15 Artisti di 2 generazioni

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“15 artisti di due generazioni”

anni Trenta (GAT) - anni Quaranta (GAQ)


In copertina particolari delle opere in ordine alfabetico per generazioni R. Fascetti “Geometrie spaziali” 2009 - plurisuperfice cm 40x40 A. Fiore “Paesaggio cosmico” 2012 - tecnica mista su faesite cm 40 A. Gonzales “Luce e gelo di un volo irripetibile” 2006 - marmo statuario cm 33x39x21 L. Mazzella “Crisalide” 1997 - scultura in bronzo cm 35x78 F. Rea “Edipo e la sfinge” 2008 - digital printing su supporto ligneo cm 48x89 F. Varlotta “Volo pindarico” 2009 - olio su tela cm 100x70 M. Zappitelli “Interno” 2011 - tecnica mista su tavola cm 60 C. Bonicatti “Convergenze diurne” 2010 - olio su tela cm 60x60 A. Cappuccio “Dante” 2011 - metacrilato specchiato xm 60x60 F. Cilia “Pensieri” 2011 - acrilico su tela cm 40x50 G. Di Trani “Welcome” 2003 - acrilico su legno cm 70x80 V. Fava “Libro erbario francese” 2012 - materiale vari e tecn. mista su libro cm 30x25x7 F. Paletta “Corpo vuoto luminoso” 2012 - acciaio verniciato cm 99x24x37 R. Rampazzi “Dittico” 2004 - olio su tela cm 145x50 E. Stramacchia “ricostruzione di affresco del XXI secolo” 2011 - acrilico su tela cm 80x80

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“15 artisti di due generazioni” Anni Trenta (GAT) - Anni Quaranta (GAQ) GAT Renato Fascetti, Antonio Fiore, Alba Gonzales, Luigi Mazzella, Fernando Rea, Francesco Varlotta, Mariangelo Zappitelli. GAQ Corrado Bonicatti, Antonella Cappuccio, Franco Cilia, Gabriella Di Trani, Vittorio Fava, Franco Paletta, Renata Rampazzi, Edoardo Stramacchia.

a cura di Riccardo Tartaglia testo critico di Giorgio Di Genova

12 - 22 aprile 2013

CASC-BANCA d’ITALIA via del Mandrione, 190 Roma


PARADIGMATICO SPACCATO DI LINGUAGGI ODIERNI Da un paio di secoli, tramontata l’epoca della committenza sia pubblica che religiosa, che richiedeva all’artista di esprimersi secondo la koinè dominante 1, via via l’artista è divenuto il committente di se stesso. La conseguenza è stata una progressiva frantumazione del linguaggio che ha raggiunto il suo apice nel ‘900, permettendo un’estrema libertà dei codici espressivi ed esecutivi. Ovviamente le differenziazioni linguistiche si sono succedute a ritmo talvolta sfrenato generazione dopo generazione, come ho tentato di indicare e ricostruire nella mia Storia dell’arte italiana del ‘900, appunto per generazioni. Convinto che il confronto sia utile a far comprendere l’essenza dell’arte contemporanea, ho voluto riunire nella presente mostra 7 artisti nati negli anni Trenta e 8 nati negli anni Quaranta, generazioni che, nonostante l’individuale parcellizzazione espressiva, hanno diversi sostrati che le connotano. La GAT, piuttosto sperimentale ed innovativa, ha avuto la sua chiave di volta negli anni Sessanta, anche per impulso di diversi artisti. Infatti ad essa appartengono tutti i componenti dei neocinetici Gruppo T (Miriorama) di Milano e Gruppo N di Padova. Ovviamente nel contempo s’è affermato un proliferare di esperienze concettuali, poveriste, comportamentali, neogeometriche, informali, neodadaiste in contrapposizione a “variate e svariate proposizioni iconiche”, come notavo anni fa2 . Legittima erede della precedente è la GAQ. Essa ha conosciuto purtroppo operazioni di becero mercantilismo, che negli iniziali anni Ottanta sulla favola del “ritorno alla pittura” ha portato con la Transavanguardia alla ribalta degli incapaci tecnicamente, a cui s’è contrapposto il conservatorismo del recupero dell’Accademia con la Pittura Colta, l’Anacronismo e la Nuova Maniera Italiana, che tuttavia non sono riuscite a soffocare la spinta sperimentale di molti altri cogenerazionali. Come sempre ogni periodo ha la sua zavorra, la quale col tempo viene sommersa dalle nuove istanze, specialmente se sono più autentiche, valide e non condizionate da opportunismo e strategie di mercato, il quale per lo più non apprezza qualità e autenticità finendo per renderle semiclandestine ed in qualche caso totalmente clandestine. E’ in opposizione a tale situazione che per la presente occasione ho voluto riunire 15 autentici artisti, scelti per la varietà e libertà linguistica, espressiva (e non di rado tecnica) col fine di dimostrare, seppur parzialmente, ovvero paradigmaticamente, quanto di valido c’è al di là dei “soliti noti”, non tutti peraltro degni della notorietà che godono. Il breve tragitto che propongo attraversa soluzioni iconiche, aniconiche, sperimentali, metamorfiche, neofuturiste, neopop, oggettuali, con taluni connubi innovativi ----------------------1. Per esemplificare nel ‘300 era il gotico, nel ‘400 il purovisibilismo rinascimentale, nel ‘500 il manierismo, nel ‘600 il barocco, nel ‘700 il rococò e poi il neoclassicismo.. 2. Precisando che tra esse “non sono mancati interessanti accenti di ‘nuova figurazione’, di arte fantastica, con collateralità neosurrealistiche, nonché sviluppi ulteriori scaturiti dal ceppo dell’arte neorealista con declinazioni in qualche caso calate nelle speranze libertarie della contestazione del 1968, che, sulle ali di slogan tipo ‘L’immaginazione al potere’ e ‘E’ vietato vietare’, intendevano rinnovare in direzione antidogmatica, non di rado con l’ausilio del proiettore, il linguaggio della sinistra ancora attestata su posizioni vetero-marxiste” (cfr. Generazione anni Trenta, Bora, Bologna 2000, p. 8).


