di qui passò
francesco Angela Maria Seracchioli
LA verna
poggio bustone
Pellegrini e forestieri per sempre “… come pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo al Signore in povertà e umiltà…” Regole ed esortazioni, San Francesco 17-90
“Cos’è un passo? È il possibile di fronte al tutto.” Padre G.M. Polidoro
Erano passati pochi mesi dal mio Cammino di Santiago, solitario e invernale, era il 2002. “Francesco era con me in Spagna, ha camminato con me, adesso voglio andare a camminare nei suoi Luoghi…” Questo il pensiero che mi fece mettere lo zaino in spalla la primavera seguente e partire, così, da sola, senza carte o frecce, seguendo solo le “tracce” delle fonti francescane, su un cammino che non c’era. Perdendomi e ritrovandomi, inventando i miei passi giorno per giorno, scoprendo le tracce dell’Amico antico sui sentieri e nel cuore. Poi, per Dio-incidenza, per quegli incroci della vita che te la fanno cambiare alle radici, l’incontro con questa vivace e impegnata casa editrice, Terre di mezzo, e la proposta: “Si potrebbe scrivere una guida del mio percorso” e da una quasi scommessa, per fede loro in chi mai aveva scritto guide ma che pellegrina lo era veramente, vide la luce Di qui passò Francesco, nel maggio del 2004. Da subito i pellegrini si sono messi in cammino su questo nuovo percorso, attraverso luoghi antichi pieni del profumo dell’amico Francesco. Ora è a tutti gli effetti un Cammino riconosciuto anche internazionalmente e decine di migliaia di pellegrini di tutto il mondo lo hanno già percorso perché è un’opportunità per tutti coloro che si sentono chiamati, forse senza saperne il perché, per quelli che sentono che c’è un modo semplice e naturale per riappropriarsi del proprio essere più intimo, più vero, che il chiasso e la frenesia della vita di tutti i giorni nascondono. Una via per ritornare a quel luogo segreto che Francesco aveva scoperto per sé e che il ritmo dei passi, il silenzio di questa natura ancora così incantata, possono far riaffiorare. Nove anni, cinque edizioni in italiano della guida, tre in tedesco; è la materializzazione di “un sogno dei piccoli” che senza grandi investimenti, creano qualcosa che resta e produce Bellezza. Così il Cammino si è consolidato come scia luminosa, percorsa e tracciata da persone di tutte le età, di tutte le condizioni sociali, credenti o non credenti in una specifica religione, sempre e comunque ricercatori provenienti da tutto il mondo. Oggi il Cammino prosegue, terminando alla Grotta di San Michele a Monte Sant’Angelo in Gargano. Ancora una volta i miei passi pellegrini hanno incontrato la fiducia nella bontà del progetto ed è nata, nel 2011, la guida Con le ali ai piedi, e ora i pellegrini di Francesco partono dal 2
pellegrini e forestieri per sempre
Angela mentre segna il cammino
Monte della Verna, di Francesco e dell’Arcangelo Michele e, in 900 km, arrivano alla Grotta di Dio custodita dall’Arcangelo. E allora io, prima inconsapevole pellegrina di questo sogno, assieme ai frati di Francesco, alle varie forze sociali, agli albergatori, a tutte le persone che sul cammino con “gesti da nulla e da tutto” incrociano questo fiume di vite, possiamo solo aprire le porte e le braccia a chi ci passa accanto, a chi sosta per un poco e poi va. Fra’ Bernardino della Romita di Cesi, con il suo accorato modo di esprimersi mi diceva: “Cosa si perdono quelli che non accolgono i pellegrini...!”. Sì, cosa si perdono quelli che si rinchiudono nei propri muri e non ne sentono la fragilità, non ne comprendono l’illusoria solidità. Perché percepire la grandezza di questo fluire di genti così diverse e uniche è comprendere quella legge della vita che è l’essere “pellegrini e forestieri” e che è il fondamento dell’uomo nuovo che Francesco incarna così bene. Dunque grazie, pellegrini, per ricordare a tutti noi questo “segreto di Pulcinella”, così facile da dimenticare. Grazie a tutti coloro che negli anni hanno aiutato a creare e ora a mantenere efficiente e luminoso, questo Cammino. Siamo tutti tessere di un mosaico, pietruzze infinitamente grandi e infinitamente piccole che compongono un Tutto bellissimo e degno di essere vissuto. Un grazie particolare a Oriano che, curando amorevolmente il sito del Cammino, fa un servizio impagabile per tutti i pellegrini. Grazie a tutti coloro che “si sono giocati le ferie” all’ostello che non c’è più, pronti a fare lo stesso in quello che sarà... Pronti nuovamente ad aiutarmi, a ospitare con entusiasmo i pellegrini che busseranno a quella nuova porta. Grazie soprattutto ai Frati Minori della Verna che accolgono con grande gentilezza i pellegrini in partenza. Grazie!
