IL PERCORSO
1
1.6
Milano ➜ Melegnano
Sesto Ulteriano
San Donato Milanese
12
1.5
Borgo Bagnolo
Metanopoli
Poasco Noverasco
Sorigherio
Abbazia di Chiaravalle
10 1.3 1.4
8
Parco della Vettabbia
Rogoredo
Macconago
Cascina Grande 1.2
Merezzate
Cascina Brandezzata
6
Nosedo
Milano
Vaiano Valle
Corvetto
Selvanesco
Melegnano
4
Vigentino
1.1
Chiesa Rossa
Calvairate Morivione
Stadera
Porta Romana Porta Vittoria
Porta Vigentina 2
Porta Lodovica Porta Monforte
Da Villa di Chiavenna
Milano
Moncucco
Porta Ticinese
Porta Genova
San Cristoforo
Riozzo
Milano ➜ Melegnano
1
Cascina Calvenzano
Sarmazzano
Melegnano
Fiu m
1.10 22
Pedriano
e
Villaggio Francolino
ro mb La
Cascina Rocca Brivio
Cascina Santa Brera
Mezzano 20
1.9
Zivido Cascina Castelletto
18
San Giuliano Milanese
Cascina Cantalupo
Abbazia di Viboldone 1.8
16
Civesio 1.7
14
1.6
Sesto Ulteriano
San Donato Milanese Metanopoli
12
Borgo Bagnolo
1.5
Poasco
1
Da Milano a Melegnano
800
600
MELEGNANO
VIBOLDONE
MILANO
200
CHIARAVALLE
400
0m 0 km
5
LUNGHEZZA: 23,3
km
DISLIVELLO: SALITA 116 DIFFICOLTÀ:
10
m DISCESA 145 m
facile
FONDO: 20% STERRATO 80% ASFALTO
Mezzi di trasporto Trenord, stazione di Melegnano, linea S1 collegamenti con Milano, tel. 02-72.49.49.49, www.trenord.it. Autoguidovie Milano Sud est, autobus linea z420 collegamenti con Milano, tel. 80067.88.50, milanosudest.autoguidovie.it. MELEGNANO:
Servizi iCaminantes, www.icaminantes. com, scrivi@icaminantes.com. Rilascio credenziale, scrivere per appuntamento. Basilica di Sant’Eustorgio, piazza Sant’Eustorgio 1, tel. 02-89.40.26.71, parrocchia@santeustorgio.it, puleonatalestefano@gmail.com (associazione Amici dei Magi). s Associazione Nocetum, via San Dionigi 77, tel. 02-55.23.05.75, www.nocetum.it. s MELEGNANO: Pro loco, piazza Vittoria 10, info@prolocomelegnano.it. MILANO:
Dove dormire MILANO: New Generation Hostel, via
Burigozzo 11, tel. 02-84.17.99.69, www. newgenerationhostel.com/hostel/navigli, booking@newgenerationhostel.com, 30 posti,
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Milano ➜ Melegnano
Ca’ del Portone, via Cadorna 2, tel. 02-98.35.366 / 338-49.02.190, osteriadelportone.com, info@
osteriadelportone.com, 14 posti, SGL-DBL 70 €, lavatrice e asciugatrice.
L’uscita dalle grandi città è sempre un momento critico per il pellegrino, costretto ad attraversare inevitabilmente periferie poco suggestive. Questa tappa introduttiva ci fa invece rivivere la Milano “di una volta” ed è caratterizzata da due spettacolari abbazie che addolciscono la presenza ingombrante di strade urbane e tangenziali.
