Il rotolo etrusco di laris pulena traduzione di alberto palmucci

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Collana di “Etruscologia” 5

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Alberto

IL

Palmucci

ROTOLO

LARS

DI

PULENAS

Traduzione dall’Etrusco, Commento e Note

GENOVA “Molassana” 2016

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Valeria Forte (1), docente all’Università di Dallas (Texas, U.S.A.), in un suo studio, dice di includere “le opinioni dei più importanti etruscologi del nostro tempo come Pallottino, Palmucci, Munzi ed altri” (2). Fra le altre cose spiega : “Alberto Palmucci, un eminente etruscologo che vive in Italia ... è uno dei classicisti più attivi ... che prende parte al dibattito sugli Etruschi a molti livelli; i suoi commenti ed opinioni sono sostenuti dalla sua impressionante conoscenza della civiltà etrusca: egli li esprime nei blog di Internet dove dibatte con gli esperti di tutto il mondo”. (1) Valeria Forte, Archaeology and Nationalism: the Troian Legend in Etruria, The University of Texas at Arlington, dicembre 2008 (dspace.uta.edu/bitstream/handle/10106/.../Forte_uta_2502M_10074.pdf?...1).

(2) Valeria Forte, op. cit.: “My case study will include literary sources from the classical era: Homer, Herodotus, Livy, Dionysius of Halikarnassos, and Pausanias as well as the opinion of today’s renowned contemporary Etruscologists such as Pallottino, Palmucci, Munzi and others”.

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Alberto Palmucci N O T I Z I E B I O G R A F I C H E Alberto Palmucci, nato nel 1933, si è laureato all’Università “la Sapienza”di Roma con una tesi sul filosofo americano John Dewey. Ha insegnato a Civitavecchia dove ha trascorso la sua giovinezza. E’ stato direttore didattico a Rimini e a Genova. Per lunghi anni è stato docente e direttore della Biblioteca presso l’Istituto Regionale di Ricerca, Sperimentazione e Aggiornamento Educativi (I.R.R.S.A.E.) della Liguria, dove ha pure svolto attività di ricerca filologica su Virgilio e Còrito (Tarquinia). Attualmente vive a Genova. E’ autore di numerosi saggi pubblicati con l’Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova, l’Università di Genova, l’Università di Bari e di Roma Tre, l’Università di Innsbruck, il Messaggero Italiano di Manchester (Inghilterra), i Gruppi Archeologici d’Italia, la S.T.A.S. di Tarquinia, e la Società Storica di Civitavecchia. Nel 1998, La S.T.A.S., con il contributo della Regione Lazio, ha pubblicato per lui il volume Virgilio e Còrito-Tarquinia: La leggenda troiana in Etruria. Nel 2005, l’Assessorato alla Cultura della provincia di Viterbo ha sovvenzionato un secondo volume dal titolo Gli Etruschi di Corneto (oggi Tarquinia) fra Mito e Archeologia. A Roma, nel 2010, sono usciti i due libri Aruspicina Etrusca ed Orientale a Confronto ed Odisseo e gli Etruschi; nel 2011 è uscito il libro Il Fanum Voltumnae era a Tarquinia centro della Federazione Etrusca; ancora a Roma, nel 2013, è uscita l’opera Le Origini degli Etruschi: da Occidene ad Oriente e da Oriente ad Occident. E’ anche autore di opere letterarie. Si è classificato al primo posto nel Premio di Poesia “Janua 1997” con “l’Ultima Mura-

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glia”. A più riprese (dal 31-05-2001 ad oggi) le sue poesie si sono classificate al primo posto in Intenet alla voce “opere letterarie”. Attualmente (07-5-2015) ne è il primo autore su 1.140.000 siti. Da anni anche i suoi lavori di Etruscolgia sono primi classificati in Internet (Google, Yahoo, ecc.). Vedi, per esempio, la voce Etruschi DNA e Le Origini degli Etruschi. Le sue pagine facebook sono molto seguite ed apprezzate.

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OPERE DI ALBERTO PALMUCCI

STUDI VIRGILIANI E DI ETRUSCOLOGIA 1- Tarquinia e la virgiliana città di Còrito, Silver Press, Genova, 1987; 2- La virgiliana città di Còrito, “Atti e Memorie della Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova”, 56, 1988; 3- Il ruolo della città di Còrito-Tarquinia nell'Eneide, “Atti e Memorie della Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova”, 58, 1990; 4- Analisi della mitologia propedeutica alla figura di Dardano e alla città di Còrito-Tarquinia nell'Eneide, “Atti e Memorie della Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova”, 59, 1991; 5- Ancora sugli antecedenti mitologici della figura di Dardano e della città di Còrito-Tarquinia nell'Eneide, “Atti e Memorie della Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova”, 60, 1992; 6- La figura di Dardano e la città di Còrito-Tarquinia nell'Eneide, in Latina Didaxis. Atti del congresso, Bogliasco, 28-29 Marzo 1992, Università degli Studi di Genova (Compagnia dei Librai), Genova, 1992;

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7- Còrito-Tarquinia e il porto dei "Ceretani", “Atti e Memorie della Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova”, 61, 1993; 8- Gli Etruschi e Còrito-Tarquinia nell'Eneide (Risvolti scolastici), “Bollettino Informazioni I.R.R.S.A.E. Liguria”, 26, 1994; 9- Virgilio e gli Etruschi, “Aufidus” (Università di Bari), 24, 1994; 10- Tarconte e Mantova, Virgilio e Còrito-Tarquinia, “Atti e Memorie della Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova.”, 62, 1994; 11- Mantova, Còrito-Tarquinia e Roma (Mantua, CòritoTarquinia and Rome), in Il Messaggero Italiano, 4, 25, Manchester, Gennaio, 1997; 12- Còrito-Tarquinia, “Archeologia”, 5, 1997; 13- I Troiani a Còrito-Tarquinia (13 Agosto), “Bollettino della Società Tarquiniense d’Arte e Storia (d’ora in poi BollSTAS)”, 25, 1996; 14- Cori(n)to-Tarquinia e la Leggenda di Dardano, “Aufidus”, 31, 1997; 15- Ulisse in Etruria, “BollSTAS”, 26, 1997; 16- Virgilio e Cori(n)to-Tarquinia. La leggenda Troiana in Etruria, Tarquinia, S.T.A.S – Regione Lazio, 1988; 17- Enea, Tarquinia e Roma, “Archeologia”, 7/8/9, 1998; 18- I re Tarquiniesi: Demarato Corinto e suo figlio Lucumone, “BollSTAS”, 1999; 19- Gli Elogi degli Spurinna, “Archeologia”, 11/12, 2000; 20- Odisseo in Etruria, “Aufidus” (Università di Bari), 42, 2000; 21- Corneto (oggi Tarquinia) Etrusca?, “BollSTAS”, 29, 2000; 22- Corneto Etrusca?, “Archeologia”, 1/2, 2001; 23- Odisseo e gli Etruschi. Fonti letterarie e documenti archeologici, “Archeologia”, 10/11, 2001;

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24- La figura di Tarconte: un ponte mitostorico fra Tarquinia e Troia, in Anatolisch und Indogermanisch (Anatolico ed indoeuropeo), Acten des Kolloquiums der Indogermanischen Gesellschaft, Pavia, 22-25 Settembre 1998 (Università degli Studi di Pavia, Dipartimento di Scienze dell’Antichità), Innsbruck, 2001, pp. 341-353; 25- Tarquinia e i Tirreni del mar Egeo, “BollSTAS”, 30, 2001; 26- Gli Etruschi, Tarquinia e il vino, “Archeologia”, 8/9, 2002. 27- L’elogio di Tarconte, “Archeologia”, 12, 2002; 28- Le origini degli Etruschi nelle fonti etrusche, “BollSTAS”, 31, 2002; 29- La Corsica e Corneto, “Archeologia”, 2003, 1. 30- Corneto (Tarquinia) città etrusca davanti alla Corsica, “BollSTAS”, 2003. 31- Gli Etruschi di Corneto, Tarquinia, 2005. 32- Il cielo di Tarquinia visto da Tagete, “Archeologia e Beni Culturali”, 2005. 33- I libri Tagetici. il Calendario Brontoscopico, “BollStas”, 2005. 34- I Secoli Etruschi, “BollSocStorCiv”, 2005. 35- I Numerali Etruschi, “BollSocStorCiv”, 2006. 36- Tarquinia e i Libri Tagetici, “Nuova Archeologia”, 2006. 37- La leggenda di Odisseo in Etruria, “BollSocStorCiv”, 2006. 38- Còrito-Tarquinia, DNA e origine degli Etruschi, “Nuova Archeologia”, 2006. 39- I libri Tagetici. La partizione del cielo e del fegato, “BollStas”, 2006. 40- Le mura premedioevali di Corneto (Tarquinia), “Nuova Archeologia”, (Luglio-Agosto), 2008. 41- Virgilio, Erodoto, il DNA e l’origine degli Etruschi (Còri-

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to-Tarquinia), “Aufidus” (CNR, Università di Bari e di Roma Tre), 66-67 (2007). 42- Aruspicina Etrusca ed Orientale a Confronto (Tarquinia. I “Libri Tagetici” e traduzioni), Roma, 2010. 43- Il Fanum Voltumnae era a Tarquinia, Nuova Archeologia”, 1/2, 2010. 44- Il Fanum Voltumnae era a Tarquinia centro della Federazione Etrusca, Roma, 2011. 45- Le origini degli Etruschi: da Occidente ad Oriente e da Oriente ad Occidente. Roma. 2013.

STUDI MEDIOEVALI * Il “Trattato di pace fra Cornetani e Genovesi”, “BollSTAS”, 23, 1994. * I rapporti di Genova e della Liguria con Corneto e l’odierno alto Lazio nei notai liguri tra 1186 e il 1284, “BollSTAS”, 24, 1995. * Anno 1385: il Papa cede Corneto in pegno ai Genovesi, “BollSTAS”, 1996. * I rapporti fra Corneto e Genova nei secoli XII e XIII, in Atti del Convegno di Studi “I pellegrini della Tuscia medioevale: vie, luoghi e merci”, Tarquinia 4-5/10/1997, (STAS, 1999). OPERE FILOSOFICHE La filosofia e la Pedagogia di John Dewey, Roma, 2010.

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OPERE LETTERARIE - Poesie varie, in Poeti e Novellieri 1995, Genova, 1995. - Poesie varie, in Fior da fiore, Genova, 1996. - L’ultrima Muraglia (poesie e racconti), Genova, 1997 (poesia prima classificata nel Premio “Janua 1997”). - Poesie varie pubblicate nel Calendario dei Poeti, Genova, 1997. - Alla mia terra, in Voci del 2000, Genova, Golden Press, 2000. - Stelle e zanzare, in Voci del 2000 (ed. 2001), Genova, 2001. - Bambino triste, in Voci del 2000 (ed. 2002), Genova, 2002.

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INDICE DELLE FIGURE

1. Anello etrusco. Tarconte solleva Tagete dalla terra. .... p. 24. 2. Tarquinia. Statuetta erusca in bronzo di Tagete. ... p. 27. 3. Tuscania. specchio etrusco con Tagete. .... p. 29. 4. Tarquinia. Sarcofago di Laris Pulenas. ... p. 30. 5. Tarquinia. Il rotolo del sarcofago di Laris Pulenas. ... p. 31. 6. Trascrizione del testo etrusco del rotolo di Laris. ... p. 32. 7. Tarquinia. Tomba del Convegno: affresco. ... p. 41. 8. Isola di Lemno. Afrodite e l’Erma di Dioniso. ... p. 47. 9. Tarquinia. Rilievo marmoreo di Dioniso. ... p. 48. 10. Cerveteri. Tomba dei Claudi: iscrizione. ... p. 51. 11. Tarquinia. Elogio di un membro del Collegio. ... p. 56. 12. Tarquinia. Frammento di marmo “CLAUDIO”. ... p. 57. 13. Tarquinia. Frammento di lapide “AUGUSTO”. ... p. 58. 14. Tarquinia. Frammento di lapide “URGULANILLA”. ... p. 59. 15. Tarquinia. Frammento di lapide “... LLA ... AUGU ... “. p. 60.

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INDICE GENERALE 1. La rivelazione dell’aruspicina da Tagete a Tarconte. ... p. 21. 2. Tarconte il Vecchio e Tarconte il giovane. ... p. 26. 3. Laris Pulena e la Scuola di Aruspicina a Tarquinia. ... p. 30. 4. Traduzione italiana del testo etrusco del Rotolo. ... p. 33. 5. Tarquinia centro della Federazione Etrusca. ... p. 6. Dioniso Bacco. ... p. 42. 7. Tarquinia e il Collegio Federale dei LX Aruspici. ... p. 49. 8. L’imperatore Claudio e il Collegio dei LX Aruspici. ... p. 51. 9. L’imperatore Claudio e i suoi Libri di Storia Etrusca. ... p. 61. 10. Claudius Tuscus ed un Calendario etrusco. ... p. 61. APPENDICE. ...p. 62. I Secoli Etruschi. ... p. 64. I Libri Tagetici. ... p. 69. Il Calendario Brontoscopico di Tagete ... p. 70.