linguistici, com’è per il discorso iconico/informale di Fernando Rea, il quale attinge immagini da rotocalchi per “dissacrarne” il malizioso messaggio con interventi di uno spontaneo gestualismo, a cui si potrebbe contrapporre la tecnica di Edoardo Stramacchia, il quale incolla sulla tela strips di fumetti dell’universo Disney, che poi ricopre con la pittura in modo da far riemergere visivamente le sagome dei relativi personaggi affogati nei colori. Naturalmente anche chi è più incline all’iconismo giunge a declinazioni personalizzate. Così è per Mariangelo Zappitelli, il quale ricontestualizza riferimenti alla realtà in fusioni di spazio esistenziale ed esperienza sensibile per ottenere evocativi racconti multipli, sia in pittura che nei lavori calcografici, in cui talora combina più incisioni. Altrettanto è per il siciliano Franco Cilia, il quale distilla dalle atmosfere visionarie dell’ultimo Turner un lirismo che sovente si accende quasi a voler virare al proprio presente quello sgomento della solitudine umana di fronte all’immensità della natura che provava il romantico Caspar David Friedrich. Anche la scultrice Alba Gonzales declina l’iconismo, che sempre guida la sua mano quando modella o scalpella, con soluzioni metamorfiche attraverso cui denuncia i riti ed i miti, anche sensuali, ma non solo, della società odierna, in cui umanità e bestialità convivono dietro a maschere esistenziali. Altro tipo di ambivalenza, nella fattispecie spaziale, è quella che attrae sin dagli esordi Renato Fascetti, il quale dalle complesse opere in nylon degli anni Sessanta è approdato ad altri effetti, sovrapponendo più superfici trasparenti dipinte con taches cromatiche variate in modo da ottenere dialettiche profondità visive. Con lui siamo agli antipodi delle spazialità cosmiche di Antonio Fiore, ribattezzato Ufagrà da Sante Monachesi, spazialità di fiammeggiante dinamismo pittografico, memore della lezione del Futurismo di Balla, ma riveduto e corretto dal suo gioioso temperamento estroverso. Più meditativa e studiata è la multiforme ricerca pittografica di Francesco Varlotta, il quale coniuga la ratio geometrica ora con strutture modulari, ora con scritture cufiche o arabe, non di rado giocando su incastri in continuum, che talora ama reificare in oggetti plastici. Dei nati negli anni Trenta non resta che il napoletano Luigi Mazzella, secondo di tre fratelli artisti 3 . Anch’egli nelle sue sculture predilige le soluzioni modulari, che talora raggiungono ora suggestivi incastri meccanomorfi, ora coinvolgenti effetti di organicismo, soprattutto nei grandi formati, anche monumentali, diversi di essi esposti nello scorso marzo in una mostra tenuta con i fratelli al Maschio Angioino di Napoli. Allievo del grande Tomai, Luigi ha saputo declinare le forme secondo ritmiche di varie morfologie e di superfici sapientemente movimentate. Del drappello dei nati negli anni Quaranta, oltre ai citati Cilia e Stramacchia, sono qui presenti Corrado Bonicatti, Antonella Cappuccio e Gabriella Di Trani, tre differenti voci dell’ottica iconica. Se Bonicatti propone una nuova ed originale concezione del paesaggio urbano con le sue silenti e sospese visioni prevalentmente ispirate a Roma, ma ad una Roma allagata di cui restituisce angoli e spazi con edificazioni, il cui rispecchiarsi sul pelo dell’acqua accresce il metafisico spiazzamento delle vedute, la Cappuccio, già esponente del gruppo Narciso Arte, ottiene altro tipo di rispecchiamento, incidendo e dipingendo su superfici riflettenti di fronte alle quali l’immagine del fruitore finisce per essere inglobata tra quelle delle scene, ma ----------------------3. Gli altri sono il plus âgé Rosario, pittore, ed il moins âgé Elio, pittore e scultore.


