Un giorno ti sveglierai e non ci sarĂ piĂš il tempo di fare le cose che hai sempre sognato. Falle Adesso (cit.)
I pescatori che hanno reso possibile questa uscita... Leonardo Bresolin
Una borsapiena di...
Michele Finocchi
La pescata perfetta
Matteo Petrassi
World carp classic 2013
Federico Gennaro
Dankeshon
Fabio Bianchi
Carp & safety
Simone Rossi
Tra l’Adige e il Po...
Photo annual 2013
La pescata
perfetta! di Michele Finocchi
Ho frequentato per anni ambienti difficili, sognando di poter stringere tra le braccia una big che mi ripagasse dell’impegno che ho sempre messo prima e durante le mie sessioni …. Beh stavolta ci sono riuscito ed il premio è arrivato dopo tante altre splendide catture in uno dei laghi più prestigiosi d’Europa. Agosto è un mese particolare e spesso molto difficile per la cattura delle grosse carpe, per questo generalmente preferisco passare le mie ferie al mare piuttosto che a pesca. Per una serie di motivi che sono sicuro che non v’interessano ho deciso di accompagnare un amico con la sua ragazza in uno dei laghi più difficili d’Europa. Così siamo partiti io Riccardo e le nostre ragazze per fare una settimana di pesca che a mio avviso era un cappotto sicuro, e dopo avere guardato le previsioni meteo che mettevano una settimana di caldo terribile ne ero ancora più convinto. Mentre stavamo caricando il furgone mi volto verso Riccardo e gli chiedo: “la faresti una firma per tre partenze in due durante la settimana?” Lui mi guarda scuro in volto e mi risponde: “ io la firma la farei anche per una !!!” Arrivati sul lago prendiamo una postazione dove stavano smontando dei frequentatori abituali che ci raccontano che la loro pescata era stata fruttuosa, con all’attivo una quindicina di partenze, per noi era incredibile, ma loro sono conoscitori esperti nel lago mentre noi è la prima volta che vediamo il lago … così mi giro di nuovo verso Riccardo e gli richiedo: “adesso la faresti la firma per tre partenze?” e lui sempre più teso: “resto della mia idea, la farei per un solo pesce!” Arrivati sul lago iniziamo a scandagliare e segnare dei punti gps, ma come spesso mi accade quando arrivo su un lago dopo un lungo viaggio non sono lucido, e rimando al giorno successivo una maggiore cura dei dettagli. Così dopo essere andati a letto molto presto distrutti, all’alba esco per godermi il panorama incantato ed è proprio in quel momento che vedo la canna di Riccardo piegarsi con forza e il suo segnalatore suonare senza interruzioni. Esce come un lampo dalla tenda e ferra, mentre io già sul suo gommone lo incito a salire per dirigermi al più presto verso la carpa, così inizia il combattimento che termina con una piccola carpa comune a guadino … se il buongiorno si vede dal mattino …. Durante il giorno metto a punto i miei terminali, rifaccio gli inneschi e passo un paio d’ore in barca per riprendere correttamente i punti gps dove calare. Adesso sono lucido e pronto per prendere anch’io la prima carpa. Ho con me molte boilies e tiger nuts, ma voglio pescare con una pasturazione molto leggera composta da boilies di diametro 30 per non essere disturbato dal pesce bianco, e ad ogni canna lancio anche una manciata di tiger nuts. La notte passa senza segnali, ma appena si alza il sole una partenza mi fa sobbalzare dal letto e così catturo anch’io una reginotta sui 10 kg. Appena guadinata e fotografata parte l’altra canna e quasi incredulo riparto in barca,
sento che questa è più pesante, e alterna momenti di tranquillità a fughe pazzesche che mettono a dura prova la mia attrezzatura. Dopo circa 20 minuti di combattimento vedo la sagoma salire verso la superficie e Riccardo con un ottimo tempismo riesce a guadinarla. È una bella regina ma non molto più grande della precedente, sicuramente in salute visto il combattimento. Appena arrivati a 2 metri dalla riva scendo con la testa del guadino in mano, e mentre ammiro la sua bellezza fa l’ennesima partenza da dentro il guadino, recuperando la sua libertà grazie ad una piega della rete che sborsava fino dentro l’acqua. Non è un gran problema, mi dispiace soltanto non aver fatto la foto. Siamo al settimo cielo per la piega che ha preso la pescata, ma la cosa che mi sembra strana è la taglia media dei pesci. Abbiamo preso tre carpe ma nessuna era in linea con la taglia media del posto che generalmente è più abbondante. Il pomeriggio esco in barca perché voglio analizzare anocora meglio il mio settore di pesca. Il fondale è piatto senza nessuno spot, ma credo di aver capito la linea di passaggio delle carpe, così riposiziono le canne sulla distanza dell’ipotetica rotta. Scelta azzeccata al mattino altre due partenze sulle mie canne corrispondono ad altre due belle regine!! Ormai sono sulla postazione da 4 giorni, la pescata va alla grande, ma devo cercare di aumentare la taglia, sono venuto qui con la speranza di prendere un pesce da sogno, e adesso devo decidere se continuare a pescare sulla rotta delle carpe sperando che fra tutte le catture ce ne sia una grossa oppure tolgo le canne per cercare la big su altri spot….
La scelta è dura, ma l’istinto mi dice che devo cambiare, durante la notte ho sentito saltare due carpe di grossa taglia sotto sponda, e anche se mi hanno sconsigliato tutti di pescarci, una canna penso che la metterò proprio in quella zona mentre un’altra la porterò sotto sponda opposta in 80 cm d’acqua, mentre la terza la lascerò dove ho avuto le partenze, così avrò la possibilità di catturare ancora le carpe sul passaggio. Calo la canna che è sempre partita con una singola affondante di 30 mm squadra che vince non si cambia! Mentre quella sottosponda con una tiger vera ed una finta pop up dippate con il banana/orange di Fishfood, mentre la canna sotto la riva opposta con una pop-up all’ananas. Finito di mangiare proprio mentre sto ammirando lo spettacolo del lago avvolto nel buio, mi parte una canna, fa spavento da come tira, ma visto che è la canna più vicina resto a terra, so che non ci sono ostacoli, e con un po’ di pazienza posso gestirla bene… così dopo circa mezz’ora di combattimento arriva a guadino una regina bellissima ben più grossa delle alre che mi ripaga del cambio di spot!!
