La forza dei sogni Thierno Sadou Sow
Mi chiamo Th.Sadou Sow sono nato nel 2004 al centro della Guinea in Africa Occidentale oggi vivo in Italia, già da un anno vivo ancora in un centro di accoglienza al sud dell’Italia in questo diario proverò a raccontare la vita che conducevo prima di mettermi in strada per un’avventura senza destinazione, cosa mi ha spinto di andarmene via, quali sono le mi esperienze, che cosa ho fatto per arrivare fino a qui; Carissimo diario Oggi è il 24/02/2018 una mattina serena e soleggiata e la fuori c’e ancora l’odore dell’aria glaciale natalizia, le strade sono coperte di neve, da oggi spero che con te mi potrei confidare e sarai un custode della mia vita, a te non nasconderò niente anche se non ho potuto scrivere niente quando ne valeva la pena, spero di poter un giorno imbattermi tra i tuoi fogli quando finalmente griderò ce l’ho fatta ! e ho raggiunto il mio sogno. Spero che tu ci sarai sempre anche quando non ci sarò io e racconterai a tutti chi sono da dove vengo perché sono arrivato fino a qui. siamo nel 2007 prima della morte del mio padre nella vita egli faceva il contadino infatti aveva molti terreni, coltivava frutti verdure legumi... conducevamo una vita normale con una famiglia abbastanza piccola. Avevo ap15
pena appena compiuto i miei 3 anni quando iniziai i miei primi passi, mio padre mi iscrisse alle scuole elementari, perchÊ ero il suo figlio unico contava molto sulla mia educazione studiai fino ad un certo punto quando muore nel 2014 ero gia abbastanza cresciuto, ero gia alla fine del percorso elementari stavo per passare in un altro ciclo molto importante che era la scuola media quando le cose iniziarono ad andare storto mia madre faceva la commessa in un ristorante i beni dei miei erano gia stati tutti presi dalla banca dopo la morte del mio padre non avevo ne zii o qualcuno della famiglia su cui appoggiarsi infatti il mio primo anno di media fu orribile la scuola era lontana dovevo stare vicino a mia madre ogni tanto avevo poco tempo da spendere per gli studi le cose peggioravano. Quel anno non ho potuto studiare, i soldi che guadagnava mia madre al mese non le bastava per i miei studi ed occuparsi dell’intera famiglia. pochi giorni fa era passato l’agente della banca e ci aveva chiesto di lasciare la casa per i debiti che aveva mio padre la mamma era disperata non ce la faceva piu. Infatti per questo decidemmo di trasferirci dai nonni sperando che le cose si migliorassero, nel 2015 avevo gia quasi 10 anni quando decisi di andare via da casa mia, per lo scopo di farmi un futuro migliore. Il giorno dopo la scelta mi venne spontaneamente senza nemmeno pensare ai rischi che stavo per andare incontro, ero abbastanza piccolo per poter riflettere, a quella età ogni ragazzo della mia stessa generazione pensava solo di stare vicino ai suoi, non avventurarsi nel suo futuro. Mi ricordo che era un lunedi sereno soleggiato quando mi svegliai e feci colazione da mia nonna di solito andavo a trovare i miei amici, o andavo ad accompagnare mio nonno a pascolare, o giocare sotto la veranda della piccola casetta di mio nonno costruita in argile e coperta di paglia adoravo molto mio nonno era un vecchio modesto 16
sapeva bene come trattare i nipoti ogni volta mi raccontava delle piccole storie mi portava in giro coi animali mi divertivo molto quando stavamo insieme egli aveva quasi 70 anni, faceva il pascolatore aveva abbastanza mucche pecore ed altri animali Invece quel giorno rimasi vicino ai miei senza muovermi di casa poi verso mezzo giorno quando tutti iniziarono ad affacendarsi andai alla fermata dell’autobus lontano circa di 10 KM perché dovevo informarmi della partenza dell’autobus per la città dove si puntavano tutte le mie speranze per la partenza. Dopo aver trascorso molti km arrivai li, chiesi di nascosto senza farmi scoprire, perché dovevo andare via di nascosto senza farmi vedere da nessuno ne dai miei, ne da nessuna persona, perché li c’erano alcuni amici di mio padre che hanno lavorato con lui per anni tra i quali c’era il signor peter un uomo che è sempre stato affianco di mio padre e molto leale era gia disocupato, non faceva piu niente ero amico con sua figlia Sara che avevo conosciuto quando facevo le elementari era una bellisima ragazza e raffinata in fatti era l’unica che mi piaceva aveva degli ochi espressivi adoravo molto il suo sorriso in poche parole, aveva i lineamenti cosi delicati che potevano attirare ogni persona infatti ogni volta che eravamo da soli provavo a baciarla ma lei non me l’ha mai permesso, mamma non smetteva mai di burleffarmi. Allora per questo dovevo star attento per non essere scoperto, se lo scoprisero non mi lascierebbero andare perché ero il figlio unico di mia madre lei mi voleva molto bene pero non avevo alternativa ero costretto ad andare lontano da quella terra per poter diventare qualcuno un giorno, avevo visto che fine avevano fatto molti nel mio paese, alcuni di loro non ebbero la fortuna di costruirsi un futuro, furono privati di molte possibilità, tipo aver accesso all’educazione che secondo me è l’unica strada per trovarsi tra gli speranzosi, ovvero 17
per non finire nelle miniere o nelle piantaggioni di cacao o di caffe alimentati dagli occidentali. Tutti questi pensieri mi costrinsero ad andarmene. La mattina seguente mi svegliai all’alba sapendo che mamma usciva presto per andare al lavoro, allora quel giorno dovevo sistemare tutto avevo passato tutta la notte a pianificare a ponermi dei progetti, e a pensare mentre tutti dormivano. la mattina verso le 7 tutto era gia sicuro avevo raccolto tutti i soldi che avevo messo da parte molto tempo fa e una maglietta che mi aveva regalato mio padre quando avevo compiuto i miei 9 anni, era l’unico regalo che avessi come ricordo, non lo volevo perdere per questo decisi di indossarlo perché stavo andando dove non conosco neppure sapevo di che lato si trovava ne avevo solo sentito parlare di Conakry, ma non sapevo qual era la realtà ovvero la sua vera faccia. Mi alzai dal letto e feci un giretto, saltellando, e cantando a sotto voce nella casa sulla scrivania di mamma c’era la mia carta scolastica dove erano presenti tutti i miei dati questa carta mi poteva permettere di passare tutti i posti di polizia presentendomi come un vacanziero in tutte le zone della cedeao che è una organizzazione di tutti i paesi dell’Africa occidentale che permetteva la libertà di circolazione di tutte le zone dei paesi membri, la presi e la misi nella mia tasca sinistra Era già quasi il pomeriggio nonno era andato a guidare gli animali senza passare da casa mia, perché la notte l’avevo detto di non sentirmi bene per questo decise di non interrompermi il sonno, invece la nonna era andato a incontrare la sua amica Helene si confidavano sempre tra loro ogni giorno le mattine andavano ad incontrarsi per parlare di fatti loro, ma a verità non mi sono mai interessato di cosa si confidavano quella signora non mi è affatto piaciuta. Quanto a mamma sapevo che essa tornava di solito verso le 8 comunque la giornata era ancora appena cominciata 18
l’autobus per Conakry era previsto per le 2, ed io avevo gia aquistato il biglietto cosi decisi di approfittarne prima che mamma tornasse, andai col cuore pieno di ansia un aria perplessa e di malinconia che soffiava tra la mia mente un vento di aurevoir che imperversava da sinistra a destra ogni volta che sentivo un rumore mi nascondevo tra le erbaccie temendo di incontrare qualcuno che mi riconosca feci cosi fino ad arrivare alla fermata dell’auto bus il pullman stava gia per partire pero fortunatamente il venditore di biglietti stava chiamando i nomi dei passeggeri chiamò fino all’ultimo nome ero in fondo seduto sulla panchina ansioso aspettando di udire il mio nome un attimo dopo sentii strillare il mio nome, esclamai Finalmente! corsi e entrai nel pulmino 5 minuti dopo il pulmino si stava gia per avviarsi in effetti la cosa strana che nel pullmino tutti i ragazzi della mia età stavano coi loro genitori, altri andavano in vacanze altre tornavano io invece ero isolato li all’indietro, sentivo davanti verso la porta di uscita dei sussuri che mi intimorivano tanto che mi facevano tremare tutto il corpo, in realtà ero cosi emozionato, io che non ero mai uscito fuori del mio paesino non sapevo manco se esistesse un’altra parte dopo le montagne che vedevo ogni mattina, le quali circondavano il mio caro paesino il mio viaggio piu lungo che avessi fatto era gli spostamenti che facevo da casa mia al mio nonno. Ogni volta che si fermava l’autista in un posto di controllo della polizia fingevo di dormire per questo non fui fermato manco una volta dopo ore e ore di viaggio era gia quasi notte, c’era un aria di tranquillità quasi tutti si erano addormentati, io seduto vicino al finestrino con una testa pesante piena di pensieri avevo due cuori che viaggiavano nello stesso tempo uno che viaggiava verso il futuro cioe di cio che mi aspettava vedendomi un uomo riuscito che tornerà nella sua terra natale far ritornare il rispetto riab19
