N 3 - TheRealFishing.it

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the

n 3

REALFISHING

agosto 2012

.it

..carpfishing, e non solo, raccontato dai pescatori...

Maurizio Pelatelli Stick! attrazione e

Bastian Reetz Canal Carping in

sicurezza

Germania [1]

Riccardo Delle Fratte Di aromi e di carpe ...e molto altro


..pensieri...

Scusate il ritardo, ma vista la

temerario ha continuato ed

concomitanza di uscita con il

in qualche caso ha ottenuto

periodo di ferie abbiamo

anche qualche bella

pensato fosse più giusto uscire

cattura..ma penso di non

quando molti di voi,

sbagliare nel dire che tutti si

purtroppo, sarebbero già

aspetta l’arrivo del fresco

rientrati dalle vacanze, ed

per riniziare a pescare come

eccoci qua.

si deve!

Il secondo numero ha avuto

Prima di lasciarvi alla

un grande successo, non me

lettura, vi anticipo che nel

lo sarei mai aspettato ma poco

prossimo numero ci sarà un

meno di 2000 contatti diversi,

bellissimo testo sulla pesca

per una cosa semplice come

dalla barca inviatomi dal

questa per me è un gran

mio compagno di team

successo! Assieme al numero

francese Matthieu Faurisson,

impressionante di commenti

ma per ora buona lettura.

positivi ricevuti. Probabilmente è grazie a questo se ancora

Willy

ho voglia di andare avanti con questa idea visto lo stato del Cf in Italia. Parlando di pesca, il gran caldo che ha colpito il Paese ha infastidito parecchio l’azione di pesca, soprattutto chi abitualmente frequenta acque della pianura. La temperatura altissima raggiunta dall’acqua in molti casi ha bloccato l’attività del pesce..e dei pescatori. Qualche

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questi sono i pescatori che hanno reso possibile l’uscita di questo numero... Daniele Santilli,continua il suo racconto sulle fantastiche acque del tevere: IL FIUME, UNA PASSIONE CHE CONTINUA A CRESCERE 2 parte

Riccardo delle Fratte,una bella sessione in solitaria con annesse difficoltà da superare: CINQUE IN SOLITARIA

Michele Finocchi,prende in esame un fattore importante nell’approccio di pesca: PESCARE CON DISCREZIONE

Fabio Bianchi, Fabio ci racconta il suo cambio di approccio nella pesca al barbo: UN APPROCCIO DIVERSO

Enrico Parmeggiani,ci porta alla scoperta delle incredibili e difficilissime acque del nord: AL NORD!

Luca Ruzzenenti, il grande fiume sa regalare grandi emozioni: WILD RIVER

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Federico Gennaro, sicuri che si cattura solo con esche “naturali”?: FAKE YOU

Leonardo Bresolin, aumentare il potere d’attrazione delle nostre esche è possibile: FUORI

Stefano Gulmanelli, ci racconta come con tanta volontà, ed un pò di fortuna si possono vivere grandi avventure pur non essendo esperti carpisti: SONO UN RAGAZZO FORTUNATO

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Il fiume, una passione che continua a crescere 2째parte

di Daniele Santilli

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....... Pescatori che hanno catturato pesci importanti ,mi dicono :“sembrano esser spariti ,ma dove sono andati a finire?” anche pesci storici ,catturati in zone ben conosciute, svariati anni addietro ,niente più ,nemmeno l’ombra ,eppure sono li ,o almeno lo speriamo (dato il fattore Fly Carp spesso adottato anche in Tevere) ,se pesci importanti si fanno vedere in altre zone ,e non più dove sono stai catturati ,perché poi a distanza di qualche chilometro invece si fanno catturare ; si parla anche di distanza di 3-400 metri circa ,una distanza di Fiume apparentemente corta tra un posto ed un altro ,ma che a loro basta per stare sicure ,e che in fiume questo succede ,anche perché ci sono zone prive di

accessi ,e che un semplice lancio non può raggiungere ,ora non voglio dire che non tutti sanno pescare bene ,ma ,e ne sono sicuro, ci sono pescatori che sanno quello che fanno ,e lo sanno fare anche bene ,quindi la possibilità di vedere dei bei pesci ,si alza ,ma le belle catture mancano ,oppure semplicemente non lo sappiamo ,ma tra confidenti e amicizie strette ,pochissime ,le cose si vengono a sapere ,e non mi stupisco se alcuni hanno perso la voglia di

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raccontare e far vedere le proprie catture ,negli ultimi anni ho assistito alla ricerca del pesce perduto ,della serie hanno fatto una 20 kg al Tevere ,all’altezza del varco del cinghiale ,nome di fantasia che ci sta bene ,e tutti di corsa a tappezzare ogni possibile buco! Personalmente ho fatto sempre l’opposto ,sono sempre scappato da questa corsa all’oro ,della serie 2 km di Tevere con 25 pod e posti occupati quasi tutti i giorni ,e questo solo per un pesce ,non mi sembrano cose normali ,ma questo è il mio pensiero ,prendetelo come tale. Parlando e scambiando opinioni con vari pescatori ,spesso salta fuori sempre qualcosa ,e tra queste ,c’è il dubbio della corrente ,del posto a monte o a valle ,sulle


possibilità di catturare se abbiamo vicino un altro pescatore. Nel tempo ,a forza di stare sul Fiume ,osservando ,provando ,spendendo le mie ore ,che ovviamente non rinnego ,ho raggiunto delle convinzioni.

Antonio C. ,in 40 cm d’acqua ,pasturando nelle buche che si formano nella vegetazione ,ho visto Carpe alimentarsi aspirando la posa che si ferma tra i rami di piante portate via dalle piene e ferme appunto ,al centro del Fiume stesso ,le ho viste alimentarsi all’ombra di piante nel sottoriva aspirando quello che la corrente gli portava sul pelo dell’acqua ,insomma la corrente detta le sue leggi ,ed a noi non ci resta che osservarle.

La corrente. Tra queste convinzioni c’è quella che in assenza di corrente o minima ,il pesce oltre a mangiare risalendo A monte o a valle. la corrente ,mangia anche riscendendola ,questo vuol Un altro dubbio e quello del posto a monte o a valle dire che in assenza sempre di spinta da parte della corrente ,niente paura ,se abbiamo fatto le cose dell’acqua ,il pesce si spingerà verso il letto del bene raccoglieremo i nostri risultati ,nel senso che i Fiume ,cercando quello che la corrente con la sua passaggi non sono scontati ,ovvero le traiettorie ,ma a forza gli ha portato ,e lo fanno andandosene in giro parte questo ,la differenza la farà la qualità delle verso monte o verso valle. nostre palline ,sempre se avremmo iniziato prima a Rimango sempre affascinato da queste creature ,che preparare il nostro posto ,quando le carpe avranno siano Carpe o Altro ,per il loro adattamento. riconosciuto un tipo di boiles ,riconosceranno solo Per esempio ,rimanendo sempre in tema di assenza di quelle ,ovviamente per un periodo ,quello della corrente ,ho visto Carpe attraversare da sponda a pasturazione ,ed eviteranno le altre ,anche se vi ci sponda il Fiume ,per pattugliare i loro spot ,ho visto le pescheranno sopra a vostra insaputa ,se invece gli spot famose buchette che si formano sul fondo quando vicini tra loro verranno preparati insieme ,quindi aspirano per mangiare ,vicinissime alla sponda e in iniziati nello stesso momento o periodo breve tra zone con acqua bassissima ,dove meno ve lo [7] aspettereste ,abbiamo preso Carpe con mio Cugino


loro ,prevarrà la pallina migliore ,e le catture ve lo faranno notare. E non date per scontato che se a valle ,nello stesso momento di pesca o periodo ,viene catturato un pesce ,non ci sia la possibilità che questo si possa far ingannare anche da un innesco nello spot vicino ,come già espresso precedentemente ,il tipo di pallina diversa ,e posto diverso ,potrebbero far cadere in inganno lo stesso pesce. Dopo aver preparato un posto ,ed averci pescato ,non lo abbandono subito ,nel senso che continuo a pescarci fino a quando non mi rendo conto del suo decadimento piscatorio ,ovvero quando le catture stentano a farsi vedere ,lì comprendo che è ora di andare altrove ,quindi potrei stare su quel posto anche per un paio di mesi ,dipende un po’ anche dal ritmo delle mie pescate.

Fatte queste riflessioni e considerazioni ,mi sono fermato ,ma perché ? semplicemente perché ha suonato il mio segnalatore. Ci si mette sempre un po’ prima di recepire se stiamo sognando o se è vero ,comunque sia ,canna in mano e ferrata ad accompagnare ,morbida ma non troppo ,e c’è ,e dall’altra parte della lenza che tira ,c’è un’assenza di sfuriate ,e questo mi fa ben sperare ,il suo tiro è regolare e deciso ,è quasi

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sotto ,ci siamo ,si vede lo shock leader ,altri dieci metri e si vedrà affiorare ,si intravedono le turbolenze dell’acqua ,la schiena ,la pinna e poi via di nuovo ,ma ormai ci siamo ed eccola ,un colpo ed è nel guadino ,è una specchi dai colori fantastici. Dopo una serie di foto ,la rilasciamo in tutta la sua bellezza ,e dopo essere sparita sul fondo in un contesto di acqua chiara ed apprezzabile ,direi al quanto bella visto che mancano precipitazioni da svariato tempo ,e dopo aver sollevato il materassino ,un senso di immensa soddisfazione mi assale ,da subito ,non so quanto dura ,ma lo vedo negli occhi del mio compagno di pesca ,lo percepisco nel suo sorriso ,nel suo e mio alzare le braccia al


quel punto è riparato da venti freddi ,a maggior ragione quindi ,dobbiamo provarci . Aver fatto una cattura proprio li ,dove avevamo riposto tutta la nostra fiducia ,è stata la cosa che ci ha dato più soddisfazione ,la seconda cosa bella della giornata è stata un’altra partenza dopo circa 3 ore ,sempre li ,che però ci ha lasciati l’amaro in bocca ,proprio così ,dopo il bip e scatto verso le canne ,ed aver impugnato la canna ,nel momento della ferrata ,il finale esplode sul nodo ,ad una prima impressione sembrava essersi sganciata ,ma poi una volta a riva ,l’amara scoperta . Non vi dico le paranoie ,perché ho imparato , anche da esperienze di Amici ,che i pesci grandi ,quelli un po’ più belli ,arrivano per primi ,o almeno nelle prime battute ,non è così tutte le volte ,ma spesso succede ,quindi per almeno 3 giorni sono rimasto li a pensare a come è potuto succedere ,ed a denti stretti ,mandare giù il rospo ,amaro ,molto amaro. Ho imparato anche che non tutti i pesci che tirano e sembrano over ,poi lo sono ,anzi ,ma nonostante la loro mole ,non ancora sviluppata ,ti sanno regalare emozioni forti ,che nella pesca non sono scontate ,ma vanno guadagnate ,e per riderci un po’ su ,non ho mai

cielo come fosse un ringraziamento ,ma forse lo è ,il cuore riprende il suo battito regolare ,e come tutte le volte ,ripenso ad un momento ben preciso ,quello che parte dal suono del segnalatore ,e che finisce dopo cinque minuti ,per poi proseguire nella fase del combattimento ,ecco e proprio quello ,per quanto mi sforzi di ricordarlo ,come sempre non ci riesco ,in quel momento il mio pensiero sparisce chissà dove ,sono anni che ci rifletto e ancora non riesco a darmi una spiegazione ,forse è solo il momento magico che ci avvolge ,quello che aspettiamo e che viviamo inconsapevolmente ,di quel momento non ricordo mai i particolari ,e allora capisco che ancora oggi come ieri dopo 28 anni ,la Pesca mi regala emozioni forti. Questo pesce è arrivato in un momento che avevamo previsto ,o meglio ,che poteva arrivare ,ed è arrivato ,con la temperatura dell’acqua a 8°gradi ,avevamo sull’altra sponda uno scalino vicino il letto del Fiume ,dove c’è circa un metro e mezzo di profondità ,e ci siamo detti con il socio ,se riusciamo ad arrivare li sopra con gli inneschi ,quando il sole sarà alto e questo vento da nord la farà finita ,potremmo avere buone probabilità ,visto che

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capito perché i pesci che si slamano o si perdono… sono sempre i più grandi. Siamo poi passati da un eccesso ad un altro ,dallo scalino con basso fondale ,alla buca con salto marcato di profondità ,ed anche li le catture non sono mancate ,tutte le partenza le stiamo facendo dall’altra parte della sponda ,nonostante quel tratto sia dritto ed entrambe le sponde siano buone ,ho come l’impressione che questo sia un posto battuto ,o praticato ogni tanto ,tanto è ,che sotto i nostri piedi non abbiamo nessun riscontro ,e dopo svariate pescate ,concentriamo tutti i nostri sforzi ,li dove abbiamo avuto più catture ,abbandonando il nostro sottoriva.