in modo più dialettico rispetto a quelle captate accanto alle immagini in carta velina che Pistoletto applicava su lastre di inox specchiante. Dal suo canto Gabriella Di Trani propone due opere sagomate del suo tipico discorso erede della pop art, in quanto anche ella attinge ai mass-media, ma con un’ottica orientata a simbologie semanticamente personalizzate, come anche fa nelle performances e nei suoi suggestivi ambienti, non di rado con pinguini protagonisti. Al versante delle metamorfosi cromatiche appartengono Renata Rampazzi e Franco Paletta, ovviamente con diverse declinazioni. La Rampazzi sa estrarre dalla sua pittura effetti ora di lirismo atmosferico ed ora di carnale sensualità, per lo più tendenti al monocromo, quando non lo sono effettivamente, ancorché modulati da sapienti cangiantismi che fanno respirare l’insieme. Anche Paletta punta su cromatismi cangianti, ma lo fa nella scultura, quasi a voler dotare la pittura di effetti plastici e oggettivamente spaziali, a ribaltamento delle precedenti esperienze della serie di Pitture sotto vuoto, che nascondevano le percettibili forme plastiche sottostanti. Ora, utilizzando nastri metallici, egli “disegna” nello spazio morfologie varie, talora anche annodate, e nel contempo reifica la pittura con appropriati colpi di luce, a dimostrazione che si può anche disegnare e dipingere nello spazio. come si può fare arte con ogni materiale. Ed è ciò che fa Vittorio Fava, implacabile raccoglitore di carte antiche (e non solo) ed estroso elaboratore di esse, in piccoli formati, tipo i suoi biglietti da visita realizzati con gusci di uova che aperti si possono sfogliare, con caratteri tipografici in piombo a mo’ di copertine di minilibri, o in formati enormi, quale il librone su Roma di oltre tre metri con disegni, scritte, foto, piume, oggetti di ogni sorta incollati su copertina e fogli che richiedono molta forza per essere sollevati. Gran stregone della trasformazione, Fava muta la funzione d’uso di ciascun oggetto. Ogni elemento nell’insieme viene ricodificato in qualcos’altro, così anche nelle sue combinazioni imprevedibili dei suoi mobili, in cui ottiene composizioni che avrebbero entusiasmato l’autore dei Merzbau Kurt Schwitters. Ecco un’ulteriore conferma dell’onnivoracità dell’arte contemporanea. Ancora una volta mi piace ricordare che l’arte nasce dall’arte, ma che è necessario rinnovare in continuazione il linguaggio codificato per renderlo attuale. Gli esempi qui proposti, anche se cautamente indicativi, perché troppi altri ce ne sono (dalle opere cinetiche alle performances, dai video alle installazioni, ecc.), spero diano un’idea di quanto l’arte contemporanea sia linguisticamente frantumata. Ci saranno senza dubbio alcune opere che coinvolgeranno il singolo fruitore. Ebbene, è da quelle che è utile avviare il lungo e complicato tragitto per apprezzare la plurilinguistica produzione artistica dell’oggi. Giorgio Di Genova



Renato

Fascetti

G A T

“Geometrie spaziali” 2009 pluri superfici, cm 55x55

Roma 1936. Considero il quadro un organismo che articola le sue forme in sequenza temporale attraverso percorsi che si originano dal suo interno fino alla zona finale. Questo per realizzare uno spazio fisico, concreto e nello stesso tempo mentale, percorribile visivamente e rispondente alla necessità di oltrepassare l’ortodossia di una superficie che annulla le sue origini e la durata temporale della realizzazione dell’opera.