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Buon cammino buona gente! “Noi siamo dei pellegrini, la nostra unità è un lungo cammino, un viaggio dalla terra al cielo.” da una lettera di Vincent Van Gogh al fratello Theo
Tanti sono i modi per giungere all’essenzialità e alla semplicità del rapporto con sé stessi e con gli altri; per me il modo migliore è camminare, partire con uno zaino in spalla che contiene tutta la mia vita, ridurre al minimo le esigenze, essere aperta a ciò che incontro lungo la strada, vivere il presente. Così un giorno mi sono trovata, come tanti, a partire per Santiago de Compostela, in Spagna, e, a piedi, lungo quella via millenaria, mi è tornato in mente Francesco, l’amico di sempre, e il suo continuo “essere in cammino”, la sua “perfetta letizia”, la raccomandazione di vivere come “pellegrini, come stranieri in questo mondo”… Francesco camminava verso Santiago con me! Sono tornata dalla Spagna, come tutti, diversa; fra me e la vita precedente c’era il Camino, l’essersi scoperti pellegrini e stranieri anche nella propria terra o meglio, l’averlo pienamente riconosciuto e accettato. Non rimaneva che partire per l’Umbria per ringraziare l’antico amico, il mio compagno di viaggio, nell’unico modo che sa fare un pellegrino, camminando. Così è nato il mio “Cammino di Francesco” e man mano che attraversavo quei magnifici luoghi che hanno visto la sua storia, mi veniva di paragonare questo percorso a quello spagnolo, e le sue stelle - san Giacomo a san Francesco -, e mi tornavano alla mente i tanti pellegrini di tutto il mondo incontrati in Spagna: avrei voluto che fossero lì con me, avrei voluto far conoscere loro il cuore dell’Italia e il cuore del suo cuore, l’Amico antico. Francesco è nel Dna degli italiani quanto Giacomo lo è in quello degli spagnoli. E forse ancora di più perché era un “italiano” prima che l’Italia fosse inventata, condensando in sé tutte le caratteristiche che ci vengono attribuite: estroverso, creativo, poeta, gioioso, viaggiatore, affabulatore, capace di “grandi voli solitari” e, nel contempo, amante della condivisione. Credenti e non credenti, tutti lo rispettano o quantomeno lo conoscono. Lui è “il sole” di cui parla Dante, il piccolo uomo bruttino e dalla salute cagionevole, così lontano dai “santini” che i media ci hanno propinato, è l’uomo medievale per eccellenza e nel contempo “l’uomo nuovo” la cui vita travalica i secoli. Le storie che conosciamo di lui hanno la perfezione e la delicatezza un po’ ingenua delle miniature medievali. Il suo rapporto con la natura, la sua idea di pace, il suo seguire il Vangelo alla lettera accompagnato da una giocosità d’infanzia paiono, a un primo sguardo, semplici e pienamente inseriti in un mondo fatto di castelli, cavalieri, dame e tro4
buon cammino buona gente!
vatori. Poi, se ci si addentra nella sua vita, “camminando” con lui per città e villaggi, ci si accorge che la sua è la semplicità dei giganti, dei grandi, e allora la storiellina ingenua dei fioretti diviene un affresco ben più grande e complesso di quelli di Giotto, perché è l’affresco della vita stessa, della nostra vita di donne e uomini che lui interpreta e vive in modo nuovo, diretto, senza compromessi, con rigore ma anche con tanto affetto e compassione per la nostra fragilità, tracciando una strada che è forse più necessaria al mondo d’oggi che a quello di allora. La Chiesa lo ha dichiarato e lo chiama Santo, ma Francesco sarebbe un gigante anche senza questo titolo. Il suo messaggio di vita ha parole per tutti, credenti e non. Patrono dell’ecologia, questo è un altro suo titolo, nella sua Assisi, in un giorno veramente speciale di vari anni fa (1986) si sono incontrate tutte le religioni del mondo, e verso Assisi ogni anno si dirige la Marcia della pace. Da qualunque lato si voglia vedere la sua figura, lui, che si riteneva un nulla, ha parole che ci parlano ancora a distanza di otto secoli. Io credo che valga la pena andare alla sua scoperta e forse il modo più semplice e diretto per accostarsi a lui è quello di ripercorrere fisicamente i suoi luoghi utilizzando “quel cavallo di san Francesco” che nei secoli non è cambiato, che viaggia alla velocità del passo e che sente il freddo e la fame come il suo. Allora, forse, le parole del Cantico diverranno più chiare, la gratitudine si sposerà alla perfetta letizia e l’uomo vero che è in noi potrà aprirsi un varco. C’è chi obietta: il Cammino di Santiago ha una storia di mille anni, il sentiero, le città sono sorte di conseguenza, gli spagnoli stessi sanno chi è un pellegrino, sono abituati a incontrarlo; qui da noi non si capisce bene se è un vagabondo o un “originale” e molto spesso è guardato con sospetto anche dalle strutture o da chi, per vocazione, dovrebbe essere pronto ad accoglierlo… Ma qui non si tratta di creare dal nulla un’alternativa a uno dei “pellegrinaggi maggiori”, ma di camminare con lo stesso spirito da pellegrino in mezzo a una natura bellissima, sostando in luoghi carichi di storia e di spirito seguendo un percorso che non può essere cronologico ma che ci porta nei luoghi in cui sono accaduti gli episodi fondamentali della vita del “pellegrino perfetto”. Da pellegrina auguro con tutto il cuore, a coloro che vorranno seguire le tracce di questa guida, di essere aperti verso tutto quello che si presenterà lungo la strada. Il saluto dei pellegrini antichi era Ultreya! Suseya! (“Sempre avanti! Sempre in alto!”); parafrasando Francesco e volendo aggiungere quella componente calda e affettuosa che lo contraddistingueva e che amo tanto, vi auguro: Buon cammino buona gente! Angela Maria, pellegrina
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A colpo d’occhio 2.000
0m
0 km
50
100
Distanza totale
363
km
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terreno i e ro nt
250
POGGIO BUSTONE
300
RIETI
STRONCONE GRECCIO
COLLESCIPOLI
SPOLETO
ROMITA DI CESI 200
TREVI
ASSISI
BISCINA
150
SPELLO
PIEVE S.STEFANO
250
GUBBIO
750 500
PIETRALUNGA
1.000
LA VERNA
1.250
SANSEPOLCRO
1.500
CITTÀ DI CASTELLO
VIAMAGGIO
1.750
350
400
Temperatura e piovosità
Il cammino è percorribile tutto l’anno. La primavera e l’autunno sono le stagioni ideali. L’inverno potrà portare neve sulle prime tappe, mentre per il resto del cammino sarà come in tutto il centro Italia, non troppo freddo e piovoso. D’estate il clima può essere piacevole nelle tappe iniziali, afoso e caldo nella valle spoletana e più tollerabile nelle tappe collinari.
