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In musica, segnatamente nell’opera lirica preromantica (fino a Gluck che, riformando l’opera, l’abolì), l’aria col “da capo” era una particolare forma di cantato che, dopo un intermezzo in tonalità diversa dalla principale, prevedeva la ripetizione dell’aria medesima, e nella stessa tonalità, ma in una versione ricca di variazioni e improvvisazioni, suggerite dall’estro del cantante stesso. È, più o meno, quello che abbiamo fatto nel programmare la Stagione (la ventiquattresima) che sta per iniziare. In realtà si tratta di un secondo inizio, proprio come nell’aria di cui sopra: l’altr’anno è stata eseguita l’aria in tonalità diversa e adesso torniamo (“da capo”, appunto), all’aria principale, con variazioni. Quindi è questo il vero nuovo inizio, con tutti i crismi ed accessori, dopo la triste interruzione pandemica. Lo facciamo in un contesto che allinea alcuni dei teatri nazionali in una rete o circuito che uniforma l’offerta di spettacolo a un livello eccezionalmente alto; una sorta di rete virtuosa dei teatri. Tra questi, oltre al nostro, il Sistina di Roma, L’EuropAuditorium di Bologna, il Politeama Genovese e il Teatro Colosseo di Torino. Tre le direttrici principali in cui la Stagione si articola, come da consolidatissima tradizione: il teatro musicale (musical o commedia con musiche, fa poca differenza), che snocciola una silloge impressionante dei titoli migliori in circolazione e qualche perla rara (per esempio la ripresa de Il gatto in cantina che segna, speriamo, il ritorno in grande stile del teatro in lingua fiorentina, o Ci vuole orecchio che vede Elio alle prese col repertorio del geniale Enzo Jannacci); il teatro di parola (chiamiamolo pure Prosa!), con ritorni immancabili di vecchi amici del Verdi (da Panariello a Salemme, a Siani); la danza, settore in grande espansione con un seguito sempre più numeroso formato soprattutto da giovani, con quattro eventi che abbracciano quasi due secoli di arte coreutica, da Marius Petipa al teatro-circo-danza, a Shine! Pink Floyd Moon, con la coreografia di Micha van Hoecke e le musiche eseguite dal vivo dai Pink Floyd Legend.
Completa l’offerta una manciata di spettacoli fuori categoria tra novità assolute (come il Beethoven di Hershey Felder, che vedremo in trasferta al nuovissimo Teatro di Fiesole), riprese “a gran richiesta” (il beniamino Arturo Brachetti) e le “uscite dal seminato” della programmazione Off, tra comicità sfrenata (Jonathan Canini e Maurizio Colombi), impegno e racconto storico (il Perlasca di Alessandro Albertin) e il nuovo genere della “pittura raccontata” (Leonardo e Michelangelo di Roberto Mercadini e Gli ultimi giorni diVan Gogh di Marco Goldin). E adesso prendiamo fiato e… da capo!
P.S. Facciamo in coda, in barba alla scaramanzia, un po’ di quello che in quest’epoca di anglicizzazione non sempre indispensabile chiameremo “spoileraggio”: se le spese per l’energia non si mangiano troppa parte dei fondi stanziati, per l’anno prossimo è previsto l’inizio del restauro di alcune parti di teatro… sssshhhhhh.
I TEMPLARIAndrea Orcagna (1310 circa - 1368), La cacciata del Duca D'Atene, Palazzo Vecchio, la Salotta
1 Pietro Iacopo Fraticelli, Delle antiche carceri di Firenze denominate le Stinche or demolite e degli edi�izi in quel luogo eretti l’anno 1834, Formigli, Firenze, 1834, p. 27.
2 Fruttuoso Becchi parla di questo locale che ospitava l’affresco come della “stanza d’ingresso che si presentava appena percorso l’andito unito alla piccola porta d’entratura”. F.Becchi, Sulle Stinche di Firenze e su’ nuovi edifizi eretti in quel luogo. Brevi cenni. Le Monnier, Firenze, 1939, p. 12.
3 Ivi,
4 Carlo Ernesto Liverati (1805-1844), pittore specializzato nella copia di opere antiche, oltre che nella creazione di opere originali. Fu anche un vorace ed entusiasta studioso d’arte: è lui la “persona di tali materie intelligente” del Fraticelli. Così lo ricorda un illustre contemporaneo: “E veramente istruitissimo lo trovai a tal segno che in artista parvemi cosa incredibile: talché la sua conversazione senza pedanteria, e senza la pretensione ridicola di soverchiare e di far da oracolo, riusciva istruttiva e gradevole per gli scelti aneddoti, per le recondite notizie; e delle storie nostre lo sperimentai sì pratico da riporlo fra i più profondi eruditi. Delle cose d’arte poi parlava sì bene, tante notizie avea raccolte nella storia pittorica e ne’ codici delle librerie, che ben si comprende come scrivendo talvolta sulle arti potesse mostrarsi con lode fra i più reputati”. Numa Pompilio Tanzini, Cenni biografico del pittore Carlo Ernesto Liverati, Pietro Ducci, Firenze, 1845.
Dei tabernacoli che abbellivano le pareti esterne del carcere delle Stinche ho già parlato diffusamente nel catalogo della Stagione 2021-22. Ho volutamente taciuto in quella occasione di un altro, il quarto e non l’ultimo, essendo ben più alto il numero degli affreschi, tutti finiti tra le macerie, a parte quello di Giovanni da San Giovanni sull’angolo tra via Ghibellina e via dell’Isola delle Stinche e quello di cui sto per raccontarvi. Così, ad esempio, la lunetta dalla parte interna della Porticciuola che “rimontava certamente all’epoca della fabbrica di quelle Carceri, e che essendo non solamente tutta guasta e annerita, ma pur anche di nessun pregio, fu gettata a terra per dar luogo ai nuovi edifizj da erigersi”1. Ma veniamo adesso al più antico dei tabernacoli che abbellivano le mura del burbero parallelepipedo che chiudeva a sud l’antico centro abitato fiorentino. L’affresco di cui si vuol dar notizia adesso decorava il cortiletto2 della succitata lunetta si trovava incassato appunto in un tabernacolo. Si tratta di un grande affresco di forma circolare e del diametro di tre metri, la cui attribuzione ha subito alterne fluttuazioni. Nel tempo in cui gli storici cominciarono ad interessarsi al vecchio Carcere (da notarsi una pressoché totale assenza di storiografia precedente, se non per accenni e menzioni en-passant), ovvero attorno agli anni Trenta
dell’Ottocento, si pensava che fosse da riferire alla scuola di Giotto. Tuttavia gli esperti, che cominciavano a ristudiare la pittura pre-rinascimentale, iniziarono a proporre altre attribuzioni. Ecco il Fraticelli, avanguardia e pioniere dell’indagine storica sul Carcere delle Stinche e i suoi immediati dintorni: “Nel momento […] che pongo sotto il torchio questo libretto, giunge a mia notizia, che una persona di tali materie intelligente, avendo già veduta la suddetta pittura, sospetta che possa essere di quel Cennino Cennini da Colle Val d’Elsa, del quale ci narra brevemente la vita il Baldinucci. Dalla data ex Carcere Stincarum apposta dal Cennini ad un trattato da lui scritto sull’arte della Pittura, si argomenta che egli stesse un tempo rinchiuso nelle Stinche, e che quindi potesse questi essere il dipintore di quel Tabernacolo. Ciò avrebbe dovuto succedere intorno al 1437” 3. La forma dubitativa o possibilista viene abbandonata dall’abate Fruttuoso Becchi che pochi anni dopo (1839), si riferisce all’affresco e al suo recupero nel seguente modo: “Era così malconcio dalle incurie de’ tempi, che appena si poteva scorgere la figura del Palazzo Vecchio e d’alcuni armati. Ciò valse per altro ad eccitare la curiosità e l’attenzione del signor Ernesto Liverati4, il quale fattosi accorto, che la pittura potesse essere di qualche importanza, e bramando
perciò che ella non venisse meno, appena udì essersi determinata la demolizione delle Stinche, cercò di poterne cavare un disegno. E in verità fu per lui una bella ventura, che dirigesse questa demolizione, e le fabbriche che sulla medesima si dovevano innalzare, l’ingegnere signor Francesco Leoni. Imperocché ardente anch’esso di zelo e d’amore per le arti sorelle, si adoperò ad agevolare al signor Liverati ogni mezzo necessario a colorire coll’atto il concepito desiderio. Ond’è che messa mano a togliere la polvere, che da tanti anni ricopriva questa interessante pittura, potette pervenire a scoprirla di maniera, che rivelandone il pregio, ne invaghì fuor di modo; e con lui gareggiando il signor Leoni nell’affetto che si dee ai monumenti artistici, pensò di fare una mutazione nel piano della nuova fabbrica, perché non dovesse atterrarsi quel muro, in che si vedeva rappresentata. Gl’intendenti sono di parere che sia di mano di Cennino Cennini, che già dicemmo essere stato rinchiuso in queste carceri intorno al 1437.”5
La datazione più recente sposta invece la data d’esecuzione ad un secolo prima. A questo induce, oltre alle caratteristiche
intrinseche del dipinto, soprattutto l’immagine di Palazzo Vecchio che vi troviamo riprodotta: “L’affresco mostra Palazzo Vecchio com’era nei primi decenni del Trecento. Lensi Orlandi ha notato che vi sono raffigurati l’arengario, iniziato nel 1323, e gli antiporti, demoliti nel 1349. Dunque il dipinto appare coevo alla Madonna del Giglio e alla Madonna del Parto di Taddeo Gaddi; la datazione è compatibile anche con quella della detenzione di Giovanni Villani nel carcere delle Stinche (1346)”6 . L’attribuzione più accreditata conduce alla cerchia di Andrea di Cione di Arcangelo, l’Orcagna (1310 circa-1368): in passato la maggioranza dei critici propendeva per assegnarne la paternità alla bottega del pittore, mentre oggi si tende per lo più ad attribuirla al Maestro e a datarla ai suoi anni giovanili. Proprio l’immagine di Palazzo Vecchio, oltre alla misteriosa vicenda rappresentata, rende l’affresco particolarmente interessante al di là delle sue innegabili qualità artistiche. E l’immagine del palazzo deve aver spinto l’avvocato Raffaello Castellani, proprietario del Teatro Verdi e grandissimo impresario (i cui meriti aspettano ancora una degna opera di storicizzazione e la riconoscenza verso il quale è assai fiorentinamente ancora tutta da esplicitare - da parte delle immemori istituzioni e della cittadinanza) a donare l’affresco, che egli stesso aveva provveduto a far staccare e restaurare, al Comune di Firenze nel 1966, appena in tempo per metterlo in salvo dall’alluvione che sommerse il teatro. Oggi l’affresco è conservato nella Salotta di Palazzo Vecchio, a cui si accede dalla più che bellissima Sala dei Gigli.
Ho accennato alla controversa interpretazione della scena rappresentata nell’affresco. In effetti, a tutta prima, la vicenda narrata sembra essere quella della cacciata del Duca d’Atene7, non fosse per alcuni spiazzanti dettagli. In effetti questa fu la più antica e non ancora archiviata interpretazione. Ecco come la racconta il Becchi: “Quando il signor Fraticelli scrisse la sua Illustrazione istorica delle Stinche, non era stata spogliata la pittura della moltissima polvere che la toglieva in gran parte alla vista; e perciò dovette dire che si credeva potesse rappresentare Santa Reparata in atto di benedire le insegne della Repubblica Fiorentina, che vanno ad espugnare vari paesi. Ma ritornato, dirò così, in vita il dipinto per cura e diligenza
del prelodato signor Liverati, è agevole il conoscere che vi si rappresenta la cacciata del Duca d’Atene. Sant’Anna, di che correva la festa nel giorno, in cui l’infame tiranno fu cacciato di Firenze, si vede in atto di consegnare colla destra ai cittadini armati l’antica insegna di Firenze, d’un giglio bianco cioè in campo rosso, quella dell’unione di Firenze e di Fiesole, che è bianca e rossa, e l’altra finalmente del popolo, che per una croce rossa in campo bianco viene rappresentata. La sinistra della Santa accenna agli armati d’aver a cuore il difendere l’antico palazzo della Signoria, che presenta il suo antico antemurale, e dalla parte di settentrione quella porta che fu rimurata, e della quale si vede ancor di presente una specie di frontespizio formato da un angolo acuto in mezzo, con un tabernacolo per lato. Al di là di questo palazzo scorgesi in alto il Dio d’ogni giustizia, che armata la destra d’un dardo scaccia dal soglio il tiranno, il quale mostra di serbare nel seno il demone della frode, rodendogli il cuore un mostro con coda di scorpione, non altrimenti fatto a quel Gerione, di cui dice il divino Poeta:
La faccia sua era faccia d’uom giusto; Tanto benigna avea di fuor la pelle E d’un serpente tutto l’altro fusto. (Inferno, Canto XVII)
Gli abiti che rivestono Gualtieri sono di quella sformata maniera, nella quale i Fiorentini ai tempi di lui senza alcuna vergogna, e senza aver riguardo al vivere civile, cangiarono il loro vestire […]. Sta ai piedi del Duca da un lato la bandiera di Brienne stesa in atto di vilipendio, e dall’altro sono le bilancie insieme col Libro delle leggi, e la spada della giustizia, quelle rovesciate e questa spezzata.
5 F.Becchi, op. cit. p. 3.
6 Renzo Manetti, Cavalieri del mistero. Templari e fedeli d’amore in Toscana, Le Lettere, Firenze, 2011, p. 135.
7 Gualtieri VI di Brienne, duca d’Atene (1304/5-1356), chiamato nel 1342 a reggere la città di Firenze dai governanti fiorentini preoccupati del dissesto economico e della situazione generata dalle infinite lotte tra Guelfi e Ghibellini, dimostrò ben presto un piglio dispotico che lo contrappose alla potente classe mercantile. Impose drastiche misure economiche, come i prestiti forzosi (le “prestanze”). Questo spinse i fiorentini a cercare di eliminarlo, politicamente ma anche fisicamente. Piegandosi alle minacce fuggì dalla città il 26 luglio 1343, appena dieci mesi dopo il suo insediamento. Quello stesso giorno il carcere delle Stinche venne preso d’assalto, i prigionieri evasero in massa.
Le parole infine, che si leggono sotto la milizia:
Forse sono parte o d’un giuramento o d’un’imprecazione dei cittadini Fiorentini”8 . In effetti questa interpretazione sembra descrivere ogni dettaglio dell’opera (a parte l’insolito angelo barbuto di cui non si fa menzione). A suo favore depone anche l’ubicazione dell’opera stessa all’interno del carcere delle Stinche, che proprio nel giorno di S.Anna, il giorno appunto della cacciata del Duca, venne assaltato dai fiorentini per porre in libertà i tanti prigionieri politici fatti incarcerare dal tiranno. In memoria di quella famosa effrazione venne istituito il palio di S.Anna (il Palio dei cavalli berberi), da correre ogni anno. Viene da chiedersi: cosa avrebbe spinto a commissionare un affresco all’interno di quel luogo invisibile per la cittadinanza, se non un riferimento diretto e preciso al luogo stesso?
