Ticino Welcome N° 54

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N° 054 GIUGNO / AGOSTO 2017

MAGAZINE DI PERSONE, EVENTI, AZIENDE, FATTI E NOTIZIE

Svizzera CHF 8,00 / Italia € 6,80

TIZIANO MOCCETTI

EDIZIONE PUBLIGOOD

A CUORE APERTO

PRIMO PIANO

GASTRONOMIA

ARCHITETTURA

SPONSORIZZAZIONI

FRANCO AMBROSETTI Grande Jazz, tra classicità e passione

LUCA BELLANCA Cucinare con gusto

GIAMPIERO CAMPONOVO Il processo del fare

FONDAZIONI Il nuovo volto del mecenatismo




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CHIAMAMI tu CHE TI CHIAMO io DI MARIO MANTEGAZZA

RESPONSABILE EDITORIALE Eduardo Grottanelli de’Santi COORDINAMENTO EDITORIALE, PUBBLICITÀ E PUBBLICHE RELAZIONI Paola Chiericati LAYOUT E GRAFICA Kyrhian Balmelli IMPAGINAZIONE Giovanni Laghi FOTOGRAFIE Si ringraziano le aziende produttrici, amministrazioni, enti e istituzioni del Ticino. Foto di copertina: Andrea Todaro

STAMPA FONTANA PRINT SA Via Maraini 23 CH - 6963 Pregassona SERVIZIO ABBONAMENTI T. +41 (0)91 985 11 88 www.ticinowelcome.ch PUBBLICITÀ SVIZZERA TEDESCA E FRANCESE ZÜRICHSEE WERBE AG Claudio Moffa claudio.moffa@zs-werbeag.ch Seestrasse 66, Postfach CH-8712 Stäfa COLLABORATORI Benjamin Albertalli, Andrea Bellomo, Edoardo Beretta, Lorenza Bernasconi, Fausto Tenzi, Joel Camathias, Rudy Chiappini, Paola Chiericati, Franco Citterio, Federico Parli, Silvano Coletti, Ariella del Rocino, Michele Fazioli, Roberto Giannetti, Keri Gonzato, René Chopard, Marta Lenzi-Repetto, Roberto Lipari, Manuela Lozza, Elisa Mantegazza, Giacomo Newlin, Valentino Odorico, Patrizia Peter Pedevilla, Ronnie Kessel, Paolo Repetto e Alberto Stival. DISTRIBUZIONE IN TICINO: Abbonamenti, Linee aeree Ethiad by Darwin Airline, Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, studi medici e dentistici, studi d’avvocatura, studi d’ingegneria e d’architettura, banche e fiduciarie, aziende AITI (Associazione Industrie Ticinesi), aziende Ccia-Ti (Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato del cantone Ticino), Club Rotary Lugano, Club Lions Lugano, edicole del Ticino. IN ITALIA: Nelle fiere turistiche BIT (Milano), Full Contact (Rapallo), Workshop invernale (Torino/ Milano), TTG (Rimini), Travel Trend (Milano), BTC (Firenze), Aeroporto di Malpensa, Hotel ed esercizi pubblici - Provincia di Como e Lombardia.

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ui telefonini è già stato detto tutto! Fanno bene, fanno male. Sono antisociali, favoriscono la socialità. Insomma è stato detto tutto e il contrario di tutto, ma di fatto nessuno può più farne a meno. Oggi il telefonino è in realtà molto di più che un telefono e ti consente di fare talmente tante cose, che la funzione telefonica è probabilmente il peggior servizio presente al suo interno. Ti partono chiamate “ad minchiam”, come dice la Littizzetto, le linee sono spesso precarie, il segnale va e viene, ecc…

le parlare degli aspetti criticabili di questo nuovo “arto” elettronico. In verità è un mezzo unico e favoloso che ci permette di essere sempre raggiungibili, di poter chiamare aiuto in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo. È anche una fonte inesauribile di informazioni che puoi ricercare in pochi secondi a tal punto che le bugie ormai hanno davvero le gambe molto corte, perché puoi verificare ogni cosa all’istante.

Il telefonino è diventato anche una vera e propria centrale dei ricordi, dove custodiamo suoni, immagini, appuntamenti, messaggi, barzellette e così via. Promosso a Melafonino, questo apparecchio spia ormai la vita di tutti e ha sdoganato l’istinto “guardone” della maggior parte delle persone che ti informano pubblicamente di tutto quello che fanno, dove sono, con chi stanno e quant’altro possa ledere la propria intimità a vantaggio di un voyeurismo a tutto campo.

In conclusione dobbiamo accettare per buono questo mezzo incredibile, con tutti i suoi pregi e con tutti i suoi difetti. Magari non portiamolo a tavola mentre siamo seduti coi parenti o con gli amici e ricordiamoci di spegnerlo durante i momenti dove è richiesto il silenzio. Impariamo magari anche a capire che spesso la gente intorno a noi ascolta tutti i fatti nostri e, soprattutto, smettiamola di chiamarci nell’ora del pranzo e durante la cena! Infine, mi raccomando, non annunciamo le partenze e i ritorni dei nostri viaggi, perché quello è davvero molto pericoloso.

Tuttavia ciò non va assolutamente combattuto, perché è fin troppo faci-

Mario Mantegazza

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TIZIANO MOCCETTI A cuore aperto

CARLO GARZONI Un’impresa di famiglia tra continuità e innovazione

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LOCARNO FESTIVAL Cinema, che passione

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UBS Avvicinare i giovani all’arte e alla cultura

di Mario Mantegazza EDITORIALE 03 Chiamami tu che ti chiamo io di Patrizia Peter Pedevilla PRIMO PIANO 06 Tiziano Moccetti: A cuore aperto 12 Marina Masoni: dove sono finite le donne in politica? di Fausto Tenzi 16 Franco Ambrosetti: Il grande Jazz, tra classicità e passione 20 Carlo Garzoni: Un’impresa di famiglia tra continuità e innovazione di Dimitri Loringett 22 Alessio Quaglino: When F1 and cardiology speak the same language CULTURA 24 Masi Lugano: Craigie Horsfield: On the Deep Present 28 Masi Lugano: Alighiero Boetti: Vivere lavorando giocando 30 Amedeo Modigliani a Genova: Il maestro del ritratto di Rudy Chiappini 34 Joan Mirò: Sogno e colore 38 LAC Lugano musica: La musica uscirà dal LAC e andrà a “invadere” Piazza Luini di Alessandro De Bon 40 Locarno Festival: Cinema, che passione 44 Imago Art Gallery: Una estate ricca di appuntamenti 48 Five Gallery: L’arte senza artista 52 Cortesi Gallery: Nuova apertura a Milano 56 Ivana Falconi: La mia tragicomica visione della realtà 60 Wopart: Arte su carta in fiera a Lugano 62 Wopart: Il commento degli artisti 66 Vallemaggia Magic Blues 2017: Un viaggio lungo 60 anni attraverso le vie del Blues e del Rock 68 Fondazioni: Il volto nuovo del mecenatismo 70 Fondazioni: Investire nel sociale FINANZA 71 LGT: Afflusso record di nuovi capitali 72 Banche e Arte: Tra mecenatismo e sponsorizzazioni di Franco Citterio 78 Associazione Bancaria Ticinese: Lugano e Londra, sfide comuni 80 UBS: Avvicinare i giovani all’arte e alla cultura 82 BancaStato: Un altro anno molto positivo 84 UBS: Un futuro con tante variabili 86 Banca del Sempione: Incrementare i servizi evoluti di Edoardo Beretta 88 Risorse: “La fatica del risparmio” 90 Aduno: Una nuova generazioni di carte di debito di Marta Lenzi-Repetto GASTRONOMIA 92 Unesco: Anche il cibo è un patrimonio da tutelare di Eduardo Grottanelli De’ Santi 96 Luca Bellanca: La mia cucina piena di gusto di Giacomo Newlin 100 Tal Ronnen: Lo chef delle celebrità di Giacomo Newlin 102 Ristorante Lume: Pensiero creativo e tecnica culinaria di Giacomo Newlin 104 Ristorante Santabbondio: Alla riscoperta dei gusti genuini TURISMO 106 ATT: La consulenza personalizzata si fa strada 108 OTR Mendrisiotto: Realtà aumenatata per scoprire il villaggio medievale di Tremona di Maurizio Casarola 110 Monte San Salvatore: Un Pan di Zucchero in Ticino di Paola Chiericati 114 Costa Rica: Il Paese più felice al mondo

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ATT La consulenza personalizzata si fa strada

LUSSO 118 122 124 126 AUTO 128 130 132 134 136 ARCHITETTURA 138 142 144 146 148 152 154 156 158 AZIENDE 160 162 164 166 168 170 172 174 176 178 BENESSERE 181 182 SPORT 184 188 LAGO DI COMO 190 192 196 NEWS 198

BUCHERER Tutti i colori del mare

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DAYTONA Tutto il mondo delle motorcycles in un centro specializzato

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BELOTTI OTTICAUDITO Quando la bellezza si fonde con la qualità

Bucherer: Tutti i colori del mare Gruppo Damiani: Un secolo di eccellenza e passione di Valentino Odorico Moda estate: Un’estate libera da ogni canone HFFA: Milano ammaliatrice di Valentino Odorico Ferrari 812 Superfast: Potenza e prestazioni ai massimi livelli Mercedes-Benz Classe E 400 Coupé 4Matic: Una coupé tutta dinamismo e potenza di Joël Camathias Daytona: Tutto il mondo delle motorcycles in un centro specializzato Alfa Romeo Stelvio: Il SUV per chi ama guidare di Benjiamin Albertalli Mercedes-Benz Classe E 63 AMG S 4Matic: Prestazioni straordinarie Giampiero Camponovo: Il processo del fare Wetag Consulting: Un Ticino di gran lusso Garzoni SA: Soluzioni abitative per ogni esigenza MG Fiduciaria Immobiliare: Vivere ad alto standing ad un giusto prezzo Dimensione Immobiliare SA: Dare risposte adeguate ai tempi che cambiano Claudio Lo Riso: Nasce il villaggio del fitness e della salute Biscozzo Immobiliare: Promuoviamo edifici e appartamenti di gran pregio Artisa SA: Un nuovo concetto di quartiere residenziale NewTrends SA: 25 anni di fiducia, la vera energia per trasformare i sogni in realtà Deloitte: La Svizzera ancora fra i leader al mondo nel settore lusso Gruppo Sicurezza: L’eccellenza della Sicurezza nella Svizzera Italiana Easy Work: La corretta valutazione di ogni persona Federazione delle Associazioni di Artigiani del Ticino: L’uomo artigiano protagonista del futuro STRP: verso una comunicazione sempre più globale VoipTel Service: Una rete integrata di servizi Centro Funerario Lugano: Cerimonie nel rispetto di ogni esigenza EY: Riforma III dell’imposizione dellle imprese: cosa succederà adesso? Dahra: Un mondo pieno di bellezza Belotti OtticaUdito: Quando la bellezza si fonde con la qualità Charme: Impariamo ad avere più charme Aldo Coppola: Tutto il glamour di Aldo Coppola nel cuore di Lugano di Gabriele Botti Massimo Bognuda: Vivere tra le mie montagne Golden Wings Club: A fianco dell’HCL verso la vittoria di Manuela Lozza Carlo Riva l’ingegnere della Dolce Vita Francesca Matteri: Un viaggio di famiglia di Manuela Lozza Festival Como Città della Musica: 10 anni di successi… condivisi di Manuela Lozza Notizie in breve

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A CUORE APERTO PRIMO PIANO / TIZIANO MOCCETTI


PRIMO PIANO / TIZIANO MOCCETTI

IL CURRICULUM VITAE DEL PROFESSOR TIZIANO MOCCETTI – DIRETTORE SANITARIO E PRIMARIO DI CARDIOLOGIA AL CARDIOCENTRO DI LUGANO – È INTERMINABILE ANCHE NELLA SUA VERSIONE CORTA. PUBBLICAZIONI, RICERCHE, OPERAZIONI INNOVATIVE, IL MEDICO TICINESE HA DEDICATO PRATICAMENTE UNA VITA AL CUORE E OGGI PUÒ DIRE DI CONOSCERLO, ANATOMICAMENTE PARLANDO, NEI MINIMI DETTAGLI. DI PATRIZIA PETER PEDEVILLA

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spetto praticamente un’ora prima di poterlo incontrare, un’operazione più lunga del previsto lo ha bloccato in sala operatoria. Verso le tre la sua segretaria mi chiama, lo raggiungo nel suo studio, mi accoglie con un sorriso.

mmagino non abbia neanche avuto il tempo di mangiare qualcosa, mi spiace… «Non si preoccupi, ho da sempre l’abitudine di consumare un pranzo leggerissimo, diciamo che sto facendo Quaresima… sa (pausa) in tutte le culture si trovano relazioni tra la salute, l’alimentazione e il digiuno. È importante avere un periodo all’anno dove si sta leggeri e un po’ di digiuno, con giudizio, credo proprio faccia bene al corpo e alla mente». Forse è proprio per queste buone abitudini che lei è sempre attivo, quasi instancabile; opera ancora o il suo è soprattutto un ruolo di supervisore? «Ho appena terminato un intervento su una signora russa che è venuta appositamente a Lugano per risolvere una problematica abbastanza complessa dal punto di vista coronarico, dunque sì, opero ancora. Normalmente opero i casi complessi e mi dedico con molta passione alle procedure più innovative. Imparare sempre qualcosa di nuovo, poter offrire al paziente cure all’avanguardia ed efficaci è per me un piacere irrinunciabile».

Come si vive il tempo in una sala operatoria? Soprattutto per una persona con un’agenda come la sua, dove un ritardo può compromettere tutta la giornata… «Forse è meglio precisare che la sala operatoria che frequento io non è quella chirurgica, ma la sala di emodinamica o quella “ibrida”. Anche se i confini si fanno sempre più sfumati, le procedure di pertinenza del cardiologo interventista si distinguono da quelle propriamente chirurgiche per una diversa tipologia di accesso al cuore. I nostri non sono accessi chirurgici, ma percutanei: arriviamo a operare sul cuore mediante cateteri introdotti attraverso un vaso sangui-

“Imparare sempre qualcosa di nuovo, poter offrire al paziente cure all’avanguardia ed efficaci è per me un piacere irrinunciabile.” gno, a livello del gomito o dell’inguine. Detto questo, e per rispondere alla sua domanda, quando si opera il tempo è legato al paziente, non alla vita esterna. Ieri ho avuto un caso molto complesso, c’era una paziente con una particolare deformazione e dal punto di vista tecnico era molto difficile “navigare” nel cuore. L’intervento è durato tre ore e mezzo e lo abbiamo portato a termine con un buon risultato, ma TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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eravamo un po’ stanchi ed è proprio quando subentra la stanchezza che bisogna restare concentrati e non farsi distrarre da nulla. Va anche detto che lavoriamo sempre in equipe: anestesisti, ecocardiografisti e interventisti; nei casi complessi gli operatori medici con elevata esperienza sono due, si lavora in sintonia e ci si avvicenda spesso. È il cosiddetto “heart team” allargato, che permette di garantire al paziente la massima sicurezza e la massima precisione. Nella sala ibrida si procede addirittura a interventi combinati: operazioni chirurgiche mini-invasive e procedure transcatetere. Ci sono momenti in cui tra medici, anestesisti, infermieri di sala operatoria e interventisti, tecnici di laboratorio, siamo più di dieci a partecipare alla realizzazione di un intervento». Le è mai capitato di aver paura durante un’operazione? «Ritengo di non aver mai avuto paura, anche nei momenti più drammatici quando l’adrenalina va alle stelle. E’ tuttavia fondamentale avere un team pronto ad intervenire ed eseguire gli ordini del primo operatore. Avere paura significherebbe mettere in pericolo il paziente (si sofferma), durante gli interventi bisogna saper restare freddi, quasi glaciali».

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Possiamo dire che praticamente, al giorno d’oggi, tutti gli interventi pianificati hanno ottimi risultati? «Si deve e si può sempre fare meglio, ma effettivamente se l’intervento è programmato la nostra percentuale di successo è molto alta. Bisogna però sempre essere consapevoli che il rischio zero non esiste, che la complicanza è sempre possibile e non è sinonimo di errore, l’importante è saperla dominare. Naturalmente non sempre è facile… personalmente vivo due tipi di stress: quando un intervento è difficile, ma determina la salvezza di una persona, subentra lo stress positivo, quando invece si perde un paziente, che sicuramente aveva già una probabilità altissima di non farcela, arriva lo stress negativo, al quale non ci si abitua mai». Nella sua famiglia, prima di lei, non c’erano medici, suo papà era architetto, suo nonno un imprenditore edile. Da studente modello ci si poteva immaginare che avrebbe seguito le orme paterne e invece ha scelto medicina… «A dire la verità quando ho terminato la maturità pensavo di studiare diritto, poi, arrivando a Zurigo, mi sono interessato anche ad altre facoltà e ho scelto la più lunga e impegnativa: medicina. Quello che mi ha fatto capire di essere sulla strada giusta è stato l’incontro con i pazienti, al terzo anno. Si è trattato della mia personale “folgorazione sulla via di Damasco”, se tornassi indietro mille volte sceglierei sempre questa professione». Ma durante i primi interventi non è mai stato male? «No (sorride), anche se una volta ho rischiato, proprio all’inizio dei miei due anni all’Istituto di Patologia medica di Zurigo. Ero alle prime armi, giovane ticinese, e mi era stato assegnato – direi con una certa malizia, se a pensar male non si commettesse peccato – l’autopsia di un uomo deceduto da dieci giorni. Ricordo che tutti


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i colleghi svizzero tedeschi mi guardavano, aspettavano solo che stessi male, ma non gliel’ho data vinta, ho portato a termine l’autopsia». Dopo patologia ha iniziato ad assistere a numerosi trapianti renali, poi però ha scelto il cuore… «Ho avuto inizialmente la fortuna di seguire quale assistente una sessantina di trapianti renali, allora un’innovazione in campo mondiale. Poi però durante il mio dottorato mi sono concentrato sul cuore. Avevo deciso di studiare il cuore di persone morte per cause accidentali, dunque non legate a problemi cardiaci, nella città di Zurigo. La mia idea era quella di confrontare i cuori di questi soggetti con quelli dei militari deceduti per incidente durante il servizio attivo degli anni ‘40 e conservati all’Istituto di Patologia di Zurigo. Ebbene, ho scoperto che i militari presentavano coronarie più sane rispetto agli uomini degli anni ’60, in pieno boom economico e con le prime avvisaglie di quella condizione di sovralimentazione oggi assai comune. In poche parole il mio lavoro dimostrava che c’era stato, nel volgere di un periodo di tempo relativamente breve, uno spostamento della comparsa della malattia coronarica verso un’età più giovanile e la ragione era da imputare al cambiamento di stile di vita». Il suo dottorato fu molto apprezzato anche oltre oceano, dove avrebbe dovuto recarsi, penso al posto di ricerca a Baltimore. Invece tornò in Ticino… «Effettivamente (sorride), grazie al lavoro di dottorato, ma anche alle mia considerevole lista di pubblicazioni in cardiologia, avevo ricevuto un incarico di ricerca sull’infarto al Johns Hopkins Hospital di Baltimore. Avevo già pronta la valigia quando seppi che a Lugano cercavano un primario di medicina interna all’Ospedale Civico, l’unità più grande nel Canton Ticino. Non ho resistito e mi sono presentato. Ero il can-

didato più giovane e a trentadue anni mi sono trovato di fronte alla commissione di esperti universitari incaricati della scelta. Ricordo che mi domandarono cosa pensassi della mia candidatura e ricordo ancora la mia risposta: “Se cercate una persona con anni di esperienza sulle spalle quella persona non sono certo io; se invece volete una persona con grandi progetti e una visione futuristica vi invito a guardare le mie numerose pubblicazioni”».

Ed è in questo periodo che ha conosciuto sua moglie? «No, la conoscevo già prima. I nostri genitori erano amici. Lei era malcantonese, abitava a Lugano e tutto è stato… un colpo di fulmine. Lei però era giovanissima, abbiamo sette anni di differenza, quindi ho dovuto aspettare. Mia moglie è sempre stata un grande sostegno per me, anche nella critica schietta: quando qualcosa non va me lo dice, trova sempre le giuste parole».

