MAGAZINE DI PERSONE, EVENTI, AZIENDE, FATTI E NOTIZIE
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N° 051 SETTEMBRE / NOVEMBRE 2016
SILVIO TARCHINI
9 772235 851030
EDIZIONE PUBLIGOOD
IL SUCCESSO DI OSARE
PRIMO PIANO
ARCHITETTURA
TAVOLA ROTONDA
SPECIALE
DENISE FEDELI Una donna sul podio
CARLO & PAOLO COLOMBO Collettori di creatività
ORARI DEI NEGOZI Cosa cambia
LOGISTICA Grandi opportunità per il Ticino
Ogni tradizione ha un suo inizio.
Per ulteriori informazioni vi preghiamo di contattare uno dei rivenditori Patek Philippe elencati di seguito. L’elenco completo dei rivenditori autorizzati in Svizzera è disponibile sul sito patek.com Ascona Doris Herschmann, Piazza Giuseppe Motta/Lungolago Basel Gübelin AG, Freie Strasse 27 Seiler, Gerbergasse 89 Bern Zigerli & Iff AG, Spitalgasse 14 Interlaken Kirchhofer Haute Horlogerie II, Höheweg 56 Klosters Maissen, Bahnhofstrasse 15 Lugano Gübelin AG, Via Nassa 7 Mersmann SA, Via Nassa 5 Somazzi SA, Via Nassa 36
Luzern Gübelin AG, Schwanenplatz St. Moritz Gübelin AG, Via Serlas/Palace Galerie Vaduz/FL Huber im Weissen Würfel Zermatt Haute Horlogerie Schindler SA, Bahnhofstrasse 15 Zug Lohri, Neugasse 9 Zürich Patek Philippe Boutique at Beyer, Bahnhofstrasse 31 Gübelin AG, Bahnhofstrasse 36
TICINO WELCOME - TITOLETTO
Un Patek Philippe non si possiede mai completamente. Semplicemente, si custodisce. E si tramanda.
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TICINO WELCOME / EDITORIALE
Siamo
EDITORE Publigood SA Riva Paradiso 2 CH-6900 Lugano-Paradiso T. +41 (0)91 985 11 88 www.publigood.ch info@ticinowelcome.ch www.ticinowelcome.ch
DAVVERO LIBERI?
RESPONSABILE EDITORIALE Eduardo Grottanelli de’Santi COORDINAMENTO EDITORIALE, PUBBLICITÀ E PUBBLICHE RELAZIONI Paola Chiericati, Publigood SA LAYOUT E GRAFICA Andrea Todaro IMPAGINAZIONE Giona Lepori FOTOGRAFIE Si ringraziano le aziende produttrici, amministrazioni, enti e istituzioni del Ticino. Foto di copertina: Remy Steinegger
STAMPA FONTANA PRINT SA Via Maraini 23 CH - 6963 Pregassona SERVIZIO ABBONAMENTI T. +41 (0)91 985 11 88 www.ticinowelcome.ch PUBBLICITÀ SVIZZERA TEDESCA E FRANCESE ZÜRICHSEE WERBE AG Claudio Moffa claudio.moffa@zs-werbeag.ch Seestrasse 66, Postfach CH-8712 Stäfa COLLABORATORI Benjamin Albertalli, Andrea Bellomo, Edoardo Beretta, Lorenza Bernasconi, Silvia Bralia, Joel Camathias, Rudy Chiappini, Paola Chiericati, Franco Citterio, Alex D’Agosta, Alessandro De Bon, Ariella del Rocino, Michele Fazioli, Roberto Giannetti, Keri Gonzato, Veronica Lamon, Marta Lenzi-Repetto, Rocco Lettieri, Roberto Lipari, Manuela Lozza, Elisa Mantegazza, Brigitte Netzer, Giacomo Newlin, Valentino Odorico, Patrizia Peter Pedevilla, Ronnie Kessel, Paolo Repetto, Alberto Stival e Francesca Romana Treleani.
DI MARIO MANTEGAZZA
F
in dall’infanzia mi è stato detto di essere fortunato, visto che sono nato e sto vivendo nella prima era della libertà di espressione e di pensiero. Ma è ancora vero? Per me non è più così!
E chi come me deve scrivere ogni tre mesi un pezzo che sia buono per altrettanti tre, cosa deve fare? Davvero non so più cosa dirvi, anche perché il paradosso sta anche nel fatto che alcune cose possono essere dette da alcuni, ma non da altri.
A furia di libertà siamo caduti nel proibizionismo della parola; e non solo di quella. Oggi devi badare bene a ogni parola che dici per non passare per omofobo, razzista, fanatico, antireligioso e così via. Per non parlare di quello che non puoi dire della cronaca politica, del terrorismo, dell’immigrazione, perché se apri bocca rischi grosso.
Bene! Allora becchiamoci queste righe che non dicono e non servono a niente, sicuri che stiamo pensando tutti le stesse cose, ma non vogliamo dirle. Intanto spariamoci dei bellissimi “selfie” e scriviamoci dei bellissimi messaggini con tante faccine: questo è davvero utile al progresso dell’intera società.
Mario Mantegazza
DISTRIBUZIONE IN TICINO: Abbonamenti, Linee aeree Ethiad by Darwin Airline, Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, studi medici e dentistici, studi d’avvocatura, studi d’ingegneria e d’architettura, banche e fiduciarie, aziende AITI (Associazione Industrie Ticinesi), aziende Ccia-Ti (Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato del cantone Ticino), Club Rotary Lugano, Club Lions Lugano, edicole del Ticino. IN ITALIA: Nelle fiere turistiche BIT (Milano), Full Contact (Rapallo), Workshop invernale (Torino/Milano), TTG (Rimini), Travel Trend (Milano), BTC (Firenze), Aeroporto di Malpensa, Hotel ed esercizi pubblici - Provincia di Como e Lombardia. TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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SILVIO TARCHINI Il successo di osare
DENISE FEDELI Una donna sul podio
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CESARE LUCCHINI Quel che rimane
EDITORIALE 03 Siamo davvero liberi? PRIMO PIANO 06 12 16 20 26 CULTURA 34 32 36 40 42 46 50 52 54 56 60 64 66 70 GASTRONOMIA 72 76 78 82 84 86
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Silvio Tarchini: Il successo di osare
CARLO CRACCO Preferisco la pastasciutta!
di Mario Mantegazza di Patrizia Peter Pedevilla
Denise Fedeli: Una donna sul podio Roberto Torrente: Lugano tra le città più sicure della Svizzera Diego Fasolis: Un’esaltante normalità al servizio della musica Stefano Baccega: Rally, adrenalina allo stato puro
di Michele Fazioli
Masterpiece Art Fair: Quando il mercato incontra la grande arte
di Paolo Repetto
di Fausto Tenzi
L’opera ultima: Omaggio a Jaqueline di Rudy Chiappini Cortesi Gallery: The Cocrete Utopia. Ivan Picelj and New Tendencies 1961-1973 De Primi Fine Art: Christo e Jeanne-Claude: ri-velare Imago Art Gallery: Si annuncia un autunno alla grande Photografica Fineart: Camere in Prestito Artrust: I colori di un’anima in viaggio Danna e Giancarlo Olgiati: The Kabakovs and the Avant-Gard Fondazione Gabriele e Anna Braglia: Una vita spesa per l’arte Cesare Lucchini: Quel che rimane Old-American Design and Art: Per un’ipotesi di bellezza… Aion Art Center: L’arte di reinventarsi Museo in Erba: Una passerella verso il mondo dell’arte Musicarte Festival Ascona – 3a edizione: Nuovi spazi per la musica, l’arte e la cultura Food Travel: Tutto il mondo nel piatto Al Sorriso: Un sorriso di compiacimenti da Soriso Carlo Cracco: Preferisco la pastasciutta! Metamorphosis: Affidatevi ad un team che lavora alacremente Grand Café Al Porto: Dove Festeggiare con stile Villa Franciacorta: Sparkling Menù, la genialità in rosa
di Marta Lenzi-Repetto di Giacomo Newlin di Valentino Odirico
TAVOLA ROTONDA 88 Liberalizzazione del commercio: Armonizzazione degli orari dei negozi: a che punto siamo? TURISMO 96 Monte San Giorgio: Alla ricerca del Ceresiosaurus 99 Monte San Giorgio: Il Parco archeologico di Tremona-Castello
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di Maurizio Casarola di Nadia Fontana Lupi
SPECIALE 100 Questa Engadina è il luogo più bello del mondo di Federico Parli ST. MORITZ 104 Kei Kobayashi: Ispirazione giapponese nella classica cucina francese di Giacomo Newlin LUSSO 108 Damiani: Le “C” di un diamante Damiani 110 Marina Danko: Gioielli che vivono attraverso la bellezza delle pietre 112 Monn: La ricerca del migliore assortimento di abbigliamento 114 Moda F/W 2016: Il dialogo Uomo-Donna di Valentino Odorico
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TAVOLA ROTONDA Liberalizzazione del commercio
MASERATI Una gamma di vetture per ogni esigenza
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CENTRO STUDI BANCARI Cambiamenti, integrazione e formazione
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MARCO GUIDETTI HOFMAN L’age management del “capitale viso”
AUTO
116 118 120 122
Maserati: Una gamma di vetture per ogni esigenza Mercedes-Benz GLC 350 E 4-Matic: Quando l’ibrido è intelligente Range Rover Evoque Convertible: Una cabriolet per tutte le stagioni Rolando Augustoni SA: Grande successo per i BMW M Days
ARCHITETTURA
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Carlo Colombo e Paolo Colombo: Collettori di Creatività Wetag Consulting: Vendere casa: istruzioni per l’uso MG Immobiliare Sagl & Laris Immobiliare SA: Appartamenti di classe immersi nel verde Dimensione Immobiliare SA: Siamo un gruppo sempre più attivo e integrato Fuorisalone 2016: Centinaia di eventi in tutta la città
FINANZA 140 142 150 152 154 156
Centro di Studi Bancari: Cambiamenti, integrazione e formazione: una questione finanziaria? Speciale Banche: Come si prepara il ricambio generazionale Associazione Bancaria Ticinese: Accrescere le nostre competenze tecniche UBS: Professionalità e formazione per la piazza finanziaria ticinese di Roberto Giannetti BancaStato: Agili e veloci a favore del Ticino Politica Monetaria: Il quantitative easing un anno dopo di Eduardo Beretta
AZIENDE 158 160 166 168 172 174 176 180 182 186 188 190 192 194 196
Nuove imprese: Preoccupiamoci di fare scale-up e non solo startup di Silvano Coletti Speciale Logistica: Grandi opportunità per il Ticino Ernst&Young: Serata memorabile al LAC AIL SA: Lavoriamo per un Ticino sempre più verde BDO SA: Servizi personalizzati a misura dei clienti VF International: Le relazioni pubbliche incontrano la moda Energie rinnovabili: Venti ad alta quota di Silvano Coletti Gruppo Sicurezza SA: Il vuoto della sicurezza: lo spazio pubblico da proteggere Gino Grünenfelder: Vocazione familiare per il lavoro Tech-Insta SA: Competenze tecniche al servizio del cliente PKF Certifica SA: Un valido interlocutore per gli intermediari finanziari IBC Insurance broking and Consulting SA: Un approccio globale alla gestione dei rischi Implenia Svizzera SA: Costanza, tenacia e impegno quotidiano VoipTel International SA: E venne l’ora del VoIP Il Profumo di Lugano: Essenze che raccontano la città
Marco Guidetti Hofman: L’age management del “capitale viso” Federico Moro: Aiutare a valorizzare i propri talenti Alexi Panos e Preston Smiles Mario Gargiulo: La macchina delle meraviglie Wonderfull, Matt’s Barber Shop, Ristorante Ichthys, Bryan Pasini Hair Boutique, CBB Alternative Management LAGO DI COMO 216 I Tigli in Theoria 218 Restauri: 5 anni per farsi bella 220 Accademia Aldo Galli: Belle arti 3.0
BENESSERE 198 202 204 208 YOUNG & BEAUTIFUL 212
di Paola Chiericati di Keri Gonzato
di Valentino Odorico di Manuela Lozza di Manuela Lozza
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SEZIONE PRIMO PIANO / TITOLETTO / SILVIO TARCHINI
“Non avevo sogni particolari, tutto è capitato per caso. Ero ancora al liceo quando mio nonno, che aveva delle ditte di legname a Lugano, è mancato. A quel punto la mia famiglia mi ha chiesto di andare avanti con le attività”
NON SI FERMA MAI, NEANCHE IN VACANZA. SILVIO TARCHINI, NOTO IMPRENDITORE TICINESE, HA FATTO DEL LAVORO LA SUA VITA ANCHE SE NEGLI ULTIMI ANNI, NE HA 72, HA IMPARATO A DEDICARE PIÙ TEMPO ALLA FAMIGLIA E AI NIPOTI. ALLA PENSIONE NON CI PENSA ANCORA, MA HA GIÀ PREDISPOSTO TUTTO: IL TIMONE DEL SUO IMPERO LO PRENDERANNO LE TRE FIGLIE. LA CHIAVE DI TANTO SUCCESSO? IL SAPER OSARE, SENZA ASPETTARE CHE LE COSE ARRIVINO, PERCHÉ NON ARRIVERANNO MAI; BISOGNA ANDARE A CERCARLE, ANCHE DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO.
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TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
PRIMO PIANO / SILVIO TARCHINI
Il successo di osare DI PATRIZIA PETER-PEDEVILLA
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rovare un momento nell’agenda di Silvio Tarchini è praticamente impossibile, anche perché la sua vita lavorativa è fatta di imprevisti, di viaggi e... di un’assistente capace di concatenare un appuntamento dopo l’altro con una flessibilità invidiabile. Comunque dopo tre tentativi ho un appuntamento ed eccomi nei suoi uffici. Dieci minuti dopo entra, puntuale, elegante, pantalone blu scuro e camicia bianca. Mi accoglie con un sorriso e un’energica stretta di mano. Abituato a parlare di lavoro inizia subito a raccontarmi dei suoi progetti futuri…
«Volevo mostrarle qualcosa che stiamo facendo qui vicino (ci troviamo al Centro Galleria 3 di Manno), sarà una cosa nuova, l’abbiamo soprannominata Galleria Casa e sarà un’esposizione permanente di mobili, apparecchiature per la casa, pavimenti, illuminazioni… ogni ditta avrà un suo stand e così chi è interessato a riattare o costruire una casa, potrà avere una panoramica generale degli artigiani locali senza perdere tempo ad andare prima da uno poi dall’altro. L’apertura è prevista per settembre. Ma non è tutto! (Orgoglioso). A 200 metri da qui stiamo anche creando un garage per auto di epoca, auto di lusso e sportive, 80 posti, pensato per chi vuole depositare in tutta sicurezza il suo veicolo». Incredibile, non state mai fermi… «Questo (apre un altro dépliant) è un terreno di famiglia, una comunione ereditaria di mia nonna. Lo sto trasformando in una tenuta dal sapore toscano: come vede c’è una villa principale e qui (mi indica la proprietà) 17 appartamenti residenziali. La chicca è la vista sul vigneto, l’ho affittato per garantire del verde al complesso».
Penso sempre che lei sia di Lugano, ma la sua famiglia è originaria del Mendrisiotto… «Si, sì, sono attinente di Balerna. Mio nonno è stato sindaco di Balerna per oltre 20 anni, però io effettivamente sono nato e vivo a Lugano». Non volevo iniziare parlando di lavoro, ma visto che siamo in tema continuiamo. Dal suo entusiasmo intuisco che la lista non è terminata… (Sorride). «Effettivamente… a Bironico stiamo facendo un nuovo stabile che accoglierà numerose ditte, quello che è interessante è che sia il pian terreno sia il primo piano sono direttamente raggiungibili con i camion. Abbiamo poi un nuovo centro logistico di 15.000 metri quadrati a Magadino. Un altro progetto di cui sono molto soddisfatto, perché ho appena ricevuto i permessi di costruzione, è quello di creare un Park and Ride alla stazione FFS di San Martino, Mendrisio, 800 posti auto che serviranno sia ai pendolari, sia a chi vorrà accedere al Fox Town durante il fine settimana. Creeremo infatti un collegamento che, TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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“Devo dire che negli ultimi anni faccio molte più vacanze, anche se non stacco mai, sono sempre raggiungibile sul cellulare o via e-mail”
dalla stazione ferroviaria, passando per il parcheggio, porterà direttamente al nostro outlet». Resto senza parole, ma scusi riesce ancora a dormire la notte con tutti questi progetti per la testa? «Sì, sì, riesco a dormire». Restiamo a Mendrisio. Il Fox Town, va detto, è uno dei suoi gioielli, e tra poco cambierà anche facciata. Mi parla però di altri parcheggi quando il Ticino ha recentemente deciso di tassare i grandi generatori di traffico… (Riflette). «Il popolo ticinese ha deciso di accettare la tassa di collegamento e io, è vero, ne sarò direttamente colpito perché ho 3600 parcheggi. Facendo due calcoli dovrei pagare all’incirca 2,6 milioni di franchi di tasse in più. Quindi può immaginare che questa decisione non mi faccia piacere. Certo potrei aumentare il costo dei parcheggi che affitto, ma il problema è che molti dei contratti di affitto sono a
lunga scadenza, con ditte importanti, e dunque ho le mani legate. Vorrei anche aggiungere che questa tassa, pensata per incentivare gli automobilisti ad utilizzare i mezzi pubblici, realmente non colpisce gli utilizzatori dei parcheggi, ma i proprietari che nel loro calcolo di reddito devono conteggiare il reddito dello stabile e anche (lo sottolinea) quello dei parcheggi! Comunque il ricorso è già partito, non è ancora finita». Lei è un uomo che non si arrende mai e che ama concretizzare a corto termine i propri piani. Era così già da piccolo? «No (si ferma un attimo) ero un bambino… normale, forse un po’ birichino. Non avevo sogni particolari, tutto è capitato per caso. Ero ancora al liceo quando mio nonno, che aveva delle ditte di legname a Lugano, è mancato. A quel punto la mia famiglia mi ha chiesto di andare avanti con le attività. Come può immaginare ho accettato, ho smesso il liceo e sono andato prima alla Scuola di commercio poi al Technicum di Bienne per conseguire il diploma di direttore nel settore del legno. Finiti gli studi sono andato a studiare l’inglese in Inghilterra e poi sono tornato in Ticino. Dopo tre mesi mi sono reso conto che era una realtà che non faceva per me». Posso immaginare. Una realtà troppo piccola per un giovane che sicuramente nutriva grandi ambizioni, anche se probabilmente non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi dove lei è oggi… «Effettivamente (sorride)… il problema era che non c’era aria di innovazione, c’erano dei concetti vecchi e mancava la volontà di cambiarli. Per questo sono andato a Milano e ho iniziato a lavorare in una ditta che vendeva e produceva macchinari per la lavorazione delle materie plastiche. Ci sono stato circa due anni, era un settore che mi intrigava e sentivo che c’era del potenziale. Nel 1967, avevo 23 anni, grazie ad un po’ di soldi che ave-
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PRIMO PIANO / SILVIO TARCHINI
vo ereditato da mio nonno ho comprato la mia prima ditta in Ticino e ho iniziato a produrre film per l’imballaggio di PVC, ero il primo in Svizzera. Gli affari andavano bene, e ho conquistato una parte del mercato del nord Europa. Ero in una situazione ottimale, ma volevo cambiare; nel 1975 ho venduto la ditta, ero già sposato e avevo già le mie figlie, e decisi, con mia moglie, di fare il giro del mondo. Volevo guardarmi un po’ in giro e trovare nuovi spunti. Durante questo viaggio ho acquistato due case nel centro di Buenos Aires. La faccio breve: nel 1977 siamo andati tutti a vivere a Buones Aires e ci siamo restati fino al 1981 per seguire la costruzione di un importante edificio. Al termine dei lavori però avevo realizzato che l’Argentina non era una terra così facile, c’erano i militari e l’inflazione era al 170%. Il costo della costruzione era ingestibile, bisognava lavorare anche di notte ed era basilare non fare debiti perché il pesos continuava a svalutarsi rispetto il dollaro, mentre i costi di costruzione aumentavano. Alla fine ho venduto bene il palazzo e siamo rientrati in Ticino». Ho letto numerose sue interviste, però quando la sento parlare sembra che tutto quello che ha fatto sia stato facile, ma non lo è stato, soprattutto perché non era solo nei vari spostamenti… «La mia fortuna è stata quella di avere una moglie con una grande flessibilità. Mi ricordo quando ero stato in Argentina la prima volta, lei non era venuta, rientrato in Ticino le dico: “Ho acquistato una bella proprietà a Buenos Aires e vorrei edificare un nuovo palazzo”. Il tempo di chiudere casa e siamo partiti, con tre figlie piccole, senza conoscere nulla, senza avere una casa».
Mi dica, so che non parla molto della sua vita privata, ma come ha conosciuto sua moglie? «Mia moglie l’ho conosciuta durante il mio soggiorno linguistico in Inghilterra, frequentavamo la stessa scuola». È stato un colpo di fulmine? «Sì (sorride) e l’anno prossimo festeggeremo i 50 anni di matrimonio, dovrebbero essere le nozze d’oro o di diamante?». Non si lamenta che lavora troppo? «Devo dire che negli ultimi anni faccio molte più vacanze, anche se non stacco mai, sono sempre raggiungibile sul cellulare o via e-mail». Visti i suoi mille progetti non oso neanche chiederle se pensa alla pensione… «Si figuri, non ci penso ed anche se ci pensassi sono fortunato perché ho tre figlie, soprattutto Giorgia, che mi aiutano moltissimo e che un giorno sapranno prendere il mio posto».
“Aggiungo pure che i giovani d’oggi sono svegli, hanno un grande potenziale. Io lo vedo subito: c’è chi si impegna dal primo giorno e c’è chi invece non ha voglia di fare e non arriverà da nessuna parte” TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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Ma non è difficile lavorare in famiglia? «È qualcosa che riesco a gestire, quando smetterò Giorgia prederà il mio posto affiancata dai miei fidati collaboratori, Alessandra continuerà ad occuparsi del personale e dei ristoranti, mentre Nadia, che ora ha 4 figli, si occuperà della supervisione del Fox Town». Quando una famiglia ha un impero come il suo si pensa sempre all’erede maschio per portarlo avanti, lei ha tre femmine… «No, maschio o femmina per me non cambia nulla. Ho fiducia nelle mie figlie, sono giovani e sanno usare i nuovi mezzi tecnologici». Posso immaginare che lei sia stato un padre molto impegnato, lo è anche come nonno? «Mi piace essere nonno, pensi ho ben 8 nipoti! Ieri mattina, per esempio, ho giocato a tennis con due di loro e nel pomeriggio, con i due più grandi, sono andato al golf. Negli anni ho imparato a prendere del tempo per me e per la mia famiglia».
“Mi piace essere nonno, pensi ho ben 8 nipoti! Ieri mattina, per esempio, ho giocato a tennis con due di loro e nel pomeriggio, con i due più grandi, sono andato al golf” 10
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I nonni sono una figura importante per i giovani d’oggi, hanno la pazienza e il tempo di insegnare loro molte cose e magari motivarli visto che ci sono ragazzi, purtroppo, che non hanno voglia di studiare, ma neanche di lavorare… «Forse è un po’ colpa della nostra società. Penso ai genitori di origini modeste, che però guadagnano bene e credono di soddisfare i bisogni dei figli dandogli soldi. È sbagliato! I figli devono sapere che è difficile fare una carriera, è duro guadagnare, solo così conosceranno il vero valore del denaro. A due dei miei nipoti, che hanno 12 e 11 anni, l’altro giorno ho chiesto cosa vorrebbero fare da grandi. Come spesso capita a quell’età non lo sanno e non ho avuto una risposta, allora siamo andati per esclusione: medicina no, questo no, l’altro no, non è importante sapere ora cosa faranno, quello che è fondamentale è studiare almeno fino alla maturità. La mia seconda nipote inizia a settembre l’università (orgoglioso). Anche qui da noi viene a lavorare solo chi è formato. Aggiungo pure che i giovani d’oggi sono svegli, hanno un grande potenziale. Io lo vedo subito: c’è chi si impegna dal primo giorno e c’è chi invece non ha voglia di fare e non arriverà da nessuna parte». Torniamo alla sua gioventù, quando siete rientrati dall’Argentina. Immagino che aveva già pronto un piano B… «Sono fatto così (sorride). Quando ero in Argentina avevo comprato dei terreni a Mezzovico e avevo costruito degli stabili industriali, tornato ho deciso di dedicarmi a questo. Ho creato un ufficetto a casa, ho preso una segretaria a metà tempo e ho ricominciato la mia vita lavorativa... ora ho una ventina di stabili». E 180 dipendenti. Non si può dire che di strada non ne ha fatta anche perché è entrato nella classifica degli uomini più ricchi della Svizzera, qual è il suo rapporto con il denaro?
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«Mi è stato insegnato il valore del denaro, non mi piace buttare via i soldi ed anche le mie figlie hanno rispetto, come i miei nipoti. Il denaro va guadagnato, ho lavorato una vita». Per arrivare dove è ora ci vuole una dote particolare, fortuna? In poche parole come ha fatto? «Io sono partito da un presupposto: non c’è tanto da inventare, almeno per le mie doti, dunque ho imparato a guardarmi in giro, a me piace andare a curiosare, informarmi, prendere spunti da portare qui in Ticino e adattarli alle nostre esigenze. Per questa ragione penso che non ci vogliono doti particolari, ma voglia di viaggiare, osservare. Ad esempio quando avevo la prima ditta mi ero accorto che in Ticino mancavano superfici industriali e non c’era niente da affittare o acquistare, per questo mi è venuta l’idea di creare grandi spazi industriali. Ho aziende che hanno iniziato affittando 500 metri quadrati ed ora ne hanno 3000, non tutti gli imprenditori hanno voglia di cercare un terreno, comprarlo, chiedere i permessi e costruire. Molti di loro inizialmente non hanno neanche i soldi». Ha avuto la fortuna di avere una famiglia unita, sempre pronta a sostenerla, ma quando si è un uomo di potere esistono le vere amicizie? «Sono amicizie che si creano tra colleghi di lavoro. Ma più si va avanti, anche sul lavoro, si diventa selettivi, supponiamo che mi presentano un potenziale cliente e non mi piace… lascio subito perdere, così con le amicizie. Devo dire che però non sento troppo opportunismo attorno a me». Lei è stato spesso definito un padre-padrone e lo ha sempre ammesso, una forza nella sua società? «Si dice sempre: comandare, coordinare e controllare, non bisogna mai dare nulla di scontato e lo continuo a ripetere anche alle mie figlie. Io cerco di controllare tutto, anche sui cantieri, lo ammetto. Sul lavoro non ho mezze misure e non
“Il Ticino dovrebbe avere una politica fiscale più attrattiva e smetterla di lamentarsi. Quando sento chi si lamenta dei frontalieri mi chiedo: cosa faremmo senza di loro?” sono flessibile, le cose devono essere fatte bene. Mi danno fastidio le persone che dicono bugie, tipo l’ho fatto e non lo hanno fatto...». Lei è molto affezionato al Ticino, da imprenditore cosa farebbe per migliorare la situazione economica di un Cantone che deve far fronte ad un momento congiunturale difficile? «Forse il Ticino si è addormentato, le cose sono andate bene per troppi anni. Le banche andavano bene, il turismo, l’immobiliare. Il promovimento economico deve darsi una mossa, bisogna partire definendo che tipo di ditte vogliamo ospitare e poi andare all’estero a cercare queste società. Penso ad esempio ad una fiera come la Mapic di Cannes dove sono presenti tutte le nazioni che si autopropongono come location. Il Ticino non ci è mai stato, ma perché? Al giorno d’oggi ci sono grandi ditte che portano migliaia di posti di lavoro e che sono alla ricerca di nuovi Paesi. Sono convinto che abbiamo un grosso potenziale, ma non lo stiamo sfruttando». Il suo motto? «Agire! Le cose non ti arrivano addosso senza fare nulla. Questo vale per le persone ma anche per le città e le nazioni. Il Ticino dovrebbe avere una politica fiscale più attrattiva e smetterla di lamentarsi. Quando sento chi si lamenta dei frontalieri mi chiedo: cosa faremmo senza di loro?».
Silvio Tarchini ha un tono acceso, come chi parla di qualcosa cui tiene molto, il Ticino, la sua terra, le ingiustizie che vive quotidianamente. Mi racconta di aver fatto un colloquio ad una ragazza e di aver scoperto che questa, in un’altra ditta del Mendrisiotto, guadagnava 1700 franchi al mese, perché frontaliera. Una piaga per Tarchini, il quale punta il dito verso chi si sta approfittando di questa situazione, guadagnandoci. TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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PRIMO PIANO / DENISE FEDELI
Una donna sul podio DENISE FEDELI CONOSCE L’AUTOREVOLEZZA DELLA DIRETTRICE D’ORCHESTRA E ORA ANCHE QUELLA DELLA RESPONSABILITÀ ARTISTICA DI UN’ORCHESTRA. HA COMPIUTO E STA COMPIENDO UNA CARRIERA SIGNIFICATIVA CON GRANDE PASSIONE E COMPETENZA. DI MICHELE FAZIOLI
“Un direttore subisce quotidianamente la pressione dell’orchestra; deve avere sempre la risposta pronta, capire al volo ogni singolo musicista, saper dominare le dinamiche di gruppo, avere un’inesauribile forza trainante capace di smuovere anche i sassi… ” Dal 2008 Denise Fedeli, luganese, è il Direttore artistico dell’OSI, Orchestra della Svizzera Italiana. Diplomata in Pianoforte, Composizione e Direzione d’orchestra al Conservatorio “G.Verdi” di Milano, prima di assumere la responsabilità artistica dell’OSI ha svolto una intensa e apprezzata attività quale Direttore d’orchestra salendo sul podio di molti importanti complessi musicali fra i quali le orchestre Philharmonia Hungarica, Maggio Musicale Fiorentino, Sinfonica di Münster, Sinfonica di Bari, “Haydn” di Bolzano e Trento, Angelicum e Pomeriggi Musicali di Milano, Orchestra della Svizzera italiana, Accademia “I Filarmonici” di Verona, Filarmonica di Minsk, Radio Bulgara di Sofia. Sotto la Direzione artistica di Denise Fedeli l’OSI ha intensificato la sua presenza nelle varie regioni della Svizzera Italiana e ha sviluppato la propria attività all’estero con tournée extraeuropee e concerti in sale come il Parco della Musica a Roma, il Teatro alla Scala di Milano, la Kammerphilharmonie di Berlino, la Cadogan Hall di Londra, collaborando con artisti quali Lorin Maazel e Vladimir Ashkenazy, risvegliando l’interesse del pubblico e della critica a livello internazionale. Sentiamo dunque “il polso” di questa donna che tanto si spende per la vita musicale della Svizzera Italiana e cominciamo da quella sua decisiva e fondante esperienza di direttrice d’orchestra.
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Una donna sul podio: sembrava fino a pochi anni fa una sfida a uno dei pochi poteri maschili resistenti davvero (oggi qualcosa sta cambiando anche qui, adagio). Lei percepì questa singolarità? E come? «Una donna sul podio è una sfida anche oggi. Nell’immaginario collettivo la figura del direttore d’orchestra è l’emblema del dominio, del comando e quindi del ma-
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“Devo anche dire che siamo molto apprezzati dai mercati arabi e asiatici. È molto importante avere diversi tipi di ospiti, puntare su più mercati, non possiamo permetterci di essere legati solo agli europei, quindi dover dipendere dal tasso franco-euro”
schile. Però ci sono altri motivi che hanno sempre tenuto lontane le donne dal podio. Se da una parte l’atto del dirigere un’orchestra -ovvero crearsi un modello interiore ed astratto di una partitura per poi trasformarlo in suono comunicando la propria idea all’orchestra attraverso gestiè in assoluto la cosa più bella al mondo, dall’altra la professione vera e propria del direttore d’orchestra è una delle attività
più dure ed estenuanti che esistano. Oltre alla fatica per l’enorme studio, i continui viaggi, la necessità di costante ed estrema organizzazione mentale, un direttore subisce quotidianamente la pressione dell’orchestra; deve avere sempre la risposta pronta, capire al volo ogni singolo musicista, saper dominare le dinamiche di gruppo, avere un’inesauribile forza trainante capace di smuovere anche i sassi… Penso
che la maggior parte delle donne siano furbe e preferiscano lasciare agli uomini questo genere di gatte da pelare!». Suo marito fa parte del Consiglio di direzione del Conservatorio della Svizzera Italiana. Vi siete conosciuti i n musica… vivete musica in casa… Una simbiosi affettiva ma anche di sensibilità culturale condivisa… TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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SEZIONE / TITOLETTO
“Chi passa tutta la vita a studiare e fare musica sviluppa circuiti mentali insoliti. A casa nostra, per compensare la frenesia sonora nella quale siamo immersi quotidianamente per lavoro, regna il silenzio.” «Ho conosciuto mio marito attraverso la musica. Avevamo idee opposte praticamente su tutto, ma ci capivamo perfettamente anche senza parlare; per questo abbiamo desiderato da subito condividere il nostro cammino. Chi passa tutta la vita a studiare e fare musica sviluppa circuiti mentali insoliti. A casa nostra, per compensare la frenesia sonora nella quale siamo immersi quotidianamente per lavoro, regna il silenzio. Non ascoltiamo praticamente mai musica e amiamo la solitudine. I nostri figli (Auriel 18 anni e Michelangelo 16 anni) ci considerano “diversi”, perché non cerchiamo amici, non ci interessa stare tra la gente e divertirci. Capiranno più avanti che in realtà stiamo bene così…». Lei ha lasciato la direzione d’orchestra per assumere la responsabilità della direzione artistica di un’orchestra. Un altro modo per amare la musica, per dirigere. Riesce, nella sua funzione, a vivere ancora l’aura, la tensione dell’orchestra? Riesce a conciliare “vita d’orchestra” (rapporti umani, il dietro le quinte, le prove, l’incontro con il carisma di direttori e solisti) e gli inevitabili pesi della gestione dirigenziale?
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«In verità non ho mai lasciato la direzione d’orchestra! Ho solo interrotto momentaneamente la mia attività, per dedicarmi all’OSI. Non escludo di ritornare prima o poi sul podio. Il lavoro attuale comunque mi entusiasma ed è per me importantissimo, anche se mi fa spesso passare le notti in bianco: il peso della responsabilità è schiacciante. Mi sento molto vicina all’orchestra e vivo sulla mia pelle sia i momenti di successo sia i problemi. Nei concerti migliori, quando capita che l’orchestra è in stato di grazia, mi emoziono fino alle lacrime. Altre volte mi arrabbio, quando non percepisco negli altri la giusta motivazione». La direzione artistica di un’orchestra esige preparazioni lunghe, anticipate, reti di contatti, ricerca di artisti di valore. Una stagione concertistica la si prepara uno, due, spesso tre anni prima. Lei ha dunque rapporti preferenziali con moltissimi nomi della grande musica internazionale. Per lei un continuo arricchimento, penso… «Certamente sono in contatto con molti artisti; quello però che mi interessa di un direttore è unicamente il lavoro che riesce a fare con la nostra orchestra e il risultato che arriva ad ottenere. Ho una stima infinita dei grandi musicisti ma non cerco il contatto personale: desidero solo vederli all’opera e godere della loro genialità musicale». L’OSI nella casa buona del LAC, accanto a quella bella e tradizionale dell’Auditorio (e agli altri luoghi sparsi nel territorio). Cosa ha significato per voi la nuova, prestigiosa sala luganese? «Con l’inaugurazione del LAC, di cui l’OSI è orchestra residente, e la nomina del direttore principale Markus Poschner, per l’Orchestra è iniziata una nuova era, con un forte slancio: è incredibile come una bella sala possa stimolare i musicisti di un’orchestra e i direttori, spingendoli alla ricerca della massima qualità esecutiva e sonora. È estremamente formativo e appagante esibirsi in una sala da concerto come il LAC».
PRIMO PIANO / DENISE FEDELI
Qual è il valore, nel senso musicale specifico ma anche come valenza culturale ampia, di un’orchestra come l’OSI nella realtà svizzero-italiana? «L’OSI ha principalmente due compiti. Il primo è quello di offrire innumerevoli concerti in regione per i diversi tipi di pubblico, dalle canoniche stagioni al LAC alle iniziative per bambini e famiglie. Il secondo è quello di fare da ambasciatrice all’estero, portando il nome della Svizzera italiana nel mondo, associandolo a un prodotto di alta qualità. È proprio per questo che negli ultimi anni ci siamo sforzati, grazie anche al sostegno di Helsinn, di aumentare le trasferte dell’orchestra, pianificando tournée in Brasile, Corea e nelle capitali europee. Oltre a ciò l’OSI ha un’importante funzione di collante e locomotiva per tutte le altre istituzioni musicali della Svizzera italiana; è una macchina a pieno regime di produzione musicale propria, che si appoggia a una rete di competenze costruita in più di ottant’anni di storia. È proprio questo che consente alla nostra regione di distinguersi dai territori di provincia, dove ci si limita ad acquistare concerti prodotti da esterni, ovvero pacchetti già confezionati». Veniamo ai problemi, la SSR ha disdetto il contratto che assicurava un sostanzioso contributo (accanto a quello forte del canone e ad altri), rilanciando un aiuto indiretto ma molto, molto diminuito. C’è in gioco il futuro dell’OSI. Lei è preoccupata? «Naturalmente sono preoccupata, ma sono anche convinta che l’OSI sia molto più forte di quello che si crede. La qualità dei singoli musicisti è veramente alta, lo notano con grande sorpresa tutti i direttori che ospitiamo. Lo staff amministrativo,
sebbene ridottissimo rispetto alle altre orchestre svizzere, fa un lavoro incredibile, con energia e massima competenza, riuscendo a portare avanti l’attività dell’orchestra tra il susseguirsi incessante delle stagioni musicali e le tournée in mezzo mondo. Siamo abituati a superare missioni impossibili, non ci faremo certo fermare da un disimpegno della SSR. Vorrei inoltre sottolineare che nessuno considera le ricadute finanziarie che la nostra orchestra provoca in diversi ambiti. Recentemente è stato fatto uno studio specifico sul caso OSI, voluto e realizzato da persone non dipendenti dall’OSI, nel quale si analizzano parametri come il ritorno economico diretto delle spese sostenute dall’OSI per realizzare la sua attività, la percentuale di finanziamento pubblico che ritorna direttamente all’ente pubblico tramite il gettito fiscale, l’impatto economico generato dagli oltre 50.000 spettatori che seguono annualmente le iniziative dell’OSI… I risultati sono sorprendenti».
chestra residente al LAC per eventi nuovi, produzioni operistiche, balletti, open air nella Piazza Luini. Un concerto dell’OSI, con musiche selezionate appositamente, sarebbe l’ideale per lanciare una mostra del Museo: l’Ente Turistico potrebbe in tal caso ideare offerte di soggiorni in collaborazione con gli hotel. L’OSI sarebbe anche lieta di offrirsi al Cantone come biglietto da visita nelle relazioni a livello nazionale ed internazionale. Anche i grandi sponsor privati dovrebbero riflettere: invece di sponsorizzare singoli eventi nei vari Festival ticinesi, potrebbero condividere con l’OSI un progetto nuovo da svilupparsi su più anni, avvicinandosi concretamente al mondo della produzione musicale e traendone sicuramente vantaggi economici e di immagine molto superiori. In ogni caso l’OSI oggi sente molto la vicinanza del suo affezionato pubblico, anche grazie all’Associazione degli Amici dell’OSI. E intende onorarlo con la propria qualità, il proprio impegno, la propria passione».
Secondo lei quale sarebbe una via ragionevole (capendo anche le nuove strategie SSR e in generale i tempi attali finanziari) per assicurare veramente il futuro dell’OSI? È una partita in cui ognuno deve giocare, fare la sua parte, si suppone… «Il problema vero è che tutti parlano di tagli, di contributi, ecc… ma pochi si soffermano a ragionare sul senso dell’OSI. La nostra orchestra è considerata un monolite, con una struttura e un’attività predefinite e immutabili. Niente di più sbagliato! L’OSI è un’entità flessibile, pronta, anzi prontissima, ad evolversi ed adattarsi alle nuove esigenze. Per esempio potrebbe essere una risorsa per Lugano, mettendosi a disposizione in qualità di or-
“L’OSI ha principalmente due compiti. Il primo è quello di offrire innumerevoli concerti in regione per i diversi tipi di pubblico, dalle canoniche stagioni al LAC alle iniziative per bambini e famiglie. Il secondo è quello di fare da ambasciatrice all’estero, portando il nome della Svizzera italiana nel mondo, associandolo a un prodotto di alta qualità.” TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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PRIMO PIANO / ROBERTO TORRENTE
Lugano tra le città più sicure della Svizzera
ROBERTO TORRENTE, CAPO DELLA POLIZIA DELLA CITTÀ DI LUGANO E DELLA REGIONE III LUGANESE TRACCIA UN PROFILO DEI PROBLEMI RIGUARDANTI L’ORDINE PUBBLICO IN QUESTA PARTE DEL TICINO E INDICA ALCUNE SOLUZIONI IN VIA DI ATTUAZIONE PER GARANTIRE LA MIGLIORE SICUREZZA DEI CITTADINI.
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ome giudica in generale lo stato della sicurezza e dell’ordine pubblico nella città di Lugano? «La situazione piò essere giudicata buona, se non addirittura molto buona, se rapportata allo stato delle prime 10 città svizzere. Sia a livello organizzativo che tecnologico cerchiamo di essere sempre all’avanguardia. Abbiamo proceduto di recente ad una riorganizzazione operativa e abbiamo accresciuto gli effettivi, dotandoci inoltre di materiale tecnologico dei più moderni e innovati per aiutare gli agenti nei propri compiti di prevenzione e repressione dei reati. Tutto ciò ci consente di lavorare in modo più professionale ed efficace». Nello specifico, con quali strumenti intendete migliorare la qualità della vostra azione? «Grazie al miglioramento ed in particolare all’ampliamento del progetto SecurCity, anche al di fuori della zona del Centro, la nuova videosorveglianza permetterà di accrescere la sicurezza oggettiva e soggettiva dei cittadini, con ricadute positive sui commerci, sulla frequentazione del centro cittadino, delle zone sensibili e sul turismo in genere (ristoranti ed alberghi). La sola presenza di agenti, anche se importante, non è in grado di scongiurare la reiterazione di questi reati e il riprodursi con regolarità di fatti criminosi. L’attuale tecnologia innovativa mette a disposizione lo strumento della videosorveglianza, i cui vantaggi e benefici sono comprovati ed indubbi
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PRIMO PIANO / ROBERTO TORRENTE
sia a livello preventivo che repressivo. Nel solo Centro cittadino, ad esempio, una superficie di circa 180.000 mq, può essere controllata solo con l’aiuto di una videosorveglianza efficace e capillare. Il progetto comprende anche un accesso limitato al centro cittadino e la delimitazione di un comprensorio entro il quale l’entrata agli automezzi non autorizzati è resa impraticabile, con il posizionamento di ostacoli fisici mobili, in grado comunque di permettere il regolare accesso agli aventi diritto. La videosorveglianza rispetta in ogni caso i 4 principi della legalità: 1) è proporzionale all’obiettivo che vuole raggiungere; 2) persegue finalità auspicate; 3) è efficace dal profilo operativo; 4) è efficiente per il rapporto costi/ efficacia». Di quali altri strumenti tecnologici vi siete dotati? «L’utilizzo di strumenti tecnologici costituisce un supporto ed importante complemento all’attività di polizia, in particolare per supplire alla mancanza di personale e all’impossibilità di effettuare controlli sul territorio in tutte le zone della città 24 ore su 24. In ogni caso abbiamo dotato tutte le vetture, che sono state di recente rinnovate, di telecamera e di un sistema tablet che ci consente di visualizzare in ogni momento la loro posizione permettendone quindi una gestione operativa ottimale. Anche le motociclette sono tutti modelli di ultima generazione e consentono lunghi turni in sella senza stancare troppo gli agenti. Inoltre, stiamo studiando in collaborazione con l’Università della Svizzera Italiana un sistema di elaborazione delle immagini che permetta in tempi molto più brevi l’acquisizione dei dati ritenuti utili e interessanti. Non da ultimo, stiamo studiando l’adozione di un sistema di “Bodycam” per gli agenti, a garanzia primariamente della loro sicurezza fisica, oltre che rappresentare un valido ed oggettivo contributo probatorio per il magistrato in caso di contestazione del nostro operato».
“Grazie al miglioramento ed in particolare all’ampliamento del progetto SecurCity, anche al di fuori della zona del Centro, la nuova videosorveglianza permetterà di accrescere la sicurezza oggettiva e soggettiva dei cittadini, con ricadute positive sui commerci, sulla frequentazione del centro cittadino, delle zone sensibili e sul turismo in genere” Quali sono i principali problemi di cui soffre Lugano? «Direi che in generale dobbiamo affrontare tutti i problemi che caratterizzano i centri urbani, cioè quella microcriminalità che tuttavia, se trascurata, contribuisce a generare un senso di insicurezza nei cittadini. In quest’ambito dobbiamo rilevare fenomeni legati al consumo e allo spaccio di stupefacenti, littering e graffiti, danneggiamenti, ecc. Sono tutti aspetti di una microcriminalità che colpisce soprattutto i quartieri del centro e le zone intorno alla stazione». Che rilevanza assumono all’interno della città di Lugano fenomeni come la questua e l’accattonaggio e in generale altre attività illecite? «Abbiamo deciso di dare un giro di vite al fenomeno dell’accattonaggio e di farlo nella convinzione che la repressione dei piccoli reati Urbani, che contribuisce a creare un clima di ordine e legalità riducendo il rischio di crimini più gravi, deve passare anche attraverso una condivisione/informazione del cittadino sul fenomeno. Dietro ai mendicanti si nascondono spesso organizzazioni criminali che costringono queste persone (per il 90% sono di nazionalità rumena) in uno stato di schiavitù, o semischiavitù, e che a fine giornata s’intascano quanto raccolto. Organizzazioni che sfruttano le fasce più deboli: giovani, donne, disabili e – sempre più spesso – bambini. La polizia ha così come scelto di promuovere TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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iuto della popolazione. Invitiamo quindi a non donare denaro per strada. Molto meglio, se si vuole fare del bene, offrire cibo a un mendicante. Se si manifestano altre esigenze, per esempio mediche o anche solo il bisogno di una doccia o di pulire i loro vestiti, esiste una collaudata rete sociale che funziona e che portiamo avanti da anni».
“Direi che in generale dobbiamo affrontare tutti i problemi che caratterizzano i centri urbani, cioè quella microcriminalità che tuttavia, se trascurata, contribuisce a generare un senso di insicurezza nei cittadini.” una campagna che, a ben guardare, è più impegnata alla sensibilizzazione che alla repressione. È comunque necessaria una premessa: a partire dal primo luglio (e questo anche su spinta della polizia e del Municipio di Lugano) la competenza sanzionatoria nei casi di accattonaggio passerà dal Ministero pubblico ai vari Municipi e questo non solo per «sgravare» i magistrati ma anche per rimettere le giuste competenze a chi conosce e opera giornalmente sul terreno a diretto contatto con tali problematiche. Dal primo luglio dunque agli accattoni può essere intimata una multa tra i 100 e i 300 franchi ma sarà possibile anche sequestrare loro la merce ed il denaro in loro possesso, a garanzia della copertura dei costi procedurali (e questo sarà un deterrente). Il sistema migliore per combattere il fenomeno è infatti quello di andare ad attaccare direttamente gli incassi e, per farlo, sarà necessario l’a-
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Per rendere più efficace la prevenzione è stata promosso una nuova Legge sull’ordine pubblico (LOrP) entrata in vigore il 1° luglio 2016. Quali sono i principali contenuti? «Dal 1° luglio 2016 sono in vigore le nuove Leggi sull’ordine pubblico e sulla dissimulazione del volto negli spazi pubblici. Il 22 settembre 2013, il Popolo ticinese si è espresso a favore dell’iniziativa per vietare la dissimulazione del viso nei luoghi pubblici. Il Gran Consiglio, nella seduta del 23 novembre 2015 ha quindi adottato la legge sull’ordine pubblico (LOrP) e la legge sulla dissimulazione del volto negli spazi pubblici. Il Consiglio di Stato ha emanato un unico regolamento di applicazione per le due leggi. L’obiettivo è quello di fornire a tutti gli attori coinvolti gli strumenti operativi necessari per l’applicazione delle leggi dando una volta di più la competenza alle forze che più operano a diretto contatto con la gente: le polizie comunali». Possiamo soffermarci proprio sulla cosiddetta norma “anti-burqa”… «Questa norma impedisce alle donne musulmane di portare il burqa o il niqab, ma riguarda in realtà anche altri aspetti, ad esempio il divieto di coprirsi il volto per partecipare a manifestazioni ad avvenimenti sportivi e politici. La Polizia municipale è pronta a far rispettare la legge sulla dissimulazione del volto, approvata, voglio ricordarlo, da una votazione popolare, ma le indicazioni stabiliscono di applicarla con “buon senso”. In altre parole, almeno in un promo periodo d’introduzione delle norme, non faremo subito una contravvenzione ma provvederemo comunque a un riconoscimento
PRIMO PIANO / ROBERTO TORRENTE
“Lugano è stata in questo campo pioniera tra le città svizzere introducendo già negli anni ’80 la figura del “vigile di quartiere” e tuttora esiste all’interno del Corpo di Polizia una sezione che raggruppa agenti incaricati di mantenere uno stretto rapporto con i quartieri e con le persone di riferimento” della persona a garanzia della sicurezza ed ordine pubblico. Se dovessimo fermarla una seconda volta, procederemo secondo i disposti di legge. Inoltre, abbiamo preparato un volantino informativo, in inglese e in arabo, di cui gli agenti si sono muniti per informare eventuali turisti provenienti da paesi arabi riguardo alla norma». Per poter rapportarsi meglio con persone di usi e costumi diversi, abbiamo anche previsto una formazione del personale operativo a cura di un mediatore arabo, in grado di farci meglio comprendere la natura di certi comportamenti. Che ruolo attribuite nel controllo e nella prevenzione all’istituzione del “vigile di quartiere”? «Lugano è stata in questo campo pioniera tra le città svizzere introducendo già negli anni ’80 la figura del “vigile di quartiere” e tuttora esiste all’interno del Corpo di Polizia una sezione che raggruppa agenti incaricati di mantenere uno stretto rapporto con i quartieri e con le persone di riferimento. Siamo convinti che il suo ruolo debba essere prevalentemente preventivo e meno repressivo proprio per la sua vocazione a stabilire con i cittadini un rapporto di collaborazione duraturo nel tempo».
della formazione per mettere i nostri agenti nelle condizioni di svolgere il loro lavoro in tranquillità e spirito di collaborazione nei confronti delle persone fermate per un controllo o una contravvenzione. Certo è sempre possibile migliorare, ma anche le razioni eccessive di – invero pochi - cittadini a situazioni di cui essi stessi sono causa, non aiutano certo a promuovere il giusto clima di aiuto e collaborazione che la polizia vorrebbe instaurare e migliorare sempre più».
Un’ultima questione. Spesso si dice che la città di Lugano offre ottimi servizi ma risulta essere un po’ carente sul piano dell’accoglienza. Come si muove in questo senso la Polizia municipale? «Sicuramente abbiamo fatto molto e siamo continuamente impegnati sul piano TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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PRIMO PIANO / DIEGO FASOLIS
Un’esaltante normalità al servizio della musica DI FAUSTO TENZI
INCONTRO E COLLOQUIO A TUTTO CAMPO CON DIEGO FASOLIS, ORGANISTA E DIRETTORE D’ORCHESTRA, MOLTO NOTO AL PUBBLICO TICINESE E A QUELLO INTERNAZIONALE. DAL 1986 COLLABORA CON LA RADIO E TELEVISIONE DELLA SVIZZERA ITALIANA QUALE MUSICISTA E DIRETTORE, DAL 1993 È MAESTRO STABILE DEI COMPLESSI VOCALI E STRUMENTALI DELLA RADIO E TELEVISIONE SVIZZERA E DAL 1988 DELL’ENSEMBLE I BAROCCHISTI.
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veri musicisti percorrono in solitudine (una meravigliosa solitudine) le strade del loro appagamento, dei loro successi e anche di qualche inevitabile delusione. Maestro, parlami del tuo percorso artistico (non amo il termine carriera più adatto alla mondanità) dei tuoi esordi “giocosi” tra tastiere e podio e delle prospettive future che certamente saranno luminose… «I miei esordi nella musica, al di là della passione, sono stati puramente amatoriali. Provengo da una famiglia di musicisti, con mio nonno musicista, mia mamma dotata di una bella voce e passione per il canto, nonno paterno di origini napoletane contrabbassista, violoncellista, mio padre professore e anche critico musicale, l’altro nonno ottimo fisarmonicista. Il consiglio della famiglia era di non intraprendere una carriera musicale, quindi fino alla maturità sono stato in bilico tra passione e obiettivi professionali. La passione poi era tanta, tale da recarmi a Zurigo dove ho studiato organo, pianoforte, direzione di coro e canto ottenendo quattro diplomi. Quindi sono partito come organista con molti concerti. Bach in particolare mi ha avvicinato a quella che è la figura del Maestro di Cappella. Ho ottenuto quel posto alla RSI ed eccomi qui ormai da quasi 30 anni».
Al termine dei concerti che dirigi, rispondi agli applausi del pubblico con un nobilissimo gesto di rispetto e di gratitudine al merito del compositore che hai interpretato, sollevando dal leggio la partitura. Un momento irrituale che, prima del musicista, rileva l’essenza dell’uomo Diego Fasolis, pervaso in ogni sua fibra dal rigore e dalla consapevolezza di essere “debitore” nei confronti della sovrastante genealogia di compositori… «Questo gesto vuole mostrare al pubblico la testimonianza di ciò che veramente conta... la composizione sta codificata in un volume scritto; per esempio, il Flauto Magico lo vediamo qui ora intero sulla mia scrivania, ma non possiamo godere dell’opera fin che non la portiamo nel tempo e nello spazio di un’esecuzione musicale. Questo è il punto di partenza per l’esecuzione ed eventualmente l’interpretazione della musica. Quando insieme facciamo tutto questo, come si fa a non dire al pubblico “ma guardate però c’è qualcuno che lo ha scritto”. Un gesto dovuto!».
foto: Adriano Heitmann/IMMAGINA
PRIMO PIANO SEZIONE / DIEGO / TITOLETTO FASOLIS
“Devo dire che Johann Sebastian Bach e un po’ il filo conduttore della mia vita. Anche quando facevo musica leggera ... ero un giovane scapestrato, batterista, bassista... ”
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PRIMO PIANO / DIEGO FASOLIS
“Il motivo che mi ha affascinato nella Musica Antica da così tanti anni è proprio la presenza di musiche scritte in maniera straordinaria ma con poche indicazioni di dettaglio”
01 Diego Fasolis con Cecilia Bartoli
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Il tuo rapporto con Johann Sebastian Bach. Quale alchimia intercorre con il genio di Eisenach, che pare tu voglia ogni volta, dal podio, richiamarlo a vita? Parlami del suo universo senza tempo, della sua musica così iperbolica, ma anche così vicina all’uomo… «Devo dire che Johann Sebastian Bach è un po’ il filo conduttore della mia vita. Anche quando facevo musica leggera ... ero un giovane scapestrato, batterista, bassista... però il Magnificat o il grande repertorio organistico mi hanno sempre affascinato. Devo dire che Bach è l’unico autore che può anche essere stravolto, suonato con i pianoforti o con sassofoni inesistenti nel ‘700, modernizzato con l’elettronica e resiste a tutto perché la sua struttura è talmente numerologicamente, simbolicamente densa, solida e perfetta che permette qualsiasi manipolazione. Ecco, questa grandezza di Bach mi da una grande emozione. Una cantata di Bach può essere meno facile all’ascolto di un Opera di Haendel o Vivaldi, perché c’è tutto un complesso lavoro di architettura, di simbologia, teologia, numerologia, di adesione alla retorica di Quintiliano, molto usata nel barocco ma che completa in Bach un discorso esoterico sulle ragioni del nostro cammino terrestre. Penso ci sia un’ispirazione e un’energia divina, cioè la musica delle sfere che scende sulla terra. In questo senso Bach è il tramite più grande di tutti». Nelle sue Passioni, nelle sue trecento cantate sacre, la voce umana è distribuita prevalentemente nelle risorse dei cori, con i solisti, soprani, contralti, tenori, bassi e bambini. Bach riassume uno stile di vocalità diversa dal canto vivaldiano nella sua sterminata produzione di Musica sacra o da Georg Friedrich Haendel con le sue 42 opere italiane… «Bach è sempre musica strumentale anche nella voce e si disinteressa completamente della difficoltà tecnica che possa stare dietro a qualsiasi cosa. Penso al Concerto Brandeburghese per tromba, o a certe arie di corno obbligato, o alle parti vocali, cioè dove la musica esprime se stessa. Bach aveva come solisti adolescenti e non solisti
di fama mondiale. Non ha cambiato mai la sua scrittura per facilitarla. Vivaldi e Händel dovevano adattare le loro opere alle esigenze dei cantanti professionisti e divi». Che emozioni ti giungono dall’inizio dell’Oratorio di Natale che pare ammantare di luce l’intero mondo? «L’inizio dell’Oratorio di Natale... ho ricevuto tra l’altro delle critiche per una mia direzione, ritenuta troppo veloce. Però io vedo i cherubini e i serafini che scendono dal cielo. E se il testo originale indica la velocità, basta scandirlo e si evince l’andamento ideale del tempo, poi i violini devono essere virtuosissimi per dare l’immagine madrigalistica del volo di angeli e arcangeli di luce». Nella genealogia dei compositori del Barocco spiccano Claudio Monteverdi, un “Nuovo Orfeo”, colonna portante del grande Tempio della musica. Vivaldi con melodie incomparabili e Haendel considerato come la più completa espressione del Barocco musicale. Che spazio è concesso al direttore d’orchestra a fronte di questa triade di geni? Una possibile interpretazione personale, oppure una rigorosa lettura tracciata dai canoni del Barocco? Con Claudio Monteverdi tutto è determinato dalla sublimazione della parola, attraverso il “recitar cantando”, tale da considerarsi come compositore verista ante litteram… «Il motivo che mi ha affascinato nella Musica Antica da così tanti anni è proprio la presenza di musiche scritte in maniera straordinaria ma con poche indicazioni di dettaglio. A partire da Beethoven si inizia a codificare molti elementi interpretativi precisi dalle dinamiche, al fraseggio al tempo metronomico. La musica del Barocco, del primo Barocco, ma anche del primo Classicismo, era musica scritta per dei professionisti che conoscevano certi canoni e questo determina il fatto che non tutto è scritto, anzi direi che molto non sta scritto. In questo senso è fondamentale la ricerca musicologica che si basa su partiture originali e trattati di Musica Antica
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che permette poi di interpretarla con il massimo di informazioni possibili e di avvicinarsi un po’ di più a quella che è la verità del testo. Diciamo allora cha abbiamo un Bach fuori dal tempo, un grande al di là dello spazio e del tempo. Haendel per l’Opera Barocca e l’Oratorio è sicuramente un colosso che arriva con un dispendio di mezzi minimo al massimo risultato. Haendel è ormai riconosciuto come un grandissimo mentre il Vivaldi operistico non è ancora abbastanza conosciuto... Tutti sanno che le “Quattro Stagioni” sono un capolavoro, che il “Gloria” è un classico di successo. Il fatto che Bach rispettasse e amasse così tanto Vivaldi ci dice molto della sua grandezza». Mozart. Un caso miracoloso in tutta la storia della musica. Senza alcuna particolare rivoluzione, raggiunse una classicità radicale e una suprema elevazione dello spirito. Grazia e bellezza infinita porrebbero il direttore nella condizione di un “ossequio consapevole” alle partiture. Qui, credo, sta l’estrema difficoltà a condurre la musica di Mozart che non può essere pervasa che dalla leggerezza e dalla trasparenza di una sorgente… «Ho fatto un’esperienza quasi mistica con Mozart. Alla direzione del Flauto Magico a Treviso, ho avuto durante una profonda meditazione una magnifica visione. Ad un certo punto ho chiesto al mio inconscio alcune risposte su come procedere rispetto al recitativo accompagnato oppure sulla scelta dei tempi. Dentro di me è apparso un bambino di luce, meraviglioso, sorridente e amorevole che mi ha detto come parlare per esempio all’interprete di Papageno per farlo entrare completamente nel ruolo. È stata un’esperienza fortissima. Devo dire che Mozart e come un cristallo purissimo, lo devi rispettare, trattare con una leggerezza assoluta. Mozart uomo di cultura elevatissimo, massone convinto che voleva costruire qualcosa; basti vedere le sue opere universali. Il Flauto Magico lo puoi ascoltare dai 5 anni fino ai 95 e hai 100 gradi di lettura diversa, tutti entusiasmanti».
“Ho fatto un’esperienza quasi mistica con Mozart. Alla direzione del Flauto Magico a Treviso, ho avuto durante una profonda meditazione una magnifica visione” Maestro, hai studiato canto a Zurigo con il mezzo soprano Carol Smith, mia prestigiosa partner nel Trovatore di Giuseppe Verdi. È verosimile credere che il canto sia una componente essenziale nella tua direzione orchestrale. In sostanza, dal podio, canti dentro di te le partiture? «Si, la musica va cantata intanto che la studi e intanto che la suoni o la dirigi, così si capiscono i respiri, i fiati, le frasi. Il fatto di non avere mai cantato pubblicamente, ma di avere studiato con una grande professionista e anche di avere sempre relazioni con grandi cantanti, è sicuramente una componente imprescindibile del mio interpretare». Verdi e il melodramma. La Messa da Requiem, un viaggio nell’oltre tomba, ancorato all’humus della terra. Nella tua direzione del Requiem ho riavvisato una scarica di adrenalina nel “Dies Irae”, ma anche un senso di pace nel tema struggente “Hostias preces tibi Domine” scandito dalle semicrome lente affidate al tenore. Ho molto apprezzato la tua lettura intima della Messa, scevra da esasperazioni melodrammatiche. Un repertorio che ti è congeniale e che ti libererebbe
temporaneamente dall’Universo Barocco. Perché dunque non le intense passioni di Tosca di Manon Lescaut, il “sommo di umanità” di Otello, o il Verismo di Mascagni? «Purtroppo lo show business musicale mette gli artisti in una casella. Io sono quello che si dedica al Barocco e li dovrei restare semi prigioniero. A parte che la mia formazione parigina era incentrata sul repertorio romantico, fortunatamente oggi la prassi esecutiva su strumenti originali, avanza sempre di più nelle diverse epoche. Ora posso tranquillamente avanzare nel repertorio seguendo un percorso di rilettura storicamente informata. Quest’anno Coro RSI e Barocchisti si dedicano a un lungo Tour europeo con Norma di Bellini interpretata dalla grande Cecilia Bartoli. Si sta ormai cambiando l’interpretazione di questo capolavoro. Bellini aveva previsto una voce più scura per Norma è una voce più chiara per la più giovane Adalgisa. Bisogna anche capire che la richiesta di voci potentissime di una tradizione di travisato “verismo” non permette il virtuosismo vocale-strumentale del “bel canto” e di articolare bene un testo; dove non si riesce più a sentire un bel “filato” pianissimo, in verità si va contro la musica, quindi al testo scritto».
