Catalogo contaminazione culturale

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ontaminazioni ulturali



Comando Regione Militare Centro

Museo Storico della Fanteria

Contaminazioni Culturali Mostra itinerante

MUSEO STORICO DELLA FANTERIA dal 20 Novembre al 4 Dicembre 2009 Presentazione di Giuseppe Salerno


Organizzazione: Galleria Tartaglia Arte e Vista Centro d’Arte e Comunicazione Realizzazione e allestimento: Riccardo Tartaglia e Alexander Jakhnagiev Testi: Giuseppe Salerno Collaborazione: Occidente & Oriente - Valencia Progetto grafico: Teresa Tracchi Stampa: Modulgrafica Forlivese Ufficio stampa: Lapo Chirici Press & Media Relations, Firenze - TAAR, Roma Segreteria organizzativa: Tartaglia Arte via XX Settembre, 98 c/d, Roma e-mail: gallerie@tartagliaarte.com

tel. 064884234 - Vista Centro d’arte e comunicazione via Ostilia, 41 Roma tel/fax 0699704321

© Galleria Tartaglia Arte e VISTA Tutti i diritti sono riservati nessuna parte di questo catalogo può essere riprodotta o trasmessa, anche parzialmente, in qualsiasi formato, con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro, senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti.




Introduzione



Art…tenti!! Un titolo che rende congiuntamente omaggio al mondo dell’arte ed a quello militare è offerto dall’esposizione di opere pittoriche di artisti spagnoli e italiani ospitata a Roma, nelle sale del Museo Storico della Fanteria, a conclusione di un lungo tour nel nostro paese. “Art…tenti!”, che non intende risolversi nel semplice gioco di parole, nasce dalla volontà di sottolineare una condizione basilare che determina la funzionalità e la vitalità di tanti sistemi ed in modo particolare quello dell’arte che, più d’altri, necessita della partecipazione attiva ed attenta di tutti i suoi protagonisti. Senza la dovuta ”attenzione” decade l’intero processo di comunicazione su cui si fonda l’arte. Si richiede considerazione e interesse da parte dell’artista per l’universo in cui è immerso, con cui interagisce e con cui intrattiene un rapporto di tensione continua. Un rapporto che lo trova osservatore capace di superare la soglia del visibile e altrettanto capace e bisognoso di dare visibilità alle proprie intuizioni realizzando opere che divengono il tramite di messaggi destinati all’intera umanità Ma ancora “attenzione”, accompagnata da una indispensabile dose di umiltà, è richiesta anche in quanti, accostandosi al lavoro dell’artista, intendano leggere punti di vista originali e cogliere quegli spunti che sensibilità speciali offrono loro senza altra motivazione che non sia un sincero e disinteressato amore per l’arte. Attenzione in questo caso è richiesta nei confronti di artisti che, pur appartenendo a culture tra loro non lontane, pur immersi tutti in quel processo di globalizzazione che ci vorrebbe sempre più omologati, riescono ancora far emergere ed elevare a valore taluni caratteri distintivi della proprie terre nella più armoniosa delle convivenze. Giuseppe Salerno


Fu alla fine della Grande Guerra che si diffuse l’idea di costituire un Museo della Fanteria Italiana nell’ottica di testimoniare la storia dell’Arma, ovviamente sull’onda della memoria, ancora vigile del contributo di sangue pagato dalla Fanteria proprio durante il conflitto. Per altre Armi dell’esercito, nonché per alcune specializzazioni proprio della Fanteria, si realizzarono, monumenti, Sacrari e Musei dedicati, ma nonostante le intenzioni nulla venne fatto per ricordare e raccogliere le memorie della Fanteria. A tale mancanza sopperirono spontaneamente i singoli reggimenti di Fanteria che costituirono spesso presso le proprie caserme, piccoli Sacrari e collezioni di cimeli. Cimeli che in verità andarono quasi del tutto dispersi durante la seconda guerra mondiale, mentre si salvarono i Musei già realizzati delle altre Armi. Alla fine della seconda guerra mondiale parve a tutti giunto il momento improrogabile di realizzare un Museo esclusivamente dedicato alla “Regina delle battaglie”. Così nel 1948 lo Stato Maggiore dell’Esercito affidava al Generale Edoardo Scala, già storico militare, l’arduo compito di raccogliere il materiale ancora reperibile per la costituzione dell’atteso Museo. Nonostante l’instancabile impegno del Generale Scala nel reperire cimeli, documenti e materiali vari, il progetto si scontrò contro difficoltà burocratiche e finanziarie, ma soprattutto con l’impossibilità di reperire a Roma i locali necessari, con il dovuto decoro, ad ospitare il Museo. Nel 1956 il nuovo Direttore del nascente Museo, alfine di risolvere l’assillante problema della sede decise di utilizzare uno degli edifici che a quel tempo venivano dismessi dal Comando militare. La scelta cadde sulla caserma Umberto I, già sede per lunghi anni del Comando del 2° Reggimento Granatieri di Sardegna. In tale struttura nel 1920-21 prestò servizio militare il principe Umberto, futuro e ultimo Re d’Italia. Il grande edificio su tre piani in stile Liberty era stato per lunghi anni abitato da sfollati durante la seconda guerra mondiale, a seguito del bombardamento del quartiere romano di San Lorenzo, fu circoscritto il parco prospiciente all’edificio, includendovi imponenti ruderi risalenti al IV sec. d.C. e iniziò una graduale opera di recupero della struttura. Contemporaneamente Edmondo Furlan realizzava la maestosa opera in bronzo a ricordo dei caduti dell’Arma che tuttora costituisce uno degli elementi più prestigiosi e suggestivi del Museo. Finalmente l’11 novembre 1959, il Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi inaugurava il Museo alla presenza delle massime autorità civili e militari e di tutte le bandiere dei Reggimenti di Fanteria.


