N 6 - TheRealFishing.it

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...sognare, semplicemete sognare, nulla e nessuno ci impedirĂ mai di farlo ......


I pescatori che hanno reso possibile Intervista: questa uscita...

Un Carpista con la “C� Maiuscola

Sogno di inizio primavera Il fiume solca la campagna 1 parte

K8... Un passo indietro Particle mania

Quando ti cedono le braccia...

Intervista: Una borsa piena di cose Ore Contate


Ore Contate

di Fabio Bianchi


Mi piace pescare, e a volte non importa cosa! Possono essere grosse carpe, barbi, o predatori la cosa più importante è andarci il più possibile, a volte per più giorni consecutivi altre solo per poche ore. Spesso però dobbiamo fare i conti con i mille problemi della vita quotidiana, che ci obbligano a organizzare, programmare e gestire il tempo libero da dedicare alla nostra passione. Personalmente in più di un’occasione ho dovuto rinunciare ad una sessione programmata a causa di un’ impegno imprevisto. Oppure, ho voglia di pescare ma il week end è ancora lontano. Piuttosto che aspettare la

settimana successiva mi organizzo nel poco tempo disponibile che mi rimane e scappo a pesca. Queste righe sono solo una mia personale visione di quelle sessioni che vanno da poche ore 4/5 fino alle 12 o poco più, la classica notte secca o la pescata giornaliera. Ci sono pescatori che pescano solo se hanno a disposizione interi weekend, secondo loro per una sola notte (ma anche meno) non vale la pena di muoversi da casa. Grosso errore! Anche se abbiamo poco tempo non significa che dobbiamo rinunciare a catturare, a patto di selezionare e preparare attentamente le nostre pescate. A mio parere il vantaggio di


una pescata di più giorni rispetto a una di poche ore è quello di avere più probabilità di essere nel posto giusto al momento giusto, che alla fine è il nostro “scopo del gioco” per ottenere catture. Per fare centro in poche ore tutte le condizioni devono “quadrare” e bisogna ridurre a zero il margine di errore. Basilare è conoscere l’ambiente, le zone più produttive, gli orari e le abitudini delle carpe. Ogni acqua ha le sue zone migliori, stagioni migliori, momenti migliori, arrivare a conoscerle significa poter arrivare “ facilmente” alla cattura. Non possiamo pretendere di catturare

durante brevi pescate in acque sconosciute(tranne che in rari casi),saranno necessari numerosi sopralluoghi, diverse prove, alcune pasturazioni e tantissima osservazione per arrivare alle prime catture, ma in fondo è anche il bello di questa pesca!. Spesso nelle acque più pressate una” notte al volo” durante la settimana, quando non ci sono altri carpisti, può essere molto più redditizia di un fine settimana quando il lago è super affollato e le carpe di conseguenza saranno particolarmente disturbate.


Dove? Praticamente in ogni acqua, meglio il più possibile vicino a casa (invidio molto chi ne ha qualcuna) per” studiarla” il più assiduamente. Se ci è possibile proviamo ad essere sulle sponde all’alba o al tramonto che generalmente coincidono con gli orari di maggiore attività, oppure per valutare le zone più redditizie e quelle meno. Camminiamo lungo le sponde in cerca di segnali


che tradiscano al presenza delle carpe. Salti, bollate, nuvole di fango, steli di canneto che si muovono ,scie di bollicine sono tutte cose che i nostri occhi devono cercare in lungo e il largo. Naturalmente le dimensioni del luogo di pesca sono direttamente proporzionali alle difficoltà che avremo nel localizzarle e catturare nel breve periodo. Anche nei grandi laghi è possibile avere successo in poco tempo ma bisogna conoscere alla perfezione i luoghi di passaggio e di


sessioni. Generalmente sono i luoghi di più facile lettura in relazione alla loro morfologia e alla molteplicità di ambienti che si possono trovare lungo il loro corso. In tali acque a grandi linee le zone ricche di ostacoli sono la mia prima scelta per trovare le carpe. Legnaie, palizzate, piloni, manufatti, tratti di sponda franati sono tutte zone di sicuro interesse dove avremo ottime possibilità di cattura.

stazionamento delle carpe in base ai vari periodi e alle varie condizioni, cosa che richiede una costante presenza sulle sponde nelle varie stagioni e quindi un’enorme dispendio di tempo. Personalmente ritengo fiumi e canali le migliori acque per svolgere questo tipo di

Aumentiamo le probabilità Direi che la pasturazione preventiva in questo tipo di sessioni è importantissima. Arrivare sullo spot quando in zona ci sono ancora carpe che stanno cercando del cibo significa avere buone possibilità di fare catture. La quantità e le modalità variano tantissimo da spot a spot inoltre, ci sono molti altri fattori da tenere a mente: quantità di carpe, stagione, pressione di pesca, pesce bianco o altri disturbatori, dimensione del posto ecc. Teniamo a mente una cosa: meno ore avremo a disposizione per pescare


e meno probabilità ci saranno di avere catture e quindi ci dovremmo regolare di conseguenza sulla pasturazione. Tendo ad utilizzare quasi esclusivamente boilies, lasciando le granaglie a casi rari in cui le carpe facciano fatica ad accettare le nostre palline o mi trovi ad affrontare acque vergini. In fiume e in canale tendo ad usare boilies di grosso diametro 24/30 mm per avere un minimo di selezione in quanto affrontando tali acque spesso si ha a che fare con numerosi branchi di carpe di taglia medio piccola.

Diversamente se mi trovo ad affrontare acque dove sono presenti esemplari di buona taglia e il disturbo di piccoli pesci è praticamente nullo uso con moltissima fiducia boilies di piccolo diametro es 14/16 mm che mi hanno dato ottimi risultati anche come taglia. Se la morfologia dello spot lo permette nelle pasturazioni preventive spargo la pastura su un’ampia superficie in modo da interessare più carpe possibili. Mentre in pesca concentro il tutto in pochi metri quadri nei paraggi dell’innesco. Nelle pescate lampo di


3/4 ore al mio arrivo tendo a pasturare più spot con il minimo indispensabile di esca che serve per avere un’ abboccata in poco tempo, in cui in seguito ci pesco a rotazione cambiando posto dopo aver avuto catture o se non ritengo presenti le carpe nel posto scelto. Raramente durante una short session ci troveremo in situazioni in cui dovremo fermare grossi branchi di carpe, anzi nella maggioranza dei casi dovremo pescare “un pesce alla volta” quindi valutiamo bene le quantità di pastura sia in pesca che

durante le pasturazioni preventive. Nelle acque piuttosto pressate cerchiamo di differenziarci in tutto e per tutto dalla massa, le carpe imparano presto a riconoscere i pericoli ed a evitare certe zone. Parola d’ordine: l’essenziale Per una pesca fatta di poche ore non serve molta attrezzatura , anzi potrei dire che meno ne abbiamo meglio è per svariati motivi. Il più importante, avere un bagaglio ridotto da portarsi dietro ci stimola ad andare ad esplorare quelle zone distanti e poco battute dalla massa. Tali zone a mio


avviso sono molto interessanti, potremmo trovare carpe “tranquille” e quindi poco infastidite dalla costante presenza di pescatori sulle sponde le quali, saranno più facilmente propense ad alimentarsi. Altra cosa molto importante a riguardo, andando in zone inusuali e difficilmente raggiungibili potremmo portare avanti la pasturazione per un lungo periodo, questa cosa gioverà non poco alla nostra azione di pesca, senza che qualcuno goda dei nostri sforzi. Avere il minimo indispensabile inoltre non ci sarà d’intralcio qualora riteniamo necessario cambiare postazione nei casi che ho elencato poche righe sopra. Avendo poco tempo a disposizione dobbiamo avere le idee chiare su quello che andremo ad utilizzare, usiamo materiali affidabili, terminali e montature super collaudate ,non abbiamo tempo per prove ed esperimenti. Inoltre andremo ad apprezzare il fatto che con il nostro piccolo bagaglio saremo perfettamente in pesca in una manciata di


minuti, cosa non indifferente quando si hanno le “ore contate”. Cosa ne penso? Le ritengo il giusto compromesso tra passione, voglia e necessità. Con il tempo ho notato che, sempre più carpisti si sono adattati a pescate veloci, soprattutto quelli più “navigati” che a causa delle loro priorità, di solito lavoro e famiglia, pur di non rinunciare completamente alla loro passione, si ritagliano uno spazio per svolgere rapide e mirate piccole sessioni. Personalmente considero questo tipo pesca un caccia, dove tutta la nostra esperienza deve venire fuori per localizzare le carpe e catturarle in poco tempo. Queste sessioni le considero estremamente istruttive, dove ogni cattura, indipendentemente dalla taglia, è di valore, in quanto voluta, cercata, trovata e soprattutto frutto dei nostri ragionamenti! E la ritengo di gran lunga più soddisfacente di una carpa catturata solo per un fattore di probabilità durante una lunga sessione dove i terminali sono stati in acqua per giorni consecutivi.


SOGNO DI INIZIO PRIMAVERA


Di Matteo Petrassi


I primi mesi dellʼanno sono sempre stati per me un periodo di inattività dovuta principalmente agli esami universitari, ma anche al fatto che, escluso il tevere, le acque che ho vicino case tendono ad inchiodarsi completamente, portandomi a preferire un’attenta pianificazione della stagione piuttosto che a “perdere tempo” sulle sponde. Ora siamo a fine Marzo, finalmente gli esami sono finiti e stò programmando con il socio la prima sessione dell’anno. Purtroppo gli impegni lavorativi ci lasciano poco tempo e ripieghiamo su una notte secca… Bastano due parole veloci per telefono e il posto è scelto

all’unanimità…Bolsena !!! Con questo lago ho un conto aperto che dura da 6 anni, ho passato molte notti sulle sue sponde e ho catturato un sacco di pesci ma non ho mai avuto l’onore di abbracciare una delle sue big che hanno fatto contenti tanti carpisti di tutta Italia !! Siamo coscienti che il periodo non è dei migliori, quindi non ci aspettiamo chissà cosa, per quanto mi riguarda già l’essere sulle sponde di questo paradiso mi basta, poi per far pesce ci sarà


tempo nei mesi a venire. Decidiamo di optare per uno spot che conosciamo molto bene, dovremmo avere già dei punti caldi segnati sul GPS anche se l’innalzamento del lago potrebbe aver cambiato un po’ la situazione. Arriviamo sul lago alle 9 di mattina e alle 10 abbiamo già montato l’occorrente per metterci in pesca, Maurizio ha optato per delle boiles self made al fegato abbastanza spinte e

pop-up moster crab, io invece ho scelto di affidarmi alle chocolat malt ready made del 15 e inneschi misti 15 e 20. Usciti in barca la prima cosa che ci salta agli occhi è la temperatura dell’acqua, 10,2 gradi, considerando che Bolsena anche in pieno inverno non scende mai sotto gli 8-9 gradi, questa temperatura è ancora “invernale”, inoltre ci accorgiamo che alla nostra sinistra ci sono dei ragazzi del posto con 3 pod in pesca, fortunatamente siamo subito andati a parlarci e con molta cortesia ci hanno detto che pescavano sul lato opposto a noi e quindi non ci saremmo dati fastidio. Salutati i ragazzi accendiamo il GPS e ci dirigiamo sui nostri spot, il primo si trova sui 4,7 metri anche se la scorsa primavera era sui 3,5, infatti giriamo e rigiriamo ma non troviamo nulla di interessante, solo sabbia e neanche la ben che minima ombra di alghe, ci facciamo un giretto veloce sugli altri spot per vedere com’è la situazione e fortunatamente su 3 di essi troviamo qualche ciuffo d’alghe che è resistito all’inverno e alla forte sciroccata dei giorni precedenti. Decidiamo quindi di calare qualche canna a profondità


diversa sul pulito e di posizionare le altre 3 in prossimità dei ciuffi. Fortunatamente il lago è una macchia d’olio e in 2 ore riusciamo a posizionare tutte e sei le canne nei posti prescelti. Visto il periodo e la temperatura abbiamo deciso di pasturare in modo molto leggero su tutte le canne, 20 boiles spezzate, una cucchiaiata di granturco e 3-4 palle di hemp pellets arricchite con maple steep liquor o compound TF, giusto per creare un po’ d’attrazione intorno agli inneschi senza il rischio ti intasare i pochi pesci che potrebbero girare sugli spot. Dopo un bel piatto di pasta e un caffè ci mettiamo a chiacchierare del più e del meno, sotto un sole che raggiunge quasi i 20 gradi e ci fa credere di essere in aprile inoltrato !!! purtroppo il lago ci riporta con i piedi per terra, e con i suoi 10 gradi, ci fa passare un pomeriggio e una notte completa di inattività… Al mattino ci siamo svegliati con comodo e ci siamo accorti che i ragazzi alla nostra sinistra stavano smontando, il che ci lascia intendere che anche per loro la notte era stata infruttuosa.

Passano le ore e il tanto atteso scirocco che il meteo annunciava non arriva ma in compenso però il cielo comincia a scurirsi…infatti quando è quasi l’ora di pranzo una delle canne


del socio inizia a strillare all’impazzata, è quella centrale, calata a ridosso di un piccolo ciuffo di vegetazione ed innescata con le infallibili moster crab !!! Dopo un atipico combattimento abbastanza breve portiamo a guadino la prima regina dell’anno.


Soddisfatti di aver scongiurato il cappotto ci organizziamo per il pranzo e mi tocca subire gli sfottò del socio che continua a osannare il “santo crab” e ad insultarmi per non aver optato per queste esche. Il tempo passa e il cielo si fa sempre più nero, decidiamo di aspettare ancora un po’ e poi iniziare a smontare prima di prendere un bell’acquazzone !! Sono oramai le tre passate e mentre andiamo verso la macchina per posare le

macchine fotografiche un bip della mia canna ci fa fermare, aspettiamo qualche minuto ma non cambia nulla, è tutto fermo…. Quando torniamo ai pod la scimmietta è leggermente sollevata ma di nuovo tutto fermo, allento la tensione e aspetto ma non si muove nulla, così iniziamo a sistemare l’attrezzatura… passano altri 10 minuti quando una partenza lentissima della stessa canna ci fa correre a ferrare !! Sento subito che il pesce non dà


testate e penso che si potrebbe essere impicciato su qualche ciuffo di alghe che c’erano in quella zona, fortunatamente il lago è piatto e in pochi minuti siamo sul pesce, ora lo sento muoversi ma sempre molto lentamente, comincio a pomparlo per portarlo in superfice ma non ne vuole sapere, finalmente viene anche se a fatica, quando vedo lo shock leader entrare nel mulinello mi aspetto di vedere questa palla di alghe con in mezzo il pesce e invece vedo un riflesso dorato…se non ci sono alghe…tutto questo peso è il pesce !!! Appena sgalla il socio mi dice “ hai infranto il tuo record di Bolsena !!” e la mia risposta è stata secca “ sbrigate a metterla dentro !!!” Fortunatamente tutto và per il verso giusto e la guadiniamo subito, dopo un paio di abbracci torniamo a ci avviamo verso riva per pesare il pesce e scattargli due foto, la soddisfazione è alle stelle, ho un sorriso a 32 denti e una faccia da ebete che la dicono lunga !!! Il responso della bilancia è più che positivo, sono riuscito a vincere la mia sfida con il lago di Bolsena !!!!


