Where's The Design? - #73

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#73 WHERE'S THE DESIGN?

#73 WHERE'S THE DESIGN Cover: Rombo 1 Light Amber design by Alessandro Mendini.

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MANIFESTO The Moodboarders is a glance into the design world, capable of capturing, in all of its many facets, what is extraordinary in the everyday. It is a measure of the times. It is an antenna sensitive enough to pick up on budding trends, emerging talents, and overlooked aesthetics. It is an adventure towards discovering the most original creativity. It is a savoury mix of contemporary news acquired through persistent involvement in even in the farthest corners of the design world, as well as an occasional dive into fashion, seeing as the two go hand in hand.

The Moodboarders Magazine è un occhio spalancato sul mondo del progetto, in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. È un viaggio avventuroso alla scoperta delle creatività più originali. È una miscela sapida di notizie contemporanee, recuperate grazie alla frequentazione assidua del mondo del design, conosciuto nelle sue più segrete pieghe e, saltuariamente, in quello della moda, poiché le due discipline si tengono per mano.

www.themoodboarders.com

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#73 WHERE'S THE DESIGN?

CONTRIBUTORS CRISTINA MOROZZI

DOMITILLA DARDI

MELODIE LEUNG

Journalist, critic and art-director on the border between art, fashion

As a historian and curator, I observe design by reading and visiting exhibitions.

Observing, wondering and creating in between of architecture, art and design.

Giornalista, critica e art director sul confine tra design, arte e moda.

Storica e curatrice, osservo e studio il design attraverso libri e mostre.

Tra architettura, arte e design: osservo, mi stupisco, creo.

FRANCESCA TAGLIABUE

LI JUN

Moving above the lines as much as needed, I would love to live in tree house designed by Mies van der Rohe

I’d be surrounded by the rich colors of this world, and continue to push the boundaries of design and art.

Sopra le righe quel poco che basta, vorrei abitare in una casa sull’albero progettata da Mies van der Rohe.

Vorrei essere circodata dal colore pieno di Memphis e continuare spingere i confini di arte e design.

GENNARO ESPOSITO It was 1991, and the only thing I knew for sure was that I would never do what other restaurants were doing. Era il 1991 e l’unica certezza che avevo era che non avrei fatto le stesse cose degli altri ristoranti.

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PETE BREWIS After over a decade of editing design magazines, I’ve taken to the road for a year, traversing the world in search of wonder Dopo un decennio trascorso scrivendo per riviste di design, mi sono messo in viaggio per un anno alla ricerca delle meraviglie del mondo.


EDITORIAL STAFF

CRISTINA MOROZZI Editor- in-Chief

MELISSA MARCHESE Translator

ERIKA MARTINO

LUCA MAZZA

ELENA BERTOLINI

MASSIMO LUTTAZI

Founder and Managing Editor

Editorial Staff

Founder and Art Director

Web Content Editor

NOEMI PATRIARCA Graphic Designer

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#73 WHERE'S THE DESIGN?

CONT ENTS SOMMARIO

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DIA DE LOS MUERTOS American sculptor Martin Janecký recently exhibited a series of Dia de los Muertos inspired skulls in New York’s Heller Gallery; he uses the Mexican icon... Lo scultore americano Martin Janecký ha esposto alla galleria newyorkese di design artistico, ”Heller”, specializzata in opere in vetro, una serie di teschi, ispirandosi...

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FLOWERWORKS Milan born and based Lilla Tabasso is a biologist and designer. While studying biology, she began to make Murano glass using the Lume lampworking technique, focusing... Lilla Tabasso, nata a Milano dove risiede, è biologa e designer. Mentre seguiva gli studi di biologia ha iniziato a lavorare il vetro di Murano con la tecnica del lume...

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KARL LAGERFELD In Marie Noelle Demay’s “Le Crocodile devenu le sac à main de Karl Lagerfeld” (Flammarion, Paris 2018), the Brazilian crocodile used to make Lagerfeld’s... Nel libro “Le Crocodile devenu le sac à main de Karl Lagerfeld” (Marie Noelle Demay, Flammarion, Paris 2018) Lagerfeld è raccontato da un grande coccodrillo basiliano...

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PIGEON PARTY New York-based designer Michele Varian owns a furnishing boutique in Soho; the textiles, wallpaper, furnishings and lighting accessories are his own creations... Michele Varian è designer e proprietario di un negozio di arredamento a New York a Soho, dove sono in vendita tessuti, carte da parati, arredi e apparecchi per ...

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REMEMBERING ALESSANDRO The world of design was orphaned by Alessandro Mendini February 18, 2019; we lost a generous, illuminated, gentle soul. A maestro. I had the pleasure of... Il 18 Febbraio 2019 Alessandro Mendini ha lasciato il design orfano di un grande maestro, illuminato, generoso e gentile. Ho avuto il privilegio di lavorare con lui...

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SARTORIAL ART

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SCULPTED FEATHERS

British artist Kate Jenkins doesn’t use typical materials to sculpt marine life; she trades marble, stone, metal, terracotta and ceramics for sequins, wool coils... L’artista britannica Kate Jenkins per modellare le sue opere ispirate alla fauna marina non utilizza i tradizionali materiali della scultura, come marmi, pietre...

They lie somewhere between sumptuous and obscene, these spotted serpentine feather sculptures twisted up inside bell jars. English artist Kate MccGwire... Oscillano tra il sontuoso e l’osceno le sculture di piume, simili a serpenti maculati, arrotolati dentro campane di vetro. L’obiettivo dell’artista inglese Kate MccGwire...