“Ritengo di non aver mai avuto paura, anche nei momenti più drammatici quando l’adrenalina va alle stelle.” TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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Ha passato quasi trent’anni al Civico, prima come primario di medicina, poi primario di cardiologia ed ha avuto la fortuna di veder realizzato un suo grande sogno: il Cardiocentro. Una gioia, una battaglia… «Trent’anni fa c’erano pazienti che morivano prima di raggiungere gli ospedali della Svizzera interna. Noi eravamo già in grado di effettuare interventi di dilatazione coronarica, ma c’era ancora scetticismo, malgrado avessimo un tasso di successo altrettanto buono degli altri. E poi, soprattutto, non avevamo una cardiochirurgia. Pensi che dovevamo assicurare uno stand-by cardiochirurgico all’ospedale di Varese, dove trasferire i pazienti in caso di complicazioni. Ne abbiamo trattati oltre mille, di pazienti, e abbiamo dovuto affrontare solo dieci trasporti e soprattutto le nostre statistiche di mortalità erano inferiori rispetto ai riferimenti internazionali. Per questa ragione ho deciso di lottare per costruire un Cardiocentro pubblico, per il bene dei ticinesi, ma dopo mille battaglie la mia idea è stata bocciata. Quando però sono tornato alla carica con 30 milioni di franchi e ho proposto di creare una Fondazione non-profit, sarebbe stato difficile giustificare un altro no, mi è stato concesso un diritto di superficie di 25 anni su questo terreno (guarda fuori dalla finestra). Non avevo scelta… era un “prendere o lasciare”, normalmente i diritti di superficie sono per 99 anni, ma in quel momento o mi chinavo o non avrei potuto costruire tutto questo. Ora si dice “pacta servanda sunt” (i patti devono essere osservati), ma per restare alla civiltà latina possiamo anche dire che quelle furono forche caudine, in Ticino e sul finire del ventesimo secolo». Incredibile però che sia riuscito a trovare trenta milioni di franchi… «Il donatore, il dottor Eduard Zwick, era stato un mio paziente, gli avevo salvato la vita. Era arrivato in ospedale in condizioni drammatiche. Dopo l’inter-

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vento siamo diventati amici e quando ha saputo della mia sconfitta mi ha detto: “Ti aiuto io”. Non le nascondo che ora sono preoccupato, il diritto di superficie scadrà tra poco e c’è molta incertezza soprattutto riguardo all'autonomia futura del Cardiocentro». Non è facile trovare una soluzione equilibrata, anche perché sul futuro del Cardiocentro si confrontano forze politiche diverse, e lei conosce bene il peso della politica, visto che è stato per anni in Parlamento… «La politica… sono stato sedici anni in Parlamento e mi sono occupato tra l’altro della Nuova Legge Sanitaria del Canton Ticino, era il 1987. Volevo fare qualcosa di propositivo, perché è troppo facile lamentarsi di quello che fanno gli altri. Quindi sí la politica ticinese la conosco bene». Anche sua figlia oltre ad essere medico è in politica… «È vero, mia figlia è un’internista e ama la politica, una passione che per un certo periodo ha vissuto anche il maggiore dei miei due figli maschi, che al Cardiocentro ha dedicato fin dalla prima ora tutte le sue energie e le sue competenze strategiche e gestionali. Il minore, invece, fa il cardiologo interventista come me ed è tornato da noi dopo anni di formazione, di studio e di lavoro all’estero. Mi reputo fortunato e sono molto orgoglioso della mia famiglia, di cui fanno parte anche otto nipotini (soddisfatto)». Gli uomini che lavorano molto, spesso sono padri e mariti assenti. Normalmente puntano sulla qualità della loro presenza in famiglia, più che sulla quantità, ma non sempre la soluzione è ottimale… «Quando i miei figli erano piccoli ero spesso via, è vero, ma mia moglie è riuscita a trasmettere loro anche il mio amore. Sono convinto che se c’è la giusta armonia in famiglia, se si parla dell’assenza del padre in modo positivo


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- se l’assenza non è indifferenza ma dedizione a un lavoro che nel mio caso significa salvare delle vite umane - i figli capiscono. Devo essere onesto: nessuno della mia famiglia mi ha mai rimproverato di essere stato un padre assente». Lei è sempre in formissima forse anche perché, oltre ad essere attento all’alimentazione, è sempre stato uno sportivo… «Effettivamente mi è sempre piaciuto praticare dello sport. Ho fatto un po’ di tutto, ma mai a livello agonistico. Mi piacciono molto anche i grandi eventi sportivi come il basket o l’hockey. Ma la cosa che mi piace di più è vivere e sono convinto che nella vita è importante avere ogni giorno una motivazione, un interesse, bisogna continuare sempre a guardare avanti, sognare e gustare intensamente ogni momento. Il giorno in cui, per me, non ci saranno novità, interessi o voglia di imparare qualcosa (sospiro) capirò che è arrivato il momento di ritirarmi». Potrà sempre dedicare più tempo all’arte o alla musica classica, immagino sia felice di aver a disposizione un luogo come il LAC a pochi minuti da casa… «Molto e ne approfitto. Lugano dovrebbe però avere ancora più coraggio, ha molte potenzialità, progetti, ma

“Il polo ospedaliero dovrà essere una grande unione di forze. Un “Ospedale Ticino”, forte di un’integrazione virtuosa tra Ente Ospedaliero Cantonale, cliniche private e fondazioni non-profit.” quando si creano dei poli bisogna parallelamente essere pronti a poter accogliere molte persone. Penso ora al polo congressuale: se vogliamo essere all’avanguardia dobbiamo riuscire a portare in Ticino congressi grandi, con più di due, tremila persone, altrimenti rimaniamo in mezzo al guado e, alla fine, incompiuti. Il successo non lo raggiunge chi è più bravo e intelligente, il successo lo raggiunge chi è capace, darwinianamente parlando, di adattarsi alle condizioni e all’ambiente». Visto che abbiamo parlato di poli non possiamo non parlare di un polo ospedaliero… «Il polo ospedaliero dovrà essere una grande unione di forze. Un “Ospedale Ticino”, forte di un’integrazione virtuosa tra Ente Ospedaliero Cantonale, cliniche private e fondazioni non-profit. Questo, e secondo me solo questo, ci permetterebbe di essere competitivi rispetto alla sempre più forte concorrenza degli istituti d’oltralpe. In poche parole solo se uniamo le forze potremo

dare fiducia ai pazienti, mantenendo una casistica elevata e dunque realizzando gli standard di una medicina di alta specializzazione. D’altra parte sarà anche estremamente importante che l’attività clinica degli istituti ospedalieri sia alimentata e arricchita da una formazione universitaria e da una ricerca di base, che in questi anni si sta positivamente sviluppando in Ticino e che occorre sostenere». Dunque immagino sia positivo nei riguardi di una Facoltà di scienze biomediche in Ticino… «Certo, dobbiamo crederci, tutti insieme: la politica e la popolazione. Per il Master dobbiamo puntare in alto, avere una struttura di docenti preparati ed entusiasti in Ticino e cooptare anche un gruppo selezionato scelto tra i migliori esperti internazionali in qualità di “visiting professors”. Ripeto: occorre avere obiettivi alti, avere la giusta ambizione e puntare a target di qualità elevati. Non saremo i primi… ma dovremo cercare di venire prima dei secondi». Ci congediamo. Uscendo mi soffermo a pensare alla forza di un uomo che ogni giorno si sveglia con la voglia di vivere, di imparare, di non arrendersi mai.

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INTERVISTA CON UN PERSONAGGIO PUBBLICO CHE HA LASCIATO UN SEGNO IMPORTANTE NELLA VITA PUBBLICA TICINESE.

Dove sono finite le donne in politica? 12

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PRIMO PIANO / MARINA MASONI

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ella sua lunga carriera politica lei ha sempre nutrito una costante preoccupazione nei confronti delle finanze ticinesi. Come giudica l’attuale stato finanziario del Cantone e quali interventi sarebbero, a suo giudizio, da introdurre? «L’equilibrio dei conti pubblici è la premessa indispensabile di qualunque politica attiva da parte del Cantone. Senza conti in ordine si illude soltanto il Paese che sia possibile realizzare riforme che in realtà non lo sono. Oggi le finanze cantonali sono sulla via del rientro in equilibrio. Purtroppo questo obiettivo viene perseguito soprattutto con misure di aumento delle imposte e delle tasse: questo è negativo, perché sottrae risorse ai cittadini e alle imprese quando ad entrambi occorrono maggiori spazi di manovra per affrontare i problemi attuali. È quindi auspicabile un contenimento più incisivo delle uscite. A medio termine occorre anche ridurre il debito pubblico, perché la stagione dei bassi tassi di interesse non durerà all’infinito. Sarebbe molto appropriato infine, e proprio per questo, ripensare il freno ai disavanzi, abolire il moltiplicatore cantonale d’imposta e sostituire questo meccanismo con il freno alle spese e il referendum finanziario obbligatorio». Il discorso sullo stato delle finanze si lega necessariamente alle prospettive dell’economia. Quali sono i principali problemi aperti e gli ambiti dove il Ticino può ancora crescere? «Vedo un problema di fondo: la tendenza al ripiegamento, alle chiusure protezionistiche, al “primanostrismo” su tutto. Sembra incredibile, ma va ricordato ancora una volta: oggi, malauguratamente, l’arrivo di una nuova azienda o industria in Ticino è considerato una notizia negativa. Questo cambiamento di prospettiva può essere molto pericoloso a medio-lungo ter-

“Vedo un problema di fondo: la tendenza al ripiegamento, alle chiusure protezionistiche, al “primanostrismo” su tutto.” mine. L’economia ticinese ha una spiccata vocazione alle esportazioni: se ci chiudiamo, andiamo indietro, non avanti. I motori del presente e del futuro sono l’industria innovativa e internazionalizzata (pensiamo ad esempio al settore della moda o a quello della chimico-farmaceutica) e, nonostante le difficoltà e le pressioni, la piazza finanziaria. Poi c’è la filiera del turismo, con i diversi rami coinvolti. Anche questo richiede apertura e spirito innovativo».

Sede LAC Lugano Arte e Cultura

Lugano ha investito molto nella cultura. A due anni dall’apertura i risultati del LAC sono all’altezza delle attese? «Ho sempre sostenuto e sostengo il LAC. L’ho fatto e lo faccio perché è una delle realizzazioni più importanti per la città-polo, che deve ritrovare il suo ruolo di locomotiva economica. Una città con ambizioni non provinciali deve investire nell’industria culturale: offrire emozioni e conoscenza (l’arte e la cultura sono entrambe le cose) oggi è essenziale per essere concorrenziali in Europa e nel mondo in rapporto ai grandi flussi turistici internazionali. Ma anche e soprattutto per la crescita del Paese in sé, per le persone e le famiglie che risiedono in Ticino. Di qui la centralità del LAC». Un altro campo in cui si è molto impegnata, anche in veste di presidente di Ticinomoda, è stato quello dello sviluppo di un distretto della moda, dell’abbigliamento e del tessile. A che punto siamo? «Un solo dato: oggi il settore della moda in Ticino dà più o meno lo stesso gettito fiscale cantonale che era dato dalle banche negli anni d’oro. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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Quasi non occorrono altri commenti. La moda, che ha saputo reinventarsi negli anni passati, è veramente un motore dell’economia ticinese. Abbiamo qui marchi internazionali famosissimi. Abbiamo avviato progetti interessanti per la formazione di qualità nel campo della moda, in modo da favorire il radicamento di questa industria nel territorio e promuovere occasioni di lavoro anche per i residenti. Siamo sulla buona strada».

“Un solo dato: oggi il settore della moda in Ticino dà più o meno lo stesso gettito fiscale cantonale che era dato dalle banche negli anni d’oro.”

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Nella sua vita politica ha rivestito sempre cariche di primo piano all’interno del Partito Liberale Radicale. Come giudica lo stato di salute del suo raggruppamento e più in generale quali sono i problemi esistenti nel rapporto tra classe politica ticinese e cittadini? «Più che nel partito, nelle istituzioni in rappresentanza dei valori e del metodo liberali radicali. La presidenza di Rocco Cattaneo ha saputo chiudere una troppo lunga stagione di tensioni interne al PLR, con scadimento della cultura politica e scarso rispetto delle persone. Cattaneo ha bloccato e invertito la tendenza alla perdita di consensi, anche se il PLR non ha raggiunto gli obiettivi di riconquistare il secondo seggio in Governo e la Città di Lugano. Al nuovo presidente spetta la difficile missione di completare quanto avviato dal suo predecessore. La sfiducia di una parte dei cittadini verso la classe politica è comune a molte democrazie, non è una prerogativa ticinese: un problema di ardua soluzione. Penso tuttavia che la coerenza, la capacità di proporre visioni profilate e di realizzare progetti vincenti siano le uniche risorse di cui il politico dispone per annullare il gap che si è creato tra lui e il cittadino sul piano della fiducia».

Lei è stata nel 1995 la prima donna eletta in Consiglio di Stato. Da allora come si è modificato il ruolo e il peso delle donne nella vita politica ticinese e svizzera? «In Ticino non ci sono più donne in Governo e ce ne sono meno in Parlamento. Non aggiungo altro». Avvocato, membro di vari consigli d’amministrazione, attivista politico, madre e altro ancora. Come riesce a conciliare tutti questi impegni? «La ricetta è selezionare molto. Impegnarsi su troppi fronti non permette di dare il meglio. Concentrarsi su alcune priorità è pagante, per sé e per gli altri». Quando non è impegnata in una di queste molteplici attività quali sono gli interessi e come trascorre il proprio tempo libero Marina Masoni? «Leggere, ascoltare musica, fare giardinaggio. E naturalmente colloquiare in famiglia, anche del più e del meno. In questa società della comunicazione in rete rapidissima, spesso arrabbiata e rancorosa, dobbiamo riscoprire la gentilezza e la serenità della colloquialità quotidiana». Da ultimo, che cosa non è ancora riuscita a realizzare e cosa vorrebbe portare a temine per rendere ancora migliore e più attrattiva la vita in Ticino? «Che domanda impegnativa! Mi piacerebbe contribuire a riportare nel nostro magnifico cantone più positività e più ottimismo».


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Il Grande Jazz, tra classicità e passione

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in dagli albori della Musica, sulle rive dello Jonio e dell’Egeo, l’uomo ha cercato nei secoli il segreto più profondo delle proprie emozioni , cantando gioie, dolori, splendori e angosce. Ha cantato per ballate, madrigali e cacce festose. Ha innalzato preghiere a Dio. Nelle lontane terre d’America, lungo le sponde di un maestoso placido fiume della Louisiana, nasce un altro possente canto di preghiera, di speranza, di aspirazione all’amore, di liberazione e di libertà. Il Jazz, musica arcaica, veicolo della nostalgia, della malinconia, della gioia, del vigore e dell’effervescenza. Dopo secoli di schiavitù e di sofferenza, alla conclusione della Guerra di Secessione, nel 1865, i neri americani conquistarono i diritti fondamentali di parità negli Stati Uniti. Tra due opposte tradizioni, quella africana è quella locale americana di origine europea, il fenomeno musicale e culturale del Jazz si diffonde in tutto il mondo, dalle origini di New Orleans al Jazz di Chicago e di Kansas City, all’era dello Swing, al Boogie Woogie, al Nuovo Jazz, Cool Jazz, Jazz californiano e Jazz di protesta fino ai nostri giorni.

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FRANCO AMBROSETTI, TROMBETTISTA E COMPOSITORE, È UN MUSICISTA TICINESE TRA I PIÙ NOTI AL MONDO.

DI FAUSTO TENZI


PRIMO PIANO / FRANCO AMBROSETTI

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a dove nasce la parola Jazz, dal significato etimologicamente incerto? «Non lo so. Sulle enciclopedie ci sono diverse spiegazioni. Penso che sia una qualche espressione che probabilmente viene dai neri». Il Jazz può essere considerato un mondo musicale e culturale elitario? «Lo è stato per un certo periodo perché la gente non si spiega come funziona l’improvvisazione. Tanti hanno l’impressione che l’improvvisazione sia semplicemente un caos e fa quello che vuole, cosa che ovviamente non è, ma con questo non riescono a capire cosa stiamo facendo. Se ascoltassero un po’ di musica barocca, capirebbero. I musicisti barocchi improvvisavano esattamente come i jazzisti, solo che eseguendo musica del ‘600 ovviamente è più facile da capire. Invece quello che facciamo noi diventa un po’ più complesso, molto più difficile, quindi per tanto tempo il Jazz è stata musica sicuramente elitaria, però adesso mi capita di andare dal salone dei massaggi all’ascensore del grande albergo al bar o al ristorante e sentire del Jazz come sottofondo. La stessa cosa con Mozart non sarebbe appropriata. Non si capisce bene quindi se il Jazz in sottofondo, possa considerarsi musica elitaria. Questa musica ascoltata da molti è impegnativa e va ascoltata con attenzione. Stranamente è diventata molto diffusa, forse perché da sottocultura è diventata cultura. Ha il vantaggio di essere a buon mercato rispetto al mondo della musica classica, ma soprattutto al mondo del rock. Un festival di Jazz costa meno di un festival rock o di un festival di musica classica».

“Trovo che la libertà di improvvisare, rispettando gli accordi che sono dati dalla composizione, sia sufficiente come libertà che uno riesce a raggiungere.” Franco Ambrosetti, 50 anni di prestigiosa carriera, virtuoso solista di tromba e compositore. Come e perché la scelta di questo strumento così aereo? «Perché mi sono innamorato dello strumento. Quando avevo 12 anni mio padre e mi ha portato a sentire una orchestra straordinaria, Stan Kenton a Milano. Era molto d’avanguardia, mi piacerebbe riascoltarla. Quando ho visto questo trombettista che si chiamava Conte Candoli di origine italiana, suonare un pezzo che mi ha strabiliato, allora mi sono innamorato della tromba. Ecco quello è lo strumento che voglio suonare, solo che io in quel tempo suonavo il pianoforte classico. Dopo anni di studio con la signora Pasquini, bravissima maestra, compiuti 17 anni, mio padre mi ha regalato la tromba. È sempre stato un amore. Quello che non sapevo però, è che la tromba è uno strumento molto difficile e se non la suoni tutti i giorni, puoi dimenticare di fare il trombettista». Il Jazz viene sovente definito “musica del cuore”. Quando le dita premono sui tasti del tuo strumento, il suono mette le ali come una bandiera di libertà. Suono e corpo vibrano come a volersi librare dello spazio. Meraviglia di una libera interpretazione non ancorata ad alcuna ortodossia musicale, né ad uno spartito o ad un rigo con accordi e severe note… «Si è no, nel senso che mentre una volta le cadenze erano improvvisate, il nostro modo di improvvisare è molto ortodosso e ha delle regole ben precise. Poi c’è il free Jazz che è tutto un’altra cosa, do-

ve di tutte le regole non ce ne è più neanche una. L’unica regola che non c’è, l’unica vera, è che non ci sono regole. Io non so fino a che punto ci sia più libertà. Trovo che la libertà di improvvisare, rispettando gli accordi che sono dati dalla composizione, sia sufficiente come libertà che uno riesce a raggiungere. Secondo me, non c’è bisogno di altro». Nelle tue interpretazioni, ti riconosci nel Jazz classico delle origini? «No, non mi riconosco, però so che vengo da lì, perché senza quello, non ci sarei. Il fatto è che io ho incominciato a suonare e a interessarmi di musica ai tempi di Glenn Miller, Benny Goodman. Quando ero bambino, ho incominciato a cantare veramente con tutti i temi di Charlie Parker, perché altro non sentivo in casa. Questo è ciò che sentivo e imparavo. C’era gente che veniva in casa da noi a sentirmi mentre cantavo i pezzi di Parker. Non mi rendevo conto, ma quella musica che stavo cantando, era legatissima a quello che ha dato New Orleans». Quali sono state le influenze più importanti della tua carriera. Quale musicista ti ha più affascinato? Ricordaci qualche aneddoto particolare dal mondo del Jazz… «Si, c’è ne sono tantissimi. Dunque i musicisti che mi hanno influenzato di più sono stati trombettisti. Innanzitutto, parlando di Jazz, Clifford Browen, morto a 26 anni per un incidente di macchina. Era uno di quei grandissimi trombettisti che hanno cambiato un po’ la storia della tromba. Discendeva da Louis Armstrong ed era arrivato fino a Dizzy Gillespie. Da lì in TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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PRIMO PIANO / FRANCO AMBROSETTI

avanti, nasce un’altra nuova generazione alla quale appartengo anch’io. L’influenza più forte è stata quella di John Coltrane, un sassofonista che ha cambiato la storia del sassofono, ma non solo. Intanto ha inventato un modo di improvvisare che è impossibile imitare. Posso confermare di avere imparato molto da Coltrane e anche dai post coltrainiani come Michael Brecker e come Bergonzi. Quella gente mi ha molto influenzato». In una orchestra Jazz che potremmo definire “democratica”, il musicista vive una ideale libertà personale e ognuno ha una propria personalità, un proprio spazio, diversamente che nel contesto vagamente “aristocratico” della musica classica, dove l’ossequio al direttore d’orchestra e al compositore, sono percorsi codificati. In sostanza, si può affermare che nel Jazz si respiri più un’aria di libertà musicale? «Sicuro. Solo il fatto che tu possa improvvisare ti dà la misura che non sei obbligato a suonare soltanto il tema di Goldberg per poi farci delle variazioni come ha fatto Bach nelle improvvisazioni: solo che le ha dovute scrivere e oggi vengono suonate come erano suonate allora, ma se le suonassero oggi, improvviserebbero. D’altra parte gli organisti sono rimasti degli improvvisatori, fanno ancora preludio e fuga, ecc, e improvvisano. Sicuramente c’è più libertà musicale». Canto interiore, suoni e ritmo, legni che percuotano tamburi, bronzi di piatti, dita che premono su tasti di tromba e pizzicano vibranti corde di contrabbasso, mani che accarezzano i tasti a di un pianoforte. Come nasce il mistero di tanta stupefacente libera complicità? «Beh, perché stiamo tutti suonando lo stesso tema, così come succede nella musica sinfonica dov’è c’è tutto scritto. La parte armonica è scritta e viene

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rispettata, solo come sempre, i jazzisti la interiorizzano. Non abbiamo lo spartito e impariamo le melodie a memoria, perché evidentemente non si tratta di imparare la 9. Sinfonia di Beethoven. Una volta imparato il tema, se è un tema famoso, lo conosci, non c’è bisogno dello spartito». Dagli ascolti e dalle visioni di eventi Jazz, è ravvisabile una sorta di complicità edonistica tra esecutore e il proprio strumento. A mio avviso, un consapevole esercizio mentale/ fisiologico (necessariamente intelligente) del sapersi ascoltare attraverso le aree del piacere, che sublimano esecuzione e artista. Ciò non significa che edonismo sia la sola strada per eccellere nella musica, ma in musica amarsi quel tanto che basta, significa innamorarsi ed esseri ripagati… «D’accordissimo! Ma io mi odio anche ogni tanto. Quando non faccio la cosa che voglio fare, perché magari la sera prima ho suonato troppo e ho il labbro duro; oppure, per esempio quando faccio certe ballate, è fantastico e la soddisfazione è totale. Non ho mai usato cocaina ma penso sia la stessa cosa. La musica è innamorarsi anche della propria». Quale differenza corre tra Jazz essenzialmente americano e Jazz europeo? Grande parte del mercato discografico jazzistico proviene dall’America. Gli Stati Uniti restano ancora il paese leader per la diffusione del Jazz, oppure l’Europa ha un suo ruolo paritario?