st
Le tappe La guida è suddivisa in 17 tappe giornaliere pensate per un camminatore che tenga una media di 4 km all’ora e che ami sostare lungo il percorso. Questa suddivisione non è vincolante. Molte delle tappe proposte sono frazionabili grazie alla nascita di nuove strutture ricettive, segnalate in ciascuna tappa. Itinerario a piedi Km 1 La Verna ➔ Pieve Santo Stefano 2 Pieve Santo Stefano ➔ passo di Viamaggio 3 Passo di Viamaggio ➔ Sansepolcro 4 Sansepolcro ➔ Città di Castello 5 Città di Castello ➔ Pietralunga 6 Pietralunga ➔ Gubbio 7 Gubbio ➔ Biscina 8 Biscina ➔ Assisi 9 Assisi ➔ Spello 10 Spello ➔ Trevi 11 Trevi ➔ Spoleto 12 Spoleto ➔ Romita di Cesi 13 Romita di Cesi ➔ Collescipoli
6
15,2 11,0 25,0 35,0 29,8 26,4 22,2 26,5 16,3 16,4 19,1 28,0 15,6
14 Collescipoli ➔ Stroncone 15 Stroncone ➔ santuario di Greccio 16 Santuario di Greccio ➔ Rieti 17 Rieti ➔ Poggio Bustone
24,2 11,8 23,4 17,5
Itinerario in bici 1 La Verna ➔ passo di Viamaggio 31,0 2 Passo di Viamaggio ➔ Città di Castello 52,0 3 Città di Castello ➔ Gubbio 50,0 4 Gubbio ➔ Santa Maria degli Angeli (Assisi) 61,0 5 Santa Maria degli Angeli (Assisi) ➔ Romita di Cesi 78,0 6 Romita di Cesi ➔ Stroncone 54,0 7 Stroncone ➔ Poggio Bustone 61,0
Attraversando il cuore verde d’Italia Boschi centenari, vallette nascoste, eremi selvaggi... I luoghi del Cammino non sono solo lo sfondo di un viaggio: sono intrisi della storia di Francesco e sanno parlare del suo messaggio di pace. Verso Cerbaiolo
La mistica Verna alle spalle, il bosco ti accoglie in un’ intima sinfonia di verdi, solo un suono, i passi, e il canto degli uccelli. Gubbio
Una perla dell’Umbria. La piccola potente città dove ogni angolo racconta i secoli che l’hanno attraversata.
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titolo_capitolo
La pietra fuori San Damiano (Assisi)
Fra Gubbio e Assisi
La voce di Francesco si distese in un canto e tutta la natura ne venne abbracciata.
L’occhio spazia verso orizzonti lontani. Assisi attende il pellegrino nascosta da verdi colline.
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attraversando il cuore verde d’italia Assisi
Sul Subasio
Basilica Superiore di San Francesco. Arrivarci dall’alto, vederla laggiù oltre il grande prato... un’emozione che non ti abbandona!
Difficile lasciare questo luogo magico da cui pare di poter volare verso l’infinito... ma il pellegrino sosta e non si ferma, va!
Poggio Bustone
Sulla collina, la piccola grotta di Francesco abbracciata dalla cappelletta. Stroncone
Un nido di case sulla collina. Stradine antiche, scalinatelle, poco lontano la Terni industriale. Ma qui il tempo si è fermato.
