Note d'amore

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€ 15,90

ISBN 978-88-97039-07-5

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9 788897 039075

Note d’Amore

“Sara, lavoro tranquillo, sempre ragionevole ed equilibrata, fidanzata e in procinto di andare a convivere, si ritrova in un giorno a dover mettere in discussione una vita intera. E sarà una grande star, idolo di migliaia di donne, a farle capire che la vita non è solo casa e lavoro. Va gustata, a grandi morsi. Perchè le grandi opportunità arrivano una volta sola e non bisogna avere rimpianti. Mai.”

Marta Mor

Note d’Amore

Marta Mor

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Marta Mor

Note d’Amore


Note d’Amore © 2010 Marta Mor, Monza ISBN 978-88-97039-07-5 I edizione tgbook editore by tecnograficarossi via 1° maggio, 6 36066 Sandrigo (Vicenza) www.tecnograficarossi.it www.stampaunlibro.it L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sui diritti d’autore. Sono vietate e sanzionate (se non espressamente autorizzate) la riproduzione in ogni modo e forma (comprese le fotocopie, la scansione, la memorizzazione elettronica e la comunicazione).


A tutte le persone che amo. A Vasco, che guidi i miei sogni a trovare la loro strada. A Daniela, Norissa, Sara, Anna e Lia e a tutte le Thatters, vicine e lontane, che hanno sempre creduto in me e nelle mie capacità , sostenendomi e spronandomi. Ai Take That e alla loro musica, fonte d’ispirazione continua.



PREFAZIONE Per la prima volta in vita mia sto vivendo la sensazione del suolo che si sfalda sotto i piedi. Il mondo mi sta crollando addosso, sbriciolandomi ed io non trovo la forza per dissotterrarmi dalle macerie. Cosa mi sta succedendo? La mia razionalità ha deciso di lasciar posto ad una bestia senza controllo?? Mi sento a pezzi! Sono ore che vago per la città, a piedi. Fa freddo e probabilmente, accecata dalla rabbia, ho perso anche la strada perché mi guardo intorno e mi sento in trappola, claustrofobica.. Dove sono finita??? Si sta pure facendo buio pesto e ho il cellulare scarico! Ma come diavolo ho fatto a ficcarmi in questo pasticcio? Come ho potuto fidarmi? E io, stupida, che volevo fargli una sorpresa! Si… la sorpresa l’ha fatta lui a me!!! Mia sorella aveva cercato di avvertirmi mentre facevo le valigie ieri. “Cazzo Sara! Sei sempre stata così riflessiva! Vuoi far vedere che hai scoperto cos’è l’istinto proprio con una stronzata del genere?? Non credo che Andrea sia la persona giusta! E comunque anche se lo fosse non puoi prendertela con un po’ più di calma?” “Samy, per piacere!! Non rompere, ok?! So che tu vuoi solo proteggermi ma sono grande e vaccinata! Ricordi? Sono io la maggiore fra le due! E poi sono sicura sia la cosa giusta per noi. E’ molto tempo che me lo chiede e io sempre a tirarla lunga per colpa delle mie insicurezze! Voglio farlo! Voglio vivere con lui! Pensa alla faccia che farà quando mi vedrà sotto casa!!! Mamma mia non vedo l’ora!” e ridevo felice… che scema!



Capitolo 1 Lui, Andrea. Il mio ragazzo da un anno e mezzo. Lo incontrai per caso una sera, in una di quelle chat di internet. Ero tremendamente annoiata e non sapevo che fare. In genere non ci entravo mai. Quella volta volli provare. Dopo pochissimi secondi lui mi invitò in una “stanza” privata e cominciammo a chiacchierare, scoprendo dopo poche battute una forte intesa e anche parecchie cose in comune, come l’amore per la letteratura e la musica italiana. Mi sentivo come se quel ragazzo mi conoscesse da sempre. Da quella volta, ogni sera, avevamo un appuntamento fisso. Durante il giorno pregavo che il tempo passasse in un istante, solo per poter parlare un po’ con lui. E la sera, mentre la tastiera trasmetteva le mie emozione sconnesse, il cuore mi batteva all’impazzata. Dopo un mesetto di chiacchiere on line passammo al telefono e dal telefono all’incontro vero e proprio passarono solo pochi giorni. Venne lui a trovarmi a Milano da Firenze, la sua città. Quell’incontro fu il primo di una lunga serie. Ci vedevamo quasi ogni fine settimana, lavoro permettendo. Poi dopo qualche mese, la proposta. “Amore, perché non vieni a stare da me a Firenze? La mia casa è molto spaziosa e io mi sento terribilmente solo senza te!” “Tesoro, ma stai dicendo sul serio??” “Certo che dico sul serio! Non scherzo su queste cose!” Ci pensai su un istante. La proposta mi allettava, ma… “Oddio, mi piacerebbe un sacco!! Ma il lavoro?.. Io, io non lo posso lasciare proprio ora che sto finendo il mio tirocinio!” “Ma cosa ti interessa? Troverai un buon lavoro anche a Firenze! Cavoli, è una delle mete turistiche più importanti in Italia!” “No, guarda tesoro. Non prenderla a male, ma adesso non credo sia una buona idea. Ne riparliamo più avanti. Quando avrò completato il periodo di apprendistato.” Quella volta rimase un po’ deluso ma poi comprese le mie ragioni. Anche se, ad essere del tutto sincera, la mia era solo paura. Nei mesi successivi ogni tanto tornò sull’argomento ma senza insistere troppo; anche perché ogni qual volta toccava quel tasto, io me la svignavo elegantemente.

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Poi una settimana fa l’illuminazione! Stavo accompagnando un gruppo di turisti coreani, in giro per la città. Eravamo in sosta in Piazza Castello, per rifocillarci. Sedetti su una panchina in attesa che tutti finissero la loro pausa. Vidi una coppietta sedersi sulla panchina vicino alla mia. Non era mia intenzione origliare, ma erano così vicini che captai la loro conversazione. Tra un effusione e l’altra lui le disse che era felice di averla li con lui. E che apprezzava il fatto che avesse lasciato il suo paese per stargli vicino. Lei gli rispose, con spiccato accento spagnolo, che lui era la persona più importante e che era felice altrettanto. Si baciarono. Fu in quel momento, che presa anche dalla nostalgia di Andrea, decisi che se quella ragazza aveva rinunciato alla Spagna e si era trasferita centinaia di km lontano dalle sue origini per stare con la persona amata, anche io potevo fare altrettanto. Considerando anche che Milano e Firenze non sono poi così lontane. Finii il mio giro turistico con gli asiatici e me ne tornai in ufficio. Non appena vidi la mia collega Laura, la trascinai alle macchinette per comunicarle la mia decisione. Molto eccitata, le spiegai il piano che avevo elaborato sul pullman mentre rientravo; ma la sua espressione aveva poco dell’entusiasmo che sprigionava la mia. Anzi, sembrava sconcertata, perplessa: “Sara, tu sei pazza! vero?” “Lo so, non è da me. – dissi, sottolineando l’ovvio - ma stavolta ci ho pensato! Credo sia una cosa positiva per entrambi, soprattutto per me. Qualche cambiamento non può farmi che bene.” “Ma sei sicura o ti sta prendendo per sfinimento??” “No, Lauretta, sono sicura!” E dopo averle fatto un sorriso a tremila denti le stampai un bacio sulla guancia, abbracciandola. “Mi mancherai, lo sai?” mi disse rattristata. “Si tesoro, anche tu mancherai a me, molto. Ma non parto per una missione suicida in Afghanistan! Potrai venire a trovarci ogni volta che vorrai!” (allora ne ero proprio convinta…) Ero sempre più stupita dalla verità delle mie parole e dal tono sinceramente convinto della mia voce. Mi sorrise, mi diede un buffetto: “Non ti riconosco più… - mi prese per le spalle e mi diede una leggera scossa, alzando un po’ la voce – Sara, dove sei? Vieni fuori da questo corpo!!! Ehi, tu, lì dentro! Che ne hai fatto della mia amica???”

