N9 - TheRealFishing.it

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n 9 febbraio

Realf"hing .it carpfishing e non solo, raccontato dai pescatori


LA CARICA DEI 10 000 !!! ...La carica non è intesa come un discreto numero di persone che attaccano qualcuno o qualcosa ma la carica, in questo caso, è riferita ad una forma emotiva di stimolo, e la voglia di continuare in questo modo da parte di tutta la Crew di Therealfishing .it. Questa carica ce lʼavete data tutti voi cari Lettori, perchè non cʼera modo migliore per manifestarci il vostro apprezzamento. 10000 contatti, per una rivista nata (e che continua a vivere) in un Garage non è poco, anzi, è unʼenormità!! Insospettabile quando tutto questo è nato. Incredibile, che una cosa nata tra amici, con la passione per la vera pesca, senza soldi alle spalle e davanti , senza sponsor che la pubblicizzano, contro ogni previsione abbia un così ampio apprezzamento. GRAZIE, per la carica che ci date in questo modo, grazie per lʼapprezzamento, e scusate se ogni tanto il numero degli articolisti non è folto, ma essendo una realtà nata senza scopo di lucro e senza obblighi, chi scrive lo fa quando realmente ha qualcosa da raccontare, spesso nei pochi spazi di tempo libero che la vita quotidiana gli riserva. Magari, in futuro, la famiglia crescerà e allora il problema non si porrà più, per il momento, perdonateci. Unʼultima cosa che ci preme far sapere nel caso il messaggio non sia passato nel tempo, è che per la pubblicazione di questa Rivista, nessuno di noi ha incentivato in nessun modo la deportazione di qualsiasi carpa da acque libere ad acque private, nessuno di coloro che scrive su queste pagine le frequenta, evitando così che con i propri soldi vengano comprate carpe da chiunque, e che con il proprio comportamento si istighi lʼapertura di nuove attività legate a questa pesca che possano poi andare alla ricerca di carpe di taglia nate e vissute sempre libere per accontentare la clientela. Tutti noi sappiamo che il messaggio è chiaro, tutti noi sappiamo che ci apprezzate proprio per questo.

10000 grazie da tutta la Crew di Therealfishing.it.


I pescatori che hanno reso possibile questa uscita... Michele Finocchi

Pernicola aka “Gobby� Gentile

Comportamenti insoliti

Grandi acque... grandi sogni

Federico Gennaro

Intervista a: Lukas Krasa Williams Baccolini

Non sempre boiles Simone Rossi

Postazioni...galleggianti


GRANDI ACQUE... GRANDI SOGNI

Piernicola Gentil#....


aka “il GOBBY ”


Le acque ferme mi hanno sempre affascinato...essendo nato come pescatore di fiume e torrente e abituato a pescare in passata in acque generalmente basse, gli angoli o gli specchi di acqua piu calma e spesso piu profonda hanno sempre stimolato maggiormente la mia fantasia. Affrontavo queste "piane" o queste "buche" ponendomi tante domande su come affrontarle...domande che non erano necessarie in corrente dove un barbo, una trota, una lasca o un cavedano erano sempre disposti a farmi visita anche se pescavo sempre con la stessa montatura. Le zone di acqua tranquilla invece suscitavano in me quel senso di curiosita' e di mistero che mi portava a immaginare i pesci piu grossi e ogni volta che il galleggiantino si inabissava mi aspettavo chissa' quale mostro dall'altro capo del filo. Anche le lanche o i piccoli stagni erano la mia palestra quando i fiumi erano sporcati dalle piogge ...i pesci che li popolavano erano diversi e anche le loro abitudini.......i pescigatto...le carpe..le tinche.....nuove emozioni suscitate anche da questa pesca di "attesa" che mi lasciava tempo per pensare , sognare e mi forniva spunti attraverso l'osservazione della natura. Ancora oggi, anche se i panorami e i luoghi di pesca sono cambiati, mi è rimasta questa predilezione per le acque ferme.Prima le cave e poi i laghi sono diventati la naturale evoluzione di tutto cio, prima ancora di eleggere la carpa come mio avversario preferito. Ascoltare in silenzio i suoni della natura...osservare un orizzonte che muta i suoi colori col passare delle ore, interrogarsi sulle potenzialita' nascoste di una massa d'acqua fantasticando e sognando ogni volta la cattura della vita.....mi piace molto. Potrei passare ore, anche senza una canna da pesca in mano, a osservare una grande distesa di acqua e a riflettere sulle cose mie piu intime, emozioni, paure e speranze, sogni....."confessioni" che mi riescono solo al cospetto di "tanta acqua". In questa ottica il mare è per me la massima espressione...non riuscirei mai a farne a meno. Il carpfishing mi offre la possibilita' di vivere tutto questo insieme al piacere della pesca e le due cose sono perfettamente in equilibrio, la "caccia" ( perchè questo per me è la ricerca di un target ) e la riflessione procedono parallelamente in armonia. E' ovvio che pescare in una cavetta di pochi ettari o in un grande lago richieda un approccio diverso sia in termini di tecnica che di attrezzatura e quindi negli anni mi sono "evoluto" se cosi'



vogliamo dire comperando barca e eco. Non rinnego nulla dei tanti anni di pesca a lancio, mi sono dovuto ingegnare e impegnare moltissimo nelle montature e nella tecnica per fare arrivare le mie esche e le pasture esattamente dove volevo....fili...ami...piombi in un equilibrio che mi permettesse di avere distanza, autoferrata e presentazione corretta uniti alla quasi totale certezza di portare a riva ogni pesce allamato. Tutto questo bagaglio di esperienza non si acquisisce calando un terminale da una barca.....ma ambienti diversi richiedono approcci diversi. Ogni porta ha la sua chiave! Devo dire che non è stato nemmeno semplice, mentalmente, per uno abituato a pescare con un nylon dello 0,37 e un piombo da 110gr. passare a piombi da due etti , trecciati da 80 libbre e ami 1/0 che prima vedevo quasi come attrezzature da pesca al tonno! Ma frequentando certi ambienti, aumentando la distanza di pesca e quindi le possibilita' di incaglio o sfregamento contro ostacoli sommersi e facendo degli errori....capisci che certe misure sono necessarie per portare a guadino i pesci e spesso per la loro incolumita'. A volte mi sono sentito impotente, i pesci o le zone reputate migliori erano troppo distanti da raggiungere a lancio ee anche il barchino non mi è mai piaciuto un gran che.. Barca ed eco hanno permesso al marinaio che è in me di soddisfare tante curiosita' ...quante volte abbiamo immaginato il fondale senza riuscire a vederlo....quante volte avremmo voluto che l'acqua scomparisse per vedere dove sono i pesci e quali pesci! Ora probabilmente ho


completato il mio processo di maturazione carpistica, dopo tanti anni di studio ho a disposizione le conoscenze tecniche e gli strumenti per affrontare al meglio le mie grandi acque. O almeno credo...perchè non si finisce mai di imparare...anzi, approfitto per ringraziare robby , willy e il tiz , le persone, gli amici con cui negli anni mi sono confrontato piu spesso sui vari temi della nostra pesca ...tra esche , montatute , tattiche e che sicuramente hanno aggiunto qualcosa al mio essere pescatore. Ps. a scanso di equivoci....tutto questo prologo non vorrei che fosse interpretato come un inno all' uso della barca e dell'eco .... semplicemente cerco di affrontare ogni posto ad armi pari....in certi posti lanciare da' possibilita' di catturare... in altri no e bisogna sapersi adattare.... tutto fa esperienza, l'importante è essere sempre prudenti e non prendersi rischi inutili...giubbotto sempre in barca.


