Rivista del club ACS Auto

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Auto Edizione Svizzera italiana

Automobile Club Svizzero N째 5 ottobre-novembre 2015

Nuova Honda Jazz Grinta e spazio da vendere



SOMMARIO

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L'INTERVISTA Michele Rossi: La questione Gottardo? Riguarda l'economia di tutta la Svizzera e in gioco v'è la coesione nazionale SICUREZZA STRADALE Come scegliere le gomme più adatte per la stagione fredda THE SHOP Per i tuoi viaggi e la tua sicurezza THE CLUB ACS

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Stefano Campana e Robin Munz

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Gabriele Gardel, è impresa al Nürburgring

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Patente due fasi

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Programma scolastico del Merlo Bianco Agevolazioni per i Soci

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TEST AUTO Nuova Honda Jazz: grinta e spazio da vendere Opel Corsa OPC: è piccolina, ma quanto corre!

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AUTOMOBILISMO Formula 1 2015 una partita a due

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AUTOMOBILI D'EPOCA Porsche 924 Turbo: l'auto che venne dal futuro

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VIAGGI Tailandia, il paese delle pagode

Rivista ufficiale dell’Automobile Club Svizzero, sezione Ticino in collaborazione con

partnership for mobility

Auto Edizione Svizzera italiana

Automobile Club Svizzero N° 5 ottobre-novembre 2015

Prossimo numero dicembre 2015 In copertina Honda Jazz

Nuova Honda Jazz Grinta e spazio da vendere

Anziani al volante? La chiave è mantenersi in forma La mobilità individuale è sinonimo di libertà, indipendenza e qualità di vita. Un numero sempre maggiore di persone sceglie di non rinunciarvi fino a tarda età: tra 20 anni si prevede che gli anziani al volante, i più vulnerabili nel contesto di una circolazione stradale vieppiù complessa, aumenteranno del 60%. Ciò, naturalmente, comporterà dei rischi non indifferenti ai quali sarà necessario porre rimedio attraverso la prevenzione. L’ACS, da tempo, si muove in questo senso ed ha ideato una campagna dedicata al tema che si articolerà nel corso dei prossimi anni. Titolo: “Routinier, alla guida con saggezza”. ® La routine è infatti il concetto chiave su cui è necessario riflettere. Da un lato, essa è sinonimo di esperienza e capacità, ma dall’altro può essere fonte di grave rischio: l’acquisizione di automatismi induce ad una pericolosa mancanza di attenzione e concentrazione. Unitamente alla ridotta capacità di reazione e percezione, nonché al deterioramento progressivo di facoltà quali mobilità, vista e udito, costituisce la maggiore causa di incidenti per ciò che concerne gli anziani conducenti. ® Qual è la contromisura? Semplice, mantenere la mente e il fisico in costante allenamento: una forma migliore può in parte mitigare gli effetti del declino sensoriale e delle abilità personali. La campagna dell’ACS ha lo scopo di motivare le persone, a partire dai 55 anni, ad attivarsi in questa direzione. Attenzione però, è necessario farlo per tempo.

Anita Brechtbühl Responsabile ACS per la Sicurezza stradale

Impressum Direzione ACS Sezione Ticino via Trevani 5 - CP 564 - 6601 Locarno Tel. 091 751 46 71 - Fax 091 751 80 68 www.acs.ch - locarno@acsti.ch Organico Presidente: Giacomo Garzoli, Maggia Vice presidente: Fernando Quadri, Vaglio Membri di comitato: Elvezio Codoni, Chiasso Gilberto Zwahlen, Mezzovico Michele Bertini, Lugano Direttore: Gian Marco Balemi, Contra Redazione e coordinamento Elias Bertini / elias.bertini@acsti.ch

EDITORIALE

Numero 5 ottobre/novembre 2015

Stampa Tipografia Stazione SA via Orelli 29, CP 563 6600 Locarno Tel. 091 756 01 20 - Fax 091 752 10 26 www.editore.ch - info@editore.ch Progetto grafico e impaginazione Giuseppe Gruosso Tipografia Stazione SA, Locarno Fotografie Archivio ACS, Elias Bertini, USTRA Auto Appare 6 volte l’anno e l’abbonamento è compreso nella tassa di socio ACS

INSERZIONI PUBBLICITARIE Bellinzonese e valli Gabriele Jezzi - CP 84 - 6514 Sementina Tel. e Fax 091 857 56 12 - Mobile 079 354 00 35 info@ilvantaggio.ch Locarnese e valli publivita Sagl - Marco Sasselli - CP 863 - 6601 Locarno Tel. 091 791 00 11 - Fax 091 791 84 42 Mobile 079 651 06 53 PUBLITICINO Sagl via Bramantino 3 - 6600 Locarno Tel. e Fax 091 751 11 11 info@publiticino.ch www.publiticino.ch

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L'INTERVISTA

La questione Gottardo?

Riguarda l’economia di tutta la Svizzera e in gioco v’è la coesione nazionale

USTRA/Fotowings

Tra i dossier che più influiranno sul futuro dei nostri scambi commerciali vi è quello che concerne la ristrutturazione della galleria autostradale al Gottardo. Oltralpe, è spesso stato intrepretato come un problema di prevalente matrice regionale. Con Michele Rossi, delegato per le relazioni esterne a Berna e a Milano della Camera di Commercio, abbiamo cercato di capire quale sia la visione odierna (e se essa sia mutata nel tempo) dei nostri principali partner, soprattutto in vista della votazione sul referendum che avverrà a febbraio.


L'INTERVISTA

La Svizzera si è accorta che non si tratta di una questione prettamente ticinese. Le economie di diversi cantoni dipendono da collegamenti stradali funzionanti verso il Ticino e l’Italia. Ma non è solo questo; una soluzione che ci isolasse per oltre 3 anni sarebbe difficilmente compatibile con i principi su cui regge la coesione nazionale. Questo messaggio è passato e spero si rifletta nella maggioranza delle persone che andrà a votare il prossimo febbraio. Con la realizzazione di una galleria di risanamento al San Gottardo sarà possibile intervenire sul tunnel esistente senza interrompere un’arteria vitale. Ciò non sarebbe plausibile applicando una misura di trasbordo provvisoria come richiesto dal comitato referendario. Sulla bilancia elvetica non è certo il Ticino ad essere particolarmente influente. Esiste quindi la predisposizione a marginalizzarne i problemi, come quelli che potrebbero derivare da una chiusura del suo asse stradale principale per 900 giorni. Tuttavia, emerge che il maggior beneficiario dei rapporti commerciali con l’Italia

è Basilea Città. Questo, se ben comprendiamo, eleva il dossier su una scala più ampia. È stato recepito in Svizzera interna? ® Lo scorso anno il commercio totale della Svizzera attraverso il Ticino ammontava a 9 miliardi di franchi. Basilea Città, Basilea Campagna e Giura figurano tra i principali partner dell’Italia: nel 2014 hanno esportato per circa 1,3 miliardi di franchi. Anche l’economia romanda, con il mezzo miliardo di Vaud, Vallese, Ginevra e Neuchâtel, ha un grande interesse nei confronti della soluzione proposta per il risanamento del San Gottardo. Non sono da meno Berna e Friborgo, con 600 milioni che passano dai confini ticinesi. Senza voler effettuare sterili pronostici, quali sono le sensazioni che circolano in relazione alla votazione? ® Come detto, penso che oltre Gottardo si sia sempre più consapevoli che non si possa isolare il Ticino per oltre tre anni. Sarebbe uno schiaffo alla coesione nazionale. Soprattutto in un momento in cui la nostra economia sta già vivendo importanti ed irreversibili trasformazioni.