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“Ehi, ehi non sono mica posseduta.. dai!” Fintamente offesa, mi liberai dalla sua presa. L’abbracciai un’ultima volta, sicura delle mie decisioni. Il giorno dopo presentai le dimissioni con decorrenza immediata. Qualche giorno per organizzare il tutto e poi, via. Stamattina alle otto mio padre mi accompagna in stazione. “Sei proprio sicura?” “Si, papà, non preoccuparti, andrà tutto bene! E poi non vado mica dall’altra parte del globo!” Gli sorrisi, rassicurante. Papà, papà! Non gli è mai andato a genio Andrea e ancora non capisco perché. Se solo gli desse la possibilità di farsi conoscere un po’ di più!…. Arriviamo al binario e mi aiuta a caricare la valigia. Tutte le altre cose le ho fatte spedire direttamente a Firenze, tramite corriere. Abbraccio forte il mio papi. Una lacrima ci solca il viso “Ti voglio bene, papà!” “Ti voglio bene anche io scricciolo! E stai attenta! Ricorda che se qualcosa dovesse andare storto la tua camera è sempre là, pronta a riaccoglierti!” Lui ci conta che presto torni in famiglia! Ma io finalmente sto spiccando il volo! Salgo. Il treno comincia a muoversi lentamente. Tra me e me, penso: “Ciao Papi, Ciao Milano.. Mi mancherete…” Sistemo le mie cose nel portabagagli e mi siedo. Infilo le cuffie dell’mp3. Nek canta una canzone su un treno e un amore fugace ma il mio non sarà un amore fugace, Filippo. E mi addormento quasi subito.

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Capitolo 2 A mezzogiorno, in perfetto ritardo di mezz’ora, il treno arriva a Santa Maria Novella di Firenze. Esco e mi sembra di essere ancora a Milano. Bus, taxi, auto che si strombazzano per lasciare libero il passaggio. Ragazzi con la cartella che aspettano impazienti di far rientro a casa. Non sarà certo difficile abituarsi a questa città, penso. Vorrei prendere l’autobus poi però do un occhiata al mio valigione e cambio idea. Cerco di fermare un taxi ma senza successo. In lontananza ne vedo arrivare uno così, appena sono sotto la sua portata, mi pianto in mezzo alla strada. L’auto inchioda e il tassista impreca, scendendo. Mi da della pazza e urla altri improperi. Che fantastico “Benvenuta”! “Senta lei! E’ mezz’ora che tento di fermare qualcuno che mi porti a casa ma nessuno mi calcola! In qualche modo dovevo pure fare!!” Il giovane tassista, si è calmato! Mi sorride e mi carica la valigia nel bagagliaio. “Dove vuole che la porti?” “Via Bartolini, 14. Grazie.” Il taxi parte. Di solito ci metto un quarto d’ora dalla stazione a casa di Andrea, ma il destino gioca contro di me. Il corteo di una manifestazione paralizza il traffico e quando arrivo sotto il suo appartamento sono già passate le 14 e so di certo che non sarà in casa. Pago la corsa e il ragazzo mi scarica la valigia davanti al portone. “In bocca al lupo, signorina Sara. E mi raccomando se avesse bisogno di un taxi chiami l’85856” Mi sorride, sale sulla vettura e sparisce. Decido di suonare il campanello di Andrea, anche se già so che nessuno risponderà. Mi siedo sul marciapiede, neanche fossi una barbona, e chiamo a casa per avvisare che sono arrivata. Trascino la mia valigiona sugli scomodi sanpietrini, e mi avvio in cerca di un bar. Ho fame, lo stomaco che borbotta impaziente ne è una prova schiacciante! Guardo nel bancone dei panini e tutto quello che è rimasto si riduce ad una piadina prosciutto e formaggio e una pizzetta rinsecchita. Ordino alla barista la piadina, una bibita e mi siedo al tavolo. Quantomeno lo stomaco mi darà un po’ di tregua! Sfoglio senza interesse una rivista che ho comprato a Milano prima di partire. Arriva l’ordinazione e intanto chiamo Andrea. “Pronto, amore.”

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Uso il tono più neutrale che trovo in catalogo, anche se la recitazione non è mai stata il mio forte! Vorrei urlarlgli: “Amore bello, indovina dove sono!!!!! A casa tua….con baracca e burattini!!!” Ma mi limito a un più tranquillo: “Ciao cucciolo. Come stai?” “Ma, dai bene. Oggi è abbastanza tranquillo qui al lavoro. Tu?” “Io sono in pausa ora. Sto mangiando un panino in un bar. Tutto bene! Mi manchi sai!?” “Si, tesoro anche tu mi manchi tantissimo.. Dai che sabato ci vediamo!!! Mancano solo due gg!” Scopro in me, una capacità di limitazione incredibile, che non sapevo di possedere. Credevo che sarei scoppiata a ridere da un momento all’altro e invece ciò che esce dalla mia bocca è: “Si, manca poco, pochissimo!!! Ora finisco di mangiare che mi aspetta un gruppo di iraniani tra poco.. una barba!” “Stai attenta, eh! Ti amo.” Che dolce, il mio Andrea! “Si, non preoccuparti.. Ti amo anche io..ci sentiamo più tardi!” “Ciao amore!” Lui non si aspetta niente e mi rendo conto che come attrice non sono poi così male!!! Riprendo a mangiare la mia piadina, con calma e continuo a sfogliare il giornale. Leggo qualche articolo, poi a pagina 8 vedo la foto di 4 ragazzi. La didascalia dice che sono i “Lads” e che sono tornati con un nuovo album. Mi viene subito in mente Samy. Lei li adorava! Chissà se lo sa!? ”Ciao sorellona! Sei arrivata?! Hai già visto Andrea?” Mi risponde ancor prima che abbia fatto il secondo squillo. “Si, Samy sono arrivata.. Lui però non l’ho ancora visto. E’ al lavoro. Io sto mangiando qualcosa in un bar. Ma, senti! – faccio una piccola paura, per dare suspance - Indovina cosa ho sotto gli occhi???” Sono emozionata per lei! “Una lasagna?? – ride - Sara, contieniti o diventerai un capodoglio!” “No, scema!!! Stavo leggendo una rivista e mi è capitato sotto gli occhi un articolo dove si dice che i “Lads” hanno inciso un album nuovo! Lo sapevi?” Un attimo di silenzio e temo per le sue coronarie sparute! “Sara… ma fino a stamattina, dove abitavi? Su Marte? Certo che lo so! – dice con tono di riprovazione e shock - Ti pare che una groupie come me non lo sappia??…sono mesi che non ascolto altro!!!!”