Il 2013 piscatorio mi lascera' l'indelebile ricordo di una bellissima sessione all'estero in compagnia di mio nipote e mio compagno di pesca, il buon stefano, col quale con il senno del poi posso dire di avere condiviso la pescata perfetta perche' programmata e pianificata nei dettagli e con risultati cosi' soddisfacenti, almeno per me, da indurmi a pensare di avere fatto tutte le cose per bene. Naturalmente tutto cio' non sarebbe accaduto senza l'aiuto della dea bendata....ma quella è una variabile e come tale imponderabile...stavolta l'ho avuta come amica, altre meno, ma mi sono, ci siamo anche sbattuti molto. Ci sono carpisti che arrivati in riva al lago lanciano le canne, pasturano un po e aspettano tra una birra e l'altra che una carpa passi a fargli visita. Onestamente non credo sia il sistema migliore...o meglio...cosi' si chiede un po troppo alla fortuna. In un piccolo specchio d'acqua puo' anche andare ma quando i metri quadri di superfice diventano


chilometri....un approccio cosi porta quasi sempre al cappotto. L'acqua che andavamo ad affrontare è nota a tanti carpisti e le carpe che ci vivono iniziano a conoscere bene sia le boiles che gli ami che si portano dietro.Grande lago naturale, grande disponibilita' di cibo ben presente ovunque, tanto pesce bianco di disturbo, carpe presenti con una discreta taglia media e un discreto numero di pesci pescati, quindi certi, sopra i 20 kg. Un posto comunque non semplice a partire dalle dimesioni visto che il lago è lungo una dozzina di chilometri, profondita' anche importanti visto che in certi punti si arriva a 50 metri. Quando parto per pescare in un posto che non conosco o che non conosco bene, come in questo caso, porto sempre con me due tipi di esche, una dolce e una salata, e comunque non faccio mai esperimenti. Una volta usavo due esche divese anche nel mix, in genere era birdfod dolce e esca di pesce salata. I birdfood sono ottimi ingredienti e le esche con questa base sicuramente fanno suonare gli avvisatori ma risultati alla mano i pesci piu grossi li ho sempre presi con esche al pesce e quindi la mia fiducia verso le medesime è aumentata nel tempo fino ad arrivare agli ultimi 9-10 anni in cui utilizzo solo queste. Quindi due esche fishmeal di base ma con gusto e aroma differenti, le mie amate belachan con gusto marcato e saporito


e un altra con gusto dolce e aroma fruttato. . Chi mi conosce sa che il Belachan è da anni il mio ingrediente preferito in termini di gusto...saranno che so' 12-13 anni che lo uso e mi ha dato grandi soddisfazioni in tutte le acque.Qui concedetemi un piccolo vanto ...le BK2S di Prologic ora e le Belachan – Crustacean prima, nate dalla collaborazione con Enrico, sono e erano tra le esche prologiche piu vendute in europa....qualcosa vorra' dire! Quindi anche in questa trasferta bk2s immancabili e kiwi-crustacean + banana malt come esca dolce oltre alle self....in totale tra me e Stefano un quintale abbondante per una settimana di pesca, di diametri diversi. Il tempo non era male, le temperature stavano scendendo segnando l'arrivo del cambio di stagione con qualche pioggia. Il lago era bellissimo e affascinante e il verde dell'erba bagnata combinata ai colori autunnali degli alberi rendeva l'atmosfera fantastica. Mi piacciono i colori dell'autunno, la stagione


della pesca per eccellenza , tutto è piÚ ovattato, le sponde si spopolano dalle orde di villeggianti, la natura torna padrona di se stessa. Scaricando tutta l'attrezzatura il nostro sguardo era rapito dall'acqua nella quale cercavamo di scorgere un segnale, una rollata, un salto, e la mente fantasticava....non vedevamo l'ora di immergere le lenze! Sistemato tutto un po alla buona mettemmo subito in acqua la mariposa per cercare i punti ove calare le canne. La pesca è quasi esclusivamente long range con distanze variabili dai 250 ai 350-400 metri quindi una pesca impegnativa, l'uso dei tendifilo è imprescindibile visto la presenza di pescatori che trainano alla ricerca di lucci e noi ne mettevamo un paio per canna. Tutto il pomeriggio lo abbiamo trascorso guardando l'eco per "battezzare" quei punti che ci sembravano favorevoli e che avremmo poi marcato con i segnalini. Davanti a noi la sponda degradava dolcemente. E' difficile trovare degli spot in un fondale senza dislivelli di rilievo e senza grossi


ostacoli sommersi.....insomma quasi una vasca, e in questi casi anche un rilievo di 30 cm o uno scalino di 50 cm possono essere interessanti o almeno si spera! Comunque....nonostante la pesca sia consentita con due canne a testa, quindi quattro, abbiamo segnato sei punti ritenuti interessanti sui quali avremmo poi pasturato quotidianamente ruotando le canne in modo da cercare di trovare i pesci e nello stesso tempo avere aree pasturate senza disturbo. Calate le canne ormai col buio abbiamo finito di sistemare le cose e ci siamo messi comodi ma senza eccessive aspettative...la prima notte, complice anche il casino che si fa , non è quasi mai propizia. La nota positiva è che le bremes facevano bippare solo un paio di canne. Tutte le boiles da pastura erano "trattate" con acqua del lago mischiata a una percentuale di aminoacidi mentre gli inneschi dippati pesantemente. Sono un amante dei dip e se posso carico anche le boiles da pastura ma in questo caso ho preferito non esagerare altrimenti il pesce bianco non ci avrebbe dato tregua ( considerando che ci sono branchi di bremes e scardole da chilo abbondante ) Comunque a parer mio quando peschi in tanti metri d'acqua una boiles con un segnale maggiore male non fa. Inneschi voluminosi, inizialmente bilanciati poi solo affondanti. So di sbagliare ma non amo le pop-up, non sono nel mio dna e quando una cosa non la usi con fiducia....meglio non usarla! La notte passa tranquilla e la


mattina di buon ora abbiamo sistemato tutte le cose per bene, mi piace avere ogni cosa a portata di mano nel posto giusto, poi l'uscita per controllare le canne e dopo mangiato la preparazione dei terminali con nuovi inneschi e la pastura ... verso le 16,30-17 via in acqua a preparare tutto per la notte e mediamente ci mettevamo un paio d'ore in condizioni climatiche favorevoli. La seconda notte subito dopo cena iniziano "le danze" e la prima carpa viene a mangiare le bk2s...foto di rito e in branda soddisfatti .....togliersi il cappotto da' fiducia. Tutto tace fino al mattino quando usciamo per controllare lo stato degli inneschi. E li' iniziamo a maledire i tendifilo. Recuperiamo una canna e ci accorgiamo che a un certo punto uno è incagliato, con un po di pazienza e qualche pensiero poco nobile riusciamo a staccarlo e sorpresa! Il filo parte con un angolo di 90° rispetto al segnalino. Alla fine della lenza recuperiamo una bella carpa perfettamente allamata che si era rifugiata sotto a una barca! Nemmeno un bip del segnalatore! Comunque contenti torniamo alla base e liberiamo il pesce in perfetta forma. Forse in questo caso possiamo ringraziare la treccia robusta. Solita routine quotidiana, giri in barca con l'eco per cercare di valutare bene il lago. Da notare che di giorno non abbiamo mai visto una carpa, gli spot e tutto il settore del lago davanti a noi erano un deserto. Solamente alla mattina durante il cambio dei terminali trovavamo bremes su qualche segnalino, probabilmente in



attivita' dalla notte, l'unico momento in cui si manifestava la presenza di pesci. Evidentemente riuscivamo a intercettarli durante i loro spostamenti ma arrivavano da chissa' quale zona del lago. Iniziamo a ruotare le canne verso la zona che ci sta dando attivita' e anche la terza notte ci porta un pesce. Combattimento che ricordero' per la sua intensita'...canna C3 10ft quindi un attrezzo potente....pesce allamato sui 10 mt di profondita' che una volta sopra per almeno mezz'ora non sono riuscito a staccare dal fondo, tanto che a un certo punto credevo di avere preso un siluro...lo staccavo di un metro e lui se lo riprendeva subito...una battaglia memorabile. Foto di rito e ritorno in branda. Il giorno seguente decidiamo di spostare una canna su un'altro segnalino poichè i pesci che uscivano da quel settore erano tutti della stessa taglia e la scelta è risultata azzeccata perchè la quarta notte ci ha regalato una big carp...devo dire che combattere di notte con una grossa carpa con la C1 10ft che ha una azione parabolica, vederla piegata fino al manico e trovare a galla nel nero della notte un missile bianco di quelle dimensioni ....e' stata una cosa fantastica! Una grande emozione... tutti i combattimenti nel buio piu totale, in mezzo al lago a 300-400 metri da riva con solo il rumore della frizione come sottofondo. Il top per me. Ritornati a riva e messo il pesce in sacca per le foto giornaliere è iniziata la kermesse dei messaggi con parenti e amici coi quali eravamo in quotidiano contatto. Inutile dire che gia' a quel punto ero soddsfatto della pescata indipendentemente dall'esito che avrebbero avuto le altre tre notti, ma non era ancora finita e il destino ci riservava altre sorprese. Decisi cosi' di spostarmi per lasciare lo spot fortunato a Stefano visto che comunque io ero gia' appagato. Intanto le previsioni del tempo indicavano peggioramenti imminenti che non tardarono ad arrivare, pioggia e vento di li a poco ci avrebbero accompagnato fino alla fine della settimana. Ormai le giornate avevano una scaletta precisa....colazione...giro di controllo canne....pranzo...preparazione pastura e terminali nuovi ( ogni volta che uscivamo li cambiavamo in barca grazie alle clip a sgancio rapido )altro giro in barca di esplorazione quindi posizionamento e pasturazione su tutti i segnalini. Dimenticavo il gps! E qui ci sara' chi ride pensando al mio rapporto con questo strumento...tutti i punti di pastura erano stati memorizzati da stefano sul gps in modo da trovarli agevolmente sia alla notte che in condizioni climatiche avverse e direi che è molto utile se si è capaci di usarlo :-) Arriva cosi' la quinta notte e circa alla stessa ora della notte precedente una partenza ci sveglia, sulla canna che avevo spostato per fare posto a Stefano. Contento ma allo stesso tempo un po dispiaciuto per lui usciamo e....seconda big carp. E' impossibile rendersi conto delle dimesioni delle carpe allamate quando peschi cosi' distante, la ferrata è quasi inutile e tutto è affidato al piombo e al rig che devono fare il loro lavoro perfettamente. Il contatto vero e proprio con la preda avviene solo quando sei a 60 – 70 metri e solo allora inizi a capire se è un bel pesce o meno. Dal modo di combattere si capiva che era pesante ma onestamente non pensavo cosi'....il combattimento che avevo avuto la terza notte era stato ben più entusiasmante e faticoso eppure alla fine la preda si era rivelata più modesta confronto a questa. In ogni modo la lentezza dei movimenti unita alla potenza impressa alle accelerazioni per riguadagnare metri era comunque sintomo di bella cattura e quando finalmente l'ho vista in superficie ... mamma mia! Era ancora più grossa di quella della sera prima. Sempre con la C1! La canna che Inch chiama scherzando "il salice" lui che è abituato a tutt' altre pesche.... Un gusto impagabile. Torniamo a riva e inutile dirlo eravamo molto eccitati, anche se probabilmente io più di ste...qualche foto al buio poi sacca e via