Un Passo Indietro Di Enrico Parmeggiani foto Salvatore Perrone



La primavera, stagione tanto attesa e desiderata da tutti noi carpisti rappresenta per molti il momento di rispolverare le attrezzature e mettere in pratica le teorie e le strategie sulle quali abbiamo rimuginato tutto l’inverno. In molti casi il nostro lavoro di localizzazione del pesce e’ alquanto facilitato in primavera, sappiamo bene o male tutti che in poco tempo le carpe inizieranno la frega, e questo ci porta ad escludere a priori molti spot, dove puo’ essere facile capire che data la conformazione del fondale, profondita’ troppo elevata o semplicemente sponda poco congeniale, quando le carpe inizieranno la frega di sicuro non saranno li. Questa particolare situazione e’ un grosso aiuto per tutti i frequentatori di grandi laghi e fiumi naturali, dove normalmente puo’ essere una missione veramente complicata localizzare il pesce, ma e’ anche una lama a doppio taglio che puo’ indurci in scelte sbagliate se confidiamo troppo nelle nostre convinzioni e se ragioniamo troppo a senso unico…..del tipo “ e’ matematico, in questo periodo le carpe DEVONO essere qui !!” : e’ proprio a questo punto che andremo a sbattere la testa contro un muro


indistruttibile se non staremo attenti a tutti i particolari !! Dobbiamo sempre tenere in mente che le variabili sono veramente tante, e non tutte sono facilmente riconoscibili, quindi a volte fidarsi del proprio istinto ed esperienza puo’ portarci a fare un passo indietro, nel senso che dobbiamo cercare di capire dove potrebbero essere le carpe nella fase appena precedente all’avvicinamento alle zone di frega e di conseguenza adattarci a questa eventualita’ il piu’ velocemente possibile se vogliamo evitare un bel cappottone primaverile. Dalla teoria alla pratica Siamo ormai a meta’ aprile, e mentre sto scrivendo queste righe ripenso alla fantastica pescata fatta pochi giorni fa in compagnia del buon Salvatore Perrone, una sessione che puo’ essere usata come esempio perfetto per quanto precedentemente accennato : pianificata ormai da molto tempo, le aspettative erano veramente alte data la buona conoscenza che comunque gia’ avevo del posto. La destinazione era un’ ansa di un grande lago naturale che che gia’ avevo pescato in passato, questa era semplicemente perfetta per questo periodo : vaste zone di acqua bassa e


protetta dal vento e canneti infiniti, un luogo perfetto per svernare e scaldarsi ai primi raggi di sole primaverile, ricco di cibo e sponde perfette per la frega. Ancora prima di partire ero pronto a scommettere uno stipendio sul fatto che avremmo trovato quest’ansa piena di carpe ma arrivati sul posto i punti interrogativi non tardarono ad arrivare. Prima di trasbordare tutta l’attrezzatura sulla postazione decisi di fare una prima ricognizione col gommone e occhiali polarizzati alla ricerca di qualche “ombra” di carpa o di qualsiasi segnale che mi avesse dato la certezza della presenza di carpe nella zona. Dopo un trentina di minuti spesi a curiosare in ogni angolo dell’ansa riuscii a vedere solo un paio di piccole carpe sui 5kg e anche passando estremamente vicino ai canneti non si sentiva muovere nulla, se le carpe fossero state qui si sarebbero sentite chiaramente mentre scappavano dentro i canneti spaventate dall’ombra del gommone……. Rientrato dalla perlustrazione i dubbi mi assalirono come un branco di lupi inferociti, non era normale quella situazione, negli anni passati quell’ansa si iniziava a riempire di carpe gia’ a inizio

marzo, ok la primavera tarda di quest’anno, ma non esiste che le carpe non sono ancora qui in aprile pensai. Grande errore…. Decidemmo comunque di piazzarci e pescare come programmato, calammo velocemente tre canne a testa cercando di ottimizzare al


massimo le zone coperte dai nostri inneschi : dalla media profodita’ all’ingresso dell’ansa all’acqua estremamente bassa (meno di 50cm) a ridosso dei canneti alla fine della baia. Calato il buio rimasi per un paio d’ore in religioso silenzio nella speranza di udire salti o

movimenti di carpe nei canneti, ma purtroppo non fu altro che il silenzio assoluto. Qualcosa non andava, e gia’ a quel punto il mio cervello lavorava per capire se era qualcosa di particolare che aveva fermato le carpe quella specifica nottata o se per qualche motivo le


carpe non erano ancora arrivate qui, anche se eravamo oltre un mese piu’ tardi del periodo dove normalmente entrano in questa baia. La nottata ci avrebbe comunque dato la conferma definitiva. La mattina seguente le mie preoccupazioni si concretizzarono : nessuna abboccata o segno di attivita’, le carpe non erano qui, o almeno non le carpe che cercavamo, ormai era chiaro. Un’attenta valutazione della zona mi fece trovare una possibile spiegazione : negli ultimi giorni il livello dell’acqua si


stava abbassando considerevolmente , questo fattore abbinato alla temperatura dell’acqua estremamente bassa per il periodo dell’anno avevano sicuramente trattenuto le carpe nelle zone intermedie, a ridosso cioe’ delle zone di frega. Decidemmo quindi rapidamente di smontare il campo e dirigerci in una zona poco distante che, almeno in teoria, doveva essere un passaggio obbligato per le carpe nello spostamento tra zone di tenuta invernali e zone di frega : fondale misto terra e sabbia tra i 3 e 5 metri di profondita’ a ridosso di


grosse formazioni rocciose. Questi ambienti sono normalmente i primi che vengono visitati nei grandi laghi sub-alpini quando le carpe si mettono in movimento dopo il “letargo” invernale e appena prima di dirigersi nelle zone di frega. Nuova situazione nuovo approccio : gli shock leader in trecciato di grosso diametro che utilizzavamo per pescare nella baia piena di canneti non era assolutamente consigliabile in questa situazione, molto meglio utilizzare lunghi spezzoni di Fluoro Carbon, personalmente non scendo mai sotto lo 0,60 quando pesco tra le rocce, per una lunghezza di circa 20 metri. Maggiore profondita’ e fondale particolarmente sconnesso per me sono condizioni in cui utilizzare grossi inneschi estremamente bilanciati in modo da poter essere facilmente trovati tra le asperita’ del fondale. Ci volle poco piu’ di una giornata per renderci conto che aver fatto un


passo indietro nella stagionalita’ dello spot era stata la scelta giusta, grazie anche ad un tempo favorevole (per i pesci ma non per i pescatori dato che la pioggia non ci lascio’ per due giorni) con temperature stabili ci permise di fare una pescata veramente memorabile con anche la ciliegina sulla torta : una bellissima regina di poco sopra la magica soglia dei venti kg. Questo ci fa rendere conto come a volte la chiave del successo sia pescare fuori dagli schemi della stagionalita’ , non e’ sempre detto che in inverno le carpe stiano solo in profondita’ e non e’ una certezza assoluta che in primavera le carpe stiano in acqua bassa a ridosso dei canneti. Questi sono gli standard, verissimo, ma teniamo sempre in mente che in natura di cose standard ce ne sono ben poche !!


Particle

Mania

Di Federico Gennaro



In questo numero voglio trattare un argomento che divide il mondo del carpfishing: parleremo di granaglie, le famose particles come le chiamano in Inghilterra. Per molti inseparabili a pesca, per altri deleterie e totalmente inutili, vediamo insieme i pro e i contro di queste esche alternative. Sicuramente dopo l’hair rig, è stata la boilies a rivoluzionare la pesca della carpa, ma sin dai tempi più remoti chi si voleva cimentare a pescare tali ciprinidi, è risaputo, utilizzava esclusivamente mais e i suoi derivati (farina di mais e polenta). Certo il più delle volte i pesci che abboccavano non erano esclusivamente carpe; cavedani, carassi, e altri pesci “indesiderati” venivano ripetutamente allamati. Questo a mio avviso in certi ambienti succede anche con le boilies, inutile alle volte aumentare a dismisura il diametro delle palline, i pesci di disturbo riescono comunque ad allamarsi o a metterci fuori pesca. Senza dubbio le boilies, come esche sono più selettive del mais, ma non per questo riescono nell’intento di eliminare definitivamente la possibilità di farci allamare del pesciame. A mio avviso l’utilizzo di cereali, legumi, e simili, è un arma che può giocare solamente a nostro favore. Sfruttare le proprietà di quest’ultimi riesce spesso a darci maggiori chances in molteplici situazioni di pesca, e in differenti stagioni. Per esempio in inverno e nei periodi più freddi, quando l’attività del pesce si riduce notevolmente, utilizzare granaglie molto zuccherine ed oleose, è molto redditizio; anche perché in questi frangenti anche l’attività del pesce di piccola taglia diminuisce, e la probabilità di attirare sugli inneschi le carpe di stazza aumenta notevolmente . Anche nei periodi a ridosso della frega, le particles possono essere il fattore scatenante di una irrazionale e sfrenata frenesia alimentare del pesce, perché non provarle?!?! Come spesso accade bisogna essere obbiettivi, ed utilizzare le nostre “armi” con criterio. Ogni tipo di seme, cereale, tubero, legume che sia, ha una sua particolare proprietà nutrizionale, una sua digeribilità, una sua preparazione, ed un potere attirante diverso. Per aumentare il fattore dell’attrazione dopo aver bollito le granaglie, adoro, condire il tutto (dopo la cottura per non perdere le proprietà degli amminoacidi e delle proteine) mediante additivi liquidi o in polvere: i miei preferiti sono Corn Steep Liquor, Liquid Liver, Bloodworm, e Belachanliquid.Tutto ciò dopo aver dolcificato la parte liquida con un buon quantitativo di zucchero, miele, melassa o i classici dolcificanti che utilizziamo per le boilies self made. Per quanto riguarda la preparazione, col passare dagli anni, mi sono reso conto, discutendone con diversi pescatori, che non esiste un modo ben preciso per preparare le granaglie, ognuno ha un suo metodo, e lo fa alla sua maniera. Alcuni mettono in ammollo le particles secche in un secchio con acqua calda, per poi bollirle dopo alcuni giorni; altri mettono a bollire subito le granaglie secche, e poi lasciano riposare per diversi giorni sempre in un secchio ermetico. Io ho provato un po’ tutte queste varianti, e mi sono trovato bene , in entrambe le tipologie di svolgimento. Quindi non me la sento di dire che esiste una regola standard, anche perché credo che non esista;forse meglio per noi, perché possiamo personalizzare a nostro piacimento le operazionida svolgere.


Solamente per le tiger nuts utilizzo una strategia particolare, ma di questo ne parleremo successivamente, quando tratteremmo l’argomento in maniera più specifica. Mais:Iniziamo con il più famoso, il più comune forse, sicuramente un classico utilizzato da sempre, per la pesca alla carpa. Ricco di lipidi, proteine, carboidrati: in percentuale Proteine 9,2 %,Amido 66 %,Fibre 2, Carboidrati 75,1%,Grassi 3,8%,Zuccheri solubili 2,5. Scelgo di utilizzarlo un po’ in tutte le situazioni, e in tutte le stagioni. La sua preparazione come accade per la maggior parte degli argomenti inerenti al carpfishing generale, ha molteplici tecniche e teorie. Innanzitutto la prima domanda che solleva disaccordi tra i pescatori è : il mais va cotto oppure no? Io il mais l’ho sempre cotto e lasciato fermentare : una volta giuntami all’orecchio la voce che il mais “crudo” danneggia l’organismo della carpa, non me la sono mai sentita di utilizzarlo previa cottura; ripeto non ho prove concrete al riguardo, ma non ho mai voluto rischiare, preferendo una giusta cottura prima di ogni pasturazione o pescata. Detto ciò parliamo della preparazione che svolge la maggior parte dei carpisti


(almeno credo) : Prendiamo un secchio, mettiamo il mais secco, e ricopriamo il tutto con acqua calda, facendo si che il livello dell’acqua superi di 10 /15 cm quello del mais secco. Aggiungo 2/3 cucchiai di bicarbonato di sodio per un secchio da 10 kg di mais secco; che oltre a “disinfettare” dalle impurità il mais secco, facilità l’assorbimento d’acqua da parte dei chicchi; esiste inoltre una teoria, che sostiene che il bicarbonato sia in grado di alterare il valore del ph, sinceramente, io lo utilizzo perché secondo me ne aumenta la digeribilità ( essendo da sempre un valido digestivo anche per noi esseri umani) . Faccio riposare il tutto per almeno una giornata, se riesco un paio di giorni, controllando ogni tanto il livello dell’acqua, se mi accorgo che il livello diminuisce troppo, ne raggiungo sino a quando non ricopro nuovamente il mais. Prima della bollitura scolo il mais con un setaccio (o un grande scolapasta) lo metto in un pentolone, e lo ricopro di nuovo con acqua pulita, possibilmente calda od almeno tiepida. Portiamo ad ebollizione e cronometriamo circa 30/ 40 minuti prima di spengere la fiamma e levare la pentola dal fuoco. In inverno preferisco stracuorcere il mais (circa un 50/60 minuti) e renderlo quasi poltiglia, ed ho notato che con acque fredde questo particolare accorgimento funziona egregiamente. Fatto ciò lascio fermentare in un secchio chiuso ermeticamente il tutto, per qualche giorno. Quando la temperatura del secchio dopo qualche ora dalla bollitura,

aggiungo zucchero, miele o dolcificanti a mia discrezione, ed aggiungo additivi liquidi sempre a freddo, per non perdere le proprietà degli amminoacidi al loro interno;il mio preferito, che abbino sempre al granoturco è il famoso CSL ( CornSteep Liquor) ovvero i liquore di germe di grano fermentato. Esistono in commercio barattoli di mais pronto ad innescare, aromatizzato e non; io uso quello della ditta per cui collaboro: da quest’anno LK Baits ha creato una linea che nasce per il barbel fishing ed il light carping, e tra le numerose novità, troviamo proprio barattolini di mais pronto da mettere sul rig, con svariate aromatizzazioni, per tutti i gusti. I ceci sono legumi molto calorici, da cotti hanno ben il 6% di grassi e più di 100 calorie:il loro valori nutrizionali per 100gr di ceci secchi in percentuale: Proteine21 %Carboidrati47 % grassi6,4 % fibre 13,6 %. Per quanto riguarda la loro preparazione il procedimento è il medesimo del mais; le uniche differenze sono che invece di un paio di giorni di ammollo prima di passare alla bollitura, li lascio un giorno soltanto, e per quanto


riguarda i tempi di cottura, riduco a 30/35 minuti, sempre dall’inizio dell’ebollizione dell’acqua. Facciamo attenzione durante la cottura, è molto importante; se li cuociamo troppo diventeranno impossibili da innescare poiché questi particolari legumi si ridurranno ad una vera e propria “pappetta” ; viceversa se la cottura verrà effettuata nel modo giusto, saranno più facili da innescare; anzi una volta innescati, ricorderanno vere proprie mini boilies. I periodi dove preferisco utilizzarli sono sicuramente le “mezze stagioni”, ovvero la primavera e l’autunno, quando il pesce intensifica la propria attività. Anche in questo caso a freddo, post cottura, a nostra discrezione, possiamo aggiungere additivi liquidi e dolcificanti, meglio se naturali come il miele ,oppure sciroppo di canna da zucchero. fave:si trovano in commercio sia fresche che secche. E’uno dei legumi con il più alto contenuto proteico , un’elevata presenza di fibre, ed una scarsa presenza di calorie; le fave fresche sono costituite per oltre l’80% di acqua, mentre per le fave secche i valori nutrizionali sono i seguenti : Proteine 6 % Carboidrati 5 % di cui Zuccheri solubili 2,5 % Grassi 0,4 % Fibra 5 %. La preparazione identica a quelle sopracitate, l’unica differenza è che dall’ebollizione aspetteremo 30 minuti prima di levare la pentola dal fuoco. Una cosa che ho notato utilizzando le fave, è la risposta del pesce, mi spiego meglio: a differenza di


altre granaglie o legumi, che possiamo utilizzare, con “effetto immediato”, senza pasturazione preventiva, questa particleha bisogno di una pasturazione preventiva, per essere “accettata” più volentieri dalle nostre prede (questo secondo le mie esperienze, magari qualcuno di voi, è andato ed ha catturato con le fave, senza pasturare in precedenza, io parlo sempre di esperienze personali). Anche qui è valida l’aggiunta di additivi e dolcificanti. Bacche d’acero :prediligo utilizzare questi semi nei periodi estivi , forse perché sono micidiali quando tentiamo la cattura di amur, e come tutti sappiamo i periodi dove è più facile imbatterci in queste prede, sono sicuramente le stagioni calde. Purtroppo in Italia queste particles non sono molto diffuse, a mio avviso sono addirittura sottovalutate. Come i più famosi semi di canapa, anche questi semi riescono a scatenare una vera e propria frenesia alimentare nei confronti delle nostre avversarie, che in “preda” a questo fenomeno spesso abbassano la guardia, e si fanno allamare con più facilità. Si potrebbero innescare, incollandoli a palline di sughero, ma per quanto mi riguarda li utilizzo per lo più come base di pasturazione ( anche preventiva), oppure li utilizzo nei method mix, sempre dopo l’aggiunta di additivi, e dolcificanti. Semi di canapa: in Inghilterra viene chiamata hemp, la mia granaglia preferita. Un mix perfetto di proteine ed amminoacidi la rende una delle particles più equilibrate dal punto di vista nutrizionale,. Non è digeribile come la soia, infatti preferisco utilizzarla in modeste quantità, in tutte le stagioni. La sua preparazione è identica a quella del mais, l’unica