Il nostro cammino inizia da piazza Sant’Eustorgio sulla quale si affaccia l’omonima basilica. Tenendo il complesso ecclesiastico sulla sinistra, imbocchiamo via Santa Croce (pedonale) e costeggiamo la parte laterale della chiesa: da qui è possibile vedere meglio il campanile in tipico stile lombardo a mattoni e conci di pietra, sulla cui cima è posta una stella a otto punte. Dopo circa 300 m ci troveremo a un incrocio: giriamo a destra in via Antonio Banfi e proseguiamo dritto attraversando via Calatafimi, proseguendo poi in via Cosimo del Fante per circa 200 m. All’incrocio con corso Italia giriamo a destra dove, a circa 70 m sulla sinistra, troveremo il rinascimentale santuario di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso, la cui facciata è uno splendido esempio del manierismo italiano. Proseguiamo dritto e al primo incrocio imbocchiamo via Lusardi sulla sinistra; seguiamo la strada per circa 200 m, poi giriamo a destra in via Vigoni e proseguiamo sempre dritto per 500 m. La via cambierà nome in via Quadronno. Sulla sinistra costeggiamo l’ospedale Gaetano Pini e sulla destra il grande giardino dedicato a Oriana Fallaci dove è presente una fontanella. Raggiungiamo l’incrocio con corso di Porta Vigentina, che imbocchiamo a sinistra e dopo circa 200 m arriviamo all’incrocio chiamato Crocetta. Le crocette a Milano erano dei piccoli altari che funzionavano da chiese all’aperto e che permettevano di pregare anche durante i periodi di peste, piuttosto frequenti nel XVI e XVII secolo. Nel 1700 la crocetta di porta Romana venne sostituita con la statua di san Calimero, vescovo di Milano dal 270 al 280 d.C. Arrivati all’incrocio, giriamo a destra imboccando corso di Porta Romana e proseguiamo sempre dritto per 600 m; all’altezza del civico 113, sulla parete di Casa Maiocchi, è stato inaugurato a luglio 2021 un murale dell’artista Cheone che, con chiaro riferimento a Gaudì, ha creato un disegno che sembra essere in continuo movimento e con la capacità di ipnotizzare i passanti. Raggiungiamo il grande incrocio di piazza Medaglie d’Oro, al cui centro vediamo porta Romana, una delle sei porte di Milano, un tempo parte integrante delle mura spagnole di cui è rimasta qualche traccia sulla destra; è stata costruita nel 1596 in occasione dell’ingresso di Margherita d’Austria-Stiria, promessa sposa di Filippo III di Spagna. La 47
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Milano ➜ Melegnano
sua forma si rifà agli archi di trionfo romani, mentre i fregi sono tipici dell’età barocca. A porta Romana è dedicata la famosa canzone popolare sulla “mala” milanese, Porta Romana bella, interpretata da Nanni Svampa e Giorgio Gaber. Attraversiamo la grande piazza tenendo la porta sulla nostra sinistra e proseguiamo dritto camminando lungo corso Lodi per 800 m circa. Sulla destra ci imbattiamo in “Giannasi”: un chiosco storico aperto nel 1967 da Dorando Giannasi, a cui è stato conferito dal Comune di Milano l’Ambrogino d’oro, famosissimo tra i milanesi, dove possiamo farci tentare dal suo famoso pollo allo spiedo e altre leccornie di rosticceria. Raggiungiamo piazzale Lodi, che attraversiamo al centro seguendo la pista ciclabile, e imbocchiamo corso Lodi esattamente di fronte a noi. Proseguiamo per 400 m e al terzo incrocio giriamo a destra in via Scrivia [1.1]; dopo 60 m ci troviamo in piazza San Luigi, che attraversiamo per imboccare via Don Bosco sulla sinistra. Percorsi 300 m attraversiamo viale Brenta e procediamo dritto in via Bessarione, incrociamo via Mincio, via Salò, via Riva di Trento e proseguiamo per altri 200 m fino a girare a destra in piazza Angilberto II, girando intorno alla rotonda per imboccare via San Dionigi che sarà la quarta uscita. Dopo meno di 100 m sulla sinistra possiamo vedere una statua del Cristo Redentore chiamata dai milanesi “el Signurun de Milan”. La terrazza alle spalle della statua un tempo affacciava sull’acqua del naviglio della Vettabbia (ora ricoperto), in cui si dice che fu ripescata la statua. Proseguiamo dritto fino ad arrivare a una rotonda, a destra costeggiamo il Parco depuratore Nosedo Vettabbia, dove diversi alberi di noci possono offrirci l’ombra delle loro fronde. Imbocchiamo la prima strada sulla destra (sempre via San Dionigi) e poi ci spostiamo sul lato sinistro della strada, dove vediamo la semplice chiesetta dei Santi Filippo e Giacomo, edificata nel XIII secolo e, accanto a essa, sulla sinistra, troviamo l’associazione Nocetum, dove possiamo farci apporre un timbro per la credenziale e acquistare prodotti alimentari artigianali e a “km 0” della piccola bottega. Proseguiamo sempre su via San Dionigi per 200 m, costeggiando la pista ciclabile, fino a una rotonda [1.2] dove imbocchiamo la prima strada sulla destra. Proseguiamo per 300 m e arriviamo all’ingresso del Parco della Vettabbia, che troviamo sulla sinistra. Il Parco della Vettabbia, oggi parte del Parco agricolo Sud Milano, è stato creato dalle sapienti mani dei monaci cistercensi, i quali, dopo aver bonificato la zona, hanno creato sistemi di irrigazione e campi per la coltivazione e per l’allevamento. Procediamo per 1 km circa, attraversiamo un piccolo ponte su una roggia e subito dopo incontriamo la cascina San Bernardo, che superiamo proseguendo sulla destra e dopo poco meno di 100 m prendiamo a sinistra. Davanti a noi, sulla destra, possiamo già ammirare la meravigliosa ABBAZIA DI CHIARAVALLE che vediamo in lontananza e proseguiamo dritto per avvicinarci. Alla nostra destra quello che potrebbe sembrare un 48
Milano ➜ Melegnano
ABBAZIA DI CHIARAVALLE.
Un’oasi di pace alle porte della città di Milano.
campo incolto è in realtà una marcita, un prato con un particolare sistema di irrigazione inventato dai monaci cistercensi che, mantenendo un sottile strato di acqua corrente sulla sua superficie, permette di avere erba fresca tutto l’anno per nutrire gli animali e quindi ottenere una produzione di latte migliore e più abbondante. Arrivati in fondo al sentiero la strada si divide in due, noi proseguiamo a sinistra (anche se sembrerà strano) per poi svoltare a destra dopo circa 150 m e ritrovarci in pochi passi su via Sant’Arialdo [1.3], dove proseguiamo verso destra fino all’abbazia, che si apre sul lato sinistro della strada. L’abbazia merita senza dubbio una visita e al suo interno troviamo un piccolo bar dove ristorarci (la birra trappista è ottima) e un minimarket con diversi prodotti dove sarà possibile chiedere di timbrare la credenziale. Proseguiamo lungo la strada principale: bisogna fare attenzione perché il tratto da percorrere è senza marciapiede. Subito dopo il cimitero ricomincia il marciapiede sulla destra e proseguiamo per altri 200 m: qui la strada gira a sinistra [1.4] e si prende una ciclopedonale. La ciclabile costeggia da una parte la strada comunale e sulla destra alcuni campi; la percorriamo per circa 500 m, riparati dall’ombra di qualche albero. Entriamo così nella zona residenziale di Poasco, all’incrocio con via delle Cascine (a sinistra c’è un campo sportivo), e continuiamo dritto costeggiando parco Pertini. Proseguendo, superiamo un altro parchetto, il cimitero e gli uffici comunali: siamo ormai nel centro abitato di Poasco dove passiamo anche accanto alla chiesa di Santa Maria Assunta. Arrivati al termine della strada, giriamo a destra e subito dopo prendiamo a sinistra il sottopasso [1.5] per attraversare la ferrovia, quindi 49
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Milano ➜ Melegnano
San Colombano e il prodigio della birra Gli ordini religiosi medievali primeggiavano, oltre che nella produzione culturale, anche in quella agricola e alimentare; non a caso la birra che veniva prodotta nei monasteri era, ed è tuttora, tra le migliori. È la biografia di Colombano, composta da Giona, a riferire che i primi compagni del Santo, da bravi irlandesi, bevevano regolarmente birra, nella loro lunga permanenza nel Nord della Francia. La biografia conserva inoltre memoria di alcuni eventi prodigiosi legati alla birra, come quello di una sua “miracolosa” moltiplicazione. Andando un giorno nel cenobio di Fontaines, Colombano trovò sessanta frati che lavoravano la terra e, vedendoli faticare, disse: “Il Signore vi mandi la refezione, o fratelli”. Il dispensiere comunicò che non avevano altro che due pani e un po’ di birra, allora il Santo pregò il Signore che li moltiplicasse e così tutti mangiarono e bevvero a sazietà e il dispensiere raccolse due sporte di avanzi.