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Oggi è di rigore proporre una lettura musicale del repertorio antico del Barocco fino ai grandi classici (da Guido D’Arezzo, Palestrina, all’800 con Gluck, Mozart, Beethoven) con strumenti d’epoca mirabilmente conservati e riportati all’antico splendore. La creazione dei tuoi Barocchisti sono una testimonianza prestigiosa nel panorama musicale internazionale. È oggi proponibile un Laudario di Cortona (1270 ca) eseguito con strumenti moderni splendidamente sonori, precisi nella intonazione e nella restituzione del vibrato? «Diciamo che dal mio punto di vista, esiste musica eseguita bene e musica eseguita male. La scelta degli strumenti sta in seconda posizione. La mia scelta è di fare Musica Antica con strumenti antichi. Sembrava una moda, ma in verità la scelta si sta radicando come giusta e ragionevole. Devo dire che più andiamo indietro nel tempo, più gli strumenti sono modificati. Quindi, se vogliamo suonare Haendel con un’orchestra moderna come ho appena fatto a Losanna (ma alla Scala abbiamo lavorato con strumenti storici) non troviamo ostacoli insuperabili. Giuseppe Verdi aveva chiesto di inserire nella Costituzione Italiana che il diapason del “la” fosse stabilito a 430 hertz. Oggi stiamo superando i 444. L’idea di far suonare le orchestre sempre più forte, più tese, più alte, più brillanti, ha qualcosa di profondamente sbagliato, specialmente per la musica vocale. Oggi chi avesse il coraggio di eseguire Verdi a 430 hertz non lo tradirebbe, anzi tornerebbe a onorarlo. Quindi, strumenti originali il più possibile, o la profonda conoscenza delle prassi che permetta di far suonare una orchestra moderna con più consapevolezza».
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Musica e Immagine. Ascoltare la grazia e la perfezione del tema cantato da Papageno nel Flauto Magico di Mozart è come liberarsi in un giardino colorato. Il tema musicale e le parole “pur ti miro, pur ti godo, pur ti stringo, pur ti annodo” dall’Orfeo di Monteverdi ti rimandano l’immagine di una brezza tra gli ulivi che lambisce il corpo dei 2 amanti, oppure ancora coniugare la classicità greca di questo momento alle mani che si sfiorano nell’affresco del Giudizio Universale di Michelangelo che con la musica del Requiem verdiano, che ci porta al cospetto di Dio… «Da un lato c’è il cervello umano, c’è l’essere umano che vive di immagini, anzi la nostra psiche si alimenta di immagini. Spesso ci sentiamo obbligati a visualizzarle dove c’è un suono per capirlo. La Messa da Requiem di Giuseppe Verdi scatena delle emozioni che possono suscitare delle immagini, che sarebbero da evitare. Beethoven è uno degli autori di musica strumentale “pura” e sicuramente ha cercato di esprimere l’inesprimibile da immagini e parole. Le sue Sonate per pianoforte non avevano titolo ma con l’inizio del commercio di musica stampata ne hanno ricevuto uno per essere vendute: Patetica, Appassionata. Così la musica di pura ispirazione si deve piegare ad immagini perdendo la sua capacità di ispirare a parcepire l’inesprimibile». Nemo Propheta in Patria. Maestro tu godi dell’apprezzamento “fuori mura” con prestigiose affermazioni dove è arduo battersi. Enti, istituzioni musicali, teatri, festival, discografia internazionale e non da ultimo un tempio ambito che consegna al futuro l’artista: il Teatro alla Scala di Milano. In rapporto alla esigua popolazione, il Canton Ticino, Lugano in particolare, annovera strutture logistiche di rilievo. LAC, RSI in primo luogo. Il nostro territorio ha prodotto e produce artisti ben configurati all’estero oltre a manager di provata capacità, pure tuttavia oggetti di un curioso esercizio di disattenzione. Non sarebbe più intelligente guardare
meglio in casa e costruire un’identità artistica, aperta certamente al mondo sul modello ad esempio delle strutture musicali e amministrative dell’area germanofona o più prossimamente d’oltralpe (vedi Lucerna) dove senza troppi obiettivi un tantino velleitari si producono offerte musicali per 12 mesi all’anno, con costi adeguati, non esasperati da un ben collaudato mercato di compra vendita… «Questo è un tema molto importante che mi ha anche un po’ angustiato negli ultimi mesi, perché è un peccato aprire una nuova sala teatrale e non incominciare subito a progettare dell’Opera per un Paese che ha ben radicato nelle proprie corde il melodramma. Frequento regolarmente Losanna, una città poco più grande di Lugano, con un buon teatro da meno di 1000 posti, che mette in scena sette Opere all’anno di produzione propria. A Lugano si deve trovare coraggio ed io cercherò di mettere la mia esperienza e la mia competenza per quello che riguarda il repertorio che frequento, con le persone che conosco per cercare di costruire eventi che partendo da Lugano possano poi irradiarsi in Europa. Si potrebbe istituire anche un’Accademia di canto finalizzata all’Opera, con la possibilità di creare degli spettacoli con giovani e costituire come tu dici una identità musicale locale sul modello delle nostre Istituzioni musicali nazionali (Stadttheater) attingendo anche alle offerte internazionali cercando da un lato scelte di repertorio alternative al vicino prestigioso Teatro alla Scala di Milano, con cui si potrebbe però anche collaborare proprio in quel repertorio antico e sconosciuto (dal Barocco al Bel canto) a cui Lugano, con le sue sale, il suo conservatorio e specialmente la sua Radio, potrebbe dare un contributo importante e innovativo».
SEZIONE / TITOLETTO
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PRIMO PIANO / STEFANO BACCEGA
Rally,
adrenalina allo stato puro
STEFANO BACCEGA È UNA GIOVANE PROMESSA DELL’AUTOMOBILISMO TICINESE. LA SUA SPECIALITÀ SONO I RALLY E I RISULTATI NON MANCANO IN COMPETIZIONI DIFFICILI E IMPEGNATIVE COME IL CAMPIONATO ITALIANO RALLY E IL NUOVO TROFEO RALLY ASFALTO. Come nasce questa passione per le corse automobilistiche? «Quello di correre in auto era un sogno che coltivavo fin da bambino. Appena presa la patente di guida ho avuto la fortuna di potere fare alcune gare minori con buoni risultati e da lì è iniziato tutto, partecipando a competizioni sempre più importanti fino ad entrare negli ultimi due anni nel Campionato Italiano Rally».
I tuoi genitori ti hanno sostenuto in questo desiderio di correre in auto? «Da parte loro ho ricevuto sempre sostegno e incoraggiamento. Quando hanno visto che non era un capriccio momentaneo ma un impegno importante e una scelta di vita hanno favorito in ogni modo questa mia attività, accettando anche il fatto che abbandonassi gli studi. Il mio banco di scuola è in officina, insieme ai meccanici». Con quale vettura e in quale squadra corri attualmente? «Per partecipare al Campionato ho a disposizione una Ford Fiesta R5 dotata degli ultimi sviluppi realizzati da MSport. La squadra di riferimento è Ford Racing / Erreffe Rally Team che partecipa al Campionato Italiano Rally e al nuovo Trofeo Italiano Rally Asfalto. La vettura è equipaggiata con pneumatici Hankook».
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Quali sono gli appuntamenti previsti? «Il calendario del prestigioso Campionato prevede sei gare su asfalto e due su terra a partire dal Rally del Ciocco (gara di apertura stagionale) e a seguire Sanremo, Targa Florio, Adriatico, San Marino, Friuli, Roma, e per finire il Rally di Verona a metà ottobre. A completare la stagione ci sarà la mia partecipazione ad alcune gare extra Campionato, sempre con questa vettura Ford». Chi ti affianca a bordo della vettura? «Il mio compagno è l’esperto navigatore svizzero Marco Menchini, cui sono legato da anni da una profonda amicizia. Nelle competizioni rally l’affiatamento tra il pilota e il navigatore è una delle condizioni indispensabili per ottenere insieme grandi risultati».
PRIMO PIANO / STEFANO BACCEGA
Che cosa ti emoziona di più quando sei alla guida di una vettura durante un rally? «Sarebbe facile rispondere la velocità che ogni volta comporta una vera e propria scarica di adrenalina, ma una grande emozione deriva anche dalla soddisfazione di disegnare, soprattutto in curva, delle traiettorie perfette. Ma a me piace molto anche il lavoro in officina, dove appena posso partecipo allo sviluppo ulteriore della vettura, insieme ai meccanici e a tutti gli addetti ai lavori, per arrivare preparati il meglio possibile al momento della competizione».
Con quali aspettative partecipi a questo Campionato? «Certamente si tratta di in un Campionato tra i più impegnativi e più combattuti con vetture molto performanti, ma le opportunità non mancano, né tantomeno la voglia di mettermi in gioco. Con Ford Racing / Erreffe Rally Team conto di avere il valore aggiunto per conquistare traguardi importanti; sono consapevole che gli avversari sono tra i più forti e agguerriti del panorama rallistico, ma penso di poter fare bene. Il mio obiettivo è di puntare al Trofeo Rally Asfalto e di provare a stare nelle posizioni nobili del Campionato Italiano Rally».
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CULTURA / MASTERPIECE, ART FAIR
Quando il mercato incontra la grande arte
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DAL 30 GIUGNO AL 6 LUGLIO SCORSO, IN UN PADIGLIONE PRESSO THE ROYAL HOSPITAL, SOUTH GROUNDS, CHELSEA A LONDRA, SI È SVOLTA LA NUOVA EDIZIONE DI MASTERPIECE, UNA DELLE FIERE D’ARTE PIÙ BELLE E PRESTIGIOSE DEL MONDO.
DI PAOLO REPETTO
ome alcune altre fiere di alto profilo internazionale, essa prende spunto dalla famosa Tefaf di Maastricht: la prima e più importante manifestazione che ha saputo coniugare l’arte antica e classica con l’arte moderna e contemporanea, ed il design. Il bello nelle sue più varie espressioni; la bellezza indagata ed esposta nelle sue vaste e variegate forme: dalla estrema eleganza ed essenzialità di un vaso cinese della dinastia Ming, ad un cromatico dipinto ad olio di Sam Francis; da una sontuosa collana di diamanti di De Beers, ad una incisione di Rembrandt; da un inimitabile mobile di Josef Hoffmann, ad una scultura di Melotti; da un mirabile torso ellenistico di marmo greco, ad un verticale dipinto di Nicolas De Stael. Nell’ampia sezione dedicata agli Old Masters, presenti molti grandi antiquari, Richard Green esponeva un mirabile olio di John Constable: il grande pittore inglese che, insieme a William Turner, tra la fine del settecento ed i primi decenni dell’800, ha scandagliato il paesaggio reinventandolo in una nuova forma di nuove luci e colori. Soprattutto grazie a loro, prima del grande evento degli Impressionisti francesi – e quanto Monet, Daubigny, Sisley e Pissarro devono a questi geniali inglesi! – la pittura smise di essere epica, magniloquente, per diventare umile, evocativa; e abbandonando le rappresentazioni storiche, i gesti eroici, si trasformo’ lentamente in una elegia luminosa, un canto soffuso di grazia e di mistero, di polvere e di luce, in quel delicato tema naturalistico che pervade tutto l’Ottocento pittorico e sopratutto la cosiddetta scuola di Barbizon: da Millet a Daubigny, da Rousseau a Troyon, grandi pittori spesso presenti in notevoli manifestazioni come Masterpiece. Certo, in quegli
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CULTURA / MASTERPIECE, ART FAIR
anni, il pubblico ed i saloni ufficiali rimasero ancora per molti anni ancorati al quadro celebrativo, all’iconografia tradizionale; ma le autentiche opere di questi pittori, com’è noto, sono da ricercare nei bozzetti, nei lavori privati, nei quadri che non potevano essere esposti e che non vendevano – quegli stessi quadri oggi tanto rari, ma presenti e richiestissimi in queste nuove fiere. Il sigillo del nuovo nasce, come sempre, nell’anonimato dell’intimità. Come per i poeti, anche per i pittori il suggerire divenne molto più importante del dire, l’evocare molto più interessante dell’esporre, e le certezze di un mondo consolidato si sfaldarono nei dubbi eterni della coscienza. Questi pittori avevano abbandonato i musei per dipingere all’aria aperta, avevano superato le leggi dei padri: lo studio del disegno, la composizione delle ombre, i moduli e gli schemi della prospettiva, le gradazioni a tutto tondo, per rimescolare quei valori in un intarsio soggettivo di impressioni, di sensazioni, di luce. Tutti i presupposti teorici e formali erano banditi. Tutte le formule accademiche erano messe in discussione: ogni riferimento al passato era superato o almeno eluso:
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e il flusso della coscienza, il tremito dell’inconscio, ricostruivano una realtà personale ed improvvisa. Il diritto della libera forma aveva affermato la sua superiorità sui contenuti. L’intuito scavava le acque, il vento, il cielo. La linea della teoria e del sistema, che si compendiava nel disegno, si era spezzata in una costellazione di punti. Il centro definito delle cose si era mutato in una periferia invisibile. E la geometria mediterranea fece spazio a qualche barbarie nordica (Constable, Turner). Presenti in fiera alcuni splendidi Monet. E proprio questo grande pittore, nel settembre del 1870 aveva lasciato la sua famiglia a Le Havre e si era imbarcato per Londra, dove, grazie al gallerista Duran-Ruel, incontrò Daubigny e Pissarro. Insieme riscoprirono la grande lezione di Constable e di Turner: rimasero colpiti da quei colori esagitati che non formano la natura, ma
01 Interno della Royal Hospital di Chelsea sede della fiera 02 Ingresso della Royal Hospital di Chelsea sede della fiera
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CULTURA / MASTERPIECE, ART FAIR
formano se stessi; si entusiasmarono per quelle acque, quelle luci, quei tramonti, che sul riflesso delle luci si incendiano come carta. Videro le ali del vento, le crepe delle nuvole, lo specchio del mare: il diluvio del cielo, il riverbero delle nebbie, intuendo l’importanza straor-
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dinaria della coscienza, dell’intuito, del sogno, che come una mano magica puo’ rimodellare ogni cosa. Ed equilibrarono la loro preziosa tradizione, da Poussin a Corot, sul filo sospeso di quello spazio vertiginoso. «Nel colore si trovano l’armonia, la melodia ed il contrappunto». «Si immagini un bello spazio di natura dove tutto verdeggi, rosseggi, in uno spolverio scintillante in piena libertà; dove tutte le cose, con diversi colori secondo la propria struttura molecolare, mutate di attimo in attimo allo spostarsi dell’ombra e della luce, e agitate dall’interno lavorio dell’energia calorica, si trovino in una vibrazione perenne, la quale fa tremare le linee e completa la legge del movimento eterno ed universale». «Questa grande sinfonia del giorno, che è l’eterna vibrazione della sinfonia di ieri, questa successione di melodie, dove la varietà sgorga sempre dall’infinito, questo inno complicato ha nome colore». (Baudelaire).
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CULTURA / PICASSO
L’opera ultima. Omaggio a Jacqueline
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DI RUDY CHIAPPINI “GENIO DEL SECOLO” È QUESTO L’APPELLATIVO DATO A PICASSO, E SECONDO LUI ASSOLUTAMENTE MERITATO, IN RAGIONE DELLA SUA STRAORDINARIA OPERA DI PITTORE E SCULTORE CHE GLI HA CONSENTITO DI DOMINARE LA SCENA DELL’ARTE PER OLTRE SESSANT’ANNI, INFLUENZANDO ANCHE LE NUOVE GENERAZIONI. LA FONDAZIONE GIANADDA A MARTIGNY DEDICA ALL’ULTIMA STAGIONE DEL MAESTRO SPAGNOLO UN’AMPIA RASSEGNA IN PROGRAMMA FINO A 20 NOVEMBRE.
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CULTURA / PICASSO 02 01 Picasso Le déjeuner sur l'herbe 1961 Olio su tela cm 60 x 73 Musée national Picasso, Paris 02 Picasso Jacqueline avec Paloma et Catherine 1960 Olio su tela 130 x 97 cm Collezione privata 03 Picasso Jacqueline aux jambes repliées 1954 Matita su tela 92 x 73cm Collezione privata
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a mostra vuole essere innanzitutto un omaggio a Jacqueline Roque, seconda moglie dell’artista e musa ispiratrice degli ultimi suoi vent’anni di attività, che lo accompagnò fino alla morte, avvenuta nel 1973 in Provenza. Uomo dai mille volti e dalle molte contraddizioni Picasso è l’artista che meglio ha saputo incarnare lo spirito tumultuoso del XX secolo. Una creatività vulcanica, dispiegata per l’intero corso di un’esistenza straordinaria, una sensualità prorompente, che ne ha impregnato tanto l’opera come la sua vita privata, e il coraggio di schierarsi di
fronte ai drammatici avvenimenti della sua epoca hanno fatto di lui un mito intramontabile dell’arte moderna. Nel suo percorso è tutto un susseguirsi di svolte epocali, di ribaltamenti linguistici e affettivi. Le donne che ha amato sono state fonte di sorprendenti metamorfosi stilistiche. Per molta parte della critica il rapporto tra la dimensione creativa e la sfera dell’eros rappresenta il segno distintivo della sua poetica, il segreto della sua inarrestabile vitalità espressiva. Durante la sua intensissima vita Picasso si è creato una reputazione di amante dell’amore e amante delle donne, anzi,
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secondo i maligni, una reputazione di uomo pieno di amanti. Certo il suo talento era difficile da contenere, e lui aveva bisogno di avere una o più muse alle quali dedicarsi. Da Fernande Olivier a Marcelle Humbert, da Olga Koklova a Marie-Thérèse Walter, da Dora Maar a Françoise Gillot, il pittore ha ritratto ogni donna della sua vita innumerevoli volte, creando le spettacolari opere che oggi ammiriamo. L’esposizione di Martigny intende testimoniare fino a che punto la creatività estrema del Maestro spagnolo sia stata segnata dalla presenza di Jacqueline. Quando si incontrarono nel 1952, lei aveva 26 anni e lui 70. Con lei accanto il pittore continuò a lavorare moltissimo: modella e punto di riferimento fino alla sua morte probabilmente è stata la donna che l’artista ha ritratto più di tutte. La presenza di Jacqueline e la sua giovinezza accelerano il ritmo creativo di Picasso. Tra le opere più significative esposte alla Fondation Gianadda spicca innanzitutto Jacqueline aux fleurs (1954). La donna viene raffigurata con il suo profilo ieratico, ritto su un collo interminabile. Nella tela l’artista sperimenta l’intrecciarsi di motivi stilistici, grafici e pittorici. La fisionomia della giovane è resa con un tratto molto stilizzato, che accentua la rigidità e l’eleganza del suo portamento. In altri dipinti come Jacqueline aux jambes repliées (1954), la compagna assurge addirittura a emblema della bellezza classica. La sua figura permea l’opera di Picasso con tutta se stessa. I ritratti che l’artista le dedica vanno oltre la nozione stessa di somiglianza per tendere a una sorta di poetica metaforica della sua personalità. Per l’artista l’incontro con Jacqueline rappresenta l’inizio di una nuova vita e di uno slancio pittorico senza precedenti che si sviluppa in luoghi differenti. Dapprima nella villa La Californie a Cannes, dove realizzerà alcuni tra i suoi ultimi capolavori e dove il suo sguardo sembra pronto ad ogni istante a partire verso
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nuove scoperte pittoriche negli angoli più remoti della fantasia. Nell’elegante dimora sulla Costa Azzurra Picasso, il pittore della modernità per eccellenza, rivisita con curiosità i maestri del passato. Riflette su Les Femmes d’Alger di Delacroix, interpreta a modo suo Las Meninas di Vélasquez, riprende L’enlèvement des Sabines di David, si confronta con Le Déjeuner sur l’herbe di Manet. L’artista una volta ancora avverte la necessità di ritornare su temi e moduli del passato, per sancire il suo dominio sulla tradizione. La destrutturazione dell’impianto compositivo avviene in maniera radicale: Picasso sposta e inverte i personaggi a suo piacimento, aggiunge nuove figure
CULTURA / PICASSO
ed elimina alcuni dettagli fondamentali: l’obiettivo è quello di affermare la sua superiore abilità e soprattutto l’attualità della sua pittura. In seguito l’artista sul finire degli anni Cinquanta acquista il castello di Vauvernargues, ai piedi della montagna SainteVictoire così cara a Cézanne, vicino ad Aix-en-Provence e per finire si trasferisce nel buen retiro di Mougin dove si riappropria del tema del pittore e della modella: si concentra sulle figure archetipiche della donna, della coppia e dell’uomo-pittore che affronta l’ultima stagione della vita. Realizza dipinti, incisioni, ceramiche di grande forza espressiva caratterizzate dalla continua ricerca e messa in discussione dei risultati raggiunti, da un costante e crescente successo, da una inesauribile forza creativa. La produzione di Picasso degli ultimi anni ha il carattere di una sintesi straordinaria nella consa-
pevolezza del valore assoluto raggiunto, non riduce l’opera di tutta una vita ad un comune denominatore facilmente individuabile, non è un testamento. Rappresenta piuttosto una lotta continuamente ritrovata con se stesso all’inseguimento di nuovi confini espressivi. «La libertà di dipingere – affermò Picasso – è la libertà di liberare qualcosa di se stessi. È necessario fare in fretta, poiché ciò non dura».
04 Picasso Homme au chapeau assis 1972 Olio su tela 145 x 114 cm Museum Burda, Baden-baden 05 Picasso Jacqueline aux fleurs 1954 Olio su tela 100 x 81 cm Collezione privata
Accogliente bistrot, sito nella prestigiosa Residenza Grand Palace adiacente al nuovo Teatro LAC. Luogo prezioso, dove godere in qualunque momento della giornata, di proposte gastronomiche capaci di suscitare autentiche emozioni. Palace Cafè Lugano - P.zza Bernardino Luini, 5 - CH - 6900 Lugano - Tel. +41 (0)91 921 13 38TICINO - info@palacecafe.ch WELCOME / SET - NOV 2016 35
CULTURA / CORTESI GALLERY
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The Concrete Utopia. Ivan Picelj and New Tendencies 1961-1973
LA MOSTRA, INAUGURATA NELLA SEDE LONDINESE DI CORTESI GALLERY LO SCORSO MAGGIO, DOPO UN IMPORTANTE RISCONTRO DI PUBBLICO E ISTITUZIONI, ARRIVA A LUGANO DAL 14 SETTEMBRE AL 14 OTTOBRE ARRICCHITA DA OPERE DI PIERO DORAZIO, WALTER LEBLANC, HEINZ MACK, OTTO PIENE, PAOLO SCHEGGI, JESÚS-RAFAEL SOTO, GRAZIA VARISCO. NELLA SEDE LONDINESE APRE INVECE IL 21 SETTEMBRE E FINO AL 30 NOVEMBRE LA COLLETTIVA DAL TITOLO CHECKMATE. ENTRAMBE LE MOSTRE NASCONO DALLA COLLABORAZIONE CON ILARIA BIGNOTTI.
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rutto di una straordinaria collaborazione con il Museo di Arte Contemporanea di Zagabria, dove sono conservati l’archivio e la biblioteca dell’artista, e con AnjaPicelj Kosak, figlia dell’artista che ha seguito con appassionata partecipazione l’intero progetto curatoriale ed espositivo, si tratta di una imperdibile occasione per rileggere il movimento internazionale di
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Nove Tendencije, questo il nome originale croato di Nuove Tendenze, di cui Picelj fu protagonista e fondatore. Nuove Tendenze nacque infatti a Zagabria, Croazia (allora Jugoslavia) nel 1961. Fu in quell’anno che, presso il Museo di Arte Contemporanea, si tenne la prima mostra dove si riunì una compagine di artisti e critici provenienti da tutto il mondo: dai gruppi ZERO e GRAV, ai gruppi N e T. Oltre a ripercorre il ruolo straordinario svolto di Picelj nell’ambito delle Neoavanguardie artistiche degli anni ’60 e ’70, la mostra di Lugano vuole anche mettere a confronto la sua ricerca con quella di alcuni artisti che parteciparono alle diverse edizioni di Nuove Tendenze. Saranno esposti in galleria i lavori di Otto Piene e Heinz Mack del Gruppo Zero di Düsseldorf: del primo, che fu presente a tutte le edizioni dal 1961 al 1969, una Pittura di fuoco datata 1964; di Mack sarà esposto un Lichtrelief, vibratile alluminio piegato e lavorato a creare ritmiche ondulazioni di luce. L’opera di Mack si allinea molto a quelle di Nuove Tendenze: l’artista prese parte alle edizioni jugoslave del 1961, 1963, 1969, oltre che a quella del 1964 a Leverkusen. Nello stesso anno, a Parigi, Walter Leblanc fu tra gli invitati a Nouvelle Tendance. Propositions visuelles du mouvement international, una presentazione di Nuove Tendenze tenutasi al Palais du Louvre e al Musée des arts decoratifs. Il suo MobiloStatique LB 36, del 1962, è un'opera che gioca con lo sguardo dello spettatore, scuotendone la percezione nell'apparente virtuale motilità dei rossi e dei blu, colori amati anche da Picelj nella sua CTS-1 del 1966, realizzata con una modulazione di metalli smaltati di altissima perfezione formale. Nella mostra di Lugano Mercuriale del 1970 di Grazia Varisco racconterà il ruolo di una delle poche figure femminili di Nuove Tendenze, alla cui ultima edizione del 1973, partecipò anche Jesús-Rafael Soto, con due
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lavori e un ambiente vibratile cui risponde l'opera Escritura del 1973 esposta da Cortesi, una tessitura densa e vivace che perfettamente rappresenta il linguaggio dell'artista venezuelano. Infine, una presenza importante è quella di Paolo Scheggi, con un'opera del 1962 intitolata Per una situazione: amico, oltre che collega, di Ivan Picelj, con il quale a lungo dialogò sulla possibilità di ampliare l'operatività culturale del movimento, come dimostrano gli scatti che li ritraggono insieme nel 1969, in occasione della quarta edizione di New Tendencies, pub-
01 Otto Piene Untitled (Small Fire Painting) 1964 oil gouache and soot on canvas board mounted on panel, 22.9 × 30.5 cm Courtesy: Cortesi Gallery, London-Lugano
02 Stefano Cortesi 03 Heinz Mack Lichtrelief (Light Relief) 1961 aluminium relief on board, 91.5 × 73 cm Courtesy: Cortesi Gallery, London-Lugano
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CULTURA / CORTESI GALLERY 04 Piero Dorazio Piccolo Orange 1962 oil on canvas, 25.7 × 35.8 cm Courtesy: Cortesi Gallery, London-Lugano 05 Agostino Bonalumi Bianco 1967 shaped canvas and vinyl tempera 80 × 80 cm. Courtesy: Cortesi Gallery, London-Lugano Photo by Bruno Bani 06 Alighiero Boetti Uno cento mille 1979 blue ballpoint pen on canvas 100 × 70 cm x 3 pannelli Courtesy: Cortesi Gallery, London-Lugano Photo by Bruno Bani
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blicati sul ricco catalogo edito da Mousse, completo di numerose fotografie d'epoca, documenti e manifesti, molti dei quali inediti. Dai pannelli lignei finemente lavorati a ottenere rilievi vibranti, alle cangianti trame dei metalli, ottone e argento, realizzati nei primissimi anni ’60. Dalle indagini optical delle opere della metà degli anni ’60, ai moduli di metallo dipinti, dai ritmi cesellati del metallo lasciato puro, o al massimo giocato tra rilucenza e assorbenza del nero, delle opere dei primi anni ’70, le opere di Picelj sono parte delle collezioni dei maggiori musei internazionali, dal MoMA di New York al Victoria & Albert Museum di Londra. All’artista mancava ancora un vero riconoscimento da parte del mercato, vuoto al quale Cortesi Gallery ha voluto rispondere con questa importante mostra luganese. A Londra, la mostra Checkmate riunisce lavori di Alberto Biasi, Alighiero Boetti,
Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Tony Cragg, Piero Dorazio, Tano Festa, Joseph Kosuth, Heinz Mack, Giulio Paolini, Jesús-Rafael Soto, Grazia Varisco. L’esposizione suggerisce un percorso di lettura critica attraverso l’idea che l’opera d’arte sia il luogo per antonomasia dello spiazzamento visivo e concettuale, non solo in quanto è capace di sorprendere le aspettative del pubblico, con la provocazione insita nelle sue forme, ma anche perché sa creare cortocircuiti tra elementi differenti, facendone emergere nuove letture che affrontano i fondamenti del tempo, dello spazio, del linguaggio. La mostra, sin dal titolo, si offre a diverse chiavi interpretative: dall’immagine della scacchiera come griglia ragionata con la quale l’artista organizza il fluire dell’intuizione in un sistema di linguaggio, a “una tavola da gioco” dove intrecciare strategie e confrontarsi con gli spettatori. Checkmate propone relazioni
CULTURA / CORTESI GALLERY
sia tra opere realizzate tra fine anni ’50 e anni ’70, che appartenenti al periodo attuale. E’ infatti da due lavori recenti, Zeusi e Parrasio del 2003 e Points of view del 2007, rispettivamente firmate da Giulio Paolini e Tony Cragg, poste in una ideale diagonale visiva nello spazio della galleria, che si avvia il percorso espositivo. Entrambi i lavori interrogano lo spettatore sul mistero dell’opera, come suggerisce Giulio Paolini a proposito della sua lirica e metafisica installazione, della quale una seconda versione è conservata al Castello di Rivoli: «L’autore, rivale di se stesso, di fronte al primato dell’opera [...] si dissolve, l’opera resta in attesa dell’immagine». Di questa attesa si fa testimone anche Point of view di Tony Cragg, realizzata nel 2007, che idealmente guarda a Giulio Paolini: lo spettatore vi trova, e perde, profili di volti, in un alternarsi di presenze e assenze di volumi. Su questa ambiguità si articola la partita giocata alla Cortesi Gallery: dal lavoro di Joseph Kosuth, Art as idea as idea (1967), a Uno, cento, mille (1979) di Alighiero Boetti, un alfabeto negato a colpi di penna a sfera blu, dove uniche sopravvissute sono le virgole sulla scacchiera del non detto e delle intuizioni. Vi risponde Orizzonte+piramide, paesaggio metafisico di Heinz Mack del 1972, dove stagliato su un campo di alluminio, un orizzonte è indicato dal vertice di una piramide a sua volta definita da un orizzonte, in un gioco concettuale di richiami. Ribattono opere appartenenti alla grande stagione sperimentale post-spazialista e cineticoprogrammata: la Superficie (1987) di Enrico Castellani, tra addensamenti e annegamenti di luce e ombre; le forme estroflesse e disegnate sulla tela dell’opera del 1967 di Agostino Bonalumi; le tensioni lamellari di Alberto Biasi, che si muovono lungo una ruota di diagonali ritorte (1962-1966); la pittura reticolare di Piero Dorazio, intitolata Piccola premura (1962-1963), un gioco tra arancione e blu, in tutte le sue sfumature. E la scacchiera di alluminio vibratile di Jesús Rafael Soto che confligge con un campo rosso, tautologicamente intitolata Purpura y plata del 1969. Infine, I rossi e
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blu della tenda aperta sul Particolare della finestra di Tano Festa del 1965 rimettono in gioco il percorso espositivo, chiedendo al pubblico di crearsi da sé, in nome di una libera invenzione delle regole della partita, il viaggio nei linguaggi del visivo, liberamente componendo e scomponendo la propria visione estetica, offrendogli quegli strumenti del comunicare, e dell’interpretare, l’opera d’arte. Il percorso espositivo, accompagnato da una pubblicazione inedita, consegna al pubblico la possibilità di ripartire con il gioco, inventando nuove possibilità nella partita tra sguardo, emozione, relazione, attraverso le tre Tavole magnetiche di Grazia Varisco, create tra la fine degli anni ’50 e la soglia degli anni ’60.
CORTESI GALLERY, LUGANO Via Frasca, 5 - 6900 Lugano, Svizzera Orari galleria: Lu - Ve: 10:00-18:00 CORTESI GALLERY, LONDON 41 & 43 Maddox Street – London, W1S 2PD, Regno Unito Orari galleria: Lu - Ve: 10:00-18:00 Sa: 12:00- 18:00 www.cortesigallery.com info@cortesigallery.com TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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CULTURA / DE PRIMI FINE ART
Christo e Jeanne-Claude: ri-velare LA STAGIONE AUTUNNALE DELLA GALLERIA LUGANESE SI APRE CON UN’IMPORTANTE ESPOSIZIONE DI DUE ARTISTI TRA I PIÙ ORIGINALI DEL PANORAMA CONTEMPORANEO.
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"Le véritable voyage de découverte ne consiste pas à chercher de nouveaux paysages, mais à avoir de nouveaux yeux." Marcel Proust
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e grandi e ambiziose opere di Christo e Jeanne-Claude, le loro installazioni, i loro progetti, in parte nati ispirandosi a quella geniale opera del 1920 di Man Ray, L’enigme d’Isodore Ducasse – primo impacchettamento con una coperta ed uno spago di un oggetto qualunque (in questo caso una macchina da cucire) che la storia dell’arte ricordi – ci insegnano soprattutto a re-imparare a vedere, ci esortano a ri-scoprire, ad avere nuovi occhi. Nel greco antico una delle parole più importanti è mirabile, l’essere degno di meraviglia, il poter essere am-mirato. Il filosofo, colui che ama e ricerca la sapienza (sophia), è soprattutto un uomo che si meraviglia, una persona che prova stupore (thauma, thaumazein) anche come paura, vertigine, spaesamento. E guardare, osservare, significa capire. È bello considerare che ancora oggi, in inglese, capisco si esprime anche con I see (lo vedo). Le vaste installazioni ed i variegati progetti di Christo e Jeanne-Claude – dall’Imballaggio
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d’aria di Documenta a Kassel (1968) alla Mastaba (da realizzare), da Valley Curtain (1970/72) all’attuale The Floating Piers sul lago d’Iseo, dalle Surrounded Islands (1980/83) a Over The River (da realizzare), da The Umbrellas (1984/91) a The Gates (1979/2005) dal Running Fence (1972/76) al Pont Neuf Wrapped (1975/85) al Wrapped Reichstag (1971/95) – sono stati concepiti soprattutto con l’intento di nascondere, completamente o parzialmente, o di variare e decorare un luogo, un vasto spazio, alfine di far vedere veramente, far intendere nuovamente. Diceva
CULTURA / DE PRIMI FINE ART
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Proust che il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi. Occultare o variare temporaneamente per dare nuova luce, nuova vita e visione a ciò che appariva scontato. Coprire per un breve periodo di tempo un monumento, una forma, una presenza, un luogo, per poi poterlo riassaporare nuovamente. La più alta etimologia di una parola eminentemente religiosa è rivelazione: il ri-velare. Togliere e mettere un velo, un diaframma, una copertura. È indubbio che i due principali parametri che qualificano un’opera d’arte e la sua importanza storica sono la bellezza e l’originalità. Christo e Jeanne-Claude sono grandi nella bellezza e generosi nell’originalità.
01 Wrapped Reichstag (Project for Berlin – Platz der Republik), 1992, mixed media and collage, 28.6 x 22.2 cm 02 Over the river Project for the Arkansas River, State of Colorado 2006, mixed media and collage, 21.5 x 28 cm 03 380 Wrapped Trees (Project for Avenue des Champs 3 Elysées and Rond Point des Champs Elysées Paris), 1969, mixed media and collage, 71.1 x 55.8 cm e
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CULTURA / IMAGO ART GALLERY
Si annuncia un autunno alla grande
LA GALLERIA D’ARTE PRESENTA UN PROGRAMMA DENSO DI INIZIATIVE: A SETTEMBRE SI CHIUDONO LE ESPOSIZIONI DI MATTEO PUGLIESE ALLA FONDAZIONE VERSILIANA DI MARINA DI PIETRASANTA E DI AGOSTINO BONALUMI A LUGANO E SI PREPARA L’IMPORTANTE PARTECIPAZIONE A WOP ART FAIR A LUGANO, CUI SEGUIRÀ UNA GRANDE MOSTRA, SEMPRE A PIETRASANTA, DEDICATA A SALVADOR DALÍ, MENTRE DA FINE OTTOBRE A METÀ GENNAIO SARANNO ESPOSTE NELLA GALLERIA LUGANESE OPERE DI MATTEO PUGLIESE.
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01 Matteo Pugliese Il Segreto 2016 - Dettaglio Marmo di Carrara - 106x47x30 cm edizione 6+2 02 Matteo Pugliese all'opera
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rande successo ha riscosso alla Versiliana di Marina di Pietrasanta, e presto anche a Lugano, la mostra “Spiriti Ostinati” che presenta opere Di Matteo Pugliese, sculture di pura energia. Da secoli il corpo umano è fonte d’ispirazione per la scultura e la pittura. Gli artisti, da sempre, si sono appassionati a cercarne la rappresentare più realistica, restituendone le muscolature, le tensioni e i movimenti, ma anche gli stati d’animo che il corpo esprime, le debolezze, le energie, le paure. Matteo Pugliese sa perfettamente come rappresentare tutto ciò e questa mostra propone una raccolta dei suoi lavori, come scultura della serie Extra Moenia e di quella dedicata ai Guardiani. La prima è una raccolta di sculture di bronzo rappresentanti uomini muscolosi che fuoriescono dalle pareti, con estrema forza, energia e tensione. Nei guardiani, sono presenti i temi della forza, della potenza e della corporeità, ma in un modo del tutto differente dalla prima: per questa sua serie in bronzo e terracotta, l'artista si è ispirato ai guardiani di pietra venerati dai balinesi animisti e cambiando un po' le proporzioni tradizionali, ha presentato sculture con piedi molto grandi, corpi, volti e sguardi determinati e concentrati, e spesso con gli occhi semichiusi, pronti per la lotta. Imago Art Gallery ha scelto di partecipare a “WOP ART”, la prima esposizione d’ar-
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CULTURA / IMAGO ART GALLERY 03 03 Salvador Dali Dalinian dancer fusione del 1984 edizione 350+35 EA H 40,5 cm 04 Alessandro Busci Village sera Tecnica mista su carta
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te dedicata ai capolavori Works on Paper (da cui l’acronimo Wop). Una fiera d’arte esclusiva e di Highlights, con un pubblico di riferimento d’alto livello patrimoniale ma soprattutto all’avanguardia e coltissimo. Questo raffinato evento ha riunito nei padiglioni del Centro Esposizioni di Lugano una selezione di gallerie internazionali che hanno esposto progetti specifici di opere su carta di tutti i periodi della storia dell’arte, dal disegno antico alla stampa moderna, dal libro d’artista alla fotografia d’autore, dall’acquerello giapponese alle carte di artisti contemporanei. Un comitato scientifico si è occupato non soltanto di selezionare gli espositori e le opere in mostra, ma anche di coordinare eventi e incontri con intellettuali di caratura internazionale e creare grandi mostre dedicate alle opere su carta, nell’ambito del circuito nascente intorno a “WOP ART”.
Lo sviluppo dell’attenzione e del mercato dell’arte, negli ultimi dieci anni, ha sancito la nascita e l’incremento di un vasto pubblico di appassionati e collezionisti intorno ai cosiddetti Works on Paper. I lavori su carta dei grandi maestri antichi, moderni o contemporanei, permettono di unire l’alto livello di qualità allo sviluppo nell’accessibilità in termini di costi. Ma l’autunno riserva anche altre importanti novità, a partire dalla grande mostra che a Pietrasanta riunirà importanti capolavori del maestro catalano. L’idea è quella di mettere in scena, in piazza Duomo, un’esposizione di sculture monumentali realizzate, in periodi diversi fra loro. Retrospettiva che coinvolgerà anche altre sedi suggestive del centro storico, su tutte il Chiostro di Sant’Agostino. Torna dunque l’arte con i suoi grandi nomi al centro della proposta culturale della Piccola Atene.
SEZIONE / TITOLETTO
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SEZIONE / /TITOLETTO CULTURA PAOLO BELLINI
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CULTURA / PHOTOGRAPHICA FINEART
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LA GALLERIA LUGANESE DI MARCO ANTONETTO PRESENTA, DAL 15 SETTEMBRE AL 20 NOVEMBRE, OPERE DI VINCENZO AGNETTI, GIORGIO CIAM, CIONI CARPI, BRUNO DI BELLO, PAOLO GIOLI, KETTY LA ROCCA, MAURIZIO NANNUCCI, GIULIO PAOLINI, CLAUDIO PARMIGGIANI, LUCA MARIA PATELLA, GIUSEPPE PENONE, ALDO TAGLIAFERRO, FRANCO VACCARI, FRANCO VIMERCATI, MICHELE ZAZA, GILBERTO ZORIO: 16 ARTISTI, QUASI TUTTI NON PROFESSIONISTI DEL SETTORE, ALLE PRESE CON UNA FOTOCAMERA.
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hotographica FineArt è uno spazio espositivo dedicato solo alla fotografia del 900 e contemporanea che con l’esposizione Camere in prestito, a cura di Angela Madesani, apre un nuovo capitolo della sua storia artistica. Camere in prestito raccoglie 16 protagonisti di quella particolare stagione tra gli anni Sessanta e i Settanta, durante la quale nel mondo artistico occidentale si manifesta una crisi dell’oggetto pittorico e scultoreo. Molti sono quindi gli artisti che prendono a utilizzare media tecnologici quali la fotografia, il cinema e in un secondo tempo, il video.
È possibile individuare un tratto comune che unifichi il lavoro di questi artisti e faccia da filo conduttore di questa esposizione? «Con questa mostra siamo andati a ricercare qualcosa che fosse fotografia, cioè utilizzo del mezzo fotografico, ma che al tempo stesso rappresentasse, nelle intenzioni degli autori, una forma d’arte. La mostra propone dunque lavori collocabili in ambiti distinti, di artisti italiani provenienti da storie profondamente diverse tra loro, che hanno, tuttavia, in comune l’utilizzo del linguaggio fotografico con diverse declinazioni: la fotografia come inclusione (collage), come documentazione o anche come impiego di tecniche fotografiche che vanno dall’uso della Polaroid alla carta o alla tela sensibilizzata ai sali d’argento. Si tratta in ogni caso di artisti “prestati” occasionalmente alla fotografia, con la sola eccezione di Franco Vimercati, che dagli anni Settanta, indaga il senso stesso della fotografia».
01 Paolo Gioli Lastre, da “Polaroid” 1994 Polacolor e collage Cm 30.0x22.7; (46.2x35.0) 02 Giuseppe Penone Scrive, Legge, Ricorda 1969/72 Cuneo di ferro da piantare in un albero; l’albero crescendo lo assimilerà (ed. 27/50); con documentazione dell’azione in 3 fotografie di Paolo Muscat Sartor
Possiamo fare una rapita carrellata sugli artisti presenti in mostra? «L’esposizione si snoda, tra le sedici pareti della galleria – una per artista - in un percorso che accompagna il visitatore tra le varie esperienze. A partire dagli anni TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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CULTURA / PHOTOGRAPHICA FINEART 03 03 Vincenzo Agnetti Photo-Graffia 1980 Carta fotografica esposta e graffiata Cm 51.0x60.5 04 Giulio Paolini Senza titolo 1969 Stampa fotografica applicata su carta nera Cm 35.9x23.5
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Sessanta Vincenzo Agnetti sperimenta, fra gli altri, l’utilizzo della fotografia, ridefinendo l’ambito dell’arte concettuale in Italia, in stretta relazione con le esperienze americane. La sua è una imprescindibile riflessione di matrice linguistica; così per Paolo Gioli che manipola lo strumento fotografico, con un atteggiamento avanguardistico, lo svuota per giungere all’essenza, al grado zero. Nucleo fondamentale della ricerca di Franco Vaccari è la teorizzazione del concetto di esposizione in tempo reale. Vaccari come Cioni Carpi è un protagonista della Narrative Art, ricreazione di una situazione temporale attraverso l’utilizzo della sequenza. Di matrice antropologica è anche il lavoro di Michele Zaza, la cui ricerca risente fortemente della cultura
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mediterranea di cui è figlio. Il problema di tenere in vita il concetto di avanguardia è precipuo per Bruno Di Bello, che si serve di un medium freddo in grado di avere un rapporto privilegiato con il reale. Claudio Parmeggiani si pone in dialogo con la storia dell’arte, dando vita a un rapporto che non è mai una mera citazione. Aldo Tagliaferro, nel corso degli anni, ha dato vita a una riflessione di matrice esistenziale in cui il medium fotografico è protagonista. Così come Giorgio Ciam nella cui opera è l’idea del sé come presenza-assenza, che si pone in dialogo con il circostante. Provenienti dall’ambiente della poesia visiva fiorentina sono il concettuale Maurizio Nannucci e Ketty La Rocca, unica presenza femminile della mostra, protagonista
CULTURA / PHOTOGRAPHICA FINEART
indiscussa della Body Art. Il corpo, in relazione allo spazio, attraverso la fotografia, già negli anni Sessanta è soggetto della riflessione di Luca Maria Patella, del quale sono presenti tre importanti lavori. Un particolare interesse è puntato sul rapporto fra la fotografia e gli artisti dell’Arte Povera, attraverso le opere di tre protagonisti di quel movimento, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, e Gilberto Zorio. Se per Zorio e Penone la fotografia è traccia, documento di un’azione, per Giulio Paolini, l’accezione è di natura teorica, d’indagine, sul significato del medium da un punto di vista linguistico e concettuale». Si può dunque parlare in un certo senso di una nuova visione della fotografia… «Infatti. Nel lavoro di questi artisti la fotografia diviene un modo oggettivo per
fissare l’istante in un incontro unico tra spazio e tempo. L’arte italiana del periodo considerato si pone in questo senso in fitto dialogo con quanto accadeva nel resto del mondo, mantenendo, tuttavia, una propria, quanto originale peculiarità, come Camere in prestito si propone di sottolineare».
05 Ketty La Rocca Il mio lavoro 1974 Provini fotografici e china su carta Cm 35.0x35.0
La mostra sarà accompagnata da un catalogo, che avrà la foggia di un libro d’artista, edito in 300 esemplari da Danilo Montanari editore.
GALLERIA PHOTOGRAPHICA FINEART 15 settembre – 30 novembre 2016 martedì-venerdì 09.00-12.30 / 14.00-18.00 sabato su appuntamento
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CULTURA / ARTRUST
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I colori di un’anima in viaggio DAL 10 OTTOBRE AL 10 DICEMBRE 2016 RIAPRONO I BATTENTI GLI SPAZI ESPOSITIVI DI ARTRUST A MELANO CON UNA NUOVA MOSTRA INTITOLATA “I COLORI DI UN’ANIMA IN VIAGGIO”, CHE PORTA AL PUBBLICO LE OPERE A TINTE FORTI E CARICHE DI SENTIMENTO DI MARIANNE WEREFKIN.
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Artista russa, nata nel 1860 a Tula, Marianne Werefkin è stata protagonista, per molto tempo sottovalutata, dell’evoluzione artistica europea del ‘900. È lei la vera anima del gruppo espressionista tedesco Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro), che riunisce Kandinskij, Marc, Klee, Macke e Jawlensky. Con lo scoppio della prima guerra mondiale si trasferisce in Svizzera. Trascorre l’ultima parte della sua vita ad Ascona dove muore nel 1938 lasciando un ricordo indelebile del suo passaggio in tutta la comunità. La mostra, aperta dal lunedì al sabato dalle 10 alle 18 a ingresso libero, ripercorrerà la carriera di Marianne Werefkin, attraverso una quarantina di opere, alcune delle quali mai esposte prima in pubblico, rappresentative delle diverse tappe
CULTURA / ARTRUST 03
della sua vita e del suo peregrinare tra Russia, Germania, Svizzera e Italia. In mostra anche alcune opere del compagno di Werefkin, il pittore Alexej Jawlensky. L’allestimento è realizzato dall’Arch. Eleonora Castagnetta Botta. «Per la nostra settima mostra abbiamo scelto Marianne Werefkin, non solo perché è un’artista così strettamente legata al nostro territorio – afferma Patrizia Cattaneo Moresi, Direttrice di Artrust – ma in quanto, in un anno che abbiamo voluto dedicare alle donne nel mondo dell’arte, rappresenta con la sua biografia un esempio delle difficoltà di essere donna e contemporaneamente artista agli inizi del secolo scorso. Tanto che il carisma e il talento di Werefkin hanno iniziato solo recentemente a occupare il posto che meritano sui manuali di storia dell’arte». Proprio al tema delle donne sono dedicate numerose iniziative e incontri a margine della mostra in collaborazione con Amnesty International e con le as-
sociazioni AvaEva e AARDT (Archivi Riuniti delle Donne Ticino). Come di consueto proseguono anche le attività per i più piccoli. Presso la sede di Melano, le educatrici di Artrust utilizzeranno le opere di Marianne Werefkin per momenti di didattica e di gioco basati sui temi dell’espressionismo, dei colori e del viaggio, mentre presso il Comune di Melano, in collaborazione con il Museo in Erba, saranno organizzati atelier artistici nel corso dei quali ogni bambino potrà creare il suo piccolo capolavoro ispirato alle tecniche e ai temi dell’artista.
01 Marianne Werefkin Il ponte Tempera e olio su carta, incollata su cartone 1929 02 Marianne Werefkin Castello sul Mediterraneo, in Italia Tempera e olio su pannello 1925/1932
ARTRUST SA Via Pedemonte di Sopra, 1 6818 Melano Tel: +41 91 649 33 36
03 Marianne Werefkin e Fede sul lungolago di Ascona 1928 (Fondo fotografico Marianne Werefkin, Museo Comunale d’arte Moderna di Ascona)
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The Kabakovs and the Avant-Gardes
01 Ekster Studio costume per Salomä, 1917
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LO SPAZIO -1 OSPITA, NELL'AUTUNNO 2016, UNA MOSTRA DEDICATA A ILYA E EMILIA KABAKOV, I DUE GRANDI ARTISTI RUSSI CHE, DOPO UN PASSATO TRASCORSO NEL LORO PAESE DI ORIGINE, DA TRENT'ANNI VIVONO A LONG ISLAND, PRESSO NEW YORK.
l progetto prosegue la linea espositiva dello Spazio -1, collocandosi dopo la mostra dedicata a Giulio Paolini (settembre 2015) e la rassegna tematica Sulla Croce (marzo 2016). La mostra The Kabakovs and the Avant-Gardes scaturisce da un rapporto personale, nato diversi anni fa tra gli artisti e i collezionisti, e mette in relazione le opere dei due grandi maestri russi con le opere delle avanguardie storiche provenienti dalla Collezione Olgiati, ponendo così le basi per un particolarissimo dialogo intellettuale. Nella mostra le opere dei Kabakov sono confrontate con una selezione di opere delle avanguardie storiche del primo Novecento (suprematismo e cubo futurismo russo, futurismo italiano e astrattismo europeo). Sarà quindi di grande impatto visivo questo progetto voluto da un duo di artisti riconosciuti tra i più importanti maestri della scena dell’arte contemporanea mondiale. Si potranno ammirare sei grandi dipinti, una scultura e una installazione di llya e Emilia Kabakov accostati a grandi nomi delle avanguardie storiche. Per citarne alcuni: Malevic, Kandinsky e Rodtschenko tra gli artisti russi; Balla, Boccioni e Severini tra i futuristi italiani, Léger e Schwitters rappresentanti dell'astrattísmo e del dadaismo europeo. Lo spazio perimetrale dello Spazio -1 sarà occupato dalle opere dei Kabakov, mentre i dipinti delle avanguardie storiche troveranno dimora su pareti temporanee collocate diagonalmente nella parte centrale dell'area espositiva, e saranno disposte a formare una griglia abitata al centro da una struttura a croce, secondo uno schema di chiara origine suprematista. Il progetto di allestimento, concepito espressamente da Ilya Kabakov per Lugano, si rivela essere uno straordinario omaggio dell'artista alla storia dell’arte, con cui dialoga incessantemente, e in particolare alla Collezione Olgiati di cui condivide scelte particolari e visione d'insieme. Dipinti che rappresentano i massimi esiti dell'astrazione europea
CULTURA / DANNA E GIANCARLO OLGIATI
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vengono dunque inglobati in un allestimento ad opera di uno dei maggiori protagonisti della contemporaneitĂ . Oltre ogni divisione cronologica o di genere, la mostra attiva un cortocircuito temporale, una grande sintesi che narra dell'arte e della storia, dei grandi sistemi sociali e culturali del secolo passato e della sopravvenuta frammentazione del presente. Il catalogo della mostra The Kabakov and the Avant-Gardes include un saggio critico di Robert Storr, ex Senior Curator del dipartimento di Pittura e Scultura del MOMA di New York e curatore della Biennale di Venezia del 2007, unitamente a altri testi di approfondimento, nonchĂŠ la riproduzione a colori di tutte le opere esposte. In contemporanea all'esposizione dedicata ai Kabakov viene proposto allo Spazio -1 un nuovo allestimento della Collezione Olgiati con opere inedite.
03 02 Kabakov Charles Rosenthal-Twelve commentaires on suprematism, in the factory, 1999 03 Kabakov A Game of Chess, 1973
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Una vita spesa per l’arte
LA FONDAZIONE BRAGLIA OSPITA DAL 29 SETTEMBRE AL 10 DICEMBRE UNA GRANDE RETROSPETTIVA COMPRENDENTE 68 OPERE DELL’ARTISTA SLOVENO ZORAN MUŠIČ.
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esposizione si articola in cinque distinte sezioni, incrociando la successione cronologica delle opere con alcuni principali raggruppamenti tematici. Si comincia con i “motivi dalmati” degli anni ’40 e ’50 che rappresentano le prime esperienze pittoriche dell’artista, nato nel febbraio 1909 a Gorizia, allora facente della monarchia austro-ungarica. Completati gli studi liceali, Zoran Mušič si era iscritto all’Accademia di Belle Arti di Zagabria. Si tratta complessivamente di 16 opere che comprendono olii, acquerelli, puntesecche, matite, raffiguranti le distese carsiche della Dalmazia, con i cavalli, i muretti a secco, gli asinelli e le donne che si recano al mercato sotto il sole ardente. Visioni di semplicità e di commosso amore per quella terra. Nel 1943, Mušič si reca per la prima volta a Venezia, città cui resterà sempre particolarmente legato e dove nel dopoguerra il maestro Malipiero metterà a sua disposizione uno studio all’ultimo piano del Conservatorio Benedetto Marcello. In mostra, una serie di 27 acquerelli, che hanno per soggetto ponti, canali, paesaggi della città lagunare e un grande olio dedicato al Canale della Giudecca. Sicuramente di grande impatto emotivo la sezione che testimonia la terribile esperienza della deportazione in un lager tedesco. Arrestato a Venezia dalla Gestapo, Zoran Mušič fu trasferito a Trieste. Messo davanti alla scelta di entrare nei reparti speciali istriani associati alle S.S. o andare in Germania, sceglie la deportazione a Dachau. Alla fine del novembre 1944, viene registrato come prigioniero numero 128231. L’esperienza del campo di sterminio ha potuto esprimerla nei disegni eseguiti in condizioni disperate. L’orrore era tale che il suo solo pensiero era di poter lasciare una traccia di tale inimmaginabile evento. I disegni sono stati eseguiti in condizioni difficilmente comprensibili: inchiostro nascosto e allungato con acqua per farlo durare, foglietti piegati nascosti sotto la camicia, carte e penne sottratte ai labo-
CULTURA / FONDAZIONE GABRIELE E ANNA BRAGLIA 02 01 Zoran Music Dame au chapeau 1990, olio su tela, 81 x 65 cm Photo Christoph Münstermann Courtesy Fondazione Gabriele e Anna Braglia, Lugano 02 Zoran Music Nous ne sommes pas les derniers 1975, pastello grasso su carta, 25 x 25 cm. Photo Christoph Münstermann. Courtesy Fondazione Gabriele e Anna Braglia, Lugano 03 Zoran Music Motivo dalmata 1952, olio su tela, 38 x 61 cm. Photo Roberto Pellegrini. Courtesy Fondazione Gabriele e Anna Braglia, Lugano
ratori ove lavorava con gli altri prigionieri. Ridotto quasi come i cadaveri che invadevano oramai ogni spazio, ha potuto trovare la forza di continuare a vivere grazie alla sua arte. Di duecento schizzi riuscì a salvarne solo 35. A Lugano sarà possibile ammirare alcuni lavori del ciclo pittorico “Non siamo gli ultimi”: con queste parole i prigionieri di Dachau avevano infatti espresso la speranza che mai più un inferno come quello potesse ripetersi. “Noi non siamo gli ultimi” è stata anche il titolo di un’esposizione, presentata prima a Monaco di Baviera alla Haus der Kunst, poi a Bruxelles, al palazzo delle Belle Arti, ed infine a Treviri nel museo da Kurt Schweiches. Nel dopoguarre Zoran Mušič sposò Ida Cadorin-Barbarigo e alla moglie sono dedicati alcuni lavori della sezione “ritratti”, tra cui opere come “La dame au chapeau” e l’autoritratto “Nudo in piedi”. L’esposizione luganese presenta anche una serie di paesaggi “senesi” e di Cortina, paesaggi “rocciosi” e motivi vegetali, nonché una grande tela del 1988 dedicata a Parigi. La mostra proposta dalla fondazione Braglia è accompagnata da un libro sull’opera dell’artista con saggi di noti critici d’arte che hanno indagato e approfondito aspetti diversa della vita e dell’opera di Zoran Mušič morto a Venezia nel 2005 all’età di 96 anni. Anna e Gabriele Braglia sono i fondatori della Fondazione che porta il loro
nome. In più di 50 anni, coltivando la loro passione per l’arte, hanno scovato e raccolto opere dei più grandi maestri del Novecento: da Picasso a Balla, a Modigliani e tanti altri. I coniugi Braglia sono anche tra i maggiori collezionisti dell’artista italo sloveno Anton Zoran Music con numerosi acquerelli, disegni ed oli. Particolare importanza rappresenta poi la raccolta sull’Espressionismo Tedesco con opere dei maggiori interpreti quali: Klee, Kandinsky, von Jawlensky, Macke, Marc, Münter, Nolde, von Werefkin, ecc. Con la nascita della Fondazione, avvenuta il 6 giugno 2014 a Lugano, Gabriele e Anna Braglia hanno realizzato il loro profondo desiderio di mantenere
integra nel tempo la loro collezione, di promuovere e divulgare l’arte, aprendola ad un pubblico sempre più vasto e diffuso. I figli Riccardo e Enrico hanno sposato e supportato questa iniziativa con entusiasmo. La Fondazione ha sede in Lugano in un ampio spazio espositivo progettato e realizzato con grande rigore architettonico dall’architetto Carlo Rampazzi, assistito dal supporto di validi artigiani e tecnici, e dotato delle più avanzate tecnologie per la conservazione e l’esposizione delle opere.
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CULTURA / CESARE LUCCHINI
Quel che rimane
L’ARTISTA TICINESE PRESENTA DAL 22 SETTEMBRE AL 8 GENNAIO 2017 AL KUNSTMUSEUM DI BERNA UNA RETROSPETTIVA DI 56 OPERE, IN GRAN PARTE DI GRANDE FORMATO, CHE RIPERCORRONO LE TAPPE PRINCIPALI DEL SUO PERCORSO ARTISTICO.
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uel che rimane: il mondo di Cesare Lucchini. Perché questo titolo? «È stata un scelta ben precisa che richiama una mia precedente esposizione tenutasi nel 2008 e sta a significare che le problematiche che coinvolgono – o forse sarebbe meglio dire sconvolgono – l’uomo contemporaneo sono sempre le stesse, semmai negli ultimi anni le condizioni dell’esistenza si sono ulteriormente aggravate». A questo proposito scrive il critico Matthias Frehner: «Il punto di partenza di Lucchini è l'esperienza personale nella nostra epoca. L'artista reagisce in modo estremamente sensibile alle notizie terribili rilevate quotidianamente dai media. Egli fissa queste immagini nella sua pittura, che lo seguono notte e giorno, in autodafé astratti. I segni di sventura che emanano dai dipinti non sono mai retorici. Lucchini è una persona calma e posata che rifugge forti provocazioni».
affidato la propria creatività ad un uso metodico e sistematico della pittura ad olio. Forse per questo ho sempre scelto di dipingere ad olio, su tela o su carta. I miei dipinti di grande formato, successivi all’anno 2000, mostrano un intrico di linee energiche e leggeri accenti di colore stesi sulla tela con gesti espressivi. Solo di rado gli oggetti rappresentati sono chiaramente identificabili come cose o creature del quotidiano. A renderli ancora meno riconoscibili è la mancanza di confini distinti tra gli oggetti e l’ambiente circostante. I passaggi sono sfumati, gran parte delle superfici pittoriche sono offuscate da velature. Gli oggetti perdono la propria autonomia e la profondità dell’immagine si chiude in una superficie impenetrabile».
01 Cesare Lucchini Nel rosso 232 x 176.5 cm olio su tela 1998 02 L'artista ticinese Cesare Lucchini
La maturità del linguaggio artistico di Lucchini gli consente di evitare ogni retorica o tentazione narrativa; egli utilizza,
È possibile individuare alcune tematiche prevalenti nella sua pittura? «Direi che nel mio lavoro ho scelto di procedere per cicli che poi si differenziano e rinnovano per gemmazione interna, una volta esaurite le potenzialità espressive del soggetto o individuato un nuovo tema figurale. Vorrei che la mia pittura fosse in grado di attivare percorsi di lettura che, pur muovendo da incipit figurativi labili, offrono spunti di riflessione su temi inerenti la realtà contemporanea». Il suo lavoro artistico è incentrato sulla pittura ad olio. Quali le ragioni di questa scelta? «Credo molto nella lezione dei grandi pittori della storia dell’arte che hanno
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CULTURA / CESARE LUCCHINI
per esprimere la sua visione del mondo, le peculiarità degli strumenti della pittura, sicuramente i più adeguati per illustrare quello stadio del pensiero, dove le forme non sono mai definite in modo finito e univoco. All’osservatore rimane la libertà di completare, con la propria immaginazione e sensibilità, il percorso di lettura dei dipinti. Cesare Lucchini nasce a Bellinzona il 10 luglio 1941. Conclusi gli studi alla Scuola Cantonale di Commercio, si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Milano dove si diploma nel 1965. A partire da questa data, pur tenendo uno studio anche in Ticino, egli vive e lavora nella capitale lombarda; nel frattempo inizia ad esporre regolarmente e compie numerosi viaggi di studio nei paesi europei. Già a partire dagli ultimi anni Sessanta la sua produzione si caratterizza come sequenza di cicli quali la serie degli Interni (1975/80), di scabra essenzialità e carichi di una marcata connotazione esistenziale, o quella degli Atelier (1980/85), caratterizzata dal vistoso ampliamento dei formati, di norma orizzontali, e dal conseguente rinnovamento sia dello schema
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compositivo sia del colore, che si fa più libero e mentale. Lasciato definitivamente lo studio di Milano nel 1988, apre un secondo atelier prima a Düsseldorf e poi a Colonia, alternando con regolarità periodi di lavoro in Germania ad altri in cui ritorna in Ticino, nella "fabbrica" di Bruzella. L'ultimo ciclo della sua pittura si caratterizza per l'accordo dato al portato emozionale del gesto, del ritmo e del colore attorno a una "quasi testa', vero fulcro, anche se perlopiù scentrato, del quadro. Attualmente alterna periodi di lavoro tra Colonia e Bruzella in Valle di Muggio.