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#73 WHER'S WHERE'S THE THE DESIGN? DESIGN?

The 73rd issue recognizes two

important losses for the design and fashion worlds: both maestro Alessandro Mendini and legend Karl Lagerfeld proved that despite impervious imaginative challenges, man is capable of making incredible things

Il n.73 ricorda due giganti del mondo di design e la moda, recentemente scomparsi: maestro Alessandro Mendini e mito Karl Lagerfeld hanno mostrato la capacità che l’uomo possiede di produrre cose incredibili nonostante i sentieri impervi della fantasia

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EDITORIAL by Cristina Morozzi

WHERE’S THE DESIGN? Issue No. 73 of the Moodboarders recognizes two recent losses: design giant Alessandro Mendini, who left us on February 18, 2019, and fashion legend and brilliant photographer Karl Lagerfeld, the very next day. We are putting Mendini’s last work on display, and doing the same for Lagerfeld, who recently delved into the design world, creating an elegant collection of furnishing and marble accessories for Paris’ Carpenters gallery. Following Mendini’s lifelong example, we also have projects and products that take on impervious imaginative challenges, proving that man is capable of making incredible things.

Design dove sei? Il n.73 di The Moodboarders, oltre a ricordare Alessandro Mendini - un grande maestro del design scomparso il 18 febbraio 2019 - pubblicando una serie di suoi ultimi lavori, omaggia anche Karl Lagerfeld, un mito della moda, grande fotografo, ma recentemente anche designer, scomparso il 19 febbraio 2019, mostrando uno dei suoi ultimi lavori: una elegante collezione di arredi e accessori in marmo, di gusto classico per la galleria Carpenters di Parigi. E, seguendo la lezione di Alessandro Mendini, propone progetti e manufatti che s’inoltrano nei sentieri impervi della fantasia, fiduciosa nella capacità che l’uomo possiede di produrre cose incredibili. all’esuberanza di tipo barocco ispirata, spesso, al rigoglio della natura esotica.

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La Calavera, el Gran Ambar, Martin JaneckĂ˝, 2017

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Dia de los Muertos American sculptor Martin Janecký recently exhibited a series of Dia de los Muertos inspired skulls in New York’s Heller Gallery; he uses the Mexican iconography associated with the festival to reflect on the ties between life and death. He masterfully “modeled” the glass skulls, painting them, engraving them, and decorating them with roses, tuberoses, foliage and lace, creating a vast repertoire. He strengthened the gothic aspects with gold piercings. The skull is part of pagan symbology as well, far from the cult of the dead, and they are never left out of the ever-trending and very gothic wunderkammer. The legend Alexander McQueen, who left us all too soon, covered his scarves with them. The Punk generation used them to highlight their rebellion. The skull may represent the macabre, but it also stands for intelligence and indulgence: a wealth of well adorned jewelry can attest to that. In the Heller Gallery exhibition, Martin displayed a glass, ruby red canoe holding a transparent, glass skeleton, referencing Charon’s boat from the Dante’s Divine Comedy, and again, commenting on our fragile existence.

Lo scultore americano Martin Janecký ha esposto alla galleria newyorkese di design artistico, ”Heller”, specializzata in opere in vetro, una serie di teschi, ispirandosi alla iconografia messicana della festa del giorno dei morti, per suggerire una riflessione sul rapporto tra vita e morte. Gran virtuoso della lavorazione del vetro ha modellato una serie di teschi, corredati di decorazioni di vario genere, rose, tuberose, foglie verdi, pizzi, li ha dipinti, incisi…creando un variegato repertorio. Non mancano neppure quelli con il piercing dorato che ne sottolinea l’aspetto gotico. Il teschio, del resto, appartiene anche a simbologie pagane che niente hanno a che vedere con il culto dei morti. Non manca mai nelle wunderkammer; è diffuso nella moda per accentuare uno stile goticheggiante. Il grande, compianto, stilista inglese Alexander McQueen lo utilizzava per istoriare i suoi foulard. I punk se ne sono appropriati per sottolineare la loro ribellione. La sua simbologia riguarda il macabro, ma pare che il teschio porti anche fortuna, perché fa riferimento all’ intelligenza e quindi numerosi sono i gioielli benauguranti a forma di teschio. Per evidenziare la sua riflessione esistenziale nella mostra alla “Galleria Heller”, Martin ha esposto anche una canoa in vetro rosso rubino con dentro un fragile scheletro in vetro trasparente, velata allusione alla barchetta di Caronte delle Divina Commedia.

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This page: Calavera Negra II, Martin JaneckĂ˝, 2017, glass and metal. Previous page: Rosie en la Caja, 2017, glass and metal, 43.2 x 20.3 x 30.5 cm. In questa pagina: Calavera Negra II, Martin JaneckĂ˝, 2017, vetro/metallo. Nella pagina precedente: Rosie en la Caja, 2017, vetro/metallo, 43.2 x 20.3 x 30.5 cm.

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sculptor Martin Janecký American

exhibited masterfully modeled glass skulls, inspired by Dia de los Muertos, at New York’s

Heller Gallery; he

uses the Mexican iconography to reflect on the ties

between life and death

Lo scultore americano Martin Janecký ha esposto alla galleria newyorkese di design artistico, ”Heller”, specializzata in opere in vetro, una serie di teschi, ispirandosi alla iconografia messicana della festa del giorno dei morti, per suggerire una riflessione sul rapporto tra vita e morte.

