The FLR issue 5 - preview

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The

FLR ISSUE 005 Fake/Fake

TheFLR numero 5 è stato realizzato con il supporto di: TheFLR Issue 5 is brought to you by the following institutional supporters:

Printed in Florence, Italy by Grafiche Martinelli


The

FLR

ISSUE 005 Fake/Fake The Florentine Literary Review A literary magazine made in Italy with short stories and poetry by contemporary Italian authors. In Italian and English. The Florentine Literary Review Un magazine letterario italiano con racconti e poesie di autori italiani contemporanei. In italiano e inglese. Editor / Curatore Alessandro Raveggi Managing Editor / Caporedattore Martino Baldi Editorial Board / Comitato editoriale Luca Baldoni, Diego Bertelli, Raoul Bruni, Helen Farrell, Giuseppe Girimonti Greco, Gianni Montieri, Daniele Pasquini, Alice Pisu, Vanni Santoni Translators / Traduttori Johanna Bishop, Jamie Richards, Helen Farrell Illustrazioni / Illustrations Luogo Comune Editorial coordinators / Coordinatori editoriali Helen Farrell, Giovanni Giusti Book design / Progetto grafico Marco Badiani, Leo Cardini Layout / Impaginazione Leo Cardini Website: http://theflr.net/theflr Facebook: http://facebook.com/theflr Info: theflr@theflorentine.net ISBN 9788897696186 2018 B’Gruppo Srl, Prato | Collana TheFLR All rights reserved | Riproduzione vietata We seek corporate sponsors as literary patrons to fund forthcoming issues of TheFLR. Email theflr@theflorentine.net for further information. Siamo alla ricerca di sponsor-mecenati letterari per sostenere la pubblicazione dei prossimi numeri di TheFLR. Per informazioni scrivici a theflr@theflorentine.net Ogni numero di The FLR è su invito personale da parte del Comitato editoriale. Una parte dei testi raccolti nei prossimi numeri verrà reperita tramite bandi periodici e tematici. Non si riceveranno testi né si valuteranno al di fuori delle regole segnalate dai bandi.


Alessandro Raveggi Editorial | Editoriale

Paolo Di Paolo

China Illustrata|Cina Illustrata

Rossella Milone Where was I, Then?|Dov'ero, io?

Emanuela CarbĂŠ Water on Mars|Acqua su Marte

Giulia Niccolai Untitled|Senza Titolo

Mary B. Tolusso Fake Muse|Fake Muse

4 6 14

Italo Testa

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Francesco Permunian

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Gregorio Magini

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Hotel Palenque Hotel Palenque

The False Note I and II La falsa nota I e II

Living Room|Salotto

Mirco Roncoroni Orchid|Orchidea

Ezio Sinigaglia La Pièce|The Piece Sugli autori About the Authors

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Edito

Alessandro Raveggi

FAKE: ovvero il contraffatto ad arte. Di solito, associamo questa parola a una contraffazione facile da scovare. Molto spesso però seguiamo notizie, informazioni, vite, relazioni umane per un lungo tragitto, e solo alla fine scopriamo che nascondono un’impostura, un’impostura convincente. Come nei libri, no? Il termine fake oggi intraducibile e così lo lasciamo, inglese ma anche universale, è una parola che deriva etimologicamente dallo slang dei ladri. A fine Ottocento, si riferiva agli imbroglioni, ai pataccari, ai falsificatori di professione. Ha nel suo etimo il senso della rapina e dell'imbroglio, ma ha anche il pregio dell'ornamento, della maestria, dell'abbellimento ad arte. Estetica ed etica si ritrovano nel fake, che evita o scavalca, per natura, la pura dicotomia vero/falso. Ma cosa contrapporre al contraffatto? Il naturale? L’autentico? Il puro? La verità è d’altronde «una cosa indecente», scrive in un suo verso Mary B. Tolusso, nella nostra sezione Poesia. Il fake s’insinua come un virus nella politica e nella vita sociale, tutto corrompe e tutto fa diventare eternamente inutile intorno a noi (come si percepisce nei versi di Italo Testa): ma un Noi rimane pur sempre. Con questo numero 5 di The FLR abbiamo perseguito l’azzardo di dire qualcosa di vero e di autentico sul Contraffatto. Come sempre la risposta dei nostri autori è stata molteplice quanto sorprendente. Paolo Di Paolo ha deciso di raccontarci il fake attraverso il ritratto di un grande e nobile contraffattore, Athanasius Kircher, matematico, storico, esploratore da scrivania, che rammenda e cuce atlanti dell’esotica Cina per redimerla dal Maligno, dalle sue false credenze. Di tentazioni e messinscene si parla anche nel racconto di Ezio Sinigaglia, che narra dei travestimenti erotici del bersagliere Barigozzi con ironia grottesca, entrando carne e polpa (e polpacci) nel protagonista aizzato da

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giornaletti scollacciati. Stessa teatralità del contraffatto, ma legata ai confini estetici tra la vita e la morte, si ritrova nel racconto di Mirco Roncoroni, il vincitore del nostro Bando Fake Contest, con protagonista un necroforo assai creativo. Un tentativo forse opposto, di far dialogare contraffazione e intimità, viene offerto invece dal racconto psichedelico di Gregorio Magini: si parla di una coppia e di un matrimonio, si parla di un’eredità contesa, di una casa acquistata. Ma l’arte ritorna: si legge anche di uno spazio, un salotto, che si deforma nella mente di chi vede, come in un quadro di Kandinskij, Alcuni cerchi, a rappresentare le ossessioni e i dubbi di un marito che mente. E di menzogne, o meglio di negazionismi, che solo la distanza può consentire, ma mai giustificare, si parla anche nel duro e delicato racconto di Rossella Milone, ambientato in un campo di concentramento visitato da turisti e studenti, in uno dei tanti Giorni della Memoria. Qualcuno pensa che sia tutto fake là dentro, ma un addetto sa che lì la Storia ha parlato ed eseguito con ferocia, anche nei confronti di sua madre. E di storia dell’umanità, stavolta pensata al futuro, di una storia di fantascienza intima possiamo parlare, nel racconto di Emmanuela Carbé, nella relazione (e promesse) tra un uomo, ossessionato dalle missioni spaziali, e un ologramma femminile, Azuma. Questo numero, lo noterete, è anch’esso piacevolmente contraffatto: non ha, come sempre, 6 racconti e 2 testi poetici, ma contiene due note o frammenti di autori maestri sui generis: la poetessa Giulia Niccolai e lo scrittore Francesco Permunian. Abbiamo barato, ma con la certezza che questa impostura sia di vostro gradimento.