Dopo le foto di rito rilascio accuratamente la carpa, e soddisfatto decido di ricalare la canna e andarmene a letto. Dopo 2 ore mentre stiamo dormendo parte la stessa canna, esco e ferro, Riccardo molto stanco non si accorge della partenza e io decido di combattere anche stavolta da riva il pesce. Sembra un bel pesce da come tira, alterna brevi fughe poderose a momenti di calma in cui si lascia trascinare, ma quando arriva nel sottosponda si impunta proprio sotto il primo scalino, tiene il fondo e fa valere la propria stazza, in quel momento mi rendo conto che è grossa, molto grossa, inizia a scorrere l’adrenalina e comincio a temere una slamata, ora è molto tempo che ho la carpa in canna, e non riesco ancora a sollevarla dal fondo. Dopo pochi interminabili istanti però inizio a sentire che è stanca e decido che è il momento giusto per forzarla, e con la flebile luce da testa scorgo una sagoma gigante entrare nel guadino…. Sono incredulo, un urlo di gioia sveglia tutto l’accampamento, così Riccardo e la mia ragazza arrivano a vedere cosa è successo. Slamo la carpa, e dico stavolta è andata bene, dovrebbe essere
21/22 kg…..!!!! Quando Riccardo vede la maestosità del pesce vuole a tutti i costi pesare la carpa, e dice: “fino a domani mattina non resisto” quando alza il materassino che avvolge la carpa vedo l’ago della bilancia salire fino a 28,500. Tolto il peso del materassino ho il peso netto della carpa 25,00 tondi tondi !!! Persino Riccardo che è abituato a sollevare pesi in palestra fatica a tenere stabile la bilancia … metto la carpa in sacca e torno a letto, anche se so perfettamente che non dormirò fino a che non ho fatto le foto. Ma la notte non è finita, e mi regala altre due reginotte sui 10 kg, all’ultimo pesce non riporto nemmeno l’innesco, sono stremato dalla nottata. Alle 9 del mattino io e la mia ragazza ci alziamo e finalmente facciamo le foto di rito con una carpa che sia per la bellezza, sia per la difficoltà del posto, rimarrà sempre nel mio cuore. Durante la giornata mi sento appagato, ma Riccardo dopo un inizio di pescata scoppiettante, non ha catturato molto nonostante un approccio di pesca perfetto, quindi
cerco di motivarlo e fargli capire che le carpe si sono avvicinate e non sono più sulla lunga distanza come i primi giorni. Lui subito mi fa cenno che aveva capito questa cosa e senza perdersi d’animo esce in barca per studiare meglio il marginal alla sua destra. Anche lui cambia gli spot, e accorcia di molto le sue calate. I risultati infatti non si fanno attendere e una partenza fulminea alle 16:00 di pomeriggio ci sorprende, e sorprende anche Riccardo che dopo aver contrastato le prime due fughe perde il pesce fra le imprecazioni …. Nella tarda nottata però è ancora la mia canna a segnalare un’abboccata, e, ancora un’altra regina attorno ai 12/13 kg si fa immortalare davanti all’obiettivo, seguita da una seconda leggermente più grande. Mancano ormai 2 sole notti e Riccardo, vuole a tutti i costi sbloccare la situazione, e come il giorno precedente alle 16:00 circa gli riparte la canna calata nel marginal alla sua destra, ma ancora una slamata fa scendere a terra il suo morale. Ricala la canna con lo stesso terminale, nonostante le mie perplessità, convinto che non sia quello il problema e i fatti gli danno ragione, infatti alle prime luci del mattino avverte un’altra abboccata sulla stessa canna, usciamo in barca e
combattiamo il pesce, con molte difficoltà Riccardo riesce a contrastare le fughe, fino a quando la regina lunghissima di una potenza incredibile scivola nel guadino che immediatamente chiudo mettendola al sicuro. La carpa è bellissima, il suo peso si aggira intorno ai 16/17 kg e risolleva la pescata di Riccardo che adesso può stringere fra le braccia una carpa veramente spettacolare, sicuramente degna di questo lago. Ma la giornata non è finita, e regala un’altra carpa a Riccardo, ma stavolta più piccola che merita comunque il massimo rispetto. Finalmente anche lui è riuscito a fare un ottima pescata vista la difficoltà del posto, ormai manca l’ultima notte, e un clima di totale relax e appagamento ci accompagna durante la cena, così andiamo a letto sereni ripensando a tutti i momenti splendidi che abbiamo vissuto durante questa splendida sessione. Appena svegliati iniziamo a smontare tutta l’attrezzatura, iniziando dalle tende e lasciando per ultime le canne. Quando sto per iniziare a caricare le barche, accade l’incredibile: l’ultima canna rimasta in pesca di Riccardo, inizia a sbobinare filo pochi istanti prima di essere tolta. Incredulo ferra, e capisce che si tratta di una carpa di grossa mole, così mi grida di salire in barca, prontamente salgo, ma prima prendo il guadino (che era stato chiuso), e mi accorgo che ho smontato sia il motore che la panca, così inizio a remare in piedi come un gondoliere Veneziano. Dopo qualche minuto ci troviamo sopra il pesce e Riccardo carico d’adrenalina continua a dire: questa è grossa!!! Piano piano si sta allontanando dall’erbaio, e quando si dirige verso un area pulita capiamo che ormai l’abbiamo in pugno. Passata ancora una ventina di minuti Riccardo riesce a farle prendere aria, così la posso guadinare agevolmente. Mentre vedo la sagoma però dico a Ricky: Sai che è la 25 di tre giorni fa!??!? E lui : no che ti viene in mente? Torniamo a riva e l’adagiamo sul materassino… Era di nuovo lei, che dopo tre giorni aveva mangiato di nuovo, tra la gioia di Riccardo e la mia incredulità per quella mattina così magica, facciamo le foto di rito un momento prima di tornarcene a casa soddisfatti, ma con la consapevolezza che questa volta la fortuna si è ricordata di noi…
World Classic
Carp
2013
di Matteo Petrassi
Quando ad inizio estate mi è stato proposto di partecipare al WCC insieme al compagno di team Sebastiaan ero un po’ dubbioso. Non ho mai amato le competizioni di pesca perché, per come la vedo io, questa tecnica nasce per la ricerca dell’esemplare di taglia e non come sfida a chi prende più pesci, inoltre negli ultimi anni il mio tempo da dedicare alla pesca si è ridotto parecchio e ho pensato che forse avrei potuto impiegare meglio il mio tempo piuttosto che rischiare di fare una settimana di cappotto. Alla fine, dopo averne discusso con il mio socio Maurizio, al quale ho chiesto di fare il nostro runner, ho deciso di accettare la sfida, un po’ perché era l’occasione di sfidarmi con alcuni tra i più grandi carpisti del mondo e un po’ per vivere il lago di Bolsena con una diversa ottica. Le settimane prima della competizione sono state molto concitate, in particolar modo per reperire le dotazioni di bordo richieste dall’organizzazione per l’uso della barca, ma fortunatamente tutto è andato a buon fine e finalmente è arrivato il giorno della partenza. La domenica mattina, con la macchina carica al massimo, siamo arrivati al bivvy city, un campeggio sulle sponde del lago scelto come ritrovo e dove l’organizzazione prendeva le ultime iscrizioni.
Appena arrivati ci aspettavano Sebastiaan e Andreas per il tanto atteso ceck boat che in realtà si è rivelato molto meno preoccupante rispetto a quanto ci era stato descritto. Arrivati all’interno del camping ho iniziato a vedere accampamenti di ogni genere sparsi un po’ ovunque, c’erano rappresentanti di ogni nazione e di ogni ditta ma sembrava di essere ad una grande festa di paese, tutti che parlavano, ridevano scherzavano e bevevano un mare di birra nonostante fossero le 10 del mattino !! Mi aspettavo un clima decisamente diverso e più teso, quindi devo dire che la prima impressione è stata decisamente molto positiva !! Convalidata l’iscrizione e ritirati i gadget offerti dall’organizzazione, siamo andati a fare due passi per salutare qualche amico e ci siamo ritrovati sulla spiaggia del camping, il forte scirocco che ci sbatteva in faccia aveva intorbidito l’acqua e creava belle onde, condizioni ottime per il lago di Bolsena e infatti il primo salto non si è fatto attendere a lungo, poi un secondo, un terzo e così via, le carpe erano lì davanti e non erano poche !!
