CAPITOLO 1
LA BAMBINA NUOVA
Caro papà, certi giorni quando guardo il cielo mi sento meglio perché penso che, se alzi gli occhi, anche tu vedi la stessa cosa. Se vedi un uccello, magari più tardi lui vola sopra casa mia. Altri giorni, invece, è peggio. Il cielo sembra grandissimo e mi dà la sensazione che tu sia molto molto lontano. Credi che potremmo guardare il cielo ogni giorno tutti e due alla stessa ora, per esempio, non so, alle sette del mattino? Forse così sarebbe più facile. Scegliamo un orario? Lo facciamo, papà? Con affetto, Ella
“Ciaooo miciaaaa.” Sono andata sul prato per avvicinarmi alla gatta grigia sotto l’albero e ho tirato fuori il cellulare per scattarle una foto. Ho schioccato la lingua. Lei ha girato la testa. Perfetto! I raggi del sole le cadevano sulla schiena e le illuminavano d’oro il pelo striato. “Ella!” All’improvviso in giardino accanto a me è apparsa mamma vestita di tutto punto. “Entra subito in casa, Ella!” “Ma devo fare altre foto” ho risposto. “Le farai dopo.” “Ma sono per papà!” Mamma ha serrato la mandibola. “Ascolta, amore, dopo avervi accompagnati a scuola devo andare al lavoro. Ho detto che sarei arrivata alle nove. Se non saliamo in macchina entro cinque minuti, faremo tutti tardi.” L’ho seguita strascicando i piedi fino alla cucina. “Mettiti questo.” Mi ha passato un cardigan blu con i bottoncini dorati che luccicavano. 7
“Ma è blu. La divisa è verde.” “Te ne ho ordinata una. Non è colpa mia se non è ancora arrivata. Senti, amore, questo è... verdino.” Mamma ha chiuso a chiave la porta sul retro e ha fatto partire la lavastoviglie. “Non è verde!” ho esclamato. “Ed è da vecchia! Non posso mettermelo.” Mamma ha sbattuto sul tavolo i nostri cestini per il pranzo e mi ha guardata furiosa. “Ella! Anche Jack è vestito come gli altri giorni.” Ho lanciato un’occhiata a Jack che faceva colazione tutto sorridente con i cereali che gli colavano dalla bocca. “E allora? A Jack non importa come si veste” ho detto. “Tanto si sporca e si imbratta sempre con le tempere.” “Per tua informazione il cardigan ‘da vecchia’ è mio” è sbottata mamma. “E non abbiamo altro. Ti dovrai pur mettere qualcosa.” “O andare in giro nuda” ha suggerito Jack. Mi sono lanciata contro di lui, ma mamma mi si è parata davanti. “In macchina, tutti e due, adesso.” “Sono stufa della tua maleducazione, Ella” ha detto soffocando un singhiozzo. “Dovresti aiutarmi. È già abbastanza dura così…” Ho infilato quell’orrendo cardigan. Mi sono sentita pizzicare da mille spilli. Ho sfregato il polso avanti e indietro sullo schie8
nale della sedia. Primo giorno del cavolo. Vestiti del cavolo. Non saremmo mai dovuti venire qui. X Ho seguito la signora della segreteria lungo gli ampi corridoi che rimbombavano fino all’aula del Salice e sono rimasta in piedi mentre il signor Hales, il mio nuovo insegnante, mi presentava alla classe. “Ragazzi, questa è Ella. Cerchiamo di metterla a suo agio.” L’aula del Salice. Verde e grigia. Teste e facce. Occhi che mi studiano. Mi sono tirata giù i polsini per nascondere le mani rosse e irritate. Ma non riuscivo proprio a sorridere, come le persone nelle vecchie fotografie. Il signor Hales mi sembrava il più amichevole lì dentro. Aveva i capelli biondi a spazzola e un piercing al sopracciglio. Ho sbirciato il punto in cui l’anellino entrava nella pelle. “Ora ti troviamo un posto.” Ha indicato un banco vuoto nella fila davanti. “Perché non ti siedi accanto a Stiggy?” Mi sono seduta. Il bambino accanto a me ha fatto un ghigno cattivo. “Hai il maglione del colore sbagliato!” X