Un’altra strategia che adotto ,quando riesco ,è preparare 2 posti nello stesso momento ,così quando uno diventa improduttivo ,mi sposto sull’altro ,ovviamente ,tutto risulta più facile con l’aiuto di un Amico ,che come ripeto è fondamentale ,ed è quello che stiamo facendo in questo momento. Come si dice ,se non sono matti ,non li vogliamo ,e quindi in perfetto stile “Bears” ,ed approfittando

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della nevicata ,che nelle mie zone mancava da ben 27 anni ,abbiamo deciso di andarcene sul fiume per provare un’emozione sconosciuta ,per godere di un paesaggio incantevole ,si sa ,la pesca è anche questo ,e quello che ci si è presentato ,è stato a dir poco meraviglioso ,l’effetto è stato travolgente a tal punto che ,per mezz’ora non riuscivamo a tirare fuori l’attrezzatura ,per non rovinare la neve nella nostra postazione di pesca. Non sono mancate le mille peripezie per la strada ghiacciata ,dovute anche al fatto che il socio non poteva raggiungere il posto con la propria auto ,quindi armato di santa pazienza ,accorro in suo aiuto ,e caricata la propria roba nella mia Jeep ,si parte con il cuore in gola ,consapevoli delle


difficoltà che potremmo incontrare oggi. Ancora con l’adrenalina in corpo ,ci mettiamo a capofitto per velocizzare le operazioni di montaggio ,dobbiamo recuperare il tempo perso per strada ,fatto questo ,dedichiamo qualche momento agli scatti fotografici ,per ricordarci questa giornata ,non passa però tanto tempo che il sole comincia ad alzare le temperature e la neve inevitabilmente comincia a sciogliersi ,giusto il tempo per creare ricordi indelebili. Stessa impostazione ,acqua fredda ,adesso la misuriamo ,ma so già che avrà perso un paio di gradi rispetto ai mesi scorsi ,visto che il fiume sta imbarcando le acque gelide della scorsa

nevicata ,quella della settimana prima. Inneschi in acqua bassa ,sta uscendo il sole ,ottimo ,speriamo bene ,speriamo in una cattura ,mi guardo intorno e la neve è quasi sparita ovunque ,e penso : “ e se adesso prendo un pesce ,dove me la faccio una foto…non c’è più neve “ ed io che speravo in una bella foto con lo sfondo bianco. Sono circa le 14 e ancora niente ,solo un ora prima ,un bip ci fa tremare e schizzare in piedi ,ma è un falso allarme ,ma speriamo perché nello steso momento a

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distanza di qualche minuto ,una bella scodata sopra la nostra zona ci dice che sta arrivando il momento ,un unico indizio ,in una giornata fredda ,quello che non pensavamo fino a quel momento ,perché dopo il sole il cielo si ricopre ,ed un grecale ci ricorda che ha nevicato ,ma speriamo e siamo fiduciosi ,in fondo quel pesce perché ha scodato proprio lì sui nostri inneschi. Manca poco e poi dobbiamo andarcene ,con questo tempo il buio arriva prima viste le condizioni meteo ,anche perché abbiamo optato per una pescata veloce ,una pescata giornaliera. Ci siamo ,un bip e poi un altro ,il cuore in gola ,partenza lenta quasi


impercettibile ,raccolgo la canna e ferro ,ed ho il contatto con il pesce che rimane fermo ,senza una testata ,praticamente lo sto trascinando ,dopo alcuni minuti aggalla ,intravedo la sua coda ,e ad occhio non mi sembra un pesce esagerato ,ma mai abbassare la guardia ,si difende bene è combattivo ,nonostante la temperatura misurata dell’acqua che è di 6,5°gradi ,e arrivata sotto ,e qui aumenta il suo tiro ,penso velocemente che non voglio perdere quello che potrebbe essere l’unico pesce della giornata ,quindi per non mandarlo sotto i rami di un’enorme pianta caduta ,la forzo abbastanza ,meglio un pesce slamato che perso tra i rami e destinarlo a morte magari perchè gli attrezzi di sgancio per un qualche motivo non funzionano ,cosi facendo si arrende e cade nel guadino ,e con grande sorpresa ci accorgiamo che è un pesce già pescato ,inconfondibile per un forte e disteso eritema sotto la pancia ,credo si possa definire così ,tanto che solo il contatto con il guadino la fa sanguinare ,optiamo subito per un rilascio senza scatto senza troppo borbottare. Soddisfatti di aver catturato ,ci rimettiamo al coperto ,con una speranza in più ,perché il pesce appena preso ,è arrivato su una canna lontana dalla

scodata precedentemente avvistata ,ed allora non ci resta che aspettare. Attesa che non si protrae poi molto ,perché dopo circa 20 minuti è il segnalatore della canna sparata in acqua bassa a suonare. E’ la volta del socio ,ovvio un pesce per uno ,cosa chiedere di meglio in questa giornata da lupi ,ferra e c’è ,non sta nella pelle ,ragioniamo su come guadinarlo ,ci sono vicino le altre lenze ,comunque senza troppi rompicapi ci adoperiamo ed è nel guadino. Che spettacolo ,è bellissima ,finalmente possiamo farci una foto ,scegliamo il posto ma è incredibile ,non c’è proprio più neve ,solo un po’ buttata in un angolino dove il sole non è arrivato ,e ci dobbiamo anche sbrigare altrimenti sparisce anche quella poca. Fatte le foto ,via di corsa ,nemmeno il tempo di sentire l’acqua che schizza via ,incredibile ,ma quanta forza hanno questi peschi ,con queste temperature. Ci fermiamo a pensare e ragionare ,abbiamo avuto due belle partenze ,poco dopo una scodata ,il segnale era giusto ,erano arrivate sul posto ,dopo che la corrente del fiume aveva ripreso a scorrere ,e con un picco di bassa marea. Sono sincero ,era proprio per quel momento che le stavamo aspettando ,era uno dei momenti in cui

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potevano arrivare le mangiate ,e credeteci o no ,sono arrivate. Subito dopo il rilascio ,o meglio mentre scattavamo le foto comincia una leggera pioggerellina ,ma le telefonate qualche ora prima ci dicevano che nelle zone limitrofe aveva ricominciato a nevicare ,ed infatti la temperatura passò velocemente dai 2°gradi ,allo 0° ,e cominciò a nevicare pesantemente ,dopo qualche scambio di opinioni con il socio optammo per smontare il tutto e andarcene ,in fondo la giornata di pesca l’avevamo tirata fuori ,ed era inutile proseguire. Chiudemmo velocemente il tutto e ce ne andammo ,con uno sguardo verso il fiume ,soddisfatti per la riuscita della pescata ,e con un pensiero in testa ,quello di poter dire “Noi c’eravamo” ,si ,sulle sponde ,per l’ennesima volta affrontando il fiume in un contesto surreale ,duro ,ma non impossibile ,ammirandolo e rispettandolo ,e segnando nella nostra mente il ricordo indelebile ,con la consapevolezza di aver sfiorato l’estremo ,di esserci andati vicini ,e di aver capito che i veri limiti sono solo quelli che ci poniamo ,quello che non abbiamo fatto noi con questa esperienza ,non ci siamo accontentati di stare a casa ,non ci siamo accontentati di recinzioni e cancelli con biglietti da pagare…abbiamo scelto la libertà ,abbiamo scelto di non avere limiti.

Vi saluto con la speranza di avervi trasmesso una piccola emozione ,anche per un momento ,facendovi comprendere quello che per me è la Pesca ,e se siete arrivati fino a qui ,vuol dire che vi è piaciuto ,che ci sono riuscito ,che avete apprezzato ,ho messo in questo scritto quante più cose mi venissero in mente senza risparmiarmi ,dividendo con Voi quello che umilmente ho imparato ,con la consapevolezza dei miei limiti ,anche perché non sono un appassionato monotematico ,ma amo la Pesca in tutta la sua bellezza e sfaccettatura ,questo è un piccolo progetto nato per passione ,senza tornaconti ,ed è bello per questo ,perché c’è passione. Spero di potervi raccontare di più sul mio Fiume,di approfondire quelle che sono le sue bellezze nascoste e che molti non conoscono. Volevo ringraziare i miei Amici che hanno partecipato con un piccolo contributo fotografico ,per i molti consigli e riflessioni ,consapevole che le esperienze altrui sono oro colato se si vuole crescere ,per la condivisione delle gioie e dolori che il Fiume ci sa regalare. Un Grazie quindi ad Antonio Clemenzi ,Mario Lugini ,Cesare Marocchi e Mirko Antonelli. Ciao a Tutti.

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CINQUE, IN SOLITARIA di Riccardo Delle Fratte

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Fa un caldo terribile e mi ritrovo davanti al mio Mac a cercare i motivi che mi hanno spinto a fare la pescata che sto per raccontarvi. Il problema è che proprio non me li ricordo! Vabbè, diciamo che semplicemente all’inizio della scorsa primavera mi sono messo in testa l’idea di farmi 5 notti in solitaria da qualche parte. La scelta è poi ricaduta su un canale di medie dimensioni ricco di carpe ma con una taglia media bassina, intorno circa ai 6 kg. In inverno avevo fatto qualche notte secca in quest’acqua, parecchie partenze ma massimo avevo preso un pesce di 9 kg. L’obbiettivo di questi 5 giorni sarebbe stato quindi quello di infrangere la barriera dei 10 kg e magari, con un pizzico di fortuna, quello di incontrare le rare carpe tra i 15 e i 20 kg che nuotano in queste acque. Giunto sul posto ho optato per una posta abbastanza comoda verso la fine del canale. Non ero mai stato qui ma era l’ideale per una lunga permanenza ed ero veramente curioso di scoprire le potenzialità di quel tratto.

Primo giorno: presuntuoso.

Arrivo di mattina, con calma. Questo mi darà tutto il tempo di montare il campo e di esplorare la postazione prima che arrivi il momento migliore per la pesca in questo canale: la notte. La macchina è vicinissima e dietro ho due case molto rassicuranti in caso di necessità. Stare infatti completamente isolato a lungo in una zona dove di notte gira troppa gentaglia non mi piace, meglio non rischiare. Intendiamoci: che io sappia qui non sono mai accaduti fatti sgradevoli ma…la prudenza non è mai troppa. Dopo aver montato tutto inizio a guardare gli spot a disposizione. Davanti a me ho della vegetazione che si protende in acqua entrandovi in parte. Buono. A destra e sinistra due legnaie che sembrano recenti, sfrutterò anche loro. Per il resto il canale non offre grandi spunti, è un po’ tutto uguale. Pescherò quindi vicino ( ma non troppo ) agli ostacoli e semmai correggerò il tiro. Sono molto fiducioso, troppo. Sono convinto di fare tranquillamente più di 10 partenze e magari più di 15. Questa fiducia me [16] la danno le pescate precedenti nelle quali sono


arrivato a fare anche 4 partenze in poche ore, per non parlare delle esperienze di alcuni amici che in 5 giorni erano arrivati ad una trentina di abboccate. A questo punto lancio le tre canne posizionandole in 2 blocchi distinti: una a destra su un picchetto e due davanti alla posta sul pod. Dopo qualche ora di attesa inizio a sentire un baccano infernale! Sono operai addetti alla pulizia del verde e sono intenti al taglio degli alberi lungo la riva. Quello che mi infastidisce non è tanto il rumore, quanto scoprire che le due legnaie laterali sotto le quali ho calato sono il frutto del loro lavoro. Sono quindi recentissime, talmente recenti che so già che il pesce non le conosce affatto! Pazienza, la prima notte lascio le canne dove sono, magari il pesce di passaggio si ferma lo

stesso nei pressi degli ostacoli. Arriva la notte e dopo un pasto frugale ma sostanzioso me ne vado a letto. Dopo poco cado in un sonno poco regolare il quale mi conduce fino al mattino seguente senza sussulti. Cazzo, cominciamo male…

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Secondo giorno: accendi il cervello.

Se non prendi nulla anche la migliore colazione ha un saporaccio, quello della sconfitta. Pensavo di arrivare e fare sfracelli ma la mia presunzione è stata giustamente punita e così passo tutta la mattinata a rimuginare sui cambi che dovrò fare per rimettermi in riga durante la seconda notte. In mattinata un ragazzo passa a trovarmi. Si tratta di un carpista di ritorno dalla pasturazione in un altro fiume vicino e così facciamo amicizia. Si chiama Graziano e mi spiega che negli ultimi anni il canale sta diventando difficile tanto che lui non ci pesca più.


Molte carpe sono state portate via dai romeni, quelle che ci sono hanno media bassa e mangiano solo di notte. Inoltre i cappotti iniziano a diventare tutt’altro che rari e le catture si fanno solo in punti con particolari spot e non più nei tratti rettilinei privi di riferimenti o particolari situazioni. Graziano è talmente preoccupato per me che mi invita a trasferirmi in un fiume vicino più ricco di pesce. Lo ringrazio, lo saluto e gli dico che se la seconda notte andrà male seguirò il consiglio. Non mi va proprio di restare 5 giorni a cappotto. Però nelle ore precedenti ho visto e sentito salti di carpe, quindi il pesce c’è. Evidentemente io non ho ancora capito dove insidiarlo. Riflettendo mi accorgo che in effetti i pesci saltano proprio attaccati alla sponda opposta dentro gli ostacoli. Ho deciso: sposto le lenze dentro la vegetazione sommersa, se non va così mi sposto. Per fare questa operazione bisogna essere precisissimi nel lancio e montare terminali robusti e antigroviglio. Accoppio ad un piombo a perdere da 140 grammi un robusto terminale basculante fatto con il nylon dello 0.60 armato con omino 20/20 e protetto da un pezzo di foam sull’amo con lo scopo di evitare che il tutto si impigli in eventuali contatti con la vegetazione. Confesso che lanciare in maniera così precisa è stato difficile, però dopo qualche lancio avevo già preso la mano e la mia lenza andava a posizionarsi a mezzo metro dalla sponda opposta sfondando i rovi che avevo di fronte senza rimanervi impigliata. Perfetto, la canna che avevo di fronte era quella su cui puntavo tutto perché in uno spot decisamente migliore rispetto a quello in cui avevo le canne laterali. Di esche non discuto nemmeno, le mie Naked hanno sempre dimostrato in queste acque di non temere confronti e il loro utilizzo mi lascia più che tranquillo. Su un’alta canna laterale ho una monstercrab e infine sulla terza una pop up fatta in casa. Stanotte mi interessa la sola canna sul picchetto armata con le Naked e messa nel sottoriva opposto. Se non cattura lei vado a cappotto pure oggi, ne sono sicuro. Arriva la notte e

come al solito mi addormento presto. Verso le 23:00 però vengo svegliato dal celestiale suono della centralina la quale mi dice che la canna con le Naked è partita! Goffamente esco dalla tenda e raggiungo la canna rischiando di ruzzolare più volte lungo la sponda ripida e umida. Ferro e…ce l’ho! Dopo un paio di minuti porto a guadino una carpotta corta e tonda, occhio e croce 5 kg. Sono contento perché i cambiamenti sembrano azzeccati ma è troppo presto per cantare vittoria. Decido che se quella carpa sarà l’unica della notte mi sposterò lo stesso nel fiume indicatomi da Graziano. Rilascio subito il pesce e rimetto la canna in pesca. Vi assicuro che rimetterla nello stesso punto in piena notte è una roba mica da ridere! Vado e letto e subito mi addormento. Due ore dopo riparte la stessa canna e nuovamente mi ritrovo al freddo a combattere questo secondo pesce. Questa volta il peso sembra maggiore e quando la carpa è nel materassino mi accorgo che forse è il pesce che volevo. Alla pesa registro 11,1 kg. Sono davvero contento sia per il pesce che è bello e sano, sia perché rappresenta la conferma che ho trovato la strada giusta per catturare. Rimetto ancora la canna nella sua posizione ma stavolta non ci sono altri sussulti.

Terzo giorno: un incubo.

