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Se dovrai attraversare le acque sarò con te... perché tu sei prezioso ai miei occhi. Così dice il Signore.


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La pagina di Padre Francesco Carissimo, Quando riceverai il giornale probabilmente sarò, col le valigie pronte, in partenza per andare a celebrare la 18esima Tendopoli del Venezuela. Come prima cosa, quindi, in questa mia rubrica, voglio ringraziare il Signore, con voi, dell’età adulta della Tendopoli del Venezuela. Faccio fatica a rendermi conto di questi 18 anni passati dall’inizio di questa incredibile avventura, ma come si legge nel sito www.tendopolivenezuela. com il miracolo si è realizzato: “la maggiore età della Tendopoli si vede dalle 4 famiglie (quasi 5) formatesi nella Tendopoli, i figli nati da questi matrimoni, e dai fidanzati in procinto di sposarsi. Gli uomini che oggi hanno 18 anni sono cresciuti nella Tendopoli, in essa hanno imparato a conoscere la verità del loro cuore e capire che se nella vita non ci si spreme fino all’ultima goccia, come il limone, non serve a nulla. 18 anni … tre pontificati, tre parroci e il gruppo è sempre stato lì, crescendo, e sempre presente alle necessità della comunità.” Per questi segni e per i tanti giovani: grazie a Te Signore! Un altro motivo di lode e ringraziamento al Signore è l’incontro dei Testimoni fatto il 4 e 5 gennaio a G r o t t a m m a r e. La presenza del

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P. Leone Masnata, coordinatore della CEB, è stato un segno forte di speranza che siamo chiamati a decifrare. In tutti i giovani presenti ho letto due forti attese: la prima il desiderio di un impegno più concreto e fattivo, e l’altro di uscire dal chiuso della nostra provincia per aprirci a un mondo che attende “la Presenza che ci abita”. E’ questa Presenza che “rompe”, che

“geme nel travaglio di accadere” che, come dice il Papa; “Ci permette di alzare la testa e ricominciare, con la tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia. Non fuggiamo dalla resurrezione di Gesù, non lasciamoci mai per vinti, accada quel che accada. Nulla possa più della Sua vita che ci spinge in avanti”. Le motivazioni per vivere con audacia la gioia di essere cristiani, a cui ci incoraggia il santo Padre, le ho presentate, nell’incontro di Grottammare ai testimoni, commentando alcune frasi di Isaia 43 (vedi la pagina a fianco). Le ripropongo schematicamente:

- La base della gioia e della felicità è la scoperta, e di conseguenza l’obbedienza ad una parola che ci chiama. E’ la parola ascoltata che ci dà coraggio per alzarci dal nostro “pannolino”. “Ora così dice il Signore che ti ha creato, e ti ha plasmato”. Non esiste la gioia quando si dimentica che siamo fatti ogni giorno da una Parola ascoltata. - Dobbiamo essere felici perché

apparteniamo al Signore, siamo sua proprietà, suo popolo e gregge che egli pasce. Siamo stati da lui riscattati con la morte del suo figlio e soprattutto ci ha dato un nome… siamo suoi. Siamo tatuati con il nome di Dio. Quindi non possiamo e non dobbiamo temere. Se ci alziamo dal nostro “pannolino” è perché abbiamo riconosciuto una voce, se muoviamo i primi passi è perché le braccia protese dell’amore ci danno sicurezza. - Questo non significa che non ci sono le prove: “dovrai attraversare le acque, ma i fiumi non ti sommergeranno”. La libertà, il più bel dono che Dio poteva fare all’uomo, rivela la grandezza di Dio. Egli non la offre gratuitamente per non schiavizzarlo, ma lo invita a camminare nel deserto per conquistarla. Quindi è chiaro che Dio conta su di noi, la nostra libertà è chiamata a creare la speranza, a illuminare un sentiero nel deserto del quotidiano, che nessuno ha mai

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attenzione

percorso, che Dio ha tracciato e che noi collaudiamo. - Quando le inevitabili prove della vita ci fanno cadere e toccare il fondo, quando tutto sembra finito Lui è lì: “Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo”. Quindi non solo dobbiamo tracciare un sentiero nel deserto del quotidiano ma dobbiamo aver la fierezza di essere stati chiamati a fare, a lavorare per Lui, a far accadere la speranza. Comunque tu sia, qualunque cosa tu hai fatto, sei degno di stima da parte del Signore… (come sono diversi gli uomini…). - La cosa più bella è quello che segue, che da valore all’amore gratuito di Dio: “Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Qualunque sia stata la nostra storia passata non può impedirci di essere felici. Tutto diventa nuovo quando si incontra l’Amore. - La consapevolezza dei propri limiti, non è auto compassione o rimorso, ma conversione, incentrare la nostra vita sull’amore di Dio. Non è guardare indietro con disgusto, ma avanti con speranza. Non significa guardare in basso ai nostri errori, ma in alto all’amore di Dio. Non significa guardare ciò che non siamo riusciti a essere, ma ciò che - per grazia divina - possiamo diventare. Sperando che riuscirai a vivere nella Quaresima questa gioia che sgorga dall’abbandonarsi alla Parola, ti

chiedo di non dimenticare in questo tempo la preghiera, ma soprattutto scegliete qualche gesto di penitenza per riscoprire il sapore e, la gratuita bellezza, del quotidiano esistere. Uniti nella preghiera con i giovani del Venezuela ti benedico. P. Francesco

Preghiamo per la Tendopoli del Venezuela.

Il biglietto era pronto, le valigie erano chiuse, ma per la nota situazione sociale e politica che si è cretata in Venezuela, per la sicurezza dei nostri ragazzi, la Tendopoli viene rinviata... uniamoci ai nostri amici con la preghiera.

Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe (Tendopoli), che ti ha plasmato, o Israele (giovane): «Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo, Così dice il Signore che offrì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti. Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi.

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Odissea di una sfera Siccome sono una persona istintiva, irrazionale, idealista, sognatrice, inconcludente – insomma uno di quelli che la vita destina a subire continue e meritate delusioni – mi chiedo spesso che cosa sarei stato (probabilmente un fallito totale) senza quel po’ di rigore logico acquisito negli anni trascorsi al Liceo Scientifico e nella Facoltà Universitaria di Giurisprudenza. Se c’è un barlume di razionalità in ciò che faccio ogni giorno – perché io vorrei dar sempre retta ai miei impulsi, alle mie emozioni – lo devo al fatto che la pratica quotidiana di operazioni matematiche e geometriche, e successivamente il rigore normativo di codici e testi di diritto - mi hanno convinto, alla lunga, della necessità di affidarsi alle scelte che stabiliscono le corrette priorità della nostra esistenza. La vita è una geometria di percorsi - alcuni fatti di linee magnificamente rette, altri resi difficili da curve ardimentose - di cerchi che si aprono e si chiudono, di scale che si salgono e scendono, di triangolazioni umane, sociali e professionali; e il nostro impegno quotidiano consiste nel riconoscere subito queste figure, di delinearle con la maggiore esattezza, in modo da poter optare per un percorso, piuttosto che per un altro. L’assoluta necessità delle scienze esatte

la cupola di San Pietro e l’architettura religiosa. Eppure, a dispetto dell’enorme debito della nostra specie verso la matematica e la geometria, queste scienze non si fanno amare che da pochi; il perché è presto detto. Non sono facili da apprendere, e soprattutto richiedono un’esattezza che non può venir meno in nessuna fase della loro utilizzazione. Come potevo amare la matematica o la geometria quando, dopo che estenuanti operazioni logiche mi avevano portato al risultato finale di un’espressione, o di un problema geometrico, di un’equazione, di un integrale o di una derivata, constatavo con orrore che il risultato finale non era lo stesso cui era arrivato il primo della classe, magari per un più o un meno invertito in qualcuno dei passaggi? Cavolo, mi dicevo, se al tema di italiano, o all’interrogazione di storia, scrivo o dico qualche stupidaggine, questo non inficia il tutto, ed è giusto che una prestazione venga valutata nella sua globalità, e non per un segnetto che va a compromettere ogni cosa! Adesso, ma è troppo tardi per rimediare, capisco meglio quanto le scienze esatte contribuiscano a migliorarci nella sfera interiore, oltre che in quella puramente intellettiva. Io e mia moglie abbiamo pianto di gioia quando sull’Acropoli di

rigore logico e procedurale; non meno dell’arte, della letteratura, della filosofia, ci aiutano ad apprezzare la bellezza del Creato e la grandezza dell’opera umana. Specularmente, alcune delle cose più belle e perfette che ci circondano non sono altro che incredibili e splendide geometrie, che pulsano però di una vita intima e misteriosa, del soffio divino che pervade tutte le creature, anche le più fragili e invisibili. Perché che cosa c’è di più bello e perfetto dell’armoniosa, ineguagliabile trama ricamata dal più abile tessitore della natura, il ragno? O dei commoventi favi delle api, con le simmetriche celle esagonali che splendono dell’oro del miele? O delle imprevedibili, festose evoluzioni acrobatiche di uno stormo di uccelli, mantello palpitante di vita che il vento invisibile dell’istinto spinge nell’aria come un enorme drappo nero agitato da un torero celeste? E poi ci sono le nostre geometrie, utili e preziose, le figure esteriori ed interiori cui chiediamo di regalarci ogni giorno uno spicchio di felicità. Le forme che scegliamo per le nostre case, per i mobili, per gli utensili domestici, affinché ci parlino da amici, ci comunichino confidenza, protezione, senso di pace. E, nascoste dentro di noi, ma più forti di ogni altro elemento, le geometrie

per ogni ambito della vita umana è fuori discussione. Senza la logica matematica non avremmo sviluppato la tecnologia necessaria per costruire le automobili, il telefono, il computer, le apparecchiature mediche che salvano migliaia di vite ogni giorno, i moduli spaziali per andare sulla Luna e su Marte, gli strumenti che ci consentono di prevedere le condizioni meteorologiche. Senza la geometria non avremmo avuto le Piramidi e la civiltà egizia, il Partenone e la sapienza greca,

