Io allatto

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Dal gruppo di ricerca di “Io mangio come voi”

Io allatto

Una relazione unica e istintiva, fin dal primo giorno

Prefazione

Ho due figli e ho allattato entrambi, ma sono state esperienze un po’ diverse. La prima volta ero molto condizionata da tutto quello che mi dicevano ed ero spaventata all’idea di non essere “brava”, di non saper fare quello che avrei dovuto fare. Mi sentivo iper-responsabile della quantità e della qualità del latte che producevo. Mi ricordo la gioia nel saziare la mia bambina con il mio latte, ma ricordo anche la frustrazione quando non riuscivo a riempire quei due bicchieri di latte attaccati alle pompette del tiralatte che dovevo usare spesso, per poter allattare mia figlia anche quando stavo lavorando.

Ricordo alcuni episodi che sono stati, me ne rendo conto col senno di poi, traumatici per me: le domande di mia suocera sul peso della bambina, sulla quantità di latte che aveva bevuto e sugli orari in cui la allattavo. Io ero una frana con gli orari, e anche con la bilancia, faticavo a ricordarmeli e dovevo scrivermi tutto… Mi sembrava tutto invasivo e poco naturale, mi causava stress pensare a queste cose. Mentre lo stare seduta con mia figlia in braccio e ascoltare il suo respiro mentre la nutrivo mi emozionava, mi rendeva felice e mi dava un senso di pace.

Non ero brava con i numeri, ma dentro di me sentivo un istinto primordiale fortissimo che si stava svegliando. Per esempio, ho sempre avuto un sonno profondissimo fino a quando è nata Emma, poi, dal giorno in cui è nata, bastava che desse un colpetto di tosse che ero sveglia e in piedi davanti alla culla a controllarla.

Purtroppo quando Emma Cecile aveva quasi sei mesi ho avuto un momento di forte stress lavorativo che ha coinciso con la perdita del latte. Sono quasi certa che la causa sia stata proprio quello stress. Ricordo l’ultima volta che l’ho allattata piangendo, perché avrei voluto continuare, ma mia madre mi diceva che il mio latte evidentemente non era abbastanza sostanzioso e che la bambina sarebbe stata meglio con il latte artificiale. Ricordo le ragadi e il dolore, ma non erano nulla in confronto al senso di inadeguatezza che ho provato in quel momento.

Non voglio assolutamente colpevolizzare mamme, nonne, nonni, papà, che sono vicini a una neomamma, ma forse dar loro un consiglio, in buona fede e col senno di poi. A volte serve un po’ di ottimismo e fiducia, e serve lasciare spazio alla mamma e al bambino perché si crei la loro relazione unica, il loro bonding, circondati da amore e supporto e non da ansie e giudizi.

Con il mio secondo figlio, nato tre anni e mezzo dopo, ero determinata a cercare di vivermi tutto meglio, per il mio e il suo bene e anche per l’armonia generale della nostra famiglia. Ho creato gli spazi di cui sapevo che avremmo avuto bisogno, e mi sono “protetta” di più. Quando arrivava qualche domanda scomoda per me, tipo a che ora aveva mangiato e quanto era cresciuto, rispondevo distrattamente, o dicevo che non lo ricordavo, sottolineando invece quanto stesse crescendo bene Sebastian e quanto fosse sereno. Ho messo da parte il tiralatte, ho preso mio figlio e una tata e l’ho portato ovunque con me, in modo da poterlo allattare senza mai ricorrere al metodo (che per me era molto stressante) del tiralatte, ma attaccandolo esclusivamente al seno. Essendo nato a fine maggio, ricordo che mi chiedevo se avessi dovuto dargli anche molta acqua, oltre al mio latte, nei mesi estivi. Ma ricordo che la mia ostetrica, fantastica, Francesca Demitri, mi rassicurava dicendomi di attaccarlo al seno ogni volta che lo chiedeva poiché lui in questo modo si nutriva e si dissetava. Anch’io bevevo molta acqua e mangiavo un po’ quello che desideravo, nei limiti

del buonsenso. Questo mi rendeva molto serena e tranquilla, visto che sono una buona forchetta!

Non guardavo più orologi né la bilancia e non davo troppo peso a eventuali giudizi intorno a me. Portavo Sebastian ovunque, ovviamente anche con Emma, lo allattavo in tutti i modi a seconda di dove eravamo e cosa stavamo facendo. Anche nel letto distesi, la mattina e la sera. Questo clima più rilassato ha aiutato tutti. Ho allattato Sebastian per due anni e mezzo.