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Ambar, Martin JaneckĂ˝, 2017, glass and metal. Ambar, Martin JaneckĂ˝, 2017, vetro/metallo.

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La Madre, Martin Janecký, 2017, Glass/metal, 78.1 x 25.4 x 24.1 cm. La Madre, Martin Janecký, 2017 vetro/metallo. 78.1 x 25.4 x 24.1 cm

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Media Orden, Martin JaneckĂ˝, 2017, glass and metal. Media Orden, Martin JaneckĂ˝, 2017, vetro/metallo.

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This page: glass work with flowers, skulls and religious symbolism, all by Martin Janecký. Next page: Arbol de la Vida, Martin Janecký, 2017, glass and metal, 48.9 x 43.2 x 9.2 cm. In questa pagina: creazione in vetro con riproduzioni di fiori, teschi e simbologia religiosa, by Martin Janecký . Nella pagina successiva: Arbol de la Vida, Martin Janecký, 2017, vetro/metallo, 48.9 x 43.2 x 9.2 cm.

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This page: Hueso de Cobre, Martin Janecký, 2017, vetro/metallo. Next page: Barco Marròn, Martin Janecký, 2017, glass and metal. In questa pagina: Hueso de Cobre, Martin Janecký,2017, vetro/metallo. Nella pagina successiva: Hueso de Cobre, Martin Janecký,2017, glass and metal.

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Janecky used roses,

tuberoses, foliage and lace, strengthening the

gothic aspects of the skulls with

gold piercings. He also displayed a glass, ruby red canoe holding a transparent glass skeleton at Heller Gallery, referencing Dante

Decorazioni di vario genere, rose, tuberose, foglie verdi, pizzi. Non mancano neppure teschi con il piercing dorato dall'aspetto gotico. Per evidenziare la sua riflessione esistenziale nella mostra alla “Galleria Heller�, Martin ha esposto anche una canoa in vetro rosso rubino con dentro un fragile scheletro in vetro trasparente, velata allusione alla Divina Commedia.

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F LO W E R

WO R K S Milan born and based Lilla Tabasso is a biologist and designer. While studying biology, she began to make Murano glass using the Lume lampworking technique, focusing on foliage and flora, and taking note from her formal studies. Her delicate floral creations show fine-tuned technical ability, so much so that her blooms, buds, and thorns are exceptionally lifelike, only when you touch them do you realize they are made of glass. Her bouquets, as in the natural world, have drooping leaves and shriveling petals, that in their impalpable fragility, reveal the injustice of passing time. They almost seem untouchable in their perfection. Her use of soft pastels brings the creations a hint of realistic romance. Lilla Tabasso, nata a Milano dove risiede, è biologa e designer. Mentre seguiva gli studi di biologia ha iniziato a lavorare il vetro di Murano con la tecnica del lume, focalizzando la sua ricerca formale sulla natura, soprattutto sulle piante e sui fiori, utilizzando spunti derivati dai suoi studi di biologia. Le sue delicate creazioni floreali rivelano una elevata capacità tecnica, tale da far apparire reali le sue corolle, i suoi bocci, i suoi rami di spine. Solo al tatto ci si rende conto che si tratta di opere in vetro. Come accade con quelli veri i suoi bouquet hanno foglie secche e petali accartocciati, quasi che nella loro impalpabile leggerezza patiscano, come quelli reali, le ingiurie del tempo. Sono talmente perfetti, quasi frementi che si ha timore di sfiorarli. Le sue composizioni giocano, quasi sempre, su colori tenui, restituendo un vago sentimento romantico, che rende ancor piÚ veridiche le sue creazioni.

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Rosa Canina, Lilla Tabasso, single production, 2018. Hand-blown and molded Murano glass. H 34 x D 32 x 35 cm. Rosa Canina, Lilla Tabasso, pezzo unico, 2018. Vetro di Murano soffiato e modellato a mano, H 34 x D 32 x 35 cm.

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Her participation in international and Italian exhibitions recently included “Manualmente il vetro” in Milan’s Villa Necchi Campiglio, curated by Jean Blanchaert. Her work was also on display in the Fondazione Cini during the 2018 edition of Homo Faber, held in Venice. Her refined technique in shaping wilted flowers and dried leaves was highlighted by displaying them in glass vases, exhibiting their uncanny relationship to actual flora, as well as the transience of glass. Ha partecipato a importanti mostre, in Italia e all’estero, tra le quali “Manualmente il vetro” a villa Necchi Campiglio a Milano, curata da Jean Jean Blanchaert. Sue opere erano esposte alla Fondazione Cini nella sezione “Best of Europe”, nell’ambito della rassegna Homo Faber (Venezia, settembre 2018), rivelando appieno una impressionante mimesi con la natura, grazie anche alla scelta di disporre in vasi di vetro trasparente fiori appassiti e foglie secche, quasi volesse evidenziare, con la raffinatezza della sua tecnica, una caducità della incorruttibile materia vitrea.

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Lilla Tabasso’s work on display at the Homo Faber Exhibition, Best of Europe, Venice, 2018. Le creazioni di Lilla Tabasso alla Mostra Homo Faber, Best of Europe, Venezia, 2018.

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Biologist and designer Lilla Tabasso uses the Lume lampworking technique to create delicate floral arrangements with fine-tuned technical ability, so much so

her blooms, buds, and thorns that

are exceptionally lifelike

Lilla Tabasso, biologa e designer usa la tecnica del lume per le sue delicate creazioni floreali con una elevata capacitĂ tecnica, tale da far apparire reali le sue corolle, i suoi bocci, i suoi rami di spine

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This page: Floral creation, Murano glass, displayed at the Homo Faber exhibition, Lilla Tabasso. Previous page: Composizione Autunnale, Lilla Tabasso, single production, 2017. In questa pagina: Creazione floreale in vetro di Murano esposta alla Mostra Homo Faber, Lilla Tabasso. Nella pagina precedente: Composizione Autunnale, Lilla Tabasso, pezzo unico, 2017.