Tuttavia, alcune altre interessanti interpretazioni sono state proposte negli anni, la più documentata delle quali vede un nesso tra le figure dipinte dall’Orcagna, o chi per lui, con la storia dei Templari e della loro cacciata. Il più accanito fautore di questa tesi è Giulio Cesare Lensi Orlandi Cardini, che nel suo Il Bafometto dei Templari a Firenze scrive che la strana figura barbuta e con strane appendici animalesche tenuta in braccio dal presunto Duca d’Atene “è un animale alato con la testa d’un òmo barbuto e calvo, che fissa severo lo spettatore; sotto la mano destra del gentilòmo, che con grazia lo sorregge, appaion le zampe posteriori d’un leone“. Dunque, quella strana creatura sarebbe il mitico Bafometto o Baphomet, che i Templari furono accusati di adorare
durante i loro rituali. In base a questa presenza l’intero significato dell’opera verrebbe pertanto ribaltato: “L’affresco [ ] si riferisce alla distruzione dell’Ordine dei Templari e allude alle condanne degli ultimi cavalieri fiorentini rinchiusi nelle Stinche e dei quali la storia non parla. La figura del gentilòmo che s’allontana […] rappresenta l’Ordine del Tempio cacciato dalla storia e dalla vita che si ritira nella sede invisibile di Montsalvat. Dietro il gentilòmo resta vòto e incustodito il Trono marmoreo e trionfale della tradizione e del Gran Maestro, Jacques de Molay. La scena è centrata con la rappresentazione del Palagio della Signoria, che non significa lo stato fiorentino, la sua modesta repubblica, ma la società umana civilmente organizzata e fortificata a difesa delle minacce e dei sovvertimenti, come la Montagna, la Caverna, la Rocca o il Tempio, è il simbolo del Centro supremo dai molteplici nomi misteriosi, Tule, Luz, Salem, Agata, di cui i cavalieri Templari furono gli eroici custodi9“.
Gli fa coro il già citato Manetti, che conclude la sua dotta dissertazione sull’affresco dichiarando che “non ha molta importanza che vi sia rappresentata o meno la cacciata del duca di Atene perché, come per i versi dei nostri poeti, il significato esteriore ne nasconde uno segreto, riconoscibile solo dagli iniziati. E questo secondo senso ci parla di Templari e dei loro successori. […] Esaminando brevemente questi simboli, ci accorgeremo che essi coincidono con quelli che Dante, nella Commedia, riferisce al Tempio. Tutta la scena è racchiusa in un arco, oggi quasi del tutto scomparso, nel quale erano dipinti i segni zodiacali, simbolo della totalità del cosmo e dell’eterna Sophia. Sulla destra, di fronte a un trono vuoto, si leva in volo un angelo barbuto, che tiene in mano una colonnina esile, nell’altra
uno staffile, e pare con questi minacciare il personaggio che si ritrae: si tratta dei simboli della passione di Cristo nel pretorio di Pilato. […] Ai piedi del trono si vedono in primo piano un libro chiuso, una spada infranta, una bilancia spezzata e uno scudo piegato. La spada è simbolo della Cavalleria ed essendo spezzata lo è di una cavalleria che soccombe sotto i colpi dell’aggressione, quelli stessi che hanno piegato lo scudo. La bilancia è simbolo della giustizia ed è stata infranta […] in modo illegittimo e contro ogni giustizia umana e divina. Il libro infine è chiuso […] a differenza della spada e della bilancia è ancora intatto, suggerendo che quella sapienza sopravvive e attende il momento della rivelazione, quando le pagine verranno raccolte da terra e riaperte. Di fronte all’angelo che incalza, un uomo elegantemente vestito più che fuggire sembra ritirarsi e il suo corpo si incurva sotto la minaccia. Fra le braccia stringe una figura strana dalla testa barbuta, come a volerla proteggere dall’ira dell’angelo. […] si tratta di Gerione? La figura non sembra avere la coda di serpente. […] Sembra invece plausibile che la testa misteriosa alluda piuttosto al Bafometto, o Maginat, che i Templari avevano confessato di venerare. Queste confessioni erano state divulgate ed erano dunque ben note nella Firenze del XIV secolo. Il volto dell’inquisitore, Pietro Giudice, potrebbe essere impresso in quello così realistico dell’angelo barbuto10”.
Chi scrive non se la sente di prendere posizione a favore di una tesi o dell’altra, per quanto la seconda abbia un che di vagamente lambiccato; entrambe affascinanti restituiscono una vertiginosa prospettiva storica a questo angolo della città, che per secoli è stato un buco nero di sofferenza e che per contrappasso ha avuto la sorte di accogliere la più lieve e rigenerante delle funzioni.
Fabio Borbottoni (1820-1902) Isola delle Stinche e via del Fosso dal lato di levante, Cassa di Risparmio di Firenze
8 F.Becchi, op.cit. pp. 12-13.
9 Giulio Cesare Lensi Orlandi Cardini, Il Bafometto dei Templari a Firenze, Akros, Carmagnola, 1988, p.67.
10 R.Manetti, op. cit. pp-135-137.
Continua questa rassegna che ripercorre gli avvenimenti che hanno caratterizzato la storia del Teatro Verdi del Novecento. Dopo aver ricordato il concerto di Mina e Gaber, entriamo nel Sancta Sanctorum internazionale.
Nella lunga storia del Verdi, costellata di innumerevoli pietre miliari, ci sono date che brillano di una luce speciale. Ce ne sono per ogni genere di spettacolo, dall’opera al teatro comico. Nel corso dei quasi due secoli di vita, si sono alternati sul palcoscenico del teatro di via Ghibellina i nomi più incredibili, soprattutto tra gli artisti italiani ma anche tra le star internazionali. E allora apriamo il volume del jazz… l’indice ci porta al 13 e 14 maggio 1953 (a momenti saranno 70 anni), quando arrivò sulle rive dell’Arno nientemeno che The Voice. Come dire: il re dei re .1 I due concerti di Sinatra, assieme alle altrettanto mitiche performance di Benny Goodman (1950), Louis Armstrong (1955) e Ella Fitzgerald (1957), costituiscono una specie di diadema jazz a cui si sono affiancati nel tempo altri nomi che definire minori sarebbe ingiusto oltre che poco garbato. Sinatra (1915-1998), una delle più grandi voci del Novecento, aveva già alle spalle una robusta carriera come cantante (tra il 1943 e il 1944 era entrato per ben 23 volte nella top ten delle classifiche americane) e come attore (in particolare con la commedia musicale Higher and Higher, 1944, e con Due marinai e una ragazza, 1945, accanto a Gene Kelly). Aveva appena superato, o stava finendo di superare, uno dei peggiori periodi di crisi professionale,
finanziaria e esistenziale: dal 1950 al 1952, allo scadere del contratto cinematografico che lo legava a Louis B. Mayer, con un divorzio in corso di definizione dalla prima moglie, Nancy Barbato, e tre figli da mantenere e problemi di droga. A questo si sommava l’ingombro una nuova relazione, dispendiosa e turbolenta con Ava Gardner, che sposò nove giorni dopo aver ottenuto il divorzio e da cui si separerà nel 1953. Non fosse bastato , il contratto discografico con la Columbia era giunto al termine e non venne rinnovato, tirandosi dietro uno strascico di debiti per anticipi ricevuti che assommava alla favolosa cifra di 110.000 dollari; l’Internal Revenue gli presentò poi il conto delle tasse arretrate dal 1946 (109.996 dollari!) costringendolo ad accettare ingaggi che lo portarono al limite dell’esaurimento e forse oltre (si parla di un tentato suicidio). Questa specie di catastrofe finì per mettere a repentaglio la salute fisica di Swoonatra 2 , oltre a quella psichica: per far fronte ai debiti accettò un contratto col Copacabana Club di New York che prevedeva ben tre concerti per sera. Il surmenage lo portò al crollo definitivo, che lo costrinse a un lungo ricovero. In barba alle infauste previsioni dei menagramo, Ol' Blue Eyes si riprese però rapidamente e nel marzo del 1953 firmò un contratto con la Capitol Records. Il 2 aprile dello stesso anno registrò quattro brani con un’orchestra di 20 elementi; uno di essi, I'm walking behind you, entrò subito in classifica e vi rimase dieci settimane, arrivando al settimo posto.
Copertina del Radiocorriere 17-23 maggio 1953
1 Di quanto fosse grande la popolarità e febbrile l’attesa per la serie di concerti che tenne in Italia è testimone un filmato dell’istituto Luce presente su Youtube: https://www. youtube.com/watch?v=kQOK_fWRyzw. L’eco ritorna anche su quotidiani e periodici, come testimoniato dalle foto che pubblichiamo.
2 Uno dei numerosi soprannomi con cui Frank era noto. Questo alludeva alla facoltà di far svenire le spettatrici (to swoon = svenire).
CessioneQuinto
nei fogli informativi
condizioni contrattuali sono dettagliatamente
presente comunicazione ha natura di messaggio pubblicitario con finalità promozionale.
Trafiletto de “La Nazione”, 12 maggio
3 “Ai primi di maggio, avendo finito di girare Da qui all’eternità, Frank cominciò un giro di tre mesi in Europa, presentandosi nei teatri delle principali città. Ava lo accompagnava e sarebbe potuta essere una vacanza allegra, una seconda luna di miele. Non lo fu. Dopo un po’ di tempo il mondo cominciò a parlare della fantastica interpretazione di Frank in Da qui all’eternità e di quanto la Columbia si riprometteva dal film e della parte che Frank vi aveva. Man mano che accelerava la ripresa della sua carriera, la corsa verso la distruzione del suo matrimonio sembrava aumentare di velocità.
(…) [A Londra] avvenne un litigio così violento che si dice siano stati minacciati di espulsione”. Arnold Shaw, Sinatra, Milano, 1970, p. 194.
4 La prima era stata nel 1945, a seguito delle truppe americane, per 5 tappe di cui una, il 7 luglio, in Piazza della Vittoria a Livorno.
5 Mezz Mezzrow (1899-1972). Il suo vero era Milton Mesirow, figlio di immigrati ebrei di origine russa, clarinettista, polistrumentista e direttore d’orchestra. Cresciuto in un quartiere malfamato di Chicago, a diciotto anni, mentre sta scontando una pena detentiva per rissa nel carcere di Pontiac, impara a suonare il sassofono tenore ed entra a far parte della banda della prigione. Fu tra i primi a interessarsi alla cultura (si definiva “negro volontario”) e alla musica nera e a cercare di imitarne il sound. Negli anni Trenta la sua attività si alterna con lo spaccio di sostanze stupefacenti. Arrestato, sconta due anni per spaccio di droga. Chiusi i conti con la giustizia riprende a esibirsi con vari gruppi tra cui quello di Art Hodes. Nel 1948 partecipa al festival del jazz di Nizza con un proprio gruppo. La Francia diventa un po’ la base della sua attività e qui dà vita a varie band comprendenti, tra gli altri, Zutty Singleton, Buck Clayton, Jimmy Archey e altri noti musicisti. A parte una breve permanenza a New York nel 1970 la Francia è stata la sua nuova e definitiva patria.
in questo momento di rinascita artistica (aveva appena finito di girare Da qui all’eternità, che uscirà in agosto e che gli porterà l’Oscar) e di sovraesposizione mediatica dovuta alle notizie sugli innumerevoli litigi con la moglie-diva3 , che alimentavano le pagine di gossip di tutto il mondo, che Sinatra arriva in Italia per la seconda volta4. Stavolta, come si diceva, l’interesse del pubblico era più rivolto alla bella moglie, che lo accompagnò per tutto il tour tra ali di paparazzi e di curiosi, come testimoniato dalle numerose fotografie, piccolo prodromo di quanto accadde nel 1954, quando la love-story della Gardner con Walter Chiari riempì le cronache rosa per interi mesi e finirà per ispirare alcuni momenti de La dolce vita di Fellini.
Quattro le città interessate dal tour per un totale di sette spettacoli, di cui due al Teatro Verdi di Firenze.
Frank Sinatra era accompagnato da una band di una decina di elementi, probabilmente reclutata in Francia, visto che la direzione era affidata al grande Mezz Mezzrow5 , che da qualche anno risiedeva a Parigi e lavorava prevalentemente in Francia, con musicisti francesi e americani: una garanzia di grande impatto orientata decisamente allo swing. Purtroppo non si è conservata la scaletta delle serate. Abbiamo però qualcosa di più… il racconto di un testimone oculare; una opportunità assolutamente rara visto che, come già detto sopra, nel 2023 si festeggia il settantesimo anniversario delle date fiorentine di Sinatra.
Che bello trovare qualcuno che ha l’età per ricordare un lungo tratto di storia (grande e piccola) e soprattutto la lucidità e la vivacità per ridare vita a quei ricordi con calore e senza incertezze. Abbiamo incontrato un giovanotto che sprizza bonomia e intelligenza da occhi vivacissimi e che condisce il suo racconto con spirito, illuminando il tutto col suo gioviale sorriso; un giovanotto di 88 anni, che è diventato ormai un amico personale di chi scrive. Aldo Filippini (classe 1934!) è un appassionato cultore di tutta la galassia jazz e dintorni, collezionista e conoscitore sopraffino, amico per la vita di un grande fiorentino: Narciso Parigi. Aldo ci ha scritto mesi addietro per chiederci conferma delle date dei due concerti che Frank Sinatra tenne al Verdi nel 1953. Si presentava così: “Sono un Vostro affezionato spettatore da molti anni (dagli anni CinquantaSessanta!) e per mia curiosità chiedo se fosse possibile ricavare dai Vostri archivi in che anno Frank Sinatra è venuto in concerto al Teatro Verdi. Erano di sicuro gli anni Cinquanta. lo so con certezza perché… IO C’ERO!”.
Quest’ultima affermazione, messa così ad effetto in chiusura (prima dei saluti) ha destato la mia più viva curiosità; ho perciò preso contatto con Aldo che con grandissimo entusiasmo si è messo a disposizione per una lunga, appassionata e divertente chiacchierata in cui ci ha raccontato tante cose, tutte interessantissime, ma soprattutto ci ha raccontato la sua love-story col Teatro Verdi: “Fin da quando avevo 17-18 anni ho cominciato con le riviste: non ne ho persa una. Insieme agli amici, tutti un po’ più grandi di me, si prendeva sempre la barcaccia, il palco n. 27 al primo ordine, perché ci permetteva di vedere gli artisti da vicino. Andavamo a prenotare al Movimento Forestieri in via Vecchietti.
Ho visto tutti: Totò, Macario, Dapporto, Bramieri, Rascel, Tognazzi, Vianello, Mondaini, Walter Chiari, persino le tre sorelle Nava… non me ne sono perso uno. Ricordo poi un Otello con Vittorio Gassman e Salvo Randone, che una sera si sono scambiati i ruoli. Col tempo ho poi allargato la mia curiosità alla musica jazz, che è stata una mia grande passione fin dalla gioventù, Oltre a Sinatra ho visto Louis Armstrong, gli italiani Achille Togliani e Katina Ranieri (un tempo per uno, un concerto bellissimo, una grandissima serata). Ero tra gli spettatori più giovani, il pubblico di Sinatra era
formato da persone più mature. I giovani preferivano altre cose, magari Claudio Villa… Gli anni poi passano, ci si fidanza, ci si sposa, fintanto che non si arriva all’età in cui i figlioli sono più grandi e ci si riappropria del proprio tempo, ad esempio dello sport (per più di 30 anni ho fatto podismo, ho partecipato a gare in Europa e in America, incluse 6 Maratone di New York), Quindi sono potuto tornare a teatro: in tempi recenti mi sono piaciuti molto i concerti di Renzo Arbore, di Paolo Conte (che ho visto due volte), le due serate della Glenn Miller Orchestra.
Del concerto di Sinatra ricordo che ero, diversamente dal solito, in loggione. Attorno c’erano persone più grandi di me ma anche qualche giovane. Il pubblico provava a chiedere a voce le canzoni preferite ma Sinatra accontentò solo
pochi, probabilmente perché la band non aveva provato i titoli richiesti. Ero giovanissimo, avevo 18 anni, ma ho un ricordo vivissimo della bella serata, degli arrangiamenti in cui la componente jazz si imponeva rispetto a quella più leggera per cui Frank era divenuto una star. Del resto era quella la nuova versione del cantante, quella swinging, creata in quei mesi negli studi della Capitol e immortalata in numerosi dischi, che il cantante e il suo entourage stavano promuovendo in quei mesi.
Accompagnato da un gruppo di una decina di valentissimi elementi Sinatra propose una bella selezioni di pezzi, noti e meno noti. L’impressione che ne ricevetti fu tanto forte che a distanza di quasi settant’anni ne serbo un ricordo ancora vivissimo”.
