N12 - TheRealFishing.it

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Un giorno realizzerai che c’è una ragione per ogni persona che hai incontrato. Qualcuna ti metterà alla prova, qualcun altro ti userà, qualcun altro ti insegnerà qualcosa e qualcuna tirerà fuori il meglio di te.

(cit)


Roberto Bussolari

l’eterno dilemma: ready o selfmade?

Federico Gennaro

Intervista: Alessandro Angelotti

Stefano Gulmanelli Nicolò Coledan

quelli tra sogno... e realtà

Dese: un paradiso “quasi” dimenticato

Photo Annual


DESE: UN PARADISO QUASI PERDUTO di Nicolo始 Coledan



Scrivendo queste righe su questo stupendo fiume ormai mi vengono in mente solo ricordi, ricordi che purtroppo se andremmo avanti così rimarranno tali e non daranno la possibilità a tanti altri giovani angler di vivere quello che ho vissuto io insieme a tanti altri pescatori! Sicuramente non sono un veterano di quel fiume ma per mia fortuna ho iniziato a pescarci poco prima del suo lento declino. Non sono stato un assiduo frequentatore, ma ogni sessione che svolgevo li era sempre una soddisfazione! Ricordo ancora quando andavo a pasturare in bicicletta e mi facevo una decina di km per andare e altrettanti per tonare, poi per andare in pesca e raggiungere le postazioni un po meno accessibili e più tranquille mi facevo portare l’attrezzatura da mia madre in macchina e io la raggiungevo sempre in bici per farmi quei 2 km di argine per raggiungere la posta! All’epoca in un week end di pesca se la postazione era anche pasturata riuscivamo ad avere anche più di 50 partenze in due, ma anche quando andavo il pomeriggio dopo la scuola 2 o 3 pesci li vedevo sempre. Purtroppo non ho mai avuto la costanza di pescarci per lunghi periodi, ed è forse per



questo che non ho mai avuto la fortuna di abbracciare una delle numerose big che lo abitavano. Ma molti altri angler che ci pescavano da molto prima di me e che lo battevano con continuità invece hanno avuto la fortuna di catturare diverse big, tra cui molte anche ben sopra i 20 kg! Ora purtroppo la maggior parte di questi pesci non c’è più! La pesca di professione indiscriminata e senza limiti, il bracconaggio intensivo con relativo traffico illegale di pesce da parte dei pescatori dell’est, qualche carpista senza scrupoli che ben ha deciso di far volare alcune carpe dentro a certi laghi e la completa assenza di controlli da parte della polizia provinciale


hanno fatto si che il nostro fiume anno dopo anno si sia impoverito sempre di piÚ. Per capire a fondo la problematica dobbiamo fare alcune precisazioni. Il fiume Dese sfocia nella laguna di Venezia, nella quale risiede un nutrito gruppo di pescatori professionali. Anche qui, come in tantissimi altri luoghi in Italia, è iniziato tutto con contenimento del siluro, la Provincia di Venezia ha autorizzato una importante federazione ad eradicare il siluro, era il 2005. I professionisti a quel punto si sono fatti avanti, anche loro volevano la loro libbra di carne, anche loro volevano avere il business del siluro, però bisognava modificare il regolamento per autorizzare la pesca professionale, senza dover ogni volta emettere dei provvedimenti speciali. Con la successiva carta ittica, approvata nel 2007, in Provincia hanno cambiato la classe del fiume, da acqua secondaria, nella quale non si può esercitare la pesca professionale, lo hanno fatto diventare acqua principale, quindi


sfruttabile dai professionisti. Sebbene non sia un corso d’acqua con una importante massa d’acqua, è piuttosto stretto ed ha una profondità media di circa 1.5 mt, come per magia il 31/12/2007 è diventato un corso d'acqua grosso come il fiume Adige, il Po ed il Brenta, da quel momento è stato consegnato alla pesca professionale. Solo che, come ben sappiamo, i professionisti non si sono portati via solo i siluri, ovviamente si sono portati via anche tutto il resto, carpe comprese, è stato sfruttato fino all’ultimo pesce. Ora di tutte le big e tutto il pesce di un tempo non c’e neanche l’ombra! Catturare un pesce ora non è più facile come un tempo, ma nonostante tutto nelle zone un po’ più tranquille e distanti da dove si verificano queste situazioni di pesca di professione e bracconaggio, è ancora possibile fare qualche buona pescata.



L’esempio lo abbiamo avuto durante il 5° Enduro benefico del fiume Dese svoltosi questa primavera, durante l’enduro sono usciti ben 4 quintali di carpe con 11 coppie con più di qualche pesce sopra i 10kg! Oltre a questi pesci medi per fortuna ogni tanto esce ancora qualche carpa sopra i 15kg….e se non è stata portata via di recente, nelle acque del dese dovrebbe ancora nuotare il suo pesce più famoso: Jimmy!! L’ultima volta che è stato catturato circa un anno fa pesava più di 30kg!!!! Questo fa pensare che nonostante tutte queste deturpazioni il canale ha ancora la forza di riprendersi! Bisognerebbe eliminare completamente la pesca di professione ed il bracconaggio per


far riprendere questo bellissimo canale nel giro di pochi anni! Per fare tutto ciò c’è il bisogno di tutti noi, bisogna tornare a calpestare quelle sponde, bisogna andarci a pescare, bisogna sorvegliare vigilare o anche semplicemente segnalare alle autorità competenti qualsiasi atto illecito che notate! Purtroppo la pesca di professione è ancora legale ma sono convinto che grazie all’impegno di alcune persone questa piaga verrà sicuramente regolamentata a dovere! Restando in tema vorrei ringraziare la “Dream Carp Revolution “ di Mestre, sede n° 144 di Carp Fishing Italia e soprattutto il loro corpo di guardie ittiche volontarie, perché è soprattutto grazie a loro che questo fiume non è ancora del tutto abbandonato, è grazie loro che giorno dopo giorno continuando a vigilarlo e segnalando ogni illecito, forse non è stato ancora del tutto distrutto, e certamente sarà merito loro se questo paradiso di un tempo tornerà di nuovo a far sognare noi angler! Da tempo la sede 144 ha provato a collaborare con la Provincia di Venezia per far approvare delle norme che vietino la pesca professionale da queste acque, si sperava che con la nuova carta ittica approvata con 2 anni di ritardo, nel 2014, le cose potessero migliorare. Le proposte di CFI, per questi luoghi, erano chiare, dalla parte dell'ambiente e della tutela del pesce, creare zone no kill molto ampie, cosa hanno fatto il nostro assessore, leggete bene cosa ha avuto il


coraggio di presentare e la commissione di approvare : Nelle Zone No Kill integrali la pesca professionale è comunque vietata, nelle No Kill specifiche invece è consentita anche nei confronti delle specie oggetto di tutela (Luccio e Carpa), nel rispetto dei periodi di divieto di pesca di cui all’art. 20 del Regolamento Provinciale. Ora per farvi veramente rendere conto di come era questo canale un tempo lascio la parola a uno dei grandi angler che il canale lo ha vissuto dagli albori fino ad oggi, ecco le parole di Florian Mirko: Chiudo gli occhi e penso da dove ho incominciato, ero poco più di un ragazzino, quando per la prima volta insidiai da pescatore di carpe il fiume, ma mi ricordo come allora l’aria che respiravo, quell’aria era frizzante, sapeva d’ignoto di selvaggio ed era come


vivere in un mondo parallelo. Non è mai stato facile pescarci solo con il tempo e mano a mano che cresceva l’esperienza sono riuscito ad avere le prime soddisfazioni, che non erano certo le Over di oggi ma piccole e bellissime carpette che mangiavano questa strana esca fatta a pallina. A quei tempi le sue acque erano ricche di pesci e devo dire che fino l’anno 2005/2006 ci si divertiva alla grande. Con l’aumentare della pressione di pesca s’incominciarono a catturare degli esemplari di tutto rispetto dei veri Record per l’epoca nel panorama del carpfishing nazionale. Le sue sponde sono state calpestate da grandi carpisti Italiani e Stranieri e a tutti ha regalato grandi soddisfazioni. Le sue maree, il mare che entrava nel fiume creando dislivelli di marea oltre il metro, fango corrente e zanzare era la cornice delle nostre sessioni, sì ma quante carpe, però.


