Guida al Sentiero del Viandante

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Varenna ➜ Dervio

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Da Varenna a Dervio

800

DERVIO

LEZZENO

BELLANO

GITTANA

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REGOLO

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0m 0 km

LUNGHEZZA:

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9,8 km

DISLIVELLO: SALITA 356 m DISCESA 487 m DIFFICOLTÀ: media FONDO: 76% STERRATO 24% ASFALTO

Mezzi pubblici Stazione FS, linea Lecco-Tirano, www.trenord.it. Navigazione Lago di Como, tel. 800-55.18.01, www. navigazionelaghi.it. Autolinee Arriva,www. arriva.it. BELLANO E DERVIO:

Servizi Infopoint turistico, tel. 33517.52.102, infopoint@comune.bellano.lc.it. Bar, ristoranti, botteghe e farmacia. DERVIO: Ufficio turistico, tel. 0341-80.44.50, ufficioturistico.dervio@gmail.com, apertura BELLANO:

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da aprile a settembre. Bar, ristoranti, botteghe e farmacia.

Dove dormire Hotel Ristorante del Lago, via Taceno 11, tel. 0341-81.04.54, booking@ albergo-ristorante-del-lago.it, www. albergo-ristorante-del-lago.it, 22 posti, €€ colazione inclusa, apertura annuale. DERVIO: B&B La Camelia, via Matteotti 49, tel. 0341-85.10.52, bblacamelia@gmail. com, www.bblacamelia.it, 4 posti, €€ colazione inclusa, apertura annuale. B&B La Casa del Poeta, via al Castello 8, tel. 348-57.61.532 / 347-948.92.32, info@ bblacasadelpoeta.it, www.bblacasadelpoeta. it, 12 posti, €€ colazione inclusa, apertura annuale. BELLANO:

La tappa di oggi ci conduce nel cuore del bacino lariano, raggiungendo il borgo di Bellano con il suo famoso orrido. Percorriamo storiche mulattiere che si snodano fra piccole pittoresche frazioni abbarbicate sui fianchi delle montagne, boschi ombrosi e coraggiosi vigneti. Il cammino lascia Varenna con una salita piuttosto impegnativa, per poi scendere verso Bellano. Riprendiamo a salire verso Lezzeno e il santuario della Madonna delle Lacrime. Un’ultima discesa ci porta fino al centro di Dervio.

Riprendiamo il percorso con cui abbiamo raggiunto Varenna per tornare al borgo di Vezio. Da qui imbocchiamo la mulattiera che scende verso la valle del torrente Esino, che attraversiamo sull’antico ponte accanto al Crotto del Pepott, un tempo luogo di sosta lungo il sentiero. 46


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VARENNA.

Il ponte sul torrente Esino e le antiche mulattiere tra i boschi.

Risaliamo sul versante opposto e sbuchiamo sulla strada asfaltata accanto a un capannone industriale. Costeggiamo il capannone sulla destra per riprendere più avanti la mulattiera che sale verso la vicina chiesa di Campallo. Proseguiamo verso il pittoresco abitato di Regolo, saliamo tra i vicoli fino alla chiesa di San Giovanni Battista, dove giriamo a sinistra su vicolo Stretto per raggiungere la strada provinciale per Esino [4.1], che imbocchiamo verso sinistra in discesa. Dopo 250 m saliamo a destra per via della Cava Bassa, una strada asfaltata che dopo un bel tratto panoramico si restringe per proseguire su una mulattiera che entra nel bosco e sale fino a sbucare su una strada asfaltata, proprio accanto a una cappella dedicata alla Sacra Famiglia [4.2]. Qui dobbiamo prestare attenzione, perché i cartelli del Sentiero del Viandante indicherebbero una mulattiera che scende sulla sinistra della chiesetta, verso Gittana, dove si trova un piccolo santuario dedicato alla Madonna delle Grazie. Se vogliamo evitare la deviazione e il conseguente saliscendi possiamo proseguire lungo la strada asfaltata, sulla destra guardando la cappella, per imboccare al successivo incrocio la mulattiera a sinistra che scende nel bosco, costeggia una chiesetta diruta e continua dritto all’incrocio con la mulattiera che risale da Gittana. Superiamo il ponte sul torrente Valle Masna [4.3], e poco dopo incrociamo il percorso della vecchia funicolare che saliva verso Regoledo, dove nel 1858 era stato aperto uno stabilimento idroterapico tuttora visibile, che nei suoi anni d’oro ospitò personaggi illustri come Arturo Toscanini e Massimo d’Azeglio. Poco dopo raggiungiamo una cappella accanto alla quale possiamo scorgere un antico cippo di confine, scendiamo nella valletta di Biosio e proseguiamo fino a incrociare la SP 62 [4.4] (attenzione alle auto!) che percorriamo in salita per 200 m fino a imboccare a sinistra la mulattiera che scende, 47