Allattare Emma e Sebastian è uno dei grandi regali che la vita mi ha fatto, una delle esperienze più belle e profonde che ricordo. Spero che la lettura di questo libro contribuisca a far fare esperienze belle e profonde a molte altre mamme.

Introduzione

Firmata da: Laura

Come appare evidente dalle firme poste all’inizio dell’introduzione e non alla fine, e in ordine alfabetico inverso, il libro che avete in mano va controcorrente. Invita a parlare del seno, e a usarlo, in modo molto diverso da quello a cui ci hanno abituate il contesto televisivo e le campagne pubblicitarie, quando l’esposizione del corpo femminile serve a vendere un prodotto, magari per uomini. Ma è anche un libro ragionevolmente ottimista, perché la percentuale di mamme che allattano è in aumento, per quanto a una velocità inferiore a quella sperata.

Le autrici, che comprendono due maschi, lo hanno scritto per tutte le mamme, quelle che lo furono, che lo sono, che lo saranno. Ma anche per quelle donne che non vollero, non vogliono e non vorranno essere mamme. È cioè per tutte le donne. Se avrà anche dei lettori maschi, o persone che si identificano in un altro genere, tanto di guadagnato. L’importante è l’obiettivo: fornire informazioni basate su prove scientifiche per aiutare le donne a scegliere se e come allattare, in piena consapevolezza e libertà, senza sentirsi in colpa, e senza l’ingerenza di interessi commerciali.

Dato che donne e mamme non vivono in una campana di vetro, questo libro potrà essere interessante e utile anche per tutte le persone che con loro entrano in relazione: famiglie di qualsiasi tipo, amiche, vicine, colleghe di lavoro, persone che si incontrano al mercato rionale. Mancano i papà, ma non ce li siamo dimenticati. Nel testo usiamo

Percentuale di mamme che allattano Il nostro ministero della Sanità, così come l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), raccomanda, come misura di salute pubblica, che tutte le bambine siano allattate esclusivamente al seno fino a sei mesi e che l’allattamento continui, dopo l’introduzione di alimenti complementari, fino a due anni e oltre, o fino a che mamme e bambine lo desiderino. L’indagine Sorveglianza Bambini 0-2 anni dell’Istituto Superiore di Sanità, condotta nel 2022, riferisce un tasso di allattamento esclusivo a quattro-cinque mesi del 30%, con punte negative del 13,5% al Sud e positive del 43,2% al Nord. Un aumento rispetto al 2018/19, quando un’indagine simile aveva trovato un tasso di allattamento esclusivo alla stessa età del 23,6%. Sta aumentando, ma siamo molto lontani da quanto raccomandato.

Prove scientifiche

“Ho la febbre, che faccio?”

“Prendi un’aspirina.”

“Fai una doccia fredda.”

“Non fare nulla.” Quali di questi tre consigli amichevoli seguiresti? Le prove scientifiche servono a questo: a scegliere la migliore tra varie alternative possibili. Più solide sono le prove scientifiche, più probabile sarà fare la scelta giusta. In medicina e salute pubblica, le migliori prove scientifiche sono quelle derivanti da studi randomizzati controllati, o da insiemi di risultati di tali studi analizzati assieme in quelle che si chiamano revisioni sistematiche. Purché né i primi né le seconde siano distorte da interessi commerciali.

spesso termini come padre o partner, ma intendiamo riferirci a qualsiasi persona che dia una mano alla mamma che allatta, perché l’allattamento è un gioco di squadra. Quando i papà ci sono, è importante che siano coinvolti da subito e il più possibile: sono numerose le prove scientifiche che dimostrano un aumento dei tassi di allattamento quando sono presenti, dal concepimento alla gravidanza, dal parto ai primi anni.

