Di qui passò Francesco

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il percorso


La Verna Dove dormire Per chi arriverà alla partenza del cammino in auto, Chiusi è il luogo ideale in cui lasciarla, posto tranquillo con diversi parcheggi; informare i vigili che la macchina sosterà lì diversi giorni. A Chiusi arrivano corriere sia da Arezzo che da Sansepolcro (servizio Lfi). La Verna: Ospitalità per pellegrini al santuario della Verna: i frati hanno creato una camerata (13 letti) a prezzo pellegrino, incluse cena e colazione. Questa bella accoglienza prevede anche la benedizione dei pellegrini in partenza la mattina, dopo le Lodi. Meglio prenotare un letto per tempo. Nella Foresteria, a pagamento, c’è un’ampia possibilità di accoglienza in camere. Tel. 0575-53.41, chiuso dall’Epifania a fine febbraio. In paese vi sono diverse possibilità di alloggio nel caso il santuario fosse pieno. Chiusi della verna: Villa delle Rose (suore

vincenziane) alloggio, cena e colazione, tel. 0575-59.90.15. Albergo ristorante Bellavista, vicino al sentiero che porta al santuario, gestione familiare, 15 camere con 30 posti letto, ottimi prezzi pellegrini. Possibilità di cena, chiedere del proprietario signor Gilberto, tel. 0575-59.90.29, gilbertogabelli@gmail.com. È l’unica struttura aperta tutto l’anno. tc Hotel da Giovanna, all’inizio del sentiero che porta al Santuario della Verna, 3 stelle, gestione familiare, 14 camere dotate di tutti i comfort, ristorante e piscina estiva. Prezzi scontatissimi per pellegrini. Chiedere del sig. Fausto, tel. 0575-59.92.75 / 335-56.16.917, info@dagiovannahotel. com. t Locanda del buon cammino, viale Michelangelo, prezzi pellegrini, uso cucina. Ristorante convenzionato. Tel. 057559.92.75 / 335-56.16.917 (sig. Fausto), info@dagiovannahotel.com. tcha

La partenza Non è difficile immaginarsi come questo monte [✍] ap-

parve a Francesco e ai suoi fratelli quando lo salirono la prima volta, anche se le tante costruzioni posteriori e i pullman di visitatori parrebbero dirci il contrario. La foresta di alti faggi, abeti, aceri e frassini ci accoglie nel suo abbraccio umido e verde fin dal cancello e basta compiere pochi passi su per i fianchi del monte Penna per ritrovarsi sui baratri rocciosi dove Francesco volentieri sostava. Naturalmente tutto ciò che è stato costruito è posteriore alla sua permanenza qui e, probabilmente, non si uniforma alle sue precise volontà: Francesco fece scrivere nel suo Testamento che tutte le abitazioni dei fratelli devono essere fatte di fango e di legno, in segno di povertà e umiltà e che le chiese che si fabbricano per loro siano piccole… Leggenda perugina - 1631

Ma si sa che la storia dei successori dei grandi maestri in tutti i luoghi, in tutti i tempi e in tutte le religioni ha seguito percorsi che, a volte, si discostano dall’insegnamento originario. Così nel nome di Francesco sono stati costruiti immensi conventi e imponenti chiese 32


la verna

la verna.

La bella terrazza-chiostro.

in cui, però, grandi artisti hanno lasciato opere che, nuovamente, tornano allo spirito originale del Maestro, forse animati dalla forza di quel messaggio iniziale che si fa comunque strada attraverso tutte le sovrastrutture. Dopo aver visitato i luoghi più significativi del santuario è tempo di salire sul monte Penna. La maggioranza dei visitatori non lo fa, ma bastano pochi passi per ritrovarsi soli sotto i grandi alberi, la vista è insuperabile e il silenzio è animato solo dal vento e dal canto degli uccelli, difficile ridiscendere! Per chi pernotterà qui, prima di iniziare il cammino, le ore del crepuscolo saranno sicuramente le più belle; chi vorrà, potrà andare in chiesa e vivere con i frati i momenti di preghiera oppure sedersi sulla grande terrazza a contemplare la calata del sole, l’abbraccio che vi avvolgerà sarà comunque potente.