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Per chi ha esigenze e tempi diversi Un cammino ha senso, ed è un vero Cammino, se fatto nella sua interezza, gustando la particolarità di ogni tappa e il lento avvicinarsi alla meta. Tuttavia chi ha poco tempo o viaggia con bambini, può averne un assaggio anche con percorsi di meno giorni. Per chi ha una settimana
1 Arrivare ad Assisi, e da lì ripartire
Con i bambini
2 A piccoli passi nella città del lupo: da Gubbio ad Assisi
Per chi non può fare l’intero Cammino Due tappe della guida, percorse però in una sola volta, l’ideale è percorrere in quattro giorni, per far gustare questa prima il tratto tra La Verna e Assisi. esperienza ai bambini senza obbligarli Quando si avrà di nuovo il tempo, si potrà a marce forzate (ci sono accoglienze lungo riprendere il Cammino da lì, per arrivare il percorso che permettono di dimezzare fino a Poggio Bustone, regalandosi così le tappe proposte dalla guida). Ricordate due partenze molto speciali. sempre che se fate il Cammino d’estate Un consiglio: anche se doveste avere meno dovete portare con voi molta acqua dei giorni necessari per arrivare ad Assisi, e partire presto il mattino, fermandovi scegliete sempre La Verna come punto all’ombra nelle ore centrali del giorno. di partenza. È il luogo dell’intimità con Dio Tenete però presente che, non essendoci di Francesco: immerso nella foresta, prepara un servizio di trasporti diretto Assisi-Gubbio, il cuore al cammino. Raggiungete Città recuperare l’automobile a Gubbio vorrà dire di Castello, e poi trasferitevi in bus a Gubbio impiegare una mattinata per recarsi in treno (tagliando una parte di Cammino, ma solo a Perugia, per poi raggiungere Gubbio in bus. per questioni di tempo). Avrete così modo Oppure andare in treno fino a Foligno, di visitare la bella città per poi immergervi e da lì prendere un treno per Fossato di Vico di nuovo nella natura umbra, ricca di scorci e un bus per Gubbio. e di silenzi. Si arriva poi ad Assisi, dove la vita di Francesco iniziò e terminò Con i bambini (qui sulla Terra...). 3 Fra boschi, prati e animali: 3 giorni sui monti Martani Il Cammino è al suo meglio in primavera e all’inizio dell’estate: il profumo delle 1° giorno: Spoleto - Macerino: si percorre ginestre vi stordirà. Se programmate in bus la prima parte della tappa fino di percorrere il primo tratto del Cammino a San Giovanni di Baiano, per poi in maggio, ricordate che a Gubbio camminare su stradine fino al bel borghetto il 15 maggio c’è la stupenda Corsa dei ceri, di Macerino, dove troverete un’ottima in onore del patrono Sant’Ubaldo, accoglienza con piscina e giochi. da non perdere! Oppure, se camminate 2° giorno: Macerino - Romita di Cesi: in autunno, quando i colori accendono una tappa breve in mezzo ai boschi, le colline, vi consiglio di passare ad Assisi per sentieri, fra salite e discese. Il resto della (come punto di arrivo o di partenza) giornata nella bella romita francescana. il 3 e il 4 ottobre, quando si festeggia Ai bambini il luogo piacerà molto, coi tanti San Francesco: vuol dire essere “al posto animali, i prati, il bosco e la mancanza giusto al momento giusto”. di luce elettrica... un’avventura!
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La VERNA
1a 44 PIEVe SANTO STEFANO
passo di viamaggio sansepolcro pietralunga
città di castello
gubbio
2 biscina
assisi
1a 1b 2 spello trevi 3 spoleto
3 romita di cesi
stroncone
collescipoli greccio
3° giorno: la breve discesa nel bosco fino al paesino di Cesi, poi in bus fino alla stazione ferroviaria di Terni. Per chi ha più giorni
4 Camminare e contemplare Rallentare il cammino, magari dimezzando le trappe (le tante accoglienze sul percorso lo permettono), regalandosi due notti in alcune località che meritano una sosta più lunga: a La Verna, per gustarne al meglio la profonda spiritualità, il bosco e gli angoli solitari; a Gubbio, città stupenda, da visitare con cura; ad Assisi, per godersi anche il silenzio di San Damiano e l’intimità della tomba di Francesco; a Spoleto, per vedere la bella città e salire il bosco sacro di Monteluco, con il suo delizioso conventino francescano; alla Romita di Cesi, un luogo così francescano che è difficile
POGGIO BUSTONE 1b 4 rieti
lasciarlo! E poi, permettetevi di sostare dove il cuore dice che bisogna fermarsi... di “luoghi del cuore” ce ne sono tantissimi altri. Con gli amici a quattro zampe
Negli anni tantissimi pellegrini hanno portato in cammino i loro “cani pellegrini” e moltissime accoglienze sono disposte a riceverli. Prima di partire decidete bene il percorso tenendo presente che loro, andando avanti e indietro, fanno tappe più lunghe di noi e che, in estate, i tratti su asfalto possono essere bollenti per chi non ha le scarpe! Programmate le tappe e poi chiamate le accoglienze preannunciando il vostro arrivo con la bestiola. Quando richiedete la Credenziale, assieme al vostro nome date anche quello di lui/lei: anche loro sono pellegrini e verranno segnati sul vostro documento.