A n t o n i o

F i o r e

G A T

“Tornando a volare” 2008 acrilico su tela, cm 60x60

Segni (Roma) 1938. Comincia a lavorare con maggiore continuità dal 1977, in seguito all’incontro con Sante Monachesi di cui frequenta lo studio fino al 1984, aderendo e collaborando al Movimento Agrà. Successivamente aderirà alla metà degli anni 80, alla Dichiarazione di “Futurismo-Oggi” redatta da Enzo Benedetto e firmata dai futuristi viventi. Fu “battezzato” da Monachesi con lo pseudonimo di UFAGRA’, dove U stava per universo, in quanto il Movimento Agrà è universale, F per Fiore. E’ oggi considerato l’ultimo futurista tuttora operante. Ha partecipato a moltissime rassegne in Italia ed all’estero. Ha ricevuto vari premi. Le sue mostre sono state oggetto di servizi radiofonici, televisivi, Rai e online. E’ presente su molte pubblicazioni d’arte in numerosi archivi e biblioteche..


Alba

Gonzales

G A T

“Sensualità/Potere” 2013 fusione in bronzo a cera persa, cm h150

Roma 1939. Vive e lavora tra Pietrasanta e Roma. Nel 1975 inaugura la sua prima mostra personale. I suoi cicli più importanti sono “Uomini e Totem”(1977-1988), “Amori e Miti”(dal 1988), “Sfingi e Chimere”(dal 1998). Questi ultimi due cicli sono tuttora in divenire. Ha esposto in Italia ed all’estero. Realizza le sue opere nei laboratori di Pietrasanta, Carrara, Verona,Vicenza e Milano.


Luigi

Mazzella

G A T

“Trittico” 1998 scultura in bronzo, cm 73x60

Napoli 1936. Allievo di Ennio Tomai. Hanno scritto: Giulio Carlo Argan; Palma Bucarelli; Dario Micacchi; Marcello Venturoli; Carlo Levi. Tra le mostre più significative: Quadriennale di Roma; Palazzo dei Diamanti a Ferrara; Museo di Capodimonte Napoli; Palazzo Reale di Napoli, Ministero per i Beni Culturali, Villa Pignatelli, Biennale Europea dell’Incisione, Biennale del Bronzetto Gubbio, LIV Biennale di Venezia.


F e r n a n d o

R e a

G A T

“Pomona” 2008 digital printing su supporto ligneo, cm 89x47

Isola Liri (Frosinone) 1935. Comincia a dipingere nel 1952. Nel 1963 è stato tra i fondatori del Gruppo 5 di Nuova Realtà. A partire dagli anni settanta ha intensificato il suo interesse per la scultura, tanto che i temi affrontati nei cicli della Giungla mediterranea gli hanno ispirato la creazione di singolari oggetti plastici realizzati con latta, ferro, piombo, legni, spaghi, cartoni, terrecotte e plexiglass. Ai primi anni ottanta risale il suo interesse per l’ermetismo e l’alchimia e la partecipazione alla Narciso Arte. Nel 1993 redige il Manifesto della Mitarte e da questo momento tutta la sua sperimentazione linguistica ruota intorno al mito. Fin dalla seconda metà degli anni cinquanta ha ordinato personali in spazi pubblici e privati. Le sue opere si trovano in collezioni italiane e straniere.


Francesco Varlotta

G A T

“Polis” 1996 olio su tela, cm 100x70

Rionero in Vulture (Potenza) il 1938. Ha insegnato disegno e storia dell’arte nelle scuole pubbliche medie e superiori. Vive e lavora ad Ostia Lido (RM). Inizialmente la sua pittura è figurativa, memore di cadenze neocubiste, poi attraversa temperie avanguardistiche Pop Art e New Dada, in seguito fa esperienze espressive legate ad un mondo più”formale ed aniconico”, per approdare infine in un “Immaginario geometrico”, non rappresentativo, antinaturalistico, fuori da qualsiasi racconto. Attualmente la sua produzione si muove su una totale autonomia di “Forma - Colore - Spazio” una pittura “timbrica e atonale”di forte profilo teorico e mentale oltre che sensitiva e costruttiva, nella sua poetica artistica privilegia due fattori importanti: “l’estetica e la forma”.