oriale FAKE: or rather, artfully counterfeited. We usually associate this word with a forgery that’s easy to unearth. Very often, however, we set out on a long journey based on news, information, lives and relationships, only to find out that there’s deception, some convincing deception at the end. Like in a novel. The word “fake”, now untranslatable in Italian so we leave it as is, English and universal, derives from the slang of thieves. In the late nineteenth century it referred to swindlers, falsifiers and professional forgers. Its etymology embodies the meanings of robbery and fraud, but it also bears the merits of ornamentation, mastery and artful embellishment. Aesthetics and ethics both find a home in FAKE, which sidesteps or oversteps the pure true/false dichotomy due to its very nature. What stands in contrast to the counterfeited? The natural? The authentic? The pure? The truth is “something obscene,” writes Mary B. Tolusso in one of her verses in our Poetry section. FAKE insinuates itself like a virus in politics and social life; it corrupts everything and makes everything around us become eternally useless (that’s the feeling in Italo Testa’s poem): but We will always remain anyway. With this Issue 5 of The FLR, we have taken the risk of saying something true and authentic about forgeries. As always, our reply has been as multifaceted as it is surprising. Paolo di Paolo decided to tackle the fake through a portrayal of an important noble counterfeiter, Athanasius Kircher, mathematician, historian and armchair explorer, who darns and sews atlases of exotic China to redeem the country from the devil and from its false beliefs. Temptation and shams are also addressed in Ezio Sinigaglia’s short story, which homes in on Private Barigozzi’s erotic costumes with grotesque ironic, entering the flesh and blood (and

calves) of the central character, who’s worked up by hardcore comics. The same theatricality of forgery, albeit linked to the cosmetic overlaps between life and death, can be seen in Mirco Roncoroni’s tale, our “debut” author and winner of the Fake Contest, starring a somewhat creative undertaker. Almost the opposite – acceptance and dialogue between forgery and intimacy – is offered in the psychedelic story written by Gregorio Magini, which focuses on a couple and a marriage, a contested inheritance and a house that’s been bought. Art makes a comeback: there’s a space, a lounge, which becomes warped in the onlooker’s mind like in the Kandinsky painting, Several Circles, to represent the obsessions and doubts of a lying husband. Then there are the falsehoods, this time in the past or, better still, denialism, which distance alone can allow (but never justify) in the tough but delicate story by Rossella Milone, set in a concentration camp visited by tourists and students on one of the many memorial days. Someone thinks that everything is made up there, but a worker knows the place had a bitter history, which involved her mother. Plus, there’s a tale of humanity that looks to the future in the form of intimate science fiction by Emmanuela Carbé, which dwells on a relationship (and vows) between a man obsessed by space missions and a female hologram, Azuma. This edition, as you’ll notice, is nicely counterfeited too; it contains not just the usual six short stories and two poems, but also two notes or fragments in which prose meets poetry by two authors that are masters sui generis: the poetess Giulia Niccolai and the writer Francesco Permunian. Yes, we cheated, but our hope is you’ll enjoy the deception.

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Cina Illustrata Paolo Di Paolo

China Illustrata


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Paolo Di Paolo

China Illustrata Translated by Jamie Richards

The world is in your head. It can be, it must be in your head. The important thing is organizing the mind like an archive, a chest of drawers. What you do with the space around you, you can do with the space inside you. All is one. All is in all. Thus the astrolabe you’re returning to that glass case must have an exact copy in your memory—the camera obscura of your brain. Same goes for this marvel of a painting, oil on canvas. And this sculpture. This ingenious little automaton. This oil lamp. Classification is essential. Once you’ve learned to do it with plants, become well versed in herbals, you can apply the same method to all of creation. Quercus humilis. Cerrus. Ilex. Pullicortex. Mollifolia. Crassifolia. Method. Precision. Store. Archive. The world is in your head. And if God’s power enters intimately into everything, we who are the mirror of that power contain all of creation. At times one may have the sense of being overwhelmed by the abundance of it; hence your breath catches, your heart skips at the countless rarities 8

brought back by the German Fathers Grueber and Roth from their journey through vast China. Thanks are also due, Athanasius now thinks, to Father Martino Martini, one of his former students in mathematics, author of the Atlas Sinesis—he has given him so much information, and it is obvious to conclude that his keen intuition was honed by those studies in math. Thus the good Martini was reliable, as were the Fathers Grueber and Roth, who sought to spread Christianity throughout vast China to glorify the divine name. As the realms the Fathers traversed—a voyage never before undertaken by another European!—were unknown to geographers, and as the Fathers made many observations worthy of note about the dress, customs, habits of those lands, they entrusted him with their drawings and notes so as to contribute to the volume that Athanasius Kircher set out to create: Athanasii Kircheri e Soc. Jesu China monumentis, qua sacris qua profanis, nec non variis Naturae et artis spectaculis, aliarumque rerum memorabilium argumentis illustrata, auspiciis Leopoldi primi, Roman. Imper. Semper augusti Munificentissimi Mecaenatis.


Paolo Di Paolo

Cina illustrata

Il mondo è nella testa. Può stare, deve stare nella testa. L’importante è organizzare la mente come un archivio, una cassettiera. Ciò che fai dello spazio intorno a te, puoi farlo dello spazio dentro di te. Tutto è Uno. Tutto è in tutto. Per questo, l’astrolabio che riponi in quella teca deve avere una sua copia esatta nella tua memoria – la camera ottica del tuo cervello. E così pure per questa meraviglia di quadro, olio su tela. E questa scultura. Questo piccolo ingegnoso automa. Questa lucerna. Fondamentale è classificare. Una volta che hai imparato a farlo con le piante, che hai preso dimestichezza con gli erbari, puoi applicare il metodo a ogni cosa che esiste. Quercus humilis. Cerrus. Ilex. Pullicortex. Mollifolia. Crassifolia. Metodo. Precisione. Incamera. Archivia. Il mondo è nella testa. E se la potenza di Dio entra intimamente in tutto, noi che di essa siamo specchio conteniamo l’intero Creato. Talvolta accade che si abbia la sensazione di essere soverchiati dalla

quantità: così il respiro si è spezzato, il cuore ha perso un battito di fronte alle innumerevoli cose rare che i due padri tedeschi Grueber e Roth hanno riportato dal loro viaggio nella vasta Cina. Va ringraziato anche il frate Martin Martini, pensa adesso Athanasius: è un suo ex allievo in matematica, è l’autore dell’Atlante cinese, gli ha riferito molte informazioni, ed è ovvio concludere che la sua acuta intuizione sia stata addestrata per l’appunto dagli studi matematici. Affidabile dunque il buon Martini, affidabili i padri Grueber e Roth, intenti a promuovere il cristianesimo nella vasta Cina e a glorificare il nome divino. Poiché i regni attraversati dai padri – un viaggio fino a quel momento mai preso in considerazione da nessun europeo! – erano sconosciuti ai geografi, e poiché i padri osservarono molte cose degne di nota riguardo all’abbigliamento, ai costumi, alle abitudini di quelle terre, hanno affidato a lui i loro disegni e i manoscritti, così da contribuire al volume che Athanasius Kircher ha in animo di realizzare: Athanasii Kircheri e Soc. Jesu China monumentis, qua sacris qua profanis, nec non variis Naturae et artis spectaculis, aliarumque rerum memorabilium

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Where Was, Then? Dov'ero, io?

