N 4 - TheRealFishing.it

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..pensieri...

Ed ecco anche l’ultimo

solamente di troppo, perchè

numero di questo primo

ognuno possa essere libero

anno!!

di vederci quello che lo

Come promesso, troverete un

emoziona di più. Buona

interessante articolo di

lettura, buona visione.

Matthieu Faurisson sulla pesca

Willy

dalla barca e Rik è tornato a parlarci di barbel “English style”. Sicuramente, quello che scrive su questo numero, può essere trasportato con successo anche per la pesca nelle nostre Italiche acque. Come ultimo numero dell’anno non poteva mancare una Photo Gallery interamente dedicata alla pesca, carp-lifestyle, ovvero, la cattura a volte è solamente la conclusione di una serie di momenti, attimi, sguardi che non vengono mai presi in considerazione in nessuna rivista. Immagini che ci riportano lungo le sponde di un lago, la foto col pesce della vita, i mille pensieri mentre si innesca una canna, il rilascio della nostra avversaria, tutto senza inutili parole, che sarebbero


questi sono i pescatori che hanno reso possibile l’uscita di questo numero... Michele Finocchi,A volte per riuscire in una battuta di pesca serve cambiare approccio: CAMBIO STRATEGIA

Matthieu Faurisson, ottimo carpista francese, ci racconta la pesca dalla barca a modo suo:BIG BOAT FISHING

Richard Jhonson, continua l’approfondimento di Rik sul barbel fishing: L? ALIMENTAZIONE E’ LA CHAVE DEL SUCCESSO

Federico Gennaro, in alcuni ambienti le carpe son soggette a forte pressione di pesca: UNDER PRESSURE

Maurizio Pelatelli, ci racconta una bella sessione assieme ad un caro amico: VECCHIE AMICIZIE...NUOVE EMOZIONI


Riccardo delle Fratte, Il reale stato del cf in Italia: MEGLIO SOLI

Matteo Terzi, a volte quella che sembra essere la fine può diventare l’inizio di una grande avventura: LA TEMPESTA PERFETTA

Luca Tribuzio, cosa spinge certi carpisti ad affrontare sessioni in ambienti difficili? Luca ci espone i suoi punti di vista: ESCAPE

2012 PHOTO ANNUAL, spesso la carpa è solo la fine di un insieme di momenti, pensieri, stati d’animo, movimenti e indimenticabili attimi immersi nella natura. Una serie di scatti che raffigurano in pieno tutte queste cose.


Cambio Strategia di Michele Finocchi


Quando ci stiamo organizzando per una pescata “fuori casa” tendiamo a raccogliere più notizie possibili riguardo lo specchio d'acqua che andremo ad affrontare. Negli ultimi anni con i forum, i social network, i siti internet e le amicizie che abbiamo, raccogliere informazioni è sicuramente più semplice, ma non è comunque detto che quando ci troveremo sul fiume o sul lago ci si presenti la situazione ideale che ci permette di pescare come avevamo già in mente o come ci avevano descritto, anzi, almeno al sottoscritto gli succede sempre un imprevisto che complica le cose....maledetta sfiga!!! Per questo motivo in questi anni di viaggi fuori porta mi sono dovuto adattare a molte situazioni, e credo, che chiunque intraprenda una lunga sessione in un'acqua poco conosciuta deve essere equipaggiato per far fronte ad ogni imprevisto. Quando partiamo è doveroso portarsi con noi del materiale di scorta per fronteggiare un eventuale guasto della nostra attrezzatura, ma questo al momento lo tralasciamo perchè ci porterebbe fuori tema, quello che voglio trattare più specificatamente è l'equipaggiamento che ci permetta di poter cambiare strategia di pesca anche a metà sessione.

Per spiegarmi meglio racconterò un paio di sessioni, che, se non avessi cambiato tutto a metà pescata, probabilmente sarei tornato a casa con l'amaro in bocca!!! Ero tornato da una sessione in un lago estero durante la quale avevo avuto molte catture anche di buona taglia rispetto agli atri carpisti che erano nelle mie vicinanze, e la strategia era stata molto chiara, moltissime boilies di grosso diametro 24-30 mm in una larga area delineata da uno scalino netto. Stavo partendo per un altro lago che da come me lo avevano descritto sembrava che ripetendo la strategia avrei avuto ottimi risultati. Mi presento quindi con moltissime esche sul lago e trovato lo spot giusto inizio la pasturazione.... dopo due giorni di cappotto iniziano ad arrivare i pesci che con un buon ritmo di partenze mi tengono attivo, ma al quinto giorno di pesca credo che sia opportuno tirare le somme. Nei cinque giorni sono riuscito a portare a guadino molte carpe di taglia discreta ... ma io non ero venuto fin qua per cercare la Big??? Nei giorni precedenti ho cercato molto il pesce, e , le poche carpe grosse le ho avvistate tra delle legnaie molto vicine a riva, lontane dal mio spot, e mi è


sembrato che fossero alla ricerca di cibo in una zona poco disturbata e ignorata dai carpisti presenti.... ho deciso, cambio strategia!!! mi faccio gli ultimi tre giorni nella zona appena descritta, pescando marginale con un pugno di granaglie che mi ero portato per far fronte ad un eventuale cambiamento e qualche innesco piccolo composto da piccole pop-up e piccole granaglie vere e sintetiche, dando una maggior importanza alla presentazione, cercando filati più morbidi e ami leggeri e di una misura decisamente più piccola. Non so come andrà ma sicuramente al ritorno avrò la coscienza a posto.... almeno ho provato a catturare la big!!! Calo le canne al mattino, è ancora buio, voglio sfruttare l'alba, magicamente dopo due ore di pesca ho la prima partenza e quando la guadino mi accorgo che la taglia è decisamente migliore... se il buon giorno si vede dal mattino...!!! nelle 5 ore successive succede l'incredibile, riesco a catturare altre tre carpe bellissime fra cui la big per la quale sono venuto! Nei due giorni successivi non accade più niente, probabilmente ho disturbato la loro quiete, ma a questo punto il mio obiettivo è raggiunto.

Riflettendo capisco che se avessi continuato con la strategia precedente nessuna big sarebbe venuta a guadino, e se non avessi portato con me un' po di attrezzatura per pescare “finesse” non sarei riuscito a dare la svolta alla sessione. Memore di questa pescata torno l'anno seguente sul lago, questa volta mi sono preparato maggiormente per pescare in marginal con attrezzatura leggera, ma sapendo che le sorprese sono sempre dietro l'angolo mi sono equipaggiato anche di buone boilies di 24mm.... non si sa mai.... All'arrivo sul lago cerco zone dove posso praticare il marginal fishing, ed individuo 3 zone molto adatte, le pasturo leggermente tutte e tre, poi probabilmente le terrò d'occhio, e se vedo movimento mi sposterò anche nei giorni successvi... Il primo giorno passa senza alcun segnale ma il giorno seguente riesco a catturare due carpe di piccola dimensione. Per ora non sono affatto contento, ma confido nel temporale previsto per dare la svolta alla sessione, sono sicuro che continuando la pesca marginale quando la pioggia farà ingrossare i piccoli


ruscelli intorno al mio spot le carpe non tarderanno ad arrivare.... A metà pomeriggio del terzo giorno infatti un temporale di tre ore si scatena sul lago mettendo a dura prova anche la mia attrezzatura, ma dalla mia tenda intanto vedo l'acqua che piano piano si intorbidisce vicino allo sbocco di due ruscelli, proprio nelle vicinanze dei miei rigs armati di piccole boilies che mi permettano una presentazione perfetta. Non appena il temporale finisce riesco a catturare 5 carpe, due delle quali di dimensioni notevoli. Nei due giorni successivi però i risultati scendano vertiginosamente, così decido di cambiare strategia. Ho trovato uno spot dall'altra parte del lago dove pescando fuori potrei cercare di intercettare i branchi in

spostamento..... Le soluzioni tecniche però sono diverse, ami e terminali più robusti sosterranno le boilies di 24 mm (pescando a lunga distanza non voglio essere disturbato dal pesciolame) e la pasturazione dovrà essere abbondante, se dovessi intercettare un branco di grosse carpe non vorrei mai che non trovino abbastanza cibo per sostare un po' sul mio spot... La nuova strategia da i suoi frutti, così dopo tre ore nella nuova postazione riesco ad agganciare un

pesce mostruoso che però purtroppo perdo vicino al guadino dopo mezz'ora di combattimento, ma la pesca è fatta così, quindi rifaccio l'innesco e riposiziono l'innesco nel solito punto, e dopo altre 4 ore riesco ad agganciare e stavolta a portare dentro il guadino una grossa carpa (la big della sessione) dalla livrea bellissima che anche stavolta mi ripaga della strategia cambiata in corso d'opera. Molte altre volte cambiando strategia a metà sessione mi è capitato di non ottenere i risultati sperati (non tutte le ciambelle riescono con il buco!!), però io sono dell'avviso che seguendo una logica e dei ragionamenti ben


precisi possiamo arrivare al successo anche nelle situazioni più difficili, ovviamente durando un po' di fatica. É troppo facile quando torniamo da una sessione infruttuosa dire: èèèhh.... il pesce non mangiava... I ragionamenti più importanti si devono riferire prima che al cambio di dimensioni dell'innesco e dell'attrezzatura, al cambio di postazione, perchè pescare con la giusta tecnica dove non c'è nessun pesce non porterà alcuna carpa a guadino, mentre pescare con una tecnica sbagliata ma nel posto giusto è già più probabile che ci regali qualche soddisfazione. Quindi diventa prioritario valutare il settore di pesca considerando attentamente la conformazione del fondale, le profondità rispetto alla stagione durante la quale stiamo pescando e provare a pescare in vari settori prima di decidere di cambiare posto. Un altro fattore importante da calcolare è la presenza di pesce, uno strumento che ci viene in aiuto è l'ecoscandaglio che se letto adeguatamente ci aiuterà a capire se sul nostro settore è presente il pesce oppure no, ma il nostro occhio che attentamente per

ore (o addirittura giorni) scruta l'acqua è sicuramente il miglior mezzo di cui ci possiamo avvalere per individuare eventuali mosse di carpe nel nostro settore. Stabilire se ci sono pesci nei nostri spot è fondamentale perchè deve farci riflettere se è il caso di cambiare approccio tecnico, quindi dimensione delle esche, terminali, pasturazione, tipo di esche o anche hot spot, oppure se è meglio cambiare proprio postazione nel caso in cui si reputi che le carpe non siano in zona. Prima di decidere di cambiare postazione è sempre meglio fare qualche tentativo tecnico, soprattutto calare a diverse profondità e su diversi hot spot. Una volta che abbiamo trovato una postazione dove si è accertata la presenza di carpe nel nostro settore dovremo cercare di fregarle, e qui sorge un altro problema.... non è scontato che mangino... soprattutto in acque un po' sfruttate... La nostra pesca prevede generalmente l'utilizzo di materiali grossolani e resistenti, ma questo a volte limita la presentazione dell'esca. C'è da dire che molto spesso le condizioni delle acque ci obbligano all'utilizzo di materiali molto resistenti, però dove è


possibile farlo è efficacissimo alleggerire le nostre montature. Passare ad ami leggeremente più piccoli e filati più morbidi che aiutino la presentazione è spesso una chiave del successo, ma voglio ribadire che in certi ambienti è assolutamente necessario pescare con materiali resistenti per evitare rotture , che possono provocare danni alle carpe e ci possono far imprecare ore noi pescatori. Anche l'esca svolge un ruolo importante e palline ben equilibrate, di buon gusto e di diametri ridotti sono sicuramente molto attrattive, e con la giusta pasturazione saranno irresistibili per le carpe. Partire con una dose minima di esche attorno al nostro rig sarà sicuramente da preferire in modo tale che se i risultati tardano ad arrivare possiamo cambiare tecnica e provare ad utilizzare un metodo di pasturazione più pesante. Detto questo si intuisce che l'attrezzatura da portarsi dietro aumenta perchè non potrà mancare una buona scorta di palline di buon diametro ma nemmeno una linea di esche piccole, sia mini boilies che qualche granaglia vera e sintetica per l'inneschi. Anche la minuteria dovrà essere varia per consentirci sia un

approccio aggressivo sia uno finesse. Un altra cosa da non dimenticare è sia il rod pod che i picchetti per consentirci di pescare in qualsiasi postazione. Dobbiamo tenere a mente che spesso uscire dagli standard degli altri pescatori che frequentano il lago è risolutivo, però non c'è niente di sicuro, bisogna provare, e se non funziona cambiare, e non arrendersi mai, vedrete che i risultati arriveranno.