Avrà sicuramente avuto modo di saggiare anche le opinioni da parte lombarda… ® Ai miei interlocutori oltre i confini nazionali importa che la funzionalità del trasporto non venga messa in pericolo. La galleria di risanamento proposta dal Consiglio federale fornisce questa garanzia. Per contro, l’alternativa sostenuta dagli oppositori (carico su rotaia di passeggeri e merci), anche nel migliore dei casi e senza alcuna panne o ritardo, non offre le capacità necessarie e quindi l’affidabilità del collegamento. In Svizzera interna esiste un pericolo concreto che l’opinione pubblica tenda a privilegiare opere più vicine alla realtà locale, come quelle che riguardano l’asse Est-Ovest? ® Ristrutturare il Gottardo e mantenere il flusso del traffico durante i lavori costa denaro, indipendentemente dalla variante che verrà scelta. Attraverso la realizzazione di un tunnel di risanamento i soldi verranno investiti nel modo più efficiente e sostenibile, con il miglior rapporto costibenefici. La costruzione di un secondo tubo è meno dispendiosa del trasbordo su rotaia voluto dall’Iniziativa delle Alpi.

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L'INTERVISTA

Inoltre, risolveremmo il problema in maniera duratura, evitando di trasmetterlo alle generazioni che verranno. Ricordiamoci che anche in futuro, a scadenze regolari di 30-40 anni, si renderanno necessari importanti opere di manutenzione. Con un doppio traforo potremmo organizzarle in maniera semplice, efficace e ragionevole. Il Gottardo, in un recente studio, è stato relegato a fanalino di coda in Europa proprio per la sua conformazione strutturale. La sicurezza rappresenta un criterio di valutazione che in Svizzera è sempre stato posto in primo piano. Sarà un elemento decisivo anche nella votazione o peseranno solamente gli aspetti economici? ® È certamente un tema caro agli svizzeri; con un intervento intelligente potremo avere un tunnel moderno che, sotto questo profilo, rispetti tutti gli standard. La condizione imprescindibile per raggiungere l’obiettivo è la separazione del traffico nelle rispettive direzioni di marcia in due trafori distinti (che comporterà, finalmente, an-

che la disponibilità di corsie di emergenza). Oggi camion e automobili, lungo i 17 chilometri della galleria, si incrociano in uno spazio ristretto. Il grave incidente del 2001, dove persero la vita 11 persone, ne è stata una triste conseguenza. Dal punto di vista ambientale l’impressione è che a Nord delle Alpi vi sia una sensibilità ancora maggiore. Con la realizzazione prevista non vi sarà alcun aumento delle capacità di transito e, anzi (anche grazie alla complementarietà determinata da una maggiore efficienza del trasporto pubblico con Alp Transit), si potrebbero risolvere gravi intasamenti. È questa un’opinione diffusa anche nel resto della Svizzera? ® Il referendum è stato lanciato contro la

modifica della Legge federale concernente il transito stradale nella regione alpina. Essa prevede, esplicitamente, che “in ciascuna canna si potrà circolare su una sola corsia di marcia”. Quindi, non ci sarà alcun aumento di capacità e, di conseguenza, di traffico come invece tentano di far credere gli avversari al risanamento. Dal profilo ambientale sono invece le stazioni di trasbordo ad essere problematiche. Si tratta di giganteschi impianti allestiti sui fondovalle o nelle regioni adiacenti, per uso provvisorio durante 3 anni, e che necessitano di una spazio di 135’000 m2 per i camion e di 20’000 m2 per le vetture private (corrispondenti a circa 22 campi da calcio). Dei veri e propri mostri ecologici!

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PUBLIREDAZIONALE

Sfatiamo le facili critiche! Nessuna alternativa valida! Se il popolo svizzero, chiamato in votazione nel febbraio 2016, dovesse optare per il risanamento della galleria del San Gottardo senza la realizzazione di un secondo tunnel, l’alternativa sarebbe la chiusura del traforo esistente per tre anni e la costruzione di enormi terminali ferroviari per caricare le auto e i mezzi pesanti a Basca e Airolo e, a nord, a Göschenen e Rynächt. Il costo stimato per questo progetto è all’incirca di 2 miliardi di franchi, una spesa importante che sarebbe poi vanificata dato che le infrastrutture verrebbero smantellate al termine dei lavori di risanamento della galleria autostradale. I terminali (vedi scenario a lato) occuperebbero uno spazio di circa 135’000 m2 per i camion (80 mila a Biasca e 55 mila a Rynächt) e 20’000 m2 per le automobili a Airolo e Göschenen, in totale quindi una superficie di oltre 22 campi da calcio. Queste infrastrutture, la cui capacità massima operativa prevista è per 750mila automezzi all’anno (ad oggi sono già oltre 900mila), sarebbero in funzione 22 ore al giorno per 5,5 giorni alla settimana. Ciò vuol dire che il divieto di circolazione notturna per i mezzi pesanti sarà abolito e i camion potranno circolare a tutte le ore sulle nostre autostrade. Ne conseguirà un notevole aumento dell’inquinamento fonico nonché ambientale. In ogni caso, molti automobilisti sceglierebbero vie alternative e devieranno il loro percorso verso il Passo del San Bernardino e del Sempione. Grigioni e Vallese si ritroveranno ad avere così un aumento importante di traffico sulle loro strade che causerebbe non pochi disagi alle loro valli e regioni. Infine, il Cantone Ticino non può dipendere da un’unica sola via di comunicazione, ma è basilare la complementarietà di strada e binari: un’eventuale interruzione della linea ferroviaria (come è già successo in passato con, ad esempio, la frana a Gurtnellen) isolerebbe completamente il nostro Cantone dal resto della Svizzera. L’unica alternativa valida per il risanamento della galleria del San Gottardo è quindi la realizzazione di un secondo tubo senza aumento della capacità di transito, nel pieno rispetto della Costituzione.

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Scenario stazioni di trasbordo


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SICUREZZA STRADALE

Come scegliere le gomme più adatte per la stagione fredda

SIMMETRICO

Gli pneumatici invernali sono progettati per garantire il massimo delle prestazioni a basse temperature, dai 7° C in giù, e per risultare performanti anche su fondi stradali critici: asfalto bagnato, innevato e, addirittura, ghiacciato. Le loro caratteristiche sono da ricondurre alla mescola di cui sono composti (ricca di silice) che assicura il mantenimento della necessaria morbidezza in condizioni di rigidità estrema. Le differenze principali rispetto alla versione estiva ® Oltre alla mescola, di cui abbiamo parlato in precedenza, devono le loro proprietà ad un disegno del battistrada più aggressivo e scolpito, con un elevato indice d’intaglio e tasselli fittamente solcati da speciali lamelle in grado di flettere durante il rotolamento: muovendosi, oltre ad aumentare la propria temperatura, queste ultime consentono di sviluppare un’interazione tra la neve che riescono a catturare e quella depositata al suolo. Ne consegue un incremento dell’aderenza. Inoltre, gli pneumatici invernali presentano due, tre o quattro scanalature circonferenziali larghe che permettono un rapido drenaggio dell’acqua e della neve sciolta, riducendo il fenomeno dell’acquaplaning. Le conformazioni tipiche del battistrada invernale ® Sono essenzialmente tre: simmetriche, direzionali e asimmetriche. Le prime due sono adatte a vetture di piccola cilindrata. La terza, estremamente performante, risulta invece più opportuna per mezzi dotati di maggiore coppia e potenza.