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Varenna ➜ Dervio

Andrea Vitali Impossibile non riconoscere in Andrea Vitali uno degli scrittori italiani più amati degli ultimi decenni. Nato a Bellano nel 1956 e cresciuto in paese, non ha mai perso la passione per la scrittura, nonostante le scelte professionali non abbiano immediatamente seguito la direzione dei desideri. Laureato in medicina, è stato per venticinque anni medico di base, raccogliendo storie, confidenze, racconti e dicerie, che spesso sono stati fonte di ispirazione per i suoi lavori, assieme agli aneddoti del tempo di guerra raccontati dal padre. Tutti i suoi romanzi, infatti, sono ambientati in un periodo non precisato del Novecento, mai contemporaneo: storie di provincia che raccontano la provincia, con personaggi spesso caricaturali eppure credibili. A Bellano e alle zone limitrofe, Vitali ha tributato un omaggio continuo: le sue numerose pubblicazioni sono tutte ambientate in località lacustri, in cui è facile riconoscere il paese natìo e i luoghi incantevoli che lo circondano. Per gli appassionati, Vitali ha pubblicato nel 2020 il libro I luoghi sono reali, in cui associa a punti precisi di Bellano i testi estratti dai suoi romanzi.

toccando la Casa del Diavolo, fino al ponte sul torrente Pioverna, accanto al quale si trova la chiesa di San Rocco. Da qui con una piccola deviazione possiamo scendere per visitare l’orrido di BELLANO, altrimenti appena superata la chiesa svoltiamo a destra per salire verso Ombriaco. Al lavatoio giriamo a sinistra proseguendo verso il santuario di LEZZENO, dedicato alla Madonna delle Lacrime, posto in una bellissima posizione panoramica, che può essere un ottimo luogo in cui sostare, anche perché ci si può rifornire di acqua. Attraversiamo l’abitato, incrociamo la strada asfaltata e continuiamo a seguire la segnaletica del Sentiero del Viandante percorrendo un tratto in cui si alternano bosco e prati; dopo una breve salita teniamo la sinistra per imboccare il sentiero che scende a Oro, località un tempo nota per la produzione di un ottimo vino passito. Alla fine della scalinata [4.5] giriamo a destra sulla strada per Verginate, che seguiamo per 500 m per poi riprendere il bel sentiero che attraversa la valle Grande, regalandoci bellissime vedute sul lago e su DERVIO, che raggiungiamo in corrispondenza del Crotto del Céch, dove imbocchiamo a destra via Duca d’Aosta per arrivare al centro storico e concludere la tappa di fronte alla chiesa dei Santi Quirico e Giulitta.

Da vedere Bellano Punto intermedio della nostra tappa è la graziosa Bellano, in

cui potremo concederci una visita al famoso ORRIDO, una gola naturale erosa nei secoli dallo scorrimento delle acque del torrente Pioverna. L’orrido è stato proprietà privata fino agli anni Novanta del secolo scorso e le sue acque tumultuose sono state utilizzate fin dal Cinquecento per alimentare le fucine per la lavorazione del ferro estratto dalle miniere della Valsassina e, in seguito, il Cotonificio Cantoni. La visita all’orrido è adesso possibile attraverso una serie di camminatoi 48