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Oggi la colazione ha un sapore decisamente migliore e dopo aver mangiato risistemo le lenze e faccio le foto di rito al pesce catturato nella notte. La mattinata scorre lenta e tranquilla ma verso ora di


pranzo catturo una carpa da 7 kg su una canna che avevo spostato davanti alla stessa legnaia nella quale avevo catturato la notte ma innescata col monstercrab. Sono contento di aver visto un pesce durante il giorno ma sfortunatamente resterà l’unico, come sarà anche l’unico non catturato con le solite Naked. Lo metto in sacca e chiamo Graziano il quale mi dice che passerà nel pomeriggio a farmi una fotoricordo con quella piccola carpa. Quando arriva mi fa i complimenti per aver sbloccato la situazione sostenendo che non fosse facile. Pare che proprio in quella posta due settimane prima un ragazzo del luogo si sia fatto un bel cappottone da ben 3 notti filate! Dopo un’oretta il mio amico torna e casa e di nuovo mi ritrovo solo sulla sponda. Arriva inesorabilmente la notte e mi addormento presto totalmente ignaro di quello che mi aspetta. A mezzanotte parte la solita canna sul picchetto e assonnato ruzzolo sulla sponda per andare a ferrarla. Quando arrivo in prossimità della canna mi si para davanti uno spettacolo orribile! Il pesce è partito violentemente di lato e il picchetto, che giace da giorni piantato nel fango del fondale, sta perdendo la presa. Il

picchetto anteriore cede cadendo in acqua lateralmente a causa degli strattoni non ammortizzati da una frizione serrata con lo scopo di non consentire ai pesci di rifugiarsi negli ostacoli. La canna è tenuta debolmente solo per il calcio, ma appena giungo a pochi centimetri da lei allungando la mano per afferrarla, l’esile appiglio cede e l’attrezzo vola nelle torbide acque del canale sparendo nel buio della notte. ………………………….. encefalogramma piatto. Tutt’ora ripenso a quel momento e giuro che non riesco a trovare una parola che possa descrivere il mio stato d’animo. Rimango alcuni secondi inebetito davanti all’acqua. Non so cosa fare, meno male che ho resistito alla tentazione di tuffarmi altrimenti sarei pure zuppo e infreddolito. La cosa peggiore è che sono solo senza nessuno che possa nemmeno darmi un consiglio, aiutarmi e dirmi qualcosa che mi rincuori. Dopo l’iniziale smarrimento decido però di tentare subito il recupero. Tiro su una canna dal pod e inizio a lanciare e recuperare nella zona in cui ho perso di vista la canna ma…nulla. Dopo alcuni lanci sono rassegnato e decido di tirare su anche l’ultima canna in pesca per passare la

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notte a tentare un fortunoso e improbabile recupero dell’attrezzo perduto. Sto per incamminarmi lungo la sponda quando decido invece di tentare ancora qualche lancio nel punto preciso in cui ho perso di vista la mia amata canna. Il primo lancio va a vuoto ma durante il secondo recupero sento qualcosa. Ho agganciato il filo e…c’è ancora il pesce! Recupero senza strattoni e all’improvviso vedo emergere dalle acque il cimino della mia Storm. La afferro e ancora incredulo recupero la regina da 8 kg che tanto mia aveva fatto spaventare. Tutto si è svolto in una dimensione irreale e ancora nonrealizzo bene quello che mi è successo. Però è andato tutto bene e questo è ciò che conta. Dopo aver sistemato il pesce rilancio la lenza ma sbaglio e si impiglia nella vegetazione. Rompo il filo e con pazienza rifaccio tutto e rilancio. Stavolta terrò la frizione più lenta, non voglio più correre un rischio simile. Vado a letto e provo a dormire ma una partenza mi fa uscire dalla tenda nemmeno due ore dopo esservi rientrato. Il pesce prende tanto filo, troppo filo e la mia lentezza nell’andare a ferrare non migliora le cose! Ferro e mi accorgo di aver fatto l’errore opposto alla partenza precedente. La frizione era troppo aperta e la carpa ha trovato rifugio nei rovi sommersi. Merda… La sento sempre ma nonostante i miei tentativi di sradicarla dal suo rifugio la situazione resta in stallo. Rimetto la canna sull’avvisatore e ritorno a letto sperando si liberi da sola. Dopo mezz’ora sembra che la situazione si sia risolta ma mi sbaglio e così torno a letto. Stessa cosa un’ora dopo ma stavolta è giorno e vedo il pesce che si dibatte sotto i rami facendo fuoriuscire ora la coda e ora la testa. Devo risolvere la situazione. Non voglio rompere la lenza, voglio questa carpa. Decido una cosa folle e così rimetto la canna sul picchetto a frizione aperta, carico guadino e materassino in auto e faccio il giro del canale. Lascio l’auto e faccio 600 metri a piedi fino al punto in cui giace la carpa impigliata. Scendo tra i rovi graffiandomi e imprecando fino a scorgere il mio filo attorcigliato intorno ad un grosso ramo di more secco lungo 3 metri e cosparso di grosse spine. Con enorme fatica rompo la

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vegetazione e guadino la piccola carpa ( circa 5 kg ), metto tutto nel materassino e mi dirigo nuovamente alla macchina. Carico il mio bel fagotto e guido di nuovo fino alla postazione dove apro quell’ammasso di rovi e foglie che era diventato il mio guadino. Vado a slamare il pesce e rimango sbigottito: l’amo non era in bocca ma piantato nell’opercolo! Meno male che non ho rotto la lenza, questo pesce non si sarebbe mai liberato dell’amo, il quale era talmente ben piantato da richiedere l’uso delle pinze per essere estratto. Libero subito il piccolo pesce esausto, il quale però sembra riprendersi all’istante. Sono sfinito, è stata una delle notti più difficili da quando pesco e mi butto in tenda a dormire senza nemmeno rilanciare. Meno male che almeno sono riuscito a recuperare ogni situazione. In fondo anche dopo 10 anni di pesca il carpfishing può darti sonore lezioni ricordandoti che in certe situazioni o fai le cose alla perfezione o…sono guai.


Quarto giorno: nulla ma…va bene.

condizioni meteo infatti non sono cambiate, come non è cambiato il giusto approccio alla Il quarto giorno sto a pezzi. I postumi della pesca, eppure stanotte il pesce inspiegabilmente nottata terribile mi hanno reso esausto. Provo a non si è visto. Passo la giornata leggendo un dormire qualche ora ma disgraziatamente di libro e nel primo pomeriggio passa a trovarmi il giorno il sole picchia forte e il mio oval è troppo mio amico Moreno col quale pranzo e scambio caldo per starci dentro in condizioni accettabili. quattro chiacchiere. Quando Moreno va via, Anche fuori purtroppo non riesco a trovare ritorno ad essere solo e penso a come rimettere condizioni decenti per riposare e quindi non mi le canne in acqua. Non credo che la strategia rimane che attendere la notte. La sera rimetto le che mi ha dato risultati vada cambiata, sono canne alla solita maniera e vado a letto quasi convinto che l’assenza delle catture nell’ultima sperando di non prendere nulla per avere notte non sia colpa mia. Visto che è l’ultima occasione di riposare evitando il rischio di fare occasione decido di andare sul sicuro: tutte le altre stupidaggini. Neanche a farlo apposta lenze nel sottoriva opposto e tutte innescate a vengo esaudito e il giorno dopo mi sveglio Naked. Onestamente credo che avrei dovuto fare tranquillo e rilassato. questa scelta prima, d’altronde perché massimizzare le proprie potenzialità solo all’ultima notte e non dall’inizio? La voglia di Quinto giorno: chiudere al meglio. sperimentare è una buona cosa ma quando si è ragionevolmente sicuri bisogna anche avere il Oggi sto molto meglio e mi sento rinvigorito nel coraggio di scommettere tutto su una strada. fisico e nel morale. Non nego però che inizio a Altro errore da dilettante che ho fatto in questa sentire il desiderio di tornare a casa per darmi sessione, sto diventando vecchio e rimbambito! una lavata come si deve. Il fatto che stanotte le Comunque ciò che è fatto è fatto, speriamo di carpe non abbiano abboccato mi conferma che avere ancora un pizzico di fortuna! Subito dopo questo canale riserva sempre sorprese. Le cena parte la prima canna (non essendo la solita

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direi che il cambio di esca ha aiutato eccome ) e porto a riva una carpotta da circa 8 kg. Dopo averla sistemata vado a letto contento e fiducioso. L’ultima partenza della pescata la prendo però quasi all’alba, portando a guadino un pesce modesto sui 6 kg. Faccio le foto e inizio a smontare tutto. D’altronde meglio fare tutto con il fresco visto che sono sveglio, piuttosto che riandare a letto e sgobbare sotto il sole.

Verso casa: va bene così. Sto guidando e penso a quello che ho combinato in questi giorni. Ho sbagliato tanto e questo mi deve far riflette, però ho anche dimostrato di saper correggere il tiro quando sbaglio. Sono partito con troppa sicurezza ottenendo risultati inferiori alle aspettative, ma buoni se messi in relazione alla situazione che poi ho realmente affrontato. Ho avuto 7 partenze e, in un modo o nell’altro, le ho portate nel guadino tutte. Il merito di tutto

questo è un mix di buona tecnica e fortuna, come sempre del resto. Terminali scelti bene e ben costruiti, un’esca vincente, buona capacità di analisi della situazione e sangue freddo. La taglia è stata in linea con quella prevista e l’obbiettivo dei 10 kg centrato in pieno grazie ad una regina splendida. Potevo essere più fortunato ma poteva andare anche molto peggio e in fondo non sono mai stato uno che ha avuto grandi colpi di fortuna ai primi approcci con un nuovo itinerario. La cosa migliore è che non mi sono annoiato, questa pescata mi ha costretto sempre ad imparare e a trovare soluzioni nuove. Poi insomma…starsene in santa pace in mezzo alla natura ad osservare l’acqua o a leggere un buon libro non ha prezzo! Dopo questa pescata sono tornato in queste acque due volte ma la taglia è rimasta bassa. Comunque il canale ora lo capisco meglio e aspetto la stagione fredda per riprovare. Presto vi mostrerò la foto di un altro buon pesce di queste acque, è una promessa…

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Pescare con discrezione di Michele Finocchi

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Girando sulle sponde di laghi e fiumi vediamo spesso vere e proprie tendopoli dotate di ogni comfort montate dai carpisti che per sostare per un week end di pesca non vogliono rinunciare ad ogni costo alla comodità. Per certi versi è anche giusto visto che ognuno di noi lavora tutta la settimana e quando finalmente arriva al venerdì ha bisogno di riposarsi, ma siamo sicuri che questa abitudine non rovini la pescata in termini di catture??? Mi è capitato molte volte di vedere a un metro dall’acqua due, tre tende montate con altrettanti rod-pod uno accanto all’altro con fili tesi in ogni direzione, con i “proprietari della piazzola” che in attesa di una partenza scorrazzano in qua e in la, modificano l’ambiente circostante spostando sassi o tagliando rami per facilitare l’accesso alle canne o alla barca. Ovviamente in questi casi le canne posate sotto sponda non partiranno mai !!!! Infatti ascoltando le opinioni di vari carpisti (soprattutto i neofiti), risulta che la pesca marginale non è fruttuosa quanto quella a media/lunga distanza. Questa affermazione è molto

discutibile, e lo è ancora di più quando ad affermarlo sono coloro che con la barca portano il terminale a un metro di distanza dalla sponda opposta senza preoccuparsi minimamente della morfologia del fondale …. Se si fossero accampati sulla riva di fronte avrebbero calato i terminali proprio dove ora sono accampati??? In realtà il motivo più frequente per cui i pescatori catturano di più pescando a lunga distanza è solo uno: fanno troppo chiasso sulle sponde!!! Logicamente ci sono molte situazioni e molti luoghi in cui gli spot migliori si hanno a diversi metri da riva, e in questi casi è ovvio che risulterà meno prolifico il marginal fishing, ma nonostante questo, è sempre meglio montare l’accampamento non troppo vicino

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all’acqua, evitare schiamazzi, e soprattutto limitare spostamenti e vibrazioni inutili sulla sponda. Cos’è la discrezione? Per spiegare meglio che cos’è la discrezione , partiamo dando una definizione alla parola da cui deriva, cioè “discreto”. Discreto nel nostro caso significa cauto, moderato, ed è colui che non reca fastidio ad altri e passa inosservato. Da questa breve introduzione, capiamo che per il nostro scopo, cioè la cattura di grandi carpe, è fondamentale avere in pesca alcune attenzioni, che ci permetteranno di avere un approccio discreto con lo specchio d’ acqua che andremo ad affrontare perché spesso farsi individuare dalle carpe come fonte di pericolo è il motivo principale di molti insuccessi, soprattutto se frequentiamo ambienti ostici.Questo sembra strano, ma se una carpa scappa dal nostro settore a causa di un nostro passo


falso, difficilmente tornerà sullo spot prima di un tempo piuttosto lungo, e se lo farà, sarà talmente sospettosa che analizzerà la situazione molto bene, scansando senza troppe difficoltà i nostri inganni. Per non essere individuati dai pesci è importante avere un accampamento che dista qualche metro dall’acqua, permettendoci di muoversi abbastanza liberamente nei paraggi di esso senza proiettare le nostre ombre o le vibrazioni in acqua, questo è il punto più importante, perché sembra che i pesci siano particolarmente sensibili ai rumori provocati non tanto dalle nostre voci quanto dai passi da rami troncati, e da tutte quelle vibrazioni che provocate a terra si espandono fin dentro l’acqua. Questo riguarda soprattutto quei carpisti che piantano i picchetti della tenda con il mazzolo, è importante abbandonare questa pratica soprattutto se siamo in ambienti ristretti oppure abbiamo intenzione di pescare vicino a riva, pensate che ogni mazzolata che tiriamo si espande per molti metri sulla superficie dell’acqua, facendo fuggire le carpe che si trovano in quei paraggi. Stesso discorso va fatto per quanto riguarda i movimenti sulla sponda, dobbiamo camminare normalmente senza mettere i piedi su rami secchi che si possono troncare provocando forti rumori, ed evitare corse e movimenti bruschi. Se siamo a pescare in compagnia possiamo parlare tranquillamente basta avere l’accortezza di non esagerare con il tono di voce, mentre per il mimetismo sarà necessario indossare vestiti di colori sobri (nero, blu scuro, grigio, verde militare, marrone o mimetico).

Dov’ è necessaria la discrezione? Il carpfishing si può vivere in diversi modi e in diversi ambienti, ognuno lo adatta ai luoghi che ha vicino a casa, ai propri impegni e non per ultimo al proprio obiettivo. Per questo ci sono angler che frequentano gli ambienti naturali e sono alla ricerca di posti poco sfruttati, ci sono quelli che pescano in ambienti tenuti sempre sotto pressione, ci sono pescatori che frequentano esclusivamente cave a pagamento, quelli che sostano sulle rive molto tempo e quelli che fanno pescate di breve durata. In tutti questi casi è consigliabile avere un approccio di pesca per così dire discreto, anche se certi luoghi richiedono accortezze maggiori. Gli ambienti poco frequentati sono piuttosto rari, perché oggi ci sono sempre più carpisti che cercano fortuna in tutte le acque che conoscono, iniziando sempre da quelle facilmente raggiungibili e più comode per pescare. Questo ci fa capire che se riusciamo a trovare un ambiente “vergine” o quasi , è con tutta probabilità fuori dalla portata di tutti, quindi si presume bassa presenza di persone sulle sponde come altri pescatori, turisti, bagnanti ecc. Da questo ragionamento è intuibile che il pesce in queste acque vive indisturbato,e, al primo nostro passo falso scapperà a pinne levate!!! È chiaro che questo accade soprattutto in ambienti ristretti come piccole cave , canali o piccoli fiumi, mentre è meno evidente nei laghi di diversi ettari o fiumi di una certa portata.