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“Una gr.., che??? Samy, sei proprio fuori come un balcone! Comunque, effettivamente, mi sembrava strano che non lo sapessi. Volevo solo esserne certa!” rido. In realtà speravo di darle io la notiziona del secolo! “E vedrai che prima o poi ti porterò sulla via della redenzione, altro che Nek! Anzi ho saputo che il prossimo inverno dovrebbero venire in concerto a Milano, e tu, ovviamente, verrai con me!” “Mah, non lo so! Vediamo! Se fai la brava! E comunque non è che mi abbiano mai fatta impazzire. Sono quattro scimmie da circo che saltano e sculettano!” Cerco di fare la seria me mi vien da ridere perché quando parlo così lei va in bestia e si trasforma nell’incredibile Hulk! “Ma stai zitta! – urla nel telefono - Che qualche canzone piace anche te! E non solo quelle! E comunque mi darai ragione! E poi pagherai pegno!” Taglio corto, poco curiosa di scoprire quale sia il pegno dal pagare. “Si..si…ora ti saluto! E tu vedi di metterti a studiare per l’esame di arte, al posto di fare Gr…quella cosa lì!!” Sospira rassegnata alla mia “ignoranza in fatto di musica” poi continua: “Si, infatti. Forse hai ragione! Sarà meglio darsi una mossa!! Ci sentiamo stasera. Bacio Bacio.” “Bacio a te.” Rido e continuo a guardare la minuscola foto dei quattro ragazzi. Non potevano metterne una più grande? Non si distinguono neanche le figure! Passano momenti interminabili di noia e stanchezza quando poi guardo l’ora e mi accorgo che si son fatte le sei. Tra qualche minuto dovrebbe arrivare Andrea, meglio sbrigarsi! Pago e torno sotto il suo portone. Mi siedo dietro al muretto per non farmi vedere. Passa una mezz’ora e niente. Passa un’altra mezz’ora e niente. Sono quasi le otto e si sta facendo buio, quando vedo entrare nel vicolo la sua Punto grigia. Parcheggia e scende. Finalmente!!! Sono al settimo cielo!!! Ma poi guardo meglio. Mi blocco sul posto! Vedo che anche l’altra portiera si apre! Lui va incontro all’ospite e l’aiuta a scendere. E’ una donna alta, mora, capelli lunghi! E, adesso, chi cazzo è questa??? Chiude l’auto e la raggiunge mettendole un braccio intorno alle spalle. A questo punto prendo il cellulare e lo chiamo ma rifiuta la chiamata e prontamente, con una sola mano, mi manda un sms, scrivendomi che è ancora al lavoro e che mi chiamerà lui più tardi. Spegne il telefono e lo mette in tasca. Riprende a

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camminare verso casa con l’amica e ad un certo punto, con mio sommo disgusto, la bacia!!! Ma poi, non un bacio qualsiasi!!! Un bacio con tre metri e mezzo di lingua. Con check up di tonsille ed adenoidi incorporato!!!!!!!!! Guarda te, sto stronzo!!!! Il fumo comincia ad uscire copioso da ogni parte del mio corpo!! Ecco di nuovo, l’istinto omicida, che mi pulsa nelle vene! Lo sento ardere in ogni cellulare! Prendo due sassi tra le mani. Mi alzo ed esco allo scoperto. “Brutto bastardo!!!!!!!!!” Hanno entrambi un sussulto. “Amore scusa – lo sciommiotto io, ripetendo le parole dell’sms di poco fa ma sono ancora al lavoro. Ti chiamo io più tardi. Ti amo. Bleah! Ma vaffanculo, Amore!!!” e comincio con la sassaiola. La pioggia di insulti non si placa. E’ come un rubinetto che, crepa dopo crepa, alla fine esplode. Lui prova ad avvicinarsi ma torna indietro quando uno dei miei sassi lo colpisce ad un braccio. E devo dire la verità! Sono stati fortunati!!! Ho sempre avuto una mira di merda altrimenti li avrei già lapidati! Finiti i sassi mi volto di scatto e comincio a correre via, piangendo. Lui prova a venirmi dietro ma appena mi raggiunge e mi ferma, prendendomi un braccio, mi giro e come una furia gli assesto un gancio in pieno viso. Riesco a guardarlo negli occhi, con una freddezza glaciale, solo per dirgli: “Mi fai schifo! Sei un verme, una nullità, una muffa!! Non voglio sentire nemmeno più pronunciare il tuo nome! Tu per me sei un buco nero!” Giro i tacchi e parto, a piedi. Ora sono quasi le dieci. Il cellulare mi ha definitivamente abbandonata e io mi sono persa per Firenze. Sono un disastro! Avrò senz’altro l’aspetto da maschera degli orrori! In lontananza vedo l’insegna illuminata di un Irish Pub. Mi faccio paura da sola al pensiero di come sarò conciata ma tra poco me ne andrò da questa città di merda! Chi si ricorderà di una povera pazza truccata da Pierrot? Noto dal parcheggio stracolmo che il locale deve esserlo altrettanto e la cosa mi intimidisce ulteriormente ma cerco di farmi forza. Su, Sara, un telefonata, un salto al bagno e poi via! Prendo un lungo respiro e spingo la pesante porta di legno. Nessuno sembra avermi notata. Il locale è effettivamente pieno. Un cameriere con aria perplessa si avvicina: “Ciao, hai bisogno?” mi chiede con gentilezza. “Si, in effetti si! – rispondo, mesta e a testa china - Avrei bisogno di un bagno e di un telefono, per cortesia.” Il ragazzo tace per qualche secondo, ci pensa un po’ su.

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“Purtroppo il telefono è fuori uso ma il bagno è in fondo alla sala sulla destra.” Guardo in direzione del bagno e mi affloscio come un palloncino sgonfio. Dovrò passare proprio in mezzo a tutti! Uff… e vabbè! Tengo la mia borsa stretta e mi appresto a superare i tavoli. Appena raggiungo la toilette e mi guardo allo specchio ciò che vedo è anche peggio di quello che mi aspettavo! I capelli sono una massa informe e crespa. Sembra che mi sia pettinata con una bomba. Il trucco è colato per via del pianto e si è spalmato un po’ ovunque. Sembro Scream. Mi lavo immediatamente la faccia con dell’acqua fredda e istantaneamente mi sento meglio. Mi asciugo e mi sistemo come posso i capelli, legandoli con un elastico. Faccio pipì, mi lavo le mani e mi do un ultima guardata. Sicuramente qualche progresso c’è! “Che faccio adesso? Non ho il telefono…” Poi vedo una presa di corrente e frugo in borsa cercando il carica batteria. Cazzarola!!! No!! Ho preso quello per la macchina!!! No! No! No! Non me ne va una dritta!!! Scoraggiatissima, esco dal bagno e cerco di raggiungere il bancone prima possibile. Il cameriere torna da me: “Va meglio, ora?” e mi sorride. “Deve esserti successo qualcosa di terribile per averti ridotto a quel modo!” e adesso, questo che vuole?? Penso, acida. E magari voleva solo essere carino. Ma non sono in vena di cordialità, stasrea. “Luca, al tavolo 12 aspettano le ordinazioni…” gli dice il barista, con aria di rimprovero. Poi mi guarda anche lui: “Vuoi qualcosa da bere? Offre la casa!” e ammicca. Ma che vuole pure questo?? “Si grazie, ma posso permettermela una bevuta – e sorrido ironica – Dammi la cosa più alcoolica che hai!” Ho bisogno di tirarmi su. Lui mi rivolge una smorfia indecifrabile e poi va a prepararmi l’ordinazione. Mentre aspetto, mi guardo un po’ attorno e ad un tratto, tra i tavoli, noto una nuca familiare, anzi, quella nuca la riconoscerei fra mille! Ci potrei mettere la mano sul fuoco: Andrea!!! Si china per raccogliere qualcosa per terra e scopre ai miei occhi il viso di quella stronza di prima. E ora, che faccio?? Ma guarda te, sto faccia di merda!! L’ho appena beccato con un'altra, l’ho lasciato! E’ lui?? Esce a bere tranquillo, stile festeggiamento!!! Come se niente fosse!!! Deve essere proprio triste e affranto, porello! Ma con che razza di persona volevo costruire una famiglia?? Ora ti faccio vedere io, la razionalissima Sara!!!