«No, l’Europa non ha un ruolo paritario, ma come sempre in Europa è tutto un po’ spezzettato, non c’è un centro. New York è il centro dell’America, oltre Los Angeles e Chicago, Hollywood dove esiste una tradizione. In Europa c’è Madrid, Milano, Roma. Roma si occupa, diciamo da Firenze in giù fino alla Sicilia. Questo accadde in tutta Europa, per cui non esiste un centro come New York. Se tu vuoi fare Jazz, vai lì dove c’è tutto. Da noi la cultura non è uniforme come negli Stati Uniti dove tutti parlano la stessa lingua. In Europa dal punto di vista culturale, è probabilmente meglio perché nascono culture diverse, per cui c’è anche un Jazz europeo e non soltanto americano. Esiste anche un jazz russo. Dai tempi dalla cortina di ferro, nel 1964, ho suonato a Varsavia e a Praga. Esistono in Russia dei bravissimi musicisti in grande parte poi, emigrati negli Stati Uniti». Esistono differenze stilistiche e tecniche tra suonatori bianchi e suonatori di colore? È verosimile pensare che la Musica sia un patrimonio comune che dovrebbe cancellare ogni differenza… «Ci sono degli approcci diversi e penso che siano soprattutto nella parte bianca per l’improvvisazione e la melodia. Quella parte bianca che viene dalla musica barocca fa la differenza nel modo di suonare dei bianchi. Dei neri si sente soprattutto il ritmo, perché sono imbattibili e insuperabili. Hanno una energia dentro, che noi bianchi non riusciamo ad avere, perché non è nel nostro DNA. Basta vedere come camminano, come ballano, come si muovono».


PRIMO PIANO / FRANCO AMBROSETTI

“Il Jazz, così come l’ho suonato io fino adesso e che continuo a farlo, è finito.” Ci puoi parlare della situazione attuale del Jazz? «Il Jazz, così come l’ho suonato io fino adesso e che continuo a farlo, è finito. Per intanto, mi rendo conto che la gente sta anche un po’ scappando quando faccio dei concerti. Mi rendo anche conto che quelli che mi vengono a sentire sono prevalentemente cinquantenni. Ma la cosa curiosa è che ci sono tante scuole in ogni città, di musica improvvisata, soprattutto di Jazz, non studiata in conservatorio, mentre nei nostri conservatori, adesso c’è lo studio del Jazz. Il fatto che ci siano così tanti musicisti giovani, che escono con una cultura jazzistica, ma che non vanno a sentire nessun concerto, a me stupisce sempre un pochino. La musica la impari ascoltandola, perché la scuola ti può insegnare delle cose, ma se tu non cresci con quelli che la sanno fare meglio di te, non hai nessuna speranza di carriera». V’e una ragione perché il violino e in genere gli strumenti a corda quando non pizzicati, non siano considerati strumenti jazzistici? Tuttavia i cantanti Jazz potrebbero essere accompagnati da un violino o da una viola quando una melodia ti riporta alla nostalgia o all’ effervescenza del Jazz, oppure le dinamiche musicali del Jazz escludono a priori la melodia? «No. Non esiste la melodia. Anche il cello ultimamente è diventato uno strumento di moda, perché è più struggente del violino. Però esistono dei jazzisti molto bravi. Uno che mi viene in mente e che conosco anche molto bene, è Jean-Luc Ponty, che ha più o meno la mia età e che ha suonato con Frank Zappa, il quale componeva dei pezzi sinfonici d’ avanguardia eseguiti con la London Symphony Orchestra. Jean-LucPonty era un fan di Hindemith. Si può suonare il Jazz con

il violino. Penso però che sia molto difficile, perché è uno strumento ancora più impegnativo della tromba, se non fai 2 o 3 ore di esercizio al giorno, perdi l’intonazione del suono, mentre per la tromba ti basta un’ora, un’ora e mezza. Ora mi arrangio anche con 40, 45 minuti al giorno, poi riposo, anche perché il recupero è più lento con gli anni. La musica Jazz è piena di cantanti, prendi Frank Sinatra accompagnato dagli archi, da un sinfonismo e da bellissimi arrangiamenti americani, hollywoodiani. Trovo che il canto nel Jazz vada benissimo con gli archi». Esiste un rapporto e una evoluzione tra Jazz moderno sinfonico e musica classica contemporanea? «Esiste eccome! Soprattutto attraverso l’improvvisazione. Se tu come compositore lasci uno spazio a qualcuno che sa improvvisare, nel senso che al conservatorio ha seguito dei corsi di Jazz e non soltanto quelli di musica scritta, a quel punto ha la fantasia sufficiente per farlo, allora si, questi sono i punti di incontro e io penso che questo sia il futuro. Anche la musica elettronica penso non sia sufficientemente evoluta. Con la capacità di calcolo che c’è adesso in un computer o anche in un telefonino, non è possibile che si faccia quella musica e non qualcosa d’altro. Io non so chi arriverà un giorno a fare musica elettronica in maniera che sia veramente un invenzione diversa da ciò che ascoltiamo oggi. Credo a questo punto che in futuro si debba attuare e creare un ponte fra musica contemporanea e Jazz, cosa che già opportunamente sta avvenendo».

Questo colloquio musicale si interpone tra un solista di musica Jazz è un tenore dell’opera lirica. È ravvisabile una similitudine tra il suono aereo della tromba e la voce del tenore, entrambi messaggeri di passioni? «Assolutamente sì. Il suono della mia tromba è leggermente più dolce e come la voce di un tenore, molto piena. La tromba è più sottile, più squillante e più militare anche. Il flicorno invece no, ha un suono rotondo, sempre come il suono di una tromba, ma molto più ricco di colore, quindi penso che questi strumenti siano ancora più simili alla voce del tenore». Nel panorama europeo, Lugano ospita importanti incontri e festival dedicati alla musica Jazz. Tu sei un prestigioso solista elvetico nato a Lugano, configurato nel contesto internazionale. Come vivi il rapporto con il pubblico locale, anche se messaggi musicali e adrenalina corrono sugli stessi binari come a New York, Las Vegas o Berlino… «Devo dire che suono molto poco a Lugano, perché trovo che in fondo, ormai dopo 50 anni di carriera dove ho incominciato da ragazzino, quando suonavo ancora al Federale, dopo avere conseguito successi internazionali, debba nella mia città dare spazio ad altri». La struttura di LAC, Lugano, Arte e Cultura, dovrebbe a tuo parere ospitare grande eventi concertistici di Jazz sinfonico? «Secondo me assolutamente sì. Solo che in questo momento c’è una fase di transizione e di grosse difficoltà per il Festival di Lugano. Quest’anno si è perso uno sponsor e sarebbe peccato se non si potesse più realizzare un festival. La struttura teatrale del LAC potrebbe benissimo ospitare complessi e orchestre sinfoniche Jazz nel ambito di un festival invernale». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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PRIMO PIANO / CARLO GARZONI

Un’impresa di famiglia tra continuità e innovazione di eccellenza, curati in ogni dettaglio: i nostri architetti, ingegneri, specialisti ed artigiani vengono selezionati con attenzione, privilegiando le ditte locali. Dalla vision che sostiene le linee imprenditoriali scaturisce la scelta di costruire con materiali innovativi già testati, in grado di garantirne la facilità di manutenzione nel tempo. Si sa che, in un’era consumistica come la nostra, anche le soluzioni più costose non hanno più una lunga durata, per cui la qualità delle materie prime risulta comunque un investimento complessivo per il futuro, anche rispetto alla conservazione dell’ambiente».

INCONTRO CON CARLO GARZONI, IMPRENDITORE EDILE CHE GESTISCE DA PIÙ DI TRENTACINQUE ANNI L’AZIENDA DI FAMIGLIA, LA GARZONI SA, BEN NOTA IN TICINO IN TUTTI I CAMPI DELLE COSTRUZIONI.

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hi la conosce la descrive come un professionista lungimirante e attento, che sa dare il meglio di sé coniugando la passione per il lavoro alla competenza e allo spirito di servizio nei confronti dei clienti. Quale filosofia operativa orienta la vostra impresa di costruzioni? «Innanzitutto lo spirito di collaborazione e la motivazione, che ispirano e producono sinergia tra le abilità tecniche indispensabili per fornire prodotti

Il rischio di calo nel mercato immobiliare richiede particolari strategie, tanto negli investimenti quanto nella progettazione. Quali sfide ritiene di dover affrontare con la sua impresa? «L’incertezza globale che stiamo sperimentando attualmente – e che può produrre una “bolla immobiliare” – ci impone di andare coraggiosamente controcorrente: per noi è essenziale mantenere un valido rapporto qualitàprezzo anche per chi compra, seguendo un progetto che duri nel tempo e che assicuri confort e benessere. Perseguiamo quindi soluzioni che premino la vista e la luminosità, per esempio privilegiando la location: anche in momenti come questi, in cui non è garantito un guadagno facile, le posizioni migliori perderanno meno valore e saranno premiati i progetti di qualità a tutto campo. Per noi la scelta vincente è quella di offrire oggetti di pregio a un prezzo corretto senza speculazione, lavorando con ditte selezionate e affidabili, con lunga esperienza e ricono-


PRIMO PIANO / CARLO GARZONI

sciute competenze professionali. Così ci saranno meno problemi costruttivi anche in futuro».

confronti di questi concittadini, per scongiurare la concorrenza di altri Cantoni o di Paesi esteri».

Come è cambiato negli anni il mondo delle costruzioni in Ticino e quale evoluzione prevede per il settore? «Costruire è diventato sempre più difficile e i margini si sono continuamente ridotti. Inoltre, le competenze richieste sono andate enormemente aumentando ed oggi si riferiscono, oltre che all’edilizia vera e propria e alla gestione del cantiere, anche alla finanza, alla sicurezza, all’infortunistica, al personale ecc. Per quanto riguarda il futuro auspico per la nostra azienda un’evoluzione verso la fornitura di un servizio davvero a 360° grandi che abbracci tutte le fasi del processo edilizio, dalla costruzione fino alla promozione immobiliare dell’opera realizzata».

Alla luce della sua esperienza, quali caratteristiche di personalità dovrebbero coltivare i giovani che si affacciano al mondo dell’imprenditoria? «Innanzitutto l’umiltà di chi vuole imparare, l’impegno totale e la tenacia, insieme alla flessibilità, senza dimenticare la sensibilità e la voglia di rimettersi in gioco, soprattutto quando si presentano gli inevitabili insuccessi. Secondo me, la vera tempra dell’imprenditore emerge dalla sua capacità di guardare produttivamente in prospettiva, sapendo reagire puntualmente alle contrarietà che si presentano».

Lei è un profondo conoscitore della realtà politica e sociale luganese. A suo giudizio quale futuro si può prospettare per lo sviluppo della città e più in generale del Ticino? «Il Ticino ha avuto per molti decenni una crescita costante e duratura grazie ad una ben strutturata economia che aveva il suo indiscusso punto di forza nel settore finanziario. Oggi non è più così e la città e il Cantone si sono trovati nella necessità di reinventare il proprio futuro dando vita ad importanti progetti per esempio nel campo della cultura o del turismo. Tuttavia, uno dei problemi che già oggi emerge e che avrà un peso ancora maggiore nei prossimi anni riguarda la capacità di attrazione che Lugano saprà esercitare nei confronti di quelle famiglie e di quegli imprenditori facoltosi che con la loro contribuzione concorrono in modo importanza a sostenere la finanza pubblica. Da questo punto di vista credo che si potrebbe già oggi fare di più, passando da una visione prettamente burocratico-amministrativa ad un rapporto più collaborativo-consulenziale nei

“Il Ticino ha avuto per molti decenni una crescita costante e duratura grazie ad una ben strutturata economia che aveva il suo indiscusso punto di forza nel settore finanziario.” In tanti anni di successi professionali, quale è stata la spinta che l’ha sorretto nei momenti di difficoltà incoraggiandola ad andare sempre avanti? «Direi senz’altro l’ottimismo che è poi la grande lezione appresa da mio padre. La capacità cioè di non guardare mai le cose sotto l’aspetto più negativo cercando invece di cogliere le opportunità che opportunamente sfruttate possono portare determinati vantaggi. Certo, ci vuole molta pazienza e tenacia e la voglia di non arrendersi mai. Ed è questo in fondo l’insegnamento che cerco di trasmettere ai miei figli, indipendentemente dalla professione che vorranno intraprendere nel loro futuro».

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PRIMO PIANO / ALESSIO QUAGLINO

When F1 and cardiology speak the same language ALESSIO QUAGLINO IS A YOUNG MATHEMATICAL ENGINEER WHO HAS A PASSION FOR APPLYING HIS ANALYTICAL SKILLS IN CONTEXTS THAT ARE APPARENTLY VERY DISTANT, SUCH AS FORMULA 1 RACING AND CARDIOLOGY. BY DIMITRI LORINGETT

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n 2008, I graduated in engineering mathematics at the Politecnico di Milano, but I also have a second degree, obtained the year before, in engineering physics from the KTH Royal Institute of Technology in Stockholm, Sweden – basically, with only one additional year of studies, I managed to obtain a double degree. I then enrolled at the University of Göttingen, in Germany, where in 2012 I obtained a Ph.D. in applied mathematics. After that, I relocated to the U.K, where I spent three years working for the McLaren F1 team based in Woking.

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hat brought you to Ticino? «I knew of a classmate from the Polytechnic who was doing his doctorate at USI, and thanks to him, I learned about the research that was being conducted in Lugano. At that time, I was considering a move back into the academic sector, and I did not want to return to Germany because the overall conditions did not suit me. I have always been attracted to Switzerland, as a country and for its working conditions. Eventually, in 2015, I joined the Institute of Computational Science, a research unit of the USI Faculty of Informatics».

Tell us more about your experience in Formula 1? «I landed the job at McLaren quite by chance, really. Let me start by saying that I have always been attracted to the world of motor sports (I was involved in go-kart races until my early twenties). I simply sent my CV without great expectations. Then, unexpectedly, they contacted me: the team was seeking a vehicle dynamics engineer, someone who could produce mathematical models to study the dynamic behavior of suspensions. I was to work on the development of new suspension prototypes, in the form of mathematical concepts for the in-house simulator on which the drivers would carry out driveability tests, and then give us their feedback. If the driveability improved, then we would proceed with the development and try to figure out how to realise the original theoretic idea. I would follow the project up until the telemetry analysis phase, on the racing track». So, mathematics applied to automotive engineering… «Right, though my job had more to do with mathematics and concepts rather than pure engineering. In fact, when it came to developing the real suspensions, my colleagues and I would inte-

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ract with the engineers in charge of designing and building the parts». Would you be at the races as well? «I would be on the racing tracks for the off-season tests, in winter, whereas during the championship races I would assist the free practice sessions, on Fridays, by radio from the headquarters in Woking. However, sometimes we would receive requests from the pit lane to look into specific problems that the drivers would encounter. Normally, this would occur on Fridays, also because no further modifications were allowed after the qualifications, on Saturdays». Let us talk now about your current activity at USI. «I consider my role rather transversal, in comparison to my colleagues. Now I am working on a research project at the Center for Computational Medicine in Cardiology (CCMC), where I deal with simulations for the heart, helping doctors to diagnose and experiment therapies in a virtual environment. My contribution, and that of my colleagues, consists in using real data from patients to create a virtual heart. This is very important to make diagnoses, for example by altering physical parameters (e.g. cell chemistry or muscle fibers) to virtually recreate the disease by understanding the real causes, and to test possible therapies, by applying them to the model to see if they act properly. All this is very similar to what happens in Formula 1, where at first you try the parameters that best explain the data measured by telemetry and then use these values as a starting point from which to improve and optimize the car design». So, you are active also in the clinical area? «My work consists mainly in developing mathematical-computer tools to help physicians and biomedical engineers in the planning aspects that oc-

“Simulations in cardiology are the same as in F1. It all comes down to solving equations.” cur before surgery in the operating room, starting from the evaluation of the actual need to operate or not. For instance, this is very useful when suggested therapies fail to work on certain patients and are successful on others who, however, apparently shared the same problem. When the reasons for this are unknown, that is when I “operate”, with simulations that allow to recreate the pathologies and to apply changes at the microscopic level, down to the single cells. This way the alterations allow to identify the variables that often have an impact on the effectiveness of a therapy or not». The heart is a biologic organ, what does it have to do with mathematical engineering? «At the end of the day, simulations in cardiology are the same as in Formula 1. It all comes down to understanding which equation can describe a physical phenomenon, and then solving the equation. The functioning of the heart is the result of a chemical interaction at the cellular level that generates electrical pulses, which in turn and on a larger scale, generate a muscular contraction, thus pumping blood into the circulatory system. Whether small or large, these dynamics can be described with physical equations, so really the behaviour of the heart is the result of an interaction between complex systems, just like with Formula 1 vehicles where electronics, thermodynamics and fluid dynamics interact». What are your future projects? «Generally speaking, I am focusing on a field of research called Uncertainty Quantification, on which I organised a winter school at USI with over 50 participants from all over the world. I became familiar with UQ while I was working in Formula 1 and it was one of

the reasons that led me to return to the academic sector to study it more closely. In fact, what I learned in Formula 1 was that when you are doing simulations, often you do not know the parameters as precisely as you would like, so you do not know if you can trust the data, and you do not know how the results will change if you alter the parameters. Therefore, it is very important to treat systematically these parameters and determine how sensitive the data is to uncertainties and how much you can rely on it. Nowadays, the overall approach to simulating a given set of parameters is well established, especially in the field of engineering. Quantifying uncertainties in a systematic way, however, means using a quantitative approach to answer questions, like, “I wonder what would happen if ...”. Alongside my research, together with professor Rolf Krause (director of the Institute of Computational Science at USI), I am part of a start-up company, a spin-off entity called Algo4U, which is based on the idea of developing ‘custom’ algorithms. In other words, companies that develop their own software programs or systems – e.g. in the medical or mechanical sectors – and who want to innovate their products with more sophisticated algorithms, are normally obliged to acquire skills that are totally unknown to them, which means taking risks and, ultimately, incurring in additional costs. The idea of Algo4U is that these companies can outsource their needs to us, for the mathematical-algorithmic part, and we take care of delivering a software that can improve their products and systems. This method can be applied to any company, in any sector. Ultimately, we do not only provide the maths, but we help also to develop their ideas».

