W E B
C A T A L O G U E
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“La scultura, come tutte le arti, è la via maestra per conoscere il mondo e svelarne i suoi segreti”. Quante declinazioni può conoscere l’arte? Tra le infinite sfumature con cui l’artista plasma la propria visione del mondo, anche quest’anno, per la quarta volta, abbiamo cercato d’indagare le vie per cui si snodano le suggestioni di cinque scultori. Cinque. Un numero non certo casuale. Un numero simbolicamente evocativo che fin dai tempi antichi è associato all’atto di sperimentare, alla conoscenza concreta dei fatti, del cambiamento, del “mutamento di stato” di una situazione. Gli antichi greci lo riconducevano a Hermes, messaggero degli dèi, tramite tra cielo e terra. Cinque sono anche i sensi che fanno da bussola per l’essere umano nella sua esistenza: da un punto di vista emotivo, mentale e fisico, ad una condizione sempre nuova. Il numero cinque è simbolo di una mente polimorfa, costantemente votata all’intelligenza e alla curiosità, porta con sé la tendenza ad avvicinarsi, a volte anche in modo pericoloso, a linee di confine, di trasgressione. Il Numero Cinque è legato alla quinta lettera dell’alfabeto ebraico : Hey ( ) ה, che significa intuizione, illuminazione. I cabalisti, individuano tre stadi per la lettera Hey, i quali si pongono su tre livelli diversi, successivi, in merito allo sviluppo della consapevolezza dell’essere umano nell’arco di tutta la sua esistenza. Il mistero della nascita, la totale inconsapevolezza con cui l’essere umano è “gettato” in questo mondo, viene qui superata dall’entusiasmo nello
scoprire quanto di bello e fertile è presente nel mondo che lo circonda. Arriviamo, qui, a intuire quella misteriosa potenza all’interno della nostra esistenza che ci sospinge al di là della contingenza. Non dimentichiamo che questo numero conserva in sé la forza dell’auto - espressione. E Infatti, le componenti fisiche corrispondenti alla capacità di parlare, sono esattamente cinque: lingua, denti, palato, labbra e gola. Proprio per la complessa interazione tra intelletto e parola, il cinque suggerisce di utilizzare ogni tipo di disciplina interiore ed esteriore, al fine di “traghettare” la nostra personalità, da uno stato di disagio, di ricerca di un aliquid, allo stato desiderato. Solo governando bene la comunicazione, l’espressione di idee, sentimenti e fatti, è possibile giungere a uno scambio equilibrato e quindi crescere. Una simbologia tanto intensa che trova le sue diverse impressioni nelle opere di questi cinque scultori. Armonia e contrasto, ricerca e sublimazione si fondono nelle loro opere in cinque diverse anime d’artista. La scultura riunisce in sé il concreto tentativo di plasmare il mondo che ci circonda e allo stesso tempo di infondere ad esso le suggestioni che s’imprimono con maggiore forza nell’animo umano. Un’interpretazione di cui l’artista si trasforma in
un medium privilegiato e che non vediamo l’ora di accompagnarvi a conoscere in questa quarta edizione!
”Sculpture, like all art, is a means for discovering the world and understanding its secrets” How many declinations does art know? Among all possible nuances employed by an artist in order to shape his vision of the world, we have tried to analyse the ways by which the perceptions of the five sculptors unfold. Five artists: by no means a random number. It is a highly symbolic and evocative number which, since ancient times, is associated with experimenting, with the concrete knowledge of facts, with transformation, with the “changing aspects” of a situation. The ancient Greeks associated this number with Hermes, the messenger of the Gods, the connection between sky and earth. Five are also the human senses which serve as a compass to the human being through his life: from an emotional, mental and physical point of view to an ever-changing condition.
existing reality. We should not forget that this number withholds the power of self-expression. In fact, the physical components corresponding to our ability to speak are exactly five: tongue, teeth, palate, lips and throat. Indeed, the complex interaction between the intellect and word is precisely what allows the number five to indicate the usage of every kind of inner and external discipline in order to shift our personality from a state of uneasiness and a search for an “aliquid” to a desired condition. Only by mastering communication, the formulation of ideas and feelings together with the expression of facts, can a balanced exchange and personal development be achieved.