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e passerelle sospese, che consentono il passaggio fra le pareti rocciose per godere della vista spettacolare del Pioverna che scorre fra grotte e anfratti. Il percorso è semplice, adatto a tutti ed è consentito portare con sé anche i cani (per informazioni: Info point di Bellano, tel. 33517.52.102, infopoint@comune.bellano.lc.it). In prossimità dell’orrido sorge una costruzione dalla pianta irregolare, alta quattro piani, conosciuta come CASA DEL DIAVOLO (Ca’ del Diavol nel dialetto locale). A questo edificio, che non è visitabile all’interno, sono legati leggende e racconti misteriosi, non ultimo quello che lo vorrebbe teatro di riti satanici e festini di dubbia moralità. È possibile che il toponimo, in realtà, vada ricondotto alla decorazione presente sulle pareti esterne della torretta, che raffigura alcune figure mitologiche fra cui un satiro, ma di certo lo scroscio costante dell’acqua e le figure bizzarre che si vanno formando nella spuma, in passato possono aver dato nutrimento alla fantasia dei più timorosi.

Lezzeno In questa frazione lungo il cammino troviamo il SANTUARIO

DELLA MADONNA DELLE LACRIME, costruito fra il 1690 e il 1694, dopo che un

contadino sorpreso da un temporale, fermatosi presso un’edicola a implorare la Madonna affinché salvasse le sue vigne da eventuali danni, si accorse che l’effige di gesso della Vergine stava piangendo lacrime di sangue. Il santuario oggi è meta di pellegrinaggio e i fedeli hanno tappezzato il presbiterio dell’edificio con un numero impressionante di ex voto. Nella struttura, aperta ogni giorno (per orari e informazioni: tel. 0341-82.11.63), è presente una grande sala coperta per la sosta dei pellegrini. Poco sopra al santuario, nel punto preciso in cui si verificò il miracolo, sorge l’ottocentesca cappella del Miracolo, che contiene il tabernacolo presso cui si fermò a pregare il contadino Bartolomeo Mezzera, e una riproduzione del tondo raffigurante la Vergine, che adesso è custodito nel santuario. Ogni anno, il 6 agosto, viene celebrata una messa solenne in ricordo del miracolo.

Dervio In questo borgo proteso verso il lago su una piccola penisola,

merita una visita la CHIESA DEI SANTI QUIRICO E GIULITTA: l’impianto è conosciuto per essere uno dei più antichi della zona, poiché ne è stata trovata citazione in un testamento risalente all’814 d.C. Nel corso dei secoli, la chiesa ha subito numerosi lavori di ampliamento e restauro, l’ultimo dei quali ha portato al rifacimento della facciata, nel 1919. Il campanile, invece, risale all’XI secolo e si presenta intatto e perfettamente conservato. La chiesa è stata dichiarata monumento nazionale e conserva al suo interno alcuni pregevoli dipinti oltre a un prezioso mobile settecentesco di legno finemente intagliato, in cui è alloggiato l’organo.

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Breva e Tivano Ci sono venti che spirano sulle acque del lago per buona parte dell’anno, conosciuti e sfruttati nei secoli dagli abitanti per la navigazione e la previsione delle variazioni meteo. I due più conosciuti sono sicuramente il Tivano e la Breva, Tivàn e Bréva nel dialetto locale, venti periodici e in genere forieri di bel tempo, che si alternano in modo piuttosto regolare nel corso della giornata, permettendo agli appassionati di praticare windsurf e navigazione a vela sulle acque del lago. Il Tivano spira tutto l’anno nelle prime ore del mattino in direzione sud, provenendo dalla Valtellina. Più o meno da marzo a settembre, in tarda mattinata al Tivano si sostituisce la Breva, che si muove in direzione contraria, da sud verso nord, e cade al tramonto. La Breva è conosciuta con diversi nomi a seconda della velocità con cui spira e della direzione d’origine (Bréva Grande, o Brévun, Bréva Sutavent e Bréva dei Laghetti) e, nelle zone settentrionali del lago, gli abitanti sostengono che a questo vento si accompagni sempre la foschia. Il legame del territorio con i suoi venti è talmente stretto che anche la storica industria Moto Guzzi, che ha sede a Mandello sul Lario, ha scelto in passato di battezzare alcuni modelli di sua produzione col nome di Breva. Troviamo la Breva citata anche nell’incipit di Piccolo mondo antico di Antonio Fogazzaro: “Soffiava sul lago una breva fredda, infuriata di voler cacciar le nubi grigie, pesanti sui cocuzzoli scuri delle montagne”. Il cantautore Davide Van De Sfroos, nel 1999, ha scelto di intitolare il suo primo album da solista proprio “Bréva e Tivàn”. Altri venti che soffiano sul lago possono essere molto forti e, in genere, forieri di maltempo. Il Menaggino, per esempio, è un vento temporalesco tipicamente estivo, che arriva da ovest portando perturbazioni e prende il nome dal paese di Menaggio, sopra cui si formano le nubi che ne annunciano l’arrivo. Il Ventone spira dalla Valchiavenna nella stagione invernale, con raffiche violente che durano in genere dai tre ai sette giorni, dando origine a volte a moti ondosi temibili durante la navigazione. La Bergamasca risale tutto il ramo lecchese del lago per poi perdere di intensità raggiunto il centro del Lario.