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Craigie Horsfield Of the Deep Present IL MUSEO D’ARTE DELLA SVIZZERA ITALIANA, IN COLLABORAZIONE CON IL CENTRAAL MUSEUM DI UTRECHT, DEDICA FINO AL 2 LUGLIO UN’AMPIA ESPOSIZIONE MONOGRAFICA A CRAIGIE HORSFIELD, ARTISTA BRITANNICO CHE NEL CORSO DELLA SUA CARRIERA HA SVILUPPATO IMPORTANTI RIFLESSIONI SUI CONCETTI DI RELAZIONE SOCIALE E “LUNGA” DURATA, CONDUCENDO NEL CONTEMPO UNA STRAORDINARIA INDAGINE SULLA NATURA STESSA DELL’IMMAGINE FOTOGRAFICA.

01 Above the Bay of Naples from Via Partenope, Naples. September 2008 2012 Arazzo: lana, cotone, seta, filato sintetico 500 x 950 cm 02 Two pomegranates. Via Chiatamone Naples. November 2009 2013 Stampa su tavola preparata con gesso e cera 80 x 75 x 3,3 cm Courtesy l’artista e Large Glass, Londra

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esposizione è a cura di Marco Franciolli, direttore MASI Lugano, con Edwin Jacobs, ex-direttore del Centraal Museum di Utrecht e ora direttore del Dortmunder U–Zentrum für Kunst und Kreativität, Dortmund, e Charlotte Schepke, direttrice della galleria Large Glass, Londra Nel suo lavoro ricorrono ritratti, nature morte, nonché momenti di vita quotidiana, riti e riflessioni sulla società, sugli individui e le relazioni, esplorati con tecniche innovative che tendono a stemperare i limiti fra le varie discipline artistiche. La fotografia costituisce infatti solo uno dei molteplici tasselli che si sovrappongono nella sua produzione artistica: a partire da un negativo, o da un fotogramma,


CULTURA / MASI LUGANO 02

Horsfield produce opere di grande formato realizzate con tecniche sorprendenti e disparate come arazzi e affreschi. La struttura narrativa della mostra si sviluppa in sezioni incentrate su opere emblematiche, sovente lavori monumentali come i maestosi arazzi dedicati alla scena apocalittica di Ground Zero o al Golfo di Napoli in un’ambigua visione notturna. Lo straordinario percorso che ne scaturisce porta alla luce le relazioni che intercorrono fra eventi accaduti in luoghi e momenti apparentemente lontani, fra le persone che ne sono state partecipi e gli spettatori che ne fanno scoperta in mostra. Il concetto di relazione – inteso sia come il legame tra individui sia come il narrare, il raccontare – è centrale nell’opera di Horsfield. Nei progetti che ha realizzato appositamente per questa mostra, così come in altre numerose occasioni, ciò è particolarmente evidente. Secondo l’artista un’opera d’arte si realizza pienamente solo grazie al ruolo attivo del pubblico:

«Ciò che avviene qui è il riconoscimento di un passaggio di comprensione, di raccoglimento e di identificazione, l’impressione di dare tempo e profonda attenzione al mondo e agli altri, e a un presente profondo. […] A volte questi passaggi sono fluidi nelle loro interrelazioni, altre volte sono spigolosi e discordanti, e all’interno della struttura ci sono strati su strati di associazioni, citazioni e allusioni, dentro le opere, dentro la narrazione e nel corso della storia, la storia immaginata come un presente profondo». A partire dalla fine degli anni sessanta Craigie Horsfield ha realizzato delle opere sonore, strutture composte da suoni preregistrati e musica, e la configurazione stessa della mostra è articolata come i movimenti di una composizione musicale. Accanto agli arazzi, agli affreschi e alle stampe, il percorso espositivo include una nuova opera sonora composta e mixata dall’artista insieme al compositore e musicista Reinier Rietveld con il quale

CREDIT SUISSE: IL NOSTRO IMPEGNO PER LA CULTURA L’arte è la finestra attraverso la quale l’uomo riconosce le sue facoltà più elevate, scrisse Giovanni Segantini. Affina la capacità di vedere l’essenziale, induce a riflettere. Per questo motivo da oltre 40 anni Credit Suisse sostiene alcune importanti istituzioni nazionali e internazionali. I visitatori sono attratti dalle ricche collezioni dei musei svizzeri, tra cui si annoverano anche istituzioni di fama nazionale e internazionale come nel caso del MASI Lugano. Gabriela Cotti Musio, Media Relations Ticino di Credit Suisse, spiega come «la Banca collabora in veste di partner fidato con importanti istituzioni d’arte svizzere, non limitandosi, però, a fornire fondi, ma condividendo competenze tecniche specifiche, un’eccellente rete di relazioni e numerose idee per progetti artistici. Proprio nell’ambito della promozione delle giovani leve, che gioca un ruolo centrale nella filosofia di sponsoring di Credit Suisse, sono nate collaborazioni uniche, come il premio “Credit Suisse Förderpreis Videokunst”, istituito dalla banca e dal Kunstmuseum Bern nel 2011 e assegnato annualmente a partire dal 2012».

La collezione di Credit Suisse, nata nel 1975, comprende a oggi circa 10 000 opere d’arte contemporanea. Nel 1997 si sono aggiunti importanti quadri e disegni dell’arte svizzera d’inizio Novecento provenienti dalla collezione dell’ex Banca Popolare Svizzera. La banca presenta queste opere all’interno dei propri spazi o le concede in prestito a mostre in Svizzera e all’estero. Nell’ampliare la propria collezione, Credit Suisse punta alla promozione delle giovani leve attraverso l’acquisto di opere di artisti selezionati, molti dei quali stanno muovendo i primi passi di una carriera promettente. In questo modo la banca aiuta gli artisti ad affermarsi e allo stesso tempo amplia la propria collezione in modo organico includendo le opere di importanti esponenti dell’arte contemporanea svizzera. In Ticino, Credit Suisse sostiene il Museo d’Arte Lugano dal 1992 e dal 2008 detiene lo status ufficiale di partner. Nel 2015 il Museo d’Arte e il Museo Cantonale d’Arte si sono uniti costituendo il MASI Lugano – Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano, nel nuovo centro culturale LAC Lugano Arte e Cultura.

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LAC LUGANO ARTE E CULTURA Piazza Bernardino Luini 6 CH-6901 Lugano Tel. +41 (0)58 866 4230 info@masilugano.ch www.masilugano.ch Orari: martedì – domenica: 10:00–18:00 giovedì: 10:00–20:00 lunedì: chiuso 04

03 Via Scarfoglio, Naples. February 2009 2016 Dry print su carta per acquerello Arches 95 x 140 cm Cartone per arazzo 04 Via Cocozza, Nola. June 2008 2012 Affresco: inchiostro su tavola preparata con gesso e cera montata su aluminio 460 x 440 cm Courtesy l’artista e Factum Arte, Madrid

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collabora da decenni. Questo elemento sonoro, in dialogo con le altre opere, contribuisce all’elaborazione di nuovi e specifici significati. La mostra presenta inoltre una serie di ritratti inediti realizzati a Lugano dall’artista appositamente per l’esposizione del MASI. Ciò che prevale in queste immagini è l’esplorazione dei processi attraverso i quali cerchiamo di comprenderci l’un l’altro e di esistere insieme. Al tempo stesso queste opere testimoniano l’unicità delle persone che collaborano con l’artista e la loro singolare e unica esistenza nel presente, riconosciuta nell’attenzione dello spettatore, attraverso il raccoglimento, la sensibilità e l’empatia.

Il catalogo In occasione della mostra è stata realizzata in stretta collaborazione con l’artista una pubblicazione che riprende ed espande i temi e la struttura dell’esposizione. Il volume comprende testi di Bruno Fornari, Marco Franciolli, Craigie Horsfield e Nancy Princenthal e conta 172 immagini a colori. Oltre alle consuete visite guidate gratuite, sono previste per tutta la durata della mostra numerose attività di mediazione culturale volte a favorire la fruizione da parte del pubblico e a trasformare la visita in un’esperienza arricchente ed emozionante. Il programma è disponibile sul sito www.edu.luganolac.ch.


Qual è il colore dell’impegno? Momenti di ammirazione e stupore al museo ampliano lo sguardo. Per questo dal 1992 Credit Suisse sostiene il MASI Lugano in veste di partner.

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CULTURA / MASI LUGANO

Vivere lavorando giocando IL MUSEO D’ARTE DELLA SVIZZERA ITALIANA PROSEGUE LA SUA RIFLESSIONE SU ALCUNE FIGURE E MOVIMENTI CHE HANNO SEGNATO LA STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA PRESENTANDO, A PARTIRE DAL 9 APRILE FINO AL 27 AGOSTO 2017, LA MOSTRA “BOETTI/SALVO. VIVERE LAVORANDO GIOCANDO”. L’ESPOSIZIONE INTENDE INDAGARE LA RELAZIONE INTELLETTUALE E DI AMICIZIA INTERCORSA TRA ALIGHIERO BOETTI E SALVO NELLA TORINO DEI TARDI ANNI SESSANTA.

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A 01 Salvo Autoritratto come Raffaello 1970 Fotografia su alluminio 65 x 49 cm Collezione Paul Maenz, Berlino Photo: Archivio Salvo, Torino 02 Alighiero Boetti e Salvo Vernazza, 1969 Photo: Anne Marie Sauzeau

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lighiero Boetti (1940– 1994) e Salvo (1947– 2015), fra le figure più originali della scena artistica italiana della seconda metà del Novecento, iniziarono la loro attività sul finire degli anni ‘60 a Torino, città in quel periodo teatro di particolare fermento artistico e intellettuale, e lì, dal 1969 al 1971, condivisero lo studio in Corso Principe Oddone 88. Il sottotitolo stesso dell’esposizione, “Vivere lavorando giocando”, è una citazione di Salvo che, nel maggio 2011, definì con questi tre termini il suo rapporto con Alighiero in occasione di una giornata di studio dedicata a Boetti. La mostra di Lugano (a cura di Bettina Della Casa) intende dunque dare forma visiva a questa intensa avventura esistenziale in cui “giocare” con l’arte era in realtà attività rigorosa, avvincente ed irrinunciabile. La mostra presenta circa centocinquanta opere e si avvale di prestiti internazionali concessi dall’Archivio Alighiero Boetti di Roma, dall’Archivio Salvo di Torino, da musei e gallerie e collezioni private. La prima parte dell’esposizione si concentra sul dialogo e lo scambio di matrice concettuale tra i due artisti al volgere degli anni ‘70, periodo d’intensissima frequentazione nel clima di generale rinnovamento della Torino dell’Arte povera, allora animata da spazi vitali e innovativi quali le gallerie Sperone, Notizie e Christian Stein. In questi anni Boetti è orientato verso una costante rifor-

mulazione della sua identità d’artista: l’idea di autorialità, di messa in scena del soggetto nel suo raddoppiarsi, moltiplicarsi o perdersi è ossessivamente presente nella sua ricerca. Parallelamente il tempo, inteso sia come oggetto di riflessione sia come attiva forza creatrice, diviene motivo di sfida e confronto costante. Nello stesso periodo prende avvio la fascinazione per

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l’“ordine e disordine” dei fenomeni della realtà indagati da Alighiero alla ricerca di un sistema di regole, leggi, criteri ordinatori che, applicati a parole e immagini, dettino la configurazione dell’opera su spazi bidimensionali. Per Salvo gli anni a cavallo tra il 1969 e i primi ‘70 rappresentano il momento dell’affermazione della propria identità e l’assunzione del proprio Ego a soggetto di riferimento e di celebrazione del sé attraverso un processo di


CULTURA / MASI LUGANO

autostoricizzazione venato d’ironia. Fino al 1972 circa, lavori fotografici di matrice concettuale si alternano alle lapidi e ai ricami caratterizzati da iscrizioni di parole e frasi. Attorno al 1973 Salvo, noto per la sua memoria prodigiosa e il suo sapere enciclopedico, vira verso una pittura figurativa intrisa di riferimenti alla storia dell’arte, scelta del tutto insolita in quella stagione di concettualismo dominante. Sia Boetti sia Salvo si interrogano dunque, pur con accezioni e modalità diverse, sulla rappresentazione del sé, sulla loro identità di individui e di artisti mantenendo sempre fisso lo sguardo sulla complessità del reale (Boetti) e sul mistero dell’arte (Salvo). Nelle prime sezioni il percorso espositivo si articola in capitoli quali “Immagine del sé”, “Fare frasi”, “Tautologie”, “Pensare il tempo” e “Mappe”, in cui le opere dei due artisti dialogano direttamente. La seconda parte della mostra, dal titolo “Infinita varietà del tutto”, mette a fuoco, invece, gli sviluppi successivi delle rispettive ricerche condotte ormai in modo completamente autonomo, l’allestimento tiene conto, dunque, della progressiva distanza venutasi a creare tra i due artisti. A partire dal 1972, anno del trasferimento di Boetti a Roma, rimane tra i due artisti una comune adesione a temi quali l’identità, il viaggio o la morte, ma è la concezione stessa della superficie bidimensionale nell’uno e della pittura nell’altro a dividerli irrimediabilmente. Salvo, da metà degli

anni Settanta, si dedica al mezzo pittorico in modo totalizzante, mentre Boetti si orienta, sebbene non esclusivamente, verso la pratica concettuale della proliferazione e della delega assegnando cioè ad assistenti, collaboratori e artigiani, a volte a lui sconosciuti, la realizzazione delle opere, spesso concepite in serie, cicli o varianti. Entrambi aprono la strada a una molteplicità di linguaggi e tecniche offrendo un fondamentale contributo alla riflessione concettuale degli anni ‘60 e ‘70 del Novecento. Boetti e Salvo rimangono ancora oggi figure di riferimento per le generazioni di artisti postconcettuali del ventunesimo secolo. Agata Boetti, dell’Archivio Alighiero Boetti, e Norma Mangione con Cristina Tuarivoli, dell’Archivio Salvo, hanno svolto un ruolo essenziale nella preparazione della mostra. Le preziose informazioni e i materiali, talvolta inediti, generosamente messi a disposizione hanno costituito un valore fondamentale per il progetto espositivo. In concomitanza allo Spazio –1, l’allestimento dal titolo “Torino 1966– 1973” documenta il vitale contesto artistico dell’Arte povera in cui i due artisti si trovarono ad operare. Un periodo, questo, di grande vitalità espressiva caratterizzato, a partire dal 1967, dalla formazione del movimento dell’Arte povera ispirato dal critico Germano Celant. Opere scelte di Giovanni Anselmo, Pierpaolo Calzolari, Luciano Fabro, Piero Gilardi, Aldo Mondino, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Gianni Piacentino, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio e degli stessi Alighiero Boetti e Salvo testimoniano gli esiti più significativi di quel momento nonché il vivace clima intellettuale venutosi a creare a Torino in quegli anni. Le opere in mostra, 30 circa e tutte selezionatissime, provengono dalla Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, da depositi a lungo termine al MASI e da prestiti di musei e collezionisti privati.

03 Alighiero Boetti Oggi è il diciannovesimo giorno sesto mese dell’anno mille novecento ottantotto all’amato Pantheon (Today it's the 19th day 6th month in the year 1988 at the beloved Pantheon) 1988 Ricamo su tela (625 quadrati) 106 x 115 x 2,8 cm Collezione Colombo, Milano Photo: Giorgio Colombo, Milano 04 Salvo Amare me 1971 Incisione su marmo rosa 42 x 30 cm Ed. 2/20 Collezione privata, Cantone Ticino Photo: Archivio Salvo, Torino / Foto Gonella, Torino

BOETTI/SALVO. VIVERE LAVORANDO GIOCANDO LAC Lugano Arte e Cultura Piazza Bernardino Luini 6 CH-6901 Lugano Tel. +41 (0)58 866 4230 info@masilugano.ch www.masilugano.ch Orari: Martedì–domenica: 10:00–18:00 Giovedì: 10:00–20:00 Lunedì: chiuso TORINO 1966-1973 Spazio –1. Collezione Giancarlo e Danna Olgiati Lungolago Riva Caccia 1 CH-6901 Lugano Tel. +41 (0) 58 866 42 30 info.menouno@lugano.ch www.collezioneolgiati.ch Orari Venerdì–domenica: 11:00–18:00

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CULTURA / AMEDEO MODIGLIANI A GENOVA

Il maestro del ritratto

L’ESPOSIZIONE CHE SI TERRÀ FINO AL 16 LUGLIO 2017 NELL’APPARTAMENTO DEL DOGE DI PALAZZO DUCALE A GENOVA, CURATA DA RUDY CHIAPPINI, SI PROPONE DI ILLUSTRARE IL PERCORSO CREATIVO DI AMEDEO MODIGLIANI AFFRONTANDO LE PRINCIPALI COMPONENTI DELLA SUA CARRIERA BREVE E FECONDA.

A

medeo Modigliani non ha conosciuto in vita la soddisfazione di vedere riconosciuto il proprio talento ne apprezzate a pieno le sue opere dal pubblico e dal mercato. La lunga ed estenuante ricerca del consenso, perseguita con ossessiva determinazione, non si realizzò in quel breve intervallo di tempo che costituisce l’irripetibile carriera di uno degli assoluti protagonisti della pittura figurativa moderna, autore della più straordinaria, intensa e affascinante serie di ritratti dell’arte del XX secolo. Postumi sono stati i riconoscimenti, le grandi mostre, la rivalutazione della critica che solo dopo una lunga indifferenza ha scoperto il valore della ricerca pittorica e la portata dell’arte di Modigliani. 01

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CULTURA / AMEDEO MODIGLIANI A GENOVA 02

Scomparso l’uomo, morto il 24 gennaio 1920 a soli 36 anni, è subito sbocciato il mito che si è appropriato e ha trasformato in leggenda una vita difficile e tormentata, trascurando a volte i meriti artistici per porre piuttosto l’accento sull’artista maledetto, prigioniero di un’esistenza bruciata, protagonista di una ribellione fine a se stessa, di comportamenti eccentrici al limite dello scandalo, di eccessi di alcol, droga e donne. Indubbiamente il pittore livornese, giunto a Parigi nel 1906 attratto dal fascino di una città vivace e euforica, assetata di sperimentazioni e di audaci provocazioni, è stato una delle figure

più carismatiche e una delle personalità maggiormente rappresentative di quell’ambiente, fucina della modernità e delle avanguardie storiche. Ad attirarlo per le vie di Montmartre e di Montparnasse non è tuttavia semplicemente il fascino di una vita libera e anticonformista. Ciò che attrae veramente Modigliani e i suoi compagni d’avventura da Kisling a Lipchitz, da Utrillo a Soutine a Van Dongen è ben altro. È la consapevolezza che il loro fervore, la loro rivolta esistenziale non sono fremiti di gioventù ma rappresentano l’angoscia febbrile del tempo che si consuma e della vita che sfugge. È il bisogno di approdare ad un linguaggio nuovo, ad un’arte che affondi le radici nel terreno fertile della quotidianità ma che al tempo stesso sappia immergersi nella profondità della coscienza. La rassegna di Palazzo Ducale rivolge una particolare attenzione all’aspetto centrale della ricerca di Modigliani, ovvero la sua predilezione per il ritratto. Numerosi sono i dipinti che l’artista dedica a occasionali modelle ma anche ad amici e compagni d’avventura, protagonisti anch’essi della vita culturale parigina d’inizio secolo. Attraverso i suoi lavori il livornese testimonia l’effervescenza dell’ambiente artistico e culturale parigino di quegli anni dove convivono e si incontrano

grandi mecenati e mercanti come Paul Alexandre, Paul Guillaume e Leopold Zborowsky accanto scrittori come Max Jacob, Jean Cocteau, Guillaume Apollinaire, ad artisti come Diego Rivera, Pinchus Krémègne, Henri Laurens, Jean Cocteau, Léopold Survage, Juan Gris e Pablo Picasso, protagonisti di un’irripetibile stagione di rinnovamento dei linguaggi artistici. La sua pittura è di una qualità estrema, introversa, introspettiva, votata al ritratto che rappresenta indubbiamente l’elemento privilegiato attraverso il quale evidenziare la cifra stilistica di Modigliani che per primo introduce uno strettissimo rapporto psicologico con il soggetto per poi avviarsi progressivamente verso una purezza e un’eleganza formale assolute. La sua indagine si concentra sulla figura umana nel tentativo di cogliere il carattere profondo dei suoi personaggi, al di là dell’aneddotica del quotidiano, senza il bisogno di descrivere l’ambiente in cui il modello vive, gli oggetti che lo circondano. Non gli interessano gli interni ma la vita interiore. I suoi ri-

01 Amedeo Modigliani Nudo accovacciato 1917 Olio su tela, 114 x 74 cm Anversa, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten KMSKA © Lukas – Art in Flanders vzw, foto Hugo Maertens 02 Amedeo Modigliani Giovane con i capelli rossi o lo studente 1919 Olio su tela, 61 x 46 cm Courtesy Richard Delh. K.A.D. Gallery - Bruxelles 03 Amedeo Modigliani Grande nudo disteso - Celine Howard 1918 ca Olio su tela, 65 x 100 cm Collezione privata

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tratti giovanili evidenziano l’interesse per la semplificazione delle forme e per una composizione solida ed essenziale che rivelano la sua attenzione nei confronti della lezione di Cézanne. Gli anni della guerra consentono a Modigliani di avvicinarsi ulteriormente agli altri protagonisti delle avanguardie storiche rimasti a Parigi e in particolare a quelli della cerchia di Picasso. Tra questi lo scrittore Max Jacob che nel 1915 lo presenta al mercante Paul Guillaume. Modigliani fa tesoro delle sue frequentazioni e degli artisti che lo circondano per mettere a punto un vocabolario del ritratto assolutamente inedito. Pur se sempre perfettamente riconoscibili i volti tendono ad una essenzialità formale fino ad allora mai vista. L’artista riesce a fondere con grande maestria la somiglianza del soggetto raffigurato - eseguito dal vero o a memoria- con uno stile assolutamente personale. Esemplari in quest’ottica sono i ritratti di Moise Kisling, con il quale Modigliani aveva stretto una forte e radicata amicizia, del gallerista Georges Cheron, del pittore Chaim Soutine, compagno di avventure e più volte scelto come modello.

