femminilità. Una femminilità che trascende dagli ideali di classica compostezza per farsi autentica esperienza del vissuto interiore. ©

Following his studies at the Hogeschool, she focused her study of the subject on ceramics and the possibilities of expression of the fragment. The study of thefragment in monumental objects continues alongside teachers such as Desiré Tonnaer (Maastricht) and Piet Hermans (Venray).

A sculpture where we are looking for a combination of naturalistic elements, abstract shapes and emotions. It is a representation of a body, but not an ordinary one: a body that is able to express emotions in the interrupted images. Van den Hoogen models with clay sculptures where bodies and faces that reveal with charm all the secret between matter and soul. If every work of art is an artefact it is in its most true and complete sense in the works of Mieke Van den Hoogen where she actively realizes the concept of Ars-facere. All the fragility of the human condition, with particular attention to the female one, is expressed in the cycle of faces and busts of a woman. They represent the continuous inner asymmetries into the soul of humans beings, especially women, a source of constant and never exhaustive reflection. Mieke’s works find their archetype of femininity. Femininity that transcends the ideals of classical composure to become an authentic experience of inner life.

“THE FIVE SOULS OF SCULPTURE” is a Curatorial Project by Elisa Larese and Alessandro Cerioli, Tablinum Cultural Management since 2013


Olivier BERTRAND Olivier Bertrand è nato nel 1975 a Marsiglia, da padre francese e madre asiatica. Fin dalla tenera età, si appassiona al disegno, alle arti plastiche e in particolare agli origami. “Sono sempre stato affascinato dalla metamorfosi del semplice foglio di carta, che in alcune curve apprese, prende vita e suscita emozione”. Assemblando pezzi di cartone tra loro, riesce a realizzare animali fantasmagorici nelle loro dimensioni naturali. “Il cartone offre molti vantaggi, è facile da ottenere ed è un materiale leggero che ti permette di fare creare opere di grande formato... Mi piace l’idea di creare arte da un prodotto della vita quotidiana, che le persone scartano, e di restituirgli una nuova vita. Scolpendo animali di cartone, mi sento completamente in sintonia con il mio tema preferito, l’ambiente. Mi piace scegliere animali con una certa imponenza fisica che, a prima vista, risulta antinomico con la fragilità del cartone che uso. Con questa dualità tra soggetto e soggetto, cerco, a modo mio, di mettere in guardia sulla precarietà delle specie animali “. Olivier Bertrand ha ricevuto il rinomato riconoscimento dell’ Association des Artistes Français nel corso di Art Capital 2019, presso il Grand Palais di Parigi, dove il suo Gorilla è stato fra le opere più ammirate di tutta la kermesse.

Olivier Bertrand was born in 1975 in Marseille, from a French father and Asian mother. Since his early childhood, he became passionate about drawing, plastic arts and, in particular, with the origamis. “As far back as I can remember - he said- I’ve always been captivated by the metamorphosis of a simple sheet of paper which, with a few smart folds, comes to life and sparks emotion.” By assembling bits of cardboard together, nowadays he creates extraordinary and amazing life-sized animals. “Cardboard offers many advantages, it is easy to obtain and it is a light material that allows you to create large format works I like the idea of creating art from a product of everyday life, which people discard, and to give him a new life. By carving cardboard animals, I feel completely in tune with my favourite theme, the environment. I like to choose animals with a certain physical grandeur that, at first sight, is antinomian with the fragility of the cardboard I use. With this duality between subject and subject, I try, in my own way, to warn about the precariousness of animal species “. Olivier Bertrand received the renowned recognition of the “Association des Artistes Français” of Art Capital 2019, at the Grand Palais in Paris, where his Gorilla was among the most admired sculptures of the whole art fair.

“Strabiliante!” È il primo semplice, quasi infantile, aggettivo che emerge alla nostra mente quando per la prima volta ci troviamo dinnanzi ad una scultura in cartone di Olivier Bertrand.

“Amazing!” It is the first simple, almost childlike, adjective that comes to our mind when, for the first time, we find ourselves in front of a sculpture by Olivier Bertrand.

Creare valore da ciò che la nostra società, spasmodicamente consumista, getta via, utilizzare, ciò che è bollato come rifiuto e destinato all’oblio per creare un messaggio tanto potente e diretto. La sua è una capacità tanto preziosa e rara da risaltare in modo preponderante ai nostri occhi di uomini e donne del ventunesimo secolo.

Olivier possesses such a precious and rare ability that it stands out in a predominant way to the eyes of men and women of the XXIth century: he knows how to create value from what our society, spasmodically consumerist, throws away. He succeeds in using, what is considered as waste and destined for oblivion to create such a powerful and direct message.

