MAGAZINE DI PERSONE, EVENTI, AZIENDE, FATTI E NOTIZIE
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N° 053 MARZO / MAGGIO 2017
DANY STAUFFACHER
9 772235 851016
EDIZIONE PUBLIGOOD
UN INTENSO AROMA DI VITA
PRIMO PIANO
CULTURA
ARCHITETTURA
MEDICINA
FABIO REGAZZI A caccia di soluzioni
ROBERT INDIANA L’uomo che inventò LOVE
ATELIER RIBO+ Paesaggi sonori
CARDIOCENTRO TICINO Centro di eccellenza
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Il CO2 è il gas a effetto serra principalmente responsabile del riscaldamento terrestre; valore medio CO2 di tutti i modelli di vettura offerti in Svizzera 135 g/km.
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TICINO WELCOME / EDITORIALE
La SCARPA o la CIABATTA?
EDITORE Publigood SA Riva Paradiso 2 CH-6900 Lugano-Paradiso T. +41 (0)91 985 11 88 www.publigood.ch info@ticinowelcome.ch www.ticinowelcome.ch
DI MARIO MANTEGAZZA
RESPONSABILE EDITORIALE Eduardo Grottanelli de’Santi COORDINAMENTO EDITORIALE, PUBBLICITÀ E PUBBLICHE RELAZIONI Paola Chiericati LAYOUT E GRAFICA Kyrhian Balmelli IMPAGINAZIONE Giovanni Laghi FOTOGRAFIE Si ringraziano le aziende produttrici, amministrazioni, enti e istituzioni del Ticino. Foto di copertina: Andrea Todaro
STAMPA FONTANA PRINT SA Via Maraini 23 CH - 6963 Pregassona SERVIZIO ABBONAMENTI T. +41 (0)91 985 11 88 www.ticinowelcome.ch PUBBLICITÀ SVIZZERA TEDESCA E FRANCESE ZÜRICHSEE WERBE AG Claudio Moffa claudio.moffa@zs-werbeag.ch Seestrasse 66, Postfach CH-8712 Stäfa COLLABORATORI Benjamin Albertalli, Andrea Bellomo, Edoardo Beretta, Lorenza Bernasconi, Fausto Tenzi, Joel Camathias, Rudy Chiappini, Paola Chiericati, Franco Citterio, Federico Parli, Silvano Coletti, Ariella del Rocino, Michele Fazioli, Roberto Giannetti, Keri Gonzato, René Chopard, Marta Lenzi-Repetto, Roberto Lipari, Manuela Lozza, Elisa Mantegazza, Giacomo Newlin, Valentino Odorico, Patrizia Peter Pedevilla, Ronnie Kessel, Paolo Repetto e Alberto Stival. DISTRIBUZIONE IN TICINO: Abbonamenti, Linee aeree Ethiad by Darwin Airline, Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, studi medici e dentistici, studi d’avvocatura, studi d’ingegneria e d’architettura, banche e fiduciarie, aziende AITI (Associazione Industrie Ticinesi), aziende Ccia-Ti (Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato del cantone Ticino), Club Rotary Lugano, Club Lions Lugano, edicole del Ticino. IN ITALIA: Nelle fiere turistiche BIT (Milano), Full Contact (Rapallo), Workshop invernale (Torino/ Milano), TTG (Rimini), Travel Trend (Milano), BTC (Firenze), Aeroporto di Malpensa, Hotel ed esercizi pubblici - Provincia di Como e Lombardia.
S
i torna a parlare della sistemazione del Campo Marzio che, dopo il taglio degli ippocastani, mette ancora più in evidenza una delle strutture più fatiscenti e imbarazzanti della città di Lugano.
parco e la foce, la navigazione, l’ex-Macello. Credo sia possibile realizzare un progetto che valorizzi tutto questo. Il nuovo sviluppo prevede l’insediamento di un autosilo, un hotel con 200 stanze, una sala congressuale da 1200 posti, una zona residenziale e una zona verde. Personalmente, l’albergo e il centro congressuale li sposterei verso il lago, valorizzandoli con il Lido, il porto e il Circolo velico che gli fungano da cornice.
Non facciamoci però ora prendere dalla foga, per poi ritrovarci con una ciabatta invece che con l’auspicabile scarpa. Non replichiamo gli errori del passato che hanno portato alla costruzione di una piscina coperta di soli 25 metri o alla costruzione del Palazzo dei Congressi proprio attaccato alla villa Ciani e altri errori di pianificazione e progettazione della storia più recente. Mettiamo in discussione quella zona globalmente e non solo il terreno a nord del viale. Approfittiamo per fare una cosa importante per la futura Lugano culturale, espositiva e congressuale in un contesto preciso e puntuale.
Poi realizzerei sul loro fronte un lungolago pedonale con ristoranti e bar. L’exMacello potrebbe essere invece dedicato ai giovani visto che collega naturalmente il Palazzo Studi con l’Università. In questo modo la zona espositiva e congressuale sarebbe molto attiva e frequentata e i turisti e i visitatori che verranno a Lugano troveranno la città non solo bella ma anche viva.
In quell’area non c’è solo il Campo Marzio, c’è il teatro La Foce, ci sono i campi da tennis, il Lido, il Circolo velico, il
Sia ben chiaro, la mia non è una critica, ma uno sprone a sfruttare al massimo un’opportunità così unica e irrepetibile.
Mario Mantegazza
TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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SOMMARIO / N° 53
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DANY STAUFFACHER Un intenso aroma di vita
FABIO REGAZZI A caccia di soluzioni per il Ticino
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IMAGO ART GALLERY Rinaldo Bigi, omaggio a un grande artista
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SNOW POLO ST. MORITZ Il Team Cartier vince la coppa del mondo
EDITORIALE 03 La scarpa o la cibatta? di Mario Mantegazza PRIMO PIANO 06 Dany Stauffacher: Un intenso aroma di vita di Patrizia Peter Pedevilla 11 Roberto Belge: Il pugilato come metafora della vita di Gabriele Botti 14 Giulia Genini: Tutto il mio amore per la musica di Fausto Tenzi 18 Cristina Zanini Barzaghi: Un Ticino più attento alla qualità della vita delle persone 20 Marie-Solange Ladenius: Tutto quello che fa immagine 24 Fabio Regazzi: A caccia di soluzioni per il Ticino di Dimitri Loringett 30 Murizio Molinari: Ticino at the forefront of medical research 34 Erina Cavalli: Tutto quello che fa moda di Rudy Chiappini CULTURA 36 Ernst Ludwig Kirchner: Maestro dell’Espressionismo
FINANZA
GASTRONOMIA
SPECIALE ST. MORITZ
TURISMO
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LAC: Meret Oppenheim, opere in dialogo da Max Ernt a Mona Hatoum Pinacoteca Comunale Casa Rusca: L’uomo che inventò LOVE Imago Art Gallery: Rinaldo Bigi, omaggio a un grande Artista Cortesi Gallery: Louise Nevelson, Assemblages e Collages 1960-1980 Giorgio Morandi: I colori del silenzio di Paolo Repetto Gaël Davrinche: I mille volti dell’animo umano Claude Monet: Il canto della luce di Paolo Repetto Helidon Xhixha: Un’installazione contro tutte le barriere Associazione Bancaria Ticinese: Una piazza bancaria in profonda trasformazione di Franco Citterio Credit Suisse: Adeguarsi ai tempi che cambiano di Roberto Giannetti BancaStato: In Ticino c’è un bene comune che non ha prezzo BPS (Suisse): Sempre avanti con prudenza e spirito innovativo Hedge Funds: Il ruolo decisivo dei gestori Thalia: Tutti i vantaggi offerti dagli Hedge Funds Politica economica: Il “prevedibile imprevisto”. di Edoardo Beretta Cibo e sostenibilità: I buoni alimenti allungano la vita di Marta Lenzi-Repetto Metamorphosis: “Per aspera ad astra” (Cicerone) Riso Gallo: Un’eccellenza italiana nel mondo di Eduardo Grottanelli De,Santi Ristorante Berton: Il nuovo, il bello e il buono di Giacomo Newlin St.Moritz ed Engadina a tutto sprint Il top della cucina Usa nel cuore dell’Egadina di Paola Chiericati Hotel Waldhaus: fascino unico e discreto di Giacomo Newlin Snow Polo St. Moritz: Il Team Cartier vince la coppa del mondo Bentley Bentayga: Opere d’arte tecnologia e di comfort di Giacomo Newlin Ticino Turismo: Turismo ticinese verso il rilancio SSSAT: Il rilancio passa anche attraverso la formazione Valle Sementina e Monte Carasso: Al di là del fiume, la meraviglia di Maurizio Casarola Il ponte Tibetano e i sentieri da vivere di Flavia Marone
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TICINO TURISMO Turismo ticinese verso il rilancio
LUSSO
AUTO
ARCHITETTURA
AZIENDE
MEDICINA BENESSERE SPORT SOLIDARIETÀ
EVENTI YOUNG&BEAUTIFUL LAGO DI COMO
BUCHERER Tutto il mondo Rolex in centro a Lugano
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FERRARI CALIFORNIA E F 488 Intramontabile fascino delle vetture cabrio
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CARDIOCENTRO TICINO “Cardiac centre of excellence”
Planhotel Hospitality Group: Un premio all’eccellenza alberghiera Ristoro Sass Malt: Benvenuti in paradiso Grand Hotel Elba International: Benvenuti nell’Isola “Verde-Blu” Speciale Trasporti Turistici: Trasporti a misura d’uomo Bucherer: Tutto il mondo Rolex in centro a Lugano Gruppo Damiani: Gioelli e orologi per distinguersi Primavera 2017: Le mille anime di una donna e un uomo sempre in viaggio Ferrari California EF 488: Intramontabile fascino delle vetture cabrio Evoque Convetible Hello Snow: L’auto ideale per vivere la neve di Joël Camathias Mercedes-Benz Classe C 200 Cabrio 4Matic: Eleganza e adrenalina Atelier ribo+: Paesaggi Sonori (e non solo) Wetag Consulting: Un Ticino di gran lusso MG Immobiliare: L’immobiliare di riferimento da 20 anni New Trends: Residenza Optima, Montagnola, tra esperienza ed innovazione Brülhart & Partners: Valutazioni immobiliari in tutta la Svizzera Riccardo Monti: Consiglio ai giovani di viaggiare CSIA: Preparare ai mestieri dell’arte Biotecnologie: Nasce MedTech, nuovo polo per la ricerca Studio B Image: Creatività, passione e innovazione STRP: La Radio, una comunicazione intramontabile Gruppo Sicurezza: Un forte sodalizio in nome della sicurezza VoipTel International: Un futuro sempre più VoIP Arvi: Vi proponiamo i migliori vini al mondo Easy Work: La corretta valutazione di ogni persona Alain Aspect: la scienza rivoluzionaria di Keri Gonzato Cardiocentro Ticino: “Cardiac centre of excellence” Pierre Kahn: Siamo la coppia più bella del mondo Training Specialist e Youman: L’evoluzione del concetto di palestra Campioni: Dove va lo sport ticinese? Tutto in nome dello sport Rounde Table: Il nostro impegno solidale Junior Chamber International: Una palestra di vita Capodanno Russo: Indimenticabile festa al Casinò di Campione Hotel Zen-Ristorante Bien-Être: Quando l’arte incontra l’ospitalità Carmelo Spina: 25 anni di grandi successi Fiera/Salone del Mobile 2017: Il Design è uno stato a sé. E Milano la sua capitale di Manuela Lozza Donne Manager al Salone di Manuela Lozza
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PRIMO PIANO / DANY STAUFFACHER
Un INTENSO aroma di vita ABITUATO A NON FERMARSI MAI, A LAVORARE SENZA CONTARE IL TEMPO, DANY STAUFFACHER È UN VULCANO DI IDEE. APPASSIONATO DI ARTE E DESIGN, NEGLI ANNI HA REALIZZATO UNO DEI SUOI SOGNI: TRASFORMARE LA SUA CASA IN UN LOFT METROPOLITANO E LAVORARE IN UN LUMINOSO OPENSPACE. CONOSCIUTO SOPRATTUTTO PER LA SUA PASSIONE CULINARIA, IL 63ENNE, NATO A ZURIGO MA PRATICAMENTE DA SEMPRE IN TICINO, OGGI È IL PATRON DI UNA DELLE MANIFESTAZIONI ENOGASTRONOMICHE PIÙ APPREZZATE IN SVIZZERA, DA TEMPO ENTRATA DI DIRITTO NEL CIRCUITO DEI FESTIVAL INTERNAZIONALI. STIAMO PARLANDO DI S.PELLEGRINO SAPORI TICINO CHE NEL 2017, COI SUOI 26 APPUNTAMENTI (TRA APRILE E GIUGNO), RAGGIUNGERÀ UN NUOVO RECORD DI EVENTI. DI PATRIZIA PETER PEDEVILLA
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n’ex fabbrica di camicie trasformata in un openspace e un appartamento all’americana, una cucina da invidiare e un grande tavolo capace di ospitare cene con numerosi amici. Il tutto arricchito da un’energia contagiosa, quadri africani dai mille colori e libri di architettura sparsi un po’ ovunque… Capisco che lavori sempre, in uno spazio così chi non lo farebbe? Sembra veramente di essere in una grande metropoli, come ad esempio a Milano, città che tu ami molto… «Sì, sono un uomo e un professionista fortunato. Ho da sempre lavorato in modo indipendente, portando avanti le mie idee e le mie convinzioni. Sono capitato in questo stabile per caso, quindici anni fa, quando stavo cercando un ufficio un po’ più grande. Pensa che questa era un vecchia fabbrica di camicie. Ho iniziato affittandola fino ad arrivare ad acquistarla e ne ho fatto anche la mia casa, un po’ come capita in America, con spazi destinati alla vita personale e a quella lavorativa, come sognavo».
Ci sono molte statue, quadri e oggetti d’arte: una collezione che non nasce certo in pochi giorni… «Sono sempre stato appassionato d’arte, ma più che del valore mi innamoro della storia dell’artista: queste (mi indica due grandi statue in legno) le ho ricevute per aver ospitato un amico sculto-
Frank Oerthle (1 stella Michelin) executive Chef del Ristorante Galleria Arté al Lago, presso il Grand Hotel Villa Castagnola di Lugano insieme al suo staff e a Dany Stauffacher.
E la tua cucina? So che ti piace molto organizzare cene con amici e che naturalmente hai la passione per l’enogastronomia, ma cucini anche? «Non proprio… (ridiamo), diciamo che mi piace invitare amici che sanno cucinare, io però mi impegno nella scelta dei vini (soddisfatto)». TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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PRIMO PIANO / DANY STAUFFACHER
Il patron di S.Pellegrino Sapori Ticino con tutto il team di Chef ticinesi
re. I quadri (tele molto grandi e colorate) arrivano da Santo Domingo e sono fatte da un artista che ho conosciuto durante un viaggio. Devo essere onesto: l’arte di un certo livello mi piace, ma costa troppo». Prima dell’intervista ho chiesto a un paio di amici comuni di raccontarmi di te, ma alla fine nessuno conosce veramente il tuo passato… «Sono nato a Zurigo, mia mamma era di Belluno e mio papà del Canton Glarona. Quando avevo due anni mio padre è venuto in Ticino: si è trovato così bene che, nel giro di pochi mesi, ha trasferito qui tutta la famiglia. Di lui ricordo solo il viso e che possedeva un negozio di elettrodomestici. Purtroppo è morto quando avevo solo dieci anni». Tua mamma, rimasta sola, durante i periodi estivi ti mandava in vacanza dai parenti in Veneto. Una terra alla quale tu sei ancora molto affezionato…
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TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
«È lì che mi sono formato il carattere. Eravamo degli “scavezzacollo” per così dire. Con gli amici si partiva il mattino e il primo scopo della giornata era quello di trovare qualcosa da mangiare. Ci arrampicavamo sulle piante da frutto e andavamo a pescare: la passione della pesca è nata proprio in quel periodo e mi accompagna ancora dopo tanti anni. Insomma, per me il Veneto ha sempre significato una vita all’insegna della libertà. Ho imparato ad adattarmi, a pensare prima di agire; nel bosco basta una mossa falsa per farsi male e, a pensarci bene, nella realtà lavorativa le cose non sono tanto diverse». Il tuo primo diploma è stato quello di disegnatore, ma dopo le scorribande giovanili, posso immaginare che l’ufficio ti stesse stretto… «Effettivamente… dopo due anni ho cambiato lavoro. Ho iniziato a vendere abiti, facevo il rappresentante. E’ stato un periodo bellissimo, giravo per tutta la Svizzera, lavoravo intensamente per
qualche mese e poi avevo altrettanto tempo libero. Nel frattempo, avendo un passato sportivo (fin da giovane ho giocato a pallacanestro), ho iniziato a dilettarmi sui campi da tennis e per due anni ho anche fatto il monitore. Una professione che mi piaceva molto, ero responsabile dei campi da gioco al Campo Marzio vicino al Lido di Lugano. Quello era un lavoro duro, bisognava alzarsi all’alba per preparare i campi, dare lezioni durante il giorno e la sera eri l’ultimo a chiudere il cancello». È a questo punto che hai dato una svolta alla tua vita? «Ho ancora quella scena impressa nella mente. Era mattina, stavo preparando i campi, quando il mio sguardo si è posato su un anziano professore di tennis. In quel momento mi sono reso conto che non ce l’avrei fatta a continuare quella vita per sempre e, con un pizzico di coraggio, ho mollato tutto e ho aperto la mia prima ditta di abbigliamento sportivo. A quell’epoca, parliamo degli anni
PRIMO PIANO / DANY STAUFFACHER
‘80, era di moda il windsurf, quindi ho iniziato a vendere materiale tecnico all’avanguardia e colorato, e ho avuto un buon successo». Sei poi diventato importatore di una grande marca legata all’abbigliamento sportivo. Hai anche prodotto capi per loro, forse non una carriera lampo, i sacrifici ci sono stati, ma sicuramente soddisfacente… «La mia vita mi piace, tutto quello che è successo ha avuto un suo perché. È anche grazie alla Kappa che oggi sono arrivato qui. Non ho mai calcolato il tempo che ho dedicato al lavoro, non c’era differenza tra una domenica e un lunedì, per me il lavoro è sempre stato tutto, perché l’ho sempre fatto con grande piacere, inoltre mi ha permesso di girare il mondo e conoscere una moltitudine di cucine e di gusti». So che anche la famiglia è molto importante per te. Quando hai conosciuto tua moglie? «Eravamo giovanissimi. Stiamo insieme da più di quarant’anni, anche se da fidanzati io vivevo ancora con mia madre. Nonostante abbia sempre lavorato molto, Ebe mi è stata vicina sempre e, ora che sto più tempo a casa, andiamo molto più d’accordo. Col tempo ci si conosce sempre meglio e degli spigoli del carattere si smussano. Di certo sono un uomo a cui porre dei limiti e lei lo ha saputo fare nel modo più giusto. Abbiamo un figlio, che vive a Losanna, dove si è laureato in architettura. Una passione, mi piace pensare, che gli ho trasmesso». Il tempo passa, le abitudini cambiano, ma l’attenzione nei confronti dell’abbigliamento ti è rimasta. Non conosco molti uomini che usano le bretelle… «Ormai non le mollo più, mi aiutano a stare comodo dal momento che la cintura dopo certe cene è sempre un po’ troppo stretta (risata simpatica)»
“Sono convinto di una cosa: donare è sempre più bello che ricevere, che si tratti di denaro, tempo, progetti… Io, facendo il mio lavoro, mi ricarico ed è forse per questo che riesco sempre a produrre nuove idee.” Nel 2009 hai venduto la tua attività principale e oggi ti occupi solo, si fa per dire, della manifestazione enogastronomica per eccellenza in Ticino: S.Pellegrino Sapori Ticino. Insomma, hai trasformato un’altra tua passione in un lavoro vero e proprio… «Come spesso accade nella vita, le cose capitano per caso. Era un sabato, una giornata bellissima, ed ero al ristorante Sant’Abbondio a Sorengo, allora del mio grande amico Martin Dalsass, che insieme a Dario Ranza, mi ha aiutato molto nello sviluppo della manifestazione. Eravamo quattro amici seduti sul terrazzo e chiacchierando abbiamo iniziato a chiederci perché la gente non andasse più nei ristoranti di un certo livello. In quel preciso momento abbiamo deciso di organizzare qualche serata gourmet. Va detto che dieci anni fa non si parlava ancora di enogastronomia, questo termine è entrato nel linguaggio comune solo qualche anno dopo». Già durante la seconda edizione avete avuto Chef italiani pluristellati e la preziosa sponsorizzazione di S.Pellegrino… «Basta guardare questa rassegna stampa, è quella dell’anno scorso, della decima edizione. Tradotta in soldi, tutti gli articoli scritti su di noi valgono 1 milione e seicento mila franchi. Sempre più testate giornalistiche, comprese le televisioni, si interessano a noi. Ho da sempre puntato sulla visibilità e ad oggi devo dire che siamo stati ripagati. Dopo anni di lavoro ed esperienza possiamo avere i migliori Chef al mondo quasi gratuitamente, Chef che normalmente costano fino a 20mila franchi a serata. E’ vero che da qualche anno abbiamo introdotto un
rimborso spese, ma sinceramente non basta neanche per pagare tutto il personale che si portano appresso». Un piccolo team, mi hai parlato di circa quattro persone, che sono riuscite a dare vita a una rassegna conosciuta a livello mondiale… «Un grande ringraziamento va ai miei collaboratori, Dina, Carlotta e Marco, senza di loro sarebbe impossibile seguire tutto, ma anche a Grazia Saporiti, la nostra addetta stampa, con cui lavoriamo da molti anni. È stata lei a suggerirci di dare un tema ad ogni edizione, così da interessare i cuochi e soprattutto la stampa. Ricordo edizioni bellissime, come quella dedicata unicamente a Chef donne, oppure quella dell’anno scorso con sessanta stelle Michelin. Nel 2016 infatti sono arrivati dieci cuochi con tre stelle Michelin, un’edizione così penso non l’abbia mai avuta nessun altro festival. Quest’anno invece avremo ospiti gli Chef de Le Soste, un’associazione italiana che raggruppa tutti i migliori ristoranti italiani ed organizzeremo 26 eventi in totale». Non dev’essere facile gestire personalità del genere in una cucina… «Devo dire che non abbiamo mai avuto problemi (si ferma un attimo a riflettere). No, non è vero, una sola volta, ma è stata colpa mia: ho messo nella stessa cucina due Chef che non si sopportavano molto… fuoco e fiamme! Comunque tutti gli Chef che ho conosciuto, di solito, sono persone molto flessibili, ma soprattutto con noi non si atteggiano mai a superstar, si adattano al nostro stile e restano tutti incantati dalla bellezza del Ticino. Alcuni dei momenti più belli della manifestazione si vivono in cucina, magari TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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alla fine della serata, quando ci si ritrova a mangiare, bere e chiacchierare dopo il servizio. Alla fine la miglior promozione ce la fanno gli Chef stessi quando tornano nei loro Paesi e raccontano cosa è davvero S.Pellegrino Sapori Ticino». Quando si parla di arte si associa il termine artista a colui che inventa qualcosa di nuovo. Vale lo stesso in cucina? «Certamente. Bisogna anche dire che gli Chef davvero bravi hanno molte doti, perché il talento non è solo quello di saper cucinare, ma anche una sorta di predisposizione mentale, devono saper affrontare grandi sfide. Le soddisfazioni sono molte, ma la loro vita è dura, lavorano quando noi mangiamo, si svegliano prestissimo e, pensando agli Chef patron, Chef proprietari, tutto è sulle loro spalle. Stiamo parlando di cifre d’affari importanti per i locali più conosciuti al mondo». Tu conoscevi Benoît Violier, uno degli Chef più celebri al mondo purtroppo morto suicida, aveva il successo, la popolarità che tutti sognano eppure… «Lui era davvero straordinario, positivo, sempre sorridente, il suo gesto ha lasciato tutti sbalorditi. Penso che fosse arrivato al punto dove tutto era “troppo”… il suo ristorante faceva fatturati incredibili ed era ai vertici nel mondo della gastronomia, probabilmente ha avuto un crollo psicologico nel momento sbagliato».
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Torniamo in Ticino, anche noi abbiamo ottimi cuochi e ottimi vini, so che tu sei un grande appassionato… «Effettivamente nella mia cantina ho molti vini ticinesi e credo che alcuni siano davvero degni di essere conosciuti in tutto il mondo. Basterebbe fare una degustazione alla cieca per dimostrarlo! Per quanto riguarda i cuochi e i ristoranti ticinesi, dal mio punto di vista siamo veramente su ottimi livelli». Tema sempre d’attualità: la ristorazione che, legata al turismo, sta attraversando una lunga fase di crisi… «Nella mia vita lavorativa, come detto, ho avuto spesso occasione di trovarmi lontano da casa e dover mangiare al ristorante (ne ho visitati oltre 1.200 in questi anni). In tutto il mondo, ma soprattutto in Italia, l’enogastronomia è sempre stato il fiore all’occhiello del turismo. In Ticino invece, stiamo pagando anni di gestione senza visione sul futuro, fatta in maniera poco lungimirante e basandosi sempre sugli stessi fattori, senza puntare sulla novità. Abbiamo aspettato troppo per trasformare l’enogastronomia nella molla attrattiva del turismo locale, nonostante siano sempre state disponibili delle grandissime eccellenze. Non dico che tutti i ristoranti debbano puntare ad una stella Michelin, ma lavorare a stretto contatto con i produttori per offrire piatti, anche semplici, di qualità sì. Questo è quello che rimane nella mente di un turista, soprattutto se ad accompagnare un buon pasto sono dei buoni vini ticinesi e i nostri magnifici panorami».
Ma non pensi sia colpa dei prezzi? «Smettiamola di dire che il Ticino è caro. Ti faccio un esempio: se mangio un buon branzino fresco al ristorante, lo pago tra i cinquanta e i sessanta franchi. Se vai a fare la spesa (io ormai non ci vado da anni, perché avevo il vizio e il piacere di comprarmi tutto il negozio), ti puoi rendere subito conto che in Ticino il pesce fresco è caro, quindi le tariffe applicate dai ristoranti non sono così fuori dagli schemi. Naturalmente se vai a Ponte Tresa e mangi un branzino d’allevamento lo paghi meno, ma non è la stessa cosa! Se invece mangi un buon branzino, il costo è simile. Dal mio punto di vista il vero problema è che in tutte le istituzioni che si occupano di turismo, raramente trovi degli imprenditori e per questo manchiamo di intraprendenza». Immagino che malgrado tutto quello che stai organizzando per quest’anno la tua mente sia già proiettata nel futuro… (Ride) «Certo. Il progetto più importante sarà quello di candidare Lugano a Città del Gusto per il 2018. Sarebbe fantastico se la nostra città venisse scelta ed entrasse a far parte di una delle manifestazioni di enogastronomia più famose e importanti della Svizzera». Ma come fai ad avere sempre tutta questa energia? «Sono convinto di una cosa: donare è sempre più bello che ricevere, che si tratti di denaro, tempo, progetti… Io, facendo il mio lavoro, mi ricarico ed è forse per questo che riesco sempre a produrre nuove idee. Come ho detto: se lavori per te stesso, non calcoli mai le ore, quindi sei portato ad avere più esperienze. Devo anche dire che in tutto quello che ho fatto ho sempre messo tanta passione, la stessa passione che devono avere tutti coloro che devono disegnare il futuro del Ticino, soprattutto i giovani, perché il futuro è nelle loro mani».
Foto: Ti-Press / G.Putzu
Il pugilato come metafora della vita
«M
i occupo di persone che vogliono dimagrire, di uomini e donne, giovani e meno giovani, con problemi fisici o posturali, di persone che vogliono scaricare la tensione derivata da una vita professionale spesso stressante. O più semplicemente aiuto chi desidera rimettersi in forma e stare bene. C’è poi chi ha il diabete e deve svolgere particolari esercizi, chi ha mal di schiena o al ginocchio e deve rafforzare la muscolatura. E uso il pugilato anche per tirar fuori l’aggressività oppure per calmarla. Lavoro per dare autostima alle persone».
Con quali aspettative un cliente arriva da lei? Come si rapporta con qualcuno che spesso non ha mai visto prima? «Il cliente ha dei desideri che provo a esaudire. Si parla molto prima di iniziare il programma di allenamento ed è un passaggio importante. Cerco di capire chi è la persona che ho di fronte: che lavoro fa, che problemi ha, che passato sportivo ha? Le faccio un check completo, poi stiliamo un programma commisurato alle sue esigenze e potenzialità. Si tratta di programmi personalizzati che a scadenze regolari vanno aggiornati. Sta a me valutare la situazione volta per volta e, se del caso, intervenire».
DI GABRIELE BOTTI
ROBERTO “RUBY” BELGE È UNO CHE LA CULTURA DEL LAVORO E DEL SUDORE LA CONOSCE MOLTO BENE. CLASSE 1979, PUGILE PROFESSIONISTA DAL 2004 AL 2012, CAMPIONE DEL MONDO PESI WELTER NEL 2007, HA ABBANDONATO L’ATTIVITÀ AGONISTICA NEL 2011 PER DIVENTARE PERSONAL TRAINER. DA CIRCA UN ANNO È PROPRIETARIO CON DUE SOCI DELLA PALESTRA ENERGYM CITY DI LUGANO.
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PRIMO PIANO / ROBERTO BELGE
Qual è la sua filosofia nel campo dell’educazione sportiva, se così la posso definire? «A differenza di altri, ho a disposizione un passato sportivo dove la testa ha avuto un profondo ascendente su quello che facevo. Per me il pugilato è la metafora perfetta della vita: gli obiettivi si raggiungono soltanto attraverso l’impegno e, come accennavo prima, lavorare intensamente aumenta l’autostima. Il che ci fa sentire bene, più sicuri e sereni. Tra i miei clienti c’è ad esempio chi andava male a scuola ed è migliorato, c’è chi aveva problemi a relazionarsi e ora ha imparato a gestire queste debolezze. C’è chi non si apprezzava e adesso si rispetta di più. Non mi interessa lavorare nell’ottica un po’ banale di far perdere uno, due o tre chili. Gli obiettivi sono altri. E parlo chiaro: voglio arrivare ai risultati passando sì dalla fatica fisica ma anche, e forse soprattutto, dall’applicazione mentale. Che è garanzia di risultati duraturi». E quale reazione ottiene dagli “allievi”? «Ho clienti che rimangono con me per anni, genitori contenti del lavoro fatto con i figli, ragazze o ragazzi che hanno mollato il lavoro o la scuola e che in palestra hanno ritrovato l’energia, la voglia di affrontare altre sfide. Le soddisfazioni sono enormi per loro e per me». Una sua definizione di sport? «Lo sport è intensità e fisicità coniugate con la capacità di sopportare la sofferenza, di darsi stimoli nuovi quando non ce la fai più, di superare gli ostacoli che sembrano a prima vista troppo alti. Il corpo viaggia appunto con la testa. Uno non può fare a meno dell’altro».
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“Per me il pugilato è la metafora perfetta della vita: gli obiettivi si raggiungono soltanto attraverso l’impegno e, come accennavo prima, lavorare intensamente aumenta l’autostima. Il che ci fa sentire bene, più sicuri e sereni.” Parliamo della sua transizione dalla vita di sportivo d’élite a quella di personal trainer e proprietario di una palestra. Come ha vissuto questo passaggio? «Non è stato facile. A un certo punto mi sono chiesto: e ora cosa faccio? È una fase delicata che accumuna quasi tutti gli sportivi d’élite e che ci mette alla prova. Io ho avuto la fortuna di avere le persone giuste accanto a me, ho ricevuto i consigli giusti al momento giusto. Appena ho capito cosa volevo fare da grande, ho iniziato a studiare, ho preso il diploma di personal trainer a Milano e a scadenze regolari mi aggiorno, seguo corsi. Ci tengo a essere pronto: sarebbe alquanto stupido pensare di insegnare senza possedere le solide basi per farlo». Cosa le è rimasto della sua vita passata, quella del ring, degli incontri, delle attenzioni mediatiche? «Non provo sentimenti come la malinconia o la nostalgia. Del Ruby pugile è rimasto il fatto che… sono stato un pugile, nel senso che il mio carattere e i miei valori arrivano da quell’esperienza lì. Ma è solo adesso, ad anni di distanza, che mi godo appieno quanto ho fatto: allora ero in una realtà in continuo movimento, ero un campione del mondo che non realizzava appieno cosa ciò significasse. Perché non ho continuato? Mentalmente ce l’avrei fatta senz’altro, però il mio fisico non me lo permetteva. Mai avrei continuato solo per fare cassetta o un po’ di rumore mediatico. Non sono un pagliaccio o una macchietta. Tra l’altro, una delle cose che apprezzo di più della mia attuale vita è che sono più tranquillo: certo, mi piaceva e mi piace essere
avvicinato, parlare con la gente, ma preferisco vivere nell’anonimato senza stare al centro dell’attenzione. Io e il narcisismo non siamo molto amici». Si occupa di salute in senso stretto e in senso lato: ma secondo lei cos’è la salute? «La salute è equilibrio psico-fisico. Non è pesare tot ed essere alto tot, non è privarsi di tutto per perdere un chilo. Non deve essere pura sofferenza perché sarebbe un controsenso. La salute va di pari passo con l’equilibrio mentale. Non bisogna sentirsi in colpa perché si beve un bicchiere di vino, si deve lavorare per stare bene. Se mangi mezzo biscotto e l’altra metà la butti per paura di ingrassare e ti alleni come un matto sette volte alla settimana, be’ per me quella non è salute. Quando alleno cerco di trasmettere questa filosofia agli altri e se il messaggio non passa, be’ preferisco interrompere la collaborazione. Gli obiettivi danno un senso alla nostra vita e dobbiamo essere disposti a soffrire (con intelligenza!) per raggiungerli. O almeno dobbiamo provarci. Che consigli possiamo dare a chi vorrebbe iniziare con uno sport senza averne mai praticato prima? «Prima di tutto... calma. Chi non ha mai fatto nulla deve avere la totale consapevolezza che la sua testa non è pronta per un cambiamento troppo violento. Con lo sport bisogna iniziare gradualmente e la stessa cosa vale per la dieta. Chi parte a mille all’ora rischia di perdersi per strada, è uno stress che spesso si rivela insopportabile. Il processo di crescita deve essere appunto graduale, lungo. Si parla non a caso di educazione alimentare, di stile di vita, di benessere generale».
PRIMO PIANO / ROBERTO BELGE
zonti delle giovani generazioni. Anche in questo contesto, poi, lo sport è una magia meravigliosa: è un linguaggio universale che unisce persone che forse non sarebbero mai state in grado di stabilire un reciproco contatto».
Quando qualcuno bussa alla sua porta, qual è la richiesta che le viene fatta? «Da me vogliono imparare il pugilato o in generale gli sport di combattimento. È altresì chiaro che la tonificazione è per molti (donne e uomini) l’obiettivo numero uno. L’invito che faccio è sempre il solito: ponetevi obiettivi realistici, abbiate rispetto dei ruoli delle regole e abbiate una dedizione assoluta. Questo vale tanto per lo sportivo d’élite quanto per lo sportivo amatoriale. Sono regole universali». Lei come si tiene in forma? «Posso vivere di rendita, ne ho fatti di esercizi e di allenamenti… Ora sto attento all’alimentazione, seppur senza forzature. Sono poi anche condizionato da alcuni problemi fisici che mi impediscono di fare sport, di correre o boxare a certi ritmi. Comunque, ho trovato dei compromessi che mi fanno stare bene mentalmente e fisicamente». Come dicevamo, da qualche tempo è anche un imprenditore. Come si trova in quelle vesti? «Sostanzialmente, sono sempre stato l’azienda di me stesso visto che ogni cosa, compresi i miei guadagni, dipendeva dalle mie prestazioni fisiche. Anche ora tutto deriva dalle mie capacità, da come mi preparo. La palestra è stata un’opportunità che ho colto con due persone che conosco: perché non fare il lavoro che mi piace in una palestra mia e non
più in una palestra di altri? Ho giornate piuttosto piene, sono via spesso dalle 5.30 di mattina alle 8 di sera, però è una mia scelta e ne sono soddisfatto». So che è anche impegnato con il Soccorso Operaio Svizzero. Di che cosa si tratta? «Collaboro con loro su un mandato cantonale di 4 anni: mi occupo di gestire una squadra di calcio di migranti. Li porto nelle scuole per spiegare cosa c’è davvero dietro alla migrazione, ai barconi che arrivano in Europa. A questi ragazzi che giungono spaventati da noi, faccio conoscere il nostro territorio, la nostra cultura, mentre ai ticinesi racconto chi sono. Ovunque siamo stati ho ricevuto risposte gratificanti, il che è rallegrante. Ho notato che gli studenti rimangono affascinati dal sentire storie che nemmeno potevano immaginarsi. Credo sia essenziale allargare gli oriz-
E del suo futuro cosa ci può dire? «La famiglia e l’amicizia resteranno valori fondamentali, sono al primo posto da sempre. In futuro voglio avere una famiglia solida e rafforzare le mie amicizie; arrivare ai vertici dello sport è stato fenomenale, ma credo che ciò che davvero conti siano le gratificazioni nel privato. Con la mia ragazza sto vivendo momenti eccezionali, stiamo crescendo assieme, giorno dopo giorno. Lei mi ha aiutato tanto e continuerà a farlo. Sono passati i tempi dove pensavo anche troppo a tante cose: adesso sono focalizzato su obiettivi precisi». Infine, una domanda anche sul movimento pugilistico cantonale. Tanto per restare in tema: qual è il suo stato di salute? «Dico solo che è un peccato non avere qualcuno che funga ancora da traino, e mi ci metto pure io. Non è colpa di nessuno in particolare, magari sono io che non ho il tempo o la voglia di mettermi a disposizione oppure sono mancate le condizioni necessarie affinché ciò accadesse. Quando ho smesso io purtroppo il movimento ne ha risentito e sta in piedi grazie alla passione di alcune persone. In generale, non è però stata sfruttata l’onda della popolarità di cui ha goduto questo sport fino a qualche anno fa. Oltretutto manca un po’ la cultura del sacrificio: il pugilato è una disciplina molto, molto dura».
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“Nella Musica Antica c’è un contatto immediato con la naturalità delle emozioni, che vengono espresse in una maniera molto pulita, definita, diretta. Veramente una gioia per chi ascolta e per chi suona.”
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Tutto il mio amore per la Musica L’INCONTRO CON LA MUSICA, PER GIULIA, AVVIENE TRA LE MURA DI CASA, DAVANTI AL PIANOFORTE DI FAMIGLIA DOVE POSA, COME SI RACCONTA, “LE DITA TROPPO PICCOLE NEI TASTI TROPPO GRANDI” DEL REGALE STRUMENTO, COSÌ CHE “NON NASCE IL FEELING”. MA NEL SUO DNA È GIÀ TRACCIATO IL VIAGGIO TRA LE BRACCIA DI EUTERPE. INIZIA COSÌ LO STUDIO DI STRUMENTI CHE LE SONO PIÙ CONGENIALI, IL FLAUTO DOLCE, IL FAGOTTO E LA DULCIANA. DI FAUSTO TENZI
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iulia Genini è affascinata dalla Musica Antica e del Barocco classico, che per il rigore e la struttura numerologica del messaggio musicale del periodo (basti pensare a Bach) obbliga l’esecutore a conformarsi a interpretazioni scevre da emozioni troppo personali, da cui con l’ossequio al genio e alla partitura, nasce la grande interpretazione. Anche qualche secolo più tardi, in un tempo denso di passioni e di emozioni rinascimentali, Verdi stesso consigliava di “non cedere alla interpretazione, perché è
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na grande fortuna che ho avuto dopo i miei studi di liceo qui a Lugano, è stata quella di essere ammessa alla Schola Cantorum di Basilea, conservatorio dedito unicamente alla Musica Antica. Da quel momento in poi si è delineato un percorso in linea retta, diciamo fino ad oggi. L’ambiente molto particolare di Basilea mi ha permesso di venire a contatto con delle personalità molto importanti e con insegnanti e artisti di un certo calibro. Parallelamente al Flauto Dolce ho iniziato lo studio dei Fagotti Storici (Dulciana, Fagotto Barocco e Fagotto Classico) per un mio bisogno quasi fisico di passare anche alle “frequenze basse”.Lo studio di questi ulteriori stru-
una strada che porta all’abisso”. Giulia Genini, oggi affermata musicista, in simbiosi con questo rigoroso tracciato musicale del Mondo Antico e del Barroco, vive il nostro tempo come una icona che affonda le radici nella “classicità greca” di un tempo aureo, che da Guido d’Arezzo fino ad un “Nuovo Orfeo”con Monteverdi, poi Vivaldi, Bach, Haendel...percorre il viaggio nella grande musica con il canto interiore dolcissimo dei suoi strumenti. Partendo da questa immagine classica, chiedo a Giulia Genini di raccontarsi.
menti ha notevolmente ampliato il mio raggio d’azione, permettendomi tra l’altro di lavorare in orchestra. Il Fagotto deriva dalla Dulciana, uno strumento rinascimentale di enorme fascino sonoro, anch’esso ad ancia doppia, nato “in consort” ovvero in “famiglie” di taglie diverse, come i Flauti. Ci sono infatti Dulciane dal basso al soprano». Hai una Agenzia che si occupa della tua attività? «No, non ho alcun agente e sono sempre chiamata direttamente. Dopo gli anni di studio a Basilea ho cominciato a muovermi in questo ambiente musicale, a volte ho avuto fortuna di essere al momento giusto nel posto giusto e anche questo, oltre ovviamente alla mia comTICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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naturale delle emozioni che suscita, che per me è sempre stato un punto di riferimento. In questa musica c’è moltissima retorica, ma non una retorica affettata, bensì qualcosa di lineare, naturale, semplice ed efficace».
petenza, mi ha portato a collaborare con ensemble svizzeri e europei». Quali emozioni e quali immagini ti raccontano le numerose Danze e Arie Antiche del periodo Barocco, i Duetti Fiorentini del 600, i Duetti Romani del XVII secolo, la sterminata produzione vivaldiana con i 16 concerti per flauto, i 38 per fagotto, Georg Friedrich Haendel con le 15 Sonate, Gabrieli Corelli, Praetorius, Schutz, Telemann con le composizioni per flauto traverso? «Più che emozioni riguardo a un brano in particolare, parlerei di uno stato d’animo che questo repertorio mi regala ogni volta che l’ascolto e che lo suono. Nella Musica Antica c’è un contatto immediato con la naturalità delle emozioni, che vengono espresse in una maniera molto pulita, definita, diretta. Veramente una gioia per chi ascolta e per chi suona. E più che immagini particolari su un brano, evocherei questa grande energia che questa musica trasmette, la purezza
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Il Flauto dolce, il Fagotto e la Dulciana sono tra gli strumenti più espressivi della storia della Musica. La bellezza del suono e le grandi possibilità di virtuosismo, consentono mirabilmente di accompagnare la voce umana e persino di sostituirla. «A questo proposito, nel trattato “La Fontegara” (1535) il teorico, flautista e violista (viola da gamba) Silvestro Ganassi dal Fontego scrive: “così come il degno è perfetto dipinto imita ogni cosa creata dalla natura con la variazione dei colori, così con tale instrumento di fiato potrai imitare il proferire che fa l’umana voce”. Il legame strumenti/voce umana è irrinunciabile nel repertorio antico. Anche se nel corso del barocco gli strumenti hanno sviluppato un impressionante repertorio totalmente indipendente dalla musica vocale, la voce come esempio da seguire, e non solo nella linea melodica ma anche nella prontezza dell’articolazione delle parole, rimane un punto fondamentale della prassi esecutiva antica. Ganassi scriveva anche che un buon esecutore deve poter arrivare letteralmente a “parlare” col proprio strumento, facendo capire all’ascoltatore vere e proprie parole». I primi tipi di Fagotto risalgono alla fine del 500, tuttavia assai diversi dal Fagotto moderno. Quali sono le differenze tecniche e espressive, rispetto ad oggi, quando le orchestre suonano con un diapason intorno ai 444 Hertz? «I Fagotti, diversamente dagli strumenti ad arco che con un giro di pirolo cambiano la tensione nelle corde e quindi l’intonazione, sono stati costruiti con differenti diapason. Per esempio, una dulciana che suona a 466 Hertz è più
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piccola di una dulciana che suona a 440. Un Fagotto invece a 392, diapason spesso in auge nel repertorio barocco francese, ha la cameratura ancora più larga e più lunga. Il fascino grandissimo e anche la difficoltà di questi strumenti sta nel fatto che per ogni diapason vi è una reazione sensibilmente diversa. Ciò porta a dei colori nelle voci e nei fiati molto differenti. Bisogna sapersi adattare a questi strumenti antichi “imperfetti” che rispetto ad un Fagotto moderno hanno pochissima meccanica: questo causa un’irregolarità nei cromatismi che noi esecutori dobbiamo saper compensare. L’imperfezione crea una bellezza molto speciale, ognuno di questi strumenti ha davvero una personalità propria». Oggi, la globalizzazione con internet, si presume, può facilitare le carriere artistiche, oppure come credo, annacquarle nel marasma di una esasperata mitizzazione commerciale di meriti discutibili, per non dire a volte, clamorosamente inesistenti. «Internet fa parte della nostra realtà è purtroppo vi si trova di tutto, anche dal punto di vista musicale; in questo senso è veramente un calderone poco selettivo e poco selezionato. Però c’è anche un lato positivo, se vogliamo: rende tutto molto più fruibile, accessibile e immediato. Quando la qualità c’è, è possibile individuarla anche per via telematica. Quanto a noi giovani musicisti, credo sia una nostra vera e propria missione non piegarci solo alle leggi di mercato, oggi estremamente legate all’immagine, ma continuare ad avere degli ideali, lasciandoci ispirare da chi ha fatto questo mestiere prima di noi, in un momento più differenziato e più calmo. Di modelli del bello e del buono, in ambito musicale, ce ne sono per fortuna ancora alcuni e molto validi».
“L’imperfezione crea una bellezza molto speciale, ognuno di questi strumenti ha davvero una personalità propria.” Nel 2009, hai fondato l’Ensemble Concerto Scirocco. Una vocazione imprenditoriale a lato della tua personalità artistica già attiva con successo in Svizzera e all’estero. «Si, con Scirocco ci occupiamo soprattutto di musica del 600 quindi del primo Barocco strumentale al quale affianchiamo agli strumenti, dei cantanti, lavorando molto sulla vocalità e sul legame tra voce e strumento. Mi occupo della promozione del gruppo e della ricerca di concerti con il contatto diretto con Festival e Istituzioni musicali». Oggi, la discografia può essere un mezzo pubblicitario efficace per una attività artistica-imprenditoriale in modo particolare per il repertorio Barocco molto richiesto. Tuttavia, al di là dei meriti, la pubblicazione in catalogo di un CD è prioritariamente subordinata a un investimento finanziario. Tempi difficili, anche perché in rete, si “vende di tutto” a scapito di produzioni di nicchia di grande qualità. «Fare un disco oggi è davvero un’impresa sia dal punto di vista finanziario che dal punto di vista dell’uscita sul mercato del prodotto. È vero, in rete si vende di tutto, però va detto anche che le case discografiche che si occupano di Musica Antica tendono ad essere molto selettive e a prediligere lavori di riscoperta di repertorio inedito, in un certo senso aiutando le produzioni di nicchia. Purtroppo vale spesso anche questa regola: basta che sia inedito e viene pubblicato, non importa con quale qualità. Tutto ciò a discapito magari di esecuzioni eccellenti di repertorio già molto conosciuto... Sono pochi, credo, i discografici disposti a prendere il rischio di ragionare un po’ fuori dagli schemi delle leggi di mercato».
LAC, Lugano, Arte e Cultura è una Istituzione che promuove una offerta culturale e musicale di prestigio. Nella programmazione degli eventi è preminente la presenza di ospiti internazionali. Bene, anche se tuttavia è verosimile pensare che da questa nostra importante Istituzione, debba poter nascere e consolidarsi nel tempo una Tradizione, una identità regionale, come accade in altre Città confederate, Lucerna, Basilea, Losanna, o nella vasta area germanofona con la Istituzione degli Stadttheater, templi e fucine di repertorio, vere proprie palestre per giovani musicisti. Un teatro di repertorio darebbe la possibilità inoltre ai giovani talenti per una formazione musicale e per l’ingresso alla carriera. Il nostro territorio ha annoverato in passato e annovera tutt’oggi eccellenze musicali. Giulia Genini, giovane concertista ticinese ha già deliziato altre platee, tra cui basti segnalare su tutte, i prestigiosi Berliner Philharmoniker. Perché non dunque, anche a lato del glorioso Palace? «Al LAC parteciperò nel prossimo settembre alla rassegna che verrà dedicata al compositore ticinese Francesco Hoch. Eseguirò “Piume di Senso”, un brano per flauto dolce solista che Hoch ha composto appositamente per me qualche anno fa. Sono felice di far parte prossimamente del cartellone del LAC, anche se in questo caso sarà con musica contemporanea di cui mi occupo più raramente. Sarebbe bello incentivare le presenze nell’ambito della Musica Antica».
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Rifarei tutto così. Ho una formazione tecnica atipica per una donna, sono stata dipendente e docente, sono professionista indipendente e datrice di lavoro, ho una famiglia e gestisco una casa. Ho perciò acquisito nel tempo un bagaglio solido utile per affrontare i tanti problemi che si presentano sul tavolo dell’esecutivo».
Un Ticino più attento alla qualità della vita delle persone DIPLOMATA IN INGEGNERIA CIVILE AL POLITECNICO DI ZURIGO, MEMBRO DEL PARTITO SOCIALISTA E MUNICIPALE A LUGANO, CAPODICASTERO IMMOBILI, FORTEMENTE IMPEGNATA PER UNA CITTÀ PIÙ VIVIBILE, COESA E SOLIDALE.
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uali sono state le motivazioni che l’hanno convinta ad entrare in politica e quali le principali tappe di questo percorso? «Sono arrivata piuttosto tardi alla politica, per diversi motivi. Sovrapporre il lavoro alla famiglia è impegnativo, specialmente per noi donne, e avevo il desiderio di affermarmi prima nel lavoro che in politica. Tuttavia, ho sempre partecipato ad associazioni e movimenti vari che hanno consolidato una rete di conoscenze, senza impegnarmi subito in un partito. Così, fino al 2008 ho fatto politica in un piccolo comune (ora quartiere) in un gruppo interpartitico. Ciò ha permesso di avvicinarmi alla politica con più tranquillità e senza l’impatto mediatico che ho dovuto imparare a gestire una volta entrata in politica a Lugano.
Tra le numerose materie di cui ha avuto modo di occuparsi spiccano nettamente le tematiche di carattere sociale: lavoro (soprattutto femminile), ambiente, energia, anziani. Quali sono a suo giudizio i problemi sociali che più affliggono il Ticino e quali interventi si rendono maggiormente necessari? «Il mio partito porta avanti da più di un secolo rivendicazioni a favore dei più deboli, che hanno portato a diverse conquiste sociali. Ma non dobbiamo abbassare la guardia. I maggiori problemi odierni sono legati al peggioramento dei salari e all’aumento vertiginoso di persone in assistenza e disoccupazione. Penso che anche nell’era digitale, sia importante sentirsi utili e vedere riconosciuto il proprio contributo alla società. Non sono perciò molto favorevole al reddito incondizionato. Sono convinta che si debba investire di più nella formazione femminile e nella parità salariale, come pure credo che le aziende debbano tornare ad avere maggior senso etico: il benessere viene fatto dando salari dignitosi e investendo nell’innovazione piuttosto che distribuendo gli utili agli azionisti. Un’ulteriore sfida sociale importante da affrontare è l’invecchiamento della popolazione. Non solo gli edifici, ma tutti gli spazi pubblici e servizi dovranno giocoforza adeguarsi a questa realtà. Inoltre senza interventi decisi per contrastare il degrado ambientale e l’aumento continuo di fabbisogno d’energia e di mobilità, andremo incontro a seri problemi non solo di salute ma anche ad una perdita di attrattività del nostro territorio, a scapito della nostra economia».
PRIMO PIANO / CRISTINA ZANINI BARZAGHI
“Del Ticino mi piace il paesaggio e il nostro essere a metà strada fra la latinità e l’efficienza elvetica. Non mi piace invece il frequente ricorso alla lamentela.”
Il Ticino offre un ambiente particolarmente attrattivo (clima, paesaggio, ecc) che tuttavia rischia di essere compromesso da inopportuni interventi umani. Che cosa bisognerebbe fare per meglio tutelarlo e quali sono le battaglie che intende portare avanti nel corso del suo mandato? «Da decenni i professionisti del settore tecnico e anche i rappresentanti dell’area rosso-verde chiedono un cambiamento di rotta su molti temi legati al territorio e all’ambiente. Non sono solo rivendicazioni di sinistra. Dobbiamo recuperare grandi ritardi su molti temi affrontati efficacemente altrove. Concretamente dovremmo attivarci con più decisione e coraggio su diversi fronti. Dobbiamo promuovere più qualità negli spazi pubblici e più protezione per i beni culturali; mi piacerebbe realizzare almeno una bella piazza e un parco in ogni quartiere. Spero che in futuro venga potenziato il trasporto pubblico per essere meno dipendenti dall’automobile.
Desidero aumentare l’offerta di alloggi a prezzi accessibili per tutte le fasce di popolazione e creare spazi d’incontro per favorire l’integrazione delle generazioni e delle comunità che vivono nella nostra città. Non da ultimo vorrei sostenere maggiormente le istituzioni sociali che si occupano di persone in difficoltà. Anche questi sono progetti strategici, né più né meno del nuovo polo congressuale e sportivo». Non è frequente che un politico pubblichi sul suo sito l’elenco dei libri che sta leggendo e ne sono rimasto colpito. Dunque non posso esimermi dal chiederle quali sono le sue letture preferite e quale piacere ne ricava? «Sin da bambina, sono sempre stata una lettrice assidua. Con i tablet oggi si legge molto in digitale, ma mi piace sempre leggere su carta. Leggo di tutto, dai saggi scientifici e storici a letture leggere come romanzi e fumetti».
Qual è il progetto politico a cui sta lavorando e che vorrebbe assolutamente vedere realizzato? «Attualmente mi occupo prevalentemente di costruzioni e di gestione immobiliare. Il progetto più urgente e impegnativo è l’avvio di una vera politica a favore dell’alloggio a pigione moderata per recuperare il grave ritardo che abbiamo rispetto ad altre città. Spero quindi di poter dare avvio, in questo ambito, a dei cantieri di costruzione. Oltre ad edifici di buona qualità architettonica, dobbiamo anche creare degli spazi pubblici vivibili, con più verde e meno automobili. Un ulteriore tema che mi sta molto a cuore è perciò lo sviluppo di una rete di trasporto pubblico con tram efficiente e il prolungamento in tempi brevi di AlpTransit verso sud, per poter veramente fare da ponte fra le due importanti aree economiche a noi vicine: la Lombardia e l’altopiano svizzero». Lavoro, famiglia, politica, come fa a conciliare tutti questi impegni riuscendo anche a ritagliarsi uno spazio per i suoi interessi personali? «Ho una buona organizzazione e tanto aiuto da parte della mia famiglia. Mi ricarico, alternando il lavoro con attività casalinghe come la cucina». In conclusione che cosa le piace del Ticino e cosa invece vorrebbe assolutamente modificare? «Del Ticino mi piace il paesaggio e il nostro essere a metà strada fra la latinità e l’efficienza elvetica. Non mi piace invece il frequente ricorso alla lamentela. Più coraggio e intraprendenza non guasterebbero per avere un’immagine più credibile nei confronti del resto della Svizzera e dell’estero: oggi oltre alla simpatia bisogna sapere offrire anche professionalità ed efficienza». TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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PRIMO PIANO / MARIE-SOLANGE LADENIUS
Tutto quello che fa IMMAGINE LA PUOI INCONTRARE OVUNQUE. SULLA SCALETTA DI UN AEREO PRIVATO, SUL BORDO DI UNA PISCINA DI UNA VILLA IN UN’ISOLA CARAIBICA, AD UNA FESTA NEL CUORE DI LONDRA O IN UN NEGOZIO ALLA MODA DI PARIGI, O PIÙ SEMPLICEMENTE NELLA SUA BELLA CASA TICINESE. IL FATTO È CHE MARIE-SOLANGE LADENIUS RESTA DIFFICILMENTE PER LUNGO TEMPO NEL MEDESIMO LUOGO E IL SUO LAVORO, MA SAREBBE MEGLIO DIRE LE SUE MOLTEPLICI ATTIVITÀ, LA PORTANO DI CONTINUO IN GIRO PER IL MONDO.
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lla domande di quale sia il suo lavoro, Marie-Solange risponde elencando alcune delle numerose cose che ha fatto nella sua carriera. Eppure a ben vedere c’è un filo che lega tutte le cose di cui si è occupata o che ha in programma di realizzare. Ed è la sua grande passione per tutto ciò che fa immagine e per la ricerca di stili di vita che oggi possono essere giudicati originali ma che domani diventeranno forse un patrimonio di milioni di persone. Anticipandoli, dunque, e valorizzandoli da un parte all’altra del pianeta. Un’altra sua dote straordinaria è poi quella di “trovarsi al posto giusto nel momento giusto”, con una capacità di cogliere, complice anche una buona dose di fortuna (il che non guasta mai!), tutte le opportunità che la vita può offrire.
01 Alcune delle illustrazioni ideate per Harvard Buisiness Review dal 1987 al 1995 02 Illustrazione ideata per un catalogo di moda per Cotton Inc. 03 Articolo di Victoria Magazine su Marie-Solange Ladenius 04 Pubblicità per Barneys pubblicata nel New York Times 05 Articolo per Esplanade sull'arredamento d'interni 06 Copertina ed interno del libro per bambini "The Socks" scritto ed illustrato da Marie-Solange Ladenius 01
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«Ho iniziato la mia carriera di design come illustratrice. Mi ero iscritta a dei corsi estivi presso la Harvard University. John O’Connor, che aveva lavorato con Andy Warhol alla Factory,ed è stato poi direttore artistico della Harvard Business Review (ed è ora il direttore editoriale della rivista Tropic in Florida), ha notato alcuni miei schizzi e mi ha chiesto di fare delle illustrazioni per la sua rivista. Così ho iniziato a lavorare per la Harvard Business Review, che ha poi pubblicato tanti dei miei disegni».
L’amore per l’illustrazione è una costante nella sua vita, mai abbandonato nonostante i ripetuti cambiamenti di città in cui abitare. «Quando vivevo ancora a Boston, ho aperto un negozio di antiquariato in Charles Street e anche avviato dei progetti di architettura d’interni. Più tardi, quando mi sono trasferita a New York, ho iniziato a lavorare illustrazione di moda per il grande magazzino di lusso Barneys, e contemporaneamente ho continuato a lavorare come interior designer».