differenza , è che una volta iniziata l’ebollizione, dovremo attendere che i semini si schiudano facendo fuoriuscire i germogli bianchi al proprio interno; una volta che inizio a veder fuoriuscire il germoglio bianco, attendo qualche minuto e levo la pentola dal fuoco. Il suo abbinamento migliore, a mio avviso, è quello con il mais, forse il più classico, ma sicuramente il più produttivo. Si dice che questo connubio, equilibri anche il ph, poiché il mais ha un ph molto acido, mentre la canapa ha un ph molto più basico. In realtà so solo che questo accostamento è molto redditizio, poi che ci sia un spiegazione scientifica sotto, beh… ne sono sicuro, ma non sono certo che sia legata esclusivamente al discorso del ph. Questi semi hanno inoltre la proprietà di indurre il pesce ad alimentarsi con frenesia, quindi pasturando con i semi di canapa durante i periodi di maggior attività, ed a ridosso dei periodi di frega, ci regalerà sicuramente molte partenze. Come le bacche d’acero si possono innescare direttamente sul rig (anche se c’è da perderci la vista) ,oppure incollati in palline di sughero in versione pop up. Io adoro amalgamare i semini, una volta bolliti, con la colla utilizzata dai pescatori al colpo per incollare i bigattini ed un groundbait, poi creo delle palle belle compatte (come se fosse un method mix )e le lancio con la fionda,; se utilizzo la barca per andare a calare gli inneschi le lancio nei pressi del mio innesco appena calato. Semi di soia : è un legume molto digeribile, possiede molte proteine (circa il 35%). Nell’ambito del carpfishing, qualsiasi selfmaker, conosce le proprietà della sua farina, tostata e non:ingrediente di spicco in molti base mix in commercio o fatti in casa. La digeribilità e il suo buon apporto proteico rendono la soia, un ottima granaglia da utilizzare in periodi freddi, dove il pesce cerca alimenti proteici ma allo stesso tempo facilmente assimilabili. La sua preparazione è pressoché la stessa della gran parte delle granaglie: vale a dire 24 ore di ammollo (meglio in acqua tiepida) dopodiché passeremo alla cottura; dall’inizio dell’ebollizione conteremo una ventina di minuti prima di spengere la fiamma. Se abbiamo intenzione di innescare tali granaglie, per quanto mi riguarda, cuocio a parte una manciata di granaglie, dimezzando i tempi di cottura; al fine di far rimanere i semini più duri , e di conseguenza più resistenti una volta innescati sul nostro hair rig. Se optiamo per innescare queste specie di fagiolini, dovremmo avere l’accortezza di utilizzare invece del classico boilies needle, l’ago da leadcore, che essendo molto più sottile ci faciliterà nel compito. La soia ha la caratteristica di assorbire parecchi liquidi, una volta bollita, quindi aggiungere additivi liquidi ,liquid foods, ed anche aromi, si può rivelare una mossa vincente. Spesso utilizzo questa particle per assemblare method mix; oppure ne uso un modesto quantitativo per gli stik mix:faccio stracuocerei semi, sino a che non diventano poltiglia; bene, una volta raggiunto lo scopo impasto questa “pappetta di soia” con uno sfarinato(pastura o method mix)conadditivi liquidi (le migliori marche realizzano prodotti in grado di non sciogliere il PVA, per esempio l’All Amino Nutric di casa LK Baits può fare al caso nostro). Così facendo la parte farinosa assorbirà i liquidi in eccesso che scioglierebbero il pva, a questo punto saremo in grado di iniziare a preparare i nostri stik, utilizzando come parte integrante la soia. I semi di girasole sono, tra i semi oleosi, quelli che” vantano” il più basso contenuto calorico, sono composti infatti per circa il 45% da grassi, per il 20-28% da proteine e per circa il 23% da carboidrati. Agli albori utilizzavo questi


semi (reperibili in qualsiasi negozio per animali) per la ricerca di carpe erbivore in una cava vicino a casa. Si possono innescare direttamente sul hair rig, ma anche in questo caso danno il meglio di sé utilizzati per pasturarci uno spot. Semi di lino : Il lino è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle linacee. Le principali sostanze contenute nei semi di lino sono rappresentate dagli acidi grassi omega 3, presenti in percentuali importanti, sali minerali, proteine, lipidi, acido linoleico e fibre. Sono semi molto digeribili ed attiranti: per il mio modo dii pescare trovano maggior impiego in method mix in abbinamento alla canapa, nei periodi a ridosso della primavera. Tiger nuts: è una specie di pianta erbacea che produce un tubero commestibile noto come zigolo dolce, in inglese tigernut.Cresce nelle zone umide come paludi e acquitrini litoranei. È presente nelle regioni a clima temperato, tropicali e subtropicali, ragione per cui il clima mediterraneo Spagnolo è ne favorisce la crescita. I suoi valori nutrizionali sono i seguenti : Proteine 25,3%, Minerali 2,4% Fibre 3,1% ,Carboidrati,26,1%, Acqua 3% Grassi 40,1%. Il valore che salta subito all’occhio è l’elevato contenuto di grassi, infatti seppur molto attiranti questi piccoli tuberi, sono anche piuttosto poco assimilabili dall’organismo delle pinnute; una curiosità: in Inghilterra nella riserva ittica di Bluebell nel Northamptonshire, è venuta recentemente a mancare Benson una superba regina che rasentava i 30 kg di peso;l’esito dell’autopsia dei veterinari locali dava come possibile morte, un’ indigestione di strane nocciolini (probabilmente tiger nut). Nei Blog Inglesi è scoppiata la buffera per l’accaduto ,anche se non è stato appurato se le fatali noccioline fossero state proprio tiger nuts o altro; per quanto mi riguarda, me ne vedo bene dall’ esagerare con ingenti pasturazione a base di tiger, anche se effettivamente non è appurato con precisone che le


suddette “noccioline siano state per Benson fatali; in ogni caso il pesce se non le digerisce con facilità abusarne, sarebbe solamente che deleterio al fine della sessione. Detto questa piccola parentesi vediamo come solitamente svolgo la loro preparazione: mettiamo in ammollo le tiger secche in un recipiente ermetico per 4/5 giorni, dopodiché faremo bollire il tutto per circa una ventina di minuti. Lasciamo fermentare il tutto sempre in un contenitore sigillato per circa altri o 5 giorni e le nostre esche saranno pronte ad entrare in azione. Seppur poco digeribili ricordiamo che il loro utilizzo è molto gettonato durante l’inverno poiché essendo molto dolci, riescono ad avere una marcia in più in acque fredde sfruttando le l proprie doti zuccherine. Ricordiamoci inoltre che sono molto amate dagli amur e sono praticamente snobbate in acque infestate da disturbatori tali cavedani, tartarughe acquatiche e gamberi d’acqua dolce, motivo in più per provarci a pescare, sia se tentiamo di catturare le “erbivore”, sia se non riusciamo a pescare con le “palline” in certi ambienti. Il farro :è composto per circa il 10 % da acqua, proteine al 15%, carboidrati 67%, fibre alimentari solubili e non, minerali, amido e aminoacidi vari; tra i minerali rileviamo la presenza di potassio, ferro, calcio, sodio e fosforo. Per quanto riguarda gli aminoacidi i più importanti presenti nel farro sono: arginina, leucinae la lisina. Lo uso molto soprattutto in Autunno per “allungare” le pasturazioni a base di mais. La preparazione e la medesima del granoturco, tante vero che spesso li metti in ammollo in insieme per poi fargli cuocere nello stesso pentolone. E’ una granaglia molto proteica, ho ottenuto buoni risultati utilizzandola nel tardo autunno, quando il pesce è alla ricerca di proteine per prepararsi ai rigidi mesi invernali.

Noci Brasiliane o noci dell’amazzonia: Ho conosciuto questa “sorta di mandorla”, grazie al mio socio di pesca Francesco Pesci, che a forza di elogiarne le doti, ed a mostrarmi in foto i suoi successi, mi convinse a provarla. Conosciuta anche come noce di Macadamia tra i suoi valori nutrizionali che spiccano sono proteine, grassi polinsaturi ,e calorie. E’ molto attirante grazie alla sua oleosità. Una considerazione che però siamo obbligati a fare, è la sua caratteristica di essere un esca molto leggera che tende a galleggiare. Per quanto riguarda gli inneschi può essere un bene poiché se curiamo il suo innesco, riusciremo a creare efficaci inneschi ad assetto neutro, bilanciati esclusivamente dal peso dell’amo; se però dovremo pasturare con quest’ultima in acqua corrente, dovremo pasturare diversi metri più a monte del nostro innesco per dare il giusto tempo alle noci di adagiarsi sul fondale nei pressi del nostro amo. Per avere una pasturazione più precisa c’è sempre il pva a venirci in aiuto: sminuzziamo con un triturino le noci e riempiamo i sacchettini o le retine; questo procedimento favorirà alle parti oleose di fuoriuscire, rendendo il tutto molto attirante e stuzzicante. Bene, queste sopracitate sono le granaglie che uso con maggiore assiduità, ce ne sono altre che uso o conosco meno, quindi ho dovuto scegliere(per non essere troppo prolisso) elencando le mie preferite e le più efficaci secondo le mie esperienze ed i miei punti di vista. Ciao e alla prossima!!!!




Piove. Guardo fuori dal finestrino della macchina, tutto è grigio. Ci vorrebbe un po di sole, penso. Ho voglia di andare a pescare, ma le condizioni non sono buone, deve scaldarsi un po lʼaria, e non si vede la fine di questo inverno, è ancora presto. sabato 23 febbraio 7:25 Un po di sole ha fatto capolino tra le nuvole, lʼautostrada deserta scorre in una pianura coperta di neve, chissà se riuscirò a prendere qualche barbo, prima che la perturbazione arrivi, dovrebbe tornare a nevicare, dice il meteo, nel pomeriggio. Vedremo. sabato 23 febbraio, 17:50 La strada si è imbiancata in fretta, nevica forte. Il paesaggio fuori dal finestrino è un paesaggio in bianco e nero, sfumato da mille tonalità di grigio. Quando riuscirò ad andare a carpe? sabato 23 febbraio 21:15 Accendo il computer, clicco sul meteo, guardo le previsoni per la prossima settimana, da mercoledi rasserena, salgono le minime verso il fine settimana. Clicco sulle previsioni per i prossimi 15 giorni, temperature stabili un poco al di sopra della norma, le massime si alzano. “Dai rimani così” mi dico! Qualche giorno di sole e nuvoloso nel weekend! Questo volevo vedere, finalmente! Speriamo non cambino, la probabilità che rimangano invariate è bassissima, ma devo mettere le mani avanti, al massimo rinuncio. Claudia, non questo ma il prossimo fine settimana se le previsioni non cambiano vado a pescare. domenica 3 Marzo, 20:10 Manca una settimana, Ricontrollo il meteo. Clicco sullʼicona delle previsioni, osservo con ansia. Temperature in aumento nelle minime tutta la settimana, sopra i 4 gradi, le massime attorno ai 14 gradi, anche con la pioggia

prevista per metà settimana. Che tempo trovo a salire venerdì? mi domando. Arriverò a buio, in un posto che non conosco, devo anticipare unʼora. Dovrebbe essere nuvoloso venerdì, sabato e domenica variabile, temperature costanti e alte. Sarebbe il massimo! Speriamo tenga questa previsione. Sette giorni, non dovrebbero cambiare o stravolgersi, non dovrebbe... Mercoledì 6 marzo, 16:30 Piove.


Previsioni cambiate, venerdì pioggia debole tutto il giorno, sabato pioggia nel pomeriggio fino a dopo mezzanotte, domenica schiarisce dalla mattina. Per fortuna la temperatura non cambia! Questo è importante, deve tenere questa temperatura. Sarebbero 2 settimane abbastanza tiepide, dovrebbero mettere in moto qualche pesce in quella distesa dʼacqua, spero. Giovedì 7 marzo, 17:35 Chiudo il baule, dovrei aver caricato tutto, manca la barca, come sempre la caricherò domattina, domani dovrebbe piovere. Venerdì 8 marzo, 6:15


Barca caricata, è nuvoloso ma non fa freddo, ieri sera le previsioni non erano cambiate, oggi dovrebbe piovere, domani un po meno e domenica sereno.Speriamo Venerdì 8 marzo, 15: 05 Saluto il capo e parto. Piove. Supero macchine su unʼautostrada abbastanza trafficata, spero solo di non trovare incidenti, se tutto va bene arriverò sul lago poco prima che faccia buoi, sperando di non sbagliare strada. Luca mi ha mandato le indicazioni per trovare la via, dovrei farcela, se non trovo intoppi. Le ore passano, la strada scivola veloce dietro di me, mi fermo allʼautogrill portafortuna, è un rito che ripeto da anni, compro qualcosa da mangiare, al posto delle unghie che mi divoro incessantemente quando guido da solo. Mi aiuta a pensare. Speriamo di prendere qualcosa, dovrebbe essere buono, secondo me queste condizioni dovrebbero aver messo in moto il pesce. Lo scorso anno queste condizioni mi regalarono una grande pescata. Da allora aspetto questi giorni, questo meteo. Ci credo.


Fuori piove, la temperatura è costante, 9 gradi. Venerdì 7 marzo, 18: 40 Piove, non forte ma costantemente. Scendo dalla macchina, cʼè ancora un filo di luce, guardo laggiù, dove dovrò arrivare con la barca, sembra non ci sia nessuno. E chi ci dovrebbe essere, con un tempo così. Non mi cambio, non ancora, tengo i vestiti da lavoro, inzuppo questi poi mi cambio quando è ora di partire da qui. Monto la barca, pian piano tutta la roba va ad occupare il suo posto, oramai, a forza di farlo, ogni oggetto finisce sempre nella stessa posizione, la branda lo zaino le borse eseguo queste operazioni come in trance, nemmeno ci penso più, in poco tempo sono pronto per trasbordare. Parcheggio la macchina metto il giubbotto salvagente e la lampada da testa, oramai è buio. Silenzio. Rumore di gocce che cadono sullʼacqua. Accendo la lampada, e mi assale quella sensazione esaltante di libertà, quando la nuvola vaporosa del mio fiato incontra il fascio di luce a led. Ci siamo Io, il Maestoso lago e la natura. Mi sento vivo, al di là di come finirà anche questa avventura. Costeggio il canneto e finalmente arrivo sulla sponda. Era tanto che volevo pescare qui, ma per un motivo o unʼaltro non ero mai venuto ancora, quando volevo venirci alla fine ho optato per riprovare unʼaltra postazione ancora molto inesplorata, lasciando questo spot ai miei amici Fabio e Luca. Si divertirono. Ora tocca a me vedere se sono capace di catturare in queste condizioni di pesca estremamente complicata. Pescare uno spot ricchissimo di ostacoli sul fondo, con frizioni chiuse e tirare senza pietà. Luca pescando in fiume è un veterano di questo tipo di approccio, Fabio se cʼè una cosa che non ha paura di fare è lottare, infatti quando pescò qui lo scorso anno, si fece valere tanto da stupire anche Luca per certi versi. Fabio è un gran pescatore del resto. Io non sono uno bravissimo nel tiro alla fune, tendo sempre a cedere quando penso che qualcosa possa mollare, il filo, un nodo, e magari recuperare dopo cercando di districare il pesce dagli ostacoli. A volte ho vinto, anche con qualche bel “numero”, ma spesso ho perso. Anche questa volta sarà dura, e spero di migliorare. Sono qui anche per imparare. Ticchettio di pioggia sulla giacca. Monto lʼoval come prima cosa, e butto dentro tutto quello che devo bagnare il meno possibile. Sto sudando, buon segno. Il terreno qui è scosceso, sono da solo, decido di tenere le canne vicino la tenda anche a costo di tenerle molto alte rispetto il livello dellʼacqua, ma in un tiro alla fune come sarò costretto a fare preferisco arrivare subito sulla canna e dare meno tempo possibile ad un eventuale pesce di pensare ad una strategia di fuga tra gli ostacoli. Pesco con picchetti singoli, in modo da disporli comodamente e senza che i fili mi siano poi di intralcio quando sarà il momento di uscire con la barca. quando si pesca aprendo le canne a ventaglio, per quel che mi riguarda il pod è solo un intralcio, con tutti quei fili che partono da un unico punto per aprirsi in tutte le direzioni. Picchetto e calcio per terra per due canne e le altre due con picchetto posteriore a causa del terreno sconnesso.


