Il primo Natale di Babbo Natale

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Traduzione di Sara Ragusa

Titolo originale: Santa’s First Christmas Text copyright © 2024 by Mac Barnett Illustrations copyright © 2024 by Sydney Smith

All rights reserved including the right of reproduction in whole or in part in any form.

This edition published by arrangement with Viking Children’s Books, an imprint of Penguin Young Readers Group, a division of Penguin Random House LLC, through Berla & Griffini Rights Agency.

© 2024 Cart’Armata edizioni Srl

Terre di mezzo Editore via Calatafimi 10, 20122 Milano Tel. 02-83.24.24.26

e-mail editore@terre.it terre.it    acchiappastorie.it

Direzione editoriale: Miriam Giovanzana

Coordinamento editoriale: Giulia Genovesi

Prima edizione italiana: ottobre 2024

Stampato da Grafiche AZ Srl, San Martino Buon Albergo (Vr)

Questo prodotto è composto da materiale  che proviene da foreste ben gestite, da foreste certificate FSC® e da altre fonti controllate.

A Sal e Emrys. — S.S.

Buon Natale, mamma. — M.B.

Un tempo, Babbo Natale non festeggiava il Natale.

Per tutto l’anno, al Polo Nord, costruiva giocattoli, che poi caricava sulla slitta alla vigilia di Natale, per volare in tutto il mondo e metterli sotto gli alberi.

Quando tornava a casa, andava a dormire. E quando si svegliava, la mattina di Natale, si rimetteva al lavoro. Tutto qui.

“Ma come tutto qui?” chiese un orso, che abitava vicino al Polo Nord e passava di lì mentre andava alla sua caverna.

“Babbo Natale non fa niente di speciale?”

“Dorme un po’ di più…” dissero gli elfi.

“Una mezz’oretta.”

L’orso si accigliò.

“Sentite, io adoro dormire. Però, dai, è Natale.”

Gli elfi erano mortificati.

“Dobbiamo fare qualcosa di speciale per Babbo Natale”, si dissero.

Detto fatto.

Quella mattina, quando Babbo Natale si svegliò, gli portarono la colazione a letto.

“Cosa succede?” chiese lui.

“È Natale! Buon Natale!”

Babbo Natale sorrise. “Grazie. Sembra deliziosa.

Buon Natale.”

Ma quando finì le ciambelle, si infilò gli abiti da lavoro e prese gli attrezzi.

“Aspetta!” dissero gli elfi.

“Dobbiamo andare a scegliere un albero!”

“Per chi?” chiese Babbo Natale.

“Per te!” dissero gli elfi.

“Perché?”

“Perché è Natale!”

Babbo Natale posò il martello.

“Be’, sembra un’idea carina.”

Nel bosco, Babbo Natale indicò un bellissimo abete rosso.

“È… grande”, disse un elfo.

“Certo!” rispose Babbo Natale.

“È solo che…”, riprese l’elfo, “credo sia

troppo grande per entrare in casa tua”.

“Ma noo! Ci starà.”

In un modo o nell’altro, fecero entrare l’albero in casa, e lo decorarono con festoni e bastoncini di zucchero, palline di vetro e maialini di pan di zenzero.

“È bellissimo”, disse Babbo Natale.

“Ora le calze!” dissero gli elfi.

E tirarono fuori un calzettone di lana con sopra scritto il nome di Babbo Natale.

Babbo Natale lo legò con cura alla cornice del camino.

Poi appese anche le calze degli elfi, perché loro così in alto non ci arrivavano.

Quando ebbe finito, andò a prendere la legna e accese un bel fuoco.

“È divertente!” disse Babbo Natale.

“Adesso cosa facciamo?”

Srotolarono lucine colorate su tutto il Polo Nord.

Poi contarono fino a tre. “Uno, due, tre!”

In cucina, gli elfi mescolarono farina, zucchero e uova in un’enorme scodella.

Diedero a Babbo Natale il cucchiaio da leccare, mentre loro stendevano l’impasto che poi tagliarono con forme speciali.

Ma quando tirarono fuori i biscotti dal forno, Babbo Natale poté prenderne solo uno.

“Dobbiamo tenerli da parte”, dissero gli elfi.

“Per lasciarli pronti con un po’ di latte. Per chi sai tu.”

“Ma…” disse Babbo Natale.

Gli elfi lo guardarono severi.

E quando lo beccarono con le dita nella glassa, lo mandarono in un’altra stanza.

Allora Babbo Natale si trovò un posticino al caldo sulla sedia davanti al camino, dove si erano radunati diversi elfi a raccontare storie di fantasmi e leggere ad alta voce le poesie.

Quando fu il suo turno, Babbo Natale prese un librone rilegato in pelle marrone.

Aveva la faccia larga e una panciotta bella tondina, che ballonzolava quando rideva, come una ciotola di gelatina.

Babbo Natale si appoggiò il libro sul ginocchio e sorrise. “È vero che rido così”, disse. E poi rise.

La porta si spalancò!

Entrò un vortice di neve!

E qualcuno con una barba, un vestito rosso e un sacco pieno di regali irruppe nella stanza con una forte risata: “Oh! Oh! Oh!”.

(Babbo Natale aveva capito chi era, ma non disse niente.)

Il primo regalo era per Babbo Natale, da uno degli elfi.

Anche tutti gli altri regali erano per Babbo Natale.

“Sono bellissime”, disse Babbo Natale. “Sono tutte bellissime.”

Poi lo sconosciuto in rosso con la barba riempì le calze con liquirizie nere, mele rosse e calzini arrotolati.

Ma non c’era tempo per le caramelle o la frutta (o per provare i calzini).

Perché sulla tavola apparecchiata c’erano tartellette, budini, biscotti e arrosti, cavolini di Bruxelles, salsine e rafano, bicchieri di cristallo pieni di sidro speziato e frizzante, un tronchetto di Natale, pere cotte, caramelle bianche e rosse, crostate a non finire, e la torta allo zenzero e birra, spolverata di zucchero, e alta sei strati.

Babbo Natale socchiuse gli occhi un pochino, che brillavano un pochino, e, alla luce delle candele, agli elfi sembrava proprio che fossero anche umidi, un pochino.

“Buon Natale”, disse.

“Buon Natale!” gridarono gli elfi.

E mangiarono e cantarono per tutta la notte.

Babbo Natale disse:

“Dovremmo proprio farlo tutti gli anni”.

E così fecero.

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