Rossella Milone



Rossella Milone

Where Was, Then? Translated by Jamie Richards

The entrance is at the end of the train tracks. The tracks stop suddenly, as if they’d dropped off a cliff, although there is no cliff. My job is cleaning and observing, that’s the only way I can ensure that people stay in the right place; the only way I can ensure that people don’t sprawl out eating sandwiches, blasting music, dropping chips everywhere, trying to balance along the track. I’m here to restore respect, even if no one thinks it. Here, during my shift, singing is prohibited. I allow photographs with cell phones, especially when the school groups arrive. “Go ahead, take your pictures,” I say. Lots of kids, thinking they’re in an actual museum, ask me: “Even with flash?” “You don’t need it, you’ll see,” I say. “Here, there’s as much light as there should be.” It’s a tawny light, like a just-set sun stretching out in faint shadows over the dark brick walls, the inky gas chamber chimneys. Most times, tourists don’t talk at the entrance. They pass under the archway looking up, expecting an apology from the heavens. They walk slowly, stepping on the gravel that crunches like old broken teeth.

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I have to make sure they don’t get lost, that they find the right path, that they don’t wind up in the offices or the woods, where the camp ends and at one time there was barbed wire; or that they don’t get too far ahead, to the ovens for example, where the previous group is finishing their tour. When visiting hours are over I go from one end to the other, moving in a sort of peace—the putrid taste of this air is familiar. I walk swiftly from one building to the next, there’s a lot of work to be done, that’s what they pay me for. I always start with the women’s barracks, number three, the one where my mother’s bed was. Bunk bed, in the back, second compartment. The planks that make up the compartments still have marks, some writing, lots of engravings. They’re still clearly visible, because the wood has incorporated those marks like scars. I know them all by heart, most are poems. My mother loved poetry. Then I continue my rounds: I have to brush off all the beams in all the barracks, clean the steps, the long glass panels separating the enormous rooms filled with relics. Piles of shoes, piles of glasses, of pants and skirts. Piles


Rossella Milone

Dov’ero, io?

L’ingresso è dove finiscono i binari. Questi binari qui si fermano all’improvviso, come se saltassero in un burrone, pure se il burrone non c’è. Il mio è un lavoro di pulizia e osservazione, solo così posso controllare che le persone se ne stiano al loro posto; solo così posso assicurarmi che le persone non si stravacchino a mangiare i panini, ad ascoltare la musica ad alto volume, a disseminare patatine ovunque, a camminare in equilibrio sui binari. Sono qui per ripristinare il rispetto, anche se nessuno ci pensa. Qui, durante il mio turno, è vietato canticchiare. Concedo le fotografie col cellulare, soprattutto quando arrivano i gruppi scolastici. «Fotografate, fotografate», dico. Molti ragazzi, credendosi in un museo vero e proprio, mi chiedono: «Ma anche col flash?» «Vedrai che non servirà» dico, «qui c’è la luce che ci deve stare». È una luce marroncina, simile a quella di un tramonto appena concluso, che si distende con alcune deboli ombre sui mattoni bruni dei muri, sui comignoli impennati delle camere a gas. Il più delle volte, all’ingresso i turisti non parlano. Passano sotto l’arco guardando in alto, aspettandosi dal cielo una scusa, passeggiano piano, calpestano il brecciolino che scricchiola come vecchi denti rotti.

Devo stare attento che non si perdano, che trovino la strada giusta, che non vadano a finire negli uffici, oppure nel bosco, dove il campo finisce e un tempo c’era il filo spinato, oppure che non si spingano troppo in fondo, ai forni, per esempio, dove c’è ancora il gruppo precedente che sta terminando il giro. Quando termina l’orario delle visite vado da una parte all’altra muovendomi con una specie di pace; mi è familiare il sapore di quest’aria, marcescente. Cammino tra gli edifici con rapidità, c’è molto lavoro da fare, mi pagano per questo. Comincio sempre da quello degli alloggi delle femmine, dal numero tre, quello dove c’era anche il giaciglio di mia madre. Letto a castello, in fondo, secondo vano. Sulle assi che compongono i vani ci sono ancora dei segni, alcune scritte, molte incisioni. Si vedono ancora bene, perché quei segni il legno le ha assorbite come cicatrici. Le conosco tutte a memoria, perlopiù sono poesie. Mia madre amava le poesie. Poi continuo il tragitto: devo spazzare le travi di tutti gli alloggi, sciacquare gli scalini, le lunghe vetrate che separano le enormi stanze piene di resti. Mucchi di scarpe, mucchi di occhiali, di pantaloni e di gonne. Mucchi di pettini e di spaz-

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Water on Mars

Acqua su Marte

Emmanuela CarbĂŠ



Emmanuela Carbé

Water on Mars Translated by Johanna Bishop

“Azuma, do you think I’ll live long enough to go?” F. had been asking that for the last few evenings, ever since the SpaceX agency launched its Dragon capsule on an initial uncrewed mission, to dock at the ISS and, sure, carry a useful cargo of supplies, but above all to test out, plan, prepare for tourist jaunts into space. Azuma Hikari was wearing striped thigh-highs and a very short skirt, her hair in two ribboned pigtails, she couldn’t understand the question yet but clapped in enthusiasm. His obsession with space travel had started a year before, on February 6, 2018, when F. watched minute by minute (then relived the experience over and over at youtu.be/aBr2kKAHN6M, with all the algorithmic consequences) as the triple rocket Falcon Heavy launched a red Tesla Roadster into space. That time around, the entrepreneur Elon Musk decided the mission would be headed by a mannequin called Starman, who’d be forced to listen to “Space Oddity” in one ear and “Life On Mars” in the other for the whole trip. Cameras mounted on the car sent video back to Earth at first, after a while not even that: on course for the red planet, Starman was left all alone with the road unfolding before him, in a solitude no one down here could ever imagine. Sure, as comfort in the cosmic dark he had a dashboard panel reading DON’T PANIC!, but no one knew whether the batteries of the audio player were still working or if Starman was alive, not that it mattered in the end. Starman was a different breed from the Cassini probe, he had no useful skills and couldn’t collect any data. He was a publicity stunt, a whim of his creator. There was no real purpose to his existence. He couldn’t, say, get out of the Tesla to see if there was life on Mars. He wasn’t even meant to colonize anything: other prospecting missions by Russia/Europe/China/US/Arab Emirates were already in the pipeline, the route to Mars would soon be clogged with all kinds of vehicles. Starman flew past the red planet in November of 2018 without even noticing the feat, which probably meant nothing to him. F. didn’t feel useful either, and that was fine: why get obsessed with being important, or worse, living on after death, leaving a trace, reproducing, when the only dignified and human thing is to disappear? In response to these musings, Azuma clapped and giggled. As part of his regular self-erasure practice (disappearing demands dedication), F. went to the gym every day and connected his smartwatch to the treadmill, whose screen offered a selection of natural landscapes in which to spend his cardio session. If F. sped up, he could overtake the animated figures