ASIMMETRICO

Come riconoscerli ® Secondo quanto prescritto dalle norme in materia di circolazione, devono riportare sulla spalla la sigla M+S (mud + snow = fango + neve). Essa è spesso accompagnata dalla rappresentazione grafica schematizzata di un fiocco di neve e di una montagna. Come scegliere le gomme adatte ® Teoricamente, tutte le informazioni necessarie sono riportate sui dati tecnici del vostro veicolo. È importante ritenere i dati seguenti: I codici di velocità (indicano la soglia limite entro cui uno pneumatico è stato omologato). Q fino a 160 Km/h R fino a 170 Km/h S fino a 180 Km/h T fino a 190 Km/h H fino a 210 Km/h V fino a 240 Km/h ZR oltre i 240 Km/h La legge consente di montare coperture con un codice superiore a quello segnalato tra le disposizioni tecniche della vettura, ma mai inferiore e, in ogni caso, mai inferiore a Q. I codici di carico (specificano il carico massimo supportato in base al peso totale del veicolo). ® Anche in questo contesto sono consentiti codici superiori, ma mai inferiori. Inoltre… È bene ricordare che, anche se il limite minimo di profondità dei battistrada è di 1.6 mm (analogamente agli pneumatici estivi), le gomme invernali perdono la

DIREZIONALE

loro efficacia sulla neve già dai 4 mm. Al di sotto di questa soglia non sono più idonee all’impiego per cui sono state ingegnerizzate. ® Infine, qualora sia richiesto l’equipaggiamento invernale, occorre avere con sé le catene. ® Per maggiori informazioni sulle disposizioni di legge: www.admin.ch


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THE CLUB ACS 11

Stefano Campana e Robin Munz Abbiamo voluto, su queste pagine, concedere alcune righe alla memoria di Stefano Campana e Robin Munz, pilota e copilota scomparsi di recente durante una prova di rally. Non perchÊ le parole possano mutare il senso d’ingiustizia o sanare l’afflizione di coloro che, in qualsiasi maniera, ne hanno condiviso il percorso, ma piuttosto per proporre un minuscolo istante di raccoglimento in cui percepirne la vicinanza. Noi, semplicemente, desideriamo ricordare la loro amicizia, l’umanità e la grande passione che ne ha segnato le gesta; di essa, come delle loro splendide persone, non potrà che rimanere una traccia indelebile.

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14.10.15 09:30


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THE CLUB ACS

Gabriele Gardel, è impresa al Nürburgring Il pilota ticinese Gabriele Gardel, assieme ai compagni di squadra Lorenz Frey e Fredi Barth, ha ottenuto un fantastico successo di categoria sul circuito tedesco del Nürburgring, in occasione dell’ultimo appuntamento valido per il campionato Blancpain Endurance Series. Un’impresa che ha consentito al team svizzero Emil Frey Racing di concludere la stagione al quarto posto nella classifica Pro-Am (17esimo assoluto). In pista si sono date battaglia 55 vetture, appartenenti a 10 costruttori differenti. Nel bel mezzo dell’azione, v’era anche la Jaguar GT3 dei nostri alfieri. ® Le prove libere e le qualifiche non avevano fatto ben sperare finché Barth, sul finale di sessione, ha trovato un po’ di spazio per siglare un giro pulito che gli è valso il 25esimo posto in griglia. ® Barth ha poi affrontato il suo turno di 3 ore alla guida con la stessa grinta con cui aveva terminato le fasi pre-gara, portando la Jaguar fino al quarto posto. Il volante è poi passato a Lorenz Frey che ha capitalizzato gli eccellenti progressi compiuti dal suo predecessore. ® Quello che Barth e Frey hanno ben iniziato, Gardel ha meravigliosamente cristallizzato combattendo duramente, come i suoi compagni nei rispettivi turni, per guadagnare ogni decimo di secondo. Grazie alla sua tenacia, Gardel si è improvvisamente ritrova-

to in testa, conscio di avere le possibilità per portare a casa il trofeo Pro-Am. ® Qualche palpitazione in dirittura d’arrivo, quando la Jaguar GT3 è stata più volte ostacolata da una vettura doppiata, gettando Gardel pericolosamente indietro tra le fauci degli inseguitori. Il disastro è stato evitato per un nonnulla e la prima Blancpain Endurance Series è stata assicurata al team Emil Frey per soli tre decimi di secondo. Gardel: «Sul finale ho dovuto combattere molto duramente a causa dei doppiaggi. Questa vittoria, comunque, non poteva sfuggir-

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mi». Lorenz Frey: «Siamo molto contenti di aver terminato con un tale, favoloso, risultato». Fredi Barth: «Finalmente! Abbiamo creduto a lungo nel potenziale della nostra Jaguar. Adesso tutti sanno quanto questa vettura possa essere competitiva. L’intero team si è impegnatoa fondo e questa è stata la maniera perfetta per coronare una stagione di successo». Jürg Flach: «Abbiamo compiuto progressi costanti. Malgrado qualche problema tecnico di minore entità la squadra ha lavorato bene e oggi ci siamo meritati di vincere».

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07.09.15 16:40


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TEST AUTO

Quando una casa automobilistica propone il nuovo modello di una tra le sue best seller v’è sempre grande curiosità tra i papabili acquirenti: sarà rivoluzione o si proseguirà sul solco tracciato? Di solito, le illuminate menti del marketing impongono ai loro designer la seconda opzione: oggigiorno, avere il coraggio di cambiare un cavallo vincente, seppur in un mercato molto labile, e risultarne sconfitti, può significare la fustigazione sulla pubblica via. E allora qual è il rimedio per mantenersi competitivi? Infarcire il prodotto con una raffica impressionante di gadget tecnologici, a volte utili, a volte… Honda ha presentato di recente la terza generazione della sua celeberrima Jazz, ultimo rampollo di una discendenza iniziata nel 2001 e proseguita nel 2008 con 3,5 milioni di esemplari venduti in tutto il mondo. Malgrado, la sua, fosse un’eredità di quelle da far accapponare la pelle, dobbiamo ammettere che l’ultima nata non ha particolarmente sofferto di quella sterile continuità, determinata da esigenze di solidità commerciale, di cui parlavamo poc’anzi. È invece un interessante compromesso tra tradi-

Nuova Honda Jazz: grinta e spazio da vendere

zione e cambiamento, sublimato nelle caratteristiche che da sempre ne hanno contraddistinto la produzione: “spazio, efficienza, qualità”. Particolarità ® Con un rapporto da primato tra dimensioni esterne (3,99 metri) e superfici interne, ha ripreso a grandi linee le forme della sua progenitrice: coda tronca e muso sfuggente. Ha però guadagnato in personalità e grinta, grazie alla doppia nervatura cesellata sulla fiancata (+10 centimetri di lunghezza) e alle ampie prese d’aria ricavate all’anteriore e al posteriore. I fari, più sottili, sono raccordati nella mascherina di colore nero lucido, formando un accattivante profilo a “V”. Interni e dotazione L’abitacolo è decisamente meglio curato rispetto al passato; ogni dettaglio è declinato all’ergonomia e al comfort dei passeggeri (con 115 mm in più per chi siede posteriormente e numerosi vani portaoggetti). Il tutto, secondo la filosofia “MM” (Man Maximum Machine Minimum). Inoltre, un rivoluzionario sistema di configurazione dei sedili consente di variare la capacità di carico da 354 a 1’314 litri. ® Tre gli allestimen-

ti: Trend, Confort ed Elegance. Noi, abbiamo provato il modello di punta. L’uso dei materiali, prevalentemente plastici, e la disposizione degli elementi incastonati sul cruscotto (in questo caso certamente ben riuscita), sono simbolo di un dinamismo che è ormai parte integrante del patrimonio genetico di ogni “cittadina” che si rispetti. La posizione di guida risulta assai comoda, con tutti i comandi vettura facilmente raggiungibili. ® L’apparato multimediale Honda Connect, con touch-screen da 7” (da 5’’ sulle versioni più economiche), consente l’accesso a internet, la gestione di applicazioni dedicate e l’utilizzo del navigatore (ottenibile a pagamento). Da segnalare, inoltre, che gli smartphone possono dialogare con i sistemi di bordo grazie all’interfaccia Mirrorlink e alle connessioni Usb/Bluetooth. Motorizzazione ® È dotata di un’unica variante propulsiva per l’intera gamma: un benzina 1.3 litri i-VTEC a ciclo Atkinson, con una potenza di 102 CV a 6’000 giri/min. e una coppia di 123 Nm a 5’000 giri/min. Sono spariti l’1.2, l’1.4 e l’1.3 litri Hybrid del vecchio modello. Sfodera una bella grinta ad alti regimi: i 190 km/h dichiarati di velocità massima e gli