BIG BOAT FISHING

di Matthieu Faurisson


Stanco di essere costretto a pescare da riva per cercare di catturare qualche pesce, con banchi di gamberi o pescatori campioni del mondo che monopolizzano tratti di sponde e fanno marcire interi settori di pesca, ecco che la pesca delle carpe da una barca è diventata un evidente necessità per raggiungere il mio Nirvana. Pescando regolarmente in qualche lago di grosse dimensioni, ho subito capito che le barche basse non potevano fare al mio caso per pescare nei miei spot preferiti, quindi mi sono logicamente

orientato verso le barche cabinate in poliestere, inizialmente progettate per il mare. Motivato dal fatto di rivivere una nuova giovinezza nella mia pesca, ma allo stesso tempo consapevole che il fatto di essere costretto a uno spazio ridotto avrebbe potuto rapidamente stancarmi, ho fatto la scelta di non rovinarmi economicamente e di

comprare un vecchio Jeanneau di 10 anni più vecchio di me..Certo, alcune riparazioni sono state necessarie ma dopo un veloce lifting, la mia “vasca” stava navigando sulle onde. A dire il vero, non vedevo lʼora di testare la bestia in azione, anche se sapevo che il risultato sarebbe stato perfetto. Ho fatto il mio debutto in fiume, per iniziarmi alla pesca in


barca. Perchè iniziare con il fiume? Semplicemente perchè in assenza di onde, la barca resta immobile. Eʼ quindi più facile ancorarsi o ormeggiare. Eʼ anche il posto migliore dove esercitarsi a pratiche innocue (come salire rapidamente su di essa senza cadere in acqua, canna in mano annessa..) e poter prendere pesci rapidamente (di tutte le taglie). Passata la fase di apprendimento, ho lasciato le acque correnti e ho finalmente affrontato le grandi distese di acqua stagnante, i grandi laghi. Ma là non è stata la stessa storia! Pescare tra

gli argini di fronte alla risacca e navigare su ampie onde di più di un metro, la gestione è fortemente differente. Improvvisamente, dopo diverse sessioni di

pesca, ho imparato ad adattarmi, ma sopratutto a effettuare ed utilizzare gli ancoraggi, adeguandomi ai laghi che stavo frequentando. Dopo due anni di pesca nei grandi laghi dove ho dovuto affrontare tutte le condizioni atmosferiche, penso di essere


ora in grado di spiegare che cosa è meglio... Prima di tutto, è indispensabile distinguere un lago da un lago molto grande. Infatti, è facile comprendere che a parità di potenza del vento (60 km/h per esempio), le onde generate saranno fortemente più devastanti se sono

lanciate da 20km che se da 2km...Quindi, in base al principio che può fare di più può fare a meno, vi propongo le mie soluzioni ampiamente testate su ampie distese e che possono essere comodamente adottate anche su quelle più piccole...Quindi, come ancorarsi senza rischiare di spostarsi direte voi?Ci sono diverse soluzioni a nostra disposizione ma


quella che ho usato è quella di utilizzare 4 ancore disposte su entrambi i lati della barca. Il loro posizionamento è molto importante per quanto riguarda la corretta stabilità dellʼimbarcazione e devono essere assolutamente installate come nello schema 1 Noterete che per prendere bene le onde, è importante posizionare inizialmente la vostra barca di bolina. Se non cʼè, posizionarla al vento abitualmente dominante per non avere sorprese quando si sveglierà. Se tuttavia mentre si pesca la vostra barca inizia ad andare un pò alla deriva (o perchè il vento ha cambiato direzione, o perchè è nettamente aumentato di intensità), non tentate di riposizionarla ma calate immediatamente un quinto ancoraggio ( anche se il fondo è fangoso) rivolto verso il lato da dove viene il

vento, come mostrato in figura 2. A questo punto sarete tranquilli. Infatti, per gettare le vostre ancore, il modo migliore per farlo è quello di prendere lʼancora (avendo precedentemente legato la fine della corda alla barca), poi si va alla posizione in cui si desidera che sia calata. Rilasciarla senza rallentarne la discesa e mettere in tensione lʼimbarcazione. A questo punto andremo a vedere quali tipi di ancora utilizzare e in quali condizioni. In effetti, se i laghi che volete affrontare sono relativamente fangosi, vi consiglio di utilizzare pesi di 20 kg accoppiati a circa 10 metri di catena. I pesi sono a mio parere il meglio per pescare nel fango in quanto tendono ad affondare, il che rende molto difficile loro uscire da questo substrato morbido. Al contrario, se il fondo delle vostre future destinazioni di pesca sono sabbiose quindi relativamente dure, vi


consiglio in questo caso di servirvi di ancore a zappa. La loro massa sarà in funzione delle dimensioni e del peso della vostra barca, ma varia in media tra gli 8 e i 12 kg. Accoppiato a una buona dozzina di m di catena si ottiene una tenuta eccezionale sullʼacqua. Le catene, come avrete capito, si comportano come ammortizzator i, evitando così alla barca di tirare

troppo sulle vostre ancore. La lunghezza raccomandata in mare è due volte la profondità dellʼacqua. Così, se avete 10 metri di profondità, lʼideale sarà di avere a disposizione almeno 20 metri di catena appoggiata sul fondo. Ma per la nostra pratica sul lago, una buona dozzina di metri collegati a una buona lunghezza di corda ci daranno gia ottime garanzie di tenuta.


Per contro, se si investe in una barca, sappiate che certi equipaggiamenti relativi alla sicurezza sono obbligatori a bordo. In più oltre a potervi servire in caso di problemi, questi possono esservi richiesti dalle autorità di vigilanza. Quindi ricordatevi di equipaggiarvi di un giubbotto di salvataggio per persona, un gancio di attracco barca, una pagaia, un estintore, una sirena, un ecoscandaglio (i nostri sondaggi saranno sempre meglio di una corda con un peso) così come i fumogeni, insomma tutto lʼocorrente richiesto dalle normali leggi per la navigazione. Per quanto riguarda il motore, non dimenticate che sopra i 6 cavalli lʼautorizzazione è obbligatoria per la navigazione interna e che nella maggior parte dei laghi e dei fiumi, si pagherà una tassa di navigazione (che è generalmente in funzione della potenza del motore) prima di salpare sulle onde. Quindi prendere tutti questi fattori in considerazione prima di effettuare l'acquisto di una barca perchè conosco persone che hanno stupidamente

investito (più per seguire il trend della moda che per il fine del pesce) e che non se ne sono mai serviti. Quindi pensateci, ma per quanto mi riguarda, ho scelto e ora, sono rinato! Ciao Matthieu


L’alimentazione è la chiave del successo! di Rik Jhonson


Devo continuare ad insistere, e tenere le esche in acqua! Non appena queste verranno trovate, i barbi cominceranno a cibarsi a testa bassa! Feeder di grandi dimensioni o anche piombi, sempre di grandi dimensioni, sono all'ordine del giorno per essere in grado di affrontare l'enorme flusso d’acqua del possente fiume Trent. Il tratto di fiume che sto pescando è caratterizzato da un canele nel mezzo del fiume, che in questo tratto è largo circa 90 yrds, e profondo circa 17 ft. Lancerò proprio nel mezzo tra le due sponde, esattamente nel tratto più profondo del corso, è qui che spero di riuscire a trovare e fregare qualcuno dei grossi barbi che popolano questo fantastico fiume.

Terminale tipico per la pesca nel Trent. Il barbo è uno dei pesci più potenti che si possano pescare, ed il Trent è uno dei fiumi con corrente più sostenuta di tutto il Regno Unito. questo insieme di cose significa che tutto deve essere in prporzione, quindi canne, mulinelli, lenze e terminali dovranno essere robusti, pena la perdita matematica di ogni pesce allamato!Questo tratto di fiume inoltre è caratterizzato da un fondale roccioso e son presenti diversi ostacoli sul fondale. Una

volta lanciato il nostro terminale è molto facile che questo o la madrelenza vengano proprio a contatto con questi tipi di pericoli, quindi oltre ad essere molto importante utilizzare appunto attrezzature adeguate, conviene ogni volta che viene recuperata una canna, controllare lo stato della lenza e del terminale ogni volta. Questo servirà a trovare eventuali punti in cui il filo si è pizzicato, e che potrbbr farci perdere un pesce durante il combattimento. Uso il River special mono di prologic, su tutti i miei mulinelli nella versione 15 lb che è molto resistente all’abrasione nonostante il diametro sottile. Il terminale è formato da 3 ft di leadcore pyton da 45 lb abbinato ad altri 3 ft di fluorocarbon spectrum a cui lego l’amo. Attualmente sto Testando alcuni prototipi di canne prologic della serie “fast water”, ma nella versione 2 libbre 12 ft, appositamente studiate per la pesca al barbo in acque correnti di grosse dimensioni e,son sicuro che saranno veramente apprezzate dagli amanti del barbel! Infatti son state studiate per poter lanciare con tranquillità grossi pasturatori e piombi a lunga distanza e poter combattere agevolmente con grossi pesci anche in presenza di forte corrente. La vetta di queste canne è cava, morbida


abbastanza per regalare grandi combattimenti con pesci che non ne vogliono sapere di essere guadinati e allo stesso tempo abbastanza rigida da contrastare e non soccombere alla pressione della corrente, riuscendo così ad essere molto sensibile alle leggere tocche dei pesci più scaltri. Anche i mulinelli devono essere potenti, io uso gli okuma trio baitfeeder 55, che son dotati di un ottima velocità di recupero, questo fattore è molto importante quando dovete decidere che mulinello acquistare. un mulinello che recupera filo in fretta, farà arrivare più in fretta il pesce a guadino.

Il miglior rig da sempre In tutti questi anni ne ho provato svariate tattiche per cercare di portare un grosso pesce a guadino, piombo singolo, feeder di ogni tipo, pallini di piombo, insomma di tutti i tipi. Avendo provato tutte queste cose, posso affermare che per me, il metodo che funziona meglio e che difficilmente sbaglia è quello di introdurre un po’ di cibo nei pressi dell’amo. Molti dei pesci più grossi catturati in questo tratto di fiume sono stati catturati da metà a 3/4 verso la sponda opposta. La fionda è fuori questione, e l’unico modo per introdurre esche

è quello di usare un pasturatore. Una cosa che mi è sempre stata a cuore è la sicurezza del pesce in caso di rottura del terminale, negli anni ho passato molto tempo alla ricerca di qualcosa che mi soddisfacesse, che potesse essere funzionale al lancio di grossi feeder o piombi, e che allo stesso tempo non recasse pericolo per i pesci stessi. Tutto questo l’ho trovato usando montature ad elicottero. Questa montatura mi permette di lanciare terminali lunghi senza pericolo di grovigli, anche a lunga distanza. Come ho detto il terminale è costituito da uno spezzone di fluorocarbon lungo 3 ft, a cui lego un amo serie C4 o i nuovi XC4 sempre della misura 8. La girella a cui lego il terminale verrà inserita tra le due perline in gomma che costituiscono appunto l’elicopter rig. Le perline


sarnno sufficentemete bloccate da consentire all’amo di ferrare perfettamente, ma allo stesso tempo, in caso di rottura scorreranno lungo il filo liberando in pesce dalla zavorra.