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Il percorso
La Verna Dove dormire Per chi arriverà alla partenza del cammino in macchina, Chiusi è il luogo ideale in cui lasciarla, posto tranquillo con diversi parcheggi; informare i vigili che la macchina sosterà lì diversi giorni. Se si pernotta al santuario si può anche chiedere di lasciarla nel loro parcheggio interno: se c’è posto i frati, gentilmente, ve lo permetteranno. A Chiusi arrivano corriere sia da Arezzo che da Sansepolcro (servizio Lfi). In estate corse settimanali tra La Verna e Assisi. La Verna: Ospitalità per pellegrini al santuario della Verna: i frati hanno creato una camerata per pellegrini (13 letti) a prezzo pellegrino, incluse cena e colazione. Questa bella accoglienza prevede anche la benedizione dei pellegrini in partenza la mattina, dopo le Lodi. Meglio
prenotare un letto per tempo. Nella Foresteria, a pagamento, c’è un’ampia possibilità di accoglienza in camere. Tel. 0575-53.41. In paese vi sono diverse possibilità di alloggio nel caso il santuario fosse pieno. Chiusi della verna: Pastor Angelicus, alloggio, cena e colazione, tel. 0575-59.90.25. Villa delle Rose (Suore vincenziane) alloggio, cena e colazione, tel. 0575-59.90.15. Albergo Ristorante Bellavista (vicino al sentiero che porta al santuario) gestione familiare, 15 camere con 30 posti letto, ottimi prezzi pellegrini. Possibilità di cena, chiedere del proprietario signor Gilberto, tel. 0575-59.90.29. È l’unica struttura aperta tutto l’anno.
La partenza Non è difficile immaginarsi come questo monte [✍]
apparve a Francesco e ai suoi fratelli quando lo salirono la prima volta, anche se le tante costruzioni posteriori e i pullman di visitatori parrebbero dirci il contrario. La foresta di alti faggi, abeti, aceri e frassini ci accoglie nel suo abbraccio umido e verde fin dal cancello e basta compiere pochi passi su per i fianchi del monte Penna per ritrovarsi sui baratri rocciosi dove Francesco volentieri sostava. Naturalmente tutto ciò che è stato costruito è posteriore alla sua permanenza qui e, probabilmente, non si uniforma alle sue precise volontà: Francesco fece scrivere nel suo Testamento che tutte le abitazioni dei fratelli devono essere fatte di fango e di legno, in segno di povertà e umiltà e che le chiese che si fabbricano per loro siano piccole… Leggenda perugina - 1631
Ma si sa che la storia dei successori dei grandi maestri in tutti i luoghi, in tutti i tempi e in tutte le religioni ha seguito percorsi che, a volte, si discostano dall’insegnamento originario. Così nel nome di Francesco sono stati costruiti immensi conventi e imponenti chiese in cui, però, grandi artisti hanno lasciato opere che, nuovamente, tornano allo spirito originale del Maestro, forse animati dalla forza di quel messaggio iniziale che si fa comunque strada attraverso tutte le sovrastrutture. 16
la verna
la verna.
La bella terrazza-chiostro.
Dopo aver visitato i luoghi più significativi del santuario è tempo di salire sul monte Penna. La maggioranza dei visitatori non lo fa, ma bastano pochi passi per ritrovarsi soli sotto i grandi alberi, la vista è insuperabile e il silenzio è animato solo dal vento e dal canto degli uccelli, difficile ridiscendere! Per chi pernotterà qui, prima di iniziare il cammino, le ore del crepuscolo saranno sicuramente le più belle; chi vorrà, potrà andare in chiesa e vivere con i frati i momenti di preghiera oppure sedersi sulla grande terrazza a contemplare la calata del sole, l’abbraccio che vi avvolgerà sarà comunque potente.
Da Chiusi al santuario L’antica strada per salire al santuario è
quella della Beccia, piccolo nucleo ai piedi della rupe su cui è costruito il convento; la strada è lastricata ed è affiancata dalle stazioni della Via crucis; sicuramente è il modo più bello e suggestivo per arrivare sul monte. Dal palazzo comunale percorrere la strada asfaltata per Bibbiena per circa un chilometro e mezzo, sulla sinistra apparirà il gruppo di case della Beccia. Lungo il percorso si trova anche la Cappellina degli uccelli, dove Francesco fu da loro salutato. Al termine della ripida salita si è accolti da una scritta, sull’arco che immette nel santuario, che in latino ci dice: “Altro monte non ha più santo il mondo”. Un altro itinerario, piuttosto ripido ma veloce (20 minuti circa fino al Santuario), è il “percorso natura” che parte dal ristorante “Da Giovanni” e che poi si ricongiunge, in alto, con il percorso della Beccia. 17
la verna
Cosa vedere La Verna Qui c’è Andrea della Robbia e la sua scuola. Tre delle tante
bellissime opere racchiudono tutta la poesia e la delicatezza del Rinascimento, ma anche lo spirito di Francesco, rivissuto a due secoli di distanza: l’Annunciazione e la Natività nella basilica e la magnifica Crocifissione nella cappella delle stimmate. Terracotta invetriata, la materia più povera e semplice, che si trasforma in capolavoro. Fermatevi a guardare gli occhi bassi della vergine nell’Annunciazione o il grido impresso nel volto della luna e del sole nella Crocifissione. Inoltre in chiesa, in una bacheca su un altare (sul lato destro) è conservato il bastone di Francesco… commovente per noi pellegrini! Ora “abbandonate” l’arte e con queste immagini in mente andate nella cappella della Maddalena; si trova dopo la prima rampa di scale che portano al Sasso Spicco: pochi vi entrano e ancor meno vi si fermano; si dice che sorga là dove fu la prima capanna di Francesco e che sull’altare vi sia la pietra su cui Gesù appariva a Francesco: è un luogo intimo e “magico”. Infine scendete al Sasso Spicco: una scenografia naturale fatta di rocce e muschio.