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11,2 secondi “ufficiali” per passare da 0 a 100 km/h sembrano essere davvero a portata di mano. Guidabilità ® Sono stati compiuti netti miglioramenti grazie alla maggior rigidità strutturale del telaio, che fa largo uso di acciai ad alta resistenza. Anche le nuove sospensioni hanno portato a buoni risultati: la vettura affronta le curve con sicurezza e senza coricarsi troppo, potendo contare anche su un servosterzo elettrico rivisitato, assai più preciso. I consumi, molto bassi, rimangono straordinariamente fedeli a quanto riportato dalla casa. ® Buono pure il lavoro d’insonorizzazione, che isola ottimamente l’abitacolo dal propulsore e dal rumore determinato dal rotolamento delle gomme. Valido il cambio manuale a sei marce (in alternativa c’è l’automatico a variazione continua di rapporto, non particolarmente esaltante). Sicurezza La dotazione, come su ogni giapponese che si rispetti, è davvero impressionante per la categoria. Offre di serie, anche nelle versioni “base”, il City-Brake Active; fino a 32 km/h frena la

vettura in autonomia per evitare urti. La Elegance include anche sistemi di aiuto alla guida: l’avviso per i cambi di corsia involontari, il limitatore che adegua la velocità alla segnaletica e il dispositivo che rileva il rischio di collisione con i veicoli che precedono. La prova, con Gabriele Gardel È sicuramente un’auto piacevole, un po’ pigra ai bassi regimi, ma molto reattiva e brillante quando si spinge sull’acceleratore. Pur rimanendo una city car, offre una precisione di guida considerevole, anche su percorsi piuttosto tortuosi. Sono rimasto piacevolmente sorpreso dai consumi, per una volta, addirittura inferiori a quanto dichiara la casa. Sul misto, la strumentazione di bordo indicava un eccellente 4,9 litri/100 km contro i 5,1 ufficiali. Un valore che è salito a 6,8 con una condotta un pochino più frizzante. Sulla Elegance la dotazione di serie è impressionante e ricca di congegni dedicati all’assistenza del conducente e alla sicurezza. Stupiscono gli spazi che si possono ricavare da una vettura comunque compatta. di Elias Bertini

Ci piace Spazio Guidabilità Dinamica Non ci piace Un po’ pigra ai bassi regimi SCHEDA TECNICA Modello: Jazz 1.3i - VTEC Elegance Cilindrata: 1’318 cm3 No. cilindri e disposizione: 4 in linea Potenza massima: 75 kW (102 CV) a 6’000 giri Coppia massima: 123 Nm a 5’000 giri Emissione di CO2: 120 grammi/km (cat. C) Distribuzione: 4 valvole per cilindro No. rapporti del cambio: 6 + retromarcia Trazione: anteriore Freni: anteriori dischi autoventilanti, posteriori dischi Velocità massima: 190 (km/h) Accelerazione da 0 a 100 km/h: 11,2 secondi Consumo medio: 5,1 l/100 km Lunghezza/larghezza/altezza: 400/170/155 cm Passo: 253 cm Peso in ordine di marcia: 1’066 kg Capacità bagagliaio: 354/1314 litri


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TEST AUTO

Opel Corsa OPC: è piccolina, ma quanto corre!

La nuova Opel Corsa OPC, la bad girl nata dalla casata del fulmine, ci ha proiettato in quella “dimensione scavezzacollo” che è sempre stata parte del nostro DNA da “sareistatounbuonpilota”. Il piacere ha poi raggiunto livelli di sublime fulgore quando abbiamo passato i comandi al pilotone Gabriele Gardel (uno che con il volante ci sa fare decisamente meglio di noi). La piccola tedesca si è comportata da vera scheggia, soprattutto sulle strade strette e tortuose su cui ci siamo inerpicati, divorando le curve e pennellando traiettorie estreme in scioltezza. Tutto ciò, grazie alle dimensioni contenute (è lunga poco più di 4 metri), all’ottima stabilità nell’assetto e ai rapporti ridotti del cambio. L’intervento del differenziale autobloccante (in opzione con il pacchetto Performance) si è talvolta fatto sentire, ma la destrezza di Gabriele nel domare la piccina ci ha restituito quell’autentico piacere di giocare d’azzardo sul filo delle leggi fisiche. A chi importa, poi, se la OPC manca un pochino negli allunghi: non la utilizzeremo probabilmente mai per duellare sull’infinito rettilineo del Montemeló.

Cattiva quanto basta ® Le linee ricalcano quella matrice di sportività che davvero non poteva mancare. Concepita sulla base di una carrozzeria a tre porte (l’unica disponibile per questa versione), il suo design è moderno e grintoso. Il frontale è caratterizzato da una griglia più ampia rispetto alle consorelle e da meravigliose prese d’aria aggiuntive: una, sottile, nella parte anteriore del cofano e altre due incastonate nel paraurti. Le nervature che si snodano lungo i fianchi, unitamente ai piccoli finestrini posteriori di forma triangolare (che per la verità limitano un pochino la visuale), ci conducono ad un superbo posteriore, dominato da uno spoiler in due varianti a scelta che campeggia sopra il portellone. Completano l’opera il doppio scarico

cromato Remus (dal sound ruggente) e i fanali allungati. Bella anche dentro ® Sebbene la carrozzeria sia aggressiva, gli interni non risultano troppo radicalizzati. Parecchi elementi differenziano però la OPC rispetto al modello da cui deriva. Balzano immediatamente all’occhio i sedili Recaro, efficaci nel contenere il corpo in curva, ma non ingombranti. Gli altri dettagli più “racing” sono il volante in pelle con la sezione inferiore piatta e la pedaliera, unitamente al battitacco, in alluminio. La plancia è semplice, con la parte superiore in plastica morbida e un inserto orizzontale lucido color antracite. ® Nel cruscotto, tachimetro e contagiri sono separati dall’ampio display sul