Non mi ci vuole niente a sistemarmi. Apro le mie 10 piedi e le appoggio allʼentrata del bivvy, entro ed inizio a preparare le montature. Tre delle 4 canne aperte sono gia montate, una dovrei farla totalmente, decido che per la prima notte pescherò solo con quelle tre. Sono stanco. Su due canne cambio il terminale, monto un c3 dellʼuno con treccia da 80 lb, la terza ha montato gia un terminale con 360 rig per pop-up. Decido di lasciarlo. Opto per inneschi ad omino, come sempre quando pesco su fondali morbidi; una 20/16 e una 24/20, tutte esche prese dal bidone dovʼerano state preventivamente ammollate in un di insect juice e belachan disciolto, in modo da rendere veramente puzzolenti sia le nuove Bk 2s e che il pellet di diversi diametri contenuti in esso. Sullʼinnesco per pop-up una bella 26 allo scopex. Silenzio, buio. Ha smesso di piovere. Calo in fretta le tre canne, pasturando con poche esche ammollate e non , abbastanza vicino allʼinnesco, se si muove qualcosa vorrei lo trovasse prima che si sazi, se si muove un buon numero di pesci, alcuni rimarranno affamati e torneranno, o almeno è quello che spero. Venerdì 7 marzo, 23:10 Ho mangiato un paio di scatolette, sono a pezzi, ho chiamato la mia compagna per la buonanotte, e ora non mi resta che aspettare che qualcosa accada, oppure no. Buio. Silenzio. Sabato 8 marzo, 3:06 Apro gli occhi. Guardo lʼora, ho un messaggio della Claudia che mi da la buona notte e lʼin bocca al lupo, non me ne ero nemmeno accorto fosse arrivato. Mi sa che non si prende nulla, eppure.. Sabato 8 marzo, 4:15 Biip, biiiip biiip bip Esco dal sacco a pelo il più in fretta possibile cercando di infilarmi gli stivali alla velocità della luce, averli di un paio di numeri più grandi aiuta in questo, nel buoi il mio pensiero è che la canna venga sradicata assieme al picchetto dalla violenza della partenza, esco dalla tenda e trovo lo swinger tutto afflosciato, in me non cʼè nessuna esitazione, tanto che mentre focalizzo il segnalatore visivo ho gia la canna in mano e sto tirando. Dallʼaltra parte non cʼè nulla. Recupero la montatura maledicendola e maledicendo me per non averla sostituita. Eppure ci avevo preso in un altro lago con quel tipo di rig. Ma non ci penso su ulteriormente e in pochi minuti confeziono unʼaltro classico senza nodo con lʼ80 lb. Esco a calare, non accendo la luce, mi basta quella dellʼeco e il bagliore notturno, i miei occhi si sono abituati e vado abbastanza bene, mentre calo lʼinnesco sento un fragoroso salto di una carpa proprio in zona ostacoli dove i massi e la legna son più fitti. Allora ci sono! Silenzio. Sabato 8 marzo, 6:15



Apro gli occhi. Eʼ gia giorno. Non ho preso nulla. Discosto con una mano il lembo aperto di porta e guardo fuori, cʼè nebbia, fitta e bassa. Eʼ magico. Per un po osservo il panorama, le canne imperlate di goccioline brillanti, la nebbia che sale pian piano dallʼacqua nel grigio della mattina presto, lʼimmobilità perfetta. Mi giro nel sacco a pelo e mi godo il tepore e il silenzio.


Chissà, mi domando. Sabato 8 marzo, 6:40 Bip Bip! Con la mano discosto il lembo di porta e guardo la canna, quella a cui ho cambiato il terminale nelle notte! Vedo la cima sussultare timidamente. Mi infilo gli stivali ed esco velocemente, una volta fuori vedo ancora la vetta sussultare e sento i bip del segnalatore, ferro con forza con una mano sulla bobina del mulinello. Dallʼaltra parte grosse e


potenti testate mi fanno capire che ci siamo, pianto il calcio della canna nellʼinterno coscia e piego la canna bassa lateralmente per far voltare il muso al pesce che tira e strattona, ma nemmeno tanto. Ad ogni testata penso di aver slamato o perso il pesce perchè il tutto si affloscia nei movimenti destra-sinistra del muso del pesce, per poi rimettersi in tiro sotto la mia costante trazione, potere della treccia. Eʼ adrenalina pura! Continuo a tirare per portare il pesce il più lontano possibile dagli ostacoli e quando mi sembra abbastanza lontano salgo in barca e gli vado incontro. Mi siedo sulla panca centrale e spengo il motore, oramai sono sul pesce, lo vedo aggallare ad una 15ina di metri da me, non sembra enorme, la stimo sui 10 kg, allento un pelo la frizione e mi godo quei minuti finali di combattimento, con la mia morbida c1 che assorbe le ultime fughe del pesce. Lo vedo passarmi di fianco, con quel ventre color oro e la schiena scura, adesso mi sembra più grossa, molto di più di quel che credevo! preparo il guadino, e alla seconda sgallata è dentro. Sorrido e penso a Kevin quando mi raccontava dellʼincredibile comodità delle canne da 10 piedi ed io che , testardamente, ripetevo che mi trovavo benissimo anche con le 12 piedi. Che stupido, non cʼè paragone, un pesce che sgalla a 2 m dalla fiancata della barca rende tutto più facile, non è per nulla paragonabile. Alzo il pesce dallʼacqua e mi rendo conto di aver sbagliato tremendamente la stima, la metto nel materassino e la peso. Eʼ bellissima, un pesce stupendo, perfetto, è valso in pieno la fatica e gli sforzi fatti per per esserci, i chilometri, sono veramente contento. Scatto una foto veloce col telefono e la mando a Luca, poi la metto in sacca il tempo necessario a preparare il set fotografico. Chiamo i miei amici e gli racconto lʼaccaduto, qualche insulto, ma anche felicità per la cattura, sapendo le difficoltà di pesca in questo posto. Prima di preparare cavalletto e materassino, reinnesco la canna, la controllo nel sottoriva e noto che il bilanciamento è perfetto, la piccola pineapple del 16 stacca la 20 la lunghezza del capello dal fondo, mantenendo lʼamo appena appoggiato con la punta, e ricalo, il cielo coperto, anche se forse sembra possa passare qualche raggio di sole con lʼavanzare delle ore, mi da fiducia, il lago è calmo, non cʼè nessuno. Silenzio. Preparo il tutto per le foto, alla 15esima foto la macchina si inceppa, ma contento dei risultati ottenuti fino a quel momento libero la carpa, e cerco di capire il perchè non vada più, eppure a casa ho svuotato la scheda! Questo è un problema! Cancello qualche foto appena fatta venuta male, ma me ne restano solo 2 da poter fare! Chiamo la Claudia, e mando un messaggio a Salvo, lui saprà aiutarmi! Scopro di aver sbagliato la procedura di formattazione della scheda, in poche parole ho fatto una cazzata ed

ora, anche abbassando la risoluzione delle foto me ne rimangono solo 15 o 16. Per risolvere il problema dovrei cancellare quelle appena fatte, resettarla e poi sarei a posto. Ma non voglio cancellare le foto, se catturo ancora terrò le più belle, mi porro il problema quando esso si presenterà. Sabato 8 marzo, 9:20


Qualche uccellino timidamente canta, lo sento da lontano nel bosco. Il celo è spaccato, qualche raggio di sole sbuca dalle nuvole, è abbastanza caldo per essere inizio marzo. In piedi davanti alla tenda osservo il lago, mentre scambio qualche messaggio con Luca, in pesca anchʼesso in un canale delle sue parti. Il silenzio e la pace sono inebrianti. Non cʼè nessuno sul lago, a parte me, per quel che posso vedere. Biiip Biiiipp.. Vedo il calcio della canna strisciare per terra e il primo anello piantarsi contro il segnalatore, la vetta scuote e piega verso il basso! Sono ad un passo da essa così ferro immediatamente, è la stessa canna,


quella appena ri calata, quella che ho scoperto essere nel punto dove anche i miei amici avevano avuto il numero maggiore di partenze. Con la mano sulla bobina eseguo gli stessi movimenti fatti per la cattura precedente, ma questa sembra molto più inferocita! Le testate sono imponenti, e tira a voler entrare tra i il reticolo di legna e pali sul fondale, mi sforzo, e non poco, di non cedere filo, ed al contrario faccio un paio di passi indietro. Un paio di volte il pesce mi raddrizza la canna, costringendomi a fare, stavolta, due passi in avanti, ma riesco a tenerla, riesco a voltargli il muso e a portarla in zona sicura! Che adrenalina! Ancora negli occhi ho la visione della canna completamente ricurva tra le mie mani! In tutto, saranno passati si e no 15 violentissimi secondi! Con il pesce abbastanza fuori pericolo esco in barca e mi godo in pieno la fine del combattimento, anche questo sembra un pesce come il precedente, e la cosa mi riempie di gioia, due bestie così, sono gia un gran risultato! Una volta a riva stavolta mi accorgo di essermi sbagliato ma in eccesso, ma non è un problema! Anche questo è un pesce magnifico!! Sabato 8 marzo, 10:05 Come ho fatto precedentemente ho messo il pesce in sacca il tempo per preparare macchina fotografica e treppiede e aggiornare gli amici sullʼaccaduto, poi inizio con le operazioni di autoscatto. A 5 frame alla volta faccio in fretta a finire le foto disponibili, con il pesce quasi completamente immerso nellʼacqua nella culla posso permettermi di cancellarne qualcuna e fare lʼultima serie. Le guardo, sono soddisfatto, spengo la macchina e mi avvio verso il materassino per liberare il pesce. Bip bip! Sono ad un passo dal materassino col pesce dentro quando i due bip mi fanno guardare in alto verso la canna posta più lontano alla mia sinistra. La vetta sussulta timidamente, come se una scardola stesse giocando con lʼesca. Faccio i pochi passi che mi separano dalla canna e senza indugiare ferro. Dallʼaltra parte arrivano le prime imponenti testate, ho calato un poco più lontano dagli ostacoli, ma la paura che il pesce voglia andarci in mezzo è sempre presente. Tiro con forza indietreggiando, penso che ho la carpa nel materassino da liberare, e ad essere onesto, non sembra che ci sia un grosso pesce dallʼaltra parte. Tiro talmente tanto che non mi accorgo di averlo quasi portato a metà strada tra me e dove era calato il terminale, penso che a questo punto non uscirò nemmeno in barca, quindi scendo verso lʼacqua nel momento che aggalla per unʼattimo. Non lʼho vista, ma sembra piccola, stavo per prendere il guadino, poi unʼaltra serie di potenti testate e il pesce si pianta sul fondo, adesso mi sembra di avere un sacco di cemento dallʼaltra parte. Eʼ pesante e tra uno spicchio senza riflesso sullʼacqua ne scorgo la schiena. Cazzo, Cazzo! Esclamo tra me e me, il pesce sembra bello, sicuramente un pesce a cavallo dei 20 kg, e mentre la mia mente formula questi pensieri la carpa piega alla mia sinistra ad una trentina di metri da riva. Il pesce va lento alla mia sinistra, non si stacca dal fondo e preso un po dal panico apro la frizione e il ticchettio inizia a farsi continuo, non ci sono ostacoli in teoria, ma mai si sa. La canna è un arco completamente ricurvo tra le mie mani, il pesce passa sotto il filo della canna centrale e in me cresce il panico che qualcosa possa andare storto, anche perchè il pesce è ingovernabile, fa quello che vuole. Piego la vetta della canna nel tentativo di girarla, e finalmente ci riesco, e dopo un po, ripassando sotto la cima di quella ancora appoggiata sul picchetto vedo il filo di essa rimettersi in posizione, segno che non si è attorcigliata, getto il guadino in barca e stacco la corda che la tiene legata a riva, nel frattempo il pesce, lentamente, inesorabile, inizia a prender filo e tornare verso il lago aperto, verso gli ostacoli da cui son riuscito ad allontanarla. Tensione. Alla massima velocità gli arrivo quasi sopra, e spengo il motore, il cielo, ora nuvoloso, e lʼacqua scura non mi fanno intravedere la preda, che è quasi sotto la barca, la canna è un cerchio, con la vetta che sfiora la superficie, ma dopo poco sgalla di fianco a me, e la mia testa va in tilt, la cosa che mi impressiona è la base della coda, mi sembra esageratamente grossa, metto immediatamente il guadino in acqua e lo affondo sotto il pesce, è a meno di 2 m da me eseguo questa operazione in un battito


di ciglia e nemmeno farlo apposta il pesce decide di inabissarsi con un potentissimo colpo di coda, ma non fa altro che entrare nella larga bocca del guadino! Eʼ mia! lʼho guadinata subito e questo è stato molto importante! Penso al pesce ancora nella culla e senza guardare più di tanto la preda nella rete accendo il motore per tornare a riva, ma il peso del pesce nn fa muovere la barca, Allora la tiro verso il motore e vedo che il pesce è grosso, ma non mi rendo conto quanto, nei miei pensieri è comunque un pesce da 20 kg. Sono euforico. Non essendo lontano da riva la raggiungo in fretta, e mentre scendo guardo nella rete, e vedo che il pesce è veramente grosso, e tenta una fuga dentro al guadino. In me si accende la spia del panico, ho un buco in fondo alla rete e mi assale il terrore che possa aprirlo e riuscire a slamarsi e a scappare! così prendo il manico in mano e lʼassecondo in quei metri di fuga violenta. Poi si calma! riappoggio il manico sulla mariposa e rovescio la carpa che ancora stava ne materassino in acqua. se ne va come se fosse mai entrata in quel materassino; meglio penso tra me e me. Posiziono la culla in un posto sicuro e sollevo con enorme fatica quel pesce per metterglielo dentro. Non credo ai miei occhi, mi sembra immenso.


Eʼ immenso. Poi mi dico che probabilmente non è poi così grande, è che non catturando tanti esemplari sopra i 20 kg ed essendo passato tanto tempo oramai dallʼultima forse sto esagerando. Mi sembra immenso. Continuo a guardare quel corpo, la base della coda, sono in trance. Ok, mi dico, devo slamarla, vado verso la testa e cerco lʼamo, lo trovo piantato esattamente a centro labbro, ma il labbro è talmente grosso che la curvatura del mio c3 dellʼ1 è pari allo spessore del labbro, e non capisco come possa essersi allamata!! Che bocca possente! scatto velocemente una foto col cellulare al pesce sul materasso dopodichè la infilo nella sacca di mantenimento, per calmarmi. Con il pesce in acqua tranquillo, mando un messaggio a Luca e poi a Fabio la mia ragazza, a Kevin e a Salvo, sono al settimo cielo, anche se non ho ancora pesato il pesce, a tutti dico che è enorme, ma che magari sbaglio, e tutti mi dicono di pesarla. Metto giu il telefono e prendo la bilancia, sono completamente in tilt, vado in acqua e provo a pesarla. cerco di sollevarla e mi aspetto di vedere sul display la cifra dei 23/24, invece mostra numeri che solo nei sogni avevo visto, ma non riesco a capire, mi tremano le braccia e non riesco a pesarla! Richiamo i miei amici e li informo del fatto che non riesco a pesarla! La loro gioia mi riempie il cuore ancora adesso e lo farà per sempre, le loro parole sono

marchiate a fuoco nella mia mente e nel mio cuore, il messaggio di Kevin mi riempie di orgoglio. Con lʼaiuto di una corda legata ad un albero riesco finalmente a pesare questo enorme pesce, probabilmente il mio pesce della vita, soffoco unʼurlo dentro di me, finalmente mi dico, non ci posso credere. La rimetto immediatamente in acqua di modo che possa riposarsi, non so se più lei o più io. Inizia il giro delle telefonate, Salvo mi “salva” facendomi fare delle foto al display della macchina fotografica ai pesci fotografati prima, dopodiche formatto la scheda per prepararmi alle foto con questo magnifico esemplare. Con la testa non ci sto più, sbaglio a mandare i messaggi, non riesco a scrivere. Che strane emozioni sa regalare un pesce. Fin che le braccia reggono faccio foto, sicuramente avere avuto qualcuno che scattasse avrebbe prodotto qualche bella foto in più ma ve bene lo stesso. Ad un certo punto le mie braccia non ce lʼhanno più fatta ad alzare quel bestione, siamo stati un po in acqua assieme, e poi è ritornata libera nella sua immensa distesa dʼacqua.


Che strana è la vita eh? penso.. Ho sognato di prendere quel pesce mille volte in mille occasioni diverse, e oltre allʼincredibile fortuna di essere riuscito a catturarla, è uscita quando proprio non me lo aspettavo. Culo, dico io. Eʼ sera, unʼaltra partenza mi regala unʼincredibile combattimento dalla barca con unʼaltro magnifico pesce nel silenzio di un lago deserto al tramonto, ma la mia testa connette a tratti, la mia mente torna sempre a quello che mi è successo la mattina. La notte trascorre quasi totalmente tranquilla, slamo una carpa poco prima dellʼalba, ma quasi nemmeno mi interessa, mentre smonto il campo sotto un tiepido sole perdo unʼaltro pesce nel tiro alla fune iniziale, e anche in questo caso non ne sono amareggiato, penso di avere gia ricevuto tutto il giorno prima, e queste due slamate ci stavano nel complesso.