Atene, superati i Propilei, ci siamo trovati dinanzi alla perfetta architettura templare del Partenone. Non era necessario il baedeker che portavamo con noi per comprendere come quella stupefacente bellezza fosse il risultato di scelte geometriche e matematiche effettuate con un’esattezza assoluta, capace di donare agli elementi architettonici un’armonia insuperabile. Le scienze esatte non si limitano a plasmare la nostra mente ad un indispensabile

dell’anima, le traiettorie intime e invisibili dei comportamenti che abbiamo saputo disegnare con saggezza ed onestà, gli edifici interiori che costruiamo mattone dopo mattone per elevarci e tentare di afferrare il senso della vita, gli angoli acuti, riparati e silenziosi, dove ci rintaniamo per ritrovare la quiete, il raccoglimento, il battito del nostro cuore, l’ansito della nostra coscienza. E che dire delle geometrie inconsapevoli e spassose che abbiamo inventato da

“Non abbatterti, oggi il rettangolo della porta era disegnato per me, per farmi sentire, almeno una volta, il Dio del pallone che avrei voluto essere”.

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Il Moralista

bambini, le linee vergate col gesso per giocare a campana, l’arco dolce e musicale disegnato dalla moneta nel battimuro, il lancio in linea retta, fermo e preciso, della noce che distruggeva il “castelletto”, le curve assunte dai nostri corpi agili e flessuosi per evitare di essere colpiti nella palla prigioniera, gli arditi semicerchi aerei dell’altalena per arrivare più su, sempre più su, e, per me che adoro il calcio, la perfetta parabola della palombella, con la palla che scavalca il portiere in uscita e si adagia mollemente nella rete. La palla, uno dei miei amori più grandi, la geometria ludica che da sempre affascina, intrattiene, diverte, esalta, la sfera cui è impossibile rimanere indifferenti quando ti viene incontro volando nell’aria o rotolando ai tuoi piedi… La sfera di stracci, di cuoio o di plastica la cui odissea letteraria inizia proprio nell’Odissea omerica, e di cui si rintracciano le origini in quasi tutte le civiltà umane, si presta a innumerevoli utilizzi ludici e sportivi. Ma uno solo è capace di fermare le guerre come succedeva per i Giochi Olimpici dell’antica Grecia, di unificare i sentimenti dell’ethnos, di suscitare il transfert che invade intere masse sociali: è la palla-piede, il football, lo sport che, secondo i sociologi, riecheggia più di

sconfiggere gli Stati Uniti d’America in una partita di basket”. E’ il fenomeno-calcio ad aver originato la più bella ed emozionante cronaca sportiva che io abbia mai letto; il brevissimo commento – che da adolescente trovai in un anonimo Almanacco dedicato ai Mondiali di Calcio – dedicato ai minuti finali della partita che, nei Mondiali di Svezia del 1958, laureò il Brasile campione del mondo per la prima volta. Era il Brasile che non aveva ancora rimosso il trauma della più cocente delusione calcistica di tutti i tempi, quella che è stata definita la più grande tragedia sportiva di un popolo, ovvero la sconfitta per 2 a 1 subita contro l’Uruguay, al Maracanà di Rio de Janeiro, il giorno 16 luglio 1950, sconfitta che aveva consentito alla Nazionale uruguagia di vincere la Coppa Rimet dinanzi a milioni di tifosi brasiliani increduli, disperati, inconsolabili. A otto anni da quell’evento, un intero popolo aspettava la vittoria ai Mondiali come segno di riscatto, di orgoglio, di gioia, di affermazione di una scuola calcistica che, in effetti, praticava il football più bello del Pianeta. E la finalissima del mondiale di Svezia del 1958 vedeva proprio il Brasile opposto ai padroni di casa. Dopo l’iniziale

ogni altro gli ancestrali riti della caccia, lo sport che - ha scritto il grande Gianni Brera - “simboleggia la difesa degli affetti più cari dagli assalti dei nemici, ai quali si restituiscono pari pari le offese”, lo sport che Giampaolo Ormezzano ha definito “un mistero, un qualcosa dalla forza immane, l’unico nel quale può succedere (ed è successo) che l’Algeria possa battere la Germania nella fase finale di un Campionato del Mondo, mentre non potrà mai succedere che l’Algeria possa

goal svedese, firmato da Liedholm, la squadra brasiliana cominciò a disegnare la rete di triangolazioni, passaggi illuminanti, ficcanti serpentine, lanci millimetrici, cross liftati, che permisero agli attaccanti auriverdi di ribaltare il risultato. Al minuto 55’, il giovanissimo Pelè incrementò il vantaggio brasiliano segnando un gol straordinario, una magnifica combinazione di dribbling, palombella a scavalcare un difensore e pallone colpito al volo e insaccato alle

spalle del portiere svedese. Ed ecco la cronaca del giornalista Roberto Zanzi che trovai in quell’umile Almanacco dei Mondiali di Calcio: “I radiocronisti brasiliani sembravano impazziti, il lungo urlo del “gooooooooool” sembrava un ululato senza fine, e quando l’incontro sviluppava ancora le sue trame sul verde tappeto dello stadio Rasunda, a Rio, a San Paolo, nelle grandi metropoli brasiliane, nei piccoli villaggi dell’interno, si scatenò una sarabanda irresistibile; tutta l’esuberanza, la gioia incontenibile, l’entusiasmo della torcida compresso per lunghi anni, si rovesciarono nelle strade, improvvisando una festa che non si era mai vista prima”. Forse vi sembrerà eccessivo, ma mi vengono i brividi ogni volta che leggo questo brano. Penso al popolo brasiliano, alla sua povertà, alla sua triste allegria, al suo amore per il bel calcio, e alla strana, misteriosa capacità di un gioco con la palla di comunicare una breve, ma autentica felicità, a intere comunità umane. Il brano di Zanzi è un tributo alle emozioni che sa donare il calcio, ma anche alla meravigliosa cornice che lo ospita, quando parla delle “trame che si svolgevano sul verde tappeto di Rasunda”. Chi ha avuto la fortuna di giocare a pallone sui campi di calcio inglesi sa che cosa vuol dire calcare superfici lisce come tavoli da biliardo, sa come sia più facile, sopra quei magnifici manti erbosi, effettuare un passaggio “col contagiri”, triangolare come aiutati da un goniometro, fare lo scavino per disegnare la palombella che uccellerà il portiere avversario. Ecco, la geometria più semplice, ma per me più bella ed esaltante, avrei voluto disegnarla nel vecchio stadio di Wembley, col mitico pallone bianco degli anni ’70, calciandolo senza forza, ma con assoluta precisione, e indirizzandolo nell’angolino dove il portiere, pur tuffandosi, non sarebbe potuto arrivare. Il calcolo geometrico più istintivo e piacevole del mondo, la beffa ai danni di un antagonista, non di un nemico, cui, dopo aver festeggiato il gol, avrei detto, per consolarlo: “Non abbatterti, oggi il rettangolo della porta era disegnato per me, per farmi sentire, almeno una volta, il Dio del pallone che avrei voluto essere”. Armando Santarelli

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Tendopoli ha bisogno di te: rinnova l’abbonamento e invita altri a farlo! a cura di Marco Cola

