Maua Torino

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Verso ovest K R I O, G A LO, M A U R O 1 4 9, M A C H 5 0 5 , FA B I O P E TA N I , V I O L A G E S M U N D O, O _ PA O L A G R A N ATO, O P I E M M E , G E C -A R T, M A R C O B A I LO N E , M A X P E T R O N E , A N G E LO B A R I L E , N I C O B E R A R D O ‘ N ’ , D R O U F L A , C O R N 7 9, A D A M T E M P E S TA


Alla ricerca dell’aria: le pareti delle montagne S T E FA N O D I P O L I TO

L’itinerario dell’aria ci aiuta a trovare il respiro della città. Per percorrerlo bisogna dirigersi verso le montagne, cercare con lo sguardo le Alpi. È un gesto comune per molti torinesi, serve a ritrovare la bussola tra le parallele e le perpendicolari della città. Torino è alpina, esigente, punta al primato. Richiede rigore, compostezza, tenacia. Trasmette il bisogno di raggiungere la vetta. A volte le pareti delle Alpi sono visibili, altre volte sono avvolte dalla fuliggine. Torino è una sfida da interpretare, soprattutto se si arriva dal livello del mare. Troverete sempre qualcuno che vi farà notare qualcosa che non va, che vi chiede di ragionare, pensare alle conseguenze, esporre i dettagli. Il perfezionismo diventerà una vostra ossessione. Ma l’equipaggiamento per le scalate deve 72

essere leggero, troppo peso limita il coraggio fino a farci tremare. Il nostro respiro non può essere un affanno, questo viaggio va fatto a pieni polmoni per cogliere la leggerezza, che è il sublime risultato della precisione. Ci sono diciassette opere leggere da vedere. Ci fanno alzare lo sguardo per riportare lo stupore in città. Ci ispirano e ci elevano, sono picchi di libertà: ricreano davanti alle montagne una catena colorata che ci aiuta ad affrontare le scalate senza rigidità. Vederle tutte d’un fiato scatena effetti desiderati sulla nostra creatività. Le opere sono appostate nei pressi delle grandi strade che regalano a Torino la velocità. Sono una rincorsa per spiccare il volo. Corso Ferrucci, corso Peschiera, corso Brunelleschi, corso Monte Grappa, corso Tassoni, via San Donato.


Si nascondono tra le parallele e le perpendicolari della città. Ci appaiono quando ci sentiamo schiacciati, ci invitano a salire nel cielo per superare le difficoltà. Il nido è il MAU, Museo d’Arte Urbana nel Borgo Vecchio Campidoglio, il primo centro d’insediamento artistico permanente all’aperto in Italia. Qui dal 1995 sono state realizzate 170 opere d’arte contemporanea. Passeggiare tra le vie strette e le case basse del borgo ci restituisce le dimensioni di un’impresa impossibile. Sono i piccoli passi a fare grandi le scalate. Questo itinerario si estende fino alle Vallette, un quartiere costruito per far fronte

all’emergenza abitativa negli anni Sessanta. Qui le strade sono sempre state in salita, le scalate obbligatorie, guidate dal bisogno di riscatto. La cima l’hanno messa più in alto e se cadi ti fai davvero male. Qui c’è una comunità che ti perdona, ma appena esci dal quartiere, scopri che il cammino non è uguale per tutti. Lungo la traversata, però, si trovano sempre degli ottimi compagni di cordata. Perché Torino è una città difficile ma offre molte opportunità. Ti impone di essere all’altezza, ti prepara e ti rafforza, ti eleva fino alla vetta. Ti chiede di essere visionario, di immaginare che cosa c’è al di là, di fare l’ultimo passo, di compiere una rivoluzione. Di non aver paura di volare.

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21   via Chambéry

POSIZIONE A U TO R E

Krio  spray

TECNICA

2011

ANNO DI REALIZZAZIONE

Beatrice Fiocco

F OTO

R E A LT À A U M E N TATA

Il frullacervelli

T I TO LO

Davide Sette

A U TO R E

“La scatola magica sembra gentile mentre ti frulla le cervella ancora e ancora...”

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Invitato a dipingere durante il festival di arte urbana PicTurin, organizzato dall’associazione Il Cerchio e le Gocce, Krio è un visual artist che utilizza colori accesi e i toni grotteschi. La sua produzione artistica spazia dalle illustrazioni e dal graffitismo alla forte passione per l’animazione 3D, e all’uso di nuove tecnologie per ispirare la creatività. Con un murale ipnotico, richiama il dispositivo per manipolare le attività cerebrali usato dall’Enigmista nel film Batman Forever, per consentire, teoricamente, una migliore visione dei programmi televisivi. Un’opera dal retrogusto tagliente e provocatorio, ma sempre con uno stile giocoso e senza polemica fine a se stessa.


