TICINOWELOME N°76

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EDIZIONE TICINO WELCOME SAGL Svizzera CHF 8,00 / Italia € 6,80 MAGAZINE DI PERSONE, EVENTI, AZIENDE, FATTI E NOTIZIE N° 076 DICEMBRE 2022 / FEBBRAIO 2023 GUÈ OLTRE IL PALCO AUTO PUROSANGUE COME LEI NESSUNA PRIMO PIANO MARCO SOLARI 50 ANNI DI TICINO TURISMO LAC MASI FOCUS SULL’ARTE SVIZZERA FINANZA UBS LA NOSTRA OFFERTA PER I PIÙ PICCOLI

UN PATEK PHILIPPE NON SI POSSIEDE MAI COMPLETAMENTE. SEMPLICEMENTE, SI CUSTODISCE. E SI TRAMANDA. CALATRAVA SETTIMANALE REF. 5212A

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EDITORE

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Palazzo Mantegazza, Riva Paradiso 2 CH-6900 Lugano-Paradiso T. +41 (0)91 985 11 88 info@ticinowelcome.ch www.ticinowelcome.ch

RESPONSABILE EDITORIALE

Mario Mantegazza

COORDINAMENTO EDITORIALE, PUBBLICITÀ E PUBBLICHE RELAZIONI

Paola Chiericati

REALIZZAZIONE EDITORIALE

Mindonthemove srls

LAYOUT E GRAFICA

Kyrhian Balmelli e Lorenzo Terzaghi

FOTOGRAFIE

Si ringraziano le aziende produttrici, amministrazioni, enti e istituzioni del Ticino. Foto di copertina: Luca Marcionelli

STAMPA FONTANA PRINT SA CH-6963 Pregassona

SERVIZIO ABBONAMENTI (4 NUMERI) CHF 32.- (spese postali escluse) T. +41 (0)91 985 11 88 www.ticinowelcome.ch

PUBBLICITÀ SVIZZERA TEDESCA E FRANCESE FACHMEDIEN ZÜRICHSEE WERBE AG CH-8712 Stäfa claudio.moffa@fachmedien.ch T. +41 (0)44 928 56 31

COLLABORATORI

Dalmazio Ambrosioni, Moreno Bernasconi, Paola Bernasconi, Rocco Bianchi, Andrea Conconi, Elisa Bortoluzzi Dubach, Franco Citterio, Ariella Del Rocino, Fabio Dotti, Roberto Giannetti, Keri Gonzato, Andrea Grandi, Eduardo Grottanelli De’ Santi, Marta Lenzi, Arianna Livio, Manuela Lozza, Giorgia Mantegazza, Giacomo Newlin, Valentino Odorico, Patrizia Pedevilla, Sarah Peregalli, Romano Pezzani, Amanda Prada, Gianmaria Pusterla, Valeria Rastrelli, Donatella Révay, Gerardo Segat, Gianni Simonato, Fabiana Testori.

DISTRIBUZIONE

IN TICINO: Abbonamenti, Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, studi medici e dentistici, studi d’avvocatura, studi d’ingegneria e d’architettura, banche e fiduciarie, aziende AITI (Associazione Industrie Ticinesi), aziende Cc-Ti (Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino), Club Rotary Ticino, Club Lions Ticino, edicole del Ticino.

IN ITALIA: Nelle fiere turistiche, Aeroporto di Malpensa, Hotel ed esercizi pubbliciProvincia di Como e Lombardia.

SULLA LUNA, con i piedi per terra

Che grande emozione vedere partire di nuovo dalla Florida quei magnifici razzi che trasportano i sogni di tutta l’umanità verso la luna, esibendo una forza e una potenza mai viste prima.

Per chi ha già potuto vivere in passato le indimenticabili telecronache dei viaggi sulla luna delle missioni Apollo e Saturno, la memoria restituisce le gesta di quegli eroi che vissero certamente del le esperienze uniche, ma che corsero dei rischi assurdi per concludere quelle rocambolesche avventure.

Oggi la missione Artemis I parte su un mezzo di lancio molto simile ai suoi ante nati, ma con tanta potenza in più sia nella spinta che nei suoi contenuti tecnologici.

E allora via, più in alto e ancor più su, l’uomo va alla conquista di nuovi satelliti e pianeti, portando con sé la sua conoscenza e la sua sapienza, che sembrano scemare sempre più quanto più piccola si fa la dimensione della terra vista da lassù. Il nostro pianeta visto dallo spazio diventa infatti una piccola sfera blu, perfettamente identica a quella fotografata molti anni orsono, come se nel

frattempo nulla fosse cambiato. Non parrebbe nemmeno abitata, figuriamoci sospettare che su quella pallina ci possano essere problemi di guerre, confronti di religioni o poteri politici che controllano sempre più le nostre vite.

Da lassù tutto sembra incredibilmente bello, colorato e pacifico. E allora chissà che nella mente degli uomini non nasca il sospetto che alla fine l’umanità non è poi questa gran cosa rispetto all’immensità del nostro universo infinito. Chissà se non ci renderemo conto che le forze dello spazio e della natura saranno sempre più forti di noi e che l’uomo è soltanto una briciola, un granello di sabbia in un deserto sconfinato. Magari, con questa missione impareremo ad aggiungere la coscienza, senza la quale sia la conoscenza, sia la sapienza sono strumenti pericolosi e incontrollabili.

Chissà che non si torni tutti un po’ più umili e con i piedi ben piantati per terra.

5 TICINO WELCOME / EDITORIALE
TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023

GUÉ Oltre il palco

MARCO SOLARI

50 anni di Ticino Turismo

LUCA GIANINAZZI

Un impegno chiamato Lugano

OSI

A San Silvestro torna Marta Argherich

Sulla luna, con i piedi per terra

Di Elisa Bortoluzzi Dubach

Di Mario Mantegazza Gué: Oltre il palco Di Patrizia Pedevilla Nicoletta della Valle: Lotta senza tregua a tutte le mafie Di Rocco Bianchi Credit Suisse: Riconquistare la fiducia SUPSI: Un’università professionale per ridisegnare il Ticino André Hoffmann: Donare controllando sempre l’impatto

Paul R. Krugman: Come possiamo ridurre le diseguaglianze Marcello Fidanzio: Archeologia, che passione

Di Sarah Peregalli Damiano Realini: Dientro le quinte di una intervista

Marco Solari: 50 anni di Ticino Turismo

Di Andrea Grandi

Di Michele Fazioli Emilio Martinenghi: You decide

Il sogno infranto e il dilemma dell’Europa

Di Moreno Bernasconi Luca Gianinazzi: Un impegno chiamato Lugano Di Fabio Dotti

Calcio: Quatar, un mondiale per tutti

Di Gianmaria Pusterla Pierluigi Tami: Il giramondo del calcio rossocrociato

Di Romano Pezzani LuganoMusica: Quando la musica fa emozionare

OSI: A San Silvestro torna Marta Argherich Danza: Il mondo della danza conquista le luci della ribalta MASI: Preview del programma 2023, focus sull’arte svizzera Cortesi Gallery: Costellazioni cromatiche Circolo Carlo Battaglini: Risorgimento, una rivoluzione fondata sulle idee ABT: Banche e gestori patrimoniali, una collaborazione che funziona UBS ha molto da offrire ai più piccoli Banca del Ceresio: Il 2022 e la previdenza in Svizzera Banca Credinvest: Una banca affidata al dinamismo dei giovani 21Shares: Una metodologia per selezionare le criptovalute in cui investire Legacy Cam: Investimenti a forte impatto sociale Panettone: Il re delle feste natalizie e non solo

Ticino Land of Stars: L’angolo Gourmand della Svizzera

Ticino Gourmet Tour: Viaggio del Ticino del gusto

Ristorante META: Tutto è nato in famiglia

Swiss Diamond Hotel: Cucina creativa nel solco della tradizione

Ticinowine: Il mondo viticolo fatto di imprenditori

Il Garda DOC ha illuminato Lugano

Prosecco Superiore DOCG: Il regno delle bollicine

L’innovazione forza trainante del turismo

Ferrovia Monte Generoso: Un luogo del cuore in vetta al Generoso Sara Rosso-Cipolini: Sfide e opportunità nel settore alberghiero Grand Hotel Zermatterhof: Alla scoperta dell’hotel più antico del mondo

Di Paola Chiericati Grand Hotel Zermatterhof: Alta cucina con vista spettacolare

Di Giacomo Newlin

Di Paola Chiericati Riffelalp Resort 2222m: Una cucina a 2222m di altezza

Riffelalp Resort 2222m: Il più alto hotel di lusso di Europa

Di Giacomo Newlin Matterhorn Golf Club: Un green a un passo delle nevi

6 SOMMARIO / N° 76
60 50 40 08
Di Marta Lenzi Di Marta Lenzi Di Giacomo Newlin Di Giacomo Newlin Di Rocco Lettieri
05 08 14 18 23 26 30 34 38 40 46 48 50 52 54 58 60 62 64 66 68 72 74 76 78 80 82 84 88 90 92 94 96 98 100 102 104 106 108 110 112 114 116
SPORT LAC
EDITORIALE PRIMO PIANO GRANDANGOLO CORNER
CULTURA FINANZA GASTRONOMIA ENOLOGIA TURISMO ZERMATT

UBS

ha molto da offrire ai più piccoli

ISABELLA TRAMONTANA

Una rete mondiale di filantropi

FOX TOWN

Una crescita all’insegna della sostenibilità

CLINICA ST.ANNA

Una medicina a misura di donna

St. Moritz Gourmet Festival 2023: Sapori e profumi della cucina mediorentale S.Décotterd e M.Rook: Incontro con i grandi chef elevetici

Damiani: L’arte orafa come passione di famiglia Omega: De Ville Prestige, un classico che si rinnova Bucherer: Sfumature della natura Ikigai Beauty: Un delicato e naturale rituale giapponese Miriam Tirinzoni: Un’imprenditrice creativa innamorata della moda

Ferrari Purosangue: Come lei nessun’altra

MERCEDES-AMG G 63: Celebra l’avventura senza confini

FONDAZIONI AZIENDE

MERCEDES-AMG GT 63 S E PERFORMANCE: Al vertice del nuovo corso GENESIS GV60: Un’elettrica ad alto tasso di tecnologia Arch. Alex Romano: Architettura all’insegna della tecnologia e della sostenibilità Wetag Consulting: Cascais e Verona: nuovamente in vacanza? St. Moritz Sotheby’s International Realty: Riammodernare il patrimonio edilizio MG Immobiliare: Tutti i vantaggi di un edificio ecosotenibile Tognola Group: La bellezza nasce dall’incontro tra arte, architettura e qualità New Trends / Studio de Bernardis: Al Roccolo Residence Elisa Bortoluzzi Dubach: Collaborare con i mecenati Dechen Shak Dagsay: Una voce che nasce dall’anima Georg Von Schnurbein: La filantropia strategica

Di Elisa Bortoluzzi Dubach Isabella Tramontana: Una rete mondiale di filantropi

Di Elisa Bortoluzzi Dubach François Bonnici: Our vision of the future of philanthropy

Di Elisa Bortoluzzi Dubach Speciale imprenditori di famiglia e politica: Come fare cresce insieme l’economia AITI: Pensare oggi al Ticino del futuro Fondazione Agire / Art Holding: Quando il futuro ha radici antiche Belotti Group e Kering Eyewear: Tutta la forza dei trend che fanno tendenza Zurich Insurance: 150 anni: da start-up a leader mondiale Qualibroker Ticino: Soluzioni innovative al passo coi tempi Casinò Lugano: Non solo gioco ma intrattenimento di qualità Davide Lucchini: A proposito di successo

MEDICINA BENESSERE

EY: Tutto quello che c`è da sapere in materia fiscale Fox Town: Una crescita all’insegna della sostenibilità Aurofin SA: Il valore dell’oro crescerà ancora Morosoli Tende: Prodotti e servizi sempre più personalizzati MBC: L’importanza di apprendere la flessibilità Gianni Simonato: Caro CEO, i tuoi collaboratori ti vogliono social Formazione: Una figura professionale in forte crescita Clinica St.Anna: Una medicina a misura di donna

The Longevity Suite: Live More conquista Lugano Colombo Personal Health Coaching: Come perdere peso Rivabella Magliaso: Vivere in totale libertà

Nunes: The ultimate beauty experience

SOMMARIO / N° 76
214 202 170 74
Di Paola Chiericati Di Keri Gonzato Di Donatella Révay Di Paola Bernasconi
Andrea
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SPECIALE ST.MORITZ LUSSO FASHION AUTO ARCHITETTURA DOSSIER
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OLTRE IL PALCO

Riservato, quasi timido, Cosimo Fini, in arte Gué, si presenta con una tuta bianca, un sorriso e una gentilezza direi inaspettata. Ha voglia di raccontarsi, di ricordare quanta strada ha dovuto percorrere per arrivare dove si trova oggi, i sacrifici, il non avere soldi, l’aver lottato per salire su di un palco. Le sue sono canzoni pensate, nulla è lasciato al caso, ogni metafora è voluta, ogni citazione inserita con una delicatezza poetica, quasi in contrasto con i pregiudizi legati al genere rap, a volte crudo e ricco di termini, come dire… espliciti.

Vorrei parlare di te, naturalmente anche attraverso la tua musica, per farti conoscere, per poter andare oltre alle fotografie che vediamo sui giornali o ai video musicali… anche perché vivi qui e quindi potrebbe capitare a chiunque di incontrarti…

«Non preoccuparti, tranquilla (sorride), non mi imbarazza parlare di me, lo so che mi intervisti perché abito in Ticino e mica perché canto (ridiamo). Sai che mi hanno fatto una foto per la copertina dove sembro serissimo? Quando l’ho mostrata a mia mamma lei mi ha detto: “Assomigli a un guro di Internet”».

Visto che hai parlato di tua mamma… che rapporto hai con la tua famiglia? «Ho solo mia madre, mio padre non c’è più da tre anni e con lei ho un buon rapporto, la vedo spesso, mi viene a trovare, siamo legati e ne sono felice. Ora sono a Lugano, dove ho trovato una base fantastica per vivere, visto che sono sempre in giro per lavoro, ma comunque una volta alla settimana vado a Milano, dove registro, e dunque se mia mamma non viene a trovarmi in Ticino vado io da lei. (Una pausa spontanea) Poi sai… ho avuto anche una bambina, tra poco fa un anno, e anche se vive con la mamma l’idea è quella di poterla avere qui con me, per vederla crescere e apprezzare ogni momento».

E come hai vissuto il diventare padre… «È qualcosa di così straordinario che non l’ho ancora realizzato completamente. Forse anche perché la bambina è molto piccola e per il momento non c’è molta interazione, ma a poco a poco ci stiamo avvicinando, mi piace osservare tutti i suoi cambiamenti: ora mi guarda, sorride, ridiamo… è meraviglioso».

Il 25 dicembre farai 42 anni, che ricordi hai di te bambino? «Ero un bambino abbastanza introspettivo. Mio padre era un giornalista e mia mamma lavorava nel cinema, quindi sono cresciuto in una famiglia non ricca, ma dove la cultura era di casa, la si respirava. Ho fatto il liceo classico, leggevo molto poi però sono andato in una direzione opposta: mi sono innamorato della musica, di tutti i generi. Il punto è che quello che i miei mi hanno trasmesso e quello che ho imparato durante i miei studi hanno influenzato e segnato tutta la mia vita, lo si può percepire dai miei testi, dalle mie parole».

Suonavi anche?

«No, non ho mai suonato, ma sono un nerd della musica, conosco tantissimi dischi, cantanti, posso dire di avere un’ampia cultura musicale. Ho vissuto negli Stati Uniti, in Sud America, non mi sono mai limitato solo ad ascoltare, mi piaceva e piace analizzare, speri -

IL RE DEL RAP ITALIANO, CANTANTE E PRODUTTORE DISCOGRAFICO, UNA FIGURA STORICA DELL’HIP HOP. STIAMO PARLANDO DI GUÉ PEQUENO, O MEGLIO GUÉ, COME SI FA

SEMPLICEMENTE CHIAMARE ORA. CONOSCIUTO E APPREZZATO NELLA SCENA INTERNAZIONALE, IL TICINESE D’ADOZIONE È STATO CAPACE NEGLI ANNI DI MANTENERE VIVO L’INTERESSE DEL PUBBLICO, CONQUISTANDO ANCHE I PIÙ GIOVANI. UNA VITA DEDITA ALLA MUSICA, ALLO STUDIO, AL METTERSI IN DISCUSSIONE, UN VIAGGIO INTROSPETTIVO CONTINUO PER POTER UN GIORNO ESSERE RICORDATO COME COLUI CHE HA SCRITTO UN PEZZO DI STORIA DEL RAP.

9 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 PRIMO PIANO / GUÉ
Ph: © Luca Marcionelli

“Torno a dirlo, niente mi è stato regalato, la cultura bisogna coltivarla, studiando, ancora oggi mi prendo il tempo di andare a New York per scoprire nuove tendenze, so che per alcuni parlare di cultura hip hop sia esagerato, ma inizia ad avere quarant’anni e c’è dietro un mondo, non è qualcosa che appartiene alla strada, ha una storia importante e un grande valore.”

mentare, creare e poi riprovare ancora, cercando di migliorare ed evitare la staticità e la noia. Non voglio togliere nulla ai miei colleghi rapper, ma bisogna dirlo: il mercato di oggi permette di farsi conoscere molto velocemente e di guadagnare molti soldi in fretta, ai miei tempi non era così, bisognava farsi le ossa prima di salire su di un palco e questa gavetta la voglio ricordare ogni giorno. Sono grato alla vita, al mio pubblico per quello che sono riuscito a ottenere».

Le tue canzoni hanno spessore, forse hai avuto una scalata meno rapida, ma sei tutt’oggi un volto importante dell’hip hop a livello internazionale… «Torno a dirlo, niente mi è stato regalato, la cultura bisogna coltivarla, studiando, ancora oggi mi prendo il tempo di andare a New York per scoprire nuove tendenze, so che per alcuni parlare di cultura hip hop sia esagerato, ma inizia ad avere quarant’anni e c’è dietro un mondo, non è qualcosa che appartiene alla strada, ha una storia importante e un grande valore».

I tuoi testi li scrivi tu? «Sì, assolutamente e ci tengo molto. Scrivo i testi perché sono rimasto uno dei pochi che - nonostante abbia venduto molti dischi - rimane fedele al genere e mi piace pensare alle mie canzoni. Sai… quando scrivi un testo rap ci metti te stesso, è molto personale, esce la tua voce, la tua personalità e lo vivi dal tuo punto di vista. In molti la -

vorano con gli autori, se guardi in America i big usano frasi di altri, come se avere un autore fosse una questione di stato; quindi, se sei molto famoso, puoi permettertelo. Non voglio condannare chi lo fa, magari mi capita di usare le parole di altri nei ritornelli, ma la strofa è mia, nasce da me e sono mie le parole e voglio che resti così».

Ma quando pensi, vedi, immagini, lo fai già a ritmo di rap?

Un po’ come fanno i poeti…

«Io vengo da una scuola degli anni ’90, sono molto legato alle metafore, uso le stesse figure che usano i poeti, anche se, diciamolo, in un modo più sporco. Nei miei testi inserisco assonanze, similitudini, faccio riferimento all’arte, ai film e quando andando in giro vedo o sento qualcosa che mi piace me lo annoto sul cellulare. Lo scrivere mi piace così tanto che non mi stanca mai, non ho bisogno di pause o vacanze, io penso sempre alle parole delle mie canzoni, è come se fossi in un flusso di produzione continua. Indubbiamente arriverà il giorno in cui mi fermerò, ma fino a quando sento questa creatività voglio approfittarne o meglio, godermela, perché mi dà molta soddisfazione, mi sento appagato».

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Pensi che il rap sai una tendenza di passaggio?

«Chiaramente stai parlando dell’Italia… perché nel resto del mondo la metà del mercato appartiene all’hip hop da diversi decenni. In Italia il rap effettivamente è arrivato dopo, ha avuto un primo boom durante gli anni ’90, fine anni ’90, pensiamo agli Articolo 31, a Fabri Fibra… ora i nomi sono moltissimi, ci sono diverse ondate, come in tutto, quindi anche la musica si rinnova, con momenti alti e bassi, ma poi torna sempre… e per il rap sarà la stessa cosa».

E per quanto riguarda il modo di vestirsi, i tatuaggi, possiamo ancora parlare di stile rap?

«I codici legati al modo di vestirsi, ai tatuaggi come tributi, sono una visione - scusa la franchezza - un po’ vecchia. Ormai questi (si guarda il braccio tatuato) li hanno tutti, non appartengono più a un genere, così come i vestiti. Negli anni ’90 individuavi subito un rapper o un rockettaro, ora lo streetwear è una moda, anche le grandi firme lo propongono, quindi ognuno di noi può scegliere il suo abbigliamento, individualmente, senza obblighi o stereotipi».

Torniamo al tuo legame con il Ticino, come mai hai deciso di trasferirti qui, in fondo Milano offre molto di più… «Sono nato e cresciuto a Milano, ma crescendo ho iniziato ad avere amici, proprietari di locali, che erano basati a Lugano. Il mio dj, al quale sono particolarmente legato, è di Bellinzona e quindi iniziando a lavorare con lui e avendo anche un rapporto di amicizia ero spesso in Ticino. Devo dire che non ho avuto nessuna difficoltà ad ambientarmi, quando mi sono trasferito qui mi sono subito trovato benissimo e sono molto felice, direi che ho trovato la mia pace. Sai la mia è comunque una carriera lunga, inizialmente Milano mi ha aiutato molto, ma

quando ho iniziato ad avere popolarità, forse ricorderete il gruppo storico Club Dogo, ho capito che avevo bisogno di trovare un’oasi dove essere solo me stesso, dove pensare senza sentire l’influenza degli altri. Ho deciso di abitare nel verde, sui monti, a sette minuti da Lugano, in mezzo alla natura, fonte di ispirazione e meditazione».

Sembra di parlare con due personalità opposte: il rapper di successo e l’uomo meditativo. Immagino anche che qui tu abbia un po’ più di privacy… «Esattamente (sorride), le persone qui sono più discrete, non come in Italia, quindi posso vivere la mia vita quasi nell’anonimato. Lugano è una città perfetta per chi comunque viaggia e vuole un po’ di tranquillità, qui non mi manca nulla. D’estate è una piccola Montecarlo, i mesi un po’ duri sono quelli invernali, tranne il periodo di Natale, ma mi organizzo, invito amici a casa o semplicemente mi prendo il tempo di guardare un po’ di tv, visto che non lo faccio mai. Il punto è che qui ho sempre la scelta di stare tranquillo o di uscire, a Milano assolutamente non è così, c’è

sempre qualcosa: concerti, feste… e quindi ti senti obbligato a farti vedere, sai com’è… Poi, come detto, a Milano ci torno spesso, ma il mio futuro lo vedo in Svizzera, per questo ho richiesto il passaporto rossocrociato».

So che è molto impegnativo, hai già iniziato a studiare (ridiamo)… «Certo, ho visto che è difficile e per questo sto studiando molto, mi sa che parteciperò anche alle serate di formazione, ne sono incuriosito… ti dirò». Oltre alla tua passione per la musica ne hai altre, non so… tipo cucinare… «Cucinare assolutamente no (ridiamo), ma faccio moltissime altre cose, il mio core è indubbiamente la musica, ma in Svizzera ho anche due negozi di gioielli, sono socio di una discoteca, di un ristorante, assieme ad altri ragazzi ho una marca di streetwear ed ora sto sperimentando una trasmissione broadcast, un’esperienza nuova che mi sta coinvolgendo molto».

Come riesci a fare tutto quello che fai, hai un assistente fidato? «Devo dire che sono abbastanza indipendente e mi piace essere impe -

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gnato su più fronti, forse è anche per questo che sono resistito tanto come rapper. Devi pensare che attualmente io non faccio i numeri dei ventenni, ma sono comunque un competitor, ho i contratti migliori. Diventando adulto, continuando a scrivere, evolvendo, ho ampliato il mio pubblico, ho tenuto coloro che ora hanno quarant’anni, ma conquistato anche i più giovani e coloro che mi hanno rivalutato, in poche parole, non voglio sembrare banale, ho passato una vita a seminare e ora sto raccogliendo. Sai quale vorrei fosse il mio goal? Non ridere (pausa)… vorrei riuscire a diventare un Jay-Z dei poveri, una figura di riferimento per il mio genere, restare nella storia del rap».

Sai che sentendoti parlare mI viene un po’ di apprensione, non dev’essere facile doversi battere ogni giorno contro una concorrenza sfrenata per rimanere sempre in vetta… «Bisogna essere forti, nella musica c’è uno spazio temporale quando canti, poi però non tutti i cantanti restano, molti vengono dimenticati. Io non ho un’ambizione materiale, sono disposto ad avere meno, ma come detto vorrei continuare a vivere attraverso le mie parole, i miei testi. Poi bisogna anche sapersi vendere, cogliere le giuste occasioni, saper sfruttare tutti i palchi. (Ridiamo) «Non ora, ma tra qualche anno perché no…, ci sono stato come ospite e mi è piaciuto molto».

Posso chiederti perché la scelta di chiamarti Gué Pequeno?

«I nomi veri, se non sei un cantautore, non vengono usati, il mio è quello che si dice un nome d’arte. Gué deriva da sguercio, perché sono nato con una malformazione della palpebra, così ho voluto partire da un punto debole, che da bambino mi ha portato ad essere preso in giro, e trasformarlo in un punto di forza. Questo è il mio vero successo».

Ora però hai tolto Pequeno e ti chiami semplicemente Gué… «L’ho tolto perché il mio discografico continuava a dire basta, è ora di toglierlo e quindi, visto che sono cresciuto… ho deciso di farne a meno (sorride)».

Tornando ai testi rap, bisogna dire che per chi non è abituato al genere possono sembrare un po’ crudi e forse esageratamente espliciti… «È difficile risponderti, perché non c’è una regola, chiaramente se parliamo di rock and roll parliamo di sex and drugs e questo non scandalizza nessuno, però effettivamente ci sono gruppi che ne abusano, ma il rap – dobbiamo ricordarlo – è un heritage di strada, è schietto, vero, puoi usare parole molto esplicite e anche dark, ma allo stesso tempo scrivere strofe di una sensibilità inattesa. Dipende sempre in che contesto inserisci determinate parole, posso ad esempio scrivere un testo dalla forte connotazione sessuale, ma denso di citazioni e analizzandolo capisci che c’è dell’altro dietro la crudità iniziale, di facciata. La nuova generazione non va condannata, alcuni di loro hanno meno spessore di chi ha più esperienza, ma sono bravi nel creare nuove melodie, per questo possono apparire più duri, anche perché sono ancora dei ragazzini».

Sei stato uno dei primi ad avere un’etichetta indipendente e hai lanciato con la tua casa di produzione nomi importanti come Fedez, Gali, Salmo. Che tipo di rapporto esiste tra di voi? «Ci conosciamo tutti, ma non ci frequentiamo, possiamo avere dei contrasti, provocarci, ma ci rispettiamo perché siamo comunque tutti dei professionisti e viviamo di musica. Con i più giovani ho un legame particolare, perché in me vedono qualcuno con cui potersi confidare. Ho vissuto anni di povertà, ho dovuto battermi giorno dopo giorno, mentre alcuni di questi

giovani diventano milionari in una notte… e questo è un problema.

Quando il successo ti cade letteralmente addosso ti senti invincibile, ma fondamentalmente non hai i mezzi per gestire la nuova vita e molti di loro, ad un certo punto, non ce la fanno più.

Per questo a chi me lo chiede do volentieri un aiuto, non tanto musicale, ma di vita, di come sopravvivere a un sogno che improvvisamente prende il sopravvento sulla realtà ed è ancora più grande di quanto immaginato».

Devo dirti la verità ti immaginavo diverso, a tratti sembri anche timido, in contrasto dal Gué sul palco… «Forse non sono proprio timido, ma riservato sì. Direi che sono abbastanza un animo delicato, anche se fisicamente non do questa impressione (sorride). Infondo la musica è un po’ come recitare, la musica amplifica quello che vuoi mostrare, sul palco sono molto diverso da come sono nel privato. Direi che sono un ragazzo tranquillo, insomma non uno che salta sul tavolo (divertito)».

E i tuoi prossimi progetti, prossimo album?

«Ho un disco nuovo in uscita per il prossimo anno… quindi tra pochissimo».

Ci puoi svelare qualcosa di più… il titolo?

«Non voglio ancora dire nulla, ma ho lavorato con un’eminenza del mio genere, un produttore. Poi sto anche facendo questa esperienza broadcast di cui ti ho parlato prima e spero diventi un vero show… insomma il 2023 sarà un anno bello impegnativo».

Il tempo dell’intervista finisce, ci sarebbero ancora moltissime cose da scoprire e chiedere, ma infondo Gué si racconta nelle sue canzoni e forse, il miglior modo per conoscerlo, resta quello di ascoltare le sue parole.

12 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023
PRIMO PIANO / GUÉ

LOTTA SENZA TREGUA A TUTTE LE MAFIE

Ultimamente si parla anche in Svizzera di infiltrazioni di organizzazioni criminali.

È un fenomeno nuovo oppure in passato è stato sottovalutato, se non ignorato?

«Sappiamo oggi che le mafie italiane sono attive in Svizzera nel traffico di stupefacenti sin dagli anni ’80 e che rivestono tuttora un ruolo importante nel traffico di cocaina nel nostro Paese.

Non solo in Svizzera, la diffusione e le attività in particolare della ‘ndrangheta sono state a lungo ignorate. Ciò è dovuto anche al fatto che organizzazioni criminali come le mafie conducono attività apparentemente legali nonostante il loro scopo sia di acquisire denaro e potere attraverso il riciclaggio di denaro, il traffico di esseri umani, di armi o di droga. Le mafie sono camaleontiche e agiscono in modo opportunistico, lanciandosi in qualsiasi affare lucrativo,

14 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 PRIMO PIANO / NICOLETTA DELLA VALLE
INTERVISTA A NICOLETTA DELLA VALLE, DIRETTORE DELL’UFFICIO FEDERALE DI POLIZIA SVIZZERO. DI ROCCO BIANCHI

compreso il gioco d’azzardo o il traffico di medicamenti. Inoltre i reati che commettono riguardano solo di rado i normali cittadini, per cui non vengono percepite come una minaccia dalla popolazione. Il fatto che oggi abbiamo più informazioni su questo fenomeno è dovuto alla digitalizzazione della comunicazione: se in passato gli affari venivano decisi verbalmente, oggi avviene tramite chat o e-mail. Se nel corso di un’indagine riusciamo ad accedere a queste conversazioni, otteniamo più elementi rispetto a venti anni fa. Inoltre i mafiosi interagiscono sempre di più tramite le reti sociali. Fermo restando che un’amicizia su Facebook non corrisponde sempre a un’amicizia reale, queste interazioni permettono di individuare con più facilità i legami tra le persone. Ciò comporta anche nuove sfide: se fino a venti anni fa disponevamo di poche informazioni, oggi dobbiamo scandagliare una vasta quantità di dati. Mettere al sicuro un hard disk significa setacciare migliaia di foto e chat. A tal fine servono esperti altamente specializzati dotati di strumenti sofisticati. In parole povere, se prima ci si nascondeva nell’anonimato, oggi ci si nasconde nella vastità di dati».

In quali settori e in che modo le organizzazioni criminali si infiltrano nella società e nell’economia? «Prendiamo l’edilizia: le imprese o i fornitori possono permettersi di offrire prezzi stracciati rispetto alla concorrenza, poiché grazie ai proventi del narcotraffico non sono obbligati a fare profitti. Un’altra strategia consiste nell’impiegare materiale di scarsa qualità o nel praticare la tratta di esseri umani, esercitando pressioni sui lavoratori, sottopagandoli o negando loro giorni liberi o prestazioni sociali. In questo modo le imprese di origine cri-

minale sottraggono appalti a quelle che operano legalmente riuscendo a rafforzare la loro posizione economica. I criminali infiltrano inoltre il tessuto sociale mantenendo un basso profilo: svolgono lavori normali, giocano a calcio nella società del luogo, cantano nel coro locale… dissimulando così il loro ruolo nella criminalità organizzata».

È un fenomeno diffuso in tutta la Svizzera oppure ci sono regioni più colpite?

«Dalle analisi emerge chiaramente che tutte le regioni della Svizzera sono interessate. Ciononostante, sfruttando le reti familiari o i contatti su cui fanno tradizionalmente affidamento le mafie diversi membri di clan mafiosi provenienti da una città o un paese si sono insediati gradualmente in una stessa città o regione, dando vita a strutture fino ad oggi attive soprattutto a livello locale. Molte segnalazioni ci arrivano proprio da queste zone. Un numero cospicuo di segnalazioni per presunto riciclaggio di denaro, traffico di stupefacenti o altri affari sospetti proviene inoltre dai Cantoni meridionali, dalle aree di confine con la Germania od oltre il confine con quest’ultima e dagli agglomerati urbani di Basilea e Zurigo».

Il Ticino come si comporta?

«La vicinanza linguistica e geografica con l’Italia favorisce la presenza mafiosa in Ticino, per cui a lungo si è erroneamente pensato che il fenomeno mafioso riguardasse solo questo cantone. Ora sappiamo che non è così. Il fatto che l’articolo 260ter del Codice penale abbia trovato applicazione per la prima volta nel 2003 proprio nei confronti di un avvocato ticinese condannato per appartenenza alla mafia, testimonia la tempestività del Ticino

nell’affrontare la problematica. In generale osserviamo una grande sensibilizzazione al fenomeno nel Cantone, riconducibile anche all’intensa attività dei media italiani. Le autorità italiane sono infatti consapevoli che le mafie non amano stare al centro dell’attenzione mediatica, poiché nuoce ai loro affari. È questo che spinge le autorità italiane a rendere pubbliche in modo proattivo e trasparente le indagini e i nomi degli imputati, e i media a riferire regolarmente di arresti e sequestri. Il risultato è una maggiore sensibilizzazione al tema e una maggiore fiducia da parte della popolazione nello Stato e nella sua azione. Ciò si traduce in un aumento delle segnalazioni e, di riflesso, in una maggiore probabilità che tali sospetti sfocino in un procedimento penale. Anche questi sviluppi verranno in seguito divulgati, andando così a creare un circolo virtuoso sfavorevole per le mafie».

Lei ha affermato che ci sono infiltrazioni mafiose anche nelle amministrazioni pubbliche. Quanto è grave il fenomeno? «Purtroppo il quadro di cui disponiamo è incompleto. Al momento ci limitiamo a osservare situazioni casuali che potrebbero rivelarsi problematiche. Si pensi alla cugina di un presunto membro della mafia assunta come segretaria del capo di polizia di una città di medie dimensioni, cui l’unico appunto che le possiamo muovere è proprio questo legame di parentela, o a una candidata per un posto presso un’altra autorità di polizia il cui padre è imputato in un procedimento per mafia. In Svizzera giustamente si ritiene che le colpe di una persona non debbano ricadere sui familiari. Tuttavia non bisogna dimenticare che le organizzazioni mafiose poggiano saldamente, la ‘ndrangheta persino in modo quasi esclusivo, su legami familiari. L’appartenenza di un parente a una cosca fa sorgere degli obblighi anche per i membri della famiglia estranei alla criminalità, che lo vo -

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“Le parole magiche sono cooperazione e scambio di informazioni, a livello nazionale e internazionale.”

gliano o no. Prendere le distanze è impresa ardua. Per le autorità l’assunzione di personale o l’aggiudicazione di appalti è dunque una questione delicata. È perciò importante sensibilizzare e avvisare non solo le autorità preposte alla sicurezza o al perseguimento penale, ma anche quelle civili. Abbiamo quindi deciso di recente di fare un punto della situazione per valutare il reale grado di sensibilizzazione delle autorità e se gli attuali strumenti per individuare, prevenire e perseguire le infiltrazioni mafiose siano sufficienti o presentino lacune».

Come mai la popolazione, e in parte le autorità, non sembrano recepire la gravità del problema? «Esiste effettivamente una discrepanza tra la percezione pubblica, la Statistica criminale di polizia (SCP) e la situazione reale della criminalità. La SCP riporta i rapporti di denuncia stilati dalla polizia. Tuttavia accade molto raramente che le forme gravi di criminalità siano oggetto di denuncia o siano riscontrate in occasione di normali controlli, per cui sono molto sottorappresentate nelle statistiche. Queste forme di criminalità possono infatti essere individuate solo attivamente e con un grande dispendio di mezzi e di personale. Ad esempio solo attivandosi in modo mirato e analizzando le comunicazioni crittate le autorità di polizia o doganali sono in grado di scoprire una grossa partita di droga e l’organizzazione coinvolta. Questa discrepanza tra la percezione pubblica, la SCP e la realtà crea problemi nella ripartizione delle risorse. Ad esempio in caso di aumento delle effrazioni politica e società chiederebbero subito alla polizia un dispiegamento maggiore di risorse e una maggiore presenza per strada e nelle aree residenziali. Tuttavia se venissero sottratte risorse alle indagini sugli stupefacenti, ciò non avrebbe particolari ripercussioni negative sulle statistiche. Al contra -

rio: a un calo del numero di effrazioni corrisponderebbe anche un calo del numero di reati per droga. Un paradosso che andrebbe a scapito delle risorse destinate alle indagini complesse che mirano a smantellare il traffico di droga e le reti criminali».

Come affrontano oggi le polizie il fenomeno (fedpol in particolare)? «Le parole magiche sono cooperazione e scambio di informazioni, a livello nazionale e internazionale. Le operazioni internazionali hanno permesso negli ultimi anni di scoprire canali di comunicazione crittata basati sulla telefonia mobile utilizzati dalla criminalità organizzata. Grazie alla cooperazione con Europol e Interpol abbiamo avuto accesso a questi dati. Nonostante il numero esiguo di elementi finora analizzati, abbiamo già potuto ottenere un quadro approfondito della criminalità organizzata in Svizzera. Anche la collaborazione nazionale è decisiva: i Cantoni individuano reati quali il traffico di droga, di armi e di esseri umani il cui perseguimento rientra nella loro competenza, ma sono in grado di riconoscere i nessi solo grazie alla collaborazione con esperti dei partner nazionali. Fedpol dal canto suo è in grado di individuare insieme ai partner internazionali le reti e i legami tra gruppi criminali in Svizzera. Se ottiene da un’autorità estera informazioni su un reato imminente, avvia le indagini preliminari per esaminare le strutture e i legami esistenti. Nel caso in cui i sospetti dovessero trovare conferma, il Ministero pubblico della Confederazione o il pubblico ministero cantonale competente procederà all’apertura di un procedimento penale».

L’anno scorso il Consiglio nazionale ha approvato un postulato di Marco Romano che chiede migliori strumenti per lottare contro le mafie. In quali ambiti e in che modo si potrebbe migliorare?

«La società, la politica e le autorità devono essere consapevoli che esiste una necessità di intervento e che la Statistica criminale di polizia rispecchia solo parte della realtà. Le forme gravi di criminalità sono difficili da individuare. Se le polizie cantonali non dispongono di sufficienti risorse per scavare più a fondo, queste rimarranno sommerse. La lotta alle organizzazioni criminali inizia dalla loro individuazione, e in questo ambito c’è ancora molto da fare. Non dimentichiamo che la criminalità è lo specchio della società: interconnessa, mobile, globale. I criminali non conoscono frontiere e comunicano in maniera crittata in reti chiuse. Quando analizziamo i dati di queste reti, ci muoviamo sempre con ritardo rispetto alla realtà. Lavoriamo quindi a procedimenti che non riguardano reati recenti, ma perpetrati diversi anni prima, mentre nello stesso momento vengono commessi reati almeno della stessa entità che sfuggono agli occhi delle autorità e dell’opinione pubblica».

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RICONQUISTARE LA FIDUCIA

MARZIO GRASSI, RESPONSABILE REGIONALE E RESPONSABILE CLIENTELA COMMERCIALE DI CREDIT SUISSE IN TICINO, SPIEGA COME L’ATTIVITÀ FUTURA PERMETTERÀ ALLA BANCA DI RICONQUISTARE LA FIDUCIA DEI CLIENTI.

Recentemente Credit Suisse si è ritrovato in una situazione difficile e le sfide per il futuro non mancano. L’annunciata revisione strategica prevede che la banca si focalizzi ora ancora maggiormente sulle attività che in passato si sono rivelate stabili e redditizie, in particolare nel Wealth Management, nelle attività della banca in Svizzera e nell’Asset Management, riducendo notevolmente i rischi nelle attività di Investment Banking.

Marzio Grassi, ci spiega i principali cambiamenti previsti nella nuova strategia di Credit Suisse? «Vogliamo riconfermarci come banca universale leader in Svizzera e anche in Ticino. Il nuovo modello di business prevede in Svizzera di continuare a focalizzare l’attività sulla nostra clientela privata, facoltosa, aziendale e istituzionale. La riduzione dei rischi nelle attività di Investment Banking non intacca l’offerta in Svizzera e continueremo a

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“Vogliamo riconfermarci come banca universale leader in Svizzera e anche in Ticino. Il nuovo modello di business prevede in Svizzera di continuare a focalizzare l’attività sulla nostra clientela privata, facoltosa, aziendale e istituzionale.”

fornire ai nostri clienti quei servizi e prodotti su misura legati alla loro attività. Per esempio, i clienti aziendali che vogliono emettere obbligazioni, quotarsi in borsa, cedere attività o acquisirne potranno continuare a fare affidamento sul nostro know-how a livello globale».

Quindi che cosa cambierà per i vostri clienti in Ticino in particolare?

«Per i nostri clienti in Ticino non cambia praticamente nulla. A loro continuiamo a offrire lo stesso elevato livello di consulenza. Come banca per la Svizzera con competenze globali, vogliamo infatti continuare a proporre le nostre competenze e consulenze specializzate. Il punto principale di riferimento del cliente continua a essere il suo consulente di fiducia che è supportato dagli esperti nei vari ambiti, come ad esempio quello ipotecario, previdenziale, di pianificazione finanziaria e successoria, sia a livello privato, sia aziendale o istituzionale. Crediamo fermamente che lavorando a fianco dei nostri clienti con l’ampia offerta di prodotti e servizi e l’eccellenza nella consulenza, dimostreremo di essere degni della loro fiducia».

Negli ultimi anni avete puntato molto sulla digitalizzazione della vostra offerta, lanciando anche importanti innovazioni come il conto digitale CSX. Continuerete a investire in questo ambito?

«Certamente! È un processo dettato anche dalle mutate esigenze della clientela, soprattutto quella più giovane, ma non solo. Oggi l’esigenza è di avere tutta la gestione dell’attività bancaria a portata di smartphone e il nostro CSX è la risposta. Recentemente abbiamo

sviluppato nuove prestazioni aggiungendo servizi come investimenti, previdenza, assicurazione di garanzia affitto e la valutazione di una proprietà abitativa, tutto in un’unica app molto competitiva e apprezzata dalla clientela».

Significa che i clienti non vengono più nelle succursali e quindi le chiuderete?

«Continuiamo a investire nel rinnovamento delle nostre succursali per adattarle alle mutate esigenze della clientela. Per esempio, inseriamo ampi spazi di consulenza, postazioni di co-working e aree per eventi in piccoli gruppi come in piazza Riforma a Lugano. Ciò è dettato principalmente dal fatto che gli sportelli – e i soldi in contanti – sono sempre meno utilizzati. Ad Ascona, soprattutto in inverno, ci sono giornate in cui vi sono poche transazioni. Abbiamo quindi deciso di chiudere gli sportelli di Ascona, lasciando a disposizione della clientela il bancomat e continuando a offrire la consulenza al primo piano. Infatti, i nostri clienti apprezzano di poter effettuare online le transazioni quotidiane, mentre preferiscono incontrare di persona il proprio consulente quando necessitano di una consulenza approfondita. È solo parlando apertamente con il cliente che scopriamo tutte le sue esigenze e possiamo proporgli quei prodotti e servizi adatti alla sua situazione personale».

Lei è anche responsabile della clientela commerciale in Ticino, ossia soprattutto le piccole e medie aziende. Quali sono le principali sfide per questo segmento di clientela e che cosa cambierà in seguito alla riorganizzazione?

«La sfida principale con cui si trova confrontata una PMI su tre è la successione aziendale. Molte aziende sono ancora in mano al titolare fondatore che spesso supera i 65 anni di età. Il processo di successione richiede parecchio tempo, cinque e più anni. Per questo motivo va pianificato accuratamente. Come Banca per gli imprenditori e le imprenditrici abbiamo preparato una pratica guida alla successione aziendale in cinque passi: impostazione, analisi della situazione attuale, valutazione, preparazione, trasferimento e conclusione. Per ciascuna fase siamo a fianco dell’imprenditore e delle persone coinvolte nella successione, come il consiglio d’amministrazione, gli eredi e gli eventuali consulenti esterni. L’aspetto più importante è quello emozionale: è difficile lasciare andare il progetto di una vita intera e ritrovarsi da un giorno all’altro senza la propria azienda. Per questo motivo ci prendiamo tutto il tempo necessario per accompagnare gli imprenditori e le imprenditrici in ogni fase della successione e anche in seguito. Sono i servizi che abbiamo proposto finora e che i clienti hanno particolarmente apprezzato. Sono i servizi che continueremo a offrire alla nostra clientela anche in futuro».

Quale impatto avrà sul Ticino l’annunciata riduzione di posti lavoro? «È ancora presto per esprimersi in merito e probabilmente qualche posto di lavoro sarà eliminato anche nella nostra regione. Sono fiducioso che insieme ai miei colleghi del Management Team regionale riusciremo a fare il possibile per ridurre l’impatto, sostenendo attivamente i collaboratori toccati da un’eventuale riduzione nella ricerca di una nuova posizione all’interno o all’esterno della banca. Inoltre, vi è anche la fluttuazione naturale per cui si liberano delle posizioni che possiamo di nuovo occupare, riducendo l’impatto al minimo».

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PRIMO PIANO / CREDIT SUISSE
22 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 PRIMO PIANO / SUPSI
PROFESSIONALE
DISEGNARE
FUTURO
UN’UNIVERSITÀ
PER
IL
DEL TICINO
ALBERTO PETRUZZELLA, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUPSI, TRACCIA UN BILANCIO DEI RISULTATI OTTENUTI NEI PRIMI 25 ANNI DI ATTIVITÀ E DISEGNA LE PROSPETTIVE DELLA ISTITUZIONE DI FRONTE ALLE RAPIDE TRASFORMAZIONI IN ATTO NELL’ECONOMIA E NELLA SOCIETÀ.

Quali sono state le tappe principali della storia della SUPSI nel corso di questi 25 anni e quale impatto ha avuto nello sviluppo economico e sociale del Ticino?

«La SUPSI è nata nel 1997 integrando preesistenti scuole di specializzazione e istituti di ricerca pubblici e privati. Sin dall’inizio si è qualificata come università professionale in grado di coniugare formazione e ricerca, cui si è poi affiancata l’attività nel vasto campo della formazione continua. Negli anni le attività si sono sviluppate con la nascita di nuovi corsi di formazione, istituti di ricerca e centri di competenza: basti pensare, per citare solo alcuni tra i più recenti, i nuovi Bachelor in Data Science and Artificial Intelligence e in Leisure Management, gli istituti di Design o di Microbiologia, il Centro competenze cambiamento climatico e territorio o, ancora, l’Istituto di tecnologie digitali per cure sanitarie personalizzate. Senza dimenticare il ruolo delle scuole affiliate, l’Accademia Teatro Dimitri e la Scuola universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana, realtà che hanno permesso alla SUPSI di aprirsi al mondo delle arti. Tra le tappe importanti di questo lungo percorso, è importante ricordare il processo impegnativo che ci ha condotto alla conferma dell’accreditamento istituzionale nel 2021.Un vero e proprio lavoro di quality check dal quale sono emerse ottime valutazioni riguardo alle nostre strutture, ai corsi, ai servizi, ai laboratori e agli insegnamenti offerti. Infine, vorrei citare l’apertura dei nuovi Campus di Mendrisio e Viganello che consentono oggi alla SUPSI di disporre

di stabili funzionali appositamente studiati e realizzati per svolgere attività di formazione e ricerca».

Avete deciso di abbinare l’apertura dei festeggiamenti per i 25 anni con la presentazione di un Primo Rapporto di Sostenibilità. Quali le ragioni di questa scelta? «Non credo di essere lontano dal vero se dico che nella storia della SUPSI c’è un quarto di secolo di rispetto dell’ambiente. Ora la pubblicazione di questo Rapporto propone una visione d’insieme delle iniziative e delle buone pratiche a favore delle diverse dimensioni della sostenibilità promosse dall’ateneo, presentando una selezione di progetti concreti nella formazione di base e continua, nella ricerca e nei servizi svolti all’interno dei Dipartimenti e delle Scuole affiliate, favorendo nel contempo la diffusione di una nuova consapevolezza sulla necessità di una transizione verso una società più sostenibile, attenta e consapevole dei limiti planetari. L’intento è che le buone pratiche descritte al suo interno possano fungere da ispirazione per promuovere stili di vita più responsabili. La pubblicazione è frutto delle competenze e delle esperienze dei membri del gruppo interno interdisciplinare sulla sostenibilità, coadiuvate dal prezioso supporto fornito dai servizi, dai Dipartimenti e dalle Scuole affiliate attraverso un attento processo di consultazione».

In estrema sintesi, quali sono le finalità che SUPSI persegue?

«Il profilo della SUPSI è quello di una scuola universitaria professionale che si distingue per la sua capacità di tessere

reti di collaborazione e di assicurare formazione professionalizzante, ricerca applicata e servizi, in modalità diverse, declinate rispetto agli specifici bisogni di ogni disciplina e contesto professionale. Ciò significa formare persone prevalentemente del territorio con profili professionali, altamente qualificate e immediatamente operative, capaci di muoversi con competenza e flessibilità in contesti regionali, nazionali e internazionali. Al tempo stesso, con la ricerca offriamo soluzioni innovative e rapidamente applicabili, capaci di migliorare sia la competitività di imprese, organizzazioni e istituzioni locali, sia la qualità di vita delle persone».

Quali sono gli specifici obiettivi di SUPSI riguardo ai suoi mandati? «Per la formazione di base la nostra attenzione sarà focalizzata su un ulteriore miglioramento della qualità dell’offerta, mettendo in atto misure identificate nell’ambito delle procedure di valutazione cui si sono sottoposti tutti i corsi di laurea bachelor e master. Svilupperemo inoltre flessibilità e individualizzazione dei percorsi di studio, tenendo in debita considerazione gli aspetti legati alla digitalizzazione. Rispetto alla formazione continua garantiamo un’ampia e approfondita proposta di programmi di studio avanzati, consolidati e di successo che vengono costantemente aggiornati in funzione dei rapidi cambiamenti provocati dall’accelerazione nel mondo del lavoro, dalla riorganizzazione dei suoi modelli e dalla digitalizzazione. La ricerca applicata e le prestazioni di servizio svolte in una scuola universitaria professionale hanno l’obiettivo di perseguire lo stretto contatto con un mandante dell’economia, dei servizi o delle arti realizzando risultati fruibili dai cittadini. Queste attività sono inoltre fondamentali per garantire la costante innovazione nella formazione, grazie allo sviluppo di competenze, reti di collaborazione e aggiornamento delle infrastrutture e dei laboratori».

23 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 PRIMO PIANO / SUPSI
“Credo che il primo elemento da prendere in considerazione sia la necessità di dotarsi di una adeguata formazione di base. In secondo luogo, un caldo invito ad acquisire importanti competenze linguistiche.”

Uno dei più consistenti investimenti compiuti da SUPSI nel corso degli ultimi anni riguarda la costruzione dei nuovi campus. Con quale bilancio? «Devo premettere che la realizzazione di una grande opera edilizia comporta sempre, anche in Svizzera, varie difficoltà di ordine burocratico e normativo. A ciò si aggiunge il fatto che i tempi lunghi di una costruzione (nel nostro caso circa 15 anni dall’idea originale al termine dei lavori) sono spesso superati dai ritmi di crescita e dalle sopravvenute esigenze del committente. In ogni caso, il completamento dei campus di Mendrisio e Viganello è avvenuto nei tempi previsti, grazie anche alla piena collaborazione delle amministrazioni locali, e le nuove strutture già oggi rappresentano un elemento di dinamismo e crescita per quei territori. Per quanto riguarda il progetto di Lugano-stazione, la situazione si è presentata fin da subito più complessa, per la conformazione fisica del sedime prescelto ma anche per la presenza di responsabilità e competenze diverse, con la conseguenza di un ritardo nell’avvio dei lavori che mi auguro possa essere definitivamente superato all’inizio dell’anno prossimo. Dal momento dello sblocco del progetto dobbiamo quindi prevedere un anno circa per la messa a punto del piano esecutivo definitivo, la cui elaborazione impatta in modo rilevante anche sui fi-

nanziamenti. A seguire saranno verosimilmente necessari altri 2-3 anni per la realizzazione di tutti i lavori previsti».

Quali sono le principali richieste e attese che provengono alla SUPSI dalle aziende e dal mondo del lavoro? «Le trasformazioni in atto nell’economia modificano profondamente i profili professionali, richiedendone di nuovi e rendendone obsoleti altri. La formazione deve quindi adeguarsi a questi mutamenti, introducendo nuovi metodi e strumenti che permettono un’adeguata preparazione per rispondere alle nuove richieste e alle esigenze di flessibilità del mercato del lavoro di domani. Una particolare sfida in questa trasformazione legata alle digital skills riguarda la formazione di base, come pure la formazione continua e quella interna. Questa attenzione nei confronti delle nuove competenze, tecniche e non solo, che vengono richieste dalle aziende, pone anche un problema di strategie da mettere in atto per mantenere sul nostro territorio giovani talenti, evitando una dispersione verso altri centri di ricerca e formazione in Svizzera o addirittura all’estero».

In che modo e in che misura la recente pandemia ha contribuito a trasformare il lavoro, la ricerca, l’insegnamento di SUPSI?

«Direi che ha agito da potente acceleratore di processi che erano già in atto ma che nei mesi scorsi hanno avuto una diffusione altrimenti impensabile. Lo smart working e l’insegnamento a distanza hanno palesato tutte le loro straordinarie potenzialità e comportato grandi vantaggi per una popolazione di studenti che è costituita anche da lavoratori e pendolari. Al tempo stesso ne abbiamo compreso i limiti, soprattutto dal punto di vista della socialità che, non dimentichiamolo, rappresenta un elemento importante della formazione. In ogni caso, questo periodo ha messo tutta la struttura e l’organizzazione della SUPSI di fronte all’esigenza di misurarsi con tecnologie informatiche prima solo in parte utilizzate, ripensando il modo di lavorare, fare lezione, condurre laboratori: nuove esperienze intorno alle quali è in corso una riflessione che non mancherà di generare i suoi frutti».

Da ultimo, lei vanta un’esemplare carriera in campo bancario e accademico. Quale consiglio si sente di dare ad un giovane che si accinge ad intraprendere il proprio percorso professionale? «Credo che il primo elemento da prendere in considerazione sia la necessità di dotarsi di una adeguata formazione di base. In secondo luogo, un caldo invito ad acquisire importanti competenze linguistiche. Non è sufficiente “parlare un po’di inglese”, occorre avere un’ottima padronanza di questa lingua ed inoltre, almeno per noi ticinesi, è consigliabile conoscere anche le altre lingue nazionali, francese e tedesco. Il terzo consiglio può sembrare banale, ma è invece fondamentale, e cioè dedicare tanto tempo e, soprattutto, tanto impegno al proprio lavoro. Da ultimo, essere capaci di avere una vita equilibrata dove la centralità del lavoro non esclude altre importanti ambiti come la famiglia, il tempo libero, i propri interessi e le passioni».

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© UBS 2020. Tutti i diritti riservati.

DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH

DONARE CONTROLLANDO SEMPRE L’IMPATTO

Lei fa parte di una famiglia dedita alla filantropia da generazioni. Che significato ha avuto crescere in un ambiente in cui la generosità personale è sempre stato uno dei valori portanti?

«Penso spesso con grande gratitudine alla mia infanzia e all’influenza dei miei genitori, di cui - come ogni bambino - mi sono reso conto solo da adulto. I nostri genitori ci hanno mostrato cosa significa assumersi una responsabilità sociale».

Si può dire che c’è un «sapere famigliare» che grazie alla tradizione filantropica si tramanda di generazione in generazione e se sì, come?

«Parlare di «sapere famigliare» mi sembra troppo, ma naturalmente ciò che si discute a tavola in famiglia condiziona l’intera vita di una persona. Per questo io e mia moglie abbiamo cercato di mostrare ai nostri figli le realtà sociali e umane e di sensibilizzarli su queste tematiche».

Lei si è molto impegnato a favore della natura con un largo dispiegamento di mezzi e un impegno personale molto importante che prosegue in varie forme. Che cosa può compiere un filantropo che le autorità pubbliche non riescono a fare?

«Non credo che su questi temi l’impegno dello Stato e quello dei privati si contrappongano. Alla nostra società serve semplicemente l’impegno di entrambi, dellle istituzioni pubbliche e dei privati».

Qualche mese fa in una intervista alla NZZ am Sonntag ha affemato che «la filantropia tradizionale ha fallito». Potrebbe precisare meglio questa affermazione, che cosa intendeva veramente? Parlava della filantropia a favore della natura e dell’ambiente o di tutta la filantropia anche quella al servizio delle arti, della musica, della ricerca ecc?

*Questa intervista è stata raccolta in occasione del Simposio Svizzero delle fondazioni 2022 «Perspectives» organizzato da SwissFoundations -Associazione delle fondazioni erogative svizzere.

C’è una figura che l’ha particolarmente ispirata e perché? «Naturalmente mio padre, Lukas Hoffmann, che nel corso della sua lunga vita ha lavorato instancabilmente e con grande successo in favore della nostra società civile ; basti pensare al suo lavoro come co-fondatore del WWF e come promotore della salvaguardia di importanti zone umide in tutto il mondo».

«In realtà, sono stato molto chiaro: la filantropia è e rimane necessaria, anzi indispensabile. Ma fallisce quando i beneficiari che sono stati sostenuti da filantropi per anni diventano permanentemente dipendenti dal punto di vista finanziario e non riescono ad assicurarsi un finanziamento indipendente per le loro attività a lungo termine. Spetta a noi, che li supportiamo insieme alle istituzioni pubbliche, garantire il successo di questi finanziamenti a lungo termine».

26 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 PRIMO PIANO / ANDRÉ HOFFMANN
INTERVISTA* AD ANDRÉ HOFFMANN, FILANTROPO, VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI ROCHE HOLDING SA.

“Viviamo in tempi drammatici, con la guerra in Europa, la pandemia tutt ’altro che finita, l’inflazione a livelli record e altre difficoltà. In questo contesto, è estremamente difficile stabilire una relazione stabile, come quella di cui lei parla, fra filantropi e governi.”

Sta parlando della filantropia a favore della natura e dell’ambiente o della filantropia nel suo complesso, compresa quella al servizio dell’arte, della musica e della ricerca?

«Sto parlando della filantropia nel suo complesso. Ma, ancora una volta, promuovere progetti concreti in campo sociale, culturale e scientifico è più che mai una necessità. Tutti coloro che possono dovrebbero contribuire, ma cercando forme di cooperazione che non portino i beneficiari a dipendenze inopportune».

Quali sono le alternative concrete che lei vede alla filantropia tradizionale: gli investimenti nella finanza sociale, le benefit corporations, altri? «Non è importante di fatto quali siano le terminologie utilizzate. Ciò che conta a mio parere è che si tratti davvero di partenariati che non si limitano soltanto al fatto che uno paghi e l’altro incassi».

Che cosa pensa che sia utile che un filantropo come lei faccia per ottimizzare gli investimenti filantropici?

«Due cose sono fondamentali: il controllo dei risultati e una solida base di fiducia nella cooperazione. Oggi non è più possibile per i mecenati donare denaro e poi non preoccuparsi di come queste somme vengono utilizzate».

In Svizzera ci sono oltre 15.000 fondazioni, due terzi delle quali erogative e gran parte di loro attive nella filantropia tradizionale.

A suo parere, quale tipo di dibattito dovrebbe essere avviato a suo parere per ottimizzare gli investimenti filantropici di queste realtà?

«Voglio spezzare una lancia a favore del lavoro svolto all’interno dei consigli di amministrazione delle fondazioni. Di norma, non si tratta più da un pezzo di «feel-good club» i cui membri sono più interessati al pranzo successivo che ai temi trattati. Al contrario, i consiglieri di amministrazione di fondazioni ben ge-

ALCUNI PROGETTI SOSTENUTI DA ANDRÉ HOFFMANN

• Fondation Tour du Valat (https://tourduvalat.org/)

• HGIBS – Hoffmann Global Institute for Business and Society (https://www.insead.edu/centres/thehoffmann-global-institute-for-business-and-society)

• Weidenfeld Hoffmann Trust (https://www.whtrust.org/)

• Hoffmann Fellowship World Economic Forum (https://www.weforum.org/ communities/hoffmann-fellows)

• Fondation MAVA (https://mava-foundation.org/fr/

stite lavorano sodo per raggiungere gli obiettivi e implementarli concretamente. Anche la professionalizzazione degli uffici operativi delle fondazioni ha un influsso positivo sulla qualità dell’attività».

Con i suoi figli lei sta lavorando ad una nuova visione dell’impegno a favore della società civile. Come li ha coinvolti in questo importante progetto comune e che ruolo concreto hanno?

«I nostri figli sono ormai adulti e sono nel pieno della vita. Per questo motivo, da molto tempo, le nostre conversazioni li coinvolgono direttamente. È certo che mia moglie e io rendiamo i nostri figli partecipi delle decisioni, e naturalmente soprattutto dei nostri interventi a favore della società civile».

La crisi dell’ambiente e della natura è anche eminentemente una responsabilità dei governi dei singoli stati. Crede personalmente a un giving pledge europeo che diventi un partner stabile dei governi? «Viviamo in tempi drammatici, con la guerra in Europa, la pandemia tutt’altro che finita, l’inflazione a livelli record e altre difficoltà. In questo contesto, è estremamente difficile stabilire una relazione stabile, come quella di cui lei parla, fra filantropi e governi».

In caso contrario quale percorso innovativo potrebbero intraprendere i filantropi per avviare un dialogo costruttivo con le amministrazioni pubbliche?

«Le rispondo con il proverbio “la goccia continua scava la pietra”. Personalmente, colgo ogni occasione per parlare con i rappresentanti dei governi e creare un rapporto di fiducia ogni volta che è possibile. Si tratta di un approccio che funziona bene, anche quando i cambiamenti di governo rendono necessario ricominciare da capo».

Ha mai pensato di impegnarsi in politica personalmente?

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«Sì, sono stato coinvolto nella nostra comunità locale per diversi anni. Ho molta ammirazione per quelle persone che si mettono a disposizione per mandati politici per un lungo periodo di tempo».

Da ultimo se dovesse esprimere il suo personale auspicio per una società più equa e sostenibile che cosa si augurerebbe?

«Nonostante le reali difficoltà e le sfide, non dobbiamo perdere l’ottimismo.

Non sono un ingenuo, ma sono convinto che le crisi ci rafforzino nel lungo periodo e ci spingano a lavorare ancora più intensamente al servizio della collettività».

CHI È ANDRÉ HOFFMANN

Imprenditore, ambientalista e filantropo, è un convinto sostenitore del business come forza per il bene, e si batte con determinazione affinché le aziende si impegnino per le cause sociali e la sostenibilità. Hoffmann è vicepresidente di Roche Holding Ltd, un’azienda farmaceutica innovativa fondata dal suo bisnonno nel 1896. È inoltre membro del Consiglio di Amministrazione della società interamente controllata Genentech Inc. Oltre a questi ruoli non esecutivi nell’azienda di fa -

miglia, Hoffmann è impegnato a promuovere un’evoluzione positiva dei sistemi aziendali nel consiglio di amministrazione di SystemIQ. È membro del Consiglio di amministrazione del Forum economico mondiale e del Centro per la quarta rivoluzione industriale. Noto è anche il suo impegno anche nel campo della conservazione e della sostenibilità. È presidente della Fondation Tour du Valat, un istituto di ricerca di fama mondiale per la conser -

vazione delle zone umide, e presidente di MAVA, un’importante fondazione per la conservazione. Ha fatto parte dei consigli di amministrazione di WWF International, Wetlands International, Global Footprint Network e FIBA.André Hoffmann ha contribuito a fondare l’Hoffmann Global Institute in Business and Society (HGIBS) presso l’INSEAD e ne presiede il comitato consultivo. Si è laureato in economia all’Università di San Gallo e ha conseguito un MBA all’INSEAD.

PRIMO PIANO / ANDRÉ HOFFMANN
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Una leggenda vivente con energia da vendere È mattina presto, Paul Krugman fa la sua comparsa nei corridoi del CUNY Graduate Center. Il passo fermo ed energico, l’espressione concentrata, senza alcuna traccia del -

la stanchezza di chi è spesso in viaggio. Con la sua voce soft, quasi timida ma diretta, Krugman ci mostra velocemente il suo programma. È appena tornato da un viaggio di consulenza all’estero e si sta preparando per una conferenza sulla disuguaglianza il giorno successivo.

Una voce critica che raggiunge milioni di persone «Chiunque si occupi di economia internazionale cercando di interpretare sia l’analisi sia le politiche, deve avere una qualche dimensione non propriamente umana» afferma Krugman con un leggero sarcasmo nel suo accento newyorkese. Tornando con la memoria ai tempi dell’università, l’economista ci rivela che al suo consigliere e mentore, l’economista Rudi Dornbush, bastavano solo tre o quattro ore di sonno a notte. Krugman ammette di avere bisogno di un sonnellino, ma ha una sua strategia per tenere il ritmo. «Sono uno scrittore organizzato e molto, molto veloce».

30 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 PRIMO PIANO / PAUL R. KRUGMAN
PREMIO NOBEL 2008, PAUL KRUGMAN NON HA BISOGNO DI PRESENTAZIONI. L’ECONOMISTA VIVENTE FORSE PIÙ FAMOSO AL MONDO È ANCHE UN NOTO CONSULENTE POLITICO, EDITORIALISTA E BLOGGER PER IL NEW YORK TIMES. LA SUA RICERCA INNOVATIVA HA RIVOLUZIONATO IL NOSTRO MODO DI PENSARE IL PREMIO NOBEL ERA SOLO QUESTIONE DI TEMPO. PER GENTILE CONCESSIONE DI UBS NOBEL PRESPECTIVES. UBS.COM/NOBEL

Apprezzato da milioni di lettori per i suoi taglienti editoriali sul New York Times, grazie ai quali si è guadagnato l’appellativo di “voce della sinistra”, con la sua scrittura minimalista Krugman riesce a spiegare complessi concetti economici facendoli risuonare nelle menti di un variegato pubblico di lettori, non necessariamente laureati in economia. Le sue parole, che onorano «il migliore patrimonio giornalistico al mondo”, raggiungono una vasta audience internazionale».

L’attacco alle élite di governo Gli editoriali di Krugman sfidano le élite al potere, l’uno percento e quelli che negano il cambiamento climatico. Le sue parole attaccano le opinioni che si leggono di frequente negli scritti accademici e sui giornali. Spesso, l’opinione comune non è effettivamente suffragata dall’evidenza. E se mi chiede da dove proviene l’opinione comune, posso dire che tende decisamente a rispecchiare le preferenze e gli interessi dell’élite. Per spiegare questo punto, il Premio Nobel fa riferimento alle preferenze conflittuali dell’élite, in contrasto con quelle delle masse. «La gente vorrebbe che i piani di welfare e assicurazione sociale venissero rafforzati, non tagliati. L’élite vorrebbe vederli ridotti. Quindi qual è l’opinione comune? È che il deficit è un problema terribile e dobbiamo tagliare i programmi assistenziali». Secondo Krugman le persone arrivano a comprendere uno status quo non perché sia ciò che vogliono gli elettori, ma perché è l’interesse dell’élite.

Esiste una politica adatta a tutti? Il contrasto tra austerità e aumento del deficit è un argomento che crea divisione tra gli economisti e Krugman lo illustra con un esempio. «La Francia ha cercato di ridurre il proprio disavanzo di bilancio in modo diligente, forse anche troppo. Considerata la situazione del Paese, la sua politica, l’ha fatto cercando di aumentare le tasse sui ricchi, anziché tagliare i program-

mi sociali. Nella Commissione Europea molti dicono “Oh no, non è giusto, non è questa l’austerità”. E qui si scoprono le carte. Se possiamo parlare di austerità solo quando a soffrire sono i poveri, allora diventa tutto chiaro».

Che strade ha percorso Paul Krugman?

Mentre continuiamo a parlare dei riconoscimenti ottenuti dalle sue ricerche, comincia a prendere forma il ritratto del Premio Nobel 2008. È sufficiente prendere la sua solida eredità di modellazione economica dal MIT, dove ha conseguito un PhD nel 1977 ed è diventato professore, e aggiungere il suo talento per la scrittura chiara e concisa: ecco chi è Paul Krugman.  Convinto che il melting pot di immigrati che è New York abbia contribuito a definire il suo approccio all’economia, Krugman considera la sua carriera un incidente fortunato di chi si è trovato al posto giusto nel momento giusto. Una visione umile, considerato che ha sempre fatto un ottimo lavoro in tutti i momenti e i posti giusti. Per esempio quando ha lavorato per il governo degli Stati Uniti. Rimangono tutti scioccati quando scoprono che ho lavorato nell’amministrazione Reagan.

Aveva 29 anni quando fu nominato economista internazionale senior insieme al presidente emerito dell’Università di Harvard Larry Summers, all’epoca economista nazionale senior. In quanto Democratico in un’amministrazione repubblicana, il giovane economista vide questo lavoro come un’opportunità per comprendere meglio come funzionavano le cose a livello di economia e di governo.

Una nuova teoria del commercio negli scambi internazionali L’opera di Krugman è un insieme ineguagliato di stile e sostanza. La sua teoria si basa sulle intuizioni relative a un singolo caso, anziché su più ampie generalizzazioni, e per cogliere l’es -

PAUL R. KRUGMAN A PRIMA VISTA

Data e luogo di nascita: 1953, New York, USA

Campo di studi: Economia internazionale e regionale

Lavoro premiato: analisi dei modelli di commercio e di localizzazione dell’attività economica

Amante della musica: forse l’unico uomo che ai concerti di Brooklyn non si presenta con i capelli raccolti in un topknot

Cosa lo mette a disagio: essere riconosciuto per strada

Premio della Banca di Svezia per le Scienze Economiche in memoria di Alfred Nobel, 2008

senza della teoria ha usato il modello più semplice possibile. In termini di sostanza, la sua attenzione sull’idea di aumentare i ricavi del commercio internazionale trae spunto dalle opere dei fondatori dell’economia Adam Smith and David Ricardo.