Penso sempre a quel pesce, preso grazie a Luca, Kevin Fabio, a tutti i miei amici, con cui mi confronto, discuto litigo e faccio pace, penso alle loro parole, la loro felicità, al messaggio di Kevin che quasi mi fa piangere tanto è bello, ma non glielo dirò mai, ricevere complimenti da chi non ne fa, vuol dire molto, un vero amico, gli devo tantissimo. Grazie a voi, a un po di sano culo, son riuscito a prendere quello che probabilmente sarà il mio pesce della vita. Ora non mi resta altro da fare che cercare di smentire questa affermazione. Ciao.


K8...... Di Leonardo Bresolin



E’ la fine dell’ennesima sessione, spesso si torna a casa con la macchina fotografica ricca di nuove, splendide catture, molte altre invece no, rientriamo con la mente invasa da dubbi, domande e rimpianti. Recriminiamo il fatto di non aver fatto questo o quello….ragioniamo sugli errori commessi o probabili tali, sul perché di questa sconfitta e alle volte andiamo pure in cerca di qualche scusa.


Per l’ennesima volta ritorno con un nulla di fatto frustrante ,che trova spiegazione nelle condizioni del lago non ancora ottimali….pescare abbiamo pescato bene, gli spot erano promettenti e le esche già testate, fatto stà che la storia si è ripetuta di nuovo. Durante il viaggio di andata la fiducia è al massimo sebbene questo lunghissimo inverno non sia dalla nostra parte. Quel canneto, l’albero sommerso e il canalone non potevano non essere hot spot ma nulla, nemmeno sta volta! Ma dove altro ho toppato?? Il terminale calato male? La punta dell’ami impigliata nell’ anti gambero? Quel metro di


differenza tra il fango e il fondale compatto? ed il motore che ci muove ogni volta verso una riva è talmente forte che va oltre ogni cappotto. Non sono proprio sicuro che siano solo i tramonti o i bellissimi paesaggi che ci spingono di nuovo li ma la voglia di rivincita, la voglia di non sentirsi sconfitti dal lago, di emulare chi prima di noi è riuscito a catturare il pesce che noi cerchiamo e non essere da meno! E la splendida sensazione di non essersi fatti tentare da “carpe facili”, di accettare la sconfitta e preparare la vendetta, senza scendere a compromessi, senza chiudersi in un recinto con la consapevolezza che va bene così, madre natura ha avuto ragione, le carpe hanno vinto e tornerò a sfidarle in casa loro, dove sono nate e devono stare.


Sono tanti i pensieri che mi accompagnano lungo la strada del ritorno, un colpo di telefono a Ricky verso Padova per salutarlo e ringraziarlo, a casa si scarica la macchina e si ricarica per una nuova sfida…una singola del 20 affondante lì…dove non ho mai dato troppa fiducia...e invece... biiiiiiiip…


Di Ma!eo Terzi

Il FIUME solca la CAMPAGNA


1 Pa"e


L'acqua del fiume corre sotto i ponti lasciando,col passare del tempo,segni indelebili ai margini del suo letto e sulle rocce che proteggono il suo percorso. Ogni piena,al suo passaggio,scava le morbide terre di questo paesaggio della bassa Emiliana, quasi a ricordare le rughe del volto vissuto di un vecchio saggio. Rughe che partono dagli Appennini e si dilungano fino alla bassa,dove il vecchio saggio incontra il suo migliore amico:il fiume Po.''Il mondo piccolo'',meraviglioso e inossidabile,dove solo osservando una vecchia cascina che spunta da un campo di grano dorato, è come se una storia o un racconto prendessero vita..Immergersi in questo paesaggio,dove è come se il tempo avesse fermato il suo cammino,pare di vivere in un sogno oppure in un racconto di Giovannino Guareschi,figlio illustre di queste terre generose. Osservando l'acqua con attenzione,potresti credere di vedere Don Camillo in sella alla sua bici,pedalare in tutta fretta per raggiungere il suo acerrimo nemico,Peppone! Ogni stagione che si sussegue in questi luoghi,porta con se il ricordo dei momenti vissuti sulle sue magiche sponde. E,forse,solo il vecchio saggio potrebbe raccontare di emozionanti avventure di pesca. Più gli anni passano,e più mi rendo conto di quanto io,mi senta ancorato alle mie radici ,non solo per un senso di appartenenza a questa meravigliosa terra piena di contraddizioni. Terra di contese,di discordie,ma piena di altruismo e,quindi,di umanità. Sono molto legato a quei posti ,a questo fiume, perche da qui partono i miei primi passi da pescatore.

Memorie di un vecchio saggio

Ho cominciato questo articolo dedicando l’introduzione ad un vecchio saggio, allora perche non raccontare qualche esperienza vissuta su questo meraviglioso fiume…. Ci sarebbe molto da scrivere e da raccontare visto che e proprio in questi posti che mio padre mi ha insegnato la meravigliosa arte della pesca, ma aimè dovrei scrivere un libro, mi dilungherei troppo e quindi dedicherò le prossime righe ad un periodo ben preciso e abbastanza recente... Questo periodo probabilmente a ripagato le lunghe giornate dedicate alla preparazione degli spot e alle pasturazioni notturne anche se invano, per non attirare le attenzioni di qualche pescatore indesiderato, le lunghe passeggiate osservando anche il minimo movimento sulla


superficie dell’acqua, alle mille foto scattate per immortalare anche i minimi cambiamenti, i paesaggi e le stagioni indimenticabili, soprattutto le giornate dedicate alla preparazione del posto di pesca. Nel 2005 decisi di pescare in un tratto di fiume che già era di mia conoscenza nel quale avevo ottenuto ottimi risultati. Questo tratto in questione presentava un piccolo rettilineo, con qualche ostacolo sommerso e una massicciata sul lato opposto. In passato catturai qualche bella regina, ma ricordavo anche che ogni volta che mi recavo in questo posto la mia attenzione veniva distolta da rumorosi salti ad un centinaio di metri a monte dalla mia posizione. Decisi quindi di dedicare un po di tempo alla zona superiore da dove avevo sempre pescato pur sapendo che la zona in questione era molto selvaggia e poco raggiungibile a piedi. Infatti Dopo una lunga passeggiata lungo la riva del fiume cercai di scendere per una decina di metri, in mezzo a folte frasche e spine, ma la vegetazione mi impediva di osservare correttamente il corso del fiume. Non ostante la fitta vegetazione riuscii a dare una sbirciatina ma non sufficiente per avere il quadro della situazione, decisi allora di arrampicarmi su un grosso salice nella zona superiore un punto di osservazione perfetto.. Questo tratto formava un brusco meandro già di mia conoscenza, formando cosi un ottima opportunità di pesca . Mi recai ancora sul posto ma questa volta munito di natante riuscii quindi a raggiungere la zona e decisi di scandagliare con attenzione, verificando in


oltre se c’era anche la possibilità di creare una postazione per eventuali notturne con tendino… Con grande fortuna trovai quello che si può definire un posto perfetto con le condizioni ideali di pesca, il meandro formava a valle una buca che in condizioni di livello normali era profonda circa 4,5 metri lunga una ventina di metri , sulla sponda ripida al fianco di un grosso pioppo c’era in oltre anche la possibilità di creare una postazione, a monte della postazione vi era anche un piccolo canale che usciva proprio al centro del meandro, decisi quindi di incominciare a pasturare. Mi recai sul posto regolarmente ogni tre giorni, e ogni volta pasturando 3kg di boilies assieme ad un secchio di Mais che poi decisi di diminuire per volta, per pasturare solo boilies. Le giornate si allungavano l’aria si faceva sempre più calda e la primavera stava incominciando. Decisi quindi , armato di pala, un falcetto e qualche tavola di legno rudimentale, di crearmi la postazione. Finalmente dopo qualche ora di lavoro , riuscii a creare un terrazzo tipo quelli che si vedono in montagna per la coltivazione dei vigneti , tutto questo senza togliere troppa vegetazione per far si di non dare troppo nell’occhio. Creai cosi una postazione quasi perfetta e lontana da occhi indiscreti, raggiungibile “solo” con un natante. Finalmente era ora di incominciare e neanche senza tanto stupore verificai immediatamente il potenziale di questo posto, catturai regolarmente in tutte le sessioni di pesca a partire da Marzo 2005 a Luglio 2005 catturando in oltre, sei esemplari di taglia compresi tra i 14kg fino



ai 18,400kg. Ma purtroppo le elevate temperature portarono una diminuzione progressiva delle acque che impedirono di proseguire la pesca, con il rammarico di non avere ottenuto ancora il meglio da questo posto ma con la speranza di farvi ritorno . Tornai quindi in Autunno facendo ancora qualche cattura ma le piogge abbondanti e le consequenziali piene mi impedirono decisamente di proseguire. Tornai quindi nell’Aprile 2006 illudendomi di ripetere l’impresa dell’anno prima… già dico illudendomi perche recandomi sul posto scoprii che dietro la postazione che avevo costruito con fatica, qualche pescatore non solo aveva disboscato la sponda ma si era costruito con grande accuratezza una decina di scalini, per raggiungere comodamente il terrazzino da me costruito e legando il suo barchino a quel grande pioppo sul fianco della posta si era assicurato che nessun altro pescasse nella “sua” posizione.. Con grande delusione ma anche con grande pazienza, decisi di levare le ancore e trovarmi un altro posto, ma sempre con un grande rammarico perche come ho spiegato in precedenza sapevo di non aver ottenuto il massimo risultato da questo posto. Visto che la postazione era bruciata e con me avevo l’attrezzatura da pesca, decisi di non perdermi d’animo e soprattutto di non perdere tempo in discussioni inutili, cercai un posto visto che era mattino presto e la giornata era ancora lunga. In questo periodo la stagione era piuttosto buona il fiume era in ottime condizioni, sugli Appennini nessuna perturbazione aveva influenzato più di tanto la pianura Emiliana ma se non altro Le piogge abbondanti del nord avevano alzato il livello del po’, creando cosi ottime condizioni di pesca sul vecchio signore, che essendo un affluente giovava di questo innalzamento offrendo alle nostre amiche carpe rifugio e alimento. Allora mi spostai un paio di chilometri a valle, la scelta dello spot cadde su un grosso meandro non lontano dalla foce, anche questa era una posizione conosciuta dove avevo già pescato . Lo spot presentava un fondale di circa 6mt di profondità che si alzava dolcemente via via sulla mia destra fino ad arrivare ad una profondità massima di circa 3metri, sulla sponda si trovava una lunga massicciata da protezione per le piene e sulla mia sinistra un grosso


salice rovesciato nel letto del fiume che in quel momento era completamente sommerso. Con l’intenzione di pescare nell’immediato sottoriva montai il mio Rod-pod a un paio di metri lontano dal corso d’acqua, sondai per bene il gradino per cercare con precisione la fine del fondo melmoso e la massicciata onde evitare di incagliare le lenze, avrei potuto anche usare una montatura con il piombo a perdere ma non amo pescare in questo modo, preferisco che il piombo rimanga ben ancorato alla lenza, sicuramente in contro tendenza con molti pescatori, ma prima di adottare questo genere di montature preferisco impiegare diversi metodi per far si che il piombo non rimanga incagliato pur pescando con il classico lead clip, naturalmente fin che le condizioni e il posto lo consentano. Dopo di che preparai gli inneschi , le solite 2 canne con innesco singolo del 24, e la solita un po’ isolata dalle altre innescata con del mais , infilai gli inneschi in sacchetti in P.V.A piuttosto grossi se la memoria non mi inganna 25cm per 10cm, misi le canne dove avevo scrupolosamente sondato, regolai gli indicatori visivi quasi a zero visto che la corrente era quasi nulla anzi il fiume scorreva leggermente in dietro probabilmente perché il po’ continuava a crescere. Passai qualche ora comodamente sul lettino nell’attesa che il pesce abboccasse facendo suonare i miei segnalatori , avevo quasi preso sonno quando suonò il telefono, risposi con il cuore a mille per un attimo avevo creduto che fosse una partenza… dopo quattro chiacchere con un amico che ovviamente anche lui si trovava a pesca mi rimisi comodo, sperando di non dover attendere una partenza ancora per molto. L’attesa durò veramente poco e questa volta non era per nulla il telefono, la canna centrale si piegò violentemente e i l segnalatore suonò all’impazzata , ferrai e pur tenendo la mano sulla frizione per non far fuori uscire troppo filo non fui in grado di contrastare la foga di questo pesce infuriato, ancora oggi quando lo racconto probabilmente fanno fatica a credermi ma vi posso giurare che, la frizione girando mi procurò una piccola escoriazione sul palmo della mano, e quindi dovetti mollare letteralmente la bobina per usare il pollice e l’indice. In quel modo il pesce prese molto filo e arrivo in diagonale sulla sponda opposta del fiume


“sbalordito” e con il cuore veramente in gola , osservando la superficie mi accorsi che la carpa era a galla quasi ferma e in quel momento fui quasi sollevato visto che gli ostacoli più grossi si trovavano nell’immediato sotto sponda proprio sotto di me. Lentamente cercai di prendere un pò di filo ma senza forzare troppo, ma era un pesce veramente tosto, probabilmente anche di grosse dimensioni , la distanza fra me e la carpa si riduceva sempre di più era al centro del fiume e pian piano mi veniva in contro come per farmi intuire per inganno una certa stanchezza. Munito di guadino entrai nell’acqua la carpa era finita una decina di metri sulla destra del mio pod, dentro una fitta vegetazione creata da esili rametti di pioppo cresciuti sulla sponda e fu proprio in quel momento che la vidi , cercando di levare il filo dai rami scorsi questa grossa sagoma scura era veramente grossa, una grande regina! Sollevo la coda fuori dall’acqua e di code come quelle non ne avevo viste molte, almeno fino a quel momento… Decisi di avvicinarmi lentamente con il guadino teso verso di lei ma si rivelò un grande errore. Il pesce era in un mezzo metro d’acqua e con una grande scodata si mise in fuga verso il grande salice sommerso posto sulla sinistra della mia postazione, mollai letteralmente il guadino, per fare il possibile e impedire che questo meraviglioso esemplare finisse dentro questo ostacolo, ma non ci fu nulla da fare ci fini sotto e lo oltrepasso . Il filo era impigliato tra le decine di rami sommersi , sentivo chiaramente il pesce tirare e prendersi

nuovamente della distanza fra me e lui, usai tutta la malizia, escogitai mille modi per riuscire ad avere la meglio ma non ci fu nulla da fare ormai era a casa sua…. A fine giornata fui comunque soddisfatto portai a guadino due belle regine rispettivamente di 12,200kg e 14,500 kg e fu una grande battaglia. Riferendomi a gli spot citati in precedenza vorrei aprire una parentesi e dedicare qualche riga alle attrezzature, pescando a ridosso di questi meandri si incappa in qualche difficoltà, soprattutto se si pesca sotto corrente sia che quest’ultima sia lenta, o forte le nostre lenze si riempiono di detriti e piumini questi ultimi rilasciati abbondantemente in primavera dai pioppi. In questo modo il recupero delle nostre lenze o ancora peggio, il recupero delle nostre catture diventa al quanto difficoltoso, proprio perche gli anelli delle nostre canne rimangono intrisi rischiando cosi di otturarsi. Non ostante all’epoca avessi comunque una buona attrezzatura mi trovai spesso in difficoltà, pensai di modificare l’anellatura delle canne o comunque di apportare qualche modifica. Qualche anno prima durante una sessione di pesca in Francia sull’òriént , parlando con un pescatore Francese vidi proprio questo tipo di modifica, fece applicare un passante sulla punta con un diametro maggiorato di almeno il doppio di quello originale, e la motivazione di tale modifica era dovuta proprio perche nella stagione Autunnale la fitta


vegetazione presente sul fondale si staccava e quindi trasportata dal vento si impigliava sui fili rendendo cosi difficoltoso il recupero delle lenze. Presi contatto con un artigiano che trattava questo tipo di modifica, dopo un piccolo preventivo che fu abbastanza salato, feci modificare la punta delle mie Prologic t-carp , canne molto morbide per questo tipo di pesca ma altrettanto efficaci, alla fine secondo la mia esperienza la scelta delle canne e una cosa molto personale e non discutibile. Con questo tipo di modifica la strada fu tutta in discesa, mi trovai molto bene riuscii a pescare correttamente, i detriti più grossi con qualche colpetto si staccavano e le piccole quantità di sporco entravano nei passanti senza otturare nulla per poi entrare in bobina sul mulinello.. questo potrebbe rappresentare un altro problema alla fine la pesca non e solo modifiche ma soprattutto malizia. Certamente oggi giorno, parlando di canne la tecnologia a fatto qualche passo in avanti migliorando le canne e i materiali stessi, ad esempio oggi dovessi ripetere pescate simili, utilizzerei delle canne da 10 piedi , canne studiate appositamente per questo tipo di pesca, e soprattutto per una agevole azione di pesca dalla barca.