Sto male a ricordare com’era e com’è diventato, e stato bracconato e depredato fino allo stremo e tutto per colpa di un’assurda normativa che vuole preservare gli autoctoni ed eliminare gli alloctoni, che parole difficile per un pescatore di carpe. Questi signori credono di poter sostituire madre natura, questo è quello che vogliono farci credere…eppure lo sanno benissimo che la natura non si comanda e non si può sostituire. Il marcio del mercato della pesca illegale e mal regolarizzata porta guadagni alle amministrazioni le quali fanno finta di non capire e non vedere.Con la scusa dei siluri sempre più predoni sono entrati a saccheggiarlo, la multi etnia del nostro paese



con le comunità dell’est Europa è cresciuta a dismisura e la carpa è diventata un pesce dal valore culinario e quindi richiesta nei banchi del mercato. Ma in cuor mio spero sempre che madre natura riesca a vincere anche questa volta.



L’ETERNO DILEMMA: di Roberto Bussolari


READY O SELFMADE ?


Ho appena finito di riordinare un file sul pc e constatavo, incredulo pure ai miei occhi, che il primo articolo che scrissi fu nel lontano Febbraio 2003. Ormai 11 anni abbondantemente compiuti. Si chiamava “Cobra-rig”, non credo neppure più di avere delle foto a riguardo in quanto non usavo ancora la macchina digitale, inoltre alle riviste a quei tempi si inviavano ancora i negativi. Forse alcuni ragazzini che stanno leggendo ora non hanno neppure mai visto un negativo. L’articolo come si deduce dal titolo trattava di un terminale carino, piuttosto efficace, che a volte utilizzo ancora. Nulla di che, ma mi si sono risvegliati antichi ricordi. Come sempre nel tentativo di evitare di annoiarvi con fregnacce, ho iniziato a pormi delle domande a valutare qualche tema e titolo per gli articoli futuri, ecc ecc, (perché credetemi che dopo 11 anni riuscire a raccontare sempre qualche cosa di nuovo senza riscaldare vecchie minestre comporta un impegno notevole, credetemi) mi è venuta una sorta di illuminazione per smuovere un po’ gli animi e riscaldare l’aria, e perché no anche per farci due risate. Ovvero: cos’è che affligge i carpisti da sempre? Qual è uno degli eterni dilemmi, se non forse anche l’emblema di questa tecnica?? Non può essere altro che l’eterno dibattito sulla scelta di una esca ready made o di una self made. Ovvero scegliere tra una boilies comprata comodamente all’interno di un negozio da pesca o scegliere tra una boilies


costruita con le proprie mani ed il proprio sudore, tra insulti di mogli e vicini e quant’altra sofferenza può portare. Raccontata così sembra che ho paragonato la manna dal cielo ad una delle sette piaghe d’Egitto. In realtà non è assolutamente così, vedremo che in fin dei conti l’ago della bilancia si fermerà forse al centro senza lasciare ne vincitori né vinti. Questo è per me uno dei quesiti che maggiormente attanagliano il carpfishing. In realtà in me ho trovato una “pace dei sensi” dandomi diverse risposte, condividendole spesso in mie articoli passati. Questo non è un tema che sicuramente ho trattato in passato ma di sicuro potrei averlo sfiorato in alcune occasioni perché quando mi siedo davanti ad una tastiera per scrivervi, riverso quello che c’è in me in quel momento, le mie teorie, le mie intenzioni, le mie certezze e le mie incertezze. Non meravigliatevi se un mese scrivo una cosa e se quello dopo il contrario perché non sarò impazzito ma avrò soltanto cambiato opinione, e quindi, perché


nascondervelo? Non voglio neppure convincere nessuno ad usare le ready piuttosto che le self o vice versa. Da sempre, da quando ho iniziato a praticare questa pesca nell’ormai lontano ’96 mi sono costruito boilies. Non ve ne erano in commercio, o per lo meno di difficilissima reperibilità. Iniziai ad innescare per alcuni mesi il mais ma nel giro di pochissimo tempo desiderai fortemente di costruirmi una boilies. Non voglio annoiarvi con ricordi poco interessanti ma i primi esperimenti furono un disastro e il mais garantiva sempre qualche minimo risultato. Poi ovviamente mi specializzai un pochino, migliorava lentamente l’esperienza e contemporaneamente miglioravano le esche che producevo. Niente di strabiliante, ma almeno catturavo carpe e non mi toccava portarmi dietro il mais. Per almeno 6 anni produssi tante boilies. Una volta rollare 50 uova di boilies era qualcosa di quasi fantascientifico, oggi è all’ordine del giorno, anzi della mezz’ora. Una volta si rollava sulle tavolette piccole e uscivano non più di 8-10 palline al colpo. Ricordo chi rollava anche solo 500gr di mix, compreso me in diverse occasioni, per verificare se il risultato era decente. In caso positivo poi la produzione si allargava a 20 uova o poco più. Le prime pop-up le produssi mettendo pezzi di classico


polistirolo dentro ad un mix speziato e catturai pure diverse carpe. Nel 1997 venni a conoscenza che a Bologna, la “mia” città vi era un negozio “La bottega del Pescatore” che era ben rifornito e con i miei amici era tappa fissa settimanale. Ogni risparmio era dedicato all’acquisto di materiale o attrezzatura per produrre boilies di vario aroma o vario diametro. Passarono i mesi e gli anni, iniziai a conoscere carpisti più esperti di me, a leggere qualsiasi articolo riguardante il carpfishing trovassi e soprattutto pescavo il più possibile. Passavo tantissime ore a pesca, tutto era finalizzato a catturare carpe. Sia che avessi a disposizione un week end, un solo giorno o poche ore. Iniziavano le prime trasferte e le prime grandi delusioni ma non ci si fermava mai davanti a nulla. Nei primissimi anni 2000 iniziavano a sentirsi nell’aria le parole “idrolizzati”, “predigeriti” e robe simili. Si iniziavano i primi esperimenti veramente costosi, ricordo i grandi dibattiti sul primo forum italiano e tante altre situazioni che ci facevano soltanto aumentare la voglia di andare avanti con grinta e curiosità. Ci fu un periodo tra il 2000 ed il 2005 in cui dedicai molti sforzi alla produzione di esche self made. Iniziavano e vedersi risultati eccitanti, le prime carpe di taglia. Nel 2001 in acque libere, con esche prodotte da me, catturai ben due pesci oltre i 18kg che per quegli anni erano veri traguardi. La felicità era al suo picco massimo


e la voglia di andare avanti era sempre più radicata in me. Ero convinto di aver imboccato la strada giusta, di aver trovato le giuste ricette ed i giusti ingredienti. Liver, spirulina, arringa999, germe di grano o isolato di soya, combinazioni alchimistiche di olii e aromi. Tutto sembrava perfetto, più impegno ci mettevo e più risultati ottenevo sia in termini di numero di catture che di taglia. Avevo ingranato ma i sacrifici erano enormi. Le mie self made piacevano alle carpe, sicuramente non erano al livello di esperti come Bisleri, Sergio Tommasella (prima della degenerazione), Minotto o altri cervelloni (perdonatemi il termine assolutamente non dispregiativo) con cui mi confrontavo, ma mi facevano entrare le carpe nel guadino ed io ero contento. Macinavo chili di arachidi fresche, cercavo l’arringa più profumata e il germe di grano migliore, pastoncini dolci secchi o umidi, ecc, ecc. Credevo nelle mie esche e in quello che facevo, e quando tornavo a casa con un bel cappotto o con un risultato molto scarso avevo più grinta di quando ero partito perché bramivo ad una prossima uscita per correggere i miei errori al fine di cercare di darmi delle spiegazioni. Quasi tutte le sere le passavo in garage a preparare mix o a rollare (non ero sposato). Poi iniziai per gioco a scrivere qualche articolo per una neonata CarpaxTutti nel 2002/2003 credo (non ho buona memoria, i primi numeri in cui scrissi sono spariti nel trasloco, un vero dramma) e dopo un anno e mezzo circa venni contattato da un negozio distributore di esche ed altri prodotti per il carpfishing, per una collaborazione strettamente pubblicitaria. Niente tester o field