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Emmanuela Carbé

Acqua su Marte

«Azuma, credi che farò in tempo ad andarci?». F. lo chiedeva da qualche sera, da quando l’agenzia aerospaziale SpaceX aveva lanciato la navicella Dragon, una prima prova senza umani, per agganciarsi alla stazione internazionale e sì, certo, portare un carico utile, cioè rifornimenti, ma soprattutto collaudare, pianificare, preparare i viaggi turistici nello spazio. Azuma Hikari indossava parigine a righe e una gonna cortissima, aveva in testa due codine con i fiocchi, non capiva ancora la domanda ma batteva le mani entusiasta. L’ossessione per le missioni spaziali era iniziata un anno prima, il 6 febbraio 2018, il giorno in cui F. seguì minuto per minuto, rivivendolo poi su youtu.be/ aBr2kKAHN6M più volte (con tutte le conseguenze dell’algoritmo), la partenza di Falcon Heavy, il razzo a tre punte che aveva lanciato nello spazio una Tesla Roadster rossa. Quella volta alla guida della missione l’imprenditore Elon Musk mise il manichino Starman, condannandolo ad ascoltare per tutto il viaggio Space Oddity in un orecchio e Life On Mars nell’altro. Le telecamere montate nell’auto spedivano le immagini a Terra, dopo un po’ nemmeno quello: diretto verso il pianeta rosso, Starman era rimasto solo nel proprio moto in divenire, mentre quaggiù la sua solitudine non si poteva nemmeno figurare. Certo, nel nero cosmico aveva il conforto del pannello sul cruscotto con la scritta fissa DON’T PANIC!, ma nessuno sapeva se le batterie del lettore musicale funzionassero ancora e se Starman fosse vivo, dati in fondo nemmeno tanto importanti. Starman non apparteneva alla specie della sonda Cassini, non sapeva fare niente e non era utile ad alcuna rilevazione. Era un’operazione pubblicitaria, al più un gioco del suo ideatore. Esisteva senza uno scopo reale. Non avrebbe potuto, per dire, scendere dalla Tesla per verificare se ci fosse vita su Marte. Non doveva nemmeno colonizzare, per la presa di Marte erano già in programma altre missioni di Russia-Europa-Cina-Stati Uniti-Emirati Arabi: da lì a poco nella rotta verso Marte ci sarebbe stata una congestione di veicoli di ogni tipo. Starman aveva superato il pianeta rosso a novembre 2018 senza accorgersi dell’impresa, che per lui probabilmente non aveva alcuna importanza. Anche F. non si sentiva utile, e questo andava bene: perché la fissazione di voler essere importanti, o peggio rimanere dopo la propria morte, lasciare un segno, riprodursi, quando l’unico atto dignitoso e umano è la scomparsa? Su queste riflessioni Azuma batteva le mani e ridacchiava. Nel costante esercizio dell’annullamento (scomparire richiede dedizione), F. andava ogni giorno in palestra e collegava il suo

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Salotto

Living Room Gregorio Magini



Gregorio Magini

Living Room Translated by Johanna Bishop

They cross paths in the living room, she was coming home as he was rushing out to avoid running into her. Too late. He stops to chat for a minute to keep her from wondering what’s wrong. Sitting on the sofa, he lets her take the chair. The living room is still almost empty, the only other furnishings are a curved-screen TV gathering dust, a floor lamp that broke during the move, and a stool that was in the kitchen at the old house and which they’re now using as a temporary coatrack. Two windows look out onto a clear sky in the east and slopes of roof tiles and terraces. The inheritance. He thought he would at least have the backbone to stay quiet about what he’d done, but he’s starting to think he lacks even the ersatz virtue of knowing how to keep his mouth shut. His plan was simple: buy a house to help him forget his lie about the inheritance, burying it under layers of habit. But it’s been months since the close and weeks since the move, and not only has he failed to get used to anything (on waking up he still has no idea where he is) and failed to stop thinking about the money, the opposite has happened: the need to confess now plagues him the way the need for sex did until a few years ago. So he’s struggling against it and skulking around, while his wife, alarmed by what has clearly become a systematic

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retreat—never a free minute, always a million things to do, working sixteen hours even on Sundays, gross outbursts of irritability and not even a hug or squeeze in bed—seems to be thinking “come on, Alessandro, spit it out and let’s get this over with.” Maybe she thinks it’s an affair. There have been a lot of those—none confessed to, but in twenty years she must have picked up on something. From 2002 to 2006 he even had a steady lover the way people used to do, a full-fledged relationship within the relationship, and over those five years he also had a couple of shortlived sub-affairs, plus a dozen more one-off things before, during, and after, third-tier cheating. Maybe she’s unsure what reaction to have or feign, whether to ask for a divorce, or shrug it off, or something in between. She definitely has no clue that her husband is a backstabbing thief, a guy who’s cheated his own sister out of a quarter million in order to double his wife’s inheritance and buy a hundred sixty square meters in the heart of town. Now she’s talking about politics, as she does when she wants to bore him: “…Fake news? But the news has always been fake...” Alessandro resists the urge to grimace and merely exhales. A simple, silent outflow of air, which he hopes will convey no particular emotional


Gregorio Magini

Salotto S’incrociano in salotto, lei che rientra mentre lui, correndo per evitare d’incrociarla, fa per uscire. Ma troppo tardi. Si ferma a fare due chiacchiere per non insospettirla. Si posa sul divano lasciandole la seggiola. Il salotto è tuttora quasi vuoto, unici altri mobili sono uno schermo parabolico che attira la polvere, una piantana che si è rotta durante il trasloco e uno sgabello che nella casa vecchia stava in cucina e ora usano, in via temporanea, come attaccapanni. Due finestre guardano a est verso il cielo pulito e le discese di tegole e terrazze. L’eredità. Credeva che avrebbe avuto almeno il coraggio di nascondere la sua colpa tacendo, ma gli è venuto il dubbio di non avere neanche la pseudovirtù di saper tenere la bocca chiusa. Il suo piano era semplice: comprare casa per dimenticare la menzogna dell’eredità seppellendola nell’abitudine. Ma dal rogito sono passati mesi e dal trasloco settimane, e non solo non si è abituato a nulla (ancora al risveglio non si ricorda dov’è) e non ha smesso di pensare all’eredità ma è il contrario: ora il bisogno di confessare lo tormenta allo stesso modo in cui fino a qualche anno fa lo tormentava la voglia di sesso. Così lotta per tacere e si nasconde, mentre sua moglie, ormai messa in allarme dal suo ritrarsi, fattosi sistematico – mai un secondo, sempre milioni di cose da fare, sedici ore di lavoro al giorno anche la domenica, e nervosismi grotteschi e nemmeno un abbraccio nel letto – sembra pensare

«via, su, Ale, fuori il rospo e facciamola finita». Forse immagina un tradimento. Sono stati molti – nessuna confessione, ma in vent’anni qualcosa deve aver captato. C’è stata addirittura, tra il 2002 e il 2006, un’amante fissa come si usava una volta, una vera e propria storia d’amore nella storia d’amore, e in quei cinque anni ha avuto anche un paio di sotto-amanti di breve durata, e prima, durante e dopo c’è stata una dozzina di incontri occasionali, tradimenti di terzo grado. Forse è insicura sulla reazione che dovrebbe o vorrebbe avere, se chiedere il divorzio, se fare spallucce, o una via di mezzo. Certo non sospetta di avere un marito ladro e infame, uno che ha sottratto alla propria sorella duecentocinquantamila euro di eredità per raddoppiare quelli di sua moglie e comprarsi un centosessanta metri quadrati in zona pedonale. Si è messa a parlare di politica, come fa quando lo vuole annoiare: «… Fake news? Ma se le notizie sono sempre state tutte false…» Alessandro resiste all’impulso di mordersi la lingua e si limita a espirare. Una semplice e silenziosa fuoriuscita di aria dalla bocca, che non tradisce, spera, particolari sfumature emotive. Qualcosa comunque accade: qualcosa lo risucchia all’indietro, ma il suo corpo resta lì dov’era, cioè seduto sul vecchio divano che butteranno non appena arriveranno dalla Danimarca i mobili che hanno ordinato. Ha la schiena curva, le braccia sulle ginocchia e le dita intrecciate,