Da Chiusi al santuario L’antica strada per salire al santuario è

quella della Beccia, piccolo nucleo ai piedi della rupe su cui è costruito il convento; la strada è lastricata ed è affiancata dalle stazioni della Via crucis; sicuramente è il modo più bello e suggestivo per arrivare sul monte. Dal palazzo comunale percorrere la strada asfaltata per Bibbiena per circa un chilometro e mezzo, sulla sinistra apparirà il gruppo di case della Beccia. Lungo il percorso si trova anche la Cappellina degli uccelli, dove Francesco fu da loro salutato. Al termine della ripida salita si è accolti da una scritta, sull’arco che immette nel santuario, che in latino ci dice: “Altro monte non ha più santo il mondo”. 33


la verna

Un altro itinerario, piuttosto ripido ma veloce (20 minuti circa fino al Santuario), è il “percorso natura” che parte dal ristorante “Da Giovanni” e che poi si ricongiunge, in alto, con il percorso della Beccia.

Da vedere La Verna Qui c’è Andrea della Robbia e la sua scuola. Tre delle tante

bellissime opere racchiudono tutta la poesia e la delicatezza del Rinascimento, ma anche lo spirito di Francesco, rivissuto a due secoli di distanza: l’Annunciazione e la Natività nella basilica e la magnifica Crocifissione nella cappella delle stimmate. Terracotta invetriata, la materia più povera e semplice, che si trasforma in capolavoro. Fermatevi a guardare gli occhi bassi della vergine nell’Annunciazione o il grido impresso nel volto della luna e del sole nella Crocifissione. Inoltre in chiesa, in una bacheca su un altare (sul lato destro) è conservato il bastone di Francesco… commovente per noi pellegrini! Ora “abbandonate” l’arte e con queste immagini in mente andate nella cappella della Maddalena; si trova dopo la prima rampa di scale che portano al Sasso Spicco: pochi vi entrano e ancor meno vi si fermano; si dice che sorga là dove fu la prima capanna di Francesco e che sull’altare vi sia la pietra su cui Gesù appariva a Francesco: è un luogo intimo e “magico”. Infine scendete al Sasso Spicco: una scenografia naturale fatta di rocce e muschio.

Chiusi Ai piedi del santuario. Il primo insediamento risale all’età etrusco-romana ma è nel Medioevo che avrà il suo pieno sviluppo trovandosi sulla via di pellegrinaggio verso Roma. Di Chiusi era il conte Orlando Catani, che donò il monte a Francesco nel 1213. I patroni di Chiusi sono san Francesco e l’Arcangelo Michele a riprova di come la montagna fosse in precedenza dedicata all’Arcangelo.

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Francesco a La Verna Il nostro cammino sulle orme di Francesco inizia nel luogo simbolo del suo percorso spirituale: qui, come ad Assisi, la sua presenza è stata, ed è, quasi palpabile. Tutto iniziò quando nel 1213 Francesco e fra’ Leone si recarono a San Leo in Montefeltro venendo da Rimini per predicare a una folla che lì si stava radunando in occasione dell’investitura di un cavaliere. Dono del monte di La Verna I Fioretti ci raccontano che Francesco disse al suo compagno: Andiamo quassù a questa festa, però che con l’aiuto di Dio noi faremo alcuno frutto spirituale.

Fra la folla era presente il conte Orlando Catani di Chiusi in Casentino che fu: … toccato nel cuore da Dio per la meravigliosa predicazione di santo Francesco, si puose in cuore d’ordinare e ragionare con lui, dopo la predica, de’ fatti dell’anima sua. Questo avvenne e quindi messer Orlando disse: “Io ho in Toscana un monte devotissimo il quale si chiama il monte della Verna, lo quale è molto solitario e selvatico ed è troppo bene atto a chi volesse fare penitenza, in luogo rimosso dalla gente, o a chi desidera vita solitaria. S’egli ti piacesse, volentieri lo ti donerei a te e a’ tuoi compagni per salute dell’anima mia.” Francesco fu felicissimo dell’offerta e inviò alcuni suoi compagni al conte che li fece accompagnare al monte da ben cinquanta soldati: … acciò che li difendessino dalle fiere selvatiche. Scelsero la zona più impervia e costruirono una capannuccia per se stessi e Francesco e fecero ritorno poi a Santa Maria degli Angeli per informarlo di come il monte di La Verna fosse: … attissimo alla orazione e alla contemplazione.