fino alla mattina, mentre le onde e il vento aumentavano. La sesta e la settima notte hanno portato altri quattro pesci, fortunatamente tre per Stefano e uno per me e a parte la mia presa al mattino presto , tutti gli altri di notte circa all'ora delle catture precedenti. Pero con l'handicap del recupero sotto pioggia battente con tuoni e fulmini! Una di queste carpe si era impigliata nel filo del segnalino e se lo è portato in giro per un po' cosa che al momento non avevamo capito subito....il gps che ci aveva condotto al punto di calata non poteva sbagliare ma il segnalino non c'era piu'.....ci siamo resi conto dopo. Non poteva mancare nemmeno l'ennesimo incaglio di tendifilo, fortunatamente al mattino durante un recupero senza pesce, che si era attaccato insieme alla treccia attorno a un ramo. Beh, tirando come un pazzo prima con la canna poi con le mani , è venuto su il ramo! Grazie treccia da 80 lbs! Con un'altra lasciavo giu tutto. Alla fine possiamo essere soddisfatti ma soprattutto col passare dei giorni abbiamo avuto veramente la consapevolezza di aver fatto tutte le cose per bene, di avere fatto le scelte giuste sui modi di pasturare, esche, sulla scelta degli spot ,disposizione delle canne e loro spostamenti, montature ecc...insomma la sensazione che l'impegno profuso abbia pagato, di aver fatto tutte le cose per bene curando i dettagli. Riassumendo: ⁃ ⁃ ⁃ ⁃ ⁃ ⁃

6-7 ore di barca e eco al giorno ( forse piu che meno ) nessuna partenza persa nessun pesce slamato o rotto 9 pesci a guadino ( 12 - 12 - 12,5 – 12,5 – 13 – 14 – 16,5 – 20,5 – 23,5 ) 90 kg circa di boiles usate paesaggi e momenti impossibili da dimenticare

Portiamo a casa con noi molto di più che semplici fotografie. Alla prossima. Piernicola "GOBBY" Gentile



FEDERICO GENNARO

Intervista a Lukas Krasa



Ormai è due anni che conosco Lukas e collaboro con lui. Sin dal primo giorno si è rivelato una persona straordinaria, sia dal punto di vista umano che come pescatore; con una linea di pensiero e filosofia per questa pesca molto simile alla mia. Sfortunatamente per gli impegni di entrambi e la distanza che ci divide, siamo riusciti ad incontrarci di persona soltanto al Carpitaly dell’anno scorso. Da quell’incontro il nostro rapporto si è man mano consolidato, ci sentiamo su Messenger molto spesso, e non solo per parlare di pesca o dell’azienda, spesso e volentieri, anche per un semplice : “ Come stai?”. Ultimamente ci siamo consultati spesso: ogni mia curiosità, ogni mio dubbio inerente alla pesca, viene spesso discusso assieme Lukas, questa cosa mi fa molto piacere; Pur essendo poco più grande di età di me, lo considero uno dei pescatori più esperti di mia conoscenza. Proprio durante una nostra conversazione on line mi balenò l’idea di fargli un intervista e di pubblicarla proprio su questa rivista; gli chiesi cosa ne pensava, e lui come sempre accettò la proposta con molto entusiasmo e voglia di fare.


Ciao Lukas, è un piacere riuscire ad avere una tua intervistare per questa rivista, è la prima volta che faccio un intervista, non so nemmeno io da dove iniziare, vediamo, iniziamo con una domanda che ti avranno fatto in centinaia, come ti è venuta l’idea creare un attività come LK Baits? Fin da piccolo mi sono sempre interessato alla naturale alimentazione della carpa, la sua digestione la sua biologia in generale. Successivamente approfondendo i miei studi, ho avuto la fortuna di lavorare con importanti ricercatori d’anatomia, biologia e alimentazione della carpa. Nel 2004, quando ho finito il mio studio quinquennale all’università, ho cominciato a scrivere il libro I SEGRETI DELLA CARPA. Durante i miei studi ho avuto modo di lavorare come ingegnere chimico nelle varie ditte adibite allo sviluppo e alla ricerca di esche per carpe. Il mio compito era quello di sviluppare il prodotto desiderato e

consegnare la ricetta finale. Con i miei primi guadagni ho deciso di mettermi in proprio, di non vendere più soltanto le mie conoscenze sullo sviluppo della esca ; ho fondato una piccola ditta produttrice di essenze, cibi liquidi e boilies ready mades. Ho creato linee complete di boilies per una compagnia belga e ho cominciato a vendere i miei prodotti anche in Nuova Zelanda. Ai tempi i miei prodotti li comprava anche il famigerato pescatore tedesco di carpe Jurgen Becker. Da allora la mia azienda di anno in anno è in continuo sviluppo. I prodotti LK Baits sono attualmente di grande interesse in tutta Europa ; ci arrivano numerose segnalazioni di molti pesci catturati con le nostre esche dai nostri clienti; per me sono le migliori soddisfazioni che si possano avere dopo anni di duro lavoro. Credetemi , non è stato e ancora non è, un gioco da ragazzi ! ( Nota: Attualmente , Lukas viene pubblicato in riviste di pesca in tutta Europa , ed i suoi prodotti si possono acquistare non solo nei luoghi dove è nato il Carpfishing , come l'Inghilterra , ma anche in Ucraina , Russia e in molte altre nazioni europee) .

Se dovessi scegliere un ambiente di pesca, per esempio lago naturale, cava di ghiaia, fiume o canale quale preferiresti? Perché? Non prediligo esclusivamente una sola tipologia d’acqua. Amo tutti gli aspetti di pesca, amo la pesca nel suo complesso,e come risposta a questa


domanda posso usare il mio slogan: “Alla fine c’è sempre la carpa, ma la cosa più bella è la storia che l’ ha preceduta!” So che hai avuto la fortuna di pescare in molte nazioni, ed in molte acque europee, quale ti sono rimaste nel cuore e in quali non vedi l’ora di ritornare ?Perché? Ho dei bellissimi ricordi da ogni mio singolo viaggio. Non mi dimenticherò mai durante gli anni di studio in Bulgaria e in Grecia alla ricerca di carpe. Oppure il viaggio in Ucraina dove ho persino rischiato la vita. Anche se non ho preso molte carpe mi ricorderò per sempre quell’ avventura. Ho visitato 14 paesi, come ultima l’Italia dove domina una gran popolazione di carpe. L’ Italia è un paese bellissimo e tornerò sempre volentieri! A proposito, li da voi ho ottimi amici! Mi ricordo che nel mio primo ordine, tu mi hai spedito una spilla rappresentante il simbolo contro il fly carp, ho capito la tua linea di


pensiero, che fortunatamente e identica alla mia, cosa ne pensi al riguardo di questo fenomeno? Ovviamente faccio molta propaganda contro il trasferimento dei pesci da posti pubblici a privati. Adesso è nato il fenomeno di rubare i pesci dalle acque statali! Dalle nostre acque. Anche io gestisco un lago qua in Repubblica Ceca ma non mi permetterei mai e poi mai di prelevare il pesce dalle acque statali. Dalla loro casa! il flying carp ed il bracconaggio è un brutto fenomeno molto diffuso in Italia,lo è anche nelle tue zone? Si, anche in Repubblica Ceca abbiamo lo stesso problema. Direi che è un problema mondiale. Un'altra cosa che mi ha incuriosito molto ,entrando in contatto con il mondo LK Baits, è senza dubbio la frase :” Night Fishing is not a Crime”, che la troviamo continuamente scritta ovunque per esempio sul sito ufficiale , sugli LK Box, e sui secchi di esche; è onorevole secondo me che un azienda prenda questa posizione “politica”, puoi tu spiegarci di più?