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Alberto Palmucci IL ROTOLO DI LARIS PULENAS Traduzione e Commento

1). LA MITICA RIVELAZIONE DELL’ARUSPINA DA TAGETE A TARCONTE Noi sappiamo, da autori latini, che i libri dove gli Etruschi scrivevano di volta in volta la loro storia si chiamavano Tusciae Historiae. Sappiano pure che i testi che contenevano le norme della loro religione erano raccolti un una serie di volumi che noi oggi chiamiamo Libri Tagetici. Purtroppo, non possediamo più né gli uni né gli altri, almeno nella versioni originarie. Gli scrittori romani e greci ci hanno però tramandato un mito che essi attribuivano ai Libri Tagetici1. Si tratta della nascita di Tagete, detto Tar-

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Cicerone, op. cit., II, 50; Ovidio, Metamorfosi, XV, 553-559; Lucano, I, 634; Columella, X, 344-347; Censorino, Il giorno della nascita, IV, 13; Anobio, Adversum Nationes II, 69; Ammiano Marcellino, Rerum Gestarum Libri, XVII, 10,2; Servio, All’Eneide, I, 2; II, 781; VIII, 398; Macrobio, Saturnali, V, 19,13; Marziano Capella, Le Nozze di Mercurio e Filologia, II, 157; Fulgenzio, Serm. ant. , 4; Festo, Il significato delle parole, s.v. Tages; Commento Ber-

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chies in lingua etrusca. Vediamo. Nei primi decenni del VI sec. d.C., l’erudito bizantino Giovanni Lido (490 - ?) sostenne di aver letto una versione latina dei Libri Tagetici contenente brani in autentica lingua etrusca. Egli, nel De Ostentis 2, scrisse: Quanto poi a noi, quelli d’Italia dico, poiché fu Tagete il creatore del sistema, conviene usare le sue parole, preferibilmente secondo il loro stesso significato: quei nomi, infatti, usati insieme ai più antichi sono poco comprensibili e non troppo evidenti. Useremo poi anche gli altri, Tarconte l’aruspice, Tarquito il [re?] e Capitone il sommo sacerdote, così da tessere una certa continuità dell’opera dalle parole di tutti loro. Bisogna dunque per prima cosa esporre chi era questo Tagete e chi sono gli altri e in che modo i loro scritti trovarono credito accanto al costume prevalente circa le cose sacre. Tarconte, così chiamato di nome, era un aruspice, come egli stesso dice nel libro, uno di quelli istruiti dal lidio Tirreno. Queste cose, infatti, ci vengono narrate nel tipo di scrittura usato dai Tuschi poiché allora in quei luoghi non era ancora comparso l’Arcade Evandro. Era poi quello un tipo di scrittura diverso e non comune a noi: se così non fosse non ci sarebbe rimasto nascosto niente delle cose segrete e più necessarie. Alcuni pensano che il libro sia di Tagete, poiché, come in una specie di dialogo, Tarconte domanda, e Tagete risponde. Comunque, in questo libro, Tarconte dice che un giorno, mentre lavorava la terra, gli capitò un fatto meraviglioso, tale che non anense a Lucano, I, 636; Isidoro, Etimologie, VIII, 9; 34-45; Giovanni Lido, De Ostentis, 2-3; I mesi, IV, 7,9. 2 Giovanni Lido, De Ostentis, II, 6, B.

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veva mai udito che fosse accaduto a nessuno in nessun tempo. Dal solco uscì fuori un bambino che sembrava neonato, non privo però dei denti e degli altri segni dell'età adulta. Questo bambino dunque era Tagete; e, come afferma anche Proclo Diadoco in una sua opera, egli equivale alla divinità che i Greci chiamano Hermes ctonio (cioè Mercurio infero) [...]. Tarconte, dunque, il più vecchio (ỏ presbyteros), poiché vi fu anche il più giovane (neoteros), quello che guerreggiò ai tempi di Enea, sollevato il bambino e collocatolo nei luoghi sacri, pensò di imparare da lui qualcosa sulle cose segrete. Ottenuto poi ciò che aveva chiesto, compose un libro delle cose trattate, nel quale Tarconte interroga nella lingua comune degli Itali, e Tagete risponde attenendosi alle lettere antiche e poco comprensibili a noi. Nondimeno, io cercherò, per quanto possibile, di riferirvi quelle cose facendo uso da un lato delle notizie (cioè delle domande di Tarconte e delle risposte di Tagete contenute nel testo etrusco) e dall'altra di coloro che le tradussero, ovvero di Capitone, di Fonteio, di Vicellio, di Labeone, di Figulo e del naturalista Plinio. I Libri Tagetici furono scritti in versi, secondo una metrica etrusca a noi poco conosciuta3. I ll Lattes rieneva che il verso usato sia stato comunque il “saturnino”4. 3 In altra parte del De ostentis, Giovanni Lido, trattando dei Terremoti, dice : “Vicellio stesso, il romano, dice questo con le medesime parole dei versi di Tagete, intorno a cui anche Apuleio più tardi riferì in forma libera e prosastica”. 4 E. Lattes, Studi metrici intorno all’iscrizione etrusca della Mummia, “Memorie del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere”, XX – XI della serie III – fascicolo I, 1895.

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Nelle altre antiche fonti dalle quali apprendiamo alcune varianti dello stesso mito, colui che trasse Tagete dalla madre terra fu un contadino o un sacerdote di nome Tarquinio che stava arando un terreno nella campagna attorno a Tarquinia. Fig. 1

Fig. 1- Castone di anello etrusco (IV-III sec.a.C.). Tarconte solleva Tagete emerso a Tarquinia dalle zolle di terra che lui stesso aveva smosso col suo aratro.

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La più antica testimonianza che possediamo è quella di Cicerone. Egli riferisce: Si dice che, nel territorio di Tarquinia, mentre si lavorava la terra, e un solco veniva impresso più profondamente, un certo Tagete balzò su d'improvviso, e rivolse la parola all'aratore. Questo Tagete, a quanto si legge nei Libri degli Etruschi (Libri Etruscorum), aveva l'aspetto di un bambino, ma la sapienza di un vecchio. Poiché il contadino, rimasto stupito da questa apparizione, levò un alto grido di meraviglia, ci fu un accorrere in massa; e, in breve tempo, tutta l'Etruria (tota Etruria) convenne in quel luogo. Allora Tagete parlò lungamente dinanzi alla folla di coloro che lo ascoltavano. Questi stettero a sentire con attenzione ogni sua parola e la misero per iscritto. Inoltre, l'intero discorso fu quello in cui venne contenuta la scienza dell'aruspicina. Essa poi si accrebbe con nuove conoscenze da ricondurre a quei princìpi. Abbiamo appreso queste cose dagli stessi Etruschi. Essi conservano questi scritti, e li considerano fonte della loro disciplina5. Cicerone va integrato con altri autori. Verrio Flacco (I sec. a.C.-I d.C.) scrisse: Si chiama Tagete il figlio di Genio, nipote di Giove. Si dice che fanciullo diede l'insegnamento dell'aruspicina ai dodici popoli dell'Etruria6. Censorino (III sec.) disse: 5

Cicerone, op. cit. , II, 50-51. Verrio Flacco, De verborum significatione (Compendio di Festo), s.v. Tages: “Tages nomine Genii filius, nepos Iovis, puer dicitur discipulinam aruspicii dedisse duodecim populis Etruriae”.

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Dicono che nel territorio di Tarquinia, mentre si arava, sia stato tratto fuori un fanciullo divino di nome Tagete il quale cantò la disciplina dell'aruspicina che i lucumoni che allora governavano in Etruria scrissero accuratamente7. Nel commento a Lucano è scritto: Tagete, in lingua etrusca vuol dire "voce mandata fuori dalla terra". Si dice che questo Tagete nacque all'improvviso mentre si lavorava la terra. Egli scrisse i libri delle profezie. Tagete. Dicono che la scienza dell'aruspicina fu proclamata in Etruria. Si dice che Tarquinio, il flamine Diale (cioè il sacerdote di Giove), mentre arava per fare la semina, scavò il figlio di Genio, e nipote di Giove. Egli dettò la scienza dell'aruspicina ai dodici figli dei Prìncipi, e poi non comparve più. Poiché nacque dalla terra fu chiamato Tagete (Tages = apo tes ges), che nella lingua etrusca vuol dire "voce mandata fuori dalla terra"8.

2). Tarconte il Vecchio e Tarconte il Giovane Abbiamo visto che secondo il mito Tagete (etr. Tarchies) era un fanciullo emerso dalle zolle di terra di Tarquinia scavate dall’aratro di Tarconte. Si diceva ch’egli fosse nato con l’aspetto d’un vecchio o che avesse comunque la sapienza d’un vecchio. Egli fu infatti colui che dettò alla stesso Tarconte la scienza dell’aruspicina e le norme religiose e civili per governare la nazione etrusca. Ma anche di Tar7 8

Censorino, De die natali, IV, 13. Commento Bernense a Lucano, I, 636, H. Usener, p. 41.

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conte si diceva che fosse nato con i capelli bianchi. Il geografo greco Strabone ci informa infatti che si diceva che Tarconte era stato non solo tanto saggio da esser nato coi capelli bianchi, ma che avesse dato il nome a Tarquinia e che avesse fondato tutte e dodici le cittĂ della Federazione Etrusca9. Fig. 2

Fig. 2- TARQUINIA. Statuetta bronzea di Tagete con dedica a Suri- Selvans (IV-III sec.a.C.). 9

Strabone, Geografia, V, 2,2.

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Può darsi che in origine Tagete (etr. Tarch-ies) e Tarconte (etr. Avl Tarch-unus) siano stati due aspetti d’un’unica figura mitica legata a Tarquinia (etr. Tarch-una). I Tre nomi etruschi sono infatti connessi ad un’unica radice. Non è forse poi un caso che in lingua etrusca il prenome Avl di Tarchunus sia la contrazione di Avile (lat. Aulus) che dovrebbe a sua volta derivare da avil (anno, età) e significare “avo, annoso, vecchio, canuto”. Anche Virgilio, nell’ Eneide, presenta Tarconte come “il longevo aruspice (longiaevus harupex ... ipse ... Tarchon)”10, e come capo della Federazione Etrusca. Comunque, la distinzione fatta da Giovanni Lido fra Tarconte il Vecchio (quello che scrisse i Libri Aruspicini dettatigli da Tagete) e Tarconte il Giovane (quello che guerreggiò ai tempi di Enea) non dovette esser presente nella originaria stesura di Libri. Ciò perché non è pensabile che il mitico Tarconte, autore di quei Libri, o chi altro (od altri) li abbia composti nel suo nome, potesse prevedere l’esistenza di un altro futuro Tarconte alleato con il troiano Enea nella guerra contro i Latini. Anzi proprio Virgilio nell’Eneide, presenta Tarconte sia come “il longevo aruspice (longiaevus harupex ... ipse ... Tarchon)”, sia come capo della Federazione Etrusca ed alleato di Enea11. La distinzione dovette essere stata fatta in epoca posteriore: verosimilmente in un commento dei traduttori latini, oppure dallo stesso Giovanni Lido. E’ anche possibile che Giovanni Lido sia stato indotto a distinguere Tarconte il Vecchio da Tarconte il Giovane perché nell’originario testo etrusco-latino ch’egli tradusse, trovò scritto Avl (vecchio) Tarchunus.

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Virgilio, Eneide, VIII, .498 –307. Virgilio, op. cit. , X, 147-156.

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Fig. 3

Fig. 3- Specchio etrusco (IV-III sec.a.C.) da Tuscania (territorio di Tarquinia). Dalla nostra sinistra: Rath-lth (= Nel bosco sacro a Rath) dio del corniolo sanguigno; Avl Tarchunus (Aulo Tarconte) fondatore di Tarquinia e re della Federazione Etrusca; Ucernei (sacerdotessa?); Tarchies (Tagete); Veltun-e (nel luogo sacro a Veltun “lat. Voltumna/Vertumnus”, dio della Federazione dei 12 Popoli). Tagete ha in mano un fegato animale, e rivela all’assorto Tarconte l’arte dell’aruspicina, alla presenza di Veltun dio della Federazione dei 12 Popoli. Tutto ciò richiama le fonti letterarie in cui si diceva che tutta l’Etruria al grido di richiamo di Tarconte accorse sul luogo della rivelazione. Siamo evidentemente al Fanum Voltumnae dove si radunavano annualmente i capi delle singole città federate.

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3). LARIS PULENAS E LA SCUOLA

DI RUSPICINA A TARQUINIA

Sul luogo della rivelazione di Tagete sorse una scuola di aruspicina istituzionalizzata poi dai Romani nel Collegio Federale dei Sessanta Aruspici. Numerose epigrafi contenenti nomi di aruspici appartenenti al Collegio sono state rinvenute a Roma, ad Ostia e soprattutto a Tarquina dove il Collegio aveva sede (fig. 11). Nessuna epigrafe è stata trovata in altre città etrusche. Fig. 4

Fig. 4- Tarquinia. Museo Archeologico Nazionale. Sarcofago di LARIS PULENAS (III sec. a.C.).

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A Tarquinia, la statua che è sul coperchio del sarcofago raffigurante IPulena che apre fra le mani un libro aruspicino, contiene notizie sulle sua vita (fg. 4). Fra le altre cose, si nominano una “scuola (alumnath)”, una “collegialità scolastica (alumnathura)” ed un collegio di “giovani alunni (huzrnatre)”, della quale Laris fu “patrono (parnich)”.

Fig. 5

Fig. 5- TARQUINIA. Museo Archeologico Nazionale. Particolare del sarcofago di LARIS PULENAS: Rotolo. (fine III sec.a.C.)

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Fig. 6

Fig. 6-Trascizione del testo del Rotolo di Laris Pulenas Nella pagina accanto presentiamo un tentativo di traduzione dell’intero testo etrusco riservandoci di ritornarci per eventuali aggiornamenti o correzioni.

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4). TRADUZIONE ITALIANA DEL TESTO ETRUSCO DEL ROTOLO LRIS - PULENAS - LARCES - CLAN - LARTHAL - PAPACS / Laris Pulena di Larce figlio, di Larth nipote, VELTHURUS - NEFTS- PRUMS – PULES – LARISAL – CREICES / di Veltur nipote, pronipote di Laris figlio di Pule il Greco. AN - CN - ZICH - NETHSRAC - ACASCE - CREALS Egli questo libro aruspicino compose quale sacerdote di Cerere. TARCHNALTH Nello Stato di Tarquinia / a Tarquinia, ● SPU / RENI – LUCAIRCE - IPA per là città fu lucumone, dove RUTHCVA - CATHAS - HERMERI – SLICACHEM / i giri del sole nel mese di Agosto <furono fissati>, e, APRINTHVALE – LUTHCVA – CATHAS - PACHANAC nel mese di Aprile, i <ludi> del Sole e i Baccanali. ALUMNATHE - HERMU / MELE - CRAPISCES L’Erma nella scuola , <il tempio> di Gravisca, PUTS - CHIM - CULSL - LEPRNAL - PSL - VARCHTI - CERINE tutto il puteale <del tempio> di Culsu <Infera> presso la <laguna> fece, PUL / ALUMNATH – PUL - HERMU - HUZRNATRE-PSL poi la Scuola, poi l’Erma nel Collegio della Gioventù del Tempio. ● TENIN[E] - [Z]I[LATH] - CI - METHLUMT- PUL - / HERMU - THUTUITHI NEL CENTRO FEDERALE tenne 3 volte la carica di <Zilath?>. e l’ Erma (pose) nel Conciliabolo. MLUSNA - RANVIS – MLAMNA - [- - - - - - - - - - - ] Addetto soprintendente all’offerta ............. ALUMNATHURAS - PAR / NICH - AMCE – LESE - HERMERIER. Fu patrono del Collegio degli alunni (e) <scelse> (gli addetti) alle Erme.

