Cento giorni in cammino

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Sara Zanni

Cento giorni in cammino In viaggio da casa ai confini del mondo


Di terra, di roccia, di pietre ordinate, di foglie morte, di fango, di sabbia o di selciato, tra la mattina e la sera c’è il cammino. Questo cammino è ossessivo. Graffia le dorsali delle colline spelacchiate, sonnecchia nei dintorni degli stagni, taglia dritto i paesaggi in due parti nette. Ma non è questo che conta. Quello che conta è che porta a Santiago e che là saprete qualche cosa di più su voi stessi. Come se, consumando i vostri piedi sulla strada, voi consumate anche il vecchio che c’è in voi. Alla fine del cammino, purificato, perdonato, tu sarai qualcun altro. Chi sarai allora? (da “Priez pour nous à Compostelle” di P. Barret, J.N. Gurgand)


“Tu parles anglais?”

> 9 LUGLIO > LOURDES > GIORNO DI PAUSA

Ho passato tutta la mattina in giro per Lourdes, dentro e fuori il santuario. Sono arrivata ieri, abbastanza stanca e contenta di avere davanti un’intera giornata di riposo. Però commetto sempre lo stesso errore: programmare le pause in posti che voglio visitare non aiuta per niente a riposare e ogni volta finisco per gironzolare gran parte della giornata. Jean-Louis, il proprietario della casa ospitale La Ruche in cui alloggio, è riuscito a organizzare, per me e gli altri pellegrini diretti a Santiago de Compostela, una messa con benedizione finale nella chiesetta superiore, quella sopra la Grotta delle apparizioni. Sarebbe proprio lì che l’energia che esce dal cuore della Terra si può percepire con più forza. Essendo una messa per pellegrini, è stata programmata alle 7, facendo sfumare la mia mattinata di sonno! Non che non sia abituata alle levatacce, anzi, negli ultimi due mesi l’orario più normale a cui mi sono alzata sono le 6. Quindi, perché no? 5


Così, a digiuno, alle 6.45 ho fatto le rampe di scale che dalla spianata del santuario portano su alla chiesetta, insieme a Jean-Louis e ad altre quattro pellegrine italiane. La benedizione al termine della messa ci viene impartita da un prete dall’aspetto mastodontico: una specie di Fra Tuck con un cespuglio di folta barba grigio scuro e la voce profonda. L’atmosfera raccolta della chiesa è così toccante che forse è valsa la pena saltare la colazione. Certo, avere in corpo un po’ di calorie aiuterebbe ad affrontare il passaggio successivo. Finita la messa, Jean-Louis ci accompagna all’ingresso delle piscine dove pellegrini e malati sono già in fila, ordinatamente seduti sulle panche e militarmente smistati dai volontari ospitalieri che li aiutano a entrare e uscire dall’acqua senza fare confusione. Mia nonna mi ha parlato molte volte della sua visita a Lourdes e della sensazione di uscire asciutta dall’acqua gelida. È da anni che mi chiedo come sia possibile e non posso esimermi dal provare questa esperienza. Mi metto in coda con le altre pellegrine italiane e ci sediamo sulle panchine ghiacciate in questa mattina di vento freddo senza sole. Meno male che ho messo sia il pile che la giacca a vento! Mi stringo nelle spalle, le mani fra le cosce, nel vano tentativo di non tremare e far arrivare un po’ di calore alle estremità del mio corpo. Siamo in Francia, sui Pirenei, ma qui tutto parla italiano. Mentre aspettiamo, una signora dall’accento marcatamente napoletano intona il rosario e le risposte le arrivano in tutte le lingue del mondo. Quando è il mio turno, una volontaria anziana che mi arriva a malapena alla spalla e col piglio del colonnello istruttore, mi chiede: “Vous parlez français?”. E io: “Oui!”. Segue una serie di precise istruzioni su come mi devo spogliare, chi mi deve 6