Such intense symbology is to be found in the Number five is the symbol for a polymorphic mind, various forms of the works presented by these five which is constantly devoted to intelligence and sculptors. Harmony and contrast, research and curiosity and has the tendency to reach extreme sublimation merge in their works. limits and transgressive boundaries, sometimes in dangerous ways. Sculpture represents the concrete attempt to shape the world around us and, at the same time, to infuse Number five is associated with the fifth letter of the it with perceptions, which impress the human soul Hebrew alphabet: “Hey” ( )הwhich means intuition in the most powerful way. By offering their personal and illumination. The Kabbalists identify three interpretation and their acute analysis of their own stages in the letter “Hey”, based on three different, senses, each of the five artists is transformed into subsequent levels, regarding the development of a “privileged medium”. human awareness throughout one’s life. We are really proud to welcome all of you at our 4th edition! The mystery of birth and the complete unawareness in which the human being is “flung” into this world, are overcome by the enthusiastic discovery of the beauty and richness existing in the world around us. We thus succeed in understanding that mysterious power within our lives which drives us beyond
ISABELLA ANGELANTONI GEIGER
ISABELLA ANGELANTONI GEIGER Isabella Angelantoni Geiger nasce a Milano dove vive attualmente. Laureata alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, collabora con prestigiosi studi di architettura di Milano. Nel corso degli anni avvia, oltre all’attività professionale che la conduce ad approfondire gli aspetti legati alle grandi trasformazioni territoriali e alla riqualificazione urbana, la sua indagine personale sul rapporto tra il segno e lo spazio. Dopo una iniziale esperienza rivolta alla grafica, al disegno e alla realizzazione di opere tessili, l’esplorazione oggi si orienta verso le tematiche legate alle trasformazioni spaziali e alle sue deformazioni. Lavorare il metallo e il filo di ferro le permettono, infatti, di riscoprire la tridimensionalita’ propria del lavoro dell’architetto. -Isabella Angelantoni Geiger currently lives in Milan, where she was born. She has a degree in Architecture from the Polytechnic Institure of Milan and worked with various prestigious architecture firms in Milan. In addition to her professional work, which led her to examine issues relating to territorial transformation and urban renewal, her personal interests led her to explore the relation between lines and space. After her early experiences in graphics and design and working with textiles, her current works explore themes regarding spatial transfomations and deformation. By working with metal and wire, she is able to rediscover the threedimensional aspects of architecture. www.isabellaangelantonigeiger.it
ISABELLA ANGELANTONI GEIGER Fra la concretezza e la fisicità dello spazio, in cui si svolgono quotidianamente le nostre esistenze, e la sua poeticità corre una linea impercettibile che solo un’artista può aiutarci a cogliere. Un tesoro di intuizione e consapevolezza che, trasformato in opera d’arte, si dischiude a tutti noi. Ed è questo il prezioso dono di Isabella Angelantoni Geiger per tutti noi... La sua formazione architettonica, presso la grande fucina milanese dei BBPR, ne ha forgiato l’abitudine ad indagarne gli spazi, a coniugare la realtà, lo sforzo poietico con l’astrazione poetica. La sua cultura, il bagaglio suggestioni personali e l’amore per un’opera letteraria in particolare, Le città Invisibili, di Italo Calvino, che spesso è fonte di ispirazione, hanno forgiato la sua anima d’artista. Dalla sua anima d’artista si genera un mondo nuovo dove il rigore della linea e della proporzione incontra l’utopia e ci spinge ad immaginare nuove prospettive dove il peso della materia è sublimato e la struttura si fa sottile linea di congiunzione fra forma e pensiero. Vi