Tra le persone che potrebbero essere interessate a questo libro controcorrente vi sono anche le operatrici sanitarie: pediatre, neonatologhe, mediche, ostetriche, infermiere, puericultrici, nutrizioniste, psicologhe, assistenti sanitarie, e chi più ne ha più ne metta. Dato l’argomento, possiamo aggiungere anche educatrici e operatrici sociali. Queste potenziali lettrici non troveranno, come sono abituate a trovare quando leggono un libro scientifico, riferimenti bibliografici per ogni affermazione. Non li abbiamo messi perché appesantirebbero un libro controcorrente per tutte le donne, ma anche perché sarebbero stati migliaia e avrebbero intasato le pagine. Ci siamo limitate a suggerire, alla fine di ogni capitolo, qualche lettura per approfondire. Possiamo assicurare, comunque, che dietro le nostre affermazioni ci sono solide prove scientifiche, oltre che anni di esperienze a contatto con mamme e donne.

Per la stessa ragione non abbiamo pensato a un editore di libri scientifici, oppure a una collana scientifica di un editore generico, quando dovevamo contattare qualcuno che ci pubblicasse questo libro controcorrente. C’era bisogno di un editore coraggioso, fuori dagli schemi, e Terre di mezzo sembrava fare al caso nostro, anche per l’esperienza positiva che abbiamo avuto con un precedente libro: Io mangio come voi, dedicato al momento successivo della vita delle bambine, quando dall’allattamento si passa all’alimentazione solida.

Io allatto è un libro che rompe le routine e smonta alcune convinzioni. Vogliamo de-medicalizzare e de-mercificare l’allattamento, e tornare al valore di relazione che ha questo momento fondante del rapporto madre-figlia.

In questo mondo e in questo tempo è ormai prassi mercificare qualsiasi valore, salute e sanità comprese. La nostra posizione comporta anche un no al mercato che gira attorno all’allattamento e all’alimentazione delle bambine. Ci possono essere, e ci sono, merci utili, ma c’è anche una montagna di cose inutili e a volte dannose. In ogni caso, le merci non possono e non devono occupare tutto, devono essere acquistate e usate con occhio critico, devono essere di importanza marginale rispetto al valore centrale della relazione che è insita nel termine allattamento.

In questo libro scriviamo spesso di quanto i servizi sanitari possano aiutare durante il percorso nascita. Sappiamo che in ogni regione italiana i servizi sono diversi, pur rispondendo a leggi nazionali (ad esempio, la legge sui consultori familiari), e che in alcuni luoghi non ci sono nemmeno i servizi essenziali. Questo libro può aiutare le mamme per un buon inizio dell’allattamento. Può altresì sollecitare alcune donne a organizzare gruppi di condivisione o di auto-aiuto anche dove i servizi non ci sono.

Un’ultima avvertenza prima di iniziare; ma ve ne sarete già accorte. Abbiamo discusso a lungo su come usare un linguaggio il più inclusivo possibile e avevamo di fronte diverse ipotesi: alternare maschile e femminile, usare lo schwa, inserire in questa introduzione una nota e una presa di posizione. Alla fine abbiamo pensato che, per un libro controcorrente che parla delle capacità e del potere delle donne, possiamo usare un femminile sovraesteso che comprenda donne, uomini, persone che si identificano con altri generi. Declineremo, perciò, tutto al femminile, ma sia chiaro che ci rivolgiamo a tutte le persone.

Buona lettura.

Studi randomizzati controllati

In uno studio randomizzato controllato le persone che accettano di partecipare sono assegnate in maniera casuale all’intervento di cui si vogliono conoscere gli effetti o a un intervento di controllo (che può anche essere un non intervento). Negli studi di migliore qualità, né le persone oggetto di studio né i ricercatori sanno, per tutta la durata dello studio, chi ha ricevuto cosa. In questo modo, si annulla l’effetto di qualsiasi fattore, conosciuto o sconosciuto, che potrebbe distorcere i risultati. Se un effetto ci sarà, sarà dovuto solo all’intervento.

Giù le mani dall’allattamento

messaggi chiave

* Il corpo delle donne ha un immenso potere: concepire, generare e nutrire nuove vite.

* Mamme e neonate hanno istinti innati per iniziare ad allattare, non devono imparare nulla.

* Compito dei servizi di salute è proteggere la fisiologia e l’espressione degli istinti innati di mamme e neonate.

* Prerogativa delle mamme e delle famiglie è riappropriarsi del potere di cui sono state private.

Prima di addentrarci nell’argomento chiave di questo libro, diamo delle definizioni per evitare incomprensioni.

Con il termine allattamento intendiamo sempre e comunque allattamento al seno. Non esiste, infatti, un allattamento artificiale, in quanto il cosiddetto latte artificiale non è un latte, ma una formula industriale, per di più ultra-processata. Meglio parlare, quindi, di alimentazione artificiale o alimentazione con formula.