aiutare, dove devo mettere gli abiti e mi devo sedere per attendere il mio turno. Rispondo in francese che non ho bisogno di grande aiuto per spogliarmi. Lei ribatte che una volontaria mi aiuterà ugualmente. Poi si gira e chiama una ragazza vestita da ospitaliera sottoposta (le graduate hanno le gonne blu, le sottoposte bianche) parlandole in italiano con un chiaro accento sardo. Le piscine sono un edificio basso e lungo, con un corridoio che permette di accedere a spogliatoi separati da tende bianche e dotati di panche in acciaio, dai quali si entra nelle piccole vasche: le piscine vere e proprie. Nello spogliatoio a cui vengo assegnata ci sono altre cinque donne, di cui una su una lettiga, probabilmente paralitica, e una signora indiana in abiti tradizionali che non vuole assolutamente essere vista nuda. Dico alla volontaria che mi è stata assegnata che posso reggere da sola il telo bianco se vuole aiutare qualcuno in maggiori difficoltà. Ma appena mi tolgo il pile inizio a battere i denti per il freddo e non do certo un’impressione di grande autonomia. Il pavimento è bagnato e gelido e io sento lo stomaco che borbotta e mi ricorda la mia perenne pressione bassa mattutina. Ormai, però, sono lì. La volontaria mi aiuta e, quando tocca a me, vengo accompagnata in acqua, con il telo e tutto. Leggo la preghiera consigliata, ma ho il cuore in subbuglio e sono davvero molto emozionata, oltre che congelata. Appena esco dall’acqua, ormai prossima all’ipotermia, mi infilo così rapidamente i vestiti che non mi accorgo nemmeno se sono asciutta oppure no. Mi sento solo molto leggera. Quando ringrazio la volontaria colonnello in italiano, lei mi fa: “Ma quindi sei italiana? E perché non l’hai detto?!”. Beh, non me l’aveva chiesto! Ho parlato con poche persone ultimamente e temo di essere diventata un po’ impacciata nei rapporti umani. 7


All’uscita dall’edificio trovo le quattro italiane, anche loro un po’ frastornate e più infervorate di me. Io ci impiego sempre un sacco ad assorbire l’impatto di certe esperienze, come se mi debbano passare prima dal cervello e poi nel cuore. Ci mettono tempo a compiere tutta quella strada. Andiamo a fare colazione e poi accompagno le ragazze in stazione. Loro prendono il treno per Saint-Jean-Piedde-Port e domani mattina inizieranno a camminare verso Santiago. Io impiegherò ancora una settimana ad arrivare lì, all’inizio del Cammino Francese. Fuori dalla stazione mi emoziono un po’ salutandole. Sembro la mamma che dà le ultime raccomandazioni alle figlie in partenza, anche se hanno almeno cinque anni più di me. Però, in effetti, qualche esperienza nel campo del camminare ce l’ho e, per una volta, mi lascio andare alla sindrome da vecchia zia. Zaino leggero, andatura lenta, non pensate all’arrivo ma solo al passo che vi aspetta, dico. Insomma, le solite cose. Quando spariscono oltre l’ingresso della stazione, mi giro e consulto la mappa della città. Mi serve un supermarket, ho bisogno di alimenti senza glutine e di qualcosa per il pranzo di domani. Il supermercato è lontano e ci metto quello che resta della mattina a fare la spesa. Trovo un ristorante e pranzo con un bel filetto di manzo e patate. Meglio togliere ogni dubbio: mi spiace, non sono vegetariana. È soprattutto una questione di sopravvivenza, camminare più di venticinque chilometri al giorno e non poter mangiare né glutine né carne sarebbe impossibile. Dopo il rapido pranzo simil-francese, rientro al La Ruche con la mia busta della spesa. Apro la porta e sento qualcuno correre giù dalle scale. Vedo i piedi: è Jean-Louis. Gli chiedo cosa stia succedendo e lui di fretta mi chiede: 8


“Tu parles anglais?”. E io: “Oui”. A quanto pare oggi c’è il quizzone sulle lingue! Tutto contento della mia risposta, mi spiega che di sopra ci sono due pellegrini americani e lui non riesce a comunicare con loro. Vogliono andare a Santiago a piedi partendo da Lourdes ma non sanno nulla, né dove andare, né come sia segnato il Cammino; non hanno nemmeno una guida e la credenziale. Non ci penso su due volte: io parto domani, possono partire con me. Anzi, con noi, se solo sapessi dove è sparito Luca! Su quarantadue giorni di cammino percorsi insieme, il mio compagno di viaggio è riuscito a sparire senza lasciar traccia almeno quarantuno volte! Ma ormai ho smesso di preoccuparmi per lui. Vado di sopra per incontrare i due americani: si presentano, Matthew e Jane. Lui, alto un metro e ottanta, con due spalle larghe come un armadio a quattro ante e una stretta di mano “stritola-ossa”, indossa una maglietta sportiva, bermuda da football americano e scarpe di tela misteriosamente simili alle espadrillas che mio zio portava al mare quando ero una bambina. Lei, pelle chiarissima, lunghi capelli rossicci, sa cosa vuole fare, come lo vuole, quando e cosa le serve per farlo. Indossa dei sandali sportivi, leggings a compressione e maglietta tecnica super traspirante. Lui ha uno zaino enorme stile militare, lei uno ultra-leggero della marca più costosa in circolazione. Ottimo. Ma non parlano una sillaba di francese, e i francesi dei Pirenei difficilmente parlano qualcosa che non sia francese o, più avanti, basco. Spiego loro chi sono: una pazza italiana che è arrivata a Lourdes a piedi da Milano mettendoci cinquantasei giorni di cammino e il cui scopo è arrivare a Santiago de Compostela e poi all’oceano Atlantico. Spiego anche che da Saint-Jean-Pied-de-Port non avranno bisogno di altro che dei loro piedi, di una credenziale e della carta 9