Il mondo della Chiesa …

Questa vuole essere una pagina aperta sul mondo. Riporteremo notizie di attualità, che ci sembrano interessanti riguardanti la vita della Chiesa, e il mondo che le gira intorno nel bene e nel male. LA PERSECUZIONE DEI CRISTIANI NELLA COREA DEL NORD « “I cristiani nord-coreani rischiano oggi giorno la loro vita, anche solo se pregano”. È quanto ha detto, in una testimonianza raccolta da Asia News, un esule del regime nordcoreano, Han Min, che grazie all’aiuto di una chiesa protestante è riuscito a fuggire dalla persecuzione e si è convertito. […] Quelli che portano con sé la Bibbia vengono giustiziati. In base al recente rapporto dell’Organizzazione internazionale “Open Doors” , per l’11esimo anno consecutivo, la Corea del Nord, governata dal dittatore Kim Jongun, perseguita i cristiani più di qualsiasi altro Paese al mondo. È il primo della lista dei persecutori e precede l’Arabia Saudita (seconda), l’Afghanistan e l’Iraq (terzo e quarto). “Il Paese - si legge nel rapporto - contrasta con veemenza ogni tipo di religione. I cristiani sono visti come persone ostili, meritevoli di arresto, detenzione, tortura e anche esecuzioni pubbliche”. Il rapporto ricorda che esiste “un sistema di campi di lavoro, compreso il famigerato campo n. 15, quello di Yodok, dove si trovano almeno 6mila cristiani” . Si stima che nell’insieme dei campi di concentramento sparsi in tutto il Paese, siano rinchiuse almeno 200mila persone. Le persecuzioni alle quali sono sottoposti i cristiani, sono state recentemente confermate da una fonte di “Daily Nk” , organo di informazione composto da dissidenti del Nord. “Le autorità nordcoreane - si legge - dividono i dissidenti in diverse categorie a seconda della ragione per cui cercano di scappare. Quelli che portano con sé una Bibbia o hanno stretto contatti con cristiani cinesi vengono di solito giustiziati”. Open Doors stima che nonostante la repressione, cresce nel Paese il numero delle Chiese sotterranee, che riunirebbero circa 400mila cristiani». (Umberto Sirio, agensir.it, 20 gennaio 2014)

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I NUOVI CARDINALI DI PAPA FRANCESCO Papa Francesco nomina 19 nuovi cardinali che riceveranno la porpora il prossimo 22 febbraio. Nell’elenco dei nuovi porporati risaltano in particolare: la nomina del vescovo della diocesi di Perugia, che non è ritenuta una “sede cardinalizia”; il

numero elevato di cardinali provenienti dai paesi più poveri e più perseguitati; la mancata nomina dei vescovi di Torino e Venezia che sono considerate delle “sedi cardinalizie”. «Il collegio cardinalizio diventa sempre più internazionale. E tende ad aprirsi sempre più verso quello che nel linguaggio comune è il “terzo mondo”, ma che nei pensieri di papa Francesco è il primo. Anche nella scelta dei nuovi cardinali (i primi 19, di cui 16 elettori, che creerà nel suo pontificato, il prossimo 22 febbraio), il Pontefice si è largamente attenuto alla regola del dinamismo verso le «periferie»,

chiamando a far parte dei suoi più stretti collaboratori (i cardinali questo sono in effetti) presuli di nazioni del cosiddetto sud del mondo o comunque di nazioni che raramente prima avevano avuto un cardinale. […] Ecco i loro nomi nell’ordine in cui il Papa li ha annunciati: Pietro Parolin, segretario di Stato; Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi; Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede; Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero; Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster (Gran Bretagna); Leopoldo José Brenes Solórzano, arcivescovo di Managua (Nicaragua); Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec (Canada); JeanPierre Kutwa, arcivescovo di Abidjan (Costa d’Avorio); Orani João Tempesta, dell’ordine dei cistercensi, arcivescovo di Rio de Janeiro (Brasile); Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve (Italia); Mario Aurelio Poli, arcivescovo di Buenos Aires (Argentina); Andrew Yeom Soo jung, arcivescovo di Seoul (Corea); Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Santiago del Cile (Cile); Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo di Ouagadougou (Burkina Faso); Orlando Beltran Quevedo, arcivescovo di Cotabato (Filippine); Chibly Langlois, vescovo di Les Cayes (Haiti). […] La lista delle 19 nuove porpore è completata infine da tre neocardinali non elettori (cioè con età superiore agli 80 anni): Loris Francesco Capovilla; Fernando Sebastián Aguilar, arcivescovo emerito di Pamplona; Kelvin Edward Felix, arcivescovo emerito di Castries (Santa Lucia, Antille). Spicca proprio il nome di monsignor Capovilla, già segretario di Giovanni XXIII e successivamente arcivescovo-prelato di Loreto. La sua presenza appare come un segno di deferenza per la memoria di papa Roncalli, che proprio Francesco canonizzerà, insieme con Giovanni Paolo II, il prossimo 27 aprile. […] A tutti i nuovi cardinali, il Papa ha ricordato ieri con una lettera: “Il cardinalato non è una promozione, né un onore, né una decorazione; semplicemente è un servizio che esige di ampliare lo sguardo e allargare il cuore”». (Mimmo Muolo, avvenire.it, 14 gennaio 2014)

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… La chiesa nel mondo.

In questa rubrica desideriamo esporre brevemente il pensiero della Chiesa su alcuni problemi di attualità. Ci serviremo della parola del magistero in particolare del Papa e dei vescovi.

IL PAPA A SANTA MARTA: CONTRO LA TENTAZIONE DEI CRISTIANI AL CONFORMISMO «I cristiani, proprio come il popolo eletto, hanno spesso la tentazione di “vendere” il proprio essere figli di Dio per sentirsi “normali”, “come tutti i popoli”. In tal modo si dimentica la parola di Dio e si segue solo le proprie voglie. E’ il nucleo dell’omelia che papa Francesco ha tenuto oggi durante la messa celebrata nella casa Santa Marta. Come riferisce la Radio vaticana, il pontefice ha parlato di questa tentazione riferendosi alla prima lettura della messa (1 Sam 8,4-7.10-22a), in cui si parla della richiesta del popolo ebraico al profeta Samuele di avere un re per essere “come tutti i popoli”. “Rigettano il Signore dell’amore - ha detto Francesco - rigettano l’elezione e cercano la strada della mondanità”, della “uniformità mondana”, in modo analogo a tanti cristiani di oggi. “La normalità della vita - ha spiegato - esige dal cristiano fedeltà alla sua elezione e non venderla per andare verso una uniformità mondana. Questa è la tentazione del popolo, e anche la nostra. Tante volte, dimentichiamo la Parola di Dio, quello che ci dice il Signore, e prendiamo la parola di moda, no?, anche quella della telenovela è di moda, prendiamo quella, è più divertente! L’apostasia è proprio il peccato della rottura con il Signore, ma è chiara: l’apostasia si vede chiaramente. Questo è più pericoloso, la mondanità, perché è più sottile”. “E’ vero - ha aggiunto - che il cristiano deve essere normale, come sono normali le persone... ma ci sono valori che il

cristiano non può prendere per sé. Il cristiano deve ritenere su di sé la Parola di Dio”, senza sentirsi assediato da “un certo complesso di inferiorità”, dal non sentirsi un “popolo normale”. […] Chiediamo, ha concluso, “la grazia di superare i nostri egoismi: l’egoismo di voler fare la mia [volontà], come io voglio. […] Il Signore ci dia la grazia di un cuore aperto per ricevere la Parola di Dio e per meditarla sempre. E da lì prendere la vera strada”». (asianews.it, 17 gennaio 2014) PAPA FRANCESCO: GLI SCANDALI, VERGOGNA DELLA CHIESA «Gli scandali “vergogna della Chiesa”, “sconfitte di preti, di vescovi, di laici”, sono sorti là dove la Parola di Dio era “rara”, dove mancava “un legame con Dio”. L’ha detto oggi papa Francesco durante la messa celebrata questa mattina a Casa santa Marta. Il Papa, riferisce la Radio Vaticana, ha commentato il passo biblico che racconta una dura sconfitta degli ebrei da parte dei filistei, osservando che il popolo di Dio in quell’epoca aveva abbandonato il Signore. […] “Questo brano della Scrittura ci fa pensare come è il nostro rapporto con Dio, con la Parola di Dio: è un rapporto formale? È un rapporto lontano? La Parola di Dio entra nel nostro cuore, cambia il nostro cuore, ha questo potere o no, è un rapporto formale, tutto bene? Ma il cuore è chiuso a quella Parola! E ci porta a pensare a tante sconfitte della Chiesa, a tante sconfitte del popolo di Dio semplicemente perché non sente il Signore, non cerca il Signore, non si