Non sono un rivoluzionario e cerco di rispettare e mantenere le regole di ogni stato o luogo in cui mi trovo, ma non ho mai capito perché sia vietata una cosa così bella com’è la pesca notturna. Da noi in Repubblica Ceca, ma anche in altri paesi, è vietata la pesca notturna. Immaginate appena usciti dal lavoro vogliate andare a pesca. Arrivate alle 18:00 e dopo 2 ore dovete far su le canne. Poi tutta la notte guardate la canna sul rod pod , alle 6:00 potete ricominciare a pescare. Alle 7 dovete far su di nuovo le canne perché dovete ad andare a lavorare! Assurdo! Cosa ne pensi di acque libere ed acque gestite? Io non amo le acque private, perche a mio avviso sono la causa principale del fenomeno Flying carps e del bracconaggio, io pesco esclusivamente in acque pubbliche tu? vai mai in acque private o solo ed esclusivamente peschi in acque libere? Non ho mai pescato in laghi privati a pagamento. Cerco costantemente le acque selvatiche, libere. Ma d’altra parte non posso dire che non andrò mai a pescare in laghi privati, perché conosco anche laghi privati dove hanno gran cura delle nostre prede e hanno certificati che dimostrano che le specie ittiche presenti sono state immesse unicamente da allevamenti seri. Questi luoghi possono essere una buona occasione per trascorrere qualche ora di pesca con la famiglia e con i bambini. Dovessi sceglierne una, soddisfazioni e catture?

quale è l’esca che hai creato che ti ha dato maggiori

Nel mio assortimento di esche potete trovare molta scelta; però ognuna riesce a dare il meglio di sé in una precisa stagione e nelle condizioni appropriate. Per spiegarmi meglio: nei mesi primaverili userei Wild Strawberry, Nutric Acid o Sweet Pineapple. Per la pesca in acque con temperatura superiore ai 18 gradi userei Mussel, Sea Food, Spice Shrimp. Se dovessi scegliere boilies da usare tutto l’anno sceglierei sicuramente Caviar & Fruits. Questa boilie è composta da due impasti. Uno si scioglie nell’acqua subito , l’altro dopo qualche ora, quindi con questa boilie non sbagliate mai. A dire la verità per esperienza personale ,ho notato che i pesci più grandi li ho catturati con Sea Food e Nutric Acid. Secondo me le Nutric Acid è uno dei miei prodotti più riusciti. Esiste invece un luogo dove hai pescato che ha deluso le tue aspettative,o un luogo nel quale sicuramente non tornerai mai? Ci sono laghi dove ho pescato con successo ma non ci tornerò più perché sono stati distrutti dal proprietario o sono stati contaminati con l’immondizia. Comunque questa è la vita e si tira sempre avanti. Ci sono ancora tanti laghi bellissimi nel mondo da scoprire. Sappiamo che sei stato in Italia sulle sponde del lago di Pusiano, paragonandolo ad altri laghi europei, come ti è sembrato il controllo, e la gestione del lago da parte delle enti incaricate ? Pusiano è bellissimo e ci nuotano tanti pesci sensazionali. Ogni pescatore cerca a pesca qualcosa di diverso. Uno vuole fare il record, l’altro cerca solo la calma, la tranquillità. In Italia ci sono tanti laghi bellissimi, avete una natura splendida e per essere sincero Pusiano è uno dei laghi più belli dove ho potuto pescare. Ha un grande futuro per quanto riguarda la pesca, ma deve essere sfruttato nella giusta maniera. Ho vissuto la pesca a Pusiano con le regole vecchie e anche con le regole nuove. Dopo queste due visite non riesco a dire quale dei due


regolamenti sia il migliore. Sono solo un turista che va in ferie e vuole godersele in tranquillità, la cosa che cercano quasi tutti i pescatori. Visto che hai vissuto esperienze di pesca in gran parte d’Europa che consiglio daresti a noi pescatori Italiani per gestire le nostre acque pubbliche? La vostra ricchezza consiste negli scenari della vostra meravigliosa Terra con i vostri bellissimi laghi. Avete anche una considerevole fauna ittica. A mio avviso eravate uno dei paesi con la più ricca popolazione di pesci ,ma dalle mie informazioni so che non è più così. I vostri pesci vengono rubati e finiscono nei laghi privati all’ estero. Per esempio i pesci rubati ogni anno dal fiume Po, sono stati spostati a 2000 km di distanza! La cosa più importante per voi è la tutela delle vostre acque; dovete proteggerle al meglio, per il vostro futuro. Uno dei tuoi video on line più seguiti è stato sicuramente il video in Austria, dove hai pescato su una piattaforma in mezzo al lago, quanti giorni sei rimasto sopra?


Raccontaci come ti è venuto in mente e soprattutto le emozioni che hai provato. Uuufff, è stato tutto molto improvvisato. Mi ha chiamato un mio amico dall’Austria e mi ha detto che avrei potuto pescare all’ Ossiacher See. Mi piacciono le nuove sfide; qualche giorno dopo la telefonata ero già sulle rive del lago. Affittai una piattaforma galleggiante da dove si poteva pescare, mi accampai e pescai li sopra per 14 giorni; a mia moglie appena capì le mie intenzioni ,gli venne quasi un infarto ; per me è stato uno dei momenti più belli nella mia carriera di pescatore. Questo è anche il motivo perché il video che ho girato su questo lago si chiama “Romance in Carinzia”. Ho pescato una quantità immensa di carpe e ho chiesto la mano al mio amore (mia moglie). Che cosa desiderare di più?


Postazioni

Galleggianti Simone Rossi



Se mi venisse chiesto quale attrezzo ha sensibilmente cambiato la mia vita di pescatore, la risposta sarebbe una sola: la barca. Non riesco ad immaginare altro acquisto così azzeccato se non un natante, per chi avesse deciso di dedicare il proprio tempo libero alla pesca sul Grande Fiume. Tralasciando per un attimo il nostro amato carpfishing, le possibilità di pesca che ci si aprirebbero davanti sono infinite: a partire dallo spinning, al ledgering per arrivare alle tecniche di pesca al siluro. Gli unici a non essere infiniti sono, haimè, i pesci…ma non roviniamoci la giornata…parliamo di pesca! La prima barca su cui misi le mani era un vecchio cofano veneziano da 5 metri, una barca che dava grande sicurezza in navigazione, grazie ad un buono scafo a spigolo (simile al classico a V) e da una prua ben pronunciata in grado di affrontare facilmente le onde. Gli


unici difetti erano la sponda abbastanza alta fino a mezza coscia, non troppo comoda per imbarcare il pesce e il pescaggio di oltre 50cm che di fatto limita di molto la navigazione su secche, tra la vegetazione sommersa e durante gli spiaggiamenti. Senza alcun dubbio, sono convinto che uno scafo del genere, possa già bastare per praticare il carpfishing da barca, ma appena capitata l’occasione, ho acquistato una imbarcazione a fondo piatto in cui lo spazio a bordo è maggiore, l’azione di pesca viene facilitata dalla sponda sotto il ginocchio e il pescaggio permette di raggiungere qualsiasi spot in cui vi siano almeno 20cm di acqua. Tutto questo a discapito naturalmente della fluidità in navigazione in quanto un po’ di onda tende a far “picchiare” la prua. Fornendo dei dati indicativi, la lunghezza ideale dell’imbarcazione a mio avviso va dai 4,5 ai 6 metri. Sotto i 4mt si pregiudica la

sicurezza e la comodità a bordo, sopra i 6mt può diventare ingombrante da gestire in posti angusti e con l’elettrico. Per il motore, mi sento di consigliare di non scendere sotto i 25cv…ma tutto dipende dal peso che vorremmo fargli spingere e in che condizioni del fiume lo useremo. Le dotazioni della “barca del carpista di fiume”, oltre a quelle obbligatorie per legge, verranno poi completate con alcuni porta canne a tubo, e con l’immancabile sostegno per le canne, ne esistono di diversi tipi, l’importante è che sia istallato a poppa per i motivi che vedremo in seguito. Non che le canne appoggiate direttamente sul bordo della barca non partano, anzi, possono partire anche in acqua! A me è andata bene troppe volte e da poco ho preso la decisione di legare addirittura i calci al cavalletto. Sulle canne, indubbiamente la lunghezza è una questione di comodità sia nel maneggiarle che nella fase di guadinatura. Ho pescato per anni con


canne da spinning pesante da 6 piedi (forse un po’ troppo rigide) e tuttora uso delle 9 piedi da carpe. E’ certo che più sono corte e meglio si pesca…e ne beneficia anche il divertimento! Il buzz del pescatore da barca è rigorosamente senza indicatori visivi e con gli avvisatori acustici tarati al minimo della sensibilità. Anche con giornate senza vento, gli spostamenti del natante sono continui; a tal proposito, suggerisco di non mettere mai il filo in completa tensione per evitare spostamenti del terminale sul fondo. Con la nostra postazione di pesca galleggiante, le rive scoscese e ricche di vegetazione non saranno più un problema, basterà legarsi a


qualche appiglio naturale come rami sporgenti, radici o massi. Sorprendentemente non sarà più un problema nemmeno la forte corrente in quanto pescando ancorati in pieni corso, in spot in cui da riva non bastavano 300gr di piombo, dalla barca ne basteranno la metà! Il tipo di ancora che uso è a vomere, indicata per i fondali di sabbia del fiume. La cosa più importante e spesso sottovalutata è la catena, almeno una decina di metri, starà a stretto contatto col fondo e aiuterà l’aggrappaggio dell’ancora, facendola rimanere in posizione orizzontale. Anche l’angolo creato tra corda e fondo è essenziale perché tanta più corda daremo all’ancora, meno sforzo si eserciterà su di essa.