bracciare la sua adorata mamma e ritrovarsi tra gli amici questo mi fortificava e mi rendeva gia un uomo, invece l’altro pezzo del mio cuore indietreggiava facendomi pensare alle mancanze delle carezze di mamma durante la sera quando tornava da lavoro le sue coccole la sua maniera di volermi bene mi dicevo nella testa addio ai piatti di mamma avevo la malinconia questo mi toglieva tutta la forza la visione che avevo e cosi via. è quasi l’alba siamo gia all’entrata della grande città la prima cosa che mi diede il benvenuto era la luminosita dei palazzi della città un aria diversa da quella del solito all’improvviso mi accorsi che siamo gia allo stop del pulman, la mattina era appena cominciata, gente vagava dappertutto uomini donne e bambine passavano da tutti i sensi, altri andavano al lavoro ed altri gia tornavano la vita in città è cosi molto diversa dalla vita che si conduce nei paesi interiori dove la mattina tutti si alzano e gia prendono la strada per i campi dove per andare a scuola si cammina ore e chilometri ogni giorno. Infatti tutti scesero coi loro bagagli io ero senza bagaglio neppure dei vestiti l’unica cosa che avevo era la mia carta e una somma per lo piu centomila franchi guineani, aspettai che tutti finissero di scendere e poi scesi anche io sapevo che mamma si era gia resa conto della mia assenza a casa forse aveva gia denunciato la mia perdita o forse si era gia messa nella mia ricerca, a quel epoca c’erano delle voci che giravano, dei bambini sparivano sempre forse pensava che io sia tra le vittime Per questo decisi di non andare in nessun posto di polizia ne da nessuna struttura rimasi li per quasi una settimana in cosi poco tempo quasi conoscevo tutti i ragazzi del quartiere, li ho conosciuto un ragazzo che si chiamava alexandre era piu grande di me e piu maturo egli abitava con suo padre in un appartamento situato al di la della città dopo qualche giorno di cono20
scenze decise di ospitarmi a casa sua mi fece conoscere i suoi mangiavo a casa sua e dormivo li in fatti era diventato un fratello cosi un giorno gli chiesi di aiutarmi ad avere un lavoro e mi rispose che tipo mi piacerebbe. Ero cosi piccolo che non tutti mi potevano prendere sapevo contare e parlare un po di francese, questo fu la mia fortuna, i suoi gestivano un supermercato dove mi presero a lavorare come commesso, aiutavo la gente a fare la spesa, e poi accompagnarli e cosi mi davano delle piccole monete; la mia routine era dal supermercato alla casa pero avevo alcune cose in comune con alexandre, era orfelino di madre sapeva che vuol dire crescere senza una persona affianco il quale ti raddrizza, era un ragazzo molto raffinato, aveva delle grandi ambizioni, non smetteva mai di fortificarmi, infatti amavo molto i suoi atteggiamenti. Con lui avevo gia quasi dimenticato la mamma in fatti non mi passava manco per testa di chiamarla a verita l’avevo gia quasi dimenticata, forse lei ancora mi stava cercando, oppure lei forse mi aveva dimenticata, boh chissa pero lo sapevo bene che non smetterebbe mai di cercarmi. quanto ad alessandro gli avevo detto di aver perso tutti i miei genitori che ero senza nessuno ogni giorno mi faceva delle domande mi costringeva a dirlo. Pero ogni volta che apriva quel discorso cercavo di inventarmi un impegno, oppure di cambiare discorso non l’ho mai detto. Cosi dopo sei mesi non avevo ottenuto cio che stavo cercando, iniziai a cercare piani come sparire senza che mi vedesse alexandre ma non conoscevo nessuna parte dove andare egli mi teneva sempre d’occhio ne aveva consapevolezza di ogni mio movimento o di ogni cosa che facevo infatti conosceva tutti gli amici che frequentavo allora per questo era cosi difficile di poter scappare senza la sua consapevolezza cosi all’improviso mi ricordai di Karim. Karim era un ragazzo che avevo conosciuto per la prima volta 21
quando ero arrivato in città, era cresciuto li e aveva dei fratelli che vendevano dei biglietti di pullman era piu grande di me di 4 anni, a quel epoca io ne avevo 10 ed egli ne aveva gia quasi 15 non faceva niente come lavoro non studiava neppure abitava coi suoi genitori, era conosciuto quasi da tutti, passava tutta la giornata a fare la delinquenza nel quartiere andando a spasso con gli amici gia a 14 anni aveva cominciato a ubriacarsi, rubava, fumava, faceva tutto cio che facevano gli adulti, infatti dalla prima volta che gli conobbi non mi è piaciuto per niente ma dopo una lunghissima tragedia con tanti sgobbi pian piano iniziamo a diventare amici dopo che un giorno lo avevo portato alla mc donald quel giorno avevo guadagnato molto di piu, rispetto agli altri giorni gli comprai delle patatine, un panino ed una bevanda, coca cola, da quel giorno fummo diventati amici piu stretti, lui mi proteggeva contro gli altri ragazzi era rispettato da tutti i suoi amici in realta erano tutti i suoi sudditi, cosi iniziò pure a venire a prendermi a casa mia ogni volta, uscivamo insieme. Un giorno mentre passeggievamo lungo le vie del nostro quartiere passammo davanti ad una cartoleria che vendeva mappe e attrezzi scolastici vi era affisso una mappa con la rapresentazione geografica di tutti i 5 continenti, infatti quando facevo la quinta elementare ne avevo sentito un giorno la mia maestra dire che sul pianeta terra ci sono cinque continenti, che aveva creato una seria di polemiche tra gli studenti della quarta e la nostra. Cosi feci qualche passo in avanti mentre Karim era distratto guardando due ragazzi che litigavano, mi avvicinai iniziai a guardare con interesse, li il mio viaggio iniziò ad avere luce, sulla cartina, intorno alla Guinea c’erano piu di sei paesi, sulla mia sinistra ci stava il Mali, e li ebbi per la prima volta la decisione di andare in un paese lontano dal mio; io avevo pochi soldi che non sapevo fino a dove 22
mi potevano portare. Ho agito senza neanche pensarci un po, mi sono buttato e cosi strappai un pezzetino della carta dove era scritto Mali visto che non ce la facevo a ricordare. Quel giorno passai tutta la notte a ripetere quel nome strano composto solo da 4 parole fortunatamente io e Karim ormai eravamo stretti mi potevo confidare con lui cosi un giorno mentre eravamo seduti da soli sotto un albero di mango, giocavamo alle carte riposandoci e chiacchierando, ne approfittai e gli chiesi se mi potesse fare un favore rispose “di cosa si tratta” iniziai a tentennare esclamò lui “avanti dimmi” e io dissi “ok mi potresti procurare un biglietto per Mali”, mi rispose di si la giornata passo ed io ero felice in tre giorni mi procuro il biglietto, e mi disse la partenza sarebbe stata il mercoledi prossimo, col suo aiuto riuscii a risparmiare i pochi soldi che avevo E l’ora fatidica arriva molto velocemente: Dring, dring! La sveglia suona. Il grande momento di partenza è arrivato. Nell’avventura, sì, non so ancora se ricostruirò la mia vita, e se riuscirò ad abituarmi al modo di vivere. La cosa più difficile è la decisione di iniziare l’avventura, non il momento dell’avventura, viviamo l’esperienza. Oggi è mercoledi è il giorno previsto per la partenza del pulman per il nord ovest della Guinea, mi sono svegliato alle 4 di mattina bestemiando, è da quasi due settimana che non mi sono visto con alexandre alle 5 l’autobus deve partire e non ce la faro a vedermi con lui per salutarlo, sono gia alla stazione non ho pensato manco a fare colazione, gente sono seduti dapertutto sulle panchine, poliziotti giravano ovunque, ed è l’ora che comincia tutte le attivita, mi diressi verso il pullman, presentai il mio ticket all’entrata e salii mi siedo al 3 rango vicino al finestrino affianco ad un signore il pullman era affollato di gente, alle 6 eravamo gia verso l’uscita della città. Vicino al finestrino mi godevo la bellezza della natura un’aria fresca che sof23