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Dopo l’America, il ritorno in Europa e nuove iniziative sempre all’insegno della creatività: «Mi sono trasferita Londra nel 1997, ed ho iniziato a fare girocolli di velluto ricamati con Pietre semi preziose in stile 700, riscontrando notevole successo, furono pubblicati in Harpers and Queen, Ok Magazine, Financial Times e venduti da Browns e da Liberty’s of London. Dopo essermi trasferita di nuovo a New York nel 2004, ho continuato a fare entrambe le cose: design degli interni e alcuni lavori di illustrazione, tra cui un libro illustrato per bambini, The Socks».
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E dopo tanto viaggiare, l’approdo nel più tranquillo Ticino, senza tuttavia perdere mai la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo e originale. «Quando con mio marito ci siamo trasferiti a Lugano nel 2013, ho iniziato a lavorare su un progetto pilota per un programma televisivo, Hidden Treasures, che comprendeva alcune delle mie illustrazioni. Il pilota è accessi-
bile sotto il mio nome su YouTube. Nel corso dell’ultimo anno, ho ripreso a fare illustrazioni a tempo pieno, il mio progettò più recente e un libro su Venezia, che è sempre stata per me una grande fonte di ispirazione». In queste pagine, alcuni disegni e immagini ben danno conto delle molteplicità attività che hanno accompagnato la sua
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vita avventurosa. Ma, c’è da scommetterci, la storia non si ferma qui e presto sentiremo ancora parlare di Marie Solange Ladenius, in Ticino e nel mondo.
Al momento Marie-Solange Ladenius è in trattativa con il museo ebraico di Venezia per una mostra che avrà luogo a settembre di quest'anno.
07 Girocollo della collezione di Marie-Solange Ladenius, presentato in un articolo di moda 08 Illustrazione per Barneys NY 09 Fotografia di un girocollo della collezione di Marie-Solange Ladenius, pubblicata sulla copertina del Financial Times 10 Canal Grande (Venezia) Acquarello e china 11 Santa Maria della Salute (Venezia) Acquarello e china
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PRIMO PIANO / FABIO REGAZZI
LOCARNESE DI NASCITA, IMPRENDITORE, AVVOCATO E NOTAIO, SI DEFINISCE “APPASSIONATO” DELLA POLITICA E DAL 2011 OCCUPA UN POSTO NEL CONSIGLIO NAZIONALE.
A caccia di soluzioni per il Ticino
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ccanto ad un prestigioso percorso professionale, lei si è avvicinato anche al mondo della politica. Quali sono state le tappe e le motivazioni che lo hanno spinto a questa scelta? «Ho iniziato ad interessarmi di politica appena ventenne (era il 1984) tra i ranghi del Partito popolare democratico di Gordola, entrando a far parte del Consiglio comunale dove sono rimasto per 12 anni. Nel 1995 sono stato eletto in Gran Consiglio e il 23 ottobre 2011 al Consiglio nazionale. Riconfermato in Parlamento nel 2015 sono membro della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni e mi occupo intensamente di questioni di mobilità e di radiotelevisione. Dal 2012 sono presidente dello Swiss Shippers’ Council, dal 2015 dell’Associazione Industrie Ticinesi (AITI) e nel corso di quest’anno entrerò a far parte del comitato nazionale dell’Associazione imprenditori svizzeri. Per me la politica è una palestra della passione temperata dalla storia e dal rispetto per le idee. Almeno così era un
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tempo. Dal mio punto di vista equivale a mettersi al servizio del bene comune. Taluni credono che perché sono un imprenditore io sia rappresentante di una minoranza élitaria. Invece appunto perché sono un imprenditore, dirigo un’azienda di famiglia, ritengo di rappresentare la maggioranza: come molti nostri concittadini vivo quotidianamente la fatica del far tornare i conti, ogni giorno ho l’assillo di dover raggiungere un certo numero di ordinazioni mensili, ottenere per la mia ditta il lavoro che alla fine del mese mi consente di versare i salari a oltre 130 famiglie. M’immedesimo nelle difficoltà dei miei impiegati, e come loro vivo la ruvidezza di un mercato sempre più competitivo. Non mi dispiacerebbe che chi critica gli imprenditori e l’economia facesse il medesimo sforzo di guardare la realtà dal mio punto di vista: dover decidere ogni giorno, non per sé stesso, ma per il bene dei collaboratori e delle famiglie che da loro dipendono».
Quali sono i punti principali del suo programma che intende portare avanti nella sua veste di Consigliere nazionale? «Credo molto nel nostro Paese, nelle sue istituzioni e nel suo sistema giuridico ed economico. Da quando sono stato eletto a Berna ho la grande fortuna di viaggiare spesso attraverso la Svizzera e di scoprire con rinnovato stupore l’eccellenza che ci circonda. Storicamente siamo un popolo aperto verso l’esterno anche perché siamo troppo piccoli per vivere in una sorta di dorata autarchia come qualcuno vorrebbe far credere. La mia azione politica è volta a migliorare le condizioni quadro del nostro Paese, che evolvono in continuazione per tenere il passo con le mutevoli condizioni del mercato e trarre vantaggio dalle opportunità emergenti. Ciò comporta una grande varietà di sfide. Sul piano economico, la posizione strategica della Svizzera nel cuore dell’Europa offre diversi vantaggi per le aziende che devono adattarsi alle nuove realtà del mercato e una posizione geografica ideale, con un elevato standard di
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PRIMO PIANO / FABIO REGAZZI
vita, servizi e infrastrutture – strade, ferrovie, trasporti in generale – ben sviluppati. Ma anche degli svantaggi legati alla concorrenza agguerrita di mercati che praticano condizioni salariali e di lavoro nettamente inferiori alle nostre. Per questo sono un fautore delle misure fiancheggiatrici a tutela del nostro mercato e delle nostre condizioni di lavoro, senza però scadere nel protezionismo. A Berna sono stato più volte relatore di progetti per il miglioramento della rete stradale, ferroviaria, aeroportuale. Ho difeso la riforma III delle imprese, e resto convinto che occorrerà adoperarsi subito per elaborare un nuovo progetto, accompagnato da misure sociali come proposto dal Cantone Ticino. Mantengo anche un occhio molto vigile sui temi degli appalti pubblici dove troppo spesso la Confederazione penalizza l’eccellenza dei materiali indigeni come il granito ticinese, a vantaggio di materiali di scarsa qualità perlopiù esteri , per non parlare del tema delle infiltrazioni mafiose».
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Negli anni lei ha mostrato un costante interesse per il mondo delle PMI. Quali sono i problemi che affliggono il tessuto produttivo ticinese e quali soluzioni andrebbero adottate per favorirne lo sviluppo? «Quale imprenditore a capo di un’azienda di famiglia il mio interesse per le PMI è naturale. Nel nostro cantone sono attive ca. 33’000 PMI che generano lavoro e ricchezza. Purtroppo troppe persone preferiscono soffermarsi sul sottobosco di casi di mala gestione, le classiche mele marce, perdendo di vista la sostanza, fatta di imprenditori seri con una responsabilità sociale. Dobbiamo ricominciare a stupirci per le cose che facciamo. Abbiamo esempi di imprenditorialità dinamica, originale, creativa: giovani aziende che sono riuscite ad accaparrarsi brevetti europei di alta gamma, pluripremiate per la loro capacità di innovazione, che sono state capaci di en-
trare in produzione nel giro di tre anni. Abbiamo infine imprese piccole o grandi che siano, forti di robuste radici familiari, innovative, con una presenza sui territori d’origine e con una lungimirante attenzione ai mercati internazionali: le manifatture testimonial del miglior “made in Switzerland”, attive nelle scienze della vita, della micromeccanica, della farmaceutica e della meccanica. Un esempio? Notizia di febbraio, Augusto Mitidieri, CEO di un’azienda farmaceutica ticinese (Sintetica SA) è stato premiato come “European CEO of the Year”. Ma se ne potrebbero citare altri. Nel settore industriale più tradizionale, stiamo reggendo la concorrenza estera nonostante la pressione sfiancante sui costi di produzione e in particolare sui salari. Non voglio scatenare la guerra della cifre sui tassi di disoccupazione, ma sono stupito per come le PMI ticinesi riescono a reggere tutta una serie di avversità esterne. La nuova frontiera per le imprese? Sviluppo e qualità. Un obiettivo difficile ma possibile. Ricette per il futuro? Ancora una volta rimanere aperti, curiosi e anche coraggiosi. Vale per le giovani aziende, le start up, ma anche per le tradizionali». Lei si è occupato anche del sistema dei trasporti. Quali iniziative ritiene che sia necessario intraprendere in questo settore? «La questione delle infrastrutture è oggetto di una forte domanda sociale e rappresentano un tema politico d’eccellenza. La digitalizzazione e l’open data applicate ai servizi pubblici stanno modificando la nostra gestione dei trasporti, mutuandole da un’economia basata sull’offerta di servizi a un sistema gover-
“La nuova frontiera per le imprese? Sviluppo e qualità. Un obiettivo difficile ma possibile. Ricette per il futuro? Ancora una volta rimanere aperti, curiosi e anche coraggiosi.”
PRIMO PIANO / FABIO REGAZZI
nato dalla domanda da parte dell’utenza. Lo hanno capito le FFS che da qualche tempo propongono prezzi dei biglietti di treno modulati in funzione della domanda. Ma quella dei prezzi dei mezzi pubblici, per ora regolati dal finanziamento pubblico, non è l’unico tema. Per il Ticino il sistema dei trasporti subirà un nuovo sussulto nel 2020 con l’apertura della galleria di base del Ceneri che completerà l’asse di transito ferroviario nord-sud, anche se resta una grande incompiuta. AlpTransit dovrà essere ultimato con un suo raccordo a sud di Lugano, da inserire al più presto sull’agenda politica del Consiglio federale. Rimanendo nel capitolo delle incompiute, ricordo che inizieranno tra qualche anno i lavori per il completamento del tunnel autostradale del Gottardo, da realizzare entro il 2028, per il quale mi ero fortemente battuto. In futuro, occorrerà avere un’infrastruttura di rete, performante e sicura, magari completamente automatizzata, indispensabile allo sviluppo di nuove forme di vita e di lavoro sempre più mobili, nonché di servizi e di prodotti. Va da sé che un accesso libero e non discriminatorio a queste reti deve esser garantito». Una sua grande passione è quella per l’hockey, in particolare per il Lugano, nei confronti del quale ha assunto di recente anche dirette responsabilità. Come è nato questo amore e cosa si attende da questa nuova esperienza?
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«Anche lo sport è una componente importante della mia vita e a posteriori riesco a intuire quanto sia stato fondamentale per la mia crescita. Ho sempre praticato dello sport, ma soprattutto mi sono dedicato al calcio, tanto che ancora oggi – nonostante la non più verde età – faccio parte della squadra del FC Consiglio nazionale. Un’altra mia grande passione sportiva è stato il disco su ghiaccio ed in particolare l’HC Lugano di cui sono tifoso fin da ragazzo (e posso assicurare che a quei tempi nel locarnese non era facile…). Ho magnifici ricordi dei 7 titoli vinti e di altri momenti magici che questo splendido sport sa regalare. Nel 2014 Vicky Mantegazza mi ha chiesto se ero disponibile ad entrare nel Consiglio di amministrazione della società, dove sono l’unico rappresentante del Sopraceneri. È stato per me un onore poter entrare a far parte dei vertici della mia squadra del cuore, anche se mi rendo conto che non è come gestire una normale azienda visto che il fattore emozionale e la passionalità giocano un ruolo molto importante». Parliamo un poco della sua vita privata. Come trascorre il suo tempo libero e quali sono i suoi interessi quando non è assorbito da impegni politici o professionali? «Non è un mistero che la mia grande passione, a cui dedico buona parte del mio poco tempo libero, è la caccia. In generale adoro comunque le attività all’aria aperta, come la pesca, le gite in
montagna sia in estate che in inverno con le pelli di foca nel nostro magnifico Canton Ticino che offre opportunità incredibili. Appena ne ho la possibilità, poi, mi rifugio nel mio rustico in alta Valle Verzasca, dove ritrovo la tranquillità e ricarico le batterie per affrontare i miei numerosi impegni». Da ultimo, che cosa sogna di realizzare per rendere il Ticino ancora più attrattivo ed ospitale? «Anzitutto sogno che il Ticino ritrovi il suo sogno. Sembra un gioco di parole ma non lo è. Un paese senza sogni non ha futuro. Il sogno di credere nei propri mezzi e nel proprio potenziale, senza gettare anatemi su tutto quello che circonda. Il secondo sogno è di poter riconciliare questo cantone con il mondo imprenditoriale. E ci sono settori di opinione pubblica (e di attori istituzionali), e persino di giornalisti poco informati, che pensano agli imprenditori e ai manager come a personaggi attenti solo al profitto, spregiudicati, inclini a ogni compromesso e senza nessuna sensibilità sociale. È una dimensione da contrastare secondo il principio che vanno combattuti coloro che non rispettano le regole salariali e del lavoro, perché è distruttiva dell’economia, ma guai se pensassimo di stroncarla demonizzando chi fa impresa: la qualità della nostra vita e il nostro benessere dipendono dal livello di sviluppo e di tecnologia del Paese in cui viviamo. La sfida non è solo imprenditoriale, ma è anche culturale e sociale».
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PRIMO PIANO / MAURIZIO MOLINARI
Ticino at the forefront of medical research BY DIMITRI LORINGETT
MAURIZIO MOLINARI GIVES US THE FIRST IN A SERIES OF ARTICLES IN COLLABORATION WITH USI (UNIVERSITÀ DELLA SVIZZERA ITALIANA). HE IS GROUP LEADER AT THE IRB (INSTITUTE FOR RESEARCH IN BIOMEDICINE) AT UNIVERSITÀ DELLA SVIZZERA ITALIANA IN BELLINZONA.
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ho is Maurizio Molinari and how did he arrive at the IRB? «I was born in Lugano, 50 years ago. After high school I chose to study in Zurich at the ETH, where I graduated and completed a PhD in biochemistry. I then was given the opportunity to go to the University of Padua, Italy, as a post-doctoral research at the Faculty of Biomedical Sciences. I have always been interested in biomedicine, and in Padua, I was part of the research team of Prof. Montecucco that discovered the consequences of the cellular infections caused by toxins such as tetanus and botulin. I eventually returned to Zurich at the ETH and, after a couple of years, was contacted by Antonio Lanzavecchia and Marco Baggiolini (at that time president of the USI), who asked me if I was interested in working at a new institute that was being created in Ticino». Therefore, you were among the founders of the IRB… «The main architect of the IRB is Giorgio Noseda, and the Institute was created around the research groups of Antonio Lanzavecchia and Federica Sallusto (both hailing from the Basel Institute of Immunology), and of Mariagrazia Uguccioni and Marcus Thelen (both hailing from the Theordor Kocher Institute in Berne). Therefore, I was de facto the first recruited Group leader since
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the foundation of the Institute, and I started working in September 2000, on the day the IRB was inaugurated. Since 2008, I am Associate Professor at the EPFL in Lausanne». Have you always been active as a researcher or have you also had experience in the industry as well? «I have always conducted basic research. In my group at the IRB, we are all cell biologists, and what we want to study is how cells exert their fundamental activities, namely the production of proteins. Defective production of proteins may cause serious diseases, ranging from cancer to rare diseases, which interest us mostly and that are one of the main lines of research conducted in our lab».
PRIMO PIANO / MAURIZIO MOLINARI
“In Ticino and in Switzerland I believe that a lot is already done, but we obviously could do even more in providing adequate assistance to families concerned with rare diseases” DNA mutations, leading to the production of damaged proteins that can no longer function properly. These may accumulate in our cells and poison them. Many rare diseases affect children, whereas others occur in adults or aged persons. A detailed study of all rare diseases is unreasonable (to date, about 8.000 are known and five new ones are discovered every week on average), therefore it is important to find a way to group them by common characteristics that can allow for the development of treatments applicable to a range of diseases».
What is a rare disease? «Firstly, the term “rare” needs clarification, as it is slightly misleading. In fact, for certain diseases we know of very few people affected (in some cases, 1-2 patients worldwide), whereas for others we count larger numbers (cystic fibrosis, for example, affects around 1000 individuals in Switzerland alone). A study commissioned by the Swiss Federal Council estimates that the number of individuals affected by a rare disease in Switzerland ranges from a minimum of 2.2% to a maximum of 12.3% of the population. In Ticino, this translates into a minimum of 7.700 to a maximum of 43.000 individuals (source: https://www. bag.admin.ch/bag/en/home/themen/ mensch-gesundheit/seltene-krankheiten/ nationales-konzept-seltene-krankheiten. html). Many rare diseases are caused by
Tell us more about your article that was recently published in Nature Cell Biology. «At the end of 2016, we published our discovery of a new form of autophagy, a phenomenon of the human cell, originally discovered 50 years ago and highlighted in the 2016 Nobel Prize for Medicine. Autophagy causes cells to ‘eat themselves’, to recycle old components (for example old proteins) and produce new ones. The distinctive feature of the new form of autophagy that we describe in our study is that it does not aim at recycling old material; instead, it destroys parts for the cell containing harmful elements. We named this new type of autophagy recover-phagy, because it allows cells to recover from a condition of stress caused by the accumulation of modified proteins, by ‘eating’ (phagy) the toxic aggregates. In fact, certain rare diseases are caused precisely by the inability of the cells of our bodies to remove such accumulations and drugs enhancing autophagy have entered the clinical testing phase».
What is being done in Ticino to assist families ‘afflicted’ by rare diseases? «In Ticino and in Switzerland I believe that a lot is already done, but we obviously could do even more in providing adequate assistance to families concerned with rare diseases, in terms of obtaining early diagnosis, accessing data on diseases in the region and the related existing therapies, and helping to manage social, professional and administrative issues. The Federal Council, at the end of 2014, issued a National Rare Disease Policy, which analyses the current situation in Switzerland and sets rapidly achievable targets to bridge the gap with neighbouring countries, who in certain areas are faring better. Only recently, with the creation of the Piattaforma Malattie Rare Svizzera italiana (Platform for Rare Diseases in the Italian-speaking part of Switzerland), at the end of 2016, Ticino has managed to enter the said Federal National Plan for Rare Diseases». An IRB initiative, therefore… «In 2015, I asked myself how many children were affected by a rare disease here in Ticino. I then asked the same question to a number of pediatricians, who however could provide me only with indicative numbers. In fact, in Ticino there is no specific register for collecting data on patients affected by these diseases. Together with Prof. Ramelli of the EOC, we had a series of informal meetings with physicians, researchers, patient association representatives, and politicians – from Ticino and other regions as well. These meetings eventually became more structured and, thanks to the support of Prof. Dr. Mario Bianchetti, Dean of the Faculty of Biomedical Sciences at USI, and especially of Dr. Fabrizio TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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PRIMO PIANO / MAURIZIO MOLINARI
IRB Barazzoni, Medical Chief Officer at EOC, in October 2016 our initiative saw the light with the creation of the said Piattaforma Malattie Rare Svizzera italiana. Current participants in the Platform are EOC, USI, SUPSI, Cardiocentro Ticino, Institute of Oncology Research (IOR), Neurocentro della Svizzera Italiana (NSI), Association for Rare Genetic Diseases, Hildebrand Clinic, IRB, Istituto delle Assicurazioni Sociali and the Cantonal Chief physician».
The Institute for Research in Biomedicine (IRB) was established in 2000 in Bellinzona and was affiliated to the Università della Svizzera italiana in 2010. Funded by private and public institutions and by competitive research grants, including 4 prestigious ERC grants so far, the IRB currently hosts 11 research groups and 105 researchers that investigate the mechanisms of host defence against infectious agents, cancer and degenerative diseases. With over 500 publications in leading scientific journals, the IRB has gained an international reputation as a centre of excellence in human immunology and cell biology. www.irb.usi.ch
Studio dell’IRB premiato dalla Fondazione Premio Pfizer per la ricerca Alla 26esima edizione della cerimonia di assegnazione dei premi Pfizer per la ricerca, tenutasi a mese di gennaio, è stato premiato il lavoro di tre ricercatori dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB, Università della Svizzera italiana) nella categoria Infettivologia, Reumatologia e Immunologia. Il riconoscimento è stato conferito a Joshua Tan, Kathrin Pieper, Luca Piccoli – tutti e tre ricercatori nel gruppo del Direttore dell’IRB Antonio Lanzavecchia – per lo studio pubblicato a fine 2015 sulla rivista scientifica Nature col titolo “A LAIR1 inser-
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tion generates broadly reactive antibodies against malaria variant antigens”, che descrive un nuovo meccanismo molecolare che genera nell’uomo anticorpi ad ampio spettro contro la malaria. Ogni anno, dal 1992, lo Stiftung Pfizer Forschungspreis premia giovani ricercatori per i loro contributi innovativi alla ricerca di base o clinica presso istituti di ricerca od ospedali in Svizzera. Con oltre 5,7 milioni di franchi assegnati a 308 ricercatori finora, si tratta di uno dei più prestigiosi riconoscimenti nel campo della ricerca medica in Svizzera.
PRIMO PIANO / ERINA CAVALLI
Foto: Chiara Tiraboschi
PROFESSORESSA DI MANAGEMENT DEL LUSSO E STYLING PRESSO LE SCUOLE DI FOTOGRAFIA E MODA A PARIGI E LONDRA. BRILLANTI E UNICHE LE SUE REALIZZAZIONI PER I SET DI SHOOTING E SFILATE.
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uali sono state, dai tempi della scuola, le principali pietre miliari che l’hanno progressivamente portata ad affermarsi nel mondo della moda? «Credo che il fatto di viaggiare molto abbia giocato un ruolo decisivo nel mio percorso personale e professionale. Sono partita dal Ticino all’età di 18 anni con il sogno di occuparmi di moda e stile; materie che ho studiato e imparato a conoscere tra Melbourne, Londra e Parigi. Va detto poi che la mia entrata nel mondo dell’insegnamento è stata piuttosto casuale. Nel 2006, all’età di 23 anni, finii i miei studi all’Istituto Marangoni di Londra con la media più alta di tutti gli studenti della sede, ancora con il diploma fresco di stampa in mano, la direzione della scuola mi chiese se fossi disponibile a passare subito dall’altra parte della cattedra: mi proposero un corso di fashion styling e di metodologia della ricerca nella loro sede di Parigi. Io accettai di buon grado; e la scelta si rivelò davvero felice. Questa è stata senza dubbio un’importante pietra miliare del mio percorso professionale; un trampolino che mi ha permesso di conoscere la moda internazionale da una
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Tutto quello che fa moda posizione solida ma al contempo con una curiosità e una voglia di scoprire un mondo nuovo tipici di una ventenne. Grazie a questo lavoro, ho avuto modo di esplorare diversi ambiti della moda, lavorando ad esempio come esperta di styling per importanti maisons e alcune delle principali riviste internazionali del settore. L’insegnamento è poi divenuto e resta la grande passione della mia vita». Lei oggi insegna in alcune delle più prestigiose scuole di moda europee. Che cosa ritiene sia particolarmente importante trasmettere alle giovani generazioni e, per contro, che inse-gnamento riceve dalla frequentazione del mondo giovanile? «La moda è un mondo competitivo e difficile e gli studenti generalmente capiscono subito che riuscire ad emergere in un contesto dove la concorrenza è feroce
non è affatto evidente. La serietà, l’impegno e la passione restano pertanto fondamentali nel riuscire nei mestieri della moda. A mio avviso, uno dei principali problemi di questo settore, e me ne rendo conto sempre più con il passare degli anni, è l’eccessiva seriosità. Imparare a non prendersi troppo sul serio, resta per me una base fondamentale per riuscire in alcune delle componenti più importanti dei mestieri della moda: l’originalità e la leggerezza. Questo è certamente un aspetto importante da far capire alle giovani generazioni di professionisti. La sensibilità estetica degli studenti è sempre più legata al luogo nel quale vivono, ai modelli culturali con i quali sono a contatto, alla contemporaneità dei loro luoghi: trovo importanti differenze tra gli studenti di Londra, Parigi e Roma. È pertanto fondamentale imparare a capire la sensibilità estetica in ogni luogo nel quale insegno.
PRIMO PIANO / ERINA CAVALLI
“A mio avviso, uno dei principali problemi di questo settore, e me ne rendo conto sempre più con il passare degli anni, è l’eccessiva seriosità. Imparare a non prendersi troppo sul serio, resta per me una base fondamentale per riuscire in alcune delle componenti più importanti dei mestieri della moda: l’originalità e la leggerezza.” In più di dieci anni di docenza ho visto passare nelle mie aule migliaia di studenti. Studenti con i quali cerco sempre di instaurare un dialogo alla pari. Frequentando quello che lei chiama “il mondo giovanile”, sono quotidianamente a confronto con un processo fondamentale e imprescindibile della moda: il bisogno continuo di rinnovarsi, di essere sempre “giovani”, “freschi”. Nel mio lavoro di ricerca di stili e tendenze mi occupo di tutto quello che è nuovo, consapevole del fatto che quello che è nuovo oggi presto sarà superato da qualcosa di ancora più nuovo. L’essere a contatto con giovani creativi che portano in classe le loro idee, la loro sensibilità estetica mi aiuta a capire l’evoluzione dello stile e della moda. È poi sicuramente molto gratificante vedere i propri ex studenti affermarsi ai vertici di importanti case di moda, di studi fotografici e di riviste del settore in giro per il mondo, che propongono collezioni, abiti, immagini con la propria impronta di originalità». Nella sua vita professionale ha avuto modo di incontrare numerosi personaggi famosi. Chi sono quelli che l’hanno maggiormente impressionata e hanno esercitato un’influenza sul suo lavoro? «Da sempre la moda ha avuto una stretta correlazione con chi è in grado di dettare, veicolarle e diffonderle stili e tendenza. Il rapporto con personaggi del mondo dello spettacolo fa certo parte della filiera della moda anche se personalmente non è la componente di questa industria che mi interessa maggiormente. Curando le pagine di tendenza e styling
di servizi fotografici di alcune riviste, ho comunque avuto modo di conoscere personaggi del mondo dello spettacolo, ma non posso dire di esserne stata particolarmente ispirata. Un personaggio noto, un po’ controverso, che in un certo senso mi ha influenzata, però c’è: Pete Doherty. Andavo a vederlo a Londra anni fa, quando suonava nel club sotto casa mia. Credo mi abbia trasmesso un pochino del suo spirito ribelle e del suo stile che certamente è stato a sua volta influenzato molto dalla sua ex-compagna, la celebre modella Kate Moss. I nomi noti che apprezzo di più nel mondo della moda sono però i fotografi. Potrei citarne molti; ma il fotografo che in assoluto mi ispira maggiormente per il suo lavoro e per la sua personalità è senza dubbio l’italiano Paolo Roversi. Roversi ha trovato un modo molto particolare di dialogare con le sue modelle, esplorandone la personalità e manifestandola nelle sue immagini. Poi c’é il suo lavoro sulla luce, enorme. Nelle sue immagini riesce a creare con precisione degli universi al contempo onirici e reali». Come si muove in un mondo per vocazione internazionale come quello della moda una ticinese e quale rapporto ha con le sue radici? «Sono molto legata al mio Cantone e ci torno molto volentieri un paio di settimane quasi tutte le estati. È un luogo meraviglioso nel quale custodisco dei bellissimi ricordi. Anche a Parigi e a Londra continuo a frequentare alcuni amici ticinesi che, come me, hanno lasciato la Svizzera. Sono consapevole che se fossi restata a vivere in Ticino non
avrei potuto fare la carriera che ho fatto, tuttavia in futuro non mi spiacerebbe tornare in Ticino per un periodo. Chissà, magari per dare qualche corso di moda e styling in una scuola ticinese (sorride). Sarebbe una chiusura del cerchio». In sintesi, che cosa vuol dire moda per Erina Cavalli? «È una domanda molto difficile. L’essenza della moda è il cambiamento, è la capacità di evolvere facendo proprio il passato ma soprattutto capendo la contemporaneità. Se è evidente che stiamo vivendo un’epoca di forte crisi (e a Parigi negli ultimi tempi ce ne rendiamo conto quotidianamente), è altrettanto vero che proprio in questi momenti la creatività che nasce dal bisogno di trovare nuove soluzioni è molto stimolata e influenza positivamente anche un settore, in parte legato al lusso, come la moda. La moda e lo stile sono il raggiungimento di un equilibrio che crea una condizione di perfezione e bellezza, che è frutto di complessi processi di ricerca e creazione artistica e tecnica; ma non solo. È anche un equilibrio che tutti noi, spesso senza rendercene conto, cerchiamo di raggiungere quando apriamo l’armadio per vestirci tutte le mattine. Un equilibrio a cavallo tra individualismo e conformismo difficile da raggiungere. Un equilibrio che so di aver trovato quando nel guardare gli scatti di un buon servizio fotografico, nel correggere l’esame di un bravo studente o nel guardarmi allo specchio quando ho scelto bene il mio outfit, esclamo: Top! L’espressione che accompagna i bei momenti delle mie giornate» (ride). TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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CULTURA / ERNST LUDWIG KIRCHNER
DI RUDY CHIAPPINI IL KUNSTHAUS DI ZURIGO DEDICA FINO AL 7 MAGGIO UNA GRANDE MOSTRA A ERNST LUDWIG KIRCHNER, IL MAGGIOR ESPONENTE DELL’ESPRESSIONISMO TEDESCO E UNO DEI PROTAGONISTI ASSOLUTI DELLE AVANGUARDIE DEL NOVECENTO. L’ESPOSIZIONE PRESENTA NUMEROSI CAPOLAVORI DEL PERIODO MIGLIORE DELL’ARTISTA, GLI ANNI DI BERLINO (1912-15).
MAESTRO dell’Espressionismo
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Sopra Ernst Ludwig Kirchner 01 Die Strasse 1913 Olio su tela 120,5 x 91 cm The Museum of Modern Art, New York 02 Mexikobucht auf Fehmarn 1912 Olio su tela 50,5 x 50,5 cm Collezione privata tedesca 03 Erna mit Japanschirm (Japanerin) 1913 Olio su tela 80 x 70,5 cm Aargauer Kunsthaus Aarau
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rnst Ludwig Kirchner, più di ogni altro pittore tedesco della sua generazione, ha incarnato la figura dell’artista espressionista. L’immagine severa, per non dire drammatica, che egli ci ha lasciato di sé non deve tuttavia far scordare che è stato un artista dai grandi talenti, con un’alta considerazione del suo lavoro e del ruolo di assoluto protagonista da lui svolto nel rinnovamento della pittura del XX secolo. Per tutta la sua vita si è preoccupato di conferire un significato etico alla propria attività, di porre l’arte al servizio di un’idea. La grande mostra allestita al Kunsthaus di Zurigo intende ripercorre l’avventura di Kirchner focalizzando l’attenzione sul periodo di più intensa attività quando lasciata Dresda nel 1912 a si trasferisce a Berlino dove soggiornerà per alcuni anni raggiungendo l’apice della sua produzione artistica. Una ricerca che si sviluppa su un doppio, opposto binario. Da una parte la frenesia e il frastuono della grande metropoli, dall’altro il lento trascorrere del tempo e la serenità della vita di campagna apprezzata nei soggiorni a Fehmarn, remota isola nel Baltico dove l’artista trascorreva i mesi estivi. Il confronto con la città e con le proble-
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matiche connesse ad uno sviluppo esasperato sono i contenuti privilegiati della ricerca di Kirchner i cui dipinti appaiono come il risultato ad un tempo del fascino e del rifiuto della vita nella capitale tedesca. Egli si confronta con i paradossi della quotidianità e con le problematiche connesse ad un progresso sfrenato, alla crescita incontrollata dell’industria di una nazione, che si affaccia sul baratro di un conflitto mondiale, in cui regnano emarginazione e solitudine. Kirchner non si spazia tuttavia sui temi di più facile presa ed evita di soffermarsi sulle tensioni sociali, sulla povertà diffu-
CULTURA / ERNST LUDWIG KIRCHNER 02
sa, sul mondo del lavoro e sulle carenze abitative. Il contesto urbano diventa terreno fertile per l’indagine dell’artista dalle cui opere traspare una “sensibilità metropolitana” contraddistinta da un approccio aggressivo, da un’enfasi di fondo e da un senso di costante dinamicità. L’interesse dell’artista si concentra sulle modelle all’aperto, sull’ambiente del varietà, sugli incontri ai caffè e, in uno spazio urbano alienante, dà vita alle sue straordinarie “scene di strada”, animate da eleganti emblemi di una Berlino senza scrupoli, disincantata e ammaliatrice. Questa attenzione per gli aspetti alienan-
ti della città moderna appare evidente in Friedrichstrasse Berlin del 1914, uno dei dipinti più rappresentativi di quegli anni e dell’intero movimento espressionista. La scena è dominata da un gruppo di figure femminili vestite di nero e di blu, con cappello piumato, veletta e scarpe dal tacco alto, con lunghi abiti che accennano appena la femminilità delle forme. Allungate in verticale come da una lente deformante, tutte le linee del dipinto sono rigide, spigolose e taglienti. I tratti del volto delle donne in primo piano, il pennacchio di piume nere che adornano i cappelli: l’irrealtà dell’insieme è acuita dai colori acidi e antinaturalistici dei visi giallastri e della strada rosa. Dipinti come questo o come La Rue, unitamente ad altri presenti in mostra tra le oltre 160 opere esposte provenienti dai maggiori musei europei e statunitensi presentati accanto a dipinti reperiti in prestigiose collezioni private e raramente esposti, rivelano in Kirchner un’inquietudine dalle radici profonde, un malessere diffuso, tale da indurlo, per fare da contrappunto a quest’analisi disincantata di una società dilaniata dai conflitti e all’uomo in contrasto con l’ambiente, a rifugiarsi in un luogo incontaminato nell’isola di Fehmarn, desideroso di immergersi in un ambiente incontaminato. In questa oasi della vita balneare realizza opere di grande freschezza, paesaggi idilliaci e figure nude sulla spiaggia impegnate in giochi e danze, contraddistinte da una un’inedita spontaneità d’ispirazione, da una scioltezza d’esecuzione attuata mediante
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pennellate decise e materiche che ricordano la lezione fauve approdando ad un cromatismo fortemente contrastato. Proponendo il confronto tra queste due “anime” del grande artista tedesco, l’esposizione rivela la complessità della personalità di Kirchner, l’eterogeneità del suo approccio alla realtà, la discontinuità dei suoi umori, propri di ogni fecondo spirito creativo. Allo stesso tempo prelude tuttavia alla crescente instabilità mentale dell’artista e al progressivo peggioramento delle sua condizioni di salute che lo indurranno a rinchiudersi sempre più in sé e a lasciare pochi anni più tardi la Germania per ritirarsi nella quiete di Davos. I soggetti prediletti diventano gli alpeggi e i pastori, i boschi di abeti e le montagne, i pochi amici che salgono a trovarlo per lasciarsi andare ai ricordi… È l’estremo tentativo di Kirchner di riavvicinarsi alla natura per catturarne le forze vitali ma soprattutto per trovare rifugio in un ambiente bucolico, lasciando a valle o fuori dallo chalet le ansie e le preoccupazioni suscitate dagli stravolgimenti e dai crimini della guerra. Purtroppo l’angoscia della memoria e la consapevolezza di una società destinata inesorabilmente allo sfascio sono un fardello troppo pesante da sopportare per Kirchner che il 15 giugno del 1938 si uccide sparandosi al cuore.
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CULTURA / LAC LUGANO ARTE E CULTURA
Meret Oppenheim, Opere in dialogo da Max Ernst a Mona Hatoum DAL 12 FEBBRAIO AL 28 MAGGIO 2017 IL MUSEO D’ARTE DELLA SVIZZERA ITALIANA PRESENTA UNA MOSTRA DEDICATA A UNA DELLE ARTISTE PIÙ CELEBRI DEL NOVECENTO, ACCANTO AI MAGGIORI ESPONENTI DEL MOVIMENTO DADA E SURREALISTA E A FIGURE DI RILIEVO NEL PANORAMA DELL’ARTE CONTEMPORANEA. A CURA DI GUIDO COMIS, CURATORE MASI LUGANO, IN COLLABORAZIONE CON MARIA GIUSEPPINA DI MONTE.
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eret Oppenheim (19131985) è autrice di opere divenute vere e proprie icone dell’arte del secolo scorso. Il suo straordinario fascino e la sua personalità si sono riflesse nella vita e nelle creazioni dei suoi amici e colleghi come Man Ray, Marcel Duchamp, Max Ernst, Alberto Giacometti,
01 Meret Oppenheim Die Erlkönigin (La regina degli elfi) 1940 Olio su cartone 68.5 x 50.5 cm Collezione privata
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02 Meret Oppenheim Porträt mit Tätowierung (Ritratto con tatuaggio) 1980 Fotografia con intervento a pochoir 29.5 x 21 cm Collezione privata 03 Meret Oppenheim Vogel mit Parasit (Uccello con parassita) 1939 Olio su tavola 10.5 x 15cm Collezione privata 04 Meret Oppenheim Das Paar 1956 Scarpe in pelle 20 x 40 x 15 cm Collezione privata
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René Magritte e molti altri, facendone una figura centrale nella scena artistica degli anni Trenta. Attraverso un centinaio di opere, la mostra a lei dedicata documenta il suo intero percorso, dagli esordi nella Parigi dei primi anni Trenta fino alle esperienze non figurative degli anni Settanta e Ottanta. Nel percorso espositivo le sue creazioni dialogano con quelle dei maggiori esponenti del movimento dada e surrealista e di alcuni affermati artisti contemporanei come Robert Gober e Mona Hatoum. L’esposizione presentata dal Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI Lugano) ha luogo a pochi passi da Carona, borgo caro all’artista che lì, nella casa di villeggiatura di famiglia, trovò un rifugio sereno anche nei momenti più inquieti della sua esistenza. Le opere esposte evidenziano la fitta trama di
rapporti che legarono Meret ai più anziani e spesso già celebri colleghi dell’epoca, ma soprattutto sottolineano il suo autonomo profilo di artista vicina al Surrealismo non per spirito di emulazione, ma poiché riconobbe nel movimento di Breton l’espressione di una sensibilità prossima alla propria: «Non sono io – disse – che ho cercato i surrealisti, sono loro che hanno trovato me». La mostra permette dunque di emancipare Meret Oppenheim dall’immagine di musa e di modella che in passato ne ha spesso e ingiustamente oscurato l’opera. Il percorso espositivo si sviluppa in sezioni tematiche ognuna delle quali mette in luce un diverso aspetto e momento del suo processo creativo: dal rapporto di intenso scambio di idee che, al suo arrivo a Parigi all’inizio degli anni Trenta, intrattenne con i colleghi dadaisti e
05 Meret Oppenheim Röntgenaufnahme des Schädels M.O. (Radiografia del cranio di M.O.) 1964 Fotografia in bianco e nero 25.5 x 20.5 cm Dominique e Christoph Bürgi, Berna
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06 René Magritte Le modèle rouge 1947 Gouache su carta 48 x 37 x 10 cm Collezione privata 07 Man Ray Erotique voilée, Meret Oppenheim à la presse chez Louis Marcoussis 1933 Fotografia new print del 1980, 40.4 x 30.5 cm Fondazione Marconi, Milano 08 Meret Oppenheim Handschuhe (Paar) (Guanti - paio) 1985 Pelle di capretto, pistagna, serigrafia. 150 es., edizione lusso Parkett n. 4 22 x 8.5 cm Collezione privata
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surrealisti, alle composizioni astratte degli anni Settanta. La mostra si apre con alcune creazioni esito dell’incontro fra la giovane e irriverente Meret Oppenheim e le opere dei colleghi Marcel Duchamp, Man Ray, Jean Arp, Max Ernst e altri ancora. Il percorso prosegue con oggetti come tazze, boccali, scarpe e guanti che, come fossero entità animate, manifestano i segni di una vita propria, sviluppando pelliccia o coda, vene e capillari o unendosi in baci appassionati. È poi la volta dei dipinti in cui l’artista si trasfigura prendendo le sembianze di personaggi fiabeschi o legati al mito: la donna serpente, la donna uccello, la donna di pietra. Emerge dai dipinti anche la relazione viscerale che lega l’artista alla terra. A queste composizioni fanno da contraltare rappresentazioni del cielo e degli astri: visioni premonitrici o creazioni che adombrano significati escatologici. Una sezione di ritratti e autoritratti di Meret e dei colleghi permette inoltre di dare un volto agli artisti presenti in mostra e di apprezzare l’attitudine della cerchia surrealista a mettere in gioco, attraverso travestimenti o interventi sui ritratti, il proprio volto e la propria identità. Contigua a questa sezione è infine quella dedicata ai volti fantastici e alle maschere create da Me-
ret e dai colleghi. Si tratta di sculture e dipinti, ma anche di maschere ideate in occasione delle celebri feste di carnevale di Berna e Basilea, pensate tanto per celare quanto per rivelare aspetti reconditi della personalità di chi le indossa. Sono rappresentati in mostra anche alcuni artisti contemporanei affermati – Robert Gober, Mona Hatoum, Birgit Jürgenssen – le cui opere si ispirano o rimandano in modo indiretto alle creazioni dell’artista svizzera. È così possibile apprezzare la forza di suggestione che le invenzioni di Meret Oppenheim hanno avuto sulle generazioni della seconda metà del Novecento. In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo in edizioni italiana e inglese (Skira) con immagini di tutte le opere esposte. LAC LUGANO ARTE E CULTURA Piazza Bernardino Luini 6 6901 Lugano +41 (0)58 866 4230 info@masilugano.ch www.masilugano.ch Orari: Martedì - Domenica: 10.00 – 18.00 Giovedì: 10.00 – 20.00 Lunedì: chiuso
Fotografia: © Nenad Saljic
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CULTURA / PINACOTECA COMUNALE CASA RUSCA
L’uomo che inventò LOVE RICONOSCIUTO A LIVELLO INTERNAZIONALE PER LE SUE OPERE, IL CELEBRE ARTISTA STATUNITENSE ROBERT INDIANA SARÀ IL PROTAGONISTA DAL 9 APRILE AL 13 AGOSTO 2017 DI UNA GRANDE MOSTRA CURATA DA RUDY CHIAPPINI ALLA PINACOTECA COMUNALE CASA RUSCA DI LOCARNO.
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esposizione fa seguito alle ampie retrospettive promosse al MoMA, al Whitney Museum di New York e in altri grandi musei americani ed europei, ultimo dei quali in ordine di tempo, il Museo di Stato russo di San Pietroburgo dove una sua mostra è stata organizzata la scorsa estate. Numerose tra le più significative opere di Indiana di quest’ultima rassegna saranno presentate, unitamente ad altri dipinti e sculture raramente esposte, a Locarno. La straordinaria fama di Indiana è inoltre indubbiamente legata alla sua scultura “LOVE”, icona inconfondibile della Pop Art, che si può ammirare in importanti luoghi pubblici di tutto il mondo, dalla Sixth Avenue a New York ai giardini del Museum of Art a New Orleans, fino alla piazza principale di Taipei. La mostra di Locarno, nell’ambito della quale il pubblico potrà ammirare le più importanti opere pittoriche e scultoree di Indiana, realizzate a partire dalla fine degli anni Cinquanta, è frutto di una proficua collaborazione con la Galerie Gmurzynska di Zurigo e si configura come la prima personale di Indiana in un museo svizzero. L’artista, nato a New Castle nel 1928 come Robert Clark (il nome d’arte deriva dal suo stato di origine), è riconosciuto come una delle voci leader della Pop Art, insieme a Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, Tom Wesselmann e James Rosenquist. Indiana, tuttavia, si distingue dai colleghi per la peculiarità della sua arte, con riferimenti alle proprie radici culturali e pittoriche in cui fonde idea, parola e immagine in forme da lui stesso definite “verbali-visuali”. Il suo pensiero artistico
è al tempo stesso visivo e verbale: consapevole del fatto che il linguaggio gioca un ruolo nel processo del pensiero e questo include la sua identificazione con qualcosa di visivo, nelle sue opere l’artista fa emergere le immagini dalle parole e, viceversa, le parole dalle immagini. Indiana è uno scrittore che dipinge e ciò lo rende unico. Il suo interesse principale è la comunicazione delle idee attraverso un linguaggio in cui l’uso del testo, dei segni e dei numeri spinge l’osservatore a un dialogo. L’artista utilizza le sue immagini-testo come stimoli per l’immaginazione: lo spettatore è pertanto invitato a creare una connessione tra
01 Ms America 2007 Serigrafia 105 x 89,5 cm © Robert Indiana 02 Decade Autoportrait 1961 2001 Serigrafia 92 x 92 cm © Robert Indiana
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CULTURA / PINACOTECA COMUNALE CASA RUSCA
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PINACOTECA COMUNALE CASA RUSCA Piazza Sant’Antonio 6600 Locarno Lunedì: chiuso Martedì - Domenica: 10.00-12.00 / 14.00-17.00. Prenotazioni: +41 (0)91 756 31 85 www.museocasarusca.ch
03 The Rebecca 1962 Olio su tela 152 x 122 cm © Robert Indiana 04 New Glory Banner 1963 Olio su tela 232 x 152 cm © Robert Indiana
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il significato di una parola e la propria associazione personale. Robert Indiana utilizza segni che sono diffusi e universalmente noti, con l’intento di proporre un’arte immediata e d’impatto, che possa essere alla portata di tutti, mescolata però con un profondo significato esistenziale. Ogni opera è infatti pervasa da una vasta gamma di riferimenti autobiografici, culturali, storici. Si può pertanto affermare che nella sua arte s’incontrano una grande semplificazione formale e un’elevata complessità intellettuale. L’artista propone uno stile grafico dove domina il colore e dove si ritrovano ampiamente i segni della pubblicità, conquistando nell’immediato l’attenzione dell’osservatore. Un elemento rilevante del lavoro di Robert Indiana è inoltre la tipografia. Opere come “Decade Autoportrait 1968” presentano infatti sovrapposizioni di segni diversi, che accentuano l’espressione delle sue idee visive, nutrite anche dal confronto diretto con esponenti del movimento minimalista come Ellsworth Kelly, Agnes Martin e Jack Youngerman, che ha contribuito allo stile geometrico delle sue opere. La mostra a Casa Rusca indaga, attraverso circa sessanta opere, la produzione dell’artista a partire dalla fine degli anni Cinquanta, quando si trasferisce nella Grande Mela in un loft nella zona portuale di Coenties Slip, dove l’incontro con i citati rappresentanti del movimento minimalista lo porta a una svolta stilistica, raccogliendo tutto il fascino di una pittura dalla vena geometrica, pulita, “hard-edge”. Accanto ai primi dipinti di natura astratta, il percorso espositivo presenta gli assemblaggi denominati “herms” realizzati con del materiale usurato (alberi di navi, assi di legno, metallo e ruote arrugginite), le colonne percorse da brevi iscrizioni, le sculture (la famosissima “LOVE”), fino alle recenti creazioni in cui i temi della sua ricerca sono tradotti in ideogrammi. Indiana è infatti conosciuto soprattutto come “l’uomo che inventò LOVE”, una parola che lo segue dal 1966, quando il
primo “LOVE” lo catapultò agli onori e alla fama. Icona del XXI secolo, la celebre opera fu realizzata per la prima volta nel 1964 - su commissione del MoMA come cartolina di auguri di Natale, prima di diventare scultura in alluminio policromo. “LOVE” è stata inoltre simbolo del movimento pacifista degli anni Sessanta e delle successive generazioni. Alla sua opera più riconoscibile fa da contraltare la scultura “AMOR” (1998) con la medesima struttura a coppie di lettere sovrapposte. La transizione di “LOVE” da dipinto a stampa a scultura culmina nel monumentale “LOVE WALL” (1966), presente in mostra. In esso si osserva il ricorso alla ripetizione speculare delle immagini utilizzata spesso dall’artista quale espediente 03
per richiamare la sua “visione binoculare”: raddoppiando l’immagine suggerisce due opposti punti di vista e/o una visione interiore e una esteriore. In assoluto fra le immagini più sfruttate e replicate al mondo, “LOVE” è entrata nella cultura di massa, è stata ed è tuttora riprodotta nelle pubblicità, sulle copertine di libri e dischi, in riviste, poster, sui capi di abbigliamento e di arredamento, e così via. La sua esplosiva popolarità, ai tempi in cui fu creata, cambiò la percezione di tutti su Indiana e sul suo lavoro.
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CULTURA / IMAGO ART GALLERY
Omaggio a un grande Artista IMAGO ART GALLERY PREPARA UNA PRIMAVERA RICCA DI IMPORTANTI EVENTI: A LUGANO ARRIVA DIRETTAMENTE DA PIETRASANTA LA MOSTRA DELLE OPERE DI RINALDO BIGI, MENTRE ALLO SPAZIO MALPENSA ESPONE ALESSANDRO BUSCI...E QUESTO NON E' CHE L'INIZIO... 01
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opo il grande successo riscosso a Pietrasanta durante il corso della scorsa primavera, dove l’incanto, la poesia e l’ironia di Rinaldo Bigi sono state accolte con una imponente mostra monografica a lui dedicata, una accurata selezione dei suoi lavori, soprattutto dipinti ed alcune sculture da interni, saranno esposti a Lugano dal 16 marzo fino alla fine di giugno. Le opere scelte, magnifiche testimonianze della padronanza nell’utilizzo delle tecniche più diverse, trascinano il visitatore fin dentro le profondità del mondo onirico ed ironico che da sempre il maestro Rinaldo Bigi racconta attraverso i personaggi, gli oggetti, le storie e gli ambienti inattesi e fantastici. Le sue grandi tele e le carte eseguite ad olio e a pastelli sono concepite come un teatro di forme, colori e figure in gioco di apparizioni fantastiche. Pur dipingendo da lungo tempo e con continuità, di Bigi erano soprattutto note le opere plastiche. Opere in marmo e in bronzo tra le più rappresentative della sua terra. Pietrasanta, nel contesto apuo-versiliese, è infatti un luogo ove convergono, risiedono ed operano maestri provenienti da tutte le latitudini, geografiche e culturali, del mondo.
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Bigi scultore ha sempre avuto uno speciale legame con il colore e il piano superficie, pur praticando la pittura non al margine ma certo in modo riservato rispetto alla scultura. Anzi, mano a mano che la pittura è andata crescendo in autonomia nel suo laboratorio creativo, ha finito col transitare, per osmosi, nella scultura stessa. Bigi può oggi dirsi partecipe, con una propria identificabile voce, del filone maggiore della tradizione moderna dei pittori/scultori e, meno rappresentata, degli scultori/pittori. La serata di apertura della mostra luganese sarà inoltre l’occasione per annunciare l’avvio di un grande progetto finalizzato alla realizzazione di un Archivio Generale di tutte le opere dell’artista, che potrebbe trovare sede proprio a Pietrasanta. Un ambizioso sforzo corale concepito per garantire nel tempo non solo la memoria, la tracciabilità e la documentazione di tutta l'opera di Rinaldo Bigi a partire dalla fine degli anni '60, ma an-
che per tramandare alle future generazioni, attraverso eventi, testimonianze e scritti, un patrimonio unico e una cultura che appartengono ad un intero territorio. A partire dall’inizio di aprile lo Spazio Malpensa, presso la Soglia Magica e le Sale Vip, ospita poi una mostra delle opere di Alessandro Busci, pittore e architetto, che vive e lavora a Milano. Laureato al Politecnico di Milano, l’artista indaga le potenzialità dello scambio fra le tradizioni iconografiche occidentali e orientali e la sua produzione si distingue per la forte valenza del segno, pittorico e calligrafico, realizzato su supporti non convenzionali come acciaio, rame e alluminio lavorati con acidi e smalti o sulla più tradizionale carta. Ha iniziato a esporre nel 1996 alla 36° edizione del Premio Suzzara e sue personali sono state allestite a Milano, Roma, Brescia, Torino, Londra, Bordeaux, Madrid, Milano, Bilbao, San Francisco e Napoli. Di grande interesse i cicli di
01 Rinaldo Bigi 02 il Re del Circo non è di buon umore 2007 Tecnica mista su tela 03 Rabdomante, cercatore d’acqua 2015 Tecnica mista su tela 04 Riposo 2011 Carboncino e pastello su tela 05 La Cinese 2010 Marmo statuario con colorazioni aggiunte
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06 In studio 2014 Pastello su carta 70 x 100 cm 07 Gorky e la luna 2005 Marmo statuario e colorazioni aggiunte 08 Gufo Reale 2009 Gres con colorazioni aggiunte
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opere di grande formato che raccontano gli spazi della città contemporanea e quelle dedicate agli spazi aeroportuali (Airports). Busci è del resto un artista profondamente e sinceramente milanese che è cresciuto attingendo alla cultura figurativa dei grandi maestri come Umberto Boccioni o Mario Sironi. Come scrive Ada Masoero, «Busci si inserisce, con la sua pittura, in una tradizione alta e profondamente radicata della cultura pittorica milanese ma vi immette la sua personalissima visione che se è dinamica e vibrante per la pennellata e per i processi chimico-pittorici che ama innescare sull'acciaio cor-ten o sulle lamiere su cui dipinge, è però abitata da cantieri deserti, notturni e silenziosi, immersi nelle atmosfere sinistre generate da quei cieli ardenti o solforosi, che proiettano le sue vedute, ben riconoscibili e quindi apparentemente realistiche, in una dimensione visionaria situata ben oltre il “reale”».
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CULTURA / CORTESI GALLERY
LOUISE NEVELSON Assemblages e Collages 1960-1980 STEFANO CORTESI ANNUNCIA IL PROGRAMMA PRIMAVERILE DELLA GALLERIA, CON IMPORTANTI MOSTRE E PARTECIPAZIONI A FIERE INTERNAZIONALI E, ALL’ORIZZONTE, GRANDI NOVITÀ. 01
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on quali progetti Cortesi Gallery di Lugano inaugura la nuova stagione espositiva? «Apriamo con la mostra, curata da Bruno Corà, di Leah Berliawsky, meglio conosciuta come Louise Nevelson, dal titolo Assemblages e Collages, una selezione di ventinove opere realizzate tra il 1960 e il 1980. Abbiamo scelto questa straordinaria artista, nata in Ucraina ma trasferitasi presto negli Stati Uniti, che è considerata una delle figure più significative dell’arte del XX secolo, epoca che ha vissuto quasi interamente. Nella sua
01 Il curatore della mostra Bruno Corà durante l’inaugurazione della mostra Louise Nevelson. Assemblages e Collages 1960-1980, Cortesi Gallery Lugano, Foto: Matteo Caló, courtesy: Cortesi Gallery, Londra – Lugano. 02 Louise Nevelson Untitled 1962 Cartoncino, pastello, lamina di metallo, carta e legno su tavola, 91 x 60,3 x 1,5 cm Foto: A. Zambianchi, courtesy: Cortesi Gallery, Londra – Lugano, Fondazione Marconi, Milano 03 Louise Nevelson Untitled 1982 ca. Legno dipinto nero 167,6 x 137 x 20 cm Foto: Matteo Caló, courtesy: Cortesi Gallery, Londra – Lugano, Fondazione Marconi, Milano
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CULTURA / CORTESI GALLERY
vita si è dedicata ai collages a partire da metà degli anni Cinquanta: in questi è possibile ritrovare le tracce del suo interesse per il Cubismo con il quale venne in contatto durante i suoi viaggi studio in Europa. Realizzati su supporti lignei o cartacei e in varie dimensioni, i collages rivelano l’attenzione dell’artista per i piani prospettici e il cromatismo, la spontaneità di esecuzione, l’equilibrio della composizione. A questa produzione si affianca quella degli assemblages: in entrambi i casi si tratta di opere realizzate mettendo insieme scarti di legno e metallo che l’artista raccoglie un pò ovunque lungo le strade di New York». 02
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I materiali assemblati sembrano vivere una nuova vita e al tempo stesso assumono un valore totemico… «In effetti si tratta di una forma di recupero di materiali già formati che, come tali, raccontano una storia, un vissuto,
del quale Louise Nevelson tiene conto nella sua successiva opera di riassemblamento. Nelle sue sculture si possono riconoscere veri e propri frammenti di manufatti della nostra vita comune (gambe di sedie e tavoli, colonnine, balaustre) che l’artista elabora secondo una poetica che oscilla tra New Dada, Astrattismo, dopo aver rivolto lo sguardo anche alla scultura precolombiana e mesoamericana che ebbe modo di osservare in un suo viaggio in Messico nel 1950. Ma nonostante questi vari riferimenti, il risultato è fortemente originale rendendone impossibile una netta etichettatura. Per i suoi assemblaggi l’artista predilige la monocromia, soprattutto nero e oro, come nei lavori presentati in questa mostra. Questa unità di colore, se da una parte tende ad annullare la dimensione formale degli elementi, dall’altra, grazie all’accento riposto sulle luci e ombre e delle superfici, ne esalta gli aspetti evocativi». A leggere la biografia della Nevelson non si può non rimanere colpiti dalla sua grinta nell’affrontare la vita e dalla sua volontà di affermarsi come artista… «Infatti. In un suo scritto apparso sulla rivista Americana, Louise Nevelson scrive: “Il matrimonio è stata l’unica complicazione della mia vita. In retrospettiva, fu tutto molto semplice. Il mio ambiente non mi si confaceva. Sapevo quali fossero le mie risorse e dove dovessi andare. La mia energia, la mia curiosità e il mio talento erano alla ricerca di esperienze. Fu per me l’esperienza sbagliata. Capii che il matrimonio non era l’esperienza romantica che cercavo ma un’associazione, e non avevo bisogno di un socio. Comunque ero sposata e ci trasferimmo a New York… La famiglia di mio marito era terribilmente raffinata. Nel loro circolo si poteva conoscere Beethoven ma guai ad essere Beethoven. Non era consentito essere un creatore, ci si doveva limitare a fare da pubblico. Questa vuota valutazione non mi andava, e fin dall’inizio del mio matrimonio mi sentii impastoiata. Ero un creatore e dovevo fare”». TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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Quali altri progetti possiamo annunciare per la primavera? «I prossimi mesi saranno occupati anche dalla partecipazione ad importanti manifestazioni fieristiche in Europa e negli Stati Uniti. Saremo infatti presenti a The Armory Show a New York, che rimane un polo attrattivo di primo piano per la costa Atlantica e dove sono cresciuti gli spazi dedicati all’arte storicizzata. Poi a Milano, a MiArt, una fiera che sta conoscendo un significativo rilancio, un po’ come tutta la città che si è rinnovata dal punto di vista urbanistico ed è tornata ad essere crocevia di attività economiche e manifestazioni culturali. Andremo quindi ad Art Brussels, fiera raffinata che guarda ai collezionisti e agli appassionati d’arte del Centro Europa e dove presenteremo uno spazio espressamente dedicato a Grazia Varisco. Inoltre a ArtMonteCarlo, promossa da ArtGenève giunta alla seconda edizione e che sta crescendo 04
per la qualità degli espositori, per un pubblico molto esclusivo e per incontrare mercanti da tutto il mondo». Quali altre mostre avete in programma? «A Londra inaugureremo il 23 marzo una mostra di Maurizio Donzelli, artista che sta ottenendo un grande successo internazionale e che presenteremo per la prima volta nella capitale inglese. Successivamente, dal 1 giugno a fine luglio avremo, sempre a Londra, un’esposizione curata da Francesca Pola di opere dell’artista belga Walter Leblanc, vicino al Gruppo Zero, il cui lavoro è stato apprezzato per il “movimento della luce”. I suoi fili di cotone arrotolati sulla tela sono quasi una metafora di esistenze contorte e dolorose. Il suo bianco, con la sua alta luminosità, diventa pure luce e si trasforma persino in colore, ombreggia e vibra a seconda della posizione dello sguardo dello spettatore».