Le esche migliori da sempre Come ho gia scritto la volta scorsa, Canapa, pellets, boiles e pastura sono le esche migliori. Pellets di varia misura, io personalmenteuso le Elips o comunque halibut pellet dalla più piccola misura di 6 mm fino a quelle più grosse da 21, sono spesso esche vincenti e molto ricercate dai grossi barbi, ma le boiles più puzzolenti sono ancora meglio!!

Ultimamente uso le black ocean prologic ammollate con lo stesso booster per almeno 2 settiamane e devo ammettere che stanno lavorando veramente molto bene! lo stesso ammollo lo uso anche per bagnare la canapa e la pastura stessa che andrò ad usare in pesca. Più le esche son state in ammollo, più queste lavorano bene! Uso grossi pasturatori aperti di peso variabile dalle 5 alle 7 once, in cui pvado ad inserire un po di canapa ammollata, pellets e bolies. Per fermare il tutto uso un po di pastura come “tappo” pressandola tra i due capi in modo da non far fuoriuscire il contenuto durante il lancio.


Dove lanciare. Ai barbi piace stare in corrente o comunque dove questa è veloce. I grossi barbi tendezialmente stanno nelle zone con corrente un po più tranquilla, soprattutto in inverno quando la temperatura dell’acqua scende parecchio ed il livello aumenta a causa delle piogge. In questo periodo cerco spot appena oltre la metà con corrente tranquilla e senza bolle o gorghi. questi sono gli spot che preferisco. Una volta lanciato aspetto che il grosso pasturatore tocchi il duro fondale e appoggio pe canne al pod. Le tengo più verticali possibile, e lascio il filo in bando in modo che formi un grande arco. In questo modo allento di molto la pressione della corrente che spinge sul nylon, rendendo molto più stabile il feeder sul fondale.

La sessione. Arrivo sul fiume la domenica sera, dopo il lavoro, e mi organizzo per pescare fino a che non è buio gia da un po. Adoro questo momento, la maggior parte dei guerrieri del weekend se ne è gia tornata a casa, e questo i barbi lo sanno, sanno che è un buon momento per iniziare a cibarsi, con l’avanzare del buoi e la tranquillità sulle sponde. Inizio a montare le canne preparo i grossi feeder, pronti ad essere lanciati e a creare zone di alimentazione per i grossi pesci, e innesco le due canne. Su quella che lancerò a monte innesco due grosse elips


pellet XL, su quella che lancerò a valle monto una doppia boiles Black Ocean superammollata. Lancio le canne sulla stessa linea ed alla stessa distanza da riva, la prima alle 10.30 la seconda alle 12 in punto. In questo modo sul fondo si è creata una scia di cibo, che i barbi troveranno irresistibile. Per riuscire meglio in questo, lancio diverse volte il feeder pieno sempre sulla stessa linea, attendendo che si scarichi del contenuto, in questo modo molte esche superattrattive creeranno un buon tappeto. Per essere ulteriormente preciso fermo la lenza sulla clip del mulinello(ricordatevi sempre di staccarla una volta entrati in pesca) precedentemente segnata con un piccolo pezzetto d’elastico sul filo. L’importante è che ci siano esche in acqua, per fare questo rilancio spesso le canne, quella a monte almeno il doppio di quella a valle che gode della pasturazione effettuata, in questo modo ho molte più possibiltà di cattura

non mi resta che attendere le abboccate. Uso i segnalatori elettronici, ma preferisco guardare le cime, gli isotopi son montai apposta per pemettermi di tenerle facilmente sotto controllo una volta che è buio. Ogni tanto le cime sobbalzano, segno che qualche detrito portato dalla corrente colpisce la lenza, a volte facendo spostare di qualche metro il feeder adagiato sul fondo, poi inprovvisamente la cima della canna a valle si piega violentemente, segno che il primo barbo della giornata ha aspirato le due boiles. Dopo un bel combattimento il primo pesce a finire sul materassino è un “secco” 8lb. Ci son diversi pesci tra 7 e 9 lb al giorno d’oggi nel Trent, così se se ne cattura uno, è facile catturarne un’altro molto presto. E questo è quello che è successo. Nemmeno mezzora dopo il primo pesce la canna a monte si piega sotto la trazione di un’altro stupendo pesce, un poco più grosso del primo, 9lb e 4 oz per questa macchina da guerra. Da lì a poco il buoi oscura tutto, portandomi anche altri tre


stupendi pesci più o meno grandi come i primi 2. Questo è il momento buono per fare il pesce più grosso, il livello è cresciuto ulteriormente di circa 2 ft, e il clima è relativamente mite. Ho catturato in poco tempo 5 pesci discreti, che sicuramente hanno fatto piazza pulita delle esche presenti sul fondo, quindi è il momento di rimettere esche sullo spot per spingere i pesci a tornare ad alimentarsi, dato che con il buio sembrano aver smesso di farlo. Nelle due ore successive continuo a rilanciare le canne, con una cadenza di circa 20 minuti tra un lancio e l’altro, poi vengo attratto dall’isotopo della canna a valle, che sobbalza una volta nel buoi, poi un’altra ed infine tutta la canna si piega sotto la trazione violenta di un pesce. Prendo la canna in mano e sento subito alcune potenti testate poi cedo filo ad una potente sfuriata da oltre 30 yrds! finalmente riesco a girarlo, e lentamente inizio a guadagnare metri di filo

che entrano nel mio mulinello. Il pesce continua a rimanere sul fondo, ed usa la forza della corrente a suo vantaggio, così decido di forzare la trazione e riesco a guadagnare ultriori metri di lenza. Dopo un’ultima boccata d’aria riesco a far scivolare il guadino sotto la pancia di questa stupenda macchina da combattimento. Lo lascio a riposare nella rete del guadino sul materasso, nel frattempo azzero la scala della bilancia. Una volta sollevato dal materasso capisco subito di aver fatto un pesce in doppia cifra, infatti la lancetta percorre un giro intero del quadrante e si ferma a poco più di 13 lb, la prova che queste tattiche funzionano davvero. Ciao, alla prossima


UNDER PRESSURE di Federico Gennaro


Carpe sotto pressione Tutte le volte che decido di andare a pescare, mi arrovello il cervello nel tentativo di farmi venire in mente, un luogo tranquillo, dove passare qualche ora di pesca, in santa pace, senza tante pretese, esclusivamente per saziare la mia insana voglia di andare a caccia di carpe. A differenza di tanti pescatori, non mi interessa minimamente l’irrazionale e sfrenata ricerca di pescioni :le celeberrime “big”. Sarei ipocrita a dire che ogni volta che esco per andare a pesca non vorrei tornare a casa con una foto mentre abbraccio un “mega pesce”, ma con gli anni ho capito una cosa : più ci intestardiamo a frequentare posti straconosciuti, e rinomati per la taglia dei suoi abitanti, più questi famosi colossi non ci vengono a far visita. La maggioranza della gente questo non lo riesce a capire, ogni qualvolta inizi a girare di bocca in bocca, qualsiasi voce (alle volte infondata) dell’uscita

di queste prede da sogno, in qualsiasi parte d’Italia e non, ecco mobilitarsi in massa centinaia di carpisti, disposti a fare chilometri su chilometri per sperare di ottenere il miglior risultato possibile in queste acque. Ho saputo di gente che tralascia fiumi ed invasi da favola, situati a pochi passi da casa, per imboccare autostrade ed andare a pescare a 500 km da casa in cave microscopiche piene di carpisti, a sgomitare, litigare, farsi del sangue marcio, e soprattutto rovinarsi

una sessione; che sicuramente se veniva svolta in un posto più intimo, avrebbe evitato tutta questa serie di inutili problematiche. In questi spot super frequentati è sottointeso dire che questo “stress” esistente tra i pescatori si propaghi anche in acqua tra le specie ittiche presenti. Per mia sfortuna le zone di pesca che ho più vicino a casa sono posti molto frequentati ,a mio avviso, da troppi carpisti : di conseguenza ho dovuto fare di necessità virtù, e riuscire ad avere la meglio anche in questi posti ostili, dove i pesci di taglia sono sempre di meno (chissà come mai…) e sempre più smaliziati e sospettosi. Seppur preferisca, come già sottolineato, la tranquillità (e la solitudine) quando sono a pesca, per forze di causa maggiore mi sono ritrovato, in più di un occasione , a condividere la postazione (mio


malgrado), con qualche altro pescatore di carpe. È in questi momenti, che mi sono reso conto quanto la pressione di pesca costante, comporti radicali alterazioni negli spot più conosciuti e ricercati. Questi cambiamenti li ho potuti vivere in prima persona, nel corso degli anni. Se durante i primi approcci in questi luoghi, vedevo partenze più frequenti, e magari riuscivo a fare più pesci di taglia, adesso ottenere una singola partenza non è più un risultato così scontato. Tutta questo si ripercuote anche sulle povere carpe che prendendo sempre più ami in bocca, aguzzano l’ingegno, e sono sempre meno facili da ingannare. Basta vedere i numerosi video underwater sul web, per rimanere a bocca aperta, osservando i diversi atteggiamenti del pesce d’innanzi all’esca. Detto ciò intendo effettuare delle considerazioni, basate puramente sulle mie esperienze, di conseguenza non regole scientifiche o matematiche; tentando di analizzare nello specifico il comportamento delle carpe in spot molto frequentati: •

Durante il loro passaggio, alcune soffiano sul letto di boilies e granaglie per vedere quali di

esse si muovano con maggior “naturalezza”, per poi fare una rapida cernita ed iniziare ad alimentarsi. •

Altre trattengono tra le “labbra” le palline e si allontanano; se non sentono nessun tipo di trazione allora si sentono sicure, e mangiano la pallina. Durante l’azione di pesca queste precauzioni da parte delle carpe, compromettono il buon funzionamento del nostro rig; così facendo il pesce non entrerà mai in contatto con l’amo; e noi sentiremo impazzire i segnalatori senza agganciare nessuna preda. Soluzione: capelli più corti e boilie più vicina alla curvatura dell’amo, oppure un classico run rig, può darci qualche chance in più.