di credito, e per il resto potranno anche spegnere il cervello e seguire il fiume di pellegrini fino a Santiago. Ma, prima di arrivarci, le cose sono un po’ più complicate. Io partirò domani mattina alle 6.30. Se vogliono, possono venire con me e il mio amico Luca. Mi abbracciano tutt’e due e saltellano felici, dicendo qualcosa a proposito di un miracolo. Riesco a capire Matthew piuttosto bene, mentre Jane parla un inglese per me difficilissimo, tranne quando vede che ho lo sguardo completamente perso e rallenta a una velocità da asilo nido. La sola cosa che capisco al volo quel giorno è che non sono fidanzati ma cugini e Matthew mi fa segno che lui è il suo bodyguard, la guardia del corpo. Lo dice con uno sguardo da presa in giro che mi fa subito ridere. Gli accordi sono presi. Salutandoli, spiego loro dove trovare una credenziale e raccomando di godersi Lourdes, mentre io mi vado a fare un sonnellino… in fondo è sempre il mio giorno di riposo! Quando mi sveglio, dopo un’oretta, vado in cucina e trovo Jean-Louis con una signora sui sessant’anni, forse di origine sudamericana, e una ragazza magrissima e altissima con un caschetto di capelli biondi e gli occhi sognanti. Appena Jean-Louis mi vede, mi dice con grande entusiasmo che c’è un’altra americana che vuole andare a Santiago a piedi da Lourdes. Nella mia breve permanenza in città non ho notato folle di americani, così gli chiedo quanti ne partano a piedi ogni anno da lì. A sua memoria, il record è tre in un anno. Cioè oggi. Mi presento alla biondissima Laura e le spiego tutto quello che ho già detto a Matthew e Jane, dandole appuntamento per l’indomani mattina. Quando se ne vanno, mi siedo un attimo e ho la netta e inspiegabile sensazione che sia appena iniziato un nuovo capitolo del mio cammino. Inspiegabile, come inspiega10


bile è tutto ciò che riguarda il Cammino di Santiago. Perché partire? Perché l’ho fatto? Perché continuo a rifarlo? Non lo so, so che devo andare, continuare a camminare calpestando la mia ombra verso ovest finché il sole, tramontando nell’oceano, non la proietterà alle mie spalle. Ripenso a come tutto è cominciato, ma non so se si possa dire veramente quando un’avventura come questa cominci di preciso.

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DA LOURDES A SAINT-JEAN-PIED-DE-PORT Il Cammino del Piemonte Pirenaico o GR 78 LUNGHEZZA 145 KM TAPPE 7 DISLIVELLO SALITA 2.400 M DISCESA 2.600 M

Per il tratto da Lourdes a Saint-Jean-Pied-de-Port, forse il più battuto dai pellegrini italiani in terra francese, ecco una breve guida che descrive l’itinerario mappato dalle associazioni giacobee, che nella versione francese è possibile ritirare gratuitamente presso l’ufficio di informazioni giacobeo di Lourdes, 16 boulevard de la Grotte, insieme alle credenziali. Consiglio a chi voglia invece seguire il GR 78 di utilizzare la topoguida ufficiale edita da FFRandonnée nel 2014. Noterete che la traccia gps della tappa da Mauléon-Licharre a Saint-Just-Ibarre scaricabile dal mio sito si discosta dalla descrizione di queste pagine perché quel giorno feci un po’ di testa mia percorrendo sentieri ben segnalati e panoramici, ma se volete mantenervi sul sicuro, sul sito del Cammino e nella cartografia digitale del libro (accessibile dall’app I Percorsi di Terre di mezzo) trovate la traccia ufficiale. BIBLIOGRAFIA

Le Chemin du Piémont Pyrénéen GR 78, Topoguide ref. 780, FFRandonnée Éditions, Parigi, 2014; François Lepère, Yvette Terrien, Sur le chemin de Saint-Jacquesde-Compostelle. La Voie des Piémonts entre Cévennes et Pyrénées, Lepère Éditions, Grand Camp, 2013. SITI WEB DI RIFERIMENTO

Voie du Piémont Pyrénéen: http://vppyr.free.fr/; Amis du Chemin de St-Jacques de Compostelle en Pyrénées Atlantique: www.aucoeurduchemin.org; ACIR Compostelle: www.chemins-compostelle.com/itineraires/8/ la-voie-des-piemonts.