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CULTURA / CESARE LUCCHINI 03 Cesare Lucchini Quel che rimane - Lampedusa 284 x 250 cm olio su tela 2011 04 Cesare Lucchini Atelier 176 x 262 cm olio su tela 1984/1985 05 Cesare Lucchini La caduta - spinato 167 x 149 cm olio su tela 2016
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MARCO FRANCIOLLI, ESTRATTO DAL TESTO IN CATALOGO DELLA MOSTRA AL KUNSTMUSEUM BERN “QUEL CHE RIMANE”. Il percorso creativo di Cesare Lucchini è scandito da nuclei tematici, caratterizzati da titoli che lasciano intuire le linee di pensiero seguite dall’artista all’interno di una strategia pittorica in costante tensione tra figurazione e gestualità. Nelle opere recenti, Lucchini traspone sulla tela elementi estrapolati dal flusso costante delle immagini proposte dai media, tracce di un’attualità drammaticamente segnata da guerre, disastri umanitari ed ecologici. Come dichiara l’artista «Lo spunto per realizzare un dipinto nasce di solito dalle riflessioni che mi suscitano alcuni avvenimenti, drammatici, della vita quotidiana. Certe realtà mi provocano forti emozioni, in alcuni casi rabbia e possono di conseguenza, diventare una ragione per iniziare un’esperienza pittorica». L’urgenza che avverte nelle sue opere è quella di tradurre in termini pittorici situazioni
che dovrebbero suscitare sgomento, e rabbia, aspetti drammatici della realtà attuale che nell’epoca dell’informazione costante e in tempo reale tendono ad essere banalizzate, a divenire latenti a causa della quotidiana reiterazione delle immagini della stampa, della televisione e di internet. Nella cultura contemporanea il compito di restituire la realtà è oramai affidato esclusivamente all’immagine fotografica, - per la sua presunta oggettività ottica – in un rapporto tanto intricato e ambiguo tra la realtà e la sua riproduzione da renderla talvolta indistinguibile. La figurazione di Cesare Lucchini si sottrae all’imitazione del reale; segno, materia e colore restituiscono sulla tela il punto di vista e la visione del mondo dell’artista, con gli strumenti della pittura attraverso una prospettiva critica ed etica.
ESPOSIZIONI PIÙ RECENTI DI CESARE LUCCHINI 2001 2001 2003 2005 2005 2006 2008
Lugano, Museo Villa Ciani Düsseldorf, Galerie Strelow Berna, Galerie Kornfeld Düsseldorf, Galerie Strelow Milano, Centro Culturale Svizzero Neuchatel, Galerie Ditesheim Chemnitz(Germania) Kunstsammlungen Chemnitz
2009 2012 2014 2015 2016 2016
Lugano, Museo Cantonale d’Arte Londra, Gallery Rosenfeld-Porcini Neuchatel,Galerie Ditesheim Londra, Gallery Rosenfeld-Porcini Berna, Kunstmuseum Bern Chicago, partecipazione all’Arte-Fiera Chicago, con la Galleria Rosenfeld-Porcini, Londra TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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CULTURA / OLD – AMERICAN DESIGN AND ART
Per un’ipotesi di bellezza… LA GALLERIA TORINESE PRESENTA, DALL’ 10 OTTOBRE AL 9 DICEMBRE, IN UNA AMBIENTAZIONE ANNI 30 AMERICANA, LA MOSTRA DEDICATA ALLE SCULTURE DI GIORGIO RASTELLI.
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01 Giorgio Rastelli Ginnasta con nastro rosso Anno? 02 Giorgio Rastelli nel suo studio
iorgio Rastelli nasce a Milano nel 1940. Frequenta Brera ed altre scuole d'arte. Dal '64 espone in varie gallerie italiane ed estere. Dopo una iniziale ricerca tra il formale e l'informale, Rastelli approda con l'uso del legno a nuove soluzioni figurative, protagonista la figura femminile. Nel '85 incomincia a inserire il colore sulle sculture per sottolineare la dinamicità. Nel 2001 Rastelli realizza la sua più grande opera scultorea, la "Balena", per il Museo Geologico di Castell' Arquato. Grande mostra personale, nel 2002, nelle scuderie leonardesche del Castello Di Vigevano, organizzata dal Comune. Nel 2003 installazione “Cenerentola” per il Museo della Calzatura al Castello di Vigevano, inoltre viene scelto come artista rappresentativo dell’idea di energia per l’esposizione “International Energy Forum” a Rimini dove un’onda blu, lunga 42 metri, diventa lo sfondo narrante del movimento delle sculture Le sue opere sono presenti alla Fondazione Seibu di Tokyo, al Museo della fotografia di Hannover, al Museo di Crema e al Museo del Castello di Zavattarello. Vive e lavora nella campagna piacentina. Così scrive dell’artista Ugo Nespolo: «In Giorgio Rastelli il virtuosismo, l'esaltazione della manualità, la capacità di dar vita ad un universo ligneo sapendo eliminarne la fissità, la durezza, la rigidità che parrebbe obbligata. TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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CULTURA / OLD – AMERICAN DESIGN AND ART
Il mondo di Giorgio Rastelli è un mondo di figure leggiadre ma non leziose, erotiche ma molto ironiche, narrative ma ricche di concettualità. So che il progetto dell'artista non si limita al solo universo femminile ma si estende invece alla natura tutta ed al mondo animale in particolare. Come non ricordare la straordinaria Balena del 2000 le cui dimensioni gigantesche (più di 10 metri!) ribadiscono come Rastelli sappia dotare
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03 Giorgio Rastelli Calzature Stragliati Piacenza 1996 04 Giorgio Rastelli Ballerina Jazz
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di un vero soffio vitale una materia che si immaginerebbe rigida ed inespressiva. La tradizione della scultura lignea policromata ha radici lontane non solo nell'arte occidentale. Rastelli parodiando non poco gli atteggiamenti sensualsportivi nelle sue opere mette in scena un universo di movimenti colti (e come rubati) dalla flessuosità del movimento, alla esaltazione del gesto atletico, su sino alla civetteria di certi atteggiamenti che potenzia quell'aria di leggerezza e di bellezza desiderabile. Si tratta forse in questi anni di essere in grado di ridefinire il concetto stesso di “bellezza” ben sapendo che risulta poco plausibile e parecchio artificioso tentare di ricalcare in arte parametri che ritornano dal passato. La bellezza insomma non può essere la riesumazione in chiave contemporanea di moduli, modelli ed idee d'altri tempi. Se la bellezza fosse soltanto “armonia” dovremmo tutti lanciarci alla riscoperta di una nuova misura, forse una nuova “sezione aurea” modello di proporzione ed equilibrio». Elisabetta e Paolo De Angelis sono gli ideatori della OLD – American Design And Art, una galleria che da oltre 30 anni svolge un’attività di ricerca negli Stati Uniti e soprattutto un’opera di restauro di arredi e juke boxes da collezione caratteristici della cultura americana del primo 900: un viaggio nel passato prossimo, un viaggio nell’ immaginario collettivo: gli anni tra le due guerre, gli oggetti del nascente design, i luoghi reali e i luoghi immaginari della mitica capitale del cinema americano. Oggi, OLD propone una collezione di mobili e juke boxes cercati e selezionati direttamente negli USA, una scelta di pezzi che a distanza di anni conservano intatta la loro modernità, firmati dai più grandi designers dell’epoca quali, Donald Deskey, Kem Weber, Norman Bel Geddes ,Gilbert Rhodes, Paul Fuller. Il periodo fra le due guerre consente di recuperare i primi esemplari di quegli oggetti d’uso che hanno influenzato la progettazione degli interni e cambiato il modo di vivere in generale. In quel periodo, infatti,
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architetti e designers americani rielaborarono le influenze dell’Art Deco europea fino a sviluppare una serie di stili del tutto autonomi e particolari come il “ Machine Age “ e l’avveniristico “ Airstream “ secondo il gusto del colossale che sempre ha dominato oltreoceano. In architettura sorsero alcuni dei più memorabili edifici di questo secolo come il Chrysler Building e il Radio City Music Hall a New York ed il Pan Pacific Auditorium a Los Angeles; la decorazione interna di case, uffici, ristoranti, edifici pubblici fu rivoluzionata dalle stilizzazioni moderniste; i designers crearono ogni tipo di mobile utilizzando i nuovissimi materiali che la tecnica metteva a loro disposizione : bakelite, formica, alluminio, cromo, tutti materiali per allora rivoluzionari. Quegli interni, quei mobili sono considerati, oggi, classici del design e come tali la Galleria OLD - American
Design And Art intende proporli, assieme ad una serie di accessori originali della stessa epoca, a interior designers e collezionisti quale reale alternativa ai pezzi codificati dell’antiquariato tradizionale.
OLD – AMERICAN DESIGN AND ART Via Duchessa Jolanda 13/A - 10138 Torino Tel +39 011 7713048 – Mobile +39 335 8383854 old@americandesignandart.com www.americandesignandart.com -
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CULTURA / AION ART CENTER
L’arte di reinventarsi UNA NUOVA SFIDA PER L’ARTISTA VALLESANA GIBUS SCATIZZA, TRAPIANTATA IN TICINO PER AMORE. UN’ARMONIOSA TRIDIMENSIONALITÀ CI TRASPORTA IN PAESAGGI QUASI FATATI… TUTTA DA SCOPRIRE NELLA GALLERIA AION DI ASCONA.
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i troviamo nella galleria AION Art Center di Ascona ad ammirare le ultime opere di Gibus Scatizza-Fauquex, mostra che condivide con l’artista John Doing. Numerose le opere esposte e senza dubbio cariche d’estro e d’inventiva, qualità che i due artisti dimostrano in ogni tratto. Gibus ci trasporta in un mondo sempre innovativo: ogni sua mostra è una sorpresa che non manca mai di attrarre un folto e variegato pubblico curioso di scoprire cosa sveleranno le nuove tavole di questa sua 43esima esposizione. E stavolta basta posare lo sguardo sulle opere per capire che ci troviamo davanti a qualcosa di molto originale: lo sfondo sempre su tela, ha però davanti a sé un primo piano realizzato su una lastra trasparente di plexiglas, montata su binari che ci danno la possibilità di muoverla lateralmente, per ottenere una visione tridimensionale che cambia man mano che la lastra si sposta. Estro e fantasia con un tocco di audacia. Qualità che Gibus mette in tutto ciò che fa. Instancabile pittrice e scrittrice, ha in-
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fatti recentemente presentato con successo anche il suo ultimo romanzo “L’ascensore”. Ambientato nel Vallese (suo Cantone di origine) della sua gioventù negli anni 6070, epoca liberalizzata che si allontana dai tabù, a partire quelli sul sesso. Gian Carlo Dillena lo descrive in parole chiare e lusinghiere nella sua prefazione, mentre Cristina Bonzanigo e Sussy Errera lo commentano con grande brio. Questi i momenti più significativi di Gibus, questa poliedrica artista che ha saputo stupire con la sua fantasia lungo il suo cammino artistico durante tutti questi anni. Inizia con la sua prima mostra nel 1979, a Ginevra. Nel 1985 all’Hôtel Splendide di Lugano, presenta le sue tavole “L’Alfabeto d’Amore” accompagnate da 24 poesie di Gritsko Mascioni. 1985-85: “L’Albero di Natale” (4 metri di altezza ), nel piazzale della Banca Overland Trust Bank, realizzato in plexiglas e acciaio con i suoi 50 esemplari numerati per i clienti realizzati per le aziende Bic, Audemars e Cartier. 1999: “Acquarelli e Poesie” La Fenice Lugano, dove propone invece la sua
prima raccolta di poesie e, con disinvoltura, acquarelli di donne nude velate. Durante la preparazione della mostra “Non è tutto oro quello che luccica”, nascono con successo le sue famose “Galline dalle Uova d’Oro”, che ovviamente si ritrovano nella versione 3D con il primo piano su lastra di plexi che le rende ancora più divertenti. Negli ultimi anni Gibus si cimenta sempre più con la scrittura: nasce il suo primo romanzo a tinte gialle, “La Lettera”, ambientato nel Luganese e in Kenya con un’introduzione dell’allora sindaco Giorgio Giudici. Segue una nuova raccolta di poesie “Cielo-Terra-Mare”, “Ciel-Terre-Mer”. Poesie nate sia nella sua lingua madre, il francese, che in quella di adozione. Ed ora, la bella mostra ad Ascona. In questa galleria espone con l’artista Giovanni Onorato che si firma John Doing. E se Gibus ci incanta tra delicatezza e tridimensionalità, John ci fa entrare nel magico mondo dell’Arte Digitale dall’impronta giapponese, mentre con i suoi straordinari video ci trasporta in viaggi da sogno, tra passato e presente, con un occhio nel lontano futuro. “Desiner” di gioielli e commerciante di perle, è stato profondamente segnato dall’Oriente, sentimento che trasmette anche nelle sue ceramiche “Rakù”.
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VIA NASSA 56 – LUGANO – BUCHERER.COM
OGNI VOLTA UN’EMOZIONE UNICA, DAL 1888 TICINOGEMME WELCOME / SET - NOV 2016 OROLOGI GIOIELLI
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CULTURA / MUSEO IN ERBA
Una passerella verso il mondo dell’arte
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L’IMPORTANTE ISTITUZIONE CULTURALE ARRIVA A LUGANO IN RIVA CACCIA AL N.1 E PREPARA UN ALLESTIMENTO, IN NUOVI SPAZI E CON ALCUNE NOVITÀ FRA CUI IL PROGETTO KIDSARTI. CE LO PRESENTA LOREDANA BIANCHI, DIRETTRICE E COFONDATRICE DEL MUSEO.
ome è nata l’idea di creare questo spazio dedicato ai bambini? «Il Museo in erba è attivo da 16 anni, ed è nato come antenna estera del Musée in Herbe di Parigi; è diventato autonomo nel 2010 aprendosi ad altre collaborazioni e diventando anche produttore di percorsi interattivi per l’infanzia con la Vallée de la Jeunesse di Losanna. Costituisce uno spazio di gioco e interazione, rivolto ai giovanissimi, che possono qui scoprire e sperimentare l’arte, in tutte le sue forme. Questo è il senso più puro del museo didattico. Uno degli scopi principali è quello di preparare il giovane pubblico alla visita dei musei, fornendo ai piccoli alcune chiavi di lettura per accostarsi alla creazione artistica e comprendere il suo linguaggio.
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CULTURA / MUSEO IN ERBA
In che modo il Museo in erba concretamente avvicina i bambini al mondo dell’arte? «Il Museo in erba propone esposizioni legate al mondo dell’arte concepite per dei visitatori speciali: i bambini. Grazie a questi percorsi interattivi, i giovani visitatori sono coinvolti nell’esperienza dell’approccio all’arte con tutti i sensi. Desideriamo sorprenderli, stupirli ed educarli in un ambiente creato a loro misura, per iniziarli alla cultura giocando».
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All’interno delle vostra attività il gioco occupa un posto di primo piano… «La nostra è una pedagogia originale, basata sul gioco per stimolare la sensibilità, la curiosità e la creatività dei giovani 03
visitatori e prepararli così alla visita dei grandi musei di tutto il mondo. E in effetti, l’attività più amata dai bambini fra i 4 e gli 11 anni è il gioco: e il gioco al Museo in erba diventa “il modo” per avvicinarli agli artisti e alla loro opera, e anche al mondo che li circonda, per far nascere la curiosità di saperne di più. Una sperimentata “formula magica” che permette ai giovani visitatori di sentirsi protagonisti di una scoperta, li diverte e allo stesso tempo li coinvolge attivamente e emotivamente».
01, 02, 03 Alcune delle attività svolte dai visitatori del Museo in erba
Negli anni avete creato un’importante rete di collaborazioni internazionali ... «Il Museo in erba propone le mostre ideate istituzioni svizzere (Vallée de la Jeunesse di Losanna) e europee (Musée TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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CULTURA / MUSEO IN ERBA
en herbe, Centre Pompidou di Parigi; nel passato ha collaborato anche con il Dipartimento educativo MAMBO – Museo d’Arte Moderna di Bologna) che propongono percorsi didattici per l’infanzia. La concezione delle mostre, che coinvolge attivamente i bambini, è quella di consentire una visita autonoma seguendo le varie attività ludiche. Il Museo in erba è riconosciuto dall’associazione dei Musei svizzeri: nel 2001 ha ottenuto il premio Coop per la cultura, nel 2011 il “Premio cultura” della città di Bellinzona e nel 2013 il partenariato da parte del Club per L’UNESCO Ticino. È un museo privato, gestito dall’omonima associazione che si basa sul volontariato per l’organizzazione delle sue attività. La nostra azione si sviluppa in margine ai musei, cui non intende sostituirsi, con una funzione educativa autonoma e con la libertà e l’efficacia di un organismo e indipendente». Il nuovo spazio luganese consentirà lo svolgimento di molteplici attività… «Il piano superiore è stato pensato per le attività del Museo (mostre e laboratori), mentre al piano terra prenderà vita il nuovo progetto multidisciplinare
KidsArti. In un momento in cui Lugano si apre a nuovi percorsi culturali, il Museo desidera essere nel cuore di questo cambiamento. La vivacità culturale, il potenziale bacino d’utenza e la possibilità di diversificare le proposte culturali, permettendo di arricchire, ulteriormente i contenuti e i principi didattici con attività multidisciplinari. Il Museo in erba, unico del genere in Ticino, arrivando a Lugano, si concentrerà nella creazione di una proposta multidisciplinare pensata appositamente per la nuova realtà cittadina». In che cosa si tratta, più nel dettaglio, il progetto KidsArti? «Nato dalla collaborazione del Museo in erba con Motoperpetuo, Madamadoré e il Teatro d’emergenza, KidsArti permette di offrire in un unico luogo varie attività multidisciplinari per l’infanzia e per le rispettive famiglie. Saranno create sinergie con le diverse realtà e il Museo per singoli eventi condivisi: laboratori per le famiglie tra arte/musica o teatro o danza e un programma speciale “adulto-bambino” (0-3 anni), chiamato “Baby Arte” che rappresenta un’autentica novità. Accanto alle attività sinergiche, ogni gruppo porterà avanti naturalmente anche i propri programmi in modo autonomo».
Lo staff del Museo in erba
Il mondo della scuola rappresenta naturalmente per voi un riferimento costante. «Infatti. In questi anni di lavoro sono decine di migliaia i bambini che si sono divertiti e sono rimasti entusiasti partecipando con le famiglie o con le scuole alle nostra attività. Alcuni, ormai giovani adulti, ci hanno fatto sapere che il Museo in erba li ha fatti diventare visitatori dei musei, oppure già tornano con il loro bimbi, e questo è fantastico! Abbiamo elaborato vari programmi rivolti espressamente alle scuole dell’infanzia e a quelle elementari convinti di offrire qui in Ticino un’esperienza importante, che stimola la loro fantasia, li coinvolge emotivamente nel momento della scoperta, attivamente nell’atelier, dà loro delle “chiavi” per avvicinarsi con attenzione diversa alle opere d’arte conservate nei musei».
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CULTURA / MUSICARTE FESTIVAL ASCONA – 3A EDIZIONE
Zurigo. Da allora non ha più lasciato il Ticino. Dal 2008 è primo violoncello nell'Orchestra da Camera di Lugano ed è attiva come docente a Locarno, Lugano e Bellinzona, dove segue i suoi allievi con l'obiettivo di trasmettere piacere e passione per la musica e lo strumento. Il programma MusicArte 2016 propone quattro appuntamenti diversi e stuzzicanti. Si comincia sabato 15 ottobre 2016, nella Chiesa Collegio Papio di Ascona, con Star Wars, compositori americani del XX secolo, interpretati dall’Orchestra da Camera di Lugano che per l’occasione suonerà con ben 52 giovani musicisti diretti da Stefano Bazzi.
Nuovi spazi per la musica, l’arte e la cultura
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MOMENTI MUSICALI ED ARTISTICI DI QUALITÀ
F 01 Silvia Longauerová Fondatrice della rassegna "Musicarte" 02 Uno dei momenti che hanno contraddistinto la scorsa edizione.
ondata nel 2014 sotto il motto "Più musica, più giovani, più cultura" dalla violoncellista Silvia Longauerová, attiva da più di 15 anni sul territorio ticinese, la fresca rassegna promuove momenti musicali ed artistici di qualità, senza fini di lucro. Giunta alla sua terza edizione la manifestazione vuole avvicinare non solo un pubblico di conoscitori ma anche di semplici curiosi e desiderosi di scoprire e lasciarsi sorprendere. Silvia Longauerová, nata nel 1978 a Bratislava, inizia a suonare il violoncello all'età di 6 anni. Dopo essersi diplomata con il massimo dei voti si perfeziona per 5 anni con Robert Cohen al Conservatorio della Svizzera Italiana grazie ad una borsa di studio della fondazione Lyra Stiftung di
In programma il Concerto per violino e orchestra di Philip Glass, solista Luisa Moraru, e la Star Wars Suite di John Williams. Segue domenica 16 ottobre, presso il Giardino Hotel Ascona, Cello Journey, un recital del violoncellista londinese Tony Woollard. La settimana successiva, sabato 23 ottobre, presso la Fondazione Epper di Ascona, musiche di Ludwig van Beethoven e Felix Mendelssohn Bartholdy, con la formazione composta da Leonard Simaku al violino, Silvia Longauerová al violoncello e Matteo Sarti al pianoforte. Infine, domenica 23 ottobre, presso il Teatro del Gatto andrà in scena per le famiglie e i bambini il Flauto Magico di Wolfgang Amadeus Mozart, spettacolo del Teatro Habanera per otto marionette, con Patrizia Ascione, Ilaria Gozzini e Stefano Cavallini. Lingua originale tedesca per il canto, narrazione in italiano. Biglietti e maggiori informazioni sul sito: www.musicarte.ch
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Cortesi Gallery
THE CONCRETE UTOPIA Ivan Picelj and New Tendencies 1961–1973
Cortesi Gallery Lugano 14 September 14 October 2016 Curated by Ilaria Bignotti Under the patronage of Museum of Contemporary Art, Zagreb
Via Frasca 5 6900 Lugano Switzerland +41 91 92 14 000 41 & 43 Maddox St. W1S 2PD London United Kingdom +44 20 74 93 6009 info@cortesigallery.com www.cortesigallery.com TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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GASTRONOMIA / FOOD TRAVEL
Tutto il mondo nel piatto
A CACCIA DI GUSTO TRA SALONI, CONGRESSI E MERCATI IN UNA VERA E PROPRIA FESTA PER I SENSI. PRODUTTORI, CHEF E GOURMET, INSIEME AD UN PUBBLICO DI APPASSIONATI IN UN CAROSELLO DI CUCINE IN GIRO PER IL MONDO.
DI MARTA LENZI-REPETTO
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01 Reggia di Venaria (provincia di Torino) Durante Terra Madre – Salone del Gusto 2016, sede di uno straordinario viaggio nell’alimentazione dell’uomo nell’arco della storia, attraverso i prodotti agricoli che sono stati coltivati nelle varie epoche. Foto Archivio Slow Food 02 Sky Garden, Londra Il giardino più alto di Londra in cima al grattacielo Walkie-Talkie con una vista eccezionale, ospita un ristorante elegante e una brasserie 03 I Presidi Slow Food Foto Archivio Slow Food
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ientrando da un tour dedicato al cibo nella cosmopolita Londra, dopo un tuffo in gusti e profumi infiniti, ho fatto una semplice riflessione: quanti festival gastronomici ci sono nell’arco di un anno in tutto il globo? In effetti, ne è pieno il mondo con il cibo declinato in diverse modalità: c’è chi sceglie di celebrare la tradizione, chi di proporre l’innovazione, chi di dedicarsi a un solo prodotto, chi di promuovere ristoranti. Piccoli e grandi, dallo street food allo chef stellato, aperti ad un pubblico curioso e particolarmente attento ai valori del territorio e all’importanza della cucina sostenibile, coinvolgono attraverso degustazioni, eventi, laboratori e showcooking. C’è solo l’imbarazzo della scelta, con la consapevolezza che il cibo visto come momento di aggregazione piace molto. Un turista su due sceglie la destinazione di un viaggio in base alle esperienze gastronomiche offerte. È il dato emerso dal Food Travel Monitor 2016, il più importante studio internazionale sul turismo enogastronomico, presentato dalla World Food Travel As-
GASTRONOMIA / FOOD TRAVEL
sociation, organizzazione non governativa e autorità a livello mondiale del settore, assieme all’Università della California. Negli ultimi due anni, il 49% dei turisti interpellati (da Australia, Cina, Francia, Germania, India, Irlanda, Italia, Messico, Spagna, Regno Unito e USA) dichiara di essere mosso da una motivazione enogastronomica, con il desiderio di esperienze che vanno oltre la semplice curiosità culturale e il 93% ha partecipato ad almeno un’attività culinaria. I più interessati sono i millennials, i nuovi culinary travellers nati dopo gli anni Ottanta, i più consapevoli
traveller può essere nato anche prima degli anni Ottanta! E allora partiamo anche noi! Il mese di settembre è ricchissimo di offerte: dal 16 per una settimana in Sicilia a San Vito Lo Capo, il Cous Cous Fest offre un panorama culinario del mediterraneo inimitabile, anche per la sua strategica posizione geografica, ragionando di influenze e rapporti gastronomici fra paesi che affacciano sullo stesso mare. È un appuntamento che mette insieme sapori e culture che si sviluppano attorno a questo piatto tipico della cucina mediterranea, che ha un’origine antica, il tutto in uno scenario stupendo. Subito dopo, non possiamo non passare quest’anno al Salone del Gusto di Torino nel suo ventesimo anniversario e a trent’anni dalla fondazione di Slow Food in Italia, che torna dal 22 al 26 settembre con importanti novità: l’evento avrà luogo infatti per la prima volta nelle strade, nelle piazze, nei parchi e nei più importanti edifici storici del capoluogo piemontese. Inoltre, per sottolineare in modo inequivocabile che non può esserci piacere gastronomico senza responsabilità e sostenibilità, e per dare il giusto risalto alle comunità del cibo, l’evento cambia nome in Terra Madre Salone del Gusto. Come sempre, lo scopo è di avvicinare il grande pubblico alle tematiche legate al cibo, dalla produzione alla distribuzione e al consumo, con l’amore per la terra e il mercato come elementi centrali, per
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celebrare un incontro della diversità gastronomica dei cinque continenti. Un’esperienza di condivisione che permette di capire il grande lavoro che sta dietro ad ogni prodotto. Anche la nuova Francia con Omnivore Festival propone ormai non solo grandi chef stellati e costosissimi menu, ma racconta le storie della bistronomie e di tutti quei fenomeni che stanno ridisegnando la geopolitica gastronomica francese in giro per il mondo. E questa volta l’Omnivore World Tour farà tappa a Montreal dal 16 settembre. Più vicino a noi, nello stesso periodo, il Galway Oyster Festival, il festival enogastronomico più famoso d’Irlanda, tutto dedicato alle ostriche dove si possono gustare assaggi delle primizie e abbinarle con birra Guinness o in altri metodi innovativi o più tradizionali. Ai primi di ottobre ci attende in Spagna a San Sebastian Gastronomika: evoluzione
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di tutto ciò che ruota attorno al cibo e al suo significato, suddivisi in diversi profili “psicoculinari”: la maggior parte sono viaggiatori esigenti, in cerca di autenticità e usanze tradizionali, altri scelgono una destinazione ogni volta diversa per aumentare il grado di sperimentazione; c’è chi privilegia l'aspetto conviviale, e poi ci sono il gourmet, l'avventuroso, il biologico, il vegetariano e, infine, il trendy, desideroso di esperienze legate alla moda. Ovviamente non sono categorie fisse, e un food TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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GASTRONOMIA / FOOD TRAVEL
04 Palazzo Reale, Torino L'appartamento della Regina Elena diventa sede dei Laboratori del Gusto dedicati al vino, un viaggio dalla Mosella tedesca alla Bairrada portoghese e attraverso altre regioni vitivinicole internazionali Foto Antonella Fontana 05 Cucine di strada, la Farinata Foto Archivio Slow Food
dell’evento che ha portato avanti la nuova cucina europea, fra virtuosismi tecnici e avanguardie culinarie, questo congresso vede sfilare cuochi che soprattutto raccontano e non cucinano. Un palcoscenico d’eccezione per chefs alla ricerca dell’ultima tendenza culinaria mondiale come avviene da anni a Milano con Identità golose, il congresso italiano di cucina d’autore, la cui prossima edizione sarà agli inizi di marzo 2017, preceduta dalle tappe a Chicago e New York a inizio autunno. Ma non solo Europa ovviamente. Con maggiore tempo a disposizione potremmo raggiungere il Festival Vegetariana, il più grande evento del genere che si svolge a Phuket tra settembre e ottobre: 9 giorni durante i quali accanto al cibo vegetariano si tengono attività ed eventi che mirano alla disintossicazione di corpo e mente. 04
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Mentre sull'isola caraibica di Tobago, il Blu Food Festival nel villaggio costiero di Bloody Bay a metà ottobre si concentra sul prodotto locale: il dasheen, una radice simile alla patata, comunemente coltivata per ricavare farina e amido, che quando è cotto diventa blu, normalmente un colore non associato agli alimenti. O ancora il Chinchilla Melon Festival nel Queensland in Australia, tutto dedicato alle angurie, a febbraio: non solo un modo per assaggiare uno dei prodotti maggiormente prodotti in zona in tutte le sue varianti, ma anche per prendere parte a competizioni speciali che culminano in una lotta finale a base di angurie. Per chi invece è aperto a nuove esperienze, il Wildfoods Festival della pittoresca città di Hokitika sulla costa occidentale dell'Isola del Sud della Nuova Zelanda, offre prodotti che normalmente non sono consumati quotidianamente in tutto il mondo: dalle larve alle interiora, dagli insetti agli animali selvatici. Mai assaggiato lombrichi, scarabei o uova di gabbiano? Qui si può provare di tutto nel mese di marzo. Ogni anno il quinto giorno del quinto mese lunare cinese (giugno), periodo durante il quale le famiglie cinesi sono in ferie, si tiene il Dumpling Festival a Hong Kong, dedicato al simbolo per eccellenza della cucina cinese. Un festival che vuole rendere omaggio alla tradizione portando in strada i sapori classici, spesso dimenticati, di questi ravioli. Tra i diversi festivals itineranti, un posto d'onore merita il format enogastronomico Taste, dedicato ai
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ristoranti: nato nel 2004 a Londra, tocca con i suoi eventi alcune tra le più importanti città del mondo come Amsterdam, Dubai, Mosca, Toronto, Sidney, Milano e Roma, anche con versioni natalizie, avvicinando l’alta cucina ad appassionati e non. Un evento che permette a tutti di assaggiare i piatti culto dei grandi chefs a prezzi contenuti. Numerosi anche i saloni internazionali dedicati al biologico e al “naturale”, perché sempre più cresce l’attenzione al benessere e al giusto stile di vita. Come pure l’interesse per una cucina sostenibile e il rispetto per l’ambiente. Di tutto e di più quindi. Girando tra stand e banchi d’assaggio, fermandosi presso un piccolo truck con specialità di nicchia o seduti comodamente a un tavolo, si può avere un panorama della cultura gastronomica internazionale a 360°, come in un vero luna park del cibo, con l’acquolina in bocca e tanta allegria. E in Svizzera? Tra le varie e interessanti proposte del nostro Paese, il Gourmet Festival di St. Moritz a fine gennaio è un appuntamento fisso da oltre vent'anni che richiama gourmet e gourmand da ogni dove, mentre in primavera è il nostro Cantone a diventare capitale dell’enogastronomia internazionale. Grazie a Sapori Ticino, che quest’anno ha appena spento la decima candelina, per un mese e mezzo all’anno il nostro territorio si trasforma dedicandosi all’alta ristorazione. Grandi chefs, ma anche sempre maggiore attenzione all'etica del cibo e alla nuova filosofia alimentare che sposa alta gastronomia e rispetto dell'ambiente nell’ottica di diversificare il proprio pubblico, grazie a diversi appuntamenti che permettono ai giovani e alle famiglie di avvicinarsi all'enogastronomia d'eccellenza. Non ci resta quindi che aspettare la prossima edizione e nel frattempo per godere di un piacere imperdibile per i nostri sensi, andare nei giardini di Villa Saroli a Lugano, dove troveremo i profumi di diverse piante aromatiche come il timo selvatico, il rosmarino, la salvia e tante altre, fondamentali per realizzare buoni piatti e delizie irrinunciabile per il nostro palato!
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GASTRONOMIA / AL SORRISO
Un sorriso di compiacimento da Soriso DI GIACOMO NEWLIN
CHI SA COGLIERE IL LATO POETICO DELLA VITA, A SORISO, AMENO E ANTICO PAESINO COLLINARE IN PROVINCIA DI NOVARA, RIESCE A SCAMBIARE IL PANORAMA INTERIORE CON QUELLO ESTERIORE E VICEVERSA, IN UNA SINTESI DI LEOPARDIANA MEMORIA CHE FA RIVIVERE RICORDI ED EMOZIONI DEL PASSATO.
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a dopo questo idillio, con gli occhi paghi di un paesaggio che chiamerei romito, tanto è tranquillo e silenzioso e con i polmoni soddisfatti dell’aria fresca e pura, ecco che immanti-
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nente il tutto viene suggellato dall’emergere dell’appetito. Siamo fortunati perché l’ameno paesino di Soriso, oltre alla piacevolezza del luogo può vantare un ristorante dal nome beneagurante “Al Sorriso”, locale conosciuto un po’ in tutto il mondo per l’eccellenza della cucina e l’amabilità dei suoi due anfitrioni: la cuoca Luisa Marelli Valazza, insignita nel 1999 del titolo di migliore cuoca del mondo e il marito Angelo Valazza gran patron di questo tempio della gastronomia con ben tre stelle Michelin per 16 anni consecutivi. Luisa “qualche anno fa”, giovane laureata in lettere in procinto di iniziare l’insegnamento, conosce Angelo, giovane
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uomo ma con già alle spalle numerose esperienze alberghiere nei più prestigiosi Hotel europei, i due si innamorano e Luisa lascia volentieri i libri per dedicare anima e corpo alla cucina, nella cucina del loro ristorante che nel corso degli anni viene abbellito e arricchito fino a diventare quel tempio della gastronomia internazionale che è oggi, con l’aggiunta di eleganti camere che lo fanno entrare nella catena dei Relais & Chateaux ed evidentemente dei Relais Gourmand. Mentre Luisa è in cucina, ci accoglie la simpatia di Angelo e in sala ci aspettano raffinate “boiseries”, preziose cristallerie, argenterie, bouquet di fiori ecc., con un’eleganza non ostentata che mette a proprio agio l’ospite, come se si trovasse da amici in una bella dimora signorile. Arriva la carta delle vivande e quella dei vini. La prima esprime tutta la creatività di Luisa, che tuttavia è ben salda nella più autentica e collaudata tradizione culinaria, fatta di prodotti di altissima qualità, trattati e cucinati a dovere e presentati sul piatto con grande garbo. Prevale sempre il gusto genuino dei cibi, quello che ci sembrava di aver perso, ma che qui abbiamo ritro-
vato. Questa la scelta per un’esperienza che merita molti aggettivi elogiativi, che tuttavia evito per non sembrare affettato. “Mousseline di pane pomodoro e mandorle con salsa al basilico; Spaghetti di aïoli riso soffiato porri fritti e gamberi di Sicilia; Clorofilla di piselli capesante caviale cialda di riso nero e decorazione di melone; Fungo porcino farcito alla nepitella con la sua terra (pane nero abbrustolito con spezie); Gnocchetti di zucca gialla formaggio Bettelmatt e nocciola del Piemonte; Il Fassone piemontese al Barolo e il suo consommé con ravolini al midollo e cipolline; Sorbetto al basilico con salsa di pomodoro caramellato; Fragoline di bosco gratinate alla vaniglia e alla lavanda”. La sequenza dei vini: Spumante Arturo Bersano Brut – Nizza Monferrato; Sauvignon delle Langhe 2014 Cantine Adriano – Alba; Nebbiolo Arborina 1997 Elio Altare – La Morra; Comtess Sanct Valentin Passito 1997 – San Michele Appiano. Un matrimonio d’amore tra cibo e vino ha reso indimenticabile l’esperienza, d’altronde con Angelo che all’esperienza aggiunge la possibilità di scegliere da mille etichette conservate nella bella
cantina e con Luisa che alla sua passione per i fornelli unisce una professionalità tendente alla perfezione, non poteva essere altrimenti. Luisa ha dimostrato la sua bravura in Ticino partecipando alla rassegna Sapori Ticino 2016 dove ha cucinato con grandi consensi al Ristorante Metamorphosis di Lugano insieme allo chef Luca Bellanca. C’è poi la bella notizia che Paola, la figlia quarantenne di Luisa, sta pian pianino prendendo le redini della cucina del “Al Sorriso”. Concludo con la novità del Bistrot “Al Sorriso”, dove si possono degustare le prelibatezze di Luisa e di Paola in un ambiente accogliente e informale.
01 La cuoca Luisa Marelli Valazza e il marito Angelo Valazza
RISTORANTE E HOTEL “AL SORRISO” Via Roma 18 - 28010 Soriso (NO) Tel. +39 0322 98 32.28 info@alsorriso.com www.alsorriso.com TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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GATRONOMIA / CARLO CRACCO
Preferisco la pastasciutta! DI VALENTINO ODORICO
UNA SERATA SPECIALE NELLA SPLENDIDA CORNICE DEL RISTORANTE ACQUADA DI PORLEZZA: SARA PRECERUTI DEBUTTA COME CHEF DELLA RINOMATA LOCATION. PER L’OCCASIONE IL SUO MENTORE CARLO CRACCO È TESTIMONIAL E PADRINO DI QUESTO GRANDE EVENTO. CON PIACERE LO ABBIAMO INCONTRATO E INTERVISTATO: ECCO ATTRAVERSO LA SUA VOCE IL RACCONTO DELLA SUA CUCINA, DEL SUO LAVORO E DEL BELLISSIMO RAPPORTO CON SARA, ASTRO NASCENTE DELLA CUCINA INTERNAZIONALE. Carlo Cracco, oggi un nome noto a livello internazionale per la sua cucina: quando ha capito che questo sarebbe diventato il suo lavoro? «Fin da piccolo ho voluto fare questo di mestiere; già all’età di tredici/quattordici anni avevo il desiderio di trasformare questa mia forte passione, nel mio futuro». Quanto è stata importate l’esperienza di Master Chef per diventare noto poi al grande pubblico e, in contropartita, anche per la sua carriera?
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«Da un punto di vista prettamente professionale non serve assolutamente a nulla. Serve unicamente per farsi notare a livello mediatico: raggiungi fasce di persone che altrimenti non conoscerebbero mai gli chef, la loro arte etc. La televisione serve a diffondere in maniera più ampia qualcosa, che fino a cinque anni fa, era assolutamente sconosciuta. Grazie alle trasmissioni, adesso non solamente il sottoscritto, ma altri cuochi hanno ottenuto più visibilità e sono conosciuti da tutti».
In relazione a tutti questi programmi di cucina, nati negli anni, presenti in molte reti, non ha mai la sensazione che oggi tutti ne capiscano e si sentano preparati? «Certo! Esattamente come capita con il calcio (ride)! Una persona solo perché tifoso pensa di essere più bravo dell’allenatore. Questo accade anche in cucina. Ma è normale, c’è molta passione e quando un tema interessa è normale che tutti dicano la loro, anche se non ne capiscono nulla. Ma personalmente penso sia meglio così che ignorare totalmente».
GATRONOMIA / CARLO CRACCO
reggere aspetti che per te magari vanno bene, ma non ai clienti; noi facciamo delle scelte, il cliente le mangia. Una cosa che piace a te, un altro non l’apprezza: puoi decidere se rimanere sulla tua posizione o modificarla». Come descriverebbe la sua cucina? «Sicuramente è una cucina che prende molto dal classico, ma che cerco di innovare leggendone la parte più contemporanea; un lavoro che gioca tra il passato e il futuro e che torna sempre al presente, che va vissuto e che si modifica in continuamente». Vedendola alla televisione che cucina mi sono sempre chiesto: ma chissà per Carlo Cracco bambino quell’era il piatto preferito? A me, ad esempio, come a tutti i bambini amavo le patatine fritte! «A me ovviamente la pasta al pomodoro!!! (ride in modo fragoroso)… ne mangiavo anche 300 grammi senza batter ciglio!».
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Qual è il piatto che ama maggiormente preparare, quello che le riesce meglio? «Il piatto che preferisco preparare è quello che, per assurdo, non posso fare: la pasta al pomodoro! Non posso ovviamente presentare questo piatto a chi viene a cena, le persone hanno altre aspettative. Un ingrediente che invece amo molto è l’uovo: siamo riusciti ad elaborare tantissime varianti diverse, ricette interessanti, innovando le classiche idee e dedicando un profilo ampio ad una cosa così apparentemente semplice; questo non solo in Italia, ma anche in Europa».
cinque giorni alla settimana di aperure, le storie diventano dieci. Ogni situazione è diversa e quindi le critiche ci stanno, purché siano costruttive e non fine a se stesse. Saper criticare è fondamentale: conoscere cosa non funziona aiuta a capire, a cor-
01 Lo Chef Carlo Cracco All'opera nella cucina del ristorante Acquada Porlezza
Riceve mai critiche dai clienti? E se sì come le vive? «Questo è un mestiere dove io ogni giorno apro la porta, lo faccio due volte al giorno ed ogni servizio è una storia. Ogni giornata quindi ha almeno due storie e, con TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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come capita spesso ai cuochi più bravi! Se le sfide fossero facili, non sarebbero tali. Qui la cucina non è molto grande, il locale non è stato creato da lei, nel “primo locale” ti adatti e se poi va bene in futuro lo crei e disegni come vuoi tu e ti esprimi al meglio. A lei il coraggio non manca certamente». E per te Sara, cosa vuol dire avere accanto Carlo in questa serata? «Per me è un onore immenso e sono felicissima: tutto il progetto che ho potuto seguire grazie a lui e all’ambasciata del gusto mi ha dato moltissimo! Averlo qui stasera è qualcosa di speciale». (Interviene Carlo): «Questo è il ristorante di una giovane, di una ragazza promettete che va aiutata, sostenuta, a prescindere che sia bello o brutto come luogo, va aiutata per la passone e la sua incredibile professionalità».
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02 Lo Chef Carlo Cracco ospite di Sara Preceruti nelle cucine del ristorante Acquada, Porlezza 03 Carlo Cracco e Sara Preceruti
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Stasera è una ricorrenza particolare: cosa rappresenta essere qui con Sara? «Sara non ha certamente bisogno del sottoscritto, è bravissima! Ha un bel po’ di coraggio, è giovane ma ha voluto cimentarsi in questo nuovo progetto. E’ una esperienza in cui rischia tantissimo,
Congedandoci da Carlo e Sara, che devono recarsi in cucina luogo, che più li rappresenta, mentre arrivano gli invitati ci accomodiamo anche noi per la cena. Dalle prelibatezze e dalla bontà delle portate presentate restiamo assolutamente colpiti, certi di trovarci davanti due grandi figure di questo incredibile e gustoso mondo.
Copyright @Studio Sous sol/ Margherita Crocco
SEZIONE / TITOLETTO
Creazioni di Melania Crocco
Via Nassa 19
6900 Lugano - Switzerland
Tel.: +41 (0)91 923 21 60
rondina@bluewin.ch
www.rondinagioiellieri.com TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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SEZIONE / TITOLETTO
Affidatevi ad un team che lavora alacremente LA DOVE IL “SU MISURA” È UN CONCETTO SEMPRE PIÙ DI MODA, METAMORPHOSIS È UNA PUNTA DI DIAMANTE.
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primi giorni di settembre iniziano presto per il Team Metamorphosis, quando il sole nasce timido sul lago e inizia a scaldare le prime ore di quella che si trasformerà in una giornata piena ed interessante. Il telefono inizia a squillare insistentemente, le mail vengono scaricate dal server a fiotti,
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l’agenda si fa sempre più fitta di richieste per eventi privati ed aziendali che non tardano ad arrivare come consuetudine in questo periodo dell'anno. Preventivi, richieste, visite alla sala e scambi di mail incessanti vengono evase nel minor tempo possibile per trasmettere al cliente affidabilità e tranquillità.
GASTRONOMIA / METAMORPHOSIS
Lo staff inizia a risistemare la location in modo meticoloso ed ordinato, dove ognuno sa come svolgere il proprio compito e si muove all’intero della struttura con un’armonia e una coordinazione maturate grazie all’esperienza e alla complicità creata negli anni. Iniziamo a programmare i meeting dell’alta stagione che sono sempre i migliori, pieni di entusiasmo, idee nuove e progetti che aumentano il livello di motivazione ed impegno in tutta la squadra. Rielaboriamo tutti i menu, aggiorniamo la cantina dei vini, facciamo il sound e video check nella sala eventi e programmiamo le date già confermate. Riprendiamo subito il solito ed affascinante ritmo quotidiano scandito come quello di una macchina oliata alla perfezione. Ogni singola azione è dettata da passione ed impegno costante che sono i valori che fanno da collante all’interno del team. Qualità grazie alle quali ci contraddistinguiamo in una realtà satura dove lanciarsi sul mercato con un servizio di organizzazione di eventi è diventato un hobby. L’eterogeneità del team, la flessibilità della struttura e la creatività che rendono unico ogni evento, sono senza dubbio l’essenza che ci hanno permesso
di differenziarci e di emergere. Da un numero minimo di due persone fino a 450, gli eventi creati dal team rimangono nella mente e nel cuore, lasciando sempre un pezzo di sé e permettendo alla squadra di accrescere sempre di più l’esperienza e la professionalità. Una sala con un’anima propria, un team energico, una cucina da sogno, passione e dedizione sono i motivi che rendono unici ed inimitabili gli eventi firmati Metamorphosis. Un team sempre pronto a entrare in campo con voi e per voi; perché il successo del vostro evento sarà determinante per il nostro!
Palazzo Mantegazza Riva Paradiso 2 6900 Lugano-Paradiso T +41 (0)91 994 68 68 marketing@metaworld.ch metamorphosis ristorante @metamorphosis_lugano metamorphosis www.metaworld.ch
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GASTRONOMIA / GRAND CAFÉ AL PORTO
Dove festeggiare con stile
IL RISTORANTE GRAND CAFÉ AL PORTO DI LUGANO È STATO VOTATO FRA LE PIÙ BELLE LOCATION DELLA SVIZZERA. OLTRE 4.000 ORGANIZZATORI E OSPITI DI EVENTI, COME PURE UNA GIURIA INDIPENDENTE DI ESPERTI, HANNO VALUTATO E SELEZIONATO LE MIGLIORI STRUTTURE SVIZZERE NELL'AMBITO DELLO "SWISS LOCATION AWARD" IN 9 DIVERSE CATEGORIE.
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l Ristorante Grand Café Al Porto fa parte dei Top 10 della Svizzera delle location più belle e meglio organizzate per ricevimenti, banchetti e feste di matrimonio. Grande onore per lo storico Ristorante luganese che con i suoi suggestivi ambienti offre una cornice unica a ogni evento e convivio. Alla sera, previa prenotazione, il Ristorante Grand Café Al Porto si trasforma in un suggestivo salone per ricevimenti e convivi da 15 fino a 80 ospiti,
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dove festeggiare un compleanno, una ricorrenza, l’aperitivo o la cena aziendale. Immaginate di accogliere i vostri ospiti fra gli affreschi del famoso Cenacolo Fiorentino, sotto l’elegante vetrata molata in stile Liberty oppure sotto la cupola del Patio con un cielo stellato. Rinomato per il suo ambiente suggestivo, aperto anche la sera per ricevimenti, feste e convivi, il Ristorante Grand Café propone una sfiziosa cucina d’impronta medi-
GASTRONOMIA / GRAND CAFÉ AL PORTO
terranea abbinata a un servizio accurato e cordiale. E per finire in dolcezza… le inconfondibili creazioni di torte e pasticceria della Confiserie Al Porto. Consapevole dell’importanza di una buona organizzazione e perfetta riuscita di un evento, il team del Grand Café è a disposizione per consigliarvi con competenza e cordialità. Inoltre, propone delle soluzioni “tutto incluso” per ricevimenti e “standing dinner” con aperitivi e cocktail, già abbinati in modo ideale. Dall’aperitivo con gli stuzzichini, al cocktail più elaborato, fino alla scelta dei vini. La soluzione ideale e semplice "Scegli & conferma". Una formula analoga "Scegli & abbina" anche per comporre a piacimento il vostro menu scegliendo fra le diverse proposte di primi, secondi, piatti principali e sfiziosi dessert. Non è mai stato così semplice e veloce organizzare un ricevimento, una cena o una festa. Il team del Ristorante Grand Café Al Porto è a disposizione per esaudire i desideri, sorprendere gli ospiti con un ambiente unico, deliziarli con competenza eno-gastronomica e per organizzare con voi un evento memorabile e di successo.
RISTORANTE GRAND CAFÉ AL PORTO Via Pessina 3 - 6900 Lugano Tel. 091 910 51 30 www.grand-cafe-lugano.ch oppure www.festeggiare.ch Apertura da lunedì a sabato, dalle ore 8.00 alle 18.30 Apertura serale, previa prenotazione, per aperitivi, ricevimenti, banchetti e feste private o aziendali da 15 a 80 persone
UN BOUQUET DI VANTAGGI - - - -
Location premiata a livello svizzero Ambiente suggestivo e unico Apertura serale per eventi da 15-80 persone Cucina mediterranea di alto livello
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Consulenza e servizio professionale e competente Proposte abbinate in modo ideale “tutto incluso” Organizzazione facile e veloce Un omaggio Al Porto per ogni ospite ( Nov. - Dic. ) TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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GASTRONOMIA / VILLA FRANCIACORTA
NELLA NUOVA EDIZIONE SONO PROTAGONISTE LE DONNE CHEF, CON I LORO PIATTI ABBINATI ALLA CUVETTE DI VILLA FRANCIACORTA. E LA SECONDA TAPPA SI È SVOLTA IL 14 GIUGNO 2016 A CRESSOGNO VALSOLDA (CO) SUL LAGO DI LUGANO PRESSO L’OSTERIA LA LANTERNA.
Sparkling Menù la genialità in rosa
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illa Franciacorta, l’azienda vinicola guidata da Roberta Bianchi e Paolo Pizziol, ha dato il via anche a Sparkling Menù, la manifestazione di successo che, da oltre dieci anni, contribuisce alla valorizzazione delle bollicine di Franciacorta, servite a tutto pasto. Trampolino o riconferma per molti chef, famosi od emergenti (ricordiamo quanti hanno ricevuto la stella Michelin dopo avere vinto allo Sparkling: due nomi per tutti, Enrico Bartolini, che prese la seconda stella, e Giuliano Baldessari, Aqua Crua, quest’ultimo affermatosi nell’edizione 2015), Sparkling Menù continua sulla strada dell’innovazione. Fra le novità in vista, la declinazione tutta al femminile dell’e-
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GASTRONOMIA / VILLA FRANCIACORTA
vento che, per la prima volta, coinvolgerà nelle selezioni esclusivamente “chef donna”, chiamate a realizzare nei propri ristoranti piatti gourmet in cui l’abbinamento con Cuvette Franciacorta sia corretto ed equilibrato. L’imponente lavoro di selezione da parte della giuria è partita a maggio e durerà per oltre un anno: culminerà poi con la finale, a settembre 2017, presso la cantina storica nel suggestivo Borgo di Villa, a Monticelli Brusati (Bs). Insieme alle donne chef, Sparkling 2017 valorizza anche il momento dell’aperitivo, realizzato al femminile: le giurie andranno infatti a selezionare (e a portare in finale) la migliore gestione rosa di locale (wine bar, bar tradizionale, lounge bar ecc.) che proporrà appetizer e stuzzichini di qualità in GEH_ins_215x138_TW_0916.pdf
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SEZIONE / TITOLETTO
abbinamento al Satèn, un altro gioiello della gamma Villa. Dunque, chef attive nell’offerta di ristorazione gourmet ma anche professioniste impegnate nella valorizzazione di un momento di consumo, l’aperitivo, spesso banalizzato da un’offerta food inadeguata. La seconda tappa del concorso si è svolta nella suggestiva cornice del Lago di Lugano a Cressogno Valsolda (Co) presso l’Osteria La Lanterna. Pamela Paredi, chef e patron de “La Lanterna”, dopo aver maturato oltre quindici anni di esperienza in alcuni dei più rinomati ristoranti di Parigi, Londra e Saint Moritz, si è innamorata degli affascinanti paesaggi della Valsolda e ha deciso di aprire qui il proprio ristorante affacciato sul Lago di Lugano. 12:55:21
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esperienza passione tecnologia87 TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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TAVOLA ROTONDA / LIBERARIZZAZIONE DEL COMMERCIO
ARMONIZZAZIONE DEGLI ORARI DEI NEGOZI: A CHE PUNTO SIAMO?
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negozi potranno rimanere aperti fino alle 19 in settimana, il sabato fino alle 18:30 e tre domeniche l’anno. Ma prima che la legge entri in vigore, sarà necessario un contratto collettivo di portata generale. È un chiaro “segnale di fiducia al settore e per il futuro dell’economia ticinese”, ha dichiarato il ministro ticinese Christian Vitta. Dopo quasi cinque anni di dibattiti parlamentari, e al termine di un’accesa campagna, l’elettorato ticinese ha dato il via libera a una riforma della legge sugli orari di apertura dei negozi. Affinché la legge entri in vigore, è già stato sottoscritto il CCL e i prossimi passi sono in mano alle parti
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sociali (raccolta dei quorum). C’è chi ha sostenuto, che non è estendendo gli orari di apertura dei negozi che si può lottare contro il turismo degli acquisti, fenomeno accentuatosi negli ultimi anni in seguito all'apprezzamento del franco sull'euro. Il problema è invece da ricondurre soprattutto alle differenze di prezzo fra la Svizzera e i Paesi vicini. Durante la procedura di consultazione tutti i cantoni, eccetto il Ticino, hanno bocciato la proposta di armonizzazione. La nuova legge permetterà anche di meglio fronteggiare la concorrenza dei negozi delle stazioni, delle pompe di benzina, degli aeroporti e di internet.
TAVOLA ROTONDA / LIBERARIZZAZIONE DEL COMMERCIO
HANNO PARTECIPATO ALL’INCONTRO:
STEFANO
ALESSANDRO
RINALDO
GIANGIORGIO
MARIO
RIZZI
STELLA
GOBBI
GARGANTINI
MANTEGAZZA
Direttore Divisione dell’Economia del DFE
Direttore Ente
Segretario
Segretario sezionale e
Titolare Teatro
Turistico del
Federcommercio
Resp. settore terziario
per Eventi
Luganese
Ticino
Sindacato UNIA
Metamorphosis
PAOLO LOCATELLI
ANTONIETTA CASTELNUOVO
NADJA
EDUARDO
BALMELLI-BAGNOLI
GROTTANELLI DE’SANTI
Vicesegretario cantonale e resp. del settore vendita OCST
Direttrice Boutique Tourbillon Lugano
Boutique Manager
Moderatore e Resp. editoriale di Ticino
LORENZO EMMA Direttore Cooperativa Migros Ticino
Possiamo partire introducendo il tema del dibattito attraverso una breve cronistoria dell’iter della nuova legge?
Boutique Cartier Lugano
Welcome
L’incontro si è tenuto giovedì 7 luglio 2016 presso presso il Teatro per Eventi Metamorphosis al palazzo Mantegazza
STEFANO RIZZI: «La nuova Legge sull’apertura dei negozi (LAN), approvata lo scorso mese di marzo in votazione popolare, è frutto di un percorso lungo e tortuoso. Verso la fine degli anni ’90 vi fu un primo tentativo di revisione della legge in vigore dal 1968, tuttavia bocciato dalla volontà popolare. A partire dal 2003, si sono quindi susseguiti gli sforzi per l’elaborazione di un nuovo progetto di legge condiviso. In particolare, tra il 2007 e il 2010, il Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) così come il Consiglio di Stato si sono adoperati TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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TAVOLA ROTONDA / LIBERARIZZAZIONE DEL COMMERCIO
costantemente per favorire la concertazione e il coinvolgimento attivo delle parti sociali. Grazie a questo impegno è nata la LAN (presentata nel messaggio governativo n. 6480 del 2011), che intende mettere ordine al complesso sistema di deroghe in vigore e rispondere adeguatamente alle attuali sfide del settore della vendita. La LAN è stata quindi approvata il 23 marzo 2015 dal Gran Consiglio e, dopo il lancio del referendum, anche dal popolo ticinese. Ricordo che il Parlamento ha deciso d’inserire una clausola, all’articolo 23, che subordina l’entrata in vigore della legge alla firma di un contratto collettivo di lavoro (CCL) decretato di obbligatorietà generale nel settore della vendita. Grazie al proficuo lavoro di mediazione svolto dall’Ufficio cantonale di conciliazione, presieduto da Christian Vitta, si è giunti a una proposta di CCL sottoscritta dalle parti sociali. L’entrata in vigore della legge potrà essere decretata quando le parti sociali riusciranno ad adempiere le condizioni ed ottenere l’obbligatorietà generale del CCL».
Quali effetti ritenete che possa avere, dal punto di vista della vostra associazione e del vostro settore, l’approvazione di una nuova legge relativa agli orari di apertura dei negozi? PAOLO LOCATELLI: «Siamo tutti d’accordo sul fatto che non fosse più possibile allontanare nel tempo la regolamentazione di un settore che non poteva continuare a vivere in un regime di regole ed eccezioni. Ma siamo anche convinti del fatto che una materia così delicata non potesse essere definita senza un generale consenso e la condivisione di obiettivi comuni. Il settore deve fare un passo avanti, ma senza che nessuno resti indietro, ed è proprio per questo che è stata inserita nella legge quella clausola che ne lega l’entrata in vigore all’approvazione di un CCL. Si è trattato di un baratto, o se vogliamo di uno scambio, che in questo modo crediamo possa adeguatamente tutelare tutte le diverse esigenze». NADIA BALMELLI-BAGNOLI: «Credo che su tutta la materia esista ancora un notevole livello di confusione che mette in grave difficoltà noi commercianti che spesso non sappiamo come regolarci e quali sono le effettive possibilità di tenere aperti i
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nostri negozi. Più in generale, devo dire che purtroppo Lugano non gode del riconoscimento di “città turistica”, con tutti i vantaggi anche commerciali che ne conseguono, e che i diversi comparti che in qualche modo sono legati al turismo dovrebbero essere capaci di mettere in atto un maggiore coordinamento per quanto riguarda orari di apertura e iniziative comuni. Fermo restando la tutela dei diritti dei lavoratori, che nessuno vuole mettere in discussione, occorrerebbe forse una visione più aperta e dinamica della situazione economica che la città sta vivendo e della concorrenza che Lugano deve subire da parte di altre città, anche molto vicine, che sulla strada delle liberalizzazioni, compresa quella degli orari dei negozi, hanno già compiuto passi giganteschi, attirando sempre nuova clientela». LORENZO EMMA: «Vorrei subito introdurre una precisazione: attualmente, in 10 cantoni la durata del lavoro, le pause, ecc. sono regolamentate dalla legge federale sul lavoro. In 16 cantoni questi aspetti, per quanto concerne il commercio, sono ulteriormente regolamentati con leggi che limitano gli orari di apertura dei negozi e in 2 di questi anche con contratti collettivi di lavoro obbligatori. Con la nuova legge ed il contratto collettivo obbligatorio, il Ticino diventerebbe uno dei cantoni più regolamentati mantenendo orari di apertura tra i più limitati in Svizzera. Se questa situazione dovesse concretizzarsi ci sarebbe comunque qualche piccolo vantaggio rispetto alla situazione attuale: maggiore chiarezza nelle regole e un po’ più di flessibilità negli orari di apertura. Per Migros Ticino stimo che quest’ultimo aspetto potrebbe portare ad un incremento delle vendite di circa l’1%». ALESSANDRO STELLA: «Se ci mettiamo dal punto di vista del turista che viene a Lugano per godere della bellezza del luogo, delle proposte culturali, ma anche per fare acquisti, la situazione non può che dirsi preoccupante. Non di-
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mentichiamoci che si tratta di un settore che comunque concorre per il 10-12% alla formazione del prodotto interno cantonale. Parliamo tanto di accoglienza ma poi spesso siamo chiusi proprio quando maggiore è l’affluenza di visitatori stranieri. Siamo di fronte ad un panorama economico che mostra non pochi segni di crisi. Credo che la situazione andrebbe affrontata con ben altra energia, consapevoli del fatto che Lugano rischia, nonostante tutti gli sforzi fatti nel corso degli ultimi anni, di non avviare quel rilancio anche turistico di cui la città ha assolutamente bisogno». GIANGIORGIO GARGANTINI: «Vorrei sgombrare subito il campo dall’idea che i sindacati siano pregiudizialmente contrari alla revisione della legge vigente, di cui anzi riteniamo necessario un adeguamento proprio per portare maggiore chiarezza all’intero settore. Ciò che invece ci preoccupa sono due ordini di problema di cui abbiamo tentato di farci portavoce. Il primo riguarda gli interessi dell’intera cittadinanza, tenendo conto che Lugano non è soltanto una città turistica, anche se questo settore rappresenta comunque una voce importante della sua economia e dobbiamo concorrere in ogni modo al suo rilancio. Il secondo riguarda invece il piccolo commercio, soprattutto quello ubicato nei centri minori o periferici del Cantone, che già sta attraversando una grave crisi e che ora rischia di vedere ulteriormente minacciate le proprie attività». RINALDO GOBBI: «Partirei dalla considerazione che la nuova legge non costituisce una rivoluzione ma è soltanto il tentativo di operare un riordino di cui tutti avvertivano la necessità. Si tratta dunque di una liberalizzazione molto parziale che tuttavia ci auguriamo possa venire incontro alla soluzione di un problema più volte denunciato: i negozi sono aperti in orari in cui sono spesso poco frequentati ed invece restano chiusi in occasione di festività o di altri momenti in cui vi è una grande affluenza di cittadina e di turisti nelle strade. Non si tratta quindi di andare contro i sacrosanti diritti dei lavoratori, ma piuttosto di non perdere possibili occasioni che potrebbero in qualche modo sollevare le sorti di un settore come quello del commercio che in questo periodo incontra non poche difficoltà». ANTONIETTA CASTELNUOVO: «Purtroppo stiamo parlando di modifiche degli orari di apertura dei negozi nell’ordine di mezz’ora o un’ora al giorno. Niente di più. Ci vorrebbe ben altra liberalizzazione per essere attrattivi nei confronti di turisti sempre più difficili da intercettare e che, per abitudine, vorrebbero fare acquisti proprio durante i previsti orari di chiusura. Nessun negoziante, ve lo assicuro, vorrebbe tenere aperto in orari in cui il negozio resta drammaticamente vuoto. Bisognerebbe dunque lasciare ciascuno libero di attuare le proprie strategie di vendita e di applicare gli orari di TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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apertura che ritiene più opportuni per il proprio business. Ricordiamo che ogni negozio che chiude definitivamente significa anche, purtroppo, una perdita di posti di lavoro. Minori incassi vogliono anche dire minori tasse versate al Municipio». Quali ulteriori misure andrebbero approvate per rendere effettiva l’applicazione della nuova legge e favorire lo sviluppo delle attività commerciali in Ticino? STEFANO RIZZI: «C’è un dato che risulta essere particolarmente interessante e che merita di essere preso in considerazione. Già oggi il 42% dei lavoratori del settore è occupato in negozi che possono tenere aperto fino alle 19 e questa percentuale sale nel periodo estivo fin oltre l’80%. Cosa servono allora le modifiche apportate dalla nuova legge? L’obiettivo è quello di migliorare le condizioni quadro entro cui i commercianti sono chiamati ad operare (coerentemente peraltro con gli orientamenti della più ampia strategia di sviluppo economico scelta dal Cantone), favorendo la competitività del settore e gli interessi delle diverse parti coinvolte, siano essi i consumatori, i lavoratori o gli stessi commercianti». Ma allora, non sarebbe stato più opportuno arrivare ad una totale liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi? L’esperienza in tutto il mondo sta andando verso città aperte 24 ore su 24… PAOLO LOCATELLI: «Questo non è possibile perché bisogna comunque tener conto delle norme stabilite dalla legge federale sul lavoro. Ciò che mi sembra importante sottolineare è che invece la nuova legge prevede un tavolo consultivo dove le parti interessate possono concordare tutta una serie di deroghe per rendere l’applicazione della legge più consona alle diverse realtà territoriali del Cantone».