Salita a La Verna La prima salita di Francesco a La Verna è ricca di episodi bellissimi e così significativi della vita del Santo che Giotto, a pochi anni dalla sua morte, li volle dipingere sulle pareti della basilica superiore di Assisi. Così sono giunte fino a noi le immagini del contadino, che aveva prestato l’asinello ai frati per trasportare Francesco, troppo debole per salire la montagna e che, seguendoli, ebbe tanta sete e per il quale Francesco fece scaturire una fonte, così come l’immagine degli uccelli che lo accolsero festanti: 35


Francesco a La Verna

... E giunti che furono forse a mezza la salita del monte, perch’era il caldo grandissimo e la salita faticosa, a questo villano si dà la sete grandissima, in tanto che cominciò a gridare dopo santo Francesco, dicendo: “Oimè! che io mi muoio di sete…”. Per la qualcosa santo Francesco iscende dall’asino e gittassi in orazione; e tanto si stette ginocchioni colle mani levate al cielo, che conobbe per rivelazione che Iddio l’aveva esaudito. E allora disse al villano: “Corri, và tosto a quella pietra, e quivi troverai l’acquaviva la quale Cristo in quest’ora per la sua misericordia ha fatto uscire da quella pietra”. ... né prima né poi in quello luogo si vide giammai fonte d’acqua… Fioretti - 1902 … E appressandosi a piè del sasso proprio della Verna, si piacque a santo Francesco di riposarsi una volta sotto a una quercia che era in sulla via… ecco venire una grande torma di diversi uccelli, li quali con cantare e battere l’ali mostravano tutti grandissima festa e allegrezza; e attorniarono santo Francesco in tale modi che alquanti se li posero sul capo, alquanti in sulle spalle, alquanti in sulle braccia, alquanti in grembo e alquanti al piè dintorno. Fioretti - 1903

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la verna ➜ pieve santo stefano


Da La Verna a Pieve Santo Stefano

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1.400

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PIEVE SANTO STEFANO

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PASSO DELLE PRATELLE

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MONTE CALVANO

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LA VERNA

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200 m 0 km

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lunghezza:

15,2 km 240 m dislivello in discesa:  950 m Tempo:  4 ore difficoltà: facile Dislivello in salita:

Dove dormire Poco prima di Pieve S. Stefano, deviazione

segnalata, B&B Il castellare, 23 posti a prezzo pellegrino (in camerata a prezzi ancora più bassi), possibilità di pasti a menu fisso. Tel. 0575-79.93.93 / 339-34.63.117, info@ ilcastellare.eu. tcha Pieve Santo Stefano: Hotel Santo Stefano, 3 stelle. All’inizio del paese provenendo da La Verna. “Prezzi pellegrini” se rapportati al

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livello della struttura. Possibilità di concordare agevolazioni per gruppi. Tel. 0575-79.71.29 / 335-78.44.520 Valerio Calabresi), info@ hotelsantostefanoarezzo.it. c Camping la Civetta, oltre il paese, sulla strada di Sansepolcro, servizio navetta gratuito dal centro del paese; 4 bungalow con lenzuola e coperte, uso cucina (16 posti); 9 posti tenda. Prezzo più che pellegrino! Colazione su richiesta. Tel. 338-46.89.145 / 335-54.38.403, info@civetta.it. tcha Solo per animali, Maneggio Helios, vicino al campo sportivo. Box, recinto o paddock, prezzo pellegrino, possibilità di percorsi guidati a cavallo. Lorna, tel. 333-40.07.493, lodihelios@gmail.com. tcha

Prima tappa fra boschi e praterie, qualche breve salita e una lunga e costante discesa fino alla piccola cittadina di Pieve Santo Stefano. Ci sarà tutto il tempo per prendere il passo e, all’arrivo, visitare il centro con la sua bella chiesa ornata di ceramiche dei della Robbia.

Il percorso si svolge tutto su sentiero. Lasciato il santuario di La Verna [✍] si scende per il vialetto subito dopo il cancello, fino a un grande parcheggio. Lo si supera passando a sinistra di un bar-ristorantino in legno. Alla prima curva a destra della strada inizia il sentiero 50 ANELLO BASSO e si entra nel bosco [1.1]. Questa è la vecchia strada che costeggia il monte Penna e che conduce, con lievi saliscendi, a un bivio ben segnato. Siamo giunti alla Croce della Calla [1.2]. Piegare a destra, per Tre Vescovi, e salire lungo un crinale; si arriva in breve a un nuovo bivio, seguire ancora le indicazioni per Tre Vescovi girando a destra [1.3]. Il sentiero sale fino in cima a una collina, il monte Calvano. 39


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LA verna ➜ Pieve santo stefano

pieve santo stefano.