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Ricreazione. Il cortile era enorme. Sono salita su un gioco per l’arrampicata e mi sono appesa a testa in giù a una sbarra per vedere se la Moor Lane School fosse più bella sottosopra, ma non lo era. Era più sicuro rimanere ai margini. Nei cortili c’è sempre qualcuno che sta ai margini. Chi è popolare va dove vuole e spesso sta al centro, come un pesce colorato nel mare. Io ero un pesce grigio. Un pesce che sta ai margini. Ho osservato una bambina che si chiamava Lydia, sempre circondata da compagne, si tenevano a braccetto e parlottavano sottovoce. Aveva i capelli castani e lucenti, pieni di fermagli e mollettine. Impeccabile. La sua risata era melodiosa: brevi note sempre più acute. Quando rideva, una delle sue amiche la imitava subito, come a dire: “Wow, Lydia, al mondo non c’è niente di più spassoso che stare con te”. O almeno così pareva. Quando me le sono trovate vicine ho cercato di ridere anch’io, ma loro si sono voltate e mi hanno fissata con gli occhi fuori dalle orbite. “Cosa c’è di tanto buffo?” chiedevano le loro facce. “Tu cosa c’entri?” Avevano ragione. “Scusate” ho detto, e mi sono allontanata. Prima stavo sempre con Grace. Ci eravamo incontrate all’asilo nido. Gli albatros trovano un compagno per la vita e, se muore, stanno soli. Gli albatros però non devono andare a scuola. Grace aveva una sorella maggiore e un gatto. La sua mamma era spesso in 10
casa perché insegnava pianoforte e badava alla nonna. C’era un grande giardino dove giocavamo tutto il tempo perché Grace e sua sorella avevano una specie di casetta di legno con dentro tappeti e cuscini veri e la loro mamma le lasciava libere di fare tutto quello che volevano. Io non avrei mai potuto avere una casetta così, Jack l’avrebbe messa a soqquadro e mamma ci avrebbe costretti a riordinarla. Adesso non avere Grace accanto faceva male come camminare a piedi nudi in pieno inverno. Mi sentivo in un Paese straniero dove nessuno parlava la mia lingua, anche se sembrava la stessa. Se avessi potuto scegliere i parenti esprimendo un desiderio, oppure premendo un pulsante o qualcosa del genere, avrei voluto Grace come sorella. Mi sarei dovuta comunque tenere Jack, ma almeno ci sarebbe stata anche lei. Ho passato in rassegna le facce nell’aula del Salice sperando di trovarci quella di Grace, come se potesse comparire all’improvviso dicendo: “Ho deciso di venire a vivere qui. Io sono davvero tua sorella, ci hanno separato alla nascita, ma ce l’hanno sempre tenuto nascosto.” L’orribile cardigan di mamma peggiorava le cose. Non era verde, proprio per niente. Mamma aveva bisogno di una visita dall’oculista. Ehi, guardate, la bambina nuova, con quello stupido cardigan! Se solo mi avessero lasciato tenere il mio bellissimo telefono nuovo. Appena finito di giocare con la 11
sua splendida fotocamera, avevo digitato il numero di Grace e le avevo scritto un messaggio. Ciao Grace. Qui non c’è nessuno come te. Mi manchi tanto. Ella
Ma la signora della segreteria mi ha detto che dovevo consegnarle il cellulare ogni mattina e riprenderlo all’uscita da scuola. Durante l’ora di lettura, abbiamo dovuto cambiare posto e io mi sono ritrovata vicino a Bryony. Era un po’ stramba. Continuava ad agitare la mano freneticamente e non stava ferma un secondo, finché un tutor non le si è messo accanto per cercare di convincerla a concentrarsi. Si è seduta di fianco a me e si avvicinava sempre di più spingendomi con il gomito, come se non avesse un posto suo. Non smetteva un attimo di parlare. Facevo