I SOGNI NON HANNO SCADENZA

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e 13,90 ISBN 978-88-97039-39-6

www.alfredonepi.it

9 788897 039396

I SOGNI NON HANNO SCADENZA

Alfredo Nepi nasce a Porto San Giorgio nel 1963. Dopo gli studi collabora con varie testate radiofoniche e televisive private, tra cui la RAI radiotelevisione italiana per la realizzazione di una trasmissione. Nel 1986 per motivi affettivi si trasferisce a Trento, dove ha lavorato come dirigente nel settore turistico. Negli anni, per alcune società multinazionali, si è occupato di marketing e comunicazione. Attualmente lavora come responsabile commerciale nel settore industriale. Pubblicista, iscritto all’albo dei giornalisti, collabora con diverse testate radio-televisive, riviste e quotidiani e siti internet. Questo è il suo romanzo d’esordio.

Alfredo Nepi

«Vivevano insieme, ma non si amavano. Una volta finito l’amore, lentamente era affiorata l’apatia, poi era subentrata l’insofferenza.»

Alfredo Nepi

I SOGNI NON HANNO SCADENZA

ROMANZO

Jacopo, potrebbe reputarsi un uomo soddisfatto. Dalla vita ha quasi tutto, eppure, non è felice. Gli manca qualcosa, ma non sa esattamente cosa. Trova la sua vita insignificante e spesso ripetitiva. Come uomo è alla ricerca di conferme, di qualcosa che lo sorprenda fino a regalargli nuove emozioni. L’occasione gliela offrirà Giulia, una ragazza più giovane di lui. Nonostante la differenza di età, tra i due c’è affinità, passione e dono dei corpi, fino al punto che le loro anime, riusciranno ad accogliere pienamente ogni sfumatura di quel rapporto. Per entrambi, nascerà una storia d’amore, fuori dai soliti schemi e dai noiosi legami coniugali. In terra di Toscana, Jacopo e Giulia vivranno la loro relazione clandestina, dimenticandosi delle insoddisfazioni personali e alimentando il loro sogno di amarsi liberamente. Fino a quando, quel rapporto d’amore, li condurrà a una svolta sorprendente…


I SOGNI NON HANNO SCADENZA


Questo libro è frutto dell’immaginazione dell’Autore. Qualsiasi riferimento, somiglianza a situazioni, fatti o persone reali, all’interno del romanzo, è puramente occasionale, oppure usato in maniera fittizia. I nomi, i personaggi, i luoghi e i fatti narrati presenti nella stesura, sono frutto, esclusivamente della fantasia dell’autore ed hanno lo scopo di conferire veridicità al racconto


Alfredo Nepi

I SOGNI NON HANNO SCADENZA romanzo


I sogni non hanno scadenza Alfredo Nepi Copyright © 2011 Proprietà letteraria riservata www.alfredonepi.it alfredonepi@alice.it ISBN 978-88-97039-39-6 I edizione Art director Cesare Baietta La foto dell’autore è di Valerio Banal www.fotobanal.it tgbook editore by tecnograficarossi via 1° maggio, 6 36066 Sandrigo (Vicenza) www.tecnograficarossi.it www.stampaunlibro.it L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sui diritti d’autore. Sono vietate e sanzionate (se non espressamente autorizzate) la riproduzione in ogni modo e forma (comprese le fotocopie, la scansione e la memorizzazione elettronica e la comunicazione).


a mio padre Gabriele



Tutte le felicità umane finiscono col dissolversi, come un sogno. Pedro Calderón de la Barca