«Quando penso allo stato della teoria del commercio internazionale prima del 1980, mi torna in mente quella vecchia barzelletta dell’ubriaco che ha perso le chiavi e le cerca sotto un lampione. Passa un tizio e gli chiede “Ti sono cadute qui?” E lui risponde “No, nel vicolo, ma lì non si vede niente quindi le cerco qui dove c’è luce”. Le teorie più datate ipotizzavano che esistesse la concorrenza perfetta, che non ci fossero vantaggi nella produzione su larga scala, e il motivo di queste ipotesi era che sapevamo come modellarle, come analizzarle. Era economia semplice». Quasi tutti evitavano di considerare le complicazioni legate alla modellazione dei rendimenti crescenti, che includeva la possibilità di equilibri multipli e

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la trasformazione di un modello statico in uno dinamico. L’economista parla della sua opera pioneristica in modo molto oggettivo. «Il lavoro per il quale sono stato premiato riguarda sostanzialmente l’aver trovato un’intersezione tra i nuovi strumenti analitici e le corrispondenti questioni del mondo reale. Non sono partito da un problema per poi trovare un modo per analizzarlo. In sostanza ho iniziato da uno strumento e ho scoperto il problema a cui si applica».

Un problema del mondo reale: le disuguaglianze

Krugman ha iniziato a lavorare al problema di ridurre le disuguaglianze come intellettuale civile, anziché affrontarlo da una posizione puramente accademica. «Ci sono cose che sappiamo di poter fare e cose che pensiamo di poter fare, e dovremmo farle tutte. Ridistribuzione, tasse e trasferimenti,

garanzia di una qualche forma di reddito base per i meno fortunati, pagato dalle tasse dei più fortunati. Questo possiamo farlo. Ma sappiamo che sono tante le cose che si fanno e non vi è alcuna prova che i Paesi che fanno di più paghino un prezzo reale».

È possibile ideare delle politiche per migliorare la vita delle persone? Benché non esista una cura universale per i problemi del mondo, Krugman ritiene che in molti casi sia possibile affrontarli con soluzioni e strumenti economici adatti. Quello che manca, tuttavia, è la volontà politica per risolverli. Ed è proprio in questa prospettiva che Krugman vede quella che considera la sfida più grande, il cambiamento climatico.

Perché mai dovremmo parlare di argomenti diversi dal cambiamento climatico? Il problema è che abbiamo una questione di negazione, a cui si

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aggiunge il problema di capire quale Paese si assuma l’onere. Questo prevale su tutto il resto.

Che abbia di fronte una platea di accademici o un pubblico più generico, Krugman trova sempre un modo per raccontare una storia. Fin da bambino, e poi durante l’adolescenza, ha coltivato la passione per i romanzi storici e di fantascienza, da cui è nato il desiderio di raccontare storie sulle persone, sul loro modo di interagire e su ciò che ne deriva.

L’economia è una scienza sociale che riguarda l’agire delle persone e le relative conseguenze. E questo significa che racconti una storia, una narrazione sulle persone anche quando lo fai in modo molto stilizzato. Per gli investitori moderni, l’aspetto interessante del lavoro di Krugman è la sua ammissione che i modelli commerciali e i cluster industriali da lui descritti stiano forse scomparendo.

PRIMO PIANO / PAUL R. KRUGMAN
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ARCHEOLOGIA, CHE PASSIONE (ANCHE IN TICINO)

Il mondo dell’archeologia in Ticino è molto attivo. Sul territorio esistono aree di rilevanza archeologica molto estese, le associazioni di categoria e gli eventi pubblici suscitano interesse e c’è perfino chi –pur lavorando principalmente nella Svizzera italiana – ha ricevuto importanti riconoscimenti internazionali. Scoprire e proteggere i siti archeologici e il patrimonio culturale a livello locale e internazionale è una sfida senz’altro affascinante.

Professor Fidanzio, è possibile fare l’archeologo in Ticino?

«Attualmente il Canton Ticino ha archeologi di grande valore che hanno raggiunto posizioni apicali. Penso per esempio ad Andrea Bignasca, direttore dell’Antiken Museum di Basilea e della rivista “Quaderni Ticinesi di Numismatica e Antichità Classiche”, oppure a Simonetta Biaggio-Simona, capo dell’Ufficio dei beni culturali del Cantone. Ci so -

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no poi diversi studiosi della generazione più giovane che hanno completato o portano avanti studi di valore. Il limite sta nel fatto che la formazione universitaria si svolge altrove. Negli ultimi quindici anni a Lugano abbiamo iniziato un percorso accademico con l’Istituto di Cultura e Archeologia delle Terre Bibliche nella Facoltà di Teologia, ora affiliata alla USI, e si vedono i primi risultati».

Può farci qualche esempio?

«Abbiamo un programma estivo di archeologia a Gerusalemme che ha come punto di forza la docenza di archeologi esponenti di diverse scuole, confessioni, appartenenze politiche. Dodici università mandano ogni estate i loro studenti e il corso è riconosciuto nei loro programmi accademici. Il nome di Lugano si è fatto strada anche nella ricerca sull’archeologia

dei rotoli del Mar Morto, con i simposi organizzati in Ticino, gli scavi archeologici alle grotte, l’incarico di pubblicare insieme all’École Biblique et Archéologique di Gerusalemme il report sugli scavi alle grotte dove sono stati trovati i Rotoli».

Nel 2019 lei è stato insignito dalla Biblical Archeology Society del premio per la miglior pubblicazione scientifica in archeologia dell’ultimo biennio: per quale suo lavoro?

«Il premio è arrivato in maniera inattesa per il volume The Caves of Qumran, che nasce dal convegno tenuto a Lugano nel 2014, dove per la prima volta archeologi e studiosi di testi si sono riuniti a lavorare sulle grotte in cui sono è stati trovati i Rotoli. Il premio è stato un riconoscimento del percorso fatto: abbiamo capito di essere sulla strada giusta. Poi abbiamo presentato un progetto al Fondo Nazionale Svizzero e oggi grazie al sostegno ricevuto possiamo lavorare con serenità e con la qualità che un simile incarico richiede».

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In Ticino quanto è vivo l’interesse per l’archeologia?

«Il rischio per chi lavora in università è chiudersi nella bolla degli addetti ai lavori. In Ticino la mia esperienza è quella di un uditorio molto ricettivo. Ogni volta che abbiamo proposto iniziative di divulgazione i numeri sono stati sempre alti e in crescendo, e così l’interesse. Ho ancora vive le emozioni dell’ultimo evento prima della pandemia, il 4 febbraio del 2020, quando abbiamo dedicato una mezza giornata alla presentazione dei nostri lavori su Qumran usando linguaggi diversi: l’esperienza immersiva nelle grotte (insieme con l’Accademia di architettura dell’USI a Mendrisio), un nuovo documentario, una tavola rotonda con protagonisti della ricerca internazionale. L’auditorium dell’Università scoppiava di gente (in piedi, seduta anche sui gradini…) e fino a tarda notte ci è stato chiesto di continuare a replicare il documentario. Ma se parliamo di rapporto con il territorio ci sono soprattutto le attività dell’Associazione Archeologica Ticinese: una presenza che unisce grande partecipazione ed eccellenza di proposte».

L’Associazione Archeologica Ticinese (AAT), fondata nel 1986, ha lo scopo di riunire tutti gli appassionati di questa affascinante disciplina: come la reputa nel confronto internazionale? «L’AAT è oggetto della mia ammirazione. Sembra che neanche a Parigi le iniziative di un’associazione analoga raggiungano i numeri di quella presente in Ticino. Ma non è solo questione di numeri: le interazioni mostrano la qualità della partecipazione. Noi sappiamo che uno degli impegni dell’università è la cosiddetta terza missione.

In un contesto in cui l’università in Ticino muove solo di recente i primi passi verso l’archeologia, la terza missione è già ampiamente compiuta. Vorrei ricordare anche un’altra realtà, questa volta preziosa nell’ambito della ricerca: i “Quaderni ticinesi di Numismatica e Antichità Classiche”, una rivista scientifica che ha raggiunto quest’anno i cinquant’anni di pubblicazioni. In Ticino non abbiamo ancora percorsi accademici strutturati, ma ci sono tante realtà di qualità che portano avanti l’interesse per l’archeologia».

Di recente è stato annunciato un suo nuovo progetto di ricerca sul Grande Rotolo di Isaia come oggetto archeologico. È forse il reperto più importante trovato in Israele. Si tratta di un’opportunità straordinaria per lei e per Lugano. Può dirci qualcosa?

«Il Grande Rotolo di Isaia è una pergamena di 7,34 m. Esso riporta l’intero testo del libro di biblico, in un manufatto preparato verso la fine del secondo secolo a.C. che si trova in ottimo stato di conservazione. Il manoscritto è il cuore del Tempio del Libro, in Israele, un’istituzione simbolicamente costruita di fronte al parlamento. Il nuovo progetto di ricerca prevede lo studio di questo rotolo come oggetto archeologico, concentrandosi sulle informazioni non testuali.

Il testo della Bibbia smette di essere considerato come un’entità astratta e trova corpo in un manoscritto. Un corpo che presenta tutti i segni dell’interazione con gli uomini che lo hanno prodotto e ricevuto. Il progetto the Great Isaiah Scroll: A Biography è realizzato in collaborazione con il museo d’Israele, che garantisce l’accesso al rotolo. La curatrice del Tempio del Libro, Hagit Maoz partecipa alla ricerca come dottoranda. È per noi motivo di orgoglio che lei abbia scelto di fare il suo PhD alla Facoltà di Teologia di Lugano».

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Il prof. Marcello Fidanzio all’entrata della grotta 11 di Qumran riscavata da FTL e USI nel 2017 (Giorgio Skory)

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Ceramiche della grotta 1 di Qumran (Giorgio Skory)

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Il prof. Marcello Fidanzio al lavoro sulle ceramiche di Qumran

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Il grande Rotolo di Isaia (Giorgio Skory)

36 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023
PRIMO PIANO / MARCELLO FIDANZIO
“Attualmente il Canton Ticino ha archeologi di grande valore che hanno raggiunto posizioni apicali”.
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DIETRO LE QUINTE

DI UNA INTERVISTA

Cosa prova un intervistatore ad essere intervistato?

«Una divertita eccitazione che però può declinare nel timore di non sentirsi all’altezza, di deludere cioè le aspettative di chi, ponendo le domande, cerca riscontri intelligenti. Sì, ora che mi trovo dalla parte dell’intervistato, posso confermare che rispondere non è semplice perché ci vuol poco per scivolare in una noiosa banalità. E mentre dico questo già penso di averne evocata una. Le scuole di giornalismo inoltre avvertono che non esistono domande stupide, ma solo stupide risposte. La pressione insomma qui è tutta mia e nelle parole che sceglierò dopo i punti

38 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 PRIMO PIANO / DAMIANO REALINI
di
DIFFIDATE DALLE IMITAZIONI. MA NEL CASO
DAMIANO
QUESTA REGOLA NON VALE. CONTINUATORE DI UNA DELLE TRASMISSIONI PIÙ SEGUITE DELLA RSI, LE INTERVISTE AI PERSONAGGI PUBBLICI NEL PRIME TIME DELLA PROGRAMMAZIONE DOMENICALE, REALINI HA LA NON INVIDIABILE RESPONSABILITÀ DI PROPORRE AGLI SPETTATORI UN PROGRAMMA SEMPRE NUOVO. IMPRESA TUTT’ALTRO CHE FACILE, SE PENSIAMO CHE OGGI IL PUBBLICO È UN NAUFRAGO DIGITALE, ABITUATO A PERDERSI NELLE RETI SOCIALI PER INSEGUIRE, FORSE OLTRE LE SUE INTENZIONI, UN INTRATTENIMENTO NON DI RADO FINE A SE’ STESSO. DI ANDREA GRANDI
DI
REALINI

domanda. Si tratta di un esercizio utile che mi porterà a rispettare ulteriormente i miei ospiti che generosamente si fanno intervistare in tv, mostrandosi senza filtri e in totale sincerità».

È possibile distanziarsi dagli ospiti, evitare di sentirsi coinvolti? «No. Io cerco sempre di accendere e incentivare la relazione empatica con il mio ospite. Le emozioni sono, e rimangono, la base e la sostanza di ogni esperienza comunicativa. In programmi come Il gioco del mondo, che ora conosciamo come Lo specchio, il mio lavoro è proprio quello di scoprire i lati personali degli intervistati e condividere la parte sconosciuta delle loro esistenze. Facciamo un esempio: non spetta a me, di fronte a un politico, sollecitarlo su questioni puramente tecniche legate alla cronaca. Altri miei colleghi vi si dedicano, e con bravura e profitto, in altri format. La mia missione semmai è cercare il lato inedito, unico, del personaggio pubblico, che potrà così abbandonare per mezz’ora il consueto contegno rivelando il suo volto più sincero, umano, persino fragile. Non sempre scatta la magia, ma è il tipo di relazione che perseguo. Quando l’intervistato inizia a raccontare le sue emozioni richiamando aneddoti e ricordi, so di avere raggiunto il mio obiettivo. Allo stesso tempo, come giornalista al servizio di un ente con mandato pubblico, nel lavoro ricordo di preservare un approccio professionale nella scelta degli ospiti e nella conduzione».

Al pubblico, specie dei social media, oggi basta poco per giudicare un personaggio. Ma incontrare una persona è diverso da vederla in un filmato di Tik Tok… «Questa osservazione ha un fondo di verità, anche se, ricorda un proverbio che cito spesso: i grandi ballerini di tango si riconoscono negli spazi stretti. Semplificando: il valore di un personaggio supera il mezzo espressivo. Ci si può distinguere, indifferentemente, nei

sessanta secondi di un filmato TikTok, oppure in un post elettronico su Twitter, persino in un testo di prosa classica. La sostanza di un messaggio si impone sulla forma espressiva. Io ho a disposizione trenta minuti per incontrare una persona. Ma questo tempo non mi garantisce di avere da un intervistato più di quanto non altrimenti possibile in modalità multimedia. Insomma, cambiano i tempi, i modi, anche le circostanze di un incontro, ma si conferma che a fare la differenza restano i contenuti del messaggio, il carattere di una persona, e poi il suo carisma e altri fattori misteriosi e imperscrutabili. Me lo ha ricordato anche il periodo del lockdown causato dalla pandemia, quando ci trovammo costretti ad una programmazione in modalità digitale con collegamenti in rete. Superammo la distanza che mi allontanava dagli ospiti, ma fu veramente difficile. Questo mi ha convinto sull’importanza di accogliere in studio una persona, osservarne i gesti, le pause, il modo di esprimere le sue opinioni. Sembrerà una sciocchezza ma a volte la costruzione del ponte empatico con un ospite, quello che garantirà il successo di un’intervista, scatta con una battuta alla macchinetta del caffè o con una stretta di mano in sala trucco cinque minuti prima di accendere i riflettori. È il valore della connessione umana che, concedetemi un po’ di retorica nel dirlo, batte quella digitale».

La fisicità della relazione con gli intervistati, può però scomparire nei programmi culturali di cui si occupa la redazione di Turné, il magazine di attualità culturale. Per esempio una mostra, oppure uno spettacolo teatrale, si apprezzano dal vivo, in presenza. In questi casi, il contenuto artistico come può confermare emozioni agli spettatori?

«Nei programmi culturali lavoriamo sul minutaggio. Per Turné, usciamo dallo studio televisivo e proponiamo una narrazione, a volte informale, degli eventi

culturali presenti sul territorio. In ogni caso, mediare resta il nostro compito primario. Visitare una mostra obbliga la redazione a selezionare le opere da proporre agli spettatori. È un incarico che dobbiamo condensare nei circa duecentoventi secondi di cui disponiamo, in media, per ogni evento. Avvertiamo la responsabilità di conciliare sensibilità professionale e sensibilità del pubblico. Questo non ci impedisce di produrre, curando testi, immagini e sonorizzazione, servizi che generino emozioni».

Quale delle esperienze di vita ti aiuta nel lavoro?

«Mi considero una persona fortemente curiosa e dunque sono attratto da tutte le esperienze che la realtà mi sottopone con le sue varie sfaccettature, siano esse drammatiche o comiche, bianche o nere… Trovo sterile e violento l’atteggiamento di promuovere o bocciare persone e situazioni in base a pregiudizi ideologici, di casta o di presidio culturale e territoriale. Meglio aprirsi ad una sensibilità che contempli prospettive sempre nuove. Per quanto mi riguarda potrei dire che se da una parte, nel privato, può succedere che io mi senta attratto dalla complessità nelle sue varie manifestazioni (artistiche e sociali), dall’altra sento forte il richiamo, nel mio lavoro, di una semplicità comunicativa che cerchi, onorando le regole del servizio pubblico, di non annoiare i telespettatori. La considero una forma di rispetto nei confronti del pubblico. Durante le interviste che conduco mi pongo costantemente la domanda: ma se fossi a casa, sul divano in questo momento, cambierei canale? E la risposta, in studio, me la offre un cronometro che mi dà il tempo dell’intervista e che non è visibile al pubblico e all’ospite. Se i minuti scivolano veloci, ho conferma che la trasmissione interesserà anche gli spettatori. Altrimenti, cerco di incentivare l’ospite ad aprirsi al dialogo sperando di trovare quelle emozioni che ci accomunano e ci rendono umani, anche davanti a una televisione».

39 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 PRIMO PIANO / DAMIANO REALINI

ANNI DI TICINO TURISMO

È STATO DAVVERO PER QUASI MEZZO SECOLO PROTAGONISTA DELLA POLITICA TURISTICA.

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Presentazione della mostra di manifesti e del libro “Immagine Ticino” per il 50° di Ticino Turismo (TT): Da sinistra: Michele Fazioli, co-autore del libro, Simone Patelli, Presidente di TT, Marco Solari, Christian Vitta, Consigliere di Stato, Oliver Gianettoni di TT, co-autore del libro, Angelo Trotta, direttore di TT

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La copertina del libro edito da Ticino Turismo per i suoi 50 anni e stampato dall’editore Dadò: cronaca, storia, presente, interviste, centinaia di illustrazioni

Riandiamo all’origine di quella sua scelta… «Sono uno svizzero italiano nato e cresciuto nella Svizzera tedesca con studi universitari compiuti nella Svizzera francese. La mia vita, a parte un breve periodo internazionale, si è poi svolta tutta in Ticino, la mia terra. Sono cresciuto a Berna con il Ticino nel cuore, e il Ticino per me voleva dire, oltre alla cultura, alla lingua e alle storie di mio padre, soprattuttto le belle vacanze estive in riva al lago, a Casoro. Mio padre, alto funzionario federale, era ticinese e fra l’altro si è battuto per la presenza dell’italiano nell’Amministrazione federale. Lui era liberale e cattolico. Mia madre invece, patrizia svizzero tedesca, figlia e nipote di teolo -

40 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 PRIMO PIANO / MARCO SOLARI
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LA VITA PROFESSIONALE E PUBBLICA DI MARCO SOLARI È RICCA DI ESPERIENZE DIVERSE E RESPONSABILITÀ IMPORTANTI. PRIMO DIRETTORE DI ETT A 28 ANNI NEL 1972, DIRETTORE PER VENT’ANNI E POI PRESIDENTE PER COMPLESSIVI DIECI ANNI E DI FATTO SEMPRE ATTENTO ALLA PROMOZIONE DELL’IDENTITA VERA DEL TICINO,
Ph: © Ti-Press
DI MICHELE FAZIOLI
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gi e pastori protestanti, apparteneva a un altro versante di cultura. Ho respirato queste due anime e dalla mia infanzia e prima giovinezza bernesi ho tratto razionalità ed emozione, rigore e curiosità, e una nostalgia del Ticino che lo idealizzava: per me il Ticino voleva dire appunto le vacanze mentre Berna voleva dire scuola, impegno, fatica. Quando poi sono sbarcato sul serio in Ticino, ho dovuto subito scoprire che il Ticino idealizzato doveva essere rimesso nella realtà della vera conoscenza».

Questa scelta professionale, quasi una vocazione, sembra quasi iscritta nel suo DNA… «Credo di aver avuto prestissimo una mia inclinazione per il principio dell’accoglienza come empatia e come servizio. Da ragazzo guadagnavo l’argent de poche aiutando i turisti americani a trasportare le valigie fra alberghi e stazione. Più avanti ho fatto anche la guida turistica, in Europa e nel mondo, intanto che studiavo Scienze sociali all’Università di Ginevra. Mi attiravano l’accoglienza, appunto, l’apertura verso l’altrove, i viaggi. Dopo essermi diplomato all’università ho così inizato subito a la-

vorare nel campo del turismo, come Resident Manager della Kuoni a Bangkok, a Rio de Janeiro, a Palma e a Las Palmas. A 27 anni mi raggiunse la proposta di concorrere alla carica di direttore del nuovo Ente ticinese per il turismo. Sentii subito il fascino della sfida e dissi di sì. Capivo che questa opportunità poteva mettere insieme in modo ideale la mia passione per la mentalità dell’accoglienza e il mio amore per il Ticino».

Lei arriva in Ticino e tocca in modo concreto la realtà del nostro territorio, dovendo impostare una strategia, una visione nuova nell’offerta dell’immagine e dunque del volto multiforme di questo territorio… «Ho ben presto scoperto la complessità di un lavoro appassionante ma soprattutto ho individuato il punto di una certa contraddizione fra “mito” e “realtà” della cosiddetta “immagine Ticino”. C’era da rimettere a fuoco il ritratto più vero della nostra identità, proprio mentre mi accingevo a rilanciare la politica dell’offerta dell’immagine della Svizzera italiana. Ho avuto un vantaggio subito, grazie alla mia curiosità accesa su tutto, anche sulle persone. Penso a quelli che oggi potrei

chiamare i miei Maestri in cui allora mi imbattei: Piero Bianconi, Virgilio Gilardoni, Vincenzo Snider, Giovanni Orelli, Alberto Camenzind, con le loro visioni immaginose e lucide. Loro mi hanno fatto presto capire che la visione riduttiva e folcloristica del Ticino era una diminuzione rispetto alla ricchezza profonda del nostro territorio. Mi sono sentito stimolato a farmi parte attiva in un processo di conversione dell’immagine del Ticino dallo stereotipo alla complessità del vero. Senza peraltro mai smentire l’attrattività positiva del folclore (che non è folclorismo) e delle nostre caratteristiche climatiche e di costume. Ma bisognava valorzzare molto altro. Ho voluto mettere in risalto, per esempio, l’enorme ricchezza del genius architettonico dei grandi maestri ticinesi che lungo parecchi secoli realizzarono grandi opere: quella vocazione quasi genetica la si può leggere sul nostro territorio, ma soprattutto la si può leggere in giro per il mondo, dalla Roma barocca mutata e addirttura creata da Borromini. Bernini e altri, fino a Mosca e San Pietroburgo dove lavorarono parecchi architetti delle terre ticinesi. Ed ecco che proprio negli anni Settanta si scopre una prodigioa linea di continuità fra quella tradizione radicata e la creatività nuova di alcuni grandi architetti ticinesi: Tami, Camenzind, Snozzi, Galfetti, Botta, Vacchini, altri. E poi i monumenti, l’arte, gli affreschi del passato e le opere di oggi. Il manifesto “Ticino terra d’artisti” di Orio Galli, con un affresco cinquecentesco e la sagoma della “casa rotonda” di Mario Botta, ne fu la perfetta sintesi. E, ancora, gli scrittori, gli ingegni dell’arte. Dietro questa lettura culturale del nostro territorio veniva messa in luce la ricchezza della complessità profonda di un Ticino più completo, più vero».

Questa piccola rivoluzione culturale avviene proprio mentre il Ticino vive grandi cambiamenti, con una profonda trasformazione del territorio e della realtà socio-economica… «È vero, basti pensare che all’inizio degli anni ‘70 il Cantone non aveva auto -

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strade, non aveva un aeroporto con voli di linea ed era in attesa dell’inizio dei lavori della galleria stradale del San Gottardo. Le acque non erano depurate, la rete delle strade cantonali aveva bisogno di raccordi e circonvallazioni, il Cantone si sentiva molto periferico rispetto alla centralità federale. Avevo intuito che il Ticino e la sua poltica dovevano allacciare maggiori contatti con l’Amministrazione federale, con la Svizzera intera. Mi diedi da fare, riuscii ad accendere molti contatti che poi diedero frutti concreti».

In quegli anni, e anche dopo, sembrava che lei incarnasse la figura - per sostanza e forma - di un ambiasciatore ideale del Ticino e della sua identità vera… «Ambasciatore certamente no. Direi piuttosto mediatore e poi promotore convinto della voce del Ticino dentro la realtà confederale e il respiro internazionale. Ho sempre pensato che al Ticino dovesse essere data maggiore visibilità, associandolo in modo sostanziale all’immagine della Svizzera. Faccio un esempio, quello delle visite di stato in Svizzera. Mi sono battuto a Berna perché nei programmi delle visite di capi di stato e di reali si inserisse appena possibile anche la Svizzera Italiana. Quando giunse il presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini, per esempio, io insistetti perché ci fosse una ricca parte ticinese e ricordo che lottai per ottenere che il treno ufficiale si fermasse a Faido perché il presidente potesse incontrare una delegazione di minatori attivi nel cantiere della galleria del San Gottardo. Pertini si infiammò, ascoltò il coro dei minatori e si mise a cantare con loro, indugiando a lungo fino a far ripartire il treno in ritardo: accanto al volto ufficiale si manifestò pure la ricchezza umana e sociale di una realtà effettiva e della mescolanza migratoria. Perché quei minatori non erano mica svizzeri, erano soprattutto italiani, ed erano qui a lavorare per noi, per la costruzione di un’opera gigantesca».

Negli anni ’80 e nei decenni successivi il Ticino moderno che cambiava è diventato ancora più moderno. L’ETT ha riflesso queste mutazioni ma è stato addirittura, spesso, promotore diretto del cambiamento...

«Credo che un certo dinamismo che mi muove sempre abbia contributo a far sì che la poltica turistica del Ticino interpretasse al meglio il profondo cambiamento in atto nelle nostre società. Ticino Turismo addirittura contribuì spesso ad accelerare questi cambiamenti. Sono riuscito infatti, spesso insistendo, ad essere interlocutore attivo di molte dinamiche pubbliche. Per esempio nelle relazioni con i grandi responsabili del trasporti. Ci battemmo per assicurare a Bellinzona una fermata dell’allora mitico treno Trans Europe Express e ottenemmo anche tanti altri miglioramenti qualitativi e quantitativi concreti. Non nascondo di essere stato parte attiva nello sviluppo dell’aeroporto di Agno: a un certo punto entrai in contatto con i dirigenti dell’Ufficio federale dell’aria e di SWISSAIR e manifestai a nome del Cantone la speranza che anche il Ticino avesse un collegamento aereo costante con il resto della Svizzera e dell’Europa. Il principio fu accolto, in seguito a ciò si fece vivo con me Moritz Suter, patron della Crossair, e da lì cominciò la grande avventura di Agno e dei voli da e per il Ticino».

Forse si può dire che senza cancellare le tradizioni, c’era una contemporaneità di cambiamenti e valori da interpretare: il turismo ticinese con lei ha alzato l’asticella delle attese… «Bisogna puntare sempre al massimo per ottenere il possibile. Per mantenere armoniosamente tradizione e innovazione occorre non censurare nulla. Così a noi andava sempre bene il mito di Ascona, persino con un tipo di automobile battezzato da una grande marca (e poi palme, vicoli, merlot in riva al

lago, eccetera). Ma abbiamo anche collaborato allo sviluppo di grande qualità scientifica e culturale del Monte Verità, vero polmone nazionale e internazionaale sulla scia di una lunga storia».

Proprio per la sua capacità di incrociare le varie dinamiche dell’intera Svizzera lei fu nominato delegato ufficiale per le celebrazioni del 700mo della Confederazione del 1991. Questa funzione, che esulava da ETT, lei l’ha saputa declinare in modo immaginoso e dinamico anche a favore di una visibilità nuova per la Svizzera italiana. Lei ebbe l’idea di coinvolgere l’architetto ticinese Mario Botta e con lui pensaste la dimora itinerante del giubileo federale, la celebre tenda che si accampò all’avvio dell’anno nel prato di Castelgrande a Bellinzona. Il Ticino in prima pagina di fronte a tutta la Svizzera… «Credo che quel 10 gennaio del 1991, con tutto il governo federale (quell’anno presieduto dal ticinese Flavio Cotti) e tutti igli ex consiglieri federali, e tutti i governi cantonali e tutta la Svizzera ufficiale riuniti a Bellinzona, resterà per sempre impresso nel cuore di chi l’ha vissuto. Penso alla bellissima festa di popolo e autorità, la sera, nella città illuminata dalle mille luci di fiaccole e lanterne. L’immagine della tenda luminosa fra i castelli di Bellinzona diventò una icona nazionale».

Più tardi la sua carriera professionale ha preso slanci nuovi, con alte responsabilità nazionali nei direttivi di Migros e di Ringier, e infine alla presidenza del festival Internazionale del film di Locarno, che dirige tuttora. Ma certamente i decenni passati al vertice di Ticino turismo costituiscono una parte centrale della sua vita. Guarderà dunque con attenzione sensibile alle vicende nuove del turismo, a possibili scenari futuri… «Quando mi ritirai dalla presidenza di ETT presi l’impegno di non più inter -

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PRIMO PIANO / MARCO SOLARI

ferire nella politica del turismo. Credo fermamente nel principio dei patrizi bernesi: “Servir et disparaître”. Ripeto qui unicamente l’ultima frase del mio ultimo discorso quale presidente nel 2014: “Turismo è dare e ricevere. Se manca il lato umano si riduce a mera operazione economica: ma non era, non è, e mi auguro che questa non sarà mai la visione turistica del nostro Ticino, cantone per lunga tradizione e civiltà generoso, aperto ed accogliente».

D’accordo, Marco Solari vuole “scomparire” da ogni coinvolgimento sul turismo che verrà. Però l’uomo, l’intellettuale Marco Solari può riflettere su questioni generali di vita e società. C’è forse, sotteso al dinamismo positivo dell’offerta turistica, anche il pericolo della banalizzazione massificata? A furia di sognare il “tutto esaurito” da ogni parte, non si rischia di ridurre

il turismo a una quantificazione commerciale? E se cercassimo di inventare una “sobrietà turistica”?

«Sobrietà turistica? Mi sembra ci voglia più sobrietà in tutti i campi. Rigore e intransigenza nei confronti della superficialità, dell’egoismo ma pure della sopraffazione imperante. L’università sforna sempre più esseri da inserire nel sistema di produzione, le materie umanistiche sono trascurate. Se si iniziasse il ripensamento con la scuola e la formazione? Insegnare a sapersi accontentare è insegnare una radice, o forse la vera radice profonda della serenità».

“Servir e diparaitre”, lei diceva. Ma un intelletto interiore nutrito da 70 anni di curiosità, dinamismo, esperienza dirigenziale, cultura, non può mica rifugiarsi in un limbo solitario. Un animo forte ad aver voglia di immaginare e fare. E allora per finire una domanda molto

personale: quali sono le voglie, i desideri di Marco Solari davanti agli anni che verranno?

«Detto negativamente vorrei evitare l’angoscia. Non l’angoscia della morte, di cui non si deve mai avere paura, ma l’angoscia esistenziale. La malattia, la triste vecchiezza, gli affanni. Del resto anch’io, come molti, ho vissuto momenti di tristezza infinita: il divorzio, il suicidio dell’adorato nipote Sebastian, i violentissimi attacchi personali da persone invidiose e se non fosse stato per mia moglie Michela mai sarei riuscito a superare certi colpi. Espresso invece positivamente: vorrei poter mantenere un dono ricevuto che ha arricchito la mia vita: la curiosità. La curiosità per le cose e le persone, per le esperienze belle e sorprendenti pur accettando sempre anche quelle meno liete. La vita è dare. Vorrei potere, anche se nel silenzio e con discrezione, continuare a dare, almeno a chi mi è vicino».

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YOU DECIDE

Nel suo percorso professionale lei è riuscito ad interpretare con successo molti ruoli diversi: consulente, politico, artista. Come è stato possibile conciliare impegni così diversi? «Sicuramente con una dose di piacere e passione, coniugate da un comune denominatore e cioè il modo di esprimermi nei vari ambiti. Cerco di restare autentico e non condizionato dal possibile risultato delle mie attività. Mi spiego meglio: conta come faccio più di quanto penso di ottenere. Le varie attività poi si completano e le une sostengono le altre».

Dopo anni di attività politica quale bilancio si sente di tracciare di questa esperienza?

«Un bilancio non ancora definitivo e sempre in movimento. L’attività politica mi ha permesso e tuttora mi permette di conoscere le persone e il territorio e di ricevere stimoli e critiche e di potere anche partecipare alla nostra vita sociale. Il Cantone Ticino l’ho nel cuore e perciò ne ricevo gioie e dolori. Spero di infondere positività e ottimismo, esercizio non sempre facile con i tempi che corrono».

Il Ticino che verrà. Che cosa vorrebbe contribuire a realizzare nel corso dei prossimi anni?

«Contribuire a formare una mentalità coraggiosa e non rinunciataria, con spirito e rischio di impresa ove i principi di solidarietà siano posti in primo piano e questo attraverso il riconoscimento e rispetto del benessere individuale e della sua formazione. Meno moralismo giudicante e perbenismo a basso prezzo. Ognuno deve potere aspirare al suo benessere individuale e con questo contribuire poi all’aiuto dei più deboli e fragili e in particolare di tutte le persone emarginate. Dunque un Cantone ove sia possibile sognare il

miglioramento della propria condizione sociale e che abbia un profondo senso di rispetto per tutti i cittadini».

In che modo ha scoperto di avere una vocazione artistica e quali sono state le principali tappe del suo percorso in questo campo? «In modo assolutamente casuale e nata da un bisogno di trovare una forma di espressione che potesse dire chi sono e quello che penso. Naturalmente ciò avviene con un linguaggio non convenzionale e sicuramente non facilmente decifrabile. È un percorso che si rinnova ogni volta che il pennello o la spatola toccano la tela e che mi porta ad una destinazione sconosciuta. Continuerò così sino a quando riuscirò ad eludere la ricerca del risultato.

A partire da ottobre sue opere saranno esposte a Villa Principe Leopoldo. Quali sono le novità e i principali motivi d’interesse di questa mostra? «Ringrazio la Villa Principe Leopoldo per avere voluto questa esposizione sicuramente non convenzionale e distaccata dal contesto della villa. I quadri, diversi nel loro genere si riconoscono però nel desiderio di suscitare curiosità e libertà di interpretazione al visitatore. Qualche domanda viene anche posta all’osservatore con l’imperativo ‘you decide’ presente in molte tele. All’ospite decidere cosa».

La sua è una vita piena di tanti interessi. Si può definire un uomo appagato e quale è la sua idea di felicità? «Sono felice a volte e anche triste come capita. Ogni giorno abbiamo momenti di felicità, molto dalle cose più semplici e scontate. Per me conta riconoscere questi momenti e ringraziare per poterli avere».

PERSONAGGIO POLIEDRICO CAPACE DI IMPORSI IN AMBITI DIVERSI, EMILIO MARTINENGHI PROPONE UNA NUOVA ESPOSIZIONE DEL SUO LAVORO ARTISTICO CON OPERE CHE COINVOLGONO DIRETTAMENTE IL PUBBLICO.

47 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 PRIMO PIANO / EMILIO MARTINENGHI

IL SOGNO INFRANTO

E IL DILEMMA DELL’EUROPA

LUNGA STAGIONE DELLA LIBERALIZZAZIONE DEGLI SCAMBI ECONOMICI MONDIALI HA ILLUSO L’EUROPA CHE LA FORZA ECONOMICA DEI SUOI MERCATI BASTASSE PER FARNE IL TERZO POLO SU SCALA MONDIALE. UN SOGNO INFRANTO DAL RITORNO ALLA REALTÀ: QUELLA DEI VECCHI E NUOVI INTERESSI GEOPOLITICI, NAZIONALI E NEO-IMPERIALI.

Chi ha definito i nuovi equilibri europei e mondiali dopo il secondo conflitto mondiale? Le potenze vincitrici. Nel febbraio del 1945, a Jalta in Crimea (sic), accanto al Presidente dell’Unione sovietica Giuseppe Stalin, sedevano il presidente degli Stati Uniti d’America Roosvelt e il premier del Regno Unito Churchill. Ambedue anglosassoni, ambedue atlantici. I rappresentanti dell’Europa continentale sconfitta

erano assenti (con grande irritazione di De Gaulle). La spartizione dell’Europa continentale con Stalin è stata fatta dalle potenze atlantiche: dapprima concedendogli l’Europa dell’Est e poi - solo quattro anni dopo, nel 1949, spaventati dall’espansionismo dell’Impero sovietico - istituendo l’Alleanza militare atlantica della NATO schierata alle frontiere con l’URSS e i suoi vassalli. Dal punto di vista geopolitico, in Europa le cose sono chiare e non sono mutate nella sostanza da 70 anni.

L’Alleanza atlantica dominata dagli USA si è allargata progressivamente in Europa - e si sta allargando ancora in questi mesi di guerra integrando anche paesi membri dell’UE storicamente neutrali come la Svezia e la Finlandia -. Insomma, è evidente che gli Stati Uniti (cui siamo debitori per la liberazione dal nazifascismo tanto quanto siamo debitori alla Russia) sono venuti in Europa per restare. Lo sanno bene le cancellerie europee e in particolare quelle italiane succedutesi da 70 anni a questa

parte. Non c’è stato e non c’è Governo italiano che possa essere insediato e possa durare senza dichiarare fedeltà agli Stati Uniti, garantire le basi militari NATO e USA sul territorio (e garantire gli interessi economici statunitensi, come insegna il Caso Mattei). Craxi osò interferire sulle basi di Sigonella e ne pagò lo scotto. Lo stesso Premier Massimo d’Alema (ex comunista formatosi a Mosca) nel 1999 non potè che dare il proprio avallo ai bombardamenti contro la Serbia (non autorizzati dall’ONU) degli aerei della NATO decollati dalle basi militari statunitensi di Aviano, nel Friuli. Un’operazione militare più che mai attuale, giacché il conflitto in Ucraina sta pericolosamente riaprendo nei Balcani ex comunisti le ferite degli Anni Novanta.

Dal punto di vista geopolitico e militare ma non solo, l’Europa è rimasta fino ad oggi - durante tutto l’iter che l’ha vista trasformarsi in Comunità europea, in Unione monetaria e in Unione europea (istituzionalmente ancora incompiuta) - in un rapporto di più o meno forte vassallaggio verso gli Stati Uniti d’America. Ha saputo attirare a sé per qualche decennio il recalcitrante Regno Unito - che non aveva firmato il Trattato di Roma e avrebbe invece voluto incorporare la CEE nell’Associazione europea di libero scambio - ma la Brexit ha sancito il ritorno della “perfida Albione” nell’area atlantica anglosassone tradizionale.

L’UE è sì riuscita ad allargare la propria area di influenza recuperando all’ex URSS i Paesi dell’Est europeo, ma come dimostra l’attuale guerra in Ucraina, purtroppo non ha i mezzi per essere protagonista indipendente nella propria area geopolitica. Né dal punto di vista militare, dove è totalmente al

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LA DI

traino degli Stati Uniti, né clamorosamente da quello delle risorse energetiche e delle materie prime. Clamorosamente, poiché il primo nucleo del processo di unione europea fu la CECA, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio del 1951, istituita per garantire le fonti di energia e le materie prime necessarie alla costruzione del mercato comune europeo. La dura verità è che - mentre alle frontiere del continente infuria un pericolosissimo conflitto armato provocato dalla maggiore potenza nucleare al mondo - l’Unione europea non dispone di una “force de frappe” comune, di un’autonomia delle fonti di energia e materie prime in grado di reggere agli effetti perversi delle sanzioni economiche contro la minaccia russa e una solida unità in grado di esercitare una politica estera e una diplomazia non nazionale ma comune e non subalterna a quella statunitense. Come è possibile, visto il contesto geopolitico summenzionato, che l’Europa abbia sognato ad un certo momento del proprio sviluppo, di diventare il terzo polo su scala mondiale, tra gli Stati Uniti e la Cina? Ad alimentare quel sogno ha contribuito senz’altro il suo straordinario sviluppo economico. L’UE è il secondo maggior esportatore e importatore di beni al mondo e il primo negli scambi di servizi. A farla diventare un gigante economico ha contribuito il fatto che il suo processo di unificazione e di allargamento del mercato unico è andato di pari passo con quello della liberalizzazione degli scambi commerciali, dall’Accordo sulle tariffe doganali e il commercio del 1947(GATT), all’Organizzanizzazione mondiale del commercio (OMC) istituita nel 1995. La stagione euforica della globalizzazione e della liberalizzazione ha dato le ali ai Paesi trainanti dell’UE. Ma la stagione della globalizzazione felice è tramontata. La somma delle resistenze dei Paesi e delle classi sociali vittime degli effetti perversi della liberalizzazione dei mer -

cati hanno rilanciato protezionismi e nazionalismi. Non è un caso che a manifestare contro la globalizzazione un tempo fossero i sindacati e la sinistra e oggi siano (anche) le classi popolari che votano i sovranisti. E se si considerano attentamente le strategie e gli slogan delle due potenze che si contendono la supremazia su scala mondiale, Stati Uniti e Cina, si nota - benchè abbiano economicamente bisogno l’una dell’altra - una comune tendenza protezionistica e l’affermazione di una volontà imperiale assai simile. Mentre tre anni fa, al Forum di Davos, l’autocrate Xi Jinping indossava la maschera del campione della liberalizzazione del commercio mondiale, in realtà la politica che attuava era protezionistica come e forse più di quella che clamava Donald Trump col suo “Make America great again”. Forte di un accentramento di potere politico e militare che nessun leader cinese ha mai avuto dopo Mao Zedong e di strumenti tecnologici di controllo sociale, politico ed economico senza precedenti, l’obiettivo evidente di Xi Jinping è “Make China great again” (cominciando col piegare Hong Kong e gli irriducibili indipendentisti di Taiwan). Un obiettivo che viene da lontano perché - come si evince dai suoi discorsi - vuol lavare l’onta della colonizzazione, dell’invasione secolare del Celeste impero da parte dell’Occidente, invertendo la direzione della Via della Seta. Attuando un imperialismo economico cinese rivolto in primo luogo all’Estremo oriente, ma anche al Pacifico, all’Africa e all’Europa. E creando un nuovo ordine economico-finanziario contrapposto a quello del dollaro. In questo nuovo contesto geopolitico neo-imperiale dove Cina e Stati Uniti si contendono la supremazia mondiale, cosa è in grado di fare un’Europa continentale presa nella morsa di un pericoloso conflitto alle sue frontiere ad Est, di crescenti flussi migratori dal Mediterraneo e di una acuta crisi ener -

getica e di materie prime che la spingono in recessione? Certo, si capisce che proprio in questa situazione di bisogno estremo l’Europa non abbia interesse a considerare Pechino come un nemico bensí come un partner essenziale ed un enorme, vitale mercato. Qualcuno afferma che sia necessario andare oltre: che occorra smarcarsi dalla politica dello scontro attuata da Washington e trattare da pari a pari con la Cina. Sta di fatto che la maggioranza delle cancellerie europee (anche se Berlino sembra voler continuare imperterrito nella sua politica filocinese) sembra aver capito che la Nuova via della seta offerta da Pechino poteva trasformarsi in un regalo avvelenato da parte di un colosso economico, tecnologico, politico e militare nelle mani di un partito unico che controlla e orienta tutto in modo capillare (come ha dimostrato la politica Zero Covid): ogni movimento dei propri cittadini, la scienza e la ricerca e anche l’economia.

Lo Stato diretto dal partito guida, a sua volta diretto da Xi Jinping promuove e controlla anche le tecnologie e le attività economiche delle aziende e società che hanno scambi commerciali con il mondo intero. Il dilemma dei Paesi europei (più che dell’UE, visto che il Presidente del Parlamento europeo e la Presidente della Commissione europea fanno a gara ad escludersi a vicenda quando incontrano il Presidente cinese) è quindi il seguente: nelle relazioni con Pechino è possibile mantenere un atteggiamento di equidistanza rispetto a quelle con Washington, di cui l’Europa è in misura non indifferente vassallo? È possibile continuare a sognare addirittura di essere un terzo polo negli attuali equilibri e nel nuovo ordine economico-finanziario su scala mondiale, accanto agli USA e alla Cina? Alla prova dei fatti, il dilemma appare ormai retorico. Volente o nolente, questa Europa la scelta l’ha già fatta o subita. E temo che le sarà anche molto difficile giocare il ruolo di arbitro.

49 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 GRANDANGOLO / MORENO BERNASCONI

La cosa che colpisce maggiormente di Luca Gianinazzi è che è realmente interessato a chi gli sta davanti. Che tu sia l’intervistatore poco importa, alla fine la chiacchierata “off the record” sarà più lunga di tutto il girato. E forse è anche grazie a questa sua voglia di conoscere il prossimo che è riuscito ad arrivare fino a lì, fino a quella transenna che in fin dei conti in cuor suo sapeva, o per lo meno sperava, di poter raggiungere prima o poi. La panchina del Lugano non è un punto d’arrivo, non può certo esserlo per chi di anni non ne ha ancora 30, è probabilmente la logica evoluzione della sua carriera, del suo rapporto con l’hockey. Un amore, quello per il disco, nato grazie ai fratelli: «Ne ho due, rispettivamente di 5 e 7 anni in più, ed entrambi giocavano a hockey. Li vedevo e volevo essere come loro, alla fine ho rotto così tanto le scatole alla mamma, che mi ha portato. Avevo tre anni la prima volta che ho provato, lei sperava mi spaventassi... invece sono ancora qua oggi». Da quella prima volta, alla prima da allenatore del Lugano, di cose nel mezzo ce ne sono state molte, così come di allenamenti e partite, disputate sempre con un bastone in mano. A cambiare, a volte, era il tipo di calzatura: «Ho giocato a unihockey e per tanti anni a skater. Anche negli ultimi anni, d’inverno a hockey, d’estate a skater». La volontà è però sempre stata quella di vestire la maglia del Lugano, squadra del cuore e squadra che l’ha forma-

UN IMPEGNO CHIAMATO LUGANO

to. Ma le cose non sempre vanno come si spera, la realtà e i sogni possono prendere due strade ben distinte. Non è stato questo il caso di Luca Gianinazzi, che almeno in parte i suoi obiettivi iniziali li ha raggiunti, ma in ogni caso ha dovuto rivedere il suo percorso: «Sono arrivato a mettere i piedi un po’ in prima squadra, ma non stabilmente. Ho provato allora a scendere in serie B, a farmi una carriera lì per poter tornare in A. Ma a 24 anni mi sono reso conto che la massima serie era solo un sogno e non un obiettivo reale, quindi ho cambiato le mie priorità. Volevo andare a Zurigo a studiare scienze della salute. Non volevo smettere, volevo andare là con l’idea di studiare e giocare in prima lega per pagarmi un po’ gli studi. Il focus in quel momento era più sulla parte scolastica che sull’hockey».

Dalle passioni più viscerali è però difficile allontanarsi troppo e Luca lo sa bene. È infatti bastata una chiamata a fargli tornare quella smania di ghiaccio, una chiamata che di fatto gli ha cambiato la vita: «Krister Cantoni mi ha proposto di andare a fare il vice allenatore assieme a lui nella U17. Non avevo idea se quella sarebbe stata la mia strada, ma dopo 10 minuti ho capito che sì, quella era la cosa che volevo fare».

C’è chi allenatore ci nasce, chi lo diventa. Luca è un po’ l’uno e un po’ l’altro, ma per perfezionarsi decide di partire per la Finlandia, una delle grandi scuole europee dell’hockey, per studiare Management e Coaching: «Era tutto fatto, avevo già trovato l’appartamento e persino una squadra U17 da allenare. Era stata una decisione presa assieme al Lugano, dopo i tre

50 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 CORNER / LUCA GIANINAZZI

anni di laurea avrei contattato l’HCL come prima squadra. Ma a una settimana dalla partenza è arrivata un’altra chiamata... Il Lugano mi ha proposto di allenare la U20 e ho accettato, rinunciando alla Finlandia». Gianinazzi resta in Ticino e si perfeziona sul campo: con gli U20 Elit in cinque anni conquista un terzo e un secondo posto, oltre a una semifinale interrotta dalla pandemia. Numeri di tutto rispetto. Il suo nome comincia a circolare all’interno dell’ambiente bianco-giallo-nero. Lui dimostra di saperci fare e la società sa che in futuro potrà contare sul suo apporto. Quello che la dirigenza non sa è che quel futuro è più vicino di quello che ci si possa immaginare. L’8 ottobre arriva infatti il comunicato del Lugano: «Luca Gianinazzi è il nuovo head coach». Ci ri-

siamo, è una terza chiamata a indirizzare la sua vita: «Non ho avuto molto tempo per decidere. Ho chiamato subito mia moglie, ma avevo già scelto, era più per comunicarglielo. Ovviamente le ho chiesto un parere, ma ne avevamo già discusso in passato, perché sapevamo entrambi che un giorno sarebbe potuta arrivare questa occasione. Quindi sapevamo a cosa saremmo andati incontro, perché alla fine è una decisione che cambia sì la mia vita, ma anche la sua e di tutta la famiglia». Dopo le telefonate e i messaggi di rito (oltre 450 quelli ricevuti su WhatsApp), Gianinazzi deve immediatamente fare mente locale, perché la sera stessa c’è una partita da preparare: «L’attesa è stata la cosa più complicata da gestire. Mi si era un po’ chiuso lo stomaco durante la giornata,

ho mangiato poco. Ma una volta che sono arrivato in panchina ero talmente concentrato su quello che c’era da fare che non ho avuto molto tempo per pensare a cosa stesse accadendo». Più in generale, il suo compito è quello di ridare smalto a un Lugano lontano dai suoi standard. Un compito non facile a 29 anni, ma il nuovo allenatore del Lugano preferisce non guardare la carta d’identità e a chi storce il naso, mostra le sue idee: «Non credo che la mia età sia uno svantaggio. L’importante è essere autentici, perché vieni valutato per quello che porti, non per gli anni che hai. Ora abbiamo iniziato un percorso, basato su alcuni punti chiave: mettere l’avversario sotto pressione e colpirlo in transizione quando non è pronto. È lì che hai un grosso vantaggio. Cerchiamo poi di tenere il disco il più possibile e di avere i nostri cinque uomini vicini. È un gioco un po’ diverso rispetto a prima». Per vedere il Lugano ad immagine e somiglianza del suo coach, servirà tempo: «È un progetto a lungo termine. Il mio obiettivo è quello di vincere la prossima partita, ma se facessi di tutto solo ed esclusivamente per vincere quella partita e poi non dovesse succedere, saremmo ai piedi della scala. Voglio mettere delle basi forti su cui costruire, il successo diventa una conseguenza di quello che siamo e non l’unico focus che abbiamo». Nel frattempo la strada è stata intrapresa e Luca Gianinazzi di chilometri assieme al suo Lugano ne vuole percorrere ancora molti.

CORNER / LUCA GIANINAZZI
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I MONDIALI IN QATAR HANNO FATTO DISCUTERE PRIMA, FANNO DISCUTERE

DURANTE E LO FARANNO ANCHE

A FINE EVENTO. SI CRITICANO I MODI

CON CUI IL PAESE HA OTTENUTO

L’ORGANIZZAZIONE, IL TRATTAMENTO

RISERVATO AI LAVORATORI E PURE

L’IMPATTO AMBIENTALE DI UN SIMILE AVVENIMENTO.

IL QATAR, UN MONDIALE NON PER TUTTI

Si gioca a cavallo tra novembre e dicembre ed è una novità. È però innegabile che si parla del momento sportivo più atteso dagli amanti del calcio. Lo sa bene Davide Santini, titolare dell’agenzia PS Sport di Lugano, che per mesi ha lavorato per organizzare la trasferta di tanti ticinesi. Davide era impegnato nel mondo della finanza, ma qualche anno fa ha deciso di lasciare tutto per inseguire il suo sogno. La pandemia gli aveva messo i bastoni tra le ruote, ma oggi la sua attività viaggia spedita e ogni settimana i suoi clienti girano il mondo per vedere partite di calcio o match di tennis. Perché, ormai è assodato, la passione

non ha confini e il turismo dello sport è in crescita. I tifosi della Nati hanno dovuto spendere migliaia di franchi per assicurarsi un posto nella storia. Vedere Shaqiri e compagni ha un costo, e lo scontrino è parecchio salato. «Sì, non è un Mondiale per tutte le tasche. Aldilà del biglietto delle partite in Qatar non ci sono strutture alberghiere» – ci dice Santini. «Si contano circa 30’000 camere e quasi tutte sono occupate dalla Fifa che organizza l’evento». E allora dove dorme chi sta seguendo le partite? «Nella cabina di una nave, ma al prezzo di un cinque stelle». Detto delle difficoltà, quanto hanno dovuto scucire i suoi clienti?

«Siamo riusciti a creare dei pacchetti

52 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 CORNER / CALCIO

che partono da circa 5.000 franchi per chi alloggia in una cabina senza oblò. Quattro anni fa in Russia la cifra richiesta era nettamente inferiore, ma in Qatar non c’erano alternative. Questo è un Mondiale solo per tifosi benestanti, purtroppo.» Per Davide Santini il suo non è un semplice lavoro. «Lo sport, in particolare il tennis, è la mia passione. Prima organizzavo trasferte per hobby, riuscire a vivere di questo è bellissimo. È un impiego dinamico, dove sei tu a decidere come occupare il tempo. Non nascondo che per un evento come il Mondiale è stato tutto molto intenso. Il mio obiettivo è cercare sempre di avvicinarmi al cliente: capire cosa vuole e assecondare le sue richieste. Non sempre è facile, ma il mio scopo è provarci giorno dopo giorno».

Da un ticinese all’altro, da Davide a Enea. Enea Renggli è un ragazzo che ama il calcio. Da piccolo seguiva le partite del Bellinzona assieme a suo papà, oggi gioca nel Sant’Antonino, ma soprattutto non si perde una partita della Nazionale. «Mai e poi mai, seguirei la Svizzera dappertutto», ci dice in apertura Enea. Recentemente un suo striscione esposto a Wembley aveva fatto il giro del mondo. L’immagine era stata addirittura ripostata su Twitter da BRFootball, noto portale sportivo che conta più di 4 milioni di followers. Il telo, che parodizza una ricerca Google per ironizzare sulla mancata qualificazione dell’Italia al mondiale, è diventato virale. «Mi diverte molto pensare e preparare striscioni. Quello che prendeva in giro l’Italia è stato un successo. L’idea è

partita da un telo simile che avevo visto, che prendeva in giro la Juventus. Ne ricordo un altro simile che voleva sfottere l’Ambrì». La realizzazione della simpatica vignetta è poi stata facilitata da un’amica che fa la grafica, dice Enea. Al giovane ticinese facciamo una domanda banale: perché girare il mondo al seguito della Svizzera? «Semplice» – ci dice – «amo il calcio e amo la mia Nazione. È una passione che è nata piano piano ma adesso non posso farne a meno. Ho tanti ricordi, solitamente passo il mio tempo maggiormente con i tifosi svizzero francesi, ma c’è un aspetto che vince: quando tifiamo, quando siamo in tribuna o sugli spalti, non ci sono differenze. Siamo tifosi svizzeri, uniti e felici, pronti a sostenere la squadra di Yakin». Torniamo da Santini. Il nostro articolo è cominciato con i problemi che hanno accompagnato la vigilia di questo evento. E allora, è giusto seguirlo? Oppure, come detto per esempio da Eric Cantona, bisognerebbe boicottarlo? Il direttore dell’agenzia Ps Sport non ha dubbi. «Ovviamente non condivido tutto ciò che è successo nella preparazione di questo evento. È innegabile che sarebbe stato meglio che i mondiali non fossero assegnati al Qatar. Però la FIFA ha scelto così, chi sono io per oppormi? E se lo facessi che differenza farebbe? Noi andiamo in Qatar per sostenere i nostri calciatori». E allora lasciamo da parte le polemiche per concentrarci sulle emozioni. «L’emozione più forte l’ho vissuta ad UEFA Euro 2020, contro la Francia» ci dice Enea Renggli. «In pochi minuti siamo passati dalla gioia allo sconforto e poi è arrivata la parata decisiva di Sommer su Mbappé. È stato fantastico e ho ancora la pelle d’oca nel raccontarlo». Il viaggio qatariota è lungo, durerà quasi fino a Natale. Alla fine vincerà una squadra, ma probabilmente ancora una volta vincerà la passione dei tifosi, da Davide a Enea, insieme a tutti gli altri tifosi sparsi per il mondo.

53 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 CORNER / CALCIO

IL GIRAMONDO DEL CALCIO ROSSOCROCIATO

DAL 1986, QUANDO HA FESTEGGIATO

LA PROMOZIONE IN LEGA NAZIONALE

A CON LA MAGLIA DEL LOCARNO, AD

OGGI HA REALIZZATO UN PERCORSO

SPORTIVO IMPRESSIONANTE IN GIRO

PER IL MONDO. IL SUO AMATO CALCIO

GLI HA REGALATO UNA COPPA

SVIZZERA CON IL LUGANO, UN TITOLO

DI VICE CAMPIONE CONTINENTALE

ALLA GUIDA DELLA UNDER 21

E UN ESALTANTE EURO 2020 IN VESTE

DI DIRETTORE DELLE SQUADRE

NAZIONALI ROSSOCROCIATE.

PIERLUIGI TAMI, A 61 ANNI, È IL PIÙ

ALTO MANAGER DELL’ASSOCIAZIONE

SVIZZERA DI FOOTBALL.

La carica di direttore delle squadre nazionali maschili è la più importante a livello tecnico. Come ci si sente sul tetto del calcio? «Ho una visione del mio lavoro già proiettata al 2026 con obiettivi a medio e lungo termine che prepariamo ogni mese grazie a riunioni mirate dell’area sportiva e tecnica, che parte dall’allenatore della nazionale maggiore Murat Yakin fino al responsabile della Under 15. Sette allenatori e cinque team manager che seguono delle linee guida per garantire la stessa identità al calcio svizzero di oggi e di domani, senza focalizzarsi unicamente sul risultato puro».

Come coordina questo grande impegno collettivo?

«Si tratta proprio di un lavoro di squadra orientato alla conoscenza delle caratteristiche di ogni allenatore e delle nostre forze, che sono impiegate direttamente sul campo e che hanno come obiettivo

finale per ogni sport la parte competitiva. La nostra volontà è proprio quella di affinare la coesione delle qualità dell’area tecnica con lo scopo di preparare i giocatori a migliorare le loro prestazioni a livello di squadre nazionali».

Con quali strumenti?

«Ci muoviamo su tre livelli, di cui due prettamente sportivi, che vanno dall’elemento “idea di gioco” in un contesto del calcio moderno sempre più curato nei minimi dettagli, che passa poi alle strategie di gioco e al sistema tattico che viene scelto dall’allenatore sulla base dei nostri punti forti e di quelli dell’avversario. Il perno è costituito dalla responsabilità che ogni allenatore è chiamato con i suoi giocatori ad assumere per rappresentare i valori della Svizzera calcistica sul campo e anche fuori, un autentico codice di comportamento che per noi è alla base di ogni prestazione e – di conseguenza – di ogni risultato sportivo e di immagine».

54 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 SPORT / PIERLUIGI TAMI
DI ROMANO PEZZANI Ph: © Toto Marti

La componente della casualità e della fortuna condizionerà sempre il successo in ogni competizione sportiva. Come considera questi fattori? «Risultano ingestibili per tutti, lo sport è continuamente influenzato da episodi. Da parte nostra, ci concentriamo sulle certezze che sono di nostro dominio: la prestazione dei singoli e del gruppo, il possesso della palla, la presenza nell’area di rigore avversaria, l’aspetto atletico e altri dettagli. È matematico che alzando percentualmente questi valori, la possibilità di segnare un gol aumenta e di conseguenza anche la vittoria non è affidata solo al caso».

Che ruolo ha lei nella pianificazione dei grandi appuntamenti come gli Europei o i Mondiali?

«Mi confronto regolarmente con il nostro team manager Damien Mollard, che pianifica tutto quanto ruota

attorno alla partita o a un evento, compresi gli spostamenti della Nazionale in Svizzera e all’estero. Nel caso del Qatar ci siamo affidati anche ad un’agenzia esterna per monitorare la situazione delle strutture pure da un punto di vista del rispetto dei valori del personale».

I diritti dell’uomo sono stati al centro di approfondimenti anche da parte di Amnesty International per questo discusso Mondiale, che ha portato alla luce statistiche raccapriccianti con oltre 15›000 morti fra i lavoratori stranieri impiegati tra il 2010 e il 2019…

«Un tema dominante che l’Associazione Svizzera di Football ha voluto tenere in considerazione nel massimo rispetto delle scelte logistiche che è stata chiamata a fare. Il campo base per gli allenamenti e le regole di gestione dell’hotel di recente costruzione in cui abbiamo deciso di stabilirci hanno as -

sicurato i criteri che avevamo posto sin dall’inizio e le condizioni di lavoro sono state oggetto di verifica».

Il periodo autunnale in cui è stata inserita la massima competizione mondiale, solitamente proposta in estate, ha stravolto la preparazione dell’evento. Come ha vissuto l’approccio alla World Cup 2022?

«Ogni selezionatore si è basato principalmente sulla forma del momento dei suoi convocati. I vari campionati si sono chiusi pochi giorni prima del calcio d’inizio della partita inaugurale dei Mondiali in Qatar e per ogni nazionale partecipante non c’è stato un periodo specifico di preparazione tecnica e fisica».

Davvero una prima assoluta… «Il fattore stanchezza, che spesso accompagna i campioni più impiegati durante la stagione in una grande competizione internazionale, ha la -

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sciato spazio alla freschezza dei singoli che hanno saputo rispondere con una presenza di rilievo che ha alzato il livello di tutta la rosa. Il classico ritiro per pianificare questo genere di manifestazione è venuto a cadere».

Come ha reagito il nostro commissario tecnico Yakin? «Murat ha confermato di sapersi adattare con intelligenza a ogni situazione. La qualificazione nel gruppo dell’Italia ha un’origine ben precisa in questo senso. Il nuovo allenatore, che ha preso il posto di Vladimir Petkovic a capo di una squadra già solida e dalla mentalità positiva, non ha rivoluzionato nulla, confermando uno staff consolidato che gli ha permesso di inserirsi subito in maniera costruttiva e con umiltà nella sua nuova realtà professionale».

Con lei gravitano diversi ticinesi nell’orbita rossocrociata. «Appartengono a un team allargato che lavora con impegno ed entusiasmo. Vincent Cavin, “match analyst” e ora vice di Yakin, ma anche Patrick Foletti, Damien Mollard, senza dimenticare il lavoro svolto da Mauro Lustrinelli con la Under 21, e da pochi mesi pure le nuove competenze di Massimo Immersi con la Under 15: sono parte integrante di una realtà federale che au-

menta il potenziale di tutto il gruppo che ho la fortuna di dirigere».

Klopp del Liverpool, Guardiola del Manchester City e Simeone dell’Atletico Madrid sono gli allenatori che stima in particolare, ma il suo cuore tifa per altre squadre. Quali?

«Le origini di mio padre Carlo e di mia madre Andreina sono bergamasche e di conseguenza l’Atalanta mi appassiona, anche se non nascondo la mia fede rossonera per il Milan».

E la donna del suo cuore?

«Ursula, sempre comprensiva in un mondo che comporta diversi sacrifici per i familiari. È una moglie forte che mi sostiene ogni giorno nelle mie scelte, lei che è stata insegnante di scuola elementare, oggi vicepresidente della Società Atletica e Ginnastica di Gordola con una carica in ambito politico come consigliera comunale a Minusio. Due-tre giorni la settimana sono soprattutto a Berna, il 90% dei miei spostamenti in auto, treno o aereo è dedicato al calcio».

PADRE E NONNO FELICE IN FORMA SMAGLIANTE

Clusone, città di quasi 9›000 abitanti della Val Seriana nell’alto Bergamasco, dove i grandi artisti hanno lasciato il loro genio, è il luogo in cui il 12 settembre 1961 è nato un altro numero uno, Pierluigi Tami, del segno della Vergine come Paulo Coelho, Andrea Bocelli, Sean Connery, Richard Gere, Sophia Loren o Claudia Schiffer. Padre di tre figli (Mattia di 38 anni, Alessandro di 34 e Nicole di 18) e nonno di altrettanti nipotini, l’attuale Direttore delle Squadre nazionali maschili dell’Associazione Svizzera di Football ha fatto strada proprio nel calcio, prima da giocatore (nelle file

di Locarno, Chiasso, Bellinzona e Lugano (con cui ha vinto la Coppa Svizzera nel 1993), da allenatore (finalista agli Europei Under 21 alla guida della Svizzera) e ora, dal 2019, da alto dirigente dell’ASF. «Ogni tappa di questo percorso mi ha regalato soddisfazioni enormi e sono fortunato di poter continuare ancora oggi a svolgere il lavoro che amo. Ho rinnovato il mio contratto fino al 2024 e mi concentro sul programma che ho fissato con il presidente federale Dominique Blanc per un continuo sviluppo del calcio svizzero, dalla nazionale maggiore fino alla Under 15».

«Pierluigi Tami ha migliorato ulteriormente il livello delle nostre squadre e delle nostre strutture grazie a un lavoro professionale in profondità», ha voluto precisare Blanc al momento del rinnovo della collaborazione con il suo direttore tecnico, che prevede già un’opzione di rinnovo. «Il 2024 è ancora lontano, dopo questi Mondiali ci aspetta la campagna per il prossimo Europeo che si terrà in Germania, anche se è giusto avere già un occhio rivolto pure all’edizione della Coppa del Mondo 2026 negli Stati Uniti, in Messico e Canada», conclude Pierluigi Tami.

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PERSAPERNEDIPIÙ ScansioniilcodiceQRconlafotocameradelsuo cellulareoppurecivisitisu www.wetag.ch Lanostrareteinternazionale thefinestrealestate since1973 SWISSMEDITERRANEAN Contatti +41916010440 info@wetag.ch Castaneda, rif LOC1166 Lago Maggiore, rif LOC1118-1 Paradiso, rif LUG1169 Losone, rif LOC1184 Lago di Lugano, rif. LUX1051-1

QUANDO LA MUSICA FA EMOZIONARE

do in centinaia di concerti e attrae sempre un pubblico entusiasta. Tra virtuosismo a una straordinaria sensibilità è in grado di raccontare come pochi le emozioni dell’animo umano in musica, dal primo romanticismo, e in particolare Schumann e Schubert, a Brahms, Beethoven, Skrjabin e Rachmaninov’. Volodos’ ci accompagna in un viaggio interiore, prima attraverso i diciotto pezzi di Robert Schumann Davidsbündlertänze, ciascuno un diverso moto dell’animo, e poi con una selezione di Preludi e Sonate di Aleksandr Skrjabin, compositore russo noto per la sua impetuosità emotiva.

Weekend di quartetti

Dal suono vigoroso delle grandi orchestre alle sperimentazioni della musica elettronica, LuganoMusica offre ad ogni stagione una ricchissima possibilità di ascolto per gli appassionati. Ma con i concerti di musica da camera, che sia un récital solistico o un quartetto d’archi, i musicisti stringono con il pubblico un rapporto più diretto e intimo, a contatto con la voce e le sfumature più sottili degli strumenti, in uno scambio di sguardi e di respiri brano dopo brano. Non a caso i musicisti ritengono da sempre la musica da camera il modo più emozionante di fare musica.

Due grandi pianisti Il 2023 inizia con i concerti di due grandi pianisti del nostro tempo. Martedì 31 gennaio la stagione ospita Francesco Piemontesi, pianista svizzero (nato a Locarno nel 1983) affermatosi a livello internazionale per il suo pianismo elegante e raffinato, grazie al quale restituisce esecuzioni cri -

stalline dei capolavori del classicismo – Mozart in particolare – del primo romanticismo e dei compositori francesi di inizio Novecento. Il programma che ha scelto trabocca di colori sfumanti e cangianti con il secondo libro dei Preludi di Claude Debussy e l’ultima Sonata di Franz Schubert in si bemolle maggiore, supremo viaggio del compositore romantico tra atmosfere emotive sempre nuove. L’appuntamento di venerdì 17 febbraio è invece con Arkadij Volodos’, interprete dalla tecnica pianistica prodigiosa che si è esibito in tutto il mon-

Dalla metà del ‘700 violinisti, violisti e violoncellisti si riuniscono nella formazione del quartetto d’archi, capace come nessun’altra di ispirare coesione e affiatamento tra gli interpreti, di spronarli a ricercare nuovi suoni e nuovi modi di esprimersi. Non a caso LuganoMusica dedica ogni anno tre giorni di programmazione a questa formazione, invitando alcuni tra i più importanti ensemble al mondo.

Si inizia venerdì 10 febbraio con il Belcea Quartet, fondato nel 1994 al Royal College of Music di Londra. La violinista Corina Belcea è originaria

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LAC / LUGANOMUSICA
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CON IL PROGRAMMA DI CONCERTI DA CAMERA LA MUSICA TROVA UNA DIMENSIONE UNICA E PRIVILEGIATA, CHE ATTRAE PER LA SUA ORIGINALITÀ E GUSTO.

della Romania, il violista Krzysztof Chorzelski della Polonia, mentre il violinista Axel Schacher e il violoncellista Antoine Lederlin sono francesi. «Io e Corina abbiamo il temperamento focoso degli est-europei, il nostro modo di suonare è guidato dalla nostra intensità. Penso che i nostri colleghi francesi abbiano aggiunto una palette di colori e sfumature a ciò che sarebbe stata un’interpretazione molto espressiva, ma monocolore» ha detto Krzysztof Chorzelski in un’intervista. Un insieme unico di influenze europee, una grande versatilità che porta il Quartetto Belcea ad affrontare con lo stesso slancio ogni repertorio. La loro cifra stilistica sta nella straordinaria capacità di fare tesoro delle proprie differenze, di cogliere tutte le opportunità di confronto e di crescita. Il giorno successivo, sabato 11 febbraio, il Teatrostudio del LAC ospita il Quatuor Diotima , quartetto tra i più famosi al mondo fondato da quattro laureandi del Conservatoire de Paris nel 1996. Diotima è il nome dell’amata del grande poeta romantico Friederich Hölderlin nel romanzo Hyperion , ma è anche il titolo di uno dei più grandi capolavori del Novecento, il quartetto Fragmente Stille, an Diotima di Luigi Nono. Romanticismo e nuova musica, studio del grande repertorio e ricerca di nuovi linguaggi. Yun-Peng Zhao (violino), Léo Marillier (violino), Franck Chevalier (viola) e Pierre Morlet (violoncello) sanno coniugare queste esigenze artistiche ugualmente importanti e hanno lavorato a stretto contatto con alcuni dei più grandi compositori del nostro tempo.