Per allattamento a richiesta si intende un allattamento senza orari fissi, in risposta alle richieste della neonata e della bambina.

Allattamento esclusivo. La bambina riceve solo latte materno, incluso latte materno spremuto dalla propria madre o donato da altre madri. Sono esclusi altri alimenti o liquidi, compresa l’acqua (eccetto gocce, sciroppi, vitamine, sali minerali, farmaci, soluzioni reidratanti orali).

Allattamento predominante. La bambina riceve latte materno, incluso latte materno spremuto o donato, come fonte principale di nutrienti, ma può ricevere anche liquidi non nutritivi (acqua, soluzione glucosata, camomilla, tisane e succhi non zuccherati).

Alimentazione mista sotto i sei mesi. La bambina riceve latte materno, incluso latte materno spremuto o donato, e

qualsiasi altro alimento o bevanda, compreso il latte non umano e le formule artificiali.

Non allattamento. La bambina non riceve latte materno, solo formule per lattanti e/o altre bevande e/o alimenti semisolidi o solidi.

Formula per lattanti. Detta anche, erroneamente (perché non si tratta di latte), latte artificiale. L’ingrediente di partenza è di solito un latte vaccino opportunamente modificato, o meglio ultra-processato, dall’industria per adattarlo alle esigenze della neonata. Alcune formule usano la soia al posto del latte vaccino.

I benefici dell’allattamento sono arcinoti: crescita e sviluppo ottimali, rischio ridotto per mamme e bambine di contrarre per tutta la vita molte malattie infettive e non, rafforzamento dei legami personali e familiari, minori spese per le famiglie e i sistemi sanitari, impatto ambientale quasi nullo. In verità, per un libro controcorrente (ma anche per attenersi agli attuali postulati scientifici, secondo cui l’allattamento è la norma con la quale tutto il resto deve essere comparato), dovremmo scrivere che i danni del non allattamento, cioè dell’alimentazione con formula, sono arcinoti.

Cominciamo col dire che il corpo delle donne ha un immenso potere: concepire e generare nuove vite, nutrirle, dapprima in gravidanza attraverso l’utero e la placenta, poi durante l’infanzia con l’allattamento. Quest’ultimo, come tutti i processi biologici, psicologici e sociali necessari per generare, nutrire e far crescere nuove vite, è frutto dell’evoluzione. Ci sono voluti milioni di anni per forgiare l’allattamento, prima nei proto-mammiferi (l’echidna e l’ornitorinco sono le due uniche specie sopravvissute ai nostri giorni), poi in 5.500 specie di mammiferi, tra cui molti primati e ominidi. Il mammifero Homo sapiens, presente sulla terra da circa 200.000 anni, ha incorporato nell’allattamento tutti i meccanismi continuamente perfezionati dai suoi predecessori.

In realtà dovremmo scrivere Femina sapiens, perché nel generare e nutrire nuove vite il maschio giocava un ruolo minore. Era ovviamente essenziale nel concepimento, ma poi poteva solo collaborare con la femmina per farle portare a termine la gravidanza e per accudire la prole, almeno fino a quando questa non iniziava ad aver bisogno di altri cibi, oltre al latte materno. A questo punto il ruolo del maschio diventava più rilevante, perché poteva contribuire a procacciare il cibo e a far crescere e sviluppare le figlie.

Ma l’allattamento e l’alimentazione delle bambine, come molte altre attività di cura, sono quasi sempre state considerate funzioni sociali inferiori, in molte culture e per mille ragioni che in questo libro non possiamo approfondire. Come tali, sono state confinate a compito delle donne, perché le attività di cura, in una società patriarcale, non sono considerate virili, non sono adatte ai maschi, cui si addice il dominio sulle femmine. Tuttavia, nelle antiche società patriarcali, nonostante le donne fossero considerate inferiori dal punto di vista sociale ed economico, oltre che in campo artistico e scientifico, l’allattamento era affare loro e gli uomini non ci mettevano il naso.