invitiamo a scoprire con noi ad addentrarci in nel suo mondo. Due sue sculture Zenobia e Zenobia sospesa traducono in arte l’Utopia di Italo Calvino: il filo di ferro delinea le forme leggere di queste città ideali, che non sembrano voler trovare un compromesso fra la pesantezza della forma e la sublimazione delle idee: Zenobia è una città che si nutre dei desideri dei suoi abitanti, li ingloba in sè sino a trasformarsi nell’emblema stesso del loro, e del nostro, desiderio. Ed ecco Urban Wall stagliarsi sul nostro orizzonte di nubi postmoderne. Una scultura imponente in cui il gioco di pieni e vuoti si fa più serrato. La suggestione viene da una città che sembra essa stessa un’utopia fattasi realtà: Matera, con i suoi “sassi” che, sin dalla preistoria, hanno inglobato, giorno dopo giorno, la storia degli uomini che qui sono vissuti. Anche in Urban Wall le sagome in cartonato sembrano suggerire la silhouette di una città senza tempo cresciuta come un tessuto vivente, intrecciandosi alla vita dei suoi abitanti. Qui le forme abbandonano la leggerezza di Zenobia, città nata dall’idea ed assumono tutta la concretezza e la monumentalità di una città che è un monumento, un muro su cui incidere la testimonianza del proprio passaggio, in cui ancorare la propria memoria. Torniamo alla leggerezza metafisica delle forme, al gioco armonioso di pieni e vuoti con Lucrezia 1678. Scultura realizzata da una donna in onore di un’altra donna, vissuta quattro secoli fa e che, ancora oggi, rappresenta uno straordinario simbolo ed esempio di libertà e autorevolezza femminile: Elena Lucrezia Corner Psicopia. Essa fu la prima donna al mondo a laurearsi «magistra et doctrix in philosophia» il 25 giugno 1678 presso l’Università di Padova. Le linee qui si congiungono a creare un edificio costituito da eteree “torri” che sostenendosi vicendevolemnte sembrano svettare sino all’infinito. Un omaggio alla scalata verso l’empireo dei dotti e della conoscenza che ha reso immortale Lucrezia.
URBAN WALL, cartone e acrilico, 256 x 375x 32 cm
ISABELLA ANGELANTONI GEIGER
MIA GARDEL
MIA GARDEL Mia Gardel intraprende la sua educazione artistica a Parigi dove studia storia dell’arte e museologia all’Ecole du Louvre e prosegue la sua formazione in Germania e in Italia sotto la guida della scultrice Rosanna Costa. Ha preso parte a mostre organizzate nella valle della Loira, nel sud della Francia e in Canada. Ora vive in Georgia dove i suoi lavori sono esposti nella Galleria Raiford, e nella Galleria Daedalus a Savannah. La materia con la quale preferisce lavorare è l’argilla: “Lavorare con essa richiede un grande sforzo di equilibrio tra coraggio e umiltà. Le mani impastate con l’argilla creano un fortissimo legame con un’immensa memoria storica popichè lavorando l’argilla è per me come se si aprisse una finestra nel tempo”. L’argilla ha la potenzialità di catturare la più pura dell’emozioni perché manipolandola ho il privilegio di lavorare con i quattro elementi della vita e natura: terra, acqua, aria e fuoco. Mia Gardel began her artistic education in Paris where she studied art history and museology at the renowned Ecole du Louvre. She pursued her art education formation in Germany and in Italy with the sculptor Rosanna Costa. Mia exhibited in the Loire valley, in the south of France , Canada and US. She lives now in Georgia, her works are currently exhibited at the Raiford Gallery in Roswell GA, Daedalus Gallery in Savannah and Grand Bohemian Gallery in Charleston. Mia’s preferred medium is clay: “ Working with earth requires one to strike a balance between boldness and humility. I always remember when my hands are working in clay that I am a mere link in the chain. Clay encompasses absolute memory, therefore it holds each passage, each gesture. When I cut into clay, it is as though a small window in the time has been opened.” Clay has the ability to capture the purest of emotions. Manipulating clay allows me the privilege to work with the four life sustaining elements: earth, water, air and fire.”