Molte si nutrono con poca decisione. Aspirano timidamente l’esca espellendola con poca forza, pregiudicando la corretta rotazione dell’amo all’interno della bocca ; in queste circostanze anche il terminale che non ci ha mai tradito, può fallire. Per far fronte a ciò prediligiamo quindi esche ad


assetto neutro, o presentazioni criticalmente bilanciate. Prima di iniziare a pescare controlliamo più e più volte in acqua la corretta presentazione dell’esca (se è possibile a casa prima di partire, oppure a riva nell’acqua bassa una volta giunti in postazione) in questi casi essere un po’ più esigenti può fare la differenza. Preferiamo boilies di piccolo e piccolissimo diametro, molto leggere ;e se lo spot ce lo consente utilizziamo un amo adatto al diametro della pallina. Ultimamente sto pescando con le mitiche mini boilies mussel e caviar & fruit da 12 mm della linea LK baits ,che ottengono stupefacenti risultati nelle zone molto battute; ma soprattutto danno il meglio di sé in ambienti dove ci troviamo a “combattere” una netta prevalenza di alimento naturale. •

Certe si alimentano esclusivamente in zone dove si sentono protette, o dove più semplicemente trovano rifugio, vedi legnaie, enormi massi subacquei, oppure fitti erbai. Se il pesce si nutre in queste zone sarà molto

rischioso insediarlo; sia per noi che suderemo sette camicie ogni qualvolta partirà una canna, sia per le prede stesse, che avranno maggiori possibilità di rompere i nostri terminali o peggio ancora i nostri leadcore, rischiando di rimanere intrappolate nelle proprie tane. È dunque sinonimo di buonsenso per tutti ,pescare in questi ambienti, con piombo a perdere o safety clip. Per aver meno paranoie spesso opto per pescare in zone di “sicurezza”, dove il pesce una volta allamato ha qualche metro in più a disposizione prima di riuscire ad intanarsi; forse vedremo qualche abboccata di meno ma dobbiamo anche metterci una mano sulla coscienza, e non rischiare a tutti i costi, di compromettere la salute delle nostre prede. •

Diversi pesci cambiano totalmente abitudini alimentari. Dopo essere stati ripetutamente allamati, si sentono minacciati durante il giorno. Preferiscono nutrirsi durante le ore notturne, poiché avvolti dalle tenebre, si muovono con maggior sicurezza e con meno diffidenza. Ricordo che col passare del tempo in uno degli


spot che f r e q u e n t a v o maggiormente, ho notato proprio q u e s t o cambiamento; dove prima la maggior parte delle catture avvenivano nelle ore diurne, negli ultimi tempi i sospettosi ciprinidi si facevano vivi per lo più al calar del sol, o nelle immediate ore successive. •

Svariati pesci invece, scelgono diverse zone di alimento, spesso meno generose dal punto di vista alimentare, preferendo zone dove i carpisti sono pochi, ed il pericolo di essere prese all’amo è di gran lunga minore. Il pesce tende ad abbassare la guardia durante la frenesia alimentare; sarà quindi mossa

boilies) sparse a casaccio e fuori misura sui nostri spot; anzi questo fattore in molti luoghi si è rivelato a d d i r i t t u r a controproducente, poiché per quanto digeribile siano le nostre esche, se si pastura troppo si tende paradossalmente a fermare l’alimentazione del pesce, soprattutto quando i pesci che andiamo ad insediare, con l’aumentare della pressione piscatoria, preferiscono “bazzicare” solitari sugli spot, evitando di nutrirsi in branco. Quindi rivolgiamo le nostre attenzioni su groundbaits, pellets, e particles ben fermentate, ovviamente, anche in questo caso, senza calcare troppo la mano.

astuta da parte nostra, riuscire a scatenare in acqua questo fenomeno. Ovviamente nei periodi giusti (primavera ed autunno in primis), magari durante i cambi metereologici o climatici ( a mio avviso gli improvvisi temporali sono i momenti top, per provarci). Attenzione, questa “famosa” frenesia non verrà assolutamente provocata, dal sovrabbondare di esche (soprattutto

Anni addietro nei grandi laghi europei, ho seguito con interesse, gli inizi dell’innovativa strategia di utilizzare esche totalmente prive di qualsiasi aroma od


attirante , le rinomate naked boilies; esclusivamente create con farine ed estratti naturali, molto solubili. Queste esche nacquero con l’intento di eliminare completamente qualsiasi traccia chimica al proprio interno, utilizzando come loro forza, il solo principio attirante di farine ed altri estratti naturali . Secondo i carpisti che frequentavano tali luoghi, i pesci erano in grado di individuare questa traccia chimica presente all’interno delle boilies, ed evitavano i loro inneschi. Una tecnica analoga a questo particolare approccio, senza andare ad acquistare, o produrre queste naked boilies è la seguente: appena giunti sul luogo di pesca, riempiamo un secchio di acqua, ed immergiamoci le palline che intendiamo utilizzare per la sessione. Attendiamo qualche ora, le palline durante questo tempo si “scaricheranno” iniziando a lavorare, come se fossero in pesca. È proprio in questi frangenti che la parte chimica e gli aromi più persistenti abbandoneranno, in buona percentuale le nostre esche. Utilizzando questo sistema pescheremo con esche non integralmente

prive di aromi od additivi (soprattutto conservanti), ma sicuramente affronteremo la sessione con esche che avranno in sé una traccia chimica in percentuale palesemente molto ridotta. Per ovviare al discorso “chimico” all’interno delle nostre esche, le boilies self made del tutto prive di conservanti e con le giuste percentuali di aroma fanno decisamente al caso nostro. •

Le più sospettose, sfruttano la propria linea laterale, analizzando la minima “imperfezione” nelle zone che sono solite visitare. Spesso sono esemplari di una certa età, con una certa “esperienza” alle spalle ,a volte solitari, catturati in più di un occasione. Mediante i barbigli e la linea laterale, si muovono pacati, sui fondali, e con diffidenza cercano di captare se nella loro zona di alimento, sono presenti trecce, monofili, o quant’altro ricordasse loro un trauma, ovvero un allamata di qualche altro pescatore. Per sopperire a questi riguardi delle carpe prima di alimentarsi, è sempre meglio far affondare le nostre lenze, mediante dei backleads ( dove è possibile, se peschiamo a ridosso di legnaie od ostacoli evidenti, i tendilenza o backleads sono


estremamente pericolosi per l’incolumità del pesce, di conseguenza NON vanno MAI utilizzati). Per quanto riguarda il terminale, invece, dobbiamo eliminare l’effetto loop, ovvero l’imperfetta aderenza del terminale sul fondale: in parole povere quella sorta di “pancia” che si crea tra la girella che collega il terminale alla lenza madre, e l’occhiello dell’amo. Per far si che il nostro finale si adagi perfettamente sul fondo si possono applicare su di esso, ad intervalli più o meno regolari, piccoli pezzetti di pasta di tungsteno. Questo sistema funziona al meglio, utilizzando materiali semi rigidi. Se invece abbiamo intenzione di pescare con esche pop up o alleggerite, non esiste niente di meglio che un combi-stiff totalmente rigido, che utilizza come snodo, tra treccia rivestita e fluoro carbon, una piccolissima girella con anellino. In questo caso avremmo la prima parte del terminale rigida e ben stesa sul fondale, la girellina di snodo ci farà da piombino per bilanciare le nostre esche galleggianti, mantenendo la completa discrezione nel tratto finale sfruttando le proprietà di rigidità ed invisibilità del fluorocarbon. Inizia ad avere una certa importanza la discrezione sulle sponde. Più stiamo attendi ai nostri movimenti, ed al nostro vociferare, durante le attese, meglio sarà ,per aumentare le nostre chance di cattura. Meglio ancora se

sfruttiamo poste nuove, invece che le poste esistente ed ormai troppo “famose”. Per quanto mi riguarda preferisco fare un bel trasbordo e crearmi una postazione raggiungibile solamente tramite l’utilizzo di un natante. Questo approccio l’ho trovato molto costruttivo soprattutto in fiumi e cave libere molto frequentate, non solo da carpisti, ma anche da pescatori di altre discipline (ad esempio, spinnerman o pescatori a passata, che anche non ricercando le carpe creano “disturbo” sulle sponde). •

In posti dove cascano in acqua chili su chili di boilies, per mano dei numerosi carpisti che frequentano l’ambiente, l’utilizzo di esche alternative o granaglie fa sicuramente al caso nostro. Ritornare al classico mais, od alle famigerate tiger nuts in questi casi può fare la differenza. Se il regolamento consente l’utilizzo di più di una canna proviamo più soluzioni possibili.

Basta prendere in considerazione alcuni di questi fattori, per poter avere un idea più chiara degli ambienti che andremmo ad affrontare, avendo la possibilità di agire di conseguenza e preparare al meglio la pescata. Dopo tutto, basta adottare qualche piccola modifica nel nostro stile di pesca per sfidare certe acque. Nonostante preferisca scovare posti sempre nuovi dove calare le lenze, col passare del tempo sono riuscito a trovare egualmente stimolante pescare in posti con pesci super smaliziati. Dopo tutto credo sia affascinante sfidare certe prede nei propri habitat, seppur le malizie da parte nostra ,diventano difficili nel loro insieme. Fa parte del carpfishing, l’evoluzione tecnica e tattica del pescatore, per avere la meglio nelle molteplici situazioni che si trova ad affrontare. •


Vecchie amicizie...


...Nuove emozioni di Maurizio Pelatelli


Siamo quasi arrivati al magico autunno, il clima ormai instabile cambia giornalmente il suo stato: dal caldo quasi estivo di alcune settimane, alle piogge ancora troppo scarse ma potenti che passano in poche ore. Questo è il nostro ottobre, in centro Italia, e ora siamo pronti a cercare di catturare quel pesce che ci darà il sorriso, controllando giornalmente i vari siti di meteo con la speranza di scorgere quelle condizioni che sono il segnale giusto per caricare la macchina e partire con tutti i buoni propositi del caso. È una mattina lavorativa e come al solito, dopo aver consultato la mia amata applicazione che mi svela il meteo per il week end, decido di partire per due notti di pesca il venerdì pomeriggio, dopo lavoro, per un lago vulcanico vicino casa. Le previsioni meteo danno tempo piovoso e

molto instabile, condizioni di tempo che hanno sempre regalato qualcosa di interessante in questo lago. Nel pensare con chi trascorrere questi giorni di pesca, ricordo con grande piacere che il mio vecchio “socio” Fabio Canteri per gli amici “Fabietto” mi aveva detto che per tutto il mese di ottobre sarebbe stato in ferie e che avrebbe dedicato questo tempo alla pesca. Lo chiamo immediatamente e gli faccio presente la mia intenzione e gli chiedo se era d’accordo. Mi dice a malincuore che si era gia organizzato con un nostro vecchio amico per andare in un lago nel reatino, dal lunedì sino al venerdì e che probabilmente non sarebbe potuto venire. Non mi perdo d’ animo e decido che se non avessi trovato


un compagno sarei comunque partito da solo. E’ mercoledì mattina e ricevo una chiamata da Fabietto che mi dice che avevano già fatto due notti in questo lago in provincia di Rieti, ma non stava andando per niente bene, e tra una chiacchiera e l’altra mi domanda dove poter andare per continuare la sessione con un pò più di speranze. Io senza pensarci su, gli consigliai quella che sarebbe stata la mia meta e la postazione che avevo scelto per le mie due notti nel week end, e così, con piacere accolse il mio consiglio e la prprosta che gli feci. Dopo poche ore, Fabietto arrivò al lago che gli avevo consigliato ed iniziò la sua nuova sessione per cercare di dimenticare la delusione dei giorni precedenti. Avrebbe iniziato a pescare il mercoledì pomeriggio, insieme ad Andrea Maistrello altro amico storico, per poi continuarla con me dal venerdì sera quando Andrea sarebbe tornato a casa dalla propria mogli. Durante le due notti antecedenti il mio arrivo ero perennemente in fremito: li chiamavo in continuazione per avere info sull’attività del pesce perché sentivo che il meteo prometteva bene e che non mi avrebbe deluso. Per telefono mi dissero che avevano catturato entrambe le notti, ma niente di grande, allora simpaticamente dissi a Fabietto queste testuali parole: “Fabiè non ti preoccupare che appena