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LORENZO EMMA: «Sicuramente Lugano sta attraversando da qualche tempo una fase involutiva, a livello economico e commerciale, per tutte le ragioni che ben conosciamo. Voglio solo aggiungere l’auspicio che questa nuova legge, con nuove garanzie e nuovi orari di apertura, possa in qualche modo innescare un’inversione di tendenza. Ma da sola non credo che possa fare molto. Occorre che tutta la città e il Cantone, la classe politica e le diverse categorie economiche e sociali coinvolte, si facciano promotrici e sostenitrici di un progetto globale che rivitalizzi i tanti aspetti della vita cittadina che oggi sembrano essere sopiti». ANTONIETTA CASTELNUOVO: «Voglio aggiungere solo un elemento: tenere più a lungo e in modo più flessibile aperti i negozi nel tentativo di assecondare quella clientela straniera che rappresenta una voce importante della nostra economia, significa anche creare più occupazione perché, per esempio, più arabi o più russi significa per noi commercianti assumere personale che parli queste nuove lingue». ALESSANDRO STELLA: «Il nostro Cantone presenta, per sua fortuna, una molteplicità di situazioni diverse. I modi e i tempi della vita quotidiana non sono uguali ad Airolo e a Chiasso. E poi, perché i ristoranti possono restare giustamente aperti quando il cliente vuole mangiare, ma lo stesso non avviene per i negozi? Non tutti fanno gli acquisti agli stessi orari, soprattutto quando si tratta di clienti stranieri che hanno abitudini ed usanze diverse. Io credo che l’organizzazione dell’orario giornaliero di apertura dovrebbe essere lasciato a ciascun commerciante che meglio di tutti sa quali sono le ore in cui è meglio star chiusi e quelle in cui conviene essere aperti, magari fino a tardi».
MARIO MANTEGAZZA: «Concordo totalmente con questa ultima osservazione. Nel nostro Cantone sembra che ci siamo completamente dimenticati di ciò che è il rischio d’impresa che pure costituisce uno dei cardini del liberismo economico e della nostra cultura politica. Le regole dovrebbero essere uguali per tutti e andrebbero rigorosamente rispettate. Ma la libertà di gestire come meglio si crede i propri affari andrebbe riconosciuta e garantita. Siamo in un periodo in cui il Ticino, dopo decenni di congiuntura favorevole, anche o soprattutto per le sventure della vicina Italia, si trova oggi nell’assoluta necessita di reinventarsi. Anche se purtroppo, con l’eccezione di AlpTransit, non vedo nessun progetto concreto pianificato per i prossimi 20 anni». GIANGIORGIO GARGANTINI: «Non condivido il giudizio che nulla si è mosso o è cambiato nel corso degli ultimi vent’anni. Molti progetti, e penso anche alle proposte di modifica delle norme sugli orari di apertura dei negozi, sono stati bloccati in seguito a votazioni popolari. In questo senso non credo sia corretto avere come riferimento i problemi dei commercianti del solo centro di Lugano, perché la realtà del Cantone è molto più complessa e i proprietari di molti piccoli negozi sparsi in tutto il Ticino, hanno più volte espresso con il voto il proprio disagio e dissenso». RINALDO GOBBI: «Credo che la consapevolezza dei tempi e delle difficoltà che stiamo vivendo stia crescendo presso strati sempre più ampi della popolazione. Il problema è che quando si inizia a parlare delle possibili soluzioni e si cominciano a mettere in campo i progetti, subito si affacciano e prendono il sopravvento gelosie e particolarismi e piuttosto che unirsi per fare sistema si scegli l’immobilismo, un po’
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TAVOLA ROTONDA / LIBERARIZZAZIONE DEL COMMERCIO
per paura del cambiamento, un po’ per pigrizia, o forse, semplicemente, perché non si è ancora sufficientemente avvertita tutta la gravità della situazione attuale». MARIO MANTEGAZZA: «A questo tavolo siamo tutti innamorati del Ticino e vorremmo che le sue tante attrattive, dal clima alla bellezza del paesaggio, dalla sicurezza alla qualità della vita, siano adeguatamente valorizzate. Ma bisogna fare di più per proteggere questo inestimabile patrimonio. Bisogna che la politica torni ad essere vicina ai cittadini, abbandonando definitivamente il chiuso dei palazzi dove si consuma in faide interne ed inutili, per occuparsi invece dei problemi quotidiani della gente che vive in Ticino, che lavora e ha voglia di fare sempre più e meglio. Occorre che le persone che hanno idee da proporre si riuniscano intorno ad un tavolo e stabiliscano insieme quali sono le soluzioni più opportune da adottare. E poi, lasciatemelo dire, dobbiamo essere più accoglienti, ricorrere al sorriso anche quando un vigile deve elevare una contravvenzione, oppure considerando negli alberghi, nei ristoranti, nei negozi, gli ospiti come amici e
non come un fastidio. Sembrano piccoli accorgimenti, eppure ci vuole poco a rendere questo meraviglioso luogo qualcosa di unico, amato e rispettato tanto dai suoi cittadini che dai turisti che vengono a visitarci».
SOLO IL RICORDO DI UNA BELLA ESTATE 01 « Ritengo
che l’intervento dello Stato nell’ordinamento degli orari nella vendita sia del tutto gratuito – commenta Marina Righenzi titolare della Boutique Nassa Donna. Ogni negoziante deve essere libero di aprire o chiudere il proprio negozio in maniera autonoma a dipendenza dell’esigenza e della clientela. Il personale frontaliero è perfettamente informato e cosciente dei propri diritti ed è sorprendente che
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il sindacato si preoccupi delle ore di lavoro in più e magari non retribuite, quando tutti siamo coscienti che basta una piccola osservazione al personale che subito si licenzia tanto c’è il paracadute della cassa di disoccupazione. Detto questo mi chiedo a che cosa serve tenere aperti i negozi in una città che, da decenni, ha dimenticato un progetto turistico, di accoglienza e di servizio, che ha limitato e rigidamente regolato il settore di vendita e inoltre, politicamente, ha optato e si è intestardita nell’applicazione di leggi come sulla copertura del viso che hanno af-
fossato il commercio di élite favorendone il trasferimento in Cantoni a noi vicini più tolleranti o magari solo più furbi. La progettualità comunale turistica è rimasta quella della lattina di birra e dell’evento sportivo che lascia il ricordo di una bella estate ma non àncora il turista alla nostra regione con offerte che gratificano la visita alla nostra bella e unica città».
01 Marina Righezzi Titolare Boutique Nassa Donna
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Alla ricerca del Ceresiosaurus TUTTO COMINCIÒ NEL 1866 QUANDO AL MUSEO DI STORIA NATURALE DI MILANO IL SACERDOTE ANTONIO STOPPANI, PADRE DELLA PALEONTOLOGIA, DECISE DI ASSUMERE LA DIREZIONE DEGLI SCAVI SUL MONTE SAN GIORGIO PER RIPORTARE ALLA LUCE I FOSSILI DI CREATURE PREISTORICHE VISSUTE NEL MARE CHE SOMMERGEVA QUELLO STUPENDO LUOGO, OGGI PERCORRIBILE IN TUTTA LA SUA BELLEZZA A PIEDI O IN BICICLETTA. DI MAURIZIO CASAROLA
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ono passati centocinquant’anni da allora e il fascino, assieme all’importanza scientifica del Monte San Giorgio, sono cresciuti di pari passo. Nel 2003 Unesco ha riconosciuto la parte svizzera come Patrimonio Mondiale dell’Umanità questo luogo unico per la sua particolarità ( nel 2010 anche il settore italiano è entrato di diritto come luogo da preservare) tanto che a 580 metri d’altezza, un interessante Museo del Fossile nell’originale paese di Meride, testimonia del lavoro svolto dagli studiosi a partire dal XIX secolo arrivando fino ad oggi. Brusino Arsizio Come andare a visitare questo monte che riserva tante sorprendenti caratteristiche e soprattutto, in che modo poter risalire vicino alla vetta, serbando ancora le energie necessarie per ridiscendere e vedere altre amenità sparse più in basso? Molto semplicemente in bicicletta e il piccolo paese di Brusino Arsizio, adagiato sulle sponde del Ceresio, permette questo tipo di escursione. Brusino Arsizio è un minuto centro di poco più di quattrocento anime, situato a poche centinaia di metri dal confine italiano del comune di Porto Ceresio. Sulla sponda di fronte a Morcote e al Monte San salvatore sul Lago di Lugano, in bella posizione, con
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un caratteristico centro storico di borgo lacustre e un’interessante chiesa parrocchiale dedicata a San Michele. Questa la carta d’identità di Brusino Arsizio, che merita una visita prima ancora di procedere all’entrata della funivia. Quest’ultima, vi trasporterà con la vostra bicicletta in un punto molto vicino alla vetta del Monte San Giorgio. La risalita in funivia fino a Serpiano località d’arrivo del percorso della funivia, è qualche cosa di sorprendente. Mano a mano che procederete lungo la costa della montagna, si dipanerà sempre più chiara la bizzarria del Lago di Lugano. Non c’è luogo migliore per poterne osservarne la bellezza e capire che il Ceresio, con le sue contorsioni negli anfratti della terra, può fare pensare alla forma di un cagnolino. Quando sarete giunti alla
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merosi si paleseranno prima di entrare nel nucleo storico della località. Le antiche vie strette, alcune in acciottolato, riportano alla mente l’antico e la tradizione agreste delle genti di queste parti. Prima ancora di trovare il tempo necessario da dedicare alla visita del Museo del Fossile del Monte San Giorgio, fiore all’occhiello di tutto l’itinerario proposto, dedicate una visita alla parrocchiale di San Rocco nel centro storico e alla chiesa di San Silvestro, un poco discosta dal paese. Il Museo, opera curata dall’architetto Botta, raccoglie come in uno scrigno i ritrovi paleontologici di quel mondo marino popolato da migliaia di pesci e rettili ed estintosi cento ottanta milioni di anni fa. Una chicca presente nell’esposizione su quattro piani, è la ricostruzione dell’unico sauro terrestre di cui si abbia sicura notizia; ovvero il Ticinosuchus. Un nome, una garanzia di provenienza.
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stazione d’arrivo di Serpiano concedetevi qualche minuto per godere del fantastico panorama dalla balconata del ristorante, ammirando di fronte a voi la vetta del San Salvatore, più a destra la parte del lago verso Lugano e Campione d’Italia e a sinistra, la sponda che volge a Ponte Tresa. Un vero e proprio solluchero per gli amanti della fotografia. Pronti ad affrontare la parte della gita dove dovrete esprimere maggiore preparazione fisica, prendete la bicicletta portandovi per poco più di un chilometro di strada sulla costa della montagna, fino al Crotto dell’Alpe. Sarete nel punto più vicino alla vetta del Monte San Giorgio. I più coraggiosi potranno mettersi in marcia fino ai 1097 della cima, altrimenti rimettetevi in sella, portatevi di nuovo a Serpiano stazione e cominciate la
discesa, sempre su strada asfaltata, avendo come meta successiva un paese che pare uscito dai racconti di fiaba. Meride La strada che porta a Meride è estremamente rilassante e priva di vere difficoltà altimetriche, essendo in comodo declivio. Ad un certo momento passerete sopra un ponticello stradale sul torrente Gaggiolo, che ha la sorgente poco sotto la vetta del San Giorgio e poi prosegue a valle in territorio italiano. Non sarà difficile lungo il percorso notare la presenza di animali d’allevamento, integrati nel paesaggio naturale come a creare bucoliche immagini che sembrano uscite da un quadro del Segantini. Il paese di Meride viene annunciato dai gradoni vignati, che nu-
Dalle cave di marmo al lago Lascerete a malincuore il paese di Meride, ma vi rinfrancherete ben presto sapendo di trovare lungo il percorso altre amenità. Avviatevi in direzione di Tremona, prima passando per il Parco Archeologico nel bosco ai limitari del paese. Non rimarrete delusi da quel che vedrete. Dal centro storico di Tremona dirigetevi ad Arzo, passando per la via che porta il nome delle famose cave di marmo. Prima di giungere in vista del paese transiterete dalle cave e non potrete fare a meno di notare i luoghi dell’estrazione della pietra pregiata, che servirono fra l’altro ad arricchire le 03
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01 Il Ceresiosaurus è un rettile estinto appartenente ai notosauri. Visse nel Triassico medio (Anisico - Ladinico, circa 240-238 milioni di anni fa) e i suoi resti fossili sono stati ritrovati nel giacimento di Besano / Monte San Giorgio 02 Panorama dalla stazione Serpiano sul lago di Lugano 03 Cave di marmo di Arzo 04 Rovine nel parco archeologico di Tremona 05 Staff del ristorante Terminus Porto Pojana 06 Feliciano Gialdi con la bottiglia di “Arzo” 07 Ricostruzione animata 3D
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facciate del Duomo di Como e Milano, oltre che famosi palazzi e monumenti sparsi per il Canton Ticino. Arzo è un paese a ridosso del confine italiano conosciuto certamente per il suo marmo, ma attualmente importantissimo per i tanti vigneti che si possono osservare un po’ dappertutto nel territorio circostante. Qui, a pochi passi dalla linea di demarcazione fra Svizzera e Italia, si vendemmiano le uve Merlot che servono a creare il Nettare di Bacco chiamato “Arzo”, prodotto con vanto ed esperienza dalla cantina Brivio. Dopo esservi lustrati gli occhi ammirando i vigneti, riprendete buona lena pedalando verso la vicina Besazio. Per arrivare in paese impiegherete pochi minuti, ma sarebbe interessante se vi impegnaste ancora una volta sulla piccola salita che dalla strada principale va alla chiesetta di Sant’Antonino. Vale comunque la pena faticare fin li, per godere delle bellezze del luogo di culto e del panorama sulla vallata del Laveggio. Dalla chiesa fino al termine dell’itinerario sarà quasi tutta discesa. Andate a Rancate e passate dalla pinacoteca Zust; un museo nella vicinanze della caratteristica piazza Santo Stefano, dove si raccolgono le opere artistiche di grandi pittori quali Giovanni
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Serodine, Giuseppe Antonio Petrini e Antonio Rinaldi. Ritornare a Brusino Arsizio, avendo idealmente compiuto un percorso circolare attorno al Monte San Giorgio, sarà a quel punto la più logica delle conseguenze. Dal centro di Rancate prendete la via ai Grotti e continuate fino a Riva San Vitale, quindi proseguite lungo la sponda sinistra del lago per via Pojana. Gli ultimi sforzi sui pedali e finalmente il meritato relax; magari sedendosi ai tavoli dello stupendo e recentemente ristrutturato ristorante Terminus di Porto Pojana. Una volta era un punto di ristoro delle diligenze tra San Gallo e Varese, oggi è diventato un luogo dove concedersi prelibatezze gastronomiche a base di pesce, rimanendo estasiati nel contempo dalla panoramica sul Ceresio e sul Monte San Salvatore. Non c’è cosa migliore per ripagarsi dalle fatiche appena terminate, che gustare in santa pace buoni piatti sapientemente cucinati dallo chef Andrea Levratto, accompagnando le leccornie con un ottimo calice di vino servito dal sommelier Alessandro Silva. Un grande vino dal paese del marmo Quando sarete nel piccolo ma prezioso centro storico di Arzo, provate ad alzare la testa verso il monte da dove scende il torrente Gaggiolo e non troverete difficoltà a scorgere diversi gradoni vitati a uve merlot che risalgono il colle. Inconfondibile nel bel mezzo della vigna, un antico e caratteristico roccolo da caccia. A Feliciano Gialdi, quando parla del vigneto dell’Arzo gli si illuminano gli occhi e ne ha ben donde. La decisione di produrre un grande Merlot nel Mendrisiotto da parte della Gialdi Vini, ha qualche cosa di singolare e particolare che val la pena d’essere raccontata. L’azienda produttrice di
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Merlot di qualità con sede alla periferia di Mendrisio, nasce nel 1953 grazie all’intraprendenza di Guglielmo Gialdi a cui negli anni ’60 si affianca il figlio Feliciano. Negli anni ’80 Feliciano decide di intraprendere l’avventura di produrre vino e acquista una piccola azienda nel Sopraceneri in località Tre Valli, facendo confluire le uve di 50 viticoltori. Oggi questi sono diventati 280 e danno un totale 4500 quintali. Altra idea vincente fu quella di dare un’indicazione geografica comunale ad alcuni dei suoi prodotti; nacquero così gli ottimi e famosi Giornico Oro, Serravalle e Biasca. Mancava però un tassello, qualche cosa che completasse la gamma di vini delle terre comunali con un Merlot proveniente in questo caso dal territorio del Mendrisiotto, dove nel 1953 nacque l’azienda. Nel 2006 Feliciano Gialdi creò “Arzo”, sfruttando un appezzamento di terreno quasi sul confine con il comune italiano di Viggiù, sulla via che dal centro del paese del marmo sale alle alture del Poncione seguendo la linea difensiva approntata dagli italiani nella Prima Guerra Mondiale. I profumi sono complessi e di buona intensità con note di frutta a bacca rossa, aromi mentolati e sfumature di liquirizia. Bere questo merlot, attualmente in commercio con l’annata 2012, riempe la bocca di sapori armonici facendo rimanere a lungo equilibrio e persistenza. L’enologo Alfred De Martin, che cura con passione la buona riuscita di tutti i prodotti della Gialdi così come quelli della cantina Brivio integrata all’azienda nel 2001, ritiene “Arzo” come una delle migliori creazioni scaturita dalla genialità di Feliciano. Attenzione però; non bevetelo tutto adesso. L’annata 2012 di “Arzo” esprime già il meglio dallo scorso autunno, ma potrà continuare a dare grandi soddisfazioni ai palati fino e oltre al 2022. Maurizio Casarola
Il Parco archeologico di Tremona-Castello, un luogo da scoprire
DI NADIA FONTANA LUPI
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Il Monte San Giorgio è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell’umanità da UNESCO nel 2003. La varietà e ricchezza di contenuti, come i luoghi di eccellenza di questo Monte (1094m/sm), che da lontano appare molto simile alle centinaia di colline che contornano i grandi laghi dell’area alpina, ha del sorprendente ed è per questo motivo che la nostra Organizzazione Turistica è particolarmente interessata allo sviluppo di prodotti turistici in quest’area. Dal lontano 1957 una funivia collega il lago con il Serpiano, che non si trova però sulla vetta della montagna, che vale comunque la pena di raggiungere a piedi,… ma questo non è che un assaggio di ciò che il Monte San Giorgio propone!I progetti legati al riconoscimento UNESCO possono infatti essere ritenuti la punta di un meraviglioso iceberg. Percorrendo la strada in direzione di Mendrisio s’incontrano villaggi con nuclei che meritano di essere visitati, come quello di Meride, dove si può visitare il noto Museo dei fossili, o Arzo, dove si sta lavorando per la valorizzazione delle meravigliose cave di marmo, anfiteatri naturali di rara bellezza. Un po’ discosto dal percorso classico e forse per questo ancora più apprezzato da alcuni artisti che
han trovato qui la loro dimora, troviamo un’altra perla, un luogo ancor più sorprendente: Tremona. Qui, arroccato sulla collina che sta alle spalle del villaggio abitato, raggiungibile percorrendo un comodo sentiero che parte poco distante dal centro del nucleo, si trova uno dei siti archeologici più interessanti del Cantone.Un luogo che è stato occupato per più di seimila anni, fino al XIV sec d.C, quando è stato abbandonato in maniera definitiva per restare poi, per secoli, ricoperto dal bosco. Un’area scavata per quasi due decenni dal gruppo di volontari di ARAM che, scoperte le prime tracce e compresa l’importanza strategica del luogo, ha riportato alla luce un insediamento composto da 50 edifici fra abitazioni e depositi di derrate alimentari, oltre ad una moltitudine di reperti che ci possono permettere di capire la vita e l’organizzazione di questo insediamento rurale risalente al Medioevo, completamente dimenticato dai libri di storia. Nel mese di settembre questo sito sarà ufficialmente aperto al pubblico come Parco Archeologico, l’unico del nostro Cantone, un luogo in più da scoprire, come la ricostruzione animata in 3 D che consiglio di guardare: www.youtube.com/watch?v=4gzp_A9ADrQ TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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“Questa Engadina è il luogo più bello del mondo” DI FEDERICO PARLI THOMAS MANN, COME TANTI ALTRI PERSONAGGI DELLA LETTERATURA E DELL’ARTE, HA COLTO CON PROFONDO AMORE LA MERAVIGLIA CHE SOLO LA VALLE DEL SOLE REGALA. FREQUENTATA DAL JET SET INTERNAZIONALE, OSPITE DI EVENTI SPORTIVI DAL CALIBRO OLIMPICO, RITROVO ANNUALE DI APPASSIONATI DI MACCHINE D’EPOCA, DIMORA DEL MONDO IN TUTTI I SUOI SENSI, L’ENGADINA SI TROVA OGGI IN UNA SITUAZIONE DIFFICILE. UNA SITUAZIONE CHE L’HA PORTATA NEGLI ULTIMI ANNI A DOVER IMPEGNARE TUTTE LE SUE RISORSE PER FAR FRONTE A UNA CRISI CHE NON HA COLPITO UNICAMENTE IL TURISMO MA ANCHE GLI INDIGENI DELLA VALLE.
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etti caldi, letti freddi? Senza girare troppo intorno alle cose, l’iniziativa Weber (legge federale sulle abitazioni secondarie), accolta da popolo e Cantoni l’11 marzo 2012 e entrata in vigore il 1 Gennaio 2016 ha portato alla forca una valle che ha sempre potuto offrire il meglio ai suoi visitatori quanto ai suoi abitanti. Prezzi rimasti invariati per troppo tempo hanno contribuito a lasciar ancora più letti vuoti. Intere abitazioni di vacanza vuote costringendo i proprietari a sostenere spese condominiali e tasse altissime in questi anni di desolazione economica. Come ha reagito però l’Engadina a questa zappata? Accortasi di rischiare un tonfo catastrofale, i professionisti del mercato hanno iniziato a raccogliere idee e, grazie al loro know-how, con molta fatica e a pic-
coli passi stanno riportando lo splendore e il turismo nel luogo più bello del mondo. Il mercato immobiliare, nello specifico, trovatosi in un “bagno di sangue” inaspettato, dopo un “pisolino” dovuto allo shock di una votazione senza nessun rigore logico, ha iniziato a muoversi su più fronti, adattandosi alle nuove esigenze della clientela. Una clientele preoccupata, così preoccupata che ha iniziato a vendere le proprie proprietà saturando il mercato di offerta senza rendersi conto della domanda più che limitata. Senza dimenticare i cambi valutari che ci hanno penalizzato, molto rigore nel rilascio dei permessi di residenza, la Brexit e la nuova clientela che non è europea. Questo fenomeno ha generato un calo dei prezzi impressionante senza però generare una vera e propria ripresa. Si pensi al fatto che, nel giro di pochi anni, il prezzo di vendita al metro quadro di un appartamento costruito in tipico stile engadinese a Celerina è passato da CHF 20.000 a CHF 15.000. Nonostante oggi sia un ottimo momento per comprare, poco importa se l’acquisto viene fatto in maniera speculativa o meno, le vendite faticano ad arrivare. Ci si chiede quindi, come sopravvivere a questa tempesta? Il fenomeno che sta permettendo alle diverse agenzie immobiliari di attraversare questa fase di transizione è l’affitto. Con grande piacere la richiesta è in costante crescita, che si tratti di un affitto settimanale o sta-
SPECIALE ST. MORITZ / ENGADINA 01 Sven e Conradin Mountain Flair
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gionale. I proprietari, stanchi di dover far fronte alle spese condominiali e tassazioni varie, mettono a disposizione sempre più oggetti offrendo un mercato nuovamente in grado di soddisfare la grande richiesta dell’ultimo periodo, in attesa dei campionati del mondo di sci alpino nel mese di Febbraio 2017. Non dimentichiamo il fatto che l’Engadina si trova al primo posto in Svizzera per quel che riguarda l’attraente ed estremamente ricca offerta nei settori «Cultura & Eventi» e «Benessere & Gastronomia». Piccoli passi come detto prima ma tanti piccoli passi insieme stanno portando l’unicità dell’Engadina ancora una volta sulla bocca di tutti. Non mi sono voluto fermare a un articolo informativo indiretto ma mi sono concesso il tempo di scambiare alcune parole con i titolari di 3 agenzie immobiliari del ter-
ritorio. Due società presenti sul territorio da oltre 20 anni e una società giovane e dinamica da pochi anni sul mercato. Trovo importante il connubio tra esperienza e innovazione, solo così, solo insieme, ognuno con le sue capacità, il mercato immobiliare engadinese aprirà le porte a un futuro ricco di successo.
Ho scelto di incontrare per primi Sven e Conradin, titolari della Mountain’s Flair, ponendogli una semplice domanda: «Tre anni fa è iniziata la vostra avventura immobiliare, in un momento di crisi come quello che conosciamo, qual’è l’asso nella manica che vi ha spinti a fare questo passo?». «Abbiamo avviato la nostra attività immobiliare in un momento di crisi del mercato. Siamo tuttavia entrambi giovani e convinti che, avvalendoci di una strategia innovativa, potremo avere comunque successo. I nostri punti di forza stanno soprattutto nell’utilizzo dei nuovi media: internet 2.0, social network, nuove piattaforme di prenotazione e, non da ultimo, l’obiettivo di voler fornire un servizio perfetto alla clientela. Un servizio completo, dalla A alla Z senza porre limiti alle richieste della clientela più esigente».
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La seconda domanda la pongo alla Signora Maura Wasescha dalla sede del suo ufficio di St.Moritz: «L’andamento del mercato immobiliare negli ultimi anni lo conosce bene, da ben 38 anni: se dovesse riassumerlo, quale riflessione esprime in merito al passato, al presente e al futuro? Come ha affrontato la sua azienda questi anni di grandi cambiamenti?». «Difficile esprimere in poche parole quasi quaranta anni di mercato Immobiliare in Engadina. In questi decenni, abbiamo superato molte crisi, legate all’instabilità
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02 Maura Wasescha 03 Federcio Parli Engadiner Haus AG
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politica dei paesi adiacenti, poi la costituzione del mercato libero in Europa con il conseguente isolamento della Svizzera e «last but not least» la velocità (cadute) nei cambiamenti finanziari, azionari e di cambio. Possiamo dire che il primo mercato immobiliare si basava su prezzi moderati e si rivolgeva quindi a una clientela di massa. Sono seguiti anni nei quali il settore immobiliare ha approffittato della grande
richiesta, rispondendo con la costruzione di case e appartamenti di vacanza venduti a prezzi sensibilmente superiori. In questi anni poi il mercato immobiliare ha seguito la tendenza per soddisfare l’esigenza di un pubblico più selezionato ed esigente. È nato quindi in questo periodo il mercato immobiliare del lusso. Il crollo della borsa del 2008 si è fatto sentire in Engadina a differenza degli altri Paesi, a scoppio ritardato e forse in modo del tutto inaspettato. All’inizio di una crisi nel 2010/2011 è seguita poi il referendum Weber nel 2012 che ha approvato l’iniziativa di bloccare la costruzione di case di vacanza, in tutta la Svizzera. Una valle che basa la sua economia esclusivamente su turismo e settori collaterali, si trova a doversi reinventare. Molta offerta sul mercato, ha ridotto i prezzi. Questo però non serve se manca la clientela. Ora si registra una forte richiesta di affitti, che si era assopita negli ultimi 10 anni. Le vendite sono ancora sporadiche nel settore medio, ma si registra negli ultimi mesi una piacevole ripresa della domanda anche nel settore immobiliare di alta gamma. L’iter burocratico attuale nelle vendite non sta certamente aiutando a sbloccare la crisi. Il motto è: «chi si ferma è perduto»… vale la pena perciò di rivolgersi al futuro con nuove idee e creatività nate peraltro all’inizio di quest’ultima crisi. L’umiltà nel riconoscere la gravità della situazione e la presa di coscienza anche da parte della classe politica e istituzionale aiuterebbe a vedere la luce in fondo al tunnel. In quasi 40 anni ho osservato costanti oscillazioni di mercato, alle cadute sono sempre seguite però le riprese. Da un problema possono nascere nuove opportunità, nuovi approcci, nuovi stimoli e nuove sinergie. È al board di Engadiner Haus AG che riservo la mia ultima domanda: « Dal 1998 Engadiner Haus AG ha costruito, mi permetto di dirlo, un nuovo volto dell’Engadina grazie a opere che rispecchiano storia e cultura della costruzione engadinese. D’un tratto l’iniziativa Weber e altre brusche frenate hanno spezzato le salde catene che hanno portato
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benessere e prosperità. Quanta fatica è costata e sta costando ad un’azienda come la vostra l’introduzione di questa iniziativa ma soprattutto, quali previsioni per il prossimo futuro? «Tanta fatica! Oggi è già molto difficile poter operare visto l’andamento dell’economia in tutto il pianeta, se poi ovviamente le leggi non permettono di poter promuovere nuove iniziative, le difficoltà aumentano ancora di più. Senza dimenticare infine la legge che rende quasi proibitivo l’acquisto di immobili da parte di stranieri se non attraverso lunghe pratiche. Negli anni di grande richiesta abbiamo costruito e venduto appartamenti, di ogni prezzo e misura, in tutta l’Engadina. Oggi abbiamo richieste da parte di clienti facoltosi e desiderosi di acquistare proprietà di lusso come appartamenti sottotetto, duplex e chalet. Oggetti di importanza minore, per così dire, sono purtroppo molto meno richiesti rispetto a 10 anni fa quando andavano a ruba. Possiamo dire che oggi
la clientela è principalmente “spaccata” in due: chi cerca l’oggetto fino a un massimo di CHF 1.750.000 e chi vuole la proprietà da oltre CHF 5.000.000. Il mercato, saturo di proprietà nella “fascia di mezzo” si ritrova quindi ancora a lottare per sopravvivere. Consapevoli però che nell’immobiliare esistono cicli positivi e negativi (della durata media di 10 anni) e che quest’ultimo ciclo negativo si sta dilungando troppo, con determinazione, ottimismo e collaborazione siamo sicuri di affrontarlo al meglio per uscirne ancora più forti di prima. Le nostre Autorità dovrebbero però essere la prima fonte di collaborazione per togliere ostacoli e paletti che bloccano l’interesse di tanti clienti i quali, fiduciosi come lo siamo noi, aspettano l’evolversi delle situazioni economiche e delle eventuali, non che necessarie, modifiche alle leggi attuali».
L’Engadina sa di essere un esempio da seguire: 150 anni di turismo invernale non si inventano… Questa valle scriverà certamente nuove e importanti pagine su come superare una crisi, affrontandola di petto, senza vivere di ricordi ma concentrandosi al raggiungimento degli obbiettivi evitando lacrime, passando all’azione mirata e alla collaborazione reciproca. Lo spirito di squadra è richiesto oggi come non mai».
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Tre risposte diverse ma un unico denominatore comune: la necessità di collaborare.
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IN OCCASIONE DELLA 22° EDIZIONE DI ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL, INCONTRIAMO LO CHEF KEI KOBAYASHI OSPITE DELL’EVENTO ENOGASTRONOMICO ENGADINESE.
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Ispirazione giapponese nella classica cucina francese.
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DI GIACOMO NEWLIN
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ato a Suwa nella prefettura di Nagano in Giappone 38 anni fa, Kei Kobayashi, figlio di cuochi, decide ancora adolescente di seguire le orme dei genitori, facendo però la cucina francese, dopo essere stato folgorato da una trasmissione televisiva sul celebre Alain Chapel. Dopo qualche anno passato in un ristorante francese in Giappone, si reca in Francia per perfezionare la sua attitudine per i fornelli e le esperienze non mancano in alcuni locali prestigiosi, compreso quello di Alain Ducasse che tra l’altro, in seguito, gli dedica la prefazione al bellissimo volume dal semplice titolo “Kei” edito da Chêne. Nel 2011 apre un suo locale nel centro di Parigi, proprio vicino al Louvre, con il suo stesso nome “Kei” che può vantare una stella Michelin. In occasione dell’ultimo Gourmet Festival di St. Moritz dedicato ai più interessanti chef stellati giapponesi, abbiamo raccolto e riassunto le idee, la filosofia di cucina di Kei Kobayashi. Iniziamo col dire che qualcuno può pensare che si tratta di una cucina francese “giapponesizzante”, ma non è così, poiché c’è semplicemente il rispetto del prodotto, la delicatezza delle preparazioni e l’eleganza delle presentazioni. Non è sempre neces-
sario proporre prodotti cari, anche una semplice verdura, una semplice carota, può essere trattata in modo da risultare superlativa. Per proporre una cucina da stella Michelin non c’è l’obbligo di scegliere prodotti di alta gamma, anche nei prodotti locali, della regione dove ci si trova, si può scoprire l’eccellenza. Alla base della cucina di Kei c’è tuttavia la cucina classica francese con le sue salse, poi però traspare comunque una certa influenza giapponese che si esprime ad esempio nell’utilizzo degli agrumi che il Giappone ne ha diversi ad ogni stagione. Inoltre, negli “stages” in ristoranti stellati in patria Kei ha appreso la conoscenza di tutto il pescato e di come trattarlo, poiché il pescato è uno degli elementi tra i più importanti della
cultura, della tradizione gastronomica giapponese. Un aspetto emerso chiaramente durante il colloquio e che caratterizza questo giovane chef è il suo amore per i prodotti vegetali nel rispetto della loro stagionalità, quindi ortaggi, legumi ed erbe aromatiche che trasforma in modo innovativo facendone esaltare il gusto e la tipicità, attraverso una particolare attenzione alle diverse modalità di cottura per ogni vegetale. Per rendere meglio l’idea dei piatti bisognerebbe dapprima vederli, ammirarli, poiché sono composizioni artistiche, la più parte tese verso l’alto, verticali, come ad esempio i “Légumes croquants, mousse de roquette, mayonnaise d’olive”, una stupenda esplosione di forme e colori. Oltre ad ammirare il piatto lo TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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SPECIALE ST. MORITZ / KEI KOBAYASHI
“Nella mia cucina, oltre al rispetto del prodotto, c’è il desiderio di aiutarlo ad esprimersi al meglio per la gioia del cliente e anche mia” si dovrebbe provare per rendersi conto e riuscire a capire la filosofia di Kei, che si traduce nell’equilibrio tra forme, gusti e colori. Altro esempio illuminante è il “Boeuf de Salers, salade romaine”, che nell’essenzialità degli ingredienti, nobilitati da una coreografia filologicamente centrata, alimenta l’emozione dello stare a tavola. Durante la bella esperienza fatta al St. Moritz Gourmet Festival 2016, Kei ha rappresentato fedelmente la sua
cucina, sia nelle serate al Grand Hotel Kronenhof di Pontresina dove era lo chef ospite, sia in sintonia con gli altri colleghi chef giapponesi durante gli eventi in comune. Entusiasmante è stato l’apprezzamento che ha ricevuto dai partecipanti, rimasti positivamente sorpresi dai suoi piatti e dalla delicatezza della sua cucina. Di questo Festival, Kei ha in particolare apprezzato molto la serata in cui si è data la possibilità ai clienti che vi hanno partecipato, di entrare nelle cucine dei vari grandi alberghi, per vedere il lavoro degli chef e colloquiare con loro assaggiando direttamente le prelibatezza che uscivano dalle loro mani. Kei ha terminato l’amabile conversazione dicendo come riassunto della sua filosofia che: “Nella mia cucina, oltre al rispetto del prodotto, c’è il desiderio di aiutarlo ad esprimersi al meglio per la gioia del cliente e anche mia”.
RANGE ROVER EVOQUE CONVERTIBLE
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St. Moritz Gourmet Festival 2017 30. Januar bis 3. Februar The Original since 1994
LUSSO / DAMIANI
Le “C” di un diamante Damiani
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LE CREAZIONI DELL’ALTA GIOIELLERIA MIRANO ALLA PERFEZIONE ESTETICA E STILISTICA E SONO IL RISULTATO DI UNA STORIA QUASI SECOLARE IN CUI I GIOIELLI PREZIOSI, REALIZZATI INTERAMENTE A MANO, CON LA MASSIMA CURA DEI DETTAGLI E NELLA SELEZIONE DELLE PIETRE, SONO VERI E PROPRI CAPOLAVORI DI ARTE ORAFA, ESPRESSIONE DI QUELLA TRADIZIONE RIMASTA INALTERATA CHE DA SEMPRE CONTRADDISTINGUE LO STILE DAMIANI.
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amiani è una storica azienda leader nel mercato italiano nella produzione e commercializzazione di gioielli e di orologi di alta gamma. Nato nel 1924, il marchio Damiani si è distinto sul mercato italiano e internazionale quale ambasciatore del Made in Italy e sinonimo dell’eccellenza e della migliore tradizione gioielliera italiana. Creatività, design e imprenditorialità sono gli elementi chiave che guidano da quasi un secolo la famiglia Damiani, unitamente
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ad una profonda passione per un’arte che si tramanda di padre in figlio e che contraddistingue anche la terza generazione, ad oggi alla guida dell’azienda. Forte di una tradizione quasi centenaria, Damiani si distingue da sempre per la riconosciuta qualità dei prodotti e delle materie prime utilizzate e il design esclusivo delle collezioni. L’innovativa strategia di marketing e comunicazione e la comprovata esperienza del management sono due ulteriori elementi chiave che contribuiscono a rendere Damiani
LUSSO / DAMIANI
un’azienda leader nella gioielleria. Il successo del marchio è infatti frutto di un perfetto connubio di creatività, ricerca e innovazione, unito ad una profonda conoscenza della tradizione orafa di livello internazionale. Damiani è presente attualmente in Italia e nei principali mercati mondiali con le proprie filiali operative, gestendo punti vendita diretti e in franchising, posizionati nelle vie più
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ARAT La caratura di un diamante è l’indicazione del peso, un elemento indispensabile per la sua valutazione. Damiani offre la scelta tra infinite carature.
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UT Il taglio della gemma da grezza a finita conferisce al diamante una brillantezza unica. La Maison utilizza solo i diamanti con parametri di taglio, proporzione e simmetria elevati.
COLOUR
Nella vasta gamma di colori, Damiani seleziona solo quelli della migliore qualità, per un’eccellenza cromatica assoluta.
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LARITY La purezza del diamante stabilisce il suo grado di perfezione. Damiani seleziona solo gemme di straordinaria qualità.
esclusive delle principali città del mondo. Dall’ispirazione dei designer prendono vita gioielli unici, di grande fascino, eleganza e raffinatezza, che esprimono uno stile esclusivo ed ottengono prestigiosi riconoscimenti a livello internazionale. Tutti i gioielli Damiani sono un connubio di tradizione e modernità, sintesi di un perfetto equilibrio di forme ed eccellente qualità, espressione di un
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RAFTSMANSHIP Damiani, ambasciatore della migliore tradizione orafa italiana nel mondo, fin dagli esordi disegna e produce le sue creazioni, caratterizzandole con una perfetta vestibilità garantita dall’esclusivo design “comfort fit”. Tutti i gioielli realizzati interamente a mano, uno ad uno, sono veri e propri capolavori di arte orafa Made in Italy.
CUSTOM MADE
Creare il proprio anello di fidanzamento scegliendo tra le infinite combinazioni possibili; l’emozione di poter incidere sul diamante un nome, una data, un pensiero o una dedica sono eccezionali opportunità che solo Damiani offre ai suoi clienti.
savoir faire che è diventato punto di forza e riconoscibilità del marchio a livello internazionale. I diamanti unici dell’alta gioielleria Damiani sono riservati a coloro che amano gioielli altamente esclusivi da indossare in occasioni speciali o semplicemente da collezionare, custodi di emozioni e di una classe senza tempo: le "C" di Damiani ben sintetizzano l’unicità delle sue creazioni.
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ERTIFICATE La Maison, oltre a rilasciare il certificato internazionale che riporta le caratteristiche del diamante, ne incide il numero sulla cintura del diamante, assicurando un valore assoluto e senza tempo.
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OVERAGE I solitari Damiani sono creati per essere indossati tutto il giorno, tutti i giorni: l’esclusivo servizio di assicurazione contro rapina e scippo trasforma questo desiderio in realtà concreta.
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OMPANY Da tre generazioni la passione, la creatività e l’eccellenza sono i valori chiave che guidano la famiglia Damiani. L’azienda orafa, unica al mondo ad aver vinto 18 Diamonds International Awards e oggetto del desiderio di celebrities di tutto il mondo, seleziona accuratamente i suoi fornitori per garantire diamanti “conflict free” e “child labour free”.
01 Anelli solitario in oro bianco o platino e diamanti delle collezioni BOCCIOLO, MINOU, ELETTRA. 02 Incisione sulla cintura del diamante (non visibile ad occhio nudo) 03 Fase di lavorazione di un Maestro Orafo Damiani 03 TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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LUSSO / MARINA DANKO
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ei è una donna dalla personalità energica e solare, un lato che ritroviamo anche nelle sue creazioni. Perché la scelta di diventare designer di questi gioielli? «Vivo le mie creazioni come qualcosa di spirituale, come mezzo capace di infondere benessere: non sono semplici gioielli, sono pezzi che vivono attraverso le pietre; materiali nobili come l’agata, il corallo, l’ametista, le perle, il quarzo, l’onice, pietre preziose ed elementi con portano significati intensi, che sono forgiati dal tempo, cresciuti in una natura che è viva, che muta e scandisce il ritmo della vita.
Gioielli che vivono attraverso la bellezza delle pietre MARINA DANKO È UNA DELLE CELEBRITÀ PIÙ NOTE E IMPORTANTI DELLA SPAGNA, ARTISTA E STILISTA CAPACE DI STUPIRE CON LE SUE CREAZIONI, FORTE NEL SUO SPIRITO INTRAPRENDENTE MA ALLO STESSO TEMPO CAPACE DI TRASMETTERE TUTTA LA SOLARITÀ DELLA SUA TERRA E DELLE SUE ORIGINI. ABBIAMO AVUTO IL PIACERE DI INCONTRARLA, NELLA PRESTIGIOSA LOCATION DI PALAZZO MANTEGAZZA, DURANTE LA PRESENTAZIONE DELLA SUA COLLEZIONE DI GIOIELLI: UNA CHIACCHIERATA DOVE TRASPARE TUTTA LA SUA ENERGIA CHE RITROVIAMO NEI COLORI DELLE SUE COLLEZIONI.
Come sceglie i materiali, come prendono vita queste creazioni, che sono tutti pezzi unici? «Le pietre vengono selezionate e mi arrivano direttamente a Madrid dall’India; lavoro in modo molto sensoriale, le posiziono accanto me e osservandole cerco di immaginare cosa possono diventare. Una forma, un colore, un abbinamento mi può comunicare un’idea. Cerco di capire quello che mi trasmettono e poi le plasmo, come un bimbo che vuole prendere vita: creare mi affascina, trasmette il lato profondo di una persona». Cosa ama maggiormente come oggetto delle sue creazioni? «Prediligo le collane e gli orecchini, amo i gioielli grandi, evidenti, esplosivi, quelli che non passano mai inosservati, ma che lo fanno con stile e con classe. Voglio sempre creare degli accessori che siano perfetti anche su abiti semplici, che donano quel tocco creativo particolare, ideali per l’estate e per l’inverno e che raccontino le mie origini ungheresi e latine, due anime della stessa medaglia». I suoi gioielli hanno la caratteristica di essere molto colorati; come sceglie questi abbinamenti sempre perfetti? «Abbino i colori in modo molto naturale, vedo e osservo la moda, il mondo che mi circonda e mi lascio trainare anche dalle mie sensazioni. Ho anche studiato moda e
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LUSSO / MARINA DANKO
quindi la mia formazione mi aiuta molto nel mixare correttamente le cromie». Uno dei gioielli più particolari è il bracciale con la fascia in metallo e la pietra trasparente: un gioco di luce assolutamente unico. Immagino ci sia un grande studio dietro ad una creazione così precisa. «In realtà è la naturalezza della pietra a rendere possibile questa creazione. Il colore dell’oro aiuta ad accentuare la luminosità, ma è la poesia della pietra trasparente che permette alla luce di filtrare, di non rimanere intrappolata e quindi di vedere i due lati della pietra. E’ la stupefacente magia di quello che la natura crea!».
Un’ultima domanda: che rapporto ha con le sue clienti? «Ottimo! Amo moltissimo il rapporto diretto con la cliente, ascoltare, conoscere le sue idee, consigliarla. Non c’è nulla di più bello che trovare la giusta pietra, la giusta creazione, per la giusta persona!».
Cosa non vedremo mai nelle creazioni di Marina Danko? «Non ci saranno mai gioielli piccoli: solo pezzi evidenti che possono dare colore, trasmettere energia e accendere ogni look». Ci sono diverse idee nella collezione: collane dal taglio contemporaneo e creazioni che si ispirano al Messico… «I modelli sono molteplici, da quelli più naturali, fino alle collane messicane: pezzi lunghi, alcuni con dettagli in oro, altri con pietre infilate una sull’altra; ci sono più idee, più anime, tanti gioielli per tante donne». Una storia iniziata da molti anni e oggi proiettata verso un mercato internazionale… «È vero. I miei gioielli sono originali, pezzi unici e la prima collezione risale al 1998 con la prima esposizione dove raccontavo i 4 chakra del corpo. Studio molto, osservo, mi faccio ispirare dal mio quotidiano, approfondisco quello che mi appassiona e lo trasporto nelle creazioni. Oggi siamo presenti in varie parti del mondo: Florida, Madrid, Barcellona, Colombia, Lugano e stiamo aprendo nuovi mercati poco a poco».
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LUSSO / MONN
La ricerca del miglior assortimento di abbigliamento
CAROLA MONN È UNA DELLE EREDI DI UNA TRADIZIONE FAMILIARE CHE DA QUASI UN SECOLO RAPPRESENTA UN DURATURO PUNTO DI RIFERIMENTO NEL SETTORE DELL’ABBIGLIAMENTO DI QUALITÀ.
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a vostra è un’azienda che vanta una lunga tradizione familiare. Quali sono state le principali tappe di questo successo? «L’azienda è nata a Bellinzona con l’apertura del nostro primo negozio nel 1921. Crediamo che, come per tutti i negozi storici, la chiave della continuità e del successo, risieda nell’impegno costante e nella dedizione. Non riusciamo a vedere delle vere e proprie tappe che ci abbiano garantito il successo. La costante che ci ha sempre accompagnati dalla fondazione ad oggi è il desiderio di offrire alla nostra clientela prodotti tessili d’abbigliamento con il miglior rapporto qualità-prezzo applicabile, questo favorendo le zone di produzione
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penalizzate dalla congiuntura ma dotate di una tradizione artigianale-industriale sana, infatti, miriamo a difendere e diffondere un prodotto non necessariamente economico ma senz’altro interessante nel contenuto artigianale ed etico». Come si articola la vostra presenza sul territorio in Ticino e in Svizzera e a quali criteri si ispira l’immagine dei vostri negozi? «Con i nostri punti vendita di Bellinzona, Locarno, Lugano e Chiasso copriamo in modo capillare tutto il territorio ticinese. Speriamo che i nostri sforzi per garantire un servizio di qualità, basato sulla correttezza e sulla competenza dei collaboratori di vendita, oltre che sulla profondità e vastità dell’assortimento, siano premianti e speriamo vivamente che tali caratteristiche possano rappresentarci bene nell’immagine percepita dalla nostra clientela». Quali sono le principali novità da segnalare dal punto di vista della vostra organizzazione aziendale? «La nostra filosofia non ci induce a mettere in atto cambiamenti sostanziali dal punto di vista dell’organizzazione aziendale, si tratta piuttosto di una lenta e quasi impercettibile evoluzione che, di base, rispetta sempre la nostra idea di una gestione attuata nel rispetto dell’economicità di tutte le attività nelle diverse fasi di produzione, logistica e distribuzione, consentendoci l’adozione di margini ragionevolmente onesti». Quali sono le tipologie di clienti che si rivolgono di preferenza ai vostri negozi? «Siamo felici di poter asserire che la parte più importante e fedele della nostra clientela è locale, ticinese, da sempre ci dà grandi soddisfazioni e ora, soffrendo la scarsità della clientela internazionale, diventa anche più fondamentale. A tutta la clientela va il nostro pensiero e il nostro impegno ad essere sempre competitivi. Siamo sempre pronti ad intervenire con dei correttivi nel caso di fluttuazione importante delle valute».
LUSSO / MONN
Quali sono i principali brand che attualmente rappresentate e quale strategia di comunicazione adottate per sostenere i vostri prodotti? «La determinazione e il desiderio di essere aggiornati sia nell’offerta dei prodotti che nell’immagine dei punti vendita sono fonte di ricerca continua. Cerchiamo di favorire una rotazione dei marchi offerti, reagendo al mercato e alle sue evoluzioni, stimolando in questo modo l’interesse per prodotti attuali. Ciò non di meno siamo attenti alla continuità di alcuni marchi storici che il nostro cliente si aspetta di trovare in assortimento. Per quanto riguarda la comunicazione il nostro sforzo maggiore si concentra sui media locali, favorendo le riviste e le pubblicazioni ticinesi».
Si dice che le attività commerciali soffrono in Ticino di un fase di stagnazione. Qual è il vostro parere in proposito e quali interventi andrebbero promossi per mantenere nel centro cittadino le attività che come la vostra vantano una lunga e prestigiosa storia? «Siamo certi che il fermento che sta vivendo ora il Canton Ticino, con le importanti novità che si prospettano con la messa in esercizio del nuovo traforo AlpTransit, sarà fonte di rinnovata vitalità. A Lugano il nuovo centro LAC, i progetti in fase di attuazione legati all’attrattiva della città, la ristrutturazione della stazione ferroviaria e la riattivazione della funicolare, saranno protagonisti di
un rilancio del centro cittadino che si presenterà più dinamico da un lato e meglio raggiungibile dall’altro. Vediamo una grande chance nell’operosità delle autorità cittadine. Il settore alberghiero ci sembra forte e pronto ad accogliere il turismo che da sempre ricopre un’importanza fondamentale nell’economia del nostro territorio. Confidiamo inoltre sulle future opportunità degli operatori del settore bancario, speriamo sia possibile arginare i danni causati da questo particolare momento congiunturale che ha indebolito la crescita di un settore irrinunciabile per il successo della nostra bella regione».
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LUSSO / MODA F/W 2016
Il dialogo Uomo-Donna DI VALENTINO ODORICO
NELLE COLLEZIONI MODA DEL PROSSIMO AUTUNNO-INVERNO, IL CONCETTO DI MASCHILE E FEMMINILE DIALOGA, MA SENZA CONFONDERSI: LA DONNA SCEGLIE UNA NUOVA UNIFORME PER SOTTOLINEARE LA PROPRIA FEMMINILITÀ, MENTRE L’UOMO CONIUGA LA CLASSE CON UN INNATO FASCINO ROCK.
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cco che la femminilità si racconta attraverso due anime: la prima assolutamente dark, con abiti in velluto nero, denso, tattile, per riflessi che dipingono un immaginario sofisticato e seducente; la seconda narra una figura romantica, dove il giallo è il colore protagonista della stagione: immancabile quindi un capo color canarino, senape, ocra. Un moda che abbina in modo magistrale il vestito con l’accessorio, dove il tono su tono è lo stratagemma ideale per essere
sempre perfette e di tendenza. La pelliccia regna sovrana, con dettagli presenti anche negli accessori quali borse, calzature, cinture e orecchini (che si indossano in modo scoordinato). La vera grande tendenza della stagione è però l’abbinamento di due borse: una grande e una piccola che diventano complementari e che viaggiano sempre in coppia. Le righe sono nuovamente attrici importanti delle passerelle, insieme alle spalline in evidenza, ai capi in jeans e alla camicia bianca. La moda uomo invece propone un maschio rilassato, che sceglie capi comodi e diretti: il must della stagione sono le tute/pijama che non solo abbiamo visto in modo prepotente sui modelli, ma anche tra gli addetti ai lavori. Un uomo che, nello stesso modo, indossa anche capi eleganti ma che lo sottraggano dall’urgenza di apparire, veicolando quella idea di lusso inteso come cultura del bello.
Gli abiti hanno forme rilassate che accarezzano il corpo, con felpe e maglie in perfetta cromia con i pantaloni. Un uomo che osserva e studia il suo guardaroba, lo governa e lo rianima con uno spirito contemporaneo e attuale. E poi l’accessorio che non è più una aggiunta al look, ma diventa un naturale completamento dello stesso, che passa quasi inosservato per la sua integrazione. Sotto ai completi è permesso indossare le sneakers, che oggi si sono reinventate in chiave più ricercata ed elegante. La moda si mescola, l’uomo e la donna sempre più spesso sfilano sulla stessa passerella, con identità distinte ma che si sposano in modo sublime, per un matrimonio della moda che punta ad un guardaroba reale, con un occhio nuovo, sognante, emotivo ed onirico.
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AUTO / MASERATI
Una gamma di vetture
PER OGNI ESIGENZA RONNIE KESSEL PRESENTA LA RINNOVATA PRODUZIONE DELLA CASA DEL TRIDENTE: GHIBLI, QUATTROPORTE, LEVANTE, TRE VETTURE IN GRADO DI SODDISFARE TUTTE LE ASPETTATIVE DI UN CLIENTE AMANTE DEL LUSSO, DEL COMFORT E DELLA GUIDA SPORTIVA. «Oggi Maserati – esordisce Ronnie Kessel – si presenta sul mercato con un’offerta completa e altamente competitiva su tutti i segmenti. Le sue vetture coprono davvero le varie esigenze, rispondendo perfettamente a stili vi vita e di guida diversi e complementari. La Ghibli è una vetture ideale per un utilizzo quotidiano grazie alla sua maneggevolezza in tutte le situazioni, unità però ad un elevato livello di prestazioni. Nella versione diesel risulta essere particolarmente adatta per chi viaggia molto e percorre lunghe tratte. La Quattroporte si può davvero definire l’ammiraglia di casa Maserati per l’importanza delle sue dimensione, gli spazi generosi, i livelli di comfort assoluti, il suo indiscusso prestigio. Levante, anch’essa disponibile sia in versione diesel che benzina, è a tutti gli effetti il primo Suv tutto italiano e rappresenta un perfetto mix tra una vettura adatta a tutti i terreni e una vettura che corrisponde perfettamente alle esigenze di una famiglia sportiva, dinamica, che vuole vivere e spostarsi in tutta libertà con un mezzo spazioso e altamente performante».
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AUTO / MASERATI
GHIBLI
QUATTROPORTE
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La sua linea muscolosa e filante, complice pure il tetto distante soli 146 cm dal suolo, le conferisce la grinta da coupé. Il connubio di sportività e lusso si ritrova nell’abitacolo, elegante e realizzato con ampio ricorso a materiali pregiati: i rivestimenti in pelle sono di serie per i sedili e possono essere estesi ad altri elementi interni. Davanti si viaggia su poltrone ampie e avvolgenti e il divano accoglie comodamente due adulti. Il bagagliaio, ha una capacità di 500 litri e si può ampliare reclinando lo schienale frazionato. Confortevole (in particolare se si aggiungono le sospensioni elettroniche) e bene insonorizzata a velocità costante, la Maserati Ghibli vanta qualità di guida sopraffine: aderenza, frenata e precisione sono da vera purosangue e l’agilità fra le curve non sembra risentire degli oltre 1800 kg di massa. La versione 3.0 V6 a benzina ha già ben 330 CV, ma la S ne offre 410 e c’è anche con trazione integrale permanente Q4; in alternativa, c’è la 3.0 V6 a gasolio, anch’essa sovralimentata, nella variante da 275 CV. Il cambio è un rapidissimo automatico-sequenziale ZF a otto rapporti, che offre le modalità di funzionamento Normal oppure Sport, abbinabili anche alla selezione manuale dei rapporti; e non manca il tasto ICE, che ammorbidisce l’erogazione facilitando la guida sui fondi a scarsa aderenza e riducendo consumi ed emissioni.
Slanciata e in apparenza meno imponente di quanto i suoi 526 cm di lunghezza lascerebbero supporre, fonde le qualità di un’ammiraglia con la guidabilità e le prestazioni tipiche della produzione sportiva italiana: lo sterzo della Maserati Quattroporte è solido e diretto e gli inserimenti in curva rapidissimi a dispetto della massa che supera i 1900 kg. Gli elevati limiti di tenuta laterale permettono di sfruttare al meglio le notevoli prestazioni dei due motori in gamma, un 3.8 V8 da 530 CV e un 3.0 V6 da 410 CV (quest’ultimo abbinato alla trazione integrale), entrambi a iniezione diretta di benzina e sovralimentati tramite doppio turbocompressore. In listino anche le turbodiesel, basate su un 3.0 V6 da 275 CV. Come nella Ghibli, il cambio è automatico-sequenziale ZF a otto rapporti, con funzionamento nelle modalità Normal oppure Sport, abbinabili anche alla selezione manuale dei rapporti. Anche sulla Quattroporte il tasto ICE, ammorbidisce l’erogazione facilitando la guida sui fondi a scarsa aderenza e riducendo consumi ed emissioni. La larga quanto essenziale consolle è dominata dallo schermo tattile di 8,4 pollici che serve anche il navigatore. D’effetto anche il cruscotto, corredato di uno schermo centrale a colori ad alta definizione che mostra le informazioni di contorno.
Il Suv della Maserati si distingue per l’aspetto elegante e snello, simile a quello delle berline sportive. L’abitacolo è comodo, lussuoso, con finiture in pelle di serie, e decisamente spazioso, con un’ottima capacità di carico. Grazie alla trazione integrale e alle efficaci sospensioni pneumatiche Skyhook a controllo elettronico (regolano sia la rigidità sia l’estensione degli ammortizzatori) la vettura è agile nonostante le oltre due tonnellate di peso, ma può anche affrontare percorsi fuoristrada impegnativi. Le dotazioni di serie. La dotazione di serie delle Maserati Levante equipaggiate con i V6 a gasolio include i cerchi in lega da 18”, i fari biXenon, i fari a Led posteriori, il sedile lato guida a regolazione elettrica, il climatizzatore bi-zona, i rivestimenti di pelle, le finiture della plancia Piano Black, il sistema di infotainment Maserati Touch Control Plus con schermo da 8,4 pollici compatibile con Android Auto e Apple Carplay, l’impianto audio con otto diffusori, il portellone elettrico e il Maserati Active Sound integrato negli scarichi. La V6 benzina da 430 CV offre in più i cerchi di lega da 19” e l’impianto frenante maggiorato Dual Cast, con dischi anteriori da 380 mm.
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Quando l’ibrido è intelligente
DI JOËL CAMATHIAS SEMBRA DI GUIDARE UNA VETTURA TRADIZIONALE INVECE SI TRATTA DI UN’AUTO CHE PRESTO, COME CONCETTO, AVREMO TUTTI.
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AUTO / MERCEDES-BENZ GLC 350 E 4-MATIC
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l futuro si avvicina e lo sviluppo e la tecnologia ora presenti sui modelli “ibridi” è realmente notevole. Personalmente non ho una grande esperienza in questo particolare settore anche se ormai da anni anche nel motor sport sono state introdotte queste tecnologie con molto successo, basti pensare alle recenti vittorie alla mitica 24 ore di Le Mans nella classifica assoluta di prototipi che utilizzano propulsori ibridi. Inoltre anche la “Formula E” sta ottenendo molti consensi in giro per il mondo. Scusatemi se mi sono dilungato, ma avrete capito che ho provato un’auto speciale, e cioè la nuova Mercedes-Benz GLC 350 E 4-Matic, ibrida appunto. La tradizione vuole che ringrazi, e lo faccio sempre con molto piacere, colui che mi mette a disposizioni le sue auto, quindi un sentito grazie lo rivolgo all’amico e Direttore di Mercedes-Benz
Automobili SA (succursale di LuganoPazzallo) Andrea Gianotti, per la sempre privilegiata opportunità. Il modello GLC, che per intenderci ha sostituito il precedente modello GLK, l’avevo già provato qualche tempo fa: vi posso quindi riconfermare il grande lavoro che la casa teutonica ha investito e realizzato in questa nuova era di automobili. Davvero un concetto azzeccato a 360°, che a mio avviso oltre ad un design estetico (compreso gli interni) molto accattivante ed elegante, viene confermato anche nella guidabilità e nell’approccio quotidiano di una vettura notevolmente versatile per le sue dimensioni. Mi soffermerei quindi sul motore ibrido e sulle sue caratteristiche, che mi hanno davvero sorpreso in positivo: sembra di guidare una vettura tradizionale invece è un’auto che presto, come concetto, avremo tutti. Interessante è
il fatto che comunque a dipendenza delle varie situazioni di guida si può gestire al meglio l’utilizzo del motore elettrico ottimizzando i consumi e risparmiando o ricaricando laddove la necessità lo richiede. Non da ultimo il sistema PLUG-IN HYBRID permette di ricaricare la batteria ancor più velocemente. Insomma, vi assicuro che questo tipo di vettura “del futuro” ha già fatto enormi progressi, e questo slogan di Mercedes-Benz ben sintetizza quello che ho a mia volta cercato di trasmettervi: “In tanti hanno l’ibrido. Quello intelligente solo noi”.
QUALCHE DATO TECNICO DELLA GLC 350 E 4MATIC:
Motore 4 cilindri Cilindrata cc. 1991 Alimentazione ibrida Potenza max. 211 cv (150 kW) a 5500 giri + modulo ibrido 116 cv (85 kW) a 2000 giri Coppia max. 350 Nm a 1200 giri; modulo ibrido 340 Nm a 2000 giri
Velocità max. Accelerazione Capacità serbatoio Peso totale Trazione
235 km/h 0-100 km/h: 5,9 sec. 50 litri 2025 kg integrale
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AUTO / RANGE ROVER EVOQUE CONVERTIBLE
Una cabriolet per tutte le stagioni
LA NUOVA VETTURA È LA PERFETTA COMBINAZIONE DI UN DESIGN UNICO E DI UNA PROGETTAZIONE ECCEZIONALE, UNA NUOVA DIMENSIONE DELLA RANGE ROVER EVOQUE CON UN APPEAL E UNA DESIDERABILITÀ ANCORA SUPERIORI. CE LA PRESENTA GABRIELE GARDEL, TITOLARE DELL’OMONIMO GARAGE DI PAMBIO-NORANCO.
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in dal primo sguardo l’Evoque Convertible consente alla Land Rover di scrivere una pagina nuova nel settore delle crossover… «Derivata dalla Coupé, questa Evoque ha una linea indubbiamente originale ma nella quale si ravvisano sempre i tratti salienti della famiglia che cela anche numerose soluzioni specifiche. Si tratta degli irrobustimenti strutturali apportati alla scocca, dei roll bar mimetizzati dietro la selleria posteriore che, all’occorrenza, fuoriescono dalle loro sedi in 90 millisecondi e, infine, dei servomeccanismi che movimentano la capote. Tutti elementi che fanno lievitare la massa della Convertible di 270 kg rispetto a quella della Coupé. I fari anteriori adattivi Full LED opzionali
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completano il design dell’auto, unendo un look esclusivo a una migliore illuminazione». Un elemento che subito si impone è la sua originale capote… «Come detto, formalmente la Convertible mantiene gli stilemi essenziali che hanno permesso alla famiglia dell’Evoque di raccogliere grande successo ma, naturalmente, si distingue per i tratti caratterizzanti imposti dalla tipologia della carrozzeria e dalla presenza della capote. Quest’ultima è la più grande in assoluto mai realizzata per una cabriolet, ha una struttura composta da cinque strati e anche in movimento, sino a 48 all’ora, si solleva in 21 secondi e si ripiega in 18 secondi rimanendo, poi, a vista sopra la zona del bagagliaio».