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Her bouquets, as in the natural world,

have drooping

leaves and shriveling petals, that in their impalpable fragility, reveal the

injustice of passing time; they almost seem untouchable in their perfection

Come accade con quelli veri i suoi bouquet hanno foglie secche e petali accartocciati, quasi che nella loro impalpabile leggerezza patiscano, come quelli reali, le ingiurie del tempo. Sono talmente perfetti, quasi frementi che si ha timore di sfiorarli.

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Karl Lagerfeld In Marie Noelle Demay’s “Le Crocodile devenu le sac à main de Karl Lagerfeld” (Flammarion, Paris 2018), the Brazilian crocodile used to make Lagerfeld’s coveted briefcase narrates the myth himself. Karl was not only the stylist worthy of inheriting Coco’s empire, leading Chanel for over 35 years, but a man of vast culture who adored literature, philosophy, art and design. He was also an exceptional photographer. He furnished his villa in Montecarlo with beloved brand Memphis. He had an immense personal library, and always carried a camera with him. Many of Chanel’s photoshoots were his doing. He immortalized iconic pieces of Cassina furnishing in black and white, as well as stark colors, with “Cassina as seen by Karl”, photography collected in an edition for the company. The crocodile notes that Lagerfeld, “could see what was invisible to others”, and that he said fashion is the spirit given to things to make them evolve. He made his life a play, and his character a marionette, strings pulled. “Fashion is never really comfortable, and when it becomes so, it’s lost its image”; “his only religion was beauty, his only dogma, culture”. Karl designed a series of marble furnishing in 2018 for Paris’ Carpenters gallery, adding the notch of accomplished designer to his belt.

Nel libro “Le Crocodile devenu le sac à main de Karl Lagerfeld” (Marie Noelle Demay, Flammarion, Paris 2018) Lagerfeld è raccontato da un grande coccodrillo basiliano, sacrificato per realizzare la cartella, dalla quale non si separava mai. Karl non è stato solo un grande stilista, degno erede di Coco, alla guida del marchio Chanel per ben 35 anni, ma anche un uomo di vasta cultura, amante della letteratura, della filosofia, delle arti e del design e un grande fotografo. Arredò la sua villa di Montecarlo con la collezione Memphis di cui era estimatore. Possedeva un’immensa biblioteca e portava sempre con se una macchina fotografica. Molti servizi fotografici delle collezioni Chanel sono stati scattati da lui. Nel 2018 ha immortalato in bianco e nero, mettendo in evidenza i contrasti cromatici, anche i pezzi iconici di Cassina, pubblicati nel libro “Cassina as seen by Karl”. Il coccodrillo, nel libro sopra citato, racconta che Karl “sapeva vedere quello che restava invisibile agli occhi altrui”; che diceva che “la moda è lo spirito che bisogna dare alle cose, facendole evolvere”; “che aveva fatto della sua vita una scenografia e del suo personaggio una marionetta di cui tirava i fili”; “che la moda è sempre poco confortevole e che quando lo diventa significa che non c’è immagine” ; “che la sua sola religione era la bellezza e che il solo dogma che rispettava era la cultura”. Nel 2018 Karl ha firmato una serie di arredi in marmo, di impronta classicheggiante, per la galleria Carpenters di Parigi, accreditandosi anche come raffinato designer.

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Architectures, Karl Lagerfeld, Carpenters Workshop Gallery, London. Black, Marquina marble table. Previous page: a close-up of the Black, Marquina marble table. Architecture collection. Architectures, Karl Lagerfeld, Carpenters Workshop Gallery, Londra. Tavolo in marmo nero Marquina. Nella pagina precedente: dettaglio del tavolo in marmo nero Marquina. Collezione Architectures.

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Architectures, Karl Lagerfeld, side tables in Arabescato Fantastico marble: a rare block of white marble with grey veining. Architectures, Karl Lagerfeld, tavolini in marmo Arabescato Fantastico: un blocco di raro marmo bianco selezionato con venature grigie scure.

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His only religion was beauty,

his only dogma, culture. Lagerfeld took on the design world with a recent photography interpretation for Cassina and a marble furnishing collection for Paris’ Carpenters gallery La sua sola religione era la bellezza e che il solo dogma che rispettava era la cultura�. Nel 2018 ha immortalato in bianco e nero i pezzi iconici di Cassina. Ha firmato una serie di arredi in marmo, di impronta classicheggiante, per la galleria Carpenters di Parigi, accreditandosi anche come raffinato designer.

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Lagerfeld’s mirrors from the Architecture collection are also made of “Arabescato Fantastico” marble. Anche gli specchi della collezione Architectures di Karl Lagerfeld sono scolpiti dal marmo “Arabescato Fantastico”.

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PIGEON party

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New York-based designer Michele Varian owns a furnishing boutique in Soho; the textiles, wallpaper, furnishings and lighting accessories are his own creations, as well as from a healthy selection of collaborating designers. He has won numerous awards, including New York’s IFDA’s “Rising Star” for product design. He recently established the Guest platform for visiting designers. For his 50th, he invited other artists celebrating the same birthday to design pigeons to be sold at auction. The original approach to birthdays brought a selection of multicolored, multi-material pigeons to life. Despite the running theme, the life-size pigeons cover the gamut of artistic expression. Golden feathers, dressed to the nines, wool or Christmas-light clad, bejeweled, adorned in marabù, mohawks of chromatic yarn, polkadots or blue legs, gilded with pearls, and one who came dressed in a cape and hat. All cheeky, all seemingly pleased with their garb; how could anyone not love them at first sight?