Documenti dell’Archivio diaristico nazionale.

Siamo ora in un bellissimo prato in declivio [1.4] da attraversare per tutta la sua lunghezza. Da qui si può ammirare l’intera vallata di Pieve Santo Stefano (dal bivio al prato 30 minuti circa). Lasciato il prato dopo averlo attraversato interamente, si scende lungo il sentiero che dopo poco s’immette in una carrareccia, dopo aver superato un cancello. La strada segue il crinale fino al passo delle Pratelle passando altri due cancelli; qui si incontra una serie di cartelli [1.5]. Si prosegue lungo il sentiero 066 fino al bivio sulla destra con il sentiero 075, che s’imbocca salendo in un boschetto; a un bivio girare a sinistra, da qui lo stretto sentiero inizia a scendere divenendo poi carrareccia fino alle porte di Pieve Santo Stefano. Se si dorme al “Castellare” fare attenzione ai segni sulla destra della stradina [1.6], prima di arrivare a Pieve Santo Stefano, che portano direttamente là.

Cosa vedere Pieve Santo Stefano Bella cittadina sulle rive del Tevere. In un rogito del 723, si legge che Tedaldo, signore di Tifernum (Città di Castello), dona ai monaci benedettini un monastero da lui costruito a Cerbarolum (Cerbaiolo): è il primo documento in cui viene nominata Pieve. Nel 1589 un evento soprannaturale riporta Pieve alla ribalta: schiere di angeli che portano delle torce accese vengono viste nottetempo recarsi in processione presso un’immagine sacra di un’edicola lungo la strada per Sansepolcro. L’anno successivo, viene posta la prima pietra del Santuario della Madonna dei Lumi, e qui nel 1612 l’immagine miracolosa viene collocata sopra l’altare maggiore. La collegiata di Santo Stefano si trova nella piazza omonima. L’antica pieve del 1200 fu ricostruita nel 1800 in stile neoclassico. Al suo interno si conserva un bel dorsale in terracotta invetriata di Andrea della Robbia raffigurante l’Assunzione e santi. Un’altra opera dei Della Robbia, raffigurante la Samaritana al pozzo, è visibile nella sala del Consiglio comunale in municipio (chiedete all’ingresso e ve la faranno vedere). La Città del Diario ospita un archivio che dal 1984 raccoglie i diari e i carteggi degli italiani: contesse, brigatisti, tossicodipendenti, contadini, sindacalisti, suore, cooperanti internazionali. Uno straordinario esempio di storia scritta dal basso. L’Archivio promuove un concorso per il miglior diario, che viene poi pubblicato da Terre di mezzo; archiviodiari.org. 40


L’ultimo soggiorno a La Verna Non si sa quante volte Francesco si sia recato a La Verna, quello che è certo è che, dopo la prima volta, fu sul monte un’ultima per trascorrervi in preghiera la quaresima di San Michele, che andava dal giorno dell’Assunzione della Vergine, il 15 agosto, a quello dell’Arcangelo il 29 settembre. Fu in quella quaresima del 1124 che chiese a Dio di dargli un segno che gli mostrasse se era Sua volontà che lui trascorresse questo periodo di solitudine lì: … Infatti, Francesco, allorché si fermava in qualche luogo per un periodo di orazione o andava in giro per il mondo a predicare, sempre si preoccupava di conoscere il volere di Dio, affine di maggiormente piacergli. A volte egli temeva che, sotto il pretesto di stare isolato per attendere all’orazione, il suo corpo volesse riposare… … sul fare del mattino, mentre era in preghiera, uccelli di ogni specie volarono sulla cella del Santo; non tutti insieme però, ma prima veniva uno e cantava, facendo dolcemente il suo verso, e poi volava via, indi veniva un altro cantava e ripartiva; e così fecero tutti… e il Signore gli rispose in spirito: “Questo è il segno che il Signore ti farà delle grazie in questa cella e ti darà copiose consolazioni”. Leggenda perugina - 1649

Frate Falcone Nella celletta tutti i giorni giungeva frate Falcone, il falco pietoso che lo svegliava all’ora giusta per la preghiera solo quando Francesco non era troppo stanco. Durante il suo soggiorno lassù, un falco, che proprio lì aveva il suo nido, gli si legò con patto di intensa amicizia. Durante la notte, anticipava sempre con il suono del suo canto, l’ora in cui il Santo aveva l’abitudine di alzarsi per l’ufficio divino… Quando però, il servo di Cristo sentiva più del solito il peso della malattia, il falcone lo risparmiava e non suonava la sveglia così a puntino: quasi ammaestrato da Dio, faceva squillare la campanella della sua voce solo sul fare dell’alba. Leggenda maggiore di san Bonaventura di Bagnoregio - 1158