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Dervio ➜ Colico

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Da Dervio a Colico

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VILLATICO

POSALLO

MANDONICO

CORENNO PLINIO

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DERVIO

600

COLICO

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0m 0 km

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12,8 km 516 m DISCESA 525 m DIFFICOLTÀ: media FONDO: 64% STERRATO 36% ASFALTO LUNGHEZZA:

DISLIVELLO: SALITA

VARIANTE PER IL SANTUARIO DELLA MADONNA DI VALPOZZO

15,8 km 685 m DISCESA 653 m DIFFICOLTÀ: media FONDO: 64% STERRATO 36% ASFALTO LUNGHEZZA:

DISLIVELLO: SALITA

Mezzi pubblici Stazione FS, linea Lecco-Tirano, www.trenord.it. Navigazione Lago di Como, tel. 800-55.18.01, www. navigazionelaghi.it. Autolinee Arriva, www. arriva.it. PIANTEDO: Stps, tel. 0342-51.12.12, www.stps.it. DERVIO E COLICO:

Servizi Bar, ristoranti e farmacia. Bar, supermercati e ristoranti; farmacia all’interno del centro commerciale. DERVIO E COLICO: PIANTEDO:

Dove dormire Molino Maufet, via Fontanedo 33, tel. 366-74.04.948, info@molinomaufet. COLICO:

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com, www.molinomaufet.com, 12-28 posti, €€ colazione inclusa, apertura annuale. Locanda Capolago, via Municipio 36, tel. 0341-15.90.132, info@locandacapolago. com, www.locandacapolago.com, €€ colazione inclusa, apertura annuale. Hotel Lago di Como, via Legnone 4, tel. 0341-94.02.68, info@hotellagodicomo. it, www.hotellagodicomo.it, €€ colazione inclusa, apertura annuale. B&B La Casa del Viandante, via Biasett 6 (lungo il percorso della variante), tel. 333-65.82.478, casadelviandante@ gmail.com, www.casadelviandante.com, € colazione inclusa, apertura annuale. PIANTEDO: B&B Il Giardino, via Aldo Moro 202 (a 800 m dall’arrivo della variante), tel. 333-27.62.358, tiziana@ ilgiardinobedandbreakfast.eu, www. ilgiardinobedandbreakfast.eu, 6 posti, € colazione inclusa, apertura annuale. B&B L’Isola, via San Martino 882 (a 1,5 km dall’arrivo della variante), tel. 0342-68.31.98 / 335-52.21.030, info@bblisola.com, www. bblisola.com, 7 posti, € colazione inclusa, apertura annuale.

La tappa di oggi è la più lunga del Sentiero del Viandante. Lasciamo Dervio per un’erta ma breve salita, dopo la quale riscendiamo verso il borgo di Corenno Plinio. Riprendiamo quota percorrendo panoramiche mulattiere che ci regalano incredibili

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Dervio ➜ Colico

scorci sul Lario e le sue montagne. Dall’alto dominiamo il laghetto di Piona e scendiamo verso Colico costeggiando le pendici del monte Legnone. Se invece rimaniamo in quota percorrendo la variante, possiamo raggiungere il santuario di Valpozzo, tradizionale punto di arrivo del Sentiero del Viandante.