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Michele Varian è designer e proprietario di un negozio di arredamento a New York a Soho, dove sono in vendita tessuti, carte da parati, arredi e apparecchi per illuminazione creati personalmente e da un nutrito gruppo di altri designer. Ha vinto numerosi premi, tra i quali il “Rising Star” award per il product design, assegnato dall’IFDA di New York. Recentemente ha creato una piattaforma, denominata Guest, desinata a designer ospiti. Per il suo cinquantesimo compleanno ha deciso di fare una festa speciale, coinvolgendo altri designer residenti a New York che compivano 50 gli anni lo stesso giorno e invitandoli tutti a disegnare dei piccioni, che poi sono stati venduti all’asta. L’originale compleanno ha dato vita a una incredibile e variegata collezione di piccioni, realizzati in differenti materiali e colori. Sebbene a tema unico, la serie di piccioni, tutti a grandezza, più o meno naturale, rivela una impressionante varietà di espressioni. Ci sono quelli con piume dorate, quelli abbigliati, quelli decorati con fili di lana e festoni luccicanti da albero di Natale, quelli ornati con collier e piume di marabù, quelli dotati di un arruffata cresta di fili di lana colorata, quelli a pois e quelli con le zampe azzurre, quelli dorati con collana di perle, quelli con mantella di feltro e cappello in testa… E tutti appaiono ammiccanti, quasi divertiti dei loro improbabili travestimenti, conquistandosi immediata simpatia.


Masquerade Pigeon by Michele Varian.

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From top to bottom: Felted Pigeon by Francine LeClercq, Garland Pigeon by Claudia Pearson, Azul Pigeon by Malene Barnett. Dall’alto verso il basso: Felted Pigeon by Francine LeClercq, Garland Pigeon by Claudia Pearson, Azul Pigeon by Malene Barnett.

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New York-based designer

Michele Varian,

owner of a furnishing boutique in Soho, asked designers sharing his 50th

birthday celebration to design an original collection of pigeons

Michele Varian è designer e proprietario di un negozio di arredamento a New York a Soho che per il suo cinquantesimo compleanno ha deciso di fare una festa speciale, coinvolgendo altri designer residenti a New York che compivano 50 gli anni lo stesso giorno e invitandoli tutti a disegnare dei piccioni, che poi sono stati venduti all’asta

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From top left to right: Constructed Pigeon by Ali Soltani, Punk Pigeon by Ghislaine VI AS, Ottoman Pigeon by Jessica Shaw, Deconstructed Pigeon by Michele Dopp, Crowned Pigeon by Amy Mellen, Graphite Covered Pigeon by David Weeks, Pedestal Pigeon by Dana Bradwein Oates. Da sinistra in alto verso destra: Constructed Pigeon by Ali Soltani, Punk Pigeon by Ghislaine VI AS, Ottoman Pigeon by Jessica Shaw, Deconstructed Pigeon by Michele Dopp, Crowned Pigeon by Amy Mellen, Graphite Covered Pigeon by David Weeks, Pedestal Pigeon by Dana Bradwein Oates.

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Gilded with pearls, bejeweled, clad in Christmas lights,

mohawks of yarn‌all are

cheeky, all seemingly pleased with their garb; how could anyone not love

them at first sight?

Ci sono quelli con piume dorate, quelli abbigliati, quelli decorati con fili di lana e festoni luccicanti da albero di Natale, quelli ornati con collier e piume di marabĂš, quelli dotati di un arruffata cresta di fili di lana... e tutti appaiono ammiccanti, quasi divertiti dei loro improbabili travestimenti, conquistandosi immediata simpatia.

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Previous page: Cast iron pigeon in a stone base. This page: Gold Leaf Pigeon by Lisa Hunt. Pagina precedente: Piccione in ghisa su una base di roccia. In questa pagina: Gold Leaf Pigeon by Lisa Hunt.

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REMEMBERING ALESSANDRO

The world of design was orphaned by Alessandro Mendini February 18, 2019; we lost a generous, illuminated, gentle soul. A maestro. I had the pleasure of working with him for Modo magazine, which he created in 1977; he defined it as, “an independent periodical that doesn’t want to create reachable dogma easily overcome by fact, or ecumenical ideology that doesn’t resolve any problems”; (Alessandro Mendini, Design dove sei, pg. 555, curated by Loredana Parmesani, Skirà, Milano 2004). He wanted the magazine to be a sensitive instrument that looks at details, a user’s manual to consult, a journal that addresses design’s most critical issues and pressing conflicts. A magazine that bridges varying cultures and moments. Also because, the bits and themes exposed, in his opinion, draws upon useful elements and opportunities to develop and express personal ideas. The world of design was orphaned by Alessandro Mendini February 18, 2019; we lost a generous, illuminated, gentle soul. A maestro. I had the pleasure of working with him for Modo magazine, which he created in 1977; he defined it as, “an independent periodical that doesn’t want to create reachable dogma easily overcome by fact, or ecumenical ideology that doesn’t resolve any problems”; (Alessandro Mendini, Design dove sei, pg. 555, curated by Loredana Parmesani, Skirà, Milano 2004).