fiava ero come uno spensierato gente chiacchierava, altri sonnechieggiavano il signore vicino dormiva bocca aperta russando, e domenica mattina siamo gia a Bamako nella capitale del Mali una città famosa per la sua storia e le sue opere d’arte, è da tre giorni che non dormo per fortuna sono arrivato sano e salvo alla stazione provai di comunicare in francese ma non ebbi nessuna risposta in realta pocchisimi parlano il francese, tutti mi guardavano come se fossi un pazzo la stazione era piena di autobus che viaggiavano, alcuni uscivano e altri entravano mi ritrovai confuso tra questo traffico di autobus, provai a raggiungere la parte esteriore della stazione dove vi erano negozi, bar e cafetterie tradizionali cosi all’improviso vidi un signore seduto in una caffeteria con una tazza di tè in mano ed un giornale dall’altro mano, cosi provai ad avicinarmi. buongiorno signore con un tono bassissimo, ma lui non replicò, cosi provai di parlare ad alta voce, signore mi scusi lei parla francese, dopo un attimo di silenzio replico il signore con una voce sottile, buongiorno, era gia pomeriggio avevo una fame sproporzionata, era da due giorni che non mangiavo, infatti si vedeva sulla mia faccia, subito esclamò il signore “ragazzino vuoi qualcosa da mangiare?” e io risposi “si signore” cosi mi offri un sandwich fatto tradizionalmente ed una tazza d’acqua, dopo qualche chiacchiera iniziammo a far conoscenza sono quasi le sette di sera è quasi buio tutte le persone tornano dal lavoro i vari uffici e cafetterie sono chiusi è da tre giorni che non ho dormito bene, ho sonno, sono in un posto dove non conosco, nemmeno capisco la loro lingua cosi uscii in giro per cercare dove distendermi, trovai un posto tra gli autobus parcheggiati nella stazione, avevo preso un pezzo di scatola da stendere a terra per poter dormire comodo. La mattina seguente mi svegliai all’alba verso le 5 quando il gallo canta la sua canzoncina per dare 24
il benvenuto alla giornata. Quando iniziano le attivita nella stazione uscii in ricerca di persone che capiscano la mia lingua fino al pomeriggio, ma dopo un paio di settimane capii di non poter esere aiutato da nessuno il livello di alfabetizzazione era molto debole. Da quasi due settimane che cercavo una persona che capiva la mia lingua, o che parlava francese. Il signore che conobbi per la prima volta alla caffeteria non è piu tornato, ero disperato, li non potevo stare, non avevo piu denari per poter comprarmi qualcosa da mangiare, per trovare qualcosa da mettere nella pancia, dovevo uscire dalla stazione tra i passeggieri e chiedere qualche monetina. Sto per compiere la terza settimana in Mali, dopo molta fatica ho finalmente incontrato un ragazzo proveniente della Guinea che parlava esattamente la mia lingua, aveva una caffetteria nei dintorni della stazione, dopo aver finito di presentarmi a lui e spiegato i miei vari problemi decise di prendermi come servitore nella sua caffetteria. ma all’inizio non fu cosi facile, ma giorni dopo giorni miglioravo, iniziai a pronunciare alcune parole in bambara, un dialetto diffusissimo in Africa occidentale, gia potevo comunicare con la gente interessata. Sabato 15 marzo 2015 sul calandario risulta che è da quasi sette mesi da quando ho messo fuori i mei piedi dalla soglia della porta di casa mia, da due mesi che sono sul suolo maliano e non ho ancora un risultato positivo, mi sono svegliato con un’aria diversa dal solito, sono un po’ nostalgico, ho la voglia di parlare con mamma ma cosa le direi? che sono diventato un vagabondo? cosa direbbe lei? mi farà mollare sul mio sogno? no non esiste proprio è l’ultima cosa che farei, ho imparato che nella vita bisogna sempre tenere duro, non buttarsi mai giu lasciando i propri sogni, sono confuso da questi concetti che ballavano nella mia testa, sono terrorizato sono affamato di successo. Sento di non soffrire cosi 25
nel nulla, perché se è vero cio che dice la legenda: “niente si ottiene nel nulla, che bisogna asciugarsi il sudore sulla fronte per riuscire” allora ce la farò un giorno. lunedi 17 Marzo del 2015 mi sono svegliato all’alba per lavorare perché a quell’ora comincia tutto nella capitale, il sole sorge proprio a quest’ora dopo che l’imam della moschea fa il suo appello ai fedeli. Religiosamente sono gia perduto, la notte del sabato e quello di domenica sono stati due giorni d’inferno, stavo per mollare, il mio cuore tornava solo indietro, non riuscivo piu a controllarmi, per questo sto per andare via, ho cancellato il cuore del Sow che ero, ormai non vedo l’ora di essere sul trono dei miei sogni lo so che è difficile far soffrire la persona che ti ha tenuto nel suo ventre per ben 9 mesi, che ha preso cura di te per ben 10 anni, che ha sopportato tutti i litigi familiari tra madre e padre e tutte le difficolta economiche ect... tutto per la tua benevolenza, pochi hanno la chance di aver una madre forte come la mia ed io sono orgoglioso di questo e soprattutto quella che ti ha imparato a far i tuoi primi passi e parlare le tue prime parole, e lo so non sara una cosa facile andare avanti quando sai che lasci qualcuno indietro che soffre per te, versando lacrime al posto tuo. Ho lavorato solo per quasi 2 mesi ho guadagnato un po’ di soldi, nel corso del lavoro che ho fatto ho conosciuto diversa gente del posto che fa vari lavori e tra questi alcuni vendono biglietti di viaggio verso il Niger Burkina faso, Costa davorio ect... sono conosciuto ovunque grazie al mio bambara masticato mescolato col francese, alcuni la prendono come una cosa divertente, ma a verita mi fa davvero incazzare quando parlo e la gente ride sotto, ma faccio finta e faccio uscire il mio lato positivo che sono i miei denti brillanti, anche se ormai non pensavo piu a lavarmi i denti ed io non osavo manco ridere alla gente ma comunque mi è sempre rimasto quei denti affascinanti, ho 26
sempre nascosto il mio lato negativo e esposto quello positivo alla gente, la mia educazione l’ho sempre sfruttata, e questo mi ha portato ottimi rapporti con la gente. Oggi è il primo aprile 2015 mi ricordo proprio come se fosse sucesso ieri fu il giorno che mi buttai nella vera grande avventura, mi ritrovai dentro un pullman diretto al nord dell’Africa, con centinaia di gente a bordo, abbiamo attraversato vari paesi che sono il Burkina faso con la sua solenne natura ammirabile, le sue carrozze di asini in giro, e i suoi abitanti accoglienti. Ormai siamo nel territorio Nigerino, mi trovo al di sopra dell’equatore nel sahara il deserto piu vasto dell’Africa dove la temperatura supera i 40 gradi sono al confine tra l’africa subsahariana e quella settentrionale, precisamente sono ad Agadez una città famosa per i migranti, trovo un mucchio di ragazzi disperati in direzione dell’occidente per migliorare la loro vita, una rete di trafficanti organizzati dagli stessi africani che fanno parte della sicurezza per il controllo del flusso, ogni km ci sono vari posti di polizia, alla fine sono tutti corrotti, si lasciano influenzare dai soldi al posto di impedire gli imbarchi che causano l’uscita di migliaia di ragazzi, lasciando la loro propria terra nella speranza di una vita migliore, nonostante i vari investimenti sulla chiusura delle reti, insomma è il centro dell’affare, ogni giorno vedevo imbarcamenti nei pick up diretti verso il deserto per la Libia ma io sapevo che la Libia era una colonia italiana ed era crollata nella guerra per l’assasino del presidente mohamed ghedafi e dove assolutamente non potevo proseguire i miei sogni. Fortunatamente non mi lasciai assolutamente convincere da nessuno, proseguii la mia strada che mi diresse verso il nord, dopo giorni e giorni di camino geog[r]aficamente mi trovo a Assamaka, l’ultimo villaggio del Niger dove confina con l’Algeria. È da una settimana che non mangio bene, sono debole fisicamente, ma ogni 27