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VOCABOLI LRIS. Si tratta di variante del prenome maschile Laris, documentata anche in un’altra iscrizione tarquiniese (ET, Ta 1.171). PULENAS. Gentilizio formato con l’aggiunta della desinenza S di un genitivo patronimico. Esso deriva dal nome del capostipite greco Polis > etr. Pule con l’aggiunta del suffisso na dei gentilizi etruschi. LARCES. Genitivo patronimico del prenome maschile Larce. CLAN. “figlio”; probabilmente corradicale indoeuropeo con l’antico irlandese cland. LARTHAL. Genitivo patronimico del prenome maschile Larth. PAPACS. “nipote” di zio. VELTHURUS. Genitivo patronimico del prenome maschile Veltur. NEFT. “nipote” di nonno; verosimilmente corradicale indoeuropeo con lat. nepos. PRUMS. “Pronipote, discendente”; verosimilmente corradicale indoeuropeo con lat. pronepos. LARISAL. Genitivo patronimico del prenome maschile Laris. PULES. Genitivo patronimico del prenome maschile Pule che è la traslitterazione etrusca di Polis, che bovrebbe essere il nome il nome greco di colui che nel III sec.a.C. introdusse in Etruria l’uso dei Baccanali. Pule è il prenome

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sul quale s’è poi formato il gentilizio Pule-na. CREICES. Genitivo di Creice = “Greco” o “detto il Greco”. AN. Pronome personale soggetto: “egli”; cfr. itt. an (“egli” acc. enclitico). CN. Aggettivo dimostrativo accusativo di Ca: “questo”; cfr. itt. kun/kan (“questo” acc. sing.). ZICH. “Libro”. NETHSRAC.”Aruspicino” come si evince dal parallelo di etr. Netsvis con lat. aruspex nella bilingue di Pesaro (TLE 697). ACASCE. ”Fece, compose”, preterito debole in ce. AN CN ZICH NETHSRAC ACASCE “egli questo libro aruspicino compose”: Si riferisce al rotolo o libro smbolico che Laris tiene aperto sul coperchio del proprio sarcofago. CREALS. E’ un genitivo che, come ha proposto M. Pittau dovrebbe significare “di/da sacerdote di Cerere”. A Roma, La festa di Cerere si celebrava nel mase di Aprile. Questa si intrecciò poi con le Vinali Prime istituite in onore del vino novello, ed infine confuse con i Baccanali. Sembra, peraltro che proprio Laris Pulenas, a Tarquinia, abbia istituito i Baccanali. TARCHNALTH. Locativo in th: “nelllo Stato di Tarquinia, a Tarquinia”. SPURENI. Locatico di spur: “nella città”. LUCAIRCE. “fu Lucumone”. Preterito debole in ce.

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IPA. Cfr. lat. ibi “ ivi, quivi, là, lì, allora”, ibidem “ivi stesso, in quello stesso luogo”. Anche dal contesto l’avverbio indica “lì, a Tarquinia, nella città”. RUTH-C-VA. Plurale articolato: probabilmente “le ruote, i giri”; cfr. lat rota (M. Pittau). CATHAS. Genitivo di Catha “Sole”. HERMERI. “Al / nel mese di Agosto”. Vedi la glossa latina: “Hermius “. SLICACHE. Preterito passivo. Significato ipotizzabile dal contesto: “furono fissati / stabiliti”. M. Congiunzione: “e”. APRINTHVALE. “Nel mese di Aprile”. Cfr. lat. Aprilis. LUTHCVA. “I ludi”. Vedi Liber Linteus VI, 17-18: TINŚ . IN . ŚARVE . LUTHTI . RACH . TURE. . ACIL = Nel decimo ludo di Tinia ad oriente si deve offrire.

PACHANA-C. “E I Baccanali”. Secondo Tito Livio, i Baccanali furono introdotti in Etruria da un greco dell’Italia meridionale: forse proprio da quel Pule, bisnonno di Laris, detto il Greco, che visse nel III secolo a.C. ALUMNATH-E. Locativo: “nel luogo dove sono gli alunni; nella Scuola”. Cfr. lat. alumnus “alunno, discepolo”. HERMU. “Erma”. Cfr. lat. herma. Nel nostro testo si tratta verosimilmente di un’erma del dio Pacha (Bacco).

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MELE. “Tempio” come pure nel Liber Linteus IV, 5; 15. Hans Stoltenberger: “Kapelle (cappella, tempio)”. CRAPISCES. “Di Gravisca”, gen. di Crapisce. MELE CRAPISCES = nel tempio di Gravisca. Nel Liber Linteus (III, 18; IV, 8 15, 19; VI,12) troviamo il locativo Crapsti = “nel tempio di Gravisca”. Doveva trattarsi della dea o del dio da cui derivava il nome latino Graviscae della cittadina del porto di Tarquinia. E’ verosimile che si tratti d’una divinità della vite connessa al vino del culto di Pacha (Bacco). Vedi It. Crapula, dal lat. crapula “ubriachezza” che è dal gr. Kraipale “ebbrezza dovuta al vino” (G. Devoto, Avviamento alla etimologia italiana, Firenze, 1967, p. 108). Analisi effettuate su crateri ceramici per bere il vino, e su falcetti pennati, atti a lavorare la vigna, hanno fatto supporre che la cultura della vite sia stata introdotta dalla Grecia a Tarquinia, e da questa nella rimanente Etruria5. Recentemente, in uno dei pozzetti votivi del Pian di Civita, sono stati trovati i resti di un vinacciolo coltivato databile all’ultimo quarto del X sec. a.C.. La scoperta dà adito, come dice Maria Bonghi Jovino, “a supporre che la coltivazione della vite sia stata praticata a Tarquinia prima che altrove in area etrusca e che gli Etruschi abbiano avuto un ruolo importante nell’introduzione della viticoltura in occidente”6. Il traffico marittimo del vino di Tarquinia è poi testimoniato dal vocabolo etrusco vinum (= vino) che si legge sulla spalla di un grande dolio del V sec. a.C. rinvenuto a Gravisca, ch’era il porto della città. Nei secoli futuri la produzione dell’uva e l’esportazione del vino continuò tanto che, nelle 5 F. Delpino, L’ellenizzazione dell’Etruria villanoviana; sui rapporti tra Grecia e Etruria fra il IX e VIII sec. a.C., in Atti del 2° Conv. Inter. Etr., Firenze, 1985; G. Bartoloni, op. cit., Roma, 1989, p. 51. 6 M. Bonghi Jovino, Tarquinia, i luoghi della città etrusca, Tarquinia 2001, p. 30.

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strutture portuali di Maltano, altro scalo di Tarquinia, è stata individuata una fornace del II-I sec. a.C., specializzata nella fabbricazione di anfore vinarie12; e ancora in epoca romana, l’enciclopedista Plinio (I sec. d.C.) affermava che “nessuna terra più dell’Etruria gode della vite”; e citava esplicitamente la produzione di Gravisca, Statonia e Luni (H.N. 14,8). PUTS. “Puteale”; cfr. lat. puteal. Nel luogo colpito dal fulmine, gli antichi romani cercavano con accuratezza il punto ove questo si fosse nascosto sotto terra, poi vi erigevano una bocca di pozzo (una specie di ara vuota) circondata da un recinto, ciò perché nessuno profanasse il luogo col camminarci sopra. A Roma, presso il Puteale di Libone, il pretore giudicava le cause. Nella stessa Roma ce ne era uno presso il tempio di Minerva. A Tarquinia (forse vicino Gravisca) ce ne doveva essere uno presso il tempio di Culsan (vedi CULSL). CHIM. “Ogni, tutto”. CULSL. Genitivo di CULSU, nome della divinità della porta degli Inferi. LEPRNAL.Genitivo di LEPRANA. Cfr. lat. lepra (lebbra). Qui, dal contesto, può significare “infernale, infera”. PSL. “Tempio”?; cfr. osc. pestlum. VARCHTI. Cfr. indeu. war “acqua“, sanscr. var(i) “specchio d’acqua”. VARCHTI è un vocabolo composto da VAR “acqua” + CH (suff. per agg.) + THI (suff. locativo), per cui letteralmente dovrebbe significare “nel luogo acquoso, nella 12

A. Mandolesi, La prima Tarquinia, Firenze, 1999, p. 164.

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laguna, nella palude”. A Tarquinia, proprio a fianco di Gravisca, esistono vaste lagune utilizzate in passato per la produzione del sale, ed oggi trasformate in riserve marine per pesci ed uccelli. A Tarquinia, lungo il Fiume Mignone, c’era anche una vasto acquitrino chiamato “Lago” o “Mignone Morto” 13. CERI-NE. “Fece”. PUL. Significato probabile: “poi”. ALUMNA-TH. “luogo dove sono gli alunni; scuola”. Cfr. lat. alumnus “alunno, discepolo”. TH è un suffisso formante nomi di luogo. HUZRNATRE. “Nel Collegio della Gioventù”. HUZRNA “giovane” + TRE “suff. di collettivo). HUZRNATRE PSL “Collegio della Gioventù del Tempio”. Si tratta degli alunni che facevano parte della scuola di aruspiscina che poii Romani istituzionalizzarono nel “Collegio dei 60 Aruspici”. 13

F. Guerri, Il “Registrum Cleri Cornetani”, Corneto Tarquinia, 1908, pp. 308-309. Doc. n. XVIII, c. 156 del 22/05/1348, notaio Pietro <<quandam Petri>>: “... quodam terram positam ad Piscina Lacus”; doc. n. CXXVIII, c. 144 del 04/10/1411, notaio Paolo <<quondam Angeli Cecchi>>: “... unum petium terre... positum in tenimento Corneti in contrata Turronis seu Piscina Laci”; doc. LXXXIII, c. 76 del 15/07/1384, notaio Giovanni <<quondam Lelli Geptii>>: “... in contrata Turronis seu Piscine Laci”; doc. n. XCI, c. 91 del 04/3/1366, notaio Ioannes Iacobus <<quondam Putii Matthei>>: “...in contrata Turronis seu Piscina Laci”; doc. CXLI, c. 131’ del 10/1/1452, notaio Fazio <<ser Tancredi Fatii>>: “... Terram... in tenimento civitatis Corneti in contrata Mineonis, iuxta Turronum positum iuxta dictum flumen”; doc. CXIX, c. 114 del 15/12/1406, notaio Pantaleone <<ser Petii Cobelli>>: “... quodam petium terre... positum in tenimento Corneti in contrata Vallis Mineonis Mortuy... iuxta flumen dicti Mineonis...seu in contrata Ripebianche”.

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TENIN[E]. “Tenne” nel senso di esercitò la magistratura. [ZILATH]. Equivale a lat. Praetor,ed indica il supremo magistrato della città (spur) se riferito a questa, ma anche del Centro Federale Etrusco (methlum) se riferito a quest’ultimo. CI. Numerale: “tre”. METHLUM-T. Locativo di METHLUM che vuol dire “città captale, luogo del Centro Federale d’Etruria ”, corrispondente al lat. caput. Per maggiori dettagli vedi il mio libro Il Fanum Voltumnae era a Tarquinia, Gruppo Editoriale l’Espresso, Roma, 2011 p. 180. THU-TUI-THI. THU “uno” + TUI “qui” + THI (suffisso del locativo). Può voler dire: “qui nel luogo dell’unità” cioè “nel conciliabolo” dove si riunivano i vari capi delle città etrusche federate. MLUSNA. “Addetto, incaricato”; derivato da MUL- “dare, attribuire”. RANVIS. “All’offerta ( ?)”. In rapporto al tema ran- di umbro ranu. MLAMNA ... (?). ALUMNATHURAS. “Del Collegio degli Alunni“; cfr. lat. alumnus “alunno, discepolo”. THUR è un suffisso del collettivo ed indica appartenenza ad una comunità. PARNICH. “Patrono“. AMCE. Preterito del verbo essere:”fu“.

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LESE. Significato ipotetico “scelse”; preterito forte da un tema LESHERMERIER. Dativo plurale di ERM- “per le Erme”.

5). TARQUINIA CENTRO DELLA FEDERAZIONE ETRUSCA

Come si legge nel rotolo di Laris Pulena, nello Stato di Tarquinia coesistevano due istituzioni politiche: la SPUR (cioè la “città” che Laris governò come lucumone) ed il METHUM (cioè la “città” come capitale della nazione della quale lo stesso Laris fu tre volte ZILATH (cioè capo). Siamo fra gli ultimi decenni del III sec. ed i primi del II sec. a.C., cioè dopo l’occupazione romana. Ovviamente, la Federazione Etrusca esisteva ancora, e Tarquinia ne era il METHLUM (cioè la “città” che la governava). La stessa cosa consegue dalle pitture e dalle iscizioni della Tomba del Convegno a Tarquinia (fig. 7). Fig. 7

Fig. 4 - Tarquinia. Tomba del Convegno (230-220. a.C.).

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Sulle due pareti di sinistra e destra della Tomba del Convegno si snoda un regale corteo funebre. A cominciare dalla parete di sinistra si vedono tre littori con fasci, un personaggio coronato, altri e tre littori con fasci, un altro personaggio coronato. Dopo quest’ultimo, proseguendo sulla parete di centro, c’è lo spazio per almeno altre e sei figure purtroppo perdute; seguono quattro littori con lance di cui due con fasci e doppie scuri (tutti simboli del potere federale). Chiude il corteo un mesto personaggio seguito da un servo che, munito di sacco da viaggio, lo accompagna verso gli Inferi. In alto, sopra il mesto personaggio, è scritto che si tratta di Larth figlio di Arnth (il gentilizio è perduto) e che fu ZILCH CECHANERI. Secondo A. Maggiani (“StEtr”, 62, p. 108) dovrebbe trattarsi della carica di capo (ZILCH) per i Prìncipi (CECHANERI) delle Città Stato che componevano la Federazione Etrusca. Questa è una delle dimostrazioni di come ancora alla fine del III sec. a.C. esistesse la Federazione Etrusca e Tarquinia ne fosse il centro.

