TICINOWELCOME N°84

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SPEEDMASTER SEDNA™ GOLD

Lanciato nel 1957, lo Speedmaster guadagnò sul campo il suo soprannome quando, nel 1969, divenne il primo orologio a essere indossato sulla Luna. Questa edizione, se da un lato conserva alcuni classici tratti di design, dall’altro è dotata di un quadrante “step” nero e di una cassa nell’esclusivo oro Sedna™ 18k di OMEGA: questa straordinaria lega d’oro rosa, capace di conservare nel tempo colore e lucentezza, deve il suo nome a uno dei planetoidi più rossi del nostro sistema solare.

Questo sensazionale segnatempo Co-Axial è anche certificato Master Chronometer dall’Istituto Federale Svizzero di Metrologia (METAS), a garanzia di maggiore precisione, affidabilità e massima resistenza al magnetismo sulla Terra e nello spazio.

EDITORE

Ticino Welcome Sagl

Palazzo Mantegazza, Riva Paradiso 2

CH-6900 Lugano-Paradiso

T. +41 (0)91 985 11 88 info@ticinowelcome.ch www.ticinowelcome.ch

RESPONSABILE EDITORIALE

Mario Mantegazza

COORDINAMENTO EDITORIALE, PUBBLICITÀ E PUBBLICHE RELAZIONI

Paola Chiericati

COORDINAMENTO EDITORIALE, SETTORE ARREDO/DESIGN

Francesco Galimberti

REALIZZAZIONE EDITORIALE

Mindonthemove srls

LAYOUT E GRAFICA

Kyrhian Balmelli e Lorenzo Terzaghi

FOTOGRAFIE

Si ringraziano le aziende produttrici, amministrazioni, enti e istituzioni del Ticino.

GPIÙ PIENI che vuoti

eo Mantegazza era mio padre e il padre di mio fratello e delle mie sorelle.

Su di lui è stato detto e scritto tutto quello che poi ha portato al silenzioso e commosso abbraccio di tutta la sua amata città e la sua regione.

ca della bellezza, di cui oggi si sente troppo la mancanza.

Io queste cose le ho imparate all'interno di una famiglia che è unita e compatta nel rispetto delle differenze di ogni sua componente, delle proprie individualità che, sommate, ci uniscono in un sol fiato, in unico battito del cuore.

STAMPA FONTANA PRINT SA CH-6963 Pregassona

SERVIZIO ABBONAMENTI (4 NUMERI) CHF 32.- (spese postali escluse) T. +41 (0)91 985 11 88 www.ticinowelcome.ch

PUBBLICITÀ SVIZZERA TEDESCA E FRANCESE FACHMEDIEN

ZÜRICHSEE WERBE AG CH-8712 Stäfa claudio.moffa@fachmedien.ch

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COLLABORATORI

Dalmazio Ambrosioni, Moreno Bernasconi, Paola Bernasconi, Rocco Bianchi, Andrea Conconi, Elisa Bortoluzzi Dubach, Franco Citterio, Ariella Del Rocino, Fabio Dotti, Roberto Giannetti, Keri Gonzato, Andrea Grandi, Eduardo Grottanelli De’ Santi, Marta Lenzi, Arianna Livio, Dimitri Loringett, Manuela Lozza, Giorgia Mantegazza, Giacomo Newlin, Valentino Odorico, Patrizia Pedevilla, Sarah Peregalli, Romano Pezzani, Amanda Prada, Valeria Rastrelli, Donatella Révay, Mattia Sacchi, Gerardo Segat, Gianni Simonato, Fabiana Testori.

DISTRIBUZIONE

IN TICINO: Abbonamenti, Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, studi medici e dentistici, studi d’avvocatura, studi d’ingegneria e d’architettura, banche e fiduciarie, aziende AITI (Associazione Industrie Ticinesi), aziende Cc-Ti (Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino), Club Rotary Ticino, Club Lions Ticino, edicole del Ticino.

IN ITALIA: Nelle fiere turistiche, Aeroporto di Malpensa, Hotel ed esercizi pubbliciProvincia di Como e Lombardia.

È stato bello vederlo ricambiato di tanto affetto e rispetto anche perché lui è sempre stato vicino a tutti e per questa comunità ha fatto davvero tanto, senza mai chiedere niente in cambio.

Quello che provo, nel difficile momento del distacco, lo custodisco nella mia più profonda intimità, ma rispetto a quel grande vuoto che si sente in queste circostanze, mi aggrappo ai tanti pieni che mi ha lasciato.

Onorerò la sua memoria forte di quanto mi ha insegnato, cioè quei valori che oggi sono vanificati dall'egoismo prorompente, a scapito della generosità e della ricer -

Lugano, recentemente ha perso molti personaggi diversi fra loro, ma di grande valore e la generazione che ha costruito il benessere di questa regione se ne sta andando.

Uomini e donne che si sono dati al di là del dovuto, per essere solidali e di esempio. Solo se li dimenticheremo e scorderemo i loro insegnamenti, queste persone saranno davvero morte e l'avranno fatto invano.

Ciao papà, grazie!

Mario Mantegazza

DI MARIO MANTEGAZZA

GEO MANTAGAZZA

Una vita vissuta sempre intensamente

KARIN KELLER-SUTTER

Più opportunità per tutte le donne

RONNIE KESSEL

Un interlocutore globale per ogni esigenza automotive

Nella vita c’è sempre da imparare

EDITORIALE

PIANO

TAVOLA ROTONDA GRANDANGOLO

A TAVOLA CON… LAC

MASI LUGANO

CULTURA

FINANZA

Più pieni che vuoti

AZIENDE

ARCHITETTURA

Di Mario Mantegazza

Geo Mantagazza: Una vita vissuta sempre intensamente Di Eduardo

Karin Keller-Sutter: Più opportunità per tutte le donne

Douglas Diamond: Are financial crises and bank runs unavoidable?

Ronnie Kessel: Un interlocutore globale per ogni esigenza automotive

Dimitri: Un artista indimenticabile

Paolo Sanvido: Esperienze di intrattenimento a 360°

Adriano Cavadini: Non esiste democrazia senza libertà

Janine Bianchetti-Oswald: La regina del curling

La scuola ticinese tra ideologia, proposte, aspettative e realtà

Europa, un vaso di coccio tra vasi di ferro

Di Enrico Carpani

Di Moreno Bernasconi

Elezioni USA: Da Berna nuovi scenari geopolitici Di Andrea Grandi

Silvano Belotti: Nella vita c’è sempre da imparare

Danza: Tanti approcci diversi al mondo della danza

Tobia Bezzola: Un grande lavoro di squadra

Johanna Kotlaris: Il viaggio di formazione di una giovane donna

Art Basel: Il brand dell’arte contemporanea

Di Dalmazio Ambrosioni

Fondazione Olgiati: Uniti nel progetto, distinti nei ruoli Di Eduardo Grottanelli De’Santi

Circolo Battaglini: Campione di libertà

ABT: La buona tenuta del settore bancario

UBS: Un nuovo modo di investire

PKB Private Bank: Radici locali e sguardo al futuro

Banca del Sempione: Dal Ticino a Dubai l’eccellenza svizzera nel cuore del Medio Oriente

BNP Paribas: Un unico punto d’accesso per tutti i servizi del Gruppo

Banca Migros: Pensare per tempo al proprio futuro

Credinvest Bank: Come affrontare il cambio generazionale

One Swiss Bank: La banca e le criptovalute

Gruppo Sicurezza: La governance dei dati

Air Dynamic è (anche) uno stile di vita

WMM Group: Una storia di successo per digitalizzazione e innovazione

PWC Lugano: In Ticino l’innovazione incontra l’opportunità

EZdatacenter: La rivoluzione della digitalizzazione doganale

EY: Come la digitalizzazione cambierà anche il lavoro di revisione

Ares Insurance Services: La continuità del business passa dalle persone chiave

Abacus Research: Soluzioni gestionali per ogni esigenza

G.B.C.: La qualità è il nostro marchio

Fondazione Agire/Crimagno: Design, ergonomia, sostenibilità

Acciderba: Tutto un mondo di fiori

L’importanza di affidarsi a un fiduciario immobiliare Di Andrea Bellomo

Wetag Consulting: Andata e ritorno

MG

Dove va il mercato immobiliare luganese?

SILVANO BELOTTI
Grottanelli De’Santi
Di Rocco Bianchi
Di Romano Pezzani

TOBIA BEZZOLA

Un grande lavoro di squadra

PKB PRIVATE BANK

Radici locali e sguardo al futuro

PWC LUGANO

In Ticino l’innovazione incontra l’opportunità

SIT Group: Eleganza moderna e funzionale

Claudio Lo Riso Architetto: Edifici autenticamente “green”

CONGRESSO

SGH/SGHR 2024 Il futuro in una mano

DOSSIER FONDAZIONI

TURISMO

GASTRONOMIA

Leading Investors: La chiave d’accesso alle migliori opportunità di investimento immobiliare

Elisa Bortoluzzi Dubach: Silenzio in casella, racconti di sollecitazioni inascoltate

Marc e Beatrice Baumann: Promuovere la generosità dei donatori

Philippe De Preux: Help disadvantaged women and children

Norbert Zimmermann: Impegnarsi per il bene della comunità

Christoph Langscheid: Un approccio diverso alla proprietà dei terreni

Alessandro Mele: Filantropia, avanti tutta!

Fondazione HC Lugano: Più pattini, più sostieni la sezione giovanile

Ticino Turismo: Una destinazione per ogni stagione

Lugano Region: Le chiavi del successo

OTR Mendrisiotto e Basso Ceresio: L’albergo diffuso cresce ancora

Panettone: Il trionfo dell’artigianalità

S.Pellegrino Sapori Ticino: Il presente e il futuro della gastronomia

Ticino Gourmet Tour: Il calore dell’autunno

Hotel Belvedere Locarno: Tripudio di sapori

SPECIALE ST. MORITZ

ENOLOGIA

LUSSO

AUTO

St. Moritz Gourmet Festival: Quale sarà il gusto del futuro

Jean-Philippe Blondet: L’arte di sapere creare una pietanza Di Paola Chiericati

Ticinowine: Bollicine che passione!

Garda DOC: La crescita del terroir e i suoi vini varietali

La Genisia: Unione perfetta tra storia e innovazione

Omega: Il ritorno di un autentico capolavoro

Vanni Pesciallo: Gioielli d’eccellenza tra scienza e design

Maserati GT2 Stradale: Prestazioni da autentica sportiva

Mercedes-AMG E 53 Hybrid 4Matic+: Prestazioni ed efficienza da primato

Mercedes-AMG G 63: Estende i tratti della sua immortalità

Defender: Guidare un fuoristrada nel cuore delle Alpi

Aston Martin: Quando la potenza si sposa con la bellezza estetica

Genesis Electrified G80: Lusso del futuro totalmente elettrico

HOTELLERIE

Intelligenza Artificiale: Come cambierà il mondo alberghiero

Lenkerhof Gourmet SPA Resort ai piedi delle Alpi Bernesi Di Paola Chiericati

Lenkerhof Gourmet SPA Resort: Natura ricca e incontaminata nel piatto Di Giacomo Newlin

Bergwelt Grindelwald: Hotel di design con sguardo sull’Eiger Di Paola Chiericati

Bergwelt Resort Grindelwald: Piaceri del palato di fronte alle cime alpine Di Giacomo Newlin

Golf Club Interlaken: Indimenticabile esperienza di gioco

MEDICINA

BENESSERE SOLIDARIETÀ

Congresso SGH/SGHR 2024: Il futuro in una mano

Ars Medica: Anche le protesi possono essere revisionate

Dott. Matteo Malacco: L’estetica migliora grazie alla medicina rigenerativa

Panathlon Club Lugano: 70 anni di passione per lo sport

Di Marta Lenzi
Di Mattia Sacchi

Una vita vissuta SEMPRE INTENSAMENTE

Raccontare il film della vita di cui Geo Mantegazza è stato indiscusso protagonista sarebbe troppo lungo e probabilmente molti episodi finirebbero per essere esclusi. E allora è molto più significativo tornare al lungo momento durante il quale centinaia e centinaia di cittadini di Lugano e dell’intero Ticino hanno voluto tributargli un affettuoso saluto di commiato: un commosso, interminabile silenzio che esprimeva l’incredulità per una mancanza gravosa da accettare ma che sottolineava al tempo stesso tutto il peso, la continuità e il valore di una presenza condivisa e amata. A ricordarlo per sempre saranno i tifosi, ma sarebbe più giusto chiamarli i fedeli appassionati dell’Hockey Club Lugano che nel corso di più di quattro decenni gli

hanno riconosciuto una popolarità assolutamente impensabile in un territorio dalle limitate dimensioni come il Ticino. L’amore per questo sport albergava già da tempo nel cuore della famiglia Mantegazza, alcuni suoi membri giocavano nelle varie formazioni giovanili, dopo alcune iniziali perplessità, ad assumere la guida nel 1978 del sodalizio sportivo luganese. Sotto la sua presidenza, operativa fino al 1991, l’HCL raggiunse un prestigio prima sconosciuto, ottenendo cinque finali consecutive dei playoff e quattro titoli nazionali conquistati tra il 1986 e il 1990 e sarà ricordato per sempre come il Grande Lugano. L’ingaggio di campioni olimpici statunitensi e la pro -

GEO MANTEGAZZA, INGEGNERE, IMPRENDITORE, DIRIGENTE SPORTIVO, ERA SENZA DUBBIO UNA PERSONA CHE CON LA SUA STRAORDINARIA

VOGLIA DI “FARE” AVEVA A CUORE IL BENE DELLA SUA FAMIGLIA E DEL TICINO.

DI EDUARDO GROTTANELLI DE’SANTI

mozione in LNA nel 1982 furono il trampolino di lancio per pianificare un club e forgiare una squadra in grado di sfidare e poi battere le potenze dell’hockey svizzero. Con la sua ambizione e le sue visioni innovative, il Presidentissimo rivolu -

zionò negli Anni Ottanta l’intero hockey svizzero contribuendo all’introduzione del professionismo, e con la sua determinazione a voler competere spinse tutto il movimento rossocrociato verso una definitiva e duratura crescita.

I grandi risultati ottenuti in campo sportivo ma anche i tanti progetti realizzati nel corso della sua vita professionale non sarebbero mai stati ottenuti senza un carattere forte e deciso, un capacità non comune del cogliere le opportunità che il destino gli offriva e una grande lucidità nell’individuare con chiarezza gli obbiettivi che intendeva perseguire, a cui facevano poi seguito volontà, tenacia e tanto, tantissimo lavoro per portare a termine con successo le opere iniziate. Cittadino del mondo, abituato a viaggiare e soggiornare all’estero per impegni professionali per trascorrere periodi di vacanza o per piacere personale, Geo Mantegazza era rimasto sempre profondamente legato alle sue radici ticinesi. Ma il suo Ticino era soprattutto fatto di tradizioni, valori, ricordi e atmosfere, senza mai riconoscersi pienamente nella contemporaneità di uno sviluppo – ma forse sarebbe meglio dire di un non sviluppo – verso cui manteneva un atteggiamento tacitamente critico. Nato a Lugano il 12 novembre 1928, dopo aver frequentato l’Istituto Elvetico e il Liceo Cantonale della sua città, dove fu insignito del Premio Maraini, si era iscritto nel 1948 al Politecnico federale di Zurigo dove aveva conseguito il titolo in Ingegneria civile nel 1952. Le prime esperienze lavorative erano state nell’impresa di famiglia, occupandosi della gestione della flotta di pullman che dal Ticino portavano in giro i turisti per l’Europa. Ma già nel 1954 aveva avvertito forte il bisogno di dare vita

ad una sua attività, fondando un proprio studio di ingegneria, Mantegazza & Cattaneo, che nel volgere di pochi anni riuscì ad assumere importanti incarichi nell’ambito dell’edilizia sia pubblica che privata. Tra le opere di maggiore impegno spicca la progettazione, la direzione e la realizzazione dei grandi lavori, durati circa un ventennio, per lo scavo di canali e la posa di tubi e impianti di depurazione che hanno consentito alla città di Lugano di disporre di una adeguata rete fognaria, rendendo al tempo stesso più pulite le acque del suo lago. Nel corso dei successivi decenni, mentre partecipava con il fratello Sergio alla creazione e allo sviluppo di importanti imprese familiari nel settore dei viaggi, del turismo e del trasporto aereo (Globus, Cosmos, Monarch e varie altre aziende), Geo concentrò i suoi sforzi soprattutto nella sua attività di ingegnere e nel campo dell’edilizia, occupandosi della costruzione di numerosi complessi immobiliari e di palazzi di prestigio che si può ben dire abbiano modificato il volto della città, rendendola più moderna, attrattiva, cosmopolita. Edifici come il Palazzo

“I grandi risultati ottenuti

in campo sportivo ma

anche

i tanti progetti realizzati nel corso della sua vita

professionale

non sarebbero mai stati ottenuti senza un carattere forte e deciso, un capacità non comune del cogliere le opportunità che il destino gli offriva e una grande lucidità nell’individuare con chiarezza gli obbiettivi che intendeva perseguire, a cui facevano poi seguito volontà, tenacia e tanto, tantissimo lavoro per portare a termine con successo le opere iniziate”.

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Ph: © Per gentile concessione del Corriere del Ticino/Foto Archivio

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Ph: © Kyrhian Balmelli

Mantegazza a Paradiso o la ristrutturazione del Grand Palace nel cuore di Lugano, per citare solo alcuni delle più recenti realizzazioni, sono entrati a far parte dell’iconografia cittadina e rappresentano delle pagine significative della storia dell’architettura ticinese.

Se l’immagine pubblica di Geo Mantegazza è dunque inevitabilmente associata ad opere grandiose e successi sportivi di grande impatto popolare, la sua dimensione umana resta comunque gelosamente custodita nel rispetto degli affetti familiari e nel ricordo dei suoi figli. Certamente la sua forte personalità e una visione chiara degli obiettivi da raggiungere sono stati la forza trainante di una lunga vita sempre vissuta intensamente. Ma l’uomo ha sempre espresso una altrettanto straordinaria capacità di mantenere un saldo legame con valori profondi come l’impegno civile e la solidarietà nei confronti della comunità cui apparteneva, con la memoria delle tradizioni ticinesi, non ultimo il suo dialetto, con il riconoscimento dell’importanza della famiglia, con il gusto delle cose belle ancorché piccole e semplici.

LE PAROLE DEI SUOI FIGLI

Claudio

Mio padre era un ottimo calciatore, e mi ricordo che una volta, avrò avuto 6 anni, giocando nel giardino di casa nostra lanciò un pallone in alto ma così in alto che mi sembrava non dovesse scendere più. È sempre stato un uomo molto forte e un grande sportivo.

Mario

Con mio padre parlavo spesso in dialetto, una lingua che già di per sé avvicina molto le persone.

Ma ciò che più ci ha resi vicini è stato il crescere i figli insieme. Mia sorella Anna si pone, come età, esattamente fra i miei 4 figli.

Questa vicinanza ci ha permesso di condividere tante vacanze, molte domeniche a pranzo, occasioni dove si ha veramente l’opportunità si stare insieme e di godere della famiglia che lui ha sempre voluto unita.

Io ritengo di essere un buon padre e, cosa ben più importante, i miei figli mi dicono che sono un padre sempre presente. Ecco, forse questo è il do -

no più bello che papà mi ha lasciato: essere un buon padre e avere a cuore la vita dei propri figli, amandoli ognuno nella propria unicità. Mi mancherà per sempre, ma sarà con me ad ogni mio respiro.

Vicky

Ho avuto l’immensa fortuna di passare molto tempo con mio papà, soprattutto da adulta. Lavoravamo infatti insieme nell’Immobiliare di famiglia che lui ha costituito. Al suo fianco ho partecipato, tra le altre cose, con tanto interesse e tanta passione al progetto, alla costruzione e alla messa in vita del prestigioso Palazzo Mantegazza. In più l’ho seguito da ragazza quando lui era il Presidentissimo dell’Hockey Club Lugano. Si andava in giro per la Svizzera (e non solo) in cerca di giocatori e a vedere partite. Così facendo mi ha trasmesso questa nostra immensa passione per i colori biancogialloneri. Mai e poi mai avrei pensato un giorno che diventasse proprio lui il mio più grande tifoso. Ma prima di tutto questo mio papà è stato un grandissimo padre e un grandissimo uomo. Umile e generoso. Non finirò mai di ringraziarlo per essere stato capace di trasmettermi i suoi valori più profondi che porterò avanti nel tempo. Grazie papà.

Anna

Il mio papà aveva uno spiccato senso dell’umorismo, e aveva sempre la battuta pronta per ogni occasione. In questo modo mi trasmetteva una sana leggerezza e allegria!

Il suo sorriso illuminava le mie giornate e, proprio in quel sorriso, bello, spontaneo, sincero e puro, risiedeva la mia felicità e trovavo la pace.

Il mio papà era e sarà sempre la mia casa!

Ogni talento merita una chance.

Vi sosteniamo nel vostro percorso: Una banca per la Svizzera

Si impegna per Atletica | Formazione | Sostenibilità | Calcio | Imprenditorialità | Cultura

Ph: © Alessandro Della Valle

Pari opportunità PER TUTTE LE DONNE

Cominciamo da qui:

chi è Karin

Keller-Sutter?

«Sono consigliera federale, esponente del partito liberale radicale e vengo dalla Svizzera orientale. Sono una persona intraprendente e sono grata di poter servire il mio Paese».

Dal 1992 al 2000 in Consiglio comunale a Wil (SG), dal 1996 in Gran Consiglio, dal 2000 al 2012 in Consiglio di Stato, dal 2011 al Consiglio degli Stati e infine in Consiglio federale. C’è qualcos’altro che la appassiona oltre la politica?

«La carica di consigliera federale è più di un’occupazione a tempo pieno e mi rimane ben poco tempo per fare altro. Sono una persona curiosa e amo molto leggere. Sono anche molto legata alla famiglia e ai miei amici. Sono appassionata di boxe, che pratico una volta alla settimana e considero fondamentale per trovare il giusto equilibrio».

Lei ha fama di essere una “dama di ferro”. Si riconosce in questa definizione o le dà fastidio?

«Non presto molta attenzione ai soprannomi, perché ritengo che etichettare le persone significhi giudicarle scorrettamente. Lo stesso valeva peraltro anche per Margaret Thatcher. A lei piaceva prendersi gioco del suo soprannome con l’arguzia e l’autoironia tipicamente “british” che la caratterizzavano. Su questo punto la penso come lei: ci convivo, anche se a volte mi dà un po’ fastidio».

POLITICA DI LUNGO CORSO E CONSIGLIERA FEDERALE DAL 2019, KARIN KELLER-SUTTER È SPESSO APPREZZATA PER IL

SUO LAVORO. NEL 2025 SARÀ PRESIDENTE DELLA CONFEDERAZIONE.

MA DA COSA TRAE ISPIRAZIONE LA CONSIGLIERA FEDERALE

ORIGINARIA DEL CANTONE DI SAN GALLO? COME REAGISCE DI FRONTE

AI LUOGHI COMUNI SUL SUO CONTO?

DI ROCCO BIANCHI

A fine 2023 il Financial Times

l’ha nominata fra le 25 donne più influenti al mondo.

Pensa davvero di esserlo?

«Il Financial Times ha apprezzato il mio contributo alla risoluzione della crisi di Credit Suisse. Questo riconoscimento mi ha fatto piacere, perché in quei giorni le autorità svizzere sono riuscite a evitare danni incalcolabili al nostro Paese. In ogni caso, in Svizzera nessuno può accentrare su di sé tanto potere politico da rientrare fra le persone più influenti al mondo. Il nostro sistema, che si basa su una rigorosa separazione dei poteri, non lo permette. E sono contenta che sia così».

Sul quotidiano si legge che lei incarna le qualità più importanti che un politico deve possedere, ovvero conoscenza, coraggio e determinazione. Manca qualcosa? «Forse il senso di responsabilità? Quando ci ripenso, talvolta quei giorni mi scorrono davanti come un film. Sentivo e sapevo che dovevamo trovare una soluzione, e in fretta. In situazioni del genere il peso della responsabilità si sente eccome. Certo, occorre avere la volontà di assumerla. Questo poi infonde anche la forza necessaria per agire».

“Ognuno di noi ha dei tratti distintivi, che dipendono dalla famiglia in cui si è cresciuti, dalle amicizie, dalla confessione religiosa, ma anche dal luogo e dall’ambiente da cui si proviene. Anche il genere conta. Tutti questi fattori influenzano il modo di fare politica e l’obiettivo che si persegue nell’impegno politico”.

Non ha paura di essere giudicata troppo dura e rigida o, se mi permette lo stereotipo, troppo poco femminile?

«Se per “troppo poco femminile” intende dire che le donne dovrebbero essere meno determinate degli uomini solo perché sono donne, non sono d’accordo».

Dopo un inizio un po’ complicato (pensiamo al caso Kopp o alla mancata elezione di Lilian Uchtenhagen), la presenza femminile in Consiglio federale si sta sempre più affermando, mentre gli uomini fanno un po’ più fatica ad emergere. Un caso o stiamo assistendo a un cambiamento storico?

«Non credo che gli uomini facciano più fatica ad emergere. Il fatto che sempre più donne occupino ruoli dirigenziali è senza dubbio un passo avanti, ma purtroppo non si può ancora parlare di equilibrio di genere. Stiamo comunque andando nella giusta direzione».

Esiste secondo lei un modo femminile di fare politica?

«Ognuno di noi ha dei tratti distintivi, che dipendono dalla famiglia in cui si è cresciuti, dalle amicizie, dalla confessione religiosa, ma anche dal luogo e dall’ambiente da cui si proviene. Anche il genere conta. Tutti questi fattori influen -

zano il modo di fare politica e l’obiettivo che si persegue nell’impegno politico. Tuttavia, il genere è solo un fattore fra tanti: non si può dire che, di principio, le donne facciano politica in modo diverso rispetto agli uomini. Anche in questo campo le donne non sono affatto tutte uguali. L’unico punto che forse le accomuna è che devono farsi valere di più rispetto agli uomini. Questo vale soprattutto per la mia generazione, recentemente la situazione è un po’ migliorata».

“Un mondo giusto è un mondo in cui esistono le pari opportunità, le stesse possibilità per tutti”: lo ha dichiarato lei.

Siamo in un mondo giusto o c’è ancora molto da fare?

«In quanto liberale, per me le pari opportunità sono importanti. Lo Stato deve garantirle il più possibile, anche se non può, ad esempio, equiparare capacità differenti. Tornando alle pari opportunità: forse la Svizzera non è perfetta, ma è sicuramente tra le migliori. Mi preme però ricordare che non esiste il diritto alla parità di risultati. Alla fin fine, ognuno di noi deve darsi da fare per cogliere le opportunità che si presentano. Ci vogliono impegno, zelo, dedizione e anche un po’ di fortuna. D’altra parte, bisogna pure ammettere che non tutti hanno gli stessi obiettivi nella vita: la libertà è anche questo».

Lei di formazione è interprete. Il fatto di aver studiato lingue straniere e soggiornato all’estero crede le abbia dato qualcosa in più rispetto allo svizzero medio, tradizionalmente piuttosto chiuso nel suo piccolo mondo locale?

«Il fatto di aver studiato lingue straniere e soggiornato all’estero ha sicuramente ampliato i miei orizzonti e mi è servito molto. Ciò non toglie che io sia saldamente ancorata alle mie radici. Rimango molto legata alla Svizzera orientale, la mia terra d’origine, dove sento affinità con la gente e ne condivido la mentalità».

Come se la cava con l’italiano?

«Mettiamola così: ce la metto tutta. Spesso mi confondo con il francese. Queste due lingue sono a volte così simili che è facile cadere in errore. Spero che la gente non me ne voglia per questo».

Lei ha annunciato recentemente un programma di risparmi miliardari. Senza entrare nei dettagli, com’è lo stato delle finanze della Confederazione?

«Non buono: la Confederazione deve fare i conti con deficit miliardari. Questo è dovuto al massiccio aumento delle uscite, in particolare nei settori della previdenza per la vecchiaia e della difesa. È evidente che così non si può andare avanti. A settembre il Consiglio federale ha perciò definito i valori di riferimento del pacchetto di sgravio, che dovrebbe riportare il bilancio della Confederazione in pareggio e ridare margine di manovra sul piano finanziario. Nello specifico si tratta di una sessantina di misure, soprattutto sul fronte delle uscite. Per me è chiaro che solo uno Stato con finanze solide è

forte e può intervenire e provvedere alle esigenze dei suoi cittadini in caso di necessità. Spero che questo concetto si affermi».

La popolazione deve temere un abbassamento della qualità dei servizi?

«No, perché non operiamo tagli. Ci limitiamo a contenere l’aumento delle uscite, che resterà attorno al 2 per cento. A qualcosa bisogna però rinunciare. Del resto, si fa così anche in famiglia. Ripeto: anche con il pacchetto di sgravio proposto, le uscite dello Stato continueranno a crescere. Quali alternative abbiamo?

Se ci indebitassimo ancora, lo Stato dovrebbe risparmiare ancora di più in seguito. Se invece non intervenissimo sulle uscite e ci limitassimo ad aumentare le imposte in generale, tutti i contribuenti dovrebbero stringere la cinghia. Entrambe le alternative sono peggiori della scelta fatta. Pertanto è saggio intervenire ora per risanare le finanze».

Nel 2025 lei diventerà presidente della Confederazione per la prima volta. Come affronterà questa carica? Quali saranno le sue priorità?

«Non mi piace fare grandi dichiarazioni prima della nomina. Di sicuro mi adopererò a favore delle istituzioni del nostro Paese. Il fatto che stiamo così bene dipende strettamente dal loro buon funzionamento».

Da futura presidente, cosa si augura per la Svizzera? «Mi auguro che la Svizzera progredisca facendo tesoro dei successi ottenuti finora».

Ph:

ARE FINANCIAL CRISES and bank runs unavoidable?

INTERVIEW WITH DOUGLAS DIAMOND, THE SVERIGES RIKSBANK PRIZE IN ECONOMIC SCIENCES IN MEMORY OF ALFRED NOBEL, 2022. COURTESY OF UBS NOBEL PRESPECTIVES. UBS.COM/NOBRL

How can we better prepare for and manage financial crises?

In the realm of economics, few topics captivate and intrigue the curious mind more than financial crises. These complex phenomena have played a significant role throughout history, leaving economists, policymakers, and financial experts grappling with their causes, consequences, and potential remedies.

One person whose work has shed light on these enigmatic events is Douglas Diamond, an economist renowned for his insightful research

and rigorous analysis on bank runs, financial intermediation, and the role of regulation. He may not have a crystal ball, but his work does provide some insights and frameworks into how these occurrences can be better prepared for and managed.

How did Douglas Diamond’s finance interest lead to his Nobel Prize?

Diamond first became interested in economics as a young child. Growing up with a single mother meant that Diamond and his mother were not only close, they spoke about all sorts of things. «My mom was interested in

figuring out how to invest in mutual funds, which is actually a financial intermediary», says Diamond. «My mom was a single mom, so she was talking to me about it around age seven. I got exposed to the idea that something to do with finance is something I could think about». In high school, he found himself better at math and science than other subjects and was first introduced to economics as a field in a course he took on capitalism. He took his first economics course the year later and was tasked to read Paul Samuelson’s seminal textbook, Economics. While Diamond uses the word “amazing” when referring to the textbook, he felt like economics seemed a bit too easy, so he pursued molecular biology in college. «I didn’t particularly like molecular biology», he laughs. «But I still took some economics and enjoyed it. I had the interest for a long time, but once I started to learn what they actually do for a living in economics, I got really interested».

What is a bank run and what are its consequences?

A bank run is when depositors in a bank withdraw their money simultaneously because they anticipate that other depositors will do the same. Whether or not there is a reason to do so is irrelevant. It is the rush of everyone withdrawing their funds at the same time that can lead to a bank collapsing. Bank runs can send shockwaves through the financial system, unsettling even the most stable institutions.

When Diamond and his colleague and co-laureate Philip Dybvig set out to research bank runs, they wanted to explore why banks are subject to runs and why banks write contracts leaving them subject to

AT A GLANCE

Born: 1953, Chicago, USA

Field: Finance

Awarded: The Sveriges Riksbank Prize in Economic Sciences in Memory of Alfred Nobel, 2022 (shared)

Prize-winning work: Research on banks and financial crises

Luck of the draw: When Chicago Booth held a lottery for offices, he pulled first and snagged the best office with expansive views of the city and lake

Special spot: One of his favorite places to vacation with his family is Lake O’Hara in Canada’s Yoho National Park

Ringing off the hook: Says his phone used to ring 3-4 times a day, but since winning the prize it now rings closer to 30 times daily

runs. «We thought in terms of to what extent is this contract something very close to being the best possible mechanism, the best possible set of contracts to do a certain task», says Diamond. «Like why are banks subject runs and why do we do it in the first place? And the key insight is that it’s about having deposits, liabilities of the financial intermediary that are shorter maturity and more liquid than the assets that a financial intermediary has». Diamond and Dybvig found that this liquidity mismatch between the assets and liabilities and the reason they’re subject to runs is if everybody demands payment, there’s not enough liquidity in the asset portfolio to give everybody early payment. «There’s plenty of liquidity to give them payment if they wait a little bit, but there’s not enough liquidity in the portfolio to do it in a hurry», says Diamond. «The banks pay people first come, first serve. So if you think everybody’s going to run out, you better get there first. That’s why it’s a self-fulfilling prophecy. That’s a bank run that is caused by

the assets being illiquid, not that the bank is insolvent».

The Diamond-Dybvig model of bank runs: Why do bank runs happen?

In their model, Diamond and Dybvig assume the bank is always solvent. Not because banks are always solvent but to make the point that you don’t need insolvent banks that are going to fail regardless to have runs. As Diamond puts it, «You could have no cash in the vault and be fine if you could just sell the assets pretty quickly for a good price».

«The main point was that leaving the bank vulnerable to these runs by giving everybody more liquidity than would be possible to hand out if everybody showed up for it was a way of creating more liquid assets, deposits out of less liquid assets, like loans» he continues. «So the banks actually created liquidity and provided a type of insurance that you couldn’t otherwise get if you just had a financial market».

The Diamond-Dybvig model first published in 1983 is regarded as a

seminal contribution to the field of banking. It also set both economists on a path to be awarded the Sveriges Riksbank Prize in Economic Sciences in Memory of Alfred Nobel 39 years later.

Why are financial crises unpredictable?

Financial crises and bank runs have always been difficult to predict. The nature of these crises is such that they often occur without much warning. As Diamond explains, «If you knew a financial crisis was going to happen tomorrow, it would happen today». These crises are low-probability events that occasionally shake the stability of the financial system. One notable aspect is that financial crises and bank runs tend to affect multiple institutions simultaneously, leading to a sense of contagion.

How does fear contribute to financial crises?

Diamond identifies two key reasons behind this contagion effect. First, once people observe runs happening in one institution, it triggers a fear that similar runs may occur in other financial institutions. This mindset spreads among depositors and investors, creating a climate of uncertainty. Second, people begin searching for commonalities or weaknesses among various institutions, looking for signs of systemic problems. Diamond emphasizes the importance of understanding the psychological aspect. Fear plays a significant role in financial instability according to Diamond, as the mere presence of fear can trigger a cascade of events. «Particularly the way I think about part of the problem of financial instability being due to the fear of fear itself is that once you see something

“Financial crises and bank runs have always been difficult to predict. The nature of these crises is such that they often occur without much warning”.

that caused fear elsewhere, you start thinking about fear», he says. «I think that’s actually more important than the fact that there’s a natural cycle to when financial crises occur». While financial crises may have certain cyclical patterns, Diamond believes that the fear factor outweighs the timing of these crises. However, there is another narrative that emerges in the aftermath of a crisis—the delicate balance between too much and too little finance. Following a crisis, individuals and institutions become cautious and adopt more conservative practices. Yet, over time, as memories fade and confidence comes back, the risk can build up again. Diamond says this pattern stems from a combination of short memory, political influences, and complacency among regulators. «The way to get around that is to make sure that everyone starts to understand periods of calm, those are really the high risk periods, and regulators need to be educated on that. Potentially the public, too», he says.

What role can financial regulation play in managing fear?

Diamond highlights that after the last financial crisis, significant actions were taken to mitigate the risk of future crises. One important step was the formulation of rules and regulations that consider the possibility of closing or restructuring large financial institutions while focusing on the least disruptive and costly methods. The Dodd-Frank Act in the United States incorporated a

technical provision known as “single point of entry,” which explores how banks and their holding companies interact, aiming to establish a relatively straightforward way of resolving failures without resorting to bailouts. Europe also introduced a strategy known as bail-in, aimed at swiftly addressing financial distress by utilizing funds from unsecured creditors, such as depositors and bondholders, to bolster the bank’s capital through restructuring.

Can we ever completely eliminate financial crises?

While Diamond acknowledges that these measures were significant, he also points to the fact that there are still bank failures, even as recently as 2023. However, the fact that no depositors lost money in these instances, he says, is a positive outcome even if the process wasn’t very smooth.

«I think in principle we did the right stuff worldwide post 2010. We saw in practice that it’s a little tricky to rely on regulators», he says. «Governance within banking is important, but it’s very hard to completely solve the issue just by good governance. It’s almost impossible to get to an A+ level». When asked if we should expect another financial crash or recession in the near future, Diamond insists predicting the future is not one of his things.

How will the rise of digital payments impact the banking industry?

But, when pressed on what the future of finance may look like more generally, Diamond is cautiously optimistic. The move away from paper cash and the rise of digital payments could have positive implications for the banking industry, he thinks, depending on what replaces it. For example, if central banks opt for their own version of digital currencies, that kind of shift could place undue stress on the banking sector, particularly local banks. «The move -

ment toward more electronic payments, debit cards, credit cards and things like that, that plays into the financial institutions’ ability to make things more efficient», he says. «That could potentially enhance the role of financial institutions».

What does the future hold for financial inclusion?

He thinks more inclusive and diverse financial systems are needed and points to the benefits of cell phone banking in providing access to payment systems for the unbanked, particularly in areas where traditional branch banking isn’t economically viable. Low cost alternatives and competition from such innovations is something he’s excited about. «My guess is that technology will net-net-net improve the role of financial institutions», he stresses. Regarding future advancements yet to be fully materialized, Diamond’s interested in decentralized bookkeeping and clearing systems like blockchain, highlighting their potential as game changers in securities exchanges and financial regulation. «I think that many people are keeping their eye on things like blockchain, which is very separate, even though it’s related to the question of creating money in cryptocurrencies», he says. «Blockchain in the future has a lot of promise. But the popular parts of things that use the blockchain, like Bitcoin and things like that, probably don’t».

What skills do economists need?

During the golden age of economics in the ‘80s and ‘90s, Diamond witnessed a seismic shift in economic theory, a transformative era that laid the foundation for his groundbreaking work on financial intermediation. In recent years, the emer -

gence of big data and lightningfast computers has opened up a new frontier in economics - one that demands a different set of skills. «To be a really successful young economist today, you need data analysis skills», he says. But beyond technical expertise, Diamond stresses the fundamental curiosity required for social scientists. «You have to be very curious about why things happen or how much something is happening and what its implications are. You have to have a good understanding of history and what’s actually going on in the real world».

Demystifying economics for a wider population is also a task at hand for the younger generation of economists and requires a focus on two key aspects, according to Diamond. First, it is essential for people to understand the fundamental questions economists address, such as the allocation of scarce resources. However, Diamond believes that it is equally important to showcase the practical applications of economics in shaping government policies and addressing critical issues like climate change or pollution. By providing concrete examples of how economists have contributed to positive change in the world, it becomes easier for individuals to grasp the significance of economics. «If I was running a public service announcement to recruit more economists, I would make clear that most economists, 95 percent of them, won’t actually change the world», he says. «They’ll provide a tool that provides somebody else a tool that provides somebody else a tool to help change the world. I think economics needs to be made more about what it’s useful for rather than what its questions are».

UN INTERLOCUTORE GLOBALE PER OGNI ESIGENZA AUTOMOTIVE

CARS: È QUESTO L’ACRONIMO DI CLASSIC, AUTO, RACING, SERVICE, QUATTRO TERMINI CHE BEN SINTETIZZANO L’AMPIO SPETTRO DI ATTIVITÀ DEL GRUPPO KESSEL CHE CONTA OGGI CIRCA 200 PERSONE ED È UNO DEI PIÙ DINAMICI DEL TICINO. CI RACCONTA TUTTO RONNIE KESSEL

Ticino Welcome segue le attività di Kessel Auto dal 2010.

In questi quasi 15 anni come è avvenuta, sotto la sua guida, la crescita del Gruppo fino a diventare una delle realtà più dinamiche del Ticino? «È necessario premettere un’importante considerazione. In questo periodo il mondo dell’automotive è profondamente cambiato e di conseguenza anche noi abbiamo scelto di modificare le nostre strategie per cogliere le opportunità offerte dal mercato al fine di poter rispondere nel modo più esauriente alle richie -

ste della nostra clientela. Il primo aspetto di cui tener conto è stata dunque la necessità di concentrarci prevalentemente su un solo marchio, nel caso nostro Ferrari, in considerazione del fatto che ormai tutte le grandi case automobilistiche dispongono di una gamma completa di modelli, così da soddisfare ogni segmento del proprio pubblico di riferimento. Il secondo elemento riguarda l’imprescindibile necessità di valorizzare tutte le potenzialità di questo marchio, il che significa offrire una gamma di prodotti e servizi davvero a 360°, che per semplicità e chiarezza abbiamo voluto sintetizzare con l’acronimo CARS».

Partiamo dunque dalla C di Classic…il vero e proprio cuore o centro delle vostre attività…

«Nella sede dov’è nato il Gruppo Kessel, trova spazio il dipartimento che cura le auto storiche, un luogo dove i nostri artigiani si occupano delle vetture che rappresentano la storia e il patrimonio più importante di Ferrari. E, sono contento di annunciarlo, nella prossima primavera inaugureremo a Grancia la nuova sede di questo dipartimento con a disposizione ben 11 lift per poter mettere in lavorazione contemporaneamente altrettante vetture. Garantiamo un servizio completo, attento, su misura: i nostri carrozzieri, motoristi, cambisti, battilastra sanno assistere il cliente nella scelta delle operazioni da eseguire, sia che si

tratti della manutenzione regolare o di un restauro completo. Un servizio personalizzato completato anche con la possibilità di avere l’assistenza a domicilio del cliente, in caso di esigenze specifiche. Ma la globalità del nostro approccio al mondo delle auto classiche prevede anche l’assistenza nel caso dell’acquisto di un’auto d’epoca, un percorso affascinante ma anche complicato, aiutando a comprendere lo stato di conservazione e l’originalità e pianificando e in anticipo di quali cure avrà bisogno la vettura. E, ancora, possedere un’auto classica significa entrare a far parte di un mondo tutto speciale di appassionati per il quale organizziamo vari tipi di eventi che vanno dai raduni ai tour fino alla partecipazione a competizioni come per esempio la leggendaria Mille Miglia oppure, su un altro versante, il Concorso d’Eleganza di Villa d’Este».

La vendita di auto di prestigio resta un punto di forza del Gruppo Kessel… «Assolutamente sì. Fin dal 1986 ci occupiamo della vendita di vetture sportive e oggi siamo concessionari ufficiali, oltre che di Ferrari, di marchi come Maserati e Pagani. Nel primo caso di tratta di vetture di alta

qualità ed elevate prestazioni ma particolarmente adatte anche ad utilizzo di tutti i giorni, nel secondo caso di un marchio esclusivo che rappresenta un vertice assoluto nella produzione artigianale di auto straordinarie. I consulenti di Kessel Auto sono in grado di consigliare al meglio in base ad ogni specifica esigenza e la stretta collaborazione con il reparto dedicato al Service aiuta anche a trovare le migliori auto usate».

Le competizioni fanno parte storicamente del DNA di Kessel… «Senza alcun dubbio. La partecipazione ai più importanti campionati si è andata ampliando dal 2000, quando è stato fondato il reparto Racing, e oggi siamo presenti non solo a livello europeo ma mondiale. Basti pensare al GT World Challenge o al WEC, con competizioni sui più famosi circuiti di tutto il mondo tra cui la mitica 24 Ore di Le Mans. Fanno parte della nostra scuderia affermati piloti professionisti ma anche amatori che possono vivere l’esperienza di partecipare a eventi su pista e il nostro reparto offre loro tutto il supporto necessario tecnico e sportivo».

Infine la S di Service…

«Abbiamo volutamente scelto di estendere il concetto di service riferito ad un concessionario automobilistico. All’interno della nostra struttura dedicata all’assistenza sono presenti le migliori attrezzature all’avanguardia per la diagnosi e per gli interventi di manutenzione di ogni tipo di vetture, dalle più veloci supercars alle berline. Ma al tempo stesso garantiamo altri servizi come lo storage o il trasporto di autovetture. E poi c’è l’intera area degli eventi, in Svizzera e in tutta Europa, che rispondono perfettamente a quel desiderio di com -

munity che coinvolge in modi e forme diverse gli appassionati di tutti i nostri marchi. Gli eventi rappresentano per noi un importantissimo elemento di differenziazione e di fidelizzazione della nostra clientela».

In questo processo di espansione si inserisce l’apertura di una nuova sede a Zugo. Quali sono le ragioni di questa scelta e gli obbiettivi che vi siete proposti di raggiungere con questa concessionaria?

«Molti dei servizi da noi offerti hanno ormai assunto una dimensione internazionale ed in questa prospettiva è risultato quasi naturale come primo passo superare il Gottardo e guardare al resto della Svizzera. In questo senso Zugo gode di una posizione strategica molto favorevole, lungo il percorso che da Lugano porta a Zurigo. Anche a Zugo avremo presto 11 lift per una completa assistenza alle vetture stradali e il prossimo anno inaugureremo una nuova prestigiosa sede».

Una novità da poco tempo introdotta riguarda la possibilità di acquistare auto pagando in criptovalute. Perché questa scelta e quali vantaggi potrà apportare?

«È stata una sollecitazione proveniente da Ferrari e ci siamo adeguati ad una modalità di pagamento ormai diffusa in tutto il mondo, nel

pieno rispetto delle normative emanate dall’autorità finanziaria svizzera. Questa scelta va in ogni caso a rafforzare il ruolo d’avanguardia che Lugano si è proposta di svolgere nel campo delle criptovalute e più in generale delle tecnologie innovative applicate al mondo della finanza».

Un artista indimenticabile

Dimitri è una figura emblematica nel mondo del clown, un maestro che ha dedicato la sua vita all’arte di far ridere e commuovere. Nato in una famiglia di artisti, Dimitri ha scoperto fin da giovane la sua passione per il palcoscenico. Cresciuto tra risate e applausi, ha imparato a conoscere l’importanza dell’umorismo nella vita, non solo come mezzo di intrattenimento, ma anche come strumento di connessione e comunicazione.

Il suo approccio al clown è stato unico: non si limitava a far ridere, ma cercava di toccare il cuore delle persone. Credeva fermamente che ogni clown dovesse essere un narratore, capace di raccontare storie che rispecchiano la condizione umana. Attraverso i suoi personaggi, Dimitri ha affrontato temi profondi come la solitudine, la gioia, la tristezza e l’amore. Il suo stile era caratterizzato da un equilibrio perfetto tra comicità e sensibilità, un mix che riusciva a coinvolgere il pubblico in modo commovente straordinario.

Nella sua presentazione Maurizio Canetta, giornalista, già Direttore della RSI ha scritto: «Dimitri era un artista completo, coraggioso, puro. La sua cifra era la semplicità, una semplicità apparente, perché dietro la poesia di un piccolo gesto c’erano allenamento, studio intenso, ricerca della perfezione. Ha avuto la forza e il coraggio, insieme alla moglie Gunda, di trasferirsi in un piccolo comune come Verscio e fondare un teatro, poi una scuola, quindi un museo comico».

BPS (SUISSE) HA DEDICATO UN ALLEGATO CULTURALE AL PROPRIO BILANCIO ALL’UOMO E AL CLOWN DIMITRI, CAPACE DI IMPRIMERE LA DIGNITÀ DELL’ARTE A UN MODO DI FARE TEATRO CHE MOLTI CONSIDERANO A TORTO SOLO DIVERTENTE. LA MONOGRAFIA È STATA REALIZZATA

A CURA DI ANDREA ROMANO, CONDIRETTORE E RESPONSABILE MARKETING & RELAZIONI PUBBLICHE BANCA POPOLARE DI SONDRIO (SUISSE). DA QUEL TESTO ABBIAMO TRATTO SPUNTO PER PRESENTARE RITRATTO DEL PERSONAGGIO DIMITRI, COME PADRE, ARTISTA, MAESTRO DI TEATRO.

DI EDUARDO GROTTANELLI DE’SANTI

Dimitri non era solo un clown, ma anche un padre molto affettuoso, anche se l’intensità con cui viveva il suo lavoro lo teneva spesso lontano da casa. Come genitore ha insegnato ai figli a guardare il mondo con occhi curiosi e pieni di meraviglia. Le sue esperienze personali si riflettono nelle sue performance, dove i temi della famiglia e dell’educazione sono sempre stati centrali. In qualità di maestro, Dimitri ha formato generazioni di clown, condividendo con loro non solo le tec -

Ph: © A. Heitmann

niche di base, ma anche l’essenza dell’arte del clown. Alla base del suo insegnamento c’era l’importanza dell’improvvisazione, della creatività e della capacità di ascolto. Ogni suo allievo doveva imparare a conoscere sé stesso e a capire come utilizzare le proprie esperienze di vita per arricchire le proprie performance. Dimitri affermava sempre che la comicità esiste in ogni persona, bisogna solo cercarne la chiave: insegnava che il clown è un riflesso della società, e che ogni artista ha il compito di portare un messaggio di speranza e di gioia. Un artista unico, capace di mantenere viva la sua anima infantile, elemento fondamentale del suo successo. La sua abilità nel mescolare comicità, magia e interazione diretta con il pubblico lo rendeva un intrattenitore amato da persone di tutte le età.

Dimitri riusciva a creare spettacoli che catturavano l’attenzione dei bambini e facevano ridere gli adulti, creando un’atmosfera di gioia condivisa. La sua capacità di rimanere “bambino” gli permetteva di vedere il mondo con meraviglia e creatività, qualità che trasmetteva in ogni esibizione. Utilizzava colori vivaci, costumi eccentrici e gag esilaranti, facendo leva sull’immaginazione collettiva. Ogni spettacolo diventava un viaggio ludico, dove la risata è il filo conduttore che unisce generazioni diverse». Un ulteriore aspetto da sottolineare è il suo legame profondo e autentico con il Ticino, la sua terra natale. Cresciuto in un ambiente ricco di cultura e tradizioni, ha saputo amalgamare le influenze locali con la sua arte, creando uno stile unico che rispecchia il suo amore per la regione. Il Ticino, ha fornito l’ispirazione per i suoi spettacoli, nei quali integrava elementi tipici della cultura ticinese.

La sua capacità di coinvolgere il pubblico è accentuata dalla familiarità con la lingua dei ticinesi, permettendo a spettatori di ogni età di riconoscersi nelle sue performance. Attraverso il suo lavoro, Dimitri ha promosso quindi anche il patrimonio culturale del Ticino, rendendo omaggio alle tradizioni locali e contribuendo a mantenere viva la magia del clown, unendo così le generazioni in un abbraccio di gioia e spensieratezza

La “Famiglia Dimitri - questo e quello” è il titolo di uno spettacolo, ma sarebbe meglio dire di un progetto nato tanti anni fa, quando Dimitri iniziò a manifestare il desiderio di fare uno spettacolo con i suoi figli e poi girare il mondo. Una sorta di “varietà”, ma diverso dal solito, dove ogni artista era chiamato a mostrare il

“Dimitri

aveva un legame profondo e autentico con il Ticino, la sua terra natale. Cresciuto in un ambiente ricco di cultura e tradizioni, ha saputo amalgamare le influenze locali con la sua arte, creando uno stile unico che rispecchia il suo amore per la regione”.

meglio di sé. Uno spettacolo composto da momenti comici, da musica e acrobazie. La moglie Gunda è stata la sua collaboratrice e sodale più assidua e importante, tre dei cinque figli hanno respirato la polvere del palcoscenico in ogni momento della loro vita e continuano a portare nel mondo i suoi gesti, la sua espressività, la sua poesia. Quando è riunita sul palcoscenico, la famiglia Dimitri comunica la gioia di essere insieme e di darsi al pubblico in modo totale. C’è un fluido che passa e trasforma i ricordi di quegli spettacoli in una lunga storia che si trasmette di generazione in generazione.

Inquadrate il codice QR per scoprire la versione completa dell’inserto culturale di BPS (SUISSE) dedicato a Dimitri.

ESPERIENZE di intrattenimento a 360°

PAOLO SANVIDO, AD DI CASINÒ

LUGANO, RACCONTA L’IMPEGNO

NON SOLO NEI CONFRONTI DI UN GIOCO SEMPRE PIÙ RESPONSABILE

MA FINALIZZATO A TRASFORMARE

LA CASA LUGANESE IN UN PUNTO

DI RIFERIMENTO CITTADINO DOVE

CONCENTRARE UN’ESPERIENZA

DI DIVERTIMENTO COINVOLGENTE

ED EMOZIONANTE.

Possiamo iniziare con uno sguardo generale sul momento che stanno attualmente vivendo le case da gioco in Svizzera?

«In estrema sintesi si può dire che il 29 novembre 2023 il Governo federale ha rilasciato 22 concessioni per i prossimi vent’anni (2025-2044):

20 a case da gioco esistenti e due a nuovi concessionari, i futuri casinò di Winterthur e Losanna. Una concentrazione elevata che assume un particolare rilievo nel caso del Ticino dove su un territorio esiguo abi -

tato da poco più di 350.000 persone, il Ticino vanta ben tre casinò (Mendrisio, Locarno e appunto Lugano) ai quali va aggiunto quello di Campione d’Italia che dista pochissimi chilometri. In generale, tutti i casinò terrestri svizzeri, e non solo, registrano una riduzione del loro fatturato in conseguenza delle modificazioni intercorse negli ultimi anni nei comportamenti dei giocatori e per la crescita della concorrenza da parte dei casinò on line. La tecnologia ha infatti modificato le abitudini delle persone e nel 2019 la Svizzera ha legalizzato per i giocatori elvetici l’offerta di servizi di gioco d’azzardo online. Questa normativa stabilisce che i casinò online devono essere gestiti da provider svizzeri autorizzati, mentre quelli stranieri sono fuorilegge».

Che cosa significa parlare di un approccio esperienziale riservato ai clienti e quali sono i servizi che vengono loro destinati?

«I casinò terrestri non possono essere più soltanto un luogo dove si va a giocare ma devono offrire agli ospiti una vasta gamma di opportunità di intrattenimento tali da rendere la serata divertente e ricca di sorprese. In altre parole, devono offrire un’esperienza globale capace di coinvolgere al tempo stesso fasce di pubblico di diversa età, provenienza, passioni, ceto sociale ecc. Casinò Lugano propone infatti una varietà di opzioni che promuovono il benessere, il confort e il relax degli ospiti. Dalle slot machine ai giochi da ta-

volo, dai concerti agli spettacoli, dalle lotterie alle promozioni interne, dall’accoglienza dedicata al cliente al servizio di valet parking, dalla ristorazione d’eccellenza al servizio personalizzato, c’è sempre qualcosa per tutti i gusti. In quest’ottica l’azienda promuove anche numerose iniziative finalizzate alla promozione di manifestazioni e progetti culturali di diverso genere, come mostre, presentazioni, incontri o conferenze»

Avete lanciato la campagna “io punto al divertimento”. Di che cosa si tratta?

«Questa campagna ben riassume obiettivi e valori della casa da gioco luganese: “Io Punto al Divertimento”, intende comprendere ogni opportunità di intrattenimento vero, coinvolgente, completo, emozionante, con l’obiettivo di regalare sempre momenti di qualità in un ambiente sicuro e accogliente. La campagna, lanciata su diverse piattaforme di comunicazione e media, mira a sensibilizzare i giocatori sull’importanza del gioco responsabile, incoraggiando al contempo molteplici esperienze all’interno del Casinò. Con questo nuovo claim e la campagna associata, vogliamo sottolineare ancora una volta l’importanza del divertimento responsabile mentre invitiamo i nostri ospiti a vivere nella globalità delle diverse offerte tutti gli spazi attrezzati della nostra struttura. Eventi speciali, lotterie, campionati, tornei e promozioni incoraggiano, di fatto, l’interazione e la partecipazione attiva, in totale relax, perché il tempo nella casa da gioco sia eccellente, memorabile e gestito in un ambiente di gioco che rispecchi e addirittura anticipi le aspettative degli ospiti».

Casinò Lugano dedica una grande attenzione ad attività di beneficenza. Quali sono le iniziative che avete già promosso e quelle in programma per i prossimi mesi?

«Ogni anno, a testimonianza del legame che vincola l’azienda al territorio e ai suoi valori, sosteniamo alcune iniziative nel campo della solidarietà. Un esempio di questo impegno sono le aste benefiche di opere d’arte digitale a sostegno della Fondazione per il Bambino Malato della Svizzera Italiana (FBMSI), affinché si raggiungano ulteriori miglioramenti nella ricerca scientifica, nell’esperienza clinica, nello sviluppo tecnologico per il bene di tutti i piccoli pazienti e delle loro famiglie. Oppure l’evento con i “MI-TI-CI against abuse”, associazione ticinese di volontari – bikers di lungo corso e non – che si schiera al fianco dei più deboli e sostiene le vittime di abusi. Da non dimenticare poi le giornate della prevenzione, realizzate in collaborazione con Ingrado - Gat-P, l’Ufficio Divisione Sociale del Comune di Lugano, Irga (Istituto di Ricerca sul Gioco D’azzardo) e Caritas Ticino e finalizzate a promuovere l’informazione con lo scopo di praticare il gioco responsabile, confermandosi un

punto di riferimento per l’intrattenimento sicuro e consapevole».

Si fa un gran parlare di sostenibilità. Quali sono le politiche adottate anche da Casinò Lugano?

«Casinò Lugano ha negli anni incrementato una politica volta a garantire un comportamento previdente, basato su un uso parsimonioso delle risorse all’interno dell’azienda e nell’interazione con tutte le attività esterne, attivando misure finalizzate alla riduzione dei consumi e dell’inquinamento. Inoltre, ha optato, per una mobilità completamente elettrica, scegliendo e mettendo al servizio dei clienti una flotta green che diminuisce le emissioni in atmosfera e limita l’inquinamento acustico. Non ultimo, una partnership con AIL ha permesso di implementare una soluzione energetica innovativa basata sull’energia solare con un impianto fotovoltaico di 124.32 KWp di ultima generazione, che copre una superficie di oltre 260 m² sul tetto del Casinò, riducendo notevolmente la dipendenza dalle fonti di energia tradizionali per una transizione verso un futuro più sostenibile e green, attraverso l’uso di metodologie all’avanguardia».

Non esiste democrazia SENZA LIBERTÀ

UN’UTILE GUIDA PER SCOPRIRE I MECCANISMI DELLE NOSTRE DEMOCRAZIE. È L’ULTIMA FATICA

LETTERARIA DI ADRIANO CAVADINI, EX CONSIGLIERE NAZIONALE, CONVINTO SOSTENITORE

DELLA POLITICA FATTA PER SPIRITO DI SERVIZIO E CON IL DESIDERIO DI DARE UN CONTRIBUTO AL MIGLIORAMENTO DEL PROPRIO PAESE E DELLA SOCIETÀ.

La sua ultima fatica letteraria si intitola Democrazia e libertà. In che modo e in che misura la sua lunga esperienza come politico liberale all’interno delle istituzioni svizzere, a diversi livelli, si riflette in questo libro? «L’idea di scrivere un libro divulgativo su democrazia, libertà e politica scaturisce dai 28 anni vissuti all’interno del Consiglio comunale di Pregassona, del Gran Consiglio e da ultimo dai 12 anni in Consiglio nazionale. L’impressione è che le persone non si rendano conto che la politica tocca anche la loro vita quotidiana di

cittadino, di studente, di lavoratore o di imprenditore. Con esempi concreti e parecchie testimonianze ho cercato di spiegare questo ruolo».

Qual è il significato della parola democrazia oggi, in un’epoca in cui popoli e governanti sembrano avere smarrito il senso della convivenza civile?

«La parola democrazia rappresenta una forma di governo in cui il potere è esercitato dal popolo, tramite rappresentanti eletti liberamente, e che garantisce a ogni cittadino la partecipazione, su base di uguaglianza, all’esercizio del potere pubblico. La democrazia non è mai stata concessa, è stata conquistata sempre a costo di grandi sacrifici, spesso con il sangue. Per avere una vera democrazia occorre che le libertà fondamentali di ogni cittadino siano assicurate e difese dal moltiplicarsi di tendenze autoritarie e di divieti. Oggi purtroppo solo 24 Nazioni su 167 hanno una democrazia completa e 48 una democrazia imperfetta. Poche se si pensa che in tutte le altre Nazioni le libertà sono calpestate quotidianamente da chi è al potere».

In particolare, quale sono i punti di forza della democrazia svizzera e quali gli eventuali elementi di debolezza?

«In un mondo poco democratico e in perenne ostilità tra Nazioni aperte e libere (le democrazie occidentali) e Nazioni chiuse che non rispettano né le libertà, né la volontà, né il parere dei loro cittadini perché dominate da dittatori, la democrazia svizzera è ancora un piccolo esempio di una democrazia forte. La nostra è una democrazia del consenso perché nessun Partito raggiunge la maggioranza assoluta in Consiglio federale o in Parlamento e per governare diventano indispensabili soluzioni che soddisfino una larga maggioranza di deputati e, in caso di votazione popolare, di cittadini. Questa forma di Governo, complicata e lenta, rappresenta però una grande ricchezza perché assicura e tutela i diritti delle minoranze. Anche la salvaguardia del federalismo che, seppur con certe aumentate limitazioni, consente ai Cantoni e ai Comuni di prendere decisioni su temi di loro competenza, è un elemento fondamentale della nostra democrazia. Assieme alla possibilità offerta ai cittadini di votare ogni anno su temi difficili di importanza federale, cantonale o comunale».

Nel libro lei parla di un indice mondiale della democrazia e degli altri regimi. Di che cosa si tratta e come funziona?

«Le indicazioni provengono dall’indice mondiale della democrazia e degli altri regimi del 2022, calcolato annualmente da diversi enti e che si basa su 60 indicatori raccolti per ogni Nazione e raggruppati in 5 categorie principali: processo elettorale e pluralismo, salvaguardia delle libertà civili, funzionamento del Governo e suoi limiti, partecipazione politica e cultura politica. Per ogni indicatore ogni Stato riceve un punteggio da 0 a 10 e l’indice totale è la media degli indici risultanti da ognuna delle 5 suddette categorie. Le 24 democrazie complete hanno un punteggio da 8 a 10 (la Svizzera è 7° con 9.14 punti); quelle imperfette (48) da 6 a 7.99 punti. Tra queste gli Stati Uniti (7.85), l’Italia (7.69) e Singapore (6.22). Seguono i regimi ibridi con un punteggio da 4 a 5.99 che potrebbero diventare delle democrazie o essere fagocitate dai 59 regimi autoritari i quali hanno un punteggio inferiore a 4. Tra questi, la Russia (2.28), l’Arabia Saudita (2.08), l’Iran (1.96), la Cina (1.94), la Corea del Nord (1.08). Altri indicatori confermano i risultati dell’indice delle democrazie. Come l’indice della corruzione, della protezione dei diritti umani, della libertà di stampa, dei diritti e della sicurezza delle donne, della libertà economica».

All’interno di un sistema democratico quale ruolo possono ancora avere i Partiti?

«Il ruolo dei Partiti è assai cambiato negli ultimi 30-40 anni. Ad eccezione degli Stati Uniti, dove 2 Partiti (i democratici e i repubblicani) si dividono l’elettorato e sono diventati molto litigiosi, e della Gran Bretagna, nella quale i conservatori e i laburisti si combattono sempre e alternativamente assumo -

no la responsabilità del Governo. Nelle altre Nazioni occidentali come Francia, Italia e Germania i Partiti storici creati dopo la seconda Guerra mondiale sono in gran parte scomparsi e sono stati sostituiti da altri movimenti e anche da piccole formazioni. In Svizzera tutto sommato, anche se i Partiti storici mantengono ancora una funzione preminente, negli ultimi tempi l’elettorato ha preferito appoggiare movimenti o Partiti più aggressivi e piccole formazioni, come quella dei Verdi. Se in passato e in una forma più limitata i principali Partiti svizzeri assumevano un ruolo fondamentale nella formazione della futura classe politica dirigente è difficile fare previsioni sul loro futuro perché anche da noi aumentano populismo e superficialità».

