Di qui passò Francesco

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Passo di Viamaggio
Pian della Capanna Sansepolcro

Dal passo di Viamaggio a Sansepolcro

LUNGHEZZA: 24,8 km

DISLIVELLO: SALITA 320 m DISCESA 930 m

DIFFICOLTÀ: impegnativa

TEMPO: 7 ore

Ospitalità

PALAZZO: Presso il cosiddetto “borghetto pellegrino”, poco prima della frazione Montagna, B&B Il palazzo, in un grande e bel casale, 8 posti in 4 camere con bagno e uso di 2 cucine, gestione familiare di Giovanna e Paolo, tel. 347-78.17.173 / 334-69.56.974. tc

Questa realtà collabora con l’ormai storica

Alla Battuta a Montagna. Sono loro a tenere aperta la chiesina del Beato Ranieri, francescano della prima ora che lì visse. Così anche i gruppi potranno sostare in questo delizioso angolo di Toscana e avere più tempo da dedicare all’eremo di Montecasale e alla visita della splendida Sansepolcro.

MONTAGNA DI SANSEPOLCRO: B&B Alla Battuta, 4 posti, doccia, bagno, colazione. Chiedere di Alessandro Puleri, tel. 0575-74.93.52 / 349-38.29.435. tc

Ristorante-Pizzeria La Montagna di Calisti. Ottima possibilità di cena a prezzo pellegrino.

EREMO DI MONTECASALE: Si passa davanti all’accoglienza arrivando dal sentiero; la foresteria del convento è disponibile solo per gruppi in autogestione, 42 posti in

9 camere con bagni e letti a castello; cucina, refettorio, salone, cappella; tel. 0575-73.36.95, cappuccini. montecasale@gmail.com. La struttura va lasciata come si è trovata. Il primo negozio utile è due tappe prima, a Pieve Santo Stefano: tenetene conto!

LOC. SAN MARTINO: Accoglienza pellegrina San Martino val d’Afra, ai piedi dell’eremo, 10 posti in 3 camere, 2 bagni, zona riposo e pasto, con colazione, hanno i loro cavalli, cappella privata per pregare, tel. 0575-74 93 64, sanmartinovaldafra@ alice.it tcha

SANSEPOLCRO: Foresteria di Santa Maria dei Servi, piazza Dotti 1, in pieno centro, 25 posti, in 3 camere doppie e 3 da 4-6 letti Per gruppi in autogestione possibilità di cucina e di catering, tel. 0575-74.23.47 / 339-62.46.194 (Tony), info@santamariadeiservi.it. t

B&B Sara, via Luca Pacioli 72. Nel centro storico. Camere doppie, tel. 392-77.70.250, saraffitta@gmail.com, prenotazioni online www.saraffitta.it/reception-online. c

B&B Dolce Rosa, via Niccolò Aggiunti 74. Nel centro storico, a due passi dal Duomo. Tel. 366-39.73.527, dolcerosacamere@ gmail.com. Camere con bagno privato. Sconto per pellegrini. Relais Oroscopo, via P. Togliatti 68, belle camere da 1-2-3 letti, tutti i comfort, piscina

estiva. Prezzo impegnativo, ma presentando la guida o la credenziale fanno uno sconto.

Tel. 392-60.30.671 / 393-69.21.513 (Marco Mercati), info@relaisoroscopo.com.

Agriturismo Podere Violino, poco dopo Sansepolcro, lungo il Cammino, appena

passato il Tevere, 15 camere, 40 posti, per gli animali box e paddock, tel. 057572.01.74, info@podereviolino.it. Prezzi pellegrini, cena e colazione; con piscina e possibilità di campeggio. Tel. 0575-72.01.74, info@podereviolino.it. tcha

Il percorso di oggi è un po’ lungo, ma per chi volesse dividerlo ci sono accoglienze intermedie. Saliamo e scendiamo sulle colline per sentieri e strade bianche. Dal paesino della Villa (Montagna), in un paio d’ore, raggiungeremo il suggestivo Eremo di Montecasale, per poi scendere lungo il sentiero ombroso dello Speco di San Francesco. La tappa termina nella splendida e artistica città di Sansepolcro, la patria di Piero della Francesca.