Ogni sera si apre il sipario, come ogni notte si manda in stampa il giornale. E ogni volta la magia si rinnova, sperando che tutto quel lavoro serva a un pubblico in cerca di scampoli di storie, di umanità, di riflessioni, del profumo della vita che scorre. Così diverso ma per certi aspetti così simile, l'attività di un teatro assomiglia alle pagine di un quotidiano, dove passa tutto, la gioia e il dolore, le vicende degli altri che a volte sono così simili alle nostre. Forse è anche per questo che il lungo e glorioso viaggio del Verdi prosegue nel corso dei suoi quasi 170 anni, in un binario parallelo a quello de La Nazione, praticamente coetanei nella storia della città: il primo inaugurato ufficialmente come teatro Pagliano il 10 settembre 1854, il secondo andato in stampa per la prima volta il 13 luglio 1859. In entrambi i casi, in quella metà dell’Ottocento, Firenze si arricchiva, nascevano nuove occasioni per
incontrarsi, mettere in circolo idee, ritrovarsi a teatro come sulle pagine del giornale. Oggi è lo stesso, anche se il dovere dell'informazione impone di dedicare uno spazio sempre più ampio all’incalzare della cronaca, spesso non certo allegra. Ma persino in questo caso, i fatti del mondo rimbalzano dalle pagine dei quotidiani al palcoscenico, dove torna se pur in forma di spettacolo il flusso del vivere, per quanto possa assumere i contorni della favola, musica, comicità, luci e danza. È questo il miracolo del teatro, un luogo dove la cronaca si smaterializza per essere restituita attraverso i prodigi degli attori, dei cantanti, dei ballerini sotto forma di arte, facendosi piangere e ridere. Ridere. Scorrendo il cartellone del Verdi compaiono titoli di spettacoli che dopo tante angosce del nostro tempo, dal Covid alla guerra, sembrano un balsamo per la nostra esistenza così afflitta dai problemi
vicini e lontani. Non solo pura evasione, ma occasione per recuperare una dimensione poetica e onirica di cui abbiamo proprio bisogno fin da quando è nato il teatro, e che da sempre il pubblico va cercando nella platea davanti a un palcoscenico. Un incantesimo possibile solo lì, quando le luci si spengono, scende il silenzio e inizia lo spettacolo. Buona stagione col Teatro Verdi a tutti.
Olga Mugnaini La NazioneAndrea Battistoni Alessio Bax Mario Brunello Alessandro Carbonare Diego Ceretta Daniel Cohen
James Conlon Francesca Dego Alexander Gadijev Giuseppe Gibboni Thomas Guggeis Julia Hagen Claire Huangci Alevtina Ioffe Andrew Litton Tianyi Lu Dmitry Matvienko Vincenzo Milletarì
Gemma New Martin Owen Daniele Rustioni Yutaka Sado Michele Spotti Kian Soltani Alessandro Taverna Anna Tifu Robin Tritschler Stefano Zanobini
L’Orchestra della Toscana dà il benvenuto nel proprio teatro agli spettatori della stagione di prosa
ABBONAMENTI da € 45,00 in vendita al Teatro Verdi
Per info tel. 055 0681726 teatro@orchestradellatoscana.it
BIGLIETTI da € 17,00 in vendita alla Biglietteria del Teatro Verdi, presso i punti vendita BoxOffice e online su www.ticketone.it (+ commissioni aggiuntive)
Biglietteria del Teatro Verdi via Ghibellina, 97 Firenze tel. 055 212320 info@teatroverdionline.it
Aperta da martedì a venerdì con orario 10:00-13:00 /16:00-19:00, un’ora prima degli spettacoli serali e due ore prima degli spettacoli pomeridiani. Chiusa la domenica e nei giorni festivi. Presso la biglietteria del teatro sono acquistabili Biglietti e Abbonamenti con 18APP, CARTA DEL DOCENTE e EDENRED
Via Ghibellina 97, 50122 Firenze Tel 055-212320 - info@teatroverdionline.it
Tutti gli spettacoli serali (dal lunedì al sabato) iniziano alle ore 20:45 e tutte le repliche pomeridiane (domenica) iniziano alle ore 16:45. Per MAMMA MIA in data sabato 5 novembre, ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE in data sabato 12 novembre e 7 SPOSE PER 7 FRATELLI in data sabato 31 dicembre, sono previste due recite: la prima alle 16,45 e la seconda alle 20,45. Lo spettacolo IO DOPPIO - PAOLO RUFFINI in data lunedì 26 dicembre avrà inizio alle 16,45
Le riduzioni valgono per ogni ordine di posto, sono strettamente personali e non sono cedibili ad altri. Le riduzioni, salvo eccezioni, non si applicano agli l’acquisti on-line. Al momento dell’acquisto del biglietto e dell’ingresso in Teatro è indispensabile attestare il diritto alla riduzione.
Sconto di € 5,00 sul prezzo del biglietto di tutte le “prime” della Stagione Teatrale, ad esclusione degli spettacoli a data unica, riservato ai soci Unicoop Firenze, ai correntisti Banca Cambiano ed ai titolari di Carta Aura. Ogni tessera dà diritto allo sconto per l’acquisto di un solo biglietto.
Sconto di € 2,50 sul prezzo del biglietto riservato ai soci Unicoop Firenze, ai correntisti Banca Cambiano, agli abbonati della Stagione Concertistica dell’O.R. T, agli Under26/0ver65. Lo sconto non è applicabile per gli spettacoli in programma nei giorni di venerdì, sabato, domenica ed il 31 dicembre.
Sono previste particolari riduzioni per l’acquisto di biglietti e abbonamenti da parte di gruppi formati da almeno 15 spettatori. Per informazioni scrivere a gruppi@teatroverdionline.it
apertura al boccascena 18 m larghezza 25 m lunghezza 16 m montacarichi e golfo mistico
1.497 posti a sedere numerati 796 in platea 120 in galleria 581 nei sei ordini di palchi
Graticcia altezza 18 m larghezza 18 m lunghezza 15 m ascensore di servizio ingresso con portineria quindici camerini con servizi saletta interviste
Per il cinema cabina di proiezione analogica e digitale schermo 18 x 10 m
Biglietteria del Teatro Punti vendita del Circuito Ticketoneelenco completo su www.ticketone.it (commissione € 2,50 a biglietto)
On-line su www.teatroverdifirenze.it (commissione indicata durante la procedura d’acquisto - salvo eccezioni non si applicano le riduzioni)
Gli abbonamenti alla Stagione Teatrale 22-23 sono acquistabili esclusivamente presso la biglietteria del teatro.
Le formule proposte sono: a 12 spettacoli (11 fissi+1 a scelta), a 7 spettacoli (con composizione variabile da scegliere tra 9 combinazioni di 5 spettacoli e 2 spettacoli a scelta), a 4 spettacoli fissi di danza, o prosa o musical. Il prezzo, comprensivo di prevendita, varia in base al tipo di abbonamento, al settore scelto ed alla riduzione applicabile. Durante la stagione è possibile chiedere il cambio data di uno spettacolo per l’abbonamento a 7 e di due per quello a 12.
Sul prezzo degli abbonamenti a 7 e 12 spettacoli sono previste riduzioni per: abbonati alla Stagione Concertistica dell’O.R.T., soci Coop Unicoop Firenze, correntisti Banca Cambiano, Under26/Over65.
Per abbonarsi consultare la pagina https://www. anticoteatropagliano.it/ abbonamenti/ oppure telefonare allo 055-212320 o scrivere a info@teatroverdionline.it
I prezzi per i singoli spettacoli sono comprensivi dei diritti di prevendita:
SPECIALE 31 DICEMBRE 2022 7 SPOSE PER 7 FRATELLI ore 16,45 € 69/50/39/32/24 ore 20,45 € 100,00/80,00/70,00/58,00/46,00
EXTRA LIBERTA’ LIVE – ALESSANDRO SIANI € 74,75/59,80/51,75/40,25/32,20/25,30
LA FAVOLA MIA – GIORGIO PANARIELLO € 60/55/45/39/35
MAMMA MIA!, 7 SPOSE PER 7 FRATELLI, PRETTY WOMAN € 55/40/31/25,50/20
CASANOVA OPERA POP € 51/39/29/26/20
SOLO – ARTURO BRACHETTI € 50/36,80/31/25,50/20
CI VUOLE ORECCHIO, LEGALLY BLONDE, FORZA VENITE GENTE, GREASE, TUTTI PARLANO DI JAMIE € 37/31/25
GIULIETTA E ROMEO, SCHIACCIANOCI, LA BELLA ADDORMENTATA, WIZARD OF OZ € 34/27,50/20
IO? DOPPIO! – PAOLO RUFFINI € 34/25/17
GLI ULTIMI GIORNI DI VAN GOGH € 33,50/29/23
ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE, NAPOLETANO? ...E FAMME ‘NA PIZZA!, A CHRISTMAS CAROL, COMINCIUM, QUASI AMICI, VLAD DRACULA, LA FABBRICA DEI SOGNI, IL GATTO IN CANTINA € 31/25/19
BEETHOVEN – HERSHEY FELDER € 28,75/20
CAVEMAN – MAURIZIO COLOMBI € 28/20
CAPPUCCETTO ROZZO – JONATHAN CANINI € 20/16
MICHELANGELO E LEONARDO – ROBERTO MERCADINI € 20/15
PERLASCA. IL CORAGGIO DI DIRE NO – ALESSANDRO ALBERTIN € 20/14
SHINE! PINK FLOYD MOON, WE WILL ROCK YOU Prezzi in via di definizione
Dall’ingresso principale del Teatro Verdi (Via Ghibellina, 99) si accede direttamente al foyer e al fondo platea dove si trovano i 4 posti riservati per le persone diversamente abili non deambulanti e 5 posti per i deambulanti. Il personale di sala offre assistenza per il raggiungimento dei posti. L’acquisto dei biglietti dedicati si effettua esclusivamente telefonando alla biglietteria del Teatro Verdi (055.21.23.20), fatta eccezione per i concerti di musica leggera (nella maggior parte dei casi P.R.G. S.r.l. - 055.66.75.66). L’eventuale accompagnatore del disabile ha diritto ad un biglietto omaggio con posto a sedere assegnato.
Tutte le sere di spettacolo dalle 19.30 all'interno del Teatro, a cura di Cafè Du Theatre viene servito un aperitivo con piatti caldi e freddi. Per prenotare telefonare al 349.4747509 o scrivere a globesrl@outlook.it
Iscrivendosi alla Newsletter di www.teatroverdifirenze.it si possono ricevere promozioni, aggiornamenti e anticipazioni su nuovi spettacoli. Sul sito del teatro e sulla pagina Facebook @teatroverdifirenze sono reperibili tutte le novità dell’ultim’ora.
Intorno al teatro sono dislocate le fermate di numerose linee di autobus urbani gestiti da Autolinee Toscane SpA. Le linee consigliate sono: provenendo dalla Stazione di SMN
Linea 6 direzione Novelli fermata Colonna 01
Linea 14 direzione Via della Ripa fermata Colonna 01
Linea 23 direzione Sorgane fermata Colonna 01
Linea C2 direzione Piazza Beccaria fermata Ghibellina Pepi Linea C1 direzione Parterre fermata Verdi
provenendo dalla stazione di Campo di Marte
Linea 14 direzione SMN fermata Salvemini Linea 13 direzione Il David fermata Giovine Italia
Per essere aggiornati sui percorsi e orari consultare sul sito di Autolinee Toscane SpA https://www.at-bus.it/it/orari. html.
Al termine dello spettacolo è attivo un servizio di chiamata taxi. La chiamata è gratuita, l’importo della corsa è a pagamento. Gli steward addetti alla chiamata taxi si trovano a fine spettacolo davanti all’ingresso del teatro.
Il teatro si trova all’interno della ZTL accessibile con l’auto privata dalle 20.00 (dal lunedì al venerdì) e dalle 16.00 (il sabato).
Fuori dalla ZTL nelle vicinanze del Teatro Verdi ci sono tre grandi parcheggi pubblici: Piazza Ghiberti, sotterraneo - ingresso da Via Paolieri aperto H 24 accesso anche con Telepass.
Piazza Beccaria, sotterraneo - ingresso Viale Amendola aperto H24 accesso anche con Telepass.
Le Murate, superficie - ingresso Viale Giovine Italia aperto H 24.
giovedì 13 ottobre BALLETTO DI ROMA
da martedì 6 a domenica 11 dicembre AL TEATRO DI FIESOLE HERSHEY FELDER
sabato 14 gennaio ELIO CANTA E RECITA ENZO JANNACCI
da giovedì 19 a domenica 22 gennaio MASSIMO GHINI PAOLO RUFFINI
da venerdì 27 a domenica 29 gennaio BEATRICE BALDACCINI PRETTY WOMAN
sabato 18 e domenica 19 marzo SAL DA VINCI
martedì 21 marzo DANIELE CIPRIANI SHINE! PINK FLOYD MOON sabato 25 e domenica 26 marzo COMPAGNIA DELLA RANCIA GREASE
da mercoledì 26 a domenica 30 ottobre e martedì 22 novembre GIORGIO PANARIELLO
sabato 17 e domenica 18 dicembre ROBERTO CIUFOLI
da mercoledì 2 a domenica 6 novembre LUCA WARD, CLAYTON NORCROSS, SERGIO MUNIZ, SABRINA MARCIANO
CHRISTMAS CAROL lunedi 26 dicembre PAOLO RUFFINI
da venerdì 3 a domenica 5 febbraio ARTURO BRACHETTI SOLO
domenica 12 febbraio CHRISTIAN GINEPRO ARIANNA VLAD
giovedì 30 marzo ARENA CIRCUS ROMANOV WIZARD OF OZ
sabato 12 e domenica 13 novembre COMPAGNIA
martedì 27 dicembre BALLETTO DI MILANO
da giovedì 29 dicembre
mercoledì 4 gennaio
da venerdì 17 a domenica 19 febbraio IL MUSICAL DI RED CANZIAN CASANOVA
POP lunedì 27 febbraio ALESSANDRO SIANI
da giovedì 1 a domenica 4 dicembre VINCENZO
venerdì
domenica 8 gennaio
venerdì 13 gennaio
da venerdì 10 a domenica 12 marzo LA RIVINCITA DELLE BIONDE LEGALLY BLONDE il musical
da venerdi 21 a domenica 23 aprile THE MUSICAL BY QUEEN AND BEN ELTON WE WILL ROCK YOU
da venerdì 5 a domenica 7 maggio GIANCARLO COMMARE TUTTI PARLANO DI JAMIE
da venerdì 12 a domenica 14 maggio COMPAGNIA DEL BUONO
giovedì
13 ottobre
replica straordinaria martedì 28 marzo 2023
Torna in scena Giulietta e Romeo, un’audace manipolazione nello stile energico e travolgente del coreografo e regista Fabrizio Monteverde che debuttò al Carlo Felice di Genova nel 1989 per il Balletto di Toscana e poi ripreso dal Balletto di Roma nel 2002.
Portata in scena negli ultimi vent’anni, Giulietta e Romeo oggi viene riallestita per festeggiare questo anniversario, confermandosi nel tempo uno dei titoli di maggior successo del repertorio della compagnia. Una riscrittura drammaturgica originale, percorsa dai fotogrammi inquieti del cinema neorealista e autonoma nell’introspezione dei personaggi, l’opera di Fabrizio Monteverde denuda la trama shakespeariana e ne espone il sentimento cinico e rabbioso, così vicino al suo stesso impeto coreografico. Ne nasce una narrazione essenziale ma
appassionata, lirica e crudele, che, come il cerchio della vita, continuamente risorge dal proprio finale all’alba di un nuovo sentimento d’amore. La Verona degli amanti infelici di William Shakespeare diventa un Sud buio e polveroso, reduce da una guerra e alle soglie di una rivoluzione: un muro decrepito mantiene il ricordo di un conflitto mondiale che ha azzerato morale e sentimento, e – risuonando quanto mai attuale – annuncia, oltre le macerie, un futuro di rinascita e ricostruzione. Nell’Italia contraddittoria del secondo dopoguerra, immobile e fremente, provinciale e inquieta, Giulietta è protagonista e vittima di una ribellione giovanile e folle, in fuga da una condizione femminile imposta e suicida di un amore inammissibile. Romeo, silenziosamente appassionato e incoscientemente sognatore, è martire
della propria fede d’amore innocente. Tra loro, le madri Capuleti e Montecchi, padrone ossessive e compiaciute di una trama resa ancor più tragica dall’intenzionalità dell’odio e dall’istigazione alla vendetta.