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22   via Arvier

POSIZIONE

Galo

A U TO R E

spray

TECNICA

2015

ANNO DI REALIZZAZIONE

Carlotta Hirsh

F OTO

R E A LT À A U M E N TATA

I Gigioni dondoloni

T I TO LO

Riccardo Mazzi

A U TO R E

“I Gigioni prendono vita, abbandonando la loro esistenza di pietra, dondolano e oscillano... e scoprono di avere anche i piedi!”

Galo è uno dei pionieri europei della street art nonché un pilastro della scena underground torinese soprattutto dal 2010, anno in cui ha inaugurato Galo Art Gallery, spazio espositivo dedicato a mostre su post-graffitismo e pop art internazionale. Davanti a una sua parete è impossibile non riconoscere il Gigione, protagonista estroso della sua pittura. Dipingendo totalmente in freestyle e usando principalmente la bomboletta spray, dà forma ai suoi personaggi grazie all’uso di una tecnica basata su un multistrato di colori che, ripetuti in sequenza, delineano le sagome. Galo alterna opere dai toni arcobaleno ad altre più dark, come in questo caso, in cui il nero è prevalente.

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23   via Gabriele D’Annunzio 21

POSIZIONE

Mauro149

A U TO R E

spray

TECNICA

2018

ANNO DI REALIZZAZIONE

Alessandro Jayakodi

F OTO

R E A LT À A U M E N TATA

Space Oddity

T I TO LO

Giulia Filippini

A U TO R E

“Nello spazio sconfinato si aggira una gigantesca balena. Che abbia perso la strada?”

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From Mars to Sirius è l’album dei Gojira, band dalle sonorità psichedeliche e dai testi legati a tematiche ambientaliste, a cui si è ispirato Mauro149 per dipingere questo murale. Avvolta in un’atmosfera subacquea surreale, una balenottera fluttua in mezzo a pianeti sconosciuti nei quali sono presenti forme di vita. Uno scenario che ricorda come le terre emerse di oggi fossero i fondali oceanici milioni di anni fa. L’aspetto della Terra è mutato in fretta, e chissà quante forme di vita o dimensioni spaziali restano ancora ignote. Un viaggio lisergico dove l’abisso oceanico e l’universo si fondono e la percezione dello spazio-tempo incolmabile diventa possibile.


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24   via Gabriele D’Annunzio 21

POSIZIONE

Mach505

A U TO R E

spray

TECNICA

2018

ANNO DI REALIZZAZIONE

Alice Capello, Daniele Tosin

F OTO

R E A LT À A U M E N TATA

Il cervo bianco

T I TO LO

Angela Cristina Olivero

A U TO R E

“In diverse mitologie, il cervo simboleggia la morte e la rinascita. La morte è il passaggio necessario per riacquistare l’antica e originaria purezza.”

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Nelle opere di Mach505, artista dal tratto minimale e incisivo, compaiono spesso animali dal forte valore simbolico. Questo murale spontaneo raffigura il cervo bianco, figura leggendaria emblema di purezza, vitalità e senso di rinascita, immaginario legato all’annuale perdita delle corna. Rappresenta i desideri, le passioni che ognuno di noi caccia quotidianamente, ma anche quella perfezione estetica impossibile da raggiungere, che l’artista insegue nel suo lavoro. L’animale non viene tuttavia trafitto dalle frecce in quanto il desiderio è più potente di qualsiasi offensiva. Una pittura propositiva, rivolta alla ricerca che ogni individuo compie nella vita, ma allo stesso tempo molto intima e personale.


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25   via Nino Bixio 56

POSIZIONE

Fabio Petani

A U TO R E

pittura

TECNICA

2017

ANNO DI REALIZZAZIONE

Paula Xena Ciuca, Simone Rolle

F OTO

R E A LT À A U M E N TATA

Past and present

T I TO LO

Beatrice Costa

A U TO R E

“I lavori, passati e presenti, di Fabio Petani accendono i riflettori sull’evoluzione delle sue opere.”

Per la jam di Murarte organizzata dai Monkeys’ Evolution, Fabio Petani dipinge Holmium & Helleborus Niger, una parete in linea con il suo stile pittorico, in cui interseca le strutture molecolari e crea giochi visivi che cambiano l’aspetto delle piante o delle foglie ogni qualvolta si avvicinano a una forma geometrica. In quest’opera il fiore, entrando in contatto il cerchio, “prende forma” e il disegno diventa dettagliato. Ciascun elemento chimico, come ogni vegetale, interagisce con l’ambiente circostante il murale che viene realizzato. Qui la pianta spacca il cemento per riappropriarsi del suo spazio naturale. I colori seguono una gamma tenue di pastelli in armonia tra loro dando un effetto non invasivo alla vista.