www.fair-clay.com
MIA GARDEL Plasmare l’argilla è un gesto riflessivo: ci mette in connessione con i quattro elementi alla base dell’esistenza del mondo intero, ci dona un grande potere creativo e allo stesso tempo ci infonde umiltà: l’argilla, che docile di lascia modellare, asseconda i nostri pensieri, dà forma ai nostri desideri, alle nostre paure; dialoga con la nostra anima e con quella di coloro che un giorno incontreranno questa materia sotto una nuova forma: quella delle sculture di Mia Gardel. Dal suo stato primordiale dove terra e acqua sono elementi dominanti, l’artista ne plasma forme ed emozioni che sedimentano, accarezzate dall’aria, e prendono la concretezza dell’idea “in fieri”, luminosa, appena nata e già pronta ad accogliere in sè tutto il potere dell’arte; infine il quarto elemento, il fuoco, consacra la nuova forma della materia e ne rende eterno il messaggio: la rende scultura. La materia plasmata è ora pronta per plasmare a sua volta le nostre anime in un appello al quale ogni spettatore dovrà cercare la risposta nella parte più recondita della propria interiorità: scoprire la segreta armonia che anima le forze della natura è il nostro compito essenziale e solo così ritroveremo noi stessi. Sentinels è un’installazione composta da cinque sculture, cinque madri, personificazione dell’ “elan vitale”, lo slancio vitale, che muove l’esistenza di tutto il creato. Ci osservano, immote come antichi idoli, sentinelle di tutto il sapere del mondo; le possiamo sentire sussurrarci di non dimenticare il nostro legame con Madre Natura. Sappiamo riconoscere un tesoro se ci imbattiamo in esso? Questa la sfida che ci lancia Mia Gardel con il suo gruppo scultoreo Trésor. Molte volte tristemente intrappolati dai gangli del nostro quotidiano, accecati da false chimere, un pò come queste sculture dagli occhi accecati da un patina in oro, ci lasciamo sfuggire quelli che potrebbero essere autentici tesori, in grado di cambiare per sempre la nostra esistenza. L’espressione francese “faire comme les Moutons de Panurge” (comportarsi come i montoni di Panurge) è tratta dal Libro Quarto di François Rabelais e dal settecento fa parte del linguaggio comune in Francia. Belier si erge a vera e propria provocazione che mira a scuotere i nostri animi: saremo capaci di liberarci dalle catene del conformismo o come il gregge di Panurge andremo dritti dritti incontro a un destino che non abbiamo scelto annegando in un fiume di qualunquismo e facili supponenze? Il nostro Belier dallo sguardo vivace e dal capo adorno di due eleganti e poco convenzionali corna turchese sembra essersi riscattato, ora tocca a noi!
ISABELLE DE MONTVALON
ISABELLE DE MONTVALON La sua prima ricerca artistica è nel campo della pittura per giungere solo in seguito alla scultura in argilla, lavorando presso un atelier di Marsiglia. Completa la sua formazione a Milano frequentando l’atelier dello scultore Salvo Cansone e frequentando corsi di disegno con modelli dal vivo all’Accademia di Brera. Ha esposto più volte in Francia e in Italia continuando tutt’oggi il suo percorso di ricerca di autenticità e profondità. Ha scelto di utilizzare un intenso espressionismo figurativo per raccontare dei momenti di vita o di domande esistenziali: scolpisce giovani donne, uomini, bambini, sognatori, personaggi assopiti, maliziosi, plasmati nell’argilla, realizzati in bronzo. Alcuni di questi persoanggi a cui Isabelle de Montvalon ha creato, sono intenti ad ammirarsi, altri si riposano, altri ancora giocano, specchiandosi in una bolla di plexiglass che conferisce un tocco orginale a queste sculture dalla bellezza classicheggiante. Parlando del suo lavoro, il critico d’arte Giovanni Faccenda scrive: “... oltre alle forme di queste donne graziose, che abitano una dimensione temporale che è solo loro, scopriamo una ricchezza spirituale in cui l’etica e l’estetica si fondono, dando origine ad una raffinata esaltazione delle pose che però non sono mai gesti studiati, ma piuttosto momenti di autenticità trasformati in momenti di eternità. “ She began by painting before learning the modeling in a workshop in Marseille. Living in Milan for many years, she attended the studio of sculptor Salvo Cansone and took drawing lessons from live models at the Brera Academy of Fine Arts in Milan. She has exhibited many times in France and Italy. Today, she continues her journey in search of authenticity and depth. She chose the figurative expression to tell moments of life or personal questions about life: she sculpts women, men, children, dreamers, drowsy, playful, kneaded in the earth, sunk in the bronze, sometimes mirroring, resting, playing, ending up in a plexiglass ball that brings a touch of modernity to a classical features. Speaking about her work, the art critic Giovanni Faccenda writes: “... besides the graceful forms of women who live in a temporal dimension of their own, we discover a spiritual richness in which ethics and aesthetics merge, giving rise to a refined exaltation of poses which, poses, are not, but rather moments of authenticity transmuted into moments of eternity. “