Chiusi Ai piedi del santuario. Il primo insediamento risale all’età etrusco-romana ma è nel Medioevo che avrà il suo pieno sviluppo trovandosi sulla via di pellegrinaggio verso Roma. Di Chiusi era il conte Orlando Catani, che donò il monte a Francesco nel 1213. I patroni di Chiusi sono san Francesco e l’Arcangelo Michele a riprova di come la montagna fosse in precedenza dedicata all’Arcangelo.
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Francesco a La Verna
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Il nostro cammino sulle orme di Francesco inizia nel luogo simbolo del suo percorso spirituale: qui, come ad Assisi, la sua presenza è stata, ed è, quasi palpabile. Tutto iniziò quando nel 1213 Francesco e fra’ Leone si recarono a San Leo in Montefeltro venendo da Rimini per predicare a una folla che lì si stava radunando in occasione dell’investitura di un cavaliere. Dono del monte di La Verna I Fioretti ci raccontano che Francesco disse al suo compagno: Andiamo quassù a questa festa, però che con l’aiuto di Dio noi faremo alcuno frutto spirituale.
Fra la folla era presente il conte Orlando Catani di Chiusi in Casentino che fu: … toccato nel cuore da Dio per la meravigliosa predicazione di santo Francesco, si puose in cuore d’ordinare e ragionare con lui, dopo la predica, de’ fatti dell’anima sua. Questo avvenne e quindi messer Orlando disse: “Io ho in Toscana un monte devotissimo il quale si chiama il monte della Verna, lo quale è molto solitario e selvatico ed è troppo bene atto a chi volesse fare penitenza, in luogo rimosso dalla gente, o a chi desidera vita solitaria. S’egli ti piacesse, volentieri lo ti donerei a te e a’ tuoi compagni per salute dell’anima mia.” Francesco fu felicissimo dell’offerta e inviò alcuni suoi compagni al conte che li fece accompagnare al monte da ben cinquanta soldati: … acciò che li difendessino dalle fiere selvatiche. Scelsero la zona più impervia e costruirono una capannuccia per se stessi e Francesco e fecero ritorno poi a Santa Maria degli Angeli per informarlo di come il monte di La Verna fosse: … attissimo alla orazione e alla contemplazione.
Salita a La Verna La prima salita di Francesco a La Verna è ricca di episodi bellissimi e così significativi della vita del Santo che Giotto, a pochi anni dalla sua morte, li volle dipingere sulle pareti della basilica superiore di Assisi. Così sono giunte fino a noi le immagini del contadino, che aveva prestato l’asinello ai frati per trasportare Francesco, troppo debole per salire la montagna e che, seguendoli, ebbe tanta sete e per il quale Francesco fece scaturire una fonte, così come l’immagine degli uccelli che lo accolsero festanti: 19
la verna
... E giunti che furono forse a mezza la salita del monte, perch’era il caldo grandissimo e la salita faticosa, a questo villano si dà la sete grandissima, in tanto che cominciò a gridare dopo santo Francesco, dicendo: “Oimè! che io mi muoio di sete…”. Per la qualcosa santo Francesco iscende dall’asino e gittassi in orazione; e tanto si stette ginocchioni colle mani levate al cielo, che conobbe per rivelazione che Iddio l’aveva esaudito. E allora disse al villano: “Corri, và tosto a quella pietra, e quivi troverai l’acquaviva la quale Cristo in quest’ora per la sua misericordia ha fatto uscire da quella pietra”. ... né prima né poi in quello luogo si vide giammai fonte d’acqua… Fioretti - 1902 … E appressandosi a piè del sasso proprio della Verna, si piacque a santo Francesco di riposarsi una volta sotto a una quercia che era in sulla via… ecco venire una grande torma di diversi uccelli, li quali con cantare e battere l’ali mostravano tutti grandissima festa e allegrezza; e attorniarono santo Francesco in tale modi che alquanti se li posero sul capo, alquanti in sulle spalle, alquanti in sulle braccia, alquanti in grembo e alquanti al piè dintorno. Fioretti - 1903
la verna.
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Il santuario visto dal sentiero della Beccia.
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Da La Verna a Pieve Santo Stefano
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PIEVE SANTO STEFANO
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PASSO DELLE PRATELLE
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MONTE CALVANO
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LA VERNA
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lunghezza:
15,2 km 240 m dislivello in discesa: 950 m Tempo: 4 ore difficoltà: facile Dislivello in salita:
Dove dormire Poco prima di Pieve S. Stefano,
deviazione segnalata, B&B Il castellare disponibilità di 23 posti letto a prezzo pellegrino (anche
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in camerata, a prezzi ancora più bassi), possibilità di pasti a menù fisso. Tel. 0575-79.93.93 / 339-34.63.117. Pieve Santo Stefano: Hotel Santo Stefano, 3 stelle. All’ inizio del paese provenendo da La Verna. “Prezzi pellegrini” se rapportati al livello della struttura. Possibilità di concordare agevolazioni per gruppi. Chiamare il sig. Valerio Calabresi. Tel. 0575-79.71.29 / 335-78.44.520.