lascia cercare dal Signore! […] Il Papa pensa poi agli scandali della Chiesa: “Ma ci vergogniamo? Tanti scandali che io non voglio menzionare singolarmente, ma tutti ne sappiamo... Sappiamo dove sono! Scandali, alcuni che hanno fatto pagare tanti soldi: sta bene! Si deve fare così.... La vergogna della Chiesa! Ma ci siamo vergognati di quegli scandali, di quelle sconfitte di preti, di vescovi, di laici? La Parola di Dio in quegli scandali era rara; in quegli uomini e in quelle donne la Parola di Dio era rara! Non avevano un legame con Dio! Avevano una posizione nella Chiesa, una posizione di potere, anche di comodità. Ma la Parola di Dio, no! ‘Ma, io porto una medaglia’; ‘Io porto la Croce’... Sì, come questi portavano l’arca! Senza il rapporto vivo con Dio e con la Parola di Dio! Mi viene in mente quella Parola di Gesù per quelli per i quali vengono gli scandali... E qui lo scandalo è venuto: tutta una decadenza del popolo di Dio, fino alla debolezza, alla corruzione dei sacerdoti”. E il popolo di Dio “povera gente! Povera gente! Non diamo da mangiare il pane della vita; non diamo da mangiare - in quei casi - la verità! E persino diamo da mangiare pasto avvelenato, tante volte! ‘Svegliati, perché dormi Signore!’. Questa sia la nostra preghiera! ‘Destati! Non respingerci per sempre! Perché nascondi il tuo volto? Perché dimentichi la nostra miseria ed oppressione?’. Chiediamo al Signore di non dimenticare mai la Parola di Dio, che è viva, che entri nel nostro cuore e non dimenticare mai il santo popolo fedele di Dio, che ci chiede pasto forte!”». (asianews.it, 16 gennaio 2014)

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a cura di P. Pino Simeoni / pino.simeoni@gmail.com

Vigili e attenti: basta nascondersi!

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Vi scrivo cari ragazzi, nella ricorrenza del giorno della memoria ( 27/01/14) dedicato a tutti i genocidi di tutti i tempi, anche se l’olocausto del popolo ebraico è quello che più presente nella nostra mente. Le trasmissioni televisive ricordano i momenti delle deportazioni e delle stragi nei campi di concentramento con toccanti reportage e documentari e le testimonianze dei sopravvissuti mi fanno raccapricciare la pelle al solo pensiero di come si possa ridurre l’uomo quando gli manca la luce della fede e pensa di sostituirsi a Dio. Una testimonianza in particolare mi ha scosso quella di un sopravvissuto che ha visto fare il tiro a piattello con i bambini che venivano lanciati in alto per poi sparargli come a dei barattoli. Quando lo ha visto fare per la prima volta ha pensato che era un sogno poi nel ripetersi del “gioco” è diventato il suo incubo peggiore. SE QUESTO E’ UN UOMO diceva lo scrittore Primo Levi sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz riferendosi alle vittime. SE QUESTO E’ UN UOMO penso io riferendomi ai carnefici. Come può l’uomo ridursi così mi domando, cosa può scatenare questa furia animalesca questa barbarie nell’uomo. Ho una sola risposta, HA PERSO DIO, se ne è allontanato lo ha rimosso dalla sua esistenza. COME HA FATTO?

chiudono gli occhi, come hanno fatto tanti ebrei italiani, nonostante certe notizie che arrivavano da studenti profughi, che venivano dall’Ungheria, dalla Polonia: raccontavano cose spaventose. Era uscito allora un libro bianco, fatto dagli inglesi, girava clandestinamente, su cosa stava accadendo in Germania, sulle atrocità tedesche, lo tradussi io. Avevo vent’anni e pensavo che, quando si è in guerra, si è portati a ingigantire le atrocità dell’avversario. Ci siamo costruiti intorno una falsa difesa, abbiamo chiuso gli occhi e in tanti hanno pagato per questo.”

Semplicemente non ascoltandolo più. In un intervista a Primo Levi, Enzo Biagi gli domanda: “Sapevate quello che stava accadendo in Germania?” (prima di essere deportati e subito dopo le leggi razziali) Abbastanza poco, anche per la stupidità, che è intrinseca nell’uomo che è in pericolo. La maggior parte delle persone quando sono in pericolo invece di provvedere, ignorano,

atto di una serie di cambiamenti avvenuti nella società, tra cui: globalizzazione, migrazioni di persone con differenti culture e religioni, diffusione di nuovi media personali che spesso veicolano una visione distorta della sessualità, crescenti abusi sui minori, cambiamento degli stili di vita, aumento dei rapporti sessuali prima del matrimonio,

Voglio prendere spunto proprio da queste ultime parole per farvi riflettere cari ragazzi che se non si è vigilanti - sentinelle si permette alle tenebre di avanzare e oscurare la propria vita e quella della comunità dove si vive, che sia parrocchia paese o nazione Vi riporto un articolo di un giornalista che è attento alle tematiche sulla famiglia e sulla educazione dei ragazzi ed è senz’altro una sentinella che può aiutarci a riflettere. Dice Pietro Riccio “La filiale europea dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha diffuso un documento con gli “standard” per l’educazione sessuale in Europa. Il testo indirizzato soprattutto a decisori politici e autorità scolastiche e sanitarie competenti, prende

possibilità di separare la sessualità dalla riproduzione, diminuzione dell’età delle prime esperienze sessuali (16-18 anni), crescente indipendenza dei giovani dai genitori. Afferma quindi la necessità di proteggere i giovani dai possibili rischi, incoraggiandoli ad auto-determinare la propria sessualità, con una educazione continua, soprattutto a scuola, che superi le resistenze basate su paura e concezioni errate della sessualità. Educazione olistica L’approccio raccomandato è “olistico”, cioè interdisciplinare e globale: l’educazione sessuale deve iniziare dalla nascita ed essere obbligatoria all’asilo e a scuola, senza la possibilità per i genitori di opporsi. La filosofia alla base di questa azione vuole superare i due approcci precedenti, sia quello basato sull’astinenza dai rapporti sessuali prima del matrimonio, sia quello basato sull’uso di contraccettivi per paura delle gravidanze. L’educazione sessuale olistica vuole essere positiva, efficace, realistica, non basata sulla paura, scientificamente accurata, “senza giudizi di valore”, rispettosa dell’eguaglianza dei generi, con l’obiettivo di portare ad arricchimento ed autonomia personale, in modo che ognuno possa decidere liberamente come godere della propria sessualità. Il documento, col linguaggio asettico proprio delle comunicazioni ufficiali, elenca poi, con estrema pignoleria, tutto quello che l’educatore deve trattare nelle varie età, da 0 a 15 anni (vedi Principi di educazione sessuale – alcuni argomenti raccomandati dall’OMS). La formazione riguarda corpo umano, fertilità e riproduzione, sessualità, emozioni, stili di vita, salute, diritti sessuali, valori e norme. Argomenti di insegnamento sono, tra l’altro, l’influenza delle religioni e delle culture, il possibile conflitto tra i propri desideri e le norme all’interno della famiglia, i miti sulla contraccezione, i diversi tipi di famiglie possibili, la differenza tra “amicizia, amore e lussuria”. Intrusioni Se l’obiettivo generale è condivisibile, il metodo proposto lo è molto meno. Colpisce infatti, nel documento, che le persone da coinvolgere nella gestione della formazione sessuale siano scienziati, educatori e decisori politici, mentre i veri nemici sembrano essere le famiglie e le religioni, dalle cui “intrusioni” bisogna difendere i ragazzi. Probabilmente

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la diffidenza è dovuta alla fatica, ad esempio, che fanno di solito le famiglie (e le religioni) ad accettare l’aborto di una figlia, o un figlio gay, o uno stile di vita dei figli poco responsabile. O forse dipende dall’ossessione dell’Oms per la sovrappopolazione. O magari il motivo vero è che famiglie e religioni sono poco “controllabili”. Ma siamo sicuri che sia saggio confinarli in un angolo e agire senza di loro, anzi contro di loro? Non è meglio collaborare? In alcuni Paesi per prendere un’aspirina a scuola una ragazza deve prima telefonare alla famiglia, mentre se vuole abortire può gestire tutto da sola affidandosi direttamente al personale sanitario! In Belgio, una bozza di legge sull’eutanasia prevede che, quando un bambino è malato incurabile e soffre troppo, può chiedere di morire; se non è in grado di farlo, sarà lo psicologo a decidere per lui. E che dire della festa in cui i bambini devono vestirsi da fatine e, se qualche maschietto è recalcitrante a sperimentare il mondo dell’altro sesso, viene “convinto” dagli psicologi? E’ questo che vogliamo? Qui non è solo questione di essere progressisti o tradizionalisti, aperti al nuovo o “bacchettoni”, credenti o non credenti, pro o contro i gay, l’eutanasia o gli psicologi. Qui ne va del futuro: se cioè vogliamo che al centro della vita dei ragazzi ci sia il calore della famiglia o la neutralità degli “esperti” che decidono quali sono gli standard giusti per ogni individuo (isolato). Nel documento, non a caso, si sottolinea l’importanza della neutralità, cioè del non prendere posizione sulle varie scelte sessuali, limitandosi ad informare in modo asettico sulle possibilità disponibili. È grigio il mondo Oms, senza colori. L’uomo nuovo La scelta è chiara: vogliamo delegare a lontane agenzie sovranazionali (non elette e influenzate da gruppi di interesse economico o ideologico) gli “standard” dei nostri stili di vita? Con un pensiero unico, uguale per tutti i Paesi, da imporre ai ragazzi a scuola come galline in batteria, un pensiero globale che annulla tradizioni e civiltà diverse? Vogliamo affidarci agli esperti, con le loro sicurezze e teorie a tavolino, invece che alla famiglia, con le sue regole, i suoi fallimenti, ma anche la sua capacità di porre attenzione ai singoli, uno per uno, giorno per giorno? Eppure in una società