Guardando il bar L’Alpe [3.1], al passo, costeggiarlo tenendolo sulla sinistra, salire per il prato in mezzo ai pini e, arrivati a una recinzione, svoltare a sinistra costeggiandola, per poi seguire il sentiero che sale ripido, scavalcando un passaggio da mucche [3.2]. La prima parte del sentiero è nel bosco, che si apre in piccole radure da cui si può ammirare il panorama dell’ampia vallata verso Sansepolcro. Il terreno può essere piuttosto scivoloso e bisogna prestare molta attenzione ai segnalini. Dopo questo primo tratto il sentiero scende decisamente nel bosco fino a raggiungere una strada bianca [3.3]. Svoltare a sinistra. La collina dell’Alpe della Luna è molto ampia e arida mentre il bosco, che si attraversa ai suoi piedi, si distende rigoglioso. Seguendo sempre la strada bianca si giunge a un bivio ai piedi della collina [3.4]: ignorarlo proseguendo sempre lungo la strada bianca che in breve conduce a un bel rifugio della forestale, a Pian della Capanna. ATTENZIONE! [3.5], non prendere il sentiero 8 a destra della nostra strada e che va a Sansepolcro ma proseguire sullo sterrato per circa 20 minuti e, in vista di una casa quadrata sulla sinistra, la Spinella, di nuovo ATTENZIONE! [3.6]: non continuare sullo sterrato verso Germagnano come indicano le tabelle e numerosi segnali, ma svoltare a sinistra su un sentiero in discesa marcato da Tau e frecce (ATTENZIONE!, i segnali vengono regolarmente cancellati). Questa svolta evita una lunga discesa e una successiva ripida salita. Il sentiero conduce direttamente e agevolmente a Montagna. Poco dopo aver svoltato ATTENZIONE!: di fronte a voi c’è un sentiero che sale, non prendetelo! Piegate invece a destra sul sentiero che, a mezza costa e poi in discesa e, quindi, in piano, vi conduce a Montagna, piccola località con possibilità di alloggio; attraversare per tutta la lunghezza il paese, continuare sulla strada bianca, attraversare il ponte piegando a destra fino a Pischiano [3.7], dove all’ultima casa si gira a destra per il sentiero 6, e quindi scendere a sinistra in una valletta che si risalirà dall’altro lato dopo aver guadato un torrentello; il sentiero è segnato in bianco e rosso e con i segni gialli. Ignorare eventuali frecce che indicano di lasciare il sentiero principale.

MONTECASALE. L’eremo dei tre briganti.

PELLEGRINI IN SELLA. Da Pischiano scendere di sella e proseguire a mano, prestare massima attenzione sulle rocce risalendo dal ruscello, il tratto impegnativo è di circa 200 m, poi si prosegue agevolmente sull’ottimo sentiero dei camminanti.

Dopo circa un’ora si esce dal bosco e si giunge in discesa alla strada bianca, su cui si trovano i segnali gialli, percorrendo la quale con saliscendi e tante svolte si giungerà dall’alto all’EREMO DI MONTECASALE [✍]  [3.8]. Qui i pellegrini in sella devono prendere la variante per i camminanti in caso di pioggia, da Montecasale per San Martino, descritta più avanti. Il sentiero 4 per scendere verso Sansepolcro inizia dietro l’eremo ed entra subito in una fitta vegetazione umida e intricata in cui si nasconde il Sasso Spicco: una larga cengia sormontata da suggestivi massi che, come quella più nota di La Verna, ha visto Francesco in preghiera. Si continua a scendere fino a raggiungere San Martino (gruppetto di case), per poi svoltare a sinistra [3.9] e percorrere la strada asfaltata che conduce a SANSEPOLCRO; ATTENZIONE!: ignorare le tabelle che fanno lasciare la strada asfaltata obbligando a un’ardua salita; proseguire invece sulla strada e svoltare a destra alle indicazioni per l’ospedale, siete già fra le prime case della città, e scendere a sinistra verso la città.