tester, non c’era nulla da sviluppare e soprattutto nessuno voleva fartelo credere. I prodotti erano quelli, che ti piacesse o meno, tutto era legato ad un fine pubblicitario come lo è ancora oggi per il 99,5% di quelli che portano un cappellino in testa. Io “lavoravo” e lui mi ripagava in prodotti, quello che mi serviva extra giustamente si pagava. Iniziai ad avvicinarmi alle ready made. Avevo a disposizione esche Mistral che per quei tempi erano il meglio disponibile sul mercato mondiale e tutt’ora sono esche eccelse. Iniziai


lentamente, in modo scettico, a pescare con esche confezionate che stavano per mesi fuori dal freezer. Il motto dell’epoca era concentrato a distruggere la ready made. La boilies pronta era vista quasi come il nuovo male del millennio. Un’esca “chimica” che allontanava le carpe, piena di conservanti e porcherie. Fesserie, dico ora!! Ma in effetti tutto aveva un senso perché tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del nuovo millennio si trovavano in commercio esche ready made veramente scadenti. Solo due o tre aziende producevano esche di ottima fattura. Per questo motivo la boilies pronta non era ben vista agli occhi dei carpisti più accaniti. Io però avendo la possibilità di pescare con quelle ottime self made iniziai a percorrere una nuova strada. Del resto dovevo pubblicizzarle, non che ne avessero bisogno e indubbiamente io forse ero il meno indicato, però quello era il compito che mi venne assegnato ed io ne fui più che onorato. Per parlare bene o male di un prodotto lo devi utilizzare tanto ed in ogni situazione. Iniziai in modo


scettico, il mio freezer era ancora pieno delle mie fidate self ma ben presto mi accorsi quanto fosse bello pescare con una esca pronta, efficiente e sempre fresca. Notavo una supremazia sconcertante di quelle boilies rispetto ad altre di amici carpisti che erano in pesca con me, a tal punto da dovergliele prestare per fargli prendere pesci. Vi assicuro che per almeno 4-5 sessioni accadde proprio questo. Più passavano i mesi e più dimenticavo le mie self made, dimenticavo le nottate passate a faticare in garage e le puzze tremende che aleggiavano per tutto il condominio. Lentamente mi resi conto che anche con ready di qualità si poteva fare la differenza e che anche se si impiegavano buoni prodotti, la self made non arrivava a garantire la resa di certe esche già pronte. Capii che per il mio modo di pescare le esche ready made erano il prodotto “magico”. Non ho mai intrapreso campagne di pasturazione lunghe oltre le 2-3 settimane e questo a mio avviso è l’unico limite che possono avere le ready made. Nel medio e corto periodo le esche pronte avevano una marcia in più, me ne stavo accorgendo giorno dopo giorno. Tutti i miei sforzi erano concentrati sulla pesca e sulla ricerca di nuovi spot e non a rollare notti intere. Le ready made in effetti sono prodotte per catturare velocemente, sono nate per adempiere a questo scopo. Nessuno si sognerebbe mai di pasturare uno spot per 6 mesi con ready made. Sono boilies con picchi di resa altissimi a breve termine perché è questo di cui ha bisogno il 99% dei carpisti. Attualmente le esche pronte hanno raggiunto uno standard qualitativo notevole e non trovi quasi più le porcherie che venivano vendute sino a 10 anni fa. Mi fa impazzire chi ancora dice “a però le self sono meglio perché io mi tengo pasturato questo o quest’altro posto per mesi”. Certo che sono meglio le self, anche perché le ready non sono nate per questo scopo, e di sicuro sta meglio anche il portafoglio. Anche se a dirla tutta a volte bisognerebbe fare i conti della serva perchè se inizi ad impiegare idrolizzati e robe simili altro che 10€/kg ti costa una self se conteggi pure il tempo e le attrezzature per rollare. Ma torniamo a noi. Le ready made devono entrare in acqua, attirare le carpe, devono piacere moltissimo sotto il profilo gustativo e devono essere digerite ed assimilate velocemente. Troppa poca gente ha tempo per pasturarsi a lungo la postazione. Molti di più invece pescano in sessioni mordi e fuggi ed hanno bisogno di una esca che attiri i pesci il più velocemente possibile e questo raramente si ottiene da una self. Parlo di self standard prodotte da pescatori standard non da super alchimisti. Non vorrei risultare maleducato ma quasi nessuno, me compreso in primis, sarebbe in grado di produrre una boilies qualitativamente pari ad una ready made di fascia alta. Ci sono persone che lavorano anni dietro ad una esca prima di metterla in commercio con mezzi e prodotti a disposizione ben diversi dai nostri e i risultati si vedono. Poi certo, l’evoluzione nelle esche è inarrestabile, e se qualche pazzo volesse pasturarsi uno spot per qualche mese con certe esche ready di qualità sono sicuro che otterrebbe ottimi risultati ugualmente. Un’esca self è un prodotto più blando che entra in pesca più lentamente ma ha il vantaggio di resistere di più sul fondo e questo potrebbe sicuramente aiutare ad interessare più pesci. Chi pastura spot per mesi generalmente produce boilies semplici, non lancia in acqua self made da 10€ al chilogrammo in quantità tutte le settimane. Sono boilies che stancano meno i pesci nel lungo periodo, ma non credo comunque che riescano a dare gli stessi risultati di una pasturazione fatta con ready di fascia alta in un arco di tempo breve. Si è vero



che le self forse risultano più appetibili nel lungo periodo ma chi ci dice che le carpe di taglia traggano benefici reali a sufficienza da spingerle a cibarsene così tanto a lungo da farle rimanere sullo spot ancora dopo mesi o settimane. Anche perché se l’esca è composta da farine semplici per contenere i costi non credo sia qualitativamente così performante da convincere pesci molto grossi a cibarsene ripetutamente. Io dubito fortemente sulla reale efficacia di pasturazioni così lunghe. Anche perché obbiettivamente non ha senso su tutti i fronti. Ma quante carpe passeranno in uno spot in un periodo di mesi. Magari si inizia in primavera e si finisce dopo l’estate, lo spot è sempre valido? Ho dei forti dubbi. Preferisco pasturare 10 spot diversi in 6 mesi e i risultati saranno dieci volte superiori. Le carpe non sono mica legate ad un paletto, si muovono e si spostano e se tornano possono sicuramente trovare la stessa esca, ma bisogna vedere se siamo stati così bravi a dargli qualcosa di interessante. Una ready riesce per almeno 2 settimane ad interessare in modo deciso una carpa e spingerla a tornare sullo spot con il fine di cercare quella esca, ma una self riesce a fare lo stesso per un mese o più? Io non credo ma potrei sbagliarmi. Comunque non voglio certo convincere nessuno a pasturare per settimane con le ready perché sarebbe una follia, principalmente per il lato economico, e se per caso ho dato questa impressione mi scuso ma avete interpretato male il concetto del discorso. Questo articolo non è altro che un “monologo da bar” come chiamo io certi articoli, dove non si tocca un tema specifico e dove non si elargiscono aneddoti veri e propri. Queste non sono altro che


considerazioni basate sulle mie più pure esperienze che ho deciso di raccontarvi come è mio solito fare, in modo semplice, trasparente e senza paura di giudizi. Sono ormai più di 10 anni che ho la fortuna di pescare con ready made e mi posso ritenere più che soddisfatto. Posso capire in pieno che la soddisfazione che si prova a catturare pesci con esche prodotte in casa sia enormemente superiore, ma dobbiamo fare i conti spesso con una vita piena di impegni e situazioni in cui produrre esche in condominio non è sempre facile e possibile. Da quando collaboro con Nash ho potuto pescare con ready sia di fascia alta come le Top Rod che con quelle inferiori, le Classic. Posso dire che ho catturato pesci di taglia molto interessante con entrambe pur pasturando preventivamente qualche volta. Quest’anno però ammetto che con tutti i prodotti fantastici per il self prodotti da Nash, non ho resistito a voler tornare a produrmi qualche esca. Volevo affrontare un lago naturale piuttosto tecnico con carpe di ottima taglia. In primavera avevo ottenuto risultati interessanti impiegando solo ready Frozen, in autunno decisi di provare con self. Le esche Frozen sono boilies surgelate senza conservanti con principi e farine di qualità molto superiore, ma deteriorabili velocemente a temperatura ambiente. Purtroppo molti negozianti non le tengono per non avere lo sbattimento di tenere un semplice freezer in negozio (siamo in Italia). Iniziai la sessione con esche self su tutte e tre le canne e la prima notte presi una grossa specchi combattiva caduta sullo S-Mix Squid con l’aggiunta di