che cambia così velocemente, l’argomento è troppo delicato per essere imposto “per legge”. Di nuovo: non è meglio collaborare? Nel documento Oms, la “normale carriera sessuale” di un giovane è così definita: baci, carezze coi vestiti addosso, carezze senza vestiti, rapporti sessuali (etero) sesso orale e qualche volta sesso anale. È questo il normale per 1’Oms? Si può presupporre che questa sequenza valga per tutti? Si può parlare dei delicati passaggi della sessualità tralasciando la bellezza, l’innocenza, la purezza, l’allegria, il pudore, l’intimità, la scoperta, il dominio di sé, l’essere dono l ‘uno per l ‘altro? Il documento è pieno di rassicurazioni sul futuro felice che certe scelte porteranno, ma qualche dubbio è lecito, visti i risultati di altri esperimenti che promettevano l’uomo nuovo qui in Terra e che, inseguendo obiettivi illusori, sono diventati presto incubi reali. Come ammoniva Edith Stein, alla base di ogni opera educativa «Vi è sempre una concezione del mondo e dell’uomo» (La struttura della persona umana, Città Nuova). Cara Oms, vogliamo discutere un attimo sulla concezione di uomo che veicola il tuo documento sull’educazione sessuale? Grazie . PRINCIPI DI EDUCAZIONE SESSUALE Alcuni argomenti raccomandati dall’OMS: 0-4 anni - godimento e piacere giocando con il proprio corpo, la masturbazione nella prima infanzia - gioco del dottore - differenti tipi di amore - accettazione di modi differenti di diventare un figlio di una famiglia - differenti relazioni familiari - ruoli di genere - diritto di esplorare la nudità 4-6 anni - i miti relativi alla riproduzione - gioia e piacere toccando il proprio corpo - amicizia e amore verso persone del proprio sesso - rispetto per le differenze: alcune persone hanno bambini, altre no - relazioni nei differenti tipi di famiglie 6-9 anni - l’idea di base della contraccezione - differenti metodi di concepimento - differenze tra amicizia, amore e lussuria

- come il sesso è mostrato nei diversi media - tenerezza 9-12 anni - differenti tipi di contraccezione e miti relativi - contraccezione come responsabilità di entrambi i sessi - prime esperienze sessuali - orientamento di genere - come decidere se avere rapporti sessuali o no - differenze tra amicizia, compagnia, rapporto e differenti modalità di incontro - esprimere amicizia e amore in modi diversi 12-15 anni - maternità e paternità precoce - influenze di età, genere, religione e cultura - struttura familiare e cambiamenti (es. genitore singolo) - diritti sessuali - come gestire i conflitti tra le norme e i valori delle persone in famiglia e in società - conseguenze della gravidanza per ragazze e ragazzi - volontà di considerare le differenze di genere per quanto riguarda fertilità, riproduzione e aborto. Se questo diventasse il metodo per la formazione dei nostri ragazzi in futuro io dico ATTENTI ragazzi e genitori e credenti tutti, ATTENTI a non sottovalutare questi documenti che tentano di destabilizzare la nostra esistenza, rimaniamo vigili ma soprattutto parliamone, confrontiamoci, non lasciamo passare inosservato, questo documento dell’OMS che a mio giudizio non insegna e prepara niente per la vita ma è una regressione nelle tenebre dell’antivita. E’ con questi documenti che si prepara la strada per portare l’uomo lontano da DIO fino a convincerlo che può negarlo e credere di essere felice. NON E’ COSI’ cari scienziati e tuttologi, la “Parola” inascoltata da voi sarà la forza dell’uomo nuovo che è e che sarà. P.Pino Simeoni

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La sonda Gaia e Marco Castellani

Per questa puntata della rubrica c’è una novità. Ho usato il format dell’intervista per invitare a parlare un amico che ho conosciuto “casualmente” per email. A voi buona lettura!… e buona preparazione alla Quaresima e Pasqua di Resurrezione di nostro Signore.

Ciao Marco, benvenuto in questa rubrica scientifica del giornale Tendopoli. Descrivici brevemente chi sei, la tua famiglia, il tuo lavoro. Ciao Marco, sono lieto di fare il mio ingresso nel vostro giornale! Due parole sul sottoscritto, prima di addentrarci nella scienza? Ebbene, io sono Marco Castellani nato a Roma nel lontano novembre del 1963. Dopo il liceo scientifico mi sono iscritto alla facoltà di Fisica presso la (allora neonata) Seconda Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, dove mi sono laureato nel 1990. Nella stessa università ho conosciuto Paola, una bella ragazza che frequentava il corso di laurea in Biologia e che poi, nel 1991, sarebbe diventata mia moglie. Ora viviamo sempre a Roma e abbiamo quattro figli, Claudia, Andrea, Simone e Agnese. Per quanto riguarda il percorso professionale, dopo la laurea ho conseguito il dottorato in Astronomia, e infine sono entrato a tempo indeterminato presso l’Osservatorio Astronomico di Roma, dove ora ricopro il ruolo di ricercatore.

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Riguardo le mie passioni, ho sempre avuto un forte interesse per la scrittura creativa: in questi ultimi anni ho scritto diversi racconti e raccolte di poesie. In particolare un racconto, “La bambina e il quasar” (http://www.tutto-scienze.org/2013/11/la-

a cura di Marco Staffolani

bambina-e-il-quasar.html) è stato recentemente proposto in una scuola media inferiore, grazie all’entusiasmo di una professoressa di scienze. La cosa è stata per me di grande soddisfazione, in particolare i commenti degli alunni mi hanno decisamente gratificato. Ho al mio attivo anche un romanzo vero e proprio, “Il ritorno”, il cui nucleo è stato realizzato partecipando al “National Novel Writing Month” (http://nanowrimo.org/) del 2009, un’avventura pazza ed entusiasmante il cui scopo era di scrivere 50.000 parole in un mese. Ce l’ho fatta e ne sono piuttosto fiero! Per questo e altro maggiori informazioni si trovano sul mio sito, www.marcocastellani.it (in particolare, segnalo la sezione “libri”). Insomma, un astronomo ma non solo! Ma entriamo nell’argomento della rubrica: proprio alla fine dell’anno appena passato, il 19 dicembre, è partita la sonda GAIA, un progetto europeo nel quale l’Italia ha contribuito molto. Questo nome è curioso! Può dirci quale è lo scopo di questo missione? Certamente! Partirei proprio dal nome: GAIA sta per “Global Astrometric Interferometer for Astrophysics”, è una missione spaziale astrometrica realizzata dall’ESA, l’ente spaziale europeo. In realtà la parte di interferometria è stata da tempo abbandonata in favore di nuove specifiche per il progetto, ma il nome originale è rimasto (a volte noi scienziati siamo pigri, e poi GAIA era molto carino...). E’ un progetto molto grande ed ambizioso, che già da diversi anni coinvolge un gran numero di ricercatori e tecnici che collaborano da diversi paesi europei. In vari sensi si può intendere come la continuazione (enormemente migliorata) del progetto Hipparcos, una prima sonda dedicata all’astrometria (la misura della posizione e delle velocità delle stelle) che nonostante le limitazioni - ha consentito un deciso passo avanti nella nostra conoscenza della Via Lattea - la grande galassia entro la quale viviamo - della quale sappiamo molto ma ancora molto ci rimane da comprendere. Se pensiamo che GAIA compilerà un catalogo di circa un miliardo di stelle - per le quali avremo misure accurate di posizione e di moto proprio - a fronte di circa 120.000 facenti parte del catalogo finale di Hipparcos, abbiamo un primo sentore del gigantesco balzo in avanti nella conoscenza che promette la missione stessa. Da GAIA ci aspettiamo una vera e propria “mappa” tridimensionale della