www.isabelledemontvalon.com
ISABELLE DE MONTVALON Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso volere d’essere niente. A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo. F. Pessoa Siamo qui. Tutti insieme, sospesi ad ascoltare l’eco di sogni lontani, il nosto tempo interiore che si è arrestato di fronte alla visione delle Fanciulle di Sogno che popolano il mondo di Isabelle de Montvalon. L’anima vibrante di emozione di questa scultrice si è trasfusa nelle sembianze di queste esploratrici oniriche, costantemente sospese sul magnifico filo della reverie. Esse incarnano il teatro interiore dell’umanità e catturano pensieri, sogni, illusioni di noi tutti nelle loro preziose sfere di cristallo. Addentriamoci insieme, lasciamoci accompagnare in questo splendido sogno ad occhi aperti: dove la scultura è fatta della stessa sostanza dei nostri desideri più segreti. Chissà se, alla termine di questo viaggio, una nuova stella brillerà in questo firmamento interiore? Prima visione: La Bonne Étoile. Una delicata fanciulla, dalla bellezza senza tempo, adagiata su uno spicchio di luna è intenta ad una pesca straordinaria: quella della sua buona stella. La pescatrice di sogni forse ancora non sà di avere dentro di se un caos di stelle e pianeti che la faranno brillare l’anima e attende ancora un’ultima stella, un nuovo regalo della fortuna. Seconda Visione: Psyché. Una figura femminile è assorta a contemplare il proprio mondo interiore in una sfera evanescente: cosa vedra materializzarsi al suo interno? forse i suoi pensieri, quelli felici ma anche quelli più cupi saranno catturati e ci sarà tempo per riflettere su di essi? Eccoli che più luminosi del cristallo risplendono di nuova consapevolezza. Terza Visione: Patiénce. Saper aspettare è un’arte rara ma necessaria. Adagiata su una sfera questa fanciulla cerca di domare le proprie emozioni mentre sul proprio volto già si distende un sorriso promessa della felicità futura a cui sono destinati coloro che sanno attendere con la pace nel cuore. Quarta Visione: Infinie. L’infinito si ripete sempre uguale a se stesso e noi siamo davvero cosi spietatamente trascinati in una danza serrata con il destino? oppure possiamo immaginarlo cosi quattro donne, sovrasta, domnina un cerchio, simbolo di eterno ritornoe trionfante solleva una sfera: accostatiamoci, senza paura, cerchiamo di spirciarne il contenuto; ciascuno di noi potrà vedere la prorpia immagine moltiplicarsi all’infinito ma, in ogni nuovo riflesso di se stessi scorgere una scintilla di novità. Tutto cambia, tutto si ripete. Quinta Visione: Felicitè. Dove trovare la vera felicità e che cosa rappresenta? Un quesito al quale questa fanciulla di sogno cerca una risposta scrutando una sfera di cristallo. Ma inutile cercare altrove: la felicità è qui, proprio ora. Non è un’emozione oggettiva, né è casuale come un evento del destino, essa giace in dormiveglia dentor di noi. Essa non è non è un inseguimento dei sogni futuri, ma al contrario è il cercare di godere l’attimo, di cogliere ogni rosa che la vita ci dona: con i suoi petali profumati, ma anche con le sue spine.
ATTILIO DI MAIO
ATTILIO DI MAIO E’ nato nel 1969 a Torino, dove vive e lavora. Diplomato scultore presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, si è dedicato alla lavorazione di marmi, graniti e pietre dure, non disdegnando la modellazione e la fusione in bronzo. E’ stato consulente sull’utilizzo di materiali lapidei e direttore artistico, per diversi studi di architettura in Europa e Sud America. Attualmente collabora con alcuni di questi studi di architettura e fa parte di un team di professionisti nel campo della decorazione. Profondo estimatore dell’arte gotica francese dal quale trova ispirazione per le sue più recenti opere di scultura e pittura.
