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Poesie – A. Mantovani, C. Calabresi

LIRICHE PER UNA STAGIONE

di Alessandro Mantovani È iniziato alla spiaggia. Rimini come Hollywood, Bologna tutta d’arsura Genova e Palermo, di pesci incruditi, il perimetro di un accampamento e legioni, legioni di cose ben forti salde, lì tutte a incassarsi.

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Erano costellazioni e bicchieri, birre ghiacciate su tavoli di legno territori appresi a mani nude un giro sulle biciclette e l’insieme dei tetti per illuderci di essere in qualche sfera benigna più in alto della strada.

C’era solo paura delle meduse, di pungersi con una conchiglia arrossandosi tutte le parti o dimenticare qualcuno o qualcosa sui litorali ventosi a sgretolarsi sul bagnasciuga.

Adriatico o Ionio o tirrenico che mi ti fai così patente di fronte hai svelato il tuo centro oltre le spine dei pesci-ragno, hai dissalato per sempre quelli che eravamo, impastando una miscela di fanghi fatto più istruiti alle pretese della vita.

GOLFO ARANCI

TRASFIGURINE #2 di Claudia Calabresi

I miei figli? li vedo ogni giorno nuotare in cornici di legno, appesi a piastrelle del bagno, quando vado a pisciare.

Seduta, li guardo imparare le cose del mare, messi a fuoco da fotografie sotto il pelo dell’acqua.

Li guardo, seduta sul cesso, non più solo cose di madre, partiti dai fianchi di chi li ha lasciati spiccare, in volo radente. Spicchi d’arancia con ali screziate di verde, di rosso.

Rimango seduta a guardare il prato sommerso del mio sono stata, la carta increspata di un nido passata di forma, non più riciclabile, sindone, coro, ventaglio di becchi, ventre marino di fiori sdentati.

La branchia che ha dato il respiro deve richiudersi in cicatrice, i miei pesci di mari invernali hanno messo le piume. Li guardo volare.

L’estate del duemiladue ci sono successe le cose del mare.

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