AUTO / RANGE ROVER EVOQUE CONVERTIBLE
La piacevolezza della guida rappresenta un’altra caratteristica della Convertible… «La vettura si declina in due allestimenti, l’SE e l’HSE, sia nel caso delle due versioni Td4, spinte dai turbodiesel di 2 litri con 150 e 180 Cv, sia in quello della Si4 equipaggiata con l’unità sovralimentata a iniezione diretta di benzina di 2 litri con 240 Cv. Tutte le versioni sono equipaggiate con il cambio automatico a 9 marce, il sistema di configurazione vettura e la trazione integrale, che permette a questa Evoque di muoversi con la stessa disinvoltura delle versioni Coupé sui terreni difficili. La Evoque Convertible non
ha le marce ridotte ed è un modello studiato per dare il massimo su asfalto, con prestazioni e guidabilità di primo piano; come optional si possono avere anche le sospensioni elettroniche “MagneRide” che favoriscono la tenuta di strada: implementano la modalità Dynamic del sistema Terrain Response (di serie), che regola la trazione integrale e l’Esp in base al fondo (asfalto, neve, fango o sabbia). All’interno poi, il sistema di infotainment InControl Touch Pro offre un Touchscreen da 10,2” di serie con schermata di avvio personalizzabile, per interagire in modo intuitivo e accedere più facilmente alle funzionalità preferite».
Insomma, si può parlare di un SUV che mantiene inalterate tutte le sue qualità di fuoristrada? «Esattamente. La Evoque Convertible è in grado di affrontare pendenze incredibili, e scendere quasi in perpendicolare a mozzare il fiato dei passeggeri. La “Convertible per Tutte le Stagioni” la definiscono i manager britannici, che hanno condotto tanti severi test per definire compiutamente quest’originale SUV cabriolet. C’è da scommettere che, proprio come la Evoque chiusa, anche questa versione sarà un successo».
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AUTO / ROLANDO AUGUSTONI SA
Grande successo per i BMW M Days
LA MOTORSPORT GMBH, REPARTO CHE SI DEDICA ALLE VETTURE PRESTAZIONALI DI CASA BMW, PRODUCE DAL 1972 VETTURE SPORTIVE FRA LE PIÙ POTENTI ED EFFICACI, DOTATE DI TECNOLOGIA ALL’AVANGUARDIA E DI UNO SPIRITO DINAMICO DI RIFERIMENTO, PER IL MASSIMO PIACERE DI GUIDA. L’INCONFONDIBILE SIMBOLO “M” IDENTIFICA MOTORI DA COMPETIZIONE E VETTURE STRADALI UNICHE NEL LORO GENERE. NE SA QUALCOSA ROLANDO AGUSTONI, ORGOGLIOSO TITOLARE DEL CONCESSIONARIO ROLANDO AGUSTONI SA, UBICATO IN VIA SAN GOTTARDO A BALERNA, RIVENDITORE ESCLUSIVO BMW M PER IL CANTON TICINO.
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l Sig. Agustoni, la moglie Rita e il suo staff hanno voluto offrire ai propri clienti e ai numerosi interessati l’ opportunità di toccare con mano e soprattutto provare su strada le ultime creazioni del reparto BMW M. Nel piazzale antistante lo showroom, ricavato all’interno di un ex autorimessa per i tram totalmente ristrutturata che da sola vale una visita, erano otto le vetture presenti: dall’ultima nata M2 nel suo magnifico blu “Long Beach” metallizzato, passando per M3 ed M4 - quest’ultima anche dotata del più sportivo Competition Pack che prevede una messa a punto ancora più orientata alle prestazioni e alla sportività – per finire con X5M ed X6M, i SUV di casa M che offrono più spazio, comfort e versatilità senza rinunciare alla dinamica di marcia tipica di una vera BMW.
A seguito di un piacevole rinfresco offerto all’interno della elegante sede della Rolando Agustoni SA, si è svolto il briefing con gli esperti BMW M, i quali hanno più che esaurientemente illustrato ai presenti la storia del marchio, le caratteristiche tecniche e le performance dei leggendari modelli storici nonché la gamma attuale. L’intera giornata è trascorsa in un lampo al volante delle vetture BMW M, attraversando tratti autostradali e cittadini per saggiarne le doti di versatilità e di relativa parsimonia nei consumi, ma, soprattutto, tratti guidati dove, pur nel rispetto nelle norme del codice della strada e della sicurezza, i fortunati partecipanti hanno potuto premere sull’acceleratore saggiando in prima persona il proverbiale piacere di guida BMW.
SEZIONE / TITOLETTO
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SEZIONE / TITOLETTO
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Collettori P di creatività I DUE ARCHITETTI, ITALIANI D’ORIGINE E TICINESI D’ADOZIONE, PROPONGONO UN PARTICOLARE APPROCCIO ALL'ARCHITETTURA ED AL DESIGN, UN MODO DI PENSARE APERTO CHE ABBRACCIA IL MONDO DELL'ARCHITETTURA E DEL DESIGN ODIERNO E LA LORO STRETTA INTERDIPENDENZA DALLA COMUNICAZIONE.
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ossiamo riassumere in poche cifre le dimensioni del vostro studio che è ai vertici della progettazione in Ticino e in Svizzera? «Siamo un affiatato team – raccontano Carlo e Paolo Colombo – che conta un centinaio circa di persone di cui 50 architetti, 35 ingegneri e 15 collaboratori che si occupano a vario titolo della gestione dello studio. Mi piace sottolineare il fatto che un buon numero dei nostri ragazzi proviene dall’Italia ma poi ha scelto di trasferirsi stabilmente in Ticino. Abbiamo sedi a Zurigo, Lugano e a Teheran, mentre altri uffici sono in procinto di essere aperti in funzioni dei grandi lavori che abbiamo in corso nel mondo. Anche se Carlo e io tra-
ARCHITETTURA / CARLO COLOMBO E PAOLO COLOMBO
Kazakistan, Canada e in vari altri Paesi del mondo. I nostri interventi spaziano dalla realizzazione del piano urbanistico allo sviluppo del progetto architettonico fino all’esecuzione dei lavori e alla consegna “chiavi in mano” dell’intero complesso o edificio. Credo che un indiscusso punto di forza sia rappresentato dal fatto che il nostro studio non propone un brand definito ma in ogni contesto individua con il committente quale sia la soluzione più opportuna con un’architettura ispirata e fortemente centrata sul concetto di benessere dell’individuo, un palcoscenico emozionale mediato tra arte e funzione, curato nei particolari e funzionale e, naturalmente, attento all’ammontare dell’investimento previsto».
01 Rossinavi Attitude Living 02 Complesso residenziale a Zürich Rüschlikon 03 Panama Fendi Tower Pool
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scorriamo buona parte dell’anno in volo su aerei per raggiungere i clienti e i cantieri, riteniamo necessario, infatti, avere stabili corrispondenti nei diversi Paesi per seguire di persona, giorno per giorno, le varie fasi di avanzamento dei lavori. In ogni caso, in Svizzera si concentra tutta la fase di contatto, ideazione e progettazione, mentre all’estero sono decentrate una serie di mansioni esecutive e di gestione operativa dei lavori».
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Il vostro può essere a buon diritto definito uno studio di architettura con una marcata vocazione internazionale… «Lavoriamo molto in Italia, in Ticino e in Svizzera ma abbiamo costruito o abbiamo cantieri aperti in Iran, Cina, Emirati Arabi, 03 TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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Un elemento sul quale focalizzate la vostra attenzione riguarda il concetto di architettura sostenibile. Che cosa significa? «L’architettura sostenibile e le tematiche ambientali – prosegue Paolo Colombo – sono entrate a pieno diritto nell’agenda delle imprese, delle comunità locali ed internazionali. E le persone non possono più farne a meno. La parola “sostenibilità” e l’etichetta “architettura sostenibile” dilagano tra architetti e designer fondamentalmente per due ragioni: funzionali e formali. Ogni edificio o oggetto che sia sostenibile deve far trapelare consapevolezza ecologica, quindi attraverso la propria immagine; la sua funzionalità si relaziona al suo rapporto nei confronti dell’ambiente. Dunque, l’architettura sostenibile progetta e costruisce edifici per limitare l’impatto ambientale, ponendosi come finalità progettuali l’efficienza energetica, il miglioramento della salute, del comfort e della qualità della fruizione degli abitanti, raggiungibili mediante l’integrazione nell’edificio di strutture e tecnologie appropriate. Fare architettura sostenibile significa saper costruire e gestire un’edilizia in grado di soddisfare al meglio i bisogni e le richieste dei committenti, tenendo conto già dalla fase embrionale del progetto i ritmi e le risorse naturali, senza arrecare danno o disagio agli altri e all’ambiente, cercando di inserirsi armoniosamente nel contesto, pensando quindi anche ad un riuso totale dello spazio e dei materiali». L’apertura contemporanea di cantieri in Ticino e in Svizzera, in Europa e nel mondo presuppone, credo, un elevato livello organizzativo… «Un vanto sicuro del nostro studio è quello di essere riusciti, negli anni e non senza fatica, a stabilire una “gestione manageriale” che coinvolge ingegneri, urbanisti, architetti, ingegneri e varie altre figure professionali, tutti impegnati in un processo rigidamente pianificato e quotidianamente monitorato. Fare architettura, indipendentemente dalla scala dell’intervento, presuppone l’attivazione di un processo non dissimile da quello che caratterizza una
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moderna produzione industriale. E i nostri committenti riconoscono e apprezzano, oltre alla qualità architettonica, la capacità e la competenza nel gestire l’intero processo». Lei, Carlo Colombo, è ritenuto uno tra i più importanti architetti e designer italiani. Fin da subito ha disegnato per brand top level e da quel momento ha collezionato centinaia di collaborazioni con i più importanti marchi del design Made in Italy: Antonio Lupi, Arflex, Artemide, Cappellini, De Padova, Flou, Flexform, iGuzzini, Moroso, Poliform,
Poltrona Frau, Teuco, Varenna, Zanotta, solo per citarne alcuni. Oltre al disegno di prodotti di arredo e al design, si occupa per le aziende di strategia e di marketing, elabora progetti grafici e cura mostre, lavora come consulente e come direttore artistico. Possibile sintetizzare in poche parole il suo approccio al mondo del design? «Direi che nei lavori di design cerco di operare progressivamente per riduzione e svuotamento, eliminando il superfluo e prediligendo i materiali naturali, pur utilizzando anche quelli artificiali, valorizzati al massimo nelle loro qualità estetiche e
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04 Residenza Ra Curta a Montagnola 05 Bentley Living China appartment 06 Nuovo progetto scafo 53 m 07 Cafè Bugatti Doha
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tattili. I miei progetti di interior e architettura sono ugualmente caratterizzati dalla purezza delle linee e dall’astrazione formale, restando sempre ancorati alla realtà produttiva dei materiali. In questo approccio credo che abbia avuto la sua influenza la frequentazione per tanti anni delle botteghe artigiane della regioni da cui provengo dove ho avuto modo di conoscere e apprezzare la qualità di un mestiere fatto con le mani».
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ARCHITETTURA / CARLO COLOMBO E PAOLO COLOMBO
08 Design Isabel Flexform 09 Design Eva Giorgetti 10 Paolo Colombo & Carlo Colombo
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Negli ultimi anni lei ha lavorato per alcuni marchi del lusso come Bentley, Bugatti e Trussardi. Quali problemi pone lavorare per marchi che vantano una storia cosi importante? «Nello sviluppare due temi come quelli del luxury car e del luxury brand, ho cercato di mantenere quella che è la mia caratteristica come designer, il mio linguaggio, il mio modo di fare, senza tuttavia perdere mai di vista il rispetto verso la storicità di questi marchi, il loro DNA. La chiave è la capacità di essere coerenti, propositivi, di avere sempre nuove idee, e di avere un partner al tuo fianco che sia altrettanto rispettoso, intelligente e capace per poter portare avanti un’idea del genere».
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È possibile indicare un elemento specifico che potrebbe essere indicato come la cifra del suo lavoro di designer? «La cura del dettaglio, sia che si tratti di un oggetto che di una architettura. Lo sforzo è sempre quello di non lasciarsi influenzare dalle mode del momento ma di cogliere ogni possibile occasione per dimostrare che non tutto è già stato creato, ma che c’è ancora molto da scoprire e raccontare, senza venir meno ad una matrice iniziale di rigore e di purezza». Il suo lavoro di design non preclude ripetute e importanti incursioni nel mondo dell’arte… «Ho sempre sviluppato una grande passione per l’arte, sia come fruitore e collezionista che come creatore di oggetti che avessero anche una valenza artistica. Per fare solo uno degli ultimi esempi, 784 è una poltrona-scultura progettata e realizzata assemblando appunto 784 barre di alluminio pieno di sezioni diverse, tagliate e finite in modo da rendere ergonomica la seduta. Questo progetto svolge la funzione di poltrona, ma si colloca in posizione ibrida tra l’oggetto d’arredo e il multiplo d’arte, anche perché la 784 sarà prodotta in soli 9 esemplari, firmati e numerati. Osservato dal punto di vista del mercato il dilemma arte-design oggi appare molto meno contradditorio di quanto possa sembrare: mentre scende il potere d’acquisto della classe media a cui si rivolgeva il design industriale cresce nel mondo il numero di persone che consumano arte, e cresce con essi la domanda di oggetti esclusivi e unici, la cui funzione risulta del tutto secondaria rispetto al valore dell’investimento».
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Un pavimento, armonia completa – la nuova Flow Edition è l’interazione perfetta di due mondi. Ispirata ai pavimenti a getto ma con tutte le qualità di un vero pavimento in legno, Flow Edition emana un carattere dal sapore industriale che trasmette tuttavia una sensazione di calore. La sua essenzialità lancia dei segnali, emana una tranquillità. Discreta e tuttavia grandiosa, sottolinea lo spazio e la superficie. Tutto è possibile – panta rei. www.bauwerk-parkett.com Bauwerk mondo del parquet, Via Foletti 6, 6900 Massagno, T 091 966 62 40, massagno@bauwerk.com
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ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING
VENDERE CASA:
istruzioni per l’uso TUTTO QUELLO CHE OCCORRE SAPERE PER COMPIERE NEL MIGLIOR MODO POSSIBILE QUESTO PASSO.
1. Prepararsi psicologicamente Quando decidete di vendere la vostra casa è importante che affrontiate il passaggio psicologico dalla “Casa” che amate così tanto alla “casa” che si sta tentando di vendere. Questo cambiamento, in parole semplici, vuole dire lasciare andare. Il processo di distacco emotivo è un’esperienza che tutti i venditori devono prima o poi affrontare. La Casa è dove risiede il cuore e fare questo primo passo non è semplice. Preparare la vostra proprietà adeguatamente per metterla sul mercato richiede tempo, se apporterete i miglioramenti giusti vedrete che le probabilità di vendere più rapidamente e a un prezzo maggiore aumenteranno. Avviate il processo di preparazione prevendita ascoltando un parere obiettivo di una persona esterna, la quale può mettere in rilievo sia i punti di forza sia i punti deboli della vostra abitazione. 2. La prima impressione: miglioramenti esterni La prima impressione è quella che conta. Quindi, prima di mettere la vostra casa sul mercato, assicuratevi che appaia al meglio sia dentro sia fuori. Fino a non molto tempo fa l’idea di preparare una casa per metterla in vendita era sconosciuta, era sufficiente metterla in vendita, le persone andavano a visitarla e si sperava che ciò fosse sufficiente per trovare qualcuno disposto a comprare. Ma gli acquirenti di oggi sono preparati, hanno guardato programmi televisivi sull’argomento, letto riviste e ora vogliono fare da soli. La maggior parte di loro sono persone con poco tempo a disposizione, quindi è fondamentale che la vostra casa si presenti in maniera accattivante fin dal primo sguardo. C’è una quantità enorme di perfezionamenti che si possono realizzare per ottenere il prezzo migliore per la vostra proprietà, rendendola il più appetibile possibile. L’aspetto della parte anteriore della vostra casa, quella rivolta verso la strada – chiamata dai professionisti del settore “prima impressione dalla strada” - è la prima cosa che i potenziali acquirenti vedono e notano. La loro impressione si formerà nella mente nei primi 10 secondi!
01 Bellinzona - Ref. 88327 Villa signorile con vista nel verde 02 Minusio - Ref. 88291 Piccola lussuosa casa in riva al lago a pochi passi da Piazza Grande
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ECCO ALCUNI MODI PER MIGLIORARE LA PRIMA IMPRESSIONE DALLA STRADA DELLA VOSTRA CASA: Pittura: ridipingere gli esterni prima della vendita è il più grande passo per aumentare le possibilità di ottenere un risultato soddisfacente. I toni del bianco, i grigi e i colori soft sono le scelte migliori per le facciate esterne. Prato: tenetelo ben falciato, un prato ben curato dona alla vostra casa un aspetto particolarmente gradevole. Marciapiedi: pulite i vostri marciapiedi quotidianamente. Teneteli liberi dalle foglie in autunno. Piante: rimuovete o sostituite qualsiasi albero, siepe o arbusto morto o morente e potate tutto ciò che sembra trasandato o invadente. Fiori: riempite le aiuole con fiori di stagione, questo è un modo economico per aggiungere colore e fascino ad una proprietà.
ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING
Se avete la possibilità rendetevi la vita più facile con l’assunzione di un professionista per aiutarvi in queste faccende. Il vostro agente immobiliare può probabilmente indirizzarvi a persone che sono specializzate in questo tipo di lavori. Ricordate: questi punti sono davvero i più importanti per permettervi di vendere al miglior prezzo la vostra casa. 3. Miglioramento degli interni L’aspetto esteriore attira gli acquirenti in casa. L’arredamento degli interni fa la vendita. Le piccole cose che si compiono generalmente danno il maggiore incremento di valore. Concentratevi su tre punti fondamentali: ripulire, cancellare e apportare miglioramenti estetici. Utilizzate tessuti, tappeti, tovaglie, tovaglioli, cuscini da divano, tende o tendoni, copriletto e trapunte, asciugamani, tende da doccia per creare note di colore. È inoltre possibile utilizzare composizioni floreali per aggiungere colore alle camere. 01
Riparazioni: assicuratevi che tutte le grondaie e i canali di scolo siano a posto e puliti. Sostituite tegole e piastrelle mancanti o danneggiate. Il tetto è una zona che ogni potenziale acquirente esaminerà, dunque, è opportuno che sia il più possibile in buone condizioni. Assicuratevi che le porte anteriori e posteriori, quelle del garage, e tutte le finestre si aprano facilmente. 02
Finestre: tenete le finestre pulitissime dentro e fuori in tutta la casa (sostituite eventuali vetri rovinati). Finestre scintillanti danno l’impressione immediata che la casa è stata trattata bene, mentre se i vetri si presentano polverosi o sporchi bloccano la luce e danno l’impressione che il proprietario non si preoccupi della casa.
Pulire, grattare e lucidare: il vostro piano cottura, forno, frigorifero, forno a microonde e tutti gli altri elettrodomestici devono essere perfettamente puliti dentro e fuori. Ripulite a fondo pareti, pavimenti, vasche da bagno, docce, lavandini fino a che non brillino. Eliminare gli odori: i compratori noteranno i forti odori non appena metteranno i piedi in casa, in particolar modo eliminate gli odori di fumo, muffe e odori di animali domestici. Eseguire la pulizia di tendaggi e tappeti vi aiuterà a sbarazzarvi degli odori. Rimuovete la cenere dal camino. Riparare i rubinetti gocciolanti: se uno dei lavandini o la vasca da bagno non scarica correttamente, ripuliteli. Proprio come gli acquirenti di auto amano prendere a calci le gomme per testarle, alcuni acquirenti di immobili amano testare nelle case i servizi igienici e l’acqua corrente in lavelli/ vasche da bagno al fine di controllare gli scarichi e gli impianti. Controllate inoltre i radiatori e l’impianto di riscaldamento. TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING Minusio - Ref. 88350 Bellezza sub-tropicale con strepitoso parco, casa ospiti e grottino
4. Dare un aspetto “stage” alla casa Se avete visto la presentazione di un progetto di una nuova casa o i modelli di presentazione di una casa da parte del costruttore, sapete esattamente come dovete preparare la vostra casa. I costruttori di solito eseguono questi lavori in maniera eccellente. Lo “stage” è la parte terminale del processo che era iniziato con i tre interventi base (ripulire, cancellare e apportare miglioramenti estetici). Ecco alcuni consigli interessanti che potete utilizzare per aumentare il fascino della vostra casa: Stanze inutilizzate: pulite le stanze inutilizzate, spostate le cose che vi avete riposto, scoprite i mobili e disponeteli per bene, come se steste preparando il locale per un ospite. Cucina: aromi fragranti come quelli dei biscotti appena sfornati o del caffè appena fatto risultano attraenti per la maggior parte delle persone. Minusio - Ref. 88291 Piccola lussuosa casa in riva al lago a pochi passi da Piazza Grande
Bagni: fate in modo che siano sempre provvisti di asciugamani freschi. Acquistate nuove tende da doccia e mettete dei nuovi saponi profumati nei porta sapone. Rimuovete eventuali bottiglie o contenitori vuoti, come anche gli adesivi dalle pareti. Cantine: devono essere pulite, ingaggiate qualcuno che le svuoti. Per molti acquirenti le cantine indicano che cosa possono aspettarsi di trovare “dietro la superficie”. Collezioni: ognuno ha collezioni, foto di famiglia sulle pareti, palloni autografati, bambole, trofei che i bambini hanno vinto a scuola. Mettete via le vostre collezioni, così le persone si potranno concentrare sul loro vero interesse, cioè acquistare la vostra casa.
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Frigorifero: rimuovete tutto dal vostro frigorifero. La maggior parte delle persone utilizzano magneti o nastri adesivi per attaccarvi di tutto, dalle foto delle vacanze fino alle note dei bambini e alla lista della spesa, meglio ripulire il tutto e lasciarlo allo stato originale. Comfort: mantenete la casa calda in inverno e fresca in estate. Una casa troppo calda o troppo fredda non risulta invitante. Camino: ha una doppia funzionalità, una utilitaristica, in quanto é una ulteriore fonte di calore e una romantica, nulla crea atmosfera come la luce delle candele e del fuoco di un camino. Se disponete di un camino puntate un riflettore su di esso. Lucidate gli utensili del camino. Disponete in maniera ordinata la legna. Fiori: vasi colorati con fiori freschi creano macchie di colore e fragranza in tutta la casa, creando una meravigliosa impressione sui potenziali acquirenti. Mazzi di garofani, margherite, tulipani o altri fiori di stagione acquistati presso il vostro supermercato locale andranno più che bene.
ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING
Luce: le case ben illuminate sembrano più spaziose e allegre. Durante il giorno aprite tutte le vostre tende e tendaggi. Se la vista è poco attraente ponete dei rivestimenti su tutta la finestra in modo da lasciar filtrare la luce attraverso, mascherando però quello che c’é oltre il vetro. I potenziali acquirenti spesso si recano in macchina di sera a vedere come la vostra casa appaia di notte. Le luci interne, che sono visibili dalla strada, creano un aspetto accogliente e invitante. Dal tramonto fino a quando andrete a letto, mantenete dunque almeno una luce accesa in ogni stanza che si affaccia sulla strada. Pensatela in questo modo: molti di questi piccoli lavori li dovrete realizzare comunque al momento del trasloco. Allora perché non farlo un po’ prima e, grazie a ciò, riuscire ad ottenere un prezzo di vendita più elevato? Minusio - Ref. 1189 Sensazionale villa moderna con vista sul lago
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Ticino Turismo punta sul segmento congressuale A settembre, Ticino Turismo, in collaborazione con le Organizzazioni turistiche regionali, albergatori, agenzie ticinesi, strutture ricettive congressuali e di eventi ha organizzato la seconda edizione di “Ticino Open Doors”. Una sessantina di professionisti del settore MICE – acronimo di Meetings, Incentives, Conventions e Exhibitions – svizzeri hanno avuto la
possibilità di visitare il Ticino ed alcune delle sue strutture adibite all’organizzazione di eventi, meeting e congressi durante una due giorni di porte aperte. Il turismo d’affari genera un importante indotto per l’economia di un territorio: basti pensare che il 18% di tutti i pernottamenti alberghieri in Svizzera sono legati ad attività MICE e che questi ospiti producono annualmente un giro di affari pari a 1,8 miliardi di franchi. Pur non essendo una destinazione paragonabile ai grandi centri economici svizzeri e europei, il Ticino ha parecchie carte a suo favore da giocare e, in prospettiva futura, buone possibilità di sviluppo. Il Cantone, infatti, ospita già prestigiosi congressi come la Conferenza Internazionale sui Linfomi Maligni cui partecipano circa
3.500 medici. «La nostra strategia per quanto riguarda il settore MICE è focalizzata sugli ospiti svizzeri, che generano il 90% dei pernottamenti – commenta Elia Frapolli, direttore di Ticino Turismo -. È quindi importante consolidare i contatti acquisiti oltre che, ovviamente, generarne di nuovi. Questo segmento di ospiti, che in alcuni momenti dell’anno riempie in particolare gli alberghi di Lugano, ci permette di diversificare la clientela e di destagionalizzare la domanda turistica». La sfida che attende il Ticino in questo settore è quella di colmare la mancanza di un’offerta alberghiera adeguata. Per scoprire i dettagli di tutte le strutture congressuali a disposizione in Ticino è sufficiente cliccare su: meetings.ticino.ch
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ARCHITETTURA / MG IMMOBILIARE SAGL & LARIS IMMOBILIARE SA
Appartamenti di classe immersi nel verde
GIOVANNI MASTRODDI PRESENTA LA NUOVA RESIDENZA “PARCO CASARICO” A SORENGO, PROMOSSA DA MG LARIS JOINT VENTURE IMMOBILIARE, CHE OFFRE LA GRANDE OPPORTUNITÀ DI ACQUISTARE UN APPARTAMENTO IN UNO STUPENDO CONTESTO AMBIENTALE, CON FINITURE DI PREGIO, AD UN PREZZO SICURAMENTE COMPETITIVO.
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Q
uali sono i punti di forza di questa proposta immobiliare? «Partiamo innanzitutto dal sito sul quale la residenza “Parco Casarico” si colloca. Si tratta di una superficie complessiva di circa 20.000 mq a Sorengo, in un contesto paesaggistico di grande pregio ricco di alberi che è stato minuziosamente preso in esame e rispettato al fine di realizzare un progetto che non ha finalità puramente speculative, scegliendo volutamente di non usufruire nella totalità degli indici di sfruttamento previsti. Con tutti i servizi comodi e pratici per ogni cliente, dalla famiglia al single».
Dunque si può dire che questo progetto ha in un certo senso una finalità anche sociale… «Esattamente. Uno degli obiettivi era infatti quello di dare ai cittadini di Sorengo la possibilità di continuare a godere di questa importante porzione del loro territorio. E proprio per questo sono stati progettati dall’Atelier d’architettura Attilio Panzeri & Partners degli edifici che stabiliscono un dialogo con il parco circostante senza in alcun modo penalizzare gli spazi verdi esistenti, che sono fruibili dai futuri residenti della residenza “Parco Casarico”».
ARCHITETTURA / MG IMMOBILIARE SAGL & LARIS IMMOBILIARE SA 20
anni
FIDUCIARIA IMMOBILIARE
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MG LARIS JOINT VENTURE IMMOBILIARE Via Pessina 9 6900 Lugano Tel. 091 921 42 58 info@parcocasarico.ch www.parcocasarico.ch
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ritenzione delle acque. Inoltre, sono disposte in modo tale da lasciare tra l’uno e l’altro ampi spazi dove domina il verde, la luce ed il sole».
Come è stato raggiunto questo risultato? «Dalla relazione tecnica dell’Architetto si legge: «Un grande parco, con una generosa vegetazione, realizzato con alberi già di importanti dimensioni: questo è il concetto su cui si fonda il progetto. Il verde che domina il costruito, il costruito subordinato al verde. Pure i percorsi saranno eseguiti all’insegna di un principio di integrazione tra spazi pubblici e spazi privati. Gli edifici si inseriscono nel contesto nel massimo rispetto dell’orografia attuale…». Così, per esempio, tutti gli edifici hanno soltanto 4 piani di altezza e le coperture sono piane con tetti verdi anche a contribuire alla
E per quanto riguarda le diverse tipologie di appartamenti? «La tipologia risulterà essere estremamente variabile in funzione delle diverse esigenze abitative. Si va da 2,5 locali di oltre 60 mq sino a 4,5 locali di 150 mq, ma sono previste anche personalizzazioni più ampie di 5, 6 o 7 locali». Una cura particolare è stata posta nella scelta dei materiali… «È questo senz’altro un altro punto di forza dell’intera proposta immobiliare, in rapporto soprattutto ai prezzi in base ai quali gli appartamenti saranno posti in vendita, che ricordiamo è realizzata dalla Impresa Garzoni, una delle primarie Imprese Generali del nostro Cantone. I materiali impiegati sono tutti di ottima qualità, affinché colori e strutture risultino perfettamente compatibili tra di loro, conferendo all’intero complesso una unitarietà di linguaggio architettonico».
Anche l’aspetto del risparmio energico è stato preso nella dovuta considerazione… «Infatti. Tutto il progetto è stato studiato e approfondito nel rispetto dei costi di gestione e della natura. Il rivestimento esterno è ben isolato e presenta delle facciate vetrate ben esposte all’irradiamento solare. I serramenti prevedono vetri tripli ad elevate prestazioni con schermature esterne mobili che garantiscono riservatezza e comfort agli ambienti. Per ciascun condominio sono previsti impianti indipendenti, con ricorso al fotovoltaico e una centrale di teleriscaldamento al piano interrato. Ci piace ricordare come il Comune di Sorengo ed in particolare questa zona sia riconosciuta di elevato standard di qualità, per questo i Promotori, persone serie e qualificate, inserite nel territorio hanno pensato di edificare una Residenza che rispecchi un sicuro investimento nel tempo. Abbiamo anche predisposto un ufficio in cantiere per accogliere e presentare la residenza Parco Casarico ai nostri graditi clienti».
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ARCHITETTURA / DIMENSIONE IMMOBILIARE SA
Siamo un gruppo sempre più attivo e integrato EZIO CATUCCI, DIRETTORE GENERALE DI DIMENSIONE IMMOBILIARE SPIEGA L’AMPLIAMENTO IN ATTO NELLA SUA STRUTTURA E PRESENTA ALCUNE INTERESSANTI PROPOSTE ABITATIVE PER CLIENTI CHE DESIDERANO INVESTIRE E ABITARE NEL TERRITORIO TICINESE.
01 Ezio Catucci Direttore generale di Dimensione Immobiliare
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a vostra attività conosce una fase di grande espansione. Quali sono le principali iniziative intraprese? «Il riassetto societario prevede la costituzione di una holding cui faranno capo le diverse attività in cui siamo impegnati. Nel nostro gruppo è entrata di recente a far parte l’arch. Roberta Sironi e insieme abbiamo costituito la società SYNARCH specializzata in attività di progettazione per conto delle promozioni immobiliari di cui abbiamo assunto il mandato e non solo. Si è trattato di una scelta importante perché rientra perfettamente nella nostra filosofia la consapevolezza di poter offrire, fin dalle fasi iniziali del progetto, una consulenza architettonica altamente qualificata, attraverso una struttura che attualmente collabora anche con il team INFABRICA. Per meglio presentare il lavoro di SYNARCH, basti l’esempio di una villa ad Oggio dove la committenza
ci ha affidato tutto le fasi del processo costruttivo, dalla ricerca del terreno, per questo aspetto collaborando strettamente con Dimensione Immobiliare, alla progettazione architettonica, alla direzione dei lavori, fino alla consegna chiavi in mano dell’immobile».
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La vostra riorganizzazione rappresenta anche una risposta alle nuove esigenze poste dal mercato immobiliare ticinese… «Esattamente. Se è vero infatti che le banche hanno in generale rivisto in modo restrittivo le loro politiche relative alla concessione di mutui e crediti immobiliari, bisogna anche dire che un progetto ben articolato, su un terreno che presenta caratteristiche favorevoli, con una buona progettazione architettonica, un’impresa di costruzione valida e un'attività commerciale gestita da persone competenti del settore, ha buone prospettive di essere valutata e finanziata. La qualità del
ARCHITETTURA / DIMENSIONE IMMOBILIARE SA
successo resta comunque necessariamente legata alla credibilità e alle capacità di chi coordina l’intero progetto immobiliare ed è per questo che abbiamo deciso di affidarci a persone di fiducia e riunire sotto un medesimo tetto ruoli e competenze diverse e integrate». Si fa un gran parlare di abitazioni di “alto standing”. Che cosa significa nel concreto per dimensione Immobiliare? «È questa una definizione che genera non pochi equivoci, non di rado generati ad arte. Per noi di Dimensione Immobiliare significa un’attenzione quasi maniacale per
i particolari, con l’obiettivo di offrire, in ogni contesto e per ogni fascia di prezzo, la soluzione qualitativamente migliore. E questa ricerca si estende a tutti gli aspetti della progettazione, dalla scelta del sedime alla disposizione dei locali interni, dalla distribuzione degli accessi e dei percorsi, fino alla scelta dei materiali di costruzione, ai rivestimenti, ai pavimenti, ai serramenti, agli impianti tecnici. Insomma, tutto deve essere sottoposto ad una attenta valutazione: ed è quanto facciamo per ogni progetto immobiliare proposto alla clientela, tenendo vivo il FOCUS su questo
SORENGO Ubicate in zona residenziale, su un sedime che gode di una buona insolazione durante tutto l’arco dell’anno, è prevista la costruzione di 3 unità abitative di circa 200 mq ciascuna, e di 5 appartamenti da circa 100 mq. Gli edifici sono ubicati in modo da sfruttare e valorizzare al meglio le caratteristiche morfologiche del terreno e la composizione a gradoni/ventaglio permette una chiara lettura dell’intero complesso edilizio. Per quanto riguarda l’uso dei materiali, le strutture perimetrali portanti verticali e orizzontali sono in calcestruzzo, i pavimenti in legno e/o ceramica con sottofondi flottanti, il rivestimento delle facciate esterne in travertino. PORZA Tre unità abitative ubicate in modo da sfruttare e valorizzare, anche in questo caso, al meglio le caratteristiche morfologiche del terreno: pieni e vuoti si alternano e si contrappongono a movimentare il volume ed i prospetti delle singole abitazioni. Il verde fa da legante dell’intero complesso. Casa 1 (340 mq circa): si compone di piccoli “padiglioni”, ciascuno con una copertura diversa, che si articolano in maniera
termine concettuale cosiddetto di ALTO STANDING, allo scopo di garantirne effettivamente il risultato finale».
DIMENSIONE IMMOBILIARE SEDE SOTTOCENERI Viale S. Franscini 17 CH - 6900 Lugano Tel. +41 91 922 74 00 SEDE SOPRACENERI Via Bellinzona 1 CH - 6512 Giubiasco Tel. +41 91 857 19 07
armonica, creando spazi autonomi tra loro, accessibili da ogni punto del giardino. L’edificio è sviluppato principalmente su un piano fuori terra e uno interrato: nel primo sono state inserite tutte le attività destinate alla residenza e alla vita quotidiana, nel secondo invece sono stati inserite le destinazioni d’uso di servizio. Casa 2 – Casa 3 (200 mq ciascuna): residenze con pianta regolare che si sviluppano su due piani fuori terra. Il piano terreno è totalmente vetrato, il primo piano presenta una schermatura mobile con pannelli in legno personalizzabile in funzione delle diverse esigenze. L’ingresso avviene mediante un percorso coperto che collega i due immobili all’autorimessa (comune a tutte e tre le case). Concludiamo comunicando che sono in fase di elaborazione ulteriori progetti tra cui: Collina D'Oro (Montagnola) che prevederà la realizzazione di circa 10 unità abitative con una vista incantevole sul lago di Lugano, e Gravesano in zona molto interessante dal punto di vista residenziale dove sempre SYNARCH sta gestendo la progettazione di 5/6 unità abitative fino allo sviluppo immobiliare per conto dei committenti.
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Centinaia di eventi in tutta la città
SEZIONE/ /FUORISALONE DESIGN TITOLETTO 2016
NELL’ATTESA DEL FUORISALONE 2017 CHE SI TERRÀ DAL 4 AL 7 APRILE, NELL’EDIZIONE 2016 IN OCCASIONE DEL SALONE DEL MOBILE, MOSTRE, INSTALLAZIONI E APERTURE STRAORDINARIE HANNO ANIMATO I QUARTIERI DI BRERA, TORTONA, LAMBRATE E LE BOUTIQUE DEL QUADRILATERO DELLA MODA.
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ARCHITETTURA / FUORISALONE 2016 01
L’
edizione 2016 di Tortona Design Week, lo storico circuito Fuorisalone che dagli anni 90 anima le vie tra il Parco Solari e la stazione di Porta Genova ha visto circa 115.000 visitatori, oltre 180 eventi e più di 20 paesi rappresentati. Novità 2016 è stato il nuovo spazio BASE Milano (via Bergognone 34 angolo via Tortona), polo per la cultura e la creatività che ha inaugurato il 30 marzo negli spazi dell’ex Ansaldo. Scelto come uno dei satelliti della XXI Triennale 21st Century. Design after Design – è stata la sede della mostra Human Cities, un network di 11 istituzioni culturali europee e ha ospitati alcuni collettivi di giovani designer, tra cui Designersblock (Uk), Connecting the Dots (Paesi Bassi) e il fablab milanese Opendot (con allestimento di dotdotdot). I nomi più importanti di quest’edizione si sono raccolti in via Savona. Partiamo dall’olandese Maarten Baas che ha promesso «l’evento più nuovo, più grande e più futuristico del Fuorisalone milanese» con la sua mostra NEW! NOW! HERE! (via Savona 33) promossa dal Groninger Museum e realizzata in collaborazione con Milano Space Makers. Marcel Wanders ha curato ancora una volta l’allestimento del marchio di arredo Moooi e ha portato in via Savona 43 nuovi progetti per il mondo dell’infanzia per il brand Cybex.
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Naoto Fukasawa ha firmato invece l’evento Unveil per Geoluxe nello spazio Alatha (via Savona 37). Segnaliamo poi tre inedite collaborazioni tra famosi designer italiani e aziende automobilistiche: Odo Fioravanti ha creato per Land Rover Free Ride, uno scenario che richiama gli sport su tavola all’aria aperta (Spazio Click, via Forcella 7); Citroën ha presentato una serie di oggetti ispirati al mondo dell’automotive disegnati da Mario Bellini, mentre il duo Formafantasma ha curato il progetto An Encounter with Anticipation per Lexus, un allestimento sul tema della leggerezza e della trasparenza, con la partecipazione speciale dello chef stellato Yoji Tokuyoshi (Torneria Carrozzeria, via Tortona 32). Immancabile l’appuntamento con Superstudio Più dove Gisella Borioli ha riproposto il format Superdesign Show con la direzione artistica di Carolina Nisivoccia. Negli spazi di via Tortona 27 è torntaa la vetreria muranese Barovier&Toso con Paola Navone, di nuovo insieme per una grande installazione museale che esplora i colori del vetro attraverso suggestioni provenienti da culture e paesaggi diversi. Da segnalare inoltre Mario Cucinella Architects, che ha presentato la sua scuola SOS-School of Sustainability in uno spazio polifunzionale attraverso workshop, laboratori di prototipazione e lezioni dal vivo.
01 Le Roi Soleil New Antique table Baccarat by Marcel Wanders 02 Moroso Dettaglio spazio espositivo Moroso divani - Spring Collection Quartiere Brera a lato Woman standing at Amorphous By ACG Asahi Glass Quartiere Tortona © foto: Gioia Forti
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FINANZA / CENTRO DI STUDI BANCARI
Cambiamenti, integrazione e formazione: una questione finanziaria? DI RENÉ CHOPARD
SOPRATTUTTO IN UN MOMENTO DI FORTE CAMBIAMENTO DELLA PIAZZA FINANZIARIA TICINESE E DI RIMESSA IN DISCUSSIONE, PIÙ ANCORA CHE DEI TRADIZIONALI MODELLI DI BUSINESS, DEL MODO DI PENSARE ORMAI RADICATO DA DECENNI DI SUCCESSI, RISULTA FONDAMENTALE NON SOLO RIVEDERE LE PROPOSTE FORMATIVE, MA ANCHE RIPENSARE IL LORO MODO DI FINANZIAMENTO.
01 A questo proposito il Centro di Sudi Bancari in collaborazione con lo Swiss Finance Insitute propone da tre anni a livello svizzero la “Swiss Cross-Border Wealth Management Cerification” sia per consulenti bancari sia per gestori esterni declinata in una decina di Paesi 02 Vedi a questo proposito le molteplici proposte del CSB nell’ambito dei “Fit for credit products” nell’ambito di AKAD Banking&Finance organizzato in collaborazione con kalaidos di Zurigo 03 Come ad esempio il neonato CAS in “Risk Management in Banking and Asset Management” proposto dal Centro di Studi Bancari in collaborazione con l’Università della Svizzera Italiana pensato per banche e fiduciarie
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I
n quella che con Kuhn potremmo chiamare una rivoluzione paradigmatica, la tendenza degli attori economici è di, evidentemente, trovare le soluzioni per innanzitutto sopravvivere a corto termine, spesso diminuendo i costi. D’altro canto, la vita a medio e lungo termine necessita l’aumento di investimenti, in particolare nella formazione. Quest’ultima si ritrova dunque nella scomoda situazione di rappresentare una delle soluzioni imprescindibili per il futuro e nel contempo essere confrontata con non indifferenti difficoltà finanziarie nel presente. Il cambiamento non investe però unicamente i singoli attori, ma il sistema nel suo insieme. Nel caso della piazza ticinese, verosimilmente si assisterà a una maggiore integrazione non solo dei servizi, ma anche fra istituti e professionisti con un maggiore intreccio in ambito formativo, processo, quest’ultimo che richiede una particolare attenzione, anche finanziaria, da parte di enti “sovra-aziendali”. UN NUOVO PARADIGMA La piazza finanziaria ticinese e i suoi attori stanno vivendo un importante cambiamento che taluni possono leggere come crisi. Abituato a crescere valorizzando importanti vantaggi di posizione, l’operatore finanziario del nostro Cantone è stato abituato a “subire” il suo successo. Oggi, sotto la pressione di contingenze esterne, la piazza finanziaria ticinese deve ripensare il suo posizionamento, gli istituti la propria
strategia, l’operatore la sua attività. Il tutto si riassume in un cambiamento paradigmatico di non poco conto: il mondo cambia e con esso la piazza, gli istituti e i loro operatori. La sfida è di rimpiazzare i vantaggi competitivi esterni al sistema finanziario, che nel passato hanno permesso la sua crescita, con atout concorrenziali interni che consentano di perseguire il suo sviluppo. Per intraprendere questo percorso, le competenze e le relative formazioni sono elementi cruciali. I cambiamenti e gli interventi formativi che questi ultimi necessitano possono essere declinati in tre gruppi: - Il passaggio dalla gestione patrimoniale off-shore al cross-border wealth management con la relativa “metamorfosi” del consulente e del suo bagaglio di competenze; - L’aumento dell’importanza relativa di attività già conosciute, in particolare nell’ambito creditizio; - Lo stimolo per lo sviluppo di altre specializzazioni in un’ottica di diversificazione. LA METAMORFOSI DEL CONSULENTE L’imporsi di un nuovo modello di business nella consulenza significa che, accanto alle consolidate competenze finanziarie, il consulente deve acquisire conoscenze specifiche in ambito regolamentare, fiscale ed economico-aziendale relative al Paese di provenienza del cliente. In questo processo sono coinvolti tutti gli operatori finanziari attualmente attivi che continueranno ad operare nella consulenza. Inoltre, nel caso delle banche, per continuare correttamente nella loro attività di supporto al consulente, i loro centri di competenze interni (per es. Compliance, Financial Planning, Corporate finance) dovranno acquisire maggiori e più approfondite conoscenze nei tre ambiti citati relativamente a tutti i Paesi con i quali è attiva. In questo ordine d’idee è indispensabile proporre a tutti i consulenti che continueranno a essere attivi nel private banking formazioni incentrate su questioni regolamentari, fiscali ed economico-aziendali declinate nei Paesi di provenienza dei loro
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clienti . Per i centri di competenza, le formazioni devono essere più approfondite, suddivise sia per argomenti che per Paesi. LA RICONVERSIONE IN MESTIERI “CONOSCIUTI” La specializzazione nel private banking ha fatto trascurare altre attività peraltro da sempre presenti nelle banche. A questo proposito, assistiamo oggi a una rivalutazione dell’attività creditizia all’interno degli istituti e la conseguente difficoltà nel trovare personale adeguatamente preparato e competente. Questi nuovi bisogni possono essere coperti grazie alla riconversione di personale attivo nel private banking ritenuto in esubero o inadeguato per il nuovo modello di business sopra indicato. A livello delle conoscenze, si tratta di proporre formazioni nell’ambito tradizionale del credito a più livelli di approfondimento per rispondere a esigenze primarie (sostanzialmente crediti privati) o bisogni più sofisticati (in particolare in ambito azien02 dale). A questo proposito, si apre un campo molto importante, che peraltro si ricollega a quanto già sottolineato sopra: il corporate finance. Da elemento sussidiario alla consulenza al cliente privato, potrebbe divenire attività specifica e aiutare alla diversificazione delle attività della piazza. LA PROPOSTA DI NUOVI MESTIERI Una delle possibili risposte alla situazione attuale è lo sviluppo di altre attività. Questa scelta richiede l’acquisizione di nuove e a volte complesse competenze. Oggi, nello stimolare lo sviluppo della piazza si cerca di attirare sul territorio cantonale nuovi attori finanziari nei mestieri in relazione con la gestione patrimoniale (fra gli altri, fondi, fondi hedge, family office, ecc.) o afferenti ad attività economiche e commerciali (private equity, trade finance, ecc.). Per rendere ancora più appetibile la scelta del nostro territorio, ma anche per aiutare la crescita di queste professioni, è fondamentale poter disporre di personale specializzato. La politica di attrazione di nuove realtà finanziarie deve andare di pari passo allo stimolo per l’acquisizione
di queste conoscenze da parte di operatori già attivi in loco. Partendo da già acquisite competenze nella gestione patrimoniale, questi ambiti richiedono specifici approfondimenti. Deve dunque essere incoraggiato lo sviluppo di percorsi formativi che rispondano a queste nuove esigenze. FINANZIAMENTO DELLA FORMAZIONE In un periodo di crisi/cambiamenti come quello attuale, c’è un forte rischio che si instauri un ciclo vizioso dovuto a bisogni degli attori economici fra di loro contrastanti: da una parte, la crisi spinge a ridurre i costi per permettere di continuare le attività a corto temine; dall’altra parte, il cambiamento necessita di investimenti, in particolare in ambito formativo, per stimolare lo sviluppo a lungo termine. Visto che troppo spesso la formazione viene considerata un costo, l’effetto è un circolo:
Crisi
Mancati investimenti formativi
Diminuzione dei costi
stessi istituti, ne va verosimilmente menti per le due altre situazioni. Laaltririconmenti perinleprofessioni due altre situazioni. Lapuò riconversione già esistenti versione in professioni già esistenti può essere vista come una necessità individuale essere vista come una necessità individuale che trascende il bisogno dell’azienda, che trascende il bisogno mentre lo stimolo per lo dell’azienda, sviluppo di nuove mentre lo stimolo per lo sviluppo di nuove professioni è piuttosto una responsabilità professioni è piuttosto responsabilità collettiva che aziendale.una In questi due casi, collettiva che aziendale. casi, il finanziamento esternoIn daquesti parte due di assoil finanziamento esternosida parte di associazioni o enti pubblici rende dunque ciazioni o enti pubblici si rende dunque necessario. necessario. FORMAZIONE E SERVIZI INTEGRATI FORMAZIONE E SERVIZI Dall’intreccio degli elementiINTEGRATI sopra esposti, Dall’intreccio degli elementi sopra esposti, risulta un’integrazione delle competenze risulta un’integrazione delle competenze in ambito finanziario, normativo (giuridico ambitoed finanziario, normativo (giuridico einfiscale) economico-aziendale some fiscale) edspecializzazione economico-aziendale som-di mata a una per Paese mata a una specializzazione per Paese di provenienza del cliente. L’offerta di servizi provenienza delcontempo cliente. L’offerta di servizi così ampi e nel così specializzati, così ampi e nelverosimilmente contempo cosìlaspecializzati, stimoleranno nascita stimoleranno verosimilmente nascita di conglomerati dove banche, la fiduciarie, di conglomerati dove fiduciarie, fiscalisti, avvocati, ecc.banche, intrecceranno le fiscalisti, avvocati,per ecc.offrire intrecceranno le loro competenze un servizio loro competenze per parte offrirequesto un servizio completo. Se da una processo 03 completo. Se da unasempre parte questo processo richiede formazioni più integrate, 03 richiede più integrate, dall’altraformazioni parte il lorosempre finanziamento deve dall’altra parte il loro figrazie nanziamento poter essere assicurato anche adeve una poter assicurato graziea anche una visioneessere generale e strategica lungo arespiro visione generale e strategica a lungo respiro che vada aldilà dei singoli attori alla ricerca che vada aldilà dei singoli attori alla ricerca di una sopravvivenza a corto termine. di una sopravvivenza a corto termine.
Per arrestare questa dinamica involutiva, appare necessario l’intervento di attori al di fuori della logica imprenditoriale. Un finanziamento esterno al sistema dovrebbe permettere la trasformazione del circolo da vizioso in virtuoso:
Investimenti formativi
Crescita degli introiti
Cambiamenti
In questo ordine d’idee, la formazione diviene un perno strategico irrinunciabile. Se il finanziamento che permette l’adattamento delle professioni esistenti alla nuova realtà può e deve essere assicurato dagli
CENTRO DI STUDI BANCARI Villa Negroni CH-6943 Vezia info@csbancari.ch Tel +41(0)91 9674264 Fax +41(0)91 9674263 TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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COME SI PREPARA IL RICAMBIO GENERAZIONALE LE BANCHE AVVERTONO COME ESIGENZA PRIORITARIA QUELLA DI ASSICURARSI LA PROFESSIONALITÀ DI GIOVANI PREPARATI E DINAMICI E SEGUONO FIN DAGLI ANNI DI SCUOLA I TALENTI PIÙ PROMETTENTI.
1.
Il settore bancario ticinese sta conoscendo un processo di trasformazione per quanto riguarda la sua organizzazione strutturale e dimensionale. In particolare, quali crede che saranno le principali ripercussioni nel campo dell’occupazione e delle risorse umane? UBS: «La trasformazione in atto comporta molte sfide e opportunità per le banche e per i collaboratori. Questo processo, infatti, non è unicamente legato a fattori specifici del settore bancario ma anche a cambiamenti a livello sociale quali – ad esempio - la digitalizzazione, l'invecchiamento della popolazione e il cambiamento generazionale. Tutti questi aspetti
creano inevitabilmente nuove esigenze e aspettative, sia da parte dei clienti sia dei collaboratori nei confronti dell'istituto bancario. Da un lato, è dunque di fondamentale importanza per le banche investire a lungo termine sulle proprie risorse, adattando la struttura ed l’offerta per mantenere elevata la competitività nel contesto finanziario e l’attrattività quale datore di lavoro; dall'altro lato, i collaboratori stessi devono costantemente investire nella loro formazione continua per incrementare il livello di impiegabilità sul mercato del lavoro». RS: «È innegabile che la struttura bancaria ticinese e generale è in profonda trasformazione a causa dei mu-
tamenti regolamentari, che determinano la trasparenza a tutti i livelli e della digitalizzazione che influisce sui comportamenti della clientela. Le ripercussioni più immediate soprattutto in Ticino, segnatamente la Piazza di Lugano, a causa della necessità di gestire unicamente averi dichiarati, conducono a una progressiva diminuzione del personale e soprattutto a un radicale cambiamento del profilo del consulente bancario. Assume sempre maggiore importanza il fattore fiscale intesa anche come pianificazione che implica la conoscenza dei regimi e regolamentazioni internazionali e non solo svizzeri. L’approccio ai clienti inoltre subisce le influenze della digitalizzazione che richiede immediatezza di soluzioni e capacità di consulenza elevate anche se ciò può apparire contradditorio. Il
HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:
SARA BRUHIN (UBS) Human Resources Business Partner Regione Ticino di UBS
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ROMANO MASSERA (RS) Direttore sede della Svizzera Italiana di Raiffeisen Svizzera società cooperativa
FABRIZIO MASELLA (BPS (SUISSE)) Vicedirettore e Responsabile dell’Ufficio Risorse Umane di BPS (SUISSE)
DARIO CARAMANICA (BS) Membro di direzione e responsabile delle Risorse Umane BancaStato
GABRIELE ZANZI (CS) Responsabile Regione Ticino di Credit Suisse
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ruolo del consulente è quello di assistere i clienti nelle decisioni finanziarie finanziarie importanti mentre le “operazioni di routine” vengono gestite con mezzi informatici e standardizzate. Quindi dopo un periodo di assestamento è ipotizzabile che si possa creare un substrato che assicuri stabilità e continuità». BPS (SUISSE): «Il nostro settore è un pilastro ben saldo e portante dell’economia ticinese che dà lavoro a più di 6'000 persone e contribuisce in maniera sostanziale alla creazione del PIL cantonaPersoneche cheforniscono fornisconoessenzialmente essenzialmente le. Persone gli stessi servizi e vendono gli stessi prodotti. Diverse invece, le relazioni che ogni istituto intrattiene con le proprie collaboratici, i propri collaboratori e, costruisce e puntare mantiene con i clienti. Giocoforza puntare sulle persone in grado di interpretare con competenza e dinamismo un ruolo professionale che, ad ogni livello gerarchico e funzionale, negli anni, ha visto nel suo profondo mutare, l’unica costante certa. Occorre, tutti insieme, cambiare paradig-
ma di pensiero, superare gli stereotipi, investire nelle relazioni, evidenziare le potenzialità di ognuno, dare valore alle differenze, adattarsi all’ambiente circostante, mettendosi continuamente in gioco. Oggi, l’unica certezza è l’incertezza e l’unica fonte di vantaggio competitivo è la conoscenza. Grazie ad essa e all’impiego dell’intelligenza collettiva che ne deriva, si crea maggiore efficienza, si riducono i costi (non gli investimenti) e si rafforza il posizionamento strategico. Le Persone, il vero patrimonio delle aziende, devono essere le protagoniste del loro avvenire e di quello delle aziende di cui formano il plesso fondamentale e distintivo. Come individui occorre investire su sé stessi. Come azienda è opportuno puntare sull’autoimprenditorialità dei singoli collaboratori, rinnovandone continuamente le competenze. Servono un’istruzione adeguata, la partecipazione a processi di apprendimento, la formazione continua, il rinnovo del bagaglio culturale, la partecipazione a comunità professionali. Ecco le vere sfide per chi è votato a gestire le Relazioni Umane. Solo così si riuscirà a mantenere e creare occupazione».
BS: «Gli anni che ci lasciamo alle spalle non sono certamente stati i più positivi per il settore. L’andamento dell’economia e i grandi cambiamenti che hanno modificato modificato l’attività bancaria hanno avuto il loro impatto anche sulla piazza luganese. Difficile Difficile tracciare previsioni sul lato dell’occupazione. Va comunque detto che le banche ticinesi e svizzere hanno saputo reagire con prontezza e sono riuscite ad adeguarsi ai cambiamenti richiesti. Gli ultimi anni hanno obbligato il settore ad acuire specifiche specifiche competenze, soprattutto fiscali fiscali e legali, per continuare a erogare un servizio in linea con le richieste del mercato. L’impegno profuso ha dato i suoi frutti, e lo dimostra il fatto che i clienti esteri hanno continuato ad apprezzare il grande valore aggiunto delle banche svizzere e ticinesi. Credo che il settore bancario continuerà a rivelarsi molto importante per l’economia ticinese e non cesserà di rappresentare un importante datore di lavoro per molte persone, e questo nonostante le problematiche che ha dovuto affrontare negli ultimi anni. Ad ogni modo, a livello TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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generale, ritengo che tutti i settori occupazionali stiano vivendo un processo di trasformazione. È un fenomeno trasversale, nel quale le novità legate all’informatica la fanno da padrone, il che spinge e obbliga a cambiamenti strutturali in ogni mestiere». CS: «In periodi di incertezza ed alta volatilità dei mercati, come quello che stiamo vivendo attualmente, è particolarmente importante fare affidamento su collaboratori formati e costantemente aggiornati che possano offrire una consulenza di ottimo livello alla clientela. Ne consegue che i settori della formazione e delle risorse umane sono più che mai importanti e devono focalizzarsi sulla consulenza strategica alla linea e sullo sviluppo dei talenti e dei dirigenti con un’offerta mirata e di qualità».
2.
Sempre nel campo delle risorse umane, quali sono le politiche che il vostro istituto ha adottato o che intende adottare a breve-medio termine? UBS: «Uno dei compiti e delle responsabilità principali delle Risorse Umane è quello di supportare e accompagnare il business nei processi di cambiamento. Ciò significa anche assicurarsi che il personale disponga delle conoscenze e delle competenze necessarie per ottenere buoni risultati in un contesto mutato rispetto al passato. Da un punto di vista interno, il settore Risorse Umane stesso deve costantemente adattarsi alla nuova realtà e trasformarsi per meglio rispondere ai bisogni del business». RS: «Quanto precedentemente affermato sottolinea come il Know How del personale debba essere elevato. Stiamo quindi rivedendo l’organizzazione della formazione a tutti i livelli per poter disporre dei profili che meglio si adattano
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alle nuove complesse esigenze. Il percorso è difficile ed impegnativo in particolare per chi è già avanti con l’età e che magari non ha seguito sufficientemente l’evoluzione del banking. Siamo tuttavia fiduciosi e per questo motivo vogliamo principalmente favorire lo sviluppo professionale dei nostri collaboratori. Per favorire questo sviluppo combineremo la formazione interna con quella esterna, per permettere il dovuto interscambio di conoscenze ed esperienze». BPS (SUISSE): «Siamo una squadra che fa del servizio, della professionalità, dell‘efficacia e del rispetto alla persona il proprio punto di forza. Cerchiamo di portare a bordo e identificare persone di talento, trattenerle e farle crescere, offrendo un ambiente lavorativo in grado di soddisfare le aspirazioni professionali e personali. La nostra politica del personale ci sprona a creare una cultura aziendale dinamica, propensa al lavoro di gruppo, orientata al risultato, alla gestione del cambiamento responsabile e a costruire un clima di fiducia. Ci siamo organizzati per propagare metodi di apprendimento e di condivisione delle esperienze e delle conoscenze. Prestiamo particolare attenzione, valorizzandoli, ai nostri Collaboratori e alle nostre Collaboratrici, artefici e promotori del successo dell’Istituto: i princìpi di comportamento, i nostri valori guida che viviamo e condividiamo ogni giorno, il nostro spirito imprenditoriale, le ambizioni e gli obiettivi che ci siamo posti, testimoniano la nostra volontà di mantenere e diffondere una cultura d‘impresa dove la Persona è al centro dell‘attenzione. Rafforziamo la conduzione e potenziamo le competenze, trasmettendo entusiasmo. I nostri dirigenti sono coscienti del proprio ruolo e delle proprie responsabilità: informano, guidano e forniscono regolari feedback. La politica retributiva BPS (SUISSE), orientata al lungo periodo, è attenta al tema delle diversità, al rispetto del principio di parità di trattamento sul luogo di lavoro come pure all’equità salariale. Grazie ad una comunicazione chia-
ra, trasparente e puntuale, alla condivisione e al confronto, sviluppiamo il senso di appartenenza e di identificazione nella BPS (SUISSE)». BS: «Siamo profondamente convinti che la formazione continua sia la chiave per neutralizzare l’obsolescenza delle competenze: obsolescenza che diventa sempre più rapida proprio a causa dei ritmi serrati con cui evolvono le tecnologie e le esigenze del mercato. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando duramente per fare in modo che le nostre collaboratrici e i nostri collaboratori mantengano aggiornate le loro competenze per tutto l’arco della loro vita professionale. Prendiamo ad esempio i consulenti: proprio negli scorsi mesi è stata introdotta una certificazione obbligatoria, che va ripetuta ogni tre anni; hanno inoltre potuto far tesoro di formazioni specifiche per la vendita, erogate anche in collaborazione con la Supsi. Ad ogni modo, a livello generale attribuiamo una grande importanza alla formazione continua. Abbiamo voluto investire in tutti i mestieri presenti in Banca, introducendo standard minimi di formazione per ogni collaboratrice o collaboratore dell’Istituto». CS: «Per Credit Suisse la formazione e il perfezionamento rivestono da sempre un ruolo di primo piano. La nostra Business School continua ad offrire corsi e programmi di formazione in linea con le mutate esigenze del mercato. Nel corso degli anni abbiamo trasformato moduli prima impartiti in aula in un’attrattiva offerta formativa online, di cui i collaboratori possono beneficiare dove e quando hanno tempo a disposizione. Inoltre, nuovi temi d’investimento, e anche sviluppi economici e politici attuali sono spiegati mediante video e approfondimenti online».
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3.
Il settore bancario ha visto negli ultimi tempi l’emergere di una richiesta di nuove competenze. Con quali strategie vi state muovendo per favorire un’adeguata formazione, ai diversi livelli, dei vostri collaboratori? UBS: «Il nostro istituto investe costantemente nella formazione e nello sviluppo delle nuove competenze che vengono richieste ai collaboratori e al personale in formazione, ad esempio tramite le certificazioni per tutti i colleghi attivi nei settori a contatto con la clientela. Inoltre supportiamo diverse iniziative di formazione continua, alcune nate proprio in concomitanza con il 150esimo giubileo della banca: segnaliamo quelle che in particolare si rivolgono ai collaboratori più senior in termini di età e ai giovani in formazione. Va sottolineato infatti che al momento stiamo formando su tutto il territorio ticinese circa 80 ragazzi nei vari pool di formazione (apprendistato, ingresso in banca per titolari di diploma di maturità, neo-laureati, post-formazione interna). Oltre a ciò, vengono intraprese diverse misure in ambito Diversity per promuovere la crescita professionale, come ad esempio il lavoro parziale per coloro che vogliono intraprendere una formazione». RS: «La risposta alla precedente domanda è valida anche in questo caso. In particolare vengono adeguati tutti i percorsi formativi e ridefiniti i profili necessari ad assicurare prestazioni conformi alle elevate esigenze attuali e alla competitività di mercato. E’ a mio avviso anche necessario lavorare sul “mentale” nel senso di fare capire a tutti che i tempi sono mutati e che l’approccio con la clientela deve pure cambiare. E’ un compito non facile, anzi difficile. Sono però ottimista poiché si aprono anche delle opportunità e favorirà un indolore cambio generazionale permettendo di offrire un futuro nel nostro settore anche ai giovani che si avvicinano ora con reticenza alle professioni bancarie».