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S T R E E T V I R T U A L I T Y : P E R F O R M A N C E D I P I T T U R A V I R T U A L E D E L L A S T R E E T L E V E L S G A L L E RY D I F I R E N Z E , C O N G O L D V R . F OTO D I G A B R I E L E M A S I


Post street art. L’arte urbana nell’era digitale MAURO FILIPPI

Per definire l’insieme delle tendenze e dei movimenti artistici sviluppati dopo la Seconda guerra mondiale utilizziamo l’etichetta “arte contemporanea”, che dalla sua nascita non ha mai smesso di generare dubbi sui suoi contorni e sulla sua adeguata applicazione. La decisione di utilizzare l’aggettivo “contemporanea” ha creato infatti il paradosso temporale dell’eterno presente, dal quale difficilmente si è riusciti a evadere, nonostante molti dei canoni e dei linguaggi racchiusi nella definizione stessa siano ormai abbondantemente superati. Per questa ragione ci è ancora difficile riuscire a parlare dall’arte contemporanea al passato, nonostante già da tempo molti suffissi “post” siano intervenuti per fare gli opportuni e necessari distinguo. Nell’era post-moderna in

cui viviamo, fatta di post-verità e post-colonialismo, seppur non ancora di post-capitalismo, sembra che il superamento degli ideali, dei movimenti, e delle tendenze proceda a ritmi incalzanti, costringendoci a costanti ridefinizioni e categorizzazioni. La street art non è da meno e anche su di essa si abbatte il demone dell’aggiornamento delle etichette. Così nel 2016 a Stavanger (Norvegia) in occasione del Nuart Festival (uno dei più innovativi e autorevoli eventi internazionali legati all’arte urbana), il curatore Martyn Reed decide di lanciare il tema della Post Street Art dando questo nome all’esposizione principale. E pensare che buona parte di quella che viene generalmente definita street art veniva già etichettata da puristi ed entusiasti più


propriamente post-graffiti. Ma cosa innesca allora la necessità di aggiornare le definizioni? Cos’è accaduto alla street art per meritare un nuovo appellativo? Meno di un secolo separa la nascita del muralismo messicano da quello che viene definito oggi nuovo muralismo contemporaneo, e la differenza tra i due mondi - uniti sostanzialmente dalla dimensione dei supporti e da alcune delle tecniche adoperate - consiste in una serie di elementi fra cui in primis l’intenzione e le finalità, oltre che le tecnologie e le attrezzature utilizzate, ma anche la diffusione e il riconoscimento mediatico. In questo senso internet e la comunicazione di massa hanno senza dubbio giocato un ruolo fondamentale. L’ibridazione e la contaminazione con altre sfere artistiche, unita all’applicazione e sperimentazione di nuovi strumenti e modelli, ha generato soluzioni inedite che inevitabilmente hanno teso a distanziarsi dalla matrice di partenza.

Cosa succede quindi se il video-mapping interagisce con un’opera murale? Si può parlare ancora di street art quando qualcuno con un Google Tilt-Brush dipinge e modella con visori, joystick e kinect un contenuto virtuale e lo colloca geograficamente all’interno di uno spazio fisico? Infine può essere considerata street art un’azione di propositivo hackeraggio digitale di un’opera murale attraverso la realtà aumentata? Aggiungere uno o più livelli virtuali a un’opera d’arte fisica potrebbe essere assimilabile all’atto di crossarla, rimpiazzarla, o semplicemente dialogare con essa? Tutti questi interrogativi lasciano presupporre che forse l’esigenza di una nuova definizione del concetto di street art sia reale. Nella creazione artistica contemporanea la post-produzione, intesa come atto di appropriazione e manipolazione, sembra essere diventata un elemento estremamente ricorrente. Utilizzare come materia prima un prodotto creato da altri per generare


I N L U M I N A : I N S TA L L A Z I O N E A C U R A D I O D D A G E N CY P R O M O S S A D A C O O P C U LT U R E A L M U S E O S A L I N A S D I PA L E R M O. F OTO D I PA O LO C A S T R O N O V O

un contenuto ibrido inedito è una tendenza sempre più diffusa. In strada l’appropriation art, seppur osteggiata da molti, è sempre stata praticata creando peraltro risultati spesso molto interessanti e capaci di amplificare talvolta il valore stesso delle opere di partenza.

Sembra sensato ipotizzare dunque che il mondo dell’arte urbana continuerà nel prossimo futuro a evolversi e mutare assecondando le innovazioni tecnologiche e culturali. Speriamo solo di non dover prospettare scenari post-apocalittici!


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