Chi è capace di capire non ha bisogni di spiegazioni. Chi non può capire non capirà mai.
(cit.)
I pescatori che hanno reso possibile questa uscita... Daniele Santilli Maurizio Pelatelli
Improvvisare,
Motoscafi d’acqua
adattarsi e
corrente
raggiungere lo scopo
Leonardo Bresolin
Quasi un elicottero
Riccardo Agostini
Quando il sogno diventa realtà
Nicolò Coledan
Hot spot “dimenticati”
Matthieu Faurisson
Usare il buon senso nel carpfishing Simone Rossi
Ecosistemi temporanei
MOTOSCAFI D’ACQUA CORRENTE di Maurizio Pelatelli
Ăˆ venerdĂŹ pomeriggio, stacco dal lavoro e la sola cosa che voglio fare è montare la tenda e lanciare le canne.
La settimana è passata velocemente e le mie continue chiamate a Massimo e Manuele lasciavano presagire una bella sessione; loro si erano dati appuntamento il martedì mattina e avrebbero pescato fino al venerdì quando una volta raggiunti, io e Graziano gli avremo dato il cambio. Le catture, anche se non di taglia, non erano mancate nei primi giorni, ed io scalpitavo come un bambino durante il lavoro aspettando con ansia il venerdì; e finalmente è arrivò. Caricata la macchina partii in direzione del “mitico fiume”, come lo chiama Manuele, attrezzatura al minimo come vuole la tradizione, tante boilies, tanto mais e per ultime ma sempre importanti tante birre che nei giorni di caldo ci avrebbero aiutato a sopportarlo, e soprattutto a rallegrare le discussioni. Arrivato sul posto trovo solo Massimo ad aspettarmi, poiché Manuele era al suo negozio, il CarpHunter di Roma, e sarebbe arrivato in serata per cenare con noi e portare via la sua attrezzatura e lasciare spazio alla nostra. Da guerriero quale è il buon Massimo, per gli amici “bruscolino” storico tatuatore romano, decise di rimanere con noi fino a domenica e avremmo così pescato con due canne a testa io, lui e graziano sperando in una cattura leggermente più di mole di quelle guadinate nei giorni precedenti. Montai tutta la mia attrezzatura e mi preparai a lanciare le canne negli spot che speravo fossero più producenti: uno sullo scalino adiacente il letto del fiume su una profondità di circa 5m, dove si trova una buona quantità di sabbia a ridosso di alcuni sassi, ed un'altra poco sotto riva sempre su della sabbietta con profondità questa volta di circa 3 m lasciando spazio poi alle due canne di Graziano che ci avrebbe raggiunto di li a poco. Optai per due inneschi semplici ma che si erano rivelati molto efficaci nelle scorse sessione: una singola affondate 20mm dal mix speziato/piccante che pare essere molto gradita nel mitico fiume, ed una singola affondate 24mm self made al fegato con un chicco di mais finto in testa, messo lì più per scaramanzia che per un motivo specifico. Due fantastici ami misura 2 con punta ricurva verso lʼinterno, guainato 45lb spellato due cm vicino allʼocchiello dellʼamo, tutto contornato da un bel piombo di 220g vista la corrente abbastanza sostenuta dovuta alle continue piogge che questʼanno pare non vogliano abbandonare lo stivale. Mentre mi accingo a sistemare le ultime cose per potermi rilassare arriva Graziano, monta anche lui tutta la sua attrezzatura e ci sediamo per cenare e goderci il meritato riposo dopo una settimana di lavoro. Come ogni venerdì sera che si rispetti dopo aver mangiato e scambiato qualche chiacchiera, vista la stanchezza, crollo nel mio lettino molto presto sperando in una cattura di li a breve. Cattura che non si fa desiderare troppo, una delle canne di Massimo lanciata più a valle, inizia a cedere filo a un bel pesciotto che guadiniamo e rilasciamo subito, dopodichè ce ne torniamo a letto, e il resto della notte passa tranquilla lasciando spazio ad un alba piena di profumi e colori.
Una volta svegliati, mentre ci prepariamo la colazione, facciamo un controllo dei nostri inneschi, accorgendoci che erano tutti perfettamente intatti e correttamente in pesca. Era sicuramente sinonimo di una sospensione momentanea dellʼattività del pesce viste le ore passate senza un bip. La giornata trascorreva avara di partenze e questo ci lasciava con parecchio amaro in bocca, pensammo che essendo il periodo post frega i pesci stessero ancora amoreggiando da qualche parte e non avessero nessuna intenzione di aspirare i nostri inneschi. Pensammo fosse comunque una cosa strana visto che i giorni precedenti si registravano catture ogni circa 3 ore. Durante le continue chiacchiere su cosa, come, perché, Massimo disse la sua: “se è tutto fermo è perché in zona ci sono le carpe grandi”,con un gran bel sorriso stampato in faccia. Alle 18:30 eravamo ancora senza nessuna cattura oltre quella fatta poco dopo lʼora di cena la sera prima, così decisi di iniziare a cucinare per la sera, un bel piatto di pasta con verdure saltate in padella, nel frattempo si aggiunsero per cenare con noi Fabione e Manuele e mentre aspettavano si misero a scambiare due chiacchiere seduti vicino alle canne guardando lo scorrere del fiume. Ad un certo punto il loro vociare venne interrotto da un singolo bip, sulla canna con la boilies al fegato, suono al quale io non ho diedi alcun peso. Questo bip però fu seguito da degli strattoni al cimino, tipica mangiata della breme, Manuele decise di ferrare la canna ed esclamò: “vieni a combatterti questo pesce”! Io che non mi ero accorto di nulla, gli dico che non avevo sentito, presi quindi la canna tra le mani, e da subito sentii che cʼè abbastanza forza dallʼaltro capo della lenza, ma che comunque veniva senza troppa resistenza. Non appena il pesce arrivò a fior dʼacqua, emersero una pinna dorsale ed una groppa che tolsero il fiato a tutti i presenti! Un vero motoscafo dʼ acqua corrente. Dopo una serie di poderose ripartenze la rivedo e la battezzo attorno i 15 kg, ma ancora non ne voleva sapere, mi ci volle ancora un poco di pazienza e finalmente la riuscii a indirizzare dentro al guadino. Una volta dentro però il pesce si mise di lato e notammo una pancia da brivido! Detto sinceramente mi tremavano le gambe e stavo per piangere. Ci abbracciammo tutti come una squadra di calcio dopo aver fatto goal, e questo pesce era li, nel mio guadino, il sogno di ogni pescatore di fiume e non. Dopo vari abbracci prendemmo il materassino a culla e lo mettiamo dentro con tutte le dovute cure, stando attenti a non lasciare acqua al suo interno e bagnandola in continuazione, un piccolo accorgimento molto importante è non lascia lʼacqua dentro la culla per troppo tempo con il pesce. Aspirandola e rigettandola dopo un po sarà satura di
anidride carbonica, diventando a quel punto letale per la carpa stessa, quindi: mai lasciare acqua nei materassini a culla ma bagnare sempre il pesce. Se il vostro materassino non ha buchi di sfogo sul fondo è bene che glie ne facciate, per fare in modo che lʼacqua defluisca, oppure lasciate allʼinterno un quantitativo minimo per tenerla bagnata ma che non superi la bocca. Prendemmo la bilancia e la lancetta toccò i 21,900kg di pura potenza di corrente, un pesce fantastico, una regina panciona, maestosa, con la bocca così grande da poterci mettere un pugno al suo interno. Scattammo le foto alla “regina” del week end e la rilasciammo nelle sue acqua native, dove è nata ed è diventata la fantastica creatura che è oggi. Spero di rincontrarla e di riabbracciarla un giorno, mi ha lasciato un sorriso ed una soddisfazione addosso che non sò spiegare, la regina del “mitico fiume”.