seguiamo la strada asfaltata che porta verso l’abitato di Sesto Ulteriano: sulla sinistra ci sono campi di granturco nei quali, in estate, svettano altissime piante. Continuiamo sulla strada principale e attraversiamo il paese; superato il cimitero, la strada svolta verso sinistra [1.6]: la seguiamo e costeggiamo un’azienda agricola osservati da alcune mucche al pascolo. Dopo pochi metri il paesaggio cambia drasticamente e sentiamo avvicinarsi la tangenziale Est di Milano; giunti a una rotonda prendiamo la prima uscita a destra seguendo le indicazioni per Viboldone. Siamo nella zona commerciale di San Giuliano ed è decisamente strano attraversarla a piedi; non ci arrendiamo e alla rotonda dopo l’Ikea giriamo a sinistra: attenzione, il passaggio pedonale è poco più avanti, bisogna proseguire per qualche decina di metri per poter attraversare in sicurezza. La strada termina con un’altra rotonda, dove giriamo nuovamente a sinistra e proseguiamo fino a imboccare il sottopassaggio che oltrepassa la tangenziale; risalendo, proseguiamo dritto fino all’ennesima rotonda, dove prendiamo la prima uscita a destra; è un tratto di strada a senso unico da percorrere contromano senza marciapiede: anche se è lungo solo un centinaio di metri occorre fare molta attenzione. Giunti all’incrocio imbocchiamo a destra via Civesio [1.7] e proseguiamo anche quando diventa via Marignano; sulla destra troviamo tra i condomini una piccola cappelletta dedicata alla Madonna. Dopo circa 200 m il marciapiede termina e si prosegue sempre dritto sul ciglio della strada asfaltata, leggermente in discesa, costeggiata da alberi; sia a destra sia a sinistra ci sono campi coltivati. Terminata la zona alberata si intravede sulla sinistra l’ABBAZIA DI VIBOLDONE: proseguiamo ancora per circa 400 m, dopodiché giriamo a sinistra in via Folli [1.8] e proseguiamo dritto fino a trovare sulla sinistra l’ingresso dell’abbazia, che merita la visita. Usciti dall’abbazia ritorniamo sui nostri passi per 250 m e riprendiamo via Marignano verso sinistra. Dopo 200 m dobbiamo affrontare un attraversamento piuttosto pericoloso e non segnalato della strada 50
Milano ➜ Melegnano
provinciale, dopo il quale procediamo sulla strada comunale Nord Melegnano per 1,8 km, seguendo l’indicazione per Mezzano. La strada è asfaltata e carrabile, ma non è troppo trafficata e c’è un po’ di margine di camminamento sui lati. Alla nostra destra sentiamo sfrecciare le auto sull’autostrada, ma ci allontaniamo rapidamente poiché la strada svolta ad angolo retto a sinistra. Dopo 200 m dalla curva, giriamo questa volta a destra [1.9] sempre seguendo la strada. Continuiamo dritto per altri 100 m sulla strada, che poi svolta nettamente a sinistra: facciamo attenzione poiché non c’è marciapiede e la via è molto stretta, anche se sempre poco trafficata. Siamo nuovamente circondati da campi coltivati ed entriamo dopo 700 m nella piccola frazione di Mezzano. Seguendo sempre la medesima strada, dopo 1 km attraversiamo la frazione di Pedriano; qui le cascine lasciano man mano spazio a un paesaggio più urbano. Proseguiamo sempre lungo la strada principale, passiamo sotto al ponte della ferrovia e subito dopo imbocchiamo via San Francesco sulla destra [1.10]; entriamo così a Melegnano. Continuiamo dritto per circa 600 m: al secondo incrocio la via diventa via Pertini, che seguiamo anche al terzo incrocio, quando la via compie una curva a sinistra, e dopo poco meno di 200 m svoltiamo a destra in via Monte Grappa. Arrivati al semaforo di piazza 4 Novembre, giriamo a sinistra su via Conciliazione e, ormai prossimi alla meta, vediamo alla nostra destra il castello di MELEGNANO. Proseguiamo dritto fino a raggiungere la chiesa di San Giovanni Battista, dove si conclude la tappa. Di fronte alla chiesa troviamo la sede del Municipio, mentre la Pro loco è all’interno del castello Mediceo (contattare per verificare gli orari di apertura).