In ricordo di Alessandro. Il 18 Febbraio 2019 Alessandro Mendini ha lasciato il design orfano di un grande maestro, illuminato, generoso e gentile. Ho avuto il privilegio di lavorare con lui nella redazione della rivista Modo, che creò nel 1977 e che definì, “ un periodico indipendente che non vuole creare dogmi ideologici facili a essere scavalcati dai fatti, né ide ecumeniche incapaci di condurre alla risoluzione di problemi completi”(Alessandro Mendini, Design dove sei, pag 555 Scritti, a cura di Loredana Parmesani, Skirà, Milano 2004) pensato per essere “ uno strumento sensibile che si occupa di particolari, un manuale di consultazione, un giornale di costume sui nodi più critici, sui conflitti che intervengono nella realizzazione del design…… Una rivista che si propone di gettare ponti fra le varie culture e istanze…….Perché dagli spezzoni e dai temi e dalle materie esposte ciascuno tragga, a suo giudizio, degli elementi utili, delle occasioni per elaborare e esprimere idee personali” (ibidem) Per me è stata una accademia di formazione. Mi ha insegnato a comprendere il design e a porlo in relazione con la vita. Voglio ricordare Alessandro con stralci di un brano che scrissi su di lui nel 1996 per il libro “Segni e Disegni,” edito dall’Archivolto di Milano. “

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#73 WHERE'S THE DESIGN?

He wanted the magazine to be a sensitive instrument that looks at details, a user’s manual to consult, a journal that addresses design’s most critical issues and pressing conflicts. A magazine that bridges varying cultures and moments. Also because, the bits and themes exposed, in his opinion, draws upon useful elements and opportunities to develop and express personal ideas. He offered me a wealth of information, schooled me. He taught me how to understand design in relation to life. I’d like to remember him through a piece I wrote in my book “Segni e Desegni”, (Archivolto, Milan, 1996). “Mendini has the talent of staying on top of things, far from moods and fancies while still absorbing everything, shaping himself to those who surround him like a chameleon, stealing like a kleptomaniac from the past and the present. His mind is a fine-pointed prism, his thoughts clear, direct, and penetrating, like arrows to a target. He is the only wholly modern person I know. Modern because he makes what he’s inherited of the past contemporary. His design has a healthy dose of cynicism and devotion. He is special because he uses everyday tools. I believe that Philippe Dick’s “I am Alive and You are Dead” fits him perfectly: in his Atelier, he translates life into design and his writing. He has touched those who are ‘alive’ in the design world. Mendini is a real maestro because he teaches the ugly parts of the truth, he tells you that periodically you may want to lose your mind, be unfaithful, to end it all, all while questioning what life really is made of, and maintaining faith in man and his capability to create incredible things.” He stated, “Possibility is my gift. A way to throttle myself into the world as completely and intensely as possible, within the confines of my imagination”.

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Mendini ha il talento di sapere stare al disopra delle cose, distante dagli umori e dagli amori e nel contempo di riuscire ad assorbire tutto, immedesimandosi negli altri, come un camaleonte, rubando, come un cleptomane dal passato e dal presente. La sua mente è un prisma a angoli acuti; il suo pensiero è nitido e tagliente e va sempre dritto, come una freccia, al bersaglio. E’ l’unica persona totalmente moderna che io conosca. Moderna perché sa fare un uso assolutamente contemporaneo delle eredità del passato; perché se ne serve con cinismo e con devozione per alimentare il suo progetto. Cerca di essere speciale, usando strumenti normali e diffusi. Credo che il titolo della biografia di Philippe Dick, “Io sono vivo e voi siete morti” gli si attagli perfettamente… Sta nel suo Atelier e comunica vita con i suoi progetti e i suoi scritti… In questo mondo del design tutte le persone “vive” sono state toccate da lui… Mendini è un vero maestro perché insegna il pessimismo della verità; perché ti dice che può comparire la voglia periodica di impazzire, di tradire, di morire, assieme alla domanda di cosa sia la vita e nel contempo perché comunica una grande fiducia nella possibilità che l’uomo ha di produrre cose incredibili… Il mio possibile dono”, dichiara, è quello di inoltrarmi nel modo più totale e intenso, dentro l’uso della mia fantasia”.


Abissina, Alessandro Mendini, ceramic vase. Abissina, Alessandro Mendini, vaso in ceramica.

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This page: Balla, Alessandro Mendini, mask in mixed metals and finishes, cm 36 x 32 x 4, 2017. Limited edition, 9 pieces. Previous page: Marinetti, Alessandro Mendini, mask in mixed metals and finishes, cm 31 x 29 x 7, 2017. Limited edition, 9 pieces. In questa pagina: Balla, Alessandro Mendini, maschera in metalli vari e smalti, cm 36 x 32 x 4, 2017. Edizione limitata a 9 esemplari. Marinetti, Alessandro Mendini, maschera in metalli vari e smalti, cm 31 x 29 x 7, 2017. Edizione limitata a 9 esemplari.

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#73 WHERE'S THE DESIGN?

This page, left to right: Rombo 1 Clear, Green and Light Pink, Lasvit, design by Alessandro Mendini. Next page: a close-up of Rombo 1 in Light Amber. In questa pagina da sinistra verso destra: Rombo 1 Clear, Green e Light Pink di Lasvit, design di Alessandro Mendini. Nella pagina successiva: dettaglio di Rombo 1 in Light Amber.