Domenica 12 febbraio il ciclo si conclude con il Quartetto d’archi della Scala . Questa formazione risale al 1953, quando le prime parti dell’orchestra del Teatro d’opera più famoso al mondo vollero approfondire il repertorio da camera per questa formazione. Dopo qualche anno di pausa, nel 2001 Francesco Manara (violino), Daniele Pascoletti (violino), Simonide Braconi (viola) e Massimo Polidori (violoncello) decidono di ridar vita a questa prestigiosa formazione. Le loro emozionanti interpretazioni raccolgono tutta l’esperienza che i quattro musicisti hanno maturato, creando ogni giorno il mondo sonoro in cui duettano le più grandi voci dell’opera.

György Ligeti: Ascoltare due volte Non poteva mancare la musica contemporanea. LuganoMusica dedica l’approfondimento di questa stagione a György Ligeti, vero spirito libero della musica d’avanguardia, da sempre riconosciuto

per il suo approccio libero e personale, al fianco di autori come Herbert Eimert, Bruno Maderna e Karlheinz Stockhausen. Se il nome a molti può sembrare sconosciuto in realtà la sua musica appartiene al nostro immaginario cinematografico grazie al capolavoro 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. Con la sua straordinaria musica Ligeti ha saputo toccare tutti i generi, dalla sperimentazione alla cultura di massa. L’appuntamento del ciclo “Ascoltare due volte” di sabato 11 febbraio, prima del concerto del Quatuor Diotima, si concentra sull’ascolto del quartetto di György Ligeti Métamorphoses nocturnes, con una presentazione da parte del direttore di LuganoMusica Etienne Reymond. Per ascoltare una, due, tre volte, incantanti nello scoprire sempre qualcosa di nuovo. L’ingresso è libero con prenotazione obbligatoria su www.luganomusica.ch.

01 Francesco Piemontesi Ph: © Marco Borggreve

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Arkadij Volodos’ Ph: © Marco Borggreve

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Quartetto Diotima Ph: © Lyodoh Kanekox

04 Quartetto d’archi della Scala

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A SAN SILVESTRO TORNA MARTHA ARGERICH

LA LEGGENDARIA PIANISTA ARGENTINA SARÀ A LUGANO IL 31 DICEMBRE CON L’ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA, PER FESTEGGIARE AL LAC L’ARRIVO DELL’ANNO NUOVO. IN PROGRAMMA MUSICHE DI DEBUSSY, PROKOF’EV E KODÁLY. E QUEST’ANNO, PER LA PRIMA VOLTA, CI SI POTRÀ FERMARE PER IL CENONE.

Stanno andando a ruba i biglietti per il Concerto di San Silvestro al LAC (informazioni: www.osi.swiss ), che è ormai diventato una tradizione attesissima dell’Orchestra della Svizzera italiana per congedarsi dall’anno che si chiude e salutare quello nuovo. L’appuntamento è per sabato 31 dicembre 2022 alle ore 18.00: protagonista d’eccezione sarà la leggendaria pianista Martha Argerich , concertista fra le più grandi del nostro tempo, già star dei Concerti di San Sil -

vestro al LAC nel 2018 e nel 2020. Martha Argerich ha un rapporto privilegiato con l’Orchestra della Svizzera italiana e la città di Lugano, dove è stata per 15 anni protagonista del festival Progetto Martha Argerich (2002-2017) e dove torna volentieri a suonare appena le è possibile.

Il programma scelto per la serata di San Silvestro prevede, sotto la direzione di Charles Dutoit, il più celebre dei concerti per pianoforte e orchestra di Sergej Prokof’ev, il Concerto n. 3 op. 26, il più equilibrato e improntato allo spirito classico del compositore russo, insieme alla poetica Petite Suite di Claude Debussy e, in chiusura, le scintillanti Danze di Galánta di Zoltán Kodály Quest’anno inoltre, per la prima volta, esiste la possibilità di trascorrere il Cenone di fine anno al LAC, dopo il concerto. Per maggiori informazioni è a disposizione il ristorante Luini 6 (mail info@luini6.ch oppure telefono +41 79 910 78 57).

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Orchestra della Svizzera Italiana Ph: © OSI / K. Kikkas

LA FANTASIA DI OSI IN AUDITORIO

Per la rassegna OSI in Auditorio, insieme all’OSI si alternano fra gennaio, febbraio e maggio tre personalità estrose ed originali, il celebre pianista Christian Zacharias, l’eclettico violoncellista Jean-Guihen Queyras e il vulcanico mandolinista Avi Avital. A loro si aggiunge Markus Poschner, Direttore principale OSI, sul podio con Avital, mentre Zacharias e Queyras si esibiranno sia come solisti sia come direttori dell’OSI, nella consolidata formula del Play&Conduct. Per tutti, programmi stuzzicanti, per chi ama proposte un po’ fuori dagli schemi.

Auditorio Stelio Molo RSI Lugano, ore 20.30

Giovedì 19 gennaio 2023

Christian Zacharias Play&Conduct, pianoforte Musiche di G. Fauré, W. A. Mozart e F. Poulenc

Giovedì 2 febbraio 2023

Jean-Guihen Queyras Play&Conduct, violoncello Musiche di F. J. Haydn, C. P. E. Bach, G. Ligeti

Giovedì 4 maggio 2023

Markus Poschner direttore Avi Avital mandolino Musiche di A. Vivaldi, G. Sollima, L. van Beethoven

OSI AL LAC CON GRANDI SOLISTI

LAC Lugano, ore 20.30

Giovedì 15 dicembre 2022

Orchestra della Svizzera italiana Robert Trevino direttore Bomsori violino Musiche di G. Ligeti, L. van Beethoven, C. Ives, R. Schumann

Giovedì 16 febbraio 2023

Orchestra della Svizzera italiana Charles Dutoit direttore Anastasia Kobekina violoncello Musiche di A. Honegger, F. J. Haydn, R. Strauss

Giovedì 2 marzo 2023

Orchestra della Svizzera italiana Krzysztof Urbański direttore Julia Hagen violoncello Musiche di A. Dvořák, L. van Beethoven

Giovedì 16 marzo 2023

Orchestra della Svizzera italiana Markus Poschner direttore Julia Fischer violino Musiche di J. Brahms, P. I. Čajkovskij

Giovedì 30 marzo 2023

Orchestra della Svizzera italiana Gergely Madaras direttore Maxim Rysanov viola Musiche di O. Bianchi, B. Bartók, F. J. Haydn, G. Ligeti

Giovedì 20 aprile 2023

Orchestra della Svizzera italiana Markus Poschner direttore Coro Clairière voci bianche Musiche di O. Bianchi, P. I. Čajkovskij Lunch with OSI: mercoledì 19.04.2023 nell’ambito della rassegna be connected

PRESENZA: OSI & SOL GABETTA

Torna dopo il grande successo della prima edizione il festival Presenza, a Pentecoste in collaborazione con l’Orchestra della Svizzera italiana e la grande violoncellista Sol Gabetta.

Con Presenza si intende proporre un nuovo modo di fruire i concerti, ispirandosi alla cornice originaria in cui i brani sono stati composti e tenendo nella massima considerazione anche la componente scenica e teatrale. Un concerto non è infatti soltanto un evento acustico, ma giocano un ruolo importante anche la dimensione visiva, sociale, teatrale e storica. Il festival Presenza è dunque una sorta di carte blanche, con l’obiettivo di sperimentare nuove idee, in almeno tre edizioni.

A fine maggio 2023 verranno proposti al LAC concerti e iniziative artistiche con Sol Gabetta e l’OSI diretta da Markus Poschner, insieme alla violinista Isabelle Faust. Una coproduzione OSI-LAC, con il sostegno di AOSI, l’Associazione degli Amici dell’OSI.

LAC Lugano

Sabato 27 - lunedì 29 maggio 2023 Orchestra della Svizzera italiana Markus Poschner direttore Soliste Sol Gabetta violoncello Isabelle Faust violino

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Sol Gabetta alla prima edizione del festival Presenza, al LAC a inizio giugno Ph: © OSI / L. Sangiorgi

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Marta Argerich con l’OSI per il Concerto di San Silvestro Ph: © LAC 2018-19

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Avi Avital ospite della stagione OSI in Auditorio

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IL MONDO DELLA DANZA CONQUISTA LE LUCI DELLA RIBALTA

Nei suoi sette anni di vita, il centro culturale LAC Lugano Arte e Cultura è diventato un punto di riferimento per la danza, settore per il quale il direttore artistico Carmelo Rifici, avvalendosi della curatela di Lorenzo Conti (consulente danza dal 2020), ha dedicato un’attenzione particolare. Attenzione confermata dalla prima edizione di Lugano Dance Project , festival che per cinque giorni – dal 25 al 29 maggio 2022 – ha puntato i riflettori sulla danza contemporanea grazie a decine di performance, workshops, incontri, portando a Lugano una platea internazionale di oltre sessanta artisti, operatori culturali e giornalisti. Dopo il successo di Lugano Dance Project , la stagione artistica 2022/23 attesta la vocazione del centro culturale per l’arte coreutica, offrendo uno spaccato sulle principali realtà della danza, sia svizzere che internazionali, attraverso un programma composto da quattordici appuntamenti che spaziano tra grandi ensemble e affermati talenti della scena coreografica del nostro tempo. Atteso dagli appassionati di questa ar -

te, il cartellone dedicato ai grandi ensemble si è aperto con due performance che hanno incantato il pubblico: Hollow Bones della Frankfurt Dance Company diretta dal coreografo italiano di fama internazionale Jacopo Godani, già collaboratore di William Forsythe (22 ottobre), e Ce que le jour doit à la nuit dell’acclamato franco-algerino Hervé Koubi (19 novembre), di ritorno al LAC con la sua compagnia dopo il successo di Les nuits barbares ou les premiers matins du monde. L’avvicinarsi delle feste di fine anno regala la bella occasione di vedere, venerdì 9 e sabato 10 dicembre, Il lago dei cigni di Angelin Preljocaj, di cui alcuni ricorderanno Romeo e Giulietta . Il grande coreografo francese di origine albanese porta in scena la sua versione del famoso balletto classico, intersecando il capolavoro musicale di Cajkovskij con la musica elettronica. Una versione del balletto decisamente urbana, dall’afflato post-industrial e libera da molti degli stilemi della classicità. Nella seconda parte della stagione, sabato 21 gennaio, arriva al LAC una delle compagnie coreografiche contemporanee di creazione e di reperto -

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62 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 LAC / DANZA
DOPO IL RECENTE SUCCESSO DI LUGANO DANCE PROJECT, LAC LUGANO ARTE E CULTURA CONFERMA LA SUA VOCAZIONE
A CUI DEDICA
OSPITANDO IN STAGIONE SIA GRANDI ENSEMBLE CHE LA SCENA COREUTICA CONTEMPORANEA. 01 Static-Shot di Maud Le Pladec per CCN Ballet de Lorraine Ph © Laurent Philippe 02 Doppelgänger di Abbondanza/Bertoni Ph © Tobia Abbondanza 03 Lago dei cigni di Angelin Preljocaj per Ballet Preljocaj Ph ©JC Carbonne 04 Gentle Unicorn di Chiara Bersani Ph ©Alice Brazzit 01 02
ALLA DANZA,
SPAZIO E ATTENZIONE

rio tra le più importanti d’Europa, il CCN Ballet de Lorraine, con un programma composto da tre strepitosi lavori, diversi tra loro ma accomunati da un’intensa sperimentazione artistica: For Four Walls/ Sounddance/ Static Shot . Segue domenica 2 aprile la Batsheva Dance Company, celeberrimo ensemble israeliano fondato da Martha Graham e dalla Baronessa Batsheva de Rothschild nel 1964 - oggi guidato da Ohad Naharin, coreografo che la dirige da anni con immutato successo – che presenta il suo ultimo lavoro intitolato MOMO, di cui sono protagonisti diciotto danzatori. Dopo l’incursione estiva dello scorso anno, torna sul palco del LAC sabato 11 febbraio, il figlio d’arte e pluripremiato ‘bailaor’ sivigliano Israel Galván, artista che ha saputo stravolgere i canoni del flamenco tradizionale

dosando sapientemente virtuosismo e contemporaneità, con La Edad de Oro Accanto a questi grandi appuntamenti, anche quest’anno il LAC esplora tematiche del contemporaneo, ospitando la scena coreutica attuale. Dopo le performance di Alexandra Bachzetsis, Chasing a Ghost , presentata nell’ambito della trentunesima edizione del FIT Festival (28 settembre), e di Out of Me, Inside You della giovane artista ticinese, residente al LAC, Francesca Sproccati (25-30 ottobre), la programmazione accoglie martedì 18 gennaio CorpoMemory di AiEP, lavoro del videoartista Claudio Prati e della coreografa e danzatrice Ariella Vidach. In oltre vent’anni di attività, il duo ha esplorato l’utilizzo dei media interattivi in relazione al corpo e al movimento, creando opere d’arte multimediale raffinate e sugge -

stive. Il loro nuovo lavoro si concentra sul ruolo dello smartphone nell’era delle migrazioni e delle smart cities Recente vincitore del Premio Ubu come miglior performer Under 35, Marco D’Agostin firma Gli anni , performance pensata con Marta Ciappina, artista cara al LAC, in programma martedì 14 febbraio, mentre sabato 4 marzo avremo l’occasione di vedere, o rivedere, il lavoro della coreografa e performer ticinese Lorena Dozio, Audiodanza , che ha debuttato proprio in occasione della prima edizione di Lugano Dance Project . Il cartellone dedicato alla danza si conclude con un trittico di performance riassunte nel focus intitolato Il corpo fragile. Negli anni recenti, una generazione di artisti e artiste ha lavorato contro gli stereotipi che ancora considerano la disabilità come uno stato di vulnerabilità e fragilità. Sul palco del LAC vedremo, domenica 12 marzo, l’atto conclusivo di una trilogia che Alessandro Sciarroni – Leone d’Oro alla carriera 2019 – dedica ai concetti di sforzo, resistenza e concentrazione in Aurora , miglior spettacolo di danza ai Premi Ubu 2021; giovedì 27 aprile Gentle Unicorn , spettacolo di cui è protagonista e autrice Chiara Bersani, anch’essa Premio Ubu Under 35, in cui prosegue la sua ricerca sul corpo politico, consacrando il proprio – carne, muscoli e ossa, cuore, occhi e respiro – all’unicorno; mercoledì 3 maggio Doppelgänger – Chi incontra il suo doppio, muore di Abbondanza/Bertoni dà forma all’incontro tra i corpi dei suoi due interpreti, Francesco Mastrocinque, attore con disabilità, e il danzatore Filippo Porro. Il focus che intende ragionare sul tema, aprendo la strada a nuove estetiche, si arricchisce di un incontro aperto al pubblico con Flavia Dalila D’Amico, autrice del volume Lost in translation, le disabilità in scena (edito da Bulzoni), in dialogo con Lorenzo Conti. Prevendita e calendario completo su www.luganolac.ch.

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MASI LUGANO PREVIEW DEL PROGRAMMA 2023.

FOCUS SULL’ARTE SVIZZERA

IL MASI LUGANO PROPONE PER IL 2023 SEI APPUNTAMENTI CHE PORTANO IN TICINO CAPOLAVORI STORICI, OPERE INEDITE E NUOVI SGUARDI SU IMPORTANTI FIGURE DELL’ARTE DEL NOVECENTO. LA STAGIONE SI APRE CON LA PERSONALE DI UN GRANDE MAESTRO DELLA FOTOGRAFIA, LO SVIZZERO WERNER BISCHOF.

prima volta in modo completo l’opera a colori del celebre fotografo attraverso circa 100 stampe digitali a colori da negativi originali dal 1939 alla metà degli anni ‘50, molti dei quali inediti. Una rilettura quindi del lavoro di Bischof, in un percorso che presenterà al pubblico un gruppo di opere realizzate con una Devin Tri-Color Camera, in cui il colore sembra letteralmente esplodere. Questi lavori –mostrati al pubblico per la prima volta – saranno accompagnati da immagini a colori scattate con una macchina fotografica Rolleiflex, dai particolari negativi quadrati, e con una Leica, dai classici rullini da 35 mm. I soggetti in mostra sono quelli noti dell’artista, che, in scatti fotografici realizzati dai quattro angoli del mondo, riesce sempre a combinare, come pochi altri, estetica ed emozione in composizioni perfette.

mostra dedicata ad Hedi Mertens Ospitata a Palazzo Reali (dal 2 aprile al 15 ottobre 2023) l’esposizione restituisce al pubblico l’opera e la singolare storia di un’artista che proprio in Ticino ha trovato le condizioni favorevoli per sviluppare la propria arte. Poco nota al grande pubblico, Mertens (San Gallo, 1893 – Carona, 1982) inizia infatti la sua carriera negli anni ‘60 del Novecento, in età già avanzata. Ciò nonostante, riesce comunque a sviluppare in poco più di vent’anni una ricerca personale nell’ambito dell’arte concreta svizzera. La mostra è in collaborazione con l’Haus Konstruktiv di Zurigo.

Unseen Colour

Un libero viaggio attraverso i mondi vissuti e visitati da uno dei più grandi maestri del reportage e della fotografia del Novecento: è quanto propone Unseen Colour, la mostra del fotografo svizzero Werner Bischof (Zurigo, 1916 – Trujillo, Perù, 1954), che apre la stagione espositiva 2023 del MASI Lugano (12 febbraio al 2 luglio 2023). La mostra esplora per la

Hedi Mertens

L’attenzione a importanti figure e personalità svizzere continua con la

Tre anni memorabili Sono tanti gli artisti che in circostanze e tempi diversi hanno trovato in Ticino il terreno ideale per lo sviluppo della propria opera. Tra questi anche il noto pittore Alexej von Jawlensky

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LAC / MASI
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(Toržok, 1864 – Wiesbaden, 1941). Tra i fondatori della Neue Künstlervereinigung München e membro del Blaue Reiter, allo scoppio della prima Guerra Mondiale Alexej von Jawlensky lascia precipitosamente la Germania per giungere ad Ascona dopo aver toccato altre località svizzere. La mostra Alexej von Jawlensky ad Ascona…i tre anni più interessanti della mia vita… ripercorre gli anni trascorsi dall’artista russo in Ticino, ricostruendo un periodo rimasto fondamentale nel suo percorso artistico. (dal 23 aprile al 1 agosto 2023).

Rita Ackermann. Hidden

Guarda invece alla pittura contemporanea la mostra Hidden (dal 12 marzo al 13 agosto 2023), dedicata all’opera di Rita Ackermann (Budapest, 1968). L’esposizione si concentra su una selezione di dipinti recenti – ma legati all’opera giovanile dell’artista a partire dagli anni ‘90 – e comprende una cinquantina tra dipinti e disegni realizzati da Ackermann negli ultimi 30 anni a New York City.

Premio Bally

Dal 4 al 25 giugno a Palazzo Reali si svolge inoltre la mostra Bally Artist Award 2023 con le opere del vincitore/ vincitrice del Premio Bally, il concorso indetto dalla Fondazione Bally in collaborazione con MASI Lugano per promuovere il mondo artistico e creativo del Ticino e della Svizzera.

Da Dürer a Warhol

La stagione autunnale continua all’insegna dell’eccellenza con la mostra Da Dürer a Warhol. Capolavori della Graphische Sammlung ETH Zürich (dal 10 settembre 2023 al 7 gennaio 2024). Questo appuntamento espositivo d’eccezione presenta al pubblico per la prima volta insieme i nuclei più importanti della collezione di arte grafica del Politecnico federale di Zurigo, considerata tra le più grandi collezioni di stampe e disegni della Svizzera. In mostra ci saranno capolavori di artisti come Albrecht Dürer, Lucas van Leyden, Albrecht Altdorfer, Francesco Parmigianino, Hendrik Goltzius, Rembrandt van Rijn, Francisco de Goya, Giovanni Battista Piranesi, ma anche opere più recenti di artisti come Andy Warhol e molti ancora.

Giornate di porte aperte, prodotti digitali, visite guidate, approfondimenti online e molto altro: sono tante le possibilità per scoprire le mostre del 2023. Per rimanere aggiornati è possibile consultare il sito www.masilugano.ch e seguire i canali social. E per non perdere nemmeno un appuntamento basta iscriversi alla newsletter, direttamente dal sito.

COLLEZIONE GIANCARLO E DANNA OLGIATI

La Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, parte del circuito MASI Lugano, presenterà un riallestimento delle opere ospitate nello spazio espositivo adiacente al centro culturale LAC (dal 25 marzo al 4 giugno 2023, ingresso libero), mentre in autunno si svolgerà una mostra con approfondimenti sulle opere di artisti della Collezione (dal 23 settembre al 23 dicembre 2023, ingresso libero), www.collezioneolgiati.ch

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Werner Bischof Modella con rosa Zurigo, Svizzera 1939 Stampa a getto d’inchiostro da ricostruzione digitale 2022

© Werner Bischof Estate / Magnum Photos

02 Hedi Mertens Unità a quattro lati uguali che si incontrano in un quadrato centrale 1971 Olio su tela Collezione privata

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Alexej von Jawlensky

Mytischer Kopf: Mädchenkopf (halbseitlich) 1918 c.

Olio e matita su carta stesa su cartone Kunstmuseum Basel- Stiftung Im Obersteg Depositum im Kunstmuseum Basel Foto: Martin P. Bühler

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Rita Ackermann Mama, Yves’s Mask 2021

Acrilico, olio, pigmenti e matita grassa su tela Foto: François Fernandez © Rita Ackermann. Courtesy of the artist and Hauser & Wirth

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Albrecht Dürer Adamo ed Eva 1504 Incisione al bulino Graphische Sammlung ETH Zürich

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DOPO LA GRANDE MONOGRAFICA

DEDICATA DA CORTESI GALLERY A HEINZ MACK (LOLLAR, 1931)

NEL 2019, L’ARTISTA TEDESCO È IL

PROTAGONISTA, DAL 28 OTTOBRE AL 27 GENNAIO, DI UN’ALTRA PERSONALE, ORA NELLA SEDE MILANESE DI VIA MORIGI 8: CE NE PARLA STEFANO CORTESI

COSTELLAZIONI CROMATICHE

Ohne Titel

(Chromatische Konstellation) 2022 Acrilico su tela 163,5 x 143,5 cm

Quali sono principali contenuti di questa nuova mostra dedicata a Heinz Mack?

«Questa esposizione si concentra principalmente sulle opere degli ultimi dieci anni della sua attività. In questi lavori l’artista è focalizzato sulla dialettica di colori puri che articolano le spazialità della superficie in nuove, radiose armonie. Vi si ritrova quella relazione dinamica e attiva tra colore, luce, struttura e spazio che costituisce il fulcro ideativo di queste straordinarie strutture di energia, insieme cromatica e fisica».

Quali lavori sono proposti in esposizione?

«Il percorso comprende alcune opere di grande dimensione, tra cui le prorompenti scansioni di Parade of Colours (Chromatic Constellation), 2000, in dialogo con lavori recenti provenienti direttamente dallo studio

dell’artista, tra cui una selezione di opere su carta, che mettono in evidenza la ricerca della purezza e della trasparenza cromatica».

Come nasce il suo personale interesse per il lavoro di questo artista?

«Heinz Mack è una figura fondamentale nell’arte della seconda metà del XX secolo: artista radicale e rivoluzionario, attivo dagli anni Cinquanta in una chiave di continuo rinnovamento. Dal suo lavoro emerge una pittura dirompente, nella quale non c’è nulla di naturalistico o descrittivo, quanto piuttosto un dispiegarsi dello spettro luminoso come distillato di pensiero ed energia».

La critica si è spesso soffermata sull’analogia tra la scelta dei colori proposti dall’artista e le microstrutture vitali sottese al mondo naturale…

«In effetti, questa analogia non va intesa in senso mimetico o illustrativo,

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quanto in una chiave germinante e generativa, con un esplicito fondamento noetico. Ovvero, le sue strutture di energia non sono entità pura -

mente visive: percorrendo le loro traiettorie cromatiche, ci permettono di addentrarci in quella dimensione liminale, complessa e mobile, che è

propria del conoscere, in cui microcosmo e macrocosmo si connettono in una virtualità resa presente e possibile dall’immagine».

STRUTTURE DI ENERGIA

L’analisi critica di Francesca Pola, curatrice della mostra «Nell’opera di Mack, il colore non è declinato nelle sue dimensioni puramente ottiche e percettive, ma articola l’immagine come pensiero: è sempre colore-luce, un codice primario e universale, fenomenologicamente determinato e materialmente esperito. Esso connette e fa dialogare culture diverse, tra Oriente e Occidente: si dispiega in tutta la sua potenza comunicativa ed espressiva, al di là di sterili decora -

tivismi o stereometriche geometrie. La purezza e la trasparenza del colore, aspetti cardine del lavoro di Mack sin dalla fine degli anni Cinquanta, si ritrovano in questi lavori recenti con la vitalità di una sorgente attiva, che rigenera continuamente la pittura, oltre sua dimensione materiale, per farne uno spazio dinamico e aperto: uno spazio di “immaginazione”, ovvero del pensiero nella sua dimensione precipua di “possibilità di immagine”». «La purezza e la trasparenza del colore, aspetti cardine del lavoro di Mack

sin dalla fine degli anni Cinquanta, si ritrovano in questi lavori recenti con la vitalità di una sorgente attiva, che rigenera continuamente la pittura, oltre sua dimensione materiale, per farne uno spazio dinamico e aperto: uno spazio di “immaginazione”, ovvero del pensiero nella sua dimensione precipua di “possibilità di immagine”. Il colore-luce è per Mack tale luogo privilegiato dell’immaginazione, in cui si dispiegano campi di energia, che secondo cadenzati intervalli fanno vibrare la superficie pittorica».

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RISORGIMENTO: UNA RIVOLUZIONE FONDATA SULLE IDEE

guerre e, dopo la seconda, si è unificata spinta piuttosto da uno stato di necessità e quindi consolidata più intorno ad un progetto economico che politica. Del Risorgimento non si è riusciti a trarne un insegnamento per cementificare un assetto politico stabile per il presente. Un progetto che avrebbe potuto essere ripreso con slancio dopo il 1989 e la fine della guerra fredda. Ma così non è andata.

RIFLESSIONI

Aconfrontarsi, da punti di vista diversi, sono stati due importanti relatori, Paolo Mieli, editorialista e già direttore del Corriere della Sera e Carlo Moos, Professore emerito di Storia dell’Università di Zurigo. Ne hanno ripercorso la storia che ha segnato l’800 e il 900 sino ai giorni nostri, sottolineando i valori e le idee, partendo dal Risorgimento. Volari e ideali modificati e stemperati nel tempo. Che cosa ne rimane oggi? Secondo Mieli, i valori del Risorgimento rimangono attuali, un qualcosa che ha illuminato la storia italiana, svizzera ed europea: indipendenza e unità, libertà, modernità, Stato laico e senso dello Stato. Fu un quindicennio eroico, salvo poi lasciarci i problemi irrisolti, perché è mancato il secondo tempo del Risorgimento. L’Europa si è dovuta misurare con le ferite delle due

La Svizzera rimane un “sonderfall”. Dal punto di vista svizzero l’approccio del federalismo integrale è: unità nella diversità. Anche se alla fine, l’organizzazione dello Stato unificato politicamente non è l’organizzazione auspicata dal Cattaneo, perché diviene un’unificazione che segue il modello centralizzatore, di tipo mazziniano. Ciò detto, la Svizzera rimane comunque un modello per l’Europa. Un modello che non va idealizzalo né santificarlo e proposto senza arroganza, non spostato solo sui poteri economici ma su una base culturale e sociale.

A questo punto, verrebbe da dire che è necessario fermarsi, capire dove si vuole andare e come trovare un giusto ordine che garantisca stabilità per il futuro. L’Italia si è dimenticata il modello risorgimentale o non lo ha mai realizzato fino in fondo. La Svizzera si è corrotta nel tempo e dovrebbe ritrovare uno spirito federalista come quello del Cattaneo, rispettosa delle diversità e della coesione, mentre l’Europa non riesce a concretizzare una visione politica d’insieme perdendo sempre più la sua centralità nel nuovo assetto geopolitico. Gli Stati uniti sono altro mondo. Ad est non è incoraggiante.

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DI MORENA FERRARI GAMBA* *Presidente Circolo Liberale di Cultura Carlo Battaglini
MACK STRUTTURE DI ENERGIA curated
Cortesi Gallery Via Morigi 8 20123 Milan, Italy +39 02 365 175 47 www.cortesigallery.com info@cortesigallery.com Heinz Mack, Ohne Titel (Chromatische Konstellation), 2022, acrylic on canvas, 163.5 x 143.5 cm OCTOBER 2022 - JANUARY 2023
HEINZ
by Francesca Pola in collaboration with the Artist

Per questo, dovremmo tornare allo spirito dell’800, tornare a una situazione il cui progetto intellettuale prenda il sopravvento alle esigenze di aggiustamento dell’oggi per oggi così come è. Sarebbe quindi necessario fermarsi intorno ad una Costituente, mettendo in campo le idee per capire se un nuovo mondo è possibile. Positivo è l’unità che l’Europa sta ritrovando, in questo momento e con una guerra alle porte, intorno ai valori impressi dalla sua fondazione e che, in fondo, sono i valori dell’umanità: la difesa della libertà e del diritto. Bisognerebbe continuare su questa strada: stuzzicare il pensiero e gli ideali, attivarli ed evolverli. Come fu appunto l’epoca del Risorgimento, i cui valori di radice repubblicana, che tanto ci appartengono, possono e devono adattarsi ma non essere dimenticati; ritrovare lo slancio e la passione di quell’epoca e di quei protagoni -

sti mossi da un impegno civile, fatto di rigore ed onestà, per cementare l’unione e la crescita culturale, sociale ed economica del Paese.

Ricordare quel periodo e quelle personalità appassionate (Battaglini, Cattaneo, Franscini, Pioda, Luvini,

Mazzini, Cavour e molti altri), con una visione politica intesa come azione civile volta al progresso e alla crescita del Paese, è un’esigenza più impellente che mai. Ricordarlo e promuoverlo è un impegno che il Circolo Battaglini vuole prendere.

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BANCHE E GESTORI PATRIMONIALI, UNA COLLABORAZIONE CHE FUNZIONA

RAPPRESENTANTI DI BANCHE E GESTORI PATRIMONIALI SI SONO

CONFRONTATI SULLE SINERGIE POSSIBILI ALLA LUCE DELLE NUOVE ESIGENZE NORMATIVE E DEI MACROTREND CHE STANNO IMPATTANDO IL SETTORE FINANZIARIO.

Affinché la piazza finanziaria ticinese rimanga solida e competitiva, è necessario che i principali attori del settore collaborino in modo efficace. Il rapporto tra banche e gestori patrimoniali assume in quest’ottica un’importanza particolare considerato che, storicamente, la presenza dei gestori in Ticino ha un peso maggiore rispetto alle piazze finanziarie di Zurigo e Ginevra. In questi mesi il dialogo tra banche e gestori si è intensificato a causa di un imminente cambiamento delle normative: l’anno prossimo i gestori patrimoniali dovranno essere autorizzati dalla FINMA per poter svolgere la propria attività e continuare ad operare con le banche depositarie. Un obbligo inserito nell’ambito della LIsFi, la legge sugli istituti finanziari introdotta con l’obiettivo di dotarsi di una regolamentazione e di una vigilanza uniformi. La LIsFi entrerà in vigore in modo definitivo il 1. gennaio 2023. Per ottenere l’autorizzazione, i gestori patrimoniali e i trustee devono rispettare vari requisiti finanziari, organizzativi e in materia di personale. Importante precisare che la vigilanza sul rispetto delle condizioni di autorizzazione non viene esercitata direttamente dalla FINMA, bensì da uno dei 5 OV (organismo di vigilanza) preposti, i quali a loro volta vengono autorizzati dalla FINMA e sottostanno alla sua vigilanza.

Il rapporto tra banche e gestori, in particolare alla luce dell’autorizzazio -

ne FINMA, è stato al centro di una tavola rotonda organizzata lo scorso 19 ottobre dall’Associazione Bancaria Ticinese per favorire il dialogo costruttivo tra due attori fondamentali della piazza. Dal confronto è emerso che la collaborazione negli ultimi anni è rimasta solida anche a fronte delle diverse crisi vissute dal settore finanziario in Svizzera e in Ticino. Il numero di gestori patrimoniali nel nostro cantone non solo non è calato, ma è addirittura aumentato: un trend spiegabile con l’esigenza da parte della clientela facoltosa di avere una consulenza indipendente.

Verso una maggiore professionalizzazione del settore Dai dati pubblicati lo scorso luglio dalla FINMA risulta che 661 tra gestori e trustee non chiederanno la licenza: numeri che dimostrano come una certa selezione sia già avvenuta nella fase iniziale, con circa il 25% dei gestori presenti in Svizzera che non continueranno la propria attività. Come sottolineato durante la tavola rotonda ABT, per i gestori questo cambiamento normativo ha rappresentato da un lato un carico amministrativo aggiuntivo, ma dall’altro un’opportunità per analizzare la struttura della propria società e nel caso migliorarla.

Osservando la situazione a livello nazionale, solo pochi gestori esterni hanno mandato il dossier all’Autorità

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Franco Citterio, Direttore ABT

di vigilanza con un certo anticipo e questo ha provocato una forte accelerazione con l’avvicinarsi della scadenza, creando rallentamenti nel disbrigo delle pratiche da parte della FINMA. Tuttavia in Ticino la situazione è decisamente migliore rispetto al resto della Svizzera ed è probabile che non vi saranno particolari ritardi per i gestori ticinesi poiché questi si sono mossi con il dovuto anticipo. Inoltre, i gestori attivi in Ticino dispongono in media di strutture più organizzate rispetto alla Svizzera tedesca, dove sono più diffuse micro realtà di gestione patrimoniale. Nel corso dell’evento ABT uno dei punti toccati è stato l’atteggiamento delle banche nei confronti dei gestori che al 31.12.2022 non saranno in grado di dimostrare di aver quantomeno caricato il dossier di autorizzazione sul portale della FINMA. Su questo punto lo spazio di manovra per le banche è molto ridotto e la FINMA è stata chiara: dal 2 gennaio 2023 gli istituti bancari non potranno più accettare istruzioni dai gestori (non autorizzati) su conti dei loro clienti. Va precisato che questa eventualità non impedisce al cliente di trasmettere gli ordini direttamente alla banca.

Non solo normative: sinergie a livello amministrativo e tecnologico

La tavola rotonda ABT è stata un’occasione per valutare possibili sinergie tra banche e gestori anche al di fuori del contesto normativo. Le banche supportano già i gestori in diversi ambiti, ad esempio mettendo a disposizione sistemi IT, piattaforme tecnologiche, prodotti finanziari sempre più complessi e il relativo materiale informativo. Proprio pensando alle nuove tecnologie, sarebbe auspicabile che in futuro i software utilizzati dai gestori siano in grado di dialogare meglio con i sistemi usati dalle banche, automatizzando il più possibile lo scambio di informazioni. Questo andrebbe a migliorare anche la sicurezza informatica, un tema molto delicato per tutti gli attori del mercato finanziario. Pensando ad ulteriori sinergie da implementare, un’altra area di sviluppo concerne le pratiche legate alle norme antiriciclaggio, che attualmente prevedono doppioni fra gestore e banca. Durante l’evento ABT sono stati ipotizzati diversi scenari per semplificare le procedure: tra questi la delega alla banca di aspetti specifi -

ci per i quali essa è più attrezzata, ad esempio nell’ambito delle sanzioni e delle operazioni connesse. Infine, sempre a livello amministrativo, per i gestori che operano con diverse banche sarebbe più semplice che gli istituti si dotassero di procedure di onboarding standardizzate: in questo caso sarebbe interessante aprire un dialogo con Swissbanking. Uno snellimento delle procedure andrebbe a beneficio tanto della banca quanto del gestore.

ASSOCIAZIONE

BANCARIA TICINESE Villa Negroni CH-6943 Vezia T. +41 (0)91 966 21 09 www.abti.ch

73 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 FINANZA / ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE

UBS HA MOLTO DA OFFRIRE AI PIÙ PICCOLI

Anche altre banche lo sostengono… «Nel caso di aziende di medie e grandi dimensioni, siamo il numero uno. Nel settore dedicato ai clienti aziendali gestiamo oltre 100.000 clienti».

Tutti, compresa UBS, in passato hanno trascurato i più piccoli… «È corretto dire che il nostro focus in passato era sulle aziende più grandi e che il nostro livello di efficienza non era quello attuale e non ci permetteva di occuparci anche delle microimprese. I costi erano conseguentemente alti. Questo è cambiato radicalmente con il nostro nuovo modello di consulenza».

Queste aziende hanno bisogno di servizi di base, come prestiti più piccoli, pianificazione della successione, tutto veloce ed economico…

«Con l’Instant Credit, ad esempio, rispondiamo a questa esigenza. Grazie alla digitalizzazione riusciamo a renderlo possibile. Rispetto al passato siamo noi ad andare proattivamente dalle aziende indirizzandoci a quelle che sono nate solo pochi anni fa e che da altrettanti detengono un conto per il traffico pagamento presso di noi».

Anche le aziende con cinque o dieci dipendenti?

Le banche scoprono (o riscoprono) le PMI del paese: saloni di parrucchiere, ristoranti, negozi di tatuaggi, startup. Chi è in vantaggio? «Siamo la più grande banca commerciale in Svizzera, ci vedono come la banca per le imprenditrici e imprenditori».

«Da 5 a 20 collaboratori con un fatturato fino a CHF 5 milioni. Delle 250.000 società registrate con più di uno o un dipendente sono per la maggior parte microimprese. Ora possiamo offrire loro una vasta gamma di servizi focalizzandoci sulle soluzioni digitali».

Le piccole aziende sono digitali? O non c’è ancora molto analogico?

«L’85% ha abbracciato l’evoluzione digitale e utilizza da molto tempo il nostro e-banking. Siamo l’unica banca in Svizzera che dispone di una piattaforma di e-banking dedicata ai piccoli clienti aziendali. Tutti i servizi di base quali: aperture di conti, operazioni di pagamento o carta di credito sono ovviamente completamente disponibili in formato digitale. Inoltre, offriamo un canale aggiuntivo per le transazioni in valuta estera, per le garanzie bancarie e i prestiti più piccoli. Allo stesso tempo garantiamo il contatto personale con il proprio consulente alla Clientela per quelle operazioni aziendali più complesse quali lo sviluppo della strategia o la successione. In questi casi la consulenza e l’esperienza di un consulente sono fondamentali».

Le piattaforme digitali ed ecosistemi stanno prendendo sempre più piede. Cosa offrite ai vostri clienti nel settore commerciale?

«UBS key4 business è la nuova offerta di base digitale per le imprese, ha tutto ciò che serve per partire bene e in fretta. Permette alle aziende neocostituite di diventare clienti UBS in modo semplice e rapido, offre loro la gestione semplificata delle firme e archivio digitali come pure anche il collegamento con la contabilità esterna. Essendo una piattaforma dove il cliente gestisce in modo autonomo ed efficacemente le sue esigenze di base, le commissioni sono inferiori, dove il cliente può usufruire per esempio di condizioni speciali il primo anno per i pagamenti in valuta estera, in più conto e carta gratuiti. Per non dimenticare l’accesso gratuito alla UBS key4 business marketplace, l’ecosistema di UBS per le PMI che mette a disposizione le offerte

74 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 FINANZA / UBS
REMO CRAMERI, RESPONSABILE CLIENTELA AZIENDALE E ISTITUZIONALE UBS TICINO ILLUSTRA LE STRATEGIE DELLA BANCA PER ATTRARRE LE STARTUP GRAZIE A OFFERTE DIGITALI ECONOMICHE.

esclusive dei nostri partner esterni come l’assicurazione Zurich, la soluzione di pagamento digitale TWINT, il software aziendale bexio, etc. Continueremo ad ampliare questi servizi esterni e metteremo a disposizione l’accesso diretto ai nostri partner esterni».

In passato il prezzo dei servizi ha scoraggiato molti clienti piccoli. Loro vogliono un’utilitaria, non una macchina di lusso… «Offriamo una vasta gamma di modelli, su misura. Questo vale anche per i prezzi. In passato la clientela era segmentata per dimensione, oggi il cliente sceglie personalmente prodotti e servizi secondo la loro complessità e in base alle proprie esigenze. E questo tramite tutti i canali: digitale, da remoto o in presenza. Il cliente potrà selezionare l’offerta di base – o l’utilitaria come dite voi. E se lui desidera effettuare un acquisto può avvalersi di un consulente, chiamarlo e discuterne con lui. Grazie alla gestione digitale, il cliente di oggi raggiunge molto più velocemente il proprio consulente».

In passato i piccoli clienti sostenevano che UBS era troppo burocratica, troppo arrogante… «In passato eravamo una banca piuttosto complessa (ride). E sentivo continuamente dire che il contatto e i servizi avrebbero dovuto essere più semplici. Abbiamo ascoltato queste opinioni e ci siamo sviluppati rispondendo alle esigenze dei nostri clienti. Ci confrontiamo regolarmente con loro in merito allo sviluppo dei nostri prodotti. Il loro feedback è fondamentale per la nostra crescita. Le imprenditrici e gli imprenditori hanno le idee molto chiare su cosa vogliono e cosa no. E non vogliono perdere tempo».

L’onboarding veloce ne fa parte? «Assolutamente sì! L’apertura di un conto gratuito per il versamento di capitale può essere eseguita in modo completamente digitale nell’app

UBS Mobile Banking ed è immediatamente disponibile; la relazione bancaria è completamente operativa quattro giorni dopo l’iscrizione nel registro di commercio. In tal modo si riducono decisamente i tempi per il processo di apertura. Così rispondiamo alle loro esigenze: le piccole imprese vogliono velocemente soluzioni economiche che funzionano. Per questo motivo abbiamo lanciato la nuova linea di prodotti digitali UBS key4 business, su misura per le PMI svizzere. Questa applicazione consente di firmare documenti semplicemente con uno “swipe” e farsi identificare via cellulare sull’arco di tutta la giornata. In passato questo tipo di operazione richiedeva un enorme sforzo. Basti pensare che i documenti venivano inoltrati per posta e inviati avanti e indietro più volte. Se poi mancava una firma o un dato richiesto, questo causava un’ulteriore perdita di tempo. Con la nostra nuova linea di prodotti digitali per PMI risparmiamo tempo e anche milioni di fogli di carta. Una vittoria per le imprenditrici e gli imprenditori e un bel contributo all’ambiente».

La produttività dei consulenti di conseguenza aumenta? «Assolutamente sì! Oggi un Client Advisor viaggia da Airolo a Chiasso per incontrare la clientela. Se l’incontro avviene da remoto, lo stesso consulente riuscirà a entrare in contatto con cinque clienti nello stesso lasso di tempo. E questo gli permette di avere maggior tempo per eventuali approfondimenti».

Ci sono banche che oggi offrono gratuitamente per un anno pacchetti bancari destinati alle PMI…

«Le offerte sono molteplici e ogni istituto applica la propria strategia. Questo vale soprattutto per le aziende giovani, perché il primo contatto con il cliente è molto importante. La differenza però la fa l’esperienza che si

offre al cliente: chi vive una bella esperienza non se la dimentica quando avrà bisogno di ulteriori servizi o un IPO. Ma chi vive brutte esperienze già al primo contatto rimarrà per sempre con un ricordo spiacevole di questa banca, indipendentemente dal prezzo applicato».

La vostra quota di mercato nel business aziendale in svizzera è del 15%?

«Del 17%, ma vogliamo superare il 20%. Grazie alla digitalizzazione ora abbiamo i mezzi per raggiungere questo obbiettivo. Vogliamo anche costruire un ecosistema e coinvolgere partner esterni per rendere la nostra offerta di prodotti e servizi ancora più attrattiva. Ad esempio nel settore immobiliare».

Come?

«In Svizzera ci sono 2,2 milioni di edifici che sono responsabili del 24% delle emissioni di C02 e del 40% del consumo energetico. Se la Svizzera intende raggiungere la neutralità in ambito CO2 entro il 2050 dobbiamo ristrutturare annualmente oltre 70 000 edifici. E noi vogliamo fare la nostra parte. In primavera abbiamo ideato una soluzione decisamente sostenibile per i nostri clienti immobiliaristi: una consulenza sulla sostenibilità e dato accesso alla nostra rete di esperti. A tal proposito abbiamo sviluppato un programma che calcola il fabbisogno di ristrutturazione di oggetti a reddito e le relative sovvenzioni».

L’approccio alle piccole imprese è per la grande UBS una sfida culturale? «Assolutamente! Oggi il consulente ha il contatto con il Cliente e lo assiste in tutta la gamma di prodotti e servizi. Il futuro consulente alla Clientela rimarrà il direttore d’orchestra ma suoneranno altre esperte ed altri esperti di varie aree. Ad esempio: della pianificazione della successione, del Cash Management o del Trade Finance. A seconda dell’esigenza del cliente».

75 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 FINANZA / UBS

IL 2022 È STATO UN ANNO ASSAI

MOVIMENTATO PER LA PREVIDENZA

IN SVIZZERA SIA PER LE DECISIONI

CHE IL POPOLO SVIZZERO

HA PRESO SIA PER GLI EFFETTI DELLE DINAMICHE GLOBALI SULLA SOLIDITÀ DEL SISTEMA.

IL 2022 E LA PREVIDENZA IN SVIZZERA

Dopo svariati tentativi ed un referendum che ha diviso la Svizzera, è stata approvata la riforma AVS 21. La Neue Zurcher Zeitung titolava all’indomani del voto; “La Svizzera Tedesca salva l’AVS”. In effetti, sulla base delle proiezioni dell’Ufficio Federale delle Prestazioni Sociali (UFAS), in assenza di una riforma l’AVS avrebbe iniziato ad accumulare perdite sempre più grandi che avrebbero fortemente intaccato la sua solidità. Come descritto molto bene da uno studio pubblicato dall’UFAS, a partire del 2030 la somma dei contributi pagati da lavoratori ed aziende, dalla Confederazione e dei proventi

derivanti dall’Imposta sul valore aggiunto, sarebbero stati di alcuni miliardi più bassi della somma delle prestazioni pagate. Per correggere questo disequilibrio, il parlamento ha pensato che fosse necessario incrementare sia l’IVA, sia l’età di riferimento per il pensionamento delle donne, portandolo da 64 a 65 anni. Il risultato uscito dalle urne ha confermato la volontà del parlamento. L’opinione pubblica si è giustamente soffermata sulla tematica relativa all’età di pensionamento delle donne, mentre è stato accettato con meno clamore l’aumento dell’IVA, che giova ricordarlo, colpisce tutte le economie domestiche indiscriminatamente. Un altro aspetto della riforma che è passato in secondo piano è la maggiore flessibilità concessa rispetto all’età di pensionamento. Il momento in cui iniziare a percepire la pensione può essere scelto infatti più liberamente. Entrambi i sessi possono iniziare a riscuotere la rendita di vecchiaia a partire da un’età minima di 63 fino a 70 anni. Inoltre l’uscita per pensionamento dal mondo del lavoro potrà avvenire per gradi. Sarà infatti possibile continuare a lavorare a tempo parziale e anticipare o rinviare anche solo una parte della rendita. Prima della riforma, infatti, chi continuava a esercitare l’attività lucrativa oltre l’età di riferimento non versava più contributi AVS fino a un salario lordo di CHF 1400. Oltre questa franchigia, era dovuto il versamento dei contributi, ma ciò non comportava un aumento della rendita di vecchiaia.

Dopo l’entrata in vigore di AVS 21 sarà possibile rinunciare alla franchigia,

e i contributi versati dopo i 65 anni di età saranno considerati nel calcolo della rendita AVS. Tutto ciò è positivo per le casse dell’AVS, con un aumento dei contributi pagati da chi lavora oltre l’età di riferimento AVS, ma soprattutto per le lavoratrici e lavoratori per i quali sarà così possibile da un lato colmare eventuali lacune previdenziali createsi in precedenza e dall’altro aumentare la rendita di vecchiaia personale. Insomma, maggiore flessibilità per un mondo del lavoro che nei prossimi anni vedrà percorsi professionali sempre più variegati.

Il 2022 sarà ricordato invece dalle casse pensioni della previdenza professionale come uno degli anni peggiori da un punto di vista finanziario. Le pressioni inflazionistiche ed il corrispondente forte aumento dei tassi d’interesse da parte delle Banche Centrali ha causato, insieme ad altri fattori quali l’interruzione delle catene di approvvigionamento, la crisi energetica, la guerra in Ucraina e la fortissima avversione al rischio, pesanti correzioni dei mercati finanziari. Le casse pensioni, pur perseguendo una gestione prudente e diversificata del capitale, stanno subendo l’impatto negativo a livello di rendimento degli attivi finanziari. Per l’anno, a meno di recuperi prodigiosi nella sua fase conclusiva, le casse pensioni evidenziano infatti delle perdite nell’ordine del 10%, in maniera generalizzata ed indipendente dal profilo di rischio adottato. Ovviamente, dopo perdite di entità simile, il pensiero si sposta subito sul livello di solidità finanziaria delle casse pensioni. Il parametro di riferimento da os -

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Fabrizio Ammirati

servare in questo caso è il tasso di copertura della casse. Esso misura il rapporto tra il patrimonio previdenziale e gli impegni presi dalle casse. Se superiore al 100%, significa che il valore degli attivi è superiore alle passività in essere. Alla fine del 2021 i tassi di copertura certificati dai bilanci dei fondi pensioni e raccolti dalla Commissione di Alta Vigilanza sulla previdenza professionale mostravano un valore medio superiore al 118%. La stessa Commissione stimava a settembre un valore medio in forte discesa e di poco superiore al 100%. Ma non ci sono solo aspetti negativi. Per le casse pensioni l’aumento dei tassi di interesse ha causato delle perdite sullo stock di obbligazioni in essere, tuttavia ora lo stesso aumento permette alle casse di investire sul mercato obbligazionario con rendimenti finalmente positivi, ciò che gioverà fortemente ai risultati per gli an -

ni a venire. Inoltre l’aumento dei tassi di interesse interrompe un ciclo decennale di revisione al ribasso dei parametri tecnici delle casse, ciò che ha potenziali effetti positivi sul valore delle passività a bilancio. Il 2022 ha visto dunque l’entrata in vigore di una riforma importante ed assai attesa per la solidità del primo pilastro e un secondo pilastro che sembra uscire abbastanza bene dalla crisi finanziaria in atto avendo lavorato in passato in maniera assai professionale. In entrambi i casi e nonostante le difficoltà, il sistema della previdenza in Svizzera continua ad adattarsi alle sfide del presente e del futuro, per il benessere delle cittadine e dei cittadini svizzeri.

LA CERIMONIA CHE VUOI. QUI PUOI.

La prima “Funeral Home” del Canton Ticino

La nostra Casa Funeraria è il luogo dedicato a chi vuole rivolgere l’ultimo saluto e ricordare i propri cari in un ambiente completamente autonomo, privato e moderno.

La nostra sala delle cerimonie può ospitare qualsiasi “rito” - civile o religioso - vogliate celebrare, senza imposizioni di orari.

Dotata di impianto per l’ascolto della musica è la prima sala delle cerimonie che propone la possibilità non solo di accompagnare il saluto con foto o video ricordo ma di trasmettere la cerimonia in streaming, così da consentire a chi vive lontano di partecipare alle esequie.

L’ambiente personalizzabile saprà ospitarvi prima e dopo la cerimonia con la possibilità di usufruire di un esclusivo servizio catering.

Dal

1978

onoriamo la vita

FINANZA / BANCA DEL CERESIO
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Via delle Rose 4, Pregassona • 091 971 27
cfl.ch/funeral-home

UNA BANCA AFFIDATA AL DINAMISMO DEI GIOVANI

BANCA CREDINVEST, BANCA SVIZZERA INDIPENDENTE CON SEDE A LUGANO E A ZURIGO, SI PRESENTA COME REALTÀ FINANZIARIA CHE DÀ AMPIO SPAZIO E VOCE AI GIOVANI TALENTI. GRAZIE AI SUOI CONTINUI INVESTIMENTI IN CAPITALE UMANO È IN GRADO DI TRARRE BENEFICI DI CUI POSSONO GODERE DIRETTAMENTE

I SUOI CLIENTI OFFRENDO UN SERVIZIO ALLA CLIENTELA PERSONALIZZATO, DINAMICO ED INNOVATIVO. CREDINVEST VALORIZZA UN BENE IMMATERIALE FONDAMENTALE, LA FIDUCIA VERSO LE GENERAZIONI FUTURE.

Banca Credinvest offre un approccio multimanager completamente diversificato, un servizio di consulenza e di gestione patrimoniale, linee di credito e prestiti, nonché un’ampia gamma di servizi di negoziazione e custodia per clienti istituzionali e gestori patrimoniali indipendenti. La banca si impegna a garantire massima indipendenza, spirito imprenditoriale, approccio di gestione del rischio altamente disciplinato, tecnologia all’avanguardia per il trading e il regolamento. Motore per le nuove generazioni, qui di seguito alcuni ragazzi si raccontano:

Filippo Polvani, 22 anni, Divisione Institutional Clients «Nato a Sorengo, cresciuto a Lugano, inizialmente dedito al calcio ma fin da subito consapevole che sarebbe rimasta solo una passione e non una professione. L’interesse per l’economia e la finanza mi è stato trasmesso da mio padre, pilastro della mia vita a cui devo molto. Da sempre i miei studi sono stati incentrati in ambito commerciale e finanziario. Due anni fa inizia il mio percorso in Credinvest nella divisione Back Office. Questa mia prima esperienza professionale si è rivelata estremamente formativa perché mi ha permesso di vedere da vicino l’operatività finanziaria e di cominciare a comprendere a fondo come funziona una struttura bancaria in una realtà innovativa e orientata al futuro come Credinvest. La combinazione della teoria con la pratica mi ha permesso di avere una visione completa e migliorarmi nell’organizzazione e nella capacità di porsi sempre nuovi traguardi da raggiungere. Devo molto al team Back Office di Credinvest perché mi hanno offerto un’esperienza a 360 gradi che spazia dalla operatività classica della Banca a quella in outsourcing per clientela istituzionale, in cui quindi la Banca “affitta” i propri servizi di clearing e settlement a clientela sofisticata che vuole concentrarsi sul proprio core business (principalmente il trading).

Sono davvero cresciuto tanto in questi mesi sia a livello professionale che personale, e da settembre, la Banca mi ha proposto di entrare a far parte della team Institutional, dove potrò intraprendere un percorso di specializzazione come relationship manager per banche, fondi, broker dealer e gestori patrimoniali e approfondire la mia conoscenza in tema di prodotti finanziari. Questa

prospettiva mi dà grandi motivazioni in quanto mi permette di imparare all’interno di un player di livello assoluto e di grande presenza sul mercato, soprattutto in materia di Actively Managed Certificates, prodotti strutturati con gestione attiva del portafoglio sottostante, che rappresentano una soluzione unica per flessibilità, tempi di esecuzione e costi.

Vorrei diventare una pedina importante nel diffondere ulteriormente questa forma di strumento nel mercato, in quanto ottima alternativa rispetto ai fondi, che al contrario spesso presentano limitazioni regolamentari, costi alti e tempi lunghi per l’implementazione.

Sono appassionato di business e questo si riflette anche nel mio tempo libero.

Da gennaio 2022, infatti, mi sono cimentato in una prima sfida imprenditoriale: ho fondato con altri due ragazzi una società che si occupa di compravendita di sneakers e abbigliamento in edizione limitata. Sicuramente il mio percorso in Credinvest mi ha aiutato a traferire anche in questo progetto competenze importanti quali la gestione delle tempistiche, l’organizzazione del budget e la suddivisione del lavoro».

78 FINANZA / BANCA CREDINVEST SA

Giulia Crippa, 24 anni, Divisione Institutional Clients Responsabile

Marketing & Corporate Communication

«Mi sono rivelata fin da bambina indipendente, creativa e caparbia. Mio nonno mi ha trasmesso l’umiltà, il senso del sacrificio e la capacità di vedere le opportunità anche nelle situazioni più improbabili. La piccola realtà in cui vivevo mi è sempre stata stretta. L’Università Cattolica e la città di Milano hanno dato voce al mio spirito di iniziativa, al mio costante bisogno di nuovi stimoli. Mi sono laureata in Scienze Bancarie, Finanziarie e Assicurative. Successivamente, il mio interesse per il mondo finanziario, unito alla mia passione per la scrittura, per la gestione delle relazioni e della comunicazione, mi ha indirizzato verso un percorso ibrido. Ho da poco conseguito la laurea magistrale in European Studies in Investor Relations and Financial Communication, una facoltà nuova, joint degree con l’Università della Svizzera Italiana, che mira a formare una nuova figura professionale in questo settore, qualcuno capace di integrare conoscenze finanziarie e regolamentari con competenze di marketing e comunicazione. Oggigiorno, qualsiasi attività, inclusa quella bancaria, ha compreso la necessità di spaziare, di essere polivalenti. La finanza non è fatta solo di numeri, ma anche di strategie, di narrativa, di storytelling. Dopo aver fatto la cosa giusta, è importante comunicarla al mercato, e il messaggio deve essere chiaro, incisivo. La società si sta digitalizzando, ma mantenere delle relazioni dirette, umane con i clienti e gli investitori, e farlo bene, è fondamentale. Banca Credinvest, con la sua struttura completa e dinamica, ha capito la rotta che deve essere intrapresa per essere competitivi e sostenibili nel lungo termine e sta implementando tutto questo nuovo ambito. Il rinnovamento del nostro sito web, l’intro -

duzione di un blog che tratta argomenti di carattere economico/finanziario dando una visione macroeconomica dei fenomeni attuali e piccole linee guida per gli investitori, lo sviluppo della pagina LinkedIn sono solo alcuni passi che sono stati fatti in questa direzione. Sono grata per aver avuto l’ opportunità di iniziare qui la mia carriera. Questa esperienza sta apportando valore aggiunto al mio bagaglio personale e professionale. Oggi si parla molto di cultura aziendale, di rivoluzionare la governance. Qui ho trovato un clima lavorativo in cui si valorizza l’inclusione, l’ascolto, la partecipazione attiva di tutti. Mi auguro di non perdere mai l’entusiasmo per la vita e il desiderio di imparare cose nuove».

David Meier, 26 anni, Divisione IT «Appassionato di tecnologia e con il pallino della finanza sin da adolescente, mi formo come System Engineer a Locarno e lavoro per due anni nel settore, un’esperienza molto utile, che mi ha dato l’opportunità di approcciarmi al mondo del lavoro. Nel 2020 entro in Credinvest come Junior IT Analyst, una posizione che mi offre la possibilità di fondere due delle mie tre grandi passioni, finanza e tech. La terza è lo sport che ho praticato per molti anni (in particolare calcio e nuoto) e che ha

giocato un ruolo chiave nella formazione del mio carattere e nello sviluppo di competenze fondamentali quali la capacità di lavorare in gruppo e lo spirito di leadership. Mentre lavoravo ho comunque proseguito gli studi, conseguendo nel 2021 il diploma di Banking & Finance al Centro Studi Villa Negroni, il quale mi ha consentito di acquisire ulteriori nozioni in ambito finanziario. Sono infatti consapevole di far parte di una divisione che richiede costante aggiornamento dal momento che l’infrastruttura tecnologica è oggigiorno un pilastro essenziale in ogni istituzione. Il team IT di Banca Credinvest si impegna quotidianamente per garantire funzionamento, sicurezza e stabilità. La nostra squadra sfrutta diverse tecnologie per ridurre i rischi operativi e per migliorare l’interazione con i clienti offrendo un servizio sempre all’avanguardia e personalizzato sull’esigenze di sviluppo del business. Rispetto ai competitors infatti vantiamo un sistema IT creato, sviluppato e mantenuto internamente, in grado di ridurre al minimo l’interazione con terze parti. Questo ci permette di rimanere efficienti, in pieno controllo di tutta la filiera operativa e di poter programmare miglioramenti e nuove funzionalità in maniera organica. Sono molto contento del mio lavoro perché mi consente di creare soluzioni informatiche a supporto della clientela e dei miei collaboratori, il che è fantastico sia dal punto di vista della condivisione del know-how sia da quello personale. Partecipare allo sviluppo di un progetto e vederlo poi concretizzarsi regala sicuramente non poche soddisfazioni».

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UNA METODOLOGIA PER SELEZIONARE

LE CRIPTOVALUTE IN CUI INVESTIRE

Per raggiungere il suo obiettivo, 21Shares si è basata sulla suddivisione delle asset class di Robert Greer, che prevede tre differenti macrocategorie:

• Capital Assets, ovvero quelli che corrispondono ad un flusso di cassa nel tempo in modo continuativo, come le azioni e le obbligazioni

• Asset consumabili o trasformabili, in cui rientrano tutti quei beni che per goderne devono essere consumati, come i generi alimentari o l’energia elettrica

DA QUANDO, LO SCORSO MAGGIO, LA CRIPTO TERRA (LUNA) HA PERSO IN POCHE SETTIMANE OLTRE IL 99% DEL SUO VALORE, UNA DELLE DOMANDE CHE PIÙ SI SONO POSTI

GLI ATTORI DEL MERCATO DEGLI ASSET DIGITALI È STATA SE UN EVENTO DEL GENERE FOSSE ANTICIPABILE RICORRENDO A UNA METODOLOGIA OGGETTIVA, CHE FOSSE ANCHE SEMPRE APPLICABILE.

La società con sede a Zurigo 21Shares, leader nello sviluppo di Exchange Trade Products (ETP) sulle criptovalute, ha incanalato i suoi sforzi proprio in questa direzione e i risultati sono stati pubblicati all’inizio di ottobre nella settima edizione del suo report “State of Crypto”.

A tal riguardo, Massimo Siano, Managing Director of Southern Europe di 21Shares dichiara: «Quando si parla di criptovalute, molti ancora si immaginano un insieme di asset omogenei e intercambiabili. In realtà, in questo mercato sono presenti circa 18mila classi di attività, anche molto diverse l’una dall’altra. Pertanto, può essere molto difficile individuare quelle che stanno crescendo perché sostenute da una spinta puramente speculativa e quelle che, al contrario, hanno dei ‘fondamentali’ e delle caratteristiche tali che possano renderle credibili agli occhi di operatori e investitori. Per questo, noi di 21Shares abbiamo sviluppato un approccio di analisi rigoroso che ci supporti nella selezione delle cripto su cui sviluppiamo i nostri ETP».

• Beni rifugio o riserve di valore, ovvero quei beni che non possono essere consumati, non corrispondono a flussi di cassa costanti, ma hanno comunque un valore di mercato, come i metalli preziosi o le opere d’arte Il problema con gli asset digitali è che questi presentano elementi in comune con tutte e tre; quindi, è necessario suddividerle secondo un’altra categorizzazione, che fa leva sul tipo di algoritmo che regola la blockchain su cui sono sviluppate. Si tratta del Proof-ofWork (PoW) o Proof-of-Stake (PoS). Nel caso delle criptovalute PoW, il token di riferimento non è parte integrante delle procedure che portano all’aggiunta di blocchi alla blockchain, ma è solamente l’output di un processo chiamato mining. Per questo, gli asset che rientrano in questa categoria vengono definiti “cripto-commodity” e, in quanto tali, il modo migliore di valutarli è attraverso una “valutazione relativa”. Questo tipo di valutazione include due differenti metodologie alternative: il “metodo dei

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multipli” e il “dimensionamento del mercato”, quest’ultimo maggiormente indicato per le cripto-riserve di valore come lo stesso Bitcoin (BTC). Se si sceglie il metodo dei multipli, si esegue un rapporto tra valore di mercato dell’asset considerato e il modo in cui gli investitori standardizzano il prezzo di asset comparabili, esprimibile attraverso varie misure come il rapporto prezzo/guadagni o prezzo/vendite. Il risultato di questa operazione permetterà al singolo investitore di trarre le sue conclusioni, per esempio potrebbe stabilire che il multiplo è troppo basso e investire sull’asset in vista di una crescita futura e viceversa. Qualora, invece, si scegliesse il dimensionamento del mercato, si seleziona un mercato totale di riferimento detto TAM (solitamente, il TAM del Bitcoin è il mercato dell’oro) e se ne stabilisce il valore totale; dopodiché, si stima una percentuale di penetrazione, ovvero quanta parte del TAM potrebbe essere “conquistata” dall’asset in esame. Moltiplicando queste due misure si ottiene la capitalizzazione massima che l’asset può raggiungere e, confrontandola con quella attuale, un investitore può farsi un’idea delle sue prospettive. Per fare un esempio, a seguire un confronto tra Bitcoin e mercato dell’oro. Se il valore totale del mercato del BTC fosse lo stesso dell’oro, allora il prezzo unitario della criptovaluta arriverebbe attorno a quota 500mila dollari. Nel caso di valute regolate da sistema PoS, i criptoasset generano un flusso continuo di cassa, il che li rende simili a capital asset, come azioni o obbliga-

Illustrazione 16:

Limitazioni

Valutazione intrinseca

Collega il valore di un asset alla sua capacità di generare flussi di cassa, con adeguamento per tempistica e rischio

Valutazione relativa

Quanto pagare per un asset in base a ciò che gli altri pagano per asset comparabili.

Flusso di cassa attualizzato (DCF) Multipli (una stima standardizzata del prezzo). Mercato totale indirizzabile (TAM)

Meno esposto al sentiment e alle percezioni del mercato.

Richiede input e informazioni più espliciti, che sono difficili da stimare

Forza gli investitori a pensare ai fondamentali di un asset.

Solo gli asset che generano flussi di cassa possono essere valutati utilizzando questo approccio.

zioni. La metodologia migliore per stimare questa categoria di classi di attivo è il modello DCF (Discounted Cash Flow), detto anche “valutazione intrinseca”. A differenza del caso precedente, questa necessita di molti più parametri per essere calcolata, ovvero valore attuale netto, tasso di sconto e duration. Fortunatamente, da un capital asset siamo in grado di ottenere di stimare il valore dell’asset futuro come la somma dei flussi di cassa corrisposti scontati per il tempo e per il fattore di rischio.

Per una criptovaluta, dato che può potenzialmente esistere per sempre, si prende come modello di riferimento un asset senza scadenza.

In conclusione, è necessario specificare che valutazione relativa e valutazio -

In sincronia con il sentiment e le percezioni del mercato.

Richiede meno informazioni esplicite rispetto a una valutazione del flusso di cassa attualizzato (DCF).

Gli attivi che sembrano sottovalutati su base relativa possono comunque essere sopravvalutati su base fondamentale

Qualsiasi asset può essere valutato utilizzando questo approccio

$144.406,05 Valore ipotetico di BTC come % della capitalizzazione

di mercato dell’oro nel 2027* Fonte: 21Shares, dati al 28 luglio 2022 *Ipotizzando una capitalizzazione di mercato dell’oro di 11.684 trilioni di dollari e una fornitura di 20,2 milioni di unità in circolazione di offerta circolante di BTC nel 2027

$115.524,84 BTC al 30% di oro MC

$173.287,26 BTC al 25% di oro MC BTC al 20% di oro MC BTC al 15% di oro MC BTC al 10% di oro MC BTC al 5% di oro MC BTC prezzo attuale

$86.643,63 $0 $50.000 $1 00.000 $1 50 000 $200.000

01

Bitcoin e mercato dell’oro a confronto per scoprire la capitalizzazione massima dell’asset (fonte: 21Shares)

02

Vantaggi e svantaggi della valutazione intrinseca e valutazione relativa (fonte: 21 Shares).

01 02

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ne intrinseca presentano sia punti di forza sia punti di debolezza, riassunti nella tabella. La prima, per esempio, può essere applicata a tutti gli asset digitali, ma è molto influenzata dal sentiment del mercato; la seconda, invece, spinge gli investitori a considerare maggiormente i fondamentali, ma richiede molti più parametri per essere calcolata. In ogni caso, secondo 21Shares, questo non costituisce un problema, in quanto la loro applicazione alle blockchain PoW o PoS restituisce comunque una stima oggettiva e attendibile, ma essendo gli asset digitali ancora un mercato nelle fasi iniziali del loro sviluppo, è importante che la ricerca sulla loro valutazione prosegua nei prossimi anni, accompagnandone lo sviluppo e l’adozione da parte degli investitori. $23.850,08
$28.881,21
$57.762,42
Definizione Metodi Esposizione al mercato Complessità
Fondamentali

INVESTIMENTI A FORTE IMPATTO SOCIALE

Legacy CAM è infatti una realtà privata e indipendente che opera nell’ambito della Consulenza e dell’Asset Management rivolgendosi ad un numero limitato, ma di alto valore, di clienti e alle loro famiglie selezionando i partner e gli strumenti per sviluppare soluzioni adeguate anche per i fabbisogni più sofisticati».

Quali sono i principali servizi che assicurate alla vostra clientela?

ANDREA GRASSI, MANAGING PARTNER, ILLUSTRA LE PROSPETTIVE DI LEGACY CAM, SOCIETÀ DI CONSULENZA E ASSET MANAGEMENT (DA CUI L’ACRONIMO CAM) SPECIALIZZATA NELL’ACCOMPAGNARE UN RISTRETTO NUMERO DI CLIENTI NELLA GESTIONE DEL PROPRIO PATRIMONIO. IL RECENTE ACCORDO CONCLUSO CON IGRAVITY, SOCIETÀ SPECIALIZZATA NELL’IMPACT INVESTING, TESTIMONIA LA VOLONTÀ DI SVILUPPARE INTERESSANTI OPPORTUNITÀ CHE GENERANO SIA RENDIMENTI FINANZIARI CHE SOCIALI ED AMBIENTALI.

Come nasce il progetto di dare vita a Legacy CAM? «Abbiamo deciso di costituire Legacy CAM con la volontà di dare ulteriore valore all’esperienza maturata, a partire dal 2012, attraverso la creazione e lo sviluppo del team Ultra High Net Worth di UBS. La finalità è quella di soddisfare le richieste sempre più frequenti da parte di alcuni clienti nel consigliarli al meglio, grazie alle nostre dimensioni, competenze e possibilità di assicurare una consulenza rigorosamente personalizzata, anche su patrimoni presso altre banche, e di assisterli durante il passaggio generazionale.

«Grazie alla nostra rete di collaborazioni con le maggiori banche svizzere e internazionali dalle quali attingere funzioni di ricerca, specialistiche e di esecuzione, nonché con attori di prim’ordine in ambito Private Markets, Hedge Funds e Impact Investing ci occupiamo della definizione e supervisione dell’allocazione strategica complessiva, del monitoraggio degli investimenti, dei rischi, delle performance e del controllo dei costi. Inoltre, curiamo l’organizzazione/partecipazione a comitati d’investimento e advisory boards. In particolare, i nostri clienti richiedono spesso che una parte dei loro investimenti sia effettuata in modo più etico con il massimo impatto sociale e ambientale a beneficio della pace e della prosperità globale, pur mantenendo l’ambizione di un rendimento interessante».