6). DIONISO-BACCO Il culto di Dioniso-Bacco è antichissmo. Esso è già presente nelle tavolette micenee della fine del II millennio a.C. Omero nomina il dio fra gli dèi dell’Olimpo, e lo presenta con le tipiche peculiarità del suo culto. Questo culto ebbe due caratteristiche a seconda dei tempi e dei luoghi in cui venne praticato. Sotto un aspetto, il dio era la personificazione della natura che muore e rinasce. Sotto un altro aspetto, egli era il dio del vino e delle esaltazioni orgiastiche che questo poteva procurare. Queste manifestazioni ebbero il nome di Baccanali. Esse si propagarono in Grecia ed

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in tutte le regioni costiere del mare Mediterraneo, fino in Etruria, particolarmente a Tarquina da dove passarono a Roma. Qui, nel mese di Aprile (dal 12 al 19 Aprile), la festa dei Baccanali si svolgeva su colle aventino Aventino in contemporanea con quella di Cerere e Libera. Tito Livio (XXXIX, 8-9) scrisse: Un ignobile Greco venne dapprima in Etruria, (Graecus ignobilis in Etruriam primum venit) non però istruito in una della molte arti che ci furono portate da quella dottissima nazione ad ingentilire gli animi ed i corpi, ma in qualità di sacerdote e d’indovino; e nemmeno tale, che con dogmi manifesti e professando pubblicamente la sua arte per guadagno, riempisse le menti di religioso terrore, ma ministro di culti e notturni sacrilegi. I misteri all’inizio furono comunicati a pochi; poi cominciarono a comunicarsi fra uomini e donne. Alle cerimonie religiose si aggiunsero i piaceri del vino e del cibo per adescare il maggior numero di persone. Poiché il vino aveva acceso le menti, e la notte e la mescolanza dei maschi e delle femmine, dei maggiori con i minori di età avevano spento ogni senso del pudore, si cominciò per prima cosa a praticare ogni sorta di laidezze, trovando ognuno a portata di mano quei piaceri ai quali la natura inclinava. E non erano il solo genere d’infamia gli stupri promiscui di uomini liberi e di donne; ma uscivano dalla stessa officina i falsi testimoni, le falsi segnature, le attestazioni, gli indizi falsi ed ugualmente i veleni e gli omicidi occulti in modo tale che non si trovavano talvolta neanche i corpi per seppellirli. Molte cose si facevano con inganno, molte di più si osavano con la violenza. Occultava la violenza il fatto che, a motivo delle urla e dello strepito dei timbali e dei cembali, non si poteva

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udire la voce di chi , tra gli stupri e le stragi, si lamentava. Codesta infamia dall’Etruria passò a Roma, quasi per forza di contagio (Huius mali labes ex Etruria Romam veluti contagione morbi penetravit). All’inizio la grandezza della città, più capace di sopportare siffatti guai, poté celarli; alla fine ne venne dato indizio al console Postumio in questo modo14.

14 Livio, XXXIX, 8. Sequens annus Sp. Postumium Albinum et Q. Marcium Philippum consules ab exercitu bellorumque et provinciarum cura ad intestinae coniurationis vindictam avertit. praetores provincias sortiti sunt, T. Maenius urbanam, M. Licinius Lucullus inter cives et peregrinos, C. Aurelius Scaurus Sardiniam, P. Cornelius Sulla Siciliam, L. Quinctius Crispinus Hispaniam citeriorem, C. Calpurnius Piso Hispaniam ulteriorem. consulibus ambobus quaestio de clandestinis coniurationibus decreta est. Graecus ignobilis in Etruriam primum venit nulla cum arte earum, quas multas ad animorum corporumque cultum nobis eruditissima omnium gens invexit, sacrificulus et vates; nec is qui aperta religione, propalam et quaestum et disciplinam profitendo, animos errore imbueret, sed occultorum et nocturnorum antistes sacrorum. initia erant, quae primo paucis tradita sunt, deinde vulgari coepta sunt per viros mulieresque. additae voluptates religioni vini et epularum, quo plurium animi illicerentur. cum vinum animos <incendissent>, et nox et mixti feminis mares, aetatis tenerae maioribus, discrimen omne pudoris exstinxissent, corruptelae primum omnis generis fieri coeptae, cum ad id quisque, quo natura pronioris libidinis esset, paratam voluptatem haberet. nec unum genus noxae, stupra promiscua ingenuorum feminarumque erant, sed falsi testes, falsa signa testamentaque et indicia ex eadem officina exibant: venena indidem intestinaeque caedes, ita ut ne corpora quidem interdum ad sepulturam exstarent. multa dolo, pleraque per vim audebantur. occulebat vim quod prae ululatibus tympanorumque et cymbalorum strepitu nulla vox quiritantium inter stupra et caedes exaudiri poterat. XXXIX, 9. Huius mali labes ex Etruria Romam veluti contagione morbi penetravit. primo urbis magnitudo capacior patientior-

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Noi non stiamo a riportare la narrazione romanzesca con la quale Livio riferisce come il Senato Romano venne a conoscenza delle cose. Fatto sta che ne 186 a.C. fu inviato a tutti i popoli soci di Roma il testo di un Senatoconsulto col quale si proibiva a chiunque di praticare i Baccanali. Il testo di questo Senatoconsulto, scritto su una tavola di bronzo, fu rinvenuto nel 1640 a Tiriolo, in Calabria. Il testo dell’iscrizione latina con frequenti espressioni arcaizzanti che riflettono il linguaggio formulare in uso nel senato romano dell’epoca, inizia con i nomi dei due consoli titolari dell’inchiesta e degli altri magistrati che hanno redatto il testo. In esso si impone ai Romani e agli alleati di non celebrare i Baccanali. Nessuno, uomo o donna che sia – recita l’editto – potrà essere capo o sacerdote dei Baccanali, nessuno dovrà essere seguace dell’associazione; è proibito unirsi e legarsi con giuramento, raccogliere denaro, promettersi aiuto reciproco. E’ vietato altresì celebrare i riti sacri in pubblico, in privato e in segreto; soltanto il pretore urbano, dopo essersi consultato e avere ottenuto l’assenso del Senato, potrà concedere a non più di cinque persone il permesso di celebrare un Baccanale. Per coloro che contravverranno a tali disposizioni è comminata la pena di morte. Il provvedimento si conclude con l’ordine di scolpire su tavole di bronzo la decisione del Senato e di diffonderla nei luoghi ove più facilmente potrà esseque talium malorum ea celavit: tandem indicium hoc maxime modo ad Postumium consulem pervenit.

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re conosciuta. Entro dieci giorni dalla consegna della tavola, tutti i luoghi dove si tenevano i Baccanali, a meno che non contengano altari o statue sacre, dovranno essere demoliti. Questo è, in sintesi, il contenuto dell’editto: un provvedimento di gravità eccezionale, che tuttavia ha destato perplessità. In esso infatti sono state notate alcune irregolarità: all’inizio manca la formula consueta relativa all’introduzione dell’argomento da parte dei consoli che invitano l’assemblea a deliberare. Questa formula, che si trova negli altri senatoconsulti tramandati nel II secolo a.C., non poteva mancare anche in questo. Anche l’utilizzo di altre formule abbreviate non sembra in linea con le caratteristiche di editti pubblici analoghi. Qual è la spiegazione? Molto probabilmente l’iscrizione non contiene il testo originale del senatoconsulto, ma un suo adattamento, e cioè la lettera che i consoli inviarono alle comunità italiche alleate per comunicare loro le decisioni prese dal senato Romano in merito alla repressione dei Baccanali nei territori non sottoposti a Roma, e per dare alle autorità locali le direttive tendenti a ottenerne l’applicazione. Abbiamo detto che la copia a noi giunta proviene da Tiriolo, in Calabria; in effetti, il luogo di destinazione è aggiunto al termine del testo, in caratteri più grandi, che indicano un’altra mano (IN AGRO TEURANO, «nel territorio Teurano»). Ciò significa che la lettera dei consoli era una circolare che doveva essere inviata a tutte le comunità alleate; in un secondo tempo, alla copia è stata aggiunta l’indicazione del luogo (il contenuto era uguale per tutte le copie).

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Fig. 8

Fig. 8 - Mirina (Isola di Lemno). Afrodite incorona l’erma di Dioniso (I-II sec.)

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Fig. 9

Fig. 9 Tarquinia. Museo Archeologico Nazionale.Rilievo di altare in marmo con figurazione di Dioniso Bacco giovane e con pantera.

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*** Se i Baccanali entrarono dall’Etruria a Roma, e se Roma poi li abolì per se stessa e per tutti i popoli alleati nel 186 a.C., quell’uso dovrebbe essere entrato a Roma durante gli ultimi decenni del terzo sec. a.C. e nei primi del secondo. In Etruria, però, dovette essere già entrato molto prima che da qui passasse a Roma. Noi ci siamo pure chiesti chi fosse mai quell’ignobilis greco che, secondo Tito Livio, portò in Etruria l’uso dei Baccanali. Fu forse quel greco Pule bisnonno di Laris Pulena, oppure fu lo stesso Laris Pulena che, come sacerdote di Cerere, scrisse un libro di Aruspicina ed istituì in Tarquinia l’uso dei Baccanali da celebrarsi in quello stesso mese di Aprile in cui anche a Roma si praticò poi il culto di Bacco assieme a quello di Libero e di Cerere? Giulio Facchetti ritiene che Laris Pulena sia morto attorno al 200 a.C.15 Morandi ritiene invece che sia morto attorno al 250 a.C.16 Ora il fatto è che se Laris morì attorno al 200 a.C., quel greco che portò in Etruria i Baccanali dovrebbe essere stato il bisnonno Pule. Però, se Laris morì invece attorno al 250 a.C., allora dovette essere stato lui stesso ad introdurre in Etruria i Baccanali. 7). TARQUINIA E IL COLLEGIO FEDERALE DELL’ORDINE DEI 60 ARUSPICI

La scuola di aruspicina di Tarquinia fu poi istituzionalizzata dai Romani nel Collegio Federale dei Sessanta Aruspici. 15

G. Facchetti, L’enigma svelato della lingua etrusca, Roma, 2000, p. 62. 16 M: Tarabella Morandi, Prosopographia Etrusca, I.Etruria Meridionale, Roma, 2004, p.390.

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Numerose epigrafi contenenti nomi di aruspici appartenenti al Collegio sono state rinvenute a Roma, ad Ostia e soprattutto a Tarquinia. Noi possiamo cercare di ricostruire la delibera del Senato Romano. C'è un passo de Le leggi, dove Cicerone dice: Se tale è l'ordine del Senato, i prodigi e i portenti siano annunciati agli aruspici etruschi; e l'Etruria insegni la disciplina ai Prìncipi17. Ne La Divinazione, poi, Cicerone specifica: A quel tempo, presso i nostri padri, quando lo Stato fioriva, il Senato giustamente decretò che, tra i figli dei Prìncipi, sessanta (cod. sex) presi dai singoli popoli dell'Etruria fossero istruiti nella Disciplina, affinché un'arte così importante, a causa della povertà di chi la praticava, non scadesse ridotta al livello del pagamento e del guadagno18. 17 Cicerone, Le leggi, II, 9, 21: “Prodigia, portenta ad Etruscos haruspices, si senatus iussit deferunto Etruriaque Principes disciplinam doceto”. Che non si tratti di Principes romani, ma etruschi, si evince dal confronto con il discorso di Claudio, dove si parla di “Primores dell'Etruria” (vedi pag. ... ), e con il mito di Tagete, dove si parla di dodici figli di Principes etruschi. Inoltre, dall'elenco fatto da Thulin, e integrato da M. Torelli, comprendente tutti gli aruspici attestati nelle fonti letterarie ed epigrafiche, figura che il luogo di origine dei personaggi è soltanto l'Etruria, almeno fino a tutto il primo secolo dopo Cristo. 18 Cicerone, De Divinazione, I, 92: ”Bene apud maiores nostros senatus tum, cum florebat imperium, decrevit ut de Principum filiis sexaginta (cod. sex) [ex] singulis Etruriae populis in disciplinam traderetur, ne ars tanta propter tenuitatem hominum a religionis auctoritate abduceretur, ad mercedem atque quaestum”. Per analogia con il numero dei membri del Collegio dei Sessanta Aruspici, archeologicamente documentato a Tarquinia vedi pag.

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La notizia è ripetuta con qualche variante da Valerio Massimo (I sec. a.C. – I d.C.): A quel tempo, poiché lo Stato era fiorente e ricchissimo, dodici (cod. decem) figli dei Prìncipi, con decreto del Senato, furono presi fra i singoli popoli dell'Etruria per imparare la disciplina delle cose sacre19. Si tenga presente la tradizione, seguita anche dallo scoliaste di Lucano, secondo cui Tagete “dettò la scienza dell'aruspicina ai dodici figli dei Prìncipi” (Commento. Bernense a Lucano, 1, 636). Dodici era il numero dei singoli popoli dell'Etruria. La sede del Collegio dei Sessanta Aruspici era a Tarquinia, come indica il mito, e come i ritrovamenti archeologici hanno confermato. Nella città sono stati ritrovati numerosi frammenti dei fasti del Collegio fino ad almeno due aruspici di nome Tarquizio Prisco20.

8). L’IMPERATORE CLAUDIO E L’ORDINE DEL COLLEGIO FEDERALE DEI 60 ARUSPICI

L’imperatore romano Claudio, prima di diventare tale, aveva sposato la nobildonna tarquiniese Urgulanilla dalla quale ebbe due figli, ma che poi ripudiò. Nella città si son trovate due epigrafi col suo nome (figg. 14 e 15). ... e fig. ...), “sex” va corretto in “sexaginta ex”. 19 Valerio Massimo, I, 1: “Ut florentissima tum et opulentissima civitate duodecim (cod. decem) principum filii senatus consulto singulis Etruriae populis percipiendae sacrorum disciplinae gratia traderentur”. 20 M. Torelli, Tarquitius Priscus aruspex di Tiberio, in Archeologia in Etruria Meridionale, a cura di M. Pandolfini, Roma, 2006, p. 249, ss.

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Fig. 10

Fig. 10- Cerveteri. Iscrizione della tomba dei Claudi.