volta che pensavo a mamma diventavo forte e dimenticavo la fame, e pensavo ad un altro lato della vita, cioe la vita fantastica, una vita nei sogni. Al confine ho trovato molti altri nigerini in direzione dell’Algeria, mi metto dentro una folla di gente che parlavano lingue diverse, caminammo per tutto la giornata fino al calar del sole quando comincia il silenzio della notte, ci troviamo giusto al confine dove erano presenti molti poliziotti armati con dei cani che controllavano la frontiera, si vedevano le luci della prima città algerina chiamata enghisam che si trova a piu di mille chilometri della città piu importante del paese che era algeri. Sulla frontiera vi erano montagne di sabbia alte che impedivano il passaggio della gente e delle machine. C’era un’unica entrata ed un’unica uscita dove vi erano molte guardie che si cambiavano ore dopo ore e equipaggiata da tutta la nuova tecnologia per la sicu[r]ezza, c’era uno spettacolo di luci che girava tutto intorno per allarmare, l’unico modo per entrare era di scalare le montagne di sabbia con cautela e con rischio di essere colpito da un colpo di proiettile o di scalare fino alla cima della montagna di sabbia e cadere sotto e morire. Non fu affato facile ma dopo ore e ore di tentativi nel rischio della mia vita, sono riuscito a varcare la mont[a]gna di sabbia e ora mi trovo nell’altra parte dell’Africa nel mondo arabo. G[r]azie all’arabo che conoscevo prima in Guinea ho potuto negoziare con un autista di merci che si dirigeva ad una città che è a circa cinque cento chilometri dalla capitale. Giovedi 11 Febbraio del 2016, se non sbaglio di giorno e di data, sono circa sei mesi che sono in Algeria, sono impiegato come manovale in un cantiere di costruzione privato in nero insieme ad altri ragazzi, lavoro nelle condizioni pessime e sono pagato pocchisimo, a quel tempo non potevo sopportare un lavoro del genere ero troppo 28
piccolo per poter esercitare un lavoro di forza, pero per soppravivere ero costretto a fare qualsiasi lavoro e a qualsiasi costo, mi trovo in un paese dove la discriminazione razziale regna la sua piena era, mi ritrovai in una epoca storica che avevo imparato a scuola pochi anni prima, ovvero un’epoca che aveva vissuto i miei nonni durante il commercio triangolare e la spartizione dell’africa, la schiavitu, la privazione di vita alle persone di colore, il divieto di uso dei trasporti comuni, privi di ist[r]uzione, privi di asistenze medicali e sanitarie l’odio ect… dormivo nei cantieri insieme ad altri ragazzi con il rischio di essere colpito da pietre o essere agredito dai ragazzi del posto, sono mal nutrito, siamo vittime di pregiudizzi, sempre rimproverati da cattive persone, tutto perche abbiamo il colore della pele diversa della loro. I paesi nordisti sono dei paesi che credono di essere fuori dell’Africa perche culturalmente, economicamente, e razzialmente hanno una vita diversa da molti paesi africani ed un po’ piu simile a quella occidentale. Di fronte a questa situazione non potevo proprio resistere, ma ho dovuto scappare, sgobbare per ottenere un futuro, e per non morire nelle piantagione o nelle cantiere decisi di trasferirmi in città dove rimasi per strada per due mesi, facendo una vita da barbone, per mangiare chiedevo alla gente o durante i giorni di culto come il venerdi andavo nelle moschee dove fanno sacrifici di cous cous e vari altri cibi arabi. Alla fine dopo aver conosciuto molta gente e aver ricevuto molti sugerimenti, ho deciso di rischiare la mia vita per completare la mia avventura andando piu al nord insieme ad altri ragazzi. 26 Aprile 2017 Era Mercoledi, erano quasi le 2 di quel torrido pomeriggio di meta aprile, gia piu caldo che estate quando mi ritrovai seduto dietro una pick up toyota con una decina di ragazzi diretti per la Libia. Siamo nel deserto di sahara 29
il piu esteso dell’africa, dappertutto si vede solo sabbia montagne sabbiose, pietre di sabbia e un sole ardente, c’è un vento bollente che mi impediva di fare un lungo sospiro, dietro il pick up siamo tutti stretti nessuno si puo muovere, l’autista guida a tutta velocita, non ce nessuna strada, siamo a rischio di perderci nel deserto, guida senza gps il sole sta per calare. Dormire nel deserto del Sahara per la Libia è stato un viaggio oltre le stelle che formano il firmamento. Le stelle che hanno ipnotizzato me con gli sguardi nei sogni caldi e sabbiosi. Qui c’è solo deserto, le stelle e noi bastava solo un bicchiere di te per capire che ero pronto a dormire sotto le stelle nel deserto del Sahara. All’improvviso non era la stella che ho visto, ma solo la sua luce in ritardo di distanza. Il sole sta per sorgere siamo sempre piu vicini al primo villaggio libico. È mezzogiorno dopo ore e ore di viaggio siamo alla soglia della capitale libica “Tripoli” tra le zone piu colpite dalla ribellione contro ghedafi., Il benvenuto fu i rumori dei spari, case colpite da bombardamenti ospedali e scuole distrutte, strade chiuse, niente attivita, si vedevano solo persone che camminano dappertutto con armi in mano e la faccia nascosta da maschere mi ritrovo in una situazione piu complicata che avevo mai vissuto in vita mia, ora mi trovo abbandonato per strada a piedi nudi con un sole di 50° da solo, con la faccia mascherata di polvere del deserto, i capelli pieni di grani di sabbia sono irriconoscibile. Un attimo dopo sentii un colpo di pro[i]ettile bum all’indietro mi voltai, alle spalle subito vidi gli sbirri indietro che gridavano in lingua libica “TARJAMAAT” che vuol dire A terra. Di solito quando ti fermano i poliziotti ti chiedono documenti ma essi presero e mi misero dentro la loro macchina picchiandomi dandomi calci dappertutto, e colpendomi con il fucile dicendo “YALLA” che vuol dire subito e mi portarono in 30
prigione dove trovai un millenio di ragazzi rapinati, capii subito che ero nei guai, senza essere interpellato. Sono innocente ma li non potevo protestare, sono in paese dove non c’e nessun diritto dell’uomo c’e il commercio delle persone di colore in giro, ogni giorno ci sono nuovi arrivi. Ma di cosa si trattava questa prigione, erano dei vecchi prigioni militari trasformati in zone di commercio, le condizioni di vita erano pessime, avevamo accesso a solo un’unico pasto al giorno che era un pezzo di pane e un bicchiere d’acqua, le attivita principali erano: ogni mattina venivano dei proprietari di grandi campi di riso o dei proprietari di case in costruzione alla ricerca di gente che lavora, ma gratis cioe senza essere pagato, i soldi che dovevi guadagnare li prendono i proprietari dei centri di detenzioni, mentre tu al contrario venivi frustato per tutta la giornata. Sgobbai in queste pessime situazioni per ben 3 mesi proprio infernali, ora sono libero dopo aver conosciuto un ingegnere libico che mi aiuto a uscire fuori di questo luogo infernale. A volte è scocciante imparare lingue e culture diverse ma grazie alla mia conoscenza linguistica e culturale riusci a fuggire da queste mure con l’aiuto di aamir l’ingegnere che mi consiglio di attraversare il mediterraneo mi portò nelle mani di alcuni suoi amici trafficanti che occupavano un campo militare marino libico e controllavano un gran flusso migratorio. Li rimasi in buone condizioni per i miei ultimi mesi prima dell’imbarcazione li aiutavo a tradurre dall’arabo alle varie lingue africane specialmente alle lingue precoloniali, francese inglese spagnolo e in alcuni dialetti africani come il fulla del quale ero nativo, il bambara che avevo imparato in Mali ect. In cambio mi fecero imbarcare tra una delle sue barche per l’europa come ricompensa. Venerdi 21 novembre 2016, per noi musulmani è un giorno sacro si dice che è sempre buono viaggiare quel 31