50gr di Robin Red per kg, aromatizzato con la formula classica delle Scopex Squid Liver, ovvero con 3ml di Scopex N°1, 5ml di Red Liver Oil e 1 ml di Intense sweetener. L’esca innescata sulla seconda canna era costruita sempre con il S-Mix Squid con una aromatizzazione più decisa al pesce 10ml Amino Liver Concentrate, 5ml Mature Lobster, 3ml Peach Melba, 3ml Lobster Thermadore e 1ml di Intense sweetener. L’ultima canna era armata con l’Amber Mix addittivato con 80gr di GLM per Kg e aromatizzato semplicemente con 5ml di Strawberry Oil Palatant, 2ml di Big Strawberry e 1ml Intense Sweetener. Tre esche eccezionali che già in passato durante alcune prove mi avevano lasciato portare a guadino pesci stupendi. Alla fine però il risultato della sessione fù che presi una regina sui 6-7kg con quelle al Lobster mentre, l’ultimo giorno, innescai una pop-up Monster Squid Purple con pasturazione di 10 esche sempre Purple e presi in pieno giorno un altro pesce magnifico con sgomento generale di tutti e, a dirla tutta, pure mio. Per il mio bagaglio tecnico questa è stata l’ennesima dimostrazione che sia che produca una self con alcuni dei migliori prodotti sul mercato, o sia che prenda una boilies da un sacchetto di esche pronte, il risultato non cambia. L’unica cosa che fa la differenza è il metodo e l’approccio di pesca. Quando si impiegano esche valide sia che esse siano ready o self se affronti bene la sessione ottieni comunque un buon risultato. Dieci anni di utilizzo di ready made mi sono serviti a sfatare definitivamente il mito che dice “le esche pronte


fanno male alle carpe”. L’unico limite delle ready è il dosaggio lievemente eccessivo degli aromi e degli attrattori che a volte in acque pressate insospettisce le carpe. La soluzione più semplice e vi posso garantire, più efficace, è quella di tenere per ore le vostre boilies ready dentro a secchi d’acqua per far sì che si scarichino. Dovrete avere l’accortezza di cambiare l’acqua ogni 1-2 ore. Avrete ottimi risultati anche perché le esche si ammorbidiranno ed i pesci se ne ciberanno più voracemente. Se accettate un consiglio, vi dico di buttare sempre una manciata di esche fresche a pochi metri di distanza rispetto a dove impiegate le esche scariche. Le carpe penseranno che dove ci sono le boilies “nuove” si nasconda il tranello mentre dove vi sono le boilies scariche sia uno spot sicuro. Provare per credere, a me funziona sempre. Vi dico soltanto l’ultima cosa, diffidate dai prodotti sotto costo. Ma soprattutto non fossilizzatevi a pasturare per mesi uno spot perché vi perdete la gioia di catturare una marea di carpe in tante altre postazioni del lago o del fiume. Usate la testa e correte dietro i pesci, questa è, e sarà sempre, la migliore scelta. Non dimenticatevelo mai!!


Quelli tra Sogno... e Realta’


di Stefano Gulmanelli


Sono tornato da pochi giorni

da una settimana di pesca in un grande lago estero. La routine quotidiana è già ricominciata ed impegni più o meno piacevoli occupano quasi pienamente le mie giornate ma non appena ho qualche minuto libero mi basta ripercorrere col pensiero quelle giornate per poter riassaporare, anche se per poco, le sensazioni di libertà e calma che solo le avventure in riva a un lago sanno regalare. Perché si sa, nulla è più forte della passione! La vita quotidiana è fatta di alti e bassi e quando tutto sembra girare per il verso sbagliato, quando tensioni ed ansie provano incessantemente a farti cadere, non c’è cosa migliore che aggrapparsi alle proprie passioni, quelle veraci, quelle irrazionali agli occhi di chi non le comprende per alimentare il proprio spirito e trovare la forza di affrontare tutto. Forse è proprio per questo motivo che mi trovo qui a scrivere, sicuramente è con questo spirito che io e il mio maestro, nonché zio, il Gobby abbiamo affrontato questa avventura. Così, ancora un po’ stanchi per l’alzataccia ma già rigenerati dall’idea di poter passare sette giorni lontano dalla quotidianità carichiamo rapidamente ciò che manca e partiamo. Dopo diverse ore di viaggio giungiamo alla meta, ma i primi segnali non sono assolutamente positivi: l’autunno purtroppo tarda ad arrivare anche qui, e la


situazione è in stallo. E’ più di un mese che la zona in cui pescheremo viene battuta senza nessun segno della presenza di carpe. Montiamo in fretta e furia l’attrezzatura ed usciamo subito in barca, gps alla mano, per cercare gli spot che l’anno precedente avevano regalato grandi gioie. La stanchezza comincia infatti a farsi sentire e rimandiamo un più attento studio della zona alla giornata successiva. Il fondale è abbastanza omogeneo ed è necessaria una valutazione particolarmente attenta, anche dei più insignificanti scalini, e in questo momento non siamo in grado di farlo. Il primo spot prevede di disporre le canne creando una linea in modo tale da provare a bloccare qualsiasi pesce in uscita dal grande canneto che si sviluppa nell’ansa sulla nostra sinistra; il secondo, proprio di fronte alla nostra postazione, prevede, almeno sulla carta, di tentare di intercettare qualche pesce in arrivo dalla zona sud del lago. Cominciamo subito una abbondante pasturazione. Per l’occasione facciamo affidamento a due tipologie di boiles selfmade accompagnate da analoghe boiles readymade di provata efficacia: Bk2s e Banana Malt by Prologic. Come l’anno precedente le esche al belachan vengono riversate nello spot di sinistra mentre quelle fruttate nella zona di fronte alla nostra postazione. Calate tutte le canne torniamo a riva, ma non possiamo riposarci: i secchi vuoti devono essere riempiti nuovamente in modo tale da perdere il minor tempo possibile in caso di partenza durante la notte. Per la stessa ragione inneschiamo qualche terminale e lo immergiamo nei rispettivi dip. Lentamente calano le tenebre, la luna è piena e l’atmosfera che si respira è carica di magia e di aspettative. Gli occhi sono già appagati, e con essi lo spirito, che fortunatamente si è subito dimenticato la grigia Bologna. L’adrenalina e il nostro “istinto di cacciatori” ci tengono svegli ancora qualche minuto, ma poi la stanchezza prende il sopravvento; non abbiamo alternative se non andare in branda, esanimi ma speranzosi di doverci svegliare di lì a poco… invece… la prima notte passa con un nulla di fatto; probabilmente c’era da aspettarselo ma, come si sa, la speranza è sempre l’ultima a morire. La prima giornata intera di pesca ha inizio e sia io che il Gobby abbiamo le idee chiare su quanto dobbiamo fare. Trascorriamo la mattinata in barca con due obiettivi ben precisi: verificare, con l’ausilio di una telecamera subacquea, se la nostra pastura è ancora presente sul fondo (ovviamente i nostri spot sono stati ripuliti dai pesci di disturbo…) e non ci resta che registrare quanto temevamo; in secondo luogo vogliamo scandagliare con maggiore attenzione la nostra zona di pesca. Con un anno di esperienza in più e con una variazione del livello dell’acqua vogliamo verificare di essere in pesca negli spot migliori possibili. La mattinata trascorre rapida, come sempre accade quando si sta svolgendo un’attività piacevole. Arriva infatti l’ora di pranzo, e noi siamo ancora là fuori, circondati da un panorama mozzafiato e con la sola compagnia di un cigno che, come un fiero scudiero, ci segue a distanza ravvicinata in ogni nostro spostamento.