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Urgulanilla era nipote di Urgulania appartenente ad una nobile famiglia di probabile origine tarquiniese imparentata a sua volta con varie altre famiglie d’origine etrusca. Urgulania era amica intima di Livia moglie dell’imperatore Augusto, ed ebbe una notevole influenza nelle scelte matrimoniali delle famiglie imperiali del suo tempo. Ella praticava peraltro una stretta endogamia fra le famiglie etrusche. Fu lei stessa a scegliere che sua nipote Urgulanilla andasse sposa a Claudio, e nella scelta ella evidentemente considerò che la stessa famiglia dei Claudi aveva ascendenze etrusche. In Corsica, ad Aleria, è stata rinvenuta una kyclix attica a figure rosse (425-400 a.C.) sulla quale è graffito in Etrusco il nome del possessore Klavtie (Claudio)21. A quel tempo Aleria era sotto il controllo di Tarquinia22. A Cerveteri, poi, è stata trovata una tomba di IV-III sec. a.C. appartenente alla famiglia dei Clavtie (Claudi) (fig. 10). Nella stessa Tarquinia, quando Claudio poi divenne imperatore, gli fu eretto forse un monumento del quale possediamo due frammenti di dedica scolpiti nella base (figg. 12 e 13). Possediamo anche due frammenti di iscrizioni che dovevano riguardare Urgulanilla moglie dell’Imperatore (figg. 14 e 15 ). Dunque anche lo stesso imperatore poteva vantare antiche ascendenze etrusche, ed è verosimile ch’egli vi ci sentisse legato. Egli aveva sicuramente accesso agli archivi pubblici e privati delle varie città etrusche e particolarmente di Tarquinia dove egli stesso doveva spesso essersi recato se non altro per aver sposato una donna tarquiniese. A Tarquinia egli aveva pure riorganizzato il Collegio Federale dei Sessanta Aruspici (vd. più avanti). Egli divenne pure un grande erudito di aruspicina e di storia etrusca. Sappiamo 21 M. Torelli, Appius Alce. La gemma fiorentina con rito saliare e la presenza dei Claudi in Etruria, “StEtr”, LXIII, p. 252.. 22 M. Torelli, Storia degli Etruschi, Bari, 1981, pp. 219 e 222,

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infatti che scrisse una Storia Etrusca in venti libri (vd. più avanti). Quanto al Collegio, gli Annali di Tacito riportano che, nell’anno 47 d.C., l’imperatore Claudio, riferì in Senato attorno al Collegio degli Aruspici, affinché quell'antichissima disciplina d'Italia non venisse in disuso per pigrizia. “Spesso nei momenti difficili per la repubblica gli aruspici erano stati chiamati, per ammonimento dei quali le cerimonie furono dapprima rinnovate, e poi compiute in maniera più rituale. I Primi dell’Etruria (Primores Etruriae), di loro iniziativa o sospinti dal senato romano, avevano custodito quell'arte e l'avevano propagata di famiglia in famiglia. Questo ora avviene con minor diligenza per colpa della comune trascuratezza verso le buone arti, e perché prevalgono superstizioni straniere. E sebbene per ora tutto vada bene, bisogna pur render grazia alla benignità degli dèi, affinché la posterità non dimentichi i riti delle cerimonie tra le incertezze del culto”. Allora il Senato decretò che i Pontefici esaminassero quelle cose dell'aruspicina che si dovevano conservare e consolidare23. I “Primi dell’Etruria (Primores Etruriae)” che, nel discorso di Claudio, avevano “di loro iniziativa o sospinti dal senato romano”, custodito l'arte dell'aruspicina, e “l'avevano propagata di famiglia in famiglia”, ci richiamano alla mente sia quella mitica folla (Cicerone), o quei Lucumoni (Censorino), o quei dodici figli dei Principes etruschi (Scoliasta di Lucano), che erano convenuti a Tarquinia per ricevere gli insegnamenti di Tagete (vd. pp. 25-26), sia ognuno di quei Principes dei singoli Popoli d’Etruria che per decreto 23

Tacito, Annali, XI, 15.

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del Senato di Roma avevano inviato i loro figli a Tarquinia, nel Collegio Federale dei LX Aruspisci, per studiare l’arte dell’arruspicina. I Romani chiamavano dunque Principes o Primores i capi delle singole città che componevano la Federazione Etrusca. In lingua etrusca, per quel che ragionevolmente possiamo ipotizzare, gli originali vocaboli dovevano essere Zilath e Cechana. In lingua etrusca, Zilath si presenta con varie sfumature di significato. Abbiamo lo Zilath spurethi, cioè il capo o princeps della sua propria città stato, ed abbiamo anche sia lo Zilath Mechl Rasnas, sia lo Zilath Cechaneri, entrambi titoli del capo dei vari singoli capi o Principes della Federazione Etrusca. Il De Simone ha infatti già ipotizzato che Cecha, in Etrusco, equivalga alla voce latina “pre” o “super”24. Cecha-na e Cecha-se dovrebbero esser dunque due vocaboli (sia aggettivi che aggettivi sostantivati) che significhino “colui che è primo, che sta sopra, che ha il comando, che è il principe della città o della nazione”. A sua volta Zilath Cechaneri dovrebbe essere il titolo di chi è capo (Zilath) del collegio federale composto da ogni singolo prìncipe (Cechana) delle varie città federate. In altre parole lo Zilath Cechaneri è il presidente del collegio della Federazione Etrusca. La forma Cechasiethur, poi, per il suffisso (thur) dei nomi collettivi, doveva essere il nome indicante colui (o coloro) che apparteneva al collegio federale costituito dai prìncipi (Cechana) delle varie città federate. Lo stesso nome Cechasiethur poteva esser forse anche lo stesso nome del Collegio Federale. L’imperatote Claudio, comunque, sia come tale che come 24

De Simone, *Numasie / *Numasio- : le formazioni etrusche e latino-italiche in –sie /-sio, “StEtr”, LVI, 1991, pp. 191-2015.

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etruscologo e consolidatore del Collegio degli Aruspici aveva certamente la possibilità di accedere ai Libri custoditi nel Collegio, procurasene delle copie o farle ricopiare o addirittura ricopiarle lui stesso. Fig. 11

Fig. 11 – Tarquinia. Lapide elogiativa di un membro del Collegio Federale dei Sessanta Aruspici. Ricostruzione di M. Torrelli (Elogia Tarquiniensia).

A Tarquinia, la scuola di aruspicina doveva risalire ai tempi più antichi quando, come racconta il mito, il divino fanicullo Tagete emerse dalla zolle della terra di Tarquinia arata dal re Tarconte, e dettò allo stesso Tarconte le norme dell’aruspicina. Il testo etrusco del rotolo di Laris Pulena testimonia l’esistenza della Scuola a Tarquinia ancora per il III sec. a. C. Cicerone e Valerio Massimo ci raccontano poi che, dopo l’occupazione romana, la scuola fu strutturata

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dagli stessi Romani come un’istituzione etrusca federale. Col tempo, l’istituzione ebbe bisogno di aiuti morali ed economici, così l’imperatre Claudio ne consolidò il funzionamento con una legge portata in Senato nel 47 d.C. Da quell’anno, o subito dopo, l’edificio sede del Collegio dovette essere ristrutturato. Nel museo di Tarquina si trova un frammento di marmo lunense che presenta un avanzo di scrittura che richiama il nome di Claudio ([C]LAUDI[O]) (fig. 12 )25. Il nome esteso dell’imperatore, quale risulta da altri documenti epigrafici, è: “TIBERIO CLAUDIO CESARE AUGUSTO GERMANICO (TIBERIUS CLAUDIUS CAESAR AUGUSTUS GERMANICUS)”

Fig. 12

Fig. 12- Tarquinia. Museo Archeologico Nazionale. Frammento di lapide di marmo lunense. “TIBERIO CLAUDIO CESARE AUGUSTO GERMANICO”

Da M. Torelli, Elogia Tarquiniensia, tav. XXVI 1

25

Contra: M. Torelli, Elogia Tarquiniensia, Firenze, 1975, pp. 156-58.

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Dagli scavi effettuati nel 1938 nel tempio detto Ara della Regina, che è il più grande d’Etruria, è stato trovato un altro frammento di lapide con un’ iscrizione dedicata forse a [TIBERIO CLAUDIO CESARE AUG]USTO (fig.13)26. Fig. 13

Fig. 13- Tarquinia. Museo Archeologico Nazionale. Frammento di lapide proveniente dalla zona attorno al tempio dell’Ara della Regina. “TIBERIO CLAUDIO CESARE AUG]USTO”? Da M. Torelli, Elogia Tarquiniensia, tav. XXII 2 26

Contra: M. Torelli, Elogia Tarquiniensia, p.156-158.

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Dall’area dello stesso tempio provengono altri due frammenti. Il primo contiene quel che resta d’una dedica probabilmente “ad Urgulanilla ([URGULAN]ILLAE)” moglie dell’imperatore (f.14). Fig. 14

Fig. 14- Tarquinia. Museo Archeologico Nazionale. Frammento di lapide proveniente dalla zona attorno al tempio dell’Ara della Regina. ([URGULAN]ILLAE)”? Da M. Torelli, Elogia Tarquiniensia, tav. XXIII 1

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Il secondo frammento è più articolato e contiene quel che rimane d’un più dettagliato e pubblico riferimento ad Urgulanilla: “URGULANILLA DI TIBERIO CLAUDIO CESARE AUGUSTO (URGULAN]ILLA T[I. CLAUDI CESARIS AUGU]STI)”. Fig. 15

Fig. 15- Tarquinia. Museo Archeologico Nazionale. Frammento di lapide proveniente dalla zona attorno al tempio dell’Ara della Regina. URGULAN]ILLA T[I. CLAUDI CESARIS AUGU]STI Da M. Torelli, Elogia Tarquiniensia, tav. XXII 1

Urgulanilla era di origine etrusca, evidentemente tarquinie-

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se, ed era stata la donna che Claudio, prima della sua ascesa al trono, aveva spostato, ne aveva avuto due figli, e poi aveva ripudiato. Evidentemente, qualcuno aveva voluto ricordare che Urgulanilla era stata la moglie tarquiniese di quel Claudio imperatore che a Tarquinia aveva ripristinato l’Ordine dei Sessanta Aruspici. 9). L’IMPERATORE CLAUDIO LIBRI DI STORIA ETRUSCA

ED I SUOI 20

Svetonio, nelle Vite dei Cesari, scrisse: Claudio compose due opere di storia in lingua greca: quella dei Tirreni (Tyrrhenikà) in venti libri e quella dei Cartaginesi in otto. Per depositare queste due opere egli fece aggiungere un nuovo museo recante il suo nome a quello già esistente ad Alessandria d’Egitto, e stabilì che ogni anno, in determinati giorni, venissero lette, come in una sala di recitazione, interamente e cambiando lettore per ogni singolo libro, in un museo la Storia dei Tirreni e nell’altro quella dei Cartaginesi27.

10). CLAUDIUS TUSCUS ED UN CALENDARIO ETRUSCO Probabilmente l’imperatore Claudio è quello stesso Claudius Tuscus che tradusse dall’Etrusco in Latino il Calendario Etrusco che il bizantino Giovanni Lido (VI sec. d.C.) tradusse a sua volta in Greco ed incluse nella propria opera Sui Prodigi.

27

Svetonio, Vita dei Cesari, V (Vita di Claudio), 42.

61


APPENDICE

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I

SECOLI

ETRUSCHI

Il bizantino Giovanni Zonara, che nella sua epoca poteva ancora disporre di antiche fonti, scrisse: La storia degli Etruschi fu composta da un uomo sapiente (Tarconte / Tagete?). Egli disse infatti che Dio creò tutte le cose e diede loro 12000 anni di vita. Nel primo millennio fece il cielo e la terra, nel secondo fece questo firmamento visibile chiamato cielo, nel terzo il mare e tutte le acque della terra, nel quarto i grandi lumi: il sole, la luna e le stelle, nel quinto tutta l'anima degli uccelli e dei rettili, e i quadrupedi dell'aria, della terra e delle acque; nel sesto l'uomo. E' dunque chiaro che i primi 6000 anni siano passati prima della formazione dell'uomo, e che il genere umano deve durare per i rimanenti 6000 anni, in modo che tutto il tempo complessivamente ne duri 12000. Nell' ambito degli ultimi seimila anni, ad ogni nazione era stato assegnato un periodo storico di dieci secoli, sintonizzato con il volere degli Dei. Da Varrone e Censorino sappiamo che i Libri Fatali degli Etruschi delimitavano La vita umana con dodici ebdomadi (cioè con 12 volte sette anni) [...]. E fino a settanta anni si poteva evitare il destino con mezzi religiosi; però dal settantesimo anno in poi non si poteva chiedere né ottenere nulla dagli Dei”28.

28

Censorino, De die natali, II, 14,6.

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Quanto alla durata del propria nazione, sintonizzata con il volere divino, gli Etruschi elaborarono una partizione temporale della storia secondo cui l’Etruria aveva avuto inizio con la venuta di Enea da Troia o con la fondazione della prima città (Tarquinia?). Censorino spiegava che: fra coloro che sono nati nello stesso giorno in cui vanno fondate le città o gli Stati, colui che vive più a lungo segna la lunghezza di un secolo con il giorno della sua morte. Poi, fra coloro che sono vivi in quel giorno, di nuovo la morte di colui che abbia vissuto più a lungo, determina la fine del secondo secolo, e così via [ … ]. Perciò, nelle Storie Etrusche, che furono composte durante l'ottavo secolo, è scritto dunque che i primi quattro secoli furono ognuno di cento anni, il quinto di centoventitre, il sesto di centodiciotto, il settimo altrettanto, l'ottavo era in corso proprio a quel tempo. Rimanevano ancora il nono e il decimo, dopodiché sarebbe stata la fine del Nome Etrusco”29. Plutarco, infine, diceva: Quando poi, un secolo raggiunge la fine, e ne inizia un altro, dalla terra o dal cielo si muove qualche segno miracoloso30. L'ottavo secolo ebbe fine nel 91 a. C. in connessione non solo con le calamità e con i disordini civili profetizzati dalla ninfa Vegoia, perché un giorno gli uomini avrebbero perduto il rispetto della proprietà privata, ma pure con l'assorbi29 30

Censorino, op. cit., XVII, 5,6. Plutarco, Vita di Silla, 456.

