Carlotta & lo Zio Elettrico. Un’avventura in alto mare

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IL CAPITONLLOOZIODELARLETUROVALIGIE CO LE VALIGIE CI SONO SEMPRE, MA SERVONO A POCO

I

l mare mi piace moltissimo. Amo arrampicar-

mi sugli scogli e tuffarmi nell’acqua profonda

e muovermi come se fossi un pesce. Per questo, quando mio zio Arturo mi ha detto che sarem-

mo andati in crociera, una lunga crociera su una di quelle navi alte come un palazzo di dieci piani – piene di ristoranti, piscine, discoteche, campi

da tennis, minigolf, parcheggi per elicotteri, saune, palestre, da cui il mare sembra lontano, lontanissimo – ho avuto un momento di sconforto.

Se non lo sapete già, mio zio Arturo non è un

tipo molto affidabile. Vive in una vecchia bicocca in mezzo alla campagna, insieme a tutto quello che

di solito si trova in campagna, come galline, muc7


che, cani, oche e strumenti musicali. Sì, strumenti

musicali, perché mio zio Arturo ha una fissazione, un’ossessione, una cosa che gli occupa il cervello, gli

occhi, le orecchie e pure il naso, ed è la musica. Ci

pensa tutto il giorno, tutti i giorni, e tutto il giorno e tutti i giorni non fa altro che strimpellare strumenti

che arrivano dai quattro angoli della terra, ascoltare

dischi vecchissimi e ululare come un cane alla luna. I miei genitori, che per lavoro si trovano

spessissimo a viaggiare per i quattro angoli del pianeta, ogni volta che possono mi portano

dallo zio Arturo, specialmente quando non ho scuola. E ogni volta io, che non ho mica capi-

to che razza di lavoro facciano i miei, mi trovo

catapultata in imprese balorde di cui non me ne importa un fico secco o secchissimo. Anche oggi.

La decappottabile guidata molto sportiva-

mente da mia madre non ha nemmeno fatto in tempo a superare il cancello per dileguarsi all’o-

rizzonte, che subito zio Arturo ha chiuso la porta e si è guardato intorno con fare circospetto. 8


“Carlotta, sei pronta? Non disfare le valigie:

partiamo subito!”

“Partiamo? Ma come?”

“Non preoccuparti, sarà una cosa divertente.

Due settimane in crociera.”

“In crociera? Intendi uno di quei posti pieni

di turisti che non fanno altro se non mangiare, che portano i cappellini con la visiera, i calzini

con i sandali e hanno l’abbronzatura da muratore? Io odio le crociere! E poi... ma mamma e papà lo sanno?”

“Shhhh! Carlotta non farti sentire! Cer-

to che non lo sanno! Secondo te avrei potuto dirgli che ce ne andavamo in crociera? Ma non

temere! Anche loro staranno via per due setti-

mane almeno. E noi abbiamo tutto il tempo di partire, entusiasmare i passeggeri della crociera con le nostre musiche, tornare, cambiarci e farci

trovare qui, come se non ci fossimo mai mossi.” “Le nostre musiche? Io non suono eh! Sei tu

quello che suona! Se anche decidessi di venire con

te, mi chiuderò in cabina a fare le parole crociate.” 9


“E dai Carlotta, come sei noiosa! Sai, cerca-

vano un’orchestrina per allietare le serate dan-

zanti della crociera, e io ho pensato che faceva proprio al caso nostro.”

“E dagli con questo nostro! Io però non vedo

nessuna orchestrina qui. Vedo solo uno spostato con una chitarra...”

“Appunto! Io suono la chitarra e canto. E

quindi già siamo a due elementi in uno. Tu suo-

nerai la batteria. O meglio, puoi anche fare fin-

ta, perché legheremo il battente al mio piede, con un filo, così posso darmi il tempo da solo.”

“A parte che mi sembra un’idea idiota, io e te

non facciamo mica un’orchestra!”

“Infatti! Con noi ver-

ranno anche Alberto e Lidia.”

“Intendi Alberto il

porcello? Quello che

sta prendendo il sole

sulla collina? E con

Lidia intendi la capra? 10


Quella che ogni volta che arriva il postino gli corre dietro?”

“Certo! Io non ne conosco altri, di Alberto

e Lidia.”

“Ma... Ma li faranno salire sulla nave? E poi,

sanno suonare?”

“Per farli salire sulla nave non c’è nessun

problema. Guarda: ho fatto preparare delle elegantissime divise per il palco. Ce n’è una anche

per te. E a Lidia e Alberto vanno proprio a pennello. Altro che salire: ci ammireranno tutti per la nostra incredibile eleganza. Alla musica ci sto lavorando e sono speranzoso. Alberto sembra avere una certa propensione per gli strumenti a tastiera, mentre Lidia soffia che è una bellezza. In-

somma, Carlotta: chi-

tarra, organo elettrico,

sassofono e batteria. Rock and roll!”

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E intanto si leva gli enormi stivali di gom-

ma che porta sempre, e si leva anche la tuta da trattore, quella con le bretelle, e scopro che sotto la tuta lo zio indossa un elegantissimo smoking

svolazzante. Come in un film di James Bond, dove l’agente segreto sbuca dalle profondità

marine con una muta subacquea e sotto ha uno smoking stirato a puntino.

“Ma quale rock and roll! Già prevedo bufe-

re, tempeste, saloni delle feste che ondeggiano sotto i colpi di burrasche forza dieci mentre noi derelitti componenti dell’orchestra siamo costretti a suonare la nostra musica da cani. Già

vedo persone prese dal panico mentre la nave affonda, coprendo la nostra pessima musica...” “Carlotta, sei sempre la solita esagerata.”

“Ho solo visto il film del Titanic ieri sera in te-

levisione, e mi sembrava decisamente appropriato.” “Macché! Non lo sai che la prima radio libe-

ra, che mandava rock and roll ventiquattro ore su ventiquattro, è nata proprio su una nave? Si chia-

mava Radio Caroline e trasmetteva da una nave 12


che si muoveva continuamente, per tenersi al di

fuori delle acque territoriali inglesi. Cioè, a quell’epoca per trasmettere servivano un sacco di auto-

rizzazioni e le radio mandavano sempre la stessa musica. Invece un gruppo di dj decise di portare

tutte le attrezzature su una nave e di mandare rock ventiquattro ore al giorno, in barba ai controlli.”

“Lo so. Poi però sono riusciti a bloccare la

nave, hanno arrestato tutti quei pazzi e hanno chiuso la radio. Seeeee, il rock and roll.”

“Ma Carlotta! Quella radio ha dato vita a una

rivoluzione! E anche noi! Vedrai, faremo un figuro-

ne! Forza, metti in moto il trattore, che dobbiamo correre al porto. Il piroscafo parte tra poche ore!”

Come si può resistere a un testardo di tal

fatta? Domanda retorica: non si può resistere. E io mi ritrovo di nuovo su un rumorosissimo

trattore che corre (si fa per dire) alla volta di

una nave gigantesca e lussuosa, piena di turisti, camerieri, meccanici, marinai e, da stasera, an-

che di uno zio ululante, di sua nipote oltre a una capra e a un maiale. Incrocio le dita. 13



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