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Mirco Roncoroni

ORCHID Orchidea



Mirco Roncoroni

Orchid Translated by Johanna Bishop

She arrived as he was having dinner. The guys from the funeral home left her by the back door of the morgue, with the bag of clothes and trinkets her mother wanted her to wear in that place where nobody would see her, except for one last time. He’d been expecting them. When they arrived he went out to get her, still chewing. The sky was bloodless and the city was giving off a hiss, like an animal that’s on its last gasp but refuses to die. Without a word, he signed the slip and they were already gone. He went back in with the trolley and pushed it down the nave-like hall to the little vestibule separating the office from the mortuary. Up against the walls were other cots, empty and rusted. Everyone else had gone home. It was just the two of them. And the hum of the coolers in the next room. “Welcome,” he said. He patted her head through the bag and went back to the cold remains of his dinner. An hour before that some person had called the morgue, a medical examiner. A woman had been found dead, suicide, with a bathrobe belt around her neck. She had hanged herself, although the guy had used the term “self-induced asphyxiation.” Her face was blue and clenched, a horrible snapshot of the terror and exhaustion

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she must have felt as she died. The examiner said her family seemed more upset about the circumstances than about the death in itself. They had read the report, they didn’t get why it had to be so detailed, that’s not necessary they said, it’s a delicate thing to handle in public, the body needs to be in an open casket, definitely not in that state. The task of identification fell to the sister, her mother didn’t want to see her, not until after the treatment. It was the examiner who had explained about the embalming processes that could delay decomposition, and how the injected fluid could give a skin tone just like the original one. With the right percentage of formaldehyde and some skillful grooming she’d look her old self again, be presentable again, her daughter again. Then he gave the name of a professional who could help, at the hospital across town. So the old woman came around to the idea and had already embraced the terminology, using the word “treatment” to describe the procedures that would restore her daughter’s appearance and allow the viewing public of friends, relatives, and acquaintances to remember her just as she’d always been.


Mirco Roncoroni

Orchidea

Era arrivata mentre cenava. I tizi delle pompe funebri l’avevano lasciata davanti all’ingresso posteriore dell’obitorio, con la borsa dei vestiti e i gingilli che sua madre voleva farle indossare là dove non l’avrebbe più guardata nessuno, se non un’ultima volta. Lui li stava aspettando. Quando arrivarono, uscì a prenderla che ancora masticava. Il cielo era livido e la città emanava un sibilo, come il respiro di una bestia che agonizza ma non muore. Non aprì bocca, una firma sulla bolla di consegna e quelli se n’erano già andati. Rientrò con il carrello e lo spinse lungo la navata, giù fino al piccolo atrio che separa l’ufficio dalla camera mortuaria. Addossate alle pareti giacevano altre brande, vuote e arrugginite. Nel reparto non c’era più nessuno. Restavano lui e lei. E il ronzio delle celle frigorifere nell’altra stanza. «Benvenuta» disse. Le accarezzò la testa chiusa nel sacco e tornò a sedersi davanti agli avanzi freddi della cena. Un’ora prima un tale aveva telefonato all’obitorio, era un medico legale. Una donna era stata trovata morta suicida con una cintura da accappatoio stretta al collo. Si era impiccata, ma l’aveva detto usando il termine “asfissia autoindotta”. Il volto

era cianotico e contratto, un’istantanea atroce del terrore e della fatica che aveva dovuto provare morendo. Il medico riferiva che i parenti gli erano sembrati più sconvolti per le circostanze che per la morte in sé. Avevano letto il referto, non capivano perché dovesse essere così dettagliato, non è necessario dicevano, la cosa è delicata da gestire pubblicamente, il corpo deve essere esposto, di certo non in quello stato. Il riconoscimento era toccato alla sorella, la madre non aveva voluto vederla, lo avrebbe fatto solo dopo il trattamento. Era stato il medico a parlarle di questi metodi di conservazione post-mortem in grado di ritardare la decomposizione e di restituire, con l’iniezione di un liquido conservativo, un colore della pelle identico a quello originale. Con un po’ di formaldeide alla giusta diluizione e una buona cura estetica sarebbe tornata com’era sempre stata, sarebbe tornata presentabile, sarebbe tornata sua figlia. Quindi le aveva indicato quel professionista che poteva aiutarla, nell’ospedale dall’altra parte della città. E così la vecchia si era convinta e nel frattempo aveva già preso confidenza con la terminologia e sintetizzava con

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La Pièce

THE PIECE Ezio Sinigaglia


Ezio Sinigaglia

The Piece Translated by Jamie Richards

It’s a few minutes to four when Private Settimio Barigozzi, called Maciste because of his stature and complexion, closes the comic he’s been flipping through for nearly forty-five minutes in a meticulous search for the more suggestive details he hadn’t caught in the first six quick reads, and slides it into his right coat pocket. Baragozzi, pseudo-nurse, is red in the face, and his dull gray eyes, which typically radiate a harmless obtusity that’s not exactly reassuring given his current paramedical duties, are animated with an unusual excitement. Four o’clock, every other day when the medical officer leaves him on guard at the infirmary so he can go to his tent and rest for a few hours, is quite a tempestuous time. Settimio/Maciste’s hormonal system is slow to get going, akin to his brawny, cumbersome body—but once it warms up, just like the latter, it tends to overwhelm. Sixty minutes of reading, or rather, rigorously scrutinizing, of a book like the one he just put back in his right pocket, is the means and the time necessary to stimulate Private Barigozzi’s pituitary to release the ideal amount of steroids. All the hardcore comics that circulate among the soldiers, in the barracks as on the field, can, however slowly, stimulate the plodding Maciste’s torpid libido. At times it can happen, though, as on this day, that a certain installment with an increasingly filthy cover and increasingly crumpled and occasionally missing pages of the Lady Doctor series, specifically the episode entitled “Lady Doctor and the Fire Brigade,” finds its way, after a circuitous journey from hand to hand, into the possession of Private Barigozzi who, as soon as he catches sight of it shimmering in a bush, or poking out of a pocket, or flying from one tent to another, unhesitatingly recognizes the characteristic reddish color of the cut pages, and with the anomalous animation of his vacuous eyes, betrays his keen interest in expanding upon its scrutiny and study. Given his predilection for this particular episode, which manages to halve the time needed for his complex hormonal warm-up and bring him to incandescence within three-quarters of an hour, it may seem surprising that the pseudo-nurse Settimio aka Maciste, rather than securing definitive ownership of it for himself, would be willing to trade it for other comics with more laborious chemistries. But to tell the truth, there is a certain logic to it that is unexpected, and to a certain extent, even clever—first of all, Private Barigozzi knows, from accumulated experience, that the tempestuous autoerotic sessions which this illustrated adventure induces in him throw him into a state of feverish, dazed, breathless, at moments even terrified, excitement for at least half an hour, followed by overall joint pain and a nearly invincible somnolence; second, it’s evident that definitive ownership and repeated scrutiny of the