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04 Louise Nevelson Untitled 1982 ca. Cartoncino, metallo, carta, pittura e legno su tavola 101,2 x 81,6 x 3,2 cm Foto: A. Zambianchi, courtesy: Cortesi Gallery, Londra – Lugano, Fondazione Marconi, Milano 05 Louise Nevelson Untitled 1980 ca. Legno dipinto nero 94 x 53,3 x 43,2 cm Foto: Matteo Caló, courtesy: Cortesi Gallery, Londra – Lugano, Fondazione Marconi, Milano
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Giorgio Morandi I colori del silenzio DI PAOLO REPETTO
LA GALLERIA LUGANESE OSPITA DAL 24 MARZO AL 28 APRILE UN’IMPORTANTE MOSTRA DEL GRANDE MAESTRO ITALIANO.
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ochi dipinti, poche incisioni come quelle di Giorgio Morandi (Bologna 1890 - ivi 1964), possiedono il dono del silenzio. Certo, tutta l’arte figurativa è silenziosa; e tuttavia nei suoi inconfondibili toni, nei suoi dimessi e lirici colori, nella sua “severa elegia luminosa”, come ha scritto l’inimitabile Longhi, una sovrana concentrazione è sempre fissata in una limpida eternità d’istante. Il silenzio di oggetti semplici e domestici; il silenzio della polvere che ha depositato il suo candido velo sulla superficie di una bottiglia, una ciotola, una brocca, un vaso. Il silenzio di pochi paesaggi, scabri ed essenziali. Il silenzio di una camera, uno studio, la sua cella, dove una coscienza, come poche, ha indagato il mistero delle cose. Il riserbo di un uomo, che si sarebbe sentito imbarazzato ad essere chiamato un grande artista, di una persona umile, schiva, profondamente contemplativa. Non ultimo, la nostra tentazione al silenzio, alla rinuncia della parola, della scrittura, di fronte ad opere tanto belle. Nei suoi dipinti, nelle sue incisioni, una presenza invisibile e inesorabile, discreta e atroce: il tempo, depone la sua trasparente ala di seta e cristallo, di luce e di cenere: testimonianza, pensiero, tremore, memoria. Il tempo di una coscienza che ricerca la difficilissima congiunzione tra il particolare ed il tutto, l’io e l’universo, il presente e l’eterno. Come Sant’Agostino, Morandi sapeva che Dio sta dentro di noi, non fuori di noi; che l’esterno è moltiplicazione e dispersione, mentre solo l’interno è concentrazione e verità. E tuttavia l’arte, il diaframma di un quadro, è sempre la
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testimonianza di un occhio, una coscienza che scruta e interroga le infinite forme del mondo. Ma la moltiplicazione di queste forme, l’inesauribile metamorfosi della materia, per Morandi, non è che inutile sovrapposizione, retorica, confusione. Per questo tutta la sua opera è svolta intorno al registro di pochissimi temi: la natura morta, il paesaggio, i fiori. In una famosa foto di un famoso fotografo, Herbert List, vediamo Morandi intento ad osservare ed indagare i suoi pochi oggetti, i suoi vasi, le sue bottiglie.
Una domestica, semplice ed umile presenza, diviene il più alto simbolo della materia, della forma. La testimonianza dell’altro, del diverso da sé: la realtà esterna che compone lo spazio. Morandi non amava l’eccessiva presenza dell’uomo; e non amava tutti quegli artisti che, in diversi modi, hanno esaltato la dignità e la potenza dell’uomo. Come un mistico, egli sapeva che solo attraverso la rinuncia al proprio ego, solo grazie al totale svuotamento del sé, il vaso del nostro io può essere colmato dalla grazia.
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Giorgio Morandi Dal 24 marzo al 28 aprile Inaugurazione 23 Marzo ore 18.00
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Ma quale grazia? Morandi non fu certo un asceta; e la sua fede, come la fede di tutte le persone normali, era abitata dal dubbio. Tuttavia, nella sua vita estremamente appartata, umile, riservata, con pochissimi viaggi, pochissimi spostamenti, il suo lavoro, la sua arte, volle innanzitutto testimoniare del prodigio dell’io di fronte al mondo, del miracolo della coscienza di fronte alla luce. Morandi conobbe bene i grandi movimenti del primo Novecento: il cubismo, il futurismo, la metafisica, e, in parte, li metabolizzò in alcune opere. Ma il problema dell’arte, per lui, come per il suo amatissimo Cézanne, andava risolto dal suo interno, non dal suo esterno. Estre-
mamente concentrato, avvolto nel suo manto di rigore e di silenzio, chiuso nella sua cella di via Fondazza o di Grizzana, la sua casa di campagna sull'Appennino emiliano, Morandi svolse il suo pennello e la sua punta per l’acquaforte, in una fitta variazione di pochissime forme, modellate dalla grazia della perfezione e dalla carezza della luce.
01 Paesaggio (Chiesanuova) 1924 Acquaforte su rame 15.8 x 15.5 cm 02 Il poggio di sera 1928 Acquaforte su zinco 14 x 24.5 cm 03 Zinnie 1930 Acquaforte su zinco 24.8 x 19.6 cm 04 Natura morta con tazzina e caraffa 1929 Acquaforte su zinco 23.8 x 29.4 cm
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05 Grande natura morta con la lampada a destra 1928 Acquaforte 25 x 34,3 cm
Piazza Cioccaro, 2 6900 Lugano Tel +41 91 923 48 33 info@deprimi.ch 03
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CULTURA / GAËL DAVRINCHE
I mille volti dell’animo umano
ARCHITETTO DI FORMAZIONE MA SUBITO CONVERTITO ALLA PITTURA, GRANDE APPASSIONATO DI STORIA DELL’ARTE, GAËL DAVRINCHE È UN ARTISTA DI SPICCO NEL PANORAMA DELL’ARTE CONTEMPORANEA FRANCESE E INTERNAZIONALE, ED ESPONE I SUOI LAVORI IN TUTTO IL MONDO, RIVENDICANDO LA SUA APPARTENENZA AD UNA TRADIZIONE PITTORICA FIGURATIVA ATTRAVERSO UNO STRARIPANTE POLIMORFISMO STILISTICO.
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CULTURA / GAËL DAVRINCHE
offrire degli spunti di natura visiva sulla ciclicità dell’arte e in particolare sugli uomini e le donne che l’hanno vissuta e che in virtù della loro forte personalità, hanno fatto parlare di sé e continueranno a farlo, adesso come allora. Una relazione, quella con i grandi maestri, che consiste anche nell’appropriazione e nel missaggio di opere celebri attraverso gli occhi giocosi e arguti di un bambino».
F
rancese, classe 1971, Gaël Davrinche si è diplomato in pittura all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi. Davrinche è un pittore prolifico ed eclettico, riconosciuto a livello internazionale, con una carriera fitta di mostre personali in Francia, Belgio, Svizzera, Italia, Canada e in Cina. Le sue opere sono state acquisite dal Musée Ingres di Montauban, dal FRAC e dalla Fondation Salomon pour l’art contemporain. Tra le sue mostre più recenti, Défigure(s) alla Fondation Ecureuil di Tolosa, Memento Mori alla Ego Gallery di Lugano e Insight, alla galleria Magda Danysz di Shanghai.
Le sue opere percorrono in ogni caso una vorticosa varietà di stili, tecniche e soggetti affrontati quasi senza un ordine prestabilito: dalle tele e dalle carte della serie Kalashnikov, pregne di una gestualità violenta, ai sorprendenti grandi ritratti iperrealisti, dove la sua maestria raggiunge la sua più alta espressione.
«Nella serie Kalashnikov ho voluto decostruire volti umani indicando come il nostro sguardo e la nostra comprensione non devono esseri distolti dall'apparenza. Sotto quel guscio dalla forma umana potrebbe essere celata la bestia più feroce, in attesa di opportunità per divorare la razionalità della natura umana. In questi ritratti espressionisti, la ferocia delle pennellate tende dunque a dissolvere le forme e renderle quasi mentali. Gli sguardi persi nel tempo sono invece il leitmotiv dei miei ritratti iperrealisti. Donne e uomini fieri, composti, rivelano il mio interesse per l’umanità. L’individuo e il suo ruolo, il suo atteggiamento, si figurano e si sintetizzano in attributi solo apparentemente incongrui, ma che hanno la funzione simbolica di illuminare l’attività del personaggio, il suo
Una marcata dicotomia invade la sua intera produzione: senso dell’umorismo e solennità, tratto istintuale e descrizione meticolosa, citazionismo storico-artistico e narrazione del contemporaneo. Come nasce questo suo marcato interesse per le grandi opere d’arte, soprattutto ritratti, dipinte dai Maestri del passato? «Dall’inizio del nuovo millennio ho iniziato a riappropriarmi della storia dell’arte, unendo un tocco d’ironia a questa interessante ricerca. Da Leonardo a Raffaello, da Van Eyck a Dürer, sono molteplici le opere dei grandi Maestri del passato che ho intimamente scoperchiato, studiato, decostruito, scomposto e indagato, facendole proprie e reinterpretandole poi in chiave contemporanea. Questi dipinti desiderano soprattutto TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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rapporto con il mondo e con gli altri, le aspirazioni e le contraddizioni. Così i ritratti sono disseminati da oggetti che esprimono la dualità tra essere e apparire. Ho cercato di inserire l’elemento dell’ironia in questa celebrazione della dignità che resta sospesa tra sarcasmo e serietà. Si tratta di una serie di dipinti di grande formato che mostrano l’incarnazione dell’arte classica e del Rinascimento al punto da rievocare la Ragazza con ermellino di Leonardo da Vinci, per esempio, o L’uomo in turbante di Jan Van Eyck».
gente dedica all’impermanenza di tutte le cose. Lo sguardo del bambino è sostituito infine dalla consapevolezza dell’adulto, che invoca il rispetto dell’ambiente, e la responsabilità dell’uomo sul valore del tempo».
Giulio II, dipinto da Raffaello Sanzio all’inizio del ‘500. Un papa guerriero, i cui occhi sono qui quasi completamente coperti dal copricapo, in cui il portamento è dimesso, affaticato e sofferente e i cui unici dettagli nitidi e definiti sono gli anelli che porta alle dita. Il contrario di quanto tentò invece di fare Raffaello, che doveva sostenere l’immagine pubblica di un papa dal carattere così controverso. La mostra era completata da altri mie quadri, come Marguerite nelle due versioni in blu e in bianco, dipinti liberamente ispirati a Velazquez, ma dove la principessa sembra galleggiare e lentamente diluirsi nel tempo». Questo particolare dialogo che lei stabilisce con grandi opere d’arte del passato è stato oggetto anche di un’interessante esposizione a Lugano… «Aion Art Space ed Ego Gallery hanno dato vita a Lugano ad un dialogo immaginario, due Papi e due artisti. Ho così avuto modo di stabilire un rapporto con Tiziano Vecellio, uno dei maestri dell’arte del XVI secolo, confrontando due personalità concrete, dal carattere forte, dai tratti espressivi e dall’importanza strategica per quello che riguarda la nuova Italia e la nuova Europa del Rinascimento: due papi con molto in comune. Il Ritratto di Paolo III Farnese è uno dei dipinti più famosi di Tiziano e se ne conoscono diverse versioni, sia autografe che eseguite con l’aiuto della bottega. Il mio lavoro è invece ispirato a
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Accanto ai suoi celebri ritratti, lei ha dipinto un’originale serie di fiori raccolti sotto il titolo di “Memento Mori”. Che significato hanno questi lavori nel suo percorso artistico? «Con “Memento Mori” ho voluto rappresentare i fiori che si dissolvono, che stanno morendo, lasciando spazio per un nuovo seme. Ho cercato di cogliere e fissare il momento in cui la bellezza della natura ci ricorda l'insignificanza e la caducità della nostra vita. Questi fiori (tulipani, anemoni, gigli) che sembrano lottare contro il tempo nell’ultima fase della loro vita appena prima della caduta dei petali. La pioggia nera sul fondo grava su queste allegorie del tempo che passa, delle vanità che incoraggiano a vivere il presente con intensità fino allo svanire della bellezza. Mementomori è la strug-
In sintesi, che cosa rappresenta la pittura per Gaël Davrinche? «Questa domanda mi permette di dire che tutta la mia pittura si accompagna ad un lungo percorso di ricerca e di crescita personale, l'esito di un processo lungo e complesso, che, prima di arrivare all'autorappresentazione compiuta e dichiarata, passa attraverso una fase in cui le sembianze dell'artista non sono immediatamente riconoscibili, né immediatamente proposte come proprie. Nei miei dipinti prendono una prima forma e i miei drammi interiori e i miei blocchi psicologici, che grazie all'espressione pittorica, riesco a rielaborare e sciogliere anche, ma non solo, nella forma compiuta dell'autorappresentazione. In questo modo, cerco di dare forma poetica all’angoscia che segna la vita di ogni uomo ed è grazie all'affermazione nel campo della pittura che trovo modo di dare piena e compiuta espressione alla mia identità».
BIGI
L’Incanto e il Peso dei Giorni
Introduzione a Cura del
Prof. Philippe Daverio
hanno il piacere di invitarla Pescali request the pleasure of your Giovedi 28 Aprile 2016 presso company on Thursday 28th April la IMAGO Art Gallery Lugano al 2016 at the IMAGO Art Gallery Lugano vernissage della mostraV
AGO STI N O BONALU MI
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Ope re AG OSTI NOd a l 1 9 6 5 a l 2 0 1 3 FONDAZIONE VERSILIANA
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con la cortese collaborazione di
BO NA LU M I 28 Aprile Ope re dal 1965 al 2013
2016
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per informazioni: info@imago-artgallery.com +41 (0) 919 214 354 www.imago-artgallery.com Bandecchi & Vivaldi s.r.l. Tipografia • Litografia • Editoria • Stampe d’arte
CULTURA / CLAUDE MONET
Il canto della luce LA FONDAZIONE BEYELER, A BASILEA, DEDICA FINO AL 28 MAGGIO 2017 UNA IMPORTANTE MOSTRA AD UNO DEI PIÙ GRANDI MAESTRI FRANCESI DELL’OTTOCENTO. DI PAOLO REPETTO 01
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luce, che nessun altra luce vede: lume che nessun altro lume vede; luce, che ottenebra ogni luce; e lume, che acceca ogni lume estraneo: luce, da cui discende ogni luce: lume, da cui discende ogni lume: lume, di fronte al quale ogni lume è tenebra, ogni luce è oscurità: luce, per la quale ogni tenebra è lume, ogni oscurità è lume; luce suprema, che cecità non annebbia, che caligine non offusca, che tenebre non arrestano, che nessun schermo arresta, che mai ombra separa; luce che illumini insieme tutte quante le cose una volta e sempre, inghiottimi nell’abisso della chiarità…» (Sant’Agostino). È molto improbabile che Claude Monet conoscesse queste bellissime parole di Sant’Agostino, eppure, come poche - in una prospettiva non necessariamente religiosa - descrivono la sua inesauribile sete di luce. Una luce gioiosa, lirica, indimenticabile, che in questi mesi possiamo rivedere nella bella mostra che la Fondation Beyeler di Basilea gli sta dedicando. Quando confrontiamo i suoi luminosissimi dipinti con gli importanti dipinti a lui contemporanei, degli autori tedeschi o italiani, siamo sorpresi da una grande differenza: i pittori europei coevi all’Impressionismo - seppur tecnicamente spesso impeccabili - hanno quasi sempre toni scuri, ambrati, crepuscolari; solo con Monet e gli altri grandi francesi di fine Ottocento, assistiamo
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CULTURA / CLAUDE MONET
01 La Terrazza a-Vétheuil 1881 02 Il Parlamento 1904
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alla rivelazione della luce. Nel 1854, dipingendo un quadro famoso: L’incontro o bonjour monsieur Courbet, il grande pittore originario di Ornans aveva posto le basi dell’intero impressionismo: una scena all’aperto, dove tre uomini normali - né nobili né particolarmente importanti - si incontrano e si salutano; una scena dominata da toni molto chiari: l’azzurro, l’indaco, il turchese, un verde azzurro, un grigio azzurro, una luminosa terra intrisa di giallo: una sentiero che miracolosamente rispecchia il vasto tono di un cielo di cristallo. Courbet incontra l’amico Alfred Bruyas, l’importante collezionista a cui dobbiamo il nucleo centrale dei dipinti del museo Fabre di Montpellier, è con il suo domestico ed il cane; Courbet porta sulle spalle il suo zaino, gli attrezzi necessari per il suo atelier in mezzo alla natura, in aperta campagna, in aperta luce. La pennellata è libera, schematica, essenziale; anche le ombre hanno una leggerezza inedita, unica - quelle mirabili ombre colorate delle quali parlerà Renoir. Il cane è definito con una calma nervosità che prelude a Cézanne - i suoi occhi sono una velocissima macchia - eppure, quale forma, quale grazia, quale respiro! I papaveri in primo piano, il brulichio dell’erba, l’orizzonte dei prati, l’infinita freschezza del cielo, tre uomini come tre cromatiche colonne: presenze e simboli del tempio della libertà. Oltre a Courbet, da subito Monet fu af-
fascinato dai vasti paesaggi dei pittori di Barbizon: Daubigny e Troyon, Corot e Rousseau. Nel 1857, dopo pochi mesi dalla morte di sua madre, fu colpito da un bellissimo paesaggio di Daubigny, che vide nello studio di sua zia, pittrice dilettante. Poco prima, a Le Havre, la piccola città sulla manica a nord ovest di Parigi, dove fin da piccolo si era trasferito con i suoi genitori, conobbe Eugène Boudin. «Ma giunse il giorno, giorno fatale, in cui il caso mi mise, mio malgrado, al cospetto di Boudin. Era in fondo al negozio, non mi accorsi della sua presenza, entrai. Il corniciaio coglie al volo l’occasione e mi presenta, senza consultarmi: “Ecco, Monsieur Boudin questo è il giovane che ha tanto talento per la caricatura!”. Boudin immediatamente mi raggiunge, e complimentandosi gentilmente con la sua voce dolce mi disse: “Li guardo sempre con piacere i suoi schizzi; sono divertenti, disinvolti, brillanti. Lei è dotato, lo si vede subito. Ma mi auguro che non vorrà fermarsi a questo. Come inizio è ottimo, ma non tarderà ad averne abbastanza di caricature. Studi, impari a vedere e a dipingere, disegni, faccia paesaggi. È tutto così bello, il mare, il cielo, gli animali, la gente, gli alberi così come la natura li ha fatti, con il loro carattere, il loro autentico modo di essere, nella luce, nell’aria, così come sono». «E Boudin, con un’inesauribile bontà, intraprese la mia educazione. I miei occhi, alla fine, si aprirono: com-
presi veramente la natura e contemporaneamente imparai ad amarla. Con la matita l’analizzavo nelle sue forme, la studiavo nelle sue colorazioni. Sei mesi dopo, nonostante le esortazioni di mia madre, che cominciava seriamente a preoccuparsi delle mie frequentazioni e che mi vedeva perduto in compagnia di un uomo così mal considerato come Boudin, dichiarai risolutamente a mio padre che volevo diventare pittore, che mi sarei trasferito a Parigi, per imparare». Come Delacroix, come più tardi Klee, Matisse, De Stael, fu nell’Africa del Nord che Monet ebbe la rivelazione della luce. Vi sono molte variazioni di luce: dal semi buio al bagliore accecante. La luce che dà forma a tutte le cose. La luce che modella le forme. La luce che ci inebria con la sua fondamentale presenza. Questa mirabile forza che vivifica e colora e riscalda. Ma fino a Monet è molto raro vedere dipinti particolarmente luminosi - anche nel fondamentale precedente dei pittori di Barbizon. Se si eccettua un certo brillante cromatismo - i rari frammenti di pittura minoica, i mosaici romani e paleocristiani, le vetrate gotiche, le araldiche miniature dei fratelli Limbourg, alcuni celebri affreschi e dipinti di Beato Angelico e di Piero della Francesca - la storia dell’arte è caratterizzata da uno tono pittorico piuttosto scuro o ambrato - diffuse variazioni di velluti neri e oro, neri e rame, grigi e ottone - densi contrappunti sommessamente cromaTICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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03 Ninfee 1916-1919 04 Tramonto sulla Senna in inverno 1880 05 Portrait 1888-90
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tici, molto lontani da visioni pienamente illuminate e brillanti. Anche i fosforescenti panni degli autori manieristi e a volte le loro carni smaltate, sono sempre ambientate in luoghi o sfondi crepuscolari. La parziale e tenue luce di una stanza, di uno studio, e la luce assoluta del mondo esterno, dello spazio aperto. Nessun dettaglio abbiamo del suo lungo soggiorno in Algeria: ma il giallo e l’arancione della sabbia, l’argento delle cupole, i lapislazzuli fusi del mare, l’azzurro abbagliante del cielo - su di un nuovo, altissimo diapason - gli fecero comprendere l’infinito potere della luce. Ritornato dall’Algeria, sarà un altro pittore, Johan Barthold Jongkind - un raffinato vedutista di origine olandese - che, insieme alla precedente esperienza con Boudin, lo convinse del suo definitivo destino nella pittura en plein air. «Era una novità pericolosa. Nessuno l’aveva praticata sino a quel momento, nemmeno Manet, che vi si sarebbe cimentato solo più tardi», dopo di lui. È di questi anni uno dei suoi primi capolavori, la veduta di Pointe de la Hève a Sainte-Adresse, del 1864. Le tre grandi presenze del mondo: la terra, l’acqua, il cielo, si intrecciano in un fitto dialogo, dove il verde lontano dei prati sulle scogliere s’incide sul cielo riccamente nuvoloso; dove il grigio bianco della spiaggia si immerge nei frangenti dell’onda, e una piccola barca con tre uomini misura la sospensione dell’acqua. I marroni ed i verdi della collina sembrano dipinti da un Courbet particolarmente ispirato; ma nella rivelazione dei ghiacciati bagliori sullo sfondo, nel violetto brulichio delle pietre sulla spiaggia, nella sovrana eleganza della resa del mare: una equorea seta di bianchi e azzurri, azzurri e rosa, Monet è già il più ricco e luminoso di tutti i suoi contemporanei. Da una parte qui ritroviamo tutta la freschezza dei grandi insegnamenti di Boudin e Jongkind: l’aria, il respiro, la lontana trasparenza dell’orizzonte, ma declinati in una maggiore solidità, una più ricca struttura: dove la robusta mano di Courbet si accende in una veduta particolarmente luminosa.
In questa mirabile sintesi, in un nuovo impasto di luce, tra la freschezza di Boudin e Jongkind e la solidità di Courbet, la sua maniera si era rivelata. E in quegli anni, a Parigi, cominciò a frequentare gli altri grandi pittori: Manet, che all’inizio non lo aveva apprezzato, e Sisley, Pissarro, Bazille, Renoir. «Fu solo nel 1869 che lo rividi (Manet), ma allora entrai subito in intimità con lui. Sin dal primo incontro m’invitò a raggiungerlo tutte le sere in un caffè di Batignolles, dove lui e i suoi amici si riunivano all’uscita degli atelier per discutere tra loro. Vi incontrai Fantin-Latour e Cézanne, Degas che era appena arrivato dall’Italia, il critico d’arte Duranty, Émile Zola». Poi, nel 1870, scoppiò la guerra; per evitare l’arruolamento Monet si rifugiò in Inghilterra. «Trovai a Londra Bonvin e Pissarro. Vi conobbi anche la miseria. L’Inghilterra non voleva i nostri quadri. Era dura. Il caso mi fece incontrare Daubigny, che tempo addietro mi aveva dimostrato un certo interesse. Stava eseguendo allora delle vedute del Tamigi che piacevano molto agli inglesi. La mia situazione lo commosse. “Ho capito quello che le occorre. Le procurerò un mercante”. Il giorno dopo feci la conoscenza di Durand-Ruel». Uno dei dipinti più famosi e belli di Monet, Impression, soleil levant, del 1872 - il quadro che, com’è noto, diede il nome all’intero gruppo - è chiaramente ispirato ad un bellissimo acquerello di Turner: The scarlet sunset, il tramonto scarlatto, del 1830 circa. Il rosso ed il giallo ancora dominanti in Turner; l’azzurro ed il grigio in Monet. Un tramonto infuocato ed un limpido sole giallo; una acuta alba con cristalline vibrazioni cineree ed un sole arancione. Ma la stessa trasparenza, la stessa appassionata leggerezza: nel riflesso a zig zag del sole sull’acqua, nella città e nelle ciminiere a distanza, nel prodigio di un acquerello (Turner) ed un olio (Monet) diluiti in una omogenea densità ora di fuoco, ora di cristallo.
CULTURA / HELIDON XHIXHA
Un’installazione contro tutte le barriere LA PRIMA LONDON DESIGN BIENNALE (2016) HA TRATTO ISPIRAZIONE DAL FORMAT DI VENEZIA E SCELTO COME TEMA “UTOPIA BY DESIGN”, CELEBRANDO IL CINQUECENTESIMO ANNIVERSARIO DELLA PUBBLICAZIONE DEL CLASSICO DI THOMAS MORE “UTOPIA” (1516). TRENTA SONO STATI I PAESI INVITATI AD ESPRIMERSI ATTRAVERSO PROGETTI E INSTALLAZIONI TRA LE ELEGANTI MURA DELLA SOMERSET HOUSE. CON L’INSTALLAZIONE BLISS DI HELIDON XHIXHA, L’ALBANIA HA REALIZZATO COLONNE E PANCHINE IN ACCIAIO INOX ATTORNO A UNO SPAZIO VUOTO CENTRALE PER INVITARE ALLA RIFLESSIONE E ALLA SOLIDARIETÀ.
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installazione scultura sitespecific progettata da Helidon Xhixha si base su una disposizione concentrica di colonne in acciaio inox e panchine che sono state progettate per incoraggiare sia l’auto-riflessione che la solida-
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rietà, facendo riferimento ad una pianificazione utopica della città. L’installazione dell’artista albanese alla Somerset House, è stata premiata con il riconoscimento della Public Medal. L’Europa è nel mezzo della sua più grande crisi migratoria dalla seconda
CULTURA / HELIDON XHIXHA
guerra mondiale, con centinaia di migliaia persone in fuga da Paesi che soffrono guerre, povertà e fame. Il pensiero utopico si presenta dunque come una risposta diretta ai dilemmi sociali del tempo, e come reazione a una chiara mancanza di proposte alternative. Nella sua situazione attuale, l’Europa ha bisogno di teoria politica utopica come strumento per possibili soluzioni ai problemi immani che deve affrontare. “Bliss”, l’installazione progettata da Xhixha costituisce dunque una risposta a queste attualità. Attraverso questa struttura l’artista ha lavorato per risolvere un problema attuale, includendo una descri-
zione dei confini d’Europa al centro dell’installazione. La natura simbolica di questo confine si lega bene con la necessità di un pensiero utopico nel nostro tempo di cambiamenti. Come scrive il critico Luca Beatrice: «Xhixha è certamente uno degli scultori
più interessanti nel panorama contemporaneo e il suo lavoro è stato capace di imporsi, in questi ultimi anni, per l’originalità del segno e l’elaborazione sul materiale. Ha utilizzato soprattutto l’acciaio che ha piegato, modellato, sfruttando la sua superficie specchiante che assorbe tutto ciò che lo circonda fino a sdoppiare, moltiplicare, ogni immagine che incontra nel cammino. Ha collocato le sue grandi sculture nel centro storico di Matera, all’Isola di San Servolo nella laguna veneziana, al Palazzo Madama di Torino, di recente si è misurato con il pubblico internazionale di Londra ottenendo ampi consensi. Non gli sarebbe stato difficile limitarsi a scegliere un florilegio delle opere più belle e conosciute per collocarle in una delle piazze più belle d’Italia. Ma Helidon è uomo che ama le sfide, fatto che si può evincere dalla sua biografia di artista combattivo, abituato sempre a mettersi in discussione. Dal punto di vista teorico, si tratta di chiarire quale sia, oggi, il posto che occupa la scultura nell’ambito dell’arte contemporanea. Va detto, innanzitutto, che il processo di maturazione di uno scultore è lungo e complesso. Qui non ci si può improvvisare, c’è da compiere un percorso a tappe, bisogna conoscere il linguaggio, le forme e i materiali. Rispetto ad altri ambiti, che si tratti di pittura o di arte concettuale, la decantazione è più lunga, per questo la scultura si prende dei tempi complessi e articolati. La scultura è sempre coesistenza tra la continuità, la riflessione sul classico, e la rottura con i vecchi schemi, abbandono della tradizione, discesa dal piedistallo e tentativo di rintracciare sempre nuovi sbilanciamenti semantici.,, Chi, come Xhixha, sceglie di interagire con lo spazio “non protetto” del museo o della galleria privata, relazionandosi con il pubblico vero e i suoi umori, indaga su un’idea di scultura viva e attiva, in grado persino di diventare arte relazionale che rappresenta certo la forma più evoluta e attuale di un percorso. La differenza sta però nel fatto che Xhixha non si sofferma sul limite delle idee, ma presenta so-
stanze tangibili che includono, al loro interno, profonde riflessioni sulla luce: tra tutti i materiali è proprio la luce a essere il più corrosivo e insinuante, quello che nessuno strumento riuscirà a piegare del tutto perché c’è sempre in agguato l’effetto sorpresa».
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FINANZA / ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE
Una piazza bancaria in profonda trasformazione LA PIAZZA FINANZIARIA TICINESE SI TROVA IN UN PERIODO DI GRANDE TRASFORMAZIONE E STA INDIRIZZANDO LE PROPRIE ATTIVITÀ VERSO UN NUOVO POSIZIONAMENTO STRATEGICO. NONOSTANTE QUESTI CAMBIAMENTI EPOCALI LE BANCHE TICINESI, UNITAMENTE ALLE VARIE SOCIETÀ COLLEGATE, CONTINUANO AD ESSERE UN BUON DATORE DI LAVORO CHE OFFRE OTTIME CONDIZIONI SALARIALI A CIRCA 7’000 FAMIGLIE RESIDENTI NEL CANTONE. DI FRANCO CITTERIO, DIRETTORE ABT
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l settore bancario svizzero, caratterizzato da un’importante attività di gestione patrimoniale con la clientela internazionale, è da considerarsi a tutti gli effetti un’industria d’esportazione e come tale esposta fortemente a fattori esogeni. Anche il 2016 è stato un anno contraddistinto dal permanere dei tassi d’interesse negativi sugli averi delle banche presso la BNS. Questa misura, accompagnata da una rinnovata forza del franco svizzero rispetto alle altre principali divise (EUR, USD, GBP ecc.), ha significato uno costo diretto causato dalla cospicua liquidità dalle banche e un calo generalizzato delle commissioni di gestione calcolate sui patrimoni investiti in valuta estera. Alla luce di questo e altri avvenimenti internazionali, affiancati da fattori destabilizzanti come le fluttuazioni borsistiche, ben si comprende quindi l’estrema prudenza espressa dai banchieri ticinesi sulle prospettive economiche che riguardano il settore nei prossimi mesi. In generale, se sul fronte della clientela
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svizzera si conferma un buon trend, le prospettive che riguardano la clientela estera rimangono molto difficili. E’ comunque bene sottolineare che alle valutazioni sottendono importanti eterogeneità nell’evoluzione dei diversi istituti bancari interpellati. Nonostante tutto le banche continuano a erogare credito ipotecario e commerciale a sostegno delle famiglie e delle aziende che operano sul territorio. I prestiti ipotecari delle banche in Ticino hanno raggiunto a fine 2015 la cifra globale di 45.6 miliardi di franchi (+3.8%). Occupazione in calo Le banche in attività nel Cantone a fine 2016 erano 45, quattro in meno rispetto a inizio anno, in seguito alla chiusura di piccole succursali. Nel 2016 il numero degli effettivi in Ticino (dati non ancora definitivi, calcolati su una base occupazionale a tempo pieno) impiegati dalle banche e dalle loro società collegate ha registrato una diminuzione di 296 unità, attestandosi a 6’782 unità.
Come di consueto nel nostro settore la riduzione degli effettivi avvenuta presso gli istituti bancari è stata attuata nel limite del possibile attraverso la normale fluttuazione del personale (prepensionamenti compresi) e solo in minima parte tramite una risoluzione dei contratti di lavoro. I disoccupati del ramo bancario iscritti in Ticino a fine 2016 erano 115, con un tasso del settore pari all’ 1.8% contro una media cantonale del 4%. Per quel che riguarda la provenienza, il settore bancario rimane un ambito presidiato da personale indigeno. Infatti, gli impiegati con domicilio in Ticino sono il 96% mentre quelli con domicilio all’estero (frontalieri) sono il rimanente 4%. Questi ultimi rappresentano quindi una percentuale dello 0.3% dei frontalieri presenti in Ticino. Un settore ancora strategico Secondo lo studio sul settore finanziario commissionato l’anno scorso dal Canton Ticino a BAK Basel, l’apporto del ramo servizi finanziari (banche, assicurazioni e altri servizi finanziari) al PIL cantona-
le è del 9%. Gli occupati nei servizi finanziari sono circa 10’800, pari al 6% dell’intera manodopera impiegata. Se è vero che le banche rientrano tradizionalmente tra gli attori principali del settore finanziario, è altrettanto vero che in quello ticinese il predominio delle banche è di gran lunga superiore alla media svizzera. 45 delle 265 banche presenti in Svizzera sono attive sulla piazza finanziaria ticinese. Nel complesso, le 18 banche con sede principale in Ticino detengono una somma di bilancio di circa 62.3 miliardi di franchi (dati 2015), pari a oltre il doppio del PIL del Cantone. Il settore finanziario ticinese quindi riveste ancora una grande importanza nel quadro dell’economia cantonale. Solo altri due settori, il settore pubblico e il commercio all’ingrosso, contribuiscono al valore aggiunto ticinese più del settore finanziario. Rispetto agli altri Cantoni, il settore finanziario ricopre in Ticino un’importanza superiore alla media, tale da conferirgli ancora il potenziale di uno dei motori trainanti della crescita dell’economia cantonale.
ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE Villa Negroni CH-6943 Vezia info@abti.ch T +41 (0) 91 966 21 09 F +41 (0) 91 966 05 69
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FINANZA / CREDIT SUISSE
Adeguarsi ai tempi che cambiano DI ROBERTO GIANNETTI
GABRIELE ZANZI, DIRETTORE CREDIT SUISSE TICINO DELINEA LE PROSPETTIVE DELL'ISTITUTO E PIÙ IN GENERALE INDICA LE SFIDE CHE ATTENDONO IL SISTEMA BANCARIO TICINESE.
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er la piazza finanziaria ticinese è iniziata una nuova era, dato che il quadro normativo all’interno del quale si trova ad operare è cambiato radicalmente negli ultimi anni, con la caduta del segreto bancario per i clienti esteri. Come valuta la situazione attuale? La piazza avrà la capacità di restare competitiva in questo nuovo ambiente? «Le stime degli esperti indicano ancora in crescita l’attività di gestione patrimoniale in Svizzera, nell’ordine tra il due e il tre per cento l’anno. D’altronde nel raffronto internazionale la piazza finanziaria svizzera, e di riflesso ticinese, continua a vantare condizioni quadro favorevoli: stabilità politica, sociale e monetaria, affidabilità, professionalità e grande offerta di prodotti e servizi. Tutto ciò in un contesto di crescente incertezza in Europa e nel mondo. Non possiamo tuttavia riposare sugli allori. Dobbiamo prepararci per il futuro. Soprattutto la generazione dei nativi digitali vuole avere accesso ai servizi bancari 24 ore su 24, tramite computer, tablet o telefono cellulare, ovunque si trovi. Senza nulla togliere al rapporto personale tra cliente e consulente, che continuerà a restare importante, oggi bisogna investire molto nella digitalizzazione – e noi lo stiamo facendo – in modo da rendere semplice, trasparente e sicuro l’accesso alle informazioni e alle operazioni bancarie. Anche in futuro sarà più che mai importante la formazione continua dei collaboratori».
Negli ultimi anni si è assistito ad una riduzione delle persone attive nelle banche ticinesi. Lei pensa che questo fenomeno continuerà in futuro? «È probabile che in futuro assisteremo a ulteriori fusioni o raggruppamenti tra gli attori della piazza finanziaria, e dunque non solo delle banche, oltre a opera-
FINANZA / CREDIT SUISSE
«Nella misura in cui le banche non ripercuotono i tassi negativi sui loro clienti, come è attualmente il caso per i piccoli clienti, questa misura penalizza la redditività delle banche, pesando sui margini d’interesse. Questo potrebbe portare ad un rincaro dei crediti e in ultima analisi anche ad una stretta creditizia, che si ripercuoterebbe in modo negativo sulla crescita economica. Attualmente non constatiamo un’evoluzione di questo genere in Svizzera».
zioni di incremento dell’efficienza, dovute in parte anche all’aumento dei costi per ottemperare alle nuove regolamentazioni. Ciò potrebbe causare un’ulteriore riduzione del numero di collaboratori attivi nel settore».
Parlando delle banche svizzere in generale, si dice che i tassi negativi rappresentano una sorta di “tassa” sul settore, che penalizza i suoi risultati. A suo avviso quanto incide questo fenomeno? Lei pensa che le banche riusciranno alla lunga a non ripercuotere i tassi negativi sui piccoli clienti?
I tassi negativi hanno spinto molto il mercato immobiliare svizzero, e anche in Ticino ci sono delle zone con prezzi elevati. Come giudica la salute del mercato immobiliare cantonale? «Il livello elevato dei prezzi e i criteri più severi in termini di finanziamento hanno portato ad un rallentamento della domanda di proprietà abitativa: in Ticino come nel resto della Svizzera sono sempre meno le economie domestiche che possono permettersi una casa o un appartamento in proprietà. Grazie alla rapida reazione degli attori del mercato ticinesi, si osserva anche un rallentamento dell’offerta. Unica eccezione è la regione di Bellinzona, dove l’attività di costruzione è ancora in aumento e dove l’ampliamento dell’offerta ammonta attualmente a 2.8% del parco di proprietà abitativa. Il rallentamento dell’offerta ha finora permesso di evitare un aumento delle quote di sfitto, che si trovano a livelli tuttora molto bassi in tutte le regioni ticinesi. Ciononostante, cominciano a farsi sentire difficoltà di commercializzazione, in particolare nel segmento di prezzo elevato. L’indebolimento della domanda si rispecchia nell’andamento dei prezzi, che nel 2016 è stato negativo. La correzione più marcata si è registrata nella regione di Locarno (-3.4%). Nell’insieme si può dire che il mercato della proprietà si sta gradualmente muovendo verso una distensione. Sul mercato degli appartamenti in affitto, i rischi sembrano al momento gestibili. L’attività di costruzione non è eccessiva, anche se nell’anno in corso preTICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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FINANZA / CREDIT SUISSE
vediamo un aumento nelle regioni di Lugano e Bellinzona. A differenza di molte altre regioni svizzere, per il momento in Ticino non si osserva un calo importante dell’immigrazione dall’estero, il che contribuisce a limitare l’aumento delle quote di sfitto, in crescita marcata in altre regioni svizzere. La quota di appartamenti sfitti con l’1.2% rimane in Ticino al di sotto della media nazionale. Qualche difficoltà in più si osserva nella regione di Locarno, dove la quota di sfitto è relativamente elevata (2.7%), gli affitti all’offerta nel 2016 sono diminuiti e la durata di inserzione è nettamente in aumento». Lei, oltre ad essere responsabile del Credit Suisse in Ticino, è anche presidente della giuria del Prix SVC Svizzera italiana per le piccole e medie imprese. Quindi si trova in una situazione privilegiata per valutare la situazione delle aziende ticinesi. Come giudica il loro stato di salute e il loro grado di competitività? Il fenomeno del franco forte le sta ancora penalizzando? «Se guardiamo all’economia ticinese vediamo aziende dinamiche e innovative che hanno ben superato lo shock del franco e – tranne per i settori del turismo e del commercio al dettaglio che attualmente soffrono – le prospettive sono positive. Con lo Swiss Venture Club scegliamo ogni due anni sei aziende particolarmente attive, innovative e radicate sul territorio. Spesso queste aziende non sono conosciute dal grande pubblico, vuoi perché attive in settori di nicchia, vuoi perché i loro principali mercati sono all’estero. È quindi un piacere e un onore portare alla ribalta queste imprese e premiare la loro tenacia nel voler ottenere risultati sempre migliori, creando nel contempo posti di lavoro e indotto per il territorio».
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Veniamo ora all’istituto per il quale lei lavora. Nel 2016 il Credit Suisse ha creato la divisione Swiss Universal Bank, che raccoglie le attività elvetiche e che dovrebbe essere parzialmente quotata in Borsa. Cosa implica questo cambiamento per le attività nel nostro cantone? «Abbiamo creato Credit Suisse (Svizzera) SA per conseguire i nostri obiettivi strategici, per aumentare la resilienza della banca e per adeguarci ai requisiti normativi nell’ambito del “too big to fail”. Di fatto, siamo ora l’unica banca universale interamente dedicata alla Svizzera, quindi totalmente focalizzati sui clienti privati, commerciali e istituzionali svizzeri e sulla soddisfazione delle loro esigenze. Inoltre, come affiliata al 100% del Gruppo Credit Suisse AG, possiamo fare affidamento sulla rete globale e sull’ampia gamma di prodotti e servizi del gruppo. In Ticino sono oggi presenti due entità giuridiche: Credit Suisse (Svizzera) SA e Credit Suisse AG, nella quale sono raggruppate le attività dedicate alla clientela internazionale con domicilio all’estero e le attività del gruppo come l’IT».
Gli imprenditori rappresentano una parte importante della vostra clientela. Come seguite questo segmento del mercato? «Credit Suisse è nato per volontà di un imprenditore, Alfred Escher, con l’obiettivo di finanziare la ferrovia del San Gottardo. Abbiamo quindi da sempre rivolto un’attenzione particolare al mondo imprenditoriale e continuiamo a farlo anche oggi. Recentemente abbiamo creato in tutte le regioni in Svizzera dei settori specializzati per imprenditori e dirigenti, chiamati “Executive & Entrepreneur Desk”. In Ticino questo settore è diretto da Franco Cancellara che, con i suoi collaboratori, segue sia le esigenze legate all’azienda, sia quelle legate al patrimonio dell’imprenditore, dalla previdenza alla successione aziendale». Il Credit Suisse ha varato una ristrutturazione che contempla anche una riduzione del personale. Come sta procedendo la ristrutturazione? «Nel 2015 la banca ha annunciato un piano di riduzione dei costi che prevede 1’600 posti di lavoro in meno in Svizzera entro il 2018, per la maggior parte nella
FINANZA / CREDIT SUISSE
sede centrale di Zurigo. Da parte nostra ci impegniamo a ridurre i posti nella maniera più indolore possibile, ossia sfruttando la fluttuazione naturale e cercando possibili alternative all’interno del Gruppo. Nel contempo continuiamo a investire sia in collaboratori qualificati, sia nella nostra piattaforma bancaria in modo da cogliere le opportunità di ulteriore crescita». Voi siete attivi in Ticino da oltre un secolo. Come si sviluppano i vostri rapporti con il territorio? Avete in corso molte iniziative per segnalare la vostra presenza in campo sociale e culturale? «Da molti anni testimoniamo la nostra presenza sul territorio sostenendo un buon numero di iniziative in campo culturale, sportivo e sociale. Sin dal 1992 abbiamo sponsorizzato le esposizioni al
Museo d’Arte della Città di Lugano. Da quando esso si è unito al Museo Cantonale d’Arte, trasferendosi al LAC, siamo diventati partner principale sia del MASILugano (Museo d’Arte della Svizzera Italiana), sia del LAC. Inoltre, da molti anni sosteniamo Estivaljazz. Tramite la Credit Suisse Foundation elargiamo ogni anno importanti contributi a organizzazioni senza scopo di lucro, come per esempio l’Associazione Malattie Genetiche Rare della Svizzera italiana e la Fondation Art-Thérapie per un progetto all’EOC di Lugano. Inoltre, siamo vicini al mondo accademico con i Credit Suisse Awards for Best Teaching assegnati a professori meritevoli dell’USI e della SUPSI, e con i Credit Suisse Awards for Excellent Writing, elargiti agli studenti che scrivono per la rivista universitaria L’Universo».
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FINANZA / BANCASTATO
In Ticino c’è un bene comune che non ha prezzo NON PER FORZA OCCORRE DENARO PER FRUIRE DI QUALCOSA DI MOLTO PREZIOSO. E SE A DIRLO È UN RESPONSABILE DI UNA BANCA, L’ARGOMENTO SI FA DECISAMENTE INTERESSANTE. STIAMO PARLANDO DELL’ATTIVITÀ SVOLTA DALLE INNUMEREVOLI SOCIETÀ E ASSOCIAZIONI TICINESI ATTIVE IN AMBITO SPORTIVO, SOCIALE E CULTURALE. ATTIVITÀ I CUI BATTITI SONO SPESSO E VOLENTIERI RITMATI DA UN GRANDE E GENEROSO CUORE: IL VOLONTARIATO. CE NE PARLA FABRIZIO CIESLAKIEWICZ, MEMBRO DI DIREZIONE GENERALE E RESPONSABILE DELL’AREA RETAIL E AZIENDALE A BANCASTATO, ISTITUTO CHE HA POSTO TRA I SUOI OBIETTIVI AZIENDALI IL SOSTEGNO TRASVERSALE ALLE SOCIETÀ E ASSOCIAZIONI DEL NOSTRO BEL TERRITORIO.
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irettor Cieslakiewicz, prima di tutto: che ruolo hanno le varie società e associazioni in Ticino? «Un ruolo importantissimo e spesso troppo poco visibile. Le realtà di cui parliamo sono il sale della nostra società civile. Alzi la mano chi nella propria vita non ha mai partecipato, in una maniera o nell’altra, alle attività di una società o associazione. Il Ticino conta su una moltitudine di simili organizzazioni, alle quali dobbiamo tutti essere grati proprio perché creano preziosissimi momenti di incontro e aggregazione tra le persone, tramandando al contempo culture e valori che altrimenti andrebbero forse persi». E perché dice che il loro ruolo è spesso “troppo poco visibile”? «Perché spesso siamo abituati a valutare qualcosa dal suo puro costo monetario. Ma il cuore pulsante delle società e associazioni di cui parliamo è il volontariato dei suoi membri, spinti dalla voglia di fare, dalla passione per i rispettivi ambiti. È un’attività che è meno appariscente ma che se dovesse essere monetizzata avrebbe un grande valore in ter-
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FINANZA / BANCASTATO
mini di denaro. Il volontariato non ha prezzo: in tutti i sensi». Non ha prezzo ma le società devono comunque far quadrare i conti, far fronte a costi vivi… «Certo. Questo a volte è un tasto dolente. La crisi degli ultimi anni ha purtroppo spesso lambito anche le realtà che traggono ossigeno non solo dal volontariato ma anche dagli sponsor. E questi ultimi per forza di cose hanno stretto i rubinetti. Insomma, è un momento difficile pure per le società e le associazioni. Anche alla luce di questo particolare momento qui a BancaStato ne sosteniamo il più grande numero possibile». Come è possibile che voi aumentiate il sostegno quando tutti tendono a tagliarlo? «BancaStato ha un mandato pubblico che prevede esplicitamente di operare in maniera sostenibile anche dal profilo sociale, oltre che da quello ambientale. In altre parole, il nostro scopo è anche quello di promuovere gli aspetti sociali: il sostegno a società e associazioni ticinesi rientra dunque molto chiaramente
tra i nostri obiettivi. Per meglio adempiere al nostro mandato pubblico da un po’ di tempo abbiamo deciso di riorientare il nostro impegno: non più “poche e corpose” sponsorizzazioni ma “tanti piccoli” sostegni erogati in maniera da raggiungere capillarmente tutto il territorio. Sostegni “piccoli” ma decisamente preziosi per chi li riceve. Crediamo che questo approccio sia più coerente con la nostra natura di banca cantonale vicina al territorio. Siamo molto felici del lavoro che stiamo facendo e i riscontri che otteniamo ci spronano a migliorarci continuamente». Cosa vorrebbe dire alle società e associazioni ticinesi? «Vorrei ringraziarle per tutto quello che fanno. E non è un ringraziamento solo in veste di membro di Direzione generale di BancaStato: è prima di tutto il ringraziamento di una persona che ama il nostro Ticino».
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FINANZA / BPS (SUISSE)
Sempre avanti con prudenza e spirito innovativo IN UN CONTESTO DOVE È STATO COMPLICATO OPERARE, IL BILANCIO DELL’ESERCIZIO 2016 DI BPS (SUISSE) CONFERMA COME LA BANCA ABBIA SAPUTO POSIZIONARSI EFFICACEMENTE, ADATTANDOSI AI MUTAMENTI DELLE CONDIZIONI AMBIENTALI IN MODO PROGRESSIVO E ARTICOLATO, REALIZZANDO I PROPRI OBIETTIVI DI CRESCITA.
L Mauro De Stefani Presidente della Direzione Generale
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a strategia di sviluppo ha tenuto conto dell’opportunità di focalizzare l’attività in campi specifici. L’attività di front-office sarà sempre più diretta all’acquisizione di affari negli ambiti core e all’aumento dell’intensità nelle relazioni con la clientela. Parallelamente, è stata disposta la revisione dei canali di vendita mediante la riorganizzazione della rete degli sportelli e la ristrutturazione di attività e competenze. Taluni processi saranno programmati e realizzati in un periodo pluriennale. Investimenti informatici di considerevole rilevanza riguarderanno le procedure, ma anche i sistemi centrali, al fine di migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’intera struttura, anche a beneficio dei clienti. «Il progetto di espansione territoriale all’interno della Confederazione - ha spiegato il Presidente della Direzione Generale, Mauro De Stefani - è stato implementato conformemente alla nostra pianificazione. I positivi risultati conseguiti dalla succursale di Neuchâtel hanno indotto l’espansione della nostra presenza nella Svizzera Romanda. È dunque un fatto assodato l’iniziativa di Martigny, nel Canton Vallese, dove a febbraio 2017 è stata aperta una succursale con l’obiettivo di servire una zona interessante e ampia, comprendente tra l’altro i noti comprensori turistici di Verbier e di Crans-Montana, situati a ridosso del confine con i Cantoni di Berna e Vaud. L’articolazione territoriale della
Banca, grazie alla nuova dipendenza, sarà costituita da 20 sportelli fisici, ubicati in 7 Cantoni e nel Principato di Monaco, ai quali si aggiunge l’unità virtuale Direct Banking. Il personale della Banca a fine esercizio è di 307 dipendenti (+4 rispetto all’anno precedente)». Per quanto riguarda più analiticamente il conto economico, i risultati sono stati tra i migliori raggiunti dalla fondazione della Banca. La raccolta da clientela è in linea con le aspettative, pari a CHF 4'780'100'000 (-2%). La diretta è marginalmente cresciuta a CHF 3'112’300'000. La componente indiretta è diminuita fissandosi a CHF 1'667’800'000 (-6%). Per contro, la raccolta di Popso (Suisse) Investment Fund Sicav ha esposto valori stazionari. L’applicazione di regole prudenziali e conservative nel comparto dei crediti alla clientela non ha impedito di ottenere una confortante crescita, in termini sia di masse e sia di ricavi a conto economico. «Il dato a fine anno – ha concluso De Stefani - al netto degli accantonamenti, risulta pari a CHF 3'723’300'000.(+6%). La componente ipotecaria ammonta a CHF 3'288’000'000.- (+8%), in larga parte costituita da operazioni per edilizia abitativa. Gli Altri crediti nei confronti della clientela sono risultati pari a CHF 435'200'000.- (-8%), al netto del programmato ammortamento di importanti linee di credito. Il Risultato netto da operazioni su interessi evidenzia una crescita importante, fissandosi a
FINANZA / BPS (SUISSE)
CHF 39'054'000.- (+33%). L’effetto combinato della crescita del portafoglio crediti, del miglioramento del margine e della diminuzione degli accantonamenti rettificativi è stato particolarmente premiante. Il Risultato da operazioni in commissione e da prestazioni di servizio subisce una flessione a CHF 25'130'000.- (-24%), a causa del contesto penalizzante sul mercato obbligazionario e malgrado la buona tenuta delle masse amministrate. Il Risultato da attività di negoziazione e dall’opzione fair value si ridimensiona a CHF 21'851'000.- (-25%), in seguito alla riduzione degli spread di tasso sul mercato interbancario e alla ridotta volatilità del franco svizzero rispetto all’anno precedente. I Costi d’esercizio si confermano in CHF 65'922'000.- (=), grazie a una gestione oculata ed efficace. L’Utile d’esercizio si fissa a CHF 12'068'000.- (-14%)». A sostegno degli obiettivi di sviluppo a medio termine il Consiglio d’Amministrazione ha proposto e l’Assemblea Generale accettato il versamento integrale dell’utile alla Riserva legale da utili. BPS (SUISSE) ha dedicato l’inserto culturale della Relazione d’esercizio 2016 al celebre architetto ticinese Francesco Borromini (27 settembre 1599 - 3
Inserto culturale della Relazione d’Esercizio 2016 dedicato a Francesco Borromini (1599-1667)
agosto 1667). Bissonese di origine, all’età di 9 anni si reca, su consiglio di suo padre, presso la Fabbrica del Duomo di Milano presso la quale, durante il periodo di permanenza durato circa 10 anni, acquisirà attraverso un completo apprendistato il notevole bagaglio di conoscenze che gli permetteranno di esprimersi, qualche anno più tardi, attraverso le sue geniali opere architettoniche. Lascia quindi Milano alla volta di Roma dove il giovane architetto trova
numerosi cantieri in fermento. Viene subito inserito nel cantiere più importante, quello della Basilica di San Pietro, dove viene apprezzato dalle maestranze per la sua genialità e la qualità dei suoi disegni. Il Borromini ha lasciato in eredità un patrimonio architettonico di enorme rilevanza. Il suo stile, coraggioso, estroso e innovativo, e la maestosità delle sue opere, sono tutt’oggi oggetto di studio e di approfondimento a livello internazionale.
Da sinistra: Presidente della Direzione Generale Mauro De Stefani Vice Presidente della Direzione Generale Mauro Pedrazzetti Responsabile Divisione Crediti e Finanza Membro della Direzione Generale Roberto Mastromarchi Responsabile Divisione Fronte Membro della Direzione Generale Paolo Camponovo Responsabile Divisione Logistica
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FINANZA / HEDGE FUNDS
Il ruolo decisivo dei gestori VOLENTIERI PUBBLICHIAMO IL CONTRIBUTO DI ALBERTO PLAZZI È PROFESSORE ASSISTENTE PRESSO L’ USI, DOVE TIENE CORSI AL MASTER E AL DOTTORATO IN FINANZA, E MEMBRO DELLO SWISS FINANCE INSTITUTE. HA OTTENUTO UN DOTTORATO IN FINANCE (PH.D.) DALLA UCLA ANDERSON SCHOOL OF MANAGEMENT.
B
irds of a Feather – Do Hedge Fund Managers Flock Together? La crescita esponenziale dei fondi hedge nei recenti decenni ha stimolato grande interesse verso la comprensione delle ragioni di un tale successo. La ricerca in ambito accademico si è principalmente focalizzata sullo sviluppo di c.d. modelli fattoriali sempre più complessi, in cui la performance di questi fondi è spiegata in termini di esposizione a fattori di rischio, ovvero a portafogli finanziari che forniscono un rendimento atteso positivo come compensazione per un tipo di rischio (per esempio, il rischio di mercato o di liquidità). Nonostante numerosi studi, tuttavia, una porzione significativa dei rendimenti dei fondi hedge rimane ancora incompresa e tali fondi sembrano generare in media sovra-perfomance, ovvero performance positiva una volta tenuto conto dei fattori di rischio, nota in letteratura come alpha. Nel nostro recente studio (Gerritzen, Jackwerth, e Plazzi (2016)) affrontiamo
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l’argomento con un approccio diverso basato sui network, ovvero ci chiediamo se le connessioni personali che collegano i gestori di fondi hedge possano spiegare il livello e le differenze di performance tra fondi. Il nostro studio riguarda l’universo dei fondi hedge nel Regno Unito, dove dal 2002 le società di assicurazione, investimento, e finanziarie sono obbligate a riportare al Regolatore locale informazione dettagliata sull’occupazione attuale e passata dei loro dipendenti con ruoli maggiormente operativi. Il dettaglio dell’informazione contenuta in tale database ci permette di tracciare una mappa delle connessioni che, attraverso le precedenti esperienze lavorative, collegano i gestori dei fondi hedge di diverse società. Come può la storia lavorativa di un gestore influire sulle sue decisioni di investimento, e portare a similitudini tra i rendimenti di fondi hedge? Diversi canali possono essere in gioco. Primo, gestori che condividono una esperienza lavorativa in un particolare settore sono verosimilmente esposti ad una forma-
zione simile. Per esempio, un’esperienza nel settore assicurativo tende a sviluppare un’attitudine al rischio che è diversa da quella nel ramo bancario. Questa attitudine può ripresentarsi successivamente, quando i gestori strutturano i loro fondi con simili livelli di esposizione al rischio. All’interno dello stesso settore, l’aver lavorato per una stessa compagnia ha presumibilmente un effetto aggiuntivo. I gestori possono acquisire delle capacità e conoscenze sul luogo di lavoro che poi in seguito guidano le loro strategie di investimento. Nella misura in cui tali abilità permettono ai gestori di prendere decisioni più accurate, possono essere un importante fattore per spiegare la sovra-performance di cui sopra. Infine, la condivisione di esperienze lavorative porta spesso allo sviluppo di relazioni personali. Questi legami saranno verosimilmente più forti per gestori che hanno avuto un’esperienza lavorativa presso la stessa società e durante uno stesso arco temporale, e pertanto hanno avuto più occasione di conoscersi. Attraverso lo scambio di informazioni e opi-
FINANZA / HEDGE FUNDS
nioni, queste connessioni personali possono successivamente generare coordinazione e quindi similitudini nelle decisioni di investimento tra i gestori. In linea con questi argomenti, attraverso analisi statistica mostriamo come la precedente esperienza in un particolare settore finanziario e società spieghino una componente significativa delle differenze nella performance dei fondi. L’effetto di connessioni sociali derivanti dall’aver lavorato nello stesso periodo presso una stessa società si manifestano soprattutto nella componente di rendimento che non dipende da fattori di rischio, e che quindi sfugge all’analisi più tradizionale, e in tipologie di fondi per i quali lo scambio di informazioni sensibili è particolarmente rilevante (come i fondi hedge nella c.d. categoria Event Driven). Possiamo quindi concludere che queste connessioni sono responsabili di (parte delle) differenze di performance tra fondi? Per cercare di stabilire un nesso di
causalità, nel nostro studio escludiamo una serie di ipotesi alternative. Ad esempio, l’esperienza lavorativa passata può riflettere preferenze individuali o il profilo di rischio di una persona. In alternativa, ci possono essere altri canali che generano scambio di informazione, come l’accesso ad informazione locale. Infine, è possibile che siano le abilità personali (intrinseche) dei gestori ad aver generato simili percorsi lavorativi, e che queste siano quindi all’origine delle similitudini di investimento in fase gestionale. Tuttavia, troviamo che anche includendo nel modello statistico caratteristiche personali (come età e sesso del gestore), prossimità geografica delle società dei fondi hedge, nonché la performance passata dei gestori non viene diminuito l’effetto delle precedenti connessioni lavorative sulle scelte correnti. Nel complesso, i nostri risultati mostrano come le connessioni tra fondi hedge derivanti da precedenti “traiettorie” la-
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vorative dei gestori debbano essere un elemento importante da tenere in considerazione in sede di investimento in questi fondi e di valutazione della loro performance.