giorno, è autunno il mare è meno agitato, è arrivato il giorno piu atteso nella mia vita, il giorno dell’imbarco per l’italia, forse sta arrivando il momento del cambiamento della mia vita forse potro sedermi su una sedia e parlare del mio futuro, ricominciare tutto da zero, e finalmente potro chiamare la mia mamma e dirle che ce l’ho fatta, o al contrario moriro in un naufraggio marino senza lasciare traccia della mia esistenza come lo è stato il caso di miglia[i]a di ragazzi come me morti nel mediteraneo in ricerca di fortuna e di speranza o forse sara il tg ad annunciare la mia morte al mondo intero. Mi sono svegliato prestissimo senza neanche fare colazione abbiamo cominciato di finire a montare i pezzi dei barconi iniziato quasi una settimana prima, era previsto che verso il crepuscolo al tramonto se le acque sono tranquille si parte nel viaggio pe l’oltre mare raggiungendo l’altra parte del mondo, l’occidente descritto dalla gente come un paradiso economico ma chissa se arriverò vivo e sano o se sarò preso da una onda. Era la domanda preferita, la decisione non fu facile ma oramai ero gia dentro non potevo piu rinunciare, la vita in Libia non è fatta per me, non credo di poter soppravvivere sotto quella ribellione civile a rischio di esser bombardato ogni giorno. Tutte le giornate e le notti erano piene di terrori e paure, non potevo ne uscire fuori ne andare ad un supermercato, la piu forte ragione era pensare a costruirmi un futuro quanto a mamma è da quasi due anni che non le ho sentito, forse hanno gia fatto il mio funerale a casa mentre sono vivo, sono molto giovane per morire a quella eta ho solo 12 anni, meritavo il calore di una madre e la vita in famiglia, ho una vita intera che mi aspetta. l’ora si sta sempre avvicinando stiamo sempre progredendo alla preparazione dei barconi i capitani sono gia selezionati e i passegieri sono gia divisi. 32
Sono le 7 di sera, eccoci tutti di fronte al mare, c’e un vento di mare che soffia, noi siamo tutti pronti per il viaggio, tutti sono impegnati a pregare, cristiani come musulmani li la discriminazione religiosa o razziale non aveva piu posto, siamo tutti diventati fratelli, è arrivata l’ora di salire nel barcone e mettersi in viaggio ci siamo spartiti nelle varie barche, ogni barca conteneva piu di 130 ragazzi mi siedo al centro del barcone dove non potevo vedere l’orrore del mare agitato, sono circondato da fanciulle fanciulli donne in eta di famiglia, bambini e anziani, di tutte le origini. Quando udii il rumore del motore seppi subito che era arrivata l’ora. Il viaggio è cominciato proprio alle 8 di sera quando il sole ègia calato e la luna sta per sorgere piu di 10 barconi sono nel mediterraneo e si dirigono tutti verso le stesse direzioni con dei conduttori incompetenti senza gps niente equipaggio, era proprio un viaggio pericoloso, all’inizio cioè sulle coste libiche il mare era calmo ma man mano che andavamo in avanti il mare si agitava di piu, venivamo trasportati dalle onde, tutti terrorizzati e paurosi spesso accompagnati da grida di feminuccie e di bimbe. Dopo qualche ora di viaggio nel mare e di orrore è mezzanotte siamo al centro del mediterraneo dove il colore dell’acqua è scura, il fondo invisibile l’acqua non è mai calma c’e un odore di petrolio insieme all’odore del sale che faceva venire la nausea, donne vomitavano e bimbi piagnucolavano. Il nostro barcone che era di plastica e di legno si era bucato dalle onde il motore si è spento, ora siamo guidati dal vento e dalle onde del mare, il barcone è innondato e per impedire che si sfondi ci togliamo tutti i vestiti e cominciamo a chiudere i bucchi dai quali entrava l’acqua. È arrivata l’ora dell’entusia[s]mo e sopratutto del panico, ecco davanti a noi la nave delle ong ognuno di noi voleva essere il primo ad essere salvato, tra poco il barcone era per sfondarsi, i lavoratori delle ong ci hanno 33
equipagiati tutti di salvataggi ormai tutti coloro che sanno nuotare sono salvi ma invece è un danno per tutti coloro che non sanno nuotare, bimbi e donne compreso me. Il barcone di salvataggio comincio a salvare tutti i bambini e le donne, poi dopo comincio a prendere quelli piu grandi. Nel frattempo alcuni che erano precipitati cioe coloro che non volevano aspettare si erano gettati nel mare e le barche della ong non son riu[s]citi a fare in tempo a salvarli. Il mare era agitatissimo. Io dopo esser salvato e portato nella nave dal mare, ora mi sentivo al sicuro, ci portarono da mangiare e da bere e tutti cominciarono a brindare di entusia[s]mo, all’inizio non sapevo dove eravamo diretti perché la bandiera della nave che ci ha salvato era norvege[se], parlavano solo inglese e una ragazza che parlava francese. È bello vedere l’orizonte la notte sopratutto quando sei nel mare al momento del tramonto, quando il mare si ingiallisce dal colore del sole che sta per sparire e le stelle cominciano a sorgere. Una bella aria si respira, gente gridano di vittoria e persone si abracciano nella gio[i]a, oramai cominciavo a sentirmi alla grande ogni isola che vedevo pensavo che fossimo arrivati pero la nave prosegu[i]va sempre la sua traettoria. non si fermava, sembrava una nave che stava andando all’infinito. Mi venne subito in mente il tempo quando i miei nonni dopo essere schiaviggiati nelle americhe e aver combatuto per le potenze occidentali e tornavano nei loro paesi come erano pieni di entusiasmo e si sentivano eroi, mi sentivo proprio cosi. Dopo aver trascorso centinaia di km apro gli occhi la mattina e mi sveglio nella meravigliosa Italia, con la nave stiamo arrivando a Paler[m]o. Subito arriva la colazione fatta in Italia, seguentemente sulla nave arriva il sindaco fece il suo discorso e le ong cominciarono a svuotare la nave, la guardia medica inizio ad occuparsi delle persone ferite e quelli che si sentivano male. oggi è 34
proprio la data indimenticabile nella mia vita, ricordo che era il 27 ottobre del 2016 che mi trovo sul territorio italiano. Dopo esser passato in vari centri di identificazione ci hanno spartiti nelle varie strutture sociali, ora mi trovo nel sud dell’Italia in sicilia, abito con quasi 30 ragazzi di nazionalita diverse in una casa acogliente di due piani. Il gestore della struttura si chiama Fabrizio è un uomo intelligente e gentile e che ha viaggiato molto, la casa ove abitavamo era gestita dalla chiesa, in tutta le casa sono presenti delle statuette di santi e cose del genere, la casa era proprio spirituale, ci ha fatto fare delle visite mediche e ci ha fatto fare una chiamata di cinque minuti ciascuno, io ho chiamato mamma ma in realta non ho potuto dire niente, dopo quasi tre anni che non ci siamo sentiti ero senza parole, non riuscivo a crederci che era la voce di mamma mi lascio far andare dai brividi. La prossima settimana era prevista il mio trasferimento in campania nella provincia di salerno precisamente a Polla domani sara lunedi, dopo una settim[a]na che abito nel centro sociale di sicilia se devo essere piu preciso nel comune di ciminna un paese un po lontano da palermo finalmente io e tre altri ragazzi saremo trasferiti, la notte la passamo a giocare alla dama che avevamo disegnato noi stessi con un penerello su una carta di cartone, e invece delle pedine avevamo usato dei tappi di bottiglie di colori diversi, ci siamo aggiunti sui reti sociali dove finora riesco a sentire alcuni di loro. La mattina del lunedi, dopo aver finito di far colazione preparata da seby, abbiamo fatto qualche attivita artistica e abbiamo fatto delle foto in gruppo che finora quando le guardo mi fanno venire la nostalgia mi fanno viaggiare indietro nel tempo, mi fanno venire voglia di riv[iv]ere quel tempo quando mi sentivo piu forte dentro e si vedeva la vendetta nei miei occhi ed ero orgoglioso di me stesso per essere arrivato in italia. Il sole ha gia culminato si 35