Nel suo libro lei riporta numerose testimonianze. Quali sono le principali figure di uomini e donne che più hanno influenzato la formazione del suo pensiero liberale?

«È difficile dare dei nomi. All’inizio del libro ne ho indicati 9 a livello internazionale. Un ruolo fondamentale l’hanno avuto in Svizzera nel 1848 i liberali che in tempi brevissimi sono stati capaci di preparare e adottare la prima Costituzione federale e di gettare le basi dello Stato nazionale. Ricordo Winston Churchill: un grande uomo di Stato che ha avuto un ruolo fondamentale nel difendere con forza e determinazione le libertà e la democrazia nel mondo».

Infine, anche se sembra essere sempre più difficile fare previsioni, quale futuro intravvede per i regimi democratici?

«Il futuro dei regimi democratici è difficile. I cittadini devono com -

“La democrazia non è mai stata concessa, è stata conquistata sempre a costo di grandi sacrifici, spesso con il sangue”.

prendere che le nostre libertà non sono acquisite per sempre; il rischio di derive autoritarie c’è e perciò dobbiamo combattere per salvaguardare le libertà, la democrazia e le nostre istituzioni. L’assenteismo, il menefreghismo, il dilagare di un crescente individualismo, il populismo rappresentano grossi pericoli per la democrazia che, come ha ricordato Luciano Violante “…è come l’aria: ti accorgi che esiste quando comincia a mancare”. In conclusione per salvaguardare la libertà e la democrazia tutti devono partecipare alla gestione delle nostre istituzioni sia votando, sia assumendo cariche politiche. Se tutti stanno soltanto a guardare e nessuno partecipa la democrazia non può funzionare».

DI ROMANO PEZZANI

LA REGINA DEL CURLING

JANINE BIANCHETTI-OSWALD, TRE VOLTE CAMPIONESSA SVIZZERA

E MEDAGLIA DI BRONZO AI MONDIALI DI CURLING, INCARNA

PERFETTAMENTE QUESTO SPORT CHE RICHIEDE STRATEGIA E PRECISIONE. NATA IN SVIZZERA INTERNA, MA DA TEMPO RESIDENTE IN TICINO, LA ROSSOCROCIATA HA PARTECIPATO A TRE EDIZIONI DEI CAMPIONATI DEL MONDO, DIMOSTRANDO TALENTO E PASSIONE.

Definito gli “scacchi sul ghiaccio”, il curling vede due squadre di quattro giocatori, guidate dallo “skip”, sfidarsi a far scivolare pesanti pietre di granito verso un bersaglio circo -

lare sul ghiaccio, la “house”. Disciplina olimpica dal 1998, questo sport nobile vanta una lunga tradizione in Svizzera, con oltre 200 club, 10.000 giocatori e un ricco palmarès di medaglie iridate e olimpiche.

Janine, come si è avvicinata al curling?

«Sono nata e cresciuta a Zugo insieme alla mia gemella Helga, a pochi metri dalla pista di ghiaccio. Mio padre ci portava a vedere le partite, e l’idea di praticarlo ci ha

subito stuzzicate. Abbiamo iniziato a 14 anni, eravamo tra le prime ragazze in Svizzera».

Il nome Oswald è legato alla storia del Curling Club Zugo, fondato nel 1966. Quali sono i suoi ricordi più belli?

«Con Helga abbiamo vinto due titoli svizzeri juniores, partecipando ai Mondiali del 1990 in Canada e a quelli del 1992 in Germania, dove abbiamo conquistato il bronzo. Helga ha vinto anche l’argento nell’edizione del 1991 in Scozia. Vestire la maglia rossocrociata è stato un grande onore. I miei zii Werner e Rolf Oswald hanno pure disputato due edizioni iridate».

Nel 2024, a 32 anni dal suo ultimo titolo nazionale, è tornata a vincere il campionato svizzero, questa volta nella categoria Over 50. Una bella impresa!

«È stato un dono inaspettato. Avevo ripreso a giocare per diletto nel 2021 a Chiasso: quando una mia amica mi ha proposto di unirmi alla sua squadra di Morges per il torneo nazionale, ho accettato subito. Abbiamo giocato benissimo nelle fasi cruciali della competizione e siamo state addirittura premiate con la medaglia d’oro. Un’emozione ancora più intensa del primo titolo, perché mi ha permesso di disputare un altro Mondiale».

A Östersund, in Svezia, una delle nazioni più rappresentative del curling, la Svizzera ha sfiorato il podio.

«Abbiamo superato proprio la Svezia nei quarti, ma nella finale per il bronzo siamo state sconfitte dalla Scozia per 6-3, che ci ha sorpreso con un parziale di 3-0 nel secondo degli otto “end”. La nostra squadra di Morges, che di fatto componeva in blocco la nazionale svizzera, ha dato tutto. Ora ci concentriamo sugli assoluti nazionali del 2025, dove cercheremo di difendere il titolo».

spetto per gli avversari. “The spirit of curling” si manifesta anche nell’ammissione dei propri errori, affrontando in modo corretto le partite e riconoscendo con un complimento le mosse vincenti dei rivali. Inoltre, il gioco si distingue per l’auto-arbitraggio, che richiede ai partecipanti un alto livello di integrità e sportività. Al termine di ogni partita, i vincitori hanno l’obbligo di offrire da bere agli sconfitti. Questa tradizione unisce le squadre in un momento di convivialità, a simboleggiare l’amicizia e la stima che trascendono la competizione».

I Mondiali in Svezia dello scorso aprile sono stati un’esperienza memorabile, disputati in contemporanea con quelli della categoria élite nel doppio misto.

Cosa la affascina del suo sport?

«Il fair play è una componente fondamentale del curling, tanto da avere un codice etico che promuove il gioco leale, l’onestà e il ri -

«Sono stati dieci giorni emozionanti con le mie compagne di nazionale Daniela Rütschi-Schlegel, Caroline Dryburgh e Corinne Anneler. Purtroppo, Laurence Bidaud ha dovuto rinunciare all’ultimo momento, ma lo spirito di squadra ha prevalso in un ambiente animato da oltre 350 giocatrici e giocatori. È stato bello ritrovare avversarie che avevo già incontrato ai Mondiali del ’90 e del ’92».

Suo marito, l’avvocato Gian Maria Bianchetti, è stato un grande sostenitore in questa spedizione scandinava.

«Gian Maria era presente a Östersund come tifoso. Mi ha sempre appoggiata, anche nella scelta di riprendere a giocare. Mi alleno a Chiasso e partecipo a diversi tornei in Svizzera, e lui non manca mai. Recentemente, ha iniziato a praticare il curling, quindi ora possiamo prepararci insieme».

Oltre allo sport, condividete anche l’ambito professionale… «Esattamente. Mi sono trasferita in Ticino proprio per ragioni di lavoro. Quando mio marito ha aperto lo studio legale a Lugano nel 1999, ho deciso di seguirlo e di mettere a frutto le mie competenze. Il mio ruolo al suo fianco è prevalentemente amministrativo, ma mi occupo anche di alcuni clienti e consigli di amministrazione. È un’attività che mi piace e che mi stimola, perché ho sempre avuto una forte motivazione a impegnarmi in ambito professionale».

Un altro grande progetto è iniziato nel 1998 con la nascita del vostro primogenito Emanuele, seguito da Giancarlo e Giorgia. «La famiglia è una fonte di grande energia. Siamo orgogliosi dei nostri figli, che hanno praticato diversi sport, tra cui la vela, il basket, la danza moderna e anche il curling. Emanuele è un arbitro di calcio appassionato e impegnato ogni finesettimana. E da 12 anni la nostra casa è allietata da Buddy, il nostro cagnolino».

I sogni di una ragazza di Zugo che ha iniziato a viaggiare grazie allo sport si sono realizzati… «Mi considero una donna felice. Ho avuto la fortuna di conoscere persone positive e soprattutto mio marito Gian Maria. Sorrido quando penso alle prime trasferte in treno con Helga: la gente ci guardava con le scope e ci chiedeva se pulissimo le carrozze! All’inizio era imbarazzante, ma le vittorie ci hanno ripagato della nostra passione per il curling. È uno sport che richiede concentrazione, precisione e spirito di squadra. Si adatta a tutte le età e livelli di forma fisica, e offre un’esperienza unica e coinvolgente».

IL PRINCIPE FILIPPO

E LA “RINASCITA” DI JANINE

Il Principe Filippo, scomparso nel 2021 all’età di 99 anni, nutriva una grande passione per gli sport equestri, in particolare per attacchi, che ha praticato a livello internazionale. Durante la sua lunga vita al fianco della Regina Elisabetta II, con la quale ha trascorso 73 anni a Buckingham Palace, il Duca di Edimburgo si è distinto per il suo impegno nella promozione di altre attività sportive. E proprio il Principe Filippo, in occasione di una serata di gala a Lugano nel 2005, ha giocato un ruolo fondamentale nel rilancio della carriera agonistica di Janine Bianchetti-Oswald. «Ebbi l’onore di cenare al suo fianco durante un evento del WWF International, di cui era presidente», racconta la rossocrociata. «Parlammo a lungo di curling, e il Principe si mostrò interessato ai risultati che avevo ottenuto con la mia gemella Helga». «Sarebbe bello che lei continuasse con il suo entusiasmo e il suo talen-

to», le disse il Duca di Edimburgo con un sorriso. «Quelle parole mi rimasero impresse», confessa Janine, tre volte campionessa svizzera. «All’epoca, però, avevo già tre figli e mio marito aveva appena aperto il suo studio legale a Lugano. Non era facile riprendere l’attività agonistica». Ma il desiderio di tornare a competere ai massimi livelli non si spense mai. «Con mio marito Gian Maria abbiamo ricordato spesso quel nostro incontro con il Principe Filippo. E tre anni fa ho deciso di ricominciare». La scelta si è rivelata vincente: oro immediato ai Campionati svizzeri e partecipazione ai Mondiali 2024 in Svezia, con un eccellente quarto posto. «Un risultato che mi riempie di orgoglio, come il bronzo iridato del 1992 in Germania», conclude la campionessa. «E che, in un certo senso, dedico anche al Principe Filippo, che con le sue parole ha contribuito a riaccendere la mia passione per il curling».

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La scuola ticinese tra ideologia, proposte, aspettative e realtà

QUELLO DELLA SCUOLA È STATO INDUBBIAMENTE UNO DEI PRINCIPALI

TERRENI DI CONFRONTO TRA POLITICA E SOCIETÀ CIVILE DELL’AUTUNNO: IL DIBATTITO È INFATTI ANDATO SVILUPPANDOSI CON CRESCENTE

INTENSITÀ SIA SUL PIANO NAZIONALE SIA SU QUELLO CANTONALE E SI È

GIÀ RITAGLIATO UNO SPAZIO IMPORTANTE AI VARI LIVELLI ISTITUZIONALI E SUI MEDIA DEL PAESE. IN ACCORDO CON LA REDAZIONE HO PERCIÒ

RITENUTO QUESTO TEMA DECISAMENTE INDICATO PER INAUGURARE

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CHE AVRÒ IL PRIVILEGIO DI COORDINARE E DI MODERARE.

DI ENRICO CARPANI

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della Tavola

Rotonda

Organizzare una discussione nell’ambito di una serata pubblica su un argomento così importante, in grado di raggiungere e stimolare le persone per la sua trasversalità sensibilità e aspettative molto diverse, significa soprattutto tentare di allestire una formazione di ospiti che rappresentino il più ampio spettro di competenze, ruoli e opinioni all’interno di un universo estremamente variegato come quello scolastico, che di fatto tocca appunto tutte le componenti – e dunque le problematiche – della nostra struttura sociale.

Chi deve fare la scuola, come e per chi? In questa domanda, che potrebbe sembrare banale, è racchiusa in fondo la traccia imprescindibile di qualsiasi tentativo di analisi: di certo la politica, evidentemente chiamata a regolamentarne il funzionamento, idealmente affiancata e sostenuta dai principi della didattica, che attraverso le modalità di insegnamento ne garantisce la dinamica verso la costante evoluzione, il mondo del lavoro, che ne è il maggior beneficiario, e poi gli allievi e le loro famiglie. Tutti, insomma, senza eccezioni e senza la possibilità per alcuno di chiamarsi fuori da un gioco che gioco non è. Per provare ad abbozzare delle risposte - generali in merito all’argomento ma anche precise sulla base delle prevedibili sollecitazioni da parte del pubblico - in quella che non si voleva assolutamente trasformare in una tribuna politica abbiamo perciò invitato alcuni protagonisti del mondo della scuola ticinese, concentrando la nostra attenzione sul livello medio, professionale e medio superiore: due alti funzionari del DECS ( Tiziana Zaninelli, Caposezione Insegnamento medio e Paolo Colombo, Direttore Formazione professionale), un ex Direttore di Liceo (Aurelio Sargenti, già alla guida della sede Lugano 2) e il Vicepresidente dell’associazione La scuola (Matteo Mozzini, Vicedirettore Arti&Mestieri), affiancati da Pierfranco Longo, Presidente della Conferenza cantonale dei Genitori e da Gianni Righinetti, Vicedirettore del Corriere del Ticino, attento osservatore della realtà ticinese. Se l’entrata in materia del dibattito è risultata piuttosto positiva e incoraggiante sulla qualità della nostra scuola nel suo insieme, con i giudizi

espressi dalle rispettive prospettive confortati da dati oggettivi che hanno permesso di sottolinearne il buon posizionamento a livello nazionale, la completezza e l’affidabilità del sistema, sul tavolo sono poi rapidamente scivolati i due soggetti cui sono stati dedicati i successivi interventi dei relatori: il primo, quello dell’inclusione, più teorico e ideologico, che sta trovando terreno fertile nell’agenda di alcuni partiti politici svizzeri, e il secondo, molto più concreto, che scaturisce da una proposta di riforma della scuola media ticinese presentata dall’associazione La scuola, animata da diversi professionisti nell’ambito dell’educazione.

La discussione che si è sviluppata seguendo questa duplice matrice, solo in apparenza destinata a non poter convergere in una sintesi globale sulle possibilità tecniche ma soprattutto sulle responsabilità sociali della scuola, ha inevitabilmente portato in superficie approcci di fondo diversi sulla funzione stessa della delicata fase dell’istruzione dell’obbligo: da una parte quella di inclusione e di accoglienza – termine che è stato utilizzato in diverse occasioni –che riesca a non sfavorire gli allievi più dotati, senza cioè che essi abbiano a subire conseguenze o ritardi di sorta nonostante l’eterogeneità delle varie classi stimolando la condivisione e il supporto reciproco, dall’altra quella fortemente indirizzata verso il mantenimento delle migliori condizioni per permettere ai giovani con più risorse di poter performare al meglio, scongiurando il rischio di un livellamento generale verso il basso. Estremamente interessanti, proprio da questo punto di vista, le divergenze affiorate in particolare nei contributi del Presidente della Conferenza cantonale dei Genitori, che ha auspicato l’importanza del sostegno verso i casi di maggior fragilità evocando spesso le problematiche legate alle difficoltà di molte famiglie e il crescente disagio di alcune fasce giovanili, e del commentatore

giornalistico, portavoce di perplessità e preoccupazioni su un paventato impoverimento della qualità forse meno circostanziate ma altrettanto plausibili, anche se forse più sul piano assolutamente legittimo delle sensazioni e dei dubbi che su quello dei riscontri concreti.

I rappresentanti del mondo scolastico, dal canto loro, hanno ribadito la capillarità e l’efficacia di un’organizzazione che è in grado di interagire all’interno della sua stessa struttura e di offrire molteplici opportunità a ogni studente ma anche la necessità di una miglior comunicazione che consenta alle famiglie di conoscere meglio i diversi percorsi percorribili a livello individuale. Di fronte alla proposta dell’associazione La scuola – che vorrebbe ridurre da 33 a 30 le ore di insegnamento settimanali per permettere l’introduzione di spazi pomeridiani da dedicare alla ricerca e allo sviluppo delle peculiarità di ciascuno in campo professionale, artistico o sportivo – non hanno poi mancato di esprimere le loro inquietudini in merito alla sostenibilità pratica della medesima, che ridurrebbe l’entità della presa a carico da parte dell’istituzione scolastica. Un punto, questo, che unitamente ai malumori per i tagli previsti dal preventivo cantonale nell’ambito della formazione e ai carichi sempre più gravosi per i docenti è spesso affiorato nei numerosi interventi del pubblico a conclusione di una tavola rotonda che pur senza l’ambizione di individuare risposte definitive a un problema di grande impatto sociale come quello della scuola ha certamente avuto il merito di contribuire al confronto pubblico e libero da qualsiasi condizionamento politico tra tutti gli attori del delicatissimo ecosistema educativo del Cantone.

Europa, un vaso di coccio TRA VASI DI FERRO

LE RECENTI ELEZIONI NEGLI STATI UNITI SEGNANO UNA SVOLTA POLITICA

RADICALE E DI VASTA PORTATA PER L’AMERICA STESSA E PER IL MONDO IN PREDA A PROFONDI SQUILIBRI E INSTABILITÀ NEGLI ULTIMI DUE DECENNI, A PARTIRE DALL’ATTENTATO DELL’11 SETTEMBRE ALLE TORRI GEMELLE.

DI MORENO BERNASCONI

Il 5 novembre scorso gli elettori e i Grandi elettori americani hanno segnalato la volontà inequivocabile di un cambiamento di politica in settori chiave: pugno di ferro verso l’immigrazione clandestina; priorità alla manodopera indigena e agli interessi nazionali; abbattimento della burocrazia statale e priorità alla libera iniziativa economica, segnatamente in settori economici a forte impatto innovativo e prioritari nella competizione mondiale del futuro.

L’appello al MAGA (Make America Great Again) di Donald Trump ha avuto un esito elettorale al di là di ogni previsione: i Repubblicani tornano al potere con una netta maggioranza sia al Senato che alla Camera, ciò che dà a Trump una legittimazione politica e un grande margine di azione per realizzare una svolta nei settori chiave della sua politica che i rapporti di forza durante il suo primo mandato non gli avevano permesso di fare.

L’ampiezza della vittoria di Trump è incredibile se si pensa che era politicamente morto dopo l’assalto a Capitol Hill e la cascata di accuse e condanne giudiziarie. Ma se oggi si ritrova in una tale posizione di forza, ciò è dovuto, più che a meriti propri, ai demeriti e alla miopia del-

la vecchia nomenklatura liberal americana, arricchitasi con la globalizzazione e ormai imbolsita, incapace di cogliere la profonda frustrazione dei ceti popolari e la classe lavoratrice (i “blue collar”, non solo bianchi ma anche latinos e afroamericani), vittime degli effetti perversi della globalizzazione. I mercati hanno brindato alla svolta; gli USA ne sono usciti (per ora) rafforzati anche agli occhi degli autocrati che dominano il nuovo disordine mondiale: Xi Jin Ping, Putin, Jong Un, Erdogan, Khamanei, Bin Salman... I quali ritrovano un leader occidentale che incute timore come loro e per questo viene da loro rispettato. Lupo non mangia lupo. Che questa nuova configurazione possa chiudere rapidamente i con -

flitti in Ucraina e in Medio Oriente è ancora presto per dirlo. Ma l’epoca in cui gli USA di Clinton e Biden (Presidente del Senato sotto Clinton) volevano umiliare la Russia post sovietica riducendola a potenza regionale è conclusa.

E da diversi anni gli Stati Uniti non dipendono più dalle importazioni del petrolio mediorientale: sono diventati esportatori di gas di scisti. Non è un caso se durante il suo primo mandato Trump abbia promosso i cosiddetti Accordi di Abramo fra Israle e alcuni Paesi del Golfo (che l’Iran e Hamas temevano come la peste). L’Iran degli Ayatollah (in preda a contestazioni esterne e interne molto forti) ha molto da temere dall’America del nuovo Presidente Trump. Quanto agli interessi degli Stati Uniti di Trump in Europa, essi sono ed erano già molto ridotti. Si ricorderà la visita del Presidente Trump in Germania, quando ad Angela Merkel che gli chiedeva più soldi americani per la difesa contro la Russia egli rispose poco candidamente che non capiva perché gli USA dovessero difendere l’Europa da Putin quando la Germania si era resa dipendente e ricattabile dalle

forniture energetiche russe. Nel nuovo contesto mondiale, con Donald Trump leader di un’America che vuole tornare grande, rimanere grande difendendo la supremazia del dollaro contro il tentativo della Cina e i suoi alleati di creare un contropotere economico-finanziario e vincendo (anche grazie a Musk) la sfida dell’egemonia tecnologica con Pechino, quale sarà il posto e la forza contrattuale dell’Europa? Per citare il Manzoni nei Promessi Sposi, nel nuovo contesto geopolitico mondiale, l’Europa si presenta come “un vaso di terracotta, costretta a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro”.

Solo un paio di decenni fa, l’Unione europea, economicamente forte grazie al mercato unico, alla spinta propulsiva della riunificazione della Germania e al tandem franco-tedesco, aveva sogni di gloria e si immaginava come terzo polo fra USA e Cina. Si vantava di essere la custode dei diritti umani e della svolta ecologica respingendo sdegnosamente l’idea di un Accordo transatlantico con l’America del capitalismo selvaggio e delle multinazionali insensibili alla protezione ambientale. Quell’Europa si ritrova oggi politicamente fragilissima ed economicamente in ginocchio anzitutto perché la propria nomenklatura non ha preso sul serio - come in America - le ragioni delle classi lavoratrici (basti guardare chi ha stravinto le elezioni francesi: sovranisti e populisti di destra e di sinistra) e la necessità di trovare risposte concrete e concertate a un incontrollato afflusso migratorio. In secondo luogo, i dirigenti politici europei hanno ignorato l’importanza di tre pilastri fondamentali per la forza di ogni paese - approviggionamento energetico proprio, materie prime e capacità di difesa autonoma

- esternalizzandoli e consegnandosi nelle mani dei lupi, degli orsi, dei draghi (e degli odiati Yankees) che a parole criticavano per il mancato rispetto dei diritti umani e/o della protezione dell’ambiente. L’Europa resta col cerino spento in mano per aver non aver fatto i conti con la realtà dei fatti e aver delegato ad altri compiti vitali non delegabili. Non serve a molto dichiararsi i campioni della lotta contro i cambiamenti climatici sanciti dagli Accordi di Parigi per la riduzione dei gas serra se si chiudono le centrali nucleari anzitempo (che non producono CO2) per poi dover potenziare il carbone e mendicare al barbaro Putin il gas mancante. Come si è rivelata gravemenete controproducente la fuga in avanti unilaterale delle auto elettriche europee quando non si dispone di riserve di energia elettrica e semiconduttori sufficienti per sostenerla. Stabilendo rapporti privilegiati con la Cina (che ha la supremazia sulle materie prime per la transizione elettrica) se poi si è costretti ad alzare i dazi contro le auto elettriche cinesi per tentare di salvare il proprio comparto automobilistico in grave crisi. L’Europa ha peccato di un diniego di realtà che oggi pesa sulla propria crisi economica. Ma la crisi politica è altrettanto grave. L’instabilità e la debolezza della legittimazione politica dei Governi dei Paesi dell’UE e in particolare di quelli più popolosi (a parte paradossalmente l’Italia, dove il Governo perdura da più di due anni) è flagrante. La Francia è in una situazione senza precedenti, dove il Presidente della Repubblica non solo non ha una maggioranza in Parlamento, ma fa governare un Governo fantoccio di impronta conservatrice che sta in piedi (si fa per dire) solo grazie alla rinuncia al veto da parte del Fronte nazionale di Le

Pen e a dispetto delle accuse di tradimento degli elettori della sinistra estrema di Mélanchon.

In Spagna governa una coalizione capeggiata dal socialista Sanchez rabberciata per impedire al vincitore delle elezioni, il Partito Popolare conservatore di Feijòo, di guidare una coalizione di destra. Sanchez ha potuto costituire il suo governo solo grazie all’appoggio dei sette deputati indipendentisti di Puidgemont, già indagato per terrorismo, in cambio di un’amnistia per i separatisti catalani, annuncio di amnistia che ha spaccato il Paese. La Spagna è un Paese politicamente lacerato, come dimostrano anche le imponenti manifestazioni di piazza e le violente contestazioni a Re Felipe dopo le alluvioni di due mesi fa. La Polonia è guidata da un Governo Donald Tusk, che ha riunito una coalizione europeista di centro sinistra per contrastare i vincitori delle elezioni, il partito sovranista e conservatore di Jaroslaw Kaczinski che non è riuscito a riunire una coalizione di centro-destra. Quanto alla Germania - già spaccata in due dopo i risultati delle elezioni nei Länder dell’ex Germania dell’Est dove la destra nazionalista ha stravinto - la coalizione comprendente socialisti, verdi e liberali guidata dal cancelliere socialista Scholz è saltata in aria dopo il licenziamento da parte del cancelliere del ministro delle finanze (e leader del partito liberale) Christian Lindner. Si va verso nuove elezioni in un un contesto politico ed economico tesissimo e da “fin de règne”. In Europa, i sogni di gloria sono svaniti. E con apprensione si teme che Donald Trump possa presto comunicare al vecchio e claudicante continente che alla propria difesa, d’ora in poi, dovrà pensarci da solo.

DA BERNA NUOVI SCENARI GEOPOLITICI

LE RECENTI PRESIDENZIALI AMERICANE APRONO

A NUOVI SCENARI LE ASPETTATIVE PER LE PROSSIME EVOLUZIONI GLOBALI.

Le speranze di pace, un rilancio economico, la frammentazione del dialogo politico e l’emergere

di nuove aree di influenza si mostrano elementi ancora in cerca di uno stabile equilibrio. Abbiamo chiesto un commento ai membri della deputazione ticinese alle Camere federali e riportiamo le risposte ricevute. «Gli americani hanno democraticamente scelto Trump per un secondo mandato», osserva Marco Chiesa deputato UDC al Consiglio degli Stati. «Sorprende l’ampiezza del loro sostegno ma ciò significa che il suo messaggio ha toccato larghe fasce della popolazione. Trump ha promesso crescita economica, una politica incentrata sugli interessi del suo Paese e meno attivismo internazionale. Impossibile prevedere il futuro, ma basta osservare le recenti evoluzioni per avvertire che è in atto uno stravolgimento dell’attuale si -

DI ANDREA GRANDI
Giorgio Fonio
Alex Farinelli
Marco Chiesa

stema economico-politico. Pensiamo al BRICS, l’alleanza tra Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. È evidente che i rapporti di forza tra superpotenze si stiano modificando mentre il nostro continente sta perdendo influenza. Nel prossimo futuro credo ritroveremo un confronto tra Paesi che hanno interessi diversi tra loro, e posso solo augurarmi che la cultura del dialogo, e non quella delle minacce o della forza, assicuri la pace e lo sviluppo reciproco». «La rielezione di Donald Trump avrà un impatto importante sui rapporti internazionali della Svizzera», rileva Alex Farinelli, deputato PLR al Consiglio Nazionale. «Le politiche economiche protezionistiche, già viste durante il suo precedente mandato, potrebbero intensificarsi, creando nuove sfide per le esportazioni svizzere verso gli Stati Uniti che, al di fuori della Europa, per il nostro paese restano uno dei partners principali, se non addirittura il primo. La sua presidenza, caratterizzata da una certa imprevedibilità, potrebbe generare ulteriori tensioni geopolitiche, in particolare nei rapporti con la Cina, con conseguenze indirette anche per la Svizzera. Tuttavia, la difesa degli interessi economici e diplomatici elvetici resterà al centro delle relazioni bila-

terali, in un contesto che richiederà maggiore attenzione e adattamento». Per Giorgio Fonio, rappresentante al Nazionale per Il Centro, «la democrazia è uno dei valori più importanti della nostra società. L’esercizio elettorale, indipendentemente dalle preferenze partitiche personali, è il risultato dell’espressione di una maggioranza di popolazione, e quindi va accettato. Con l’elezione di Trump a 47° Presidente degli Stati Uniti d’America, mi auguro di vedere un ristabilimento degli equilibri nella geopolitica internazionale che da troppo tempo ormai sta mietendo vittime e sofferenza. Penso in particolar modo a quanto sta accadendo nella guerra tra Russia e Ucraina e ai rapporti tra Israele e Palestina. Dal punto di vista economico purtroppo è molto probabile che la politica protezionistica, di cui il Trump ha già dato prova nel precedente mandato, avrà ricadute preoccupanti anche in Europa, per quanto riguarda gli indotti derivanti dagli scambi commerciali con gli USA». «Ho seguito con interesse le recenti elezioni per la presidenza degli Stati Uniti», osserva Simone Gianini, deputato PLR al Nazionale, «e mi rallegro, da un lato, che – differentemente da quattro anni fa – le par -

ti, anche grazie all’atteggiamento del presidente in carica, mirino a una transizione ordinata e collaborativa del potere. Nondimeno, pensando agli interessi, soprattutto economici, ma anche di sicurezza, della Svizzera, mi preoccupano i proclami protezionistici (dazi) e isolazionisti (NATO) del presidente eletto, che spero possa invece, una volta in carica, ancora favorire il libero scambio tra le nostre due nazioni (rispettivamente con le altre che influiscono sui prezzi dei nostri prodotti), e la difesa del nostro continente coordinata dal Patto Atlantico».

«Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca», è l’opinione di Piero Marchesi, eletto al Nazionale per la UDC, «non causerà grandi scossoni nella politica interna americana, ma avrà un impatto su quella estera, in particolare nel conflitto tra Russia e Ucraina. In questo scenario vedo un’opportunità per la Svizzera e l’Europa: se la guerra dovesse terminare a breve come Trump ha annunciato di voler provare a fare, si creerebbe una maggiore stabilità geopolitica, con una conseguente riduzione degli enormi costi legati alla politica dell’asilo, che ci permetterebbe di rimpatriare i circa 70.000 cittadini ucraini con lo Statuto S.

Paolo Pamini
Piero Marchesi
Simone Gianini

Oltre a ciò si potrebbe ritornare a una stabilità nella fornitura di energia con la conseguente riduzione dei costi a carico di cittadini e PMI». «Va precisato» dichiara Paolo Pamini, rappresentante UDC al Nazionale, «che nella elezione di novembre non è stato eletto il Presidente USA bensì il Collegio elettorale, composto dai rappresentanti degli Stati che lo eleggeranno ad inizio 2025, e quindi sino al suo insediamento ufficiale Donald Trump resta un President Elect. Per quanto riguarda gli aspetti geopolitici internazionali, credo che sia una notizia migliore di un’elezione di Kamala Harris. Mi aspetto una fine abbastanza rapida del conflitto ucraino, verosimilmente con una soluzione simile alla Corea. Inoltre, potrebbe avvenire una riduzione dei mezzi finanziari alla NATO, il che quieterà certi animi. In generale, i quadri economici svizzeri si aspettano un ambiente economico più favorevole». «Il risultato elettorale dimostra che la narrazione manipolata pro-Harris, che i media mainstream europei hanno propinato per mesi, non corrispondeva alla realtà sul territorio americano», commenta Lorenzo Quadri, deputato al Nazionale per la Lega dei Ticinesi. «Ora mi atten-

do che il nuovo presidente USA, coerentemente con le promesse elettorali, dedicherà la propria attenzione principalmente alla situazione interna, assumendo una posizione più isolazionista che imperialista. Se questo sarà un bene o un male per la Svizzera, lo si vedrà. Da un uomo d’affari quale è Trump, mi aspetto una propensione alla sottoscrizione di accordi di libero scambio senza pretese di legarli alla libera circolazione delle persone o alla perdita di sovranità dei contraenti (sarebbe paradossale per un sovranista). Questo potrebbe aprire possibilità interessanti per il nostro paese».

«Le elezioni presidenziali americane rappresentano senza dubbio un evento di rilievo internazionale», osserva Fabio Regazzi, rappresentate agli Stati per Il Centro. «Con l’elezione di Donald Trump gli equilibri geopolitici e le dinamiche economiche globali verranno senza dubbio influenzati in modo profondo. La sua visione polarizzante, già sperimentata in passato, potrebbe rendere più difficile il dialogo multilaterale. Questo scenario va seguito con attenzione: la stabilità globale e la ripresa economica richiedono un approccio che promuova cooperazione e pragmatismo. La Svizzera, facendo valere la propria neutralità, ha l’opportunità di rilanciare il suo ruolo di mediatrice per contribuire a mantenere dei rapporti internazionali equilibrati, a beneficio anche della piazza economica svizzera e, di riflesso, per le nostre PMI».

Fabio Regazzi
Lorenzo Quadri
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NELLA VITA C’È SEMPRE DA IMPARARE

Come si sente in un periodo così complesso, sospeso tra crisi internazionali, venti di guerra, e dall’altra parte opportunità legate alla digitalizzazione e all’intelligenza artificiale? Si considera ottimista o pessimista?

«In questo momento mi sento esposto e preoccupato, senza avere a disposizione tutti gli strumenti necessari per fronteggiare situazioni che vanno oltre il nostro controllo, come i conflitti e le crisi internazionali, senza dimenticare le distorsioni della nostra politica cantonale e nazionale che in maniera repentina in alcuni casi ci obbligano ad adattare la nostra quotidianità e la nostra gestione aziendale. Tut-

tavia, guardo con ottimismo alle opportunità offerte dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale, che aprono prospettive di crescita significative. Queste sfide globali mi hanno permesso di rivedere a fondo la mia organizzazione: dall’inizio dell’anno, insieme ai miei collaboratori più stretti, abbiamo aggiornato e modernizzato la struttura dei costi aziendali. Pur restando alcuni punti da verificare, considero il 2024 come un anno di transizione, una preparazione al futuro che vedo con ottimismo e interesse, a condizione che vi sia una convergenza tra imprenditoria, politica e, naturalmente, un po’ di fortuna nelle dinamiche internazionali».

Guardando al nostro Cantone, quale periodo stiamo attraversando?

«Il Cantone sta vivendo un periodo complesso. Gli aumenti indiscriminati stanno erodendo un potere d’acquisto già provato da situazioni passate. Mi preoccupa l’incapacità di difendere il territorio dalle influenze esterne. Vedere molte persone spostarsi oltre confine, trascurando il nostro contesto, è fonte di grande frustrazione. Capisco che intervenire non sia semplice, ma dobbiamo adottare misure concrete per tutelarci. Siamo troppo spesso esposti senza un adeguato sostegno da parte delle istituzioni, che dovrebbero proteggere in modo più efficace l’economia del Canton Ticino».

Ph: © Lucrezia Roda

Lei ha espresso critiche sulla gestione della città di Lugano. Cosa ritiene positivo e cosa invece dovrebbe essere cambiato?

«Non ho mai criticato la gestione della città in sé, ma piuttosto l’atteggiamento di alcuni attori, in particolare nell’ambito imprenditoriale e commerciale. Questi non sanno sfruttare appieno le potenzialità del territorio. Ad esempio, la chiusura dei negozi l’8 dicembre mi sembra sintomatica di una mentalità superata. È fondamentale “non morire di privilegi”, come ammoniva il grande manager Sergio Marchionne.

Ci sono aspetti da migliorare, come gli orari di apertura: se i brand internazionali intorno a noi chiudono alle 19, trovo limitante che qui si chiuda alle 17:30. Questo riflette una mentalità da superare. D’altro canto, apprezzo l’ordine e la disciplina sviluppati nel tempo in tutto il Ticino, nonché le opportunità legate al nostro magnifico territorio».

Un tema a lei caro riguarda gli incentivi per rendere il Ticino più attrattivo.

Qual è la situazione attuale?

«Lotto costantemente per mantenere prezzi competitivi a livello europeo, e sono orgoglioso di dire che il 98% dei nostri prodotti adotta prezzi in linea con quelli europei. Tuttavia, ci scontriamo con l’idea diffusa che la Svizzera abbia un potere d’acquisto maggiore rispetto ai paesi confinanti, giustificando così aumenti del 30-35%.

Questo è inaccettabile, soprattutto oggi, quando i consumatori possono facilmente confrontare i prezzi grazie agli strumenti digitali. Siamo in ritardo e il tempo stringe per affrontare queste sfide».

Quali sono le prospettive per il mercato del lusso, in particolare per il settore degli occhiali, che ora include molti marchi prestigiosi?

«“Non amo definire il lusso come tale, preferisco parlare di cose belle…”. Le prospettive per questo mercato sono molto interessanti, ma vedo un rischio legato all’eccessiva concentrazione nella fascia alta. Questo ci obbligherà a fare scelte strategiche, selezionando alcuni marchi a scapito di altri. “L’aria in alto si fà rarefatta” e bisogna essere molto attenti ad offrire sempre una proposta adeguata ad ogni tipo di cliente ed ogni livello di spesa, con l’obiettivo di soddisfare al meglio ogni esigenza».

Quali progetti ha in serbo per la futura crescita del Gruppo Belotti a livello nazionale e internazionale?

«Dopo 36 anni di attività, se troviamo io e mia moglie ancora tantissimi stimoli per continuare ad impegnarci quotidianamente senza tregua è perchè vogliamo dare un futuro a tutta la nostra organizzazione. Mia moglie e mia figlia, che ha concluso in anticipo il suo percorso accademico e ora sta facendo esperienze all’estero, contribuiscono con entusiasmo e visione a questo obiettivo. Guardando al futuro, vedo cambiamenti importanti nel modo di lavorare, dalla telemedicina alla distribuzione di prodotti in nuove modalità. È essenziale continuare a formare i nostri collaboratori e offrire loro opportunità di crescita. L’arrivo di mia figlia porterà sicuramente una visione più ampia, e sono pronto a sostenerla, affrontando ogni passo con razionalità e coerenza, senza porsi limiti, anche a livello geografico».

La vostra azienda può essere definita un’impresa familiare, con la presenza di sua moglie e ora anche di sua figlia. Ha già avviato un processo di ricambio generazionale? «Sì, la nostra è un’azienda familiare, e sia io che mia moglie lavoriamo con dedizione per garantire un futuro stabile a nostra figlia. Tuttavia, il nostro impegno non si limita alla famiglia: pensiamo anche ai nostri collaboratori, fornitori e, soprattutto, ai nostri clienti. Non ho ancora avviato formalmente un processo di ricambio generazionale, ma è chiaro che in futuro voglio aiutare mia figlia a imparare ciò che solo l’esperienza diretta in azienda può insegnare, oltre a quanto appreso sui banchi di scuola».

Infine, tracciando un bilancio personale, di cosa si sente soddisfatto e cosa le manca ancora?

«Fare un bilancio personale è sempre complesso. Ciò che mi soddisfa è l’essere riuscito a imparare molto nel corso della mia vita, nonostante non abbia avuto un’istruzione universitaria. Ho imparato a leggere i bilanci, a gestire le risorse aziendali, e sono in grado di non trascurare nemmeno un dettaglio. Ho anche imparato a dialogare con i miei collaboratori, a scendere a compromessi quando necessario, e a far sposare i valori fondanti dell’azienda Belotti. La mancanza più grande? Il tempo dedicato a me stesso per attività sportive: avrei dovuto prestare maggiore attenzione a questo aspetto, ma sto recuperando con avvincenti partite di tennis».

Tanti approcci diversi AL MONDO DELLA DANZA

GLI SPETTACOLI PROPOSTI

NELLA STAGIONE 2024-25

DA PARTE DEL LAC OFFRONO

UNA STRAORDINARIA

OPPORTUNITÀ PER CONOSCERE

VARIE PROSPETTIVE DELLA

DANZA CONTEMPORANEA

E ALCUNI DEI SUOI PIÙ

PRESTIGIOSI PROTAGONISTI.

Artisti provenienti da parti lontane del mondo, un programma vario e diversificato, grandi classici e idee originali e innovative: tutto questo e molto altro ancora è racchiuso nelle coreografie che tra dicembre e maggio si succederanno nella Sala Teatro del LAC.

Si comincia con il bailaor madrileno Sergio Bernal, considerato il re del flamenco e già primo ballerino del Balletto Nazionale di Spagna, protagonista di Una noche con Sergio Bernal , uno spettacolo affascinante che porta in scena il calore rovente del sole spagnolo, nonché il suo fulgore. Ispirato alla cultura gitana, lo spettacolo presenta vertiginosi assoli e raffinati pas de deux e pas de trois: oltre alle coreografie originali interpretate da Sergio Bernal, come El ultimo encuentro (sulle note di Hable con ella di Alberto Iglesias) e l’assolo El Cisne (sulle celebri note de La Morte del Cigno di Camille Saint-Saëns), entrambe di Ricardo Cue, ci sarà anche un’inedita versione del Boléro di Maurice Ravel, coreografata da Bernal stesso. Tra i ballerini della sua generazione più

influenti sulla scena internazionale, Sergio Bernal è conosciuto e amato in tutto il mondo. Il suo stile unisce il vigore della danza tradizionale spagnola, che ricerca il contatto con la terra, e la raffinatezza estetica del

per formazioni organiche, flessibili e fluide. Dopo Flow (Premio svizzero di danza 2019) e Cosmos (2021), Katarzyna Gdaniec e Marco Cantalupo proseguono la loro collaborazione con il compositore Mathias

balletto classico. Il suo carisma è talmente intenso che, quando appare nella penombra la sua silhouette, esile e possente, il pubblico è già completamente ipnotizzato. Riprendendo le parole del coreografo Ricardo Cue, che firma alcune delle sue coreografie di maggior impatto, Sergio Bernal è “la forza e la bellezza”. A seguire, la pluripremiata Compagnie Linga – fondata nel 1992 da Katarzyna Gdaniec e Marco Cantalupo, incontratisi al Béjart Ballet Lausanne – arriva per la prima volta al LAC con un lavoro il cui titolo, Semâ, si rifà alla danza vorticosa dei dervisci rotanti. Terza tappa di un percorso che esplora le leggi che regolano il movimento di gruppo e la coscienza collettiva dei gesti nello spazio, Semâ è una creazione che unisce musica dal vivo e coreografia

Delplanque, qui accompagnato dal percussionista Philippe Foch, musicista versatile e “attraversatore di territori” della musica tradizionale, improvvisata ed elettroacustica.

Nato per celebrare i trent’anni di Spellbound Contemporary Ballet, Recollection of a falling è invece un programma in due parti con le creazioni di Jacopo Godani, tra i nomi di eccellenza italiana nel mondo, e Mauro Astolfi, direttore artistico della compagnia nonché coreografo capace di coniugare con grande maestria poesia e precisione. La serata si apre con Forma Mentis, esperienza coreografica in cui Jacopo Godani utilizza l’arte della “danza intelligente” come strumento di realizzazione e come mezzo di comunicazione diretta con le nuove

generazioni. Ogni passo, ogni movimento è un’opportunità per esprimere idee e visioni, creando un dialogo dinamico tra giovani danzatori straordinari, il pubblico e le generazioni future. Il programma si chiude con Daughters and Angels, lavoro ispirato dalla lettura di Knowledge and Powers di Isabel Pérez Molina, testo che incrocia un interesse di Mauro Astolfi, coltivato fin da adolescente, rispetto all’immaginario legato alle “streghe”. In scena, una grande seta nera rappresenta il confine immaginario di un luogo dove riunirsi di notte, per nascondersi e decidere come sopravvivere all’ignoranza legittimata: il nero come blocco, opposizione, protesta al potere, al controllo, al mistero; ma anche luogo di sicurezza, riservatezza e misteriosa inaccessibilità.

Tra i massimi esponenti del mondo coreografico, il Béjart Ballet Lausanne torna al LAC con un programma composto da tre strepitosi balletti: il celebre Boléro di Maurice Béjart, su musica di Ravel, Bye bye baby blackbird del coreografo olandese Joost Vrouenraets, sulle note di Johnny Cash, e Béjart et nous, medley del repertorio danzato (e musicale) del fondatore della compagnia, in omaggio alla sua arte coreografica. Dalla sua creazione nel 1987, il Béjart Ballet Lausanne è un punto di riferimento nel mondo della danza. Dalla scomparsa di Maurice Béjart nel 2007, la compagnia preserva la sua eccellenza artistica esibendosi nei maggiori teatri internazionali, tra cui la NHK Hall di Tokyo, il Kremlin State Palace di Mosca, l’Odeo di Erode Attico di Atene, e ricevendo un’accoglienza trionfale. Dal 2024, Julien Favreau è il direttore artistico del Béjart Ballet Lausanne. L’o -

pera di Maurice Béjart è al cuore del repertorio della compagnia, con coreografie emblematiche come

Boléro – originale reinterpretazione dell’opera di Ravel – e altre che il Béjart Ballet Lausanne fa scoprire al pubblico di oggi.

La coreografa e danzatrice franco-svizzera Marie-Caroline Hominal incontra il fratello artista visivo

David Hominal in un autoritratto a quattro mani – una scintilla nel loro rapporto fraterno che sfugge deliziosamente a qualsiasi categoria o aspettativa. Hominal / Hominal è il terzo capitolo di un trittico in cui

Marie-Caroline Hominal invita degli artisti a collaborare con lei, ciascuno nella propria disciplina. In questo caso, la co-creazione è firmata dal fratello David Hominal che, oltre alla pittura seriale, si dedica alla scultura, al disegno, al video, al collage, alla stampa, alla performance e all’installazione.

Marie-Caroline Hominal danza come suo fratello dipinge, con una potenza fragile che permette loro di confrontarsi con i propri modelli.

La narrazione si tinge di una vicinanza familiare: vediamo il cinema, la moda, i sussulti sensibili, la noia banale; pensiamo di poter leggere l’adolescenza, modelli senza tempo, flash esuberanti, risate. Il corpo viene deformato dagli effetti delle luci stroboscopiche, diventando una silhouette o un peso insormontabile.

La compagnia di danza Sasha Waltz & Guests, fondata da Sasha Waltz e Jochen Sandig nel 1993 a Berlino, arriva per la prima volta al LAC presentando Beethoven 7, lavoro dal forte impatto visivo, di grande forza scenografica e d’intensità emotiva, costruito sulle note della celeberrima Settima Sinfonia del grande compositore tedesco. Considerata l’erede per eccellenza di Pina Bausch, la coreografa tedesca Sasha Waltz si distingue per la capacità di indagare le pieghe più nascoste dell’animo umano, la sua meravigliosa vulnerabilità e fragile bellez -

IL PROGRAMMA DEGLI SPETTACOLI DI DANZA

(dal 15 dicembre al 15 maggio 2025)

Una noche con Sergio Bernal

15 dicembre 2024, ore 18.00

Semâ

11 gennaio 2025, ore 20:30

Recollection of a falling Forma Mentis / Daughters and Angels 17 gennaio 2025, ore 20.30

Bye bye baby blackbird / Béjart et nous / Boléro 1 febbraio 2025, ore 19.00

za, e per la capacità di tradurre questa indagine esistenziale in teatro-danza, ponendoci di fronte a questioni e temi universali.

Con Beethoven 7, Waltz prosegue la sua ricerca sulla relazione tra danza e musica: quattordici danzatori della sua compagnia si confrontano con la Sinfonia no. 7 in La maggiore Op. 92 di Ludwig van Beethoven e con le sonorità elettroniche di Freiheit/Extasis, nuovo lavoro appositamente commissionato al compositore cileno Diego Noguera come risposta ai temi e alle domande poste da questo monumento della cultura musicale mondiale.

Infine, torna al LAC il coreografo franco-algerino Hervé Koubi con la sua omonima compagnia che, negli anni, si è guadagnata una fama internazionale combinando danza urbana e contemporanea con immagini potenti, nel segno della sperimentazione. Sol Invictus ovvero come prendersi gioco della morte danzan-

Hominal/Hominal

18 marzo 2025, ore 20:30

Beethoven 7 13 aprile 2025, ore 18.00

Sol Invictus

11 maggio 2025, ore 18:00

do: lo spettacolo celebra, attraverso la danza, l’energia vitale che dobbiamo trovare dentro di noi per affrontare le nostre paure e noi stessi. Mentre l’esplorazione della memoria personale e delle sue radici algerine era servita come base della “Trilogia del Mediterraneo”, in questo suo ultimo lavoro Koubi affronta temi più universali. Koubi afferma che l’ispirazione di questa coreografia è radicata nella sua fascinazione per il cosmo e per tutte le forme di vita. Ancora una volta, Koubi dimostra la sua capacità di mettere insieme un gruppo di danzatori di eccezionale talento, provenienti da tutti i background e angoli della terra, creando un insieme eterogeneo per stile e abilità, ma con la capacità di trovare l’unione nella diversità. Questo mix eclettico include hip hoppers, street dancers, ma anche ballerini che hanno sviluppato la propria formazione e pratica in luoghi estremi come l’Amazzonia e la Siberia.

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Semâ

Ph: © Gregory Batardon

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Beethoven 7

Ph: © Sebastian Bolesch

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Boléro

Ph: © Gregory Batardon

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Sergio Bernal

Ph: © Graham Spicer

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Sol Invictus

Ph: © Christophe Bernard

Ph: © C. Scholz, Zürich

UN GRANDE lavoro di squadra

Dopo aver lasciato il Folkwang Museum di Essen, una delle principali istituzioni museali tedesche, ha accolto con entusiasmo questa nuova sfida, che dal 2018 ha richiesto il suo impegno costante. Un impegno che proseguirà fino a febbraio 2026, quando si avvierà verso la pensione.

È soddisfatto del lavoro svolto?

«Sì, assolutamente, sono molto soddisfatto! Partendo da due ottimi progetti, ho avuto l’opportunità di dar vita a una nuova realtà. Lo staff esistente proveniva da due musei distinti, ciascuno con un proprio approccio e filosofia, quindi è stato necessario riorganizzare e integrare questi elementi per formare una squadra coesa. Abbiamo lavorato intensamente per precisare i compiti, definire il cahier des charges e i vari capitolati; passo dopo passo, siamo riusciti a strutturare ogni aspetto: un organigramma chiaro, una pianificazione economica solida, una programmazione ben definita di contenuti e logistica. È stata una sfida stimolante, che mi ha dato grandi soddisfazioni. E, come ulteriore piacere, ho avuto l’opportunità di vivere in Ticino».

Anche questo ha pesato sulla sua primitiva decisione?

«Ha influito sì, non lo nego. La qualità di vita in Ticino ha avuto un peso nella mia decisione. Venivo dalla Germania, dalla zona della Ruhr, un’area industriale. Qui invece ho

trovato paesaggi splendidi e un’accoglienza calorosa da parte di tutti».

Qual è il compito principale di un direttore di museo come quello di Lugano?

«In un museo come il MASI, la direzione scientifica e artistica è la priorità, come previsto dal mandato. È inoltre fondamentale saper individuare e definire i contenuti per la ricerca, il collezionismo, le mostre e le presentazioni della collezione. Abbiamo lavorato con passione. Tra i progetti più importanti degli ultimi anni c’è stato l’inserimento del MASI nelle reti di comunicazione e di collaborazione a livello svizzero e internazionale».

TOBIA BEZZOLA SORRIDE MENTRE RICORDA IL MOMENTO IN CUI È ARRIVATO A LUGANO PER ASSUMERE LA DIREZIONE DEL MASI – MUSEO D’ARTE DELLA SVIZZERA ITALIANA, NATO DALLA FUSIONE TRA IL MUSEO CANTONALE D’ARTE E IL MUSEO D’ARTE DELLA CITTÀ DI LUGANO.

DI DONATELLA RÉVAY

Quale programmazione è prevista nei prossimi due anni al MASI? «Preferisco rendere noti soprattutto i contenuti delle mostre previste per il 2025. Nella sede LAC, da metà febbraio, è in programma la prima mostra personale in un museo svizzero della pittrice e scultrice Louisa Gagliardi, una delle voci più interessanti della scena contemporanea in Svizzera. A Palazzo Reali, da marzo, seguirà un’altra mostra inedita in ambito museale, dedicata al fotografo ticinese Eugenio Schmidhauser, che ha plasmato l’immaginario del Ticino di inizio secolo, contribuendo significativamente alla promozione del turismo locale. Da aprile ad agosto, al LAC, presenteremo una mostra dedicata a Ferdinand Hodler e Filippo Franzoni, due protagonisti dello sviluppo dell’arte moderna in Svizzera a cavallo tra Ottocento e Novecento. L’esposizione si svilupperà come un dialogo tra opere note e meno note dei due artisti, mettendo in evidenza punti di contatto e divergenze nelle loro pratiche, e offrendo una comprensione approfondita dell’arte svizzera dell’epoca. La mostra racconterà anche l’importante amicizia tra i due, che contribuì all’integrazione degli artisti ticinesi nel contesto artistico svizzero, superando la precedente tendenza a

guardare verso Brera e l’Italia. Sempre al LAC, da settembre fino all’inizio del nuovo anno, ospiteremo una retrospettiva di Richard Paul Lohse, con ottanta opere realizzate dagli anni Quaranta fino alla sua scomparsa nel 1988. La mostra metterà in luce le contingenze storiche, le utopie sociali e l’uso espressivo del colore, elementi chiave del suo metodo artistico rigoroso. Infine, da novembre 2025 a maggio 2026, si terrà a Carona il progetto espositivo ‘Il Paradiso Perduto’ (1968-1978): David Weiss (conosciuto dalla sua collaborazione con Peter Fischli) e gli Artisti di Casa Aprile. Questa mostra celebra il villaggio ticinese, divenuto tra il 1968 e il 1988

CHI È TOBIA BEZZOLA

“Per quanto riguarda il 2026, vorrei lasciare al mio successore, che sarà nominato nei primi mesi del 2025, la possibilità di dare il proprio contributo e lasciare il segno. Attualmente, quindi, sto valutando alcuni progetti ipotetici. Ad esempio, ci sono proposte basate sulla collezione permanente, che possono essere programmate con flessibilità e adattate al contesto”.

Tobia Bezzola nasce a Berna nel 1961. Si laurea in filosofia e storia dell’arte all’Università di Zurigo. Dopo aver lavorato come assistente al dipartimento di filosofia dell’Università di Zurigo ricopre, dal 1992 al 1995, il ruolo di assistente di Harald Szeemann. Dal 1995 è nominato curatore e, successivamente, responsabile del programma espositivo al Kunsthaus di Zurigo. Durante il periodo zurighese cura oltre una trentina di esposizioni di arte moderna, arte contemporanea e fotografia tra le quali si annoverano mostre monografiche su Paul Gauguin, Pablo Picasso, Max Beckmann, Edward Steichen, Alberto Giacometti, Joseph Beuys, Christian Marclay, Thomas Struth, Ed Ruscha e progetti espositivi tematici (Rivoluzione! Italian Modernism from Segantini to Balla; Hot Spots: Rio de Janeiro / Milano – Torino / Los Angeles; FotoSkulptur). Nel 2013 è chiamato a dirigere il Museum Folkwang di Essen, una delle più importanti istituzioni museali in Germania e a livello europeo, dove gestisce un’importante

struttura con attività collezionistiche ed espositive di respiro internazionale (ad esempio, progetti su Gerhard Richter, Albert Oehlen, Robert Frank, Pierre Soulages, Joan Mitchell, La Collezione Pinault, Thomas Schütte, Karl Lagerfeld, Katharina Fritsch, Douglas Gordon, Taryn Simon, Alexander Kluge), dedicando una particolare attenzione alla relazione con i diversi gruppi d’interesse coinvolti e allo sviluppo del pubblico e delle attività collaterali. Da gennaio 2018 è Direttore del Museo d’arte della Svizzera Italiana, MASI, di Lugano e dal 2021 insegna Storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio.

un vivace centro di creatività grazie a Weiss e alla sua comunità di artisti e letterati, che hanno trasformato Carona in un luogo di esplorazione e innovazione artistica».

E per quel che riguarda il 2026, a che punto sono i programmi?

«Per quanto riguarda il 2026, vorrei lasciare al mio successore, che sarà nominato nei primi mesi del 2025, la possibilità di dare il proprio contributo e lasciare il segno. Attualmente, quindi, sto valutando alcuni progetti ipotetici. Ad esempio, ci sono proposte basate sulla collezione permanente, che possono essere programmate con flessibilità e adat-

tate al contesto. Esistono anche possibilità di collaborazioni con altri musei, con i quali è possibile stabilire opzioni per progetti condivisi o partecipare a iniziative già in corso. Al momento, formulo delle ipotesi e offro dei suggerimenti, ma lascio con piacere al mio successore la libertà di realizzarle».

Come si presenta il suo futuro?

«Non ho ancora avuto il tempo di rifletterci con attenzione. Tuttavia, una cosa è certa: non lascerò del tutto il Ticino, perché mi mancherebbe troppo».

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Da sinistra:

Tobia Bezzola, Ludovica Introini e Marco Bischof

Ph: © MASI Lugano, Alfio Tommasini

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Allestimento della mostra

“ Luigi Ghirri. Viaggi”

Ph: © MASI Lugano, Gabriele Spalluto

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“Calder. Sculpting Time”

Da sinistra:

Tobia Bezzola, Ana Mingot Comenge, Marina Carobbio Guscetti, Michele Foletti, Ambassador Scott

C. Miller e Carmen Giménez

Ph: © MASI Lugano, Luca Meneghel

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Ph: © MASI Lugano, Luca Meneghel 03 04

MASI LUGANO / TOBIA BEZZOLA

IL VIAGGIO DI FORMAZIONE DI UNA GIOVANE DONNA

IL MASI LUGANO PRESENTA FINO AL 6 GENNAIO 2025 “HUMERE”, PROGETTO ESPOSITIVO DI JOHANNA KOTLARIS, VINCITRICE DEL PREMIO CULTURALE MANOR 2024 TICINO.

L’artista ha realizzato per l’occasione un nuovo film e una serie di installazioni che restituiscono, in un suggestivo percorso visivo e sonoro, le esperienze di una giovane (anti)eroina contemporanea, Humere. La protagonista del film di Kotlaris, attorno a cui ruota la mostra, è una ragazza zombie, invischiata, emoti -

vamente e fisicamente, in un circolo vizioso alla ricerca di cura, vicinanza e relazioni. Utilizzando un linguaggio cinematografico ispirato al genere del musi -

cal, attraverso le vicende del suo personaggio fittizio l’artista tocca tematiche profonde, come il disagio e le difficoltà del vivere sociale e i paradossi e gli eccessi della società che abitiamo. Come spesso avviene nelle sue opere, il mezzo espressivo attraverso cui capovolgere situazioni e stati d’animo è la lingua. Il termine Humere richiama infatti il verbo latino che significa “essere umido”, ma è al contempo alla radice del termine “umorismo”. Ed è con umorismo e distacco che Johanna Kotlaris sembra guardare alla protagonista perennemente “umida” della sua opera – impersonata da lei stessa. A partire da una giornata che inizia tra il disordine del suo appartamento berlinese e messaggi sullo smartphone, la giovane zombie fa una serie di incontri con personaggi improbabili: Max, l’uomo con cui intreccia una relazione ambigua e ambivalente, una “pirata” di cui si invaghisce e poi l’estetista Désirée, che si prende cura di lei. Non andando oltre lo status di semplici relazioni potenziali, questi incontri palesano un’evidente difficoltà di reale comunicazione. Per tutta la durata del film, Humere rimane, inoltre, costantemente bagnata: uno stato imbarazzante, un’allusione alla sua vulnerabilità scomposta e irrisolta, ma anche al dramma che si porta dentro, come morta annegata. Tra quotidianità e paradosso, vicinanza e solitudine, i personaggi di

Johanna Kotlaris si muovono in una realtà pervasa da un’inquietante ambivalenza, in cui si celano simbolismi misteriosi e riferimenti all’iconografia e all’immaginario religioso. La componente sonora del film, che alterna dialoghi a brani di musica pop composti per l’occasione, è un aspetto centrale e accompagna il pubblico attraverso tutto il percorso espositivo che comprende, inoltre, una nuova serie di installazioni. Come momenti distillati di una sceneggiatura esplosa, le ambientazioni e le atmosfere della proiezione sono state infatti incise, dipinte o impresse con una vernice fotosensibile su ampi pannelli di cartongesso. Frammenti visivi a metà tra scultura e pittura, i gruppi installativi creano una continuità semantica tra lo spazio espositivo fisico e quello del film abitato da Humere, tra scorci urbani di Berlino e specchi d’acqua intorbiditi da detriti lacustri. Tra queste immagini si leggono anche alcune parole, brand di indumenti fittizi, che richiamano i costumi di scena. Trattati con resine sintetiche, sono esposti inoltre alcuni indu-

menti, abbandonati a un’asciugatura perpetua e impossibile. Grandi vele e corde di recupero completano la mostra, richiamando quel naufragio, interiore eppure fisico, che Humere affronta nel suo “viaggio di formazione” all’interno del film.

Il progetto espositivo è stato curato da Francesca Benini e Taisse Grandi Venturi. Il Premio Culturale Manor, che ha celebrato il suo 40° anniversario nel 2022, è uno dei principali premi per la promozione dell’arte contemporanea in Svizzera. È stato assegnato per la prima volta nel 1982 da Philippe Nordmann con l’obiettivo di fornire una piattaforma ai giovani artisti svizzeri.

Johanna Kotlaris

HUMERE

2024

Still, Digital Film

Sound + color

Courtesy of the artist

© The artist

CHI È JOHANNA KOTLARIS

Nata nel 1988 vive e lavora a Zurigo. Il suo lavoro è stato presentato in numerose istituzioni, tra cui Bally Foundation, Lugano (2024); KIOSKO Galeria, Santa Cruz de la Sierra, Bolivia (2023); Premio svizzero della Performance, Kunstmuseum Luzern, Lucerna (2022); Prix Mobilière, Art Gèneve, Ginevra (2022); Cantonale Berne Jura, Kunsthalle Bern, Berna (2021); Les Urbaines, Arsenic Theatre, Losanna (2021); Cabaret Voltaire, Zurigo (2021). Tra i premi e i riconoscimenti ottenuti, si ricordano: Prix Mobilière (finalista, 2022), Premio svizzero della Performance (finalista, 2022), UBS Culture Foundation Visual Arts Grant (2020), Patronagefonds by Kunstverein Basel (2018 & 2017) e Gerrit Rietveld Academie Award (2013). Kotlaris è stata artista residente presso Rupert, Vilnius; ABA-Air Berlin Alexanderplatz, Berlino; Foundation BINZ39, Zurigo; F+F Kunstatelier grazie al supporto della Città di Zurigo; oltre ad aver trascorso un periodo di residenza a Berlino con il sostegno del Dipartimento della Cultura del Canton Zurigo. Johanna Kotlaris ha conseguito un BA in Design presso la Gerrit Rietveld Academie di Amsterdam e un MFA con lode presso il Piet Zwart Institute di Rotterdam.

ART BASEL IL BRAND

DELL’ARTE

CONTEMPORANEA

NATA COME FIERA, OGGI

È UN’IMPRESA DI DIMENSIONI

MONDIALI: BASILEA, PARIGI, MIAMI BEACH, HONG KONG CON VISTA SU TOKIO E SINGAPORE

DALMAZIO AMBROSIONI

Uno dice Art Basel e pensa alla Fiera d’arte che si tiene metà giugno a Basilea. La più importante al mondo, concordano chi l’ha vista crescere in modo dirompente anno dopo anno e chi si trova catapultato in questa babele cosmopolita, tempio per eccellenza dei linguaggi dell’arte del nostro tempo, moderna e contemporanea. Artisti, opere, espositori, pubblico da tutto il mondo concentrati in una settimana scarsa. Il pubblico, prima la cerchia dei VIP e poi gli altri, si aggira tra gli stand per vedere, per riconoscere e riconoscersi in questo mondo artificiale di pareti di truciolato, pronte e tornare in magazzino con lo stesso ordine della loro magica apparizione.

Le opere no, le opere viaggiano. Dentro case e musei, dentro le persone, nel loro conto bancario ma anche in uno spazio spesso intimo. Quelle di Art Basel (prossima edizione dal 19 al 22 giugno 2025) sono espressioni rilevanti (solo il tempo le sistemerà tra i capolavori, forse) d’una «idea immateriale diventata merce», come Harald Szeemann mi disse

in un’intervista (“Arte Svizzera”, rivista della SPSAS, 1.91). Idea romantica? Quando chiesi a Giuseppe Panza di Biumo il motivo del suo irresistibile collezionare mi/si risponse: «Perché colleziono? Forse per toccare l’invisibile con gli occhi e con l’anima». Art Basel delizioso, faticoso appuntamento annuale. Ma la più grande e prestigiosa fiera d’arte al mondo, è essenzialmente un’impresa. Il lavoro di Noah Horowitz, chief executive manager che non ama farsi chiamare direttore generale, è tipicamente imprenditoriale. Lo affianca Vincenzo De Bellis, director Fairs and Exhibition Platforms. Lavora con i direttori dell’industria, se vogliamo del brand Art Basel nel mondo. Co -

me Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1519, può realisticamente dire “Sul mio regno non tramonta mai il sole”, ovviamente sostituendo regno con holding e mio con quello di cui si occupa temporaneamente.