Che cosa rappresentano per la vostra azienda gli investimenti ad alto impatto sociale e ambientale e quale importanza rivestono all’interno delle vostre strategie d’investimento? «L’Impact Investing consente di individuare opportunità di investimento che generano un interessante rendimento finanziario per l’investitore ed allo stesso tempo apportano un

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Andrea Grassi Patrick Elmer

contributo positivo e misurabile nella sfera sociale e ambientale, ad esempio promuovendo soluzioni infrastrutturali innovative per la transizione energetica, l’inclusione finanziaria digitale delle piccole imprese e delle famiglie a basso reddito, o opportunità imprenditoriali che aumentino la produttività dei piccoli agricoltori nei paesi emergenti».

Quali sono i punti qualificanti dell’accordo di collaborazione tra Legacy CAM e iGravity? «Per soddisfare la domanda di soluzioni di investimento ad impatto, Legacy CAM ha incaricato iGravity, una società svizzera specializzata nell’Impact Investing, di sviluppare un’asset allocation strategica che riflettesse le aspettative delle famiglie UHNW e delle fondazioni filantropiche in termini di rendimento e impatto sociale e ambientale. iGravity, fondata nel 2017 a Zurigo, offre servizi di consulenza e di investimento a banche private, gestori patrimoniali, family office e fondazioni, per i quali identifica e valuta opportunità di investimento uniche e costruisce portafogli diversificati a impatto positivo sia nei mercati semi- liquidi che in quelli privati».

Quali sono i settori verso cui si concentra maggiormente l’interesse dell’Impact Investing? «Abbiamo un ampio spettro di settori su diversi OSS (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) in cui investiamo - interviene Patrick Elmer, CEO di iGravity«Un esempio emblematico della nostra tipologia e metodologia d’intervento è stato avviato di recente in Tanzania dove abbiamo finanziato una società agricola che si rifornisce da piccoli agricoltori locali, provvede allo stoccaggio delle merci con l’acquisto di celle frigorifere e ha creato tutta la catena logistica in precedenza inesistente, permettendo di tagliare i diversi intermediari e vendere direttamente al consumatore finale. Questo consente

un reddito maggiore per i piccoli agricoltori locali di cui quasi 40% vivono sotto la soglia della povertà. Quello che mi preme sottolineare è che ogni investimento è garantito da un lungo processo di analisi e valutazione, che avviene nella nostra sede centrale ma anche sul campo, con uffici sul posto, rapporti con clienti e fornitori, e con avvocati per la stesura di accorti e contratti ecc. Insomma, ogni intervento costituisce l’esito di una precisa filiera dove si tiene conto di tutti gli aspetti economici, finanziari e sociali connessi all’operazione».

In che modo e con quali conseguenza l’attuale crisi energetica e politica internazionale impatta sulle prospettive di investimenti finalizzati ad uno sviluppo sostenibile? «Ci sono almeno due elementi di cui occorre tenere conto. Da un lato registriamo una certa cautela da parte dei potenziali investitori legata alle incertezze globali e alla volatilità dei mercati. Per contro la gravità di talune situazioni attuali, come la crisi energetica o quella climatica spingono verso una sempre maggiore consapevolezza della necessità di orientare in modo diverso anche i propri investimenti. Questo interesse è sostenuto poi dall’analisi dei rendimenti che l’Impact Investing ha registrato negli ultimi anni, in molti casi superiori ad altre forme di investimenti tradizionali. Inoltre, gli investimenti ad impatto mostrano spesso una modesta volatilità e una bassa correlazione con i mercati, il che li rende attrattivi da diversi punti di vista. L’Impact Investing svolge infatti un ruolo fondamentale nel raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite, che invitano attori pubblici e privati ad agire per le persone e il pianeta ponendo fine alla povertà, riducendo le disuguaglianze, proteggendo l’ambiente e garantendo pace e prosperità per tutti entro il 2030».

LEGACY CAM

Via Pretorio 9 CH–6900 Lugano

T.  +41 (0)91 260 36 08 www.legacy-cam.ch

83 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 FINANZA / LEGACY CAM

IL RE DELLE FESTE NATALIZIE E NON SOLO

In tutte le culture, la festa trova la sua prima espressione nel cibo, nell’insolita abbondanza e nelle specialità particolari che si

preparano per l’occasione. Non c’è festa senza banchetto, e poiché storicamente la religione è stata l’occasione per scandire il calendario con le sue festività, il sacro si mescola inevitabilmente al profano.

Il Natale coincide con il solstizio d’inverno, periodo in cui si celebravano nell’antica Roma i Saturnali, durante i quali si festeggiava con conviti e banchetti l’abbondanza dei doni della terra. Erano riti di propiziazione, tesi a far sì che il sole dopo l’inverno rinascesse. Il banchetto natalizio impone per antica tradizione l’impiego del pane e della carne, cibi nei quali si manifesta la presenza del binomio eucaristico. Il pane doveva essere speciale: più grande e più alto, con il quale potersi nutrire fino all’Epifania, trasformandosi quindi nel simbolo più festoso della tradizione, rappresentato dai dolci. Nascono così i

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AUTENTICI GIOIELLI DEL GUSTO CHE CONQUISTANO IL NOSTRO PALATO E I NOSTRI OCCHI, SIMBOLO D’AMORE E DI ETERNITÀ.
Ph: © Aboutmedia 01

pani ricchi, come il sigillarium dei Saturnali, un impasto di farina impreziosito con miele e frutta secca. Nel Medioevo agli impasti di farine, latte, strutto e frutta secca si aggiungono pepe, zenzero, garofano o cannella. In ogni territorio si affermerà un diverso tipo di pane speciale, segno d’identità comune. Sostanziosi e fragranti, alcuni di questi erano realizzati dagli speziali, che detenevano le droghe e l’arte di usarle, altri da monaci e monache, altri ancora dei cuochi delle corti. Il panettone sembra che esistesse già nel 1200, come pane arricchito di lievito, miele, uva secca e zucca. Il nome sarebbe nato per indicare la forma più grande che aveva rispetto agli altri prodotti da forno e la nascita è collegata ad alcune leggende ambientate nella Milano di fine ‘400. Una prima narra di Ughetto, figlio del condottiero Degli Atellani, che per far colpo sulla bella e giovane Adalgisa figlia del pasticcere Toni, commissionò al padre di lei uno speciale pane arricchito. Il dolce fatto di burro, uova, zucchero, cedro e aranci canditi ottenne il risultato sperato, e così molti nobili iniziarono a regalare il “pan del Toni” alle proprie innamorate. La seconda leggenda assegna la nascita del panettone ai cuochi della corte del duca Ludovico Sforza, che per festeggiare degnamente il Natale prepararono un pane a cupola contenente acini d’uva. Per una disattenzione di Toni, l’addetto al forno, l’impasto si

bruciò nella parte esterna, formando così una spessa crosta. Il dolce venne molto apprezzato dai cortigiani che lo chiamarono il “pan del Toni” per evidenziarne la peculiarità.

Uno degli artefici del panettone moderno è stato Paolo Biffi, che nel 1847 curò un enorme dolce per Pio IX al quale lo spedì con una carrozza speciale. Nel 1852 apriva la sua “Offelleria Biffi” in corso Magenta, diventando rapidamente un punto di riferimento per tutti i buongustai di tutt’Italia. Quest’anno di nuovo a Milano e sempre in corso Magenta, il panettone ha avuto un ruolo di prim’ordine dal 4 al 6 novembre con la finale della Coppa del Mondo del Panettone, concorso internazionale realizzato in collaborazione con Associazione Maestro Martino e con il patrocinio di Regione Lombardia. Tra i Partner sostenitori Ticino Turismo e tra i Partner SMPPC - Società Mastri Panettieri Pasticcieri Confettieri del Canton Ticino e Ticino Gourmet Tour.

La Coppa del Mondo del Panettone è interamente dedicata al lievitato per eccellenza. Nasce per celebrare storia e lavorazione di un prodotto in grado di valicare i confini d’origine per imporsi sulla scena dolciaria mondiale. Patron della manifestazione è il Maestro Giuseppe Piffaretti; le prima edizioni si sono svolte a Lugano nel novembre 2019 e 2021. Oltre alla competizione, l’evento promuove dimostrazioni, degustazioni, visite agli esposi -

tori, laboratori, workshop. Spiega il Maestro pasticcere Giuseppe Piffaretti, cultore del lievito madre e tra le menti ideatrici dell’evento: «Siamo molto felici che la Coppa del Mondo del Panettone si svolga per la prima volta in Italia a Milano, per tre giorni diventata il centro del mondo del lievitato. Grazie al lavoro di questi anni e alle selezioni che si sono svolte nei diversi continenti, abbiamo portato nella città dove è nato il panettone i migliori pasticceri del pianeta che realizzano questo famoso dolce. L’obbiettivo del nostro progetto, infatti, è proprio quello di celebrare il panettone partendo dalle origini, per promuoverlo a livello internazionale superando i confini e le stagioni. L’evento è anche l’occasione per raccontare e premiare i processi rigorosi che sono alla base della creazione di un prodotto artigianale di alto livello».

«Il panettone non è solo il simbolo del Natale, ma anche una straordinaria eccellenza gastronomica lombarda che merita di essere valorizzata a livello mondiale», ha aggiunto Carlo Cracco, presidente dell’Associazione Maestro Martino, nata con lo scopo di promuovere le generazioni future di ristoratori e pasticceri italiani attraverso la formazione.

Sono stati tre giorni aperti al pubblico con la possibilità di acquistare e assaggiare i panettoni più buoni del mondo. Una vera e propria occasione per gli addetti del settore, ma anche per i “food lovers”, di vivere un’esperienza internazionale e partecipare alle presentazioni dei singoli Maestri Pasticceri. Dopo un anno di selezioni nazionali nei diversi stati, per l’edizione 2022 sono arrivati in finale 24 pasticceri per la categoria Panettone Tradizionale e 18 per la categoria Panettone al Cioccolato. I finalisti sono arrivati da Europa, Asia, America Latina e Stati Uniti ma anche Australia e, per la prima volta, dall’Africa, dimostrando l’appeal sempre più internazionale di questo progetto.

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Quattro i finalisti svizzeri passati alle selezioni svolte presso la sede di Richemont Swiss di Lucerna e organizzate dalla Società SMPPC in collaborazione con la Scuola Professionale Richemont: Luca Poncini, Roberto Gatti di Artebianca Sagl e Stefano Gobbi di LE 1955, per la categoria Panettone tradizionale; Davide Steffenini della Pasticceria Gant per la categoria Panettone al cioccolato.

A conquistare il titolo di miglior panettone del Mondo per la categoria Panettone tradizionale è stato il maestro pasticcere Giuseppe Mascolo (Italia), al secondo posto Claudio Colombo (Italia) e al terzo posto Luca Poncini (Svizzera). A giudicare i panettoni per forma, profumo e sapore una giuria internazionale di grandi nomi composta da Vittorio Santoro Direttore Cast Alimenti (Presidente di Giuria), Jean François Devineau Fondatore Pâtissiers dans le monde in Francia, Bru-

no Buletti Maestro dei lievitati in Svizzera, Jimmy Griffin Master of Baker Irlanda, Rogerio Shimura Maestro panettiere e Direttore della Levain Escola de Panificação Brasile, Gianbattista Montanari Presidente Club Italia CMP, Jonathan Mougel Metre Meilleur Ouvrier de France, Marco Paolo Molinari Pastry Chef in Giappone, Salvatore Tortora, vincitore della Coppa del Mondo del Panettone 2021. Podio tutto italiano per la categoria panettone al cioccolato. Primo classificato Annibale Memmolo della Pasticceria Memmolo Mirabella Eclano, Avellino (Italia), secondo Bruno Andreoletti della Pasticceria Andreoletti Brescia (Italia), al terzo posto Marcio A. Orellana M. di Nima Srl di Gorle, Bergamo (Italia), selezionati da una giuria composta da Iginio Massari (01) Miglior pasticcere italiano nel mondo (Presidente di giuria), François Stahl Mâitre Chocolatier Svizzera, Jimmy Griffin Irlan-

da Master of Baker Irlanda, Jan Pablo Colubri Chocolatier Leiter Chocolate Accademy Zurigo, Jonathan Mougel Metre Meilleur Ouvrier de France, Bruno Buletti Maestro dei lievitati in Svizzera, Claudio Gatti Presidente Maestri del lievito madre in Italia, Gianbattista Montanari, dimostratore Corman ed esperto lievitista.

La Coppa del Mondo del Panettone è anche solidale: grazie alla collaborazione con Sister Island, un’associazione che si occupa di educazione ed assistenza per la comunità locale della Tanzania, è stata lanciata l’iniziativa il “Panettone sospeso per i bambini di Zanzibar”. Il pubblico ha potuto acquistare un panettone e parte del ricavato sarà donato all’associazione per sviluppare progetti solidali. Inoltre, tutti gli avanzi sono stati donati a RECUP, un progetto della città di Milano per combattere lo spreco alimentare e l’esclusione sociale. Perché il panettone è buono!

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Mattias Roock Domenico Ruberto Diego Della Schiava Cristian Moreschi Bernard Fournier Marco Campanella Luca Bellanca Lorenzo Albrici
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Rolf Fliegauf

L’ANGOLO GOURMAND DELLA SVIZZERA

Durante l’ultima cerimonia di assegnazione delle stelle Michelin in Svizzera, svoltasi a Losanna lo scorso 17 ottobre, la nostra regione è stata confermata come l’angolo gourmand della Svizzera con 10 stelle Michelin con 8 cuochi: a Lugano Cristian Moreschi di Villa Principe Leopoldo, Domenico Ruberto de I Due Sud presso l’Hotel Splendide Royal, Luca Bellanca del Ristorante Meta e new entry Diego della Schiava del The View di Lugano; a Bellinzona Lorenzo Albrici della Locanda Orico; ad Ascona Marco Campanella del Ristorante Brezza dell’Hotel Eden Roc che conquista la seconda stella, Mattias Roock della Locanda Barbarossa del Castello del Sole, Rolf Fliegauf del Ristorante Ecco dell’Hotel Giardino. Senza dimenticare Bernard Fournier da Candida a Campione d’Italia a cui, con la cerimonia italiana, è stata confermata

la stella. In totale, attualmente gli stellati in Svizzera sono 138: 4 tristellati, 25 con due e 109 con una singola stella, di cui otto nel nostro territorio.

In questo contesto, il progetto di Dany Stauffacher dedicato ai ristoranti stellati, Ticino Land of Stars, assume un ruolo sempre più importante a supporto del mondo enogastronomico stellato, inteso come veicolo di sviluppo regionale e di crescita economica, traino dell’intera filiera turistica.

Diventata lo scorso anno una delle regioni con più stelle Michelin al mondo in rapporto al numero di abitanti, l’aspetto enogastronomico del nostro territorio necessita di essere valorizzato sempre di più perché permette di attirare turisti altospendenti tutto l’anno. L’enogastronomia è uno strumento per conoscere, è una declinazione della cultura: il cibo e il vino sono espressione dell’arte del saper fare; e in questa forma d’arte risiede l’immenso patrimonio

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L’ENOGASTRONOMIA SI CONFERMA ANCORA UNA VOLTA COME UNO DEI PRINCIPALI MOTIVI CHE SPINGONO IL TURISTA A SCEGLIERE IL TICINO COME META PER LE PROPRIE VACANZE.
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DI MARTA LENZI Dany Stauffacher, Direttore di S.Pellegrino Sapori Ticino
©
Giorgia Panzera

di un territorio, sia esso espresso nelle sue variabili storiche, culturali e naturali. Questa forma di turismo svolge un ruolo significativo: i turisti sono animati dalla volontà di conoscere e provare un territorio attraverso i prodotti che quest’ultimo offre, di conseguenza il coinvolgimento emotivo e sensoriale è diventato un fattore imprescindibile al fine di rendere memorabile un’esperienza. Il turismo enogastronomico si frappone fra quello esperienziale e quello culturale: attraverso le esperienze si conosce, sono esse stesse veicolo di conoscenza. L’esperienza enogastronomica diventa così un’enorme opportunità Motivazione principale di un viaggio, dunque, l’enogastronomia, intesa come veicolo della cultura e dell’identit à di un luogo, è un vero e proprio driver nella scelta di una meta.

E il progetto Ticino Land of Stars è lo strumento giusto per presentare il mondo stellato ai nuovi turisti perché il turismo enogastronomico ha ancora un ampio spazio di manovra per tutti quei territori in cui la vocazione enogastronomica può, se presa in considerazione in maniera concreta e integrata, rappresentare una leva significativa di marketing del territorio. Perché il turismo enogastronomico non è viziato dalla stagionalit à, è parte del turismo culturale ed è un’eccellente declinazione del turismo esperienziale, una straordinaria leva quindi per la valorizzazione dei territori.

E in questo contesto anche le guide hanno un ruolo importante. Nelle guide gastronomiche i concetti di sviluppo del territorio, di turismo, della buona cucina e della ristorazione sono concatenati tra loro promuovendone la totalità. In un panorama sempre più ampio di ristorazione e di turismo gastronomico, le guide hanno assunto un ruolo importante nel tessuto sociale e ristorativo. Da una parte sono tra le fonti più accreditate nella promulgazione di informazioni verso l’utente finale, svolgendo un importante lavoro di comunicazione.

Dall’altra sono motivo di forte interesse da parte dei ristoratori. Le guide sono importanti per lo sviluppo culturale e turistico di un territorio, perché la cucina racchiude la storia, la cultura, le tradizioni e anche il lato leisure di un luogo. Essendo i turisti enogastronomici costantemente in crescita, gli strumenti delle guide diventano sempre più un punto di riferimento importante. Chi segue questo tipo di ristorazione si muove, dorme in un hotel, va a visitare un museo, in altre parole spende dei soldi. E tutto questo genera un indotto. Non a caso una delle guide gastronomiche più importanti venne pubblicata da un’azienda che avrebbe abbracciato il fiorente mercato dell’automobile. I fratelli francesi André e Edouard Michelin possedevano una compagnia di pneumatici a Clermont-Ferrand. Inizialmente solo per bicicletta, poi passarono alla produzione di pneumatici per auto e crearono la guida come espediente di marketing. Quindi alla base della scoperta della gastronomia c’era il viaggio.  Fu proprio tra la fine dell’800 e l’inizio del 1900 che finalmente venne coniata una definizione tuttora valida per definire il termine Turismo: l’insieme dei principi che regolano i viaggi di piacere. Turismo e gastronomia, due condizioni inscindibili, fin dall’inizio. I fratelli Michelin iniziarono quasi per gioco a redarre un vademecum che rendesse più piacevole lo spostamento dei pochi automobilisti di allora. Nata come una guida pubblicitaria offerta al momento dell’acquisto di pneumatici, la prima edizione della Guida Michelin conteneva informazioni utili su stazioni di servizio e hotel, medici e farmacisti e istruzioni su come cambiare uno pneumatico. Nel 1920 diventa a pagamento con le segnalazioni dei primi ristoranti e dal 1931 viene creata la celebre classificazione: una stella per una cucina di grande qualità degna di una tappa, due stelle per un ristorante eccellente e meritevole di

una deviazione, tre stelle quando il ristorante vale un viaggio speciale. Divenendo pian piano le liste di ristoranti il motivo principale per cui gli automobilisti acquistavano la guida, viene assunta una squadra di ispettori per recensirli, sempre in forma anonima, come accade ancora oggi. Da allora in tutto il mondo la guida rossa ha scoperto nuovi talenti e premiato nomi storici, aiutando i viaggiatori a scoprire un territorio anche attraverso l’enogastronomia, con sempre 5 criteri universali di valutazione. Dopo aver visionato location, servizio e ambiente in generale, l’uomo Michelin valuta la qualità delle materie prime, originalità e personalità dello chef nei piatti proposti, la padronanza delle tecniche, il rapporto qualità/prezzo, la continuità nel tempo delle qualità proposte. Come i fratelli Michelin con la Guida vollero incrementare i viaggi, così Dany Stauffacher con Ticino Land of Stars vuole supportare i ristoranti stellati per far scoprire di conseguenza una serie di località che vale la pena di visitare, abbinando alla scoperta di fantastici paesaggi e di preziosità artistiche anche il piacere di assaporare l’ottima offerta enogastronomica del nostro territorio. Anzi, fare in modo che l’aspetto enogastronomico diventi una componente del programma, al pari delle bellezze naturali e delle visite culturali.

La Guida Michelin è nata per incentivare l’uso delle automobili. Ticino Land of Stars per incentivare l’arrivo di turisti enogastronomici.

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Insieme a Dany Stauffacher, alcuni chef ticinesi delle Grandes Tables Suisses, protagonisti del Final Party di S.Pellegrino Sapori Ticino 2022 all’ Hotel Splendide Royal, festeggiati a fine serata con la consegna delle targhe Michelin 2022: Lorenzo Albrici della Locanda Orico di Bellinzona, Luca Bellanca del Ristorante Meta di Lugano, Diego Della Schiava del The View di Lugano, Cristian Moreschi di Villa Principe Leopoldo a Lugano e Domenico Ruberto dell’ Hotel Splendide Royal di Lugano.

Ph: © Giorgia Panzera

89 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 TICINO LAND OF STARS / STELLE MICHELIN

VIAGGIO NEL TICINO DEL GUSTO

esplorare sul territorio, attraverso le molte attività proposte, siano esse culinarie, culturali o ricreative.

Il portale, che vede coinvolti 70 ristoranti scelti in rapporto alla qualità della loro proposta e distribuiti in tutto il Ticino, ha l’obiettivo di promuovere il territorio attraverso le proposte enogastronomiche ed accompagnare gli utenti ad un consumo responsabile proponendo anche video ricette con suggerimenti sull’utilizzo delle materie prime e dei prodotti rigorosamente del territorio.

UN TERRITORIO DA SCOPRIRE E DA DEGUSTARE TRA NATURA, CULTURA ED ENOGASTRONOMIA: LA PROPOSTA DI TICINO GOURMET TOUR, PER PARTIRE ALLA SCOPERTA DEL RICCO PATRIMONIO TICINESE.

Esplorare la gastronomia locale significa assaggiare il territorio, le sue tradizioni e la sua storia. Basta trovare produttori locali e chef appassionati che trasmettano il loro amore per il cibo e per il vino e il gioco è fatto. La ricerca di un ristorante e la selezione gastronomica dipende da tanti fattori, ma la scelta ricade sempre di più su prodotti locali, piatti tipici, sulla selezione di un ambiente caratteristico e sull’abbinamento tra cibo e vino che siano ben accostati tra loro anche ri -

spetto al territorio dove ci si trova. Percorrendo la strada di Ticino Gourmet Tour, che viaggia attraverso le 4 Regioni del Ticino, dal Mendrisiotto alla Regione di Bellinzona e le sue Valli passando per il Luganese e il Locarnese, si può conoscere tutta la diversità e la ricchezza di questo territorio che ci invita a gustare le sue specialità, la sua cucina e i suoi vini. Ticino Gourmet Tour, il brand ideato da Sapori Ticino in collaborazione con Ticino Turismo, GastroTicino, le Organizzazioni Turistiche Regionali (Lugano Region, Ascona-Locarno, Bellinzona e Valli, Mendrisiotto Turismo), Ticinowine, BioTicino e il Centro di Competenze Agroalimentari Ticino, che con il sito www.ticinogourmettour.ch permette a chiunque lo desideri di individuare cosa

Il Ticino è conosciuto per essere una regione vinicola in piena espansione: le sue dolci colline e il cielo soleggiato rendono la regione un luogo tutto da scoprire anche dal punto di vista vitivinicolo. Pampini e filari creano itinerari suggestivi da percorrere a piedi o in bicicletta, immersi nella natura e lontani dello stress quotidiano. I numerosi itinerari, e i molteplici eventi meritano di essere esplorati, non solo per i paesaggi mozzafiato, ma anche per le piacevoli soste che rendono la visita ancora più piacevole. Dai grappoli ticinesi nascono etichette di ottima qualità conosciute a livello internazionale. La nuova sezione “Bevi” del sito permette di addentrarsi nella qualità e nel gusto ticinese attraverso una selezione di Cantine vinicole che si presentano agli utenti raccontando la loro storia, i loro vini e proponendo degustazioni guidate e visite in cantina. Le cantine sono collegate ai ristoranti attraverso l’abbinamento vino e ricette che legano le diverse realtà locali creando sinergie ed incrementando le economie locali. Tutto questo è Ticino Gourmet Tour, per gli amanti del buon vino e del buon cibo, una tappa da non perdere.

90 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 GASTRONOMIA / TICINO GOURMET TOUR
Ph: © Ticino Turismo / Nicola Demaldi

MANGIA, BEVI E SCOPRI

ticinogourmettour.ch

TUTTO È NATO IN FAMIGLIA

CUCINA

E NONNA

Al ristorante Meta, nel prestigioso palazzo Mantegazza a Paradiso, troviamo subito due presenze femminili, ovvero i due pilastri del buon andamento del locale: la direttrice Evelyn Mantegazza e la sommelière Valentina Gobbato. Inoltre, nell’ambiente percepisco la mano femminile, soprattutto nel decoro, quell’elegante minimalismo oggi sempre più apprezzato. Ma c’è un terzo pilastro che, forse più prosaicamente, dato che in un ristorante si va essenzialmente per mangiare, è il cuoco, lo chef Luca Bellanca che, dopo importanti esperienze in Italia, Stati Uniti e Spagna ha scommesso di portare, prima il Metamorphosis ed ora da qualche anno il Meta, ad un livello gastronomico sempre più alto e c’è riuscito, ottenendo lusinghieri consensi da più parti nonché la stella Michelin e 15 punti Gault & Millau. Il suo stile di cucina è personale, la fantasia non gli manca, ad esempio negli accostamenti dei prodotti che compongono una pietanza e a mio parere un punto di forza è il riconoscimento nel gusto e nella consi -

stenza, di tutti gli ingredienti del piatto. Luca in ogni caso ha i piedi per terra e pur con preparazioni sorprendenti anche per la vista, con molta saggezza non fa inutili voli pindarici: “La mia cucina è creativa, ma con una base di ispirazione classica che rendo moderna e leggera, utilizzando prodotti possibilmente del territorio. Tra l’altro nella nostra cucina non abbiamo brodi o dadi, ma prepariamo noi i fondi: di carne, pesce e verdure, ciò che rappresenta un lavoro notevole ma che alla fine dà piena soddisfazione al cliente”. Insomma Luca rimane nel concreto, forse ricordando di come ha iniziato ad avvicinarsi alla cucina: “Tutto nasce dalla mia famiglia, con mamma e nonna che adoravano cucinare e quando vedevo, solo per citare un esempio, il ragù che sobbolliva delicatamente dal mattino fino all’ora di pranzo, con un risultato stupefacente che ancora ricordo e con i vari assaggi

92 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 GASTRONOMIA / RISTORANTE META A LUGANO-PARADISO
DALLA
DI MAMMA
IL META È UN PICCOLO RISTORANTE, UNA BOMBONIERA MODERNA CHE PUÒ SERVIRE FINO A 30 COPERTI INTERNI E IN ALTERNATIVA NELLA BELLA STAGIONE, 30 COPERTI ESTERNI CON UNA SPETTACOLARE VISTA SUL LAGO.
Mantegazza Riva Paradiso 2 CH-6900 Lugano-Paradiso +41 (0)91 994 68 68 marketing@metaworld.ch META @ristorantemeta Ristorante Meta www.metaworld.ch @Meta_Ristorante
DI GIACOMO NEWLIN Palazzo

che le mie care donne mi facevano fare, ecco che è scattato in me qualcosa che mi ha portato fin qui”. C’è da dire che Luca sceglie personalmente la materia prima, andando anche al mercato di Lugano dove trova primizie presentate da piccoli produttori locali come ad esempio, per le verdure, quelle del signor Taiana di Davesco. Il Meta è un piccolo ristorante, una bomboniera moderna che può servire fino a 30 coperti interni e in alternativa nella bella stagione, 30 coperti esterni con una vista sul lago ancora più vicina. La carta delle vivande non è chilometrica, come deve essere, le paste fresche vengono fatte in casa, come pure i grissini e il delizioso pane. Noi abbiamo optato per il menù degustazione in cui lo chef ha espresso tutta la sua bravura e per dare un’idea: dopo intriganti stuzzichini mai banali; crudo di capasanta, aji amarillo (un gustosissimo peperoncino del Perù) carote, Pata Negra croccante e il giapponese limone sudachi; Tubetti su nero di seppia, calamaretti e croccante di Altamura; Black Cod (deliziosamente affumicato in casa), Kaffir lime, germogli di mare e mela Grammy

Smith; Filetto di cervo, barbabietola e norvegese ai semi (galletta). Per dessert è arrivato “Miele e yogurt”, ovvero sorbetto e chantilly di yogurt, polvere di cioccolato bianco, crumble di verbena. Non ci può essere un pranzo o una cena senza i vini e allora Valentina, la sommelière, sempre sorridente e grande appassionata della sua professione, ci ha condotto, calice dopo calice, nella giusta direzione degli accostamenti cibo-vino più appropriati, tratti da una carta in cui si trovano etichette rinomate, ma anche forse non ancora rinomate e comunque di grande amabilità, di piccoli e medi produttori, non solo ticinesi e svizzeri, ma anche spagnoli e tedeschi. Al termine, la vista, questa volta solo la vista, era deliziata dal carrello dei formaggi, cosa rara trovarne, in cui riposavano alcune chicche, nonché tre annate di Piora… che tentazione!

93 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 GASTRONOMIA / RISTORANTE META A LUGANO-PARADISO

CUCINA CREATIVA NEL SOLCO DELLA TRADIZIONE

94 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 GASTRONOMIA / SWISS DIAMOND HOTEL
LE PROPOSTE DEL RISTORANTE PANORAMA ALL’INTERNO DELLO SWISS DIAMOND HOTEL DI VICO MORCOTE DI GIACOMO NEWLIN
A destra Andrea Modesti General Manager dell’Hotel

La prima cosa che conquista, dopo aver lasciato il caotico traffico di Lugano, è la meta, il fascino di una diversa e incantevole prospettiva del Ceresio, quella che si ammira dal prestigioso Swiss Diamond Hotel di Vico Morcote, comune esposto sul pendio sud-est del monte Arbostora. Un luogo in cui la quiete predispone l’ospite ad un soggiorno distensivo e tonificante. Con grande cortesia e affabilità siamo accolti dal General Manager dell’Hotel Andrea Modesti e da Andrea Sinigrilli, Director of Sales, che ci presentano questa struttura a cinque stelle che offre all’ospite tutto ciò che può desiderare per un soggiorno indimenticabile. Negli ultimi tempi si è riscontrata una tendenza interessante, quella relativa alla scelta di una destinazione turistica che in sostanza privilegia tre criteri: la bellezza del luogo, l’eccellenza gastronomica e l’offerta benessere. Il fiore all’occhiello dello Swiss Diamond Hotel, praticamente il suo “Flagship”, soddisfa pienamente questi tre criteri. La natura circostante, l’aperta vista sul lago e la vicinanza alla città di Lugano con l’ampia varietà di proposte cultura-

li e di puro svago; la raffinata SPA che si presenta come un esclusivo rifugio per ritemprare il corpo e la mente attraverso un’offerta completa di trattamenti wellness all’altezza delle più esigenti aspettative; l’offerta gastronomica con due ristoranti: il Lago, praticamente “pieds dans l’eau”, aperto dal primo aprile al 31 ottobre, in cui si può arrivare anche in battello e il Panorama, aperto dal primo novembre al 31 marzo, ubicato all’ultimo piano dell’Albergo e dal quale si gode di una vista panoramica sul lago e le montagne, ecco dunque i tre criteri largamente ottemperati. Il ristorante Lago lo visiteremo la prossima stagione, mentre ora ci soffermiamo sul Panorama. Nell’ampia sala arredata con eleganza in modo classico il direttore Andrea Modesti, con le idee chiare sul futuro della ristorazione al Swiss Diamond Hotel, descrive così la nuova filosofia di cucina volta al rinnovamento: «Qui in Ticino troviamo molti prodotti di grande qualità per poter offrire una cucina che vuole essere essenzialmente mediterranea e con questo termine intendo lo stile di cucina di diverse nazioni lambite dal mare Mediterraneo». Leggendo

la carta delle vivande, che per fortuna non è chilometrica, si evince ciò che la nuova filosofia propone. Ora al tavolo si presenta il sommelier Lorenzo Catarci che ci propone, dopo la scelta delle pietanze, un abbinamento con due straordinari vini ticinesi, da una carta dei vini in cui figurano le migliori produzioni del territorio, nonché etichette di grande rinomanza provenienti soprattutto dai Paesi europei più vocati alla viticoltura. A questo punto è stata la volta del maître Franco Di Gilio che con discrezione e professionalità ci ha seguito durante la cena. Iniziamo la godenda con alcuni stuzzichini sfiziosi per poi passare alle Pappardelle alle castagne con ragù di lepre e pepe della Valle Maggia. Quindi dalla terra al mare il passo è breve con il Filetto di branzino su carpaccio di funghi porcini confit e praline di pinoli. Abbiamo terminato con il dessert proposto dallo chef patissier Alessandro Puzzovio, una piccola opera d’arte da gustare dapprima con gli occhi: Mandarino e Kalamansi: Namelaka di Kalamansi (in italiano Calamondino, un agrume ibrido tra mandarino e kumquat), gelée al mandarino, mandarino candito e gelato al pepe di Sichuan, insomma una delizia esotica di grande effetto gustativo. Al momento del congedo una riflessione mi pare opportuna. Negli ultimi decenni i ristoratori hanno dovuto affrontare una tendenza alimentare sempre più frequente, quella dei vegetariani. In questo senso i ristoranti dello Swiss Diamond Hotel dimostrano grande sensibilità proponendo un intero e apposito menù, attrattivo e creativo. Durante tutto l’arco dell’anno l’albergo prevede eventi e cene a tema e nell’approssimarsi delle imminenti festività natalizie sono già stati elaborati i vari e raffinati menù.

SWISS DIAMOND HOTEL

Riva Lago Olivella 29 CH-6921 Vico Morcote T. +41 (0)91 735 00 00 www.swissdiamondhotel.com

95 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 GASTRONOMIA / SWISS DIAMOND HOTEL

IL MONDO VITICOLO È FATTO DI IMPRENDITORI

Il legame tra frutto e “terroir” è mondialmente riconosciuto.

Pensiamo al Merlot che, giunto nel nostro Cantone all’inizio del secolo scorso, resta ancora oggi il secondo vitigno a bacca rossa più coltivato al mondo, ma il primo in assoluto per diffusione come numero di Paesi in cui è coltivato.

Dire Merlot è facile, ma l’infinita diversità tra un Merlot coltivato in Ticino e uno in Sud Africa, Sicilia, nel vicino Alto Adige o solamente in uno dei 22 Cantoni svizzeri, dove oggi tro -

va dimora, ne fa un vino unico dalla propria spiccata tipologia.

Oggi, come direttore dell’Interprofessione della vite e del vino ticinese,

posso affermare con certezza che i nostri vini non hanno più alcun bisogno di dimostrare le proprie qualità ed essere riconosciuti quali vini di

pregio. Chi è amante dei vini e si avvicina per la prima volta alla nostra regione, resta affascinato dell’eleganza che il vino Merlot riesce ad ottenere alle nostre latitudini.

La sua evoluzione qualitativa è stata raggiunta dai produttori che sono diventati dei veri e propri imprenditori aziendali. Negli anni, hanno saputo adeguare la vinificazione ai cambiamenti di mode e cultura avvenuti nel tempo. Il primo passo è sicuramente avvenuto negli anni ‘70, quando hanno capito che, nell’approccio al vino, era nata una vera rivoluzione: da bevanda di consumo giornaliero stava diventando uno status symbol. Il motto era “bere meno, ma meglio” modo di dire che resta attuale ancora oggi. Oggi, un imprenditore vitivinicolo deve occuparsi di tutto e non unicamente di produzione. Pensare alla sa -

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nità alimentare e ambientale, incentivando gli sforzi che già compie per una produzione di uve più ecosostenibile e vini “naturali”; preoccuparsi della tracciabilità del prodotto; intendersi di acquisti e marketing, come pure avere particolarmente cura del rapporto con la clientela. Questi cambiamenti e aumenti di responsabilità hanno spinto alcune cantine a creare, negli anni ‘80, uno dei primi uffici di promozione del settore primario al mondo: la Proviti, che in seguito, con la creazione dell’Interprofessione, è diventata Ticinowine. A metà degli anni ‘80, gli accordi internazionali del commercio proibirono di sostenere la produzione a tutto vantaggio della promozione, la quale ha dimostrato una certa lungimiranza nel promovimento del vino legato all’immagine di un

territorio. Vista con il senno di poi, ci rendiamo conto come, questa decisione comprensibile da una parte, ci abbia resi dipendenti dall’altra: pensiamo ad esempio ai cereali di cui siamo stati, per decenni, importatori da Paesi come Canada, Stati Uniti e Ucraina. Ricordiamoci che l’Europa sovvenzionava per non seminare e oggi si ritrova con difficoltà di approvvigionamento.

Hanno influenzato la nascita delle Denominazioni d’Origine Controllata (DOC) ben prima che si parlasse delle Denominazioni d’Origine Protette: per i prodotti agroalimentari, ancora una volta, gli imprenditori vitivinicoli sono stati lungimiranti rispetto a quelli di altri settori.

Il futuro è dietro l’angolo e il settore vitivinicolo è attivo per rispondere alle esigenze del cliente. ViSo, un progetto per una viticoltura sostenibile, sta per partire: si tratta di una ricerca che durerà otto anni. A questo progetto si vuole aggregare uno studio legato al mercato e all’economia vitivinicola nei prossimi anni: insomma, la vitivinicoltura del futuro è già qui.

97 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ENOLOGIA / TICINOWINE

IL GARDA DOC HA ILLUMINATO LUGANO

STAMPA QUALIFICATA E OSPITI ACCREDITATI TRA ESPERTI SOMMELIERS, IMPORTATORI, RISTORATORI ED ENOTECARI HANNO PARTECIPATO ALL’EVENTO ORGANIZZATO DAL CONSORZIO GARDA DOC PER RACCONTARE LE DIFFERENTI INTERPRETAZIONI DEI VINI DEL LAGO DI GARDA, DAI VARIETALI ALLE BOLLICINE

DI ROCCO LETTIERI

Un successo che ha visto un sold out superando le più rosee aspettative quello della MasterClass Garda DOC Ticino Experience organizzata in collaborazione con l’Association Suisse des Sommeliers Professionnels del Ticino presso l’Hotel Villa Principe Leopoldo di Lugano, con lo scopo di far avvicinare appassionati e curiosi alle eccellenze enologiche del generoso terroir del Lago di Garda. Soddisfazione ampiamente diffusa anche tra i produttori gardesani presenti che sono stati chiamati ad un pomeriggio che ha visto servire ben 10 vini, commentati da 10 sommeliers del Ticino, a cui ha fatto seguito una cena con l’abbinamento di altri 8 vini di differenti produttori.

Piero Tenca, presidente Nazionale dell’ASSP, ha porto i saluti ai presenti ed al Console Generale d’Italia di Lugano Gabriele Meucci ed ai responsabili della Camera di Commercio Italiana in Svizzera Giangi Cretti e Fabio

Franceschini, ed ha motivato gli scopi dell’incontro e la scelta di far degustare 10 vini ad altrettanti Sommelier dell’ASSPS professionali. Quindi Rocco Lettieri, giornalista transfrontaliero, che per anni ha lavorato in Ticino e che per 20 anni è stato ispettore unico delle Guide Veronelli del Cantone italiano, forte conoscitore della realtà enologica svizzera, portando ai presenti anche il saluto dei produttori non presenti, ha confermato che: «Siamo al terzo incontro qui a Lugano con il Consorzio del Garda DOC. Un ritorno dopo un fermo obbligato per il Covid. E se si torna ancora qui un motivo ci sarà. E questa motivazione sta in alcuni numeri interessanti per quanto riguarda il rapporto di esportazione di questi vini nella Svizzera. Infatti, il mercato svizzero, che per i vini italiani muove annualmente un giro d’affari di oltre 400 milioni di euro, mostra un buon dinamismo, considerando tra l’altro che la dinamica generale delle esportazioni vi -

98 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ENOLOGIA / CONSORZIO GARDA DOC
Paolo Fiorini, presidente del Consorzio Carlo Alberto Panont , direttore

nicole nazionali è apparsa più sostenuta, con un più 10,6 % in valore registrato tra il 2019 e il 2021. Quello elvetico si conferma pertanto un mercato di alto profilo qualitativo, con etichette di pregio che, ormai da diversi anni, concentrano una importante quota di mercato. In termini quantitativi la Svizzera intercetta il 3,5% dei volumi fisici di vini e spumanti che l’Italia vende complessivamente nel mondo, ma lo stesso mercato garantisce, come detto, circa il 6% del fatturato da export. Le recenti dinamiche valutarie, che hanno portato a un forte apprezzamento del franco svizzero nel rapporto di cambio con l’euro, rappresentano un ulteriore potenziale fattore di stimolo, riducendo di fatto il costo effettivo di acquisto dei vini italiani ed europei. In termini di obiettivi e strategie sul mercato elvetico la vicinanza geografica in continuità con la presenza di cittadini svizzeri sulle rive del Lago di Garda ha indirizzato le iniziative verso lo sviluppo della massima diffusione dei singoli produttori sul mercato. La commercializzazione dei prodotti Garda Doc vede prevalere una distribuzione diretta sia verso ristoranti sia verso piccoli distributori. Unitamente a questo, sta iniziando ad aprire anche un mercato allo scaffale per le tipologie di varietali quali Chardonnay, Pinot Grigio e anche per varie tipologie spumantizzate». «Noi oggi siamo qui a fare “comunicazione” che in fondo altro non è che lo specchio del mondo produttivo. Il

mondo del vino sta in piedi con i soldi dei produttori e sono loro gli unici che tengono in piedi questi incontri. Un modo di dialogare con le aziende senza fare compromessi» ha continuato ancora Lettieri. «Il vino ci piace perché è buono, perché è storia, perché è cultura. Ecco perché il “racconto del vino” andrebbe fatto in modo quasi “evangelico”, raccontando quello che c’è dentro nel bicchiere senza dimenticare quello che c’è intorno alla bottiglia, nel territorio e nelle sue storie, per capire ancora di più dove risiede il bello del vino, come ci hanno insegnato personaggi indimenticabili quali Mario Soldati, Luigi Veronelli, Giorgio Grai, il nostro grande produttore che è Angelo Gaja, Vittorio Fiore, Mattia Vezzola e tantissimi altri con cui dialoghiamo tutti i giorni». Il fil rouge che ha guidato gli ospiti nel corso della giornata è stato commentato dal Presidente del Consorzio Paolo Fiorini: «Il fattore luce o meglio, la luminosità è un fattore naturale che rende unica l’enclave produttiva circostante il lago di Garda. Qui, in questo spazio protetto da nord verso sud dalle catene alpine e chiuso da una cornice di colline moreniche di diversa ondulazione che si sono generate nei millenni da ripetute glaciazioni, la rifrazione generata dalla superfice dell’acqua produce un effetto un ulteriore elemento che ne arricchisce il terroir: al suolo e al clima si aggiunge infatti anche la luminosità. In questo “luogo protetto” l’effetto della rifrazione luminosa, amplificata dal-

la grande superfice d’acqua, produce la sensazione “marina” di un “clima amico”, accompagnato da vegetazione tipicamente mediterranea quale l’ulivo, i capperi, i limoni, i cedri, le agavi che ne arricchiscono il particolare “terroir viticolo”, enologicamente riconosciuto per tre caratteristiche: morbidezza, fruttuosità e fragranza».

«Abbiamo sempre puntato sul valore evocativo delle nostre produzioni – ha evidenziato Carlo Alberto Panont –poiché siamo certi che il nostro Lago e l’idea di vacanza ad esso collegata, costituiscano un potente aggancio mentale tra i vini Garda DOC e questo medesimo comprensorio. Il Lago di Garda è infatti da sempre considerato un vero e proprio luogo dell’anima, tale da rimanere impresso nella memoria di chi lo vive».

Riconosciuta nel 1996 la DOC Garda insiste su un’area di produzione collinare che circonda il Lago di Garda e che si estende dalla Valtènesi alla Valpolicella, dalle rive del Mincio al capoluogo Scaligero. La superficie vitata è pari a 31.100 ettari, la maggior parte dei quali coltivati in provincia di Verona (27.889) mentre i rimanenti 3.211 ettari si dividono tra le province di Mantova e Brescia. Quella del Garda è una “denominazione di denominazioni”. Sono infatti dieci le zone DOC che ne fanno parte e solo i vigneti che storicamente sono all’interno di aree a denominazione di origine controllata possono fregiarsi anche della DOC Garda. Esse sono: Valtenesi; Lugana; San Martino della Battaglia; Colli Mantovani; Custoza; Bardolino; Valdadige Terra dei Forti; Valpolicella; Soave e Monti Lessini.

99 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ENOLOGIA / CONSORZIO GARDA DOC

IL REGNO DELLE BOLLICINE

CONEGLIANO VALDOBBIADENE È IL

CUORE PULSANTE DI UN’AREA MOLTO PIÙ VASTA CHE RAPPRESENTA L’INTERO MONDO DEL PROSECCO, UN VARIEGATO PANORAMA DI NATURA E SAPORI CHE COMPRENDE TRE DENOMINAZIONI: IL CONEGLIANO VALDOBBIADENE PROSECCO SUPERIORE DOCG, L’ASOLO PROSECCO SUPERIORE DOCG E IL PROSECCO DOC. ALCUNI VINI SONO STATI PRESENTATI DA PAOLO BASSO, MIGLIOR SOMMELIER DEL MONDO 2013, DURANTE UNA MASTERCLASS AL GRAND HOTEL VILLA CASTAGNOLA NEL MESE DI OTTOBRE, GRAZIE ALLA CAMERA DI COMMERCIO ITALIANA PER LA SVIZZERA IN COLLABORAZIONE CON ASSP.

In una piccola zona del Veneto compresa nella incastonata provincia di Treviso, sulle colline che da Conegliano s’innalzano a nord ovest verso Valdobbiadene, insieme all’uva Glera si coltiva da secoli la cultura enologica. A Conegliano infatti nel 1876 è stata aperta la prima scuola enologica italiana, l’Istituto Cerletti, nel

1923 è stato fondato l’Istituto Sperimentale di Viticoltura ed Enologia di Conegliano e ancora oggi l’Università di Padova ha insediato un proprio distaccamento della Facoltà di Enologia. In questa terra, che ancora oggi è limitata a 15 comuni nasce il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG. Tutte e tre le denominazioni corrispondono a territori diversi per estensione e aspetto paesaggistico. La complessità della produzione del Prosecco e le differenze tra denominazioni sono ben rappresentate da una piramide ideale alla cui base troviamo il Prosecco DOC, prodotto nel territorio molto ampio (nove province tra Veneto e Friuli Venezia Giulia), nella parte centrale si posiziona l’Asolo Prosecco Superiore DOCG e al vertice il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, il vino spumante prodotto sulle colline tra Conegliano e Valdobbiadene che rappresenta l’espressione della miglior qualità del Prosecco; quest’ultimo raggiunge le posizioni più alte con le raffinate selezioni del Rive e, al vertice, con il Superiore di Cartizze DOCG, “Grand Cru” del Conegliano Valdobbiadene.

Nel 1962 un gruppo di 11 produttori, in rappresentanza delle principali cooperative di viticoltori e delle grandi case spumantistiche, costituirono il Consorzio di Tutela del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, proponendo un disciplinare di produzione per proteggere la qualità e l’immagine del proprio vino. Sette anni più tardi, il 2 aprile del 1969, il loro sforzo fu premiato con il riconoscimento, da parte del Ministero dell’Agricoltura, di Conegliano e Valdobbia-

dene come unica zona DOC di produzione del Prosecco e del Superiore di Cartizze. Oggi il Consorzio di Tutela riunisce la quasi totalità dei produttori del territorio e il suo lavoro di tutela è divenuto sempre più importante e determinante per l’ottenimento della DOCG Conegliano Valdobbiadene Prosecco, avvenuta nell’agosto 2009.

Il Consorzio è un ente privato d’interesse pubblico e raggruppa tutte le categorie di produttori: i viticoltori, i vinificatori, gli imbottigliatori. Tramite le sue strutture tecniche e la collaborazione con gli Istituti di ricerca, svolge un importante lavoro per migliorare la tecnica in vigneto e in cantina, fornendo servizi di assistenza e formazione. Il Consorzio segue tutte le fasi di produzione dall’impianto alla potatura, fino alla scelta dell’epoca di vendemmia e al controllo delle pratiche di vinificazione. Quale attento osservatore del mercato e dell’evoluzione dei gusti e degli stili di vita, il Consorzio è un punto di riferimento importante e il suo ruolo è anche promuovere e tutelare l’immagine del Conegliano Valdobbiadene in Italia e all’estero, grazie all’organizzazione di eventi, manifestazioni e piani di comunicazione. Infine, parallelamente al riconoscimento della DOCG, avvenuta nel 2009, il Consorzio ha avviato un percorso di analisi e sviluppo dei valori della Marca Conegliano Valdobbiadene, per orientare la propria attenzione allo sviluppo del territorio e alla sostenibilità ambientale, alla valorizzazione della storia come traccia per disegnare il futuro e all’impegno per preservare nel tempo la qualità superiore di questo vino.

100 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ENOLOGIA / PROSECCO SUPERIORE DOCG
Elvira Bortolomiol, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG_
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L’INNOVAZIONE FORZA TRAINANTE DEL TURISMO

SULLA VETTA DEL NIESEN, NELL’OBERLAND BERNESE, È STATO ORGANIZZATO IL “NIESEN-SUMMIT”, UN EVENTO CHE AVEVA IL DUPLICE OBIETTIVO DI VALORIZZARE I PROGETTI CHE SONO STATI PREMIATI NEL CORSO DI 21 ANNI CON IL PREMIO NAZIONALE PER L’INNOVAZIONE NEL SETTORE TURISTICO MILESTONE E AVVIARE UNA RIFLESSIONE IN MERITO ALL’IMPORTANZA DI UN RICONOSCIMENTO NAZIONALE PER I PROGETTI INNOVATIVI DEL SETTORE TURISTICO. NE ABBIAMO PARLATO CON NADIA FONTANA LUPI, DIRETTRICE DELL’ORGANIZZAZIONE TURISTICA MENDRISIOTTO E BASSO CERESIO, MEMBRO DELL’EX GIURIA DEL PREMIO MILESTONE E ANCHE DEL GRUPPO DI LAVORO CHE HA ORGANIZZATO IL “NIESEN SUMMIT”.

Dal 2000 al 2021, il premio MILESTONE è stato vinto da 77 progetti innovativi nel campo del turismo svizzero. Per 21 anni il MILESTONE ha rappresentato il riconoscimento più importante del settore turistico nazionale e ha promosso le innovazioni, il trasferimento di knowhow e la forza di attrazione della Svizzera come destinazione turistica. «Al “Niesen-Summit” hanno partecipato oltre 100 persone che in passato hanno ottenuto un premio MILESTONE per un progetto, oppure come riconoscimento per la carriera o come giovani promesse. Considerando che l’ultima edizione del MILESTONE è stata organizzata nel 2021, il nostro gruppo di lavoro ha deciso di organizzare un evento per rendere omaggio al passato e riflettere in merito al futuro», spiega Nadia Fontana Lupi. «Abbiamo

prima di tutto chiesto ai vincitori del premio MILESTONE di esprimersi attraverso un voto e di valutare i 67 progetti premiati che ancora sono attivi, considerando l’impatto e il risultato prodotto da questi progetti innovativi. Tra i dieci che hanno ottenuto i migliori voti, il nostro gruppo di lavoro ne ha poi scelti quattro che ha reputato particolarmente importanti e anche questo riconoscimento è stato festeggiato sul Niesen. L’evento ha di fatto rappresentato una straordinaria opportunità per riflettere sul futuro del settore turistico, che dopo le grandi difficoltà affrontate nel corso della pandemia, si trova oggi nella necessita di un rilancio globale in un mondo profondamente cambiato, tra crisi energetica e mutamenti climatici, guerre e tensioni internazionali, rivoluzione digitali e nascita di nuovi modelli di consumo e mobilità. Dalle discussioni e dal confronto è emerso con chiarezza come sia assolutamente essenziale sviluppare prodotti e soluzioni tenendo conto delle esigenze di oggi, ma queste soluzioni non possono sopravvivere nel mercato di domani se non si presta particolare attenzione a renderle a prova di futuro. I cambiamenti sono rapidi, il mondo è diventato più complesso e non ci si può affidare all’improvvisazione se si vuole avere successo, anche nel settore del turismo». Non a caso, dunque, i partecipanti suddivisi in gruppi hanno partecipato a quattro workshop durante i quali hanno discusso le possibili forme e i contenuti di un futuro possibile premio per l’innovazione nel turismo confermando la necessità di sviluppare ulteriormente

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il progetto, concordando in merito alla necessità di continuare ad organizzarlo. Nel contempo il workshop ha permesso di evidenziare un’apertura in merito a cambiamenti nella strategia e nell’orientamento del premio, ma anche la necessità di aumentarne l’impatto, considerando come la visibilità dello sviluppo turistico è fondamentale, anche al di fuori del settore. «Sviluppo, rinnovamento e progresso - prosegue Nadia Fontana Lupi - sono compiti centrali per le imprese turistiche. In questo contesto, le innovazioni hanno una funzione chiave. Hanno successo quando le idee si traducono in prodotti e servizi o processi che si vendono e trovano domanda o hanno altri utilizzi di valore. Il punto di partenza per lo sviluppo dell’innovazione è tuttavia molto diverso a seconda del tipo di impresa turistica: nelle organizzazioni di destinazione altamente sviluppate e ampiamente supportate, le innovazioni emergono in modo diverso rispetto alle imprese organizzativamente più semplici, come gli impianti di risalita o gli hotel. L’importante, tuttavia, è che le innovazioni si realizzino. E proprio con la convinzione che la formula del premio MILESTONE debba evolvere per tenere il passo con la nuova realtà in cui operano i diversi rappresentanti dell’offerta turistica che rende la Svizzera attrattiva, la giuria, nella scelta 4 progetti che ha ritenuto in assoluto tra i più esemplari della storia del MILE -

STONE, ha valutato importante considerare l’evoluzione, l’impatto, la forma di innovazione e anche la differenza di budget a disposizione dei 4 promotori che hanno raggiunto i loro obiettivi di sviluppo, di innovazione, di collaborazione, di aumento delle vendite e di attenzione al tema della sostenibilità in maniera diversa, ma tuttavia esemplare. Questi quattro progetti nati in periodi storici diversi e in contesti del tutto singolari Märchenhotel Bellevue Braunwald (www.maerchenhotel.ch); 100% Valposchiavo-sostenibile (www.valposchiavo.ch/it/scopri);

Ostelli della gioventù con strategia di sostenibilità (www.myswitzerland.com/it-ch/ alloggi/altri-alloggi/alberghi-svizzeriper-la-gioventu/);

Grand Tour of Switzerland (www.grandtour.myswitzerland.com).

Il gruppo di lavoro considera di avere raggiunto i propri obiettivi con il “Niesen-Summit” e ora si prenderà il tempo per valutare in dettaglio i risultati ottenuti per poi decidere i prossimi passi». www.niesensummit.ch

UN INCONTRO AL VERTICE

Il “Niesen-Summit” è stato organizzato sulla vetta del Niesen, è una inconfondibile montagna particolarmente apprezzata dagli escursionisti, punto di riferimento per la regione del Lago di Thun. La vetta è raggiungibile con la funicolare più lunga del mondo, che si snoda in due sezioni da Mülenen, a 693 m, fino a 2.336 m di altitudine. Il pezzo forte della stagione estiva, che dure circa 200 giorni, è rappresentato dalla Berghaus Niesen Kulm. Nell’estate 2019 è stato completato un importante progetto d’investimento ed è stato avviato un nuovo segmento di attività con la nuova offerta di seminari ed eventi. Il Niesen sta diventando una montagna per festival ed eventi speciali, ma rimane anche una montagna culturale e sportiva. L’annuale Niesen Stair Run, che supera gli 11.674 gradini per raggiungere la vetta sulla scalinata più lunga del mondo, è un cult.

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I dieci vincitori proclamati “migliori progetti MILESTONE 2000-2021”: Märchenhotel Bellevue Braunwald-2006, Ostelli della gioventù con strategia sostenibile- 2007, Svizzera Mobile-2008, Grimselwelt-2010, Weltneuheit Cabrio-2012, Zermatt Unplugged-2014, Grand Tour of Switzerland-2015, Chaplin’s World by Grévin-2016, 100 % Valposchiavo – nachhaltig beeindruckend-2016, Arosa Bärenland-2019

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Il gruppo di lavoro che ha organizzato l’evento, da sinistra: Thomas Steiner, Direttore immotour gmbh, Monika Bandi Tanner, Co-Responsabile Unità di ricerca turismo (CRED-T), Universität Bern, André Lüthi, Presidente CdA e CEO del gruppo Globetrotter, Hanna Rychener Kistler, vincitrice del premio MILESTONE alla carriera, Anja Peverelli, assistente di direzione HotellerieSuisse, Nadia Fontana Lupi, Direttrice Mendrisiotto Turismo, Nathalie Seiler-Hayez, direttrice Hotel Beau-Rivage Palace, Lausanne e Urs Wohler, direttore NIESENBAHN AG

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UN LUOGO DEL CUORE IN VETTA AL GENEROSO

IL NUOVO BUFFET BELLAVISTA TORNA

AD ESSERE IL LUOGO IDEALE PER UNA SOSTA DOPO UNA PASSEGGIATA

A PIEDI, PER UN PRANZO CON AMICI O PER TRASCORRERE QUALCHE ORA DI QUIETE IN UNO STRAORDINARIO SCENARIO NATURALE. 01 Da sinistra Monica Duca Widmer e Carlo Croci, Membri del CdA e Monica Besomi, Vicedirettrice FMG

Adieci mesi esatti dal primo colpo di piccone d’inizio dei lavori di ristrutturazione, il 15 ottobre ha avuto luogo la Giornata delle porte aperte del Buffet Bellavista, tradizionale luogo di ritrovo degli abitanti del Mendrisiotto e di ristoro degli escursionisti amanti del Monte Generoso. Monica Besomi, Head of Marketing & Communication e Vice-Director della FMG non nasconde la sua sod -

disfazione e dichiara: «Il Buffet Bellavista è di nuovo pronto ad accogliere gli escursionisti provenienti da ogni luogo, ma soprattutto coloro i cui ricordi sono fortemente legati a questo posto, luogo d’incontro ideale. Siamo testimoni di un altro importante traguardo raggiunto dalla Ferrovia Monte Generoso, grazie alla volontà della direzione che ha seguito con particolare dedizione i lavori e al sostegno del Percento cultu -

104 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 TURISMO / FERROVIA MONTE GENEROSO

rale Migros che ha investito un altro milione di franchi a favore del turismo del Mendrisiotto e del Ticino». Il team di professionisti incaricati alla ristrutturazione e formato da Luigi Brenni, ingegnere strutturista di Mendrisio, dall’Arch. Michela Pagani di Balerna e dall’ Arch. Désirée Rusconi di Mendrisio, ha puntato su un restauro conservativo nel rispetto della storia di quest’edificio. mantenendo la struttura lignea interna risalente alla fine ‘800 e l’aspetto esterno attuale che tutti conoscono. Una scelta che ha consentito di restituire alla collettività il ‘Buffet de la gare’ di fine ‘800 con la sua antica bellezza, nel rispetto delle moderne esigenze, ma soprattutto dell’ambiente e del territorio.

Accanto alla stazione e al binario completamente rinnovati, il nuovo Buffet dispone all’interno di una superficie di 160 mq disposti su due piani e collegati da una scala lineare, pensati per dialogare con il territorio circostante. Grande attenzione è stata prestata alla qualità e alla genuinità dei singoli materiali tra cui il legno di castagno indigeno, con l’obiettivo di ricreare l’originaria atmosfera acco -

gliente, ospitale e conviviale, grazie anche alla tinteggiatura delle pareti, alle gelosie delle finestre, ai pavimenti e al soffitto. Un’armonia che si perfeziona con il grande camino e le stufe, che sprigionano un calore confortevole, così come i grandi tavoloni, lungo i quali ci si siede spontaneamente, fianco a fianco. Assolutamente nuovo e posizionato a pochi metri dalla struttura è, invece, l’impianto di fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue. Moderno, efficiente ed ecologico questo ecosistema naturale vanta ottimi standard depurativi a costo zero. Si tratta di una vasca, di circa 94 mq. dove la depurazione avviene grazie all’azione sinergica tra le radici delle rigogliose piante palustri che vi crescono, e la flora microbiologica presente nel substrato. Più semplicemente, le radici delle piante assorbono le acque, la depurano e la reimmettono nell’atmosfera dalle foglie. Oltre ad inserirsi in modo ideale nel paesaggio, per far funzionare il sistema di fitodepurazione bastano il sole e la forza di gravità, senza consumi energetici. Dal 25 marzo 2023, ovvero alla riapertura della prossima stagione, il bar

e il ristorante del Buffet Bellavista proporranno un menù semplice ma autentico e legato al territorio. La FMG è già al lavoro con l’ultima fase di ristrutturazione del binario del 1890. Dal prossimo anno, infatti, potrà tornare ad includere nella sua stagionalità anche i fine settimana e le festività invernali. Il Buffet Bellavista sarà disponibile altresì per l’organizzazione di eventi privati e aziendali. Contemporaneamente il 15 ottobre a Capolago si è svolta la cerimonia celebrativa dedicata ai sostenitori che hanno aderito all’iniziativa lanciata nel 2020 per il 130esimo anniversario della Ferrovia Monte Generoso. Ai quasi 300 sostenitori sono stati consegnati i certificati e i pezzi di cremagliera del 1890. Tante sono state le persone, famiglie, società ed istituzioni locali che hanno aderito all’iniziativa della vendita virtuale dei pali, lanciata in occasione del 130esimo anniversario dell’unica cremagliera del Ticino (1890-2020).

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SFIDE E OPPORTUNITÀ NEL SETTORE ALBERGHIERO

Sara Rosso-Cipolini è una figura conosciuta nel mondo dell’hospitality: dal 2008 è presidente di Planhotel SA, società di cui è già stata amministratrice delegata dal 1997 al 2007, specializzata nella proprietà di resort, nella gestione, nella supervisione, nella pianificazione e nello sviluppo di nuovi progetti. Il gruppo comprende numerosi resort in Kenya, Zanzibar, Mozambico e Maldive. Fa parte di Planhotel anche l’hotel THE VIEW Lugano, il suo ristorante è stato di recente insignito di 1 stella Michelin Sara Rosso-Cipolini ha partecipato alla prima edizione del corso “Certified Board Member”, una proposta formativa nata dalla collaborazione tra il Centro competenze tributarie della SUPSI e ALMA Impact AG con l’obiettivo di fornire competenze e strumenti decisionali a coloro che fanno parte o si accingono a far parte di un Consiglio d’Amministrazione. Dopo il successo delle prime due edizioni, è già in programma la terza edizione del corso Certified Board Member, che si terrà da marzo a giugno 2023.

Dal 2020 in avanti chi lavora nell’hospitality ha vissuto difficoltà considerevoli, prima a causa della pandemia e ora con le preoccupazioni legate alla guerra e alla crisi energetica. Che impatti hanno avuto questi eventi sul vostro settore?

«Il nostro settore è stato particolarmente colpito dalla prima fase della pandemia. La totale incertezza che ha caratterizzato quel periodo l’ha reso davvero difficile ma al tempo stesso l’ha trasformato in opportunità: ci ha

106 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 TURISMO / SARA ROSSO-CIPOLINI
PANDEMIA, GUERRA, CRISI ENERGETICA: IL MONDO DELL’HOSPITALITY NEGLI ULTIMI DUE ANNI HA DOVUTO FAR FRONTE A MOLTEPLICI DIFFICOLTÀ. IL SETTORE HA REAGITO, RIVOLUZIONANDO LA PROPRIA ORGANIZZAZIONE E INVESTENDO SU FORMAZIONE, DIGITALIZZAZIONE E SOSTENIBILITÀ. NE PARLIAMO CON SARA ROSSO-CIPOLINI, PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ PLANHOTEL SA.

permesso di migliorare in termini di efficienza ed efficacia e di ottimizzare i processi di riorganizzazione rendendoli molto più snelli e dinamici. In questo senso abbiamo vissuto una vera e propria rivoluzione: oggi il mercato è più segmentato e per certi aspetti più difficile, ma chi ha potuto cogliere e concretizzare questa opportunità oggi è indubbiamente più forte e competitivo».

La pandemia ha accelerato diversi trend già in atto, come la digitalizzazione. Riscontrate questo fenomeno anche nel settore dell’hospitality? «Sicuramente. Il nostro settore è stato tra i primi ad aver accolto con entusiasmo la digitalizzazione e in generale l’innovazione tecnologica. Oggi ancor di più e in particolar modo in un’ottica che coinvolga con maggior incisività gli ospiti, prima e durante l’esperienza del soggiorno, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione del viaggio e la scelta dei servizi».

Il concetto di innovazione è solo un aspetto tecnologico oppure implica anche altri aspetti, quali ad esempio un cambiamento di approccio nella gestione aziendale?

«Sono convinta che, al di là della rivisitazione dei processi, della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, ciò che conta davvero, e qui sta la vera innovazione, sia proprio un modo diverso di guardare alle cose e soprattutto alle persone, un insieme di azioni che aiutino a migliorare la qualità della vita utilizzando soluzioni tecnologiche ma non solo quelle. Ecco allora che importanti e prioritarie sono le idee e gli atteggiamenti che mettono al centro di tutto le persone e ne migliorano la vita tenendo conto del loro talento, della loro cultura e del territorio in cui vivono. In questo senso non solo abbiamo incrementato la formazione dei nostri collaboratori per svilupparne le competenze, ma abbiamo anche strutturato programmi per migliorare la qualità della loro vita. Pensiamo a chi lavora nei nostri resort e passa molto tempo lontano dai propri affetti: per loro abbiamo pensato a numerose attività da svolgere nel tempo libero. Infine non si può parlare di miglior qualità della vita senza pensare alla sostenibilità: anche in questo senso il nostro impegno prosegue e, tra le numerose iniziative messe in atto ormai da anni, oggi stiamo sviluppando soprattutto la cultura del riciclo, incrementando la gestione dell’organico e cercando di favorire l’utilizzo di ingredienti a basso impatto ambientale».

non solo per quanto riguarda il profitto ma in una visione più ampia della vita in generale».

Quali suggerimenti darebbe a un giovane desideroso di intraprendere un percorso professionale nel settore dell’hospitality?

«Considero un grande regalo aver avuto l’opportunità di lavorare in questo ambito: viaggiare è bellissimo e rappresenta sempre un arricchimento personale. Il suggerimento che dò ai giovani, in generale, indipendentemente dal percorso professionale che stanno per intraprendere, è quello di trasformare in lavoro una passione e di scegliere di fare quello che piace».

Dopo il successo delle prime due edizioni, è già online la terza edizione del corso Certified Board Member, che si terrà da marzo a giugno 2023, per un totale di 52 ore accademiche. Per ulteriori informazioni vi invitiamo a contattare Stefania Orlandino: sorlandino@alma-impact.ch

Quali riflessioni l’hanno spinta a partecipare al corso Certified Board Member (CBM) e come ha integrato nella sua attività professionale le competenze acquisite durante la formazione? «Cercavo da tanto tempo un corso come il CBM: mi ha dato completezza in termini di competenze tecniche e legali ad un livello molto alto. Ha inoltre contribuito - aspetto per me importantissimo - ad aumentare la consapevolezza in termini di responsabilità che un membro del consiglio di amministrazione deve possedere,

Per maggiori informazioni

107 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 TURISMO / SARA ROSSO-CIPOLINI
CERTIFIED BOARD MEMBER 2023: SCOPRI DI PIÙ

ALLA SCOPERTA DELL’HOTEL PIÙ ANTICO DI ZERMATT

SITUATO NEL CUORE DI ZERMATT, IL GRAND HOTEL ZERMATTERHOF ACCOGLIE DA PIÙ DI UN SECOLO REALI, CELEBRITÀ DI HOLLYWOOD, ALPINISTI E CLIENTI DA TUTTO IL MONDO CHE LO HANNO APPREZZATO NEGLI ANNI PER L’ASSOLUTA DISCREZIONE: PERSONAGGI CHE AMANO IL COMFORT E DESIDERANO UN SERVIZIO PERSONALIZZATO, IN UN AMBIENTE SENZA TEMPO. È MEMBRO DEI SWISS DELUXE HOTELS, SINONIMO DI UN SERVIZIO ECCELLENTE NELL’ INDUSTRIA ALBERGHIERA SVIZZERA.

Nella località di Zermatt, destinazione turistica ambita, elegante e raffinata, si arriva solo in treno, le auto vengono infatti lasciate nei vari parcheggi della cittadina vallesana di Täsch a pochi minuti dalla località alpina. Già dal 1947 il paese si è dichiarato chiuso al traffico e “zona libera dalle auto e dai motori a combustibile’’: per questo motivo da allora Zermatt è totalmente pedonale. Arrivando alla stazione ferroviaria il personale dell’hotel accoglie i propri ospiti con un’auto elettrica o, come nel nostro caso, con una carrozza trainata da cavalli. Immediatamente ci si sente proiettati in una favola, in un’esperienza senza tempo. Arrivati in hotel veniamo accolti dalla Direttrice commerciale Claudia

Beaufort, dai ragazzi sorridenti del concierge e dal Direttore generale Markus Marti, che ho già avuto modo di conoscere nella sua precedente esperienza all’Hotel Chalet RoyAlp & Spa a Villars-sur-Ollon. La sua verve, la sua competenza e la sua simpatia mi sono rimaste impresse e le ritrovo con piacere a distanza di pochi anni. Markus Marti è in carica dal 18 luglio 2022 ed è anche membro del Consiglio di amministrazione del Matterhorn Group AG. Originario di Berna, nella sua lunga carriera Markus Marti ha gestito diversi hotel Mövenpick in Paesi come Sri Lanka, Arabia Saudita e Maldive. «Sono orgoglioso di essere arrivato a Zermatt, perché rimane la destinazione di montagna più famosa della Svizzera. Il Grand Hotel Zermat-

108 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ZERMATT / GRAND HOTEL ZERMATTERHOF
DI PAOLA CHIERICATI

terhof è stato costruito nel 1879 dai borghesi di Zermatt, è oggi gestito dal Matterhorn Group AG, una società di proprietà del comune di Zermatt con ha una lunga tradizione nell’hotellerie di lusso».