Intenso e appassionato anche l’interesse di Modigliani per le figure femminili. Numerose sono le anonime modelle che, scovate nei caffè parigini o incontrate per strada e ammaliate dal suo fascino di seduttore, posano per lui. Ma molte anche presenze importanti nella sua vita sentimentale e di intellettuale come la giornalista inglese Beatrice Hastings, Lunia Czechowska, amica di lunga data, Hanka Zborowska, moglie del suo mercante, e la giovane compagna Jeanne Hébuterne, dalla quale avrà una figlia. A partire dal 1916 il poeta e mercante di origini polacche Léopold Zborowski si impegna fortemente nel far conoscere l’opera di Modigliani che realizza una straordinaria serie di nudi esposti tra mille polemiche alla Galleria Berthe Weil l’anno successivo. La salute dell’artista livornese peggiora inesorabilmente anche se i suoi ritratti eseguiti a partire dal 1917 rivelano un’ulteriore evoluzione stilistica. Modigliani ha sviluppato inconfondibili caratteristiche linguistiche, riconducibili nell’accentuazione del valore della linea come fondamentale elemento compositivo e nell’elegante allungamento sinuoso e sensuale della

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figura, che hanno la funzione di attirare la persona raffigurata nell’area sentimentale dell’artista, in un atto poetico unificatore tra il pittore e il suo modello. Queste peculiarità si sviluppano ulteriormente negli ultimi anni dell’artista. I suoi dipinti assumono un respiro più ampio, la tavolozza si schiarisce e anche gli sfondi assumono progressivamente una diffusa luminosità, la materia pittorica si fa più fluida e i personaggi sono delimitati da una linea più morbida. Sono esempi significativi di questo nuovo approccio dipinti di grande delicatezza come La jeune Lolotte, come la splendida Bambina in blu e come il raffinato ed etereo Giovane con i capelli rossi (Lo studente), dai contorni purissimi. Modigliani stesso riferendosi ai suoi ritratti rivela: «Per lavorare ho bisogno di un essere vivo, di vedermelo davanti. L’astrazione mi affatica, mi uccide ed è come un vicolo cieco». Il suo percorso creativo incarna e riflette pienamente il suo temperamento e l’artista si rivela compiutamente attraverso l’emblematicità della sua arte, testimonianza intima poetica e senza tempo di una sublime bellezza.

04 Amedeo Modigliani La giovane Lolotte 1918 Olio su tela, 90 x 58 cm Collezione privata 05 Amedeo Modigliani Ragazza con capelli neri detta anche ragazza bruna seduta 1918 Olio su tela, 92 x 60 cm Parigi, Musée National Picasso © René-Gabriel Ojéda / RMN-Réunion des Musées Nationaux / distr. Alinari


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CULTURA / JOAN MIRÓ

Sogno e colore DI RUDY CHIAPPINI

LA MOSTRA MIRÓ! SOGNO E COLORE – A BOLOGNA A PALAZZO ALBERGATI FINO AL 17 SETTEMBRE – VUOLE RACCONTARE IL CODICE ARTISTICO DEL GENIO CATALANO: UNA RASSEGNA ESAUSTIVA DELLA SUA OPERA CHE LASCIÒ UN SEGNO INCONFONDIBILE NELL’AMBITO DELLE AVANGUARDIE EUROPEE.

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L’ultima stagione creativa di Joan Miró è per certi versi quella più trasgressiva e anticonformista nella quale alla sua anima contemplativa si affianca una poetica unica, sospesa tra sogno e colore. Un connubio per sfuggire ancora alla banalità e alle convenzioni, dando vita ad un linguaggio artistico universale ma allo stesso tempo originale e inimitabile. La straordinaria forza inventiva di questi anni fecondi è al centro della mostra in corso a Palazzo Albergati di Bologna. Le opere esposte, oltre 130 tra le quali un centinaio di dipinti di grandi dimensioni, tutte provenienti dalla Fondazione Pilar i Joan Miró di Maiorca,

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appartengono alla produzione degli ultimi trent’anni del maestro catalano. Anche se fra le meno conosciute, sono forse quelle che raccontano più in profondità l’artista che fa i conti con il passato, rivede le tecniche, diventa in qualche modo ancora più anarchico e sperimentatore. «Considero il mio studio come un orto, e io sono un giardiniere o un vignaiolo, scriveva Miró. La chiave di lettura dell’esposizione è proprio l’isola delle Baleari, con i suoi colori vivaci, il mare che porta vento, voci, e una libertà necessaria. Maiorca è il fulcro della sua ispirazione. Qui vivevano i nonni materni e qui Miró passava le

sue vacanze estive. Aveva 8 anni quando dipingeva già con un’estetica propria. Il rapporto con l’isola si è consolidato nel 1929, quando ha sposato Pilar, originaria del posto. Ci è tornato poi in varie occasioni fino a stabilirvisi definitivamente nel 1956, a 63 anni, nel pieno della celebrità. L’isola gli offre il privilegio di lavorare nel silenzio di una natura incontaminata, tra poesia e arte popolare. Qui si concentrano venti anni di febbrile attività e intensa avventura estetica, sempre aperta all’innovazione e alla sperimentazione tecnica: nello splendido studio progettato per lui dall’architetto Josep Lluís Sert e nel “buen retiro” di Son Boter, Miró realizzerà più di un terzo della sua produzione artistica. Il precorso espositivo della rassegna bolognese, cronologico e tematico allo stesso tempo, presenta i temi prediletti dall’artista come le donne, gli uccelli e il paesaggio: opere ispirate al mondo rurale e al culto delle origini, ai temi della sessualità e della fertilità, a quelli legati alla metamorfosi, all'aldilà e all'eterno susseguirsi di vita e morte. Attenzione è inoltre dedicata ai lavori degli ultimi anni fatti con le dita, stendendo il colore con le mani, spalmando gli impasti su cartone e legno compensato e ancora alle sculture frutto di sperimentazioni fatte con materiali diversi, nel solco di un desiderio mai sopito di ricuperare una manualità originaria, quasi artigianale. Il significativo punto di partenza della


CULTURA / JOAN MIRÓ

poetica di Miró è rappresentato da una visione fatta di linee sinuose, da una rappresentazione in chiave organica di elementi naturali e scene della vita comune, per dirigersi progressivamente verso una semplificazione che giunge all’astrattismo lirico, al suo personale surrealismo fatto di linee leggere, campiture di colore piatte su sfondi omogenei, forme prive di volume, fantastiche, di rara suggestione espressiva.

L’artista elabora un nuovo e originalissimo linguaggio di impronta calligrafica: il segno si assottiglia, assumendo un carattere eminentemente grafico, lo sfondo diventa spazio rarefatto in cui si librano armoniosi elementi filiformi, leggeri, un universo magico, trasparente, onirico, di marcato simbolismo allucinatorio. Per tutta la sua vita opera a cavallo tra questo metafisico bisogno di astrazione e un mai dimenticato amore per la

materia, seguendo una sua ricerca verso l'aspetto tattile dell'opera, risalente alla sua primitiva formazione. Proprio il rapporto carnale e sensuale con la materia, il legame istintuale con la sua terra e il confronto con i modelli della primitiva tradizione artistica non solo spagnola sono gli elementi che Miró supera, senza dimenticarli, nel suo surrealismo fantastico intriso di lirismo perchè, afferma, "bisogna superare il dato plastico per giungere alla poesia" ed entrare nel mondo fiabesco dove il desiderio e la realtà si incontrano e si identificano. Ed è questa la chiave per comprendere dipinti come Femme au clair de lune (1966) o Femme dans la rue (1973), straordinarie opere che ruotano attorno al mistero dell’esistenza e della natura, pervase da potenti principi energetici che ne determinano l'incessante divenire, nel quale è riposto il senso della vita. Mirò si affida a colori accesi, a rossi violenti e blu intensi, alle geometrie di un io complesso in stretta connessione con il mondo circostante. Evidente è la sua fascinazione per la poesia e l’arte popolare, la pittura rupestre e le culture primitive. Potente è anche il riferimento ad Antoni Gaudí, nella

Archive Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca © Joan Ramón Bonet & David Bonet : 01 Joan Miró Maqueta para Gaudí X / Maquette for Gaudí X 1975 ca. Gouache, inchiostro, penna, pastello e collage su carta, 30,2 x 25,2 cm © Successió Miró by SIAE 2017 02 Joan Miró Femme dans la rue 1973 Olio su tela, 195 x 130 cm © Successió Miró by SIAE 2017 02 TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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uomo e uccelli, con occhi e teste. Una sorta di compendio del suo percorso poetico sospeso tra il fascino del passato e la continua aspirazione del futuro, dove il mito si fonde con il gesto pittorico per dar vita alla seduzione dell’arte senza tempo di Joan Miró.

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Archive Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca © Joan Ramón Bonet & David Bonet:

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frammentazione dell’immagine e nell’utilizzo delle tinte che sembrano espressione della Catalogna. Il viaggio intimo dentro l’universo di Mirò prosegue evidenziando i suoi rapporti con la pittura astratta americana, con l’estetica e la filosofia orientale. Ovunque spunta un Mirò attento osservatore, autocritico e sperimentatore, che disegna con i pugni intervenendo sulla tela, che raccoglie e traspone nella dimensione poetica cartoline, sassi, conchiglie, ritagli di giornale su cui dipinge le sue visioni, che riduce i motivi iconografici per dare forma a stelle, nude linee femminili, figure falliche, personaggi ibridi tra

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03 Joan Miró Untitled 1978 Olio su tela, 92 x 73 cm © Successió Miró by SIAE 2017 04 Joan Miró Oiseaux 1973 Olio e acrilico su tela, 115,5 x 88,5 cm © Successió Miró by SIAE 2017 05 Joan Miró Untitled 1974 ca. Acrilico su tela, 162,5 x 130,5 cm © Successió Miró by SIAE 2017


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CULTURA / LAC LUGANOMUSICA

La musica uscirà dal LAC e andrà a “invadere” Piazza Luini.

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LA MUSICA USCIRÀ DAL LAC E ANDRÀ A "INVADERE" PIAZZA LUINI. QUESTA È LA PRINCIPALE NOVITÀ DELL'OFFERTA DI LAC, LUGANOMUSICA, ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA, LONGLAKE FESTIVAL E DEGLI ALTRI PARTNER.

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a parola chiave, è risultata essere «collaborazione». È stata in vario modo usata, evocata, ribadita – anche declinata in forma di «unione» o di «coordinazione» – da Lorenzo Sganzini, Roberto Badaracco, Michel Gagnon, Etienne Reymond, Denise Fedeli e Jacky Marti. Che è un po’ come dire che si sono riuniti attorno a un tavolo la città di Lugano, la direzione del Lac e quelle di Lugano Musica, dell’Osi e di Estival Jazz. Appunto, una collaborazione, nuova in questi termini, per continuare a far vivere la città a livello cultural-spettacolare anche durante l’estate. Gli eventi, a titolo gratuito, si rivolgono a un pubblico il più ampio possibile. Ad esempio la trasmissione in diretta, il 17 giugno, dall'Opernhaus di Zurigo di "Un ballo in maschera" di Giuseppe Verdi, che nella formula "Opera per

tutti" vedrà dialogare in contemporanea la Sechseläutenplatz con Lugano. Il 23 e il 24 giugno due iniziative con l'OSI: prima insieme a Geppi Cucciari per "Pierino e il lupo" poi nel proporre la colonna sonora di Nosferatu, capolavoro del cinema horror. Si comincia però con il grande ritorno di Martha Argerich a Lugano, per un concerto-evento in suo omaggio con Markus Poschner. Il 12 giugno, alle ore 20.30 sul palco del LAC, Arner Bank saluta Martha Argerich con l’Orchestra della Svizzera italiana (OSI), insostituibile partner della grande pianista argentina con cui vanta oltre 15 anni di collaborazione. Arner Bank rende così possibile lo straordinario ritorno di Martha Argerich in Ticino, a un anno dall’ultima edizione del “Progetto Martha Argerich” che aveva ormai concluso il suo ciclo naturale. LuganoMusica, da parte sua, lancia il


CULTURA / LAC LUGANOMUSICA

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ciclo "classicA10" con due concerti a 10 franchi: l'organista Cameron Carpenter (14 giugno) e il percussionista Simone Rubino (18 giugno). L'OSI, tra l'altro, sarà ospite anche di Estival Jazz, mentre la hall del LAC e Piazza Luini saranno animate con varie iniziative. Venerdì 23 e sabato 24 giugno, sarà l’Orchestra della Svizzera italiana ad animare la piazza con due serate agli antipodi, in collaborazione con LAC edu, per un’anteprima del prossimo LongLake Festival. Venerdì sera (ore 21:00) l’orchestra diretta da Pietro Mianiti si esibirà assieme alla carismatica comica Geppi Cucciari per un’inedita performance della celebre fiaba musicale “Pierino e il lupo” di Prokof’ev. Sabato (ore 21:30) invece, sotto la guida di Timothy Brock, uno dei massimi esperti nel campo della musica da film, eseguirà dal vivo le musiche del film muto “Nosferatu” di Friedich Wilhelm Murnau (1922), insuperato caposaldo del cinema horror ed espressionista, che verrà proiettato su grande schermo. L’orchestra poi, venerdì 7 luglio da Piazza Luini si sposterà in Piazza Riforma sul palco di Estival Jazz per un programma speciale con la Jazz Band svizzera Hildegard Lernt Fliegen. Seguono maggiori informazioni durante la conferenza stampa di Estival Jazz

prevista il 30 maggio 2017. In luglio e agosto proseguono le collaborazioni anche in altri ambiti artistici Trasformando Piazza Luini, questa volta in un luogo d’incontro con diverse attività. Oltre a un nuovo arredo, in piazza continuerà la collaborazione LAC - LongLake Festival per una serie di concerti dedicati alla musica del mondo. Nella hall saranno invece coinvolti altre realtà, come Ticino Musica, per pranzi musicali e spettacoli. Il LAC svelerà in questo modo il suo volto estivo, evidenziando come l’estate si conferma un momento interessante per nuove collaborazioni fuori dai canoni, che saranno in grado di sorprendere i visitatori. Seguiranno a breve ulteriori dettagli.

01 Orchestra della Svizzera italiana 02 ClassicA10 - Cameron Carpenter Organista 03 Estival Jazz 04 Martha Argherich Pianista 05 LongLake Festival Lugano

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CULTURA / LOCARNO FESTIVAL

Cinema, che passione

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DI ALESSANDRO DE BON UN FESTIVAL IN SALUTE PER UN CINEMA CAGIONEVOLE. CHIACCHIERARE CON NADIA DRESTI È UN PO’ COME RIUSCIRE A VISITARE IL CUORE DEL CINEMA. CIÒ CHE MUOVE LE EMOZIONI, MA ANCHE CIÒ CHE LO MUOVE, FACENDOLO VIVERE.

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ei, vice direttrice artistica e Head of International dell’ufficio Industry del Locarno Festival, il cinema lo abita, interroga e costruisce da più di trent’anni. Dunque è la persona ideale per capire come stia, il cinema, e come un Festival possa contribuire a renderlo forte. Se non addirittura, in

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periodi difficili, a farlo sopravvivere. E lo si può fare attraverso lo sguardo mosso dagli occhi del Locarno Festival, uno sguardo esperto e rivolto al futuro, a costo di sfidare la carta d’identità che proprio quest’anno alla voce “età” risponde “settanta”. «Non vogliamo vivere questa cifra come una celebrazione - assicura Nadia Dresti

- bensì come un traguardo, certo, ma soprattutto come una solidissima rampa di lancio: ci siamo, siamo giovani, rimettiamoci in gioco e ricominciamo da capo. Quando siamo stati in America, a Los Angeles per la notte degli Oscar o a New York, rimanevano sbalorditi che avessimo 70 anni».


CULTURA / LOCARNO FESTIVAL

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01 Nadia Dresti 02 Comitato direttivo del Film Festival 03 Francobollo Film Festival

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a prima novità è il cambio del nome: Locarno Festival… «Una scelta dinamica, che racconta un evento internazionale che è cinema ma anche formazione, incontro, relazioni e pure svago. Il cuore, chiaro, restano i film. Il cinema non è più nel nome, ma rimane a

livello strutturale, con un profilo riconosciuto ovunque, giovane e d’autore. E pure battagliero, che non ha mai ceduto alla vena prettamente commerciale per portare nomi e marciarci. A me piace dire che la sera siamo red carpet, durante il giorno black carpet».

Cinema a 360°… «La sera il pubblico è eterogeneo, composto da persone che hanno voglia di gustarsi uno spettacolo di stelle in una serata d’estate. Di giorno invece è il momento della cinefilia, di un pubblico che ha tutt’altro sguardo sul cinema. Sono due modi diversi di avvicinarsi alla cultura e il primo può portare al secondo». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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CULTURA / LOCARNO FESTIVAL

L’offerta audiovisiva, di cui Netflix è una delle ultime frontiere, aumenta esponenzialmente… «Il risultato è da una parte che il pubblico si parzializza, dall’altra che in generale aumenta. E una percentuale, perché no, può appassionarsi al cinema, al cinema d’autore, alla sala». Anche contro un home-vision sempre più performante? «A New York, città avanguardista, le sale da cinema stanno tornando alla moda. Un po’ come il vinile, sta tornando il culto dell’uscire per andare in sala e scoprire l’offerta del curatore. Un’uscita culturale e allo stesso tempo sociale. Farlo è “in”, è considerato “high”». In un panorama così liquido, “on demand”, ritmato, un Festival può apparire come un dinosauro… «Invece sono sempre più importanti perché il cinema d’autore è programmato sempre di meno. Diventano dunque imprescindibili, permettono a quel cinema, la cui via per la sala si è appunto ristretta, di vivere. Un Festival è il gusto di scoprire certi film, è un luogo culturale e allo stesso tempo di incontro per l’industria cinematografica, dunque per i film che verranno».