In giornate particolarmente ventose o con correnti trasversali, è di grande aiuto l’uso di una o due zavorre aggiuntive, la mie sono composte da cilindri di cemento del peso di circa 5kg, che verranno calati sul fondo all’occorrenza. Quindi…ancorati a prua, l’azione di pesca si svolgerà a poppa e i lanci saranno indirizzati quindi verso valle. La distanza di lancio (o meglio, la distanza di ancoraggio della barca rispetto a dove vorremmo lanciare le canne) è in funzione della corrente. Con corrente moderata è possibile pescare anche direttamente sotto la barca, in caso contrario, più a valle avremo i terminali e meno inciderà la corrente sul filo. Cosa analoga per l’angolo laterale dei fili…poca corrente uguale angoli ampi; molto corso uguale fili quasi paralleli tra loro e piombi più pesanti. Un ottimo e antico metodo di richiamo del pesce che si trova a valle, consiste nel riempire un sacco di rete con della pastura da fondo ben compattata e calarlo subito sotto l’imbarcazione ma, cosa importante, sollevato di circa un




metro dal fondo. Le particelle di cibo che si staccheranno dalla massa, non si depositeranno direttamente sul fondo e vista la lontananza da esso, spinte dalla corrente andranno a coprire una vasta area di fiume. Ora, se tutti gli inganni sono stati posizionati a dovere e se i beneamati pescatori di professione/bracconieri ce ne avranno lasciata qualcuna, dovremmo avere in canna una bella regina arrabbiata che sfrutta la corrente per avere la meglio su di noi‌ arrivata sotto barca sfoderiamo il classico guadino da carpfishing, lo mettiamo in acqua e‌‌‌.ci accorgiamo che dobbiamo fare una fatica notevole per muoverlo e tenerlo in posizione, spinto e


gonfiato da una corrente che fino a ieri, pescando da riva, non c’è mai stata! Le cose da fare sono due: nell’immediato portare la carpa a monte del guadino e farcela scivolare dentro aiutati dalla forza dell’acqua, poi, una volta arrivati a casa, andare a comprare un guadino a maglie larghe, di quelli da vecchio pescatore, magari col palo telescopico! Questo tipo di guadini, anche se non troppo alla moda, facilitano non di poco le ultime operazioni di recupero, avendo una leggerezza e una maneggevolezza in corrente eccezionali. L’unica accortezza che bisogna tenere è quella di controllare bene il pesce prima di sollevarlo in quanto la maglia larga tende a lacerare le pinne se posizionate malamente sulla rete.

Spesso le mie sessioni galleggianti non durano più di una notte e due giorni ma a bordo non mancano alcuni essenziali comfort tipici della nostra pesca. Per le mezze stagioni, una tenda economica ad apertura veloce che potrà ospitare un classico lettino o due persone, dormendo direttamente a terra. Per l’estate è sufficiente un ombrellone munito di zanzariera. Cerco di evitare la pesca notturna da barca in inverno, preferendo pescate giornaliere, possibilmente con belle giornate soleggiate con clima mite…ma questo è chiedere troppo! Alla prossima!


COMPORTAMENTI

Michele

Finocchi


INSOLITI


La passione per questa disciplina, mi ha portato a “studiareâ€? vari aspetti che secondo me sono fondamentali al fine di catturare con costanza, come esche, terminali ma soprattutto i comportamenti delle carpe in fase di abboccata. Proprio quest'ultimo aspetto sarĂ l'argomento di quest'articolo che non vuole insegnare niente a nessuno, ma vuol solo far riflettere sul nostro approccio di pesca.


Nonostante non sia un “vecchio carpista” posso dire di aver trascorso moltissime ore in riva a fiumi, laghi di ogni genere, cave e canali, non solo pescando sia a carpfishing che con altre tecniche, ma anche per pasturare preventivamente o anche solo per osservare l'acqua e i comportamenti dei pesci. Spesso mi è capitato di vedere alimentarsi le carpe e spesso sono rimasto sbigottito dal modo in cui lo fanno perchè non si comportano sempre allo stesso modo e soprattutto non sempre come immaginavo io. Ricordo sempre una pescata giornaliera in fiume che risale ad una decina di anni fa. Ero in un punto del fiume in cui l'acqua era cristallina, ed il sole di agosto era alto nel cielo, pescavo a ridosso di alcune fronde di alberi che facevano un po' di ombra in circa 1 metro di profondità. Dopo aver

pasturato con una palettata di mais vidi tre belle carpe iniziare a mangiare ogni singolo chicco di mais, aspettai che avessero finito il banchetto dopodichè lanciai il mio innesco composto da due chicchi affondanti di mais accompagnati da un altra palettata di semi. Le tre carpe tornarono immediatamente ad alimentarsi finendo nuovamente la palettata di pastura, ma il mio innesco rimase miseramente sullo spot vuoto!!! recuperai la canna e cambiai terminale inserendo un solo chicco per essere ancora più simile alla pastura. Rilanciai nuovamente e misi un po' di pastura attorno all'innesco, ma nuovamente le tre carpe si presero gioco di me riuscendo ad evitare l'insidia. Erano ormai trascorse molte ore ed era quasi l'ora di tornare a casa. Presi il terminale e gli allungai il capello per poter inserire tre chicchi di mais affondanti e un pezzettino di schiuma galleggiante gialla, per formare una colonnina di mais verticale posata sul fondale. Tirai la solita palettata di pastura e lanciai sullo spot, non appenai posata la canna sul pod vidi uscire una carpa dalle fronde alla velocità della luce, prendere il mio innesco e fuggire con conseguente partenza e cattura di una carpa di 8 kg immacolata. Il mais da pastura non era ancora stato toccato. Ero incredulo nel vedere come un così piccolo cambiamento avesse totalmente stravolto il comportamento della carpa in un ambiente sottoposto ad una pressione di pesca bassissima.


Ero consapevole e sicuro che se non avessi visto le carpe mangiare sarei stato tranquillo tutto il giorno pensando semplicemente che non era la giornata giusta, e purtroppo chissĂ quante volte mi sarĂ successo! Nei giorni successivi dopo aver riflettuto su quest'esperienza mi recai in laghetto di piccole dimensioni pieno di carpette che faticano ad arrivare ai 5 kg. Con la bolognese era facile catturare anche 15 carpe in un pomeriggio. Arrivai con lo scopo di vedere se la situazione che mi era capitata in fiume poteva capitarmi anche in un ambiente cosĂŹ stracolmo di carpe. Quindi pasturai con il mais in tre settori vicinissimi a riva dove potevo osservare l'alimentazione delle carpe e poi calai i tre inneschi composti da terminali identici ma composti diversamente: uno con due chicchi affondanti, uno con un chicco affondante ed un pezzettino di schiuma per avere bilanciamento neutro ed uno con due pezzettini di schiuma ed un chicco affondante per avere l'innesco pop up. Fu incredibile vedere che l'innesco pop up non era di particolare interesse anche dopo aver provato a staccarlo piĂš o meno dal