Dalla chiesa dei Santi Quirico e Giulitta ci incamminiamo verso il centro storico di Dervio, e appena superato il ponte sul torrente Varrone giriamo a destra su via Giglio. Sbuchiamo sulla SP 67 che percorriamo per qualche decina di metri prima di salire a destra verso il CASTELLO DI OREZIA. Scendiamo in direzione della strada asfaltata, che imbocchiamo e, alla rotonda, proseguiamo dritto lungo una strada che costeggia i ruderi del monastero di San Clemente, risalente al XIII secolo, un tempo rifugio per pellegrini e viandanti. Proseguiamo dritto su una carrozzabile parallela alla SS 36 e poi lungo un sentiero che si stacca sulla sinistra, prima sterrato e poi acciottolato, che conduce al borgo di CORENNO PLINIO [5.1]. La visita al centro storico merita una piccola deviazione, prima di riportarci sulla SP 72 (attenzione alle auto!) che percorriamo per 200 m per poi risalire a destra sulla mulattiera. Procediamo in salita verso la cascina del Guasto, poi verso Torchiedo [5.2], e quindi alla chiesa di San Giorgio, risalente al Quattrocento. Dal sentiero che costeggia la chiesa si può scendere fino a Dorio, dove c’è una stazione ferroviaria, mentre il nostro percorso prosegue dritto per raggiungere l’antico villaggio di Mandonico [5.3], un bell’esempio di architettura rurale, con le case in pietra che si adattano alla conformazione del terreno. Da qui inizia un tratto di mulattiera molto bello, spesso delimitato da muretti in pietra, che sale a gradoni verso la cappella di San Rocco [5.4], altro formidabile punto panoramico, dove possiamo riposare e riempire la borraccia nella vicina area di sosta. Segue un’impegnativa salita verso il monte Perdonasco, dove finalmente possiamo riprendere fiato lungo un tratto in costa che conduce al bel villaggio di Sparese [5.5], e quindi alla chiesetta della Madonna dei Monti, prima di proseguire dritto su una strada sterrata. Superata una sbarra prendiamo una strada asfaltata che scende con un paio di tornanti fino a Posallo, dove si trova un bar ristorante. Subito dopo giriamo a destra sulla strada asfaltata, saliamo verso la passerella che attraversa il torrente Perlino [5.6], oltrepassato il quale arriviamo al bivio con la variante che conduce al santuario della Madonna di Valpozzo a Piantedo. Per raggiungere Colico dobbiamo prendere la ripida e pietrosa mulattiera che scende a sinistra, al primo bivio a Y teniamo la destra, e proseguiamo fino a imboccare una strada asfaltata che scende fino all’incrocio con via Legnoncino, dove giriamo a destra e subito a sinistra per attraversare la frazione di Villatico e raggiungere la chiesa di San Bernardino [5.7]; procediamo dritto, seguendo i segnavia adesivi delle Vie del Viandante, per scendere verso l’abitato di Colico. Giriamo 54


Dervio ➜ Colico

DORIO.

Il silenzio ci accompagna lungo il sentiero dopo Corenno Plinio.

a destra su via Sacro Cuore, dopo 300 m giriamo a sinistra e subito dopo ancora a sinistra su via Vitali; scendiamo le scalinate accanto alla chiesa di San Giorgio per raggiungere via Nazionale, dove giriamo a destra per concludere la tappa alla stazione ferroviaria di COLICO.

Variante per il santuario della Madonna di Valpozzo

Dopo aver attraversato il torrente Perlino [5.6] giriamo a destra per affrontare un tratto in ripida salita che porta alla chiesa di San Rocco, accanto alla quale si trova un’area di sosta, e proseguiamo lungo una strada asfaltata che scende verso la valle del torrente Inganna. Qui sulla destra possiamo vedere i resti di un antico mulino, un tempo azionato dalle acque del torrente che guadiamo poco oltre. Proseguiamo la discesa verso la frazione di Chiaro [5.6.1], dove giriamo a destra su via Bonella e teniamo la destra per scendere verso Chiarello, dove ritroviamo la SS 36. Al bivio sotto il viadotto proseguiamo dritto su via Strada Granda, quindi giriamo a destra in salita su via Biasett, che dopo qualche centinaio di metri si immette su una carrareccia che entra nel bosco, e che percorriamo per circa 800 m. Qui dobbiamo prestare attenzione a un sentiero poco visibile [5.6.2] che si stacca sulla sinistra e scende verso il vicino SANTUARIO DELLA MADONNA DI VALPOZZO, dove termina il percorso tradizionale del Sentiero del Viandante. Da qui per raggiungere il centro abitato di Piantedo, distante circa 1 km, possiamo scendere in via Colico girando a destra e dopo 350 m ancora a destra su via Volta. Se invece giriamo a sinistra torniamo verso Colico: dopo 1,2 km giriamo a sinistra su via Strada Granda, quindi a destra su via la Stradeta e proseguiamo dritto fino alla via Nazionale, che imbocchiamo tenendo la sinistra per raggiungere la stazione ferroviaria. La lunghezza totale del percorso è di circa 4 km. 55