Il sole risplende sempre perché Art Basel è un marchio di fabbrica non limitato alla città renana di cui porta il nome e dove è nata e cresciuta.

Art Basel è a Miami Beach, Hong Kong e Parigi. Presente e futuro dell’Art sono costruiti sul passato, sulla collaborazione secolare tra pubblico e privato, tra collezionismo e bisogno di condividere, che ha fatto scuola nel mondo. Il moderno modello di museo parte da qui. Dove la cultura viene vissuta, incentivata e celebrata. Basta una superficie limitata per trovarci un’offerta estremamente densa, di alto livello. Apprezzata, spesso agognata.

A Basilea quasi quaranta musei mostrano l’arte figurativa innovativa, dall’antichità al contemporaneo. Le mostre speciali di primo livello della Fondazione Beyeler, del Kunstmuseum e dell’Antikenmuseum sono conosciute a livello mondiale. La qualità delle esposizioni è stata osannata anche dall’esigente Times londinese. Percorrere strade e viuzze del centro storico della Grossbasel significa viaggiare in diverse epoche, tra i resti dell’antica cinta muraria, monumentali porte medievali, opere d’arte romanica e gotica come la rossa Cattedrale d’arenaria, il sanguigno Palazzo del Parlamento, gli eleganti edifici rinascimentali. Adesso sul panorama urbano svetta la Torre Roche, l’edificio più alto della Svizzera e sede del noto gruppo farmaceutico. Appena oltre si trova il Campus Vitra col suo Vitra Design Museum, e poi gli edifici avveniristici di archistar del calibro di Frank O. Gehry, Herzog & de

Meuron, Mario Botta e Zaha Hadid, diventati dei veri emblemi della città. Dunque il passato, la storia anche complicata, la cultura, l’arte. E fa niente se a pochi dei tanti nuovi visitatori, che come i magi arrivano soprattutto da oriente, interessa poco sapere che qui Calvino terminò, agosto 1535, la prima edizione della sua opera ritenuta la migliore, per chiarezza e precisione, di tutta la Riforma: la Institutio christianae religionis. Dicono che i più vorrebbero atterrare a Parigi, altro charme, altra grandeur. Devono accontentarsi della più grande (e organizzata) fiera d’arte al mondo. Pazienza. A Parigi, Grand Palais, andranno in ottobre all’Art Basel Paris. Troveranno anche Oh la la, un nome un programma. Un’impresa, dicevo. Infatti Art Basel è di proprietà del MCH Group, multinazionale del marketing con sede a Basilea il cui evento principale era un tempo Baselworld. Ricordate l’imperdibile fiera orologiera, a lungo uno degli emblemi più prestigiosi della laboriosità svizzera? Al suo apice, 2010-15, ospitava 1.500 espositori provenienti da 40 nazioni su

140.000 metri quadrati e accoglieva oltre 150.000 visitatori. È stata bruscamente chiusa nel 2019 lasciando nelle finanze del gruppo un buco nero, oltretutto ampliato dalla pandemia. Ma le radici della Fiera erano profonde, difficile estirparle visto che affondavano nella “Schweizer Mustermesse”, fondata nel 1916. Una storia centenaria ripresa e rilanciata in forma nuova. Oggi MCH Group è quotato alla SIX Swiss Exchange. Fino al 2020 detenevano il 49% del capitale azionario i cantoni di Basilea Città, Basilea Campagna e Zurigo e la città di Zurigo. L’Assemblea generale straordinaria del 3 agosto 2020 ha approvato due aumenti di capitale e l’abolizione della restrizione alla trasferibilità. Ha inoltre deciso che Lupa Systems, una società di investimento controllata da James Murdoch, sarebbe diventata il nuovo azionista di riferimento di MCH Group con almeno il 30%, in opzione fino al 49%. Dopo l’ulteriore aumento di capitale, la partecipazione della Lupa è del 38,52%, mentre il settore pubblico detiene il 39,02%: Cantone di Basilea Città 37,52%, Cantone

e Città di Zurigo 1,50%. Le finanze sono sane, è stata adottata una strategia di espansione più aggressiva con alcune decine di milioni di dollari pronti per essere ulteriormente investiti. MCH Group affitta anche le sue infrastrutture a Basilea e Zurigo a organizzatori esterni di mostre, congressi ed eventi. 162.000 m² a Basilea e 33.000 m² a Zurigo. Il core business di MCH Group è l’organizzazione di mostre internazionali e nazionali. Attualmente sono 25, le più importanti ruotano attorno ad Art Basel, con eventi a Basilea, Miami Beach, Parigi e Hong Kong, oltre alle mostre svizzere Swissbau, IGEHO, Giardina e HOLZ. Fondata nel 1957 HOLZ è un caso emblematico, vien da dire tipicamente svizzero

in quanto valorizza la tradizione e l’attaccamento a questo materiale naturale tra i professionisti dell’industria del legno. L’alone di simpatia di cui gode nasce sì dall’atavica familiarità con il legno, ma anche da manifestazioni nazional-popolari quali il Campionato svizzero dei falegnami, il premio per l’innovazione e l’elezione della giovane stella dell’industria del legno.

Tutt’altro clima per Fantasy Basel, convention svizzera per appassionati di film, fantasy, giochi, fumetti e cosplay, nata nel 2015. Prossima edizione dal 29 al 31 maggio 2025, ovviamente alla Messe Basel, vetro e cemento. Nel chiuso degli uffici, cioè correndo su Internet ecco la Live Marketing Solutions, general contractor, progettista specializzato, produttore e fornitore, tutto in uno, in tutto il mondo. Dall’ideazione alla progettazione alla realizzazione, tutto compreso. Ecco i Messebau Events con le società MCH Global, MC2 ed Expomobilia. Offrono servizi nei settori della strategia, concezione, marketing, sponsorizzazione, gestione di eventi e costruzione degli stand. Art Basel in versione globale,

tanto che, tornando alla fiera d’arte, le partecipanti le chiamiamo ancora Gallerie d’arte ma in verità sono multinazionali con sedi in punti strategici del mondo, centinaia, a volte migliaia di dipendenti. Come la svizzera Hauser & Wirth, nata a Zurigo 32 anni fa, varie “locations” a New York, Los Angeles e Hollywood, in Gran Bretagna, Spagna, Hong Kong, Francia-Montecarlo e ovviamente Svizzera: tripla Zurigo, Basilea, S. Moritz, Gstaad… Lontani i tempi pionieristici, anni ’70 del secolo scorso, in cui Art Basel era espressione di gallerie e galleristi, di appassionati e critici d’arte. Nel 1970 oltre 16.000 ospiti visitarono la prima Art, fondata da una gallerista e da due galleristi di Basilea: Trudl Bruckner, Ernst Beyeler e Balz Hilt. In soli due anni superficie espositiva e visitatori sono raddoppiati. Dal 1999, Art Unlimited, da anni diretta da Giovanni Carmine, offre lo spazio per opere d’arte di grandi dimensioni: sculture, dipinti e fotografie, proiezioni video e performances dal vivo.

Adesso la “madre di tutte le fiere d’arte” è presente quattro volte l’anno su tre continenti: in marzo Hong Kong, in giugno Basilea, in ottobre Parigi e in dicembre Miami Beach. Nel 2002 la prima figlia di Art Basel, cioè la fiera d’arte Miami Beach ha celebrato il suo debutto negli States con 160 gallerie da 23 paesi, seguita 11 anni dopo da Art Basel Hong Kong. Enorme il clamore per il colpo di mano con cui nel gennaio 2022 MCH Group, cioè Art Basel, acquisì la potente e sin’allora ritenuta inattaccabile FIAC, Foire Internationale d’Art Contemporain al Gran Palais di Parigi. Fondata nel 1974, era diventata oltre che la principale fiera d’arte francese anche l’emblema del rinnovamento della fenomenale tradizione artistica di Parigi, proprio grazie all’arte contemporanea. Sgomento, sospetti, polemiche anche nella dirigenza di RX-France, filiale della società anglo-olandese RX, proprietaria della Fiac, che aveva reagito denunciando che un cambiamento così importante avrebbe comportato «ripercussioni significative per molti attori della scena culturale». Il nuovo evento, subito chiamato Paris + par Art Basel, per darle un profilo differenziato dalle altre attività del gruppo, ha tirato dritto ignorando le polemiche.

Parigi, oggi semplicemente Art Basel Paris, è stata la mossa di più alto profilo, il colpo da maestro, ma MCH già aveva stretto nuove collaborazioni per consolidare la sua posizione preminente nel mercato delle fiere d’arte. Partendo da dove? Naturalmente da uno dei mercati più ricettivi e floridi, quello statunitense. MCH-Art Basel non s’è buttata a capofitto sui grandi centri come New York, Los Angeles o Chicago. Ha puntato su Miami, sfruttando l’attrattiva del clima mite,

l’assenza di concorrenza e quindi una libertà operativa totale. Successo strepitoso fin dalla prima edizione, 2003. Rapidamente hanno iniziato a confluire grandi capitali dalla crescente classe ricca asiatica, che cercava di diversificare e raffinare i propri investimenti. Ah sì? Andiamogli incontro. Detto fatto, ecco, 2013, Art Basel Hong Kong. Intanto non s’è spaventata per la stretta sul territorio autonomo da parte del governo della Cina, che ha limitato la libertà e la disinvoltura in ambito artistico e si è ulteriormente inasprita dopo il 2019. Ha invece guardato in prospettiva all’immenso mercato cinese affamato di nuovi investimenti. E poi da Hong Kong si sono potute stringere collaborazioni con fiere emergenti, Art Week Tokio e Singapore. Oltretutto così reagendo all’espansione della sua principale, e sola temibile concorrente, Frieze. Nata come magazine nel 1991 era diventata di botto la più influente pubblicazione internazionale del settore. Finché nel 2012 ha aperto al Regent’s Park, nel cuore di Londra, un evento annuale con una prospettiva su migliaia di anni di storia dell’arte, dagli oggetti da collezione ai capolavori più significativi dell’antichità e degli antichi maestri fino alla fine del XX secolo. Ecco poi Frieze Los Angeles e Frieze Seul oltre all’acquisizione di Expo New York ed Expo Chicago, creando un ferreo collegamento Londra-States. Adesso le due si guardano e si studiano, ognuna la sua struttura, ognuna la sua strategia imprenditoriale e culturale. I grandi marchi sono loro, Art Basel e Frieze. Negli ultimi vent’anni, l’espansione è stata possente e i rispettivi territori chiaramente definiti. Art Basel, longeva e prestigiosa, è rimasta in cima al calendario europeo pur tenendo un piede negli Stati Uniti

(Miami) e in Asia (Hong Kong), seguita da un ecosistema di satelliti. Art Basel mette in moto l’intero circuito dell’arte: i musei espongono le migliori mostre dell’anno, le gallerie d’arte di Zurigo propongono un Art Weekend prima della fiera per soddisfare collezioniste e collezionisti in visita, e spiccano esposizioni satellite come Liste e Volta. Stesso fenomeno a Londra e Los Angeles nel corso di Frieze. New York è un caso a parte per la formidabile offerta di gallerie e il circuito dell’arte più complicato. Ma scommettiamo che MCH-Art Basel ne sta studiando una delle sue?

01

Padiglione in ligneo (2018)

Padiglione commissionato dall’azienda di cosmetici

La Prairie per l’Art Basel di Miami. La struttura (lunghezza 363.5 cm, larghezza: 149 cm; altezza 280 cm)

è stata realizzata dalla ditta Riva 1920 di Cantù in legno di cedro profumato

02

Mario Botta

Ex banca UBS (oggi BRI) Basilea (1986-1995)

Ph: © Pino Musi

03

Chiharu Shiota

04

Mario Botta

Museo Jean Tinguely Basilea (1993-1996)

05

Dan Flavin

Musical per famiglie

18/19.01

Aladin Il Musical di Stefano D’Orazio

La coinvolgente storia del furfante squattrinato Aladin e della coraggiosa principessa Jasmine diventa uno spettacolo per tutte le età, con le musiche dei Pooh e la partecipazione straordinaria di Max Laudadio nel ruolo del Genio della lampada.

15/16.02

Alice nel paese delle meraviglie–Il Musical

Alice, il Cappellaio Matto e la Regina di Cuori sono i protagonisti di un sorprendente musical insieme ad un cast di eccezionali performer, pronti a far rivivere a grandi e bambini le emozioni e le continue sorprese che solo il Paese delle meraviglie sa regalare.

UNITI NEL PROGETTO, DISTINTI NEI RUOLI

L’ AVV. GIANCARLO OLGIATI, COLLEZIONISTA, E GABRIELE

CORTE, DIRETTORE GENERALE

DI BANCA DEL CERESIO

E MEMBRO DELL’EXECUTIVE

BOARD DI CERESIO INVESTORS, DISCUTONO DEL SUCCESSO DELLA MOSTRA DEDICATA A YVES

KLEIN E ARMAN, E DI COME

COLLABORARE PER REALIZZARE

INSIEME ESPOSIZIONI DI ALTISSIMO LIVELLO.

DI EDUARDO GROTTANELLI DE’SANTI

Quali sono le ragioni che hanno favorito il costituirsi di questo forte sodalizio tra un collezionista e un banchiere?

GIANCARLO OLGIATI: «Devo premettere di essere profondamente convinto che la qualità e la durata di un rapporto professionale nasca in primo luogo da una forte relazione umana. Non a caso mi legano a Gabriele Corte innanzitutto un sentimento di amicizia e poi una condivisa passione per l’arte che ci porta spesso a discutere di artisti, opere e mostre. Questo comune sentire ci ha già portato ad elaborare un supporto non solo finanziario a importanti progetti, tra cui quello recente per la mostra “Yves Klein e Arman

Le Vide e le Plein”, mostra di forte valenza dei contenuti determinata da un confronto tra spiritualità e materialità».

Quali principali elementi devono essere presi in considerazione nella realizzazione di una mostra?

GIANCARLO OLGIATI: «Una volta individuato il tema del progetto espositivo occorre subito focalizzarsi su due aspetti fondamentali che sono una comunicazione innovativa e un adeguato allestimento. Non a caso in questa mostra ci siamo avvalsi della collaborazione di Mario Botta che può essere definito l’architetto dello spazio, sia esso sacro o profano, il quale è riuscito a trasmettere con un superlativo allestimento tutta la forza e l’intensità delle opere esposte. E, a questo proposito, risulta evidente la centralità delle opere selezionate in base alla loro altissima qualità».

Come avviene la ricerca dei soggetti da coinvolgere nella realizzazione di una mostra di questo livello?

GABRIELE CORTE: «È fondamentale porsi fin dall’inizio il problema delle sostenibilità di mostre che nel contesto luganese costituiscono un’eccellenza di rilievo internazionale. Da un lato ci sono dei soggetti associabili che appartengono al mondo dell’arte e che vengono scelti in funzione della loro consolidata e riconosciuta competenza, ma poi bisogna sviluppare la capacità di individuare partner, solo apparentemen-

te lontani ma che invece possono condividere una visione ideale e culturale. Così è stato per Pagani, espressione massima dell’artigianalità applicata all’arte automobilistica italiana nel caso della mostra dedicata a Balla e Dorazio. E parimenti quest’anno per Bugatti, italiano che ebbe il suo successo in Francia, il cui nome è stato naturale associare a due artisti francesi come Klein e Arman, che furono scoperti a livello internazionale a Milano».

Avete molto insistito sull’opportunità di una comunicazione innovativa, in grado di assicurare una adeguata visibilità alla mostra. Come si fa a realizzarla?

GIANCARLO OLGIATI: «Si tratta di una delle operazioni più complesse e delicate da realizzare, dove nulla può essere lasciato al caso e dove conta molto tutto il sistema di contatti e relazioni che un collezionista è riuscito a costruire nel corso di una vita. Poi occorre affidarsi, come nel nostro caso, a professionisti del marketing che abbiano ben chiari strumenti e tecniche per fare di una mostra un vero e proprio evento di portata internazionale. Il successo del lavoro fatto per la comunicazione delle opere di Yves Klein e Arman è confermato dall’interesse dimostrato in primo luogo dalla Fondazione Yves Klein che non a caso porterà le opere dell’artista esposte a Lugano a Seul nel 2025 e a Pechino l’anno successivo. Basterà poi citare l’attenzione che ci è stata riservata da parte dalle grandi fiere dell’arte, a partire da Art Basel, da numerose gallerie europee e americane (USA e Sud America), dalla stampa specializzata internazionale, tra cui quella statunitense, e non ultime dalle università. Tutto questo si è tradotto in una importante pro -

mozione per la città di Lugano e per il suo ruolo di polo culturale che si sta internazionalizzando».

Come si costruisce un rapporto destinato a durare nel tempo tra un collezionista e un’istituzione finanziaria?

GIANCARLO OLGIATI: «Ci sono momenti precisi nella costruzione di questa relazione: il primo è quando il Collezionista compra opere e si serve di un conto in banca di sostegno alla Collezione; il secondo è quando ha messo insieme un gruppo di opere sue e prestate ed ha in mente un progetto che vuole promuovere avvalendosi della competenza della banca nel marketing collegato ad altri settori ad essa contigui (assicurazione, trasporti, Punto Franco); il terzo è il momento della riflessione quando si tratta di valutare criticamente le componenti del progetto (titolo, curatela, contributi critici, catalogo, allestimento, ecc). È evidente che questi tre momenti non possono essere gestiti in modo asettico, ma si arricchiscono notevolmente laddove fra i due soggetti esistono, pur nella distinzione dei propri ruoli, passioni ed emozioni comuni di fronte a un progetto artistico».

GABRIELE

CORTE: «Ci tengo a sottolineare come il nostro intervento in veste di Main sponsor di queste

mostre corrisponda ad una ben precisa visione dell’autonomia che deve sempre contraddistinguere il rapporto tra la banca e il collezionista. A quest’ultimo spetta il compito di individuare, in funzione della qualità delle proprie opere, le linee guide di un progetto che vuole essere prima di tutto culturale. Solo successivamente noi possiamo concorrere alla sua ottimizzazione non solo con il sostegno finanziario ma attraverso la messa a disposizione di tutte le nostre competenze utili alla sua realizzazione. In questo modo si evitano commistioni di ruoli e si garantisce la rispettiva autonomia, e in questo senso non abbiamo mai pensato, in quanto istituto finanziario a carattere strettamente familiare, di entrare nel mercato dell’arte creando per esempio una propria collezione».

“Il successo del lavoro fatto per la promozione delle opere di Yves Klein e Arman è confermato dall’interesse suscitato in primo luogo da parte della Fondazione Yves Klein che non a caso porterà opere dell’artista in esposizione a Seul nel 2025

e

a Pechino l’anno successivo”.
Da sinistra: Gabriele Corte e l’avv. Giancarlo Olgiati

Chi era Carlo Battaglini e perché il suo pensiero è tuttora vivo e attuale?

«Carlo Battaglini (1812-1888) è una figura centrale dell’Ottocento nel dibattito su giustizia sociale e diritti umani. Le sue idee continuano a essere di grande rilevanza oggi. L’ideale di libertà è il motore del suo pensiero e delle sue azioni, un fattore essenziale per lo sviluppo delle persone e dei popoli; egli sosteneva che “la libertà viene prima della vita”. Battaglini, progressista e attivo non solo in politica svizzera, ha avuto un ruolo significativo nel movimento per l’Unità d’Italia. In un’epoca di tumulti e cambiamenti, insieme a figure come Franscini, Luvini-Perseghini, Pioda, ha plasmato il panorama sociale, culturale e politico e con loro fu un punto di riferimento dell’azione liberale, gettando il seme del Ticino moderno. Il suo pensiero repubblicano è attualissimo: la difesa di uno Stato laico, di una società giusta, dell’importanza della responsabilità individuale, difendendo una Svizzera come esempio di Stato libero, inclusivo, federale e neutrale».

Campione di libertà

MORENA FERRARI GAMBA CELEBRA IL 60° ANNIVERSARIO

DEL CIRCOLO BATTAGLINI, DELLA QUALE È PRESIDENTE, RICORDANDO LA SUA FIGURA CHE SARÀ FESTEGGIATA IL PROSSIMO 29 GENNAIO 2025.

Il Circolo Battaglini compie 60 anni di vita. Possiamo ripercorrere le principali tappe della sua storia, dalla fondazione ad oggi?

«Il 1° febbraio 1964, durante l’Assemblea Costitutiva tenutasi al Caffè dei Commercianti, è nato il Circolo Liberale di Cultura Carlo Battaglini, tra i cui fondatori spiccano nomi importanti della politica e della cultura ticinese. Il Circolo ha cercato di rimanere al passo con i tempi, mantenendo viva la tradizione del pensiero critico verso gli accadimenti della società e l’impatto che questi hanno sull’individuo e sulla collettività. Lo si è fatto attraverso conferenze, dibattiti e discussioni su questioni di attualità del tempo: temi cruciali come il suffragio femminile, la pianificazione territoriale, le relazioni tra Svizzera ed Europa, la Storia e valori del pensiero liberale radicale, i mutamenti sociali e geopolitici, fino all’impatto delle nuove tecnologie e molto altro ancora».

Quale ritiene che possa essere oggi il ruolo di un circolo liberale di cultura come si definisce il Battaglini nell’attuale dibattito politico ticinese?

«Il pensiero di Battaglini sottolinea che la lotta per i diritti umani e la giustizia sociale deve essere un impegno collettivo. In un’epoca in cui il populismo e le ideologie divisive guadagnano terreno, la visione inclusiva e partecipativa di Battaglini è più attuale che mai. Il Circolo Battaglini

deve fungere da catalizzatore per il dibattito e l’innovazione, promuovendo una cultura del dialogo aperto e stimolando il pensiero critico».

Quali sono i temi che ritenete di particolare importanza per la crescita politica e culturale della popolazione e su cui intendete impegnarvi?

«È assolutamente fondamentale promuovere la cultura politica e l’educazione come strumenti di emancipazione, perché solo così un Paese può crescere. In un contesto segnato da crescente disinformazione, è essenziale incoraggiare una cultura critica e consapevole, fornendo alle nuove generazioni gli strumenti necessari per affrontare le sfide contemporanee».

In un’epoca dove l’opinione pubblica si forma sui social, come si può far crescere la partecipazione diretta dei cittadini?

«Battaglini era un uomo moderno, aperto al progresso e con visioni sul futuro del Paese. Non dobbiamo temere di affrontare la disinformazione, anche quella che circola sui social media. Dobbiamo promuovere iniziative che incoraggino il dialogo e smorzino i toni aggressivi e divisivi. È nostro compito raccogliere l’eredità di Battaglini e lavorare instancabilmente per realizzare i principi liberali di giustizia e umanità che tanto ha sostenuto a “costo della sua vita”».

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LA BUONA TENUTA DEL SETTORE BANCARIO

L’UFFICIO CANTONALE DI STATISTICA ANALIZZA REGOLARMENTE I RISULTATI DELL’INDAGINE CONGIUNTURALE COMPIUTA DAL KOF DI ZURIGO TRA GLI ISTITUTI BANCARI SVIZZERI. L’ANDAMENTO DEGLI ULTIMI ANNI RISULTA POSITIVO ANCHE SE I MARGINI DI GUADAGNO TENDONO AD ASSOTTIGLIARSI. BUONA TENUTA ANCHE DELLE BANCHE TICINESI.

Politica monetaria BNS

Saldo dei volumi nelle banche, secondo il tipo di operazione, cambiamento negli ultimi tre mesi, in Svizzera e in Ticino, da luglio 2019.

Indagini congiunturali, KOF, Zurigo

Nella prima parte dell’anno l’economia mondiale è cresciuta a un ritmo moderato e in numerosi Paesi l’inflazione continua ad attestarsi su livelli superiori agli obiettivi delle banche centrali. Negli ultimi mesi essa è però scesa e di conseguenza diverse banche centrali hanno abbassato di nuovo i tassi di riferimento. Anche la Banca nazionale svizzera (BNS) ha abbassato in settembre il tasso guida di ulteriori 0,25 punti percentuali all’1,0% e gli averi a vista detenuti dalle banche presso la BNS saranno remunerati

fino a un determinato limite al tasso guida, quelli eccedenti tale limite a un tasso di interesse pari allo 0,5%. La Banca nazionale ha ribadito inoltre la propria disponibilità ad agire all’occorrenza sul mercato dei cambi per frenare il rafforzamento del franco svizzero. Secondo Franco Citterio, Direttore dell’Associazione Bancaria Ticinese (ABT), la politica monetaria della BNS sta influenzando molto l’attività e i risultati del settore bancario. La diminuzione del tasso di riferimento erode i margini sulle operazioni d’interesse e quindi pesa significativamente sugli utili. D’altro canto, con tassi d’interesse bassi anche le attività commerciali e d’investimento dovrebbero rilanciarsi. E’ quindi lecito essere prudenti sull’evolversi della situazione sul fronte degli affari. In particola -

re, sul mercato immobiliare la dinamica negli ultimi trimestri ha rallentato ma, secondo la BNS, i punti critici soprattutto in alcune zone del Paese persistono.

Situazione degli affari

Secondo gli ultimi dati rilevati a settembre, l’andamento degli affari è giudicato nuovamente in modo positivo da una larga maggioranza degli attori del comparto delle banche. Inoltre, come ormai consuetudine da oltre un anno, il saldo rilevato a Sud delle Alpi è risultato maggiore a quello nazionale. Un po’ meno positivi, tanto in Ticino quanto in Svizzera, i dati rispetto alla valutazione degli affari negli ultimi tre mesi. In questo caso la curva ha mostrato un’importante flessione nella prima metà dell’anno, mentre i risultati degli ultimi mesi tornano in tendenza positiva. In ogni caso, pure questi indici appaiono saldamente positivi. Così come sono positivi gli indici relativi alle aspettative rispetto all’evoluzione degli affari nei prossimi sei mesi. In questo caso sorprende un po’ il continuo miglioramento del saldo rilevato a livello cantonale, più stabili e relativamente più prudenti le voci raccolte a livello nazionale.

Domanda di servizi bancari

La lettura positiva della situazione degli affari trova un valido supporto nei giudizi espressi rispetto all’evoluzione della domanda, che risultano pure positivi e in ripresa. A livello nazionale, l’indice relativo alla clientela privata era già il più positivo, risultando oltretutto nuovamente in crescita negli ultimi rilevamenti. Quello relativo alla clientela aziendale dopo un periodo in flessione, mostra pure una chiara ripresa dall’indagine di luglio. Tendenze positive

“Secondo gli ultimi dati rilevati a settembre, l’andamento degli affari è giudicato nuovamente in modo positivo da una larga maggioranza degli attori del comparto delle banche. Inoltre, come ormai consuetudine da oltre un anno, il saldo rilevato a Sud delle Alpi è risultato maggiore a quello nazionale”.

confermate anche dall’indice relativo alla domanda dall’estero, che fino a un anno fa risultava spesso negativo. Interessante poi annotare come appaiano sempre piuttosto prudenti le attese rispetto all’evoluzione della domanda nei prossimi tre mesi. Nel caso della clientela nazionale, soprattutto osservando la clientela privata, il saldo dell’andamento della situazione negli ultimi tre mesi sembra seguire e corroborare, quello delle previsioni. Nel caso della clientela estera, a fronte di un indice prospettico relativamente neutro, si misura un miglioramento del saldo rispetto alla domanda negli ultimi tre mesi.

Volumi e situazione reddituale

In Ticino, come in Svizzera, rimane ampiamente positivo il saldo inerente ai volumi di capitali e quello inerente alle negoziazioni di titoli per conto terzi. A livello nazionale è pure ampiamente positivo quello inerente ai nuovi crediti, in questo caso si nota una netta flessione dell’indice a livello cantonale, evoluzione immutata anche secondo gli ultimi dati di luglio, quando il tasso di riferimento era già stato ritoccato al ribasso due volte di un quarto di punto (a marzo e a giugno). In Ticino sembrerebbero allora aver pesato maggiormente gli aumenti del tasso d’interesse di riferimento decisi dalla BNS tra il 2022 e il 2023.

Infine, vista la diminuzione dei margini d’interesse non sorprende ritrovare il saldo relativo alla situazione reddituale in calo e in zona negativa. Le attese per i prossimi tre mesi indicano da una parte un aumento delle spese e dall’altra una diminuzione dei ricavi. In questo caso i risultati raccolti a livello cantonale seguono, grossomodo, la traiettoria tratteggiata a livello nazionale.

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Oggi la consulenza personalizzata, per accompagnare le persone nella pianificazione del loro futuro finanziario e nel raggiungimento di obiettivi di vita, è diventata un tema sempre più cruciale. Quali sono le iniziative di UBS per supportare i propri clienti? «La personalizzazione, ormai da tempo prassi comune nell’industria automobilistica o nei beni di consumo, sta modificando sempre più anche il lavoro degli istituti finanziari e delle compagnie di assicurazione. Al giorno d’oggi i clienti non si accontentano più di prodotti standard, ma chiedono soluzioni semplici e trasparenti, tagliate su misura per le lo -

ro esigenze. Durante il colloquio di consulenza, definiamo insieme le tre strategie di liquidità, longevità e lascito, adattandole agli obiettivi di vita a breve e lungo termine. Non si tratta solo di un’istantanea della situazione attuale, ma di un percorso personalizzato di sviluppo e pianificazione a lungo termine del patrimonio che permette di affrontare il futuro con fiducia e di reagire con flessibilità ai cambiamenti. Insieme al cliente, scopriamo i suoi obiettivi di vita. Successivamente, sulla base delle tre strategie di liquidità, longevità e lascito, strutturiamo un piano individuale per il patrimonio. Infine, verifichiamo se la direzione intrapresa rimane adeguata rispetto agli obiettivi prefissati».

In questo contesto, il progresso tecnologico gioca un ruolo fondamentale, offrendo la possibilità di personlizzare ormai anche prodotti finanziari in base ai desideri specifici di ciascun cliente. Quali sono, dunque, le soluzioni innovative proposte da UBS?

«Sicuramente UBS My Way, soluzione d’investimento unica nel suo genere, rappresenta un punto di svolta in tale ambito, poiché coniuga innovazione e personalizzazione. Questa soluzione consente al cliente di avere voce in capitolo nella configurazione del proprio portafoglio, senza rinunciare ai vantaggi della delega di gestione. Anche in caso di cambiamento delle esigenze personali, la gestione patrimoniale di UBS My Way si dimostra estremamente flessibile, digitale e facilmente adattabile. L’idea è che il cliente, piuttosto che definire ogni singolo titolo all’interno

di un portafoglio, indichi al suo consulente di fiducia le proprie aspettative e priorità e le possa realizzare grazie a un accesso esclusivo a moduli d‘investimento gestiti attivamente dagli specialisti UBS in tutto il mondo. Ad esempio, un cliente può decidere in quale regione (o regioni) desidera investire la sua quota azionaria. Per questo modulo può quindi definire il tipo di investimento, come singole azioni oppure fondi a gestione attiva o passiva. Ma potrebbe anche scegliere un modulo tematico focalizzato sulla sostenibilità o sui megatrend globali. Sulla base delle approfondite analisi dei suoi esperti e dei responsabili del relativo modulo, sarà poi la banca a decidere in quali valori e strumenti investire il capitale disponibile. La nostra rete globale ci consente di accedere a titoli ottimali per ogni tematica e per ogni scopo. Attualmente, un sistema di oltre novanta moduli offre ai clienti un ricco ventaglio di alternative in funzione dei diversi profili di rischio e di rendimento. Naturalmente, il cliente può contare in qualsiasi momento sul supporto del suo consulente, che, attraverso un tablet, ha la facoltà di illustrare le richieste del cliente utilizzando i moduli disponibili, o mostrare gli effetti di eventuali riassetti sull’intero portafoglio. È un po’ come rivolgersi al sarto: il cliente sceglie il colore, la qualità del tessuto e il taglio dell’abito, mentre il sarto consiglia e infine confeziona».

Per questo motivo UBS My Way è definito come il Netflix del banking?

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me questa complessità si traduca in una crescente domanda di stabilità, efficienza e protezione del patrimonio. In questo contesto di incertezza e tensione, i clienti si rivolgono sempre più spesso a professionisti qualificati. Una tendenza destinata a persistere nel prossimo futuro; la

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capacità di ridurre e gestire la complessità per la clientela, fornendo soluzioni efficienti ed innovative, sarà il vero valore aggiunto per il settore in cui operiamo.

Parallelamente alle sfide globali, anche intrinsecamente al settore, assistiamo a cambiamenti tanto rapidi quanto impattanti: dalle tecnologie dirompenti nell’era dell’intelligenza artificiale alle sfide ambientali, fino alle nuove priorità delle generazioni emergenti. Per rimanere competitivi, è essenziale decifrare questi cambi di paradigma, adattandovisi senza perdere di vista la propria identità. Nel mondo del private banking è quindi sempre più cruciale avere un’identità chiara, fondamenta solide e un approccio flessibile e aperto alle novità.

Proprio sul connubio vincente tra tradizione e innovazione si basa la strategia di PKB Private Bank. La famiglia Trabaldo Togna, unico azionista di PKB, da generazioni imprime questa visione alla banca e ai suoi manager.

Fondata nel 1958, con uffici a Lugano, Zurigo e Ginevra, PKB offre soluzioni patrimoniali a una clientela diversificata che include clienti privati, imprenditori, società, istituzioni e gestori patrimoniali esterni. Il Gruppo PKB gestisce circa 12 miliardi di CHF, di cui 6.5 miliardi direttamente sotto PKB Private Bank, impiegando oltre 200 specialisti in Svizzera, Italia e America Latina. Inoltre, con un rapporto Tier 1 del 34,7% (31.5% a livello gruppo) l’istituto

si conferma tra i più solidi sul mercato bancario svizzero. Grazie a decenni di esperienza nel private banking, PKB è diventata un punto di riferimento per i suoi clienti, accompagnandoli in ogni fase della loro vita e costruendo relazioni di lungo periodo che generano valore duraturo.

Un altro elemento distintivo di PKB è il nostro profondo legame con il territorio. Siamo fieri di rappresentare l’eccellenza a Lugano che, ricordiamolo, rimane il terzo polo finanziario della Svizzera. A questo proposito ci tengo a menzionare che quest’anno PKB è stata premiata nell’ambito dei WealthBriefing Swiss Awards 2024, aggiudicandosi il primo premio nella categoria Best Lugano based Private Bank, un riconoscimento che testimonia il nostro impegno nel mantenere una forte presenza locale pur perseguendo una strategia improntata alla crescita internazionale. Il nostro radicamento si esprime non solo nella scelta di mantenere la sede principale a Lugano, ma anche attraverso iniziative concrete a sostegno dell’imprenditorialità locale. Attraverso la PKB AddVenture Academy, iniziativa realizzata in collaborazione con Match Strategies, abbiamo potuto supportare in modo concreto diverse startup innovative, mettendo a disposizione le nostre competenze interne su molteplici fronti. Con questa iniziativa, giunta alla terza edizione, PKB vuole promuovere lo sviluppo economico locale e l’innovazione, creando un circolo virtuoso

nell’economia del territorio. Guardando agli anni a venire, la nostra missione rimane chiara: posizionarci come leader nel settore, ampliando la nostra gamma di servizi e rafforzando la nostra presenza nei mercati. Proprio pensando al futuro a inizio 2023 PKB ha lanciato la sua nuova strategia a lungo termine, puntando ad ampliare i servizi offerti alla clientela, e investire in tecnologia e persone per migliorare la redditività. Nel primo biennio PKB ha avviato diversi progetti chiave, in linea con la nuova strategia: l’istituzione del dipartimento Wealth Solutions e la partnership con Sygnum Bank per lanciare un’offerta di asset digitali regolamentata sono esempi significativi di iniziative di successo. Sono orgoglioso dei traguardi raggiunti, resi possibili dal lavoro svolto con passione dai nostri collaboratori. Il nostro approccio alla consulenza e le innovazioni che stiamo introducendo rispondono alle esigenze della clientela attuale e ci avvicinano alle generazioni future.

DAL TICINO A DUBAI: l’eccellenza svizzera nel cuore del Medio Oriente

CON UN APPROCCIO FONDATO SU QUALITÀ E CONFORMITÀ, BANCA DEL SEMPIONE SI ESPANDE A DUBAI

PER SERVIRE NON SOLO IL MERCATO MEDIORIENTALE, MA ANCHE AREE EMERGENTI COME IL NORD AFRICA

E IL SUD-EST ASIATICO, CREANDO AL CONTEMPO NUOVE SINERGIE GLOBALI. NE PARLIAMO IN UN’INTERVISTA

CON ATHOS WALTER, DIRETTORE E MEMBRO DELLA DIREZIONE GENERALE DI BANCA DEL SEMPIONE

E MEMBRO DEL CDA DI BANCA DEL SEMPIONE (MIDDLE EAST) E LUIGI LANDONI, SENIOR EXECUTIVE OFFICER

DI BANCA DEL SEMPIONE (MIDDLE EAST), RESPONSABILE DELL’AFFILIATA A DUBAI CON ALLE SPALLE

UN’ESPERIENZA PROFESSIONALE VENTENNALE NEL MONDO BANCARIO DELLA PIAZZA EMIRATINA.

Perché avete deciso di aprire un’affiliata di Banca del Sempione nel DIFC di Dubai?

A.W.: «Da un lato, assistiamo a una crescente domanda di servizi finanziari di alto valore aggiunto in quella regione. Sempre più famiglie e individui residenti a Dubai cercano una gestione del proprio patrimonio che offra stabilità e sicurezza, e noi siamo convinti che la nostra esperienza possa rispondere a queste necessità. Dall’altro, la nostra strategia prevede un’espansione mirata nelle aree geografiche più dinamiche e in crescita, e Dubai rappresenta un’opportunità unica per sviluppare il nostro business in un contesto internazionale in piena espansione, rimanendo sempre fedeli ai nostri valori. Infine, oltre ai mercati mediorientali, la posizione strategica di Dubai la rende un hub ideale per avvicinare anche la clientela proveniente dalla zona economica del MENA di cui fanno parte alcuni Stati del Nord Africa e dell’Asia, raggiungibile con più efficacia che dal vecchio continente».

Quando è partita ufficialmente questa nuova affiliata?

A.W.: «La nostra avventura ufficiale a Dubai è iniziata nel primo trimestre del 2024, dopo una fase preparatoria molto attenta e scrupolosa che ha necessariamente visto il

Athos Walter Luigi Landoni

coinvolgimento di attori quali FINMA e l’autorità locale DFSA. Volevamo assicurarci di avere non solo il team giusto, ma anche una struttura solida e adatta al contesto mediorientale. Guardavamo con interesse alla regione da tempo, ma il nostro approccio è basato sulla prudenza e sulla lungimiranza: abbiamo preferito aspettare di essere certi di poter offrire il nostro miglior servizio, senza compromessi sulla qualità».

Avete quindi aperto come affiliata di Banca del Sempione e non come semplice Ufficio di Rappresentanza. Da dove nasce questa scelta?

A.W.: «Esattamente. La decisione di aprire come affiliata e non come semplice Ufficio di Rappresentanza è legata alla nostra volontà di offrire un servizio completo e personalizzato alla clientela locale. Un Ufficio di Rappresentanza ha una funzione più limitata, mentre un’affiliata ci permette di operare direttamente sul mercato, rispondendo in modo più efficace alle esigenze dei clienti con un’ampia gamma di servizi finanziari. In questo modo, possiamo garantire un livello di servizio all’altezza degli standard di Banca del Sempione. È una scelta strategica che testimonia il nostro impegno a lungo termine e che

ci permette di instaurare un rapporto di fiducia più solido e diretto con il mercato locale. Anche la scelta di una location di prestigio nel cuore del Dubai International Financial Centre, rappresenta la chiara volontà della nostra Banca di approcciare questo progetto con serietà e determinazione».

Quale valore aggiunto pensate di portare all’offerta finanziaria già esistente a Dubai?

L.L.: «Dubai è senza dubbio un centro finanziario competitivo, ma la qualità dei servizi bancari svizzeri è universalmente riconosciuta per l’affidabilità, la riservatezza e la cura per il cliente. Crediamo che Banca del Sempione, grazie alla sua esperienza e alla gestione patrimoniale consolidata, possa rappresentare un alleato prezioso per quei clienti che vogliono servizi personalizzati e di qualità. In un contesto in cui i patrimoni sono in espansione e le esigenze private si fanno più sofisticate, il nostro contributo si distingue per l’attenzione dedicata a ogni cliente e per il rigore con cui operiamo».

Quali sinergie prevedete di generare con la nuova affiliata?

L.L.: «Stiamo adottando un approccio “glocal”, ovvero globale e al tempo stesso locale, che ci permette di unire il meglio di entrambe le realtà. La sede principale continuerà a svolgere un ruolo attivo e costante, offrendo supporto operativo, trasferimento di competenze e guida strategica. Al contempo, Banca del Sempione (Middle East) si concentrerà sulle esigenze specifiche del mercato locale, proponendo soluzioni personalizzate per la clientela».

A.W.: «Aggiungo inoltre che grazie alla nostra expertise in ambito Legal e Compliance, possiamo garan-

tire che ogni operazione venga svolta con solidità e trasparenza, assicurando un elevato standard di sicurezza e conformità normativa. Questo modello operativo integrato ci consente di operare in modo efficace e agile, rispondendo sia alle dinamiche globali che a quelle locali».

Dubai e Lugano non sono certo città paragonabili. Come si sta adattando alle differenze?

A.W.: «Dubai è una città estremamente dinamica, e trovo che sia difficile non rimanere colpiti dalla sua energia e dal suo ritmo di crescita. Il suo ambiente internazionale e innovativo è una grande fonte di ispirazione non solo a livello personale, ma anche per Banca del Sempione. Ci consente di portare il nostro know-how svizzero in un contesto giovane e in evoluzione. È un’opportunità per noi di trarre stimoli positivi, sia per crescere come Banca sia per migliorarci continuamente, mantenendo però sempre saldi i nostri principi».

Guardando ora al futuro, quali sono i prossimi passi per Banca del Sempione (Middle East)?

L.L.: «Ora che l’affiliata è operativa, il nostro obiettivo principale è crescere, in linea con i nostri valori. Questo significa far conoscere il brand, stringere nuove relazioni e ampliare la nostra clientela, tutto mentre adottiamo standard di diligenza e trasparenza elevati. Siamo entusiasti del potenziale che questa regione offre e, passo dopo passo grazie al supporto costante della Casa Madre, vogliamo consolidare il nostro posizionamento come punto di riferimento per una gestione patrimoniale di qualità a Dubai». www.bancasempione.ch

UN UNICO PUNTO D’ACCESSO PER TUTTI I SERVIZI DEL GRUPPO

FRANCESCO GARGANO, INVESTMENT MANAGER

BNP PARIBAS WEALTH

MANAGEMENT LUGANO

PRESENTA LA VASTA GAMMA

DI SOLUZIONI CHE FANNO

DI BNP PARIBAS UN PUNTO

DI RIFERIMENTO QUALIFICATO

PER OGNI ESIGENZA

DELLA CLIENTELA TICINESE.

Qual è il legame tra la BNP Paribas e la Svizzera?

«La relazione tra BNP Paribas e la Svizzera è profondamente radicata nella storia, risalendo al XIX secolo. La banca ha stabilito la sua presenza nel paese nel 1872 a seguito della fusione di due banche, che ha portato alla creazione della ‘Banque de Paris et des Pays Bas.’ Nel corso degli anni, BNP Paribas ha giocato un ruolo cruciale nel finanziamento di grandi progetti infrastrutturali svizzeri, tra cui i tunnel del Gottardo e del Sempione e l’Esposizione Nazionale Svizzera tenutasi a Ginevra nel 1896. Nel 2022, BNP Paribas ha celebrato il suo 150° anniversario in Svizzera, testimonianza del suo impegno di lunga data verso l’economia svizzera e la sua crescita. Oggi, BNP Paribas impiega circa 1.000 persone in Svizzera, principalmente distribuite tra i suoi uffici di Ginevra, Zurigo e Lugano. La nostra banca serve una vasta gamma di clienti, inclusi individui facoltosi, family office e gestori di patrimoni, con un forte accento sui clienti internazionali e svizzeri residenti in Svizzera, con una particolare attenzione alla clientela europea, essendo banca leader nel Continente. Manteniamo anche una solida base di clienti mediorientali, in particolare Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. La lunga storia e il profondo legame della banca con la Svizzera

sottolineano il nostro impegno a fornire servizi finanziari senza pari ai nostri clienti. BNP Paribas rimane una delle poche banche globali presenti nel Ticino».

In che misura BNP Paribas è presente e si sviluppa nel Ticino? «BNP Paribas ha una presenza storica nel Ticino, evidenziata dal nostro ufficio a Lugano, operativo dal 1971. I nostri recenti investimenti, inclusa l’apertura di nuovi locali in Via Nassa 11 nel cuore di Lugano, testimoniano il nostro impegno verso la regione. Questa nuova sede è un’espressione concreta delle ambizioni della banca nel Ticino.

La nostra strategia si concentra sull’istituzione di BNP Paribas come banca di riferimento per i clienti svizzeri ed internazionali. L’approccio ‘One Bank’ integra una vasta gamma di servizi globali coordinati dalla Svizzera, permettendo anche ai clienti in Ticino di accedere a servizi esclusivi come la Pianificazione Patrimoniale Internazionale, la Consulenza aziendale (in particolare le operazioni straordinarie, quali Fusioni & Acquisizioni) e le soluzioni immobiliari internazionali con le relative soluzioni di credito. Questo modello di servizio integrato fa di Lugano un centro di competenze chiave per soddisfare e gestire gli interessi personali e aziendali della clientela. Abbiamo modellato i nostri prodotti e servizi per rispondere al meglio alle esigenze specifiche de -

gli imprenditori e dei clienti facoltosi del Ticino. I nostri dipendenti possiedono una conoscenza approfondita del panorama economico e regolamentare del cantone e della regione, garantendo servizi di alta qualità adattati alle esigenze uniche dei nostri clienti».

Cosa distingue BNP Paribas Wealth Management in Svizzera dalle altre banche private? «Diversi fattori distinguono BNP Paribas Wealth Management in Svizzera dalle altre banche private: - Servizi integrati e portata globale: il nostro approccio ‘One Bank’ offre un modello di offerta integrata dei servizi di Wealth Management, Corporate & Investment Banking e delle altre linee di business del Gruppo BNP Paribas (come ad esempio la collaborazione con BNP Paribas Real Estate nel settore immobiliare commerciale e residenziale). Questo ci permette di fornire una gamma completa di servizi da un unico punto di contatto, coordinato dal Ticino, offrendo ai nostri clienti sia una presenza locale sia una portata globale. In particolare, i nostri clienti hanno accesso ai servizi di BNP Paribas Corporate & Institutional Banking, che offrono ad esempio soluzioni nell’ambito delle operazioni aziendali straordinarie e nei servizi per l’espansione e l’internazionalizzazione delle aziende, mantenendo al contempo la discrezione e la riservatezza svizzera. Attraverso il gruppo BNP Paribas Real Estate, forniamo servizi ad hoc, globali ed esclusivi per la ricerca, la gestione e il finanziamento di asset immobiliari internazionali complessi, sia commerciali sia residenziali.

“BNP Paribas ha una presenza storica nel Ticino, evidenziata dal nostro ufficio a Lugano, operativo dal 1971. I nostri recenti investimenti, inclusa l’apertura di nuovi locali in Via Nassa 11 nel cuore di Lugano, testimoniano il nostro impegno verso la regione”.

- Capacità di origination dei prestiti: i nostri clienti beneficiano delle vaste capacità di BNP Paribas in materia di origination dei prestiti, grazie al solido bilancio del Gruppo BNP Paribas. Questo include l’accesso a soluzioni di finanziamento diretto e indiretto per transazioni immobiliari in Svizzera, in Europa e nel Regno Unito.

- Soluzioni personalizzate: I nostri servizi di consulenza e gestione patrimoniale sono altamente personalizzati per rispondere agli obiettivi e alle restrizioni specifiche dei nostri clienti. Ad esempio, ci impegniamo ad allocare le risorse più adatte alle loro esigenze e preferenze, garantendo una relazione personalizzata ed efficace.

- Architettura aperta: grazie alle forti e durature relazioni con i principali gestori a livello mondiale, manteniamo sempre un approccio di architettura aperta, offrendo prodotti di BNP Paribas e di fornitori esterni di primo piano. Questo garantisce che i nostri clienti ricevano le migliori soluzioni possibili, adattate alle loro particolare esigenze. Ad esempio, crediamo di avere un vantaggio nei prodotti derivati, strutturati e nei certificati, dove i nostri consulenti altamente qualificati possono rapidamente valutare nuove soluzioni personalizzate con un numero elevato di controparti, offrendo una flessibilità e una precisione uniche.

- Ampia gamma di prodotti: offriamo una vasta gamma di prodotti finanziari. Ad esempio, forniamo raccomandazioni su migliaia di obbligazioni. Inoltre, le obbligazioni garantite da prestiti (CLO), che non sono comunemente offerte da altre banche in Svizzera, sono disponibili per i clienti idonei della nostra banca. La nostra ampia gamma di prodotti ci consente di rispondere più efficacemente alle diverse esigenze dei nostri clienti.

- Gestione discrezionale del portafoglio: i servizi di gestione discrezionale del portafoglio sono il cuore della nostra proposta di valore. I clienti definiscono la loro allocazione strategica degli asset, i loro obiettivi di investimento e le loro preferenze con un gestore di portafoglio dedicato. Applichiamo processi di investimento strutturati, prendiamo decisioni di investimento tempestive, eliminando i bias emotivi. I mandati dei nostri clienti hanno costantemente fornito performance attraenti, sostenute da allocazioni tattiche degli asset e decisioni di selezione degli strumenti. Revisioni regolari dei mandati permettono ai gestori di portafoglio di costruire fiducia e consigliare proattivamente l’adattamento dei mandati alla situazione personale in evoluzione del cliente.

- Soluzioni di pianificazione patrimoniale: offriamo soluzioni com -

plete di pianificazione patrimoniale, inclusa una revisione fiscale e una consulenza fiscale iniziale sull’acquisizione, la gestione o la vendita di beni immobili esteri. Questo garantisce che le strategie finanziarie dei nostri clienti siano robuste e conformi alle normative internazionali».

Lei è in BNP Paribas da molto tempo. Quali sono le sue riflessioni personali che vorresti condividere con i nostri lettori?

«Essendo in BNP Paribas da oltre 20 anni, ho potuto sperimentare di persona l’impegno costante della banca verso i clienti e la propria capacità di adattarsi e crescere in un panorama finanziario in continua evoluzione. Ciò che distingue BNP Paribas è il suo mix unico di presenza locale, quasi familiare, e le soluzioni di un’istitu-

zione finanziaria globale con oltre 200.000 dipendenti in tutto il mondo. Una delle principali forze di BNP Paribas è la flessibilità nel rispondere alle esigenze specifiche dei clienti. La nostra ampia offerta e flessibilità interna ci consentono di studiare nuovi processi e analizzare casi specifici con grande precisione. Mentre continuiamo a migliorarci, investendo risorse significative nell’aggiornamento dei nostri sistemi informatici, i nostri clienti rimangono sempre al centro delle nostre priorità. La soddisfazione dei clienti e le performance dei conti sono fondamentali.

La nostra concentrazione sulle relazioni a lungo termine, la stabilità finanziaria e l’affidabilità ci hanno permesso di ottenere la fiducia dei nostri clienti, rendendoci un partner privilegiato per le generazioni

future. Sono orgoglioso di far parte di un’istituzione che dà priorità alle esigenze dei clienti e fornisce servizi finanziari eccezionali. Mentre continuiamo a evolverci ed a crescere, sono fiducioso che BNP Paribas rimarrà un partner di fiducia ed affidabile anche per i nostri clienti nel Ticino, aiutandoli a raggiungere i loro obiettivi finanziari mantenendo nel contempo un approccio conservativo nella gestione dei rischi».

PARIBAS (SUISSE) SA Via Nassa 11

CH-6900 Lugano

T. +41 58 212 41 11 www.bnpparibas.com

BNP

DARE TO LIVE MORE

Automobili Lamborghini apre un nuovo capitolo della propria storia

Urus SE rappresenta la fase successiva del percorso di Automobili Lamborghini verso il passaggio completo alle vetture ibride. SE, in quanto prima versione PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle) del Super SUV di lusso, definisce un nuovo standard nell’intero segmento in termini di comfort, prestazioni, efficienza, emissioni ed esperienza di guida. Il propulsore termico ed elettrico eroga una potenza di 800 CV e contribuisce a una riduzione incredibile delle emissioni, pari all’80%. Potenza, velocità, modalità di guida uniche e miglioramento della dinamica rendono Urus SE una vettura rivoluzionaria, destinata alle persone proiettate al futuro. lamborghini.com

Pensare per tempo AL PROPRIO FUTURO

MENTOR PRENAJ, PIANIFICATORE FINANZIARIO REGIONE TICINO DI BANCA MIGROS SOTTOLINEA L’IMPORTANZA DI UNA PRECOCE PIANIFICAZIONE AL FINE DI GODERE DI TUTTI I POSSIBILI VANTAGGI PREVIDENZIALI E FISCALI.

Come può essere valutato lo stato di salute del sistema previdenziale svizzero, alla luce dell’andamento demografico e delle condizioni economiche e sociali in atto?

«Fino a pochi anni fa il sistema previdenziale svizzero era considerato come uno dei migliori al mondo grazie alla sua struttura solida e multilivello per mezzo dei famosi tre pilastri. Tuttavia, in un confronto internazionale non siamo in cima alla classifica (attualmente i paesi nordici sono pionieri in questo). Il nostro sistema previdenziale dovrà adattarsi molto velocemente e af-

frontare in futuro numerose sfide, tra le quali la rapida evoluzione demografica della popolazione in quanto, come accade anche in altre nazioni limitrofe, in Svizzera si sta verificando un fenomeno di invecchiamento molto rilevante. D’altro canto anche l’aspetto economico influisce in maniera importante siccome durante i periodi di crescita economica, in media, i contributi previdenziali dei lavoratori aumentano e gli investimenti dei fondi pensione aiutano ad ottimizzare in maniera più sostanziale i capitali gestiti. Da alcuni anni infine, nuove forme di lavoro prendono sempre più piede (uno tra tutti il lavoro “part-time”) che non permette di contribuire in modo sufficiente alla propria pensione privata e che, secondo l’ufficio federale di statistica, causa un divario pensionistico di genere tra uomo e donna di circa il 30% sottoforma di rendita».

Perché è importante un’attenta analisi delle situazioni previdenziali al fine di individuare la differenza tra entrate e uscite con conseguente diminuzione del tenore di vita?

«Un’analisi approfondita e anticipata permette di eludere una riduzione a sorpresa del tenore di vita al momento della pensione. Oggigiorno purtroppo molte persone non considerano il fatto che le rendite pensionistiche potrebbero non essere sufficienti a coprire tutte le spese abituali future e questo accade specialmente alle persone abituate a

redditi medi-alti percepiti durante la carriera lavorativa. Pianificare con largo anticipo consente di colmare le lacune previdenziali per mezzo di soluzioni di risparmio specifiche e investimenti lungimiranti ad ampio orizzonte temporale. Senza un’analisi preventiva il rischio è quello di trovarsi con risorse insufficienti riducendo così la capacità di far fronte a spese impreviste, come ad esempio cure mediche, manutenzioni della casa o supporto economico ai familiari».

Come si deve procedere in fase di pensionamento per valutare in modo corretto i rischi di consumo del proprio capitale?

«Per valutare correttamente il consumo di capitale negli anni è necessario analizzare in maniera dettagliata il cash flow, confrontando le spese attese con le entrate future. Si consiglia di diversificare il proprio portafoglio d’investimento per ottimizzare al meglio il rapporto rischio/rendimento e prevedere un piano di prelievo graduale e soprattutto programmato. È essenziale rivedere periodicamente il piano di decumulo, tenendo sempre conto di scenari con tassi d’interesse ipotecari maggiorati e un’inflazione costante nel tempo, questo per garantire alla pianificazione fatta di rimanere adeguata alle mutevoli condizioni economiche».

Qual è la strategia migliore da intraprendere nella scelta tra rendita e capitale e quali sono i pro e contro di tale orientamento? «Partiamo dal presupposto che un’idea non è necessariamente migliore dell’altra: la scelta ottimale deve tenere conto di variabili finanziarie e soprattutto personali. Optare per una rendita significa

“Per valutare correttamente il consumo di capitale negli anni è necessario analizzare in maniera dettagliata il cash flow, confrontando le spese attese con le entrate future. Si consiglia di diversificare il proprio portafoglio d’investimento per ottimizzare al meglio il rapporto rischio/rendimento e prevedere un piano di prelievo graduale e soprattutto programmato”.

garantire un flusso costante di reddito in entrata, ciò permette di proteggersi contro il rischio di longevità e consente una maggiore sicurezza psicologica-finanziaria poiché l’entrata è garantita vita natural durante. Tuttavia, la rendita comporta svantaggi come l’impossibilità di accedere ad una somma di capitale in caso di necessità, generalmente un maggior carico fiscale e il rischio di inflazione che può ridurre il potere di acquisto nel tempo. Scegliere il capitale offre invece maggiore flessibilità e possibilità di investimento consentendo di gestire il proprio patrimonio e potenzialmente ottenere rendimenti più elevati. Ciò nonostante, bisogna essere responsabili e gestire adeguatamente il capitale. La scelta, dunque, deve essere guidata da un’analisi economica e dalle esigenze principali della persona interessata alla pianificazione finanziaria».

Quali conseguenze fiscali possono derivare delle decisioni intraprese al momento del pensionamento e come è possibile ottimizzare il carico fiscale?

«Al momento del pensionamento le decisioni intraprese possono avere notevoli ripercussioni fiscali. Prelievi di capitali previdenziali, riscossioni di rendite, gestione di immobili e

investimenti in borsa di capitali liberi influenzano in maniera preponderante il carico fiscale futuro. Tra le ottimizzazioni fiscali più conosciute ci sono i frazionamenti dei prelievi dei capitali previdenziali (sia in caso di pensionamento anticipato o graduale nel tempo) ed eventuali riscatti nella propria cassa pensioni in base alle singole necessità. Immobili, previdenza, investimenti, fiscalità, successioni: nella pianificazione è fondamentale considerare tutti questi aspetti e mantenerli il più possibile interconnessi fra di loro così da assicurare una strategia fiscale efficiente e garantire il raggiungimento dei propri obiettivi economici».

Come affrontare al meglio IL CAMBIO GENERAZIONALE

CREDINVEST BANK E FIDINAM GROUP HANNO OSPITATO UNA TAVOLA

ROTONDA PRESSO L’HOTEL SPLENDIDE ROYAL DI LUGANO PER AFFRONTARE LA TEMATICA DEL PASSAGGIO GENERAZIONALE E LE NUMEROSE SFIDE CHE PORTA CON SÉ, UN ARGOMENTO MOLTO SENSIBILE PER OGNI IMPRESA. PRENDERE IN CONSIDERAZIONE PER TEMPO QUESTA

IMPORTANTE E OBBLIGATORIA TAPPA NEL CICLO DI VITA DI QUALSIASI

AZIENDA È FONDAMENTALE AI FINI DELLA CONTINUITÀ AZIENDALE.

Il passaggio generazionale è un evento carico di implicazioni tecniche/regolamentari e questioni economiche ma anche intenso a livello emotivo. Per un imprenditore è un compito arduo affidare il lavoro di una vita, denso di sacrifici e soddisfazioni, nelle mani di un soggetto terzo, senza avere certezze sul futuro. Il passaggio generazionale è un processo complesso, che implica

molteplici sfide, soprattutto in termini di competenze ed esperienza manageriale. La cultura aziendale e le conoscenze spesso differiscono da una generazione all’altra. I cambiamenti possono mettere in difficoltà un’impresa specialmente se manca la comunicazione e la pianificazione tra gli attori coinvolti. Il passaggio tra due generazioni differenti va oltre la semplice consegna del timone finanziario: richiede un coinvolgimento attivo delle nuove generazioni nella gestione patrimoniale e fiscale. Le nuove generazioni portano con sé una visione a lungo termine, un approccio che va ben oltre il breve periodo. Questa prospettiva è fondamentale per la pianificazione finanziaria, poiché tiene conto degli obiettivi e delle difficoltà che potrebbero emergere nel corso degli anni. Inoltre, i giovani si muovono con dimestichezza nell’ambito delle più recenti tecnologie finanziarie: sono, infatti, in grado di abbracciare soluzioni digitali e strategie d’investimento innovative, apportando flessibilità e dinamismo nelle varie procedure. Questo non solo accelera il processo decisionale ma permette anche di restare al passo con un mondo finanziario in continua evoluzione. Coinvolgere le nuove generazioni nella gestione finanziaria offre anche l’opportunità di esplorare nuovi orizzonti di investimento e di diversificare il portafoglio in modo più efficace, riducendo il rischio complessivo. Questa diversificazione può contribuire a garantire la stabi -

Rudy Summerer

Esperto Fiscale. Associate Partner e Co-Responsabile Centro di Competenza

Fiscale Svizzero, Fidinam & Partners SA (Lugano). È esperto fiscale diplomato e ha maturato quasi 30 anni di esperienza presso importanti aziende di consulenza internazionali presenti sul territorio ticinese.

Filippo Tornambè

Avvocato e Partner Fidinam & Associati

Multidisciplinare S. t. A. s.r.l (Milano). È avvocato tributarista con una specializzazione in materia di wealth planning ed international tax. Da 6 anni è Partner della sede italiana di Fidinam.

Giuseppe Lerose

Associate Partner e Co-Responsabile Centro di Competenza Fiscale Svizzero, Fidinam & Partners SA (Lugano). È specialista in finanze e contabilità federale e specialista in fiscalità nazionale e internazionale. Da 6 anni in Fidinam & Partners, è anche responsabile del settore M&A Tax

Daniel Jaeger

General Counsel Credinvest Bank, responsabile delle questioni legali, di compliance e di antiriciclaggio, opera su entrambe le sedi di Lugano e Zurigo. Ha ottenuto nel 2009 il brevetto di avvocato a Zurigo. Prima di raggiungere Credinvest, ha maturato diverse esperienze professionali in studi legali e ha ricoperto ruoli di responsabilità in altri istituti bancari e in una società di consulenza legale-regolamentare per istituti finanziari.

Raffaella Arena

Avvocato e Partner Fidinam & Associati

Multidisciplinare S. t. A. s.r.l (Milano). È avvocato tributarista, specializzata in diritto tributario, fiscalità italiana e internazionale e asset protection. Da 6 anni è Partner della sede italiana di Fidinam.

Irma Vuocolo

Relationship Manager nel team private banking Credinvest Bank di Lugano. Oltre quindici anni a stretto contatto con le principali fiduciarie e banche ticinesi le hanno permesso di sviluppare un’ottima capacità di dialogo e ascolto attivo. Irma è in grado di soddisfare le esigenze della clientela nel modo più rapido ed efficiente possibile offrendo soluzioni su misura.

“Nel corso della tavola rotonda, la fiscalità svizzera e quella italiana (nello specifico di beni immobili, patrimoni liquidi, opere d’arte) sono state messe a confronto, analizzando le principali differenze con le relative opportunità e i rischi più comuni”.

lità e la crescita del patrimonio finanziario nel lungo periodo. Un altro aspetto fondamentale è la preservazione della cultura aziendale e dei valori familiari. Mentre introducono nuove idee e prospettive, le nuove generazioni possono svolgere un ruolo cruciale nella salvaguardia di questi elementi identitari.