CAPITOLO 1 NEL PARCO «Voi uomini, siete tutti stronzi!» esclamò Giulia. Jacopo la guardò senza dire nulla. Era rimasto offeso da quell’affermazione. Mentalmente passò in rassegna le possibili risposte da darle. «Perché dici questo? Che cosa ti abbiamo fatto?» rispose con la sua voce calda e profonda. Giulia, desiderava mettere le cose in chiaro. Così gli rispose elencando una serie di ricordi e di amare situazioni, che mettevano in luce il proprio malessere verso gli uomini. «Sono convinta di quello che ho detto. Anzi, te lo ripeto. Siete tutti opportunisti ed egoisti.» All’udire nuovamente la conferma di quanto aveva appena sentito, il volto dell’uomo si trasformò in una smorfia di disappunto. Le rughe, sopra la fronte gli s’incresparono. «Non puoi generalizzare.» disse Jacopo. Per tutta risposta, la ragazza si fece una sonora risata. Dopo essersi tirata indietro i capelli color del miele, si sistemò meglio sul sedile dell’automobile. Poi gli rispose. «Ah, no? Vorresti farmi credere che invece siete attenti ai bisogni di noi donne? Scordatelo! Mi basta osservare come si comporta mio marito, siete tutti uguali.» Appena lei ebbe terminato di parlare, Jacopo le rispose con tono scocciato. «Non c’è ragione che ti ostini a pensare in questo modo.» La ragazza abbassò lentamente le palpebre. Dopo aver preso un lungo respiro, gli lanciò un’occhiata pungente. Gli episodi che aveva vissuto, e lo stato del suo matrimonio, l’avevano convinta che gli uomini, fossero universalmente dei grandi bastardi. Egoisti e poco sensibili. Interessati solo al loro benessere, e a soddisfare le proprie voglie. Non credeva che potessero esistere persone di sesso maschile, capaci di provare affetto e credere nell’amore. Per questo 9


ai suoi occhi, gli uomini, riproducevano esclusivamente delusioni e sofferenze. Per via di quell’acceso confronto, la ragazza continuava a passarsi la mano nei capelli. Ciò permetteva a Jacopo di apprezzare in lei, una fronte regolare e le sue sopracciglia marcate, di forma ascendente. «Io ho conosciuto unicamente persone che hanno pensato a loro stessi, fregandosene di me e dei miei sentimenti!» ribatté la giovane con un tono di voce accalorato. Il suo volto gentile e dai tratti delicati, faceva contrasto con quel modo di esprimersi. L’altro d’istinto: «Usi parole come pietre. Possibile che non ci sia stato nessuno, che si sia comportato bene?» Lei, dopo essersi girata a guardare fuori dal finestrino il paesaggio autunnale delle dolci colline Toscane, si limitò a commentare. «No! Siete tutti crudi e superficiali.» Lo fece senza aggiungere altre spiegazioni. La donna avrebbe voluto continuare con altri esempi, invece si fermò prima. Trattenne le parole sulla bocca carnosa, mordendosi il labbro inferiore. Giulia era una ragazza di circa trentacinque anni, sposata con Paolo e madre di due bambini. Un maschietto di otto anni e una bambina, di circa quattro. Nonostante fosse ancora una donna giovane, da qualche tempo viveva un’esistenza piatta; fatta di frustranti abitudini e sentimenti precari. La sua vita era sempre uguale. Divisa tra la monotonia delle pareti domestiche e i ritmi frenetici, imposti da figli. Soffriva di un forte disagio esistenziale. Il suo rapporto di coppia, era logoro e controverso. I sogni che avevano colorato la sua adolescenza e giovinezza, le si erano miseramente infranti dopo il matrimonio. Si sentiva come una crisalide chiusa, prigioniera in un bozzolo. Vivevano insieme ma non si amavano. Una volta finito l’amore verso suo marito, prima era affiorata l’indifferenza, poi, quello stesso distacco, lentamente si era trasformato in una cocente delusione, facendole subentrare l’odio. Il desiderio di trasformare Paolo in una persona più attenta e sensibile, si era scontrato con la 10