arrivo io la facciamo cicciotta !!!” lui mi liquidò con una grande risata e mi disse di sbrigarmi se la pensavo in quel modo. Finalmente arrivò venerdì pomeriggio e dopo aver concluso tutti i miei obblighi lavorativi, caricai la macchina in fretta e furia e partii in direzione del beneamato vulcano dove mi aspettava il mio compagno per fare il trasbordo dell’ attrezzatura. Montammo la mia tenda e in fretta iniziammo a calare gli inneschi, in attesa di una piccola perturbazione che sarebbe dovuta arrivare di lì a poco. In poco tempo capimmo che probabilmente quella perturbazione sarebbe ritardata ad arrivare, visto che alle 20 riuscimmo ancora a fare tutte le operazioni con estrema calma e precisione. Per me e Fabio queste due notti erano molto particolari, perchè a causa dei suoi impegni lavorativi nel fine settimana che da parecchio tempo lo “affliggevano”, non eravamo più stati in grado di organizzare nulla di concreto, una sessione di qualsiasi tipo, cosa che fino a più o meno un anno fa eravamo quasi sempre riusciti a fare quasi tutti i week end in pesca assieme, per questo eravamo felici di condividere queste due notti insieme. Arrivò l’ora della cena e con tutti i buoni propositi, tra pioggerelline e tuoni lontani mangiammo qualcosa e ci mettiamo a dormire aspettando quel bip che ci avrebbe fatto sobbalzare dal lettino. Non aspettammo tanto, e verso le ore 2:00 la canna del mio amico partì all’impazzata e come da nostra prassi, essendo il primo pesce e sulle sue canne, la ferrata toccava a lui; decise di non uscire in barca e di combattere il pesce da riva, anche se era piccola era comunque piena di vigore e diede del filo da torcere alle 10 piedi del mio compagno che nonostante le svariate ripartenze riuscì a portarla vicino a me, e io prontamente la guadinai. Ammirammo un bel pesciotto color oro che meritava sicuramente qualche foto, anche solo per il combattimento che aveva fatto, e subito la rilasciammo. Appena innescato il terminale decidiemmo di non uscire con la barca per evitare rumori inutili e lanciammo la canna vicino il segnalino,


che distava circa 50 metri, da riva su una profondità di 10 metri e con il cobra lanciamo circa mezzo kg di palline tutte intorno. Arrivò mattina… e attorno alle 7:00, mentre io sonnecchiavo nel mio lettino la stessa canna della notte partì e il segnalatore urlò a più non posso. Toccava a me la ferrata! arrivai sulla canna e la presi in mano per ferrare, sentii subito che voleva prendere filo e così fu, e sembrava proprio non volersi fermare, così decidemmo di salire in barca. Il pesce stava prendendo molto filo e non riuscivo a fermarlo: “sicuro è un amur, tira da impazzire” dissi al mio socio. Arrivammo verticalmente sul pesce, che non mollava mai il fondo in nessun modo, mettendo a dura prova le 10 piedi che erano piegate fino al mulinello; puntava incessantemente la profondità tanto che guardando la riva, notammo che ci aveva trascinati oltre 50 metri il segnalino; non riuscendo ancora a vedere il pesce provai a forzarlo ancora di più, fino a quando vedemmo il colore giallo di un pesce e dissi: “è una carpa! ed anche grossa!” lui non parlava, era preoccupato sia per le canne, che in mano a me dice che non durano, e anche per la paura di slamarla, soprattutto ora che aveva visto la sagoma del pesce. Il tira e molla andò avanti per più di 10 minuti quando, finalmente stremato, il grosso pesce salì a galla eriuscimmo a guadinarlo; ci guardammo negli occhi ma soprattutto nella rete, ci demmo un cinque e soddisfatti della cattura tornammo a riva. Delicatamente adagiammo la cattura sul materassino, usando tutte le precauzioni del caso, prendemmo lo sling, lo bagnammo, dopodichè lo appendemmo alla bilancia e la tarammo a zero; la bella carpozza fermò l’ago a 18 kg spaccati per la nostra felicità. Oltre al bel combattimento ci aveva ripagato anche con un ottimo peso. Come un rituale facemmo qualche foto a testa e rilasciammo il pesce che tornò placidamente nel suo ambiente naturale. Avevamo un'altra notte per tentare di incrementare il bottino, ma questa volta non arrivò nessuna cattura; ma a noi non ci interessava più, perché quello che avevo predetto per telefono, magicamente si era avverato, avevamo catturato un bel pesce e ci aveva fatto anche sudare per poterl

abbracciare, cosa che ci ha dato ancora più piacere nello scattare le foto. Posso affermare con piacere, che questa pescata assieme al mio ex socio è stata un’ottima sessione, che univa amicizia e spirito di squadra, cose molto importanti secondo me in questo hobby; mi ha fatto molto piacere condividere, come siamo abituati noi, questa cattura con il mio amico e soprattutto in una sessione che aspettavamo da tempo. Ma la soddisfazione più grande è stata raggiungere il target che ci eravamo preposti i giorni precedenti durante la telefonata cioè: “Farla cicciotta”. Fuck the world go fishing! ciao.


MEGLIO SOLI di Riccardo Delle Fratte


Allora...stiamo calmi e vediamo di fare il punto della situazione. Siamo esattamente al 26 di ottobre, ho promesso a Willy lʼarticolo per fine mese assicurandogli che è quasi pronto e invece ad oggi non so nemmeno cosa diavolo scrivere! Io però Willy lo conosco e so che se poi glielo mando per tempo mi perdona la piccola bugia. Dʼaltronde amico mio lo sai che sto incasinato di brutto! Non ti arrabbiare che ti voglio sempre bene... Insomma...che diavolo mi invento? Terminali? Tecnica di pesca? Esche? Ambienti? La verità è che sono in un periodo difficile e a pesca in questo momento vado poco o nulla. In fondo credo che tanti di voi sappiano bene di cosa parlo e che nella vita si passano dei momenti in cui bisogna fare dei sacrifici per cose più importanti del proprio hobby. Non è colpa di nessuno, è solo ciò che succede alle persone normali con un lavoro e una vita da mandare avanti. Detto questo direi che forse questa è lʼoccasione che aspettavo da tempo per fare alcune considerazioni generali su temi che mi stanno a cuore. Già tanti angler hanno detto la loro sulla situazione in cui versa la nostra disciplina e spero di riuscire a farlo in maniera non banale dandovi un punto di vista diverso da quelli che hanno già

espresso altri pescatori anche molto più in gamba di me.

Solo alla meta. Se mi guardo indietro devo ammettere di essere cambiato tanto. Dieci anni fa non sarei mai andato a pesca da solo, ora quasi non riesco a farlo in compagnia. In parte questa è una evoluzione del tutto naturale, in altra parte ciò succede perchè qualcuno mi ha fatto passare la voglia. Non è mai facile trovare una persona con la quale si è in completa sintonia ma troppe volte mi sono imbattuto in carpisti che si dedicano a questa tecnica in un modo che non mi piace. Troppo spesso ho avuto accanto gente che predica bene e razzola male, che vive una cattura con spirito teso e invidioso, che non è disposta a ragionare per fare in modo che entrambi i pescatori vivano una sessione sicura, proficua e divertente. Per questo vado sempre solo o al massimo con ragazzetti alle prima armi. In loro cʼè il semplice desiderio di fare una cattura, una qualsiasi. Nelle loro teste non ci sono ancora questioni di sponsor, riviste e record da infrangere. Sono ancora puliti ma...non mi faccio illusioni, si rovineranno


presto anche la maggior parte di loro. Nel frattempo io me ne sto dove voglio da solo con un bel libro e in fondo è meglio così. Datemi dellʼegoista ma in questo modo se va male nessuno mi rompe le scatole e se invece faccio bene mi prendo tutti i frutti della pescata. Così è...se vi pare.

facevano problemi a sparare a zero ma lʼesperienza mi ha insegnato che sbagliare è un attimo. In fondo che vi frega? Se uno imbroglia sul peso di una carpa non è che uno sfigato, lasciatelo perdere che tanto i disonesti prima o poi si fanno riconoscere per quello che sono. La Terra è una sfera ma non è una boilies.

Tutti contro tutti. Lo sappiamo bene, la gente imbroglia e non è certo una prerogativa dei carpisti. Chi pesca da qualche anno è saturo, ha visto nel cf porcherie di ogni genere ( bugie su pesi, esche, luoghi ecc... ) a volte smascherate e troppo spesso no. Il bel risultato di tutto questo è che tante persone oneste sono al limite della sopportazione tanto da vedere inganni ovunque...anche quando non ci sono. In questo schifo la frustrazione è arrivata alle stelle e a volte ne fanno le spese ragazzi onestissimi presi di petto da altri ragazzi onestissimi, i quali hanno il solo demerito di essere esasperati da questo clima. La gente poi non impara mai che è quasi impossibile farsi una idea esatta del peso di un pesce da una foto e a volte partono in quarta mortificando qualcuno dei pochi ragazzi onesti. Io ero uno quelli che non si

Sono letteralmente allucinato nel vedere come molte persone abbiano caricato questa pesca di significati che non ha. Il carpfishing è una cosa bellissima ma non è il fulcro dellʼuniverso. Sulle sponde, ma soprattutto in rete, è pieno di santoni integralisti che misurano ogni questione della vita cercando di farla coincidere con quelli che credono essere i principi del cf. Se ci fate caso i termini che usano sono ricorrenti come per esempio “filosofia”, “stile di vita” ecc... La nostra esistenza però è molto più complicata e una tecnica di pesca, per quanto bella e nobile, non può farci da guida in ogni questione che affrontiamo. Avete presente quelli che parlano solo di calcio e non riescono a discutere di nessun altro argomento? Qualcuno di noi è diventato così, non ragiona più e se qualcuno gli tocca lʼunica ragione di vita è capace di qualunque nefandezza...proprio


come uno di quegli scalmanati che vivono tutta la settimana in attesa di andare a fare a botte allo stadio la domenica. Insomma non so voi ma io...ne ho la nausea. Ci scagliamo tutti i giorni contro lʼItalia che pensa solo al pallone ma tanti di noi non sono molto diversi. Vedo troppa gente che vive come se in realtà non fossimo in un paese in cui non cʼè lavoro, in cui dilaga la corruzione, che ha un patrimonio culturale immenso che sta crollando senza che nessuno se ne accorga ecc... In fondo non è questione di calcio, carpfishing o chissà cosʼaltro. La questione è che troppa gente forse ha una vita talmente misera da doversi rifugiare in una sola cosa tralasciando tutto il resto. Mi dispiace per loro ma questa è una cosa che non accetterò mai. Sentirli parlare solo di carpe mischiandole con lʼetica ( quante volte ho sentito questa parola in bocca a persone che non ne conoscono il significato! ) o con robe tipo il rispetto, o la filosofia è una cosa che mi spaventa. Questi signori poi però spesso non sanno cosa sia un comportamento etico nella vita di tutti i giorni, non

conoscono nessuna filosofia, creano falsi miti, dimenticando che viviamo in un paese che ha dato i natali a gente che ha sacrificato la vita per darci la possibilità di essere liberi di lavorare, di sapere, di dire e fare tutte le stronzate che vogliamo. Altro che carpe! Questi signori nella loro ignoranza spesso sono anche convinti di fare bene al cf ma si sbagliano di grosso. Sarebbe ora invece che il carpfishing tornasse nella giusta dimensione in cui è nato e che merita, quella di persone che passano il tempo libero a pescare allʼaria aperta. Ho sbagliato tanto anche io ma sono arrivato alla conclusione che lʼunica cosa da fare è assegnare il giusto peso alle cose e dare il buon esempio. Un esempio sobrio, discreto e mai urlato. Chi vuole capire capisce e gli altri...peggio per loro. Quando la dignità non vale più nulla. Lo hanno detto tante volte e sappiamo tutti che è così: la gente venderebbe la madre per una maglietta o la foto su una rivista. Ovviamente questi individui li ritengo dei poveracci, però non pensavo saremmo arrivati a certi livelli. Credevo ci si sarebbe fermati a vendere la propria parola in cambio di posti da tester o attrezzature costose. Invece ho visto gente vendersi per qualche chilo di palline. Qui però non credo sia questione di carpfishing e basta vedere cosa succede ogni giorno quando qualcuno riesce ad accedere a posti che danno visibilità, soldi e potere. Come possiamo puntare il dito sui nostri politici se noi per primi imbrogliamo per accaparrarci un bottino miserabile? Pensate cosa faremmo se avessimo lʼoccasione di andare in TV o di rubare milioni! Credo quindi che ci sia da riflettere su quanto il tessuto sociale in generale si sia deteriorato nel nostro paese. In altri ambiti, magari piccoli, succedono infatti le stesse identiche cose. Non sono i carpisti ad essere dei mostri, lo sono ormai le persone in generale. Gli uomini non difendono più valori positivi. Nascono, consumano e muoiono. Se poi si ha lʼoccasione di barattare la propria rispettabilità con una merce che vale qualche euro...perchè no? In fondo ci insegnano tutti i giorni che in questo grande mercato tutto si vende e si compra. Lʼimportante è avere e apparire. Non più persone ma figurine. Ve le ricordate le raccolte di figurine dei calciatori che facevamo da bambini? Per noi quei volti non erano esseri umani ma piccoli ritratti da collezionare di gente che