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Mi giro verso il barista: “Scusa, puoi far portare un altro giro al tavolo vicino alla finestra grande? Pago io!” Prendo il mio cocktail e mi dirigo verso il tavolo del traditorepezzente. La ragazza, che mi vede per prima, congela all’istante. Lui si rende conto della mia presenza solo quando mi accomodo al tavolo, vicino a lui. E’ una statua di sale! Lo fisso e sorrido sarcastica: “Allora? Com’è? Non parlate più? Continuate pure, eh, non badate a me!” Lei è praticamente morta e lui deglutisce a fatica. “Sara…” prova a dire lui. “Sara, un cazzo!!!” cerco di non alzare troppo la voce… anche se la cosa richiede un certo sforzo. “Sentiamo – dico, prendendo una patatina dal piatto della gatta morta – da quanto tempo va avanti questa farsa?” Chiedo, alzando una patatina molliccia verso il viso sbiancato di lui. Però, appena lo vedo aprire bocca per rispondere, lo zittisco: “No, guarda, non sprecare fiato. Sarai stanco dal troppo lavoro di oggi! Ti risparmio la fatica perché, sai una cosa? Non me ne frega assolutamente niente!!!” Divento ancora più aspra, peggio di un limone andato a male e guardo lei: “Non ti preoccupare, non ce l’ho con te! Provo solo tanta pena! Tra qualche mese, assisterai alla stessa scena. Con la sola differenza che tu sarai al posto mio! Auguri! Te lo cedo, volentieri!” Hanno tutti e due la bocca spalancata. E non riescono a proferire parola. Mi alzo, prendo una delle birre appena arrivate: “Quanto a te, AMORE, visto che per te ho mollato la mia città, il mio lavoro e la mia famiglia, abbi almeno la gentilezza di rispedirmi la valigia che ho lasciato sotto casa tua!” giro la bottiglia e gli verso tutto il contenuto sulla testa. Prendo un'altra patatina, la infilo in bocca, prendo il mio bicchiere e me ne vado. Prima di arrivare al bancone ho già tracannato tutto il contenuto. Lascio una banconota al barista, senza aspettare il resto, ed esco dal locale. Ora sono fuori. Di nuovo sola. Io e il mio magone… Io e la mia delusione. E non ho fatto nemmeno chiamare un taxi! Cazzo, cazzo, cazzo!!! Ora mi tocca rientrare ma… non finisco di formulare il pensiero che sento una mano appoggiarsi sulla mia spalla. Temo di sapere chi sia e sono stanca. Non ho più voglia di combattere. Mi obbligo comunque a voltarmi e chi mi trovo davanti non è proprio chi mi aspettavo che fosse.

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Capitolo 3 Un uomo con il viso da ragazzino. Un ometto direi, data la statura. Mai visto in vita mia! “Ciao!” esordisce lui, con uno spiccato accento inglese. “Ciao! Scusa, devi avere assistito alla scena. Pietosa, vero? Chiedo sc…” non finisco neanche la frase. “No, no! Che scusa?! Sei stata ‘so awsome’! Ehm, come dite voi?” E’ un po’ in imbarazzo e si accarezza il collo. “Meravigliosa, awsome is meravigliosa!” E ricambio il sorriso, senza nemmeno pensare di farlo. “Maravellosa!”, cerca di ripetere lui. “Si, più o meno così.” e questa volta sorridiamo entrambi, senza sapere che altro dire. “Bene, - incrocio le braccia – ora mi devo proprio incamminare. Non ho idea di dove mi trovo ma devo raggiungere al più presto un treno che mi riporti di corsa a Milano. E’ stato un piacere…” e gli porgo la mano in attesa che mi dica il suo nome. Mi guarda un po’ incerto, in attesa ma poi scoppia a ridere: “Oh, sorry… si I’m Anthony! Nice to meet you!” “Il piacere è tutto mio. I’m Sara!” (mamma mia ma quanto è bello sto ragazzo?? Poi quando ha riso prima… Mamma Mamma!! Sara?! Ma a cosa pensi??? SSHH!!!) L’imbarazzo la fa da padrona, pensando a quello che mi gironzola per la testa. “Oh, Anthony, I have to go, now! Nice to meet you!” Mi giro ed inizio a camminare alla cieca, con il calore di quella bellissima risata nel cuore. Dopo pochi passi torno a guardare nella direzione di quel ragazzo tanto carino, dall’accento inglese e dalla dolce fossetta sulla guancia, ma di lui nemmeno l’ombra. E va beh! Però, quant’era bello con quei pantaloni bianchi e la camicia vedo-non-ti-vedo…mmm… Erhm!!! Saraaaaa!!!!!!! Smettila subito, capito!? Dopo pochi secondi sento un claxon dietro di me. Mi giro e vedo avvicinarsi un’ auto nera con i vetri scuri. Non capisco chi ci sia alla guida. Poi però, il finestrino si abbassa e un volto si affaccia. Rivedo quel sorriso e quella fossetta, che in quel momento potrei anche sbranare…erhm… ancora!? Saraaa Smettilaaa!!

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“Sara, it’s too late! E’ tardi! Vieni, ti accompagno io!” “Ma va, no figurati! Cerco un taxi e mi faccio accompagnare. Prima di partire penso di aver bisogno di una dormita. Grazie lo stesso!” “No, dai, insisto! Sali…” Guardo estasiata quel sorriso e penso che in fondo ha l’aria innocua. Se continua così potrei diventare io il pericolo per lui!!! Ma si, si può fare, Sara! “And so? Sara, cosa fai?” “Ok, ok, va bene!” Salgo in auto, senza esitare. Prima di ripensarci. “Grazie Anthony, sei un angelo!” Mi guarda con una aria furba. “Yes, I know, babe!” e mi fa una faccia da maniaco, troppo buffa! Dovrei avere paura?! Si forse, ma è tremendamente irresistibile!!! Alla faccia dell’istinto represso! Qui mi sembra di stare recuperando tutto il tempo perso a pensarci su, in un giorno solo! Non conosco molto bene Firenze, quindi non riesco a capire dove mi stia portando. Guida e ogni tanto intona qualche motivetto. Canta discretamente il piccoletto!!! Faccio per accendere la radio e lui mi guarda storto: “What’s happen? Non canto bene?” dice, in un tono drammatico che mi fa sorridere. “Oh no, no. Ma va! Anzi sei piuttosto bravo! Stavo solo facendo un po’ di zapping… Piuttosto tu, cerchi di sviarmi con la musica ma, intanto, dove mi stai portando?” “Surprise!” e mi sfodera un altro dei suoi sorrisi assassini. Ah, Sara! Andiamo bene, proprio bene! Però devo ammetterlo! Mi diverte l’inglesino! D’un tratto su Young Radio passano quella canzone dei “Lads” che tante volte ho sentito cantare da mia sorella Samy. Non ricordo tutte le parole ma nonostante l’umore tendente al nero, mi va di cantare. Alzo un po’ il volume. Anthony mi guarda e sorride (e mi chiedo se prima o poi non gli verrà una paresi!) “…Come on now… come on now…Tell me what you’re waiting for..“ Lui sembra divertito. Si, la canzone effettivamente è molto allegra! Riesce quasi a farmi scordare per un momento il motivo di tanto dolore. Lui abbassa un po’ il volume. “Do you like it? Ti piace?” sorride ancora. “Beh, si, dai! E’ carina! E’ molto allegra! Credo sia dai “Lads”, quel gruppo inglese…” lui mi guarda un po’ perplesso poi scoppia a ridere (di nuovo!).