Dopo aver ammirato questo spettacolo siamo tornati al bar per un caffè e per conoscere degli amici olandesi di Sebastiaan, Gerrit Mourad e Melissa, 3 persone fantastiche e simpaticissime con le quali, nonostante il mio inglese molto approssimativo, ci facciamo un mare di risate e mi hanno fatto rendere conto di quanto il carpfishing nel resto d’Europa sia avanti rispetto all’Italia, in compenso, è bastato pochissimo per far saltare agli occhi la nostra indiscussa supremazia culinaria !! Nel pomeriggio si inizia ad entrare nel vivo della competizione, alle 15:30 c’è un esodo di massa verso il paese di Bolsena per la sfilata delle bandiere e la successiva estrazione delle postazioni. Purtroppo la pioggia incessante non ci dà tregua e la sfilata si trasforma in un continuo spostarsi di riparo in riparo. Una volta in piazza ci aspetta la banda, inizio a rendermi conto di quanta gente ci sia a questa manifestazione, la piazza di Bolsena è piena di gente da ogni parte del mondo, ci saranno quasi 1000 persone tra partecipanti organizzatori e curiosi. Finalmente è l’ora del sorteggio, la banda entra in una chiesa sconsacrata adibita a teatro e la mia tranquillità, che tanto avevo osannato fino ad ora, inizia a sparire…le musiche che rimbombavano
nella chiesa cominciano ad aumentare i miei battiti, ci saranno voluti 15 minuti prima di iniziare con i sorteggi ma a me è sembrato molto di più. Iniziano i primi sorteggi, la tensione è palpabile, vengono chiamate 10 coppie alla volta e noi estraiamo per novantanovesimi…c’è gente che scende dal palco col sorriso e altri un po’ più affranti, hanno estratto anche un po’ di amici italiani, ai quali non ha detto benissimo. Via via che il sorteggio và avanti, le postazioni migliori del lago vengono assegnate ma ne restano ancora parecchie abbastanza buone. Eccoci al numero 99…stà a me il compito di sorteggiare la postazione…il numero estratto è il 121 settore Big-Fish…la spiaggia del bivvy city. A primo impatto sono abbastanza contento, il fatto di aver visto le carpe saltare la mattina mi ha messo addosso un’ottima speranza anche se il vento nei giorni successivi sarebbe cambiato, speravo di trovare ancora pesce nello spot.
Purtroppo si potrà andare in postazione solo la mattina seguente, e non si potrà salire in barca fino all’ora di pranzo. La serata passa veloce tra due risate e venti birre, Maurizio non è convinto della postazione sorteggiata ma io resto molto ottimista. Il mattino seguente dopo un bel caffè vado a dare un’occhiata alla nostra postazione, il lago è una macchia d’olio, i sedimenti alzati dalle onde sono spariti e anche il mio ottimismo comincia a calare…mi siedo su una panchina a fumare una sigaretta e, proprio di fronte a me vedo 3 salti in 10 minuti !! ottimo il pesce è ancora in zona, l’ottimismo ritorna alle stelle !! Fatto il trasloco del nostro campo prepariamo i terminali e finalmente arriva il tanto agognato suono di tromba che ci avvisava dell’inizio della competizione, possiamo salire in barca per renderci effettivamente conto di cosa avevamo davanti.
Il fondale non sembra male, è pulito fino a 3 metri poi inizia una corona d’alghe che si protrae fino a 7 e poco dopo abbiamo un repentino cambio di profondità che comincia a tornare in piano intorno ai 14-15 metri di profondità, il tutto senza superare i 150 metri di distanza, inoltre con la telecamera subaquea vediamo anche segni di aspirate di carpe. Posizioniamo i nostri inneschi prima e dopo la corona di alghe con inneschi differenti, io utilizzo due pop-up e Seb sceglie di usare due omini di neve con una pellet da innesco e una pop-up fruttata. Credo che intorno a noi il fondale sia tutto identico in quanto, tutti scelgono di posizionare i loro segnalini sulla stessa fascia di fondale… Nei giorni successivi non vediamo alcun segno di pesce, il forte scirocco in faccia a lasciato spazio ad una leggera tramontana che attiva i settori nella parte opposta del lago, sul sito aggiornato di continuo, vediamo un susseguirsi di catture, per lo
più negli spot che consideravamo i migliori, ma il nostro settore e quelli adiacenti sembrano morti… Abbiamo provato a fare di tutto, ridurre i diametri dei nostri inneschi, cambiare profondità, cambiare la tipologia di pasturazione ma niente…tornando sui segnalini con la telecamera trovavamo buona parte della pastura sul fondo, segno tangibile che di carpe non c’era neanche l’ombra… Non ci restava che chiacchierare tra di noi e con i nostri 3 marshall che erano veramente dei pazzi !!! La competizione si chiude il sabato mattina alle 8:00 con un niente di fatto per noi e per le altre coppie del nostro settore e di quello di fianco, segno inequivocabile che tutti i 5 chilometri di lago dove ci trovavamo erano sterili in quei giorni. La premiazione è stata nuovamente una grossa scarica di adrenalina, ci siamo riuniti nuovamente nella piazza di Bolsena e si è parlato di pesca, delle impressioni e delle situazioni vissute dai partecipanti, poi scortati dalla banda siamo rientrati nella chiesa per la premiazione effettiva, con tanto di mass media e inni nazionali…solo a ripensarci mi viene la pelle d’oca !! Dai discorsi fatti con gli amici italiani mi sembra che quest’anno a differenza di quello passato, non ci sia stato un gran malcontento per pseudo imbrogli, qualcuno, forse spinto dall’invidia o dalla voglia di far parlare di se, ha provato ad alzare qualche polemica per un presunto traffico di carpe verso Bolsena, ma è stato
fortunatamente bloccato subito prima che le chiacchiere diventassero realtà !! Per quel che mi riguarda se devo dare un voto alla manifestazione gli do un 10 pieno nonostante il cappotto, l’organizzazione è stata eccellente, i marshall del nostro settore erano gente seria e molto simpatica, lo stesso Ross Honey è stato abbastanza presente girando per tutto il tempo tra le postazioni quindi non avrei nulla da ridire all’organizzazione, c’è stato qualche piccolo problema con 1 coppia polacca per quel che riguarda la postazione, ma credo che quando ci si trova a gestire 150 coppie di varie nazioni che parlano lingue diverse, un piccolo intoppo possa capitare, sta poi anche alla coppia interessata cercare di risolvere nel migliore dei modi invece di arrabbiarsi con l’organizzazione ed andare via… Una cosa è sicura, era un’esperienza che mi mancava e sono contento di averla vissuta, se avrò tempo e modo, nei prossimi anni probabilmente mi riscriverò di nuovo, magari per partecipare a qualche edizione in Francia o nell’est Europa !!
Tra l’Adige e il Po...
di Simone Rossi
“Tra l’Adige e il Po giace sepolta, scheletro di città, Rovigo incolta”. Così recitano questi famosi versi erroneamente attribuiti a Dante, in realtà dovuti alla penna di un ignoto poeta di Adria del diciottesimo secolo. In effetti il Polesine è una lunga lingua di terra, un tempo paludosa, racchiusa tra i due corsi d’acqua principali del nostro paese, tracciata da centinaia di canali di bonifica e culla, nella sua estremità orientale del Delta del Po. Circondato dall’ acqua, le mie origini di pescatore sportivo non potevano che essere già scritte e ben presto mi innamorai di questa pesca specialistica che prometteva di insidiare la regina delle acque del Polesine. Piccoli e grandi canali sono stati la mia scuola e dopo alcuni anni mi sentivo pronto per affrontare uno dei due enormi fiumi che scorrono a neanche 10km di distanza da casa mia.