Diplomata alla scuola di danza del Balletto dell’Opera di Parigi, ha danzato il repertorio di coreografi come Roland Petit, Maurice Béjart, George Balanchine e Marius Petipa fino a far parte dell’organico del Balletto di Roma.
Fondato nel 1960 da Franca Bartolomei e Walter Zappolini, due icone della danza italiana, il Balletto di Roma ha visto susseguirsi prestigiose collaborazioni e molteplici anime creative fino al nuovo direttore Luciano Carratoni, creando allestimenti molto graditi al pubblico.
Panforte di Siena IGP
Ricciarelli di Siena IGP Cantuccini toscani IGP
Panpepato, Cavallucci, Biscotti, Copate, Torrone, Uova pasquali, Cioccolato, Caffe’, Cesti regalo.
Masoni Pietro s.r.l. Località Belvedere, ingresso 7 Colle Val d’Elsa, Siena Tel. 0577 930989 - fax 0577 931833 www.masonipietro.it info@masonipietro.it
Dopo un’estate di successi in tutta Italia torna sulle scene La favola mia, lo spettacolo che Giorgio Panariello sta portando in tournée in questo 2022 di ritorno sul palco. Tante risate, un pizzico di irriverenza, attualità e grandi classici del suo repertorio: sono questi gli ingredienti di questo spettacolo in cui Panariello racconta e si racconta ripercorrendo in una chiave inedita e attuale i 20 anni che lo hanno visto protagonista tra teatro, cinema e televisione.
Nato a Firenze ma versiliese di adozione, Giorgio Panariello inizia la sua carriera nelle tv private toscane a fianco di Carlo Conti, si dedica al teatro con l’amico e regista Giampiero Solari e collabora con Davide Lubrano, già autore del collaudato gruppo di Antonio Ricci di “Striscia La Notizia”. I riconoscimenti al suo talento, alla sua carica espressiva, al trasformismo, del quale è maestro, non tardano ad arrivare, permettendogli una carriera fatta di teatro, cinema, televisione ma anche libri, pubblicità e radio.
con il suo one man show davanti alla comunità italiana, registrando, anche oltre oltreoceano il tutto esaurito. Il ritorno al cinema è segnato dalla partecipazione al film Ti amo in tutte le lingue del mondo, diretto da Leonardo Pieraccioni e campione d’incassi tra i “cinepanettoni 2005”.
Il 2006 è per Panariello l’anno del Festival di Sanremo. Dopo aver portato una ventata di novità e valorizzato il “Made in Italy” nella più importante manifestazione canora italiana, torna nei teatri con Faccio del mio meglio per 75 repliche che lo impegnano fino al 2007.
Negli anni successivi escono nelle sale quattro film di cui Giorgio è protagonista: Notte prima degli esami - oggi, Sms sotto mentite spoglie e No problem, questi ultimi due diretti da Vincenzo Salemme e I mostri oggi, diretto da Enrico Oldoini
Nel 2008 Panariello debutta all’Arena di Verona con il tour
Del mio meglio, nel quale ha scelto di riprendere alcune parti dello spettacolo invernale inserendo però nuovi monologhi, personaggi e musiche.
Per Mondadori ha pubblicato Guardami negli occhi (quando mi abbandoni), un libro fotografico fortemente voluto dal comico toscano, uno strumento di riflessione ma anche di denuncia contro la pratica dell’abbandono dei cani nella quale Panariello è schierato in prima linea.
Nel 1997 Maurizio Costanzo lo fa debuttare al Teatro Parioli di Roma con l’one-man show Boati di silenzio. Lo spettacolo arriva poi al Teatro Ciak di Milano, al Palasport di Firenze e in tante altre città d’Italia registrando sempre il tutto esaurito. In seguito nel 1999 dirige il suo primo film, Bagnomaria, scritto a sei mani con i padri della commedia brillante italiana, De Bernardi e Benvenuti. Nel 2000 al comico toscano viene affidato Torno sabato, varietà in prima serata su Raiuno per il quale si aggiudica, come personaggio dell’anno, sia il Telegatto che l’Oscar Tv. L’anno successivo Giorgio Panariello torna a teatro accompagnato dal musicista e cantante Paolo Belli, con un nuovo spettacolo Panariello...chi?, diretto da Giampiero Solari che per le 31 date registra il sold out concludendo la turnè allo Stadio di Firenze con una serata ricca di ospiti alla quale assistono oltre 10.000 persone. Anche in teatro sarà diretto da Giampiero Solari nel ruolo di Monsieur Jourdain ne Il borghese gentiluomo di Molière.
Nell’estate 2003 riprende lo spettacolo di successo Chissà se sarà uno show in attesa di Torno sabato... e tre l’impegno televisivo del sabato sera abbinato alla lotteria Italia 2003/2004, che lo consacra campione di ascolti. Nel 2004 vola negli Stati Uniti e si esibisce a New York
da mercoledì 2 a domenica 6 novembre
Musica e testi BENNY ANDERSSON E BJÖRN ULVAEUS e alcuni brani di STIG ANDERSON Libretto
CATHERINE JOHNSON Originariamente ideato da JUDY CRAYMER Orchestra dal vivo e direzione musicale EMANUELE FRIELLO
Romantico, appassionante, 'profumato' di mare e di sole e.… sempre più 'beautiful'. Dopo i ripetuti sold out del Tour anche in questa incredibile stagione estiva, "Mamma Mia!" il Musical dei record firmato Massimo Romeo Piparo con le canzoni degli Abba prosegue per un nuovo, atteso tour italiano che porterà con sé un’importante novità con l'ingresso nel cast di Clayton Norcross. L'amatissimo Thorne della celebre soap Beautiful riceve l'eredità di Paolo Conticini e va ad affiancarsi agli altri due 'storici' protagonisti, Luca Ward e Sergio Muniz. Accanto ai tre protagonisti tornerà in scena Sabrina Marciano nel ruolo di Donna insieme a un ricco cast di artisti, tra i più affermati del musical italiano,
e l'Orchestra dal vivo diretta da Emanuele Friello, che faranno scatenare il pubblico al ritmo coinvolgente delle celebri hit degli Abba come Mamma Mia!, Dancing Queen, The Winner Takes it All, Super Trouper e molti altri: 24 brani tutti da ballare e da cantare, successi senza tempo che, proprio per volere degli autori originali, sono stati tradotti in italiano e, come i dialoghi, curati direttamente dal regista Massimo Romeo Piparo.
In una bellissima isoletta greca, assolata e lambita da acque trasparenti, la giovane Sofia, pochi giorni prima di sposarsi, invita al proprio matrimonio i tre fidanzati storici di sua madre per scoprire chi di loro è il padre che non ha mai conosciuto.
Basata sul libretto originale di Catherine Johnson, la storia di Mamma Mia! negli
anni ha appassionato spettatori di tutte le età, proprio per la sua capacità di emozionare, puntando tutto su sentimenti forti: il romanticismo e l'amicizia, ma anche il coraggio di provare a realizzare i propri sogni gettando 'il cuore oltre l'ostacolo. Il musical, prima versione interamente originale realizzata da Massimo Romeo Piparo con una produzione tutta italiana, premiata con il Premio Internazionale Flaiano nel 2018, offre al pubblico una messa in scena spettacolare e tecnologica: grazie a un pontile sospeso, barche ormeggiate, un vero bagnasciuga, pedane girevoli, una locanda dai caratteristici colori nelle sfumature del bianco e del blu con cascate di bouganville, si ha davvero l'impressione di godere della bellezza di una incantevole isoletta greca.
Testo ANDREA CECCHI E ALESSIO FUSI
Musiche Lapo Ignesti e Elisa Bisceglia Liriche Alessio Fusi con BENEDETTA BOSCHI SARA SPAGNA – Alice
SIMONE MARZOLA – Cappellaio Matto CLAUDIA NALDONI – Regina di Cuori
LAPO BRASCHI – Bruco – Asso
ANTONIO LANZA – Din Don – Gatto – Sette MATTEO OSTUNI – Sei
SIMONE FISTI – Din Dan – Giudice GIORGIO LUMIA – Coniglio
ASIA BARTOLOZZI GLORIA TORNIAI – Carly GIULIA PAOLETTI – Regina Bianca GINEVRA QUACQUARINI – Alice Adulta
Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie (Alice's Adventures in Wonderland), comunemente abbreviato in Alice nel Paese delle Meraviglie è un romanzo del 1865 scritto da Charles Lutwidge Dodgson sotto lo pseudonimo di Lewis Carroll Racconta di una ragazza di nome Alice che cade attraverso una tana di coniglio in un mondo fantastico popolato da strane creature antropomorfe. Il racconto gioca con la logica e le convenzioni, dando alla storia una popolarità duratura sia presso gli adulti che i bambini. È considerato uno dei migliori esempi del genere letterario nonsense. Il suo corso narrativo, struttura, personaggi e immagini sono stati enormemente influenti sia nella cultura popolare che nella letteratura, specialmente nel genere fantasy
Dal grande classico della letteratura inglese La Compagnia delle Formiche realizza un sorprendente musical con un cast di eccezionali performer per far rivivere a grandi e bambini le emozioni e le continue sorprese che solo il Paese delle Meraviglie sa regalare. Le musiche coinvolgenti, gli oltre quaranta meravigliosi costumi e le spettacolari scenografie faranno da cornice ad uno spettacolo indimenticabile.
La Compagnia delle Formiche nasce nel 2003 a un passo da Firenze. L’anno successivo produce il suo primo musical. Nel corso degli anni si è specializzata sia in produzioni originali che nell’adattamento di capolavori del teatro musicale internazionale come La Spada nella Roccia, Cenerentola, Nel Magico Mondo di Oz, Love Story. Il successo delle oltre 20 produzioni all’attivo ha reso la Compagnia delle Formiche uno dei punti di riferimento nel panorama del musical italiano.
Se sarete curiosi come Alice e la seguirete fin dentro la tana del coniglio bianco, assisterete a un vero e proprio trionfo di fantasia. In un Paese delle Meraviglie in cui i bruchi borbottano e i gatti parlano e ridono, anche un Cappellaio Matto non vi sembrerà poi tanto folle. Se anche riusciste a non perdere la testa in un mondo completamente al contrario, state in guardia: con la Regina di Cuori nei paraggi, nessuna testa è al sicuro!
Autore e interprete teatrale di successo, Salemme esordisce come attore sul grande schermo in piccole parti agli inizi degli anni '80. Sulla scia dell'enorme popolarità che ottiene in palcoscenico con la sua commedia E fuori nevica...! trasmessa anche in televisione, si cimenta dietro la macchina da presa: nasce così il divertente L'amico del cuore (1998) che ottiene un buon successo di critica e pubblico. L'utilizzo di attori a lui
vicini e la trama farsesca da commedia degli equivoci sono gli ingredienti anche dei successivi film dall'alterna fortuna: Amore a prima vista (1999), A ruota libera (2000), Volesse il cielo (2001), Ho visto le stelle (2003), Cose da pazzi (2005) e Sms - sotto mentite spoglie (2007). Nel corso delle stagioni teatrale del Teatro Verdi, Vincenzo Salemme ha portato in scena le commedie che ha scritto, diretto ed interpretato con la sua Compagnia e che ci piace elencare di seguito: …E fuori nevica! (2000 -01), Sogni e bisogni (2001 -02); Cose da pazzi (2004 -05), La gente vuole ridere...ancora (2005 -06), Bello di papà (2008 -09), L'astice al veleno (2010 -11), Il diavolo custode (2012-13), Sogni e bisogni (2015-16), Con tutto il cuore (2019-20).
Scritto, diretto ed interpretato da VINCENZO SALEMME con ANTONIO GUERRIERO, SERGIO D’AURIA, TERESA DEL VECCHIO, VINCENZO BORRINO - Scene e costumi FRANCESCA ROMANA SCUDIERO - Musiche ANTONIO BOCCIA
“ Napoletano? E famme ‘na pizza nasce dal mio libro uscito con lo stesso titolo agli inizi di marzo. Titolo che fa riferimento ad una battuta di una mia commedia teatrale, “E…. fuori nevica”, nella quale uno dei personaggi chiede al fratello di dimostrare la sua presunta napoletanità facendogli una pizza. E sì, perché ogni buon napoletano deve saper fare le pizze, deve saper cantare, deve essere sempre allegro, amare il caffè bollente in tazza rovente, ogni napoletano che si rispetti deve essere devoto a San Gennaro, tifare Napoli, amare il ragù di mamma’… e via così con gli stereotipi che rischiano di rendere la vita di un napoletano più simile ad una gabbia che ad un percorso libero e indipendente. Tutte le città vivono sulla propria pelle il peso degli stereotipi ma Napoli più di ogni altra. E, molto spesso, sono i napoletani stessi a pretendere dai propri concittadini una autenticità così ortodossa da rischiare l’integralismo culturale. Allora io con questo spettacolo provo a capire, in chiave ironica, se sono un napoletano autentico o un traditore dei sacri e inviolabili usi e costumi della nostra terra. Cominciando dalla confessione di un primo tradimento, una sorta di peccato originale che rischierebbe di intaccare la mia immagine di attore comico napoletano. Così, il più delle volte, mi definiscono quando mi presentano da qualche parte. Ed io, il più delle volte sto zitto. Ebbene, confesso il mio peccato: io non sono nato a Napoli ma a Bacoli, in provincia di Napoli! Quindi questo che vuol dire? Che non sono napoletano d.o.c.? Significa che da anni usurpo un titolo culturale? Voglio cercare con voi la risposta a questa domanda: “sono” napoletano o “faccio” il napoletano? Aiutatemi! ”
Apprezzato lo scorso anno proprio al Teatro Verdi per la sua opera teatrale ispirata a George Gershwin,il canadese Hershey Felder ha prodotto molti spettacoli sulla vita di grandi autori della musica; con la sua casa di produzione Live from Florence ha inoltre diretto alcuni film dedicati ai grandi della musica come Tchaikovsky a Firenze, Dante e Beatrice, Mozart e Figaro, Violetta di Verdi e altri ancora, Artista internazionale di grande sensibilità e maestria Felder ha uno stile unico, a metà tra un concerto di pianoforte e una performance teatrale, che negli anni gli ha permesso di raccontare sul palcoscenico tanti protagonisti della musica, con un grande coinvolgimento di pubblico nelle migliaia di repliche di cui è protagonista.
Scritto da HERSHEY FELDER Musica LUDWIG VAN BEETHOVEN sound design ERIK CARSTENSEN light design CHRISTOPHER ASH regia associata TREVOR HAY Regia JOEL ZWICK
Beethoven è tratto dal libro Aus dem Schwarzspanierhaus, scritto da Gerhard von Breuning, il medico che ha seguito Beethoven fino alla sua morte. La regia è affidata a Joel Zwick (Il mio grasso grosso matrimonio greco 2002), tra i registi più prolifici di serie TV di Hollywood, che con Hershey Felder ha collaborato alla realizzazione del film Monsieur Chopin, Beethoven As I Knew Him e Maestro Felder impersona il compositore tedesco in un originale ritratto; durante lo spettacolo darà vita alle più grandi composizioni di Beethoven eseguendo al pianoforte alcuni brani tratti dalle sinfonie più famose tra cui la numero 5 e 8, dalle sonate Patetica, Al chiar di luna e Per Elisa e dal concerto dell’Imperatore. I costumi indossati da Hershey Felder provengono dal Theatr' Hall di Parigi.