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la nostra lenza stesa sul fondo, e come sempre limitare Per affrontare luoghi come quelli sopra citati è molto l’utilizzo della barca a quei momenti di vera esigenza, evitando importante creare un accampamento mimetico con l’ambiente remate inutili, può essere la nostra carta vincente. circostante, evitando rumori inutili e limitando l’utilizzo della Un’altra situazione invece riguarda gli ambienti con elevata barca alle azioni indispensabili, quindi una volta individuato lo pressione di pesca molto frequentati anche da altre persone. spot utilizzare il natante per calare le lenze e pasturare, Questo è frequente soprattutto nei laghi con interesse turistico, dopodichè metterlo in secco per evitare strane vibrazioni e cioè tutti quei posti dove ci sono molte imbarcazioni e bagnanti ombre che possono far fuggire le carpe dal sotto riva. in acqua. In questi ambienti è importante avere certi Ovviamente dovrà essere molto vicino all’acqua per accorgimenti tecnici, soprattutto per differenziarsi dagli altri consentirci in caso di una partenza di poter uscire per il pescatori, questo vuol dire prima di tutto tenere fili ben stesi recupero del pesce dalla barca. sul fondo (dove non ci sono troppi ostacoli o scalini netti sul Diverso invece è il discorso in quei luoghi presi d’assalto dai fondo che possono tagliare la lenza)in modo che se i pesci pescatori di carpe. Qui la situazione è più complicata, e ogni transitano nei nostri spot non trovino fili tesi che li mettono in luogo si differenzia dall’altro, ma tutti hanno due diversi allarme, per fare questo basta applicare sulla lenza madre dei “comuni denominatori”, la presenza o meno di altre persone comuni affonda filo, inoltre è utile usare montature e terminali sulle sponde o sulla superficie dell’acqua come bagnanti, semplici costruiti con materiali robusti ma piuttosto morbidi e turisti, canoe e altre imbarcazioni. mimetici con il fondale sempre per non insospettire le carpe. Sembra strano, ma questo è il fattore che determina il grado di Per far questo ci vengono in contro i fili di ultima generazione diffidenza che i pesci hanno nei confronti dell’uomo, ma come trecciati di molte colorazioni tra i quali possiamo approfondiamo meglio l’argomento. scegliere il più adatto per il tipo di fondale che troviamo, Generalmente gli ambienti con forte pressione di pesca ma con oppure i fluoro-carbon, che hanno una visibilità in acqua vicina una presenza limitata di altre persone vicino all’acqua sono a zero. cave, canali, piccoli fiumi e laghi con basso interesse turistico. Sulle sponde di questi luoghi invece ci possiamo permettere In questi luoghi l’uniche persone che si portano sulle sponde qualche errore in più rispetto agli altri ambienti perché sembra sono pescatori. Questo ha provocato nei pesci una certa che i pesci si siano abituati alla gente che frequenta lo specchi diffidenza, infatti associano tutti i rumori ed i movimenti d‘acqua per una girata in barca o in estate per un bel bagno. innaturali a fonti di pericolo, troppe volte sono stati infastiditi e Non è raro infatti vedere carpe anche di taglia notevole nuotare catturati mentre i pescatori svolgevano la loro attività. tranquillamente mentre non troppo distante molte persone E’ scontato dire che in queste occasioni è fondamentale non fanno i tuffi dal pedalò. Questo non vuol dire che è possibile farsi notare dai pesci, soprattutto quando oltre a noi ci sono fare tutto il chiasso che ci pare, anzi meno se ne fa meglio è, altri pescatori in azione, spesso le carpe sentendosi braccate da soltanto che non è un fattore determinante come negli altri troppi fili tesi in acqua, cercano zone tranquille dove non ambienti. percepiscono alcun allarme, per questo essere silenziosi sulla riva, magari dove possibile utilizzare i back-lead per far stare [26]


Conclusione

Aneddoto

In questo articolo abbiamo analizzato le precauzioni che dobbiamo prendere per pescare senza che i pesci notino la nostra presenza. Non si deve pensare che adottando queste nozioni si catturi sempre, ma sicuramente se scegliamo anche lo spot giusto, e l’esca giusta, che sono i due fattori principali per catturare, allora saremo sicuri di fare la differenza !!!

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Durante la seconda settimana di Maggio, mi trovavo in pesca sullo splendido lago di Saint Cassien. In due giorni avevo catturato una carpa, così decisi di uscire in barca in cerca di nuovi hotspot, partendo da riva remai lungo sponda per circa cinquanta metri, per poi cominciare ad andare verso il centro del lago. Ad un certo punto l’eco scandaglio iniziò a segnalarmi di nuovo il plateau in 2 metri di profondità sul quale avevo posato l’innesco della mia canna di sinistra, così guardando l’acqua iniziai a rivedere il fondale e i ciuffi di alghe che avevo accuratamente analizzato prima della posa della canna che distavano non più di 1 metro dall‘innesco, ma ad un certo punto accadde l’incredibile: una partenza fulminea mi fece tornare verso riva, ma la cosa veramente strana è che era proprio la canna di sinistra ad urlare come una matta !!! Presa la


canna in mano tornai a largo in barca per combattere il pesce che dopo 10 minuti si fece ammirare dentro il guadino, non era una carpa gigante ma comunque un esemplare di circa 14 kg che ricorderò per sempre. Quando tornai a riva pensavo a quanto fosse stato strano che la carpa avesse mangiato con me proprio sopra la testa, ma ragionando capii che ormai in un ambiente come quello i pesci si sono abituati al passaggio di barche sulla superficie dell’acqua e in estate a bagnanti sparsi da tutte le parti. Il mio ragionamento fu confermato il giorno seguente quando vidi catturare una carpa da 25 kg alle tre di pomeriggio a circa cinquanta metri da una decina di ragazzi che giocavano a pallone in acqua.

Discrezione e stalking Lo “stalking” nel carpfishing è una tecnica un po’ inusuale che prevede la ricerca delle carpe per poche ore con lo stretto materiale indispensabile, anche solo con una canna, e spesso prevede anche più di uno spostamento nel corso di una giornata se non riusciamo a trovare i pesci. Per praticare questa tecnica ci sono due requisiti fondamentali: una buona conoscenza delle abitudini delle carpe e la discrezione. Se quando arriviamo sull’acqua facciamo fuggire le carpe, avremo sprecato una grande occasione, perchè sicuramente non torneranno facilmente nel poco tempo che abbiamo a disposizione, quindi quando ci avviaciniamo all’acqua dovremo camminare in punta di piedi e lanciare la canna che avremo montato lontano da riva, dopochè piantiamo un picchetto con una pressione costante e progressiva sulla parte superiore di esso (non con il martello), e ci applichiamo un segnalatore acustico che accenderemo facendo attenzione che il volume non sia troppo alto. Dopo aver pasturato senza fare movimenti ampi vicino all’acqua, possiamo attendere una partenza fuori dalla visuale dei pesci … che se siamo nel posto giusto non tarderà ad arrivare.

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UN APPROCCIO DIVERSO

Di Fabio Bianchi

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L ‘ultimo inverno verrà sicuramente ricordato come il più nevoso degli ultimi decenni. Personalmente lo ricorderò anche per le bellissime pescate fatte in Po e in altri corsi d’ acqua minori dove barbi europei nel primo e fantastici nostrani nei secondi erano le principali prede. Le bassissime temperature dell’ acqua aiutarono notevolmente la pesca in quanto l’attività dei pesci di piccola taglia era pari a zero, quando si aveva un’ abboccata era un pesce di taglia, a volte anche xxxl! Altro grosso vantaggio era il poter utilizzare esche come il bigattino, sicuramente l’esca più attrattiva che ci sia , ma dall’ altra parte dotata di selettività nulla, con una conseguente semplificazione dell’ azione di pesca. Tutto ciò andò avanti per alcune pescate, ma quando la morsa del freddo decise di allentare un poco la presa per lasciare spazio alle prime giornate di sole con il leggero aumento delle temperature, si parla di qualche decimo di grado, si è assistito all’ arrivo di catture di piccola e media taglia. La loro comparsa è stata direttamente proporzionale all’ aumento delle temperature , in quanto l’ arrivo dei primi soli riusciva a riscaldare, seppur minimamente, le aree di pesca in special modo quelle poco profonde con il conseguente risveglio di

tutti gli abitanti del fiume. Dove prima ogni abboccata era seguita dal rumore della frizione che indicava l’ incontro con esemplari di grossa taglia ora si aveva spesso a che fare con esemplari di taglia modesta. In pratica la pacchia di pescare con i bigattini era finita! D’ora in avanti era necessario ricorrere all’ uso di esche dotate di maggiori doti selettive quali pellet , boilies, e pastelle. Proprio durante una pescata con willy dove l’ esito non fu proprio soddisfacente, avevamo si avuto una buon numero di catture, ma poche di grossa taglia decidemmo che da lì in poi avremmo fatto uso di tali esche. Premetto che quanto scritto in queste righe è tutt’altro che la verità assoluta in quanto l’esperienza maturata in questo tipo di pesca “ specialistica” è limitata, per ora, a poche pescate. Quel sabato mattina decisi di tornare nel solito spot dove avevo pescato con willy. Lo spot in questione è costituito da terra e sabbia con una profondità di poco oltre i 3 metri. Un’altra caratteristica di questo spot è la sua costante frequenza di pescatori durante la stagione con il vantaggio di una maggiore attività dei pesci dovuta alla continua presenza di cibo durante tutto l ‘anno. Oltre ai soliti

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bigattini e alla pastura portai con me un secchiello di pellet misti di vario diametro, mi promisi di impostare la pescata prima con il solito metodo , feeder, bigattini e pastura. Poi nel caso piccoli barbi e breme avessero disturbato l’azione di pesca sarei passato all’uso dei pellet. A fine mattinata avevo si catturato un qualche bell’esemplare ma fui disturbato tantissimo da breme e piccoli barbi decisi che era ora di cambiare impostazione di pesca passando all’ uso dei pellet. E se cambiassi anche posto?

Pensai tra me e me, quella sassaia più a monte mi ispirava parecchio, ci avevo pescato solo una volta anni fa con il fiume bassissimo ma uscirono lo stesso dei grossi barbi. Nel giro di 2 minuti chiusi la sedia raccolsi la poca roba che avevo con me e senza nemmeno chiudere la canna mi incamminai. Dopo una camminata di circa 300 metri arrivai a destinazione. Prima cosa presi la canna, tagliai la montatura che avevo usato la mattina , e legai direttamente

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alla lenza madre un piombo da 140 gr per vedere “cosa diceva il fondo “. Lanciai, il piombo toccò la superficie, misi la lenza in tensione accompagnando la discesa della zavorra verso il fondale. La prima cosa che mi balzò all’ occhio fu la maggiore profondità rispetto allo spot a valle, un paio di rotolamenti del piombo verso valle mi fecero capire che ero al limite con la grammatura della zavorra ma non avendone di più pesanti andava benissimo quella! Al massimo avrei pescato più vicino a riva. Un paio di recuperi strisciando il piombo sul fondale diedero l’esito di un


fondale pulitissimo urtai qualche sasso ma ero praticamente sotto la cima della canna non mi avrebbero dato un grosso fastidio. Feci qualche lancio più a valle per sondare la futura zona di pesca anche in quel caso fondale duro e pulito. Solamente una 30ina di metri a valle la superficie dell’ acqua era fortemente increspata e con grossi gorghi, inequivocabile segno di ostacoli sul fondo. Molto bene, qua sicuramente ci sono dei giga barbi, spero solo che gli piacciano i pellet, mi dissi. Avevo “ solo” un qualche dubbio: prima volta che usavo il pellet come esca, prima volta

che venisse usato in quello spot e posto praticamente sconosciuto!! Ma ero fiducioso lo stesso. Piazzai la sedia, piantai il lungo picchetto poggicanna, e feci una nuova montatura. Legai uno spezzone di leadcore, con una clip porta piombo e come terminale un semplicissimo senza nodo in nylon di una 30 di cm e un amo del 6. Per la pasturazione mi affidai unicamente a delle retine di pva piene

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di pellet da attaccare all’ amo. Ne preparai una decina e a coppie le agganciai al terminale, la specialist da 1,75 lbs con 140 gr di piombo e due retine non proprio piccole era veramente alla fine , fortunatamente si trattava di accompagnare il tutto a circa una 15ina di metri da riva. Una volta sul fondo attesi qualche istante per far sciogliere il pva e con una leggera ferrata recuperai la montatura feci lo stesso con le altre retine per creare un bel tappeto di pellet sul fondo. Finalmente innescai un pellet da 15 mm accompagnato da


qua come va via eh” lui rispose “ ahhhh questo è una piccola retina di pva e lanciai leggermente a bello” in pochi secondi il pesce aveva preso svariati monte e mi misi in pesca. Ero molto curioso di metri di filo” oh willy qua non si ferma tra un po sapere cosa fosse successo di li in avanti. Dopo arriva in paese, ti chiamo dopo “ gli dissi, chiusi il mezzora di paralisi della vetta decisi di cambiare telefono e lo lanciai sulla sedia. Misi la canna l’innesco ,recuperai la montatura e come presi in parallela all’ acqua nel tentativo di fermare il pesce , mano l’esca, si sfaldò completamente , segno che il la canna disegnava una parabola perfetta che suo lavoro lo aveva fatto, nuovo pellet, nuova retina spettacolo!! Riuscii a fermare il pesce poco prima e via. Nel tempo feci questo altre 2 volte, e vista degli ostacoli sul fondale a valle e riuscii a l’assenza di abboccate e la piacevole temperatura recuperare qualche metro di filo, peccato che se ne rischiai più di una volta di addormentarmi, avevo riprese il doppio ,dovevo fermarlo! Mano sulla perso un po di fiducia. Il mattino innescando i bobina e via, la canna da 1.75 lbs era piegata al bigattini non appena il feeder toccava il fondo limite non avevo mai visto una curva del genere!!! ( delle volte anche prima ne sono convinto) si aveva Finalmente riuscii a recuperare un po’ di filo, avevo una tocca, ora con il pellet niente di niente . Come cambia la pesca!!! Ero nuovamente in pesca quando capito che non era un barbo infatti pochi istanti mi squillò il telefono, era willy,” allora??” Mi chiese ,” dopo rotolò in superficie una bellissima carpa , un mah stamattina nel solito posto con i bigattini ne ho altro paio di potentissime fughe sottoriva e presi, qualcuno anche decente, ora mi sono spostato finalmente riuscii a farla mia! Un paio di foto e via di nuovo libera nel suo fiume. Ripresi in mano il nella sassaia più a monte ma pescare con il pellet è telefono e chiamai willy “ era una carpa, un come innescare un bullone” gli risposi. Mentre combattimento da paura, andava come un treno, sentivo le sue forti risate vidi la canna piegarsi più queste canne sono fantastiche!!” gli dissi, lui dopo volte e ferrai d’ istinto” oh willy c’è!” dissi al mio amico, mentre una fuga potentissima e veloce verso qualche sano insulto mi disse “allora gli piacciono i bulloni!!” ci facemmo una gran risata e ci valle faceva cantare la frizione del mulinello, salutammo. Rimisi in pesca la canna con il solito avvicinai il telefono alla bobina e gli dissi “senti mo’[33]