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“Si, effettivamente si! Sono delle mie parti, sai?” Sembra molto partecipe. Come se il discorso lo interessasse parecchio. “A te piacciono?” E’ sempre così cortese e gentile che riesco a dimenticare il fatto che sia un totale sconosciuto per me. E rispondo con sincerità, senza pensare. “Alcune canzoni sono carine ma sono molto più interessata alla musica italiana. – sottolineo, con orgoglio - A proposito, se mai ti capitasse di parlare con mia sorella, non accennare al fatto che ho ammesso che alcune delle loro canzoni sono carine, per favore! A lei piacciono molto e nonostante i numerosi tentantivi, non è mai riuscita a farmelo ammettere! Sarebbe una soddisfazione troppo grande per lei! Una soddisfazione che non voglio darle!” Sorrido pensando a Samy! Ho appena detto che alcune canzoni sono carine e lei non era presente!! Sacrilegio!!!! Ride. Che novità! (magari ha un qualche tic, una qualche malattia rara che gli fa sempre aprire le labbra in un sorriso. Oppure è troppo contento di stare qui con me e allora ride….”Ecco che le collezioni di Harmony entrano in campo e sortiscono subito l’effetto film mentali: mode ON!”) “Eheheh, don’t worry! OK! Resterà fra noi!” Siamo fermi ad un semaforo. Abbassa il finestrino e prende una sigaretta dal pacchetto. L’accende e fa uscire una colonnina di fumo. Noto che mi sto accaldando. (Sara, ma che fai??? Ussignur!! … Perché quando fuma è ancora più sexy?!..Io poi odio chi fuma!?) Me ne offre un tiro.. “No, thanks.. I don’t smoke… E dovresti smettere anche tu!” la spegne subito. “Hai ragione, dovrei smettere! Magari comincio da stasera…!” Mi guarda con quello sguardo verde come il mare, cristallino. Andrea? La stronza?... Chi sono??? Ad un certo punto, però, mi accorgo di conoscere le strade che stiamo percorrendo. Siamo proprio dietro la casa di Andrea. “Anthony, listen… Possiamo passare a casa del mio ragazzo a prendere la valigia?” L’idea di rivedere il verme non mi alletta. Ma magari non ha ancora finito i bagordi! Mentre sto pensando a come affrontarlo, il mio salvatore, mi spiazza: “Intanto chiamami Tony!. E poi, tu quello lo consideri ancora il tuo ragazzo?” e mi ritrovo in imbarazzo “Ehm, no effettivamente – penso con un moto improvviso di tristezza - non lo è più. Ci devo soltanto fare l’abitudine!” Volto lo sguardo all’esterno, lavorando sul mio traballante autocontrollo.

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“Ok, dove vado?” senza guardarlo gli dico di svoltare a sinistra al prossimo incrocio e dopo qualche secondo siamo sotto il portone di Andrea. Mi salgono le lacrime agli occhi istintivamente. La valigia è ancora li anche se la sua macchina è parcheggiata. Che stronzo, penso. Neanche l’ha portata su! Meno male che siamo passati, altrimenti rischiavo di trovare cinque! Tony deve aver notato il mio stato d’animo, così, senza dire nulla, scende dall’auto e va a prendere il bagaglio. Lo sta per caricare nel baule quando Andrea esce dal portone. “Ehi ehi…cosa stai facendo?” e gli corre dietro. “Calmati, calmati…sono qui con Sara!” Andrea si ferma e attraverso la portiera rimasta aperta mi guarda. Ha gli occhi di chi ha pianto ma mi fissa e non dice niente. Si gira e torna all’interno del portone e, non appena lo vedo scomparire, scoppio in un pianto dirotto. Tony torna in auto. Lo vedo indeciso, forse insicuro su come comportarsi ma poi mi accarezza la testa, mette in moto e parte. Quella carezza mi apre il cuore. E non c’è cosa peggiore che venir consolati quando si è disperati! Il pianto si fa più concitato e non riesco a bloccare i singhiozzi che mi salgono dal petto. Intanto lui guida, senza proferire parola. Mi stringe le spalle con il braccio e mi lascia appoggiare il viso alla spalla. Non so dove mi voglia portare. Forse, sbagliando, non m’importa neanche. Mi porti pure dove vuole, lontano, via da qui. Le mie lacrime, amare, scendono ancora. Vorrei smettere di piangere; smettere di soffrire. Improvvisamente. Come quando si resetta un computer. Premere un tasto e cancellare tutto. Non vorrei farmi vedere ridotta così da un perfetto sconosciuto che mi sta aiutando più di chiunque abbia mai fatto prima. Ma sto male perché penso a quel bastardo. Penso a quanto sono stata idiota e a quanto amore ancora provo per lui. A come mi ha fatto male vederlo con gli occhi gonfi prima e vederlo andare via così, senza parlare. Penso a cosa avrei potuto fare per evitare che tutto finisse così. Penso a cosa gli ho impedito di dire. Magari aveva una spiegazione, magari voleva riparare. Io invece gli ho tagliato la faccia e non gli ho dato occasione di redimersi. Avrò fatto bene? Non lo so e probabilmente non lo saprò mai. Vederlo con un'altra. Sapere che, per non so quanto tempo, mi ha presa in giro, è troppo. Purtroppo la capacità di perdonare non è tra le mie virtù! Comunque, ora non ho voglia di pensarci. Lascerò che le cose facciano il loro corso così, senza agire. Ho perso tutte le forze, anche quella semplice di pensare e riflettere. Non ha senso tutto questo. L’amore che ho sprecato nessuno potrà mai restituirmelo e non ne sprecherò altro. Non ho intenzione di permettere che accada di nuovo!

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Capitolo 4 Sono così persa nei miei pensieri che neanche mi rendo conto che ormai l’auto è ferma. La città e il suo caos hanno ceduto il passo a prati, alberi e un cielo stellato che sa di quiete. Di fronte a noi una piccola casa, circondata da ettari di terreno. Gli occhi, offuscati dal pianto e dall’oscurità della notte, registrano solo colori cupi ma sono certa che con la luce del sole, il panorama è mozzafiato. I fari della vettura illuminano un piccolo viottolo sterrato che conduce all’ingresso. Lui mi guarda e finalmente il mio istinto di sopravvivenza sopito, sta cominciando a svegliarsi. E’ se fosse un davvero un maniaco? Un serial killer?? Ossignore, e io che come una cretina, mi sono fidata! Ora mi violenterà e mi farà a pezzi. E nessuno saprà mai dove sono finita! Poi mi sorride. “No, dai! Non fare quella faccia, ti prego! Non preoccuparti. Immagino cosa stai pensando. Non ho intenzione di farti a pezzi e bruciare i resti nell’acido!” Scende e viene ad aprirmi la portiera. Poi va a prendere la valigia nel baule e successivamente mi fa strada con una luce portatile, verso l’entrata. Non appena dentro, accende la luce e quello che vedo mi lascia senza fiato! Un meraviglioso salotto country con un camino in muratura di circa tre metri per il quale ucciderei! Meravelloso, per dirlo a parole sue. Sulla sinistra una cucina a vista, dentro al quale potrebbe starci benissimo un bilocale, nello stesso stile del salotto e un tavolo rettangolare in legno da almeno 16 persone, al centro. Uno spazio funzionale, ordinato e completo. Il mio sogno in quattro mura! Proprio di fronte a dove mi trovo, s’innalza una scala, anch’essa in muratura, lasciata appositamene grezza per armonizzarsi con l’arredamento. Probabilmente ho gli occhi a forma di cuore, in questo momento. “Ehi, chi sei?...”, mi schernisce lui, facendomi passare una mano davanti allo sguardo imbambolato. Io mi stavo già immaginando ai fornelli o sdraiata sul sofà. Oppure ad accendere un bel fuoco per far arrostire le castagne, d’inverno. E lui mi ripesca bruscamente dai miei sogni ad occhi aperti! “Tony, perdonami! Dicevi?” “Pensavo fossi in estasi? Mica, hai visto la Madonna??” “Ehh..sull’estasi c’hai preso in pieno! Questa casa è davvero una visione! L’hai arredata tu?”