fatica a sentire la voce del maestro. Poi ha iniziato ad accarezzare il mio astuccio a forma di gatto. “Com’è peloso!!” ha gridato. “Potrebbe essere vivo…” Ho dovuto infilarlo di nuovo nello zaino. Non c’era nessun altro da solo? Qualcun altro spaiato come me? Senza farmi vedere, ho esaminato l’aula. Tutti avevano un amico speciale, qualcuno con cui divertirsi. A me non sorrideva nessuno. Nessuno aveva bisogno di una nuova amica: ero di troppo, una nuova compagna noiosa. Mi avrebbero guardata, se mi avessero voluta… e nessuno lo stava facendo. 12
E poi, all’ultima fila, ho notato una bambina coi capelli scuri che se ne stava da sola curva sul banco. Le ho dato una sbirciata. Mi ha risposto con uno sguardo stanco. Forse anche lei mi stava osservando. Durante l’ora di arte, mentre dipingevamo i nostri autoritratti in stile Van Gogh, il signor Hales ha detto che potevamo sederci dove volevamo. Mi sono stretta lo zaino al petto, mi sono alzata e mi sono avvicinata alla bambina in modo che potesse vedermi. Ho sorriso. Lei ha alzato gli occhi e mi ha rivolto uno sguardo cupo. Poi si è chinata, ha raccolto lo zaino e ha sparpagliato le sue cose sul banco, come se stesse tenendo il posto a qualcun altro. Mi ero sbagliata. Non voleva conoscermi. Sono rimasta lì impalata finché il signor Hales mi ha suggerito di sedermi di nuovo accanto a quel bambino irritante di nome Stiggy. “Van Gogh si è tagliato un orecchio” ha sussurrato lui. “Io mi disegnerò con un orecchio solo.” Ha sorriso. “Tu potresti dipingerti senza naso.” Era tale e quale a mio fratello! “Sparisci!” ho risposto, sfregando il polso contro il bordo del banco. Ma almeno quel bambino mi aveva rivolto la parola. Non ero per niente brava a essere quella nuova. Finite le lezioni, tanto per sembrare impegnata, mi sono messa a scrivere su un pezzo di carta la lista delle cose da fare, come quelle che compila sempre mamma. 13
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Comprare SUBITO un maglione verde. Comprare uno zaino nero a tinta unita. Trovare un astuccio SENZA GATTINI. Scarpe: quelle marroni con i lacci sono una CATASTROFE. Se solo ci cadesse sopra un po’ di tempera. Qui hanno tutte delle scarpe carine: luccicanti e con i cinturini a strappo, le borchie o le fibbie. • Trovare un amico vero che non si inventi che il mio astuccio è vivo e non mi suggerisca di tagliarmi il naso! X Mamma è venuta a prendermi. Tanto doveva già venire per Jack. Non appena ho chiuso lo sportello della macchina, sono esplosa. “Mi serve la divisa! NON POSSO TORNARE A SCUOLA CON QUESTO CARDIGAN!” Mamma si è fermata al semaforo. “Be’, a dire il vero ho visto…” Ma Jack l’ha interrotta, sbraitando come al solito. “C’è un bambino nella mia classe che ha un astuccio con i trenini!” Mamma ha sorriso. “Ah sì, Jack?” “E le penne hanno gli occhi e la bocca.” Jack stava sgranocchiando delle patatine. Dove le aveva prese? 14
Gli ho strappato il pacchetto di mano. “Sto cercando di parlare della mia divisa!” ho urlato. “Ella, non è carino. Anche Jack ha il diritto di raccontarmi la sua giornata!” ha ribattuto mamma. “Che cosa ti prende? Avevi promesso che ti saresti comportata meglio se ti avessi lasciato usare il cellulare.” Ha fatto un sospiro. “Senti, amore, ho visto un annuncio per una divisa di seconda mano appeso alla vetrina del supermercato.” “Possiamo andarci adesso?” “Non subito. Prima mangiamo e poi portiamo Jack agli allenamenti di calcio.” “Ma ci andiamo oggi, vero? Non importa com’è: dobbiamo comprarla!”
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