Il Museo occupa l’intero edificio disposto su tre livelli. Ha una superficie utile espositiva di circa 2.500 mq dispone di un parco di circa 5.000 mq. L’esposizione è composta da armi, uniformi, cimeli, documenti, plastici, quadri, sculture, drappelle, bandiere e medaglieri, ed è organizzata in ben 35 sale, 5 gallerie e parco esterno. Il patrimonio del Museo è costituito prevalentemente da acquisizioni e donazioni private. Al piano terra è innanzitutto testimoniata l’evoluzione dell’Arma dall’antichità ai giorni nostri. Al primo piano, oltre al Sacrario, è esposta una preziosa e ricca messe di materiali che tracciano la storia della Fanteria moderna attraverso il Risorgimento, le esperienze coloniali, le due guerre mondiali, la Guerra di Liberazione e l’interventi dell’Arma all’estero. Al secondo piano si trovano i medaglieri e la ricostruzione in dimensioni reali di un frammento di trincea della Grande Guerra. Sono inoltre raccolte le Bandiere Reggimentali delle varie Unità di Fanteria dell’Esercito unitario. Nel giardino infine sono esposti numerosi pezzi di artiglieria e vari carri armati. Il Museo è inoltre arricchito da un prezioso patrimonio artistico. I Musei non dovrebbero essere ambienti statici e inerti, dovendo al contrario rendersi dinamici e sempre all’altezza delle esigenze di conoscenza che i tempi impongono. I Musei si fanno quindi momenti di incontro, per chiunque voglia svolgere ricerche e studi specialistici, ma anche per chi voglia contribuire all’arricchimento del patrimonio storico. Il Museo Storico della Fanteria, pertanto, è un luogo di incontro in convegni, giornate di studio, presentazione di libri. Infine gli ampi spazi sono sempre più spesso messi a disposizione anche per attività non strettamente collegate con il mondo storico militare. Così le gallerie al piano terra, frequentemente ospitano mostre temporanee di scultura o pittura, palesando così un ambiente museale, tutt’altro che inerte. Col.f.(b) RS Antonio MANCINETTI



Artisti


MAURIZIO ATTISANI

E’ nato a Roma ed ha iniziato a dedicarsi alla poesia e alla pittura sin da giovanissimo,tra l’altro dipingendo tele a tema religioso e disegnando vetrate d’arte.Di formazione accademica ha seguito corsi di disegno e pittura presso le accademie di Belle Arti di Roma e Bologna,ha frequentato anche le facoltà di Legge e Psicologia presso l’Università degli Studi di Roma. Artista eclettico ed assai creativo Maurizio Attisani è riuscito da tempo,dopo una continua e proficua ricerca a dar vita ad una lunga teoria di opere assai accattivanti,ad un’espressione delle sue fervide attività. Partendo da una configurazione dell’immagine secondo musicalità classiche e frammentazioni naturalistiche,vive il suo excursus di ricerca,conquistandolo con traguardi ben definiti,nell’evolversi del tempo. Diversificando,attraverso un processo di stilizzazione e semplificazione,gli stilemi della sua poetica,arriva a definire un preciso codice espressivo,lontano da meri accademismi o facili rivisitazioni. Con l’uso di colori acrilici, olii, matite e acquarelli,l’artista formalizza una tipologia di linguaggio che ha come preciso scopo la creazione di un’arte oggettiva,le cui regole tendono a riflettere ,in una magica cosmogonia,l’ordine dell’universo. Utilizza gli elementi compositivi per “dinamizzare” il movimento ed è così che spazio-forma-colore divengono una trilogia di base su cui Maurizio Attisani impianta il ritmo del suo universo interiore e con un processo osmotico della forma che si fa colore e viceversa,crea uno spazio oltre i limiti del convenzionale.