trova proprio al centro del cielo ho guardato sull’orologio e segna che è gia mezzo giorno ecco vedo arrivare anna e bruno due operatori del centro iskra di Polla e mi dicono di repararmi e andiamo, non fu facile dire ciao a quei ragazzi che avevo ottenuto una relazione ottima, soprattutto non fu facile per me staccarmi dall’abbracio caloroso di Fabrizio ma ormai ero gia abituato ho c[o]nosciuto molta gente in vita mia non ho mai potuto stare a lungo e finisco sempre di sparire, sembro un giovane nomade. Ora siamo partiti della sicilia ancora vedo le mani di ciao, gli abbraci che mi scambiavo coi ragazzi, ci stiamo allontanando da ciminna ora siamo sull’autostrada, non ho ancora fatto conoscenze profonde con bruno e anna perché non conosco niente nella lingua italiana, sono sbarcato in Italia, parlavo solo francese e inglese pero anna capiva un po di francese e di inglese quindi quando avevo bisogno di qualcosa gia potevo rivolgermi a lei invece bruno che parlava solo italiano con un accento napoletano si faceva capire dai gesti. Durante gli anni di viaggio ovvero da quando sono arrivato in Italia ho cominciato ad ascoltare vari generi di musica come il rock, il jazz un po di pop ed il rap che è il mio preferito, perche quel genere mi rispecchia. Quando i cantanti rappano vedo la mia propria storia nei loro testi, la maggiore parte dei rapper sono ragazzi di strada che raccontano le loro storie cantando su una base. Sono sempre stato appasionato del rap come genere di musica, invece al livello sportivo mi è sempre piaciuto il basket per motivi di gusti, e per la ragione che la maggior parte dei giocatori di basket sono dei afro americani, tipo jordan anche se quando brillava ero piccolo pero ha lasciato la sua storia. È gia mezzanotte ho sonno ma non riesco a dormire c’e una bellisima canzone di rock dei anni 80 in corso, e ho gli occhi bagnati di lacrime, pensavo ai paesi che ho at36
traversato, quanta gente ho conosciuto ormai sembrano che non sono mai esistiti, mi ricordo quando campavo nelle vie dell’Algeri come un barbone, quando scalavo le montagne di sabbia algerine, pensavo al calore e al vento terrificante del deserto, pensavo al terrore della Libia quando sentivo i colpi di bombe e di spari quando venivo sfruttato e venivo sottomesso a lavori di forza che non coincidono alla mia età, quando ho attraversato il terrore del mediterraneo, quando ho visto persone morire nel caldo del deserto e alcuni sparati senza pieta, altri morti nel neufragio del mediterraneo, pensavo soprattutto a quanto sono stato forte a affrontare tutti i vincoli che ho incontrato durante quel famoso viaggio. Durante il mio viaggio ho cominciato ad ascoltare vari generi di musica come il rock, il jazz un po di pop ed il rap che è il mio preferito, perche quel genere mi rispecchia. È mezza notte siamo in calabria, anna e bruno hanno comprato i biglietti per salire dentro la nave e raggi[u]ngere l’altra parta della penisola, alle 4 di mattina gia eravamo arrivati a polla, dove vivevano 15 ragazzi. Ho completato il numero totale di ragazzi 16, quella notte l’operatore in turno era dino un altro ragazo che parlava francese come me, ora mi trovo in una casa sicura e credo di poter pensare al mio futuro ma chissa come saranno i giorni che stanno venendo, la mattina seguente ho fatto conoscenze con tutti gli altri ragazzi, ci siamo presentati l’uno all’altro, lo psicologo è venuto, abbiamo scambiato qualche parola e l’ho raccontato la mia storia con l’aiuto di marco, un altro operatore che parlava francese. Come in ogni casa ci sono regole mi hanno spiegato tutte le cose che bisognava sapere, mi hanno dato delle ricariche, ho chiamato a casa e mi sono sentito con tutti dai nonni fino ai cugini. Ormai credo che sia ora di parlarne del mio futuro ma ce un problema, non capisco niente d’i37
taliano, ho fatto una richiesta di frenquentare la scuola perche ero ancora nella fase obligatoria, ma purtroppo la risposta non fu positiva essi dissero che sono ancora in un centro di primo acoglienza quindi non mi potevano far frequentare le lezioni normali, dicendo che le regole del ministro d[e]ll’interno non prevedono ma per fortuna c’era un corso volontario di pomeriggio organizzato da una maestra della scuola di polla dove andavamo tre volte durante la settimana. Gia nel giro di tre mesi conoscevo abastanze espressioni italiane, con l’aiuto della maestra a scuola e di marco ovviamente che mi ha insegnato le mie prime parole in italiano, sapevo gia chiedere qualcosa in italiano, potevo andare al supermercato da solo, chiedere informazioni addirittura fare l’interprete per alcuni ragazzi che non parlavano italiano, impiegai tutto l’anno scolastico a sgobbare per imparare l’italiano giorno e notte nella rabbia e nella speranza di poter continuare gli studi una volta arrivato nel centro di seconda accoglienza. Ho fatto un sacco di conoscenze a Polla, con la maestra Amodeo dopo sette mesi trascorsi a Polla sono stato trasferito a san rufo un paese un po piu in avanti di Polla, per fortuna sempre nel vallo di diano, le conoscenze che ho fatto a Polla sono sempre rimaste. È gia estate, il tempo piu caldo e piu secco degli staggioni occidentali, mi sono trasferito in una nuova casa e in un nuovo paese, sto ricominciando tutto da zero è una nuova era per la mia vita, non conosco nessuno qui, mi sto impegnando per prepararmi all’anno scolastico seguente, la coordinatrice Emiliana mi ha rassicurato che a settembre cominciero a frequentare la scuola, oramai la maestra Amodeo è diventata la mia tutrice. Era gia un passo per me in avanti, ho qualcuno su cui riferirmi, durante le giornate della fine settimana o nei momenti festivi mi viene a prendere, ho conosciuto i suoi due figli 38
Luca e Luisa e altri membri della sua famiglia, suo marito gerardo che era il professore di matematica e già lo conoscevo perché ci ha dato delle lezioni di matematica quando seguivo il corso di L1. settembre del 2017 è quasi finita l’estate, tra poco si avvia l’autunno, ma il mese di settembre è il mese delle aperture delle classi scolastiche in italia. Mi hanno comunicato ieri sera che la mattina andremo a fare le iscrizioni nella scuola di teggiano, la notte ero troppo ansioso non vedevo l’ora che arrivasse la mattina ma chissa come andra a finire la mattina non ho manco pensato a fare colazione ne a lavarmi mi sono preparato prestissimo per arrivare puntuale, io Emiliana e la maestra teresa ci siamo incontrati nell’ufficio del preside della scuola statale di teggiano, abbiamo discusso un po per la mia iscrizione nelle classe medie di san rufo volevo fare l’esame, ma purtroppo il preside aveva poca fiducia quindi per questo nonostante tutta la conversazione e le insistenze egli decise di iscrivermi nella classe di seconda media ma con una condizione, se sono in gamba frequento la seconda fino a meta del mese di marzo, eppoi mi trasferisco nella classe di terza media cosi faccio l’esame. Quella decisione non mi piacque per molto pero ero costretto non cera bisogno di mollare. lunedi è previsto l’inizio delle lezioni, mi sono svegliato la mattina presto alle sette ho fatto la doccia, ho sistemato la mia camera, mi sono vestito, ho messo qualche quaderno nel mio zaino che mi aveva regalato Rosanna, una amica della maestra teresa che conobbi durante il progetto di L1, ho messo l’astuccio nello zaino, ed ho fatto colazione. Quando sentii suonare il citofono seppi subito che era emiliana, mi affacciai sulla finestra sentivo in continuazione la parola sbrigati che pronunciava emiliana senza freno, scesi e ci dirigemmo a scuola Emiliana 39