Varianti in caso di pioggia

Dal passo di Viamaggio a Pian della Capanna In caso di pioggia o di terreno molto bagnato e umido, il percorso normale che sale direttamente da dietro l’hotel Imperatore di Passo di Viamaggio e attraversa il bosco, diventa molto insidioso per il fango e il pericolo di

scivolamenti. Si consiglia di percorrere la variante che, anche se più lunga, risulta molto più agevole e pulita, in quanto si cammina per una buona parte su asfalto e poi per una carrareccia della Forestale con il fondo di ghiaia.

Dal passo di Viamaggio scendere lungo la strada Regionale in direzione Sansepolcro/Arezzo. Si comincia a perdere quota e dopo 1,5 km (20 minuti circa), sulla sinistra, si trovano delle case. Scendere ancora e, oltrepassato il cartello con indicazione km 15 della Regionale, posto in prossimità di una lunga curva a gomito che svolta a sinistra, sulla destra della strada si vede un traliccio dell’alta tensione (percorsi quasi 3 km40 minuti di cammino). Continuare lungo la Regionale e, mezzo chilometro dopo, sulla sinistra, parte la strada ghiaiata della Forestale che porta a Pian della Capanna (percorsi dall’hotel Imperatore 3,5 km - 50 minuti). In certi periodi dell’anno la strada può essere sbarrata per impedire l’accesso alle auto non autorizzate, ma a piedi o in bicicletta si può passare. Da lì si incomincia a salire lungo la piacevole carrareccia in mezzo al verde e ai boschi. La salita non è impegnativa e dopo meno di 3 km ci si ricongiunge con il percorso normale. Da questo punto in poi seguire le indicazioni della guida.

PERCORSO NORMALE: passo di Viamaggio - Pian della Capanna, 6,4 km.

PERCORSO SU VARIANTE: passo di Viamaggio - Variante - Pian della Capanna, 10,7 km (1 ora di cammino in più).

Dall’eremo di Montecasale a San Martino Il bellissimo sentiero dello Speco di San Francesco descritto per scendere da Montecasale non riceve la manutenzione che dovrebbe e sotto la pioggia può divenire quasi impraticabile. Si consigliano ai pellegrini due alternative: fare la strada normale che scende dall’Eremo di Montecasale fino a Sansepolcro, che nel primo tratto è bella e si addentra nel bosco, oppure prendere sempre questa strada e percorrerla per 2 km fino a raggiungere un piazzale dove, sulla curva, si trova un gazebo della forestale [3.10]. A destra del gazebo parte una carrareccia che scende nella pineta e si ricollega al percorso a San Martino, al fiumiciattolo dove termina il sentiero dello Speco. Da lì in poi il percorso è quello descritto nella tappa.

Variante al percorso

Sansepolcro-Valdimonte-Bocca Seriola-Pietralunga Questa variante è pensata per chi non desideri visitare Città di Castello, meta della tappa 4, a fondovalle ma preferisca rimanere fra le colline, e andare direttamente a Pietralunga, l’arrivo di tappa 5. Un percorso di tre giorni (invece di due) molto solitario e completamente in mezzo alle colline.

SANSEPOLCRO-VALDIMONTE (5 ore e mezza) Nella ex scuola di Valdimonte gli abitanti della zona hanno approntato una specie di ostello fornito di cucina, servizi e camerata con reti e materassi. Sono molto contenti di ospitare i pellegrini e cucinano volentieri la cena, la colazione e forniscono anche il pranzo al sacco per il giorno seguente.

Camminando ai piedi dell’Alpe della Luna.

Gruppi di più di 6 persone a 25 euro tutto compreso, singoli 30 euro. Telefonare al professor Taddei, tel. 075-85.83.954 / 075-85.83.180.

VALDIMONTE-BOCCA SERIOLA (7 ore) Alloggio presso il rifugio del Cai di Città di Castello, fornito di dormitori e docce. Tel. 075-85.54.392.

BOCCA SERIOLA-PIETRALUNGA (6 ore).