Le cose cambiano con l’inizio dell’era industriale. Nel 1748 William Cadogan, un famoso medico che esercitava a Londra, scriveva: “È con grande piacere che vedo infine la salvaguardia dei bambini ritornare nelle mani di un uomo sensato. A mio parere, questo rapporto dalle conseguenze fatali è rimasto troppo a lungo sotto il controllo delle donne, che si suppone non abbiano la conoscenza necessaria per un tale compito, nonostante lo considerino come parte delle loro prerogative”. Si trattava di un saggio sull’alimentazione e la gestione delle bambine fino all’età di tre anni, e stava per iniziare la medicalizzazione di gravidanza, parto, puerperio e alimentazione infantile, che nel Novecento sarebbe stata progressivamente estesa a tutto il mondo. E dato che la medicina era, e in molti casi è ancora, dominata dai maschi, questi hanno iniziato a metterci il naso, direttamente o, più spesso, attraverso le attività di pediatre, infermiere e ostetriche.

Patriarcato

Un tipo di sistema sociale nel quale il maschio più anziano del gruppo funge da autorità domestica, pubblica e politica. Il patriarcato solitamente si basa su legami di parentela e prevede una discendenza per linea maschile.

Medicalizzare

Far rientrare nella sfera della medicina eventi e manifestazioni che non sono medici. Gravidanza, parto, puerperio, allattamento e alimentazione infantile fanno parte della fisiologia e dovrebbero essere medicalizzati solo quando ci sono complicazioni che possono causare danni alla salute di mamma e neonata. Gravidanza, parto, puerperio, allattamento e alimentazione infantile dovrebbero essere de-medicalizzati. Il principale compito delle operatrici sanitarie dovrebbe essere la protezione della fisiologia, per intervenire solamente quando vi sia una deviazione dalla stessa.

Posture e posizioni per allattare

Per postura si intende generalmente quella della madre, spesso rappresentata seduta e con la schiena dritta, oppure sdraiata su un fianco. Per posizione si intende generalmente quella usata dalla madre per mettere la bambina al seno. Le posizioni raccomandate più spesso sono quelle a culla, dell’abbraccio trasversale, a rugby, a rugby doppia (per gemelli), e verticale (a koala). La raccomandazione sulla posizione è generalmente seguita da indicazioni su come far avvicinare la neonata al seno e farla attaccare al capezzolo, con molti dettagli su mento, bocca, labbra e palato, e sull’allineamento del corpo della neonata. Nessuna di queste posture e posizioni permette la piena espressione degli istinti innati di mamma e neonata; molte, addirittura, li possono inibire oppure ostacolare.

Nel 1955, Mavis Gunther, una famosa ostetrica inglese, pubblicava sul Lancet, la più antica e rinomata rivista di medicina, un articolo nel quale affermava che “L’istinto non detta alla madre come allattare il suo primo bebè... il che è tanto più notevole in quanto il parto, che fa parte dello stesso ambito, è ovviamente compulsivo”. Una frase che oggi ci fa sorridere; come ha fatto l’umanità a sopravvivere e a moltiplicarsi se alle donne manca l’istinto di allattare? Risalgono alla stessa epoca i primi manuali per insegnare ad allattare. Ancora oggi, la maggior parte di questi manuali, compresi quelli usati per anni da alcune delle autrici di questo libro, prospetta un ristretto numero di posture e posizioni che madre e neonata devono assumere per allattare, partendo in generale da una scomoda posizione seduta con la schiena dritta. Le neonate devono essere sorrette in modo standard e devono seguire un protocollo rigoroso per avvicinarsi e attaccarsi al seno, sotto il controllo della madre e con addosso l’occhio vigile di un’operatrice sanitaria pronta a intervenire per correggere posture e posizioni sbagliate. Fino a pochissimi anni fa, anche i manuali più usati per la formazione sull’allattamento, quelli dell’Oms e dell’Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia), erano molto rigidi a questo proposito e si usavano criteri rigorosi anche per valutare le procedure seguite dal personale dei reparti di maternità candidati a diventare Amici dei Bambini e delle Bambine. Nell’attuale e dominante immaginario collettivo l’allattamento è rappresentato come una corsa a ostacoli, per superare i quali si è sviluppata una complessa macchina organizzativa, a forma piramidale, di servizi sanitari e di comunità. Al vertice vi è un tavolo tecnico ministeriale, mentre scriviamo è presieduto da un uomo. Tavolo tecnico perché l’allattamento è considerato una tecnica da insegnare e apprendere. Il tavolo, a predominanza maschile come molti tavoli tecnici, produce documenti tecnici che si suppone debbano essere tradotti in pratica nella formazione e nell’attività dei servizi di salute. Il tavolo tecnico ministeriale agisce in stretta collaborazione con le asso-