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The world of design was orphaned by Alessandro Mendini February 18, 2019; we lost a generous,

illuminated, gentle soul. He offered me a wealth of information, schooled me, and taught me how to understand

design in relation to life Il 18 Febbraio 2019 Alessandro Mendini ha lasciato il design orfano di un grande maestro, illuminato, generoso e gentile. Mi ha insegnato a comprendere il design e a porlo in relazione con la vita.

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#73 WHERE'S THE DESIGN?

Mendini was a

real

maestro because he

taught the ugly parts of the truth, telling you that periodically you may want to lose your mind, be unfaithful, to end it all, all while questioning what life really is made of, and maintaining faith in man and his capability to create

incredible things Mendini è un vero maestro perché insegna il pessimismo della verità; perché ti dice che può comparire la voglia periodica di impazzire, di tradire, di morire, assieme alla domanda di cosa sia la vita e nel contempo perché comunica una grande fiducia nella possibilità che l’uomo ha di produrre cose incredibili

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#73 WHERE'S THE DESIGN? Monument, Clare Twomey, Zuiderzee Museum, Holland, March, 2009. Monument, Clare Twomey, Zuiderzee Museum, Holland, Marzo 2009.

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This page, and the previous: Qfwfq, Alessandro Mendini, Alpi, 2018. Made of Pointillisme COL and Pointillisme B / N wood in the Atelier Mendini. In questa pagina e in quella precedente: Qfwfq, Alessandro Mendini, Alpi, 2018. Realizzato con il legno Pointillisme COL e Pointillisme B/N di Atelier Mendini. .

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#73 WHERE'S THE DESIGN? This page and the next: Ayl, Alessandro Mendini, Alpi, 2018. In questa pagina e in quella successiva: Ayl, Alessandro Mendini, Alpi, 2018.

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Falstaff, Alessandro Mendini, Venini, 2015. Crystal with green “Murrine” crystal leaves. Limited edition, 6 pieces. Falstaff, Alessandro Mendini, Venini, 2015. In cristallo con foglie verde “Murrine” di Cristallo/ Lattimo. Edizione limitata in 6 esemplari.

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Mendini had the talent of staying on top of things, far from moods and fancies while still absorbing everything, shaping himself to those who surround him like a chameleon. In his Atelier, he translated life into design

Mendini ha il talento di sapere stare al disopra delle cose, distante dagli umori e dagli amori e nel contempo di riuscire ad assorbire tutto, immedesimandosi negli altri, come un camaleonte, rubando, come un cleptomane dal passato e dal presente. Sta nel suo Atelier e comunica vita con i suoi progetti e i suoi scritti

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Knitted fish and other seafood. “Kate's Place the Stitchmongers”, Kate Jenkins, Alexander Palace in London, 2015, ph. Emma Wood. Pesci e altri alimenti realizzati all’uncinetto. “Kate's Place the Stitchmongers”, Kate Jenkins, Alexander Palace in London, 2015, ph. Emma Wood.

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SARTORIAL

Art

British artist Kate Jenkins doesn’t use typical materials to sculpt marine life; she trades marble, stone, metal, terracotta and ceramics for sequins, wool coils, crochet hooks and knitting needles. Kate is part of a group transforming traditional “women’s work” into artistic practice, with surprising results that introduce fresh realistic depictions; not painterly, not sculpted, but sartorial. Kate fills tables with knitted and crocheted shrimp, lemon slices, and plates filled with bass and calamari, and tins with knitted, sequin-covered sardines and ruby red lobsters encrusted in sequins, all on display in styrofoam crates taken straight from the fishmonger. Crustaceans, mussels, sole and flounder galore. Knitted clams, Saint Jaques coquilles, and oysters, and Breton crabs covered sequins. She knits buns dotted with poppy seeds and baguettes with proper mustaches and cocked berets. And all of this is handcrafted and life size, her work has been exhibited in London, Paris, New York, and Barcelona’s Handmade festival. Kate Jenkins’ body of work is a prime example of how artistic practices manifest in expert execution, serving as an almost precocious counterpoint to the dematerialization of our times.

L’artista britannica Kate Jenkins per modellare le sue opere ispirate alla fauna marina non utilizza i tradizionali materiali della scultura, come marmi, pietre, metalli, legni, terre cotte, porcellane, ma paillettes, matasse di lana, uncinetti e ferri da calza. Kate appartiene a quel gruppo di creative che hanno trasformato i classici lavori femminili in pratica artistica, con risultati sorprendenti, inaugurando una nuova stagione di realismo figurativo, non pittorico, ne scultoreo, ma sartoriale. Kate imbandisce tavole con bicchierini di scampi, con tanto di fettina di limone, vassoi di orate e calamari, lavorati a maglia e all’uncinetto; riempie barattoli di sardine di maglia, tempestate di luccicanti paillettes; imbandisce aragoste rosso fuoco incrostate di paillettes; confeziona scatole di polistirolo, quelle che utilizzano ai mercati del pesce, piene di muscoli, sogliole, branzini, orate… a maglia dritto e rovescio….Lavora all’uncinetto cozze, coquilles Saint Jacques e ostriche; ricopre di paillettes granchi bretoni. E sferruzza anche rotondi panini con semi di papavero e persino baguette alla francese con baffi e basco sulle ventitre. Il tutto a grandezza naturale. Le sue opere sono state esposte in varie mostre a Londra, Parigi, New York e all’ Handmade festival di Barcellona. Il sorprendente corpus di opere di Kate Jenkins può essere considerato il manifesto di una pratica artistica basata sul virtuosismo manuale, che ritorna di prepotenza, quasi a far da contrappunto alla progressiva smaterializzazione della nostra epoca.

