STELLA NOSELLA EVELISE OBINU Il G attola io
In quella strada un po’ storta, dove le auto parcheggiavano in doppia fila, c’era la bottega di un signore strambo, che aveva di tutto, ma soprattutto gatti. Il campanello della sua porta suonava in continuazione per il viavai dei piccoli clienti. Alcuni se ne stavano in fila, altri appiccicati alla vetrina per sbirciare all’interno. Era unico, il Gattolaio. L’unico ad avere quel che serve per creare il gatto perfetto per ogni bambino. La sua vetrina era unta di ditate e di speranze.
Non di rado capitava che, tra un gatto e l’altro, il Gattolaio iniziasse a girovagare per la sua bottega, mettendosi in tasca piumette e campanellini, oppure manciate di erba gatta. Non era facile capire cosa succedesse di preciso dietro al bancone del Gattolaio. Di certo c’era solo la sua bravura nel dare sempre il gatto giusto a chi ne chiedeva uno.
Nell’aria c’era profumo di crocchette e borotalco, di pesce e di rose, di dolce e salato.
Il Gattolaio aveva tutti gli ingredienti necessari. Un pizzico di furbizia, due cucchiai di morbidezza, una spolverata di caratteraccio. E poi lunghe vibrisse, peli a più non posso, musi di tante forme e gommini di diversi colori. Lui metteva tutto in un contenitore, girava una manovella e… sgattarabam! Il gatto era fatto!
Gatti piccoli, gatti grandi, gatti pelosi, gatti muti, gatti miao.
Il Gattolaio creava, ogni volta che un piedino varcava la soglia della sua bottega.
Era questo a rendere i gatti del Gattolaio così speciali: nessuno era mai andato via scontento o a mani vuote. Non era mai successo che uno dei gatti venisse reso o rifiutato. Non era mai successo, prima di quel Giovedì 23.