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quale compaiono le informazioni relative al computer di bordo. In posizione centrale, forse troppo in basso per essere raggiunto comodamente, è invece incassato lo schermo a sfioramento da 7 pollici che gestisce l’Intellilink con tutte le sue funzioni multimediali: navigatore satellitare, riproduzione immagini e video, impianto audio, eccetera. Piuttosto difficili da avvicinare anche i comandi del “clima” automatico. I portaoggetti e le tasche sono spaziosi. La capacità del vano di carico, di 285 litri, è nella media della categoria per ciò che concerne le utilitarie. Tecnologia ® L’1.6 turbo di cui è dotata, un benzina a iniezione indiretta, deriva da quello che equipaggiava la precedente generazione, ma è stato “vitaminizzato” passando a 207 CV. Inoltre, la curva di coppia è più favorevole, con 245 Nm erogati tra 1’900 e 5’800 giri (e un overboost che innalza temporaneamente questo valore di ulteriori 35 Nm). La potenza

viene scaricata a terra in modo progressivo: già dai 2’000 giri la spinta è davvero notevole, e cresce senza sosta sin quasi a 6’000. La velocità massima dichiarata dalla casa è di 230 km/h e lo “0-100” richiede 6,8 secondi. Nonostante questi numeri da sportiva pura, i consumi omologati non sono eccessivi: 7,5 litri per 100 chilometri. Spremendo la meccanica, durante il nostro test, abbiamo però raggiunto un valore attorno ai 10. ® Rapido negli innesti delle marce, ma non molto preciso, il cambio è un manuale a sei rapporti, l’unico disponibile. Sicurezza ® Oltre all’Esp, ai sei airbag e ai fari bixeno a orientamento automatico di serie, nella Opel Corsa OPC si possono ottenere equipaggiamenti spesso riservati ad auto di categoria superiore: dai sensori che rilevano la presenza di altri veicoli nell’angolo cieco dei retrovisori esterni, al sistema Opel Eye, che “legge” i cartelli stradali e li visualizza nel cruscotto. Inoltre, avvisa se la vet-

LA PROVA, CON GABRIELE GARDEL ’acceleratta a coloro che amano spingere sull La nuova OPC è decisamente ada soprattte, e potenza tra tornanti e curve stre tore, destreggiandosi con agilità tura tara una tto Performance. Esso prevede tutto se equipaggiata con il pacche ), iena sch la a (ma non troppo punitiva per delle sospensioni ancora più rigid i ta mon e, seri imetri, cerchi in lega da 18” (di dischi dei freni Brembo da 330 mill la ce indu o, te meccanico Drexler. Quest’ultim 17”) e un differenziale autobloccan estrema in curva alle alte velocità; la guida macchina ad allargare le traiettorie questo con one o poco esperto, a maggior ragi è quindi sconsigliata ad un pubblic ità e Agil a. da risulta comunque sempre ottim tipo di assetto. ® La tenuta di stra GTi. per gli appassionati del genere sportività ne fanno un vero gioiello

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tura sta lasciando la propria corsia senza che la “freccia” sia stata azionata e controlla che la distanza di sicurezza dal veicolo che precede sia sufficiente. di Elias Bertini

Pregi - Agilità - Guidabilità - Prestazioni Difetti - Visuale ridotta sul retro - Configurazione plancia poco ergonomica SCHEDA TECNICA Cilindrata: 1’598 cm³ No. cilindri e disposizione: 4 in linea Potenza massima: 152 kW (207 CV) a 5’800 giri Coppia massima: 245 Nm (280 con overboost) tra i 1’900 e i 5’800 giri Emissione di CO2: 174 grammi/km Distribuzione: 4 valvole per cilindro Cambio: manuale a 6 marce Trazione: anteriore Freni: anteriori dischi autoventilanti, posteriori dischi Le prestazioni dichiarate Velocità massima: 230 (km/h) Accelerazione 0-100 km/h: 6,8 secondi Consumo medio: 13,3 (km/l) Quanto è grande Lunghezza/larghezza/altezza: 402/194/148 cm Passo: 251 cm Peso in ordine di marcia: 1’293 kg Capacità bagagliaio: 285/1’090 litri Pneumatici (di serie): 215/45 R17


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FORMULA 1 2015

una partita a due

Se non per qualche livrea diversa e per la sparizione degli orrendi musetti a “formichiere” del 2014, il copione del mondiale di Formula 1 2015 è stato praticamente lo stesso di dodici mesi fa: un protagonista assoluto, in grado di monopolizzare il campionato, un secondo incomodo, capace di andare a segno quando le stelle d’argento incappano in una giornata storta, e tanti comprimari, a scannarsi per le posizioni di centro classifica. Con una significativa variante però: al posto della Red Bull, quest’anno nel ruolo di damigella d’onore della Mercedes c’è la Ferrari, autrice di un mezzo miracolo. Di una resurrezione tecnica, tanto inattesa, quanto sorprendente. A Singapore, con la terza vittoria di Vettel, la Scuderia di Maranello ha centrato la promozione. Maurizio Arrivabene, il nuovo nume-

ro uno del Cavallino, lo aveva detto in sede di presentazione: il nostro obiettivo nel 2015 sarà quello di vincere due gare. Se lo centreremo potremo considerarci soddisfatti, ma se le vittorie saranno tre, la stagione sarà addirittura entusiasmante. MIRACOLO FERRARI E come dare torto ad Arrivabene, dopo la débâcle del 2014, anche in considerazione del fatto che l’obiettivo dei tre gradini più alti del podio è arrivato a Singapore, con largo anticipo sulla chiusura del campionato? Per il momento i numeri sono tutti dalla sua parte, anche se tra tifosi e addetti ai lavori serpeggia un interrogativo: qual è il vero volto della Ferrari? Quello di un team che straccia la concorrenza sul tortuoso Hungaroring e a Singapore, o quello molto meno

edificante di Spa-Francorchamps, dove la Rossa ha vissuto uno dei peggiori weekend del 2015? O ancora quello di Monza e Suzuka, dove sono arrivati punti pesanti, ma la Ferrari non ha mai avuto la concreta possibilità di impensierire le Mercedes? La risposta è allo stesso tempo semplice e complessa. Se si considera dov’era la Ferrari lo scorso anno, bisogna ammettere che Maranello ha fatto passi da gigante. Fin dai primi test invernali la SF15 T ha dimostrato di essere una buona vettura, migliorata in ogni area, rispetto alla «disastrosa» F14-T e non è azzardato indicare nella macchina di Vettel e Raikkonen la vera «rivelazione» del 2015. Il posto d’onore, alle spalle della Mercedes, è arrivato grazie ad una monoposto meno sensibile alle variazioni di carico, con un buon bilanciamento aerodinamico, una discreta deportanza e buone velocità di punta. La SF15 T ha risolto buona parte dei problemi che lo scorso anno portarono Fernando Alonso a rompere con la Scuderia. Ma non tutti i guai in casa Ferrari sono stati eliminati. Sul fronte aerodinamico, ad esempio, la rossa non si adatta, come la Mercedes,


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AUTOMOBILISMO Ferrari SF15 T: schema power unit (sinistra),

a tutti i circuiti. Come accade da anni, i piloti del Cavallino si lamentano per la mancanza di deportanza e, anche se la situazione è decisamente migliorata, rispetto alla F14T, i cinque-sei decimi di distacco al giro, che su certe piste paga mediamente alla Mercedes F1 W06, non sono solo imputabili alle prestazioni meno brillanti della sua power unit, ma in parte dovuti alla mancanza di carico. E poi, anche se James Allison si è più volte premurato di smentire la cosa, la sospensione anteriore “pull rod” non è proprio l’ideale per mandare in temperatura le gomme, e questo rappresenta un serio ostacolo, sia sul giro secco, in prova, che dopo i pit stop, quando una gomma subito in temperatura consente strategie più aggressive. L’area che richiede gli interventi più pesanti, per potersi finalmente battere alla pari con la Mercedes, è comunque quella della power unit. Come noto nel 2015 la Ferrari non ha pedissequamente seguito la tipologia costruttiva della Mercedes F1W05, mantenendo l’impostazione originaria del 2014, con la turbina attaccata al compressore, ma ambedue di maggior diametro e con scarichi molto corti, per evitare quelle problematiche dispersioni di calore, che la passata stagione avevano penalizzato le prestazioni della F14T. Il comportamento della rossa è migliorato e un ulteriore salto di qualità c’è stato in Canada e a Monza, dove Maranello ha utilizzato sette, dei dieci “gettoni”, che ancora le rimanevano. Gettoni che hanno consentito di guadagnare una ventina di cavalli e sono stati

spaccato (al centro),

a confronto con la F14T (sotto)

spesi per migliorare la combustione interna dell’unità endotermica, avvicinando di molto le prestazioni della Mercedes. Ma non sono bastati, per colmare il gap con le stelle d’argento di Hamilton e Rosberg. E il motivo è semplice e deriva dal fatto che la power unit Ferrari, così come è stata concepita, sembra essere arrivata al limite dello sviluppo e senza radicali cambiamenti sarà difficile estrarre ulteriore potenza e migliorarne le prestazioni. Ad ammetterlo è lo stesso direttore tecnico della Scuderia di Maranello, James Allison: per il tecnico inglese, quando si cerca di incrementare la potenza, utilizzando il basamento del