dura realtà. Nulla era cambiato. Le attese erano state tradite e i progetti mai realizzati. Con Jacopo, anche se si conoscevano da tanti anni, si erano rivisti, da poco tempo. Lui era un uomo di circa cinquanta anni. Nonostante l’età, era un tipo giovanile. Alto di statura, con ancora un fisico atletico. Portava i capelli corti color cenere. Insieme alla moglie era proprietario del negozio di ceramiche nel centro del paese. A vederlo sembrava una persona ammodo. A quell’età la dolcezza che esprimeva nel suo dialogo melanconico, gli conferiva una vera autenticità. Come hobby, amava la pesca e aveva il vizio del fumo. Per una casualità del destino, dopo molto tempo, Giulia e Jacopo si erano ritrovati nell’ambulatorio medico, dove lei lavorava come assistente. Nell’occasione di quel controllo sanitario, si erano scambiati i rispettivi numeri di telefono. Dopo un breve periodo si erano cercati. Più per curiosità, che per vero interesse. Lui l’aveva invitata a bere un caffè. Da quel giorno, per un certo periodo, avevano continuato a parlarsi di cose ovvie e banali. Con il passare del tempo, si erano confidati le loro soporifere esistenze. In quelle occasioni si sostenevano a vicenda, dialogando dei rispettivi disagi. In particolare di quelli emotivi legati ai rispettivi matrimoni e ai loro impieghi lavorativi. Così, dopo tanto parlare, avevano deciso di rincontrarsi. Si erano trovati un mercoledì pomeriggio di tardo autunno. Intorno alle sedici e trentacinque. Quell’appuntamento lo avevano fissato, senza una motivazione razionale. Giulia desiderava togliersi qualche dubbio che appesantiva la sua esistenza. Non poteva più mentire a se stessa. Quel continuo scambio di messaggi e di brevi telefonate, l’aveva attratta. Lei, accettando di incontrarlo, aveva cercato di spingersi fuori dalla propria quotidianità. Per questo, provava timore. Nonostante ciò decise di recarsi all’appuntamento, senza curarsi di quelle angosce. Ignorò volutamente le proprie apprensioni; anche perché quei momenti regalavano qualcosa al suo cuore. Voleva anche capire, a che cosa era dovuta la sua in11


soddisfazione. Se alla soporifera vita matrimoniale che suo marito Paolo le faceva vivere, oppure ad altro. Forse discutendo con un uomo diverso e più maturo, avrebbe potuto comprendere di più su quel disagio. A differenza di lei, Jacopo non provava sensi di colpa nell’essersi trovati a parlare. In ogni caso, per evitare eventuali maldicenze, entrambi avevano stabilito di rimanere a dialogare in macchina. Si misero nel parcheggio vicino alle vecchie fornaci. Quello appena fuori dal paese. «Non salvi nessuno di noi?» provò a domandarle. L’altra che nelle sue espressioni era semplice e diretta, argomentò quel suo risentimento. «No! Non salvo nessuno. Personalmente ho conosciuto solo uomini egoisti e superficiali. Nessuno che avesse un minimo di sensibilità. Almeno di rispetto per me. Quelli che me l’hanno dimostrato erano su una sedia a rotelle oppure in un letto d’ospedale.» riaffermò la donna con foga. Dopo aver espresso il proprio pensiero, Giulia si slacciò l’orecchino dal lobo destro. Quel movimento permise all’altro di osservare sul collo della ragazza, il contrasto tra il colore azzurrognolo delle vene e il candore della pelle chiara. Lei aveva il volto in controluce, e il gioco di ombre e luci all’interno dell’abitacolo, le esaltava i perfetti lineamenti del suo profilo. Armonico e delicato. Intanto la discussione sul comportamento degli uomini stava prendendo il sopravvento. Lui fece silenzio. Poi fissandole i suoi occhi verdi con sfumature marroni, le disse. «Mi dispiace che siamo finiti in questa polemica, ma credimi, gli uomini che hanno fiducia nell’amore, esistono.» Lei, gli rispose. «Non penso. Con mio marito la passione si è spenta da tanto tempo. Anche se lui vive in casa, è come se non ci fosse. Non ha mai tempo per me e non si assume nessuna responsabilità. In questi ultimi tempi poi, parliamo poco e litighiamo spesso. La mia vita l’avevo immaginata diversa. Completamente differen12