Galassia, un’opera davvero senza precedenti! Il lancio di GAIA è avvenuto con pieno successo appena prima del Santo Natale dello scorso anno, la mattina del 19 dicembre, dalla Guiana Francese. A bordo di GAIA vi sono due telescopi che hanno il compito di “spazzare” il cielo in maniera ininterrotta, mentre la sonda effettua una particolare orbita intorno ad un punto particolare dello spazio, chiamato “L2”, a circa un milione e mezzo di chilometri da terra. Nel corso dei suoi previsti cinque anni di autonomia, riuscirà a trasmettere a terra i dati di un elevatissimo numero di stelle. Inoltre, per maggiore precisione, ogni stella sarà osservata diverse volte: si pensi che dovremmo avere una media di settanta misurazioni per stella! Questo ci consentirà di raffinare la precisione delle misura a livelli finora impensabili, soprattutto per una quantità così grande di oggetti. Quale è il tuo compito particolare in questa missione? Per rispondere in maniera esaustiva, dobbiamo mettere l’occhio, sia pure rapidamente, a come viene concepita ed organizzata una moderna missione spaziale. Perché il progetto possa funzionare senza intoppi, è necessaria una divisione molto particolareggiata dei compiti, e un coordinamento preciso e puntuale tra le persone che lavorano nei diversi ambiti. Così ogni ricercatore si trova ad essere destinato ad una parte molto specifica del progetto, di cui è insieme massimo esperto e diretto responsabile. Il mio compito particolare, insieme con colleghi di Roma e di Teramo, consiste nel produrre e testare il software che si deve occupare di una situazione delicata ma frequente: l’estrazione dei profili stellari (ricostruire la “forma” delle stelle) dai dati, nel caso in cui le stelle risultino parzialmente sovrapposte sul rivelatore. Ci si aspetta che questo accada con grande frequenza, visto l’affollamento stellare della nostra Via Lattea (in particolare in zone come gli ammassi globulari, condensazioni di anche un milione di stelle in configurazioni a simmetria sferica, decisamente “impacchettate”). La sfida è stata tutt’altro che banale, perché abbiamo dovuto soddisfare i requisiti di precisione con quelli imposti dal coordinamento, di velocità di esecuzione e di interfacciamento con le altre procedure. Il compito non era facile, ma pensiamo di essere riusciti a fare la nostra parte. Ora speriamo che GAIA... faccia la sua, e che - completate le operazioni tecniche

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di verifica - ci mandi a Terra i dati che tanto attendiamo! GAIA potrà trovare anche pianeti in altri sistemi solari. Credi che ci sia vita nell’universo? In caso come te la immagini? GAIA potrà certo trovare pianeti all’esterno del nostro Sistema Solare: al termine della missione, intorno al 2018, ci si aspetta un numero di circa 8000 pianeti rilevati, che non è affatto poco! Purtroppo per le caratteristiche del satellite, e per la difficoltà intrinseca di tale ricerca, non saremo in grado di dire se in alcuni di essi vi sia o vi sia stata la vita, comunque sarà un grande passo avanti per stimare la probabilità delle configurazioni planetarie più adatte alla vita. Come scienziato che si attiene ai dati, devo dire che finora non abbiamo nessun indizio di forme di vita intelligente oltre il nostro, nell’Universo. E’ vero che la vastità dell’universo fa ritenere a molti implausibile l’idea che la vita come la conosciamo si sia sviluppata solo sulla Terra. Tuttavia non sono ancora del tutto chiare le probabilità dei vari fenomeni che darebbero origine alla vita, e la stessa origine della vita rimane un mistero. In tale situazione, considerazioni filosofiche e metafisiche possono portare un ricercatore a ritenersi, in cuor suo, certo della diffusione della vita, e un altro a ritenere che la Terra possa essere il solo pianeta che la ospita. Se comunque vi fosse, non me la immaginerei molto diversa dalla nostra: dopotutto, gli elementi “base” per la costruzione delle forme di vita sono uguali in tutto l’universo, e anche i meccanismi biologici e chimici che la governano. Marco in questa rubrica trattiamo di scienza ma anche di fede. La fede e la scienza hanno avuto nel corso dei secoli un rapporto dialettico. La domanda sorge spontanea: tu come vivi fede nel tuo ambiente di lavoro? Ritengo che vivere la fede nell’ambiente di lavoro di uno scienziato non sia troppo diverso da quanto può capitare ad un qualsiasi credente in un diverso ambito lavorativo, sai come sfida che come possibilità. Tra gli astronomi (il campo dove posso più propriamente esprimermi, per la mia esperienza) si rintracciano difatti tutte le possibili posizioni dell’animo umano davanti alle sfida e alla portata della fede. Da chi non crede a chi è agnostico a chi è devoto e praticante, si possono incontrare scienziati - anche di valore - che si fanno espressione di ognuno di questi atteggiamenti. Visto il momento storico, in ogni caso, mi pare che la sfida del cristiano sia di rendere ragione della sua speranza in un ambiente che, comunque, è ampiamente secolarizzato. La mia esperienza è che l’adesione alla fede renda più vivo e creativo anche il lavoro scientifico: Cristo non può non entrare in tutti gli ambiti! Vorrei citare al proposito un brano di Don Luigi Giussani, che intuì bene questa cosa già nella sua

giovinezza “Una sera d’inverno in seminario, dopo cena (...), Enrico Manfredini insieme ad un altro nostro compagno, De Ponti (...), mi viene vicino e mi dice: «Senti, se Cristo è tutto, che cosa c’entra con la matematica?». Non avevamo ancora sedici anni. Da quella domanda, per la mia vita nacque tutto. Quella domanda convogliò ad iniziativa organica tutto quanto, di pensiero, di sentimento, di operosità, la mia vita sarebbe stata capace di dare.” (da “Tracce”, marzo 2005.) Si sente spesso dire che l’Italia è una patria di cervelli in fuga. Che in Italia non c’è spazio per chi vuole fare ricerca. Tu come vedi questa situazione italiana? Oggettivamente la situazione italiana dal punto della tutela e promozione di chi fa scienza o studia per farla, può sembrare sconfortante. E’ un dato di fatto che anche giovani di grande capacità sono costretti - per lunghi periodi o addirittura per la vita - a uscire dai nostri confini per trovare un posto di lavoro confacente alle loro abilità. D’altra parte è la società contemporanea che comunque premia le persone elastiche e disponibili anche a dei sacrifici, per cui non è così difficile che una persona di buona volontà e di buona applicazione possa comunque trovare una sua strada, anche se comunque deve mettere in conto di passare dei periodi all’estero. Da questo punto di vista, la situazione sembrava migliore nel passato, e la crisi dalla quale stiamo tentando di uscire non ci ha certo giovato. Nonostante tutto l’Italia continua a sfornare scienziati di eccellenza e siamo presenti in tanti progetti importanti (non ultimo certo il caso di GAIA, che ha una presenza italiana importante). La speranza è che tutto questo ci aiuti a sollevarci, a ripartire con rinnovato entusiasmo, e soprattutto a dare più speranze anche ai giovani che scelgono di laurearsi in materie scientifiche. Molti giovani leggono questa rubrica. Che suggerimento daresti loro riguardo al futuro? E’ una domanda delicatissima. Il suggerimento che mi sento di dare, in questo periodo di generale crisi che si esprime anche nel mondo del lavoro, è di mettersi in ascolto della propria interiorità, per capire il percorso al quale si è chiamati. Il criterio di scegliere un percorso di studi che “garantisca” il lavoro non è più un criterio valido, perché l’incertezza ormai raggiunge più o meno tutti gli ambiti. E’ piuttosto il momento di avere il coraggio di seguire la propria vocazione, fare silenzio dentro di sé e capire cosa veramente siamo “chiamati” a fare, per servire il Mistero e per servire, con la nostra opera, i nostri fratelli uomini. Sia che si faccia il lavapiatti, che si scriva, o che si indaghi l’universo primordiale; cosa che che

dal punto di vista della dignità umana non fa assolutamente alcuna differenza. Beh eccoci giunti alle battute finali. Marco, nella precedente puntata abbiamo parlato della cometa ISON. Come i lettori stessi avranno constatato nella notte di Natale non si è vista nessuna cometa nel cielo, segno evidente che la cometa non è riuscita a passare indenne il suo giro intorno al Sole che è avvenuto verso la fine di novembre 2013. Sarebbe stato sicuramente un bellissimo spettacolo! Ma se la cometa ci ha deluso, non è questa il solo astro che c’è in cielo. Penso di smuovere bellissimi ricordi tra i tanti tendopolisti facendoli ripensare allo spettacolo del cielo estivo sotto al gran Sasso: infatti l’esperienza comune per ognuno di noi guardando il cielo e le stelle, penso sia quella di percepire qualcosa che va oltre noi stessi. E per te? Che sensazione ti da guardare il cielo? E’ proprio vero, ammirare il cielo è una esperienza affascinante. Il fatto che la cometa in larga parte sia stata purtroppo distrutta, non ci deve distogliere dall’esperienza incredibile che tutti dovremmo fare, almeno ogni tanto: rimettersi di fronte ad un cielo buio, magari lontano dalla città... per capire che, in realtà,tutto è, tranne che buio! Lo spettacolo della moltitudine di stelle, della fascia della Via Lattea, è qualcosa che fuor di retorica può essere solo provato, non certo descritto. Personalmente, rimirando la volta stellata, avverto un dolce senso di pace, e capisco che il creato è immensamente più ampio ed esteso di quello che di giorno avverto come “il mondo”. A differenza di altri, forse, non mi sento “perso” davanti all’immensità, piuttosto mi sento a casa. E’ meraviglioso pensare che Dio abbia creato tutto questo per noi... per me. Dal punto di vista umano, è una fantastica sfida alla logica di chi va “al risparmio”, negli affetti, nelle amicizie, nel dono di sé, nel “vivere intensamente il reale” (Giussani). E’ un Dio dell’abbondanza, quello che ha creato tutto questo, mi dico. E spero che il mio cuore spesso “in lotta” si apra definitivamente alla Sua più bella abbondanza, l’abbondanza della Sua misericordia e del Suo amore.