2014, si riscontrano delle problematiche. Ergo, alla fine del 2015 o nel 2016 la Ferrari dovrà provvedere ad un cambio del basamento, per recuperare quel gap prestazionale, che ancora la separa dalle monoposto della stella a tre punte. Le modifiche al basamento dovrebbero inoltre consentire la costruzione di una Formula 1 con un retrotreno decisamente più carenato e favorire una diversa dislocazione degli organi accessori e delle


AUTOMOBILISMO 21

masse radianti, incrementando quella deportanza sull’asse posteriore, che in questi anni è stato uno dei tanti tallone d’Achille delle Ferrari. MERCEDES IMBATTIBILE MA… La Mercedes, salvo qualche rara occasione, ha dunque continuato a guardare tutti dall’alto verso il basso con una monoposto, la F1 W06, ancor più competitiva della macchina che lo scorso anno aveva annichilito la concorrenza. La Mercedes 2015 di Hamilton e Rosberg è una vettura priva di apparenti punti deboli, con un’eccezionale aerodinamica, una “power unit” a prova di errore e con un’affidabilità degna delle migliori LMP1, che partecipano alla 24 ore di Le Mans. Ma poi, quando ci si mettono anche i regolamenti a semplificare le cose, la strada sembra tutta in discesa. Tutto diventa più facile, quasi scontato. E la riprova c’è stata in Canada e nelle gare successive dove, non solo le F1 W06 di Hamilton e Rosberg sono tornate ad infliggere distacchi abissali alla concorrenza e dove c’è anche stato un improvviso incremento di competitività di tutte le Formula 1 motorizzate Mercedes. Cos’era capitato? I tecnici della stella a tre punte avevano semplicemente sfruttato quella clausola del regolamento, che prevede di intervenire sulla power unit, per migliorarne l’affidabilità, senza per questo dovere intaccare il tesoretto dei residui gettoni rimasti. Un’interpretazione al limite del regolamento, che ha consentito alla Mercedes di intervenire in 20 diverse aree potenzialmente critiche della power unit, mettendo le ali ai piedi non solo ai soliti Hamilton e Ro-

sberg, ma anche ai piloti di Williams e Force India. Un escamotage che ha fatto storcere il naso agli avversari e ad un certo Bernie Ecclestone che nella calda estate della Formula 1 ha più volte criticato il format attuale e auspicato un ritorno ai cari, vecchi V8 aspirati. Ma questa, signori, è la Formula 1 ibrida voluta dalla Federazione. La Formula 1 caldeggiata, e poi disertata, dai grandi costruttori, ad eccezione della Honda, protagonista di un rientro a dir poco di-

sastroso. Una Formula 1 che non ha il coraggio di guardarsi allo specchio, e non si accorge, o non vuole accorgersi, che l’audience televisiva è in calo preoccupante, che molti team fanno sempre più fatica a reperire fondi, che un team di primo piano, come la McLaren, da due anni non ha un main sponsor e, cosa non meno preoccupante, che quella categoria idolatrata un tempo dai giovani, è ormai diventata uno sport per cinquantenni. Una Formula 1 con la febbre alta, dunque, ma in pochi, per non dire nessuno, nelle stanze dei bottoni sembra essersene accorto... di Paolo D’Alessio

Mercedes F1 W06: vano motore (sopra), spaccato (al centro), schema power unit (a destra)


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Porsche 924 Turbo: l’auto che venne dal futuro

La Porsche 924 era figlia del suo tempo: anche se non entrò mai davvero nella storia come la prestigiosa cugina, la 911, fu simbolo ed emanazione di quella voglia di modernità che contraddistinse gli anni Settanta, e i primi Ottanta. Per noi, che allora eravamo bambini, sembrò essere giunta da qualche angolo recondito, lontano nel futuro e nello spazio. Oggi le sue linee appaiono anacronistiche, ma per noi è ancora bella da togliere il respiro.

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Superba Coupé a due porte 2+2 posti (quelli dietro comodi solo per i bambini), fu prodotta tra il 1976 e il 1985. Ne scaturì un successo di vendite senza precedenti che permise alla casa tedesca di uscire dalla grave crisi finanziaria in cui era precipitata, monetizzando a sufficienza per continuare ad investire nella 911. Fu la prima della sua stirpe a proporre un motore anteriore raffreddato a liquido e a prevedere il raffinato schema trasmissivo transaxle: una configurazione in cui il cambio era posto lungo l’asse delle ruote motrici, in modo da ottenere un bilanciamento ottimale dei pesi. La 924 rimpiazzò la 914 e, negli USA, mandò di fatto in pensione la 912. Fu sostituita, dopo 124’237 esemplari, dalla 944.

L’epopea ® La seconda metà degli anni Settanta segnò la fine della joint venture che aveva unito Volkswagen e Porsche nella costruzione della 914. L’eredità di quest’avventura imprenditoriale fu però molto importante; in termini puramente manageriali, un vero colpo da maestro per la “cavallina di Stoccarda”. ® Per capirne la trama, dobbiamo inoltrar-


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AUTOMOBILI D'EPOCA

ci nella storia di qualche anno. La VW, nel 1970, pensava già alla creazione di una sportiva di razza, una purosangue da mettere al top di gamma: ne venne affidato lo sviluppo alla Porsche che concepì uno chassis e un sistema di trasmissione rivoluzionari, tali da poter utilizzare il nuovo motore da due litri, quattro cilindri in linea, a benzina. Il risultato fu una coupé a trazione posteriore dalle dimensioni importanti (oltre 4 metri e 20 centimetri di lunghezza). ® A causa della crescente preoccupazione dovuta alla crisi petrolifera, la Volkswagen decise però di sospendere il progetto, e poi di accantonarlo definitivamente a favore dell’Audi Quattro. Ad approfittarne fu la Porsche, che per 100 milioni di marchi

tedeschi ne rilevò la paternità (notevolmente meno della cifra che le era stata versata per commissionarle il design). Ne emerse la 924, una tra le best-seller di sempre, che generò grandi introiti non solo per il successo di vendite, ma anche per il fatto che era relativamente economica da produrre, almeno secondo gli standard della nobil casata cui apparteneva. ® Il responsabile della EA425 (il codice interno della 924) fu Tony Lapine, abilissimo stratega, mentre il design fu assegnato alla sapiente penna di Harm Lagaay: i fari a scomparsa, lo sfuggente lunotto in vetro (vera sfida tecnologica per i tempi) e l’imponente frontale senza griglia le conferirono una silhouette cuneiforme d’indelebile memoria.