Siamo stati travolti, soprattutto nell’ultimo secolo e mezzo dalle gioie e dai dolori della globalizzazione, siamo stati persuasi, in un crescente delirio di onnipotenza, di essere noi i padroni del mondo, di poterlo plasmare a nostro piacimento, di piegarne leggi sempiterne al nostro capriccioso desiderio del “qui e ora”. Abbiamo reciso un legame fondamentale, quello che per millenni ha garantito la nostra sopravvivenza sul pianeta terra. Abbiamo dimenticato, in un’eternità fatta del susseguirsi senza tregua, di ere geologiche, di non essere altro che un rapido giro per le lancette dell’orologio del Pianeta Terra. Potremmo dire che abbiamo dimenticato, non tanto “chi siamo” ma, “perché siamo”.

Especially in the last years, humanity has been overwhelmed by the joys and sorrows of globalization. We have been persuaded, in a growing delirium of omnipotence, to be the masters of the world and to be able to shape it as we prefer, to bend everlasting laws to our whimsical desire for “here and now”. We have broken a fundamental bond: the same that, for thousands of years, has guaranteed our survival on the planet earth. Perhaps, we have failed to remember, in an Eternity made of an endless succession of geological eras, that the humans beings are nothing more than a quick turn of hands around the of the Earth’s clock. We could say that we have forgotten, not so much “WHO we are” but, “WHY we are”. Olivier Bertrand tries to take up the thread of an interrupted speech with our planet. In order to do so he uses a waste material, the cardboard, removes it from its destiny of recyclable waste and transforms such a raw element in a medium for his Art. Magnificent animals come to life thanks to the cardboard sculptures: proud and majestic animals but also with an almost certain future of extinction. Art conveys an immortal appearance and makes a new light to the idea, the message of the artist that appear to us, finally, adamantine. Taking care of Mother Earth, becoming her guardians, starts by rediscovering treasures even where our eyes are not trained to looking for. That is the new way to follow.

Ora Bertrand cerca di riprendere il filo di un discorso interrotto e per farlo utilizza un materiale di scarto, il cartone, lo sottrae dal suo destino di rifiuto riciclabile e ne fa materia prima per la sua arte. Fragile e alterabile, proprio come i maestosi animali che dalle sue sculture di cartone prendono vita: fieri e maestosi ma con un futuro di estinzione quasi certo. L’arte rende immortale la forma ma, ancora di più rende adamantina l’idea, il messaggio di quest’artista. Avere cura del nostro mondo, esserne i custodi, parte dal riscoprire il prezioso anche laddove il nostro occhio non è allenato a cercare. Così, nell’evidenza delle cose, così come in noi stessi e nel modo in cui dialoghiamo con il nostro pianeta, troviamo il nuovo modo di proseguire il nostro viaggio. ©

“THE FIVE SOULS OF SCULPTURE” is a Curatorial Project by Elisa Larese and Alessandro Cerioli, Tablinum Cultural Management since 2013


Karen TREVISANI Nata in Colombia, Karen Trevisani, dopo aver vissuto a Chicago e New York, vive a Parigi dal 2000.

Born in Colombia, Karen Trevisani, after a long period in Chicago and New York, lives in Paris since 2000.

Graphic designer di formazione, ha lavorato prima nella pubblicità e poi si è dedicata esclusivamente alla scultura astratta.

First, trained as graphic designer, she worked first in advertising and then she dedicated herself exclusively to abstract sculptures.

Concepisce il suo lavoro come una ricerca sulla decostruzione dei volumi, sulla frammentazione della materia e sul dialogo tra fissità e mobilità. Allo spettatore è concessa la piena libertà di appropriarsi delle sue opere, disporne in base a come si sente a rispondere alle domande che queste ispirano in lui.

She conceives her work as a research on the deconstruction of volumes, on the fragmentation of matter and on the dialogue between fixity and mobility. When we find ourselves admiring Karen Trevisani’s sculpture, we are allowed the full freedom to take possession of her works, to dispose of them based on how she feels about answering the questions they inspire in us.