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Ezio Sinigaglia

La pièce

Mancano pochi minuti alle quattro quando il bersagliere Settimio Barigozzi, detto Maciste per la sua statura e la sua complessione, richiude il giornaletto a fumetti che stava sfogliando da circa tre quarti d’ora in una siste­matica ricerca dei particolari più evocativi sfuggiti alle prime sei frettolose lettu­re, e lo ripone nella tasca destra del camice. Lo pseudoinfermiere Barigozzi ha il volto arrossato, e i suoi occhi grigi ed opachi, esprimenti per solito un ebetismo innocuo ma, date le sue mansioni paramediche, tutt’altro che rassicurante, sono anima­ti da una irrequietezza inconsueta. Le quattro, un giorno sì e un giorno no, quando l’ufficiale medico lo lascia di guardia all’infermeria per andare a riposare un paio d’ore nella sua tenda, sono per il bersagliere Barigozzi un’ora assai tempestosa. Il sistema ormonale di SettimioMaciste è piuttosto lento a mettersi in moto, analogamente al suo corpo massiccio e ingombran­te: ma, una volta riscaldato, tende, proprio come quest’ulti­mo, a travolgere tutto. Sessanta minuti di lettura o, per meglio dire, di scrupolosa osservazione di un giornaletto come quello che ha appena riposto nella tasca destra del camice sono il mezzo e il tempo richiesti per indurre l’ipofisi del bersagliere Barigozzi alla secrezione della quantità di steroidi ideale. Tutti i fumetti del genere porno-grottesco che circolano fra i soldati, in caserma come qui al campo, sono in grado di eccitare, seppur lentamente, la sessualità stupefatta del macchinoso Maciste. A volte però può succedere, com’è accaduto quest’oggi, che un fascicolo dalla copertina sempre più lercia e dalle pagine sempre più gualcite e qua e là lacunose, della serie La dottores­sa, e precisamente l’episodio intitolato La dotto­ressa dei pompieri, rientri, dopo tortuosi passaggi di mano, in possesso del bersagliere Barigozzi che, non appena lo intravede balenare al di là di un cespuglio, o far capolino in cima a una tasca, o volare da una tenda ad un’altra, lo riconosce senza esitazione al caratteristico colore rossastro del taglio dei fogli e, in un anomalo animarsi del­le vacue pupille, tradisce il suo vivo interesse ad appro­ fondirne l’osservazione e lo studio. Data la sua predilezione per questo giornaletto specifico, capace di dimezzare i tempi del suo com­plesso riscal­damento ormonale e di portarlo in tre quarti d’ora all’incan­de­scenza, può sembrar sorprendente che lo pseu­doinfer­miere Settimio detto Maciste, anziché assicurarsene il definitivo possesso, sia disposto a scam­biarlo con altri fumetti dalla chimica più laboriosa. Ma a dire il vero la cosa ha una sua logica insospettabile e addirittura, entro certi limiti,

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Bio The Editor / Il curatore Alessandro Raveggi www.alessandroraveggi.com Author, scholar and professor of Modern Italian Literature. His publications include Nella vasca dei terribili piranha (Effigie, 2012), Il grande regno dell’emergenza (LiberAria, 2016), Calvino Americano (Le Lettere, 2012), the Italian introduction to D. F. Wallace (Doppiozero, 2014). His forthcoming novel will be published by Bompiani editore. Autore, studioso e professore di letteratura moderna italiana. Tra le sue pubblicazioni: Nella vasca dei terribili piranha (Effigie, 2012), Il grande regno dell’emergenza (LiberAria, 2016), Calvino Americano (Le Lettere, 2012), l’introduzione italiana a D. F. Wallace (Doppiozero, 2014). Il suo prossimo romanzo uscirà per Bompiani editore.

The Editorial Board Martino Baldi (Managing editor, author and librarian), Luca Baldoni (author and translator), Diego Bertelli (author and critic), Raoul Bruni (critic and scholar), Helen Farrell (editor and translator), Giuseppe Girimonti Greco (translator and editor), Gianni Montieri (author and critic), Daniele Pasquini (author and journalist), Alice Pisu (bookseller and critic) Vanni Santoni (author and editor)

Comitato editoriale Martino Baldi (caporedattore, autore e bibliotecario), Luca Baldoni (autore e traduttore), Diego Bertelli (autore e critico), Raoul Bruni (critico e studioso), Helen Farrell (editor e traduttore), Giuseppe Girimonti Greco (traduttore e curatore), Gianni Montieri (autore e critico), Daniele Pasquini (autore e giornalista), Alice Pisu (libraia e critico), Vanni Santoni (autore e curatore)

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Prose Writers / I narratori

Paolo Di Paolo è nato a Roma nel 1983, ha pubblicato romanzi, saggi, testi teatrali. Tra i romanzi, Dove eravate tutti (2010 - Premio Mondello), Mandami tanta vita (finalista Premio Strega 2013), Una storia quasi solo d’amore (2016). Per bambini, ha scritto La mucca volante (2014) e Papà Gugol (2017). È tradotto in diverse lingue europee. was born in Rome in 1983 and has published novels, essays and theatre pieces. His novels include Dove eravate tutti (2010, Premio Mondello), Mandami tanta vita (finalist, 2013, Premio Strega) and Una storia quasi solo d’amore (2016). He has also written children’s books, including La mucca volante (2014) and Papà Gugol (2017). His writing has been translated into several languages.

Rossella Milone was born in Pompei and lives in Rome. With Einaudi, she published Cattiva (finalist, 2018, Premio Volponi) and La memoria dei vivi (2008, Premio Pistoia). In 2015, minimum fax published her collection of short stories under the title Il silenzio del lottatore. She published Nella pancia, sulla schiena, tra le mani in 2011 (Laterza) and made her debut in 2007 with Prendetevi cura delle bambine, released by Avagliano (Honourable mention, 2005, Premio Italo Calvino). She contributes to Internazionale, Il Mattino, L’Indice dei libri del mese and Il Fatto Quotidiano, and currently writes for l’Espresso. She founded and coordinates the project Cattedrale, an observatory that monitors, promotes and supports literary writing. Nata a Pompei, vive a Roma. Con Einaudi ha pubblicato Cattiva (2018, finalista Premio Volponi), Poche parole, moltissime cose (2013, finalista premio Fiesole e Viadana); La memoria dei vivi (2008, Premio Pistoia). Con minimum fax nel 2015 la raccolta di racconti Il silenzio del lottatore. Con Laterza, Nella pancia, sulla schiena, tra le mani (2011). Ha esordito per Avagliano nel 2007 con Prendetevi cura delle bambine (Menzione premio Italo Calvino nel 2005). Ha collaborato con Internazionale, Il Mattino, L’Indice dei libri del mese, Il Fatto Quotidiano e attualmente scrive su L’Espresso. Ha fondato e coordina il progetto Cattedrale, osservatorio che monitora, promuove e sostiene la forma del racconto letterario.