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Knitted, sequined sardines, Kate Jenkins, 2015, ph. Emma Wood. Sardine di paillettes realizzate all’uncinetto, Kate Jenkins, 2015, ph. Emma Wood.

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Artist Kate Jenkins doesn’t use

typical materials to sculpt

marine life;

she trades marble, stone, metal, terracotta and ceramics for sequins, wool coils,

crochet hooks and knitting needles

L’artista britannica Kate Jenkins per modellare le sue opere ispirate alla fauna marina non utilizza i tradizionali materiali della scultura, come marmi, pietre, metalli, legni, terre cotte, porcellane, ma paillettes, matasse di lana, uncinetti e ferri da calza.

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Kate is part of a group

transforming traditional “women’s work� into artistic practice: not painterly, not sculpted, but sartorial. Tins with knitted, sequin-covered

sardines and ruby

red

lobsters encrusted

in sequins, all on display in styrofoam crates

Kate appartiene a quel gruppo di creative che hanno trasformato i classici lavori femminili in pratica artistica, con risultati sorprendenti. Riempie barattoli di sardine di maglia, tempestate di luccicanti paillettes; imbandisce aragoste rosso fuoco incrostate di paillettes tutto confezionato in scatole di polistirolo

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Close-up of Kate Jenkins life-size creations. ph. Emma Wood. Dettaglio sulle riproduzioni a grandezza naturale delle creazioni di Kate Jenkins, ph. Emma Wood.

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#73 WHERE'S THE DESIGN? A close-up of “Spill”, Kate MccGwire, 2016. Magpie feathers, 53 x 93 x 9,5 cm. Dettaglio di “Spill”, Kate MccGwire, 2016. Opera realizzata con piume di gazza, 53 x 93 x 9,5 cm.

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SCULPTURE

F E AT H E R S They lie somewhere between sumptuous and obscene, these spotted serpentine feather sculptures twisted up inside bell jars. English artist Kate MccGwire contaminates delicate materials, making forms that resemble the snakes displayed in glass jars in certain Chinese restaurants. The coils have seemingly exotic patterns that Kate creates using feathers gathered by local hunters and farmers in the area surrounding her laboratory. She began using the medium after finding a colony of pigeons in her rural studio. She has explicitly expressed that she moves between seduction and disgust, as art should provoke polarizing reactions. Her masterful execution dampers the intentional “obscenity” of the objects, that surprise because of the analogical reference to the animal world as well as the use of feathers to create unusual artistic compositions. Her participation in international and Italian exhibitions recently included “Manualmente il vetro” in Milan’s Villa Necchi Campiglio, curated by Jean Blanchaert. Her work was also on display in the Fondazione Cini during the 2018 edition of Homo Faber, held in Venice. Her refined technique in shaping wilted flowers and dried leaves was highlighted by displaying them in glass vases, exhibiting their uncanny relationship to actual flora, as well as the transience of glass.

Sculture di piume. Oscillano tra il sontuoso e l’osceno le sculture di piume, simili a serpenti maculati, arrotolati dentro campane di vetro. L’obiettivo dell’artista inglese Kate MccGwire è quello di contaminare la delicatezza del materiale, le piume, con le forme che rimandano ai serpenti esposti nei barattoli di vetro nei ristoranti cinesi popolari. Le spire sono caratterizzate da maculature, che paiono esotiche, ma in realtà Kate si approvvigiona di piume dai cacciatori e dai contadini del circondario. Ha iniziato a utilizzare le piume come materia per la sua arte, quando ha trovato una colonia di piccioni nel suo studio rurale. Il suo obiettivo, come dichiara esplicitamente, è quello di sedurre, ma in egual misura di schifare, perché ritiene che l’arte debba sempre provocare sensazioni forti. La perfezione dell’esecuzione si sposa a una immagine volutamente “oscena” destinata a stupire, sia per l’analogia con il mondo animale, sia per l’utilizzo delle piume come materiale per inusuali composizioni artistiche.

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Conundrum, Kate MccGwire, 2017. Rooster feathers and incasement with brass borders. Conundrum, Kate MccGwire, 2017. Con piume di gallo, vetrina su misura in ottone. 100 x 60 x 30 cm.

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Sentient, Kate MccGwire, 2016. Goose feathers, 56.5 x 40 x 40 cm. Sentient, Kate MccGwire, 2016. Realizzata con piume d'oca, 56.5 x 40 x 40 cm.

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English artist Kate MccGwire’s patterned serpentine sculptures lie somewhere between sumptuous and obscene; she uses feathers gathered by local hunters and farmers from her area

Oscillano tra il sontuoso e l’osceno le sculture di piume, simili a serpenti maculati, arrotolati dentro campane di vetro. L’artista inglese Kate MccGwire si approvvigiona di piume dai cacciatori e dai contadini del circondario.

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A close-up of “Introvert”, Kate MccGwire, 2016. Pheasant feathers. Next page: Introvert, Kate MccGwire, 2016. Dettaglio di “Introvert”, Kate MccGwire, 2016. Opera realizzata con piume di fagiano. Nella pagina successiva: Introvert, Kate MccGwire, 2016.

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MccGwire has explicitly expressed that she moves

between seduction and disgust, creating

masterfully executed coils with exotic patterns that do no less than

provoke polarizing reactions

L' obiettivo di Kate mccGwire, come dichiara esplicitamente, è quello di sedurre, ma in egual misura di schifare, perché ritiene che l’arte debba sempre provocare sensazioni forti.

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