Da vedere Abbazia di Chiaravalle Fondata nel 1135 dal monaco cistercense
san Bernardo di Clairvaux, l’abbazia è stata consacrata nel 1221, ma nei secoli successivi i lavori di costruzione non si sono fermati e sono stati così aggiunto il chiostro e, nella prima metà del Trecento, la torre nolare che raggiunge l’altezza di 56,26 m. Tutte le pareti interne dell’abbazia sono state affrescate tra il 1613 e il 1616 dai Fiammenghini (i fratelli Giovanni Battista e Giovanni Mauro Della Rovere, noti pittori milanesi dell’epoca). I monaci dell’abbazia, che vivono secondo i principi della Regola di san Benedetto da Norcia, nel corso dei secoli hanno bonificato la zona a sud di Milano creando campi dotati di canali per l’irrigazione chiamati marcite (prima inesistenti in Lombardia) per l’allevamento di bestiame. La presenza di molti bovini consentiva un’abbondante produzione di latte tutto l’anno, ma l’assenza di metodi di conservazione ha indotto i monaci a escogitare una soluzione: fu così ideata una ricetta per conservare il formaggio fresco, salandolo e mettendolo a stagionare, e inventando in questo modo il Grana Padano. Alcune delle funzioni sono accompagnate da suggestivi canti gregoriani eseguiti dai monaci. 51
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Milano ➜ Melegnano
Abbazia di Viboldone Il complesso monastico, edificato a par-
tire dal 1176 ma concluso solo nel 1348, è uno dei più importanti del Medioevo lombardo. La chiesa, con la facciata a capanna di mattoni in cotto su cui spicca il portale in candido marmo, è un bell’esempio di transizione dal romanico al gotico; all’interno conserva numerose opere d’arte, tra cui diversi affreschi di scuola giottesca dipinti intorno alla metà del XIV secolo, il più antico dei quali, datato 1349, si trova nella lunetta sopra la zona absidale e raffigura la Madonna in trono fra i santi Michele arcangelo, Giovanni Battista, Ambrogio, Bernardo e il donatore. Fondata dagli Umiliati, un ordine religioso composto da monaci, monache e laici che conducevano una vita di preghiera e lavoro, le cui principali attività lavorative erano la coltivazione dei campi e la tessitura di panni in lana, fu in seguito affidata ai Benedettini Olivetani e oggi è gestita dalle Benedettine di Viboldone, che dal 1940 l’hanno restituita a nuova vita.
Melegnano Le origini dell’insediamento risalgono intorno al 300 a.C.