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FINANZA / THALÌA
Tutti i vantaggi offerti dagli Hedge Funds
C INTERVISTA CON MAGGIE ROKKUM-TESTI, FONDATRICE E CEO NONCHÉ RESPONSABILE DEGLI INVESTIMENTI. DI THALÌA, SOCIETÀ DI ASSET MANAGEMENT FONDATA A LUGANO NEL 2003 CON L’OBIETTIVO DI CREARE UN CENTRO DI COMPETENZA NEL SETTORE DEGLI INVESTIMENTI ALTERNATIVI.
he peso hanno gli Hedge Funds nel quadro delle strategie di investimento del vostro Istituto? «Il 100%. Riconosciuta dalla FINMA, la società collabora attivamente con clienti Istituzionali quali Banche, Fondi Pensione, Family Office e con clientela privata facoltosa (“UHNWI”) ai quali fornisce servizi di Advisory (Due Diligence, selezione dei gestori, Risk Management, Portfolio Management e Client Services) ed un’ampia gamma di fondi di fondi hedge di tipo multi-strategy, single strategy e UCITS, vincitori di numerosi premi e riconoscimenti internazionali. La possibilità di lanciare fondi di tipo White Label e l’ampia gamma di servizi di Advisory completano l’offerta dalla società. Thalìa ha un miliardo in gestione o Advisory ha un organico di 18 professionisti, con una lunga esperienza ed è parte del Gruppo Bi-Invest (www.bi-invest.com)». Il ruolo del risk management, ossia la gestione del rischio, è estremamente importante nel successo di un Hedge Funds in quanto i rischi relativi alle varie strategie adottate sono più complessi rispetto a quanto accade per gli investimenti tradizionali. Quali sono i principali rischi dal punto di vista del gestore e da quello del sottoscrittore? «Come qualsiasi altro tipo di investimento, gli hedge funds presentano dei rischi che devono essere conosciuti, valutati ed opportunamente gestiti. Fondamentali a questo riguardo sono una rigorosa Due Diligence (qualitativa, quantitativa ed operativa) ed una solida
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TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
esperienza nella gestione del rischio. Non tutti gli investitori in Hedge Funds hanno il tempo, le risorse o le conoscenze specifiche per valutare correttamente la qualità di una strategia o di un singolo fondo Hedge e, per questo motivo, devono affidarsi a partner specializzati come Thalìa con esperienza in questo settore. Il Risk Management gioca, infatti, un ruolo chiave per l’identificazione delle misure più appropriate per monitorare liquidità, concentrazione, utilizzo della leva finanziaria, i driver della performance e spiegare e valutare il profilo di rischio/rendimento di un investimento. Consapevoli dell’importanza della gestione del rischio, in Thalìa il Risk Management è completamente integrato nel processo di investimento e fornisce una valutazione del rischio, sia a livello di singolo fondo Hedge, sia del portafoglio complessivo all’interno del quale il fondo è inserito. L’adozione di processi rigorosi di selezione degli hedge fund, la diversificazione ed un puntuale monitoraggio dei rischi sono quindi fondamentali per minimizzare i rischi indesiderati. A queste condizioni, gli hedge fund non sono investimenti necessariamente più rischiosi di quelli tradizionali. Al contrario, in Thalìa crediamo che alcuni dei migliori risk managers si trovano proprio nelle società di gestione hedge». Quali sono i principali vantaggi dell’investimento in Hedge Funds, in particolare i fondi di fondi che adottano approcci multi-strategici? «Il termine inglese “hedge” si riferisce alle strategie di copertura di rischi messe in opera per ridurre la volatilità dei portafogli, rendendo, in molti casi, le gestio-
FINANZA / THALÌA
ni hedge non più aggressiva non solo di quanto la traduzione italiana di “fondo speculativo” lascerebbe intendere, ma anche di molti fondi comuni tradizionali. Il nome “hedge” è purtroppo fuorviante in alcuni casi perché oggi viene applicata a qualsiasi fondo non-tradizionale e, in particolare, a fondi con domicilio offshore e con libertà d’investimento. Ci sono una miriade di stili e modalità di gestione catalogati sotto l’etichetta “Hedge Funds”, ma tutti hanno come obiettivo l’ottimizzazione del rapporto rischio/ rendimento, una bassa correlazione con il mercato e la generazione di rendimenti assoluti positivi nel medio periodo. Riassumendo, i principali vantaggi offerti dai fondi Hedge sono: 1) Rendimento assoluto. I fondi hedge si differenziano dai fondi tradizionali per l’obbiettivo di generare Alpha, ovvero l’extra-rendimento prodotto dal gestore che non è attribuibile all’andamento del mercato di riferimento, ma all’esperienza e alla capacità del gestore stesso nel selezionare i titoli, nel leggere correttamente il contesto di mercato e nella gestione del portafoglio e dei rischi. La maggior parte dei fondi hedge è gestita, infatti, da professionisti di grande esperienza, elevata specializzazione nei mercati di riferimento, dotati delle più avanzate infrastrutture. 2) Diversificazione. Se ad un portafoglio tradizionale composto da bond ed azioni aggiungiamo una quota di Hedge Funds (5% - 20% a dipendenza della tipologia di mandato o del profilo rischio-rendimento del cliente), il risultato sarà la diminuzione della correlazione con i mercati finanziari ed un miglior rendimento con una diminuzione della volatilità. La diminuzione della volatilità offerta da un portafoglio diversificato di Hedge Funds e la buona performance ottenuta nel medio periodo contribuiscono a creare un profilo rischio/rendimento molto favorevole. 3) Opportunità. A differenza dei gestori tradizionali, i gestori di Hedge Funds hanno la possibilità di usare strategie d’investimento sofisticate quali lo short selling, l’utilizzo di derivati, l’hedging e l’uso della leva ed hanno maggiore liber-
tà nell’implementare la propria view di mercato perché non sono legati ad un benchmark. Per questo motivo, le strategie di tipo Global Macro, Long/Short Equity o CTA, ad esempio, sono molto utili in contesti prolungati di mercati negativi poiché possono offrire protezione da movimenti contrari del mercato ricorrendo a prodotti derivati o attraverso la vendita allo scoperto (short selling). Le strategie di arbitraggio, invece, cercano di sfruttare piccole differenze di prezzo tra strumenti correlati, realizzando piccoli risultati positivi al riparo dai rischi di mercato. I guadagni in questo caso sono amplificati da un oculato utilizzo della leva. 4) Migliore gestione dei rischi di portafoglio. Gli hedge Funds offrono rendimenti non direttamente correlati all’andamento dei mercati azionari, riducendo le oscillazioni di medio periodo. Nei momenti, non infrequenti, in cui la maggior parte dei mercati si muove nella stessa direzione, collocare una parte del proprio capitale in investimenti che reagiscono in maniera più indipendente è un buon metodo per ripartire e gestire i rischi e ottenere rendimenti migliori nel lungo periodo». Quali misure di trasparenza e di controllo andrebbero assunte, a suo giudizio, da parte delle autorità finanziarie internazionali al fine di mettere gli Hedge Funds sotto sorveglianza alla luce del consistente peso dei fondi speculativi sui mercati finanziari? «La stragrande maggioranza delle case di gestione di Hedge Funds sono regolamentate e supervisionate allo stesso modo dei gestori di fondi comuni di investimento con autorizzazioni e controlli da parte della SEC, CFTC, FCA, MAS ecc in funzione della loro ubicazione. Inoltre, il settore si è “istituzionalizzato” molto negli anni e ci sono diverse organizzazioni come AIMA e The Hedge Fund Standards Board che promuovono le cosiddette “best practices” nell’industria. Questa forma di autodisciplina è un altro passo importante. Ma un’accurata Due Diligence alla fine resta la strada più rassicurante!».
Per quanto riguarda il vostro Istituto quali sono le regole di autocontrollo cui avete deciso di attenervi rispetto alla scelta e alla gestione di Hedge Funds? «Thalìa ha un processo di investimento documentato ed istituzionalizzato che si basa su una robusta Due Diligence (qualitativa, quantitativa e operativa) e su una puntuale valutazione del rischio da parte del Risk Management. Inoltre, tutte le decisioni di investimento sono collegiali e sono prese nel corso del Comitato di Investimento mensile che vede anche la partecipazione del Risk Management. Grazie a questo approccio rigoroso, Thalìa non è mai stata esposta a frodi, ha sempre gestito i portafogli nel rispetto della liquidità prefissata e ha potuto gestire proattivamente i portafogli in fasi di mercato molto complesse come nel 2008». Infine, come si potrebbe rendere più attrattiva la piazza finanziaria svizzera per i gestori di Hedge Funds? «Las piazza svizzera rappresenta già una valida alternativa alle piazze principali quali Londra, New York ed lo stato di Connecticut. Persino in Ticino ci sono alcune realtà affermate. Sicuramente i gestori sono attratti da alcuni aspetti fiscali, ma anche dalle competenze che riscontrano e dal mercato del lavoro fluido. Bisogna continuare a fare leva su questi aspetti cercando magari di attrarre alcuni gruppi che poi fanno notizia e fanno pubblicità. Forse la Brexit e il fisco Londinese si riveleranno un buon alleato per la piazza Svizzera!».
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FINANZA / POLITICA ECONOMICA
Il “prevedibile imprevisto” SONO ORMAI TROPPI GLI AVVENIMENTI RECENTI, CHE NON SONO STATI INTRAVISTI ALL’ORIZZONTE. ALLA RICERCA DI POSSIBILI SPIEGAZIONI.
DI EDOARDO BERETTA
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ari lettori, fate questo esperimento, se potete: rileggete qualche articolo di pochi mesi or sono e vi renderete conto di quanto certe affermazioni di esperti ed analisti risuonino ora come del tutto surreali. Così facendo, molte previsioni economiche e politiche apparirebbero nella loro natura, cioè irrimediabilmente superate dal corso degli eventi. L’umanità da sempre è stata affascinata dal tentativo di prevedere il futuro tramite le figure storiche più eterogenee. Oggigiorno, invece, questa mansione pare essere affidata agli “addetti ai lavori” di economia e politica. Nulla di male, evidentemente: spesso è proprio indispensabile volgere lo sguardo all’orizzonte per percepire sfide e pericoli imminenti. Eventi recenti quali l’esito del referendum inglese sulla Brexit, le elezioni presidenziali americane e, fra i tanti altri, la ripresa del tasso d’inflazione nell’Area Euro da 0,6% di novembre al 1,1% di dicembre 2016 dovrebbero, però, imbarazzare non poco la pletora di “coristi” nell’esternare opinioni forse troppo omologate. Se si è detto quanto opportuno sia essere proattivi nel for-
mulare previsioni, lo è molto meno spacciarle come “dogmatiche”, compiendo in seguito un disinvolto “giro di valzer” laddove necessario. La stessa OCSE si è interrogata sulle significative discrepanze tra misurazioni economiche previste e quelle poi effettive. Ritorna in mente la domanda − solo apparentemente di semplice natura − posta dalla sovrana inglese nel novembre 2008 in un incontro con economisti di una prestigiosa Università londinese, con cui chiedeva lumi per quale motivo nessuno avesse previsto la crisi economico-finanziaria globale (all’epoca, in piena fase acuta). Facciamo un primo, recentissimo esempio: l’inaspettata ascesa dei prezzi nell’Eurozona − soprattutto, se ripetuta nei prossimi mesi − non è da leggersi soltanto in chiave di riavvicinamento all’obiettivo d’inflazione della BCE intorno (ma inferiore) a 2% annuo, bensì piuttosto in termini di tassi d’interesse, che potrebbero su pressione dei Paesi membri “falchi” all’interno del board della stessa subire un rialzo ben prima di ogni aspettativa (e dichiarazione fatta precedentemente).
ALCUNE Indice dei prezzi Tasso di PREVISIONI al consumo disoccupazione ECONOMICHE (variazione %) (% di forza lavoro)
Debito pubblico PIL reale (% di PIL) secondo (variazione %) definizione di Maastricht
Area Euro Francia Germania Giappone Italia OCSE (totale) Regno Unito USA Svizzera
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Tassi di cambio nominali (rispetto a $)
2017 2018 2017 2018 2017 2018 2017 2018 2017 1,2 1,4 9,5 9,1 91,4 90,2 1,6 1,7 0,921 1,2 1,2 9,7 9,6 99,4 100,2 0,9 1,1 1,4 1,7 4,2 4,1 65,0 62,0 1,7 1,7 0,3 1,0 3,0 2,9 - - 1,0 0,8 106,7 0,8 1,2 11,0 10,7 132,3 132,0 0,9 1,0 - - 6,1 6,0 - - 2,0 2,3 2,4 2,9 5,0 5,6 89,6 89,3 1,2 1,0 1,0 1,9 2,2 4,7 4,5 - - 2,3 3,0 1,0 0,3 0,5 4,6 4,5 - - 1,7 1,9 0,987
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Purtroppo, l’incapacità di prevedere ciò, che a ben guardare così imprevedibile non risulta essere, rappresenta un problema. Ma, quindi, chi è responsabile di cotanto grado di “miopia previsionale”? Il sospetto ricade su una certa forma mentis utilizzata alla ricerca “spinta” di relazioni “causa-effetto”. Se a ciò si aggiunge la scarsa conoscenza di realtà e psicologia delle rispettive Nazioni − dimostrando un vero e proprio “scorporo” tra analisi e padronanza di lingua, cultura, società e tradizioni −, il menù è servito (senza, però, pagarne il conto). Nel caso del Regno Unito si è attribuita trop215x138, Ticino Welcome (2017_02).pdf
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pa poca considerazione per lo spirito nazionalistico tipico di una Nazione fiera come quella britannica, che non ha mai accettato completamente il fatto di essere (o sentirsi nonostante tutti gli “sconti” in termini di partecipazione) “soggiogata” all’influsso di Bruxelles e Germania. L’analisi del caso americano sconfina, invece, nel campo delle scienze politiche: il problema, però, non muta, cioè la tendenza a ragionare “per cassetti” (Schubladendenken direbbero oltre Gottardo) si rivela essere ancora una volta l’opposto di quanto necessario in una società in veloce evoluzione. Un altro esito del tut17.02.2017
to non scontato nel 2017 (nonostante i sondaggi favorevoli, ma a dipendenza dell’avversario) è la rielezione della Cancelliera tedesca. In generale, una prima risposta è che troppo spesso si sottovalutino valori e sensibilità individuali difficilmente perscrutabili oppure ci si allinei alla corrente maggioritaria. Come primo passo, per il futuro, pare indispensabile attribuire più peso ad una migliore conoscenza di territorio e pubblico d’analisi. Per il momento, invece, iniziamo a tenere sott’occhio alcune previsioni economiche pubblicate a fine novembre 2016: saranno gli eventi a dirci di più.
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GASTRONOMIA / CIBO E SOSTENIBILITÀ
LA CORRELAZIONE TRA SCELTE ALIMENTARI, SALUTE E BENESSERE DEL PIANETA È LA MIGLIORE FORMULA PER VIVERE A LUNGO E BENE DI MARTA LENZI-REPETTO
01 Orto alla Franklin University: gli studenti della Franklin University Switzerland di Sorengo, sensibili al tema della sostenibilità, da anni utilizzano per la loro mensa prodotti coltivati direttamente nell’orto del loro Campus. 02 Okinawa: L’arcipelago di Okinawa si trova nel tratto di mare tra Giappone e Taiwan. È l’area geografica più longeva al mondo. Grande parte del merito è dello ishokudoghen, che in giapponese significa «il cibo è una medicina»: frutta, verdura, legumi, pesce.
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I buoni alimenti allungano la vita
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ivere a lungo, anzi in eterno, è uno dei sogni dell’essere umano, sin dall’antichità. Nella Genesi si parla di due alberi, quello della Conoscenza del bene e del male, con i suoi frutti proibiti, e quello della Vita, i cui frutti avrebbero permesso ad Adamo ed Eva e ai suoi discendenti vita eterna. Ricordiamo anche la leggendaria coppa del Graal, celebrata nel racconti della Tavola rotonda, ritenuta capace di guarire da ogni malessere e di donare la vita eterna; o ancora le mitologiche fonti della giovinezza cercate nel Vecchio e Nuovo mondo da molti esploratori; o la favolosa pietra filosofale, tra le cui proprietà ci sarebbe il dono dell’immortalità. Su basi decisamente più empiriche, da anni gli scienziati hanno messo in correlazione la genetica e l’ambiente con l’alimentazione e lo stile di vita tra le cause principali della longevità. La ricerca più affascinante è quella che ha portato alla scoperta delle cosiddette “zone blu” termine preso dal colore che usavano i ricercatori per segnare le aree con molti centenari presenti - sviluppata dal giornalista americano Dan Buettner con il
National Geographic e iniziata dal demografo francese Michel Poulain e dal medico sardo Gianni Pes. Esistono così cinque zone del Pianeta in cui le persone vivono serenamente oltre il secolo e nelle quali sono state riscontrate tendenze ricorrenti caratterizzate principalmente da un regime alimentare capace di salvaguardare sia la salute individuale che l’ambiente: in Europa sono alcuni paesi della Sardegna, nelle aree storiche della Barbagia e dell’Ogliastra, e l’isola di Ikaria, in Grecia; in
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GASTRONOMIA / CIBO E SOSTENIBILITÀ
Giappone le isole di Okinawa; in Costarica la penisola di Nicoya e infine Loma Linda, in California. La circostanza che due zone su cinque siano collocate nel bacino del Mediterraneo sembra poter essere correlata col fatto che le popolazioni seguano la cosiddetta dieta mediterranea, codificata da un altro americano, il fisiologo Ancel Keys, alla cui base vi sono cereali integrali, varie porzioni al giorno di frutta e verdura, legumi, e in misura minore formaggi, carni, pesce e uova. Nelle zone blu comunque la carne proviene da animali liberi di procacciarsi il proprio cibo e pascolare, cosa che porta sicuramente a livelli più elevati di acidi grassi Omega-3. Nella maggior parte dei casi, per i pesci le scelte migliori ricadono su specie come le sardine e le acciughe che non sono soggette ad alti livelli di mercurio e altri agenti chimici. Osservando questi anziani longevi, si è scoperta la loro abitudine di coltivare l’orto, pratica che diventa un vero e proprio elisir di giovinezza. Molte delle verdure e frutti che consumano sono stati coltivati da loro stessi e pochissima è la frutta o verdura consumata fuori stagione. A ciò si aggiunge un uso moderato di alcol, pochi zuccheri, un pugno di noci ogni giorno. A Okinawa, ad esempio, bevono tè verde tutto il giorno e gli abitanti della penisola di Nicoya, dell’isola d’Ikaria e quelli della Sardegna ingurgitano anche grande quantità di caffè. Nel
loro tè ci mettono il miele e i dolci li mangiano solo in occasione delle festività. E assaporano tanti legumi: a Nicoya fagioli neri, a Okinawa fagioli di soia, nel Mediterraneo lenticchie, ceci e fagioli bianchi. Contengono tutti pochi grassi e rappresentano un’eccellente fonte di fibre. In tre su cinque delle zone blu il pane è un alimento base. Sull’isola d’Ikaria, così come in Sardegna, lo si fa con una grande varietà di grani interi al cento per cento, incluso segale e orzo, ciascuno dei quali è in grado d’offrire una vasta gamma di nutrienti e grandi quantità di fibre. E soprattutto si mangia il cibo nella sua interezza: non si butta niente. L’alimentazione è sicuramente uno degli ingredienti fondamentali per vivere di più, ma non solo. Si ritiene determinante anche lo stile di vita praticato, attivo, non sedentario, fortemente socializzato e la spiritualità. La mancanza di stress, poi, è considerato un altro dei fattori più incidenti, unito alla pennichella pomeridiana! Elementi ulteriori e fondamentali sono l’aria buona e un basso o quasi inesistente inquinamento atmosferico. È passato quasi un decennio dal primo libro pubblicato da Buettner con le indicazioni da seguire, ma cosa è cambiato? Le informazioni sono chiare e precise e in generale la nostra alimentazione è cambiata in meglio, ma il mondo in cui viviamo non ci permette di fare il riposino dopo pranzo, di stressarci poco e di stare sempre all’aria aperta. E alla maggiore consapevolezza delle persone non sempre è corrisposto un effettivo miglioramento dei loro comportamenti. Anche se non ce ne rendiamo immediatamente conto, quando consumiamo un prodotto alimentare stiamo in qualche modo impattando sull’ambiente che ci circonda. I processi, infatti, che hanno portato quell’alimento sulle nostre tavole sono il frutto di una catena che ha
inizio con la fase di produzione delle materie prime, fino allo smaltimento e il riciclaggio dei rifiuti. Oggi favorire un’ampia adozione di stili alimentari sostenibili è il modo per abbattere drasticamente il nostro impatto sul Pianeta, favorendo al contempo un miglioramento della nostra salute. Per essere sostenibili a tavola non occorrono particolari sacrifici. Tutti i dati a nostra disposizione dimostrano l’esistenza di una relazione inversa tra le tipologie di alimenti da consumare con maggiore frequenza e il loro impatto ambientale. Gli alimenti dei quali è bene moderare il consumo hanno un impatto maggiore (in termini di anidride carbonica o di consumo di acqua), e viceversa. A ricordarci quanto è prezioso il nostro Pianeta, ogni anno il 22 aprile, un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera, si celebra a livello mondiale la Giornata della Terra (Earth Day). Nata nel 1970, a seguito del disastro ambientale causato dalla fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Union Oil al largo di Santa Barbara, in California, come movimento universitario, nel tempo, la Giornata della Terra è divenuta un avvenimento internazionale educativo ed informativo. Un’occasione per valutare le problematiche del pianeta alla ricerca di soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell’uomo. Tutti ricordiamo negli anni Novanta la storica scalata sul monte Everest in cui un team formato da alpinisti statunitensi, sovietici e cinesi trasportò a valle oltre 2 tonnellate di rifiuti lasciati da precedenti missioni! Nel 2020 ricorrerà la 50esima edizione dell’Earth Day e l’impegno e l’invito lanciato dall’ONU è quello di riuscire a piantare 7,8 miliardi di alberi entro tale data. Un impegno, simbolico e non solo, a limitare le emissioni dannose, ma anche una fonte di aria pulita e sostentaTICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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03 La frutta secca, ricca di antiossidanti e di molte vitamine, insieme ai legumi, fonte importante di proteine, sono una miniera dal punto di vista nutrizionale e non dovrebbe mancare mai nella dieta giornaliera.
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mento per tutte le comunità. Cosa possiamo fare nel frattempo? Trasformare la nostra consapevolezza in ulteriori attività pratiche per vivere sempre più secondo criteri di sostenibilità ambientale. E tanti giovani già lo fanno. Prendiamo l’esempio degli studenti della Franklin University Switzerland di Sorengo: tra le svariate materie che vengono insegnate, tra cui relazioni internazionali e scienze politiche, economia, comunicazione, letteratura e storia dell’arte, particolare attenzione viene data agli studi sull’ambiente. Diversi corsi sono dedicati al significato profondo del cibo e del mondo che ci circonda, con speciale riguardo al concetto di sostenibilità. Già da alcuni anni gli studenti della Franklin mettono in pratica i loro insegnamenti: dal 2010 hanno sviluppato un progetto coltivando un orto all’interno del campus per creare una corretta “dispensa” per la loro mensa e sensibilizzare la comunità che li ospita. Un vero e proprio Campus green grazie anche al contesto delle Alpi svizzere in cui gli studenti vivono e che imparano a conoscere sempre più. Le sfide più grosse dell’agricoltura riguardano la diminuzione della produzione di gas serra e lo spreco di cibo che ammonta a 1,3 miliardi di tonnellate l’anno. Ma altrettanto importante è la conservazione della biodiversità: in un secolo sono state perse il 75% delle colture e sono a rischio estinzione il 30% delle razze animali domestiche.
La biotecnologia ci aiuterà molto. Da un lato si stanno già realizzando prodotti per i quali non servono piantagioni o allevamenti che consumano energia e liberano anidride carbonica, non si disboscano foreste; dall’altro gli studi permetteranno di recuperare i buoni gusti del passato: secondo l’università della Florida ci vorranno ancora quattro o cinque anni, ma un gruppo di agronomi e genetisti ha individuato i geni perduti in mezzo secolo di selezione e con gli incroci tornerà il gusto dimenticato, ad esempio, del vero pomodoro! E ancora, una startup californiana, sta sviluppando dei conservanti naturali ricavati da scarti vegetali biologici, in grado di prolungare sino a cinque volte la durata di frutta e verdura, rallentando il processo di decomposizione. Il nuovo prodotto è una sostanza da spruzzare su frutta e verdura in ogni momento del processo di maturazione, che una volta asciugata agisce come barriera nei confronti dei gas che producono il processo di decomposizione. In questo modo, i coltivatori possono ridurre la dipendenza dai pesticidi e aumentare la qualità dei prodotti che avendo una durata maggiore potranno essere raccolti a maturazione più avanzata di quanto avviene ora e quindi risultare più saporiti e ricchi di sostanze nutritive. Oltre ad eliminare tanti seri problemi, non rischiamo però di eliminare anche il semplice e puro piacere di mangiare? Perché ciò non avvenga coltiviamo il nostro orto!
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GASTRONOMIA / METAMORPHOSIS
“Per aspera ad astra” (CICERONE)
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GASTRONOMIA / METAMORPHOSIS
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COSTANZA E IMPEGNO RIPAGANO SEMPRE
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n origine, l’idea era quella di far conoscere il Metamorphosis a tutti i possibili clienti, con lo scopo di sfatare quell’assurdo mito del “troppo”, abbinato al nome del ristorante in combinazione alle parole più disparate: costo, eleganza, esclusività, ecc. Come per ogni sfida che si rispetti anche questa ha portato alla luce diversi luoghi comuni davvero ingannevoli e immeritati, che ci hanno senza dubbio strappato qualche sorriso, ma che nel tempo ci hanno castigato ingiustamente.
Come è sempre stato e come sempre sarà, la costanza e l’impegno portano, piano piano i risultati. Articoli, recensioni, post in facebook e sui social networks più conosciuti e il passaparola hanno sradicato e smontato pezzo dopo pezzo i falsi miti su questa discussa location. Ma, dopo anni in cui si è fatta chiarezza sulle bugie gratuite, il ristorante Metamorphosis sta finalmente mettendo tutti d’accordo e l’afflusso di clientela è sempre maggiore.
01 Roll di Black Angus con tartufo nero, parmigiano e mostarda cremonese Luccini CHF 32.02 Foie gras alla mela verde CHF 36.03 Meta club sandwich CHF 26.-
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GASTRONOMIA / METAMORPHOSIS
04 Calamaro ripieno con vellutata di patate e riduzione di uva americana CHF 25.-
La nostra politica di offrire l’eccellenza a prezzi proporzionalmente bassi, ha quindi dato i suoi risultati, premiando così noi e i nostri clienti. Anche la nostra filosofia Med&Fusion, ha contribuito a tutto questo con l’offerta di piatti dai sapori unici grazie alla fusione della cucina mediterranea con sapori di terre calde e lontane. Per accontentare tutti, il Metamorphosis offre anche una serie di proposte veloci, ideali per business lunch sfiziosi e ogni giorno diversi; fra tutte spicca l’ampia scelta di Tartare di carni pregiate e di pesci freschissimi. Ma qual è il vero punto di forza? Metamorphosis ha una cucina che si è distinta sempre per creatività ed eccellenza nella
materia prima, mantenendo comunque bilanciato il rapporto qualità prezzo. Il Sevizio al tavolo è veloce e curato, la qualità del prodotto e l’ attenzione al dettaglio sono di altissima levatura. Perché scegliere noi? Favoriamo i fornitori locali, coccoliamo il cliente perché ne conosciamo il valore e usiamo solo ed esclusivamente prodotti freschissimi. Se siete nuovi del nostro mondo e con queste poche parole abbiamo stuzzicato il vostro interesse e appetivo, vi consigliamo di buttarvi a capofitto nella nostra cucina attraverso il viaggio grastronomico di 6 o 8 portate che vi guiderà alla scoperta dei nostri sapori e profumi passo dopo passo. Siete pronti al meglio?
metamorphosis ristorante @metamorphosis_lugano
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Palazzo Mantegazza Riva Paradiso 2 6900 Lugano-Paradiso T +41 (0)91 994 68 68 marketing@metaworld.ch
metamorphosis www.metaworld.ch @Meta_Ristorante
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Programma Degli Eventi 2017
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05 APRILE
Per info e riservazioni contattare info@saporiticino.ch
Gala Dinner The Dolder Grand ZURICH
Gala Dinner Bellevue Palace BERN
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Gala Dinner Le Richemond GENEVA
GranD openinG Hotel Splendide Royal LUGANO
Mauro uliaSSi Seven Lugano The Restaurant LUGANO
Special eveninG La Fattoria di Guido Sassi LUGANO
Special eveninG Franck Giovannini Ristorante Ciani LUGANO
YounG cheF’S eveninG Seven Lugano The Restaurant LUGANO
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MauriZio e SanDro Serva Ristorante Galleria Arté al Lago LUGANO
Martin DalSaSS e Giancarlo Morelli Ristorante Ciani LUGANO
patriZia Di BeneDetto laDieS eveninG Metamorphosis LUGANO
clauDio SaDler Villa Principe Leopoldo LUGANO
FaBio piSani & aleSSanDro neGrini Hotel Splendide Royal LUGANO
Special eveninG alFio GheZZi THE SECRET SPOT ARVI MELANO
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DaviDe ScaBin The View LUGANO
lionello cera Castello del Sole ASCONA
lounGe eveninG Seven Lugano The Lounge LUGANO
Giancarlo perBellini Swiss Diamond Hotel VICO MORCOTE
Moreno ceDroni Conca Bella VACALLO
lounGe eveninG Al Lido LUGANO
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nicola portinari Fiore di Pietra MONTE GENEROSO
pino cuttaia Hotel Eden Roc ASCONA
ana roš laDieS eveninG Metamorphosis LUGANO
lounGe eveninG Blu Restaurant & Lounge LOCARNO
Final partY CASINO’ CAMPIONE D’ITALIA
ti ho raccolto Demanio Cantonale GUDO
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GASTRONOMIA / RISO GALLO
Un’eccellenza italiana nel mondo RISO GALLO È ARRIVATA ALLA SESTA GENERAZIONE DI UNA FAMIGLIA DA SEMPRE ALLA GUIDA DELL’AZIENDA. IL RACCONTO DI MARIO PREVE, PRESIDENTE, CHE HA LASCIATO AI FIGLI EUGENIO, EMANUELE, CARLO E RICCARDO LA RESPONSABILITÀ DI GUIDARE UNA TRA LE PIÙ GRANDI RISERIE D’EUROPA E TRA LE PIÙ ANTICHE INDUSTRIE RISIERE ITALIANE.
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DI EDUARDO GROTTANELLI DE’SANTI
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el corso di oltre 500 anni, la coltivazione del riso ha profondamente modificato il paesaggio, gli insediamenti umani, l’organizzazione del territorio, la cultura, gli stili di vita, la società, la gastronomia e le abitudini alimentari di ampie zone della Pianura Padana. Senza il riso non ci sarebbero state le mondine, senza il riso non esisterebbe il tipico paesaggio con il cosiddetto “mare a quadretti”. Robbio Lomellina, nel Pavese, , una tra le più rinomate e tipiche zone risicole d’Italia, è il luogo in cui Riso Gallo unisce passione artigianale e avanguardia per produrre un chicco di autentica qualità.
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vete celebrato quest’anno i 160 anni di vita. Quali sono state le origini di questa storia imprenditoriale? «L’intuizione da cui nascerà l’azienda arriva in Argentina. Giobatta Preve, commerciante, è in Sudamerica da anni, ma capisce che è il momento di tornare. È il 1856: si stabilisce a Genova, apre un laboratorio a Sampierdarena che lavora risone importato e lo fa viaggiare oltre Oceano. All’epoca il riso si comprava da Egitto e Birmania. Fu Cavour a capire che la coltura poteva rendere molto: fece un canale che raccoglieva l’acqua dalle montagne e la portava alle risaie piemontesi. Così l’azienda decise di concentrarsi sulle coltivazioni italiane, prima spostandosi a Novara e dopo a Robbio Lomellina, che è rimasta la nostra sede. Quella fu la nostra fortuna: abbiamo iniziato a sviluppare le nostre varietà, e il risotto è diventato quello che conosciamo, un piatto italiano conosciuto in tutto il mondo».
GASTRONOMIA / RISO GALLO
I suoi figli rappresentano la sesta generazione alla guida dell’azienda di famiglia. Come è stato preparato questo passaggio? «Direi per tempo, sulla base di precisi accordi firmati tra i membri della famiglia e con una gradualità che credo abbia reso tutti consapevoli del passo che si stava preparando. Ho voluto che i miei figli, prima di entrare in azienda, maturassero tutti esperienze autonome in altri ambiti professionali e che poi svolgessero periodi di lavoro in tutti i settori in cui è articolata Riso Gallo, in modo che avessero un’idea precisa delle problematiche da affrontare una volta alla guida dell’azienda. In ogni caso, è stato decisivo lasciare loro libertà e autonomia perché iniziassero la propria carriera professionale “con le proprie forze”, soprattutto tramite un periodo di formazione all’estero». Quali sono le cifre della vostra presenza sul mercato? «Con una quota del 22% a valore e un fatturato di 108 milioni di euro, Riso Gallo è attualmente leader di mercato in Italia. Ma, nonostante sia tra le più grandi riserie d’Europa – le esportazioni toccano il 40% della produzione e 77 Paesi nel mondo – resta un’azienda molto legata alle tradizioni familiari. Oggi siamo tra le aziende simbolo dell’eccellenza del Made in Italy nel mondo grazie alla passione e alla dedizione che ci hanno guidato in un mercato complesso come quello del riso». Ma come nasce il marchio Gallo? «Negli anni ’40, in Sudamerica, l’analfabetismo era ancora molto diffuso. Si decise perciò di identificare le differenti qualità di riso con i disegni di animali. La giraffa, l’aquila, l’elefante, il leone campeggiavano sui sacchi di riso e il gallo individuava la migliore qualità. Nel momento in cui si passò alla confezione in scatola, venne scelto il gallo che diventò così simbolo e marchio dell’azienda. Una scelta di qualità che ha premiato nel tempo».
Quali sono i Paesi in cui vendete maggiormente i vostri prodotti? «Siamo forti soprattutto nel nucleo storico dell’Europa, più Spagna e Portogallo. Negli ultimi anni abbiamo sviluppato molto l’estero, abbiamo una filiale in Inghilterra, un’altra in Francia, vendiamo direttamente in Germania, in Austria e in Svizzera. Nei prossimi anni contiamo di crescere in Est Europa, Stati Uniti e Cina. Gli Usa sono un mercato difficile, mentre Pechino ha messo dazi per l’importazione del riso: possiamo vendere soltanto i risotti pronti. Il governo sta facendo un lavoro importante per trovare un protocollo d’intesa, ma ancora non ce l’abbiamo fatta. Le attività estere sono coordinate da Riso Gallo International, con sede a Balerna, in Ticino».
01 Mario Preve con la moglie e i 4 figli 02 La storica fabbrica di Robbio Lomellina
Tutti i risi a marchio Riso Gallo sono coltivati in Italia? «Oltre il 95% è coltivato in Italia. Solo il Basmati viene dall’India ed il Rosso dalla Camargue».
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Il riso che arriva da Paesi come Cambogia e Myanmar, a cui l’Europa ha concesso di vendere a dazio zero, è un problema? «Per la nostra industria è un danno. Ma l’Italia esporta la metà di quello che coltiva, le varietà che vengono vendute da quegli Stati non sono da risotto, vanno bene per i Paesi dove il riso viene utilizzato come contorno. Quel riso non viene consumato dagli italiani». Come è cambiato nel tempo il gusto del consumatore nei confronti del riso? «Prodotti etnici, biologici, gourmet o a cottura rapida in anni ancora recenti non erano così diffusi ma gradualmente abbiamo deciso di introdurli per assecondare le richieste del mercato. Il consumatore si evolve, ed è una sfida continua capire dove va, cosa vuole, dargli i prodotti e le ricette giuste. È la sfida più complicata». Tra le attività della Riso Gallo vi è anche un’azienda sementiera per la ricerca e lo sviluppo. Quindi la Riso Gallo acquista il cereale da agricoltori che utilizzano le vostre sementi? «L’attenzione all’innovazione è una costante della storia di Riso Gallo. Per questo, oltre all’attività di ricerca condotta in collaborazione con Università e Istituti di Ricerca, lo stabilimento di Robbio in Lomellina ha una struttura all’avanguardia interamente dedicata alla ricerca e all’innovazione del prodotto. La struttura dislocata su 3 piani e con una superficie coperta di oltre 1000 mq, ospita: un laboratori merceologico, sensoriale e di sperimentazione, test di shelf life accelerata e sviluppo nuove sementi». Una gustosa tradizione è rappresentata dalla pubblicazione della vostra guida Riso Gallo «Diffondere la cultura del risotto in tutto il mondo è da sempre una nostra missione. Per celebrare questo piatto con oltre due secoli di storia e ambasciatore dell’alta gastronomia italiana nel mondo, l’azienda dal 1998 è autrice della
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Guida Gallo, un vero e proprio racconto-itinerario lungo la strada del riso, che parte dall’Italia del Nord e si snoda lungo tutta la penisola, oltrepassando anche i confini per giungere in tutti i continenti. Una raccolta variegata di gustosi risotti giunta alla decima edizione, edita per la prima volta dal Gruppo Feltrinelli e curata per l’occasione dal critico enogastronomico Allan Bay. Quest’anno la guida assume per la prima volta un titolo che lascia intuire il nuovo taglio editoriale della pubblicazione: “I Risotti dei migliori Ristoranti del Mondo”, 117 ricette di risotto inedite realizzate dai migliori ristoranti italiani e stranieri, passando in rassegna 59 ristoranti sul territorio italiano, di cui 20 “new entry”e 58 all’estero, di cui 33 “new entry”, rafforzando così la sua capillarità ed internazionalità. Ciascun ristorante è corredato di una scheda descrittiva, di una nota sullo chef autore della ricetta in esclusiva per la guida, di indicazioni utili, il tutto alternato alle suggestive immagini dei risotti».
03 Riso Gallo é distribuito in 77 Paesi nel mondo 04 L'edizione 2017 della Guida Riso Gallo
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Rist orante Principe Leopoldo
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GASTRONOMIA / RISTORANTE BERTON
Il nuovo, il bello e il buono DI GIACOMO NEWLIN
UN FELICE MATRIMONIO A TRE DA BERTON A MILANO
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era una volta un bambino di nome Andrea, che cresce in Friuli a San Daniele, proprio quella cittadina dalla quale proviene l’ottimo e dolce prosciutto crudo. È un bambino curioso ma soprattutto
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affascinato da quella stanza della casa che è la cucina, dove la mamma prepara con cura i pasti, giorno dopo giorno. Andrea cresce e la fascinazione per la cucina diventa pian piano l’idea per la sua futura professione. Dopo il diploma alla Scuola alberghiera di Trieste, con
GASTRONOMIA / RISTORANTE BERTON
lo elettronico. Al ristorante comunque ci si reca per mangiare e mangiare bene e devo dire che l’esperienza è stata non solo di godibilità gustativa, ma anche arricchente dal punto di vista della cultura gastronomica e dunque il menu suggerito dallo chef per la mia visita e che ora declino senza entrare nei particolari per lasciare intatta la lieta sorpresa, è stato il seguente: Canestrelli e liquirizia; Risotto di pizzaiola con acqua di mozzarella;
grande passione e determinazione inizia la scalata verso l’eccellenza, grazie ad esperienze di lavoro importanti, con Gualtiero Marchesi, poi al Mosimann’s a Londra, quindi insieme a Carlo Cracco all’Enoteca Pinchiorri, in seguito al “Louis XV” di Montecarlo sotto la guida di Alain Ducasse. Arrivano poi altre tappe, come la stella Michelin guadagnata nella cucina della Taverna di Colloredo a Colloredo di Monte Albano in Friuli; quindi executive chef del gruppo di Gualtiero Marchesi; le due stelle della guida rossa guadagnate al Ristorante Trussardi alla Scala. Dopo questi successi è comprensibile che un cuoco come Berton abbia il desiderio di aprire un suo ristorante e così da ormai oltre tre anni il ristorante Berton in via Mike Bongiorno 13 a Milano nell’avveniristica zona di Porta Nuova, è una realtà che nella guida 2015 della Michelin si è già guadagnata la prima stella. Inoltre, con un gruppo di soci apre nel 2012 il Pisacco Ristorante e Bar e nel 2013 il DRY Cocktail & Pizza, entrambi in via Solferino. Andrea Berton, 47 anni, definisce “immediata” la sua cucina, che tradotto significa: scelta accurata dei prodotti, ovviamente stagionali ed elaborati il meno possibile così da valorizzarne le ca-
ratteristiche organolettiche; la conoscenza e il rispetto delle cotture; gli accostamenti più riusciti tra i prodotti; la riconoscibilità al palato del gusto dei singoli ingredienti e non da ultimo anche quel “quid” estetico sul piatto che lo rende appetibile a prima vista. Insomma un’attenzione a tutto tondo verso il cliente. Tutto questo è possibile grazie ad un “team” di 15 persone in cucina, mentre in sala si è coccolati dal maître Lorenzo Sica e dal sommelier Luca Enzo Bertè, che può avvalersi di una cantina con circa 400 etichette in cui ogni regione italiana è rappresentata, mentre altre zone del mondo vitivinicolo sono: la Francia, l’Austria, la Germania e alcune regioni d’Oltremare. Entrando nel ristorante e osservando l’arredamento e le suppellettili, si palesa subito l’idea di stile di Berton, che è un’idea signorile, moderna e raffinata nel suo minimalismo e una curiosità è la lista dei vini che oltre al formato cartaceo ha anche quel-
Brodo di prosciutto crudo versato su merluzzo sfogliato, pane al prezzemolo e rapanelli; Spalla d’agnello da latte arrosto, porro e aglio nero; Carota e frutto della passione; Pane, olio e lampone; Sandwich di latte, kumquat e sesamo nero, accompagnato dal brodo al cioccolato in bicchiere. Ad ogni piatto è stato magistralmente accostato dal sommelier un bicchiere di vino realizzando così un matrimonio d’amore di grande soddisfazione.
RISTORANTE BERTON Via Mike Bongiorno 13 20124 Milano Tel. +39 02 670 75 801 www.ristoranteberton.com
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Via Cantonale 9 6901 Lugano, Switzerland +41 91 9239657
www.photographicafineart.com mail@photographicafineart.com
SILVIA CAMPORESI Mirabilia
Photographica FineArt Gallery, Lugano 13.05 - 28.07.17
SPECIALE ST. MORITZ / EVENTI PRIMAVERA
St. Moritz e Engadina a tutto sprint SI SONO APPENA SPENTI I RIFLETTORI SU UNA STRAORDINARIA EDIZIONE DEI CAMPIONATI DEL MONDO DI SCI ALPINO E GIÀ SI ANNUNCIA UN FITTO CALENDARIO DI EVENTI CHE ARRICCHIRANNO E RENDERANNO ANCORA PIÙ PIACEVOLE LA PRIMAVERA ENGADINESE.MANIFESTAZIONI CULTURALI E SPORTIVE DI PRIM’ORDINE COSTELLANODI ATTRAZIONI IL CALENDARIO DEGLI EVENTI DELLA REGIONE ENGADIN ST. MORITZ, TRA LA PRIMAVERA E L’INIZIO DELL’ESTATE. LASCIAMOCI DUNQUE ENTUSIASMARE DAI SINGOLARI APPUNTAMENTI DEL RICCO PROGRAMMA DI EVENTI, CON NUMEROSI MOMENTI DI RICHIAMO.
SPECIALE ST. MORITZ / EVENTI PRIMAVERA
49a Maratona engadinese di sci e 10a Mezza maratona 12.03.2017
Origen - Concerto passion a St. Moritz 07-08-11-13.04.2017
18° Giornate di Hesse a Sils 15-18.06.2017
Engadin Bike Giro 30.06-02.07.2017
Maloja - S-chanf, Maloja, Bever, Celerina, Champfèr, La Punt Chamues-ch, Madulain, Samedan, S-chanf, Sils i.E., Silvaplana, St.Moritz, Zuoz.
Hotel Reine Victoria, St.Moritz
Hotel Waldhaus, Sils
Bikewege, Silvaplana-St. Moritz, Silvaplana
Il coro di Origen sotto la direzione di Clau Scherrer inaugura il concerto passion con una delle opere più significative della storia della musica, la toccante Passione secondo Giovanni BWV 245 di Johann Sebastian Bach. L´opera verrà eseguita presso l´Hotel Reine Victoria di St. Moritz, nella sala del teatro intitolata a Herbert von Karajan. Nella sfarzosa sala risalente alla sfavillante epoca della Gründerzeit dell´Engadina, Giovanni Netzer e Jorge Bompadre creano un gioco di luci semplice, adeguato all´opera, che evocherà un´atmosfera intensa, drammatica. Ad accompagnare i cantanti ci sarà l´orchestra barocca «Concerto Stella Matutina».
«Tempi di rivolgimenti e partenze 1910 - 1920» Gli anni bernesi di Hesse durante la 1° guerra mondiale. Le Giornate di Hesse, a Sils, si occupamo di quegli autori che il grande scrittore ha considerato con particolare attenzione nelle proprie recensioni, come pure di quanti a loro volta hanno celebrato Hesse nei propri lavori.
Nel 2017 si svolgerà per la seconda volta una gara di mountainbike a tappe della durata di tre giorni per professionisti e sportivi amatoriali come annunciato dalla Federazione Ciclistica Svizzera “Swiss Cycling”. Questo nuovo evento è stato organizzato in collaborazione con i comuni di St. Moritz e Silvaplana. La direzione sportiva e la completa organizzazione dell´evento è affidata alla nota agenzia Sauser Sport & Event Management di Donaueschingen/Villingen-Schwenningen. Uno dei luoghi più belli al mondo per gli appassionati di mountainbike, le montagne dell´Engadina, ospiterà il venerdì il prologo della manifestazione e il sabato e la domenica uno dei percorsi più sorprendenti di tutti i tempi. Tutte le tappe avranno una partenza centrale, in modo da evitare i transfer e da consentire pernottamenti centrali rispetto al percorso.
Splendidi paesaggi, una gara unica nel suo genere e la soddisfazione di avere fatto qualcosa di grande - la tradizionale Maratona engadinese di sci è giunta oramai alla 49 edizione. La Maratona engadinese di sci continua a godere di grande popolarità. E non c´è da stupirsi che sia così, poiché la tratta di 42km da Maloja a S-chanf o la Mezza maratona da Maloja a Pontresina offrono un´esperienza impareggiabile attraverso le meravigliose piste innevate dell´Engadina.
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SPECIALE ST. MORITZ / EVENTI PRIMAVERA
Engadin St. Moritz Ultraks 01.07.2017
Festival da Jazz 06-31.07.2017
24° British Classic Car Meeting St. Moritz 07-09.07.2017
12a maratona ciclistica dell´Engadina 09.07.2017
Pontresina
Varie località, St.Moritz, Muottas Muragl
St. Moritz Dorf & Bad, St.Moritz
Schulhaus, Zernez
Tutte e tre le categorie Ultraks, i percorsi “Pitschen”, “Media” e “Grand”, partono dal centro di Pontresina e si snodano nell´avvincente universo montano dell´Engadina attraverso due percorsi ad anello. Le manifestazioni di corsa Ultraks Engadina St. Moritz portano da un lato lungo il Piz Muragl sopra Pontresina e dall´altro nella zona del Rosatsch intorno a St. Moritz. I percorsi “Media” e “Grand” si svolgeranno di fronte all´imponente paesaggio del Piz Surlej e del Piz Corvatsch.
La perla dei festival jazz europei trasforma il mitico Dracula Club in un Blue Note alpino. Stelle nascenti e affermate si danno appuntamento in una cornice familiare. Il più elevato festival da jazz club d´Europa è diventato negli ultimi anni una vera perla del settore. Non per nulla, innumerevoli corifei del jazz amano ritrovarsi in questa cornice dai toni familiari.
Il British Classic Car Meeting è un evento di spicco per i fan delle auto d’epoca inglesi. Eleganza e classe nell’universo alpino mozzafiato dell´Engadina.
La 11a edizione dell´Engadin Radmarathon assicura ancora una volta il puro feeling di una granfondo in bicicletta. Particolarmente affascinanti i passi meravigliosi, in territorio svizzero e italiano. Non meno di 5 i passi oltre i 2.300 m che i concorrenti devono superare, tra cui: Passo del Forno - Forcola di Livigno - Passo del Bernina - Passo dell´Albula o Passo del Flüela. La cornice è l´unico Parco Nazionale Svizzero. I concorrenti della gara di 211 km e quelli dei 97 km a La Punt continuano per Zernez. Dopo 97 km 1.325 m di dislivello totale ogni concorrente a Zernez è libero di decidere se fermarsi, oppure imboccare la corsia che prosegue per altri 114 km e 2.502 m di dislivello. Dopo una pausa rinfrescante presso il ristoro posto all´uscita di Zernez, il percorso conduce verso Susch e il Passo del Flüela, continuando quindi per Davos, Schmitten, Passo dell´Albula, La Punt, e poi verso l´arrivo, a Zernez.
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Il top della cucina USA nel cuore dell’Engadina
SPECIALE ST. MORITZ / LEE WOLEN
A POCHE SETTIMANE DALLA CONCLUSIONE DELL’EDIZIONE 2017 DEL ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL, LA PRESTIGIOSA KERMESSE PROMOSSA DA RETO MATHIS CHE OGNI ANNO RIUNISCE IN ALTA QUOTA I MIGLIORI CHEF DEL MONDO, PRESENTIAMO UNO CHEF OSPITE DI QUESTA ULTIMA RASSEGNA DEDICATA ALLA CUCINA GOURMET DEL NORD AMERICA. DI PAOLA CHIERICATI
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ee Wolen, oggi trentatrenne, è nato e cresciuto a Cleveland, nell’Ohio, ed è chef e partner del Ristorante Boka a Chicago. Riconosciuto tra i più interessanti chef stellati degli Stati Uniti, le sue abilità culinarie sono spesso state riconosciute attraverso premi a livello internazionale. Da quando ha assunto la conduzione della cucina al Boka nel 2014, è riuscito ad ottenere una stella Michelin per due anni consecutivi. Nel 2014 e nel 2015, Lee Wolen è stato incoronato “Chef of the Year”, e nel 2016 ha vinto il “Masters Competition Culinary”, il più alto riconoscimento per un giovane chef di talento. Dopo gli anni di apprendistato con diversi maestri dell’alta cucina, in particolare con Raymond Blanc del Manoir aux Quat'Saisons a Oxford e con Ferran Adrià del El Bulli sulla Costa Brava, ha avuto un’esperienza professionale come sous-chef con Daniel Humm presso il famoso e apprezzato ristorante a tre stelle Eleven Madison Park a New York. Lee Wolen ha sviluppato il suo personale stile culinario, che si traduce in un buon equilibrio di sapori e prodotti stagionali. Non è un cuoco che ama pro-
Suvretta House St. Moritz, Hotel che ha ospitato Lee Wolen
porre ricette estremamente elaborate e complesse, considera anzi molto importante che la sua cucina sia comprensibile da tutti i palati: dopo le esperienze in Inghilterra e in Spagna ha capito che il suo desiderio era servire piatti che fossero capaci di stupire senza effetti speciali, rispettando sempre la regola di utilizzare solo ingredienti stagionali e sapori facilmente riconoscibili. Ma il lavoro di Lee Wolen è appena iniziato. Ci sono ancora tanti traguardi che lui e la sua brigata vogliono raggiungere, come ad esempio l'aumento della popolarità di Boka anche verso un pubblico più ampio, di persone che desiderano
sperimentare una cucina raffinata in un modo divertente, invitante e unico. Lee Wolen è molto legato alle sue origini: «Mia nonna è probabilmente la persona che più ha influenzato la mia carriera. Alcuni dei miei primi ricordi si riconducono a noi due che guardiamo insieme un programma in televisione con Lidia Matticchio Bastianich, oggi cuoca più apprezzata d’America, che partendo dal nulla è riuscita a creare un impero». Ma ha poi lavorato in tutto il mondo, in particolare a Chicago e a New York, che conosce molto bene: «È un momento storico particolare per Chicago, la ristorazione in questa città sta diventato sempre più importante ed esiste una comunità affiatata di chef che si sostengono a vicenda. New York rimane invece la città con l’asticella più alta alla quale tutte le altre città d’America s’ispirano che offre tra l’altro il miglior cibo etnico del Paese. Per chi volesse venire a Chicago, oltre a Boka potrei consigliare altri ristoranti e luoghi interessanti. Ad esempio Nico Osteria è un ottimo ristorante italiano che frequento volentieri nel quartiere Gold Coast, con una vasta scelta di piatti di pesce, ma se desidero prodotti stagionali di qualità per il mio ristorante mi rivolgo al Green Market, un mercato situato a Lincoln Park. Ci vado ogni mercoledì con il mio cane Mocha e incontro direttamente i contadini che mi propongono i prodotti che hanno a disposizione quella settimana. Un altro ristorante che consiglierei è GT Fish & Oyster: lo chef executive è il mio amico Giuseppe Tentori e propone anche lui pesce fresco di qualità, ostriche e frutti di mare». Grazie Lee Wolen per gli ottimi consigli a chi volesse volare oltre oceano senza rinunciare ai piaceri del palato. TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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SPECIALE ST. MORITZ / HOTEL WALDHAUS
Fascino unico e discreto IL RICHIAMO ESERCITATO DALL’HOTEL WALDHAUS A SILS-MARIA È UNICO, SOPRATTUTTO PER LA SUA UBICAZIONE, SCELTA CON LUNGIMIRANZA NEL LONTANO 1905, DAL GRANDE ALBERGATORE JOSEF GIGER CHE SI RECÒ, INSIEME AL FAMOSO ARCHITETTO KARL KOLLER DI SANKT MORITZ, SULLA COLLINA DI LARET, PER DECIDERE IL LUOGO DOVE POI AVREBBE FATTO COSTRUIRE IL SUO ALBERGO. DI GIACOMO NEWLIN
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a lunga vita del Waldhaus, iniziata nel 1908, prosegue oggi con la quarta generazione, tutto in famiglia, ciò che garantisce all’ospite un servizio attento e personalizzato. Oggi il direttore è Patrick Dietrich, ovviamente di famiglia, coadiuvato da Flurina Caviezel che svolge la funzione di “sales manager”. All’interno di questo cinque stelle si respira un’atmosfera “d’antan”, dove saloni, vetrate, mobili, corridoi, camere e suppellettili raccontano una residenza di grande stile ma senza ostentazione, con discrezione, nel concetto proprio della signorilità. Va da sé che la prerogativa di signorilità, oltre all’ambiente, presuppone un servizio adeguato che al Waldhaus è cortese, caldo e famigliare. Il segreto è proprio la conduzione dell’hotel da parte di una famiglia con più di cento anni di esperienza alberghiera, ciò che a mio parere ha contribuito alla fidelizzazione del personale con punte di 50 anni di servizio e in alcuni casi con la funzione tramandata da padre in figlio e soprattutto alla fidelizzazione dei clienti, molti dei quali vengono da anni per trascorrervi le vacanze. Lo charme di questa casa non è tuttavia obsoleto poiché coniuga la tradizione degli ambienti con l’innovazione legata ai comfort delle esigenze moderne, basti pensare alla nuova SPA, all’attenzione per gli ospiti più piccoli e non da ultimo, ad uno dei pilastri tra i più importanti per un albergo, rappresentato dall’eccellenza della cucina. A proposito di cucina l’executive chef di 34 anni si chiama Dennis Remo Brunner che al Waldhaus è al suo dodicesimo
anno, mentre di lunga data è anche lo chef patissier Renato Pellegrinelli. In cucina, dove lavorano 23 persone di cui ben sette apprendisti, lo chef propone una gastronomia che lui chiama “globale”, fatta quasi esclusivamente con prodotti locali di cui conosce personalmente i produttori, dalle carni, con la selvaggina che è un “must” presente in carta tutto l’anno, alle verdure, dai cereali ai prodotti caseari, dalla frutta, alle erbe aromatiche ecc., sempre nel rispetto delle stagioni. Inoltre tutto viene fatto in casa, comprese le confetture, i sottoli, i sottaceti che arricchiscono la cucina che Brunner sintetizza in tre aggettivi: mediterranea, classica, innovativa. Peccato che il celebre filosofo e poeta tedesco Friedrich Nietzsche morto nel 1900 e che visse alcuni periodi proprio a Sils-
SPECIALE ST. MORITZ / HOTEL WALDHAUS
Claudio e Patrick Dietrich
Maria in una casa che ora è un museo, non potè assaggiare la cucina del Waldhaus, perché se avesse potuto assaggiarla gli avrebbe sicuramente giovato, non solo a mitigare il suo pensiero nichilista, ma forse anche a mitigare i suoi mali di stomaco e le sue emicranie dovute ad un’alimentazione inappropriata. Più fortunato invece fu lo scrittore e premio Nobel Hermann Hesse che spesso soggiornò al Waldhaus. Dimenticavo di dire che la cantina del Waldhaus è ben fornita e all’altezza di un 5 stelle, gestita con grande professionalità dal sommelier Oscar Comalli, pronto a soddisfare qualsiasi esigenza enoica e suggerire l’abbinamento più giusto cibo-vino. Al recente St. Moritz Gourmet Festival, l’Hotel Waldhaus ha partecipato con successo ospitando lo chef statuni-
tense di Las Vegas, Rick Moonen, grande specialista del pesce e difensore della biodiversità marina. Una curiosità per terminare: l’hotel Waldhaus a Sils-Maria è l’unico albergo in Engadina ad avere una cappella al suo interno.
