Cécile Alix
libertà Un pony al galoppo verso la Illustrazioni di
Louis Thomas Traduzione di
Eleonora Armaroli
1 ODIO I VAN
Mi sono fidato. Il tizio mi agitava un mazzetto di soffioni in fiore sotto il naso. Si dà il caso che i soffioni siano il mio dessert preferito. Volevo acciuffarli con un bel colpo di lingua, ma lui ha indietreggiato. “Che simpatico, vuole giocare”, ho pensato, così sono stato al gioco. Alla fine me li avrebbe dati! Lui indietreggiava, io avanzavo, questo balletto è durato per un po’. Ci siamo allontanati dal prato e... Il mazzetto, però, almeno quello l’ho preso! Appena sono arrivato in fondo al van, quel traditore 7
me l’ha mollato tra i denti ed è uscito di corsa! Ha chiuso le porte dietro di me sogghignando. “Coraggio, vecchio mio, senza rancore! In marcia verso gli Edelweiss!” Vecchio sarai tu, ho pensato. Ho provato a girarmi a sinistra, impossibile! A destra, niente da fare! Ero spacciato! Come un’aragosta dentro all’acquario di un supermercato. E non chiedetemi se ho mai visto un’aragosta dentro all’acquario di un supermercato. La risposta è 8
no, però sia voi che io possiamo benissimo immaginarlo e questo è l’importante. Per chi non lo sapesse, un van è un aggeggio del diavolo concepito per trasportare i cavalli. Insomma, cavalli grandi! C’è un oblò posto talmente in alto che se non sei un frisone1 gigante è impossibile ammirare il panorama! Mi sono ritrovato chiuso lì dentro, schiacciato tra due pareti. Non potevo far altro che restare immobile. Ve lo dico subito, che mi si fulmini uno zoccolo se mento: gli umani sono fuori di testa (a parte Noè, ovviamente). Solo dei bipedi perversi potevano inventare una carriola simile! Dei bipedi senza un grammo di buon senso, nemmeno capaci di rendersi conto che un cavallo è dotato di quattro zampe, 1 Frisone: elegante cavallo di razza, da sella e da tiro, soprannominato “la perla nera” per il bel manto scuro e brillante e l’altezza da modello (fino a 1,75 metri al garrese). Non deve il nome alla criniera ondulata, ma alla sua provincia di origine, nei Paesi Bassi: la Frisia!
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zampe che possono galoppare più veloci del vento, e che mandarlo in giro su un rimorchio con finestrella è un vero abominio. Ma dico, vi rendete conto?! Non ho idea di dove siamo. All’inizio ho contato le curve. Ce ne sono trentadue tra il mio prato e il maneggio degli Edelweiss. Conosco la strada, l’ho fatta decine di volte con Noè in groppa, ma tra la puzza di benzina e i tornanti, chiuso in questa prigione su ruote, come volete che faccia a contare? Dal sesto zig-zag ho cominciato a sentirmi davvero male. Mi sa che avrò una colica. Sarebbe la prima volta... Il battesimo del van, complimenti! Ottimo lavoro! D’ora in poi potranno anche promettermi interi campi di soffioni, non salirò mai più su questa carriola!
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2 ODIO GLI ADDII
L’altro giorno, mi stavo tranquillamente rimpinzando di teneri trifogli quando Noè è venuto nel mio prato con un’aria così seria che pensavo fosse morto qualcuno. “Tarzan”, ha cominciato con voce strozzata, “non so come dirtelo...”. Ma che aveva per esitare in quel modo? Di solito è abbastanza loquace... Be’, ho pensato, se non vuole parlare, allora continuo coi trifogli, e sono tornato alla mia merenda. “Quello che voglio dirti è che... è che...” 11
Oh la miseria, di questo passo si farà notte! “Ci... ci...” Coraggio, ragazzo! Buttati! “Ci... insomma... ci-trasferiamo-per-un-annoin-Nuova-Caledonia-per-il-lavoro-di-papà-e-tustarai-dagli-Edelweiss.” Non ho capito nulla! Ho sentito solo “dagli Edelweiss”. “Oh, mio caro Tarzan!” (Mi si è gettato al collo come un disperato.) “Mi mancherai un sacco!” E in quel momento ha fatto una cosa senza senso: si è messo a piangere. Mi è sembrato strano perché Noè non è un piagnucolone, ma proprio per niente! Senza pormi altre domande sono passato all’azione. Bisogna fargli cambiare idea, e in fretta! mi ha sussurrato l’istinto. Allora ho avvicinato la bocca al suo viso e gli ho leccato la fronte. E be’, sono rimasto di stucco: non si è lamentato! 12
Lui detesta la bava di pony! Invece si è lasciato lavare la faccia singhiozzando come non mai. Incredibile! Sarà la preadolescenza, mi sono detto. Forse non lo sapete, ma durante la crescita i cuccioli d’uomo in realtà regrediscono. Rifiutano la maggior parte delle cose che amavano, si ribellano per un nonnulla, puzzano come capre, sudano dalle ascelle, urlano quando parlano, ridono come un 13
branco di sciacalli ubriaconi, brontolano continuamente e a volte piangono. Pare che sia un passaggio obbligato prima di diventare adulti. Vista l’altezza, la sensibilità a fior di pelle e l’odore delle sue Converse, direi che Noè c’è dentro in pieno. Tuttavia, quelle lacrime non erano ormonali. Anche se i genitori gli hanno dato il permesso di dormire nel prato con me, anche se mi ha ripetuto tutta la notte quanto mi volesse bene, anche se non mi ha fatto chiudere occhio rievocando in continuazione i più bei momenti passati insieme (che ben conoscevo, visto che li avevo vissuti!), anche se prima di salire sulla Land stipata mi ha giurato: “Tornerò, Tarzan! Non ti dimenticherò!”. Noè è partito per davvero. Mi ha abbandonato per davvero. Quanto a me, ora sono in questo furgoncino dell’orrore.
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