fondale, il bilanciato contava all'attivo diverse partenze, ma il terminale che registrava una cattura ad ogni calata fu quello innescato con due chicchi affondanti. A differenza della pescata in fiume in questo piccolo ambiente le carpe cadevano più facilmente sull'innesco affondante. Vedendo le carpe alimentarsi era chiaro che si disinteressavano totalmente delle particelle chesi sollevavano dal fondo, rimanendo con la testa ben salda al fondale, comportamento contrario a molti altri ambienti. Negli anni successivi ho notato infatti che questa preferenza cambia da posto a posto, e, a volte, da pescata a pescata, anche se è difficile stabilirlo con esattezza, in quanto dove l'acqua non ci permette di verificare lo spot non possiamo fare delle prove concrete. La cosa che affermo con certezza è che il modo di alimentarsi di una carpa è strettamente collegato alla competizione alimentare sia con altre carpe che con pesci di disturbo. Questo vuol dire che la stessa carpa quando si alimenta sul nostro spot può avere un comportamento diverso in base alla competizione di altri pesci o meno, indipendentemente dalla nostra azione di pesca. Per spiegare meglio quanto affermato, voglio raccontare cosa mi è accaduto qualche anno fa in uno splendido lago naturale ancora vergine. Stavo pescando marginale, e tenevo d'occhio un innesco che avevo calato dove spesso vedevo un branchetto di carpe sui 10 kg banchettare, quanto all'improvviso vidi arrivare sullo spot una regina molto grossa, che iniziò in tutta calma a cibarsi della mia pastura. C'era diversa pastura sul fondo, e la grossa carpa non aveva nessuna fretta in quanto era da sola ad approfittare della splendida cena, così metteva in bocca un chicco di mais alla volta e poi rimaneva ferma alcuni secondi, poi si spostava ne mangiava un altro e si fermava di nuovo, e così via con l'unica differenza che le boilies le metteva in bocca e le riespelleva più volte, forse era la prima volta che le assaggiava. Io avevo il cuore che batteva a 2000 e non vedevo l'ora che aspirasse il mio mais, ma quando finalmente si decise a farlo, ebbi una grande delusione, infatti fermandosi dopo averlo messo in bocca, riuscì ad espellerlo con facilità evitando che l'amo si conficcasse nelle labbra... io incredulo riuscii a recuperare la canna senza farla fuggire, e controllai il treminale, che a mio avviso era perfetto. Scioccato decisi di cambiarlo comunque, e rilanciando sullo spot la feci allontanare. Non passarono 5 minuti però che rividi la sua splendida sagoma tornare in pastura e ricominciare piano piano ad alimentarsi, ma ancora la carpa riuscì ad aspirare e riespellere il mio terminale, vedendo però che il pesce non si era insospettito e continuava a mangiare decisi di lasciare l'innesco sullo spot, e la carpa continuava ad alimentarsi, prendendo di tanto in tanto


in bocca il mio innesco e risputandolo. Questo successe almeno 4-5 volte poi finita la pastura sul fondo se ne andò così come era arrivata... i miei tentativi di richiamarla con della pastura furono vani. A questo punto so già che molti di voi staranno pensando che non vi sarebbe successo perchè con i vostri terminali miracolosi l'avreste fregata, io invece sarei curioso di sapere quante volte vi è successo e voi non lo sapete!!! Dopo questa esperienza sono stato due anni a studiare intensamente la fase di aspirazione e di allamata, e sono giunto alla conclusione che, secondo come si comporta la carpa, è difficilissimo allamarla, perchè se il pesce tende a riespellere la nostra insidia con forza senza spostare la testa,

l'esca fungerà da peso, e come una testa di un martello trascinerà con se l'amo girato dalla parte della curvatura, che ovviamente non può conficcarsi nelle labbra delle carpe. Non esiste un terminale o un innesco che risolve totalmente questo problema, ho provato per 2 anni una quindicina di terminali diversi con tutti i tipi d'innesco. Ovviamente ci sono degli accorgimenti che migliorano la percentuale di allamate come il rapporto tra lunghezza del capello e lunghezza del terminale, correlato ovviamente dal tipo d'innesco e di amo . Quando invece più carpe o anche pesce di disturbo entrano sul nostro spot, si da origine a quel fattore che si chiama competizione alimentare. In questi momenti le carpe si cibano più velocemente, e cercano di mettere in bocca più cibo possibile prima che i concorrenti ripuliscano il banchetto. Le carpe aspirano e si muovono nervosamente sullo spot, e appare chiaro che se mangiano il nostro innesco, nello spostamento si allameranno senza troppe difficoltà quando il terminale andrà in trazione con il peso del piombo. Circa un anno dopo l'episodio della grossa


regina che mi aveva fregato, mi trovavo sullo stesso lago ma in una postazione ben distante da quella dell'anno precedente. Dopo aver calato l'inneschi, numerosi salti di carpe segnalarono la loro presenza nella zona dei terminali. Dopo poche ore avevo giĂ in canna il primo pesce, e in quella notte infatti riuscii a catturare 5 carpe con la stessa canna, ma la gioia piĂš grossa fu vedere la grossa regina scivolare nel guadino.... stavolta non era riuscita a mantenere la calma necessaria per evitare la mia insidia, era grossa, molto grossa e inconfondibile per la conformazione ed alcuni segni particolari. Da quel giorno tra me ed il mio compagno l'abbiamo ricatturata tre volte, e sarĂ un caso ma tutte e tre le volte evevamo assistito a diversi salti anche di altre carpe. Questo non vuol dire che le carpe si catturano esclusivamente quando


entrano in branco, anzi ci sono ambienti dove cerchiamo di pescarne una alla volta, ma mettiamo pure in conto che spesso senza saperlo i pesci si prenderanno gioco di noi ed è solo un suo errore che può salvarci da una mancata partenza. Avrei un sacco di altri aneddoti da analizzare, ma molti di questi mi sono accaduti in laghi con forte pressione di pesca, che, come sappiamo altera i comportamenti dei pesci presenti. Preferisco non analizzare i comportamenti in questi ambienti per due motivi:


il primo è perchè dovrei scrivere un libro per parlarne, il secondo è che lo hanno già fatto in molti più bravi di me. Spero comunque di avervi stimolato ad analizzare un fattore che troppo spesso viene dato per scontato, e che ogni volta che un pescatore se ne sta per giorni senza avvertire un'abboccata non viene mai preso in considerazione.


Non sempre Boiles di

Williams Baccolini



E quando deve saltare tutto salta. Eʼ sempre così. Pianifichi tutto, cerchi di incastrare le cose, speri che nel lavoro non ci siano imprevisti, poi quando oramai pensi che è fatta, ci pensa il meteo a rovinare ogni cosa, dʼaltronde come diceva un mio vecchio amico, donne tempo e culo non si comandano. E anche sta volta è andata così, e la pescata che io e il buon Trib, al secolo Luca Tribuzio è saltata a 4 giorni dalla meta! Acqua, neve, fiumi totalmente out, livello dei laghi che cresce a dismisura, tutte le eventuali alternative a quello che era il nostro piano iniziale son saltate, una ad una. Che facciamo? gli chiedo al telefono, lui mi risponde che lʼunica alternativa è andare in qualche cava, magari li dalle sue parti. Il periodo non è sicuramente dei migliori, ma


sembra che le temperature insolitamente alte di questi giorni hanno alzato anche la temperatutra dellʼacqua. Aggiudicato, gli dico, mi va bene tutto purchè si vada da qualche parte, anche perchè dopo questo weekend per almeno un altro mese non riuscirò a calare gli inneschi. Lo dici tu, mi risponde lui, io divento anche papà, figurati! Comunque domani mattina quando vado ti aggiorno se anche la cava è pescabile oppure out anche lei, mi hanno detto che il livello è cresciuto parecchio e molte delle postazioni sono sottʼacqua. Va bene, gli rispondo, io in tutti i modi carico la macchina prima di andare al lavoro, poi se non cʼè posto dove piazzarsi, studieremo un piano dʼemergenza, ci sentiamo domani. Riaggancio il telefono e inizio a pensare a cosa portarmi come inneschi e una strategia di pesca. La cava è piuttosto pressata, ci son grosse carpe al suo interno, ma esse sanno leggere e scrivere mi diceva Luca, anche se comunque qualcosa si prende quasi sempre. Eʼ quel “quasi” che mi spaventa. Venerdì mattina. Esco di casa un po prima per caricare tutta lʼattrezzatura in macchina, diluvia, è da ieri che lo fa. sui monti nevica e spero di non dover tribolare mentre svalico lʼAppennino, penso, quella strada fa schifo dʼestate e asciutta, figurarsi con la neve. Chiudo il cricchetto del tirante ed anche la barca è a posto.


