FORESTA CRONACHE
Le memorie perdute
Illustrato da Sanoe
Traduzione
di Gioia Sartori
Alla memoria di Anita, la mia bisnonna. Non esiste foresta in cui io non possa ritrovarti.
Nel cuore della foresta che lambisce il paesino di Villa Corteccia e sulle colline tutto intorno vivono animali dotati di intelletto, di parola e di spirito, che indossano vestiti cuciti con le loro stesse zampe e preparano dolci da leccarsi i baffi. Ogni giorno, sin dalla notte dei tempi, volpi, uccelli, topi, talpe e donnole escono dalle tane per andare a lavorare o a divertirsi, stringono legami di sangue e intessono rapporti di amicizia, dando forma alla tenera storia della loro vita. Alle Cronache della foresta sono affidati i grandiosi destini dei minuscoli animaletti che in questi boschi hanno lasciato le loro orme, mossi da spirito d’avventura, da sentimenti d’amore e dalla forza dell’amicizia. Sì, perché se non c’è niente di più bello che dare vita a nuovi ricordi, ancora più soddisfacente è riuscire a metterli per iscritto, così da poterli condividere con le persone a cui si vuole bene. Incrociamo forte le zampe, dunque, nella speranza che gli animali che incontrerete in queste pagine e l’avventura che state per vivere restino per sempre impressi nella vostra memoria…
La Libreria di Villa Corteccia
La volpe si era data un gran daffare per sbarazzarsi della polvere che da troppo tempo si accumulava sugli scaffali. Quasi tutti i libri in vendita alla Libreria di Villa Corteccia esistevano in un solo e unico esemplare, perciò dovevano essere conservati con la massima cura. Archibald Volpe esercitava il suo mestiere con grande devozione, ma poiché la bottega di famiglia era scavata nel tronco di un albero, proprio nel cuore della foresta, non c’era poi da stupirsi se la natura rivendicava i suoi diritti e la terra si infiltrava in ogni fessura. Che idea bizzarra aveva avuto il suo antenato! Con la cera della signora Edwina Orso, che custodiva gelosamente in un vasetto di terracotta, il libraio lucidava uno per uno gli scaffali intagliati nel legno della quercia, facendo attenzione a
non rovinare i dorsi dei bei volumi rilegati che giacevano sui ripiani in attesa di un acquirente. Alcuni erano lì da anni, forse addirittura da secoli, perché la volpe aveva ereditato il negozio dal padre, il quale a sua volta l’aveva ricevuto da suo padre, il quale… non si ricordava bene chi fosse il primo proprietario.
Appollaiata in cima alla scala a pioli, la volpe si divertiva a rileggere i titoli che con le loro lettere dorate splendevano sul cuoio delle copertine. Il mistero del ladro di nocciole, di Alexandre Scoiattolo, L’abbiccì della coltivazione delle carote di Benoît Coniglio, 1001 squisite ricette con le mele di Mireille Raganella… Si ricordava uno per uno gli scrittori emozionati che si erano affacciati alla porta del negozio nella speranza che i loro manoscritti fossero accettati e, chissà, magari un giorno persino venduti! Poiché di ogni opera esisteva una sola copia, trovare il libro adatto per ogni cliente era una missione importantissima e tutt’altro che semplice! Dovrei pulire più spesso, pensò Archibald con un filo di vergogna, scuotendo lo straccio fuori dall’oblò incorniciato di legno.
“Attenzione, mastro Volpe! Sono qui sotto!” sentì protestare una vocina all’esterno della libreria.
Poi si udirono due piccoli starnuti seguiti da un grande “Ecciù!” e da un’esplosione di fogli che volteggiarono davanti al vetro.
“Aiuto! Il mio manoscritto! Il mio capolavoro!” esclamò di nuovo l’animale.
Senza perdere un istante, la volpe si precipitò giù per la scala e, facendo lo slalom tra gli espositori di libri, si fiondò fuori per soccorrere il malcapitato, la cui voce purtroppo non gli era nuova. Nella luce rosso acceso del tramonto c’era una tartaruga, tutta affaccendata a mettere ordine tra le pagine del suo inedito.
“Mastro Volpe, dovrebbe stare più attento! Non è impaziente di leggere il mio ultimo saggio?”
“Buonasera, signor Tartaruga, sono davvero mortificato, stavo facendo un po’ di pulizia e mi sono distratto…” si scusò Archibald a metà tra il divertito e il dispiaciuto.
“Non si perda in chiacchiere, piuttosto mi aiuti a raccogliere tutto prima che cambi il tempo!”
Si misero all’opera finché il manoscritto di Phineas Tartaruga non fu ricomposto. A quel punto, com’era suo solito, lo scrittore si appoggiò al bancone e propinò al commerciante un discorso ben rodato sui motivi per cui il suo saggio aveva diritto a un posto d’onore sugli scaffali della Libreria di Villa Corteccia…
“Ho impiegato mesi a scrivere Non sono un guscio vuoto! Riflessioni sul carico mentale di una tartaruga coraggiosa, e vorrei sperare che trovi spazio…”
“Ma certo, signor Tartaruga”, lo interruppe la volpe, bucando il bordo dei fogli con i suoi artigli affilati e preparando lo spago per rilegarli. “Lo sistemerò accanto alle sue opere precedenti, Pensieri su una
società troppo veloce e Riordinare per vivere meglio: quando la casa diventa un peso insopportabile. Che cosa ne pensa?”