"Se Calder pensava alla scultura secondo due principi complementari: mobile e stabile, i primi di fronte al vento o l'impulso di un meccanismo per prendere varie disposizioni - spiega lo scrittore Claude Henri du Bord stilando la biografia di questa ormai rinomata scultrice - Karen Trevisani pensa al mobile stabile: le sue opere sono ordinate secondo l'immaginazione e l'intenzione estetica di chi le si appropria, per sembrare che non debbano più muoversi. E il lavoro che si rinnova sempre si muove rimanendo immobile, afferma il suo potere senza mai negare la nostra libertà ... “

“If Calder thought about sculpture according to two complementary principles: mobile and stable, the first faced with the wind or the impulse of a mechanism to take various dispositions - explains the writer Claude Henri du Bord writing the biography of such amazing sculptor - Karen Trevisani thinks about a mobile that could be permanent: her works are ordered according to the imagination and the aesthetic intention of the appropriators, to seem that it should no longer move. And is the same artwork that renews itself and it is able to move while remaining motionless. So, in that manner, the sculpture affirms its power without ever denying our freedom...”

Karen Trevisani è membro onorario dello storico Réalités Nouvelles (fondato da Sonia Delaunay e Jean Arp nel 1946) dal 2011 ed è tra gli artisti di punta del Salon Comparaison in occasione di Art Capital Paris.

Karen Trevisani is an honorary member of the historic Salon Réalités Nouvelles (founded by Sonia Delaunay and Jean Arp in 1946) since 2011 and is among the leading artists of the Salon Comparaison on the occasion of Art Capital Paris.

Le sue opere fanno parte di importanti collezioni private in Francia, Stati Uniti, Colombia, Argentina, Germania e Svizzera.

Her works are part of important private collections in France, the United States, Colombia, Argentina, Germany and Switzerland.

L’arte astratta è un mistero che va svelato lentamente, velo dopo velo la sua verità si mostra a coloro che sanno cogliere il sussurro della materia in se stessi.

Abstract art is a mystery that must be revealed gradually, veil after veil. Its truth shows itself to people who know how to grasp the whisper of the matter in themselves.

Da una parte c’è la catarsi della materia che prima nella mente dell’artista poi, plasmata dalle sue mani sapienti, accetta di abbandonare il sicuro rifugio di forme e volume convenzionali per mostrarsi nella sua purezza ideale: il potere sconvolgente di essere tutto e niente in un solo istante.

On the one hand there is the catharsis of matter. From the artist’s mind finally shaped by her skilled hands. The matter accepts to abandon the safe haven of conventional forms and volume and shows itself in its ideal purity: the shocking power of be nothing and everything at the same time.

Con amorevole fiducia verso e la sicurezza di chi conosce ormai ogni segreto della materia con cui dialoga, Karen decostruisce le forme e dona allo spettatore una straordinaria libertà: la scultura, nella sua primitiva bellezza, ci affascina, irresistibilmente siamo portati ad accettare la sfida di lottare contro le forme e i preconcetti che usualmente permeano la nostra concezione di opera d’arte e scultura. Sperimentiamo, la nostra mente gioca con le forme che Karen ci offre, il nostro animo inizia a diventare malleabile e le barriere si sciolgono. Possiamo sentire in noi fluire la nuova consapevolezza di condividere con queste sculture una medesima dimensione. Non più solidamente definita, non più certezza precostituita ma nuova consapevolezza di essere presenti a noi stessi e al mondo attraverso l’arte.

With the loving confidence and certainty of those who know every secret of their interlocutor, Karen de-constructs the forms and gives us an extraordinary freedom. Sculpture, in its primitive beauty, fascinates us: we are irresistibly inclined to accept the challenge of fighting against forms and preconceptions about sculpture. Our mind plays with the new forms of matter that Karen offers us, our soul starts to become malleable, all barriers melt. We can feel in us the new awareness of sharing the same dimension with these sculptures. It is a new awareness of being present to ourselves and to the world through art, no longer solidly defined, no longer as a pre-established certainty.

La stabilità e l’immobilità sono la certezza di un nuovo mondo che si schiude alla nostra sensibilità estetica. Monolitica certezza che racchiude in sé il segreto del continuo divenire. Nuovi valori plastici che definiscono il nostro spazio e cambiano con noi. La scultura non è mai stata così pura e viva per i nostri sensi e per i nostri occhi. Il viaggio può continuare... ©

Stability and immobility are the certainty of a new world that opens up to our aesthetic sensibility. Monolithic certainty that embodies the secret of continuous becoming. New plastic values that define our space and change with us. Sculpture has never been so pure and alive to our senses and to our eyes. The voyage shall continue...

“THE FIVE SOULS OF SCULPTURE” is a Curatorial Project by Elisa Larese and Alessandro Cerioli, Tablinum Cultural Management since 2013


Isabelle DE MONTVALLON Isabelle ha iniziato dipingendo prima di essere introdotto alla modellistica in Francia. Ha vissuto per anni a Milano per molti anni, frequenta gli atelier dei più rinomati scultori italiani e prende lezioni di disegno da modelli dal vivo presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.