Ecosistemi temporanei di Simone Rossi
La variabilità, a volte veramente repentina di livello e colore dell’acqua, sono gli imprevisti più comuni per un pescatore di fiume. Sforzi e sacrifici in esche, preparazione del posto e pasturazione, possono venire vanificati in poche ore e il nostro morale può essere trascinato sotto le scarpe dopo avere visionato i grafici che segnano un aumento di portata a monte della nostra zona di pesca. Anche mezzo metro d’acqua in più o in meno, può cambiare, non per forza negativamente, l’attività dei ciprinidi. Parlo di ciprinidi in generale perché spesso i periodi buoni per pescare barbi o breme coincidono con quelli delle carpe. Molte
volte baso infatti le mie previsioni circa l’andamento di una pescata, sui riscontri che mi danno i pescatori a feeder e su questi taro quantità e qualità di pastura. Come ho già avuto modo di scrivere, la mia convinzione è che le carpe continuino ad alimentarsi anche durante i periodi di piena. E’ impensabile che un pesce possa digiunare così a lungo...quindi la cosa che ci resta da fare (come fosse cosa facile) è quella di trovare dove sono e soprattutto dove mangiano. Prendiamo per primi in considerazione i periodi in cui l' acqua è sporca ma con livello non troppo sopra la media...diciamo entro i due metri in più. In queste situazioni di inizio o fine piena o di debole fiumana, tutto il pesce si riunisce in
zone ben specifiche. Acqua bassa e con ostacoli come alberi e arbusti che fino a poche ora prima erano all’asciutto, si rivelano delle riserve cospicue di cibo. Personalmente adoro pescare in questi frangenti perché spesso l’azione è svolta molto marginalmente, dalla barca , in posti super infrascati e ostili, restando comunque ancora nel corso principale del fiume. Ultimamente questo stile di pesca mi sta regalando parecchie soddisfazioni, soprattutto quest' anno in cui il livello non vuole rimanere stabile per più di due settimane. Un paio di pasturazioni preventive sono d'obbligo in queste situazioni, soprattutto nel periodo successivo alla piena. Con acqua in calo ho notato che lo stimolo a cibarsi aumenta a dismisura e che quindi i pesci rispondono bene ad un po’ di esca sparpagliata sul fondale. Quando l'acqua sale vertiginosamente e la corrente travolge gli spot di cui parlavo prima, l' unica soluzione che spesso mi si prospetta, oltre che stare in casa sul divano, è quella di rifugiarmi nelle aree golenali allagate. La scelta della golena in cui calare le lenze non è cosa facile e non tutte sono congeniali sia all’azione di pesca che all’alimentazione delle carpe. Uso suddividere le golene in due tipologie: bacini di espansione ( quelli collegati al fiume attraverso canali di entrata ed eventualmente di uscita, le più redditizie secondo me) e in golene vere e proprie, che vengono allagate solo in corrispondenza di piene importanti quando l'acqua passa il
primo scalino dell’argine. Quest' ultime spesso sono adibite a coltivazione dei pioppi. Quella in golena diviene quindi una pesca in acqua ferma, svolta con piccole esche, magari alleggerite, tappeti di granaglie e sfarinati per riuscire ad attrarre l' attenzione del pesce anche in mezzo alla quantità spaventosa di alimento che avrà già a disposizione e per rendere visibile il tutto in mezzo all'erba e cespugli sommersi. È essenziale la ricerca con l’ ecoscandaglio di fazzoletti di fondo puliti e sopra i quali il passaggio delle carpe sia certo. Durante il tempo in cui la golena resta allagata, non tutti i giorni sono buoni per la pesca. Ho notato che i momenti di crescita e discesa dell’acqua sono i più
propizi, a discapito dei periodi di stasi in cui l' acqua è ferma e limacciosa. La cosa bella della golena è infatti quella che l'acqua, filtrata dagli arbusti e cespugli che è costretta ad attraversare, risulta discretamente pulita rispetto al corso principale. Neanche a dirlo, le stagioni che fanno da padrone per la pesca in questi ambienti sono il pre e il post frega, periodi nel quale solitamente il fiume vive la piena primaverile. Gli specifici giorni in cui è in atto il vero accoppiamento, invece, tendo scrupolosamente ad evitarli; in primis per il disturbo che arrecherei durante l’azione di pesca e in secondo luogo perché non ci sarebbe verso di fare interessare le carpe alle mie esche. E’ comunque uno spettacolo assistere alle frenetiche danze che questi meravigliosi animali compiono in mezzo alla vegetazione, rincorrendosi fragorosamente. Come la storia ci insegna, però, la razza umana è sempre pronta a distruggere tutto ciò che la natura ci offre. Le basse profondità e la quasi totale assenza di corrente, uniti allo stato di ingenuità in cui si trovano i pesci in questo periodo, rendono la vita facile a chi pesca con metodi professionali. Ogni anno in occasione delle piene stagionali, soprattutto quella primaverile, in barba anche al divieto per frega, viene trattenuta (o forse il termine giusto è rubata) una quantità pesce che ha dell’inverosimile…si tratta di tonnellate di carpe, breme, barbi, siluri che abbandonano ogni notte il fiume Po e i corsi minori.