Prima tappa fra boschi e praterie, qualche breve salita e una lunga e costante discesa fino alla piccola cittadina di Pieve Santo Stefano. Ci sarà tutto il tempo per prendere il passo e, all’arrivo, visitare il centro con la sua bella chiesa ornata di ceramiche dei della Robbia.
Il percorso si svolge tutto su sentiero. Lasciato il santuario di La Verna [✍] si scende per il vialetto subito dopo il cancello, fino a un grande parcheggio. Lo si supera passando a sinistra di un bar-ristorantino in legno. Alla prima curva a destra della strada inizia il sentiero 50 ANELLO BASSO e si entra nel bosco. Questa è la vecchia strada che costeggia il monte Penna e che conduce, con lievi saliscendi, a un bivio ben segnato. Siamo giunti alla Croce della Calla. Piegare a destra, per Tre Vescovi, e salire lungo un crinale; si arriva in breve a un nuovo bivio, seguire ancora le indicazioni per Tre Vescovi girando a destra. Il sentiero sale fino in cima a una collina, il monte Calvano. Siamo ora in un bellissimo prato in declivio da attraversare per tutta la sua lunghezza. Da qui si può ammirare l’intera vallata di Pieve Santo Stefano (dal bivio al prato 30 minuti circa). Lasciato il prato dopo averlo attraversato interamente, si scende lungo il sentiero che dopo poco s’immette in una carrareccia, dopo aver 23
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la verna ➜ pieve santo stefano
pieve santo stefano.
Documenti dell’Archivio diaristico nazionale.
superato un cancello. La strada segue il crinale fino al passo delle Pratelle passando altri due cancelli; qui si incontra una serie di cartelli. Continuare in salita lungo il sentiero 066 che piega dopo poco a destra, scendendo. Sulla destra si trova il sentiero 075 che sale nel bosco, a un bivio girare a sinistra, da qui lo stretto sentiero inizia a scendere divenendo poi carrareccia fino alle porte di Pieve Santo Stefano. Se si dorme al “Castellare” fare attenzione ai segni sulla sinistra della stradina prima di arrivare a Pieve Santo Stefano che portano direttamente là.
Cosa vedere Pieve Santo Stefano È una bella cittadina sulle rive del Tevere.
In un rogito del 723, si legge che Tedaldo, signore di Tifernum (Città di Castello), dona ai monaci benedettini un monastero da lui costruito a Cerbarolum (Cerbaiolo) ed è il primo documento in cui viene nominata Pieve allora chiamata Suppetia. Nel 1589 un evento soprannaturale riportò Pieve alla ribalta: schiere di angeli che portavano delle torce accese furono viste nottetempo recarsi processionalmente presso un’immagine sacra, dipinta sul muro di un’edicola lungo la strada che porta a Sansepolcro. L’anno successivo, fu posta la prima pietra del Santuario della Madonna dei Lumi. Il tempio, a pianta a croce greca, è elegante e slanciato. All’interno quattro grandi pilastri dorici sostengono una maestosa cupola. Nel 1612 l’immagine miracolosa venne collocata sopra l’altare maggiore. La collegiata di Santo Stefano si trova nella piazza omonima. L’antica pieve del 1200 fu ricostruita nel 1800 in stile neoclassico. Al suo interno si conserva un bel dorsale in terracotta invetriata di Andrea della Robbia raffigurante l’Assunzione e santi. Un’altra opera dei Della Robbia, raffigurante la Samaritana al pozzo, è visibile nella sala del Consiglio comunale in municipio (chiedete all’ingresso e ve la faranno vedere). La Città del Diario ospita un archivio che dal 1984 raccoglie i diari e i carteggi degli italiani: emigranti e contesse, brigatisti e tossicodipendenti, contadini, sindacalisti, suore, cooperanti internazionali. Uno straordinario esempio di storia scritta dal basso. L’Archivio promuove tutti gli anni un concorso per il miglior diario, che viene poi pubblicato da Terre di mezzo; www.archiviodiari.org. 24
L’ultimo soggiorno a La Verna
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Non si sa quante volte Francesco si sia recato a La Verna, quello che è certo è che, dopo la prima volta, fu sul monte un’ultima per trascorrervi in preghiera la quaresima di San Michele, che andava dal giorno dell’Assunzione della Vergine, il 15 agosto, a quello dell’Arcangelo il 29 settembre. Fu in quella quaresima del 1124 che chiese a Dio di dargli un segno che gli mostrasse se era Sua volontà che lui trascorresse questo periodo di solitudine lì: … Infatti, Francesco, allorché si fermava in qualche luogo per un periodo di orazione o andava in giro per il mondo a predicare, sempre si preoccupava di conoscere il volere di Dio, affine di maggiormente piacergli. A volte egli temeva che, sotto il pretesto di stare isolato per attendere all’orazione, il suo corpo volesse riposare… … sul fare del mattino, mentre era in preghiera, uccelli di ogni specie volarono sulla cella del Santo; non tutti insieme però, ma prima veniva uno e cantava, facendo dolcemente il suo verso, e poi volava via, indi veniva un altro cantava e ripartiva; e così fecero tutti… e il Signore gli rispose in spirito: “Questo è il segno che il Signore ti farà delle grazie in questa cella e ti darà copiose consolazioni”. Leggenda perugina - 1649