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a cura di Mario Cappelluti

Aumentata la povertà sanitaria

1° Rapporto sulla povertà sanitaria e sulla donazione dei farmaci in Italia

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Si è svolta il 14 gennaio presso il Centro Congressi “Frentani” a Roma la presentazione del 1° Rapporto sulla povertà sanitaria e sulla donazione dei farmaci in Italia, realizzato dalla Fondazione Banco Farmaceutico Onlus. Sono intervenuti il Presidente della Fondazione Banco Farmaceutico Onlus, Paolo Gradnik, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il Direttore della Caritas Italia, Don Francesco Soddu e il Presidente nazionale delle ACLI, Gianni Bottalico. In Italia è aumentata la povertà sanitaria dal 2006 al 2013 del 97%. In sintesi sono aumentati i cittadini che hanno difficoltà ad acquistare i medicinali anche quelli con prescrizione medica. Se prima la crisi colpiva le famiglie costringendole a fare a meno di alimenti, di vestiario e di generi di consumo, oggi è in difficoltà anche la capacità di procurarsi le medicine. È questo uno dei dati che emerge dal dossier realizzato dalla Fondazione Banco Farmaceutico Onlus e presentato insieme alla Caritas Italiana. I dati emersi dal dossier sono il frutto del lavoro svolto da sette anni, dal 2006 al 2013, dalla Fondazione Banco Farmaceutico Onlus che su tutto il territorio nazionale raccoglie – grazie alla Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco e alle donazioni aziendali – e distribuisce agli enti convenzionati che fanno richiesta di medicinali. Tra questi le Caritas diocesane, il centro Astalli, la Comunità di Sant’Egidio solo per citarne alcuni, tutte realtà che intercettano il disagio sociale in “diretta”. Le categorie sociali che fanno richiesta di medicinali sono ampie: dalle famiglie numerose, agli anziani con pensione minima, fino agli immigrati, anche irregolari. I risultati sono stati poi incrociati con i dati della Caritas Italiana provenienti da un campione di 336 Centri di Ascolto attivi in 45 diocesi. In termini percentuali

l’aumento delle richieste di farmaci è stato pari al 57,1% in tre anni, anche se in termini assoluti non è tra le richieste prioritarie. Molto probabilmente, tale forma di richiesta è assorbita da altre voci del sistema di classificazione. In effetti tre sole voci – richiesta generica beni primari, richiesta generica sussidi economici e assistenza sanitaria – coprono il 70,4 % delle richieste complessive. “Assistiamo ad un crescente bisogno di farmaci – commenta Paolo Gradnik, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico – da parte delle più importanti strutture di assistenza caritative. In alcuni casi si tratta di vera emergenza a causa dell’aumento della crisi economica che colpisce soprattutto le famiglie. È quanto mai urgente che la Commissione Sanità del Senato approvi in via definitiva la proposta di legge che consentirebbe la donazione di farmaci da parte delle aziende farmaceutiche. È ora che la politica dia segnali concreti sul fronte della povertà sanitaria”. “Sono dati drammatici, ma purtroppo in linea con quelli della povertà nel suo complesso – afferma don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana – Per invertire la rotta serve un lavoro comune fatto di alleanze e appare sempre più necessario uno sforzo congiunto, che sappia incrementare la capacità di intercettare le varie situazioni di povertà del territorio”. Per facilitare la comprensione dei dati l’Italia è stata suddivisa in tre macro aree: ITALIA DEL NORD, ITALIA DEL CENTRO E ITALIA DEL SUD E ISOLE. • Per quanto riguarda l’Italia del Nord in sette anni (2006-2013) la povertà sanitaria è cresciuta del 71,91% passando da una richiesta dagli enti assistenziali di 255.783 confezioni di medicinali agli attuali 439.719. In un contesto di crescita del disagio dobbiamo registrare anche un incremento dei farmaci donati passando dalle 192.490 confezioni del 2006 alle 255.338 del 2013 (fino al mese di luglio compreso). Cresce la povertà, ma aumenta al Nord anche la solidarietà di chi decide di donare un farmaco a chi non se lo può permettere. • Nel Centro Italia la richiesta di farmaci

Cari Amici, torna il nostro giornale e ritorna la nostra rubrica che raccoglie notizie e info dal terzo settore. Voglio aprire questo 2014 ponendo l’attenzione ancora una volta sulle povertà, analizzando questa volta quella sanitaria, grazie al 1° Rapporto sulla povertà sanitaria in Italia, presentato il 14 gennaio a Roma. Allora avanti amici… stringiamoci un po’ così facciamo entrare tutti sulla nostra UTILITARIA…. Salite a bordo gente, stiamo partendo!!!! in sette anni è cresciuta in maniera esponenziale passando dalle 32.718 confezioni del 2006 alle 188.560 del 2013 (fino al mese di luglio compreso). Un incremento percentuale del 476,32%. Anche in questo caso abbiamo assistito anche alla crescita corposa della solidarietà che ha fatto registrare l’incremento dei farmaci donati del 94,24% passando dalle 23.670 confezioni alle attuali 46.034. • Al Sud Italia e nelle Isole la crescita del fabbisogno farmaceutico è cresciuto in maniera contenuta attestandosi attorno al 33,42% nei sette anni presi a campione. Si è passati dai 91.890 confezioni di farmaci richiesti dagli enti nel 2006 alle 122.600 confezioni del 2013 (fino a luglio compreso). Modesto l’incremento dei farmaci donati con una variazione in sette anni del 2,46% passando dalle 46.556 confezioni raccolte alle 47.699 dei primi 7 mesi del 2013. Facendo una comparazione dei dati emersi dobbiamo registrare che il fabbisogno sanitario in percentuale è aumentato, soprattutto, al Centro a causa dei valori bassi di richiesta di partenza. Se invece si valuta l’aumento numerico dei farmaci il Nord è primo in classifica con quasi 200.000 confezioni in più di medicinali richiesti in sette anni. A seguire il Centro Italia e poi il Sud e le Isole. Bene cari amici, si scende... siamo arrivati alla nostra fermata… ma preparatevi per il prossimo viaggio insieme! A prestissimo… il vostro autista, Mario.

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a cura di conf. Marco Staffolani con la collaborazione di P. Marco Ermano

Recensioni “in rete”.

Durante questo mese Matteo non ha potuto mandare il suo articolo. Ma abbiamo deciso comunque di lasciare la rubrica di cinema, cambiandola un po’. Invece di recensire un film, approfittiamo della pausa e vediamo il lavoro degli altri! Facciamo dunque una piccola recensione di coloro che recensiscono. Il cinema può essere visto come luogo e spazio di incontro, di testimonianza, di dialogo, di confronto. Per coloro che hanno a che fare con i giovani capiterà spesso di organizzare incontri religiosi che sempre più includono dinamiche in cui si propone la visione di un film e il suo commento e confronto in un cineforum. Quest’articolo si propone di essere una piccola guida ai siti che fanno questo “di mestiere”. Ci sono in generale due tipi di siti che recensiscono film: quelli gestiti da squadre di persone in cui la scheda tecnica e le proposte di approfondimento sono più oggettive, solitamente con molto materiale a disposizione, oppure i blog personali che essendo gestiti da singoli necessitano di una valutazione caso per caso. Quella che segue è una piccola cernita sul mare magnum di internet. Altre ricerche personali vi riveleranno che la rete offre risorse non pensate, ma occorre saper discernere sito da sito.