Ricordo ancora con emozione le prime carpe strappate alle acque Po… ma, oltre alle catture e all’azione di pesca in se, il fascino vitale del Grande Fiume sa rapire chiunque si trovi sulle sue sponde. Sabbia che lascia spazio a terra e poi a sassi, tutto immerso tra il verde dei salici bianchi, robinie e zucchino americano. Germani reali, aironi, garzette, cormorani e tanti altri uccelli, tra cui i famosi fenicotteri rosa, sono i veri padroni di tutta questa meraviglia. Oggetto di questa serie di articoli sarà esporre quello che per me è la pesca alla carpa nel tratto di Po subito a monte del Delta ed è doveroso il ringraziamento a Willy per avermi invitato a scriverlo sulle pagine di questa rivista. Per trasmettere la giusta carica, dico subito che arrivare alla cattura sul fiume è più facile di quello che sembri...in effetti per avere risultati e qualche carpa sul materassino, basta solo una buona dose di impegno. E come tutte le cose, un pizzico di esperienza e del buon tempo da dedicargli, li faranno tramutare in ottimi risultati! Avete mai notato come le tante catture di molti angler di fiume coincidano con una enorme quantità di tempo speso in pesca, ricerca e preparazione? Il tempo, questo è il nemico contro il quale bisogna combattere. La vita frenetica e i mille impegni, poco vanno d’accordo con il nostro hobby preferito. Personalmente mi sono trovato a dovere adattarmi ai ritmi del fiume, a cogliere i pochi momenti buoni che concede, ultimamente sempre meno, sfruttando le notti infrasettimanali in barca o da riva. Bene…arriviamo alla seconda cosa importante che ho imparato a mie spese nel corso degli anni, riguardante lo spot: non vale la pena intestardirsi su un settore che non rende quanto vorremmo, anche se produttivo fino a pochi giorni prima. La paura di abbandonare una via conosciuta per una nuova è sempre tanta,soprattutto dopo grosse pasturazioni, ma un po’ di coraggio può portare a pescate memorabili e addirittura a catture record. Ho notato che spesso le primissime ad abboccare su uno spot nuovo sono le più grosse, col tempo la taglia va a diminuire, tranne rare e fortunate eccezioni. Se ci pensiamo bene, un pesce ha ben poche preoccupazioni nella vita, e una di queste è mangiare. Se non lo sta facendo sui nostri inneschi, probabilmente lo sta facendo altrove! Anche durante i tanto temuti lunghi periodi di piena o apatia, è impensabile che un pesce riesca a non alimentarsi per mesi.
Entrando nello specifico, in condizioni del fiume normali, (quelle particolari le prenderò in considerazione più avanti), attirano la mia attenzione tutti quei settori in cui la monotonia del fondale viene interrotta da ostacoli, secche e buche. Qualsiasi cosa si trovi sul fondo, seppur apparentemente insignificante, può essere un fast-food per ciprinidi! Essenziale quindi, ispezionare ogni metro quadro di fondale della propria zona di pesca, può portare a piacevoli sorprese!! Per quanto riguarda la profondità, che fino ad un paio di anni fa credevo essere un parametro essenziale, non ho ad oggi trovato una regola precisa. Cerco inizialmente di coprire tutte le altezze “pescabili” e successivamente concentrare le mie attenzioni sulla porzione di fondale che rende maggiormente. Anche la stagionalità mi aiuta a scegliere la zona di pesca: se è vero che uno spot che rende bene in estate, sarà fruttuoso anche in inverno e viceversa, è anche vero che esistono momenti dell’anno in cui non rinuncerei per niente al mondo a pescare su forte corrente in sassaia (fine inverno/inizio primavera) o su bassi fondali di sabbia (estate inoltrata). Una volta scovato lo spot, un paio di lanci con canna e piombo sono essenziali per trovare conferma
del lavoro svolto visivamente con barca e eco per quanto riguarda intensità della corrente, capire quanto a monte gettare la pastura e scovare eventuali incagli sfuggiti sullo schermo. A questo punto solitamente l’adrenalina inizia a non farmi dormire più la notte, la curiosità di sapere se il lavoro di ricerca e deduzione è stato svolto a dovere mi divora, ma prima di pescare serve una breve pasturazione la sera prima e una la mattina seguente all’alba, per poi entrare in pesca al tramonto. Una strategia che ho visto essere vincente è infatti quella di servire alle carpe il loro ultimo banchetto non prima delle 12 ore precedenti all’entrata in pesca. Sulla quantità di pastura, come sul parametro profondità, sono tutt’oggi alla ricerca di una valida teoria, che so già, non arriverà mai! Ho assistito a “pescatori della domenica” catturare con un sacchetto di ready, come a “carpisti dalla mano pesante” fare epici cappotti con quintali di esca gettata in acqua. Personalmente, la quantità standard che adotto in periodi di attività va dai 10 ai 15kg di palline per pasturazione. L’unico consiglio certo che mi sento di dare è quello di risparmiare le granaglie per altre mete, almeno che non siate alla ricerca della breme record! Nel prossimo numero parlerò del tipo di pesca che preferisco per affrontare qualsiasi situazione si possa incontrare: la pesca dalla barca. Buon inverno sul fiume!
Dankeshon!! di Federico Gennaro
All’avventura ,in terra straniera . Era già da un anno che insieme all’amico Luca progettavamo di trascorrere le ferie estive, insieme alle nostre compagne, a pesca in riva ad uno dei laghi più suggestivi ed affascinanti della Carinzia austriaca. L’anno scorso nonostante i numerosi contatti, le infinite telefonate, e le molteplici email a campeggi, ferienhaus (case vacanze), appartamenti in riva al lago, non siamo riusciti nell’intento, poiché ogni locazione era già affittata per quel periodo già da diversi mesi. Quest’anno giochiamo d’anticipo: già ad inizio anno iniziamo a muoverci, sappiamo già entrambi il nostro periodo di ferie, e decidiamo di iniziare a chiamare per vedere se trovavamo dove poter soggiornare . Un bel giorno Luca mi telefona dicendomi che un suo amico friulano, ci aveva trovato una casa con adiacente giardino in un punto strategico del lago, dove a detta dei locali in quel periodo si creano le giuste situazioni per poter fare belle pescate; entusiasta gli confermo che per me andava bene, e gli faccio fermare la casa, e lui mi informa che si sarebbe aggregato a noi anche il nostro amico Kevin . Nonostante con Luca mi ci senta molto spesso, qualche giorno prima della partenza, lo chiamo per organizzare il lungo viaggio, che al sottoscritto sarebbe costato più di 6 ore di guida. Quindi tutto pronto: macchina carica, e sveglia per me e Silvia alle 4.40 del mattino, direzione Lucca, dove mi sarei visto con Luca ed Elena, per poi proseguire verso Treviso per incontrarci con Kevin. Dopo aver fatto l’ultima sosta in autogrill ci incontriamo con Kevin e ripartiamo, la strada è ancora lunga. Arriviamo a destinazione intorno a mezzogiorno e mezza, pranziamo ed aspettiamo Enrico: il nostro contatto che ci aveva trovato la casa dove trascorrere le nostre vacanze/pesca, dopo una mezzoretta arriva assieme ad un amico e si unisce a noi per il pranzo. Una volta finito ci accompagna a vedere la casa, appena arrivati troviamo il proprietario della casa, dove Enrico ed i suoi amici avrebbero trascorso la loro settimana di pesca, a circa 400 mt dalla nostra casa. Il contatto di Enrico era proprio questo signore, che era riuscito a collocarci a casa di una anziana signora sua vicina di casa. Ok, fino a qua filava tutto liscio come l’olio, fino a che non arriviamo