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Dervio ➜ Colico

Da vedere Castello di Orezia Lasciando Dervio alle nostre spalle, il Sentiero

del Viandante ci conduce al piccolo borgo medievale, dominato dalla torre, oggi visitabile, dalla cui sommità possiamo ammirare un bel panorama sull’alto lago. Nota già in documenti storici della prima metà dell’XI secolo, la torre è costruita su uno sperone roccioso a protezione della via di accesso alla val Varrone. Nel 2016 il Comune di Dervio ne ha completato il restauro e la messa in sicurezza e oggi la torre è visitabile da aprile a settembre grazie ai volontari della Pro loco di Dervio (dervio@prolocolario.it).

Corenno Plinio La prima località che incontriamo dopo aver la-

sciato Dervio è nota come il “borgo dai mille gradini”. Corenno si affaccia sulle acque del lago di Como e, pur non escludendone un’occupazione più antica, il ritrovamento di alcune monete e la tecnica costruttiva delle fondamenta della torre difensiva ne testimoniano con sicurezza le origini romane. L’aggiunta di Plinio al toponimo originale è da ricercarsi nel legame della località con Plinio il Giovane, originario della vicina Como, che la ricorda in una delle sue epistole. Dopo essere appartenuta all’Impero romano, poi alla pieve di Dervio e alla diocesi di Milano, Corenno è oggi un incantevole borgo formato da una manciata di case arroccate su un promontorio e collegate fra loro da scale intagliate nella roccia viva. Il CASTELLO, eretto fra il 1363 e il 1370 sulla più antica fortificazione romana, che faceva parte del sistema costiero di torri di segnalazione, non è mai stato abitato né era stato concepito per esserlo: la struttura è un tipico castello-recinto nel quale la popolazione poteva trovare rifugio con i propri averi e il bestiame in caso di aggressione. La consacrazione della chiesa parrocchiale, affiancata al castello e dedicata oggi a san Tommaso di Canterbury, risale invece al 1365. Al suo interno possiamo osservare frammenti di affreschi, databili tra il Trecento e il Quattrocento, emersi durante i restauri del 1966, mentre sulla facciata campeggiano le tombe monumentali dei membri della famiglia feudataria Andreani. Per chi capita a Corenno tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, consigliamo le FESTE MEDIEVALI, con giochi, spettacoli, esibizioni di falconeria e la rievocazione in costume dello sbarco dell’imperatore Federico Barbarossa, giunto a Corenno per fare visita al conte Andreani.

Colico È una delle località turistiche più note del Lario settentrionale.

Città di fondazione romana, sorge in un’area pianeggiante originata da sedimenti detritici depositati dall’Adda, che si immette nel lago poco più a nord. Grazie alla sua posizione, all’imbocco della Valtellina e della Valchiavenna, Colico è sempre stata un facile punto di accesso da nord ai territori italiani e un importante crocevia di rotte verso meridione, in direzione di Lecco e della Pianura Padana, e verso settentrione, fino a Chiavenna, il passo dello Spluga e Sondrio. Colico è stata spesso og56