He was born in 1969 in Turin, where he lives and works. Graduated sculptor at the Albertina Academy of Fine Arts in Turin, he dedicated himself to the processing of marble, granite and hard stones, not denying bronze modeling and fusion. He has been a consultant on the use of stone materials and artistic director for several architecture studios in Europe and South America. He currently collaborates with some of these architecture studios and is part of a team of decorating professionals. Deep connoisseur of French Gothic from which finds inspiration for his most recent works of sculpture and painting.
www.math12.it
ATTILIO DI MAIO C’è stato un tempo in cui gli uomini ascoltavano con il cuore. Potevano sentire le parole sussurrate dal vento, quelle trasportate dalle onde delle acque, quelle nascoste sotto i granelli di sabbia, dietro le ombre di alberi secolari, le parole che scivolavano dai petali dei fiori che si aprivano al sole della primavera, fino a percepire i segreti contenuti nelle pietre. Ci furono anche uomini straordinari, che riuscirono a mettersi in connessione con la terra, dialogare con essa ascoltando la voce della sua figlia più arcana, la pietra: generata dalle sue stesse viscere in epoche geologiche tanto antiche da confondersi con la genesi della terra stessa. Ascoltando questa voce, i Magistri Lapidum, crearono imponenti edifici dove domina la pietra, dove ogni scultura ha un suo significato profondo che, scivolando sotto la soglia dell’apparenza, si ricongiunge all’arcano e si intreccia all’intricata matassa dell’esistenza del genere umano.
Attilio Di Maio, con la propria scultura riesce a catturare quell’energia guizzante che giunge dal cuore stesso della terra e, riprendendo il filo di un dialogo antico quanto lo è la terra stessa, solo in apparenza spezzato, riporta nella nostra quotidianità, l’esigenza a dialogare con le forze spirituali che governano il mondo. “Di giorno in giorno” è un complesso scultoreo dal profondo significato e in cui il marmo, scolpito con una tecnica ideata dall’artista stesso, sembra liberare tutte le voci della pietra, fatte di diverse sfumature di colore. Un’opera dove in chiave argotica, si esalta la credenza primitiva secondo cui nulla nell’universo si muoverebbe se non spinto dalla volontà divina e dai suoi messaggeri: gli spiriti di luce. Attorno alla stella a sette punte, l’eptagramma sono disposti i sette spiriti di luce nella rappresentazione delle forze invibisibili che governano le nostre esistenzegioprno dopo giorno. Gabriel, colui che governa l’acqua e i liquidi, che costituiscono i tre quarti del nostro pianeta; Rappresenta l’acqua della gestazione, è l’elemento che fa giungere alla mente umana l’intuizione che porta al colpo di genio ed alla scoperta scientifica, o alla creazione del capolavoro d’arte. Anael, colui che ha in custodia tutto quanto esiste di bello e di armonioso. E’ l’ispiratore degli artisti, colui che fa risuonare alle orecchie degli uomini più sensibili l’armonia delle sfere perchè venga riscritta sotto forma di musica. Samel, colui che amministra la giustizia divina, inflessibile nel suo compito. La tradizione astrologica gli attribuisce tutte le doti tipiche di Marte: la forza la combattività il coraggio, la decisione. Sachiel,Rappresenta l’opulenza, la maestà, la ricchezza, il benessere fisico, il prestigio: uno degli spiriti di luce più invocati in tutte le epoche. Cassiel colui che governa Regno minerale che, silenziosamente ed in tempi lunghissimi, si evolve nella lunga ed incessante marcia “dalle tenebre alla Luce”.
DI GIORNO IN GIORNO, marmo e supporti in legno, pannelli 30,5 x 122 cm base 30,5 x 122 cm cd., 2016
BRIGITTE CABELL
BRIGITTE CABELL Brigitte Cabell è nata in Germania, a Berlino. Per molti anni insieme alla sua famiglia ha vissuto a Firenze dove ha completato gli studi scolastici. In seguito ha studiato medicina in Germania e ha lavorato come cardiologa sviluppando parallelamente alla clinica l’interesse per l’arte frequentando negli ultimi 14 anni diverse accademie in Germania, Austria, Italia (con i maestri Werner Richter, Rudolf Söllner e i maestri scultori della “Summeracademy of Salzburg”), concentrandosi sullo studio di pittura e scultura, quest’ultima che infine si è rivelata più affine al suo animo. Ha uno studio a Reismühle – Monaco di Baviera – dove coltiva il suo lavoro soprattutto grazie usando sopratutto pietra serpentina dello Zimbabwe, marmo, calcare, arenaria e alabastro. Ha esposto a Monaco, Berlino, Venezia, alla Triennale delle arti visive di Roma. Usa prevalentemente serpentine dello Zimbabwe, marmo, pietra calcarea, arenaria, alabastro. Nel creare le sue sculture, entra in un intenso dialogo con la pietra, immergendosi nei milioni di anni di storia con cui ogni pietra la presenta. Il processo creativo prende il suo corso, portandola a scoprire le forme e le figure dormienti di ogni pietra, che vanno dall’astratto alle figure mitologiche.