Cosa vedere

Eremo di Montecasale Il convento di Montecasale sorge lungo l’antica strada che un tempo congiungeva la Valtiberina con l’Adriatico. Prima del convento qui si ergeva un castello, sulle cui rovine fu poi costruito un ostello per i pellegrini che da lì transitavano per recarsi a Rimini a imbarcarsi per la Terra Santa. Come spesso succedeva, all’ostello fu affiancato un lebbrosario che era curato dai monaci camaldolesi. Lo stesso Francesco vi passò nel 1213 durante il suo viaggio verso l’Adriatico e Gerusalemme e, dopo la donazione del luogo da parte dei benedettini ai francescani, qui si insediò una piccola comunità di frati che proseguirono l’opera di carità e di accoglienza. Francesco amava particolarmente la solitudine di queste colline e il Sasso Spicco che si trova ai piedi del convento immerso nella foresta di lecci. Il sentiero per arrivarci è ripido e tortuoso, ma vale la pena fare questo ulteriore sforzo perché il suo aspetto selvaggio è veramente impressionante. L’eremo è una miniatura: nella chiesetta sull’altare maggiore si trova una statua della Vergine con bambino che la tradizione vuole essere stata trovata da Francesco fra le rovine del castello [✍].

Sansepolcro Città che deve il suo nome e la sua fondazione a due pellegrini. Pare infatti che un greco e uno spagnolo, Arcano ed Egidio,

VERSO SANSEPOLCRO.

tornando da Gerusalemme e portando con sé alcune preziose reliquie, si fermarono in una località della valle Tiberina di nome Noceto: nella notte che trascorsero vicino alla fonte, nel bosco di noci, Arcano ebbe in sogno una visione seguendo la quale si fermò per fondare lì una città in onore del santo sepolcro di Cristo. La notizia si sparse e molta gente che viveva nei castelli sui monti scese per costruirsi un’abitazione, nel luogo indicato dai pellegrini. Questa storia, quasi leggendaria ma confermata dagli storici, è emblematica del passaggio dall’epoca feudale a quella comunale. Sul luogo della prima cappella fu edificata attorno all’anno Mille una chiesa dedicata all’apostolo Giovanni, anche se fin da allora fu chiamata da tutti il Santo Sepolcro.

Il borgo subì poi l’evoluzione politica di molte città europee. Nel Trecento divenne libero comune per poi passare sotto la signoria di Arezzo e di nuovo conquistare l’indipendenza. Furono una serie di calamità naturali (terremoti, pestilenza...) a farlo quasi sparire, ma la ricostruzione nell’epoca rinascimentale, al tempo del dominio dei Medici, la rese la piccola ma molto signorile cittadina, che ci può ricordare Firenze.

A Sansepolcro si incontra Piero della Francesca... Se avete tempo non perdetevi la magnifica Resurrezione, affresco conservato all’interno del museo civico (sconto sul biglietto d’ingresso presentando la credenziale), e gli altri dipinti, dello stesso artista, custoditi in questo piccolo gioiellino di museo.

IL VOLTO SANTO Meno conosciuta dell’immagine del Volto Santo venerata a Lucca, ma più antica (VIII/IX secolo) e decisamente più bella, all’interno della cattedrale di Sansepolcro si conserva una pregevolissima raffigurazione del Cristo crocifisso in abiti regali-sacerdotali che la tradizione vuole scolpita da Nicodemo su ispirazione divina, un autentico ritratto di Gesù! Recenti studi hanno provato che questa scultura è il prototipo di quella lucchese anche se l’immagine ora conservata a Sansepolcro è una copia (del XII secolo) dell’originale danneggiato dal tempo. Da sempre è stata venerata come immagine acheropita (non fatta da mano umana). Come la gemella in Lucca questa immagine era meta di pellegrinaggi.

Francesco a Montecasale

Nel suo ritorno ad Assisi, dopo aver lasciato per sempre La Verna, Francesco in groppa all’asinello percorse un itinerario che differisce dal nostro ma che vi si ricongiunge a Montecasale:

Giugne in quella sera santo Francesco al logo de’ frati di Montecasale...

Fioretti - 1928

I briganti

Montecasale viene ricordato anche per due episodi molto significativi della vita di Francesco, che accaddero quando vi soggiornò di passaggio per recarsi a Rimini a imbarcarsi per la Terra Santa. Dopo la cessione ai francescani da parte dei benedettini del piccolo romitorio, ostello per pellegrini e lebbrosario, vi si era insediata una piccola comunità di fratelli. Un giorno giunsero al romitorio due loschi figuri...