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Abbazia di Piona Eretta sulla punta di una stretta penisola che si protende nel lago, si trova nel territorio del Comune di Colico, seppure a distanza di qualche chilometro dal centro, ma per chi può concedersi un giorno di pausa merita di certo una visita. Di impianto romanico, l’abbazia venne fondata sul luogo in cui sorgeva un oratorio dedicato a santa Giustina, risalente al 616 d.C. e di cui si conserva solo un’abside dietro la chiesa abbaziale. All’interno si possono ancora ammirare gli affreschi raffiguranti il Cristo Pantocratore, i quattro evangelisti e i dodici apostoli, realizzati nell’XI secolo, e il chiostro mirabilmente decorato nel 1254 con capitelli recanti motivi animali e floreali e con l’affresco dei mesi. Raggiunto il suo massimo splendore a metà del Duecento, il monastero si avviò poi verso il declino, culminato nel 1798 con la soppressione e la messa all’asta di tutti i suoi beni. Da Colico, è possibile raggiungere Piona seguendo il sentiero Cai 7, che ripercorre la settecentesca Strada Vegia, oppure in battello (www.abbaziadipiona.it).

getto di devastazioni e saccheggi da parte di eserciti stranieri provenienti da nord, pur mantenendosi commercialmente prospera fino al XVII secolo, quando dovette affrontare due secoli di declino a causa delle frequenti alluvioni dell’Adda, che ne resero il territorio paludoso. Furono la bonifica ottocentesca del Pian di Spagna e l’apertura delle strade dello Stelvio, dello Spluga e del Maloja verso la Svizzera a riportare il benessere. Il piccolo MUSEO DELLA CULTURA CONTADINA raccoglie oggetti d’epoca e ricostruzioni di ambienti che permettono al visitatore di immergersi nella vita del territorio fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo (per informazioni: museocontadinocolico.weebly.com). Nei dintorni di Colico, lungo la ciclovia del Sentiero Valtellina sul tracciato della prima tappa della Via Francisca, si incontrano due costruzioni risalenti a periodi molto diversi, ma progettate per lo stesso scopo: vigilare sulla zona di confluenza della Valchiavenna e della Valtellina, per evitare che eventuali eserciti invasori provenienti da nord 57

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COLICO.

I quattro cannoni della batteria corazzata di Forte Montecchio Nord.

sfruttassero questo corridoio naturale per raggiungere prima Milano e poi la Pianura Padana. Il FORTE DI MONTECCHIO NORD sorge sull’omonima collina rocciosa alle pendici settentrionali del monte Legnone e fu costruito fra il 1912 e il 1914, in reazione ai venti di guerra che annunciavano il primo conflitto mondiale. Il forte faceva parte del sistema difensivo della frontiera Nord, popolarmente conosciuto come Linea Cadorna, ed è noto per essere la fortezza della Grande Guerra meglio conservata in Europa. Non fu mai coinvolto in azioni belliche e i suoi cannoni spararono solo in due occasioni, una delle quali fu determinante per l’arresto della colonna nazifascista comandata dal capitano Fallmeyer, in fuga verso nord dopo aver consegnato Benito Mussolini e Claretta Petacci ai partigiani che li avevano fermati a Dongo (per informazioni e visite guidate: www.fortemontecchionord.it). Poco distante, sul colle Montecchio Est, sorgono i resti del più antico FORTE DI FUENTES, voluto nel 1603 dal conte di Fuentes, governatore dello Stato di Milano per conto della corona di Spagna e citato anche nei Promessi Sposi. Nel Seicento e nel Settecento, il forte a pianta trapezoidale fu al centro di svariate azioni militari, vantava una potenza di fuoco di venti cannoni e poteva ospitare fino a quattrocento soldati. Costruito in pietra locale sfruttando le caratteristiche naturali del colle su cui sorgeva, si trovò però a fronteggiare grossi problemi di approvvigionamento idrico e la diffusione della malaria, favorita dalla presenza delle paludi sul Pian di Spagna, che garantivano l’imprendibilità del forte, ma anche condizioni piuttosto insalubri. Nel 1782 l’imperatore austriaco decise di dismetterne l’uso e venderlo all’asta. Divenuto proprietà privata, fu poi distrutto nel 1796 dalle truppe di Napoleone Bonaparte. Nel 1916 venne incluso fra le strutture difensive della Linea Cadorna e fu dotato di otto bocche di fuoco rivolte verso la Valchiavenna e la Valtellina. 58


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Oggi sono visitabili le mura, parte degli edifici destinati ai soldati e agli ufficiali, un mulino, un forno e la chiesa dedicata a santa Barbara (per informazioni e visite guidate: www.fortedifuentes.it).