Brigitte Cabell was born in Germany and spent the early years of her life with her family in Florence, Italy where she completed her high school. After studying Medicine (Ph.D.) in Freiburg, Germany, she worked all her adult life as a specialist for Internal Medicine and Cardiology in various clinics in the area of Starnberg ( Munich), Germany. Parallel to her work as a clinician she has attended several art academies in Germany, Austria and Italy, specializing in painting and sculpture. For the past 12 years she has developed a strong affinity to stone sculpture. Her teachers were Werner Richter, Rudolf Söllner, and the sculpture teachers of the International Summeracademy of Salzburg ( Susanne Thun, Knut World, Hubert Maier). Further: Boutros Romheim ( Carrara). She has an art studio in “Reismühle” (Gauting near Munich), and a studio for stone sculptures in her home near Munich. In the past years she has had numerous exhibitions (stone sculpture, paintings) in Munich, Rosenheim, Berlin, Potsdam, Salzburg, Venice. She uses mostly serpentine from Zimbabwe, marble, limestone, sandstone, alabaster. In creating her sculptures she goes into an intensive dialogue with the stone, diving into the millions of years of history that each stone is presenting her with. The creative process takes its own course, leading her to discover the dormant forms and figures in each stone, ranging from abstract to mythological figures.
www.brigitte-cabell.de
BRIGITTE CABELL Brigitte Cabell è abituata a dialogare con le pietre millenarie: lo scalpello segue le venature dei loro cristalli, non ne viola la forma pura che attende paziente di essere rivelata ma ne rivela archetipi, al di la di ogni banalizzazione, la forma che domina ogni cosa e celebra il ritmo stesso dell’esistenza. Raggiungiamo una nuova consapevolezza: la scultura è un destino, l’unico modo per riconoscere il mondo e riconoscersi in esso. Ogni volta che l’artista mette in atto la propria volontà creativa e il mondo stesso a prendere nuova forma di fronte ai nostri occhi: la pietra sussurra i suoi segreti solo a chi si ferma ad ascoltare. Essa pietra custodisce un messaggio primordiale: ogni volta che creiamo è la nostra stessa consapevolezza di essere al mondo che si plasma. Solo l’Arte consacra e celebra la funzione per la quale siamo gettati in questo angolo di mondo. Brigitte Cabell attraverso le proprie sculture riesce a trasmettere questo costante esercizio di riconoscerci nel mondo in cui viviamo. La genesi delle sue sculture non risiede più nella forza meccanica dell’atto ma srogra libera dalla forza modellatrice della propria spontaneità creativa, nel rapporto intuitivo, che essa raggiunge con la materia stessa scolpita direttamente senza più mediazioni di modelli o bozzetti. Nascono così opere come Encounter, in cui la pietra grezza rivela un cuore di lucido serpentino in cui la materia si stringe, quasi in un abbraccio. Untitled 1 e Untitled 2, lasciate volutamente senza una titolazione definitiva dall’artista, mettono in gioco la nostra capacità percettiva e rivelano una sinuosità e iridescenza ammalianti. Infine dal serpentino appena sbozzato, ci si rivela forma di The Bird, dal becco lucido e dal piumaggio appena accennato. La forma è capace di stupire sempre con i suoi giochi sempiterni e noi grazie alla scultura di Brigitte Cabell riusciamo ad afferrare un piccolo barlume di questo gioco senza tempo.
UNTITLED Opale verde, 52 x 36 cm, 2016 UNTITLED, Opale verde, 55 x 22 cm, 2017
UNTITLED. Opale verde, 55 x 22 cm, 2017
ENCOUNTER Opale verde, 48 x 22 cm, 2016
THE BIRD Opale verde, 52 x 36cm, 2017