spesso cambiava casacca in continuazione. In una certa misura oggi nel cf è la stessa cosa. Mi chiedo spesso come diavolo facciano alcune persone a collaborare con una azienda diversa ogni anno. Sembra quasi il calciomercato e mi da lʼimpressione che nessuno di loro possa veramente credere nel progetto dellʼazienda ( o della rivista ) che rappresenta se poi lʼanno dopo si vende al miglior offerente. Non so a voi ma a me piacciono le bandiere, le persone, quelli che amano i progetti ai quali prendono parte, quelli che se ne sbattono dellʼofferta del grande team di turno perchè sono affezionati ai propri compagni e ai prodotti che hanno contribuito a sviluppare. Personalmente sto con lo stesso marchio da anni e ho sempre rifiutato tutte le proposte di aziende più importanti. Sono stato il primo a pescare per il marchio che ancora oggi rappresento e lo sento come una cosa anche mia. Per portarlo avanti ho fatto e faccio tanto lavoro gratis, ho avuto dubbi, preoccupazioni e incazzature. Gli voglio bene. Stare con una azienda top

non mi cambia la vita, per quanto alcune offerte che ho ricevuto le ho ritenute lusinghiere e so per certo che avrei trovato un altro team di ragazzi fantastici. Non voglio la tenda o le canne gratis, voglio restare con gli amici a cui voglio bene e vivere la pesca e la collaborazione con una azienda senza obblighi di nessun genere. Voglio sentirli ridere, voglio bermi una birra assieme a loro.Voglio ancora essere una persona in mezzo alle persone e non una figurina in un album che si rivoluziona ogni anno. A dire il vero pensavo che avrei scritto di più. Ce ne sarebbero tante altre di cose storte in questo cf di cui varrebbe la pena parlare ma in fondo certi argomenti li hanno già trattati tutti e probabilmente quelli che ho affrontato erano gli unici che mi colpivano veramente. Di altre cose mi sono rotto di parlare, sono argomenti triti e ritriti. Intendiamoci, anche queste quattro righe non portano con sè lʼillusione che qualcuno cambi leggendole. Sono solo lo sfogo di un ragazzo ancora innamorato del carpfishing ma nauseato da buona parte di tutto ciò che gli è stato costruito intorno. So anche molto bene che, il 90% degli individui che leggendo queste righe diranno che ho ragione, sono poi gli stessi che ogni giorno fanno esattamente tutto ciò contro cui mi sono scagliato. Per ora continuo a lavorare ma nel 2013 ho già organizzato il mio tempo per poter andare di più a pesca. Quando arriverà quel momento le cose nel nostro movimento saranno esattamente sbagliate e storte come sono ora, ma tutto ciò non avrà più nessuna importanza. Sarò di nuovo solo, seduto dietro al pod in santa pace a leggere il mio libro...


La Tempesta Perfetta di Matteo Terzi


Generalmente quando la stagione non è stabile le nostre sessioni di pesca sono comunemente condizionate dal meteo, se la scelta per le nostre sedute di pesca cade su medi, o grandi laghi le difficoltà aumentano , quindi la tendenza è quella di controllare scrupolosamente le previsioni nei giorni che precedono le partenza. Oggi giorno le previsioni meteo sono piuttosto attendibili e precise, possiamo verificarle in ogni momento grazie alla tecnologia in nostro possesso , pc e telefoni vari rendono il compito molto più facile. Con informazioni dettagliate possiamo avere un quadro della situazione meteo precisa e di conseguenza,

possiamo anche prepararci per le difficoltà che poi andremo ad affrontare. Un decennio fa o forse più, non era possibile avere in tempo reale tutte queste informazioni ma forse dal mio punto di vista aveva il suo fascino. Fin qui nulla di particolare direte voi ma nonostante però al giorno d’oggi si possa avere tutti questi dati in tempo reale, quello che non possiamo prevedere sono le dimensioni e l’intensità di quelle che io chiamo le “TEMPESTE PERFETTE” . La tempesta perfetta aimè, é quella perturbazione che non si può

prevedere, e rende le ore o i giorni di pesca a nostra disposizione imprevedibili ; non solo per il numero delle catture, che possono cambiare notevolmente ma anche per il numero dei danni che può causare il maltempo alle nostre attrezzature, non per ultimo può anche essere rischioso per la nostra incolumità . Suonerà masochistico ma condisce le nostre sessioni, con un che di super affascinante e spesso ci spinge a stringere i denti e non mollare, perché il nostro istinto di pescatore dice che le situazioni nella pesca come nella vita, peggiorano sempre un attimo prima di migliorare e questo ci spinge a non avere quasi limiti e superare


ogni barriera o difficoltà che ci si pone davanti. Dopo questa breve premessa, passiamo a questa piccola avventura: avevo organizzato questa sessione di pesca nei minimi dettagli e dopo qualche sopraluogo, la scelta é caduta su un lago piuttosto frequentato del nord Italia e quindi con l’ansia di trovare occupato. Decido di caricare la macchina la domenica mattina, pur sapendo che impegni famigliari mi impedivano di partire fino a tarda serata. Finalmente il giro domenicale con la famiglia volgeva al termine, come al solito però la coda chilometrica in autostrada mi costringeva a rimandare la partenza di un paio d’ore o forse anche di più, quindi fermo in coda preso tra la prima marcia, frizione e freno; assalito dall’ansia pensavo alla mia macchina che era già pronta. Canne, boilies, viveri compresi e sul da farsi. Il dilemma era se partire subito, affrontando il buio, la pioggia e il vento, oppure partire l’indomani rischiando di non trovare posto. Proprio in quel momento mi rendo conto che la mia compagna sta

parlando da almeno 10 minuti, girandomi mi accorgo che mi sta guardando con quello sguardo che mi fa intuire a ciò che sta pensando, manco a dirlo: 3 secondi e scuotendo la testa mi dice “mi sa che tu sei già a pescare !!" , sorridendo le rispondo “magari”. Quando si ha fretta, il tempo sembra volare, finalmente riesco a svincolarmi dal traffico. Pesto sul pedale fino in fondo e la twingo della donna come per incanto si trasforma in un missile, probabilmente stabilisco un nuovo record Terrazzano , Como Chiasso uscita Lomazzo nord in 20mn. Arrivato a casa, tempo di dare un bacio bimbo e bimba pupazzo gigante e compagna , “non ricordo bene se in questo ordine”, monto in macchina e in meno di mezz’ora finalmente sono sul posto. Con lo sguardo cerco di scorgere delle tende per rendermi conto se la posta è libera, non vedo nulla, ormai è buio pesto, però non vedendo luci tiro un sospiro di sollievo e penso; “meno male ho fatto in fretta, speriamo che i velox erano tutti spenti..”.Poiché, mi aspetta un tratto di lago


distante almeno 300mt ed acqua e vento non danno tregua un minuto, scarico subito il gommone. Comincio a gonfiarlo di modo che io possa caricare il più velocemente possibile l’attrezzatura, senza bagnarla troppo prima di arrivare a destinazione. Quando arrivo sul posto, non c’è nessuno e la cosa mi da una scarica di adrenalina , comincio a montare il campo e l’attrezzatura come se fosse la prima volta che vado a pescare; con quel groppo in gola e quella frenesia che solo chi è pescatore può capire. Il vento freddo proveniente da nord continua inesorabile a fischiare e una volta finito di montare tutto mi riparo dentro il bivy al caldo. M'infilo finalmente degli indumenti asciutti, sono ormai le due di notte, distrutto e esausto volo dentro il sacco a pelo per ricaricare un po’ le batterie, per poi mettere giù le canne con un po’ di meritata luce, ignaro di quello che avrei dovuto affrontare il giorno seguente: “LA TEMPESTA PERFETTA”.E’ mattino presto e al mio risveglio il rumore prodotto dal vento e dall’acqua diventa una sentenza inesorabile. Piove ancora e mi aspetta un duro lavoro, visto che le canne sono solo da innescare mi do da fare preparo tutti i tendi lenza a perdere e visto che lo spot più vicino é a non meno di 400mt ne dovrò usare parecchi ne

preparo una ventina con sassi e semplice fil di ferro dolce. Nel frattempo la pioggia si attenua è ora di posare la prima canna, innesco preparo le esche e prendo tutto il necessario, tempo di trovare lo spot con il GPS ma fa le bizze probabilmente perche il cielo e molto coperto. Riesco comunque a disporre la lenza correttamente, torno sulla postazione e tempo di mettere la canna sul rod pod mi rendo conto che vento e le onde sono raddoppiati e posizionare le canne sarà davvero un impresa. A fatica salgo sul gommone che continua a sollevarsi con lo sbattere delle onde, accendo il motore a scoppio, percorro circa un centinaio di metri, mi rendo conto che le onde sono talmente grosse che parte di esse si infrangono sui tubolari del gommone finendo all’interno di esso .Mettere giù la canna sfiora l’incoscienza ma decido ugualmente di proseguire. Penso anche alla fortuna di avere un gommone, non una barca pieghevole molto meno sicura. Posiziono la canna sulla solita legnaia ,mi dirigo verso la riva a fatica e male, riesco anche a mettere i tendi lenza ma proprio un attimo prima di mettere l’ultimo mi accorgo che da destra arriva un’ imbarcazione di alluminio una barca leggera , completamente in balia delle onde che prendendo un onda gigante si impenna quasi a 90° per poi girarsi di 360°


trovandosi quindi da dove stava arrivando , una volta riuscito a passare di fronte alla mia postazione mi accorgo che il ragazzo è bianco cadaverico e con voce tremante mi dice “roba da lasciarci le penne!” per poi proseguire, fermandosi poco più avanti tirando la barca a riva e al sicuro. Scendo dal gommone e le onde sono talmente alte che l’acqua entra dentro i miei weder, appoggio la canna sul pod e con grande fatica smonto il motore a scoppio e metto il gommone in sicurezza fuori dall’acqua e mentre guardo le piante piegarsi come ramoscelli il rod pod fa un balzo di almeno 2 metri rovinando contro una vicina pianta. Mi rifugio dentro il bivy e dopo qualche ora il peggio sembra essere

passato il vento si attenua escono anche uno spiraglio di sole e un arcobaleno meraviglioso, decido quindi di raccogliere i cocci e montare il motore, per poi recuperare le canne ma non ho neanche il tempo di appoggiare la canna sul gommone, si alza ancora un vento tremendo con pause di qualche secondo e folate ancora più forti di quelle precedenti. Sembrava quasi che la tempesta con la pausa avesse preso ancora più forza più vigore e quindi rewind smonto ancora una volta il motore e

metto il gommone in sicurezza in quel momento un rumore secco e deciso attira la mia attenzione il sovra telo del bivy e volato via, riesco ad afferrare il bivy per un soffio che rimane attaccato nella parte posteriore solo per 2 picchetti mentre gli altri 22 sono volati via come stuzzicadenti. Ore 18:30 con il morale a terra il campo distrutto, 2 segnalatori acustici rotti , le canne sbobinate fino al nodo e treccia ovunque impigliata tra canneti ed erbai sommersi , penso “che sfiga!!" a questo punto la sensazione e quella di far fagotto e andare a casa, però penso anche che , la situazione può solo migliorare sotto tutti i punti di vista. Allora non mi abbatto e decido di non farmi mettere sotto da una tempesta . Quindi