Frate Leone Isolato sopra un monte, Francesco non dimenticava i fratelli, specialmente chi, come frate Leone, la pecorella di Dio, gli era vicino da sempre e che in un momento di tentazione desiderava avere uno scritto di Francesco che lo aiutasse a combatterla. È a questa tentazione di Leone che dobbiamo il prezioso manoscritto autografo che si conserva ad Assisi e che fu scritto da Francesco su La Verna: 41


L’ultimo soggiorno a La Verna

… Francesco ordinò a quel frate di portargli inchiostro e carta e vi scrisse le Lodi del Signore, firmandole con la benedizione di propria mano, e gli disse: “Prendi questo bigliettino e custodiscilo con cura fino al giorno della tua morte”. Leggenda maggiore di san Bonaventura di Bagnoregio - 1197

Le stimmate Ma La Verna non avrebbe l’importanza che ha nella storia francescana se lì non si fosse compiuto il mistero delle stimmate, cantato da Dante nell’XI canto del Paradiso. Il 14 settembre del 1224 sul suo corpo, già indebolito dalle malattie, si formarono delle piaghe… Mai nella storia era accaduto un fatto simile. … Un mattino, all’appressarsi della festa dell’Esaltazione della Santa Croce, mentre pregava sul fianco del monte, vide come la figura di un serafino, con sei ali tanto luminose quanto infocate discendere dalle sublimità dei cieli: esso con rapidissimo volo, giunse, tenendosi librato nell’aria, vicino all’uomo di Dio, e allora apparve non soltanto alato, ma anche crocifisso. Aveva le mani e i piedi stesi e confitti sulla croce e le ali disposte, da una parte e dall’altra, in così meravigliosa maniera, che due ne drizzava sopra il capo, due le stendeva per volare e con le due ali rimanenti avvolgeva e velava tutto il corpo… … La visione, che scomparve dopo un colloquio arcano, lo infiammò di ardore serafico nell’interno dell’anima e impresse, all’esterno, come un sigillo, sulla sua carne l’immagine perfettamente somigliante del Crocifisso. Come se la potenza divina prima l’avesse fatto liquefare e poi vi avesse stampato il suo sigillo. Subito nelle sue mani e nei piedi incominciarono ad apparire i segni dei chiodi: le loro capocchie si vedevano nella parte interna delle mani e nella parte superiori dei piedi e le punte emergevano dalla parte opposta… la ribattitura dei chiodi, sotto i piedi, era così prominente e sporgeva tanto all’infuori che non permetteva di appoggiare liberamente la pianta del piede al suolo… Leggenda minore di san Bonaventura di Bagnoregio - 1375

L’addio a La Verna Al termine della quaresima Francesco in groppa a un asinello datogli dal conte Orlando compirà il lungo viaggio che lo porterà ad Assisi. Era l’ultima volta che lasciava l’amato romitorio e l’addio al monte, attribuito a fra’ Masseo, che si trovava a La Verna con Francesco in quei giorni, è un capolavoro di poesia ed è colmo di quell’“affettuosità” per gli uomini e per la natura che ritroveremo lungo tutti i passi della sua vita. … Restate in pace figli carissimi: A Dio, io mi parto da voi con la persona, ma vi lascio il mio cuore, io me ne vado con fra’ pecorella

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L’ultimo soggiorno a La Verna

di Dio, et me ne vado a Santa Maria degli Angeli, et qui non farò più ritorno. Io me ne parto, a Dio, a Dio a tutti. A Dio monte degli angeli, a Dio fratello Falcone, ti ringrazio per la charità che meco usasti; a Dio, Sasso spicco, a Dio Sasso, che dentro le tue viscere mi ricevesti, restando il demonio schernito, già più non ci rivedremo; a Dio Santa Maria degli Angeli, ti raccomando questi miei figli, madre dell’Eterno Verbo. Mentre il nostro caro Padre diceva queste parole, versavano gli occhi nostri fonti di lacrime, onde se ne partì ancora lui piangendo, portando via i nostri cuori, restando noi orfani per la partenza di tanto Padre. Io fra’ Masseo ho scritto tutto.

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