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BPS (SUISSE): «Offriamo interessanti prospettive di sviluppo, di formazione e perfezionamento così da rafforzare la cultura aziendale, sviluppare il talento delle persone, potenziare la conduzione e soprattutto mantenere alta, a tutti i livelli, la capacità di ascolto e di empatia. Trasformiamo BPS (SUISSE) in un’esperienza di apprendimento affinché la Banca diventi un luogo dove evolvere continuamente e rapidamente, disimparare e imparare di nuovo in ogni situazione (apprendiamo dagli errori e cerchiamo di essere resilienti). Con l’apprendimento, di cui i processi formativi sono parte integrante, si crea condivisione e diffusione della conoscenza e si recupera una sana competitività. Sosteniamo gli obiettivi strategici grazie all’accompagnamento alla leadership dei top manager e dei quadri, lo sviluppo delle capacità professionali, di ascolto, degli atteggiamenti coerenti con i nostri valori e il rafforzamento delle competenze tecniche e sociali. I nostri percorsi formativi vertono su temi quali la vendita, la conoscenza dei prodotti BPS (SUISSE), le materie tecnico specifiche, normativo giuridiche e fiscali legate al settore di competenza, la leadership. Il nostro modello, agile e flessibile, sfrutta l’esperienza sul campo, l’accompagnamento da parte dei superiori e dei colleghi (mentoring) e gli interventi frontali in aula. Preferiamo allenare le persone sul posto di lavoro, affiancarle con interventi di coaching, organizzare visite di studio (interscambio di idee ed esperienze con altre aziende e culture), utilizzare la formazione a distanza, partecipare a convegni e seminari, coordinare gli incontri per migliorare la qualità e risolvere i problemi, favorire e sostenere la costituzione di comunità di pratica informali e di gruppi spontanei di autoformazione». BS: «Le strategie sono sostanzialmente quelle di cui parlavamo prima. A prescindere dalle ore di formazione che tutti sono tenuti a seguire nel loro campo specifico, BancaStato ha una poli-
tica di sostegno allo sviluppo personale: incoraggiamo fortemente gli studi individuali, a cavallo con il lavoro. Vi sono numerosi collaboratori e collaboratrici che dopo aver cominciato a lavorare per la Banca sono riusciti negli anni a portare a casa lauree e master! Nel loro caso, l’Istituto ha sostenuto il percorso svolto sia in università tradizionali sia in università professionali: di questo siamo particolarmente fieri». CS: «Ai nostri collaboratori offriamo un vasto spettro di programmi formativi. Ogni collaboratore deve svolgere almeno quattro moduli obbligatori ogni anni, tra cui, per esempio, “Riconoscere e combattere il riciclaggio di denaro”, “Sanzioni commerciali” e “Gestione del rischio”. In questo modo assicuriamo che i nostri collaboratori sono costantemente aggiornati su modifiche legali e nuove esigenze di compliance. Inoltre, tutti i nostri consulenti devono svolgere un’approfondita formazione specifica – con certificazione finale da riconfermare ogni due anni – a dipendenza della provenienza della clientela che seguono. Ciò permette loro di conoscere a fondo da un lato la nostra offerta di prodotti e servizi, e dall’altro le specificità regolatorie e di compliance dei singoli paesi di provenienza dei clienti. Nel 2015 il nostro Istituto ha infatti sviluppato più di 280 nuovi programmi elearning su questo tipo di argomento».
4.
Gli istituti di formazione del settore sono a suo giudizio in grado di garantire una adeguata formazione delle giovani generazioni e quali interventi andrebbero promossi per accrescerne le competenze? UBS: «Per quanto riguarda la formazione di base (apprendistato oppure ingresso in banca per titolari di diploma di maturità), l’Associazione svizzera dei banchieri, con il supporto degli istituti
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BS: «In Ticino disponiamo senza dubbio di istituti di qualità e i nostri giovani possono anche far capo ai numerosi poli formativi del resto della Svizzera. Come spiegato prima, il mondo del lavoro e le sue esigenze possono cambiare rapidamente e questo può produrre eventuali inevitabili “ritardi” nell’adattamento dell’offerta formativa. È per questo motivo che il mondo accademico deve lavorare in stretto contatto con i datori di lavoro, stringendo più reti di scambio possibili. Lo si fa già ma a mio modo di vedere non è mai abbastanza: è in questo senso che intravedo possibili miglioramenti».
bancari stessi (tra cui anche UBS), è responsabile di definire i contenuti della formazione; questi programmi vengono regolarmente verificati e rivisti. In questo modo, si garantisce che il personale in formazione riceva una preparazione al mondo lavorativo adeguata alle nuove esigenze del settore bancario». RS: «In Svizzera, ma anche in Ticino, e lo sottolineo, siamo ben strutturati per potere offrire una formazione di alto livello. Gli istituti di formazione così come di quelli bancari sono coscienti che questa sfida è importante e che necessita un approccio mentale diverso rispetto al passato. È sempre stato un privilegio potere lavorare nel bancario che era ritenuto un settore d’avanguardia nell’ambito economico e deve continuare ad esserlo. Per permettere ciò è però necessario fare leva sulla qualità intrinseca del lavoro e sulla convinzione che si tratta di un lavoro sempre più impegnativo anche se con meno “glamour” rispetto al passato, con il pregio però di badare molto di più alla sostanza».
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BPS (SUISSE): «Circa le materie tecnico specialistiche, gli aspetti giuridici e normativi e quelli fiscali, gli enti preposti, presenti sul territorio, garantiscono la formazione. Nella società di oggi, così aperta, liquida e comunicativa, dove per i giovani, la tecnologia non è un mero strumento di comunicazione, ma una parte irrinunciabile di loro stessi, non vanno assolutamente dimenticate le competenze sociali e le iniziative formative attinenti alla conoscenza di sé stessi, all’intelligenza emotiva, alla gestione delle emozioni, dei conflitti, dello stress, del cambiamento, alla neuroleadership, al teambulding, al marketing del personale e all’etica. Le giovani generazioni si aspettano dal lavoro nuove sfide e opportunità di carriera, ma anche tanta flessibilità per poter conciliare vita privata e professionale. Per formare questi giovani, figli digitali, bisogna allinearsi al loro linguaggio e somministrare pillole formative interattive, lasciando loro la libertà di utilizzare internet, la multicanalità, il mobile learning, le chats, i blog, i socials, e tutto quanto la tecnologia dell’informazione metta loro a disposizione».
CS: «In Svizzera, e anche in Ticino, abbiamo la fortuna di poter contare su un buon numero di istituti di formazione di qualità. Per quanto attiene al nostro Cantone possiamo per esempio fare affidamento sul Centro di Studi Bancari, sulla SUPSI, sull’Università della Svizzera italiana e sullo Swiss Finance Institute; organizzazioni in grado di garantire una formazione di qualità a complemento della nostra offerta interna. Da diversi anni Credit Suisse offre al proprio interno programmi di mentoring in particolare per promuovere maggiormente le donne a livello manageriale. Oltre a ciò proponiamo un programma di “Generational Mentoring”, nell’ambito del quale le giovani generazioni (sotto i 30 anni) fanno da mentore ai nostri collaboratori con esperienza (sopra i 45 anni). Questo mix generazionale offre un grande potenziale innovativo, favorendo il dialogo e lo scambio tra le giovani generazioni e quelle già affermate».
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FINANZA / ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE
Accrescere le nostre competenze tecniche
FRANCO CITTERIO, DIRETTORE DI ABT, FA IL PUNTO SULLA SITUAZIONE FINANZIARIA ATTUALE E DELINEA LE STRATEGIE PER RAFFORZARE IL SISTEMA BANCARIO TICINESE.
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ome giudica la situazione attuale della piazza finanziaria ticinese dopo la Voluntary Disclosure e in seguito alle misure adottate dalla FINMA (vedi casi BSI, UBS)? «La voluntary disclosure italiana, avviata lo scorso anno, non si può considerare conclusa da parte nostra. Infatti, se i termini di dichiarazione sono scaduti, ancora aperte rimangono le decisioni dell’Autorità fiscale italiana e, ancora più importante, quelle dei clienti che contestualmente al pagamento delle sanzioni pecuniarie potrebbero portare al trasferimento degli averi verso altre destinazioni. Ma questa è una specifica che fa parte del nuovo modo di fare banca: con la gestione di capitali dichiarati si allarga la possibilità che i capitali si spostino può velocemente non solo da un istituto bancario a un altro ma anche dalla Svizzera verso l’Italia o altri Paesi.
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In questo senso ritengo che il nuovo regime rappresenti non soltanto un rischio di perdere vecchi clienti ma anche una chance di trovare nuova clientela. Finito il segreto bancario nei confronti della clientela non domiciliata in Svizzera, le opportunità delle nostre banche rimangono intatte nella misura in cui sapremo giocare le carte con la dovuta maestria. Le carte si chiamano professionalità, sicurezza e affidabilità. Per quel che riguarda l’operato della FINMA non entro nel merito, poiché concerne i singoli istituti». Più in generale, quali considerazioni possono essere fatte a proposito della relazione tra il sistema finanziario svizzero e le politiche governative? In altre parole, quali misure si sarebbe potuto adottare per meglio tutelare la piazza finanziaria? «Le politiche governative, in particolare
FINANZA / ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE
quelle espresse a livello federale, devono tenere conto degli interessi di un Paese che è molto diversificato, con un’economia che, al di là dei luoghi comuni, si compone di un ventaglio molto ricco di aziende e di settori diversi fra loro e con esigenze differenti. Ricordo che il PIL elvetico è composto da una miriade di prodotti e servizi, dove quelli finanziari rappresentano solo il 10% circa. Sarebbe quindi illusorio pensare che il mondo politico sia schierato in maniera uniforme a favore della piazza finanziaria. Avrei forse auspicato maggiore attenzione da parte del Consiglio federale all’indomani della recente crisi finanziaria. La politica svizzera, come quella di mezzo mondo, ha chiesto più norme e più controlli per evitare quello che è successo prima, durante e immediatamente dopo il 2008. Di fatto si è lasciata briglia sciolta ai regolamentatori che hanno proposto e applicato nuove norme, a volte in maniera scriteriata. Ciò non ha fatto altro che appesantire il settore con ulteriore burocrazia e ulteriori costi, penalizzando soprattutto gli istituti di media e piccola dimensione che dispongono di meno mezzi per far fronte ai nuovi impegni». Quali ritiene possano essere le conseguenze della Brexit sul sistema finanziario svizzero? «È ancora prematuro prevedere le vere conseguenze dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Le implicazioni politiche, sociali ed economiche sono numerose e il processo di “secessione” sarà impegnativo. Per il nostro sistema finanziario le ripercussioni saranno molteplici, a partire dai mercati borsistici e valutari che hanno già fornito segnali importanti. In secondo luogo sarà interessante osservare l’evoluzione della piazza finanziaria londinese in questo nuovo contesto. Le decisioni che i key player sono ora chiamati a prendere saranno fondamentali per il futuro della finanza europea. E il Governo britannico farà di tutto per difendere le proprie posizioni e sarà anche più libero di inventarsi nuove proposte di tipo fiscale e regolamentare. La partita è aperta».
Quale prospettive future intravede per la per la piazza finanziaria ticinese e quali trasformazioni andrebbero promosse per garantire il suo mantenimento e, se possibile, il suo sviluppo? «Le attuali priorità della piazza finanziaria sono chiare. Prima di tutto dobbiamo mantenere le competenze tecniche e il capitale di clientela che hanno fatto capo alle nostre banche nell’ultimo mezzo secolo, soprattutto nella gestione patrimoniale, ma non solo. Si tratta quindi di migliorare le condizioni-quadro (fiscalità, regolamentazione, formazione professionale ecc.), “industrializzare” i processi di produzione, focalizzarsi sui nuovi trend, aumentare il grado di competenza e di professionalità, incrementare il livello di prodotti e servizi e, se necessario, smantellare le strutture inefficienti. In secondo luogo, occorre sviluppare nuove competenze, già parzialmente presenti in Ticino e a forte potenzialità di crescita quale la gestione di fondi d’investimento, il commercio di materie prime e i servizi a sostegno delle attività finanziarie (BPO, Fintech ecc.)».
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FINANZA / UBS
Professionalità e formazione per la piazza finanziaria ticinese DI ROBERTO GIANNETTI
L’ITALIA HA VARATO NEGLI ULTIMI ANNI UNA SERIE DI MISURE PER FAVORIRE L’EMERSIONE DI CAPITALI NON DICHIARATI DEPOSITATI ALL’ESTERO. L’ULTIMA È STATA LA VOLUNTARY DISCLOSURE, DI CUI POTREBBE ESSERNE APERTA A BREVE UNA VERSIONE PERMANENTE. INTERVISTA A LUCA PEDROTTI, DIRETTORE REGIONALE UBS TICINO. Qual è stato l’effetto della Voluntary Disclosure sulla piazza finanziaria ticinese? Da quanto lei sa restano ancora dei clienti italiani con capitali non dichiarati? «L’effetto per UBS in termini di patrimoni è stato in proporzione piuttosto contenuto ed ha coinvolto i clienti che non avevano approfittato degli ‘scudi fiscali’ precedenti, e penso questo possa valere anche per le altre banche della piazza ticinese. In effetti, la grande maggioranza ha confermato la scelta di mantenere i propri capitali dichiarati presso di noi, sia attraverso la nostra fiduciaria statica che con altre fiduciarie, o molto più semplicemente nella forma della cosiddetta contraenza diretta. Siamo estremamente soddisfatti dei risultati quantitativi e qualitativi raggiunti che sono stati il frutto di anni di lavoro di preparazione da parte dei nostri consulenti e dei nostri specialisti. Dal momento in cui il Consiglio federale aveva annunciato la ‘Weissgeldstrategie’ abbiamo affrontato apertamente le discussioni con i nostri clienti spiegando compiutamente quelle che sarebbero state le conseguenze ma soprattutto li abbiamo accompagnati verso un grande cambiamento culturale».
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A volte si sentono voci che dicono che ci sia un afflusso di capitali dichiarati dall’Italia verso la Svizzera. A suo avviso questa voce corrisponde al vero? «Non possiamo ancora parlare di un chiaro trend, ma sono afflussi che trovano conferma nei numeri, grazie anche alla situazione molto difficile con la quale le banche italiane sono confrontate. Stiamo assistendo ad un cambio di tipologia di cliente, oggi alla ricerca di un partner bancario che li sappia supportare non solo per la gestione del proprio patrimonio coerentemente al profilo di rischio e agli obiettivi d’investimento, ma anche per scelte di pianificazione successoria e di ‘Family banking’. Non da ultimo siamo una meta privilegiata per piccoli e medi imprenditori italiani che hanno sempre più bisogno di accedere a piattaforme di consulenza globale, in grado anche di monitorare e controllare l’aspetto del rischio». Il quadro normativo è cambiato radicalmente per la piazza finanziaria elvetica, con la “fine” del segreto bancario per i clienti esteri e la determinazione delle banche ad avere relazioni solo con i clienti esteri che hanno regolarizzato
la loro situazione fiscale. Come vede il futuro? La piazza finanziaria svizzera in generale, e quella ticinese in particolare, hanno le carte necessarie per restare competitive in questo nuovo contesto? «Stiamo vivendo un cambiamento epocale, e tutta la piazza finanziaria svizzera è in piena transizione da un modello di business a un altro. Sono fiducioso, ma dovremo diventare sempre più competenti e performanti, e soprattutto far percepire alla clientela il valore aggiunto della gestione ‘svizzera’. Il nostro destino è quello di innovarci e diventare sempre migliori, solo così potremo affrontare la competizione globale. Serve un cambiamento di mentalità, dove immagine e reputazione sono requisiti imprescindibili. Ma dovremo anche saper rendere la piazza finanziaria maggiormente attrattiva per aziende e famiglie benestanti, così come rivedere l’imposizione fiscale sulle persone giuridiche e fisiche che oggi rende il Ticino poco attrattivo, non solo se confrontato a una tassazione più conveniente in piazze lontane, ma anche a livello svizzero. Infine, per la piazza ticinese, rimane fondamentale poter promuovere attivamente servizi
FINANZA / UBS
e prodotti bancari al di fuori dei propri confini, in particolare garantire l’accesso al mercato italiano». Qual è a suo avviso la strategia che la piazza finanziaria ticinese dovrebbe adottare per restare competitiva? Sarebbe pensabile la creazione di nuovi prodotti finanziari che tengano conto delle esigenze fiscali della clientela estera? «Per continuare a garantire un settore bancario e finanziario qualificato a lungo termine è necessario mantenere una elevata professionalità e qualità della formazione del personale. Puntare su soluzioni e servizi bancari e finanziari qualitativamente superiori, come lo sono già ora nei confronti degli altri Paesi, e sapere cogliere le nuove opportunità informatiche nell’ambito della digitalizzazione su prodotti e processi». A suo avviso la piazza ticinese riuscirà a preservare i livelli occupazionali attuali o è destinata ad una cura dimagrante? «Ritengo si debba essere realisti, e molto difficilmente potremo rivedere i livelli
occupazionali registrati nel passato. Come d’altronde per la Svizzera nel suo complesso, questa fase di consolidamento nel settore bancario è destinata a perdurare ancora un po’ di tempo. Si sono già registrate delle contrazioni per una parte delle attività bancarie, e se vogliamo garantire un futuro ai nostri giovani, occorre rendere la piazza più efficiente anche dal punto di vista della redditività e soprattutto nella gestione dei costi. Poi si potrà lavorare con maggiore serenità e cominciare a ricostruire». Si è molto parlato del tentativo di portare in Ticino società di commercio di materie prime e di trading. L’intenzione è sicuramente da incoraggiare, ma lei pensa che ci siano le condizioni per farlo? Oppure crede che il private banking resterà la vocazione fondamentale della piazza? «Credo che il DNA della piazza finanziaria ticinese sia e rimanga quella del Private Banking e Wealth Management. Le attività di ‘commodity trading’ richiedono competenze specifiche e masse critiche che solamente Ginevra e Zurigo possono ga-
rantire, essendo una tipologia di business ad alti costi e rischi». Il caso BSI ha avuto un grosso effetto mediatico. Lei crede che questa vicenda abbia influenzato la fiducia dei clienti esteri nella piazza ticinese? «A prescindere dal caso BSI, ritengo che qualsiasi notizia negativa con conseguenze sull’immagine e sulla reputazione della piazza, non possa certamente giovare a lungo termine». Ora parliamo un po’ di UBS in Ticino. L’istituto rappresenta una grande realtà nel cantone, e recentemente avete annunciato alcuni tagli di posti di lavoro. Avete l’intenzione di ridurre ulteriormente il personale? «Come in altre aziende svizzere anche UBS controlla regolarmente tutte le unità operative in ambito di risorse, processi e strutture, e dove necessario apporta delle modifiche. Questo ci permette ad esempio di centralizzare determinate unità o Teams, alfine di ottenere economie di scala e masse critiche. È chiaro che queste decisioni non sono mai facili da prendere, ma ciò ci permette di lavorare con maggior efficienza e sinergie, e garantire così posti di lavoro nel lungo termine». Quali sono i vostri progetti per il futuro in Ticino? Che ruolo ha la nostra regione nella strategia della banca? «Da sempre UBS in Ticino rappresenta una fetta importante nel portafoglio di UBS Svizzera, grazie a una posizione di leader in tutte le unità operative di business su territorio ticinese. Vogliamo mantenere e dove possibile rafforzare la nostra quota di mercato, investire nella formazione in modo coordinato e strategico per dare la possibilità alle forze lavorative locali di proporsi sul mercato con un alto livello qualitativo. Credo che il ruolo di una grande banca sia proprio quello di supportare e favorire lo sviluppo di una piazza finanziaria connessa all’economia, e mettere così le proprie risorse e infrastrutture a disposizione degli attori economici locali». TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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FINANZA / BANCASTATO
Agili e veloci a favore del Ticino
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CRESCIUTO A BREGANZONA E MOLINO NUOVO, HA ALLE SPALLE UN’ESPERIENZA PLURIDECENNALE IN UN GRANDE ISTITUTO BANCARIO SVIZZERO, SVOLTA ANCHE IN SVIZZERA INTERNA E ALL’ESTERO. PARLIAMO DI LUIGI LONGONI, CHE DA INIZIO LUGLIO HA ASSUNTO PER BANCASTATO LA GUIDA DELLA “SUA” REGIONE DI LUGANO CON ENTUSIASMO E SODDISFAZIONE. LO ABBIAMO INCONTRATO PER VOI.
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irettor Longoni, lei è alla guida della regione di Lugano da inizio luglio. Potrebbe tracciare un primo bilancio della sua attività? «Sì, ed è ottimo. Sono molto contento dei primi mesi di attività, sia dal punto di vista professionale che personale. Qui a BancaStato ho trovato persone competenti e molto motivate e una banca fortemente orientata alla clientela, con una struttura agile e veloce. È molto bello lavorare in simili condizioni. Tutto è iniziato nel migliore dei modi». Lei dice “agile e veloce”: BancaStato, però, nel pensiero comune è percepita come un po’ “macchinosa”… «Io credo che sia un’immagine legata al
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passato. Nell’ultimo decennio BancaStato ha investito molto per migliorare la propria offerta di servizi coprendo tutte le possibili esigenze della clientela. Ha investito sui propri collaboratori migliorandone costantemente le competenze, ha semplificato i processi decisionali, ora molto veloci, ha creato procedure più snelle e si è dotata di una piattaforma informatica aggiornata e in continua evoluzione». Potrebbe descriverci la sua attività? «Suddivido la mia agenda principalmente tra clientela e collaboratori. Credo che per un responsabile regionale sia molto importante mantenere contatti regolari e diretti con i clienti: un modo per poter sempre valutare il loro grado di soddisfazione, la validità del servizio che offriamo e le loro
aspettative. L’altra parte della mia giornata è dedicata alle collaboratrici e ai collaboratori per l’organizzazione e la pianificazione delle nostre attività. È un lavoro che mi appassiona molto». Come descriverebbe la regione di Lugano? Quali sono le sue caratteristiche? «La clientela individuale e aziendale della regione è servita da 40 collaboratori impegnati nelle sedi di Agno, Molino Nuovo, Lugano e Tesserete. A inizio settembre abbiamo aperto la nuova agenzia di Manno e ci siamo così insediati in una zona molto interessante dal punto di vista del servizio da offrire alla clientela individuale e alle realtà commerciali e industriali. Le attività della nuova sede sono quindi dedicate a soddisfare le esigenze della clientela individuale e commerciale con un’attenzione particolare alla consulenza». La piazza finanziaria ticinese, come le altre in Svizzera, ha affrontato diverse difficoltà dovute alle pressioni
FINANZA / BANCASTATO
provenienti dall’estero. Come si è trasformata? Quale è il suo “stato di salute”? «Le tante novità degli ultimi anni hanno obbligato le banche della piazza ad adeguarsi alla strategia del denaro dichiarato e alle innumerevoli esigenze normative. Gli istituti hanno dovuto investire molte risorse e denaro per implementare e aggiornare le competenze dei collaboratori e le piattaforme informatiche. Costi maggiori, che abbinati ad una forte pressione sui margini, hanno facilitato il consolidamento e la diminuzione del numero di istituti. Tuttavia sono convinto che il grande sforzo compiuto dalle banche svizzere sarà pagante: la piazza finanziaria elvetica, e dunque anche quella di Lugano, ha confermato la sua capacità di innovarsi e adeguarsi continuando a offrire servizi di qualità. La trasformazione non è comunque terminata e i cambiamenti continueranno anche nei prossimi anni. Una valutazione finale sarà possibile solo a pagamento avvenuto delle sanzioni legate alle diverse amnistie fiscali e dopo l’introduzione effettiva dello scambio automatico di informazioni». Come ha affrontato, e affronta, i cambiamenti BancaStato? «Come detto, l’Istituto ha il pregio di aver saputo adeguare velocemente i propri servizi e le proprie strutture migliorandone efficienza e redditività. BancaStato ha scelto di investire nel suo capitale più prezioso: collaboratrici e collaboratori. L’istituto investe tuttora molte risorse nella formazione continua, su più livelli e per tutti i profili professionali presenti in banca. Competenze aggiornate, approfondite, e che sanno rispondere alle esigenze di tutta la clientela sono cruciali oggigiorno». Lugano pullula di istituti bancari. Perché scegliere BancaStato? «Abbiamo un mandato chiaro che ci permette di investire e pianificare a lungo termine. La nostra solidità patrimoniale e la nostra attenzione per il territorio e i suoi abitanti sono ulteriori fattori da considerare per la scelta della propria banca. Non dobbiamo dimenticare poi che gli utili
della banca sono in gran parte destinati alle casse cantonali e quindi a beneficio di tutta la popolazione». Quindi un ticinese dovrebbe venire in BancaStato per il versamento al Cantone… «Non solo per quello, ma anche per quello. BancaStato è innanzitutto un istituto bancario e come tale deve offrire sempre il miglior servizio alla propria clientela. L’istituto sa soddisfare tutti i bisogni finanziari, partendo da quelli standard fino ad arrivare alle soluzioni più complesse per professionisti e aziende. Cerca di instaurare relazioni personalizzate e durature con la clientela offrendo servizi di qualità grazie a collaboratori preparati. È valutando anche questi elementi che il nostro legame con il Ticino e i ticinesi assume, secondo me, una grande importanza». Chi sono i clienti di BancaStato? «I nostri clienti sono prevalentemente ticinesi e persone, società e aziende domiciliate in Ticino. È comunque difficile riassumere in poche parole la tipologia di clientela. Offrendo servizi variegati, anche la nostra clientela lo è. Vi è il risparmiatore tradizionale, che cerca prodotti e servizi bancari semplici; la famiglia che intende coronare il sogno di comprare un’abitazione; l’azienda che si sta espandendo e ha bisogno di un partner affidabile; le persone che si affidano all’istituto sia per la gestione patrimoniale, grazie ai nostri consulenti private banking, sia per aspetti legati alla gestione delle loro delle loro aziende o delle loro proprietà immobiliari, grazie ai nostri consulenti retail o aziendali». In un clima di incertezza generale, la clientela quali criteri di scelta adotta? «Io credo che apprezzi particolarmente rapporti personali professionali e affidabili. La solidità della banca, la sua trasparenza, i suoi valori. A BancaStato i clienti trovano persone dedicate e motivate a cercare per loro e con loro una soluzione bancaria corretta, intenzionate a instaurare relazioni a lungo termine. Vogliono un partner che
li accompagni nelle diverse fasi della loro vita privata e finanziaria». Quali sono le sfide per il settore bancario in Ticino? «Sono quelle dell’intera Svizzera. Le banche devono far fronte a investimenti sempre più importanti, normative sempre più stringenti e garantirsi la crescita in un mercato contraddistinto da margini in calo. Occorrerà continuare a investire sulle persone e sulle loro competenze: saranno loro a fare la vera differenza». Quali sono i suoi obiettivi professionali? «Sono convinto che BancaStato abbia tutte le carte in regola per essere la banca di riferimento per tutti i ticinesi e le aziende attive in Ticino, sempre in grado di offrire prestazioni e servizi affidabili e competitivi. Il mio principale obiettivo è concorrere a far sì che questo possa accadere». Tre parole per descrivere BancaStato… «Competente, dinamica e aperta».
01 Luigi Longoni Direttore Regione Lugano di BancaStato
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FINANZA / POLITICA MONETARIA
Il quantitative easing un anno dopo DI EDOARDO BERETTA ANALISI DEGLI INTERVENTI A SOSTEGNO DELL’EURO. QUALI LE INCOGNITE INSOLUTE?
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a quel 22 gennaio 2015, quando Mario Draghi annunciava un vasto programma di acquisto di attività finanziarie, è lecito interrogarsi sugli effettivi esiti del quantitative easing della BCE. In prima istanza, il “paziente Eurozona” è davvero sulla via di guarigione? Molti analisti finanziari ritengono che il peggio, cioè differenziali di rendimento (spread) crescenti su titoli pubblici, indebitamento statale ai massimi ed incertezza sulla sorte della stessa moneta unica, sia ormai alle spalle: in verità, vi sono altrettanti elementi, che dovrebbero indurre a cautela maggiore. È comprensibile che il percorso della BCE per giungere a tale decisione sia stato lungo e “sofferto” alla luce del suo mandato monopilastro rappresentato dal mantenimento del tasso europeo d’inflazione prossimo (ma inferiore) al 2% annuo. A fronte di ciò, la missione di “stabilizzazione economica” (cioè a sostegno della congiuntura) è stata a lungo osteggiata dai “falchi”
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della “BCE ombra” (quale capofila la Deutsche Bundesbank, la cui sede non a caso è Francoforte). Ostracismi a parte, resta da chiedersi quale impatto macroeconomico tale interventismo abbia effettivamente sortito. Già allora erano evidenti fattori, che non ne avrebbero certamente agevolato l’azione monetaria: 1. Tempistiche La refrattarietà a politiche diverse da quella anti-inflazionistica ed i dubbi sulla legittimità d’azione della BCE – risolti solo dalla Corte di giustizia UE il 16 giugno 2015 – ne hanno comportato un notevole ritardo (di almeno 5 anni). Un intervento più tempestivo – tradotto: aggressivo nei tempi – sarebbe potuto pervenire ad esiti macroeconomici “moltiplicati” grazie alla contemporaneità d’azione della banca centrale americana. Invece, allorquando quest’ultima aveva completato parte dei propri programmi d’acquisto e già ipotizzava un rialzo dei tassi d’interesse (di fatto, non ancora avvenuto), la BCE iniziava la sua “vera” azione anticiclica;
2. Modalità d’acquisto L’euforia (sud)europea non teneva in conto del mercato, su cui i titoli di Stato per “iniettare” liquidità sarebbero stati acquistati. La BCE si impegnava a comprare bond sul mercato secondario, cioè fra quelli in circolazione, e non su quello primario, cioè di nuova emissione, dove la misura avrebbe potuto sortire effetti di rilancio – sebbene, eventualmente, con il rischio di prezzi in aumento e bolle finanziarie. Era (ed è) il monomandato ad impedirle di azzardare quest’ulteriore “strappo”; 3. “Mezzi (il)limitati” Non è un luogo comune che una banca centrale sia una sorta di divinità economica con risorse (quasi) sconfinate perché di propria emissione. Ovviamente, ogni azione comporta effetti positivi e/o negativi. Il vero “tallone d’Achille” europeo non è il volume in migliaia di miliardi di Euro, che la BCE avrà alla fine movimentato, quanto a lungo possa piuttosto perdurare il consenso maggioritario finora coalizzatosi intorno a Mario Draghi. Nei prossimi mesi l’istituto centrale europeo dovrà raggiungere i risultati prefissati: in caso contrario, quei Paesi leader, nei quali urgono tassi d’interesse più elevati per frenare valori immobiliari in (eccessivo) rialzo e “ridare fiato” alle diffuse pensioni complementari, potrebbero non tollerare altri esperimenti dagli esiti insoddisfacenti. Se gli strumenti a disposizione – volendo utilizzare una formula del gergo bancario – sono sì “illimitati”, altrettanto non si può dire della loro effettiva fruibilità. A Francoforte ci si ritrova, invece, a fronteggiare risultati sotto le attese oltre che le (mai cessate) pressioni di Paesi membri storicamente oppositori. A ciò si aggiunge l’obbligo statutario di motivare ogni decisione di politica monetaria con l’alibi (a mo’ di ritornello) di volere riportare il livello generale dei prezzi a quello prescritto. Del resto, la situazione della BCE è, per esigenze e membri eterogenei, fisiologicamente dilemmatica:
FINANZA / POLITICA MONETARIA
la “medicina”, che giova agli uni, presenta inevitabili controindicazioni per gli altri. L’effetto complessivo è, quindi, quasi nullo. Altrettanto deludente è ora il bilancio dell’interventismo di BCE ed organi comunitari: le previsioni di tasso d’inflazione misurato con l’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo sono state riviste al ribasso su base annuale a -0,2% (febbraio 2016) dallo 0,3% del mese precedente, cioè all’ingiù come lo stesso PIL reale (previsto ora allo 1,4%). Se da Francoforte si è ribadito che sarebbero dovuti essere materia e compito della politica consolidare le finanze pubbliche e contribuire alla crescita economica, è altrettanto vero che i risultati dell’azione monetaria sono stati sotto le aspettative. La sensazione scaturita con la decisione del marzo 2016 di ridurre ulteriormente il tasso centrale a 0% (oltre ad abbassare quello marginale di rifinanziamento a -0,25%) è che la BCE stia mobilitando gli ultimi mezzi (perlo-
meno, quelli in qualche modo rientranti nel proprio mandato): così facendo, essa si è esposta alla pericolosa domanda dell’“e poi?”.
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AZIENDE / NUOVE IMPRESE
Preoccupiamoci di fare scale-up e non solo startup ALLOCHERESTE OGGI PIÙ RISORSE DELLA COMUNITÀ PER FAR NASCERE BAMBINI O PER FAR CRESCERE IN MANIERA ADEGUATA E SOSTENIBILE I VOSTRI BAMBINI? LA RISPOSTA A QUESTA DOMANDA PROVOCATORIA NON È CERTO UNICA ED IMMEDIATA. ORA PERÒ PENSATE INVECE ALLA CREAZIONE DI NUOVE IMPRESE E ALLE SFIDE CHE OGGI IMPEGNANO I POLITICI NEL RILANCIO DELL’ECONOMIA MA SOPRATTUTTO NELLA RICERCA DELLA MIGLIORE RICETTA CHE ASSICURI SVILUPPO ECONOMICO NEI DECENNI A VENIRE. DI SILVANO COLETTI DOCENTE DI GLOBAL ENTREPRENEURSHIP PRESSO FRANKLIN UNIVERSITY SWITZERLAND
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uasi tutti gli economisti affermano che oggi è molto più importante che i politici sostengano politiche imprenditoriali basate sullo sviluppo e la rifocalizzazione delle imprese esistenti piuttosto che concentrarsi esclusivamente sulle start-up. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un significativo cambiamento di attitudine imprenditoriale un po’ in tutti i Paesi del mondo. Questo si è riflesso in una drammatica proliferazione di programmi per startup: Start-up America, Start-up Chile, Start-up Russia, Start-up Britain, Start-up Weekend. Sembra che “startup” sia un termine anglosassone oramai entrato nel linguaggio di tutti i giorni e pare abbia rimpiazzato il mitologico riferimento “Silicon” degli anni ‘70. Difficile trovare una città o un Paese che non abbia un programma per start-up. E’ bene qui specificare che per “startup” si intende una nuova organizzazione o una nuova impresa in cerca di un modello di business ripetibile e scalabile. Le altre nuove imprese sono impropriamente denominate startup in quanto queste nascono invece a seguito di un rilancio aziendale, uno spin-off brevettuale, una partnership strategica con aziende sinergiche per sfruttare
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nuove tecnologie o fare efficientamento. Apple nel 1976 era una startup così come Google nel 1998 e così come oggi molte altre imprese che si inventano modelli di business disruptive, dirompenti. Una cattiva interpretazione del concetto di imprenditorialità legato principalmente allo startup di imprese è la causa di molti mali e fraintendimenti. L’equazione “imprenditorialità = startup” non è errata ma è incompleta. Da un lato sembra che il passo più importante e difficile per gli imprenditori sia il lancio della propria impresa o di una nuova avventura, dall’altro sembra quasi che venga consigliato “più siamo meglio è” ovvero più startup ci sono più di successo è il programma. La quantità però, sapete bene, non è mai indice di qualità. Per qualità qui si intende estrazione di valore per la comunità. Se pensiamo alla “entrepreneurship” come alla creazione o alla cattura di valore allora deve essere chiaro che il valore può essere creato e catturato in molti modi: acquisizioni, riorganizzazione, spin-off tecnologico, rilancio di iniziative e asset, sottovalutati o sottoutilizzati. George Foster della Stanford University parla infatti di “re-start”.
La lezione che molti case study oggi ci consegnano in pagine e pagine di studi accademici e report finanziari è la seguente: crescere è molto più difficile di quanto si pensi rispetto a fare startup. Dobbiamo quindi concentrare la nostra attenzione sulla crescita subito dopo lo startup. È importante sostenere l’innovazione ma è altrettanto e forse più importante sostenere lo sviluppo altrimenti si rischia di aver finanziato qualcosa che rimarrà in una fase embrionale e non riuscirà mai ad emergere, con il rischio per la comunità che l’investimento iniziale non sarà mai ripagato, ad esempio con ulteriore indotto imprenditoriale, tasse e posti di lavoro. Lo dicono le statistiche: se usiamo come indicatore di successo il numero di imprese cosiddette startup che riescono ad emergere ma soprattutto a creare un business autosostenibile allora i numeri sono bassissimi. Mediamente meno di 1 startup su 100 fa scale-up. Lo scorso mese di giugno è stato pubblicato il Kauffman Index 2016. Il rapporto Kauffman fornisce un indice in grado di misurare proprio il successo delle aziende nella misura di cui stiamo parlando. Si occupa solo di imprese statunitensi ma da un ottimo indice di cosa accada statisticamente alle start-up e quante di queste effettivamente riescano a crescere sostenibilmente. Dalle statistiche si evince anche chiaramente che si estrae tanto più valore quanti più investimenti, sia privati sia pubblici, vengono fatti sulla formazione di nuovi lavoratori specializzati che siano effettivamente risposta ad un’effettiva richiesta del mercato e che siano rappresentativi dell’avanzamento tecnologico in corso. Non va sottovalutato il potenziale di persone istruite secondo questi razionali perché loro stesse potrebbero essere capaci in futuro di creare valore con nuove imprese magari indotte da aziende più grandi ed internazionali magari operanti nei settori della gestione dei grandi dati, dell’intelligenza artificiale, della gestione ambientale o della medicina. Allora, tornando a bomba, cosa intendete fare se foste voi a disegnare la visione dei prossimi decenni in materia di sviluppo economico e imprenditorialità?
SEZIONE / TITOLETTO
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AZIENDE/ SPECIALE LOGISTICA
Grandi opportunità per il Ticino
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in dai primi anni del 1800 le case di spedizione operavano sul territorio ticinese con i loro servizi, prima principalmente ferroviari poi via via stradali aerei e fin anche marittimi. Chiasso con la sua particolare posizione geografica sul principale asse di comunicazione tra il Nord ed il Sud Europa è da tempo legata al trasporto merci. In questi anni hanno saputo sempre rinnovarsi per offrire ai propri clienti servizi innovativi e competitivi di trasporto e ora della logistica con grande professionalità maturata nel tempo e sempre aggiornata con corsi specifici nel campo. Negli ultimi anni l’applicazione massiccia delle nuove tecnologie di comunicazione, l’impegno dell’informatica e la forte competizione hanno letteralmente rivoluzionato questo settore e causato grandi mutamenti organizzativi. Questi cambiamenti hanno portato le Case di spedizione a offrire servizi di logistica con soluzioni su misura per le singole aziende.
Alcuni dati sulla piazza ticinese: – Una stazione internazionale che è al primo posto, in Svizzera, per introiti di noli. – La seconda per importanza dei traffici merci. – 30.000 mq. di magazzini, di cui la quasi totalità gestita da nostri associati. – La seconda dogana stradale merce della Svizzera. – 1.300.000 automezzi pesanti all’anno nei due sensi. – 100.000 mq, di area doganale, compresa quella attigua della dogana italiana. – Due Punti Franchi di una superficie globale di 120.000 mq, con funzioni commerciali e di stoccaggio nei traffici di transito. – Un importante centro finanziario internazionale. – Uno dei punti nevralgici dei traffici sulla soglia della Lombardia, che è il vero cuore pulsante dell’economia italiana.
HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:
WALDO BERNASCONI (W.B.) Presidente ASTAG (Associazione Ticinese Autotrasportatori) Sezione Ticino
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PAOLO CARDANI (P.C.) CEO Zurcher Trasporti SA
FABIO JANNER (F.J.) Ingegnere
ENZO CANTELLI (E.C.) Presidente Bianchi & Co SA
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Quali sono i vantaggi competitivi offerti dal Ticino per un’impresa operante nel settore del trasporti e della logistica? W.B.: «I vantaggi principali sono tre. Quello di trovarsi direttamente sull’asse principale del San Gottardo e sul confine con uno Stato membro della UE, in questo caso con l’Italia, quello del divieto assoluto al cabotaggio e quello di essere situati sull’asse del San Gottardo. Proprio quest’ultima posizione geografica risulta molto importante nell’ottica dei crescenti scambi internazionali sulla tratta “Canale di Suez, Porto di Genova e nord UE utilizzando, in modo ottimale l’asse ferroviario dalla AlpTransit che la Svizzera ha saputo realizzare proprio in concomitanza con il raddoppio del canale di Suez. Purtroppo ci sono anche gli svantaggi la cui origine è da attribuire ai differenti costi di gestione delle rispettive aziende tra gli Stati UE. Anche per questa ragione gli imprenditori svizzeri sono i più penalizzati». P.C.: «Il Ticino è il luogo adatto allo sviluppo ed allo svolgimento di attività logistiche per la sua ubicazione “strategica” sull’asse di collegamento tra il nord e il sud d’Europa, vicino ad importanti scali aeroportuali e portuali, nel cuore di uno dei territori economicamente più attivi al mondo. Oltre all’ubicazione e alle vie di comunicazione è doveroso sottolineare il contesto favorevole dove si trovano ad operare le nostre aziende: - La certezza del diritto - Un’amministrazione statale snella ed efficiente - Una pressione fiscale equa - Disponibilità di risorse umane qualificate - Una buona flessibilità del mercato del lavoro con un dialogo costruttivo fra le parti basato sul partenariato sociale».
F.J.: «Il vantaggio fondamentale del Ticino, per quanto riguarda la logistica, è tuttora sempre quello “storico” della sua posizione geografica, che significa anzitutto prossimità agli importanti mercati lombardi italiani. La continua crescita d’attrattività dell’asse nord-sud del San Gottardo ha rafforzato nel tempo tale “vantaggio naturale” evidenziando altri aspetti di prossimità: posizione favorevole sulle maggiori infrastrutture di trasporto (ferrovie, strade principali, autostrada), posizione strategica sul confine (impianti doganali e infrastrutture per la logistica). Oggi il Ticino offre a chi muove ogni sorta di prodotti un sapere e una professionalità nella gestione delle variegate operazioni logistiche che sono di alta qualità. L’integrazione politica (UE), l’unificazione-armonizzazione delle procedure doganali e la globalizzazione dell’economia stanno consolidando, a cavallo della frontiera, un vero e proprio Distretto dei servizi logistici». E.C.: «Ritengo che non esistano grandi vantaggi competitivi offerti dal Ticino che si possano identificare ed elencare considerando una logistica svolta per la stessa merce ed offerta all’utenza in Lombardia/Italia oppure a Rotterdam/Olanda. Vi sono in Ticino situazioni, circostanze, attori, soggetti che inducono gli operatori internazionali a privilegiare il nostro cantone. Il Ticino non può offrire, come invece possono fare l’Italia o l’Olanda, spazi e strutture di decine di migliaia di mq. La nostra piazza si è dovuta ingegnare per offrire logistica per merce di qualità e non di quantità, per merce ad alto valore aggiunto, quindi non di massa. Da spedizioniere datato vedo un vantaggio in Ticino l’aver a che fare con una Dogana Svizzera moderna, che nel pieno rispetto delle proprie norme doganali, armonizzate con quelle Europee e più propensa a conferire, nell’esaminare gli adempimenti degli addetti ai lavori, importanza alla sostanza (che produce) piuttosto che alla forma che seppur neces-
saria, è sterile. Bruxelles sta “ingessando” l’Italia (e non solo) con le sue norme unionali. Trova orecchie interessate a Roma e maggiormente nelle dogane italiane periferiche (Lombardia e regioni industrializzate) dove l’esercizio dell’esasperazione della burocrazia a svantaggio delle aziende e quindi dell’economia in genere è praticato quotidianamente ed allontana talvolta da quelle regioni i traffici e la logistica delle merci. La reazione dell’utenza (600.000 piccole medie aziende solo in Lombardia) si è concretizzata negli anni con il trasferire in Ticino attività di logistica che con piacere ci ritroviamo anche se nei nostri più modesti magazzini rispetto a quelli superdotati situati fuori dalla Svizzera. Forse non insegniamo nulla ai concorrenti italiani o olandesi in fatto di logistica, ma se importanti aziende si collocano sul nostro territorio qualche motivo diverso dalla fiscalità, sicuramente meno aggressiva rispetto a quella imposta nell’UE, ci dovrà pur essere. Per darci una risposta sui vantaggi per un’impresa operante in Ticino nel settore della logistica dovremmo esaminare caso per caso e dopo un’attenta analisi scopriremmo che: - Le case di spedizioni chiassesi conoscono contestualmente tanto le norme doganali svizzere che italiane ed europee, avendo a che fare con due amministrazioni doganali che i nostri uffici alle ore 8.00 sono già attivi; - Se l’inglese è ormai diventata la lingua universale, in Ticino si parla anche tedesco e il dialetto “switzerdutsch” (che non guasta), che un’istanza alle P.A. in genere viene evasa in tempi accettabili; - Le nostre fiduciarie plurilingue a loro volta dovendo essere internazionali, conoscono tanto le normative svizzere che italiane, se non anche quelle europee o extracomunitarie; - Nei nostri studi legali gli avvocati anch’essi plurilingue sono una regola; - Le nostre compagnie d’assicurazioni offrono servizi ed assistenza molto apprezzati in tutto il mondo. Se pensiamo che la logistica si concretizza in: - Approvvigionamento delle merci all’estero - Trasporto merci dall’estero per l’estero TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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- Magazzinaggio/deposito / gestione/selezione delle merci - Distribuzione merci in tutto il mondo con ogni mezzo di trasporto - Assicurazioni per il deposito ed i trasporti delle merci - Contenzioso - Gestione crediti e crediti documentari - Sdoganamenti svizzeri ed europei È nostro dovere mantenere questa competitività per il futuro. Come? Un’immagine mentale: “Saliamo sempre sul ramo più alto della pianta ed avremo un orizzonte più profondo. Vedremo prima degli altri cosa il futuro ci starà riservando”».
Quali interventi vorreste vedere promossi da parte della classe politica per favorire ulteriormente la vostra attività? W.B.: «A nostra disposizione esiste il rispetto assoluto del divieto di cabotaggio. Qui la classe politica dovrebbe preoccuparsi maggiormente di tutelare gli interessi degli autotrasportatori. È un discorso ancora aperto ed in cerca di soluzione. Inoltre si potrebbe, come già attuato da Germania, Francia e Spagna, adottare una sorta di salario minimo applicabile agli autotrasportatori stranieri che svolgono attività di trasporto internazionale da e verso la Svizzera. Noi rispettiamo i salari imposti sui contratti collettivi di lavoro mentre subiamo la concorrenza da parte di autotrasportatori pur sempre della UE ma provenienti dall’Est». P.C.: «Sono sicuramente graditi interventi atti a garantire una maggiore stabilità del tasso di cambio del Franco svizzero, in questo momento particolarmente apprezzato sui mercati finanziari. La supervalutazione del Franco svizzero sta mettendo a dura prova diversi settori di attività tra cui la logistica ed i trasporti, molto legati all’EURO zona. Sono auspicabili anche interventi infrastrutturali sia sulle linee ferroviarie, a
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nord con la Germania ma soprattutto a sud tra Lugano e Milano/Genova, che su quelle stradali ormai sature e dove i tempi di percorrenza nelle ore di punta sono aumentati in maniera esponenziale negli ultimi anni. Sarebbero graditi inoltre incentivi per l’utilizzo di automezzi a minor impatto ambientale e per sostenere maggiori investimenti nell’Information Technology, sia nel settore privato che in quello pubblico».
In particolare poter sdoganare merci in uscita dalla Svizzera ed in entrata in Italia e viceversa, attivando una sezione operativa doganale ferroviaria su territorio svizzero, negli spazi ferroviari chiassesi dove già ci sono strutture che sono state operative fino al 31.12.199 ed esistono ancora. Si tratta dello scambio merci ferrogomma da vagone a camion da effettuarsi a Chiasso».
F.J.: «Una decina di anni fa il Cantone ha studiato questo settore e animato un interessante scambio di informazioni e di idee che ha coinvolto i politici, le amministrazioni pubbliche, gli operatori e le cerchie interessate. I Comuni del Basso Mendrisiotto hanno poi elaborato, con l’aiuto delle Associazioni degli spedizionieri, uno studio specialistico che fornisce un quadro completo della situazione attuale del settore e alcune proposte di tematiche da approfondire o di progetti infrastrutturali da realizzare affinché la logistica possa compiere un importante passo in avanti. A livello infrastrutturale è stata proposta la creazione presso la stazione smistamento di Chiasso-Balerna di un impianto di carico/scarico di livello regionale che, nel contesto AlpTransit e della collaborazione strada-ferrovia, sarebbe a servizio dell’interscambio commerciale e dell’approvvigionamento della conurbazione di frontiera Como-Chiasso-Mendrisio. Pure proposto, a complemento di tale impianto, un centro con lo “Sportello della logistica” (uffici e servizi agli operatori ed ai clienti, luogo di formazione e di raccolta della documentazione specifica. Si tratta ora di approfondire tali proposte con l’aiuto degli enti locali (Comuni, Istituti scolastici, ecc.) e di quelli superiori (Cantone, Dogane, FFS), per individuare quali sono le possibilità e le modalità della loro realizzazione».
AlpTransit, si fa un gran parlare circa il trasferimento del trasporto dalla strada alla ferrovia. Come giudica la situazione attuale e quale pensa possa essere l’evoluzione futura?
E.C.: «Vorrei vedere promossa da parte della politica il rilancio della stazione Internazionale merci di Chiasso.
P.C.: «Alptransit è un’opera di cui gli Svizzeri possono andare fieri che avrà un impatto immediato nel settore
W.B.: «Mi ricordo che l’ex Consigliere federale Moritz Leuenberger, a seguito di una mia precisa domanda, aveva risposto che “AlpTransit viene realizzata unicamente per il trasporto delle persone”. Ora, a distanza di parecchi anni, sembra che la vera destinazione non sia ancora stata stabilita. Infatti, a suo tempo veniva sbandierato l’assoluto minor tempo di percorrenza tra Lugano e Zurigo almeno di 45 minuti per i treni passeggeri. Poi, più tardi i minuti sono scesi a 30 per poi diminuire ancora. Come mai? Ebbene, la causa sarebbe da imputare ad un crescente inserimento di un numero sempre maggiore di treni merci. Treni merci che potrebbero comunque utilizzare ancora la vecchia linea del San Gottardo. Alla fine si potrebbe dire che il popolo è stato di nuovo ingannato e per i ticinesi, raggiungere Zurigo, il tempo di percorrenza non cambierà affatto. Aggiungo pure che non vedo, almeno per il futuro, un gran numero di pendolari che dormendo a Locarno e lavorando a Lugano utilizzeranno la linea veloce. Le domande: quante persone al giorno? Su quanti treni al giorno?».
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Il Ticino è un territorio molto fragile che rischia di essere saturato dal punto di vista delle arterie di comunicazione, con conseguente concentrazione di traffico. Quali possibili soluzioni da adottare?
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W.B.: «Per l’ASTAG è chiaro che bisogna adeguare alle esigenze odierne la rete delle stradale principali e delle autostrade. Ma non solo, aggiun-
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FONDAZIONE BAMBINI CARDIOPATICI NEL MONDO
tardo sarà venduta al traffico merci in transito attraverso il Ticino? Dedotte le quote destinate al traffico viaggiatori, quali potrebbero essere le quote fruibili dal traffico interregionale (import-export Italia-Svizzera e interno Ticino-Svizzera a nord delle Alpi)? Fino a che punto il trasferimento dei TIR internazionali dalla strada alla ferrovia non entrerà in conflitto con il trasferimento dalla strada alla ferrovia delle merci prodotte o destinate alla nostra regione, cioè alla “città di frontiera diffusa” Como-Chiasso-Mendrisio-Lugano? Dove creare lo “scalo merci” per questa città? Con quali treni effettuare i trasporti di queste merci, viste le distanze ridotte, i volumi limitati e la maggiore importanza dei tempi di resa e della razionalità del processo logistico origine-destinazione? È possibile pensare ad un TiLo delle merci Chiasso-Zurigo-Basilea?».
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F.J.: «AlpTransit: una competizione che è una sfida per il Ticino. Una sfida che si chiama “inserimento”, che contrappone gli interessi del traffico internazionale nord-sud (generato nelle grandi aree metropolitane a nord e a sud della Svizzera) a quelli del traffico svizzero (import – export e interno tra il Ticino e i cantoni a nord delle Alpi). L’esperienza che si sta facendo nel traffico viaggiatori (integrazione delle reti Intercity – Eurocity – traffico regionale TiLo) con la creazione dei poli d’interscambio principali o regionali, dell’armonizzazione degli orari dei vari mezzi pubblici di trasporto, della Comunità tariffale, ci dà un’idea di cosa occorre fare perché la rete ferroviaria AlpTransit possa corrispondere alle esigenze del traffico internazionale, di quello interno, di quello dei pendolari, e garantisca nel contempo un buon inserimento degli utenti ticinesi sulla nuova “linea di pianura” del San Gottardo. La stessa sfida ci attende per quanto riguarda il traffico merci, dove la competizione è la medesima ed i numeri sono ancora più grandi: la “linea di pianura” collegherà infatti non solo le grandi aree economiche metropolitane a sud e a nord delle Alpi centrali, ma anche i grandi scali marittimi del Mediterraneo e quelli dei mari del nord (da qui l’appellativo di “Corridoio Genova-Rotterdam”). Quale quota di capacità della linea di pianura del San Got-
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del trasporto dei viaggiatori, dove la riduzione dei tempi di percorrenza probabilmente metterà in concorrenza il treno con l’aereo e forse anche gli automobilisti potrebbero sceglierlo come alternativa. Il successo completo dell’opera, però, rischia di essere compromesso dalle carenze infrastrutturali, sia a nord che a sud, dove nulla o poco si sta facendo per garantire delle discrete linee d’accesso al nuovo tunnel ferroviario. Di recente sono stati raggiunti degli accordi che porteranno al potenziamento delle linee ferroviarie lungo l’asse Chiasso/Milano/Genova e via Luino, anche se tardivi poiché i primi benefici si vedranno tra 10/15 anni. Per quanto concerne il trasporto delle merci, penso che non vedremo nell’immediato grandi cessioni di quote dalla strada alla ferrovia, almeno nell’ambito dei trasporti nazionali. Ritengo che l’interesse maggiore possa provenire dalle grandi compagnie di navigazione marittima che, con il raddoppio del canale di Suez ed il nuovo ruolo dei porti liguri, potrebbero preferire questi ultimi come attracco europeo a discapito dei porti del nord. Dai porti liguri, grazie alla maggior capacità ed economicità garantite da Alptransit, le merci potrebbero affluire nel nord Europa in minor tempo e le grosse navi portacontainer da 14/18.000 TEU guadagnare una settimana di navigazione sulle rotte dall’Asia verso l’Europa; tutto questo di traduce in maggior efficienza e risparmio».
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gerei anche le strade secondarie, le corsie per i Bus, le piste per i ciclisti di tutte le età. Gran parte di questi lavori da anni sono stati trascurati. A nostro modo di vedere le principali soluzioni potrebbero contemplare la realizzazione di una terza corsia da Chiasso a Lugano e una via di comunicazione diretta, pianeggiante e corta, tra Lugano, Locarno (il Gambarogno) e Bellinzona. Per esempio con una galleria tra Mezzovico e Quartino lunga la metà di quella inutile, mal proposta e insensata che da Camorino dovrebbe scendere fino a Quartino collegando unicamente Bellinzona con Locarno ed aggiungendosi alle altre vie che portano a sud (autostrada, strada cantonale del Monte Ceneri, più le due cantonali “sponda destra e sinistra del fiume Ticino). Così facendo si riuscirebbe a diminuire il traffico veicolare con una sola persona a bordo almeno sulle strade che da Lugano portano a Bellinzona e Locarno grazie ad un servizio capillare dei sevizi pubblici» P.C.: «Innanzitutto desidero ricordare che le infrastrutture ferroviarie e stradali di collegamento con il nord Europa hanno avuto un’importanza determinante per lo sviluppo delle attività economiche della regione, dapprima con il collegamento ferroviario del San Gottardo tra Airolo e Göeschenen, che risale alla fine del 1800, successivamente con il traforo autostradale ed a breve con Alptransit, il tunnel ferroviario più lungo al mondo. Queste vie di comunicazione hanno portato disagi in termini di traffico ed inquinamento, ma allo stesso tempo anche ricchezza e prosperità in un territorio “periferico”. Nonostante la consapevolezza che la conformazione orografica del territorio non consenta interventi facili e poco invasivi per realizzare nuove infrastrutture, sia ferroviarie che soprattutto stradali, ci auspichiamo una maggiore pianificazione della viabilità con la realizzazione di reti adeguate alle attuali e future esigenze. Non dimentichiamo che, a parità di
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traffico, un flusso regolare ha un impatto minore rispetto ad una situazione di costante congestione, ne consegue un beneficio di tutta la collettività». F.J.: «In realtà la saturazione del territorio ticinese non è un rischio ma un dato di fatto: si stanno saturando le aree insediative (residenziali, industriali, ecc…) così come si stanno esaurendo le ultime disponibilità di spazio utilizzabili per potenziare/razionalizzare le reti stradali e ferroviarie. Nel Sottoceneri viviamo ormai quotidianamente situazioni di traffico stradale prossime al collasso, mentre il traffico ferroviario fatica ad accrescere la propria offerta di trasporto dovendo far capo (almeno per altri venti anni) alla vecchia linea Lugano-Chiasso per assolvere tutte le funzioni che gli sono richieste. Si parla sempre più di realizzare una terza corsia autostradale tra Lugano e Mendrisio. Si sta studiando il tracciato di AlpTransit tra Lugano e Chiasso. Risultano evidenti le difficoltà poste dall’inserimento di tali opere nel complesso territorio attraversato. Ci si chiede anche se una “semplice” terza corsia autostradale tra Lugano e Mendrisio sia la risposta adeguata alla domanda di maggiore capacità delle strade della regione che, sovente, attraversano i centri abitati. Ci si chiede cioè se non occorra piuttosto affrontare questa problematica nel quadro dell’offerta complessiva di mobilità (stradale e ferroviaria, pubblica e privata) in ambito AlpTransit, ponendo l’attenzione anzitutto agli aspetti urbanistici e paesaggistici di tali opere. Siccome il Mendrisiotto ha fatto esperienza, nel bene e nel male, degli “effetti collaterali” (sul territorio) della costruzione dei grandi assi di traffico e dei loro impianti complementari, sembra essere prioritario quanto richiede oggi la legislazione in materia (Programmi d’agglomerato e Piani dei trasporti regionali), cioè che le nuove infrastrutture siano pianificate quali elementi costitutivi e di riordino dell’articolato territorio sotto-
cenerino. Di conseguenza esse non dovrebbero più essere progettate isolatamente, opera per opera, ma in modo coordinato da un team che raggruppi tutti gli enti competenti. In particolare la progettazione unitaria delle migliorie (auto-) stradali e della nuova linea ferroviaria dovrebbe essere vista come un’occasione unica per risanare, grazie alle nuove opere, anche certi “errori” compiuti in passato quali ad esempio il tracciato autostradale tra Melano e Maroggia o quello di Bissone. Va ricordato che per consentire il trasferimento dei TIR l’Accordo bilaterale Svizzera-UE sui trasporti terrestri prevede la costruzione di terminali adeguati sia in Italia, sia in Germania. Per ragioni di spazio (limitato) e di natura urbanistica (carico della rete stradale, superamento della frontiera) un terminale del genere non potrebbe essere collocato nel Sottoceneri. Lo scalo merci ticinese deve pertanto limitarsi a gestire i traffici che interessano le attività economiche e di approvvigionamento della regione».
AZIENDE/ SPECIALE LOGISTICA
Ticino. Terra di tradizioni e di eventi. events.ticino.ch I nostri suggerimenti per un autunno speciale.
Settembre 2016 01 – 04.09.2016 PerBacco! Festa della vendemmia Grape harvest festival Bellinzona 03 – 04.09.2016 Triathlon Locarno 03.09.2016 – 08.01.2017 Paul Signac Mostra Exhibition LAC Lugano 05.09 – 14.10.2016 Settimane Musicali di Ascona Classical Music concerts Ascona 08 – 11.09.2016 La Bacchica Festa del vino Wine festival Lugano 13.09 – 23.10.2016 Autunno Gastronomico Culinary autumn weeks Lago Maggiore e Valli
23 – 25.09.2016 60° Sagra dell’Uva Grape festival Mendrisio 25.09.2016 Walking Ticino & Ladies Run City run Locarno 30.09 – 02.10.2016 Festa d’autunno Autumn festival Lugano
Ottobre 2016 01 – 31.10 2016 Rassegna Gastronomica del Mendrisiotto e Basso Ceresio Culinary autumn weeks Mendrisiotto 01.10.2016 – 22.01.2017 “Antonio Calderara Una luce senza ombre” Mostra Exhibition LAC Lugano
01 e 08.10.2016 Sagra della castagna e festa autunnale Chestnut and autumn festival Ascona 07 – 09.10.2016 (in caso di brutto tempo 13 – 15.10) Festa d’autunno Autumn festival Bellinzona 14 – 15.10.2016 Inaugurazione nuova stazione di Bellinzona Inauguration of the new railway station Bellinzona 16.10.2016 Maratona Marathon Ascona-Locarno 21 – 23.10.2016 Sapori e saperi Rassegna agroalimentare Food and wine event Giubiasco 22 – 23.10.2016 Giornate del patrimonio UNESCO UNESCO days Bellinzona
Novembre 2016 11 – 13.11.2016 Fiera di San Martino Local festival Mendrisio 19.11.2016 – 05.02.2017 “Marco Scorti - Premio Manor Ticino 2016” Mostra Exhibition LAC – Lugano 12 – 19.11.2016 Castellinaria Festival internazionale del film giovane International youth film festival Bellinzona 26.11.2016 – 08.01.2017 Mendrisio sul ghiaccio Ice rink and entertainment at Piazzale della Valle Mendrisio 24.11.2016 – 06.01.2017 Locarno on Ice Ice rink and entertainment at Piazza Grande Locarno 27.11.2016 – 06.01.2017 Natale ad Ascona Christmas in Ascona TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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Il programma concertistico era dei più spettacolari… «L’OSI (Orchestra della Svizzera Italiana), diretta da Vladimir Ashkenazy, ha proposto il Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 in sol maggiore (solista al pianoforte JeanEfflam Bavouzet) e la Sinfonia n. 5 in do minore, opere entrambe molto conosciute di Ludwig van Beethoven. Vladimir Ashkenazy è oggi uno dei pianisti e direttori d’orchestra più illustri e rinomati. A livello mondiale la sua carriera è costellata da numerose direzioni d’orchestra ed è attualmente direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica NHK di Tokyo, della European Union Youth Orchestra e direttore principale e consigliere artistico della Sydney Symphony Orchestra».
Serata memorabile al LAC
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Non meno riuscito il momento conviviale, durante il quale è stato possibile assaporare una squisita cena… «Ci siamo affidati al cuoco stellato Enrico Cerea del rinomato ristorante Da Vittorio di Brusaporto, presso Bergamo, piccola e tranquilla località oggi conosciuta in tutto il mondo grazie ad una bella e numerosa famiglia, che ivi ha costruito un regno, quello dell’eccellenza gastronomica e dell’ospitalità, secondo il miglior stile italiano del buon gusto. Per descrivere il tipo
LA FILIALE TICINESE DELLA MULTINAZIONALE DELLA CONSULENZA HA OFFERTO AI SUOI CLIENTI UNA SPLENDIDA SERATA AL LAC, CON CONCERTO E CENA, COME CI RACCONTANO STEFANO CACCIA, PARTNER E CLAUDIA PANDISCIA-RÜEGG, VICE DIRETTRICE DI EY SVIZZERA.
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ilancio senz’altro positivo per l’evento che avete organizzato a maggio al LAC… «Lugano si è dotata di uno spazio prestigioso dove la musica, l’arte, lo spettacolo trovano la loro degna cornice. Ci è dunque sembrato doveroso offrire ai nostri clienti l’opportunità di conoscere più da vicino questa splendida struttura, con una sala da concerto dotata di una meravigliosa acustica e ampi spazi dove organizzare una cena cui hanno partecipato circa 170 persone». 01 Da sinistra a destra: Stefano Caccia, Claudia Pandiscia-Rüegg e Francesco Cerea 02
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AZIENDE / EY
di cucina dei fratelli Cerea c’è il rischio, soprattutto dopo averla provata, di cedere all’emozione e allora basta dire che il concetto è rappresentato da una parte dalle tradizioni lombarde e dall’altra dal genio creativo, che vede i menù rinnovarsi in base alla disponibilità del mercato e alla stagionalità. Naturalmente concorre poi alla sublime riuscita di un piatto, la sua esecuzione magistrale. E così è stato anche per questa serata al LAC». Possiamo anticipare qualche altro programma che vi vedrà ancora una volta protagonisti? «Abbiamo deciso di dare la nostra sponsorizzazione a MusicaArte, associazione che ha lo scopo di creare in Ticino nuovi spazi in cui promuovere la musica classica, l’arte e la cultura quali elementi di crescita, favorendo in particolare la partecipazione di giovani musicisti professionisti affiancandoli ad artisti già affermati. Il festival MusicaArte è cresciuto di importanza negli anni grazie alla scelta di puntare su un numero limitato di appuntamenti sempre di grande livello qualitativo che attirano un selezionato pubblico di appassionati, ma anche di neofiti, che si avvicinano per la prima volta al mondo della musica classica».