gambe in spalla rimonto tutto da capo come se nulla fosse successo, con del mitico attak incollo i segnalatori acustici rotti alla base . Dopo tanta fatica riesco a ricuperare le 2 canne impigliate per metri e metri negli erbai sommersi ,molto numerosi in quella posizione. Sono ormai le 23,00 ma operativo al 100% guardando il lago sembra di essere in un altro posto non tira un filo di vento e il lago e liscio come l’olio e riesco a disporre le canne con precisione millimetrica a ridosso di due legnaie e una canna in una zona sgombra da ostacoli e quindi pulita, stremato senza un briciolo di energia, prendo sonno poco dopo aver appoggiato la testa sul cuscino. Sono circa le 6,30 del mattino quando il segnalatore centrale del pod comincia a suonare, finalmente musica per le mie orecchie ancora in coma m’infilo i miei weder con una scoordinazione a dir poco comica ma giustificata, visto l’ora e le fatiche del giorno prima, in un lampo sono sopra il pesce dopo un gran bel combattimento riesco a catturare una lunga regina di kg14,200, e mentre torno a riva guardo il cielo limpido senza una nuvola e ancora buio e non c’e un filo di umidità nell’aria, sembra il preludio di una meritata splendida

giornata . Dispongo la canna per cogliere l’attimo visto tutto il tempo perso fino a quel momento e metto ancora la testa sul cuscino. Sono le 7,40 e la centralina emette due bip veloci, poi un breve silenzio é il segnalatore arancione quello di sinistra, neanche il tempo di realizzare il segnalatore emette un suono lento , continuo e inesorabilmente piacevole. Arrivo sul pod dopo essermi infilato i weder posizionati a dovere per migliorare un po’ la calzata, ferrando mi accorgo che la consistenza del pesce e diversa di quella dell’ultima carpa. Accendo il motore salto sul gommone e comincio a recuperare più velocemente possibile per non perdere contatto con il pesce e con un leggero colpo di frusta sgancio i tendifilo senza fermami. Sono sul pesce è un combattimento furioso, cerco subito di fargli prendere una boccata di ossigeno per stancarlo ma non ne vuol sapere e si prende della gran treccia dal mulinello, dopo cinque , sei sfuriate riesco ad intravedere la sagoma e come pensavo e proprio un bel pesce. Ancora qualche sfuriata, qualche boccata d’ossigeno e qualche minuto di combattimento, con il guadino proteso verso di lei e qualche preghiera il pesce e in trappola, con qualche


sforzo riesco a portarla a bordo posizionandola sul materassino. Alzando la testa scorgo un panorama di quelli fantastici quelli che si vedono solo sulle cartoline, il cielo senza neanche una nuvola, limpido talmente pulito sembra disegnato, sullo sfondo le Alpi con la neve. Uno scenario che raramente si riesce a vedere il rammarico e non essere riuscito a fotografarlo ma in quel momento, il pensiero era anche rivolto al pesce che si muoveva come un pazzo all’interno del materassino.Una volta a riva la bilancia segnava kg 19'200 nelle ore successive presi altre due carpe dei pesi rispettivi di

kg10 e kg 12 con queste due ultime partenze pensai davvero di aver pareggiato i conti con la tempesta. Il pomeriggio scorreva tranquillo con un bel sole e il vento era in pratica assente quindi mentre recupero una canna agganciata involontariamente dal solito pescatore alla traina, ne approfitto per dare una scandagliata sugli spot e noto numerosi archi e parecchia attività sulla superficie dell’acqua

il che mi fa pensare che il pesce e in attività a 360° e quindi posiziono subito la canna gettando intorno all’innesco una trentina di boilies blak squid successivamente torno a riva per poi posizionare le altre canne, tenendo in considerazione delle onde e il vento del giorno precedente decido in fine di posizionare anche una quarta canna , non molto lontano dalla mia postazione noto dei folti erbai e uno spot interessante con un po’ di fondale


pulito a ridosso della vegetazione non trascurando il fatto che il giorno precedente ha fatto molta burrasca e possibile che il pesce si sia messo in movimento anche in questa zona e quindi calo la lenza sempre pasturando circa mezzo kg di boilies ma non troppo sull’innesco nel raggio di 3 metri per evitare che scardole o altri pesci distruggano troppo l’innesco o ancora peggio come capita spesso un uscita nel cuore della notte per slamare una scardola, chiamiamolo “diversivo”. Con tutte le canne perfettamente al loro posto mi godo una meritata pastasciutta e una birretta, un buon caffè e aimè con relativa sigaretta oserei dire momenti di relax impagabili!! Lentamente arriva il buio si alza una leggera brezza, do un'occhiata al pod e guardo il cielo coperto dalle nuvole sarà una notte buia di quelle che possono regalare qualche bella cattura mi siedo dentro il bivy e dopo aver legato qualche terminale visto che tutto tace entro nel sacco a pelo e prendo sonno. Sono le 23:00 un lungo suono interminabile interrompe la fase rem, non guardo neanche la centralina salto fuori dal bivi e mentre infilo i weder la mia attenzione e tutta sulla bobina del mulinello che si sta svuotando con un ritmo preoccupante. Finalmente ferro ma non ne vuol

sapere di fermarsi, in pochi minuti sono sullo spot e riesco a metterla al sicuro nel guadino solo dopo aver liberato il pesce da un grosso erbaio. Con un po’ di auto stima penso che l’idea di posizionare la quarta canna e la scelta dello spot toccano quasi la perfezione, dopo questa breve parentesi tempo di pesare questa bella regina di kg 13,200 sistemo ancora la canna nella stessa posizione. A questo punto il sonno mi è completamente passato e l’istinto mi dice che rimanere sveglio potrebbe essere una saggia decisione allora decido di prepararmi un caffè. Sono le una di notte e mi trovo di fronte al pod quando la canna di destra si piega e il segnalatore di destra suona all’impazzata mi rendo conto subito, che un pesce davvero tosto perché non ostante lo spot e lontano più di 400mt tira come se fosse sotto riva. Devo fare il più velocemente possibile per non rischiare che finisca dentro una legnaia, il solito tragitto con il cuore in gola, sembra interminabile. Sento il nodo dell’ultimo spezzone di treccia lungo circa 50mt, messo preventivamente più grosso per sicurezza di 60lb, che entra nel mulinello e quindi sono vicino. Sono quasi sotto il pesce quando mi rendo conto orientandomi con la sponda e la luce di riferimento


a riva, che la carpa si e spostata dallo spot di almeno una trentina di metri, un pesce a dir poco combattivo. Devo lavorare con canna e frizione a dovere perché il combattimento si fa sempre più furioso e solo quando finalmente riesco a guadinare, questa lunga regina di kg16,00 mi rendo conto che il pesce con la complicità del vento mi anno spinto completamente fuori dalla zona di pesca. Guardando la sponda, a fatica riesco ad intravedere la luce di riferimento, con un po’ di smarrimento le gambe tremanti per l’emozione e per il lungo combattimento accendo il motore per tonare alla base , pesando che questo pesce anche se molto bello meritava davvero qualche kg in più. Sono le 2:00 di notte e con soddisfazione controllo le sacche di mantenimento per verificare che ci sia abbastanza corda di modo che il pesce possa adagiarsi sul fondo e che non ci sia nulla che possa minacciare la loro integrità. Lentamente comincia a farsi sentire il sonno allora decido di riposarmi un po’ ma con la sensazione che da lì a poco mi sarebbe partita ancora una canna. Infatti, sono le 5:00 del mattino quando la canna di mezzo emette un lungo suono con il solito entusiasmo ferro con

decisione e un pesce di una certa consistenza e con grande rapidità raggiungo lo spot. Con la canna piegata fino al manico e una mano, sulla frizione capisco immediatamente che si tratta di una carpa di grosse dimensioni e cerco di non forzare troppo la mano meglio lasciarla sfogare un po’ sperando che si stanchi in fretta. E’ un lungo combattimento e non sono ancora riuscito a scorgere la sagoma, la curiosità cresce assieme all’ansia di non riuscire a guadinare questa magnifica carpa. Finalmente si fa vedere e capisco che un pesce davvero bello con un largo dorso e con dei potenti colpi di coda si spinge verso il fondo del lago, con violenza percuote la punta della canna facendo stridere la frizione del mulinello. A questo punto mi ritrovo con le ginocchia puntate sul tubolare del gommone e la punta della canna nell’acqua, il pesce me le sta suonando alla grande ma vale la pena di lasciarla sfogare, sento che si solleva dal fondo e quindi con cautela stringo la frizione ma non troppo e comincio a recuperare lentamente. Ora il pesce e in superficie ma continua a girare in torno al gommone come a farmi capire che è ancora lei che comanda, infine sembra calmarsi e decido di


sfoderare il guadino ma c’e ancora spazio per una piccola sfuriata e con una grande scodata solleva una quantità d’acqua tale da raggiungere il mio viso, d’altra parte sono le circa le 5,15 e ne ho bisogno per svegliarmi un po’, lentamente entra nel guadino proteso nel frattempo passa un’eternità, il tempo in questi momenti sembrano essere lunghissimi, una volta all’interno e al sicuro faccio più in fretta possibile perché non vedo l’ora di pesarla la curiosità e grande , una volta a riva rimuovo l’amo che è penetrato perfettamente sul lato della bocca, faccio anche un po’ di fatica a disimpegnarlo con il pesce in posizione sollevo la bilancia che segna kg20,500. E tempo di mettere questo meraviglioso esemplare nella sacca di mantenimento, una controllata ai picchetti che siano sufficientemente piantati, ancora uno sguardo alle sacche correttamente sul fondo con i pesci fermi ormai domi. E mentre sono nell’acqua fermo, una leggera brezza scuote i canneti e si infila tra la felpa

e il collo un brivido d’intensa emozione mi attraversa la spina d’dorsale come a farmi capire che, la “tempesta perfetta” è ormai lontana. Di questa piccola avventura posso dire in fine di avere avuto la meglio, togliendo l’attrezzatura un po’ ammaccata e tempo di tornare a casa, naturalmente con la testa già impegnata a pensare alla prossima uscita. Un saluto a tutti e giubbino di salvataggio sempre addosso!


ESCAPE Di Luca Tribuzio



ESCAPE!! Escape, un termine inglese che mi piace un sacco e che tradotto dalla lingua anglosassone a quella italiana, può assumere una serie di significati,verbi, sostantivi e contesti d’uso davvero notevoli.. termini come .. fuga, evasione, salvezza e ancora molti altri affini.. Dopo queste prime 3 righe vi chiederete che cosa c'azzecchi questa pseudo lezione di inglese con un articolo che dovrebbe parlare di pesca o di emozioni legate a questa.. giusto? Bene questa semplice parola, in realtà rispecchia in totale il groviglio di sensazioni, stati d’animo e aspettative che provo ogni qual volta abbia la possibilità di poter passare qualche notte a pesca al di fuori dei “territori” abituali,al di fuori delle solite conosciute acque che bazzico nelle mie zone, ma ancor più, al di fuori dalla routine quotidiana sempre più pressante. Ogni volta è come

affrontare un viaggio, un viaggio sì alla ricerca delle carpe, ma anche un viaggio mentale alla ricerca di non so bene cosa, che è dentro di me e che ogni volta devo appagare perché pressa parecchio.. è incontenibile! Infatti solo là in quei luoghi riesco a sfogarmi, rigenerarmi e ad avere nuova carica per ritornare ad affrontare in maniera serena il quotidiano.. tutto questo, spesso , va addirittura aldilà degli esiti positivi o meno a livello di pesca in se per se. L'attrazione e la scelta dei luoghi dei miei “escape”, vanno verso tutte quelle acque con cui purtroppo,per ragioni geografiche, non ho la possibilità di misurarmi più spesso.. ovvero i grandi e i grandissimi laghi naturali! Per quanto mi riguarda adoro soprattutto quelli del nord Italia, ma sempre più spesso ultimamente sto cercando fortuna anche in quelli del centro, di origine vulcanica, altrettanto belli, vasti e affascinanti.. non che difficili!