Tornati sulla terraferma, dopo aver mangiato, ci rimettiamo subito al lavoro: preparazione di qualche terminale e soprattutto “riunione tecnica” in vista del pomeriggio. I nostri confronti sono sempre molto piacevoli e proficui, soprattutto per me che li vivo come un’importante occasione di crescita. Approccio infatti ogni avventura di questo tipo con la curiosità e la voglia di osare tipica di chi deficia in esperienza, ma è animato da una grande spinta a mettersi in gioco; il Gobby è invece saggio, e filtra così ogni mia idea con le conoscenze e le sicurezze che solo l’esperienza può dare. La strategia è decisa. Manterremo ciascuno una canna su un segnalino che l’anno scorso aveva dato buoni frutti, e utilizzeremo una canna per sperimentare nuovi spot: io sulla sinistra ed il Gobby sulla destra. Così, giunto il momento, siamo tutti e tre pronti: io, lo zio ed il nostro fido compagno, il cigno. Partiamo subito in direzione dello spot di sinistra; il primo a calare è il Gobby, poi tocca a me, che cerco di allungarmi un po’ di più per provare ad individuare il punto di passaggio in uscita dall’ansa. Sull’altro spot è invece il Gobby che sposta un po’ la canna e prova a variare la profondità della calata, per verificare che con queste temperature ancora alte la traiettoria seguita dalle carpe non passi un po’ più vicino a riva. Quando caliamo l’ultima canna il sole è già tramontato; più calano le tenebre più aumenta la nostra adrenalina. Siamo particolarmente fiduciosi, perché convinti di aver fatto le cose per bene; questa notte non possiamo sbagliare! Purtroppo, però, la mattina arriva in fretta. Anche la seconda notte è passata, e con essa anche parte della nostra fiducia. In fin dei conti è un mese che in questa postazione non cattura nessuno. Potremo forse riuscire proprio noi a sbloccare la situazione? Con questo tarlo nella testa affrontiamo la giornata: al mattino verifica e studio della situazione; nel pomeriggio pasturazione e calata. Il tempo vola. Non stiamo catturando, ma cosa possiamo pretendere di più? Siamo in


paradiso, abbiamo ancora 5 giorni e 5 notti davanti a noi ed ogni problematica è rimasta oltre gli italici confini. Oramai siamo integrati alla perfezione, siamo un tutt’uno con la natura circostante; non abbiamo neanche più bisogno di sapere l’ora per salire in barca e cominciare la pasturazione pomeridiana. E’ sufficiente il cigno che, di chiare origini svizzere, alle 16 in punto si presenta davanti alla nostra postazione, pronto ad accompagnarci ad ogni calata. Quando arriva sera notiamo subito che qualcosa è cambiato. Con il tramonto comincia ad arrivare una leggera brezza da nord, che abbassa sensibilmente la temperatura e rende l’atmosfera frizzante. Via quindi l’abbigliamento da mezza stagione e fuori giacche e pantaloni pesanti. Siamo pronti e nuovamente in partita. Che la notte abbia inizio!




Contrariamente a quello che di solito facciamo a Bologna, alle 22 siamo già a letto ed a stento riusciamo a tenere gli occhi aperti. Resistiamo un po’, poi via nel mondo dei sogni… con la speranza che, ancora una volta, sogno e realtà vengano a collidere. E’ inutile nascondersi dietro ad un dito: va bene la pace, va bene il panorama, va bene tutto. Ma noi vogliamo catturare. BIIIIIIIIIIIIIIIIIIPPP!!!!!! A volte basta chiedere! Ecco la canna del Gobby richiamarci alla realtà: giacca, giubbotto di salvataggio e di corsa alla barca mentre il mulinello continua a cedere filo, lento ma inarrestabile. Una volta giunti sul pesce spengo il motore e comincio in silenzio ad osservare il combattimento: da una parte il Gobby, dall’altra un fiero avversario che vende cara la pelle. La canna è completamente piegata e non c’è modo di arrestare la corsa del sottomarino che ha deciso di abboccare. Ogni centimetro perso ne recupera dieci. Che avversario, che battaglia! Dopo 20 minuti siamo ancorà lì, in mezzo al nulla ed in balia di un pesce instancabile. Il Gobby, scaramanticamente, comincia a battezzarlo di peso medio ed io comincio quasi a crederci. Quando però arriva il mio momento e devo inguadinarla mi rendo conto che qualcosa non torna. La schiena è impressionante ed i 12kg sono una stima abbondantemente per difetto. Paganini non ripete, il Gobby sì. Anche quest’anno ha fatto bingo!


Riaccendo il motore e lentamente torno a riva. Ricordo ancora quei momenti come qualcosa di surreale: noi in silenzio, increduli. Attorno a noi un panorama che sembra preparato apposta per l’occasione: una luna ridente illumina il nostro cammino ed uno stuolo di stelle contribuisce a rendere tali istanti indimenticabili. Ora ricordo con ancor più chiarezza perché adoro questo posto; ora sono ancor più convinto di aver trovato il mio paradiso. Qui tutto sembra architettato ad arte per far vivere un idillio, sospesi tra sogno e realtà. Queste emozioni vanno via via sfumando man mano che ci si avvicina a riva. E’ il momento del Gobby: deve sollevare il guadino ed incamminarsi verso il materassino. Nulla, non si schioda di un millimetro! Lego rapidamente la barca e corro ad aiutarlo. Dentro la culla slamiamo il pesce e lo idratiamo, dopodiché lo pesiamo. L’ago della bilancia comincia a girare fino a compiere un giro quasi completo: 27,5kg, sottraendo il peso della sacca significa 25kg tondi!!! Siamo talmente increduli che il Gobby, per la gioia delle mie braccia, mi chiede di verificare nuovamente il pesco. La bilancia trema sempre di più, i muscoli chiedono pietà, ma il risultato non cambia. Sono al settimo cielo. Forse, se possibile, son più contento io del Gobby. Vedo questo risultato come una legittimazione, un premio ad esperienza e dedizione, caratteristiche in cui il mio maestro non è mai stato deficitario, nonostante in questi ultimi anni le

altre occupazioni lo abbiano un po’ allontanato dalle sponde dei “suoi” laghi. E’ il momento delle foto ma decidiamo di farne giusto un paio rimandando l’operazione alla mattina seguente. Pesce in sacca, di corsa a ricalare e tutti in branda. Non facciamo in tempo a metabolizzare quanto vissuto, che la centralina subito torna a suonare. E’ ancora la stessa canna e, rapidi, saliamo in barca. In men che non si dica siamo nuovamente in azione. Lo scenario non è cambiato ed io sono spettatore privilegiato: ci circondano profili scuri, accoglienti, non paurosi, ed il silenzio è interrotto solo dal rumore della frizione. Il combattimento è analogo al precedente, ed io già pregusto un risultato epico. Una ripartenza dopo l’altra passano i minuti, fino a che il Gobby non riesce a stancarla ed io la inguadino. E’ un altro bel pesce, lontano come mole dal precedente, ma di assoluto rispetto: la bilancia, al netto della sacca di pesatura, segna 14kg precisi. Anche in questo caso decidiamo di rimandare le fotografie al mattino e, dopo aver nuovamente calato la canna, arriva il momento di riposarci. Inizialmente le vivide emozioni impediscono alla mente di cedere alla stanchezza del corpo, ma infine la resistenza diviene sempre più flebile, fino a quando il sonno ha il sopravvento. La mattina seguente, con un sorriso stampato in faccia e con un’enorme aspettativa per i giorni successivi, controlliamo le sacche di mantenimento e procediamo alle foto e al rilascio: prima la 14kg poi la 25kg. Che mostro, che imponenza! Vedere un pesce di tale mole tra le braccia del Gobby mentre le ridona libertà è qualcosa che difficilmente dimenticherò. Torna a nuotare e


lentamente sparisce nelle profondità, trasformandosi nuovamente nel sogno, per noi e per tutti i pescatori che affrontano queste splendide acque. Il nostro obiettivo adesso è prettamente dormire. Quando, nel primo pomeriggio, veniamo svegliati dal passaggio di un treno, la situazione che abbiamo di fronte è mutata nuovamente. Un vento forte e sgarbato spira da sud proprio verso di noi e le acque, fino ad ora calme e cristalline, si presentano tumultuose. A farne le spese è la mariposa, completamente carica d’acqua. In queste condizioni non possiamo uscire in barca per calare. Non ci resta che aspettare e sperare. Verso le 18 notiamo un leggero miglioramento e convinco il Gobby ad uscire in barca. Non siamo assolutamente dei temerari, anzi: anche con lago calmo usciamo sempre con un giusto timore reverenziale. Non siamo ancora arrivati sul mio spot che sentiamo il vento alzarsi nuovamente e decidiamo, quindi, di calare la mia canna sul segnalino più vicino, per tornare rapidamente a riva.