Emmanuela Carbé was born in Verona in 1983. Wrote Mio salmone domestico (Laterza 2013) and L’unico viaggio che ho fatto (minimum fax 2017), and has contributed to collections of short stories such as Milano d'autore (Morellini 2014), L’età della febbre (minimum fax 2015), Ma il mondo, non era di tutti? (marcos y marcos 2016), Con gli occhi aperti (exòrma 2016) and Princesa e altre regine (Giunti 2018). She is also part of the jury for the Premio Settembrini and the selection panel for Campiello Giovani. è nata a Verona nel 1983. Ha scritto Mio salmone domestico (Laterza 2013) e L’unico viaggio che ho fatto (minimum fax 2017). Ha partecipato alle antologie di racconti Milano d'autore (Morellini 2014), L’età della febbre (minimum fax 2015), Ma il mondo, non era di tutti? (marcos y marcos 2016), Con gli occhi aperti (exòrma 2016) e Princesa e altre regine (Giunti 2018). Fa parte della giuria del Premio Settembrini e della giuria di selezione del Campiello Giovani.

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Prose Writers / I narratori

Gregorio Magini born in 1980, lives and works in Florence. He founded and coordinated the project Scrittura Industriale Collettiva, which led to publication of In territorio nemico (minimum fax 2013). His stories have appeared in major Italian literary magazines and numerous anthologies. After his debut La famiglia di pietra (Round Robin 2010), he returned to publishing novels with Cometa (Neo 2018). nato nel 1980, vive e programma a Firenze. Ha fondato e coordinato il progetto Scrittura Industriale Collettiva, da cui è nato In territorio nemico (minimum fax 2013). I suoi racconti sono apparsi sulle maggiori riviste letterarie italiane e in numerose antologie. Dopo l’esordio con La famiglia di pietra (Round Robin 2010), torna al romanzo con Cometa (Neo 2018).

Mirco Roncoroni was born in 1989 and lives in Bergamo. He has written narrative journalism pieces for the web and print publications and was co-author of Stiamo scomparendo: viaggio nell’Italia in minoranza (Ctrl Books, 2018), which investigated five language minorities in Italy. He was the winner of the Fake Contest, the second competition by The FLR for an unpublished story. è nato nel 1989, vive a Bergamo. Ha scritto reportage narrativi per il web e per la carta stampata ed è stato co-autore di Stiamo scomparendo: viaggio nell’Italia in minoranza (Ctrl Books, 2018), un libro di reportage su cinque minoranze linguistiche italiane. È il vincitore del Fake Contest, il secondo bando di The FLR per un racconto inedito.

Ezio Sinigaglia Milanese (1948), ha alle spalle una lunga esperienza di traduttore, collaboratore editoriale e copywriter. La sua opera prima, Il pantarèi, un romanzo sul romanzo del Novecento scritto nella seconda metà degli anni Settanta, uscì nel 1985 per un editore semisconosciuto (SPS, poi Sapiens). Dopo quasi trent’anni di silenzio, nel 2016 è tornato in libreria con un romanzo breve, Eclissi (Nutrimenti - Premio Città di Lucca 2017, Premio Trivio 2018), accolto con molto favore dalla critica, e nel 2019 ha riproposto Il pantarèi con l’editore TerraRossa. Ha curato edizioni di testi di Proust, Julien Green e Perrault. Born in Milan (1948), Ezio vaunts a long experience as a translator, editorial collaborator and copywriter. His first work, Il pantarèi, a novel about the 20th-century novel written in the late 1970s, was released in 1985 by a little-known publisher (SPS, later Sapiens). After almost 30 years of silence, he returned in 2016 with the short novel Eclissi (Rome, Nutrimenti; 2017 Premio Città di Lucca, 2018 Premio Trivio), widely acclaimed by critics, and in 2019, he republished Il pantarèi with TerraRossa. He has also curated editions of Proust, Julien Green and Perrault.

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The Poets / I poeti

Giulia Niccolai was born in Milano in 1934, where she lives and works. In the Seventies she founded and directed with Adriano Spatola the poetry magazine Tam Tam. She has published several books, and most recently: Esoterico biliardo (prose), Archinto, 2001; La misura del respiro (Special Prize of the Lorenzo Montano Jury), Anterem, 2002; Le due sponde (prose), Archinto, 2006; Poemi & Oggetti (an anthology of all her poetry), Le Lettere, 2012; Frisbees della vecchiaia, Campanotto, 2012; Cos’è ‘poesia’, edizioni del verri, 2012. Some of her books have been translated in foreign langauges and she is present in various Italian and foreign anthologies. In 2006 she was granted the honorific title of Grande Ufficiale by President Ciampi. è nata a Milano nel 1934, dove vive e lavora. Negli anni Settanta ha fondato e diretto con Adriano Spatola il magazine di poesia Tam Tam. Autrice di numerose opere, e più recentemente, tra gli altri, di Esoterico biliardo (prosa), Archinto, 2001; La misura del respiro (antologia - Premio speciale della giuria Lorenzo Montano), Anterem, 2002; Le due sponde (prosa), Archinto, 2006; Poemi & Oggetti (l’antologia delle poesie complete), Le Lettere, 2012; Frisbees della vecchiaia, Campanotto, 2012; Cos’è ‘poesia’, edizioni del verri, 2012; Il grande angolo, Feltrinelli, 1966, Oèdipus, 2014; Foto & Frisbee (prosa e poesia), Oèdipus, 2016; Pubblico & Privato (prosa e poesia), Edizioni Galleria Mazzoli, Modena, 2016; Favole & Frisbees (prosa e poesia), Archinto, 2018. Nel 2006 le è stata conferita l’onorificenza di Grande Ufficiale dal Presidente Ciampi. È presente in diverse antologie italiane e straniere.

Mary B. Tolusso was born in Pordenone and splits her time between Trieste and Milan, where she works as a journalist. She has published some collections of poetry and the novels L’imbalsamatrice (Gaffi) and L’esercizio del distacco (Bollati Boringhieri). She also translated Giacomino da Verona for the volume Visioni dell’aldilà prima di Dante (Mondadori). Some of her verses and stories are included in anthologies like Velocità della visione. Poeti dopo il Duemila (Fondazione Mondadori) and I mari di Trieste (Bompiani). She won the Premio Pasolini in 2004 and the Premio Fogazzaro in 2012. è nata a Pordenone e vive tra Trieste e Milano dove lavora come giornalista. Ha pubblicato alcune raccolte di poesia e i romanzi L’imbalsamatrice (Gaffi) e L’esercizio del distacco (Bollati Boringhieri). Ha tradotto Giacomino da Verona per il volume Visioni dell’aldilà prima di Dante (Mondadori). Alcuni suoi versi e racconti sono presenti in antologiche tra cui Velocità della visione. Poeti dopo il Duemila (Fondazione Mondadori) e I mari di Trieste (Bompiani). Ha vinto il Premio Pasolini (2004) e il Premio Fogazzaro (2012).