Descritto dall'American Theatre Magazine come "un seducente ritrattista, avvincente narratore e superbo pianista da concerto", Hershey Felder indosserà sia i panni del famoso musicista che del dottor Gerhard von Breuning, il medico viennese che trascorse l’ infanzia al fianco di Beethoven e che negli ultimi anni della sua vita se ne prese cura.
Hershey Felder appartiene in una categoria tutta sua e nella realizzazione dei suoi spettacoli attinge alla propria profonda comprensione musicale per dar vita alla leggenda, offrendo un'esibizione avvincente in grado di soddisfare gli esperti, oltre ad affascinare anche il pubblico con una limitata conoscenza della musica classica.
La stampa estera ha elogiato Felder per la sua precedente interpretazione di Beethoven, definendola "la più emotivamente carica, quella interpretata con maggiore intensità e la più interessante, un'esperienza teatrale fantastica, ipnotizzante e assolutamente coinvolgente".
Beethoven è un viaggio nel tempo intenso e indimenticabile che immerge il pubblico nella vita sbalorditiva di uno dei maggiori e più influenti compositori di tutti i tempi.
sabato 17 e domenica 18 dicembre
Nella Londra del 1843 tutti si accingono a festeggiare la Vigilia di Natale. Solo il vecchio usuraio Ebenezer Scrooge mal sopporta questa festività. Durante la cena riceve la visita dello spirito di Jacob Marley, suo vecchio socio, morto sette anni prima proprio la notte della Vigilia di Natale, avvolto da pesanti catene che sono conseguenza dell’avidità e dell’egoismo perpetrati mentre era in vita. Scrooge, spaventato, chiede al vecchio socio come poter evitare la stessa sorte e Marley gli rivela di essere ancora in tempo per mutare il suo destino. Prima di congedarsi, gli annuncia l’immediata visita di tre spiriti: quello del Natale passato, quello del Natale presente e quello del Natale futuro…
Il personaggio di Ebenezer Scrooge, al di là del semplice racconto e del significato intrinseco della novella dickensiana, potrebbe essere facilmente ricondotto ad una certa tendenza del mondo di oggi: quella dell’indifferenza, dell’intolleranza, dell’essere asociali, pur nell’epoca dei social. Tra un’umanità che va sempre più in fretta, oggi si tende spesso a rinchiudersi nel proprio guscio, nel proprio mondo, con il proprio cellulare e i propri auricolari, per isolarsi da tutto e da tutti. Il monito del defunto amico Marley, che appare a Scrooge nelle vesti di uno spettro proprio per suggerirgli un cambiamento nella sua vita e nel suo carattere, dovrebbe essere un’esortazione per tutti noi, verso un atteggiamento che guardi maggiormente agli altri.
Il musical ispirato al racconto di CHARLES DICKENS CANTO DI NATALE
Con ROBERTO CIUFOLI Musiche di ALAN MENKEN Regia
FABRIZIO ANGELINI
L’attore e conduttore labronico torna al Teatro Verdi, ormai seconda casa dell’artista, con la sua irrefrenabile comicità per un classico e irrinunciabile appuntamento con il pubblico toscano. Quest’anno Paolo Ruffini celebra i vent’anni di Io? Doppio!, lo show cult che lo ha reso celebre con il Nido del Cuculo. Io? Doppio! è l’ultimo grande fenomeno underground che si è diffuso in maniera capillare e carbonara, costituendo una fase pionieristica dell’utilizzo delle piattaforme.
Le voci dell’ormai celebre Paolo Ruffini, accompagnato da Lorenzo Cecchetto,
hanno riecheggiato prima nelle VHS e poi negli smartphone di tutta Italia, negli ultimi 20 anni, e tornano a teatro raccontato un caso cult che riesce ad attraversare i tempi e le generazioni. Ancor oggi i doppiaggi di Sylvester Stallone alle prese con l’incomunicabilità coniugale, che lo porta ad esprimersi soltanto con “boia dè” di fronte ad un’incredula Adriana, o le avventure erotiche del Sig. Baiocchi, o ancora le allucinazioni galoppanti di Yoda in “Il ritorno dello Jedi”, mietono centinaia di migliaia di visualizzazioni.
I doppiaggi del Nido del Cuculo sono gli ultimi baluardi di una libertà scatenata, che faceva dell’uso della “parolaccia” un vanto, mischiando locuzioni auliche ad accezioni volgari.
Non manca l’interattività che ha sempre caratterizzato lo show, per accompagnare il pubblico in un “amarcord” e una riflessione sui tempi che passano e sul progressivo cambiamento dell’idea di comicità ed umorismo, realizzata nell'epoca di un dilagante, talvolta insostenibile, “politicamente corretto”.
Balletto in due atti su musiche di PËTR IL’IČ ČAJKOVSKIJ
Liberamente ispirato al racconto di E. T. A HOFFMANN
Con oltre 30 anni di storia, il Balletto di Milano è tra le principali realtà delle compagnie professionali italiane. Ogni anno porta in scena più di 80 spettacoli a stagione in più di 8 Paesi nel mondo. Ambasciatore della Danza italiana nel mondo, è riconosciuto e sostenuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Regione Lombardia – Sezione Cultura. La versione del Balletto di Milano prevede per lo Schiaccianoci un’ambientazione anni ’20, con i suoi colori vivaci negli arredi e gli elegantissimi costumi sempre in stile conducono immediatamente nel clima della fiaba natalizia per eccellenza.
La rivisitazione coreografica di Federico Veratti del celebre balletto di repertorio mantiene intatta la magia del Natale della storia originale poiché in questo Schiaccianoci c’è tutto quanto il pubblico si aspetta: dall’albero di Natale alla
nevicata, dall ’allestimento e costumi importanti alle scarpette da punta... con un pizzico di svecchiamento. Creato da due giovani è infatti un balletto brillante e ricco di verve realizzato con gli occhi e il gusto di oggi. Il frizzante primo atto scorre tra le danze dei genitori, quelle di bambini vivacissimi e inaspettate gag tra il dispettoso Fritz e Drosselmeyer. Gli insoliti costumi dei topi e soldatini nella consueta battaglia, un paesaggio innevato dal sapore impressionista per la sempre attesa danza dei candidi fiocchi di neve infondono un’originalità particolarmente apprezzata. Il secondo atto, dopo il divertissement con le sue belle danze e l’esplosione di gioia e colori del Valzer dei fiori, culmina in uno spettacolare grand pas de deux ricco di virtuosismi mozzafiato in cui si mettono in luce le eccezionali caratteristiche tecniche e artistiche dei protagonisti.
Sette Spose per Sette Fratelli , uno dei titoli di musical particolarmente amato dal pubblico italiano, è tratto dall’omonimo film prodotto da MGM e diretto da Stanley Donen, riproposto da sempre in tv con grandi ascolti. Questa nuova e divertentissima edizione è ispirata al celebre film di Hollywood, con uno sguardo ai personaggi ed alle ambientazioni del mondo ironico dei western di Quentin Tarantino.
Diana Del Bufalo e Baz nuovissima coppia del teatro musicale italiano, sanno essere esplosivi, divertenti, vulcanici e dimostrano il loro talento vocale dirompente. Il grande impianto scenografico e i meravigliosi costumi sono stati progettati e creati secondo i canoni estetici e spettacolari di Broadway e di West End.
Luciano Cannito che firma la regia e le coreografie dello spettacolo, ha creato più di 80 spettacoli rappresentati nei più grandi teatri del mondo, dal Metropolitan di New York, all’Orange County di Los Angeles, dalla Scala di Milano, al Bolshoi di Mosca, dal Teatro Nazionale di Hong Kong, all’Opera di Bordeaux, dall’Opera di Avignone, al teatro Nazionale di Tallin in Estonia. Ha diretto il Teatro San Carlo di Napoli e il Teatro Massimo di Palermo. Ha collaborato con grandi nomi della cultura e dello spettacolo come Roberto De Simone, Carla Fracci, Maya Plisetskaya, Lucio Dalla, Maria De Filippi, Altan, Franco Zeffirelli, Mistilav Rostropovich.
Siamo nell’Oregon del 1850, in una fattoria tra le montagne vivono i sette fratelli Pontipee: Adamo, Beniamino, Caleb, Daniele, Efraim, Filidoro e Gedeone. Adamo il fratello maggiore, si rende conto che è arrivata l’ora di trovare una moglie che si occupi della casa e della cucina. Un giorno si reca in città per vendere pelli e conosce Milly, la cameriera della locanda del villaggio. Tra i due scocca il colpo di fulmine. Adamo e Milly si sposano e partono per la fattoria. Arrivati a casa Pontipee, Milly ha la sgradita sorpresa e scopre che dovrà prendersi cura non solo del marito, ma anche dei suoi fratelli, sei rozzi montanari rissosi e refrattari all’igiene personale e alle buone maniere. Dopo una certa fatica iniziale, Milly comincia a mettere in riga i sei ragazzi e vedendoli migliorare grazie alle sue cure, comincia segretamente a progettare di unire i sei cognati con le sue amiche del paese. L’occasione propizia si presenta nel corso di una festa in cui durante il ballo i sei fratelli Pontipee, puliti e ben vestiti, danno prova della loro abilità nella danza alle amiche di Milly. La festa vedrà opposte le squadre dei cittadini e dei montanari, degenerando ben presto in una violenta rissa. I cittadini, gelosi per il successo dei fratelli Pontipee con le ragazze, provocano con insistenza i boscaioli fin quando non cedono. I fratelli Pontipee tornano sconsolati alla loro fattoria e Milly scopre che i sei ragazzi si sono innamorati delle sue amiche. Sanno però che i genitori delle ragazze non acconsentiranno mai alle nozze, così organizzano un rapimento, così come fecero i romani con il ratto delle sabine. Una valanga impedisce ai parenti di raggiungere le rapite, e così passa l’inverno. Quando padri, fratelli e ex fidanzati le raggiungono a primavera, le ragazze ormai sono a loro volta innamorate. Non resta così che celebrare un matrimonio generale.
scritto da
FRANCESCO VILLA, ALESSANDRO BESENTINI
ALBERTO FERRARI, ANTONIO DE SANTIS regia ALBERTO FERRARI con
LUIGI SCHIAVONE chitarre
FABRIZIO PALERMO basso
FRANCESCO LUPPI tastiere
MARCO ORSI batteria
ALICE GRASSO voce aiuto regia CRISTIANO MALACRINO scene DAVIDE BALDONI foto ANNA ANTONELLI
Alessandro Besentini e Francesco Villa si incontrano a Milano nel 1994 durante uno spettacolo teatrale di Woody Allen. Il duo comico Ale e Franz si forma nel 1995 e giunge alla ribalta negli anni 2000 con la partecipazione al programma televisivo Zelig e nel 2007 dirigono lo show televisivo "Buona la prima!" trasmessa su Italia 1, dove recitano un soggetto in base a degli ospiti in sala, creando situazioni di altissima comicità. In seguito hanno preso parte a vari show TV di successo, oltre a recitare in film e spettacoli teatrali come Aria Precaria (al Verdi nella stagione teatrale 2010/11) e Nati sotto contraria stella (al Verdi nella stagione teatrale 2019/20)
Lo spettacolo Comincium coglie il pubblico con la dirompente ironia del duo comico, con i loro irresistibili nonsense e gag sottili.
venerdì
a domenica 8 gennaio
ALE E FRANZ
Questa la presentazione fatta dai i simpaticissimi Ale & Franz al debutto della prima tournée:
“ Comincium è un salto nel buio, un’avventura, una sorpresa! Difficile far trapelare - al momento - anticipazioni su come lo spettacolo sarà e su che cosa i simpaticissimi Ale & Franz stiano preparando per il pubblico che li ama e li segue in ogni evoluzione del loro linguaggio comico. Possiamo allora soltanto immaginare che si tratterà di dirompente ironia e di sicure risate, di irresistibili nonsense e di gag sottili...d’altra parte i due comici sanno sempre stupire il pubblico ed il loro nome è garanzia di sicuro divertimento.
Eccoci qui…. Sembra passato un secolo.
I ricordi del sipario che si apre, i fari che si accendono, i vostri sorrisi, gli applausi.
Il teatro
La nostalgia di quella atmosfera di complicità, che ci avvolgeva tutti quanti, dal palcoscenico alla platea rendendoci partecipi, ogni sera, di un momento unico ed irrepetibile: lo spettacolo Sembra passato un secolo Rieccoci qui Ricominciamo, con tanta voglia di incontrarvi nuovamente, col desiderio di divertirci e farvi divertire.
Ricominciamo con uno spettacolo leggero, divertente, che scorre anche sulle note di una band d’eccezione, di grandi professionisti. Ricominciamo, perché senza dimenticare tutto ciò che abbiamo vissuto in questi due anni, abbiamo il desiderio di riprendere a sorridere.
Abbiamo voglia di leggerezza. E allora, ripartiamo da dove eravamo rimasti ovvero dalla voglia di vedervi ridere.
Riprendiamo quel cammino che negli ultimi venticinque anni ci ha permesso di raccontarvi le nostre storie, i nostri incontri; ci ha permesso di ridere innanzitutto di noi stessi, come davanti ad uno specchio, e ci ha aiutato a condividere, con voi, la nostra comicità.
Siamo pronti
Mezza sala
Buio
Comincium! … perché ci siete mancati tanto ”
Direttore artistico
Secondo, per cronologia di composizione, dei tre balletti di Pëtr Il'ic Cajkovskij, La Bella Addormentata è stato rappresentato nel 1890 presso il Teatro Mariinskij di San Pietroburgo , Russia Nel 1888 , l'allora direttore dei teatri imperiali Ivan Vsevoložskij propose a Cajkovskij di scrivere la musica di un nuovo balletto, basato sulla fiaba di Charles Perrault ; la coreografia venne affidata al pluridecorato Marius Petipa , già coreografo di numerosi e famosi balletti.
Il balletto giunse nel 1896 al Teatro alla Scala di Milano e con oltre ventiquattro repliche fu il primo allestimento ad
essere eseguito al di fuori della scena pietroburghese, giungendo al Bol'šoj di Mosca solo tre anni dopo. Cajkovskij morì nel 1893 e purtroppo non ebbe la soddisfazione di vedere il suo lavoro diventare un successo nei teatri, anche al di fuori della Russia .
Alla corte del re Florestano viene indetta una festa per il battesimo della principessa Aurora: vengono invitati cavalieri, dame e le fate buone del regno, che portano con loro doni per la principessa. Tra gli invitati però manca la malvagia fata Carabosse, che per vendicarsi getta una maledizione alla
piccola Aurora che al suo sedicesimo compleanno toccando la punta del fuso sarebbe morta. Ma la fata dei Lillà interviene e ricordando il suo dono, trasforma la morte in sonno.
Gli invitati si addormentano e il castello viene avvolto da rovi e circondato da un fitto bosco. Finché dopo cento anni la fata dei Lillà conduce un principe da Aurora, che dandole un bacio spezza l’incantesimo.
I due promessi sposi danzano, in un celebre passo a due , alla reggia di Florestano, e con loro anche tutti gli invitati in onore del futuro re e della futura regina.
LORENZA
GIORGIO
“ Ci vuole orecchio non è un omaggio a Enzo Jannacci, ma una ricostruzione
suo mondo
(…) ”
Uno spettacolo giocoso e profondo perché “chi non ride non è una persona seria”. Un po’ circo un po’ teatro canzone Jannacci verrà rivisitato, reinterpretato e “ricantato” da Elio, filosofo assurdista e performer eccentrico, surfando sul repertorio dell’amato artista milanese. Nella storia della canzone italiana il poetastro Enzo Jannacci, è stato il cantautore più eccentrico e personale, in grado di intrecciare temi e stili apparentemente inconciliabili: allegria e tristezza, tragedia e farsa, gioia e malinconia. E ogni volta il suo sguardo, poetico e bizzarro, è riuscito a spiazzare,
a stupire: popolare e anticonformista contemporaneamente.