Pescai ancora parecchie volte in questo grosso meandro , le ottime condizioni del fiume durarono ancora per una decina di giorni e quindi catturai con regolarità ogni volta che mi recavo sul fiume, sempre con il pensiero rivolto a quella grossa regina che era sfuggita con tanta caparbietà. Qualche volta pescai anche a metà settimana, dopo il lavoro partivo con l’attrezzatura ridotta al minimo indispensabile per velocizzare il piu possibile la logistica visto che il mattino seguente smontavo tutto per essere sul lavoro alle 8:00 ma con scarsi risultati, anzi in questo posto l’attività notturna si riduceva quasi al 50% come se in quel posto a diversità di altri, le carpe preferissero il sole a picco di mezzogiorno . Con l’avanzare della bella stagione le temperature si alzarono le condizioni del fiume non erano tanto favorevoli quindi decisi per un breve periodo di optare per altre mete di pesca ma, con l’intento di tornare per la fine di Giugno. Tornai sul posto per fare qualche sopraluogo e vidi che le condizioni del fiume erano accettabili pescai giusto un paio di volte ma sempre con scarsi risultati e vista la concorrenza di altri pescatori decisi di spostarmi ancora più a valle verso la foce.. Alla prossima uscita IL fiume solca la campagna Parte 2


una

borsa piena di ......

cose!


Una strana intervista a Graziano Giacco


Eccoci arrivati alla seconda uscita della nostra nuova rubrica. Sperando che la prima vi sia piaciuta con willy, luca e l’intervistato Maurizio questa volta il “perquisito” è Graziano Giacco, ragazzo di Roma, socio di pesca di Maurizio Pelatelli, che si occuperà di svuotare la borsa di Graziano mostrandoci tutti i suoi oggetti preferiti dai quali non riesce a staccarsi. La sessione si sta per concludere, ma prima di smontare trovo un po di tempo per intervistare il mio compagno...

Maurizio: è partita la registrazione? Graziano: sembrerebbe di si. Maurizio: bene, adesso come cominciamo? Graziano: ah! e io che ne so sei tu il presentatore! Maurizio: ahahaha Graziano: ahahaha Maurizio: dai facciamoci coraggio e diamo un’occhiata in questa borsa. Per prima cosa vedo un aghetto giallo abbastanza brutto con una boilies pop up innescata. Graziano: si, quello è un aghetto che ho trovato quando ho iniziato a pescare e ci sono rimasto sempre molto affezionato, come succede spesso a noi carpisti, che perdiamo mille aghetti, questo è sempre rimasto con me, anzi una volta lo ho perso e successivamente ritrovato. La palline innescata è una pop up self made aromatizzata mulberry florentine. Maurizio: bene, poi qui abbiamo una scatolina con degli ami. Che tipi sono e che montature preferisci? Graziano: a me piace molto il Drig quindi un bel c3 della prologic o anche un semplice line aliner con un classico k788 Maurizio: poi qui vedo dei piombi artigianali. Li fai tu? Graziano: si, li faccio io con dei tubi innocenti tagliati ad anelli e saldati su di una lastra di ferro, più o meno sono da 200g l’uno. Maurizio: ah ecco anche un “coltellino” un opinel. Graziano: si e lo cosa carina è che, ora nn si vede molto bene, ma qui sul bordo avevo iniziato a farci un puntino ogni cattura e successivamente poi ho perso l’abitudine. Maurizio: poi vedo una lampadina con 20 led. Graziano: si, una lampadina a basso consumo. Maurizio: a basso consumo? Ma se ogni pescata consumi anche li mie di batterie!! Graziano: diciamo che và revisionata! Ahaha


Maurizio: poi c’e’ la tua borsetta, una fox evolution abbastanza vecchia. Graziano: si, precisamente è la prima borsa che ho acquistato e ci sono molto affezionato, la porto ogni volta. Maurizio: bè forse siamo riusciti a buttar giù qualcosina con questa intervista, non so come o cosa perché è la mia prima volta che intervisto qualcuno. Graziano: ed io è la prima volta che vengo intervistato. ahaha Maurizio: speriamo ci porti fortuna perché ultimamente non è dalla nostra parte vero grazià? Graziano: oddio non me ne parlare, sono veramente demoralizzato. Maurizio: dai che ora ti devo fare una foto per far vedere al mondo che brutta faccia hai! ahaha Graziano: aspetta che mi metto gli occhiali ed il cappello che mi sono appena svegliato. Maurizio: speriamo che questa intervista piaccia, io non ho proprio idea di cosa sia venuto fuori. Graziano: bè neanche io. Ora smontiamo che si è fatto tardi. Maurizio: ok!


Un Carpista con la “C� maiuscola...

Intervista a Williams Baccolini Di Michele Finocchi



L'idea di intervistare Willy mi è venuta dopo diverse riflessioni sul carpfishing attuale, che trovo sempre più privo di etica e trasparenza, a favore di molti personaggi che nemmeno sanno cos'è veramente questa disciplina e “sgomitano” per apparire ovunque per cercare un successo che alla fine non li porterà da nessuna parte. Credo che William rispecchi in pieno il carpista, quello con la C maiuscola, che prima di tutto pensa a pescare, non per questa o quella ditta, ma per se stesso, perchè gli piace, e perchè adora la natura, rispettandola in ogni sua forma. Da qui deriva la mia scelta di intervistarlo, perchè conoscendolo so che risponderà a tutto in modo sincero, anche se rischia di non piacere proprio a tutti... Ricordo ancora quando l'ho conosciuto per la prima volta, ormai diversi anni fa... Era una fredda mattina di novembre ed io facendo finta di essere un pescatore di spinning mi avvicinai a lui (che era posizionato su una scogliera con il suo ombrello, che solo gli stambecchi sarebbero potuti stare li) e gli chiesi se aveva catturato, pensando che ad uno che non interessavano le carpe gli avrebbe confessato qualcosa in più... invece mi aveva appena visto durante la mia pasturazione preventiva, per cui finì subito la mia parte in una risata.... Eravamo in pochi anzi pochissimi a pescare in quell'ambiente, e decidemmo così di non pestarci i piedi, ognuno si appastava la postazione che gli sembrava migliore, senza però sfruttare gli sforzi dell'altro, e così siamo andati avanti per anni sempre portandoci rispetto reciproco..e negli ultimi anni abbiamo stretto il rapporto in una sincera amicizia e stima che spero sia reciproca....

Dopo questa breve introduzione, ho qui davanti a me Willy e non vedo l'ora d'iniziare con le domande... M-Innanzi tutto Willy presentati per chi non ti conosce direttamente. Parlaci di te… quanti anni hai, che lavoro fai, se hai altre passioni oltre la


pesca e, se vuoi, aggiungi pure qualche informazione che ti caratterizza. W-ahahahahha..ok, provo a vedere se sono capace..Ciao a tutti, il mio nome è Williams Baccolini, Willy più comunemente, e sono nato in un paese della provincia di Bologna trentaaaa..trentasette anni fa, se non sbaglio, ahahah, e a maggio ne farò 38! Lo so sono vecchio, non dirlo, infatti qualche amico inizia a chiamarmi nonno Willy! ma io mi sento ancora molto giovane, per questo insisto ancora a fare certe acrobazie con lo snowboard! Lo snowboard freestyle fino a qualche anno fa era l’altra mia più grande passione assieme alla pesca, una in inverno e l’altra dal giorno dopo che mettevo via la tavola fino a che non cadeva la prima neve. Non che ora non mi piaccia più, anzi, mi basta vedere qualche bella struttura per saltare e la voglia di provarla cresce subito dentro di me..quello che è cambiato è il senso di responsabilità..fino a qualche anno fa non mi preoccupavo di farmi male anche seriamente, nonostante capitasse di farmene ogni tanto, ora, le responsabilità al lavoro, una compagna, un po di cacarella quando guardi un kiker(la rampa del salto)che ti spara 5-6 m per aria per 15 20 m di lunghezza, da prendere a 60 kmh mi hanno fatto capire che era ora di cambiare approccio. Lo snowboard mi ha insegnato tanto, il valore dell’amicizia, il dimostrare quel che si vale senza scorciatoie perchè non esistono, e ammettere e capire i propri limiti. Mi ha portato a viaggiare, soprttutto tra Austria e Francia, Stati uniti..Nuova Zelanda oramai tanti anni fa. Non ho mai vinto nulla ma è lo stesso, per vincere avrei dovuto mollare un lavoro da elettricista sicuro, tanto che lo sono ancora, e soprattutto uno stipendio certo, e gravare sempre sulle spalle dei miei. La mia non è certo una famiglia ricca, anzi, così non me la sono sentita, ho avuto paura è inutile giraci attorno e così son sempre stato un “piazzato”. Però mi son divertito tanto,mi son tolto qualche soddisfazione ho conosciuto un sacco di gente totalmente diversa da me, ho ancora molti amici nell’ambiente. Che posso dirti ancora di me? beh, sono indubbiamente un polemico, questo è un mio grosso difetto, ma quando sento certe cose o ne leggo di veramente stupide non riesco a starmene zitto. Però un pregio che credo di avere è quello di essere onesto, non racconto balle. M-A che età ti sei avvicinato alla pesca in generale? W-Ad essere sincero questa domanda dovresti farla a mia madre!! io non mi ricordo perchè ero veramente piccolo! scherzi a parte credo che la mia prima foto di me con canna da pesca in mano sia di quando avevo 4 o 5 anni. Io non mi ricordo, ma mia madre dice che qualche volta mio padre mi portava con lui e mi dava in mano una piccola canna da spinning, quelle di una volta con gli anelli in ferro, e dopo io andavo in giro tra gli altri pescatori presenti dicendo “fate largo arriva il pescatore Williams” ahahaha..probabilmente era una frase che mi aveva detto di dire qualche mio cugino più grande per fare ridere la gente. Ci credo, ho iniziato presto a parlare e nn stavo mai zitto!ahaha Da che mi ricordo pesco da sempre, anche se da piccolo erano poche le occasioni in cui mio padre mi portava con lui. Quando andava a pesca voleva pescare e non voleva certo avere un bambino capriccioso che gli rompesse le palle..così quando mi portava mi diceva sempre, “adesso ti faccio vedere come si fa la montatura, imparala in fretta perchè se rompi il filo non peschi più fin che non mi fermo a mangiare”. Ecco, ho imparato in fretta e non ho mai rotto le scatole a mio padre! io volevo andare a pescare e meno gli rompevo le palle, più mi portava con lui. A 9, 10 anni ero totalmente indipendente a pescare in passata in fiumi come Olio, Mincio Adige, tanto che spesso amici di mio padre mi venivano a prendere alla mattina per


andare a pesca con loro, probabilmente ero un buon compagno di pesca. Il mio primo amore è stata la pesca a mosca, ma vista la scarsità di acque dove praticarla ho smesso presto, con all’attivo solo qualche bella pescata a cavedani. M-Hai fatto anche agonismo? W-Si tramite un pescatore del paese son finito a fare gare. Mi piace l’ambiente agonistico della pesca al colpo, c’è molta più tecnica rispetto al carpfishing! Lì non si mente! non ci sono scorciatoie, sotterfugi, lì i risultati contano..se sei capace vinci, se non lo sei arrivi ultimo. Le gare per certi versi sono la F1 della pesca, hai 3/4 ore a seconda della gara per capire come e dove mangia il pesce, sembra facile ma non lo è per nulla! Poi un giorno ho incontrato il carpfishing, ed è stato subito amore, in poco tempo ho smesso di gareggiare nonostante buonissimi risultati, a 15 anni son arrivato 11 assoluto ai campionati provinciali senior una qualificazione alle finali degli Italiani a coppie a Torino l’anno dopo, alla quale purtroppo non ho partecipato perchè il compagno non poteva venire e io non avevo nessuno con cui andare . Tutta la mia attenzione era per il carpfishing!


M-Da quanti anni pratichi carpfishing e come ti sei avvicinato a questo mondo? W-Ricordo esattamente come mi sono avvicinato al carpfishing! non ricordo quanti anni avevo credo fosse l’88 o l’89 , 14 o 15 anni quindi, in terza serata andava in onda Fisheye obbiettivo pesca, e io di nascosto sgattaiolavo al piano di sotto per guardarlo! la mattina andavo a scuola e dovevo essere a letto secondo i piani dei miei genitori, io invece stavo sveglio e ad un certo orario andavo di sotto accendevo la tv col volume ad 1 e stando davanti allo schermo mi guardavo la puntata. Una sera, come ultimo servizio, ce n’era uno che parlava di “una nuova tecnica di pesca di origine anglosassone

per insidiare carpe che solitamente non si riuscivano a catturare per via dell’attrezzatura inadeguata”. Ricordo ancora perfettamente quell’inglese di nome Duncan Key che teneva in braccio quella enorme carpa, ai miei occhi veramente un mostro mai visto, sulle rive di uno stupendo bacino di Corbara. Per me non c’erano dubbi, quella era la mia pesca!! Da quel giorno ho cercato di sapere tutto su questa pesca! In quel periodo compravo tutte le riviste di pesca quando potevo, e dopo numerosi numeri della rivista Pescare, in quel momento quella che più mi piaceva era la nuova Pesca In la quale iniziò a pubblicare i primi articoli sul carpfishing con firme tutte anglosassoni all’inizio, poi arrivarono i primi pionieri italiani, Massimo Mantovani e Giorgio Balboni. Uno dei loro primi articoli aveva come meta un laghetto a pagamento della mia zona, che poi era anche la loro visto che in linea d’aria vivevamo tutti relativamente vicino, dove avevano catturato molte carpe con una bellissima big di 9 kg! ti rendi conto di cosa stiamo parlando rispetto ad ora, che tempi erano? Nel frattempo cercavo di trovare i materiali per questa tecnica, ma erano introvabili così iniziai ad utilizzare un misto tra la mia attrezzatura da gara, la canna da leadgering appunto. Un giorno nel mio negozio di pesca di fiducia arrivarono le prime scatolette di boiles così una mattina mi feci portare da mia madre e con la mia attrezzatura, veramente ridicola, la mia canna da leadgering da gara piombi da 20 grammi filo del 25 e una scatoletta da 400 grammi di boiles arancioni del 14, feci la mia prima pescata a carpfishing sognando una big da 9 kg che non presi mai, però 2 belle carpe da 2 kg e mezzo le catturai davvero! Ecco, io ci credevo gia ciecamente in questa pesca! Andai diverse volte poi in quel carpodromo


prendi e molla, aspettando il momento per andare a insidiare le Vere big che nuotavano nei canali e nei fiumi della mia terra. Si perchè era scontato che le grosse carpe nuotavano in acque libere, non certo nei carpodromi! l’obiettivo erano quelle carpe! da allora è sempre stato un crescendo, e dall’ultima volta che ho pescato in quel laghetto, credo sia stato il 93 poco prima che la cava chiudesse per sempre, non ho mai più messo piede dentro un lago a pagamento per fare carpfishing, mai più. M-Hai avuto qualche maestro oppure sei un autodidatta? W-Non ho avuto un vero e proprio maestro, leggevo il più possibile quello che usciva sulle riviste, ho imparato da solo a fare le boiles, rendendo casa in condizioni indicevoli a volte per la gioia di mia madre che mi prendeva a calci in culo, legare ami seguendo le istruzioni dietro i rotoli di dacron(kryston rules), facendo ogni sorta di sbaglio! pensa che data la scarsità di informazioni le prime boiles che ho fatto erano impastate con solo acqua..e quando le bollivo si disfavano nella pentola, ahahaha! Inoltre in un articolo di quello che era il mio idolo, un inglese di nome Andy Little, avevo letto che le boiles le facevano macinando crocchette per cani, così con un frullino elettrico da caffè passavo pomeriggi a tritare croccantini per cani per ricavarne la farina per fare le boiles, che poi impastavo con acqua! ahahahah..che stupido che ero! Poi qualche tempo dopo scoprii ce si impastavano con le uova..e li mi si aprì il mondo! Pian piano, assieme a Daniele, un amico di infanzia e compagno di scuola che avevo tirato dentro in questa pesca iniziammo ad andare a pesca in quel carpodromo assieme, comprammo le prime canne e i primi segnalatori e ci facemmo le ossa. Poi Daniele prese la patente, io aspettai i 19 anni a prenderla e assieme a lui mollammo la cava e ci dirigemmo nelle affascinanti acque libere. Come ti ho detto, un anno dopo anche io ero patentato così iniziai ad