HOTEL WALDHAUS 7514 Sils-Maria Tel. +41 (0)81 838 51 00 www.waldhaus-sils.ch
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SPECIALE ST. MORITZ / SNOW POLO ST. MORITZ 2017
il Team Cartier vince la coppa del mondo Foto: © Tony Ramirez / www.imagesofpolo.com
ANCHE QUEST’ANNO LO SNOW POLO WORLD CUP ST. MORITZ, È STATO TRA GLI EVENTI DI MAGGIORE AFFLUENZA DI PUBBLICO IN ENGADINA, ESSENDO L’UNICO TORNEO AL MONDO CHE SI DISPUTA SULLA NEVE. DOPO UNA GARA AVVINCENTE, IL TEAM DI ROMMY GIANNI HA PREVALSO SUL TEAM BADRUTT’S PALACE HOTEL CON UN PUNTEGGIO DI 7 A 4.
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i è svolta nel weekend dal 27 al 29 Gennaio 2017 la Snow Polo World Cup a St. Moritz nei pressi del lago ghiacciato, dove il Team Cartier, il cui leader è Rommy Gianni, ha vinto la coppa del mondo battendo il Team Badrutt’s Palace Hotel, di Melissa Ganzi. Alla manifestazione erano presenti oltre 15.000 spettatori, che sono stati coinvolti in diversi
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eventi. Domenica 29 Gennaio è stato infatti il culmine di tre giorni di celebrazioni, mentre sabato ha avuto luogo una sontuosa cena di gala al Badrutt’s Palace Hotel e successivamente una sfilata con abiti di Cartier, la serata si è poi conclusa al King’s Club. Lo Snow Polo World Cup rappresenta qualcosa di unico non soltanto per la
Foto: © Tony Ramirez / www.imagesofpolo.com
SPECIALE ST. MORITZ / SNOW POLO ST. MORITZ 2017
Svizzera ma in tutto il mondo. Quest’anno poi si è svolta un’edizione del tutto speciale delle tradizionali gare di polo sulla neve, in quanto St.Moritz è stata anche la sede dei Campionati mondiali di sci alpino attirando un pubblico internazionale. Le gare di polo rappresentano l’occasione per le aziende sponsor, tra queste Deutsche Bank Wealth Management, di incontrare i migliori clienti in un momento di assoluto relax, fuori dai consueti tempi e spazi di lavoro, accolti nella spettacolare tensostruttura della Vip Lounge, che rappresenta durante tutta la durata dell’evento un punto di accoglienza e ospitalità. Si sono poi succedute tutta una serie di cene riservate ed eventi ludici.
Club di St. Moritz e i primi tornei si sono svolti nelle estati 1960-1964. Queste origini così antiche ne costituiscono il fascino e la sua unicità e viene facile immaginare il lago ghiacciato come un campo di battaglia dove cavalli e cavalieri combattono partite avvincenti.
Il Polo è un gioco antichissimo, nato circa 2600 anni fa, nell’antica Persia (che comprendeva gli attuali Iran, Afghanistan, Kashmir e Pakistan settentrionale). A St. Moritz si è cominciato a giocare intorno al 1899, quando i soldati inglesi costruirono un primo campo di polo. Poi, nel 1959, un gruppo di appassionati locali ha fondato il Polo TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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DI GIACOMO NEWLIN CONSIDERATO IL MIGLIOR SUV AL MONDO, LA BENTLEY BENTAYGA, SODDISFA PIENAMENTE LE ASPETTATIVE, CHE NELL’IMMAGINARIO DI CHI LA PROVA PER LA PRIMA VOLTA SONO PIUTTOSTO ELEVATE.
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opo la stupenda opportunità che ho avuto recentemente di godere per due giorni della guida di una Bentley Bentayga V 12, per recarmi ad una cena nell’ambito del Gourmet Festival di St. Moritz, penso che Walter Owen Bentley, lungimirante fondatore nel 1919 della storica azienda britannica di autovetture di lusso con sede a Crewe, citta della contea del Cheshire, sarebbe entusiasta delle mie impressioni, proprio perché ne scrivo non da tecnico, che non sono, ma da semplice utente amante delle cose belle della vita, specie quando le posso toccare con mano. Considerato il miglior SUV al mondo, la Bentley Bentayga, soddisfa pienamente le aspettative, che nell’immagina-
rio di chi la prova per la prima volta, sono piuttosto elevate. Anche solo entrare nell’abitacolo senti che sei in un’auto che appartiene a un’altra dimensione, quella di un lusso di classe dove nessun particolare è lasciato al caso. Ci si accorge subito della fattura artigianale, manuale, di cui gli inglesi sono maestri, poiché sanno trasformare i pregiati e naturali materiali grezzi in raffinati capolavori: dalle rifiniture in pelle a quelle in legno, dalle cuciture eseguite a mano al “sound” avvolgente dell’impianto audio, per non parlare delle prestazioni su strada con un’accelerazione da 0 a 100 Km/h in 4,1 secondi ed una velocità massima fino a 300 km/h. Da un cosiddetto SUV ti aspetteresti delle prestazioni un tantino flemmatiche, da orso pola-
SPECIALE ST. MORITZ / BENTLEY BENTAYGA
Opera d’arte tecnologica e di comfort re, invece ci si sente in groppa ad un toro che dai suoi 5998 cm3 di cilindrata eroga una potenza di 608 CV, con 900 Nm di coppia massima, ciò che fa scattare quest’opera d’arte tecnologica e di comfort, direi quasi decollare come un razzo, anche a pieno carico e in salita. La prova del nove l’ho fatta sui tornanti del Maloja superando in un battito di ciglia il camion spargi-sale, insomma mi sono sentito sicuro e ancor più affascinato, proprio come quando hai la ventura di sedurre al primo approccio una gran signora, elegante, dalla bellezza classica, di mezza età e con una notevole maturità d’alcova. Una signora le cui eccellenti prestazioni sono indipendenti dal fatto che ti trovi sulle nevi di St. Moritz o sulle sabbie del deserto di Rub’ al Khali, anche se, bisogna pur dirlo, non è sempre facile sfruttare tutte le potenzialità che offre un’auto dalle prestazioni eccezionali come la Bentayga, su strade dissestate, con traffico caotico, tra numerosi limiti di velocità ecc. Ugualmente però, i sapori della guida, stando seduti sulle poltrone di questo “salotto”, sono impareggiabili e avresti voglia di continuare il viaggio all’infinito per scoprire con occhi nuovi tutto ciò che può offrire un’auto che forse è improprio definire SUV, poiché semplicemente, si fa per dire, è una Bentley.
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Turismo ticinese verso il rilancio
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econdo le indagini ufficiali pubblicate dall’Ufficio federale di statistica (UST), lo scorso anno si è infatti chiuso con un aumento della domanda pari al 4,9% per quanto riguarda gli arrivi (1.090.383 in totale) e del 4,6% sul versante dei pernottamenti. Il nostro Cantone si situa dunque in controtendenza rispetto alla media svizzera per la quale l’andamento generale è rappresentato da un calo della domanda: a livello nazionale i pernottamenti sono diminuiti del -0,3%. A segnare un importante balzo in avanti sono stati soprattutto il mercato germanico (+10,3%) e il mercato svizzero (+6,2%). Tutte le categorie di alloggio hanno beneficiato dell’aumento di turisti, con in particolare una crescita dei pernottamenti del 7,6% tra gli alloggi da zero a due stelle. Tra i cinque stelle l’aumento è stato invece del 5,6%. Per il direttore di Ticino Turismo Elia Frapolli, oltre a fattori esogeni come l’incertez-
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za dovuta agli attacchi terroristici e la ricerca – soprattutto da parte dei visitatori d’Oltralpe e germanici - di un “lifestyle” mediterraneo ma in un contesto considerato sicuro come quello svizzero, questi dati incoraggianti derivano principalmente dal connubio di due fattori. «Il settore sta vivendo un processo di profonda trasformazione strutturale e oggi iniziamo a raccogliere i primi frutti. Molte nuove iniziative a vari livelli e una rinnovata voglia di investire da parte del settore alberghiero stanno ad indicare che il turismo ticinese sta mutando, e in forma assai radicale». Un’indagine pubblicata lo scorso ottobre dall’Osservatorio del turismo conferma questa tendenza. Il 19.6% degli albergatori intervistati prevede di effettuare investimenti nelle infrastrutture, mentre altri hanno intenzione di accrescere le attività di promozione e di marketing. Ma c’è un secondo elemento che, secondo il direttore di Ticino Turismo, ha gio-
cato un ruolo importante nel rilancio del settore. «La campagna marketing in vista dell’apertura della galleria di base avviata nel 2015 grazie a un credito straordinario votato dal Gran Consiglio ci ha permesso di generare una grande visibilità. Questa campagna raggiungerà il culmine proprio quest’anno con attività promozionali importanti quali Ticino Ticket, il biglietto unico grazie al quale i turisti che pernottano in alberghi, ostelli della gioventù e campeggi possono muoversi liberamente in tutto il Cantone, l’Azione Raiffeisen che garantirà sconti importanti negli alberghi o il progetto On Board Concierge Service. A partire dal mese di aprile trasformeremo il viaggio in treno in un momento privilegiato durante il quale assistere i turisti, facendo in modo che inizino a pregustare l’atmosfera che li attenderà una volta giunti a destinazione». Per i primi mesi del 2017 l’Osservatorio del turismo prevede un’ulteriore crescita. «Questi segnali incoraggianti non de-
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vono però farci sedere sugli allori. I problemi del turismo ticinese sono profondi, direi strutturali – conclude Elia Frapolli -. Non dobbiamo dimenticarci che fino a qualche anno fa i pernottamenti alberghieri erano in calo oppure stagnanti. Il buon andamento del 2016 e lo spirito di unione che ha determinato la nascita di grandi progetti siano da sprone a continuare in questa direzione». Ogni anno sono circa 200 i progetti di marketing promossi da Ticino Turismo in collaborazione con le Organizzazioni Turistiche Regionali e i suoi partner. La promozione è indirizzata a 11 mercati internazionali, con la presenza a oltre 60 tra fiere, eventi e workshop. Anche quest’anno verranno ospitati in Ticino e accompagnati nel loro soggiorno circa 350 giornalisti provenienti da tutto il mondo.
CON UN TOTALE DI 2’280’339 PERNOTTAMENTI ALBERGHIERI NEL 2016, IL TICINO È STATO LA REGIONE TURISTICA A REGISTRARE IL MIGLIOR ANDAMENTO IN SVIZZERA.
Ancora ai vertici delle classifiche internazionali
L’Hotel Lugano Dante è stato insignito anche quest’anno del premio TripAdvisor Travellers’ Choice™ 2017 - categoria Best Service - classificandosi al terzo posto in Svizzera, ma come 1° albergo di città, nella classifica redatta da TripAdvisor, il portale di recensioni
online a livello globale. Il premio si estende alle strutture alberghiere di tutto il mondo e prevede diverse categorie, tra le quali quella riguardante i migliori alberghi nella categoria “servizio”. Soddisfazione da parte di tutto lo Staff e di Carlo Fontana, GM dell’albergo, che ha dichiarato: «Siamo estremamente orgogliosi di questo ulteriore importante riconoscimento che viene dai nostri ospiti e a loro lo dedichiamo. Essi sono la vera anima della nostra casa e far parte della loro esperienza di viaggio a Lugano alimenta la nostra passione e dedizione ogni giorno. Riconoscimenti di questa portata rafforzano il nostro entusiasmo e l’impegno affinché una sincera ospitalità resti la caratteristica fondamentale del nostro hotel».
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TURISMO / SCUOLA SPECIALIZZATA SUPERIORE ALBERGHIERA E DEL TURISMO
Il rilancio passa anche attraverso la formazione CHARLES V. BARRAS, DIRETTORE DELLA SSSAT, TRACCIA UN PROFILO DI UNA SCUOLA CHE PUÒ SVOLGERE UN RUOLO DI FONDAMENTALE IMPORTANZA NEL PROCESSO DI RINNOVAMENTO E DI RILANCIO DEL TURISMO TICINESE.
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ossiamo tracciare un breve profilo di questa scuola e del ruolo che essa riveste nella formazione turistica? «La Scuola specializzata superiore alberghiera e del turismo di Bellinzona (SSSAT) è un istituto orientato alla formazione di quadri intermedi per l'intero settore dell’ospitalità. È una scuola pubblica del Cantone Ticino che, dopo tre anni di curriculum a tempo pieno, di cui il secondo consacrato interamente al praticantato in azienda, porta all’ottenimento dei diplomi di specialisti in albergheria-ristorazione e turismo. Fra la cinquantina di scuole alberghiere in Svizzera, la nostra è l’unica ad avere il doppio indirizzo turismo e albergheria e a impartire l’insegnamento in italiano; è una delle 6 scuole specializzate superiori dell’ospitalità riconosciute dal sistema formativo professionale federale. Ogni anno la SSSAT accoglie più di un’ottantina di studenti, per un numero complessivo di persone in formazione vicino alle 250 unità, e dispensa anche corsi di formazione continua nel settore alberghiero e ristorativo. Negli oltre vent’anni di attività, la scuola ha rilasciato oltre mille diplomi». Quali sono gli indirizzi professionali in cui si articola e quali sono i profili degli studenti cui si rivolge? «La SSSAT è un scuola superiore specializzata, che si iscrive come il prolungamento formativo logico per i giovani in possesso di un’attesto federale di capacità nei mestieri alberghieri e del turismo (cuoco, impiegato di ristorazione, impiegato in comunicazione alberghiera, impiegato di commercio, ecc.) e per
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le persone già attive che hanno voglia di perfezionarsi nella loro professione; queste diverse provenienze formative stimolano i scambi delle competenze fra gli studenti. La formazione si concentra sull’acquisizione di conoscenze generali (lingue, economia, informatica, legislazione, ecc.) e di capacità più specifiche (cucina e servizio, direzione alloggio, marketing e comunicazione, gestione delle risorse umani e finanziaria, Food & Beverage, componenti e gestione del turismo, ecc.). L’insegnamento, basato sulla teoria in materia di ospitalità, è molto professionalizzante poiché quasi sempre tradotto in esercizi pratici esercitati a scuola, durante l’anno di praticantato in azienda e nel lavoro di diploma finale. La scuola ha la fortuna di gestire il Ristorante Castelgrande, dove le persone in formazione possono mettere in pratica l’insegnamento impartito». Quali sono le opportunità professioni che si aprono per gli studenti che escono dalla scuola? «Al termine della formazione triennale, i nostri studenti sono attivi nell’albergheria e la ristorazione come imprenditori o dipendenti in piccole strutture ma anche nelle grandi catene internazionali, negli uffici del turismo e agenzie di viaggio, nei trasporti, nel commercio, nella sanità e in altri settori professionali. I diplomati della SSSAT, grazie alla loro formazione professionalizzante, hanno la capacità di tradurre in pratica le competenze acquisite ciò che costituisce un vantaggio per entrare sul mercato del lavoro. In più, considerata l’eccellente reputazione internazionale del nostro paese nel turismo e l’alberghiera, i di-
TURISMO / SCUOLA SPECIALIZZATA SUPERIORE ALBERGHIERA E DEL TURISMO
plomi SSSAT sono spendibili con profitto in tutti i paesi e non sono pochi gli ex-studenti oggi residenti oltre le Alpi in Svizzera e all’estero». Più in generale, e tenendo conto della sua lungo esperienza ai vertici del settore turistico ticinese, quali sono le opportunità formative di cui avrebbe bisogno il Ticino per qualificare ulteriormente il turismo? «Realisticamente, risaputo che in Ticino la qualifica professionale nel settore turistico e alberghiero è ben inferiore rispetto a quelle delle altre attività di servizio, la formazione dispensata alla SSSAT collima a pieno con le necessità del turismo ticinese. Un’ospitalità di qualità è possibile soltanto con una buona cono-
scenza delle realtà turistiche, con delle competenze tecniche e con una capacità ad accogliere sempre da migliorare: è precisamente in questi campi che la nostra scuola è attiva per assicurare una base formativa solida a beneficio del nostro turismo. Altri curriculi più avanzati, ai quali i nostri studenti possono anche accedere usando le passerelle verso le scuole universitarie professionali, assicurano evidentemente la formazione dei quadri superiori indispensabili allo sviluppo del turismo ticinese».
Da ultimo, come valuta la sua personale esperienza alla guida di questa scuola e quali sono gli obbiettivi che si propone di raggiungere? «Una sfida interessantissima in un mondo nuovo, quello della scuola, con il vantaggio di conservare un contatto costante con l’attività quotidiana degli operatori turistici ticinesi. L’obiettivo generale è quello evidente di permettere alle persone in formazione alla SSSAT di essere sempre vicini alle realtà turistico-alberghiere, sviluppando il necessario spirito di apertura critico e creativo che favorisce il rimodernamento di un settore economico indispensabile per il nostro Cantone».
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Al di là del fiume, la MERAVIGLIA
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DI MAURIZIO CASAROLA IL SEMENTINA È UN TORRENTE CHE AFFLUISCE AL FIUME TICINO NELLA SUA SPONDA DESTRA. QUASI AL TERMINE DEL SUO CORSO, PASSA FRA DUE COMUNI DELLA VALLATA DI BELLINZONA CHE SI FRONTEGGIANO E SI UNISCONO TRAMITE UN PONTE; SONO SEMENTINA, CHE PRENDE IL NOME DAL TORRENTE E MONTE CARASSO.
01 Ponte Tibetano Carasc 02 I fortini della fame a Sementina con Bellinzona sullo sfondo 03 Villaggio di Curzutt
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l Sementina è un torrente che affluisce al fiume Ticino nella sua sponda destra. Quasi al termine del suo corso, passa fra due comuni della vallata di Bellinzona che si fronteggiano e si uniscono tramite un ponte; sono Sementina, che prende il nome dal torrente e Monte Carasso. L’itinerario preso in considerazione questa volta prende inizio proprio da Monte Carasso, sale tramite la funicolare alla località di Curzutt, prosegue sulla costa della montagna per l’Eremo di San Bernardo e poi oltre fino al magnifico ponte tibetano Carasc, terminando di nuovo a fondovalle nel paese di Sementina nei pressi dei Fortini della Fame. Perché la meraviglia al di la del fiume? Da Bellinzona passate oltre il Ticino e scoprirete quante e quali piacevoli sorprese incontrerete lungo il cammino. Monte Carasso e Curzutt La prima cosa da fare è quella di andare a conoscere il paese di Monte Carasso,
che serba vestigia storiche e artistiche di notevole interesse. Cominciate l’escursione dall’antico e monumentale Convento delle Agostiniane, situato vicino al Palazzo Comunale. Noterete immediatamente che le strade hanno la simpatica caratteristica d’essere chiamate in gergo dialettale, infatti la via accanto al luogo di culto abitata delle monache è quella “del Cunvent”. Dopo aver dedicato il tempo necessario alla visita del convento con la sua bella chiesa, proseguite per “El Stradun” che è l’arteria principale. Uscendo su quella strada, quasi di fronte avrete la funivia Monte Carasso-Alpe Mornera e un po’ più a sinistra, il nucleo più antico del paese con la via Pedmunt che sale brevemente lungo il crinale della montagna per giungere a quel gioiello architettonico della chiesa della S.S. Trinità. Prima di prendere la funivia, prendete il tempo necessario per la visita a questo angolo stupendo, dove altre alla chiesa scoprirete i Fortini della Fame costruiti dalla parte di Monte Carasso, go-
TURISMO / VALLE SEMENTINA E MONTE CARASSO 02
dendo nel medesimo tempo di una vista privilegiata sul torrente Sementina. Non rimarrete delusi dall’esperienza di salire sulle piccole cabine della funivia che da Monte Carasso giunge fino ai 1400 metri di Alpe Mornera. È questa una funivia abbastanza atipica per come essa è stata automatizzata. Il biglietto si compra nella stazione di Monte Carasso, dove lavora l’unica impiegata, nelle altre fermate (Curzutt-Pientina-Alpe Mornera) tutto è affidato alla responsabilità di coloro che ne usufruiscono prenotando la fermata, indipendentemente da dove ci si trovi. In pratica è come essere in ascensore! Nel caso dell’itinerario suggerito, prenotate l’uscita dalla funivia al primo stop di Curzutt, perché è da quella località a mezza costa del monte che incomincerete la vera e propria camminata. Dopo il centro storico di Monte Carasso, quello dell’abitato di Curzutt è il secondo dei gioielli che incontrerete lungo tutto l’itinerario. Il villaggio, conservato in maniera esemplare, parla delle vestigia di un passato alpestre e contadino, che la gente del posto vuol orgogliosamente tenere a memoria passandone la testimonianza ai più giovani. Poco im-
porta se adesso il villaggio, non è più abitato stabilmente da alcuno, quello che conta principalmente è tramandare ai nostri giorni la preservazione di un luogo come questo. Eremo San Bernardo e Carasc Dopo aver girovagato fra le casette in legno di Curzutt, sarà arrivato il momento di mettervi in cammino per dirigervi verso l’Eremo di San Bernardo. Dovrà essere una vostra premura di procurarvi buoni scarponcini da montagna, per iniziare la marcia di avvicinamento alla chiesa e quindi alle successive tappe del percorso. Il sentiero, ottimamente segnalato e ben tenuto, corre inizialmente fra dei pascoli, ma dopo poche centinaia di passivi farà scoprire la silhouette dell’eremo a una cinquantina di metri di dislivello sopra di voi. L’immagine che si parerà ai vostri occhi è di per se è fantastica. La costruzione, un poco nascosta dalle fronde degli alberi, fa pensare a qualche cosa di fiabesco e fantastico riportando alla mente le favole dei fratelli Grimm. La stessa scalinata in mezzo al bosco per salire definitivamente a San Bernardo, è una esperienza da non mancare.
Chiedendo le chiavi d’accesso all’ostello che si trova a Curzutt, potrete entrare a visitare la chiesa di San Bernardo al suo interno, qualora arrivaste in un momento di chiusura. Durante la visita non mancate di ammirare oltre agli immancabili panorami sulla sottostante vallata di Bellinzona, i vari affreschi sia all’interno che all’esterno della struttura, fra i quali vanno segnalati la “Madonna del latte” il “Ciclo dei mesi” e una interessante “Ultima cena”. Il tempo di bere una buona sorsata di ottima acqua di sorgente dalla fontanella dietro la chiesa e sarete pronti per la parte più impegnativa dell’escursione. Vi aspetta una buona ora di marcia in saliscendi nel sentiero lungo la costa della montagna per potere raggiungere il successivo gioiello da andare a conoscere, ovvero il ponte tibetano Carasc. Bisogna quindi mettere in programma di avere una buona dose di energia per arrivare a vederlo. Sia che vi si arrivi da Sementina, oppure da San Bernardo, il Carasc rimane nascosto fin quasi all’ultimo nonostante le sue notevoli dimensioni, ma quando finalmente sarete all’ingresso verrete ripagati dello sforzo per essere giunti fino a li con le vostre gambe. Qualche ragguaglio: il ponte che è lungo complessivamente 270 metri ed è posto ad una altezza di 130 metri dal fondovalle, venne inaugurato in pompa magna nel maggio del 2015 e serve a collegare il pittoresco abitato di Curzutt con la suggestiva Via delle Vigne fra Sementina e Gudo. Se non soffrite di vertigini
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divertitevi a scrutare in basso scorgendo lo scorrere delle acque del Sementina, altrimenti proseguite dritti, magari dedicandovi all’osservazione delle cime dei monti che sovrastano la stretta vallata.... Non bisogna essere architetti o mastri carpentieri per capire lo sforzo profuso alla realizzazione di questo manufatto. Carasc è un’opera geniale, frutto dell’intraprendenza umana nel rispetto assoluto della natura e dell’ambiente circostante. Traversatelo e portatevi sull’altro lato, inspirate una buona dose d’ossigeno per ritemprarvi, perché oravi aspetta la lunga discesa a Sementina.
04 Eremo di San Bernardo 05 Affreschi sulla facciata dell'Eremo 06 Giancarlo Pestoni: il suo vino e la sua azienda Pizzorin 07 Eremo di San Bernardo
Il ritorno a fondovalle Il ritorno a quella che praticamente è stata la base di partenza del vostro giro, sarà piuttosto impegnativo. Dovrete attraversare il bosco sopra Sementina scegliendo la via più diretta, giungendo in paese sul fondovalle presso i Fortini della Fame che si affacciano sul torrente. Come detto, avrete da fare attenzione al sentiero abbastanza impervio dando fondo alle vostre energie, ma basteranno gambe sufficientemente allenate per arrivare in vista dei fortini nel giro di poco più di un’ora partendo dal ponte Carasc. Il ricordo dei luoghi stupendi appena visitati, vi servirà co06
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munque a darvi nuova sprone. A questo punto è necessario dare una spiegazione: perché mai quelle particolari torri circolari con tanto di mura fortificate che si possono vedere a Sementina e a Monte Carasso, così come a Camorino nell’altro lato della piana di Magadino, hanno un nome tanto particolare? La storia di queste strutture è abbastanza recente, nonostante il loro aspetto faccia pensare a qualche cosa di medioevale. Vennero costruite attorno al1850 nel pieno dei moti rivoluzionari che si manifestarono in giro per l’Europa. In Italia si consumarono i fatti della Prima Guerra di Indipendenza con le Cinque Giornate di Milano. Proprio in quella occasione, i ticinesi vennero accusati dagli asburgici di accogliere profughi italiani favorendo cospirazioni rivoluzionarie. La ritorsione dell’Austria nei confronti della Svizzera si fece sentire da subito. Vennero espulsi 6000 ticinesi che lavoravano in Lombardia, con tanto di minacce da parte del governo degli Asburgo nei confronti degli svizzeri. I Fortini della Fame sorsero proprio per questa storica ragione; proteggere le vie d’accesso ai passi del San Gottardo e San Bernardino in caso di una invasione da sud da parte dell’Austria, impiegando nella costruzione dei suddetti gli espulsi dalla Lombardia che erano ridotti alla fame per mancanza di lavoro. Le vigne tra le fortificazioni Provate ad immaginarvi quanto possa essere bella e affascinante una cantina vitivinicola che ha la sua sede nel bel
IL PONTE TIBETANO E I SENTIERI DA VIVERE
mezzo di un fortino. Vi potrete togliere questo sfizio giungendo al termine della lunga passeggiata suggerita dall’itinerario quando arrivando ai Fortini della Fame di Sementina, vi ritroverete alla Cantina Pizzorin. Il nome della cantina non è riferito al proprietario dell’azienda, bensì al luogo in cui venne costruita; a pizzo sul torrente Sementina. Giancarlo Pestoni, una somiglianza nemmeno tanto vaga con l’attore Robert Redford, dirige la sua azienda con l’aiuto della moglie e delle due figlie, producendo vini che anno per anno incontrano il gusto dei palati più fini. Pestoni non ha fatto tutta la vita il mestiere del vignaiolo, arriva da altri mondi lavorativi, questo non gli ha impedito di mettersi in discussione qualche anno fa dedicando energie e passione allo sfruttamento della terra. Il terreno tra i Fortini della Fame l’ha ereditato dalla famiglia, tutto quello che si vede e si gusta oggi, è opera della sua tenace volontà. I risultati si vedono e soprattutto si sentono. I vini della Cantina Pizzorin parlano di amore viscerale per quel piccolo e impervio appezzamento di terra accanto al torrente Sementina, da dove riescono a nascere dei Merlot che rimangono nella memoria a lungo. L’Arcada o il Pizzorin, due fra i prodotti della selezionatissima e volutamente limitata gamma di vini della cantina, sono un piacere per il palato. La Bondola, altri fiore all’occhiello dell’azienda, non disdegna il confronto con gli altri rossi appena menzionati. Infine lo Chardonnay e il Merlot vinificato in bianco. Dei classici dell’enologia ticinese, che possono essere classificati fra i migliori bianchi di un territorio dove i rossi l’hanno sempre fatta da padrone. Insomma, dopo una scarpinata impegnativa come quella appena proposta, perché non fare l’ultima tappa in relax dal buon Giancarlo Pestoni?
AVV. FLAVIA MARONE, PRESIDENTE OTR BELLINZONESE E ALTO TICINO La sponda destra del Fiume Ticino è sicuramente una regione che annovera numerose testimonianze storiche e architettoniche, ricca di sentieri escursionistici per tutti i gusti e che lascerà affascinato dal panorama circostante anche il visitatore più esigente. L’importante presenza del Ponte Tibetano, che con i suoi 270 m rimane uno dei più lunghi della Svizzera, ha suscitato un grande interesse per questa regione che ha visto l’arrivo di oltre 70’000 visitatori durante l’ultimo anno. Il ponte collega Curzútt, unico e pittoresco nucleo dell’antico comune di Monte Carasso resistito nel tempo, alla suggestiva Via delle Vigne, un cammino sensoriale che si affaccia sulle colline di Sementina e Gudo. Il caratteristico nucleo di Curzútt con le sue costruzioni in sasso, è stato recentemente restaurato alla perfezione dalla Fondazione Curzútt-S. Barnàrd, e ospita oggi anche un ostello, un ottimo ristorante e un parco giochi per i più picci-
ni. Partiti da Curzútt incontriamo S. Barnard, la cui omonima chiesetta è uno dei cinque monumenti d’importanza nazionale presenti nel Bellinzonese e, attraversato il Ponte Tibetano, l’Oratorio di San Defendente che testimonia di analoghi insediamenti sull’altro versante della Valle di Sementina. Questo sentiero consente di percorrere a piedi l’itinerario che idealmente unisce il patrimonio UNESCO dei Castelli di Bellinzona al Lago Maggiore, permettendo di deliziarsi con qualche assaggio di prodotti locali e vini pregiati situati sulla Via delle Vigne. I collegamenti verticali portano invece sugli antichi alpeggi di Orino, Mognone e Albagno, con le loro rispettive capanne. Grazie invece ad una pratica funivia si raggiunge Mornera, una terrazza naturale rivolta a sud immersa nel verde, dalla quale si gode di uno splendido panorama sul Bellinzonese, sul Piano di Magadino e sulle principali vette del Sottoceneri. Situata a 1400 m e grazie al clima ventilato e alla sua conformazione, Mornera è il luogo perfetto per gli amanti dell’avventura: è una base di partenza ideale per gli appassionati del volo con il parapendio, e meta anche per gli amanti dell’arrampicata. Da qui partono inoltre incantevoli camminate per amanti della natura incontaminata, con sentieri che variano da facili a più impegnativi. Ritornando a Monte Carasso troviamo infine l’Antico Convento delle Agostiniane e a Sementina i Fortini della Fame.
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TURISMO / PLANHOTEL HOSPITALITY GROUP
Un premio all’eccellenza alberghiera
SARA ROSSO, PRESIDENTE E AD DEL GRUPPO FONDATO DAL PADRE FRANCO ROSSO, COMMENTA CON SODDISFAZIONE L’ASSEGNAZIONE A PLANHOTEL HOSPITALITY GROUP DEL PREMIO COME HOTEL CHAIN OF THE YEAR (SWITZERLAND) AI LUX TOURISM AWARDS. E CI PARLA DI THE VIEW LUGANO, ULTIMA PERLA DELLA CATENA, APERTO NEL 2015.
“L
a nostra meta non è mai un luogo, ma piuttosto un nuovo modo di vedere le cose” (Henry Miller). Perché la scelta di questa frase come epigrafe alla vostra comunicazione? «Planhotel Hospitality Group è una società leader nella gestione di resort e hotel. Ci occupiamo di gestione, strategie di marketing e distribuzione, nonché dello sviluppo del network dei suoi brand Diamonds Resorts e Sandies Resorts & Hotels. Il Gruppo è riconosciuto in tutto il mondo per la sua combinazione unica di tradizione locale e di stile italiano nel design e nel servizio al cliente e per l’eccellenza della sua formula all inclusive. Diamonds Hotels & Resorts è il brand luxury del Gruppo: strutture situate in top locations, caratterizzate dall’attenzione alle diverse esigenze dei propri clienti per garantire servizi personalizzati e standard qualitativi altissimi, in grado di rendere ogni soggiorno straordinario e indimenticabile».
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Nel momento in cui festeggiate 20 anni di attività del Gruppo, avete ricevuto un importante riconoscimento internazionale… «Ne siamo particolarmente orgogliosi perché sancisce la validità di un modo di lavorare che abbiamo ereditato da nostro padre e che rappresenta un tratto distintivo dell’azienda di famiglia. Il nostro è storicamente un brand che parla ad una fascia di mercato medio-alta, forse quella che tiene meglio l’impatto della crisi economica, un nome spendibile sul mercato, forse uno degli ultimi ancora di un certo livello». L’elenco dei vostri resort di prestigio si è di recente arricchito di una importante struttura aperta a Lugano… «The View si trova in posizione privilegiata sulle alture che dominano il centro di Lugano ed è un gioiello dal design e dalla vista unici, una sorta di boutique hotel di lusso. Fin dal proprio nome celebra la caratteristica che lo rende inimi-
TURISMO / PLANHOTEL HOSPITALITY GROUP
tabile: il panorama mozzafiato, con la baia di Lugano e le montagne che la circondano, che si può ammirare da tutti gli spazi dell’hotel, concepito come un elegante yacht. Un design di altissimo livello contribuisce infatti a sottolineare ed esaltare questo elemento distintivo grazie agli interni che, a partire dal teak navale, evocano un ambiente nautico, dando agli ospiti la sensazione di trovarsi all’interno di un esclusivo yacht sospeso sul lago. La grande terrazza, che ricorda il ponte di una nave, è divisa in parte Lounge e parte ristorante ed è il luogo ideale sia per rilassarsi e godere del panorama immersi nel silenzio, sia per ospitare eventi esclusivi». Il lusso e la raffinatezza dominano sia nelle Suites, così come negli spazi comuni… «Ciascuna delle 18 Suites cattura gli ospiti fin dal primo istante grazie alla vista mozzafiato che regalano le grandi finestre, lasciandoli stupiti ogni volta co-
me fosse la prima. Le Suites, tutte dotate di uno splendido terrazzo, ricordano una cabina armatoriale di grandi dimensioni: 16 hanno infatti una superficie di 50 mq e due di 105 mq modulabili, con pareti scorrevoli che si possono chiudere creando una meeting room nella zona giorno da dedicare anche al lavoro, ma che di notte si trasforma in una camera da letto per due persone. Il design è sofisticato, ogni arredo è realizzato su misura con materiali ricercati di altissima qualità. La fragranza della camera può essere scelta dall’ospite, così come il tipo di guanciale e il tessuto delle lenzuola». Coccolare in ogni modo il cliente è uno dei principali punti di forza di The View Lugano… «L’albergo offre un Butler Service di livello superiore: dal check-in in camera ai servizi di packing e unpacking, lavanderia e lustrascarpe, dal pick-up non solo dall’aeroporto e dalla stazione di Lugano ma da tutto il centro città grazie al
servizio di limousine, alla possibilità di usufruire in qualsiasi momento delle Smart elettriche e delle biciclette a pedalata assistita sempre a disposizione, ogni dettaglio è pensato per garantire un’accoglienza perfetta e un soggiorno in pieno relax». Uno spazio particolare è riservato all’esclusiva oasi di piacere, dove rilassarsi e prendersi cura di sé, in un ambiente accogliente e positivo… «The View Spa vanta una piscina sportiva di 18 m di lunghezza con postazione di nuoto controcorrente, e inoltre stazioni di idromassaggio e lettini a immersione, zone relax e il pool bar. La Spa offre zone termali, separate per lui e per lei, saune, bagno turco, vasca di contrasto, docce emozionali, fontana di ghiaccio e percorso Kneipp. Tra i fiori all’occhiello c’è la bellissima stanza del Sale Himalayano, con un lungo muro di mattoni di puro sale rosa dalle proprietà ineguagliabili, ideale per chiunque, senza alcun tiTICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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po di controindicazione. A completare l’offerta, un riservato ed esclusivo fitness centre, con macchine di ultima generazione con l’opzione di allenamento virtuale, corsi di yoga e pilates, anche in acqua, e allenamenti di kick boxing». Anche quest’anno si è rinnovato il progetto Dining With the Stars 2017. Di che cosa si tratta?
Benvenuti nel rinnovato Al Porto Café Stazione È stato riaperto, dopo intensi lavori di ampliamento e ristrutturazione, il rinomato Al Porto Café Stazione, situato in Piazza Stazione a Locarno-Muralto. Fra le novità spicca il nuovo ambiente, accogliente ed elegante, arredato con invi-
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tanti divani, raffinati colori abbinati a moderni specchi, un innovativo banco di presentazione delle note creazioni e il nuovissimo forno dal quale tutto il giorno, fino alla chiusura, vengono sfornate diverse specialità impastate e preparate
«L’iniziativa, giunta alla terza edizione, è cresciuta e si è ampliata: non sono più solo italiani ma vengono da tutta Europa i 49 star chef dei Jeunes Restaurateurs che portano la loro arte culinaria nelle location dei Diamonds Hotels & Resorts. Il gruppo ha rinnovato la partnership con l’associazione di giovani talenti accomunati dalla passione per la propria professione e da una filosofia che, partendo dalle tradizioni e dai prodotti locali, coniuga creatività e maestria nella preparazioni. Quest’anno dunque a deliziare i palati degli ospiti arrivano membri di JRE da tutta Europa che propongono i loro piatti unici in queste location incantate, regalando un’esperienza sensoriale unica. Ma non solo, cresce anche il numero delle destinazioni coinvolte: ai resort maldiviani Athuruga e Thudufushi si è già aggiunto lo Star of the East di Zanzibar e in autunno i JRE approderanno anche a The View Lugano. Dining with the Star è un’iniziativa che sposa perfettamente la filosofia di Planhotel, che vuole rendere ogni vacanza un percorso emozionale ed esperienziale unico e memorabile».
durante la notte dalle sapienti mani dei panettieri e pasticcieri della Confiserie Al Porto. La cura degli interni è stata realizzata in collaborazione con l’interior designer Michele Vester mentre tutti i lavori sono stati affidati ad artigiani locarnesi e svizzeri. Il rinnovato luogo d’incontro Al Porto di Piazza Stazione è facilmente raggiungibile ed è aperto 7 giorni su 7. L’innovativa e dinamica Confiserie Al Porto, con una produzione creativa-artigianale a Tenero, gestisce sei negozi, Café e Ristoranti a Locarno, Ascona e Lugano, offrendo lavoro a 90 collaboratori che ogni giorno si prodigano per deliziare ospiti e clienti.
COSTA RIC COSTA RICA Costa Rica vuol dire sole, mare, caldo...ma soprattutto vuol dire natura. Ed è proprio a questa splendida realtà che noi di Costa Rica Top Tours guardiamo e dedichiamo la maggior parte della nostra programmazione. Attraverso una serie di tours escursionistici appositamente studiati e perfettamente organizzati, vi condurremo alla scope scoperta dei suoi tanti Parchi Nazionali, Riserve Biologiche e Refugi Forestali.
Un microcosmo di superba bellezza che renderà indelebile il ricordo della vostra vacanza. E poi ancora: escursioni ai tanti vulcani come l´Arenal, considerato tra i più belli del mondo; emozionanti discese i rafting; passeggiate a cavallo; crociere nelle isole; immersioni subacquee alle barriere corlline; pesca d´altura; tours storico-culturali del paese. Il modo migliore per capire, apprezzare e godere le mille sfumature di questa meravigliosa esplosione di colori e di vita che è la Costa Rica
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TURISMO / RISTORO SASS MALT
Benvenuti in paradiso DANIELA E ICARO CALABRESI, ABBANDONANDO LE LORO PRECEDENTI ATTIVITÀ IN AMBITO MEDICO, HANNO SCELTO DI CAMBIARE VITA RILEVANDO LA GESTIONE DI UN VECCHIO RIFUGIO DA TEMPO CHIUSO E NE HANNO FATTO UN PIACEVOLISSIMO PUNTO DI RISTORO, DOVE SI MANGIANO PRODOTTI GENUINI IN UNO SCENARIO NATURALE DAVVERO INCOMPARABILE.
L
a prima domanda è quasi d’obbligo. Come si raggiunge il ristoro Sass Malt? «La funivia parte da Malvaglia all’imbocco della Val di Blenio, dove è disponibile un comodo parcheggio, e permette di giungere a Dagro in poco meno di 10 minuti. L'impianto può trasportare al massimo 4 persone oppure 350 Kg di merce. Per comitive e gruppi è possibile organizzare delle corse riservate con l'assistenza del personale di servizio della funivia. Corse supplementari, anche notturne sono poi a disposizione di chi sceglie di cenare presso il nostro ristoro che si trova a poche decine di metri di distanza dalla stazione di arrivo».
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Che cosa si può fare in un posto così unico come Dagro? «Noi ce ne siamo innamorati oltre vent’anni fa quando abbiamo acquistato un rustico dove ora viviamo e che dista circa 2 km dal ristoro. Dagro è la porta d’entrata verso un paesaggio dove si fondono opportunità di interesse culturale, paesaggistico, sportivo e ricreativo. La valle Malvaglia spicca per la sua incredibile diversità di ambienti incontaminati: dai castagneti della bassa valle, fino ai ghiacci eterni dell’Adula (3'402 m.) passando da prati magri, torbiere, lariceti, abetaie e pascoli alpini. Antiche abitazioni, alpeggi, incisioni rupestri, offrono uno sguardo su una valle la cui frequen-
TURISMO / RISTORO SASS MALT
tazione dell’uomo si perde nella notte dei tempi. Una fitta rete di sentieri permette di visitare luoghi di interesse e immergersi nella quiete della natura, offrendo percorsi di diversa lunghezza e difficoltà, adatti a grandi e piccini, esperti e prati-
canti occasionali. Nel periodo estivo la valle è servita anche dalla strada carrozzabile e rappresenta una straordinaria attrattiva per gli appassionati della mountanbike che hanno a disposizione innumerevoli sentieri per ogni esigenza». Qual è la ricettività del Sass Malt? «Siamo in grado di dare da mangiare a una cinquantina di persone. Nella stagione estiva è anche disponibile una terrazza all’aperto con una vista spettacolare sulla valle. Per chi vuole pernottare in loco ci sono poi una decina di posti, molto ambiti da chi vuole assaporare una notte al chiaro di luna o una colazione con i profumi della montagna».
Che tipo di cucina proponete ai vostri ospiti? «Senz’altro una cucina di montagna tuttavia impreziosita da qualche tocco innovativo. E poi l’origine toscana della mia famiglia – aggiunge Icaro – mi spinge a preparare ogni giorno una minestra diversa, magari una bella zuppa di fagioli. In ogni caso, ciò che caratterizza la nostra proposta è l’assoluta qualità dei prodotti che portiamo in tavola, salumi, formaggi, verdure, ortaggi che ci vengono forniti da una rete di produttori locali molto attenti alla freschezza di ciò che raccolgono sul campo e alla stagionalità dei prodotti. Noi abbiamo sempre coltivato la passione per il cucinare, poi negli ultimi anni abbiamo affinato le nostre conoscenze frequentando corsi e soprattutto maturando dietro i fornelli una diretta esperienza, anche con l’aiuto di Valentina, una signora del posto che ci ha insegnato molto e aiutato nelle fasi iniziali dell’attività».
Buona cucina, natura, ambiente, passeggiate…Cosa altro offre questo incantevole luogo? «Nel primo anno di attività ci siamo concentrati soprattutto sulla cucina e l’ospitalità. Questa primavera-estate vogliamo invece introdurre alcune interessanti iniziative per rendere ancora più piacevole il soggiorno dei nostri ospiti. Stiamo pensando ad alcune serate in cui fare musica classica o jazz nel silenzio della valle, oppure osservare le stelle con appositi telescopi e l’ausilio di esperti astronomi». Dopo un paio d’anni di questa esperienza mi sembrate sempre più convinti e felici della scelta fatta… «Possiamo ben dire di avere realizzato un sogno: viviamo in un ambiente straordinario, abbiamo dato alla nostra vita dei tempi e dei ritmi ben diversi da quelli cui eravamo abituati in città. E poi la possibilità di cucinare, di incontrare tanta gente appassionata di montagna con cui abbiamo modo di scambiare parole ed emozioni arricchisce in modo incredibile la nostra esperienza umana. Lavoriamo molto, ma la nostra è una fatica sana, che fa bene alla salute del nostro corpo come dello spirito».
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TURISMO / GRAND HOTEL ELBA INTERNATIONAL
Benvenuti nell’isola “Verde-Blu” LA CHIAMAVA COSÌ NAPOLEONE BONAPARTE, CHE VI HA VISSUTO DA MAGGIO 1814 A FEBBRAIO 1815, TUTTORA UN GIARDINO SUL MARE, RICCA DI UNA SUPERBA VEGETAZIONE. DALL’ISOLA D’ELBA, LA MAGGIORE DELL’ARCIPELAGO TOSCANO, PRENDE IL NOME UN INCANTEVOLE ALBERGO, IL GRAND HOTEL ELBA INTERNATIONAL, SITUATO ACCANTO A CAPOLIVERI E A POCHI KM DA PORTO AZZURRO, RAGGIUNGIBILE ANCHE VIA MARE IN POCHI MINUTI DI TRAGHETTO, PARTENDO DALLA SPIAGGIA DELL’ALBERGO.
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ll’insegna dello charme, le camere dell’hotel a 4 stelle sono arredate con materiali ecocompatibili e dotale di ogni comfort, la maggior parte sono affacciate sul mare con terrazze panoramiche. La cucina dei due ristoranti, Il Pirata affacciato sulla spiaggia privata e Le Agavi che domina la baia, è raffinata e comincia con il Grand Bonjour interpretato dal maestro pasticcere. I bambini sono gli ospiti più coccolati: a loro disposizione ampi spazi e una zona giochi. Per gli adulti due piscine di acqua di mare e attività sportive convenzionate: barca a vela, kayak, immersioni sub guidate, gite in mountain bike, campo da tennis illuminato, palestra cardio-fitness, corsi gratuiti di pilates e acqua gym in alcuni periodi dell’anno. Nel centro benessere sauna, erbe medicamentose, bagno turco. Non mancano sale per convegni, con tecnologie di ultima generazione. La sera, da giugno ad agosto, un piacevole piano bar allieta gli ospiti due volte a settimana. Per gli sposi in viaggio di nozze, cena romantica con aragosta e champagne. Il motto del Gran Hotel Elba International
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è “anticipiamo e interpretiamo i vostri desideri”: qui si è coccolati in tranquillità e relax, per ritrovare un armonioso equilibrio psicofisico. L’isola è ossigenata da milioni di piante ad alto fusto, con una profusione di fiori e un museo all’aria aperta di affascinanti minerali (graniti, tormaline, berilli, porfidi, quarziferi, ecc.) che il turista può acquistare nei negozi specializzati.
GRAND HOTEL ELBA INTERNATIONAL Loc. Fontanella 57031 Capoliveri (LI) Tel. +39 0565 946111 www.elbainternational.it mail@elbainternational.it
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TURISMO / SPECIALE TRASPORTI TURISTICI
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Trasporti a misura d’uomo
ono decine di migliaia i passeggeri che utilizzano ogni giorno treni, autobus, autopostali e la mobilità turistica sta aumentando sempre di più. La tendenza sarà rafforzata con l’introduzione della galleria di base sotto il massiccio del San Gottardo e, in futuro, anche di quella sotto il Monte Ceneri. Tutti questi mezzi assicurano i migliori collegamenti per muoversi facilmente sul territorio. Gli autobus e gli autopostali, i tipici bus gialli emblema della Svizzera, offrono la possibilità di ammirare il panorama circostante e di raggiungere anche i villaggi più isolati nelle valli. Grazie ad un buon servizio con pochi tempi d’attesa e ottimi collegamenti, gli autobus e gli autopostali risultano una buona alternativa all’automobile privata. Inoltre nei pressi delle stazioni ferroviarie offrono ottime coincidenze in modo da arrivare facilmente a destinazione. Infine, in Ticino, i collegamenti ferroviari garanti-
scono un servizio efficiente e rapido tra i maggiori centri urbani. Generalmente nelle stazioni i tempi d’attesa sono all’incirca di venti minuti per il prossimo treno. I trasporti pubblici assumono dunque sempre più un’importanza strategica per la riduzione del traffico, anche se poche città sono riuscite ad affrontare questo problema in modo efficace. Oggi il mezzo pubblico sembra meno flessibile rispetto al mezzo privato, ma se si vogliono risolvere i problemi ambientali e funzionali causati dal traffico, l’unica alternativa all’automobile resta il mezzo di trasporto pubblico. Per questo occorre renderlo più comodo e veloce, ciò che richiede investimenti strutturali notevoli e l’adozione di sistemi di gestione più dinamici. Le scelte a favore dell’ambiente (riduzione dei valori dell’inquinamento dell’aria e di quelli fonici) sono una strada obbligata per ritrovare città e territori a misura d’uomo.
HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:
ROBERTO TULIPANI (R.T.) Responsabile Regione Sud FFS Viaggiatori, CEO TILO e Presidente UTPT
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TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
MARTINO COLOMBO (M.C.) Dipartimento del territorio, Capo della Sezione della mobilità
PAOLO SOLARI (P.S.) Direttore AutoPostale Regione Ticino, Vicepresidente UTPT
TURISMO / SPECIALE TRASPORTI TURISTICI
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ome giudica dal suo punto di vista lo stato dei collegamenti turistici ticinesi?
R.T.: «Per capire tutto il contesto del trasporto è utile differenziare tra trasporto pubblico, che viene regolato e sovvenzionato dalla mano pubblica (Confederazione, Cantoni e Comuni) e trasporto turistico, i cui servizi sono finanziati prevalentemente dal mercato. Il trasporto pubblico regionale ticinese nell’ultimo decennio ha conosciuto uno sviluppo importante, sia nell’offerta che nella domanda. Emblema di questo sviluppo è il sistema di trasporto regionale TILO che in dieci anni ha più che raddoppiato il numero di viaggiatori e oggi ne trasporta mediamente 10 milioni l’anno. Gran parte dei clienti TILO sono pendolari e studenti, ma numerosi sono anche i turisti che sulle principali linee usufruiscono di servizi cadenzati alla mezz’ora. Investiamo regolarmente nel materiale rotabile, per far fronte allo sviluppo del mercato. E nuovi investimenti sono previsti nei prossimi anni per coprire l’aumento della domanda che ci sarà con l’apertura della galleria di base del Monte Ceneri nel 2020. Anche il settore dei trasporti turistici ha eseguito importanti investimenti di ammodernamento. Le principali attrazioni del Cantone usufruiscono oggi di impianti moderni che rispettano i più alti standard di qualità e sicurezza. Grazie alla realizzazione di offerte combinate tra trasporto pubblico e turistico e alla loro promozione a livello nazionale, il Ticino si orienta verso un mercato, quello del tempo libero, che offre ancora parecchie potenzialità di crescita. E con tempi di percorrenza ridotti tra il nord e il sud delle Alpi grazie alla galleria di base del San Gottardo, l’attrattività della nostra regione non può che trarne vantaggio. Dall’apertura del nuovo tunnel e nei primi due mesi di esercizio la domanda di trasporto sull’asse Nord-Sud del San Gottardo è aumentata del 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: un
dato che conferma le attese e che fa ben sperare anche per il settore turistico». M. C.: «Con i miglioramenti apportati alla rete dei trasporti negli ultimi due decenni, l’offerta di trasporto pubblico in Ticino ha fatto un salto di qualità importante. Basti pensare alla rete TILO con convogli moderni e frequenti nonché alle linee autobus degli agglomerati. Con l’apertura della galleria di base del San Gottardo si è avvicinato un bacino molto più ampio di potenziali visitatori del nostro Cantone». E per quanto riguarda i trasporti pubblici? P.S.: «Il crescente bisogno di trasferire gli utenti dalla mobilità privata a quella pubblica, per attenuare i disagi legati al forte aumento del traffico, ha stimolato l’impegno dell’ente pubblico determinando uno sviluppo considerevole dell’offerta di trasporto pubblico. I progressi registrati negli ultimi anni sono stati notevoli e hanno permesso di generare un altrettanto considerevole aumento della domanda di trasporto pubblico. Emblematico in tal senso è il caso del Trasporto pubblico del Bellinzonese (tpb): solo pochi anni or sono, Bellinzona era considerata fanalino di coda tra le città svizzere per quanto attiene alla qualità del trasporto pubblico. Grazie a un importante potenziamento, finanziato dal Cantone e dai Comuni, dal dicembre 2014 l’offerta è praticamente raddoppiata, dotando il Bellinzonese di un sistema di trasporto urbano efficiente e performante. Sul fronte della domanda, questo miglioramento si è tradotto in un aumento dell’utenza di oltre il 50% in due anni». Quali interventi ritiene che andrebbero adottati per migliorare lo stato della rete e favorire l’integrazione tra i vari sistemi di trasporto? R.T.: «Non ritengo che la rete ferroviaria necessiti di importanti sviluppi o miglioramenti. In Svizzera e in Ticino stiamo
già ampliando la rete con progetti secolari, come la galleria di base del San Gottardo, la nuova linea ferroviaria transfrontaliera Mendrisio-Varese e la galleria di base del Monte Ceneri. La ferrovia è la spina dorsale del trasporto, che si sviluppa poi con il trasporto regionale e locale pubblico e turistico (bus, funicolari, funivie, ecc). In Ticino le FFS investono oltre 2 miliardi di franchi entro il 2025 proprio per potenziare l’offerta del trasporto ferroviario e nel Cantone ci sono anche altri importanti progetti come il Tram Treno a Lugano e la realizzazione di nuove fermate ferroviarie regionali (Bellinzona-Piazza Indipendenza, Minusio, ecc.). Non mancano le idee per sviluppare il trasporto, tuttavia spesso i costi di investimento dettati da un quadro regolatorio sempre più complesso le ostacolano, in special modo negli impianti turistici. Di sicuro non bisogna fare sconti per quanto riguarda la sicurezza, ma per contenere i crescenti costi sarà necessario agire su parecchi fronti, per mantenere una stabilità dei prezzi. Sicuramente nell’ottica dell’integrazione dei vari sistemi un ruolo fondamentale lo giocherà lo sviluppo della digitalizzazione. Siamo già su questa nuova via con lo Swiss Pass, che è un ottimo esempio di come le varie offerte (AG, comunità tariffali, offerte per il tempo libero, ecc) possano essere integrate in un unico supporto con un sicuro vantaggio per la clientela. Vi sono tuttavia ancora molte nicchie di potenziale inespresso. La cura del dettaglio può fare la differenza. Penso all’informazione coordinata e coerente alla clientela, all’accoglienza o ad offerte mirate a dipendenza della tipologia di cliente. I fabbisogni e le attese della clientela mutano nel tempo, è necessario rendersene conto individuando le loro caratteristiche ed i trend a livello mondiale. Il rischio di rimanere statici con le varie offerte potrebbe essere dannoso nel lungo termine. La mobilità del futuro dovrà avvenire senza barriere, con soluzioni da porta a porta e non solo da stazione a stazione». TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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TURISMO / SPECIALE TRASPORTI TURISTICI
M.C.: «Gli interventi più urgenti e importanti sono in fase attuativa: la ferrovia Mendrisio-Varese (apertura prevista a fine 2017), la galleria di base del Monte Ceneri (2020), convogli moderni per la Ferrovia Lugano – Ponte Tresa (2019), Rete tram-treno del Luganese con le tratte Bioggio-Lugano in sotterranea e Bioggio-Manno lungo il Vedeggio (2027). Oltre a questi interventi infrastrutturali vanno ricordati gli aumenti di offerta tra il Ticino e Milano con treni TILO, la valorizzazione della linea della montagna del San Gottardo nonché ulteriori miglioramenti di offerta sulle linee autobus negli agglomerati e nelle zone periferiche interessate dal turismo». P.S.: «L’introduzione di una nuova linea di bus o il potenziamento di una linea esistente è solo l’ultimo anello della catena di sviluppo. Un aumento dell’offerta presuppone un più ampio progetto di miglioramento dell’accessibilità viaria del comparto interessato dal potenziamento. Gli interventi necessari sono complessi e di varia natura: dalle corsie preferenziali alle sonde semaforiche, fino allo sviluppo di aree di sosta per agevolare il passaggio dal mezzo privato al mezzo pubblico. L’integrazione tra i vari sistemi di trasporto può, inoltre, essere agevolata anche a livello tecnologico. A titolo di esempio, AutoPostale ha recentemente lanciato un progetto pilota a Basilea, dove grazie all’app “NordwestMobil” gli utenti possono visionare tutte le opzioni di trasporto disponibili a partire dalla loro posizione, combinando tra loro mezzi di trasporto pubblici e privati. Grazie all’esperienza maturata a livello svizzero, anche nel nostro Cantone AutoPostale sta collaborando con gli attori del trasporto pubblico per favorire l’integrazione tra i vari sistemi di trasporto, mettendo la tecnologia sempre più al servizio delle imprese e dell’utenza».
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Quali sono i vantaggi per l’utenza derivanti dall’utilizzo di Ticino Ticket e quali altri strumenti di promozione a suo giudizio andrebbero introdotti? R.T.: «Dal primo gennaio 2017 Ticino Turismo, grazie al supporto delle FFS e di altri sponsor, ha introdotto il Ticino Ticket, una grande novità per il turista che visita il Cantone e che se soggiorna per almeno una notte in un albergo, in un ostello della gioventù o in un campeggio ha la possibilità di usufruire gratuitamente di tutti i mezzi di trasporto pubblici della Comunità tariffale Arcobaleno. In più, il Ticino Ticket offre interessanti sconti o agevolazioni sugli impianti di risalita, la navigazione e le principali attrattive turistiche. Si tratta di un prodotto assolutamente innovativo a livello nazionale: è infatti la prima volta che un’intera regione offre ai turisti un biglietto gratuito per tutti i trasporti pubblici. Anche all’esterno è già stato citato ad esempio ed è senz’altro un ottimo strumento di promozione turistica, un’opportunità per rendere ancora più attrattivo la nostra regione. È tuttavia necessario svilupparlo ulteriormente, integrando più offerte turistiche così che tutto il sistema di trasporto, sia pubblico che turistico, potrà trarne benefici. Sono convinto che in Ticino dobbiamo unire le forze e remare tutti nella stessa direzione. Questa è l’unica soluzione affinché possiamo progredire e svilupparci». M.C.: «Per il turista che non conosce la nostra regione è fondamentale offrire la massima semplicità di accesso al sistema dei trasporti. In questo senso il Ticino Ticket introdotto quest’anno è la risposta ideale perché evita al turista di chiedersi quali siano le regole per l’utilizzo di treni e autobus; semplicemente sceglie il suo viaggio e circola senza dover acquistare un biglietto. Se oltre al trasporto pubblico fossero compresi anche gli impianti turistici di risalita, il prodotto sarebbe impareggiabile nel confronto con altre regioni turistiche».