te. L’unico argomento di conversazione che abbiamo adesso, sono i figli. Ogni tanto parliamo anche di lavoro.» «Che problemi hai con lui?» le chiese sfacciatamente. La ragazza, restò confusa. Non sapeva cosa dire. Solo dopo qualche attimo gli precisò. Giulia, rispose accompagnando la frase con la voce aggraziata. «Certe domande, mi riaprono antiche ferite. Preferirei non parlartene. Perché ogni volta mi prende una profonda angoscia e anche un senso di colpa per tutto quello che ho vissuto.» «Qualcosa sarà successo per arrivare a questo punto?» «Per dirtela brevemente, lui mi accusa di essere stata un ostacolo alla sua felicità e anche alla sua carriera. A quest’età, mi sento incompresa, sia come donna, sia come moglie. Certe volte la tristezza si fa talmente pungente che ci sto molto male. Non trovo più spazio di ascolto.» Giulia disse quelle frasi, con il viso contratto. Jacopo desiderava indagare sulle ragioni di quel malessere, ma fece finta di nulla. Per un attimo si sentì ansioso, così muovendo le ampie spalle si affrettò a ripeterle. «Certo, qualcuno di noi maschi che si comporta male, esiste e sicuramente sono la maggioranza; forse...». La donna non gli lasciò il tempo di terminare la frase, che subito si affrettò a precisare. «In questi ultimi anni, ho avuto la lucidità di vedere che mio marito era cambiato. Ho scoperto in lui, un carattere egoista; per me inedito. Adesso è dura superare questa quotidiana insoddisfazione. La sua è stata una metamorfosi in negativo. Per giunta, ora dopo tutto quello che ho patito, non ho più l’entusiasmo e la pazienza di ricominciare. Avrei desiderio di ricostruire il mio matrimonio, ma ho perso la fiducia. Guarda ho anche tolto la fede al dito.» La ragazza indicò la mano sinistra senza anello. Per un attimo una sensazione di pietà lo fece sentire carico di altruismo, tanto da chiederle. «Tu come ti senti?» «Come vuoi che mi senta. Mi sento fragile e sola. Per questo 13


motivo nutro un forte risentimento, sia verso lui che verso voi uomini.» La domanda nella mente di Jacopo si trasformò in parola. «Sei proprio sicura? Forse adesso sei accecata dal rancore.» «Sono certa.» «È probabile che la tua malinconia coniugale, ti faccia percepire il rapporto con tuo marito come un peso o un fastidio.» Giulia allargò le braccia. Evitando di raccontargli vari particolari, gli dichiarò. «Ho spesso la sensazione di essere abbandonata a me stessa. Paolo, mi fa sentire un’incapace. Non tiene mai conto del mio modo di pensare. Continua a criticarmi su tutto, con ripetute provocazioni, anche davanti ai figli. Questo mi mette fortemente in crisi.» Dopo aver tergiversato per qualche istante, Jacopo le confidò. «Se devo essere sincero, anche la mia vita è condizionata da mia moglie. Lei non mi capisce. Nonostante abbia la mia stessa età, Ada è ancora dipendente da sua madre. È influenzata dalle abitudini del paese, retaggio di una società patriarcale con tradizioni ingessate e conformiste. Ha paura di rompere gli schemi. Da anni ormai ha anestetizzato la nostra relazione.» Giulia lo interruppe chiedendogli. «Perché cosa è successo di tanto grave?» «Semplice... Da anni ormai riserva un’importanza esagerata solo alle figlie e al nostro nipotino, dimenticandosi di me.» «In che senso si dimentica di te?» Gli occhi di Jacopo divennero tristi. «Mai un viaggio. Mai un momento solo nostro. La sera si addormenta sempre sul divano, con la televisione accesa. Ha perso la sua femminilità. A ogni buon conto, bisogna sforzarsi di andare avanti. La vita scappa via.» A parlare, erano seduti nella macchina dell’uomo. Un’Audi A4 station wagon, di colore bianco. L’uno di fianco all’altra. I loro sguardi s’incrociavano. Alla frase di Jacopo, lei rimase in silenzio 14