A chi ha o avrà la fortuna di frequentare questi deboli ecosistemi temporanei e capiterà sovente di incontrare la traccia della pesca di professione, del bracconaggio, lascio una frase... “L’indifferenza è la vendetta che il mondo si prende sui mediocri”
Oscar Wilde
Quando il
Sogno
Diventa
RealtĂ di Riccardo Agostini
Era da un po' di tempo che volevo affrontare un lago naturale del nord italia, ma purtroppo a causa degli impegni lavorativi e il poco tempo libero che mi rimane ho sempre rimandato, così quest'inizio di primavera mi sono ricavato una settimana tra ponti e fine settimana e ho deciso di partire. Ho chiamato un amico “ Francesco”, che anche lui come me non aveva mai avuto modo di poter pescare in questo lago per vari imprevisti, così ci siamo messi d'accordo e abbiamo fissato una data di partenza. Le settimane che hanno preceduto la partenza sono state importanti per preparare un buon quantitativo di esche; ho deciso di affrontare la pescata con circa trenta chili di boiles con base Natural mix, di taglia da 24 a 30mm, che ho suddiviso in tre aromi: Dream Cream, banana e Shock Crab. Ho fatto questo per avere un'ottima varietà di esca e anche perchè non conoscendo il posto non avevo idea di cosa potesse preferire il pesce, oltre alle boiles mi ero portato un secchio di pellet grandi e un secchio di tigernut, detta così sembra un bel quantitativo di esche, ma mi erano giunte voci che ci fosse molto pesce di disturbo e che le carpe si muovessero in branchi, così avevo optato per portarmi dietro l'occorrente per non dovermi mangiare le mani se mi fossi trovato in situazioni del genere. Dopo aver fatto il pieno di esche non ci restava che partire per quel posto che per un motivo o per un altro ci aveva tenuti lontani per tanto tempo. Il viaggio lo affrontammo di notte per avere tutta la mattinata per poterci mettere a posto con le tende ed avere tutto il tempo necessario per poter scandagliare a dovere il fondale. Una
volta arrivati in postazione eravamo già con l'adrenalina a mille. La voglia di pescare era tanta, per vari problemi erano quasi due mesi che non mi riusciva di pescare e il 2014 non era iniziato nel migliore dei modi sotto il profilo delle catture. Impiegammo poco tempo a montare il bivacco e ci affrettammo a mettere giù la barca per scandagliare le acque di quel lago che, da noi non si era mai voluto far vedere. Appena uscito mi venne un sorriso a tutta bocca, non credevo ai miei occhi; c’erano molti spot e le grufolate delle carpe si vedevano ad occhio, ero contento di vedere che c'era stato del movimento nel sotto riva. Scandagliammo tutto il giorno e stando attenti ad ogni piccolo movimento a pelo d'acqua ma di carpe nemmeno l'ombra, pensai che si sarebbero avvicinate con la notte ma il sotto riva, se pur buono, non mi convinceva al cento visto il periodo è un po' ambiguo e le temperature che salivano e scendevano velocemente. Il mio amico aveva buoni spot vicini e una bella legnaia a circa 170 metri da riva, io ero costretto a pescare un po' più scomodo ma gli spot non mancavano nemmeno dalla mia parte. Decisi di calare una canna in prossimità del canneto, dove avevo trovato delle grufolate, una vicino alla legnaia che praticamente divideva in due le nostre zone di pesca e l'ultima su uno scalino che da quattro andava a sei metri. Francesco oltre a quella adiacente alla legnaia ne mise una vicino al canneto e un'altra in un bello spiazzo ghiaioso trovato tra le ninfee. Una volta finito di calare, il sole era ancora alto così ci mettemmo a riordinare le ultime cose e ci preparammo ad aspettare. All'imbrunire si cominciarono a sentire i primi bip ma contando che
durante il pomeriggio sotto il nostro pontile, dove tenevamo la barca ormeggiata, c'erano orde di cavedani scardole e breme e no ci facemmo molto caso. Ci preparammo qualcosa da mangiare e sfiniti ci buttammo a letto. Proprio mentre ero nella fase più intensa del sonno venni svegliato da una serie di bippate anomale e più ravvicinate così mi alzai e andai a controllare la canna. Era quella posata nel sottoriva, nulla sembra muoversi, presi in mano il filo e sentii delle strane vibrazioni così decisi di ferrare. Sentii che qualsiasi cosa fosse era entrata trai canneti li vicino, montai in barca e arrivato davanti al canneto mi misi a districare il filo tra le cannelle e con un po' di pazienza riescii a portare a guadino il mio primo pesce. Una reginetta che forse non superava i due chili ma che mi aveva fatto contento ugualmente: ho scappottato la prima notte ed è la mia prima carpa dell'anno nuovo, pensai. Tornai a letto e dopo poche ore furono gli avvisatori del mio amico a suonare, uscimmo insieme e ci dirigemmo verso il pesce e dopo un breve ma ottimo combattimento portiamo a guadino una carpa sui dieci chili. Eravamo contenti, non potevamo desiderare di meglio. Tornati a riva, la canna che avevo sullo scalino fa alcune bippate simili alla prima carpetta che avevo preso così decido di riuscire, ma la treccia mi si trancia di netto! Penso: ecco si inizia con la solita " fortuna" che mi perseguita! Rifaccio tutto leader clip piombo finale e mi avviai a calare la mia canna dopo che Francesco aveva già riposizionato la sua. A questo punto un po' di riposo era meritato quindi tornammo a letto ma non era ancora sorto il sole che riparte un’altra canna al mio amico. In un attimo eravamo in barca e ci dirigemmo verso il suo innesco e anche qui scattò un bel combattimento che permise a Francesco di portare a guadino un'altra bella regina sempre sui dieci chili. Appena sorse il sole tutto si calmò, niente più partenze nemmeno un singolo bip, pensammo quindi che la fase calda era durante
la notte e le prime ore del mattino, così nel pomeriggio cominciai a ricalare le canne per la notte. Arrivato alla mia ultima calata decido di cambiare spot, quello scalino non mi piaceva anche se mi era stato consigliato da svariate persone, così mi misi ancor più minuziosamente a scrutare ogni centimetro di fondale che avevo sotto la barca. Mentre cerco trovo una piccola legnaia quasi impercettibile dall'eco, mi aiuto con un piombo legato a del trecciato per sondare il fondo a mano per capire di cosa si tratta al cento per cento, decido di calarvi un innesco con doppia pop-up neutra, visto che il fondo non mi sembrava abbastanza duro e volevo che il mio innesco si presentasse al meglio. Completai il tutto infilandolo in un sacchetto in pva pieno di boiles di 24 natural mix aromatizzate Dream Cream. Una volta posizionato al meglio l'innesco tornammo a riva, prendemmo la prima canna del mio amico e ci avviammo per calare la sua canna. Scandagliammo per bene e una volta calato ci dirigemmo verso riva e fummo sorpresi di sentir strillare il mio avvisatore! Era la canna che avevo calato poco prima, quella alla quale avevo cambiato spot! Panico, eravamo stati presi alla sprovvista, da buon toscano partirono un paio di imprecazioni alla fine delle quali accelerai al massimo il motore e mi diressi verso il mio pod! Sentivo la frizione corre come non ne avevo mai sentite in vita mia, non credevo ai miei occhi, quel pesce non aveva nemmeno un ripensamento, correva all'impazzata senza fermarsi un secondo. Il mio pensiero inoltre era che se avesse continuato in quel modo mi avrebbe portato via la canna!Una volta in prossimità della riva mi buttai, avevo aspettato fin troppo e con l'acqua sopra la vita raggiunsi la canna e ferrai. Il pesce era lontanissimo quasi non lo sentivo, Francesco appoggiò la sua canna sul suo pod e venne a riprendermi, poi ripartimmo dietro a quel pesce. Lo sento agile dava delle testate veloci e in serie, a quel punto dico: con un