andare ad esplorare nuove acque, una di queste furono le casse di espansione del secchia e prima ancora quelle del Panaro tutte nel Modenese, e il mitico Cavo Napoleonico, il Reno. Un giorno in novembre andai nelle casse del Secchia e mentre cercavo uno spot con canna piombo e galleggiante incontrai 2 carpisti Modenesi Gianluca Ansaloni e Gabriele Carafoli, e diventammo subito amici. Loro erano i miei punti di riferimento, loro probabilmente son stati i miei maestri, inconsapevolmente mi hanno dato le basi per affrontare in modo diverso questa pesca. Essendo loro molto più grandi di me ragionavano anche in modo diverso, erano effettivamente più avanti, anche a livello tecnico, da loro ho visto le prime canne di qualità per questa pesca, essendo inoltre bravi a lanciare per me erano un punto di riferimento, e cercare di arrivare dove arrivavano loro era il mio traguardo. Loro pasturavano in modo metodico avendo risultati, così anche io iniziai a farlo, con loro ho fatto la mia prima Notte a carpfishing, e mentre loro avevano gia le fox easydome, io avevo la tenda canadese che puzzava di naftalina dei mie quando andavano in vacanza da giovani, ma non mi vergognavo assolutamente, l’importante era esserci, era essere lì! Oggi è più importante avere che esserci per quel che vedo! Ricordo come fosse ora quella prima notte, ognuno nella sua postazione a 100 m l’uno dall’altro, la paura per ogni rumore, l’ansia da partenza, la voglia di catturare una di quelle grosse carpe che potevano essere anche 10/12 kg! La caccia a quei pesci, che loro avevano gia catturato,ma che per me erano un sogno! Con loro ho affrontato anche la mia prima settimana di pesca in un lago, il lago superiore a Mantova! vedere loro catturare e io no era frustrante, ma stimolante al tempo stesso, quando poi la mia unica partenza la persi tra i cappellacci il rammarico fu totale! all’epoca avevo considerato quella settimana, seppur fantastica, totalmente fallimentare, oggi mi rendo conto che quella settimana mi ha insegnato tantissimo, e sono contento che sia andata così. Quella settimana infruttuosa e anche altri weekend con lo stesso esito finale hanno gettato le basi per affrontare queste


pescate nel giusto modo, mi hanno aiutato a crescere, a partire della preparazione alla pescata, che nulla va lasciato al caso, mi ha insegnato che questa pesca non è fatta per catturare sempre, che è normale prendere cappotto, che si cattura, quando tutto è stato fatto al meglio. Che non puoi andare a pesca allo sbaraglio ma devi avere punti fermi in cui credere, sia essa l’attrezzatura che le esche, non puoi pescare non avendo fiducia in quel che stai facendo. Quella settimane, quei giorni, quei ragazzi mi hanno insegnato a non mollare mai, ad avere fiducia nei miei mezzi e in quel che faccio! Credo che Gianluca, suo fratello Giuliano Lele, non siano stati i miei maestri, ma sicuramente degli stimoli a migliorare, indubbiamente per un certo periodo indiscutibilmente dei punti di riferimento. M-Negli anni il panorama del carpfishing ha visto molti personaggi di spicco, da chi hai preso più spunti? Parlo sia tecnicamente che come mentalità. W-Boh, onestamente, dei personaggi di spicco dell’ambiente che mi hanno dato più stimoli credo che l’unico sia il Leon Hoogendjk di 15 20 anni fa, e il pionierismo di Rod Hutchinson. In italia e anche prima che sapessi chi fossero Leon e tanti altri, sicuramente Giorgio Balboni e Massimo Mantovani, loro mi hanno fatto sognare, ed erano per quel che mi riguarda dei punti di arrivo a livello piscatorio..loro erano gli esperti, pescavano in situazioni difficili, andavano dove non conoscevano e ci provavano! Loro Potevano parlare, loro avevano esperienza! Ma hai visto cosa c’è adesso?? Son veramente pochi quelli che hanno la mentalità di 15/20 anni fa, gli altri aspettano tutti la pappa pronta, son tutti uguali, non uno che faccia qualcosa fuori dalle


righe! Le persone che più mi hanno stimolato e che tuttora mi stimolano? sicuramente Roberto Bussolari, con lui non so quante ore di telefono ho speso a discutere di ambienti, situazioni dubbi, sicuramente lui mi ha aiutato molto ad essere il pescatore che sono attualmente, ma poi anche Kevin Zanetti, lui è una macchina da pesca, io non riesco a tenere i suoi ritmi quando si tratta di catturare tanto la notte molto lontano da riva, lui nn si ferma mai..io ad un certo punto mi accontento anche, lui no! Inch, uno dei primi carpisti italiani, che dopo tanti anni, ogni settimana sembra che sia la prima volta che va a pescare per l’entusiasmo che ha! ma poi tutta la Famiglia Prologic, tu Michele, insomma lo stimolo me lo danno le persone che reputo amiche, le persone che ammiro, perchè così dopo ci si confronta si discute. Onestamente dei tanti personaggi di spicco che ho visto in tutti questi anni, son più quelli che mi hanno deluso che quelli che effettivamente mi hanno stimolato. M-Quali sono le acque dove prediligi pescare? W-Le acque in cui preferisco pescare? tutte!. Non ho una predilizione per una piuttosto che per un’altra, queste però devono darmi uno stimolo! Questo significa che devono avere una buona dose di difficoltà. Sicuramente , per una questione più pratica pesco molto di più in acque ferme come i grandi laghi o bacini idroelettrici appenninici. Questi ultimi uno in particolare, mi ha dato enormi soddisfazioni negli anni, soddisfazioni nate da un buon approccio e da tanti sacrifici e una dedizione totale per ottenere risultati in un acqua tutt’altro che facile, anche tu la conosci bene, e sai che non sto dicendo una bugia. Però la mia indole di avventuriero mi spinge sempre a tentare la sorte nelle grandi acque e così spesso parto, il più delle volte in solitaria, alla ricerca di grandi carpe di questi ambienti, ed è veramente esaltante trovarsi di fronte a mille difficoltà, trovare soluzioni funzionali alla pesca in quel determinato momento e alla fine catturare stupende carpe immacolate. Per me la cosa più bella di questa pesca è proprio questo, andare a cercare pesci selvatici che vivono in ambienti stupendi ma ricchi di difficoltà, superarle, o trovare soluzioni e riuscire a fregare la più grossa possibile. Credo che in questo i grandi laghi e fiumi siano insuperabili. Poi ci son cave e canali che se affrontati in determinate condizioni sanno regalare stupende emozioni, anche piccoli canali che contengono carpe medio piccole se affrontate con un’attrezzatura adeguata sanno darmi grandi stimoli! te l’ho detto,quello che fa di questa pesca una cosa affascinate per me, è affrontarla come una caccia, tu e lei, la big, che può essere 30 kg o 10 kg a seconda dell’ambiente ma l’importante è dargli il giusto valore, superare le difficolta che ci separano da loro, dalla “nostra” preda! Per questo non ho un’acqua preferita ma tante acque preferite! M-Quanto pensi che l'esca incida sulla riuscita di una sessione(in scala da 1 a 10)? W-Eccoci qua! ahahahah, da 1 a 10 credo che l’esca incida 4, o almeno è quello che riscontrato nella mia carriera di carpista, ovvero più di 20 anni. Sono comunque consapevole che la cosa è soggettiva, ma so anche che è più per una questione di fiducia che per una reale prova riscontrata! Da sempre mi son fatto le mie esche, pur non essendo mai stato un guru del self-made ho sempre cercato di fare esche semplici che mi permettessero di catturare ovunque. Anche oggi questo ricerco, una pallina che piaccia nella maggior parte delle acque che affronto. So che è impossibile avere un’esca che renda allo stesso modo in tutte


le acque, oppure l’esca magari piace ma quello che cambia è il tipo di aroma che funziona di più o di meno a seconda degli ambienti. M-Ecco... ti piacciono solo le self made o anche le ready? W-A volte sorrido quando sento carpisti affermare che le esche ready non siano adatte alla pasturazione preventiva; mi domando, in vita loro di quanti quintali di esche ready avranno usato per questo scopo da poter affermare che non vanno bene? Un vantaggio del collaborare con prologic è quello di avere accesso a grandi quantitativi di buone readymade al prezzo di costo, questo mi da la possibilità di pasturare continuamente con grossi quantitativi di queste e i risultati ottenuti son ancora migliori di quando usavo esche fatte in casa. Un’esca, secondo me, deve avere un buon gusto, dopodiche la difficoltà è trovare un aroma che le faccia trovare nel minor tempo possibile! le carpe troverebbero anche un’esca senza aroma all’interno, e posizionata nel punto giusto, fattore secondo me veramente

determinante, sarebbe trovata all’istante, ma la stessa esca posizionata in ambienti di passaggio impiegherebbe molto più tempo ad essere trovata, soprattutto in modeste quantità, e quindi regalare catture. Ovvio che ogni acqua fa storia a se, ma credo che siano molto di più quelle dove funziona in questo modo rispetto a quelle dove succede l’inverso! e se la pallina ready è buona non è vero che negli anni la rendita cala, io uso le stessa ready da oramai 4 anni nello stesso lago pasturando anche con buoni quantitativi ed ottengo ancora oggi ottimi risultati. Questo non toglie che secondo me da 1 a 10 una pallina incida 4. M-Sull'esca mi sembra di capire che non basi tutti i tuoi sforzi... quindi passiamo ad un altro punto determinante... Quanto conta il terminale? W- Anche questo da 1 a 10? Il terminale sempre secondo il mio punto di vista da 1 a 10 influisce 6/7. Se il tuo terminale non lavora puoi perdere magari anche l’unica partenza della giornata! però mediamente un terminale è difficile che non funzioni, e faccia perdere tutte le partenze ottenute. Magari in ambienti superpressati come le cave a pagamento o


piccole acque molto molto pressate un terminale può influire un poco di più ma generalmente un terminale classico regalerà sempre qualche partenza. Una cosa molto importante che cerco di valutare acqua per acqua è la lunghezza dello stesso! questo per me ha molta importanza durante la costruzione di un terminale. Cercare di capire come si alimentano le carpe di un determinato ambiente ci farà optare per terminali più o meno lunghi. In questo influisce molto anche il tipo di alimento di cui sono ghiotte le carpe, per esempio se mangiano piccole cozze attaccate al fondale o cercano vermi nella melma i pesci si alimenteranno molto vicino al fondale col muso, espellendo velocemente i detriti a discapito di un movimento orizzontale o verticale molto piccolo. Se il nostro terminale nell’arco di uno spostamento breve in seguito all’aspirazione dell’esca

non va in tensione col piombo immediatamente, le probabilità che la carpa sputi l’esca senza rimanere allamata sono altissime! le carpe non si allamano espellendo l’amo con la boiles, ma mettendo in tensione il terminale col piombo!! pensare che ancora tanta gente pensa che sputando una boiles l’amo si conficchi nella carne mi stupisce! quanto pesa un amo dell’1 o del 2? quanto pesa una boiles del 20 o del 24? la carpa se sputa la boiles lo fa con una forza tale che la pallina stessa si trascinerà dietro l’amo, come succede nell’atletica con il lancio del martello! la sfera, pesante, si porta dietro la catena,leggera, e in volo la palla è davanti rispetto la catena, così succede anche con le nostre boiles o mais o tiger! durante l’espulsione di un’esca attaccata al rig l’amo sarà sempre rivolto in modo sbagliato rispetto la bocca del pesce. Quando invece una carpa tende il terminale andando in tensione col piombo, l’amo ruoterà piantandosi nel labbro inferiore o agli angli di esso nel caso giri la testa da una parte o dall’altra. Credo che sia molto più importante la lunghezza del terminale stesso piuttosto che il tipo di rig si utilizza! M-Condivido le tue teorie... quanto valore dai allo spot? W-Ecco, lo spot per me conta 10! una boiles, per quanto scarsa se messa nel punto giusto può dare una partenza, un rig anche se non perfettamente giusto può allamare una carpa, ma costruire il miglior rig e innescarci la miglior boiles mai costruita ma calata in uno spot sbagliato non regalerà nessuna partenza. Individuare lo spot non è facile, ed è per questo che la maggior parte dei carpisti aspetta che gli venga aperta la strada da altri o va nelle cave private!! Il senso dell’acqua non si inventa, lo si ha e basta! chi non ce l’ha arriverà sempre dopo, a patto che la gente gli


dica dove pescare! Questa è l’arma in più dei buoni carpisti, il senso dell’acqua, e non aver paura di sbagliare,ed imparare dai propri sbagli. Una volta trovato un buono spot esso regalerà catture anche senza pasturazione in molte acque italiane! Trovare un buono spot è la difficoltà più grande nella pesca in acque libere. Una volta mi trovai a discutere con un succhiaposte che si lamentava del fatto che io ero sempre sul pesce ed era giusto che anche loro ci pescassero nonostante avessi aperto la postazione e la pasturassi..al di là del discorso stupido , la cosa, col senno di poi la presi come un gran complimento, voleva dire che il mio senso dell’acqua era buono! Il senso dell’acqua è sicuramente una dote, ma bisogna comunque lavorarci, I carpisti che secondo me son veramente bravi, che stimo son proprio quelli che una volta arrivati su una nuova acqua osservandola decidono di mettersi in una determinata postazione e catturano subito! Non importa la taglia, il pezzo da 90 di per se è più culo che altro, soprattutto se si arriva da diverse centinaia di km di distanza, catturare subito e con costanza ogni volta in una nuova acqua, magari anche molto ampia è indubbiamente segno di un ottimo fiuto per i pesci per me! Spero di arrivarci un giorno ad essere così, ma sarà dura! M-Credi che il PH di una determinata acqua incida in modo determinante sull'esito della pescata? W-Non lo so, ahahaha. Di Ph non ne so molto e fino a qualche tempo fa pensavo fossero tutte cavolate le cose che sentivo a riguardo. L’unica cosa che so, è

che una carpa trova un’esca perchè il segnale di cibo, per il pesce è la variazione di ph, e che gli aromi hanno questa caratteristica principale. L’aroma per un pesce è percepito come variazione del ph quindi uno che risalta da quello dell’acqua farà sicuramente incuriosire un pesce. Per questo usando lo stesso mix ma cambiando aroma, in un lago ho catturato con un’esca mentre con l’altra no. Il buon Piernicola (aka Gobby) mi ha spiegato che un’aroma aveva lo stesso ph dell’acqua mentre il secondo era l’opposto, ecco il probabile perchè delle catture con un’esca sola. Da quando ho “scoperto” questa cosa, quando vado a pesca cerco sempre di avere in pesca almeno 2 se non 3 tipologie di aromatizzazione. M-Qual'è la stagione che preferisci? W-Indubbiamente la primavera! anche l’autunno mi piace molto, ma non so perchè, probabilmente per culo, non lo so, le migliori pescate le faccio sempre in primavera!comunque l’importante è andare a pescare il più possibile! ahahah