alla nostra abitazione. Il padrone di casa di Enrico va a parlare con la nostra padrona di casa, e ritorna verso di noi parlando in tedesco, l’unica cosa che riesco a capire è : problem. Io parlo l’inglese di sopravvivenza come si suol dire , capisco e mi faccio capire, arrivo anche ad un pochino di francese, ma il tedesco non avendolo neanche studiato a scuola, e non avendo le basi, proprio non lo riesco a capire. Sfortuna vuole che questo tizio di inglese e francese non capiva proprio un H, al ché la comunicazione iniziava a farsi difficile. Per nostra fortuna mentre proviamo in tutte le maniere a capire quale sia questo “problem” ci passa a fianco un gentile signore che portava a spasso il cane: “vi posso aiutare??? io parlo anche italiano…”; non fa in tempo a finire la frase che lo ringrazio di cuore di poterci venire in aiuto. Praticamente il tale ci voleva far capire che la signora (probabilmente rimbambita dall’età) non ci aveva tenuto la casa, ed aveva sovrapposto due prenotazioni, risulato: la casa non era più disponibile. Panico paura. E adesso come si fa? Dove andiamo? Cosa Facciamo? Il padrone di casa di Enrico dice che può pensare lui a trovarci un'altra location, e ci invita ad aspettare. Ma non possiamo stare li con le mani in mano: e se non trova niente ? Dobbiamo aumentare le possibilità!! Parto con Luca e “scandagliamo” ogni campeggio residence o simili adiacenti al lago; il perimetro del lago è circa 25 km… Una cosa che mi ha lasciato basito è stata che quando trovavamo un campeggio , dove magari c’era posto per poterci accampare, i proprietari ci facevano palesemente capire che i pescatori italiani non sono ben accetti nei loro camping; questo per farvi capire quanto siamo malvisti dal resto d’Europa come pescatori, a differenza di quello che ho avuto modo di leggere sui social network, dove
qualcuno era orgoglioso di alcuni anglers italiani e del rispetto che tutta l’Europa pone nei nostri confronti. Oltre a questi tentativi andati a vuoto, io e Luca proseguiamo le ricerche, per ore ed ore, intanto ci tenevamo in contatto telefonico con le nostre compagne e Kevin, che aspettavano il ritorno del padrone della casa di Enrico, magari con buone notizie. Niente da fare ci continuiamo a sentire dire che non c’era posto, che la casa non era libera, oppure il classico : sei italiano? Qua non ti ci vogliamo a pescare. Sono ormai le 18 di sera, io e Luca siamo stremati fisicamente, avevamo perso le speranza, si pensava di trovare un Bed & Breakfast, o una zimmer per una notte li in zona ,per poi rincasare la mattina successiva. Ci arriva la telefonata da Elena la compagna di Luca, Il signore che doveva trovarci una ubicazione ,non ha trovato un bel niente; L’ultimissima speranza: ci informano però che sulla sponda più a Est del lago c’è un agenzia turistica; già che siamo in ballo balliamo, come si suol dire; ci dirigiamo verso l’agenzia, fortunatamente parlano un buon inglese, e a differenza di
molti altri del luogo trovo una ragazza molto gentile e competente. Gli spiego per bene la situazione, il motivo per cui eravamo lì, e che eravamo rimasti a piedi con la casa prenotata. Fa un paio di telefonate, a qualche casa più a nord del lago, ma non sono disponibili; Ecco fatto, si torna a casa ! Mi dico tra me e me… poi l’impiegata mi dice di aspettare, si sposta in un altro ufficio e si mette a cercare non so bene cosa; ritorna verso di me e mi dice sorridendo : “This is our last hope!” Questa è la nostra ultima speranza. Fa una telefonata ,parla tedesco ma mi guarda e sorride, capisco che probabilmente ha trovato qualcosa che potrebbe fare al caso nostro. Infatti è così: verso sud c’è una casa privata disponibile, mi scrive in un foglietto l’indirizzo ed il numero di telefono della proprietaria, mi dice che dovevo chiamare subito per confermare la prenotazione! Ok ci siamo! Andiamo a vedere questa casa! Ringrazio la ragazza, e con Luca , morose e Kevin partiamo alla ricerca dell’indirizzo scritto sul foglietto, mentre io tento di telefonare alla proprietaria! Tutto sembrava risolto, ma a quanto pare le cose semplici in Austria, non sanno neanche cosa sono!
I numeri civici non sono in ordine cronologico, e non seguono una logica ben precisa, mi spiego meglio facendo un esempio: in 2 case collocate una a fianco all’altra possiamo trovare una con numero civico 25 e l’altra 102, senza nessuna logica né motivo particolare. Quindi abbiamo un foglietto con un indirizzo e numero civico, riusciamo a trovare la zona ,ma è inutile cercare i numeri sulle cassette della posta o sulle porte, perché tanto ci confonderebbero solo le idee. Provo a chiamare i proprietari, la ragazza dell’agenzia del turismo evidentemente aveva sbagliato a scrivere il numero telefonico, il telefono suonava a vuoto ,nessuno mi rispondeva, non ce ne andava dritta una, incredibile. Gira che ti rigira ci troviamo in una via privata, non ci resta che chiedere a qualcuno, nessuno parla inglese, e non riusciamo a spiegare il nostro problema; Io continuo imperterrito a telefonare, sperando che qualcuno mi risponda, Silvia ed Elena fanno il giro dei citofoni sperando che qualcuno parli inglese o italiano. Trovano una gentile anziana che parla italiano, le mostrano l’indirizzo che cercavamo, capisce quale casa cerchiamo; forse ci siamo stavolta, ci spiega brevemente come arrivarci. Rimontiamo in macchina e ci dirigiamo verso l’abitazione, per fortuna sulla cassetta della posta oltre al numero civico c’è anche il numero di cellulare dei proprietari, li chiamo, non parlano benissimo inglese ma riesco a farmi capire, e mi invitano ad aspettarli lì ,sarebbero arrivati a breve. Arrivano dopo qualche minuto, marito e moglie. La casa è molto bella, con un bel giardino molto fiorito, ed un pontile che spunta fuori dal canneto e raggiunge il lago. Mentre parliamo con i padroni di casa sorge l’ennesimo problema, la casa era predisposta per 4 persone, noi eravamo in 5; spiego loro che Kevin avrebbe dormito in giardino con la tenda, e che eravamo lì per pescare; non l’avessi mai detto; mettere una tenda nel loro super curato giardino risultava una pessima idea. Allora spiego loro che Kevin aveva con sé un lettino e che se non era un problema avrebbe dormito in soggiorno. Si consultano tra di loro e seppur con evidente diffidenza nei nostri confronti,
accettano la mia proposta; solo poco dopo mentre compiliamo i documenti per l’affitto settimanale dell’immobile, la signora mi spiega che eravamo i primi italiani affittuari, di conseguenza deduco che tutte le loro preoccupazioni erano scaturite proprio da questo fattore. Dopo aver terminato la parte burocratica, effettuiamo assieme il giro della casa: ci mostrano le stanze e ci spiegano le solite cose, sul boiler ,luce ,gas, ecc… Successivamente ci mostrano i vari recipienti per effettuare la raccolta differenziata, per loro di vitale importanza; una delle poche per cui li stimo. Si è fatto ormai tardi, abbiamo tempo di mettere giù la mariposa, una scandagliata veloce, una bella pasturata abbondante e calare una canna a testa, prima di cenare e andare a letto. Di fronte ci troviamo d’innanzi a una conformità del fondale abbastanza scoraggiante, un fondale piuttosto sterile, che prima degli 80 mt da riva, dopo un ripido scalino, sprofondava oltre i 20 mt di profondità. Le canne le caliamo tutte sopra questo scalino sull’area di pastura concentrata in diversi mt quadri dai 7 ai 9 mt. La mia scelta è un omino di neve da 20 mm Mussel e Compot NHDC Pop Up. Dopo queste