ciazioni – pediatriche e ginecologiche – considerate come il primo anello della trasmissione di istruzioni che, per vie più o meno tortuose, dovranno arrivare a madri e famiglie. In questo immaginario collettivo e nella complessa struttura incaricata di trasmettere le istruzioni, l’industria va a nozze. Mancanza, solitamente presunta o percepita, di latte materno? Molti prodotti in farmacia e in erboristeria promettono di aumentarne la produzione. Lattante che fa le bizze e che si sveglia anche di notte per ciucciare? Qualche rigurgito di troppo o strane macchioline sulla pelle? No problem, abbiamo la formula che fa per voi, e non importa se tassi e durata dell’allattamento non aumentano, né se aumentano i rischi per la salute presente e futura di mamme e bambine. C’è bisogno di spremere il latte e di somministrarlo alla prole? Non mancano tiralatte, biberon e tettarelle supertecnologici. Mamma e neonata stanno scomode? Eccovi il cuscino per allattare. Allattare duole? Creme, unguenti e aggeggi vari da interporre tra bocca e capezzolo sono a vostra disposizione. Se allattare è una tecnica e il latte materno è un prodotto, non sorprende che ci sia commercializzazione di tutto ciò che si presume possa servire, a cominciare dai sostituti del latte materno.

Ma il latte materno non è un prodotto. È un tessuto complesso e vivo del corpo femminile, come il sangue; tant’è che come il sangue si può donare. Un tessuto che all’inizio della storia, nei proto-mammiferi già citati, aveva soprattutto una funzione difensiva, funzione che conserva tuttora come dimostrano i ridotti rischi di infezione e di altre malattie nelle persone allattate, a confronto con quelle alimentate con formula. Funzione difensiva che è dovuta anche alla presenza nel latte materno di anticorpi e di milioni di batteri buoni che colonizzano l’intestino della neonata e la aiutano a sviluppare il suo sistema immunitario. Solo più tardi, nell’evoluzione dei mammiferi e della femina sapiens, il latte materno ha assunto la funzione nutritiva, portandola alla perfezione. Non esiste altro cibo che sia capace di adattarsi ai variabili bisogni e stati di salute e di

Sostituti del latte materno

Qualsiasi alimento che sia commercializzato o comunque rappresentato come idoneo a sostituire parzialmente o totalmente il latte materno, che sia adatto o meno a tale scopo. Qualsiasi tipo di formula (iniziale, di proseguimento, di crescita, formule speciali).

Colostro

Le poche gocce di latte che la neonata succhia nei primi due-tre giorni dopo il parto. Si tratta di una quantità minima, ma è proprio ciò che serve alla neonata in questi primi giorni. È praticamente un concentrato di sostanze più protettive che nutritive, una specie di vaccino che serve a difendere la neonata da aggressioni di vario tipo e allo stesso tempo a stimolare la sua risposta immunitaria. Aiuta anche a regolare la colonizzazione dell’intestino con batteri buoni e a espellere le prime feci. Poco a poco, con l’arrivo della montata lattea, si trasforma in latte materno maturo.

Maternage

In psicologia, il complesso di atteggiamenti e di azioni implicati nel rapporto madre-figlia, soprattutto nei primissimi anni. Essi possono essere iperprotettivi, esclusivistici, creatori di profondi legami di dipendenza; non raro è l’opposto, cioè una vera e propria carenza di maternage, di cure e affetto materni. Un maternage incongruo può essere rivelatore di una struttura fragile della personalità o di conflittualità.

crescita delle bambine; dal colostro dei primi giorni al latte maturo della montata lattea; cambiando durante una poppata, tra poppate, dal giorno alla notte, in giornate diverse a seconda delle stagioni e delle temperature, con l’età gestazionale, il peso e la velocità di crescita delle lattanti, con il progredire dell’età delle bambine, con il loro stato di salute o di malattia, con il tipo di alimentazione della madre e i suoi diversi sapori. Quel latte materno è specifico per quella bambina; se arriverà una sorellina, sarà diverso. La merce che lo dovrebbe sostituire è sempre uguale e non ha nessuna funzione difensiva, anzi.