Isabelle de Montvallon started painting before being introduced to modeling in France. She has lived in Milan for many years, and she took lessons from the most renowned Italian sculptors. Isabelle has exhibited many times in France and Italy. Today she continues her journey into the search of authenticity and Ha esposto molte volte in Francia e in Italia. Oggi continua il suo depth in art. viaggio alla ricerca di autenticità e profondità. Isabelle choses the figurative expression to tell moments of life Ha scelto l’espressione figurativa per raccontare momenti della or personal questions about life: vita o domande personali sulla vita: scolpisce donne, uomini, She uses the figurative expression to tell moments of life or bambini, sognatori, sonnolenza, giocosa, impastata nella terra, personal questions of her life: he sculpts women, men, children, fusa in bronzo, a volte specchiarsi, riposare, giocare, finire in una dreamers, while he is dreaming, playing, modelled with the palla di plexiglass che dona un tocco di modernità a un disegno clay, cast in bronze, sometimes while they admiring herself in di legge classico. a mirror, taking a rest, or playing with a plexiglass sphere: her sculpture reminds us about classical arts but with a touch of Parlando della sua opera, il critico d’arte Giovanni Faccenda innovation. scrive: “... oltre alle forme aggraziate di donne che vivono in una dimensione Speaking of her work, the art critic Giovanni Faccenda writes: temporale “... in addition to the graceful forms of women who live in a temporal di per sé, scopriamo una ricchezza spirituale in cui si fondono etica ed dimension in themselves, we discover a spiritual richness in which estetica, dando origine a una raffinata esaltazione di pose che, pose, ethics and aesthetics merge, giving rise to a refined exaltation of poses non sono, ma piuttosto momenti di autenticità trasformati in momenti that, poses, are not, but rather moments of authenticity transformed di eternità. “ into moments of eternity”. Avete mai ammirato il vostro riflesso ad uno specchio, magari cercando di andare oltre, catturare il mistero del vostro animo? Molti sono i dubbi le domande che affiorano. Poi ci sono quei momenti in cui la consapevolezza si fa fulgida ed è come se la vostra anima risplendesse li, tra le vostre mani. Fulgida idea, immortale. Finalmente vostra.

Have you ever admired your reflection in a mirror, perhaps trying to look beyond, in order to catch the mystery of your soul? A lot of doubts and questions are arising. Then there are some moments when awareness becomes radiant and it is like when your soul shine, in your hands. A sparkling idea, immortal. Finally just for you.

Momenti di eternità, esperienze passate che si condensano ad altre più recenti per poi materializzarsi qui, nella scultura di Isabelle de Montvallon. La scultura è la via maestra sulla quale Isabelle ci prende per mano e ci accompagna alla scoperta di noi stessi e dei nostri segreti più reconditi.

Moments of eternity, past experiences that join together into recent ones and then materialize here, in Isabelle de Montvallon sculpture. Sculpture is the main street where Isabelle takes us by the hand and accompanies us in discovering ourselves and our innermost secrets.

Tutti i sogni del nostro mondo si materializzano in queste fanciulle da sogno. Il nostro tempo interiore si arresta, riecheggia nell’eco di sogni lontani.

All the dreams of our world are materialized in the girls sculpted by Isabelle. Our inner time is crystallized, like thousands of echoes in the memory of distant dreams.

L’anima vibrante di emozione di isabelle de Montvallon si trasfonde nelle sembianze di queste esploratrici oniriche dell’assoluto, costantemente sospese sul filo della reverie. Esse incarnano il teatro interiore dell’umanità e catturano pensieri, sogni illusioni di noi tutti, invitandoci a riporre in esse.i nostri segreti più reconditi.

The soul of the artist is vibrant of emotion and is transfused in the semblance of these dreamlike explorers of the absolute, constantly suspended on the thread of reverie. These sculptures embody the inner theatre of humanity and capture thoughts, dreams, illusions of us all, inviting us to whisper our innermost secrets.