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“Si, diciamo di si…” mi risponde. Ma il tono vacuo delle sue parole mi fa capire che forse è qualcosa di cui non vuol parlare. “Vieni di sopra, ti mostro la tua stanza.” E ora il sorriso ha fatto la sua ricomparsa su quel volto da bambino. “Non vorrai dirmi che mi ospiti qui?” mi guarda divertito poi torna serio. “Direi che “ospite” non è la parola giusta. In realtà, - mi guarda serio - sei mia prigioniera e da oggi ti terrò qui segregata!” Gli parte una risata satanica da brividi poi torna a sorridere (come al solito, d’altronde. Questo ride sempre! Sarà un po’ picchiatello?) “A parte gli scherzi, perché no?! – continua poi, con tono ovvio - Io ho posto sufficiente e tu non hai un letto dove dormire questa notte. A quest’ora temo che farai fatica a trovare un albergo. E poi un po’ di compagnia non mi ucciderà.” Estrae da un cassetto degli asciugamani puliti e me li porge. “Fatti un bagno caldo, vedrai che starai meglio...” Appena pronuncia la parola “Bagno” il mio corpo sembra fremere al pensiero di una vasca colma d’acqua calda e relax. Si, direi che ne ho proprio bisogno! “Tony. Io… io non so cosa dire. Non so come ringraziarti! Non mi conosci nemmeno e mi ospiti in casa tua?!” La sua mano mi accarezza il braccio, amichevole. “Non devi fare niente. Mi basta solo sapere che stai meglio. So come ci si sente in una situazione come quella che stai vivendo tu e sto cercando di fare qualcosa per alleviare il tuo dolore.” (praticamente è un santo!) E senza dire altro si incammina per tornare al piano inferiore. Ed ora, cos’è quest’umidità che sento sul viso?...Oh, accidenti! Sto piangendo di nuovo!!! Dopo aver fatto un bagno caldo, mi sento quasi un’altra. I muscoli rilassati, allentano di poco anche la tensione che sento nel cuore. Cosa dice il galateo riguardo all’abbigliamento, per una serata in casa di un perfetto sconosciuto?! Non lo so proprio, così opto per la naturalezza. Pantaloni slisi di una vecchia tuta e maglietta. Raggiungo Tony al piano di sotto e lo trovo seduto su una poltrona con in mano una tazza. Ha la testa appoggiata allo schienale e tiene gli occhi chiusi. Non mi ha sentita arrivare. Probabilmente si è addormentato. E mi ritrovo a fissarlo, senza respirare. Imbambolata. Una ciocca di capelli gli è rimasta impigliata nelle ciglia; ha un espressione così pacifica che quasi lo invidio. Ed in quel momento mi rendo conto che è la cosa più bella che abbia mai visto!

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Ho paura a respirare. Paura di spostare anche un solo muscolo. Non ho voglia di svegliarlo. Sembra così profondamente addormentato! Prima di salire in camera cerco di sfilargli la tazza dalle mani ma al minimo contatto lui apre gli occhi: “Scusa, pensavo dormissi. Non volevo svegliarti.” “No, ti stavo aspettando!” E’ strano come riesca a non provare il minimo disagio nello stare così in intimità con uno che praticamente non conosco. Come se fosse la cosa più naturale del mondo. “Mi aspettavi?!” “Si, ho preparato un the caldo; forse ti va…” e senza attendere risposta si alza, va alla cucina e mi versa dell’infuso in una tazza. “Latte o limone?” chiede, gentile. “In realtà il the non mi piace…” e quasi mi dispiace. Mi chiedo perché non mi piace il the?? Potevo berlo ugualmente! E’ stato così premuroso! Uno sforzo potevo pure farlo, accidenti!!! Mi avvicino un po’ a lui mentre lo vedo posare il bollitore. “Allora vuoi qualcos’altro? Una camomilla? Un caffè?” “No, Tony, grazie. Sto bene così. E, a proposito di ringraziamenti. Stasera è stata la prima volta che davvero ho sentito il bisogno di un angelo custode. E pensare che non ci avevo mai creduto, finchè non sei arrivato tu. Grazie per l’aiuto che mi stai offrendo.” Senza dire nulla, senza bisogno di spiegare altro, mi abbraccia. Un abbraccio lungo, morbido, senza pretese. Uno di quegli abbracci che ti fanno capire che chi te lo sta donando sa veramente quello che ti passa per la testa. E io non potevo chiedere di più! Un po’ di compresione. Un po’ di sostegno. Dopo un tempo in quantificabile, lascia dolcemente la presa e riprende la sua tazza, spostandosi verso lo stereo per inserisce un cd. La musica che si diffonde nella stanza mi è totalmente nuova ma è perfettamente in tono con il mio umore. Lenta, un po’ malinconica. Classica situazione! Sei tremendamente a terra e, invece di ascoltare musica forte, potente che ti aiuti a tirarti su, t’infliggi altro dolore, come se volessi punirti per essere stata tanto brocca! E ascolti canzoni dai toni cupi e tristi. Della serie: “Dammi una lametta che mi taglio le vene…” Santo cielo! Tagliarsi le vene?? Poi per chi?? Un’ Andrea qualunque? Traditore imbecille! Ma va la, va!! Però appena penso a lui…eccole, le lacrime bastarde che tornano in superficie. Cerco di ascoltare la canzone, per aver qualcos’altro cui pensare. Non l’ho mai sentita prima ma è molto bella…

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“I’m feeling I’m Living now… I’ll live until the end of time..and I’m not afraid…” ascolto le parole e sento che Tony vuole dirmi qualcosa. Sento come se fosse lui a cantare e non so perchè. Si allontana e prende posto sull’unica cosa logora e stinta della casa, una poltrona. Dev’essere il suo posto, la sua coperta di Linus. Chiude gli occhi e segue le parole. Istintivamente mi avvicino e lo spostamento dell’aria gli fa riaprire gli occhi. Senza rendermene conto mi sono così avvicinata da sfiorargli il ginocchio con la gamba ma non ne sembra turbato, anzi. Mi prende una mano e mi fa sedere sulle sue gambe. Ancora una volta non trovo alcuna difficoltà nel lasciarmi andare con lui. E non credo sia propriamente un bene, dopo quello che ho passato solo poche ore fa. Nonostante i pensieri contrastino un po’ con le mie azioni, quando mi abbraccia in vita, mi lascio abbracciare, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Sento la fragranza fresca e gradevole della sua pelle. Lascio che mi culli dolcemente, ad occhi chiusi. Dalle sue labbra proviene un sussurro. Le parole della canzone, delicatamente accennate. E’ uno di quei momenti che vorresti non finisse mai. Poi, però, anche il più emozionante degli istanti, finisce. “Ti è piaciuta?” Mi chiede senza aprire gli occhi. “Si molto. Si adatta perfettamente allo stato d’animo di questo momento. Non ho più paura e non so neanche perchè…” Con il telecomando del lettore manda avanti delle tracce. Partono le note di un’altra canzone. Questa, però non mi è nuova. La voce del cantante credo sia la stessa di prima, come anche lo stile. “We’ve tried so many times before... leaving rooms and shouting words... we’ve tried so hard and we’re so tired...” anche questa volta segue le parole. Sempre ad occhi chiusi. E’ terribilmente sensuale e il mio corpo mi manda segnali che mi spaventano. In un attimo mi alzo e mi avvicino di nuovo al camino. Un disagio interiore mi spinge a parlare. Che diavolo sto combinando? “Forse è meglio andare a dormire. Domani mi dovrò alzare molto presto.” apre gli occhi, stupito. “No, ma dai..stai qui qualche giorno. Teniamoci un po’ di compagnia. Sento che entrambi ne abbiamo bisogno.” Ora me ne rendo conto, questo ragazzo non è normale! L’avevo detto io!!! “No, davvero, non voglio arrecarti disturbo. Preferisco tornare a casa.” L’espressione del suo viso mi fa capire che la cosa lo dispiace più di quanto in realtà dovrebbe ma poi risponde un flebile: “Bene, come preferisci.” I suoi occhi, però mi dicono qualcos’altro. “Non te ne andare. Voglio che resti.” La muta richiesta dei suoi occhi mi scioglie