operazioni , io e Luca ci dirigiamo ad una vicina trattoria, dove si potevano ottenere i regolari permessi di pesca; ormai si è fatto tardi, decidiamo di ordinare pizze da asporto, già che eravamo lì: avevamo una fame tremenda, non avevamo voglia di cucinare. Rincasiamo con i permessi in tasca e le pizze appena sfornate; dopo cena, qualche chiacchera in terrazza e qualche birra; ma la stanchezza della stressante giornata si fa sentire, sistemiamo le centraline con il volume al massimo in soggiorno, e andiamo a dormire, per quanto mi riguarda appena toccato il letto, crollo letteralmente in un sonno catatonico. La notte passa tranquilla, sino alle 6 di mattina, quando la canna di Kevin parte all’impazzata; salto fuori dalle coperte e mi metto le scarpe, saliamo in barca a razzo, appena usciamo ci rendiamo subito conto che un’ anziano stava trainando sopra le nostre lenze, alla ricerca dei grossi lucci che frequentano la nostra zona, aveva agganciato la lenza di Kevin. Alzo la voce, non si era reso subito conto dell’accaduto, lo invito a fermarsi (in maniera educata e sempre in inglese); lui farfuglia qualcosa di incomprensibile in tedesco; una volta liberata la lenza se ne va. Torniamo a letto, avremmo ricalato più tardi. In mattinata ci riorganizziamo meglio: apriamo due rod pod sul pontile di casa, e peschiamo con 2 canne ciascuno. Sulla seconda canna opto per uno snow man sempre da 20 mm Caviar & Fruits. Scandagliando con Luca ci rendiamo conto che a 200 mt dalla nostra postazione, sulla destra, il fondale degrada più dolcemente, decidiamo quindi di posizionare sia io che lui, una canna ai margini della pastura entrambi intorno ai 10 mt di profondità. Pasturo abbondantemente, ma abbastanza
circoscritto nei pressi dell’innesco, senza “aprire” più di tanto il raggio di pastura: quella canna non l’avrei più toccata, questo era il piano. Nei seguenti 2 giorni le canne non danno il minimo segno di vita, e noi facciamo vita vacanziera, in fondo siamo in ferie. Mercoledì nel pomeriggio ci passano a trovare gli amici friulani, che erano a pescare a pochi metri da dove avremmo dovuto alloggiare. Sono diversi anni che frequentano questo lago, lo conoscono molto bene, ma sfortunatamente nessuno di loro aveva mai pescato nella nostra zona. A differenza di noi, dove stavano pescando, avevano fatto diversi pesci nelle notti precedenti, si erano divertiti. Mentre siamo a parlare del più e del meno, senza preavviso, mi parte una canna, quella che avevo calato a 200 mt sulla nostra destra. Dalla veranda mi dirigo come un razzo verso il pontile, mi segue Luca; Ferro, lui slega la cima della barca e si mette alla guida, inizia il combattimento: in breve tempo siamo sul pesce. Le carpe austriache hanno una forza portentosa, quel combattimento rimarrà indelebile nella mia mente per molto tempo. Quei momenti, in mezzo al lago ,solo il rumore della frizione, e la curiosità di vedere
la preda, che “ se la tira” e con tutte le sue forze cerca di non farsi vedere ai nostri occhi. Alla fine abbiamo la meglio, inizia a cedere, una sagoma dorata inizia ad emergere dalle acque. Luca guadina una splendida, forse immacolata, carpa comune. Non è un sicuramente un pesce record, siamo a conoscenza che il lago può essere molto più generoso, ma rimaniamo ottimisti, forse i numerosi branchi di pesce stanno iniziando a visitare i nostri spot. Forse, o forse no. Salpiamo il pesce un barca e ci dirigiamo in postazione. Parlo con Luca, e mi dice che anche lui ha notato che durante le ore diurne, le carpe si difendono con più vivacità durante i combattimenti, come era appena accaduto. Arriviamo a riva, rapide foto e ancor più rapido rilascio, avevamo fatto un bel combattimento, la “rivale” era molto provata, non volevo farla star fuori dall’acqua più del necessario. Questa cattura è un toccasana per il morale, mentre vado a ricalare, penso tra me e me che la pasturazione ha fatto effetto, che era solo questione di tempo, ora il pesce era entrato nel raggio di pastura; che la breve burrasca del Martedì aveva “rimescolato le carte”, che ora si catturava alla grande!!! Quanto mi sbagliavo…Da quella partenza sino alla fine della settimana non si è vista più una carpa; unica nota, una delle
ultime mattine Luca fa una partenza fortissima, era un gardon, probabilmente aggredito una volta allamato, da un grosso luccio; Beh in conclusione per quanto mi riguarda questa è stata un esperienza fantastica in generale; tralasciando il fattore pesca, ho trascorso nonostante i mille imprevisti, una splendida vacanza in ottima compagnia. La sfortuna ovviamente anche a questo giro mi si è messa alle calcagna, ma vabbè ormai ho il callo, ma non mollo, non demordo, la prossima volta andrà meglio, questa è la pesca, questo è il carpfishing come lo intendo io. Un’ esperienza che mi lascia tantissimi ricordi bellissimi ,e non: dalle risate fatte con Kevin e Luca durante la settimana, al momento in cui abbiamo saputo che la casa prenotata non era disponibile. Spero di poter rivivere momenti del genere in queste affascinanti acque, che in un modo o nell’altro ti rapiscono, e pretendono che tu ci faccia ritorno. La prossima volta, non so quando riuscirò a tornare, ma cercherò con tutto me stesso la rivincita. Bisogna riconoscere che questa è stata anche un’ occasione per conciliare la vacanza, alla sessione di pesca; Avevamo per una volta tutte le comodità, che non abbiamo solitamente durante le nostre permanenze su laghi, fiume, canali o cave. Per l’ennesima volta lo voglio sottolineare: chi vuole avere una volta ogni tanto le comodità di casa pur essendo a pesca, accetti la sfida, e venga a cercare di catturare nei grandi laghi dove abbiamo la possibilità di affittare una casa, invece di rinchiudersi nei laghetti a pagamento ed avere le solite comodità. Accetti la possibilità di andare in contro ad un cappotto, accetti la possibilità che non sarà semplice
imbattersi nel pesce di taglia, e una volta presa coscienza di tutto ciò, prepari l’attrezzatura e parta in questa avventura, che vada come vada rifarei altre cento volte. Concludo con i ringraziamenti obbligatori, in primis alla mia compagna Silvia che mi ha accompagnato in questa avventura e mi è stata per l’ennesima volta al mio fianco; al solito socio Luca che anche se nelle ultime pescate non abbiamo fatto faville come i vecchi tempi, come me, crede che prima o poi torneremo a fare grandi sessioni,anche meglio di prima; A Kevin che come sempre è stato il personaggio della situazione, sempre con la battuta pronta, uno degli angler a mio avviso, più preparati e competenti che conosca di persona, per quanto riguarda i grandi laghi. E ultima ma non ultima Elena la compagna di Luca, che insieme Silvia si dava un gran da fare in cucina pur essendo in ferie; anche se io in coppia con Kevin a giocare a carte eravamo molto più bravi di loro due. Insomma un ringraziamento lo devo proprio a tutti voi, anzi vi ringrazio come si dice in Carinzia : “Dankeschön!”