Il “Buster Keaton della canzone” ha saputo raccontare la Milano delle periferie degli anni ‘60 e ’70 meglio di chiunque altro, trasfigurandola in una sorta di teatro dell’assurdo realissimo e toccante, dove agiscono miriadi di personaggi picareschi e borderline, ai confini del surreale.
Sul palco, nella coloratissima scenografia disegnata da Giorgio Gallione, troveremo assieme a Elio cinque musicisti, i suoi stravaganti compagni di viaggio, che formeranno un’insolita e bizzarra carovana sonora.
L’adattamento teatrale di Quasi Amici dello sceneggiatore e regista Alberto Ferrari è tratto dall’omonimo film (2011) diretto da Eric Toledano e Olivier Nakache ed interpretato da Francois Cluzet e Omar Sy.
Il linguaggio delle emozioni più profonde, quello teatrale, rende questa storia importante, una di quelle storie che meritano di essere condivise e raccontate.
La scrittura teatrale ha permesso di dilatare certe emozioni che nascono per il cinema con un altro linguaggio, irrobustendole con parole e simboli precisi per portarle sul palcoscenico e rimandare ad un immaginario condiviso.
Si racconta una grande amicizia di cui andare fieri, nell’intimità delle parole, degli scambi, delle svolte narrative, delle luci, dei movimenti, che solo una drammaturgia teatrale può cogliere e restituire al pubblico. Due uomini talmente diversi da costituire una teorizzazione dell’antimateria.
Due particelle che potrebbero portare a un’esplosione, un annichilimento delle proprie personalità e invece avviene il miracolo. Ed è questo miracolo laico che viene raccontato in teatro attraverso. Massimo Ghini e Paolo Ruffini vestiranno i panni dei due protagonisti e, come nella storia del film, compiendo un percorso, ognuno nella rispettiva vita e in quella dell’altro, che li farà crescere fino a renderli necessari l’uno all’altro per poter proseguire il proprio cammino su questa terra.
giovedì
a domenica
gennaio
GHINI PAOLO RUFFINI
Un uomo molto agiato, ricco, molto ricco, troppo ricco, intelligente, affascinante; un uomo che vive di cultura e con la cultura vive, che si muove e conquista e soddisfa il proprio ego narcisistico con il cervello più che con il corpo.
Un uomo a cui il destino ha voluto, per contrappasso, relegare a solo cervello, facendolo precipitare con il parapendio e fratturandogli la quarta vertebra cervicale e riprendendosi il corpo.
Quel corpo, che era solo un bagaglio della mente, ora nell’assenza, diventa il fantasma di un’identità da inseguire e recuperare.
E un altro uomo che entra ed esce di galera, sin da ragazzino, svelto, con una sua intelligenza vivace e una cultura fatta sulla strada e nei film di serie b, che ha visto. Ma decisamente smart.
Un uomo che preferisce porre il suo corpo avanti a tutto e lasciare il cervello quieto nelle retrovie. Un corpo che, da subito, ha cercato di farsi strada nelle periferie degradate, in cui un’incertezza diventa come in natura, essenziale per determinare il proprio posto nella catena alimentare.
Un predatore che in realtà è una preda delle proprie debolezze. Un uomo che si è privato della carica del cervello che avrebbe potuto essere per lui determinante. Questi due uomini si incontrano per un caso e questo caso farà sì che diventino uno per l’altro indissolubili, l’uno indispensabile alla vita dell’altro e lenitivo alla ferità fatale che ognuno ha dentro di sé. Non lo sanno ma loro possiedono un dono che ognuno può donare all’altro: la leggerezza.
Nella versione teatrale i due ruoli saranno equiparati per poter scavare molto di più nel loro rapporto e nella ricerca di questa leggerezza calviniana che ci faccia emozionare, godere e ridere fino alle lacrime se necessario e alle lacrime anche arrivare nelle emozioni profonde, sulle loro riflessioni, sulla loro vita.
da venerdì 27 a domenica 29 gennaio
scritto da GARRY MARSHALL & J.F. LAWTON musiche e testi di BRYAN ADAMS & JIM VALLANCE coreografie
DENISE HOLLAND BETHKE supervisione musicale
SIMONE MANFREDINI direzione musicale ANDREA CALANDRINI scene
CARLA JANSSEN HÖFELT costumi
IVAN STEFANUTTI traduzione, adattamento e versi italiani
FRANCO TRAVAGLIO regia
CARLINE BROUWER regia associata e direzione casting
CHIARA NOSCHESE
ORCHESTRA DAL VIVO
Il musical Pretty Woman basato sul film della Touchstone Pictures scritto da J.F.Lawton ha celebrato la sua prima mondiale a Broadway nel 2018 riscuotendo il tutto esaurito. La versione italiana del musical è stata apprezzata dal pubblico e dalla critica ottenendo il maggior successo al botteghino in Italia nel corso del 2021. Scritto in coppia da Garry Marshall e Jonathan F. Lawton, rispettivamente leggendario regista e sceneggiatore originale della pellicola, lo spettacolo si avvale di una colonna sonora che è un mix di canzoni pop e romantiche scritte da due compositori d’eccellenza, Bryan Adams e il suo fidato co-autore Jim Vallance, e dell’indimenticabile successo mondiale del 1964 “Oh, Pretty Woman” di Roy Orbison.
L’adattamento teatrale mantiene l’impianto narrativo del successo cinematografico, premiato nel 1991 con un Golden Globe a Julia Roberts come migliore attrice, ripercorrendo fedelmente i momenti della storia d’amore di Vivian ed Edward. Accanto alla tematica sentimentale, che ha di fatto appassionato un pubblico eterogeneo di sognatrici e sognatori, alcuni temi molto attuali sono ancora il punto di forza di questa instancabile storia a metà strada tra Cenerentola e My Fair Lady. La rivalsa di una donna alla ricerca di sé e della sua dignità, il cambiamento di due persone diverse, per classe, che non discriminano l’altro ma che si avvicinano l’uno all’altra rivoluzionando sé stessi e il loro
modo di pensare, la forza dei sentimenti che hanno la meglio su fama e denaro, il superamento delle apparenze in un mondo che non riesce ad andare oltre i preconcetti. Un inno alla libertà che supera pregiudizi e convenzioni, una storia trasversale che supera le differenze sociali e di età.
Protagonista è la musica anni ’80, eseguita dal vivo da una band di 6 elementi; la musica rimane quella originale scritta da Bryan Adams. In questo allestimento tutto italiano i numeri musicali mantengono viva la forte connessione tra i brani del musical e la cifra stilistica che contraddistingue il suo autore.
Pretty Woman è una romantica storia d’amore tra due persone nate in situazioni completamente diverse; uno è “nato con la camicia”, l’altra in un quartiere povero e squallido.
Il destino unisce Edward e Vivian, e quando aprono i loro cuori e le loro menti l’uno all’altro, diventano l’un l’altro persone migliori, andando oltre i pregiudizi e lo status sociale per vivere una vita libera ed emotivamente soddisfacente. Lo spettacolo parla di un sogno; tutti possono cercare dei segni nella vita e interpretarli come guida personale. I sogni possono dare uno scopo, qualcosa per cui lottare, come per dire di non accontentarsi e arrendersi, ma osare di fare quel passo che mantiene vivo il fuoco nel proprio cuore.
Pretty Woman racconta la storia di una giovane donna che trova la forza in sé stessa e osa scegliere ciò in cui crede fermamente.
Il più grande trasformista al mondo Arturo Brachetti The Legend of quick-change prosegue il suo percorso per la sesta stagione dopo aver raccolto negli ultimi anni in Italia e all’estero moltissimi sold out e standing ovation. Protagonista è il trasformismo, quell’arte che lo ha reso celebre in tutto il mondo e che qui la fa da padrone con oltre 60 nuovi personaggi, molti ideati appositamente per lo show SOLO, che appariranno davanti agli spettatori con un ritmo incalzante e coinvolgente. Brachetti propone anche un viaggio nella sua storia artistica, attraverso le altre affascinanti discipline in cui eccelle: grandi classici come le ombre cinesi, il mimo e la chapeaugraphie, e sorprendenti novità come la poetica sand painting e il magnetico raggio laser. Il mix tra
scenografia tradizionale e videomapping permette di enfatizzare i particolari e coinvolgere gli spettatori. Brachetti in SOLO apre le porte della sua casa fatta di ricordi e di fantasie; una casa senza luogo e senza tempo, in cui il sopra diventa il sotto e le scale si scendono per salire. Dentro ciascuno di noi esiste una casa come questa, dove ognuna delle stanze racconta un aspetto diverso del nostro essere e gli oggetti della vita quotidiana prendono vita, conducendoci in mondi straordinari dove il solo limite è la fantasia, una casa segreta, senza presente, passato e futuro, in cui conserviamo i sogni e i desideri. Reale e surreale, verità e finzione, magia e realtà: tutto è possibile insieme ad Arturo Brachetti!
Chi non conosce Dracula, diabolico vampiro nato dalla penna di Bram Stoker nel 1897?
Protagonista indiscusso della letteratura inglese di fine ‘800, ispirato alla figura del Principe di Valacchia Vlad III dotato di grande fascino, Dracula non solo rappresenta il vampiro per antonomasia ma è anche una delle maggiori incarnazioni del male: attrae e terrorizza, seduce e uccide.
La figura del noto vampiro ha ispirato una serie infinita di adattamenti teatrali e cinematografici, che l’hanno reso celebre in tutto il mondo e immortale. L’opera è nata dalla volontà da Ario Avecone, regista e autore del libretto e di parte delle musiche, che ha voluto rinnovare l’iconico racconto dell’autore irlandese presentandolo da una nuova prospettiva.
Vlad Dracula è ambientato in un mondo steampunk di fine 800, all’alba dello sviluppo industriale moderno e dello sfruttamento delle nuove risorse energetiche.
La colonna sonora in stile hollywoodiano, strizza l'occhio ai grandi compositori da film; le canzoni originali attraversano con eleganza tanti generi musicali, dal pop al rock, alla modern ballad, lasciando che siano sempre funzionali alla storia.
L’allestimento scenico in stile postindustriale evoca da un lato i miti della filmografia, come Mad Max, dall'altro le più recenti rivisitazioni dei romanzi come lo Sherlock Holmes di Guy Ritchie.
La cura degli abiti e dei dettagli sono il frutto di una ricerca personale e innovativa, basata sull’epoca vittoriana ma contaminati con tessuti e materiali tecnologici avanzati.
L’opera piacerà sicuramente agli appassionati del gotico, ma ammicca anche agli amanti del thriller, che pian piano si troveranno coinvolti in un intrigo ricco di suspense, dove il tempo gioca un ruolo fondamentale.
SIMONE MARTINO, ARIO AVECONE E MANUELA SCOTTO PAGLIARA
CHRISTIAN GINEPRO - Van Helsing
ARIANNA - Mina
GIORGIO ADAMO - Vlad Dracula
MARCO STABILE - Jonathan
CHIARA VERGASSOLA - Justina
Costumi
MYRIAM SOMMA Luci
ALESSANDRO CASO
Vocal Coach
ADRIANO SCAPPINI
Acting Coach
ANTONIO SPERANZA
Aiuto regia e dinamica scenica
ANTONIO MELISSA
ARIO AVECONE
Uno straordinario kolossal musical-teatrale concepito, composto e prodotto da Red Canzian, Casanova Opera Pop è uno spettacolo maestoso che già nel corso del breve tour di anteprima ha conquistato il cuore di oltre 30.000 spettatori. Tratto dal romanzo di Matteo Strukul “Giacomo Casanova - la sonata dei cuori infranti”, tradotto in oltre 10 lingue, è ambientato nella Venezia del ‘700 ed è dedicato a uno dei personaggi italiani più noti al mondo, Giacomo Casanova. E’ stato il primo spettacolo inedito di teatro musicale andato in scena dopo la riapertura dei teatri a piena capienza, una nuova opera che Red Canzian ha creato nei due lunghissimi anni trascorsi lontano dal palco.
“ Ho cullato a lungo l’idea di comporre un’opera musicale dedicata alla Città di Venezia, forse l’unica al mondo di tale notorietà a non avere un ‘suo’ musical, e a Giacomo Casanova, uno dei personaggi italiani universalmente conosciuti, ma finora raccontato in una chiave sempre un po’ monotematica, quella del libertino impenitente, mentre io volevo rappresentarlo nelle tante sfumature che fanno di lui una delle figure storiche più interessanti che l’Italia e Venezia in particolare possono vantare. Poeta, alchimista, libertario, diplomatico e “occhi” della Repubblica di Venezia, una figura chiave ai tempi della Serenissima.
Casanova Opera Pop, con la regia originale di Emanuele Gambala cui esperienza va dalla prosa (è Direttore Artistico del Teatro Goldoni di Livorno), all’Opera (con Claudio Abbado), al teatro musicale (Spring Awakening, I Promessi Sposi di Guardì)racconta Giacomo Casanova in un’età intorno ai 35 anni, al rientro dall’esilio e strenuo difensore di Venezia dai giochi di potere che la vorrebbero venduta allo straniero. Nelle due ore di spettacolo in due atti, 21 straordinari performer sul palco – 11 cantanti attori e 10 ballerini acrobati danno vita a coreografie dallo stile guerriero di Martina Nadalini e Roberto Carrozzino, nei vari momenti interpretano le Ombre, i Veneziani al Carnevale, i nobili in festa e i momenti corali della storia - oltre i 30 cambi scena che Red ha realizzato personalmente, attraverso un allestimento scenico immersivo, fatto di fotografie scattate nella Venezia deserta durante la pandemia e trattate al computer in modo da restituire ambientazioni della città e dei suoi luoghi di un iperrealismo spiazzante, capace di trasportare gli spettatori dentro i luoghi di una Venezia settecentesca, i bacari, le calli, i Palazzi della nobiltà, le Cattedrali, Piazza San Marco, la laguna, la prigione dei Piombi, quelli della fuga fra i boschi e i Castelli del Nord Italia.
Casanova Opera Pop è prodotto dallo stesso Red Canzian, che in questo ruolo segue la Direzione Artistica, e da sua moglie Beatrix Niederwieser, che dello spettacolo segue tutti gli aspetti operativi. Completa il team operativo Chiara Canzian, resident director in tour, vocal coach e walk-in cover di tre personaggi.
Un irrinunciabile apporto alla messa a punto dello spettacolo deriva dal coinvolgimento del guru riconosciuto a livello mondiale nel teatro musicale, Nick Grace produttore o consulente di tutti i più grandi successi internazionali (per citarne solo alcuni: Mamma Mia!, Cats, Blue Man Group, Walking With Dinosaurs, Tina).
Nel team creativo, con Red, figurano altri professionisti che rappresentano l’eccellenza italiana nel mondo: alla realizzazione dei 120 costumi, sui bozzetti della giovane stilista Desirèe Costanzo, ha lavorato l’Atelier Stefano Nicolao, dal 1980 attivo sulla scena internazionale in grandi produzioni teatrali, operistiche e cinematografiche (nomination per i costumi del film da Oscar Eyes Wide Shut).
La libertà sarà il filo conduttore del nuovo spettacolo di Alessandro Siani che ritorna a calcare le scene con il suo nuovo stand up comedy, che arriva dopo il successo strepitoso del "Felicità tour". In questo nuovo progetto live il dialogo con il pubblico diventerà fondamentale per affrontare argomenti come la convivenza forzata, il fenomeno serie tv, il potere dei social, la politica, l’attualità, la guerra e soprattutto la libertà di pensare e sognare un futuro migliore senza virologi, vaccini e mascherine in cui l’unico antidoto alla frustrazione dei nostri
giorni possa essere una dose di gioia pura. La libertà di trascorrere una serata senza pensieri!
Alessandro Siani ha iniziato la sua carriera giovanissimo all'interno del laboratorio Tunnel Cabaret, storico locale sito a Napoli nei pressi del monastero di Santa Chiara.