guardandosi intorno. Era assente. Il suo sguardo, sembrava evocare struggenti ricordi della propria vita. Alcuni, affioravano dalla sua memoria di donna in maniera impetuosa. Giulia anziché stare a discutere su tutto, in quel momento avrebbe desiderato chiudere gli occhi e riposare. Per un breve istante, si assentò mentalmente da quel dialogo. Poi girandosi verso destra trasferì lo sguardo dal volto dell’uomo, al paesaggio circostante. I raggi del sole calante filtravano attraverso le foglie rosse degli alberi, giocando con i chiaro scuri delle colline. I rumori esterni, arrivavano ovattati. In poco tempo la macchina si riempì dei profumi della terra. Dai finestrini, si potevano osservare le magnifiche tonalità che la natura offriva in quel periodo. I colori assumevano le calde sfumature del giallo e del rossiccio. Il cielo conservava le gradazioni sgargianti, in attesa dei colori più cupi del tramonto. Tra colline pettinate a vigneti, e filari di cipressi, si notava la terra che era stata arata da poco. Quel tramonto le accarezzava l’anima e i sensi. Giulia si riprese e con lo sguardo sognante si affrettò a precisare. «Anche mio marito è stato condizionato dalla sua famiglia. Ma non è questo che mi fa soffrire. Non ha carattere. Si accontenta di quello che ha. In quanto a sensibilità, poi non parliamone. Se cambio colore ai capelli, oppure indosso un nuovo abito, lui non si accorge di nulla. Adesso non ci soffro più, come avveniva in passato.» «Ti prego...» affermò Jacopo. «Scusami, non volevo tediarti con queste sciocchezze. Alcune volte, noi donne abbiamo delle idee che sono difficili da cambiare. Però di queste mancanze io ci soffro.» chiarì lei spostandosi ancora la frangetta che le cadeva davanti agli occhi. «Non so.» rispose lui mentre la tensione emotiva si stava allentando. «Le mezze verità, che voi uomini, ci raccontante, nascondono in realtà tanti silenzi e parecchie bugie» pronunciò la ragazza siste15


mandosi il giaccone nero «senza parlare dei vostri comportamenti ipocriti.» Tenuto conto di quel cinismo, verso gli uomini, Jacopo s’impaurì. I suoi occhi verdi tentennarono. Le rughe sulla fronte s’incresparono e divennero più cupe. Come persona desiderava proteggere quel sentimento che provava per Giulia. Nutriva per lei, un grande affetto. «Quello che sto trascorrendo, è un periodo delicato della mia vita.» affermò lui con una voce velata dalla sofferenza. «Perché cosa ti sta succedendo? A guardati sembri felice.» Jacopo le ribatté. «Ci sono momenti della mia esistenza in cui ho bisogno di trascorrere attimi di solitudine, lontano da tutto e da tutti. Prima cercavo di lavorare per stordirmi e non pensare. Ora ho tutto, ma non sono felice, ma non so dirti il perché.» «Succede anche a me.» rispose Giulia. «Sul serio?» esclamò l’uomo. Lei ammise sorridendogli e poi gli raccontò. «Mi succede in particolare adesso, quando il peso della famiglia diventava insostenibile.» Jacopo senza aggiungere ulteriori spiegazioni, continuò cercando di farle capire che anche lui si sentiva stanco, amareggiato. Così puntualizzò. «In questo periodo ho la percezione che la mia esistenza sia triste e inutile. Pensavo che a quest’età avrei raggiunto un certo appagamento sentimentale. Invece non è così.» «Non dire questo. Sei un uomo che può dare ancora molto alla vita e a te stesso.» L’altro rispose negativamente scuotendo la testa. «Grazie del tuo invito a sperare, ma non è così.» Giulia gli obiettò. «Hai un’avviata attività commerciale, una bella casa, due figlie già grandi. Un nipotino. Che cosa vai cercando ancora?» «È quello che vorrei sapere anch’io.» esordì lui. «Da qualche 16


anno non m’importa più di nulla. Né del lavoro, né della famiglia. Tanto meno della posizione sociale in paese.» «Che cosa ti succede in particolare?» continuò lei guardandolo con attenzione. «Mi trovo a svolgere le mie responsabilità, senza entusiasmo. Senza interesse. Solo per l’obbligo di farle. Mi sento solo.» rispose l’altro sistemando lo specchietto retrovisore della sua auto. Poi aggiunse. «La mia vita, stava diventando un’esistenza a tempo. In attesa che qualcosa, o qualcuno intervenisse a cambiare le cose... poi ti ho incontrato.» La risposta di Jacopo la coinvolse in un turbine di pensieri. Prima lasciandola di sasso, poi facendola arrossire. Dopo un instante, l’altra provò a ipotizzare. «Vuoi farmi credere che io...» «Sul serio, è la prima volta che provo a vivere un’affettività parallela al mio matrimonio, mi doni una ritrovata vitalità. Solo tu potevi farmi provare questa emozione.» si affrettò a confessarle. L’uomo in quella discussione impegnava tutto il suo corpo. Giulia, sentendo quelle parole e il turbamento che le stesse le suscitavano, avrebbe preferito scappare. Si tirò con le spalle verso la portiera della macchina. Non voleva che quell’amicizia tra lei e quell’uomo, si trasformasse in qualcosa di diverso. In quel momento voleva andarsene via. Sapeva che per realizzare i propri desideri, come donna, avrebbe dovuto nuovamente provare dolore. Non voleva soffrire un’altra volta per un uomo. Aveva già penato a sufficienza. La realtà di vivere un amore diverso, però, la frenava dal fuggire via. La verità di quel sentimento la conosceva solo lei. «Corri troppo...» ipotizzò Giulia. «In che senso?» domandò lui. «Posso offrirti solo amicizia, niente di più. Sia chiaro, siamo conoscenti, non amanti.» «Sì, lo so. Me ne rendo conto. A mio sfavore, c’è anche una differenza d’età.» rispose lui con una leggera esitazione. 17