Mariangelo Zappitelli

G A T

“Notturno: chitarra, la luna e magnolia” 2011 tecnica mista su tela, cm 50x50

San Polo Matese (Campobasso) 1937. “Immerso nella sua dimensione pittografica Zappitelli crea giorno dopo giorno e ce lo restituisce corsivamente un universo tutto suo, in cui, come quello parallelo della sua arte, trovano posto paesaggi, alberi, monti, oggetti, interni con finestre, donne, avventurieri, animali, cieli, atmosfere, luci ed ombre, impregnandolo di sentimenti, delle sue più intime pulsioni e dei suoi pensieri sull’arte e sulla realtà in un costante impasto di vari ricordi e sedimentazioni, da cui è nato il suo linguaggio stilisticamente ed individualmente connotato. Che è poi l’essenza di ogni discorso artistico”. Da G. Di Genova, La pittura corsiva di Zappitelli, Italarte, Roma 2008.


Corrado Bonicatti

G A Q

“Le lusinghe delle Religioni” 2008 olio su tela, cm 60x60

Roma 1940. Autodidatta, fin dalla prima giovinezza si dedica al disegno e all’acquerello. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private in Italia (Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma; Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del ’900 “Giulio Bargellini” a Pieve di Cento; Collezione della Banca Nazionale del Lavoro; Consiglio Regionale del Lazio; Comune di Perugia, Comune di Sabaudia…) e all’estero (New York, Los Angeles, Londra, Parigi, Monaco…).


Antonella Cappuccio

G A Q

“Dante a3” 2011 metacrilato specchiato, cm 60x60 Ischia (Napoli) 1944. Giovanissima intraprende la carriera di costumista per il cinema, il teatro e la televisione, cominciando a dipingere ed esporre dal 1975. Negli anni Ottanta partecipa al gruppo Narciso arte, fondato da Di Genova nel 1981. In seguito entra nel gruppo della Nuova Maniera Italiana, fondato da Gatt, uscendone nel 1994. Ha tenuto molte personali in Italia e all’estero (tra cui a Mantova: Casa del Mantegna, poi Palazzo Ducale, a Firenze: Chiostro delle Oblate, a S. Francisco, a Roma: Castel S. Angelo e Galleria Nazionale d’Arte Moderna, a Pieve di Cento: MAGI ‘900) ed inoltre è stata invitata all’XI Quadriennale e a numerose collettive, anche in USA. Ha realizzato opere pubbliche, tra cui il Polittico di S. Pietro (Sala Nervi, Vaticano), L’Albero del Diritto (Palazzo dell’Avvocatura di Stato) e molti ritratti, compreso quello del Papa Benedetto XVI. E’ membro dell’Accademia Pontificia per le Arti e le Lettere dei Virtuosi del Pantheon ed è Cavaliere e Commendatore della Repubblica Italiana.


F r a n c o

C i l i a

G A Q

“Saltum farver n 4” 2011 acrilico su tela, cm 50x40

Ragusa 1940. La sua ricerca fin dagli anni ‘60 ha affrontato la tematica della frantumazione dell’Io e del rapporto dell’uomo con il suo doppio; successivamente, negli anni ‘70, i suoi interessi sono stati polarizzati sulla ricerca intorno alle pitture nere di Goya e ai suoi rapporti con i labirinti della psiche, esplorando sul piano linguistico le possibilità di simbiosi tra informale e figurativo. Gli anni ‘80 si sono caratterizzati con il ciclo della “trasfigurazione allusiva”, che ha trovato consensi nei vari punti attivi della vita artistica internazionale, passando da Madrid a Parigi, da Lisbona a Copenaghen, da Istanbul a São Paulo del Brasile a Città del Messico, da Campinas a Brasilia, per chiudersi a Oporto, Colonia e Weimar, con il ciclo di opere centrate sulla sua stessa morte, “Cilia ist Tot”. La sua ultima ricerca vede protagonista il cielo e il mare e i suoi dinamismi di luce, fino alla dissolvenza delle forme e al prevalere del colore puro in una “full immersion” nella luce cosmica come è stato rilevato, da diverse angolazioni critiche. Sue opere sono presenti in Musei e collezioni private europee e americane.