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SABELA BAÑA

(A Coruña, 1966), Realizza un lavoro di astrazione geometrica nel quale, con una forma ritmica e colorata, ripete vari elementi modulari come il triangolo, il rombo, il rettangolo, l’esagono o il cerchio. Laureata in Belle Arti, comincia ad esporre nel 1997 iniziando un ampio percorso di mostre sia personali sia collettive in varie sedi (Galizia, Portogallo, Madrid e Barcellona). Le sue opere appendono a diversi musei ed istituzioni, sottolineando il Museo di Arte Contemporanea Unione Fenosa, MACUF, e il Museo Constructivista di Malaga. Le sue creazioni pittoriche si caratterizzano per un ordine interno configurato in linee rette e curve dove, al di sopra di tutto, prevale il colore, elemento fondamentale che, con la sua lucentezza e intensità, unifica e dà equilibrio alla composizione.

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XARO BONILLA

Goikoetxea (Segorbe, Castellón 1948), La pittrice ha realizzato numerose esposizioni dal 1989 e opera in istituzioni come l’Università Politecnica di Valencia, Università Chengshui Arte Center di Taiwan, municipio di Benifairó e Tavernes di Valldigna (Valencia). Laureata in Belle arti e specialista in incisioni e sistemi di stampa, ha esposto la sua opera in varie città in Spagna, Cina e Messico. Il suo lavoro è caratterizzato da linee sinuose e profili ondeggiati che sottolineano i colori terrosi che formano un insieme di ombre, figure e sagome. Opere di grande forza che vanno oltre i limiti della prassi plastica e riflettono sulle incertezze del nostro tempo.

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JUANJO CABRERA

(Mielata – Valencia 1959) Artista autodidatta che esegue le sue composizioni in un linguaggio pittorico vari elementi trattati con colori vivaci. Il suo stile artistico ricorda elementi marini sparsi per la tela, figura arrotondate con un grande forza, proporzionata che dai suoi colori vivaci e contorni marcati di nero. Le immagini che fluttuano in sfondi blu, come se fossero molecole, atmosfere sommerse come un oceano. Molti di questi elementi utilizzati da queste mutazioni ci ricordano la realtà. Una luce blu che evoca seducente l’immenso mare, inonda lo spettatore, dove le patch di colore rosso brillante, verde e giallo punto la tela, lasciando una libera interpretazione di che prevede il lavoro. Il risultato è un’opera enigmatica, e affascinante. Un lavoro pittorico che è la dicotomia tra l’astrazione e la pittura figurativa, in cui lo spettatore ha l’ultima parola.

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ANA CASTAÑER

(Pamplona 1946), Si è formata con maestri della Scuola di Arti di Oslo (Norvegia) e della Scuola messicana. Vanta varie pubblicazioni e ha realizzato esposizioni a Teruel, Valencia, Oslo, Sitges, l’Aia, Francoforte, Tokyo, Parigi, Shanghai, New York, etc. Dalla sua creazione plastica emergono i suoi acquarelli astratti con influenze orientali. Disegni di soavi colori e sinuoso tracciato che, quasi in una forma casuale, si mischiano e fondono formando una composizione armonica di ritmi cromatici. Il bianco del supporto dei suoi acquarelli svolge un ruolo importante nell’opera di Ana Castañer, poiché si tratta dell’elemento che unifica, distribuisce e compone l’articolazione delle macchie che spruzzano di forma elegante e vaporosa l’opera.

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CAROLINA CORONADO

(Madrid 1944), Pittrice e decoratrice ha esposto le sue opere in Belgio, Spagna, Portogallo, Stati Uniti e Giappone. Nei suoi ultimi lavori possiamo vedere due tipi di composizioni che contemporaneamente si contrappongono e si completano. Una parte delle sue opere mostra un fondo pacato di tonalità leggere che continuano a decrescere, alcune disuguali con un marcato carico pittorico, altre in modo liscio ed uniforme. Una base dove rimane rappresentato un punto centrale che attrae i nostri sguardi. Il secondo tipo di pitture e sculture mostra come la forte rappresentazione della trama, la maglia, quell’incrociato o la linea zigzagante prevale in una composizione che ci riempie di incertezze. E’ una pittura che prescinde da tutti gli elementi figurativi, per concentrarsi così sulla forza espressiva di forme e colori che non hanno relazione con la realtà visiva.