Carp & Safety di Fabio Bianchi
Una mattina dopo l’ennesima notte passata in cappotto, mentre guardavo sconsolato il materassino bagnato solo dall’umidità notturna notai che esattamente sotto di esso sbucava un pezzo di nylon. Spinto dalla curiosità lo afferrai e iniziai a tirare, ne sbucarono prima un paio di metri zigzagando dal terreno poi si dirigeva verso alcuni sassi girandogli attorno un paio di volte, e sotto di essi sbucò una montatura completa di piombo e di terminale. Con immenso orrore notai che il filo, non più di uno 0,30, era legato direttamente al leadcore senza nessuno shockleader, inoltre il conetto in gomma della clip portapiombo era talmente stretto che il piombo in caso di incaglio non sarebbe mai saltato via, per non parlare del
diametro sottilissimo del terminale sicuramente non oltre le 20 lbs! Mi vennero in mente le altre montature che avevo trovato qualche mese prima avvolte attorno ai cespugli mentre pescavo a spinning e purtroppo tutto mi fu chiaro. Erano tutti fili collegati alle montature che le carpe si portavano dietro in seguito a qualche rottura capitata a qualche carpista poco attento. Qualche tempo prima un amico aveva catturato una regina di oltre 18 kg solo perché la lenza che si portava appresso quella carpa si era andata ad impigliare nella sua montatura in pesca, dando vita ad un solido groviglio che gli ha permesso di portare a riva quel pesce. Anche in questo caso il nylon che si era impigliato nella montatura del mio amico era veramente sottilissimo e lo shockleader totalmente assente. Quella carpa è stata molto fortunata a venire liberata da quella trappola mortale che si trascinava dietro da chissà quanto!. Sorte diversa è capitata ad un'altro pesce che è stato trovato morto da un altro ragazzo. In questo caso il piombo a causa di un conetto troppo stretto sulla clip, si è andato ad impigliare ad una radice decretando così la morte di quella povera carpa dopo un lunga agonia, che brutta fine! Quante carpe stanno nuotando con dei fili in bocca? Quante ne gireranno in futuro? Quante ne sono già morte a causa di un orrenda ”impiccagione”? Sono state le prime domande che mi sono fatto quella mattina. Purtroppo ci sono dei pescatori che prestano pochissima attenzione ai materiali che stanno usando in base al luogo dove stanno pescando. Un filo del 30 o del 35 che è quello che usa la stragrande maggioranza dei carpisti, usato su dei fondali tappezzati di rocce taglienti quanto può durare? Zero! Basta la sola ferrata tranciare di netto l’esile filo
che magari appoggiava per alcuni metri sulle rocce. Oppure durante un combattimento con un pesce magari di taglia, basta un minimo contatto con un sasso per venire reciso. Personalmente quando pesco in ambienti simili a quello descritto, dietro al trecciato in bobina uso almeno una ventina di metri di nylon del 65/70 che nonostante il diametro che a molti può sembrare esagerato a volte basta un contatto sul fondale durante un combattimento per metterlo fuori uso. Figuriamoci un filo del 30!! Sono concetti che ho già ripetuto lo scorso numero, a qualcuno potrà trovarli noiosi e ripetitivi, ma fin che accadranno storie simili non mi stancherò mai di ripeterli. Purtroppo una rottura come ho già detto può capitare a tutti. Ma un conto è usare materiali adatti cercando di salvaguardare al massimo l’incolumità delle carpe un altro è usare materiali sottodimensionati ed inadatti infischiandosene se ad ogni partenza una
carpa giri per il lago con decine di metri di filo in bocca andando in contro a morte certa. A molti interessa solo la cattura, considerano una rottura solamente una” sfiga” dettata dal caso magari ripetendo lo stesso errore nelle sessioni successive. Personalmente faccio fatica ad accettare questi atteggiamenti, se fosse stato 15 anni fa sarebbe stato diverso, a quei tempi l’ informazione era scarsa come era la reperibilità di certi materiali, ma adesso è totalmente diverso , le tecniche di pesca hanno fatto passi da giganti, la scelta dei materiali è infinta, il web è pieno di forum, e siti dove reperire informazioni in merito è veramente semplice ed alla portata di tutti. Per qualcuno il “concetto di siucerzza” è legato solo alle fasi successive alla guadinatura, ben vengano materassini sempre più
grandi ed imbottiti, ma dobbiamo rivolgerlo qualche metro più aventi verso le montature. Fili sottilissimi, montature completamente bloccate, conetti in gomma spinti a morte sulle clip, fino ad arrivare alle asole del leadcore fatte annodandolo su se stesso, fanno parte dei”reperti” trovati in giro per il lago il tutto in barba ad ogni “ concetto di sicurezza” come si può vedere dalle foto. Oggigiorno ogni marchio ha nel proprio catalogo decine di accessori e minuterie studiate appositamente per assemblare montaggi efficaci ed allo stesso tempo sicuri in caso di rottura, però sta a noi usarle nel modo corretto. Personalmente ho eliminato l’uso leadcore da diverso tempo, preferisco infatti l ‘utilizzo dei travi preconfezionati, ai quali bastano pochissimi accessori per diventare montaggi efficaci ma soprattutto sicuri, quali i bolt rig e le montature semiscorrevoli. Generalmente tutte le clip portapiombo in commercio se usate come si deve rilasciano il piombo al momento del bisogno. Evitiamo quindi di spingere il conetto di gomma fino in fondo, e lasciamo qualche millimetro di distanza per favorire l’uscita della linguetta e la conseguente perdita del piombo in caso di necessità, basterà poi tagliare lìestremità della linguetta stessa per agevolare ancor di più la perdita della zavorra. Nel caso si pescasse a lancio con piombi pesanti o sacchetti e retine in pva attaccate all’amo per evitare di perdere troppo facilmente la zavorra all’impatto con l’acqua basta fare un giro con del nastro in pva attorno alla linguetta bloccandolo con un nodo. Oppure cambiamo il conetto di gomma specialmente se ha già qualche pescata all’attivo e vediamo che il piombo esce troppo facilmente, con uno nuovo dotato della giusta tenuta, piuttosto che spingerlo a morte sulla clip. Mentre per le montature semiscorrevoli o running rig il “punto cruciale” e dato dalla perlina che regola lo scorrimento del piombo. Deve avere il giusto attrito per agevolare l’auto ferrata, ma deve essere anche in grado di scorrere sul trave in caso di rottura per liberare il piombo. Di solito uso perline in gomma di buon diametro e non troppo dure, successivamente con un ago la foro dalla parte opposta al foro già esistente in modo da avere un foro più stretto e un grip migliore sul trave. La consistenza della perlina è importante per agevolare il passaggio sul nodo di giunzione con lo shockleader, più la perlina è morbida
meglio passerà il nodo attraverso lo stretto foro che abbiamo creato. Un’ altra cosa che ho notato è che molti tendono ad usare parti di marche diverse per costruire le propie montaure. Per essere più chiaro: le clip portapiombo non hanno tutte lo stesso diametro come non lo hanno i conetti in gomma, ci si può trovare dove un conetto sia troppo stretto per la clip in questione e di conseguenza il rilascio del piombo sarà molto difficoltoso. Sono tutte piccole attenzioni che costano veramente poco a noi, ma alle carpe possono costare molto caro. In questa pesca si usa spesso la parola incolumità del pesce, salvaguardia del pescato, sicurezza, bene ragazzi, iniziamo a pensarlo seriamente anche quando si lanciano le lenze in acqua! Troppi pesci son morti e stanno morendo per troppo menefreghismo o eccesso di sapienza, basta un piombo non sganciato e una clip incastrata ad un nodo per ammazzare una carpa in modo orribile! E’ ora di cambiare atteggiamento!
Una borsa piena di
....cose
una strana intervista a Richard... di
Leonardo Bresolin
Un piccolo canale è il teatro di questa sessione, un ambiente che mi ha sempre affascinato quello dei canali per la sua semplicità di interpretazione ,per le difficoltà che si possono incontrare e per le sorprese che molto spesso vi si nascondono. Un miscuglio di cose e storie vissute che fa si che quando posso accolgo gli inviti di chi mi chiama per una pescata in questi tipi di ambienti. Tra l’altro la mia prima pescata in acque libere l’ho fatta proprio in canale, il mitico Dese ormai 10 anni fa. Poi è stata la volta del Naviglio del Brenta assieme all’amico Rodolfo ”Rudy” De Toni il quale forse mi ha fatto innamorare di questi fossi. Sta sera invece mi trovo con Richard in un altro posto che non avevo mai affrontato ma solo sentito parlare. Appena mi propose questa location gli dissi subito di si, affrontare un nuovo ambiente, un canale, con una pescatore coi “controcosi” era per me uno stimolo fortissimo! Arriviamo verso metà pomeriggio,la giornata è stata soleggiata e la notte precedente era stata calda e piovosa…secondo me le condizioni erano ottimali se non che….lo spot prescelto vedeva in acqua una zattera con un macchinario intento a piantare pali lungo la sponda. Col morale sotto i piedi ci spostiamo di circa un km, peccato perché il primo spot per le sue caratteristiche era davvero molto interessante e, nel passato, proficuo. La pescata fu impostata così per me: prima canna blow-out rig con una pallina carne e pesce del 20 e una pop up da 15mm ad alleggerirla, ci pasturai attorno un paio di manciate di boilies tutte ammollate con il solito aminoacido con proteine di pesce. La seconda canna, con un semplice senza nodo, la innescai con una singola affondante agli estratti di lievito e ammollata
col medesimo liquido, pasturai anche qui qualche pallina sparsa. Nella terza canna invece innescai una pop up e attorno pasturai qualche palla di pastura in fase di test. Finite le fasi di lancio delle canne iniziarono le solite chiacchiere da carpisti e dopo un po’ gli dissi :“ ciò Richard che ne dici se ti intervisto per la rivista??” beh…ho dovuto insistere non poco per convincerlo, infatti Richard è così, fuori da ogni riflettore,solitario e sulle sue…ovviamente Richard non è il suo vero nome!!! “stai tranquillo…non ti farò foto, devo solo frugare tra la tua roba e farti qualche domanda,ci stai? “ ok dai…ma che fai mi registri????” “beh ovvio sennò come faccio a ricordarmi quello che mi dici?” “no no allora no” “ sta zitto e non rompere….iniziamo!” Inizio a guardare nel suo borsone e lo trovo effettivamente vuoto…”eh l’ho svuotato proprio ieri” mi dice... ”che culo” rispondo io… Alla fine riesco a selezionare qualcosa di interessante : un portachiavi rotto, dei piombi, degli stuzzicadenti , degli ami d’annata e un aggeggio di cui non conosco il nome…chiamiamolo righello per hair rig! Ric :” cavolo non ho neanche il porta terminali in polistirolo…” Io: “beh vabbè pazienza. Oh sto registrando eh!…parlami intanto di questi ami qua” R: “ma dobbiamo parlare anche di quando ci siamo imbarcati quelle due ragazze?!” I: “ahah dai parliamo degli ami…belli,mi piace la forma” R: “ beh questi sono dei Mustad del 4 che però sembrano dei 2/0,sono stati i miei primi ami da cf comprati nel 2000 , e già nella prima pescata ci presi 2 carpe col mais,una da 5,750 e una da 5.00 kg nel canale Dese ,pescavo con una canna mettendo il method nel piombo ,un method fatto col pastoncino Raf rosso e basta…ah! E il finale era in nylon!” I: “cavolo hanno una puntina questi ami!” R: “ eh si…beh insomma da allora questi ami ce li ho ancora,li tengo come ricordo.” I: “bene bene. Eeeh…questo ringo qui??” R: “ era un portachiavi…l’ho rotto e l’ho tenuto nella borsetta dei piombi” I: “ scusa ma buttarlo no? Che cavolo lo tieni a fare?”