atteggiamento del genere sarà un pesce di piccola o media taglia...... dopo qualche minuto che pompavo il pesce però cominciai ad avvertire una certa resistenza, ma la barca che gli va incontro mi falsava le reali dimensioni. Appena gli arrivai in verticale vidi sotto la barca una grande ombra che faceva dei grandi cerchi sotto di noi..... era a dir poco impressionante, la voce mi si spezzò, Francesco provò a parlare ma lo zitii subito! Ero incredulo a ciò che sto vedendo, non avevo mai visto una sagoma del genere, il pesce si girò per farsi ammirare in tutto il suo splendore, quell'attimo mi è sembrato eterno me lo ricorderò per tutta la vita, ma la magia finì subito, puntò la testa verso il fondo del lago e ripartì come se fosse stato un treno. Dopo la prima ripartenza il combattimento durò una ventina di minuti abbondanti, in quel breve ma intenso lasso di tempo mi mostrò cosa è capace di fare un pesce di quella mole in quasi nove metri d'acqua. Con le sue fughe fulminee piegava la canna in modo tale da costringermi a giocare molto con la frizione, non aveva intenzione di girare la testa ma soprattutto, io non avevo intenzione di perdere un mostro del genere! decisi così di andarci molto cauto e cercai di non forzarlo troppo ma provai a stancarlo, sotto di noi fortunatamente non c’erano ostacoli e cercai in tutti i modi di avere la meglio sul pesce. Dopo un estenuante lotta il mio amico riuscì, con non poche difficoltà, a far entrare nel guadino quell’autentico spettacolo! Dopo tutto ciò trattenersi non era facile, cominciammo ad urlare e saltellare come due bambini, non credevamo a cosa era appena successo e al pesce che avevamo nel guadino! Ci dirigemmo verso riva e ancora non riuscivo a realizzare bene cosa ero riuscito a portare a guadino, il tragitto dal luogo del combattimento alla riva sembrava non finire mai e io ero incredibilmente impaziente di poter ammirare il pesce in tutto il suo splendore. Una volta arrivati alla postazione lo mettemmo sul materassino ed è lì che
mi resi conto dell'imponenza di quello splendido animale, ero completamente rapito dalla sua bellezza. Anche se mi aveva fatto sudare le sette camice in mezzo al lago, dopo averla ammirata con calma decido di farle subito le foto di rito, per non stressarla troppo, ma mi accorsi che non riuscivo a sollevarla così ci riprovai ma rischiai di scivolare a faccia in avanti contro il materassino. Non volevo crederci stavo tremando e nonostante tutto non riuscivo a sollevarlo, dopo vari tentativi me la presi in braccio e sentii tutta la sua pesantezza, a stento riuscivo a reggerla fra le braccia, mi prendevano fuoco i polsi e gli avambracci. Riesco a farle qualche foto ma non voglio tenere troppo il pesce fuori dall'acqua così cerco di fare il prima possibile a metterla nella sacca di pesatura..... Provo a sollevarla con la bilancia ma non riesco ad alzarla così ci proviamo in due e con non pochi sforzi solleviamo il tutto e l'ago si ferma su 33!!!!! Io lascio subito la mia parte, Francesco mi chiede quanto segna, io gli rispondo a denti stretti lui sgrana gli occhi e mi dice di girare subito la bilancia e di ripesare il pesce con l'ago dalla sua parte, alziamo un'altra volta il pesce e vedo il suo sguardo impietrito, ora è lui a mollare la bilancia mi guarda e mi dice 33,100 !!! Non ci crediamo io sono sconvolto ho il cuore a mille ma cerco di rimanere lucido per rilasciare a meglio il pesce, lo prendo e lo accompagno in acqua riossigenandolo ma prima di farlo andare lo alzo e me lo bacio, così allento la presa e lui se ne va tranquillo e maestoso come un Re. Le gambe ancora mi tremano ma non mi resta che pesare la sacca dov'èra il pesce, faccio tre pesate che vanno dai 2 chili a 1,800 chili, a tara fatta il peso è di.... 31 chili!
Mi siedo...... per riuscire a riconnettere il cervello mi serve una mezzora buona, ancora non me ne faccio una ragione di aver preso un pesce del genere e che per fortuna tutto è andato come doveva andare, sono al settimo cielo!Giuro che poche volte in vita mia sono stato così emozionato ma è solo il secondo giorno che siamo qui e devo riprendermi e continuare con la pescata anche se il pensiero è sempre a quel bestione che ho appena salutato così con non poche difficoltà ri preparo il mio innesco, vado a ricalare la canna nel solito posto e ritorno alle tende, ovviamente decido di non accompagnare Francesco a calare le sue canne, dopo che sono stato preso alla sprovvista una volta non vorrei fare il bis. Lui cala le sue ultime due canne e ci mettiamo ad aspettare. La sera arriva velocemente tanto quanto sta cambiando il tempo e a detta di tutte le persone con cui avevamo parlato con il maltempo sembra che il lago si animi ulteriormente, così pensiamo che da ora in poi la strada sia tutta in discesa. Purtroppo ci sbagliamo e anche di parecchio la situazione si fa più difficile, non sentiamo più nemmeno un bip, la notte passa tranquilla, al mattino un raggio di luce riapre il cielo ed è proprio in quel momento che mi godo quel tenue sole, che uno degli avvisatori di Francesco comincia a suonare, lui arriva tempestivo, ferra e comincia a pompare il pesce per cercare di allontanarlo dagli ostacoli, io sono già in barca ma è proprio mentre mi passa la canna che il pesce si slama, siamo col morale un po' a terra perchè il meteo non promette bene e se questa è la situazione che si prospetta sarà davvero difficile! Dopo aver riportato l'innesco al suo posto
passiamo due giorni sotto l'acqua battente in assenza di partenze, anche se non lasciamo mai nulla al caso, le calate vengono fatte con meticolosità ma ci convinciamo sempre di più che nella nostra zona tutta questa acqua non sta facendo troppo bene ai pesci! Mentre stiamo parlando di come fare a sfangare questa situazione di stallo il mio amico mi fa notare che l'acqua sale rapidamente e il suo pod è quasi sommerso intanto i canneti intorno a noi continuano a rigettare acqua nel lago e gli spot nei quali calavamo a vista non si vedono più. In teoria potrebbe sembrare un bene ma vi posso assicurare che per noi non lo è stato! La quarta notte si risentono gli avvisatori di Francesco così usciamo fulminei, lui ferra e ci dirigiamo verso le ninfee il pesce si è legato attorno a dei gambi di ninfea più robusti così siamo costretti ad un operazione a mano ma quando tutto sembra districato il pesce si slama lasciandoci li a mani in mano. La mattina del quinto giorno si riaffaccia il sole e ovviamente ecco una partenza,è ancora la mia canna nel sottoriva, ero li vicino quindi salto in barca e vado verso i canneti, mi riesce di sfilarvi il pesce di mezzo e lo porto a riva, è una regina sui cinque chili ma almeno riesco a rivedere qualche movimento. Con il diradarsi della
pioggia e quindi con il diminuire di un afflusso eccessivo di acqua e sporcizia dai canneti l'acqua del lago si schiarisce un po' e riesco a vedere chiaramente che dove posizionavo gli inneschi a vista sul fondo non vi è nemmeno l'ombra della mia pastura, penso a quel punto che forse anche il troppo pesce bianco ha avuto il suo ruolo in questo stop di carpe. Decido di calcare un po' di più la mano con la pasturazione e di alzare il quantitativo di tigernut che avevo prima lasciato macerare con adesive dip al Fruit Blend per raddoppiare l'attrazione verso le mia zona pasturata e vedere di riuscire a saziare prima del dovuto questi famelici cavedani. La mossa sembra rivelarsi valida nella nottata i miei avvisatori suonano ed è la canna nel sotto riva, usciamo in barca ma il pesce è già tra gli ostacoli e purtroppo quando lo vedo sotto il pelo dell'acqua mi
accorgo che il piombo non si è staccato, è un bel pesce ma so già come andrà a finire e infatti dopo poco combattimento tra ostacoli vari si slama e riconquista la sua libertà non sono affatto contento ma poco importa, da ora so come aggiustare il tiro. La mattina stessa è Francesco a fare una splendida full scaled intorno ai sette chili con la canna sotto riva, verso la sera è la mia canna con doppia pop-up che riparte come un treno ma stavolta siamo tempestivi, io ferro lui prende la barca ci monto e via verso il pesce sembra un bell'esemplare e fa delle belle ripartenze arrivato sotto di noi riusciamo a guadinarlo con facilità. Una bella regina di quattordici chili che viene fotografata sotto la pioggia che comincia a ribatterci addosso per l'ennesima volta! L'ultima notte passa tranquilla ma la mattina a svegliarmi è ancora il dolce suono del mio avvisatore, scattiamo in piedi e andiamo a recuperare l'ennesimo pesce dai canneti, si tratta di un'altra regina sui sette chili che anch'essa viene fotografata e rilasciata con tanto amore. Ormai mancano poche ore e io tanto perchè avevo pescato poco reinnesco e ricalo, il tempo di tornare al pod e devo riuscire perchè ho un pesce all'altro capo della treccia, ma è un super cavedano che sancisce la fine della mia settimana di pesca!É stata una pescata piena di sorprese piacevolmente inaspettate e come tutte le uscite mi ha insegnato sempre qualcosa di più. Sarebbe ipocrita dire che il peso di questo pesce per me non conta perchè è ovviamente il coronamento di un sogno ma a prescindere da questo so che questa sessione rimarrà nella mia mente per tutta la vita, spero solo di averne passato qualche bel momento anche a voi!