L’ equilibrio tra innovazione e tradizione è essenziale per mantenere la coerenza all’interno dell’azienda o della famiglia. Infine, coinvolgendo i giovani nella gestione finanziaria e fiscale, è possibile promuovere l’educazione finanziaria all’interno della famiglia o dell’azienda stessa. Questo approccio prepara le future generazioni a prendere decisioni finanziarie consapevoli e informate, garantendo così una gestione finanziaria e fiscale solida e responsabile. Il passaggio generazionale nel mondo finanziario non è un processo semplice ed immediato ma straordinariamente ricco di opportunità. Nel corso della tavola rotonda gli esperti di Fidinam e Credinvest hanno analizzato casi pratici e dinamiche concrete per fornire delle linee guida base. Cosa è emerso? Quali sono gli aspetti maggiormente importanti nell’ambito di una successione? Prima di tutto è essenziale avere una strategia chiara cioè saper dare delle priorità finanziarie e individuare i valori cardine dell’azienda. In secondo luogo, è fondamentale piani -

ficare in anticipo, valutando diverse opzioni strategiche e non pensando quindi alla successione solo in seguito, nella situazione di estrema necessità o urgenza. Infine, occorre valutare il valore dell’azienda e gli interessi sia di chi c’è oggi sia di chi terrà le redini domani. Spesso ci si dimentica di gestire oculatamente il proprio patrimonio personale, non separandolo da quello aziendale. Nel corso della tavola rotonda, la fiscalità svizzera e quella italiana (nello specifico di beni immobili, patrimoni liquidi, opere d’arte) sono state messe a confronto, analizzando le principali differenze con le relative opportunità e i rischi più comuni. Parallelamente al workshop è stata allestita una mostra di opere contemporanee a cura di Deodato Arte dedicata al tema del passaggio generazionale. Le opere d’arte trattano temi universali e senza tempo come l’identità ed il cambiamento. Questi argomenti sono particolarmente rilevanti quando si parla di ricambio generazionale, poiché ogni generazione porta con sé nuove idee, valori e sfide. L’arte diventa quindi uno strumento educativo e di confronto, permettendo alle persone di ogni fascia d’età di riflettere sul proprio ruolo nella società e di comprendere meglio il punto di vista degli altri. Credinvest Bank, con un approccio olistico e soluzioni su misura, segue i propri clienti per tutta la loro vita e possibilmente anche per quella dei lo -

ro figli con servizi di consulenza e gestione patrimoniale. Fidinam Group offre, fra gli altri servizi, una consulenza fiscale completa per pianificare in maniera completa qualsiasi tipo di successione. Da qui nasce la collaborazione, dall’esperienza sul territorio e professionalità in materia.

POWER MOVES. MADE FOR

La nuova Mercedes-AMG Classe E Berlina.

AMG all the way: la nuova Mercedes-AMG E 53 HYBRID 4MATIC+ Berlina, con un’autonomia puramente elettrica fino a 100 km, si mostra nel suo abito sportivo e affascina con un concetto di propulsione ibrida dinamico.

Mercedes-AMG E 53 HYBRID 4MATIC+ Berlina, 449 + 163 CV (330 + 120 kW), 25,9 kWh/100 km (1 l/100 km), 23 g CO2/km, categoria di efficienza energetica: D.

FILIPPO MOOR, SENIOR RELATIONSHIP MANAGER, RESPONSABILE DEL CRYPTO DESK DI ONE SWISS BANK, INTRODUCE IL TEMA DEGLI ASSET DIGITALI E CI ILLUSTRA L’APPROCCIO DELLA BANCA IN UN MERCATO IN RAPIDA ESPANSIONE.

Una necessaria premessa.

Che cosa si intende per asset digitali?

«Gli asset digitali sono beni che esistono in formato elettronico basati sulla tecnologia blockchain. Essi possono essere posseduti, scambiati o utilizzati senza l’intermediazione di una terza parte. Questi includono criptovalute native, come Bitcoin ed Ethereum, così come “token utility” che permettono di utilizzare una determinata piattaforma, oppure token non fungibili (NFT) i quali rappresentano proprietà uniche di opere d’arte digitali, musica, video e altro. Gli asset digitali possono anche avere un valore economico significativo e sono tipicamente utilizzati come forma di investimento».

LA BANCA E LE CRIPTOVALUTE

Il sistema finanziario svizzero si è da tempo focalizzato su una approfondita conoscenza delle criptovalute, onde mettere a punto adeguate strategie per la loro gestione. Con quale risultato?

«Ad oggi nel panorama bancario svizzero sono oltre una trentina gli istituti che, nel ventaglio della propria offerta, includono il settore delle criptovalute. Questo numero è in costante aumento. Sono due le banche focalizzate unicamente sui servizi “crypto” alla propria clientela (Sygnum e Amina). Quasi una ventina sono quelle che includono anche questa tipologia di servizio nella propria offerta, dunque permettono alla clientela di custodire asset digitali come Bitcoin all’interno di wallets (portafogli digitali) detenuti dalla banca stessa; inoltre permettono l’acquisto e la vendita di criptovalute tramite la banca e altri servizi come ad esempio lo staking (per rilevanza vanno citati su tutti Postfinance e Swissquote). Infine, ci sono circa una quindicina di istituti i quali hanno una visione che definirei tollerante verso il tema delle criptovalute e della Blockchain, dunque che non offrono servizi specifici ma accettano anche clientela che opera in qualche modo in questo ambito».

Anche ONE Swiss Bank opera da anni in questo mercato. Con quale tipo di approccio?

«Parlerei senz’altro di un approccio proattivo rispetto al tema degli asset digitali, con uno sguardo alla clientela tradizionale la quale desidera una diversificazione del portafoglio attra-

verso questa nuova asset class innovativa, ma anche alle nuove generazioni che muovono spesso i primi passi nel settore degli investimenti utilizzando dispositivi smart e tecnologici proprio con le criptovalute. Offrire questo servizio ci permette di soddisfare la clientela esistente e di conquistare quella del futuro».

Avete creato un desk specializzato. Di che cosa si tratta?

«Dal 2021 ONE swiss bank dispone di un desk specializzato in quella nicchia di mercato che sono gli investitori di criptovalute. Questi possono essere coloro che hanno acquistato asset digitali agli inizi di questo mercato (permettendo loro di moltiplicare il capitale investito esponenzialmente) oppure traders indipendenti che,grazie alla elevata volatilità, negli anni sono stati in grado di ottenere performances molto superiori rispetto ai mercati tradizionali. Questi soggetti, lo sottolineo, operano al di fuori del sistema finanziario tradizionale ovvero nella blockchain o negli exchanges. Quando essi decidono di finalizzare il profitto tramutandolo in valuta tradizionale (in gergo si dice “valuta FIAT”, ovvero CHF, EUR, USD per esempio), necessitano di un porto di approdo che permetta loro, per così dire, di rientrare nel sistema. Ecco che ci vuole una banca che accolga il frutto di questa loro attività».

Stiamo in generale parlando di investimenti importanti. Ciò comporta da parte vostra una particolare cautela e vigilanza?

«Assolutamente sì, questo è un punto senza dubbio fondamentale. Tutto ciò implica da parte nostra una profonda padronanza dei meccanismi che regolano la blockchain come pure dell’attività che viene svolta all’interno dei cosiddetti exchanges, le piattaforme dove vengono negoziate le criptovalute.

Pertanto, prima di autorizzare l’attività di un cliente, analizziamo in maniera certosina tutta l’operatività svolta, partendo dal primissimo istante in cui il soggetto entra in contatto con gli asset digitali fino al momento dell’uscita finale verso la banca. È una attività meticolosa e dispendiosa, a dipendenza della complessità di ogni singolo caso.

Tutto viene svolto nel massimo rispetto della normativa in ambito di lotta al riciclaggio di denaro, dove spesso si necessita dell’ausilio di spe -

“Dal 2021 ONE swiss bank dispone di un desk specializzato in quella nicchia di mercato che sono gli investitori di criptovalute”.

cialisti i quali analizzano con precisione ed accuratezza ogni singola transazione, così da avere la certezza definitiva che i fondi in arrivo siano conformi alle regole vigenti».

In conclusione, a chi si rivolge il vostro servizio?

«Il nostro servizio è prettamente indirizzato a una clientela con patrimoni sostanziosi, proprio perché il lavoro preventivo di controllo richiede notevoli risorse. Grazie a questo servizio siamo stati in grado di attrarre nuova clientela e le richieste sono in costante aumento».

Qualibroker Ticino SA

Via S. Balestra 22B - 6900 Lugano

LA GOVERNANCE DEI DATI

AFFRONTARE LE SFIDE DELL’ERA DIGITALE: COME GRUPPO SICUREZZA PROMUOVE UNA GOVERNANCE DEI DATI EFFICACE E UNA CYBERSICUREZZA RESILIENTE PER LE AZIENDE IN UN CONTESTO GLOBALE IN CONTINUA EVOLUZIONE. INTERVISTA A PIETRO VASSALLI, RESPONSABILE CYBER SECURITY DI GRUPPO SICUREZZA.

Oggi le tecnologie

digitali e le infrastrutture stanno influenzando non solo il business, ma anche la vita di tutti i giorni. Come affronta Gruppo Sicurezza questa trasformazione?

Dobbiamo trattare i dati con il massimo rispetto delle normative e dei principi etici, garantendo che siano controllati e protetti come un bene prezioso. Inoltre, oggi la potenza non è solo legata a fattori economici o politici, ma anche al controllo e all’accesso ai dati. Questo nuovo contesto crea una sovranità digitale, in cui chi possiede i dati esercita una grande influenza. La nostra missione è fornire alle aziende gli strumenti necessari per navigare in questo nuovo panorama in modo sicuro, gestendo i rischi e cogliendo le opportunità dell’era digitale».

In che modo il conflitto globale tra Stati Uniti, Cina e big tech influisce su questo scenario?

GRUPPO SICUREZZA

Via Maito 8 CH-6804 Bironico +41 (0)91 935 90 50 www.grupposicurezza.ch

«Le tecnologie digitali hanno cambiato il nostro modo di vivere e lavorare. Strumenti come dati, software, intelligenza artificiale e cybersicurezza sono al centro delle nostre interazioni. Per questo motivo, è fondamentale sviluppare una strategia aziendale centrata sulla governance dei dati, dove la protezione e la sicurezza siano prioritarie.

«Stiamo vivendo un periodo di conflitto tra grandi potenze, dove il controllo dei dati è diventato un terreno di competizione. Anche se Europa e Svizzera non sono coinvolte direttamente, devono comunque adottare misure per proteggere cittadini e aziende. Grazie a regolamenti come il GDPR in Europa e alla nuova Legge sulla Protezione dei Dati (nLPD) in Svizzera, possiamo mantenere la nostra sovranità digitale. In questo contesto globale, è cruciale che le aziende svizzere siano pronte a proteggere i propri dati, non solo per conformarsi alle normative, ma anche per garantire una sicurezza a lungo termine».

Parlando di GDPR e nLPD, quali sono i punti chiave che le aziende devono considerare?

«La principale differenza è che la nLPD è una normativa, con obbli -

ghi e sanzioni chiare per chi gestisce i dati. Questa legge richiede un approccio strategico alla gestione dei dati, specialmente per quanto riguarda i trasferimenti internazionali e la protezione dei dati sensibili. I principi ispiratori, però, sono simili tra le due regolamentazioni. La governance dei dati, secondo la nLPD, è fondamentale per migliorare i processi aziendali. Attraverso la nostra esperienza, aiutiamo le aziende a implementare pratiche di “privacy by design” e “security by design”, creando così valore attraverso una gestione efficace dei dati».

Come si struttura la governance dei dati e perché è importante?

«La governance dei dati è un processo complesso che richiede competenze legali e tecniche. È essenziale conoscere le normative e tradurle in pratiche concrete. I principi di accountability, proporzionalità e trasparenza sono alla base di una strategia solida per affrontare i rischi legati

ai dati. È fondamentale condurre un audit iniziale per capire il contesto dell’azienda e identificare i rischi. Da lì, possiamo sviluppare un piano di governance che combini misure tecniche e organizzative. La protezione dei dati diventa così uno strumento di gestione del rischio».

Qual è il valore aggiunto della governance per le aziende?

«Adottare una buona governance consente alle aziende di essere più resilienti e di reagire rapidamente a eventuali attacchi. Le organizzazioni che gestiscono i dati con responsabilità guadagnano la fiducia dei loro clienti e partner. Non si tratta solo di proteggere i dati personali, ma di garantire i diritti delle persone. Normative come la nLPD proteggono la privacy e consentono alle aziende di migliorare i propri processi».

Quali sono le sfide future per la governance dei dati e la sicurezza informatica?

devono adottare un approccio proattivo alla sicurezza informatica e alla protezione dei dati, integrandoli nella loro cultura aziendale».

Quali misure di accompagnamento potete suggerire alle aziende per gestire questa trasformazione?

«È importante che le aziende si rivolgano a partner esperti che possano guidarle in questo percorso, fornendo strumenti e risorse pratiche. Semplici azioni quotidiane, come la formazione continua e l’adozione di tecnologie sicure, possono fare una grande differenza nel lungo periodo. Inoltre, incoraggiamo le aziende a sviluppare piani di emergenza e di risposta agli incidenti, in modo da essere preparate in caso di attacchi informatici. Investire in queste misure non solo aiuta a mantenere la sicurezza, ma costruisce anche una cultura aziendale responsabile».

«È fondamentale tenere il passo con l’evoluzione tecnologica. La cybersicurezza cambia continuamente, e le aziende devono essere pronte a fronteggiare nuove minacce. La governance dei dati è un processo dinamico che richiede aggiornamenti costanti. Inoltre, la formazione del personale è essenziale. Le aziende

Per concludere, quale messaggio volete trasmettere agli imprenditori che devono affrontare la sfida della digitalizzazione?

«Prepararsi affidandosi a esperti per intraprendere un percorso di trasformazione consapevole. Non serve stravolgere i processi esistenti; con piccoli passi, è possibile raggiungere elevati standard di sicurezza senza grandi sforzi economici. Si tratta di adottare una nuova mentalità e approccio».

AIR DYNAMIC È (ANCHE) UNO STILE DI VITA

AIR-DYNAMIC SA, BASATA PRESSO L’AEROPORTO DI AGNO A LUGANO

OFFRE SERVIZI AEREI ED ELICOTTERISTICI A 360 GRADI. RAFFAELLA

MELEDANDRI, FONDATRICE E DIRETTRICE VENDITE, RACCONTA

LA STORIA DI QUESTA AZIENDA CHE VANTA QUASI 20 ANNI DI ESPERIENZA

E KNOW HOW NEL SETTORE DELL’AVIAZIONE PRIVATA ED È IN SVIZZERA

UN PUNTO DI RIFERIMENTO ASSOLUTO PER TUTTO IL SETTORE.

Con quali principali caratteristiche e problematiche si presenta attualmente l’aviazione privata in Ticino?

«Penso si possa dire che l’aviazione privata in Ticino faccia parte di quelle realtà che si sa che esistono ma di cui si preferisce non parlare, relegando i suoi problemi nella categoria delle questioni a carico degli operatori del settore che se ne occupano. Eppure rappresenta un fenomeno che negli anni è andato costantemente crescendo, con un potenziale di sviluppo molto interessante considerando la richiesta di voli personalizzati e flessibili da parte dei clienti, sia nel settore turistico che in quello business. E questo nonostante le indubbie difficoltà che tuttora persistono, a cominciare dalla limitata operatività oraria dell’aeroporto di Agno».

Air-Dynamic vanta quasi 20 anni di esperienza e “know how” nel settore. Possiamo ripercorrere le principali tappe di questa evoluzione?

«Il progetto imprenditoriale messo a punto fin dal 2005 insieme a Nicholas Evstigneev, Direttore delle operazioni, è stato sempre molto chiaro: fornire servizi di trasferimento di

persone e logistica di alta qualità, rispondendo alle esigenze di un mercato in continua evoluzione. La nostra visione strategica ha guidato l’azienda attraverso le sfide iniziali, riuscendo a costruire un brand riconosciuto nel settore. Con molto impegno e tenacia siamo riusciti a sviluppare una ben definita cultura aziendale orientata al cliente, dove l’attenzione al servizio e la qualità sono valori imprescindibili. L’azienda ha investito in tecnologie avanzate per ottimizzare le operazioni e migliorare l’efficienza. Grazie ad un’ampia scelta di soluzioni e servizi Air-Dynamic è oggi in grado di soddisfare tutte le esigenze di una clientela diversificata».

Quali sono i diversi rami in cui si articola la vostra attività e quali i principali servizi offerti?

«Lo spettro delle attività va dall’organizzazione voli charter ad hoc di elicotteri VIP e VIP Jet (la nostra base principale è a Lugano, ma organizziamo voli con jet privati in tutto il mondo) alla vendita, acquisto e gestione di aeromobili in ogni Paese, nonché noleggio di elicotteri off-shore su yacht privati. Negli anni, l’azienda ha ampliato la flotta a disposizione, includendo una varietà di aerei e elicotteri moderni e sicuri ma assicurandosi anche accordi importanti con operatori del settore a livello internazionale. Questa diversificazione ha permesso ad Air-Dynamic di rispondere a una vasta gamma di esigenze dei clienti, dai voli privati per vacanze esclusive a trasferimenti per eventi aziendali. L’Azienda è anche sempre attenta al mercato e alle ultime tecnologie per offrire e garantire sempre servizi adeguati. Questa apertura verso una continua evoluzione ed espansione ha aperto nuove oppor -

tunità di mercato e ha permesso all’azienda di consolidare la propria posizione nel settore dell’aviazione».

In estrema sintesi, quali sono i punti di forza di Air-Dynamic, con riferimento all’organizzazione aziendale e ai rapporti con la clientela?

«Un servizio Boutique dove sicurezza, comfort e privacy, insieme ad un servizio di alto livello sono i valori che hanno assicurato e consolidato negli anni il successo di Air Dynamic, un’azienda composta da persone molto esperte di aviazione e logistica con grandi capacità di coordinamento. Ciò ci consente una grandissima vicinanza nei confronti del cliente che può usufruire delle nostre competenze e della nostra capacità nell’individuare e organizzare in tempi rapidi e con competenza operativa una soluzione su misura per ogni viaggio. Mi piace ribadire il fatto che flessibilità, pragmatismo e dinamismo costituiscono le basi del nostro approccio alle esigenze del cliente. Non esistono problemi, esistono solo soluzioni: con questo spirito affrontiamo il nostro lavoro e garantiamo dedizione e passione a tutti coloro che si affidano ad Air-Dynamic, perché per noi le soluzioni e la soddisfazione del cliente sono una vera missione. A tutto ciò si aggiunga la possibilità per il cliente di usufruire di tutta una serie di servizi a terra, affinché il viaggio o il trasferimento sia sempre il più rapido e comodo possibile».

Dunque l’assistenza al cliente, in tutti i momenti e in ogni modo possibile costituisce il vostro tratto distintivo… «Assolutamente sì. Ne abbiamo fatto una ragione e uno stile di vita. Solitamente i viaggi sono organizzati con un anticipo di due o tre giorni, ma si

può arrivare anche ad un preavviso di 3 ore se necessario. Se una persona deve partire in tempi stretti, siamo in grado di soddisfare questa esigenza. E tutto questo 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per un charter o per l’acquisto di un aereo in qualsiasi parte del mondo. Un altro aspetto fondamentale dell’evoluzione di Air-Dynamic è stato l’adattamento alle nuove tecnologie e alle esigenze di un mercato in continua evoluzione. Con l’emergere di nuove piattaforme digitali, l’azienda ha investito in un sistema di prenotazione online intuitivo, che consente ai clienti di pianificare e prenotare i propri voli in modo semplice e veloce (fast quote). Questo ha migliorato notevolmente l’esperienza del cliente, rendendo i servizi di Air-Dynamic ancora più accessibili».

Avete anche dato vita ad un apposito club per i vostri clienti, di che cosa si tratta? «Abbiamo fondato nel 2018 una realtà chiamata “Club STX” dal noto Saint Exupery e che permette ai suoi soci di utilizzare e condividere degli aerei che hanno base specifica a Lugano. Costituisce un mondo un po’ più piccolo, nel quale ci si conosce di più e quindi i membri sono facilmente informati dei voli disponibili e potenzialmente interessati a condividere con altri, dividendo anche i costi. Questo è un progetto strutturato come club, che continua a raccogliere ampi consensi. Da settembre sarà disponibile una app molto intuitiva e funzionale che crediamo possa rivoluzionare e potenziare ancora il servizio per i suoi membri».

Nello specifico, quali tipologie di utenti si avvalgono principalmente dei vostri servizi e quali sono le più frequenti destinazioni?

«Famiglie, uomini d’affari, e CEO internazionali che si indirizzano normalmente in tutta Europa, ma anche verso Stati Uniti, Emirati e Asia. Volano con noi perché seguiamo un approccio individuale per ogni richiesta di volo e i nostri clienti sono ben consapevoli della differenza. La richiesta di voli per affari, che è in continua crescita, si estende sull’arco dell’intero anno. Abbiamo parecchi imprenditori che fanno avanti e indietro con la Germania, l’Austria, la Polonia o la Francia. In Svizzera la maggior parte delle richieste riguarda voli in giornata per Ginevra o Losanna, Gstaad e Zurigo. Per quanto riguarda i voli turistici le destinazione più gettonata sono St.Moritz in inverno e, in assoluto, St. Tropez. Altre mete estive particolarmente richieste sono Olbia e più in generale la Sardegna, Dubrovnik o Spalato in Croazia, nonché le Isole Baleari Ibiza e Palma de Mallorca e la sempre gettonata Grecia con le sue splendide isole difficili e lunghe da raggiungere altrimenti. Talvolta ci capita di volare anche verso il Sud America, Dubai e le Maldive».

Si fa molto parlare di velivoli a propulsione elettrica.

Ritiene che questa possa essere una strada praticabile per lo sviluppo dell’aviazione privata? «Negli ultimi anni, Air-Dynamic ha intrapreso iniziative per ridurre l’impatto ambientale delle proprie operazioni. Ciò include l’adozione di pratiche di volo più ecologiche e la valutazione costante delle proprie politiche aziendali per garantire un futuro sostenibile. In questo quadro stiamo seguendo con molto interesse tutta l’evoluzione in corso nel campo dei velivoli a propulsione elettrica e, in particolare, siamo direttamente

coinvolti nella distribuzione di mezzi elettrici a decollo verticale e progettazione di vertiporti che potrebbero rappresentare un’ottima soluzione per rapidi trasferimenti, per esempio, tra il centro di una città e grandi scali aeroportuali».

In quali progetti siete attualmente impegnati e quali previsioni si sente di avanzare per l’evoluzione futura di Air-Dynamic?

«L’azienda è coinvolta in progetti molto interessanti ed innovativi di formazione anche con l’uso importante dei social. Oltre ad impegnarsi di suo nella continua formazione del proprio personale un progetto che ci sta particolarmente a cuore riguarda proprio l’avviamento e la formazione di giovani desiderosi di entrare nel mondo dell’aviazione, sia esso nella vendita dei servizi di volo o nel ruolo di assistente di bordo per assicurare, in volo e a terra, tutti i servizi di assistenza che afferiscono al nostro settore. Non vi sono corsi in italiano specializzati in quest’ambito e dunque mettiamo volentieri a disposizione la nostra grande professionalità e competenza per creare una nuova leva di giovani appassionati a questo affascinante mestiere. La nostra reputazione è costruita proprio su anni di esperienza, dedizione e una continua ricerca, a tutti i livelli, dell’eccellenza. Con un occhio sempre rivolto al futuro, Air-Dynamic Lugano continua a volare alto, pronta a affrontare le sfide e le opportunità che il settore dell’aviazione ha in serbo».

UNA STORIA DI SUCCESSO PER DIGITALIZZAZIONE E INNOVAZIONE

IL GRUPPO WULLSCHLEGER

MARTINENGHI MANZINI (WMM), FONDATO NEL 1972, SI DISTINGUE COME REALTÀ MULTISETTORIALE

DI RIFERIMENTO IN TICINO, CON COMPETENZE CHE SPAZIANO DALLA CONSULENZA FISCALE E SOCIETARIA, ALLA GESTIONE PATRIMONIALE, L’AMMINISTRAZIONE E INTERMEDIAZIONE IMMOBILIARE, I SERVIZI DI TRUSTEE.

Con 80 collaboratori e oltre 2.500 clienti, la gestione documentale è sempre stata una sfida operativa per tutto il gruppo. L’adozione di DocuWare, un avanzato sistema di gestione documentale, ha trasformato profondamente i processi interni e l’interazione con i clienti. Lo sforzo innovativo di digitalizzazione è stato ora premiato con il Digital Leaders Award 2024, un premio annuale che DocuWare riconosce a un cliente per paese o zona geografica a fronte di un utilizzo di particolare successo della propria soluzione.

Gigi Pozzi, Managing Director della società di Tax and Business

Advisory, ha guidato l’introduzione di DocuWare sin dal 2013, in collaborazione con il distributore locale Palo Alto. «WMM ha intrapreso la strada della digitalizzazione della documentazione e ha puntato su uno dei principali operatori del mercato. È stata una decisione strategica mirata a migliorare la nostra efficienza e offrire nuovi servizi alla clientela. Oggi il 50% dei collaboratori WMM utilizza quotidianamente DocuWare e gestiamo ogni anno complessivamente circa 100’000 documenti». L’archiviazione dei documenti cartacei implicava costi significativi, richiedendo tempo e spazio preziosi. Grazie a DocuWare è stato drastica-

mente ridotto il tempo necessario per reperire le informazioni necessarie ai flussi di lavoro e migliorato l’accessibilità sia interna sia esterna a tali informazioni. I clienti possono condividere i documenti in formato elettronico, riducendo i tempi di lavorazione e facilitando l’integrazione con gli applicativi aziendali di contabilità o amministrazione immobiliare o gestione patrimoniale a seconda dei casi, creando così un ecosistema digitale che potenzia l’efficienza dei processi.

Noah Beccarelli, responsabile IT di WMM Group, ha collaborato con DocuWare e Paolo Alto per l’adozione del programma da parte di tutte le società del gruppo. «Il sistema si distingue per la sua semplicità, flessibilità e scalabilità. Consente di controllare lo stato di ogni documento in modo continuo, tramite la funzione del timbro digitale, e automatizzare quindi l’intero processo e non solo l’archiviazione».

Caterina Mengoni, Business Consultant nella società di Tax and Business Advisory, usa quotidianamente DocuWare, interagendo con i

clienti a prescindere dal luogo in cui opera. «Questo programma mi permette di lavorare indifferentemente da tutte le sedi del gruppo, dall’ufficio dei clienti e da casa. DocuWare legge i documenti contabili e importa i dati nel programma di contabilità. Sono quindi più veloce, ho ridotto gli errori di imputazione e posso concentrarmi maggiormente sulla relazione con i clienti. Abbiamo flussi di lavoro digitali per l’approvazione e il controllo dei contenuti; tutti i colleghi conoscono in ogni momento le attività da completare. Ricerca, consultazione e condivisione risultano più fluidi e veloci, consentendo di fornire ai clienti informazioni sempre aggiornate, anche se si tratta di un cliente che non si segue personalmente».

I clienti non devono raggiungere la sede per consegnare la documentazione contabile o inviarla via email, ma hanno un canale diretto di acceso al sistema e possono archiviarla direttamente. Sono soddisfatti di potere accedere ai loro documenti in autonomia e in qualsiasi momento; percepiscono un servizio perso -

nale e innovativo. Sfruttando appieno le funzionalità di DocuWare rese loro disponibili hanno visibilità e controllo dell’intero flusso di lavoro. Grazie quindi alla digitalizzazione dei documenti e all’automazione processi, WMM Group ha creato un ambiente di lavoro moderno ed efficiente, sostenendo così una crescita aziendale solida e orientata al futuro. DocuWare si è rivelato non solo uno strumento di supporto operativo, ma un pilastro strategico per l’innovazione e la soddisfazione della clientela.

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DocuWare Digital Leaders Awards 2024

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Da sinistra: Gigi Pozzi - Managing Director Tax and Business Advisory, Caterina Mengoni - Business Consultant Tax and Business Advisory, Noah Beccarelli - Group IT Manager, Maaike Booi (Palo Alto) - General Manager

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Da sinistra: Nicola Wullschleger - partner, Maaike Booi (Palo Alto) - General Manager, Noah BeccarelliGroup IT Manager, Gigi Pozzi - Managing Director Tax and Business Advisory, Edoardo Selmin - Business Consultant Tax and Business Advisory, Giovanni Manzini - partner, Vincenzo Carbone (DocuWare) - Sales Director Switzerland

IN TICINO L’INNOVAZIONE INCONTRA L’OPPORTUNITÀ

IN UN’ECONOMIA IN RAPIDA EVOLUZIONE E INCERTA, GUIDATA

DAL PROGRESSO TECNOLOGICO E DA UN PANORAMA NORMATIVO IN CONTINUA EVOLUZIONE, LE IMPRESE SI TROVANO AD AFFRONTARE NUOVE SFIDE E OPPORTUNITÀ. LOUIS MACCHI, RESPONSABILE

DELL’UFFICIO DI LUGANO DI P w C SVIZZERA, ILLUSTRA LE QUESTIONI

CHIAVE CHE LE AZIENDE DEVONO AFFRONTARE E I MOTIVI PER CUI IL CANTON TICINO È UN’ATTRAENTE SEDE D’AFFARI.

Quanto è interessante il Canton Ticino per le aziende e gli imprenditori?

«Il Ticino offre un ambiente imprenditoriale dinamico in cui prosperano la ricerca, lo sviluppo e l’imprenditorialità. Il Cantone ha investito in modo significativo

nella creazione di un ecosistema orientato al futuro che promuove l’innovazione. Ad esempio, l’Innovation Park Ticino fornisce una piattaforma unica per la collaborazione tra ricercatori, aziende high-tech e startup, stimolando attività inventive e idee sostenibili. Inoltre, esistono programmi di sostegno che promuovono le imprese innovative nella regione, rendendo il Ticino un luogo attraente sia per le aziende consolidate che per le startup. Molte aziende in settori come il tessile e l’abbigliamento, il commercio all’ingrosso e la logistica, la farmaceutica, l’intrattenimento e il tempo libero, l’informatica, l’editoria e i media e i servizi finanziari hanno registrato una forte crescita negli ultimi anni e chiamano il Ticino la loro casa».

Quali sono le sfide attuali che le aziende devono affrontare?

«Oggi le aziende si trovano a navigare in un panorama complesso caratterizzato da rapidi progressi tecnologici, requisiti normativi in evoluzione, tensioni geopolitiche e problemi della catena di approvvigionamento. Una delle sfide più pressanti è quella di rimanere conformi alle nuove normative sulla sostenibilità aziendale,

“Il Ticino è una regione strategica per PwC Svizzera perché ospita e attrae importanti aziende grazie al suo ambiente economico favorevole, alla sua posizione geografica privilegiata e alla sua tassazione moderata”.

come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Le considerazioni ambientali, sociali e di governance (ESG) non sono più facoltative: sono parte integrante della strategia aziendale. Supportiamo i clienti nelle questioni fiscali, legali e di reporting ESG per aiutarli a soddisfare queste nuove esigenze».

Quanto è importante la sostenibilità per le aziende ticinesi?

«La sostenibilità sta diventando sempre più importante per tutte le aziende. La conformità ESG non si limita a soddisfare i requisiti normativi, ma rappresenta un’opportunità per ottenere un vantaggio competitivo. Adottando i principi ESG, le aziende possono posizionarsi come partner di fiducia per fornitori, clienti, investitori e altri stakeholder. Questo migliora la reputazione, può portare a risparmi fiscali e allinea le pratiche aziendali a valori sociali più ampi».

Può fare un esempio?

«Certamente. Per esempio, stiamo aiutando una grande azienda di moda internazionale con sede in Ticino a implementare un progetto ESG incentrato sulla responsabilità estesa del produttore e sulla gestione dell’imposta sulla plastica. L’industria della moda - un settore importante nel nostro Cantone - deve affrontare molte sfide di sostenibilità. Il nostro supporto comprende l’automazione dei processi e l’adattamento della catena di fornitura per ottenere un impatto ambientale più sostenibile».

La trasformazione digitale è un titolo comune. Quali sono gli aspetti con cui le aziende hanno più difficoltà?

«La trasformazione digitale presenta sia opportunità che ostacoli. Le

“Grazie alla nostra presenza locale e alla nostra rete di specialisti in Svizzera e nel resto del mondo, abbiamo tutti gli strumenti necessari per aiutare

gli imprenditori a cogliere le opportunità e a navigare in un ambiente sempre più complesso e competitivo”.

piccole e medie imprese devono spesso affrontare vincoli di costo che le organizzazioni più grandi non hanno. È fondamentale assicurarsi che gli investimenti, come il passaggio al cloud, producano i risultati attesi. Le aziende possono iniziare a cogliere i frutti più piccoli come parte di un percorso di trasformazione più lungo. Inoltre, il coinvolgimento di dipendenti e clienti è fondamentale per il successo di qualsiasi iniziativa digitale».

A quali progetti di trasformazione state lavorando attualmente?

«Stiamo assistendo diverse aziende nel loro percorso di trasformazione digitale, tra cui una società di commercio di materie prime di medie dimensioni. Nella fase iniziale, ci stiamo concentrando sul marketing digitale, sull’ottimizzazione delle finanze e sulla gestione della catena di approvvigionamento. Il nostro obiettivo è migliorare la comunicazione interna, snellire i processi finanziari e digitalizzare il ciclo di evasione, compresa la pianificazione della domanda e delle scorte, le spedizioni e altro ancora. Questa partnership segna l’inizio di un percorso di trasformazione pluriennale per promuovere l’efficienza e la crescita».

Quali sono le maggiori preoccupazioni delle aziende?

«La sicurezza informatica è un problema cruciale. Con la crescente digitalizzazione delle aziende, il pano -

rama delle minacce si sta ampliando. Recenti indagini mostrano che i rischi informatici sono tra le principali minacce per le aziende svizzere, ma molte non sono ben preparate ad affrontarli, in particolare i rischi legati alle vulnerabilità del cloud. Le aziende, comprese quelle più piccole e a conduzione familiare, possono migliorare la loro resilienza informatica implementando solidi quadri di sicurezza, definendo chiaramente le responsabilità e stabilendo controlli efficaci. Garantire la sicurezza delle soluzioni digitali è essenziale per mantenere la fiducia e l’integrità operativa».

Il Ticino è attraente per le imprese dal punto di vista fiscale?

«Il Canton Ticino offre condizioni fiscali competitive e interessanti per gli imprenditori. A partire dal 1° gennaio 2025, l’aliquota effettiva dell’imposta sulle società scenderà sotto il 16%, allineandosi alla media degli altri cantoni svizzeri e rispettando l’imposta minima globale. Inoltre, grazie alla riforma dell’imposta sulle persone fisiche entrata in vigore il 1° gennaio 2024, il Cantone ha guadagnato competitività anche nei confronti delle persone fisiche. Questo contesto favorevole incoraggia le imprese a rimanere o a trasferirsi in Ticino».

Cosa ci riserva il futuro?

«Il futuro è roseo per il Ticino, grazie al favorevole ecosistema e alle

solide infrastrutture della regione. Ma con molte aziende a conduzione familiare e individui facoltosi che hanno sede qui, è fondamentale rimanere competitivi dal punto di vista fiscale per evitare che le aziende si trasferiscano. Iniziative politiche come l’“Iniziativa per il Futuro” sono dannose».

Qual è il vostro obiettivo più importante?

«La mia priorità è quella di sostenere le imprese familiari nella loro navigazione in un ambiente sempre più complesso, aiutandole a adattarsi, a crescere in modo sostenibile e a cogliere nuove opportunità. Anche nel nostro mondo digitale e connesso, la vicinanza ai clienti a livello locale rimane fondamentale. La vicinanza fisica ci permette di comprendere meglio le sfumature del mercato locale,

CHI È LOUIS MACCHI

Louis Macchi ha cominciato la sua carriera in PwC Svizzera nel 2006 e ha assunto la direzione dell’ufficio di Lugano dal 2020. Esperto fiscale con 18 anni di esperienza, fornisce consulenza a clienti in Ticino su questioni fiscali nazionali e internazionali, ristrutturazioni societarie e M&A. Louis assiste PMI, aziende internazionali e clienti privati con soluzioni fiscali e legali integrate, avvalendosi della sua profonda conoscenza del mercato locale e del network globale di PwC. L’ufficio di Lugano è una sede strategica per PwC Svizzera grazie alla varietà delle industrie presenti nella regione e alla sua vicinanza con l’Italia. Il fine di PwC è creare fiducia affrontando le attuali sfide della società offrendo soluzioni innovative avvalendosi di tecnologie all’avanguardia.

di costruire relazioni più solide e di fungere da ponte culturale, combinando l’efficienza svizzera con lo stile di vita dell’Europa meridionale per offrire soluzioni su misura».

215x138, TW (2023_04).pdf 1 28.04.2023 17:53:41

CENA ELEMENTI

Cena con menù di 3 portate al Ristorante Elementi di Casinò Lugano per 2 persone.

TRAINING SESSION

Sessione privata con un croupier professionista ai tavoli da gioco o, in alternativa, tour guidato all’interno delle sale slot del Casinò.

PACCHETTO GIOCO

In omaggio crediti di gioco del valore di 10 CHF per ogni giocatore, da utilizzare alle slot machine o ai tavoli da gioco.

Info e prenotazioni: marketing@casinolugano.ch

Play Responsibly 18+ | casinolugano.ch

La rivoluzione della digitalizzazione doganale e l’espansione verso nuovi orizzonti

MARCO TEPOORTEN

NON È SOLO UN IMPRENDITORE:

È IL VISIONARIO CHE HA DATO

VITA A EZDATACENTER SA. QUELLA

CHE OGGI VIENE CONSIDERATA

COME UNA DELLE PIATTAFORME

PIÙ AVANZATE PER LA GESTIONE

DEI DOCUMENTI DOGANALI

È NATA DA UN’INTUIZIONE

SEMPLICE, MA POTENTE: RENDERE

FACILE CIÒ CHE È COMPLESSO, TRASFORMANDO LA BUROCRAZIA IN UN’OPPORTUNITÀ DI CRESCITA.

EZDATACENTER SA

easy@ezdatacenter.com www.ezdatacenter.com

Attraverso passione, ingegno e una continua ricerca dell’eccellenza, quella piccola intuizione si è evoluta in un punto di riferimento per oltre 4.000 clienti, dalle piccole boutique fino ai grandi gruppi multinazionali. La piattaforma è utilizzata oggi da aziende di ogni dimensione, adattandosi perfettamente alle esigenze specifiche di ogni cliente.

«Tutto è iniziato con una sfida e una lavagna»

Nel 2018, durante una riunione con il suo team, Marco Tepoorten portò tutti in una piccola sala riunioni. Al centro della stanza c’era una grande lavagna bianca. Con il team seduto attorno, Tepoorten tracciò una se -

rie di linee e frecce, disegnando un percorso che andava dalla dogana ai reparti amministrativi delle aziende. Ogni linea rappresentava un documento, una quietanza, una decisione d’imposizione che, da quel momento in avanti, sarebbe stata gestita solo in formato digitale. Tepoorten guardò il team e disse: «Tutte queste linee possono diventare un flusso automatizzato. Dobbiamo solo trovare il modo di collegare ogni punto e rendere il tutto immediatamente accessibile».

La sfida era chiara: costruire una piattaforma che automatizzasse il ritiro dei documenti doganali, la loro verifica e archiviazione, semplificando un processo che, fino a quel momento, era un incubo per

molte aziende. «Non possiamo permettere che le aziende dedichino giorni interi solo per scaricare file e controllare importi. Dobbiamo automatizzare tutto», dichiarò con determinazione Marco Tepoorten. Durante quella riunione, comunicò al suo team la visione di ciò che sarebbe diventata Ezdatacenter SA. «Questa idea è rivoluzionaria. Sono sicuro che verrà copiata, come molte delle nostre idee. Ma ci metteranno almeno cinque anni solo per comprenderla davvero, e altrettanti per provare a replicarla. E quando lo faranno, non sarà la stessa cosa: sarà solo un’imitazione parziale, che non potrà mai raggiungere la qualità e la precisione del nostro lavoro». Non c’era traccia di arroganza nelle sue parole, solo la consapevolezza del valore di quanto stavano creando e il rispetto per un percorso che richiede anni di esperienza e dedizione. Oggi, guardando i tentativi dei concorrenti, questa affermazione risuona più vera che mai. Diversi hanno provato a replicare il modello, ma la loro comprensione si è fermata solo alla superficie, senza riuscire a cogliere la vera essenza di Ezdatacenter SA.

Dall’idea alla realtà: la nascita di un nuovo standard Una volta tracciate le linee guida sulla lavagna, il team si mise subito al lavoro. Ognuno portò le proprie com-

petenze e idee per trasformare quell’intuizione in un prodotto funzionale. «Eravamo consapevoli delle difficoltà tecniche che avremmo dovuto affrontare», racconta Tepoorten. «C’era bisogno di integrare diverse fonti di dati, garantire la sicurezza delle informazioni e creare un sistema che fosse allo stesso tempo potente e facile da usare». Senza perdere di vista la semplicità, ogni modulo fu sviluppato con precisione, e dopo 1216 mesi di intenso lavoro Ezdatacenter SA vide finalmente la luce. Il nome stesso, Ezdatacenter, racchiude la missione dell’azienda: EZ sta per “easy”, un termine preso dallo slang informatico inglese per indicare qualcosa di semplice e immediato. Questo concetto è alla ba-

se di ogni soluzione sviluppata dall’azienda. «Volevamo creare una piattaforma che non solo fosse facile da usare, ma che eliminasse qualsiasi complicazione inutile. La semplicità è stata il nostro primo obiettivo, e da qui nasce il nome EZ, che sta proprio per easy», spiega Tepoorten. Il primo prodotto lanciato da Ezdatacenter SA è stato EVVdatacenter, una piattaforma cloud progettata per semplificare la gestione e l’archiviazione delle decisioni d’imposizione doganali e delle relative quietanze per il mercato svizzero. Grazie a EVVdatacenter, le aziende possono automatizzare il ritiro dei documenti elettronici dalle dogane, collegarli automaticamente alle fatture e gestire tutto il ciclo documentale in modo trasparente e conforme alle normative. Questo non solo riduce i tempi di gestione, ma elimina il rischio di errori dovuti a verifiche manuali.

DAUdatacenter: una soluzione per il contesto doganale europeo Con il successo di EVVdatacenter in Svizzera, Marco Tepoorten e il suo team decisero di espandere la soluzione anche al contesto doganale europeo. Fu così che nacque il

prodotto DAUdatacenter, un sistema che supporta la gestione del Documento Amministrativo Unico (DAU), facilitando le operazioni di import/export all’interno dell’UE. Grazie a DAUdatacenter, le aziende possono collegare i documenti doganali con altri documenti fiscali, garantendo una completa tracciabilità e conformità alle normative doganali italiane ed europee. Le due piattaforme rappresentano la perfetta fusione tra l’innovazione tecnologica e una profonda conoscenza delle normative doganali, offrendo soluzioni che superano i confini nazionali e rispondono alle esigenze di una clientela diversificata. Nella fattispecie, DAUdatacenter rappresenta una soluzione innovativa in quanto, con un solo semplice passaggio che il cliente deve eseguire, supportato dal team di Ezdatacenter SA, ovvero l’attivazione della cosiddetta Delega MAU, tutti i documenti doganali di IMPORT e di EXPORT diventano recuperabili in modo automatizzato: il cliente dovrà solo fare accesso al portale e troverà, ottenuti dai sistemi della Dogana, tutti i documenti doganali prodotti, archiviati in modo 100% paperless e conforme alle normative comunitarie vigenti. EVVdatacenter, sebbene sia stata “la soluzione pilota”, uno strumento pionieristico nel panorama, è in costante evoluzione: infatti la Dogana Svizzera è in fase di sperimentazione, e gradualmente lo adotterà sia per esportazioni che importazioni, del nuovo sistema PASSAR. Chi già usa il portale EVVdatacenter non si accorgerà del cambiamento, in quanto tutti gli adempimenti nonché chiare indicazioni sulle novità vengono fornite da Ezdatacenter SA direttamente, ed il team di supporto è a completa disposizione dei clienti per

fugare tutti i dubbi del caso. Una costante ricerca, approfondita, sulle novità diramate dalle Dogane, Svizzere ed Europee, è il filo conduttore dei due prodotti, che consente di costruire qualcosa di davvero “cucito” attorno alle esigenze delle aziende dei singoli Paesi.

Accessibilità e convenienza: una soluzione “easy” sotto ogni aspetto

Oltre a offrire una piattaforma all’avanguardia per la gestione dei documenti doganali, EZdatacenter SA si distingue anche per un approccio easy al pricing. «Volevamo che la nostra soluzione non fosse solo tecnologicamente avanzata e personalizzabile, ma anche accessibile in termini di costi», spiega Tepoorten. «Per questo, siamo una delle poche società in Svizzera in grado di offrire una soluzione digitale doganale a un prezzo competitivo e su misura per le aziende». Questa combinazione di tecnologia, flessibilità e accessibilità ha fatto sì che Ezdatacenter SA si diffondesse rapidamente tra le aziende, grazie soprattutto al passaparola. «Ogni giorno riceviamo nuove adesioni e richieste, proprio perché chi utilizza il nostro prodotto ne apprezza l’efficienza e la semplicità. Il passaparola è, al momento, la nostra migliore pubblicità».

Guardare avanti: espansione e certificazioni per il futuro Oggi Ezdatacenter SA è a pieno regime in Italia con DAUdatacenter e sta attivando collaborazioni con Francia e Regno Unito per espandere ulteriormente la propria presenza. Questo percorso di espansione geografica mira a rendere Ezdatacenter SA un punto di riferimento a livello europeo per la digitalizzazione doganale. Parallelamente, l’azienda sta lavorando per ottenere la certificazione ISO

27001, uno standard internazionale che definisce i requisiti per la gestione della sicurezza delle informazioni. «Questa certificazione non è solo un riconoscimento formale, ma attesta che ogni aspetto della nostra gestione, dalle infrastrutture ai processi, è progettato per garantire la massima sicurezza e riservatezza dei dati», afferma Marco Tepoorten.

Una filosofia basata sulla fiducia e sulla collaborazione Ezdatacenter SA pone come priorità assoluta la semplicità d’uso delle sue soluzioni, seguita da qualità e sicurezza. I dati dei clienti sono trattati con la stessa attenzione di un fiduciario: nessuno può accedere senza le relative autorizzazioni. I dati non sono e non saranno mai archiviati in cloud pubblici, ma unicamente su server di proprietà dell’azienda, garantendo così il massimo controllo e protezione. «Il successo di Ezdatacenter SA non è merito di una sola persona» sottolinea Tepoorten. «Senza il contributo e la dedizione del nostro team, le idee rimarrebbero chiuse in un cassetto. È il lavoro di squadra, la capacità di confrontarsi e di risolvere insieme le sfide che rende possibile tutto questo» EZdatacenter guarda al futuro con fiducia e determinazione, pronta a scrivere il prossimo capitolo di una storia di innovazione e successo.

Fiduciaria statica

Sostituto d’imposta Cross Border

Adempimenti fiscali italiani per rendite AVS, 2 e 3 Pilastro, Libero Passaggio

Adempimenti fiscali italiani per investimenti esteri

rivarenofiduciaria.it

Come la digitalizzazione cambierà anche il lavoro di revisione

BEATRICE GROPPELLI, PARTNER FINANCIAL SERVICES DI EY, RACCONTA COME EVOLVE IL SUO LAVORO DI CONSULENZA E REVISIONE CONTABILE PER RESTARE SEMPRE AL PASSO CON LE TRASFORMAZIONI CHE COINVOLGONO L’INTERO SETTORE BANCARIO.

Lei vanta una lunga esperienza professionale.

Quali sono state le tappe della sua formazione e i più importanti incarichi rivestiti?

«Mi sono laureata in Economia presso l’Università di Zurigo, e successivamente ho conseguito il Diploma Federale di Esperto Contabile e Perito Revisore. Dopo aver lavorato per qualche anno in un’altra grande società di revisione svizzera, sono entra-

ta a far parte di EY dove ho ricoperto vari incarichi assumendo responsabilità sempre maggiori fino al ruolo di Partner. Un elemento che ha sempre caratterizzato la mia attività, entrando a rivestire una parte importante della mia formazione professionale, riguarda il fatto di avere sempre seguito clienti su tutto il territorio svizzero, a Ginevra, Zurigo e Lugano, comprese le affiliate all’estero».

Come è organizzato il dipartimento Financial Services di EY e quali sono i principali servizi offerti?

«Le riconosciute competenze di EY e la profonda conoscenza dei diversi settori ci consentono di supportare i nostri clienti al fine di sfruttare tutte le opportunità, valutare e gestire i rischi per garantire una crescita consapevole delle proprie attività. In particolare, a Lugano sviluppiamo i servizi di audit e di consulenza, con l’obiettivo di supportare i clienti nel garantire che i processi interni funzionino in maniera efficace e siano conformi a quanto richiesto dalla normativa, promuovendo un approccio sistematico e disciplinato per la valutazione e il miglioramento di processi di gestione e controllo».

In che modo la digitalizzazione incide attualmente sul settore finanziario?

«La digitalizzazione è elemento necessario per la sopravvivenza e lo sviluppo del business. La crescita esponenziale degli strumenti tecnologici utilizzabili al servizio delle realtà bancarie e finanziarie ha necessitato degli sforzi sia dei regolatori che de -

gli intermediari per stare al passo coi tempi e per riuscire a sfruttarne l’enorme potenziale. Anche dal punto di vista dei controlli, la tecnologia può essere al servizio di una compliance sempre meno tradizionale, ampliando i dati a disposizione, le interconnessioni e gli automatismi per verificare normative applicabili, rischi associati e trend aziendali».

Quali sono gli aspetti che più la affascinano nel suo lavoro e quali invece vorrebbe modificare?

«Ciò che più mi piace è senza dubbio la varietà delle problematiche che ogni giorno sono chiamata ad affrontare, passando dagli aspetti finanziari alle valutazioni, dalle partecipazioni ai bilanci e tanto altro ancora, senza mai correre il rischio della noia o della ripetizione. Questa diversità di situazioni mi consente inoltre di entrare in contatto continuo con una molteplicità di professionisti operanti in campi diversi e dunque risulta essere particolarmente appagante anche sul piano umano. Per contro, la parte più burocratica del nostro lavoro va assumendo un peso sempre maggiore e questo è già oggi un problema che rischia di aggravarsi in futuro, perché assorbe una quota troppo rilevante di tempo e di risorse che potrebbero essere meglio utilizzate nello sviluppo di altri ambiti aziendali».

Ares, ci puoi spiegare qual è l’importanza della protezione aziendale in questo contesto?

«In un mondo in cui il valore delle imprese è sempre più connesso ai contatti personali e alle capacità dei collaboratori e partner con cui si opera, garantire la continuità operativa è fondamentale. Fortunatamente non si pensa mai al peggio e si rimane sempre con un approccio ottimista e positivo, ma la perdita improvvisa di una persona chiave, come un socio o un collaboratore strategico, può avere un impatto devastante sul futuro aziendale; pensarci e pianificare per tempo questa eventualità, consente di affrontare gli imprevisti con maggiore serenità».

Quali possono essere le conseguenze di una mancata pianificazione?

«In caso di eventi imprevisti, quali il decesso di una persona chiave, le aziende rischiano di perdere clienti

La continuità del business passa dalle persone chiave: ecco come tutelarsi

ARES PAGNAMENTA, OWNER E CEO DI ARES INSURANCE SERVICES SA CI PARLA DI UN TEMA IMPORTANTE E SPESSO SOTTOVALUTATO DAI CEO E DAI PARTNER IN AFFARI: ASSICURARE LE PERSONE-CHIAVE IN AZIENDA.

e collaboratori, affrontare cali di produttività e guadagno, vedere interrotti i propri crediti e mettere in conto elevati costi per il reclutamento e la formazione per sostituire la persona chiave. Gli eredi potrebbero trovarsi costretti a vendere rapidamente quote aziendali, spesso a condizioni sfavorevoli, compromettendo il valore costruito nel tempo. Viceversa, l’azienda si vedrebbe costretta a dover reperire velocemente la liquidità per tacitare gli eredi. Spesso si tende a sottovalutare i rischi legati alla perdita di competenze e conoscenze specialistiche, oltre che di relazioni strategiche costruite nel tempo, dimenticando che

eventi improvvisi possono influire sul cash flow aziendale, sulla gestione dei debiti e sulla capacità di mantenere gli impegni finanziari».

In questo senso la vostra consulenza riguarda il caso in cui un socio o un dipendente chiave di un’impresa viene improvvisamente a mancare. Perché è importante prevedere tempestivamente anche questa situazione?

«Lo spiego con un esempio pratico. Voi e i vostri partner in affari avete costruito un’azienda investendo tutto il vostro capitale. Con grande impegno a livello personale l’azienda ha successo, ma siete consapevoli che il vostro

successo dipende fortemente dai partner, dai vostri contatti personali e dalle abilità dei vostri collaboratori, da voi selezionati attentamente. Spesso chiedo: “Come proteggete il lavoro e i sacrifici di una vita, tutelandovi?” la risposta è quasi sempre la medesima. “Non ci abbiamo mai pensato”».

Quali soluzioni si possono adottare per proteggere il futuro dell’azienda?

«Un approccio efficace consiste nel pianificare una protezione finanziaria per situazioni critiche. Ad esempio, prevedere un capitale che possa essere utilizzato per coprire i costi operativi straordinari, gestire eventuali passaggi di proprietà o riorganizzare il team con nuove figure chiave. Ma tornando all’esempio della perdita di una persona chiave all’interno dell’azienda, la risposta è la Key Person Insurance. Un’assicurazione studiata e concepita per protegge l’azienda da perdite finanziarie, nel caso in cui un partner di affari o una persona chiave dovesse decedere. L’assicurazione versa velocemente all’azienda e senza complicazioni la somma pattuita. Questo capitale può essere ad esempio usato per: 1. il rilevamento di quote societarie, 2. il pagamento ai superstiti; 3. il proseguimento degli obblighi finanziari;

4. la ricerca di una soluzione per la successione; 5. sostenere i costi di consulenza esterna.

In questo modo garantirete che la vostra impresa sopravviva anche nel caso in cui subisca un colpo del destino».

Come funziona questa Key Person Insurance che proponete per fare fronte a questa eventualità e come si esercita la vostra attività di consulenza per garantire la continuità societaria?

«L’azienda è contraente, pagatore del premio e beneficiario in caso di sinistro. L’assicurazione viene conclusa sulla testa della o delle persone chiave in azienda. Possono essere i partner dell’azienda, come pure persone che rivestono compiti e posseggono abilità specialistiche e/o relazionali. Entrano in considerazione il CEO, il responsabile marketing, il responsabile tecnico, il responsabile vendite, senza tralasciare quelle realtà medio-piccole, dove anche una o un valido assistente/segretaria, il capofficina in un garage o lo chef in un ristorante possono essere le persone chiave per l’azienda. È quindi fondamentale per noi confrontarsi con i partner ed i vertici dell’azienda, con un lavoro a quattro mani, pianificando con loro l’esposizione massima che potrebbero avere a livello finanziario nel caso in cui una delle persone chiave dovesse venire a mancare improvvisamente».

Se ho ben capito si tratta di una sorta di terzo pilastro a favore dell’azienda?

«Esattamente. Con la copertura in caso di decesso di persone chiave, la somma assicurata viene utilizzata dai partner in affari/titolari per acquistare le quote aziendali della per -

sona deceduta e per far fronte a tutti i costi, nonché fornire garanzie a chi ha creduto nel progetto, erogando crediti o investendo nell’impresa. In tal modo l’andamento degli affari sarà intaccato il meno possibile. Riassumendo brevemente i benefici di questa importante protezione assicurativa, il cliente:

- dispone delle possibilità finanziarie per soddisfare le esigenze degli eredi, rilevando le sue quote azionarie ed evitando contrasti e conflitti con gli eredi, che in breve vendono le quote aziendali per incassare il denaro;

- l’azienda non ha difficoltà nel reperire un sostituto;

- i costi per un headhunter sono coperti;

- i partner/titolari rimasti, guadagnano tempo per pianificare con calma il futuro dell’impresa;

- grazie al capitale assicurato viene impedita efficacemente una interruzione del credito a causa del decesso della persona e non saranno necessarie “vendite di emergenza”».

Infine, anche in questo contesto, definendovi “un solo interlocutore di fiducia, completamente indipendente”, cosa significa?

«Significa che operiamo con tutti gli attori del mercato assicurativo, essendo convenzionati con tutte le migliori compagnie assicurative con sede in Svizzera, senza prediligerne alcuna. Come diciamo noi “lavoriamo con tutti gli assicuratori, senza averne sposato alcuno”, puntando sempre all’unico nostro interesse: la miglior soluzione per il cliente».

SOLUZIONI GESTIONALI PER OGNI ESIGENZA

MATTEO F. FERRARI,

RESPONSABILE DELLA SVIZZERA

ITALIANA DI ABACUS RESEARCH AG, SOCIETÀ SPECIALIZZATA

NELLO SVILUPPO DI SOFTWARE

ERP PER LA GESTIONE AZIENDALE

NEI SETTORI DELLA FINANZA, DELLE RISORSE UMANE,

DELL’AMMINISTRAZIONE E DELLE VENDITE, NONCHÉ DELLA

PRODUZIONE E DEI SERVIZI.

Abacus Research AG è il più grande fornitore indipendente svizzero di business software. Possiamo ripercorrere le tappe del vostro successo, dalla sua fondazione nel 1985 ad oggi?

«Abacus Research AG è stata fondata nel 1985 da tre laureati dell’Università di San Gallo, tra cui il ticinese Eliano Ramelli, originario di Airolo. Nel corso degli anni, partendo

dalla sede principale di Wittenbach, abbiamo ampliato la nostra presenza su tutto il territorio svizzero aprendo filiali a St. Fiden, Winterthur, Bienne e Ginevra. L’apertura della sede di Lugano rappresenta un passo strategico per ampliare la nostra presenza in Ticino, completando così la nostra copertura nelle tre principali regioni linguistiche del paese. In quasi quattro decenni, Abacus si è affermata come il principale fornitore indipendente di software aziendali in Svizzera, e oggi vanta una rete di circa 90 partner di distribuzione, servendo oltre 65.000 clienti. Il nostro successo è frutto di una costante innovazione e dell’attenzione alle esigenze dei nostri clienti».

Quali sono le principali soluzioni da voi offerte e quali vantaggi comportano per i clienti e gli utenti finali?

«Offriamo un software gestionale completo e adattabile alle esigenze delle aziende di ogni dimensione. La nostra soluzione copre tutte le aree aziendali, dalla contabilità finanziaria alle risorse umane, includendo anche le aree di amministrazione, vendita, produzione e assistenza. Questo approccio completo permette di gestire in modo integrato l’intero ciclo operativo dell’azienda. Il software Abacus semplifica i processi, riduce le complessità amministrative e permette alle imprese di concentrarsi sulla propria attività principale, aumentando così la loro competitività sul mercato. La natura modulare del software dà la possibilità alle aziende di selezionare solo le funzionalità di cui hanno bisogno, garantendo flessibilità e personalizzazione in base alle loro esigenze specifiche».

Quali sono i prevalenti ambiti di provenienza dei vostri clienti e quali specifici prodotti proponete?

«Le nostre soluzioni sono molto ampie e si rivolgono ad aziende di ogni tipo e dimensione. I nostri clienti sono solitamente imprese, fiduciarie, studi legali e aziende operanti nel settore immobiliare. Per ciascuno di questi ambiti, offriamo prodotti specifici. Proponiamo Abacus ERP, una soluzione completa per la gestione aziendale adatta sia alle fiduciarie sia ad imprese; AbaPlato, progettato specificamente per le esigenze degli studi legali e per le fiduciarie; e AbaImmo, dedicato alle società immobiliare. Tuttavia, il nostro portafoglio di soluzioni si estende ulteriormente, includendo una vasta gamma di applicazioni specializzate per settori specifici. La flessibilità dei nostri prodotti ci permette di adattarci alle esigenze specifiche di ogni settore, garantendo soluzioni su misura per ogni tipo di attività».

Nella vostra comunicazione insistete molto sulla focalizzazione sul cliente. Che cosa concretamente significa?

«Per noi focalizzarsi sul cliente significa essere vicini alle loro esigenze e supportarli attivamente nel loro percorso di digitalizzazione, anche attraverso i nostri partner di distribuzione. In Ticino, ci avvaliamo di tre partner strategici. Fidigit, società del gruppo Fidinam, con la quale collaboriamo con successo dal 2021. Quest’anno abbiamo ampliato la nostra rete includendo AIM Consulting, con sede a Davesco-Soragno, che porta con sé un’esperienza ventennale nel settore informatico, e bsi partner, nostro storico venditore della Svizzera tedesca, che ha consolidato la sua presenza in Ticino inaugurando una nuova sede a

Massagno. La nostra rete di partner ci permette di offrire un supporto personalizzato, vicino al cliente e che possa comprendere a fondo le esigenze specifiche delle aziende ticinesi, garantendo così un percorso di digitalizzazione su misura. Oltre alla vicinanza con i partner, ci impegniamo ad essere vicini a tutti i dipendenti delle aziende che utilizzano Abacus. Offriamo soluzioni come AbaWeb, che permette ai fiduciari di scambiarsi compiti con i loro clienti in modo efficiente e sicuro. Inoltre, forniamo applicativi mobili come AbaCliK, che consentono alle aziende di offrire servizi digitali ai loro dipendenti, come la registrazione delle ore di lavoro, la gestione delle spese e l’accesso ai dati personali. Queste soluzioni favoriscono una maggiore efficienza operativa e una migliore collaborazione tra tutti i livelli aziendali, dal management ai singoli dipendenti».

In che modo i processi di digitalizzazione hanno trasformato il vostro lavoro e quali previsioni è possibile avanzare rispetto all’evoluzione futura del vostro settore?

«La digitalizzazione ha profondamente trasformato il modo di lavorare, spingendoci a sviluppare soluzioni sempre più innovative e integrate. Nei prossimi anni, ci aspettiamo che un crescente numero di aziende adotti l’intelligenza artificiale per semplificare le proprie attività. L’IA diventerà uno strumento essenziale per automatizzare i processi e migliorare l’efficienza nel prossimo decennio. Per quanto riguarda invece il settore fiduciario, stiamo osservando una marcata concentrazione del mercato. Le società di medie e grandi dimensioni stanno progressivamente assorben -

do la clientela di quelle più piccole, che faticano a rimanere competitive. Questa tendenza sta spingendo le fiduciarie medio-grandi a digitalizzarsi rapidamente per gestire l’aumento dei clienti e ottimizzare i processi. Di conseguenza, la domanda di software gestionali, come quello offerto da Abacus, è in crescita».

Quale è la situazione in Ticino rispetto all’adozione da parte delle aziende di tecnologie informatiche nella gestione del proprio business?

«In Ticino, stiamo osservando un crescente interesse per la digitalizzazione. Molte aziende stanno comprendendo l’importanza di adottare tecnologie avanzate per migliorare la gestione della propria attività. Ci sono ancora diverse aziende che da decenni lavorano con gli stessi processi e che hanno paura di abbracciare l’innovazione, principalmente perché temono ciò che non conoscono. Questo timore spesso impedisce loro di cogliere le opportunità di crescita e miglioramento che la trasformazione digitale può offrire. Il nostro compito sarà quello di collaborare anche con i clienti più diffidenti per guidarli in un percorso di trasformazione digitale su misura, evidenziando i benefici tangibili per il loro business».

ABACUS RESEARCH AG

Via al Chioso 8

CH-6900 Lugano

T. +41 (0)91 912 25 25 www.abacus.ch/it/ticino

GILBERTO E I FIGLI GIACOMO

E ANDREA BERNASCONI

CI PARLANO DI UNA STORICA

IMPRESA FAMILIARE CHE NEGLI

ANNI HA SAPUTO RINNOVARSI

APRENDO ANCHE NUOVI RAMI

DI ATTIVITÀ PER MIGLIORARE LA QUALITÀ DEL SERVIZIO OFFERTO.

La qualità È IL NOSTRO MARCHIO

Siete conosciuti in tutto il Ticino per la vostra presenza ultracentenaria nel commercio all’ingrosso di frutta e verdura, ma nel tempo la vostra attività si è ulteriormente ampliata e specializzata… «Già in passato offrivamo ai privati la possibilità di fare acquisti, un giorno alla settimana, presso la no -

stra sede dove avvengono le attività di importazione di g.b.c.; poi, con la pandemia abbiamo registrato una crescente attenzione da parte di una clientela sempre più interessata a trovare prodotti specializzati e di elevata qualità. Tutto questo ci ha indotto ad aprire, sempre in via Violino 9 a Manno, un punto vendita al dettaglio, una vera e propria “botte -

ga del gusto” dove accanto a prodotti più tradizionali è possibile reperire specialità non facilmente presenti nella grande distribuzione, affidandoci a fornitori locali ed aziende che importano prodotti di qualità e di assoluta garanzia».