... ecco giungere in quel romitorio Francesco.

I frati gli esposero il loro dilemma: dovevano oppure no donare il pane a quei malviventi? Rispose il Santo: “Se farete quello che vi suggerisco, ho fiducia nel Signore che riuscirete a conquistare quelle anime”.

E seguitò: “Andate, acquistate del buon pane e del buon vino, portate le provviste ai briganti nella selva dove stanno rintanati, e gridate: ‘Fratelli ladroni, venite da noi! Siamo i frati e vi portiamo del buon pane e del buon vino’, quelli accorreranno all’istante. Voi allora stenderete una tovaglia per terra, disponete sopra i pani e il vino, e serviteli con rispetto e buon umore. Finito che abbiano di mangiare, proporrete loro le parole del Signore. Chiuderete l’esortazione chiedendo loro per amore di Dio, un primo piacere, e cioè che vi promettano di non percuotere o comunque maltrattare le persone. Giacché se esigete da loro tutto in una volta, non vi starebbero a sentire. Ma così, toccati dal rispetto ed affetto che dimostrate, ve lo prometteranno senz’altro.

E il giorno successivo tornate da loro e, in premio della buona promessa fattavi, aggiungete al pane e al vino delle uova e del cacio; portate ogni cosa ai briganti e serviteli. Dopo il pasto direte: ‘Perché starvene qui tutto il giorno, a morire di fame e patire stenti, a ordire tanti danni nell’intenzione e nel fatto, a causa dei quali rischiate la perdizione dell’anima, se non vi ravvedete? Meglio è servire il Signore, e lui in questa vita vi provvederà del necessario e alla fine salverà la vostra anima’. E il Signore nella sua misericordia, ispirerà i ladroni a mutar vita, commossi dal vostro rispetto ed affetto”. Si mossero i frati e fecero ogni cosa come aveva suggerito Francesco.

I ladroni per la misericordia e grazia che Dio fece scendere su di loro, ascoltarono ed eseguirono punto per punto le richieste espresse loro dai frati, cominciarono a portare sulle spalle la legna al romitorio. Finalmente, per la bontà di Dio e la cortesia e amicizia dei frati, alcuni di quei briganti entrarono nell’Ordine, altri si convertirono a penitenza, promettendo nelle mani dei frati che d’allora in poi non avrebbero più perpetrato quei mali e sarebbero vissuti con il lavoro delle loro mani.

Leggenda perugina - 1646

Nei Fioretti (1858) la stessa storia ha un altro accento, Francesco in questa versione riprende il padre guardiano che ha cacciato i ladroni. ... santo Francesco fortemente lo riprese, dicendo che s’era portato crudelmente, imperò che’elli meglio si riducono a Dio con dolcezza che con crudeli riprensioni: onde il nostro maestro Gesù Cristo, il cui evangelo noi abbiamo promesso di osservare, dice che non è bisogno a’ sani il medico ma agli infermi, e che non era venuto a chiamare li giusti ma li peccatori a penitenza; e però ispesse volte egli mangiava con loro.

La storia del cavolo

Incanta la capacità psicologica e il sano buon senso di Francesco, il suo insistere su come il buon umore, il sorriso e la cortesia aprano tutte le porte, specialmente quelle dei cuori.

Così come a una lettura più profonda possiamo trovare nella “storia del cavolo”, una sorta di piccola storia zen, che pare uscita da qualche antico testo buddista giapponese...

Una volta che Francesco si trovava all’eremo giunsero due ragazzi che volevano entrare nella piccola comunità. Francesco li accolse e come primo compito chiese loro di piantare dei cavoli nell’orto, raccomandandosi di piantarli con le radici in su. Uno di loro era un contadino e alla strana richiesta rispose che i cavoli non potevano crescere piantati a rovescio. Ma Francesco pareva non prestare attenzione a questa logica obiezione insistendo che voleva che le radici dei cavoli puntassero verso il cielo. L’altro ragazzo prese il suo cavolo e seguì le indicazioni di Francesco. Come finì? Il contadino fu rimandato ai suoi campi con la benedizione di Francesco, che lo invitò ad essere un bravo contadino, mentre l’altro fu ammesso nel gruppo dei fratelli.

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