Icamminiamoci insieme, lasciamoci condurre in questa Let’s start that journey together and allow ourselves to be led meravigliosa reverie dove la scultura è fatta della stessa sostanza into this marvellous reverie where sculpture is made of the same substance as our dreams. dei nostri sogni. Chissà se alla fine di questo percorso una nuova stella illuminerà All I wonder is that, at the end of this journey, a new star will shine into our inner firmament. il nostro firmamento interiore. ©

“THE FIVE SOULS OF SCULPTURE” is a Curatorial Project by Elisa Larese and Alessandro Cerioli, Tablinum Cultural Management since 2013


Carlo PAZZAGLIA Scrive di sè Carlo: Sono nato nel Gennaio del 1952. Ho studiato alla Facoltà di Architettura di Venezia. Ho fatto molte esperienze lavorative; l’ultima di queste è stata lo scalpellino. L’incontro con la pietra ha riacceso il mio interesse per l’arte ed in particolare per la scultura. Con il tempo, dalla lavorazione della pietra sono passato al ferro. Ho sempre perseguito la semplicità e la sintesi. All’inizio la mia ricerca era improntata sull’aspetto formale, poi sono passato alla narrazione; al centro del mio interesse c’è l’uomo con tutte le sue vicende. Racconto la vita, la morte, la sofferenza, il disagio esistenziale, l’amicizia, la bellezza del corpo femminile, l’attesa della maternità, l’ipocrisia, ecc.. Nel fare ciò, cerco di rispettare l’insegnamento del grande giornalista Ettore Mo, quando parlava di “castità verbale”. Spero di riuscirci sempre.

Carlo says about his life: “I was born in January 1952. I studied at the Faculty of Architecture in Venice. I had many work experiences; the last of these was working as a stonemason. The encounter with stone rekindled my interest in art and, in particular, in sculpture. Over the time, from the stone processing I switched to iron. I have always pursued simplicity and synthesis. At the beginning my research was based on the formal aspect, then I switched to narration; at the centre of my interest is the man with all his stories. In my sculptures I tell about life, death, suffering, existential unease, friendship, the beauty of the female body, the expectation of motherhood, hypocrisy, etc. In doing so, I try to respect the teaching of the great journalist Ettore Mo, when he spoke of “verbal chastity. I hope to always succeed”.

Utilizzare l’arte per comunicare, per costringerci a riflettere. Le opere di Carlo Pazzaglia raccontano storie, frammenti di umanità trasformati con l’ausilio dell’arte in brandelli di eternità, interrogativi che prendono forma.

Art as to communicate, to force you to reflect. Carlo Pazzaglia tells us stories with his sculptures, fragments of humanity that he transform, with the help of art, into shreds of eternity, new questions that coming into new shapes.

Dapprima, la vena narrativa di Carlo Pazzaglia si manifesta artisticamente attraverso la scultura in pietra. Le Malcolfe, concetrato di espressione e sentimeni del genere umano, sono l’archetipo con cui Carlo ha iniziato una grandiosa metanarrazione. Le sue ultime opere sono emblematiche di questa volontà di narrare e riflettere utilizzando un linguaggio formale, primitivo, dal sapore Giacomettiano in cui i corpi sono stilizzati e perdono ogni connotazione personale concentrando in essi l’essenziale. Ma solo in parte carpiremmo il segreto che Pazzaglia vuole spingerci a svelare grazie alla sua arte.

At first, Carlo Pazzaglia’s narrative inspiration manifests itself artistically through stone sculpture. The Malcolfe, are the expression and feeling of the human race, the archetype to begin a grand meta-narration. From stones to iron. His latest works are emblematic of this desire to narrate and reflect using a formal, primitive language. We could come back with the memory to Giacometti’s art and think about a kind of sculpture where bodies are stylized and lose all personal connotations, concentrating in them the essential. But, we could disclose only a little part of a bigger secret that Pazzaglia helps us to discover with his art.

Carlo Pazzaglia’s sculptures are a metaphor for life. “La libertà non è per tutti” è simbolo di questa essenzialità. “Freedom is not for everyone” is, for example, a symbol of Una figura umana in altalena all’interno di quella che this essential: a human figure sways on a swing inside that potrebbe essere una gabbia. what could be a cage. Soon endless questions are unleashed. Scatena infiniti interrogativi. Sarà davvero convinto di esere libera questa figura o comprende di essere intrappolata e noi…sappiamo di essere differenti oppure continuaiamo le nostre vite felici e inconsapevoli? Gioia, dolore, sensualità, maternità, ipocrisia, egoismo e molte altre emozioni.

Do you really believe that this personage is free or do you understand that he is trapped and ... do you know that we are different or do you continue your happy and unaware lives? Joy, pain, sensuality, motherhood, hypocrisy, selfishness and many other emotions.

La commedia umana si materializza nelle opere di Pazzaglia. The human comedy is materialized in the works of Pazzaglia. Sta a noi scoprire in quale delle sue figure si rispecchia It is up to us to discover in which of his sculptures our soul is best reflected. meglio il nostro animo. ©

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