Quali scelte politiche a livello cantonale sarebbero auspicabili per favorire un trasferimento dell'utenza dal trasporto privato a quello pubblico? P.S.: «L’auspicio è che le scelte politiche continuino a motivare, soprattutto le nuove generazioni, alla creazione di una coscienza ambientale che si concretizzi in un maggior uso del trasporto pubblico. D’altro canto, è risaputo che, per favorire una crescita della domanda, è necessario potenziare l’offerta. Occorre pertanto continuare a investire nel potenziamento mirato del trasporto pubblico nel nostro Cantone. Ci troviamo in un periodo di importanti cambiamenti infrastrutturali: basti infatti pensare a AlpTransit, alla galleria di base del Monte Ceneri o alla rete tram del Luganese. La grande sfida per il mondo politico e per tutti gli operatori del trasporto pubblico sarà quella di riuscire, attraverso scelte coerenti, a trarne il massimo beneficio, favorendo la migrazione dell’utenza dal trasporto privato a quello pubblico».
Ticino. Terra di tradizioni e di eventi. eventi.ticino.ch I nostri suggerimenti per una primavera speciale.
Marzo 2017 09.03 - 26.04.2017 David Bowie & Masayoshi Sukita: Heroes Arte contemporanea Lugano 10 - 12.03.2017 L’immagine e la parola Evento primaverile del Festival del film di Locarno Ascona & Locarno 11.03 - 09.04.2017 Saporinlibertà Festival gastronomico tradizionale Regione di Lugano 12.03.2017 Sagra del pesce Muralto 12.03 - 02.07.2017 Craigie Horsfield. Of the Deep Present Esposizione LAC Lugano 16 - 18.03.2017 20° Festival di cultura e musica jazz Chiasso 18 - 19.03.2017 Sagra di San Giuseppe Ligornetto
22 - 26.03.2017 Camelie Locarno Esposizione di camelie Locarno
16.04.2017 - 01.02.2018 Mostra su Hermann Hesse e Volkmar Andreae Montagnola
24 - 31.03/ 7 - 21.04.2017 9° Concerti delle Camelie Locarno
17.04.2017 Giro Media Blenio Gara podistica Dongio
Aprile 2017
23.04.2017 SlowUp Ticino Ticino
02.04.2017 Walking Lugano Lugano 06 - 09.04.2017 Eventi letterari Monte Verità Ascona 08 - 09.04.2017 Japan Matsuri Festival giapponese Bellinzona 13 - 14.04.2017 Processioni storiche pasquali Mendrisio 14 - 17.04.2017 Pasqua in Città Lugano
23.04.2017 (30.04 in caso di brutto tempo) Burghinfera Rassegna dei formaggi, salumi e vini Bellinzona
05 - 06.05.2017 Caseifici aperti Ticino 05 - 07.05.2017 Chiassoletteraria Festival Internazionale di Letteratura Chiasso 13/ 20/ 27.05.2017 Festival Ruggero Leoncavallo Brissago 14 - 18.05.2017 Caslano Blues Nights 20.05.2017 Notte Bianca Locarno
23.04 - 11.06.2017 San Pellegrino Sapori Ticino Festival dell’eccellenza gastronomica Ticino
20 - 21.05.2017 La spada nella Rocca Rievocazione medievale Bellinzona
Maggio 2017
20 - 21.05.2017 StraLugano Corsa in città Lugano
01.05.2017 La Mangialonga Passeggiata enogastronomica Mendrisiotto
25.05.2017 Fragole in piazza Locarno
01 - 31.05.2017 31°Maggio gastronomico Tre Valli e Bellinzonese
27 - 28.05.2017 Cantine aperte Ticino
LUSSO / BUCHERER
Tutto il mondo Rolex in centro a Lugano
DA DICEMBRE 2016 BUCHERER, LA PRESTIGIOSA CASA LUCERNESE DI GIOIELLERIA E OROLOGERIA, HA APERTO UNA BOUTIQUE MONOMARCA ROLEX IN VIA NASSA 56 A LUGANO, DOVE GLI AMANTI DELL’AMBITO MARCHIO OROLOGIERO POSSONO ACCEDERE ALL’UNIVERSO ROLEX.
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ella nuova boutique, in un lussuoso ambiente arredato nell’elegante stile Rolex, la gamma della casa ginevrina è proposta al gran completo. La direzione della boutique è affidata a Bucherer che mette al servizio della clientela tutta la sua competenza in fatto di consulenza e servizi. Il nuovo negozio di Lugano è un’altra pietra miliare nella storia della collaborazione tra Rolex e Bucherer. Queste due aziende svizzere di grande tradizione hanno avviato negli anni 1920 una collaborazione che è cresciuta fino a rendere il prestigioso marchio di orologi uno dei pila-
stri dell’offerta della casa di Lucerna. A questo riguardo Guido Zumbühl, CEO di Bucherer, afferma: «Da quasi novant’anni Rolex e Bucherer sono uniti da qualcosa che va ben oltre la semplice alleanza commerciale. Condividiamo gli stessi valori, entrambi puntiamo alla massima qualità nel nostro campo e vantiamo una lunga tradizione che reinterpretiamo sempre in chiave moderna. Ecco perché siamo molto lieti di presentare Rolex, un’affascinante icona svizzera, nel cuore di una delle più rinomate mete dello shopping in Ticino, la via Nassa a Lugano».
LUSSO / BUCHERER
del bracciale, senza dimenticare la lavorazione e la finitura. Rolex è anche impegnata attivamente nella promozione delle arti, dello sport e dell’esplorazione così come nel sostegno allo spirito d’impresa e alla protezione dell’ambiente attraverso numerosi programmi di sponsoring e filantropici. Impresa familiare fondata nel 1888, Bucherer è una delle case più prestigiose nel settore della gioielleria e dell’orologeria in Europa. Grazie a un assortimento di gioielli di alta gamma, premiate creazioni e una vasta scelta di orologi di lusso, negli ultimi 128 anni si è conquistata una notevole reputazione presso una clientela internazionale. Bucherer si propone in ubicazioni esclusive con 16 negozi in Svizzera, 9 in Germania, un punto di vendita a Vienna e dal 2013 a Parigi con il più grande negozio di gioielli e orologi del mondo. L’azienda conta un organico di oltre 1.600 collaboratori ed è diretta da Jörg G. Bucherer, rappresentante della terza generazione della famiglia. Rolex, marchio leader dell’industria orologiera svizzera con sede a Ginevra, gode di una fama straordinaria nel mondo intero per la sua perizia e per la qualità dei suoi prodotti. Gli orologi Oyster, tutti certificati Cronometro Superlativo a garanzia delle loro prestazioni e della loro affidabilità, sono simbolo di eccellenza, eleganza e prestigio. Fondato da Hans Wilsdorf nel 1905, il Marchio di Ginevra, pioniere nello sviluppo degli orologi da polso, è all’origine di impor-
tanti innovazioni nel campo dell’orologeria, fra le quali l’Oyster, il primo segnatempo da polso impermeabile presentato nel 1926, e la carica automatica con rotore Perpetual inventata nel 1931. Nel corso della sua storia Rolex ha depositato oltre 400 brevetti. In quanto autentica manifattura integrata e indipendente, progetta e produce internamente tutti i componenti fondamentali dei suoi orologi, dalla fusione delle leghe d’oro all’assemblaggio degli elementi del movimento, della cassa, del quadrante e
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LUSSO / GRUPPO DAMIANI
NELL’INCANTEVOLE CORNICE DEL LUNGOLAGO, L’ESCLUSIVA BOUTIQUE ROCCA È SITUATA NEL CUORE DELLO SHOPPING DEL LUSSO DI LUGANO. NELL’AMPIA GAMMA DI PREZIOSI OGGETTI PROPOSTI, SPICCANO I GIOIELLI DEL GRUPPO DAMIANI.
Gioielli e orologi per distinguersi
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opo aver consolidato la propria presenza sul territorio italiano, nel 2011 Rocca fu la prima catena di orologeria e gioielleria di alta gamma ad uscire dai confini nazionali per aprirsi al mercato internazionale. Disposta su due piani, offre un’ampia selezione dei più prestigiosi brand internazionali. Dedizione al cliente, cultura del servizio ed inconfondibile passione per la qualità sono i valori che la contraddistinguono. La cura e l’attenzione verso la propria clientela si traducono in un’assistenza tecnica eccellente sia durante la vendita, sia dopo l’acquisto. La scelta di personale qualificato e attento, in grado di assecondare con competenza le esigenze e i desideri di ogni cliente, garantisce un servizio veloce e completo.
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Nella boutique di Lugano i clienti potranno accedere ad un’ampia scelta tra i grandi marchi di gioielleria del Gruppo Damiani (Damiani, Salvini, Calderoni, Bliss) e dell’orologeria internazionale (Hublot, Bulgari, Corum) e sperimentare l’alto livello di professionalità e consulenza che contraddistingue Rocca. La boutique è inoltre orgogliosa di presentare al proprio interno un marchio Made in Italy dal fascino incommensurabile: Venini, la più famosa e blasonata vetreria artistica del mondo, nata a Venezia nel 1921. Il marchio, entrato a far parte del Gruppo Damiani lo scorso anno e con il quale condivide i valori di eccellenza, creatività e artigianalità che da sempre guidano la società, si inserisce così tra le eccellenze proposte da Rocca.
LUSSO / PRIMAVERA 2017
Le mille anime di una donna e un uomo sempre in viaggio 01
DI VALENTINO ODORICO PER LA PRIMAVERA 2017 LA MODA PROPONE UNA DONNA CHE SI VESTE CON MOLTEPLICI COLORI, UN UOMO CHE VIAGGIA SENZA SOSTA, PER DUE VISIONI METROPOLITANE MOLTO ACCENTUATE.
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er la nuova stagione che bussa alla porta, gli stilisti propongono uno stile molto variegato, look che pescano dal passato ma che, allo stesso tempo, sono proiettati in modo deciso verso una contemporaneità futuristica. Lo stile sporty è sempre presente, tendenza che ormai si ripropone da diverse stagioni, mixato in modo eccelso a tagli romantici, idee anni ’80, per un insieme molto diversificato. Partendo da un mi-
nimalismo sofisticato che strizza l’occhio a forme tipicamente giapponesi, gli anni ’80 per la moda donna sono veri protagonisti, con spalle molto accentuate, camicie da uomo lunghe che danno un tocco sexy ma comodo. Immancabili le frange: gli anni ’20 vengono rievocati con quelle sottili, le sexy e decise diventano metafora dei nostri giorni. Anche la donna oggi è attenta allo stile sartoriale: la passione per il dettaglio non è solo cosa tipicamente maschile, ma l’abi-
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to realizzato su misura suscita crescente interesse anche nel segmento femminile. Lo streetwear è raccontato da felpe, tute e accessori tipici degli anni ’90, per un gusto metropolitano che presenta una donna dinamica, ma che non rinuncia alla femminilità. In fatto di accessori le borse diventano un completamento al look: idee perfette per essere compagne di viaggio irrinunciabili, pezzi adattabili con diversi colori e outfit, per spostarsi in modo veloce e senza doversi accollare troppe alternative. Le scarpe spaziano dal tacco a quelle basse, pensate anch’esse per essere abbinabili sia con abiti eleganti, sia con proposte casual. Tracolle, pochette, secchielli sono pratiche e originali, mentre lo zaino è nuovamente un must della stagione! Per la moda uomo i designer di tutto il mondo presentano giovani globetrotter, lanciati nella scoperta del mondo, con la
voglia di condividere avventure, stili di vita differenti, con lo zaino in spalla e in continuo movimento. Capi dai tessuti leggeri, accessoriati con tasche e tagli particolari, per un confort senza compromessi. Il denim rimane il tessuto preferito, ma ottimo se indossato smorzando le tonalità e accentuando il look con tocchi di colore. Assolutamente out borselli e marsupi: via libera agli zaini di ogni genere, forma, colore, dimensione e materiale; interessanti le proposte eleganti, perfette sia per il tempo libero, sia per l’ufficio. Per rimarcare la tendenza legata al viaggio, eccezionali i nuovi dei sandali e le stringate molto basse: fuori casa la comodità che si vive tra le mura domestiche. In fatto di dettagli, infine, interessante la visione regale dell’uomo: le perle sostituiscono i bottoni e le collane lussuose danno un tocco principesco anche a look basici.
01 Tricot Chic
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02 Fendi Woman SS2017 03 Luisa Beccaria 04 Canali 05 Moncler Bags Man SS2017 06 Bertoni Bags ManSS2017 07 Bertoni Signature Burgundy
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AUTO / FERRARI CALIFORNIA E F 488
Intramontabile fascino delle vetture cabrio DUE SPLENDIDI MODELLI FERRARI CHE SODDISFANO PIENAMENTE IL PIACERE DI GUIDARE UNA VETTURA PERFETTA D’ESTATE MA ADATTA, GRAZIE ALLE SOLUZIONI TECNOLOGICHE ADOTTATE, PER TUTTE LE STAGIONI. CE LE PRESENTA PAOLO MORA, SALES MANAGER FERRARI PRESSO KESSEL AUTO.
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erché i modelli cabriolet della Ferrari riscuotono tanto successo? «Le moderne vetture cabriolet portano in dote prestazioni, fascino e comfort, specie grazie all’introduzione dei tetti rigidi ripiegabili, sempre più in voga, in grado di abbinare la praticità di una coupé al piacere della guida en plein air. La California è una vettura che in poco tempo ha riscosso uno straordinario successo presso un pubblico di appassionati che vuole disporre di un'auto da utilizzare tutti i giorni, in ogni stagione e condizioni climatica. Inoltre è risultata essere particolarmente apprezzata anche da un pubblico femminile, grazie ai suoi indubbi valori estetici e per le sua facilità di guida, garantita dalle più avanzate soluzioni tecnologiche di assistenza alla guida. La F 488 presenta invece caratteristiche più spiccatamente sportive e risulta essere particolarmente adatta per chi vuole affiancare ad un utilizzo di tutti i giorni anche il piacere di una prova in pista». Con quali caratteristiche si presenta la California? «La Ferrari California è la prima auto del Cavallino Rampante coupé-cabrio-
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let, ovvero ad essere dotata di un tetto in metallo ripiegabile elettricamente. Inoltre la California rappresenta il ritorno del turbo sulle Ferrari (abbandonato alla fine degli anni Ottanta) ma con tecnologie che non fanno rimpiangere il leggendario aspirato prodotto a Maranello. Disegnata da Pininfarina e contraddistinta dallo stile muscoloso e sinuoso che la rende armoniosa sia con il tetto abbassato sia alzato. La Ferrari California, come tutti gli altri modelli della casa di Maranello, racchiude tutta l’esperienza delle corse di Formula 1 e ne declina, per la strada, le innovazioni e le eccellenze. Anche a livello di allestimenti interni l’ispirazione è quella delle corse, predominano dettagli in alluminio e cromature, sedili, cruscotto e tutto il resto è fatto con materiali di pregio sapientemente uniti insieme con la cura artigianale e lo stile su misura tipico della Ferrari». Anche dal punto di vista della potenza la California promette grandi soddisfazioni… «Il ritorno alla sovralimentazione è stato un passo inevitabile per ottemperare alla future normative sulle emissioni inquinanti. Il 4.3 V8 aspirato ha lasciato po-
AUTO / FERRARI CALIFORNIA E F 488
sto ad un V8 da 3.855 cm3 che sviluppa 560 CV e 755 Nm di coppia per un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 3,6 secondi e una velocità massima di 316 km/h. Il tutto a fronte di consumi tagliati in media del 15% rispetto alla precedente California aspirata. Il turbo-lag, il ritardo nella risposta a bassi regimi, viene praticamente annullato grazie soprattutto all’albero piatto (di derivazione F1) e alle turbine Twin Scroll. La spinta crescente è garantita dal cosiddetto “Variable Boost Management” che eroga la coppia in funzione della marcia». E per quanto riguarda invece la Ferrari 488? «La 488 racchiude in sé due vetture: un’affascinante spider dalle forme sinuose e, chiudendo il tetto retrattile in metallo, una aggressiva coupé. La raffinata soluzione della capote rigida (di realizzazione tutt’altro che facile per un’auto con motore posteriore centrale) è ripresa dalla precedente 458 Spider, ma con un vantaggio in più: si può azionare con l’auto in movimento fino a 45 km/h. L’aggravio di peso rispetto alla coupé (la 488 GTB) è di soli 50 kg (25 in meno rispetto a una soluzione con capote in tela), tra l’altro in posizione vici-
na al baricentro, quindi non disturbano il comportamento della vettura nelle curve. E infatti le prestazioni sono pari a quelle della GTB, che monta lo stesso V8 biturbo da 670 cavalli e ben 760 Nm di coppia. Ovviamente in questo caso il grintoso rombo si sente ancora meglio. Identiche le raffinate soluzioni tecniche che riguardano l’aerodinamica (come il flap a controllo elettronico sotto la vettura o lo spoiler posteriore “soffiato”, un brevetto della Ferrari). L’elettronica entra anche pesantemente nella gestione della dinamica di guida, ma senza togliere un briciolo di piacere al “pilota”: cambiando la posizione del manettino si varia la risposta del cambio robotizzato a doppia frizione a sette marce (reso più rapido anche del 40% rispetto a quello della 458), del differenziale autobloccante, del sistema di trazione e degli altri controlli. Potentissimi i freni carboceramici. Ciliegina sulla torta, i sette anni di manutenzione ordinaria gratuiti (come per le altre Ferrari di serie)».
per l’aerodinamica della vettura. E quindi per le prestazioni. L’elettronica gestisce ogni funzione dell'auto (dalla risposte del motore a quella del cambio, passando per il differenziale e per il controllo di stabilità), ma non toglie un briciolo di piacere a chi è alla guida. Infine, per quando riguarda il motore, ottenere tanti cavalli da un motore turbo è relativamente facile. Ma renderlo così progressivo, e limitare il ritardo di risposta a valori da motore aspirato risulta un autentico miracolo compiuto dai tecnici di Maranello».
Perché questa vettura risulta essere così performante? «Pur mantenendo forme pulite (nessuno spoiler sporgente o altri orpelli), la carrozzeria svolge un ruolo fondamentale TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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AUTO / EVOQUE CONVERTIBLE HELLO SNOW
L’auto ideale per vivere la neve
LA EVOQUE CONVERTIBLE HELLO SNOW È DISPONIBILE IN EDIZIONE LIMITATA SUL MERCATO SVIZZERO. SI BASA SUL MODELLO DI PUNTA HSE DYNAMIC E PUÒ ESSERE ORDINATO IN UNA VASTA GAMMA DI COLORI ESTERNI. UN’AMPIA SELEZIONE DI OPTIONALS COMPLETA L’EQUIPAGGIAMENTO STANDARD. CE LA PRESENTA GABRIELE GARDEL, TITOLARE DELL’OMONIMO GARAGE DI PAMBIO-NORANCO.
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a Range Rover Evoque Convertible è una cabriolet per tutte le stagioni. È la perfetta combinazione di un design unico e di una progettazione eccezionale, una nuova dimensione della Range Rover Evoque con un appeal e una desiderabilità ancora superiori. La capote della Evoque Convertible è azionabile con il semplice tocco di un
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pulsante. E funziona a velocità fino a 48 km all'ora. I fari anteriori adattivi Full LED opzionali completano il design dell'auto, unendo un look esclusivo a una migliore illuminazione. Il sistema di infotainment InControl Touch Pro offre un Touch-screen da 10,2" di serie con schermata di avvio personalizzabile, per interagire in modo intuitivo e accedere più facilmente alle tue funzionalità preferite.
AUTO / EVOQUE CONVERTIBLE HELLO SNOW
gli interni. Inoltre, i contenuti tecnici sono di primo piano e le prestazioni notevoli anche con il “meno potente” dei motori disponibili, ossia il 2.0 TD4 da 150 CV; in alternativa, questo stesso turbodiesel è proposto anche nella variante da 180 CV, mentre il 2.0 turbo a benzina ne ha addirittura 240. Del motore si apprezza la prontezza ai bassi regimi, e inoltre monta solo cambio automatico a 9 rapporti (marce). Sono proprio le condizioni climatiche estreme che esaltano le prestazioni di questa vettura. Quando si prova a mettere le ruote su un terreno diverso dall’a-
sfalto, per esempio un prato infangato e con fondi abbondantemente innevati, la Evoque non teme confronto. Particolarmente interessante risulta essere il pacchetto inverno con cui l’Evoque Convertible Hello Snow viene equipaggiata di serie: riscaldamento dei sedili anteriori, Black Pack, Sci Tunnel, frangivento. Il modello speciale è ulteriormente arricchito dai seguenti oggetti esclusivi: un set di ruote invernali, elementi decorativi Hello Snow, 2 giacche esclusive inverno di Haglöfs, thermos, pala per la neve e oggettistica varia.
La Evoque Convertible Hello Snow è una vettura sportiva che abbina notevoli qualità stradali a una buona mobilità nei percorsi accidentati: ha la trazione integrale a controllo elettronico e il sistema Terrain Response per adattarsi ai diversi tipi di fondo. Elegante e lussuosamente rifinita, nei 437 centimetri di lunghezza della c’è un concentrato di stile, sia per quanto riguarda la carrozzeria, sia per TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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Eleganza e adrenalina
DI JOËL CAMATHIAS AL VOLANTE DELLA NUOVA MERCEDES-BENZ CLASSE C 200 CABRIO 4MATIC ARRIVATA DELLA CASA DELLA STELLA L’ENTUSIASMO CRESCE CON IL PASSARE DEI CHILOMETRI.
AUTO / MERCEDES-BENZ CLASSE C 200 CABRIO 4MATIC
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a primavera è alle porte: cosa c’è allora di meglio se non presentarvi un’auto frizzante e dinamica per le belle giornate di sole in cui si può approfittare appieno dell’aria che ti accarezza la pelle? La nuova Mercedes-Benz Classe C Cabrio offre ciò e oltre ad avere delle linee filanti e molto affascinanti garantisce una sicurezza alla guida molto concreta. Sì, la sensazione di fiducia è ben percepibile. Sono partito a razzo nell’emozionante viaggio che mi ha trasmesso questa vettura, ma prima di darvi ancora qualche spunto ringrazio come sempre l’amico e Direttore di Mercedes-Benz Automobili SA (succursale di LuganoPazzallo) Andrea Gianotti, per avermi dato la possibilità di testare per voi questo nuovo modello.
Come vi anticipavo, la sicurezza è anche determinata dal fatto che la nuova Mercedes Classe C Cabrio è dotata dei più moderni ed efficaci sistemi per una guida sicura grazie al pacchetto dinamico AIRMATIC, che permette al veicolo di adattarsi alle varie condizioni dell’asfalto e alle sospensioni pneumatiche che si regolano automaticamente. Se invece parliamo dei sistemi di sicurezza elettronici, ce ne sono per tutti i gusti: per esempio se si optasse per il pacchetto di sistemi di assistenza alla guida Plus, questo comprende un sistema di anti-sbandamento attivo che avvisa il guidatore (tramite leggere vibrazioni allo sterzo o addirittura con interventi frenanti) se si avverte un repentino o accidentale cambio di corsia. Inoltre il Blind Spot Assist attivo visualizza i veicoli negli angoli “morti”.
Non da ultimo l’accattivante design e le forme della nuova Classe C Cabrio sono eleganti ma allo stesso tempo sportive e si percepisce anche al suo interno grazie al perfezionamento del look; oltre all’utilizzo di materiali pregiati e di estrema raffinatezza, dalla console dei comandi fino alle cuciture dei sedili, rivolte anche ad una praticità di utilizzo per non perdere mai l’attenzione alla guida. Avrete ben capito che l’auto provata mi ha entusiasmato, ma non vorrei svelarvi tutti i suoi pregi. Riprendo però uno slogan ufficiale di Mercedes-Benz che semplifica meglio le doti di questa vettura: “I chilometri passano. L’adrenalina sale”.
QUALCHE DATO TECNICO DELLA CLASSE C 200 CABRIO 4MATIC Motore Cilindrata cc. Alimentazione Potenza max. Coppia max.
4 cilindri 1991 benzina 184 cv (135 kW) a 5500 giri 300 Nm a 1200 / 4000 giri
Velocità max. Accelerazione Capacità serbatoio Peso totale Trazione
227 km/h 0-100 km/h: 8 sec. 50 litri 1725 kg integrale
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Paesaggi sonori (e non solo) UN INCONTRO CON CHRISTIAN RIVOLA E FILIPPO ROSINI COSTITUISCE UNA FELICE OPPORTUNITÀ PER PARLARE DI ARCHITETTURA A TUTTO CAMPO, DALL’ATTIVITÀ DI ATELIER RIBO+, UNO DEGLI STUDI DI PROGETTAZIONE E DI DESIGN TRA I PIÙ RICERCATI DEL TICINO, FINO ALLA NUOVA FRONTIERA RAPPRESENTATA DALL’INCONTRO TRA MUSICA E ARCHITETTURA, FINALIZZATO ALLA CREAZIONE DI MODI E FORME DIVERSE DI FRUIZIONE DEI PAESAGGI SONORI CHE CARATTERIZZANO IL TERRITORIO.
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a curiosità mi spinge subito a chiedervi che cosa sono questi paesaggi sonori di cui da qualche tempo vi state occupando… «L’uso del suono – esordisce Christian Rivola – della luce, di elementi materiali e formali dell’arredamento urbano e paesaggistico, la selezione di particolari essenze vegetali, formano una nuova possibile sintesi tra natura, cultura, tecnologia. E suggeriscono forme nuove ed avanzate di qualità urbana. La costruzione di un nuovo paesaggio sonoro può segnare l’avvio di un diverso e più armonioso rapporto tra l’ambiente e chi lo vive. Più analiticamente, come paesaggio sonoro potrebbe essere definita la proprietà acustica di qualsiasi paesaggio in relazione alla percezione specifica di una specie, intesa come il risultato delle manifestazioni e dinamiche fisiche (geofonie), biologiche (biofonie) e umane (antropofonie)».
ARCHITETTURA / ATELIER RIBO + 02
«Da un punto di vista più prettamente musicale – precisa Filippo Rosini – si può intendere sia la totalità del mondo dei suoni, sia le eventuali registrazioni di una sua porzione, esattamente come si definisce un paesaggio visivo e una fotografia che ne ritrae una parte. La musica potenzialmente è ovunque, perché ovunque vi è un suono che crea un paesaggio sonoro, e il suono dell’ambiente può essere fruito e vissuto come musica. Il fatto inoltre che dentro questa ipotetica sinfonia siamo ovunque e costantemente immersi, conferisce all’ascoltatore la facoltà di attivare o disattivare il proprio approccio estetico all’ascolto del paesaggio». Questo vostro ambito di ricerca mi sembra essere particolarmente interessante e stimolante. Avete già vostre esperienze dirette a cui fare riferimento?
possono quindi essere valorizzati anche da un punto di vista acustico, amplificando un canale sensoriale che la cultura occidentale tende oggi sempre più ad emarginare. Abbiamo cercato di realizzare un’operazione di questo genere con il progetto 03
«Ogni paesaggio – prosegue Christian – possiede suoni unici e inconfondibili, come delle “impronte sonore” che descrivono una cultura e che contribuiscono, al pari di altre manifestazioni umane, alla creazione dell’identità locale. Luoghi ed edifici di assoluto valore storico e pregio
denominato “La via del Ceneri”, segmento di una delle 13 vie storiche nazionali - “Via Gottardo”, la cui conclusione è prevista entro Pasqua 2019, così da divenire parte attiva degli eventi in vista dell’inaugurazione della Galleria di base del Ceneri, che avrà luogo a dicembre 2019».
Tutto questo ha comportato anche il restauro di importanti permanenze storiche, come il Mulino del Precassino… «La valorizzazione del Mulino e pesta del Precassino significa aver ridato importanza ad un edificio del passato, che è elemento considerevole per arricchire gli itinerari che consentono di scoprire le vie storiche del versante Cadenazzo-Robasacco-Monte Ceneri, in funzione di un turismo di prossimità riferito all’escursionismo e agli itinerari culturali nel territorio. Oltre alla ricerca storica, è stata data particolare attenzione alla definizione dell’itinerario tematico che ospita l’antico manufatto. La vicinanza con la vecchia strada del Ceneri, e in particolare il ponte ottocentesco iscritto nell’inventario delle vie di comunicazione d’importanza nazionale, permette di organizzare il punto d’incontro, i posteggi e la prima sosta, dove avviene l’introduzione al contesto. Si procede poi lungo l’itinerario tematico della Vecchia Strada del Ceneri verso il mulino. L’anfiteatro naturale che circonda l’edificio, diventa luogo ideale dove sostare e percepire il passato, raccontato anche attraverso i pannelli didattici informativi per poter comprendere tutte le specificità del luogo. Una scelta che, oltre a garantire la comprensione ottimale ai visitatori, estende il luogo e lo trasforma in un vero e proprio magnete del territorio». TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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01 Halle de la Pâla – Bulle (FR) Il padiglione Landy, magnete dell’expo nazionale 1939, diventa l’architettura faro del nuovo quartiere Jardin de la Pâla di Bulle 02 Le tracce sonore, vero “Leit motiv” di Jardin de la Pâla, si compongono nella sala di registrazione ticinese. 03 Centro Somen – Sementina (TI) Lo spazio atrio: accoglie, orienta, identifica e indirizza oltre 04 Villa VRD – Lodrino (TI) Una composizione equilibrata ritma e determina l’architettura e la relazione con il luogo. 05 La via del Ceneri – galleria espositiva tematica Organizzazione didattica espositiva in manufatto autostradale accessorio 06 Halle de la Pâla – Bulle (FR) Progetto multisensoriale per la nuova vita della Halle Landy (expo nazionale - 1939)
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Un tema a voi particolarmente caro è quello della conservazione del territorio… «Il territorio è prezioso e dobbiamo preservarlo per l’avvenire e per il bene di tutti. In base alle caratteristiche naturali, storiche e culturali, vogliamo individuare soluzioni che mantengano e valorizzino un territorio di elevato pregio paesaggistico, con l’evidente obiettivo di reinterpretare e rivitalizzare siti che riacquistano nuovo splendore culturale e territoriale. Così, un intervento che ci coinvolge in modo particolare per le soluzioni adottate, riguarda la riconversione a Bulle, nel Cantone Friburgo, di un vecchio arsenale militare. Gli spazi all’interno dell’edificio Halle Landy – padiglione originale dell’expo universale di Zurigo del 1939, sono stati ricreati su tre livelli rispettivamente destinati ad attività commerciali e artigianali, uffici e a una zona gastronomica, dando vita a dei percorsi che, a partire dal parcheggio, consentono agli utenti un’esperienza multisensoriale, accompagnandoli attraverso gli spazi, le luci, e naturalmente il volume dei suoni, verso una fruizione
degli spazi e degli ambienti che coinvolga contemporaneamente tutti i sensi». Atelier ribo+ vanta molteplici progetti di architettura che spaziano dai nuovi edifici ad interventi di riattivazione del patrimonio costruito… «In effetti, siamo fermamente convinti che gli edifici preesistenti vadano riattivati in modo cosciente e responsabile. Occorre garantire una nuova vita all’essenza della preesistenza nel rispetto del luogo e della sua funzione d’origine. Ciò ha permesso, come nel caso del Centro Somen a Sementina (ex-Clinica Humaine), che ha acquisito nuove funzioni marcando un segno importante nel territorio. A questo scopo, è fondamentale comprendere a fondo le peculiarità rilevanti, che diventeranno il fil rouge secondo il quale operare». E per quanto riguarda i nuovi edifici? «La nostra ambizione è quella di progettare e costruire partendo dal principio di un’architettura che ben si integra nel contesto circostante, rispettosa dell’ambiente e delle esigenze. I punti fondamentali di ciascun progetto vengono definiti in mo-
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do analitico e al contempo armonico, per e - Vie Di comuNicaZioNe NaZioNali garantire soluzioni coerenti, efficaci e senza tempo. Attraverso il dialogo e l’ascolto, cerchiamo di percepire le essenze del luogo, i desideri del committente, i suoi bisogni e le sue preferenze. Con questi presupposti abbiamo realizzato progetti in ambiti diversi, che spaziano per fare solo qualche esempio, da un nuovo hotel a Bulle alla House VRD di Lodrino, fino alla Residenza Dolce Vita a Muralto, quest’ultima in corso di costruzione». schizzo della galleria
Architetto Rivola, come nasce l’atelier ribo+? «Mi sono laureato nel 1995 presso la Scuola Universitaria Professionale di Lugano, quindi ho ottenuto il Master of Architecture presso la SCI-Arc di Los Angeles nel 1998, presentando per la mia tesi la riorganizzazione territoriale. Atelier ribo+ nasce invece nel 1998 a Rivera, per poi spostarsi nel 2009 a Cadenazzo. Oggi l'atelier conta circa 20 collaboratori ed è coinvolto in mandati specifici per comuni e regioni per la realizzazione di nuovi concetti di urbanistica, di paesaggio e di riattivazione, dedicandomi nel contempo all’architettura d’interni, alle trasformazioni di preesistenze, allo sviluppo di nuovi insediamenti e al design. Casa Irma è la sede di atelier ribo+, il laboratorio nel quale le nostre idee e i nostri progetti prendono forma. Una location strategica, ai piedi del Monte Ceneri, in posizione centrale schizzo della galleria
e - Vie Di comuNicaZioNe NaZioNali
schizzo della galleria
schizzo dell’entrata della galleria
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tra i principali poli cantonali del Ticino. Il lavoro è una relazione sociale, per questo motivo gli spazi di Casa Irma sono concepiti per lavorare in condivisione e per comunicare. Tutti lavorano su tutto e ciascun collaboratore porta il suo contributo in atelier». Nel suo caso invece si può davvero parlare di un musicista prestato all’architettura… «In effetti, sono un pianista, direttore di coro e banda, docente di Educazione Musicale per la Scuola Media e fondatore della Filippo Rosini & Co. Music School. Ho iniziato lo studio del pianoforte all’età
di 10 anni e mi sono diplomato in pedagogia musicale nel 2008, per iscrivermi successivamente nella classe di perfezionamento di Alan Weiss presso il Lemmensinstitut di Leuven (Belgio). Ho partecipato attivamente a numerose Masterclass in diversi Paesi, tra cui Finlandia, Israele, Belgio e Italia, studiando con importanti maestri di fama internazionale. Negli ultimi anni, grazie alla mia collaborazione con atelier ribo+, ho avuto la possibilità di indagare in modo approfondito i legami tra musica e architettura: due forme d’arte apparentemente diverse, ma in realtà intimamente simili. Così come l’architettura dà opportuna disposizione a forme e masse nello spazio, creando ambienti che rispondono a scopi ed esigenze diverse, la musica dispone onde sonore, energie di forma diversa nel tempo, creando ambienti interiori e atmosfere che, indipendentemente dagli intenti, suscitano stati d’animo unici. I paesaggi sonori non coinvolgono dunque solo arte e tecnica, ma anche etica ed emozione, in una visione unificante che mira a creare spazi sinestetici. Spazi in armonia con il proprio ambiente, consapevoli della propria storia e cultura, caratterizzati da un’impronta sonora che, con sensibilità, contribuisca a revitalizzarli e reinterpretarli.».
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ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING
Un Ticino di gran lusso
I titolari: Philipp Peter (sinistra) Ueli Schnorf (destra)
UELI SCHNORF, TITOLARE DI WETAG CONSULTING, SPIEGA CHE COSA SIA IL CONCETTO DI LUSSO APPLICATO AL SETTORE IMMOBILIARE E PERCHÉ IL TICINO SIA UNA DELLE DESTINAZIONI PIÙ AMBITE AL MONDO.
P REF. 88306 - Villa Wellingtonia 01 REF. 1078 - Maestosa villa in stile mediterraneo con ampia vista sul lago
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artiamo dunque da una definizione di lusso, naturalmente applicato al vostro settore… «Dobbiamo fare una premessa: il lusso è un concetto relativo, che varia profondamente a seconda dell’ambito territoriale cui si applica. Facciamo subito un esempio, per una residenza di lusso a Durban, Sud Africa, i prezzi partono da 750.000 dollari, in California, a Beverly Hills, per avere una villa bisogna preventivare 8 milioni di dollari. In questo panorama internazionale anche il Ticino occupa una sua precisa posizione, con prezzi per le residenze di lusso che partono da 3-3,5 milioni di franchi».
Anche riguardo le tipologie di mercato del lusso, occorre introdurre precise distinzioni… «Esatto. È necessario distinguere differenti tipi di mercato di lusso. Il mercato primario comprende le abitazioni collocate nelle grandi città, dove la gente vive e lavora; pensiamo a Londra, Parigi o New York, dove ci sono quartieri residenziali con appartamenti o ville di particolare pregio. Il secondo mercato è il cosiddetto resort market e comprende le abitazioni collocate in zone tipicamente destinate alle vacanze; è il caso delle isole caraibiche, dove si acquistano dimore di lusso per trascorrervi, durante tutti i mesi dell’anno, periodi di soggiorno più
A destra e sotto REF. 1019_1 - “Villalta” Una delle proprietà più grandi del Ticino
o meno lunghi. Infine esiste un mercato Life Style e Jet Set dove si collocano quelle destinazioni sempre alla moda, dove la gente può risiedere, ma anche trascorrere periodi di vacanza, spesso questi luoghi offrono una tassazione interessante; un buon esempio di questa tipologia di mercato sono Montecarlo o Algarve (Quinta do lago)». In questo panorama, come si colloca il Ticino? «La caratteristica del Ticino, e il suo assoluto punto di forza, è il fatto che il Cantone riassume tutti e tre i mercati. Vi sono persone che scelgono di risiedervi durante tutto l’anno, altre che ci vivono solamente durante periodi più o meno corti, altre ancora che lo scelgono per le loro vacanze». Questa particolare situazione del Ticino, facilita o complica la compravendita di residenze di lusso? «Da un lato rappresenta una straordinaria opportunità, perché è possibile indirizzare le proprie proposte immobiliari ad un pubblico più vasto ed eterogeneo, dall’altro implica una maggiore professionalità, in quanto occorre elaborare un preciso profilo dei potenziali acquirenti, analizzando in profondità quali sono le loro reali esigenze, ma anche considerando la loro disponibilità e le loro aspettative».
Da questo punto di vista WETAG Consulting può avvalersi di tutti i vantaggi derivanti dal far parte di un prestigioso network internazionale… «Certo. Esistono numerosi network internazionali, molti dei quali insistono per averci come partner. Naturalmente non possiamo essere ovunque, durante gli anni abbiamo optato per quelle reti capaci di dare un vero plusvalore alla nostra società e rispettivamente ai nostri clienti. Al giorno d’oggi rappresentiamo quattro dei più prestigiosi brand in esclusiva. Personalmente partecipo annualmente a tre o quattro congressi organizzati dai nostri partner internazionali, durante questi incontri si analizza nei minimi dettagli l’evoluzione di ogni singolo mercato, le trasformazioni in atto e le prospettive future. Ciò ci consente di avere costantemente una visione aggiornata della situazione, supportata da una elevata mole di dati statistici. Si tratta evidentemente di un grande vantaggio direttamente derivante dall’appartenere a grandi network che propongono ville e residenze di lusso in tutte le più prestigiose località del mondo». Quali sono le ragioni per cui clienti di tutto il mondo scelgono di risiederein Ticino? «Chi viene in Ticino sceglie di usufruire di quelli che sono i tradizionali vantaggi offerti da questa regione, che rappresenta
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ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING
REF. 1078 - Maestosa villa in stile mediterraneo con ampia vista sul lago
WETAG CONSULTING Dal 1973 Wetag Consulting si occupa della vendita delle abitazioni più esclusive del Ticino, al Sud della Svizzera. Per la società é un onore rappresentare i proprietari della case più incantevoli del Ticino, anche perché da molti anni si occupa della vendita di questi oggetti unici, trattando con una clientela internazionale. Wetag Consulting si dedica interamente alla sua clientela, assistendola durante le fasi iniziali della sistemazione, aiutandoli ad adattarsi al nuovo stile di vita qui in Ticino. Il suo team viene scelto in base alle qualifiche ottenute e alla dedizione al lavoro. Con uffici a Lugano, Locarno ed Ascona, un team in grado di parlare 6 lingue diverse e la sua appartenenza alle principali organizzazioni internazionali del settore degli immobili di lusso, Wetag Consulting si impegna totalmente e con successo a presentare sul mercato le proprietà dei suoi clienti ed ad aiutare chi desidera acquistare la propria casa dei sogni.
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un connubio ideale tra stabilità politica, economico-finanziaria e lo stile mediterraneo della “dolce vita”. Il clima gradevole, la natura verde e rigogliosa, il lago di Lugano e il lago Maggiore, insieme alle montagne circostanti, hanno reso quest’area, da decenni, la meta più ambita per turisti e acquirenti provenienti dal Nord Europa. Inoltre, se si considerano: la stabilità politica, finanziaria, il basso livello di criminalità, l’eccellente sistema sanitario, le strutture e i servizi scolastici e pubblici di alto livello, il Ticino risulta essere il posto ideale in cui vivere». Dal vostro osservatorio privilegiato, come giudicate l’andamento attuale del mercato immobiliare degli oggetti di lusso in Ticino? «Diciamo che il mercato risente evidentemente delle condizioni di incertezza economica e finanziaria che affliggono numerosi Paesi al mondo. In più, qui da noi, le votazioni e iniziative degli anni passati, mirati a rendere più difficile la vita di uno straniero benestante in Svizzera, non hanno aiutato ad aumentare la confidenza nella Svizzera come “last safe haven”. Non dobbiamo inoltre dimenticare le conseguenze di un franco molto
forte rispetto a tutte le altre monete. Positivo è invece il ritorno di clienti, come quelli provenienti dalla Germania, che negli ultimi anni erano diminuiti. Comunque la tendenza tra gli acquirenti nel mercato di lusso è rappresentata dalla grande attenzione al valore reale dell’immobile. Gli acquirenti di oggi, soprattutto se sono clienti che vengono dall’estero, sono sopravvissuti alla crisi degli ultimi anni, si informano sui valori reali per non essere costretti a pagare più del necessario e correre così il rischio di non riuscire a rivendere un immobile. Nei prossimi anni saranno molto importanti le misure adottate a livello federale e cantonale per quanto riguarda la limitazione delle possibilità di acquisto di proprietà immobiliari da parte di clienti provenienti dall’estero e il sistema di tassazione. Ogni tanto, mi sembra, che in Svizzera ci si renda poco conto dei grandissimi sforzi che altri Paesi fanno per attirare la clientela benestante e, va detto, molto spesso con un notevole successo».
Riva Antonio Caccia 3, 6900 Lugano Via della Pace 1 a, 6601 Locarno Via Beato Berno 10, 6612 Ascona www.wetag.ch www.journal.wetag.ch info@wetag.ch +41 (0) 91 751 31 06
ARCHITETTURA / MG IMMOBILIARE
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a MG Fiduciaria Immobiliare, forte della sua ventennale storia e presenza nel territorio Ticinese, che obiettivi ha e che cosa si è preposta per il 2017? Il nostro obiettivo può essere riassunto nella “massima soddisfazione del cliente”. Ecco il principale ed unico scopo che da sempre ci siamo prefissati. Il cliente rappresenta per noi il perno centrale, attorno a cui ruota tutta l’organizzazione e lo sviluppo dell’azienda e che ha fatto sì che oggi la MG veda riconosciuto un ruolo di primo piano nel panorama del mercato immobiliare, forte degli oltre 20 anni di pre-
senza indiscussa sul territorio ticinese. I mutamenti in atto richiedono un adattamento nei comportamenti che bisogna comprendere e valorizzare, volti al soddisfacimento degli obbiettivi dei nostri clienti. Clienti oggi, più attenti all’investimento, informati sulle dinamiche immobiliari in atto e molto più esigenti nel richiedere servizi di qualità. E` necessario sapere emergere e differenziarsi con nuovi servizi, con un brand riconosciuto ed affermato e un ricco portfolio immobili che riesca a rispondere ai bisogni del mercato e a far incontrare al meglio domanda e offerta, garantendo nel tempo l’investimento stesso.
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Residenza Optima, Montagnola: tra esperienza ed innovazione IN OCCASIONE DEL 25 ESIMO ANNIVERSARIO DEL GRUPPO NEW TRENDS, PROPONIAMO IN ANTEPRIMA UN PRODOTTO CHE È LA SINTESI DI DUE PUNTI DI VISTA SINERGICI: IL PRIMO, L’ESPERIENZA PROVENIENTE SIA DALLA COSTANTE PRESENZA SUL MERCATO SIA DALLA REALIZZAZIONE DIRETTA DI PROGETTI IMMOBILIARI; IL SECONDO, UNO SGUARDO PROSPETTICO VERSO IL FUTURO CON L’UTILIZZO DELLE NUOVE TECNOLOGIE. SI TRATTA DELLA RESIDENZA OPTIMA, UBICATA NELLA SPLENDIDA COLLINA D’ORO. LA PROPOSTA SI FONDA SU VALORI PER NOI FONDAMENTALI: OTTIMIZZAZIONE “LEAN”, INNOVAZIONE, SOSTENIBILITÀ. UN IMMOBILE ALL’AVANGUARDIA CON UN IMPORTANTE VALORE AGGIUNTO PER L’UTENTE FINALE.
La Location La location è privilegiata per la tranquillità e la presenza di verde: situato nell’esclusivo e soleggiato quartiere di Arasio, il terreno è caratterizzato da una strada di accesso a fondo cieco, un parco giochi sul retro, una collina verde con divieto di edificazione da una parte, un declivio piantumato dall’altra. Elementi che fungono da cornici idilliache per quest’angolo di paradiso a vocazione unicamente residenziale, ideale per le famiglie. La zona, conosciuta specialmente per rinomate scuole internazionali come TASIS (dai 4 ai 18 anni) e Franklin University (studi universitari),
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è ben servita: nel raggio di pochi minuti troviamo infatti tutti i servizi principali (ristoranti, SPA/Wellness, supermercati, ecc.) ed un facile accesso ai trasporti (aereo, ferrovia, autostrada). Le tecnologie Per la Residenza Optima abbiamo selezionato le più avanzate tecnologie, integrando vari elementi in maniera sinergica. Il primo è l’utilizzo di energia solare, gratuita e pulita, grazie ai pannelli fotovoltaici: l’area in cui si situa la residenza ha un soleggiamento tra i più elevati in Svizzera ed un’esposizione in pieno sud. Il secondo importante elemento tecnologico utilizzato è la pompa di calore a sonde geotermiche, che ha il grado di prestazione migliore sul mercato (4,5:1). Il terzo elemento fondamentale è l’integrazione di un sistema di accumulazione elettrica di ultima generazione del tipo “Tesla Powerwall”, in grado di conservare l’energia raccolta dai pannelli e non utilizzata, per poi metterla a disposizione quando non c’è irraggiamento solare. Altro tema fondamentale è la mobilità urbana pulita e sostenibile: per questo motivo abbiamo previsto per ogni utente e con contatore separato una presa di 380 V per caricare veicoli elettrici, che permetterà di fornire una percorrenza di ca. 55 km per ogni ora di ricarica (per automobili elettriche ad alta performance tipo Tesla).
ARCHITETTURA / NEW TRENDS
Non da ultimo all’interno del “pacchetto tecnologico” della Residenza Optima abbiamo selezionato con cura una tecnologia domotica intuitiva e modulare, in collaborazione con una ditta svizzera; la stessa ha brevettato un sistema “agile” ed innovativo che a differenza di altri garantisce una maggiore flessibilità, minor costo ma soprattutto non “invecchia” con il tempo e permette di essere aggiornato con estrema semplicità. Questo sistema consente di monitorare i consumi in tempo reale, individuando subito gli sprechi di energia. Sequenze/ scenari programmati e personalizzabili consentono un notevole risparmio di tempo ed evitano spiacevoli dimenticanze; con un semplice click si controllano impianto di allarme, chiusura di serramenti, modulazione temperatura e luminosità dei locali, controllo del fumo/ aria, e molto altro ancora.
Il Progetto L’immobile si articola su 3 livelli e comprende 5 sole unità abitative con superfici da 135 a 250 m2; 2 appartamenti di 4 ½ locali, 2 appartamenti di 3 ½ locali ed un vero attico di 7 ½ locali con grande roof garden e piscina ad uso privato sul tetto. La scelte architettoniche sono state studiate in ottica “lean thinking”, in base ai feedback del mercato raccolti in 25 anni di esperienza: ampie metrature e grandi terrazze, lavanderia al piano, giardini pianeggianti, cucine open-space ma facilmente richiudibili. Fondamentale è la personalizzazione delle finiture, che già da capitolato sono di elevata qualità. I fornitori sono affermate ditte ticinesi, con showroom dedicati al progetto che permetteranno agli interessati di “toccare con mano” le finiture ed essere consigliati al meglio da professionisti del settore.
L’integrazione intelligente di questi elementi tecnologici si traduce in notevoli vantaggi per gli utenti: un risparmio fino al 75% rispetto ai costi dei sistemi energetici tradizionali, un azzeramento dei rumori (la pompa di calore geotermica è assolutamente silenziosa), aria pulita grazie all’assenza di fumo e di odori emessi da idrocarburi. In sintesi: energia pulita a basso costo generata da sistemi che necessitano poca manutenzione ed hanno una durata di vita di molto superiore alla media.
In conclusione, Residenza Optima è un investimento immobiliare di qualità e con una visione a lungo termine in cui i concetti di sostenibilità, tecnologia e qualità si fondono armonicamente, permettendo all’utente finale di approfittare già oggi dei vantaggi di un futuro ormai prossimo.
01 Salvatore e Andrea Bellomo, direttore e vicedirettore del gruppo New Trends SA Foto: Alexandre Zveiger
NEW TRENDS IMMOBILIARE FIDUCIARIA Via Pretorio 11 6900 Lugano Tel. +41 (0)91 921 00 31 www.new-trends.ch Maggiori informazioni riguardo al progetto su www.optima-residence.ch
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ARCHITETTURA / BRÜLHART&PARTNERS
Valutazioni immobiliari in tutta la Svizzera
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a crescita della vostra attività continua adesso con questa nuova apertura… «Dopo il consolidamento nel mercato nel sud della Svizzera, abbiamo ampliato il nostro campo di mercato con l’apertura, a partire dal 1 febbraio, di una nuova filiale a Zurigo. In tal modo Brülhart&Partners, in qualità di azienda di supporto e di consulenza, andrà a coprire, oltre che l’intero Canton Ticino e i Grigioni, anche la Svizzera interna».
LA SOCIETÀ DI PASCAL BRÜLHART ESTENDE LA PROPRIA PRESENZA SUL TERRITORIO ELVETICO E APRE UNA SEDE ANCHE A ZURIGO.
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Per la nuova sede vi siete avvalsi delle migliori competenze… «Abbiamo scelto di affidare la responsabilità della nostra filiale zurighese ad una persona di grande competenza come Beat Ochsner, che vanta oltre vent’anni di esperienza nel campo delle valutazioni immobiliari in KPMG per conto di Casse Pensioni, fondi immobiliari, fondazioni e, naturalmente, anche clientela privata. In questo modo contiamo di portare anche nella parte svizzera di lingua tedesca la nostra filosofia aziendale basata interamente sul servizio ai clienti. Il nostro lavoro è caratterizzato infatti da alta qualità, dinamicità, professionalità, tempestività e flessibilità»
ARCHITETTURA / BRÜLHART&PARTNERS
Si conferma dunque il vostro ruolo di primo piano nel campo della consulenza immobiliare professionale e nella valutazione immobiliare… «Fin dall’inizio della nostra attività ci siamo proposti di entrare in questo segmento come partner altamente qualificato e puntiamo a soddisfare il più possibile le esigenze del nostro cliente. La nostra azienda è una delle prime affermatasi con successo nei mercati locali del Ticino e dei Grigioni come provider di servizi, indipendente e neutrale nel campo dell’economia immobiliare. Ad altri fornitori di servizi quali l’agente immobiliare, l’amministratore e il responsabile di progetto offriamo il nostro supporto fornendo loro la nostra consulenza in qualità di partner senza concorrere con loro».
Dal 2013 Brülhart&Partners pubblica la ricerca “ProperTI Market” che si è in breve affermata quale autentica “Bibbia” per tutti gli operatori del settore… «Tutto nasce dall’esigenza di offrire al mercato immobiliare uno strumento che fosse al tempo stesso professionale e neutro, e utilizzando metodologie di analisi corrette e verificate, elaborate in collaborazione con docenti dell’USI, potesse fornire un quadro aggiornato e attendibile riguardo ai prezzi di vendita e agli affitti». Il progetto ha riscosso subito ampi consensi e si è rapidamente arricchito nel corso degli anni… «In breve tempo il Report è cresciuto nella quantità e nella qualità dei dati presentati e ha ricevuto il riconoscimento, tra gli altri, della SVIT Ticino, della SUPSI e del Cantone, a testimonianza della precisione e dell’obiettività con cui la ricerca è stata condotta. Di edizione in edizione è sempre aumentato il numero dei comuni rappresentati e questo nonostante il fatto che la raccolta di dati nei comuni più piccoli con poche transazioni risulti particolarmente difficile. Oggi questo studio si trova sui tavoli di tutti coloro che a vario titolo hanno a che fare con il mercato immobiliare e, ciò che più conta, è unanimemente riconosciuta la completezza, la serietà e l’attendibilità dei dati che in esso vi sono contenuti. Una bella scommessa vinta che ci riempie d’orgoglio e premia il lavoro svolto in questi anni da me e da tutti i nostri collaboratori».
Sedi: Via Vanoni 4 6900 Lugano 091 922 52 02 Neu/nuovo Räffelstrasse 10 8045 Zürich 044 455 69 99 Via Maistra 7 7500 St. Moritz 081 832 16 6
Immobilien Investments
Real Estate Investments
Investimenti immobiliari
ricerca di mercato immobiliare
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AZIENDE / RICCARDO MONTI
Consiglio ai giovani di viaggiare INTERVISTA A RICCARDO MONTI, SENIOR PARTNER E MANAGING DIRECTOR DI THE BOSTON CONSULTING GROUP.
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enendo conto della sua esperienza maturata in tanti anni ai vertici di uno dei più importanti gruppi mondiali, quale ritiene possa essere il ruolo della consulenza strategica a fronte di un sistema economico e un’organizzazione della società in rapida trasformazione come quella attuale? «Il nostro ruolo è sempre stato quello di supportare la crescita e lo sviluppo del sistema industriale italiano, in Italia e all’estero, un sistema che ha una serie di caratteristiche che sono riassunte, in particolare, in un tessuto formato o da aziende tendenzialmente famigliari o grandi multinazionali di origine pubblica, inserite in un sistema bancario non senza limiti. Quindi il nostro impegno si catalizza intorno a questi poli. Svolgiamo una funzione di accompagnamento delle une e delle altre verso nuove geografie, nuovi sistemi e nuovi prodotti/ servizi tenendo conto che il nostro Paese, pur sempre la seconda manifattura europea, registra un problema sul mercato domestico, che cresce a passo rallentato rispetto a quelli del continente. Di conseguenza diventa sempre più importante andare a posizionarsi per competere non solo in Europa, ma in Nord America, America Latina, Asia, Cina. In Italia, poi, permangono, in realtà grandi, e meno grandi leadership tecnologiche e di talento molto rilevanti. La dimostrazione è data dal comportamento di una serie di investitori stranieri che non smettono di puntare sul nostro si-
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stema, nonostante le differenti complessità. Un caso esemplificativo è quello di General Electric che, negli anni ‘90, rilevò Nuovo Pignone, in seguito Avio e oggi ha oltre 12mila dipendenti, con un livello di soddisfazione su queste acquisizioni assai elevato e dei centri di competenza mondiali che sono a Torino e Firenze nell’ambito delle turbine Oil&Gas. Questo perché resistono dei patrimoni di contenuto tecnico-ingegneristico di prim’ordine come ad esempio il 3D printing di Cameri. Questo fa sì che, da un lato si segua l’internazionalizzazione, l’espansione delle multinazionali italiane pubbliche e private, dall’altro lo sviluppo degli investimenti stranieri importanti in Italia con temi che vanno dalla strategia, alla digitalizzazione dei processi, l’efficienza, acquisizioni, finanza straordinaria, M&A, revisione dei processi accompagnando le realtà nei percorsi di sviluppo e crescita. Tutto ciò potendo offrire, come The Boston Consulting Group, un network e talento che forse nessuno è in grado di offrire con 85 uffici in 48 paesi, in una Partnership unica e integrata, un network di più di mille partner, 12 mila consulenti su 18 Practice industriali e funzionali». Uno dei problemi che affliggono le aziende riguarda il ricambio generazionale. Quali sono i problemi che incontrano i giovani dirigenti ai vertici delle aziende, costringendoli non di rado ad emigrare all’estero? «L’argomento è certamente di rilievo. In Italia esiste ancora una questione legata
AZIENDE / RICCARDO MONTI
al ricambio generazionale all’interno delle aziende, in particolare nelle cosiddette “multinazionali tascabili”. E’ una sfida molto importante perché, in molti casi, si è rilevata difficile da gestire. In particolare, è emersa quando il fondatore o la famiglia alla seconda generazione, e di passaggio, alla terza si accorge
che la complessità del business è tale per cui è necessario staccarsi dall’azienda e cercare un manager esterno che, però, va messo nelle condizioni di lavorare. Ci sono diversi episodi in cui questo non è avvenuto per cui il manager è rimasto un anno e poi se n’è andato, con un ritorno in sella di diverse espressioni della famiglia. Di contro annoveriamo anche casi positivi in cui si è creato un equilibrio virtuoso e fruttuoso tra management e famiglia e/o fondatore e in cui gli attori hanno saputo ritagliarsi ruoli distinti e autonomi, tuttavia collaborativi e complementari. Purtroppo, spesso, il fondatore non riesce a fare un passo indietro e delegare un manager e questa è la cartina di tornasole di una successione che sia più o meno di successo. Se la successione è positiva, positivi sono gli effetti, altrimenti la ricaduta è potenzialmente deleteria. La mia sensazione è che la Germania, che nel dopoguerra aveva un tessuto in-
dustriale simile a quello italiano e che oggi ha livelli di competitività e di dimensioni delle aziende assai differenti da quelle italiane, sia riuscita a gestire con maggior successo questa trasformazione. Merito a mio avviso anche della governance davvero duale delle imprese tedesche. Una dualità che non è fittizia e
creata solo per soddisfare la necessità di distribuire delle sedie. In molte aziende tedesche la famiglia siede tipicamente nel Consiglio di Sorveglianza, mentre nel Consiglio di Gestione siedono i manager che hanno interesse allo sviluppo e crescita dell’azienda perché questo garantisce per loro assunzione di potere e importanza. Questo ha permesso un naturale allontanamento della famiglia in favore del management, mentre in Italia talvolta la famiglia preferisce garantirsi il 100% della propria realtà per continuare ad amministrarla secondo piacere senza dover rendere conto a nessuno piuttosto che un manager a cui certe cose non interessano. Un tema importante non solo in termini di competitività di sistema, ma anche di capacità di mantenere i talenti italiani. Un manager italiano di talento che lascia un’azienda di famiglia, e non si ricolloca, va all’estero. Il talento non resta se oppresso tutti i giorni dal fondatore,
va dove il talento si cerca, va nel mondo. Questo è un grande limite dell’imprenditoria italiana. L’evidenza è la quasi totale assenza di public company. Non funziona nel lungo termine una gestione che veda sempre qualcuno della famiglia in posizione di Presidente, Vice Presidente, o Amministratore delegato». Lei è stato di recente eletto alla guida dell’associazione degli ex-alunni della Bocconi. Quale consiglio si sentirebbe di dare loro, in funzione del raggiungimento di una formazione per entrare con adeguate competenze nel mondo della consulenza aziendale? «La Bocconi è una scuola eccellente, la migliore facoltà di Economia del paese, la cui SDA Bocconi school of management è stata riconosciuta come sesta tra le migliori business school d’Europa nell’ultimo ranking del Financial Times, e con elevatissimi livelli di eccellenza per Master of Science come quello in Finance (al 9° posto nel mondo del ranking di FT) e International Management (11° al mondo). Il laureato Bocconi, a un anno dal diploma, ha un impiego nel più del 94,3% dei casi. Il 25% trova lavoro all’estero a testimonianza sia della competitività dei laureati Bocconi sia dell’elevato grado di internazionalizzazione dell’ateneo. E noi li raggiungiamo con i nostri 50 chapters offrendo servizi di career advise, continuous learning, opportunità di giveback e fundraising. La Bocconi ha 13.700 studenti on campus, di cui il 13,8% sono stranieri, a tutti offriamo le competenze per navigare nella complessità contemporanea, formando talenti italiani a prescindere da dove siano nati. Uno dei nostri mantra è servire questi talenti in giro per il mondo, perché il talento Bocconi viaggia».