Italiana, particolarmente con l’Ufficio Nazionale della CEI per le comunicazioni sociali, ed una funzione di collaborazione con gli organismi ecclesiali che, a vario titolo, operano nel campo della pastorale.

www.paoline.it/ Effetto-cinema/ articoloRubrica_ arb969.aspx Nel grande sito delle Paoline una rubrica personale in cui si può trovare materiale classico, ma non troppo aggiornato o con film di tendenza per giovani. C’è anche una classificazione dei film per argomento comoda per chi è indeciso sul titolo da proporre.

www.familycinematv.it Non solo film ma anche serie televisive. Le schede e i commenti sono orientati più che al cineforum al pubblico familiare. Interessante la valutazione di valori/ disvalori e la conseguente indicazione del pubblico appropriato, e non manca nemmeno l’indicatore del giudizio tecnico.

www.acec.it

L’ACEC, che opera nell’ambito della comunicazione sociale, e del cinema in particolare, con finalità pastorale e culturale, soprattutto in funzione della “sala della comunità” considerata struttura multimediale e polivalente, si propone di: a) promuovere la realizzazione della “sala della comunità”; b) favorire la gestione comunitaria della sala; c) operare in piena osservanza con gli indirizzi pastorali dell’Episcopato italiano e orientare le proprie iniziative in modo da contribuire validamente alla realizzazione dei piani pastorali predisposti dalla Chiesa italiana; d) realizzare un costante collegamento con la Conferenza Episcopale

www.sentieridelcinema.it

Queste pagine dedicate al cinema nascono da un desiderio: comunicare ad altri un certo modo di guardare al cinema. Il cinema affascina ognuno di noi perché in esso ritroviamo momenti di verità e bellezza sinceri, non come mero estetismo ma come “specchio del vero”. Del cinema intravediamo, inoltre, le grandi possibilità educative: con il linguaggio, immediato e familiare, delle immagini si può colpire e coinvolgere chiunque abbia voglia e curiosità di scoprire (e perchè no?,

imparare) qualcosa di nuovo. Per questi motivi, a chi vive una responsabilità educativa vogliamo in particolare proporre percorsi “di ricerca” divisi per cicli scolastici ed età, in un rapporto che preveda informazioni, consigli di visione, mattinate e discussioni insieme. E soprattutto, la condivisione di questa curiosità per la bellezza e la verità.

www.mymovies.it

Non sempre si è interessati ad avere una scheda con riflessioni e spunti per il cineforum. A volte è necessario un sito che sia aggiornato e che fornisca indicazioni sulle ultime uscite con accenni di trama e giudizi sintetici. Se questa è l’esigenza mymovies sarà un prezioso strumento: il suo caratteristico mymoneter con la sua scala da 0 a 5 indica velocemente ciò che vale la pena vedere.

www.imdb.com

IMDb è un sito che raccoglie informazioni di qualunque genere riguardo a film e celebrità televisive. Un vero e proprio database per il cinefilo che non vuole farsi sfuggire nulla. Per i più tecnologici c’è anche l’app da scaricare per consultare gli orari di programmazione dei cinema, guardare trailer e tanto altro direttamente dallo smart. Unica pecca per gli italiani … è solo in lingua inglese!

laluceinsala.wordpress.com La Luce in Sala è un blog che raccoglie una serie di recensioni e riflessioni, tra il serio e il faceto, dedicate alla Settima Arte. Nasce dal desiderio di offrire un piccolo contributo al vaglio accurato, in una prospettiva chiaramente cristiano-cattolica, del mare magnum della produzione cinematografica ponendosi in modo incerto o polemico, trova il coraggio di regalare qualche input capace di illuminare seriamente il dibattito.

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“Cerchiamo il silenzio che custodisce il rapporto con Dio.” (Papa Francesco I). “Fare silenzio, come Maria, perché solo il silenzio custodisce il mistero del cammino dell’uomo con Dio”. E’ stato questo l’invito di Papa Francesco nell’omelia della Messa di qualche domenica fa. “Il Signore - ha detto il Papa - ci dia la grazia di amare il silenzio, che ha bisogno di essere custodito lontano da ogni pubblicità, perché Maria, col silenzio, ha coperto il mistero che non capiva e con questo silenzio ha lasciato che questo mistero potesse crescere e fiorire nella speranza”. In questo numero analizziamo l’ascolto come stile di vita. Anche per il Papa, “il silenzio è quello che custodisce il mistero del nostro rapporto con Dio, del nostro cammino, della nostra salvezza” che dunque, non può essere pubblicizzato.

Il Testo Lucio Dalla - cosa sarà

“no, non ci sto!”, ti getta nel mare, ti viene a salvare.

Cosa sarà, che fa crescere gli alberi, la felicità, che fa morire a vent’anni anche se vivi fino a cento.

Oh, cosa sarà che dobbiamo cercare, che dobbiamo cercare; cosa sarà che ci fa lasciare la bicicletta sul muro e camminare la sera con un amico a parlar del futuro. Cosa sarà questo strano coraggio o paura che ci prende, che ci porta ad ascoltare la notte che scende; oh, cosa sarà, quell’uomo e il suo cuore benedetto, che è sceso dalle scarpe e dal letto, si è sentito solo e come un uccello che in volo si ferma e guarda giù.

Cosa sarà, a far muovere il vento, a fermare un poeta ubriaco, a dare la morte per un pezzo di pane, o un bacio non dato. Oh, cosa sarà, che ti svegli al mattino e sei serio, che ti fa morire ridendo di notte all’ombra di un desiderio. Oh, cosa sarà che ti spinge a domare una donna bassina perduta, la bottiglia che ti ubriaca anche se non l’hai bevuta. Come consuetudine, vi allego il link dove ascoltare il brano di oggi: http://www.youtube.com/ watch?v=UNlS7qfMDl4 Buon ascolto!!

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Cosa sarà, che ti spinge a picchiare il tuo re, che ti porta a cercare il giusto dove giustizia non c’è. Cosa sarà, che ti fa comprare di tutto anche se è di niente che hai bisogno. Cosa sarà che ti strappa dal sogno;. Oh cosa sarà, che ti fa uscire di tasca dei:

Recensire Lucio Dalla è una responsabilità che ho deciso di non prendermi. Come si fa a scrivere di un uomo che ha fatto la storia della musica italiana? Un artista polivalente (autore inizialmente solo delle musiche, si è scoperto in una fase matura, anche paroliere e autore dei suoi testi) che nasce a Bologna il 4 Marzo del 1943 (la sua data di nascita darà origine a una delle sue più belle canzoni) sotto il segno della musica jazz. Lucio infatti, è stato uno dei più importanti, influenti e innovativi cantautori italiani in questo senso, sempre alla ricerca costante di nuovi stimoli e orizzonti, addentrandosi con curiosità ed eclettismo nei più svariati generi musicali, collaborando e duettando con molti artisti di fama nazionale e internazionale. Nell’arco della sua lunghissima carriera, che ha raggiunto i cinquant’anni di attività, ha sempre suonato da tastierista, sassofonista e clarinettista, quest’ultima, sua grande passione fin da giovanissimo. Al suo attivo c’è una copiosa

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Note sotto il Gran Sasso

produzione artistica che ha attraversato numerose fasi: dalla stagione beat alla sperimentazione ritmica e musicale, fino alla canzone d’autore, arrivando a varcare i confini dell’Opera e della musica lirica. Inoltre, è stato un autore conosciuto anche all’estero ed alcune sue canzoni sono state tradotte e portate al successo in numerose lingue. La sua ultima apparizione pubblica, qualche giorno prima della sua morte, al Festival di Sanremo 2012 al fianco del giovane Pierdavide Carone, con un testo forse troppo “elevato” per Sanremo, Nanì, la storia di un amore impossibile (?) e della voglia di strappare dalle braccia della prostituzione una giovane donna. Un inno alla purezza e alla speranza di un domani più roseo. Credo in verità, di essermi dilungato un po’ troppo in questo numero, ma volevo gettare le basi per la riflessione del testo di oggi; dal momento che dobbiamo ascoltare in silenzio, credo sia giusto fermarsi qui. Vi lascio quattro frasi che a me hanno particolarmente colpito.. una sorta di “risonanza” che potrete fare nei vostri gruppi durante la preghiera settimanale. Vi abbraccio e vi ringrazio della vostra presenza. La Tendopoli ha bisogno di TUTTI voi, il Signore ha bisogno di NOI. Giacomo _ “Cosa sarà, che ti porta a cercare il giusto dove giustizia non c’è” _ “Oh, cosa sarà che dobbiamo cercare..” _ “Cosa sarà che ci fa lasciare la bicicletta sul muro e camminare la sera con un amico a parlar del futuro” _ “Cosa sarà questo strano coraggio o paura che ci prende, che ci porta ad ascoltare la notte che scende”

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Daniele Curci: auguri!

I nostri migliori auguri per il sacerdozio del confratello Daniele Curci avvenuto il 1° marzo a Ceccano.

22 febbraio 2014 Nuovi Diaconi al santuario di San Gabriele dell’Addolorata

Andrés Yamit Carrillo

Diacono il 22 febbraio nella “lontana” Colombia: auguri dalla famiglia tendopolista.

Auguri a Marco Staffolani, Salvatore Frascina e Piero Berti per il loro diaconato.

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