Martine Laffon Illustrazioni di Louise Mézel
Traduzione di Eleonora Armaroli
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l giorno in cui Cookie ha deciso di
essere un orso, la sua vita di cane è di-
ventata semplicemente geniale. Prima di lanciarsi nella grande avventura, Cookie ha digitato sul suo computer la parola
“orso”: orso dei boschi, orso di ciocco-
lato, orso bianco, orso grigio, orso nero, orso dagli occhiali, orso di peluche, orso dal collare, orso di Berlino...
La lista era molto lunga, tanto che
Cookie si è chiesto se diventare un orso fosse davvero una buona idea. 9
Ha subito scartato “orso di cioccolato”, anche se era la versione più facile da rea-
lizzare. Bastava sgranocchiare duecentoventiquattro tavolette di cioccolata. Orso di peluche?
No! Quelle son cose da bambini.
Orso bianco? Cookie detestava i cubetti di ghiaccio nella sua bibita al kiwi e limone, e poi il bianco si sporca subito. 10
L’orso dal collare si arrampica sui piop-
pi e fa colazione con le formiche. Puah! Davvero disgustoso. E quel collare gli evocava dei brutti ricordi.
Quindi? Orso dagli occhiali?
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Perché no, ma il verso che fa, “ucucu
ucucu”, gli sembrava così sciocco che si è rifiutato di diventare quel tipo di orso. Eppure Cookie non si è scoraggiato.
“Diventa chi sei. Tu sei un orso”, ripeteva a se stesso, “e non un orso qualsiasi”.
Così una sera, mentre immergeva il
muso in fondo a un barattolo di miele, gli è venuto un lampo di genio. 12
“Sarò un canorso!” (che potremmo tradurre come cane-orso), ha esclamato staccandosi di colpo dal barattolo, come un cerotto.
Poi si è messo subito a disegnare nel suo
atelier i progetti di questo modello di orso inedito.
A dire il vero, il suo atelier assomigliava
a... ehm, a una cosa indefinibile dove ri-
poneva i suoi attrezzi e le sue invenzioni, come il bicchiere per bibite su ruote. Una scoperta di certo molto ingegnosa, 13
se non fosse che le ruote sono diventate ben presto incontrollabili su terra. Forse perché il nostro pianeta gira nello stesso momento su se stesso e attorno al Sole.
Per mancanza di
tempo, Cookie non aveva potuto verifi-
care l’efficacia della sua invenzione su Marte.
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Come tutti sanno, Cookie riesce sempre a cavarsela. Così, dopo aver riflettuto a lungo sulla domanda principale – com’è
fatto un cane-orso? – alla quale è molto difficile rispondere poiché nessuno ne ha
mai visto uno, Cookie si è fidato del suo istinto. Come orecchie, ha optato per due coperchi neri della spazzatura. Niente male!
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Doveva ancora scegliere la pelliccia. Dopo aver provato lo straccio per il mocio,
le setole da spazzolone (troppo dure quando ci si siede),
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la lana di pecora scozzese (difficile da sbrogliare),
ha preferito un modello mimetico in
tela rigida marroncina, facile da pulire
con un colpo di spugna usando una sola zampa, rapidamente indossabile e resistente a vento, pioggia e neve.
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Da ultime restavano le zampe.
Un vero dilemma che gli ha richiesto
un’intera settimana di riflessioni: zampe da orso o da cane?
Da cane o da orso? Da cane!
No, da orso!
Per risolvere abilmente questo delicato problema, ha deciso che un cane-orso
possiede due zampe anteriori da cane e due posteriori da orso. No, due anteriori da orso e due posteriori da cane. Insom-
ma, alla fine ha preferito questa soluzione: una zampa anteriore destra da orso e 19
una zampa anteriore sinistra da cane e il contrario per quelle dietro.
Per mantenere l’equilibrio, visto che alcune erano un po’ più grosse e più alte
delle altre, quando camminava doveva inclinarsi a destra o a sinistra. Ovvia-
mente Cookie avrebbe potuto aggiungere una rotella da una parte o dall’altra,
ma in quel caso, diciamolo, non sarebbe mai sembrato un cane-orso.
All’inizio di questa avventura tutto andava per il meglio. Era semplicemente fantastico potersi dire:
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“Ho osato, sono diventato quello che sono, un cane-orso!”.
E nonostante la sua nuova identità gli
procurasse ogni sorta di critica e di beffe fuori luogo che non vorremmo dover ri-
petere qui, Cookie ha sempre reagito in
modo stoico. Cane-orso era e cane-orso sarebbe rimasto!