Improvvisare, adattarsi e raggiungere lo scopo
di Daniele Santilli
E’ passato molto tempo da quando scrissi qui per il Capo redattore ,Uomo molto esigente che ti mette sotto pressione se non gli mandi “articoli” ,magari di grandi carpe ,e magari prese nei laghi a pago … Ovviamente sto scherzando ,concedetemelo ,dopo tanto tempo lontano dal mio Fiume ,non rispondo più delle mie azioni … L’ultimo anno ho avuto un pochino da fare ,ero un po’ stanchino ,quindi mi sono concesso una breve pausa ,sono sicuro che Non vi sono mancato … Mi sono allontanato un po’ da tutto e da tutti ,ma mi sono accorto che le cose cambiano si ,ma in peggio ,vedendo il delirio che aleggia … Non entro in particolari perché ne ho la nausea ,ma che riflettano coloro che ci hanno derisi tempo fa ,hanno deriso chi urlava al vento ,purtroppo a farne le spese oggi sono sempre i pesci … adesso sei Tu Amica Carpa … OK ,chiusa parentesi che non interessa a nessuno … lo stimolo ,se così si può dire ,mi viene in periodo di chiusura .
E’ maggio tra il 23 ed il 24 ,e mi dico ,devo pescare ,non ce la faccio più ,è troppo tempo che non lo faccio ,allora mi viene in mente una cosa ,perché non fare una bella pasturazione a lungo termine ,visto che riapre la pesca il 30 giugno ,per le carpe ovvio ,da li comincio la mia pasturazione ,mirata in alcuni spot che conosco bene ,parto con le palline ,pasturo un giorno si ed un no ,sono regolare per 3 settimane ,osservo i posti pasturati quando ne ho tempo e vedo la presenza dei pesci ,con i loro inconfondibili salti. La 4° settimana faccio pasturazioni di mantenimento ,ovvero sono meno regolare ,salto qualche giorno ,convinto che comunque le carpe ormai in pastura ,non abbiano più bisogno di essere tirate sotto con molta frequenza ,ma che abbiano bisogno ,come detto sopra ,di essere mantenute sul posto. La pescata tarda ad arrivare ,sempre per questi benedetti problemi di tempo ed organizzazione … e quindi ok ,va bene che volevo fare una “lunga pasturazione” ma così e troppo … ahahahahahah …
Facciamo i seri ,torniamo a noi ,ci siamo ,finalmente ci siamo preparo tutto ,ma qualcosa la lascio a casa come sempre ,preparo le montature ,lancio e via si parte. Ora io avevo pianificato una pescata dalla barca ,poi il socio mi dice ,dai peschiamo da riva tanto riusciamo ad arrivare sull’altra sponda ,gli dico ok ,proviamo ,ma ero un po’ perplesso. La perplessità aumenta quando al primo lancio ,con 200 gr ,il mio piombo scarroccia per circa 40-50 mt ,e siccome era una situazione che avevo già vissuto con Mirko Antonelli ,in una pescata insieme ,avevo già capito che stavamo sparando a salve … e dopo tutta quella pasturazione ,mi rodeva il chicchero ancora di più. Faccio notare questa cosa al socio e gli dico che non stavamo pescando ,perché quello scarrocciare così intenso faceva aggrovigliare il terminale sulla montatura ,ritiro la lenza ,et voilà ,il finale era tutt’uno con piombo ,girella e lenza madre ,comincio a sudare dal nervoso ,dopo tutto quel tempo ,aspetti la pescata e ti ritrovi con un pugno di mosche in mano. Ovviamente avevamo preso con comodo la pescata ,quindi tra sistemazione e preparazione era già passato del tempo ,tra sudarella e nervoso ,ne era passato altro ,alche pensiamo col socio ,come possiamo risolvere la questione ??? Gli dico che quella volta con Mirko risolvemmo accoppiando due piombi da 200 gr ,ma avevo pasturato in corrente ,e quindi i pesci poi
uscirono ,ma in questo caso ,ho pasturato sulla sponda opposta ,a pochi metri da riva su degli scalini ,dove sono presenti dei rami ,da li in poi ,la decisione dettata anche dall’ennesimo salto delle carpe in prossimità della pastura ,e quindi di quei posti citati sopra. Mi fa : Dai su passo a casa tu e prendo il motore elettrico la batteria e andiamo di là ; non gli faccio finire nemmeno la frase che sto caricando tutto sulla barca ,tutto quello che ci serve ,il tempo di finire ed è già di ritorno ,saliamo a bordo ed attraversiamo il fiume ,scegliamo una pianta per legarci ,organizziamo le cose e le disponiamo in modo da non dover fare salti acrobatici se prendiamo qualcosa. La mia barca è 4 mt ,e ci siamo legati parallelamente alla sponda ,poi le 2 sedie le abbiamo messe al centro ,e le canne (2 a testa) le abbiamo posizionate 2 a monte e 2 a valle ,lui con mais pop up ,ed io con le palline ,ok tutto fatto ,io mi sono improvvisato mancino per il lancio ,ma non richiedeva poi troppa dimestichezza ,visto che pescavamo a circa 14-16 mt
da noi ,però quando serve ragazzi bisogna adattarsi a tutto ,poi per pescare che ve lo dico a fare … Per quanto riguarda i piombi ,ho lasciato quelli da 200 grammi ,perché la barca anche se legata un po’ si muove sempre e quindi stare ben saldi a terra ti aiuta ,per il resto ,il buon vecchio nodo –no –nodo ,ed il gioco è fatto. Tra gira e mettile a posto ,si sono fatte le 14 ,e finalmente siamo in pescaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa … Li mi sono reso conto di quanto mi è mancato il mio Fiume ,ero seduto/sdraiato in barca ,all’ombra ,sotto una pianta ,in una giornata calda ,rinfrescato e dondolato dal vento ,con le orecchie attente al minimo rumore ,lo sguardo verso l’alto ad incrociare le nuvole ,ero in pace con me stesso e con il mondo intero ,ero in paradiso ,poi siamo scesi sulla terra perché il socio si muove di scatto e mi dice che gli si era allentato il filo ,ed in effetti il filo camminava proprio ,a quel punto rimane solo una cosa da fare ,gli faccio io : ok ascolta la mia voce … biiiiiiii biiiiiiii biiiiiiii ma vuoi ferrare che ti si porta via tutto ,ed è arrivata la prima carpa della giornata dopo circa 25 minuti ,sul mais pop up ,stavamo pescando senza segnalatori ,come nel principio ,come insegnava la vecchia scuola ,che adoro da sempre .