02 Il team del Ristorante Da Vittorio, di cui al centro Elena Viscardi e Francesco Cerea, con Claudia Pandiscia-Rüegg
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Lavoriamo per un Ticino sempre più verde
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Marco Bigatto COO AIL
Mathieu Moggi Caposettore energie termiche e rinnovabili
L’IMPEGNO E I PROGETTI DI AIL PRESENTATI DA MARCO BIGATTO COO DELL’AZIENDA E DA MATHIEU MOGGI, CAPOSETTORE ENERGIE TERMICHE E RINNOVABILI.
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IL è un’azienda da sempre sensibile all’ambiente e al benessere dei cittadini. Quali tecnologie e sistemi innovativi avete adottato nel campo delle energie e delle fonti rinnovabili? M.B: «Dal 2011 le AIL SA hanno istituito una nuova unità organizzativa denominandola “settore energie termiche e rinnovabili”. Questo giovane team si occupa di realizzare impianti di produzione elettrica particolarmente efficienti e rispettosi dell’ambiente come quelli fotovoltaici e piccole centrali idroelettriche. Per quanto riguarda i primi, ci siamo concentrati inizialmente sui tetti più grandi tra quelli disponibili nel nostro comprensorio, tipicamente capannoni industriali, esauriti i quali ci rivolgiamo ora a superfici di dimensioni minori. Dal 2012 ad oggi abbiamo installato 27 impianti fotovoltaici per una potenza complessiva di 4’050 kW, che producono 4 mio di kWh/a ovvero il fabbisogno di circa 900 economie domestiche. Per
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quanto riguarda i secondi abbiamo realizzato una centralina idroelettrica a Sigirino che, sfruttando caduta e portata dell’acqua potabile proveniente dalle sorgenti di Cusello e destinata ad alimentare l’acquedotto di Lugano, produce 2.8 mio di kWh all’anno pari al fabbisogno di 620 economie domestiche. In fase di realizzazione è un’altra centralina, di dimensioni inferiori, sull’acquedotto di Taverne-Torricella. Oltre alla produzione elettrica, tramite il citato settore realizziamo reti di teleriscaldamento (alimentate a legna o a gas), centrali a cogenerazione, e centrali termiche per stabili di grandi e medie dimensioni con la forma del contracting. Si tratta di soluzioni che mirano a sfruttare il più possibile il calore disponibile in loco (calore residuo del centro di calcolo del Politecnico, legna ticinese…) o a utilizzare vettori fossili come il gas naturale, in modo particolarmente efficiente grazie ad esempio alla cogenerazione».
Al vostro interno opera un settore Energie Termiche e Rinnovabili. Quali sono i compiti e le funzioni di questa divisione? M.M: «Questo settore si occupa di realizzare dei progetti che sfruttano il potenziale energetico rinnovabile presente sul territorio di distribuzione delle AIL SA. Il modello commerciale per promuovere i prodotti è il contracting, dove il proprietario dell’immobile non ha più nessun investimento e non deve più occuparsi della gestione e della manutenzione. Il contracting ha un importante riscontro ed è molto apprezzato da chi ne fa uso. Le fonti energetiche rinnovabili che utilizziamo per offrire i nostri servizi sono principalmente il sole, ma abbiamo anche un’importante presenza di biomassa, biogas e acqua di lago. A queste vanno poi aggiunte l’energia proveniente dal calore residuo dell’acqua impiegata per il raffreddamento del Centri Svizzero di Calcolo Scientifico CSCS a Cornaredo oppure il calore residuo presente nelle acque in
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uscita del depuratore del Consorzio di Depurazione Acque Lugano e Dintorni (CDALED). Il settore si attiva per sfruttare al meglio queste fonti ed elabora dei progetti che possano trasformare l’energia presente e renderla disponibile all’utenza. Diversi sono i progetti che analizziamo fino allo stadio di studio di massima, molti dei quali sono oggi in fase di realizzazione. Per quanto concerne la produzione di energia elettrica, sfruttiamo l’energia solare tramite diversi impianti fotovoltaici. Per l’installazione dei quali stipuliamo degli accordi a lungo termine con i proprietari di edifici con tetti di grosse superfici. Dall’altro sfruttiamo il dislivello topografico per turbinare l’acqua e produrre così energia elettrica. Anche con il biogas presente presso il CDALED produciamo energia elettrica con un’alta valenza ecologica. In questo caso abbiniamo anche una produzione di calore che serve a garantire i processi biologici di fermentazione delle acque luride. Stiamo inoltre concretizzando due nuove reti di teleriscaldamento a
cippato di legno; una quasi terminata e l’altra pronta per il 2017. Un progetto interessante che potrebbe presto venire messo in cantiere è quello dello sfruttamento del calore presente nell’acqua in uscita dal CSCS. Questa rete dovrebbe andare a servire tutto il comprensorio del Nuovo Quartiere di Cornaredo NQC e parte dei quartieri limitrofi».
indicazioni del PEC sviluppando progetti di questo tipo nel nostro comprensorio. In particolare intendiamo sfruttare il grande potenziale del fotovoltaico; già oggi, grazie ai nostri impianti solari, produciamo un quantitativo annuo di energia in grado di soddisfare le esigenze di circa 900 economie domestiche. L’intento è di procedere sulla strada tracciata».
Qual è il potenziale del Ticino nel campo delle energie rinnovabili e quali sono gli obiettivi che a breve-medio termine vi proponete di raggiungere? M.B: «Il Ticino ha un ampio potenziale di sviluppo della produzione da energie rinnovabili che è stato analizzato ed in seguito descritto nel Piano Energetico Cantonale (PEC), dove in sintesi si prevede una crescita della produzione indigena di energia elettrica, da fonte idroelettrica, eolica e fotovoltaica, nonché da biomassa (legna e scarti organici) e geotermia di profondità, ovvero pari a più di 350 volte il valore odierno. Da parte nostra ci allineiamo alle
Quali sono i progetti che avete attualmente in corso o che vi apprestate a mettere in cantiere? M.M: «In ambito fotovoltaico la realizzazione di impianti è costante e continua. Anche quest’anno 4 progetti sono già stati realizzati e messi in servizio mentre altri 3 lo saranno a breve. Nell’ambito del calore stiamo ultimando la rete di teleriscaldamento a cippato nel nucleo di Carona al quale saranno allacciati più di 50 immobili. Contemporaneamente siamo partiti con la fase realizzativa della rete di teleriscaldamento a cippato nel Comune di Caslano dove saranno allacciati 4 immoTICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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Prestare attenzione alle proprie scelte è sostenibile sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista finanziario. Spegnere la luce quando si esce da un locale, non lasciare gli apparecchi in stand-by o preferire la doccia invece del bagno sono solo alcune delle possibilità che il cittadino ha per dare un contributo tangibile al clima globale. Sul nostro sito aziendale è possibile trovare tutta una serie di interessanti consigli: www.ail.ch».
bili pubblici e diversi immobili privati; la messa in servizio è prevista per la seconda metà del 2017. Un altro progetto che presto vedrà la luce nei prossimi anni è la rete di teleriscaldamento che andrà a riscaldare il comparto del Lido di Lugano. La particolarità di questa rete è che il calore viene prodotto sfruttando in parte l’acqua di falda ed in parte il calore dell’acqua di scarto delle piscine». Nel campo del rispetto e della tutela ambientale anche il cittadino può avere un ruolo determinante. Quali consigli potete dare per favorire il risparmio energetico dell’elettricità e dell’acqua? M.M: «In questo ambito il cittadino ha indubbiamente un ruolo fondamentale, prestando attenzione al modo in cui consuma l’energia. È nostra responsabilità far comprendere come è possibile ridurre i consumi senza rinunciare al comfort a cui si è abituati, che fa parte del nostro benessere. Piccoli gesti possono dare un risultato significativo sul consumo globale ed inoltre è possibile scegliere apparecchiature efficienti e apportare piccole migliorie alla propria abitazione per garantire un contenimento di sprechi inutili, che non migliorano lo stile di vita ma che hanno decisamente un impatto negativo sui costi.
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Con quali campagne di comunicazioni intendete accrescere la sensibilizzazione da parte di cittadini? M.B: «Già da diverso tempo ci stiamo muovendo con messaggi di sensibilizzazione sui temi fondamentali dell’efficienza energetica e del consumo razionale. Ricordando ai cittadini attenti che si può vivere con lo stesso livello di comfort pur evitando lo spreco energetico. Ciò comporta anche un beneficio economico per il cliente. Oltre a queste campagne di sensibilizzazione offriamo ai nostri clienti prodotti concreti, rinnovabili e sostenibili, come Tìacqua, Tìnatura e Tìsole o il Sole per tutti, con una connotazione locale per dare un sostegno tangibile alla produzione rinnovabile indigena. Infatti l’impegno delle AIL SA sul fronte della sostenibilità ambientale è continuo; diversi sono i progetti che andremo a sviluppare nei prossimi anni». AIL sottolinea la sua presenza sul territorio anche attraverso numerose interventi di sponsorizzazione. Quali sono le strategie con cui vi muovete in questo campo? M.B: «Nell’attribuzione delle sponsorizzazioni ci basiamo su criteri coerenti con le nostre scelte di sostenibilità. Ad esempio ci relazioniamo all’aspetto ambientale e non sosteniamo attività che causano inquinamento o impatto fonico eccessivo. Prediligiamo pertanto tutti gli sport fisici che producono un beneficio per la salute, sia a livello agonistico che amatoriale. Non ci leghiamo per contro ad iniziative non allineate ai nostri principi fondamentali».
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Tanto più siamo in grado di capire il quadro generale, quanto maggiore è la nostra capacità di apprezzarlo. Grazie ad avanzati strumenti di analisi dei dati, i nostri revisori riescono a guardare oltre ciò che è evidente, studiando a fondo schemi e tendenze per fornire un servizio di revisione di alta qualità. ey.com/theartofaudit #BetterQuestions
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SEZIONE / TITOLETTO AZIENDE BDO SA
Servizi personalizzati a misura dei clienti PAOLO GATTIGO, DIRETTORE E RESPONSABILE DELLA FILIALE DI LUGANO, ESPRIME SODDISFAZIONE PER I RISULTATI OTTENUTI NEL 2015 E NEI PRIMI MESI DEL 2016 E SOTTOLINEA IL RUOLO LEADER DELLA SOCIETÀ NEL CAMPO DELLA REVISIONE, FIDUCIARIA E CONSULENZA. Possiamo tracciare un bilancio del lavoro svolto nel corso degli ultimi mesi… «Siamo molto contenti dei volumi di attività che stiamo svolgendo in tutti i settori in cui siamo presenti, e questo positivo risultato si inserisce comunque in un quadro economico e finanziario globale che presenta ancora non poche zone d’ombra. Questa considerazione vale innanzitutto nel campo della revisione dove teniamo bene le nostre quote di mercato e il nostro approccio non è circoscritto all’interpretazione delle cifre del conto annuale, bensì tiene conto anche di fattori quali il contesto operativo, la strategia aziendale, i processi di base e ambiti fondamentali selezionati». Altri settori in cui avete segnato significativi incrementi? «Direi senz’altro quello dei servizi finanziari dove abbiamo esteso considerevolmente la nostra presenza, in particolare in ambito bancario. Molto importante è stata anche la riorganizzazione che abbiamo messo in atto a livello svizzero, che ci consente ora di usufruire di una qualificata serie di servizi centralizzati. Nel campo
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fiduciario si conferma una tendenza ad una esternalizzazione di alcuni servizi che avvantaggia la richiesta di un nostro intervento su determinate aree che richiedono specifiche competenze. Anche nell'ambito della revisione e della consulenza sono sempre più frequenti le richieste di audit interni organizzativi (analisi dei processi aziendali, verifica o supporto nell'implementazione di sistemi di controllo interno). Consapevoli delle sfide dei nostri
clienti (progresso tecnologico, posizione di mercato specifica, nuove leggi o modifiche delle condizioni quadro), mettiamo a punto strategie di intervento personalizzate in base alle diverse esigenze». Una delle caratteristiche di BDO è data dal fatto di essere presente in numerosi ambiti professionali… «Nel campo della pubblica amministrazione i nostri team vantano anni di esperienza e conoscono le diverse realtà locali, offrendo ai nostri clienti una ricca gamma di servizi. Inoltre, in qualità di socio premium di SIA-Service comprendiamo a fondo le esigenze e i requisiti di architetti e ingegneri. Disponiamo di tutte le informazioni di base rilevanti e collaboriamo inoltre a stretto contatto con l'organizzazione degli Ingegneri-Geometri Svizzeri (IGS). Riguardo a farmacisti, dentisti, medici, in qualità di partner di Sermed, proponiamo soluzioni complete e integrate anche grazie all’accesso alle cifre chiave aggiornate del settore, offrendo ai nostri clienti supporto in ambito contabile, di supporto in ambito fiscale e di consulenza aziendale».
AZIENDE / BDO SA
Un altro settore privilegiato si conferma essere quello alberghiero e della ristorazione… «Infatti. Da anni siamo in grado di soddisfare i bisogni della clientela in questo importante settore, con prestazioni che spaziano dai servizi di tenuta della contabilità alla gestione dei salari, alla revisione contabile, alla consulenza relativa all’acquisto e alla vendita di hotels, all'accompagnamento nell'ambito della regolamentazione della successione aziendale e molto altro ancora. Offriamo soluzioni personalizzate e mettiamo a disposizione degli strumenti di lavoro (fiduciario internet, tool per la regolamentazione della successione aziendale) finalizzati a fornire ai nostri clienti un reale valore aggiunto». Vi sono alcune problematiche che avete riscontrato essere emergenti in campo aziendale? «Una questione che va assumendo un ruolo sempre più importante e rispetto alla quale abbiamo messo a punto apposite metodiche di consulenza è quella delle suc-
cessione aziendale, che già oggi investe un numero crescente di imprese svizzere e che crescerà ulteriormente di importanza nei prossimi anni. Molti titolari di PMI arrivano in avanzata età di pensionamento e si pone il problema delle successione familiare, di possibili cessioni o acquisizioni, della preparazione di un nuovo management». Tra i vostri clienti vi sono anche le organizzazioni no profit… «Alcune tra le principali organizzazioni del settore si avvalgono dei nostri servizi e apprezzano tanto la nostra consulenza completa quanto servizi di revisione orientati alle loro esigenze. Operiamo con un approccio moderno e al tempo stesso pragmatico, conosciamo la realtà locale da vicino e, all’occorrenza, attingiamo anche alle nostre risorse nazionali». Quali sono i punti di forza a sostegno della vostre molteplici attività? «Innanzitutto la vicinanza alla clientela che costituisce un fondamentale fattore di successo. Attribuiamo infatti un valore
primario alla cura delle relazioni personali con i nostri clienti, il che include anche una familiarità con le specifiche caratteristiche regionali. BDO attribuisce valore a una solida cultura aziendale, il che si riflette, tra le altre cose, in un tasso di fluttuazione del personale, più basso rispetto a quello medio del settore. Altri importanti vantaggi per il cliente derivano dall’appartenere ad un gruppo internazionale con filiali in tutto il mondo e che soltanto in Svizzera conta oltre 30 sedi presenti in tutte le regioni linguistiche del Paese». Da ultimo, quali prospettive intravede per il futuro? «La nostra strategia a breve-medio termine prevede un incremento delle attività di consulenza nel campo della fiscalità, con l’obiettivo di organizzare dei veri e propri centri di competenza di livello sovracantonale, anche in Ticino, in grado, grazie alle specifiche competenze acquisite e al costante aggiornamento dei collaboratori, di affrontare e risolvere tutte le problematiche a carattere fiscale e giuridico ».
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AZIENDE / VF INTERNATIONAL
Le relazioni pubbliche incontrano la moda fondata nel 1899, è oggi presente in tutto il mondo con 64,000 collaboratori di svariate nazionalità. Anche nel quartiere generale di Stabio si respira un ambiente internazionale, che STRP ha avuto il piacere di assaporare, ritrovando collaboratori svizzeri che si confrontano con colleghi che arrivano da oltre 35 paesi con l’obiettivo di favorire creatività, socializzazione e scambio di idee, la vera forza dell’innovazione. In occasione di questo incontro, i soci di STRP – in foto – si sono addentrati nella storia di questa azienda, cominciata con la produzione di lingerie, per poi conoscerne gli aspetti più prettamente legati alla comunicazione, in particolare le attività di relazione con gli stakeholder. Di particolare interesse è stata, inoltre, la visione dell’originale campagna promossa per il cinquantesimo anniversario del marchio VANS, analizzata nei vari aspetti di marketing. UNA STORIA AVVINCENTE QUELLA DI VF CORPORATION, DI CUI I SOCI DELLA STRP SOCIETÀ TICINESE DI RELAZIONI PUBBLICHE SONO STATI FATTI PARTECIPI NEL CORSO DI UN INCONTRO PRESSO LA SEDE DI STABIO, CHE SI È SVOLTO GIOVEDÌ 16 GIUGNO.
V
F Corporation è un’importante realtà che testimonia quanto il territorio ticinese sia favorevole per le imprese, come pure la forza del cluster moda nel Cantone. Oltre a VF, il Ticino ha accolto diversi brand di questo settore, dando nome a quella che è oggi identificata e nota come la Fashion Valley. Alcune di queste prestigiose aziende sono presenti e radicate da moltissimo tempo. La società progetta, produce e commercializza numerosi brand dell’abbigliamento, calzature e accessori lifestyle e outdoor, tra i quali: The North Face®, Vans®, Timberland®, Wrangler, Napapijri® e ha eletto il Ticino per stabilirvi il quartiere generale
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per l’area EMEA sin dal 2005, inaugurando poi, nel maggio 2013, una nuova sede a Stabio, da dove opera tuttora sotto la guida di Karl Heinz Salzburger. Di particolare interesse l’edificio di Stabio, di 15,000 metri quadrati di superficie, non solo da un punto di vista architettonico ma anche per il ridotto impatto ambientale (si fa uso di energie rinnovabili al 100% e ha ricevuto la prestigiosa certificazione LEED Platinum, il livello più alto della certificazione rilasciata dall’ U.S. Green Building Council), a riprova dell’elevato valore che VF assegna alla sostenibilità, intesa come crescita globale del business in modo responsabile. VF Corporation, con base negli USA,
Questo è uno degli eventi proposti da STRP, molti altri sono già in calendario. La Società Ticinese di Relazioni Pubbliche riunisce circa un centinaio di professionisti attivi nel settore della comunicazione e organizza regolarmente, oltre alle visite aziendali, anche brevi corsi di formazione e seminari rilevanti per l’area comunicazione e marketing. Per informazioni, contattare: segreteria@strp.ch oppure visitare il sito www.strp.ch
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AZIENDE / ENERGIE RINNOVABILI
MOLTO SPESSO LE RIVOLUZIONI INIZIANO CON PASSI PROSAICI. LO SCORSO MESE DI GIUGNO, UN’AZIENDA HA FATTO RICHIESTA ALLE AUTORITÀ STATUNITENSI DI VENDERE ELETTRICITÀ AL MERCATO DEI CONSUMATORI. DIFFICILE IMMAGINARE QUESTO COME UN EVENTO STRAORDINARIO. TUTT’ALTRO. SE NON FOSSE PER IL FATTO CHE L’AZIENDA SI CHIAMA APPLE. MA FACCIAMO UN PASSO INDIETRO E CERCHIAMO DI CAPIRE COSA STIA ACCADENDO.
Venti ad alta quota
O
DI SILVANO COLETTI
ramai da anni le energie rinnovabili registrano continui record. Anche nel 2015 un nuovo record: gli investimenti nelle energie rinnovabili a livello mondiale hanno raggiunto 286 miliardi di dollari. Un risultato storico anche solo considerando un dato altrettanto da record: una quotazione bassissima dei combustibili fossili e una persistenza di sovvenzioni governative svantaggiose per le energie verdi. Un rapporto delle Nazioni Unite, il “Renewables 2016 Global Status Report”, dice che per ogni singolo dollaro speso per promuovere le energie rinnovabili, ne
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sono stati spesi quattro per mantenere la nostra dipendenza dai combustibili fossili. Il rapporto continua dicendo che, sempre a livello globale, i Paesi in via di sviluppo hanno investito più dei Paesi avanzati e che la Cina rappresenta più di un terzo del totale investito. Gli investimenti in Europa invece sono calati dl 21%. E le prospettive di sviluppo appaiono oggi difficili per due ordini di motivi: un motivo è fisiologico ed è dovuto al raggiungimento della maturità di un mercato che è cresciuto moltissimo negli anni scorsi; l’altro motivo è più tipicamente legato alla situazione legislativa e burocratica dei vari Paesi europei nonché alle incertezze createsi in un momento difficile sia per ragioni geopolitiche sia finanziarie. La Svizzera certamente sta lavorando molto per offrire nuove finestre di finanziamento al mondo delle rinnovabili e molto più sta facendo sostenendo l’innovazione tecnologica con strumenti amministrativi, fiscali e ambientali. In Svizzera Swissgrid si occupa, per conto della Condeferazione, del pagamento della remunerazione per l’immissione di energia in rete a copertura dei costi (RIC) e della remunerazione unica (RU) per piccoli impianti fotovoltaici. La RU è un sussidio unico una tantum all’investimento che copre all’incirca il 30% dei costi di un impianto che ha una potenza installata inferiore ai 30 kWp. Per impianti di maggiori dimensioni e potenza
AZIENDE / ENERGIE RINNOVABILI
installata, la RIC è una rimunerazione che avviene trimestralmente sulla base della quantità di energia immessa in rete. Il 29 giugno di quest’anno il Consiglio Federale ha licenziato una modifica alla Legge sull’Energia (LEn) proponendo un aumento del chilowattora al fine di finanziare i nuovi impianti. Ad Aprile 2016 gli impianti annunciati e già realizzati erano 1.088. Pare ce ne siano in lista di attesa oltre 40.000. Non si sa se quanti di questi
e quando potranno accedere agli incentivi. Se il fiuto e ciò che è stata capace di fare negli ultimi decenni non ci tradiscono, la richiesta di Apple ha segnato l’inizio di una nuova fase nel mercato dell’energia ma, allo stesso tempo, ha creato molto scetticismo e interesse: perché un’azienda che non c’entra nulla con il mondo dell’energia decide di competere in questo mercato normalmente occupato da operatori superspecializzati ? La risposta è certamente che i comportamenti “disruptivi” – cioè quelli che creano rotture e lavorano asimmetricamente rispetto al passato modificando stili di vita, abitudini e sistemi economici – sono stati e risultano sempre essere la chiave per il successo di molte aziende. Google ha trasformato il business delle comunicazioni, Amazon continua a minare il vecchio stile di fare commercio con i suoi negozi online e ora Apple ha deciso di infrangere le barriere del mercato dell’energia. Apple è oggi uno dei più forti operatori attivi con progetti per la protezione dell’ambiente. Il 93% del suo fabbisogno energetico arriva da eolico e anche solare installato sui tetti dei propri edifici. Il nuovo business permetterà di vendere elettricità direttamente ai forni-
tori, assicurandosi cosi che l’intera catena del valore sia basata su energia pulita. Ma non è tutto qui. Con la sua licenza, Apple vuole vendere anche al mercato dei consumatori pare in qualche modo legando il servizio ai suoi iPhone e iPad. Cosa suggerisce questo? Abbiamo dinanzi un mercato maturo pensando all’installazione dei grandi impianti (si dice che oggi ci sia in rete più energia di quanta effettivamente necessaria) ma ancora immaturo pensando all’infinità di servizi ed efficienza che si può offrire a consumatori e aziende. In questa direzione vanno molte nuove tecnologie e nuovi progetti che intendono offrire energia dove serve, quando serve e al minor costo possibile. Skypull È il caso del progetto tutto ticinese Skypull. L’eolico così come lo conosciamo oggi, onshore e offshore, ha un problema: si perde gran parte del vento disponibile. Le turbine eoliche attuali sono pesanti, complesse da installare e la loro produttività annuale si aggira intorno al 20-30% nei casi migliori. Inoltre molto spesso gli impianti eolici non trovano la sostenibilità finanziaria tanto ricercata anche a causa TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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della poca ventosità. Ma pochi sanno che la velocità del vento aumenta con la distanza dal suolo e che gran parte dell’energia che circola attorno al pianeta sotto forma di vento non è vicino al suolo o sopra gli oceani ma negli strati più elevati. Qui – come le misurazioni e analisi dimostrano da tempo – i venti diventano forti, continui e con meno turbolenze. In Canton Ticino ad esempio, i dati dell’Atlante eolico svizzero riportano in alta quota velocità superiori anche a 7 metri al secondo: un ottimo dato di ventosità da sfruttare con apposite tecnologie per trasformare energia potenziale in energia elettrica. Qui in Ticino l’ingegner Aldo Cattano promuove dal 2013 un nuovo progetto denominato Skypull che ha già incontrato il favore di AEM Azienda Elettrica di Massagno e di molti altri potenziali partner. Questa soluzione si basa su uno speciale drone in grado di raggiungere autonomamente l’altezza dei venti e poi in grado di cambiare automaticamente la propria configurazione divenendo una specie di aliante mirato a produrre energia attraverso degli alternatori posizionati a terra e collegati tramite un cavo speciale. Il sistema risulta essere a basso costo, sicuro, e in grado di generare molta più energia di quanto ne
sia necessaria per il funzionamento. Quello che si incontra sopra una certa quota è uno strato di energia enorme. Si stima che l’energia potenziale qui disponibile potrebbe essere pari a 270 volte l’energia necessaria all’uomo. Il mercato target di Skypull è rappresentato da sviluppatori di progetti e costruttori di impianti, aziende elettriche, aziende ed enti pubblici interessati ad installare ad esempio impianti in regioni di montagne o zone remote. Frost & Sullivan, una delle più importante società di analisi di mercato e consulenza a livello mondiale, ha dichiarato che questo
tipo di tecnologia rappresenta in prospettiva una buona fetta del potenziale energetico da fonte rinnovabile. Molti sviluppatori ed investitori stanno già avvicinandosi a Skypull e ad altre iniziative simili nel mondo. I ritorni sull’investimento sono interessantissimi, a volte superiori al 15%. E in questo periodo forse vale più la pena rischiare su iniziative di questo genere che non su mercati finanziari con dinamiche incertissime. Aziende come Google e Mitsubishi si sono già avvicinate al settore. E’ essenziale l’intervento degli investitori privati per realizzare i prototipi e passare alla fase industriale ma molto deve essere anche fatto dai governi che possono sostenere le fasi prototipali quando questo necessario. Ad esempio il governo federale svizzero, così come altri Paesi, hanno deciso di investire in queste nuove tecnologie supportando la ricerca di base e la progettazione. L’EMPA, Laboratorio Federale Svizzero per la Scienza dei Materiali e la Tecnologia ne è un esempio.
LINKS: Skypull – www.skypull.com Swissgrid – www.swissgrid.ch EMPA – www.empa.ch
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L’energia termica crea la giusta atmosfera Studiamo e concepiamo reti di teleriscaldamento in modo personalizzato, prendendo in considerazione soluzioni innovative. Valutiamo le caratteristiche del territorio per dotare i vostri edifici delle comodità di cui avete bisogno. La qualità sta nel dettaglio.
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TICINO WELCOME SET - NOV 2016 Aziende Industriali di Lugano (AIL) SA • CP 5131, 6901 Lugano, Svizzera • Centro operativo: Via Industria 2, 6933 Muzzano • Tel. +41 (0)58 470 70 70 •/ www.ail.ch • info@ail.ch
SEZIONE / TITOLETTO
AZIENDE / GRUPPO SICUREZZA SA
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Il vuoto della sicurezza: lo spazio pubblico da proteggere DI LORENZA BERNASCONI
UN'AZIENDA, OGGI PIÙ CHE MAI, DEVE STARE AL PASSO CON I TEMPI, IN UNA SOCIETÀ IN CUI LE CONDIZIONI E I CONTESTI CAMBIANO E, CON ESSI, LE ESIGENZE, MA SOPRATTUTTO LE ASPETTATIVE DEL SINGOLO INDIVIDUO.
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o spazio pubblico se da un lato è sicuramente un ambiente importante per ogni società perché veicola lo sviluppo della socialità, degli scambi tra le persone e della libertà di movimento, d’altro lato sta diventando estremamente complesso e difficile proteggerlo adeguatamente e renderlo sicuro senza compromettere la libertà individuale. Libertà che è una caratteristica fondamentale e radicata nella società occidentale, guadagnata con guerre e lotte sociali, causando lo sviluppo vertiginoso delle condizioni individuali ed economiche del Mondo Occidentale attuale. La nostra vita quotidiana è sempre più in movimento grazie all’incredibile sviluppo dei mezzi di trasporto e di comunicazione. La tecnologia si espande in ogni settore e ci accompagna in ogni minuto della nostra vita. Basti pensare che, ritornando alla sicurezza, in ogni aeroporto che si voglia definire evoluto, il controllo biometrico delle impronte digitali e dell'iride è ormai standard. I sistemi di videosorveglianza sono distribuiti in modo capillare. Ma questo non è servito a prevenire ed evitare atti di terrorismo che hanno lasciato dietro di sé tante, troppe vittime. Si percepisce un elevato grado di allerta e di attenzione conseguenti ai terribili fatti accaduti in Europa. I cittadini rivolgono domande che richiedono risposte adeguate: “Come si possono evitare questi eventi? Come si possono prevenire, bloccare in anticipo?” Lo spazio pubblico è sempre stato definito come spazio aperto nel quale la libertà individuale primeggia su tutto il resto. È oggi, più che mai, necessario fare entrare la tecnologia nella nostra vita quotidiana anche a tutela della nostra sicurezza. È indicativo osservare come accettiamo la violazione della nostra privacy nell’utilizzo quotidiano dei mezzi di comunicazione, mentre ci sentiamo aggrediti, violentati dall’implementazione di tecnologie di sicurezza a fini di protezione e di prevenzione. Solo così potremo garantire la libertà di movimento che equivale a una vita libera da paure e condizionamenti. Quale specialista della sicurezza, ma ancora di più come cittadina, credo che il dialogo continuo tra tecnologia e quotidianità
AZIENDE / GRUPPO SICUREZZA SA
sia indispensabile e permetta di migliorare la qualità della vita di ogni persona. Non dimentichiamo che la sicurezza è tra i primi valori nella scala dei bisogni dell’essere umano. Diamo spazio a nuove idee e progetti che ci garantiscano sicurezza e libertà. Si vive decisamente meglio se ci si sente liberi, si produce meglio se ci si sente sicuri. Il nostro Gruppo crede fortemente nella difesa di questi valori ed ogni anno investe risorse, tempo, commitment per proporre soluzioni all'avanguardia, sistemi discreti, intelligenti atti a soddisfare le nuove esigenze di serenità e sicurezza. La storia ci insegna che spesso la crisi è utile per ritrovare uno slancio decisivo per offrire soluzioni innovative, affrontare situazioni critiche ed uscirne vincenti. Questa è la nostra missione. Tra le prime aziende svizzere ad implementare la biometria per rafforzare la
sicurezza all’estero oltre dieci anni fa, siamo stati precursori nella videosorveglianza e nei sistemi di analisi delle immagini, per garantire la prevenzione negli spazi pubblici abbiamo lavorato in nazioni nelle quali la parola sicurezza era stata oltraggiata e semplicemente calpestata, generando caos, corruzione, impoverimento. La sicurezza è un valore vitale che dobbiamo preservare, far crescere, rinnovare, per permettere alla generazione dei nostri figli di continuare a vivere in un ambiente favorevole, in grado di soddisfare le loro aspettative e di realizzare i loro sogni per il futuro. Sicurezza è vita, sentirsi sicuri è Gruppo Sicurezza.
01 Gruppo Sicurezza Servizi Servizi di sicurezza, interventistica su allarme, ronde di vigilanza, piantonamenti di sicurezza 02 Gruppo Sicurezza Sistemi Sistemi di allarme, di rilevazione e spegnimento incendio, di video-sorveglianza, di controllo accessi e gestione dei tempi di lavoro 03 Gruppo Sicurezza Satel Centrale operativa 24/24h per la ricezione e gestione di allarmi fissi e mobili con protezione e localizzazione satellitare, servizi di call center
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AZIENDE / GINO GRÜNENFELDER
GINO GRÜNENFELDER È IL PROTAGONISTA DI UNA STORIA AZIENDALE DI SUCCESSO CHE HA VISTO LA PROPRIA ATTIVITÀ CRESCERE FINO A DIVENTARE UN INDISCUSSO PUNTO DI RIFERIMENTO IN TICINO.
Vocazione familiare per il lavoro 01
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na storica foto rappresenta il fondatore della vostra azienda mentre distribuiva di persona, in bicicletta, i primi prodotti. Ci può raccontare qualcosa di quelle pioneristiche origini? «La foto storica, come la definite voi, si riferisce a S.Niklaus dove mio papà si recava 3 volte all’anno per vendere i prodotti di cui aveva la rappresentanza, cioccolata, biscotti, caramelle ed altro. A metà degli anni 50 aveva scoperto che a Zermatt ci andavano in pochi, non c’era ancora la strada che la collegava
e quindi ci si arrivava con il trenino; invece di ritornare a S. Niklaus con il treno si affittava una bicicletta e sulla via del ritorno con le valigie sulle spalle contenenti le campionature, visitava tutti i paesini che erano scarsamente serviti per via delle difficoltà di collegamento. Faceva degli ottimi affari con i negozietti che trovava sulla strada di ritorno. Per risparmiare dormiva in tenda. Durante l’estate quando avevo vacanza l’accompagnavo. Per me è stato un periodo che non dimenticherò mai, ho imparato molto». Lei, prima di assumere la gestione dell’impresa familiare, è stato un’affermato campione di nuoto. Come nasce quella passione e come si è mantenuta nel corso del tempo? «Mi è sempre piaciuto nuotare. Abitando a Vira in riva al lago mio papà pensò che era importante saper nuotare bene e così mi iscrisse ai corsi di nuoto a Bel-
AZIENDE / GINO GRÜNENFELDER
linzona organizzati dal Comune e diretti da Oscar Pelli. Dopo alcuni giorni Pelli chiamò mio padre e gli disse che ero un talento, d’iscrivermi nella società nuoto Bellinzona. Così fece. Già nel primo anno (1957) ai Campionati giovanili Svizzeri vinsi i 50 m stile libero, i 50 m dorso e i 50 m delfino. Questo naturalmente mi stimolò a far di più e mi permise di vincere molte gare regionali in tutta la Svizzera e diventare Campione Svizzero nei 100 m delfino e nelle gare di gran fondo stile libero e membro della nazionale Svizzera. Il nuoto mi appassiona ancora oggi e quando il tempo me lo permette una nuotatina la faccio volentieri, senza troppe pretese. Ritengo che lo sport agonistico sia un’ottima scuola per formare il carattere la volontà e la competitività». Una tappa importante è stata la distribuzione delle figurine Panini. Come è nata la decisione di entrare in quel settore? «Le figurine sono state “scoperte” da papà e mamma durante un soggiorno a Abano nel 1964. Davanti a una edicola per terra c’erano molte bustine vuote dei calciatori italiani, papà chiese cosa fosse-
ro. L’edicolante gli spiegò le caratteristiche e come funzionava la raccolta delle figurine e soprattutto che era un prodotto di grande successo. Il giorno dopo mio padre si recò a Modena per ottenere la distribuzione per la Svizzera: gli fu concessa e fummo i primi distributori stranieri della Panini. Introducemmo le figurine in Svizzera, prima solo in Ticino per via della lingua e in seguito quando gli album furono stampati anche in tedesco e francese, in tutta la Svizzera. L’esclusiva durò per quasi 40 anni. Quando la famiglia Panini vendette la società, il nuovo proprietario, dopo alcuni anni decise di disdire il nostro contratto d’esclusiva e gestire tramite proprio ufficio la distribuzione in Svizzera». Nella storia delle aziende familiari, un momento importante è spesso rappresentato dal cambio generazionale: come ha maturato la convinzione di passare la gestione ai suoi figli? «Non è stato difficile e sono stato molto fortunato. I miei figli dopo aver effettuato gli studi d’economia il primo (Dani) e la scuola alberghiera di Losanna il secondo (Marco) hanno manifestato
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interesse all’azienda familiare, già da ragazzi e poi da studenti hanno sempre partecipato alle discussioni famigliari inerenti il nostro lavoro sono stati coinvolti anche in lavori durante i periodi di vacanze scolastiche. Quindi hanno fatto la “gavetta” e conoscono molto bene tutti processi aziendali. Sono molto contento d’aver dato in mani loro la direzione dell’azienda che sanno condurre molto bene e con mia grande soddisfazione, anche in questi momenti molto difficili. L’attuale economia non facilita certamente il loro lavoro.
Quale pensa potrà essere il futuro della distribuzione in Ticino? «Penso che stiamo attraversando un periodo molto difficile e che i vari problemi non si risolveranno presto, soprattutto se il cantone e chi lo rappresenta non capisce che non sono solo le grandi aziende, che solitamente non ne hanno bisogno in quanto dispongono di ingenti mezzi, che bisogna sostenere. Ma anche le PMI nel settore terziario che tutti i giorni lottano per la sopravvivenza e per le quali ogni nuova legge, ogni nuova tassa e imposizione pesano».
che il Ticino si accorgerà di essere una regione turistica a tutti gli effetti e che adeguerà la sua offerta ai bisogni del turista moderno, avremo fatto un grande passo avanti. Ci vorrà tempo, comunque è certo che bisognerà cambiare il nostro modo di pensare e di agire».
Grünenfelder è un azienda da sempre attenta alla responsabilità sociale dell’impresa. Che cosa significa aver costituito tutti insieme una grande famiglia? «sUna grande soddisfazione. Riuscire ad ottenere la fiducia, stima e entusiamo a tutti i livelli è importante e sicuramente la chiave del successo, ognuno di noi deve poter contare sull’impegno dell’altro. Tutti devono avere il piacere del lavoro e sapere di poter contare sull’aiuto, in caso di difficoltà dai propri colleghi e dal management. Penso di poter affermare che noi ci siamo riusciti».
E per quanto riguarda la ristorazione, in che modo ritiene possa evolvere? «Una sfida difficile, dipenderà sicuramente dall’evoluzione Franco/Euro ma anche dalle capacità di ogni ristoratore, albergatore ad adeguarsi alle situazioni del momento cercando di adattarsi nel migliore dei modi alla concorrenza estera offrendo professionalità, flessibilità, servizi e prezzi ragionevoli. Anche l’ufficio del turismo potrebbe contribuire investendo in agevolazioni di trasporto in tutti i settori, soprattutto con le compagnie aeree. Bisognerebbe poter raggiungere Lugano da tutti gli aeroporti europei con voli Low Cost. Il giorno
Infine, quale pensa debba essere l’evoluzione futura dell’impresa Grünenfelder che lei ha contribuito in modo decisivo a creare? «Questo lo deve chiedere ai miei figli».
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Una sua grande passione è la barca a vela. Come è possibile conciliare questa attività con i suoi impegni in azienda? «Affidando le redini a persone competenti e affidabili: ai miei figli».
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AZIENDE / TECH-INSTA SA
Competenze tecniche al servizio del cliente
L’AZIENDA DI TAVERNE PROGETTA, REALIZZA E PROVVEDE ALLA MANUTENZIONE DI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO, RAFFREDDAMENTO, CLIMATIZZAZIONE, VENTILAZIONE, IDROSANITARI E FOTOVOLTAICI DI QUALSIASI TIPO, TAGLIA E COMPLESSITÀ PER EDIFICI CIVILI E COMPLESSI INDUSTRIALI. CE NE PARLA IL SUO FONDATORE, ING. GIANFRANCO MARCOLI.
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ech-Insta è oggi uno dei punti di riferimento in Ticino tra le aziende del settore. Quali sono state le tappe di questo successo? «La Tech-Insta nasce a fine 1995 con un’operazione di “management buy-out” dalla Filiale di Lugano del gruppo tecnologico Sulzer, continuandone l’attività nel settore dell’impiantistica con la ripresa delle maestranze, degli uffici, del magazzino, del parco veicoli e dell’archivio con la documentazione degli impianti realizzati negli oltre 70 anni di presenza in Ticino. Iniziata la sua attività con 36 collaboratori in un periodo di recessione nel settore edilizio, la Tech-Insta ha da subito operato una scelta strategica rivelatasi vincente: non solo mettere a frutto l’esperienza ereditata, ma sviluppare le proprie competenze progettuali e esecutive nell’impiantistica
con elevati contenuti tecnici, quale quella per l’industria o per ambienti e situazioni richiedenti soluzioni impegnative per soddisfare complesse esigenze climatiche e/o igienico-ambientali». Oggi al concetto di energia si lega subito quello del rispetto ambientale e dell’utilizzo di energie pulite e rinnovabili… « Questo è uno degli aspetti che, in TechInsta, gode di particolare attenzione. Per noi qualità significa ovviamente e innanzi tutto rispondere alle richieste del cliente con proposte capaci di soddisfare in modo ottimale le sue esigenze e necessità. Nelle valutazioni volte ad individuare queste soluzioni diamo però il dovuto peso anche ad argomenti che riguardano in modo significativo l’ambiente e l’ecologia. Tra questi ad esempio: la scelta dei materiali, la possibilità di utilizzo di energie rinnovabili, l’utilizzo parsimonioso delle risorse, il contenimento dei consumi e quindi delle emissioni, l’ottimizzazione dell’esercizio degli impianti. Grazie alle nuove tecnologie, al know how tecnico dei nostri collaboratori e agli standard operativi che ci siamo dati, sappiamo individuare e offrire soluzioni che coniugano in modo ottimale gli aspetti tecnici, economici e ambientali i quali, assieme, costituiscono la qualità intrinseca delle nostre proposte. È quanto abbiamo fatto per la nostra sede, con un impianto fotovoltaico che alimenta una pompa di calore reversibile per riscaldare e raffrescare». Possiamo soffermarci più dettagliatamente sulle nuove tecnologie che proponete ai vostri clienti… «Da due anni la Tech-Insta ha completato la propria offerta con gli impianti fotovoltaici. Sia che si tratti di una casa unifamigliare, di un edificio residenziale, commerciale o industriale, l’installazione di questi impianti viene inserita e integrata nella gestione globale dell’energia della struttura edilizia, con l’obbiettivo di creare le condizioni atte a massimizzare l’utilizzo in proprio di quella prodotta dal fotovoltaico, inserendo ad esempio dei sistemi di
AZIENDE / TECH-INSTA SA
accumulo. Oggi più che mai è necessaria una valutazione ampia, e attenta e completa dei molteplici aspetti in gioco, al fine di poter elaborare soluzioni razionali e valide a medio-lungo termine riguardo al tipo di energia e alla sua gestione, sia per impianti nuovi, sia per modifiche e aggiornamenti di quelli esistenti. In quest’ottica, valutiamo la scelta e il possibile impiego di fonti d’energia alternative e rinnovabili, l’utilizzo di sistemi e apparecchi ad alto grado di rendimento e efficienza, il possibile recupero e il riutilizzo di energia residua segnatamente nei processi industriali, l’ottimizzazione dei parametri di funzionamento degli impianti, della conduzione e della manutenzione, nonché la ricerca e l’eliminazione di sprechi e perdite». Quali sono il vostro mercato di riferimento e la struttura con cui attualmente operate? «L’area in cui siamo presenti comprende tutto il Ticino, con un gruppo di una settantina di persone per progettare, realizzare, manutenzionare, riparare, gestire, ottimizzare qualsiasi tipo di impianto e ogni sua componente. I due principali reparti, uno per nuovi impianti e l’altro per la manutenzione e le riparazioni, sono gestiti in modo autonomo. Per il tipo di lavoro che sono chiamati a svolgere, la formazione e le competenze del loro personale sono evidentemente diverse: progettisti e montatori di impianti per il primo, tecnici, elettromeccanici, strumentisti e frigoristi per il secondo».
In sintesi, quali sono i punti di forza della vostra attività? «Direi senz’altro l’elevata competenza tecnica e la vasta esperienza maturata in anni di presenza sul mercato e attraverso la soluzione di problemi di diversa natura, talvolta anche molto complessi. Grazie al know-how dei suoi ingegneri e tecnici la Tech- Insta sa gestire nella loro totalità gli impianti, quadri di comando e sistemi di regolazione compresi, ma anche occuparsi di analisi energetiche volte a definire e impostare le condizioni di esercizio più favorevoli o a proporre le auspicabili modifiche e ottimizzazioni impiantistiche. Le capacità dei nostri montatori, ci permettono d’altro canto di lavorare ogni tipo di materiale usato nell’impiantistica RCVS: dall’acciaio al carbonio, agli svariati acciai inossidabili, dal rame ai materiali sintetici». Realizzato un impianto uno dei problemi principali resta quello del suo mantenimento in perfetta efficienza… «Infatti. L’accresciuta complessità delle infrastrutture tecniche e le esigenze sempre più elevate in termini di affidabilità, comfort, risparmio energetico, limitazione delle emissioni, esigono oggi un costante aggiornamento della formazione, delle capacità e della dotazione in mezzi e strumenti del personale chiamato ad assicurare il servizio assistenza e la manutenzione. Il servizio tecnico Tech-Insta è in grado di gestire qualsiasi situazione e componente degli impianti, macchine frigorifere, quadri elettrici di comando e regolazione compresi, sia di eseguire approfondite ispezioni per individuare anomalie funzionali e elaborare proposte di miglioria».
01 Ing. Gianfranco Marcoli Fondatore Tech-Intsa
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AZIENDE / PKF CERTIFICA SA
PKF Certifica, un valido interlocutore per gli intermediari finanziari
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L’INARRESTABILE CRESCITA DELLA REGOLAMENTAZIONE NEL SETTORE FINANZIARIO E LA NECESSITÀ DI AVVALERSI DI UN CONSULENTE COMPETENTE E FIDATO.
01 La sede di PKF Certifica SA in via Pretorio 9, Lugano 02 Claudio Massa Presidente e Amministratore Delegato di PKF Certifica SA 03 Gianluca Ambrogini Direttore di PKF Certifica SA
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ino all’inizio degli anni 2000, la piazza finanziaria svizzera presentava una regolamentazione snella ed efficiente, che consentiva ai nuovi operatori interessati ad accedere ad una determinata categoria di autorizzazione (es. banca, commerciante di valori mobiliari, gestore di fondi di investimento), o agli intermediari finanziari già esistenti, di svolgere la propria attività nel rispetto del contesto legislativo, in maniera autonoma, e senza un importante ausilio di consulenti specializzati nella normativa bancaria-finanziaria. A distanza di una quindicina d’anni, il quadro si è completamente capovolto, e, come conseguenza principalmente della crisi finanziaria mondiale del 2008, e dell’adozione a livello europeo di una
serie di importanti progetti normativi di regolamentazione dei mercati finanziari (solo a titolo di esempio citiamo EMIR e MiFID II), anche la piazza finanziaria svizzera si è adeguata, ed il legislatore da un lato, e la FINMA per quanto di propria competenza dall’altro, hanno dato il via ad una regolamentazione sempre maggiore del settore finanziario. Sulla base di un’attenta analisi di leggi, ordinanze, o progetti di legge, con impatto intersettoriale (che cioè influenzano sotto il profilo normativo varie categorie di assoggettati alla FINMA) osserviamo come nel corso degli ultimi 2 anni (biennio 2015-2016), sono entrati in vigore, o sono in procinto di farlo, ben 17 nuovi dispositivi di legge applicabili. A questi si aggiungono inoltre, per gli assoggettati alla vigilanza della FINMA, qualcosa come una cinquantina di circolari introdotte dal 2008 ad oggi, che concretizzano norme giuridiche aperte e non definite e stabiliscono la prassi dell’Autorità di vigilanza. L’intervento del legislatore ha riguardato in particolare ambiti quali il riciclaggio di denaro, la compliance e l’organizzazione del mercato finanziario, mentre la FINMA dal canto suo ha rivolto l’adozione della propria prassi, formalizzata attraverso circolari e comunicazioni, più al contesto operativo di banche e gestori di fondi di investimento. Entrambe le istanze di regolamentazione e di vigilanza sono state accusate in questi tempi di mettere sullo stesso piano indistintamente tutti gli assoggettati, senza differenziare gli interventi normativi secondo il principio di proporzionalità per cui un intervento normativo deve risultare adeguato, necessario e ragionevole. Entrambi però si sono difesi dalle accuse a loro rivolte, affermando che sia il legislatore che la FINMA adottano il concetto di regolamentazione differenziata, e promulgano i propri atti normativi o di prassi di vigilanza attraverso un trattamento differenziato in funzione delle peculiarità specifiche e dei rischi specifici degli istituti assoggettati alla vigilanza.
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Critiche a parte, l’intensificarsi della regolamentazione all’interno del settore è ormai un fatto assodato, e, tra i più importanti progetti legislativi in “pipeline”, di cui si attende l’entrata in vigore entro il 2018, vi sono la Legge Federale sui servizi finanziari (LSF) e la Legge federale sugli istituti finanziari (LIFin). Senza entrare troppo nel dettaglio, la LSF si occuperà di disciplinare le condizioni quadro per la fornitura di servizi finanziari e per l’offerta di strumenti finanziari. Nel contesto della loro attività di consulenza i fornitori di servizi finanziari dovrebbero ad esempio essere tenuti a procurarsi informazioni sulla situazione finanziaria e a tenere conto delle conoscenze dei clienti. Per le offerte di strumenti finanziari alla clientela privata sarà previsto l’allestimento di un foglio informativo di base. La LIFin prevederà invece una regolamentazione di vigilanza differenziata per gli istituti finanziari che esercitano in qualsiasi forma la gestione dei patrimoni della clientela. In futuro anche i gestori di patrimoni individuali nonché di valori patrimoniali detenuti da istituti di previdenza svizzeri, dovrebbero essere sottoposti all’obbligo di autorizzazione. Il Consiglio federale ha deciso varie mo02
difiche dei progetti inizialmente presentati, in particolare per quanto riguarda l’applicazione del diritto, la formazione continua e la questione di un registro dei consulenti alla clientela. Ad oggi, sembra restare confermato l’assoggettamento dei gestori patrimoniali di clientela privata ad una vigilanza prudenziale. Nel novembre 2015 il Consiglio federale ha licenziato, all’attenzione del Parlamento, il messaggio concernente entrambi i progetti di legge. Alla data del presente articolo, la normativa risulta all’esame della Commissione dell’Economia e dei Tributi (CET) a Berna. Il quadro descritto mostra come negli ultimi anni gli intermediari finanziari siano sempre più costretti a muoversi all’interno di un contesto legislativo intricato, dove può diventare difficile attenersi alle nuove disposizioni di legge emanate, che, visto l’importante numero e l’aspetto dell’intersettorialità, possono addirittura passare inosservate, con i rischi che ne conseguono. PKF Certifica SA, impresa di revisione sotto sorveglianza statale, e società di audit autorizzata dalla FINMA a svolgere verifiche conformemente alle leggi sui mercati finanziari, può rappresentare in questo caso un valido interlocutore per gli intermediari finanziari già operanti, o per coloro che si accingono a richiedere un’autorizzazione nel settore finanziario, grazie ad un’elevata specializzazione sulla normativa bancaria-finanziaria e ad un’esperienza pluriennale maturata nel settore. PKF Certifica SA offre i propri servizi in ambito finanziario, sia in veste di società di audit per le verifiche previste dalla legge sotto il profilo contabile e di vigilanza FINMA (PKF è abilitata nel campo dell’audit ai sensi della LICol e degli IFDS), sia coadiuvando gli operatori attraverso l’offerta di servizi di compliance e revisione interna rivolti a banche, commercianti di valori mobiliari e gestori di fondi di investimento. L’ausilio di un consulente specializzato sulla normativa finanziaria è inoltre diventato imprescindibile anche per
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coloro che intendono richiedere un’autorizzazione all’interno di una delle categorie di sorveglianza definite dalla FINMA. Anche in questo caso, PKF Certifica SA può offrire i propri servizi, accompagnando l’operatore sin dai primi passi nella definizione dell’iter normativo e dei requisiti previsti dalla legge, giungendo fino all’inoltro della domanda di autorizzazione alla FINMA ed al successivo seguito. PKF Certifica SA, oltre alla propria sede centrale di Lugano, è presente anche a Lucerna e può dunque offrire i propri servizi sull’intero territorio svizzero.
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AZIENDE / IBC INSURANCE BROKING AND CONSULTING SA
LE CIFRE CHIAVE DI IBC IN SVIZZERA 100 collaboratori 7 uffici (Losanna, Friborgo, Ginevra, Lugano, Neuchâtel, Sion e Zurigo) 11 lingue parlate Oltre 600 clienti aziendali 95% di clientela aziendale Oltre 300 milioni di CHF di volume di premi
Un approccio globale alla gestione dei rischi PIERMICHELE BERNARDO, MANAGING PARTNER E RESPONSABILE DELLA FILIALE DI LUGANO PRESENTA L’ATTIVITÀ DI UN GRUPPO LEADER IN AMBITO DI GESTIONE DEI RISCHI E DI BROKERAGGIO ASSICURATIVO PER AZIENDE E CLIENTELA VIP.
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01 Piermichele Bernardo Managing Partner e Responsabile della filiale di Lugano
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ual è il valore aggiunto derivante dall’appartenenza ad uno dei principali gruppi svizzeri specializzati nell’attività di brokeraggio assicurativo? «Significa essere nelle condizioni ideali per garantire l’eccellenza ai nostri clienti. Dalla data di fondazione, a Losanna nel 1987, abbiamo conosciuto un’importante evoluzione sia nei servizi forniti che nei processi organizzativi, grazie anche a consistenti investimenti finanziari e sforzi che sono stati riconosciuti con l’ottenimento della certificazione ISO 9001-2008. Certificazione, approccio ai rischi, competenza dei collaboratori e indipendenza nei confronti delle compagnie d’assicurazione sono i punti di forza della nostra offerta, indispensabili per poter garantire un adeguato servizio ad una clientela esigente.
Alle competenze dei collaboratori si aggiungono poi i collegamenti internazionali… «La nostra partnership con la rete mondiale di intermediari indipendenti Assurex Global ci consente di garantire ai nostri clienti internazionali soluzioni globali come pure di beneficiare di un accesso privilegiato ai mercati assicurativi esteri. Inoltre, in qualità di broker autorizzati dai Lloyd’s di Londra abbiamo accesso al principale mercato assicurativo a livello mondiale. In ogni caso, collaboriamo con la maggior parte delle compagnie d’assicurazione con licenza in Svizzera”. I NUMERI DEL NETWORK INTERNAZIONALE 6 continenti 105 partner Oltre 600 uffici 28 milioni di USD di volume di premi In sintesi, a quali sono i valori cui si ispira l’azione di IBC? «IBC è partner strategico riconosciuto nella realizzazione, per i suoi clienti, di soluzioni innovative, integrate, di facile accesso, destinate a valorizzare le risorse umane come pure le risorse di produzione e operative. Il nostro obiettivo è sempre quello di accompagnare nel tempo i clienti nel raggiungimento delle performances, riducendo i costi totali legati ai rischi ed alle assicurazioni, mirando all’eccellenza in tutte le relazioni».I VALORI DI IBC Ascoltare: Fiducia, lealtà e obiettività sono alla base delle decisioni Responsabilità: Impegno, trasparenza e eccellenza creano il senso di responsabilità
AZIENDE / IBC INSURANCE BROKING AND CONSULTING SA
Innovazione: Lo sviluppo personale del team stimola lo spirito creativo Come si potrebbe sintetizzare l’approccio di IBC nei confronti del cliente? «Per poter garantire tangibili risultati è determinante instaurare una collaborazione trasparente, conoscere ed immedesimarsi nella filosofia di approccio al rischio dell’azienda definendo assieme alla dirigenza gli obiettivi da raggiungere. Dopo un’attenta analisi dei processi aziendali e l’identificazione dei rischi e delle eventuali aree di crisi, proponiamo adeguate misure di prevenzione e mirate soluzioni di copertura assicurative che permettano un’ottimizzazione dei premi. Le stesse sono basate su concetti a forte valore aggiunto che considerino le peculiarità del settore di attività dell’azienda e la sua forza finanziaria; non da ultimo valutiamo le compagnie d’assicurazioni coinvolte e che sono chiamate ad offrire i termini di copertura deii rischi. Quest’approccio sistematico e innovatore, una gestione attiva, come pure gli specifici software per la gestione dei rischi, permettono alla nostra clientela di avere costantemente una gestione e una visione dei rischi attualizzata. Grazie alla nostra reportistica la dirigenza è sgravata di responsabilità essendo messa nella condizione di prendere delle decisioni basate su fatti oggettivi». Nello specifico, quali sono i principali settori di intervento? «Da una parte la clientela si aspetta una diminuzione dei costi e una diminuzione
dell’esposizione ai rischi. In effetti, non bisogna dimenticare che, i premi sono d’abitudine solo una piccola parte dei costi legati ai rischi ed è quindi indispensabile un approccio a 360°. Nel settore Trading e Trasporti, per esempio, vantiamo un’esperienza di portata internazionale con soluzioni integrate per il trasporto merci (assicurazione marittima, RC noleggiatori navi, protezione del credito, rischi politici) mentre per chi ha più siti nel mondo allestiamo dei “consolidati” che permettono una visione globale dei rischi , delle coperture e dei premi. Parimenti abbiamo soluzioni appositamente sviluppate per associazioni, così come per alberghi che tengono conto delle tematiche sensibili dei danni della natura o della sicurezza e delle relative interruzioni d’esercizio. La bontà del prodotto ci ha permesso di diventare, dal gennaio 2012, Preferred Partner di Hotelleriesuisse». IBC vanta una specifica competenza anche nel campo della salute… «I costi legati al personale e all’assenteismo sono voci importanti per ogni azienda. Ha quindi ottenuto facilmente molto successo il nostro SGS Soluzione Globale Salute. Il coinvolgimento di partner specializzati nei settori della medicina del lavoro e della gestione delle assenze, con una soluzione informatica all’avanguardia grazie all’acquisizione di MPI – società d’informatica specializzata nello sviluppo di software in questi contesti – ci permette di offrire prestazioni di servizio specifiche ed esclusive facilitando il lavoro ai responsabili delle risorse umane».
In estrema sintesi che cosa significa essere oggi broker assicurativi? «Innanzitutto bisognerebbe chiedersi se la definizione “broker assicurativo”, che tradotto in italiano è “intermediario assicurativo”, sia ancora appropriata e non sia limitativa nel nostro contesto. In effetti, l’intermediazione di assicurazioni è solo una parte della nostra attività che comprende, come precedentemente enunciato, l’analisi e la gestione dei rischi, la capacità di produrre soluzioni per la riduzione degli stessi, l’assistenza in caso di sinistro, la messa a disposizione di strumenti informatici d’avanguardia ecc.. In ogni caso, un broker deve sapersi mettere sempre in discussione, non accettare incondizionatamente quanto proposto dalle compagnie, investire in un aggiornamento continuo e, naturalmente, conoscere approfonditamente prodotti e mercati atti a garantire adeguate coperture. Questo approccio ci permette di essere ideatori e architetti di soluzioni d’avanguardia e di sensibilizzare la clientela anche di fronte ai nuovi rischi, come per esempio quelli legati alla nuova criminalità informatica. Non da ultimo, il broker non deve dimenticare la sua “missione” che ha concordato con la sua mandante e che la sua gestione non deve essere reattiva, ma bensì proattiva».
IBC INSURANCE BROKING AND CONSULTING LUGANO SA Via Balestra 22B 6901 Lugano - Switzerland Tel. +41 91 911 55 55 http://www.ibc-broker.com/
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AZIENDE / IMPLENIA SVIZZERA SA
Costanza, tenacia e impegno quotidiano
RAFFAELE BALMELLI, DIRETTORE DELLA SEDE DI LUGANO, SOTTOLINEA IL SUCCESSO DI UN’AZIENDA LEADER NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI.
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ossiamo tracciare un bilancio della vostra attività in Ticino? «Vorrei subito precisare che negli ultimi 10 anni Implenia ha visto continuamente crescere il proprio giro d’affari raggiungendo la ragguardevole cifra di 80 milioni di CHF. Questo ci porta a sottolineare che nel confronto con le altre sedi svizzere della società abbiamo sempre ottenuto risultati tra i più performanti». A cosa attribuisce questo successo? «Direi che occorre tener conto di due ele-
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menti: uno esterno, determinato dal fatto che in Ticino esistono ancora condizioni e una richiesta del mercato favorevoli allo sviluppo dell’attività edilizia. L’altro, dettato dalla nostra organizzazione e da una certa tenacia nei confronti del lavoro che ci ha portato a raccogliere e vincere sfide importanti». In che modo avete deciso di festeggiare questi primi 10 anni di attività? «A livello di gruppo è stato stabilito di consegnare ad ogni collaboratore dei semi di margherita, che ben simboleggiano la nostra filosofia aziendale. Quando le piante saranno cresciute ci
ritroveremo tutti in un grande momento di festa e convivialità. I collaboratori scatteranno delle foto con le loro margherite coltivate e per ogni selfie riceveremo 20CHF. Inoltre, se tutti i collaboratori della nostra sede aderiscono al progetto, riceveremo 1’000CHF supplementari. La somma raccolta sarà versata per un’opera benefica». Seminare per raccogliere i frutti con costanza e dedizione al lavoro… «Implenia è l’erede di 150 anni di tradizione nella costruzione, settore nel quale il gruppo è leader in Svizzera con una forte presenza in Europa, principalmente in Norvegia nel settore delle infrastrutture ma anche in Svezia, Germania e Austria. Complessivamente Implenia conta 8.500 dipendenti. In Ticino il gruppo è presente a Bioggio con Implenia Construction (impresa di costruzione, strade e sottostrutture) e a Lugano-Breganzona con Implenia Buildings (impresa generale) e Implenia Modernisation & Development (sviluppo di progetto). I principali ambiti di intervento riguardano lo sviluppo di progetti, dall’acquisizione del terreno o dell’immobile esistente da rinnovare/trasformare fino alla realizzazione e alla vendita. I nostri interlocutori privilegiati sono banche o altre istituzioni pubbliche, ma non mancano singoli privati». Quali sono gli ultimi grandi progetti in cui siete stati impegnati? «In Ticino abbiamo realizzato dei progetti sicuramente molto importanti. Come Impresa Generale abbiamo portato a termine a Lugano, in soli 18 mesi, il Centro di Supercalcolo del Politecnico Federale. Un altro progetto riguarda la ristrutturazione dell’Hotel a cinque stelle Giardino di Ascona, anche in questo caso rispettando tempistiche estremamente contenute. In questo momento siamo impegnati nella costruzione a Tenero e a Chiasso di due residenze per anziani, con spazi abitativi e servizi di cura».
AZIENDE / IMPLENIA SVIZZERA SA
sono davvero troppi per qualunque imprenditore!».
Dal suo osservatorio privilegiato come giudica l’andamento del mercato edilizio ticinese? «Sicuramente negli ultimi anni abbiamo costruito molto e sarà difficile mantenere anche per il futuro questi ritmi. Tuttavia mi sembra prematuro parlare di un rallentamento o di addirittura di un calo dell’attività edilizia. Certo, la situazione economica non è delle più favorevoli e anche le banche hanno operato dei restringimenti nella concessione dei mutui che non aiutano lo sviluppo dell’attività edilizia».