Quando passo sopra il fiume prima di arrivare al lavoro , la prima sorpresa, il fiume è in piena, e parecchio anche! il livello non è di molto sotto lʼapice dellʼargine, ad occhio forse 3 metri, poi esonda. Che palle mi dico, anche questa ci voleva! Durante la mattinata la radio non fa che riportare notizie di fiumi in piena, a Pisa stanno evacuando le persone perchè si aspetta una probabile esondazione dellʼArno. Chiamo Luca e gli chiedo se siamo tranquilli e se posso incorrere in qualche rischio alluvione mentre vado da lui. Guarda qui da me tutto ok, a parte che ho appena finito di svuotare il garage dallʼacqua, mi dice e subito dopo una serie di epiteti che non riporto. Sta piovendo poco qui, tra poco parto per andare alla cava una volta là ti aggiorno. Qui diluvia, gli dico e la situazione non è tranquilla , lo informo. Alle 3 sono in strada, chiamo la Claudia e la tranquillizzo, o almeno ci provo visto che pare ci sia unʼinfiltrazione nellʼargine del fiume poco più di 3 km da casa nostra, dentro di me ne dico di ogni, e maledico tutto, visto lʼimpegno che ogni cosa sembra ci stia mettendo per impedirmi di andare a pesca. Dopo 2 ore di macchina sotto il diluvio e pianure allagate finalmente arrivo. Incredibilmente non piove e anzi si intravede il sole che sta tramontando. Non fa nemmeno freddo,11 gradi, pare più novembre che inizio febbraio! Tra una chiacchiera e lʼaltra con Luca monto la barca e carico tutto, intanto sta diventando tutto buio. Il trasbordo dura quasi 10 minuti, finalmente sono al campo. inizio a scaricare la roba e monto la tenda velocemente, e vi ripongo tutto dentro, si sa mai che ri inizi a piovere. Metti la tua barca in questo buco tra il canneto mi dice Luca, così se partono le canne qui a destra abbiamo una barca pronta e la mia la teniamo qui davanti. salgo e passo davanti al pezzetto di canneto che divide le due aperture poi mi infilo stando attento a non far su la treccia delle sue due


canne gia in pesca dal pomeriggio e attracco. Prendo un barattolo di mais in scatola e cerco di scendere dalla barca. Attento a non scivolare sulle assi di legno, mi dice il mio amico appena mi vede che sto mettendone uno sopra a quella che ho di fianco alla barca, io non faccio nemmeno in tempo a sentire la frase, che vado giuʼ come se un cecchino mi avesse preso in pieno! non sarebbe stato nulla se non che lʼasse stessa inizia ad affondare nellʼacqua con me sopra. cerco di rialzarmi più in fretta possibile, ma lʼacqua è gia dentro tutto, stivali, pantaloni, poi finalmente esco, bello zuppo. Per fortuna, vista la temperatura alta non mi ero ancora messo la salopette! comunque cambio felpa, mi tolgo i pantaloni, le mutande e i calzini e mi infilo la salopette imbottita e un paio di calze asciutte. Luca, che nel frattempo ha ripreso a respirare dopo aver riso allegramente per un po, mi “dona” il suo paio di stivali, se no avrei dovuto indossare i waders tutto il tempo. Finalmente posso iniziare a preparare i miei inneschi. Durante il viaggio ho deciso di pescare solamente in poca acqua, 2, 3 metri al massimo, e come esche avevo gia deciso di provare ad innescare qualcosa che potesse essere aspirato più facilmente rispetto una boiles. Prima di partire sono passato da Fabio e gli ho chiesto se aveva ancora i bigattini che gli erano avanzati il fine settimana precedente quando eravamo a pesca assieme a ledgering. Li aveva, abbiamo controllato che non fossero galleggianti, erano fuori allʼacqua da allora, e visto che erano perfetti me li ha dati dicendomi che tanto lui non li avrebbe usati, lʼho ringraziato e son partito. Mentre guidavo mi son fatto la mia strategia, pesca in acqua bassa, a ridosso dei canneti visto anche il livello molto alto, ed esche piccole, mais in scatola e bigattini. Così decido di innescare una piccola


pallina popup del 10 con un ciuffetto di bigattini sulla prima canna, due chicchi di mais in scatola una spugnetta e un ciuffetto di bigattini sulla seconda, un pezzetto di boiles affondante del 20 con anche li un ciuffetto di bigattini e sullʼultima una boiles del 20 equilibrata. Luca mi aveva gia assicurato che nella cava non cʼerano pesci di disturbo, se non qualche carpa di piccola taglia, quindi il rischio di incappare in piccoli pesci non era escluso del tutto, ma avevo fiducia in quello che facevo, e la fiducia, in questa pesca, è tutto. Mentre innesco, noto la perplessità sul volto di Luca, ma anche la curiosità, e sicuramente qualcosa di diverso nel solito approccio. Usciamo a calare la mia prima canna, mentre ci avviciniamo al canneto mi mostra dove ha calato lui e a che profondità, poi mi mostra dove secondo lui potrei calare. La zona è molto bella, praticamente il culmine dellʼansa di fronte a noi, lʼeco segna 2 metri di profondità scarsi. Appena ci avviciniamo al canneto scorgo quello che più speravo ma che immaginavo sarebbe stato impossibile vedere, un pesce inizia a muoversi allʼinterno del canneto spostando grossi steli di vegetazione al suo passaggio. Quella visione mi da fiducia in quel che sto facendo. Calo al margine della vegetazione la mia piccola pallina galleggiante con i vermi che si muovono lentamente al di sopra e getto alcune manciate di “carne” sullʼinnesco e pochi chicchi di mais in scatola, per finire alcuni pellets a scioglimento veloce. Torniamo a riva, e sta volta tocca a Luca calare un suo innesco, una boiles equilibrata anchʼessa calata in prossimità del canneto. La mia canna successiva la calo poco prima che il canneto ricominci a crescere dopo un buco di solo sasso lungo una ventina di metri. Calo proprio sotto gli steli secchi della vegetazione, battendo il fondo col piombo più volte per esser certo di pescare su un fondale duro di ciottolo e non nella melma maleodorante. Una manciata di bigattini e qualche chicco di mais con un po di pellets ed il gioco è fatto anche stavolta, lo stesso sulla canna successiva aggiungendoci 4 boiles spezzate, medesima cosa anche per lʼultima canna, lʼunica innescata con una “vera” boiles e basta. Decidiamo di calare questa mia canna alla sinistra sulla nostra sponda, a più o meno 50 metri dalla nostra postazione. Mentre Luca mi porta con la barca, noto un buco tra il fitto canneto e dico al mio amico di andare in quella direzione. Volevo calare una canna più “dentro” alla vegetazione e quello mi sembrava un buono spot. Una volta arrivati, anche qui un pesce si muove allʼinterno della vegetazione, squotendo gli steli di canneto rinsecchito al suo passaggio. Calo con molta fiducia il mio innesco e pasturo. Arriviamo a riva e mentre sto posizionando la canna sul buzzbar un segnalatore inizia a suonare. Ci voltiamo e la cima della prima canna che ho calato, quella con la piccola popup, squote. Con un sorriso ci guardiamo e intanto prendo la canna in mano. Non ferro, lʼinnesco era troppo vicino al canneto ed il rischio che il pesce, se è una carpa, ci si sia infilato dentro è alto e potrei slamarlo, e salgo in barca, Luca mi dice che secondo lui non è una carpa. e se lo è di sicuro non è di taglia, io concordo in pieno con lui, infatti quando arriviamo più o meno dove avevo calato cerco di entrare in contatto col pesce e scopro che attaccato ho un carassio di notevoli dimensioni. Ci facciamo una grossa risata, controllo lʼinnesco e lo ritengo ancora performante lo ricalo nello stesso punto. Mentre torniamo a riva ci auguriamo ridendo che non sia un continuo di quei pesci per tutta notte! Inoltre non possiamo ironizzare sul tipo di innesco, che ben si presta ad essere attaccato da tutto e tutti! Ci rifugiamo in tenda a cibarci, poi una ruola di tiramisù richiesto dal mio amico viene fatta fuori, ne abbiamo unʼaltra per il giorno successivo, poi branda,




entrambi siamo esausti! Allʼuna veniamo svegliati dal suono continuo di un mio segnalatore, finalmente dopo diversi mesi di silenzio risentire quel suono fa veramente piacere, ma entrambi eravamo veramente nel mondo dei sogni, infatti usciamo convinti fosse una canna, invece ad un certo punto, quando oramai siamo sul pesce ci rendiamo conto che la canna ad essere partita non è quella con cui abbiamo preso il carassio ma quella con la spugnetta ed i 2 chicchi di mais e bigattini. Una volta sul pesce la carpa lotta per non entrare nella rete del guadino, ma poi ormai stanca, Luca la insacca. Meno male, cappotto non lo prendo più dico allʼamico. Eʼ indubbiamente un bel pesce, non enorme ma va benissimo, sono molto contento. La pesiamo e la mettiam in sacca a riposarsi tra il canneto. Rifaccio lʼinnesco e poi ricalo la canna nello stesso punto. Poco dopo, è la volta della piccola pop up ma anche questa volta si tratta di unʼaltro enorme carassio. Lo recupero da riva e, una volta slamato e rilasciato dico al mio amico che non avrei ricalato quellʼinnesco, e che sarei tornato subito a dormire. La notte passa tra sogni strani, tipici di quando sono a pesca, finche unʼaltra partenza, sempre sulla canna che aveva gia regalato il primo pesce ci fa uscire. Quando apro la tenda mi accorgo che è giorno ed anche da un bel po! Non piove, cosa che aveva invece fatto a tratti durante la notte ed anzi il cielo è spaccato e si intravede un poco di azzurro. Questo innesco funziona, mi dice Luca mentre mi porta sul pesce, io gli rispondo che comunque non mi sembra un gran che, forse una carpetta, invece una volta arrivati in prossimità di dove avevo calato troviamo dallʼaltra parte della lenza una discreta carpa che si difende con energia finche il mio amico la avvolge con la rete del guadino. Lʼunica cosa, dice Luca, la taglia non si impenna. Hai ragione, gli rispondo, chissà se è perchè il pesce di taglia si alimenta da qualche altra parte oppure è solo un fatto di chi arriva prima? Il dubbio non smette di assillarmi mentre torniamo a riva per fotografare la carpa appena presa. Dopo le foto rifacciamo alcuni inneschi entrambi e ricaliamo le canne, anche luca opta per calare più dentro la vegetazione con inneschi più piccoli e leggeri, io cambio la piccola popup con bigattini con sempre la piccola popup da 10 mm e alcuni chicchi di mais dolce.