pellet e una nuova retina. Anche se non era un barbo ero contentissimo lo stesso mi aveva regalato un combattimento fantastico, attrezzatura leggera, sistema nuovo ed esca nuova!! Cosa chiedere di più!! Poco prima di sera catturai un barbo di buona taglia che mi diede un’ iniezione di fiducia in più. I pesci c’erano, ed avevano accettato immediatamente un’ esca nuova! Smontai tutto e mi incamminai verso l’auto, caricai la mia poca roba e mi diressi verso casa. Una volta casa mi richiamò willy ”domattina cosa fai? Andiamo a vedere cosa è rimasto dei tuoi pellet?” gli risposi “ma domattina hanno messo che piove” “dai prendiamo su il mio bivvy “ mi rispose lui “ ok mi hai convinto” gli dissi io. Il mattino dopo andai a casa sua caricammo il tutto e via verso il fiume .Durante il tragitto un paio di forti temporali ci fecero rimpiangere di esserci alzati. Arrivati sul luogo di pesca scaricammo velocemente l’attrezzatura e ci mettemmo in pesca il prima possibile visto l’ arrivo di un grosso temporale. Tempo di montare il bivvy metterci sotto le 2 sedie e le prime gocce iniziarono a cadere, nel frattempo la mia canna si piegò ripetutamente verso l’acqua, ferrai e dopo un breve combattimento portai a riva un bel barbo, un paio di foto e di nuovo libero. Non male come inizio! Più tardi anche la canna di willy prese vita ma purtroppo si slamò pochi secondi dopo la ferrata. Durante l’ attesa tra una abboccata e l’altra preparammo diverse retine piene di pellet in modo che durante i cambi dell’esca fossimo in pesca più rapidamente. Fu ancora la canna di willy a registrare una nuova abboccata e portò a riva un barbo di buone dimensioni sempre sotto la pioggia. Poco dopo era di nuovo impegnato a combattere un pesce molto più impegnativo del precedente, Tagliò rapidamente verso valle puntando gli ostacoli sommersi, riuscendo ad infilarcisi dentro. Non senza fatica willy riuscì a farlo uscire, si trattava di una combattivissima carpetta, qualche foto e di nuovo libera anche lei. La continua immissione di pellet tramite retine di pva durante i costanti cambi dell’ esca aveva interessato molti pesci ,le tocche furono molto più numerose rispetto al pomeriggio precedente sinonimo di un buon numero di esemplari sulla zona di pesca. I nostri pellet dovevano aver attirato anche un buon numero di carpe

come quella che partì più tardi sulla mia canna ma che purtroppo persi per la rottura della lenza nel tentativo di fermare la sua corsa verso valle. Cosa che di li a poco successe sulla canna di willy . A furia di cambi di pellet , rifare montature e terminali arrivò mezzogiorno e dovemmo abbandonare la pescata per i rispettivi impegni famigliari. Durante il tragitto di ritorno discutemmo molto sulla pescata, soprattutto sulla abbondante presenza di carpe in quello spot, che sicuramente meritava una visita con attrezzi adeguati in quanto le carpe perse erano sicuramente di buona taglia. I grossi barbi sicuramente erano presenti ma la abbondante presenza delle carpe li allontanava dalla zona pasturata. In quanto le catture dei barbi in quella pescata furono effettuate nelle prime ore seguiti da una lunga pausa che preannunciò l’ arrivo delle carpe. Il giorno dopo non avevo programmato di tornare a pesca, a causa delle previsioni del meteo che davano ancora piogge e temporali. Al mattino quando mi svegliai fuori c’era il sole non ci pensai un minuto caricai il necessario e tornai sul posto . Prima di partire avevo cambiato il filo in bobina con un diametro maggiore e nella lenza avevo inserito un ammortizzatore per parare le violente fughe appena ferrato. 15 minuti dopo essere entrato in pesca ero già alle prese con il primo pesce, una [34] rotondissima carpa che anche stavolta mi regalò il solito


fantastico combattimento aiutata dalla forza della corrente e dall’ attrezzatura leggera. Nuovo innesco del pellet e nuova retina in pva sull’ amo ,e nuovamente in pesca. Poco tempo dopo una violenta partenza per poco non mi tirò giù la canna dal picchetto, solita fuga iniziale seguita da forti testate furono un chiaro segnale di cosa c’era dall’ altra parte questa volta era un grosso barbo che si difese in maniera esemplare fino all’ultimo istante , solito rituale delle foto e di nuovo libero. La successiva abboccata era di nuovo un barbo ma di taglia minore del precedente che fossero finalmente entrati loro in pastura? La risposta fu negativa in quanto la successiva fu una piccola carpetta che si difese come una pazza nel sotto riva. Decisi di allargare la zona di pesca verso valle al limite degli ostacoli, convinto del fatto che se le carpe

avessero allontanato i barbi sulla pastura questi ultimi sarebbero rimasti a distanza. La mossa portò i suoi frutti con 2 catture di taglia media e una grossa bream di oltre un kg. Ormai stava arrivando sera e mentre pensavo a come si era svolta la pescata odierna e come avrei impostato quelle successive, un’ violento scossone della richiamò la mia attenzione, ferrai una potente fuga verso valle seguita da alcune forti testate rivelarono che avevo

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a che fare con un’ altro grosso barbo. Anche stavolta il combattimento fu divertentissimo con potentissime ripartenze sottoriva , tipiche dei grossi barbi, che pesci fantastici!!. Trovarsi sul fiume, al tramonto, con la canna piegata dalle potenti testate di un grosso pesce non ha prezzo! Un paio di scatti e una veloce ossigenazione per rianimarlo dalle energie perse in combattimento e di nuovo libero di tornare alle sue correnti. In queste righe ho provato a descrivere i primi approcci con tecniche ed esche “specialistiche”, sicuramente non bastano un paio di mezze giornate di pesca per avere un quadro chiaro della situazione, ma ugualmente si potranno avere importanti informazioni sulle quali gettare le basi e lavorare per le successive sessioni.

Sicuramente esche come il pellet aiutano a selezionare la taglia dei pesci che vogliamo insidiare, questo è risultato chiaro subito, ora sta a noi capire come pasturare preventivamente e trovare soluzioni per avere in pastura più barbi..e meno carpe! Ciao e alla prossima!


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Al Nord! di Enrico Parmeggiani

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Praticamente senza accorgermene erano gia’ passati quattro anni dalla mia prima spedizione in Finlandia alla ricerca delle carpe dell’estremo nord, e la voglia di tornare sulle sponde dei meravigliosi e selvaggi laghi Finlandesi iniziava a farsi sentire con maggiore insistenza giorno dopo giorno. Probabilmente il destino mi ha aiutato, e caso ha voluto che il mio amico e carpista puro sangue Finlandese Janne Sullstrom passasse da Copenhagen, citta’ dove vivo attualmente, un paio di volte al mese per motivi di lavoro : occasione perfetta per una birra in compagnia e tante chiacchere riguardanti la pesca. E’ proprio da una di queste serate che ci e’ balzata alla mente l’idea di una nuova spedizione, questa volta in compagnia di un altro carpista Finlandese che nel frattempo avevo avuto l’occasione di conoscere nell’ambito lavorativo : Henrik Korkeamaki . Parlando e sognando riguardo a questa nuova avventura io e Janne ci rendemmo conto velocemente di come erano cambiate le nostre situazioni, e di conseguenza il tempo a disposizione, io con un lavoro che assorbe praticamente la totalita’ del mio tempo, e Janne con una famiglia e una bellissima bimba di quasi tre

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anni. In pratica non era piu’ possibile fare come una volta quando la discussione per decidere una pescata era del tipo : “ andiamo una settimana a pescare in quel lago ? “ risposta : “Si certo, partiamo tra quindici giorni” “ok preparo il tutto” ed in circa dieci minuti si decideva una pescata di diversi giorni. Una attenta consultazione dei nostri calendari ed alla fine io, Janne ed Henrik decidemmo di optare per il secondo week end di luglio, io avrei avuto il tempo di sbrigare le cose piu’ importanti al lavoro e loro sarebbero stati in ferie per quel periodo : soluzione perfetta ! A questo punto e’ doveroso aprire una piccola parentesi riguardo quello che e’ la pesca moderna alla carpa in Finlandia. In questo stupendo paese la carpa e’ immessa regolarmente in diversi laghi da sempre, in taglie che al massimo arrivano a 500g. Le prime immissioni di cui si ha notizia certa risalgono agli anni 50, dopodiche’ in alcuni laghi le immissioni sono state effettuate con regolarita’ fino ai giorni nostri, in altri non sono state piu’ fatte negli ultimi venti anni. La cosa curiosa e’ che saltuariamente vengono catturate carpe anche in laghi dove non si ha nessuna notizia di precedenti


immissioni, oppure si catturano carpe di taglia che in teoria, attenendosi ai tabulati governativi delle immissioni, non dovrebbero esistere…… Questo porta a pensare che comunque in qualche occasione anche qui le carpe riescano a portare a fine la frega negli anni piu’ miti, e a conti fatti dato l’infinito sistema di acque comunicanti non si puo’ sapere per certo in quanti laghi attualmente siano presenti carpe. Oltre a questa “incertezza” sul dove e come dobbiamo aggiungere che parliamo sempre e comunque di laghi naturali di alcune centinaia di ettari quadrati, senza accesso alle sponde, completamente ghiacciati da dicembre a maggio : un quadro non proprio felice per i deboli di stomaco !

Verso meta’ giugno iniziano i preparativi : preparo una spedizione di Freshwater Snail e Banana Crustacean readymades per Janne ed Henrik, in modo che avessero il tempo di pasturare un paio di volte il lago che avevamo deciso di pescare, Pasturazione quanto mai essenziale dato che nessuno di noi aveva mai pescato il quel lago! il resto dell’attrezzatura che sarebbe poi servita a me l’avrei presa in prestito dai ragazzi dato che

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entrambe hanno la mia stessa malattia, di conseguenza hanno attrezzatura sufficiente per far pescare una squadra di calcio, oltre all’abbigliamento e waders (indispensabili da quelle parti) avrei portato con me solo i miei mulinelli. La presenza di carpe era certa date le informazioni che avevamo raccolto riguardo carpe catturate con le reti ed un esemplare catturato due anni fa da un altro carpista Finlandese dopo una decina di sessioni con zero catture. I giorni scorrevano veloci e io non stavo piu’ nella pelle, non vedevo l’ora di salire sull’aereo destinazione Helsinki. Il piano


persone al baggage drop…..iniziavo ad essere nervoso, ma come al solito la perfetta organizzazione scandinava risolse il problema ed in meno di un’ora ero pronto per passare i controlli di sicurezza ed avviarmi al gate. Dopo poco piu’ di un’ora e mezza di volo finalmente atterro a Helsinki, e puntualissimo trovo Henrik ad aspettarmi, il tempo era fantastico ed io non vedevo l’ora di arrivare in riva al lago, una breve sosta al supermercato per comprare i viveri necessari e via, solo una cinquantina di kilometri ci separava dalle sponde.

prevedeva di pescare il primo lago da un’isola, tenendo comunque una seconda zona pasturata nel caso non fossero state fatte catture dal primo spot, nel malaugurato caso in qui anche il secondo spot non avesse regalato catture avevamo comunque un terzo piano di attacco, in un altro lago che Henrik stava battendo dalla scorsa stagione con ottimi risultati. Date le esperienze precedenti era assolutamente chiaro che qui il problema principale e’ individuare le carpe, cosa non sempre facile data l’estensione degli specchi d’acqua, unico punto a favore e’ che una volta individuate era relativamente facile far accettare le boilies. Questo sono sicuro sia dovuto al fatto che la stagione mite a queste latitudini e’ talmente breve che le carpe sono portate ad alimentarsi di tutto cio’ che trovano di commestibile, senza farsi troppi scrupoli se poi il sapore non e’ proprio di loro gradimento o comunque totalmente diverso da quello che normalmente trovano in natura. Finalmente era arrivato il giorno della partenza per questa sessione di tre giorni e tre notti, per essere nel sicuro parto da casa con larghissimo anticipo ed arrivo all’aeroporto di Copenhagen praticamente tre ore prima della partenza, per fortuna !! dopo aver [40] fatto il Check-In automatico mi trovo davanti una fila di circa diecimila

Arriviamo al lago nel primo pomeriggio e Janne ci raggiunge direttamente dall’ufficio (era il suo ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze) per portarci il gommone, come al solito ci aspettava una discreta passeggiata con l’attrezzatura in spalla prima di raggiungere la sponda, ma a questo bisogna farci l’abitudine da queste parti ! Il vento soffiava estremamente forte esattamente verso di noi ed era chiaro che non sarebbe stato semplice fare i due o tre viaggi necessari per trasferire tutta l’attrezzatura sull’isola che distava quasi un kilometro dal nostro punto di accesso all’acqua. In un paio d’ore comunque eravamo pronti ad aprire le danze, l’isola sembrava il posto perfetto per intercettare le carpe del lago : il lato nord degradava molto dolcemente e creava un paio di baie ricche di vegetazione, mentre il lato est era relativamente vicino ad una sponda del lago ricca di canneti con profondita’ media di circa due metri. Avevamo quindi la


possibilita’ di provare molte soluzioni : Henrik posiziono le canne sulla sponda nord, calando gli inneschi con massima cura dal gommone ad una profondita’ compresa tra 1,7m e 2.8m io avrei pescato l’angolo nord-est dell’isola provando ad intercettare le carpe che sarebbero potute arrivare da una grossa baia in fronte alla nostra postazione e Janne avrebbe pescato longrange nel sotto sponda della riva est del lago. A parte un innesco singolo affondante tutte le canne erano innescate ad omino di neve dato che in precedenza avevamo avuto ottimi risultati con quel tipo di presentazione. La notte arrivo’ molto lentamente, se notte la si puo’ chiamare dato che da queste parti in estate

si puo’ pescare tutta notte senza aver bisogno di alcuna luce, e dopo una cena veloce ci riparammo nelle nostre tende in attesa di un po’ di azione. A parte alcune breme purtroppo la prima notte passo’ assolutamente tranquilla, solo una carpa si era fatta notare in superficie, ma questo non era sufficiente per noi, di conseguenza decidemmo di trasferirci subito nel secondo spot per la seconda notte. Montare e smontare un campo non e’ mai una cosa veloce e priva