fu la prima persona che mi accompagno a scuola mi ricorda quando ero piccolo, mamma mi teneva la mano e mi accompagnava ogni mattina a scuola mentre piangevo, oggi sono cresciuto ho voglia di studiare, ho smesso di piangere. Il primo giorno di scuola non fu male ero ancora nuovo, ci voleva un po di tempo per abituarmi con i ragazzi, e le maestre, sono timido, nella mia classe siamo due ragazzi stranieri ma sono solo io quello di colore. dopo qualche settimana ho conosciuto tutti i miei compagni di scuola, mi conoscono tutti dalla prima alla terza media, abbiamo fatto le prove di livello I[n]valsi, in tutte le materie, non sono andato male, sono fortunato ho avuto dei bravi compagni di classe e delle maestre fantastiche che mi aiutano tutti sia ad integrarmi facendo capire ai ragazzi che non ce nessuna differenza tra le persone, che ad abituarmi alla vita scolastica in Italia dopo anni che non frenquentavo la scuola. Nei lavori scolastici mi fanno sempre partecipare, non sono mai stato escluso, la m[a]estra d’italiano mi da un sacco di compiti sui temi, mi piace scrivere fare uscire fuori cio che ho dentro, e mi fa molto piacere, continuammo cosi ogni singolo giorno facendo compiti di classe e attività fino all’arrivo della fine dell’anno 2017. È natale, abbiamo cantato e recitato a scuola prima di dirci ciao per le vacanze di natalizie, la prof di francese mi ha affidato una parte in francese da recitare al giorno di natale, ci hanno dato un sacco di compiti da svolgere a casa durante la festa di natale l’ho trascorso con la famiglia della maestra teresa, siamo andati la mattina in chiesa per la messa, anche se non sono religioso ma mi piace molto scoprire le ideologie diverse dalle mie amo frequentare i luoghi spirituali, abbiamo mangiato in famiglia, dopo una settimana di vacanze siamo tornati a scuola, ma purtropo ormai mi restano pochissimi giorni da frequentare la scuola media. 40
A marzo mi devo ritirare per poter fare l’esame a giugno coi ragazzi della terza media, quindi tra poco lascierò i miei compagni, in realta non mi fa molto piacere allontanarmi da loro ma purtroppo è stata una scelta durissima per me marzo 2018 questo mese qui è stato un mese di ricordi ovvero indimenticabile, nella mia vita me lo ricorderò sempre ho avuto un sacco di delusioni, di ricordi e di emozioni. C’e una piccola storiella che non potrei mai raccontare a nessuno forse solo a te carissimo mio diario lo potrei dire, perche ho molta fiducia in te e spero che non mi diffamerai sei l’unica persona virtuale per me, il quale mi posso fidare in questo momento della mia vita sei l’unico amico fidabile che ho, tu che non mi abbandonerai mai ed io spero il reciproco, e sarai sempre disposto ad ascoltarmi, con te mi posso sofogare e posso scrivere qualunque cosa che mi è n cuore e in mente. Nella mia classe ci sono pocchisime ragazze belle, meno belle e bellisime invece nella classe della terza media ci sono tre altre ragazze direi belle, ho provato con tutte le ragazze belle ma alla fine finisco sempre di fallire, mi mettono in friendzone o mi dicono che non sono del loro tipo o si inventa no le solite storie la solita frase “sono fidanzata”, quando non ti vogliono. Invece le ragazze della prima son tutte piccole non vedo nessuna tra loro che possa chiedere una relazione, tutte le ragazze della scuola mi hanno riffiutato durante il corso dell’anno 2017 - fino all’inizio del mese di marzo del 2018, Ce una solo ragazza al quale ormai ho fiducia e al quale spero di poter creare una relazione d’amore seria, credo di essermi innamorato di giada dal primo giorno che le ho vista è una ragazza bellisima, intelligente e soppratutto molto studiosa, amo come si comporta ogni sera messagiamo parliamo di scuola di compiti ect... mi sembra molto matura rispetto alla sua età il giorno di san valentino nel mese di febbraio ho vo41
luto invitarla ad uscire con me cosi passo una serata romantica eppoi approfitto, le ho chiesto via whatsapp se è fidanzata mi ha detto di no, quindi forse ce un posto libero per me nel suo cuore ma ne sono incerto perché ogni tanto che ho fiducia e certezza ad una cosa finisco sempre di cadere nel caos. Con lei ho deciso di fare in altro modo ricorrendo al metodo tradizionale, ho impiegato tutti i giorni restanti prima del 15 marzo a scrivere una lettera d’amore, ho sfruttato tuto il mio vocabolario, la mia rafinatezza per scrivere qualcosa di bella, ho chiesto aiuto agli educatori della struttura che hanno piu esperienza di me in questo campo, ieri ho mandato un messagio a giada e le ho detto che ho qualcosa da darla, ma la sua reazione non è stata entusiasta, ha detto solo va bene, gia capii che non mi accetterà, pero visto che ormai sono dentro non mi arrendo. Sabato 10 marzo del 2018, oggi ho deciso di dare la lettera a giada, alla ragazza che mi piace, sono timido, la mattina mi sono svegliato mi sono sistemato i cappelli mi sono vestito ho fatto colazione, sono arrivato a scuola prestissimo per poter dargliela la lettera prima che entri il professore nella classe, oggi abbiamo quatro ore di italiano e un ora di educazione tecnica. Sono arrivato a scuola, gia ci sono la sue amiche le quali ho gia provato e mi hanno riffiutato quindi per questo non sono riuscito a darle la lettera questa mattina, cosi decido di ridargliela all’uscita, ma per fortuna ho trovato un’altra via di darle la lettera. Mentre coregevamo i compiti di italiano, la prof mi ha spostato e mi ha Messo vic[i]no a lei, cosi presi la lettera e la infilai dentro il suo libro, aspettando la sua risposta, l’intera giornata ero ansioso, quando sono tornato a casa francesco ha cominciato a burleffarmi, dicendo che ho paura di parlare con le ragazze, cosi le chiesi di aprire la lettera e pensarci su. Mentre guardavo la tv ho sentito 42
squillare il mio cellulare, penso che sia lei, ho preso il telefono ho chiuso gli occhi e un attimo dopo ho aperto gli occhi, ho trovato che era il suo messagio, mi ha scritto sempre le scuse solite, sono [r]imasto male per un tempo ma poi cominciai a sfogarmi di lei pian piano. 15 marzo del 2018 Da oggi in poi non verro piu a scuola fino a giugno, devo studiare da solo a casa per le preparazioni dell’esame, lascierò ogni mio singolo compagno di classe, non sono affatto contento per questo. Ieri mattina cioe il 14 tutti i ragazzi della scuola media hanno preparato una festa a sorpresa per me senza che lo sappia, hanno scritto una bellisima lettera per me, mi hanno fatto dei regali dei baci e dei abbracci calorosi, la classe della seconda media mi ha regalato un libro nel quale hanno scritto molte cose commovente che non mi immaginavo, scrissero tutte le parole che ero abituato a dire ogni giorno, la professoressa d’italiano ha scritto per [pure] lei, mi fa piacere che tutti sono contenti di avermi come compagno di classe, per me è una cosa molto grandiosa, un passo in avanti, in realta se devo essere sincero sono stato molto commoso, una cosa che non mi era successa negli ultimi anni, era da troppo che non ho sentito un emozione del genere, abbiamo festeggiato e ci siamo divertiti. In quanto a giada non smettevo mai di provarci con lei, dal vivo, parlando, sembra tutto okay ma poi dopo, con i messaggi diventa un’altra persona, alla fine ho deciso di lasciare quella storia cioè chiuderla, ormai tutti i miei compagni lo sanno che ho avuto una cotta per lei ma mi ha riffiutato, persino alle ragazze delle altre classi, fortunatamente oggi è il mio ultimo giorno. aprile 2018 è quasi pasqua, la moglie di salvatore, lui è “un membro del centro dove abito” che fa pure il giornalista in un radio locale, IRIS è una italo tedesca che fa 43
la dottoressa in svizzera, che vive in svizzera dove lavora, è scesa dalla svizzera per le vacanze di pasqua, le ho conosciuto prima di natale quando venne in struttura col suo marito, da quel giorno in poi abbiamo fatto un’amicizia molto stretta, è diventata una mia seconda sorella, un altro punto di riferimento. Ogni tanto che scende mi regala dei bellisimi libri di francese, mi piace molto, è molto simpatica, socievole sopprattuto gentile, durante le vacanze di pasqua mi ha aiutato a ripetere la mia tesina d’esame. Finalmente mi trovo in Italia, oggi vivo nella provincia di Salerno, in un centro di accoglienza di minorenni insieme ad altri ragazzi, il mio sogno si sta realizzando pian piano, a breve devo sostenere l’esame di terza media per poter passare allo stato superiore della scuola. Mi sto abituando alla vita occidentale, e sto conoscendo un sacco di persone che mi sostengono a realizzare le mie speranze, integrarmi di piu e concludere il percorso scolastico. La mia vita sta cambiando, sto diventando maturo ogni giorno che passa e sto provando a recuperare la mia infanzia persa. Per ora se devo essere sincero non ho una minima idea di che fare da grande ma sto ancora pensando. Infine, spero di poter riabbracciare mia mamma un giorno, ritrovare i miei cari amici che ho lasciato, e tornare in Africa da grande.