Dopo poco arriva anche per me e comincia la festa tra tira e molla ,nei rami no ,e invece nei rami si ,e mo se impiccia ,e mo non ce la manno (un po’ de romano non guasta ) ,alla fine dopo una bella sudata è nel guadino ,non faccio in tempo a slamarla che il socio incanna un altro pesce ,e adesso che facciamo ,ne abbiamo una nel guadino e una in tiro ,improvvisiamo via ,tirala qua che ci penso io … ahahahahah … tutte 2 nel guadino ,della serie ,carpa schiaccia carpa ,ovviamente contenti ed entusiasti pensiamo che non è finita qui. Ci riorganizziamo e ci rimettiamo a pescare ,belli e rilassati ,quando vedo il cimino che fa un piccolo sussulto ,mi preparo ,e faccio in tempo ad afferrare la canna che con uno scatto comincia a ruzzolare sulla barca ,sento il pesce che tira e poi si ferma ,cavolo è tra i rami ,aspetto un po’ poi ci sleghiamo ed arriviamo sul posto ,il pesce era sotto ancora attaccato ,dopo alcuni momenti di riflessione il socio mette le mano in acqua e comincia a tirare un ramo ,tira che te ritira ,il ramo cede ed il pesce scappa via uscendo dai rami ,qualche minuto ed è in barca.
Ripensando a questa pescata mi rendo conto che se non avessimo trovato la voglia di fare e rifare probabilmente non avrei pescato ,non avrei preso un pesce ,invece nell’arco di 4 ore ne abbiamo presi due a testa ,non eccezionali nella taglia ,ma nello spirito ve lo assicuro ,pesci che tirano come carri armati ,dove non li devi far entrare nei rami ,sono sempre sfide ,sono stimoli ,è sempre la voglia di riuscire a tirar fuori qualcosa dal cilindro ,avvolte cambiare in corso d’opera ci aiuta ,avvolte no ,in questo caso a me è servito ed ho imparato cose nuove . Spero di avervi incuriosito un po’ e di avervi sussurrato qualche piccolo spunto per pescare in Fiume … dimenticavo ,sto pasturando un altro posto con il mais ,con tanto mais ,ho visto delle Amur sul Fiume ,sul Mio amato Tevere ,la caccia è aperta ,spero di potervi raccontare tutto la prossima volta ,a presto.
Usare il
buon senso
nel carpďŹ shing di Matthieu Faurisson
E stato proprio durante la mia ultima pescata in un grande lago Francese che mi è venuto lo spunto per questo articolo. Infatti Tra le diverse carpe che ho catturato, una aveva qualcosa in particolare che non avrebbe dovuto avere. Subito dopo aver guadinato un pesce, mentre cercavo l’amo per slamarla, ricordo che quella piccola comune da 12 aveva un altro amo in bocca. La liberai dei due ami e la rilasciai immediatamente. Fino a qui nulla di strano, se non che... Salvo che al momento di controllare il terminale recuperato(amo e treccia) sono impazzito quando ho visto che l’amo, quasi totalmente aperto dalla lotta era probabilmente un 6 e la treccia forse da 15 libbre! Non c’è nulla di sconvolgente per alcune persone in tutto ciò, ma è del tutto goffo e inutile secondo il mio punto di vista. Infatti credo sia poco serio pescare con attrezzature fini in grandi laghi dove nuotano enormi e potenti carpe. Penso sia proprio stupido pensare di riuscire a catturare una grossa carpa in questi ambienti con queste attrezzature così leggere. Fui molto fortunato perchè incontrai i proprietari di quei terminali, due giovani ragazzi olandesi molto simpatici. Simpatizzammo piuttosto in fretta , poi spinto dalla curiosità, domandai loro perchè pescassero con dei terminali cosi leggeri. Mi risposero che preferivano pescare così per la trasparenza dell’acqua poco profonda, ma mi confessarono anche di aver perso molti pesci...
Esposi il mio punto di vista e spiegai che se avessero avuto la fortuna di incappare in una grossa carpa del lago, solo un miracolo gli avrebbe consentito di portarla a guadino senza che la stessa aprisse l’amo o spezzasse la treccia durante una violenta fuga o una testata. Ed è prorio di questo che vorrei parlare. Non dobbiamo mescolare tutto, ma è importante fare le cose con ordine. Da diversi anni, molti autori di carp magazine sostengono la pesca fine. Hanno ragione perchè indubbiamente la pesca fatta in questo modo permette generalmente di catturare molte più carpe. Ma il problema è esattamente questo: trovare un giusto compromesso tra robustezza e finezza. Non sono certo qui a cercar di riaprire il dibattito “amo piccolo amo grande” vorrei comunque ricordare che se si vuole catturare qualche grossa carpa in uno delle tante congestionate acque francesi, fiumi o laghi, é meglio usare la carta giusta. Una cosa è certa, se i fondali sono puliti, non c’è nessun tipo di ostacolo e abbiamo molto spazio per combattere con le carpe, perchè non usare montature leggere? Ma quando le cose non sono così, è meglio essere equipaggiati di conseguenza! Per questo motivo si devono usare terminali di almeno 25 lb di tenuta ed ami del 4 o del 2. Per quel che mi riguarda questo è logico, ma incontro ancora molti carpisti che collezionano rotture o slamature causate da terminali costruiti in modo errato in acque dove nuotano pesci molto potenti. Le carpe dei grandi laghi e fiumi non sono le stesse delle cave o degli stagni. Tirano in modo molto differente!
Da parte mia, quando vado a pesca in acque correnti o in grandi laghi, uso solo ami robusti, con una preferenza per la misura 2, semplicemente perchè ho perso troppe carpe con modelli più piccoli perchè non erano abbastanza resistenti. Mi è capitato di aprirli proprio durante un potente combattimento. Quindi, anche se riconosco che è possibile catturare carpe di queste acque con materiali leggeri, Preferisco non prendere alcun rischio e utilizzo sistematicamente gli XC4 del 2 (ho una preferenza per i modelli a punta dritta) o gli XC2 o XC6 nella misura 1. I miei rig generalmente sono realizzati con trecce come il reptilian V2 da 25 o 35 lb, oppure con l’ottimo Gladio da 30 o 40 lb. Sono trecce rivestite che hanno la particolarità di essere molto rigide e resistenti,. Quando invece non uso queste trecce mi affido a terminali combi fluoro/treccia. In questo caso uso fluorocarbon spectrum V2 del 0,50 o dello 0,60(l’unico che non ho mai rotto) in combinazione con una treccia flessibile come la Viper da 25 o 35 lb. Perchè prprio la Viper? perchè è una treccia molto sottile ed estremamente delicata, ma al tempo stesso molto resistente ed ha inoltre una densità superiore all’acqua garantendone l’affondabilità. Ma per avere un rig completo, utilizzo l’ottimo Phython metal Core da 45 lb su cui monto o un piombo in line o una distance clip. Una particolarità del Phython è che si tratta di un lead core senza filo metallico interno, piuttosto rigido e che si appiattisce perfettamente sul fondale. E’ un ottimo prodotto, che uso in sostituzione dei normali lead core che difficilmente si appoggiano perfettamente al fondo qualdo sono leggermente
tesi...infine, utilizzo uno spezzone di shock costruito con bulldozer 100%fluorocarbon del 0,50, molto resistente all’abrasione ed invisibile in acqua. Se il rischio di abrasione è alto, aumento lo spessore della mia lenza, ma non ho ancora visto una carpa spezzare uno 0,50 mm non danneggiato!! In questo modo non ho ancora perso nessuna grossa carpa. Inoltre cerco sempre di controllare che non ci siano segni o punti di cedimento sulla lenza e terminale, inoltre è sempre importante usare il buon senso. Se pesco in acque ricche di ostacoli, cerco sempre di calare i miei rig in punti dove sarò sicuro di poter portare a guadino le carpe, ancora una volta, non prendo rischi. Questo significa pescare di fronte agli ostacoli e mai dentro! Ed è sicuramente per tutti questi motivi che non ho da segnalare nessuna perdita in questi ultimi anni...