L’allattamento non è una tecnica, è relazione. Come tutte le relazioni, è molto complessa e variabile. Non è la stessa con la prima figlia e con la terza. Non è la stessa alla nascita e a due anni di età. Cambia se c’è il padre, o un compagno, o una compagna, se ci sono nonno e nonna. Se la madre ha un lavoro fuori casa, se esistono rapporti più o meno amichevoli nel vicinato e nella comunità. Cambia con l’umore della madre, con il tipo di maternage, se ad alto o a basso contatto. Ed è una relazione che, oltre a far crescere la prole, ne determina lo sviluppo fisico, mentale e sociale, con effetti fino all’età adulta.

Una relazione che, come tutte le relazioni, si apprende e si modifica, ma che nasce da istinti o riflessi o comportamenti innati. Come abbiamo detto, Mavis Gunther scriveva che “L’istinto non detta alla madre come allattare il suo primo bebè”: nulla di più sbagliato. Vi sono solide prove scientifiche a dimostrazione del fatto che fin dal concepimento alcune parti del cervello materno si modificano, anatomicamente e funzionalmente, per prepararsi alla relazione con la neonata. E vi sono video che mostrano come alcuni istinti innati siano presenti in tutte le madri quando, dopo il parto, la neonata è piazzata tra pancia e torace materni. In perfetta sincronia, anche la bebè mostra di possedere già alla nascita degli istinti innati che permettono l’inizio dell’allattamento e della relazione. Le neonate nascono “imparate”, non c’è bisogno di insegnar loro come si fa.

Quindi mamma e neonata sanno già cosa fare, ma sono private del potere di farlo. Devono riconquistare questo potere. Se è così, evidentemente bisogna trasformare l’attuale immaginario collettivo. Più che trasformarlo, bisogna capovolgerlo, rivoluzionarlo, sostituirlo con un nuovo paradigma. Le operatrici sanitarie che accompagnano la madre, dalla ginecologa all’ostetrica, dalla pediatra all’infermiera e alla consulente per l’allattamento devono avere, come obiettivi, non disturbare l’inizio della relazione di allattamento e creare l’ambiente più favorevole possibile affinché ciò accada senza intralci. Se nel vecchio paradigma prevale il sostegno, in quello nuovo deve prevalere la protezione dell’allattamento. Anche per le mamme alla pari, nelle prime settimane dopo il parto, l’obiettivo principale deve essere la protezione della relazione e delle capacità innate della coppia mamma/bambina.

Il libro che avete tra le mani è stato scritto con in mente questo cambio di paradigma scientifico. Nei capitoli che seguono discuteremo nei dettagli di come ciò possa essere fatto nelle varie fasi che vanno dal concepimento alla fine dell’allattamento, applicando innanzitutto i principi della protezione e dell’empowerment, ma dando anche alcuni suggerimenti su cosa fare se qualcosa andasse storto.

per approfondire

Servizio Sanitario Regionale dell’Emilia Romagna, SaPeRiDoc, Allattamento, https://www.saperidoc.it/flex/cm/pages/ ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/547.

Grasso C., “L’allattamento nel mondo degli animali: dalle mamme record a quei maschi che non ti aspetti”, La Stampa, 3 ottobre 2022, https://www.lastampa.it/la-zampa/2022/10/03/ news/lallattamento_nel_mondo_degli_animalidalle_ mammerecord_a_quei_maschi_che_non_ti_aspetti-368354415/.

Paradigma scientifico

Secondo Thomas Kuhn, il filosofo tedesco che ha usato per la prima volta questo termine, per paradigma scientifico si intende “uno o più risultati raggiunti dalla scienza del passato, ai quali una particolare comunità scientifica, per un certo periodo di tempo, riconosce la capacità di costruire il fondamento della sua prassi ulteriore”. Per definizione, quindi, i paradigmi scientifici possono cambiare sulla base di nuove osservazioni e conoscenze.

Indice

3 Prefazione di Elisa Toffoli

7 Introduzione

10 Chi siamo

15 Giù le mani dall’allattamento

25 Nurturing care e continuum

33 Empowerment

45 Comunicazione

55 Prima della gravidanza

65 Gravidanza

75 Parto

89 Primi giorni

99 Primi mesi

111 Attorno ai sei mesi

123 Smetto quando voglio

133 Sono preoccupata

143 Tra l’utile, l’inutile e il dannoso

153 Codice Internazionale

161 Iniziative Baby Friendly

169 Vademecum

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