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di fatica, ma quando si decide di sfidare certi ambienti bisogna essere decisi e non curarsi della fatica, infatti dopo circa tre ore e tre trasbordi con il gommone eravamo finalmente nella seconda postazione : un altro posto semplicemente fantastico sotto l’aspetto dello spot di pesca, non proprio per quanto riguarda il comfort dei carpisti dato che ci saremmo accampati in una zona paludosa con spazio estremamente ristretto infestato da zanzare fameliche e formiche rosse. Il meteo prometteva pioggia, tanta pioggia, di


conseguenza decidemmo di montare subito le tende e mettere al riparo l’attrezzatura, decisione estremamente corretta dato che nell’esatto momento in cui iniziammo a calare gli inneschi inizio’ una pioggia torrenziale ! La zona era una grossa baia con profondita’ massima di tre metri al centro e circa un metro e settanta nel sotto riva con vaste zone di fiori di loto. In tutto riuscimmo a posizionare cinque canne, decisamente non c’era spazio per calare altri inneschi, non sarebbe stato un problema dato che comunque in caso di partenze avremmo ferrato una canna a testa. Questo e’ vero spirito di squadra ed e’ il miglior modo a mio avviso di condividere questo tipo di sessioni pionieristiche, ognuno da il meglio di se perche’ tutto sia efficiente al massimo ed ogni cattura e’ il successo del gruppo e non del singolo carpista. Anche la seconda notte sfortunatamente passo’ senza nessuna attivita’, o meglio, senza nessuna attivita’ di carpe dato che nelle prime ore del mattino un paio di partenze fulminanti ci svegliarono, ma sfortunatamente erano altri pescatori che trainavano dalla barca ! A questo punto il quadro era tristemente chiaro, nonostante la stanchezza, l’attrezzatura e i vestiti bagnati non avevamo altra scelta che smontare nuovamente il campo e trasferirci nel secondo lago che distava una cinquantina di kilometri. Caffe’, sigaretta e via con i lavori, in meno di due ore tutta l’attrezzatura era nuovamente nelle

macchine e noi eravamo pronti per il terzo trasferimento in tre giorni. Esausti ma convinti piu’ che mai partimmo alla volta di questo immenso lago che si trova ad un centinaio di kilometri a nord di Helsinki, la lunga strada sterrata lasciava presagire quanto selvaggio ed isolato fosse il posto, ed una volta raggiunta la sponda anche quanto incredibilmente bello. L’acqua aveva il tipico colore rossastro che caratterizza tutte le acque di torba, caratteristica che fa anche intuire l’enorme quantita’ di cibo a disposizione delle specie ittiche che popolano il lago, caratteristica di primaria importanza nella nostra pesca. Incredibilmente la postazione era anche facilmente accessibile, poco piu’ di cinquanta metri separavano la sponda dalle macchine. Questo nuovo spot era all’interno di una stretta ma lunghissima baia dal fondale totalmente roccioso e ricca di vegetazione a sponda, a differenza del lago precedente dove il fondale era prevalentemente sabbioso. La profondita’ nella nostra zona di pesca variava dal metro e mezzo nel sotto riva fino a 3 metri ad una quarantina di metri da sponda, inneschi pop-up ed omino di neve in questo caso erano d’obbligo a causa del fondale completamente composto da sassi [42] delle dimensioni di un’arancia che rendevano necessario anche l’utilizzo


di lunghi snag leader in nylon per evitare rotture da abrasione. Verso le nove di sera tutte le canne erano in pesca, lanciate da riva con l’utilizzo di waders ed inneschi protetti da grossi e ben farciti sacchetti in PVA. La pesca che stavamo effettuando era estremamente marginale e data la poca, o inesistente, abitudine della carpe alle vibrazioni e rumori esterni decidemmo di ritirarci nelle nostre tende il prima possibile in modo da non creare nessuna vibrazione potenzialmente pericolosa, considerando anche il fatto che il periodo di attivita’ piu’ intenso che avevamo riscontrato e’ dall’una alle sei del mattino non sarebbe stato bello rovinare questa breve finestra di

intensa attivita’ per colpa di vibrazioni da calpestio o altro.

Non so dire se sia stata l’ansia nel sentire che quella era comunque l’ultima chance della sessione o altro, ma la terza notte proprio non riuscivo a dormire e guardavo fisso la punta delle canne che ogni tanto sobbalzavano a causa di alcuni piccoli pesci di

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disturbo attorno ai nostri inneschi. Erano gia’ le due e trenta del mattino quando la canna di sinistra nel rod pod posizionato sulla destra della postazione inizio’ a bippare piu’ intensamente del normale, io guardavo fisso la punta della canna che sobbalzava come di solito succede quando una breme rimane allamata, e nello stesso momento Janne esce dalla sua tenda e decide di andare a ferrare, con lo stupore di tutti ci accorgemmo immediatamente che si trattava di quello che eravamo in cerca da ormai tre giorni : finalmente una carpa ! Janne decise di passarmi la canna e farmi godere il combattimento dato che non sapevo


quando sarebbe poi stato possibile per me tornare accettai volentieri e dopo un breve ma intenso combattimento una regina immacolata di 11,55kg era sul nostro materassino, gioia e soddisfazione allo stato puro !! Questo pesce si era fatto ingannare da un innesco snow man di Banana Crustacean e Guana Redbull 20mm montato su un amo C3 del 4. A questo punto era ormai totalmente impossibile per me dormire, andai comunque in tenda sperando che qualcos’altro succedesse ancora prima dell’alba. Purtroppo non fu il

caso, e a parte una piccola breme non ci fu nessuna attivita’. Con le prime luci dell’alba iniziammo a scattare le foto di rito e dopo averla riossigenata a dovere la lasciammo andare lentamente nel suo elemento naturale, vederla pinneggiare in quell’acqua rossa e’ stata una sensazione bellissima, il poter essere stato in

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contatto con un pesce che non ha mai visto un amo e probabilmente mai piu’ lo rivedra’ una fortuna. A questo punto sono sicuro che diverse persone storceranno il naso nel pensare allo sforzo fatto per arrivare alla cattura di un pesce di taglia medio-piccola, personalmente sono dell’idea che il tutto ha un suo importante significato se visto sotto la giusta prospettiva e un pesce selvaggio a queste latitudini credo abbia un valore assolutamente unico. E come diceva un grande pensatore molti anni fa, spesso il viaggio e’

estremamente piu’ importante della meta in se stessa per la nostra crescita personale, e le esperienze che si hanno in questo tipo di sessioni sono semplicemente uniche e impagabili. Sicuramente questa non sara’ la mia ultima sessione in terra Finlandese.

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Wild River

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di Luca Ruzzenenti


Le pietre roventi di quei scalini di cemento mi stavano arrostendo. Non era stata una saggia decisione quella di partire con quel caldo afoso di inizio estate. Anche la mia povera testa appena rasata in vista dell’estate ormai era rossa come un peperone. Lui, il grande e maestoso fiume scorreva lento e deciso, con qualche accenno di schiuma color nocciola in superficie. Evidente segno di una piccola precipitazione a monte, molto più a ovest. La spiaggia ripida e scoscesa sotto i miei piedi arroventati era in realtà una vecchia sassaia completamente sommersa da molti anni dalla vegetazione che arrancando aveva conquistato qualche

piccoli, ma nutrienti!

metro di terra con le proprie radici. Il fiume era ampio all’incirca un centinaio di metri in quel tratto e mi trovavo sulla sinistra orografica alla fine di una grande curva, riparato dalla corrente maestra per via di un piccolo pennello posto circa 200 metri a monte. Con qualche piccola difficoltà visto che non avevo con me ne la barca ne l’ecoscandaglio iniziai a fare qualche lancio per farmi un’idea del fondale, dovevo procedere alla vecchia maniera. Dopo qualche lancio e due o tre piombi persi tra gli ostacoli avevo le idee molto più chiare. Decisi di pescare con due canne molto vicine tra loro visto che le zone di

Rock n’ roll baby! zavorre pesanti, e massima sicurezza!

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fondale pulite e dure come il cemento erano poche e molto vicine all’inizio della massicciata che avevo praticamente sotto ai cimini delle canne. Quindi decisi di adottare come zavorre un paio di sassi pesanti e esche voluminose, in modo da non rischiare di posizionare l’innesco tra i sassi della massiciata.La terza canna invece decisi di lanciarla un po’ fuori pastura,dopo almeno dieci minuti di lanci di ricerca trovai un metro di fondale durissimo. Alle quattro del pomeriggio ero in pesca e il sole picchiava ancora fortissimo. Solamente qualche scossone ai cimini mi risvegliava facendomi sobbalzare da sotto l’ombrellino multicolore. Dopo pochi secondi “sbam - sbam” ancora due piegate da paura sulla canna di sinistra. Tornai alla sedia e non feci in tempo a bere un po’ d’acqua per l’arsura di quella corsa scalzo sulla sabbia rovente che la canna centrale esplose dal nulla! Corsi rovesciandomi due volte sulla sabbia e arrivato al pod ferrai: Che botta! Dopo pochi minuti avevo già a guadino la mia prima cattura, una stupenda regina di una decina di chili. Poi rilanciai e qualche ora dopo di nuovo la stessa canna ripartì, ma stavolta ebbi la peggio e la

Dopo un combattimento così...meglio ricontrollare lo shock leader!

slamai. Peccato! Alle sette e mezza circa il sole cominciava a fare capolino dietro le cime dei pioppeti aldilà del fiume. Quel tramonto anche se da una parte mi consolava visto il gran caldo d’altro canto mi faceva paura il fatto che durante quelle ore sarei stato il banchetto per un miliardo di zanzare. Ma senza soffrire non si è mai pescato, diciamo cosi! Mi feci coraggio accendendomi una sigaretta, sperando che allontanasse quelle odiose zanzare! Come uno zampirone umano dopo una mezzoretta ero esausto e decisi che forse era il caso di andare,ma all’improvviso la canna posizionata più sottoriva con una bella boiles da 30 mm singola affondante scoppiò in una partenza rabbiosa! Mi catapultai sul pod per ferrare quel pesce che dopo il [48]


contatto mi piegò il braccio con tutta la sua potenza! Rabbiosa prendeva filo e non potevo che assecondare quel treno in corsa che puntava dritto verso la corrente in pieno fiume, chiusi dolcemente la frizione tentando di girarla verso di me, dolcemente feci forza sul fusto usando tutte e due le mani. La fortuna era dalla mia parte e si girò! A quel punto pensai di averla già a guadino, ma i pesci del grande fiume sono sempre combattivi e hanno tanta forza fino alla fine! Arrivato a circa una decina di metri dalla riva il pesce continuava a inabissarsi verso la base della

potenza allo stato puro! meglio rilasciarle subito.

massicciata mettendo a dura prova frizione e shock leader , voleva liberarsi dall’amo cozzando con la testa sul fondo, è un tipico comportamento delle carpe di fiume. Non mi feci trovare impreparato e avanzai più che potevo con i piedi in acqua cercando di aumentare l’angolo tra me e lei, in tal modo forse sarei riuscito a sollevarla senza rischiare di sfregare troppo il trecciato che pur essendo da 200 lb su quei sassi pareva un nylon

ce la faccio..per un filo!la natura è forte, ma delicata. Rispettiamola!!

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dello 0.30! Pompai forte e si staccò! Aggallata e stremata finalmente la portai a guadino. Era stupenda! Adoro le carpe nel materassino, vorrei poter fermare il tempo per ammirarle squama per squama per ricercare le cicatrici e notarne i particolari del tempo che hanno trascorso negli abissi. Il mistero che avvolge questi pesci ne aumenta il fascino, ma il tempo è sempre troppo per un pesce fuor d’acqua! Purtroppo è uso comune quello di tenere bagnati per troppo tempo i pesci nel materassino, è mia consuetudine invece cercare di evitare ai pesci questa agonia che talvolta può


causare problemi anche dopo il rilascio. Il tessuto delle branchie inevitabilmente si danneggia. Scattai le foto di rito dopo la pesatura e la rilasciai. Camminavo ad un metro da terra, la bilancia mi aveva regalato il regalo più bello: il mio nuovo record personale! A quel punto non sentivo nemmeno più il caldo, il sudore e le punture di zanzara che mi coprivano la pelle. Il sole già al disotto delle cime dei pioppeti tutt’intorno lasciava spazio ad una brezza fresca. Non potevo che essere felice e iniziai a smontare, lasciando ovviamente per ultime le canne che doverosamente devono rimanere in pesca fino all’ultimo secondo disponibile! Questa usanza a volte aiuta molto e talvolta una buona dose di c**o...scusate...di fortuna mi ha regalato emozioni all’ultimo secondo. Infatti anche questa volta la frizione di una canna che avevo infilato in un buco della massicciata fischiava e dopo un breve combattimento misi nel guadino l’ultima carpa della sessione, un’altra regina del Po di 18kg! Il grande fiume è stato generoso e l’adrenalina accumulata in questa sessione ancora mi scorre tra le mani, è la

linfa vitale che mi rilancia sempre verso nuove sfide! Per ottenere ottimi risultati in fiume è molto importante capire che tipo di pesce frequenta lo spot di pesca, infatti nonostante vi possano essere spot dove catturare 30 carpe risulti un gioco da ragazzi, ciò non toglie che insistendo a volte in ambienti talvolta ristretti dove vi sono poche catture, si possano intercettare pesci di mole molto maggiore i quali tendono ad aggregarsi ed essere abbastanza territoriali anche in acque correnti. Vanno considerate anche altre variabili come la temperatura dell’acqua, il livello del fiume e la forza della corrente che se ben interpretate possono essere la chiave di svolta per il raggiungimento di risultati talvolta inaspettati. La pasturazione di una massa d’acqua corrente personalmente la valuto in primis sulla base della mole del pesce che desidero intercettare, se so che la mole media dei pesci stanziali è medio bassa, (meno di dieci chili), opto per pasturazioni molto ampie e con esche voluminose, di contro invece nel

chi pastura bene...prima o poi la prende!