Se a questo punto è chiaro che bisogna essere ben equipaggiati con attrezzature robuste quando si tentano grosse e potenti carpe selvatiche, è chiaro anche che è molto importante essere ben attrezzati quando si affrontano acque pressate. Perchè ho incontrato anche carpisti che pescavano con attrezzature molto potenti in acque pressate e molto tecniche prive di ostacoli. Ricordo una recente pescata su una grande cava di ghiaia piuttosto pressata fatta con un amico. Questo amico generalmente pescava in grandi laghi ricchi di ostacoli, o fiumi come il Lot. Gli dissi che le carpe della cava non eranopittosto smaliziate. Egli sapeva che in acque chiare ami piccoli e materiali leggeri erano da privilegiare. Ma la ghiaia della cava era ricca di affileate cozze, e decise di preferire le sue solite montature molto resistenti (treccia da 45 lb, linea dello 0,70 e amo del 2) al fine di ottimizzare le eventuali partenze. Fatta eccezione per le cozze taglienti, che rappresentavano sicuramente un rischio reale per le nostre lenze, null’altro poteva creare problemi durante un eventuale combattimento. Quindi al contrario del
mio amico usai ami del 6 legati con il gladio da 20 lb(e Phython da 45 lb ma non fa testo, lo uso in ogni acqua per i motivi che ho detto poco sopra). Anche se diedi al mio amico la possibiltà di pescare ngli spot migliori della cava, catturò solamente una piccola carpa, mentre io portai a guadino 6 carpe con un’ottima taglia media pescando spot generalmente meno buoni dei suoi. Ma anche nelle cave o in acque piuttosto pressate a volte bisogna utilizzare montature robuste, è sempre il buon senso che ci deve guidare. Perchè se si pensa di avere potenti combattimenti con grosse carpe bisogna essere ben equipaggiati anche se l’acqua in questione ha la fama di essere un’acqua molto difficile. Penso sia meglio avere poche partenze ma portarle tutte a guadino piuttosto che averne molte ma perderle tutte! Ricordo una sessione che feci in una cava che aveva la reputazione di essere molto difficile. Montai 3 delle mie 4 canne con ami piccoli e lenze leggere, mentre la quarta, che lanciavo di fronte ad un albero sommerso optai per una montatura estremamente robusta, visto che avrei dovuto forzare le carpe con la frizione completamente bloccata e mano sulla bobina. Alla fine catturai tutte le carpe che abboccarono su quella canna, senza nessuna perdita, ma la cosa non sarebbe stata possibile se avessi utilizzato un piccolo amo e trecce leggere. Spero che questo piccolo promemoria vi sia utile per ottimizzare le vostre uscite, e possa far si che possiate catturare più carpe!! Matthieu.
HOT SPOT “DIMENTICATI” di Nicolò Coledan
Più passano gli anni e più mi rendo conto che il “carpista medio” ha sempre meno senso dell’acqua e segue sempre di più le varie mode o i racconti fantascientifici dell’ultimo vip del settore !! Ragazzi non prendetevela , ma per me è così. Con questo articolo, non voglio di certo insegnarvi a pescare, sia ben chiaro!! Ma spero almeno di darvi qualche buon consiglio, farvi risparmiare un po di tempo, fatica, pastura e perché no…farvi catturare qualche pesce in più! Vediamo ora di analizzare gli aspetti più importanti….!
LONG RANGE e PROFONDITA’ Avere 500mt di treccia su ogni mulinello, non significa che dobbiamo fare calate di minimo 300mt per canna ! Sembra che nei grandi laghi o nelle grandi cave, più distante si cala e più si hanno probabilità di cattura. In alcuni casi è anche vero ma in molte altre situazioni è veramente una cosa superflua! Pensiamo alla conformazione del fondale vicino alla riva di qualsiasi lago o cava : sicuramente avremmo uno o più scalini, in altri casi alberi o anche erbai, tutti spot veramente buoni in qualsiasi stagione e periodo dell’anno se si sanno interpretare nel modo giusto. Pensate solo a quanto alimento naturale il pesce riesce a trovare in queste zone e a quante volte magari è andato ad alimentarsi
foto 3
foto 4
tranquillamente senza essere catturato, perché la maggior parte dei pescatori pescava in altri spot ben distanti da li. Pescando nel sottoriva, quando tutti gli altri carpisti pescavano in altri spot ben più distanti, è stata una scelta che mi ha risolta la sessione più di qualche volta! Un’altra cosa che sento dire spesso è che d’inverno le carpe stazionano soltanto nell’acqua profonda, in parte è anche vero, ma non è una regola fissa! Prima di ipotizzare dove potrebbero stazionare i pesci, bisognerebbe fare un attenta analisi delle condizioni metereologiche
( cattura effettuata su fondale fangoso con una singola affondante da 24mm –foto 1)
Alcuni esempi: -se fa freddo ma il tempo è stabile e soleggiato è molto probabile che qualche pesce si metta in movimento ed il sottoriva sarà sicuramente uno tra i primi spot che andrà a visitare grazie magari a quel grado in più che ha preso l’acqua durante una giornata di sole, soprattutto se si è nelle vicinanze del canneto o di qualche manufatto in pietra o cemento. Ricordiamoci che sia il canneto che le pietre o il cemento sono dei materiali che riescono ad assorbire il calore dei raggi solari per poi rilasciarlo gradualmente durante la notte.