Ci sediamo su una panchina ed attoniti assistiamo ad una manifestazione di forza spettacolare messa in scena dalla natura. Quando finalmente il sole tramonta, anche il vento diminuisce sensibilmente; ma non le onde che, a causa della maestosità del lago, ancora risentono dell’energia incamerata qualche chilometro più a sud. Dopo un’oretta, però, solo qualche piccola increspatura dell’acqua spezza il silenzio ormai calato sul lago. Proprio quando decidiamo così di procedere a calare le altre canne, la centralina richiama la nostra attenzione: prima un bip singolo, poi un altro, poi una sfuriata che nuovamente anima i nostri cuori. Ci direzioniamo verso centro lago ma subito ecco l’imprevisto: poco dopo aver azionato il motore, il Gobby si accorge che qualcosa non funziona e, dopo un attimo di confusione, capisce di aver preso una lenza con l’elica.


Qualche interminabile minuto e siamo nuovamente pronti a riprendere il combattimento. Le sensazioni non sono però positive e quando arriviamo sul segnalino ne abbiamo la conferma: filo ingarbugliato e del pesce neanche l’ombra… Delusi per l’accaduto ma consapevoli di essere riusciti a portare in pastura le carpe, iniziamo a calare tutte le canne. A fianco a me il Gobby già russa ma io non riesco a prendere sonno. Sono in cappotto da tre notti e la testa non riesce ad accettarlo. Metto assieme le esperienze passate, ripenso a quanto visto fare dal mio amico Willy in una situazione analoga, e così ecco che mille sono le possibili soluzioni che mi sovvengono: potrei allungarmi ulteriormente o, perché no, utilizzare un sasso a perdere come perno ed andare a calare dentro al porto sulla sinistra. Potrei… Sono stanco, le idee si accavallano. Meglio dormire e lasciare al mattino successivo ogni analisi.

Il proposito c’è, ma ecco che la centralina ricomincia a suonare. E’ ancora la mia canna, sempre quella di sinistra, ma questa volta calata sul mio segnalino. Gomitata al Gobby per svegliarlo, e di corsa nuovamente in barca. Questa volta non posso farmela sfuggire, domo le varie ripartenze ed alla prima occasione la guadino. E’ un pesce di taglia media, ma va benissimo: Finalmente mi sono sbloccato. Ora non resta che proseguire su questa strada. Rinfrancato torno a riva e, dopo qualche foto, mi appresto a rilasciare la mia preda… ma l’avvisatore del Gobby ci segnala una nuova cattura. Velocizzo e corro in suo soccorso. Anche in questo caso la carpa presa è di medie dimensioni ma il combattimento è da ricordare e possiamo ringraziare la treccia da 80Lb: dopo qualche ripartenza è riuscita ad incagliarsi sul fondo e solo il fatto di aver tirato il filo a quattro mani ha sbloccato la situazione, permettendo di guadinare la carpa, insieme ad un bastone ricoperto di cozze. Finiamo solo verso le 3 e, come zombie, crolliamo esanimi sulle brande. La giornata seguente, stesso copione: giro in barca al mattino e pomeriggio trascorso sulla panchina ad osservare la potenza della natura. Al tramonto caliamo tutte le canne. Ormai le operazioni ci vengono meccanicamente e siamo soddisfatti perché abbiamo l’impressione di fare tutte le cose per bene. Ed infatti, ecco la conferma: calata l’ultima canna, non facciamo in tempo a legare la barca che subito la mia canna di sinistra comincia a suonare e, come


la sera precedente, dopo un bel combattimento catturo una regina sui 12kg, taglia media di questo lago. Attorno a noi anche la natura sembra riposarsi in attesa di mostrarsi in tutta la sua magnificenza il mattino seguente. Rispettose del nostro riposo anche le carpe decidono di lasciarci dormire, ma solo qualche ora. Alle 5, infatti, è il momento del Gobby; con grande esperienza riesce a guadinare un’altra carpa, ancora una volta poco sopra i 12kg. Le giornate ormai si susseguono in fotocopia, ed anche gli eventi climatici sembrano perfettamente coordinati: il pomeriggio trascorre accompagnato dallo sciabordio delle acque, ed anche il cigno si siede sul prato ed attonito assiste ad una bellissima coreografia. Il vento, come un giocoliere, fa volteggiare migliaia di foglie colorate le quali, dopo mille piroette, ricoprono il prato come un manto leggero. Anche la notte regala un senso di dejavu: due partenze e due catture, una a testa, del solito peso. Ancora una volta arriviamo alle 4:00 senza aver chiuso occhio o quasi, ma


siamo estremamente contenti. Non stiamo dormendo, forse semplicemente perchè il sogno lo stiamo vivendo. Il mattino seguente il proposito di non alzarci viene interrotto verso le 10, quando il lago decide di omaggiarmi di un ulteriore regalo: la centralina suona ed io mi appresto ad affrontare un rarissimo combattimento diurno. Se una partenza notturna ha un fascino indescrivibile perché il buio amplifica per l’ignoto le sensazioni, la luce dona altrettante emozioni. Sulla barca, in silenzio, sembra che tutto si fermi: come nei quadri di Constable, ci si sente immersi in un felice equilibrio tra elementi naturali ed elementi artificiali, uomo e natura si fondono in un sentimento di armonia. Solo il rumore della frizione mi permette di tornare alla realtà. Una sfuriata, poi un’altra, un’altra ancora. Dopo un intenso combattimento la vedo: è più bella delle precedenti. Ancora un paio di ripartenze poi, lenta, entra nel guadino. Il cigno ancora una volta


assiste allo spettacolo da distanza ravvicinata, e con grande tenerezza ci accompagna a riva per assistere al rito della pesa, delle foto e del rilascio. La bilancia conferma il peso di 15kg. Finalmente siamo riusciti a smuovere la stasi che negli ultimi giorni sembrava aver fissato la taglia sui 12kg. Il resto della giornata trascorre rapido, mentre un senso di nostalgia per il nostro ritorno ormai prossimo comincia ad insinuarsi. Poco dopo il tramonto ci sediamo in riva al lago, e proviamo ad assaporare un’ultima volta le travolgenti sensazioni di pace e tranquillità che il panorama serale riesce ad esprimere. La luna torna a far capolino da dietro i monti e comincia a giocare a nascondino con qualche nuvola che, rapida, attraversa il cielo sopra di noi, per poi scomparire alle nostre spalle. La notte le carpe ci fanno aspettare un po’ di più: solo verso le 4:00 la mia centralina ci fa balzare in piedi. Una reginotta sui 10kg mi viene a salutare ed io, pur conscio delle fatiche che dovrò affrontare l’indomani, decido ugualmente di tornare a calare. Così

poco dopo siamo nuovamente in barca ed ho la possibilità di farmi fotografare con una bellissima creatura di circa 16kg. Quando la rilascio odo in lontananza una campana segnare le 6:00 del mattino. E’ il gong che segna la fine dei giochi. Adagio la canna contro il tronco di un albero e letteralmente mi tuffo sotto le coperte: qualche ora di riposo è d’obbligo! Il momento di svegliarsi arriva inesorabile… Mentre prepariamo i bagagli e carichiamo la macchina è il momento dei bilanci: la settimana è stata estremamente proficua, 11 pesci a guadino su 12 partenze, big fish di 25kg e taglia media confermata sui 12kg. Non possiamo che essere fieri di noi: abbiamo migliorato lo score dello scorso anno, sia in termini di peso che di numero di catture, per di più in condizioni ambientali peggiori. Il nostro conciliabolo è interrotto dall’arrivo di due macchine: gli amici friulani Tiz e Claudiano ed il conterraneo Marco che ci danno il cambio, pronti ad affrontare la settimana successiva. Ci salutiamo con grande piacere e, davanti ad un lauto pasto, ripercorriamo la settimana trascorsa. La nostalgia va così scemando, ed il nostro cuore nuovamente si anima. Ora siamo pronti. Uno sguardo al lago ed uno agli amici che montano la barca. Accendo la macchina e comincia il viaggio di ritorno, già immaginando future avventure in questo fantastico contesto.