Tra i suoi film come regista, interprete, sceneggiatore, ricordiamo: Benvenuti al Sud (2010), La peggior settimana della mia vita (2011), Benvenuti al Nord (2012), Il Principe abusivo (2013), Mister Felicità (2017), Chi ha incastrato Babbo Natale? (2021)
Tratto dal romanzo di AMANDA BROWN e dal film omonimo della METRO-GOLDWYN-MAYER in accordo con MUSIC THEATRE
INTERNATIONAL (MTI) Europe Musica e testi delle canzoni originali di LAURENCE O’KEEFE
E NELL BENJAMIN Libretto originale di HEATHER HACH Regia e coreografie
MATTEO GASTALDO
Supervisione musicale
FABIO SERRI
Dagli stessi produttori del musical Priscilla, la regina del deserto, il musical Legally Blonde, La Rivincita delle Bionde, è un tributo al potere femminile. Dal successo a Broadway e nel West End di Londra, il musical ha riscosso grandi consensi di pubblico anche in Australia, Corea, Paesi Bassi, Francia, Austria, Canada, Brasile, Messico, Svezia e Finlandia. Basato sull’amato film Legally Blonde, uscito nelle sale italiane nel 2001 con il titolo La rivincita delle bionde e diretto da Robert Luketic con protagonista Reese Witherspoon. Legally Blonde La Rivincita delle Bionde segue la trasformazione di Elle Woods mentre affronta stereotipi, sessismo, snobismo e scandalo nel perseguimento dei suoi sogni, e dimostra a tutto il mondo che si può essere allo stesso tempo bionde e intelligenti.
La briosa Elle Woods è una ragazza alla
moda, dolce e soprattutto bionda e sembra avere tutto ciò che desidera. Finché la sua vita viene sconvolta quando il suo ragazzo la lascia. Determinata a riconquistarlo, Elle usa il suo ingegno e il suo fascino per entrare nella prestigiosa Università di Harvard. Elle capisce rapidamente il suo potenziale e le sue vere risorse e si prefigge così di mettersi alla prova con il mondo e dimostrare che bisogna sempre credere in sé stessi. Questo vivace ed esilarante musical si muove a un ritmo vertiginoso, guidato da musiche incalzanti e coreografie esplosive.
domenica
Accanto a Sal da Vinci e Fatima Trotta un cast che si avvale della partecipazione di giovani talentuosi attori.
Gli stessi attori aprono lo spettacolo con un pre-show straordinario che ha luogo all’esterno del teatro e nel foyer e catapultano subito il pubblico nella magia del musical.
La supervisione artistica è di Lello Arena. Lo spettacolo, che segue l’esempio dei musical americani in grande stile, racconta la storia di un cantautore dimenticato dal mondo, che vive in un manicomio abbandonato e fatiscente prossimo alla demolizione. Ma quella è la sua casa, il luogo in cui è cresciuto e in cui hanno preso vita le canzoni che lui immaginava un giorno di cantare in
un teatro vero. È un artista “pazzo”, un sognatore, che immagina di trasformare le vecchie mura in cui abita in una casa di cura che possa accogliere i reietti della società e dar loro la possibilità di realizzare le loro aspirazioni: dar vita a un teatro in cui portare in scena i loro racconti.
La Fabbrica dei Sogni è un “non luogo” che realmente esiste. È un posto magico dove si nascondono le persone che hanno paura del mondo; l’ultima roccaforte dei matti che vivono di sogni, in cui la realtà incontra e supera la fantasia, un posto in cui la follia è un modo di sentire la vita. È una favola romantica e divertente che coniuga le coreografie agli spettacolari effetti ed alle voci di grandi interpreti.
FRANCESCO DA VINCI ENZO FISCHETTI FEDERICA CELIO
Arà è una caffetteria, un bistrot, una bottega. Ci puoi fare colazione di corsa o con calma. Un arancino al volo o un aperitivo seduto. Azzannare uno sfincione o degustare i vini naturali e le birre artigianali dello scaffale. Imparare a conoscere i grani siciliani e innamorarti di un cannolo.
Ogni ora del giorno è quella buona, per tutto il tempo che hai.
“ I Pink Floyd?
Una musica che ha un’anima. ”
È questo che ha ispirato il celebre coreografo e regista Micha van Hoecke a creare il suo lavoro Shine! (letteralmente brilla, riferito all’esortazione che Roger Waters, Nick Mason, Richard Wright e David Gilmour rivolsero a Syd Barrett a continuare a brillare, cantandogli “Shine on, you crazy diamond!”) sulle indimenticabili canzoni della leggendaria band inglese.
Accompagnato dal vivo dal sound psichedelico dei Pink Floyd Legend diretti da Fabio Castaldi e dalle loro tre potenti vocalist. Lo spettacolo è stato presentato in prima mondiale al Ravenna Festival 2019. Shine! è un viaggio sulla luna, simbolo della fantasia, della vita stessa. “È la mia autobiografia, ma racconta anche le nostre vite che procedono a cicli, con un movimento circolare come quello della danza delle stelle” prosegue il coreografo russo-belga Micha van Hoecke, scomparso all'improvviso nell'agosto del 2021.
sabato 25 e domenica 26 marzo
In Italia è un fenomeno che si conferma ogni sera, con più di 1.800 repliche che sfiorano i 2.000.000 di spettatori a teatro.
GREASE Il Musical è una festa travolgente che dal 1997 ha dato il via alla musicalmania, trasformandosi in un vero e proprio fenomeno di costume “pop”, un cult intergenerazionale che non è mai stato così attuale ed è amatissimo anche dalle nuove generazioni.
In oltre 20 anni di successi strabilianti in Italia, GREASE Il Musical ha cambiato il modo di vivere l’esperienza di andare a teatro. Oggi è una magia coloratissima e luminosa che si ripete ogni sera, una festa da condividere con amici e famiglie, senza riuscire a restare fermi sulle poltrone ma scatenandosi a ballare: un inno all’amicizia, agli amori indimenticabili e assoluti dell’adolescenza.
Sono molti i motivi per innamorarsi di GREASE: la nostalgia del mondo perfetto degli anni Cinquanta, i ricordi legati al film con John Travolta e Olivia Newton-John, l’immedesimazione in una storia d’amore senza tempo, tra ciuffi ribelli modellati con la brillantina, giubbotti di pelle e sbarazzine gonne a ruota.
In questa edizione due giovani e talentuosi interpreti: Danny Zuko ha il volto di Simone Sassudelli che si è formato alla Scuola del Musical di Milano, frequenta in seguito negli Stati Uniti alcune tra le migliori accademie teatrali e lavora in importanti produzioni come West Side Story. Al suo fianco, nel ruolo di Sandy, Francesca Ciavaglia, diplomata alla Bernstein School of Musical Theatre di Bologna al suo primo ruolo da protagonista.
con SIMONE SASSUDELLI E FRANCESCA CIAVAGLIA
Traduzione
MICHELE RENZULLO
Liriche italiane FRANCO TRAVAGLIO E MICHELE RENZULLO
Scene
GABRIELE MORESCHI Costumi
CARLA ACCORAMBONI
Coreografie GILLIAN BRUCE
Disegno luci VALERIO TIBERI
Disegno luci associato FRANCESCO VIGNATI
Disegno fonico ENRICO PORCELLI
Supervisione musicale GIANLUCA STICOTTI
Arrangiamenti e orchestrazioni RICCARDO DI PAOLA
Regia associata MAURO SIMONE
Adattamento e regia SAVERIO MARCONI
pochi passi da Firenze, dove terra e cielo sembrano essere infiniti, Ruffino apre le porte della villa rinascimentale Tenuta Poggio Casciano: una esperienza indimenticabile fra prelibatezze gastronomiche sotto pergole fiorite, un buon libro a bordo piscina dopo un confortevole riposo, visite e degustazioni nella spettacolare cantina storica, merende e aperitivi al tramonto nel parco della Tenuta.
nome omaggia Leonardo da Vinci che, insieme all’amico Sandro Botticelli, aprì una locanda sul Ponte Vecchio a Firenze pensando che la cucina potesse esprimere il bello e il buono ed elevare il gusto dello stare insieme. Seguendo la stessa filosofia Le Tre Rane - Ruffino offre una cucina che rispetta la stagionalità e la territorialità degli ingredienti. La locanda consta di due sale interne e una bellissima pergola che guarda i vigneti della Tenuta. Gli ampi saloni al piano terra e il suggestivo parco antistante la villa sono a disposizione per cerimonie, eventi e matrimoni.
Nello splendido parco della Tenuta, la Bottega del Vino è aperta per gustose merende e piacevoli aperitivi. Tutti i vini Ruffino sono accompagnati da una selezione dei migliori prodotti gastronomici toscani. Si organizzano degustazioni capaci di soddisfare ogni esigenza e curiosità: dalla visita ai vigneti alla cantina storica, gli ospiti vengono accompagnati in un percorso conoscitivo ed emozionale alla scoperta del mondo Ruffino e dei suoi vini.
hospitality@ruffino.it +39 0556499712 - +39 3783050220
L’agriresort si compone di sette camere arredate in stile, dotate di tutti i comfort, affacciate sui vigneti di proprietà, sul giardino “all’italiana” e sulla splendida campagna toscana. L’incantevole piscina a sfioro, a disposizione degli ospiti, regala ore di totale relax, inebriati dai profumi circostanti. Una ricca colazione preparata dalle cuoche della Tenuta renderà il risveglio ancora più piacevole.
agriresort@ruffino.it +39 0550981910
Tenuta Poggio Casciano
Ruffino
Ripoli Firenze
Un cast di 25 artisti tra cantanti, danzatori e alcuni fra i maggiori acrobati della scena mondiale porterà sul palcoscenico la geniale fiaba del Mago di Oz, tratta dal romanzo Il meraviglioso mago di Oz dello scrittore statunitense L. Frank Baum (1900). Dal libro fu ispirato il regista Victor Fleming per farne una indimenticabile versione cinematografica interpretata da Judy Garland (1939) L’ adattamento teatrale che la prestigiosa compagnia internazionale propone è un family show in una chiave scenica del tutto originale, che combina arte circense e teatrale, voce dal vivo, balletto moderno, scenografie straordinarie, musica incantevole in una produzione elettrizzante e abbagliante. La mirabolante messa in scena dello spettacolo è esaltata dall’originale animazione, grafiche in 3D, effetti speciali e costumi fantasmagorici realizzati dal team di creativi della Romanov Arena.
E’ la storia di una piccola orfana, Dorothy, che vive in Kansas con i suoi zii. Un tornado spazza via la loro casa, con Dorothy all’interno, trasportandola nel paese di Oz. Dorothy si incammina verso la capitale del regno, la città di Smeraldo, dove c’è il potentissimo mago di Oz. Lungo la strada, incontra tre compagni: uno spaventapasseri che vorrebbe avere un cervello, un boscaiolo di latta che vorrebbe avere un cuore e infine un leone che vorrebbe essere coraggioso. I quattro compagni superano gli ostacoli lungo la strada e giungono al cospetto del mago di Oz, che promette loro di aiutarli ad esaudire ogni desiderio…
Musical fra i più longevi del West End con oltre 12 anni di repliche, We Will Rock You ideato dai Queen si appresta a ripartire in tour. Le ragioni di tanto successo sono evidenti: a partire naturalmente da una colonna sonora incandescente, trascinante come solo la musica dei Queen sa essere, il musical si sviluppa attraverso una partitura composta dai maggiori successi dell’intramontabile band. E sono stati proprio Ben Elton con Brian May e Roger Taylor come supervisori, a scrivere e ideare lo spettacolo originale, e sono sempre loro a fornire il placet a tutte le edizioni successive.
Il livello delle produzioni che circuitano nel mondo è sempre altissimo, sia sul piano del cast, che viene selezionato tra i migliori performer carichi di dirompente energia, come sarà di certo anche questa volta - sia dal punto di vista dell’allestimento, accurato e fantasioso. Risponderà a tali canoni l’edizione che toccherà i maggiori teatri italiani. Ambientato in un futuro cupo e oppressivo il musical allude a temi molto attuali: il bullismo, l’omologazione culturale, l'incombente controllo della rete nella vita quotidiana. Ma c’è chi combatte per la libertà, il giovane rivoluzionario Galileo, aiutato da Scaramouche. La loro arma è la musica, che incarna la libertà: il bellissimo rock dei Queen.
musiche e orchestrazioni DAN GILLESPIE SELLS libretto TOM MACRAE da un’idea originale JONATHAN BUTTERELL con BARBARA COLA - Margaret New FRANCO MANNELLA - Hugo/ Loco Chanelle
LUDOVICA DI DONATO - Ray LISA ANGELILLO - Miss Hedge
BENEDETTA BOSCHI - Pritti Pasha
UMBERTO NOTO - Drag/Padre di Jamie MICHELE SAVOIA - Drag
SEBASTIAN GIMELLI MOROSINI - Drag scene ALESSANDRO CHITI costumi FRANCESCA GROSSI direzione musicale DINO SCUDERI adattamento e regia PIERO DI BLASIO
Dopo il clamoroso successo ottenuto dal suo debutto nel West end londinese e in contemporanea con 5 paesi nel mondo, debutta in Italia Tutti Parlano di Jamie il musical, manifesto di una nuova generazione nel segno dell’inclusività. Il musical nasce dal documentario della BBC del 2011 “Jamie: Drag Queen at 16”, in cui un teenager cresciuto nel piccolo paese di Sheffield, dopo il coming out a soli 14 anni, decide a 16 di voler condividere il suo sogno di esprimere sé stesso anche indossando favolosi abiti femminili. Da qui inizia la straordinaria avventura di Jamie Campbell. La sua storia farà il giro del mondo e sarà di ispirazione per tanti ragazzi di questa generazione.
Dopo il debutto nel 2017 all’Apollo Theatre di Londra, il musical raccoglie un successo di pubblico e critica tale da diventare un film (2021).
ALESSANDRO LONGOBARDI in associazione con NICA BURNS presenta
Per vestire gli scintillanti panni di Jamie è stato scelto, in accordo con gli aventi diritto inglesi, Giancarlo Commare, attore rivelazione delle ultime stagioni televisive e cinematografiche, dalla serie Skam Italia al film Maschile singolare, passando per Il Paradiso delle Signore Ad interpretare Margaret New, la coraggiosa mamma di Jamie, la cantante e interprete di tanti musical Barbara Cola. Jamie è una storia di formazione moderna per una generazione alla ricerca della sua “vera” identità, che vuole affermare sé stessa al di là del genere, dell’orientamento sessuale e delle convenzioni sociali. Una storia, come già avvenuto per Billy Elliot, che parte da un piccolo paese inglese per portare la sua rivoluzione “gentile” in giro per il mondo. Lo spettacolo mette in scena, nel classico stile del Musical Theatre, un testo divertente e commovente con canzoni pop e coreografie originali che spaziano tra diversi generi; uno stile fresco ed immediato che, grazie alla sua forza ed energia, riesce a travolgere il pubblico con il suo messaggio di inclusività e libertà Tutti parlano di Jamie racconta le vicende di Jamie, un adolescente abbandonato dal padre che vive una vita serena e spensierata nella tranquilla Sheffield. Va a scuola, come tutti i ragazzi della sua età, ma a differenza loro, Jamie ha un sogno ambizioso: essere libero di esprimere sé stesso anche attraverso abiti femminili. Non è solo la scelta di voler diventare una Drag Queen, come crede all’inizio, a renderlo “diverso”, ma soprattutto la voglia di normalità nella diversità, come scoprirà alla fine. Ogni persona è unica e irripetibile… è il “glitter sopra il grigio di città”.
Tra una professoressa un po’ dura, una “zia” particolare, il bullo della scuola ed una classe di compagni scatenati, Jamie si avvierà al ballo di fine anno con una sola idea in mente: presentarsi come la migliore e più reale versione di sé, distruggendo convinzioni e costrizioni e abbattendo il muro più alto e duro di tutti, quello del giudizio.