Nello specifico, quali tipologie di prodotti è possibile trovare nel vostro negozio?

«L’assortimento comprende naturalmente tutte le varietà di frutta e verdura, ma abbiamo dato ampio spazio anche ai formaggi con oltre 200 prodotti diversi provenienti dal Ticino ma anche da altri Paesi europei. In questo settore ci piace in particolare segnalare una selezione di fondue che produciamo noi con il marchio “Kilometro Zero” e che sta incontrando un grande favore da parte di un pubblico di appassionati buongustai. E poi, ancora, una salumeria che propone carni altamente selezionate di origine ticinese e provenienti da Paesi produttori delle migliori carni al mondo».

A proposito di specialità, siete anche produttori in proprio di alcune particolari coltivazioni…

«Da un anno circa abbiamo allestito una serra da interni che coniuga in modo innovativo competenze sinergiche, dalla botanica all’agronomia, dall’illuminazione a LED alla progettazione di software. All’interno della struttura è possibile stabilire il microclima ideale per la crescita delle piante, ricreare il ciclo naturale del giorno e della notte, fornire il giusto apporto di acqua e nutrienti, mantenere l’umidità e la temperatura ottimale.

Questo sistema di coltura idroponica ci consente di coltivare germogli, erbe e verdure di altissima qualità in qualsiasi periodo dell’anno, con un ciclo di produzione che si conclude in tempi brevissimi. Un nostro orgoglio è quello di potere offrire in ogni stagione diverse varietà di basilico sempre freschissimo e profumato».

La vostra ricerca dell’innovazione non si limita tuttavia a questo sistema di coltivazione…

«Infatti. La nostra azienda investe continuamente nelle nuove tecnologie e presto utilizzeremo una nuova app mobile, pensata per rivoluzionare il modo in cui i nostri clienti effettuano i loro ordini. Questa innovativa soluzione digitale ha l’obiettivo di semplificare e velocizzare i processi, offrendo un’esperienza per l’utente più intuitiva ed efficiente, semplice e veloce. Grazie a un’interfaccia user-friendly i clienti potranno navigare facilmente attraverso il catalogo prodotti e trovare ciò che cercano in pochi click, grazie a una ricerca avanzata e a una categorizzazione chiara e intuitiva. Inoltre, sarà possibile effettuare ordini in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo, senza dover dipendere dagli orari di apertura degli uffici».

«Oggi l’azienda è leader in Ticino per l’importazione da tutto il mondo di prodotti ortofrutticoli provvedendo a servire ristoranti, alberghi, negozi, ospedali e mense scolastiche in tutto il Ticino. La gamma delle referenze si è progressivamente accresciuta nel corso del tempo e attualmente comprende anche varie altre tipologie di prodotti e forniture per l’albergheria e la ristorazione. Al fine di soddisfare i clienti abbiamo consolidato una precisa filosofia aziendale: qualità, freschezza e servizio. Ciò significa efficienza del trasporto dal produttore alla sede di Manno, programmazione mirata degli acquisti volta a limitare lo stoccaggio della merce e infrastrutture all’avanguardia per assicurare ambienti ottimali atti a garantire la freschezza del prodotto anche durante le fasi di scarico e carico della merce. Per il futuro siamo convinti che il costante impegno di g.b.c.

nell’innovazione e nella soddisfazione del cliente contribuirà a rafforzare ulteriormente il rapporto di fiducia con i nostri clienti».

Un’azienda con oltre un secolo di vita costituisce un patrimonio importante non solo per la vostra famiglia ma per l’intera comunità. Che cosa prevedete per il futuro?

SA

Via Violino 9 CH-6928 Manno +41 91 610 50 50 www.gbcsa.ch

DESIGN, ERGONOMIA, SOSTENIBILITÀ

Siamo abituati a considerare la scarpa un accessorio indispensabile del proprio outfit, in grado di rispondere a criteri di comodità, stile, eleganza oltre che, naturalmente, interpretare i dettami di una moda in continua evoluzione. Ma finora nessuno si era posto fino in fondo il problema di realizzare un prodotto che fosse anche totalmente sostenibile, grazie all’utilizzo di materiali innovativi ed intelligenti. Ci ha pensato Cristiano Magnoni, designer industriale e d’interni che dopo aver maturato una decennale esperienza nel mondo del design applicato al settore dell’interior e della moda, ha scelto di compiere il grande passo dando vita ad un’impresa che da un lato riprende una vocazione familiare, ma al tempo stesso si distingue per un concetto, una visione e contenuti assolutamente originali.

RISCRIVERE COMPLETAMENTE LE REGOLE CHE GOVERNANO IL MONDO DELLA SCARPA. È QUESTO L’AMBIZIOSO PROGETTO DI UNA INNOVATIVA

STARTUP TICINESE CHE IN BREVISSIMO TEMPO HA OTTENUTO

PRESTIGIOSI RICONOSCIMENTI DAL MONDO DEL DESIGN INTERNAZIONALE. CE NE PARLA IL SUO CREATIVO FONDATORE, CRISTIANO MAGNONI

«In effetti - racconta Cristiano - ho iniziato lavorando nell’azienda di famiglia, specializzata nella produzione di suole in gomma naturale che vantava tra i suoi clienti i maggiori brand della moda. Successivamente ho maturato varie esperienze nel campo del design industriale e dell’architettura prima di riavvicinarmi, quasi per caso, al mondo delle calzature. Ero a Los Angeles quando mi sono imbattuto in una vetrina di un noto marchio di scarpe francesi, a me allora sconosciuto, che presentava una collezione di scarpe realizzate con il metro da sarta. Erano geniali, originali e sensuali allo stesso tempo. Quella è stata la prima volta che ho iniziato ad elaborare dentro di me l’idea di una scarpa totalmente innovativa e soprat-

tutto iniziai a guardami intorno alla ricerca di persone e aziende con cui sviluppare in concreto il progetto. In questo senso, è risultato decisivo l’incontro con Gabriele Blandina che rappresenta la quarta generazione di una storica azienda calzaturiera di Vigevano, con alle spalle oltre settant’ anni di storia. Subito abbiamo verificato una grande comunanza di intenti e di visione e insieme abbiamo mosso i primi passi per la realizzazione del nostro progetto». La filosofia di Crimagno è chiara e ben definita: l’etica del progetto aggiunge valore estetico al prodotto. In tal modo, diventa naturale concepire la calzatura come un’estensione umana “bionica”, realizzarla attraverso processi di produzione in grado di determinare nuove soluzioni e standard, applicare fino in fondo un criterio di sostenibilità che parte dalla scelta dei materiali per arrivare alla conclusione del ciclo di vita delle scarpe e al suo corretto riciclaggio.

«Abbiamo lavorato per oltre

due anni per arrivare alla realizzazione di un prototipo e ogni dettaglio della scarpa è stato attentamente studiato e testato. Con il nostro primo modello Kobi abbiamo voluto unire design, ergonomia ed ecologia. Per esempio, dividendo la suola in gomma naturale in due parti abbiamo aggiunto gradi di libertà sia alla torsione che alla flessione del piede, garantendo un’esperienza di camminata particolarmente confortevole. La soletta è realizzata in fibra di cocco ed è biodegradabile e a questa abbiamo aggiunto un’intersuola ammortizzante in lattice naturale. La tomaia, invece, è modellata in un unico pezzo e realizzata con biopolimeri derivanti da scarti di lavorazione della filiera alimentare. Infine abbiamo messo a punto una fodera a base di canapa in grado di garantire traspirabilità, termoregolazione e proprietà antibatteriche. Tutto questo assicura alle nostre scarpe un’impronta di carbonio inferiore dell’87% rispetto a quelle in pelle. Il percorso di questa innovativa startup ricalca quello di numerose altre startup ticinesi. «Crimagnoracconta ancora Cristiano Magnoni - è stata fondata nel 2020 con sede a Corteglia, e dal punto di vista della sua crescita organizzativa si è avvalsa dapprima del supporto offerto

dall’USI Startup Centre. Nel 2022 siamo stati poi finalisti di Boldbrain Startup Challenge e questa partecipazione, con la relativa attività di coaching, ci ha consentito di mettere a fuoco aspetti importanti come l’elaborazione di un business plan o la preparazione di un pitch per presentarsi agli investitori. Per quanto riguarda invece la promozione della nostra scarpa, posso dire che recentemente abbiamo bruciato le tappe e nel volgere di pochi mesi abbiamo ottenuto premi, riconoscimenti e inviti davvero inaspettati».

A lanciare l’azienda fu per prima Rossana Orlandi, promuovendo nel 2021 Kobi alla manifestazione asiatica IFC Mall di Honk Kong e poi al Ro GuiltlessPlastic, terza edizione del progetto internazionale dedicato al riciclo e al riuso, presentato al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano durante la Design Week 2021. «Tra gli incubatori - elenca con legittimo orgoglio Magnonivorrei ricordare le partecipazioni nel 2023 a MassChallenge dove abbiamo guadagnato per la seconda volta l’etichetta di Innovative Start Up e a Impact Club e quest’anno a Swissnex Bridge, nella Silicon Valley. A testimonianza del nostro impegno verso l’innovazione, la sostenibilità e l’eccellenza nel design, abbiamo ottenuto premi come il Global Footwear

Award nel 2022, il Good Design Award in Australia nel 2023, il Green Product Award in Germania quest’anno e proprio la scorsa settimana siamo entrati nell’ADI Design Index, che è la selezione di prodotti che concorrono per il Compasso D’oro, il premio più prestigioso al mondo nell’ambito del Design. Inoltre, sono numerose le certificazioni anbientali che abbiamo già ottenuto o che stiamo per avere tra cui la B Corp che attesta la sostenibilità di tutto il processo produttivo»

Il futuro di Crimagno si prospetta quanto mai positivo e nei prossimi mesi si moltiplicheranno le presenze in importanti manifestazioni fieristiche e fashion week in Europa, negli Stati Uniti ed in Asia, mentre già si annunciano nuove linee di scarpe che saranno presto presentate al pubblico. «Un ulteriore aspetto che mi piace sottolineare - conclude Cristiano - riguarda il fatto che la vita delle nostre scarpe prosegue anche dopo che sono state dismesse. Ci occuperemo infatti del loro corretto smontaggio, le suole saranno utilizzate per costruire piste di atletica e la tomaia per pannelli isolanti e fonoassorbenti per l’edilizia. Inoltre abbiamo deciso di compensare totalmente le nostre emissioni di C02 piantando alberi per ogni paio di scarpe venduto».

TUTTO UN MONDO DI FIORI

PAOLO SAPORITI PRESENTA

ACCIDERBA, UNA AFFERMATA

REALTÀ CHE NON SOLO OFFRE

UN’AMPIA SCELTA DI PIANTE

E FIORI MA GARANTISCE UNA

GAMMA DI SERVIZI PER TUTTO

CIÒ CHE RIGUARDA DECORAZIONI

E ALLESTIMENTI FLOREALI.

Attraverso quali tappe e collaborazioni ha maturato la sua esperienza nell’ambito della presentazione e nella vendita di piante e fiori?

ho deciso di intraprendere una nuova esperienza come fiorista nel Luganese. In questo sono stato molto fortunato: ho avuto la possibilità di collaborare ed imparare dai due più prestigiosi fioristi della città. Con loro, in una decade, sono cresciuto professionalmente e circa un anno fa ho avuto l’occasione di mettermi alla prova impegnandomi in questo nuovo progetto».

Ci vuole presentare Acciderba e quali sono i suoi servizi?

ACCIDERBA FIORI E PIANTE

Via San Gottardo 146

CH-6942 Savosa

T. +41 (0)91 968 22 32

«La mia strada parte dal basso, ho iniziato da ragazzo lavorando nelle serre e dedicandomi alla coltivazione di piante ornamentali e stagionali. Per più di un decennio ho svolto questa attività in un’azienda del Mendrisiotto, ma dopo tanti anni avevo bisogno di nuovi stimoli e

«Acciderba non nasce con il mio arrivo, esiste da diversi anni ed è una realtà ben consolidata nel territorio. Con il mio arrivo c’è comunque stata una ristrutturazione degli spazi di vendita, dove ho cercato di dare un’impronta più personale. Acciderba offre un servizio personalizzato, accompagnando il cliente nella scelta di ciò che gli occorre: c’è chi ha bisogno di uno splendido bouquet, chi deve allestire un evento, chi necessita di decorare degli ambienti che siano spazi di lavoro, di rappresentanza, hotel o case private; in ogni occasione

siamo presenti e offriamo la nostra competenza ed esperienza per soddisfare qualsiasi esigenza».

Lei guida un team di lavoro per assistere le persone dell’allestimento floreale delle proprie abitazioni. Come è organizzato questo servizio?

«Il nostro team è composto da Sara, una giovane fiorista molto esperta nel ramo wedding; Corina, un caposaldo del negozio con molti anni di esperienza alle spalle; Flora, la nostra bravissima e promettente apprendista, e io a coordinare il tutto.

Normalmente ci rechiamo presso l’abitazione o lo spazio da allestire per effettuare un sopralluogo e ascoltare le esigenze del cliente. Questa a mio avviso è la parte più importante di tutto il servizio perché ogni allestimento deve essere integrato nell’ambiente in modo idoneo sia dal punto di vista estetico che da quello pratico. Banalmente, posizionare una pianta nel posto sbagliato dando priorità all’estetica per esempio, può portala a rovinarsi o addirittura a morire. Dopo il so -

pralluogo studiamo insieme più proposte da condividere con il cliente accompagnandolo nella scelta».

Tra i vostri clienti ci sono anche aziende ed enti pubblici. Quali sono le loro principali richieste?

«Normalmente le aziende con le quali collaboriamo ci richiedono la decorazione di spazi di rappresentanza o di lavoro con vasi e piante verdi; in più offriamo anche un servizio in abbonamento con fornitura settimanale di fiori freschi e manutenzione delle piante. Spesso diversi comuni ci contattano per l’allestimento di spazi pubblici in occasione di manifestazioni o eventi».

Che cosa rappresentano per lei i fiori e quali sentimenti le ispirano?

«Mi sono sempre sentito a mio agio nella natura, da bambino passavo intere giornate con i miei genitori nel giardino di casa nostra che era un tripudio di fiori: gli odori e i profumi del giardino di mia madre sono uno dei ricordi più vividi della mia infanzia. Came-

lie, peonie, rose inglesi, il prato sempre verdissimo e perfettamente curato, questo senso del bello, della cura del dettaglio si è insinuato nel mio modo di essere, sinceramente non potrei immaginare di fare altro nella vita».

Di quali elementi occorre tenere conto per realizzare un allestimento floreale che costituisca il degno complemento di un evento importante?

«I desideri del cliente devono essere messi al primo posto ovviamente. Va definita la tipologia di evento: un meeting aziendale ha richieste differenti da una festa di compleanno. Fondamentale è la scelta della location e quella dei fiori, che può variare in base anche al tipo di evento o alla location stessa: un hotel elegante difficilmente si sposerà con dei fiori di campo mentre saranno perfetti per un matrimonio in campagna. Tutti questi elementi devono integrarsi per poter realizzare un evento di successo».

Dafne Outdoor Collection

L’importanza di affidarsi ad un fiduciario immobiliare per la tutela, valorizzazione e gestione di un immobile

RIVOLGERSI AD UN GESTORE IMMOBILIARE ESPERTO PER LA TUTELA, LA VALORIZZAZIONE

E LA GESTIONE DI UN IMMOBILE

SIGNIFICA ANCHE EVITARE ERRORI COSTOSI E PROTEGGERE

IL PROPRIO PATRIMONIO.

DI ANDREA BELLOMO, FIDUCIARIO IMMOBILIARE, COMMISSIONE MARKETING SVIT TICINO

Gli immobili rappresentano in generale una parte importante del patrimonio delle persone e possono essere usati direttamente (abitazione primaria), compravenduti o messi a reddito (locati a terzi). Nel 2023, nel Canton Ticino, solo il 39% delle abitazioni era occupato dai proprietari stessi, mentre il restante 61% era abitato da inquilini. Questo indica che, sebbene una parte significativa della popolazione ticinese possieda ed utilizzi la propria abitazione, la maggioranza vive in immobili in affitto. Di tutti gli edifici residenziali di pro -

prietà, l’82,1% era in mano a privati, una delle percentuali più alte in Svizzera. Il resto dei proprietari si distribuisce tra comunità (società semplici, quote di eredità, comunità di beni, proprietà indivise, o miste il 10%), persone giuridiche (il 6.5%) e settore pubblico (solo il 1,4% dei proprietari). Questi dati indicano che nel nostro Cantone la maggioranza degli immobili sono in mano a privati e che in gran parte vengono locati a terzi. Possedere un immobile è un investimento significativo, che sia un palazzo, un appartamento o una casa, gli immobili sono un asset fondamentale. Se gestiti correttamente, possono garantire rendimenti stabili e duraturi a lungo termine. Tuttavia, la gestione di un immobile richiede competenze specialistiche ed esperienza, elementi che solo un professionista qualificato può offrire.

Il fiduciario immobiliare: un ruolo chiave nella gestione degli immobili Il fiduciario immobiliare specializzato in gestione di immobili per conto terzi è una figura professionale esperta, specializzata nella gestione e nella tutela del patrimonio immobiliare. Affidare il proprio immobile a questo tipo di professionista non si-

gnifica solo liberarsi delle incombenze amministrative, ma soprattutto garantire una gestione ottimale che preservi e valorizzi l’asset nel tempo. Le principali attività relative alla gestione di un immobile includono:

1. Gestione amministrativa:

- Redazione di contratti di locazione (prima locazione e non), monitoraggio delle scadenze e gestione della corrispondenza e dei rapporti con gli inquilini.

- Monitoraggio del quadro giuridico per assicurare che i contratti siano aggiornati e conformi alle normative locali, riducendo il rischio di controversie.

2. Gestione tecnica e valorizzazione dell’immobile:

- Pianificazione e gestione degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, assicurando che l’immobile sia sempre in condizioni ottimali e non si deteriori.

- Consulenza sugli interventi di miglioria per aumentare il valore dell’immobile, come ristrutturazioni o adeguamenti energetici (ad es. installazione termopompa, serramenti con doppi vetri, pannelli fotovoltaici, ecc.).

3. Gestione finanziaria e fiscale:

- Gestione delle spese e ottimizzazione dei costi, tenuta dei conti relativi allo stabile, costi di esercizio e di manutenzione,

ammortamenti/accantonamenti, reportistica finanziaria.

- Supporto nella dichiarazione fiscale del proprietario e nella pianificazione finanziaria legata all’immobile a breve, medio e lungo termine.

4. Ottimizzazione del rendimento:

- Analisi del mercato immobiliare per stabilire un canone di locazione adeguato, evitando periodi di sfitto e garantendo un flusso di reddito stabile.

- Valutazione delle opportunità di investimento, per garantire che l’immobile renda al massimo delle sue potenzialità.

Le insidie del “fai-da-te” e dei gestori di immobili non qualificati

Molti proprietari ritengono di poter amministrare autonomamente i propri immobili o decidono di affidarsi a persone non qualificate per risparmiare sui costi di gestione. Tuttavia, questa scelta può rivelarsi estremamente rischiosa. Il mercato immobiliare in Ticino è regolamentato da leggi precise che riguardano, ad esempio, i diritti degli inquilini, la

SVIT TICINO IN BREVE

SVIT Ticino - Associazione svizzera dell’economia immobiliare sezione Ticino - nasce nel 1941 e conta più di 180 soci. Tutti i membri SVIT Ticino sono fiduciari immobiliari autorizzati dal Cantone ed iscritti all’albo. Svit Ticino promuove gli interessi del patrimonio immobiliare e organizza corsi di

preparazione agli esami federali per l’ottenimento degli attestati di Gestione e Commercializzazione immobiliare e di formazione continua per i soci.

Per maggiori informazioni riguardo a SVIT ed ai percorsi formativi: https://svit-ticino.ch/

manutenzione degli edifici e la tassazione. Senza una conoscenza approfondita di queste normative, è facile incorrere in errori che possono comportare costi significativi. Ricordiamo inoltre che in Ticino la gestione di immobili per conto terzi è regolamentata e necessita di autorizzazione cantonale di fiduciario immobiliare (LFid). Secondo un rapporto della Camera Ticinese dell’Economia Fondiaria, circa il 20% delle dispute tra proprietari e inquilini in Ticino è causato da contratti di locazione non conformi o da una gestione inadeguata della manutenzione. Questo dato dimostra quanto sia importante appoggiarsi ad un professionista che garantisca una gestione accurata e conforme alle leggi. Un fiduciario immobiliare non è semplicemente un gestore dell’immobile, ma un vero e proprio consulente strategico al vostro servizio. I vantaggi di affidarsi a un professionista qualificato includono assistenza contrattuale ed amministrativa, risparmio di tempo e risorse, tutela del valore dell’immobile nel tempo, massimizzazione del rendimento.

Uno sguardo al futuro della gestione immobiliare Il futuro della gestione immobiliare in Ticino sarà sempre più orien -

tato alla professionalizzazione e alla tutela del patrimonio. La crescente complessità normativa, e le nuove sfide legate alla sostenibilità e l’evoluzione tecnologica rendono ancora più cruciale e multidisciplinare il ruolo del fiduciario immobiliare. Con l’aumento della richiesta di immobili efficienti dal punto di vista energetico e la necessità di adeguamenti strutturali, sarà sempre più importante affidarsi a professionisti qualificati per gestire le sfide del settore.

ASSOCIAZIONE SVIZZERA DELL’ECONOMIA IMMOBILIARE SVIT TICINO

Via Carvina 3

CH-6807 Taverne

T. +41 (0)91 921 10 73 www.svit-ticino.ch

ANDATA E RITORNO

UNA SERATA DEDICATA A DUBAI, ORGANIZZATA ALL’HOTEL

ROYAL SPLENDIDE DI LUGANO, UN MOMENTO INFORMATIVO

ALLA SCOPERTA DELLA NEW YORK

DEL GOLFO PERSICO E DEL SUO AMBIZIOSO PROGETTO DI CRESCITA. COORDINATORE

DELL’EVENTO PHILIPP PETER, COMPROPRIETARIO DI WETAG CONSULTING E DIRETTORE

DELLA SEDE LUGANESE.

Come mai avete deciso di ritornare a Dubai?

Ne avevamo parlato a fine 2021, quando siete stati invitati a visitare, in esclusiva, il grattacielo più alto al mondo: il Burj Khalifa. «Sì, ricordo bene quel viaggio, Dubai è una città in continua evoluzione, dove si costruisce ventiquattro ore su ventiquattro, un luogo capace di mutare a una velocità indescrivibile rispetto alle tempistiche europee. Ma non è stato questo il motivo per cui abbiamo deciso di riportare Dubai a Lugano, bensì una richiesta specifica arrivata da un nostro cliente che, dopo aver acquistato con noi un’esclusiva proprietà nel Luganese, ha chiesto se “per caso” non avessimo dei contatti con gli Emirati Arabi. Una domanda che mi ha fatto sorridere, perché la forza di Wetag è legata anche alle sue preziose affiliazioni, penso a Christie’s con la quale abbiamo collaborato in questo caso, ma anche a Luxury Porfolio International, Leading Real Estate Companies of the World e Eren, the European Real Estate Network. Ma torniamo a noi: questa specifica esperienza ci ha fat-

to riflettere e abbiamo pensato di proporre la meta e l’investimento anche ad altri clienti».

A rappresentare Dubai a Lugano un agente di Christie’s Dubai. «Stiamo attraversando un periodo dove molte famiglie si stanno interessando a Dubai. Oggi Dubai offre una stabilità finanziaria importante, a differenza di altri Stati ha un governo compatto, solido e vuole garantire la miglior qualità di vita ai propri abitanti, creando una città sicura e forte. Parlando di sicurezza non dobbiamo dimenticare che in città convivono duecento diverse nazionalità e grazie alla politica adottata la criminalità è prossima a zero. Bisogna considerare che a Dubai l’economia è legata solo in piccola parte alle risorse del sottosuolo, come il petrolio; quindi, la strategia scelta è quella di investire sempre più nelle infrastrutture turistiche, nel settore medico ospedaliero, nell’alta tecnologia e intelligenza artificiale, così come nel manifatturiero».

Un Paese in crescita costante, ma che diventa soprattutto allettante per la sua fiscalità.

«Assolutamente, questo è un fattore importante per chi decide di scegliere Dubai, non ci sono tasse sui redditi personali, né sui beni immobiliari. Vengono tassati unicamente gli utili aziendali che superano i centomila euro (parliamo di una tassazione che si aggira attorno al 9%)».

Philipp Peter, se lei dovesse consigliare Dubai a qualcuno, a che tipologia di cliente penserebbe?

«Dubai è un mercato vivace, adatto a chi desidera una casa di vacanza, così come chi è alla ricerca di un nuovo domicilio fiscale. Se osserviamo la situazione attuale in Europa ci sono cambiamenti importanti che stanno spostando gli investitori verso gli Emirati Arabi: a Londra, per esempio, hanno tolto le agevolazioni fiscali, l’Italia propone sì una tassazione forfettaria che abbiamo visto cambiare già in pochi anni e, inoltre, l’instabilità politica, in alcuni casi, non convince. La Svizzera è una meta che piace, ma i cantoni più interessanti restano Ginevra e Ticino. Poi naturalmente si possono scegliere anche le Bahamas, ma è un altro tipo di viaggio. Dubai invece è facilmente raggiungibile ed è una città

che offre anche grandi possibilità commerciali, di crescita, con clienti che arrivano da tutto il mondo».

Rivolgendoci al partner locale di Wetag chiediamo se il Prodotto Interno Lordo dell’Emirato, in continua crescita, sia – secondo le loro proiezioni interne –una tendenza a lungo termine.

«Sì, perché si tratta di un piano urbanistico visionario, parliamo del 2040.

01

Una collezione firmata Bentley casa nel nuovo District 11, a Meydan, a soli venti minuti da Downtown. Costruzioni curate nel minimo dettaglio, immerse nella natura, completamente arredate. Le costruzioni verranno completate nel 2026. Prezzi che partono da circa 5.5 milioni di franchi.

02

Enara è la prima proprietà interamente commerciale sul canale di Business Bay. Ogni piano ha il suo giardino esterno e l’edificio dispone di un Club privato per

I dati indicano che Dubai raggiungerà i 5.8 milioni di abitanti e l’economia nazionale arriverà a 32 trilioni di Dirham (7.6 trilioni di franchi svizzeri), aggiungendo altre 400 città al suo network di scambi commerciali. Dubai ha una strategia e un programma di crescita ben studiato e questo piace agli europei. Tuttora ogni costruzione

è monitorata da una commissione governativa che ne accerta la qualità. Ci sono possibilità di acquisto per tutti, appartamenti, ville e spazi commerciali per qualsiasi esigenza».

Per ulteriori informazioni riguardanti la location Dubai rivolgersi direttamente a Philipp Peter.

chi ci lavora e l’accesso privato al Lana Hotel e a tutti i suoi servizi. La costruzione verrà ultimata nel 2028, il prezzo per un appartamento, parliamo di un piano, è di circa 7,5 milioni di franchi.

03

Il W Residence si trova sulla Marina di Harbour e offre servizi esclusivi come una piscina a sfioro esterna di 200 metri con aree lounge, una sala cinema, sala musica, sala giochi e club per bambini e un’incredibile vista sulla ruota di Dubai e le isole di Bluewater, l’Oceano e Dubai Marina. I prezzi partono da circa 1 milione di franchi.

WETAG CONSULTING IMMOBILIARE SA

Lugano: Riva Antonio Caccia 3 CH-6900 Lugano

T. +41 (0) 91 601 04 50 peter@wetag.ch www.wetag.ch

Possiamo fare il punto sull’attuale situazione del settore immobiliare in Ticino?

«Il settore immobiliare in Canton Ticino sta attraversando una fase di significativa evoluzione. Negli ultimi anni, abbiamo osservato la crescita del segmento del lusso, sebbene la volatilità di quest’ultimo possa rappresentare una sfida. Si è registrata una riduzione delle vendite, un calo delle domande di costruzione e una diminuzione delle licenze edilizie rilasciate, con una conseguente contrazione dell’offerta. In qualità di agenzia immobiliare con quasi 30 anni di esperienza a Lugano, offriamo un’analisi basata sull’osservazione diretta del mercato, fornendo consigli pratici per affrontare le sfide e sfruttare al meglio le opportunità disponibili».

Come è cambiato negli ultimi anni il mercato immobiliare?

«Negli ultimi anni, il settore immobiliare in Ticino e nella regione di Lugano ha subito cambiamenti notevoli. I dati indicano un rallentamento delle vendite, con il cambiamento delle

Dove va il mercato immobiliare luganese?

esigenze degli acquirenti e i costi più elevati che influenzano la capacità e la volontà di acquisto. Le famiglie e gli investitori, inoltre, sono diventati più cauti, aumentando la selettività nelle scelte immobiliari. La riduzione delle licenze di costruzione, spesso attribuita a una domanda più bassa e a un contesto normativo più rigoroso, ha impattato sullo sviluppo immobiliare della regione. Questo scenario richiede una valutazione approfondita dei nuovi progetti e un adattamento alle richieste attuali, orientandosi su segmenti meno volatili».

Quali consigli si sente di dare chi ha intenzione di vendere un immobile?

«In un mercato in evoluzione, vendere una proprietà richiede una strategia mirata e basata su dati concreti. Ecco alcuni suggerimenti per i proprietari: - Valutazione corretta: una valutazione realistica e aggiornata è essenziale per attrarre acquirenti in un mercato competitivo. Con i valori che tendono a stabilizzarsi, evitare prezzi gonfiati è fondamentale per evitare tempi di vendita troppo lunghi.

- Preparazione della proprietà: curare la presentazione dell’immobile, dall’ordine e pulizia alla valorizzazione degli spazi, può fare la differenza. Investire in piccole manutenzioni, come la cura delle aree esterne e la valorizzazione degli interni può incrementare notevolmente il valore percepito.

- Marketing efficace: in un mercato selettivo, un piano di marketing mirato è essenziale. È fondamentale affidarsi a un’agenzia con esperienza, capace di valorizzare l’immobile attraverso canali adeguati, un portafoglio clienti maturato negli anni e presentazioni mirate online. L’esperienza, l’etica e la conoscenza dei trend sono determinanti per ottenere visibilità e attrarre potenziali acquirenti».

Verso quali segmenti del mercato sarebbe opportuno orientare le proprie scelte?

«Il mercato immobiliare di Lugano è conosciuto per il segmento di lusso, ma la volatilità di quest’ultimo può rappresentare una sfida. La diversificazione verso altri segmenti, meno influenzati dalle fluttuazioni economiche, rappresenta una strada interessante per chi desidera un investimento più stabile».

- Abitazioni per il ceto medio: negli ultimi anni è emersa una domanda crescente per abitazioni accessibili, che mantengono

comunque uno standard di qualità elevata. Questo segmento, più stabile del lusso, attrae una platea di acquirenti locali alla ricerca di residenze primarie o di seconde case per la famiglia e per clienti internazionali.

- Investimenti a lungo termine: gli immobili destinati all’affitto a lungo termine o gli spazi per piccole attività commerciali, oggi sono meno soggetti a oscillazioni di prezzo e rappresentano una scelta stabile.

Quali prospettive future intravede per il settore immobiliare di Lugano e del Ticino?

«Guardando al futuro, dal nostro osservatorio privilegiato dettato da anni di lavoro, il settore presenta delle potenzialità da sfruttare adattando le strategie alle nuove esigenze:

- Innovazione e sostenibilità: le soluzioni ecologiche e a basso impatto ambientale sono sempre più richieste e apprezzate da chi cerca case efficienti e sostenibili. Investire in questo ambito può generare valore e attrarre acquirenti interessati a lungo termine.

- Segmenti di mercato emergenti: l’espansione del lavoro ibrido e remoto sta accrescendo l’interesse per immobili situati fuori dai centri cittadini, ma ben collegati ai servizi, creando opportunità interessanti per gli investitori che puntano su nuove residenze e modelli abitativi più flessibili».

Quale patrimonio di conoscenze ed esperienze ha maturato MG Immobiliare nei suoi oltre 30 anni di attività?

«In un mercato in evoluzione come quello di Lugano e della regione ticino, è essenziale rimanere aggiornati e flessibili. Grazie all’esperienza ac -

quisita in quasi 30 anni di attività, la nostra agenzia ha saputo adeguarsi alle mutevoli esigenze, offrendo ai clienti un servizio di consulenza mirato. La nostra attenzione verso nuovi segmenti di mercato e l’adozione di strategie di vendita mirate ci permettono di ottenere risultati concreti e soddisfacenti. Abbiamo nel nostro portafoglio immobiliare diverse soluzioni atte a soddisfare tutte le categorie di clienti, per tutti i ceti sociali, dalla famiglia ticinese ai giovani, con l’accortezza di offrire soluzioni valide nel tempo. Tra le nostre proposte spiccano, ad esempio:

- una nuova residenza a Collina d’Oro, con soli 5 appartamenti esclusivi da 4.5 locali, progettata con alti standard ecologici e studiata per garantire comfort e tranquillità (01/02);

- un ampio attico di 5.5 locali a Lugano con terrazzo e possibilità di suddivisione per un investimento intelligente (03);

- un recente appartamento di 4.5 locali a Lugano Centro, con ampio balcone e finiture di pregio, situato vicino al centro e ai principali servizi (04)

Che si tratti di vendere, acquistare o investire, è importante affidarsi a professionisti esperti, in grado di adattare le proprie strategie a un mercato in continua evoluzione. Noi di MG Immobiliare sappiamo che un buon consiglio fa la differenza, soprattutto nell’investimento immobiliare».

Eleganza MODERNA e FUNZIONALE

RESIDENZA CONCORDIA

COSTITUISCE UN INTERESSANTE

PROGETTO RESIDENZIALE CHE

DIMOSTRA LA SINERGIA PERFETTA

TRA SIT IMMOBILIARE E SIT DESIGN.

CE NE PARLA SABINA GATTO, CEO DI SIT GROUP.

In quale contesto si inserisce la Residenza Concordia?

«Il complesso immobiliare si trova a Cassarate, a solo 1 km dal centro di Lugano, e comprende diverse tipologie di appartamenti attualmente in fase di ristrutturazione totale. La palazzina sorge su una posizione strategica e poco trafficata, in prossimità di negozi, scuole ed

i principali servizi di Lugano (ufficio postale, farmacia, supermercato, bar/ristoranti, lido, piscine, tennis, ospedali/cliniche). Il quartiere è ideale per chi ama la comodità e la quiete ma, Cassarate è anche una zona ricca di storia e di cultura, attrattiva dal punto di vista turistico in quanto offre una splendida vista sul lago Ceresio e sul Monte Brè».

Quali sono le principali caratteristiche che definiscono Residenza Concordia?

«Abbiamo pensato ad una ristrutturazione dell’edificio esistente che tenesse conto del volume e delle forme attuali. L’aspetto elegante e curato degli appartamenti si intravede già dalle facciate in stile moderno, realizzate con materiali eco-sostenibili che garantiscono un’estetica gradevole e una resistenza ai fenomeni ambientali durevole negli anni. L’edificio è composto da un piano interrato che ospita spazi di servizio ed accessori,

e sei fuori terra con destinazione d’uso residenziale. Il progetto prevede la realizzazione di appartamenti moderni e confortevoli. Residenza Concordia si rivolge a chi cerca una soluzione abitativa di alto standing con appartamenti pensati per regalare un’ottima esposizione solare e camere da letto generose. La palazzina è così composta: 10 appartamenti da 1.5 e 2.5 locali presenti dal piano terra al secondo piano, dal terzo al quarto piano ulteriori quattro appartamenti di 3,5 e 4,5 locali. All’ultimo piano si trova un attico di 4,5 locali con terrazza e rooftop. La maggior parte degli appartamenti dispone di terrazze abitabili. Trattandosi di una zona ben riparata dall’inquinamento acustico, il clima mite consentirà di goderne per gran parte dell’anno».

A chi è rivolto il progetto di Residenza Concordia?

«Abbiamo pensato di diversificare la tipologia di proprietari, gli appartamenti più grandi sono pensati per coppie o famiglie mentre le unità più piccole possono anche essere un’interessante opportunità come forma di investimento a reddito. Uno dei nostri acquirenti più lungimiranti che ha acquistato un 2.5 locali, ha anche accolto il nostro suggerimento di arredarlo su personalizzazione in collaborazione con Sit design e dare il mandato a Sit immobiliare per la locazione.

Il coinvolgimento di Sit

Design inizia fin dall’aspetto esterno dell’edificio…

«Il design del “lato urbano” verso via Concordia è caratterizzato da una geometria sofisticata; l’alternanza degli spigoli vivi del cappotto esterno aumentano il gioco di pieni e vuoti già presente, creato dai terrazzi e dall’arretramento delle generose aperture. Lo stesso effetto lo si potrà godere anche al calare del sole, quando sarà l’illuminazione artificiale ad enfatizzare

l’involucro e sottolineare l’alternanza dei volumi. La sfida principale è stata quella di intervenire su un edificio esistente con tutte le problematiche che ne conseguono, cercando di renderlo moderno ed elegante, con l’obiettivo di rinnovare l’immaginario urbano, inserendosi in maniera armoniosa nel tessuto urbano attuale».

Nel corso dei lavori di ristrutturazione avete posto una particolare attenzione alla sostenibilità… «Possiamo a buon diritto parlare di una vera e propria riqualificazione energetica del volume nel pieno rispetto del territorio, adeguandoci agli standard in termini di risparmi energetico ed isolamento acustico. Le unità abitative sono dotate di impianto RVCS con pompa di calore aria/acqua reversibile per caldo e freddo e sistema di deumidificazione abbinato al sistema di raffrescamento; inoltre, regolazione ambiente in tutti i locali e serramenti in alluminio. A dare un ulteriore accento sull’importanza della sostenibilità, verrà installato sul tetto un impianto di produzione fotovoltaico. Tutto ciò si traduce in termini di risparmio energetico ed economico per l’ambiente e per i futuri proprietari».

SIT IMMOBILIARE

Lugano

Via P. Lucchini 2

CH-6900 Lugano

Locarno

Via B. Luini 12

Stabile La Ferriera

CH-6600 Locarno

T. +41 (0) 91 9229333 www.sitimmobiliare.ch

LE RESIDENZE GREEN CORNER

E BUTTERFLY, IN COSTRUZIONE

A PARADISO, RAPPRESENTANO

UNA CONCRETA DIMOSTRAZIONE

DI COME I PRINCIPI DELLA

SOSTENIBILITÀ POSSANO ESSERE

REALMENTE APPLICATI CON

L’ADOZIONE DI SOLUZIONI

TECNICHE INNOVATIVE E MATERIALI

NATURALI. NE PARLIAMO CON IL PROGETTISTA, L’ARCHITETTO CLAUDIO LO RISO

Edifici autenticamente “GREEN”

Partiamo da una premessa. Lei è da tempo convinto sostenitore di una architettura solare.

Di che cosa si tratta?

«L’architettura solare è quel tipo di architettura che sfrutta l’energia proveniente dal sole e tutte quelle forme di energia che da esse derivano: l’energia idroelettrica, del vento, delle biomasse, delle onde e delle correnti marine. Progettare attraverso criteri bioclimatici significa semplicemente adattare l’edificio al clima che lo circonda. L’iter progettuale deve assumere quindi il dato ambientale non come limite da rispettare, ma come strumento da utilizzare. Il progetto non potrà dunque prescindere in alcun modo dall’inglobare tutte quelle tecnologie, sia passive che attive, in grado di permettere all’edificio di incidere il meno possibile sul bilancio energetico del sistema ecologico».

In che modo le Residenze Green Corner e Butterfly rappresentano un elemento di particolare rilievo nella pianificazione urbanistica di Paradiso?

«Si tratta di due edifici che ben interpretano la nuova visione di Paradiso come nucleo residenziale di alto standing della città di Lugano. Entrambe le costruzioni si segnalano per la loro ubicazione all’incrocio di assi portanti della viabilità del quartiere. Ma, soprattutto, spiccano per il felice connubio tra estetica e funzionalità nella progettazione di un immobile che utilizza l’energia rinnovabile. Con il suo

aspetto a torre la Residenza Butterfly e la forma ad angolo che incide lo spazio il Green Corner, si fronteggiano e al tempo stesso creano un dialogo tra loro, proponendosi come innovativa e moderna porta ingresso e ridisegnando l’immagine dell’intero comparto urbano».

Uno degli elementi distintivi dei due edifici è certamente rappresentato dalle soluzioni adottate per la realizzazione delle facciate. Di che cosa si tratta?

«Le facciate, pur nella diversità di design dei due edifici, rappresentano una significativa esemplificazione di un progetto di architettura solare. Esse infatti, differenziandosi da facciate tradizionali in fotovoltaico monocristallino, integrano le celle solari all’interno dei pannelli di rivestimento alternati da pannelli in travertino.

L’affiancamento tra un materiale “storico” come il travertino, ampiamente utilizzato nel corso dei secoli, ed uno modernissimo come il vetro fotovoltaico, conferiscono all’insieme un aspetto elegante e coerente con l’architettura del palazzo».

Con quali altre principali caratteristiche si presenta la Residenza Green corner? «L’edificio si sviluppa su nove piani fuori terra, il piano terreno ad uso commerciale e i restanti ad uso abitativo. Tre piani interrati sono dedicati alle autorimesse. I piani residenziali presentano diverse tipologie: appartamenti da 1.5, 2.5, 3.5 e 4.5 locali. È stata posta particolare attenzione nella scelta dei materiali esterni e delle finiture interne. i rivestimenti interni delle parti comuni sono anch’essi pensati in travertino o intonaco».

Nel rispetto della sua filosofia progettuale un’attenzione particolare è stata rivolta al tema della sostenibilità…

«Infatti. Il sistema di riscaldamento è gestito da una termopompa a sonde geotermiche che sfrutta l’energia termica del terreno per la produzione di acqua calda. Sempre dal punto di vista impiantistico, l’edificio, sulle sue facciate, ospita un sistema di pannelli fotovoltaici integrati con l’architettura del palazzo. Un ulteriore impianto fotovoltaico è invece posizionato sulla copertura del corpo tecnico sul tetto dell’edificio. Qui l’impianto risulta tradizionale ma con una produzione di kW maggiore. L’involucro, invece, è composto da materiali isolanti molto performanti e serramenti a taglio termico con tripli vetri che permettono un risparmio energetico notevole. I materiali utilizzati per gli spazi comuni e gli appartamenti, sono completamente naturali. Ultimo aspetto,

ma non meno importante, sarà la realizzazione del verde verticale sulle facciate nell’angolo retrostante l’edificio».

Quali sono invece gli elementi progettuali che definiscono la Residenza Butterfly?

«Anche in questo caso l’edificio si sviluppa su nove piani fuori terra, con il piano terra destinato ad attività commerciali. La parte centrale è anch’essa dedicata ad attività commerciali, eccetto l’attico, mentre le ali laterali ospitano unità residenziali. Tuttavia, ogni piano può essere personalizzato, consentendo la scelta tra destinazione commerciale o residenziale, poiché l’edificio è ancora in fase di progettazione. La struttura include anche quattro piani interrati adibiti ad autorimesse. I piani residenziali offrono una varietà di appartamenti, da 1.5 a 4.5 locali, in grado di soddisfare diverse esigenze abitative. Il livello qualitativo è medio-alto, con grande attenzione nella selezione dei materiali esterni e delle finiture interne. La Residenza Butterfly è pensata per chi desidera vivere in un ambiente moderno e accogliente, con una particolare attenzione alla sostenibilità ambientale».

Anche in questo caso si può parlare di un edificio assolutamente “green” grazie alle soluzioni adottate…

«Certamente. Il sistema di riscaldamento e raffrescamento è affidato a una termopompa con sonde geotermiche. L’acqua calda per il sistema di riscaldamento è prodotta centralmente e mantenuta a temperatura costante grazie a un sistema di ricircolo. Oltre ai pannelli fotovoltaici delle facciate, un ulteriore impianto fotovoltaico è installato sulla copertura del corpo tecnico, contribuendo ad aumentare la capacità di produzione energetica. L’involucro edilizio è realizzato con materiali isolanti ad alte prestazioni e serramenti a taglio termico con tripli vetri, che contribuiscono a un significativo risparmio energetico».

LA CHIAVE D’ACCESSO ALLE MIGLIORI OPPORTUNITÀ di investimento immobiliare

MANUEL GAMPER È IL FONDATORE

DI LEADING INVESTORS, UNA INNOVATIVA SOCIETÀ CHE RIUNISCE ALL’INTERNO DEL PROPRIO CLUB I PRINCIPALI INVESTITORI IMMOBILIARI, METTENDO LORO A DISPOSIZIONE COMPETENZE, NETWORK E OPPORTUNITÀ DI INVESTIMENTO SU MISURA.

Come nasce l’idea di fondare Leading Investors, con sede a Lugano e Zurigo, e quali sono i principali obiettivi che si prefigge di raggiungere? «È innanzitutto necessario premettere che il contesto economico in cui ci troviamo ad operare è andato profondamente a modificarsi nel corso degli ultimi anni e il mercato immobiliare risulta essere sempre più complesso con rischi maggiori e margini via via

decrescenti. In secondo luogo, sono ormai molti anni che seguo l’attività di investitori e sviluppatori e ho avuto modo di constatare che vi è sempre più un’esigenza, se non addirittura la necessità, di comprendere in modo approfondito le dinamiche del mercato, mitigare rischi e gestire la complessità quando si tratta di implementare le promozioni immobiliari. Queste considerazioni mi hanno indotto a fondare Leading Investors che, in parole semplici, si propone di essere un abilitatore per sviluppatori e investitori immobiliari e, in termini più generali, contribuire ad una maggiore professionalizzazione dell’ambito in cui opera, diventando una sorta di marchio di qualità e un riferimento per chi vuole proporre opportunità da un lato e chi vuole investire dall’altro».

Qual è la diffusione territoriale in Svizzera dei membri di Leading Investors?

«Siamo partiti da Lugano che costituisce la realtà territoriale che meglio conosciamo e in cui siamo più profondamente radicati, ma fin dall’inizio ci siamo posti l’obiettivo di costituire un network presente in tutta la Svizzera. In quest’ottica, l’apertura della sede zurighese è stato subito un ulteriore passo necessario, tenendo conto dell’importanza di quella piazza, soprattutto in considerazione della presenza di qualificati investitori istituzionali».

Quale potenziale di sviluppo prevede per Leading Investors nei prossimi anni?

«In base ai nostri dati e ad una analisi della situazione di mercato attuale, stimiamo che il 50% degli sviluppatori rischi di essere inattivo nel corso dei prossimi 3 anni. Di conseguenza, il nostro obiettivo è quello di attrarre e supportare il più possibile gli attori rimanenti

che risulteranno invece essere assolutamente dominanti nel mercato immobiliare di domani».

Quali elementi distinguono membri e partner all’interno della vostra realtà? E quali società fanno già parte del Club Leading Investors?

«Per quanto riguarda i membri è sicuramente necessario che alla base vi sia un’elevata e riconosciuta professionalità, in termini di competenze, e che agisca nel rispetto di un corretto comportamento: qualità senza dubbio indispensabili per assicurare il proprio successo nel lungo periodo sul mercato. È inoltre importante che siano investitori diretti di una certa dimensione e che operino a livello nazionale. Cerchiamo inoltre di attrarre membri con caratteristiche complementari, come ad esempio il leader nello sviluppo Alfred Müller, l’istituzionale BLUEBERG Management, il riferimento del lusso SETA o il maggiore sviluppatore in ambito commerciale e industriale Tigestim, solo per citarne alcuni. Il management e l’Advisory Board di Leading Investors sono i garanti e si occupano di selezionare i membri. Per quanto concerne poi i partner si tratta di realtà indipendenti operanti a livello nazionale con un’ottima reputazione, e che mettono la qualità al primo posto».

Come vi regolate per evitare questioni di concorrenza tra i membri quando si assegnano le opportunità?

«I membri che acquistano o investono tramite il Club hanno profili di investimento diversi tra loro. In questo modo è abbastanza semplice individuare quale opportunità risulti essere più corrispondente al profilo di ciascun membro. Laddove vi

siano opportunità che potrebbero interessare più membri cerchiamo di creare le condizioni affinché co-investano insieme. Leading Investors assicura in ogni caso la sua massima indipendenza da questo punto di vista e opera sempre nell’interesse dei propri membri».

Quali rendimenti offrono agli investitori le proprietà d’investimento da lei selezionate?

«Va detto che nelle attuali condizioni offerte dal mercato immobiliare svizzero è sempre più difficile trovare opportunità interessanti, se non occasionalmente. Identificare progetti e situazioni potenzialmente redditizie e sicure implica una vasta rete di contatti e conoscenze e richiede un grande lavoro di squadra. In questa prospettiva, il core team Leading Investors ricerca e qualifica le migliori opportunità; in seguito insieme ai nostri partner andiamo ad analizzare nel dettaglio i possibili progetti svolgendo una due diligence preliminare. A tal fine abbiamo scelto partner nazionali indipendenti, certamente tra i più qualificati sul mercato: IAZI per i dati, Itten+Brechbühl per la dimensione architettonica, Resolve per i finanziamenti e R-P-S & Partners per la dimensione legale. Di principio i nostri membri accedono a rendimenti potenzialmente superiori al 5% op -

pure, se si tratta di promozioni, possono aspettarsi margini nell’ordine del 30 per cento».

Allargando lo sguardo, in che misura il mercato immobiliare è cambiato negli ultimi anni e come è stato accolto un progetto innovativo come il vostro?

«Come ho già avuto modo di sottolineare, il panorama immobiliare si è profondamente modificato nel volgere di pochi anni. La proposta Leading Investors è stata in generale accolta molto positivamente dai diversi soggetti attivi sul mercato che hanno riconosciuto la validità del progetto, senza tuttavia nascondere un certo scetticismo per quanto riguarda la possibilità di mettere allo stesso tavolo attori in parte concorrenti e, soprattutto, non sempre abituati alla condivisione. Tuttavia, le perplessità si dissolvono non appena abbiamo la possibilità di spiegare nel dettaglio i contenuti del progetto e mostrare le opportunità e i vantaggi che si creano per tutti gli interlocutori coinvolti. La qualità del network è il primo obiettivo che ci siamo posti e la costruzione della fiducia non avviene in una notte».

SILENZIO IN CASELLA: racconti di sollecitazioni inascoltate

Ognuno di noi conta su risposte veloci e puntuali, ma purtroppo non sempre è così, per il malvezzo di molti di rispondere in ritardo o di non farlo affatto. La lentezza della comunicazione crea frustrazione, anche nel mondo della filantropia, dove spesso il beneficiario attende con ansia una risposta che tarda ad arrivare. Ecco come una comunicazione più rapida può migliorare il funzionamento dei progetti e i rapporti tra mecenate e beneficiario.

IL NOSTRO È UN TEMPO IN CUI

LA RAPIDITÀ D’ESECUZIONE È

DIVENTATA UN VALORE ASSOLUTO,

E VISTO CHE OGGI LA QUASI

TOTALITÀ DELLA COMUNICAZIONE

PROFESSIONALE AVVIENE

TRAMITE POSTA ELETTRONICA, LA GESTIONE DELLE RISPOSTE

E DELLE SOLLECITAZIONI

È DI VITALE IMPORTANZA PER IL BUON FUNZIONAMENTO

DELLE DINAMICHE PERSONALI

E LAVORATIVE.

*Dr. Dr. Elisa Bortoluzzi Dubach, consulente di Relazioni Pubbliche, Sponsorizzazioni e Fondazioni, è docente presso varie università e istituti superiori in Svizzera e Italia e co-autrice fra gli altri di La relazione generosa. Guida alla collaborazione con filantropi e mecenati (www.elisabortoluzzi.com).

Quali sono le conseguenze quando il gap di comunicazione è causato da scarse competenze manageriali di taluni consulenti, e cosa cambia quando queste ultime vengono potenziate?

«Ci sono “professionisti” che non sembrano comprendere il concetto di responsabilità, eppure sono lì,

ammantati di autorevolezza, mentre la loro agenda sembra un ginepraio senza via di uscita. Questi consulenti non si rendono conto che inseguire permanentemente delle risposte non solo può essere defatigante e talvolta umiliante, ma risultare più fastidioso di una zanzara frenetica in una notte d’estate. E a riflettere su tutto questo, i poveri clienti possono giustamente domandarsi se il vero scopo della vita sia solo “tollerare” ogni necessità di sollecito, mentre il loro progetto sembra smarrito in un “labirinto senza uscita”… senza più una meta. Una strategia organizzativa, una maggiore attenzione a scadenze e comunicazione, rispetto e cortesia costituiscono un piccolo sforzo e facilitano la progettazione, soprattutto quando il cliente è un beneficiario che dipende dalle risposte per poter pianificare la propria vita professionale».

DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH*

Quali sono invece gli effetti positivi quando un consulente risponde in modo costruttivo alle sollecitazioni del cliente, evitando toni spazientiti nelle corrispondenze o nelle conversazioni telefoniche?

«Nelle relazioni tra cliente (beneficiario o mecenate che sia) e consulente, è fondamentale che quest’ultimo adotti un comportamento sereno e rispettoso, anche e soprattutto nei momenti in cui il cliente è in un momento di tensione. Questo rafforza il rapporto di fiducia che si instaura tra le due figure, oltre a preservare le relazioni già esistenti. Un consulente che sia sgarbato o verbalmente aggressivo al telefono, o inutilmente critico nelle comunicazioni scritte, a volte addirittura condivise con i colleghi, perde inevitabilmente di autorevolezza, minando la propria reputazione e quella del cliente. La credibilità di un consulente, infatti, risiede soprattutto nella capacità di mantenere la riservatezza e di saper gestire le situazioni più complesse, esprimendo le eventuali critiche in modi e termini appropriati. Invece di lanciarsi in pericolosi attacchi verbali, il professionista dovrebbe essere in grado di trasformare la frustrazione in opportunità di dialogo, senza pensare che sia il cliente a scatenare in lui le reazioni aggressive. È fondamentale, invece, ascoltare con calma le preoccupazioni di quest’ultimo, e trasformare il confronto in una fruttuosa collaborazione volta a una risoluzione rapida e soddisfacente dei problemi per entrambe le parti. Esperienza e creatività insegnano a gestire bene stress ed emozioni».

Capita talvolta che un consulente adduca come scuse dei propri errori la mancanza di tempo e il carico di lavoro, spesso autoassolvendosi. Qual è il suo parere?

“Succede anche

che impegni pressanti e priorità di

lavoro

spingano a delegare alle segreterie il vaglio delle corrispondenze. Perciò chi scrive dovrebbe personalizzare il messaggio e indicarne in modo chiaro l’oggetto, così che sia immediatamente comprensibile per chi lo riceve, limitando errori e fraintendimenti”.

«La continua necessità di solleciti può essere paragonabile al comportamento di un bambino pestifero a cui è necessario ricordare di continuo che deve fare i compiti. È un atteggiamento “bizzarro” e, se si instaura in un ambiente lavorativo già compromesso, può finire per essere una forma di pressione psicologica, nonché una mancanza di rispetto anche nei confronti del tempo e dell’energia che beneficiari e filantropi dedicano alla loro attività».

Ci sono a suo parere ragioni per cui un donatore potrebbe non essere in grado di rispondere in tempi solleciti alle comunicazioni di posta elettronica?

«Molti mecenati ricevono un enorme volume di corrispondenze e rischiano così di non accorgersi di eventuali comunicazioni di soggetti richiedenti, che si perdono tra i troppi messaggi presenti in casella. Succede anche che impegni pressanti e priorità di lavoro spingano a delegare alle segreterie il vaglio delle corrispondenze. Perciò chi scrive dovrebbe personalizzare il messaggio e indicarne in modo chiaro l’oggetto, così che sia immediatamente comprensibile per chi lo riceve, limitando errori e fraintendimenti. A volte capita che il progetto proposto non sia di interesse per il mecenate, oppure che il possibile beneficiario esponga il proprio progetto in modo confuso, tale dun-

que da disorientare il donatore, distogliendolo dal rispondere tempestivamente. È come essere costretti a seguire una bussola che indica il Nord in tutte le direzioni».

Un beneficiario, nonostante le numerose mail inviate, non riceve risposta dal potenziale mecenate: quali aspetti positivi potrebbe identificare in questa situazione per mantenere alta la motivazione e la fiducia nel futuro? «Il prendere contatto con i filantropi è di per sé un’esperienza che induce forti emozioni. La casella di posta elettronica vuota può in effetti minare l’autostima del potenziale beneficiario, portandolo a dubitare delle proprie capacità e della bontà del lavoro intrapreso, alimentando così sensazioni di inadeguatezza e insicurezza. Spesso una mancata risposta riduce la motivazione e il beneficiario si domanda se sia il caso di proseguire il proprio percorso creativo, senza avere un riconoscimento palese ai propri sforzi. Questo scenario genera frustrazione e stress, ansia per futuro e carriera e può portare un soggetto a sentirsi isolato, senza una figura di riferimento a offrire supporto. A volte il silenzio da parte del mecenate può persino alimentare sentimenti di invidia o di rivalità nei confronti di colleghi che hanno ricevuto un sostegno economico. In alcuni casi, al

contrario, l’assenza di riscontri può indurre il beneficiario a rivalutare interamente obiettivi e aspirazioni, spingendolo a cercare nuove strade e modi per ottenere finanziamenti, stimolando la resilienza e la capacità di adattamento».

Qual è il comportamento costruttivo che il beneficiario può adottare di fronte ad un eventuale silenzio del mecenate?

«Innanzitutto occorre riflettere e non darsi per vinti alla prima difficoltà, poiché il silenzio potrebbe essere dovuto ai molteplici impegni del donatore. Poi è necessaria una dose di autocritica, che porta a rianalizzare la proposta inviata, a vagliarla con attenzione e, se necessario, a riformularla, assicurandosi che sia chiara, strutturata e in linea con le

esigenze e aspettative del mecenate. Se le risposte non arrivano, è consigliabile esplorare altre potenziali fonti di finanziamento, cosa che può mitigare l’ansia dell’attesa. Il beneficiario può, per esempio, cominciare a lavorare con le fondazioni e ai primi successi riprendere il contatto con il mecenate, per lasciare di sé un’impressione positiva, che favorisca collaborazioni future. In sintesi, affrontare la mancanza di risposte con pazienza, analisi critica e apertura verso nuove opportunità può rivelarsi la chiave per il successo».

Quale allora la riflessione conclusiva?

«Lao Tse, grande filosofo cinese del VI secolo a.C., contemporaneo di Confucio e archivista della Biblioteca imperiale scriveva: “La gentilez -

za nelle parole crea confidenza; la gentilezza nel pensiero crea profondità”. Io aggiungerei: “La gentilezza di una risposta crea speranza”. Le mail non lette portano il peso dell’attesa, generatrice di ansie e dubbi. Spesso per una distrazione del destinatario o per la mancanza di tempo per rispondere, una missiva non letta può cambiare il corso di una collaborazione, o addirittura deviare quello della vita, mentre se venisse aperta potrebbe dare vita a infinite nuove possibilità di lavoro ma anche a un rinnovarsi dei contatti. Non tutto è mai perduto, insomma, per il beneficiario, se dimostra pazienza e resilienza, e soprattutto la volontà di rimettersi in gioco per cercare nuove vie. Una mail può davvero rimettere in moto un sogno».

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SPAZI

INTERVISTA CON MARC

E BEATRICE BAUMANN, GESTORI PATRIMONIALI, FONDATORI

PROMUOVERE LA GENEROSITÀ DEI DONATORI

Marc e Beatrice Baumann, che cosa vi ha portato a scoprire la filantropia e impegnarvi in questo settore?

«Svolgendo la nostra attività si ha sempre l’occasione di incontrare persone che vogliono fare del bene agli altri per svariati motivi. Questo impegno solidale è motivante, creativo, stimolante e contagioso. Noi stessi siamo impegnati in cause filantropiche fin dalla nostra nascita come azienda di gestione patrimoniale. Offriamo opportunità di investimento sociale e doniamo una parte dei nostri profitti a cause benefiche».

Che cosa vi ha ispirato a istituire la fondazione mantello Générosité?

«Una fondazione mantello consente anche a persone non facoltose di godere dei vantaggi di una fondazione

vera e propria per le loro attività filantropiche. I costi per l’istituzione e l’amministrazione dell’ente sono condivisi con gli altri donatori e quindi inferiori. Ci sono persone che non amano essere in primo piano quando donano, preferendo mantenere l’anonimato e agendo attraverso di noi come intermediari. Altri apprezzano il fatto che il momento della donazione all’organizzazione intermediaria non coincida con quello della donazione ai beneficiari. Questo può essere importante per la pianificazione fiscale. Per noi sono fonte di ispirazione quei gruppi di persone che vogliono unire le loro donazioni in forma di filantropia collettiva, sostenendo così un’organizzazione in modo strategico e mirato».

Qual è lo scopo della Fondation Générosité e quali sono i punti focali del vostro lavoro?

«Essendo la nostra una fondazione mantello, non potevamo limitare troppo il suo scopo. Esso si basa quindi sui diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, che mirano a garantire uno sviluppo sostenibile a livello economico, sociale ed ecologico in tutto il mondo. Va considerato inoltre che le donazioni per la promozione della cultura sono esenti da imposte, così come quelle a carattere religioso. Alcuni donatori desiderano promuovere la fede cristiana, vale a dire le chiese e le organizzazioni ecclesiastiche, nonché l’istruzione e la formazione cristiana (compresi i seminari e le università di teologia)».

Che rilevanza hanno i principi etici e i valori cristiani nel lavoro della Fondation Générosité?

«Partiamo dal presupposto che la maggior parte delle fondazioni in

Svizzera è motivata a lavorare secondo i principi della Good Foundation governance, come li ha identificati, ad esempio, il Center for Philanthropy Studies (CEPS) di Basilea. Anche noi ci impegniamo a rispettare questi principi. Nonostante tutte le critiche, giustificate e ingiustificate che siano, al cristianesimo, crediamo che i valori cristiani siano una buona motivazione per l’azione filantropica. Dopo tutto, uno dei messaggi fondamentali che viene dato è che una persona si sacrifica per il bene di molti e si rivolge a quanti sono nel bisogno. L’azione filantropica si basa sulla stessa logica: dono qualcosa di me stesso perché possa andare a beneficio di molti altri che hanno bisogno di questo sostegno. Nonostante tutti i vantaggi che le fondazioni sono in grado di offrire, crediamo che la generosità, da qui fra l’altro la scelta del nome della nostra fondazione, motivi e sproni le persone e che ci sia un grande potenziale in tutto ciò. Donare non significa solo tranquillizzare la coscienza - il che va bene -, ma significa puntare a raggiungere degli obiettivi. I beneficiari potrebbero pensare che la motivazione del gesto non sia importante, purché le donazioni arrivino. Riteniamo invece che i progetti sostenuti non solo con il denaro ma anche con il cuore dai donatori e che nella loro realizzazione pongano particolare attenzione all’atteggiamento di fondo e ai desideri dei donatori siano quelli di maggior successo. Non possiamo dimostrarlo con studi, ma le verifiche empiriche ci sono e mancano obiezioni a questa tesi».

Avete avuto dei modelli di riferimento che vi hanno ispirato?

«Entrambi proveniamo da famiglie per le quali donare era un atto natu -

rale. I genitori di Beatrice lavoravano in Thailandia e dipendevano dalle donazioni per il loro lavoro. Quando sono tornati in Svizzera, hanno svolto attività filantropiche che hanno permesso loro di acquisire una prospettiva globale sulle esperienze di vita e di lavoro concrete di altre persone e di creare relazioni con chi che la pensava allo stesso modo in tutto il mondo».

Come vengono raccolti e gestiti i fondi per i progetti della Fondation Générosité?

«Di norma, i donatori si rivolgono a noi con un’idea ben precisa e con le risorse finanziarie già disponibili. Alcuni sanno esattamente quali organizzazioni vogliono sostenere, altri concretizzano le loro scelte dopo averne discusso con noi. A volte vogliono sviluppare una strategia di finanziamento per la loro sub-fondazione e hanno bisogno del nostro aiuto. Quando mancano i mezzi finanziari, si pianifica un evento di raccolta fondi e noi ci occupiamo di inviare le ricevute di donazioni ai donatori esterni. Chi lo desidera può far gestire il patrimonio della sua sub-fondazione. Possiamo anche gestire il patrimonio delle sub-fondazioni e offrire soluzioni adeguare anche in questo caso».