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Biografia Thierno Sadou Sow arriva in Italia da solo nel 2017, a soli 13 anni. È nato in Guinea nel gennaio 2004. Figlio unico, nel suo Paese d’origine frequenta la scuola fino al 2014, anno in cui il padre muore e iniziano per Thierno e sua madre difficili problemi economici. Thierno capisce molto presto che in Guinea non ha altre possibilità se non quella di un lavoro duro e faticoso, in condizioni spesso inumane e senza alcuna possibilità di migliorare il proprio futuro. Prende una decisione drastica: partire da solo, a 10 anni, senza avvisare la madre, perché non riuscirebbe ad accettare il dolore del distacco. Le tappe del viaggio che lo porterà in Italia sono molte e in ognuna si ferma qualche mese per lavorare e ricavare il denaro necessario a un altro spostamento. Prima la capitale della Guinea, Conakry, poi quella del Mali, Bamakò; da qui attraversa il Sahara nigeriano fino ad Agadez, crocevia della principale rotta migratoria dell’Africa subsahariana, e si dirige verso l’Algeria, dove rimane 6 mesi e da cui fugge dopo aver sperimentato il razzismo verso gli africani provenienti dall’Africa subsahariana. La meta è la Libia, la costa del Mediterraneo, per affrontare il rischio del viaggio in mare verso l’Europa. In una notte dell’autunno 2016 salpa con altri compagni; la traversata è tragica e vengono tratti in salvo da una nave con bandiera norvegese che li trasporta a Palermo. Thierno viene accolto in una struttura in Sicilia e finalmente telefona alla madre: “ero senza parole, non riuscivo a crederci che era la voce di mamma mi lascio far andare dai brividi”. Presto viene trasferito a Polla, in Calabria, dove frequenta la scuola media, fino al diploma, che consegue con ottimi voti. Attualmente prosegue gli studi. Contesto di origine Thierno nasce nella Repubblica della Guinea, uno degli otto ex possedimenti coloniali francesi in Africa occidentale, e uno dei più poveri da quando, nel 1958 a Conakry, il Presidente SékouTouré disse no al Presidente francese De Gaulle rifiutando di
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aderire alla Communauté Franco-Africaine. Il ritiro immediato degli aiuti, dei tecnici della cooperazione francese e l’isolamento internazionale marcarono da subito la vita del Paese portando a ristrettezze economiche e alla scelta, come conseguenza, di aderire al blocco socialista. Le condizioni economiche della Guinea sono tuttora molto precarie: il 47% dei guineani vive sotto la soglia della povertà, il Paese fa parte della lista degli Stati meno sviluppati, l’Indice di Sviluppo Umano, attorno allo 0,41, è uno dei più bassi al mondo. Nell’ultimo Rapporto delle Nazioni Unite la Guinea occupa il 183° posto su 188. Non stupisce quindi che Thierno, pur giovanissimo, abbia iniziato il suo viaggio andando a cercare un lavoro e maggior fortuna nel Paese relativamente più ricco della regione saheliana, il Mali. Dei circa 10.000 minori stranieri non accompagnati in Italia (MSNA) del 2018, la metà proviene da sei Paesi (Albania, Egitto, Gambia, Guinea, Eritrea, Costa d’Avorio), e sono per l’80% di sesso maschile. La fascia numericamente più significativa (70%) è quella dei diciassettenni. La fascia 7-14 anni (Thierno ha 13 anni quando arriva in Italia) copre solo il 6%. Di qui l’eccezionalità del lungo e travolgente racconto di Thierno che ricorda le avventure di Huckleberry Finn, e le sue schivate per evitare le trappole degli infiniti sfruttamenti e rischi di morte procurati dall’ostile mondo degli adulti, finché non approda in Italia. Contesto di arrivo Non sono un operatore, sono un giornalista e da osservatore per raccontar fatti non ho mai pensato di ritrovarmi parte attiva in una casa che ospita minori stranieri non accompagnati. Parte attiva vuol dire accompagnare, fare l’autista, dare consigli, essere figura maschile, organizzare, e tanto altro. Ma non da operatore. Sono solo parte della cooperativa che gestisce la Casa dei Popoli a San Rufo in provincia di Salerno, un paesino minuscolo sulle montagne delle aree interne dell’Appennino, dove mi sono ritrovato per caso, quando ho deciso di lasciare un lavoro ben paga-
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to all’estero per fare ritorno al Sud. Scelta non tanto condivisa dal piccolo 14enne Thierno Sow, per tutti Sow, che ha voglia di studiare, prendere un diploma, magari una laurea e poi andare nel mondo. Che il Sud, che l’Italia ha tanti difetti, secondo Sow, secondo tutti e quindi “perché sei tornato?”, mi dice. Lui mezza Africa l’ha già attraversata in due anni, che vuoi che sia l’Europa. Il saggio Sow, il talentuoso Sow che parla tante lingue, a volte l’antipatico, testardo e netto Sow da ridimensionare con severità, quello che fa subito amicizia con i rapper del posto, che esce di casa in estate a parlar di ragazzine e di calcio, ma che ha tanto bisogno di affetto. Nonostante l’aria sicura che traspare dalle sue azioni, nonostante il fare sbrigativo del suo parlare. Il piccolo paese di montagna è per ora un porto sicuro dove apprendere, forgiarsi, rinforzarsi, imparare regole e umiltà e fare i conti con le assenze, con chi ha lasciato laggiù ancora più a sud, con il vuoto della mamma. Il piccolo paese è il luogo dove scrivere e tirare le somme, raccontare un po’ della sua vita da bambino, del suo viaggio impossibile e restare in equilibrio. Lo ha iniziato a fare con DiMMi, continuerà a farlo ancora. Fino a quando sarà di nuovo pronto per andare, studiare e studiare, lavorare e chissà, forse alla fine tornare in patria. Intanto però, qui a San Rufo ci stupirà ancora per molto. Salvatore Medici Giornalista, membro della cooperativa che gestisce la Casa dei Popoli di San Rufo in provincia di Salerno
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