M-Sulle domande tecniche te la sei cavata bene... passiamo a conoscere meglio la tua filosofia. Cos'è per te il carpfishing? W-Cos’è per me il carpfishing...bella domanda, provo a risponderti ma non so se riuscirò a spiegarmi come voglio. Il carpfishing per me è una caccia, con la possibilità di poter rilasciare sano e salvo il trofeo tanto sperato, tanto agognato, tanto voluto. La mia filosofia, è quella che ho capito leggendo le riviste quando questa tecnica era agli inizi. Quelle persone parlavano di pasturazione preventiva, di passare molto tempo sulle sponde per cercare di capire dove e cosa facessero le carpe, di tattica, un titolo di un articolo, non mi ricordo di chi fosse ma era straniero, tradotto diceva “pensare da carpa” e di questo parlava di come catturare le vecchie big cercando di pensare come loro. Questo è quello che ho imparato, questa è e sempre lo sarà, la mia filosofia! Quando leggevi le

riviste, era implicito che questa non era una tecnica semplice, che richiedeva sforzi, tempo da dedicare, e che il nulla di fatto era la base per discutere di tutto. Quando ho iniziato era scontato e lo sapevo che sarei andato incontro a mille mille cappotti, che catturare un pesce da sogno in un qualsiasi lago era da considerarsi come il “premio” per essere riusciti a mettere insieme, a collegare tutti i puntini che formano il cerchio! Le acque libere son sempre state piene di carpe, la maggior parte di piccole o medie dimensioni ed arrivare a quelle da sogno non era, e non lo è tuttora, cosa semplice ma questa è la pesca! Anche se vuoi prendere un cavedano o un barbo fuori norma non serve comprare un kg di bigattini, ma serve studiare il posto, il periodo, la tecnica..questa è la pesca! E in cima alle sfide più grandi, la preda più ambita di tutte è la over nata e cresciuta in libertà! Quindi la mia filosofia è questa, ci sei tu ed il lago, con dentro mille dubbi, a partire da quante carpe ci sono, dove si alimentano di cosa, i pesci di disturbo, le carpe piccole, quanto sarà la big del lago, quale il periodo migliore, la dimensione dell’esca, quale aroma, quale gusto dell’esca, dove staziona, quanto si muove, e io durante la settimana, tutti i giorni, cerco di arrivare ad una conclusione, capire in anticipo dove posso fregarla, e dove. Queste sono solo alcune delle variabili che rendono una cattura un traguardo, potrei aggiungere la corrente, la diffidenza del pesce ad accettare la boiles, il non riuscire a selezionare le carpe con le granaglie e fallire sempre per questo il target fish, ma ancora mille variabili ci sono, tu sai bene di cosa parlo no? ma riuscire ad arrivare ad una soluzione, risolvere i vari quesiti, e finalmente catturare un pesce è una cosa da sogno! La notte quando sei in tenda e pensi se hai fatto tutto bene, quando senti un salto


e pensi a quanto manca prima che il segnalatore suoni, ammesso che succederà, queste sono sensazioni che non hanno prezzo, questo è per me il carpfishing! Se non ho tempo per andare fare una notte perchè non son riuscito a pasturare o non ci son le condizioni giuste, prendo una canna da feeder e vado a brabi, la bolognese, la rubasienne mi faccio una garetta con amici, ma non vado in cave private, non mi interessa, non alimenterò mai in nessun modo la depredazione di carpe per questi ambienti, non mi interessa se 1, 10 100 sono pulite o meno o ci son dubbi, io non ci vado, non mi interessa, pratico un’atra tecnica che mi da comunque grosse soddisfazioni. Che senso ha tutto quello che ti raccontato riguardo al cf in un lago dove sai gia che dentro nuotano solo carpe da foto? dove non serve pasturare, tanto il pesce se vuole nutrirsi di quelle esche deve cibarsi, dove non sei tu a ragionare su dove è il pesce, ma la disponibilità di postazioni del lago?? questo non è denigrare il frequentatore, è un dato di fatto, una questione di stimoli! e la gente non deve avercela con me o con te o con nessuno, è la pura verità! A volte mi incazzo perchè leggo di gente anche famosa che dice che queste acque sono uguali a quelle libere, a dire il vero son stato cacciato dalla rivista su cui scrivevo per questo motivo, quando se andassi con la mia rubasienne, o con l’inglese se devo pescare oltre i 13m, in quei laghi catturerei pesci da foto anche con quell’attrezzatura! dopo cosa dico che sono un carpista? la gente non ci


crede, ma chiunque abbia pescato un po sa che quello che ho scritto è realtà! provate a farlo in acque libere..vi renderete subito conto del perchè è nato il carpfisghing e la necessità di utilizzare certe attrezzature. quindi continuerò a catturare poche over 20 nella mia vita, ma quelle poche avranno un valore inestimabile per il contesto di dove e come sono state catturate, questo per quel che mi riguarda è il carpfishing, il resto non conta. M-Peschi a carpfishing solo per catturare carpe grandi?

W-Dipende! potrei dirti di sì e anche di no, dipende cosa intendi per grandi carpe! Io pesco a carpfishing per catturare la carpa più grande possibile dello specchio d’acqua! Questo, come ti ho detto più sopra, deve essere però il culmine di un’avventura che ci sta alle spalle! La carpa può anche essere solo 15 kg, o 10, in quel caso adeguerò la mia attrezzatura alla media dei pesci che prenderò! Questo voler arrivare alla “big” non vuol dire che se catturo pesci più piccoli sia arrabbiato, anche qui dipende, se faccio 400 km per pescare in un lago su uno spot dove so si possa fare pesci da 15/20 kg e catturo una carpa da 5 non sono arrabbiato, ma nemmeno felice, se vado alcune ore in fiume senza grosse pretese, senza pasturazione o un lavoro a posteriori per poter arrivare a certi pesci son contento per ogni singola partenza, qualsiasi peso sia la carpa! Ma in generale, quando pesco cerco in ogni modo di catturare perchè quello che mi piace , l’emozione più grande me lo da il combattimento! Però faccio carpfishing per catturare il pesce di taglia altrimenti per cosa l’avrebbero inventato? M-Preferisci pescare solo o in compagnia? W-Pescare da soli è una cosa molto emozionante, credo di sentirne il bisogno proprio per le emozioni che mi sa dare! Da solo sei obbligato a fare le cose, sei costretto a pescare ad usare la tua testa! nessuno ti aiuta, se sbagli è colpa tua, se catturi è merito tuo! i problemi te li risolvi e di problemi ce ne sono sempre, dalle forbici dimenticate in tenda e una treccia da 80 libbre da tagliare a 200 m da riva, calare le canne senza batteria col vento che soffia forte, ma catturare in queste condizioni è esaltante! davvero ti puoi ritenere un buon pescatore! Però mi piace pescare anche in compagnia di amici fidati, gente non troppo invasata, gente che comunque sa arrangiarsi e capisce lo spazio che deve esserci tra me e loro e viceversa. La pescata che facemmo tu io e Fabio lo scorso anno è stata una delle più belle, una di quelle che ricordo con più piacere proprio per la spensieratezza ma allo stesso tempo per l’intensità di quelle poche ore, ognuno sapeva cosa fare e come fare senza che uno cercasse di prevalere sull’altro, ma cercando ognuno di capire “cosa” e perchè l’altro stesse facendo in quel modo! Ecco questo mi piace fare quando pesco in coppia, e onestamente non sono stato a pesca con tanta gente. Forse sono un po troppo orso! M-Ah quella pescata è stata veramente divertente, anche se tu e Fabio mi avete fatto nero... devo ricordarmi che in quelle condizioni devo calare nell'acua bassa, evitando di cercare le buche, altrimenti son cappotti!!!... ma veniamo ora a qualche domanda provocatoria che ti ho preparato volutamente..Hai mai pubblicato foto di carpe grosse catturate in laghi a pagamento in cerca di successo?

W-No, sei pazzo!?? ahahahah! Primo non ho mai pescato in un lago a pagamento dal 93, secondo anche quelle che ho preso in acque libere le ho pubblicate per contorno agli articoli e per pubblicità al marchio che devo rappresentare (senza mai imbrogliare), e già un po mi scoccia! Pensa che quelle pubblicate fin’ora tra Carpa per Tutti e TheRealfishing e


Prologic forse sono poco più della metà delle foto che ho e che non sono mai apparse e probabilmente mai appariranno! C’è gente che appena prende un pesce pubblica per ottenere consensi dalla gente, e quando non cattura ripubblica ancora quei pesci, qualcuno di famoso qualche mese fa pur di apparire ha ripubblicato una foto di una carpa gia apparsa qualche anno prima su una rivista per pubblicizzare il nuovo marchio per cui era appena stato sponsorizzato, sbagliando persino la stagione dell’anno, facendola passare per un pesce autunnale, quando nella foto non c’erano le foglie sugli alberi mentre in quei giorni gli stessi erano ancora ben pieni, oltretutto il bacino era stato svuotato un paio di settimane prima, pensa te!!!quante gente è truffata e presa per il culo da sti personaggi accecati dalla smania di apparire! bah, chi li capisce! Non mi interessa pubblicare per apparire, Non mi interessa apparire proprio! M-Qual'è la cosa che ti piacerebbe si realizzasse nella tua vita di pescatore? W-Vorrei poter praticare Carpfishing ancora in tantissime acque senza dover pagare una piazzola a gente che pensa che in questo modo si gestiscano le acque! Vabbè anche di prendere una specchi di più di 30 kg! ahahahhaah Non so delle due quale è più facile da realizzare!ahahaha M-Io credo che sia più facile la cattura della specchio comunque...Hai scritto per una rivista italiana per anni... quanto ha inciso nel tuo modo di vivere la pesca? W-Il modo di vivere la pesca non è cambiato molto, anzi è lo stesso di sempre, l’unica cosa che che mi son ripromesso nel momento stesso che ho deciso di scrivere, è stata quella di non prendere mai in giro il lettore! Mi son messo nei panni di me stesso quando compravo le riviste e mi son detto :” cosa ti darebbe fastidio, in che modo ti sentiresti preso in giro da chi scrive sulle pagine di un magazine?” La risposta istantanea è stata di non leggere la verità o di apparire come il migliore in tutto, e certo di avere sempre la verità sotto mano. In ogni scritto ho sempre sottolineato che quello che scrivevo non era sicuramente la verità assoluta, che parlavo di cose provate da me di persona infatti non ho mai parlato di mix o robe simili in quanto so di non essere ferrato sull’argomento, di non avere le capacità per farlo. La cosa che mi son ripromesso è quella di trattare il lettore con il Rispetto che merita! Ogni cattura mostrata era il mio coronamento ad un argomento citato, o comunque il risultato della Mia pesca, del mio cervello! Peccato tanta gente pubblichi pesci presi da altri pur di apparire catturanti, oppure come detto prima ripubblichi le stesse foto pur di apparire sempre al top! Questo per me non è rispetto per chi legge, se parlo di pesca in fiume e metto foto di pesci catturati da altri o addirittura di pesci catturati in lago, che


credibilità do?? allora chiunque può scrivere standosene a casa e inventando di sana pianta e mettendo le foto fatte al laghetto. Passi per una montatura, ma quando si parla di concetti, situazioni di pesca, mah, secondo me è barare! Credo che chi scrive deve avere diversi anni di pesca alle spalle in tante condizioni di pesca, altrimenti cosa può dare al lettore? Un ragazzo può anche trovare una soluzione innovativa per qualcosa, ma poi dietro deve esserci esperienza, quale tipo di esperienza può avere chi pesca da 3 o 4 anni? Mi sento ancora di aver poco da raccontare io dopo 20 anni di pesca! probabilmente sbaglio io, dimmi tu. M-Sei e sei stato tester di ditte tra le più importanti d'Europa, quanto ha inciso nel tuo modo di vivere la pesca? W-In nessun modo! Son sempre lo stesso di sempre! Devo a Robby (Bussolari) se son stato sponsorizzato, se ho avuto la possibilità di scrivere su una rivista, e questo non lo dimenticherò mai! Ma una cosa che mi rende orgoglioso della persona che sono, è che non mi interessa essere sponsorizzato, non vado e non andrò mai in giro a prostituirmi per avere un cappello in testa ed un sacchetto di boiles, per me l’importante è andare a pescare, se un’azienda mi volesse tra le sue fila, deve essere lei a chiedermelo perchè vede in me una persona capace e seria. Diversamente sto bene sia io continuando a comprarmi l’attrezzatura che l’azienda puntando su chi vuole. Poi il fatto di fare parte di un team mi fa molto piacere e ne sono onorato, soprattutto perchè son stato scelto in base ad i parametri citati poco sopra e oltre a questo è un team di persone che stimo, dal primo all’ultimo! Non smetterò mai di ringraziare Enrico (Parmeggiani) per la grandi opportunità che mi ha dato, sia con Big Carp che ora con Prologic, anche se spesso mi tira le orecchie per il mio carattere polemico( e fa bene)! In questo momento poi con Enrico product manager di Prologic l’essere “Tester” ha un suo senso! Si discute di prodotti, come migliorarli, si hanno le anteprime da provare, le ricette delle boiles son fatte su spunti nostri, questo per me è un ulteriore motivo di orgoglio, poter vedere sul mercato prodotti studiati e sviluppati da noi è molto gratificante. M-Cosa pensi del carpfishing Italiano? W-Vuoi proprio farmi voler male? avanti allora! Penso che ci sono troppi pupazzi e troppo pochi pescatori veri, e mi fermo qua. M-Al giorno d'oggi sono più i carpisti che cercano di avere visibilità nel carpfishing oppure quelli che cercano di avere emozioni da questa tecnica restando nell'anonimato magari in riva a qualche specchio d'acqua selvaggio?


W-Per me sono molto di più quelli che cercano visibilità! O almeno è quello che vedo!! e come dargli torto a questi ragazzi? vedono persone diventare “tester” con un beckground quasi nullo alle spalle e pensano “perchè loro si ed io no?” Vedono big fare copertine con carpe prese nelle stesse cave a pagamento che frequentano e magari hanno ancora più pesci di questi nell’album e dicono “Io non prendo meno di loro anzi, perchè loro si ed io no?” ed hanno ragione! Poi è sintomatico dei giorni nostri, in tutto vale il discorso della popolarità! ed il carpfishing non è certo esente! ecco perchè prima ti ho risposto così riguardo alla situazione del carpfishing in Italia! Ho visto anche uno prendere una 30 kg in libera e mandare curriculum a tutte le aziende dicendo che sarebbe disposto a fare loro da tester, bah, che schifo! questo è l’ambiente, e tante aziende abboccano e se ne fregano delle capacità di pesca di queste persone! l’importante è che pubblichino foto, l’importante è vendere! Comunque, ci sono per fortuna anche quelli che si godono la pesca in santa pace, che fanno pesci da paura e se li tengono per loro alla faccia di chi pensa di essere Dio solo perchè ha una foto con un’over 20! Peccato che sono pochi! Queste sono persone che non sputtanano i posti, che sanno cosa significa rispetto, e se ne fregano della notorietà! queste sono le persone che stimo di più. M-Pensi che le nuove leve prenderanno sempre più spunto dalla prima categoria o dalla seconda? W-Ovviamente la seconda!!! Le nuove leve crescono attualmente pensando che il carpfishing renda noti e famosi!


E non certo a cercare di catturare le difficili carpe selvatiche! ma questo è un grande fallimento di certi personaggi che non sono capaci di andarle a cercare ma preferiscono le scorciatoie per far vedere che catturano nei loro articoli! Sono pochi al giorno d’oggi a continuare a trasmettere la passione l’emozione l’atmosfera che la caccia ad una big selvatica sa regalare, e non sono nemmeno valorozzati per quel che fanno! Ecco la cosa che più infastidisce, che chi davvero merita finisce in secondo piano dietro a certi personaggi che tolti da certi ambienti faticherebbero e non poco a far certi pesci, anzi se li sognerebbero proprio! Ma questo è quello che il pubblico vuole, vuole tutto e subito, vuole la foto con il pescione, a noi che non siamo così, che sappiamo dare il giusto merito ai pescatori, rimangono piccole parentesi come questa rivista ed altri blog di nicchia, dove chi scrive non cerca scorciatoie o fama e gloria, ma lo fa puramente per passione e voglia di raccontare. Chi legge può stare certo che nessuno bara per avere un ritorno, questo è stato il motivo per cui è nata questa rivista ed è un punto fermo, scrive chi ha qualcosa da dire e se ne ha voglia, non ci sono guadagni di nessun tipo per nessuno, me incluso, e si scrive delle pesca in acque libere e delle difficoltà e della magia che sa trasmettere, ma non so quanti “giovani” cresceranno con questa mentalità. M-Cosa ti auguri per i prossimi anni? W-Cosa mi auguro? Mi auguro di poter sempre pescare, pescare a prescindere, la vita è strana e non sai mai quello che può capitarti, ed io non so se riuscirei a vivere senza pesca! Spero che la salute non mi abbandoni e non abbandoni la mia compagna e la mia famiglia e tutti gli amici. Spero anche di fare molte più pescate all’estero, ci sono tante acque incredibili da esplorare, poi qualche avventura di pesca diversa dal solito, di quelle da raccontare da vecchi davanti al camino, quelle che solo cacciatori di carpe selvagge possono inventare! M- Come darti torto amico mio... ti auguro di realizzare tutte queste cose perchè te lo meriti, sei un appassionato vero e come tale so che ambisci ad accrescere ancora la tua esperienza....Ti ringrazio della disponibilità e mi auguro che qualche nuova leva prenda spunto dai tuoi ragionamenti, e se solo un ragazzo decide di prendere la strada che porta verso il carpfishing selvaggio che hai trasmesso, beh mi ritengo soddisfatto di aver scritto quest'articolo!!!!


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