Lei è da qualche mese responsabile per Implenia anche delle regioni di Lucerna e Berna. È possibile una valutazione delle situazioni che ha incontrato nella Svizzera interna? «Diciamo che siamo ancora in una fase di assestamento. Se è vero che le metodologie e i processi di costruzione sono più o meno i medesimi, è però vero che nella Svizzera interna si portano a termine le costruzioni in tempi più brevi. Ciò che ritarda gravemente l’attività in Ticino sono i tempi lunghi della burocrazia: cinque anni per la concessione di una licenza edilizia
Anche quest’anno avete partecipato a Stralugano 2016. Semplice sponsorizzazione o adesione a una filosofia di vita? «Per Implenia correre è una scelta che va ben al di là della partecipazione ad una manifestazione sportiva e che coinvolge invece il nostro modo di rapportarci al lavoro, nei confronti del quale occorre mettere in campo doti come la costanza, il carattere, la tenacia nell’affrontare e superare ogni genere di difficoltà. Proprio per questo la nostra società investe da anni in manifestazioni sportive, tra le quali la maratona di Ginevra. Come Implenia Lugano, crediamo che anche la nostra città e la sua “StraLugano”, così come il Ticino in generale, meritino altrettanta attenzione e supporto».
Costruire per il futuro.
Implenia ragiona e costruisce per la vita. Con piacere.
www.implenia.com
AZIENDE / VOIPTEL INTERNATIONAL SA
E venne l’ora del VoIP
DOPO 150 ANNI DI SERVIZIO DELLA TELEFONIA ANALOGICA, TUTTE LE UTENZE DOVRANNO MODIFICARSI IN TELEFONIA VOIP. CE NE PARLA DIEGO FRANCHETTI, TITOLARE DI VOIPTEL INTERNATIONAL SA
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wisscom ha dichiarato che dal 31.12.2017 tutti i collegamenti tradizionali analogici e ISDN saranno soppressi, in favore di comunicazioni All IP. Questo cambiamento toccherà tutta la Svizzera, dalle utenze private a quelle aziendali, risultando obbligatorio per chi vorrà mantenere il proprio numero di telefono fisso. Le motivazioni di questo adeguamento nascono da un trend di mercato che vede in continua crescita l'utilizzo di internet, siamo ormai nella cosìdetta ''Era Digitale'', dove ciò che non è ''online'' resta limitato rispetto alle potenzialità dei servizi IP. Oggi effettivamente possiamo navigare in internet, leggere i giornali sul web, prenotare vacanze, pagare bollette, ecc tutto grazie ad una connessione digitale. Precedentemente è toccato alla TV, ora tocca alla telefonia. Ecco perchè dall'anno prossimo ogni collegamento telefonico dovrà essere trasformato in un collegamento VoIP (Voice over IP), il cambiamento in questione porta
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maggiori benefici in termini di costi, di qualità e di servizi usufruibili dall'utente finale. La Svizzera si ritrova tra i Paesi, a livello mondiale, con maggior copertura in termini di banda larga proprio per permettere a tutti questo passaggio, senza ostacoli od impedimenti di servizio. VoipTel International SA, nasce come provider telefonico in Ticino nel 2008 e da allora offre ai propri clienti servizi VoIP di altissima qualità, contornandoli di potenzialità aggiuntive. Dalla costituzione della società, i servizi offerti si sono espansi permettendo a VoipTel di potersi definire come un partner ideale per ogni tipo di azienda, spaziando dai servizi telefonici, core business aziendale, alla linea internet VDSL e fibra ottica, fino ai servizi Cloud. Inoltre grazie alla controllata VoipTel Service Sagl, si aprono orizzonti anche sul mondo IT in chiave di assistenza informatica, vendita pura e semplice di hardware, networking e sistemi di videosorveglianza. In conclusione ad oggi VoipTel rappresenta il partner ideale per
chi desidera un solo interlocutore con cui interfacciarsi per qualsiasi necessità, dal semplice PC a interi progetti IT e telefonici. I bisogni delle realtà svizzere sono in continua crescita, come ad esempio la necessità di avere numerazioni internazionali, un'assistenza post vendita attenta e veloce, un servizio fax che possa essere gestito via mail e magari su numerazioni internazionali; tutte questi punti trovano una risposta in VoipTel International SA. Per essere sempre aggiornati alle ultime tecnologie bisogna avere un team tecnico dedicato e spesso crearselo internamente ha dei costi ingenti sulle imprese, svolgere le mansioni di backup dei dati aziendali, la virtualizzazione di macchine server, il monitoraggio proattivo e reattivo dei sistemi, il sistema di posta elettronica o un semplice spazio di storage, sono tutti attuali bisogni per una relatà al passo coi tempi e che segue i trend di mercato. Anche in questi ultimi casi VoipTel può venirvi incontro su ogni richiesta proponendo soluzioni già studiate o stilando proposte ''ad hoc''. L'assistenza informatica e il mondo IT, come già menzionato, sono il punto focale della VoipTel Service e proprio per questo, se cercate un partner in grado di servirvi sotto tutti questi aspetti, a 360 gradi, disponibile, attento e con servizi di alta qualità la risposta è semplice: contatatte lo 091 911 66 03 e beneficiate delle consulenze di personale qualificato come quello del gruppo VoipTel. 01 Diego Franchetti Titolare di VoipTel International SA
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AZIENDE / IL PROFUMO DI LUGANO
Essenze che raccontano la città IL PROFUMO DI LUGANO È AMORE, AMORE PER UNA SPLENDIDA CITTÀ E PER LE PERSONE CHE LA AMANO: UN PROGETTO DATO DALL’IMPRENDITORE SALVATORE MACRI CHE, PER FESTEGGIARE I SUOI TRENT’ANNI DI CARRIERA, HA VOLUTO OMAGGIARE LUGANO CON QUALCOSA DI ESCLUSIVO. ECCO COSA CI HA RACCONTATO DI QUESTA SUA IDEA.
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l profumo di Lugano: come è nato questo progetto? «Questo progetto è nato in una giornata estiva, in Piazza della Riforma, con l’idea di rendere omaggio alla città, un luogo stupendo e ricco di poesia». Quali sono le caratteristiche di queste essenze? «Le caratteristiche delle essenze sono assolutamente pregiate: un prodotto artigianale, con materie prime di origine naturale, prodotte da artigiani essenzieri che hanno avuto la capacità di creare qualcosa di unico, inimitabile e perfetto per inebriare chi lo indossa». Due profumi per due anime di una città: Paradiso e Bre. Che cosa rappresentano? «Raccontano due luoghi a me cari: il lago e la montagna. Paradiso, chiaramente dolce, ricorda le sponde del lago su cui sorge, un rimando a storie di persone che vivevano di pesca e curavano i gelsi, narra un luogo dai colori e sapori vivaci. Bre invece è un profumo fresco, legato all’altezza del monte, al suo panorama unico,
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ai sentirti fruibili in ogni stagione e che creano sensazioni di benessere e rendono questo luogo prestigioso». Come è stata accolta l’idea di questo profumo da parte dei luganesi? «Devo dire che ho avuto grandi prove d’affetto e di approvazione: piace molto l’idea, piacciono le fragranze e l’omaggio alla città è ovviamente una cosa che i luganesi condividono. Viviamo in un luogo magico». Il profumo è stato inserito anche in contesti molto importanti legati alla città: sfilate, eventi, iniziative; un profumo che si avvicina a vari mondi? «Assolutamente sì: recentemente sono stato invitato alla finale di Top Model Ticino, presso palazzo Mantegazza; le essenze avvicinano, si aprono a nuovi mondi e sono anche un mezzo per raccontare una città viva, ricca di bellezza e di stile». Dov’è possibile trovare i due profumi? «In città ci sono numerose boutique e spa dove si può trovarlo, annusare, cu-
riosare, sperimentare: il profumo vuole anche essere un mezzo per far conoscere luoghi, attività e professionalità di un posto che ha molto da offrire». Altre idee per “Il profumo di Lugano”? «Le idee sono molte, anche grazie al supporto di persone che hanno iniziato a collaborare con me qui a Lugano: belle sorprese che a breve saranno svelate». Un imprenditore che si innamora della propria città adottiva, che festeggia una carriera con un profumo: voglia di lasciare il segno? «Quest’anno festeggio i trent’anni da imprenditore: una vita fatta di sacrifici, successi e passione. Vivere e lavorare in questa città è uno dei più bei regali che la vita mi ha fatto; omaggiarla con questi profumi credo sia il modo migliore per festeggiare questo traguardo».
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"Che bel bambino! Che begli occhi verdi…!” "Signora, ma che bel visino la sua bambina!"
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L’age management del “capitale viso”
01 Trattamento The Skin Care Clinic of Switzerland 02 Ambiente interno The Skin Care Clinic of Switzerland Photo: Max de Martino 03 Marco Guidetti Hoffman Photo: Steven Trumon Gray
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CONSIGLI ECCELLENTI SU COME MANTENERE E POTENZIARE IL "CAPITALE VISO". A CURA DELLA THE SKINCARE CLINIC OF SWITZERLAND
nizia dalla culla: le relazioni sociali sono influenzate in modo importante dalla bellezza del volto (come confermato chiaramente dallo studio del 2013 Searching for a job is a beauty contest). L'aspetto del viso, rilassato e curato nel giusto modo è attraente e comunica sensualità e successo. Un viso stanco, con pelle opaca, pori molto vistosi è invece un pessimo biglietto di visita. Come le api, siamo attratti dai fiori più colorati e profumati; questo può non piacere “filosoficamente", ma siamo e restiamo esseri biologici e, così come il nostro organismo ha bisogno di cibo per sopravvivere, istintivamente siamo attratti verso chi è bello. Per questo di fronte allo specchio tutti si scrutano e desiderano un viso attraente: per mantenere e compiacere la persona che amiamo, per mantenere un lavoro importante di fronte al pubblico, per qualche voto in più in politica… per sentirci a nostro agio con noi stessi e tra gli altri. Alcuni dei nostri clienti sono noti attori di Hollywood e note supermodels: anche loro, seppur “perfetti” hanno spesso il desiderio di migliorarsi. È interessante notare che spesso persone considerate molto belle hanno in realtà visi normali, che hanno però imparato a curare, valorizzandone le parti più attraenti (due tra tutte: Fanny Ardant e Tilda Swinton). Il nostro viso cambia inevitabilmente con il passare degli anni; è un dato di fatto, ma molto si può per mantenere attraente il viso, a tutte le età. STRATEGIA “AGE MANAGEMENT” 1: RIPOSO! Il riposo è la cura di bellezza più importante. Questo perché durante il sonno profondo, indisturbato ed ininterrotto, grazie alla produzione di ormoni come melatonina ed hGH si innescano rigenerazione e ringiovanimento. Luci blu (spie dei caricatori, eccetera) e fattori di disturbo come la mancanza di buio assoluto danneggiano notevolmente la rigenera-
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mento del corpo. Un corpo che si muove male comunica “vecchiaia e decadimento". Gyrotonic aiuta l’allungamento e la formazione di un addome “stretto”, contrastando quindi anche l’antiestetica perdita della punto vita, tipica della senilità.
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zione. Importantissimo quindi il "bagno della sera”, rituale spesso dimenticato ma fondamentale per passare qualche minuto in "decompressione". Meglio se nell'acqua vengono miscelate quantità abbondanti di sale marino grigio o sale rosa dell’Himalaya; nel bagno si ascolta musica rilassante, si leggono libri sereni (filosofia, poesia, spiritualità). Il rituale di bagno aiuta a dormire bene, questo porta ad avere un aspetto ed un’attitude piacevole il giorno successivo. La persona col viso più bello, se non riposata, risulta sgradevole…
STRATEGIA 2: GINNASTICA PER LA POSTURA La postura influenza la tensione dei muscoli del collo, e le catene muscolari del collo proseguono sul viso; contratture muscolari causate da una postura errata si riflettono in accorciamenti dei muscoli ai lati della bocca e dell'ovale. Come mantenere e correggere flessibilità e postura corretta? Con almeno due sedute a settimana di Gyrotonic, la migliore ginnastica per la postura. Un corpo fluido non solo decomprime il collo, ma rende sensuale il movi-
STRATEGIA 3: SCHERMI SOLARI 365 GIORNI L'ANNO "Schermi" solari: non comuni “filtri”. Non tutte le protezioni solari sono simili, e due protezioni “SPF 30” possono agire in modi completamente diversi (vedi: www.cirrh. org nella sezione: “cura della pelle”). Perché lo schermo solare è importante? Perché oltre all'effetto preventivo sul futuro invecchiamento precoce (photo-aging) l'uso di uno "schermo solare" innesca la riparazione ed il ringiovanimento della pelle (cosi come un bendaggio contenitivo aiuta una caviglia slogata). Non crediamo che lo schermo solare sia un prodotto che – tipicamente – le persone possono acquistare da sole, senza una guida: basandosi sulla sola lettura delle informazioni commerciali un non-esperto può facilmente fare l’errore di acquistare filtri di capacità inferiore. Noi tendiamo a far usare schermi con 24% di ossido di zinco e 24% di biossido di titanio; sono prodotti invisibili all’occhio, ma agiscono da veri e propri schermi e non solo da “filtri”. Nella nostra esperienza gli schermi portano al miglioramento più importante della cute, soprattutto in presenza di antiestetiche “macchie”. Per l’acquisto di un prodotto di schermo solare è valido il consiglio di chiedere l’opinione di uno specialista che comprenda appieno la fisica e biochimica che sta alla base dell'effetto protettivo di alcune sostanze presenti nei prodotti “solari" (la scienza è chiamata “foto-biologia”). STRATEGIA 4: AUMENTARE LA SIMMETRIA DEL VISO Siamo tutti attratti da fattezze simmetriche. Spesso cosa rende più attraente un volto non è tanto la bellezza classica dei lineamenti ma la sua simmetria (Marilyn Monroe, Kate Moss, Gwyneth Paltrow, Brad Pitt, David Gandy…).
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Per questo motivo alla The SkinCare Clinic Of Switzerland usiamo una tecnologia, ampiamente usata ad Hollywood (anche direttamente sui set) che permette di rendere più simmetrico il viso. Il trattamento, brevettato dal ricercatore americano James Suzuki nel 1974 è molto efficace nel simmetrizzare e scolpire i muscoli del viso, in modo oltretutto profondamente rilassante, come un massaggio del viso e delle spalle. (James Suzuki lo inventò per il trattamento dell’Emiparesi di Bell). L’apparecchio “Suzuki” ha una tecnologia subsensoriale molto sofisticata che mima le onde cerebrali ed è molto sicuro, in quanto in uso da oltre 40 anni. STRATEGIA 5: TRATTAMENTI "ANTISTANCHEZZA" CHE DISTENDONO IL VISO E RINFRESCANO IL COLORITO Una delle caratteristiche dell'aging è il progressivo aumentare del colore poco sano del viso. Esistono trattamenti dermocosmetici speciali che danno immediatamente un aspetto più riposato e giovanile. Il migliore è un trattamento americano con vitamine e laser freddo chiamato"Dermorevision®)". 02 Il trattamento Dermorevision® è profondamente rilassante ed in 90 minuti toglie stanchezza, apre lo sguardo e riduce immediatamente le occhiaie scure. Viene offerto nella nostra sede a Manhattan, e a Lugano. STRATEGIA 6: LA PELURIA DEL VISO Sopracciglia troppo sottili, dopo i 40 anni, invecchiano molto il viso di una donna. Purtroppo molte signore perdono naturalmente la peluria delle sopracciglia, e quando queste sono state oltretutto depilate per anni il risultato finale non è affatto attraente. Per correre ai ripari oggi le sopracciglia possono essere trapiantate, una per una, come per i capelli, da medici specialisti. Un arco folto e scolpito alla Brooke Shields ringiovanisce di molti anni e rende molto sexy lo sguardo. Con l'avvento dell'andropausa per i signori avviene l'opposto: le sopracciglia divengono troppo folte e invecchiano. Make-up artists possono sistemarle, una volta al mese, rendendo notevolmente più fresco l'aspetto.
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Pochi sanno che spesso la causa che spinge una persona ad un lifting del viso non è la vanità: ma é l'accettazione sociale. Oggi abbiamo a disposizione molte tecnologie e trattamenti sicuri ed efficaci sia per l’antiaging sia per l'age management. Perché l'attraènza “naturale” del viso è spesso risultato di cure costanti. Come per il corpo, che richiede dieta ed esercizio per restare piacevole ed attraente, anche il viso richiede disciplina per mantenersi bello. Marco Guidetti-Hoffman, L.E., vive e lavora tra Manhattan e Lugano. GuidettiHoffman ha fondato oltre 20 anni fa la
“The SkinCare Clinic of Switzerland”, un centro d'eccellenza per la ricerca e le cure cosmetiche di bellezza non invasiva. La stampa americana ha incluso la “The SkinCare Clinic of Switzerland” nelle TOP 10 medical SPA al mondo. Per maggiori informazioni e video informativi: WWW.SKINCARECLINIC.CH
04 Ambiente interno The Skin Care Clinic of Switzerland Photo: Max de Martino
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BENESSERE / FEDERICO MORO
IN OCCASIONE DI UN’EVENTO ORGANIZZATO DALL’ASSOCIAZIONE CLUBIN TICINO, INCONTRIAMO FEDERICO MORO: IMPRENDITORE, START-UP COACH E COUNSELOR, SOTTOLINEA QUANTO IN UN’ATTIVITÀ DI COACHING SIA IMPORTANTE DEFINIRE CON PRECISIONE GLI OBIETTIVI CHE SI VOGLIONO RAGGIUNGERE.
DI PAOLA CHIERICATI
Aiutare a valorizzare
I PROPRI TALENTI
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ual è secondo lei una corretta definizione dell’attività di coaching? «In questo campo c’è una grande confusione e ognuno si sente autorizzato a dare una propria definizione. Direi che il coach affianca il cliente nel raggiungere i propri obiettivi individuali, definendo le aree su cui lavorare e facendo ricorso a varie tecniche disponibili. Il punto fondamentale riguarda l’individuazione di obiettivi in linea con i propri talenti. Le tecniche utilizzate servono soltanto a far emergere talenti che sono già insiti nella persona. A questo proposito mi piace fare sempre l’esempio del fiore: per ottenere una splendida fioritura è necessario che il seme sia collocato nel terreno giusto da cui trarre tutti gli elementi necessari per il suo sviluppo».
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Lei è sia coach che counselor. Quale è la differenza? «L’individuazione dell’area su cui si vuol lavorare e gli obiettivi che il cliente vorrebbe ottenere è comune ai due approcci. Il coach affianca il cliente per fargli trovare la giusta motivazione e forza per superare gli ostacoli che si frappongono tra lui e l’obiettivo. Il counselor lavora con il cliente anche sugli ostacoli, per comprendere la vera natura che spesso è di natura interiore e ridurre o annullare il loro effetto, con risultati spesso sorprendenti e meno faticosi. Immaginando una corrente d’acqua impetuosa, possiamo sia allenarci per nuotare in quel fiume, oppure allenarci a trovare un fiume più placido».
BENESSERE / FEDERICO MORO
ha importanti riflessi riguardo al mondo del lavoro e viceversa. La realtà contemporanea ci costringe ad un processo di continuo adattamento a situazioni che cambiano con grande rapidità e tutto ciò finisce per mettere in crisi l’uomo, a livello di individuo, di collettività o di azienda organizzata. Personalmente sto vedendo ottimi risultati su manager e liberi professionisti, ma anche con singoli individui in fase di cambiamento familiare o lavorativo».
Quali sono i possibili vantaggi derivanti dal conoscere la metodologia di riferimento del proprio coach? Può essere un criterio di scelta del coach? «Le varie tecniche a disposizione costituiscono soltanto una sorta di cassetta degli attrezzi a disposizione del coach. Ma la metodologia di intervento adottata deve essere di tipo adattativo, nel senso che bisogna tenere sempre conto delle specifiche situazioni in cui si è chiamati ad operare. Dunque, al di là della metodologia cui far ricorso, il criterio di scelta di un coach potrebbe essere anche determinato dal consiglio di una persona che già vi abbia fatto ricorso (un vero e proprio passa parola) oppure ancor meglio mediante un’esperienza diretta, tramite incontri o colloqui preliminare». Chi sono oggi i maggiori utilizzatori del coaching (aziende, istituzioni, PMI…)? «Non è facile fare una precisa distinzione tra personal e business, anche perché spesso la crescita evolutiva individuale
Esistono a suo avviso delle situazioni ricorrenti, nel contesto organizzativo aziendale, nelle quali l’utilizzo del coaching può fare la differenza? «La vita di ogni azienda presenta caratteristiche sue proprie che non sarebbe corretto generalizzare. Tuttavia i problemi più ricorrenti che mi è capitato di incontrare riguardano il cambio generazionale e le trasformazioni organizzative interne. La maggiore difficoltà riguarda spesso la definizione di obiettivi aziendali condivisi, condizione indispensabile per motivare il team aziendale a far meglio. Se la mission aziendale diverge troppo dagli obiettivi personali, cresce la distanza e si aprono situazioni di crisi. E in un mercato in continua e rapida evoluzione questo è un parametro che andrebbe monitorato con una certa frequenza». Il cambiamento accompagna da sempre l’essere umano, come fenomeno biologico e come processo di adattamento all’ambiente. Ma come va gestito il cambiamento in un’era nella quale tutto avviene in modo vorticoso e con una velocità mai vissuta dai nostri antenati? «Prendiamo l’esempio del manager che si trova ad operare in un contesto competitivo in continua evoluzione, tra crisi e nuovi mercati emergenti. L’ostacolo maggiore è rappresentato proprio dalla gestione dell’imprevisto e dell’emergenza, quando i modelli di riferimento che fino ad allora avevano funzionato si trovano ad essere superati e occorre in brevissimo tempo approntare nuove soluzioni per
fare fronte al cambiamento. E in questo un buon counselor o coach può fare la differenza». Qual è stato il percorso individuale che l’ha portato ad acquisire specifiche competenze in materia? «Direi che la molla è stata la voglia di affrontare e risolvere alcune problematiche personali. Questo è avvenuto mentre già svolgevo un lavoro di ingegnere e manager nell’ambito della sicurezza informatica, settore in cui opero ancora anche se con modalità diverse. Si è trattato di un percorso lungo e articolato cui hanno concorso anche la pratica di arti marziali, la meditazione e diversi percorsi di crescita personale che mi hanno portato ad un Master in Counseling della durata di tre anni in una scuola di Roma». Per concludere: qual è a suo avviso il futuro del coaching? «Credo che in un’attività di coaching sarà sempre più importante lavorare tenendo conto della parte spirituale dell’individuo. Obiettivi che, voglio ribadirlo ancora una volta, non possono essere imposti dal coach ma devono nascere da dentro e osservati con una particolare sensibilità nella lettura della realtà: solo una effettiva selezione qualitativa degli obiettivi può creare infatti le migliori basi per il loro effettivo raggiungimento, che in questo caso si ottiene quasi automaticamente. Non solo quindi quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere, ma anche il perché e cosa ci rende felici nel raggiungerli. Il futuro è qui.».
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BENESSERE / ALEXI PANOS E PRESTON SMILES
Nell’amore, nella luce, nel proprio potere, come vivere… veramente! LA PRIMA COSA CHE TI COLPISCE DI ALEXI PANOS E PRESTON SMILES È LA LORO BELLEZZA. UNA BELLEZZA ILLUMINATA DA DENTRO. COME SUCCEDE CON UN PORTA CANDELE FORELLATO, QUANDO LA LUCE SI ACCENDE E QUESTA FILTRA DAL BICCHIERE MANIFESTANDO BELLEZZA TUTTO INTORNO. LO STESSO VALE PER IL DUO DI LIFE COACH, LEADER DELLA COMUNICAZIONE CONSAPEVOLE SUI SOCIAL MEDIA, YOUTUBE, INSTAGRAM E SITI WEB. DI KERI GONZATO “Dobbiamo iniziare a vivere in allineamento con la nostra verità più alta il nostro genio. Quando viviamo da quello spazio, viviamo da uno spazio di amore e piena espressione” Alexi Panos “Questo è il tuo momento. Sentilo tuo. Se cadrai, cadi in avanti, cadi mentre avanzi per il tuo sogno. La destinazione cambierà sempre, ma la persona che diventi mentre avanzi nella loro direzione è senza prezzo. Gioca duro o torna a casa. Io sono tu sei la voce dell’amore” Preston Smiles
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ivono a Venice Beach, in California, ma girano il mondo guidando workshop esperienziali e conferenze. Sono super cool e allo stesso tempo semplici e umani. Quest’anno, hanno pubblicato un libro ciascuno. In modo del tutto nuovo offrono un’immagine fresca e invitante del mondo della crescita interiore. Danno spunti pratici per integrare nella quotidianità pratiche benefiche come la meditazione e fanno parte di una nuova linea di leader della trasformazione. Una
tendenza forte che risponde alla sete di profondità di oggi, con esponenti come Anthony Robbins, Gabrielle Bernstein, Jason Silva, Marie Forleo e Max Piccinini. Uomini e donne che mettono a frutto le proprie prese di coscienza personali condividendole con il mondo intero. Al di là dei dogmi e delle filosofie univoche, si tratta di approcci molto liberi, organici ed aperti. Presi assieme, Preston e Alexi sono un’incontro di anime e potenza umana. Quest’anno hanno celebrato con il ma-
BENESSERE / ALEXI PANOS E PRESTON SMILES
trimonio quella che loro amano chiamare “partner in shine”, ovvero partner nel brillare. Lavorano sia singolarmente che come duo per sostenere le persone nel cammino verso una vita più piena e realizzata. Come ogni mezzo neutrale, a seconda dell’uso che il singolo ne fa, internet può essere utilizzato in modo positivo così come per dei fini meno nobili. Nel caso di Alexi e Preston, guide spirituali super-moderne e cyber, internet diventa un diffusore di luce cosmica. Io stessa li ho scoperti proprio online, lo scorso dicembre sono capitata su una video di Preston Smiles che invitava a vivere il nuovo anno con totalità… Sono rimasta folgorata dalla sua passione, la sua luce e soprattutto dal contenuto del suo speech e in poco tempo ho deciso di iscrivermi ad un percorso di crescita guidato virtualmente dal duo di coach. Solitamente scettica rispetto ai percorsi virtuali, questa volta non ho saputo resistere. The Bridge Method mi ha portata in un viaggio di molte settimane in cui, ogni giorno, attraverso esercizi chiari e pratici, ho potuto scavare nella mia vita, portare luce negli angoli oscuri, fare pulizia e lucidare le mie forze ed il mio potenziale vedendoli splendere come gemme preziose. Dal quel percorso, virtuale, per me sono arrivate molto soddisfazioni reali. Da qui è nata la curiosità di conoscere meglio Alexi e Preston, due persone che hanno scelto di dedicare la propria vita al sostegno delle persone nel crescere e nel vivere con passione… Ecco a voi il frutto della nostra chiacchierata cosmica:
anni. Dopo vari controlli, durati più giorni, tornai dal medico e lui mi fece due domande: come sono messi i tuoi livelli di stress? Come mangi? La mia risposta a questo cambiò tutto. Allora mangiavo fast food, pollo, bistecche, hot dog, coca cola e via dicendo. La sua risposta mi mise al tappeto: “giovane uomo, quello non è cibo, per quanto stai vivendo così?” La mia risposta fu da tutta la vita. Mi diede delle pillole per regolare il battito cardiaco aggiungendo che, come medico avrebbe dovuto dirmi che dovevo prenderle per il resto della mia vita. Ma aggiunse, se fossi in te piuttosto darei un occhio a come mangi e a quanto ti stressi. Andai a casa e, dopo un giorno di tristezza, decisi che pur non sapendo ancora come la mia vita sarebbe cambiata in modo radicale».
Photo credits: Ben Sasso
Alexi: «Quelli più tosti! Il momento più decisivo è stato quando, a 20 anni, ho subito una violenza sessuale. Mi fece mettere TUTTO in dubbio. Chi ero. Cosa stavo facendo nel mondo. Dove il mio cammino mi stava portando. In che modo avrei dato un significato a quello che mi era capitato? Quel singolo momento ha cambiato il corso della mia vita e aperto il mio cammino e il mio ruolo nella vita».
Quali sono gli eventi più significativi che ti hanno portato a chi sei oggi? Preston: «Un momento catalizzatore è stato quando a 25 anni, ho completato il mio master e mi sono trasferito a Los Angeles per continuare la mia carriere come attore. Iniziai a sperimentare strane palpitazioni cardiache. Dopo una settimana decisi di andare dal medico. Lei mi controllò il cuore e mi disse che avrei dovuto vedere un cardiologo al più presto. Il giorno dopo, perso e spaventato, ero seduto nello studio di un cardiologo di 80 TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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Alexi: «Percepisco i moti di oggi come una chiamata ad un massiccio risveglio per una nuova terra. È tempo per tutti di risvegliarsi e fare i cambiamenti necessari per un mondo che funzioni per il nostro futuro». Come definisci la tua azione ispetto ai social media? Preston: «Mi vedo come un “graffiti artist” in nome dell’amore che dipinge l’inter-web con video, articoli e fotografie che ricordano alle persone la loro innata potenza e potere».
In cosa credi? Quale “mantra” da senso alla tua vita? Preston: «Credo nel potere dell’amore. Il mio mantra è “L’amore troverà un modo, tutto il resto troverà una scusa”». Alexi: «Credo nelle possibilità. Tutto è possibile con la consapevolezza e la scelta. La mia passione è la crescita, la contribuzione e la creatività. Il mio mantra è “Creare roba con un reale impatto”». Come definisci il tuo ruolo? Preston: «Sono un Personal Freedom Coach, sostengo le persone nel capire ed accogliere le proprie paure così che possano vivere la vita dei propri sogni». Alexi: «Non credo si possa definire ciò che faccio. Parlo al genio che c’è in ognuno. Vedo la loro completezza, l’amore, i doni, e parlo a questa parte finché ne diventano consapevoli e creano cambiamenti immensi nella propria vita. Alcuni direbbero che sono un’artista, altri che sono una leader della trasformazione. Io direi semplicemente che sono presente e ci sono quando c’è bisogno di me».
Photo credits: Ben Sasso
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In che modo osservi il mondo di oggi e l’umanità? Preston: «Il mondo è perfetto. Anche l’umanità è perfetta, semplicemente è fuorviata. L’essenza che si trova in tutti noi è PERFETTA, INTERA e COMPLETA. Ma, la più parte delle persone si è lasciata convincere che sono rotti e che si ripareranno attraverso l’iphone nuovo, il makeup, la birra, la macchina, la casa, ecc. In altre parole, che la loro vita si sistemerà realizzando qualcosa di esterno».
Alexi: «Vedo la rete come un dono che offre accesso istantaneo a tutti gli angoli del mondo con contenuti democratici. Ora, invece di grandi imperi mediatici che definiscono cosa la gente debba guardare, gli individui possono scegliere da sé e si stanno decisamente muovendo verso le più grandi domande esistenziali». Come ti vedi tra 10 anni? Preston: «Fluttuando». Alexi: «Non mi vedo, faccio del mio meglio per stare nel momento presente creando e condividendo in modo autentico la mia anima».
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LO STUDIO LUGANESE DI RADIOLOGIA DEL DOTT. MARIO GARGIULO APPLICA AVANZATISSIME TECNICHE DIGITALI DEL DISTRETTO ODONTOSTOMATOLOGICO E MAXILLOFACCIALE CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA RADIOLOGIA VOLUMETRICA DI ULTIMA GENERAZIONE.
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uove tecniche radiologiche e “macchina delle meraviglie”, ci spieghi Dott.Gargiulo in cosa consiste questa innovazione? «Dobbiamo partire dal fatto che nei primi anni del 1900 l’avvento delle apparecchiature radiografiche provocò un profondo interesse nella comunità medica e la radiografia divenne un importante strumento di ricerca. Per oltre 70 anni i medici e, in particolare gli specialisti del distretto ODONTOSTOMATOLOGICO E MAXILLOFACCIALE,
di nostro piu’ specifico interesse, hanno condotto clinica e ricerca analizzando principalmente i pazienti tramite indagini bidimensionali come ortopantomografia e proiezioni radiografiche. Essi, per tanto, hanno dovuto adeguare il loro lavoro ai vincoli tecnici, restringendo, di fatto, la loro visione nei limiti della bidimensionalità. A partire dall’inizio del nuovo secolo, invece, le potenzialità offerte dalle ultime generazioni di apparecchiature radiologiche potenziate con l’ausilio dell’elettronica e dell’informatica hanno dischiuso orizzonti ben piu’ ampi come la radiologia volumetrica».
MEDICINA/ MARIO GARGIULO
In che cosa consiste la radiologia volumetrica? «Le prime TAC (Tomografie Assiali Computerizzate) risalgono alla metà degli anni ’70. Da allora molti progressi sono stati compiuti in termini di qualità delle immagini, facilità e velocità d’esecuzione. In anni recenti è stata introdotta una diversa metodologia d’acquisizione volumetrica chiamata TCCB/CBCT (Cone Beam o fascio conico). Questa tecnologia ha permesso di costruire delle apparecchiature dedicate a certe parti del corpo, con costi contenuti, estrema facilità d’utilizzo, ottima qualità delle immagini e soprattutto bassissima dose di radiazioni, tali da poterle usare di routine in tutta sicurezza anche nei bambini. L’acquisizione volumetrica, infatti, è effettuata mediante una rotazione di 360° della macchina intorno alla parte da analizzare, dura pochi secondi e comporta una sensibile riduzione
della emissione di radiazioni, di gran lunga inferiori a quelle necessarie per una normale TAC». Quali vantaggi diagnostici ne derivano? «L’acquisizione volumetrica, rispetto ad una acquisizione radiologica tradizionale, piana, permette di avere una infinita quantita’ di informazioni in piu’ in virtu’ del fatto che viene ottenuto il volume virtuale della parte anatomica da esaminare cosi’ l’odontoiatra, ortodontista, l’otorinolaringoiatra, il chirurgo orale, il chirurgo maxillo-facciale e ogni altro specialista che lavora in ambito cranio facciale, ha la possibilità di poter interagire in modo virtuale con le parti anatomiche interessate per poter trarre tutte le informazioni necessarie per la diagnosi e la pianificazione del trattamento. In tal modo è dunque possibile pianificare al meglio il successivo intervento, riducendo i disagi, i costi ed offrendo maggiori garanzie per il paziente.». A quali parti anatomiche si adatta l’utilizzo di questa tecnologia? «Oltre che l’apparato dentale possono essere ottimamente esaminati il complesso pneumico paranasale, le articolazioni temporo-mandibolari e l’interno dell’orecchio, nonché l’apparato scheletrico periferico e dunque mani, piedi, ginocchio.
Quali altri vantaggi puo’ produrre questo sistema di lavoro? «Fin qui’ abbiamo descritto quelli che arrivano, in maniera diretta, al paziente ed al medico ma questa tecnologia apre orizzonti ben piu’ ampi di diagnosi e di ricerca poiche’ essa permette lo sviluppo di un sistema integrato di acquisizione e di produzione delle immagini fino alla stampa in 3D. Ecco perche’ io parlerei piu’ che di una macchina di un sistema delle meraviglie ed in questo consiste la nostra vera innovazione tecnologica. Nel mio studio sussistono tecnologie informatiche che consentono di passare dall’analisi di indagini radiologiche, essenzialmente acqisite con apparecchiatura Cone Beam NEWTOM 5G XL, prima sul territorio Svizzero, alla simulazione di un intervento chirurgico con la possibilita’ di stampare immagini statiche su pellicola o su supporto cartaceo, con uso di colori costituiti da pigmenti vegetali a base di glicerina, senza solventi o sostanze chimiche, nel pieno rispetto dell’ambiente. Inoltre la stampa in 3D consente la produzione di fedeli repliche anatomiche, di guide chirurgiche, o di controstampi per la personalizzazione di elementi protesici o di materiali per la rigenerazione ossea. L’attuale tecnologia ci consente la realizzazione di modelli tridimensionali, con differenti resine, che restituiscono una perfetta ricostruzione della parte anatomica interessata, con un dettaglio fin nei minimi particolari mai raggiunto in precedenza. Per fare solo un esempio abbiamo provato ad analizzare una conchiglia e il modello ricostruito fornisce perfino il caratteristico fruscio dell’aria “la voce del mare”». TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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MEDICINA/ MARIO GARGIULO
passaggio del radiologo dal regno delle ombre ad una diretta rappresentazione della realta’. Posso dire che con il mio studio, in Italia e a Lugano, ho elaborato protocolli dedicati con diversi software che consentono il migliore utilizzo di questa tecnologia e che sono diventati dei modelli di riferimento in Europa».
Tutto ciò comporta tuttavia l’acquisizione di specifiche competenze… «La radiologia volumetrica con tecnologia Cone Beam, decreterà la fine dell’interpretazione soggettiva delle immagini per lasciare spazio alla loro visione oggettiva. In parole povere assisteremo al definitivo
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In futuro correremo il rischio che la tecnologia e le macchine possano sostituire l’approccio clinico ed il medico? «Per carita’! Chiunque si avvicina con competenza alla tecnologia sa’ che essa rimane e rimarra’ sempre un ausilio, magari sempre piu’ raffinato, ad un sapere orientato da una formazione di studio, di ricerca, da un intuito professionale e da una pratica clinica orientata da una deontologia e dalla ricchezza umana della relazione medico-paziente che e’ il vero patrimonio delle scienze mediche»
SEZIONE / TITOLETTO
LA SICUREZZA IN OGNI FORMA.
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Servizi di sicurezza, interventistica su allarme, ronde di vigilanza, piantonamenti di sicurezza.
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Young & Beautiful “Vicini al mondo dei giovani” DI VALENTINO ODORICO Questa nuova sezione di Ticino Welcome, è pensata e indirizzata ad un pubblico giovane, dinamico, in movimento ed attento alla realtà in cui vive. Young & Beautiful si rivolge non solo ai giovani nel senso anagrafico del termine, ma anche a quelle persone attente alle tendenze sia in fatto di stile, sia per quanto riguarda i luoghi da frequentare: un pubblico internazionale, che cerca nel quotidiano proposte che crede di poter trovare solo in una grande realtà metropolitana. Racconteremo temi quali la moda, il lifestyle, i locali, le realtà, gli spazi e le location che propongono prodotti, servizi e idee che si rivolgono a persone dinamiche, che amano viaggiare, che si lasciano stupire dalle contaminazioni esterne. Una narrazione fresca, immediata, nella tipica visione giovanile, dal taglio internazionale, dove le tendenze sono le grandi protagoniste; un progetto unico nel suo genere, che vuole diventare il punto di riferimento per conoscere, scoprire e sperimentare nuove realtà presenti nel nostro territorio.
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I corsetti “Wonderfull” presenti a Lugano
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Un pezzo classico del guardaroba femminile oggi viene presentato in modo rivisitato, in chiave contemporanea e di tendenza. Da un utilizzo dei tessuti con una visione creativa e moderna, prende vita la linea di corsetti,
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abiti e gonne proposti dall’esclusivo brand Wonderfull. Da oggi le creazioni (www.wonderfullonline.com) sono in vendita presso la prestigiosa “Blu Boutique” in Piazza Luini a Lugano.
YOUNG & BEAUTIFUL WONDERFULL
BLU BOUTIQUE Piazza Bernardino Luini 2 Residenza Grand Palace 6900 Lugano T. +41 (0)91 980 36 52
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Il locale per uomini dove viaggi nel tempo
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i respira la stessa aria di novanta anni fa quando è stata aperta la barberia, con la sua anima intatta e dov’è facile sentirsi parte dell’ambiente, inebriati dall’atmosfera, dall’arredamento, dal profumo di sapone e di dopobarba: questo è Matt’s Barbershop Lvgano. Un’usanza che si rinnova con la stessa passione e gli stessi rituali tipici delle vecchie generazioni: il lavoro tradizionale del barbiere, quello del taglio di capelli
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eseguito a mano e con cura, della rasatura della barba con il panno caldo. Un servizio nuovamente molto richiesto, fino a due anni fa quasi impossibile da trovare e che si stava perdendo per sempre, ma oggi rilanciato in modo attento e professionale. Il buon inserimento sul mercato e il successo sono dovuti gran parte dalla curiosità delle nuove generazioni, spinte spesso dalla tendenza, e dagli over 40 che ricordano quando era bello recarsi dal barbiere con i loro padri;
YOUNG & BEAUTIFUL MATT'S BARBER SHOP
poi ci sono i più anziani che apprezzano la dedizione di questi giovani capaci di riproporre una tradizione ricca di fascino, che non fanno altro se non quello che i barbieri hanno sempre fatto. Un servizio semplice ma curato, eseguito da uno staff motivato e che frequenta corsi di perfezionamento in tutta Europa per affinare il metodo; Matt’s Barbershop partecipa anche a tutti gli eventi che si sposano bene con l’attività ed è alla continua ricerca di nuove collaborazioni.
A Place where men can travel back in time
ou can breathe the same air as when the barbershop was first opened, ninety years ago, with its original character its easy to feel a part of the place, captivated by its atmosphere, its décor, the smell of soap and aftershave: this is Matt’s Barbershop Lvgano. A tradition that is renewed with the same passion and the same rituals of previous generations: the traditional barber’s tasks, of cutting hair by hand with great care, and the hot towel cut throat shave. The latter a service that is greatly requested but that up to two years ago was impossible to be found and risked disappearing, it has
now been relaunched in an attentive and professional way. The curiosity and interest of new generations and the over 40, who remember how nice it was going to the barber with their fathers, have contributed to the success and strong presence within the market; there are also the older generations that appreciate how the younger ones have been dedicated to the revival of old traditions that are rich in charm, even though they are simply doing what barbers have been doing for generations. A simple but dedicated service, executed by the motivated staff that constantly attend courses all over Europe to improve their skills, their
English language and take part in relevant international meetings. Matt’s Barbershop participates in all the industry events while always looking for new collaborations.
MATT’S BARBERSHOP Via Pretorio 19- 6900 Lugano Tel. 091 922 87 26 www.barberfile.ch TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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Il sapore del buon cibo fatto in casa
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l palato ama essere stuzzicato, coccolato, inebriato dai sapori della buona cucina, da pietanze preparate con passione, dove si assapora tutta la perfezione degli ingredienti. Ichthys, ristorante presente nel cuore di Lugano, oggi è questo: un luogo dove scoprire e riscoprire il piacere della buona tavola, con piatti ricercati ma assolutamente vicini alle esigenze di chi cerca un pranzo sano, veloce, allo stesso tempo curato. Le proposte sono prevalentemente a base di pesce, con delle alternative pensate per la clientela vegetariana. Una cucina genuina, che rispetta la stagionalità dei prodotti, non troppo innovativa ma assolutamente mai scontata. Il coordinamento del nuovo team e l’accoglienza presso il Locale sono affidati alla professionalità della ticinese Tiziana Risi, da molti anni esperta conoscitrice della ristorazione nel luganese, mentre l’anima della cucina è oggi il giovane
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Chef Giovanni Ruggieri. Nato a Betlemme, cresciuto in Piemonte, fin da piccolo coltiva un piccolo orto e, con esso, la sua passione per la cucina e le materie prime di assoluta qualità. I frutti che la stagione offre sono le muse ispiratrici per creare i piatti, attraverso i quali Giovannni Ruggieri ne esalta le caratteristiche e le proprietà, grazie alle sue eccellenti doti tecniche. Formatosi nei più prestigiosi locali della vicina penisola, in un viaggio che da Trento è passato per Alba e per il cuore della vecchia Milano, la sua cucina oggi è così apprezzata da essere raccontata in varie pubblicazioni, tra cui “Il Sommelier della Birra”, edito da De Agostini e tradotto in cinque lingue. Giovanni Ruggieri collabora anche con la prestigiosa rivista “La cucina Italiana” per la quale cura il ricettario mensile. Presso Ichthys, la mattina è possibile fare colazione con le torte fatte in casa,
YOUNG & BEAUTIFUL RISTORANTE ICHTHYS
a pranzo degustare incredibili piatti a base di pesce freschissimo (anche con Take Away!) e nel pomeriggio concedersi un break in veranda, con una merenda o con un aperitivo. Inoltre, la location è perfetta per cene aziendali in esclusiva. A breve saranno proposte serate a tema, uniche nel loro genere, e capaci di raccontare mondi, sapori e profumi. Oltre ad accettare tutte le carte di credito, il ristorante consente l’innovativo pagamento “Twint” di Postfinance, che permette di pagare direttamente con lo smartphone. La modernità che incontra la tradizione, in un ristorante dall’arredamento caratteristico, capace di immergerci in tutto quel fantastico mondo che è l’arte culinaria. RISTORANTE ICHTHYS Via Cantonale 1 6900 Lugano Tel: +41 91 234 96 33
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Dove la bellezza regna sovrana
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no spazio nuovo, diverso, capace di coniugare l’arte della bellezza con una location ricercata e di stile. Quando si parla di consulenza d’immagine il nome di Bryan Pasini oggi è sempre più noto, soprattutto a livello internazionale; look maker per passione negli anni ha lavorato e si è interfacciato con i più grandi nomi della moda, partecipando anche agli eventi e alle trasmissioni più esclusive. Collaborazioni prestigiose per Pasini con i brand dell'alta moda milanese: Loops, La Perla, Dior, Dolce & Gabbana; poi gli eventi quali il Festival di Sanremo, Rock Politik, L’Isola dei Fa-
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mosi, l’Oscar del Calcio, X-Factor, il Festival del cinema di Cannes, Miss Yatch Club e Miss Italia. Oggi questo grande nome mette a disposizione la sua arte come hair stylist & look maker, nell’omonimo salone situato nel cuore di Lugano. Forte della sua professionalità è inoltre responsabile tecnico e stilistico per il marchio Teotema per i seguenti paesi e città: Emirati Arabi, Miami, Mosca, San Pietroburgo, Porto, Ho Chi Min Vietnam, Ucraina, Svizzera, Olanda, Arabia Saudita e Iran.Una passione quella per lo stile, il colore e la bellezza per la perfezione di un look, rendono oggi questo nuovo spazio il luogo perfetto per carpire
YOUNG & BEAUTIFUL BRYAN PASINI HAIR BOUTIQUE
nuovi lati della propria immagine, inventarli, scoprirli e riscoprirli. Un professionista al servizio della persona, capace di rendere con naturalezza, impeccabile e unico ogni dettaglio, make-up e acconciatura. La bellezza è spesso una questione di maestria accostata alla poesia: Bryan Pasini Hair Boutique è capace di plasmarla.
BRYAN PASINI HAIR BOUTIQUE Corso Elvezia 21 6900 Lugano - Svizzera T. +41 91 921 12 83
La giusta direzione per il successo finanziario
n un’ottica dinamica e contemporanea la CBB oggi è un punto di riferimento per aziende e privati. In un mercato in evoluzione è indispensabile affidarsi ad una realtà che sia la giusta alternativa a quanto fino ad oggi proposto. L’azienda è presente sul mercato come realtà altamente specializzata nella consulenza finanziaria nel segmento del management. Ascoltando, individuando aspettative, sposando le esigenze delle singole persone e
delle singole realtà, vengono offerti gli strumenti più adeguati per investire al meglio il capitale, in modo concreto, sicuro, tangibile, tracciabile e trasparente: tutto questo agevola il percorso verso una reale libertà finanziaria, proiettandola verso un solido futuro economico. L’azienda oggi è anche operativa nel segmento degli investimenti nella Real Economy Svizzera: gli investimenti privati diretti come mezzo per sviluppare e finanziare le nuove aziende.
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CBB – ALTERNATIVE MANAGEMENT www.cbb-am.ch info@cbb-am.ch fb.com/CBBswissAM #CBBswissAM TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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LAGO DI COMO / I TIGLI IN THEORIA
A pranzo a casa del Vescovo
NEL SUGGESTIVO SPAZIO DEL “PALAZZETTO DEL VESCOVO”, D’IMPORTANZA STORICA E NELLA POSIZIONE PIVILEGIATA IN PROSSIMITÀ DEL LAGO E DEL DUOMO, È OSPITATO IL RAFFINATO RISTORANTE STELLATO “I TIGLI IN THEORIA”. UN AMBIENTE ELEGANTE E MOLTO ACCOGLIENTE, CON SALE DISTINTE, CONFORTEVOLI E SPAZI RISERVATI, IN GRADO DI RICEVERE GLI OSPITI IN UN’ATMOSFERA ESCLUSIVA. FA DA CORNICE UN GRAZIOSO GIARDINO DOVE È POSSIBILE PROVARE I PIACERI DELLA TAVOLA NELLE BELLE SERATE D’ESTATE.
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l “Palazzetto del Vescovo” è un edificio storico fatto costruire come pertinenza della casa vescovile, per collegarla alla darsena del lago, da Branda Castiglioni eletto Vescovo della città nel 1466. Il piano terra, porticato con cinque arcate sostenute da colonne e capitelli e il primo piano, con finestre ad arco acuto e cornici in cotto a doppio smusso, fronteggiavano un giardino verdeggiante che conteneva un frutteto e vialetti per raggiungere il lago. Ancora oggi rimangono diversi elementi ornamentali ben distinti della Casata dei Castiglioni, raccontata con il nobile stemma scolpito sui capitelli e disegnato sugli straordinari soffitti a cassettone. Il ristorante è composto da una grande sala, unica per i pregiati dettagli nell’arredo, in armonia con l’imponente soffitto a cassettoni che la sovrasta. Questa sala, coronata da grandi archi luminosi che rivelano l’armonia del giardino, offre una generosa ospitalità in un’atmosfera elegante e creativa. Per i clienti più esigenti e affezionati alla “liturgia” che si svolge
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tra pentole e fornelli, il ristorante mette a disposizione un “Tavolo dello Chef”, che dalla sala prosegue idealmente all’interno della cucina, dove è possibile osservare lo Chef e la sua brigata mentre elaborano idee e compongono piatti con creatività e raffinatezza, interpretandoli e sublimandoli in forma moderna. Un’esperienza inconfondibile per appassionati gourmet che permette di carpire i segreti, la qualità delle materie prime e il rispetto con il quale vengono trattate, le essenze e le magie che si nascondono dietro la cucina di un ristorante stellato. Il ristorante dispone inoltre di salette destinate ai clienti che cercano riservatezza in un’atmosfera rilassata e silenziosa di pathos ed eleganza. Nelle quattro sale distinte di “Thoriastude” (“Contadina”, “Principessa”, “Dama” e “Regina”), tutta l’essenza e il fascino della cultura Walser, con il caratteristico rivestimento in legno lavorato: una profusione di dettagli e di ornamenti artistici in stile raffinato che fanno da cornice alle originali proposte gastronomiche; una festa per i sensi di chi
vuole apprezzare la varietà dei sapori freschi e genuini della tradizione del nostro territorio, offerti da un servizio attento e puntale. La cantina a vista nella sala che si affaccia sulla cucina offre uno sguardo sulla prestigiosa selezione dei vini, scelta con cura tra le esclusive etichette italiane e internazionali. Per affrontare degustazioni con sapienza, sorpresa e sentimento, gli ospiti vengono condotti alla scelta delle etichette e dei millesimi elencati nella Carta dei Vini dalla cortese competenza e professionalità del Sommelier. Al primo piano, sopra il ristorante, è a disposizione dei clienti un suggestivo e socievole Lounge Bar, un ambiente piacevole di eleganza sobria e raffinata per trascorrere momenti in tutto relax. Il luogo ideale dove incontrare amici e colleghi per un aperitivo coccolati da un servizio impeccabile e da delicate creazioni gastronomiche.
SEZIONE / TITOLETTO
i TIGLI in THEORIA si trova nell’edificio storico, costruito nella seconda metà del Quattrocento dal vescovo di Como Branda Castiglioni, in prossimità del lago e del Duomo. In questo contesto, gli ospiti hanno la possibilità di assaporare una varietà di piatti che la cucina creativa di Franco Caffara, basata su originalità e alta qualità, propone seguendo la stagionalità e la grande varietà dei prodotti italiani. Sapori fini e distinti accompagnati da una valida lista di vini accuratamente selezionati. A disposizione della clientela un Tavolo dello Chef, di fronte allo spettacolo incalzante della brigata dei cuochi e TheoriaStube, l’intimità di sale realizzate con materiali pregiati che riconsegnano l’atmosfera rustica, ma insieme ricercata, della cultura Walser. Un suggestivo Lounge Bar invita a trascorrere momenti in tutto relax e la raffinata Sala da Tè a sorseggiare miscele pregiate. Alle pareti delle sale storiche, espressioni artistiche policrome si integrano e convivono con le tracce del passato, tutto in un’atmosfera fortemente evocativa di ristoro e cultura, di sapori e di arte.
Ristorante • Stube • Lounge Bar • Tea Room
Via Bianchi Giovini, 41 • Como • Tel. +39 031 305272 – +39 031 301334 • info@theoriagallery.it • www.intheoria.it TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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LAGO DI COMO / RESTAURI
5 anni per farsi bella DI MANUELA LOZZA
VILLA OLMO ERA GIÀ UNO SPETTACOLO: UN GIOIELLO VERDE AFFACCIATO SUL LAGO DI COMO, IN PIENO CENTRO CITTADINO, OSPITE MAGNIFICA E INSIEME DISCRETA DI TANTI EVENTI DI CULTURA E SPETTACOLO CHE HANNO ATTIRATO VISITATORI DA TUTTO IL MONDO. MA L'IMPEGNATIVO CICLO DI RESTAURI INIZIATI TRE ANNI FA, CHE STA COINVOLGENDO TANTO LA VILLA QUANTO IL PARCO E CHE TERMINERÀ NELLA PRIMAVERA DEL 2017 (PREVEDENDO ANCHE UN ORTO BOTANICO NUOVO DI ZECCA) PORTERÀ ULTERIORE BELLEZZA.
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li interventi sono parte del progetto Tra ville e giardini del Lago di Como. Navigare nella conoscenza. I lavori sono iniziati riportando alla luce la Sala del Duca, al primo piano della villa. Fino a oggi inaccessibile al pubblico, è stata completamente restaurata sia per quanto riguarda le pareti, decorate con fregi di gusto neobaroc-
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co e per le quali è stato necessario l'intervento ideativo/conservativo dall’architetto Emilio Alemagna (così come per l’affresco centrale sul soffitto che rappresenta la Fortuna, opera di Ernesto Fontana), sia per le pavimentazioni lignee. I lavori sono durati 5 mesi e oggi si può godere di un luogo magico. Nel parco, preziosissimo e intenso l'intervento dell'Accademia di Belle Arti Aldo Galli, un intervento fortemente voluto dalla Famiglia Comasca e che si è realizzato in tre fasi: per prima cosa, il restauro delle statue frontali, nel giardino geometrico affacciato sul lago. L'anno successivo, studenti e professori hanno riportato ai fasti d'un tempo la fontana e i suoi complessi marmorei. Mentre proprio in questi mesi stanno lavorando sulle statue nella parte posteriore, nel retrostante parco storico “all’inglese”. Interventi generali anche sull’area delle serre e del laghetto, che prima della realizzazione della Strada Regina che le separò tagliando in due la proprietà (oggi artificialmente collegata dal Ponte
del Chilometro della Conoscenza), erano in continuità col parco stesso. Proprio in questa parte posteriore, verrà realizzato il nuovo orto botanico, con interventi sulle piante esistenti e l'inserimento di nuove specie (come una collezione di arbusti tipici dei giardini storici del lago) e anche con la sistemazione dei vialetti. L’Orto Botanico verrà realizzato in sinergia con il Centro di Documentazione sui Giardini e le Ville del Lago di Como, la cui sede sarà collocata, insieme a uffici e alloggi di custodia, al piano terra del Casino Nord, un edificio a sè stante, che sorge a pochi metri dall'ingresso della villa. Qui, gli interventi eseguiti fino a oggi hanno riportato al suo splendore originale il soffitto del primo piano - con la valorizzazione di tutti i suoi stucchi - e il vano di ingresso al piano terra. In tutto circa un quinquennio di lavori, possibili grazie all'intervento economico di Comune e Regione, delle imprese di categoria lariane, della Famiglia Comasca e ai 5 milioni di euro donati da Fondazione Cariplo.
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Lei non è di Como e non viene esplicitamente dal mondo della conservazione dei beni culturali, come è arrivato a dirigere l'Accademia Aldo Galli? «Il mio interesse per questo settore inizia nel 2003: il gruppo Cabassi, per cui lavoravo, aveva acquisito l'anno precedente la NABA (la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, nata negli anni 80 sotto la spinta di alcuni artisti internazionali) e mi aveva chiamato per rilanciarla. Ero la persona giusta perché da sempre (in Telecom, Canon, Mondadori) mi occupo di processi di innovazione oltre che di marketing e comunicazione. Così nel 2009, quando il gruppo IED mi ha proposto di dirigere la loro sede di Como e le relazioni istituzionali dell'intero gruppo, ho accettato volentieri questa sfida, anche se qui c'era molto da fare, soprattutto ampliando i percorsi di studio e arrivando a formare figure davvero ricercate nelle aziende».
Belle arti 3.0
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DI MANUELA LOZZA
A COMO UNA DELLE UNIVERSITÀ PIÙ ALL'AVANGUARDIA D'EUROPA, CON CORSI IDEATI A PARTIRE DALLE RICHIESTE DEL MERCATO, FORMA PROFESSIONISTI ALTAMENTE QUALIFICATI DEL RESTAURO, DELLA MODA E DELLE ARTI VISIVE. TUTTI CON UNA PROFONDA CONOSCENZA DELLE DINAMICHE TIPICHE DELL'INDUSTRIA COMASCA, MA PRONTI A CONQUISTARE POSTI MANAGERIALI NELLE PIÙ INNOVATIVE AZIENDE DEL MONDO.
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ilanese, manager per le più importanti realtà industriali italiane, Salvatore Amura approda a Como nel 2009 accettando un sfida: trasformare l'antica accademia di belle arti lariana, ormai ridotta ad un residuo legato al restauro, in un'istituzione competitiva e soprattutto attuale, sul pezzo, inserendola nel tessuto cittadino, «cosache assolutamente le mancava», e facendone un perno per la nascita di un grande asse aziende/artigiani/turismo.
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Ne nascono sei corsi di studio, più tanti progetti elaborati in sinergia con imprese e territorio… «Siamo uno dei primi 10 centri in Italia a poter conferire la Laurea Magistrale in Restauro e Conservazione. Abbiamo 3 lauree triennali, tutte estremamente innovative: quella in Fashion & Textile, che è la prima ad essere pensata esplicitamente per questo aspetto così specifico del territorio lariano, quella in Design e quella in Arti Contemporanee, argomento raramente al centro di un percorso di studi così specifico e insieme articolato. Abbiamo poi un Biennio in Arti Visive e il nostro, per noi importantissimo, Master in Restauro del Contemporaneo e degli Oggetti di Design, sicuramente raro e innovativo. In ognuno di questi percorsi, manteniamo intatta la nostra vocazione di scuola/laboratorio, in cui il 50% del lavoro è pratico». Questo è possibile solo se anche le imprese si dimostrano ricettive: quale è il vostro rapporto con loro? E con le istituzioni? «Fin dall'inizio di questa esperienza, mi sono sentito fortemente appoggiato, con
LAGO DI COMO / ACCADEMIA ALDO GALLI 02 01 Salvatore Amura con il team Smartcitizen del corso di Fashion & Textile Design 02 L'opera Metrosign Realizzata per il fuori salone milanese di quest'anno 03 Salvatore Amura
grande sinergia e disponibilità di tutti gli enti con cui siamo venuti a contatto: abbiamo attraversato due Giunte e con entrambe abbiamo coltivato ottimi rapporti, così come con la ex Provincia e con la Regione. Il nostro lavoro/studio sul restauro ha la curia come primo interlocutore (l'Accademia Galli ha negli anni ridato splendore all'abazia di Sant Abbondio, al Duomo cittadino, all'Oratorio di Tremezzo, agli affreschi nella chiesa di San Fedele. N.d.R.) e i rapporti con il vescovo sono sempre stati ottimi, per non parlare del legame con il mondo imprenditoriale, dove, grazie a Confindustria Como, abbiamo potuto far partire progetti importanti e unici». Come l'apertura a settembre del nuovo FABLAB, lo spazio laboratoriale di nuovissima concezione… «È uno dei nostri progetti più innovativi, sicuramente unico in Italia è assai raro anche a livello internazionale. Un luogo permanente, all'interno della sede universitaria, quindi in un luogo già vivo, dove sono stati istallati macchinari sofisticati, come stampanti plastiche. Un ambiente comune di ricerca prima e di realizzazione poi, in cui confrontarsi e così fare grandi le proprie idee e vederle realizzati, un luogo di relazione che mette in comunicazione studenti, professionisti, professori e imprese, avvicinando sempre più il mondo universitario e quello del lavoro, partendo dal nostro grande artigianato, ma con uno sguardo
orientato al futuro, investendo sulla ricerca e sull'innovazione dei processi. Tutto nasce dal bando regionale vinto dall'Accademia 2 anni e mezzo fa, grazie al progetto Smart Digital Citizen, per rispondere a una domanda: ok, le nostre città hanno l'ambizione di essere smart, ma come sono i cittadini che ci vivranno? Come vogliono essere rappresentati e di cosa hanno bisogno? L'apertura del laboratorio è stata possibile grazie alla partnership con le imprese del territorio e si muove sempre nella stessa direzione di tutti i nostri progetti: realizzare l'obiettivo della scuola del saper fare. Non c'è soddisfazione più grande che vedere gli ex studenti inseriti nel modo del lavoro, felici della propria vita professionale proprio perché hanno saputo rispondere alle richieste reali e attuali delle aziende».
Ha coltivato delle belle relazioni per essere uno che a Como c'è arrivato da grande… «Sono di Milano e porto con me tutta la mia milanesità. Sicuramente gli obbiettivi che ho raggiunto anche qui all'Accademia Galli dipendo fortemente da quella grande apertura imprenditoriale e culturale che il capoluogo meneghino ha saputo regalarmi fin dalla prima infanzia. Ma una volta qui ho scelto di restarci, ho scelto Como per viverci. Si tratta di un luogo unico, ricco di bellezza, ideale per crescere una famiglia. Qui ho realizzato il mio progetto di vita, sposato Francesca e fatto nascere Giorgio Giovanni e Michelangelo».
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SEZIONE / TITOLETTO
Noi ti diamo gli strumenti
Tu mettici le idee
La diversità fa la differenza.
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SEZIONE / TITOLETTO
Corso di laurea triennale
SCUOLA DELLE ARTI CONTEMPORANEE Biennio specialistico di
ARTI VISIVE
Corso di laurea triennale
FASHION & TEXTILE DESIGN Corso di laurea triennale
DESIGN FURNITURE Corso di laurea magistrale
RESTAURO Master in
CONTEMPORARY ART CONSERVATION
www.accademiagalli.it cell. 366 6286769 tel. 031 301430 TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
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A L R I STORA N TE C AF F È TE ATRO L A CU CINA È UN’ARTE ! AT R I STOR A N T E C A FFÈ TE ATRO CO OK I N G I S A N A RT!
Ristorante con giardino Restaurant with garden
Al Ristorante Caffè Teatro la cucina è un’arte! All’interno sale finemente arredate per creare la giusta atmosfera in ogni occasione. Il giardino è uno spazio raccolto tra le mura del teatro, dove pranzare o cenare in completo relax. Per chi ama gli spazi liberi i tavolini sulla piazza sono un vero incanto. At Ristorante Caffè Teatro cooking is an art! Inside, the rooms are finely furnished to create the perfect atmosphere in every occasion. In the garden, surrounded by the theatre walls, it’s a pleasure to have lunch and dinner relaxing yourself. For those who love the open space it is wonderful to sit in the square, in front of the Cathedral, where the tables are located, and enjoy a delicious meal.
LA CUC I A P E R TA N A È ANCHE DOPO T E AT R O.
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Piazza Verdi, 11 Como Italy Tel. +39.031.4140363 www.ristorantecaffeteatr o.it info@ristorantecaffeteatr o.it TICINO WELCOME / SET - NOV 2016
Ristorante
Caffè
Bistr ot
Wine BAr
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SEZIONE / TITOLETTO
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