A quale rete appartiene la Fondation Générosité e quali vantaggi offre l’adesione a questo network?

«Per le nostre attività filantropiche a livello internazionale collaboriamo con TrustBridge Global. Questa organizzazione ha rappresentanti in molti paesi, che conoscono le rispettive leggi fiscali nazionali e sono quindi più competenti e preparati per valutare lo scopo benefico o culturale di vari progetti internazionali».

Come scegliete i progetti da sostenere con la Fondation Générosité e quali criteri sono rilevanti per questa scelta?

«Non selezioniamo noi stessi i progetti, ma forniamo i nostri servizi a persone che hanno già una visione per un progetto specifico. La nostra fondazione mantello esiste solo dal 2020. Stiamo lavorando per offrire un ampio ventaglio di proposte, ma le nostre risorse sono attualmente insufficienti per farlo».

Ci può fare qualche esempio di progetti su cui la Fondation Générosité sta lavorando?

«Gestiamo dietro le quinte la serata annuale di raccolta fondi dell’organizzazione Genève pour le Bien Commun: la prossima si terrà il 26 settembre. Le donazioni sono destinate a sostenere nove diverse organizzazioni nei settori sociale, sanitario e ambientale della Svizzera francese».

Come viene misurata l’efficacia dei progetti finanziati dalla Fondation Générosité?

«L’utilizzo dei fondi deve essere già definito nella richiesta di contributo. In genere, in base all’esperienza di gestione di altre fondazioni filantropiche, siamo in grado di giudicare se vi è un buon equilibrio tra uscite ed entrate. A seconda del progetto, richiediamo relazioni intermedie e una relazione finale. È utile anche lo scambio di esperienze all’interno della rete, poiché alcuni donatori possono condividere quelle già acquisite».

Che ruolo hanno l’innovazione e gli sviluppi tecnologici nel lavoro della Fondation Générosité e come vengono utilizzati nella realizzazione dei progetti filantropici?

«Il lavoro della fondazione trae vantaggio dagli sviluppi tecnologici. I progetti possono essere strutturati meglio e perseguiti in modo più mirato. Le innovazioni e gli sviluppi tecnologici svolgono un ruolo sempre più rilevante anche in altri settori. Per esempio nel trasferimento di denaro tramite telefono cellulare in Africa. Alla luce di questi sviluppi, è importante tenere sotto controllo non solo il lato delle donazioni, ma anche quello degli investimenti».

Quali obiettivi ed effetti a lungo termine vi prefiggete con la vostra attività?

«La Fondation Générosité mira a promuovere la generosità dei donatori e a contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite».

Impiantistica e gestione razionale dell’energia

Quali sfide avete affrontato finora nella realizzazione dei vostri progetti filantropici?

«Le sfide specifiche di una fondazione mantello consistono nel realizzare i desideri dei donatori. Questi ultimi possono costituire una propria sub-fondazione all’interno della fondazione mantello. Ciò offre loro una grande libertà. Allo stesso tempo, però, c’è l’interesse prioritario a garantire che i progetti di finanziamento siano attuati in modo efficace. Inoltre, i progetti di finanziamento devono essere manifestamente a scopo di pubblica utilità. Questi punti talvolta generano qualche discussione».

Quali successi avete ottenuto finora con la Fondation Générosité e quali esperienze avete maturato?

«La nostra è una fondazione giovane. Consideriamo un successo il fatto di poter fungere da piattaforma per i donatori che altrimenti non avrebbero mai portato avanti un progetto di fondazione. È inoltre molto positivo avere un indice di erogazione particolarmente elevato. Ciò significa che le risorse finanziarie che affluiscono alla fondazione non vengono accantonate. Abbiamo davvero donatori generosi».

Impianti di climatizzazione, ventilazione, riscaldamento

Installazioni idrosanitarie

Centrali termiche a vapore, acqua surriscaldata, olio diatermico e centrali di refrigerazione

Reti per fluidi liquidi e gassosi

Impianti fotovoltaici e solari termici

Servizio riparazioni e manutenzione

LA HALL DI PALAZZO MANTEGAZZA

WELLNESS

The Longevity Suite

Piscina Mantapool di Ivana Gabrilo

AP Fisioterapia

RESTAURANTS

Ristorante Meta

Bistrot del Meta

Sala eventi – Meta Events

LIFESTYLE

Ticino Welcome

Mistretta Coiffure

BOUTIQUE

ASSOS Boutique Lugano

Roberto’s News and Cigars

Disponibilità di un ampio autosilo

HELP DISADVANTAGED women and children

INTERVIEW WITH PHILIPPE DE PREUX, FOUNDER AND PRESIDENT OF THE BOARD OF THE CIAO KIDS FOUNDATION

Philippe de Preux, after a long and successful career in management, you have decided to become a founder. Why?

«I worked more than 33 years in industry for Nestlé, ABB Group, Bobst Group and, at 59, I aspired to continue my intense involvement with Asia but this time on the humanitarian side contributing to the education of tribal youngsters and to the socio-economic development and empowerment of their mothers in India. So in 2008 I started the CIAO KIDS Foundation to support a first development project in South India. As these projects developed well, we continued in Jharkhand, North of India, then more recently in Nepal. In all 3 areas, our aim is the same: to give disadvantaged children and mothers an opportunity in life to make a decent living and grow».

Where did you grow up, what was your training and further education background?

«I was born and grew up in Lausanne. I did my high school in Einsiedeln, then a year of student-exchange in California. I then studied for a Master of Law in Lausanne before working for Nestlé in France and Italy. I then earned an MBA at IMD in Lausanne before working a year and a half at ABB headquarters in Baden (Konzernleitung Kontrolle). I was then hired by Bobst to work in the US, based in New Jersey. I was intensively engaged in the reorganization of our American industrial center and subsidiary».

Which people particularly inspired you in your youth?

«During my youth in Lausanne, my father, who was a doctor, inspired me greatly with his energy, his world understanding and vision. He

encouraged me and my two brothers to get to know the world and become responsible citizens».

When and why did you set up the Ciao Kids Foundation?

«I started the CK Foundation in 2008, after many business trips to several countries of Asia since 1987. In 1995, I made a first inspirational trip to India where I recommended our group to start a commercial subsidiary, than a-state-of-the-art factory involving a lot of technology transfer and training. It was a thrilling experience which made me realize that India was a very promising country but that some important parts of its population were under privileged and lacking opportunities for education and training. This was an inspiration to start CIAO KIDS and to give an opportunity for education and economic and social development to tribal youngsters and

mothers. The tribal community has a population of about 100 million in India. Another inspiration came from our son Nicolas who worked as a volunteer in Haiti at 19. Before passing away at age 22, he recommended that I take part in the development of education for disfavored youngsters in emerging countries!».

What is the purpose of the Ciao Kids Foundation?

«Our mission and main objective is to improve the living conditions of women and children from marginalized and severely disadvantaged tribal and Dalit families».

Why did you choose India and Nepal as your regions and what specific contribution did you want to make there?

«Between 1995 and 2008, I did about 30 business trips to India as I was responsible for the new industrial development project. I gained a great appreciation for its people, its history, culture and diversity but I also realized how difficult it was if you were born in the tribal or Dalit community. I discovered that those few who received an education could strive and develop as very active and responsible members of society with a high level of motivation. This encouraged us to start our education and training programs for the Adivasis population. The problematic of the tribal community in Nepal is similar».

What projects is the foundation currently working on?

«One of our key projects in Northern India focuses on the training and holistic development of sight-impaired tribal children. We visit their remote villages and plead with their parents and local authorities to give these handicapped girls and boys a chance

for education and development. We train them progressively in Braille reading, writing and calculus, stimulating them also with music, singing, sports. In addition, we provide specialized IT training programs particularly adapted. Many sight-handicapped children are then able to study in normal classes with a majority of non-handicapped children. Amazingly a great portion of the handicapped youngsters becomes outstanding, scholarship students who can continue their education in specialized colleges. The purpose of this training is to develop and enhance their self-supporting ability».

What have you personally learnt from your experiences?

«I have learned that tribal children or mothers have highly respectable ethical core values and that we can build on them. It is important to take time with the tribal villagers to get to know them and their values. New programs and technology are most helpful but should not replace these core values. Once given an opportunity to learn and grow, most youngsters and mothers develop a great energy and motivation to progress in their environment assuming amazing new responsibilities in society, contributing also to the development of others».

What advice would you give to other philanthropists who would like to follow a similar path to yours?

«I would advise to take a holistic approach to humanitarian development. It is crucial to get to know the population we want to help and to understand what is important for them, taking into consideration all aspects in the personality development of the beneficiaries.

“I have learned that tribal children or mothers have highly respectable ethical core values and that we can build on them. It is important to take time with the tribal villagers to get to know them and their values”.

I think it would also be important to take a long term view to humanitarian development and to work with the best local advisors who can interface with the local authorities to understand their programs and mobilize their support. Our humanitarian programs should complement the existing government schemes and not replace them. Starting a foundation is like learning a jew job, which means that training and experience gathering is crucial. I appreciated a lot to be a Board Member of Terre des hommes for 10 years. It became for me a great learning and sharing experience».

Finally, a suggestion for those who want to work with children as philanthropists. What should they pay particular attention to? «In the interaction with children, I believe that it is particularly important to take a holistic approach to further their personality development, including stimulation through music, singing, sports, etc. in order to enhance the creativity and confidence of these disadvantaged children and to optimize their chances to find a decent and remuneratingjob giving them a good opportunity to be self-sufficient in life».

IMPEGNARSI per il bene della comunità

Cosa l’ha spinta a dedicarsi alla filantropia e quali valori guidano le sue scelte?

«Nella mia vita sono stato molto fortunato. Da bambino ho imparato il principio della condivisione in famiglia. Ora ho il privilegio di condividere il successo economico. Tra i miei valori c’è un senso della giustizia molto radicato».

Come si definirebbe come persona, come industriale, come filantropo?

«Invecchiando, sono diventato più lungimirante e più rilassato. Sono sempre rimasto con i piedi per terra. Come imprenditore, sono guidato dalla curiosità e dalla gioia di creare e innovare. Filantropo è una parola troppo grande per me, ci sto ancora lavorando».

INTERVISTA A NORBERT ZIMMERMANN, IMPRENDITORE, FILANTROPO, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA FONDAZIONE PRIVATA BERNDORF.

Dove è nato e dove vive?

«Sono nato a Bludenz e cresciuto nel Vorarlberg. Mi sono trasferito a Vienna per studiare e ancora oggi vivo principalmente in questa città».

In che modo la sua storia personale ha plasmato le sue convinzioni filantropiche e quando ha capito di essere interessato all’arte e alla filantropia?

«Sono cresciuto in una famiglia semplice ma con solidi princìpi. I miei genitori hanno dato a me e a mio fratello il capitale più importante per la vita: una buona base valoriale e sociale e, soprattutto, una buona educazione. Gli anni di formazione professionale e i viaggi dopo aver completato gli studi di economia mi hanno preparato bene per una carriera nel mondo degli affari. Nel 1988, dopo una riorganizzazione di successo, si presentò l’opportunità di rilevare l’azienda Berndorf, allora nazionalizzata, attraverso un management buyout. Ai top manager e, un anno dopo, a tutti i dipendenti fu data la possibilità di investire il proprio denaro. Per molto tempo l’arte è stata un lusso per me, e un successo economico sostenibile era la premessa per potermi impegnare in filantropia».

Quando ripensa alla sua infanzia, c’è un luogo o un evento insolito che ha avuto un’influenza decisiva sulla sua vita?

«Quando avevo 14 anni ho passato l’estate lavorando in una fattoria a Vaduz. Questa esperienza mi ha aperto gli occhi in molti modi. Soprattutto il consiglio di una signora molto colta, alla quale consegnavo il latte ogni giorno, di essere ambizioso e di apprendere molto, ha avuto un influsso duraturo su di me».

In gioventù ha avuto un mentore o un modello di riferimento la cui influenza si riflette nel suo approccio di oggi alla filantropia?

«Il mio mentore è sempre stato mio fratello maggiore, che si è impegnato per la società civile sin dalla prima gioventù partecipando ad attività di associazioni non profit. Come filantropo, mi ha colpito quello che ha fatto in Austria H.P. Haselsteiner, che è un imprenditore di straordinario successo e allo stesso tempo contribuisce con le sue attività filantropiche in modo significativo al benessere della società civile».

Quando e perché ha istituito la Fondazione Berndorf?

«La fondazione è stata istituita nel 2003 e rinominata Fondazione privata Berndorf nel 2008. In origine, l’idea era che i dividendi provenienti dal 24% del capitale sociale fossero utilizzati principalmente in ambito aziendale e per promuovere lo spirito imprenditoriale di tutti i dipendenti, senza scopo di lucro».

“I miei genitori hanno dato a me e a mio fratello il capitale più importante per la vita: una buona base valoriale e sociale e, soprattutto, una buona educazione”.

Come viene finanziata la fondazione e in quali settori siete particolarmente impegnati?

«La fondazione è finanziata esclusivamente dai dividendi distribuiti dalle partecipazioni societarie di Berndorf. Ci concentriamo su temi sociali in ambito aziendale, sull’istruzione, sulla cultura e sulla promozione dell’imprenditorialità. Nel settore dell’istruzione, da cinque anni opera la Mega Education Foundation, che abbiamo istituito come partner minore insieme alla fondazione austriaca B&C Foundation»

Come sceglie i progetti o le iniziative da sostenere e può citare alcuni progetti o iniziative di successo sostenuti dalla Fondazione Berndorf?

«La selezione dei progetti è di competenza del Consiglio di amministrazione della Fondazione. Probabilmente i progetti più noti sono nel campo dell’istruzione e sono gestiti dalla MEGA Education Foundation. In questa sede, le ONG del settore dell’istruzione vengono sostenute con importi consistenti. La selezione viene effettuata tramite un invito annuale a presentare proposte e da una giuria molto competente».

C’è un progetto specifico di cui è particolarmente orgoglioso? Perché?

«L’istituzione della Mega Education Foundation, avvenuta cinque anni fa. In questo breve lasso di tempo la Fondazione si è sviluppata fino a diventare un’organizzazione rispettata

e competente nel campo dell’istruzione. La particolarità è che si tratta di una joint venture che ancora oggi combina in modo molto efficiente le forze di due partner con gli stessi interessi. La cooperazione con altre fondazioni erogative fa ormai parte del modus operandi della Fondazione privata Berndorf».

Quali progetti sostenete in università e istituti di formazione?

«Nel caso delle università, siamo specificamente interessati a sostenere progetti di ricerca. Ad esempio, ci sono due progetti dell’Università di Risorse Naturali e Scienze della Vita di Vienna, entrambi promossi dall’Istituto di Fisica e Scienza dei Materiali. Un primo progetto nell’ambito della basic research (ricerca di base) affronta il tema dello studio delle strutture ossee, mentre l’altro progetto riguarda si occupa del trattamento superficiale dei materiali in acciaio inossidabile. Ci sono poi anche collaborazioni con altre università, soprattutto in ambito tecnico».

Come si articola la collaborazione vera e propria?

«Si tratta di un investimento di denaro e di tempo. C’è uno scambio vivace tra gli scienziati e i nostri team di ricerca in azienda. Come membri del Consiglio della Fondazione, apprezziamo il fatto che di tanto in tanto ci vengano presentati i progressi e i risultati del lavoro. Questo approfondisce la comprensione e la fiducia reciproca».

Quali esperienze avete avuto con le varie università e i loro comitati?

«La collaborazione con i singoli ricercatori funziona molto bene. Il contatto con gli organi direttivi delle università non è essenziale, perché gli istituti hanno sufficiente libertà nello stabilire partenariati. Un dato interessante è che più le università sono piccole e specializzate, meno la burocrazia ostacola le attività di ricerca».

Nelle sue attività nel corso degli anni ci sono state sfide che ha dovuto superare e quali sono gli insegnamenti che ha tratto dal suo lavoro filantropico?

«Una sfida costante è la gestione coscienziosa del numero sempre crescente di richieste di contributo, così come il continuo accompagnamento dei beneficiari della Fondazione Privata Berndorf. Abbiamo dovuto imparare che il lavoro filantropico non è solo una questione di denaro, ma anche di tempo da investire nei progetti sostenuti. In un altro ambito, la sfida più grande è stata la battaglia durata anni con i politici e i burocrati del nostro Paese per ottenere l’esenzione dall’imposta sulle plusvalenze per le donazioni a istituzioni educative in Austria. Quest’anno abbiamo vinto questa battaglia. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato!».

Qual è la sua immagine ideale di una società equa?

«Tutti i membri di una società equa si impegnano al massimo per il bene della comunità e, in cambio, ricevono una quota parte adeguata della ricchezza prodotta. È fondamentale trovare un equilibrio tra l’assistenzialismo e la necessità di non svantaggiare quegli individui che, al momento, sono eccessivamente gravati dal sistema».

UN APPROCCIO DIVERSO ALLA PROPRIETÀ DEI TERRENI

INTERVISTA CON CHRISTOPH LANGSCHEID, CO-FONDATORE

E DIRETTORE DELLA FONDAZIONE EDITH MARYON.

DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH

Christoph Langscheid, cosa ha spinto lei e alcuni giovani senza particolari mezzi

finanziari a creare una fondazione e a intitolarla a una donna, Edith Maryon?

«Io e due ex compagni di scuola eravamo preoccupati per il fatto che nella nostra società il terreno viene trat-

tato come un bene di consumo, sebbene non sia stato creato né possa essere accresciuto dall’uomo. Volevamo fare qualcosa per contrastare questo tipo di speculazione e abbiamo deciso di creare una fondazione. La fondazione doveva fungere da “contenitore” per i terreni e le proprietà, sottraendole così al flusso della mercificazione e delle successioni ereditarie e rendendoli disponibili per scopi di interesse pubblico. L’obiettivo era ed è quello di utilizzare terreni di ogni tipo in modo tale che essi siano al servizio di molti piuttosto che di pochi, e che la diversità ecologica e culturale abbia la massima priorità in questi usi. Abbiamo scelto Edith Maryon come nostra ispiratrice perché siamo rimasti colpiti dalla sua coscienza sociale e dal suo senso pratico. Era una scultrice che venne a Dornach nel 1914 per aiutare a costruire il primo Goetheanum. Fu una delle prime a tradurre I punti essenziali della questione sociale di Rudolf Steiner, un’opera che anche noi tre fondatori abbiamo studiato e che fu uno dei fattori decisivi della nostra attenzione per la questione fondiaria. Edith Maryon avviò anche la costruzione delle prime case per i dipendenti del Goetheanum provenienti da tutto il mondo».

Perché avete pensato che fosse una buona idea acquisire immobili e offrirli in affitto a prezzi accessibili?

«Siamo partiti da un’esigenza: gli alloggi a prezzi accessibili erano e sono sempre più scarsi. C’è bisogno di organizzazioni che si occupino di terre -

ni e proprietà in modo diverso e che non siano votati al puro profitto. Allo stesso tempo, ci sono molte persone che possiedono proprietà e vogliono che siano utilizzate in modo socialmente significativo. Noi riusciamo a coniugare queste due esigenze, accettando donazioni di proprietà o di capitale esenti da imposte, in quanto organizzazione dotata delle competenze necessarie, per poi metterle a disposizione di terzi socialmente responsabili. Il nostro capitale all’epoca era esiguo (abbiamo creato la fondazione con 12.000 franchi svizzeri), ma potevamo contare su tante idee, molto impegno e una buona rete di amici e sostenitori».

Il vostro progetto ha avuto un grande successo: come siete riusciti a continuare a ottenere capitali per le vostre attività? «Ci sono sempre persone alla ricerca di occasioni per realizzare i propri ideali. La necessità per i singoli cittadini di destinare le proprie proprietà al bene comune c’era trent’anni fa e c’è ancora oggi. L’ormai ampia rete che circonda la Fondazione, le numerose relazioni personali e la grande fiducia riposta in noi sono essenziali per il nostro lavoro. Così come il carattere di “faro” di alcuni dei progetti a noi associati è molto importante per la nostra visibilità. Nonostante la fondazione sia cresciuta significativamente in questi anni, siamo costantemente consapevoli dei nostri limiti finanziari: dopo tutto, non lavoriamo con il patrimonio della fondazione, ma dipendiamo da dona-

HILL PROPERTIES

zioni, regali e prestiti. In media, dobbiamo rifiutare nove richieste su dieci perché non abbiamo i fondi necessari, e sto parlando solo di richieste di progetti già definiti. Con un capitale più consistente, potremmo realizzare un maggior numero di progetti e agire più rapidamente qualora sia necessario un intervento a breve termine».

Come si è sviluppata la sua professione negli ultimi anni?

«Il mio ruolo è diventato sempre più complesso e le responsabilità maggiori. Per i primi dieci anni ho lavorato per la fondazione su base volontaria, come gli altri due fondatori, ma dal 1999 è la mia occupazione stabile. Oggi abbiamo diverse filiali e il numero di dipendenti è in costante aumento. Crescono però di conseguenza le aspettative nei nostri confronti e siamo sempre più percepiti come una fondazione “ricca”, grazie al gran numero di immobili presenti nel nostro portafoglio. Tuttavia, tutti questi immobili hanno una funzione e non sono un patrimonio disponibile».

In quali Paesi è presente la Fondazione Edith Maryon e quali sono i progetti di maggior successo?

«Le nostre attività si concentrano in Svizzera, in particolare nella Svizzera nord-occidentale. Abbiamo anche proprietà in Germania, una fattoria in Austria e alcuni progetti “esotici”, che ci sono arrivati come casi individuali, come un appartamento e un centro culturale a Budapest. Tra i progetti più noti ricordiamo l’Unternehmen Mitte o la Markthalle di Basilea, in Ticino, la Casa Andrea Cristoforo di Ascona, la Scuola Rudolf Steiner di Lugano-Origlio. Tuttavia, non misuriamo necessariamente il successo dei nostri progetti in base alle loro dimensioni o

al loro grado di notorietà. Per noi, i progetti di successo sono quelli in cui si riescono a conciliare le diverse esigenze, o quelli in cui una situazione iniziale apparentemente senza speranza può essere superata. Va inoltre sottolineato che non “facciamo” noi i progetti, ci limitiamo a garantire la struttura o il terreno: un terzo dei nostri progetti è costituito da diritti di costruzione, vale a dire che noi siamo proprietari del terreno, ma i nostri partner di progetto sono proprietari degli edifici. E quindi anche gli effettivi gestori del progetto stesso».

Quali esperienze positive e negative ha avuto negli ultimi anni con artisti e persone di estrazione economica modesta che hanno vissuto nei vostri edifici?

«In sostanza, i nostri progetti prosperano grazie a queste persone che rivestono gli edifici di contenuto e danno un senso alla loro esistenza. Siamo costantemente colpiti dalla ricchezza di idee, dall’impegno e dalla perseveranza di queste persone. Le esperienze negative sono trascurabili in questo contesto».

Quali sono i criteri da rispettare per affittare un appartamento della Fondazione Edith Maryon? «Come ho detto, di un terzo degli immobili non siamo i proprietari, ma i titolari dei relativi diritti di costruzione. Abbiamo un regolamento di locazione per i condomini, che comprende anche le regole di occupazione, ad esempio. Per molti edifici, poniamo l’accento sulla massima autogestione possibile. Ciò significa che gli inquilini esistenti sono coinvolti in ogni nuovo contratto di locazione e che ci si preoccupa di garantire che i nuovi inquilini si inseriscano nella comunità».

Oggi tutti parlano delle cosiddette “campagne di raccolta fondi”: che consiglio darebbe a chi sta cercando fondi per restaurare un edificio?

«Non esiste una ricetta universale. Per poter dare un consiglio, è necessario conoscere meglio il contesto in cui ci si muove. L’edificio è destinato a un uso pubblico o privato? Chi è il gruppo target? Quali sono le caratteristiche particolari dello stabile? È un edificio sottoposto a vincolo di tutela? Quali sono le caratteristiche del territorio? Queste sono solo alcune delle domande e delle valutazioni che bisogna fare».

Quali sono i suoi progetti per il futuro della Fondazione Edith Maryon?

«Una delle idee di base della fondazione è che i terreni e gli edifici restino a lungo termine della Fondazione. Lavoriamo costantemente alle strutture necessarie per mantenere questa promessa. In più il tema “Vivere in età avanzata” sarà per noi un punto di riferimento importante. C’è molto da fare nei prossimi decenni, perché l’offerta è troppo limitata. Vogliamo anche incoraggiare il maggior numero possibile di persone e organizzazioni a impegnarsi per un approccio diverso alla questione della terra e della proprietà. Sono necessarie molte più iniziative in questo Paese e in tutto il mondo per contrastare la speculazione fondiaria a lungo termine. In quest’ottica, siamo anche impegnati nell’associazione Gemeingut Boden (www.gemeingutboden.ch), che si è prefissata il compito di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle possibilità di gestire il terreno disponibile in modo innovativo e orientato al bene comune».

Un brindisi alla magia del Natale

INTERVISTA AD

ALESSANDRO MELE, PRESIDENTE DI COMETA

DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH

Può raccontarci del suo percorso formativo e di come le sue esperienze accademiche e professionali l’hanno preparato per il ruolo di Presidente di Cometa? «Il mio percorso è stato ricco di sorprese e di una grande libertà. Dopo il liceo lasciai la Calabria per studiare a Siena Scienze Economiche e Bancarie, un’esperienza che mi ha dato l’opportunità di lavorare in PwC come commercialista per banche e assicurazioni e che mi ha aiutato a sviluppare rigore, capacità di sintesi e affidabilità».

FILANTROPIA, avanti tutta!

Ci sono delle persone particolari che l’hanno ispirata nel suo cammino, sia a livello personale che professionale?

Quali valori o insegnamenti le hanno trasmesso?

«Sì. L’incontro con un prete brianzolo, don Luigi Giussani, mi ha dato la speranza che la vita potesse avere un senso. Per una persona razionale come me, la ragionevolezza della fede che proponeva era la risposta alle mie attese. Da lui ho imparato il rischio di scommettere sulla libertà dell’altro nell’educare. Questa è stata la strada maestra che mi ha permesso di affrontare molte sfide con ingenua baldanza e buttando il cuore oltre l’ostacolo. È così che di impeto aderii alla proposta di cambiare vita e dedicarmi all’accoglienza ed educazione dei giovani».

Com’è avvenuto il suo primo incontro con il mondo della filantropia dedicata ai bambini? Quali emozioni e motivazioni ha provato in quel momento?

«Sono cresciuto avendo sempre nello sguardo mia madre, una insegnante di italiano, che dedicava il suo tempo libero alle ragazze madri di una casa di accoglienza di cui era direttrice. Con il suo esempio, è stato semplice dire di sì alla richiesta di aiuto di Cometa. Appena sono arrivato in Cometa, una bambina mi prese per mano e mi mostrò le stanze dei fratelli e delle sorelle. Come qui avviene per tutti gli ospiti, mi sono sentito subito a casa. Nel tempo è cresciuta velocemente

l’amicizia con queste persone. Il resto lo ha fatto la gioia di vedere rinascere tanti bambini e ragazzi; da lì è nato il coraggio di lasciare tutto e dedicarmi a quest’opera».

Cometa ha una storia affascinante. Come è nata l’idea di istituire questa fondazione e quali sono stati i passaggi chiave nella sua creazione? «Cometa nasce negli anni ’80 da un primo «sì» all’accoglienza di un bambino gravemente malato di Erasmo Figini e sua moglie Serena, sostenuti dal fratello Innocente con la moglie Marina e sempre accompagnati dalla sorella Mariagrazia. Da li è cresciuta una vita che si è sviluppata nell’accoglienza ed educazione. È una storia cresciuta da incontro a incontro, in modo imprevisto e imprevedibile, fedele all’intuizione iniziale della percezione della vita come risposta a un compito a cui si è chiamati. Una storia basata non sulle proprie capacità ma sulla grande domanda che il mistero della vita suscita, accompagnata dal desiderio di scoprire la strada per raggiungerne il compimento. Cometa è cresciuta molto rapidamente rispondendo ai bisogni incontrati: dalla rete delle famiglie disponibili all’affido (circa 70) seguite da un’equipe multidisciplinare, sono nati poi un centro diurno che accoglie ogni giorno 150 bambini e bambine fragili o in difficoltà, sostenuti in un percorso di studio e di orientamento disciplinare; la Scuola Oliver Twist con oltre 400 studenti; i mini-

master per ragazzi in dispersione scolastica o per immigrati e rifugiati; una falegnameria, un bar bistrot e una pasticceria-panetteria-bar; due outlet nati in collaborazione con il gruppo Inditex e Oniverse; un work caffè aziendale nella sede di LVMH a Milano; tutte realtà dove lavorano persone con fragilità e disabilità. Ogni cosa nata in Cometa ha il nome di un bambino. Le attività sono iniziate per rispondere ai bisogni che incontravamo: così l’esperienza di affido nasce dall’accoglienza di Ivan (nomi di fantasia a tutela della privacy) che aveva bisogno di una famiglia, il centro diurno per accompagnare Emanuele, espulso dalle scuole del territorio. Per Lorenza, che aveva abbandonato la scuola, abbiamo costruito un centro di formazione professionale, per Sara è nato il primo bar per dare lavoro alle persone con sindrome di Down, e così fino alle 1.300 persone che ogni giorno entrano in Cometa (https://www.puntocometa.org/)».

Qual è la missione della Fondazione Cometa e come si riflette nelle attività quotidiane?

«La missione di Cometa è aiutare ognuno a diventare sé stesso e trovare il suo posto nel mondo. Il cuore dell’uomo è fatto per la bellezza, la bellezza di essere atteso, pensato, voluto, accudito come una persona importante: questo è il timbro delle nostre attività, che si riverbera poi nelle azioni educative delle nostre giornate.

Ogni gesto, anche semplice, porta in sé un significato: dalla sveglia al mattino, alla colazione, all’andare a scuola, all’impostare la lezione, al lavorare con le persone con disabilità. In ogni attività cerchiamo di accendere il cuore della persona e di realizzare così la nostra missione».

Quali sono le maggiori sfide che avete dovuto affrontare nella gestione della fondazione e come le avete superate?

«Il nome Cometa nasce dalla consapevolezza che quello che stiamo costruendo non è merito dei nostri sforzi, anche se richiede ogni nostro impegno. La prima difficoltà è proprio discernere tra ciò che è opportuno e ciò che è semplicemente una nostra limitata proiezione. Siamo sempre partiti dai bisogni dei ragazzi e abbiamo cercato di costruire sulle persone che condividevano con noi la responsabilità di educare. Sono nati così progetti molto innovativi. Una grande sfida è stata trovare partner che non fossero solo finanziatori, ma veri e propri compagni di cammino. Credo che l’aiuto più grande nell’incontro con le persone sia stata la dedizione totale, la concretezza nella cura di ogni persona che ha mosso tanti nel coinvolgersi in questa vita che è Cometa».

La collaborazione con altre fondazioni erogative e con i filantropi è spesso fondamentale. Con quali enti o realtà collaborate e quali sinergie sono state più fruttuose?

«In questi 24 anni di attività abbiamo incontrato decine di fondazioni e molti mecenati che hanno permesso a migliaia di ragazzi di ritrovare

la propria strada. All’inizio soprattutto in Italia e poi anche in Europa e nel mondo, abbiamo trovato la disponibilità di molte persone che desideravano contribuire a cambiare la vita di molti e sostenere un luogo che testimoni il bene comune. Abbiamo realizzato progetti con aziende e benefattori di Francia, Germania, Lussemburgo, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti d’America e Svizzera. E sono già diverse le esperienze nel mondo che si sono ispirate a Cometa nelle sue diverse attività».

Quali sono le sue aspirazioni per il futuro della Fondazione Cometa?

Ci sono nuovi progetti o iniziative che stai pianificando?

«Il nostro principale desiderio è andare sempre più in profondità nell’esperienza umana da cui è nata Cometa, poiché la fedeltà all’origine è una ricchezza generativa.

Il progetto più sfidante è sicuramente l’ampliamento della scuola, la necessità è di ulteriori spazi per consolidare e articolare l’offerta formativa per qualificare ulteriormente i percorsi didattici, creare nuove opportunità per giovani adulti con disabilità.

Sarà l’occasione non solo per accogliere, educare e dare un futuro a tanti ragazzi e ragazze del territorio e migranti, ma anche l’opportunità per avviare nuovi importan“Ogni gesto, anche semplice, porta in sé un significato: dalla sveglia al mattino, alla colazione, all’andare a scuola, all’impostare la lezione, al lavorare con le persone con disabilità. In ogni attività cerchiamo di accendere il cuore della persona e di realizzare così la nostra missione”.

ti progetti, come esempio di una strada di costruzione possibile. L’originale impostazione della formazione che vede nel rapporto con le aziende e nel valore del “fare con”, trova in diverse applicazioni: un metodo che può riqualificare il valore della scuola e della formazione. Per questo la nostra realtà è un centro di eccellenza membro del network Unesco-Unevoc e di ispirazione per altre realtà in europa e non solo: a Brnò, per esempio, è nato un bar nel centro città ispirato al nostro modello formativo esperienziale, con la Georgia è nata una collaborazione per dare impulso alla formazione professionale e moltiplicare le opportunità per i giovani. La condizione per crescere è che ci sia sempre un soggetto che ne viva la responsabilità. Per questo sono sem-

pre una provocazione interessante gli incontri internazionali di questi ultimi tempi; sono una bella promessa e provocazione verso il futuro».

Infine, cosa direbbe ai giovani che vogliono avvicinarsi al mondo della filantropia e fare la differenza nella vita degli altri? «Incoraggio tutti ad avvicinarsi al mondo della filantropia per la grande opportunità umana che regala. Ognuno di noi cresce grazie alle relazioni significative che stabilisce, diventiamo noi stessi in un rapporto. Credo che questa sia la prima fonte di soddisfazione, anche più della eventuale gratitudine per i gesti compiuti. Guardare l’altro, riconoscendo le potenzialità che ha, aiuta a crescere anche la nostra umanità.

A fine agosto Will Smith, il famoso attore americano, non solo ci ha regalato alcuni premi per un’asta di beneficenza, ma mi ha donato 10 minuti del suo tempo per ringraziarmi della presentazione di Cometa che avevo fatto per la cena di gala dell’evento. Con accalorato affetto ringraziava perché “dare la vita per chi è nel dolore profondo, nello smarrimento, nella confusione è la strada per rendere la vita veramente umana”. Nella nostra società narcisista e individualista la relazione di aiuto è il grande antidoto per rimanere umani. Filantropia, avanti tutta!».

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SWISS MEDITERRANEAN
Bosco Luganese, rif LUG1502
Valle di Blenio, rif LOC1499
Comano, rif LUG1509
Ascona, rif LOC1498
Arogno, rif. 88782

PIÙ PATTINI, PIÙ SOSTIENI LA SEZIONE GIOVANILE

I rischi di pattinare quando non si è capaci pur di raccogliere fondi

L’AVV. MASSIMO PEDRAZZINI, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE HC LUGANO ACADEMY E ORA MEMBRO DELLA COMPAGINE DIRIGENZIALE DELL’ASSOCIAZIONE HOCKEY CLUB LUGANO (HCL), E ALESSANDRO CHIESA, HEAD OF JUNIOR DEPARTMENT, PRESENTANO SKATEATHON 2024, UN EVENTO CHE IMPEGNA IN UN COMUNE SFORZO, NON SOLO FISICO, TUTTA LA FAMIGLIA DELL’HCL.

Skateathon 2024: di cosa si tratta e quali sono le modalità di svolgimento?

MASSIMO PEDRAZZINI:

«In parole semplici si tratta di una iniziativa benefica finalizzata ad una raccolta di fondi destinati alla Sezione Giovanile dell’HCL. Ma in realtà è molto di più perché rappresenta l’occasione per cui ogni persona coinvolta - dai ragazzi agli allenatori, dai collaboratori impegnati nelle diverse funzioni fino ai dirigenti - si mette direttamente in gioco accrescendo, attraverso la propria resistenza nel compiere pattinando sul

ghiaccio il maggior numero possibile di giri di pista, l’ammontare della donazione stabilita con gli sponsor che ha ricercato e che hanno scelto di incoraggiarla e sostenerla».

Perché questa formula riscuote un così grande successo in termini di coinvolgimento emotivo dei partecipanti?

MASSIMO PEDRAZZINI:

«La migliore risposta la danno ogni volta la forza e il volume del tifo con cui i ragazzi e le loro famiglie accolgono e accompagnano ogni partecipante. In effetti, il coinvolgimento è

davvero globale, a partire dalla possibilità che ci è stata offerta di entrare negli spogliatoi della prima squadra, una sorta di “tempio” inviolabile, a contatto con alcuni giocatori, per indossare la divisa ufficiale della squadra di hockey. Si tratta poi di vivere un’esperienza unica dove il fatto di pattinare insieme esalta lo spirito di gruppo. Infine, lo sforzo fisico è moltiplicato dalla motivazione etica per la quale viene compiuto. Dalla scorsa edizione alla manifestazione partecipano anche i dirigenti che non hanno alcun timore, anzi sono ben contenti di rischiare la reputazione per le proprie performances sportive».

Per quanto riguarda specificatamente i ragazzi, come si sono preparati a Skateathon 2024?

ALESSANDRO CHIESA:

«Con grandissimo impegno, dimostrando una totale disponibilità. Tutte le ragazze e i ragazzi che fanno parte del vivaio bianconero sono chiamati nelle settimane precedenti a cercare tra parenti, amici e conoscenti, generosi sponsor per ricompensare finanziariamente il loro sforzo sul ghiaccio. Per i più giovani, fino ai 15 anni, è stato più facile perché lo sforzo fisico connesso al pattinare a quell’età risulta essere quasi naturale. Per i più grandi l’impegno è stato più gravoso perché la loro fisiologia risulta essere più complessa e uno sforzo prolungato genera una eccessiva produzione di acido lattico, con conseguente affaticamento muscolare. Ma in tutti è scattato uno spirito di emulazione e il desiderio di accettare la sfida a compiere il maggior numero di giri di pista. Per lo staff tecnico è stata invece una grande prova di efficienza affinché tutta l’organizzazione funzionasse al meglio».

Come si inserisce questa iniziativa nel quadro delle fonti di finanziamento delle attività della Fondazione?

MASSIMO PEDRAZZINI:

«Insieme alla Cena di Gala è un evento fondamentale per la raccolta fondi a favore della Sezione Giovanile. Ma al tempo stesso si distingue per la peculiarità del luogo in cui si svolge e per la capacità di riunire insieme, oltre ai ragazzi e agli atleti, tutte le persone che a vario livello contribuiscono a fare grande l’HCL: una vera e propria festa dove tutti collaborano per il bene di tutti. In materia di finanziamenti mi piace però sottolineare proprio perché novità di questi ultimi mesi, anche il contributo proveniente da un buon numero di Comuni ticinesi, consapevoli dell’importanza di sostenere l’attività di una Sezione Giovanile che coinvolge tanti giovani provenienti dall’intero Cantone».

Infine, verso quali progetti prevedete di indirizzare i fondi raccolti?

ALESSANDRO CHIESA:

«In questa fase di crescita dell’attività della Sezione Giovanile i nostri sforzi maggiori sono rivolti a contenere i costi a carico delle famiglie dei ragazzi e dei giovani che si allenano e giocano nelle diverse squadre dell’HCL. Le spese per le attrezzature, per l’utilizzo del ghiaccio, per i trasporti, oltre che naturalmente per il mantenimento di un’organizzazione all’altezza dei servizi sportivi e sociali che si vuole assicurare, sono davvero molto alti ed è un nostro preciso obiettivo quello di non gravare eccessivamente sul bilancio delle famiglie, consapevoli del valore non solo sportivo ma anche educativo e sociale che la pratica dell’hockey deve avere per le ragazze e i ragazzi di tutto il Ticino».

Una destinazione PER OGNI STAGIONE

ANGELO TROTTA, DIRETTORE DI TICINO TURISMO, TRACCIA UN PRIMO

BILANCIO DELLA STAGIONE ESTIVA APPENA CONCLUSASI E SOTTOLINEA TENDENZE E PROSPETTIVE DEL SETTORE TURISTICO IN TICINO.

Qual è la vostra valutazione riguardo all’andamento del turismo ticinese?

«I pernottamenti alberghieri registrati quest’estate in Ticino restano di poco superiori ai livelli del 2019. Il dato complessivo dei tre mesi estivi fa segnare un -3,4% rispetto allo stesso periodo di un anno fa: si tratta di cifre superiori all’anno pre-pandemico (+1,2%). In particolare, sono diminuiti i pernottamenti alberghieri di turisti elvetici, che rappresentano il 58,6% del totale dei nostri visitatori (-5,6%). Prosegue, d’altro canto, la crescita dei turisti provenienti da alcuni mercati esteri dopo gli anni segnati dalle restrizioni di viaggio: il dato dei tre mesi estivi segna un +10,8% di turisti scandinavi (+22,2% rispetto al 2019) e +7,3% dagli USA (+38,3% rispetto al 2019). Segno più nel confronto con lo scorso anno anche per i visitatori dai Paesi del Golfo (+6,8%) e dalla categoria che riguarda altri mercati e che include paesi come Cina, Austria e Spagna (+5,2%)».

E per quanto riguarda i pernottamenti paralberghieri? «Dopo le cifre record degli ultimi anni, i campeggi ticinesi mostrano per i mesi estivi un risultato del -10% rispetto allo stesso periodo del 2023. Si tratta in ogni caso di un aumento del 5,6% rispetto all’estate 2019. Sempre

più turisti scelgono di soggiornare in camere o appartamenti di vacanza (disponibili su piattaforme come Airbnb e VRBO). Le notti sono aumentate del 5,6% confrontando il 2023 con il 2022, e addirittura del 58,6% tenendo come paragone il 2019. In aggiunta le residenze secondarie rappresentano un’ulteriore fetta di mercato: il numero di letti in questo comparto è aumentato da 100.000 nel 2016 a 119.000 nel 2023. Nuove modalità di soggiorno affiancano dunque l’offerta alberghiera tradizionale e assistiamo a una diversificazione delle tipologie di alloggio. La tendenza è chiara: negli ultimi anni un numero sempre maggiore di turisti ha scelto di soggiornare in camere o appartamenti di vacanza».

Il settore turistico appare in ogni caso in fermento, con nuove strutture alberghiere e iniziative che stanno valorizzando tutte le quattro regioni…

«Sul fronte alberghiero si segnala nel corso degli ultimi mesi l’apertura di diverse strutture di rilievo come l’Hampton by Hilton a Locarno, il Dorint Resort & Spa a Riazzino, l’Ascona Lodge, Casa Moscia sempre ad Ascona e il Seven Town House Boutique Hotel a Locarno. Nel Luganese sono state inaugurate strutture innovative come il B5 Boutique Hotel a Lugano, la Locanda della Masseria a Lugano (con camere) e la Bubble Suite al B&B Cà San Matteo a Tesserete. Nuovi tasselli dell’Albergo Diffuso del Monte Generoso hanno aperto i battenti quest’anno, dapprima l’Alpe di Caviano e di recente l’osteria con alloggio Cà Nani, a Casima. Restando nel Mendrisiot-

to citiamo anche il B&B Villa Patria a Brusino, mentre nel Bellinzonese e Alto Ticino portiamo l’esempio del nuovo Campeggio TCS di Olivone, ma anche del B&B Casa Gatti e del ristorante con camere Tre Vie, entrambi in territorio di Acquarossa».

Un significativo dinamismo si registra anche nell’ambito degli eventi?

«Accanto alle centinaia di manifestazioni anche di lunga data che richiamano un pubblico affezionato, quest’anno ci sono alcuni esempi concreti di eventi unici o di nuova introduzione con un forte richiamo turistico, che contribuiscono a rendere il Ticino una destinazione di spicco: il riferimento va alla prima edizione di Winterland tra fine 2023 e inizio 2024, al festival di musica elettronica SunIce Festival svoltosi ad Ascona, ai recenti campionati svizzeri ed europei di Timbersport tenutisi a Bellinzona e all’evento Swiss Cheese Awards a Lugano. Uno degli appuntamenti più importanti nel mondo del trail running, Golden Trail Finals, si è inoltre svolto in Ticino, nella regione di Cardada Cimetta».

Si punta molto sullo sviluppo di attività da svolgere sia in contesti indoor che outdoor… «Senza dubbio. “The Sense Gallery” a Mendrisio offre un’esperienza sensoriale che fonde arte e tecnologia, mentre le “Vette del Ceresio” propongono percorsi panoramici mozzafiato. Sono stati inoltre inaugurati nuovi sentieri bike sul Monte Generoso, sul Monte San Giorgio ma anche nella zona del Nara, mentre a disposizione degli appassionati di sentieri alpinistici c’è la Via Alta Crio, un percorso escursionistico che invita alla scoperta dei panorami montani più spettacolari del Ticino».

In sintesi, quali previsioni si possono fare per i prossimi mesi? «Le nuove infrastrutture e i grandi eventi non solo rafforzano la nostra offerta turistica, ma mostrano il potenziale di attrattività che il Ticino può esprimere. Guardando alla stagione appena iniziata, la cui importanza è sempre più crescente in ottica di destagionalizzazione, le previsioni per ora sono ottimistiche. L’autunno ha acquisito un ruolo sempre più rilevante nel turismo ticinese negli ultimi vent’anni, contribuendo a distribuire in modo più equilibrato i flussi turistici rispetto ai picchi estivi. Con una campagna dedicata, stiamo posizionando il Ticino come la destinazione autunnale di riferimento in Svizzera. Quest’anno, abbiamo incrementato il budget per promuovere l’autunno (con lo slogan “Vivi l’autunno più bello della Svizzera”) concentrandoci in particolare sul mercato interno. Il riscontro positivo registrato in questo periodo, in particolare sui turisti di giornata, è in parte imputabile alla riapertura della galleria di base del San Gottardo».

LE CHIAVI DEL SUCCESSO

TRA LE DESTINAZIONI SVIZZERE

PER UN’ESPERIENZA DI SOGGIORNO ECCEZIONALE C’È ANCHE LA REGIONE DEL LUGANESE, A CUI

SONO STATE ASSEGNATE PER IL 2024 UN TOTALE DI CINQUE

CHIAVI MICHELIN. CE LE PRESENTA MASSIMO BONI, DIRETTORE DI LUGANO REGION.

Accoglienza e ristorazione ticinesi accrescono il loro riconoscimento

a livello internazionale… «La scorsa primavera la Guida MICHELIN ha introdotto il riconoscimento della Chiave MICHELIN, che vuole mettere in giusta evidenza gli hotel più straordinari: con Una, Due o Tre Chiavi MICHELIN vengono riconosciuti gli hotel in grado di contribuire in modo significativo all’esperienza di viaggio degli ospiti. Dopo le Stelle MICHELIN che negli ultimi anni hanno premiato le eccellenze del nostro settore enogastronomico, ora arrivano nel Luganese le prestigiose Chiavi MICHELIN, a riconoscimento di ben quattro strutture alberghiere della regione – Villa Principe Leopoldo, Hotel Splendide Royal Lugano, THE VIEW Lugano e Relais Castello di Morcote».

Che cosa significano questi riconoscimenti per il turismo luganese?

«Vantiamo una tradizione nell’accoglienza che risale alla fine dell’Otto -

cento, quando è stato inaugurato il primo collegamento ferroviario con la Svizzera tedesca, e per il turismo in Ticino è iniziata una nuova era. Oggi l’ospitalità rappresenta ancora uno dei nostri assi strategici. Siamo orgogliosi di poter annoverare e promuovere queste strutture alberghiere, le cui proprietà si impegnano a portare l’esperienza dell’ospite ad un livello sempre più elevato. Questi importanti riconoscimenti danno ancor più lustro all’offerta alberghiera della regione e danno impulso a tutto il settore».

Due Chiavi MICHELIN:

Villa Principe Leopoldo (01) Situata sulla Collina d’Oro, Villa Principe Leopoldo è un rifugio di eleganza e raffinatezza, dove ogni angolo evoca un’atmosfera aristocratica. Le suite sontuose, il Principe Bar & Bistrot e il ristorante gourmet, guidato dall’illustre Executive Chef Cristian Moreschi, si fondono con il panorama mozzafiato del Lago di Lugano. Il Ristorante Principe Leopoldo è un punto di riferimento gastronomico in Ticino, premiato con una stella Michelin e 16 punti Gault & Millau 2024. Qui, l’arte culinaria si esprime in piatti che raccontano storie di passione, preparati con ingredienti di altissima qualità.

La Private DOT SPA è un gioiello dedicato al benessere degli ospiti. Esperti terapisti offrono programmi viso e corpo in un ambiente intimo, arricchiti dalla linea DOT COSMETICS. Ogni soggiorno è un’esperienza da sogno, avvolta in un’atmosfera di esclusività e charme, dove ogni dettaglio è pensato per il massimo relax. www.leopoldohotel.com

Una Chiave MICHELIN:

Hotel Splendide Royal Lugano (03) Con la sua caratteristica facciata in stile Belle Epoque che domina la passeggiata, l’hotel è diventato uno dei punti di riferimento di Lugano subito dopo la sua inaugurazione nel 1887. Hall e corridoi in marmo, splendidi affreschi, lampadari di Murano: il fascino del XIX secolo è rimasto intatto, rendendolo perfetto come casa lontano da casa. L’incantevole scenario, sulle rive del Lago di Lugano, offre una vista idilliaca sul lago e sul paesaggio alpino, a pochi minuti a piedi lungo la passeggiata alberata dal centro. Il ristorante gourmet I Due Sud, premiato con una stella Michelin, riscopre i sapori tradizionali del sud della Svizzera e li combina con quelli del sud Italia. La Splendide Lifestyle Spa è l’angolo di relax e benessere dell’albergo, con la sua atmosfera elegante e piena di fascino. www.splendide.ch

The VIEW Lugano

THE VIEW Lugano è un raffinato boutique hotel dal moderno design di uno yacht pronto a salpare sulle acque del Lago Ceresio. Le sue 18 suite, ispirate all’eleganza avvolgente delle cabine di una lussuosa imbarcazione, offrono un comfort senza pari, esperienze su misura e tecnologie all’avanguardia. L’intimità della

struttura garantisce la più esclusiva privacy senza rinunciare alle generose dimensioni delle aree comuni, della terrazza panoramica e della moderna SPA. Le suite regalano una vista mozzafiato, consentendo di immergersi nella bellezza naturale del paesaggio del Golfo di Lugano. Il ristorante gourmet stellato, insieme al Bistrot Bar, propone raffinati percorsi culinari, accompagnati dalle suadenti note sensoriali di una selezionata cantina vini. Infine, la SPA, un santuario di tranquillità e rigenerazione, offre piscine per il nuoto e il relax, una sala con parete di sale dell’Himalaya, due aree umide, oltre a sei cabine per trattamenti tradizionali e rituali idroterapici. www.theviewlugano.com

Relais Castello di Morcote

Il Relais Castello di Morcote è un Hotel di charme intimo ed elegante di dodici camere, ricavate dalla ristrutturazione di una casa patrizia del 1600. A pochi passi è situata la Tenuta Castello di Morcote, azienda vitivinicola di 150 ettari: un paesaggio straordinario incastonato tra lago e cielo ed un luogo ricco di storia. Il nome del Relais

prende origine dal Castello di Morcote, unica fortezza medievale nel Luganese e cuore della tenuta vitivinicola di famiglia, dove si producono in gestione biologica e biodinamica prestigiosi vini. Durante il soggiorno gli ospiti saranno avvolti da un’atmosfera elegante e accogliente, un lusso sussurrato dato dalla cura che è stata dedicata a questo edificio storico, originariamente un convento del XVII secolo. Per arricchire la loro esperienza gli ospiti potranno cenare presso il ristorante gourmet La Sorgente, situato all’interno del Relais, oppure assaporare una cucina autentica del territorio presso il ristorante Vicania, immerso tra i boschi della tenuta. www.relaiscastellodimorcote.ch

CRESCONO ANCHE LE STELLE DELLA RISTORAZIONE

È stata presentata l’edizione 2024 della rinomata Guida Michelin, appuntamento immancabile per gli appassionati di alta gastronomia. Il Ticino è stato nuovamente protagonista, con un importante riconoscimento attribuito all’Osteria del Centro di Comano, guidata dallo chef Piero Roncoroni. Il ristorante ha ottenuto la prestigiosa stella verde, simbolo della cucina sostenibile, entrando così a far parte di un ristretto gruppo di 34 esercizi che mettono al centro delle loro creazioni la sostenibilità.

L’Osteria del Centro, già nota per il prezioso utilizzo di prodotti del territorio, rappresenta un’eccellenza che sa coniugare tradizione e innovazio -

ne. La sua visione riflette una tendenza crescente nella cucina elvetica, dove l’attenzione alla qualità e alla provenienza degli ingredienti è diventata un valore imprescindibile. Non solo l’Osteria del Centro ha brillato nella Guida 2024. Il Ticino continua a essere ben rappresentato, con otto ristoranti inseriti nell’elenco Michelin. Tra questi, sette hanno confermato la loro stella – tra cui il Ristorante META di Palazzo Mantegazza, a Lugano Paradiso – mentre La Brezza di Ascona, sotto la guida dello chef Marco Campanella, ha ottenuto nuovamente il prestigioso riconoscimento delle due stelle. Campanella, già insignito del titolo di “cuoco dell’anno 2025” da Gault&Millau, conferma il suo talento e la sua capacità di valorizzare i sapori della tradizione attraverso una cucina innovativa e creativa.

27 Jan – 1 Feb 2025

L’ALBERGO DIFFUSO CRESCE ANCORA

E BASSO CERESIO, ANNUNCIA L’INAUGURAZIONE A CASIMA, SULLA SPONDA DESTRA DELLA VALLE DI MUGGIO, DI CÀ NANI SMALL BOUTIQUE HOTEL, PICCOLA E PREZIOSA STRUTTURA RICETTIVA CHE COSTITUISCE UN ULTERIORE IMPORTANTE TASSELLO NELL’AMBITO DEL PROGETTO ALBERGO DIFFUSO MONTE GENEROSO (ADMG).

Come si inserisce questa nuova apertura nella realizzazione dell’Albergo Diffuso? «Dopo la riapertura della rinnovata Osteria con alloggio La Manciana e dell’Ostello di Scudellate, ai quali hanno fatto seguito l’inaugurazione della Casa dei Gelsi nel 2023 e l’Al -

pe di Caviano nella primavera 2024, Cà Nani rappresenta la quinta struttura che si affilia all’Albergo Diffuso Monte Generoso, condividendone gli obiettivi. La nuova realtà costituisce un ulteriore elemento di sviluppo dell’offerta ricettiva turistica all’interno del comprensorio del Monte Generoso. Questa struttura non rappresenta unicamente un punto di accoglienza per i viaggiatori, ma anche un segnale di rinascita per il territorio, dove storia, tradizione e innovazione si fondono per creare un’esperienza unica».

Qual era in origine la destinazione di questa struttura?

«Nel centro del piccolo nucleo di Casima, i lavori di ristrutturazione dell’edificio, che ospita 6 camere doppie, un piccolo ristorante e un bar per accogliere gli avventori locali, sono durati alcuni anni e la storia di questo progetto parla di passione e di voglia di guardare verso nuovi orizzonti. I proprietari dello stabile, Sonja e Giovanni Guastalla, hanno deciso di trasferirsi a Casima nel 2018 e hanno riattato una casa nel centro per abitarvi, con l’obiettivo di ritrovare un contatto più autentico con la natura. Sonja è un medico di famiglia ed è proprio in occasione delle sue visite a Casima ha scoperto che l’edificio storico che oggi ospita Cà Nani un tempo ospitava l’”Osteria Antica”, un luogo molto apprezzato con una lunga storia di convivialità: tutto ciò ha ispirato Sonja e

Giovanni nel dare nuova vita ad un luogo così importante per la cultura e l’identità della comunità locale».

Con quali caratteristiche si presenta oggi Ca Nani? «La ristrutturazione, rispettosa delle tradizioni architettoniche dell’epoca, ha portato alla creazione di un ambiente che abbraccia l’essenza del passato con uno sguardo rivolto al futuro. L’incontro con Claudio Zanini, Presidente dell’Albergo Diffuso Monte Generoso, ha dato ulteriore stimoli a Sonja e Giovanni Guastalla che hanno così deciso di riattare l’immobile e di realizzare una struttura ricettiva con camere e ristorazione, da mettere in rete, condividendo lo spirito e gli obiettivi che puntano a valorizzare il territorio e creare opportunità di ospita -

lità diffuse, portando avanti una filosofia di accoglienza legata alla natura e alla tradizione».

L’ OTRMBC ha sempre creduto nella validità del progetto Albergo Diffuso e sostenuto la sua realizzazione…

«L’ Albergo Diffuso del Monte Generoso sta permettendo a una regione periferica come quella della Valle di Muggio e del Monte Generoso di esprimere tutto il suo grande potenziale,

ottenendo risultati invidiabili che vanno oltre le più ottimistiche aspettative. Il progetto ha potuto essere avviato quando i proprietari delle tre strutture, che erano state inizialmente individuate, hanno compreso la bontà dell’iniziativa e hanno avviato i lavori di ristrutturazione delle singole strutture, decidendo di sviluppare in contemporanea il progetto dell’Albergo Diffuso Monte Generoso. Per la nostra OTR si è trattato di un momento molto importante perché ha concretizzato una visione che mira a valorizzare il territorio e a sostenere lo sviluppo sostenibile del turismo di montagna. Vedere ora un’altra realtà entrare a far parte della nostra rete rafforza la visione di un’accoglienza diffusa e sostenibile. Una visione che sembra esser apprezzata anche da altre strutture che stanno valutando di aderire all’ADMG e delle quali sentiremo parlare nei prossimi mesi. L’Albergo Diffuso Monte Generoso si consolida dunque come modello di riferimento per la ricettività turistica sostenibile e diffusa, capace di coniugare tradizione, innovazione e rispetto per l’ambiente, creando valore per la comunità locale e offrendo ai visitatori esperienze molto positive».

IL PANETTONE, UN DOLCE CHE

SA RACCONTARE LA STORIA E LA CULTURA DI UN TERRITORIO.

UN INVITO A RISCOPRIRE IL VALORE

DI TRADIZIONI CHE SI TRAMANDANO

E CHE, CON L’INNOVAZIONE E LA DEDIZIONE DEGLI ARTIGIANI, CONTINUANO A REGALARE EMOZIONI IN TUTTO IL MONDO.

DI MARTA LENZI

Iniziamo già a sentire il calore del Natale, avvolti in atmosfere uniche. Le strade illuminate, gli alberi addobbati e le case decorate contribuiscono a trasformare l’aspetto dei luoghi che ci circondano. Ogni famiglia ha le sue tradizioni, che si tramandano di generazione in generazione. E le tradizioni sono un ponte tra passato e presente, un modo per celebrare la nostra identità culturale.

IL TRIONFO dell’artigianalità

Ma cos’è il simbolo magico per eccellenza del Natale, se non il panettone? Non è solo un dolce, ma la quintessenza di artigianalità, tradizione e convivialità.

Oltre al panettone tradizionale, oggi esistono molte varianti: dal panettone al cioccolato a quello con il gelato, fino alle versioni gourmet con ingredienti particolari come pistacchi, marron glacé e creme. A Milano, nella suggestiva cornice di Palazzo Castiglioni nel

week end dell’8-10 novembre, si è svolta la finale della IV Coppa del Mondo del Panettone, concorso internazionale ideato da Mastro Piff realizzato in collaborazione con Camera di Commercio Svizzera con lo Swiss Corner e con il patrocinio di Regione Lombardia, tra i Partner SMPPC - Società Mastri Panettieri Pasticcieri Confettieri del Canton Ticino e Ticino Gourmet Tour. Una edizione sold out con numeri da record che ha permesso ai visitatori di degustare tante varianti del panettone da tutto il mondo, con presentazioni, masterclass e workshop. Per l’occasione sono stati presentati tutti i finalisti che hanno superato le selezioni nazionali in Italia e in Svizzera e nel resto del mondo nel corso del 2023 e 2024. Sono arrivati in finale 24 pasticceri per la categoria Panettone Tradizionale e 18 per

la categoria Panettone al Cioccolato, da Europa, Asia, America Latina, Stati Uniti e Australia. Due ticinesi hanno tenuto alta la bandiera del nostro territorio e precisamente con il Panettone Tradizionale Andrea Giacomini della pasticceria Poncini Luca & Co. di Maggia e per la categoria Panettone al Cioccolato Roberto Gatti della pasticceria Artebianca di Lugano.

Un ulteriore assaggio ticinese anche alla serata inaugurale presso il Swiss Corner di via Palestro con proposte del Gruppo Seven in collaborazione con Ticino Gourmet Tour, nello specifico con dei finger della cheffe Elena Carsino del Seven Riva Ascona e dei dessert, panettone compreso, di Pietro Leanza, pastry chef della Bottega del Gusto di PORTO RONCO – Ascona. La Coppa del Mondo del Panettone non è solo una gara, ma anche un evento culturale che unisce maestri pasticceri, appassionati e semplici curiosi in una celebrazione dell’eccellenza artigianale.

«Siamo giunti alla quarta edizione di Coppa del Mondo del Panettone - spiega Giuseppe Piffaretti ideatore di CMP - e se rivolgiamo uno

sguardo indietro ci rendiamo conto di aver contribuito in modo concreto a diffondere nel mondo la cultura del panettone tradizionale. Sono migliaia i pasticceri che abbiamo incontrato durante le selezioni nei diversi paesi: dal Brasile al Perù agli Stati Uniti, Australia, Giappone, Singapore e molte nazioni Europee. La finalissima è anche l’occasione di connettere le culture diverse e far nascere vere e proprie collaborazioni. Sotto le guglie del Duomo, infatti, tra colleghi di nazioni diverse, sono nate amicizie che continuano anche nel tempo. Da quando abbiamo ideato questo tipo di confronto, molte realtà si sono attivate per propagandare il panettone tanto che il prodotto artigianale ha superato, come indotto, i numeri della grossa distribuzione e di questo ne siamo molto fieri. Sappiamo che vincere un’edizione della CMP può cambiare veramente la realtà di un piccolo medio pasticcere perché si troverà catapultato in una dimensione che richiederà una presa di coscienza diversa per soddisfare le migliaia di richieste che arriveranno inevitabilmente. Risultati a parte, uno dei no -

stri scopi, forse quello primario, è diffondere in giro per il mondo il vero panettone artigianale che sta conoscendo un successo planetario, ma che deve essere protetto per non snaturare la sua identità. È diventato una chimera per molti famosi pasticceri perché rimane il prodotto più difficile in assoluto da realizzare nel mondo della pasticceria, perché si tratta di un prodotto vivo». Questa volta a conquistare il titolo di miglior panettone del Mondo per la categoria Panettone Tradizionale è stato il maestro pasticcere spagnolo Ton Cortés, dopo l’attenta selezione di una giuria di grandi nomi, tra cui Iginio Massari (Italia) Owner Iginio Massari alta pasticceria, Julien Alvarez (Francia) Chef Ladurée Parigi Campione del mondo di Pasticceria nel 2011 e Bruno Buletti (Svizzera) Maestro dei lievitati in Svizzera. Podio tutto italiano per la categoria Panettone al Cioccolato con primo classificato Pasquale Iannelli della Pasticceria Casa Mastroianni di Lamezia Terme, con la giuria internazionale composta tra gli altri da Ernst Knam (Italia) Chef & Maître Chocolatier, François Stahl (Svizzera) Mâitre Chocolatier, Jimmy Griffin (Irlanda) Master of Baker, Andrea Besuschio (Italia) Presidente Club CMP Italia.

Sono già in programma le prossime selezioni che porteranno alla V Coppa del mondo nel novembre 2026: tappe in Italia, Svizzera, Belgio, Francia, Spagna, Portogallo e novità anche in Germania e Inghilterra; a Singapore con la prima selezione Asia, in collaborazione con SIGEP Asia che coinvolgerà candidati provenienti da Cina, India, Filippine e altri paesi del Sol Levante; USA, Brasile, Perù, Giappone e Australia e per la prima volta si svolgeranno selezioni in Sud Corea.

Il presente e il futuro della gastronomia

IL FESTIVAL È DIVENTATO

MAGGIORENNE E PER LA DICIOTTESIMA EDIZIONE

ANCORA UNA VOLTA HA STUPITO

I SUOI OSPITI CON SERATE ALL’INSEGNA DELL’OSPITALITÀ, DELLA QUALITÀ E DEL FUTURO DELLA GASTRONOMIA.