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mento nella cittadinanza romana delle Città Stato etrusche che fino a quel momento avevano goduto di una sia pur formale autonomia politica. Il passaggio dall'ottavo al nono secolo fu annunziato da un “aspro e lamentevole” suono di tromba che si udì a cielo sereno e che spaventò tutti31. Il nono secolo ebbe fine, invece, nel 44 a.C., con la morte di Cesare, annunciata da funesti presagi comunicati all'imperatore da Spurinna, suo aruspice personale, e dal passaggio di una cometa. Cominciava intanto l'ultimo secolo della nazione etrusca, e gli dèi avevano ordinato che la cosa dovesse restare segreta per gli stranieri, pena la morte del delatore. Ma l'aruspice Vulcanius, nonostante conoscesse il divieto divino, ne annunciò pubblicamente l'avvento durante i funerali di Cesare; così in quello stesso momento egli fu colto da malore e morì. Il fatto fu narrato dall’imperatore Augusto nelle memorie della sua vita32. Pochi anni dopo, Virgilio, che certamente era al corrente dei fatti avvenuti a Roma alla morte di Cesare, e della chiusura imminente dei secoli etruschi, dichiarava che era giunta l'ultima età dell'Oracolo Cumano e che di nuovo stava per nascere il grande ordine dei secoli33. Purtroppo, noi non sappiamo quando finì l'ultimo secolo. Convenzionalmente se ne fissa la data nel 54 d.C. in occasione della morte dell'imperatore etruscofilo Claudio, concomitante a prodigi e apparizioni di comete. Con un po’ di fantasia, alcuni immaginano i sacerdoti etruschi che, riuniti in Concilio, decretano la fine della propria nazione, e bruciano i Libri Tagetici e le Tusciae Histo31

Suida, s.v. Silla. In Servio, All’Ecogla IX di Virgilio, 47; All’Eneide di Virgilio, VIII, 526. 33 Virgilio, Ecogla IV. 33 in Servio, All’Ecogla IX di Virgilio, v. 47; All’Eneide di Virgilio, VIII, 526. 32

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riae. C’è chi con questo suicidio culturale e politico giustifica la scomparsa delle testimonianze dirette della storia degli Etruschi e della loro lingua. Il tutto sarebbe poi stato aggravato dal nazionalismo dei Romani vincitori che avrebbero sistematicamente ignorato od occultato o distrutto le più significative manifestazioni di quella civiltà. Certamente, la concezione della ineluttabilità del destino storico e personale dovette influenzare in senso negativo il comportamento degli Etruschi negli ultimi secoli della loro storia, e favorire la scomparsa totale della loro lingua e della loro nazione. Ne sono testimonianza le cupe rappresentazioni infernali affrescate sulle pareti delle tombe. Dalla loro parte, i Romani non furono molto rispettosi verso la civiltà degli Etruschi come invece lo furono verso quella dei Greci. Nessuno scrittore latino o greco si prese la briga di comporre un trattato di lingua etrusca. Il greco Dionisio di Alicarnasso, che dedicò una parte della sua opera Antichità Romane alla storia dei popoli italici prima di Roma, trattò degli Etruschi solo marginalmente ed in chiave negativa giustificandosi con il rimando ad un suo futuro lavoro che però mai scrisse. Virgilio, poeta mantovano che si vantava di sentirsi etrusco, dovette ricorrere a numerosi espedienti di copertura per poter presentare ai Romani, nell'Eneide, una versione delle loro origini che li ricollegava alla etrusca città di Corito (Tarquinia). La qual cosa poi non piacque ugualmente né ai Romani né ai Greci, tanto é vero che lasciarono in ombra questo aspetto dell'opera del poeta. Oggi, comunque, l’analisi, degli aspetti etruscofili di alcuni passi virgiliani è proficua di spunti per aggiunger qualcosa alle nostre conoscenze sugli Etruschi. L'imperatore Claudio, poi, scrisse in greco un trattato di storia etrusca; ma il suo lavoro fu oggetto di scherno da parte dei Romani, e non ci e stato tramandato.

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Tuttavia, una delle cause, se non la principale, dell’oblio in cui il mondo antico lasciò scivolare gli Etruschi dovette essere la componente arcaica della loro pur raffinata civiltà. Essi rimasero sempre più isolati in un mondo dominato dalla mentalità greco-latina; e, con la loro arcaica religiosità, infastidivano anche le nuove generazioni di Cristiani che si affacciavano alla storia. Scrittori etruschi come Aulo Cecina e Tarquizio Prisco avevano ben trattato, in opere scritte in lingua latina, la scienza aruspicina e la storia degli Etruschi, ma i monaci cristiani non ce le hanno tramandate.

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I LIBRI TAGETICI

1. I LIBRI TAGETICI. Il bizantino Giovanni Lido (VI sec.d.C.), nell’opera su I Prodigi, sostiene d’aver letto sia in etrusco che in latino quei Libri Tagetigi che si dicevano scritti in forma poetica da Tarconte su dettatura di Tagete stesso. Egli narra: Tarconte era un aruspice, com’ egli stesso dice nel libro, uno di quelli istruiti dal lidio Tirreno […]. Costui dice che un tempo, mentre lavorava la terra [...], da un solco uscì fuori un bambino [...]. Questo bambino era Tagete [...]. Tarconte dunque, sollevatolo e postolo nei luoghi sacri, pensò di imparare da lui qualcosa sulle cose segrete. Ottenuto poi ciò che aveva chiesto, compose un libro delle cose trattate, nel quale egli interroga nella lingua comune degli Itali, e Tagete risponde attenendosi alle lettere antiche e poco comprensibili a noi. Nondimeno cercherò, per quanto possibile di riferirvi quelle cose facendo uso da un lato delle informazioni (cioè di quel ch’era contenuto nel testo etrusco) e dall’altra di coloro che le tradussero in Latino, cioè di Capitone, di Fonteio, di Vicellio, di Labeone, di Figulo e del naturalista Plinio34.

34

Giovanni Lido, 1887.

De ostentis. Proemio, 3, Teubneri, Lipsia,

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Coerentemente, Lido, nel proseguo della sua opera, traduce alcuni testi “Tagetici” dal Latino in Greco. I testi latini non esistono più, ma esistono ancora alcune delle traduzioni greche di Giovanni Lido; e, poiché queste non sono mai state riportate nella lingua italiana, lo abbiamo fatto noi. 2. IL CALENDARIO BRONTOSCOPICO (NIGIDIO FIGULO)35. Da A. Palmucci, I libri Tageti – Il Calendario Brontoscopico, “Bollettino della società tarquiniense d’arte e storia”, (34), 2005, pp. 19-40; Tarquinia e i Libri Tagetici, “Nuova Archeologia”, Sett.-Ott. 2007, inserto; Arusicina Etrusca ed Orientale a Confronto, Gruppo Editoriale L’Espresso, Roma, 2010.

Giovanni Lido: Traduzione letterale del Calendario Brontoscopico locale, basato sul corso della Luna, secondo il romano FIGULO, tratto dai “Libri Tagetici”. Se è vero che gli antichi in ogni scienza augurale han preso a guida la Luna poiché è da lei che dipendono i segni tratti dai tuoni e dai fulmini, a ragione dovremo parimenti regolarci sulla posizione della Luna. Perciò partendo dal Cancro e dal novilunio, secondo i mesi lunari, noi formuliamo l’esame giornaliero dei temporali. E’ a seguito di un simile esame che i Tusci hanno tramandato le osservazioni locali riguardanti le regioni in cui hanno origine i tuoni. GIUGNO 1- Se tuonerà si avranno messi abbondanti fuorché per l’orzo. Pericolose malattie prenderanno l’uomo. 2- Se tuona, le madri partoriranno con meno dolore; il bestiame morrà; ci sarà abbondanza di pesci. 35

Giovanni Lido, De ostentis. Teubneri, Lipsia, 1887pp. 62-68.

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3- Dopo il tuono ci sarà un caldo molto secco, così non solo i frutti secchi ma pure i molli diverranno del tutto tostati dalla siccità. 4- Se tuona, l’aria sarà umida e piovosa tanto che per l’umidità le messi marciranno e andranno perdute. 5- Se tuona, sarà segno infausto per la campagna. Coloro che governano i borghi e le città minori (polichne) avranno turbamenti. 6- Se tuona, una nociva bestiolina nascerà all’interno delle messi mature. 7- Se tuona, verranno malattie che non uccideranno, tuttavia, molte persone. I frutti secchi andranno bene; i freschi però si seccheranno. 8- Se tuona, preannuncia forte pioggia e morte di frumento. 9- Se tuona, le greggi periranno per l’incursione dei lupi. 10- Se tuona, ci saranno frequenti morti, ma anche fertilità. 11- Se tuona, avremo calori inoffensivi. Abbondanza per lo Stato. 12- Se tuona, accadranno le stesse cose del precedente giorno. 13- Se tuona, è minaccia rovina d’un uomo molto potente. 14- Se tuona, l’aria sarà caldissima, tuttavia si avrà un raccolto molto abbondante, ed anche grande abbondanza di pesci fluviali. Nondimeno i corpi saranno presi dalla debolezza.

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15- Se tuona, i volatili saranno fortemente infastiditi per l’estate, e i pesci morranno. 16- Se tuona, questo è non solo il presagio della diminuzione del raccolto, ma anche quello della guerra. Un uomo molto fortunato scomparirà. 17- Se tuona, si avranno calori estivi e abbondanza di ratti, topi e locuste; ma l’anno apporterà al popolo ricchezza, e anche omicidi. 18- Se tuona, si presagisce una disastrosa penuria di frutti. 19- Se tuona, gli animali nocivi ai frutti moriranno. 20- Se tuona, si presagiscono dissenzioni nel popolo. 21- Se tuona, è presagio di penuria di vino, ma di abbondanza d’altre produzioni e d’una moltitudine di pesci. 22- Se tuona, il caldo sarà disastroso. 23- Se tuona, è annuncio di gioia, fine dei mali e cessazione di malattie. 24- Se tuona, promette abbondanza di beni. 25- Se tuona, guerre e mali saranno innumerevoli. 26- Se tuona, l’inverno nuocerà alle messi. 27- Se tuona, ci sarà un pericolo militare per chi detiene il potere supremo. 28- Se tuona, si avrà ricchezza di messi.

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29- Se tuona, le cose della c i t t à r e g i n a (tes basilìdos poleos) miglioreranno. 30- Se tuona, tra poco tempo si avranno molti morti.

LUGLIO 1- Se tuona, per la luna nuova, ci sarà abbondanza, ma flagello per il bestiame. 2- Se tuona, ci sarà del buono in autunno. 3- Se tuona, annuncia un inverno duro. 4- Se tuona, si avranno quantità di perturbazioni atmosferiche portatrici di penuria. 5- Se tuona, si avrà un raccolto abbondante, e la caduta d’un arconte eccellente (archontos agatou). 6- Se tuona, è un presagio di malattia mortale per gli schiavi. 7- Se tuona, la pioggia nocerà alle messi. 8- Se tuona, vuol dire pace per le Comunità (tois coinois), ma la malattia e la tosse secca prenderanno le greggi. 9- Se tuona, annuncia presenza degli dèi immortali e incremento di molti beni. 10- Se tuona, le acque fluviali saranno salubri. 11- Se tuona, significa caldo, grandi piogge e pure una scarsità di frumento.

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12- Se tuona, ci sarà durante l’estate un freddo inatteso che sarà causa di perdita di frutti. 13- Se tuona, indica la presenza di rettili molto nocivi. 14- Se tuona vuol dire che il potere di tutti (panton dynamis) toccherà ad un sol uomo molto iniquo per gli affari dello Stato. 15- Se tuona, ci saranno dissensi nel popolo, ed anche penuria di frumento. 16- Se tuona, il re dell’Oriente (o anatoles basileùs) subirà la guerra e la malattia a seguito del calore secco. 17- Se tuona, annuncia la successione di un grande arconte (megàlou archontos). 18- Se tuona, significa cattivo raccolto dovuto ad una pioggia continua. 19- Se tuona, annuncia guerra e strage d’uomini potenti (dynaton); si avranno molti frutti secchi. 20- Se tuona, presagisce caldo malsano. 21- Se tuona, si avranno dissensi fra i sudditi, ma non a lungo. 22- Se tuona, significa cose buone per le faccende pubbliche, e mal di testa per gli uomini. 23- Se tuona, avranno fine i dissensi nel popolo. 24- Se tuona, significa sommo infortunio per un sommo uomo.

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25- Se tuona, è terribile per la giovinezza ed i raccolti: è tempo pure di malattie. 26- Se tuona, dopo tanta abbondanza ci sarà scarsità. 27- Se tuona, presagisce malattie eruttive del corpo. 28- Se tuona, ci sarà penuria d’acqua, e grande abbondanza di rettili nocivi. 29- Se tuona, indica prosperità. 30- Se tuona, certi uomini, spinti dalle furie, si abbandoneranno a crimini atroci.

AGOSTO 1- Se tuona, le cose dello Stato saranno un po’ migliori, regnerà l’abbondanza. 2- Se tuona, indica insieme malattie e penuria di cibo. 3- Se tuona, annuncia al popolo processi e assemblee. 4- Se tuona, la fame vesserà uomini ed animali. 5- Se tuona, annuncia che le donne saranno più assennate. 6- Se tuona, ci sarà abbondanza di miele, ma penuria di acqua d’altri alimenti. 7- Se tuona, significa vènti truci e malattie.

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8- Se tuona, presagisce malattie per gli animali quadrupedi, ma poco pericolose. 9- Se tuona, presagisce buona salute a favore della maggior parte degli uomini. 10- Se tuona, indica dolori e crimini per la moltitudine. 11- Se tuona, si avrà un’annata abbondante, ma per gli uomini ci sarà una dannosa invasione di rettili. 12- Se tuona, ci sarà abbondanza di foraggio e di ghiande, però mali per i bambini. 13- Se tuona, la sofferenza invaderà i corpi sia degli uomini che degli animali. 14- Se tuona, presagisce guerra per le Comunità (tois coinois), e abbondanza per le messi. 15- Se tuona, le cose verteranno al peggio. 16- Se tuona, promette una profonda pace. 17- Se tuona, fra gli uomini, i perversi soffriranno. 18- Se tuona, minaccia guerra interna (polemon emfylion). 19- Se tuona,, donne e schiavi oseranno stragi. 20- Se tuona, minaccia morte per i buoi, le greggi e gli affari pubblici (tais pràgmasin). 21- Se tuona, annuncia al popolo sia abbondanza che dissensi.