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FRANCESC CRESPO

(Pobla de Vallbona 1951) Autodidatta, ha iniziato la sua carriera, tra il 1976 e il 1980, con la partecipazione e il completamento delle varie mostre locali. Ottenere il riconoscimento della giuria dei concorsi Llíria Belle Arti (Valencia), durante gli esercizi 1978 e 1979 (1a e 2a un’estrazione a premi, rispettivamente). Nel corso del distretto 80 partecipa a varie mostre. • opere selezionate per il Premio di pittura deciassettesima secolo, 1. Internazionale “Omaggio a Joan Font i Reves”, organizzato dal Cercle de Belles Arts de Lleida, con la mostra a l’Institut d’Estudis Illerdencs di Lleida e alla mostra “arte Japó.L ‘oggi”. Scambio culturale con artisti di Tokyo. Mostra che ha avuto luogo presso la Casa Batlló (Edifici di Gaudi) a Barcellona, sia nel 2001. Inoltre partecipa alla IX Salo d’Arts Plastiques ACEA a Barcellona….

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VALME DE TOLEDO

Le fotografie dell’artista sono l’argomento di incertezza. Vedono un uomo solo, un tasso che si aspetta, passando, l’attraversamento di un passaggio pedonale, imboccare una strada che sembra non avere fine. E ‘la metafora di isolamento. La sua immediata trascinare fuori una musica delicata in qualcosa come il tremore della inevitabile. Sembra essere la linea della storia di incertezza. Nelle sue immagini possiamo vedere un uomo solo, un dato che è in attesa di qualcosa, di qualcuno che vaga da sola, la gente che cammina lungo una strada che non sembrano avere una fine. Essi sono una metafora della solitudine. Il suo lavoro suona una musica delicata, qualcosa che potrebbe essere sentito come il tremore della inevitabile.



SILVANA FRIVOLI

Nata e lavora a Roma. Figlia d’arte, si occupa di pittura presso l’atelier del padre, pittore e poeta solitario, avendo così i primi rudimenti del disegno prima e della pittura poi. Dopo aver partecipato a manifestazioni artistiche, mostre collettive e personali ed aver viaggiato in Europa a Parigi e a Barcellona, visita musei e gallerie d’arte e rimane influenzata dai Maestri quali Picasso, Matisse, Lautrec, decide di trasferirsi per un breve periodo nell’Africa magrebina (Marocco) poi, anche in Turchia. In questo periodo Silvana Frivoli coglie artisticamente la “congiunzione” tra Oriente ed Occidente in termini di potenziale integrazione tra culture. La donna è l’elemento dinamico, ispirazione ideale, razionalità concreta e nel contempo sogno, “imago velata” di un mondo che cerca con difficoltà il suo equilibrio e la sua pace. Opere che ritraggono la donna orientale a confronto con l’europea, elaborate con tecniche di segno materico e coloristico delineate in uno figurativo dai contenuti espressivi forti, appagati da tratti decisi con colori primari di quelle terre d’oriente. Ha frequentato la Scuola Libera del Nudo presso la Libera accademia delle belle Arti “RUFA” di Roma.

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KUMIKO FUJIMURA

Le opere del pittore giapponese esplora principi artistica orientale e occidentale, ma la sua pittura si basa sul tradizionale calligrafia orientale, vediamo come queste immagini statiche sempre spazzole sono sostituiti dai pieni di movimento. Attratti dalle figure femminili, presenta contorni delicati e sinuosi che sembrano evaporare di fronte a noi. Una serie di campioni di colore pastello insieme in un delicato da pennellate nere. Un accenno di oscillazione figure che si muovono in modo suggestivo e ritmico. Fujimura ha sviluppato la maggior parte della sua carriera di artista in Giappone, sottolineando nei suoi dipinti la finezza, eleganza, sensibilitĂ e spontaneitĂ Oriente. Un lavoro caldamente disciplinato studio e di lavoro, oltre a un amore di movimento e la natura. Cancella gli echi della tradizione della pittura e della calligrafia giapponese, sia per quanto riguarda le risorse tecniche ed espressive. Una parte importante della produzione artistica di Fujimura si sviluppa nel campo della pittura sumi-e inchiostro cinese.