Lo Zermatterhof con le sue 69 camere e suite, arredate ciascuna in modo di -

verso e con viste panoramiche sul leggendario Cervino e sulle montagne circostanti, è un hotel cinque stelle anche membro di Preferred Hotels & Resorts e di Historic Hotels of the World, una prestigiosa collezione di tesori storici a livello mondiale, che include hotel, castelli, palazzi, ville,

monasteri e altri alloggi storici che abbracciano 10 secoli in più di 43 Paesi. Dispone di 3 ristoranti e dell’area benessere denominata “Vita Borni” che significa «vita dalla sorgente, sorgente della vita», con una spaziosa piscina, una zona sauna con una grotta di ghiaccio per coccolarsi e rilassarsi e un’area per trattamenti. La Spa utilizza esclusivamente prodotti della Matterhorn Swiss Mineral Cosmetics con principi attivi selezionati ad alto contenuto di minerali e oligoelementi provenienti dalla roccia del Cervino e piante alpine locali, oltre che di una attrezzata area fitness con macchine cardio.

Il Grand Hotel Zermatterhof offre tutto ciò che il vostro cuore desidera anche per eventi aziendali e feste private, come ad esempio i matrimoni, che possono essere accolti e celebrati anche grazie alla vicinanza con la chiesa della località.

GRAND HOTEL ZERMATTERHOF Bahnhofstrasse 55 CH-3920 Zermatt

T. +41 (0)27 966 66 00 www.zermatterhof.ch

109 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023

ALTA CUCINA CON VISTA SPETTACOLARE

ci si reca, oltre che per ammirare l’iconica montagna, anche perché è una cittadina che offre una squisita ospitalità alberghiera, come pure proposte enogastronomiche di alto livello.

Il Matterhorn (Cervino), la montagna delle montagne, un mito universale, regala agli occhi di chi si reca a Zermatt, un’immediata sensazione di grandiosità, di magia, di infinito, anche perché sembra l’opera di uno scultore e noi l’abbiamo ammirata proprio a Zerrmatt. Ma a Zermatt, che prima del 1831 si chiamava Prato Borni,

Di volta in volta nei singoli locali veniamo accompagnati dall’affabilità del General Manager dell’Hotel Markus Marti che ci presenta le due figure principali della ristorazione: l’executive chef Heinz Rufibach e il maître sommelier Peter Zimmermann che assolve anche al ruolo di direttore del Food & Beverage. Siamo arrivati in albergo in

tempo per la prima cena che è stata al Prato Borni, il ristorante Gourmet dell’albergo, dove Heinz Rufibach esprime la sua bravura che gli è valsa la stella Michelin e 16 punti Gault&Millau, mentre Peter Zimmermann che nel 2020 ha ottenuto lo scettro di miglior sommelier della Svizzera, conduce l’ospite verso l’abbinamento cibo-vino più appropriato spiegandone anche il perché. Nell’elegante e intima sala in cui i tavoli sono comodamente ben distanziati, Heinz e la sua equipe hanno sviluppato un nuovo concetto di

110 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ZERMATT / GRAND HOTEL ZERMATTERHOF
DI

cucina che hanno definito “Patria e spirito d’avventura”, in cui mettere soprattutto in evidenza gli ingredienti freschi e stagionali del Vallese. Heinz, con la sua simpatia ci racconta che: «Avevo la passione per il calcio e avrei voluto giocare con lo Jung Boys, però siccome sono – diciamo pure - figlio d’arte, poiché i miei genitori avevano un ristorante a Berna, ho svolto l’apprendistato di cuoco per poi fare esperienze in grandi alberghi, finché sono arrivato qui per proporre una cucina che alla base ha la tradizione svizzera, ma poi spazia verso altre culture gastronomiche che integro grazie ai miei viaggi all’estero». Così sulla

carta del Prato Borni troviamo: Swiss Salmon, chou-fleur e caviale Oona 103; Lucioperca alpino; Filet mignon dell’Emmental; una notevole selezione di formaggi svizzeri e per dessert panna cotta, fiori e bacche di sambuco e sorbetto di pera. Mentre per altri lidi: Coquilles St. Jacques, bisque di aragosta e ravioli ai boleti; Magret de canette fumé, vin chaud épice, speculos (biscotti speziati), castagne; Filet de boeuf Irish Beef Club, tartufo, Merlot, balsamico e legumi al forno. Il giorno dopo la ricca prima colazione è stata servita nella spettacolare sala con pregiate “boiserie” e una grandiosa vetrata a volta dalla quale si può ammirare il Cervino. Per il “lunch” eccoci alla Brasserie Lusi che ricorda una classica brasserie in cui il meglio della cucina francese, nonchè piatti internazionali riescono a stuzzicare l’appetito di ospiti gourmet e anche gourmand. Qualche esempio dalla carta: Escargots des vignes al burro di fieno; Tête de veau avec sauce crème à la truffe d’été; Tripes à la sauce tomate, au chorizo et à l’esturgeon (storione) fumé; Tarte flambé Lorraine à la crème acidulée, oignons, lard e fromage râpé; Clafoutis aux prunes, amandes, noisette et sauce vanille. Per la cena del secondo giorno ci aspettava una serata interamente svizzera

nella calda atmosfera del Saycheese! che vuol dire semplicemente “sorridi!”, ma che significa inoltre che gusteremo una cena prettamente svizzera, anzi siamo nel Vallese e allora evviva il formaggio declinato in vari tipi di raclette e fondue, non prima di aver apprezzato, sia una calda “Soupe au vin blanc du Valais” servita con crostini di pane di segale e cannella, sia un piatto della migliore carne secca del luogo. Dunque la raclette in tre versioni: una denominata “Zermatt” dal gusto latteo e fresco sublimato da una nota di fiori di fieno; l’altra chiamata “Gomser 1”, dolce al naso e armoniosamente saporita al palato; la terza, sempre vallesana AOC, chiamata “Bagnes 4”, che si distingue per il sapore inimitabile messo in risalto da un aroma fresco e fiorito. Giocoforza a questo punto provare anche una fondue: “Montagne de Valais”, di formaggi d’alpeggio stagionati, servita con patate novelle e pane. Ha concluso la doverosa serata dedicata ai formaggi, una particolarissima fondue, quella al Toblerone, l’iconico cioccolato che ricorda il Cervino, servito con frutta fresca, specialmente fragole e impreziosito da orsetti gelatinosi. In gastronomia la bevanda per eccellenza è il vino ed il Vallese offre una notevole gamma di vini di alta qualità sia nei bianchi sia nei rossi che si scelgono da una carta che è un volume, in cui oltre al Vallese e ad altre regioni svizzere particolarmente vocate, figurano vini di vari Paesi europei e anche qualche buona bottiglia da altri continenti. Noi siamo rimasti in zona: Petite Arvine, Heida, Humagne, Roussanne, Pinot Gris per i bianchi, mentre per i rossi: Pinot Noir, Cornalin, Cabernet Franc, Diolinoir, Gamay; veramente una scelta notevole per soddisfare praticamente ogni abbinamento con i cibi.

GRAND HOTEL ZERMATTERHOF Bahnhofstrasse 55 CH-3920 Zermatt T. +41 (0)27 966 66 00 www.zermatterhof.ch

111 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ZERMATT / GRAND HOTEL ZERMATTERHOF

SITUATO SU UN PICCOLO ALTOPIANO SOPRA ZERMATT, IL RIFFELALP RESORT 2222M GODE DI UNA POSIZIONE COSÌ ELEVATA DA ESSERE RAGGIUNGIBILE SOLO CON LA LINEA TRAMVIARIA PIÙ BREVE DEL MONDO. MEMBRO DI SWISS DELUXE HOTEL, L’HOTEL CINQUE STELLE SI TROVA PROPRIO NEL MEZZO DEL COMPRENSORIO SCIISTICO ED ESCURSIONISTICO DEL GORNERGRAT.

IL PIÙ ALTO HOTEL DI LUSSO D’ EUROPA

Salendo verso la stazione di Rifferlalp con il treno a cremagliera, ci si lascia subito alle spalle il rumore ovattato di Zermatt, ci si rilassa in tutta comodità, mentre il Cervino si presen -

ta maestoso attraverso la vetrata. Alla stazione ci attende un piccolo e pittoresco tram, il più alto d’Europa, che ci permette di raggiungere il Riffelalp Resort essendo ancora autunno, in inverno invece con la neve è il

112 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ZERMATT / RIFFELALP RESORT 2222M
DI PAOLA CHIERICATI

portiere ad accompagnare gli ospiti con la motoslitta. Ad accoglierci Hans-Jörg Walther, general manager dell’Hotel, insieme alla moglie Claudia, persone deliziose e con un grande senso dell’accoglienza, i quali ci ricordano che è dal lontano 1884 che gli ospiti amano questo luogo magico che permette l’alternanza tra le attività sportive, la rilassatezza e i piaceri di un soggiorno di lusso. Per parafrasare l’alpinista britannico George Mallory, pioniere dell’Everest e frequentatore dell’hotel in divese occa -

sioni a inizio ‘900 “Un giorno nelle Alpi è come una grande sinfonia”. Nato come hotel in altitudine per i soli mesi estivi, divenne presto il rifugio per l’alta società europea. Dopo diverse ristrutturazioni, oggi il Riffelalp Resort offre 65 camere, con junior suite e deluxe junior suite arredate con gusto e con tessuti caldi e avvolgenti, per la maggior parte con vista aperta sulla bellezza delle catene montuose del Vallese. Nella Spa, la più in altaquota d’Europa, ci si immerge in un’oasi di quiete profonda.

Il vero fiore all’occhiello è la piscina all’aperto che offre una vista spettacolare sul Matterhon, che sembra riflettersi nell’acqua riscaldata a 35°. Ma non manca una grande piscina coperta con idromassaggio integrato, le saune o i bagni di vapore. Per un’esperienza insolita, si può scendere nella Grotta Chriiter che offre un’atmosfera molto speciale con pietre, acqua e cromie diverse. È evidente che il Riffelalp Resort abbia puntato molto la sua offerta anche sulle famiglie e sui bambini, offrendo un asilo nido e tante attività ricreative, che possono comuque divertire anche i meno piccini: calcio balilla, ping pong, playstation, bowling, biliardo e scacchi per quanto riguarda le attività indoor e all’esterno un parco giochi con altalene, scivoli e una torre di arrampicata. Questo spirito legato al gioco lo si può anche riscoprire attraverso le attività aziendali di team building per rafforzare l’unione tra i dipendenti in un’esperienza comune che può essere vissuta negli spazi attrezzati per il business all’interno dell’hotel. Per gli sciatori e snowboarder, la Riffelalp è invece un vero sogno poiché la pista da sci passa proprio di fronte all’hotel. La guida Yann è a disposizione per mostrare le piste più belle e i migliori rifugi, dando accesso diretto a 360 km di piste del comprensorio. Gli sport invernali non si limitano allo sci, ma ci sono anche le ciaspole e le escursioni e i sentieri segnalati sul Gornergrat che offrono un’esperienza di piena immersione nella natura. Non manca nelle vicinanze una rapida pista da slittino che aumenta il nostro livello di adrenalina, con un dislivello di 234 metri tra Rotenboden e Riffelberg: anche questa è la più alta d’Europa, a 3150 m di altitudine.

RIFFELALP RESORT 2222M CH-3920 Zermatt T. +41 (0)27 966 05 55 www.riffelalp.com

113 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ZERMATT / RIFFELALP RESORT 2222M

AL GRAND HOTEL RIFFELALP SI PUÒ

SCEGLIERE FRA TRE RISTORANTI:

L’ALEXANDRE, IL WALLISERKELLER E IL BOSCO, OPPURE SI PUÒ RISERVARE

LA BELLA VINOTECA PER UNA CENETTA PRIVATA IN CUI SELEZIONARE

DAPPRIMA I VINI PER POI ABBINARVI

LE PIETANZE PIÙ APPROPRIATE.

UNA CUCINA A 2222 METRI DI ALTEZZA

Chi desidera recarsi a Zermatt con l’auto, arriva fino al piccolo comune vallesano di Täsch, dove lascia il mezzo, in uno dei tanti parcheggi, quindi prende il treno che in circa un

quarto d’ora arriva a destinazione. Ma a Zermatt, dopo aver riempito gli occhi con la maestosità del Cervino, si vuole andare oltre, per un’esperienza ancora più forte: la salita con il trenino a cremagliera del Gornergrat per poi fermarsi a metà strada, alla stazioncina di Riffelalp, dove una linea tranviaria, avete capito bene “tranviaria” la più alta d’Europa, porta il viaggiatore al Riffelalp Resort a 2222 metri di altitudine. Qui si trova il Grand Hotel Riffelalp, albergo a cinque stelle, che comprende diversi ristoranti, camere e suites di grande charme, la SPA, il Wellness, una chiesetta e diversi impianti di risalita del comprensorio sciistico. Come sempre a noi interessano i ristoranti, la gastronomia, che si può gustare in un luogo così unico. Nella visita dei luoghi del piacere gastronomico siamo accompagnati dall’affabilità di Hans-Jörg Walther, che insieme alla moglie Claudia, è il general manager

114 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ZERMATT / GRAND HOTEL RIFFELALP

dell’Hotel. Il ristorante principale è l’Alexander, dove troviamo con grande piacere una nostra conoscenza di lunga data, l’executive top chef Luigi Lafranco, che dopo aver lavorato in grandi alberghi, sia in Ticino sia altrove e anche al Riffelalp, è tornato in questo “romitaggio” in cui l’anima è più vicina all’immensità del creato e gli occhi godono di una ancor più spettacolare vicinanza al Cervino. Il ristorante principale è l’Alexandre, nel quale offre i suoi preziosi servigi il maître Alcindo Costa che ci accoglie nell’elegante e calda sala. Dalla godenda potremmo scegliere tra il Menu découverte, il Menu mer, il Menu Riffelalp e il Menu végane, ma a noi piace saltare da un piatto all’altro della carta per farci un’idea più esaustiva della cucina. Quindi: Homard canadien alla Catalana avec pain fresella; Cappuccino de pommes de terre et poireaux avec truite fumée et crème; Poitrine et steak de porc aux herbes de Hinwil, légumes à l’asiatique et croquettes de pommes de terre panko e per dessert: Cheesecake au fromage Ziger, compote de fraises et Rhubarbe, glace marbrée à la crème double. Intanto è arrivato lo chef Luigi Lafranco dalla cucina per un saluto e per dirci che: “A dipendenza della stagione, in cucina ho tra i venti e trenta

collaboratori grazie ai quali posso proporre una cucina internazionale, in cui trovano ampio spazio piatti della più autentica tradizione svizzera, con i prodotti locali che hanno la precedenza. Non mancano poi, sia piatti della cucina italiana, sia influenze asiatiche”. Una curiosità: «Ho un fornitore che due volte la settimana dal mercato del pesce di Londra mi procura ad esempio scampi, gamberi e sogliole». Nella stagione invernale viene aperto il ristorante Walliserkeller, dove in un’atmosfera rustica da chalet o da capanna alpina, dopo uno stuzzichino a base di carne secca vallesana, di salsiccia secca di Riffelalp e una calda zuppa d’orzo “Walser”, si può degustare una deliziosa raclette o una fondue moitié-moitié o ancora una nutrita scelta di carni alla griglia e terminare in dolcezza con l’immancabile fondue di Toblerone accompagnata da frutta fresca. Nei due giorni trascorsi al Riffelalp siamo stati accarezzati da un tempo meraviglioso e da una gradevole temperatura esterna, quindi tra un pasto e l’altro non sono mancate le passeggiate per ammirare i grandiosi panorami circostanti. Ebbene con un certo appetito eccoci nuovamente a tavola, questa volta al ristorante Al Bosco, staccato dalla struttura principale del Riffelalp Resort, proprio dirimpet-

to l’entrata dell’albergo. Un ristorante di montagna conosciuto soprattutto per la sua terrazza soleggiata e per le proposte culinarie di stile italiano, compresa la pizza Riffelalp, una pizza particolare a forma di “Cervino” ovvero triangolare, preparata con un’ottima pasta arricchita da carne secca del luogo e dal formaggio Staffelalp. Le proposte del ristorante Al Bosco sono parecchie, dagli antipasti: vitello tonnato con tonno rosolato su misticanza d’insalata; tartare di vitello su insalata e Belper Knolle; salmone marinato Swiss Alpine con crema di melanzane e composta di pomodori, ecc. Nei primi si trovano i ravioli di ricotta e basilico con coulis di peperoni; le tagliatelle con animelle di vitello, porcini e spinaci; il risotto allo zafferano con midollo. Nei secondi: filetto di orata con salsa al limone, verdure e riso venere; scottadito d’agnello con jus mediterraneo, fagiolini e patate arrosto e per terminare, una scelta vincente è il tiramisù fatto in casa. Il discorso sui vini dell’intera ristorazione del Riffelalp Resort è un discorso estremamente serio poiché la scelta dei vini è notevole e i vini vallesani sono rappresentati con le migliori produzioni, sia nei bianchi, sia nei rossi e anche spumanti come il Brut du Valais di Jacques Germanier, Conthey.

115 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ZERMATT / GRAND HOTEL RIFFELALP
GRAND HOTEL RIFFELALP 2222 CH-3920 Zermatt T. +41 (0)27 966 05 55 www.riffelalp.com

UN GREEN A UN PASSO DALLE NEVI

Il Golf Club Matterhorn si trova in una graziosa vallata svizzera nel Canton Vallese, a 1400 metri sul livello del mare, vicino alla località internazionale di Zermatt, una delle più grandi stazioni sciistiche d’Europa.

I primi appassionati di golf residenti a Zermatt fondarono il 17 settembre 1990 il Golf Club Matterhorn e iniziarono a progettare un campo da golf tra Randa e Täsch, chiamato local -

mente “Schalli”. L’idea suscitò fin dall’inizio grande interesse tra gli abitanti del luogo, ma purtroppo all’epoca numerose difficoltà resero impossibile la realizzazione del sito previsto. Il Golf Club Matterhorn era tuttavia molto attivo, anche senza avere un proprio campo. Grazie alla collaborazione dei fratelli Bernard e Christian Seiler, nello Schalli fu in ogni caso possibile allestire un “campo da golf” a 6 buche (senza green) e un campo

116 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ZERMATT / MATTERHORN GOLF CLUB
IN QUESTO NUMERO ARIELLA DEL ROCINO PRESENTA UN AFFASCINATE PERCORSO SITUATO TRA TÄSCH E RANDA, INCORNICIATO DALLE MONTAGNE PIÙ ALTE DELLA SVIZZERA.

pratica (senza macchina per palline), che permise a numerosi “principianti” di esercitare questo sport in un’atmosfera alpina di straordinario fascino. Nel 1999 questo campo di allenamento fu ampliato a 9 buche e vennero organizzati tornei regolari per i soci. La società “Golf Mischabel AG”, sotto la direzione di Amadé Perrig, che non aveva mai rinunciato alla speranza di realizzare un campo da golf, rilanciò infine il progetto nel 2000. I numerosi ostacoli furono superati e nella primavera del 2002 si svolse la cerimonia di inaugurazione del nuovo campo da golf. Nel 2003, il percorso venne interamente seminato e mantenuto per tutta l’estate e l’autunno in modo che il gioco potesse iniziare all’inizio dell’estate 2004. Dal gennaio di quell’anno il Golf Club Cervino è stato ammesso alla Swiss Golf Association (ASG) e, grazie ai suoi senior, ha ottenuto il suo primo titolo: Swiss Champion Seniors Interclub Series IV. Nel 2016, il campo è stato rimodellato e nel 2017 è entrato in funzione il percorso 9 buche che si snoda intorno al fiume Vispa. L’architetto scozzese John Chilver-Stainer ha progettato un percorso armonioso che distribuisce i suoi green e fairway su una trentina di ettari. Il campo a 9 buche si gioca anche a 18, poiché ci sono due zone di partenza per ogni palla. La lunghezza complessiva del percorso è di 2687 metri, il par totale 36. «Il punto forte del golf è il suo panora -

ma unico, nel cuore delle montagne più alte del Paese», specifica Gerold Berchtold, il Direttore, che si è qualificato nel 2004 per l’Omega Masters quando aveva dolo 20 anni. «È un campo da golf prevalentemente pianeggiante, incastonato nel cuore delle montagne. Solo la buca 2 mostra un ampio dislivello, con il suo inizio strapiombante che permette di contemplare i nove green del sito». Generalmente aperto da maggio a ottobre come la maggior parte dei campi da golf di montagna in Svizzera, il Golf Matterhorn offre un’eccezionale esperienza estiva: giocare a golf a meno di

28 gradi di sole, circondati da cime innevate. Non è raro vedere gli sciatori della Nazionale svizzera allenarsi la mattina sulle piste intorno al Cervino prima di ridiscendere per colpire la pallina bianca nel pomeriggio. Anche l’ex campione Pirmin Zurbriggen viene spesso a giocare con la famiglia. Un’altra curiosità è la linea ferroviaria del Glacier Express, che taglia a metà il percorso. Il regolamento del circolo prevede anche il divieto di oscillare durante il passaggio di un treno. È possibile infilarsi sotto i binari attraverso un piccolo tunnel per raggiungere il putting green e la buca n ° 1, un par 3 protetto da uno specchio d’acqua.

Al Golf Club Matterhorn è possibile trovare i seguenti servizi e attrezzature: snack bar, carrello elettrico, carrello manuale, maestri, green di avvicinamento, area giochi piccoli, noleggio bastoni, campo pratica, proshop, putting green e il ristorante Mattherorm Schiirli dove degustare un drink rinfrescante o un pasto sulla terrazza panoramica. Il ristorante si trova anche in una posizione ideale per escursionisti e ciclisti per ricaricare le batterie prima di proseguire il proprio viaggio.

117 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ZERMATT / MATTERHORN GOLF CLUB

SAPORI E PROFUMI DELLA CUCINA MEDIORIENTALE

Come ogni anno, il St. Moritz Gourmet Festival è supportato da importanti partner, tra cui il brand automobilistico Porsche, che riconferma la sua sposorizzazione dell’evento che si svolgerà per la 29esima volta, dal 20 al 28 gennaio 2023, nell’Alta Engadina. Gli appassionati di enogastronomia provenienti da tutto il mondo si riuniranno per degustare le prelibatezze preparate dai rinomati Chef ospiti e dagli Executive Chef degli hotel. La cucina del Medio Oriente, nota per la sua creatività, i suoi colori, la varietà di sapori e per la sua capacità di unire le persone, si esprime al meglio negli Emirati Arabi Uniti, in Israele, in Libano, in Siria, in Marocco, in Palestina e in Turchia.

«Gli Chef ospiti del St. Moritz Gourmet Festival 202 fondono nei loro piatti influenze di diverse culture culinarie e combinano ingredienti e metodi di preparazione tradizionali dell’Oriente e del Nord Africa con moderne tec -

niche di cucina del mondo occidentale», afferma Fabrizio Zanetti, Chef Patron all’Hotel Suvretta House e Direttore del St. Moritz Gourmet Festival.

118 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 SPECIALE ST.MORITZ / ST.MORITZ GOURMET FESTIVAL 2023
IL ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL SI È AFFERMATO COME UN IMPORTANTE APPUNTAMENTO ANNUALE IN ENGADINA E NELL’EDIZIONE 2023 PORTERÀ NELLA REGIONE I MIGLIORI CHEF DELLA CUCINA MEDIORENTALE.

Ma entriamo nel merito della kermesse: all’hotel “Waldhaus Sils”, lo Chef turco Musa Dagdeviren è ospite dell’Executive Chef Gero Porstein. Dagdeviren è noto a molti per la serie di documentari gastronomici Netflix “Chef’s Table”, in cui è apparso nel 2018. Nel suo ristorante “Çiya” a Istanbul, dal 1987 propone ricette di tutte le regioni del paese. Utilizza esclusivamente prodotti stagionali di piccoli produttori e agricoltori della regione.

All’Hotel Saratz, l’Executive Chef Kari Walker dà il benvenuto a

Athanasios Kargatzidis è ospite di Mauro Taufer al “Kulm Hotel St. Moritz”. Nato in Grecia, è cresciuto in Canada e ha studiato al rinomato Dubrulle Culinary Institute di Vancouver. In qualità di comproprietario, Kargatzidis ha aperto il ristorante “Baron” a Beirut, uno dei migliori ristoranti di tutto il Libano. Nel 2022 si è classificato al 12° posto nella classifica dei “50 migliori ristoranti del Medio Oriente e del Nord Africa” ed è primo nella classifica dei “50 migliori ristoranti del Medio Oriente e del Nord Africa–Libano”.

Tomer Tal , Chef stellato della scena gastronomica israeliana, è ospite dell’Executive Chef Gian Nicola Colucci al “Grand Hotel des Bains Kempinski”. Il suo ristorante gourmet “George & John” con la sua moderna cucina israeliana all’interno dell’hotel 5 stelle superior “The Drisco” a Tel Aviv è uno dei ristoranti più rinomati del paese. Prima di diventare Chef Patron al “George & John”, Tal ha cucinato in alcuni dei migliori ristoranti di Israele, tra cui “Yaffo”, il ristorante del famoso Chef Haim Cohen. La cucina creativa di Tal si ispira allo stile multiculturale di Tel Aviv.

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La Chef turco-bulgaro ha contribuito a fondare il ristorante “Omnia” a Dubai come comproprietaria ed è oggi considerata una dei principali “cuochi del benessere” nell’area del Golfo. Per cinque anni, “Omnia” è stato tra i 100 migliori ristoranti di Dubai e ha già vinto il premio “Miglior ristorante salutare” degli Emirati Arabi Uniti e il premio “Innovation Chef of the Year”. Attualmente la Rowe gestisce la caffetteria “Al Botanica” così come i ristoranti “Nassau” e “Indian Kitchen by Chef Silvena” nel prestigioso Golf e Country Club “Jumeirah Golf Estates”.

Hotel St. Moritz”. Nel 2016, Rahav ha aperto a Tel Aviv il ristorante “OCD”, acronimo di disturbo ossessivo compulsivo. Il suo menu di 19 portate viene servito a soli 19 ospiti a sera. I piatti combinano tecniche della cucina del Mediterraneo orientale e dell’alta cucina, con ricette e sapori del patrimonio culinario pan-ebraico e israeliano. In soli sette anni si è classificato al terzo posto nella classifica dei “50 migliori ristoranti di MENA” nel 2022.

119 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 SPECIALE ST.MORITZ / ST.MORITZ GOURMET FESTIVAL 2023
Silvena Rowe
˘
Raz Rahav cucinerà con l’Executive Chef Fabrizio Crespi al “Carlton

Imab Alarnab cucinerà con l’Executive Chef Janko Glotz presso l’hotel “Nira Alpina”. A causa della guerra Alarnab, che un tempo possedeva diversi juice bar e caffetterie a Damasco, è arrivato in Europa attraverso il Libano. In fuga, cucinava per persone con cui condivideva la stessa sorte. Nel 2015 Alarnab ha trovato accoglienza con la sua famiglia nel Regno Unito. Ha ispirato la scena gastronomica londinese con i suoi ristoranti pop-up e nel 2021 ha aperto il suo ristorante “Imad’s Syrian Kitchen” nel cuore di Soho, dove serve cucina gourmet siriana.

L’Executive Chef Fabrizio Zanetti di “Suvretta House” dà il benvenuto a Sami Tamimi. Nato in Palestina, ha iniziato la sua carriera a Gerusalemme, si è trasferito a Tel Aviv all’età di 21 anni, ha aperto un’attività di catering ed è diventato Capo Chef del “Lilith”, allora uno dei ristoranti più rinomati di Israele. Tamini vive a Londra dal 1997. Ha conosciuto Yotam Ottolenghi presso la gastronomia “Baker & Spice”, e insieme hanno aperto nel 2002 il primo “Ottolenghi Deli” a Notting Hill. Oggi, oltre a cinque filiali della gastronomia, il team possiede anche due ristoranti, “NopiI” e “Rovi”, a Londra. Tamimi e Ottolenghi hanno pubblicato due libri di cucina e Tamimi ha scritto il suo terzo libro, “Falastin”, insieme a Tara Wigley.

Alan Geaam rappresenta la cucina mediorientale a Parigi ed è ospite di Fabrizio Piantanida al Grand Hotel “Kronenhof” di Pontresina. Geaam è nato in Libia ed è cresciuto in Libano. All’età di 10 anni si trasferì negli Stati Uniti con i suoi genitori e a 24 anni andò a Parigi. Nel 2007 lo chef autodidatta è diventato Capo Chef dell’Auberge Nicolas Flamel e nel 2018 ha ricevuto la sua prima stella Michelin. Oggi è proprietario del raffinato ristorante “Alan Geaam” con 1 stella Michelin, vicino all’Arc de Triomphe.

Gal Ben Moshe arriva da Berlino e sarà ospite di Rolf Fliegauf all’Hotel “Giardino Mountain”. Ben Moshe è nato e cresciuto a Tel Aviv, ha studiato a Londra con lo Chef 2 stelle Claude Bosi e ha aperto il suo primo ristorante “Glass” a Berlino nel 2013. Dal 2018 gestisce il “Prism” di Berlino, dove serve piatti creativi e raffinati coniugando la cucina levantina con le più moderne tecniche di cucina. Nel 2020 ha ricevuto la sua prima stella dalla Guida Michelin.

120 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 SPECIALE ST.MORITZ / ST.MORITZ GOURMET FESTIVAL 2023

L’Executive Chef Maxim Luvara dell’Hotel “Badrutt’s Palace” dà il benvenuto a Zineb “Zizi” Hattab. La spagnola di origini marocchine ha lavorato come ingegnere informatico fino a pochi anni fa, poi ha imparato le tecniche della cucina professionale e ha completato il tirocinio con Andreas Caminada a Fürstenau e Massimo Bottura a Modena. Oggi è una delle Chef più talentuose della Svizzera e gestisce i ristoranti “Kle” e “Dar” di Zurigo, che servono esclusivamente piatti vegani. Nel 2020 Gault Millau ha nominato la Hattab “Discovery of the Year”, nel 2021 è stata insignita della “Green Star” e nel 2022 ha ricevuto la sua prima stella dalla Guida Michelin. Al St. Moritz Gourmet Festival non mancheranno gli eventi collaterali e si partirà con la “Porsche Grand Opening ” al “Grand Hotel des Bains Kempinski”. Nelle sei serate successive, al “Badrutt’s Palace” si svolgeranno esclusive cene gourmet, il safari gourmet e il leggendario “Kitchen

Party ” con tutti gli chef. Completano il programma il “Fascination Champagne”, l’evento del vino con Caratello nella “Suvretta House”, l’“Ecco Tavolata” con Rolf Fliegauf e il “Culinary H³” a Pontresina nel “Grand Hotel Kronenhof”. Un altro esclusivo evento di degustazione di vini si svolgerà al “Waldhaus Sils” con Martel Wines St. Gallen. La Oriental Closing Night concluderà il festival al “Kulm Hotel” St. Moritz la sera del 28 Gennaio. www.stmoritz-gourmetfestival.ch

SPECIALE ST.MORITZ / ST.MORITZ GOURMET FESTIVAL 2023
121 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 Ph: © swissimage.ch

INCONTRO CON I GRANDI CHEFS ELVETICI

IN OCCASIONE DELLA 28ESIMA EDIZIONE “SWISS MADE” DEL GOURMET FESTIVAL ST.MORITZ,

È

Sono le 10 di mattina del 3 febbraio, presso l’Hotel Kempinski di St.Moritz mi preparo ad accogliere lo chef Stéphane Décotterd. Sono emozionata perché Décotterd ha ben 2 stelle Michelin e i 18 punti GaultMillau, oltre ad essere membro delle prestigiose catene “Relais & Châteaux” e “Grandes Tables du Monde”, pur essendo uno chef giovane, nato nel 1976. Ha partecipato all’edizione 2019 di San Pellegrino Sapori Ticino di Dany Stauffacher, che ricorda con grande entusiasmo. Dopo 10 anni di attività ha lasciato il famoso ristorante Pont de Brent per stabilirsi con la sua brigata nell’ex Hotel Bellevue anche sede della scuola alberghiera di Glion, nel Canton Vaud. Il nuovo ristorante ha aperto i suoi battenti il 23 settembre 2021. A Glion Stéphane Décotterd e sua moglie Stéphanie gestiscono il Ristorante gourmet, il Bistrot e il Lounge Bar, affacciati sul Lago di Ginevra e sulle Alpi. Figlio di un macellaio, è nato in Gruyère nel Canton Friburgo ed è cresciuto in campagna ai piedi delle montagne e ai margini dei vigneti di Lavaux. «La mia cucina è decisamente locale, responsabile e audace, incastonata nel mio territorio, tra laghi, boschi e montagne. Dopo molti anni in cui ho cucinato prodotti di lusso provenienti da tutto il mondo, ho deciso nel 2018 di cambiare e di offrire una gastronomia con prodotti locali. Ed è al fianco di agricoltori, pescatori, allevatori e viticoltori che quotidianamente mi impegno in un approccio eco-responsabile con una tracciabilità impeccabile. La mia cucina è in perfetta simbiosi con questo magnifico terroir svizzero. Siamo fortunati ad avere una grande diversità

gastronomica in Svizzera: con le nostre quattro lingue nazionali, ogni regione linguistica ha le sue influenze e tradizioni culinarie».

Suo grande maestro è stato Gérard Rabaey, incontrato nel 1998, all’epoca tre stelle Michelin e titolare del Pont de Brent, a cui gli è succeduto nel 2011. «La vocazione per la cucina mi è venuta molto giovane quando ho visto mia madre cucinare. Devo invece la mia scoperta della Grande Cuisine a Gérard Rabaey, allora chef patron del Pont de Brent. È stato quando sono arrivato nel suo ristorante che ho avuto davvero una sorta di rivelazione sul mio lavoro». Nel suo percorso professionale è arrivato al piacere dell’insegnamento, per trasferire le sue conoscenze ecogastronomiche. Infatti, oltre ad essere stato insegnante della Scuola privata di gestione dell’ospitalità di Glion, con sedi in Svizzera e nel Regno Unito, oggi propone nel suo ristorante con la sua équipe lezioni di cucina, con ricette originali e gustose, ma semplici e accessibili, aperte a tutti gli appassionati di buona cucina che già arrivano da tutto il mondo.

Al St.Moritz Gormet Festival Stéphane Décottard ha proposto tra i diversi piatti tartare di cervo con cicoria, zabaione vinaigrette ai funghi piopini; trota alpina condita con olio di semi di girasole, cetriolo fresco con menta e coriandolo; luccio con morbido biscotto, levistico ed emulsione amarena; filetto di vitello della “terra dei laghi” aromatizzato al meliloto, con agarico di Chablais e germogli di spinaci; mela verde e cumino dei prati.

122 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 SPECIALE ST.MORITZ / STÉPHANE DÉCOTTERD
CHE SI TENUTO DAL 28 GENNAIO AL 5 FEBBRAIO DEL 2022, ABBIAMO INCONTRATO GLI CHEF STÉPHANE DÉCOTTERD OSPITE ALL’HOTEL KEMPINSKI DI ST.MORITZ E MATTIAS ROOK DI PAOLA CHIERICATI

LA MIA CUCINA DEL TERRITORIO

Di origini tedesche, Mattias Rook ha un’aria sorniona e simpatica e vanta un’esperienza alle spalle molto importante. Ho già avuto modo di provare la sua cucina e incontrarlo in Engadina è l’occasione per togliersi diverse curiosità. «Provengo da una famiglia che ha sempre lavorato nel mondo gastronomico, a partire da mio nonno. Sono cresciuto nella Germania del nord e nel mondo dell’ospitalità e sin da piccolo sono stato a contatto con il cibo e con i clienti, essendo il business di famiglia. Mentre crescevo mi domandavo cosa volessi fare da grande e naturalmente volevo mantenere la tradizione di famiglia e decisi allora che il modo mi -

gliore per imparare il mestiere era un apprendistato in un ristorante. Ma non poteva essere un ristorante qualunque, anche perché il ristorante dei miei genitori era uno dei migliori del territorio e io volevo imparare cose nuove che mi sarebbero potute servire in futuro. Allora vivevo in un paese equidistante tra Amburgo e Berlino, entrambe le città erano a circa 150km dalla casa dei miei genitori, i quali non erano molto d’accordo della mia scelta di allontanarmi così tanto. Ma la mia determinazione mi ha portato a fare un apprendistato in un albergo 5 stelle ad Amburgo. E qui è incominciata la mia esperienza totalmente nuova perché avevano un modo diverso di cucinare. Al terzo anno ho visto persone più anziane che occupavano ancora posizioni junior, così mi sono detto: voglio diventare head chef entro i 28 anni, altrimenti smetterò di cucinare. Nelle posizioni più basse non puoi esprimere te stesso!».

Mattias Rook non ha mai pensato a un’alternativa al mestiere di chef, anche se ipotizza che forse avrebbe potuto intraprendere un’attività che avesse a che fare con i numeri. Ai giovani che desiderano approcciarsi al mestiere di chef, consiglia di essere sicuri della propria scelta e di avere pazienza. «Ci sono molti sacrifici da affrontare, molte ore di lavoro anche il fine settimana e durante i giorni festivi; bisogna lavorare quando il ristorante è aperto, principalmente la sera. Se non siete sicuri, provate a fare un apprendistato, così vedrete se questo lavoro vi può appassionare». Lo chef è molto legato al Ticino, ama la cucina mediterranea e la regione nella sua complessità, essere vicino all’acqua e godere di un clima mite.

«Il mio punto debole è ancora l’italiano, la mia terza lingua, ma imparo quello che mi serve molto velocemente, per tutto il resto c’è il traduttore». Realizza una cucina raffinata con ingredienti stagionali reperiti nei terreni di proprietà della Tenuta Alla Maggia come il riso Loto o il lucioperca del Lago Maggiore. «L’idea del km0 nasce, innanzitutto, dal fatto che abbiamo in Ticino molti prodotti e grandi risorse. I nostri clienti più importanti viaggiano molto, hanno posizioni dirigenziali o di alto livello. Ho pensato di dare loro qualcosa di indigeno e non di un Paese in cui magari sono appena stati. E non solo specifico del Ticino, ma specifico del nostro hotel. Questa abitudine mi rende orgoglioso. Posso lavorare con la fattoria accanto all’hotel o con il pescatore sul lago. All’inizio è stato difficile, ma ora le persone vengono da noi con le idee chiare, chiedendo determinati piatti». Anche la carne che utilizza nella sua cucina è legata al territorio e i suoi fornitori migliori sono strettamente legati alla regione. «La faraona ad esempio è dell’Azienda agricola Claudio Guerra, con cui lavoriamo da alcuni anni, per prodotti come la quaglia, l’anatra... Cucino il capretto in stile classico ticinese, lo prepariamo in modo tradizionale, ma con un metodo gourmet».

In occasione del St. Moritz Gourmet Festival 2022 ha portato all’Hotel Waldhaus molti sapori dell’orto e della fattoria dei Terreni Alla Maggia: jalapeño, quinoa, barbabietola dell’orto, ragù di faraona con uovo di faraona onsen. E poi filetto di manzo limousine ticinese con polenta Terreni alla Maggia e risotto loto con lo zafferano, in sostanza ogni piatto si è ispirato al Ticino.

124 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 SPECIALE ST.MORITZ / MATTIAS ROOK
Via Luvini 4, LUGANO - Piazza Indipendenza 4, CHIASSO

L’ARTE ORAFA COME PASSIONE DI FAMIGLIA

Damiani crea, produce e distribuisce gioielli raffinati dallo stile inconfondibile: opere uniche realizzate a mano dagli esperti maestri orafi valenzani che si caratterizzano per il design esclusivo, la grande attenzione ai dettagli e l’eccellente qualità delle gemme. Proprio in virtù di questo patrimonio artistico, culturale ed artigianale una creazione Damiani mantiene il suo valore nel tempo e trascende mode. Un punto di forza assoluto

dell’azienda è rappresentato dalla capacità, sempre conservata nel tempo, di custodire gelosamente salde radici affondate nella migliore tradizione artigianale, che si basa da un lato sulla indiscussa qualità dei materiali utilizzati, e dall’altro sulla riconosciuta abilità e competenza degli orafi che operano nei propri laboratori di Valenza.

I segreti di questo affascinante mestiere si sono infatti tramandati, di generazione in generazione, dal fondatore Enrico a suo figlio Damiano, e successiva-

LUSSO / DAMIANI
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FONDATA NEL 1924 A VALENZA, DAMIANI È UNA MAISON DI GIOIELLERIA ITALIANA DIVENUTA NOTA IN TUTTO IL MONDO PER L’ECCELLENZA DELLE PROPRIE CREAZIONI CHE GRAZIE AI SUOI SUCCESSI, PREMI E RICONOSCIMENTI HA CONTRIBUITO A CREARE IL PRESTIGIOSO MITO DEL “MADE IN ITALY”.

mente ai nipoti Guido, Silvia e Giorgio che ora guidano l’azienda interpretando i valori di questa storica eredità con uno sguardo sempre volto al futuro: grazie a questa passione di famiglia, Damiani è l’unica azienda orafa, nota a livello internazionale, gestita ancor oggi dagli eredi del fondatore.

La Maison è l’unica azienda orafa al mondo ad aver conquistato il record ancor oggi imbattuto di 18 Diamonds International Awards, gli Oscar internazionali della gioielleria. Amato dalle grandi star hollywoodiane ma anche dalle nuove generazioni di dive del cinema, top model e trendsetter di tutto il mondo, Damiani, con la sua storia centenaria, continua a suscitare emozioni, affascinare lo sguardo e conquistare la mente. Damiani seleziona attentamente i propri fornitori appartenenti a un ristretto nucleo di aziende che rispettano il Kimberley Process, un’iniziativa internazionale volta a garantire che i profitti ricavati dal commercio di diamanti non contribuiscano a finanziare guerre civili (Conflict free diamonds) ed inoltre prevede un sistema di garanzie per assicurarsi che gli operatori di settore continuino a certificare l’origine dei diamanti durante tutta la filiera, attraverso una dichiarazione di conformità cosi da contrastare lo sfruttamento del lavoro minorile (Child labour free). Giorgio Damiani è Vicepresidente del Gruppo Damiani con deleghe all’acquisto delle materie prime (pietre preziose, perle e oro), allo sviluppo prodotto e alle relazioni commerciali e Direttore Creazione, Ricerca e Sviluppo per tutti i marchi di gioielleria del Gruppo. Se la seconda generazione, quella del padre di Giorgio, Damiano e della madre Gabriella, aveva strutturato Damiani come brand ed iniziato a costruire le basi per la nascita del Gruppo Damiani, è con la terza generazione che si consolida come Gruppo ed ha inizio il vero e proprio processo di internazionalizzazione.

Sotto la sua guida, il laboratorio orafo di Valenza, custodisce accresce e tra-

manda, un patrimonio artistico e culturale senza eguali, riconosciuto a livello internazionale, punta di eccellenza del Made in Italy. Giorgio Damiani supervisiona e segue tutte le fasi produttive, dall’acquisto delle materie prime preziose (la sua grande passione) alla creazione e sviluppo del prodotto. L’innovativo design geometrico della collezione Belle Époque rappresenta la pellicola cinematografica – simbolo dell’arte “che si muove” – attraverso un susseguirsi di diamanti accostati a zaffiri, rubini o smeraldi, mentre altri diamanti ne tracciano il profilo esterno. Anelli, bracciali, orecchini e collier nascono così dalle sapienti mani dei maestri orafi valenzani, che reinterpretano con bravura e attenzione al dettaglio quel periodo e quell’inesauribile movimento intellettuale. L’azienda di Valenza è presente presso Rocca Lugano, autentico punto di contatto con il Ticino, dove è possibile ammirare le splendide collezioni di gioielli Damiani, Salvini e di altri prestigiosi marchi di oreficeria e orologeria quali, Tudor, Hublot, Panerai, oltre la collezione dei vasi e dei prodotti Venini.

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01 Giorgio Damiani 02 Boutique Rocca Via Nassa, 4 Lugano Rocca1794.com 03/04 Collezione Belle Epoque Reel 05 Collezione Belle Epoque 04 05

LA COLLEZIONE DE VILLE PRESTIGE, PROPOSTA A LUGANO DALLA BOUTIQUE TOURBILLON IN

VIA NASSA 3, CONOSCE UN GENERALE AGGIORNAMENTO CON IL RESTYLING DEL DESIGN E L’UPGRADE DELLA MECCANICA, CHE ASSUME

LA CERTIFICAZIONE DI MASTER CHRONOMETER. E ARRIVA COSÌ ALLA TERZA GENERAZIONE. NEL TEMPO PERÒ NON HA MAI PERSO LA PROPRIA IDENTITÀ, BASATA SU UNO STILE “CLASSICO”, ELEGANTE MA MAI BANALE.

DE VILLE PRESTIGE, UN CLASSICO CHE SI RINNOVA

Gli orologi De Ville Prestige dapprima fanno parte della linea Seamaster, e si distinguono per la cassa

monoblocco (apribile solo dalla lunetta, per la manutenzione) e la carrure smussata. Questa costruzione combina la sottile raffinatezza del dress watch con i vantaggi di una sicura impermeabilità. La collezione ha successo e gli esemplari sono identificati con entrambi i nomi – Seamaster De Ville – scritti sul quadrante. Poi, dal ‘67, a ore 6 appare solo il nome De Ville. Da allora la famiglia di orologi si sviluppa in numerosi modelli.

Anche i nuovi De Ville Prestige rispondono agli stessi principi di mood elegante e movimenti al top. I calibri Master Chronometer sono quanto di meglio esiste in circolazione a livello industriale e sono garantiti dall’Istituto federale di metrologia svizzero.

Il nucleo del DNA del De Ville Prestige è stato conservato. La parte anteriore della cassa si presenta ancora “a tre corpi” (un richiamo allo stile unico della lunetta della cassa), mentre la forma “a bassina” esibisce un profilo delicato affusolato. L’ampia apertura del quadrante consente una visualizzazione chiara e presenta i numeri romani. L’apprezzato stile del bracciale lucido a 7 maglie è rimasto. Il look storico è stato ulteriormente valorizzato grazie alle moderne tecnologie OMEGA. L’oro Sedna™ 18 carati sostituisce l’oro rosso 18 carati classico. I trattamenti cromatici realizzati con la tecnologia PVD offrono un’ampia gamma di alternative estetiche. Per OMEGA, il De Ville Prestige Terza Generazione doveva ancora essere “così sottile da abbracciare il polso”. Ciò è stato raggiunto in vari modi. Quando le dimensioni lo consentono,

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in particolare per modelli Co-Axial Master Chronometer da 40 mm e 41 mm, i qua dranti sono incavati nella parte inferiore per contene re lo spessore supplemen tare del movimento. Sulla superficie bomba ta dei quadranti si pos sono notare i numeri romani applicati. Non solo sono perfettamente curvati in cima, ma anche sotto, per adattarsi perfetta mente alla parte bombata de quadrante: un risultato in ap parenza semplice, ma che ha richiesto un lungo processo di realizzazione. I quadranti sono provvisti di lancette incurvate e da un vetro zaffiro dolcemente incurvato, per far sì che le casse di queste dimensioni siano ancora più sottili di quelle della Seconda Generazione. Le curve del Prestige sono state ridefinite per accentuare il suo design snello, conferendogli un tocco di eleganza. La coerenza è un chiaro elemento di questa nuova collezione, tuttavia vi so -

no alcune differenze rilevanti. I modelli di tutte le dimensioni sono dotati di vetro zaffiro bombato con trattamento antiriflesso all’interno. Le corone sono state ridisegnate nei modelli versione uomo e donna mentre i modelli meccanici sono realizzati con fondello in vetro zaffiro, quelli al quarzo presentano un fondello in metallo con il medaglione God Chronos, emblema del De Ville Prestige. Un look più pulito ed essenziale permette una facile leggibilità. La maggior parte dei modelli da 40 mm e 41 mm è dotata di nuovi quadranti bombati con minuteria a “chemin de fer” incassata (ad eccezione delle versioni da 40 mm con indici delle ore di diamanti, che presentano quadranti piatti). I quadranti di dimensioni più piccole sono piatti, con traccia dei minuti punteggiata nella parte esterna per il modello da 34 mm o nella parte interna per il modello da 30 mm. Il 27,5 mm ri -

mane puro, senza traccia dei minuti. Gli indici delle ore sono rappresentati da numeri romani applicati, alternati a cabochon o diamanti. Completano il quadrante dell’orologio le lancette dei minuti e delle ore a forma di foglia lucidate e arrotondate. Tra i materiali speciali dei quadranti spiccano la madreperla bianca o la madreperla di Tahiti. L’ampia scelta di colori per il quadrante comprende, tra gli altri, standard argentati, oro platino, rosa argentato, rosa sabbia, lino, salmone, lavanda, blu cielo, blu, verde pino, grigio, nero.

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SHADES OF

È

SFUMATURE DELLA NATURA

La presentazione dei gioielli organizzata dalla divisione Fine Jewellery di Bucherer, con la regia di Michaela Piaget, Product Manager Gioielli, ha proposto ai numerosi ospiti intervenuti un vero e proprio bouquet di colori, con gli squisiti gioielli provenienti principalmente dalle collezioni Peekaboo e Pastello, incastonati in originali composizioni floreali, dove il rosso, il blu, il verde, il viola o il rosa delicato, hanno risvegliano ricordi ed emozioni. Il poeta inglese Lee Hunt una volta disse: i colori sono i sorrisi della natura: e questa citazione si adatta perfettamente allo spirito di un evento contrassegnato dalla bellezza e dallo splendore sia delle pietre colorate che dei fiori.

La collezione Peekaboo racchiude una sensazione di energia giovanile con il

suo arcobaleno di pietre preziose colorate. Autentico omaggio alla spontaneità, questi modelli sono destinati a donne che colgono l’attimo, qualunque abito decidano di indossare. Ogni pezzo rappresenta una pietra rara, ogni smeraldo è accentuato da un pavé di diamanti incastonato a punta ingrandita, minuscole pietre brillanti che si illuminano con uno sfavillante scintillio. Le pietre preziose sono caratterizzate da una gamma di colori accattivanti; le morganiti variano dai toni della pesca al rosa ghiacciato,

mentre i berilli dorati sono quasi mielati. Dal freddo al vivido, ci sono le acquamarina e le ametiste. Prasiolite e peridoto tenui riflettono le vibranti sfumature dei verdi naturali. L’impronta creativa è enfatizzata dall’abile cura di questi pezzi eclettici.

Il taglio smeraldo Peekaboo è stato sviluppato appositamente per questa collezione, ottimizzando le proporzioni della pietra per riprodurre una sorprendente leggerezza ed eleganza. Caratterizzato da sfaccettature rettangolari, la sua geometria chiara è pulita e

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NATURE IL TITOLO DI UNA SFAVILLANTE SERATA NEL CORSO DELLA QUALE LA NOTA GIOIELLERIA LUGANESE BUCHERER HA PRESENTATO MERAVIGLIOSE PIETRE PREZIOSE ASSOCIATE AI COLORI DEL MONDO DEI FIORI. Franz Reichholf

moderna, rendendo questi pezzi ideali per la stratificazione con altri tagli. Il taglio smeraldo è disponibile in acquamarina, morganite e prasiolite; tonalità sollevate direttamente dal mondo naturale, che ricordano il cielo, il fogliame e la flora.

Progettata per coloro che traggono forza e ispirazione dalla natura, la tavolozza dei colori di Pastello presenta una delicata luminosità e sottili contrasti con una rara esposizione di zaffiri color pastello perfettamente combinati. Il calore luminoso delle tonalità della collezione si impone con uno splendore che ricorda le meraviglie della natura. Gli innovativi anelli della collezione possono essere trasformati con una semplice rotazione per creare un nuovo look.

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UN DELICATO E NATURALE RITUALE GIAPPONESE

IKIGAI BEAUTY È UN NUOVO MARCHIO NEL SETTORE SKIN CARE CHE SI ISPIRA ALLA FILOSOFIA GIAPPONESE PER UN APPROCCIO DELICATO AL MONDO DEL BEAUTY E FINALIZZATO A VALORIZZARE LA BELLEZZA.

Ikigai è un modo di vivere, un modo di essere. È dare importanza alle piccole cose, al concetto armonico col mondo e con sé stessi. Ikigai Beauty propone una linea di prodotti a base di ingredienti naturali per una cosmesi pulita e leggera che sposa il concetto del less is more. I prodotti ad oggi sono otto: la Micellar Water un prodotto fresco e pratico per struccare quotidianamente viso, occhi e labbra; il Cleanser gel trasparente detergente; la Crystal Mask una maschera che favorisce il rinnovamento epidermico e ottima anche come base trucco ; Ikigai Elisir un olio 100% naturale, ideale per il viso, il corpo e i capelli, composto da olio di mandorle, olio di riso e vitamina E. Hydra Cream e Hydra Serum per un’idratazione dal tocco delicato e fresco; Filler Cream e Filler Serum studiati per donare morbidezza e comfort alla pelle.

La J-Beauty promossa da Ikigai è fatta di piccoli gesti quotidiani, un rituale di cura della pelle per prevenire i segni del tempo. Una routine che prevede diversi passaggi, dalla detersione all’applicazione del siero e della crema. Ikigai ha studiato tre rituali: la Silky Rou-

tine Box, pensata per le pelli più giovani, Harmony Routine Box, per ritrovare l’armonia delle pelli più mature e la Relax Routine Box, per godere di momenti di puro relax. Tre cofanetti con una combinazione perfetta di prodotti da regalare e regalarsi.

I prodotti Ikigai hanno un contenuto medio di origine naturale del 98% e sono realizzati con quattro botaniche importate direttamente dal Giappone: il tè verde di Uji, il kiwi giapponese Matatabi, la rosa multiflora Eijitsu, l’albicocco giapponese Ume. Una linea dermatologicamente testata e prodotta interamente in Italia con un packaging plastic free che preferisce il vetro satinato e legno naturale, con una profumazione studiata ad hoc, per un look and feel premium.

Il brand, a pochi mesi dal lancio sul mercato, è già presente in diverse farmacie italiane e prestigiosi Relais; inoltre ha già siglato accordi di partnership con aziende che, in linea con la filosofia e i valori fondanti del brand, omaggiano i propri clienti con i prodotti Ikigai. Tutti i prodotti sono disponibili online su e-commerce. ikigaibeauty.it

134 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 FASHION / IKIGAI BEAUTY
insieme nell’interesse e per la soddisfazione dei nostri clienti su obiettivi condivisi e sostenibili. Banca del Sempione Lugano, Bellinzona, Chiasso, Locarno www.bancasempione.ch
Lavoriamo

UN’IMPRENDITRICE CREATIVA INNAMORATA DELLA MODA

«LO CHARME È QUESTIONE DI ATTITUDINE, PER LA DIRETTRICE CREATIVÀ UN VERO E PROPRIO CANONE DI BELLEZZA. PER QUESTO I SUOI ABITI ACCENTUANO LA PERSONALITÀ DELLE DONNE CHE VESTONO ATTRAVERSO TESSUTI NOBILI E PREGIATI CHE DONANO FORME E COLORI».

«DESIDERO FAR VIVERE UN’ESPERIENZA ESCLUSIVA DONANDO AL MERCATO ANCHE ACCESSORI PERSONALIZZATI IN PEZZI UNICI» ( MIRIAM TIRINZONI).

Il desiderio di poter esprimere la propria unicità è fondamentale per noi esseri umani…La moda e l’abito per una donna diventano uno strumento di comunicazione, così come l’accessorio: la borsa e la cintura. L’abito rappresenta una seconda pelle che funge da vera e propria carta da visita. Oggi però con l’avvento del fast fashion e delle grosse produzioni di massa, ci siamo incam -

minati verso l’uniformità generale. Il rischio è quello di perdere la magia, la sorpresa e la bellezza di una moda “su misura” fatta con uno stile unico e personalizzato a favore dell’uniforme. Lo stile personalizzato parte dalla consulenza specifica e su misura per valorizzare la figura nel suo insieme, permettendo anche di esprimere il carattere e la personalità e l’anima di chi indossa l’abito. Miriam Tirinzoni desidera innovare il concetto di moda offrendo alla cliente un’esperienza unica con un brand di moda che crea solo pezzi sartoriali studiati e progettati con il cliente finale. Si parte dalla scelta dei tessuti nobili e pregiati che la stilista valuta con la cliente e poi si studia la fisicità della persona. Il ruolo della stilista è quello di osservare la cliente e valutare quali sono i punti di forza della medesima: le gambe, il punto vita, il decoltè e proprio quello viene messo in evidenza lavorando tanto sulla modellistica e sul tessuto che consente di enfatizzare la bellezza femminile. Si ottengono così abiti ed accessori caratterizzati dall’alta qualità del Made in Italy e dalla cura attenta al dettaglio.

Innamorata dell’Italia, anche se è un paese caotico e a volte disorganizzato ma sa esprime talenti ed abilità artigianali che tutto il mondo ci invidia e da laureata in economia cerco di organizzare a selezionare le migliori abilità presenti sul mercato per realizzare pezzi unici da esportare nel mondo ricercando la massima qualità e perfezione sia negli abiti e negli accessori. Da sempre presta molto attenzione al dettaglio, è sempre alla ricerca di sete pregiate, tessuti unici, pizzi realizzati a mano, pelli rare e altro, con la finalità di diffondere la cultura dell’eslusività e di avvicinare le persone al proprio stile unico e personalizzato.

136 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 FASHION / MIRIAM TIRINZONI
DI KERI GONZATO

Una missione: offrire la qualità di una creazione sartoriale fatta su misura alle donne… «Ho scelto di puntare tutto sull’offrire un servizio personalizzato che consente alla donna il piacere di indossare un capo unico capace di farla sentire bella. Io non faccio moda, regalo sogni alle donne ed è molto bello farle sognare tutte, anche quelle che non conosco ma amano il mio modo di interpretare la femminilità. Ogni donna ha un corpo diverso e non tutti gli abiti la vestono allo stesso modo su persone diverse, per questo è necessario un lavoro personalizzato per concepire un vestito che valorizzi i punti di forza e minimizzi i difetti: una sfida appassionante!».

L’importanza di una qualità impeccabile…

«Ho voluto creare un brand che fosse caratterizzato da una qualità impeccabile. Sono innamorata della tradizione sartoriale italiana e credo fortemente nei prodotti Made in Italy. Uno dei passaggi che amo di più è la scelta delle stoffe… Mi piace perdermi tra i rotoli nei setifici comaschi, famosi per le sete ed il ricami, e spesso è la stoffa stessa a suggerirmi il disegno di un’abito. La creazione di un abito non è semplice, esige una conoscenza accurata del tessuto e della forma che questo assume e come si muove a contatto con il corpo umano, per questo il tempo speso nella ricerca dei materiali è fondamentale. Per completare l’opera mi appoggio ad un team sartoriale molto preparato che, seguendo i miei disegni, dono forma all’abito».

Creare un ponte tra il cliente ed l’atelier sartoriale…

«Un tempo era normale andare dai sarti per farsi confezionare l’abito, oggi questo accade molto raramente per svariate ragioni. Una di queste è che manca un anello, quello della direzione artistica che guidi la persona e l’artigiana/o nella scelta stilistica. La mia missione è proprio questa, creare un disegno fluido dare alla cliente la visione stilistica dell’abito da realizzare: un processo entusiasmante che permette di trasformare i sogni in realtà indossabili».

A quali collezioni ti stai dedicando ora? «Con la Linea Como Lake ci siamo prepando per vestire l’estate di lustrini, strascichi di seta e glamour. Si tratta di una collezione mare esclusiva dove il costume diventa abito facendo sentire la donna diva e sirena. In parallelo, il brand sta facendo i primi passi nella moda maschile con le cravatte sartoriali e stiamo anche lanciando una linea di accessori, sia per donna che per uomo, dove le cinture e le borse saranno caratterizzate da un logo personalizzato a partire dallo stemma araldico del cliente, delle sue iniziali o di un simbolo che lo contraddistingue. Ogni progetto del brand è caratterizzato dall’unicità e dall’esclusività».

Unicità negli accessori… «Sto anche selezionando pelli pregiate, di anguilla e di pitone, cuoio, camoscio ecc. per realizzare cinture in pochi pez -

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zi con la borsa in coordinato e sto anche pensando di proporre la personalizzazione del logo. Questo significa che sia gli uomini che le donne possono progettare il proprio logo, creare un proprio brand da utilizzare per i propri accessori. Il brand diventa personale e la persona promuove se stessa, la propria azienda la propria casata. Questa è un’epoca molto social dove tutti sono molto attenti ad immortalare i ricordi e rendeli pubblici, i Brand godono pertanto di tanta pubblicità anche tramite le foto social che mostrano borse e cinture con i propri loghi. Perchè non creare un logo esclusivo per la persona e per la famiglia?».

E a proposito del mondo charity? «Mi reputo una persona molto fortunata sopratutto per i talenti che ho ricevuto, che mi hanno permesso di sviluppare aziende attive nel settore finanziario ed anche la creativita, pertanto mi sento in dovere di aiutare anche le persone meno fortunate. Partecipo spesso con sfilate di beneficienza, con il Rotary Terre di San Marco a Bergamo, con l’Associazione Internazionale VITARUK a Milano per aiutare le donne sole o vittime di violenza ed anche con l’Associazione Elisa di Lugano con l’importante appuntamento annuale nella loro Charity. Inoltre a maggio del 2022 con la Fon -

dazione Kennedy a Firenze la stilista ha preso parte ad un evento di beneficienza devolvendo un abito il cui ricavato andrà a favore della popolazione sofferente in Ukraina a causa della guerra. Per il futuro stiamo pensando, proprio con l’Assocazione Elisa, di organizzare una vendita on line di accessori in serie limitata con la finalità di devolvere in beneficienza una parte del ricavato».

I tuoi abiti hanno già vestito e valorizzato personalità importanti: aneddoti emozionanti? «Ho una visione della moda assolutamente glamour, le mie creazioni sono caratterizzate da stoffe preziose e dettagli ricercati che si sposano con le dive del cinema e l’atmosfera dei red carpet. Mi piace dare il mio contributo soprattutto per eventi e manifestazioni importanti quali il Festival del Cinema di Venezia. Studiare assieme un abito che sia adatto tanto alla fisicità della persona che all’atmosfera del l’evento dove verrà indossato è sia un challenge piacevole. Il passaggio fondamentale è incontrarsi di persona poiché un corpo non è mai come appare in foto e lo stesso vale per la personalità. Lo scorso anno ho avuto il privilegio di vestire Manuela Arcuri per la Mostra del Cinema di Venezia,

se non l’avessi incontrata a casa sua non avrei potuto immaginare la sua corporatura esile ma con un seno prorompente : abbiamo pertanto pensato di vestire la sua anima elegante con l’abito classico bianco e nero, con un décolleté impreziosito da swarovsky, che abbiamo creato per lei. Quest anno ho assistito anche Vera Atiuskina a Venezia pensando per lei un abito adotta ad una cena di gala per la presentazione del suo film. Inoltre ho anche realizzato un abito per Delia Duran per alcune interviste che ha rilasciato alla Trasmissione Verissimo di Silvia Toffanin su Mediaset».

Sei cresciuta in Valtellina, lavori nel nord Italia ma sei anche molto legata al territorio ticinese… la tua moda vestirà il Ticino? «Sì, amo il Ticino e ci vengo spesso sia per piacere che per motivi professionali. Mi sente molto vicina al Ticino non solo geofraficamente ma anche come mentalità. Da sempre frequento l’Engadina, Sankt Mortiz, Lugano e Ascona e ho il desiderio di far conoscere la mia visione della moda attraverso eventi privati e sfilate, appuntamenti con l’eleganza avvolti da una nuvola di glamour e magia…e chissa che l’impegno mi porti anche all’apertura di un atelier proprio in questa zona».

MIRIAM TIRINZONI LUXURY FASHION

La “fashion experience” che fa sognare L’attore americano Will Rogers disse: «Non si ha mai una seconda occasione per fare una buona prima impressione», trovare il look più adatto a risultare complesso, ma nella società attuale per riuscire a presentare nella luce migliore ciò è fondamentale può trasmettere il messaggio corretto. Il Brand Miriam Tirinzoni Luxury Fashion svolge un servizio innovativo

e unico per le donne in materia di consulenza di immagine che passa anche attraverso lo studio del dressing e con attenzione anche al dress code del business, abiti da cerimonia, abiti ricercati perché pezzi unici. L’abito è caratterizzato da segni che celano un significato, più o meno palese, indossare l’abbigliamento professionale appropriato può influenzare positivamente la “prima impressione” sia nel business che nella partecipa -

zione ad un evento glamour. Unitamente al suo team Miriam Tirinzoni, oltre a capi ricercati e sviluppati in pezzi unici su misura, offre una qualificata consulenza d’immagine partendo dalla scelta dei tessuti: tutti materiali naturali pregiati tipici del Made in Italy e dei colori più adeguati alla fisicità della persona. Una vera e propria “fashion experience” emozionale al servizio del cliente in modo da creare un capo unico e personale.

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FASHION / MIRIAM TIRINZONI

CON QUESTO SLOGAN (UNLIKE ANY OTHERS) È STATA LANCIATA LA FERRARI PUROSANGUE CHE RIASSUME TUTTE LE AMBIZIONI DEL PRIMO MODELLO A RUOTE ALTE DEL CAVALLINO RAMPANTE E SI PRESENTA COME UNA SUPERCAR DI ROTTURA CON LA TRADIZIONE DEL MARCHIO.

COME LEI NESSUN’ALTRA

La Ferrari Purosangue, nata dopo una gestazione durata cinque anni e seguita inizialmente anche da Sergio Marchionne, mira ad essere una gran turismo totale per prestazioni e

comfort. Lunga 4,97 metri, larga 2,03 m e alta 1,59 m, ha dimensioni e proporzioni uniche in tutto il segmento dei super SUV di lusso. L’ampio frontale rielabora le forme della Roma con uno stile unico e minimalista, mentre di profilo la Ferrari sfoggia una linea di cintura elevata e imponenti cerchi in lega (su pneumatici 255/35 R22 all’anteriore e 315/30 R23 al posteriore). Il cofano in alluminio e il tetto in fibra di carbonio hanno permesso di ridurre il peso e di avere un centro di gravità il più basso possibile. Il telaio è stato progettato da zero impiegando materiali leggeri alto-resistenziali per mettere insieme un peso contenuto e una rigidezza torsionale aumentata del 30%. L’intero powertrain, il cambio e il particolare sistema di apertura delle portiere

140 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AUTO / FERRARI PUROSANGUE

sono stati pensati per abbassare il centro di gravità e ottenere un bilanciamento dei pesi di 49:51 da vera sportiva. Da notare inoltre l’assenza di elementi di aerodinamica attiva come spoiler o splitter, ormai onnipresenti su tutte le supercar di nuova generazione. La Purosangue è la prima Ferrari con quattro porte e quattro sedili separati, con le portiere posteriori che si aprono (anche elettricamente) controvento a 79°. Le poltrone hanno tutte le funzioni di regolazione elettrica, riscaldamento e ventilazione, mentre quelle anteriori godono anche di vari programmi di massaggio. Oltre alle finiture e ai rivestimenti di altissimo livello (tra cui l’Alcantara proveniente da poliestere riciclato certificato), da notare è la plancia dove le informazioni principali sono riportate sullo schermo del quadro strumenti e su quello posto sul lato del passeggero, entrambi da 10,2”. La Ferrari non ha il navigatore perché l’integrazione con Apple CarPlay e Android Auto mette a disposizione del guidatore il sistema più avanzato e aggiornato possibile. La ricchissima dotazione dell’abitacolo prevede tra l’altro un manettino per le modalità di guida,

da un sensore di nuova generazione per analizzare la qualità dell’aria e da un tetto panoramico elettrocromatico che diventa scuro al tocco di un pulsante. Il bagagliaio è di 473 litri (il più grande di sempre su una Ferrari) e i sedili posteriori si possono abbattere per aumentare ulteriormente la capacità di carico.

La Ferrari Purosangue è spinta da un 6.5 V12 aspirato con bancate a 65° che combina alcuni elementi della 812 con una tecnologia derivata dalla Formula 1. L’F140IA (questo il nome del propulsore) eroga 725 CV a 7.750 giri e 716 Nm a 6.250 giri, con l’80% della coppia già disponibile a 2.100 giri.

Il tutto è abbinato ad un cambio automatico a doppia frizione a 8 rapporti modificato per abbassarlo di 15 mm rispetto alla GTC4Lusso da cui deriva. Di fatto, l’utilizzo è “limitato” alle prime 7 marce, mentre l’ottava ha un rapporto più lungo e pensato per le percorrenze autostradali. A derivare dalla GTC4Lusso è anche il sistema di trazione integrale, il quale è stato ulteriormente ottimizzato, mentre l’aderenza e l’assetto variano a seconda della modalità di guida selezionata sul manettino. Pur non presentando una vera e pro -

pria configurazione per l’off-road, la Purosangue può contare su una migliore gestione dell’aderenza sui fondi viscidi, anche grazie ad un’evoluzione del controllo di stabilità e del sistema di frenata brake-by-wire (quest’ultimo introdotto per la prima volta sulla 296 GTB). Anche le prestazioni sono da vera Ferrari: velocità massima di oltre 310 km/h, 0-100 km/h coperto in 3,3 secondi e 0-200 km/h in 10,6 secondi. La Purosangue assicura un comfort di guida da prima della classe e che difficilmente farà rimpiangere chi è abituato a Rosse pure come la Roma o la 488: le sospensioni attive TASV (True Active Spool Valve) permettono di avvicinare l’assetto della Purosangue a quello degli altri modelli. Inoltre, il sofisticato sistema di trazione integrale, il Torque Vectoring anteriore (per la distribuzione dinamica della coppia), le ruote posteriori sterzanti e un ABS “Evo” studiato in collaborazione con Bosch prefigurano una stabilità da vera supercar.

141 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AUTO / FERRARI PUROSANGUE

CELEBRA L’AVVENTURA SENZA CONFINI

AL VERTICE DELLA GAMMA DELL’IMMORTALE CLASSE G, È IN GRADO DI SFOGGIARE QUALITÀ STRADALI INSOSPETTATE NONOSTANTE LA VOCAZIONE AL FUORISTRADA DURO E DECISO. DOVE RIMANE PRESSOCHÉ INARRESTABILE

Esiste dal 1979 e non ha voglia di fermarsi, semmai tutto il contrario. La mitica Geländewagen prosegue floridamente la propria, straordinaria carriera anche in virtù della profonda evoluzione giunta con l’ultima generazione apparsa qualche stagione addietro, apprestandosi nel prossimo futuro ad estendere il proprio raggio d’azione anche nella versione ad alimentazione elettrica. Intanto, c’è pieno spazio per godere al massimo di questa autentica 4x4, pienamente moderna per contenuti tecnologici e risorse digitali, che la marca di Stoccarda non lascia mai senza le dovute attenzioni: dal 2020 il modello beneficia di dotazioni estese, oltre ad offrire superiori possibilità di personalizzazione attraverso lo specifico programma G manufaktur. Al vertice della gamma non può naturalmente mancare la versione curata da AMG: la G 63 sfrutta il possente, collaudato e pressoché inesauribile V8 biturbo benzina per mettere in campo prestazioni fuori dell’ordinario tanto su strada che sui terreni difficili, potendo tra contare in primo piano sulla spinta possente e decisa già dai bassi regimi.