Il fascino che ha la pesca alla carpa in questi grandi specchi d'acqua, come dicevo prima, è per me qualcosa di davvero speciale e molto forte. Ogni volta che salgo o scendo l'Italia e mi dirigo verso questi ambienti, ho il sangue che ribolle e il cervello che si fa dei viaggi assurdi!viaggi.. sulle zone da scegliere,sulle strategie da adottare, sulle condizioni meteo che troverò, sulle esche, sulle montature, sulle albe e sui tramonti di cui la mia vista potrà godere e la mia

mente contemplare ,sugli attimi di pura adrenalina dei combattimenti in piena notte,in mezzo al lago con qualche furiosa, vera, carpa libera! Probabilmente tutto questo fascino che i grandi laghi esercitano su di me può essere riconducibile a tre cause.

La prima: il naturale desiderio intrinseco nell'uomo, di desiderare sempre ciò che non si ha a portata di mano o che non si può avere facilmente. Infatti data la lontananza che ho da queste parti d' Italia, dove la concentrazione di grandi laghi è più alta, gli spazi temporali da potergli dedicare non sono quelli che vorrei.. come molti ho da mandare avanti un attività da cui non posso assentarmi troppi giorni consecutivi e una ragazza che non si merita di sottrargli troppo del mio tempo!


La seconda: il desiderio di sfida e avventura, il misurarsi nella tecnica e nello spirito, con grosse carpe, con ambienti vasti, con situazioni di pesca complicate e con condizioni ambientali e meteorologiche spesso davvero al limite.. che mettono a dura prova anche proprio a livello fisico e mentale.. ora non so a voi, ma a me queste cose mi fanno sentire vivo! Forse sto esagerando in questi ultimi passaggi dove parlo di prove fisiche e mentali? Non credo.. in quanto spesso nella sfrenata ricerca delle nostre avversarie c'è da spingersi in situazioni e parti di lago davvero particolari e selvagge, dove l'unico spazio calpestabile è solo quello all'interno del bivvy, dove per arrivare al pod devi farti 20mt con la melma fino a gli attributi, dove non si vede anima viva per giorni, dove spesso c'è da pescare a lungo raggio con l'ausilio di una barca e per di più magari con condizioni di meteo

burrascose!Quali freddo,vento, acqua a go go ,nebbia ecc.. e ancora, se aggiungiamo a tutto ciò una attività frenetica delle carpe e molteplici catture(che è quello che ci si augura sempre) ecco che tutto diventa..non proprio una passeggiata di salute! Se poi vogliamo ulteriormente “esagerare”, ma nemmeno più di tanto, perché la mia realtà, ma non solo la mia, spesso è questa.. aggiungiamoci pure che generalmente queste sessioni le faccio in solitaria e quindi via, con tutte le complicazioni del caso! Spesso parto verso il lago nel tardo pomeriggio del venerdì, macinando non meno di 350km di strada e traffico per arrivare in loco alla sera, con il buio e con una bella dose di stanchezza sulla spalle.. da lì, caricare tutto in barca trasbordare, montare il riparo notturno, preparare tutta l'attrezzatura, calare gli inneschi ecc.. e nel 90% dei casi godersi il lago e magari i sui pesci solo per due notti.. si nel mio caso solo due misere notti.. perché già alla domenica di buona ora c'è da far


su tutto, c'è un lavoro, una casa e una ragazza che mi aspettano. Quindi direi non proprio una roba da fighette mosce giusto? Bene.. appurato questo, allora non credo di aver esagerato poi più di tanto quando facevo riferimento a prove fisiche e mentali nella pesca in questi ambienti... almeno per come li pesco io. Sia chiaro, con tutto questo non voglio certo ne vittimizzare, ne passare dal rambo della situazione.. in quanto alla fine vado a pescare, e comunque a divertirmi!E

comunque ne conosco altri che fanno altrettanto! E poi, non me lo ha certo ordinato il dottore! Volevo solo far capire bene a chi magari legge questo articoletto quale sia, diciamo, lo stato d’animo, la realtà che si va ad affrontare sia per me che per tutti quelli che affrontano questi


ambienti nello stesso modo..e quanto a volte, sono/siamo anche troppo sadici!!!ahahhaah Sono sicuro che in quanto scritto saranno in diversi ad essersi riconosciuti! Se c'è da soffrire un tantino.. per sedare questa sete che si chiama passione..mavvaffa.. chi se ne frega! Anche perché.. ritornando al nostro scopo, cioè la pesca, se tutto viene ripagato come si deve e cioè con buone catture, tutto acquista un valore ancora più grande, ve lo posso garantire! Personalmente non ricordo catture più importanti di quelle effettuate con tanto sacrificio.. sono le più gustose, quelle che ricordo con più enfasi e vigore, aldilà di dove si è fermato poi l'ago della bilancia! Non voglio fare l'ipocrita il peso di una carpa per un carpista conta, tutti inseguiamo la carpa dei sogni e più è alto il peso e più la cattura è gratificante, ma non dobbiamo rimanerne succubi e schiavi.. essere schiavi di una bilancia è deprimente.. Il peso delle emozioni ha ben più valore secondo me! E una cattura in questi difficili contesti è oro per ogni squama che la carpa stessa ha sul corpo secondo il mio punto di vista.

Porca miseria mi sono dilungato talmente tanto e mi son fatto prendere ancor di più nel descrivere le situazioni.. che stavo per dimenticarmi la terza delle tre cose che son convinto attiri i di più verso tutto questo!! E cioè, come dicono la mia ragazza e i miei amici al di fuori della pesca.. e forse la più azzeccata, PURA PAZZIA MENTALE!ahahahah Per quanto si sforzino, poveretti, non riescono e non riusciranno mai a capirmi, non riusciranno mai a capire tutto questo mondo che c'è dietro alla pesca, dietro ad una, per loro, semplice limitativa e noiosa, pesca alla carpa! hahahah Ma va bene, è giusto così alla fine..fortunatamente faccio parte di un bel gruppetto di “sadici” e “matti” pescatori come me e messi nelle stesse “condizioni”, che parlano la mia stessa lingua e che mi fanno da spalla, con cui gioire in caso di buone pescate, o dove sfogarmi in caso di sonore ed inspiegabili batoste. Persone con cui confrontarmi, rincuorami e scambiare idee e pareri sulle sessioni ,come dicevo, a volte fruttuose a volte tutt’altro, ma anche sulle scelte degli spot, sulle strategie nei vari momenti delle stagioni, sulla bellezza e sulle difficoltà di certi laghi ecc.. tutte le cose di cui parlano questo tipo di carpisti.


Posso tranquillamente dire che mi fanno sentire meno pazzo.. o almeno in buona compagnia!ahahah Tornado un po' in argomento pesca vera e propria penso fortemente che un gruppo limitato ed affiatato, dove filtrare le esperienze di ciascuno e che ognuno di questi ha avuto nelle varie pescate, nei vari anni di pesca, nelle varie condizioni.. è una vera e propria arma a nostro vantaggio. Una chiave direi davvero importante verso il successo nella pesca in questo genere di acque, che ci fa bruciare molto le tappe! Soprattutto a quelli come noi che non hanno intere settimane consecutive da dedicare alla pesca in acque così vaste e distanti da casa (neanche in quelle vicine a dire il vero), senza la possibilità di star lì in pesca giorni e giorni consecutivi certi che prima o poi le condizioni giuste arriveranno e la carpa passerà... ci affronta la pesca in questi grandi laghi avendo poche notti consecutive 2 ,max 3, devono fare in maniera di far bene tutto e fin da subito! Quindi lo scambio delle informazioni all'interno del

gruppetto spesso può essere fondamentale! Poi un pizzico di fortuna o il talento del singolo pescatore farà il resto! Ma attenzione questo non vuol dire pappa pronta, siamo ben lontani, ma ricevere passivamente le info andare a pescare con la proria testa ed idee e stop.. altrimenti, sapere dove pescare, dove calare, con che esche, beh troppo “facile” così! Per me, una situazione del genere, sarebbe davvero avvilente e poco gratificante, ci vuole un poco di orgoglio e bisogna sempre metterci del proprio!Esplorando magari nuove parti di lago, trovare nuovi spot produttivi, elaborare nuove strategie, nuove impressioni, nuove soluzioni, partecipare attivamente insomma, e poi, le carpe hanno le pinne e nuotano! Fare tutta la gavetta di cappotti, e certe acque soprattutto nei nuovi spot, fioccano che è un piacere,( non troppo per la verità, ma fa parte del gioco), è il prezzo da pagare soprattutto in


quelli poco niente battuti.. Il bello di questa pesca, ma forse un po' di tutte, è sempre stato quello di potersi mettere in gioco, con l’ambiente ed i pesci stessi, andare all'avventura in cerca di fortuna, dove trovare un mare di problemi e variabili da risolvere prima di farci abbracciare una cattura è ovviamente la norma! Ma tutto questo è incredibilmente, inspiegabilmente gratificante!Avremo battuto un pesce selvaggio, nell’ambiente in cui è nato e cresciuto, dove ha tutto sotto controllo, dove tutto

gioca sempre e solo a suo vantaggio. Essere in qualche modo “carpisti coraggiosi” senza troppa paura dei cappotti, che hanno sempre fatto parte integrante di questa disciplina di pesca! Cosa però che vedo sempre più rara nei carpisti ultimo grido.. dove contata sempre di più solo mostrarsi con una giga carpa il più facile possibile da prendere.

Il come, il dove e il perché di una cattura magari più modesta nel peso, ma assai più complicata nella cattura, importa sempre meno.. fortunatamente, carpisticamente parlando, son cresciuto con altri esempi, quando i carpisti facevano a “gara” a chi scopriva sempre orizzonti nuovi e il più figo e bravo, era quello che riusciva a prendere pesci sempre più vergini.. ora no, ora si da sempre più spesso la caccia alla solita giga carpa sempre nel solito posto stra conosciuto.


Ma forse anche questo è giusto così.. la pesca è per molti, l'avventura e il coraggio di mettersi in gioco.. per pochi. Nonostante adesso sia oramai già qualche annetto che frequento con buona costanza questo genere di acque, ho preferito non dare nozioni diciamo tecniche di nessun tipo nel mio scritto.. uno perché ancora non me ne sento in grado e infatti sento che deve passare ancora qualche annetto prima di poter insegnare qualcosa a qualcuno e soprattutto ai “vecchi” di questa tecnica, magari sarò sulla buona strada non lo so, lo spero, ma al momento mi sento questo. Due, di articoli tecnici sulla pesca nei grandi laghi ne sono gia usciti in passato, ricordo articoli davvero interessanti e ben fatti dove praticamente si diceva molto per iniziare con le proprie gambe e far bene, chi aveva voglia di leggere e non solo guardare la stazza delle carpe presenti nel resto della rivista se li ricorderà, o magari potrà andare a rileggerli. Ed infine, la terza motivazione è che preferivo far passare un po' più le emozioni, i motivi, i valori (chiamiamoli così) e le avventure che mi spingono ad

affrontare questi tipi di ambienti.. che dire spero di esserci un minimo riuscito, e che qualcuno trovi il coraggio di provarci; Garantisco che non mancheranno le emozioni! ciao









Luca T.







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