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TAPPA 1

DA LOURDES AD ASSON LUNGHEZZA 24,7 KM DISLIVELLO SALITA 300 M DISCESA 440 M RACCONTO IL LUPO ULULA ALLA LUNA E ALTRE STORIE 600

100

BÉTHARRAM

CROIX DES HAUTEURS

200

SAINT-PÉ-DE-BIGORRE

RIEULHES

300

LOURDES

400

ASSON

500

0m 0 km

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15

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Usciamo da Lourdes oltrepassando la Grotta e seguendo la strada lungo la riva sinistra del fiume Gave de Pau, prendendo la stradina nella foresta che parte da place de Beauchamp (a 200 m dalla Basilica Superiore) e che punta dritto verso ovest per 1,5 km. All’incrocio a monte del Camping du Loup, seguiamo la strada D-13 per 500 m, poi, 100 m dopo il Camping de la Forêt, imbocchiamo il cammino che scende sulla destra e lo percorriamo in direzione ovest per 5 km attraverso la Foresta di Lourdes (o Bosco di Subercarrère). Dopo 500 m, al trivio, prendiamo a destra. Continuiamo quindi diritto su una stradina carrozzabile, in parte asfaltata, in parte ghiaiata, che costeggia la riva sinistra del Gave, fino al villaggio di Rieulhes. Davanti alla chiesa di Rieulhes, di fronte a una fontana, scendiamo a sinistra verso un ruscello, lo attraversiamo e imbocchiamo una pista che punta a ovest; ignoriamo un primo sentiero a destra, e prendiamo, poco dopo, il secondo sentiero a destra, segnalato con un tratto giallo, che costeggia il Gave. Raggiungiamo una stra-

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dina asfaltata e, dopo 1 km, attraversiamo un ponte che conduce a Saint-Pé-de-Bigorre, con l’antica abbazia dove è conservata una reliquia delle chiavi di san Pietro. Da Saint-Pé-de-Bigorre, ripassiamo il ponte e, mantenendoci sempre sulla riva sinistra del Gave, ci dirigiamo a ovest e poi a nord-ovest sulla D-152 per poco più di 2 km, fino a un incrocio con la strada per le grotte di Bétharram. Continuiamo verso nord sulla D-526 per 1 km e, all’incrocio, proseguiamo verso nord-ovest per 1,5 km su una stradina mantenendoci sulla riva sinistra del Gave, fino al santuario di Bétharram. Lasciamo così la Bigorre e entriamo nel Béarn. Davanti al santuario di Bétharram, imbocchiamo il cammino monumentale della Croce, che si arrampica sulla collina e termina alla Cappella della Risurrezione. Passiamo sulla sinistra della cappella e proseguiamo diritto su un sentiero nel bosco che raggiunge la D-226 e sbocca, poco dopo, a un incrocio segnalato da una croce (Croix des Hauteurs). Lasciamo la D-226 a sinistra e continuiamo in direzione ovest. Alla biforcazione, prendiamo a destra verso nord su una stradina asfaltata per 0,5 km, fino a un’altra biforcazione. Prendiamo quindi la strada a sinistra per 1 km e, all’incrocio dopo la fattoria Monrepos e il ruscello Arriucourbe, continuiamo dritto in direzione ovest, e poi sud-ovest, per un altro km (Chemin de Lirou), quasi fino al Pont Latapie. 100 m prima del ponte, prendiamo a destra in una curva molto stretta e proseguiamo per 2 km sulla riva destra del fiume Ouzom in direzione nord su un sentiero nel bosco che ricalca una ferrovia dismessa, fino a raggiungere la D-35. Prendiamo questa strada a sinistra e, superato l’Ouzom, circa 300 m dopo aver lasciato il castello Luppé a sinistra, entriamo nel villaggio di Asson. SERVIZI

Centre d’Accueil Jacquaire, 16 boulevard de la Grotte, tel. +33 562-92.93.52, distribuzione credenziali, timbro e materiale informativo.

LOURDES


Gîte la Ruche, 21 rue de Pau, tel. +33 562-97.98.21 / +33 62499.01.21, jl.doux@clubinternet.fr, possibilità di cena a donativo. Maison des Soeur Auxiliatrices, 37 rue des Bagnères, tel. +33 562-94.05.61, accueil.auxilourdes@gmail.com, cucina a disposizione. In paese sono presenti tutti i servizi. BÉTHARRAM Accueil Notre-Dame de Bétharram, 1 place SaintMichel Garicots, presso il monastero, tel. +33 673-09.91.70, possibilità di cena, prenotazione obbligatoria. In paese ci sono hotel e ristoranti. ASSON Gîte parrocchiale - presbytère, 2 rue Bastide, prenotazione presso Laurence e Jean-Claude Loupy, tel. +33 559-71.02.89.

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