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come neve al sole. No! Non fare così! Già mi sento così inopportuna, così strana, così attratta da te. Non ti ci mettere anche tu! Ma perché mi fa questo effetto?? Ad un tratto mi sorge una domanda spontanea: “Ma tu non hai un lavoro?” Inarca un sopracciglio, pensieroso: “Diciamo che mi sono preso qualche giorno di pausa, prima di un lungo viaggio. Ero un po’ stanco e avevo bisogno di un po’ di tranquillità. Vengo qui in Toscana quando voglio ricaricare le pile – ha preso a parlare a raffica e mi affascina da morire il modo che ha di leccarsi le labbra quando fa una pausa… (Sara!!!!!!) – Avevo preso questo casolare per venirci a vivere con la mia famiglia, in realtà, ma poi qualcosa è andato storto e quindi. Eccomi qui. In una casa con più stanze di quante persone ci abbiano mai abitato, solo, che chiedo ad una perfetta sconosciuta di farmi compagnia per qualche giorno!” Si blocca un attimo poi mi guarda, prima di sorridere. “Accidenti! E tu che pensavi di essere stata pietosa prima! Ciò che ho appena detto non ti suona estremamente patetico??” “Niente di te mi sembra patetico….” la facilità con cui riesco ad essere me stessa con lui, sta iniziando a diventare un problema. Le sua labbra si increspano in un sorriso imbarazzato e io mi morderei la lingua fino a farla sanguinare! Ma che diavolo pensi di fare, Sara?!? Stai flirtando!!! Con un perfetto Mister Nessuno!!! “Beh, almeno ti sono simpatico…” Grazie a Dio cerca di togliermi d’impaccio, al posto di marciarci sopra! Mi fa un'altra delle sue facce buffe. A quel punto, per chiudere definitivamente il discorso e avere una scusa per svignarmela, guardo l’ora: mezzanotte! “Tony, avrei bisogno di ricaricare il telefono, devo fare un paio di telefonate” “Ma certo che puoi… che domande!” Spegne il lettore e andiamo al piano di sopra. Mi mostra dove posso trovare una spina e scompare in bagno. Poi però mi ricordo che non ho il carica batteria! Vorrei imprecare ma evito. Mannaggia a me!!! Mi butto di peso sul letto e quando la mia schiena raggiunge posizione orizzontale, comincia a farmi male. Malissimo. Come se mi stessero infilzando con mille lame affilate. Mi rendo conto che di stare sdraiata non se ne parla. Mi alzo, incartapecorita come una mummia. Scosto le tende e guardo fuori dalla grande finestra. Il cielo terso e stellato che mi trovo davanti dice che domani non pioverà. Bene, sospiro lievemente, così forse riesco a farmi un giro in città e magari trovo anche un negozio di telefonia! Se devo farmi questa vacanza, il telefono dovrò pure caricarlo, in qualche modo! Mi volto, diretta nuovamente al letto, e

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vedo Tony appoggiato allo stipite della porta che mi fissa con uno sguardo ambiguo. Cosa diavolo ha da guardare a quel modo?!? “Sei stanca, vero?” Mi lascio cadere a peso morto sul letto. “Si, diciamo appena, appena – commento ironicamente -…è che mi fa un gran male la schiena e non riesco a stare sdraiata.” Alle mie parole, i suoi occhi s’illuminano come se avesse trovato la cura ad una grave malattia. “Sicuramente tu non sai che sono famoso per le mie grandi doti di massaggiatore!?” Scoppio a ridere. “Ma dai??? Ma davvero?!?.. chissà com’è che non ci sono arrivata da sola?? E’ proprio la mia sera fortunata!!!” e continuo a ridere. “Mi prendi anche in giro?? – e inizia a farmi il solletico – ora ti faccio vedere io!!” Comincia una lotta scherzosa. Rido tanto che quasi mi fa male la milza. Non ce la faccio più! Sono esausta e i dolori, anziché diminuire, si son fatti più forti. “Tony, che dici, si va a nanna?” Mi sorride e si sistema seduto sul letto. “Ok, darling…Goodnight.” Mi da un bacio in fronte e va nella camera accanto. Io mi sistemo sotto le coperte ma nonostante la grande stanchezza non riesco a prendere sonno.

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Capitolo 5 Mi giro e mi rigiro nel letto, inquieta. Passa un ora e sono sveglia come non mai. Tony sicuramente sarà nel mondo dei sogni da un pezzo e io ancora guardo il soffitto! Ho provato a contare le pecorelle, i lupi, i cani, i gatti ma niente, sempre sveglia, se possibile più di prima. Mi rendo conto di avere sete, e ora che ci penso la gola mi si fa ancora più secca e ruvida. Mi alzo e vado al piano di sotto senza accendere la luce, per evitare di dare disturbo. Trovo dell’ Evian in frigo e me ne verso un bicchiere. Mi sistemo sul divano vicino allo stereo, inserisco le cuffie e premo play. Mentre faccio avanzare le tracce per scovare quella bellissima di prima, mi faccio prendere dalle prime note di un’altra canzone. E’ rock, molto allegra. Mi fermo ad ascoltarla. Chiudo gli occhi e abbandono il viso all’indietro. E’ un ritmo che ti entra subito nelle vene. Già al primo ascolto, l’adoro. Finisce e la riascolto. Alla terza volta già conosco le parole del ritornello. E’ un ritmo che, inevitabilmente, ti fa venir voglia di ballare e senza accorgermene sono già in piedi che mi muovo! Ad un tratto sento qualcuno che mi sfiora un fianco. Se avessi avuto qualche problema di cuore, di sicuro sarei già stesa a terra, morta! “Ehi, cosa fai sveglia?” “Oh, Tony! Sei tu! Mi hai fatto prendere un colpo!” anche al buio, sono certa che possa vedere il mio colorito, anzi, scolorito. “Scusa, non volevo spaventarti! E’ che non riuscivo a prendere sonno. – mi guarda, sorridendo - Evidentemente neanche tu!” Si allontana un momento e subito dopo una luce soffusa invade la stanza. Mi viene vicino e appena registro la sua mise, comincio a preoccuparmi. Vederlo li a pochi centimetri da me, coperto solo da un paio di boxer, mi turba. Tanto. Troppo! Più di quanto dovrebbe, di sicuro! Tolgo le cuffie e mi siedo sul divano. Senza farmi accorgere, mi ritrovo a fissarlo e noto spuntare fuori dall'elastico della biancheria un tatuaggio. Cerco di non seguire il filo dei pensieri o rischio l’embolia. Prendo l’ acqua e comincio a bere a piccoli sorsi, giocando di tanto in tanto con il bicchiere. Sta cercando qualcosa sotto il mobile della tv; studio il suo profilo. Guardo la sua espressione e mi chiedo come mai i suoi occhi siano così tristi. Certo non sembra il tipo che da a vedere quello che prova ma si percepisce dallo sguardo che deve aver sofferto molto. Chissà perché?! O per chi?! Forse non lo saprò mai …Ora so solo che questo ragazzo mi prende, come fosse ferro e io una calamita! Ed ecco che guardandolo, per la milionesima volta