Santuario della Madonna di Valpozzo Chi sceglie di percor-

rere la variante conclude il cammino allo storico punto di arrivo del Sentiero del Viandante, nel territorio del Comune di Piantedo, che si raggiunge percorrendo la “Scalotta”, la mulattiera che da secoli conduce verso la Valtellina. Non è certa la data di fondazione del santuario, ma la sua esistenza è attestata da documenti storici già a partire dal XVII secolo. Secondo la tradizione, un allevatore di Piantedo che stava tornando a casa dopo aver venduto alcun capi di bestiame, venne aggredito da un gruppi di briganti che lo ferirono a morte e lo abbandonarono sulla mulattiera dopo averlo derubato. L’uomo invocò il soccorso della Madonna, promettendole la costruzione di una cappella in caso fosse sopravvissuto. Una “bella signora” apparve in visione al malcapitato e gli garantì la guarigione se avesse lavato la ferita in una vicina pozza. L’uomo obbedì e riuscì a tornare a casa, sopravvivendo alla disavventura e, con l’aiuto degli abitanti del paese, diede l’avvio ai lavori per la costruzione di una cappella sulla mulattiera. Tuttavia gli uomini, recandosi al cantiere, scoprirono per ben tre volte che i materiali destinati alla costruzione si erano “magicamente” spostati più a valle, nella località detta Bögia. Capirono così che la Madonna prediligeva quel luogo per l’edificazione del suo santuario e spostarono il cantiere dove ancora oggi sorge il luogo di culto. Sul sentiero venne comunque costruita una cappella votiva dove i viandanti malati o in difficoltà possono chiedere la grazia recitando un rosario, mentre all’interno del santuario si venera un affresco raffigurante la Madonna in trono col bambino benedicente attorniata da sant’Antonio Abate, san Giacomo e le anime del purgatorio.

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I sentieri degli spalloni Storicamente, le relazioni commerciali fra la Valchiavenna, la Valtellina e la Svizzera sono sempre state intense, anche in virtù del fatto che fino al 1798 le due valli erano sottoposte alla dominazione del Cantone svizzero dei Grigioni. Quando i confini cambiarono e vennero istituiti dogane e dazi per la commercializzazione delle merci da e per la Svizzera, gli abitanti delle valli mostrarono immediata insofferenza per le nuove regole. Per le popolazioni locali, i nuovi confini stabiliti su carta erano un’assurda limitazione a relazioni economiche e umane consolidate nei secoli dalla prossimità territoriale, ed eludere i confini diventò presto una necessità, anche a causa dell’isolamento geografico e dell’assenza di mercati alternativi in cui vendere i propri prodotti e procurarsi quelli mancanti. Ben presto, uomini e donne presero la via delle montagne per sfuggire alla fame e alla miseria, varcando il confine per vendere le merci di contrabbando: erano conosciuti come “spalloni”, perché trasportavano il loro carico a spalla, dentro cesti di paglia intrecciata detti bricolle. La tipologia delle merci contrabbandate dall’Italia alla Svizzera e viceversa è incredibilmente varia e soggetta a consistenti cambiamenti: se ai tempi del Ducato di Milano gli spalloni trasportavano principalmente granaglie e biada, con l’imposizione del monopolio su sali, tabacchi e polvere da sparo iniziò l’importazione segreta di questi beni, mentre dalla Valtellina e dalla Valchiavenna partivano principalmente riso e caffè. Ma non erano solo beni materiali a prendere la via segreta dei sentieri: durante il Risorgimento, furono molti i patrioti italiani accompagnati oltreconfine per sfuggire ai poliziotti austriaci e, dopo l’8 settembre 1943, gli spalloni favorirono la fuga di numerosi ebrei, militari italiani e prigionieri evasi dalle carceri. Contrariamente all’Italia, la Svizzera non ebbe mai un atteggiamento repressivo nei confronti delle attività di contrabbando, arrivando anzi a trarne consistenti guadagni. Non fu la legge, quindi, a porre fine al fenomeno degli spalloni, ma il progressivo miglioramento delle condizioni economiche dei valligiani.

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