Gabriella Di Trani

G A Q

“Passaggi” 2003 acrilico su legno, cm 70x80

Parma 1944. Espone dal ’79 con linguaggio visivo da “Luna Park” metropolitano, allusioni metaforiche e implicazioni ironiche, ed un richiamo all’arte pop attraverso pittura, installazioni, performance. Partecipa a diverse esposizioni, tra cui negli ultimi anni, alla Biennale Multimediale di Londra ‘04 e Istanbul ‘05, a “camera 312…” 52. Biennale di Venezia, ad Arte F. Centro, di cui fa parte, con “sanmicheleinisola” a cura di I. D’Agostino, ‘09. Con G. Di Genova, oltre ad altre varie esposizioni partecipa, su suo invito, al Padiglione Italia 54. Biennale di Venezia 2011, e ad Arte F. Centro col testo critico per “Il Giardino delle Delizie; a cura di L. Rea 2012.


V i t t o r i o

F a v a

G A Q “Gli amanti di carta o la carta degli amanti” 2007 assemblage e collage tridimenzionale di carte antiche, stampe ad incisione e manoscritti antichi, cm 70x55x10

Roma 1948. Diplomato all’Istituto d’Arte di Roma alla sezione mosaico e diplomato all’Accademia di Roma (A.A. 1968). Le sue opere hanno un carattere multiforme e vanno dal libro d’artista alle opere pittoriche, incisioni, mobili scolpiti e film dipinti. Nel 2011 ha partecipato su invito alla 54° Biennale di Venezia, padiglione della Regione Lazio con sede a Palazzo Venezia, Roma. Alcune sue opere si trovano nel MAGI Museo delle Generazioni italiane del ‘900, a Pieve di Cento (RA), nell’Archivio SACKNER Miami (USA), nel Museo del Libro d’Artista di Caroline Corre Verderonne (Francia), nel MACMA, Museo d’Arte Contemporanea di Matino (LE).


Franco

Paletta

G A Q

“Corpo vuoto luminoso”, 2011 acciaio verniciato, cm 230x60x33

Cetraro (Cosenza) 1948. E’ cultore delle filosofie orientali: yoga, zen ecc. E’ docente c/o l’Accademia di Belle Arti di Roma. Le sue opere si trovano in Collezioni e Musei pubblici e privati. Ha una carriera di oltre quaranta anni di attività. Si sono occupati del suo lavoro critici e storici dell’arte, solo alcuni nomi: P.Restany, C.M.Ragghianti, Giorgio Di Genova ecc.; riviste del settore ed emittenti televisive pubbliche e private tra cui Rai Uno, pubblicazioni su varie riviste di Arte Contemporanea le hanno dedicato la copertina. Vive e opera a Rende (CS).


Renata Rampazzi

G A Q

“Dittico” 2004 olio su tela, cm 145x50

Torino 1948. vive e lavora tra Roma e Parigi. Formatasi con Emilio Vedova e Zao-Wou-Ki, ha sviluppato una ricerca pittorica originale “solo in apparenza spontanea, ma con un severo controllo della struttura dell’immagine”. Esposizioni personali le sono state dedicate al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, il Petit Palais d’Art Moderne di Ginevra, il Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno, l’Archivio di Stato di Torino, il 53° Festival dei Due Mondi di Spoleto, ArtParis2011 al Grand Palais di Parigi. E’stata invitata alla 54 Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, Padiglione Italia Regione Lazio.


Edoardo Stramacchia

G A Q

“Concetto tautografico”, 2011 acrilico su tela, cm 80x80

Anfo (Brescia) 1949. Inizia l’attivita’ artistica nel 1971.Nel 1975 entra nel gruppo Sincron, grazie al quale entra in contatto con grandi artisti come Julio le Parc e Bruno Munari. Nel 1980 fonda con Bonetti e Tancredi il gruppo TREA con cui espone in varie gallerie italiane tra cui Vismara a Milano, ad Amsterdam e a vari Salon al Grand Palais di Parigi. Nel 1984 avviene la svolta nella sua produzione artistica con l’abbandono delle esperienze costruttiviste e quelle legate alla poesia concreta. Dopo una lunga maturazione torna ad esporre attivamente a partire dal 1991, proponendo con successo i collages realizzati con frammenti di fumetti in cui convergono anche i risultati delle esperienze degli anni della formazione.


Organizzazione artistica Tartaglia Arte tel. 064884234 - cel. 3486622952 riccardotartaglia@tartagliaarte.com www.tartagliaarte.com


Finito di stampare nel mese di Marzo 2013


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