La Classe G rimane quanto più fedele, tecnicamente, alle soluzioni nate per navigare il fuoristrada più duro e tecnico, avendo conservato il solido telaio separato a longheroni, mentre la trazione integrale permanente continua a contemplare non soltanto le marce ridotte - innestabili tra l’altro anche in velocità - ma pure tutti e tre i differenziali di bordo bloccabili al 100% secondo le specifiche necessità dettate dalla situazione di marcia. Proprio in questa direzione, lo speciale pacchetto G63 4x4² presente in listino, riservato esclusivamente alla “G” AMG, promette al veicolo di poter ampliare la possibilità di raggiungere mete inesplorate attraverso terreni ancora più impervi: include tra l’altro sospensioni specifiche con assali anteriore e posteriore riprogettati e rialzati, carreggiate largamente maggiorate e lo stesso telaio rinforzato, offrendo una capacità di guado elevata a quasi un metro di profondità (910 mm) con altezza minima dal suolo di ben 351 mm. I cerchi in lega in questo caso sono fucinati con diametro da 22 pollici. Cambiano pure gli ingombri, con la larghezza che arriva a 2,10 metri senza specchi e l’altezza che tocca quota 2,27 m.

Nonostante la specializzazione di base, la G 63 conserva la notevole “trattabilità” che distingue gli altri modelli AMG, permettendo tanto la marcia confortevole e rilassante quanto la guida dai toni decisamente sportivi: oltre alle prestazioni di livello superiore, il veicolo sfodera capacità dinamiche stradali sorprendenti per questa tipologia meccanica. Con il design spigoloso, tradizionale ed essenziale che continua ad influenzare con carattere deciso l’accoglienza di bordo, dalle caratteristiche superfici vetrate verticali che infondono un tono particolare all’ambiente. Ma è speciale pure la sistemazione dell’equipaggio, notevolmente rialzata, panoramica ed in particolar modo imponente e dominante sull’ambiente circostante, con notevole visibilità tutt’attorno al veicolo. Nonostante l’impostazione legata alla tradizione, le sedute anteriori offrono un ottimo spazio attraverso poltrone avvolgenti, ampie ed altamente configurabili, mentre in seconda fila si gode di altrettanta libertà di movimento. La plancia resta verticale e poco profonda, legata alla conformazione del parabrezza privo di alcuna bombatura, ma lascia ugualmente spazio a strumenti e funzionalità di ultima generazione, con in primo piano gli ampi schermi digitali ad elevata risoluzione.

ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES-AMG G 63

Motore V8 Biturbo

Cilindrata cm3 3.982

Carburante Benzina Potenza max. 585 cv (430kW) Coppia max. 850 Nm a 2500-3500 giri/min.

Velocità max. 220 km/h Accelerazione 0-100 lm/h 4,5 secondi Capacità serbatoio 96 litri Peso totale 2560 kg Trazione Integrale

143 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AUTO / MERCEDES-AMG G 63
AL VERTICE DEL NUOVO CORSO L’ESORDIO DELL’INEDITA SOLUZIONE IBRIDA RICARICABILE AD ALTE PRESTAZIONI PORTA VERSATILITÀ E SPORTIVITÀ AD UN NUOVO LIVELLO. CON DINAMICA DI MARCIA DI ASSOLUTO VERTICE ED EFFICIENZA RIMARCHEVOLE.

Oltre ogni limite. La specialissima S E Performance può essere considerata una capostipite nella serie di vetture di serie prodotte dalla divisione sportiva di Affalterbach: è la prima ibrida ad alte prestazioni firmata AMG e, nello stesso tempo, guadagna l’invidiabile primato di modello più potente sinora prodotto dalla branca ad alte prestazioni Mercedes. Così attrezzata, l’esclusiva berlina-coupé GT quattro porte punta su qualità dinamiche eccezionali, con l’obiettivo di offrire valori inesplorati in tema di prestazioni, intensità di guida ed emozioni al volante. Si tratta di un passo storico anche per l’evoluzione decisa della strategia AMG verso il suo futuro elettrificato, che tra l’altro attinge alle esperienze di Formula 1 per le soluzioni di elettrificazione E Performance qui impiegate. La propulsione ibrida è affidata ad un’architettura che divide l’unità termica da quella elettrica, con relativa batteria al litio. Il primo è affidato al conosciuto otto cilindri a V di quattro litri biturbo a iniezione diretta da 639 cv e 900 Nm, come di consueto alloggiato sotto il cofano anteriore. Nella zona dell’assale posteriore si concentrano invece l’unità a corrente da 204 cv insieme al suo cambio a due rapporti automatizzato e la batteria High Performance da 6,1 kWh ad altissima densità da appena 89 kg, concepita per poter erogare potenze elevate in frequente successione ricaricandosi con altrettanta celerità. È comunque prevista la pura

modalità elettrica, con autonomia fino a 12 km e ricarica completa tramite rete esterna. Il sistema è tuttavia pensato per garantire le massime prestazioni fornendo un effetto “boost” considerevole, con spinta a corrente sulle ruote posteriori che può inoltre essere bilanciata verso l’asse anteriore tramite la stessa trazione integrale meccanica 4Matic + Performance AMG con ripartizione della coppia variabile. Forte di ben oltre millequattrocento Nm di coppia nella configurazione di marcia più spinta, la GT 63 S E Performance mette in campo una capacità di accelerazione sorprendente, non soltanto da fermo fino ai canonici 100 km orari ma anche ben oltre: i 200 km/h sono traguardati in meno di dieci secondi. Per gestire tutto questo l’assetto Ride Control + può contare sulle soluzioni tecnologicamente più raffinate ed esclusive AMG, con sospensioni pneumatiche a regolazione automatica e ammortizzatori adattivi con regolazione indipendente della risposta per estensione e compressione delle ruote; la stessa propulsione elettrica viene impiegata per modulare la spinta sulle quattro ruote, ottenendo la motricità più efficiente prima di chiamare in causa il controllo elettronico di stabilità. L’impianto frenante adotta dischi in materiale composito di diametro ulteriormente maggiorato, insieme a pinze anteriori a sei pistoncini.

Per garantire la massima flessibilità di utilizzo della vettura sono previsti svariati programmi di marcia, da quello

Comfort a quello puramente elettrico fino al più estremo Race, che “plasma” assetto e reattività dell’auto su caratteristiche dinamiche particolarmente vicine alle qualità dei modelli da corsa. È inoltre variabile su quattro livelli il recupero di energia in rallentamento. Il design esterno - in aggiunta al recente restyling - sottolinea con raffinatezza espressiva il DNA d’eccezione di questo allestimento, mentre l’ambiente di bordo con rivestimenti in pelle nappa personalizzabili può contare sulla massima attenzione al dettaglio in un ambiente “hi-tech” con schermi digitali dalla grafica specifica.

ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES-AMG GT 63 S E PERFORMANCE

Motore

Sistema ibrido plug-in con V8 biturbo e unità elettrica

Cilindrata cm3 3.982 Carburante Benzina Potenza max. 843 cv (620 kW) Coppia max. fino a 1470 Nm

Velocità max. 316 km/h Accelerazione 0-100 lm/h 2,9 secondi Capacità serbatoio 74 litri Peso totale 2380 kg Trazione Integrale

145 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AUTO / MERCEDES-AMG GT 63 S E PERFORMANCE

UN’ELETTRICA AD ALTO TASSO DI TECNOLOGIA

IL MARCHIO DI LUSSO APPARTENENTE

ALLA HYUNDAI MOTOR GROUP

PRESENTA LA GENESIS GV60, LA PRIMA AUTO ELETTRICA DELLA CASA COREANA. INGEGNERIZZATA SULLA PIATTAFORMA E-GMP, È UNA CROSSOVER DALLE LINEE FLUIDE LUNGA 450 CM, CON UN PASSO DI 290, E I CARATTERISTICI GRUPPI OTTICI SDOPPIATI.

Dal punto di vista tecnico la Genesis GV60 sarà disponibile in tre diverse versioni: a trazione posteriore, a trazione integrale e Performance. La prima, standard, è dotata di una batteria da 77,4 kWh, che assicura 451 km di autonomia, con un motore da 228 CV e 350 Nm di coppia. La versione a trazione inte -

146 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023
AUTO / GENESIS GV60

grale ha una potenza complessiva di 318 CV (217 CV quello posteriore e 101 quello anteriore), con una coppia di 605 Nm e un’autonomia di 400 km. La variante Performance invece ha due motori da 217 CV (160 kW), uno all’anteriore e uno al posteriore, per un totale di 435 CV, con una coppia massima di 605 Nm e un’autonomia di 368 km. La GV60 è inoltre dotata di una modalità Boost, che aumenta le prestazioni del veicolo per 10 secondi; attivandolo sulla Performance è possibile scattare da 0 a 100 km/h in 4 secondi.

Le ricariche della Genesis GV60 sono molto veloci grazie alla possibilità di utilizzare colonnine fino a 350 kW di potenza, che consentono di recuperare l’80% della carica in 18 minuti. È comunque presente un caricatore interno da 11 kW. La vettura è inoltre compatibile con il protocollo V2L, che permette di fornire energia verso l’esterno. La casa ha pensato anche al “rombo” del motore elettrico. I clienti della Genesis GV60 possono infatti scegliere tra tre suoni che vengono riprodotti nell’impianto audio della vettura, e adattati alle condizioni di guida: uno “futuristico” che simboleggia la direzione della mobilità futura; uno denominato “G-Engine” morbido e

sportivo che si basa sui rumori del motore; ed “E-Motor”, che reimmagina i suoni del motore del veicolo. Gli interni della Genesis GV60 presentano materiali di pregio e inedite soluzioni tecnologiche. È presente un doppio schermo LCD, uno per la strumentazione, l’altro touch per il sistema multimediale. I diversi componenti dell’abitacolo sono stati realizzati impiegando materiali ecologici e riciclati: ad esempio i sedili e i braccioli delle porte, sono realizzati con pelle di origine vegetale, e le fodere dei sedili con filati estratti da bottiglie in PET riciclate e reti da pesca.

Non mancano elementi tecnologici come il Face Connect, il sistema di autenticazione con le impronte digitali, l’aggiornamento del software Over-theAir (OTA) e la Digital Key. Attraverso il Face Connect, la Genesis GV60, utilizzando la telecamera a infrarossi, riconosce il volto del conducente per bloccare o sbloccare le porte senza chiave. Inoltre, una volta riconosciuto il conducente, l’auto regolerà automaticamente il sedile, il volante e gli specchietti sulla base delle impostazioni memorizzate dal conducente (è possibile registrare fino a due volti). Un elemento importante che distingue Genesis da molte altre marche di automobili

è il servizio al cliente secondo il motto di “It’s about time & We come to you”, garantito in tutta la Svizzera ed istituito al fine di instaurare un rapporto di fiducia e sostenibilità con la propria clientela. Il servizio pone al centro della relazione il rispetto del tempo disponibile dei clienti e si pone l’obiettivo di ridefinire il possesso delle automobili di lusso ed essere un punto di riferimento nel settore del servizio d’assistenza tecnica. A partire dal Personal Assistant di Genesis, fino ad arrivare alla garanzia dell’assistenza completa di 5 anni e ai modelli trasparenti di guida e finanziamento, Genesis si impegna a fondo per garantire il comfort dei propri clienti, rimanendo fedele al principio coreano “son-nim”, che pone sempre l’ospite al centro della sua attenzione. Nel corso dei prossimi anni si assisterà a un ulteriore ampliamento della gamma di veicoli e servizi Genesis in Europa: nel solco della visione del marchio a favore di un futuro sostenibile, Genesis ha lanciato tre veicoli elettrici nel 2022, e dal 2025 doterà tutti i nuovi veicoli di un motore completamente elettrico.

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ARCHITETTURA ALL’INSEGNA DELLA TECNOLOGIA E DELLA SOSTENIBILITÀ

L’ubicazione del sito definisce di per sé il progetto come un intervento di grande valore per la riqualificazione urbana di Mendrisio…

IL PROGETTO “AMMAR BUILDING” PROPONE UNA INTERESSANTE SOSTITUZIONE EDILIZIA IN UN’AREA DI IMPORTANZA STRATEGICA NEL CUORE DELLA CITTÀ DI MENDRISIO. NE PARLIAMO CON IL PROGETTISTA, ARCH. ALEX ROMANO

«Vorrei partire proprio dal nome che abbiamo voluto dare a questo progetto, poiché “Ammar” è una parola araba che qualifica qualcosa che è “destinata a durare nel tempo”. Ebbene, questo edificio vuole proprio marcare in modo importante uno degli spazi urbani di rilevanza strategica per Mendrisio, nel punto di raccordo tra via Stefano Franscini e via Beroldingen, un luogo nodale tra la stazione ferroviaria, il distretto commerciale, i collegamenti extraurbani e il centro città.La sua posizione in prossimità del centro storico lo caratterizza immediatamente come una sorta di “porta d’ingresso” alla città vecchia: in questa prospettiva, l’intervento vuole essere sia la sperimentazione di un nuovo linguaggio architettonico in armonia con il contesto, un luogo di grande attrattiva per le sue diversificate destinazioni, ma anche un edificio-simbolo che rispecchia la vocazione della città nei confronti di scelte orientate alla sostenibilità e alla qualità ambientale».

Un elemento che caratterizza tutta l’area è certamente il movimento, delle persone, delle merci, dei mezzi di trasporto… «Infatti. Non a caso, il concept di progetto si ispira ad un’idea di dinamicità prevedendo la rotazione del blocco edilizio 1 lungo via Franscini e del blocco 2 lungo via Beroldingen.

Gli spazi commerciali previsti nel livello inferiore di ciascun blocco e le aree verdi annesse generano incontro e creano occasioni per nuove relazioni. Riferendoci proprio all’idea di movimento abbiamo voluto interrompere orizzontalmente l’impatto cromatico delle facciate con l’inserimento di linee marcapiano in metallo che circoscrivono i due blocchi, segnando una forte dinamicità formale e fluidità, in richiamo ai binari dell’adiacente ferrovia nelle linee continue e morbide».

Entrando nel merito del progetto possiamo riassumere di quali principali elementi si compone?

«L’edificio è caratterizzato da due blocchi sfalsati di circa 3m che seguono l’orografia del terreno, ognuno di 5 livelli fuori terra con le attività commerciali e luoghi d’incontro come bar, gelaterie, ristoranti ed attività sostenibili al primo livello, mentre le residenze occuperanno i piani superiori: sono previsti 16 appartamenti, 8 per ogni blocco dotati di ampie terrazze che circoscrivono l’intero perimetro architettonico conferendo grande dinamicità formale e visiva. Nella copertura del blocco 1 che confina con via Franscini, è prevista una terrazza condominiale mentre in quella del blocco 2 è prevista una terrazza attrezzata per l’installazione di pannelli fotovoltaici e impianti vari».

Nella presentazione del progetto lei parla di “verde artificiale”. Che cosa significa?

«Il concetto che vorrei sottolineare è che il verde, in tutti i suoi aspetti

148 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ARCHITETTURA / ARCH. ALEX ROMANO

cromatici, naturali e sostenibili, è messo al centro del progetto architettonico, riducendo l’impatto della costruzione sull’esistente, creando al tempo stesso un’esperienza piacevole e accogliente per gli abitanti. La vegetalizzazione di facciate e tetti costituisce un contributo in favore della biodiversità locale, migliorando inoltre l’isolamento termico e la qualità dell’aria. Nelle aree verdi previste (quella di svago all’interno dei due blocchi protetta dai rumori esterni e dal traffico della viabilità, quella pubblica in prossimità degli spazi commerciali e quella nella zona relativa ai posteggi) saranno infatti piantumate alberature autoctone per contribuire alla salvaguardia della biodiversità e piante ornamentali».

La sensibilità contemporanea è oggi fortemente orientata verso architetture compatibili con il rispetto e la tutela ambientale. Possiamo parlare di un edificio sostenibile?

«Assolutamente sì. L’edificio è considerato come un “sistema unico” ovvero costruito coerentemente con tutte le componenti edili, impiantistiche e di involucro attraverso un adeguato isolamento, al fine di rispettare i requisiti dello standard Minergie-P. La costruzione sarà a tal fine ecologica e sarà dotata di tecnologie innovative che ottimizzano l’efficienza energetica, la qualità della costruzione e l’utilizzo di energie rinnovabili. Inoltre, il sistema di rivestimento innovativo di facciata è composto da lamelle

verticali verdi di differente cromia e con diversa inclinazione al fine di creare dinamicità visiva ed un effetto di chiari/scuri in relazione al movimento del sole. Questi elementi avranno la funzione di ripari fonici e garantiranno permeabilità visiva dall’interno verso l’esterno e privacy alle funzioni interne».

In sintesi, a quali principali esigenze risponde questo edificio, rispetto agli abitanti e più in generale riguardo alla città di Mendrisio?

«Mi piace dire che questo progetto, presentato solo in fase preliminare informativa e che potrà essere consegnato tramite una procedura ordinaria solo se sarà ammessa la demolizione dello stabile esistente, decisione attualmente in fase di valutazione presso le autorità competenti, risponde a specifiche esigenze commerciali e residenziali mettendo al primo posto valori come la socialità e la convivialità che rappresentano un aspetto sempre più importante nella valutazione delle qualità della vita di una città. Le destinazioni commerciali sono state pensate per consentire agli abitanti di appropriarsi degli spazi secondo le loro esigenze e di pensare al futuro privilegiando delle sistemazioni flessibili ed evolutive, mentre l’allestimento di zone di incontro e di spazi pubblici va incontro alle esigenze sia dei giovani che degli anziani, con la creazione anche di bar, negozi e/o servizi di prossimità. Al tempo stesso l’edificio, in virtù della sua marcata rappresentatività, si propone come una nuova espressione architettonica offrendo a Mendrisio un nuovo linguaggio di codici visuali e tecnici che consentono di instaurare una connessione equilibrata tra artificio e natura, rafforzando nel contempo l’identità e il senso di appartenenza della comunità».

ALEX ROMANO ARCHITECT

info@alexromano.com www.alexromano.com

149 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ARCHITETTURA / ARCH. ALEX ROMANO

CASCAIS E VERONA: NUOVAMENTE IN VACANZA?

Settembre a Cascais, Portogallo

Come poter disdire un invito che ci riempie d’orgoglio? Stiamo parlando della Leading Real Estate Companies of the World, che ogni anno riunisce - in località sempre

diverse, ma esclusive e affascinanti, - i suoi membri al Globale Symposium. Meta di questo 2022 la costiera di Cascais, vicino a Lisbona. Tema dell’incontro Connecting Globally, Leading Locally, ed è questo il futuro: avere dei contatti e delle sinergie a livello mondiale, ma essere sicuri che il cliente venga sempre trattato in esclusiva, da persone formate e alle quali possiamo dare la nostra fiducia. Un evento che è riuscito a creare una giusta intimità tra proprietari, broker, manager e collaboratori alle vendite, i quali hanno potuto interagire, scambiarsi esperienze e imparare gli uni dagli altri, conoscendosi sia a livello professionale, ma anche durante i momenti di svago organizzati con attenzione, come il tradizionale ed elegantissimo gala, per dare la possibilità ai presenti di conoscere la meravigliosa destinazione di Cascais. A rappresentare Wetag in Portogallo Philipp Peter, Ueli Schnorf e Anna Shpagina, un momento di team building e l’occasione per rivedere amici, colleghi e co -

150 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING
I PROPRIETARI DI WETAG CONSULTING, UELI SCHNORF E PHILIPP PETER, SEMBRANO NON POTER FARE A MENO DI AVERE LA VALIGIA IN MANO, PERCHÉ LAVORARE NEL SETTORE DEL LUSSO SIGNIFICA ANCHE QUESTO: CONOSCERE ALTRE REALTÀ, NUOVE PROPRIETÀ, INTERAGIRE CON COLLEGHI DI ALTRE AFFILIAZIONI E SOPRATTUTTO AVERE UNA CONNESSIONE REALE CON IL MERCATO INTERNAZIONALE. Da sinistra Philipp Peter e Ueli Schnorf

noscere nuove realtà internazionali; un tre giorni di workshop fitto di appuntamenti, presentazioni riguardati la situazione globale del settore immobiliare di lusso. A prendere la parola il primo giorno Ueli Schnorf, accompagnato dai CEO di società provenienti dagli hotspot immobiliari di Marbella e Singapore, Ueli Schnorf ha spiegato la ragione per cui il Ticino, cosi come le altre due località, aveva il potenziale di vincere la corsa internazionale all’avere il maggior numero di nuovi residenti milionari. Altro argomento centrale della convention: la prospettiva economica del settore del lusso per il 2023 e gli ultimi sviluppi e applicazioni di cripto, blockchain e metaverse. Altro momento esclusivo il tour informativo delle proprietà di lusso locali, durante il quale il membro locale di LRE mostra ai partecipanti le migliori proprietà in vendita. Insomma una full immersion che lascia tutti esausti e con un po’ di dispiacere per non aver avuto veramente il tempo di godere del meraviglioso paesaggio e del mare di Cascais… chissà che non diventi meta del prossimo viaggio di piacere…

Ottobre a Verona, Italia

Solo poche settimane dopo la trasferta iberica… un altro incontro imperdibile, quello annuale di EREN. L’European Real Estate Network, con sede a Londra, fondato nel 2004, è un piccolo gruppo di società immobiliari di lusso europee, tutte gestite dai loro proprietari, amici tra di loro. Grazie a EREN tutti i membri possono garantire ai loro clienti, che per ragioni specifiche si trovano in altri Paesi, lo stesso trattamento esclusivo basandosi su grande professionalità ed esperienza. È importante ricordare che Wetag è membro fondatore e comproprietario di EREN, Ueli Schnorf è stato infatti uno dei tre direttori fondatori. EREN si occupa di gestire un sito web multilingue e annualmente pubblica una rivista patinata, ogni anno uno dei membri invita il gruppo nella sua città natale, presenta le proprietà esclusive, regalando un’atmosfera festosa ai presenti. Un team affiatato, infatti Ueli Schnorf arriva a Verona in anticipo, per supervisionare i preparativi presso lo storico Hotel Due Torri. Philipp Peter e Iradj Alexander-David arriva -

no il primo giorno della convention. Un momento importante perché è sempre bello incontrare amici di sette diversi Paesi, aggiornarsi su quanto è accaduto l’ultimo anno, vedere le nuove proprietà in vendita e naturalmente il tutto accompagnato da delizie culinarie della regione. Questi momenti sono anche l’occasione per raccontarsi le vendite più esclusive… tutti i presenti sono entusiasti nel sapere che una superba proprietà sul lago di Zurigo, visitata due anni prima in occasione di un incontro EREN, è stata acquistata da Tina Turner. Allo stesso tempo il socio sardo (vi ricorderete l’articolo di Wetag scritto dalla Sardegna) è riuscito a vendere la più grande proprietà privata sarda degli ultimi anni, per la cifra record di quasi 200 milioni di euro.

Sulla via del ritorno a Lugano sabato, Philipp dice: «è davvero un grande privilegio essere comproprietario di una società che può offrire ai suoi clienti questi grandi trofei». E Iradj ironico aggiunge: «E a casa diranno che siamo stati di nuovo in vacanza...». Tutti ridono.

151 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023

RIAMMODERNARE IL PATRIMONIO EDILIZIO

, GENERAL MANAGER ST. MORITZ SOTHEBY’S INTERNATIONAL REALTY, IN COLLABORAZIONE CON SRE IMMOBILIEN ST. MORITZ DELL’ING. MARCO RIVOLTA, FA IL PUNTO DELLA SITUAZIONE IMMOBILIARE ATTUALE CHE CARATTERIZZA IL MERCATO ENGADINESE.

Quali sono le principali caratteristiche che contraddistinguono il patrimonio edilizio dell’Engadina?

«Nell’ultimo periodo l’Engadina è oggetto di discussione sia tra investitori che tra persone con ampia disponibilità economica, siano essi europei e non. Ormai è diventata una terra dove è assolutamente raro trovare un oggetto immobiliare da acquistare. Ciò che è meno noto di questa valle è un aspetto che caratterizza alcune presti -

giose località svizzere ad alta presenza di seconde case, ovvero la composizione del patrimonio edilizio.

Più è alto il costo al metro quadrato delle abitazioni e più è difficile convincere tutti i proprietari di una palazzina a vendere la proprietà a qualche società immobiliare che possa occuparsi professionalmente di riqualificare o addirittura demolire e ricostruire un edificio per renderlo più adatto alle esigenze odierne. Dopo il referendum del 2012 le nuove costruzioni secondarie in Engadina hanno iniziato a scarseggiare ed

01–02

Spazioso appartamento in una location unica, 9-locali, 5 camere da letto, 7 bagni, 3 posti auto interni, prezzo su richiesta

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Appartamento in zona molto tranquilla a Madulain, 4.5-locali, 3 camere da letto, 2 bagni, 1 posto auto interno, 1 posto auto esterno, prezzo CHF 2,100,000.00

152 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ARCHITETTURA / ST. MORITZ SOTHEBY’S INTERNATIONAL REALTY
ENRICO
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ora sono praticamente inesistenti. Non esistono terreni dove si possano edificare residenze di vacanza».

In generale, qual è lo stato di invecchiamento delle residenze in Engadina?

«Ad eccezione di ciò che si è costruito negli ultimi 20 anni, il panorama edilizio della valle è costituito da edifici vetusti e di sovente che versano in condizioni prossime a quelle originarie (con la sola esclusione delle case storiche engadinesi ristrutturate che si rivolgono a una nicchia di intenditori e di sovente costano sicuramente di più delle costruzioni nuove): si tratta spesso di case la cui edificazione risale agli anni ’70, ’80 e ’90 dove trovano posto appartamenti che spesso non hanno subito quegli interventi che li rendono adeguati agli standard della richiesta attuale».

Quali sono le più frequenti richieste che ricevete da parte della vostra clientela? «Solitamente, il cliente che si approccia le prime volte al mercato engadinese, sotto l’influenza dei trend energetici e tecnologici, abituato soprattutto a mercati più cittadini, segnala la preferenza per edifici nuovi o molto recenti

e/o con stile montano. Solo dopo alcune visite e dopo aver studiato meglio il mercato di questo fazzoletto di terra dorato ci si accorge come, se continuasse a fossilizzarsi su questa tipologia di alloggi, la scelta sarebbe così ridotta che non riuscirebbe probabilmente mai a coronare il proprio sogno di acquisto se non scendendo ad altri compromessi importanti (luogo, dimensione, comodità, vista, ecc..).  Successivamente al cliente si presentano due alternative: demordere nella

ricerca o accettare building usati e creare il proprio “sogno” trasformando un appartamento un po’ vetusto secondo le proprie esigenze».

Quale soluzione si sente di suggerire per uscire da questa situazione? «Ciò che è assolutamente spiacevole è come in molti edifici non si siano preoccupati di svolgere quei lavori di ammodernamento/rivisitazione estetica che permetterebbero di rivivere una seconda vita a quei condomini che probabilmente sono destinati, per le suddette considerazioni, a rimanere in piedi per sempre senza mai esser demoliti e ricostruiti. La grande sfida dell’Engadina è proprio questa e, per questa ragione, occorrerebbe che non solo i privati, ma anche gli amministratori si rivolgessero più di sovente a società presenti in loco da decenni per consulenze per come valorizzare meglio le proprietà e per intraprendere di conseguenza i lavori necessari!».

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153 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ARCHITETTURA / ST. MORITZ SOTHEBY’S INTERNATIONAL REALTY
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TUTTI I VANTAGGI DI UN EDIFICIO ECOSOSTENIBILE

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SPIEGA COME REALIZZARE O ACQUISTARE UN IMMOBILE CON ELEVATE CARATTERISTICHE DI SOSTENIBILITÀ E QUANTO

SIA CONVENIENTE, NON SOLO CONVENIENTE NON SOLO DAL PUNTO

stenibilità e alla qualità di vita attuale e futura. Come definirla? Nella accezione moderna, un qualsiasi investimento prende in considerazione le 3 componenti che vengono sintetizzate in ESG, cioè Environment, Social e Governance che possiamo tradurre in attenzione verso l’ecologia, avere una responsabilità sociale ed una gestione coscienziosa».

Siamo consapevoli che i rischi maggiori derivano dal cambiamento climatico e di conseguenza dai requisiti delle norme edilizie e di gestione, con gli elevati costi e le risorse per mantenere calda o fresca la casa, problemi che hanno in questo periodo storico un grande impatto sulle nostre decisioni».

La parola sostenibilità è oggi abusata e utilizzata molto spesso in modo non corretto. Possiamo definire cosa si intende, in ambito immobiliare, per sostenibilità economica?

«Quale fiduciario immobiliare, che calpesta il territorio di Lugano da tanti anni con il nostro brand MG Immobiliare, sono felice di utilizzare le pagine di questa rivista per parlare di sostenibilità immobiliare. Per il nostro settore la sostenibilità rappresenta una voce importante sia per la gestione delle attività di agenzia che per il cambiamento green percepito e desiderato dai clienti. Tutti noi, clienti ed operatori, siamo attenti alla so -

DI VISTA AMBIENTALE E DEL RISPARMIO ENERGETICO, MA ANCHE RISPETTO ALLE CONCRETE POSSIBILITÀ DI RIVALUTAZIONE ECONOMICA. 01 Montagnola: Villa con Dépendance Direttamente a Lago, Esclusiva Proprietà

Lugano: Villa a Due Passi dal Centro e dalla Natura

Che cos’è invece la sostenibilità ambientale applicata al mondo delle costruzioni?

«Vivo il settore a tutto tondo, quale agente di vendita, valutatore e consulente per nuove pro mozioni, percepisco come l’attenzione sia rivolta al benessere soggettivo, a quello della collettività ed anche alla redditività personale e del nostro territorio. Migliorando il valore degli immobili si fa leva sul principio che la sostenibilità ripaga se associata ad effetti positivi a lungo termine, salvaguardando il valore della nostra casa e con esso la rivalutazione economica.

In che misura la sostenibilità ambientale concorre oggi alla determinazione del valore di un immobile?

«Una riflessione è quella che qualifica l’investimento immobiliare, cioè “investire nel mattone”, come sinonimo di protezione del capitale ed incremento di valore nel tempo. Il buon proprietario, che punta sulla sostenibilità immobiliare, permette di migliorare la qualità di vita della sua famiglia, protegge il clima e migliora anche il suo immobile. Può migliorare l’isolamento termico, convertire il sistema di riscaldamento, ottenendo tanti vantaggi: distin-

Lugano: App.to 2,5 loc., Centralissimo e Perfetto

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guere la sua proprietà da quelle vecchie, aumentando il valore anche in prospettiva di una futura vendita; ottenere un certificato energetico denominato CeCe, Minergie o SNBS, una etichetta di sostenibilità svizzera. Si otterrà così anche una diminuzione delle spese accessorie grazie ai possibili aiuti cantonali. Quasi tutti i Cantoni e molti Comuni promuovono infatti l’energia solare, con remunerazioni importanti sul costo dell’investimento; i sistemi fotovoltaici ricevono sovvenzioni tramite la cessione di energia prodotta ed i costi sostenuti possono essere fiscalmente detraibili».

In che modo si è trasformata la sensibilità dei clienti nei confronti dell’attenzione per l’ambiente e quali le richieste più spesso rivolte ad un promotore immobiliare? «La sensibilità dei proprietari immobiliari è aumentata grazie alle informazioni e alle statistiche che dimostrano come il 25 % delle emissioni di gas ser -

ra in Svizzera provenga dagli edifici. Le richieste variano a seconda se si tratta di nuove edificazioni o di risanare quelli esistenti. Ogni Cantone ha dei piani di sostegno per aiutare e sostenere con incentivi e defiscalizzazioni tali costi, sia che si tratti di risanare e qualificare l’involucro del palazzo o della villa, così come per convertire l’impianto di riscaldamento, con lo scopo di ridurre le emissioni dannose».

A suo giudizio, il quadro normativo svizzero risulta essere adeguato a favorire, una transizione verso modalità di fruizione e rispetto dell’ambiente più sostenibili?

«Il quadro normativo svizzero ha partorito nel 2013 una nuova Legge federale riguardante la pianificazione territoriale, con impegno ad utilizzare il territorio in giusta misura, ripartendo gli spazi per l’abitazione, il lavoro e il tempo libero servendoli con una adeguata rete di trasporti pubbli -

ci, con lo scopo di fermare la densificazione dell’edilizia. L’ U.F. di Statistica, prevede un crescente aumento della popolazione svizzera, a 10 milioni nel 2050. È doverosa a mio avviso una qualificata pianificazione così come un sostegno economico alla riqualificazione degli stabili già edificati per non far ricadere sui proprietari tutti i costi di adeguamento».

Qual è infine la situazione in Ticino ed è possibile segnalare oggetti immobiliari di recente costruzione particolarmente meritevoli di attenzione riguardo al rispetto di criteri di sostenibilità?

«Ho partecipato con grande soddisfazione a tutte le fasi di progetto, analisi, oltre ad essere il responsabile vendite del più grande complesso immobiliare privato del Ticino, Residenza Parco Casarico a Sorengo: con oltre 150 appartamenti, ha ricevuto il premio BINDING 2022 di innovazione e biodiversità, che migliora la qualità residenziale, avendo utilizzato elevati criteri di sostenibilità, inserito in un parco di 20.000 mq. Per MG Immobiliare il rapporto di fiducia con i clienti è la cosa più importante: per questo, da anni ci chiediamo come fare per migliorare costantemente e per essere sempre all’altezza delle loro aspettative. Ecco perché ricerchiamo e proponiamo i migliori immobili, tecnicamente perfetti e con la tecnologia più avanzata».

MG FIDUCIARIA

IMMOBILIARE SAGL

Via Pessina 9 CH-6900 Lugano

T. +41 (0)91 921 42 58 T. +41 (0)79 354 01 21 info@mgimmobiliare.ch www.mgimmobiliare.ch

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LA BELLEZZA NASCE DALL’INCONTRO TRA ARTE, ARCHITETTURA E QUALITÀ

lungimiranza è ciò che ci consente di affermarci con ottimi risultati e di godere della più alta fiducia da parte dei nostri clienti e partner».

Quali sono le società che fanno parte di Tognola Group e quali nello specifico le rispettive aree di competenza?

«Il Gruppo Tognola è formato da diverse società che operano nel settore immobiliare offrendo una vasta gamma di servizi che possono essere riassunti in tre fasi:

• L’acquisizione immobiliare che avviene tramite un’attenta analisi del mercato e delle sue potenzialità;

MARCO TOGNOLA, CO-FOUNDER ALL’INTERNO DI TOGNOLA GROUP DELINEA LA STRATEGIA CHE GUIDA QUESTA AZIENDA FAMILIARE E FA IL PUNTO SULLE OPERE REALIZZATE E I PROGETTI FUTURI.

Possiamo riassumere quali sono state le principali tappe che hanno portato alla costituzione di Tognola Group e alla sua affermazione sul mercato?

• La progettazione architettonica e lo sviluppo della costruzione che sono seguite in tutte le loro fasi da architetti e project manager in grado di garantire tutte le esigenze della catena produttiva, con una mirata attenzione ai dettagli.

TOGNOLA GROUP

«La storia del gruppo è nata nel 2004, anno in cui Andrea, Luca ed io abbiamo fondato Tognola Group. Sin da subito si è voluto trasferire in azienda le nostre passioni legate all’arte, al viaggio e al design, sempre ispirandoci al concetto del bello inteso come oggettiva e naturale condizione di ciò che crea piacere, soddisfazione e benessere. Da diversi anni operiamo nel settore immobiliare con la determinazione di perseguire i nostri valori e di raggiungere obiettivi sempre più grandi e complessi. La

• La vendita che è gestita da professionisti in grado di comprendere le esigenze di una clientela sempre più cosmopolita e attenta alle evoluzioni del mercato immobiliare».

Il vostro Gruppo si caratterizza per una ben definita filosofia aziendale e per il rispetto di alcuni valori che ne rappresentano un punto di forza: vogliamo richiamarli brevemente?

«La filosofia che accomuna e distingue da più di un decennio Tognola Group nel vasto panorama della progettazione e della promozione immobiliare si fonda su imprescindibili valori e passioni che creano soluzioni di grande impatto artistico, funzionale ed architettonico.

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Via Besso 57 CH-6900 Lugano T. +41 (0)91 224 57 35 www.tognolagroup.ch 01 Andrea , Marco e Luca Tognola
Residenza Ra Curta - Montagnola Collina D’Oro Collaborazione con Studio di Architettura A++ General Contractor: Abacho Sa Promotore: Tognola Group

Una costante evoluzione in armonia tra spazi esterni ed interni che abbraccia progetti dalle più svariate forme e funzioni. L’attento approccio al cliente crea un costante dialogo, altamente focalizzato sulla domanda ed ogni decisione progettuale è guidata da un sincero apprezzamento che non può mai prescindere dall’architettura, la cultura, la civica come pure i fattori ambientali ed economici. La ricerca della massima qualità non è un elemento di valore esclusivamente per i proprietari di casa, ma lo è anche per il territorio stesso che ospiterà l’immobile, in una prospettiva di lungo termine».

Negli anni Tognola Group si affermato come un player di riferimento nel panorama immobiliare di Lugano e del Ticino: quali sono state le più importanti realizzazioni portate a termine? «Sicuramente tra le nostre realizzazioni più suggestive troviamo la residenza Ra Cürta, edificata in una zona unica e prestigiosa della Collina d’Oro, nei pressi dello storico sentiero dedicato a Herman Hesse. Qui ora sor -

gono sette unità abitative in un contesto intimo ed esclusivo, dallo stile elegante, con grandi vetrate panoramiche sul lago Ceresio che contribuiscono al fascino ed alla modernità di queste ville di lusso. L’altro progetto che ci contraddistingue è la residenza Blade, di recente edificazione, situata in Via Preluna a Canobbio ed ispirata alle sculture in acciaio Cor-ten dell’artista Richard Serra. Le 10 unità abitative si integrano con impagabile armonia e raffinatezza nel contesto naturale del paesaggio circostante. La facciata realizzata interamente con materiali naturali, come appunto l’acciaio Cor-ten, il verde pensile e le ampie vetrate rendono questo progetto un vero “coup de coeur”».

L’Engadina rappresenta un’altra regione verso cui il vostro Gruppo ha manifestato uno spiccato interesse. Con quali prospettive e risultati? «L’Engadina è da sempre un nostro posto del cuore, ed ovviamente non siamo gli unici ad apprezzarne la meravigliosa struttura morfologica e le vallate incantevoli. Persone da tutto il mondo si recano infatti in Enga -

dina per trascorrere le vacanze, e come noi ne apprezzano anche il lifestyle fatto certamente di sport all’aria aperta, ma anche di ristoranti di ottimo livello, di arte e divertimento. Tutte queste caratteristiche, e la grande richiesta del mercato immobiliare, ci hanno spinto a voler investire anche in questa regione riportando certamente le caratteristiche che ci contraddistinguono anche nella nostra realizzazione, Chesa Fortuna, situata nel cuore di St. Moritz e che verrà consegnata nei prossimi mesi. Si tratta di otto unità abitative dove abbiamo voluto rendere omaggio allo stile engadinese integrandolo alla nostra filosofia».

Guardando al futuro quali sono i principali progetti messi in cantiere? «Nel prossimo futuro il nostro obiettivo sarà quello di espanderci sul territorio locale così come in città di riferimento come Zurigo e Milano. Sul territorio luganese stiamo sviluppando un’operazione immobiliare di grande valore e sulla quale a breve sveleremo maggiori dettagli. La residenza, progettatata in collaborazione con uno studio internazionale di architettura con sede a Lugano, sarà realizzata sull’ultimo lotto disponibile fronte lago di Lugano riempendo così un vuoto urbanistico che ha fatto parlar di se nell’ultimo decennio.

Una costruzione attenta e rispettosa dell’ambiente, silenziosamente integrata nel paesaggio e in continuo dialogo con gli elementi naturali che la circondano, attentamente orientata per valorizzare l’apporto di luce naturale peculiare della sua posizione. Ogni appartamento, generoso nelle sue metrature, sarà progettato custom-made sul singolo proprietario e garantirà alti livelli di confort e benessere a chiunque lo viva, la tecnologia a servizio della persona come plusvalore, elemento indispensabile per una corretta e consapevole gestione delle risorse a disposizione».

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AL ROCCOLO RESIDENCE: UN NUOVO CONCETTO DI ABITARE

URBAN LUXE GREEN

tre Pini, a ridosso di un bosco stupendo in cima ad una collina verdeggiante che domina tutta la città di Lugano, il Lago e le montagne a perdita d’occhio, grazie al suo orientamento a Sud-Est. Un ambiente tranquillo e rilassante, senza traffico veicolare, in un punto strategico a pochi minuti dal centro città, servizi medici, mezzi pubblici, negozi e ristoranti, stazione ferroviaria e svincoli autostradali. Un contesto di quartiere caratterizzato da privacy, esclusività e comodità.

Progetto

Idea

La Residenza al Roccolo nasce dall’idea dei promotori di valorizzare la stupenda posizione realizzando un’opera di pregio che duri nel tempo, offrendo il massimo comfort ai futuri proprietari grazie alla posizione esclusiva e dominante in un contesto privilegiato. La volontà dei promotori è di mantenere lo spirito idilliaco di questa location stupenda, lo stesso spirito che li ha fatti innamorare del terreno, spingendoli a realizzare quest’opera.

Location

La Residenza al Roccolo è situata a Massagno in prossimità del Parco dei

Il progetto è stato affidato allo Studio De Bernardis di Massagno, che dal 1995 si occupa di architettura, ingegneria e direzione lavori e che ha realizzato con successo diverse costruzioni in tutto il luganese. La costruzione elegante e moderna, che si compone di sole 6 unità abitative, si integra armoniosamente tra natura e paesaggio circostante, con terrazze e giardini generosi per garantire il massimo comfort abitativo ai suoi utenti, creando un concetto di living esterno che si fonde perfettamente con gli spazi interni, anch’essi molto generosi e luminosi. Gli appartamenti si affacciano con grandi aperture sul fronte lago, sono tutti indipendenti con bagni en-suite, armadi a muro, grandi soggiorni open-space, lavanderie private al piano, grandi cantine, box auto doppio privato per ogni appartamento in garage e predisposizione per vasche idromassaggio nelle terrazze.

158 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 ARCHITETTURA / NEW TRENDS (MARKETING) / STUDIO DE BERNARDIS (PROGETTO)
” L’UNICITÀ DEL PROGETTO, LA QUALITÀ DEI MATERIALI, LA POSIZIONE ESCLUSIVA, LA VISTA LAGO E LA VICINANZA AI TRASPORTI E SERVIZI, SONO SOLIDE BASI CHE RENDONO QUESTO NUOVO INVESTIMENTO IMMOBILIARE DUREVOLE NEL TEMPO. Architettura, ingegneria e direzione lavori STUDIO DE BERNARDIS Via Nosedo 10 CH-6900 Massagno www.studiodebernardis.com C = 22 M = 0 Y = 70 K = 0 C = 0 M = 0 Y = 0 K = 90 C = 0 M = 0 Y = 0 K = 20 C = 0 M = 0 Y = 0 K = 90 STUDIO DE BERNARDIS

Rispetto per l’ambiente

Al giorno d’oggi essere “green” è sempre più importante. La sostenibilità ambientale è un tema che ricopre un ruolo determinante nella vita di tutti i giorni (vedi crisi energetica e climatica). Il residence è stato concepito per avere un impatto ambientale minimo grazie a sonde geotermiche, involucro esterno isolante ad alta performance rivestito da facciata ventilata. Un impianto fotovoltaico con sistema aircloud inoltre garantisce l’uso di energia rinnovabile, dei consumi e delle spese di manutenzione contenute. Annesso al Residence vi è un tratto di bosco di proprietà, in modo da mantenere anche in futuro un contesto circondato dal verde.

Tecnologia e innovazione

Per la costruzione è previsto l’uso di prodotti e tecnologie edili di ultima generazione, come il “Betonguard©”, un nuovo e rivoluzionario sistema costruttivo che rende il calcestruzzo impermeabile, duraturo ed altamente performante. L’involucro dell’edificio è realizzato in facciata ventilata con lastre di materiale pregiato ad alta resistenza ai fattori climatici (sole, vento, pioggie, ecc.) che garantisce durevolezza all’investimento per molti anni a venire. È prevista la ventilazione forzata deumidificata e filtri di aria al fine di garantire sempre aria pulita, fresca ma soprattutto sanificata grazie a particolari viltri UV che eliminano oltre il 99% dei microgranismi nocivi alla salute.

www.alroccoloresidence.ch

Investimento sicuro

I lavori di costruzione sono iniziati ad ottobre e verranno ultimati per primavera 2024. Al momento sono stati già venduti 1/3 degli appartamenti. Sono ancora possibili personalizzazioni di materiali, colori e finiture degli interni. L’unicità del progetto, la qualità dei materiali, la posizione di pregio con vista lago, la vicinanza a trasporti e servizi sono tutte solide basi che rendono questo investimento immobiliare davvero interessante e solido per il futuro. La commercializzazione è stata affidata allo studio fiduciario immobiliare New Trends SA, che si è specializzato negli anni in servizi di marketing e vendita dedicati a costruttori e promotori e che ha realizzato, al fine di visualizzare meglio il risultato finale, un sito dedicato, dei render interni realistici ed un video di presentazione 3D. Potete visionare tutte le informazioni e prenotare una visita su www.alroccoloresidence.ch.

Marketing e Vendita

NEW TRENDS SA

Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano www.new-trends.ch/promoter

159 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023

PER COMPRENDERE A FONDO IL MECENATISMO, È INDISPENSABILE AVERE BEN PRESENTI I SUOI ELEMENTI ESSENZIALI, CAPIRNE LE LOGICHE E PADRONEGGIARNE GLI STRUMENTI.

PER ATTUARE UNA STRATEGIA DI SUCCESSO DURATURA, OCCORE TUTTAVIA ANCHE CONOSCERE LA MENTALITÀ DEL MECENATE, IL SUO MODO DI PENSARE E LE SUE MOTIVAZIONI.

COLLABORARE CON I MECENATI APPROCCI CREATIVI PER STRUTTURARE IL LAVORO NELL’OPERATIVITÀ

*Dr. Dr. Elisa Bortoluzzi Dubach, consulente di Relazioni Pubbliche, Sponsorizzazioni e Fondazioni, è docente presso varie università e istituti superiori in Svizzera e Italia e co-autrice fra gli altri di La relazione generosa. Guida alla collaborazione con filantropi e mecenati, 2020, Milano, Franco Angeli editore (www.elisabortoluzzi.com)

«Donare non significa soltanto sostenere una buona causa, ma anche apprezzare le persone, scommetterci, investirci e promuoverle. I mecenati mostrano un’ampia varietà di motivazioni, a volte non riconoscibili, ma che costituiscono il motore vero di una relazione filantropica. Ha quindi senso esaminare e comprendere più da vicino il legame tra sentimenti, motivazione e azione. Come scrive la filosofa Martha Nussbaum (Upheavals of Thoughts, The Intelligence of Emotions, 2003, Cambridge, Cambridge

University Press), i sentimenti plasmano i nostri pensieri e influenzano la nostra psicologia, anche se siamo esseri razionali. Perché condizionano le nostre decisioni. Ma anche le decisioni determinano i nostri sentimenti. È un flusso incessante, circolare, che

cerca di dare un senso logico alle emozioni che ci guidano e che danno forma alla nostra realtà. Emozioni, pensiero cognitivo e comportamento sono strettamente interconnessi, soprattutto in un campo ricco di emozioni come quello della filantropia».

160 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH

Come collaborare al meglio con un mecenate?

«Oggi, lavorare con un mecenate significa non solo avere un benefattore al proprio fianco, ma soprattutto un partner. I mecenati sono ormai lontani dall’elargire passivamente le proprie risorse economiche, o dal mettere a disposizione reti e know-how a qualche sconosciuto beneficiario. Vogliono essere parte dell’esperienza, coinvolti personalmente e avere influenza affinché la propria visione diventi realtà, viva e cresca. Ciò spesso avviene anche quando questi ultimi decidono di mantenere l’anonimato nei confronti dell’opinione pubblica. Vogliono comunque essere, dietro la quinte, parte essenziale del successo del progetto o dell’iniziativa che sostengono. Capire questo significa basare il lavoro su due grandi pilastri: la componente umana e quella cognitiva e razionale. Personalmente, non ho mai creduto alla filantropia strategica come una forma rigida e asettica, di analisi dei costi, dei ricavi e dell’impatto di un progetto filantropico; si tratta invece di un’esperienza umana gratificante che fa crescere tutti: filantropi, beneficiari e l’ambiente in cui i vari progetti si realizzano. All’origine di questa esperienza umana, stanno comprensione e ascolto profondo, attento e rispettoso delle esigenze di entrambi i partner. Comprendere le motivazioni soggettive del filantropo, condividere riflessioni e pensieri e sviluppare una visione comune sono elementi essenziali che chi dona valuta ancora prima che diventi rilevante l’analisi di costi e benefici di un impegno. In questo senso, i desideri, le sfide e l’impegno personale sono per il mecenate altrettanto importanti, se non di più, delle risorse finanziarie necessarie per realizzare un progetto».

Quanto è condizionante per la filantropia la situazione internazionale attuale?

«Artisti e operatori del sociale si trovano oggi a operare in un contesto che, a seguito del Covid-19, delle guerre in corso, della crisi energetica, di quella legata al cambiamento climatico, ha modificato importanti condizioni quadro per la raccolta di fondi e lo sviluppo di progetti culturali e sociali. Le lacune nei bilanci pubblici hanno incrementato in modo massiccio la necessità di un sostegno privato, ma l’instabilità politica internazionale non favorisce certamente la filantropia. Malgrado ciò, notiamo che i filantropi fortemente impegnati sono sempre più disposti a mettersi in gioco e a fare investimenti a beneficio della comunità.

La filantropia si è professionalizzata: oltre a supplire alla mancanza di fondi di questa o quella organizzazione, è fortemente cresciuta la volontà dei mecenati di trovare soluzioni concrete alle grandi sfide sociali, di superare la logica della filantropia riparativa, che si concentra sulle “emergenze”, ignorando spesso a pié pari che i problemi sono complessi e richiedono uno specifico know-how professionale.

Si tratta per i mecenati del cosidetto “capacity building”, vale a dire il trasferimento di know-how, un decisivo fattore di successo nel mecenatismo contemporaneo. Inoltre, sono nati nuovi strumenti finanziari come ad esempio i “social impact bond”, la tipologia dei progetti è sempre più spesso oggetto di riflessioni attente da parte dei mecenati e dei loro consulenti e la filantropia tende sempre di più a essere proattiva. La necessità per le singole associazioni di mettersi in rete, in modo da sviluppare iniziative comuni che possano risolvere le infinite sfide sociali del momento, è l’imperativo categorico del mondo filantropico. È prevedibile che in futuro la diversificazione e l’integrazione dei vari strumenti filantropici avranno un ruolo importante nell’organizzazione della solidarietà nel prossimo millennio. Basti pensare alle numerose possibilità che oggi offre l’intervento concertato

delle fondazioni, nonostante il mecenatismo individuale sia l’area che sta subendo i cambiamenti più radicali».

Come entrare in contatto con i filantropi?

«Una buona idea è importante, ma non basta a suscitare l’interesse di un mecenate. È necessario inserirla in un progetto concreto, con relativi piani e una documentazione dettagliata. Per ottenere risultati che compensino le energie investite, chi pianifica una raccolta fondi deve considerare tappe precise, tempi e strumenti che includono la disponibilità di informazioni sui potenziali filantropi e la verifica che la reputazione della propria organizzazione e dei propri rappresentanti siano ottimali.

È indispensabile identificare poi il mecenate più adatto, valutando attentamente la propria situazione e i propri obiettivi, perché lo scopo è trovare il partner che abbia non solo i mezzi necessari ma anche la passione e la gioia di condividere quel progetto. La selezione tocca diversi stadi: identificare i potenziali filantropi; classificarli in base alla probabiltà di adesione al progetto; creare la strategia di contatto; espandere la propria notorietà in quel mondo e motivare i potenziali grandi donatori; formulare la richiesta di donazione e, a donazione avvenuta, avviare le attività di ringraziamento, informando il partner su tutti i dettagli (cfr. La relazione generosa. Guida alla collaborazione con filantropi e mecenati, 2020, Milano, Franco Angeli editore). A seconda dell’organizzazione, delle scadenze e del progetto, si stabiliscono priorità che possono essere molto diverse. Inoltre, si è rivelato utile rimanere flessibili, perché può accadere che un mecenate importante sostenga un progetto con una prima piccola donazione e solo in seguito faccia investimenti più consistenti. Per gli individui e alle organizzazioni che intendono rivolgersi a questo mondo, è oggi possibile ricorrere anche a banchedati specializzate quali WealthX (https://www.wealthx.com/)».

161 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH

Quali consigli dare per mantenere un buon rapporto nel tempo con il mecenate?

«Mantenere viva la relazione significa alimentare il ricordo dell’atto di donazione e delle emozioni positive a esso associate, e capire che questo richiede impegno, dedizione, energia e fantasia. La gioia di donare, la soddisfazione di aver investito il proprio denaro in un’attività a beneficio di altri, l’orgoglio di essere riconosciuti e amati come benefattori sono tutti elementi importanti per la costruzione di una relazione appagante e di successo.

Le organizzazioni cercano mecenati che condividano essenzialmente gli stessi valori e principi. La realizzazione di un progetto è quindi un percorso unitario che idealmente porta a una partnership profonda. È un viaggio in

cui il filantropo non vuole sentirsi solo, ma essere accompagnato, informato e sostenuto ed è un’opportunità per approfondire il rapporto umano con lui. Come in ogni circolo virtuoso, l’aspetto umano è sempre da privilegiare e alla base di ogni rapporto, sia personale che di affari. Non si può prescindere, infatti, dal conoscere a fondo una persona e soltanto così si riesce a capirne i sentimenti e le passioni e, quando e dove possibile, provare a condividerli. La relazione tra mecenate e beneficiario è certamente sfaccettata e complessa, ma la ricerca di una reciproca conoscenza può rendere più appagante ogni tipo di rapporto e stimolare la reciproca fiducia, a favore di tutta la società».

LETTURE E STUDI DI RIFERIMENTO

• Mesch, D. / Pactor, A. https://philanthropy.iupui.edu/ research/research-publications/ index.html

• Andreoni, J. / Brown, E. / Rischall, I., Charitable giving by married couples: Who decides and why does it matter? in: “The Journal of Human Resources”, 2003, 38 (1), pp. 111 e ss., Madison, WI, The University of Wisconsin Press, Journals Division

• Bekkers, R., Measuring altruistic behavior in surveys: The all-or-nothing dictator game , in: “Survey Research Methods”, 2007, 1 (3), pp. 139 e ss., Konstanz, University of Konstanz

• Bekkers, R., Charity begins at home: How socialization experiences influence giving and volunteering, presentato alla 34esima Conferenza annuale Arnova, Washington DC, Novembre 17-20, 2005, https://dspace.library.uu.nl/ handle/1874/10720

• Bekkers, R. / Wiepking, P., A literature review of empirical studies of philanthropy: eight mechanisms that drive charitable giving, in: “Nonprofit and Voluntary Sector Quarterly”, 2011, 40 (5), pp. 924 e ss., United States Sage Publications

• Wilhelm, M. O. / Bekkers, R., Helping behavior, dispositional empathic concern, and principle of care , in: “Social Psychology Quarterly”, 2010, 73 (1), pp. 11 e ss., Washington DC, Amercian Sociological Association

• Wiepking, P. / Einolf, C., Cross-national gender differences in giving: An international perspective , presentato al 22esimo Simposio annuale del Center on Philanthropy dell’Indiana University, 2011, Chicago

• Wiepking, P. / Bekkers, R., Does who decides really matter? Causes and consequences of personal financial management in the case of larger and structural charitable donations, in: “Voluntas”, 2010, 21, pp. 240 e ss., Springer US

• Barclays in associazione con Ledbury Research, Global Giving: The Culture of Philanthropy, Barclays Wealth white paper, 2010, https://wealth. barclays.com/en_gb/home/research/ research-centre/white-papers/ global-giving--the-culture-of -philanthropy0.html

162 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH

La sua vita appare come una storia di decisioni coraggiose: come e quando ha avuto contatto la prima volta con la filantropia? «L’idea buddista di utilizzare questa nostra breve esistenza nel modo più significativo possibile mi ha affascinato fin dall’infanzia. Accumulare un buon karma sostenendo le persone che hanno bisogno di aiuto è uno dei pilastri della mia esistenza. Ho quindi pensato a come orientarmi fin dall’inizio per poter poi aiutare altre persone in modo

UNA VOCE CHE NASCE DALL’ANIMA

sostenibile. Il mio più grande modello è stato ed è tuttora la mia amata madre Yischi La, che insieme a mio padre Dagsay Rinpoche ha sostenuto la ricostruzione del monastero di Chokri, una scuola nel monastero stesso e la costruzione di un nuovo ospedale per i circa 10.000 abitanti della regione.

I miei genitori hanno agito in un momento in cui il leader del partito cinese Deng Xiaoping (1978) spingeva per l’apertura del Tibet. È stato questo fatto che ha reso possibile il rientro nella regione di Chokri. Continuo ad ammirare il coraggio dei miei genitori nell’accettare l’emarginazione della comunità tibetana in esilio, quando aiutavano la gente in Tibet e la loro incrollabile volontà di prestare soccorso al popolo tibetano».

Quale definizione darebbe di filantropia e vede una differenza tra filantropia e generosità?

«Dal mio punto di vista, i filantropi sono persone che, grazie alle risorse economiche personali, colgono l’opportunità di fornire un servizio alla società civile, finanziando progetti di

pubblica utilità. È un comportamento meraviglioso e nobile. Durante tutto il corso della storia, splendidi progetti d’arte - e non solo - sono nati e cresciuti in questo modo e ne possiamo godere ancora oggi. Quando i mecenati erano entusiasti del lavoro degli artisti, lo sostenevano con generosità per renderlo accessibile a tutti. Ai miei occhi i mecenati e gli artisti sono come le ali di un uccello: ha bisogno di entrambe per poter volare».

Lei è una musicista di grande successo, ha interpretato i mantra in modo originale e ha registrato diversi CD con Tina Turner e Regula Curti. Come è nato il progetto Beyond?

«Tutto è iniziato con il mio primo album «Dewa Che», pubblicato nel 1999, e poi, anni dopo, con una telefonata ricevuta dal Monastero di Einsiedeln. Quando ho iniziato a cantare gli antichi mantra tibetani per un pubblico occidentale, circa 20 anni fa, ho pensato che probabilmente sarebbe piaciuto a poche persone. Ma le cose sono andate diversamente. Il mio canto è stato scoperto da Bernardo Bertolucci, che mi ha invitato a Londra per collaborare alla colonna sonora del film Piccolo Buddha. In seguito sono stata sul palco con Isabella Rosselini, per lo spettacolo di Bob Wilson The Days Before e poi ho anche cantato più volte per Sua Santità il Dalai Lama, un onore incredibile.

Nel 2003 ho ricevuto una telefonata dal monastero benedettino di Einsiedeln, che mi chiedeva di tenere, nel monastero, per gli aspiranti monaci,

164 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 DOSSIER FONDAZIONI / DECHEN SHAK-DAGSAY
INTERVISTA A DECHEN SHAK-DAGSAY, MUSICISTA E FILANTROPA
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Svizzera. Naturalmente. Bere con moderazione

una conferenza sull’effetto dei mantra tibetani. Il suono della mia voce li aveva toccati a tal punto che volevano anche incontrarmi personalmente. È stato così sorprendente per me e allo stesso tempo commovente, che ricordo ancora con affetto quel momento, perché mi sono scese lacrime di gioia sulle guance. Cosa c’è di più bello quando si riescono a superare i muri tra le religioni e ci si ritrova in una preghiera comune e sovraordinata! Beyond è stata una meravigliosa continuazione di questa iniziativa: rendere accessibile al grande pubblico il potere universale dei mantra. La produttrice (e filantropa) Regula Curti mi ha ingaggiato per cantare, in studio, la parte tibetana di Beyond, accanto a Tina Turner Naturalmente è stata un’esperienza molto bella e formativa, perché la grande voce di Tina mi aveva sempre colpito molto. I momenti musicali per me più significativi sono stati tuttavia i tre successivi album da solista, nei quali ho avuto l’opportunità di cantare i mantra tibetani più importanti e le preghiere della nostra tradizione per la pace in questo mondo. Prodotti e composti da Helge A. van Dyk, hanno attirato l’attenzione di Philip Glass che mi ha invitato alla Carnegie Hall a New York per presentare i mantra degli album Jewel e Day Tomorrow. Con il mio nuovo album emaho siamo attualmente impegnati in un piccolo tour europeo. Tutto questo è descritto in dettaglio nel mio libro pubblicato di recente Mantra, Music e Magic Moments. Oltre alla storia della mia famiglia e della mia carriera musicale,il libro fa luce anche su quanto la mia musica sia percepita come energia promotrice di pace, persino in Cina».

Che cosa rappresentano i mantra che lei canta?

«Ci aiutano a raggiungere la calma interiore, la chiarezza e la forza e a rivolgere lo sguardo verso l’interno di noi stessi. Un mantra è uno scudo, per così

dire, per proteggere la nostra mente dalle forze negative interne ed esterne. Un mantra ci ricorda sempre che la nostra più grande realizzazione, il nostro più grande tesoro non si trova nelle cose materiali, nelle situazioni o nelle persone, ma nel riconoscere il grande potenziale di amore incondizionato e di compassione nel nostro cuore».

Parliamo di buddismo: quali aspetti di questa religione sono importanti nella sua vita quotidiana? «Questi antichi insegnamenti di saggezza possono aiutarci a cambiare positivamente il modo in cui guardiamo ai nostri problemi e quindi a superarli meglio. Nel buddismo troviamo molti approcci per esplorare e analizzare le cause dei problemi e acquisire così saggezza. Una chiara consapevolezza in ogni momento è la chiave della felicità. Allora anche le azioni del nostro corpo, della parola e della mente sono caratterizzate da un atteggiamento positivo. Facciamo meno errori nella vita e prendiamo le decisioni giuste. Questi approcci preziosi possono essere di grande utilità per tutti noi, indipendentemente dal fatto che siamo credenti, persone spirituali o atei».

Qual è il significato della generosità e della benevolenza nel Buddismo? «Una parte fondamentale del sentiero tracciato dal Buddha è il perfezionamento della mente attraverso le «Sei Perfezioni»: Donare, Etica, Pazienza, Diligenza, Concentrazione e Saggezza. Si tratta di portare a maturazione queste sei qualità della mente. A mio avviso, la generosità e la benevolenza sono una parte importante della prima Perfezione, quella del «dare». Per «dare» intendiamo donare amore e affetto, offrire protezione, regalare cose materiali, ecc».

Lei è attualmente impegnata molto attivamente in alcuni progetti umanitari in Tibet. Può dirci qualcosa al riguardo?

«Quando mia madre è venuta a mancare nel 2002, io e le mie due sorelle abbiamo deciso di continuare l’opera della sua vita. È stata una coincidenza che la mia carriera musicale abbia continuato a svilupparsi in questo periodo e che attraverso la mia musica abbia raggiunto molte persone che ci hanno aiutato a portare avanti i nostri progetti in Tibet. Così nel 2010, con i proventi di Beyond, dei miei concerti e di sponsor privati, ho potuto fondare l’associazione «Dewa Che» e utilizzarla per aprire una scuola di cucito e un’officina meccanica per auto nel Tibet orientale. Grazie a questi fondi, siamo riusciti a dare a oltre 370 giovani donne e uomini una professione e una fonte di sostentamento».

In conclusione: In che modo il suo rapporto con il buddismo l’ha influenzata come filantropa? «È nel DNA di ogni essere umano vivere in armonia con gli altri e con l’ambiente. Nessuno vuole vivere in disarmonia. Ogni persona può seguire la propria chiamata interiore e portare il bene. Mi ritengo molto fortunata che le persone apprezzino l’ascolto della mia musica e la considerino una fonte interculturale e interreligiosa di tranquillità interiore, appagamento, pace e riconciliazione. È un compito appagante: da un lato posso evocare con la mia voce un sentimento di sicurezza e amore nei cuori delle persone qui in Occidente, dall’altro posso aiutare attivamente i tibetani dentro e fuori dal Tibet con i progetti sociali a cui dò vita e che sostengo».

01 Ph: © Alberto Venzago

02 Ph: © Vandykmusic

166 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 DOSSIER FONDAZIONI / DECHEN SHAK-DAGSAY

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BASILEA.

LE NUOVE FRONTIERE DELLA FILANTROPIA STRATEGICA

cifico di implementare le attività di erogazione dei fondi. Significa, ad esempio, che una fondazione lavora con obiettivi chiari, secondo un piano preciso e con una corrispondente idea di impatto. Questo approccio è oggi spesso criticato perché eccessivamente anticipatorio, è rigido e lascia poco spazio alla pluralità che si vive nella realtà. Ma il nostro modo di concepire la filantropia strategica è diverso. Il libro prende le mosse dai filantropi che vogliono impegnarsi. A queste persone - e ai loro consulenti - forniamo cinque spunti di riflessione che possono aiutarli ad attuare la loro filantropia in modo significativo e di successo. La filantropia strategica è tanto diversificata quanto i filantropi stessi».

Prof. von Schnurbein, lei è co-autore di un libro di successo «Strategische Philanthropie- Wie Sie mit Ihrem Engagement mehr Wirkung erzielen» (Springer Editore). Che cosa si intende per filantropia strategica? «Da un lato, la filantropia strategica può essere intesa come un modo spe -

Perché molti filantropi manifestano ancora forti resistenze nell’ intraprendere la strada della filantropia strategica? «Il disagio nasce quando i filantropi pensano di doverlo fare esattamente in questo o quel modo. A questo punto si sentono sopraffatti o perdono il divertimento dell’impegno. La sfida è che non esiste un unico modo ottimale. A seconda dello scopo, degli interessi personali e delle esigenze della società, delle risorse disponibili o della propria visibilità, la filantropia strategica può assumere forme

molto diverse. In pratica, si assiste troppo spesso allo stesso approccio. Sembra quasi che tutti i problemi della società possano essere risolti attraverso formulari, una procedura di selezione delle richieste di contributo e il finanziamento di un progetto per uno o più anni. Nel libro, utilizziamo molti esempi diversi per mostrare come la filantropia possa essere implementata in modo diverso e con successo. Per esempio, ci sono cause come il cambiamento climatico per le quali si dovrebbe donare il più rapidamente e generosamente possibile. Al contrario, per altre cause, ad esempio la ricerca medica, un finanziamento continuo e duraturo da parte dei filantropi può avere più senso perché emergono sempre nuove conoscenze e nuove tecniche».

Ci possono essere casi in cui l’approccio della filantropia strategica produce più danni che benefici?

«In realtà no, se lo si intende in senso lato come lo intendiamo noi. Diventa problematico quando una strategia specifica diventa fine a se stessa. Chiunque pensi che tutte le fondazioni debbano adottare un approccio specifico, quali la “venture philanthropy” o il “cambiamento sistemico”, si sbaglia. Una strategia è sempre solo un mezzo per raggiungere un fine».

168 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 DOSSIER FONDAZIONI / GEORG VON SCHNURBEIN
INTERVISTA

Quali sono i vantaggi di questo approccio rispetto alla filantropia tradizionale?

«Se per filantropia tradizionale intendiamo una fondazione istituita a tempo indeterminato per lascito testamentatio o donazioni dirette, i vantaggio del nostro approccio è una maggiore flessibilità. La filantropia tradizionale può essere opportuna anche quando c’è poco da decidere o pochi cambiamenti da aspettarsi, ad esempio una fondazione a sostegno del teatro di una città. Un altro vantaggio è la sistematicità. Il metodo non prevede una semplice lista di controllo da elaborare, ma incoraggia il pensiero e la riflessione. La filantropia è sempre un processo di apprendimento, poiché cåi sono poche variabili chiaramente misurabili. Chi analizza da vicino i cinque criteri della metodologia che proponiamofinirà per avere un quadro coerente della propria attività filantropica».

Come si può avviare un processo di filantropia strategica?

«Questo approccio si basa su cinque criteri: Il valore aggiunto filantropico, la tempistica, la visibilità e lo stile, i modelli di impatto, gli strumenti di controllo e i metodi. Il criterio con cui

si inizia il proprio impegno nella filantropia è irrilevante. Se esiste già una base, allora ha senso scegliere procedere come ho appena suggerito. Se una filantropa a titolo di esempio invece ha già deciso di impegnarsi per promuovere in modo attivo e visibile le proprie attività filantropiche, allora può iniziare dal criterio “stile”. Se si parte da zero, è meglio pensare prima al valore aggiunto filantropico. È importante che alla fine tutti e cinque i criteri siano stati considerati e siano coerenti. In questo modo si può dare vita una filantropia efficace dal punto di vista sociale e soddisfacente dal punto di vista personale».

DOSSIER FONDAZIONI / GEORG VON SCHNURBEIN
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Strategische Philanthropie-Wie Sie mit Ihrem Engagement mehr Wirkung erzielen, Gabler Editore (ISBN 978-3-658-35812-99)

UNA RETE MONDIALE DI FILANTROPI

Lei ha studiato relazioni internazionali ed economia, ha lavorato presso diversi istituti bancari, anche come Corporate Responsibility Manager, oggi è Philanthropy Advisor. In che cosa consiste concretamente il suo lavoro presso UBS? «Faccio parte di un team globale che lavora insieme ai nostri clienti sui loro obiettivi filantropici, al fine di massimizzare l’impatto delle loro donazioni. Forniamo loro una consulenza completa, approfondimenti su temi specifici o contatti con altri filantropi e li supportiamo concretamente nella ricerca della giusta soluzione per la realizzazione dei loro progetti».

«In qualità di gestore patrimoniale leader a livello mondiale, siamo in grado di sfruttare in modo vantaggioso la nostra rete globale. I filantropi membri del GPC entrano in contatto gli uni con gli altri e questo permette loro di scambiare competenze e di accedere a soluzioni che consentano di fare davvero la differenza. Diamo ai nostri membri l’opportunità di espandere la propria rete e posizionare le proprie attività, così come di condividere le loro esperienze con filantropi di tutto il mondo. Inoltre, i membri ottengono l’accesso a strumenti e risorse che li aiutano ad agire in maniera più efficace».

INCONTRO CON ISABELLA TRAMONTANA, PHILANTHROPY ADVISOR UBS. L’INTERVISTA È STATA RACCOLTA IN OCCASIONE DEL FORUM STRATEGIC PHILANTHROPY FOR THE ARTS. GLOBAL PIONEERS AND NEW PERSPECTIVES* ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE CONSERVATORIO DELLA SVIZZERA ITALIANA IN COLLABORAZIONE CON UBS.