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AZIENDE / CENTRO SCOLASTICO PER LE INDUSTRIE ARTISTICHE (CSIA)
Preparare ai mestieri dell’arte
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ISTITUTO D’INSEGNAMENTO PROFESSIONALE DEL CANTONE TICINO, FORMA I PROFESSIONISTI NEL SETTORE DELLE ARTI APPLICATE IN FORMAZIONE DUALE E A TEMPO PIENO NELLE SEZIONI DELLA SCUOLA D’ARTE APPLICATA SAA. OSPITA INOLTRE LA SCUOLA CANTONALE D’ARTE, UN ANNO POST DIPLOMA PER L’OTTENIMENTO DELLA MATURITÀ PROFESSIONALE ARTISTICA, NONCHÉ LA SCUOLA SPECIALIZZATA SUPERIORE DI ARTE APPLICATA E IL CORSO PROPEDEUTICO PER L’ACCESSO ALLE SUP. CE NE PARLA IL SUO DIRETTORE, ROBERTO BORIOLI, DOCENTE E PROFESSIONISTA DELLA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE E D’IMPRESA.
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ogliamo innanzitutto dire che cosa è il CSIA? «Questo Centro è nato più di cinquant’anni fa e da allora è cresciuto come scuola professionale, fortemente radicata nella realtà territoriale ticinese, ma aperta a sollecitazioni e stimoli di portata non soltanto locale, che impartisce un insegnamento volto a sviluppare una solida competenza di base, ad esercitare le capacità critiche e la sensibilità di coloro che scelgono quest’ambito di studio, a dare spazio alle abilità personali, integrandole in un contesto pratico e professionale. Il CSIA offre corsi regolari seguendo il calendario scolastico cantonale. La formazione avviene in aula e in laboratorio e prevede l’integrazione di materie teoriche con materie artistiche e pratiche. Il corpo insegnante comprende docenti a tempo pieno e docenti a tempo parziale, professionisti che mantengono uno stretto contatto con la realtà delle imprese o che operano in specifici ambiti artistici».
Chi esce dal CSIA quali possibilità ha di proseguire negli studi? «Il CSIA prevede diversi percorsi formativi, in costante adeguamento secondo le necessità del mercato. L’ottenimento della Maturità professionale o della Maturità artistica apre le strade agli altri istituti di formazione superiore, quali il Dipartimento Ambiente Costruzioni Design della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (DACDSUPSI), le altre Scuole universitarie professionali svizzere e le Accademie di belle arti. Le possibilità di proseguire gli studi all’estero dipendono dalle specifiche condizioni di ammissione degli istituti prescelti. Inoltre, i titolari di Attestati federali di capacità nelle professioni
delle arti applicate possono proseguire la loro formazione nel web design, nella computer animation e nell’industrial design presso la Scuola specializzata superiore (SSS_AA) con sede proprio al CSIA o presso altri istituti di livello terziario non universitario, in Svizzera». Da un punto di vista pratico e concreto, quali sono gli ambiti professionali verso cui si rivolge la formazione del CSIA? «La nostra ambizione è quella di una formazione di base indirizzata a coprire il maggior numero di “mestieri” che si collocano nel grande ambito del design e dell’arte applicata. Così, per esempio, chi si indirizza verso la creazione di tessuti può trovare un’occupazione nell’ambito della moda lavorando in proprio oppure in laboratori artigianali. Quasi sempre è contemporaneamente ideatore, esecutore ed anche promotore del proprio prodotto. La progettazione dei tessuti comprende, oltre all’elaborazione di schizzi e disegni, la ricerca di materiali, colori e intrecci appropriati attraverso vari procedimenti tecnici, in 01
AZIENDE / CENTRO SCOLASTICO PER LE INDUSTRIE ARTISTICHE (CSIA)
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01 Esposizione dei manifesti significativi della grafica in Ticino. 02 Super realtà. Uno spazio infinito opera di Ilaria Alessi, Liceo artistico CSIA (esame di Progetto di cultura artistica).
Non ultimo, il Decoratore 3D, con un corso si cui si formano i professionisti nell’ambito dell’allestimento di punti vendita e di stand, nonché della comunicazione promozionale, unendo la conoscenza delle tecniche tradizionali (disegno, pittura, costruzione di modelli ecc.) alle applicazioni digitali». alcuni casi avvalendosi anche del computer. Altra professione, in questo ambito è quella del tecnologo tessile (design) per prodotti che vanno dall’arredo all’abbigliamento. Si tratta di una figura professionale importante perché progetta e realizza il disegno su carta di quanto verrà stampato su tessuto. Un percorso formativo “storico” della scuola è quello che prepara al lavoro di grafico, con l’apprendimento delle basi della comunicazione visiva. La realizzazione di un prodotto grafico necessita infatti di una somma di competenze in diversi settori: conoscenze di percezione e comunicazione visiva, tecniche di stampa, disegno digitale, applicazioni di teoria del colore, basi di storia dell’arte, illustrazione, fotografia e altro ancora». Un’attenzione particolare della scuola è rivolta alle nuove professioni legate anche all’informatica… «Infatti. Di recente abbiamo introdotto un percorso didattico di base per diventare Interactive media designer, con l’applicazione delle basi della comunicazione visiva al mondo digitale dell’inte-
rattività multimediale, al fine di poter operare in qualità di progettista nel campo della grafica digitale, dell’illustrazione 2D e 3D, della fotografia, della grafica per il video e per le applicazioni fondate sulla tecnologia della rete». Altri ambiti professionali a cui preparate gli allievi? «Abbiamo il Disegnatore con orientamento in architettura d’interni, cioè un collaboratore tecnico e creativo dell’architetto di interni in grado di collaborare a progetti di arredo, elaborare piani esecutivi e di dettaglio mediante programmi CAD, ed eseguire schizzi, prospettive e rendering digitali. E, ancora, il Pittore di scenari, nel qual caso l’arte visiva si abbina alla scenografia. È una professione dove si impara a padroneggiare le tecniche di pittura (antiche e nuove) applicandole nell’ambito scenico, per allestimenti teatrali, studi televisivi, riprese e filmati. Il diplomato è in grado di eseguire lavori di decorazione murale ex-novo, anche di grande formato, conoscendo la peculiarità degli “stili decorativi storici” e valorizzando al meglio ambientazioni e soggetti.
Nell’ambito del CSIA è operativa anche la Scuola cantonale d’arte. Di che cosa si tratta? «Il Liceo artistico del CSIA – che ha come finalità prioritaria la preparazione per l’accesso alle Accademie di Belle Arti e alle Scuole Superiori d’Arte – da settembre opera come Scuola cantonale d’arte (risoluzione governativa del 18 marzo 2014). Questa trasformazione comporta un nuovo curriculum di tre anni più uno: alla fine dei tre anni una prima sessione di esami permetterà allo studente di ottenere un Certificato di cultura generale; al termine dell’anno successivo egli potrà conseguire il titolo di Maturità specializzata artistica e il titolo di Maturità artistica di diritto cantonale. L’originaria Maturità artistica di diritto cantonale viene conservata con gli accessi, per esempio, all’Accademia di Architettura di Mendrisio (condizionata a un colloquio e a un esame di matematica), alla Facoltà di Scienze della Comunicazione di Lugano (con colloquio), alla Facoltà di Teologia di Lugano e al suo Istituto di Filosofia Applicata (con colloquio e iscrizione ai corsi di latino e greco)». TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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03 Studio di personaggio. Computer animation, Scuola superiore CSIA. 04 Ordito al telaio. Atelier di ricerca per Creatori di tessuti. 05 Disegno di costruzione e modello sul tema della scala. Disegnatori.
Al di là dell’organizzazione della didattica, quali sono i punti di forza della vostra scuola? «Alcuni dati accertati stanno a dimostrare la qualità della nostra formazione di base: il 70% dei diplomati di primo livello sceglie di proseguire gli studi e il tasso di entrata nel mondo del lavoro aumenta notevolemente in seguito a una specializzazione superiore. Questo elemento è confermato da decine di operatori economici con cui abbiamo continuativi rapporti e che accolgono già nella fase formativa i nostri allievi per stages nelle loro aziende. Anche il lavoro di diploma della nostra Scuola specializzata superiore (SSS_AA) è spesso concordato con le aziende che ci affidano un mandato specifico. Tutto ciò dipende in buona parte dalle serietà con cui siamo arrivati a definire dei profili professioni che corrispondono alle esigenze del mercato del lavoro, a livello cantonale e non solo».
Si può dunque dire che negli anni il CSIA è riuscito a raggiungere un proficuo equilibrio tra una solida preparazione teorica e una cultura generale da un lato e una marcata operatività dall’altro… «Questo almeno è il nostro obiettivo. Smentendo un certo luogo comune che vuole una scuola d’arte un luogo dove si sviluppa una creatività fine a sé stessa, crediamo invece che i talenti naturali che molti ragazzi hanno debbano essere coltivati con il metodo, l’applicazione e un’educazione al confronto con le persone e con la realtà all’interno della quale siamo tutti chiamati ad operare. Il problema non è tanto quello di avere delle idee buone, ma di stimolare i ragazzi ad esprimerle e a metterle in pratica».
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Possiamo chiudere questa intervista dando alcune notizie riguardo all’esperienza professionale che l’ha portata alla guida del CSIA? «Mi sono laureato nel 1986 al Dams di Bologna, ho conseguito un Master of advanced studies in gestione della formazione all’USI, sono diplomato quale insegnante di Scuola specializzata superiore. Ho 12 anni di esperienza nella comunicazione bancaria e 10 anni di attività quale consulente di comunicazione. Dal periodo dei miei studi mi occupo di sistemica della comunicazione e analisi del coordinamento dell’immagine, di strategia di mercato, di semiologia e metodologie progettuali creative, nonché di cura delle relazioni umane e comunicazione interpersonale. Al CSIA sono approdato nel 1997, poi nel 2008 ho assunto l’incarico di vice direttore e quindi direttore a partire dall’anno successivo. Dal 2015 sono Presidente della Conferenza dei Direttori delle Scuole svizzere di arte applicata, Swiss Design Schools».
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SEZIONE:
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SEZ.B-B
DISEGNATRICE INDIRIZZO ARCHITETTURA D'INTERNI
MATERIA:
ALLIEVA:
DOCENTE:
DATA:
DISEGNO DI COSTRUZIONE
R.ZUCOLO
GAIA PAGNAMENTA 4DAa
19.01.2016
PIANO D'AMBIENTE
CASALE IN TOSCANA
PROPOSTA SCALA 1° PIANO
SCALA:
FUORI FORMATO
AZIENDE / BIOTECNOLOGIE
Nasce MedTech, nuovo polo per la ricerca DI SILVANO COLETTI POCHI MESI FA IL CONSIGLIO COMUNALE DI LUGANO HA ACCETTATO ALL’UNANIMITÀ DI PARTECIPARE ALL’ACQUISTO DI MIZAR. NON STIAMO PARLANDO DELLA STELLA DELLA COSTELLAZIONE DELL’ORSA MAGGIORE MA DEL BEN PIÙ VICINO PALAZZO UBICATO NEL QUARTIERE DI MOLINO NUOVO A LUGANO, FUTURA SEDE DI UN NUOVO POLO DEDICATO ALLA BIOTECNOLOGIA E ALLE SCIENZE DELLA VITA.
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i fatto, l’acquisto di questo stabile permette di ospitare sotto un unico tetto, e in prossimità del campus universitario, gruppi di ricerca e istituti dediti alla biotecnologia e alle scienze della vita. Il progetto, finanziato dalla Città di Lugano, dalla Fondazione Cardiocentro Ticino e dalla BancaStato, costituisce un tassello importante anche per il potenziamento della futura Facoltà di scienze biomediche dell’Università della Svizzera Italiana. Certamente questo è per il Cantone Ticino uno dei settori chiave dal potenziale più rilevante e che gode di un’elevata quota di esportazioni presentando tassi di innovazione molto importanti. Oltre ad importanti realtà industriali già attive nell’ambito farmaceutico e della produzione di apparecchiature medicali, il Ticino presenta in questo campo un ambiente di rilievo, grazie ad iniziative come l’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB), l’Instituto Oncologico della Svizzera Italiana (IOR), l’EOC con il Neurocentro, il Cardiocentro e la Fondazione per la ricerca cardiologica (FCRE). L’obiettivo che a Lugano questo polo MedTech intende perseguire è perfettamente integrabile al progetto universitario, puntando più concretamente verso una saldatura con il mondo dell’impresa sotto il segno dell’innovazione. In altri termini, si intende promuovere l’intero settore della ricerca medica, biomedica e biotecnologica, coinvolgendo istituti di ricerca indipendenti, gruppi affiliati alla
SUPSI o ad altre realtà accademiche non solo ticinesi, dipartimenti R&D di aziende del settore medico e biomedico, di mettere a disposizione dei ricercatori spazi e servizi, di incoraggiarne sinergie e collaborazioni, di attrarre investimenti e lavoro qualificato e iperqualificato, di favorire la crescita di start-up e spin-off. La biotecnologia è un campo interdisciplinare e lo diverrà sempre più grazie a network di altissimo valore che vedranno relazioni mai immaginate tra diversi ambiti industriali e la fusione di diverse tecnologie. Per questo la filiera delle biotecnologie e delle scienze della vita è strategico per ogni ambito industriale e terziario. Il modo più semplice per capire quanto siano oggigiorno interconnesse le diverse discipline e quanto sia importante comprenderne visualmente le relazioni è quello di leggere la mappa costruita da un noto ricercatore inglese Ismael Rafols che insieme ad alcuni suo colleghi ci dice che la struttura dell’industria e del commercio mondiale vanno oramai letti in maniera del tutto nuova. Le conoscenze relative al genoma e la drammatica evoluzione tecnologica stanno cambiando la medicina più velocemente di quanto molti potessero pensare. Il costo di un sequenziamento di un genoma sta precipitando, avvicinando questa scienza alle cure sanitarie in un orizzonte compreso tra 5 e 10 anni. La scienza dei materiali ed alcune impensabili imprese industriali stanno sostenendo la ricerca contro i tumori grazie a in-
novativi materiali con una struttura tanto piccola da chiamarsi nanomateriali: questi possono essere iniettati nel corpo umano per raggiungere il tumore ed eliminarlo oppure possono essere indispensabili per costruire materiali dalle proprietà indispensabili per essere utilizzati come protesi. L’informatica sta rivoluzionando il modo di fare ricerca anche nel campo della medicina. Oggi è possibile simulare il funzionamento di farmaci ancora non in produzione con evidenti risparmi di tempo, soldi e test sia su animali sia su uomini. Per questi motivo la nascita del polo luganese è importantissima e non va letta limitatamente al settore di cui sembra occuparsi in primis. Ma Mizar e l’intero polo andranno sviluppati secondo standard internazionali: si possono attrarre capitali, nuove imprese, sia startup sia già attive commercialmente con prodotti e risorse umane dall’estero. E su questo si possono creare nuove professionalità e posti di lavoro. In via del tutto teorica ma concretamente verificabile, le interazioni industriali con questo progetto potrebbero interessare il settore agricolo, l’industria dei servizi informatici, la farmaceutica, l’industria dei materiali da costruzione, l’industria alimentare, la gestione dei rifiuti e la protezione ambientale nonchè ovviamente la formazione superiore ed universitaria. E chissà cos’altro. Una recente ricerca afferma che il 70% delle professioni che impegneranno i nostri figli troveranno origine dalla biotecnologia. C’è molto da fare. TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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AZIENDE / STUDIO B IMAGE
Creatività, passione e innovazione STUDIO B IMAGE OFFRE UN SERVIZIO REALMENTE A 360°, DIVERSIFICANDO LA SUA ATTIVITÀ INTERNA IN TRE SERVIZI: CREATIVE AGENCY, L’AGENZIA PUBBLICITARIA E DI COMUNICAZIONE; CREATIVE SERVICE L’ATELIER DI PRODUZIONE E DI STAMPA DIGITALE IN GRANDE FORMATO; PRIMAFILA MEGAPOSTER CHE GESTISCE GLI SPAZI PUBBLICITARI PER AFFISSIONI PUBBLICITARIE.
Bruno Bertinotti è il fondatore e amministratore delegato dello Studio B Image SA, attivo in Ticino da oltre 40 anni nel campo della comunicazione. Il figlio Thomas Bertinotti, attuale direttore, coordina la parte di acquisizione della clientela e la gestione commerciale della società.
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agenzia nasce nel 1969 dall’idea di Bruno e Dolly Bertinotti che iniziano l’attività in Ticino di stampa serigrafica, cartellonistica, segnaletica e allestimento per eventi. In quasi mezzo secolo di storia lo studio si è trasformato, diversificando i suoi servizi nel campo della comunicazione, per dare risposte rapide e precise alla propria clientela. Negli anni lo studio è cresciuto e si è adattato al cambiamento tecnologico, mantenendo tuttavia un
costante attaccamento ai valori del fondatore che è stato maestro e continua ad essere un riferimento per numerosi giovani ticinesi che vogliono intraprendere un mestiere in questo settore. Oggi, sotto la guida del figlio Thomas, l’azienda continua ad essere presente sul territorio ticinese e oltre, continuando a servire in modo professionale la clientela e a proporre soluzioni creative, moderne e innovative. L’agenzia di comunicazione, creative agency, composta da un team creativo, fatto di solide figure professionali, versatili e costantemente aggiornate sulle nuove dinamiche del marketing, della comunicazione e del web, offre ai clienti consulenza al progetto e soluzioni personalizzate. Le applicazioni in comunicazione possono essere molteplici: dall’ideazione di un logotipo, allo studio di una campagna pubblicitaria, alla realizzazione di un progetto di segnaletica orientativa, alla progettazione di stand per eventi. Cura e attenzione, sono i binomi che qualificano la creative agency, offrendo al proprio cliente dei contratti di agenzia per la sua comunicazione nel corso dell’anno. Una soluzione utile per avere sotto controllo l’immagine e la comunicazione dell’azienda. www.studiobagency.ch
AZIENDE / STUDIO B IMAGE
Le dinamiche del mercato in continua evoluzione, lo sviluppo tecnologico sempre più veloce e la costante presentazione di nuove tecniche di stampa e decorazione ci hanno portato a creare un team di persone in costante aggiornamento tecnico per accompagnare il cliente dall’ideazione alla produzione. Creative service, è il centro di sviluppo, di realizzazione e di produzione dei progetti di comunicazione: cartellonistica, insegne, segnaletica, cartelli di cantiere, decorazione veicoli. Ogni anno vengono fatti nuovi investimenti in tecnologia e formazione, al fine di poter offrire la migliore qualità e servizio. «La nostra storia – commenta Bruno Bertinotti – ci ha insegnato che il nostro lavoro, qualsiasi esso sia, per quanto lo si possa affrontare con tecnologie all’avanguardia ha sempre una componente “artigianale” di cura, attenzione e professionalità. Mettiamo questa attenzione “artigianale”, la cura al dettaglio e la verifica costante come prima regola del nostro processo di realizzazione». Il reparto di stampa grande formato offre soluzioni di alta qualità di stampa su tutti i supporti e garantisce tempestività nella produzione. Presso la sede di Giubiasco, è stato installato un parco macchine performante che annovera stampanti con inchiostri ecologici. Primafila Megaposter è una concessionaria di spazi pubblicitari di medio e grande formato per la diffusione di campagne pubblicitarie “out of home” in Ticino. Primafila Megaposter gestisce l’acquisizione di spazi idonei per campagne di grande impatto visivo, alla stampa e posa sul luogo. Con la collaborazione di agenzie medie svizzere, i più importanti marchi di moda, di case automobilistiche e di immobiliari, affidano a noi, la promozione delle loro campagne pubblicitarie. Un sistema efficace adatto a rafforzare maggiormente l’impatto visivo del vostro messaggio. Le posizioni sono costantemente aggiornate sul sito: www.primafila.ch
CREATIVE AGENCY • Pianificazione e consulenza dei media • Brand Identity (loghi e corporate) • Cataloghi, depliant • Progettazione stand fieristici e punti vendita • Creazione materiali di merchandising • Webdesign e video
STUDIO B IMAGE SA Piazza della Riforma 9 6900 Lugano +41 (0)91 921 35 40 Via Bellinzona 12, CP 1237 6512 Giubiasco +41 (0)91 857 48 42 www. studio-b.ch
CREATIVE SERVICE • Stampa digitale grande formato • Cartellonistica e megaposter pubblicitari • Insegne luminose, totem e sinottici • Segnaletica orientativa e di sicurezza • Opacizzazione/sabbiatura vetri • Decorazione di autoveicoli • Cartelli di cantiere • Display espositivi • Allestimento stand per fiere • Gonfiabili pubblicitari TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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AZIENDE / STRP
La Radio, una comunicazione intramontabile
Come garantire il successo in radio: Incontro con Matteo Pelli
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ome sempre accade, la tecnologia, una volta messa a punto, genera nuovi contenuti, linguaggi, immaginari, ed anche produttori e prodotti, consumi e consumatori. Dopo quasi un secolo, si è celebrata ancora il 13 febbraio la Giornata Mondiale della Radio, promossa dall’UNESCO. Il tema di quest’anno è stato Radio is you ovvero “La radio sei tu”, sottolineando sempre con forza che le stazioni radio possano sostenere la libertà di espressione attraverso una corretta comunicazione. La radio, che ha l’obiettivo di promuovere un dialogo costruttivo tra le comunità, deve dare la possibilità a tutti gli ascoltatori di partecipare, così da poter rappresentare i diversi punti di vista e le diverse esperienze. La partecipazione è
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cambiata con i cambi delle tecnologie e delle comunità. Al giorno d’oggi, nonostante la “competizione” con la televisione, la radio è ancora uno dei mezzi di comunicazione più importanti e più seguiti. È semplice, versatile, diretta, rapida e particolarmente adatta all’ascolto in mobilità. Tali caratteristiche sono oggi rafforzate dall’interattività e dalla “crossmedialità”. Nessun mezzo di comunicazione ha saputo reinventarsi e adattarsi ai nuovi linguaggi di internet come la radio. Possiamo dire che la radio sia stata essa stessa per prima un social, in quanto collettore di esperienze a confronto. Come è cambiata realmente la radio con l’arrivo dei social e soprattutto come è cambiato il modo di dare e approfondire le notizie districandosi tra i vari Facebook, Twitter e Instagram, giusto per citare i più popolari? E allo stesso tempo assicurare un ascolto sempre maggiore? Per parlare di tutto ciò la STRP ha incontrato Matteo Pelli, direttore di Radio3i, la radio privata più ascoltata del Canton Ticino con ascolti in costante crescita e un’immagine fresca e dinamica. Tutta casualità e simpatia del suo direttore o risultato di un preciso piano strategico finalizzato a coinvolgere il pubblico condividendo contenuti di interesse? Il merito è della splendida squadra di Radio 3i che si fa apprezzare per la sua professionalità e la sua simpatia, ha sottolineato con orgoglio Matteo Pelli. Simpatia, buona musica, intrattenimento e un’informazione completa e sempre più attenta alle esigenze del pubblico rappresentano gli ingredienti di un palinsesto apprezzato da un pubblico sempre più vasto.
NEGLI ANNI ‘20 DEL SECOLO SCORSO INIZIA A CONCRETIZZARSI L’IDEA DI DIFFONDERE CONTENUTI SONORI ALLE GENTI: NASCE LA RADIO COME MEZZO DI COMUNICAZIONE DI MASSA. È LA PRIMA RADICALE INNOVAZIONE DOPO L’INVENZIONE DELLA STAMPA E CONOSCE SUBITO UN GRANDISSIMO SUCCESSO.
Anche Radio3i fa un largo uso di Whatsapp, note vocali e messaggi. Questa massima libertà del mondo social è stimolante, permette di apprendere e condividere contenuti con una velocità e una capillarità che non si era mai vista prima d’ora. Con i pro e con i contro. L’attenzione deve essere infatti ancora più alta sui contenuti per rispetto agli ascoltatori! Attraverso i social, gli ascoltatori possono essere assolutamente determinanti per la costruzione del programma. Se il pubblico di una trasmissione è attivo sul web, automaticamente inizia a fare opinione, e dunque acquista rilievo. Senza contare che i social permettono di allargare ulteriormente la nostra platea di ascoltatori e di fidelizzarla. Personaggio poliedrico, come oggi forse deve essere un mezzo di comunicazione di massa, Matteo Pelli considera la radio come una sorta di comunità dove gli ascoltatori sono protagonisti insieme a tutta la squadra dell’emittente, una squadra vincente ma che deve continuamente cambiare, essere attenta alle esigenze dei followers e anche anticipare! Stupire, ecco cosa deve fare la radio secondo Matteo Pelli. Non è quindi successo quello che cantava una canzone degli anni ’80 dove le radio scoppiavano e la televisione sembrava dovesse avere il sopravvento: “Video killed the radio star”, non vale al passato, ma non varrà neanche al futuro!
Judith Holstein
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AZIENDE / GRUPPO SICUREZZA SA
Un forte sodalizio in nome della sicurezza 01 Lorenza Bernasconi, CFO e membro del CdA
GRUPPO SICUREZZA DI SAVOSA E GALLI SICUREZZA DI LUGANO E RIVERA HANNO SIGLATO UNA FORTE PARTNERSHIP PER OTTIMIZZARE LE SINERGIE E PRESENTARSI IN MODO INCISIVO NEL PANORAMA DELLA SICUREZZA TICINESE.
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uesta alleanza risponde all’esigenza di una presenza solida e costante presso tutta la clientela, con soluzioni integrate sempre più complete. Tale unione rafforzerà infatti l’offerta erogata dai due Gruppi, che già ora rappresentano la leadership nel mercato della Svizzera Italiana, in tutti i settori chiave della sicurezza (meccanica, elettronica, organizzativa, fisica). Vi è un fatto importante e particolare da rilevare: entrambe le
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aziende sono di gestione famigliare di seconda generazione. Questo comune denominatore garantirà la continuità con più forza, accelerando la crescita e lo sviluppo sul territorio. Congiuntamente i due Gruppi occupano quasi una novantina di collaboratori, con la previsione di creare nuovi posti di lavoro nel prossimo triennio. È previsto inoltre l’investimento di risorse per lo sviluppo di servizi e prodotti sempre più evoluti, con l’obiettivo di consolidare il rapporto di fiducia con la clientela.
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Sistemi di allarme, di rilevazione e spegnimento incendio, di video-sorveglianza, di controllo accessi e gestione dei tempi di lavoro.
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Servizi di sicurezza, interventistica su allarme, ronde di vigilanza, piantonamenti di sicurezza.
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Centrale operativa 24/24h per la ricezione e gestione di allarmi fissi e mobili con protezione e localizzazione satellitare, servizi di call center.
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AZIENDE / VOIPTEL INTERNATIONAL SA
Un futuro sempre più VoIP L’IMMINENTE PASSAGGIO OBBLIGATORIO DELLA TELEFONIA TRADIZIONALE AL VOIP HA DATO UN GRANDE IMPULSO ALLE SOCIETÀ DI DIEGO FRANCHETTI CHE CI ILLUSTRA L’AMPLIAMENTO DELLE SUE ATTIVITÀ, IN SVIZZERA MA ORA ANCHE IN ITALIA.
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ome cambierà in futuro l’intero sistema delle comunicazioni? «Basta partire da una semplice considerazione. Il protocollo internet (IP) è oggi la tecnologia più utilizzata al mondo per la trasmissione dati. Questo protocollo consente di trasferire non solo dati, ma anche immagini, video, musica e voce. La Svizzera ha stabilito di convertire gradualmente a IP tutti i servizi tradizionali di rete fissa entro la fine del 2017. A partire dal 2018 la vecchia infrastruttura telefonica verrà progressivamente messa fuori servizio. I clienti che fino ad allora non saranno passati a un prodotto IP, dovranno necessariamente accedere alla nuova tecnologia».
Quali sono i vostri punti di forza? «Direi senz’altro prezzi bassi, qualità, assistenza. Le nostre tariffe sono tra le migliori in Svizzera e addirittura più basse di Skype. Inoltre la nostra tariffa è uguale 7 giorni su 7, 24 ore su 24 nella massima trasparenza nei confronti dei clienti. Grazie poi alla rete di relazioni con carrier internazionali, VoipTel è in grado di offrire un’elevata qualità delle proprie linee telefoniche, compreso l’invio del numero chiamante, paragonabile alla linea tradizionale. Infine, abbiamo stretto degli accordi di partnership con alcuni dei principali attori del mercato (elettricisti e system integrator). Questo permette a VoipTel di garantire ai propri clienti un elevato servizio di assistenza».
In quest’ottica voi siete da tempo preparati ad affrontare le prossime sfide tecnologiche… «VoipTel International è un operatore telefonico che offre a prezzi competitivi servizi di comunicazioni a piccole, medie e grandi aziende. Fondata nel 2008 da un gruppo di investitori e da alcuni ingegneri nelle telecomunicazioni, si è posta fin da subito l’obiettivo di dare un’alta qualità di servizi ad un prezzo molto più contenuto di altri operatori di telefonia tradizionale, oltre a quello di diventare, in breve tempo, un punto di riferimento nel mercato della telefonia via internet».
A VoipTel International si è affiancata più di recente VoipTel Service. Di che cosa si tratta? «VoipTel Service è un’azienda che nasce nel 2014 con lo scopo di garantire un servizio di assistenza e vendita di servizi IT, rivolto a tutte le aziende, soprattutto piccole e medie imprese. Il nostro team di ingegneri altamente qualificati, è a disposizione per le fasi di progettazione, sviluppo e realizzazione di infrastrutture IT per ogni tipologia d’ impresa. Ai nostri client possiamo garantire un unico interlocutore, in grado di poter rispondere con immediatezza ed in maniera univoca alle
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più diverse esigenze. Il nostro team è formato anche da una rete di tecnici-commerciali molto preparati, con i quali potersi interfacciare al meglio e così poter tradurre in maniera altamente accurata le esigenze commerciali ai nostri reparti tecnici specializzati». Nel 2016 ha preso avvio un processo di espansione all’estero… «VoipTel Italia è un operatore telefonico che offre a prezzi competitivi servizi di telecomunicazione ed IT a piccole, medie e grandi aziende. Queste imprese potranno beneficiare dell’attenzione maniacale che poniamo alla qualità ed all’assistenza dei nostri clienti. Direttamente o tramite i nostri partner distribuiti sul territorio possiamo infatti offrire prodotti e/o servizi di telecomunicazine, comprensivi di linea internet a banda larga e prodotti e/o servizi IT. L’azienda cliente potrà in questo modo avere un solo interlocutore che risponderà in tempi brevissimi (3 squilli) a tutte le richieste. Nella vostra crescita in Italia voi guardate soprattutto alle aziende situate nelle aree di Milano, Como, Varese. Perchè risulta vantaggioso, anche per un’azienda italiana, utilizzare i vostri servizi? «Sicuramente anche l’azienda italiana potrà avvantaggiarsi, oltre che di indubbi vantaggi economici, del fatto di avvalersi di un servizio gestito sulla base di criteri di efficienza e qualità tipicamente svizzeri. Tutto questo si traduce in un’assistenza attenta e puntuale gestituta direttamente dalla Svizzera con personale diretto che si prenderà cura, in tempo brevissimo, di risolvere tutte le diverse problematiche eventualmente emerse».
AZIENDE / NEWS BREVI
Ripresa la stagione congressuale al Monte Verità di Ascona
28 convegni internazionali e 4 conferenze pubbliche. Il Centro Congressi Stefano Franscini, piattaforma congressuale del Politecnico federale di Zurigo, promuove, seleziona e offre supporto finanziario a convegni scientifici internazionali. Organizza inoltre regolarmente, nell’ambito delle conferenze internazionali, eventi pubblici aperti al pubblico locale che solitamente si svolgono in italiano. Il programma ha preso il via il 19 febbraio con una larga scelta di tematiche/discipline sia scientifiche che umanistiche. Il tema molto attuale dei nano-materiali, del loro possibile utilizzo ma anche del loro impatto ambientale verrà trattato in tre conferenze, le prime due a marzo e la terza ad agosto. La dimensione sociale del rischio ambientale sarà il tema di una conferenza a fine maggio, mentre l’importanza dell’alfabetizzazione e della cognizione nella formazione scolastica verrà discussa in una conferenza a fine agosto. Nel corso della stagione il pubblico locale avrà la possibilità di partecipare a quattro eventi pubblici di alto livello organizzati nell’ambito delle conferenze. Il primo proporrà un'analisi a livello europeo delle tesi populiste di destra (25 aprile), seguito da una presentazione sul tema delle attività ricreative nelle aree montane e il ruolo giocatovi dai parchi (22 maggio). La terza presentazione porterà in un viaggio nella Via Lattea e le sue galassie nane (27 luglio) e la quarta di nuovo sulla terra per discutere i cambiamenti climatici e la velocità con cui avvengono (5 settembre). Per ulteriori informazioni: www.csf.ethz.ch info@csf.ethz.ch Tel. 091 785 40 54-56
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MATTEO MORMINA
AZIENDE / ARVI SA
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Vi proponiamo i migliori vini al mondo
L’AZIENDA DI MELANO È UNA DELLE PIÙ GRANDI DISTRIBUTRICI AL MONDO DI VINI PREGIATI E RARI E LA SUA CARTA DEI VINI È DIVENTATA UN PUNTO DI RIFERIMENTO A LIVELLO INTERNAZIONALE PER I VINI D’ANNATA. CE NE PARLA FABIO CATTANEO, FONDATORE E AMMINISTRATORE DELEGATO DELL’IMPRESA DI FAMIGLIA.
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a vostra è una società relativamente giovane ma che vanta una lunga storia familiare… «Tutta la mia famiglia si muove da sempre nel mondo del vino. Lo produceva mio nonno, lo commerciava mio padre. Nel 2004, mentre ero a Londra occupato in una delle più grandi società che faceva trading di vini rari, mio padre mi ha prospettato la possibilità di riprendere la tradizione di famiglia e abbiamo fondato ARVI. Oggi siamo una delle più grandi aziende specializzate nel commercio di vini pregiati e rari. Distribuiamo vini di oltre 65 paesi in tutto il mondo. In qualità di azienda leader in questo settore, la nostra carta dei vini è diventato un punto di riferimento per la valutazione dei vini d’annata».
Come si sviluppa il vostro commercio di vini? «Sostanzialmente acquistiamo i vini da produttori e grossisti, più raramente in aste o in altre particolari occasioni, che poi stocchiamo e quindi rivendiamo sulla base di tre canali principali: B2B, cioè grandi importatori, enoteche, supermercati di lusso ecc; il canale HORECA, hotel, ristoranti e società di catering; infine la clientela privata che va assumendo un’importanza sempre maggiore. Si tratta infatti di un target di benestanti di tutto il mondo, con buone possibilità di spesa, appassionati e competenti di vino, che acquistano magari poche bottiglie per volta ma lo fanno con continuità nel tempo e sono particolarmente sensibili alle novità che segnaliamo loro e proponiamo in offerta».
AZIENDE / ARVI SA
Quali sono le principali aree di provenienza dei vostri vini? «ARVI detiene uno stock imponente dei vini più ricercati ed è specializzata principalmente nella regione di Bordeaux, ma propone anche una vasta gamma di Borgogna, Champagne, Valle del Rodano e altri vini top italiani, dagli Stati Uniti, Spagna e Australia. I soli vini bordolesi rappresentano il 70% delle nostre vendite, tenuto conto che nella regione vi sono circa 6000 castelli produttori e che il vino gode, oltre che di una diffusa qualità, di un indiscusso prestigio ed è richiesto in tutto il mondo». I vini francesi godono anche di una più organizzata struttura di marketing… «Assolutamente sì. Basti pensare che a Bordeaux tutti i principali castelli sono consorziati in un’associazione che promuove il loro brand sui mercati di tutto il mondo senza particolari gelosie tra le aziende partecipanti. Il che non avviene invece in altre regioni vitivinicole ove si presentano divise e ciascuna persegue la propria strategia di promozione e vendita». L’Oriente costituisce uno sbocco importante per i vostri vini… «Fin dall’inizio della nostra attività abbiamo cercato una penetrazione prima
in Giappone e poi in Cina. Honk Hong è diventata, dopo la totale abolizione dei dazi sul vino, la principali piazza orientale, un po’ come lo è Londra per l’Europa. La crescita di una classe di nuovi ricchi ha dato un forte impulso a tutti i consumi di lusso provenienti dall’Occidente e tra questi il vino occupa naturalmente un posto privilegiato». Un posto a parte meritano le collezioni speciali di vini che offrite ai vostri migliori clienti… «Negli anni, abbiamo sentito il bisogno di andare oltre la nostra offerta tradizionale e di proporre qualcosa di veramente speciale. Ci piace bere vini, ci piace confrontare i vini e vogliamo che i nostri clienti abbiano la possibilità di acquistare da noi una raccolta verticale completa al fine di organizzare degustazioni di vino. Al momento possiamo offrire alcune collezioni di assoluto prestigio come Petrus 1945-2013; Mouton Rothschild 1945-2013; Latour Vertical Collection di 1945-2011; Sassicaia 1968-2013; Masseto 1986-2013». Ma il vino può essere un buon investimento? «Certamente. A condizione tuttavia di avere molta pazienza. È impensabile riuscire a guadagnare molto in tempi brevi,
perché una bottiglia si rivaluta solo negli anni. Allo stesso tempo, occorre fare delle buone scelte. Per quanto rischioso possa essere, perché scelte e stime sbagliate sono all’ordine del giorno, quello del vino è un mercato che continuerà a crescere a lungo. Infatti vi sono sempre più milionari e miliardari nel mondo , ma nello stesso tempo le produzioni dei vini più richiesti è sempre rimasta la stessa». Qual è la vostra strategia di comunicazione, soprattutto per quanto riguarda la clientela privata? «L’azienda fornisce servizi personalizzati per i clienti privati, collezionisti e investitori. I clienti sono seguiti dal proprio consulente che garantisce una consulenza per gli acquisti e suggerisce nuove scoperte, oltre a fornire tutto un bagaglio di utili informazioni sul mondo del vino. Inoltre organizziamo durante tutto l’anno incontri, degustazioni, cene ed eventi per approfondire la conoscenza dei nostri migliori clienti e arrivare a offrire un servizio sempre più personalizzato. Il prestigioso Swiss Economic Award è stato conferito ad ARVI nel 2010, a riconoscimento dell’innovazione e del successo dell’azienda».
01 The Secret Spot a Melano, dove sono organizzati degustazioni ed eventi.
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AZIENDE / EASY WORK
La corretta valutazione di ogni persona PAOLA GIARDINI SVOLGE ALL’INTERNO DI EASY WORK IL RUOLO DI PSICOLOGA, CON IL COMPITO DI VALUTARE IN MODO APPROFONDITO, ANCHE ATTRAVERSO IL RICORSO AD APPOSITI TEST, LE ATTITUDINI DEI CANDIDATI.
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ome è entrata a far parte del team di lavoro di Easy Work? «Mi sono laureata presso l’Università Cattolica di Milano specializzandomi subito nell’affrontare le problematiche inerenti la psicologia del marketing, convinta del fatto che nella ricerca del lavoro non si punta solamente sulle competenze tecniche o acquisite con lo studio e la formazione scolastica. A pari livello di conoscenze ha più chance di ottenere un lavoro chi si dimostra sicuro, spigliato e intraprendente. Questi tratti della personalità ritenuti importanti ai fini della prima impressione nei colloqui di lavoro sono da qualche anno considerati addirittura fondamentali e valutati secondo appositi test. Easy Work mi ha offerto la possibilità di esprimere al meglio i miei interessi e ora mi occupo della selezione dei candidati, valutandone attitudini e competenze». Dunque i vostri candidati vengono sottoposti ad un vero e proprio esame… «Non parlerei proprio di un esame quanto piuttosto di un colloquio mirato per approfondire una conoscenza. Quelle che si vogliono scovare nel candidato sono le cosiddette soft skills, ovvero com-
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petenze trasversali attinenti alle capacità relazionali delle persone. Non sono quindi specifiche di una professione né di un ruolo ma completano, dando valore aggiunto, le hard skills. Quest’ultime sono le competenze tecniche, ovvero le caratteristiche rapidamente valutabili e richieste nell’ambito di un particolare contesto lavorativo e aziendale. Si acquisiscono durante gli anni di studio e quindi non sono innate, riguardano i titoli, le esperienze lavorative e la conoscenza delle lingue». Che cosa sono più precisamente queste soft skills? «Le soft skills sono attitudini, facilmente esportabili perché non sono legate ad un lavoro in particolare, e quindi utili in più settori. Sono di diverso tipo e classificabili come cognitive, relazionali, realizzative, manageriali e trasversali e includono tra le altre cose, capacità di pianificare e organizzare, di problem solving, flessibilità e leadership. Sono diventate così importanti nella valutazione di un candidato che possono comprometterne l’assunzione nel caso non vengano riscontrate determinate qualità. Non a caso sono oggi un prerequisito fondamentale che in molte aziende è oggetto di
AZIENDE / EASY WORK
una prova e un colloquio che precedono l’incontro che andrà poi a valutare le conoscenze tecniche. Nessuna impresa, infatti, assumerebbe un dipendente incapace di lavorare in gruppo o un manager con scarsa attitudine da leader». Con quale specifica metodologia avviene la vostra valutazione del candidato? «Easy Work adotta uno strumento di valutazione a supporto del processo di selezione che permette di dare a tutti i nostri clienti un valore aggiunto nella selezione. Il Test è utilizzato per affrontare questioni pratiche relative alla personalità che si presentano sul posto di lavoro. Pone l’accento sulla personalità in ambito professionale. Permette di identificare le tendenze comportamentali ritenute utili al fine del successo lavorativo. Le competenze più richieste sono pro-
prio la capacità di problem solving, seguita dal pensiero critico, creatività, coordinamento con gli altri e intelligenza emotiva. Quest’ultima in particolare richiede l’attitudine a saper riconoscere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri. In sintesi, si tratta di uno strumento specifico per il mondo HR, costruito ad hoc per le aziende, che costituisce un tool ideale in contesti di sviluppo, selezione, formazione e consulenza. Risponde alle domande più concrete e pragmatiche che le aziende si pongono nel momento in cui fanno assessment. È infatti in grado di cogliere molte sfumature e specificità individuali che non emergerebbero esaminando solo le caratteristiche principali. Sebbene sia basato su costrutti psicologici offre un’interpretazione semplice ed immediata anche per coloro che non si occupano di psicologia».
Quanto è importante la diversificazione delle competenze all’interno del vostro team di lavoro? «Uno degli elementi che contraddistinguono il team Easy Work è proprio la diversificazione delle competenze, ognuno di noi grazie al proprio bagaglio professionale conferisce un valore aggiunto al lavoro di squadra. Questa specializzazione ci ha permesso di procedere ad una riorganizzazione interna con una suddivisione in tre reparti ben distinti: amministrazione, commerciale e ricerca e selezione del personale. In quest’ultimo ambito la conoscenza dettagliata dei differenti settori lavorativi ci permette una selezione mirata e veloce, attraverso canali di reclutamento specifici ed una banca dati completa e continuamente aggiornata».
AZIENDE / ALAIN ASPECT
La scienza rivoluzionaria DI KERI GONZATO LA FISICA QUANTISTICA HA UN ANIMO RIBELLE. AGLI INIZI DEL SECOLO SCORSO HA STRAVOLTO I PARAMETRI DELLA FISICA CLASSICA E RAPPRESENTATO UNA VERA E PROPRIA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA. LO STUDIOSO FRANCESE ALAIN ASPECT È UNO DEI MASSIMI ESPONENTI DELLA FISICA QUANTISTICA ATTUALMENTE IN VITA ED È NOTO PER I SUOI STUDI SPERIMENTALI SUL FENOMENO DEL QUANTUM ENTANGLEMENT. VINCITORE DI NUMEROSI PREMI INTERNAZIONALI PER LE SUE SCOPERTE, DAL 2015 FA PARTE COME MEMBRO STRANIERO DELLA ROYAL SOCIETY PER I SUOI ESPERIMENTI FONDAMENTALI IN OTTICA QUANTISTICA E FISICA ATOMICA.
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a teoria derivata dalle scoperte della meccanica dei quanti ha permesso di descrivere il comportamento della materia, della radiazione e delle reciproche interazioni in modo totalmente nuovo. La scoperta del dualismo ondaparticella è stata eclatante per il mondo scientifico portando al fallimento di tutte le teorie classiche ritenute valide fino al XIX secolo. Approfittando della sua conferenza presso l’USI di Lugano abbiamo incontrato Alain Aspect, uno dei massimi esponenti della fisica quantistica noto per i suoi studi sperimentali sull’entanglement. Un fenomeno bizzarro per cui in alcuni stati quantici particolari, che chiamiamo intricati (entangled), due oggetti a distanza rimangono legati uno all’altro influenzandosi. Come evidenziato da Einstein, Boris Podolsky e Nathan Rosenper, in determinate condizioni, lo stato quantico di un sistema fisico non può essere quindi descritto singolarmente ma solo come sovrapposizione di più sistemi. Alain Aspect ha continuato la ricerca dimostrando in modo accurato il dualismo onda-particella dei singoli fotoni, confermando che ogni singolo fotone esiste al contempo come onda e come particella, fenomeno ondulatorio e corpuscolo. Oggi, ci troviamo sulla soglia di una seconda rivoluzione che sta aprendo nuove eccitanti strade nel campo della tecnologia…
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osa la appassiona del mondo della fisica quantistica? «Fin da quando ero piccolo ho sempre amato cercare di capire i fenomeni che vediamo. Quando vediamo un arcobaleno: perché lo vediamo? Tiriamo una pietra, questa cade: perchè? Dopo aver studiato a lungo la fisica classica e averla capita piuttosto bene mi sono avvicinato alla fisica quantistica scoprendo un universo misterioso dove, anche se si conoscono le equazioni, comprendere i concetti osservati è molto più complesso. Per tutta la vita ho cercato di fare degli esperimenti che permettessero di capire meglio tali concetti… ho finito per acquisire una certa intuizione ma resta tutto comunque molto bizzarro!».
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Cosa rende questo universo scientifico tanto bizzarro? «Il fatto che i comportamenti osservati non assomigliano a ciò che l’intuizione umana comune ci detta. L’intuizione è basata sull’esperienza del mondo visibile che abbiamo intorno a noi e quello che viene osservato negli esperimenti di fisica quantistica stravolge le previsioni di tale intuizione espandendone i confini. I fisici possono descrivere questi fenomeni scrivendo delle equazioni ma non possono spiegarli. Il perché rimane misterioso».
scienziati hanno imparato a controllare gli oggetti quantistici individualmente. Tale evoluzione, appena 20 anni prima era considerata quasi impossibile. Si è iniziato quindi a osservare il movimento di un singolo elettrone o di una coppia intricata di fotoni e questo ha permesso alle previsioni della fisica quantistica di rivelare la propria natura sorprendente. Per esempio, con un esperimento si prevede che l’oggetto vada in una direzione o nell’altra mentre l’oggetto quantistico andrà in entrambe le direzione».
E questo ci porta verso la seconda rivoluzione quantistica… cosa sta accadendo? «La seconda rivoluzione è basata sul fenomeno dell’entanglement a cui si aggiunge il fatto che, verso gli anni 1970-’80, gli
Questa evoluzione apre i confini della tecnologia a nuove dimensioni? «Assolutamente sì. Se arriviamo ad utilizzare nel modo giusto l’entanglement potremo costruire dei computer quantistici che saranno molto più rapidi di quelli at-
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tuali. I sistemi quantistici intricati sono in grado di stoccare una quantità di informazioni molto più grande delle memorie abituali. Enormi quantità di informazioni che verranno elaborate con moltissime operazioni simultanee. In questo campo siamo ancora agli inizi mentre in altri ambiti siamo più avanti… La crittografia quantistica permette già di trasmettere informazioni segrete in modo totalmente sicuro: se c’è una spia che osserva questa non sarà in grado di decodificare il messaggio. Siamo sicuri che le scoperte del campo quantistico porteranno a numerose applicazioni brillanti». In che modo la fisica quantistica permette di descrivere l’universo di cui facciamo parte? «Una cosa è certa, la fisica quantistica è sicuramente la teoria più completa che sia mai stata immaginata dall’inizio dell’umanità per descrivere l’universo: tutto si inserisce nella fisica quantistica. Solo una cosa rimane un mistero e fa parte della nostra sfida, ancora non sappiamo come articolare con i parametri quantistici la forza di gravità e la relatività generale. Sappiamo che la materia di cui tutto, dal micro al macro, è fatto è composta da nuclei positivi e negativi e questo possiamo descriverlo nel quadro della meccanica quantistica. La biochimica del corpo umano per esempio, con tutte le sue reazioni viene descritta dalla
meccanica quantistica. Quindi di cosa è fatto l’universo? Di particelle che sono anche delle onde, la particolarità delle onde è che sono presenti in più luoghi allo stesso tempo. La materia si rivela a noi come ordinaria perché vediamo soltanto la sua manifestazione come insieme di particelle e non come onde, non percepibili ad occhio nudo. Il mistero si manifesta quando vogliamo creare delle immagini che corrispondano ai calcoli e non ci riusciamo: questo è appassionante!». Se potesse realizzare un sogno come ricercatore di fisica quantistica quale sarebbe? «Il sogno sarebbe scoprire delle classi di oggetti per le quali sia possibile osservare il carattere quantistico, ovvero la dua-
lità, anche quando l’oggetto è molto grande. Al momento è ancora difficile spiegare e descrivere il funzionamento quantistico di oggetti più grandi perché più un oggetto è grande, più risulta difficile da controllare in laboratorio. Sarebbe incredibile poter osservare in oggetti di taglia grande questo carattere molto strano e assolutamente sorprendente! Ma la scienza è fatta di tappe, ogni tappa porta al passo successivo e bisogna avere pazienza. Nel mio percorso come ricercatore, fare lo sforzo di scoprire nuove informazioni è assolutamente appassionante: c’est formidable!».
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MEDICINA / CARDIOCENTRO TICINO
“Cardiac centre of excellence” L’EUROPEAN HEART JOURNAL, LA RIVISTA DELLA SOCIETÀ EUROPEA DI CARDIOLOGIA, HA PUBBLICATO LO SCORSO 21 GENNAIO UN APPROFONDITO E AGGIORNATO RITRATTO DEL CARDIOCENTRO, CITATO COME “CARDIAC CENTRE OF EXCELLENCE”. QUELLA CHE SEGUE È LA TRADUZIONE DELL’ARTICOLO, UN’ULTERIORE E AUTOREVOLE CONFERMA DEL PRESTIGIO DEL CARDIOCENTRO NEL CONTESTO INTERNAZIONALE.
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Prof. Dr. med. Tiziano Moccetti
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ealizzato 17 anni fa grazie al supporto di una donazione privata, il Cardiocentro Ticino è una realtà non-profit con sede a Lugano, città della regione svizzera di lingua italiana a Sud delle Alpi che dista circa 80 km da Milano. Con circa 400 collaboratori, è l’unico centro di cardiologia interventistica e chirurgia cardiaca della regione e dal 2012 è istituto associato del dipartimento di cardiologia dell’Ospedale universitario di Zurigo. La direzione medica dell’ospedale è affidata alla responsabilità del Prof. Tiziano Moccetti, che ricopre anche la carica di primario del reparto di cardiologia insieme con il PD Dr Giovanni Pedrazzini. A capo della cardiochirurgia è il Prof. Stefanos Demertzis, mentre il servizio di cardioanestesia e di terapia intensiva è diretto dal Prof. Tiziano Cassina. Sotto la guida del Dr Marco Moccetti, il servizio di cardiologia interventistica effettua procedure percutanee per interventi coronarici e valvolari (impianto transcatetere della valvola aortica -TAVI e impianto del dispositivo Mitra-Clip nei casi di grave rigurgito della valvola mitrale), così come la chiusura percutanea del forame ovale pervio e gli interventi ibridi che coinvolgono sia l’équipe di cardiologia interventistica sia quella di cardiochirurgia. La recente attivazione di una “radial lounge” ha consentito di aumentare fino al 50% il tasso di procedure di angiografia coronarica con approccio radiale. La diagnostica per immagini, che comprende ecocardiografia 2D / 3D, cardio TAC e risonanza magnetica cardiaca, è
diretta dal Dr Francesco Fulvio Faletra, mentre il Prof. Angelo Auricchio guida il servizio di elettrofisiologia cardiaca, all’avanguardia nella terapia di re-sincronizzazione cardiaca (CRT) e aggiornato sulle più recenti tecnologie e procedure, tra cui l’impianto di pacemaker “leadless” Micra e di defibrillatori sottocutanei “S-ICD” e il controllo telemetrico di stimolatori intracardiaci ICS. Insieme con l’Istituto di scienze computazionali dell’Università della Svizzera italiana (USI), il servizio di elettrofisiologia ha recentemente attivato un Centro di medicina computazionale in cardiologia, dedicato allo sviluppo di nuovi approcci computazionali per lo studio dell’elettrofisiologia cardiaca. La Dr Elena Pasotti dirige l’unità di ricerca clinica coinvolta in numerosi studi clinici per nuovi farmaci e dispositivi cardiovascolari (tra gli altri lo studio ISCHAEMIA, COMFORTABLE AMI, BIOFLOW II e IV, EXCEL, LEADERS). L’unità è inoltre responsabile per l’inserimento dei dati dei pazienti
MEDICINA / CARDIOCENTRO TICINO
nei registri nazionali e internazionali (ad esempio il registro MITRA Swiss, di cui il Cardiocentro Ticino è il centro principale, Swiss TAVI, AMIS plus e CAPIRE GISSIOutliers). Il Dr Daniel Sürder guida un team che lavora sulla sperimentazione clinica di terapie cellulari per le malattie cardiache. Questo gruppo ha partecipato alla studio randomizzato multicentrico di fase II Swiss-AMI sul trapianto autologo intracoronarico di cellule da midollo osseo in pazienti dopo infarto miocardico acuto. Questo studio ha arruolato 200 pazienti e confrontato il trapianto di cellule di midollo osseo in due diversi momenti dopo infarto miocardico, vale a dire a 5-7 giorni e a 3-4 settimane. Non è emersa una differenza statisticamente significativa nell’effetto della terapia sulla frazione di eiezione ventricolare sinistra al 4° e il 12° mese; tuttavia la terapia cellulare sembra essere di beneficio nel sottogruppo di pazienti che sono stati trattati con angioplastica coronarica molto presto dopo la comparsa di dolore toracico.
Più di recente, il team ha completato il trial di fase I METHOD di iniezione percutanea intramiocardica di cellule autologhe da midollo osseo tramite catetere a guida NOGA in pazienti con insufficienza cardiaca cronica. È prevista inoltre la prossima partecipazione al trial internazionale BAMI, che valuterà l’effetto della reinfusione intracoronarica di cellule mononucleate derivate dal midollo osseo nell’infarto miocardico acuto. Infine, è in corso l’arruolamento dei pazienti per lo studio CHART 1 (Congestive Heart failure Cardiopoietic Regenerative Therapy) ed è stato avviato presso il Cardiocentro un trial di terapia cellulare per l’arteriopatia periferica. La preparazione delle cellule per gli studi clinici avviene all’interno della Lugano Cell Factory, sotto la responsabilità della Dr Lucia Turchetto. La ricerca clinica svolta dal servizio di cardiochirurgia è finalizzata allo sviluppo di tecniche mini-invasive, mentre il servizio di anestesia e cure intensive sta portando avanti un programma di formazione sull’utilizzo di un sistema di simulazione computerizzato in bronco-fibroscopia e un’attività di ricerca sull’ipotermia terapeutica dopo arresto cardiaco. Creato 3 anni fa come spin-off del Cardiocentro Ticino dedicato alla ricerca, l’Istituto svizzero di medicina rigenerativa (SIRM) ospita gruppi attivi nella ricerca di base in biologia cardiaca, nelle neuroscienze e nella bioingegneria. In particolare, il laboratorio di cardiologia molecolare e cellulare, diretto dal Prof. Giuseppe Vassalli e coordinato dal Dr. Lucio Barile, ha sviluppato un programma di ricerca sugli esosomi (vescicole di membrana extracellulare di dimensioni nanometriche). Il programma ha dimostrato che gli esosomi secreti dalle cellule progenitrici cardiache umane adulte svolgono un ruolo importante nel mediare gli effetti cardioprotettivi e rigenerativi di queste cellule attivando meccanismi paracrini; gli esosomi inoltre migliorano la funzione cardiaca in un modello animale di infarto miocardico. Il lavoro della Dr.ssa Cervio ha messo in
luce come il mediatore molecolare degli effetti benefici degli esosomi sia nel microRNA arricchito identificato in essi. Un’altra ricerca sviluppata dal laboratorio (Dr Claudia Altomare) riguarda le cellule staminali pluripotenti indotte (iPS) a partire da cardiomiociti, mentre il lavoro della Dr Giuseppina Milano si concentra sulla cardiotossicità indotta dalle antracicline e del Trastuzumab. Nel contesto dell’affiliazione accademica del Cardiocentro Ticino con l’Università di Zurigo, due dottorandi della scuola di specializzazione in medicina molecolare dell’Università di Zurigo stanno conducendo presso il laboratorio il progetto per la loro tesi di dottorato sotto la supervisione del Dr Giovanni G. Camici. Presso il SIRM è in corso anche la ricerca della Dr Silvana Bardelli, che sta lavorando sull’espansione in vivo e sulla reinfusione nel cuore nei pazienti con insufficienza cardiaca di cellule cardiache c-kit + derivate da prelievi bioptici endomiocardici.
