La prima frase è sempre la più difficile

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Wisława Szymborska

La prima frase è sempre la più difficile

Disegni di

Guido Scarabottolo



Quando mi viene posta questa domanda, anche io esito. Ma la mia risposta è: l’ispirazione non è privilegio esclusivo di poeti o artisti in generale. Ci sono, ci sono state e sempre ci saranno persone che ricevono la sua visita. Di questo gruppo di individui fanno parte quanti hanno consapevolmente scelto la propria vocazione e svolgono il proprio lavoro con amore e immaginazione. Può trattarsi di medici, insegnanti, giardinieri - e potrei andare avanti a elencare migliaia di altre professioni. Il lavoro di queste persone diventa un’avventura continua, nella misura in cui riescono a trovarvi sempre nuove sfide. Le difficoltà e le battute d’arresto non soffocano la loro curiosità, e da ogni problema che risolvono scaturisce un nugolo di nuove domande. Qualunque cosa sia l’ispirazione, nasce da un continuo “Non lo so”.



Ecco perché do tanto valore a questa breve frase: “Non lo so”. È solo una frasetta, ma vola su ali possenti. Espande le nostre vite, abbracciando gli spazi dentro di noi e le distese esteriori in cui il nostro piccolo pianeta fluttua sospeso. Se Isaac Newton non si fosse mai detto “Non lo so”, le mele del suo frutteto sarebbero cadute a terra come chicchi di grandine e, nel migliore dei casi, lui si sarebbe fermato a raccoglierle e a mangiarle con gusto. Se la mia compatriota Marie Skłodowska Curie non si fosse mai detta “Non lo so”, sarebbe probabilmente finita a insegnare chimica in qualche scuola privata per signorine di buona famiglia e avrebbe passato la vita a svolgere questa professione, altrimenti perfettamente rispettabile. Ma continuò a dirsi “Non lo so”, e queste parole la portarono - non una, ma due volte - a Stoccolma, dove gli spiriti indomiti e curiosi vengono talvolta insigniti del premio Nobel.



I poeti, se sono genuini, devono a loro volta continuare a ripetersi “Non lo so”. Ogni poesia testimonia lo sforzo di ribattere a questa affermazione, ma, non appena viene messo l’ultimo punto sulla pagina, il poeta comincia a esitare, inizia a capire che questa particolare risposta non era altro che un espediente, per di più del tutto inadeguato. Quindi, i poeti continuano a provare, e presto o tardi i risultati che derivano dalla loro stessa insoddisfazione vengono raggruppati, con un’enorme graffetta fermacarte, dagli storici della letteratura e battezzati l’“opera”...


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