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22- Se tuona, gli affari andranno abbastanza bene durante tutto l’intero anno. 23- Se tuona, indica caduta di fulmini, e minaccia di morte. 24- Se tuona, minaccia morte per giovani nobili. 25- Se tuona, predice inverno freddo e penuria di frutti. 26- Se tuona, significa guerra. 27- Se tuona, minaccia insieme guerra e inganni. 28- Se tuona, significa abbondante raccolto e morte di buoi. 29- Se tuona, dice che non avverrà nessun cambiamento. 30- Se tuona, minaccia malattie per la città (te polei) sulla quale erompe il tuono.

SETTEMBRE 1. Se tuona, annuncia fertilità e gioia. 2. Se tuona, ci saranno dissensi nel popolo. 3- Se tuona, annuncia pioggia e guerra. 4- Se tuona, presagisce rovina per un uomo potente, ed anche preparativi di guerra. 5- Se tuona, annuncia abbondanza d’orzo, ma molto meno di frumento.

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6- Se tuona, le donne avranno un potere più grande di quel che loro conviene. 7- Se tuona, minaccia malattia e anche strage di schiavi. 8- Se tuona, rivela che nello Stato i più potenti meditano cose subdole, ma che non entreranno nella futura gestione delle cose pubbliche. 9- Se tuona, minaccia che soffierà un vento malsano. 10- Se tuona, tra le regioni sulle quali il tuono eromperà, e su altre, accadranno motivati dissidi. 11- Se tuona, i clienti dei nobili tenteranno qualcosa di nuovo nelle Comunità (en tois coinois). 12- Se tuona, predice che il tempo delle messi sarà piovoso, e che ne seguirà fame. 13- Se tuona, minaccia grave fame. 14- Se tuona, minaccia malattie. 15- Se tuona, annuncia grandi piogge, ma tuttavia prosperità. 16- Se tuona, annuncia grandi ma sterili piante. 17- Se tuona, minaccia penuria di viveri necessari. 18- Se tuona, significa insieme fame e guerra. 19- Se tuona, gli alberi produrranno frutti, ma si avranno malattie e sedizioni popolari.

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20- Se tuona, minaccia morte di un uomo eminente, e guerra. 21- Se tuona, minaccia per il popolo disastri e malattie. 22- Se tuona, significa abbondanza, ma anche un inverno grave e piovoso. 23- Se tuona, predice mancanza di cose necessarie alla vita durante l’inverno dell’anno in corso. 24- Se tuona, presagisce mancanza d’acqua. Ci sarà negli alberi abbondanza di bacche, ma alla fine dell’autunno le tempeste le distruggeranno. 25- Se tuona, a seguito dei disordini dello Stato, un tiranno salirà al potere. Egli perirà, ma i potenti andranno incontro a mali intollerabili. 26- Se tuona, il cattivo principe (dynastes= dominatore, signore, principe) perirà per volontà di Dio. 27- Se tuona, quelli che hanno il potere (dynatoi) si divideranno e si distruggeranno vicendevolmente. 28- Se tuona, ci saranno prodigi annunzianti gravi eventi, e bisogna stare attenti che il fuoco non cada in qualche luogo. 29- Se tuona, minaccia siccità nociva. 30- Se tuona, le Comunità (ta coinà) passeranno da una situazione meno buona ad una migliore.

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OTTOBRE 1- Se tuona, minaccia che un tetro tiranno prenderà il comando dello Stato. 2- Se tuona, ci sarà abbondanza e distruzione di topi terrestri. 3- Se tuona, annuncia tempeste e turbini che distruggeranno gli alberi; e ciò sarà indizio di grandi tempeste per le Comunità (tois coinois). 4- Se tuona,, gli inferiori prenderanno il posto dei superiori, e la temperatura dell’aria sarà più salubre. 5- Se tuona, ci sarà incremento di tutto ciò che necessita alla vita, fuorché di frumento. 6- Se tuona, promette futura abbondanza, ma raccolto meno gioioso, ed autunno pressoché senza frutti. 7- Se tuona, ci saranno molti legumi, però meno vino. 8- Se tuona, c’è d’aspettarsi terremoti con muggiti. 9- Se tuona, presagisce morte per le fiere. 10- Se tuona, annuncia la rovina d’un uomo stimato. 11- Se tuona, predice cambiamenti di vènti buoni alle piante. 12- Se tuona, si avrà abbondanza, ma si avranno fulmini.

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13- Se tuona, si avranno commerci vantaggiosi e soprattutto abbondanza; il dominatore importuno della repubblica non durerà a lungo. 14- Se tuona, minaccia sia guerra che morte di greggi. 15- Se tuona, si avrà penuria, vento secco e bruciante che soffia sulle messi. 16- Se tuona, gli uomini saranno debilitati a tal punto che saranno pressoché irriconoscibili. 17- Se tuona, felicità per un uomo opulento, e per le persone d’alto rango. 18- Se tuona, indica importazione d’abbondante raccolto. 19- Se tuona, presagisce la caduta (ptosis) d’un principe (dynastes = dominatore, principe) o l’espulsione d’un re (basileùs). E così discordie; ma abbondanza per il popolo. 20- Se tuona, presagisce insolite piaghe; e, per la moltitudine una grande miseria dovuta alla discordia. 21- Se tuona, vi saranno malattie che portano la tosse e le decomposizioni nel petto. 22- Se tuona, indica al popolo malattie e varie sofferenze. 23- Se tuona, contro ogni speranza il popolo sarà felice. 24- Se tuona, per la dissensione dei prìncipi il popolo diventerà superiore. 25- Se tuona, si avrà un terribile spavento dovuto a calamità.

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26- Se tuona, le belve aumenteranno, ma avranno fame. 27- Se tuona, è indizio di piogge frequenti. 28- Se tuona, ci sarà scarsità di viveri. 29- Se tuona, si avrà un’annata di malattie. 30- Se tuona, annunzia abbondanza, diminuzione di nemici, e gioia per la repubblica.

NOVEMBRE 1- Se tuona, annucia discordie per la città (te polei). 2- Se tuona, predice abbondanza. 3- Se tuona, accadranno avvenimenti per i quali gli inferiori supereranno i superiori. 4- Se tuona, il frumento sarà migliore. 5- Se tuona, annuncia turbe per la repubblica, e malattie per uomini e bestie. 6- Se tuona, i vermi noceranno al frumento. 7- Se tuona, minaccia malattie per uomini e animali che vivono in occidente. 8- Se tuona, bisogna mangiar molto per poter evitare le imminenti malattie.

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9- Se tuona, alcuni plebei subiranno il supplizio del palo. Si avrà un raccolto abbondante. 10- Se tuona, finiranno le inopportune dispute tra i prìncipi (tois cratousin). Un vento bruciante vesserà gli alberi. 11- Se tuona, bisogna ringraziare gli dèi immortali perché spirerà il vento proveniente da oriente. 12- Se tuona, molte cose appariranno agli uomini nel sonno. 13- Se tuona, il tempo sarà favorevole ai guadagni, ma non alla salute: si avranno malanni nati da vermi intestinali. 14- Se tuona, qualche volta i rettili noceranno agli uomini. 15- Se tuona, vi sarà grande quantità di pesci, ma la peste colpirà gli animali acquatici; la condizione della repubblica diverrà migliore. 16- Se tuona, si avrà una generazione di locuste e di topi di campagna. Pericolo per il re (to basilei). Ci sarà abbondanza di frumento. 17- Se tuona, annuncia abbondate pascolo per le greggi. 18- Se tuona, si annuncia guerra ed affanno per gli abitanti delle città. 19- Se tuona, è prosperità per le donne. 20- Se tuona, annuncia una fame non lunga. 21- Se tuona, i topi moriranno, e si avrà abbondanza non solo di frumento, ma di foraggio e di pesce.

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22- Se tuona, annunzia un’annata felice. 23- Se tuona, soffierà un vento malsano. 24- Se tuona, un castello utile allo Stato passerà ai nemici. 25- Se tuona, predice una guerra pericolosa e preannuncia un vento malsano. 26- Se tuona, annuncia guerra interna (pòlemon emfylion) e molti morti. Si avranno piogge nocive. 27- Se tuona, si presagiscono le stesse cose. 28- Se tuona, molti dell’ Assemblea (tes syncléton) se ne andranno per scoraggiamento. 29- Se tuona, i peggiori agiranno meglio; i frutti attesi morranno. 30- Se tuona, gli uomini vivranno più religiosamente. Nessuno stupore dunque se i cattivi diverranno moderati.

DICEMBRE 1- Se tuona, annuncia concordia e un’annata felice. 2- Se tuona,, copia di pesci e soprattutto di frutti. 3- Se tuona, per la scarsità di pesci gli uomini abuseranno delle greggi. 4- Se tuona, l’inverno sarà duro, ma ci sarà abbondanza.

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5- Se tuona, minaccia malattie di scabbia. 6- Se tuona, nel sonno gli uomini avranno sogni divini che avranno esiti calamitosi. 7- Se tuona, sono annunciate a tutti le stesse cose. 8- Se tuona, indica malattie veementi, abbondanza di frutti, e perdita di greggi. 9- Se tuona, sarà la rovina d’un uomo famoso. 10- Se tuona, annuncia morte per malattie agli uomini. I pesci aumenteranno. 11- Se tuona, il solstizio estivo sarà caldo, e si importeranno molte cose. 12- Se tuona, presagisce malattie dovute al flusso del ventre. 13- Se tuona, annuncia abbondanza, ma anche malattie. 14- Se tuona, annuncia sia guerra civile che abbondanza. 15- Se tuona, molti partiranno per la guerra; ma saranno pochi quelli che torneranno. 16- Se tuona, annuncia una cosa nuova nello Stato. 17- Se tuona, annuncia la nascita di piccole locuste; si avrà tuttavia un buon raccolto. 18- Se tuona, ci sarà una terribile guerra. 19- Se tuona, indica l’intensità della guerra.

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20- Se tuona, predice penuria di cose necessarie. 21- Se tuona, minaccia vento caldo malsano a respirare. 22- Se tuona, l’estate sarà torrida e molto feconda. 23- Se tuona, predice agli uomini malattie non pericolose. 24- Se tuona, predice guerra civile; morte per animali silvestri. 25- Se tuona, è partenza di milizie per la guerra, ma la cosa sarà ben gestita. 26- Se tuona, minaccia malattia per i servienti. 27- Se tuona, il re (o baliseùs) sarà utile a molte cose. 28- Se tuona,, generazione di locuste. 29- Se tuona, annuncia salutare magrezza per i corpi. 30- Se tuona, predice ribellione contro il regno (catà tes basileìas), e appunto guerra.

GENNAIO 1- Se tuona, soffierà un vento rapido ma innocuo. 2- Se tuona, ci sarà una guerra inaspettata. 3- Se tuona, per i belligeranti ci sarà un danno dopo la vittoria; ma si avrà abbondanza.

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4- Se tuona, il popolo sarà d’accordo verso la pace. 5- Se tuona, significa salute per il bestiame. 6- Se tuona, presagisce malattie che portano la tosse, e annuncia abbondanza di pesci e frutti. 7- Se tuona, annuncia guerra servile (doulamachìa) e numerose malattie. 8- Se tuona, il dominatore (signore, principe) dello Stato (o dynastes tes politeias) correrà pericoli da parte del popolo. 9- Se tuona, il re dell’ Oriente (o anatoles basileùs) affronterà un pericolo. 10- Se tuona, annunzia violento movimento di vento, buon raccolto di frumento, e sterilità di altre messi. 11- Se tuona, indica una fame vessante anche le bestie. 12- Se tuona, gli uomini soffriranno agli occhi; si avrà abbondante quantità di viveri e pesci. 13- Se tuona, minaccia malattie. 14- Se tuona, minaccia penuria, generazione di topi, e morte di quadrupedi. 15- Se tuona, preannuncia rivolta di schiavi, loro punizione, e abbondanza di frutti. 16- Se tuona, indica che il popolo sarà vessato dal re (ypò tou basiléos). 17- Se tuona, minaccia malattie senza pericolo.

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18- Se tuona, predice cose che spaventeranno il popolo. 19- Se tuona, il re (o baliseùs) vincerà, e lo stesso popolo otterrà una posizione più elevata. 20- Se tuona, ci sarà abbondanza importata da fuori; i corpi saranno vessati dal morbo della tosse. 21- Se tuona, il re (o basileùs), dopo aver teso molte insidie, diverrà egli stesso oggetto di complotti. 22- Se tuona, ci sarà abbondanza, ma pure molti topi e cervi. 23- Se tuona, significa buon ordine per la città (te polei). 24- Se tuona, annuncia abbondanza e insieme malattia. 25- Se tuona, ci sarà una guerra servile (doulomachya). 26- Se tuona, molti saranno trucidati da colui che ha il potere (pros tou cratountos), ma poi sarà il suo turno. 27- Se tuona, annuncia malattie senza pericolo. 28- Se tuona, avremo abbondanza di pesci marini; però le greggi moriranno. 29- Se tuona, condizioni atmosferiche malsane e mortali. 30- Se tuona, minaccia numerose morti.

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FEBBRAIO 1- Se tuona, minaccia guerra e rovina di uomini ricchi. 2- Se tuona, predice meno grano, più orzo, aumento di bestie selvagge e diminuzione d’uomini. 3- Se tuona, avverrà un dissidio interno (stasis emfilios). 4- Se tuona, saranno sconvolti non solo l’aspetto, ma anche la mente degli uomini. 5- Se tuona, ci sarà ricchezza di messi, ma morte di uomini. 6- Se tuona, morte di frutti secchi, soprattutto d’orzo. 7- Se tuona, minaccia per gli uomini disastri non lunghi. 8- Se tuona, avverrà un grande avvenimento per lo Stato (te politeia). Nasceranno pesci; bestie selvagge periranno. 9- Se tuona, ci sarà poco orzo. 10- Se tuona, le bestie selvagge noceranno agli uomini. 11- Se tuona, le donne partoriranno felicemente. 12- Se tuona, predice morti numerose; vènti inopportuni. 13- Se tuona, ci sarà abbondanza, si avrà tuttavia un dissidio politico (stasis politiké).

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14- Se tuona, minaccia perdita di fanciulli ed anche funesta invasione di rettili. 15- Se tuona, l’aria sarà pestilente; ci sarà una generazione di bestie selvagge e di rettili. 16- Se tuona, cose fauste per il popolo, infauste per i potenti (dynatois) a causa di dissensi. 17- Se tuona, l’estate sarà molto feconda. 18- Se tuona, grave vento, e pustule per i corpi. 19- Se tuona, ci sarà moltitudine di rettili e di lombrichi. 20- Se tuona, annuncia aria pura. 21- Se tuona, annuncia abbondanza. 22- Se tuona, aria malsana, ma non mortale. 23- Se tuona, predice deformità agli uomini; morte agli uccelli. 24- Se tuona, preannuncia salute agli uomini, e morte ai pesci ed ai rettili. 25- Se tuona, vuol dire momento negativo per le cose voluttuarie; infatti ci saranno guerre e gravi tempeste. 26- Se tuona, presagisce caldo, mancanza d’acqua, ed anche eruzioni cutanee. 27- Se tuona, al popolo annuncia dissidio.