con l’arrivo dei galli nella zona del fiume Lambro, successivamente (intorno al 220 a.C.) vi si stabilirono i romani. Nel Medioevo, per la sua posizione strategica, venne continuamente contesa tra Milano e Lodi, fino a diventare dominio dei Visconti nel 1420 e infine passare ai Medici nel corso della dominazione spagnola. Nel centro cittadino è possibile visitare uno dei monumenti più significativi del tardo Medioevo melegnanese e lombardo, il CASTELLO MEDICEO VISCONTEO. Il castello è una rappresentazione delle stratificazioni dovute al susseguirsi delle diverse dinastie, ma la prima costruzione risale al 1243; successivamente, con l’intervento dei Visconti, l’edificio venne ampliato e nel 1512 venduto, insieme all’intero feudo di Melegnano alla famiglia dei Medici di Nosigia. Dalla particolare forma a U (un tempo era a pianta quadrilatera ma un lato, colpito dalle macchine da guerra di Francesco Sforza nel marzo 1449, venne abbattuto), il castello oggi presenta due delle quattro torri originali alte 10 m, mentre al suo interno diversi affreschi cinquecenteschi celebrano la famiglia dei Medici. Nella centrale piazza Risorgimento si trova la basilica minore di SAN GIOVANNI BATTISTA; la datazione di questa chiesa non è chiara e due sono le ipotesi più attendibili: la prima è che si tratti di una delle 100 chiese costruite da San Giulio d’Orta intorno all’anno 390, la seconda che sia stata fatta costruire subito dopo l’editto emanato da Teodosio nel 392 che, prevedendo il divieto di culti pagani, fece diffondere largamente il cristianesimo soprattutto nei piccoli paesi. Nel 1491 venne restaurata completamente su richiesta di papa Martino V che, per ricevere fondi per la costruzione, concesse delle indulgenze a chiunque avesse finanziato i lavori. Oggi la chiesa si presenta come risultato della revisione in stile barocco a seguito del restauro iniziato nel 1618. Sulla facciata, a capanna e in cotto, si apre al centro l’ingresso sormontato da un arco a tutto sesto; le finestre sono ornate in cotto mentre nella parte sinistra è collocato il campanile alto ben 33,7 metri. 52
San Colombano a Milano Colombano viene accolto a Milano con onore dai sovrani longobardi Agilulfo e Teodolinda. La regina diventerà in seguito una sua grande devota, tanto da recarsi in pellegrinaggio a Bobbio dopo la morte del Santo, per pregare sulla sua tomba. Il monaco, che ha interlocutori in tutte le classi sociali, è abituato a rivolgersi anche ai potenti e prima degli altri ai regnanti stessi, che è solito trattare alla pari. In questa fierezza conta la sua personalità, forte e poco disposta a piegare la testa. Non sorprende che Agilulfo, data la statura del personaggio che si trova di fronte, chieda la sua collaborazione per affrontare alcune questioni che lo preoccupavano. A Milano è certo quindi non solo il passaggio, ma anche una prolungata dimora di san Colombano. Secondo la testimonianza di Giona, infatti, vivendo attorno a Milano, Colombano si impegna a migliorare le relazioni tra i longobardi e il papato e a ricomporre i contrasti religiosi che affliggevano all’epoca l’Italia settentrionale. Nella sua nuova sede Colombano interviene dunque in campo dottrinale, impegnandosi con autorevolezza, attraverso la predicazione e alcuni scritti. Su invito di re Agilulfo scrive al papa, assumendo così anche il ruolo di mediatore e garante fra il sovrano longobardo – di fatto l’aspirante re d’Italia – e il papato. In riconoscimento del suo impegno ottiene la possibilità di ritirarsi nell’appartata conca di Bobbio, che gli viene donata da Agilulfo per fondarvi la sua ultima abbazia. Non si sa di preciso dove san Colombano abbia soggiornato a Milano, anche se è verosimile che la sua residenza si trovasse nella zona di insediamento longobarda, non troppo lontano dalla sede della corte. Non è però certo che il Santo si sia trattenuto continuativamente in città: Giona infatti colloca la sua permanenza “poenes Mediolanum urbem”, che potrebbe voler anche dire “nei dintorni della città” e, vista la radicata abitudine del Santo a trascorrere periodi di isolamento eremitico, vien da pensare che egli abbia alternato al soggiorno urbano anche momenti trascorsi in qualche sede appartata fuori città. A Milano non esistono tracce di una antica devozione a san Colombano. Ci sono però molti resti di antichi luoghi di culto, già esistenti al tempo dei longobardi e dedicati a santi e martiri della prima età cristiana, che si può supporre il Santo abbia visitato per devozione. Ne è esempio la millenaria basilica di San Simpliciano, ma lo stesso può dirsi per la basilica di Sant’Ambrogio e per le altre basiliche paleocristiane di San Lorenzo, di San Nazaro Maggiore e di Sant’Eustorgio.
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