Debutto in società ® Venne introdotta sul mercato statunitense nel luglio del 1976, come Model Year 77, al prezzo base di 9’395 dollari. La critica mondiale ne fu entusiasta perché offriva una facilità di guida totalmente sconosciuta ai precedenti modelli: l’efficacia del telaio mise però subito in evidenza una certa mancanza di cavalli (comunque notevoli per l’epoca e per la cilindrata). In realtà, i tecnici limitarono volutamente il rendimento per non creare sovrapposizioni con la 911. Porsche, tuttavia, cedette alle pressioni e, alla fine del 1978, realizzò la 924 Turbo: un’auto dalle prestazioni entusiasmanti, rivista in tutto (motore, chassis, freni, aerodinamica), in grado di sconfiggere la 911 SC 180CV. Tecnologia ® Il propulsore della prima versione aspirata fu un 1’984 cm³ a benzina, 4 cilindri a valvole, raffreddato ad acqua, dotato di iniezione meccanica Bosch k-jetronic. La potenza disponibile era di 150 CV (110 kW), ridotta poi, con una modifica strutturale, a 125 CV per motivi commerciali. La coppia motrice era di 165,7 Nm (16,9 kgm). Il cambio, un manuale a quattro marce di derivazione Audi, fu affiancato nel 1977 da un automatico a tre marce. In questa configurazione, la casa dichiarava una velocità massima di 200 km/h e un tempo di accelerazione da 0 a 100 km/h di circa 10 secondi. ® Nel 1979, l’avvento della Turbo segnò l’arrivo di numerose soluzioni opzionali anche per il modello base, come il cambio di origine ZF a 5 marce “dogleg” e, addirittura, un telaio identico a quello della sorella maggiore.


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La 924 Turbo ® Apparve verso la fine del 1978 e fu spesso identificata con il suo codice progettuale interno, 931. Al motore venne applicata una turbina KKK (senza intercooler), fu modificata la testa e aggiunti tanti altri particolari per garantire grinta ed affidabilità (ad esempio, la forma diversa del cielo dei pistoni portò il rapporto di compressione a 7,5:1). Ne risultarono 170 CV e una coppia motrice di ben 25 kgm, che garantivano prestazioni da sportiva di razza (225 km/h e scatto 0-100 in poco più di 7 secondi). ® Lo sfruttamento della meccanica fu tale da implicare l’assemblaggio a mano delle parti direttamente a Stoccarda, con tolleranze ridottissime. Ogni dettaglio fu adeguato di conseguenza: fu rivisto completamente l’impianto frenante (dischi autoventilanti su tutte e quattro le ruote) e, in parte, l’assetto. Per aumentare la deportanza alle alte velocità, venne installato di serie un piccolo spoiler in gomma al limitare del lunotto posteriore. ® Esternamente la Turbo si distingueva per le feritoie sul musetto e per la presa NACA sul cofano anteriore. ® Nel 1981 subì una discreta rivisitazione che ne segnò un leggero aumento della potenza (a raggiungere i 177 CV). Nel suo ultimo allestimento fu in grado di abbattere il muro dei 230 km/h. La produzione si concluse nel 1982. LA NOSTRA VETTURA Si tratta di una magnifica Porsche 924 Turbo, prima serie, del 1979. Un’auto che non sembra essere stata consumata dal tempo e che, nella meraviglia delle sue linee, racchiude una storia particolare. Ce ne ha parlato il proprietario, Graziano Bernasconi: «Questa macchina è appartenuta in maniera indelebile al mio passato. La comprò un mio vicino di casa, un caro amico di gioventù. Ne rimasi molto colpito, soprattutto quando mi si presentò l’occasione di provarla: le prestazioni e la guidabilità erano davvero eccezionali. Potei anche seguirne le vicissitudini nell’ambito della mia attività professionale (ndr. Graziano

Bernasconi gestisce a tutt’oggi la carrozzeria Del Bello – Bernasconi che si occupa prevalentemente del restauro di Porsche). Poi, un giorno, lui la vendette ed entrambi, malgrado mi rimase nel cuore, ne smarrimmo le tracce. Molti anni dopo, nel 2006, scoprii che qualcuno voleva cedere una 924 Turbo, simile a quella cui anelavo da tanto. Mi recai in Valle di Blenio e la scorsi in un box. Dopo un attento esame, non potei quasi credere ai miei occhi, era proprio la vettura che avevo conosciuto e imparato ad apprezzare. Quella che fu del mio amico». ® Era praticamente intatta: «La carrozzeria risultò priva di ruggine perché zincata. A quell’epoca concepivano ogni dettaglio perché sopravvivesse allo scorrere degli anni. Dovetti eseguire soltanto qualche intervento sulla meccanica e compiere la manutenzione ordinaria. A 137mila chilometri, ha ancora una vita davanti a sé». Bernasconi la utilizza di frequente perché si è rivelata un ottimo destriero anche sulle lunghe tratte: «Ho viaggiato, complessivamente, per quasi 7mila chilometri, raggiungendo diverse località d’Europa: Amburgo e Nizza tra le altre. È comoda e molto piacevole. La posizione di guida ergonomica consente una condotta rilassata, con il corpo leggermente allungato, le braccia tese verso il volante e in posizione abbassata. L’equa ripartizione dei pesi e le ottime prestazioni (naturalmente non paragonabili a quelle di un mezzo moderno della medesima classe, ma comunque ragguardevoli) la rendono anche divertente, con uno scatto possente, un’impareggiabile precisione nell’inserimento in curva e un’eccezionale tenuta di strada». ® Oggi, la 924 Turbo prima serie è diventata quasi una rarità: in Ticino non ne sono rimaste che due, nel mondo forse qualche centinaio. A noi pare ancora di vederne le gesta al suo esordio nel Rallye di Monte Carlo del 1979 o duellare nel campionato statunitense SCCA, dove vinse dominando. Oppure, magistralmente domata dal mitico Walter Röhrl. di Elias Bertini

SCHEDA TECNICA Modello: Porsche 924 Turbo prima serie Anno di produzione: 1979 (7’225 pezzi prodotti) Carrozzeria: Coupé Colore: Petrolblau Motore Tipo: 4 cilindri a valvole, anteriore, raffreddato ad acqua Cilindrata: 1’984 cm³ Alimentazione: iniezione meccanica Bosch k-jetronic Turbina: KKK (senza intercooler) Potenza: 170 CV (125 kW) Rapporto di compressione: 7,5: 1 Performances Accelerazione da 0 a 100 km/h: 7 secondi Velocità massima: 225 km/h Cambio: manuale Porsche di origine ZF a 5 marce tipo “dogleg” Trazione: posteriore Freni: a disco autoventilati Dimensioni Lunghezza: 421 cm Larghezza carreggiate: anteriore 161 cm, posteriore 157 cm Altezza: 127 cm Passo: 240 cm Peso a vuoto: 1’180 kg


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VIAGGI

Tailandia, il paese delle pagode Perché non concedervi un viaggio da sogno nel periodo pre-invernale? Le agenzie viaggio dell’ACS vi suggeriscono la Tailandia. Il moderno Siam, è la meta preferita di un turismo che predilige le atmosfere esotiche. Paese in rapido sviluppo, è miracolosamente sfuggito alla colonizzazione. Deve il relativo equilibrio della sua società all’ininterrotta tradizione statale, malgrado le tensioni etnico-religiose e la produzione illegale di oppio. È avviata verso un’intensa modernizzazione che ha già reso alcune sue regioni molto dinamiche e competitive. Qualche dato ® Il territorio tailandese è raggiunto, a nord-ovest, dalle ultime propaggini dei monti dell’Indocina; al centro e a est si apre una grande pianura attraversata dal fiume Menam, che bagna la capitale Bangkok (poco più di 8 milioni di abitanti), e da affluenti del Mekong, che scorre lungo il confine orientale. A