REGIA
SANDRO
musiche
con
BEATRICE
ALESSANDRO
SILVIA
ANDREA BACCI
FABRIZIO CHECCACCI
CLAUDIA CAMPOLONGO
FRANCESCA NEROZZI
ROBERTO ANDRIOLI
VOCAL COACH SILVIA QUERCI
Alla fine degli anni ’20, dopo la morte del drammaturgo Augusto Novelli, autore di una vasta produzione teatrale tra cui L’Acqua cheta e Gallina Vecchia , il teatro fiorentino conobbe un momento di crisi. Le sale teatrali i Firenze stentavano a riempirsi e le compagnie non riuscivano a trovare un nuovo autore. Finalmente comparve il titolo giusto: Il gatto in cantina dello scrittore e poeta Nando Vitali. La commedia in tre atti con le musiche di Salvatore Allegra debuttò al teatro Alfieri il 20 febbraio 1930 con la Compagnia diretta da Raffaele Niccoli. Il successo fu talmente grande che la commedia musicale fu replicata per settanta sere consecutive.
domenica
Il gatto in cantina è una commedia del teatro classico fiorentino, ambientata durante il Risorgimento. La vicenda si svolge in una villa nei pressi di Firenze alla metà del 1800. Giovanni, reduce dalla battaglia di Novara, è ospitato nella dimora di Antonio dove, quest'ultimo, trascorre la propria luna di miele con la sua sposa Carlotta. È un'amara luna di miele con quella severissima zia Giuditta. La zia ha con sé una figlia, Grazia, e Antonio pensa che, se qualcuno corteggiasse la cugina, ciò potrebbe costituire una variante per stornare l'attenzione dell'arcigna zia dalle sue espansioni con la moglie. Giovanni capita a proposito ma si viene a sapere che egli è un impenitente corteggiatore di donne sposate. Allora Antonio, per far convergere l'attenzione dell'amico sulla cugina, fa passare quest'ultima per la propria moglie. La situazione innesca così un'inesauribile successione di comici equivoci, per risolversi poi con soddisfazione di tutti.
Il fiorentino Sandro Querci è figlio d’arte: il padre faceva parte della compagnia Carlo Dapporto–Ave Ninchi, mentre il nonno negli anni ’30-’40 incideva per La voce del padrone Dall’età di sei anni calca il palcoscenico seguendo i genitori nei vari tour. Attore, cantante, autore, regista, scrittore ha al suo attivo più di 80 spettacoli e 30 regie ed ha sempre affiancato l’attività di scrittore con la parte autorale per il Teatro a quella registica ed attoriale.
Sostenibile e genuino, il Pane del Mugello nasce da grano coltivato in Mugello con un sistema a basso impatto ambientale, da farine macinate a pietra, lievitazione naturale e cottura a legna. Perché sprecare un prodotto così buono, se può dare vita a un prodotto altrettanto buono? Dal recupero dell’invenduto del Pane del Mugello, nasce così il Pangrattato
Rustico: il suo sapore particolare darà più gusto a impanature e ripieni. Proprio come già avviene con la Birra di Pane: in parziale sostituzione del malto d’orzo, ogni bottiglia contiene mezza fetta di Pane del Mugello invenduto. Da Unicoop Firenze, Consorzio di tutela e promozione Pane del Mugello e Granaio dei Medici, sempre nuove eccellenze a filiera corta.
Marco Goldin racconta, con la sua consueta affabulazione, le ultime settimane di Vincent van Gogh, dal momento in cui il pittore lascia la casa di cura in Provenza, per sostare a Parigi dal fratello Theo e raggiungere infine Auvers-sur-Oise, dove la sua vita si chiuderà nella notte tra il 28 e il 29 luglio del 1890. Nello spettacolo Goldin immagina che Van Gogh abbia tenuto un diario e per questo lo fa parlare con la sua voce, con il contributo eccezionale determinato dalle musiche di Franco Battiato, appoggiandosi ai fatti realmente accaduti e alle lettere che il pittore ha scritto sia a Theo sia agli amici come Gauguin.
dal libro di MARCO GOLDIN "GLI ULTIMI GIORNI DI VAN GOGH. IL DIARIO RITROVATO" musiche di FRANCO BATTIATO
La versione presentata è fedele all’originale per trama e contenuti, per sviluppo drammaturgico e partiture musicali, ma profondamente rinnovato nella tecnologia e nella qualità dell’allestimento. Una commedia musicale portata a diventare un vero e proprio musical rimanendo però profondamente ancorata alla maestosità di una figura, quella di San Francesco, che nel mondo, è icona della cultura apostolica ed emblema della spiritualità cattolica. Si raccontano infatti i valori e le emozioni della quotidianità, dedicandosi a interessanti momenti e intense riflessioni sul rapporto tra padri e figli, spesso contaminato da aspettative e valori diversi, nella ricerca disperata di un reciproco amore.
Il musical scritto da MARIO e PIERO CASTELLACCI con la collaborazione di RENATO BIAGIOLI e PIETRO PALUMBO
MICHELE PAULICELLI, GIAMPIERO BELARDINELLI, GIANCARLO DE MATTEIS
Jonathan Canini rivisita la nota favola, “trascinando” in Toscana tutti i suoi personaggi: fiorentina la protagonista, livornese la nonna, pisano il cacciatore, lucchese il lupo… Alla storia originale si sovrappongono così vernacoli e questioni di campanile, in un esilarante botta e risposta che rivela il talento di Jonathan Canini, ideatore e regista dello spettacolo, oltre che autore dei testi. Con lui sul palco Riccardo Di Marzo. Jonathan Canini si attesta tra i legittimi eredi della grande tradizione comica toscana, quella di programmi tv come Vernice Fresca e Aria Fresca, di mattatori quali Benvenuti e Nuti, Pieraccioni e Panariello, passando per Ruffini e Ceccherini…
Leonardo definisce la musica come un modo per disegnare ciò che non è visibile agli occhi: “la figurazione delle cose invisibili”, scrive lui. Ma più in generale, tutta la sua arte è un modo per mostrare ciò che sfugge allo sguardo: gli stati d’animo, l’anatomia interna, certi dettagli minutissimi della natura, certe ombre quasi impercettibili. L’espressione, poi, risulta particolarmente calzante anche per un altro gigante suo contemporaneo: Michelangelo. Buonarroti non si accontenta mai di rappresentare la realtà per come è. In tutte le sue opere, dalla Pietà Vaticana al Giudizio Universale, lui non rappresenta corpi, ma anime in forma di un corpo. Mercadini ci conduce in un viaggio, talvolta struggente e talvolta esilarante, nelle opere di Leonardo e Michelangelo. Due geni rivali nel cuore oscuro del Rinascimento.
Dopo la versione estiva (Teatro Romano di Fiesole 22 luglio 2022), torna alla sua “residenza fiorentina” la 23esima replica di CAVEMAN l’uomo delle caverne, per la sesta stagione sul consueto palcoscenico del Teatro Puccini, da dove è partita la prima data nel novembre del 2014. Merito dell’esilarante testo sui fatti e misfatti della vita di coppia, su di un argomento che non passa mai di moda: l’eterno incontro/scontro tra uomo e donna, con le loro manie, i differenti modi di pensare e di agire. E certamente merito di Maurizio Colombi, che si scopre un attore comico capace di affrontare con eleganza due ore di spettacolo ad un ritmo incalzante, sorprendendo ogni genere di pubblico.
Alessandro Albertin mette in scena un avvincente dialogo con alcuni personaggi che hanno affiancato Giorgio Perlasca nella sua straordinaria avventura vissuta a Budapest dell’inverno 1944 -45. Perlasca è stato un uomo semplice e normale che si mise al servizio dell’Ambasciata di Spagna, affrontando la morte ogni giorno perché sceglie di salvare la vita a più di 5.200 persone. Vive nell’ombra per più di 40 anni, non sentendo mai l’esigenza di raccontare la sua storia a nessuno. Ma nel 1988 viene rintracciato da una coppia di ebrei ungheresi che gli devono la vita… Quando i giornalisti gli chiesero le motivazioni delle sue azioni, lui rispose: Lei cosa avrebbe fatto al mio posto?
1979
PRINZ S.r.l distribuisce Beverage & Food in tutto il territorio toscano, con una rete di oltre 47 agenti di vendita. Lavoriamo con passione e dedizione per offrire un servizio di qualità al fine di soddisfare ogni particolare esigenza dei nostri clienti. La consolidata esperienza nel settore e la massima puntualità nell’offerta dei servizi ha reso Prinz un solido punto di riferimento per migliaia di clienti.
Ciò che contraddistingue un’azienda moderna come Prinz è la costante ricerca di una qualità globale partendo da una completa gamma di prodotti, alla strutturata assistenza e supporto al cliente, fino alla tecnologia e puntualità nelle consegne, effettuate capillaramente su tutto il territorio toscano. Prinz propone sempre innovazione e consulenza a tutto campo per soddisfare i propri partners, trasmettendo loro sicurezza e affidabilità del servizio.
Difatti, dal 1° Aprile 2017, abbiamo dato alla luce HI-CLIENT: l’App che permette ai clienti Prinz di gestire ordini, statistiche e molto altro in piena autonomia.
L’appuntamento di fine Stagione con gli abbonati, sotto forma di questionario, è un must a cui non abbiamo mai rinunciato, anche nel caso della Stagione 2019-20, troncata dal Covid. L’anno scorso, invece, una serie di sfortunati eventi (in particolare il rinvio a marzo 2023 del musical Legally Blonde, che avrebbe chiuso la Stagione), ha fatto si che questo rituale sia saltato; per questo adesso non possiamo riferire, come facciamo da molti anni, il gradimento degli abbonati in termini di numeri e percentuali. Abbiamo tuttavia una nutrita serie di feedback raccolti direttamente (soprattutto in biglietteria ma anche all’uscita del pubblico dalla sala). A questi si aggiunge l’intensa attività documentata sui social, in particolare su Facebook; ovviamente in questo caso le voci degli abbonati si sono mescolate a quelle degli altri spettatori.
Il primo dato incontrovertibile riguarda l’entusiasmo col quale il pubblico è tornato a teatro. L’avvio della Stagione 2021-22 ha goduto di questa formidabile spinta, oltre che di quella generata dell’attesa per i primi titoli in cartellone (SGT Pepper, Lopez e Solenghi, Enrico Brignano), tutti rinviati dalla Stagione 2019-20, che hanno riscosso un successo straordinario.
Ma la Stagione è stata un susseguirsi ininterrotto di grandi successi e alcuni trionfi inattesi, veri e propri exploit. I sold-out sono stati tantissimi. Tra le conferme sperate e puntualmente arrivate si registrano il tutto esaurito di Virginia Raffaele, Arturo Brachetti, Fiorello; tra quelli prevedibili per la grande popolarità quasi improvvisa della protagonista ricordiamo lo show di Drusilla Foer; sono state invece piacevoli sorprese il pienone di Kodò e di Forza venire gente Un gradimento senza incertezze hanno ricevuto anche due spettacoli molto diversi tra loro e sicuramente destinati a pubblici differenti: Il silenzio grande, con la regia di
Alessandro Gassmann e con Massimiliano Gallo protagonista, e il musical Aladin, per la regia dell’instancabile Maurizio Colombi. Buon esito anche per il musical Ghost e ottimo risultato per Giuseppe Giacobazzi e il suo one-man show. Ci direte: “Nulla è andato storto?”. Sarebbe davvero troppo bello… in effetti un paio di spettacoli hanno un po’ sofferto in un periodo, quello delle Feste, in cui tradizionalmente i teatri si riempiono. Difficile dire a cosa sia dovuto, tanto più che si tratta di due proposte assai diverse tra loro ma entrambe di indubbia qualità: Manola, con Nancy Brilli e Chiara Noschese, e La piccola bottega degli orrori con Giampiero Ingrassia (nomi di peso e assai amati dal pubblico del Verdi). È certo che a ridosso delle Feste, e in special modo subito dopo, i dati dell’epidemia tornarono a farsi minacciosi, minando la voglia d’evasione (in tutti i sensi!) della gente. Ricorderete che le feste in piazza per S. Silvestro furono tutte annullate e che anche gli spettatori del Verdi dovettero brindare all’Anno Nuovo sul marciapiedi… una scena il cui ricordo fa ancora venire il magone.
Un colpo di coda del covid che produsse un effetto decisamente depressivo, per fortuna esauritosi in breve tempo. Per questo (e per scaramanzia) usiamo il passato remoto.
Vi lasciamo con la promessa solenne di tornare al vecchio questionario (e al tradizionale format di commento dei risultati) sul catalogo della Stagione ventura insieme ad una nota che richiama quanto detto all’inizio: l’entusiasmo di tornare a teatro non accenna a diminuire neppure per la Stagione che sta per iniziare, un po’ perché per molti abbonati la stagione scorsa è stata una specie di mezzanino, di Stagione bisestile, un po’ perché molti spettatori torneranno davvero per la prima volta a teatro, dopo circa due anni d’astinenza forzata.
Immancabile appuntamento di Santo Stefano che vede l’estrazione dei fortunati vincitori tra gli Abbonati alla Stagione Teatrale in corso lunedì 26 dicembre, in occasione dello spettacolo di e con PAOLO RUFFINI.
In palio verranno offerti biglietti per spettacoli, cene presso ristoranti in prossimità del Teatro ed altri premi tra le proposte dei nostri amici e sostenitori. L’elenco dei premi, così come dei vincitori, sarà consultabile sul sito www.teatroverdifirenze.it e da lunedì 9 gennaio si potranno ritirare i premi in biglietteria. Tutti gli abbonati partecipano automaticamente senza necessità di iscrizione
Riprendendo la tradizione, in occasione della prima degli spettacoli in abbonamento il Teatro Verdi offre a tutti i componenti della compagnia in scena, dagli attori alle maestranze, una cena a buffet allestita nel foyer del Teatro. Per partecipare alle cene che si terranno al termine dello spettacolo, riservate ad un massimo di 6 Abbonati, è necessario prenotarsi e versare una quota di partecipazione di € 15,00 a titolo di rimborso spese.
info@teatroverdionline.it tel 055 21.23.20
Il pubblico al Verdi nella stagione scorsa
Antico Teatro Pagliano srl Claudio Bertini Massimo Gramigni Lorenzo Luzzetti Giovanni Vernassa
Direzione Organizzativa Maria Laura Viti Elisabetta Thiene Marco Vanchetti Caterina Locorotondo Elena Becattini Tommaso Cellini Paola Frosali Federico Giusti
Marco Borrelli Pagine: 15, 19, 21, 112
Stampa Tipografia Il Bandino Bagno a Ripoli (FI)
Un sostegno continuo per lo sviluppo dell’economia, del lavoro e dell’occupazione nella nostra regione.
La collaborazione con le imprese del territorio è illustrata dai numeri. Il 25% del totale dei prodotti acquistati dalla Cooperativa, pari a un valore di 430 milioni di euro l’anno, proviene da fornitori toscani. Il 34% dei fornitori è toscano: oltre 700 imprese. Molte sono piccole e forniscono pochi negozi vicini, a riprova di un legame di uso e capillare.
A confronto con altre imprese commerciali presenti in Toscana, in Unicoop Firenze il peso dei prodotti locali è doppio. Genera circa 3.300 posti di lavoro legati all’indotto produttivo.
Gli oltre 5.500 prodotti cui facciamo riferimento provengono da terreni, laboratori artigianali e stabilimenti presenti su tutto il territorio regionale.
Evidenziati dalla dicitura “Prodotto in Toscana”, possono essere realizzati con materie prime sia toscane che non. Molti sono prodotti tipici toscani, quindi di filiera, DOP, IGP, IGT, DOC, DOCG, PAT.
Tutto questo, oltre ad aiutare il tessuto economico regionale, garantisce i consumatori, che hanno la sicurezza di portare sulle loro tavole prodotti salubri, freschi e genuini.
Un circolo virtuoso completo: ecco perché, più che di collaborazione, ci piace parlare di amore per il nostro territorio.