01 Fegato d’oca, amarena, cocco, anguilla affumicata by Sebastian Zier & Richard Schmidtkonz

Anche quest’anno Dany

Stauffacher, Ceo & Founder S.Pellegrino

Sapori Ticino, con la sua passione e la sua determinazione ha proposto nuovi tesori gastronomici con la Germania protagonista di 12 serate di grande qualità unitamente a tante altre proposte speciali di grande interesse. A partire da fine settembre la creatività e precisione degli chef tedeschi

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Da sinistra: Andrea Agnelli - sous chef Villa Principe Leopoldo Lugano, Cristian Moreschi - Villa Principe Leopoldo Lugano, Dany Stauffacher - CEO

Sapori Ticino, Roberto Balzaretti - Ambasciatore di Svizzera in Francia, Marco Badalucci - Ristorante Badalucci Lugano, Alexa Chessex - Direttrice Suisse

Tourisme Francia, Andrea Padrina - La Dispensa Lugano, Christophe Ducry - Responsabile marketing Suisse Tourisme, Alexandre Edelmann - Direttore Présence Suisse, Matteo Galbani - Ristorante Badalucci Lugano

hanno incontrato le capacità e la disponibilità degli chef ticinesi per eventi di grande successo. Un incontro che ha permesso di far conoscere le peculiarità di entrambi per uno scambio proficuo ed interessante. La nostra regione è stata nuovamente palcoscenico e protagonista di uno spettacolo enogastronomico iniziato lo scorso 19 settembre a Monaco di Baviera dove, alla presenza di un gran numero di giornalisti e del Console svizzero a Monaco, Eros Robbiani, in collaborazione con Svizzera Turismo, Ticino Turismo, Lugano Region e Ascona-Locarno, è stato presentato il Festival e il territorio svizzero e ticinese con 4 chef che hanno sviluppato un menu molto apprezzato da tutti gli ospiti. Servire l’emozione a tavola e far conoscere le eccellenze del Ticino

Da sinistra: Vivienne Hosennen - Responsabile Germania meridionale e commercio Germania di Svizzera Turismo, Manuela Nicoletti - Direttrice Marketing di Ticino Turismo, Luca Bellanca, Andrea Lunardi, Eugenio Belfiore, Luca Primiano, Marco Ortolani, Dany Stauffacher, Andrea Pedrina e Daniela Gugliotta Bagaian - Direttrice Marketing Lugano Region.

fuori dai suoi confini. Sono questi gli obiettivi che si prefigge da sempre SPST. E grazie alla collaborazione decennale con i Swiss Deluxe Hotels, i 42 hotels 5 stelle più belli della Svizzera, ogni anno le cene vengono ospitate anche nei migliori hotel oltre Gottardo. Così Mercoledì 9 ottobre Marco Badalucci - Ristorante Badalucci, Lugano, Eugenio Belfiore - Villa Sassa Lugano, Alessandro BolesoGrand Hotel Villa Castagnola, Lugano e Federico Palladino - Osteria Enoteca Cuntitt di Castel San Pietro, 1 stella Michelin, sono stati ospiti di Michele Fortunato, chef del Four Seasons Hotel des Bergues di Ginevra per una serata all’insegna dei sapori enogastronomici del

nostro territorio, alla presenza di tanti giornalisti e ospiti, tra cui anche Nathalie Seiler-Hayez, Managing Director dei Swiss Deluxe Hotels e Markus Venzin CEO EHL Group, la più importante Hospitality School al mondo.

E, ancora, a Zurigo al Widder Hotel il 20 novembre, ospiti di Tino Staub, sono stati Luca BellancaRistorante Meta, Lugano, 1 stella Michelin, Cristian Moreschi - Villa Principe Leopoldo, Lugano, Egidio Iadonisi - Swiss Diamond Hotel, Vico Morcote e Jacopo Rovetini - Osteria dell’Enoteca, Losone, 1 stella Michelin.

Dietro a ogni piatto, c’è sempre una storia da raccontare. Ed è quello che è avvenuto ogni sera. Anche durante

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Black cod, melanzana, saikjo miso, chips di tapioca by Yoshizumi Nagaya

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Salmerino Alpino, una passeggiata fra le Alpi by Daniel Gottschlich

le serate speciali organizzate con Young Chef Academy di Sanpellegrino, il concorso che seleziona i migliori young chef del mondo sotto i 30 anni, dove 4 giovani dell’edizione 20222023 hanno incontrato 4 colleghi svizzeri. Dopo la serata a Vevey con il vincitore svizzero Raul Garcia ospite di Guy Ravet al Grand Hotel du Lac, a La Baia Ristorante & Lounge all’Hotel Lago Maggiore a Locarno-Muralto, Salvatore Sanfilippo ha ospitato Grigoris Kikis, vincitore della finale regionale del Mediterraneo, il più giovane chef greco stellato Michelin di Atene con ricette greche tra tradizione e cucina moderna. Nel bellissimo nucleo storico di Morcote, Emanuel Negrusa del Ristorante della Torre ha ospitato il marchigiano Michele Antonelli, il vincitore italiano che ha proposto agli ospiti, accolti dal padrone di casa Massimo Suter, Presidente di GastroTicino, una cucina tradizionale, con l’impiego dei migliori prodotti freschi e stagionali.

Il vincitore tedesco Anton Lebersorger è stato ospite di Carlo Ponti Greppi all’Hotel Belvedere di Locarno con una cucina classica e regionale con combinazioni esotiche e inso -

lite. Tutti incontri tra giovani talenti del futuro, attenti alla sostenibilità. Tante proposte come sempre per tutti i gusti, tra tradizione e innovazione, combinando ingredienti di stagione con ingredienti regionali, con sapori internazionali e influenze asiatiche. E dopo l’apertura con gli chef dei Swiss Deluxe Hotels, gran finale il 24 novembre all’Hotel Splendide Royal con gli chef ticinesi delle Grandes Tables Suisses: il resident chef Marco Veneruso, 1 stella Michelin, ha ospi -

tato Luca Bellanca - Ristorante Meta, Lugano, 1 stella Michelin, Federico Palladino - Osteria Enoteca Cuntitt, 1 stella Michelin a Castel San Pietro e Marco Badalucci - Ristorante Badalucci, Lugano per festeggiare tutti insieme la maggiore età della kermesse. Una diciottesima edizione che ha concluso un anno molto ricco di eventi per Sapori Ticino, tra cui la serata durante i Giochi Paralimpici di Parigi della scorsa estate, alla Maison Suisse nel giardino dell’Ambasciata svizzera, dove è scesa in campo con grande orgoglio una squadra di chef ticinesi per offrire agli ospiti diverse interessanti esperienze enogastronomiche con cooking show e sapori ticinesi.

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Baccalà, wagyu e té allo zafferano by Thomas Bühner

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Sardine bretoni, cetrioli dell'orto di Reichenau, ravanelli, caviale imperiale e panna acidula by Dirk Hoberg

Selvaggio SA
Galleria di Architettura Vicolo Ghiriglioni

Il calore dell’autunno

L’AUTUNNO

SI DIPINGE DI ROSSO, ARANCIONE, GIALLO E MARRONE, COLORI CHE RIFLETTONO

IL CALORE DELLA TERRA E CHE HANNO UN EFFETTO CALMANTE E AVVOLGENTE.

Il paesaggio si trasforma in una tavolozza di colori intensi che, con le sue sfumature, regala un senso di accoglienza. Anche in casa, gli aromi si fanno più caldi e speziati: si accende una candela profumata alla cannella, si gusta una tisana allo zenzero e si preparano piatti ricchi con sapori unici. Molti ingredienti sono simbolo di convivialità, storia e tradizioni come la ricetta dello Chef Filipe Pina del Vista Hotels & Restaurant THE MIRA VIEW:

Gnocchetti di pane Maggia mantecati alla crema di cannellini e aroma di Zincarlin

Ingredienti per 4 persone

Gnocchetti

125gr Farina 00

70gr Pane Maggia grattato

20gr Pane bianco grattato

240gr Latte (tiepido)

Crema di cannellini

200gr Fagiolini cannellini

1pz Scalogno tritato

100gr Polpa pomodoro

1pz Spicchio aglio tritato

1pz Peperoncino lamellato

150ml Brodo vegetale

Olio d’Oliva

Coriandolo tritato

Sale e Pepe

Aroma di Zincarlin

80gr Formaggio Zincarlin della

Valle di Muggio gratt.

120gr Panna 35%

30gr Parmigiano Reggiano gratt.

Sale e Pepe

Guarnizione

1pz Pomodoro concassé

Coriandolo tritato

Preparazione

- Sbianchire il pomodoro in acqua bollente per circa 20/30 secondi, scolare e abbattere in acqua e ghiaccio, pelare e rimuovere i semi, tagliare a cubetti: il pomodoro concassé è fatto. (3 minuti)

- Preparate l’impasto, amalgamando a poco a poco la farina al pane grattugiato versando lentamente il latte fatto scaldare fino a renderlo tiepido. Far riposare la pasta per 30 minuti.

- Nel frattempo, tagliare i gambi del coriandolo, l’aglio e lo scalogno e unirli in una casseruola con un filo di olio d’oliva. Fare rinvenire il tutto, aggiungere i fagioli cannellini (messi a mollo 24ore prima nell’acqua), aggiungere la polpa di pomodoro e il brodo vegetale, cuocere per 10minuti e poi frullare il tutto. Lamellare il peperoncino e mettere da parte. (15minuti)

- In una casseruola versare la panna e fare fondere lo Zincarlin e il Parmigiano, condire con sale e pepe a piacimento. (3 minuti)

- Riprendere l’impasto degli gnocchetti, staccare dei pezzi ed assottigliarli con il palmo delle mani fino a dar loro la forma simile ad un grissino. Staccare dei piccoli pezzi che schiacciati con il pollice acquisteranno la forma cava di gnocchetti. Questo procedimento può essere fatto in precedenza e i gnocchetti possono essere congelati. Cuocere in abbondante acqua bollente salata e scolare non appena verranno a galla. (15 minuti)

Per finalizzare il piatto, si riprendono i vari elementi

Fare riscaldare la crema di cannellini in una capiente casseruola, aggiungere il peperoncino tritato in precedenza, il pomodoro a cubetti ed eventualmente qualche foglia di coriandolo fresco, aggiungere poi i gnocchetti cotti e mantecare. Servire con l’aggiunta della fonduta di Zincarlin.

Ph: © Parisiva

CON L’AUMENTO DEL TURISMO ENOGASTRONOMICO, L’HOTEL LOCARNESE PROPONE UNA RICCA

PROPOSTA: DALLA CUCINA GOURMET AI PRODOTTI DEL TERRITORIO

A CURA DI MATTIA SACCHI

Tripudio DI SAPORI

Secondo un recente rapporto di World Food Travel Association, il turismo enogastronomico è in continua espansione, con un valore stimato di 150 miliardi di dollari a livello globale. Oltre il 25% dei turisti sceglie la propria meta in base alla presenza di ristoranti e aziende dove poter degustare eccellenze del territorio. È quindi chiaro che un

territorio come quello locarnese deve sfruttare appieno le potenzialità di questo nuovo tipo di turismo. L’hotel, quindi, non è più solo un luogo di soggiorno, ma un’esperienza culinaria a tutto tondo. All’Hotel Belvedere Locarno lo sanno bene: è per questo che da anni l’aspetto gastronomico è al centro delle strategie della proprietà. Il fiore all’occhiello è, ovviamente, “La Fontana”: un ristorante che, grazie al talento dello chef Carlo Ponti Greppi e della sua brigata, propone piatti che raccontano la storia e le tradizioni della regione, utilizzando ingredienti di stagione e tecniche innovative.

Un concetto di alta gastronomia che vuole però tenere conto delle esigenze della clientela, con una carta con piatti vegetariani e vegani e una cucina aperta dalle 12:00 alle 21.30, dimostrando come anche con l’orario continuato si possa mantenere alta la qualità. Tanto che, non solo

la prestigiosa guida Gault&Millau ha riconfermato i 14 cappelli a La Fontana Ristorante&Bar, ma da quest’anno il ristorante è entrato nel circuito di Sapori Ticino e ha organizzato eventi in collaborazione con chef stellati da tutta Europa. Ovviamente l’esperienza al ristorante sarebbe incompleta senza un servizio adeguato: grazie all’affabilità e alla discrezione del responsabile di sala Davide Ferraris e ai suoi collaboratori. Ogni cliente potrà sentirsi come a casa sua, con consigli sui migliori abbinamenti tra le portate e i vini, attingendo dalla cantina che vanta una vasta selezione delle migliori etichette ticinesi e svizzere.

Oltre all’aspetto più gourmet, un turista che arriva in Ticino si aspetta però di vivere anche l’esperienza più autentica e genuina della tipica convivialità mediterranea. E nell’ampio giardino dell’Hotel Belvedere potrà trovare il “Grotto al Sasso” dove, con un’impareggiabile vista sui monti circostanti, si possono gustare ricchi taglieri con salumi e formaggi locali. Un angolo incantato, raggiungibile dal sentiero che porta al santuario della Madonna del Sasso, aperto anche ai visitatori esterni e dai loro amici a quattro zampe, vicino alla Oasi Belvedere Spa • Wellness • Beauty, la nuova spa dell’albergo aperta a tutti gli ospiti

residenti e non, dotata di 800 m2 coperti con saune, bagno turco, sale relax, fitness, piscina, idromassaggio e quattro cabine per massaggi e trattamenti benessere. Non tutti gli ospiti che arrivano a Locarno lo fanno esclusivamente per ragioni turistiche: il Belvedere è infatti rinomato anche per l’organizzazione di congressi ed eventi, e per essere l’hotel partner del Locarno Film Festival, oltre alla sede dei più importanti club di servizio della regione. Contesti dove vengono richieste cene e banchetti per nutriti gruppi di persone, nei quali oltre al -

la qualità del servizio è necessario tenere conto delle sensibilità e intolleranze di ogni singolo partecipante all’evento e delle esigenze degli organizzatori. Situazioni che il personale dell’Hotel Belvedere Locarno è abituato a gestire con la massima professionalità e competenza. Con la consapevolezza che la completa riuscita di un evento passa anche dal piacere del brindare e mangiare qualcosa assieme.

HOTEL BELVEDERE LOCARNO

Via ai Monti della Trinità 44

CH-6600 Locarno

T. +41 (0)91 751 03 63

F. +41 (0)91 751 52 39 www.belvedere-locarno.com

QUALE SARÀ il gusto del futuro?

L’EDIZIONE 2025 DEL ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL, DAL TITOLO “NEW CULINARY LIFESTYLE”, SI SVOLGERÀ DAL 27 GENNAIO AL 1° FEBBRAIO. I PROTAGONISTI DELLA SCENA CULINARIA

INTERNAZIONALE SI RITROVERANNO PER DEFINIRE NUOVI STANDARD E INDIVIDUARE LE TENDENZE

CHE SEGNERANNO L’ALTA GASTRONOMIA NEL CORSO DEI PROSSIMI ANNI.

L’esclusivo e attesissimo

St. Moritz Gourmet

Festival sta per tornare nel cuore delle Alpi svizzere. Questa celebrazione annuale della cucina raffinata e della gastronomia di fama mondiale si terrà nell’affascinante città alpina, nota per le sue pittoresche viste sulle montagne e le piste da sci incontaminate. Il Festival, incentrato su sofisticate esperienze culinarie, offre degustazioni da parte di alcuni dei più famosi Chef del mondo. Dai classici della cucina alpina all’alta cucina moderna, tutti sono in grado di deliziare gli ospiti con nuovi sapori e consistenze. «Il segreto del successo di questo Festival risiede nel fatto che si è sempre evoluto con i tempi» afferma Claudio Dietrich, direttore del Waldhaus Sils, neoeletto Presidente della manifestazione «perché il futuro culinario sta nella varietà». La produzione regionale, le tecnologie innovative e una varietà di prodotti vecchi e nuovi stanno diventando sempre più importanti. Il St. Moritz Gourmet Festival contribuisce attivamente alla nascita di una nuova era culinaria accogliendo die -

ci chef di fama internazionale che insieme ai nove Chef Executive degli hotel partner trasformeranno l’evento in un paradiso per i buongustai e in un’esperienza unica per tutti i sensi. Si uniranno ad un elenco di ben 265 Chef ospiti provenienti da 39 paesi che hanno già dimostrato le loro abilità in Engadina sin dalla nascita del Festival nel 1994. Oltre alla classica cucina gourmet, il Festival celebrerà quest’anno anche le cucine emergenti di domani. Gli approcci innovativi e le tendenze culinarie della prossima generazione diventano immediatamente parte integrante del programma. Quando tradizione, talento, artigianalità e innovazione si uniscono, nascono esperienze culinarie uniche, che plasmano in modo decisivo il gusto e la percezione dl un “Nuovo stile di vita culinario”. Gli chef ospiti provengono da nove paesi diversi, ma grazie alle loro radici gli stili culinari sono influenzati da molte altre cucine e culture. Tutti condividono l’impegno per un utilizzo esclusivo di prodotti buoni e genuini e hanno una forte attenzione alla sostenibilità, alla stagionalità e alla regionalità.

I dieci chef ospiti

Alla Suvretta House, l’Executive Chef Fabrizio Zanetti darà il benvenuto ad una autentica icona culinaria di New York: Fredrik Berselius (01), svedese di origine, Eeutive Chef del ristorante Aska a Brooklyn. Ogni sera servirà ai suoi ospiti un menu a più portate che unisce ingredienti della regione nord-orientale degli Stati Uniti con quelli delle sue origini scandinave, permettendo così di assaporare le sue eccezionali abilità culinarie anche a St. Moritz. Nato in Corea del Sud, Kristian Baumann (02) del ristorante Koan di Copenaghen è stato adottato da bambino da una famiglia danese.

Le sue creazioni sono un simbolo della fusione tra diverse culture. Come nessun altro, combina sapori e tecniche coreane con l’estetica minimalista della Nuova Cucina Nordica. Al St. Moritz Gourmet Festival dimostrerà le sue abilità come ospite dell’Executive Chef Salvatore Frequente al Carlton Hotel St. Moritz. Anche Caroline Baerten e Nicolas Decloedt (03) del ristorante Humus x Hortense di Bruxelles parteciperanno al Festival, ospiti di Fabrizio Piantanida , Executive Chef del Grand Hotel Kronenhof di Pontresina. Il duo belga si dedica alla “gastronomia botanica” e la loro filosofia culinaria si basa su alcuni ben chiari principi: ingredienti 100% vegetali, agricoltura rigenerativa, prodotti iperlocali provenienti in un raggio di 100 km, e una filosofia coerente di zero rifiuti.

Dall’Asia arriveranno al Festival altri due Chef d’eccezione: Deepanker Khosla (04) del ristorante Haôma di Bangkok, premiato con una stella Michelin e una stella verde Michelin, sarà lo Chef ospite del Grand Hotel des Bains Kempinski, dove creerà piatti unici insieme all’Execu-

tive Chef Jonas Starkowski

Al Nira Alpina di Silvaplana, il top Chef giapponese Kanji Kobayashi di Villa Aida nella prefettura di Wakayama formerà un affascinante duo culinario con il suo ospite, l’Executive Chef Janko Glotz . Kanji Kobayashi è noto per la sua “agrogastronomia”, in cui le verdure sono al centro della scena, utilizzando solo ingredienti provenienti dalle immediate vicinanze.

Anche lo svizzero Nicolas Darnauguilhem (05) del ristorante La Pinte des Mossettes di Cerniat sarà presente a questa edizione del Festival. La sua cucina si basa interamente su ingredienti regionali: il piatto forte è un’insalata servita dopo il piatto principale, che costituisce un piacere unico grazie ai sapori e agli ingredienti provenienti dalle diverse altitudini delle montagne svizzere.

L’Executive Chef Gero Porstein darà il benvenuto al neo incoronato “Gault Millau Green Chef of the Year 2025” presso l’Hotel Waldhaus Sils.

Alexandre Gauthier (06) del ristorante La Grenouillère arriva a St. Moritz dal nord della Francia. Da quando ha rilevato il ristorante di famiglia dal padre, propone piatti della cucina francese contemporanea con grande successo. Al St. Moritz Gourmet Festival sarà ospite dell’Executive Chef Jeremy Degras al Badrutt’s Palace Hotel. Alex Dilling (07) dell’Hotel Café Royal di Londra sarà ospite del l’Hotel Grace La Margna St. Moritz.

Insieme all’Executive Chef

Andrea Bonini , delizierà gli ospiti con la sua classica cucina francese nell’ambito delle cene gourmet e degli eventi speciali. Lo Chef due stelle Stefano Baiocco (08) della Villa Feltrinelli di Gargnano, sarà ospite dell’Executive Chef Mauro Taufer presso il Kulm Hotel St. Moritz. La sua cucina si basa principalmente sugli ingredienti del suo orto. Uno dei suoi piatti è un’insalata composta da ben 150 tra erbe, fiori e foglie diverse, tutte coltivate in loco. Come sempre gli ospiti del St. Moritz Gourmet Festival potranno partecipare a numerosi eventi collaterali. Oltre ad appuntamenti apprezzati come il Porsche Gourmet Safari e il Porsche Kitchen Party, saranno introdotti alcuni altri format che delizieranno gli ospiti non solo in ambito culinario, ma anche riguardo a cocktails, champagne e vini. Tra gli altri, il Badrutt’s Palace Hotel ospiterà la Nobu Special Omakase Night con la partecipazione di Nobu Matsuhisa in persona. Lo spettacolo di chiusura Grand Gourmet nel Billionaire St. Moritz del Grand Hotel des Bains Kempinski stupirà gli invitati con una cena-spettacolo Che vedrà affiancare ciascuno i piatti preparati da tutti gli Chef ospiti con una performance di arte, musica e danza di livello mondiale.

L’ARTE DI SAPERE creare una pietanza

IN OCCASIONE DEL ST. MORITZ

GOURMET FESTIVAL 2024,

ABBIAMO INCONTRATO LO

CHEF TRE STELLE MICHELIN

JEAN-PHILIPPE BLONDET

AL KULM HOTEL ST. MORITZ.

DI PAOLA CHIERICATI

Nato nel 1980 a Nizza, Jean-Philippe Blondet ha iniziato la sua carriera lavorando presso

La Bastide Saint-Antoine a Grasse con lo chef Jacques Chibois, seguito da un’esperienza al Sun Valley Resort con lo chef Claude Guigon. La sua carriera con Alain Ducasse è iniziata nel 2004 presso il ristorante

Spoon at Sanderson a Londra. Successivamente ha lavorato al rinomato ristorante Le Louis XV-Alain Ducasse presso l’Hôtel de Paris a Monaco. Dopo un periodo a Hong Kong, è tornato a Londra, dove è diventato sous chef presso Alain Ducasse al The Dorchester nel 2013, assumen-

do il ruolo di executive nel 2016. Jean-Philippe Blondet interpreta la cucina di Alain Ducasse a Londra in modo contemporaneo, creativo e raffinato e delizia i buongustai di tutto il mondo con la sua moderna cucina francese. Attribuisce la massima importanza alla qualità e all’origine dei suoi ingredienti, che acquista in Gran Bretagna e Francia. Utilizzando i prodotti più freschi e di altissima qualità che la stagione offre crea capolavori culinari che incantano i sensi ed elevano l’esperienza gastronomica a una vera forma d’arte. Non c’è da stupirsi che la Guida Michelin abbia assegnato al ristorante la valutazione più alta di tre stelle.

Qual è il suo primo ricordo legato alla cucina nel corso della sua infanzia?

«Sin da quando avevo tre o quattro anni ho saputo che avrei fatto lo chef, adoravo andare al mercato con i miei genitori a cercare i prodotti freschi che poi cercavo di cucinare con mia mamma, all’epoca si trattava soprattutto di sfornare delle gustose torte. Non ho mai avuto dubbi su cosa avrei fatto da grande».

Come descriverebbe il suo modo di cucinare?

«Il mio stile è tipicamente francese, con un tocco di modernità. I miei piatti sono a base di verdure, che

sono la mia fonte di ispirazione. Baso le mie ricette sulla stagionalità e sui migliori prodotti che riesco a trovare nella stagione. Non si tratta di una cucina vegetariana poiché mi piacciono molto la carne e il pesce, ma quello che mi appassiona delle verdure è il fatto che sono tutte diverse. Se compro dieci pomodori, ognuno sarà differente, quindi le ricette devono essere a loro volta flessibili per adattarsi ai prodotti. Inoltre quando cucino devo avere la mente sgombra dai pensieri e dalle preoccupazioni in modo da potermi concentrare completamente sui prodotti con cui sto lavorando».

Che cosa ha imparato in questi anni da Alain Ducasse al The Dorchester?

«Lavoro con Alan Ducasse da ben vent’anni e quello che ho imparato è innanzitutto rendere sempre i clienti felici, dando loro la possibilità di vivere un’esperienza straordinaria e unica. Cambio menu almeno una volta al mese, anche se è abbastanza complicato per un ristorante stellato, e lo stesso rispetto che adotto per i prodotti lo applico anche nei confronti dello staff di cucina, che deve essere sempre seguito e motivato».

Quali sono gli chef londinesi o europei che l’hanno ispirata?

«Io non sono in competizione con nessuno e ci tengo ad essere solo me stesso, anche se mi piacciono alcuni chef come ad esempio Arnaud Donckele, riconosciuto come una delle personalità culinarie più talentuose della sua generazione, il quale propone una cucina che riflette appieno la sua visione all’insegna dell’eccellenza e dell’amore per il territorio».

Quando si parla di stelle Michelin, sente la pressione?

«C’è sempre pressione, ma devi essere te stesso e non pensare sempre al giudizio della Guida Michelin. Bisogna lavorare bene per accontentare tutti i clienti ed essere orgoglioso di ogni piatto che viene servito. Che ci sia o meno un ispettore Michelin, ogni giorno deve avere lo stesso livello di coerenza e di attenzione attraverso un eccellente servizio».

Ci può descrivere brevemente il menu che abbiamo degustato al ristorante del Kulm Hotel St. Moritz?

«I piatti che ho presentato ieri sera sono alcuni tra i miei preferiti: capesante marinate agli agrumi con caviale; cavolfiore con black lime; medaglione di aragosta con tartufo Périgord; rombo selvatico, barbabietola “crapaudine” con bottarga e fiori di finocchio; sella di cervo e salsa al caffè; pera cotta, ginepro e gin».

Come trascorre il suo tempo libero al di fuori del suo ristorante?

«Ho un figlio di 5 anni a cui dedico molto tempo, viaggiamo spesso il weekend con mia moglie, partendo da Nizza dove abitiamo andiamo spesso ad espolare e a scoprire il sud della Francia».

Quali sono i suoi progetti futuri?

«Il mio sogno è avere un ristorante a mio nome presso un hotel, magari in Costa Azzurra. Al momento sono assorbito totalmente dal lavoro in cucina, ma tra qualche anno mi piacerebbe essere più nelle vesti di un imprenditore, mettendo a frutto tutta la mia esperienza e le mie conoscenze».

“Sin da quando avevo tre o quattro anni ho saputo che avrei fatto lo chef, adoravo andare al mercato con i miei genitori a cercare i prodotti freschi che poi cercavo di cucinare con mia mamma, all’epoca si trattava soprattutto di sfornare delle gustose torte”.

BOLLICINE, CHE PASSIONE!

TICINOWINE L’ENTE DI PROMOZIONE VITIVINICOLA TICINESE, È LIETA

DI PRESENTARE IL PROTAGONISTA DEI BRINDISI DELLE FESTIVITÀ:

LO SPUMANTE TICINESE. UN PRODOTTO LOCALE CAPACE DI CELEBRARE

IL TERRITORIO E DI AFFERMARE LA MAESTRIA DEI PRODUTTORI

DA OLTRE 30 ANNI. A TAL PROPOSITO RACCOLGLIAMO IL PARERE

DI MATTIA BERNARDONI, MEMBRO DELLA ASSOCIAZIONE TICINESE

NEGOZIANTI IN VINO E VINIFICATORI E TIZIANO TETTAMANTI

MEMBRO DELL’ASSOCIAZIONE VITICOLTORI VINIFICATORI TICINESI.

Accanto ai bianchi e ai rossi, le “bollicine” riscuotono un apprezzamento sempre maggiore. Qual è in proposito la situazione ticinese?

MATTIA BERNARDONI: «Posso confermare che anche in Ticino ci sia un trend positivo inerente alla richiesta di bollicine, locali e non. Negli ultimi anni sempre più produttori hanno iniziato o ampliato la loro offerta di vini spumanti, sia nella versione Charmat, che prodotti con Metodo Classico».

TIZIANO TETTAMANTI: «Negli ultimi anni la produzione di spumanti ticinesi si e’ ampliata parecchio, oggi quasi tutti i produttori Ticinesi di vino propongono pure uno spumante. Abbiamo più metodi per produrre uno spumante ma i due più utilizzati sono il metodo classico tradizionale con fermentazione e presa di spuma in bottiglia, metodo più

Mattia Bernardoni Tiziano Tettamanti

lungo e costoso, oppure il metodo charmant più veloce e meno costoso. In Ticino gli spumanti sono vinificati dai vari produttori con tipo di uvaggi diversi e differenti, ognuno propone a piacimento il suo stile di vino. I clienti apprezzano molto bene e con molto interesse questi vini con bollicine ticinesi, che si prestano molto bene quale aperitivo o per le festività in arrivo. Posso anche confermare che tutti gli spumanti ticinesi sono di una ottima qualità».

Quali sono le aree del Cantone specializzate nella produzione di vini spumanti e quali metodi vengono prevalentemente utilizzati?

MATTIA BERNARDONI: «Posso dire che non ci sono delle aree del Cantone specializzate per la produzione di vini spumanti. Questi vengono prodotti da varie aziende sparse sul territorio. C’è però, almeno a livello di Associazione Ticinese Negozianti in Vino e Vinificatori, una maggiore produzione di spumanti con il metodo Charmat (circa tre volte la produzione con Metodo Classico) in quanto è

più veloce e richiede meno spazio in cantina. Con il Metodo Classico le bottiglie devono rimanere in cantina per la fase di presa di spuma e affinamento per almeno 18 mesi, fino a 40 mesi».

TIZIANO TETTAMANTI: «Come già descritto in precedenza, in tutto il cantone vengono prodotte delle bottiglie di spumante e in differenti metodi. Ci sono pure delle aziende che presentano piu’ di uno spumante, quindi la scelta è molto variata dal sopra al sottoceneri come pure la qualità degli spumanti possiamo trovarli vinificati in bianco oppure in rosato. Dal Extra Brut al Brut oppure al Extra sec, c’e’ nè per tutti i gusti e palati».

Qual è, in generale, l’andamento delle vendite di vini in Ticino in prossimità delle festività invernali?

MATTIA BERNARDONI: «Le vendite di vini in prossimità delle festività invernali hanno di regola un impatto importante rispetto al totale annuale. Si genera circa il doppio delle vendite rispetto ad un altro mese autunnale».

Come si è andato modificando nel corso degli anni il gusto dei consumatori relativamente all’acquisto di vini da bere in occasione di momenti di festa?

MATTIA BERNARDONI: «Il pubblico negli ultimi anni non ha cambiato molto le sue preferenze per i vini da consumare o regalare durante le festività. Vengono prediletti sempre vini rossi importanti e bollicine. Quello che è cambiato è la zona di produzione di questi vini: la tendenza in atto è consumare più locale. Questo dimostra da una parte la crescita qualitativa della produzione locale e dall’altra un maggiore orgoglio del consumatore nel regalare un vino del territorio ticinese».

Per quanto riguarda il suo gusto quali sono i migliori abbinamenti cibo/vino per i pranzi di Natale e Capodanno?

MATTIA BERNARDONI: «Personalmente apprezzo iniziare un pranzo di Natale o una cena di Capodanno con una buona bollicina, per poi proseguire il pasto con un’importante bottiglia di vino rosso e chiudere ancora con una bollicina».

LA CRESCITA DEL TERROIR E I SUOI VINI VARIETALI

IL CONSORZIO GARDA DOC

HA PRESENTATO A VILLA PRINCIPE

LEOPOLDO LE ECCELLENZE

DELLA DENOMINAZIONE CON UNA

MASTERCLASS DIRETTA AI SOCI

DELL’ASSOCIATION SUISSE DES SOMMELIERS PROFESSIONNELS (ASSP) E CONDOTTA DA

CARLO ALBERTO PANONT, DIRETTORE DEL CONSORZIO

GARDA DOC, FINALIZZATA A CONOSCERE DA VICINO LA STORIA

DEL CONSORZIO E DEI SUOI VINI.

DI ROCCO LETTIERI

Nel corso degli anni, il Consorzio Garda

DOC, ha svolto molteplici azioni di promozione in Svizzera e questo appuntamento autunnale rientra all’interno di una strategia di promozione ben delineata. La Svizzera, infatti, riveste un ruolo strategico per il Consorzio Garda DOC: oltre a essere uno dei mercati che hanno maggiormente premiato il lago di Garda come meta turistica estiva, il Paese, secondo soltanto al mercato tedesco, è anche uno dei luoghi target per quanto riguarda l’export dei vini della Denominazione.

«La nostra associazione - ha precisato Anna Valli, presidente ASSPpromuove e sostiene l’evento dedicato all’approfondimento del terroir e del panorama vitivinicolo del Garda DOC. Un’occasione per aggiornarsi e avvicinarsi alle eccellenze vinicole di quest’area, dove i vini Garda DOC, già ben valutati e apprez -

zati sul mercato svizzero, sono protagonisti in questa masterclass per meglio conoscere le caratteristiche uniche del territorio e le prospettive future. Un appuntamento reso possibile grazie al Consorzio Garda DOC, volto a consolidare il legame tra il mercato svizzero e la qualità». La relazione di Carlo Alberto Panont, direttore del Consorzio Garda Doc, ha illustrato - anche con un video particolarmente curato - la tipologia dei territori della DOC e la loro genesi. «Indicativamente, il sistema Garda è rappresentato da circa 300 milioni di bottiglie. Oggi il nome Garda suscita una propria casa, in cui ci sono le province e le città di Verona, di Mantova e di Brescia». Perfetta corrispondenza tra la narrazione del territorio e la qualità dei vini in degustazione nella masterclass. I dieci vini erano dei produttori: Cantine Riondo, Perla del Garda, Pratello, Cadis 1898, Prendina, Can-

tine Vitevis, Zenato, Cantina Ricchi, Cantina Gozzi e Cantina di Verona. Chi scrive, anche coordinatore dell’evento, ha ribadito la rilevanza dell’approfondimento della Garda DOC: «L’enologia, elemento trainante dell’economia e del turismo locale, non poteva esimersi da questo ruolo e si è assunta nel tempo la responsabilità nel mondo di essere uno dei migliori biglietti da visita per la sua area di produzione. Questa sensibilità si è accompagnata alla capacità dei produttori di intrepretare le esigenze del consumatore moderno, sposando le sue filosofie

di consumo, tra cui l’attenzione alle bollicine da gustare a tutto pasto o come aperitivo. Questo nuovo orizzonte, maturato in un contesto di attenzione all’ambiente e valorizzazione del patrimonio paesaggistico locale, è una delle sfide più importanti del Consorzio di tutela che ha portato a termine la modifica del disciplinare di produzione con inserimento della tipologia spumante bianco che, per decreto, deve riportare in etichetta il solo nome della denominazione Garda». Da parte di Anna Valli, presidente dell’ASSP, il grazie all’Associazione dei sommeliers svizzeri e al Consorzio Garda DOC: «Bisogna ricordare che il Garda ha molte similitudini con Lugano, col lago che favorisce la coltivazione delle vigne ed è meta ambita di vacanze.

Oggi abbiamo avuto modo di assaggiare eccellenti vini: il tema risulta molto interessante, va a ricercare e valorizzare le uve che vengono

coltivate. Si parla di suoli, terroir, esposizione e, non dimentichiamocelo, la mano dell’uomo». Ha chiuso la parte di relazioni la dott.ssa Giovanna Prandini, produttrice dell’azienda Perla del Garda di Lonato, anche presidente di Ascovilo.

Unione perfetta tra storia e innovazione

NEI PRIMI DI GIORNI DI NOVEMBRE, A LUGANO, PRESSO L’HOTEL COLORADO, SI È TENUTA UNA

MASTERCLASS CON BEN SETTE

VINI DELL’AZIENDA LA GENISIA DI CODEVILLA NELL’OLTREPÒ PAVESE, PRESENTATI DAL DIRETTORE TECNICO GABRIELE

PICCHI E DALL’ENOLOGO

SIMONE FIORI. PRESENTI 36

TRA IMPORTATORI E DISTRIBUTORI

E ASSOCIATI ALLA ASSP (ASSOCIAZIONE SOMMELIER SVIZZERI PROFESSIONISTI)

CAPEGGIATI DALLA PRESIDENTE ANNA VALLI

DI ROCCO LETTIERI

La determinazione ha portato in pochi anni questa azienda ad essere una delle più qualificate società per vinificare le prestigiose uve del celebre vitigno Pinot Nero. La Genisia è una giovane realtà sociale che oggi coinvolge ben venti vignaioli carichi di esperienza, per un totale di 70 ettari vitati nei comuni di Codevilla (Pavia) e dintorni. Sono le colline lombarde a fare da sfondo a questo progetto, unito da una filosofia ben precisa votata alla crea-

zione di un dialogo costante tra cantina e viticoltori per raggiungere standard qualitativi d’eccellenza. La cifra stilistica de La Genisia è il lavoro di squadra orientato ad unire storia, tradizione e tecnica in una viticoltura contraddistinta dall’attenzione verso l’ambiente, da precisi metodi scientifici e dall’autentica dedizione verso la creazione di vini capaci di coinvolgere il consumatore. I 70 ettari sono sottoposti ad una continua attività di analisi e ricerca dei terroir. Un percorso in crescita che passa attraverso una piena consapevolezza del territorio e del lavoro di interpretazione del terroir. Nella varietà dei suoi paesaggi si scopre una gamma espressiva ricca di sfumature, un patrimonio straordinario declinato in vini che portano in dote un equilibrio destinato nel tempo a raggiungere un’armonia perfetta.

La più bella sensazione che può trasmettere un vino è raccontare il territorio da cui proviene, per questo attraverso l’enologo Simone Fiori, La Genisia lavora per dare un’interpretazione autentica dei vini lombardi lasciando a chi stappa la bottiglia la possibilità di assaporare il gusto e l’arte di pensare al vino come autentica espressione di un vitigno e della sua provenienza. Da questa filosofia sono nati vini come il Metodo Classico Brut D.O.C.G. La Genisia. Vini riconoscibili, caratterizzati da un perlage fine e persistente che interpreta in modo raffinato le uve Pinot Nero, fiore all’occhiello dei vitigni coltivati e lavorati dai vignaioli che collaborano con questa realtà. La Genisia, grazie al know-how messo a disposizione dal Gruppo Torrevilla, di cui la cantina fa parte, ha messo a frutto la lunga esperienza di ogni singolo vignaiolo attraverso un grande progetto scientifico realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano. Un progetto di zonazione, nato con l’obiettivo di evidenziare le potenzialità del territorio e portare in bottiglia un’interpretazione autentica del terroir di provenienza. Lo studio della zonazione non ha sostituito l’antica sapienza contadina, ma ha fornito ele -

“La cifra stilistica de La Genisia è il lavoro di squadra orientato ad unire storia, tradizione e tecnica in una viticoltura contraddistinta dall’attenzione verso l’ambiente, da precisi metodi scientifici e dall’autentica dedizione verso la creazione di vini capaci di coinvolgere il consumatore”.

menti scientifici ancora più precisi che garantiscono uve di qualità sempre migliori, che, entrate in cantina, diventano i vini firmati La Genisia. Oggi La Genisia è la prima cantina sociale del territorio a scegliere le squadre di raccolta e ad organizzare una sequenza completamente gestita dall’azienda in modo centralizzato. Un metodo che è stato applicato al vitigno Pinot Nero ma che nei prossimi anni verrà implementato coinvolgendo tutte le varietà. La gestione dei vigneti presenti nel territorio nell’ottica di una continua ricerca di equilibrio con la biodiversità della zona e gestione oculata delle tecniche di potatura delle piante. Il punto al centro della Cantina è la Torre da cui si gode un incantevole panorama a 360 gradi che racchiude la fascia collinare che va da Torrazza Coste a Retorbido con la scena dominata dalla collina di Mondondone, e nelle giornate di cielo terso dal profilo del Monte Rosa. Le dolci colline creano un ambiente ideale per questo vitigno, regalando vini eleganti e raffinati. I profumi di frutta rossa, le note speziate e la struttura equilibrata rendono i vini Pinot Nero firmati La Genisia la scelta perfetta per gli amanti del buon gusto.

Il ritorno di un autentico capolavoro

OMEGA ANNUNCIA LA RIPROPOSIZIONE DI UNO DEI SUOI OROLOGI PIÙ ICONICI E AMATI, ORA DOTATO DI UN CALIBRO CO-AXIAL MASTER CHRONOMETER. L’OROLOGIO È DISPONIBILE A LUGANO PRESSO LA BOUTIQUE TOURBILLON DI VIA NASSA 3.

Universalmente noto come “First OMEGA in Space”, il design è un omaggio alla storia dell’esplorazione spaziale del marchio. Combina una varietà di dettagli ispirati alla tradizione, come il vetro zaffiro a forma esalite, insieme alla qualità garantita della certificazione METAS. Presentato per la prima volta nel 1959, questo celebre orologio, identificato con la storica referenza CK 2998, rappresentava la 2a generazione della famiglia Speedmaster.

Vantava elementi di spicco quali le lancette “Alpha” affusolate, la cassa simmetrica e la lunetta scura, dettagli unici che lo differenziavano dal primo modello Speedmaster del 1957 e che catturarono l’attenzione dell’astronauta della NASA Walter “Wally” Schirra, il quale lo acqui -

stò come orologio personale per poi scegliere di indossarlo anche durante la missione Sigma 7 del progetto Mercury, avviato il 3 ottobre 1962. Proprio in questa occasione la referenza CK 2998 conquista l’appellativo di “First OMEGA in Space”, inaugurando la tradizione dell’esplorazione spaziale che ancora oggi caratterizza profondamente il DNA del brand.

Da allora, la storica referenza CK 2998 gode di un forte seguito tra gli appassionati di orologi e i fan dello Speedmaster di tutto il mondo e, quest’anno, il nuovo modello rinnova questo sentimento conservando il medesimo design di 2a generazione del 1959 con una cassa simmetrica da 39,70 mm in acciaio inossidabile lucido e spazzolato. Il quadrante presenta l’iconica lunetta scura realizzata in alluminio nero e dotata dell’immancabile scala tachimetrica, oltre all’inconfondibile indicatore “Dot Over Ninety” tipico dei primi modelli Speedmaster. Per riprodurre la tonalità di alcune referenze CK 2998 realizzate negli anni ‘60, OMEGA ha optato per un quadrante grigio-blu rivestito in CVD, visibile attraverso il nuovissimo vetro zaffiro a forma esalite, su cui spiccano gli indici delle ore e le lancette “Alpha” di ore e minuti riempiti di Super-LumiNova vintage,

oltre alla lancetta centrale dei secondi a bastoncino verniciata di bianco per abbinarsi agli indici applicati. In linea con la tradizione OMEGA, l’orologio presenta due loghi OMEGA vintage, uno sul quadrante e l’altro sulla corona. La celebrazione della storica referenza continua inoltre sul fondello, dove OMEGA ha integrato un medaglione con l’ippocampo e le incisioni “SPEEDMASTER”, “FIRST OMEGA IN SPACE” e “OCTOBER 3, 1962”. Naturalmente, proprio come la tecnologia delle navicelle spaziali ha fatto passi da gigante rispetto agli anni ‘60, così anche la tecnologia orologiera ha saputo rinnovarsi: per questo, ogni orologio è animato dal calibro Co-Axial Master Chronometer, ultima evoluzione del calibro 321 che equipaggiava i modelli originali a garanzia dei più elevati standard di precisione, prestazione e resistenza magnetica. Infine, OMEGA offre la possibilità di scegliere fra tre nuove dotazioni. Il “First OMEGA in Space” è infatti disponibile con un cinturino in pelle nera o marrone con fibbia ad ardiglione oppure da un bracciale interamente in metallo a maglie piatte dotato del comodo sistema di regolazione brevettato OMEGA.

GIOIELLI D’ECCELLENZA TRA SCIENZA E DESIGN

Il suo percorso come gemmologo e artigiano svizzero è ampio e ricco di esperienza. Come si integra la gemmologia nella sua professione?

«La gemmologia è il cuore della mia professione e rappresenta la base su cui costruisco ogni creazione. Sono gemmologo laureato GIA, Graduate Gemologist dal 2011 e membro della Società Svizzera di Gemmologia (SGG), associazioni che garantiscono i più elevati standard di professionalità e integrità nel settore. Questo background mi consente non solo di certificare pietre, gioielli e orologi ma di comprenderle in profondità, valutandone l’unicità, la qualità e le caratteristiche peculiari. Essere gemmologo significa andare oltre l’analisi tecnica: significa inter -

IL VALORE DELLA GEMMOLOGIA

E DEL MADE IN TICINO NELL’ARTE

DEI GIOIELLI: IL MONDO

DI VANNI PESCIALLO

pretare ogni gemma, conoscerne la storia e le particolarità per utilizzarla al meglio nelle mie creazioni. Nel mio atelier, Vanni Pesciallo Gioielli, la gemmologia non si limita a una fase preliminare ma accompagna ogni passaggio della lavorazione, garantendo gioielli, orologi e occhiali su misura che riflettono l’autenticità e il valore di ogni pietra. Inoltre, offro servizi di perizie, stime e valutazioni assicurative, assicurando ai clienti un processo trasparente e affidabile nella scelta delle gemme. Grazie alla mia esperienza, posso fornire una consulenza specializzata che aiuta il cliente a comprendere a fondo le caratteristiche delle gemme selezionate, creando un rapporto di fiducia basato su una conoscenza condivisa e su una selezione accurata».

Il Made in Ticino è quindi un valore aggiunto per la sua produzione?

«Il Made in Ticino è per me un valore centrale e un segno distintivo. Ogni gioiello, orologio e accessorio che creo nasce da un processo meticoloso, interamente svolto nella mia azienda a Balerna, dove mi avvalgo di tecnologie avanzate come CAD, stampa 3D e fusione. La produzione in-house di gioielli, orologi e occhiali su misura mi consente di garantire una qualità eccellente, valorizzando l’artigianato locale e collaborando con aziende ticinesi che condividono la mia passione per l’innovazione. Collaborando con realtà locali, ho realizzato orologi su misura e, proprio in questo momento, sono entusiasta di lavorare al mio secondo modello di orologio, che all’inizio del 2025 entrerà in produzione con una serie limitata. Il mio obiettivo è offrire ai clienti un’esperienza irripetibile: progettare insieme a me orologi, gioielli personalizzati e occhiali preziosi, selezionando ogni dettaglio con cura e passione. Ogni creazione racconta una storia unica che combina il design, i ma -

teriali pregiati e, soprattutto, la storia del mio cliente. Il nostro approccio riservato e professionale, apprezzato anche da brand di fama internazionale, ci permette di mantenere elevata la qualità artigianale locale, offrendo un prodotto che incarna l’essenza del Made in Ticino».

La scelta tra diamanti naturali e lab-grown è un tema centrale nella sua attività. Come affronta questa scelta con i clienti, considerando che molte aziende di orologi e gioielli di lusso oggi integrano diamanti creati in laboratorio nei loro prodotti?

«Come designer all’avanguardia, credo nell’importanza di abbracciare la tecnologia, la scienza e l’innovazione. Sono sempre alla ricerca di nuovi materiali e concetti per distinguermi. Il mio obiettivo è tradurre queste idee nella mia visione creativa, offrendo gioielli unici che rispecchiano i gusti e i valori del cliente. La scelta tra diamanti naturali e lab-grown è una decisione personale, e io fornisco tutte le informazioni necessarie per aiutare i clienti a scegliere in base alle loro esigenze. Negli ultimi anni, l’integrazione dei diamanti lab-grown nella mia collezione ha migliorato notevolmente la qualità del prodotto e ha aumentato le vendite. Personalmente, amo entrambe le tipologie di diamanti, poiché sono pietre straordinarie e inimitabili. La crescente popolarità dei diamanti creati in laboratorio, anche tra i brand di alta gamma, testimonia quanto queste pietre siano apprezzate per la loro bellezza e qualità».

PRESTAZIONI DA AUTENTICA SPORTIVA

IL SUO SPIRITO SPORTIVO SI PERCEPISCE A PRIMA VISTA. LA CARROZZERIA CESELLATA È STATA PROGETTATA PER RIDURRE L’ATTRITO CON L’ARIA

CHE SCORRE LUNGO LA SUPERFICIE. ELEMENTI SPORTIVI, QUALI IL COFANO AERODINAMICO CON LE PRESE D’ARIA IN CARBONIO OPACO, INVITANO

ALLA VELOCITÀ MIGLIORANDO LA CIRCOLAZIONE DELL’ARIA E LA DISSIPAZIONE DEL CALORE MENTRE ELEMENTI PURAMENTE RACING

COME IL MONOSCOCCA A VISTA IN FIBRA DI CARBONIO NELL’ABITACOLO METTONO IN EVIDENZA IL PEDIGREE DA CAMPIONE.

La Maserati GT2 da corsa mette la targa e diventa Stradale. Alla Monterey

Car Week, il Tridente ha svelato la sua nuova punta di diamante, una due posti strettamente derivata dal modello destinato ai track day ma omologata per l’utilizzo su strade aperte al traffico. La base di partenza è immancabilmente la MC20 con il suo V6 biturbo Nettuno, appositamente modificato per l’occasione e abbinato a tanti dettagli

pensati con le prestazioni nel mirino. Con una velocità superiore a 320 km/h, la potenza massima aumentata a 640 CV (10 CV in più rispetto a MC20), un peso alleggerito di 60kg, e l’accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 2,8 secondi, Maserati GT2 Stradale promette infatti sensazioni impareggiabili, prestazioni di livello superiore, grazie anche alla sofisticata aerodinamica, e un design accattivante ereditato dalla sorella da corsa. Al volante, la sensazione sarà

quella di guidare una tra le più incredibili vetture da pista in circolazione, con la possibilità di goderne il meglio sulle strade del mondo. Fiore all’occhiello di Maserati GT2 Stradale sono l’ampia varietà di optional, la possibilità di personalizzazioni con pacchetti dedicati al miglioramento delle performance o alla ricerca di un’estetica più aggressiva, gli esclusivi contenuti Fuoriserie, e le configurazioni specifiche (disponibili a seconda del mercato).

Rispetto al modello da pista, la Stradale propone un setup aerodinamico specifico, con un grande alettone posteriore, un estrattore e un frontale molto aggressivo, con grandi prese d’aria anche sul cofano del bagagliaio (che offre comunque una capacità

di 100 litri). Secondo la Casa, si arriva a una downforce di 500 kg. All’interno debuttano nuovi sedili specifici e un volante rivisto, con rivestimenti di Alcantara, inserti di carbonio e paddle del cambio, solidali al piantone, di dimensioni maggiorate. Proprio il volante ora integra dei Led bianchi, blu e rossi che segnalano al guidatore qual è il momento migliore per cambiare marcia nella guida più impegnata.

I clienti potranno incattivire ulteriormente la vettura grazie a dei pacchetti dedicati al miglioramento delle performance e alle personalizzazioni previste dal programma Fuoriserie. Con il Performance Pack, per esempio, vengono aggiunti pneumatici semi slick Michelin, il differenziale a slittamento limitato a controllo elettronico, i freni carboceramici e specifiche calibrazioni dell’elettronica. Volendo, si può avere anche il Performance Plus, con cinture a quattro punti ed estintore. In entrambi i casi, si “sblocca” la modalità di guida Corsa Evo, con quattro livelli selezionabili per gli aiuti elettronici.

PERFORMANCE ED EFFICIENZA DA PRIMATO

UN POTENTE SEI CILINDRI IBRIDO E L’ESTESA

AUTONOMIA ELETTRICA APRONO IL CAMPO AD UNA VERSATILITÀ D’ECCEZIONE: BERLINA E STATION

WAGON SANNO ESSERE DOCILI E SILENZIOSISSIME, QUANTO CAPACI E DECISE IN PISTA.

L’inconfondibile rotondità del cuore “straight-six”, sei cilindri in linea, conferisce un carattere speciale alla nuova, suggestiva combinazione ibrida ricaricabile (plug-in) che distingue la rinnovata Classe E 53 AMG: soluzione che porta in dote una versatilità di impiego mai così ampia, pur restando saldamente protagonista nel campo delle prestazioni più incisive. A bordo delle due varianti di carrozzeria disponibili con questo speciale allestimento, berlina e station wagon, è infatti possibile non soltanto spostarsi nei centri urbani in modalità puramente elettrica, ma pure viaggiare piuttosto estensivamente potendo contare su un’autonomia fino a 101 km e raggiungendo peraltro una velocità massima di 140 km/h. Allo stesso tempo, la combinazione dei due motori - termico ed elettrico - può essere sprigionata per mettere in campo una capacità di accelerazione di rilievo assoluto: sotto ai quattro secondi per traguardare da fermo la soglia dei 100 km/h in modalità Race Start, calibrata anche per innalzare per breve tempo la potenza massima di sistema fino a superare di slancio i seicento cavalli. Protagonista del ricercato sistema ibrido ricaricabile è il possente 3 litri

benzina, sei cilindri in linea dotato di turbocompressore, più potente di 14 cv rispetto alla versione precedente dell’auto: ora è capace di 449 cv con coppia di 450 Nm, cui si aggiungono i 163 cv (120 kW) e 480 Nm dell’unità elettrica alloggiata direttamente all’interno del cambio automatico Speedshift TCT 9G per risparmiare spazio. La batteria al litio è compatta ma generosa nella capacità, 28,6 kWh di cui però solo 21,2 kWh impiegabili nel quotidiano: una parte dell’energia viene infatti sempre riservata al “boost” e, quindi, alla guida ad alte prestazioni, permettendo così di contare sulle massime qualità dinamiche indipendentemente dallo stato di carica dell’accumulatore. Il telaio è stato anch’esso totalmente rivisto su questa versione AMG, a partire dalla scocca irrigidita attraverso numerosi interventi nei punti nevralgici della struttura. Le sospensioni regolabili AMG Ride Control vantano geometrie specifiche, unite alle carreggiate allargate rispetto alla Classe E standard, mentre la sterzata integrale mette d’accordo la massima agilità nello stretto e in manovra con superiori doti di stabilità sul veloce. Irrinunciabili, poi, la trazione integrale AMG Performance 4Matic+ a ripartizione totalmente variabile, così

come l’impianto frenante potenziato con pinze anteriori a quattro pistoncini; con ruote standard da 19”, a richiesta da 20” o 21”.

L’intero carattere della vettura naturalmente è modificabile in un tocco selezionando la modalità di marcia più appropriata, secondo i numerosissimi programmi a disposizione: dal più confortevole ed “ecologico” a quello più aggressivo e performante, dedicato all’impegno più incisivo in pista. La ricercatezza del design esterno si estende in un “continuum” armonico nell’esclusivo abitacolo, caratterizzato da ampie poltrone anteriori avvolgenti e generosi spazi in seconda fila. Le finiture AMG, sportive e lussuose con rivestimenti pelle Artico/Microfibra Artico, impunture rosse a contrasto e inserti illuminati in legno di frassino grigio a poro aperto, si fondono ai vistosi elementi della digitalizzazione di ultima generazione. Tra i quali spiccano l’ampio display di fronte al passeggero e lo spettacolare schermo centrale multifunzione da 12,3 pollici di diagonale, con possibilità di adottare la soluzione Superscreen, che si arricchisce di un terzo monitor dedicato al passeggero anteriore.

ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES-AMG E 53 HYBRID 4MATIC+

Motore Sistema ibrido plug-in*

Cilindrata 2.999 cm3

Carburante Benzina

Potenza max. 585 cv (430 kW) / 612 cv (450 kW)**

Coppia max.

750 Nm

Velocità max. 280 km/h

Accelerazione 0-100 km/h 4,0 sec / 3,8 sec**

Capacità serbatoio 66 litri

Peso totale 2.025 kg

Trazione Integrale

*Con sei cilindri in linea 3.0 turbo e unità elettrica

**Con modalità “Race Start”

ESTENDE I TRATTI DELLA SUA IMMORTALITÀ

ELETTRIFICAZIONE LEGGERA E SOSPENSIONI REGOLABILI CON CONTROLLO ATTIVO DEL ROLLIO AMPLIANO PRESTAZIONI GIÀ STRAORDINARIE: SU STRADA COME IN 4X4. CON ACCOGLIENZA ANCOR PIÙ ESCLUSIVA E TECNOLOGICA.

Non occorre cercare differenze eclatanti nel design di questa icona a quattro ruote: la Geländewagen resta totalmente fedele a sé stessa anche con questo lieve restyling, conservando “sotto pelle” tutte le innovazioni e gli aggiornamenti che le consentono di aggiungere ulteriore potenziale al già vasto corredo di capacità e tecnologie. 4x4 pura ma, nel tempo, resa pressoché altrettanto entusiasmante da condurre anche tra le curve, la Classe G esteticamente si affida così giusto a lievi dettagli, con il più evidente dato dalla mascherina anteriore ritoccata. Allo stesso tempo, sono di nuovo disegno i paraurti, mentre un inedito profilo-spoiler sul bordo del tetto si combina a più efficaci materiali isolanti di rivestimento di montanti e pannelli interni per garantire un’aerodinamica più raffinata e un incremento della qualità di insonorizzazione.

Al vertice della gamma restano le inconfondibili qualità dinamiche della AMG 63, sempre affidata al solido otto cilindri a V biturbo di 4,4 litri. Unità tuttavia arricchita del sistema ibrido leggero a 48V: alle prestazioni già apprezzate si aggiunge a supporto l’inedito generatore di avviamento integrato (ISG), capace di fornire una spinta supplementare

di 15 kW (20 CV) con 200 Nm di coppia per un breve periodo. Riducendo i consumi ma non soltanto. La trasmissione è affidata al rapidissimo cambio automatico Speedshift TCT a nove marce, con l’insieme di queste soluzioni che ha così permesso di “limare” un decimo nello stesso scatto da fermo ai 100 km orari, già di suo esuberante con il tempo di poco superiore ai quattro secondi. Esiste inoltre lo speciale Pack Performance che permette un ulteriore, piccolo miglioramento di questo dato, oltre a innalzare la velocità massima del veicolo. Non meno importante, nell’evoluzione della G 63 AMG, è poi la possibilità di adottare il nuovo sistema di sospensioni Active Ride Control, che portano in dote in primo piano la stabilizzazione idraulica attiva del rollio. Questo permette di mantenere livellata la carrozzeria del mezzo tra le curve, offrendo maggior stabilità, più precisione e tenuta laterale oltre che un comfort superiore per i passeggeri. L’assetto è inoltre regolabile a piacimento, così come in grado di adattarsi in automatico alle varie sollecitazioni indotte dal manto stradale. Oltre alla propensione alla guida più performante, la vocazione al fuoristrada duro non è stata tralasciata. Le stesse, nuove sospensioni permet-

ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES-AMG G 63

Motore V8 Biturbo

Cilindrata 3.982 cm3

Carburante Benzina

Potenza max. 585 cv (430 kW) + 20 cv (15 kW)

Coppia max. 850 Nm a 2500-3500 giri/min + 200 Nm

Velocità max. 220 km/h / 240 km/h*

tono un ulteriore miglioramento della loro escursione massima, mentre il pacchetto opzionale Offroad Pro aggiunge ulteriore potenzialità nei passaggi più impervi. La trazione integrale conserva inoltre l’opzione delle marce ridotte così come dei tre differenziali bloccabili singolarmente.

A bordo, il conducente può disporre di una serie di informazioni aggiuntive anche nella marcia off-road, inclusa la visione “cofano trasparente” che proietta sul display centrale la vista virtuale sotto la parte anteriore del veicolo, per meglio valutare sia gli ostacoli sia creste, scarpate e avvallamenti se non più visibili attraverso il parabrezza, per via dell’inclinazione dell’auto. Questo e molto altro grazie all’adozione del sistema di infotainment MBUX di ultima generazione, che include tra l’altro la navigazione con realtà aumentata. Gli interni sono naturalmente lussuosi e curatissimi; il pacchetto Superior Line aggiunge poi ulteriori finiture in pelle nappa, elementi di design specifici, sedili attivi multi-contour con pacchetto Energizing Plus inclusivo di massaggio e climatizzazione.

Accelerazione 0-100 km/h 4,4 sec / 4,3 sec*

Capacità serbatoio 100 litri

Peso totale

2.560 kg

Trazione Integrale

*Con AMG Performance Package

Guidare un fuoristrada NEL CUORE DELLE ALPI

DEFENDER HOUSE IN COLLABORAZIONE CON L’HOTEL CHETZERON HA ORGANIZZATO NELLA SPLENDIDA LOCALITÀ ALPINA DI CRANS-MONTANA UNO SPETTACOLARE EVENTO NEL CORSO DEL QUALE, OLTRE A VARI MOMENTI DI BENESSERE E INTRATTENIMENTO, GLI OSPITI HANNO POTUTO

APPRENDERE LE TECNICHE DI GUIDA DI UN FUORISTRADA IN MONTAGNA E CONOSCERE IN ANTEPRIMA TUTTE LE NOVITÀ OFFERTE

DALLA DEFENDER NELLE VERSIONI 25MY E OCTA.

Un’avventura indimenticabile con la Defender Driving Experience in direzione dell’Hotel Chetzeron, situato a 2112 metri sul livello del mare, tra paesaggi mozzafiato, pendii scoscesi e percorsi fuoristrada, accompagnati in modo sicuro e competente da un team di guide esperte. Il viaggio è iniziato a valle, dove gli ospiti hanno preso in consegna il proprio Defender e familiarizzato con le funzioni e la maneggevolezza del veicolo. Poi la partenza per monti e valli, attraverso stretti sentieri di bosco e su ripide strade di montagna, affascinati dall’impressio -

nante scenario delle Alpi svizzere. Nell’infinita distesa delle cime alpine, è stato poi possibile godere dei servizi dell’Hotel Chetzeron e rilassarsi presso la piscina riscaldata, la sauna e il bagno turco. E ancora, tecniche di massaggio ed esperienze (grounding), un corso di tiro con l’arco oppure gli insegnamenti di un coach esperto per imparare a catturare immagini mozzafiato con la fotocamera del proprio cellulare. Gli chef del Chetzeron hanno fatto scoprire le specialità della cucina del vallese cui hanno fatto seguito musica dal vivo e degustazione di sigari e gin. La parte più propriamente motoristica si è articolata in vari momenti di presentazione delle caratteristiche dei nuovi modelli di Defender accompagnate da dirette esperienze che hanno consentito di imparare tutto quello che c’è da sapere sulla corretta tecnica di guida e sul comportamento da tenere in

varie situazioni di fuoristrada. La nuova Defender OCTA è alimentata da un motore V8 Twin Turbo mild-hybrid da 4,4 litri da 635 CV accoppiato a un cambio automatico a otto marce a due gamme di velocità, ed è la Defender più potente ed estrema di sempre: sfiorerà i 250 km/h con cerchi in lega leggera da 22 pollici e pneumatici per tutte le stagioni. Con 750 Nm1 di coppia (fino a 800 Nm in modalità OCTA) tarata per adattarsi alle eccezionali prestazioni all-terrain del veicolo, la nuova Defender OCTA è in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in 4,0 secondi, mentre la coppia massima è disponibile da soli 1.800 giri/min fino a quasi 6.000 giri/min, per una guidabilità eccezionale.

Le capacità dinamiche della nuova OCTA vanno oltre quelle di qualsiasi precedente Defender, con l’intro -

duzione delle sospensioni 6D Dynamics interconnesse idraulicamente, insieme ad ampie modifiche hardware e geometriche. Unica nel suo genere, è progettata per essere divertente da guidare su strada come in fuoristrada, senza compromessi. Un’avanzata rete di ammortizzatori semi-attivi a variazione continua collegati idraulicamente elimina virtualmente il beccheggio e il rollio della carrozzeria su strada; il sistema 6D Dynamics contribuisce anche a un comfort e a una raffinatezza senza precedenti. Su terreni accidentati, 6D Dynamics consente una maggiore articolazione delle ruote per affrontare ostacoli ancora più impegnativi, il che significa che i clienti possono spingere le loro avventure ancora più lontano con un comfort superiore. La nuova Defender è disponibile

negli allestimenti S, X-Dynamic SE, X-Dynamic HSE, X e V8 per le tre varianti di carrozzeria: la 90 a tre porte (lunga 458 cm), la 110 a cinque porte (lunga 502 cm) e la 130, lunga 536 cm con otto sedili e sempre cinque porte. I vari allestimenti possono essere migliorati con i nuovi pacchetti specifici per gli Adas (sistemi di assistenza alla guida), per i climi freddi e il traino, per gli interni (Signature Interior Pack, Signature Interior Pack con Captain Chairs Pack, Comfort and Convenience Pack e Premium Upgrade Interior Pack) e per i sedili della terza fila (Family Pack e Family Comfort Pack 110).