Frate Falcone Nella celletta tutti i giorni giungeva frate Falcone, il falco pietoso che lo svegliava all’ora giusta per la preghiera solo quando Francesco non era troppo stanco. Durante il suo soggiorno lassù, un falco, che proprio lì aveva il suo nido, gli si legò con patto di intensa amicizia. Durante la notte, anticipava sempre con il suono del suo canto, l’ora in cui il Santo aveva l’abitudine di alzarsi per l’ufficio divino… Quando però, il servo di Cristo sentiva più del solito il peso della malattia, il falcone lo risparmiava e non suonava la sveglia così a puntino: quasi ammaestrato da Dio, faceva squillare la campanella della sua voce solo sul fare dell’alba. Leggenda maggiore di san Bonaventura di Bagnoregio - 1158
Frate Leone Isolato sopra un monte, Francesco non dimenticava i fratelli, specialmente chi, come frate Leone, la pecorella di Dio, gli era vicino da sempre e che in un momento di tentazione desiderava avere uno scritto di Francesco che lo aiutasse a combatterla. È a questa tentazione di Leone che dobbiamo il prezioso manoscritto autografo che si conserva ad Assisi e che fu scritto da Francesco su La Verna: 25
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… Francesco ordinò a quel frate di portargli inchiostro e carta e vi scrisse le Lodi del Signore, firmandole con la benedizione di propria mano, e gli disse: “Prendi questo bigliettino e custodiscilo con cura fino al giorno della tua morte”. Leggenda maggiore di san Bonaventura di Bagnoregio - 1197
Le stimmate Ma La Verna non avrebbe l’importanza che ha nella storia francescana se lì non si fosse compiuto il mistero delle stimmate, cantato da Dante nell’XI canto del Paradiso. Il 14 settembre del 1224 sul suo corpo, già indebolito dalle malattie, si formarono delle piaghe… Mai nella storia era accaduto un fatto simile. … Un mattino, all’appressarsi della festa dell’Esaltazione della Santa Croce, mentre pregava sul fianco del monte, vide come la figura di un serafino, con sei ali tanto luminose quanto infocate discendere dalle sublimità dei cieli: esso con rapidissimo volo, giunse, tenendosi librato nell’aria, vicino all’uomo di Dio, e allora apparve non soltanto alato, ma anche crocifisso. Aveva le mani e i piedi stesi e confitti sulla croce e le ali disposte, da una parte e dall’altra, in così meravigliosa maniera, che due ne drizzava sopra il capo, due le stendeva per volare e con le due ali rimanenti avvolgeva e velava tutto il corpo… … La visione, che scomparve dopo un colloquio arcano, lo infiammò di ardore serafico nell’interno dell’anima e impresse, all’esterno, come un sigillo, sulla sua carne l’immagine perfettamente somigliante del Crocifisso. Come se la potenza divina prima l’avesse fatto liquefare e poi vi avesse stampato il suo sigillo. Subito nelle sue mani e nei piedi incominciarono ad apparire i segni dei chiodi: le loro capocchie si vedevano nella parte interna delle mani e nella parte superiori dei piedi e le punte emergevano dalla parte opposta… la ribattitura dei chiodi, sotto i piedi, era così prominente e sporgeva tanto all’infuori che non permetteva di appoggiare liberamente la pianta del piede al suolo… Leggenda minore di san Bonaventura di Bagnoregio - 1375
L’addio a La Verna Al termine della quaresima Francesco in groppa a un asinello datogli dal conte Orlando compirà il lungo viaggio che lo porterà ad Assisi. Era l’ultima volta che lasciava l’amato romitorio e l’addio al monte, attribuito a fra’ Masseo, che si trovava a La Verna con Francesco in quei giorni, è un capolavoro di poesia ed è colmo di quell’“affettuosità” per gli uomini e per la natura che ritroveremo lungo tutti i passi della sua vita. … Restate in pace figli carissimi: A Dio, io mi parto da voi con la persona, ma vi lascio il mio cuore, io me ne vado con fra’ pecorella
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di Dio, et me ne vado a Santa Maria degli Angeli, et qui non farò più ritorno. Io me ne parto, a Dio, a Dio a tutti. A Dio monte degli angeli, a Dio fratello Falcone, ti ringrazio per la charità che meco usasti; a Dio, Sasso spicco, a Dio Sasso, che dentro le tue viscere mi ricevesti, restando il demonio schernito, già più non ci rivedremo; a Dio Santa Maria degli Angeli, ti raccomando questi miei figli, madre dell’Eterno Verbo. Mentre il nostro caro Padre diceva queste parole, versavano gli occhi nostri fonti di lacrime, onde se ne partì ancora lui piangendo, portando via i nostri cuori, restando noi orfani per la partenza di tanto Padre. Io fra’ Masseo ho scritto tutto.
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