UBS gestisce una delle banche dati di filantropi più grandi del mondo. A che scopo è stata costituita questa rete, quanti filantropi ne fanno parte e da quali Paesi provengono? «Le sfide sociali attuali sono troppo complesse per essere risolte da soli. Crediamo fermamente che i filantropi debbano collaborare, integrando competenze e risorse, per realizzare progetti con il potere di creare un cambiamento concreto e duraturo nel tempo. È esattamente per questo che abbiamo lanciato la Global Philanthropists Community (GPC), una rete riservata ai membri che oggi collega quasi 400 filantropi UHNW, al fine di guidare, insieme, le innovazioni filantropiche e partecipare attivamente alla creazione di un futuro più sostenibile».

Come possiamo immaginarci concretamente l’operatività di questa rete?

UBS ha lanciato un nuovo modello di filantropia collettiva. Di che cosa si tratta?

«La filantropia, se svolta da singoli individui, è certamente efficace, tuttavia mettendo in comune fondi e competenze si riesce ad ottenere un impatto esponenzialmente maggiore. Questa connessione di individui intorno allo stesso obiettivo strategico, rappresenta il futuro del finanziamento filantropico. Dal 2020 abbiamo creato tre programmi di impatto collettivo, le UBS Collectives, coinvolgendo 40 famiglie filantropiche a livello globale. Ogni programma si concentra su un argomento specifico: protezione dell’infanzia, cambiamenti climatici e nuove modalità di finanziamento delle soluzioni per le sfide globali (Social Finance). I membri partecipano ad un percorso di formazione di tre anni, imparando da esperti professionisti e seguendo la progettazione, l’implementazione e il processo di misurazione dell’impatto dei progetti. Abbiamo riunito queste famiglie sotto l’egida del -

170 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 DOSSIER FONDAZIONI / ISABELLA TRAMONTANA
*Programma e relatori sono consultabili sul sito: www.conservatorio.ch/philanthopy-forum
DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH

la UBS Optimus Foundation, le loro competenze e i loro fondi in gruppi di pari per sostenere soluzioni innovative di impatto collettivo su alcune delle questioni più urgenti del mondo».

Secondo quali criteri e con che frequenza vengono elaborati studi sulla filantropia dalla banca e in che forma vengono resi accessibili? «Durante tutto l’anno pubblichiamo approfondimenti su diversi temi, dalle tendenze globali alle nuove iniziative di donazione basate sulla ricerca tratta dalla nostra rete UBS e spesso prodotta in tandem con i nostri partner accademici. Ad esempio, di recente abbiamo pubblicato una guida SDG 3 “Picture of Health” che riprende il tema onnipresente della salute e l’impatto che la pandemia ha avuto sui sistemi sanitari globali. È una guida per filantropi e changemaker, per aiutarli ad ottenere un impatto sistemico e per evitare tutto ciò che è nocivo per il bene comune».

Al Forum Strategic Philanthropy for the Arts del 20 ottobre organizzato dalla Fondazione Conservatorio della Svizzera Italiana in collaborazione con la Banca, lei ha presentato il Fondo filantropico a cui state dando vita con la Galileo Foundation. Di che cosa si tratta, quali sono i temi? «Lavorando a stretto contatto con i nostri clienti e con le loro famiglie, riconosciamo l’importante ruolo che la fede svolge per molti nel plasmare i valori, identificare i bisogni e aiutare gli altri. A metà ottobre, abbiamo accolto in Vaticano i membri della nostra rete UBS Faith and Philanthropy per annunciare, insieme alla Fondazione Galileo, lo Human Family Fund. Il Fondo è dedicato a sostenere le ONG ispirate alla fede che lavorano nei settori della tratta di esseri umani e della schiavitù moderna, dell’istruzione, della salute globale e del clima. Il Fondo si basa sul nostro approccio collettivo sopra de -

scritto. Siamo convinti che i filantropi debbano collaborare per ottenere un impatto su larga scala. In questo caso particolare, stiamo riunendo filantropi che desiderano fare del bene sulla base di principi interreligiosi condivisi. Il Fondo fa capo all’Enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco, che sottolinea specificamente il ruolo di tutti gli esseri umani nella promozione e nel miglioramento della coesistenza pacifica attraverso l’uguaglianza e la prosperità».

Chi sono i garanti del Fondo? «Questo Fondo globale mette in collegamento filantropi appartenenti a tutti i credi religiosi con organizzazioni orientate alla fede che hanno comprovata esperienza, un impatto misurabile e potenziale di scalabilità. UBS si è impegnata come matching partner, aggiungendo un 10% ad ogni donazione (fino a 50 milioni di dollari). Inoltre, UBS copre tutti i costi per l’amministrazione del Fondo, lo sviluppo delle capacità e la misurazione dell’impatto. In questo modo, UBS vuole rafforzare l’ecosistema dei finanziamenti basati sui risultati, aumentare l’efficacia e lavorare insieme per la scalabilità».

In che modo i beneficiari potranno usufruire dei proventi del fondo? «La visione dello Human Family Fund è quella di creare una società più giusta per i più vulnerabili. Ciò significa che il 100% dei proventi del Fondo sarà distribuito direttamente alle organizzazioni che lavorano sul campo principalmente nei paesi in via di sviluppo. Inoltre, sfrutteremo tecnologie innovative per collegare i finanziamenti al successo effettivo raggiunto (risultati) e all’impatto a lungo termine. In questo modo, ci assicuriamo che le donazioni vadano a buon fine e raggiungano l’intento. Vogliamo soprattutto assicurarci che, alla fine, il Fondo aiuti i bisognosi in modo sostenibile e autonomo».

Qual è la sua personale visione per la filantropia strategica del futuro? «A mio parere, ci troviamo all’inizio di una nuova era della filantropia. Il vecchio paradigma in cui si utilizzava il capitale filantropico direttamente per i servizi per le persone, semplicemente non è scalabile. Abbiamo bisogno di una filantropia che sia radicale nell’assumersi rischi promettendo soluzioni innovative, catalitiche e, soprattutto, collettive: questo significa seguire le prove, cercare le innovazioni tra le molteplici opzioni, e identificare quelle che hanno veramente il potenziale per fornire i risultati auspicati. Una volta trovato un metodo efficace, dobbiamo ampliarlo in collaborazione con altri filantropi, governi, istituzioni accademiche, aziende e società civili in generale».

171 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 DOSSIER FONDAZIONI / ISABELLA TRAMONTANA

OUR VISION OF THE FUTURE OF PHILANTHROPY

Who is Francois Bonnici? Would you like to introduce yourself?

«François Bonnici is a public health physician, professor, social change practitioner, foundation leader and award-winning co-author of the book, The Systems Work of Social Change. He currently serves as Director of the Schwab Foundation for Social Entrepreneurship and Head of Social Innovation at the World Economic Forum in Geneva.

what business, international development or traditional charities could deliver at the time. They were of course inspired by Prof Muhammad Yunus, Sir Fazle Abed, Dr Vera Cordeira and others as a new generation of pioneers channeled their passion, persistence, ingenuity and sense of injustice to finding new ways to achieve real change in the world around them».

What is the statutory purpose of the Foundation?

INTERVIEW*

Originally from South Africa (with family heritage from Italy, Malta, Cyprus as well as the Middle East and North Africa), his career started in medical and humanitarian work and evolved to advance innovative models of social change, founding the Bertha Centre for Social Innovation at the University of Cape Town as the first such centre in Africa. He is an Archbishop Tutu African Leadership Fellow, Rhodes Scholar, and Visiting Fellow at the University of Oxford and at the University of Geneva Centre for Philanthropy».

When and why was the Schwab Foundation established?

«The Schwab Foundation for Social Entrepreneurship was established in 1998, by Professor Klaus Schwab and Hilde Schwab. They sensed that more innovative and sustainable approaches to social inequality and environmental challenges was emerging. These models of social innovation and social entrepreneurship offered something radically different to

«The Schwab Foundation for Social Entrepreneurship aims to promote the concept of social entrepreneurship worldwide. As part of this purpose, the Foundation creates communities engaged and interested in this mission. It stimulates its conceptual development through research and studies, but also supports social entrepreneurs or targeted activities in the global public interest, with the World Economic Forum and its various communities.

The activities of the Schwab Foundation for Social Entrepreneurship aim to broaden the framework for social engagement by institutions and individuals, integrating the meaning of social entrepreneurship with the notion of social responsibility, philanthropy, governance and global citizenship».

What projects does the foundation work on and why?

«For over two decades the Schwab Foundation has championed the work of innovative social change leaders, bringing their models to the attention of world leaders, integrating them into the

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platforms and initiatives of the World Economic Forum alongside other decision makers. Impact studies have shown how over 722 million lives have been directly improved by the work of this community of over 400 leading social innovators in over 190 countries.

As we seek to rapidly accelerate progress toward the Sustainable Development Goals, we need to scale these models and work to have them adopted by other institutions and organizations».

In your opinion, what is the mission of an organization like the Schwab Foundation?

«Through three decades of exploring the best models of social innovation, the Schwab Foundation has a unique opportunity to bring to the world’s attention that real and proven alternatives to many of today’s problems already exist».

Let’s talk about the new context of recent years (war, pandemic, climate crisis). How has this context changed the framework for philanthropy?

«Over the past two years during the pandemic and the aftermath of worsening inequality, inflation and global instability, we have witnessed how their work is more relevant than ever. Foundations and philanthropy must stand by local organizations and help them build further capacity for long term, systemic work, as well as crisis response work. For example, with Glocal Healthcare and Mann Deshi Foundation bringing quality healthcare to rural India to combat COVID, or with CUFA Holdings or Preta Hub empowering Black local businesses in Brazil overcoming the economic barriers of racial inequity, or with Africa Teen Geeks, RLabs or Silulo Ulutho Technologies using digital technology, artificial intelligence and big data to create inclusive education platforms in South Africa. And of course we stand by those in

Ukraine, where social innovators have adapted to respond to the devastating consequences of war on its population. They developed innovative approaches to deal with mass displacement and with refugees. They supported family welfare and mental health issues and at the same time continued economic activity despite the most challenging circumstances. Schwab Foundation Awardee Sergey Kostin remains in Odessa, where his organization, The Way Home continues to providing shelter, food, transport and psychological support to families from across the Ukraine».

What new trends are emerging in philanthropy?

«We are operating in a fast changing global context, and at the same time the depth and complexity of problems also have long historical roots, we are facing the urgency of climate change and the impact on inequality. Trends in philanthropy are seeking to operate in this complexity and be catalytic for creating systems of change, rather than siloed outcomes.

There is great interest in the funding of networks of collaborations of grantees, of multistakeholder partnerships and coalitions for collective and coordinated action. There is a recognition of the need for institution building with longer term commitments rather than funding projects. There is also a drive towards people-centred approaches, with more local, direct and distributed grant making with more ownership and priority setting by local actors and new partnerships with grantees. There are evolving trends towards with transparency and governance transformation, operations and processes that are more grantee oriented, innovative financing or blended financing structures. And it goes without saying that much of this is being transformed by the digital revolution, and the opportunity for digital giv-

ing, better data collection and the opportunities of digital architecture for collective work».

What are the conditions for the relationship between beneficiaries and foundations to become even more effective?

«It is critical to create the space for peer-based conversations and dialogue about what is working and what is not in the relationship between foundations and their grantee partners. Often much goes unsaid because of the fear of losing future funding, and so foundations do not have the opportunity to learn. Building trust will be core to a more effective partnership that is joined in a vision for impact. Increasingly, local organizations, led by local leaders are organizing better to be able to engage with foundations in a different kind of relationship, where the power dynamics are shifting».

What is your personal vision of philanthropy in the future?

«Philanthropy remains the one catalytic form of funding that can really take risks, unlike corporate philanthropy or government funding of programs with taxpayer money. I would like to see philanthropy evolve to be ambitious and move towards funding systemic changes by being more open, agile, informed, long-term and engaged partnership with other social and environmental change actors and see themselves as part of these movements for change».

*This interview was conducted on the occasion of the Swiss Foundations Symposium 2022 “Perspectives” organised by SwissFoundations--Association of Swiss Grantmaking Foundations (www.swissfoundations.ch).

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COME FARE CRESCERE INSIEME L’ECONOMIA

La Svizzera conosce la circostanza unica che permette di disporre di parlamentari che non sono politici “di professione”, ma che svolgono parallelamente una loro attività lavorativa. Una situazione privilegiata che permette decisioni pragmatiche e un buon equilibrio nella rappresentazione dei diversi interessi. Tra questi, anche quelli degli imprenditori di famiglia, grazie ai quali vengono garantite condizioni quadro interessanti per le im -

prese e, di conseguenza, sicurezza per il mantenimento dei posti di lavoro. Al contempo, l’attività imprenditoriale e politica rappresentano una doppia sollecitazione. Per questo, la disponibilità dei cittadini ad esercitare cariche politiche e a prestare servizi per la collettività in modo accessorio, parallelamente ad un’attività professionale, si è lentamente erosa, anche tra imprenditori ed imprenditrici di famiglia. Ma l’utilità dell’accoppiata imprenditorialità e politica risiede proprio nell’alimentarsi

l’un l’altro, in una dinamica di pluralità di esperienze, di sensibilità e di interessi. Come è stato di recente sottolineato nel corso dell’Assemblea Generale dell’Associazione Imprese Familiari (AIF) Ticino svoltasi alla Villa Negroni di Vezia, la politica di milizia e la partecipazione diretta degli imprenditori di famiglia permettono all’economia di vedere rappresentate le proprie necessità in condizioni quadro che permettono alle imprese di lavorare ed essere competitive sui mercati.

174 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AZIENDE / SPECIALE IMPRENDITORI DI FAMIGLIA E POLITICA

ROCCO CATTANEO (R.C.)

MIRKO AUDEMARS (M.A.)

EMILIO TAIANA (E.T.)

EMILIANO DELMENICO (E.D.)

FABIO REGAZZI (F.R.)

Presidente del Consiglio di Amministrazione Regazzi Holding SA

Riguardo al rapporto tra attività politica ed imprenditoriale, quale ritiene che debbano essere le condizioni quadro più idonee a favorire lo sviluppo dell’attività imprenditoriale?

R.C.: «Penso che non ci siano regole generali. Dipende da ogni politico/ imprenditore capire sulla base dei propri obbiettivi politici e aziendali, come organizzare il proprio tempo e modo di lavorare. Tenuto

conto che in politica a Berna i processi decisionali sono lunghissimi mentre che in azienda le decisioni a volte vanno prese tra capo e collo».

M.A.: «Troppo spesso si parla di condizioni quadro, che possono essere svariate, anche a dipendenza del settore di attività, parlerei più di ecosistema. Premetto che è di assoluta importanza, per le attività economiche, avere dei “paletti” - che devono venire dal mondo politicoper definire bene i “contorni” in cui

l’economia imprenditoriale si può muovere, in modo: veloce, dinamico e pragmatico.

Le trasformazioni oggi avvengono in modo rapido e, l’imprenditoria e le aziende, si adattano e trasformano ma (c’è sempre un ma) hanno bisogno di essere, da una parte sostenute e dall’altra hanno bisogno di meno limitazioni all’interno di certi confini. È dunque anche nell’ interesse dell’economia fare capo a uno ecosistema snello ma forte, capace di sostenere continuamente il miglioramento delle condizioni quadro offerte; per fare im

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CEO di Taiana SA Amministratore Delegato STISASviluppo Traffici Internazionali SA CEO Centro Funerario Lugano CEO R. Audemars SA HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:

presa e per far crescere delle aziende sane sul proprio territorio. In sostanza ci vuole un ecosistema composto da uno stato fluido, fiscalmente attrattivo e con una formazione in linea con i tempi per poter pensare al futuro».

E.T.: «La politica deve ascoltare maggiormente l’economia e l’imprenditoria, asse portante della nostra società. È una banalità, ma è sempre utile ricordarlo, senza le aziende lo Stato non sta in piedi. Lo Stato deve fare di più per le aziende, riducendo la burocrazia, leggi, regolamenti e norme che s’inventa in ogni momento. Nessuno contesta la tutela dei lavoratori, lo sanno bene le aziende di famiglia. Nessuno contesta la tutela dell’ambiente e del territorio, ma purtroppo tutte le nuove norme e regole che vengono introdotte, sicuramente per nobili motivi, vanno sempre a colpire l’imprenditore onesto, che non ha più il tempo di fare l’imprenditore e dedicarsi totalmente alla sua azienda. L’imprenditore diso -

nesto se ne frega, perché tanto le regole non le rispetta comunque. Molti provvedimenti che lo Stato prende per contrastare gli imprenditori scorretti, colpiscono esclusivamente gli imprenditori corretti. È paradossale. E c’è un fenomeno che mi preoccupa ed è quello che, se in passato l’imprenditore era visto come un uomo audace, che correva dei rischi, grande lavoratore e che “dava da mangiare” a numerose famiglie, stimato e ammirato, oggi non è sempre il caso. Complice una certa politica, sempre più spesso, una parte della popolazione tende a vedere l’imprenditore come uno sfruttatore senza scrupoli, un evasore fiscale. Mi dispiace molto perché se la nostra società ha raggiunto un livello di benessere elevato è grazie a tanti imprenditori che con inventiva, sacrifici e rischiando del loro, hanno creato posti di lavoro e gettiti fiscali».

E.D.: «In questi anni di politica comunale in veste di municipale ho spesso percepito una sor -

ta di pregiudizio nei confronti dell’imprenditore. A vari livelli istituzionali così come nell’apparato amministrativo ho avuto la sensazione che la figura dell’imprenditore suscitasse “diffidenza”; esagerando direi quasi come se fosse un nemico da ostacolare e non un partner da coinvolgere per la crescita del paese. Pertanto andrebbe fatto un lavoro in profondità, quasi culturale; non siamo eroi ma nemmeno i cattivi della società in cui viviamo».

F.R.: «Occorre innanzitutto invertire la tendenza all’iper-regolamentazione, la quale penalizza in particolare le PMI. Al momento assistiamo infatti ad un’esasperazione nell’intervento dello Stato in quelle che sono le attività aziendali – pensiamo ad esempio agli sgravi fiscali, la cui capacità di riforma al momento è messa a dura prova dal fronte rossoverde che osteggia dichiaratamente qualsiasi intervento volto a favorire la competitività delle imprese. È inoltre centrale sostenere il settore della formazione perché possa mettere a disposizione specialisti in grado di rispondere alle esigenze dell’economia. Sempre più bisogna poi ripensare le condizioni di lavoro: per coloro che desiderano lavorare anche dopo il pensionamento, ma anche e soprattutto guardando ai nostri giovani, ripensando i modelli lavorativi attuali (flessibilizzazione, conciliabilità lavoro-famiglia) così da trattenere i nostri giovani talenti ed evitare che lascino il Cantone».

A suo giudizio, quali misure andrebbero adottate per riavvicinare economia e politica?

R.C.: «Secondo me il nostro sistema di parlamentare di milizia funzione bene. Occorre solo tener alta la guardia perché in modo particolare dalla sinistra vi tendenza

176 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023
AZIENDE / SPECIALE IMPRENDITORI DI FAMIGLIA E POLITICA

continua con iniziative varie a voler “professionalizzare” sempre più l’attività parlamentare».

M.A.: «La capacità di dialogare, di definire insieme gli obiettivi e poi di adattare il percorso verso questi obbiettivi in base alle diverse sensibilità (chiamiamoli pure partiti); in modo da poter anche avere delle finanze sane, attraverso i contributi. Che il dibattito avvenga, se deve esserci, trasversalmente ai gruppi politici. Creare maggioranze attorno ai progetti invece che divisioni in base alle appartenenze di partito: questo, secondo me, è l’ingrediente principale di una ricetta di successo. Per fare questo le istituzioni e la politica devono collaborare per creare una visione a medio e lungo termine. Infine, garantire che tutti i settori industriali siano considerati, non solo high-tech.

Gli imprenditori sono abituati ad adattarsi, trovare compromessi e confrontarsi a momenti di cambiamento, ancora di più in questi tempi, dove le incertezze sono molte, perciò, anche le soluzioni devono avvenire in un contesto che permette pragmatismo e dinamicità».

E.T.: «Per fare politica ci vuole la passione, l’interesse, nel mio caso l’attaccamento al Paese nel quale sono nato e cresciuto. Sia livello comunale che ai livelli superiori, Cantone e Confederazione. Ma gestire un’azienda e ancor di più una PMI è un lavoro difficilissimo. Sempre più difficile. Lo è stato anche in passato, ma oggi lo è molto di più. Non per nulla assistiamo a due fenomeni piuttosto frequenti, specchio della rivoluzione in atto: imprenditori che vendono la loro impresa a aziende più grandi o imprese che si uniscono tra di loro per aumentare o almeno mantenere i fatturati, razionalizzare le spese

generali, a volte, purtroppo, per “ottimizzare” il personale. La concorrenza è diventata spietata. Globalizzazione, mercati aperti, mercato online, accordi bilaterali che per una regione come la nostra, incuneata in un Paese come l’Italia, creativa, con una forza produttiva enorme e costi inferiori ai nostri, hanno reso il mercato estremamente aggressivo. Come dicevo prima, la crescente e asfissiante burocrazia. Regolamentazioni sempre più esigenti e non sempre comprensibili, tasse e costi vari, anche lo Stato ci ha messo del suo togliendo tempo e risorse a quella che dovrebbe essere la vera attività principale dell’imprenditore: far funzionare la sua impresa, dedicarsi ai prodotti, ai clienti. Di conseguenza, molti piccoli e medi imprenditori gettano la spugna e capisco che abbiano difficoltà a dedicarsi alla cosa pubblica».

E.D.: «Non credo siano mondi estranei o così lontani. È difficile pensare ad un paese democratico che possa fare a meno di uno o dell’altra. A mio giudizio è questione di volontà e di dialogo tra le parti. In fondo il progresso economico e sociale lo si può raggiungere se esiste un obiettivo comune che vada a beneficio di tutta la popolazione».

F.R.: «L’ideale sarebbe che la politica resti ben lontana dall’economia! Provocazioni a parte, sicuramente una soluzione sarebbe quella di avere più imprenditori – ed in particolare piccoli e medi imprenditori ed imprenditrici – attivi in politica. Questi profili portano un’esperienza più diretta, perché conoscono i problemi dell’economia reale e soprattutto sanno cosa significa il rischio imprenditoriale. Insomma, se avessimo più politici con questo profilo le decisioni sarebbero più pragmatiche e vicine alle esigenze dell’economia».

Nella sua veste di imprenditore “prestato” alla politica quale è stata la sua diretta esperienza, quali difficoltà ha dovuto affrontare e quali sono state invece le sue maggiori soddisfazioni?

R.C.: «Devo dire che i primi 3 anni a Berna sono stati molto impegnativi. Perché dovevo imparare a capire come funzionano le cose a Palazzo federale, conoscere i colleghi, farsi conoscere, studiare i dossier, ecc. E allo stesso tempo ho dovuto gestire una completa riorganizzazione delle aziende famigliari con i miei fratelli. Ore da quasi 2 anni in base alle mie capacità posso pormi degli obbiettivi e togliermi qualche soddisfazione, come ad esempio nel settore delle energie rinnovabili grazie ad alcuni atti parlamentare che sono andati a buon fine o in quello della sicurezza essendo membro della competente commissione parlamentare».

M.A.: «Premetto che non sono un politico, ma un imprenditore (ingegnere) intuitivo e pragmatico, ma la politica mi ha sempre interessato. È una esperienza arricchente, ma devo ammettere non è sempre facile conciliare il nuovo “hobby” con professione (che è quello che ti da mangiare) e la famiglia. Mentre quando guardo alla politica con il “cappello” dell’imprenditore noto che tante aziende sono obbligate a lavorare in un contesto con sempre più complessità e, se mi posso permettere, burocrazia che frena la capacità di una impresa di lavorare in un tessuto fluido. Si tratta perciò di migliorare, giorno dopo giorno, queste condizioni, insieme.

In conclusione, trovo che abbiamo questo splendido connubio tra la serietà Svizzera e la creatività mediterranea, perciò guardiamo cosa ci circonda e, senza timori, strizziamo l’occhiolino a chi porta novità e benessere».

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AZIENDE / SPECIALE IMPRENDITORI DI FAMIGLIA E POLITICA

E.T.: «L’imprenditore è abituato a doversi occupare di tutto. A doversi continuamente reinventare. Al mattino pensi di andare al lavoro con il tuo programma e poi basta una telefonata, un’e-mail o una sollecitazione di un tuo collaboratore e il tuo programma salta completamente. Anche la politica prende parecchio tempo. Bisogna essere molto organizzati e ottimizzare i tempi, gli spostamenti. In quasi trent’anni di politica a livello comunale di cui 24 da Sindaco, qualche rospo si è dovuto ingoiare, ma ci sono state anche tante soddisfazioni. Il bello di un esecutivo comunale, malgrado le competenze siano sempre più limitate perchè Cantone e Confederazione tendono a togliere competenze ai Comuni, è che quanto si decide la sera prima, magari può già essere messo in atto il giorno dopo. Si è molto vicini alla gente, le sollecitazioni sono molte, ma quando ti senti dire grazie da un cittadino, la soddisfazione e grande».

E.D.: «La difficoltà personale che più ha “pesato” in questi anni di politica comunale è stata senza dubbio la velocità nel portare a termine i progetti. La pazienza è una virtù indispensabile che da imprenditore mi era quasi sconosciuta e che grazie alla politica ho dovuto e potuto apprezzare. La soddisfazione più grande è poter coinvolgere e sviluppare un’idea portandola concretamente a beneficio del cittadino».

F.R.: «Sicuramente questa dualità offre il vantaggio di poter agire ed intervenire direttamente laddove vengono prese le decisioni, portando le proprie conoscenze ed esperienze. Non nego però che conciliare gli impegni dell’attività imprenditoriale e politica non sia sempre facilissimo. Si tratta di attività onerose e che diven -

tano anche sempre più complesse. Ecco perché molti imprenditori ed imprenditrici spesso non si buttano in politica. Va però detto che le soddisfazioni che si raggiungono grazie a questa attività sono molte. Personalmente, dopo molti anni in politica, posso dire di aver raggiunto qualche traguardo di cui vado particolarmente fiero. In generale, è per me motivo di grande soddisfazione quando riesco a far capire le esigenze degli imprenditori, quando si crea quella sensibilità attorno ai nostri bisogni, e soprattutto quando alla fine vengono prese decisioni che migliorano le condizioni-quadro per le PMI».

Nello specifico, quali capacità e competenze ritiene che un imprenditore possa utilmente mettere a disposizione del mondo della politica?

R.C.: «Penso soprattutto nel modo di come affrontare i problemi. Mettere principalmente l’energia nella ricerca dell’essenza del problema, per scoprire dove stanno le evidenze. Naturalmente occorre avere un certo istinto, cosa che agli imprenditori non manca. Questo non vuol dire semplificare il problema per poi proporre soluzioni grossolane per non dire populiste».

M.A.: «Pragmatismo e gestione delle finanze! Se oggi la Svizzera si posiziona tra le nazioni più performanti a più livelli, è proprio perché nel corso delle generazioni è stato possibile disporre di attori in politica con i piedi ben saldi per terra, confrontati a sfide quotidiane di vario genere e dunque capaci di decisioni misurate e in linea con le necessità di cittadini ed economia. L’imprenditore, soprattutto di famiglia, è resiliente sul territorio, per esempio noi spegneremo 125 candeline l’anno

prossimo. Perciò oltre al legame con il territorio, vuole il suo bene. Le trasformazioni oggi avvengono in modo dinamico e, l’imprenditoria si adatta e trasforma, ma ha bisogno di essere, da una parte sostenute e dall’altra meno limitazione. Nelle recenti incertezze, la politica ha saputo ben reagire, anche se le aspettative, soprattutto sulle tempistiche, sono diverse».

E.T.: «La sua grande flessibilità. La capacità di trovare soluzioni ai problemi. La ricerca dell’efficienza, senza troppe chiacchiere».

E.D.: «La gestione dei progetti, la flessibilità e il riuscire a mettere a “terra” le idee ritengo siano le competenze che un imprenditore possa dare alla politica, ma la qualità più importante è il coraggio di decidere, fondamentale per chi siede in un esecutivo».

F.R.: «Sicuramente l’esperienza diretta e la consapevolezza di sapere bene quali conseguenze certe azioni possano avere. L’essenza di un imprenditore è quella di raggiungere obiettivi. Dovrebbe valere la stessa cosa per un politico, anche se purtroppo spesso ci si perde in discussioni infinite sui massimi sistemi che fanno perdere tempo e soprattutto non portano soluzioni. Ecco perché è così importante avere uomini e donne in politica che abbiano un legame diretto con la pratica».

I tassi in crescita e l’inflazione in seguito alla pandemia e alla guerra in Ucraina in corso, come potranno influire sul futuro degli imprenditori?

R.C.: «Occorre dire che l’inflazione da noi rimane finora ancore contenuta rispetto ai nostri

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principali partner commerciali. Infatti, malgrado tutto le nostre esportazioni, turismo compreso, stanno marciando sorprendentemente bene. Che preoccupa e che sta creando molta incertezza soprattutto alle ditte che ne usano molta è l’energia. Sul futuro rimango ottimista, perché a più livelli, politico e privato, anche se con un certo ritardo, sono state messe in moto molte misure che daranno i propri frutti. È chiaro che bisognerà anche stringere i denti come in ogni situazione di crisi».

M.A.: «Ogni giorno, assistiamo a notizie di difficoltà, di nuove problematiche, d’incertezze e di scenari in veloce cambiamento, che rendono necessaria una guida dell’ecosistema estremamente dinamica e flessibile al cambiamento, tenendo conto di tutti gli aspetti. In sostanza una po -

litica fluida e fiscalmente attrattiva, composta da pragmatismo e dinamicità è dove gli imprenditori possono influire sul futuro dell’economia».

E.T.: «Questa purtroppo è una grande incognita. Si delineano scenari molto preoccupanti. Bollette dell’energia che potrebbero decuplicare. Insostenibile. Dopo due anni di pandemia, proprio non si sentiva il bisogno di una guerra. Ci saranno ancora più difficoltà e imprese in pericolo. Speriamo che la crisi rientri, ma non si può non essere preoccupati».

E.D.: «Confido nelle capacità imprenditoriali e nel sistema politico svizzero. È possibile un periodo con il freno a mano tirato ma il nostro sistema ha sempre saputo reagire e dimostrare doti di recupero invidiabili».

F.R.: «La situazione è preoccupante. Questi segnali sembrano preludere a un periodo di crisi, che potrebbe addirittura sfociare in una recessione. Se così dovesse essere, dovremmo prepararci ad un periodo di difficoltà. A complicare le cose vi è in questo momento il fattore dell’incertezza: soprattutto come aziende, non sapere come la situazione si evolverà, rispettivamente, non avere nessuna indicazione sulle prospettive nel mediolungo termine che ci permetta di programmare il futuro, è deleterio. Abbiamo bisogno di una strategia e di un piano d’azione per poter affrontare le sfide che questa crisi ci pone».

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PENSARE OGGI AL TICINO DEL FUTURO

S.M.: «Se volessimo quantificare gli investimenti secondo quanto stilato, le somme sarebbero davvero ingenti. Si parla di cifre comprese tra i 200 e i 500 milioni di franchi, non pochi. Nel documento non abbiamo nascosto che i finanziamenti vanno trovati, non ci tiriamo indietro di fronte alla necessità di trovare risorse. L’economia privata prende delle decisioni quando chi definisce gli indirizzi politici ha una strategia ben precisa».

Il documento presentato ufficialmente ad ottobre dall’AITI, e approvato dall’assemblea straordinaria dell’Associazione, propone un aggiornamento di quanto già anticipato qualche mese fa. Il progetto è stato rivisto dopo la consultazione delle 225 imprese associate ad AITI, chiamate a rispondere a un questionario di 138 domande. Il risultato finale è un documento di 100 pagine, suddiviso in 6 capitoli con argomenti che spaziano dalla formazione scolastica, alla cultura d’impresa, alla fiscalità e competitività del territorio fino alle sfide che il mercato del lavoro dovrà affrontare nei prossimi anni.

Perché avete scelto di dare a questo documento l’orizzonte temporale del 2032?

O.P.: Siamo fortemente convinti che i prossimi 10 anni saranno di rilevante importanza, per definire i futuri assetti economici e sociali, garantendo crescita economica e benessere della popolazione. Si tratta di un documento di lavoro che deve essere oggetto necessariamente di approfondimenti. Non si rivolge solo alle istituzioni e alla politica, bensì anche alle imprese. Alle quali spetta promuovere ad esempio la cultura d’impresa e l’essere imprenditore. Tra gli elementi cardine alla base del Piano strategico, vi è la necessità di mantenere in Ticino una solida base produttiva: è una carta vincente. Perché senza produzione non ci sono servizi».

Le imprese hanno manifestato la preoccupazione di non avere le risorse necessarie per far fronte alle sfide…

Innovazione e formazione sono il binomio portante del documento… S.M.: «Come Associazione abbiamo sostenuto fin dall’inizio il progetto del Parco dell’innovazione e continueremo a farlo. Una via di successo e molto svizzera, quella dei parchi tecnologici, per sviluppare la ricerca applicata tra accademia e tessuto industriale locale e che nel contempo valorizzi le competenze territoriali. Chiediamo che si concentrino però gli sforzi finanziari pubblici e privati su pochi centri, ma che abbiano un futuro. Abbiano cioè ricadute economiche e occupazionali».

A proposito di centri di competenza grande rilievo hanno le aziende che possono fare ricerca…

S .M.: «Considerato il patrimonio di conoscenze già esistente sul territorio, tra aziende e istituti di ricerca, è giustificato puntare ad esempio sulle scienze della vita. Sono quasi 500 le società - la gran parte start-up - in questo settore. Proprio per questo bisogna fare delle scelte e incrementare i fondi per l’innovazione. Il Valleseper citare un Cantone per dimensione e struttura economica simile al Ticino - ha investito più di 450 milioni di

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OLIVIERO PESENTI, PRESIDENTE, E STEFANO MODENINI, DIRETTORE DELL’ASSOCIAZIONE DELLE INDUSTRIE TICINESI (AITI), PROPONGONO ALCUNE INTERESSANTI RIFLESSIONI RIGUARDO A TICINO 2032 - PIANO STRATEGICO PER LO SVILUPPO ECONOMICO DEL CANTONE TICINO. Oliviero Pesenti Stefano Modenini

franchi nel suo parco tecnologico. Lo ha fatto però già dal 2012. Noi rischiamo di pagare caro questo ritardo di un decennio».

Un elemento sottolineato nel documento è che una buona parte delle imprese ticinesi fa parte di filiere internazionali. Che cosa comporta?

O.P.: «Significa che sono chiamate a competere con realtà più grandi, una condizione che andrà accentuandosi negli anni a venire. A fronte di una capacità di innovazione che richiede sempre più capitali di investimento, difficilmente reperibili, soprattutto per le piccole medie imprese. Queste, complice anche la situazione economica di questi anni, non sono infatti in grado di investire grandi somme per fare innovazione. Per questa ragione è necessario aumentare gli investimenti pubblici per potenziare le strutture e i

servizi per il trasferimento tecnologico nelle imprese. Va da sé che non devono mancare nemmeno gli investimenti privati. Se ci sono obiettivi e prospettive chiare da parte del pubblico, gli imprenditori non si tirano indietro e sono pronti a fare la loro parte».

Un altro aspetto su cui si è soffermata la vostra attenzione riguarda il tema della formazione…

S.M.: «Le competenze tecniche devono essere incrementate nell’insegnamento a scuola, puntando in particolare sulla valorizzazione dell’apprendistato. Una grande nota dolente per tutta la Svizzera, non solo il Ticino, è infatti rappresentata dal fatto che è davvero difficile trovare apprendisti. Dalle voci raccolte, per le imprese sarebbe ottimale creare un profilo formativo che preveda materie tecniche unite a quelle umanistiche. Tra le proposte quella di creare un equilibrio tra

scuole commerciali e tecniche, in quanto attualmente nel Cantone sono prevalenti le prime, e ideare un percorso di formazione industriale con un biennio comune per tutti, a cui fa seguito un biennio di specializzazione. Un’ipotesi tuttavia ancora da approfondire. Ancora una volta va sottolineata la necessità di rafforzare lo studio del tedesco e dell’inglese nella scuola dell’obbligo e nelle formazioni superiori prevedere dei master interamente insegnati in queste lingue».

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QUANDO IL FUTURO HA RADICI ANTICHE

da ne hanno fatta davvero tanta se si considera che questo “laboratorio di idee” in poco tempo ha dato vita a vari progetti che hanno riscosso un immediato successo, sempre in base al concetto che l’innovazione tecnologica debba sempre avere al centro l’uomo in quanto utilizzatore di questo potente strumento.

Già il nome di questa startup factory è senza dubbio illuminante riguardo alla visione di una realtà del tutto particolare in quanto da considerarsi come una holding che propone diversi prodotti nell’ambito dell’arte, della salute e dell’immobiliare con tecniche specialistiche di realtà virtuale e aumentata, intelligenza artificiale e Blockchain. ART è infatti anche l’acronimo di Augmented Reality Technology; ma al tempo stesso richiama immediatamente quel concetto di bellezza che, come racconta Diego De Maio «da almeno 2500 anni è alla base

della cultura dell’uomo. È vero che la tecnologia ci proietta già oggi in un futuro ricco di soluzioni e progetti innovativi, ma la nostra idea pensa soprattutto a quella τέχνη [téchne] classica che significa un sapere esperto dei mezzi adatti a qualsiasi attività, abbracciando i concetti di opera d’arte, conoscenza, creatività, mestiere, capacità di fare bene le cose con l’obiettivo di raggiungere il bene comune». In questa prospettiva Diego e il suo team di collaboratori (complessivamente una ventina di persone al momento, con la voglia di crescere ulteriormente in maniera rapida) di stra -

Ma vediamo nello specifico di cosa si tratta. «YurekAI è una app progettata per trovare la casa dei propri sogni con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. Una sorta di concierge digitale nato dallo sviluppo di sistemi gestionali per agenzie immobiliari. Gli oggetti immobiliari sono moltissimi e le agenzie che li gestiscono capita non siano spesso in grado di differenziarli nel modo più opportuno. L’utente si trova confuso da mille filtri che – se utilizzati male – nascondono proprio le opportunità che si stanno cercando. YurekAI, invece, tramite l’intelligenza artificiale, risolve il problema della ricerca immobiliare. Esprime la sua unicità anzitutto nel modo in cui l’utente si rapporta al sistema: la ricerca è infatti vocale. Su questo approccio veramente semplice e pratico, si innescano le tecnologie più avanzate del mondo: l’intelligenza artificiale che, grazie al machine learning, elabora costantemente tutte le interazioni degli utenti compiute sui vari oggetti immobiliari e si auto perfeziona restituendo in meno di 2 secondi – in risposta alla query di ricerca dell’utente – le opportunità mirate che si stanno cercando, scovate tra migliaia di risultati».

Dalla casa, intesa come esigenza primaria per il benessere della persona, al raggiungimento di uno stato di forma ottimale per ogni individuo il

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UN INCONTRO CON DIEGO DE MAIO (DMUX), CEO E CO-FOUNDER DEL GRUPPO ART, È PRIMA DI TUTTO UNA INTERESSANTE E COINVOLGENTE ESPERIENZA UMANA. PERCHÉ ABBIAMO PARLATO DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE, DEEP TECHNOLOGY, BLOCKCHAIN E TANTI ALTRI PROGETTI INNOVATIVI, MA POI ABBIAMO SCOPERTO DI CONDIVIDERE STUDI FILOSOFICI E DI GUARDARE ALLA GRECIA ANTICA COME MODELLO DI SOCIETÀ CAPACE DI COLTIVARE IL BENESSERE FISICO E AL TEMPO STESSO SPIRITUALE DELL’UOMO.

passo è breve. Ed ecco GymIA l’app che aiuta a raggiungere e mantenere la migliore condizione psico-fisica unendo la potenza dell’intelligenza artificiale alla saggezza ed esperienza umana. Nasce così un life-coach digitale che permette di monitorare alimentazione, allenamento e meditazione sulla base di un controllo puntuale e dettagliato delle condizioni del momento e, inoltre, il contatto con una community di “guardiani” del proprio benessere dove incontrare persone che si trovano esattamente nella stessa fase di perfezionamento per ispirare nuovi utenti al risveglio fisico e spirituale. Il rapporto di ART Holding con Fondazione Agire si è concretizzato di recente con il trasferimento della sede presso il Tecnopolo Ticino di Manno dove è sufficiente una visita delle quattro unità in cui è articolato lo spazio a disposizione di ART per ben

comprendere la filosofia e la visione umanistica che anima il gruppo di amici, prima ancora che di colleghi, che gravita intorno a Diego De Maio e la compagna co-founder e COO Simona Fenoglio: una direzione, vero e proprio crogiuolo di idee e progetti; un laboratorio “artigianale”, capitanato dal CTO Andy Lombardi, dove prendono corpo e sono portati a compimento i diversi prodotti e le applicazioni che verranno successivamente lanciate sul mercato; una meeting room, perché il momento del confronto è ritenuto fondamentale per una crescita collettiva, al punto che molti dei partecipanti stanno trasferendo anche la propria residenza in Ticino, a formare quasi una comunità di persone che condividono non solo il lavoro ma un comune modello di vita; un laboratorio artistico, perché in ultima analisi è proprio la bellezza che unisce ogni manifestazione dell’arte e della

scienza. E proprio a proposito di quest’ultimo spazio, dove l’artista e CCO Chiara Magni guida la sperimentazione di manifestazioni diverse di arte fisica e virtuale, Diego De Maio non ha dubbi: «Abbiamo fatto un passo indietro per fare mille passi avanti. L’uomo ha sempre unito l’arte alla tecnologia, il mondo moderno ha reso complessa questa unione creando un divario tra le due realtà. L’ARTiverse rappresenta la nostra filosofia di vita dove la tecnologia è funzione dell’arte e viceversa. In una società in cui l’uso razionale della tecnologia continua a crescere, la bellezza gioca un ruolo fondamentale nel riportare l’Uomo al centro degli interessi favo -

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TUTTA LA FORZA DEI BRAND CHE FANNO TENDENZA

La conseguenza logica è stata una distribuzione selettiva che ha permesso di trasmettere al cliente finale quel giusto glamour e quella giusta esperienza che insieme alla corretta formazione del personale, ci ha consentito di poter esporre al meglio il prodotto finale creando così le giuste prerogative per far sognare ogni potenziale acquirente».

Che cosa significa essere distributore ufficiale e selettivo, diffuso sul territorio, di un marchio?

Le partnership con i più prestigiosi marchi del settore rappresentano uno dei punti di forza delle strategie di Belotti Group. Quali sono i vantaggi di questa scelta e quali risultati ha determinato nel tempo? S.B.: «Per molti anni ogni attore operante nel mercato eyewear poteva di fatto avere tutti i brand che desiderava. Questo però portava ad una grave confusione di immagine per i brand stessi e ad una distribuzione estremamente frastagliata, priva di quella giusta qualità su cui invece un prodotto studiato in ogni minimo dettaglio deve poter contare. Conseguentemente l’impronta distintiva chiara di ogni singolo brand rischiava di non essere messa in evidenza e di non essere valorizzata come avrebbe dovuto.

S.B.: «Significa innanzitutto avere un confronto continuo con la casa madre e quindi assorbire costantemente una expertise così importante ed indispensabile. In secondo luogo, significa riuscire ad assimilare la filosofia e tutti i codici identificativi del brand che permettono di riuscire a dimostrare al cliente finale il valore del brand e di chi lo propone».

Quali sono state le tappe e come si è andata articolando nel tempo la vostra collaborazione con Kering Eyewear?

S.B.: «Kering Eyewear, quando è nata nel 2014, ha completamente stravolto il settore dell’eyewear. Io e mia moglie Nadia abbiamo intuito immediatamente la grandissima potenzialità del progetto. Il fatto di non avere interlocutori fra noi e il brand, posizionati nella filiera a livello di design e costruzione, ci permetteva di realizzare quella giusta chimica. Era per noi chiaro che ne avrebbe immediatamente guadagnato il prodotto in termini di qualità, di design e di

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SILVANO BELOTTI, FONDATORE E PRESIDENTE DI BELOTTI GROUP, E ERMES STEFANUTTO, HEAD OF NORTHERN EUROPE KERING EYEWEAR, ILLUSTRANO I VANTAGGI DI UNA COLLABORAZIONE VINCENTE. Villa Zaguri - Padova, sede Kering Eyewear Silvano Belotti Ermes Stefanutto

prezzo finale, potendo chiaramente motivare le varie richieste finanziarie ed essere automaticamente concorrenziali a livello Europeo, valore per noi oggi indispensabile per essere presenti su un mercato competitivo ed esigente. Inoltre, la giusta vicinanza al management ha creato quella stima e quel rispetto reciproco che ci consente di avere sempre di prima mano ogni novità di prodotto».

Quanto è importante la scelta di una montatura nella realizzazione di un occhiale di qualità?

S.B.: «Inutile dire che tutto è importante: dall’esame della vista fino alla scelta della lente oftalmica. Chiaramente la montatura che è ormai diventata espressione del carattere e della personalità di chi la indossa, striz -

zando l’occhio al mondo della moda, fa sì che la sua scelta resti importantissima oltre ad essere un piacere».

In base alla vostra lunga esperienza maturata nell’ambito del lifestyle quali sono le valenze in base alle quali i vostri clienti scelgono in prevalenza brand storici come Gucci, Balenciaga, Cartier e ora anche LINDBERG e Maui Jim?

S.B.: «Alessandro Michele per Gucci ha completamente rivoluzionato il mondo della moda, continua imperterrito nella ricerca e non finisce mai di stupire tutti; inoltre essendo lui stesso un amante degli occhiali, ha trasmesso un design che non ha eguali rendendo l’accessorio occhiale indispensabile in un guardaroba moderno. Balenciaga rappresenta il futuro, l’innovazione, la

modernità e quel fondamentale pizzico di “arrogance” che fa la differenza. Cartier invece, con Kering Eyewear si è completamente riposizionato su un target più giovane, ma sempre raffinato, di qualità e di gran classe.

Il minimalismo danese di LINDBERG, penultima acquisizione di Kering Eyewear, con una qualità impareggiabile, con una leggerezza di ca. 1,9 grammi, con un know-how unico al mondo e con la certezza che ogni cliente che prova un occhiale LINDBERG non riesce più a rinunciarvi, risulta un brand con delle potenzialità incredibili e uniche. Infine, Maui Jim, non ancora molto conosciuto in Europa ma con un design moderno e con delle lenti solari polarizzate che non hanno uguali, ci fa guardare al futuro con grande ottimismo».

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In che modo la competenza di un consulente qualificato può indirizzare nella scelta della montatura più idonea rispetto alle esigenze di ogni cliente?

S.B.: «Continuo ad investire nella formazione dei miei collaboratori perché’ credo che le risorse umane rappresentino il fondamentale elemento di trade-union tra prodotto e cliente. Soltanto un consulente attento e preparato riesce a leggere in pochi istanti il carattere e la personalità di chi ha di fronte proponendogli la soluzione più appropriata, quella che lo fa sentire più a suo agio, quella che esprime veramente chi è».

Quali sono le strategie che hanno portato Kering Eyewear a diventare un’azienda di riferimento nel settore delle montature per occhiali?

E.S.: «Questo traguardo è stato raggiunto grazie alla scelta strategica del Gruppo Kering di assumere il controllo diretto della categoria Eyewear, attraverso un modello di business innovativo in un settore consolidato e tradizionale. Questa decisione è risultata vincente grazie alla relazione unica dei nostri designer con i direttori creativi delle brand e alla dedizione e competenza di un team eccezionale di persone: dalla pianificazione, alla logistica, dal marketing e comunicazione, alle vendite e al servizio post-vendita. Sotto la guida del nostro Presidente e Amministratore Delegato, Roberto Vedovotto, abbiamo successivamente stretto una partnership con il gruppo Richemont, potenziando il nostro portafoglio con brand del calibro di Cartier, Chloe’, Montblanc, Alaia e Dunhill. Infine, le recenti acquisizioni di LINDBERG e Maui Jim, ci hanno ulteriormente rafforzato come azienda leader per l’eyewear di alta gamma a livello mondiale».

In che modo Kering Eyewear ha rivoluzionato il mondo dell’eyewear?

E.S.: «La relazione diretta con i nostri brand si traduce in una forte coerenza tra le nostre collezioni eyewear e quelle delle altre categorie, sia a livello di prodotto e design che di comunicazione, marketing e distribuzione. L’occhiale è diventato un accessorio fondamentale ed è sempre più rappresentato nei look, nelle sfilate e nelle campagne di comunicazione delle Maisons. Abbiamo lavorato molto inoltre sul livello qualitativo del prodotto, sulla sostenibilità, sulla visibilità all’interno dei punti vendita e sulla distribuzione selettiva dei nostri brand».

Possiamo riassumere brevemente le cifre economiche che meglio sintetizzano il peso di Kering Eyewear sul mercato?

E.S.: «Kering Eyewear ha raggiunto un fatturato globale di €822 milioni nei primi nove mesi di quest’anno. Contiamo di raggiungere 1 miliardo di euro entro la fine del 2022; un risultato stupefacente, raggiunto grazie alla forza del nostro portafoglio e a uno spirito imprenditoriale unico che ci ha consentito di crescere anche durante gli ultimi difficili anni, diventando la seconda azienda mondiale dell’eyewear nell’arco di soli 8 anni».

Quali criteri hanno guidato Kering Eyewear nell’acquisizione dei brand di prestigio attualmente rappresentati? E.S.: «L’acquisizione di marchi di proprietà quali LINDBERG e Maui Jim rappresenta la terza fase della nostra strategia di crescita, dopo l’internalizzazione dell’eyewear per le brand del gruppo e l’espansione del portafoglio con i marchi Richemont. Si tratta di due brand consolidate nel settore, totalmente complementari al nostro portafoglio e con un enorme potenziale di crescita. Quello che mi ha colpito di più è il livello di fidelizzazione dei loro clienti; è probabile che una persona che indossa LINDBERG continui a farlo anche nel futuro, e non rinunci alla leggerezza e alla comodità delle

sue montature; lo stesso vale per gli occhiali da sole di Maui Jim, le cui lenti polarizzate sono un’eccellenza in termini di tecnologia e qualità».

Quali soni i vantaggi per un brand derivanti dalla scelta di avvalersi di un distributore ufficiale e selettivo diffuso sul territorio?

E.S.: «Uno dei pilastri della nostra strategia distributiva è affidarsi a partner autorizzati, selezionati e affidabili, che offrano il più alto livello qualitativo in termini di prodotto, esperienza di acquisto e servizio post-vendita».

Quali i valori e le motivazioni condivise da Kering Eyewear e Belotti che hanno consentito di dare vita ad una collaborazione fruttuosa e duratura?

E.S.: «La scelta dell’occhiale è una decisione importante sia dal punto di vista estetico ed emozionale che funzionale. Per noi affidarsi a professionisti seri, competenti e in linea con i nostri valori è fondamentale. Questi valori e competenze, uniti ad una relazione a livello umano basata sulla trasparenza e sul rispetto reciproci, ci hanno permesso di costruire con Silvano e con il Gruppo Belotti una collaborazione importante e duratura per il nostro business in Ticino».

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150 ANNI: DA START-UP A LEADER MONDIALE NEL SETTORE ASSICURATIVO

Da quando l’azienda è stata fondata a Zurigo il 22 ottobre 1872 - originariamente come riassicuratore marittimo con il nome di Versicherungs-Verein - Zurich ha sostenuto la prosperità e la crescita di imprese, famiglie e comunità. Rispondendo in modo costruttivo alle sfide del mondo moderno, Zurich è diventata un’azienda globale che copre oltre 210 paesi e territori. «Zurigo può festeggiare oggi perché Zurich ha dimostrato la capacità di navigare con successo in un mondo incerto» ha affermato Michel M. Liès, presidente del Consiglio di amministrazione.

“ Un evento unico che merita di essere celebrato, come unico e distintivo è il nostro DNA che ci ha permesso di essere costantemente pionieri e innovativi nel settore assicurativo su scala mondiale dal 19esimo secolo ad oggi.”

Mario Greco, CEO, ha aggiunto: «Negli ultimi anni abbiamo registrato bilanci record, un forte utile operativo e una continua crescita della top line. La nostra solida posizione finanziaria, il portafoglio equilibrato e la solida reputazione ci consentono di celebrare questo anniversario con fiducia, sapendo che possiamo essere presenti per i nostri clienti e le comunità quando hanno più bisogno di noi». Dall’inizio del 2016, Zurigo è salita dal 10° al 7° posto tra i maggiori assicuratori mondiali per capitalizzazione di mercato ed è ora il numero 2 in Europa. Durante questo periodo, Zurich ha ottenuto un rendimento totale per gli azionisti (TSR) del 145%, rispetto al 27% dell’indice STOXX Europe 600 Insurance, e la soddisfazione dei clienti e dei dipendenti è aumentata. Questo risultato è stato raggiunto in un contesto di eventi meteorologici estremi, pandemie globali, guerra in

Europa e inflazione. Zurich ha inteso celebrare i suoi rapporti con la società e la sua voglia di fare la differenza con iniziative specificatamente rivolte all’area metropolitana di Zurigo. Tra le altre, la mostra Amazonia 2023, con le opere del pluripremiato fotoreporter brasiliano Sebastião Salgado. La mostra sarà esposta al MAAG Halle di Zurigo dal 31 maggio al 24 settembre 2023. Salgado, rivela la fragilità dell’ambiente e rende omaggio a tutti coloro che lavorano per preservare il pianeta. I visitatori possono vivere la foresta pluviale attraverso oggetti e ricostruzioni della vita indigena. Una traccia audio composta appositamente dal compositore francese Jean-Michel Jarre accentua l’esperienza sensoriale. La mostra è già stata presentata a Roma, Londra, Manchester, San Paolo, Avignone e Rio de Janeiro.

Il sostegno di Zurigo alla mostra si basa su un progetto più ampio di sensibilizzazione sull’importanza dell’azione per il clima. Dal 2020, Zurigo sostiene uno speciale progetto di ripristino della natura in Brasile che in otto anni trasformerà i terreni agricoli aridi in una foresta naturale ricca di flora e fauna, piantando 1 milione di alberi autoctoni accuratamente selezionati.

188 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AZIENDE / ZURICH INSURANCE
Samuele Donnini, Head Ticino ZURICH INSURANCE GROUP (ZURIGO) CELEBRA IL SUO 150° ANNIVERSARIO: UN SUCCESSO BASATO SULLA FIDUCIA, SULLA FORZA IMPRENDITORIALE E SU UNA LUNGA STORIA DI ADATTAMENTO AL CAMBIAMENTO.

Da 150 anni al vostro fianco in modo affidabile e innovativo.

Per visualizzare il video celebrativo di Zurich

QUALIBROKER TICINO SA È LA NUOVA RAGIONE SOCIALE DI IBC INSURANCE BROKING AND CONSULTING LUGANO SA; IL GRUPPO QUALIBROKER

RAFFORZA COSÌ LA PROPRIA POSIZIONE NEI TOP 3 BROKER D’ASSICURAZIONI IN SVIZZERA. CE NE PARLA PIERMICHELE BERNARDO, CEO DI QUALIBROKER

TICINO E GIÀ CO-FONDATORE NEL 2000 DI IBC LUGANO.

SOLUZIONI INNOVATIVE AL PASSO COI TEMPI

Quali sono le ragioni che hanno determinato la scelta di questa nuova ragione sociale?

«Il Gruppo Qualibroker ha acquisito le azioni della Holding IBC cedute dal fondatore del Gruppo IBC ed è quindi divenuto co-azionista con il sottoscritto di IBC Lugano. In Ticino avremmo potuto mantenere una ragione sociale diversa, ma io ed i miei collaboratori abbiamo ritenuto che, condividendone gli obiettivi strategici, il cambiamento di ragione sociale avrebbe sicuramente rafforzato il senso di appartenenza al Gruppo Qualibroker e facilitato la nostra attività con i Gruppi di clientela attivi a livello internazionale».

Nello specifico, quali saranno i principali vantaggi per i vostri clienti?

“I vantaggi sono sicuramente molti, ma considerato che gli stessi variano a dipendenza di come sono strutturati e dal campo di attività dei clienti¸ non entrerei nello specifico; restando in ambito generale penso che il tutto possa essere riassunto con il fatto cheavere quali interlocutori dei professionisti, conoscitori del mercato, che supportano quotidianamente le esigenze di oltre 7000 clienti commerciali - possa essere ritenuta una garanzia della capacità di saper individuare e proporre alle più disparate realtà le migliori soluzioni ottenibili dal mercato e ciò indipendentemente dalle casistiche,

190 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AZIENDE / QUALIBROKER TICINO

come pure, del tangibile supporto nella gestione dei sinistri e nell’ottenimento delle relative indennità».

La strategia di Qualibroker è orientata verso un costante ampliamento dei servizi offerti…

«Già nel corso degli ultimi anni abbiamo completato la nostra offerta di servizi nel settore assicurativo, garantendo anche competenze in ambito di risk management, di gestione della salute in azienda e/o di gestione delle assenze; questi servizi sono sempre in fase di ampliamento e sono garantiti sia da nostri specialisti sia da specialisti esterni, e permettono ai nostri clienti di diminuire le casistiche di sinistri e/o il loro impatto economico, i costi assicurativi e quelli operativi, e facilitano l’ottenimento di coperture dei rischi a prezzi favorevoli. Noi desideriamo essere dei partner strategici per i nostri clienti, sostenendoli anche nei cambiamenti e nelle nuove sfide, in modo che loro possano concentrarsi nello sviluppo delle rispettive attività».

Uno dei vostri punti di forza è rappresentato dalla costante attenzione all’innovazione. Che cosa significa?

«Significa stare al passo con i tempi e, meglio ancora, riuscire se possibile ad anticipare le esigenze della clientela, che opera in questo mondo in continua evoluzione, ed è di conseguenza confrontata con nuovi rischi; in questo ambito, mi piace ricordare che già nel 2012, ossia oltre 10 anni fa, informavamo i nostri clienti dei rischi e delle soluzioni possibili in ambito di cyber criminalità. A livello di Gruppo, abbiamo già creato e stiamo ancora sviluppando sia clausole estensive, sia prodotti assicurativi specifici e settoriali, anche grazie alle suggestioni che riceviamo da risk manager, responsabili risorse umane, come pure dai partner dei nostri due network internazionali con corrispondenti in oltre 80 Paesi. Non da ultimo, stimoliamo e finanziamo la formazione dei nostri col-

laboratori. Credo di poter affermare che, ogni nostra azione, ha il fine ultimo di poter rispondere in modo tempestivo alle necessità della clientela».

In che misura le nuove tecnologie informatiche hanno modificato il vostro modo di operare?

«Le nuove tecnologie informatiche stanno cambiando il modo di operare di tutta l’economia e non solo quello del settore assicurativo. Gli addetti alla sottoscrizione dei rischi da parte delle compagnie d’assicurazione hanno ormai innumerevoli dati per creare scenari e previsioni che vanno poi ad influire sulla determinazione dei premi assicurativi da applicare per coprire un determinato rischio, il che non sempre è un bene per il cliente finale. Anche la liquidazione “automatizzata” dei sinistri per rischi di massa, ossia senza praticamente l’intervento umano, è ormai una realtà in certi ambiti. Da parte nostra stiamo investendo parecchio nell’informatizzazione e nella digitalizzazione in modo da semplificare l’attività di gestione quotidiana delle relazioni commerciali con i nostri partner. Tengo però a precisare che noi siamo convinti che nulla possa e potrà

sostituire i vantaggi di un incontro ed una relazione personale con i nostri clienti; sensibilità umana e capacità rimangono un elemento determinate in grado di fare la differenza riguardo alla qualità del servizio offerto».

Quali sono le dimensioni del Gruppo Qualibroker in Svizzera?

«Il Gruppo Qualibroker assiste oggi oltre 7000 clienti commerciali. Nei 9 uffici distribuiti in Svizzera e Liechtenstein, contiamo oltre 235 collaboratori, di cui una decina attivi a Lugano, completamente dedicati al servizio alla clientela. Tenuto conto del costante incremento del portafoglio clienti, siamo interessati ad assumere altri specialisti e/o acquisire strutture che condividano la nostra filosofia».

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191 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AZIENDE / QUALIBROKER TICINO

NON SOLO GIOCO MA INTRATTENIMENTO DI QUALITÀ

DELEGATO DI CASINÒ LUGANO, DELINEA, IN OCCASIONE DEI 20° ANNIVERSARIO DELLA CASA DA GIOCO, LE PROSPETTIVE FUTURE DI UN’ISTITUZIONE CHE RAPPRESENTA UN PUNTO DI FORZA DELL’OFFERTA TURISTICA DELLA CITTÀ.

Casinò Lugano festeggia vent’anni, ma in realtà la sua attività inizia ben prima. Possiamo ripercorrere le tappe principali di questa lunga storia?

«In effetti sono vent’anni da quando la Legge federale è stata riformata e l’ordinamento dei grandi giochi in Svizzera, con il rilascio di una apposita licenza, è stato rivisto. L’origine risale addirittura al 1884 quando venne aperta la prima sala da giochi. Nel 1885 nacque il Teatro di Lugano, un edificio destinato a rappresentazioni teatrali e musicali, feste da ballo e spettacoli di qualunque sorta con an -

nessi caffé e ristorante. Nel 1912 ottenne la licenza per gestire i piccoli giochi e nel 1922 cambiò nome in Teatro e Casinò Kursaal, di cui il Comune divenne il maggiore azionista nel 1970, mentre 22 anni dopo vennero introdotte le slot machines, in aggiunta alla storica “boule” che abbiamo conservato ed è ancor oggi visibile all’interno dell’attuale edificio».

Anche la proprietà del Casinò si è andata trasformando nel tempo… «Esattamente. In principio era di proprietà di facoltose famiglie cittadine che progressivamente hanno ridotto le proprie quote. Nel novembre 2002 aprì i battenti la Casinò Lugano SA, e successivamente si arrivò all’attuale composizione azionaria del Casinò Lugano: 65,73% al Comune, 29% a Casinos Austria Swiss, uno dei principali gruppi mondiali specializzati nella gestione di case da gioco, e il resto ad alcuni piccoli azionisti privati. Gli ultimi restyling risalgono al 2014 e al

2018, e al momento stiamo affrontando tutte le procedure necessarie per il rinnovo della nuova concessione che sarà operativa dal 1° gennaio 2025».

Qual è la tipologia di clientela che frequenta prevalentemente Casinò Lugano?

«Direi che si tratta di un pubblico, per due terzi circa proveniente dall’Italia e per il resto domestico e composto da turisti di passaggio, che viene a giocare soprattutto nel fine settimana e ricerca un ambiente tranquillo e rilassato, fuori dai circuiti del mass market. Una clientela affezionata che ama soggiornare nei migliori alberghi cittadini, i buoni ristoranti, e che, a seconda delle proprie preferenze di gioco, si distribuisce attorno ai tavoli o nelle sale riservate alle shot machines. Per questi clienti cerchiamo in ogni modo di creare un contesto di entertainment e abbiamo creato un apposito team che si occupa di accompagnarli in tutte le richieste di relax, svago, prenotazioni ecc.».

TRA LUGANO E IL SUO CASINÒ UN FORTE LEGAME DESTINATO A DURARE

Saluto

«Caro Casinò, buon compleanno! Il legame che unisce Lugano e il suo Casinò è grande e, ci scommetto, è destinato a rafforzarsi ulteriormente

sulla base delle molte visioni condivise. Proprio come la Città, infatti, la nostra casa da gioco è sempre pronta a nuove sfide e orientata al costante rinnovamento. Pensiamo ad esempio al modo in cui ha saputo risollevarsi dopo il complicato periodo della pandemia, investendo e sviluppando nuo -

vi progetti (non da ultima la piattaforma di gioco online swiss4win.ch). Sono inoltre innegabili il suo tradizionale richiamo turistico e l’impegno sul territorio. Mille di questi compleanni dunque: Lugano non sarebbe la stessa senza il suo Casinò».

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del Sindaco Michele Foletti in occasione del 20° compleanno Casinò di Lugano

Con quali strumenti contate di realizzazione questa trasformazione del Casinò da casa da gioco a spazio di intrattenimento multifunzionale? «Abbiamo messo in cantiere molte iniziative finalizzate a proporre ai clienti esperienze sempre nuove e appaganti, accrescendo il piacere dell’accoglienza all’interno degli spazi del Casinò. Così, per esempio, un’attenzione particolare al territorio con la proposta di degustazioni, vini e prodotti tipici; incontri con realtà produttive ticinesi, associazioni e istituzioni locali; presentazioni o aperitivi, il Ristorante Elementi e la sala multifunzionale al terzo piano, uno spazio di oltre 250 mq per eventi di fascino, eleganza e

design, senza dimenticare tutte le varie promozioni o offerte speciali che di volta in volta realizziamo per invitare a frequentare la nostra struttura».

Quali sono i punti di forza della strategia adottata per garantire lo sviluppo futuro di Casinò Lugano? «La nostra azione è incentrata lungo tre assi principali: innanzitutto, come ho già detto, il rinnovo della concessione federale con licenza A, che trascende la casa da gioco con un impatto istituzionale rilevante per la Città di Lugano; continuare a garantire la reputazione irreprensibile della casa da gioco e l’elevato livello di qualità che questo Casinò riserva ai

suoi clienti; raggiungere nel 2024 una redditività per la piattaforma da gioco, swiss4win.ch».

A proposito di reputazione, come si riesce a garantire la tutela delle persone adottando misure finalizzate al controllo del gioco responsabile? «Per una casa da gioco la reputazione, oltre a rappresentare un obbligo di legge, rappresenta il patrimonio più importante che deve essere in ogni modo mantenuto e protetto. La legislazione svizzera in materia è molto precisa e determina con chiarezza quali sono i compiti che ogni casa da gioco deve adempiere per quel che riguarda lo svolgimento corretto dei giochi, la pre

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Una rappresentanza dei collaboratori di Casinò Lugano con 20 anni di servizio

venzione del gioco d’azzardo patologico, il riciclaggio di denaro e le possibilità per i Casinò di offrire anche l’opportunità di giocare on-line».

Che ruolo riveste nelle strategie di Casinò Lugano l’introduzione del gioco on line?

«Swiss4win è componente importante della diversificazione strategica di Casinò Lugano per il mercato del futuro. Il gioco on line rappresenta un fenomeno che si è ormai definitivamente affermato in tutto il mondo, nei confronti del quale risulta fondamentale non già demonizzarlo quanto piuttosto individuare forme di integrazione e controllo, al fine di evitare rischi di illegalità e ludopatie. Il lancio di Swiss4Win.ch, primo Casinò online in Ticino, ha consentito di rendere il servizio di Casinò Lugano accessibile ovunque in Svizzera e in

ogni momento, mantenendo il livello elevato dell’offerta di gioco. Abbiamo investito nell’on-line e contiamo raggiungere la redditività anche in questo settore a partire dal 2024. L’obiettivo principale rimane sempre quello di mantenere la nostra casa da gioco pronta a rispondere alle trasformazioni del mercato e alle nuove esigenze espresse dai clienti, senza mai rinunciare all’obiettivo dell’intrattenimento di qualità, alla repressione di ogni abuso e all’affermazione, on e off-line, di un’autentica cultura del gioco».

Lugano si va profilando come un punto di riferimento nel campo della Blockchian, delle nuove tecnologie informatiche e anche delle criptovalute. In futuro sarà possibile giocare utilizzando le monete virtuali?

IL NOSTRO LAVORO NELLE SALE

Il pensiero di due collaboratori che hanno vissuto in prima persona tutte le vicende del Casinò Lugano

Flavio Bonelli, Live Gaming Supervisor e Vip Manager  «Abbiamo fatto molto insieme durante questi 20 anni al Casinò Lugano, abbiamo messo tanto impegno ed energie nel crescere, nel migliorarci, nel continuare a credere di essere sulla strada giusta. In questo periodo ci sono stati tanti cambiamenti, miglioramenti, difficoltà anche, ma siamo riusciti ad ottenere molte soddisfazioni ed abbiamo lavorato con un numero sempre crescente di clienti che ci ha scelto e che con noi ha vissuto – e vive tutt’ora - esperienze positive ed emozionati. Ora ciò che più conta è continuare così, a percorrere questa strada. Insieme.  Per altri 20 anni!».

«Quello del denaro virtuale è un mondo in continua evoluzione. Siamo in contatto con tanti operatori e produttori e osserviamo con interesse ciò che sta arrivando. Un domani, con le necessarie autorizzazioni, potremmo avviare una sperimentazione per le prime slot machines in criptovalute. Bisogna avere spirito innovativo e imprenditoriale e trovare le novità che possano confermare Lugano come punto di riferimento mondiale nello sviluppo delle criptovalute, ma per ora si tratta di un ambito ancora pieno di incognite: una casa da gioco non può rischiare di mettere a repentaglio uno dei pilastri su cui si basa la propria licenza, e cioè la reputazione e sotto questo profilo non ci si possono permettere errori».

DEL CASINÒ

Tadjia Barun, Live Gaming Supervisor  «Ho un’esperienza di 20 anni in questa azienda e nel corso del tempo passato qui, ho appreso la passione di fare, identificando nei colleghi un supporto valido e forte, una guida da cui imparare e con cui condividere esperienze ed emozioni. Sono stati vent’anni di impegno, di aggiornamenti, di evoluzione, di fiducia, di passaggi tortuosi, ma sono stati step fondamentali per trasformaci e arricchirci per essere sempre più innovativi e diversificati per la nostra clientela. Essere ancora qui e poter festeggiare questo importante traguardo per me è un grande piacere. La consapevolezza di far parte di un progetto che continua a crescere e migliorarsi, mi rende fiero di farne parte. E mi sprona a continuare a volerne far parte».