«Che ne dici se scendiamo dalla macchina e ci facciamo una passeggiata nel parco, prima che venga buio?» propose la donna, come per esorcizzare quel momento. Passeggiarono fino all’imbrunire. Entrambi si meravigliarono di come, comunicassero con le stesse parole. Tutti e due avevano la medesima visione della vita. Si stupivano di provare le identiche sensazioni e di vivere le cose in maniera così uguale. Ogni volta che questo accadeva, sorridevano sorpresi della loro affinità. «Non ci conosciamo ancora bene. Sono passati anni senza frequentarci. Dobbiamo ancora scoprirci. Però è come se avessimo vissuto sempre insieme, certe cose mi vengono naturali come se...» disse lei. «Anche a me sembra di conoscerti da una vita. In ogni caso prendi quello che viene. Senza pensieri e senza condizionamenti» ripeté Jacopo, per poi proseguire «credimi, ogni attimo che passo con te, lo vivo pienamente.»Il suo volto, con la barba incolta da tre giorni, lo rendeva affascinante. «Hai ragione, dobbiamo vivere questo momento. Ma non è facile. Soprattutto in una località piccola come la nostra.» affermò la donna con un lieve sorriso. Il loro era un piccolo paese tipicamente medievale, fatto di case, botteghe e vecchi palazzi. Arroccato su un’altura, nella Val d’Orcia nelle vicinanze di Siena. Il borgo, era formato da un intreccio di vie strette e strade tortuose. Ci vivevano poche migliaia di persone. Gente semplice e laboriosa. «Dobbiamo andare avanti senza preoccuparci del futuro.» replicò l’uomo. La ragazza non era abituata a un dialogo così aperto e dolce. Così trattenne tra le labbra le parole che aspettava di pronunciare. Era inquieta. Si sentiva insicura, con l’animo colmo di tristezza. Troppi uomini l’avevano illusa. Parlarono appassionatamente, fino a quando, l’oscurità fece capolino allungando le ombre dei cipressi 18


e dei castagni. «È ora di rientrare.» disse lei con voce rotta dall’emozione. Guardando l’orologio, Jacopo confermò che era tardi. «Hai ragione, è ora di andare non mi sono accorto del tempo che abbiamo passato insieme. Sembra volato.» Quei brevi momenti, erano realmente trascorsi velocemente. Si avviarono lungo la stradina che conduceva al parcheggio. Lungo il tragitto, il negoziante galoppava con l’immaginazione, fantasticando su quel sentimento che gli stava nascendo dentro. Lei invece parlava di tante cose ma non riusciva a mostrare pienamente le proprie emozioni. Come donna aveva ancora paura. Così com’era avvenuto per suo marito. Inoltre in quell’incontro, non voleva apparirgli una donna facile. Prima di salire in auto, lui si fermò a guardarla. Giulia era avvolta dalla luce del tramonto ed era stupenda. Senza vergognarsi, la guardò ancora a lungo, poi impaziente le disse. «Grazie, per aver accolto quest’appuntamento, mi hai donato dei momenti molto intensi.» «Non c’è nulla da ringraziare, io sono abituata a donare...» gli rispose, la ragazza, senza completare la frase. I dubbi e le angosce del suo matrimonio la intristivano.

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