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in poche ore mi trovo a censurare i miei stessi pensieri.. sto diventando davvero pericolosa!!! Finalmente la sua voce mi ripesca dalle mie elucubrazioni mentali: “Accidenti, non riesco a trovare una cosa!” Si alza e si guarda in giro pensieroso, grattandosi la testa, poi va in cucina e io resto lì, plastificata sul sofà. Quando torna, porta sul vassoio due cioccolate calde e qualche biscotto. “Cos’è che cercavi prima?” chiedo, curiosa come una gatta. “Mah, no. Nulla di che… solo un cd che però non trovo più.. volevo fartelo sentire ma pazienza..sarà per un'altra volta”. Accende il camino e mi raggiunge sul divano. Siede così vicino a me che percepisco ancora quel suo aroma fresco e pulito. E’ buffo pensare che prima di permettere ad Andrea un contatto così intimo, abbia fatto passare dei mesi e ora stia qui con Mister X, seduta sul divano, in biancheria intima e pigiama. La cosa GRAVE è che non mi dispiace. Non mi dispiace affatto! “Allora, Sara, cosa fai nella vita?” la domanda mi arriva a bruciapelo, mentre ancora sto perdendo tempo a viaggiare con la fantasia. Dovrò impegnarmi a prestare più attenzione! “Io? Beh al momento sono ufficialmente disoccupata dato che ho lasciato il lavoro per venire qui da ..beh..da quel… beh si hai capito! Comunque fino a settimana scorsa facevo la guida turistica a Milano”. “Uuh, la guida turistica! Bellissimo! Ecco svelato l’arcano del tuo perfetto inglese!” Scoppio a ridere…”Ma sei impazzito?..Perfetto?..devi avere qualche problema all’udito!” della serie, non mi fare complimenti, che m’incavolo? Ma come parli, Sara??? “No, no! Posso assicurarti che lo parli molto bene!” “Beh, grazie, allora. – sorrido sistemandomi una ciocca di capelli che era già al suo posto - Se lo dici tu, mi fido…” Dopo qualche istante di silenzio, beve un po’ di cioccolata e, come d’abitudine ultimamente, lascio che la bocca parli prima che il cervello sia stato messo in modalità ON! “Prima hai accennato al fatto di voler venire a vivere qui con la tua famiglia ma che qualcosa è andato storto. A cosa ti riferivi?” si incupisce. Ecco, lo sapevo! Ho fatto la mia cazzata! Ma complimenti, Sara! Proprio complimenti! “Scusa, Tony, non volevo essere invadente, non sei certo obbligato a rispondere.” Alza lo sguardo e dirige direttamente i suoi occhi dentro i

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miei. Mi sento perforare. Come se stesse guardando oltre la pelle, oltre la carne, dritto nell’anima. Accenna un sorriso: “No, non c’è problema, è tutto ok.. In fondo io so molte cose di te e tu nemmeno una, a parte che mi chiamo Anthony, che sono inglese e che apparentemente passo il tempo ad aiutare ragazze in crisi.” Sorride a questo ultimo pensiero, poi continua. “A tal proposito, vorrei precisare che non è mia abitudine ospitare gente che non conosco in casa mia. Anzi, sottolineo che questa è la prima volta che mi succede di sentirmi così altruista e generoso da offrire asilo ad una sconosciuta.” “E perché con me avresti fatto questa eccezione?” Mi viene spontaneo chiedere. “Non lo so. – ci pensa un attimo - Forse ero solo troppo dispiaciuto per te, dopo aver fatto due più due e capito cosa ti era accaduto. E mi hai ispirato fiducia. Non so, davvero. E’ solo che ho sentito dentro l’istinto di proteggerti.” Ma potrò mai mettermi a piagnucolare come una ragazzina ogni volta?? Respingo le lacrime, le ricaccio giù. “Beh, grazie per avermi protetta.” Riesco a malapena a dire prima che la diga straripi. Sento che questo uomo ha qualcosa di particolare. Anche se l’esperienza insegna che del mio istinto non mi posso fidare molto. Ma questo uomo, insomma, non può esistere in natura una persona tanto disponibile e dolce. Forse non è umano! Ahahaha… smettila Sara! Non siamo in una storia della Meyer! “Per farla breve e non farti addormentare coi particolari, questo posto l’ho preso quando decisi di chiedere alla mia ragazza di sposarmi, ma purtroppo, qualche giorno prima di chiederglielo, l’ho trovata a letto con un suo collega e la storia è finita li, in quella camera d’albergo dove l’ho trovata a tradirmi.” Abbassa la testa come se volesse nascondere la vergogna per aver subito un torto così pesante. Gli alzo il viso tirandogli in su il mento. “Non ti devi rattristare, Tony, me l’hai detto tu prima! Gente così non si merita neanche il nostro dolore!” Ma vedo che le mie parole non sortiscono l’effetto sperato. Una lacrima gli riga la guancia e mi si stringe il cuore a vederlo così. “Guarda che disastro sono! – dice poi asciungandosi il viso - Ti ho portata qui per tirarti su di morale e alla fine sei tu che stai tirando su me. Roba da matti!”

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“Guarda, se ti può consolare, credo che adesso come adesso, nemmeno un crick sarebbe in grado di tirarmi su, perciò stai tranquillo” Sorrido, anche se sento bussare nel petto la scatolina dove avevo chiuso Andrea e tutti i miei casini. Ci fissiamo per qualche istante e poi riusciamo pure a scoppiare a ridere! “Madonna! Sembra una di quelle terapie di gruppo da cuori solitari!” dice lui, continuando a ridere. Si, ha ragione. Effettivamente direi che siamo messi bene tutti e due! Il cd intanto prosegue la sua corsa verso l’ultima traccia. Mi sono persa sicuramente qualcosa ma mi sono ripromessa di farmelo prestare. Mi piacciono un sacco quelle canzoni! Intanto la cioccolata è finita. E io mi sono sdraiata sul divano con la testa sulle sue gambe. Mi accarezza i capelli e mi parla di Kath, la sua ex. Sento che ha bisogno di sfogarsi e lo lascio parlare a ruota libera. “Tu forse riesci a capire come ci si sente quando ti si presenta davanti agli occhi la verità. – guarda un punto imprecisato davanti a lui, carezzandomi distrattamente i capelli - Sinceramente avevo un presentimento già da qualche tempo ma, come si dice, occhio non vede e cuore non duole. – un libro aperto davanti ai miei occhi - Pero', quando ti rendi conto che il tuo presentimento è realtà, la frustrazione e la rabbia volano letteralmente alle stelle.” Fa una piccola pausa, forse per riprendere il filo dei ricordi… “Mi ero costruito dei castelli che sono caduti in pezzi in un battito di ciglia e forse è questo che mi da più fastidio del tradimento in sè. Lo sforzo, la volontà e l’impegno che ho messo per poter creare il nostro futuro insieme, sono finiti in una discarica. Arrivederci e grazie. Ecco la ricompensa!” Al suono di quelle parole, sento un crack nel petto, ma ricaccio indietro i brutti pensieri, ora è il suo turno… “Bè dai, guarda il lato positivo della cosa, meglio ora che fra qualche anno di matrimonio e magari anche con dei figli!” Le sue labbra s’increspano in un dolce sorriso, mi accarezza una guancia e sono certa che se fossi stata in piedi le mie ginocchia avrebbero ceduto. “Sai che ti dico? Hai proprio ragione! – e spostandosi i capelli all’indietro – poi uno bello come me la trova subito un'altra da tormentare!!> e scoppia a ridere con fare un po’ civettuolo. “Scemo!” gli dico, spingendolo giù da una spalla. Drammaticamente cade all’indietro e mi porta giù con lui. Di nuovo le sue braccia intorno a me. Sara!!!!!! Non va per niente bene!!!

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Intanto i miei ormoni stanno facendo a botte. Non è da me pensare a una cosa del genere, né tantomeno farmi i sogni in testa. Non è da me nessuna delle cose che ho immaginato e fatto questa sera con questo ragazzo. Questa non sono io. O forse è una parte di me che non avevo mai scovato. Che c’era ma era sopita nell’attesa di emergere nel momento opportuno. Ahhhh!!! Non lo so, che diamine!!!! So solo che se la situazione fosse stata diversa, gli sarei saltata addosso. Ma non posso!!! Non devo!!! Non è etico! Né per me, né per lui! E’ evidentemente ancora molto innamorato di Kath e io, bè, dopo quello che ho passato oggi altri guai non mi servono di certo. Butto un occhio sull'orologio. Le 4.30! “Tony, ora pero' si e fatto davvero tardi e il sonno sta cominciando a farsi sentire. Meglio se ce ne andiamo a letto!” Mi fa un lieve cenno con la testa, che dovrebbe significare ok. O almeno credo. Spegne la luce e saliamo per le scale. Di nuovo, senza fiatare, mi bacia sulla fronte e sparisce dietro la porta della sua stanza. Questa volta appena mi accoccolo sotto le coperte Morfeo mi rapisce, portandomi con sé in un sonno profondo.

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