Alessandro Angelotti: Intervistato da Federico Gennaro di Federico Gennaro



Nata per scherzo, poi un po’ più seriamente ecco l’intervista fatta ad Alessandro Angelotti, mio storico compagno di pesca. Ho pensato di intervistarlo perché lo considero una delle poche persone ,che in tutto questo palcoscenico di fenomeni considerato attualmente carpfishing, è sempre rimasto con i piedi per terra; mai arrogante, mai sbruffone, mai altezzoso, Ale si fa le sue pescate, è un tipo discreto, geloso dei suoi “posti segreti”, e rispettoso di quelli in cui si trova “da ospite”. Questa linea di pensiero comune nella pesca ha rafforzato molto il nostro rapporto di amicizia, anche al di fuori della pesca stessa. 1-Parlaci un po’ di te … cosa fai nella vita? Come è nata in te la passione per la pesca? Sono cresciuto un pò come tutti i bambini tirando calci a un pallone con gli amici nel parchetto del paese . Inizio la mia avventura calcistica a cinque anni in una squadra della mia città in cui cresco e maturo sino a dodici anni , successivamente mi trasferisco nello Spezia calcio in cui milito per altri sette anni . Da li in poi la fortuna vuole che io riesca a fare di un gioco, come per me tutt' ora è, una professione con cui mantenermi. Di pari passo a questo grande amore per il calcio, cresce in me quello per la pesca. Ricordo ancora la mia prima canna che mi venne regalata a Natale di ormai diciotto anni fa, con cui di rado vado ancora a fare qualche uscita. Essendo cresciuto alla foce del fiume Magra non potevo che sperimentare negli anni svariate tecniche di pesca, come la bolognese, la canna fissa, la pesca a fondo, il surfcasting, lo spinning, e per ultimo il carpfishing . 2-Essendo il tuo “socio di pesca” conosco bene la tua morale di pesca; adori sfidare come me acque libere, acque magari difficili ed avare dal punto di vista di catture … non ti piacciono le


situazioni facili e forse è stato questa tua mentalità che sin dall’inizio ci ha legati come amici e come compagni di pesca; cosa ne pensi di quello che sta accadendo attualmente nel mondo del carpfishing italiano? Si è vero amo sfidare ambienti difficili , ambienti che mi rendono le cose complicate, dove per poter godere di una cattura devo mettere in gioco quel poco di esperienza accumulata negli anni. Ultimamente come ben sai ho affrontato una cava che nell' arco di tutta l' estate non mi ha regalato nessun pesce, e non mi vergogno a dirlo, ma non per questo ho intenzione di mollare e ricadere in acque chiamiamole più "facili". La prossima stagione continueremo insieme la campagna di pasturazione, e sono sicuro che con qualche accorgimento in più, e qualche miglioria si vedranno i risultati sperati. Non bado tanto alle cose superficiali che ultimamente questo mondo sembra portarsi dietro; a me piace semplicemente pescare e vivere delle belle emozioni in compagnia. Nel "boom" che ha avuto il carpfishing italiano in questo ultimo decennio, internet e i social network sono stati sia la croce che la delizia di questa tecnica. Hanno aiutato sicuramente le aziende del settore a crescere ed espandersi sempre più sul nostro territorio, portando nuovi prodotti sul mercato con una qualità pressoché ottima da parte di tutte le case produttrici. Nei social ultimamente non si fa altro che litigare per banalità, chi per un motivo chi per un' altro si discute sempre. La popolarità che danno questi canali sembra aver fatto molto male ad alcuni personaggi di questo mondo che si sentono chissà per quale motivo un "Dio" e sentenziano su altri pensando di essere la legge. Insieme, invece di fare la "guerra" ,dobbiamo badare più al sodo e combattere problemi, per quanto ci è possibile farlo, come il bracconaggio e il fenomeno delle " carpe volanti" che insieme ad altri, stanno pian piano svuotando le acque libere in cui molti di noi pescano.


3-Hai la fortuna di giocare a calcio per lavoro e questo ti ha dato la possibilità di girare molto per il nord Italia, sei un amante dei fiumi, e negli ultimi anni ne hai affrontati parecchi, alcuni con caratteristiche molto simili, altri totalmente differenti, dove hai incontrato più difficoltà, e quali sono quelli che ti hanno dato più stimoli a sfidarli, o semplicemente ti sono piaciuti di più? Si devo dire che sono molto fortunato, perchè oltre a fare quello che mi piace nella vita , in tutte le città in cui ho giocato ho trovato nelle immediate vicinanze un corso d' acqua che mi consentiva di conciliare il lavoro con l' altra mia grande passione : la pesca A Casale Monferrato per esempio, dove ho iniziato a praticare carpfishing, la mia palestra è stata insieme al Sesia, il grande fiume Po. Successivamente ho potuto conoscere il Tanaro, il Lambro, il Ticino e il Magra che è il fiume ceh attraversa il paese in cui abito. Chi più chi meno, tutti questi corsi d’acqua mi hanno dato tante soddisfazioni, oltre ad arricchire la mia esperienza piscatoria; ma quelli che hanno lasciato sicuramente il segno sono il Magra e il Po. Il primo personalmente è uno dei fiumi più belli che conosco dallo scorrere lento e dalle acque cristalline, che mi ha saputo regalare dei pesci davvero stupendi. In questo spot con il corso degli anni ho imparato per forza di cose ad affinare sempre di più la tecnica e a


curare ogni minimo particolare data la trasparenza assoluta dell' elemento liquido e alla diffidenza delle carpe. Mentre nel Magra ho imparato la pesca più soft (anche se vi assicuro che di soft ha ben poco) nel grande fiume Po mi sono immedesimato in quella un po’ più grezza e meno sofisticata. Qui le acque sempre molto torbide e con una corrente piuttosto sostenuta, mi hanno indirizzato verso altri tipi di approccio di pasturazione, soprattutto in termini di qualità, e nei materiali usati per costruire i terminali. Le maggiori difficoltà le ho trovate all' inizi di questa disciplina quando le prime volte come detto in precedenza, mi trovavo davanti un enorme quantitativo d’acqua. Mi sentivo perso e spaesato di fronte a tanta forza e spesso per errori di valutazione e poca esperienza tornavo a casa a mani vuote. Non sapevo proprio da dove partire, avevo sempre mille dubbi su come muovermi anche se poi con il tempo e con qualche tuo consiglio sono riuscito a venirne fuori. 4- Qual è stata la sessione di pesca che ti rimarrà per sempre nel cuore? Perché? Ero agli inizi di questa disciplina e iniziavo volenteroso a sporcarmi le mani nel mondo del self made. Ricordo ancora i mille consigli che ti chiedevo per cercare di approfondire e imparare . Fatto sta che mi recai a pesca per una sessione di poche ore, giusto per vedere le mie prime boilies all'

opera. Calai solo due canne una vicina all' altra in un metro d' acqua sotto delle fronde di alcune canne cadute. Era Maggio inoltrato quindi le temperature erano piuttosto elevate, ma nonostante tutto c' era un buon movimento sullo spot . Come nei sogni ad un tratto vidi apparire sulla mia destra una sagoma nera in acqua che lentamente si spostava sul fondo e si avvicinava sempre di più all' innesco . In quegli attimi ero come paralizzato essendomi accorto della stazza del pesce che avrei potuto prendere, e data la trasparenza dell' acqua riuscii a vedere l' attimo in cui la carpa aspiro la mia boiles e parti all' impazzata. Rimasi incredulo; solo pochi minuti dopo mi accorsi di che meraviglia di pesce avevo tra le braccia e tutt’oggi quando riguardo l' album delle catture quelle foto sono quelle che mi fanno affiorare i ricordi più belli. La soddisfazzione poi di aver catturato alla prima uscita in quello spot, con delle boilies fabbricate personalmente, la regina più grossa di quelle acque ; è stata un emozione unica. 5-Seppur non pratichi il carpfishing da moltissimo tempo hai un innato intuito (oltre ad un dannatissimo fattore C), obbiettivamente sei uno meticoloso che alla fine anche con esperienza inferiore ad altri ,poi trova la soluzione e riesce ad avere ottimi risultati, ne sono spesso testimone, qual è il tuo segreto? Come ti prepari in genere per una sessione di pesca? Da piccolo ricordo che come appena mi regalarono la mia prima canna, passai intere giornate ,ad osservare i vecchietti del luogo pescare , cercando di capire ogni piccolo trucco o accortezza che mi consentisse di perfezionarmi il più possibile . Questo è successo e succede tutt' oggi in ogni cosa in cui decido di cimentarmi, cerco sempre di imparare da chi reputo più maturo e bravo. Nella tecnica del carpfishing sono stato fortunato poi a conoscere te, che avevi già un grosso bagaglio di esperienza alle spalle e che sapientemente hai saputo passarmi; grazie a tutto ciò sono riuscito a crescere ed avere risultati molto più velocemente , bruciando forse qualche tappa. La vera differenza per quanto mi riguarda sono le ore dedicate ad osservare in lungo e in largo un ipotetico spot, e alle camminate in solitaria sulle sponde . Di recente mi è capitato di snobbare un tratto di fiume in cui non nutrivo molta fiducia . Poi per curiosità una mattina prima di andare agli allenamenti mi misi seduto a contemplare ed osservare la superficie.