R: “perché mi ricorda la mia prima carpa a Endine” I: “ahahah ma che ca**o dici? R: “si davvero! L’ho rotto a Endine quindi mi ricorda la prima carpa lì…prima pescata nel lago in solitaria, e prime catture…quindi l’ho tenuto come ricordo…ma è di plastica eh!!” I: “ah si si..dimmi ora qualcosa di questi piombi artigianali” R: “bah semplici piombi artigianali per risparmiare” I: “ ma secondo te il fatto che siano così lucidi e grezzi fanno qualche differenza in acqua rispetto a quelli ricoperti? R: “ beh se è nuovo di pacca si…perché magari riflette la luce ma una volta usurati credo proprio di no” I: “ sempre pescato e sempre preso con questi piombi?” R: “ assolutamente si, ci faccio anche gli affondafilo” I: “e gli stuzzicanedenti?”
R: “li uso per fermare le boilies nell’hair rig al posto degli stopper in gomma….semplice ed economico” I: “lo faccio anche io,e li uso anche come ferma boilies….piuttosto parlami di sto aggeggio qui,che diavolo ti è saltato in mente?” R: ”è una di quelle cagatine della Solar che è bello comprare ,ha la sua utilità ma non l’ho mai usato,il capello lo voglio vedere innescato e sulla mia mano per essere sicuro di averlo fatto bene” La conversazione va scemando e l’intervista può dirsi conclusa…tra le sue cose mi rivedo…piombi di grammatura elevata,semplici ed essenziali e qualche cagatina inutile…nel frattempo si fa sera, montiamo i biwy ed un piccolo ombrello per ripararci dalla tremenda umidità che è scesa. Verso le 22.00 una violenta partenza ci fa correre sulle canne, incredibile come in un canaletto le carpe possano sfoderare una forza del genere,la mia 2.75 mi fa godere tutte le sfuriate della carpa che in breve viene guadinata. Approfittiamo per rilanciare dato che diverse erbe si agganciano alle nostre lenze ,levo la pop-up e la sostituisco con un’affondante alla frutta ,spargo ancora un po’ di esche nella mia zona di pesca e poco dopo ci mettiamo a letto per una fantastica dormita che si protrae fino a mattina, quando la centralina suona la sveglia e un’altra carpa viene a guadino. Oramai la sessione si sta concludendo ,si fanno le ultime chiaccihere tra un caffè e una sigaretta. Iniziamo a mettere via il tutto, ancora una volta posso dirmi soddisfatto per aver passato qualche ora con un carpista come si deve…ciao a tutti, alla prossima!
Eccoci qua con una nuova rubrica, dedicata completamente alla cara e sana cucina romana. Io e Graziano Giacco, mio compagno di pesca, essendo molto amanti della buona cucina, descriveremo in pochi e semplici passaggi, come preparare durante le nostre sessioni, dei piatti della nostra zona di origine.! Maurizio Pelatelli Pasta e ceci con il guanciale Ingredienti x4 persone: Due barattoli di ceci biologici precotti 250gr di pasta per minestra 300gr di guanciale romano affumicato Una carota mezza cipolla uno spicchio di aglio 4 patate novelle Sale grosso di Cervia Olio extravergine di oliva Erba cipollina e rosmarino Pescatori... Accendete i fornelli perchè in una ventilata e coperta giornata autunnale non c'è niente di meglio di una calda zuppa che ci prepari all'arrivo del freddo, delle imminenti e tanto attese, basse temperature. Questo piatto tipico romano è quello che ci vuole per scaldarci e darci parecchie energie. Graziano Giacco In un tegame versare olio e riscaldare a fiamma bassa. Una volta raggiunta la temperatura far soffriggere carote e lo spicchio di aglio, quando le carote saranno dorate aggiungere un rametto di rosmarino e un trito grossolano di cipolla facendo attenzione che non bruci. Appena la cipolla inizia a imbiondire aggiungere un bicchiere d'acqua( vi accorgerete che le carote e la cipolla riacquisteranno il loro colore originale facendo fuoriuscire immediatamente tutto il loro succo e profumo). Appena di nuovo a temperatura aggiungete le patate tagliate a cubetti piccoli in modo da farle sfaldare con la cottura e 200gr di guanciale tagliato a listarelle grosse passato precedentemente in padella in modo che il grasso diventi trasparente. Non appena le patate iniziano a sfaldarsi ( ... Dopo 7/8 min circa) aggiungere i ceci precotti, mezzo litro di acqua e coprire. Tenere in cottura per 10 minuti; Successivamente aggiungere la pasta che piÚ preferite calcolando il tempo di cottura(...nel nostro caso abbiamo scelto minestra grossa rigata). 5 min prima che sia cotta la zuppa in una padella antiaderente fate rosolare per bene i restanti 100gr di guanciale, questa volta tagliato a striscioline sottili, in modo da renderlo croccante e colorito che andrete poi ad aggiungere come tocco finale sul piatto. A questo punto non vi resta che accomodarvi sulla vostra sedia e gustare...chiaramente il tutto accompagnato da un buon bicchiere di vino bianco dei castelli romani.
Buon appetito!!
Photo
Annual
2013
Shot Simone Rossi
Shot Luca R"zenenti
Shot Michele Finocchi
Shot Fede#co Gennaro
Shot Williams Baccolini
%ot Fede#co Gennaro
%ot Stefano Ince&i
Shot Mau#zio Pelatelli
Shot Michele Finocchi
Shot Mau#zio Pelatelli
Shot Luca T#b"io
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Shot Kevin Zanetti
Shot Simone Rossi
Shot Stefano Gulmanelli
Shot Stefano Gulmanelli Shot Stefano Gulmanelli
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Shot Kevin Zanetti
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Ciao a Tutti, Buon Natale, ci vediamo a Febbraio! The Realfishing.it
Shot Simone Rossi