Non a caso gli Industry Days è uno degli appuntamenti centrali di Locarno… «Sono networking, un luogo d’incontro sempre più partecipato e apprezzato per la dimensione particolare di Locarno. Una dimensione umana e non frenetica, con incontri e rapporti di altissimo livello. A Cannes e Berlino c’è il mondo intero, ma nessuno ha tempo per nessuno; nei festival piccoli il tempo c’è, ma non c’è l’industria. A Locarno l’anno scorso c’erano oltre 200 ven-

ditori per un totale di mille accreditati. Trovi anche professionisti che non rappresentano alcun film in programma o in concorso, ma incontrano, conoscono, fanno rete, coltivano i rapporti… C’è equilibrio tra personalità, possibilità di vedere film e incontrare». Insomma il Locarno Festival genera cinema? «In senso largo sì, dà la possibilità ai film di essere visti e innesca possibili collaborazioni». Negli altri 354 giorni dell’anno, oltre gli undici di Festival, cosa succede? «Ogni anno è una sfida, nulla è garantito. Ed è durante il “non Festival” che si costruisce e mantiene vivo il Festival. Pochi giorni dopo la serata di chiusura siamo già a Toronto, per carpire i primi feedback sull’edizione appena conclusa. In generale si viaggia tantissimo, di continuo, per esserci, partecipare, conoscere, scoprire e costruire. Si fa conoscere Locarno, si conosce un’industria cinematografica di un determinato paese, si capiscono le tendenze globali, si mantengono rapporti istituzionali… Insomma, tutto l’anno va spremuto il più possibile per co-

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CULTURA / LOCARNO FESTIVAL 04

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Ecco allora un’altra novità del 70° Locarno Festival: l o YAB, Young Advisory Board, il comitato consultivo composto da otto ragazzi tra i 16 e i 25 anni. «È un modo per avvicinare i giovani, per ascoltarne pareri e critiche e per intercettare il loro orizzonte visivo. In tutti i Festival il pubblico è dai trenta in su, bisogna capire come essere meno mastodontici. La generazione futura è la sopravvivenza».

Dei Festival e del cinema d’autore? «Diciamo che la sopravvivenza dei Festival è un buon primo passo per quella del cinema d’autore. Perché noi, a quel cinema, apriamo le porte».

struire quei dieci giorni. Anche per non credere di aver scoperto l’acqua calda quando magari in qualche parte del mondo potrebbero averla già bollita quattro volte». Vivendolo così da vicino ci può dire come sta il cinema? «Il cinema d’autore male. Le sale parlano. Sì, il VOD (video on demand, ndr) cresce, ma per vedere Batman, non un film iraniano… Le super-produzioni generano un’offerta esagerata e una conseguente confusione. Un film uccide l’altro e riuscire a stare in sala una settimana è un’impresa. Pare assurdo, ma c’è troppa offerta. Noi riceviamo 3 mila film all’anno, tre anni fa erano mille. A Toronto ne arrivano 7 mila. Non va bene… Anche in Paesi come la Francia, in cui si dice il cinema d’autore stia meglio, in realtà il cinema francese è tutelato da una maggiore fetta di mercato, ma anche lì la tendenza è lo smarrimento del cinema d’autore. E invece è essenziale che sopravviva, che resista e diventi anzi più forte. Deve trovare un nuovo pubblico che voglia e sappia interessarsi a questo messaggio culturale».

04 Manifesto "Movie of my life" 05 Riproduzione del Film Festival alla Swiss Miniatour

SOBRIA CONSAPEVOLEZZA E UNA VENTATA DI NUOVO Al Locarno Festival numero 70, che andrà in scena dal 2-12 agosto, anticipato e posticipato dal nuovo ricchissimo programma de La Rotonda, le novità non mancheranno. Non tanto però rivolte a quel passato che la cifra tonda vorrebbe celebrare, quanto al futuro verso cui salpare, forti della propria storia. A festeggiare il Festival nell’anno del settantesimo ci hanno pensato La Posta, con un francobollo celebrativo, Swissminiatur, con l’allestimento di una mini Piazza Grande nel parco a tema di Melide, e la Banca Nazionale Svizzera, che la Piazza Grande l’ha invece stampata sulle nuove banconote da franchi. Il Festival invece ha deciso di puntare dritto al domani. Ha formato lo YAB (Young Advisory Board), un comitato di giovani interno all’organizzazione per capire dove e a cosa guardano le nuove generazioni, presto cambierà casa prendendo domicilio al nuovissimo Palazzo del Cinema di cui abbiamo già par-

lato in passato, si è regalato nuove sale (le tre del Palazzo e lo splendido restauro del GranRex, grazie al Leopard Club) e ha lanciato un concorso digitale chiedendo al pubblico di raccontare il film della propria vita (www.movieofmylife.ch): settanta secondi per raccontare quel film che per un motivo o per l’altro, per una location o un’interpretazione, una colonna sonora o una scena, ha tracciato un solco nella propria vita. Dulcis in fundo, a sorpresa, ad aprile sono state annunciate grosse novità ai vertici della famiglia pardata. Confermata la Direzione artistica di Carlo Chatrian, dal 1 settembre Mario Timbal lascerà la direzione operativa del Festival dopo nove anni, passando il testimone al suo attuale vice e Head of Sponsorship Raphaël Brunschwig. Al suo fianco Mattia Storni, Vice direttore operativo, e Amel Soudani, Responsabile della comunicazione e membro di Direzione.

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CULTURA / IMAGO ART GALLERY

Una estate ricca di appuntamenti

LA GALLERIA DELLA FAMIGLIA PESCALI HA PREPARATO UN PROGRAMMA ESTIVO COSTELLATO DI IMPORTANTI ESPOSIZIONI: RINALDO BIGI, ALESSANDRO BUSCI, MATTEO PUGLIESE, MARC CHAGALL, SALVADOR DALÌ.

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ugano, Malpensa, Sorrento, La Versiliana: sono queste le tappe di un percorso artistico che conferma il rilievo ormai assunto dall’attività “esterna” della galleria. A Lugano, fino a settembre, prosegue la mostra delle opere di Rinaldo Bigi, una selezione di lavori, soprattutto dipinti e qualche piccola scultura da interni,

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già esposti con grande successo a Pietrasanta. Le opere presentate, magnifiche testimonianze della padronanza nell’utilizzo delle tecniche più diverse, trascinano il visitatore fin dentro le profondità del mondo onirico ed ironico che da sempre il maestro Rinaldo Bigi racconta attraverso i personaggi, gli oggetti, le storie e gli ambienti fantastici. Le sue carte e le tele eseguite

ad olio e a pastelli sono concepite come un teatro di forme e colori e figure in gioco di apparizioni fantastiche. Bigi può oggi dirsi partecipe, con una propria identificabile voce, del filone maggiore della tradizione moderna dei pittori/scultori e, meno rappresentata, degli scultori/pittori. Fino a settembre prosegue anche allo Spazio Malpensa, presso la Soglia Ma-


CULTURA / IMAGO ART GALLERY

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gica e le Sale Vip, una mostra di circa 80 opere di Alessandro Busci, pittore e architetto, che vive e lavora a Milano. L’artista indaga le potenzialità dello scambio fra le tradizioni iconografiche occidentali e orientali e la sua produzione si distingue per la forte valenza del segno, pittorico e calligrafico, realizzato su supporti non convenzionali come acciaio, rame e alluminio lavorati con acidi e smalti o sulla più tradizionale carta. Ha iniziato a esporre nel 1996 alla 36° edizione del Premio Suzzara e sue personali sono state allestite a Milano, Roma, Brescia, Torino, Londra, Bordeaux, Madrid, Milano, Bilbao, San Francisco e Napoli. Di grande interesse i cicli di opere di grande formato che raccontano gli spazi della città contemporanea e quelle dedicate agli spazi aeroportuali (Airports). Di grande rilievo è poi l’avvio di una stretta collaborazione, con la Fondazione Sorrento che vedrà, tra maggio e novembre succedersi due importanti mostre, con opere distribuite nella sede della fondazione, a Villa Fiorentino di Sorrento, e nel cuore stesso della cittadina. I coniugi Antonino Fiorentino e Lucia Cuomo, agli inizi degli Anni Trenta del secolo scorso, decisero di costruire una villa per la loro abitazione, ove

potessero ricevere anche alcuni clienti della propria attività commerciale fazzoletti con ricami particolari - ormai nota nel mondo e per la quale ricevevano la visita di clientela di grande prestigio. Avendo acquistato l'area di circa 10.000 mq. in pieno centro storico, si indirizzarono verso un tipo di edificio che avevano scelto sfogliando delle riviste americane. Ne affidarono l'incarico all'ing. Almerico Gargiulo e nel 1935-36 la costruzione era ultimata. La villa - che poteva godere di un'area antistante predisposta a giardino (con molte piante di rose) e la parte retrostante (con l'abitazione colonica inserita nelle mura antiche) rimasta ad agrumeto - fu arredata con grande gusto e con ricchezza di mobili di alto antiquariato. Si comincia con una mostra di opere di Matteo Pugliese che esporrà fino a giugno le sue opere a Villa Fiorentino, ma proporrà anche sei opere monumentali nel centro cittadino. Con l'arrivo delle opere di Matteo Pugliese, la Fondazione Sorrento continua il percorso iniziato con le mostre di Aligi Sassu, Mimmo Paladino, Salvador Dalì, Arnaldo Pomodoro, Mario Sironi e Pablo Picasso. Tra le opere esposte la serie Extra Moenia, figure che stanno cercando una dolorosa rinasci-

ta attraverso una lotta con una parete che li imprigiona. Accanto, l'esercito dei Guardiani: armi e armature, ispirate dalle culture più diverse, diventano la metafora di un successo di sicurezza interiore. In questi moderni totem tutto è sopraffatto a favore di una corporeità solida e rassicurante. Lo spettacolo continua con la serie Sott'acqua, rappresentato da figure femminili che galleggiano nello spazio in un'esagerazione di leggerezza e libertà. Infine, la serie degli Scarabei, simboli sacri che mantengono i ricordi e lo spirito della vita lontana che è la nostra infanzia.

01 Rinaldo Bigi In studio 2014 Pastello su carta 70 x 100cm 02 Rinaldo Bigi Corniciai 2014-15 Pastello su carta 100 x 70cm 03 Rinaldo Bigi il Re del Circo non è di buon umore 2007 Tecnica mista su tela

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CULTURA / IMAGO ART GALLERY

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La mostra-evento dell’estate sorrentina, anticipata da una pre-esposizione in una sala di Villa Fiorentino, è quindi rappresentata dalla grande mostra, fino agli inizi di novembre, dedicata al maestro del Novecento, Marc Chagall. Le sue opere sono poesie su tela: i colori vivaci, i soggetti onirici e surreali, il tratto semplice e genuino lascia nello spettatore una sensazione di pace e serenità spingendolo a un’immediata empatia con l’autore. Ma la vita di Chagall è complessa, fatta di luci e ombre, di momenti di gioia sconfinata alternati a momenti di immenso dolore. L’allontanamento dalla patria, l’olocausto ma soprattutto la perdita dell’amata moglie Bella, soggetto di alcune delle sue opere più celebri. La grande estate di Imago Art Gallery prosegue alla Versiliana dove approda la mostra dedicata a Salvador Dalì Figure, simboli e fobie che si rincorrono in tutta la sua sterminata produzione artistica che ha applicato, nel corso della sua vita, a tutti gli ambiti della arti figurative. Di grande interesse il ciclo che Salvador Dali, conosciuto soprattutto per i suoi dipinti surrealisti, specialmente quello con gli orologi molli, ha creato per illustrare il libro di Lewis Carroll a collezione di illu-

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strazioni per Alice nel Paese delle Meraviglie è considerata una delle opere più ricercate di Dali. A completare il panorama delle attività estive della galleria, da segnalare la partecipazione al Salone delle auto storiche di Lucerna con uno stand dove sono state presentate opere di Enrico Ghinato dedicate al mondo delle auto, ma anche un nuovo ciclo di “vetrine” sulle strade delle capitali del mondo.

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Tel. +41 91 921 43 54 info@imago-artgallery.com www.imago-artgallery.com

04 Rinaldo Bigi Riposo 2011 Carboncino e pastello su tela 05 Matteo Pugliese ZEITGEIST Bronzo 2012 140 x 45 x 25cm Edizi. 7+3 06 Matteo Pugliese GRAVITAS Bronzo 2014 88 x 90 x 38cm Ediz. 7+3 06

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IMAGO ART GALLERY Via Nassa 62 CH-6900 Lugano


Tra poche settimane il nuovo GranRex aprirĂ le sue porte al pubblico. Sostenga anche lei la ristrutturazione di questo storico cinema, patrocinando una poltrona*.

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CULTURA / FIVE GALLERY

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L’arte senza l’artista IL PERCORSO DI IGOR RUCCI ATTRAVERSO IL MONDO DELL’ARTE È COSTELLATO DI IDEE ORIGINALI, INIZIATIVE PROVOCATORIE, SFIDE E SCOMMESSE VINTE. FINO AL RECENTE LANCIO DI ARTECONOMY CHE QUI CI PRESENTA INSIEME AL PROF. ANDREA B. DEL GUERCIO, CURATORE DELLE OPERE E DELLE COLLEZIONI.

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ome nasce l’idea di aprire una galleria nel centro di Lugano? «Devo subito dire che la mia formazione e la mia esperienza professionale è maturata tutta in ambito economico-finanziario. L’arte ha attirato la mia attenzione perché essa presenta molte analogie con il mondo della finanza e ho iniziato cercando di capire le sue regole, il funzionamento del mercato, gli artisti e il loro rapporto con le gallerie, i curatori, le aste. Nel 2013 ho giudicato che i tempi fossero maturi per

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un mio impegno diretto in questo settore e ho dato vita a Five Gallery, aprendo la galleria all’interno di un elegante appartamento d’epoca sito nel centro storico della città di Lugano». Qual è il percorso artistico perseguito finora da Five Gallery? «L’obiettivo è quello di proporre approfondimenti espositivi e di raccolta dedicati ai maestri degli anni Settanta e Ottanta e alle innovative forme della giovane creatività internazionale. Vogliamo che attraverso Five Gallery, il

collezionista abbia modo di interagire liberamente con mirati valori espressivi consolidati dalla storia contemporanea, penso a un poeticissimo Giorgio Cattani e alla dimensione di Herbert Mehler, solo per far qualche esempio ma anche anticipare la scoperta dei nuovi talenti, penso alle straordinarie qualità di Carlo Alberto Rastelli, Riccardo Garolla e Ilaria Forlini. Gli autori e le opere rispondono alle scelte ed all’attenta selezione operata da Andrea B. Del Guercio, Direttore Artistico della Galleria e titolare della


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Cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Brera». Tra le varie provocazioni lanciate, spicca Arteconomy. Di che cosa si tratta? «Arteconomy è un movimento artistico che fonde arte ed economia, rendendo quest'ultima elemento essenziale e costitutivo dell'opera d'arte stessa e trasformando in superfluo il ruolo dell'artista. L'idea è stata presentata per la prima volta il 25 novembre 2016, come risposta provocatoria al peso eccessivo che la finanza e l'economia hanno raggiunto nel mondo dell'arte. La sua prima espressione è stata "Continuity", un insieme di opere progressivamente composte da un taglio di fibra di carbonio riciclata mediante un processo industriale innovativo. Il risultato viene posto all'interno

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di una cornice, creando una prima interrelazione tra economia reale e arte». Ma in cosa consiste l’elemento di innovazione proposto da Arteconomy? «Oltre al fatto che si tratta di una forma d’arte senza che vi sia un artista immediatamente riconoscibile che firma le singole opere, abbiamo lanciato il concetto di “emozione incrementale”, con il prezzo di vendita che diventa parte integrante dell'opera stessa: partendo da un prezzo di CHF 500 per “Continuity 1” il valore aumenta in modo costante (CHF 100) ad ogni opera venduta: di conseguenza “Continuity 2” vale CHF 600, “Continuity 3” CHF 700 e così di seguito. L'incremento costante del prezzo non è legato all'aumento della domanda, ma rappresenta l’emozione che ogni collezionista prova al momento dell’acquisto.

Questo incremento, definito “emozione incrementale”, viene interamente devoluto in beneficienza, con l'intento di rimettere in primo piano l'aspetto sociale dell'arte rispetto all'attuale valore elitario». E come accade nel mondo della finanza anche voi distribuite un dividendo… «Infatti. Il nostro “(con)dividendo emozionale” nasce proprio dal fatto che i nostri collezionisti costituiscono una community che in Arteconomy è vista come una società; esattamente come in tutte le società che quando crescono producono utili e distribuiscono dividendi, anche Arteconomy distribuisce un dividendo o meglio un (con)dividendo emozionale. Dunque, abbiamo deciso di distribuire il 10% del prezzo netto incassato dalla vendita di ogni nuovo Continuity fra tutti

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01 Igor Rucci Continuity - Five Gallery Lugano 02 Andrea B. Del Guercio Curatore delle opere delle collezioni 03 Claudia Desgranges 04 Sonja Edle von Hoessle

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gli acquirenti precedenti: una formula assolutamente innovativa che permette a tutti i collezionisti della serie “Continuity” di beneficiare direttamente della crescita e del successo di Arteconomy». Prof. Del Guercio, lei da anni si occupa delle complesse questioni legate al sistema di una nuova accessibilità al sistema dell'arte operando, in qualità di consulente scientifico, alla creazione di collezioni d'arte contemporanea. Perché Arteconomy rivoluziona totalmente le regole del mercato dell’arte? «Da Marcel Duchamp a Piero Manzoni, la storia dell’arte vanta illustri precedenti tesi a smembrare il concetto stesso di opera d’arte, fino a isolarne l’elemento chiave, l’artista. In questa prospettiva Arteconomy costituisce una nuova forma di arte contemporanea, una provocazione che spinge il punto dissacratorio un po’ più in là, arrivando a superare persino il concetto di artista. Sicuramente destabilizza un impianto rigido come è quello attuale del mercato dell’arte, fondato su molte ombre, diverse ambiguità e poche certezze. Al contrario, Arteconomy, si basa sulla certezza del prezzo dell’opera,

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essendo stato determinato sulla base di un criterio mutuato dal mondo della finanza, da un sistema di regole attive nel quadro dell'economia reale». Lei insegna Storia dell’Arte Contemporanea, è critico d’arte, scopritore di giovani talenti, organizzatore di collezioni. Che cosa significa rendere l’opera d’arte accessibile ad un pubblico sempre più vasto di potenziali utenti? «L'attribuzione di valore artistico segue oggi processi e variabili spesso imponderabili e non più stabili, come avveniva per il patrimonio antico, ma in costante rinnovamento e tra frequenti contrasti di giudizio. Nello specifico dello stato del collezionismo e più in generale del mercato dell'arte, assistiamo al coinvolgimento di inediti attori, attivi in contesti e tempi non sempre uniformi: molti si domandano preoccupati chi associa oggi un’opera a un valore? Chi fa le quotazioni, che pendono e incombono sugli artisti e sulla loro produzione? A condizionare il valore di un’opera sono le case d’asta, gli esperti, i curatori, i mercanti, ma anche le mode e le linee di tendenza. Ma questa situazione non deve portarci alla resa e all’immobilismo. C’è lo spazio per reagire, per lavorare su un con-

cetto come quello dell’emozione, non più solo estetica e culturale generata dall’opera d’arte ma neanche a scopo di solo investimento, dando un valore al piacere di appartenere a una comunità accomunata dallo stesso progetto. E non è da credere che tutto questo appartenga solo ad un’élite di pochi privilegiati. Le opere degli artisti che proponiamo e le collezioni per privati e aziende che creiamo dimostrano che l’accesso al mondo dell’arte è più facile ed economicamente sostenibile di quanto si è abituati a pensare. Ma bisogna rovesciare totalmente il punto di vista da cui partire, andando a creare un sistema indipendente fondato sulla straordinaria carica espressiva delle nuove generazioni, ma anche anticipando la riscoperta di grandi autori molto importanti».

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05 Sonja Edle von Hoessle Raindays Olio su tela 2013 Herbert Mehler WV 80 fiamma piccola acciaio corten 2011 (dettaglio) 06 Claudia Desgranges


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CULTURA / CORTESI GALLERY

Nuova apertura a Milano

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ALLA VIGILIA DELL’APERTURA DELLA 57ª ESPOSIZIONE D’ARTE INTERNAZIONALE – LA BIENNALE DI VENEZIA, LA CORTESI GALLERY HA APERTO UN NUOVO SPAZIO A MILANO CON UNA MOSTRA DEDICATA A NICOLA DE MARIA. LA MOSTRA RIUNISCE LE CINQUE MONUMENTALI TELE REALIZZATE DA DE MARIA IN OCCASIONE DELLA SUA PARTECIPAZIONE ALLA BIENNALE DI VENEZIA DEL 1990, E VUOLE ESSERE UN OMAGGIO A QUESTA IMPORTANTE ISTITUZIONE E AGLI ARTISTI CHE NEGLI ANNI VI HANNO PARTECIPATO. ALLO STESSO TEMPO, A LUGANO, LA CORTESI PRESENTA LA PRIMA PERSONALE IN GALLERIA DI SERENA MAISTO.