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Un 2022 tutto da collezionare L’anno a regola d’arte Il gusto della tradizione Proteggi le tue tradizioni Tutela il tuo patrimonio Diamo valore alle persone 12 mesi in vetta La terra dei forti 12 passi nella storia Radici per terra testa verso il cielo Ti consigliamo nel tuo interesse. Via S. Balestra 9 Casella Postale CH-6901 Lugano T. +41 91 922 92 54 info@1291ib.ch www.1291ib.ch Ciliegio selvatico Prunus avium Proprietà: Drenanti Antinfiammatorie • Diuretiche 2023 2022 2021 2020 2019 2018 2017 2016 2015 2014

A PROPOSITO DI SUCCESSO

AVERE SUCCESSO VUOL DIRE ESSERE FAMOSI? AVERE POTERE? ESSERE RICCHI? ESSERE IL PUNTO DI RIFERIMENTO NELLA PROPRIA ATTIVITÀ? E ANCORA, È POSSIBILE CONQUISTARE IL SUCCESSO? UNA DOMANDA CHE MOLTI SI FANNO E CHE ABBIAMO GIRATO A DAVIDE LUCCHINI CHE DI SFIDE NE HA SUPERATE PARECCHIE.

nuovi clienti?”. È una domanda che consulenti, liberi professionisti, imnetworker. La risposta è nel passanell’era di internet e del digital markefonte per generare nuovi clienti con perpetuo. Questo libro rivela gli passaparola efficace, insegna un metodo per superare ogni possibile resipercorso trasform-attivo che ti serie di domande, a definire la tua

diplomato al MICAP (Master InternaAlte Prestazioni), il programma che Coach. Per conoscere meglio il prowww.micap.academy

C’è da riflettere se per ottenere il successo non si debba avere diverse capacità, in particolare quella di mettersi in gioco, mantenere una sfida continua con se stessi e superare le proprie paure. Davide Lucchini è un consulente finanziario e un coach professionista. Suo il compito di semplificare e accelerare i risultati: «Come consulente finanziario ho raggiunto un elevato livello di performance, partendo da sotto zero e pagando il prezzo del successo senza sconti. Ho lavorato sodo, ho sempre investito nella mia crescita personale e oggi che svolgo anche l’attività di coaching sono un alleato credibile per tutti i professionisti e gli imprenditori che vogliono raggiungere risultati ambiziosi. Successo per me significa essere lo scrittore, il regista e l’attore della mia vita. Il mio motto in ogni caso è “Fare!”. Imparare e Agire sono poi due

L’ALCHIMIA

DEL PASSAPAROLA

COME TRASFORMARE I CLIENTI IN PROMOTORI ENTUSIASTI

L’alchimia dell’esperienza studi nanziario trovano fessionisti tenuto tore. Mario Global Performance, riera Raffaele cutivo importanti Stefania potenti do. Alessandro Director vane stigiosi Anatolij importanti zionale. Andrea storante Cristian lato Elisabetta campo Gianluigi sulente digitale,

196 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AZIENDE / DAVIDE LUCCHINI
DI DONATELLA RÉVAY Davide LucchiniL’ALCHIMIA DEL PASSAPAROLA Davide Lucchini

verbi strettamente collegati alla mia esperienza. Anche questa è la mia differenza che fa la differenza. Al vertice ci resti quando sei autentico, hai strategie vincenti, hai amore per ciò che fai, totale dedizione e costanza. Ho imparato che essere ossessionati positivamente per ciò si fa, sprona a voler diventare la miglior versione possibile di sé stessi». Parlando di fatti, dal 2001 in Swiss Life Select, da semplice apprendista è diventato con gli anni consulente finanziario esperto con attestato professionale IAF. I suoi ambiti di operatività spaziano dall’acquisizione alla consulenza e all’assistenza di clienti, dal rilevamento e la valutazione di analisi finanziarie, all’elaborazione di programmi nel quadro del financial planning e alla mediazione di prodotti bancari e assicurativi. La formazione è un altro campo nel quale Davide ha sviluppato le proprie competenze svolgendo tutti gli studi necessari per diventare un esperto di

settore. In questo percorso ha scoperto la passione per la comunicazione, la psicologia e la vendita. Si è appassionato e ha frequentato corsi di Programmazione Neuro Linguistica fino a prendere negli Stati Uniti la certificazione di Master Trainer in PNL. Dal 2010 è consulente certificato TTI Success Insights e Master Distributor di GNV Group Italia, società di consulenza che scopre, sviluppa e valorizza il potenziale umano tramite strumenti innovativi che mappano le potenzialità e performance in modo oggettivo. Nel 2016 ha fondato a Lugano Studio Negoziazione, società nella quale svolge il ruolo di negoziatore, formatore ed esperto esaminatore per l’ottenimento presso il centro Studi Bancari di Vezia dell’attestato IAF. Su incarico di Mendo Sa, come freelance esperto per la Svizzera italiana svolge la formazione continua dell’Albo professionale Cicero, formando annualmente centinaia di

consulenti finanziari e assicuratori. Alla continua ricerca di nuovi stimoli e conoscenze, nel 2019 Davide si è iscritto al MICAP, Master Internazionale in Coaching ad alte Prestazioni, che ha concluso con successo quest’anno acquisendo ulteriori competenze e protocolli, diventando l’alleato credibile per professionisti e imprenditori che vogliono raggiungere risultati ambiziosi. «A me ha cambiato completamente la vita», dichiara. «Il Master ti lancia delle sfide che devi superare, prove reali che sono studiate per complicarti la vita, spronarti nel trovare soluzioni e strategie nuove per superarle e sostenerti nella tua trasformazione». Davide è anche autore: sta per pubblicare il suo primo libro L‘alchimia del passaparola, un viaggio dell’eroe e al contempo un’autobiografia, che comprende il racconto del passaparola e la trasformazione che segue e le sfide vinte. In sei capitoli, spiega il suo par -

197 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AZIENDE / DAVIDE LUCCHINI

ticolare metodo, che viene analizzato e valorizzato attraverso la sua esperienza personale. Si tratta di “trasformare i clienti in promotori entusiasti” tramite un processo psicologico descritto come “la moneta sociale”, una ricompensa che viene riconosciuta a chi consiglia, promuove, sponsorizza, sulla base della propria esperienza, una persona, un servizio o un prodotto di cui ha apprezzato la qualità. Attraverso l’eccellenza del servizio erogato al cliente, si punta a soddisfarne e a superarne le aspettative al punto che sarà il cliente stesso, spontaneamente, a volerti sponsorizzare, perché potrà fregiarsi di offrire la stessa opportunità alle persone a lui care. Il libro contiene anche interviste a professionisti, personaggi di successo di fama mondiale nel campo del business che hanno saputo sfruttare al meglio le potenzialità di questo strumento. Per chi desidera approfondire, il sito DLCoaching.ch include le versioni integrali delle interviste in formato video e ulteriore materiale didattico. Dal 2000 il gruppo Swiss Life utilizza per la selezione dei nuovi assunti lo strumento TTI Success Insights, che genera una mappatura delle competenze, del quoziente emotivo e delle forze

motivazionali dell’individuo. Si capiscono così le caratteristiche del collaboratore, se ha le competenze sociali adatte a operare quale consulente finanziario e se le motivazioni che lo spingono si sposano con i valori aziendali. «Quando l’ho utilizzato su di me, mi ha affascinato perché non solo ne mappa lo stato attuale, ma indica anche quali strategie implementare per migliorare. Ha un livello scientifico verificabile oggettivo che permette una mappatura accurata dell’individuo. Coloro che l’hanno provato sono rimasti stupiti, scoprendo anche nuovi aspetti di sé. La cosa interessante è che questa mappatura è entrata a far parte dei protocolli di coaching del MICAP, coi quali si sposa perfettamente, e io ne sono diventato il relatore. Quando si fa una mappatura della persona o del team, in base agli obiettivi, ai desideri e ai problemi da risolvere, si può aiutare una persona o un’azienda a sviluppare un percorso di trasformazione che conduca al raggiungimento degli obiettivi pattuiti». «Oltre alla mia ventennale esperienza sul campo», continua Lucchini, «i fattori che mi distinguono sono il regolare contatto con i clienti, le abilità nella Programmazione Neuro Linguistica,

l’aver creato un protocollo che utilizza come base analitica scentifica il metodo TTI Success Insights e la strategia di Coaching che si sviluppa in tre fasi e in tre parole: Scopri (scopri dove la persona si trova ora),Sviluppa (sviluppa le sue potenzialità con una psicologia robusta), Sostieni (sostieni le sue prestazioni eccellenti e durature nel tempo)». Consulente finanziario allora, o Business Coach? O entrambi? Davide aiuta consulenti, professionisti e venditori a generare un flusso costante di clienti, in modo da consolidare e aumentare il loro fatturato. «Qual è la mia differenza che fa la differenza?» sorride Davide.

«Con le mie credenziali sono ora in grado di presentarmi al mercato della Svizzera italiana e a quello italiano con una nuova definizione: Consulente Business Coach, quindi entrambi!».

CHE COSA È MICAP, MASTER INTERNAZIONALE IN COACHING AD ALTE PRESTAZIONI

Il Master è stato fondato da Roberto Ceré, formatore di successo con un’esperienza importante di coaching a livello internazionale con clienti come Emergency e Ferrari, tanto per citare due nomi famosi. In 10 anni il MICAP è diventato l’attestato più prestigioso a livello internazionale in quest’ambito. Con un numero ristretto di partecipanti accuratamente selezionati e con un costo non indifferen -

te, si svolge principalmente online e con moduli di lezione in presenza; alcuni moduli si svolgono in località di grande fascino: San Marino, Gran Canaria, New York, Dubai. Chi lo frequenta ha la certezza di essere formato da docenti di assoluto valore: rinomati amministratori delegati, atleti olimpionici, imprenditori di comprovato successo e autorità ed eccellenze in diversi campi. Della durata di tre anni,

si svolge in lingua italiana. Gli studenti che ambiscono alla certificazione Real Result Coach devono superare con successo sette prove fisiche e mentali tra cui un corso di sopravvivenza della durata di sette giorni, correre e concludere la maratona di New York, scrivere e pubblicare un libro, effettuare un periodo di tirocinio come coach, nonché sostenere e superare rigorosi esami scritti e orali.

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AZIENDE / DAVIDE LUCCHINI

65piu.ch è il portale ticinese che informa e presenta le offerte per il tempo libero, i servizi, gli aiuti e i prodotti utili agli anziani e ai loro familiari.

Una piattaforma che dà voce agli anziani e spazio a tutte le iniziative e attività, presenti e future, di coloro che si impegnano a favore del loro benessere.

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TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE IN MATERIA FISCALE

DOPO DUE ANNI DI PANDEMIA, IL TRADIZIONALE APPUNTAMENTO “EY TAX UPDATE 2022” SI È TENUTO IN PRESENZA A SETTEMBRE PRESSO L’HOTEL SPLENDIDE ROYAL DI LUGANO. UN’OCCASIONE PER RIFLETTERE SULLE NUMEROSE SFIDE CHE, IN UN CONTESTO SEMPRE PIÙ INTERNAZIONALE, LA SVIZZERA E IL CANTON TICINO DOVRANNO AFFRONTARE FIN DAI PROSSIMI MESI.

L’incontro si è aperto con l’intervento di Sandro Jaeger, Senior Manager del Corporate Tax team di EY Lugano e Lucerna, che nel suo intervento ha presentato il quadro dell’attuale situazione economica e finanziaria dove, in un mondo fortemente globalizzato e in un contesto internazionale in repentina evoluzione, si assiste ad una produzione normativa sistematica finalizzata a contrastare pratiche fiscali più aggressive. Dopo l’approvazione e l’entrata in vigore della Riforma fiscale nell’anno 2020, con misure che hanno cambiato in modo epocale il panorama fiscale svizzero, il tema fiscale più rilevante attualmente è il BEPS 2.0 (Base Erosion and Profit Shifting). L’OECD (Organisation for Economic Cooperation and Development) ha infatti previsto una serie di misure volte a garantire una tassazione equa dei grandi gruppi, in particolare di quei gruppi multinazionali operanti nel settore digitale. Come spiegato dettagliatamene da Sandro Jaeger e Chiara Zilli, Tax manager del Corporate Tax team di

200 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AZIENDE / EY
Nic Weber Sandro Jaeger Chiara Zilli Martina Viviani

EY Lugano e Lucerna, l’obiettivo è l’introduzione di un’aliquota fiscale minima del 15%.

Partendo dalla considerazione che in Svizzera le leggi federali hanno forza derogatoria rispetto alla Costituzione, Giordano Macchi e Kathrin Egli Arginelli, rispettivamente Direttore e Vicedirettrice presso la Divisione delle Contribuzioni del Canton Ticino, si sono interrogati sull’introduzione di questa “minimum tax” e la sua integrazione nel diritto svizzero ponendo il problema della leggibilità della Costituzione e della sua adattabilità alle future evoluzioni. Tema senz’altro rilevante per i cittadini svizzeri, che la prossima primavera saranno chiamati a esprimersi in merito. Altro tema affrontato dalla Divisione delle Contribuzione è stato quello della Legge federale (che entrerà in vigore il 1° gennaio 2024) sulle procedure elettroniche in ambito fiscale, giacché i Cantoni garantiscono conformemente al diritto cantonale l’autenticità e l’integrità dei dati trasmessi. In ogni caso, le dichiarazioni d’imposta

e i loro allegati sono compilati in un formato di dati uniforme per tutta la Svizzera e il Consiglio federale determina, in collaborazione con i Cantoni, il formato dei dati da utilizzare. Chiara Zilli ha poi presentato le altre novità fiscali in ambito nazionale, con riferimento ai recenti sviluppi giurisprudenziali e di prassi nonché al conseguente impatto per le società svizzere e ticinesi. Gli aspetti legali della revisione del diritto delle società anonime sono stati affrontati da Martina Viviani, Senior Consultant del team Legal di EY Lugano e Zurigo, mentre gli aspetti fiscali ancora da Chiara Zilli. Molto seguito e di particolare interesse l’intervento di Nic Weber, Senior Manager del team di Indirect Tax di EY Lugano e Berna, riguardante novità ed esperienze in tema di controlli IVA. Le novità legislative riguardano in particolare l’aumento delle aliquote IVA votate il 25 settembre (entrata in vigore il 01.01.2024) e la riforma dell’IVA attualmente dibattuta al parlamento. L’elemento principale di questa riforma e l’assoggettamento all’IVA

delle piattaforme di vendita per corrispondenza. L’esperienza in materia di controlli IVA dimostra l’importanza cruciale della preparazione al controllo. Consigli indirizzati ai contribuenti riguardano, in prima linea, la preparazione e la logistica (persona di contatto, coinvolgimento di un professionista IVA, contatti regolari con l’ispettore durante il controllo per assicurarsi dei progressi, negoziazione di temi particolari al fine di evitare sorprese alla fine del controllo). Infine, è stata rilevata l’importanza della discussione e negoziazione del risultato del controllo prima dell’invio dell’avviso di tassazione. Con questo incontro e avvalendosi di dati e della tecnologia, i diversi team di EY attivi in oltre 150 paesi hanno confermato di impegnarsi per intensificare la fiducia dei propri clienti aiutandoli a crescere, trasformarsi e operare. Grazie ai servizi integrati di Assurance, Tax, Consulting, Legal e Strategy e Tansactions, i professionisti EY formulano quesiti mirati al fine di trovare nuove risposte alle complesse questioni che il mondo odierno deve affrontare.

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UNA CRESCITA ALL’INSEGNA DELLA SOSTENIBILITÀ

Era il 1995, e la Città della Volpe occupava una superficie di circa 10.000 metri quadrati, ma appena 7 anni dopo, in seguito all’apertura di due nuove ali, i metri quadrati di negozi diventarono 25.000, portando i negozi da 80 a 130. Nel 2010, in occasione del 15esimo compleanno, i negozi sali -

rono a 160, su una superficie complessiva di 30 mila metri quadrati, e dieci anni dopo, venne annunciato il progetto di quello che venne chiamato il “FoxTown bis”, l’estensione del Mall nel vicino Centro San Martino e collegata direttamente alla stazione ferroviaria di Mendrisio San Martino.

I numeri del Centro Outlet di Men -

202 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AZIENDE / FOXTOWN
A 27 ANNI DALL’APERTURA DELLE SUE PORTE, FOXTOWN SCRIVE UN NUOVO CAPITOLO DELLA SUA STORIA DI SUCCESSO.

drisio dicono molto del successo dell’idea di Silvio Tarchini: quasi 56 milioni di clienti, 41 mila bus arrivati, oltre 52 milioni di scontrini emessi per una cifra d’affari complessiva di quasi 6 miliardi di franchi. Lo studio dell’architetto Mario Botta ha curato il progetto degli interni, valorizzando l’edificio esistente e ponendo al centro la sostenibilità ed il riuso creativo di materiali naturali. L’allestimento ligneo, assolutamente suggestivo per il visitatore, è stato infatti realizzato con il legname proveniente dalla tempesta Vaia. «A una materia prima già di per sé riciclabile, abbiamo dato un significato etico e di vita. Abbiamo recuperato un elemento che altrimenti sarebbe andato distrutto, per dargli un valore aggiunto, sia da un punto di vista ecologico sia da un punto di vista etico» ha dichiarato l’arch. Botta. «Filo conduttore e principio guida degli ultimi progetti del Gruppo – com -

menta Silvio Tarchini – è l’ecosostenibilità. È di recente realizzazione la centrale di teleriscaldamento a cippato di legna ricavata dalla cura dei boschi del Canton Ticino, nonché la realizzazione del terzo impianto fotovoltaico sul tetto della nuova ala che, insieme agli impianti esistenti, riesce a soddisfare il 98,91% del fabbisogno elettrico della Città della Volpe». Ogni anno i tre impianti a pannelli solari producono 3.071.000 kWh (pari ai consumi elettrici di 877 economie domestiche), evitando l’emissione di ben 1.320.530 kg di CO2. Un investimento di oltre 22 milioni di franchi che comprende la realizzazione dell’adiacente autosilo FoxPark. Un punto di forza di questo progetto è il collegamento diretto con la stazione ferroviaria di Mendrisio San Martino, che permette ai visitatori di accedere direttamente a FoxTown. Un progetto partito durante la pandemia e che ha

richiesto quasi due anni di lavoro. L’ampliamento a pieno regime ospiterà 30 nuove insegne. Tra i marchi oggi già insediati Aeronautica Militare, Angelico, Anne Fontaine, Belotti, Boglioli, Camicissima, Garcia, G-Star, Guess, Jaked, Kiko Milano e Only, e del nuovo Wood Avenue Italian Restaurant & Bar.

FoxTown rafforza così la sua offerta per la clientela, offrendo una shopping experience unica, che va oltre l’acquisto stesso: il Green Ticket, che concede un 10% di sconto aggiuntivo sul prezzo outlet per coloro che raggiungono il Centro con i mezzi pubblici, FoxPrivilege, il programma loyalty, che premia la clientela più fedele con benefit e sconti esclusivi tutto l’anno, ma anche il servizio di personal shopper e consulente d’immagine, la sartoria, il guardaroba, il Casinò e molto altro. Gli ospiti internazionali possono contare sul servizio Tax Free Refund Point.

AZIENDE / FOXTOWN
203 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023

IL VALORE DELL’ORO CRESCERÀ ANCORA

«Lo stesso problema viene riscontrato anche nel nostro settore dove i metalli preziosi sono sempre più scarsi sul mercato. Questo fattore ha fatto sì che le materie prime abbiano un rincaro settimanale. I costi di approvvigionamento delle materie prime sono da imputare appunto alla scarsità fisica dello stesso paragonato alla domanda, ed alti costi di produzione energetica che le raffinerie stesse devono affrontare. Il punto forte di Aurofin SA è di avere un networking molto ampio a livello internazionale e questo permette alla nostra attività di poter ottenere sempre la merce desiderata al miglior prezzo di mercato».

In un momento in cui le difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime e di fonti energetiche occupano il primo posto dell’agenda politica ed economica di molti Paesi del mondo, quali ripercussioni si manifestano sul mercato dei metalli da voi trattati?

Quali sono le vostre previsioni a breve-medio termine per quanto attiene l’andamento del mercato dell’oro?

«Riscontriamo sempre più persone che prediligono l’acquisto fisico di metalli preziosi, specialmente oro, proprio co -

204 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AZIENDE / AUROFIN
www.aurofin.ch
RALPH THOMA, CEO, E GIANMARIA PONGELLI, (CFO), FANNO IL PUNTO SULLA SITUAZIONE ATTUALE DEL MERCATO DELL’ORO E SULL’ATTIVITÀ DI AUROFIN SA, SOCIETÀ SPECIALIZZATA NELLA COMPRAVENDITA DI METALLI PREZIOSI.

me bene rifugio e di conversione di una parte del loro capitale proprio per la svalutazione delle divise nonché dovute alle continue incertezze macroeconomiche. Prevediamo che i metalli preziosi a medio-lungo termine potranno avere sempre più interesse e che il suo prezzo possa salire piano piano ma costantemente a soglie mai raggiunte».

Quali sono i principali servizi e prodotti che la vostra azienda fornisce alla clientela? «Aurofin SA offre un ventaglio di offerte alla nostra clientela. A partire dalla semplice vendita o acquisto di lingotti o monete preziose presso lo sportello adibito alla clientela retail. Per aziende offriamo anche la possibilità di acquisto e vendite forward e anche loans di metalli preziosi. Recentemente dal 24 ottobre è operativo il servizio di custodia/deposito di metalli preziosi sia per clienti privati sia per aziende».

Nella vostra gamma di prodotti offerti un ruolo importante è rivestito dalle monete. Che considerazioni si possono fare in relazione all’andamento di questo segmento di mercato?

«Le monete da investimento e quelle numismatiche seguono molto l’andamento dei metalli preziosi ed anch’esse sono sempre più importanti come diversificazione del proprio patrimonio e portafoglio d’investimento. Le monete hanno un vantaggio che i lingotti non hanno, ovvero sono conosciute in tutto il Mondo questa specifica permette all’investitore finale di avere in mano un prodotto chiaro e ben definito da qualsiasi controparte commerciale.

Questa peculiarità non può essere presa in considerazione invece, per esempio, per i lingotti in oro che a loro volta avendo un Brand preciso dove in alcune parti del Mondo non vengono riconosciuti e per cui difficili poi da essere rivenduti».

Di recente avete istituito un nuovo servizio di deposito di metallo prezioso per la vostra clientela. Di che cosa si tratta e come funzione? «A partire dal 24.10.2022 Aurofin SA offre un servizio di Deposito di metalli preziosi. Questo servizio non deve essere interpretato come una cassetta di sicurezza bancaria ma proprio un deposito con giacenza a medio lungo termine. Questo servizio permette alla clientela privata e non di avere un deposito garantito e in completa sicurezza per i metalli preziosi che la clientela stessa ha acquistato presso Aurofin SA. Per ulteriori informazioni anche ai costi di deposito il Team di Aurofin SA sarà sempre a disposizione per la nostra clientela per ogni quesito in merito».

AZIENDE / AUROFIN
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PRODOTTI E SERVIZI SEMPRE PIÙ PERSONALIZZATI

Quali sono state le principali tappe della storia imprenditoriale di Morosoli Tende?

«L’azienda è stata fondata da mio padre Ettore circa cinquant’anni fa e da Capriasca ha esteso ben presto le sue attività in tutto il Ticino. Successivamente, la gestione è passata a mio fratello con il quale ho condiviso il lavoro per quasi 25 anni. Infine, nel 2016 ho assunto a pieno titolo la responsabilità della direzione di questa impresa familiare che attualmente conta sei dipendenti».

Come si è andato evolvendo nel corso degli ultimi anni il vostro settore e quali sono le più importanti tematiche con le quali siete chiamati attualmente a confrontarvi? «Sono lontani i tempi in cui le tende da sole erano per lo più semplici

strutture utilizzate per sorreggere vari tipi di tessuti. Attualmente costituiscono un’aggiunta estremamente utile alle case e alle attività commerciali per una serie di motivi, tra cui creare spazi per aumentare la notorietà del marchio, ombreggiare le aree esterne, le finestre e gli spazi interni, presentando molto spesso un aspetto certamente gradevole. Un’evoluzione profonda riguarda in particolare la trasformazione dei materiali. Al giorno d’oggi, le tende da sole utilizzano infatti tele sintetiche acriliche e viniliche laminate che sono impermeabili e forniscono un riparo dalla pioggia. Nella maggior parte dei casi l’acciaio e il legno sono stati sostituiti dall’alluminio, che è molto più leggero. Ulteriori sviluppi hanno migliorato l’efficacia delle tende da sole motorizzate accoppiando i loro motori ai sensori ambientali».

206 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AZIENDE / MOROSOLI TENDE
AURELIO

Quali sono i vostri più diffusi prodotti presenti sul mercato?

«L’azienda si occupa dell’acquisto, la vendita, la fornitura, la posa, e, in generale, il commercio di tende da sole, tapparelle, avvolgibili, protezioni solari, interni, tendaggi e accessori d’interni; i nostri servizi comprendono la consulenza, la progettazione, la riparazione e la manutenzione nell’ambito dei prodotti proposti».

Design e tecnologia: in che modo questi due elementi diventano parte integrante dei prodotti di Morosoli Tende?

«L’evoluzione del mercato ci ha indotto ad avvalerci di fornitori, presenti in Italia, Germania, Austria o Francia, che assicurano le soluzioni tecnologicamen-

te più innovative. Un prodotto che stiamo proponendo con grande successo riguarda le tende da sole personalizzate o i pannelli d’interni che possono essere stampati con marchi e loghi dell’azienda committente o con brand di prestigio. Si tratta di un prodotto che fonde tecnologia e creatività e che offre soluzioni estetiche di rilevante bellezza».

Come è organizzate la rete commerciale di Morosoli Tende? «Nel corso degli anni siamo andati progressivamente riducendo le scorte a magazzino, preferendo stabilire rapporti con fornitori esterni che nel giro di pochi giorni ci consentono di disporre di un prodotto appositamente realizzato in funzione delle specifiche esigenze dei clienti».

Quali sono le prospettive e i progetti di sviluppo futuro della vostra azienda?

«La crescita di questa azienda, cui sono profondamente legato anche in termini personali, penso sia strettamente legata alla nostra capacità di mantenere, e se possibile incrementare ulteriormente, la qualità dei servizi e dei prodotti offerti. Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda l’impegno a stabilire un rapporto sempre più personalizzato, in grado di interpretare al meglio le esigenze dei clienti e al tempo stesso conoscere perfettamente evoluzione, novità, tendenze che caratterizzano il settore».

Via alla Motta, 2 CH-6953 Lugaggia T. +41 (0)91 943 55 06 www.morosolisagl.ch

207 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AZIENDE / MOROSOLI TENDE
MOROSOLI TENDE SAGL

MARIO B. CURATOLO, 30 ANNI DI

ESPERIENZA NEL SETTORE DELLA

CONSULENZA E NELLA FORMAZIONE

A LIVELLO ACCADEMICO, MATURATA

ATTRAVERSO LUNGHI SOGGIORNI

IN VARI PAESI DEL MONDO, È OGGI

CEO DI MBC MANAGEMENT BUSINESS CONSULTANTS, SOCIETÀ DA LUI

FONDATA NEL LUGLIO 2019 CHE SI OCCUPA DI FORMAZIONE AZIENDALE

FINALIZZATA A CAMBIARE IL MODO DI OPERARE DELLE IMPRESE.

L’IMPORTANZA DI APPRENDERE LA FLESSIBILITÀ

Come nasce l’idea di costituire MBC? «Dopo anni di esperienza all’estero dove ho avuto modo di fondare e dirigere importanti scuole universitarie dalle quali sono usciti decine di nuovi manager che poi hanno dato vita a startup e aziende di successo, ho deciso di stabilirmi in Svizzera e trasferire anche in questo Paese la mia competenza ed esperienza nel campo della consulenza aziendale. Tutto ciò mi ha indotto e costituire MBC, un’azienda di formazione manageriale con sede in Svizzera ma focalizzata a livello globale, impegnata a rendere amministratori delegati, dirigenti e manager co-partecipanti della propria trasformazione. MBC li aiuta infatti a sviluppare e implementare una road map di cui le loro aziende hanno bisogno per intraprendere i cambiamenti organizzativi e culturali necessari per sopravvivere in modo sostenibile a lungo termine».

Quali sono gli strumenti attraverso i quali si articola il vostro intervento? «Direi che sono essenzialmente quattro. In primo luogo corsi Webinar con i quali un team internazionale di specialisti propone lezioni per formare CEO, Executive e Senior Manager di aziende a pensare fuori dagli schemi. Altri due punti qualificanti sono i nostri corsi, tutti svolti in presenza, della durata di 3 giorni oppure di una settimana, che si possono tenere in location di particolare fascino ambientale, dove la bellezza dei luoghi prescelti favorisce un clima rilassato e aiuta a far crescere uno spirito di team building. Infine propo -

niamo un’attività di consulenza one to one, dove si stabilisce un rapporto personale con l’imprenditore o il vertice aziendale, entrando direttamente in contatto con la sua cultura e i suoi criteri di gestione, verificando sul campo quali possono essere le soluzioni più idonee per aiutare le aziende a reinterpretare il modo in cui dovrebbero lavorare, competere e sopravvivere in un contesto di mercato futuro».

Come è cambiato negli anni il concetto stesso di leadership?

«La recente pandemia ha contribuito a rendere ancora più evidente il ruolo chiave che la formazione aziendale ha come strumento base di trasformazione dell’impresa moderna. Il massiccio ricorso a modalità di lavoro on line ha evidenziato la necessità di tornare al “business as usual”, costringendo i vertici aziendali a cercare di capire quanto sono preparate le loro attività ad affrontare le nuove sfide che oggi il mercato impone. L’attuale scenario economico e finanziario, le emergenze sociali, l’inevitabile transizione verso fonti energetiche più sostenibili, impongono l’adozione di nuovi paradigmi aziendali in cui il benessere generale deve prevalere sugli interessi esclusivamente economici. In questa prospettiva, la formazione offerta da MBC prepara ulteriormente i nuovi manager ad adottare un nuovo tipo di relazioni aziendali in linea con il contesto di mercato post-pandemia».

Si tratta dunque anche di un problema di reinventarsi e immaginare un diverso futuro?

208 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AZIENDE / MBC

«Infatti. Molti leader vedono con preoccupazione, in alcuni casi hanno addirittura paura del cambiamento, e questi timori frenano la loro azione. In questo senso, proprio analizzando i limiti e i vantaggi delle loro aziende possiamo accompagnarli nel processo di trasformazione, definendo insieme le azioni da compiere e misurando passo dopo passo i risultati ottenuti. Già oggi e ancor più nei prossimi anni sarà fondamentale per chi è a capo di una azienda conoscere, condividere e applicare il concetto di flessibilità, per modificare tempestivamente le proprie scelte e azioni adeguandole con rapidità alle trasformazioni del mercato e alle esigenze dei consumatori».

Uno dei punti di forza di MBC è rappresentato dalla qualità dei vostri collaboratori… «Assolutamente sì. La mia lunga attività di consulente e accademico attivo soprattutto nel mondo asiatico mi ha consentito

di creare una rete di collaboratori internazionali che hanno studiato e si sono formati nelle più prestigiose università del mondo e che posso essere coinvolti nei diversi progetti, in funzione di una approfondita conoscenza della cultura e delle specifiche esigenze di ogni azienda».

MANAGEMENT BUSINESS CONSULTANTS

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AZIENDE / MBC
209 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023

CARO CEO,

I TUOI COLLABORATORI TI VOGLIONO SOCIAL

contano ormai 3 miliardi di utenti, YouTube ne ha 2,5 miliardi, Whatsapp 2 miliardi, Instagram 1,5 miliardi, WeChat 1,3 miliardi, TikTok 1 miliardo, Linkedin 850 milioni. Un CEO dovrebbe essere su tutti questi social o ne dovrebbe scegliere alcuni? Distinguiamo a questo punto ciò che è utile utilizzare per il business e ciò che può essere relativo ai propri interessi personali. E con quali criteri il CEO dovrebbe operare queste scelte? I collaboratori nell’80% dei casi sono favorevoli alla presenza del proprio CEO sui social professionali, quali Linkedin. Per quali motivi? Soprattutto con il dopo pandemia è esplosa una nuova richiesta di Leadership da parte dei collaboratori: è la “Leadership connessa”

Abbiamo realizzato una ricerca sul tema, intervistando da una parte i CEO e dall’altra parte i loro Team. Su una popolazione mondiale di 8 miliardi di persone, 5 di queste sono collegata a qualche social network. La crescita negli ultimi anni è stata piuttosto sostenuta, tanto da far pensare che ormai ognuno di noi abbia un Gemello Digitale. Con questo termine si intende una copia della nostra persona sul digitale. Pensiamo a Linkedin: il nostro profilo riporta così tante informazioni su di noi da rappresentare una nostra copia in formato digital. Piattaforme come Facebook

I CEO presenti su Linkedin in Ticino sono più di 3.000. In Svizzera se ne contano 75.000 con profilo Linkedin. Più di 3 milioni i profili presenti su Linkedin in Svizzera nel totale. È uno dei tratti della leadership moderna, che richiede una precisa presa di posizione da parte del leader, che comunichi visione, valori, punti di vista, programmi della propria azienda. Fino a qualche anno fa queste attività rimanevano nell’ambito delle comunicazioni da inviare al personale attraverso documenti scritti su carta o prodotti in digitale via mail. Ma comunque documenti “riservati ai dipendenti” Queste vecchie prassi rimangono statiche, spesso aggiornate solo una volta all’anno. Troppo poco per realizzare una comunicazione costante con i collaboratori. Ecco perché questi richiedono al CEO la presenza sui social, in maniera tale da poterne percepire il

pensiero e confrontare il proprio allineamento. I CEO preferiscono Linkedin come mezzo per comunicare, attraverso il proprio profilo. Altri lo fanno attraverso la pagina aziendale Linkedin, ma questa risulta meno seguita rispetto alle comunicazioni fatte in prima persona. Si intuisce che i collaboratori premiano il Leader che ci “mette la faccia”. Nel caso di comunicazioni rivolte ai team interni abbiamo suggerito l’uso di Whatsapp con audio e video, almeno settimanali, da pubblicare da parte del CEO. Come sta andando l’azienda, cosa ci aspetta per le prossime settimane, quali nuove attività andremo ad intraprendere sono alcuni dei temi che i CEO in un minuto di video riescono a comunicare al loro Team. E i collaboratori apprezzano. Nelle aziende che non hanno queste prassi le nostre ricerche continuamente confermano che i collaboratori si pongono queste domande: Per chi stiamo lavorando? C’è qualcuno che si interessa a noi? Stiamo andando bene o male? Cosa farà l’azienda per il “caro energia”? Ci sono dei piani di sostenibilità in azienda? Cosa succederà il prossimo anno? La comunicazione scritta risulta lenta rispetto alle nuove forme di comunicazione basate su audio e filmati. In questo senso il panorama medio delle aziende è desolante rispetto all’uso di YouTube. A dimostrazione che le aziende non sanno comunicare con video ed immagini. Siamo sommersi di mail, addirittura mail mandate da una scrivania all’altra e si rinuncia a parlare tra le persone.

Stiamo capendo che c’è bisogno di un maggior allineamento tra Ceo e Collaboratori da attuarsi secondo questi passi:

210 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AZIENDE / GIANNI SIMONATO
COME LA METTIAMO?

• Comunicate i vostri piani con degli incontri di persona, guardando le persone negli occhi. Se sono numerose fate più gruppi ed ascoltate il loro feedback. Utilizzate i vostri primi collaboratori per fare lo stesso se i numeri sono ancora più alti. Il primo punto di verifica è sui vostri primi livelli: sono in linea con la vostra visione?

• Mantenete una costante comunicazione interna con Whatsapp per brevi video di allineamento ed informazione. Un minuto di video è un utile alleato per fare team

• Comunicate sui social, Linkedin in particolare, parlando in prima persona della vostra azienda. Poco dei vostri prodotti e molto più delle vostre persone.

Qual è la situazione della leadership connessa? Ci sono alcuni pionieri, e rappresentano il 10% dei CEO, che ci mettono la faccia, collaborano, socia -

lizzano, vivono la stessa realtà dei loro collaboratori. Un 30% è totalmente contrario. Un 30% non ha ancora le idee chiare su cosa fare. Un altro 30% è troppo impegnato a gestire il contingente per dedicarsi a questa attività, pur condividendone l’importanza. Abbiamo molta strada da fare sulla via della leadership connessa, e ciò rappresenta un autentico pericolo per la sopravvivenza delle aziende. Prima si colmerà questo gap e più velocemente si comincerà ad intraprendere la via dell’evoluzione di impresa. Abbiamo attraversato, negli ultimi anni, tre macro fasi di evoluzione della Leadership dei CEO. Il CEO Monocratico, anni 80, chiuso nel suo ufficio che gestiva pochi riporti i quali a loro volta, a cascata, intervenivano sull’organizzazione. Era un modello dove la pianificazione e la linearità del business consentivano una leadership di tipo direttivo Negli anni 2000 ha cominciato a pren-

dere piede la leadership del “by walking around”, con il CEO che ha cominciato a scendere nei reparti per parlare con le persone, porre le domande giuste, ascoltare per migliorare. Una vera e propria rivoluzione verso la partecipazione dal basso. Sono gli anni della qualità, della lean production, degli approcci organizzativi di tipo Botton – Up, anzichè Top – Down. Dopo il 2000, con la nascita dei social network, la leadership si è evoluta in “connessa”. Come può restare fuori il CEO dagli ambienti social? Ma come li deve presidiare? Tutta una materia nuova che richiede prima di tutto una grande dose di umiltà da parte dei CEO per mettersi in gioco su questi nuovi terreni. Ce la faranno? Non tutti, lo tsunami del cambiamento soffia forte, non ci sono scorciatoie o piani di difesa. Tu caro CEO, come la vedi? Dimmi la tua al mio sito www.simonatopartners.com

AZIENDE / GIANNI SIMONATO
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Le persone formatrici in azienda giocano un ruolo chiave nel sistema della formazione professionale e in particolare in quello duale. Tuttavia, il loro ruolo resta poco riconosciuto e raramente studiato, sia in Svizzera che a livello europeo. Come percepiscono i formatori e le formatrici in azienda la loro funzione o il loro ruolo? La tesi di dottorato, ottenuta presso l’Università di Losanna e iscritta in un progetto di ricerca collettivo tenutosi presso la Scuola universitaria federale per la formazione professionale di Losanna (SUFFP), propone di colmare questa lacuna mettendo in evidenza una diversità di profili come formatore o formatrice. Per esplorare questo tema, nell’ambito del progetto sopracitato, sono state condotte 80 interviste semi-direttive con persone formatrici che lavorano in aziende di varie dimensioni (microimprese, PMI, grandi aziende) e in diversi settori di attività nella Svizzera francese. Il dottorato di ricerca ha permesso di identificare una tipologia di profili tipo quale formatore o formatrice. La tipologia è stata costruita a partire dall’incrocio di due assi d’analisi: da un lato, la soddisfazione nella funzione formativa che può risultare bassa o alta e, dall’altro lato, le rappresentazioni delle persone in formazione che possono oscillare tra l’essere “studenti” e l’es -

UNA FIGURA PROFESSIONALE IN COSTANTE CRESCITA

sere “lavoratrici”. Gli “imprenditori di sé stessi”, i “garanti del mestiere”, i “rassegnati” e i “riconvertiti” corrispondono ai quattro profili messi in luce dalla tipologia. Se il profilo corrispondente agli “imprenditori di sé stessi” si caratterizza da una forte soddisfazione nei confronti delle condizioni date per formare i giovani intesi come dei lavoratori, quello dei “garanti del mestiere” mostra invece una debole soddisfazione verso le condizioni di svolgimento della formazione degli apprendisti percepiti come degli studenti. Questa percezione si ritrova nel profilo dei “riconvertiti” caratterizzato però da una forte soddisfazione per le condizioni legate all’attività formativa. In netto contrasto, abbiamo il profilo dei “rassegnati” in cui troviamo una percezione degli apprendisti come lavoratori (condivisa con gli “imprenditori di stessi”) e una scarsa soddisfazione verso le condizioni di svolgimento dell’attività formativa (al pari dei “garanti del mestiere”). La tipologia proposta permette di mostrare la diversità dei formatori e degli approcci nella formazione in azienda. Si coglie inoltre la pluralità degli scopi indirizzati alla stessa, le modalità di accompagnamento pedagogico scelti e altresì le strategie volte a far fronte alle difficoltà incontrate nel quotidiano (tensione tra le temporalità legate alla produzione e alla formazione, scarsità di

riconoscimento della funziona formativa e tempo concesso per seguire le persone in formazione). Tali risultati permettono infine di formulare alcune raccomandazioni - che vedono alcune variazioni a seconda del profilo - rivolte alle diverse istituzioni coinvolte nella formazione iniziale duale in Svizzera. Si tratta in particolare di favorire la messa in contatto tra le persone attive nella formazione (formatori, docenti, responsabili di formazione, …), di migliorare le condizioni legate alla formazione in azienda per i formatori, inclusa la possibilità di seguire corsi di formazione continua che potrebbero così ampliarsi ulteriormente. La ricerca suggerisce anche la creazione di uno spazio di supporto, di consulenza e di coaching dedicato alle persone formatrici di apprendisti.

Besozzi, R. (2022).

Les personnes formatrices d’apprenti·e·s en entreprise: parcours professionnels et rapports à la fonction en Suisse romande. Tesi di dottorato in scienze sociali.

Université de Lausanne.

212 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 AZIENDE / FORMAZIONE
ROBERTA BESOZZI È SOCIOLOGA CON UN’ESPERIENZA PROFESSIONALE NELLA RICERCA E NELL’INSEGNAMENTO. ATTRAVERSO UNA TESI DI DOTTORATO IN SCIENZE SOCIALI SI È INTERESSATA ALLA FIGURA DELLE PERSONE FORMATRICI IN AZIENDA.
Hey Iris, come si stampa un libro?”
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Idea e concept variante agenzia creativa / Produzione video Provoca Azione

COMPETENZA SI FA CARICO DI TUTTE LE PROBLEMATICHE MEDICHE FEMMINILI, NELLE DIVERSE FASI DELLA VITA.

UNA MEDICINA A MISURA DI DONNA

Come si articola la vostra specializzazione verso una medicina di genere focalizzata sulle esigenze delle donne?

«Nell’ambito delle diversificate specializzazioni che negli anni si sono rafforzate in Clinica Sant’Anna, il ruolo centrale della salute al femminile continua ad essere il fiore all’occhiello sulla collina di Sorengo. Ginecologia, senologia e maternità sono le macro aree all’interno delle quali si stanno sviluppando iper specializzazioni finalizzate ad assicurare alle nostre pazienti una piattaforma all’avanguardia gestita da professionisti costantemente aggiornati sulle migliori tecniche di presa a carico clinica e operatoria. In quest’ottica abbiamo creato specifiche aree di competenza con un board multidisciplinare di discussione, al fine di attivare processi di cure e procedure di qualità, mirate non solo alla cura ma all’accoglienza, all’ascolto e all’accompagnamento delle nostre pazienti. L’interprofessionalità tra le varie aree di competenza costituisce un punto di forza così come la cultura dell’ascolto e dell’accoglienza che coinvolge indistintamente tutto il personale, ad ogni livello. Tutto ciò va ad aggiungersi ad una consolidata e riconosciuta esperienza e qualità medica e clinica che caratterizza le diverse prestazioni e i servizi offerti».

Perché la ginecologia ha una così grande importanza nella medicina delle donne?

«La ginecologia riguarda tutte le fasi della vita genitale della donna, dalla

pubertà alla menopausa, sia nell’ambito della cura che in quello della prevenzione e della diagnosi precoce. Indipendentemente dall’eventuale presenza di sintomi o disturbi specifici il ginecologo nella vita di una donna è lo specialista che resta al suo fianco in maniera continuativa agendo anche in maniera preventiva per tutta una serie di possibili patologie. E quando i sintomi sopraggiungono il lavoro specialistico, ma quando serve anche pluridisciplinare, ginecologo, senologo, urologo e oncologo, a seconda del tipo di patologia, procedono all’attenta valutazione del quadro generale e alla definizione di un piano di cura appropriato ed efficiente, sia esso di tipo medico o farmacologico, oppure chirurgico (o una combinazione di questi). A ciò vanno ad aggiungersi i più avanzati esami diagnostici e la specifica competenza di servizi ambulatori specialistici e di supporto».

Di recente la Clinica Sant’Anna ha introdotto l’innovativa tecnica vNotes, per una chirurgia ginecologica senza cicatrici addominali. Di che cosa si tratta?

«È un intervento ultra-mini invasivo che presenta pochissime controindicazioni e molti i vantaggi. La rivoluzionaria tecnica di chirurgia ginecologica vNotes consente infatti di operare senza incisioni sull’addome, senza cicatrici, e con tempi di recupero più rapidi e meno dolorosi. Il principio di questa tecnica operatoria all’avanguardia, il cui nome esteso è “vaginal Natural orifice transluminal endoscopic surgery”

214 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 MEDICINA / CLINICA SANT’ANNA
LA DIRETTRICE MICHELA PFYFFER, SOTTOLINEA COME LA SALUTE DELLA DONNA RAPPRESENTI UNA DELLE VOCAZIONI PIÙ FORTI DELLA CLINICA SANT’ANNA, CHE ATTRAVERSO UN MODELLO ORGANIZZATIVO EVOLUTO E SPECIFICHE AREE DI

(di qui l’acronimo vNotes) sfrutta l’accesso vaginale naturale combinato con una visione endoscopica».

Dunque un ulteriore passo in avanti che conferma la volontà della Clinica Sant’Anna di essere sempre all’avanguardia nel proporre soluzioni in grado di migliorare la vita delle pazienti?

«Diffusasi in Svizzera nell’ultimo biennio, è stata introdotta in Clinica Sant’Anna dal Dr. med. Giovanni De Luca, che ha maturato le sue competenze chirurgiche negli Ospedali di Ginevra, Sion e Bellinzona e seguito corsi di formazione specialistica presso gli ospedali di Strasburgo ed il Centre Multidisciplinaire d’Einsegnement Chirurgical - CMEC di Ginevra, dove si è specializzato in chirurgia robotica laparoscopica. Dal 2017 è ginecologo accreditato presso la nostra Clinica, dove dirige l’ambu -

latorio di uro-ginecologia collaborando con il nostro centro di pelvi-perineologia. È inoltre responsabile del pronto soccorso ostetrico».

L’approccio della Clinica Sant’Anna alla salute della donna pone una grandissima attenzione alla considerazione anche di tutti gli aspetti emotivi e psicologici che comporta la presa in carico di una paziente… «Questo è certamente un punto focale del nostro modo di operare. Investiamo costantemente nella formazione del nostro personale per sviluppare quelle soft skills necessarie per creare un rapporto empatico con le nostre pazienti, perché oltre alle competenze tecniche, il valore aggiunto nella creazione dei rapporti di fiducia continua ad essere garantito dalla relazione umana. Il personale della Clinica rimane il punto di riferimento per chi

soggiorna nella nostra struttura, il primo interlocutore, il trait d’union tra l’ambiente ospedaliero e la quotidianità, con l’obiettivo di ridurre al minimo per le nostre pazienti il distacco tra la normalità del loro vissuto e l’ospedalizzazione. In quest’ottica, la nostra clinica, appartenente al gruppo Swiss Medical Network dimostra ancora una volta di mantenere, oltre ad elevati standard qualitativi e a una particolare attenzione verso tecnologie d’avanguardia e nuove frontiere della medicina, una spiccata attenzione nei confronti del benessere di tutte le donne, ma chiaramente di tutti i nostri pazienti, perché ogni storia medica è una storia a sé».

215 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 MEDICINA / CLINICA SANT’ANNA

LIVE MORE: L’ESCLUSIVO NETWORK ANTIAGE CONQUISTA LUGANO

THE LONGEVITY SUITE, EVOLUTA BIOHACKING E ANTIAGE CITY CLINIC, ATTRAVERSO PROTOCOLLI INTEGRATI, ALTAMENTE PERFORMANTI E AD ELEVATO CONTENUTO TECNOLOGICO, AIUTA CHIUNQUE LO DESIDERI A RAGGIUNGERE UN PERFETTO EQUILIBRIO TRA ENERGIA MENTALE, SALUTE E BENESSERE.

Viviamo in un mondo ormai tormentato dalla velocità, dove sembra che la parola d’ordine sia la fretta e non ci rendiamo conto del danno che questo stile di vita arreca alla nostra salute. The Longevity Suite utilizza tecniche di Biohacking per trasformare l’organismo attraverso una strategia a lungo termine, portando verso un miglioramento significativo dello stile di vita. Il termine fa riferimento al tentativo di influenzare, e quindi di “hackerare”, il nostro software biologico apportando delle modifiche allo stile di vita. Tutto questo genera degli stimoli che “ingannano” il nostro corpo e creano situazioni spesso paradossali in cui l’organismo è costretto a mettere in atto difese, azioni estreme di

protezione che tendono a persistere nel tempo e ad accompagnarci nella vita, aiutandoci a combattere il cosiddetto inflammaging, ovvero l’invecchiamento da infiammazione e stress ossidativo. Alla base dei trattamenti The Longevity Suite vi è l’esposizione controllata al freddo. Numerosi sono i trattamenti da effettuare in cabina tra cui si possono trovare:

• Cryosuite Total Body: fulcro dei programmi Longevity, consiste nell’immergere il corpo in una camera fredda con temperature che vanno dai -85° ai -95° per un intervallo di tempo che varia tra i 3 e i 5 minuti. Il trattamento favorisce la riduzione di dolori e infiammazioni muscolari e articolari, facilita la perdita di peso, aiuta a ringiovanire l’a -

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spetto della pelle rendendola più elastica e luminosa e infine, detossifica e riduce lo stess ossidativo.

• Local Cryo: processo semplice e indolore che prevede l’utilizzo di una tecnologia che emette aria fredda secca a -32°C su aree circoscritte del corpo. Le basse temperature apportano numerosi benefici per il recupero fisico post infortunio e la riduzione dei processi infiammatori. È ideale combinare la Cryo localizzata con la Cryo Total Body.

• Luxury Cryolift: trattamento viso per contrastare i segni dell’invecchiamento cronologico, migliora visibilmente il tono della pelle fino ad ottenere un effetto lifting immediato.

• Cryofacial Hydrashine: trattamento viso idratante e illuminante. Grazie alla sinergia della Cryo localizzata e degli attivi veicolati tramite una maschera ad effetto ridensificante, stimola efficacemente la produzione di elastina e collagene migliorando il tono della pelle.

• Cryoslim Treatment: studiato per eliminare le adiposità localizzate su cosce, glutei e addome attraverso criolipolisi e massaggio rimodellante. La Criolipolisi consiste in un trattamento non invasivo che consente l’innesco della lipolisi attraverso il raffreddamento controllato delle cellule adipose.

I centri The Longevity Suite, oltre ad offrire trattamenti aventi come base il freddo, dispongono di ulteriori innovativi macchinari per la cura del corpo. Tra questi troviamo l’Ultra Tone & Muscle, utile per la tonificazione muscolare, basato su contrazioni sovra massimali attraverso campi elettromagnetici per ridurre il tessuto adiposo soprastante. Inoltre, per poter vivere sempre al massimo delle proprie energie, in un perfetto equilibrio tra salute e benessere, il centro propone un trattamento di fotobiomodulazione detto Led Therapy, attraverso il quale, grazie all’esposizione ai raggi infrarossi, è possibile ridurre lo stress e beneficiare di altri numerosi effetti positivi. Aumenta la circolazione sanguigna, migliora la qualità del sonno, rigenera i tessuti

danneggiati e detossifica l’organismo. L’obiettivo finale di The Longevity Suite, secondo Luigi Caterino, CEO e Co-Founder del centro, è quello di creare il più grande brand italiano del mercato Antiage, attraverso un format consolidato e facilmente internazionalizzabile, unico nel mercato Retail. Il tutto grazie all’approccio integrato di un background medicale, tecnologie estetiche d’avanguardia, trattamenti manuali sinergici, innovativi prodotti nutrizionali e una linea di cosmetici funzionali.

THE LONGEVITY SUITE

Palazzo Mantegazza

Riva Paradiso 2 CH-6900 Lugano lugano@thelongevitysuite.com

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ECCO COME PERDERE PESO E RITROVARE BENESSERE

La perdita di peso è un problema che riguarda moltissime persone.

Perché è così difficile arrivare a stabilire un corretto equilibrio del proprio metabolismo? «Vorrei partire da una considerazione frutto di tanti anni di lavoro con persone alle prese con problemi di dimagrimento. Le maggior parte ripete di non riuscire a perdere peso ma, in realtà, non manifesta una convinta volontà di modificare le proprie abitudini alimentari ed il proprio stile di vita. L’unico modo per ottenere risultati e stare bene è iniziare a cambiare abitudini, seguire

una corretta alimentazione e svolgere attività fisica. In altre parole, perdere peso vuole dire correggere le abitudini alimentari senza sottoporsi a diete restrittive che, spesso, portano ad avere più danni che benefici. La dieta è solo un elemento di un percorso che ci porterà al cambiamento del nostro modo di vivere e pensare, non solo del regime alimentare. Il primo passo deve dunque partire da noi: dobbiamo iniziare ad essere determinati, a volerci bene e a prenderci finalmente cura di noi stessi».

Possiamo brevemente riassumere in che cosa consiste il Metodo-Colombo?

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IL DOTT. MIRKO COLOMBO PROPONE UN METODO PER AIUTARE LE PERSONE A DIMAGRIRE INTRAPRENDENDO UN PERCORSO DI SANO CAMBIAMENTO VERSO UNA MIGLIORE QUALITÀ DELLA VITA.

«Il percorso che ho messo a punto nel corso di oltre 20 anni di lavoro, testato su migliaia di clienti, parte necessariamente da un primo incontro, in studio o online, in cui si andrà a valutare lo stato di salute sia con una fase di anamnesi, che con analisi strumentali e cliniche (intervenendo con eventuale integrazione di micronutrienti quando necessario). Questo iniziale rapporto è indispensabile per monitorare il livello di stress e, seduta dopo seduta, controllare i progressi fatti tramite appositi esami non invasivi come bioimpedenziometria, spettrometria, controllo del grasso viscerale e termografia a contatto. Se necessario, inoltre, sarà predisposto il coinvolgimento di altri specialisti e l’effettuazione di ulteriori esami. Il percorso dura dai 3 ai 24 mesi, con 3 appuntamenti mensili, per arrivare all’obiettivo in modo rapido, efficace e senza correre rischi per la salute. Sotto la nostra guida si imparano a gestire i 5 fattori che permettono di perdere peso e sentirsi meglio: alimentazione, esercizio fisico, integrazione, gestione dello stress e del sonno. Gli incontri possono essere svolti online, oppure presso gli studi in Svizzera (a Pontresina, Lugano, Zurigo e Poschiavo).

Quali tipologie di persone si rivolgono a lei per perdere peso e quali sono le problematiche più frequenti? «Principalmente persone che hanno una vita attiva, con responsabilità nel mondo del lavoro e che dunque denunciano molto spesso elevati livelli di stress, alimentazione irregolare fuori casa (cene, cocktails, eventi in genere), spaesamento determinato da frequenti viaggi in aereo, difficoltà a svolgere regolari allenamenti in palestra o all’aria aperta. L’età è per lo più compresa tra i 45 e i 65 anni, ma non mancano pazienti giovani o più anziani. Un elemento ricorrente è dato poi dal fatto che quasi tutti accusano disturbi del sonno, e ciò non stupisce perché esiste una significativa correlazione tra la

difficoltà nel dormire, metabolismo, corretta alimentazione e, in ultima analisi, un complessivo stato di malessere determinato da un’insoddisfazione per la propria qualità di vita».

Quali sono le più importanti tappe attraverso cui approccia, sviluppa e infine arriva alla soluzione del problema dei suoi clienti?

«Come ho già detto, quello del dimagrimento non è un atto da compiere una volta per tutte, ma un percorso da mantenere con volontà e rigore nel corso del tempo. Proprio per questo è molto importante, soprattutto nei mesi iniziali, mantenere una relazione regolare e costante con i nostri esperti che possono tenere sotto controllo tutti i parametri relativi al processo in corso consigliando, risolvendo dubbi e, naturalmente, sostenendo anche psicologicamente nei momenti di maggiore difficoltà: tutto nella consapevolezza di aver intrapreso un percorso impegnativo che deve essere affrontato nel miglior modo possibile».

A quali aree di intervento si applica la sua attività di consulenza e coaching?

«La nostra attività di consulenza si estende a tutti i fattori che in qualche modo concorrono a determinare le condizioni di benessere fisico e mentale di un individuo. Analizziamo i problemi personali e le cattive abitudini che hanno portato all’aumento del peso, individuando i fattori metabolici che frenano il dimagrimento: a tal fine creiamo una strategia ad hoc per raggiungere un equilibrio metabolico ottimale, migliorando le abitudini alimentari e mettendo in atto una strategia di accompagnamento fino all’obiettivo prefissato in modo da raggiungerlo e mantenerlo».

Quali sono state le sue principali esperienze formative e personali che l’hanno portata alla costituzione della Colombo Personal Health Coaching?

«Sono laureato in Scienze Motorie, Sport e Salute, ho un diploma federale di Manager in turismo della salute e dell’attività fisica e sono specializzato in coaching nutrizionale. Durante il mio percorso ho potuto specializzarmi ed ottenere diversi titoli, tra cui Medical Wellness Coach, Consulente specialista in salute intestinale, Consulente specialista in integrazione nutraceutica (SfGU), Consulente specialista in microbioma e metabolomica. Ho collaborato con il Dr. Roi presso il Marathon Sport Medical Center fino al 2001, successivamente ho diretto, fino all’anno 2010, il centro benessere Wellfit a St. Moritz per poi aprire, nel 2011, il mio Studio privato in Engadina».

Infine, qual è il primo consiglio che si sente di dare alle persone che vogliono iniziare a modificare le cattive abitudini?

«Il primo consiglio che rivolgo ai miei clienti è quello di iniziare con la consapevolezza di aver intrapreso un processo lungo e che richiede costanza, ma i cui benefici possono protrarsi per tutta la vita. Lo stimolo a voler perdere peso nasce da vari fattori, come la pressione di amici o parenti, il non piacersi più allo specchio, la sensazione di disagio nello spogliarci o la costante presenza di immagini di modelli e modelle che ci induce a sentirci completamente fuori luogo ma l’approccio mentale di ciascun individuo è determinante perché può portarci a capire quanto seguire uno stile alimentare sano sia indispensabile per migliorare il nostro benessere».

MIRK O COLOMBO

COLOMBO PERSONAL HEALTH COACHING

Via Maistra 168 CH-7504 Pontresina T. +41 (0)79 241 16 34 www.colombo-health.com

219 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 BENESSERE / COLOMBO PERSONAL HEALTH COACHING

VIVERE IN TOTALE LIBERTÀ

Un periodo da non trascorrere nell’inattività cercando solo di preservare la salute fisica bensì da godere, con l’aiuto di professionisti, di socializzazione, divertimenti e piccole coccole come in una qualsiasi fase della vita.

La filosofia di Rivabella Magliaso sovverte l’idea classica e ormai datata di casa anziani come luogo di “riposo”, l’obiettivo è quello di coniugare indipendenza e assistenza, in relazione alle problematiche fisiche di ognuno, senza perdere le proprie passioni e le proprie abitudini. Il metodo per farlo? Tanta passione unita a servizi impeccabili e di alto standing, oltre all’ingrediente che non può mai mancare: la flessibilità. Il direttore della struttura Alexandre Aleman non ha dubbi: «La libertà e la dignità delle persone sono fondamentali per la nostra filosofia aziendale. Non sappiamo se è la miglior ricetta, ma di sicuro è ciò di cui ogni essere umano avrebbe diritto sino alla fine dei propri giorni». E con i suoi collaboratori lavora ogni giorno per garantire a chi sceglie Rivabella questo tipo di vita. Situata nel Malcantone, con l’impagabile e rasserenante vista del lago come

uno dei punti di forza, si tratta di una struttura di eccellenza che da un trentennio offre sia residenza per anziani con cure mediche e una particolare attenzione al servizio alberghiero, che appartamenti dove poter essere indipendenti ma avere accesso al contempo a una serie di aiuti infermieristici. Si parla di circa 50 posti letto e di una trentina di appartamenti. Nel 2021 ci sono stati dei lavori di ampliamento della struttura, con l’inaugurazione di 13 nuovi appartamenti, uno studio medico d’appoggio per diversi specialisti, una Spa con piscina, sauna, bagno turco, docce emozionali, percorso Kneipp e stanza del sale, che si aggiungono a una serie di servizi di alto standing, come ristorante, parrucchiere o piscina interna. Tutte le stanze si affacciano sul magnifico giardino d’inverno e dispongono di ogni comodità, come tv, telefono, internet, radio, cassetta di sicurezza, frigobar, aria condizionata, impianto di chiamata d’emergenza, terrazza o giardino, pavimento in sughero naturale e bagni con doccia senza barriere architettoniche. Per potersi meglio sentire a casa, i residenti possono decidere come arredare gli spazi: c’è la possibilità di portare i mobili di una vita da casa, oppu -

220 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 BENESSERE / RIVABELLA MAGLIASO
INCONTRO CON ALEXANDRE ALEMAN, DIRETTORE DI RIVABELLA MAGLIASO, UNA RESIDENZA CHE OFFRE L’OPPORTUNITÀ DI VIVERE UNA VECCHIAIA LIBERA E ATTIVA, DOVE POTERSI CONCEDERE ANCORA ATTIVITÀ PIACEVOLI E TANTA SOCIALIZZAZIONE, SENZA PRIVARSI DEI PIACERI DELLA VITA. DI PAOLA BERNASCONI

re di scegliere tra le svariate possibilità di mobili in dotazione. «La nostra filosofia è sempre stata quella di mettere al centro la persona, con i suoi bisogni, le sue esigenze e i suoi desideri. Questo è il nostro punto fermo per ogni progetto che sviluppiamo e non è mai cambiato», spiega con grande orgoglio Aleman. In particolare Rivabella da sempre punta molto sulla ristorazione: «La gastronomia e la dietetica sono sempre stati uno dei fiori all’occhiello di Rivabella. Negli ultimi anni, a grande richiesta della clientela, l’azienda ha deciso di privilegiare l’acquisto di prodotti Bio e Demeter. Lo chef Ernesto Menegotto e la sua brigata riescono a soddisfare anche i palati più fini ed esigenti in maniera personalizzata e tenendo conto di eventuali esigenze personali». Una evoluzione sintomatica del modus operandi di Rivabella, che segue gli sviluppi della società e li rapporta alle esigenze dei propri ospiti. Ogni anziano è diverso e porta con sé le abitudini e il vissuto di una intera esistenza. In primis è una persona con le sue peculiarità e, consapevole di ciò, il team di Aleman, che è stato potenziato in modo importante con la ristrutturazione, ha come compito principale quello di permettere a ciascuno di implementare passioni e desideri mentre è ospite della residenza. Addirittura è sempre più richiesto un servizio esclusivo, quello «butler di assistenza esclusiva, dove il residente che lo desidera è accompagnato da un professionista sanitario che si dedica solo a lui, ai suoi desideri e alle sue richieste». Ma come si fa a conciliare le diverse esigenze dei residenti, che al momento vanno dai 70 ai 102 anni, come alzarsi ciascuno all’orario che desidera o usufruire di uscite pomeridiane in libertà? «Per poter gestire tutto quanto richiesto bisogna avere molto personale, soprattutto in grado di essere sempre flessibile e pronto a cambiare programma. Per la questione di alzarsi libera-

mente dipende dall’organizzazione delle cure e anche questo lo possiamo fare perché abbiamo personale a sufficienza. Per le uscite, l’ospite normalmente dice lui stesso se esce, quando rientra oppure se necessita del trasporto, o dell’aiuto per andare da qualche parte. Ci sono attività che sono programmabili con anticipo e vengono gestite con un’agenda; inoltre, ci sono le uscite/attività di gruppo, e anche queste vengono programmate di settimana in settimana. Per quanto concerne le situazioni dell’ultimo momento…riusciamo a trovare le soluzioni per soddisfare le richieste, mentre per i miracoli…bisogna avere pazienza». Ma spesso ci si riesce, forti della convinzione che gli anziani debbano poter vivere la loro vecchiaia come lo desiderano. Chi sceglie Rivabella, che sia la residenza medicalizzata oppure uno degli appartamenti (un modello che peraltro piace sempre più a una clientela che fortunatamente resta autonoma e in buona salute a lungo) è solitamente qualcuno con alle spalle una vita agiata, ma «noi ci rivolgiamo a tutte le persone che desiderano vivere in totale libertà, con tutti i confort e le migliori cure infermieristiche e riabilitative». Nella struttura di Magliaso è possibile anche trascorrere un periodo di riabilitazione o di vacanze e Aleman racconta come sono stati accolte persone anche sulla quarantina d’anni. «I soggiorni di vacanza sono richiesti sia da persone autonome che desiderano farsi coccolare durante le loro vacanze, ma avere una sicurezza in più data dalla presenza del personale di cura, sia da ospiti che hanno bisogno soprattutto di riabilitazione, ma che non vogliono rinunciare al confort e quindi unire “l’utile al dilettevole». Grazie alla ristrutturazione, anche il reparto riabilitazione ha visto una forte crescita. È stata creata una nuova SPA, che va ad aggiungersi a servizi quali fisioterapia, massoterapia, ergoterapia e arteterapia. «La riabilitazione viene studiata quindi ad hoc, ascoltan -

do anche le preferenze dell’ospite che viene seguito a 360 gradi e al quale vengono proposti pacchetti su misura che comprendono vari aspetti fisici e cognitivi», spiega Aleman. Oltre che a livello strutturale, il lavoro di ampliamento è stato importante anche nel settore del personale. Si è puntato a incrementare l’organico per poter venire incontro a richieste differenti di persone con caratteri, richieste, desideri e condizioni fisiche diverse, con un occhio attento alla libertà di ognuno. Per riuscirvi, aggiunge il direttore, servono senza dubbio una grande flessibilità e la capacità di lavorare con il cuore. Dietro ai servizi di altissima qualità del Rivabella c’è un sapiente gioco di squadra, con il focus sulla serenità e la qualità di vita del variegato parco ospiti. Soddisfatti, insomma? Aleman non lo nega ma resta convinto che si possa sempre migliorare. «È importante per noi porci sempre nuovi obiettivi e lavorare in squadra per raggiungerli e per cercare sempre di offrire l’eccellenza ai nostri ospiti e non abbassare mai la guardia sul livello dei servizi elargiti». Gli anziani del giorno d’oggi sono sicuramente diversi rispetto a quelli di qualche decennio fa: la scienza e la medicina permettono di rimanere in salute e in autonomia più a lungo, la mentalità è sicuramente differente così come la voglia di vivere una vecchiaia attiva. La struttura di Magliaso cresce giorno dopo giorno seguendo l’evoluzione del suo pubblico, conscia che scegliere questa struttura significa darsi la possibilità di vivere una terza e quarta età che coniughi dignità, libertà e la necessaria assistenza medica, con serenità sia degli ospiti che delle famiglie.

RESIDENZA PRIVATA DI RIPOSO E CURA Via Ressiga 17 CH-6983 Magliaso T. +41 (0)91 612 96 07 www.rivabella.ch

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ITALIANA, ORIGINARIA DELLO STATO DI BAHIA IN BRASILE, ANDREA NUNES FIN DA PICCOLA È SEMPRE STATA ATTRATTA DAL MONDO BEAUTY E DELL’ ESTETICA. HA BEN PRESTO SCOPERTO DI AVERE UN DONO INNATO E DA PIÙ DI OTTO ANNI È ATTIVA NEL SETTORE, DOPO AVER FREQUENTATO DIVERSE CELEBRI ACCADEMIE, ED ESSERSI SPECIALIZZATA IN PARTICOLARE NEL MASSAGGIO CHE CONSISTE PER LEI IN UNA MISSIONE: PORTARE BENESSERE E AMORE.

Può raccontarci nello specifico di cosa si occupa?

«Sono una beauty therapist internazionale, trasferitasi da più di un anno a Lugano e offro tutta una serie di trattamenti di lusso a domicilio (luxury spa at home) e presso centri estetici di Lugano e di Milano. Durante alcuni periodi dell’anno vengo chiamata ad offrire i miei servizi in alcune delle località di vacanza più esclusive quali Dubai, Portofino, St. Tropez, Cannes, Monte Carlo».

Quali tipologie di massaggi proponete?

«I massaggi sono molteplici e spaziano dal viso al corpo. Per quanto riguarda quest’ultimo è prevista tutta la gamma del celebre metodo Renata Franca, in

THE ULTIMATE BEAUTY EXPERIENCE

particolare il famoso Miracle Touch da me portato in Ticino dopo essermi diplomata a San Paulo, ottenendo l’autorizzazione per poterlo eseguire. Questo particolare tipo di massaggio consiste in una liposcultura manuale molto amata dalle celebrity in quanto rimodella, combatte la cellulite e affina la figura già dalla prima seduta».

Ogni quanto tempo è buona norma eseguire questi trattamenti?

«I risultati sono visibili già dalla prima seduta. Per un mantenimento ottimale si consiglia un trattamento alla settimana».

Lei ha appena introdotto in Svizzera una novità in fatto di trattamenti del viso. Di che cosa si tratta? «Sono una perfezionista e sono sempre alla ricerca dei trattamenti più esclusivi da offrire alle mie clienti. In aggiunta ai trattamenti facciali tradizionali ho oggi il piacere, unica in Svizzera, di poter presentare il Diamond Ritual, primo trattamento al mondo alla polvere di diamante nebulizzata dall’effetto antiage che rimette indietro le lancette del tempo. Si tratta di un massaggio molto profondo che dona lucentezza e bellezza al viso. Con questo massaggio i muscoli facciali vengono “allenati”, e la tecnica utilizzata alterna movimenti rinforzanti ad altri rilassanti. La polvere di diamante nebulizzante viene massaggiata con olio al caviale: questa texture regala una immediata lucentezza».

Dove ha appreso questa tecnica? «Ho frequentato l’accademia diretta da Donatella Colangelo, fondatrice del be -

auty brand di cosmetici naturali Seticrei, Made in Italy Si tratta del primo rituale brevettato al mondo alla polvere di diamante nebulizzata. Il diamante è la gemma più preziosa in natura ed è considerato un minerale indispensabile per la salute e per la gioventù della pelle garantendo vitalità ed un effetto “young” mediante l’attivazione di processi anti-invecchiamento naturali. Inoltre vorrei parlarvi anche del trattamento DS V-Line, il trattamento scelto dalle star tra cui J Lo, un protocollo ai fili di collagene, non invasivo che previene ed elimina le rughe. Si tratta di un’alternativa alle punturine che riduce i segni del tempo e stimola la produzione di collagene ed elastina donando al viso una nuova luminosità ed una texture della pelle levigata e rassodata. Ho portato ed eseguo in Ticino questo trattamento all’avanguardia e sono la Master in Svizzera e distributrice esclusiva per la Svizzera dei prodotti di questa multinazionale».

Quali sono i suoi progetti futuri? «Oltre che massaggiatrice sono una imprenditrice e vendo prodotti beauty on-line. Ho inoltre appena aperto una società a Dubai per la loro commercializzazione anche nei paesi arabi».

Per saperne di più: Instagram: andreanunes Sito: andreanunes.me

Instagram shop online: aakemicosmetics Sito: aakemi.com

222 TICINO WELCOME / DIC 2022 - FEB 2023 BENESSERE / ANDREA NUNES

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