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Un progetto di ricerca sviluppato in collaborazione con il Dr Yury Gurfynkel del centro di ricerca clinica delle Ferrovie Russe mira a sviluppare un cosiddetto ‘endocap device’, un dispositivo complesso e multi-parametro per il monitoraggio automatico di parametri clinici standard, funzione endoteliale, capillaroscopia periungueale e velocità dell’onda sfigmica (pulse wave velocity, PWV). Il progetto è stato finanziato dalla Commissione svizzera della tecnologia e dell'innovazione. È infine da citare, sul fronte della ricerca, la stretta collaborazione del Cardiocentro Ticino con la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI). Nell’ambito della formazione, il Cardiocentro Ticino si è distinto nel 2016 per l’organizzazione di due simposi internazionali dedicati alla biologia delle cellule staminali e alla medicina rigenerativa, uno dei quali – Lugano Stem Cell Meeting – è giunto alla quinta edizione e si tiene in concomitanza con il congresso internazionale biennale Meet the Experts (MTE) dedicato alla cardiologia interventistica e organizzato sempre dal Cardiocentro. Tra i successi più recenti del Cardiocentro è certamente la designazione quale centro di formazione in cardiologia nel contesto della nuova facoltà di
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Medicina dell’Università della Svizzera italiana (USI). Infine, il Cardiocentro Ticino ha promosso un ambizioso programma di salute pubblica finalizzato alla rianimazione cardio-polmonare in situazioni di arresto cardiaco. Il programma comprende sia la distribuzione mirata e capillare di defibrillatori automatici sul territorio, sia una campagna di formazione di numerosi operatori di primo intervento. Grazie al programma, avviato nel 2005 in collaborazione con le istituzioni, con la Fondazione Ticino Cuore e con la Federazione Ticinese Servizi Autoambulanze, il tasso di sopravvivenza dei pazienti con arresto cardiaco extraospedaliero è arrivato oltre il 50%, un risultato che pone il territorio ticinese ai primi posti del mondo. In conclusione, il Cardiocentro Ticino si segnala come centro cardiologico giovane ma con grandi ambizioni nel campo della cardiologia clinica e della chirurgia cardiaca, così come nella ricerca di base e traslazionale. I suoi collaboratori credono fortemente che l’eccellenza clinica possa essere raggiunta solo con una migliore comprensione dei meccanismi molecolari e cellulari della fisiologia e della fisiopatologia cardiaca, insieme con un forte e costante impegno ad esplorare nuove vie per il trattamento delle malattie cardiache.
Concerto di beneficenza in favore della Fondazione Bambini Cardiopatici nel Mondo e della Fondazione Ticino Cuore
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MEDICINA / PIERRE KAHN
Siamo la coppia più bella del mondo SI GIURANO ETERNO AMORE, MA POI MOLTE COPPIE SCOPPIANO E LA SEPARAZIONE RISULTA ESSERE UNA SOLUZIONE INEVITABILE. CON QUALI CONSEGUENZE PER I FIGLI? RISPONDE PIERRE KAHN, PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA FSP, ESPERTO DEI PROBLEMI DELLA FAMIGLIA.
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oppie in crisi, pronte a separarsi da un punto di vista affettivo, potrebbero decidere di restare comunque insieme per paura di creare troppi disagi o danni ai figli? «Certamente, esistono delle coppie matrimoniali che hanno a cuore il benessere dei figli e che sono sicure di arrecare troppa sofferenza ai propri figli, decidendo e comunicando loro l’intenzione di separarsi. Questa protezione molto lodevole, a volte però nasconde altre ragioni più sotterranee: per esempio l’impossibilità per entrambi i genitori di separarsi quotidianamente dai propri figli. Ambedue hanno investito molto sia affettivamente che nell’ educazione della prole, per cui vivono come insopportabile l’idea di dover interrompere questo processo di crescita reciproca, limitandosi ai soli weekend o pranzi decisi in sede giuridica. Un altro elemento da non sottovalutare nell’odierna società, è l’aspetto economico. Una separazione/divorzio comporta dei notevoli costi, sia nella fase procedurale che poi soprattutto alla fine del vincolo matrimoniale. Bisogna poi provvedere economicamente a due sistemi familiari, farsi carico di due alloggi, coprire le spese dei vari figli, dell’ex-coniuge, magari dover riprendere un’attività professionale per far quadrare i conti, trovare qualcuno che si occupi dei figli se ambedue i genitori lavorano, ecc. Se oggi la società ci permette facilmente d’interrom-
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pere una storia affettiva diventata disfunzionale, alcune coppie potrebbero comunque decidere di rimanere assieme nell’insoddisfazione reciproca, in nome di una quasi sicura precarietà economica». La separazione dei genitori costituisce sempre un evento traumatico per i figli della coppia. Quali sono le fasce di età che subiscono i maggiori contraccolpi e quali strategie bisognerebbe mettere in atto nel comunicare ai figli la fine del rapporto? «Alla luce della mia esperienza clinica, è estremamente difficile parlare di una fascia d’età evolutiva più a rischio psicologicamente in una situazione di separazione o divorzio. Ho seguito ed aiutato dei bambini piccoli molto sofferenti, ma anche parecchi adolescenti che malgrado abbiano più strumenti affettivi e cognitivi per prendere distanza da ciò che avviene ed elaborarlo, vivono altrettanto male se non di più, la spaccatura del sistema familiare originale. Per esempio il pre-adolescente o l’adolescente, proprio in virtù di una maggior voce in capitolo, può ritrovarsi molto più in difficoltà rispetto al bambino piccolo, allorquando il giudice gli chiede un suo parere in merito alla scelta del genitore con il quale continuare a vivere tutti i giorni. Riguardo la comunicazione ai figli sul progetto di separazione, ritengo che sia molto importante e utile che questa informazione nel limite del possibile sia data assieme dai due genitori. Questa
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tappa però presuppone una doverosa preparazione perché deve essere affrontata con un clima il più possibile sereno. Idealmente dovrebbe essere comunicato il fatto che entrambi si sono resi conto che l’amore tra loro non c’è più, che la fine di questa storia non è da attribuire ad un solo genitore, e che non esiste un solo colpevole. Entrambi desiderano evitare che la loro conflittualità crei troppa sofferenza nei figli, e che sono pienamente coscienti che i figli vogliono bene a tutte e due i genitori (nozione di doppia lealtà dei figli verso le loro figure d’attaccamento)».
Detto ciò, in tutte le situazioni di separazione e divorzio, soprattutto per i figli piccoli, l’elemento che può e potrà sicuramente rassicurarli maggiormente, è quello di sapere che potranno ancora avere un rapporto privilegiato con entrambe le figure. Ed è sicuramente il genitore che lascia il domicilio familiare che deve in un primo tempo dare con chiarezza quest’informazione ai figli. In un secondo tempo, dovrà anche essere coerente con ciò che ha affermato loro, soprattutto se poi interverranno altri personaggi sulla scena: nuovo compagno/a, nuovi figli da un’altra unione»
Spesso all’interno di una coppia che si separa si creano tensioni e risentimenti e ognuno tende a scaricare sull’ex-compagno/a colpe e responsabilità, facendone partecipi i figli. Quali sono le conseguenze di questo comportamento? «Come appena accennato, se i figli hanno beneficiato di un attaccamento positivo con entrambi le figure genitoriali, vivono una sana lealtà verso di essi. Nel caso di un conflitto matrimoniale, se un genitore anche inconsapevolmente implica troppo un figlio nelle dinamiche relazionali disfunzionali con il coniuge, lo porta inconsciamente a fare una scelta di campo, o addirittura a creare con lui una coalizione contro l’altro genitore. Questi meccanismi possono creare dei forti sensi di colpa nel figlio, un grande disagio, se non a volte anche dei sintomi psicopatologici allorquando questo minore presentava già delle sue fragilità individuali».
E per quanto riguarda la vera e propria sofferenza che avvertono i figli a seguito di una separazione, che cosa ci può dire? «Se devo esprimermi sull’intensità del dolore provato, paradossalmente, tornando alla prima domanda di quest’intervista, ritengo di aver percepito il dolore maggiore nei figli allorquando la coppia matrimoniale era ancora assieme e viveva un alto livello di conflittualità quasi quotidiano. In quei casi, i figli “andando anche contro il loro interesse primario” riguardo l’unione familiare, e malgrado il profondo amore che provano verso entrambi, sperano e desiderano che la coppia si separi al più presto. Venendo ora più allo specifico delle manifestazioni di sofferenza nel momento della separazione, direi che vi è il loro soffrire più che giustificato e di conseguenza l’inizio di un processo di lutto, per la famiglia che fu e che non ci sarà più. Personalmente credo però che oltre la sofferenza vi sia anche una paura, un’angoscia riguardo a ciò che succederà: paura di perdere definitivamente un genitore, o paura che il genitore partente non si occupi più di lui /lei come precedentemente, oppure che un nuovo/a partner glielo porti via. Un elemento sicuramente da non trascurare riguardo il minore, è rappresentato dagli eventuali sensi di colpa, seppur del tutto fuori luogo, che egli potrebbe vivere pensando a ciò che sta ac-
Nella sua lunga esperienza professionale quali sono le principali manifestazioni di disagio palesate dai figli in seguito a una separazione? «Un figlio, e non solo se è in giovane età, vivrà sempre nella speranza anche utopica che un giorno mamma e papà torneranno assieme! Questa è una costante che ritrovo in tutte le situazioni cliniche che ho avuto modo d’incontrare in più di 30 anni d’esperienza clinica.
cadendo. In effetti non di rado il bambino ritiene che se si fosse comportato meglio, fosse stato meno capriccioso, avesse avuto un rendimento scolastico più consono alle aspettative dei genitori, loro non si sarebbero separati!». Qual è il supporto che può venire dalla famiglia allargata (nonni, zii ecc) nel sostenere i minori nel momento della separazione dei genitori? «Il ruolo che la famiglia allargata può svolgere in questi difficili frangenti è sicuramente importante e rassicurante per un minore. Oltre ad essere una presenza pratica ed accudente, può rappresentare la stabilità affettiva in un momento altamente destabilizzante per il bambino. Tutto ciò può avere una valenza positiva a condizione che queste persone non siano apertamente schierate a favore del proprio figlio/a contro il “partner cattivo”. Se lo fossero, queste figure familiari non garantirebbero più un supporto psicologico utile al bambino, e anzi contribuirebbero ad aumentarne i disagi, generando conflittualità indiretta e spesso buttando benzina sul fuoco». I figli di una ex-coppia risentono non di rado dell’avvenuta rottura tra i genitori con un grave scadimento del rendimento scolastico. Quando e in che modo gli insegnanti e la scuola devono essere messi al corrente della nuova situazione? «C’è un altro aspetto importante da tenere ben presente allorquando la separazione non è condivisa e concordata dai due genitori ma da uno solo: il forte disagio che si crea nel bambino nel vedere la sofferenza provata dal genitore che “subisce” la separazione. Ciò può portare il figlio ad essere eccessivamente una spalla amorevole sulla quale poggerà la testa il genitore ferito, tradito, abbandonato. Quest’eccessiva attenzione al genitore sofferente, può portare il minore a trascurare la propria vita, le proprie attività giornaliere e quindi a non più investire doverosamente la scuola, le attività ricreative o le amicizie. TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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Nei casi di flessione del rendimento scolastico o di comportamenti inusuali del figlio che i genitori possono ricondurre senza grossi margini d’errore al dolore provato dal figlio per la loro separazione, ritengo utile che ne possano parlare con l’insegnante. Parlando con questo docente non è necessario entrare nei particolari della vicenda che concerne soprattutto la famiglia, ma è importate renderlo partecipe di eventuali possibili cambiamenti emotivi del figlio. Facendo ciò, si offre all’insegnante una chiave di lettura per meglio comprendere delle differenze comportamentali rispetto al prima. Dal mio punto di vista sarebbe oltremodo doloroso per un bambino, che in un momento nel quale le sue due figure di riferimento sono già centrate inevitabilmente più su loro stessi, anche il contesto scolastico nelle figure adulte dei docenti, non capissero il difficile momento che sta attraversando».
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Da ultimo, un consiglio, anzi cinque. Quali sono le cose assolutamente da non fare, nell’interesse dei figli, quando si avvia una separazione? «Non è mai semplice dispensare o scegliere consigli più appropriati di altri: non potendomi sottrarre, andrei a sottolineare questi 5 aspetti: • Non rimanere imbrigliati troppo a lungo nel dolore e soprattutto nella rabbia che si vive e che si attribuisce all’altro: più sono intensi questi meccanismi, meno rischiamo di occuparci veramente dei figli; • Non dimenticare di osservare attentamente i nostri figli: non tutti parlano, non tutti sono estroversi e comprensibili. A volte si esprimono attraverso comportamenti: a noi, decodificarli. • Non cadere nella facile trappola di dipingere l’altro genitore come quello sbagliato, cattivo, inadeguato, agli occhi dei nostri figli. Non dimentichiamoci in quei frangenti che quella persona è stata, e sarà il genitore dei nostri figli, e che nel limite del possibile,
ogni figlio ha il diritto dell’apporto di entrambi i genitori; • Non indurre il figlio a pensare che abbia commesso degli errori tali da pregiudicare la solidità della coppia matrimoniale; • Non avere la voglia, il riflesso o l’entusiasmo del momento di coinvolgere troppo rapidamente nostro figlio in una nuova situazione personale con un nuovo partner. Ponderiamo una tempistica adeguata e possibilmente condivisa anche con l’altro genitore.
È stata presentata la Facoltà di scienze biomediche dell’Università della Svizzera italiana. Il Segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l'innovazione Mauro Dell’Ambrogio, il Rettore dell’USI Boas Erez e il Decano della Facoltà Mario Bianchetti hanno illustrato nel dettaglio la struttura della nuova Facoltà, presentando insieme ai rappresentanti delle istituzioni che collaborano al progetto il primo nucleo dei professori e il percorso formativo a livello sia di Bachelor sia di Master. Il Segretario di Stato ha sottolineato il determinante contributo su scala federale di 100 milioni per gli anni 2017-2020, destinato a incoraggiare l’aumento dei posti di studio in medicina umana con l’obiettivo di raggiungere 1'350 nuovi
medici formati annualmente in Svizzera a partire dal 2025. Per il Rettore dell’USI la nuova Facoltà di scienze biomediche rappresenta un lievito di particolare valore per la Svizzera italiana, in tre direzioni: sul piano della formazione, contribuendo allo sforzo di formare più medici; sul piano della ricerca, raggruppando e coordinando attività di grande valore scientifico sviluppate in Ticino già da alcuni decenni nel campo della biomedicina; sul piano dell’innovazione, favorendo lo sviluppo del territorio e rafforzando i legami con il settore farmaceutico della Svizzera italiana e quello della ricerca traslazionale biomedica. Il ruolo della Facoltà è in sostanza di aggiungere «lievito» a questo impasto già esistente per farlo crescere a livello universitario.
Concluderei dicendo che molti genitori hanno trovato sostegno e sollievo rivolgendosi ad un professionista preparato, già prima d’iniziare questo difficile percorso della separazione effettiva. Il poter esprimere domande, dubbi, preoccupazioni in vista di questa difficile tappa, chiedere consigli durante il percorso, può in molti casi rappresentare un’indubbia prevenzione per tutti gli attori coinvolti in un piccolo, grande dramma».
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he cos'è Youman? «Youman è un centro che propone classi di allenamento per un massimo di 3 uomini alla volta, su due livelli di intensità: Fit per chi vuole riprendere dopo un lungo periodo di inattività e desidera migliorare la propria forma fisica e Racing, per chi vuole ottimizzare le proprie performance sportive». Dunque si può ben dire che non state mai fermi e date continuamente vita a nuove imprese… «In un certo senso Youman rappresenta la naturale evoluzione di Training Specialist, anche se questa palestra ha ormai definitivamente acquisito una sua stabile clientela fatta di uomini e donne, più o meno giovani, ma anche intere famiglie che hanno compreso quanto sia importante investire nel proprio corpo, cioè decidere di mantenerlo in uno stato di allenamento continuo per migliorarne il benessere fisico e mentale. Youman si spinge un po’ oltre e si rivolge esclusivamente agli uomini (non certo per un malinteso maschilismo) ma per riservare loro un luogo dove lavorare sodo, senza distrazioni o perdite di tempo. Si tratta spesso di persone piene di impegni di lavoro che tuttavia intendono avviare un percorso di
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Youman si rivolge ad ogni genere di persone… «No. Non è proprio per tutti. È per chi davvero sente la necessità ed è disposto a sacrificare 45 minuti del suo tempo per ottenere qualcosa di concreto e tangibile. Per migliorarsi. Tutti abbiamo bisogno di correggere errori posturali e di stabilire un migliore equilibrio metabolico e ormonale, ma non tutti sono disposti ad uscire dalla propria zona di comfort. A Youman abbiamo la strategia per poter raggiungere qualunque obiettivo. Ma la motivazione delle persone è fondamentale, soprattutto per chi è fermo da molto tempo e si è appesantito con gli anni». Più semplice è invece lavorare con sportivi, con persone che già praticano sport come il golf o il tennis «Sono già dotati di spirito di sacrificio, ma spesso con loro rileviamo delle rigidità muscolari e delle carenze di mobilità proprio nelle zone più delicate, vedi spalle e bacino, blocchi che si ripercuotono nelle torsioni e quindi, per esempio, nella potenza del tiro. A tutti questi atleti noi proponiamo un programma di allenamento ideale che può portare nel giro di alcuni mesi a migliorare drasticamente la loro potenza e la loro reattività, riducendo al minimo anche i fastidi alla schiena che spesso li condizionavano nei giorni seguenti la pratica sportiva».
Nella vostra formula di allenamento non sono previste tutte quelle macchine che dominano in un palestra tradizionale… «Proprio così. La società contemporanea ha inventato macchine di ogni tipo per evitarci qualsiasi fatica, questo comporta il fatto che i nostri muscoli si atrofizzino e non svolgano più le loro funzioni specifiche Noi siamo convinti invece che occorra ritrovare il piacere del movimento, sentire il nostro corpo parte integrante del nostro essere uomini. Non stiamo parlando di mera esibizione, ma piuttosto di vigore, di proporzioni armoniose, di una postura eretta, della giusta forza e di un metabolismo efficiente, a qualunque età ci si trovi. Un altro concetto su cui si basa Youman riguarda poi il fatto che si rivolge a persone che danno valore al tempo da dedicare al proprio corpo, lo considerano un tempo prezioso, da non disperdere nel modo più assoluto. Per questo le nostre sedute sono particolarmente intense, sia che si tratti di corsi individuali o collettivi, che comunque comprendono al massimo tre persone, mantenendo perciò una qualità di assistenza davvero altissima». Che cosa bisogna fare per accedere alle vostre palestre? «Direi che l’unico requisito importante è quello di essere fortemente motivati ad avviare un percorso di crescita psicofisica personale. Per i lettori della rivista Ticino Welcome basta inviare al numero +41 (0)78 669 60 71 un sms con nome, cognome e la scritta "Ticino welcome prova" per essere contattati dal nostro staff e avere diritto ad una seduta gratuita». YOUMAN Via Fusoni 2, angolo Corso Elvezia 6900 Lugano +41 91 941 30 30
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SPORT / CAMPIONI
Dove va lo sport ticinese? GIANCARLO DIONISIO, GIORNALISTA SPORTIVO PRESSO LA RSI FA UNA PANORAMICA SULLE ECCELLENZE SPORTIVE DELLA SVIZZERA, DALLO SCI ALL’HOCKEY, DAL CALCIO AL MONDO DEI MOTORI.
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01 Serata Panathlon Winterthur con David Graf e Roger Rinderknecht, pilota e coach di BMX reduci dai GO di Rio. 02 Con Vincenzo Nibali, premiato dalla Città di Lugano dopo il trionfo al Tour de France del 2014. 03 Serata "Miglior sportivo ticinese". Da sinistra: Nicole Bullo, Gabriella e Pauli Gut, GD, Massimo Busacca. Davanti Murat Pelit.
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chi spetta il ruolo di eccellenza assoluta? «Direi senz’altro a Lara Gut che ha iniziato la stagione 2016-17 come meglio non poteva, ossia conquistando nella prima gara di Coppa del Mondo i primi 100 punti a disposizione. La ticinese ha letteralmente dominato il gigante di Sölden, ottenendo così il 19° successo in carriera, il secondo sulle nevi del ghiacciaio tirolese dopo quello centrato nel 2013. Per la 25enne si tratta della quarta vittoria nella disciplina. Quando si parla di lei, le sue dichiarazioni alla stampa, le sue interviste a fine gara creano sempre almeno un briciolo di polemica. Di certo però è proprio grazie anche alla forza del suo carattere che Lara ha raggiunto dei risultati incredibili, come appunto la vittoria della Coppa del Mondo 2016». Continuiamo con gli sport invernali… «Certamente in Ticino la rivalità per antonomasia è quella fra l’Hockey Club Ambrì-Piotta e l’Hockey Club Lugano. O meglio, come si dice in tutte le case, i
bar e le strade del Ticino, fra Ambrì e Lugano. Le due squadre alterano stagioni più o meno brillanti ma in ogni caso l’hockey resta di gran lunga lo sport più popolare nel Cantone. Sicuramente c’è una difficoltà anche economica a mantenere due squadre ticinese nella massima divisione, ma quando qualcuno ha avanzato l’idea di una fusione si sono levate solo voci contrarie. E questo non soltanto da parte dei tifosi delle rispettive squadre, come sarebbe logico attendersi, ma anche da parte di aziende e imprenditori che vedono nel supporto ai due team un ottimo veicolo di comunicazione per esprimere il loro radicamento nel territorio». Non si può dire altrettanto per quanto riguarda il mondo del calcio… «In questo caso i problemi sono molto diversi. Il Ticino ha una popolazione troppo ridotta per sostenere più squadre che giocano tra le serie A e B del Campionato. Il calcio nostrano da alcuni anni ormai sta vivendo un periodo di poca gloria e spesso le partite si giocano da-
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vanti ad una modesta cornice di pubblico. Occorre programmare l’avvenire del calcio ticinese in modo intelligente e forse l’unica soluzione per la nostra realtà economico-sociale è quella di avere un’unica squadra competitiva a livello nazionale e, se dovessero arrivare i risultati, anche europeo. Ma occorrono investimenti consistenti, una rifondazione societaria e poi si porrebbe anche il problema di un nuovo stadio». Altri sport che meritano una citazione? «Sicuramente il ciclismo, con una buona partecipazioni di atleti ticinesi a gare internazionali, il volley e il basketball sia maschile che femminile, la pallanuoto con qualche giocatore che milita anche in Nazionale, la ginnastica con il Ticino Team che è cresciuto molto negli ultimi anni.. E poi gli sporti motoristici con tutta una serie di piloti che corrono in moto e in auto, con la speranza di vedere un giorno nascere un nuovo campione di livello mondiale come fu il mitico Clay Regazzoni». Abbandoniamo i campioni di oggi e guardiamo a quanto si fa per preparare quelli del futuro… «In questo caso il Ticino può vantare un’autentica eccellenza svizzera. Il Centro sportivo nazionale della gioventù di Tenero (CST) è la filiale dell’Ufficio federale dello sport UFSPO per la promozione dello sport giovanile. Il CST offre infrastrutture ottimali per la pratica di molte discipline sportive e per lo svolgimento di campi sportivi e corsi di formazione che coinvolgono una vasta gamma di utenti, dal giovane scolaro all’atleta di punta. Il CST ospita inoltre numerose manifestazioni sportive di vario genere. Terreni da gioco curatissimi, materiale sportivo all’ultimo grido, accoglienza professionale ed istruttori di ottimo livello sono caratteristiche notorie del centro, che lo rendono molto ambito. Ogni anno sono circa 30.000 gli atleti ospitati, provenienti dalla Svizzera ma anche da numerosi Paesi esteri».
Un discorso sullo sport non può prescindere da un giudizio sullo stato dell’informazione sportiva… «Gli avvenimenti sportivi sono generalmente seguiti e gli organi di stampa e radiotele visivi ne danno puntuale informazione con cronache, resoconti, servizi e interviste. Devo dire che se in generale fino a qualche anno fa il livello del confronto solo raramente si manteneva entro limiti accettabili, da qualche tempo anche da noi si va scivolando verso una deriva dove la polemica fine a se stessa, con toni anche vivaci, prevale su una pacata argomentazione. In questo forse la vicinanza rispetto all’Italia sta esercitando la sua influenza…».
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SOLIDARIETÀ / PANATHLON
L’OBIETTIVO PRINCIPALE DEL CLUB È L’AFFERMAZIONE DELL’IDEALE SPORTIVO E DEI SUOI VALORI MORALI QUALE MEZZO DI SOLIDARIETÀ FRA GLI UOMINI E I POPOLI. INOLTRE, L’AMICIZIA TRA I SOCI E TRA QUANTI OPERANO NELLA VITA SPORTIVA E LA PROMOZIONE DELL’ATTIVITÀ SPORTIVA IN TUTTE LE SUE FORME E MANIFESTAZIONI. LA PRESENTAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE DA PARTE DI STEFANO GIULIERI, PRESIDENTE, E GIACARLO DIONISIO, PAST PRESIDENT.
Da sinistra: Giancarlo Dionisio, Stefano Giulieri.
Tutto in nome dello sport
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ispetto ad altri club di servizio voi presentate una ben precisa caratterizzazione nei confronti del mondo dello sport… «Obiettivo dei Panathlon Clubs è quello di diffondere la concezione dello sport ispirato al fair-play, promuovere studi e ricerche sui problemi dello sport e dei suoi rapporti con la società, divulgandoli nell’opinione pubblica in collaborazione con le scuole, l’Università e altre Istituzioni culturali; partecipare all’elaborazione delle normative sportive, intervenendo nei procedimenti di proposta, consultazione e programmazione nel campo dello sport con le modalità previste dai singoli ordinamenti nazionali e regionali; adoperarsi affinché la possibilità di una sana educazione sportiva venga garantita ad ognuno, senza distinzione di razza, di sesso e di età, soprattutto attraverso la promozione di attività giovanile e scolastica, culturale e sportiva; incentivare e sostenere le attività a favore dei disabili, le attività per la prevenzione della tossicodipendenza e per il recupero delle sue vittime, le iniziative di solidarietà con i veterani sportivi, la promozione e la realizzazione dei programmi di educazione alla non violenza e di dissuasione del doping; promuovere l’espansione del movimento panathletico in tutto il mondo mediante la costituzione di nuovi clubs». Qual è la diffusione del Panathlon Club? «Il primo Panathlon Club fu fondato a Venezia nel 1950. Nel 1954 a Lugano è nato il primo Club non italiano, dopo di che il movimento si è sviluppato nel
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mondo. È fortissimo in Italia, molto forte e diffuso in Svizzera (dove ci sono 32 club), nei paesi ispanofoni, in Brasile, mentre conosce una minore penetrazione nel mondo anglosassone dove evidentemente i club tradizionali non consentono troppi spazi». Il Panathlon luganese risulta essere particolarmente attento al sostegno, anche finanziario, al cosiddetto sport “povero e puro”, specie se giovanile… «L’attenzione nei confronti dei più giovani costituisce senz’altro uno dei costanti punti di riferimento del nostro Club. A ciò si aggiunga, in virtù proprio di quel principio di fratellanza cui ci ispiriamo, la volontà di agire per la promozione dello sport tra le persone più disagiate, favorendone anche attraverso lo sport la piena integrazione nella società. Per fare tutto questo abbiamo stabilito un filo diretto con le istituzioni visto che molti dei protagonisti della vita politica e sportiva della città sono dei soci, il che è positivo per i valori che intendiamo promuovere. Cerchiamo inoltre, sempre attraverso questa rete di conoscenze, di partecipare in modo attivo in occasione dei più importanti eventi sportivi locali». Un’iniziativa importante che avete promosso è stata l’approvazione della Carta dei doveri dei genitori… «Frequentando i campi dove si tengono incontri giovanili non è infrequente imbattersi in genitori esagitati e in padri che insultano l’arbitro o il figlio. Ci siamo chiesti se queste persone concepiscono veramente lo sport come puro divertimento e come attività utile nella
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formazione dei figli. Alla fine tutto questo diventa controproducente per il figlio, anche se si raggiunge l’apice, perché la passione sportiva scompare. Molte società ticinesi stanno facendo un gran lavoro in questo senso già da molti anni e la nostra speranza è che non si ripetano più situazioni spiacevoli. Penso poi agli arbitri, categoria di sportivi che spesso ci dimentichiamo; questi ragazzi lo fanno per divertimento e per passione sportiva ma troppe volte ricevono in cambio insulti da genitori, allenatori e giocatori. Queste cose non devono più accadere e dunque abbiamo pensato che questa Carta potesse essere un contributo importante alla crescita di un’autentica cultura sportiva».
PRINCIPALI APPUNTAMENTI PANATHLON CLUB LUGANO 2017 21 marzo Etica - Carta dei doveri del genitore nello sport, Villa Sassa Lugano 20 aprile Premio Merito Sportivo 2016 e Premio Award Fondazione Domenico Chiesa, Villa Sassa Lugano 16 maggio Bouldering
2 settembre Serata tennis Caslano 21 settembre Serata con Filippo Rossi - Premio Fair Play, Villa Sassa Lugano 19 ottobre Assemblea elettiva - Serata canottaggio, Villa Sassa Lugano
8 giugno Gemellaggio con Como e Varese
Gianmaria Delmenico
Emiliano Delmenico
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SOLIDARIETÀ / ROUND TABLE
Il nostro impegno solidale DIEGO RICCO È IL PRESIDENTE DI ROUND TABLE RT40, SEZIONE LUGANESE DI UN’ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE APERTA A GIOVANI PROFESSIONISTI, DIRIGENTI, UOMINI D’AFFARI E DI CULTURA CHE OCCUPANO POSIZIONI DI RILIEVO NEL CAMPO DELLE RISPETTIVE ATTIVITÀ. SI PROPONE DI FAVORIRE E PROMUOVERE L’AMICIZIA E LE INTESE PERSONALI ED INIZIATIVE AL SERVIZIO DELLA COLLETTIVITÀ.
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01 Diego Ricco 02 Bancarella di beneficenza Fotografia di Michael Gostner
uali sono i principali elementi che caratterizzano la vostra associazione? «Round Table si differenzia dagli altri club di servizio soprattutto per il fattore dell’età: ogni membro perde infatti il diritto di appartenervi al raggiungimento del suo quarantesimo anno d’età. La Round Table svizzera ha per scopo quello di favorire i contatti tra giovani uomini esercitanti professioni differenti, di sviluppare il senso della responsabilità civica e della etica professionale, di servire la comunità mediante attività sociali, d’incoraggiare l’amicizia e la cooperazione internazionale. Questi scopi sono realizzati tramite riunioni, conferenze, discussioni ed altre attività». Com’è organizzata la Round Table? «Il nucleo di base della Round Table sono le Tavole locali. Ogni Tavola è composta da 10/40 membri, dei quali non più di due possono esercitare la stessa professione. La Tavola, che è diretta da un Consiglio eletto annualmente, si riunisce ordinariamente due volte al mese.
Nel corso delle riunioni, vengono trattati argomenti di vasto interesse professionale, culturale o sociale, che vengono introdotti da conferenze o relazioni tenute da personalità o esperti. A seguire facciamo sempre una cena conviviale insieme all’ospite che s’intrattiene a conversare con noi. La Round Table riserva le sue riunioni ordinarie ai propri membri ed a coloro cui si ritiene, di volta in volta, di estendere l’invito. Della Round Table possono entrare a far parte coloro che, presentando i requisiti, vengono ammessi quali membri di una Tavola locale per volontà di tutti i suoi componenti». Possiamo riassumere in breve la storia di Round Table? «Nel 1926 Louis Marchesi, un membro del Rotary Club di Norwich (Gran Bretagna), ebbe l’idea di creare un club di giovani. Perciò colse al volo l’occasione che gli si presentò nel 1927 durante il congresso delle Industrie Britanniche che si svolgeva a Birmingham sotto la presidenza del Duca di Windsor. Adopt, Adapt, lmprove”. Ecco come è nata l’idea della Tavola Rotonda e da dove proviene il motto del nostro movimento. Quanto alla nostra insegna, dopo qualche anno di cambiamenti, nel 1929 fu adottato il disegno della Tavola Rotonda di Re Artù esistente al Castello di Winchester. Dall’epoca dello sviluppo europeo del movimento, le Tavole nazionali adottano un simbolo analogo, modificando soltanto il motivo centrale». A chi avete deciso di indirizzare il vostro “service” per il 2016-2017? «La scelta è caduta sull’associazione Velabili, un’organizzazione velistica che
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offre alle persone con disabilità l’opportunità di avvicinarsi e praticare attivamente lo sport della vela sui nostri laghi. Con i fondi raccolti attraverso le nostre iniziative abbiamo voluto acquistare e donare una barca appositamente attrezzata per la partecipazione a regate e per svolgere le attività atte a favorire la loro integrazione: si tratta di un’Hansa 303, che ha la caratteristica di una manovrabilità senza la necessità di usare il movimento del tronco e degli arti inferiori».
fronti dei portatori di handicap e delle persone disagiate. Se da un lato vogliamo lavorare per consentire ai nostri giovani imprenditori di crescere e acquisire sempre maggiori competenze professionali, dall’altro riteniamo sia nostro preciso dovere farsi carico dei problemi sociali della nostra comunità, portando un contributo per migliorare in tutti i modi possibili la qualità della vita».
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Nel corso degli ultimi anni avete poi organizzato la Round Table Cup… «Infatti. Questa gara internazionale di paraciclismo riservata alla categoria Handbike è diventato un impegno costante, organizzata interamente da noi, con il supporto anche della Round Table 36 di Locarno, che testimonia il nostro impegno e la nostra vicinanza nei con-
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SOLIDARIETÀ / JUNIOR CHAMBER INTERNATIONAL
Una palestra di vita DAVIDE CRIVELLI, PRESIDENTE, E LUCA MENZIO, PAST PRESIDENT, PRESENTANO UN’ORGANIZZAZIONE NO PROFIT APOLITICA E ACONFESSIONALE, I CUI SUOI MEMBRI HANNO UN’ETÀ COMPRESA TRA I 18 E I 40 ANNI: SONO DIRIGENTI, PROFESSIONISTI E IMPRENDITORI CREATIVI, PRONTI A SVILUPPARE NUOVE CAPACITÀ PARTECIPANDO ATTIVAMENTE ALLA JCI. 01 01 Comitato JCI Ticino 2017 Da sinistra: Luca Menzio, Erica Lanzi, Matteo Paolocci, Davide Crivelli, Djamila Domeniconi, Niklaus Stocker, Marcello Caduff 02 Cerimonia di apertura Euko Tampere 2016 03 Cerimonia di apertura Euko Tampere 2016
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he cosa significa far parte della più grande organizzazione svizzera e mondiale di giovani leader e imprenditori? «La JCI è organizzata in camere locali come la LOM (Local Organization Members) Ticino, che vanta associati dai 18 ai 40 anni attivi nel cantone e senatori con età oltre i 40 anni. In Ticino la giovane camera economica ha come scopo primario lo sviluppo di una forte rete di imprenditori e professionisti che desiderano dare il loro contributo per sostenere e sviluppare il tessuto economico e sociale regionale».
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La vostra associazione vanta più di un secolo di vita… «JCI fu fondata negli USA a St. Louis nel 1915 da Henry Giessenbier. Oggi la JCI è
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attiva in più di 100 paesi nei cinque continenti e comprende circa 5.000 camere locali e circa 200.000 membri. La JCI Switzerland (JCIS) è stata fondata nel 1959 e riunisce in tutta la Svizzera 70 camere locali con oltre 3.000 membri. La JCI in Ticino è nata nel 1967 e quest’anno festeggia i suoi primi 50 anni di vita». Quali sono in sintesi gli obiettivi che vi prefiggete di raggiungere? «La nostra mission è quella di fornire opportunità di sviluppo che permettono ai giovani di creare un cambiamento positivo. La JCI contribuisce al progresso impegnandosi a livello economico e sociale. I membri hanno l’opportunità di sviluppare ulteriormente le capacità dirigenziali, la responsabilità sociale, le abilità imprenditoriali e la rete di contatti sia a livello locale che nazionale e
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internazionale. L’offerta di formazione per i membri della JCI Switzerland è ricchissima: leadership, formazione di team, tecniche di presentazione e comunicazione, sviluppo della personalità, ecc. Training Day è l’evento annuale di formazione a livello nazionale della durata di un weekend intensivo, dove i partecipanti scelgono tra i molteplici corsi disponibili proposti in italiano, francese, tedesco e in inglese». In quali settori si esplica la vostra attività? «Ci impegniamo in progetti economici, sociali e culturali o nel training e nello sviluppo della personalità e dell’internazionalità. Gli eventi nascono attraverso diverse commissioni di lavoro, fondate sull’autonomia, l’iniziativa personale e lo spirito di squadra di ciascun membro.
Possiamo soffermarci più nello specifico sulla vostra attività in Ticino? «Da segnalare senz’altro la serata di gala per il nostro giubileo del 50° JCI in Ticino, dove sarà presente il Comitato Nazionale 2017 e verranno invitati tutti gli ex soci, i senatori, i membri d’onore e i soci attivi JCI Ticino. La nostra LOM propone poi diversi progetti, fra i principali ricordiamo Fit4job (progetto a livello nazionale in cui andiamo fisicamente nelle scuole medie per insegnare ai ragazzi come sviluppare il proprio Curriculum Vitae e diamo indicazioni sui primi colloqui di lavoro); Progetto Vino (già esistente in Ticino da diversi anni: il ricavato della vendita del vino JCI Ticino andrà in beneficienza ad un’associazione ticinese meritevole); JCI Ticino meets Sindaci, un progetto nuovo dove vogliamo portare i nostri soci a colloquio con i Sindaci delle maggiori città ticinesi per confrontarli con le problematiche attuali, ma senza toccare l’ambito politico; Charity Poker Night sul battello (seconda edizione di torneo di poker sul battello a scopo benefico, chi vince decide a quale associazione ticinese andrà il ricavato della serata).
In conclusione, quali sono i valori cui si ispira JCI? «Personalmente penso che JCI sia una palestra di vita, un’organizzazione che permette di stimolare nuove idee, progetti e collaborazioni grazie a cui poter crescere e sviluppare competenze e conoscenze pratiche sia personali che professionali. Ma non solo, si tratta anche di un bellissimo gruppo di amici, con cui condividere il successo di progetti positivi e coinvolgenti nella realtà locale. Curiamo i nostri contatti a tutti i livelli e apportiamo le nostre esperienze. Lo facciamo sfruttando le piattaforme online, le conferenze e i congressi locali, nazionali e internazionali, a cui possono partecipare tutti i membri. Oltre alla formazione e al trasferimento di knowhow, queste piattaforme offrono ai nostri membri la possibilità di realizzare la propria rete di contatti JCI nazionali e internazionali e di raccogliere preziose esperienze interculturali. Nascono amicizie e rapporti professionali che aprono nuove opportunità a più livelli».
GLI EVENTI JCT 2017 IN TICINO
PRINCIPALI EVENTI NAZIONALI E INTERNAZIONALI
04.03 Charity Night Poker sul battello 08.04 Evento Paura del volo 11.05 Visita Azienda 10.06 Lom2Lom Briga per 50° 06.07 JCI Ticino meets Sindaci 27.07 Apero in Birrificio 16.09 Festeggiamenti 50° JCI in Ticino con Comitato Nazionale (15+16.09) 27.10 CEO Talk 23.11 Team Building OpenLab
17-18.03 AGP – Sciaffusa 28-29.04 Training Day - Langenthal 23-28.05 EUCO – Basilea 26.08 Campionati di Golf – Davos 13-15.10 CONA – Zugo 6-11.11 WEKO – Amsterdam 1-2.12 Conferenza dei Presidenti e Vice – Thun
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EVENTI / CAPODANNO RUSSO
Indimenticabile festa al Casinò di Campione UN SUCCESSO SENZA PARI IL CAPODANNO RUSSO 2017, IL 13 GENNAIO, GRAZIE ALLE PERFORMANCE DAL VIVO, L’ECCELLENZA DEGLI ARTISTI, L’ATMOSFERA E L’INTERNAZIONALITÀ DELL’EVENTO.
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na notte da non perdere, in cui lo spettacolo ha stupito tutti i presenti che si sono sentiti immersi in una atmosfera internazionale e trasportati un po’ a Mosca, un po’ a Parigi, un po’ in Argentina e così via. Da “Kalinka” al “Can Can”, da “Ocˇi cˇërnye” al “Libertango”, da “Habanera da Carmen” a “Serate moskovite” e ancora dall’Inno Russo alla “Marcia di Radetzky” del finale e poi il Dj set fino a notte inoltrata. Il pubblico era attonito e sembrava non credere che in una sola notte
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avrebbe potuto vivere tutte quelle emozioni, coinvolto dall’esclusività di avere di fronte a sé un’orchestra di 30 componenti, l’Orchestra Opera Viva, diretta egregiamente dal Maestro Andrea Cupia. La voce della celebre Olga Romanko ha estasiato e si è alternata con il violoncello di Maxim Beitan che ha emozionato con performance come “Il Cigno”, in un susseguirsi di brani in perfetta armonia tra di loro. Anche il corpo di ballo Paris Show Bizz diretto da Fabrizio Arigoni ha impressionato e divertito grazie ai ballerini che si sono
EVENTI / CAPODANNO RUSSO
palco per augurare un buon Vecchio Nuovo Anno in rappresentanza del suo Paese. Partner culturale la Fondazione Internazional Art & Culture Foundation IAC, media partner il magazine Ozero Komo e Ticino Welcome. C’era anche la Fondazione Nuovo Fiore in Africa rappresentata dalla famiglia Braglia a cui è andato in beneficenza parte del ricavato. Anche gli sponsor sono stati di primo livello e tra questi Wetag, Audemars Piguet, Provasi e Loris Kessel Auto. Una delle attrazioni della serata è stata la sfilata di pellicce Collini Furs di Milano. Garbo Management SA, organizzatore della serata, ha fatto vivere un sogno al suo debutto per questo evento e annuncia un 2017 ricco di appuntamenti da non perdere.
01 Olga Romanko 02 Vera Atyushkina 03 Julie Arlin e Manuel Bianchi 04 Can Can
susseguiti sul palco con costumi preziosissimi, inclusi i tipici costumi della tradizione russa. Nel gran finale con Radeztky i costumi si sono addirittura illuminati e il delicato passo dei ballerini ha reso dolcissimo il momento della marcia, per dare l’arrivederci all’anno prossimo! Eccellenti i due presentatori della serata Julie Arlin e Manuel Bianchi, che hanno condotto in maniera superlativa uno show per niente banale con la loro spontaneità e professionalità. Madrina della serata l’ex-velina russa Vera Atyushkina che è intervenuta sul TICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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Young & Beautiful “Vicini al mondo dei giovani” DI VALENTINO ODORICO Questa nuova sezione di Ticino Welcome, è pensata e indirizzata ad un pubblico giovane, dinamico, in movimento ed attento alla realtà in cui vive. Young & Beautiful si rivolge non solo ai giovani nel senso anagrafico del termine, ma anche a quelle persone attente alle tendenze sia in fatto di stile, sia per quanto riguarda i luoghi da frequentare: un pubblico internazionale, che cerca nel quotidiano proposte che crede di poter trovare solo in una grande realtà metropolitana. Racconteremo temi quali la moda, il lifestyle, i locali, le realtà, gli spazi e le location che propongono prodotti, servizi e idee che si rivolgono a persone dinamiche, che amano viaggiare, che si lasciano stupire dalle contaminazioni esterne. Una narrazione fresca, immediata, nella tipica visione giovanile, dal taglio internazionale, dove le tendenze sono le grandi protagoniste; un progetto unico nel suo genere, che vuole diventare il punto di riferimento per conoscere, scoprire e sperimentare nuove realtà presenti nel nostro territorio.
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Hotel Zen-Ristorante Bien-Être: quando l’arte incontra l’ospitalità
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Balerna, piccolo borgo a pochi passi dal confine italiano, sorge l’hotel Zen con l’annesso ristornate Bien-Être: un luogo suggestivo, ricco di calore, capace di rispettare la tradizione ticinese in fatto di accoglienza e calore, dove il motto è “La casa lontano da casa”. Non un semplice ristorante, ma una location che unisce la passione per la buona cucina con proposte innovative che spaziano dagli spettacoli a tema, all’arte, alla fotografia, fino al design. Una cultura dei sapori che si esprime attraverso una carta ricercata, pensata in modo originale e ideale anche per banchetti e cerimonie quali battesimi, cresime, comunioni, matrimoni e apprezzata anche in occasione del saluto ufficiale alla popolazione di Balerna da parte delle istituzioni. Dal 10 marzo le mura del ristorante ospiteranno per due mesi anche la mostra fotografica di Andrea Guglielmetti: dopo l’esposizione incentrata su due suoi
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viaggi in America, ora il focus è dedicato al Mendrisiotto, con diversi scatti presi in momenti dell’anno davvero speciali. Nei prossimi mesi, per stuzzicare la curiosità dei visitatori, sono previste le “cene con delitto”: un evento teatrale di grande suc-
cesso che si svolge in concomitanza con la cena, fatto dal gruppo teatrale luganese dei Girondini. Non vanno poi dimenticati altri momenti ricchi di suggestione: eventi di magia e mentalismo, come quelli proposti dal mago Fantasios; la presen-
tazione ad aprile del libro “Il filo della comicità” di Gianni Giannini, etc. Un luogo ideale dove rilassarsi, divertirsi, scoprire nuove attrazioni, farsi catturare dalla magia delle varie opere d’arte, assaporando una cucina che rispecchia la migliore tradizione, attenta anche a chi ha particolari esigenze alimentari, siano esse intolleranze o allergie. Infine, per chi ama il design, assolutamente da visitare è la saletta recentemente rinnovata: un arredamento creato anche con vecchi
Carmelo Spina: 25 anni di grandi successi.
l 2017 è un anno importante per l’hair stylist internazionale Carmelo Spina: 25 anni di carriera, successi e passione che lo hanno reso celebre in molte parti del mondo. Personaggio eclettico, artista, è oggi uno dei massimi esperti in due specifici e diversi ambiti: Hair Style (cura ed estetica) e Make-up. Carmelo Spina vanta oggi una preparazione unica per tutte le necessità di carattere tricologico-curativo ed estetico per quel che riguarda il trattamento del capello. Gli ultimi show di cui è stato protagonista sono stati ospitati in paesi emergenti come la Romania, il Portogallo, la Croazia, la Polonia, la Cina, la Giordania e l’Iran. Lunga anche la lista di titoli e collaborazioni importanti: Education form L’Orèal, diploma L’Orèal di esperto in forma e colore, stage presso la “Tony and Guy Academy”. Nel febbraio 2014 entra anche a far parte della grande famiglia del marchio Vitastyle in qualità di tecnico stilista: la più totale fiducia da parte dell’azienda
YOUNG & BEAUTIFUL CARMELO SPINA
gli valgono l’incarico di rappresentante del brand per la Svizzera, paesi Europei, extra-europei, per un totale di 35 nazioni in tutto il mondo. Oggi è impegnato anche nella “Carmelo Spina Academy” da lui ideata e seguita anche dal punto di vista della docenza: una realtà internazionale che forma e perfeziona professionisti del settore, toccando ambiti trasversali che spaziano dall’immagine, alle acconciature, fino alla comunicazione e alla fotografia. Un anniversario che ha visto anche il lancio a livello mondiale del suo primo prodotto professionale: il nuovo Phon firmato Carmelo Spina e nato in collaborazione con la storica azienda Johnson.
Foto: © Estella Lanti
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materiali ed elementi già esistenti ma ridipinti, restaurati e disposti in una visione suggestiva e assolutamente inedita. Per sapere tutte le date di tutte le iniziative è possibile contattare il ristorante o visitare la pagina social ufficiale in facebook.
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LAGO DI COMO / FIERA/SALONE DEL MOBILE 2017
Il Design è uno stato a sé. E Milano la sua capitale 01
DI MANUELA LOZZA CON QUESTO MOTTO, IL 4 APRILE SI APRE LA 56ª EDIZIONE DELLA KERMESSE CHE RENDE CELEBRE NEL MONDO IL PADIGLIONE FIERISTICO DI RHO. NUMERI DA RECORD, FAMA SEMPRE PIÙ SCINTILLANTE, NELLA CAPITALE ECONOMICA DEL BELPAESE. 02
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mmettiamolo, non è sempre stato così. Agli albori della sua storia, quando la manifestazione si svolgeva ancora nel centralissimo quartiere Fiera, il Salone del Mobile di Milano era un evento di portata su per giù nazionale, surclassato in Europa da altre realtà, prima fra tutte l’IMM di Colonia. Ma con il tempo le cose sono cambiate, anzi, si sono stravolte e l’effetto più lampante è stato il bisogno, nel 2005, di spostare la manifestazione nel nuovo polo fieristico di Rho-Pero. Un’esplosione!
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Gli espositori aumentano fino a riempire ogni angolo di questo gigantesco spazio (200.000 mq di superficie allestita). Il pubblico arriva a frotte (nel 2016 circa 300.000 visitatori da 165 paesi), tanto fra gli espertissimi addetti ai lavori che fra le coppiette che cercano idee per arredare casa. Negli anni Milano si conferma la vetrina più luminosa, quella di maggiore qualità e anche la più attenta all’innovazione e all’eco sostenibilità, tanto da diventare la nuova capitale internazionale del mobile e dei complementi d’arredo. O almeno così dicono i
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circa 5.000 giornalisti che nella passata edizione hanno visitato la Fiera, arrivando dai 5 continenti. 6 giorni (i primi 4 riservati agli operatori di settore), per visitare, dalle 9.30 alle 18.30, i padiglioni e le 5 diverse manifestazioni che li coinvolgono. Il Salone Internazionale del Mobile e quello del Complemento d’Arredo, ovviamente. Ma anche la Biennale Euroluce, arrivata
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01 Salone del mobile 2016, Duresta 02 Presentazione con presidente del Salone Roberto Snaidero, Erico Bertolino, Sindaco Sala 03 Salone del mobile 2016, USM
alla 29° edizione, è dedicata non soltanto all’illuminazione domestica, funzionale o decorativa, ma anche ai più innovativi prodotti nel campo dell’illuminazione industriale, stradale, degli allestimenti scenografici e della sanità. Per arrivare agli avveniristici sistemi di illuminazione e domotica, di sorgenti luminose e di software per le tecnologie della luce. Senza mai venir meno all’attenzione tipica del Salone per il risparmio energetico ed anche per il controllo del rischio di inquinamento luminoso. È invece “soltanto” alla sua 18ª edizione Workplace3.0, uno spazio espositivo riservato al design e alla tecnologia necessarie per progettare spazi di lavoro, che siano sempre pronti a rispondere alle esigenze di un mondo professionale che cambia con estrema rapidità i suoi bisogni, i suoi schemi, le sue dinamiche. Non solo uffici, ma banche, sportelli postali e in generale amTICINO WELCOME / MAR - MAG 2017
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LAGO DI COMO / FIERA/SALONE DEL MOBILE 2017 04 04 Salone del mobile 2016, Meritalia 05 Salone del mobile 2016, Alchymia 06 Salone del mobile 2016, Artevenezia
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bienti pubblici. Dalle sedute agli elementi per l’acustica, dalle tecnologie audio-video ai sistemi di sicurezza. Ai padiglioni 22 e 24 invece, la 20ª edizione del SaloneSatellite, una fucina di talenti, un messaggio lanciato verso il futuro. Architetti, designer, addetti stampa, scelti fra ragazzi di tutto il mondo, per rispondere ad una domanda/tema, che dato l’argomento è tanto scontata quanto scottante: “DESIGN is...?”. E il bidecennale sarà festeggiato con la collezione SaloneSatellite 20 anni, con l’esposizione di pezzi progettati per l’occasione da designer internazionali, che hanno iniziato la loro carriera proprio al SaloneSatellite. Ma nell’orbita della manifestazione, ci sarà anche spazio per una carrellata di oggetti che hanno visto la luce durante le precedenti venti edi-
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zioni del SaloneSatellite come prototipi e sono poi entrati nel mercato. Ma cosa aspettarsi, in questo giovane ma già strano 2017? «Il Salone del Mobile viaggia verso la meta con marcato ottimismo – dichiara il presidente Roberto Snaidero – sia da parte delle aziende partecipanti che di noi organizzatori». Effettivamente, Salone a parte, il mobile sembra dare buoni risultati: «Il settore ha mostrato ottime performance nei primi dieci mesi del 2016 e sembra che la corsa non intenda fermarsi. L’arredo italiano è in continua crescita su quasi tutti i mercati internazionali». E il merito potrebbe essere anche del Salone: «La nostra forte vocazione internazionale, infatti, ha attirato nella scorsa edizione un 67% di operatori esteri di alto profilo e con forte potere d’acquisto». Un circolo
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virtuoso, insomma, se è vero che nel 2016 il Salone si è mostrato capace di spingere le aziende italiane sui mercati di tutto il mondo, confermando il suo ruolo di punto di forza per lo sviluppo di queste imprese dell’arredo e dell’illuminazione: «Le vendite generate all’estero, infatti, tra gennaio e ottobre dello scorso anno, hanno superato gli 11 miliardi di euro – continua Snaidero – con segnali di crescita importanti soprattutto in Cina (+18,4%), Stati Uniti (+8,1%) e Francia (+5,3%). Così, il Salone del Mobile si riconferma una risorsa importante per il sistema italiano, grazie alla sua capacità di attrarre a Milano operatori, visitatori, designer, buyer, giornalisti da tutto il mondo, segno distintivo che negli anni ha portato Milano a diventare la capitale dell’arredo e della cultura del progetto, grazie anche alla forte sinergia con la città e le sue istituzioni». Complimento alla città, che arriva chiaro alle orecchie del sindaco Sala: «Milano insieme al Salone è capace di mettere in luce e dare risalto a tutto il settore, dai giovani talentuosi ai grandi nomi internazionali, dalle start-up innovative alle aziende storiche».
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Donne manager al Salone 01
DI MANUELA LOZZA IN UN MONDO, QUELLO DEL MOBILE, ANCORA PREVALENTEMENTE MASCHILE, LA BRIANZA SEMBRA GUARDARE AL FUTURO. COMPLICI LE “AZIENDE DI FAMIGLIA”, IN CUI LE SIGNORE RIESCONO A FAR VALERE I PROPRI MERITI. EPPURE, A LIVELLO CULTURALE E ISTITUZIONALE, RESTA ANCORA TANTO DA FARE PER GARANTIRE A TUTTE GLI STESSI DIRITTI. MA PARTIAMO DALLA FIERA…
01 Stand Flou Salone 2016
«N
on solo non rinunceremmo mai alla nostra presenza al Salone del Mobile di Milano – esordisce Marta Anzani, dirigente di Poliform e Presidente GGI di FederlegnoArredo – ma recentemente la nostra azienda ha ampliato la sua presenza, partecipando anche alla biennale EuroCucina. Abbiamo raddoppiato così la nostra forza e durante la Fiera siamo tutti a Milano, tutti impegnati in questa grande vetrina. Certo, bisogna lavorare con lo stesso impegno ogni giorno, ma questo è sicuramente un momento fondamentale proprio per mettere in campo tutti gli sforzi fatti». Eppure Poliform non ha certo bisogno di farsi conoscere al pubblico. Come l’altrettanto consolidata Flou: «Saremmo matti se rinunciassimo al Salone – spiega Manuela Messina, responsabile ricerca e prodotti dell’azienda di Meda – è la vetrina più
02 Flou. Massimiliano, Manuela e Cristiana Messina
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bella del nostro settore. Certo, Flou è presente anche a Mosca e agli eventi legati alle fiere di New York e Colonia, ma Milano è per le aziende come la nostra il momento più importante dell’anno. Anche dal punto di vista del fatturato, che si gioca proprio nei due mesi marzo/ aprile, cioè a partire dagli eventi legati al Prefiera». Poi entrambe le signore del mobile d’eccellenza confermano che il Salone Internazionale di Milano è la migliore occasione che esista al mondo per creare nuove relazioni, per incontrare in pochi giorno non soltanto possibili acquirenti, ma anche fornitori e professionisti, magari da quei mercati emergenti di nuovissimo affaccio, che difficilmente si ha altra occasione di ascoltare. «È anche merito della città – sottolinea Anzani – che riesce a gestire la portata enorme di questo evento e ad attrarre gli addetti ai lavori concentrando in 6 giorni un’offerta di possibilità unica al mondo».
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Flou e Poliform, due aziende leader a livello internazionale, partite da due famiglie di mobilieri ed entrambe arrivate con successo al presente anche grazie ai ruoli manageriali riservati alle donne. «Non è così scontato – spiega Messina – che in un’azienda a conduzione fami-
gliare, le figlie vengano ammesse nell’organico o, ancora più facilmente, che esse ne abbiano il desiderio. Il settore resta a vocazione particolarmente maschile, ma per noi è stato diverso (in Flou, oltre a Manuela, anche i fratelli Massimo e Cristina) perché siamo cresciuti senza alcu-
spaccata in due dalla maternità: prima di essere madre, è più facile ottenere un trattamento equo. Ma quando si partorisce, lo Stato non ti mette nella posizione di poter riprendere il tuo lavoro con lo stesso impegno di prima: parlo di orari e costi degli asili nido, di incen-
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na imposizione, ma con il desiderio e la consapevolezza del nostro futuro in azienda». Ma se padri e nonni sono ben disposti a riconoscere i meriti delle propria progenie, anche se femmina, quando ci si rivolge all’esterno il registro cambia «e non solo perché si è donne, ma anche proprio perché si è “la figlia di”, diventa quindi necessario dimostrare il proprio valore oggettivo quando ci si rapporta con fornitori, contractor o possibili clienti. Dal mio punto di vista, la carta vincente è comunque in entrambi i casi quella di mantenere un atteggiamento umile e tranquillo, dando all’altro il tempo di riconoscere il nostro valore. Io mi rapporto ogni giorno con tantissime persone nuove e di fatto non ho mai avuto problemi nel farmi ascoltare». «In generale comunque – sottolinea Marta Anzani – è una questione non solo culturale, ma anzi soprattutto istituzionale. La vita professionale di una donna è
tivi economici alla maternità… Questo danneggia in primis la neo mamma e di certo non aiuta le aziende, per le quali invece queste dipendenti sono state fino a nove mesi prima una risorsa importante». Entrambe le manager sono poi d’accordo su un punto fondamentale: lo scandalo stipendi in gonnella, cioè il vizietto a causa del quale, a qualunque livello della gerarchia aziendale, le donne guadagnano meno dei loro parigrado maschi. «E le quote rosa non sono di certo la soluzione – conclude Anzani – vogliamo sedere in posti direttivi perché lo meritiamo, non per il semplice fatto di essere donne. È un processo in lento progredire, ma la rivoluzione è già stata fatta negli anni ’70 e oggi non ce n’è più bisogno». Per questo entrambe le manager sono assolutamente ottimiste riguardo al futuro delle donne sul lavoro, anche nel muscolosissimo settore mobiliero.
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04 Marta Anzani, manager Poliform e Presidente GGI FederlegnoArredo
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