sud, tra il Mar delle Andamane e il Golfo del Siam, la Tailandia si estende nella Penisola di Malacca, ricca di località turistiche come l’isola di Phuket. ® Il clima è tropicale monsonico, molto caldo e umido. Queste condizioni favoriscono la crescita delle foreste, purtroppo molto ridotte dal taglio intensivo, e prodotti come il riso e il caucciù, largamente esportati. ® Abitanti e città si concentrano nelle pianure e nelle valli. Le attività industriali moderne (meccanica, tessile, elettronica), insieme al turismo e alla pesca, hanno consentito al paese di avvicinarsi ad altre nazioni di recente sviluppo come Corea del Sud e Singapore, malgrado sensibili squilibri interni ancora esistenti. La storia ® La regione fu raggiunta nel 13° secolo da popolazioni thai provenienti dalla Cina meridionale, che vi fondarono una serie di regni a struttura feudale. Due di essi s’imposero nel corso del tempo: il regno di Sukhothai, a parti-

re dalla metà del 1200, e il regno di Ayutthaya, dalla metà del 1300. Quest’ultimo riuscì a estendere il proprio controllo sulle regioni limitrofe e, successivamente, rafforzò i poteri della monarchia sulla grande feudalità, dando vita a una struttura statale centralizzata. ® I primi contatti con l’occidente risalgono al 16° secolo. Furono dapprima i portoghesi a stabilire relazioni commerciali. Nella seconda metà del 17° secolo fu la volta dei francesi, ma assai più intensa fu la penetrazione britannica nel 1800. Tuttavia, il paese, in cui nel 1781 era salita al potere la dinastia Chakri che pose la capitale a Bangkok, riuscì a preservare la propria indipendenza e ad avviare un rilevante processo di modernizzazione ispirato ai modelli occidentali. ® Governata da una monarchia assoluta, nel 1932 divenne una monarchia costituzionale. Pochi anni più tardi s’impose però un regime nazionalista e autoritario che ribattezzò il Siam con il nome di Tailandia (1939) e lo trascinò nella Seconda


VIAGGI 27

L’angolo delle nostre agenzie viaggio

conflitto mondiale a fianco del Giappone. Dopo la guerra, divenne un’importante pedina degli interessi degli Stati Uniti nel Sud-Est asiatico e giocò un ruolo significativo a loro sostegno durante la guerra di Corea (1950-53) e soprattutto durante la campagna del Vietnam (1964-75). ® Sul piano interno, dal 1950, la Tailandia fu segnata da una successione convulsa di colpi di stato, di governi autoritari, di fragili aperture alla democrazia, nel quadro di una difficile situazione economica. Nonostante una relativa ripresa negli anni Novanta, continua a essere instabile dal punto di vista politico e ancora assai arretrata nelle regioni rurali. Phuket ® È la magnifica capitale dell’omonima provincia, e isola, tailandese. Celeberrima destinazione turistica, conta circa 80mila abitanti. Si affaccia sulla costa del Mare delle Andamane, nell’Oceano Indiano, ed è suddivisa nei due sotto-distretti (tambon) di Talad Yai e Talad Nuea.

Le Méridien Phuket Beach Resort***** Karon Noi Beach, Phuket Dotata di una spiaggia privata, questa favolosa struttura fronte litorale vanta un’ampia piscina all’aperto circondata da camere climatizzate, una vasta gamma di opzioni fitness, un centro benessere e dieci tra punti ristoro e bar. Arredate in stile tailandese, le spaziose e moderne sistemazioni sono provviste di tutti i comfort. Immerso tra paesaggi tropicali, il Meridien Phuket Beach Resort dista soli 5 chilometri dalla vivace spiaggia di Patong, 20 dal Tempio Chalong e 45 minuti di auto dall’Aeroporto internazionale di Phuket. È munito di una palestra, campi da squash e da tennis. Inoltre, l’hotel offre estese possibilità per ciò che concerne gli sport acquatici. Pernottamento e prima colazione, in camera doppia deluxe garden view: a partire da 138 franchi per persona a notte. Katathani Phuket Beach Resort**** Kata Noi Beach, Phuket Il Katathani Phuket vanta 6 piscine, 6 punti ristoro, una posizione a ridosso della spiaggia di Kata, un centro benessere di primo livello e campi da tennis. Le sistemazioni, spaziose e luminose, sono dotate di balconi privati che si affacciano su giardini magnificamente curati. Presentano arredi in stile tailandese e tutti i comfort necessari. Potrete inoltre concedervi trattamenti e massaggi rilassanti presso il centro benessere Tew Son Spa e allenarvi in uno dei due centri fitness. Tra le altre opzioni per il tempo libero figurano sport acquatici, una sala giochi e una biblioteca. Il Katathani Beach Resort dista un’ora d’auto dall’aeroporto internazionale di Phuket e 15 minuti a piedi dalle aree dell’intrattenimento. Pernottamento e prima colazione, in camera doppia deluxe bhuri wing: a partire da 110 franchi per persona a notte.


UN BUON CONSIGLIO

Andare in vacanza nonostante la badante dell’animale domestico sia ammalata Come comportarsi quando, poco prima di partire per le vacanze, la persona che dovrebbe occuparsi del vostro animale domestico si ammala? Heidi Gruber* era disperata ed era già pronta a cancellare il suo soggiorno linguistico.

Heidi Gruber non vedeva l’ora di trascorrere del tempo nel sud della Francia per il soggiorno linguistico tanto atteso. Heidi aveva già studiato francese a scuola, ma da allora era passato molto tempo. E proprio perché non aveva più parlato la lingua, ormai l’aveva quasi dimenticata. Un corso intensivo di due settimane con pernottamento presso una famiglia locale nella cittadina mediterranea di St. Raphaele le avrebbe permesso di rinfrescare le sue conoscenze. Un aspetto molto importante della preparazione del viaggio era trovare una sistemazione adatta per il suo amato cane Apollo. Per questo motivo Heidi aveva deciso di chiedere alla sua migliore amica Romina di prendersi cura del Jack Russel. Ma una settimana prima di partire la gioia dell’attesa per la vacanza è stata turbata. Improvvisamente Heidi ha ricevuto una telefonata da Romina. A causa di una caduta Romina si era rotta entrambe le gambe e doveva trascorrere due settimane su una sedia a rotelle. Non avrebbe potuto più occuparsi di Apollo. Il primo pensiero di Heidi: chiedere ad una vicina di occuparsi di Apollo durante il suo soggiorno linguistico. Ma anche la signora Meier aveva pianificato di andare in vacanza proprio in quel periodo. Heidi Gruber era disperata e stava già pensando di cancellare la

vacanza. Fortunatamente da poco tempo era diventata socia di ACS Travel. Nella modica cifra di 140 franchi all’anno era compresa non solo l’assicurazione fino a un tetto di 15‘000 franchi per le spese insorte in caso di annullamento del viaggio, ma anche un’assicurazione di viaggio. Mettendosi in contatto con la hotline si è delineata una soluzione nettamente migliore che cancellare il viaggio. Grazie alla consulente, Heidi Gruber ha scoperto che l’assicurazione comprendeva le spese per la cura degli animali fino a 1’000 franchi. Zurich Assicurazioni, come partner di ACS, si assume l’importo in caso di incidente o malattia della persona che dovrebbe occuparsi dell’animale domestico. Heidi Gruber era sollevata, ora avrebbe potuto affidare il suo amato Apollo a mani professionali e sarebbe potuta partire per il tanto atteso soggiorno linguistico. Grazie all’assistenza professionale ricevuta nel vicino ricovero per animali, Apollo ha trascorso due settimane fantastiche e ha ricevuto cure amorevoli. Nel ricovero per animali Apollo ha persino imparato a reagire al comando «arrête». Avete domande su ACS Travel? Ulteriori informazioni su tutti i prodotti sono disponibili al sito www.acs.ch Debora Ferrara (* nome cambiato dalla redazione)

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