Phineas Tartaruga acconsentì, felice che il libraio si ricordasse dei suoi capolavori, poi si sistemò il papillon e gli occhiali fissati sul muso con due pezzi di nastro adesivo.
“Ah, non li ha ancora venduti? Speravo che in tutto questo tempo avessero trovato un acquirente… Volevo proprio parlargliene. È sicuro che quello scaffale sia il più adatto a mettere in risalto le mie opere?
Lungi da me dubitare delle sue competenze, ma ho qui una lista di suggerimenti sulla promozione dei saggi, e sono certo che…”
Tutto preso ad ascoltare il lungo elenco di consigli che la tartaruga declamava a gran voce, Archibald non fece caso all’altro animale che era entrato nel negozio. Non avrebbe saputo nemmeno dire se fosse un maschio o una femmina, un roditore o un riccio, perché lo sconosciuto non aveva chiesto niente: si era limitato a un cortese “Buongiorno, signori”, ed era filato dritto verso gli scaffali. Aveva osservato i volumi sfiorando le copertine con la sua pelliccia, o con le sue squame o forse con le sue piume, finché non aveva trovato ciò che desiderava – eccolo, finalmente!
La volpe, sommersa dagli infiniti consigli di Phineas Tartaruga, che insisteva affinché le sue opere fossero messe in bella mostra sul bancone o addirittura in
vetrina, andò al registratore di cassa e, senza prestare attenzione al cliente, gli fece il conto.
“Tre nocciole, per favore”, disse, incartando il volume senza nemmeno leggere il titolo.
Non ebbe neppure il tempo di ringraziare lo sconosciuto e di rendergli la nocciola in più lasciata per errore sul bancone, che il misterioso animale se n’era già andato. Il grande orologio a pendolo sulla parete in fondo al negozio scoccò le otto. Fu una liberazione per mastro Volpe: finalmente era ora di chiudere e di sbarazzarsi dello scrittore e dei suoi consigli non richiesti sulla gestione della libreria.
“Grazie infinite, signor Tartaruga. Terrò a mente tutto quello che mi ha suggerito! Ora la prego di scusarmi”, disse, posando le zampe sulle spalle dell’animale e spingendolo delicatamente verso la porta che chiuse a tripla mandata. “Ho ancora troppe faccende da sbrigare!”
“Ma non le ho lasciato i miei appunti”, protestò la tartaruga fuori dal negozio, saltellando per farsi notare al di là della porta vetrata.
“Non si preoccupi, ho una memoria da elefante!”
E con queste parole il libraio tirò veloce le tende e in men che non si dica spense le candele del lampadario.
Esausto per la giornata trascorsa a riordinare e per l’interminabile predica della tartaruga, rilegò in fretta e furia il nuovo manoscritto e scelse una bella copertina di pelle di fungo sulla quale incise il titolo
pomposo scelto da Phineas. Poi lo sistemò vicino agli altri saggi che con i loro titoli altisonanti suscitavano qualche risatina di scherno tra i clienti, ma subito dopo cambiò idea e portò il libro con sé nella stanza al piano di sopra. Un libraio che si rispetti legge ciascuna delle opere che rilega: è una questione di principio e di logica elementare! Ah, i miei scaffali… pensò mentre attraversava il negozio deserto. Archibald ricordava con emozione la prima volta in cui era entrato nella libreria, zampa nella zampa di suo padre. Piccolo com’era, le pareti gli erano sembrate altissime e i libri infiniti: dovevano essere migliaia, anzi, milioni! In quell’istante aveva capito che un giorno avrebbe preso le redini della bottega e sarebbe diventato a sua volta il miglior libraio della foresta. Ma quella sera, accoccolato sotto la sua coperta a quadri, dopo aver bevuto un’ottima vellutata di zucca, con funghi e crostini, si disse che, anche se la vita di tutti i giorni gli dava molta soddisfazione, non gli sarebbe dispiaciuto vivere un’avventura. Nulla di stravagante, sia ben chiaro: le volpi sono innanzitutto maestre di saggezza e di pianificazione… Ma se solo avesse trovato un pizzico di coraggio! Mentre si addormentava sulle pagine del libro di Phineas Tartaruga, Archibald non sapeva che in realtà la sua avventura era appena cominciata…
Il signor Talpa
L’incontro con il signor Talpa avvenne subito dopo la colazione. Seduto in cucina, Archibald aveva appena spalmato un generoso strato di burro di colza sul pane tostato e stava completando l’opera con un pizzico di sale e una bella spolverata di cacao, quando l’orologio a cucù appeso alla parete gli indicò che era ora di aprire il negozio.
“Ecco, sono le dieci in punto”, mormorò fra sé e sé il libraio, annodandosi il grembiule azzurro sopra la coda. “Chissà chi sarà il primo cliente di oggi…”
Mentre sistemava sul cavalletto il pannello in legno colorato con scritto LIBRERIA DELLA FAMIGLIA
VOLPE, recentemente restaurato dal signor Castoro, Archibald sentì qualcuno che si profondeva in mille scuse, andando a sbattere di continuo contro i passanti.