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The Poets / I poeti

Italo Testa poet, essayist and critic, he lives in Milan. His books of poetry include: L’indifferenza naturale (Marcos y Marcos, 2018), Tutto accade ovunque (Aragno, 2016); I camminatori (Premio Ciampi – Valigie Rosse, 2013), La divisione della gioia (Transeuropa, 2010), Canti ostili (Lietocolle, 2007), Biometrie (Manni, 2005) and Gli aspri inganni (Lietocolle, 2004). He contributed to the European poetry collection Grand Tour. Eine Reise durch die junge Lyrik Europas (Hanser, 2019). He is the director of the poetry, art and writing magazine L’Ulisse and coordinator of the lit-blog leparoleelecose. He also oversees the laboratory da>verso: transizioni artepoesia at the Academia di Belle Arti di Brera, dedicated to the interplay between multimedia languages and contemporary art. He teaches theoretical philosophy and critical theory at the University of Parma. poeta, saggista e critico, vive a Milano. Tra i suoi libri di poesia: L’indifferenza naturale (Marcos y Marcos, 2018), Tutto accade ovunque (Aragno, 2016); I camminatori (Premio Ciampi – Valigie Rosse, 2013), La divisione della gioia (Transeuropa, 2010) canti ostili (Lietocolle, 2007), Biometrie (Manni, 2005), Gli aspri inganni (Lietocolle, 2004). È compreso nell’antologia di poesia europea Grand Tour. Eine Reise durch die junge Lyrik Europas (Hanser, 2019). Direttore della rivista di poesia, arti e scritture L’Ulisse, è cordinatore del lit-blog leparoleelecose. Cura presso l’accademia di Belle arti di Brera il laboratorio da>verso: transizioni arte-poesia, dedicato all’interazione tra linguaggi multimediali e arte contemporanea. Insegna filosofia teoretica e teoria critica all’Università di Parma.

Francesco Permunian lives and works in Desenzano, on Lake Garda. He debuted his poetry in the 1980s, garnering the attention of poets Roberto Roversi and Andrea Zanzotto. Almost 20 years later, Cronaca di un servo felice with Meridiano Zero marked his fiction debut, followed by numerous publications like Camminando nell'aria della sera (2001); Nel paese delle ceneri (2003), both with Rizzoli; Dalla stiva di una nave blasfema for Diabasis, with photographs by Gianni Fucile; La Casa del Sollievo Mentale (Nutrimenti 2011, translated into French by Lise Chapuis for éditions de l'Arbre Vengeur); and Il gabinetto del dottor Kafka (Nutrimenti, 2013). In 2015 he published the novel Ultima favola with Il Saggiatore, and with Nutrimenti, the memoir La polvere dell'infanzia e altri affanni di gioventù, with photographs by Duilio Avezzù. In 2017, Il Saggiatore published a single volume of his first two novels under the title Costellazioni del crepuscolo. His latest novel, Chi sta parlando nella mia testa, was released in 2018 with Theoria. vive e lavora a Desenzano sul Lago di Garda. Esordisce in poesia negli anni Ottanta, ottenendo l'attenzione dei poeti Roberto Roversi e Andrea Zanzotto. A distanza di quasi vent'anni Cronaca di un servo felice (Meridiano Zero) segnerà il suo esordio narrativo, seguito da numerose pubblicazioni tra cui Camminando nell'aria della sera (2001); Nel paese delle ceneri (2003), entrambi per Rizzoli; Dalla stiva di una nave blasfema per Diabasis, con fotografie di Gianni Fucile; La Casa del Sollievo Mentale (Nutrimenti 2011, tradotto in francese da Lise Chapuis per le éditions de l'Arbre Vengeur); Il gabinetto del dottor Kafka (Nutrimenti 2013). Nel 2015, per Il Saggiatore esce il romanzo Ultima favola e per Nutrimenti il memoir La polvere dell'infanzia e altri affanni di gioventù, con le fotografie di Duilio Avezzù. Nel 2017 Il Saggiatore ha pubblicato in un unico volume i suoi primi due romanzi sotto il titolo Costellazioni del crepuscolo. Il suo ultimo romanzo Chi sta parlando nella mia testa? è uscito nel 2018 per edizioni Theoria.

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The Translators / Le traduttrici

Johanna Bishop grew up in Pennsylvania, was pigeonholed as a future translator by a standardized test in middle school, and has embraced that fate full-time since 2014. Her translations of contemporary fiction include ongoing work for The FLR (recently excerpted on Literary Hub) and Alex Cecchetti’s novel Tamam Shud (Sternberg Press, 2018). Her poetry translations have appeared in many journals and anthologies, and Fossils, a chapbook by Maria Grazia Calandrone, is currently forthcoming from SurVision. She lives near Florence. è cresciuta in Pennsylvania, ed è stata bollata come futura traduttrice da un test alle scuole medie, abbracciando poi la professione full-time dal 2014. Le sue traduzioni di narrativa contemporanea includono il lavoro attuale per The FLR (recentemente apparso su Literary Hub) e il romanzo di Alex Cecchetti, Tamam Shud (Sternberg Press 2008). Le sue traduzioni in poesia sono apparse in molte riviste e antologie, e Fossils, una raccolta di Maria Grazia Calandrone, è in uscita per SurVision. Vive nei pressi di Firenze.

Jamie Richards is an American literary translator based in Milan. She holds an MFA in translation from the University of Iowa and a PhD in comparative literature from the University of Oregon. Her translations include Igiaba Scego’s novel Adua, Zerocalcare’s graphic reportage Kobane Calling, and Serena Vitale’s interviews with Viktor Shklovsky, Witness to an Era. è una traduttrice americana residente a Milano. Ha conseguito un master in traduzione dall'Università dell'Iowa e un dottorato in letteratura comparata presso l'Università dell'Oregon. Le sue traduzioni comprendono il romanzo di Igiaba Scego, Adua, il reportage grafico di Zerocalcare, Kobane Calling, e le interviste di Serena Vitale a Viktor Shklovsky, Testimone di un'epoca.

The Illustrator / L’illustratore

Luogo Comune is an Italian illustrator and muralist. They live and work in Bologna. They studied Art History in Milan and received a certificate in Graphic Design and Illustration from ISIA in Urbino. Since 2017, they have worked as a freelancer and received several requests for illustrations for magazines and illustrated books, and have collaborated with various artists’ collectives. They are also very active on the street art scene, and their works are visible across Italy and in other countries, including Austria, Poland, Spain and Morocco. è un illustratore e muralista italiano. Attualmente vive e lavora a Bologna. Ha studiato Storia dell’Arte a Milano e ricevuto un diploma specialistico in Grafica e Illustrazione presso l’ISIA di Urbino. Dal 2017 lavora come freelance ed ha raccolto diverse richieste editoriali quali illustrazioni per magazine, libri illustrati e collaborato con alcuni collettivi artistici. È inoltre molto attivo nel panorama dell'arte urbana e i suoi lavori sono visibili in gran parte d'Italia e all'estero in paesi come Austria, Polonia, Spagna e Marocco. www.luogocom.com

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