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i tratta della terza galleria di Stefano Cortesi che, con i figli Andrea e Lorenzo, ha aperto la prima sede a Lugano nel 2013, e, a seguire, una a Londra nel 2015. «La decisione di aprire a Milano - raccontano Andrea e Lorenzo Cortesi - risponde all’esigenza di venire incontro ai collezionisti italiani e intercettare il pubblico internazionale sempre più presente in città grazie alla rapida crescita di musei e fondazioni private, e all’ampia offerta di eventi. Inoltre segna un importante ritorno e omaggio alle nostre origini milanesi. Il nuovo spazio di 350 mq offrirà nuove possibilità espositive rispetto al passato». Dalla prima mostra negli spazi ticinesi, Arte italiana ‘60-‘90, progetto che comprendeva opere di Modern Ma-

sters come Agostino Bonalumi, Enrico Castellani e Lucio Fontana, la ricerca della Galleria ha sempre coinvolto esperti, curatori e istituzioni culturali italiane e internazionali, tra cui la Zero Foundation, il Museo d’Arte Contemporanea di Zagabria, l’Archivio Paolo Scheggi, l’Archivio Agostino Bonalumi, la Raccolta Lercaro a Bologna e molti altri. Merito della Cortesi, tra gli altri, quello di aver presentato per la prima volta su territorio britannico le prime mostre personali di Grazia Varisco, Gianfranco Pardi e del croato Ivan Picelj. Abbiamo raggiunto visibilità in tempi molto rapidi e ora, abbiamo deciso di passare a Milano, e per farlo abbiamo scelto di aggiungere un ulteriore tassello alla nostra proposta espositiva.


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Dopo esserci concentrati su artisti che hanno portato avanti una ricerca devota al rigore dell’ottica, della cinetica e della geometria, abbiamo pensato ora di rivolgere l’attenzione alla pittura e al colore. Negli ultimi anni, abbiamo registrato un calo di attenzione verso gli artisti della Transavanguardia da parte del mercato e di alcuni dealer che li avevano seguiti e promossi negli anni Ottanta e Novanta. Noi crediamo molto nella qualità del loro lavoro e vogliamo dare il nostro contributo per dare adeguata visibilità agli artisti di questo movimento». Nicola De Maria è uno dei protagonisti della Transavanguardia italiana, movimento teorizzato da Achille Bonito Oliva a metà degli anni Settanta che, ridimensionando l’ottimismo sperimentale delle avanguardie, si delineava come un’arte di transizione, un movimento di nomadismo culturale, un eclettismo stilistico, un recupero della pittura e degli stili, astratto e figurativo, condensati in una stessa opera in piena libertà. Nel 1990 Nicola De Maria, invitato per la terza volta a esporre alla Biennale di Venezia, è al Padiglione Italia assieme a Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Dadamai-

no, Gino De Dominicis, Alberto Garutti, Giuseppe Maraniello, Carlo Maria Mariani, Vettor Pisani e altri. I curatori, Laura Cherubini, Flaminio Gualdoni e Lea Vergine, assegnarono un’intera sala a ogni artista. Nella sala a lui dedicata, Nicola De Maria realizza un intervento immersivo: grandi campiture di colore sommergono di giallo, rosso, blu, arancio, viola, verde, le pareti della sua sala, sulle quali l’artista installa le cinque grandi tele in mostra alla Cortesi Gallery di Milano. Con i loro tre metri di altezza l’una, e lunghezze che superano anche i cinque, queste opere coinvolgono e avvolgono lo spettatore in uno spazio infinito di colore, vivendo di una particolare luce che sembrano sprigionare piuttosto che ricevere dall’esterno. A Lugano Cortesi dedicata una personale all’artista svizzera Serena Maisto. Attiva da oltre un decennio, durante il quale ha sviluppato il proprio stile e la propria traccia, traendo inspirazione dalla action painting di Jackson Pollock, da Cortesi presenta nuovo progetto nato dall’incontro con l’opera di Edo Bertoglio, fotografo e regista svizzero che ha ritratto l’unicità e la energia della New York degli anni ’80.

01 Serena Maisto, Stefano e Dangira Cortesi Installation view: “Time Line. My Walk with Basquiat” Photo by Matteo Calò 02 Nicola De Maria Installation view: “From the Venice Biennale 1990” Cortesi Gallery, Milano Photo by Lorenzo Croce 03 Nicola De Maria Regno dei fiori, Universo senza bombe, Amori, Passione, Pace, Gioia, Paradiso 1988-1989 Pigmenti e tecnica mista su tela 200 x 255cm

03 TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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CULTURA / CORTESI GALLERY

CORTESI GALLERY - LUGANO Via Frasca 5 CH-6900 Lugano Tel. +41 (0)91 921 40 00 04

04 Serena Maisto Smile 2017 Acrilico su carta cotone 110 x 150cm 05 Serena Maisto Intimacy 2017 Acrilico su carta cotone 110 x 150cm

Prosegue a Locarno la grande mostra di Indiana 54

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Maisto si ‘appropria’ degli scatti trasformandoli in quadri, nei quali sono stati rimarcati, quasi incorniciati, i contorni. L’occhio del fotografo crea una time line, un portale temporale tra passato e presente che permette alla Maisto quasi di dialogare con Basquiat, invitando a sua volta lo spettatore a fare lo stesso.

Riconosciuto a livello internazionale per le sue opere, il celebre artista statunitense Robert Indiana è il protagonista, fino al 13 agosto 2017, di una grande mostra alla Pinacoteca Comunale Casa Rusca di Locarno. L’esposizione fa seguito alle ampie retrospettive promosse al MoMA, al Whitney Museum di New York e in altri grandi musei americani ed europei, ultimo dei quali in ordine di tempo, il Museo di Stato russo di San Pietroburgo, dove una sua mostra è stata organizzata la scorsa estate. Numerose tra le più significative opere di Indiana di quest’ultima rassegna saranno presentate, unitamente ad altri dipinti e sculture raramente esposti, a Locarno. La

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straordinaria fama di Indiana è inoltre indubbiamente legata alla sua scultura “LOVE”, icona inconfondibile della Pop Art, che si può ammirare in importanti luoghi pubblici di tutto il mondo, dalla Sixth Avenue a New York ai giardini del Museum of Art a New Orleans, fino alla piazza principale di Taipei. La mostra di Locarno, nell’ambito della quale il pubblico potrà ammirare le principali opere pittoriche e scultoree dell’artista americano, realizzate a partire dalla fine degli anni ’50, è frutto di una proficua collaborazione con la Galerie Gmurzynska di Zurigo e si configura come la prima personale di Indiana in un museo svizzero.


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CULTURA / IVANA FALCONI

La mia tragicomica visione della realtà LOCARNESE D’ORIGINE, IVANA FALCONI VIVE E LAVORA A NEW YORK, MA MANTIENE SALDI RAPPORTI CON LE SUE ORIGINI TICINESI.

C

Ph: Chiara Tiraboschi

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ome definirebbe il suo personalissimo modo di fare arte? «Definire la propria arte è una delle cose più difficili che un artista possa fare. Al di là degli aspetti più evidenti quali il mezzo che si usa, bisogna considerare il periodo storico, la situazione personale e come l’artista filtra la realtà intorno a se in quel preciso momento. Questi tre aspetti sono ovviamente legati tra loro e fanno sì che l’opera d’arte possa nascere. Io ho avuto fin da piccola una grande immaginazione combinata con un’ottima capacità manuale: insomma ho cominciato a creare molto presto. Durante la mia formazione (prima al Centro Scolastico per le Industrie Artistiche CSIA a Lugano e poi all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano)

ho sperimentato molti mezzi espressivi che ancora oggi utilizzo con piacere. Ho cominciato ad esporre negli anni ‘90, ero a quel tempo attratta dalla videoart, dalla fotografia e dalla performance, in quegli anni sono nate anche le mie prime installazioni. L’accumulo e la serialità sono sempre stati presenti fin dall’inizio e molti miei lavori sono composti da oggetti che ho cominciato a raccogliere trent’anni fa. Ho principalmente due modalità d’approccio: una di “testa” e una di “pancia”. Quella di “testa” mi porta ad immaginare il lavoro che voglio realizzare, il tema, il titolo e il perché. Poi, dopo gli schizzi preparatori, arriva la scelta del mezzo più consono all’obiettivo: che sia poi il disegno, la pittura, l’acquarello, la scultura, la ceramica, il readymade o la fotografia poco impor-


CULTURA / IVANA FALCONI

ta. L’importante è il raggiungimento dell’idea attraverso il mezzo espressivo. Il metodo di “pancia” invece è quello più legato alla mia ossessione per l’accumulo e la collezione. Ho infatti raccolto, prevalentemente in mercatini dell’usato, migliaia di piccoli oggetti che fin dal primo momento mi hanno trasmesso un pensiero, una riflessione e che prima o poi ho trasformato in un’opera d’arte. Chiamo questo modus operandi di “pancia” perché il concetto nasce dopo aver dialogato con l’oggetto e non viceversa. Il mio modo di fare arte ha subìto un radicale cambiamento dopo il mio definitivo trasferimento negli Stati Uniti nel 2013, dove risiedo tutt’ora. Sono partita senza niente, senza l’immensa collezione di oggetti che ha accompagnato tutta la mia vita e ho ricominciato da un foglio bianco. Quest’importante cambiamento ha comportato inevitabilmente ad un ritorno alle origini, all’essenzialità del niente. Sono nati così i miei nuovi lavori che sono prevalentemente acquarelli, piccoli olii ed assemblaggi. Gli acquarelli sono accompagnati da una frase: la scintilla da cui è scaturita l’idea e a cui ho abbinato l’immagine, la figurazione. Ogni lavoro è un piccolo universo, un fermo immagine di un momento irripetibile».

Che cosa significa la sua dichiarazione d’intenti “My art is a tragicomic vision of life”? «Ho certamente per carattere una forte predilezione per il tragicomico, per l’assurdo e il paradossale. Penso che il gioco debba continuare ad essere presente anche nella vita adulta; inoltre non prendersi troppo sul serio e saper ridere di se stessi è per me fondamentale. Questa visione della realtà mi porta a prestar particolarmente attenzione ai piccoli dettagli che spesso ai più passano inosservati. Sono le piccole cose a far la differenza e prestarci attenzione è per me un meraviglioso modo di rendere la quotidianità un

pozzo d’ispirazione (oltre a poter godere della sua bellezza)». Che cosa è per lei un oggetto kitsch ed attraverso quale processo può diventare un’opera d’arte? «Il kitsch è senz’altro un’espressione della cultura popolare e mi affascina in quanto fenomeno legato alla nonconsapevolezza. Purtroppo io che lo conosco e lo utilizzo (essendone consapevole) smetto immediatamente di esserlo. Il kitsch insomma è inconsapevolezza, chi lo è non sa della sua esistenza. Lo è e basta. Ho sempre nutrito interesse per la cultura popolare in tutte le sue forme e

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CULTURA / IVANA FALCONI

l’aspetto ridondante che spesso gli oggetti kitsch hanno è per me fonte d’attrazione. Nelle mie raccolte di oggetti ho sempre dato molto spazio a questo tipo di orpelli che, anche se considerati dai più privi di gusto, nella loro formale inutilità hanno un’anima che riconduce all’essenza, al primordiale e paradossalmente alla semplicità. Mai dare per scontato o peggio snobbare un certo tipo di gusto se questo è direttamente riconducibile alle nostre radici, anche se nel tempo ha subìto una trasformazione che lo ha portato a diventare qualcosa di puramente decorativo. Non esiste il brutto se non nella nostra percezione (che è soggettiva) possiamo scegliere di convivere con gli oggetti che più ci piacciono e qualunque essi siano, se servono a farci stare bene, non saranno mai brutti o inutili».

Quali sono le principali tematiche intorno a cui ruota la sua ricerca artistica? «Certamente la fonte a cui attingo più frequentemente è quella dell’attualità, tutto quello che mi circonda personalmente e tutto quello che accade nel resto del mondo. Il qui ed ora. Spesso rielaboro, analizzo ed indago temi quali per esempio il politically correct, i soldi, la condizione femminile. Le piccole grandi tragedie della vita quotidiana, la banalità e la ripetitività, la bellezza e la poesia in generale. Il sognare ad occhi aperti e chiusi, i piccoli piaceri che rendono la vita meravigliosa. Tutto questo

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viene inevitabilmente filtrato attraverso i miei occhi, il mio vissuto passato ed il mio stato d’animo attuale. È un po’ come inserire un elemento in un database e poi aspettare che venga analizzato, ne uscirà qualcosa di diverso, ma con la stessa radice ed energia. Si cambia, si cresce e si evolve, i nostri filtri si modificano costantemente: ma certo la radice resta ed è questa che rende possibile la creazione, sempre e comunque». Quali sono le più recenti esposizioni? Quali programmi la vedranno impegnata nei prossimi mesi? «Ho esposto in Ticino lo scorso anno tutti i miei lavori recenti e meno recenti legati alla tematica del fiori, i lavori più grandi erano una serie di olii su tela raffiguranti bouquet di fiori finti, tratti da immagini che ho raccolto nel tempo fotografando le tombe di persone decedute in Ticino. I quadri sono molto colorati e gioiosi, ed esprimono quindi quello che più si allontana dal concetto di morte, di lugubre ed oscuro. I fiori sono stati lasciati da persone amate come segno d’amore che va oltre il tempo e lo spazio, questo era per me l’aspetto fondamentale. Ho esposto anche alcuni piccoli olii della serie ikebana dove interpreto la mia personale visione della bellezza legata a questa antica tradizione giapponese. Un’altra esposizione che mi ha vista protagonista recentemente era alla Galleria Carzaniga di Basilea, con cui continuo la mia collaborazione ed è tutt’ora la mia galleria di riferimento in Svizzera. Ho potuto esporre una grande panoramica dei miei lavori bidimensionali e scultorei, gli assemblaggi e le ceramiche. I miei progetti futuri sono legati ai miei viaggi e costanti spostamenti che mi hanno portata a viaggiare ovunque negli Stati Uniti, in Canada e Sud America, nord Europa ed Asia. Sto raccogliendo materiale che piano piano elaboro e trasformo in acquarelli,

disegni o piccoli oggetti. Le mie opere sono ora quasi da considerarsi tascabili, facili da trasportare ovunque e testimoni di un vissuto cosmopolita. Ho come base New York dove ormai vivo da quasi quattro anni e da cui traggo molta della mia energia vitale, è una città fantastica che vive di mille realtà diverse, un mondo nel mondo, dove persone di ogni provenienza, etnia o vissuto, convivono fianco a fianco». Ticinese e cosmopolita. Come si concilia il suo attaccamento alle proprie radici con una visione del mondo e della vita di dimensioni internazionali? «Ricominciare a vivere in un altro paese è un’esperienza che certo non lascia indifferenti. Si deve reimpostare il proprio io e si devono rivedere le proprie priorità. Sono una cittadina del mondo e questo per me non è un semplice modo di dire. Fortunatamente sono di natura molto adattabile, focalizzo l’essenziale senza perdere il piacere dell’inutilità, della leggerezza. Torno in Ticino minimo un paio di volte all’anno, dove ho la mia famiglia e gli amici di una vita che rivedo sempre con grande piacere. Non ho grandi difficoltà a conciliare il mio essere ticinese con una visione del mondo internazionale, sono sempre stata abituata a viaggiare e mai ho sentito di non essere parte di questo meraviglioso mondo che ci ospita.Saper tenere dentro di sé un po’ di ogni posto visitato e saper bilanciare le proprie radici con tutto quello che ci aspetta ancora di vivere è un grande esercizio di vita!».


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CULTURA / WOPART

Arte su carta in fiera a Lugano

TORNA A LUGANO, PER LA SUA SECONDA EDIZIONE, DAL 14 AL 17 SETTEMBRE AL CENTRO ESPOSIZIONI, WOPART, LA PRIMA FIERA D’ARTE EUROPEA INTERAMENTE DEDICATA ALLE OPERE SU CARTA. CE NE PARLA LUIGI BELLUZZI, PROMOTORE DELL’INIZIATIVA.

P

erchè Wopart? «Lugano, città con un’importante presenza nel mondo dell’arte, con il LAC che rappresenta un polo culturale d’eccellenza, con gallerie e un qualificato pubblico di collezionisti e appassionati, meritava una sua fiera d’arte. Per questo lo scorso anno abbiamo lanciato il progetto Wopart, Work on Paper Fair, che subito ha riscosso un lusinghiero successo. Ora siamo chiamati a confermare i risultati ottenuti e le premesse ci sono tutte, con una rilevante crescita degli espositori, significative collaborazioni e un denso programma di iniziative che coinvolgeranno tutta la città».

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Possiamo entrare più nel dettaglio del programma di Wopart 2017? Diciamo subito che questa seconda edizione presenterà opere d’arte su carta tra Antico (10% circa), Moderno (30%), Contemporaneo (50%) e fotografia (10%). Abbiamo deciso di concentrarci su un settore che, in questi anni, ha riscosso un interesse via via crescente: le opere su carta. Ne è un esempio non soltanto il successo di fiere storiche come il Salon du Dessin di Parigi, specializzato nel disegno antico – un genere tutt’altro che minore, soprattutto dalla fine dell’Ottocento in poi, quando ha conquistato la sua autonomia artistica –, ma anche ciò che accade nel contesto di fiere prestigiose come il Tefaf di Maastricht, dove la sezione dedicata alla carta si è ingrandita anno dopo anno, attraendo i collezionisti. Inoltre, il filone delle opere su carta è una miniera immensa: mol-


CULTURA / WOPART

te gallerie contemporanee possiedono una cospicua collezione di disegni che magari non espongono e Wopart è un’occasione per farlo». A quale pubblico si rivolge la fiera? «Le opere su carta, di artisti e periodi storici differenti, catalizzano l’attenzione di un’ampia fetta di collezionismo. Non solo i collezionisti esperti, che possono trovare qualche chicca, ma anche i collezionisti medi e piccoli, che vogliono togliersi la soddisfazione di acquistare una stampa antica oppure un bozzetto di Picasso senza spendere cifre esorbitanti. Una fiera come Wopart è democratica, non nel senso di low cost, ma di luogo in cui, con un investimento ragionevole, si può entrare in possesso di opere di qualità. Queste ultime, inoltre, appartengono a un orizzonte temporale molto vasto che costituisce una delle caratteristiche peculiari della fiera». Come è strutturata l’organizzazione della fiera? «Organizzata dalla società LoboSwiss, Wopart si avvale di un comitato scientifico di livello internazionale, per la selezione delle gallerie e assicurare la qualità della manifestazione. Prevedia-

mo la presenza di circa 70 gallerie, tra cui alcuni nomi importanti luganesi, italiani e internazionali, con significativi arrivi, dal Messico, New York, Parigi e Londra. Confermata la partecipazione come media partners di tutte le più importanti testate della stampa e televisive dal Ticino e dall’Italia. E poi, di primo piano anche il programma di eventi collaterali che stiamo organizzando all’interno di Wopart e nella città di Lugano».

Di cosa si tratta più precisamente? «Sicuramente molto interessante la mostra sul libro d’artista organizzata da Marco Scotini che coinvolgerà circa 40 importanti collezionisti. E poi una mostra di fotografia organizzata da Camera, una mostra organizzata dal Museo delle Culture e tutta una serie di talk cui parteciperanno importanti personaggi della cultura e operatori del settore. Inoltre è allo studio un percorso all’interno delle principali gallerie cittadine che daranno vita ad appositi eventi ed esposizioni». Dunque un coinvolgimento della città a vari livelli… «Certamente. Ho riscontrato una significativa crescita di interesse da parte delle istituzioni cittadine e una disponibilità a collaborare per organizzare significativi eventi. Abbiamo una grande attesa per quanto riguarda anche la risposta del pubblico e dei collezionisti, perché siamo convinti che Wopart abbia tutti i numeri per crescere ed affermarsi come una manifestazione di qualità che ben si inserisce nel quadro delle attività culturali della città di Lugano».

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CULTURA / WOPART

Il commento degli artisti

Paolo Canevari

Joseph Kosuth

ra le diverse tecniche cui ha fatto ricorso nella sua produzione artistica lei ha realizzato anche opere su carta e quali sono i vantaggi che essa offre?

or her original ideas. A drawing is the trace recorded at the moment of conception for the so-called ‚major‘ work, or the path of ideas that lead to it. I have a collection of works on paper of many of the artists I respect and have learned from in the Modernist movement, like Breton, Duchamp, Magritte, Morandi, Meret Oppenheim, Man Ray, Jasper Johns, and so on, most of them I‘ve traded for my work. I hope to acquire more».