Questa volta decido di spostarmi un poco da dove ho catturato i 2 carassi, e inoltre calo allʼinterno della vegetazione in circa un metro e mezzo dʼacqua. Lʼinnesco vincente sempre nello spot vincente. Mentre torniamo a riva dico a Luca che è strano non sia partita la canna con la boiles bilanciata, avrei scommesso che sarebbe partita quella più di tutte le altre. Se parte una canna con le boiles probabilmente sarà un bel pesce, ci diciamo. Finisco di sistemare la roba usata nelle operazioni appena fatte, mi fermo un attimo a guardare la cava, pensando che si, probabilmente il pesce di taglia non è tra il canneto, forse si ciba un po più in profondità o forse anche solo un poco più lontano dalla vegetazione. Mentre osservo il lago, Luca si siede sulla sua branda in tenda, io avverto alcune gocce e mi dirigo al mio riparo, anche il vento si alza leggermente, mi siedo mentre fuori inizia a piovere più forte, un bip della mia centralina mi fa guardare verso le canne per capire qualʼè, mentre un altro suono viene emesso dallʼaltoparlante. Eʼ la canna con la piccola bilanciata del 20, ma non capisco, perchè il vento sta spostando la barca e sembra che il motore si stia impigliando al filo. Mi alzo ed esco verso la canna e non sono nemmeno arrivato che noto che il motore è parecchio distante dal filo, in quel momento Luca mi dice che è il motore della barca, ma io son sulle canne e mentre sposto la barca la vetta si piega tutta a sinistra ed


il segnalatore inizia a cantare! Sono gia li, quindi prendo solamente in mano la canna, sento il mio amico chiedermi se è la barca o cosa, io gli rispondo che è una carpa, in quel momento esce e vedendomi con la canna ricurva tra le mani si avvia a slegare la barca. Il pesce tira ad uscire da dove lʼho ferrato e con una bella sfuriata mi obbliga a cedere filo. Luca mi porta sul pesce, che nel frattempo si è infilato nel canneto una ventina di metri avanti a dove lʼho ferrata. Pian piano arriviamo sul pesce, senza forzare la trazione, la vedo, non è grande, anzi, è molto più piccola delle precedenti, smentendo quello che poco prima avevamo ipotizzato, che con le boiles avremo catturato pesci più grandi rispetto quelli catturati con i piccoli inneschi di mais e bigattini. Vedo Luca cercare di infilare il guadino in acqua e tentare di guadinare la carpa, gli dico di lasciar perdere, poi gli passo la canna e prendo il filo con le mani tirandolo per arrivare alla bocca del pesce che cerca di inabissarsi tra la vegetazione. Dopo un paio di scodate si calma e riesco ad prendere lʼamo per slamarla direttamente in acqua. Di solito mi lavano con potenti colpi di coda,


questa volta fila tutto liscio e la carpa sprofonda lentamente nellʼacqua scura pinneggiando via. Convinto che il pesce di taglia si alimenti più in profondità calo lʼinnesco, ancora in buono stato, ad una profondità di circa 4 metri, davanti alla vegetazione nei pressi di un ostacolo sommerso, ho molta fiducia in quel che sto facendo, poi torniamo a riva e posiziono la canna al suo posto. Spero vivamente che qualche carpa vada a trovare anche gli inneschi del mio amico, magari una bella panzona invernale, credo proprio che la meriti. Nel pomeriggio passa trovarci Cristian,un amico, con il quale ci dividiamo la ruola di tiramisù poi, una volta che questo se ne è andato entrambi ci rifugiamo in tenda. Io mi addormento. Mi sveglia il suono del telefono. Una volta terminata la chiamata sento Luca che esce dalla propria tenda e si dirige verso le canne, è quasi buio, poi dʼun tratto sento che dice eccola! Penso lo dica riferito ad una canna sua ma non sento suonare nulla, ma poi mi chiama e sento un bip di un segnalatore. Quando arrivo mi dice che è la mia canna, quella calata allʼinterno del canneto, vedo lo swinger allentato , penso che il pesce potrebbe essere dentro il canneto e decido di uscire immediatamente. Potrebbe essere un carassio? mi domanda il


mio amico mentre mi porta verso il canneto di fronte a noi, gli rispondo che non ne ho idea in quanto non sto tirando e nn so nemmeno se cʼè un pesce dallʼaltra parte del filo. Arriviamo al canneto e scopro che qualcosa dallʼaltro capo cʼè, ma non so dove poichè si è infilato in mezzo al canneto. Lascio la canna in mano a Luca e inizio a strappare cannette con il filo in mano, ad una decina di metri da noi vediamo muovere il canneto, Eccola là dice Luca. Mi ci vuole un po per fare uscire il pesce dalla vegetazione, steso in punta delle barca con il filo in mano tiro strappo e vedo che quella che sembrava una carpetta alla fine è unʼaltro bel pesce. Vai in retro Luca, dico, e mentre la barca inizia a muoversi allʼindietro tiro la carpa con il filo in mano attraverso un buco nel canneto, e finalmente il pesce è in acque pulite. Luca mi passa la canna e la carpa ha ancora la forza per farci gustare un po di combattimento in acque tranquille, poi si lascia portare nel guadino. Eʼ una bella carpa, con una strana conformazione della coda, le facciamo alcune foto e poi in acqua. Mentre sto rilasciando la carpa, un segnalatore letteralmente sopra la mia testa inizia a suonare, alzo la testa e vedo lo swinger scendere di colpo, mi alzo in piedi e ferro immediatamente, ma dallʼaltra parte non cʼè nulla. Forse ha aspirato e lʼamo molto lentamente e questo non ha trovato un buon punto dove piantarsi e probabilmente uno scrollone lʼha fatto saltare fuori consentendo al pesce di fuggire sentenzia il mio amico. io non ho idea di quello che puo essere successo ma ritengo la


spiegazione plausibile. Quando esco a riposizionare gli inneschi, calo quello con cui ho catturato lʼultima carpa ad una profondità di circa 3 metri e mezzo, davanti al canneto, mentre quella con cui avevo gia catturato due carpe decido di spostarla poco più verso la sponda priva di canneto. Mi dico che ho gia catturato e che un piccolo rischio per provare a catturare qualcosa di più grosso ci stava tutto. Ero convinto che qualcosa avrei catturato e soprattutto speravo catturasse qualcosa anche Luca! Poco dopo essere rientrati Inizia a piovere ed a tirare vento molto forte, ci chiudiamo dentro la mia tenda a cenare, fuori piove forte e soprattutto il vento alza onde piuttosto consistenti. Dopo più di unʼora la pioggia cala di intensità, permettendo a Luca di tornare alla propria tenda, io mi guardo ancora un poco di tv poi mi metto a dormire. Speriamo di svegliarci presto mi dico. Fuori tira ancora vento. Apro gli occhi, non piove e non tira vento, ma non succede nulla. Mi riaddormento. alcuni bip di un mio segnalatore mi fanno uscire, e una volta sulle canne tutto è immobile. Esce anche Luca, anche lui ha sentito suonare. Non si muove nulla così torniamo in tenda.


Non catturiamo più nulla. Poco prima di iniziare a smontare tutto, due grossi sussulti della cima della canna che aveva suonato anche la mattina ci fanno credere che un pesce sta per partire, invece nulla, e scoprirò poco dopo, mentre recupero la canna, che qualcosa aveva staccato lʼinnesco dal rig, lasciandoci con il dubbio di cosa possa essere stato. Carico la macchina, per fortuna non piove, dico a Luca che dovremo vendicarci, lui mi risponde che è una cosa certa. Chiudo lo sportello e parto, penso che il tempo è passato troppo in fretta, che mi trovo bene a pesca con Luca, che alla fine son riuscito a catturare con la strategia che mi ero imposto di adottare, che quando suona un segnalatore mentre una carpa fugge è bello, che mi mancava quel suono, che ho gia voglia di pescare ancora.


Ciao ci vediamo a maggio.....Intanto vista la pioggia di questo periodo, facciamoci un bel te’ caldo va’


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