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caso sia assodata la presenza di esemplari mediamente di buona mole, (da quindici chili in su), oltre che l’uso di un’esca totalmente diversa, talvolta non necessariamente più elaborata, ma sicuramente che sia velocemente accettata, in modo da creare nei banchi di pesce una vera e propria dipendenza e golosità. A quel punto cerco di pescare sempre con boiles di media dimensione e di coprire una vasta fetta di fiume con molte esche in modo da stimolare il pesce a muoversi. A quel punto riducendo le quantità immesse e pescando negli spot adeguati le catture saranno copiose e di mole. Se ciò non avviene lo sbaglio lo stiamo sempre facendo noi pescatori e non il pesce! Differenziando, ragionando e talvolta copiando e migliorando le idee altrui raggiungeremo sempre obiettivi nuovi, a volte anche numerosi cappotti insegnano e saperli interpretare farà la differenza. Per questa volta i ragionamenti e i miglioramenti apportati ad una singola pescata effettuata con un caro amico qualche settimana prima e quel pizzico di fortuna che non guasta mai, mi hanno regalato un pomeriggio a “canne piegate”!

hot rods! RISPETTIAMO IL FIUME: A volte sembra quasi una banalità, rispettare la natura che ci circonda e il fiume è un obbligo! Il carpista purtroppo che ne siate o meno consapevoli in Italia non è ancora associato alla figura che dovrebbe ricoprire. Ossia un pescatore che si dovrebbe fondere con la natura, che la rispetta e la fa rispettare. Che sia un fiume una cava o un lago naturale, cerchiamo di diventare più civili a trecentosessanta gradi. Se siamo così civili con i pesci siamolo anche con tutto il resto che ci circonda. Perdonatemi, ma queste cose proprio non si leggono negli articoli e invece dovrebbero passare molto di più specialmente nei canali più in vista!

Alla prossima e ci si vede sulle rive! [51]


Fake you!

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di Federico Gennaro


E’ diverso tempo che seguo con interesse utilizzano esche artificiali, con ottimi risultati, l’evoluzione delle ormai celebri “ fake baits”, ovvero questa domanda non ce la siamo mai posta? Io ho delle esche sintetiche, nate nel Regno Unito ed abbozzato una risposta: con lo spinning si vuole ormai stra-utilizzate nel resto del continente. Le pescare per lo più pesci predatori, li catturi per prime notizie le ho avute dal web, da carpisti stimolo visivo, e soprattutto perché quando britannici, i quali da diversi anni ,mi rivelano di cacciano significa che sono affamati, e non stanno adoperare queste particolari esche con discreto troppo a vedere se l’esca è finta o vera… a questo successo, in numerose acque e nelle più complesse punto mi sono sentito rispondere: no…tu li catturi situazioni. Nonostante le mie numerose domande, perché stavi pescando nel momento giusto, nel da vero scettico, i “colleghi” d’oltre manica mi posto giusto e con l’esca giusta, e se un pesce hanno convinto passo dopo passo a provare ad abbocca significa in ogni caso che è affamato, adottare questi particolari stratagemmi, considerati nient’altro… Caspita, questo ragionamento non da loro una marcia in più; un vero e proprio asso faceva una piega…se non provavo, tutti questi nella manica che non deve mai mancare nelle dubbi non me li sarei mai tolti…decido però prima cassette porta minuteria di qualsiasi angler. Come di fare un tentativo sul campo, di sentire anche i la maggior parte dei carpisti tradizionali è stata pareri di amici carpisti italiani più esperti nel dura all’inizio “credere” nell’efficacia di una esca di settore, che nei grandi laghi del centro Italia gomma messa a paragone con qualsiasi altra esca iniziavano ad avere discreti successi con questo tipo “vera”, come può essere il buon vecchio mais, una di esche; anche perché inizialmente nessuno mi succulenta boilie, il micidiale bigattino ,sino ad levava dalla testa, che queste esche erano solo per arrivare alle super attiranti tiger nuts. A questo laghettari e per posti dove i pesci( poveri loro) non punto interrogativo gli inglesi mi hanno fatto un sono oramai tra i più vispi. Al contrario, dai miei ragionamento che nel suo piccolo non fa una contatti, vengono alla luce interessanti risvolti, le grinza: come mai nello spinning ,che da sempre si[53]esche finte hanno un ottimo successo in acque


libere, in acque difficili, e anche nelle cave con una costante pressione di pesca, con pesci sospettosi ,che come si soul dire sanno anche leggere e scrivere. La situazione si fa intrigante, ora ho veramente voglia di provare sulla mia pelle tutte queste percezioni.

Dippata, aromatizzata o flavourless Eh si, ora sembra facile andare a pescare con un esca mai utilizzata: dopo aver sfatato a suo tempo il mito dell’efficacia delle boilies, ora mi trovavo per la seconda volta, a provare le stesse emozioni, e la stessa curiosità. La cosa che mi spiazzava più di tutte erano i numerosi consigli (forse troppi…) dei più esperti carpisti italiani e non, che già da tempo utilizzavano queste esche; ognuno con il suo credo, il suo sistema, la sua strategia: alcuni le dippavano in soluzioni amminoacidiche o più semplicemente in sostanze attiranti, altri le immergevano prima di utilizzarle in gel attrattivi, altri ancora utilizzavano aromi puri (a ph più acido o più basico, a seconda

del valore del ph dell’acqua della zona di pesca, al fine di sfruttarne la preziosa alterazione che nell’elemento acquatico ). Altri carpisti invece erano più che certi che dopo aver creato un letto di pastura composto da esche vere(mais, boilies , tiger nuts, o canapa) serviva soltanto avere l’ accortezza di calare o lanciare nel punto giusto per avere il massimo del risultato, con un esca del tutto priva di qualsiasi aroma od attrattore. Per quanto mi riguarda, vi posso garantire, che ho provato più o meno tutte queste soluzioni, e posso dire a gran voce che sono ,ognuna alla sua maniera, egualmente efficace. Per esempio non mi so dare una spiegazione scientifica della cosa, ma discutendo con un angler britannico, è venuto fuori che secondo lui quando ci troviamo ad affrontare acque limpide, la presentazione dell’esca ( pop-up, criticalmente bilanciato, oppure fluorescente), sia più importante dell’aromatizzazione stessa dell’innesco, tanto è vero che in queste situazioni, mi ha rivelato, catturi con fake baits “naked” del tutto prive d’aroma; mentre se ci troviamo di fronte le cosiddette “darker waters” come le chiamano gli inglesi, ovvero le acque meno limpide, risulterebbe

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più catturante l’innesco bagnato preventivamente rigidità del nostro terminale, non riuscirà nemmeno da bait soak, food dip o simili. Dopo aver tenuto in a metterci fuori pesca con odiosi intrighi, che considerazione queste esperienze made in UK, e diventano sempre più spesso la nostra croce e dopo aver pescato in entrambe le tipologie paranoia durante l’azione di pesca. d’acqua ,posso confermare che i risultati pronosticati, non si sono allontanati molto dalle aspettative, anche se da queste esperienze, non posso estrarne una regola ben precisa e sempre valida in qualsiasi situazione o stagione. Una cosa che però posso assicurarvi, è che se utilizziamo delle fake baits in posti dove i pesci disturbatori Pop Up, Fluoro, critical balanced, aromatizzati, e sono degni di tale nome, abbiamo un arma in più a chi più ne ha più ne metta… nostra disposizione ,per tenerceli lontano dalle Esistono in commercio svariati tipi di fake baits: scatole: infatti dove ci vogliamo dilettare per infatti sul mercato possiamo trovare dalle perfette esempio alla ricerca di carpe erbivore, basta imitazioni di pane (ottimo per la pesca a galla o a innescare il nostro fake sweetcorn su un terminale vista) di larve di mosca carnaria (eccellenti per i stiff o semirigido, per non avere problemi durante medusa rig, poiché più longevi dei classici bigattini l’azione di pesca. In questo modo eviteremmo vivi) sino ad arrivare alle più variegate boilies, tiger garbugli o scomponimenti del terminale durante nuts, chiocce d’acqua dolce ed il classico sweetcorn. l’attesa, nonostante i nostri finali, saranno Quest’ultimo non nascondo sia il mio preferito, e sicuramente bersagliati da orde di pesciame, che secondo il sottoscritto il più riuscito, per quanto oltre a non riuscire a sminuzzare il mais, grazie alla[55]


riguarda questa serie di esche artificiali. Negli specifici negozi di pesca lo possiamo acquistare in 2 versioni, di tipo pop up, od ad assetto neutro (utilizzando gli ami giusti, noteremo, che sarà il peso dell’amo stesso, a bilanciare alla perfezione il nostro innesco, rendendolo super attirante). In entrambi i casi possiamo “giocare” con le proprietà di questi chicchi di gomma, alternandoli sui nostri hair rigs, per creare effetti fotocromatici (alternando esche fluo, ad esche di colore più realistico ). Oppure possiamo intervallare esche ad assetto neutro ad esche con proprietà galleggianti per creare presentazioni più o meno staccate dal fondo. Molti tipi di esche finte sono già aromatizzate, e ne esistono di vari gusti, colori e misure, un motivo in più per sbizzarrirci e sperimentare nuovi inneschi e soluzioni, per far fruttare al meglio i nostri nuovi alleati di gomma. Una curiosa variazione di queste rivoluzionarie esche, è sicuramente lo sweetcorn stop: mi spiego meglio, si tratta di un boilies stop a tutti gli effetti, in tutta la possibile immagine e somiglianza di un vero e proprio chicco di granoturco; l’effetto che darà alla presentazione finale non sarà nient’altro che un innesco doppio boilies /mais…Secondo i nostri amici britannici, dove i pesci sono sospettosi per davvero, questa particolare soluzione ci dà una completa

discrezione, evitando l’impiego del boilies stop. Si sa la vista non è sicuramente il senso più sviluppato delle nostre avversarie, ma in fin dei conti se abbiamo un alternativa, penso che in situazione difficili dove non riusciamo a venirne a capo, valga la pena tentare. In sé per sé l’innesco doppio boilie /mais, in molteplici occasioni è risultato molto efficacie, in mancanza dei cosiddetti sweetcorn stop, mi è capitato di creare questo particolare innesco utilizzando semplicemente del fake sweetcorn abbinato ad una singola boilie, la miglior resa di questa tattica si ottiene , dippando per pochi istanti l’innesco in un bait soak prima di lanciarlo in acqua, la gomma del fake mais si impregna di quest’ultimo, rilasciandone lentamente, le proprietà attraenti. Per quanto riguarda ambienti di pesca a fondale basico, abbiamo la possibilità di alterare I valori di ph nei paraggi dell’esca utilizzata: personalmente I migliori risultati li ho raggiunti ultizzando i liquid foods della linea LK baits: l’ all amino activ, il liquid liver, il bloodworm, ed il belachan extract . Appena arrivato sul luogo di pesca, la prima cosa che faccio è mettere in ammollo in questo particolare prodotto il terminale innescato che intendo utilizzare; fatto ciò inizio ad aprire canne, rod pod, e tutto quello che mi occorre per iniziare a pescare; una volta pronto a lanciare

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estraggo dall’attraente liquido, il terminale innescato: è in quel momento che siamo pronti a tutti gli effetti ad affrontare i nostri ciprinidi preferiti; il particolare materiale di cui sono composte le fake baits ha avuto tutto il tempo necessario, di assorbire tutti i principi attiranti del soak, del dip o dell’aroma che abbiamo scelto per la nostra esca di gomma. Ora che siamo l corrente delle proprietà di questi curiosi “giocattoli gommosi” sbizzarriamoci con fantasiose presentazione; proprio nella mia ultima sessione in compagnia dell’inseparabile Alessandro, abbiamo

provato ad abbinare imitazione di chiocce d’acqua dolce e mais, alle mitiche caviar fruit, beh i risultati non sono tardati ad arrivare. Provare per credere.

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FUORI! Di Leonardo Bresolin

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Meglio fuori…è il termine che ,tra quelli che mi vengono in mente,meglio si addice,al mio pensiero riguardo l’uso di certe sostanze attrattive distribuite da numerose ditte di carp fishing. Mi riferisco a tutti quei prodotti liquidi…ma anche in polvere o in gel che possono dare una marcia in più alle nostre esche nelle brevi sessioni o a certe situazioni di pesca o ancora in certi particolari ambienti. Di sessioni lampo e strategie da adottare se n’è largamente parlato nelle varie riviste del settore ed anche in questa ma anche io volevo portare le mie esperienze.

La ditte con cui collaboro,la ZooFishing propone più di un prodotto adatto e studiato allo scopo,farò quindi riferimento a questi prodotti per il semplice motivo che sono quelli che conosco meglio,sebbene qualsiasi altro marchio,ripeto,dispone di attrattori che possono fare al caso nostro. Come dicevo prima possiamo catalogare le sostanze attrattive in tre categorie.,attrattori liquidi,attrattori in polvere e gel. In realtà vengono commercializzate anche delle apposite “paste” ma personalmente non ne ho mai fatto uso quindi non ho esperienze in merito da poter riportare.

Partiamo dal principio;perché meglio fuori? Semplice…e banale….per quanto “veloci” possano essere le nostre boilies non saranno mai rapide a disperdere le sostanze di cui sono composte , come lo possono essere le medesime sostanze quando non vengono inserite nell’impasto e cotte. Liquidi,polveri o gel veicolano nell’acqua decisamente meglio se vengono immesse nel loro stato naturale senza impedimenti o alterazioni, anche queste però devono essere utilizzate con cognizione. Tra i liquidi che negli ultimi anni sto largamente

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utilizzando trovano posto ai vertici delle mie Parevano moltiplicarsi sempre più finchè il tutto non preferenze lo ZooBest e il Genesi,rispettivamente un fu esaurito. idrolizzato proteico di carne ed un estratto a base Le riflessioni che feci dopo aver visto questa scena di lieviti,se utilizzati a modo diventano devastanti! furono le seguenti: mai esagerare con le sostanze Mi sono reso conto però che da soli non bastano a che gettiamo in acqua;questa dovrebbe essere una fare la differenza, come in tutte le cose infatti,se cosa risaputa ma aver visto con i miei occhi il pesce non ci mettiamo del nostro non possiamo sperare allontanarsi da un segnale chimico troppo forte mi nel miracolo! Per rendere meglio quanto ho detto vi ha dato la conferma! Quindi meglio non esagerare! porto un semplice esempio: mi trovavo in pesca in La seconda cosa che notai è che in quel tipo di una cava della mia zona che confluisce con un acqua il pesce preferiva di gran lunga un prodotto importante fiume…la cava in questione è rispetto ad un altro,quindi è importante cercare di caratterizzata da un fondale molle e fangoso,di capire quale attrattore meglio si addice ad un’acqua conseguenza le acque della cava sono piuttosto piuttosto che ad un’altra. nel caso specifico, dopo torbide. A pochi centimetri da riva alcune scardole varie esperienze fatte dal team,abbiamo notato che si rimpinzavano dei pezzetti di pane che lanciavo in gli estratti di carne danno il meglio in acque acqua. Decisi quindi di provare a vedere come si sporche mentre gli estratti di lievito rendono di più sarebbero comportate qualora avessi bagnato il in acque limpide,come quelle delle cave di ghiaia pane con i liquidi sopracitati. Inzuppai con per capirci…. Terza riflessione è stata quella abbondante Genesi un pezzetto di pane, un altro riguardante il comportamento del liquido una volta invece lo bagnai con lo ZooBest, lanciai in acqua i a contatto con l’acqua: infatti dopo semplici prove bocconi e aspettai di vedere cosa poteva succedere: fatte in acquario(ma basta un qualsiasi recipiente il primo attrattore iniziò a disperdersi nel liquido trasparente…) abbiamo notato che l’uno è più mentre il secondo iniziò una lenta discesa verso il pesante dell’altro e si disperdono in maniera basso (per quello che si poteva vedere…ma questa differente. Queste osservazioni ci tornano utili reazione la conoscevo già!),i pesci però…non quando dobbiamo organizzare una sessione nei risposero secondo le mie aspettative! Passarono un minimi particolari,per non lasciare nulla al caso. Ora paio di minuti prima che si decidessero di attaccare infatti parto già con l’idea di utilizzare Genesi in il loro pasto, ma una volta che i primi iniziarono a [60]pescate rapide,in quanto più veloce a mangiare ci fù una vera bagarre di piccoli pesci!


dissolversi,mentre preferisco utilizzare il “plus” ZooBest in pescate di più giorni,dato che tende a depositarsi sul fondo,soluzione ottimale ad esempio quando dobbiamo mantenere pasturata una zona per un periodo più lungo. Ripeto che la mia esperienza si basa soprattutto sull’uso di questi prodotti ma vi invito a fere le vostre prove ed osservazioni con i prodotti che solitamente usate,sicuro che anche quelli avranno peculiarità differenti! Non amo però utilizzare dip aromatizzati o prodotti simili in quanto credo che sia contro producente caricare di troppo aroma l’esca,l’esperienza ve l’hori portata poche righe più su!