Cambiai subito idea nel giro di pochi minuti e ci pescai il giorno seguente riuscendo a portare a guadino delle bellissime carpe . Principalmente le mie pescate sono mini sessioni di un paio di ore, che mi concedo anche più volte la settimana, e per questo a casa mi piace prepararmi già tutto l' occorrente in modo che una volta arrivato sullo spot in pochissimi minuti sono in pesca . Le notturne me le concedo molto di più nel periodo estivo mentre nel periodo invernale concentro tutta la mia attenzione in quelle due o tre ore che reputo mi diano più chance di cattura. 6-Ritornando a parlare dei tuoi colpi di fortuna a pesca, non mi scorderò mai qualche estate fa in un corso d’acqua poco distante da casa, nonostante io stessi facendo diverse partenze con pesci di taglia media, tu avevi posizionato la canna a pochi metri dalla mia; la mattina ti fotografai con un erbivora di un metro e trenta, raccontaci le emozioni di quel momento.

La frase alle sette della mattina "cosa ho combinato" dopo la tua guadinata racchiude un po’ tutta la pescata. La canna era stata calata in una legnaia a pochi metri dalla tua con un terminale sperimentale appena costruito lungo appena 10 cm con una piccola pop up Sweet Pineapple da 14mm . All' alba due semplici bip che mi fecero già pensare al più classico dei cavedani ( quello spot ne è pieno); la sorte invece mi regalò uno dei pesci più vecchi e grossi che abbia mai preso . Il ricordo indelebile di quegli attimi fu quando mi guadinasti il pesce e ci accorgemmo insieme delle sue dimensioni . Fra lo stupore più assoluto e la gioia ne usci un: "cosa ho combinato!!! " che ripetei quasi all'infinito durante tutto il giorno, un po’ per sottolineare l' importanza di quella cattura, e un po’ per sfotterti che pur riuscendo a fare tre pesci nell'arco della notte a due metri da me, io con un solo tiro avevo portato a casa il pesce più grosso del fiume. 7-Negli ultimi anni abbiamo visto assieme il degrado sempre maggiori dei posti a noi soliti frequentare cosa ne pensi della gestione italiana delle acque pubbliche? Le altre acque dove hai pescato fuori provincia le hai trovate nella solita situazione? Ci sarebbe da parlare delle ore su questa tematica visto che il problema è evidente e sempre più preoccupa noi pescatori. Ci sono dei regolamenti che a mio parere tutelano ben poco le nostre splendide acque; basti pensare alla situazione che si sta vivendo nel ferrarese; causa una delibera comunale che ha dell' assurdo, fatta da persone sicuramente incompetenti e poco informate. La motivazione ufficiale di questa scrittura sarebbe secondo gli enti la salvaguardia delle biodiversità , e proprio per questo si deve in qualche modo combattere la crescita del pesce siluro che ha detta di questi cervelloni è il maggior responsabile dell’ impoverimento delle nostre acque. Per questo è stata data a 17 pescatori professionisti la possibilità oltre a quella di usare le reti nei canali ferraresi quella di vendere il pescato dei soli pesci siluri sul mercato.


Ora come si può ben immaginare le reti non potranno mai e poi mai selezionare la varie tipologie di pesci, e visto che non esistono sicurezze sui controlli sicuramente molte altre specie verranno catturate e vendute andando cosi a svuotare completamente quell' ecosistema . Negli anni girando per vari corsi d'acqua ho riscontrato molteplici problematiche che accomunano un pò tutti questi ambienti; dal degrado sempre piu accentuato delle sponde alla non pulizia del letto del fiume, per non parlare poi di alcuni tratti che vengono presi da persone sicuramente poco civili come vere e proprie discariche, e infine ai non controlli effettuati dalle guardie che dovrebbero a rigor di logica vegliare affinché tutto questo non accada . Non è possibile che in tutta la mia vita non mi abbia mai fermato un guardia pesca per dei controlli e vi assicuro che tre volte alle settimana o per pescare a spinning o per il carpfishing sono sempre sulle sponde di qualche specchio d acqua. Purtroppo questa è la realta dei fatti di politiche ambientali errate e ormai obsolete. C' è sicuramente bisogno di un cambiamento radicale, per questo invito chi non lo avesse ancora fatto a firmare la petizione contro la delibera di Ferrara, perche è proprio in questi frangenti che possiamo dare tutti insieme un segnale forte per far capire che cosi non si puo andare avanti.


8- Non pratichi soltanto carpfishing, quale sono le altre discipline di pesca che catturano il tuo interesse? Come accennato già in precedenza sono un amante della pesca a 360° gradi , sono cresciuto passando i pomeriggi sulle sponde del fiume dietro casa con gli amici fra mille risate e pescate in compagnia . Sono passato dalla più classica pesca con la bolognese a quella con la canna fissa per poi passare a quella di fondo fino ad arrivare al surfcasting e allo spinning . Quest' ultimo è la tecnica che insieme al carpfishing sento più mia e mi porto sempre dietro. Lo pratico sia in acque interne che al mare. L' estate adoro andare alla ricerca di black bass e pesci serra, mentre nei periodi più freddi o nei cambi repentini di meteo concentro le mie attenzioni sulla cattura della spigola. Se ne avrò la possibilità mi piacerebbe sicuramente provare lo spinning più estremo e duro dei tropici volto alla cattura dei possenti predatori di quelle zone. Abitando nel pavese infine sto conoscendo e approfondendo la pesca del pesce siluro con gli artificiali. 9- Esiste uno spot dove hai un conto in sospeso, dove non vedi l’ora di ritornare per levarti qualche “sassolino dalla scarpa”? Aspetto fiducioso che il fiume Ticino ritorni "pescabile" dopo la piena, perché nell' ultima sessione di fine ottobre ero riuscito a segnare in un ora sei partenze con una specchi magnifica all' attivo e uno dei pesci più grossi mai visti perso a pochi metri da riva. Vi assicuro che la mia chub da 3.5 lb piegata allo spasmo non riusciva a tirare verso se quel pesce. Ho ancora l'amaro in bocca per quell' occasione sfumata e non vedo l'ora di poterci riprovare. Quella pescata tra le altre cose è stata una delle più intense e movimentate che sia riuscito a fare negli anni


ma nonostante tutto non riesco ad esserne contento. 10- Hai progetti futuri in ambito pesca? Hai in programma qualche pescata? Un fiume ,un lago, un canale, una cava dove vorresti pescare? Una pescata che dobbiamo assolutamente organizzare insieme, e che manca nel mio repertorio, e quella di affrontare uno dei grandi laghi della nostra penisola; in secondo ti ricordo che c'e da programmare la solita uscita dell' ultimo dell' anno e da rivedere i piani per la prossima stagione. Quando sarai poi libero dal lavoro mi piacerebbe venissi a trovarmi un week end qui a Pavia cosi da poterti portare prima allo stadio (dove spero non mi insulterai) e dopo a fare una bella sessione sul fiume. 11- Sveliamo un po’ i tuoi talismani, parlaci della tua famosissima borsa di Alviro Martini. E di quanto ti ho preso in giro!!! Non so se hai fatto caso che da quando me l' hanno rubata non ho piÚ la stessa fortuna a pesca . Con quella borsetta a tracolla in qualsiasi situazione climatica e ambientale sono riuscito a fare come per magia dei pescioni. Potevo lanciare anche a occhi chiusi chissà dove , con lei al mio fianco qualcosa abboccava sicuro. Poi parlando prettamente di estetica (anche se mi prendevi sempre in giro) ero il top. Spesso mi presentavo per una sessione vestito con degli stracci o abiti ormai distrutti ,ma rigorosamente con la borsetta di classe firmata che tanto ti faceva ridere.


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Annual


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ci vediamo a FEBBRAIO...


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