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28- Se tuona, predice che ci sarà abbondanza, ma pure che soffierà vento malsano. 29- Se tuona, annuncia guerra e abbondanza. 30- Se tuona, significa insieme cose buone e lunghi dissensi per il popolo.

MARZO 1- Se tuona, per tutto l’anno si avranno risse e divisioni. 2- Se tuona, le precedenti predizioni cesseranno. 3- Se tuona, rovesci per gli affari di Stato, e penuria. 4- Se tuona, ci sarà infinita abbondanza. 5- Se tuona, la primavera sarà assolata, e l’estate feconda. 6- Se tuona, le stesse predizioni del giorno precedente. 7- Se tuona, si leverà un forte vento; il principe della città (o craton) farà cambiamenti. 8- Se tuona, significa piogge. 9- Se tuona, presagisce morte di uomini, ed anche nascita di bestie selvagge. 10- Se tuona, morte di quadrupedi. 11- Se tuona, predice pioggia violenta e nascita di locuste.

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12- Se tuona,, un principe dello Stato (dynatos tou politemaia), o un capo d’esercito (strategos), correrà un pericolo; in proposito, avverranno combattimenti; le bestie selvagge attaccheranno gli uomini. 13- Se tuona, ci sarà abbondanza; le bestie selvagge morranno; i pesci aumenteranno; i rettili molesteranno le abitazioni, ma non saranno nocivi. 14- Se tuona, annuncia abbondanza, presagisce morte di uomini, ed una generazione di bestie selvagge. 15- Se tuona, significa caldo, mancanza d’acqua, e grande quantità di topi e di pesci. 16- Se tuona, annata salubre, ma priva del necessario. 17- Se tuona, accadrà un fatto inatteso al popolo; numerose morti per uomini e quadrupedi. 18- Se tuona, annuncia forte pioggia, malattia, nascita di locuste e poco raccolto. 19- Se tuona, estate secchissima e pestifera. 20- Se tuona, gli uomini vivranno meglio e più riccamente. 21- Se tuona, abbondanza dopo la guerra, ma calori funesti. 22- Se tuona, morte di uccelli, abbondanza di viveri. 23- Se tuona, annuncia dissensi. 24- Se tuona, significa abbondanza.

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25- Se tuona, si saranno avvenimenti nuovi per il popolo. 26- Se tuona, predice acquisizione di schiavi importati. 27- Se tuona, annuncia abbondanza importata da fuori. 28- Se tuona, ci sarà abbondanza di pesci marini. 29- Se tuona, le donne conseguiranno maggior gloria. 30- Se tuona,, un possente (dynatos) sarà signore del regno (encratès basileìas): la cosa procurerà gioia.

APRILE 1- Se tuona, minaccia dissidio interno, e rovina di fortune. 2- Se tuona, è segno di giustizia recante buone cose ai buoni, e cattive ai cattivi. 3- Se tuona, annuncia abbondanza proveniente da fuori. 4- Se tuona, predice l’ira dei più forti contro genti degne. 5- Se tuona, significa primavera secca, ed annata salubre. 6- Se tuona, avverranno guerre interne (polemoi emfylioi). 7- Se tuona, annuncia fausta e copiosa abbondanza. 8- Se tuona, annuncia forte pioggia mortifera. 9- Se tuona, annuncia vittoria (niken) per il Regno (te basileìa), e gioia per i potenti (tois dynatois).

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10- Se tuona, gli uomini onesti incrementeranno i loro beni. 11- Se tuona, identica significazione. 12- Se tuona, predice piogge, abbondanza, e morte di pesci. 13- Se tuona, presagisce morte ad uomini e bestie. 14- Se tuona, annuncia salute e abbondanza. 15- Se tuona, significa peste. 16- Se tuona, annuncia abbondanza e insieme generazione di topi campestri. 17- Se tuona, indica abbondante raccolto. 18- Se tuona, indica dissensi e speranze umane frustrate. 19- Se tuona, un uomo potente nella città (in civitate) rovinerà insieme la sua fortuna e la sua autorità. 20- Se tuona, indica l’ira degli dèi. 21- Se tuona, preannuncia raccolto fortunato, ma anche guerra per lo Stato. 22- Se tuona, ci sarà morte di mosche. 23- Se tuona, annuncia pioggia utile alle semine. 24- Se tuona, ci saranno dissensioni dei potenti (dichònoia ton dynaton), ma i loro progetti saranno scoperti. 25- Se tuona, pace per tutto l’anno.

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26- Se tuona, si annuncia molta speranza per il raccolto, però esiguità di messi. 27- Se tuona, appariranno prodigi in modo meraviglioso. 28- Se tuona, il popolo sarà chiamato alle armi. 29- Se tuona, prevarrà il favonio. 30- Se tuona, abbondanza di cose fauste.

MAGGIO 1- Se tuona, annuncia successo e ignominia al popolo. 2- Se tuona, minaccia fame. 3- Se tuona, predice abbondanza importata da fuori. 4- Se tuona, predice aria temperata, e frutti abbondanti. 5- Se tuona, si produrrà un cambiamento nelle cose, e il frumento sarà maggiore dell’orzo; i legumi moriranno. 6- Se tuona, vuole significare che i raccolti matureranno prima e si rovineranno. 7- Se tuona, ci sarà abbondanza di uccelli e di pesci. 8- Se tuona, cattivi presagi per il popolo. 9- Se tuona, significa peste non troppo perniciosa.

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10- Se tuona, si annunciano turbamenti, forti piogge, disastrosi straripamenti di fiumi, abbondanza di lucertole e rettili. 11- Se tuona, c’è da sperare abbondanza in terra e in mare. 12- Se tuona, ci sarà morte di pesci. 13- Se tuona, annunzia innalzamento del livello dei fiumi, e malattie per gli uomini. 14- Se tuona, annucia guerre orientali (anatolicòs pòlemos) e molte rovine. 15- Se tuona, annuncia abbondanza. 16- Se tuona, bisogna fare pubbliche preghiere a causa di quel che ci minaccia. 17- Se tuona, significa pioggia. 18- Se tuona, sedizione e poi guerra e penuria di vitto. 19- Se tuona, qualcuno, col favore del popolo, arriverà al colmo della fortuna. 20- Se tuona,, abbondanza nell’Oriente (perì tèn anatolèn), non così in Occidente (epì dysin). 21- Se tuona, bisogna costituire pubbliche preghiere a causa di quel che ci minaccia. 22- Se tuona, significa forti piogge e morte di pesci marini. 23- Se tuona, annuncia pioggia abbondante e feconda.

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24- Se tuona, grandi mali, così i sudditi (toùs ypecoòus) verranno meno (leipothymesai) per lo scoraggiamento. 25- Se tuona, speranza di remissione e diminuzione di mali. 26- Se tuona,, fortuna per quelli che operano nella coltivazione dei campi. 27- Se tuona, avverranno prodigi, e appariranno comete. 28- Se tuona, sarà la stessa cosa. 29- Se tuona, significa guerra settentrionale (pòlemon arktòon), ma senza pericolo per la vita pubblica. 30- Se tuona, gli steli saranno spezzati dal vento.

P. S. Nigidio ha giudicato che questo diario brontoscopico non ha valore generale, ma solo per Roma (tes Ròmes). *** Giovanni Lido, in fondo al testo di Nigidio, pone una propria nota dove informa che l’autore del Calendario giudicava che i responsi valevano solo per Roma. La notizia contrasta con almeno due punti dell’opera (vd. 30 ag.; 10 sett.): potrebbe trattarsi di un autoschediasma o della nota di un copista. Il Calendario, comunque, anche se certamente adattato ai bisogni dei Romani, proviene dai Libri Tagetici, e come tale mantiene sia la struttura di un primissimo anno etrusco basato sui cicli lunari, sia la nomenclatura delle istituzioni monarchiche del tempo delle sue prime stesure. Siamo dinanzi a un calendario lunare che inizia alla metà dell’anno solare con il novilunio del solstizio estivo. Allo stesso modo per gli Etruschi ogni nuova giornata partiva

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da Mezzogiorno. Questo modo di scandire gli anni e i giorni era usato anche dagli Ateniesi. Da questo calendario si può ricostruire il quadro politico e amministrativo dell’Etruria. C’è innanzi tutto una città regina (29 giugno). Questa, nelle intenzioni di Tagete che, in Tarquinia, aveva dettato a Tarconte i libri dell’Etrusca Disciplina (o di chi altro li abbia compilati col suo nome) sarà stata Tarquinia. Secondo i linguisti, il nome di questa città, etimologicamente, avrebbe proprio il significato di Città Regina o Sovrana o Dominatrice36. Si diceva, comunque, che Tarconte ne fosse stato l’eponimo re fondatore, e che Tagete vi fosse nato. Cicerone narrava che in occasione di quella nascita tutta l’Etruria convenne a Tarquinia37. Altri spiegavano che vi convennero i dodici lucumoni o prìncipi delle altre città38. Nella città regina risiedeva evidentemente il re. Costui è nominato spesso (19 ott.; 16 nov.; 27 dic.; 19 e 21 genn.; 30 mar.). Egli governa il regno (30 mar.; 9 apr.): verosimilmente la Federazione. Anche Virgilio, nell’Eneide, chiama “regno” la federazione Etrusca (VIII, 505-507). Abbiamo poi gli Stati, ovvero le città stato, comandate da un capo variamente denominato dynastes (26 sett.; 19 ott.), dynatòs (12 marzo; 19 lugl.; 27sett.; 16 febbr.), archon (5 e 17 lugl.) e kraton (7 marzo; ecc.), il cui significato generale è di “principe” o di “colui che ha il potere”. Si 36 V. Georgiev, La lingua e l'origine degli Etruschi, Roma, 1979; vd. pure A. Palmucci, La figura di Tarconte: un ponte mitostorico fra Tarquinia e Troia, in Anatolisch und Indogermanisch (Anatolico ed indoeuropeo), Acten des Kolloquiums der Indogermanischen Gesellschaft, Pavia 22-25 Settembre 1998 (Università Studi Pavia, dipartimento Scienze Antichità), Innsbruck, 2001, pp. 341-353. 37 Cicerone, Divinazione, II, 50. 38 Verrio Flacco, De significatione verborum (compendio di Festo), s.v. Tages; Censorino, De die natali, IV, 13; Commento Bernese a Lucano, I, 636, H, Husner p. 41.

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tratta verosimilmente di quelle stesse figure che le fonti latine sopra menzionate chiamano lucumoni o principi delle città. A volte questi governanti sono buoni, altre volte sono cattivi (16 genn.), e vengono abbattuti (19 sett.; 8, 21 e 26 genn..). I re vengono espulsi (19 sett.). Se il re del regno ottiene una vittoria egli può elevarsi (19 genn.) Quando vince, i capi delle città esultano (9 aprile); ciò perché evidentemente fanno parte della Federazione che ha vinto la guerra. A volte questi capi si dividono e si distruggono a vicenda ( 27 sett.; 10 nov.); altre volte alle fine si pacificano (10 nov.). Ci sono pure guerre servili (7 e 25 genn.; 6 apr.), e schiavi che si rivoltano e vengono puniti ( 15 genn.). Abbiamo poi le città minori, dette polichne, i castelli e i borghi, ognuno con il suo governante (5 giugno). Il calendario menziona poi una volta dei sudditi che defezionano per scoramento (24 maggio.): più che di sudditi si trattava forse di alleati. Molto spesso si nomina il popolo, qualche volta gli schiavi, e una volta i plebei. A quest’ultimi capita di subire il supplizio del palo (9 nov.). I responsi del calendario si preoccupano anche del re dell’Oriente (16 luglio; 9 gennaio), di guerre orientali (14 maggio) e settentrionali (24 maggio), nonché di paragoni fra situazioni economiche orientali ed occidentali (20 maggio). Ciò forse per il ricordo di antichi apporti di gente dall’Oriente (Troiani, Misi e Lidi come vorrebbero le tradizioni). Nel re dell’Oriente potrebbero adombrarsi vari personaggi mitici. • Enea, il troiano che, secondo Virgilio ricondusse a Corito (Tarquinia) i profughi troiani e divenne capo della federazione Etrusca. • Tarconte, figlio di Telefo re della Misia, e di Astioche sorella del re di Troia. Egli avrebbe fondato tutte le città della

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federazione Etrusca, ed avrebbe dato il suo nome a Tarquinia. Sarebbe anche l’autore dei Libri Tagetici. • Tirreno, figlio di Ati, re della Lidia. Giovanni Lido ricorda che costui avrebbe condotto presso i Sicani d’Etruria una colonia di Lidi. Giovanni nella sua versione greca dei Libri Tagetici scritti da Tarconte, sostiene pure che lo stesso Tarconte in quei Libri avrebbe affermato che Tirreno lo avrebbe istruito nei Misteri dei Lidi. All’interno della Federazione e delle città che la copongono i rapporti non sono sempre felici né tanto meno pacifici: vi sono sedizioni, dissensi (24 apr.) e cattivi potenti che prendono il potere (14 lugl.). Le donne a volte prosperano (19 nov.), ed hanno un ruolo importante nella vita sociale; ma capita che commettano crimini insieme agli schiavi (19 ag.). Spesso gli uomini sono contrariati dal loro comportamento (6 sett,; 5 ag.): si tenga presente il caso di Volsini dove gli schiavi si ribellarono, presero il potere e sposarono le consenzienti donne dei loro padroni. *** Da questo calendario apprendiamo pure che gli Etruschi coltivavano cereali, allevavano ovini e bovini, pescavano e mangiavano pesci sia marini che fluviali, avevano paura delle fiere e delle cavallette. La loro terra era oggetto di piogge a volte anche eccessive sì che potevano verificarsi disastrose inondazioni. Al contrario, si avevano anche tempi di siccità e carestia. In entrambi i casi, gli Etruschi erano costretti a far venire dall’estero svariati beni dei loro consumi alimentari.

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