La novità principale della Defender “model year” 2024 è la versione 110 Sedona, con un inedito color rosso denominato Sedona Red, con elementi a contrasto neri (fanno parte dell’Extende Black Pack).

L’inedita tonalità si ispira ai colori del Parco nazionale di Red Rock a

Sedona, in Arizona. È presente anche una nuova decalcomania sul cofano che raffigura la topografia di Sedona, oltre a un contenitore laterale esterno, ideale per trasportare indumenti o attrezzi bagnati o fangosi. L’Extended Black Pack prevede inoltre la scritta Defender, griglia anteriore e piastre sottoscocca Narvik Black, cerchi in lega Gloss Black di 22” e copertura ruota di scorta in colore di carrozzeria.

Defender House è un hub interamente dedicato al brand e ai suoi clienti, espressione del nuovo approccio dirompente che sta caratterizzando la strategia del marchio. Promuovendo un equilibrio mentale e fisico che perdura nel tempo, agli ospiti è offerta un’esperienza di wellness e training su misura, finalizzata al potenziamento della forza, dell’endurance e del benessere generale, il tutto all’interno di un ambiente naturalistico di straordinaria bellezza.

QUANDO LA POTENZA si sposa con la bellezza estetica

IMPEGNATA A CONFRONTARSI NEL SEMPRE PIÙ AGGUERRITO SEGMENTO DEI SUV DI LUSSO AD ALTE PRESTAZIONI, IN CASA ASTON MARTIN HANNO DECISO DI RINNOVARE LA DBX707, EDIZIONE MY25, CHE SI PRESENTA CON AGGIORNAMENTI ESTETICI ACCOMPAGNATI DA UNA TOTALE RIVISITAZIONE DEGLI INTERNI.

ASTON MARTIN CADENAZZO Via Monte Ceneri 1 CH-6593 Cadenazzo T. +41 091 850 20 24 info@astonmartincadenazzo.ch www.astonmartincadenazzo.ch

Lanciata nel 2022, l’ammiraglia a ruote alte di Gaydon non stravolge la sua riuscitissima linea: all’esterno si segnalano le nuove maniglie delle porte e gli specchietti ridisegnati. In catalogo debuttano poi cinque ulteriori colori per la carrozzeria e due finiture inedite per i cerchi da 23 pollici. Il motore V-8 biturbo da 4,0 litri del marchio continua ad alimentare il SUV, con la stessa potenza di 707 CV. Un cambio automatico a nove rapporti con frizione a bagno d’olio trasmette la potenza al sistema di trazione integrale che può inviare il 100% della coppia alle ruote posteriori. Nel frattempo, gli ammortizzatori elettronici e le sospensioni pneumatiche ricevono una nuova taratura per migliorare la maneggevolezza. Secondo Aston Martin, la 707 è in grado di raggiungere le 60 miglia orarie da fermo (0-96,56 km/h) in 3,1 secondi e la velocità massima

Sulla DBX707 2025 la tecnologia avanza ma non fa piazza pulita dei comandi analogici. Il quadro strumenti sfrutta ora uno schermo da 12 pollici, più grande di quello impiegato sinora anche sulla DB12 Volante. Il nuovo infotainment diventa più che mai protagonista nell’esperienza di guida, garantendo una connettività avanzata e maggiori possibilità di personalizzazione. Dotato di schermo multitouch Pure Black, il sistema è integrato con funzionalità co -

di 310 km/h. I freni carboceramici anteriori da 16,5 pollici e posteriori da 15,4 pollici che garantiscono la potenza di arresto.

me Apple CarPlay wireless, USB-C e un’ampia gamma di servizi online, accessibili tramite l’applicazione Aston Martin. La nuova DBX707

resta però dotata di pulsanti dedicati per le operazioni chiave come la selezione delle marce, il controllo della trasmissione, il riscaldamento e la ventilazione. Evviva!

La DBX707 beneficia di un completo restyling degli interni. Il cruscotto è solcato da una modanatura orizzontale e lascia trasparire la tradizionale cura per i dettagli. Sportività e lusso si esprimono attraverso una furba alternanza di cromature e finiture testurizzate e nella razionalizzazione della consolle centrale.

Tra le altre novità spiccano le bocchette di aerazione verticali, il volante e i pannelli delle porte ridisegnati, con inedite maniglie a D. Il cliente può scegliere tra tre diversi allestimenti, ognuno con un carattere diverso. Inspire Comfort propone ricami a matrice e trapuntature, mentre Inspire Sport ha ricami vettoriali. Accelerate vira invece sull’Alcantara e sulla sportività. Ulteriori dettagli degni di nota sono il micropiping e i ricami.

Anche gli audiofili trovano note per i loro timpani. La DBX707 2025 monta di serie un impianto Aston Martin Premium Audio 800w a 14 altoparlanti. In alternativa si può richiedere però un sistema surround opzionale sviluppato in collaborazione con Bowers & Wilkins da 23 canali e doppia amplificazione da 1.600 W.

Lusso del futuro totalmente elettrico

LA CASA COREANA GENESIS

SEGNA L’INIZIO DI UNA

NUOVA ERA E STABILISCE

NUOVI STANDARD PER LE

BERLINE ELETTRICHE DI LUSSO.

La G80 elettrificata costituisce un perfetto equilibrio tra sportività ed eleganza e segna il percorso del viaggio di Genesis nel mercato dei veicoli elettrici. Si basa sul modello a combustione interna G80, espressione di “Athletic Elegance” e offre ai suoi clienti un chiaro valore aggiunto grazie al propulsore elettrico. In base allo standard NEDC, l’autonomia massima stimata per singola carica è di oltre 500 km (in base al sistema di certificazione EV coreano, la stima è di 427 km). La batteria può essere caricata dal 10% all’80% in soli 22 minuti utilizzando la ricarica rapida da 350kW.

L’Electrified G80 è disponibile esclusivamente con trazione integrale. Utilizzando motori con un massimo di 136 kW e 350 Nm alle ruote anteriori e posteriori, si ottengono forti prestazioni con una coppia di 272 kW e 700 Nm. Ciò consente una manovrabilità dinamica e un’accelerazione di 4,9 secondi da 0 a 100 chilometri orari.

Il “Disconnector Actuator System” (DAS) può collegare o scollegare automaticamente il motore e l’albero motore in base alle condizioni di guida, come la velocità del veicolo o la modalità di guida. Ciò consente di passare facilmente dalle due alle quattro ruote motrici per ridurre inutili perdite di potenza e aumentare l’efficienza.

La vettura offre un sistema di ricarica multiveloce a 400V e 800V per consentire ai clienti di utilizzare diverse infrastrutture di ricarica. Il motore di azionamento e l’inverter possono quindi aumentare il livello di tensione da 400V a 800V. Questo livello e ottimizzato per il sistema e fornisce una carica più stabile. I clienti possono utilizzare non solo un sistema di ricarica rapida a 800V senza un convertitore aggiuntivo, ma anche un caricatore a 400V. La G80 Electrified presenta anche la funzione V2L (Vehicle to Load), che consente ai clienti di utilizzare una potenza elettrica di 3,6 kW, superiore al livello di una famiglia media. Per garantire un’esperienza di guida confortevole, Genesis ha dotato il veicolo di ANC- R (Active Noise Control-Road, precedentemente noto come RANC) che riduce in modo significativo i livelli di rumore misurando e analizzando il rumore stradale con quattro sensori e sei microfoni nel veicolo, generando allo stesso tempo un rumore di lunghezza d’onda opposta. Anche le sospensioni a controllo elettronico in anteprima

(Pre-View ECS), che possono essere controllate utilizzando le informazioni della telecamera anteriore e del sistema di navigazione, contribuiscono a un’esperienza di guida ottimale. Il design segue il carattere della G80 - “Athletic Elegance” e “Bellezza dello spazio bianco” negli esterni e negli interni - e aggiunge vari elementi che contraddistinguono e berline EV di fascia alta.

La griglia Genesis Signature Crest si evolve in uno stemma aerodinamico con un motivo a matrice G invertita che interpreta la visione della G80 Electrified come un’auto totalmente sostenibile. La presa di ricarica si trova anche nell’area superio -

“Per garantire un’esperienza

di guida confortevole, Genesis ha dotato il veicolo di ANC- R (Active Noise Control-Road, precedentemente noto come RANC) che riduce in modo significativo i livelli di rumore misurando e analizzando il rumore stradale con quattro

sensori

e sei microfoni nel veicolo, generando allo stesso tempo un rumore di lunghezza d’onda opposta”.

re destra della griglia, invisibile quando è chiusa. Lo sportello di ricarica presenta inoltre il design cromato “Two Lines”, che sottolinea l’identit à e la coerenza del design. L’Electrified G80 presenta diverse tecnologie di ultima generazione ottimizzate per la sostenibilit à. Un collettore solare è montato nella linea del tettuccio. Con la luce del sole e il collettore solare, è possibile generare elettricit à per aumentare l’efficienza energetica della vettura. Per gli interni vengono utilizzati materiali naturali o riciclati, ad esempio pelle con tinture naturali per il sedile, la console e il bracciolo del sedile posteriore. Per la finitura viene utilizzato un legno levigato che proviene da legno riciclato dal processo di produzione dei mobili. Vengono utilizzati anche tessuti ecologici realizzati con PET riciclato. Genesis offre opzioni di colore esclusive per la G80 elettrificata, tra cui “Matira Blue” (esterno) e “Dark Green Two-Tone” (interno).

L’elettrificazione è una delle strategie chiave di Genesis, con l’obiettivo di offrire ai clienti nuove esperienze

con i suoi modelli EV di lusso. Fedele alla sua strategia finalizzata ad assicurare servizi di assistenza di alto livello, è stato dunque lanciato un sistema sicuro e uniforme per effettuare le ricariche senza carte di pagamento o App per smartphone. L’elemento essenziale che trasforma Plug & Charge in realtà è PCID (Provisioning Certificate Identifier): si tratta di un codice digitale speciale ed unico per ogni singola Genesis che viene associato ad un contratto di ricarica Shell Recharge attraverso Genesis Charge Pass. Una volta stabilito il collegamento per le operazioni di ricarica presso una stazione compatibile, l’autovettura avvia immediatamente una comunicazione con la postazione di ricarica. A questo punto, si utilizza il contratto di ricarica per identificare e collegare l’account Genesis Charging dell’utente completando il processo di autenticazione e avviando la sessione di ricarica. Al termine della ricarica, l’addebito viene caricato in modo automatico sull’account Shell Recharge dell’u-

tente che può ripartire subito. Grazie a Genesis Charging, fornito da Shell Recharge, gli utenti sono in grado di gestire le proprie ricariche domestiche e accedere a oltre 470.000 punti di ricarica pubblici in più di 35 paesi europei controllando tutto da un’unica App e con l’addebito di tutte ricariche in un’unica fattura. Questa vettura, è proposta nel rispetto della consolidata filosofia Genesis che offre in ogni situazione un servizio al cliente a cinque stelle. Il marchio è infatti sinonimo di un’alternativa nuova ed emozionante nel settore della mobilità premium. Un Personal Assistant accompagna i clienti lungo ogni momento della relazione con Genesis, garantendo tra gli altri servizi un’assistenza H24, veicoli di cortesia sempre messi a disposizione, oppure continui e regolari aggiornamenti della mappa di navigazione, senza dimenticare la garanzia dell’assistenza completa di 5 anni o i modelli trasparenti di guida e finanziamento. E ancora, oltre a proporre test drive, accompagna la consegna di un nuovo veicolo con la manutenzione periodica o gli interventi in garanzia; inoltre, gestisce le operazioni di ritiro e restituzione del veicolo, ma anche di tutti gli altri aspetti per consentire ai clienti di viaggiare senza preoccuparsi della gestione della vettura.

La nostra passione per l'hospitality e la gastronomia ci permettono di creare ogni singolo evento secondo l'essenza di chi lo commissiona, trasformando ogni occasione in un evento indimenticabile creando un'atmosfera unica e suggestiva.

Ogni particolare viene curato nei minimi dettagli: dalla ricerca delle materie prime, alle selezioni dei vini, ai pezzi unici che compongono la mise en place, alla sala e al suo design.

Palazzo Mantegazza

Riva Paradiso 2

CH-6900 Lugano-Paradiso

Come cambierà il mondo alberghiero

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE STA RIVOLUZIONANDO VARI SETTORI, COME INDUSTRIA, AZIENDE E SOCIETÀ DI SERVIZI, CON RISCHI E BENEFICI CONNESSI. QUANTO È GIÀ ENTRATA NEL MONDO DELL’ALBERGHERIA? PORTERÀ A HOTEL COMPLETAMENTE AUTOMATIZZATI E SENZA PERSONALE? IN TICINO, CANTONE DALLA FORTE MENTALITÀ BASATA SULL’ACCOGLIENZA, APPARE IMPROBABILE.

Si va, per dirla con Enzo Lucibello, verso «una ospitalità digitale», o con Federico Haas dell’Hotel Delfino di Lugano, «in direzione di una ibridizzazione tra hic tech e hic touch». Per contestualizzare, è utile innanzitutto comprendere che ruoli potrà svolgere l’AI nel mondo alberghiero. I campi di intervento sono molti: «Ci sono applicazioni che possono definire i prezzi, partendo da quelli che caratterizzano il mercato e dal grado di occupazione dell’hotel, altre che aiutano a decidere dove allocare ciascun cliente in base alla situazione attuale e dei giorni successivi. Inoltre, si potrà avere una risposta automatizzata alle recensioni, oltre che guidare il cliente, con chatbox che saranno in grado di accompagnarlo durante la prenotazione e la ricerca di servizi, oltre a check in e check out digitale. L’AI,

grazie a interazioni con sistemi di automazione, potrà regolare in modo intelligente le condizioni delle stanze, dalla temperatura alle tapparelle, in base alla presenza o meno del cliente o delle sue preferenze.

Ecco, lo scopo è migliorare la customer experience, l’esperienza del cliente, portando a offerte e proposte sempre più personalizzate», spiega Lucibello, che è CEO di una società che si occupa di consulenza nell’o -

Federico Haas
Linda Mazzoleni
Sonja Frey
Thomas Brugnatelli Cristina Cavazza

spitalità digitale. Sonja Frey, presidente di Hotelleriesuisse aggiunge all’elenco «un uso delle traduzioni, che sono sempre di migliore qualità, o le domande a ChatGPT, che possono fornire informazioni o input utili nel più breve tempo possibile». Quante di queste funzioni sono state implementate negli alberghi ticinesi, al momento? Per Frey, «ci sono aziende che stanno già utilizzando gli aspetti citati, mentre molti stanno pensando a come integrare efficacemente l’AI nelle loro attività», e anche secondo Lucibello molti sono già parecchio avanti. «Negli ultimi anni, con una collaborazione tra Lugano Region e Hotelleriesuisse, gli hotel di Lugano hanno fatto squadra usando HBenchmark, una piattaforma di data intelligence che sfrutta l’AI per prevedere con anticipo l’andamento del mercato, valorizzando l’offerta turistica regionale», sottolinea come esempio virtuoso Thomas Brugnatelli, neo direttore dell’Hotel Splendide Royal di Lugano. Invece Villa Principe Leopoldo ha introdotto “una chat tramite whatsapp che durante la permanenza in hotel utilizza sistemi di conciergerie avanzata”, come spiega Cristina Cavazza , CEO del gruppo Ticino Hotels, che vede uno sviluppo futuro importante per “una gestione ottimizzata delle prenotazioni, la possibilità di avere sempre un servizio h24, un’analisi dei dati avanzata e personalizzata”.

Linda Mazzoleni, direttrice dell’Hotel Serpiano, per ora sta provando dei chatbox per la risposta automatica alle recensioni. Pure l’Hotel Delfino da tre mesi circa si è mosso nella stessa direzione, per Haas in meno di un anno si potrà arrivare a una «customizzazione che permette di personalizzare le offer -

te, tramite l’AI che dialogherà con la piattaforma attualmente utilizzata dagli hotel». Per quanto concerne il suo hotel di lusso, Brugnatelli sottolinea come «ci sono moltissime potenzialità e anche delle zone d’ombra su questo tema, ed è per questo che intendiamo muoverci in tal senso, ma lavorandoci passo dopo passo, senza accelerare i tempi. Di certo, abbiamo già la nostra visione dell’uso che faremo dell’AI: un utilizzo che ci permetterà di semplificare i processi lavorativi, in particolare quelli ripetitivi, senza togliere nulla all’esperienza umana e personale che un ospite si aspetta da una struttura a 5 stelle come la nostra». «I tre e quattro stelle andranno verso una automazione generale, arrivando a essere senza personale, e i cinque stelle punteranno ancora sul tocco dell’uomo? Questa divisione è troppo poco specifica, non si può fare lo stesso ragionamento per un cinque stelle in piena Bahnofstrasse a Zurigo o per uno in montagna», sostiene Haas. L’Hotel Serpiano, ad esempio, fa della posizione periferica e della vista il suo punto di forza e di debolezza e per quella che è la tradizione, la sua direttrice non vedrebbe mai un albergo del tutto senza personale. «La questione non è il numero di stelle, che vuol dire tutto e niente, ma le caratteristiche intrinseche dell’hotel», riassume Lucibello. La ricerca di un giusto equilibrio tra innovazione e un settore fortemente legato al fattore umano sarà, come accennato, la sfida maggiore. Per Jacopo Soldini , direttore della Scuola specializzata superiore alberghiera e del turismo di Bellinzona, «la chiave sarà trovare un equilibrio, utilizzando l’AI per migliorare l’efficienza senza compromettere il tocco umano che è essenziale per un’ospitalità di quali -

tà». Come in ogni settore, si oserebbe dire. Per Frey, «si deve applicare un buon mix, semplificando i processi dove necessario e ragionevole, il che non vuol dire che le persone fisiche verranno sostituite ma che anzi potranno occuparsi dei lavori o dei clienti dove prima non si aveva il tempo». Proprio in questa direzione paiono andare i prossimi passi previsti dai direttori intervistati, la cui attenzione si sta concentrando prevalentemente sull’automazione di check in e check out. «Chi viaggia per business non vuole contatto umano, è ben felice di accedere in autonomia alla sua stanza, col suo codice», spiega Haas, «mentre chi viaggia per vacanze apprezza ancora essere accolto e intrattenuto da un incaricato». Per Mazzoleni, una differenza può anche essere data dall’età dei visitatori. Nessuno di loro però vede una sostituzione completa del personale, perché la capacità di accogliere e far sentire benaccetto l’ospite, che mai potrà essere garantita dalle macchine, è una caratteristica imprescindibile del turismo ticinese. «Potrebbe servire per risparmiare sui costi e ottimizzare il tempo», commenta Mazzoleni. «Noi come tre stelle abbiamo una problematica sulle spese del personale, sempre più alte, dunque ben vengano dei tool che aiutino a razionalizzare, tenendo presente che il fattore umano è imprescindibile. Infatti il nostro hotel, che fa della posizione periferica e della vista il suo punto di forza e di debolezza e per quella che è la tradizione, non potrebbe essere quello che è senza personale». Haas tocca anche un’altra tematica: una riduzione del tempo di apertura della reception potrebbe portare a una diversa organizzazione del lavoro, che, oltre che liberare risorse per attività che potrebbero essere auto -

matizzate, verrebbe incontro alle esigenze sempre più sentite di work life balance, con percentuali ridotte. Lucibello, in merito ai cambiamenti portati dall’AI sui dipendenti, vede la necessità di una nuova mentalità, più votata all’accoglienza e meno a incombenze come le prenotazioni o la fatturazione, cui consegue il bisogno di un nuovo modo di formare gli studenti che si orientano nel turismo. A tal proposito, la SSSAT «mantiene un dialogo costante con gli operatori e le operatrici del settore turistico per comprendere le dinamiche, anticipare le nuove esigenze e far sì che la formazione sia sempre al passo con i tempi», afferma Soldini. In particolare, «quest’anno è stato introdotto un piano di formazione completamente rinnovato, con un approccio interdisciplinare, più attento ancora alle competenze trasversali, le soft skills, oggi indispensabili per intraprendere una carriera nel settore turistico-alberghiero». In aggiunta, «la nostra scuola può approfittare, grazie alle interazioni con la Scuola specializzata superiore di economia (SSSE), del know-how di professionisti e

professioniste del settore economico e dell’informatica di gestione».

Anche Hotelleriesuisse è a fianco degli albergatori, con informazioni divulgate tramite il proprio sito e, ad esempio, con «la formazione Next Generation Hospitality Manager dove la tematica viene trattata con dei relatori professionali. Il tema della tavola rotonda durante la nostra assemblea generale era: l’intelligenze artificiale come alleato nel mondo alberghiero», spiega la sua presidente. Sintomo, insomma, di un argomento che interessa, affascina ed anche, come comprensibile, spaventa. «È una realtà nuova, ma se la conosci non fa più paura, anche se al momento vedo un po’ di timore generale», ammette la direttrice del Serpiano. Sul clima generale, Frey concorda che «anche se siamo sulla buona strada, credo che in Ticino si preferisca aspettare un po’ di più prima di agire mentre nel resto della Svizzera ci si arriva magari prima ad applicare». «Ritengo che, in un panorama vasto e sorprendente di possibilità, l’importante sia capire che cosa offre il mercato e che cosa è implementabile nella propria struttura», ragiona

Mazzoleni. Perché tutti sono consapevoli che, se le applicazioni sono potenzialmente infinite, non tutte sono adatte a ogni realtà e che bisognerà trovare caso per caso la formula che meglio risponde alle particolarità di ciascun albergo e alle richieste della sua clientela.

A frenare gli albergatori ticinesi ci sono anche i costi delle innovazioni.

«In Ticino la media camere per struttura è bassa e se i grandi hanno già introdotto molte novità, i piccoli attendono. Potranno poi beneficiare dell’effetto scala recuperando i costi», constata Haas, secondo cui molti stanno alla finestra ad attendere che cosa succederà.

Se in altri settori, come quello bancario, assicurativo o aziendale si temono anche i rischi connessi all’AI, i nostri interlocutori albergatori non paiono vederne di specifici. Non è d’accordo Soldini, secondo cui «l’implementazione dell’AI presenta diversi rischi, che devono essere attentamente considerati e gestiti, tra cui la dipendenza eccessiva dalla tecnologia, la tutela della privacy, sicurezza dei dati».

Anche Cristina Cavazza sottolinea, oltre alle possibilità, le «sfide importanti come la protezione dei dati personali, accessi non consentiti, la necessaria formazione del personale ed investimenti importanti per poter avere degli strumenti all’avanguardia».

Un Gourmet Spa Resort AI PIEDI DELLE ALPI BERNESI

EIGER, MÖNCH E JUNGFRAU EIGER

SONO SICURAMENTE LE MONTAGNE

PIÙ FAMOSE DELL’OBERLAND

BERNESE, ED È AI PIEDI DI QUESTE

MAESTOSE CIME CHE È SITUATO

L’HOTEL LENKERHOF.

DI PAOLA CHIERICATI

Arrivando al Lenkerhof di Lenk, a sud della Simmental, a 1068 metri di altitidine e a quattro ore di auto da Lugano, si è attorniati dallo spettacolo che offre la natura con il Wildstrubel, che si trova a cavallo tra il Canton Vallese ed il Canton Berna.

L’Hotel 5 stelle Superior Lenkerhof, definito un “Gourmet Spa Resort” è sicuramente tra i più eleganti della Svizzera, ma anche tra i più rilas -

santi: da subito ci si accorge che il personale è presente ma con discrezione, per accontentare ogni richiesta. La hall è moderna, gli arredi sono eleganti e contemporanei, un ampio camino domina la lounge, le ampie vetrate permettono di usufruire di una luce naturale in cui si riflettono le montagne circostanti. I signori Heike Schmidt e Jan Stiller, proprietari dell’hotel, si presentano con un sorriso e si percepisce subito la passione che li guida nel loro lavoro. Jan Stiller è cresciuto a Lenk, più precisamente sul Bühlberg, nel corso della sua formazione nel settore dell’ospitalità e attraverso diversi incarichi in hotel esclusivi nell’Oberland bernese e a Zurigo, ha avuto modo di conoscere la sua compagna Heike Schmidt, che è cresciuta nel sud della Germania ma ha compiuto

Heike Schmidt e Jan Stiller

gli studi in economia aziendale in Svizzera e ha fatto esperienze in eccellenti hotel nelle regioni di Zurigo e Lucerna. La loro visione comune nella conduzione dell’hotel si basa sulla comunicazione aperta e leale, sulla flessibilità e sul lavoro di squadra, che traspare nel servizio del personale attento e puntuale.

La storia dell’albergo inizia 350 anni fa con uno stabilimento balneare e una sorgente solforosa, che già veniva utilizzata come antinfiammatoria sulle mucose respiratorie, con effetti benefici sul sistema immunitario. Si trattava del primo hotel termale, allora chiamato Bad Lenk.

In anni recenti è stato implementata l’area benessere di 2.000 m2 “7sources beauty & spa”, con varie saune (finlandese, all’olio di pietra e biologica), una piscina interna ed esterna a 34° che offre una splendida vista panoramica, con adiacenti e affacciati sul giardino fiorito un’area Technogym e un padiglione per il fitness. Che dire, si tratta di un vero paradiso per ritemprare il corpo e lo spirito.

L’Hotel è membro dei Relais & Châteaux e attribuisce grande importanza alla sostenibilità: infatti, è certificato ISO 14001 ed è stato insignito del marchio

“Eco-Leader Gold” da TripAdvisor. Oltre alle 80 camere e suite, il Resort Gourmet Spa Lenkerhof comprende un’infrastruttura per riunioni ed eventi, quattro ristoranti, tra cui quello gourmet Spettacolo e il ristorante di montagna Bühlberg (situato a 1.664 metri, dove trovano ristoro gli escursionisti, i ciclisti, gli appassionati di mountain bike, gli sciatori e gli snowboarder), un’ampia terrazza, un bar, una cigar lounge e una cantina con diversi vini pregiati.

LENKERHOF GOURMET RESORT SPA

Badstrasse 20

CH-3775 Lenk im Simmental T. +41 (0) 33 736 36 36 www.lenkerhof.ch

NATURA RICCA E INCONTAMINATA NEL PIATTO

GRANDI ESPERIENZE GUSTATIVE

NEI DUE RISTORANTI PRESENTI

ALL’INTERNO DEL LENKERHOF GOURMET SPA RESORT.

DI GIACOMO NEWLIN

Siamo nell’Oberland Bernese, precisamente a Lenk nella Simmental, la valle più verde delle Alpi svizze -

re, conosciuta per i suoi paesaggi bucolici e per un’ospitalità calorosa. Chi non conosce la famosa razza bovina Simmental, allevata con successo in tutto il mondo dopo la notorietà ottenuta nella presentazione all’Esposizione universale di Parigi del 1855. In Svizzera il suo allevamento è destinato prevalentemente alla produzione di latte e formaggio, ma anche per l’eccellente carne. Abbiamo quindi già accennato ad alcuni prodotti per la gastronomia, utilizzati dalla ristorazione dello storico albergo Lenkerhof Gourmet Spa Resort, situato nel grazioso villaggio di Lenk a poco più di 1000 metri di altitudine. Questo albergo a cinque stelle, che fa parte della catena alberghiera dei Relais & Chateaux, rallegra le papil-

le gustative dei propri ospiti con il ristorante “Oh de Vie” e con il ristorante “Spettacolo”. La struttura poi dispone anche di un ristorante di montagna, il “Bühlberg” a 1664 metri s.l.m., dove in un ambiente moderno, elegante e nello stesso tempo rustico, gli appassionati di escursionismo, di sci o di mountain bike trovano ristoro con piatti dell’autentica tradizione svizzera, preparati con un tocco innovativo, senza contare latte e formaggi provenienti direttamente dagli alpeggi. Responsabile degli aspetti culinari dell’intera struttura alberghiera è l’Executive chef Stefan Lünse che si avvale di un “team” di ben 19 persone per proporre una linea di cucina che mette a frutto le importanti espe -

rienze professionali e così da una corretta interpretazione della tradizione spazia a volte nel cosiddetto “freestyle”. Il ristorante di punta si chiama “Spettacolo” e vede protagonista lo chef Karl Borrmann con la sua squadra, che offre una scelta di sei piatti su quindici, che cambia giornalmente e che vede susseguirsi specialità culinarie provenienti da tutto il mondo e in più, grande importanza viene riservata a creazioni sofisticate realizzate con i migliori prodotti regionali come carne, latte, formaggi e frutta e verdura ovviamente da agricoltura biologica controllata. In effetti ogni sera si ripropone uno spettacolo gastronomico che ha ben meritato i 17 punti sulla guida Gault & Millau. Solo qualche piccolo esempio di piatti: Camoscio dell’Engadina con carciofi al sale affumicato; Sogliola dell’Atlantico accompagnata da cavolo cappuccio saltato all’aglio; Aragosta calda alla griglia, tartare di melanzane e cipolle sott’aceto e fritte. Tra i protagonisti della serata si devono poi citare due secondi di carne: un petto di faraona ripieno con castagne e spugnole fresche e il classico duo di manzo Lenker: Mais, patate dolci e senape amara accompagnano la

punti Gault & Millau. Tra le pietanze troviamo ad esempio: Tagliolini fatti in casa, crema di zucchine e limone di Amalfi, oppure Fettuccine con pomodori, basilico e pinoli; Falafel al forno con Bulgur, insalata di ceci e jogurt Tahini; Ippoglosso dell’Atlantico nord-orientale con salsiccia vodese e porro; Carpaccio di capriolo svizzero, carciofo e tartufo; si può terminare con del Cioccolato fondente, levistico e caramello salato. Ovviamente per l’accompagnamento con i vini, la lista del Lenkerhof Gourmet Spa Resort offre una scel -

guancia brasata e il filetto rosa; Mousse al caramello salato e mela affogata al cioccolato in ciotola croccante. Tuttavia una delle principali attrazioni per il buongustaio è il buffet dei formaggi con oltre 30 specialità casearie!

Ma al Lenkerhof Gourmet Spa Resort c’è la seconda perla culinaria rappresentata dal ristorante “Oh de Vie” dove lo chef Georgios Tanos, sia a pranzo sia a cena coccola gli ospiti con una prelibata cucina il cui tema viene definito con la frase “La Costa Azzurra Italo-Francese che possiamo tradurre con ispirazione mediterranea e che ha ottenuto i 15

ta di etichette accreditate di grande respiro, che dalla Svizzera si spostano in Francia, Italia, Germania, Austria, Spagna, Portogallo, Australia, Argentina, Cile, Libano, per soddisfare i gusti dei più esigenti conoscitori. Fa piacere notare che sono altresì presenti alcuni vini della più pregiata produzione ticinese.

LENKERHOF GOURMET

RESORT SPA

Badstrasse 20

CH-3775 Lenk im Simmental T. +41 (0) 33 736 36 36 www.lenkerhof.ch

GRINDELWALD È CONSIDERATA

UNA DELLE DESTINAZIONI TURISTICHE PIÙ POPOLARI

IN SVIZZERA, PUNTO DI PARTENZA

IDEALE PER ESCURSIONI NELLA

REGIONE DELLA JUNGFRAU

E NELL’OBERLAND BERNESE.

DALL’HOTEL BERGWELT

GRINDELWALD SI PUÒ AMMIRARE

L’IMPONENTE PARETE NORD

DELL’EIGER, BEN NOTA NEL MONDO DELL’ALPINISMO.

DI PAOLA CHIERICATI

Sono molti gli hotel, i ristoranti e i caffè che portano il nome della famosa località, così come l’hotel che abbiamo visitato. Dalla sua terrazza si osservano le Alpi svizzere ed è un vero spettacolo, basti pensare che in questa area geografica i pionieri alpini britannici scoprirono gli sport di montagna. Lo Swiss Premium Alpine Design Resort Bergwelt Grindelwald ha una sua storia da raccontare poiché

HOTEL DI DESIGN con sguardo sull’Eiger

è considerato una sorta di rifugio mistico, un omaggio all’epoca d’oro degli esploratori, dei sognatori e dei temerari, dove gli sportivi e i clienti più in generale possono rilassarsi ammirando la bellezza del paesaggio montano. Il personale è premuroso e il Resident Manager John A. Alonso Jimenez, in carica da marzo 2024, ci accoglie con affabilità: «Il mio compito è garantire in ogni momento la completa soddisfazione dei nostri clienti, offrendo servizi ed esperienze che potranno ricordare e raccontare. La nostra clientela è svizzera ma anche internazionale, sono numerosi gli asiatici e gli arabi; l’hotel è affiliato ai Swiss Design Hotels di cui fa parte anche un altro albergo nelle vicinanze, l’Hotel Pinte, il più antico di Grindelwald, che esiste dal 1843 ma è stato riaperto dopo una ristrutturazione nel giugno 2021 con sette camere doppie e un ristorante che propone specialità svizzere». Tanja Münker è invece direttore generale dal 2023 e aggiunge: «Lavorare

e vivere nel paradiso montano dell’Oberland bernese è davvero fantastico». Il design del Grindenwald Bergwelt è lussuoso, le aree comuni sono calde e accoglienti, così come le 90 camere e suite che riflettono la vicinanza alla natura e nel contempo il fascino urbano, grazie all’utilizzo del legno svizzero e agli arredi mo -

derni all’insegna della sostenibilità. All’interno della struttura è possibile percorrere anche un viaggio alla scoperta dell’arte svizzera che aggiunge valore ai dettagli architettonici: si possono ammirare quadri dell’artista Max Hari di Thun e opere in vetro acrilico di Susi Kramer di Oberhof, oltre a varie sculture e quadri della collezione di Beat Wälchli di Aarwangen. Il centro benessere Fire & Ice SPA di 800 mq è una fonte di energia vitale con quattro saune, un bagno turco, una piscina interna ed un jacuzzi all’esterno, una fontana di ghiaccio e un’area relax con cami -

netto. La sala fitness è di piccole dimensioni ma ben attrezzata ed è a disposizione un percorso benessere nell’area dei trattamenti. L’hotel è scelto anche dalle aziende per eventi e workshop, avendo a disposizione ampie sale attrezzate con moderne tecnologie. Nel tempo libero si possono fare diverse escursioni e, visto che abbiamo menzionato più volte l’Eiger, va aggiunto che la funivia a tre cavi più moderna del mondo porta in soli 15 minuti dal terminal di Grindelwald direttamente al ghiacciaio dell’Eiger. Inoltre la Jungfraubahn, che parte da Grindelwald e fa tappa alla stazione

Kleine Sheidegg, raggiunge la stazione ferroviaria più alta d’Europa a 3.454 metri sopra il livello del mare nel cuore del patrimonio dell’UNESCO, ovvero lo spettacolare Jungfraujoch.

BERGWELT GRINDELWALD

ALPINE DESIGN RESORT

Bergwelt 4

CH-3818 Grindelwald

T. +41 (0) 33 854 85 85 www.bergwelt-grindelwald.com

Piaceri del palato DI FRONTE ALL’IMMENSITÀ

DELLE CIME ALPINE

LA MAGIA DELLA VISTA DELLE

CIME DELL’EIGER, DEL MÖNCH E DELLA JUNGFRAU NON PUÒ NON PROVOCARE UNA FORTE EMOZIONE ANCHE A CHI NON È AVVEZZO ALLA POESIA.

DI GIACOMO NEWLIN

BERGWELT GRINDELWALD

ALPINE DESIGN RESORT

Bergwelt 4

CH-3818 Grindelwald T. +41 (0) 33 854 85 85 www.bergwelt-grindelwald.com

Fortunati coloro che hanno la possibilità di provare questa magia coccolati dalla piacevolezza degli ambienti del Design Resort Bergwelt a Grindelwald, una perla immersa nelle Alpi dell’Oberland Bernese. La montagna con tutte le possibilità che offre d’estate e d’inverno per gli amanti di tutti gli sport alpini, anche di quelli un po’ meno faticosi come le attività offerte dalla SPA, induce a fine giornata ad un certo languorino e dunque a rilassarsi per accogliere le piacevolezze gastronomiche che l’Hotel Bergwelt Grindelwald offre ai propri ospiti. È una bella sensazione sentirsi come in casa di amici che ti hanno invitato a cena. La cordialità, il senso di amicizia, l’atmosfera calda invogliano a sedersi a tavola dopo il sorri -

dente invito dello chef. Urs Gschwend è l’executive chef del Design Resort Bergwelt a Grindelwald. La sua quasi quarantennale esperienza in cucina, svolta in prestigiosi alberghi come: Grand Hotel Les Trois Rois a Basilea; Leonard’s Le Grand Bellevue a Gstaad, dove ha ottenuta la stella Michelin; Hotel Lenkerhof a Lenk; Ristorante Aphrodite dell’Hotel Giardino ad Ascona, esperienze che lo hanno premiato con numerosi riconoscimenti.

La cucina di Urs si esprime nella raffinatezza ma anche concretezza dei suoi piatti che traggono ispira -

zione direttamente dai più rinomati prodotti locali, la maggior parte dei quali cucina alla griglia nel ristorante BG’s Grill. A questo punto sono necessari alcuni esempi: il profumato Steak di SalmoneSwiss Alpine; il succoso Petto di Pollo Alpstein; l’indimenticabile Pancia del maiale alla “Teriyaki”; il Rack d’Agnello irlandese; la tenera Cotoletta Simmental; il maestoso e succulento

Château Briand. Chi poi vuole esagerare e gustare il fiore all’occhiello del BG’s Grill, può affrontare la grigliata mista “Surf & Turf” ovvero 600 grammi di passione!

Lo chef strizza l’occhio anche ai bambini che amano la cosiddetta cucina “easy”, che però viene preparata con tutti i crismi dell’alta gastronomia, come le casarecce con la scelta di vari sughi; Fish & Chips; Chicken Nuggetts. Non vengono assolutamente dimenticati i vegetariani che hanno la possibilità di una scelta gourmet; da un equilibrato e straordinario Gazpacho; le perfette melanzane grigliate servite con curry e mango; l’originale carciofo con chanterelles, siero di latte e crescione, ecc. In sostanza l’ordinario si trasforma in straordinario! L’ac-

compagnamento dei piatti con i vini non è un’impresa difficile, sia per la bravura del personale di servizio, sia per una carta non chilometrica ma con etichette di grande qualità. Ma una chicca, per chi desidera cenare e sentire tutta la “svizzerità” è rappresentata dal più tradizionale ristorante “Pinte”, che si trova nel cuore del paese, a pochi passi dall’Hotel al quale appartiene. Si tratta del più antico e caratteristico locale di Grindelwald, risale al 1843 e dove in una calda atmosfera si possono gustare piatti della più autenti-

ca cucina svizzera: affettati e formaggi regionali: Rösti con Blümli’s alpkäse, panna acida e uova fritte; älplermagronen con apfelmuss e cipolle arrosto; Cordon Bleu con formaggio dell’alpe e prosciutto del contadino; Entrecôte di cervo con Spätzli, cavolo rosso e marroni; Fondue con diverse combinazioni di formaggi, che la sera si possono gustare anche nella bella stagione, dato che Grindelwald si trova a 1000 metri s.l.m. Va da sé che la migliore produzione vinicola svizzera è presente per armonizzare l’accompagnamento con i piatti della tradizione.

INDIMENTICABILE ESPERIENZA DI GIOCO

UNO PAESAGGIO MONTANO

FAMOSO IN TUTTO IL MONDO

COSTITUISCE LO SPLENDIDO

SCENARIO DEL CAMPO DEL GOLF

CLUB INTERLAKEN-UNTERSEEN, CHE SI TROVA TRA IL LAGO DI THUN E IL LAGO DI BRIENZ.

CE LO PRESENTA LA NOSTRA APPASSIONATA DI GOLF

ARIELLA DEL ROCINO

Il percorso prevalentemente pianeggiante e il clima mite invitano gli appassionati di golf a Interlaken-Unterseen per dedicarsi al golf nel cuore dell’Oberland

bernese. Il campo da golf 18 buche, che confina con una riserva naturale, costituisce un’esperienza non solo per gli amanti della natura, ma anche per i golfisti che apprezzano l’equilibrata armonia delle sfide sportive e l’interazione con la natura.

Incastonato tra i laghi Brienz e Thun, in vista delle vette Eiger, Mönch e Jungfrau, famose in tutto il mondo, si trova questo campo da campionato estremamente attraente, che esiste dal 1966 ed è stato ricostruito e migliorato nel 2004 e nel 2005.

Le colline alpine da sogno e una delle più importanti riserve naturali fanno da sfondo a indimenticabili partite di golf. I rigorosi requisiti di manutenzione e la creazione di zone protette per la flora e la fauna hanno preservato l’aspetto naturale del luogo. Animali selvatici e uccelli di ogni specie hanno stabilito la loro casa all’interno e intorno al campo. Le strutture del club includono un putting green, un’area gioco corto per pitching e chipping e un driving range. Il pro shop in loco propone abbigliamento adatto e attrezzatura da golf all’avanguardia: in breve, tutto ciò di cui c’è bisogno per giocare a golf. Se necessario è possibile anche noleggiare mazze da golf e approfittare di offerte convenienti per princi-

pianti. L’accogliente Club House è l’ambiente ideale per concedersi un drink rinfrescante prima e/o dopo la partita o assaggiare le specialità del ristorante gastronomico.

Nell’Oberland il golf si pratica dal 1904. L’odierno campo da golf è stato creato su iniziativa di alcuni professionisti del turismo di Interlaken e nel 1963 è stato fondato il Golf Club Interlaken-Unterseen. Il campo da golf è stato progettato dall’architetto tedesco del golf Limburger e costruito dal noto architetto del golf Donald Harradine. I lavori di costruzione iniziarono nel tardo autunno del 1963 e il gioco iniziò su 9 buche nel 1965. Nell’estate del 1966, però, le seconde 9 buche erano operative e da allora Unterseen ha il suo campo da golf a 18 buche, costruito con una somma di denaro di circa 800.000 franchi. Negli anni successivi gli investimenti furono effettuati soprattutto nelle infrastrutture. Così nel 1983 venne acquistato uno “Stöckli” che venne utilizzato come ufficio. Nel 1976 furono messi in funzione il nuovo edificio del guardaroba e un pro shop e nel 1984 lo spazio fu ampliato per soddisfare le esigenze con la nuova Wägelihalle. Poiché era necessario ampliare anche il ristorante, nel 1985 è stata costruita

una nuova sala ristorante con 70 posti a sedere e un’ampia vetrata. Poiché la Club House non poteva più soddisfare le esigenze e il numero dei membri, nell’inverno 1993/94 ne venne costruita una nuova con una spesa di 4 milioni di franchi. Anche il campo pratica era troppo piccolo a causa del numero sempre crescente di iscritti, ed è stato necessario rinnovarlo nel 2000 quando sono iniziate le

attività di addestramento in un nuovo impianto. Dopo circa 40 anni di utilizzo il campo da golf non soddisfaceva più gli standard abituali e dall’autunno 2003 all’estate 2005 è stato ampiamente ristruttu -

rato. Secondo il progetto dell’architetto scozzese del golf John Chilver-Stainer, tutti i green e tutti i tee furono ricostruiti e all’interno dell’area del golf furono creati corsi d’acqua, laghi e stagni. Tutto ciò era legato anche alla rinaturalizzazione dei corsi d’acqua esistenti fino al Lago di Thun. L’armonia tra natura e golf è sempre stata importante per il Golf Club Interlaken-Unterseen ed è diventata realtà con il nuovo campo da golf.

IL FUTURO IN UNA MANO

IL DR. MED. IVAN TAMI, PRESIDENTE DEL COMITATO

ORGANIZZATORE E PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ SVIZZERA

DI CHIRURGIA DELLA MANO, MEMBRO FMH, PRESENTA

IL CONGRESSO ANNUALE DELLA SOCIETÀ SVIZZERA DI CHIRURGIA

DELLA MANO (SGH/SSCM) E DELLA SOCIETÀ SVIZZERA

DI RIABILITAZIONE DELLA MANO (SGHR/SSRM), TENUTOSI IL 28 E IL 29 NOVEMBRE PRESSO IL PALAZZO DEI CONGRESSI DI LUGANO.

Che cosa rappresenta il vostro Congresso SGH/SGHR 2024 nell’ambito dei progressi conseguiti nel corso degli ultimi anni dalla chirurgia della mano?

«Questo Congresso ha rappresentato un importante momento di approfondimento riguardo a diversi temi legati alle nostre specializ -

zazioni, passando dall’ambito della ricerca scientifica a quello della pratica clinica, con l’intento di curare e ampliare le relazioni professionali tra i diversi attori del campo, chirurghi e terapisti, sia che lavorino nelle realtà pubbliche che in quelle private. Per tradizione i lavori si svolgono ogni anno in una città della Svizzera e sono particolarmente orgoglioso del fatto che

quest’anno sia toccato a Lugano che ha accolto nel migliore dei modi i congressisti con un programma denso di qualificati momenti professionali ma anche di occasioni di piacevole convivialità. Come ticinese sono contento di poter dire che questo Congresso ha rappresentato un importante momento di promozione dell’intero Cantone: non a caso, abbiamo voluto aprire i lavori con una prolusione di Daniele Finzi Pasca che è senza dubbio uno dei più qualificati rappresentanti della vita culturale del Ticino».

Quali sono stati i più significativi momenti di dibattito e confronto registrati nel corso dell’incontro luganese?

«Nelle varie sessioni del Congresso sono state affrontate numerose tematiche di grande interesse. Mi piace ricordare le problematiche connesse alla copertura plastica delle lesioni della mano; o la traumatologia dell’avambraccio, tenendo conto del fatto che i movimenti della mano coinvolgono in modo diretto anche polso e gomito. E, ancora, la grande questione relativa alla sostenibilità della chirurgia e della riabilitazione della mano, in relazione all’utilizzo e allo smaltimento dei materiali consumati. Con uno sguardo rivolto al futuro sono state esaminate le prospettive relative all’evoluzione delle protesi utilizzate nella chirurgia della mano. Un apposito spazio è stato riservato ai giovani medici che hanno avuto modo di presentare i loro lavori di ricerca. Infine, grande interesse e partecipazione, anche per le implicazioni legate alla recente vota-

zione popolare, ha suscitato la discussione sulla politica sanitaria e sul relativo finanziamento dei costi, con particolare riferimento alle ripercussioni che essa ha anche riguardo al nostro settore».

Avete dedicato un’attenzione particolare al trattamento dei cosiddetti Big Five nella chirurgia e nella terapia riabilitativa della mano. Quali sono?

«L’esperienza clinica e la pratica quotidiana ci hanno portato ad individuare una serie di patologie che sono le più ricorrenti: la sindrome del tunnel carpale, cioè la compressione del nervo mediano; il dito a scatto, ovvero la compressione e il blocco dei tendini flessori; la rizoartrosi o artrosi del pollice, una patologia che provoca dolore e una limitazione funzionale fino a importanti restrizioni nell’uso della mano; la frattura del polso e, infine, le lesioni e i tagli dei tendini flessori. Se si considera che queste sono le problematiche con cui siamo quotidianamente confrontati all’interno dei nostri ambulatori, ci è sembrato utile confrontarci per arrivare a definire e condividere diagnosi, terapie e protocolli riabilitativi».

Guardando al futuro, quali prospettive si aprono per l’evoluzione futura della chirurgia della mano? «La chirurgia della mano è uno dei settori clinici in più rapida evoluzione, grazie alla crescente disponibilità di microtecnologie che ben si abbinano alla necessità di mininvasività richiesta per intervenire in un distretto anatomico così finemente strutturato. Sia la chirurgia traumatologica che la chirurgia delle patologie degenerative della mano hanno giovato dell’avvento di numerose

tecnologie operatorie emerse negli ultimi anni. Analoghi progressi si registrano nel campo della chirurgia estetica della mano. Non bisogna dimenticare poi le interessanti prospettive offerte dalla medicina rigenerativa non invasiva. Infine, non si può non guardare con attenzione e positiva attesa allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, applicata per esempio alla diagnostica, oppure alla robotica. Per il chirurgo, la possibilità di accedere a strumentazioni

all’avanguardia consente di ridurre drasticamente i tempi operatori e di migliorare sia il profilo di sicurezza che i risultati clinici attesi dall’intervento, il tutto a completo beneficio del paziente».

ANCHE LE PROTESI POSSONO ESSERE REVISIONATE

IL DR. MED. MAURO MOLINA, SPECIALISTA IN CHIRURGIA

ORTOPEDICA E TRAUMATOLOGIA

DELL’APPARATO LOCOMOTORE, MEMBRO FMH, CI PARLA

DELLA CHIRURGIA DI REVISIONE PROTESICA, IL CUI SCOPO

È QUELLO DI FORNIRE SUPPORTO AI PAZIENTI CHE SONO ANDATI

INCONTRO A UN FALLIMENTO

PARZIALE O TOTALE DI UN IMPIANTO PROTESICO EFFETTUATO IN PRECEDENZA.

Una domanda che interessa particolarmente i pazienti sottoposti ad artroprotesi riguarda la durata degli impianti all’anca o al ginocchio. Qual è la situazione a tale proposito?

«L’intervento di artroprotesi consiste come è noto nel sostituire le strutture anatomiche dell’anca o del ginocchio, ormai danneggiate, con l’impianto di componenti meccaniche che permettono di restituire all’articolazione la sua funzionalità e risolvere il dolore. Con l’evoluzio -

ne dei materiali e delle tecniche chirurgiche si è assistito ad un significativo aumento di sopravvivenza degli impianti nel tempo. In particolare, oggi le nuove superfici delle protesi permettono una migliore fissazione all’osso, il polietilene di nuova generazione ha un’usura minore rispetto a quello usato in precedenza, e la ceramica per uso biomedico ha una resistenza maggiore; i nuovi accoppiamenti polietilene/ceramica, e ceramica/ceramica hanno un bassissimo coefficiente di usura ed hanno contribuito a conferire all’impianto una sopravvivenza più lunga.

Lo sviluppo di steli protesici più piccoli e meno invasivi ha permesso inoltre minore aggressività sulle strutture ossee, e la possibilità di impiantare l’artroprotesi con tecniche mini invasive, molto meno traumatizzanti sulle strutture muscolari, con conseguente beneficio sulla ripresa del paziente. In conclusione, i dati disponibili documentano un’ottima sopravvivenza degli impianti a 15 anni, ma considerando che le protesi impiantate in questi ultimi anni hanno caratteristiche tecniche senza dubbio superiori a quelle di circa due decenni fa, la durata delle protesi è destinata a salire oltre i 20 anni per quelle del ginocchio e 25 anni per quelle dell’anca».

In un limitato numero di casi si registra tuttavia un fallimento dell’impianto. Quali sono le principali cause dell’insorgenza di possibili problematiche?

«I materiali costituitivi non sono l’unico elemento che possono influenzare il possibile fallimento della protesi stessa. Vanno considerati altresì fattori legati al paziente stesso come l’obesità, le attività sportive o lavorative traumatiche, l’osteoporosi e le infezioni precoci o tardive, che possono ridurre i tempi di sopravvivenza della protesi. È da sottolineare poi che il successo nel tempo è anche legato alla tecnica chirurgica, peraltro molto migliorata nel corso degli anni, che deve essere precisa e meticolosa e permettere un corretto posizionamento delle componenti in modo che queste possano lavorare in modo omogeneo ed armonico. Infatti un fattore fondamentale per la longevità dell’artroprotesi è proprio che lavori con una corretta meccanica ed in modo stabile; questo avviene quando le componenti sono ben posizionate, le strutture

legamentose correttamente bilanciate dal chirurgo e le strutture muscolari tonificate con particolari programmi fisioterapici».

Quali sono i casi in cui occorre intervenire con la chirurgia di revisione protesica?

«A parte i danni subiti da eventi esterni come le fratture periprotesiche, determinate da la cadute o incidenti vari, che rappresentano la 3° causa di revisione delle protesi; la principale causa rimane la mobilizzazione asettica, ossia il distacco della protesi dall’osso per usura delle componenti con formazione di detriti responsabili dei difetti ossei (25% dei casi nel registro nazionale svizzero), che sta però diminuendo, come detto, grazie al miglioramento dei materiali. A queste si aggiungono l’instabilità della protesi conseguente al ottimale allineamento dell’impianto stesso, che può causare dolore o addirittura lussazione dell’impianto con necessità di sostituzione dello stesso. Le infezioni rappresentano poi circa il 15% dei fallimenti degli impianti protesici e possono essere precoci per contaminazione in sala operatoria o per una cattiva gestione della ferita. Oppure tardive ossia compaiono a distanza di anni per varie cause tra cui debilitazione del paziente, patologie croniche, diabete o infezioni legate a un’altra sede corporea».

In cosa consiste l’intervento di revisione protesica?

«In molti casi è possibile intervenire sostituendo una o più componenti della protesi già impiantata, utilizzando impianti molto simili ai precedenti o leggermente piú ingombranti per colmare i difetti ossei. Per le gravi perdite ossee, oggi si può ricorrere a impianti studiati su

misura e personalizzati alla problematica del paziente. In quest’ultimo caso si tratta di impianti molto costosi e che si usano in casi assolutamente eccezionali in quanto è sempre meglio anticipare le grandi perdite ossee con revisioni più precoci. Proprio per questo motivo è importante un’attenta sorveglianza dell’evoluzione delle protesi, facendo attenzione ai primi campanelli di allarme che sono sempre rappresentati da dolori nuovi, peristenti e talvolta ingravescenti».

La struttura operativa presente presso Ars Medica come affronta le diverse problematiche che possono insorgere nel paziente? «Il nostro reparto di Ortopedia si avvale delle specifiche competenze di diversi medici ortopedici che, con un lavoro sinergico, sono in grado di prendere in carico il paziente con problemi inerenti ad un possibile fallimento di un impianto protesico. Dopo aver proceduto a tutti gli esami diagnostici per accertare con precisione la natura del non corretto funzionamento della protesi, il paziente potrà ricevere tutte le opportune indicazioni terapeutiche e, nel caso fosse necessario, accedere a un intervento chirurgico di revisione delle protesi».

L’ESTETICA MIGLIORA GRAZIE ALLA MEDICINA RIGENERATIVA

IL DOTT. MATTEO MALACCO, MEDICO CHIRURGO, SPECIALISTA

IN CHIRURGIA PLASTICA, RICOSTRUTTIVA ED ESTETICA, È ALLA GUIDA

DI THE LONGEVITY SUITE DI LUGANO-PARADISO DOVE APPLICA

GLI INNOVATIVI APPROCCI E I TRATTAMENTI DELLA MEDICINA RIGENERATIVA

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ome cambiano le cure estetiche alla luce dell’utilizzo della medicina rigenerativa? «Siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione in grado di fare avanzare le modalità di intervento per ristabilire la fisiologia della pelle danneggiata dall’età, da malattie o traumi. Sono sempre più numerosi i trattamenti che grazie alla medicina rigenerativa mirano a ottenere risultati antiage ma anche di ripristino di una pelle sana, compatta e uniforme. Tutto ciò è oggi possibile grazie all’evoluzione delle tecnologie

e ai progressi nella ricerca sulle cellule staminali che hanno permesso lo sviluppo di trattamenti più avanzati e meno invasivi. Inoltre, va sempre più emergendo una tendenza verso soluzioni che stimolino la rigenerazione naturale. Infine, si va consolidando l’idea che una pelle è bella quanto più è in salute: la medicina rigenerativa non si concentra solo sull’estetica, ma anche sul miglioramento della qualità del derma e dei tessuti, promuovendo un approccio più olistico al benessere».

Entrando nel merito dei trattamenti proposti, in che modo fate ricorso alle cellule staminali?

«Alla base della medicina rigenerativa ci sono infiltrazioni di concentrati piastrinici e derivati del tessuto adiposo che stimolano la rigenerazione e il ripristino delle condizioni fisiologiche dei tessuti interessati. Nello specifico, il PRP (Platelet Rich Plasma) è un concentrato di fattori di crescita piastrinici in grado di diminuire l’infiammazione e riparare i tessuti. Il CGF (Concentrated Growh Factors) rappresenta invece una nuova generazione di PRP in grado di trattenere al suo interno una maggiore concentrazione di fattori di crescita piastrinici. Il CGF viene isolato da campioni di sangue tramite un semplice e standardizzato protocollo di separazione, senza l’aggiunta di sostanze esogene. Si tratta dunque di una tecnica più

evoluta, a cui noi facciamo abitualmente ricorso, che aumenta la concentrazione di fattori di crescita piastrinici iniettabili, dimostrandosi ampiamente più performante della precedente metodica».

Quali sono i vantaggi dell’ozonoterapia nella cura della pelle?

«L’ozonoterapia presenta numerosi vantaggi nella rigenerazione della pelle. Innanzitutto, migliora la circolazione sanguigna, garantendo un apporto ottimale di nutrienti e ossigeno alle cellule cutanee. Le sue proprietà antinfiammatorie contribuiscono a ridurre irritazioni e arrossamenti, risultando utile in condizioni come acne e dermatiti. Inoltre, l’ozono agisce come

un potente antibatterico, aiutando a prevenire infezioni cutanee. Stimola anche la produzione di collagene, essenziale per mantenere l’elasticità della pelle e ridurre le rughe. Favorisce la detossificazione, migliorando l’aspetto generale della pelle, e accelera la guarigione di ferite e cicatrici. Infine, contribuisce a un tono uniforme e luminoso, rendendolo un’opzione particolarmente interessante per chi cerca trattamenti innovativi».

Anche la crioterapia può essere utilizzata per la favorite la rigenerazione dei tessuti? «Criosuite è un innovativo trattamento estetico che utilizza la crioterapia per favorire la rigenerazione della pelle. Questo metodo si basa sull’esposizione della pelle a temperature estremamente basse, che stimolano la circolazione sanguigna e il metabolismo cellulare. Grazie alla crioterapia, si attivano i processi di riparazione della pelle, promuovendo la produzione di collagene ed elastina, due elementi fondamentali per mantenere la pelle giovane e tonica. Il trattamento è particolarmente efficace nel ridurre rughe, cicatrici e segni di invecchiamento, oltre

a migliorare l’elasticità e la compattezza della pelle. La Criosuite può essere utilizzata su diverse aree del corpo e del viso, offrendo risultati visibili già dopo poche sedute. È un’opzione non invasiva e indolore, che si adatta a diversi tipi di pelle e non richiede tempi di recupero significativi. Inoltre, la crioterapia ha effetti positivi anche sulla pelle acneica e nelle condizioni di iper-pigmentazione, contribuendo a uniformare il tono cutaneo. Dunque, grazie a Criosuite, la bellezza della pelle può essere rigenerata in modo sicuro e efficace, offrendo un aspetto fresco e luminoso».

Avete anche messo a punto una preparazione che costituisce una novità nel trattamento della pelle. Di che cosa si tratta? «Grazie alle nostre conoscenze e alle apparecchiature di cui disponiamo siamo riuscite a confezionare una crema che utilizza gli specifici fattori di crescita di ogni nostro paziente. In pratica, con una semplice prelievo di sangue estraiamo una piccola quantità di fattori di crescita piastrinici che vengono poi centrifugati ed emulsionati insieme ad un preparato cremoso di base. Il prodotto può quindi essere spalmato sulla cute apportando notevoli benefici per la rigenerazione dei tessuti».

Alberto Stival, Presidente del Panathlon Club Lugano

IL PANATHLON È UN MOVIMENTO

INTERNAZIONALE NATO

A VENEZIA NEL 1951 ALLO SCOPO DI APPROFONDIRE, DIVULGARE

E DIFENDERE I VALORI DELLO

SPORT INTESO COME

STRUMENTO DI FORMAZIONE

E DI VALORIZZAZIONE DELLA

PERSONA E COME VEICOLO DI SOLIDARIETÀ TRA GLI UOMINI ED I POPOLI.

70 anni DI PASSIONE PER LO SPORT

Il termine Panathlon, proveniente dalla lingua greca, può essere tradotto con l’espressione “insieme delle discipline sportive”, mentre il motto Ludis Iungit significa “uniti dallo sport”. Con sede a Rapallo ma ramificato in tutto il mondo, il movimento conta 281 club in 24 nazioni per un totale di oltre 10 mila soci. A livello internazionale il Panathlon International, di cui il ticinese Stefano Giulieri è diventato Vicepresidente Vicario proprio quest’anno, attua l’unità del movimento e lo dirige con l’appoggio dei club riuniti in distretti. Il Distretto Svizzera e Liechtenstein conta a sua volta 32 club (di cui due in Ticino) e circa 1’600 membri. Il club di Lugano ha ricoperto un ruolo fondamentale nella storia del movimento: il Panathlon Club Lugano (PCL), nato l’11 febbraio 1954, è stato il primo Club ad essere fondato fuori dall’Italia, dando al movimento una dimensione internazionale. Quest’anno il club luganese, che conta oltre 80 soci, i quali rappresentano circa 40 discipline sportive, festeggia 70 anni di attività. L’associazione fin dalla sua fondazione si è distinta per la sua presenza nel panorama sportivo locale attraverso l’organizzazione di eventi, di premiazioni e di dibattiti. Il Comitato imposta ogni attività sui principi morali e culturali dello sportivo. Alla luce di questi ideali il Panathlon

Club Lugano promuove la firma di alcuni documenti, quali la Carta dei diritti del ragazzo nello sport, la Carta dei doveri del genitore e la Carta del fair-play. Le numerose attività organizzate dal Club si svolgono nel pieno rispetto di questi decaloghi e mantenendo sempre un forte spirito di amicizia. Negli ultimi anni il PCL ha scelto di dedicare un tema ad ogni ciclo di eventi. Se il filo conduttore degli eventi del 2023 è stato la tecnologia applicata allo sport, quest’anno il Comitato, guidato per il secondo biennio dal Presidente Alberto Stival, ha scelto un tema altrettanto importante: il ruolo delle strutture e delle infrastrutture sportive. Oltre ai convivi organizzati con cadenza mensile, il Panathlon Club Lugano è impegnato a promuovere i valori dell’etica e del fair play nello sport, mediante il sostegno in particolare ai giovani e agli sportivi con disabilità mediante premi e sussidi. Il premio al Merito sportivo è un riconoscimento storico che il Club, dal 1955, attribuisce annualmente allo sportivo considerato più meritevole. La presenza femminile nello sport è fondamentale anche all’interno del Club: tra i premiati al Merito sportivo degli ultimi dieci anni infatti ben otto sono donne. Nell’edizione del 2023 a ricevere il premio è stato Roberto Delorenzi, classe 1997, corridore di fondo svizzero specializzato in skyrunning. Il pre -

mio etico invece viene consegnato ogni anno alla persona (o alla realtà sportiva) giudicata maggiormente in linea coi valori del movimento. Come detto, il PCL è particolarmente sensibile al tema dello sport con disabilità e da anni supporta l’associazione InsuperAbili il cui Presidente, Walter Lisetto, è anche un panathleta molto attivo e all’interno del Panathlon è il referente per i diversamente abili. Il sostegno ai giovani si manifesta concretamente attraverso diverse iniziative. Ad esempio nel 2019 è stato deciso di creare un fondo, alimentato grazie anche al prezioso contributo di AIL e BancaStato, atto ad attribuire un sostegno finanziario a giovani talenti scelti fra gli sportivi domiciliati nella svizzera

italiana, con priorità a coloro che sono residenti nella giurisdizione del Club. Dalla sua prima edizione il Club ha sostenuto 28 giovani di diverse discipline sportive ed elargito un totale di oltre 40.000 franchi. Sempre pensando ai giovani il PCL ogni anno premia gli studenti Scuola professionale per sportivi d’élite (SPSE) che hanno ottenuto la media migliore. Tra le iniziative a favore dei più giovani ha riscosso un grande successo nelle scuole medie del Luganese il Cinepanathlon: una rassegna cinematografica organizzata al fine di far conoscere al pubblico l’impegno sociale del club, le finalità perseguite e le attività realizzate attraverso la proiezione di film che mettono in scena i valori dello sport.

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