Il secondo tipo di attrattore esterno che in più occasioni ho utilizzato è la betaina. Argomento questo più volte discusso che vede i carpisti scindersi in due diversi partiti,quelli che pensano che la sua efficacia sia poco rilevante e chi invece ne è un fan! In effetti non è mai semplice capire se un prodotto sia valido oppure no,solo l’esperienza può darci risposte! Io ne sono stato un modesto utilizzatore,posso dire però che in un paio di occasioni si è rivelata vincente e super catturante! Non utilizzo altri prodotti in polvere come ad esempio gli aromi,questo per il motivo espresso prima,creare una zona con troppi segnali chimici lo ritengo deleterio! La betaina la utilizzo sia come attrattore ma anche come aiuto

digestivo nelle pasturazioni più o meno lunghe….ma anche questa è leggenda!!! Passo infine a parlare degli attrattori in gel . inutile dire che ne esistono a decine; i primi che vidi utilizzare qualche anno fa erano un composto in polvere dove veniva inzuppata la pallina innescata,una volta bagnata poi creava una gelatina che rimaneva attorno all’innesco. Ad oggi si vedono altri prodotti simili tutti più o meno funzionali e di mille colori sgargianti! La stessa ZooFishing produce un prodotto simile,anch’esso basato sugli estratti di lievito, il “plus SMOKE GEL”. Questo gel è estremamente efficace non solo per gli ingredienti di cui è composto,ma anche per come lavora in acqua: infatti una volta lanciata l’esca avvolta dallo SMOKE, questo inizia a lavorare in maniera [61] verticale lungo TUTTA la colonna idrica, non si limita a


quei pochi centimetri attorno all’amo! La ritengo una caratteristica fondamentale nel caso dovessi acquistare ed utilizzare un prodotto simile, questo perché andrà a lavorare in una porzione di acqua ben superiore rispetto ad un prodotto che “aspetta” che la carpa sia a pochi cm dal terminale. Trova giusto utilizzo anche nella pesca a galla o ,ancora meglio, nello zig rig, rivestendo spugnette o boilies pop-up. Dopo questa veloce carrellata,porto le mie esperienze su come utilizzare questi prodotti: parto dal presupposto che ad ognuno di voi sia chiaro che queste soluzioni non portano il miracolo,ma possono aiutarvi se utilizzate in maniera corretta! Gli attrattori liquidi li utilizzo principalmente in 3 modi: per “dippare” boilies,per dippare pellet e infine come componente liquida quando impasto il method. Nel primo caso è utile preparare le esche alcune ore prima della pescata,in maniera che parte del licquido venga assorbito dalle palline dato che questi attrattori hanno anche funzioni gustative. È un buon trucchetto per dare nuova vita a palline troppo secche o dure. Le pellet possono venire dippate al momento dell’utilizzo,pochi minuti prima dato che assorbiranno molto velocemente! Stessa cosa vale per quando impastiamo del method mix! Unica nota comune,ripeto,è quella di non esagerare con le dosi! La betaina generalmente la uso in questo modo: una volta cotte le mie boilies preparo un

recipiente dove impanare le esche ancora calde con la magica polvere bianca( non fraintendetemi eh!!!), ne spolvero un po’ sul fondo del contenitore e un po’ sopra le boilies,mescolando poi il tutto! Lascio riposare e son pronte all’uso!Il gel invece va messo attorno all’innesco,ma non si escludono utilizzi diversi come mescolato al method,alle pellet o per sporcare sacchettini,stringer o stick in pva. L’importante è prendere qualche precauzione in caso di lanci sostenuti,c’è la possibilità che si stacchi durante la “frustata”,meglio quindi proteggere l’amo all’interno di un sacchettino.In poche righe,queste sono le mie esperienze che spero possano,assieme a quelle di altri amici che vele hanno proposte,aiutarvi a catturare qualche carpa in più,con la consapevolezza che il prodotto miracoloso non esiste,ma un buon prodotto assieme ad altri fattori può fare la differenza! Ciao!

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SONO UN RAGAZZO FORTUNATO...

Di Stefano Gulmanelli

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…perché mi hanno regalato un sogno…” così canta Jovanotti e così la penso io, volgendo la mia mente alle mie ultime stagioni di pesca. Per questo motivo il racconto che sto per narrarvi è un ringraziamento rivolto ad alcune persone (che non sto a citare ma che spero capiscano che queste mie parole sono loro dirette), perchè hanno permesso che il mio sogno si avverasse. Grazie quindi a chi mi ha insegnato tutto… ma grazie anche a chi, pur non essendo in dovere, mi ha fatto conoscere un luogo stupendo ed ha voluto svelarmi qualche suo piccolo segreto, magari

vedendo in me un pivello, ma con una sana voglia di mettersi in gioco e di provare. Sottolineo inoltre che, data la natura di questo scritto, tralascerò volutamente qualsivoglia notazione tecnica, sperando di regalarvi qualche riga ricca a livello emozionale.

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Autunno 2010. La macchina è carica e macina chilometri su chilometri, ma la mia mente è già là, volta a quel grande lago naturale che ho sempre potuto osservare solo attraverso fotografie. Lo affronterò per la prima volta e per la prima volta sarò in solitaria. In realtà con me c’è anche Giovanni, mio grande amico che, pur non essendo un pescatore, ha deciso di accompagnarmi in quest’avventura. Avventura nel vero senso della parola, perché questo viaggio è per me una prova importante: sono consapevole di peccare in esperienza sotto ogni punto di vista, ma sono altrettanto conscio di voler colmare il gap sfruttando tutto ciò che le persone di cui sopra mi hanno donato e,


contare i nodi sono piuttosto impacciato, c’è un po’ di vento e la corrente non mi permette di essere preciso. Conto i metri un nodo per volta e provo a sentire il fondale, augurandomi che non ci siano vicino altri carpisti. Mamma mia quanto sono goffo! Che imbarazzo! Aiutato dallo splendido paesaggio in cui mi trovo immerso, lentamente acquisto fiducia e mi sento padrone della situazione. Torno a concentrarmi, voglio ascoltare ciò che il mio improvvisato ecoscandaglio ha da raccontarmi… Memore dei consigli ricevuti comincio a cercare un preciso spot. Ci siamo, è il punto giusto. Calo, pasturo e lentamente torno a riva, mentre due maestosi cigni mi fanno da scorta.

perché no, affidandomi anche alla buona sorte. Arrivato sul posto le notizie non sono molto confortanti: il pesce sembra bloccato da una settimana e nulla lascia presagire ad un’inversione di rotta. Ma io non mi scoraggio. La possibilità di un cappotto non mi fa paura, anzi… il mio background mi impone di metterla in preventivo. Se poi ne uscirò sconfitto non sarà un dramma: ci saranno altre occasioni, intanto la mia valigia si sarà riempita di un’importante esperienza. E così è arrivato il momento di mettermi in gioco. Voglio provarci. Preparo tutto e innesco attentamente i miei tranelli. E’ già l’ora di affrontare il primo ostacolo: non ho mai pescato con l’ausilio di un natante…provo una certa euforia. Sono curioso ma non imprudente, mi sono infatti fissato dei “paletti” perché voglio prendere confidenza con la situazione. Anche la mia attrezzatura rispecchia quella che è la mia esperienza: lacunosa. Devo infatti sopperire anche all’assenza di ecoscandaglio costruendone uno “spartano”: uno spago, un nodo ogni metro, un piombo e via che si parte a scandagliare il fondale! Mi accorgo sin da subito che non sarà facile: nel calare il piombo del mio ecoscandaglio e nel

Per la prima volta da quando sono arrivato, mi sento soddisfatto, la prima prova è superata o almeno lo credo…ma la direzione della lenza non mi convince: mi assale il dubbio di non essere stato in grado di affrontare la corrente e di aver pasturato e calato in due punti differenti. Ormai però è buio, per ora è sufficiente. Saranno gli avvisatori a fare da giudice. E così comincio ad attendere fiducioso, mentre la stanchezza del viaggio comincia a farsi sentire.

Non faccio neanche in tempo ad addormentarmi che, contro ogni previsione, arriva la prima cattura: una piccola ma combattiva regina mi saluta e [65]permette al mio umore di salire vertiginosamente.


Eppure, dopo questa sorpresa, passano i minuti, poi le ore…ed anche qualche giorno, ma la centralina continua a rimanere inesorabilmente muta. Ma si sa, le favole sono tali perché regalano un epilogo tanto speciale quanto inaspettato. E così, proprio l’ultima notte…: BIP… Un singolo maledettissimo BIP… Mi giro nel sacco a pelo e il mio sguardo, rapido, va alla centralina. E’ la canna di sinistra, quella calata a grande distanza. Ti prego, fa che non sia una bream! L’ho calata con la massima attenzione possibile, il terminale non può essere ingarbugliato! I dubbi mi assalgono… Lentamente il led si spegne, ma io non riesco più a dormire; il cuore ancora scalpita e l’adrenalina è troppa per potermi riaddormentare. Il mio sguardo, che come quello di un falco era

rimasto concentrato verso il suo obiettivo, ora riacquista la capacità di visione d’insieme: l’ambiente attorno a me sembra circondato da un’aura magica e dalla finestra filtra una luce quasi innaturale. Decido di uscire. Il paesaggio che mi aspetta è di quelli che tolgono il fiato. La luna sembra più grande del solito e con raffinata ostentazione dona allo sguardo di chi la sa cogliere tutta la sua bellezza. E tutto ciò che le sta attorno ne giova. Le colline sullo sfondo impugnano i raggi lunari come fossero pennelli, per disegnare nel cielo sinuose curve tipiche dei quadri naif. La distesa

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d’acqua sottostante pare apprezzare e indossa le vesti di fotografo…coi suoi mille riflessi, come fossero tanti singoli flash, sembra voler immortalare questo paesaggio divino. Forse Leopardi pensava a questo quando scrisse L’infinito… “Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare.” Rimango per un po’ immobile fino a quando uno sbadiglio mi ricorda che il mattino successivo devo smontare tutto ed affrontare un lungo viaggio verso la quotidianità.


Meglio andare in branda. Chiudo il sacco a pelo e cedo alle lusinghe di Morfeo. BIP…BIIP… BIIIIIIIIIIII… Scatto. La distanza tra me e il pod sembra non finire… Ferro. C’è! …Che il combattimento abbia inizio! Il mio degno avversario gioca tutte le sue carte, in fin dei conti la natura è dalla sua parte: gli offre infiniti ostacoli dietro cui nascondersi. Tutto sembra congelarsi: la resistenza che oppone lascia insinuare nella mia mente dei pensieri che, per scaramanzia, faccio

in modo di scacciare il più rapidamente possibile. Eppure le ripartenze sono inesorabili. La canna si piega, la frizione canta ed io fatico a mantenere la calma. Questa volta la sorte è dalla mia parte. Quando entra nel guadino e la vedo, il cuore non può che accelerare i propri battiti. Sembra bella, molto bella. E me ne accorgo subito. Quando arriva il momento di sollevare il guadino dal pontile comincio

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a maledire il giorno in cui ho lasciato scadere l’abbonamento in palestra! Avrei dovuto sfruttarlo meglio! Non riesco a muoverlo di un centimetro; così chiamo in aiuto Giò, che già mi attende con la macchina fotografica in mano e a fatica, ma con tutta l’attenzione necessaria, riusciamo a raggiungere il materassino. Procedo, con il massimo rispetto che ogni cattura merita, a tutte le operazioni del caso…ma quando arriva il momento della pesatura realizzo di essere al cospetto di un sogno. E’ Lei, è LA REGINA. L’ago della bilancia raggiunge quote a me sconosciute. Incredulo procedo al rito delle foto: il dramma!!! In questo caso sono solo: devo sollevare


un pesce di tale mole senza aiuti. Raccolgo le forze e ci provo. Ancora una volta mi auguro che nessuno accanto a me stia assistendo alla scena. Provo a sollevarla un paio di volte, senza ottenere grandi risultati. Fortuna che non scoda: se ci prova mi ribalta! E’ giunto il momento di salutarla. Rapido mi infilo i waders e la riossigeno fino a quando, con un poderoso colpo di coda, decide di salutarmi. Torno a riva e mi siedo di fianco al pod; non ho ancora realizzato ciò che è appena accaduto. Arriva il mio socio e mi mostra le foto: non sono venute bene, ma non importa perché ogni singolo istante è

già scolpito nella mia mente e difficilmente questo ricordo potrà essere scalfito. …fortuna che non posso ancora immaginare i rimproveri dei miei mentori vedendo le foto! Torno ad osservare inerme l’infinito mentre Giovanni decide di tornare a riposare. Non mi rendo conto dello scorrere del tempo, lentamente rivivo quei momenti, non riesco ancora a crederci. Ad un certo punto però le luci dell’alba richiamano la mia attenzione…è ora di smontare il campo e tornare alla vita quotidiana…

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Mi permetto ora, a chiosa di questo racconto, di scrivere qualche altra riga per dare spazio ad una breve riflessione personale. La pesca in acque libere è tanto affascinante quanto difficile. La paura del cappotto non può e non deve essere un limite o una scusante. Talvolta si viene premiati con grandi soddisfazioni, altre volte si subiscono sonore bastonate. L’importante è non perdere mai la voglia di provarci.


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