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LUIS GUERRERO

Motilla del Palancar (Cuenca) Spagna 1962. Costituito presso l’ufficio di intagliatore specializzato in mobili antichi e artistico e legno policromo, nelle sue varie forme. Pratica l’arte e il bassorilievo, la scultura e conferenze sulla sua specialità. La sua capacità di lavorare il legno e la loro capacità artistica lo ha portato ad essere uno scultore su legno .. Dal 2001 fino ad oggi ha portato avanti numerose mostre collettive in diversi centri in Spagna, Francia e Danimarca. Germania, Olanda, USA, Giappone. Come un intagliatore ha fatto numerosi interventi di restauro dei monumenti storici e religiosi nella loro comunità di nascita riceve numerosi premi e citazioni per questo lavoro. Membro d’Onore del Museo delle Americhe di Miami e il suo lavoro è documentato in numerosi libri e pubblicazioni informative.

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ENRIQUETA HUESO

(Valencia 1948) Le opere della pittrice sono colme di simboli e fantasia che debordano dalla cornice, si tratta di numerose e varie tecniche miste che si caratterizzano per spontaneità e grande forza, dove la carica materica e il collage sono protagonisti. Laureata in Belle Arti e specializzata in incisione vanta varie pubblicazioni ed edizioni riguardanti i suoi lavori. Le sue opere sono state esposte in numerose manifestazioni, nazionali e internazionali, e fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private: Università di Cheng Shiou di Taiwan, Shanghai (Cina), Tokyo (Giappone), Madrid, Barcellona, Parigi, Olanda, Danimarca, Latin Museum Contemporany Miami, New York, Berlino, Francoforte, Osnabrück (Germania)… Il collage permette ad Enriqueta di trasformare i suoi lavori pittorici in nature vive, vincolate al quotidiano. Il suo metodo rompe gli ordini classici dello spazio e attrae lo spettatore attraverso l’articolazione della carica pittorica creata con diverse componenti: carta, cartone, capelli, legno, spartiti, etc. La sua pittura, fortemente influenzata dall’incisione, dal “principio” del collage e dalla realizzazione cinematografica, si evidenzia per un affanno espressivo e l’uso del carico pittorico.

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ANA POBO

(Vigo 1966), Nelle sue fotografie evocative ritrova il passo del tempo e i ricordi passati. Con il suo lavoro ha partecipato a varie esposizioni (Valencia, Teruel, Alicante, Italia, Tokyo, Shanghai, New York, etc.). L’opera fotografica di Ana Pobo ferma il tempo e ci riporta al passato attraverso un percorso di ricordi con fondo di carta dipinta, oggetti antichi e polsi Mariquita Pérez. Una visione frammentata di case abbandonate che hanno perso la loro funzionalità, l’essere abitate, e che ora sono invase dalla la malinconia. Nature morto che galleggiano in un’aria trasognante con valigie, giocattoli e scarpe che ci portano alle mente nostalgie di un tempo trascorso. Opere che seducono misteriosamente, immagini della memoria, evocazione di esperienze… angolo di ricordi.

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CRISTINA SANZ ALONSO

(Valencia 1955), E’ laureata in Belle Arti e Filosofia e Lettere. Laureata anche in arredamento e arte pubblicitaria ha studiato alla Scuola Nazionale di Belle Arti di Parigi. Le sue composizioni sono incorniciate dall’astrazione geometrica. Si evidenzia una ricerca della semplicità dello spazio interno del quadro attraverso la linea o la macchia dai colori vivi ed intensi. La proposta della pittrice ci offre una serie di tratti orizzontali e verticali che emanano piani di colore puro. Utilizzando elementi neutrali, normalmente geometrici (rettangoli quadrati, cerchi, triangoli…) nasce una composizione strutturata secondo una logica che offre chiarezza, precisione ed obiettività all’opera.

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SOMMARIO MAURIZIO ATTISANI pag.13-14 SABELA BAÑA pag. 15-16 XARO BONILLA pag. 17-18 JUANJO CABRERA pag. 19-20 ANA CASTAÑER pag. 21-22 CAROLINA CORONADO pag. 23-24 FRANCESC CRESPO pag. 25-26

VALME DE TOLEDO pag. 27-28 SILVANA FRIVOLI pag. 29-30 KUMIKO FUJIMURA pag. 31-32 LUIS GUERRERO pag. 33-34 ENRIQUETA HUESO pag. 35-36 ANA POBO pag. 37-38 CRISTINA SANZ ALONSO pag. 39-40



finito di stampare Modulgrafica Forlivese ottobre 2009



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