-se dopo diversi giorni in cui le temperature sono in diminuzione, arriva una bella perturbazione calda magari con vento di scirocco, abbiamo di sicuro fatto centro!!in questi casi no esitate a mettere una o più canne anche in meno di 1m d’acqua! Vi sembrerà esagerato ma con questi tipi di perturbazione l’acqua bassa si scalda anche di due o tre gradi nel giro di poche ore e grazie a questo è molto molto probabile che il pesce come anche piccoli invertebrati e vermetti vari si mettano in movimento.(foto 4) Ricordo ancora una pescata di qualche anno fa: eravamo in un grande lago d’oltralpe, dopo diversi giorni in cui le temperature continuavano ad abbassarsi, dovevamo ancora vedere un pesce. Dopo aver provato diversi spot stavamo pescando a centro lago tra i 10 e i 12 metri in cerca di qualche pesce che stazionava in zona. Tutto rimase fermo fino a quando una notte arrivò appunto una perturbazione di pioggia e scirocco, dopo un paio d’ore da quando era arrivata la pioggia, decisi di andare a misurare la temperatura dell’acqua e con grande stupore notai che nei primi 3mt l’acqua si era scaldata di quasi 3 gradi in meno di 2 ore!! Era l’1 di notte, ma senza neanche pensarci tanto recuperai subito due canne e le ricalai tra uno e tre metri di profondità. E il risutato furono 3 bei pesci di buona taglia nel giro di poche ore!!(foto 4) FONDALI MELMOSI Quante volte parlando del più o del meno con altri carpisti mi son sentito dire: “ mi raccomando trova una spot con fondo duro
perché è li che il pesce mangia” o “non calare vicino a quell’albero perché il fondo è molle e puzza” oppure “pesca solo pop up perché il pesce sennò non vede l’innesco ! “ Se devo essere sincero fino a qualche anno fa seguivo anche io in linea di massima queste “regole”, ma per fortuna ragionando un po ho cominciato ad avere dei dubbi riguardo alla loro affidabilità. – foto 2) Dopo essermi informato grazie ad internet ed a qualche vecchia enciclopedia, ho scoperto che il fango come anche le foglie morte o gli erbai in decomposizione, sono una miniera di cibo per le carpe, al suo interno sono presenti: vermi di vari tipi, ver de vase, chioccioline, gamberetti ecc. era proprio quello che cercavo!
Ebbi la conferma di quello che avevo letto , qualche mese dopo durante una sessione in un grande lago austriaco. Tanto per cambiare a pochi metri da riva sulla mia destra avevo una distesa di ninfee morte in circa 80cm d’acqua.C’era talmente tanto fango che il piombo sprofondava anche di 10-15 cm ma la voglia di provare era troppa e una canna andò in pesca proprio lì! Se devo essere sincero non ero molto fiducioso di quella canna, ma dopo poche ore dal calar del sole dovetti subito cambiar idea! Nel guadino avevo già una regina di ottima taglia !Nei tre giorni successivi registrai in totale 5 partenze e 3 di esse erano partite proprio tra le ninfee morte.
in perlustrazione su fondale basso e fangoso! foto 2
Dopo le conferme avute in questa pescata di sicuro non mi tiro più indietro davanti ad uno spot “fangoso”, anzi cerco sempre di posizionare almeno una canna in uno di questi spot alternativi. Un'altra cosa da sfatare in questi spot è la pastura che sprofonda e non viene più trovata dalle carpe, non è assolutamente vero! Le carpe che sono abituate a mangiare in questi spot di sicuro non sono solite a trovare il loro alimento a portata di “bocca”, anzi per riuscire a
scovare il cibo sono costrette a mettere la testa sotto il fango anche per diversi centimetri, quindi se la nostra pastura o il nostro innesco sarà leggermente coperto dal limo, state pur tranquilli che verrà sicuramente percepito dai pesci !!(foto 1) In questi casi se vogliamo proprio dare una marcia in più alle nostre esche consiglio di bagnarle con dei dip, degli oli o con degli appositi bait soack, facendo questo le nostre esche rilasceranno dei segnali di cibo anche se sono leggermente coperte dal fango. (foto 3) Per concludere….. queste sono solo delle semplici considerazioni personali fatte dopo diversi anni di pesca in vari ambienti, a me hanno risolto molte volte delle pescate ma non sono assolutamente delle regole fisse! Ricordiamoci che nella pesca nulla è scontato e a volte andare controcorrente porta a risultati inaspettati. Il consiglio che posso darvi è : prima di tutto seguite il vostro senso dell’acqua e se poi vedete che qualcosa non va e non riuscite a venirne fuori, pensate anche a queste righe che sicuramente vi faranno venire in mente qualche soluzione in più per catturare la carpa dei vostri sogni!
Quasi un Elicottero di Leonardo Bresolin
Forse questo è il nome adatto a questa montatura dato che ricorda molto una montatura ad elicottero…o anche un rig scorrevole, ma tutto sommato il nome non è fondamentale, basta che svolga le sue funzioni! Più di un anno fa illustrai su queste pagine web una soluzione che stavo iniziando ad utilizzare, con l’idea di tornarci poi dopo un po’ di tempo a valutarne l’efficacia. Beh ora posso dire di avere gli elementi adatti per arrivare a delle conclusioni. Trovo realmente assurdo scrivere di qualsiasi argomento solo per riempire una rivista, questo lungo periodo, invece, mi ha permesso di vedere i lati positivi e negativi, portare modifiche e migliorie ed arrivare a una montatura ottimizzata, calcolando anche che di carpe ne prendo, ahimè poche il tempo necessario è stato questo! Andiamo per ordine: inizio con il tipo di filato da usare per creare il basso di lenza: nylon dallo 0.70 in su, lead core o similari non fanno differenza, prediligo il nylon per comodità, resistenza e costi ma qualsiasi altro tipo svolgerà il suo lavoro. Usando il nylon però bisogna avere delle accortezze nel fare l’asola: come già descritto un ottimo metodo è quello di crimpare , il nodo
invece può portare a rotture come successo nell’ultima pescata, risulta però comodo da fare se ci troviamo in pesca e necessitiamo di preparare un trave al momento. Io ne utilizzo uno rubato alla pesca in mare , che mi ha insegnato un amico : il nodo del tubicino (o tubetto), cercando su youtube troverete alcuni video che spiegano in maniera chiara come eseguirlo. Il nodo risulta compatto ed efficace anche con nylon di grosso diametro. Inizialmente utilizzavo 2 tipi di girelle: quelle del tipo con anello e quelle normali xl, ho abbandonato le seconde a favore delle prime perché queste scorrono più agevolmente lungo il trave e in caso di rottura fanno passare in maniera più agevole l’asola attraverso il foro dell’anellino. Vi ricordo che il motivo principale per cui ho pensato a questo montaggio è stato quello di avere la massima sicurezza per il pesce e fare in modo che
semmai rompesse la lenza se ne vada solo con il terminale in bocca, quindi questo è l’aspetto fondamentale da prendere in considerazione. Alle girelle va abbinato un conetto adatto sul quale questa andrà a fissarsi. Alcuni possono essere troppo corti, larghi o fini rispetto all’anello. È importante quindi trovare il connubio esatto ;questo deve garantire il giusto rapporto tra buone doti di autoferrata e semplicità di sgancio del piombo. Ho eliminato alcuni accesori che usavo in sostituzione dei coni in quanto non svolgevano il lavoro in maniera efficiente.. In una recente pescata, utilizzando il montaggio in questione con tutte le modifiche apportate nel tempo, ho notato come funzioni in maniera ottimale: le carpe a guadino avevano l’amo
ben piantato in bocca, segno che il piombo aveva svolto il suo lavoro di autoferrata, spesso poi trovavo terminale fuori posto, lungo lo shock leader, segno che la girella era riuscita a passare agevolmente sul nodo dell’asola. Il mio traguardo è stato raggiunto! con queste poche righe mi auguro di avervi dato qualche utile suggerimento, ciao alla prossima!
...Ci ve!amo a NOVEMBRE...