Emilio Isgrò

IL RUOLO DELLA CARTA NELLA LORO PRODUZIONE ARTISTICA E IL SIGNIFICATO DELLA PARTECIPAZIONE ALLA MANIFESTAZIONE LUGANESE

T

PAOLO CANEVARI: «La carta è un materiale antico, il supporto del disegno, della scrittura, della prima idea, la prima nota; amo la semplicità del gesto e la carta con la sua fragilità poetica è il ponte ideale tra la mente e l’opera d’arte. Penso alla carta come un materiale con enormi possibilità; un materiale effimero nella sua natura ma che riesce a esprimere e ad evocare moltissimo. Le opere sono sogni che diventano realtà e trovano una loro vita e una loro ragione nel mondo, l’immaginazione è un disegno, una nota mentale che pian piano prende forma sulla carta. Nei miei ultimi disegni è scomparsa l’immagine per lasciare spazio all’immaginazione mia e del fruitore, l’elemento della carta diventa così narrativo nella sua natura ed essenza». JOSEPH KOSUTH: «I‘ve always felt that drawings play an extremely important role, in so many cases it is in a drawing where an artist puts down his

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EMILIO ISGRÒ: «Per me la carta ha sempre avuto un significato particolare. Nel 1964, correggendo la bozza di una pagina scritta sono approdato al gesto artistico che condensa la mia riflessione: la cancellatura. Fu allora che, in un certo senso, cambiai la mia identità di poeta per assumere quella di artista, anche se le mie opere presuppongono sempre un rapporto privilegiato con la Parola, piuttosto che con l’immagine. Dalle cancellature, e la carta sembra fatta apposta per cancellare, emergono qua e là delle parole che ricomposte danno vita a frasi dall’esito spiazzante se non addirittura esilarante, segno che alla fine, negata, cancellata, derisa e resa irriconoscibile, a vincere è sempre lei: la poesia».


CULTURA / WOPART

I profili degli artisti

Q

uali elementi di interesse riconosce ad una fiera specializzata come Wopart e quali sono già stati i suoi rapporti con Lugano e con la Svizzera?

PAOLO CANEVARI: «Ho visitato la Svizzera più volte come turista, amo le montagne, il cielo svizzero, la sua luce. In particolare a Lugano ho stretto una nuova collaborazione con Michela Negrini e la sua neonata galleria, [dip] contemporary art, dove presenteremo nel 2018 dei nuovi lavori. Wopart come fiera rappresenta una novità, un’occasione per il grande pubblico di avvicinarsi all’intimità creativa insita nel materiale cartaceo, un viaggio nell’immaginazione e nelle possibilità espressive degli artisti, ma anche un viaggio nell’arte che è come un romanzo scritto dai segni lasciati sulla carta». JOSEPH KOSUTH: «I think specializing is a very good idea, it permits a focus for which the works benefit. As for Switzerland, I have a long relationship with your country, beginning with Harry Szeeman’s ‘When Attitudes Become Form’ in Bern through to the many years I worked with Bruno Bischofberger. Thanks to him I have some great Appenzell works in my collection. I have great memories working in the Furkapass putting my permanent work on the side of the mountain there for the collection curated by Marc Hostettler and staying at the marvelous Furkablick hotel. More recently I did two permanent works through the invitation of Markus Landert in Ittingen at the Kunstmuseum Thurgau as well as a survey show of my work. I‘m looking forward to showing in September at [dip] contemporary art, which will be my first show in Lugano». EMILIO ISGRÒ: «Sono molto felice di partecipare a questa manifestazione, dove sarò presente anche con una grande installazione, perché ritengo che la carta, insieme alla tela, sia alla base stessa della storia dell’arte. Questo è ancor più vero per l’arte concettuale. Vorrei poi dire che non c’è nulla di più sbagliato dell’idea che le opere su carta rappresentino qualcosa di minore rispetto ai dipinti su tela. Ci sono opere su carta che hanno raggiunto valori economici importanti, come è giusto che sia quando l’artista merita i massimi riconoscimenti. Penso dunque che questa fiera luganese possa davvero essere qualcosa di molto interessante, in grado di imporsi per la sua qualità nel panorama dell’arte contemporanea».

PAOLO CANEVARI Vive e lavora tra Roma e New York. Nato a Roma nel 1963 da una famiglia di pittori e scultori, è uno degli artisti della sua generazione piu’ riconosciuti a livello internazionale. Noto per l’utilizzo di differenti materiali e media, dalla scultura all’istallazione, dal disegno al video,nel 2007 ha partecipato alla 52a Biennale di Venezia curata da Robert Storr. Nel 2010 il Centro per l’Arte Contemporanea Pecci a Prato accoglie una sua mostra retrospettiva curata da Germano Celant. I suoi lavori sono stati esposti e sono presenti in collezioni private e pubbliche tra cui: Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato; Museum of Modern Art MoMA, New York; Foundation Louis Vuitton pour la Creation, Paris; Cisneros Fontanals Art Foundation, Miami; Macro, Museo d’arte Contemporanea Roma; MART Museo d’Arte Contemporanea di Trento e Rovereto; Johannesburg Art Gallery, Johannesburg; Istituto Nazionale per la Grafica Calcografia Nazionale, Roma; GNAM Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; Perna Foundation, Capri, Olnick Spanu Art Program Garrison NY. JOSEPH KOSUTH (1945, USA) is one of the pioneers of Conceptual art and installation art, initiating language based works and appropriation strategies in the 1960s. Over the course of a career spanning more than fifty years, his work has consistently explored the role of language and meaning within art and taken the form of installations, museum exhibitions, public commissions and publications throughout Europe, the Americas and Asia, including seven Documenta(s) and ten Venice Biennale(s). EMILIO ISGRÒ Artista a tutto tondo, rappresenta una delle maggiori figure del concettuale italiano. Siciliano di nascita ma milanese di adozione, esordì molto giovane con una raccolta di poesie, Fiere del Sud, nel 1956. Nel 1964 realizzò le prime Cancellature, ovvero libri ed enciclopedie in cui parzialmente o completamente cancellati, che rappresentarono una delle prime manifestazioni dell’arte concettuale in Italia. Ha partecipato diverse volte alla Biennale d’Arte di Venezia. Prese parte dal 1977 alla cooperativa di artisti Cooperarte, che univa alcuni tra i migliori artisti dell’epoca. Gli anni Ottanta videro le prime incursioni nel mondo musicale, del 183-85 è la trilogia L’Orestea di Gibellina, del 1985 La veglia di Bach un’installazione multimediale nella chiesa cittadina di San Carpoforo, commissionata dal Teatro alla Scala di Milano. Negli anni Novanta Isgrò fu consacrato da una mostra a New York presso il MoMA e presso la Peggy Guggenheim di Venezia. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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CULTURA / WOPART

L’importanza crescente della fotografia

Q

uali elementi di interesse riconosce ad una fiera specializzata come Wopart e quali sono già stati i suoi rapporti con Lugano e con la Svizzera? «L’elemento di interesse primario consiste proprio nella sua specializzazione, nel porsi come luogo di attenzione privilegiato verso un segmento di creatività e di mercato così definito. Trovo molto interessante anche la continuità istituita tra le tecniche antiche del disegno e dell’incisione e quella più giovane - anche se ormai a sua volta classica - della fotografia. I miei rapporti con la svizzera sono concen-

SUL RUOLO DELLA FOTOGRAFIA ABBIAMO RACCOLTO UN PARERE DI WALTER GUADAGNINI, TITOLARE DI UNA CATTEDRA DI STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA ALL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BOLOGNA E STUDIOSO DI FOTOGRAFIA. trati in questo periodo su Locarno, dove è in corso una mostra di Robert Indiana alla quale ho contribuito con il testo introduttivo al catalogo. Inoltre al Fotomuseum di Winterthur si è da poco conclusa la mostra di Francesco Jodice, prodotta da CAMERA, il centro per la fotografia che da alcuni mesi dirigo a Torino». Tra le diverse tecniche artistiche, la fotografia trova di diritto un posto in una manifestazione come WopArt. Qual è oggi il ruolo della fotografia nel mercato dell’arte? «È un ruolo sempre più importante, sia in termini qualitatitivi che in termini

quantitativi. Sono sempre di più le aste dedicate alla fotografie, sempre di più le fotografie che appaiono all’interno del mercato dell’arte contemporanea, mutuandone dunque anche i prezzi, sono sempre di più i collezionisti giovani che si avvicinano a questa forma di espressione e di arte. E questo non avviene solo perché i prezzi sono spesso più contenuti rispetto a quelli della pittura o della scultura, ma anche perché la fotografia è un linguaggio che risponde perfettamente alla contemporaneità, è il linguaggio che tutti usiamo quotidianamente, e questo contribuisce ad aumentare la curiosità e l’attenzione del pubblico e dei collezionisti».

Da Mirò alla Street Art ARTRUST PARTECIPERÀ ALLA SECONDA EDIZIONE DI WOPART, LA FIERA D’ARTE DEDICATA AI CAPOLAVORI WORKS ON PAPER, IN PROGRAMMA DAL 14 AL 17 SETTEMBRE PRESSO IL CENTRO ESPOSIZIONI DI LUGANO.

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resso il proprio stand, Artrust presenterà una selezione di opere che va dall’espressionismo astratto del gruppo CO.BR.A, con i segni potenti e primitivi di Jorn, Appel e Lindstrom, alle linee surrealiste e astratte di Mirò, fino a creazioni su carta di noti street artist – Mr.Brainwash e Banksy, solo per citarne alcuni – piccolo anticipo di quella che sarà la nuova mostra Artrust in programma dal mese di ottobre presso gli spazi espositivi di Melano. «Dopo il positivo riscontro della passata edizione, abbiamo deciso di partecipare nuovamente a WopArt – afferma Patrizia Cattaneo Moresi, di-

rettrice di Artrust – Se lo scorso anno avevamo scelto il ritratto e il paesaggio come tematiche prevalenti, questa volta abbiamo deciso di accostare opere, anche molto diverse tra loro, ma accomunate, aldilà del supporto cartaceo, da una certa potenza visiva, nelle quali il colore è l’indiscusso protagonista». Presso lo stand, spazio anche alle opere di Letizia Cariello, artista contemporanea italiana, la cui collaborazione con Artrust risale proprio all’edizione di WopArt dello scorso anno.


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CULTURA / VALLEMAGGIA MAGIC BLUES 2017

Simply Magic: un viaggio lungo 60 anni attraverso le vie del Blues e del Rock 01

PER QUESTA EDIZIONE DEL VALLEMAGGIA MAGIC BLUES (DAL 7 LUGLIO AL 3 AGOSTO) IL PRODUCER HANNES ANRIG E IL PROMOTER FABIO LAFRANCHI CI INVITANO A IMBARCARCI LUNGO I 60 ANNI DI STORIA DEL BLUES E DEL ROCK, A PARTIRE DAL “BRITISH BOOM” DEI MITICI ANNI SESSANTA CON UNO DEI GRUPPI SEMINALI DELL’EPOCA, GLI ANIMALS, PER PASSARE POI ATTRAVERSO I WISHBONE ASH, BAND STORICA DEGLI ANNI SETTANTA, PER GIUNGERE INFINE A MARCUS BONFANTI, GIOVANE ASTRO NASCENTE DEL BRITISH BLUES.

U

n “viaggio ideale” per riscoprire gli albori e per capire quale sarà il tragitto futuro della musica del diavolo. Un programma stuzzicante, che contribuirà a “riempire” di gente, appassionati e non, le splendide piazze della valle. Come da tradizione si comincia in Val Lavizzara, nella “mitica” piazzetta della chiesa di Brontallo. Ad aprire questa edizione la simpatia e la voce possente, che affonda le sue radici nelle “Southern country roots” di Big Daddy Wilson, accompagnato dalla Morblus Band di Roberto Morbioli. Opening act il gradito ritorno di Amanda & la Banda, gruppo che esordì proprio nel 2004 al Magic Blues. Alla testa del gruppo sempre lei, la grintosa e simpa-

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tica cantante Amanda Tosoni, sul palco con più forza che mai. La prima settimana piena stavolta ha quale splendido scenario Giumaglio. Ad esibirsi con il suo personalissimo sound un gruppo, che nel 2013 impressionò a Cevio dopo lo show degli Status Quo: The Reverend & Black Network. Lionel Raynal ha diviso il palco con artisti del calibro di Buddy Guy, Screamin’ Jay Hawkins, Canned Heat, Johnny Winter, Walter Trout, Mick Taylor, Popa Chubby, Vanilla Fudge , ZZ Top e molti altri. Farà da apripista il gruppo Groovy Moods di Marco Lenheer, un musicista di casa nostra che finalmente approda in Vallemaggia con la sua armonica e con un gruppo ormai molto affiatato. La seconda serata segna il ritorno dei

Nine Below Zero Big Band di Dennis Graves, per l’occasione arricchiti di una sezione fiati, per un concerto che si annuncia anche stavolta al fulmicotone. Ad aprire i Wellbad, che si sono aggiudicati il terzo posto all’”European Blues Challenge” tenutosi a Torrita di Siena. Le storiche piazze di Maggia e di Bignasco presentano pezzi da novanta della scena Blues-Rock. A Maggia spazio per il rock vintage dei Wishbone Ash di Andy Powell, un gruppo che ha fatto la storia del Rock negli anni ‘70 e che non ha mai smesso di esibirsi. Ora che festeggiano i 45 anni d’attività li possiamo ammirare dal vivo in Vallemaggia. Malgrado i frequenti cambi di formazione (il solo leader Andy Powell è presente sin dall’inizio) la band attuale suona assieme da più di


CULTURA / VALLEMAGGIA MAGIC BLUES 2017

dieci anni (2004, un record per gli Ash), 150-200 concerti all’anno, distribuiti tra Europa e Stati Uniti e ad ogni esibizione confermano tutto il bene che si legge di loro nelle riviste specializzate. Apertura con la meravigliosa voce di Sara Zaccarelli, che ci trasporta nel suo viaggio da Elmore James ai nostri giorni. La sera precedente lasciamoci sorprendere dalla band Jane Lee Hooker, tutta al femminile. Grinta e ardore da vendere, le girls ripropongono con accenti moderni punk-garage rock la musica blues dell’epoca d’oro. Come da tradizione il vincitore dello Swiss Blues Award 2016 sbarca al Vallemaggia Magic Blues. La Walt’s Blues Box dell’armonicista Walter Baumgartner emerge per la sua musicalità, la sua spontaneità e, grazie al carisma dei cinque componenti, per la compattezza che mostra sul palco, da dove irradia il pubblico con un Blues senza filtri. Ci si sposta poi a Bignasco, dove le sorgenti si ricollegano idealmente al delta. Accanto ai Rolling Stones, ai Beatles e agli Yardbirds, gli Animals sono stati una delle band di maggior successo negli anni sessanta, piazzando addirittura 13 hits nelle charts e assicurandosi di

esce colui che molti critici sostengono essere il miglior esponente della nuova generazione influenzata dal British Blues. Marcus Bonfanti suona la chitarra come pochi altri, la sua voce, nel contempo roca e accattivante, e la sua abilità di compositore lo fanno il capofila innovativo del Blues-rock di grande qualità. Ad aprire una band ticinese, messasi assieme da poco tempo, che fa già parlare parecchio di sé. Molti ricorderanno l’esibizione degli Shabby Chic sul palco del Magic Blues durante l’ultima Notte Bianca di Locarno, un sano mix di Blues e Rock. Malgrado la pioggia Shakura S’Aida la ricordiamo con piacere lo scorso anno ad Avegno. Proprio per il fatto che pochi abbiano potuto ammirarla, si è deciso di farla tornare anche quest’anno. Così rivedremo sul palco il fascino simile ad un felino della duttile cantante, che dalle prime note sa ammaliare il pubblico. Nella stessa serata vi è la possibilità di riammirare una storica band milanese, i Mandolin’ Brothers. Chiusura dell’edizione numero 17 con Si Cranstoun e Sake. Ispirato dal Vintage-soul di grandi calibri quali Sam Cooke e Jackie Wilson, a Si Cranston, carismatico cantante inglese, è riuscito in breve tempo il balzo da musicista di strada nella variopinta Londra a star della scena Rhythm’n’blues.. Un consiglio: conviene farsi l’abbonamento generale e vivere le magie dell’intero festival, sperando che l’estate 2017 ricalchi meteorologicamente quella magica del 2015. Per chi non potesse seguire tutto il Festival consigliamo vivamente la prevendita che è aperta da alcuni giorni su biglietteria.ch e ticketcorner.ch.

VALLEMAGGIA MAGIC BLUES c/o Ufficio Turistico Vallemaggia Centro Commerciale CH-6673 Maggia Tel. +41 (0) 91 759 77 26 www.magicblues.ch www.facebook.com/VallemaggiaMagicBlues

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diritto un posto nella “Rock’n’Roll hall of fame”. Se a ciò aggiungiamo l’influenza che hanno esercitato su calibri quali Bruce Springsteen o il premio Nobel Bob Dylan, possiamo avere un’idea di chi stiamo parlando. Per il terminale della navigazione ecco che dal magico cilindro del producer

01 La Piazza di Giumaglio 02 Big Daddy Wilson 03 Organizzatori dell'edizione 2016

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CULTURA / FONDAZIONI

Il volto nuovo del mecenatismo INTERVISTA A ELISA BORTOLUZZI DUBACH, CONSULENTE DIPLOMATO FEDERALE DI RELAZIONI PUBBLICHE, DOCENTE UNIVERSITARIO IN VARI ISTITUTI IN SVIZZERA, ITALIA, GERMANIA, ESPERTA DI RELAZIONI PUBBLICHE E SPONSORIZZAZIONI IN AMBITO INTERNAZIONALE E DEL MONDO DELLE FONDAZIONI. CO-AUTRICE, FRA GLI ALTRI, DEL LIBRO “MÄZENINNEN-DENKENHANDELN-BEWEGEN”, HAUPT EDITORE, 2015.

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uali sono le principali difficoltà che nella società contemporanea incontra un fenomeno come quello del mecenatismo? «I problemi maggiori sono di ordine istituzionale e di scarsa consapevolezza degli operatori coinvolti professionalmente. Questo mix di fattori depotenzia un fenomeno in grado di contribuire alla crescita del benessere nella società contemporanea. Da un lato le istituzioni governative hanno difficoltà a relazionarsi con i mecenati. Mancano strumenti consolidati, banche dati, normative adeguate, canali di comunicazione istituzionalizzati tra i soggetti interessati. Dall’altro gli operatori devono fare i conti con la logica dei mecenati oggi sempre più attenti a fattori quali la sostenibilità, omogenea con l’esperienza professionale dei donatori. In termini più generali, occorre trovare una modalità efficace per fronteggiare i cambiamenti del mecenatismo, allontanatosi da una dinamica prettamente assistenziale o caritatevole sull’onda del-

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la sostanziale trasformazione che ha interessato il nostro modello economico e sociale. Approcciare i mecenati senza la consapevolezza di questi fatti produce risultati insoddisfacenti per entrambe le parti: chi chiede non ottiene i risultati ai quali aspira; chi dà non trova competenza e visione». Che cosa sarebbe necessario fare per stabilire un clima di cooperazione tra mecenati e soggetti culturali? «Niente di più lontano dal vero delle considerazioni che attribuiscono alle persone facoltose una scarsa coscienza civile o una egoistica svalutazione dei valori etici. Occorre che stato, operatori e istituzioni mettano in atto un radicale mutamento di prospettiva che sposti l’asse della loro azione dal “chiedere” al “dare”. Per quanto paradossale possa sembrare questa indicazione, l’”arte di chiedere” trova la sua realizzazione più efficace nella capacità di offrire più che in quella di domandare. È dunque necessario avere la forza e la capacità di costruire una relazione basata su un canone che ribalti il rapporto tradizionale donatore beneficiario, incapace di reggere all’evoluzione dei tempi, per abbracciare una Weltanschauung che faccia proprie le ragioni dell’altro. Questa è la base fondativa per la quale i soggetti coinvolti massimizzano la capacità di valorizzare le risorse, promuovendo una visione di sistema. Quando questo accade, il mecenatismo si configura come una partnership caratterizzata da attitudini, competenze, strumenti e flussi di informazione bidirezionali capaci di sostenerla nel lungo periodo».


CULTURA / FONDAZIONI

Qual è il nuovo ruolo che i mecenati intendono rivestire e che non può più essere soltanto quello di donatori silenziosi? «I mecenati desiderano rivestire un ruolo attivo. Sta agli altri soggetti trovare il modo di farli partecipare ai progetti con passione, facendo leva non solo sulle motivazioni del cuore, ma anche su quelle della ragione. Se questo succede, essi stessi diventano lievito, dando un contributo importante alla campagna di raccolta fondi, aumentando il valore della loro donazione ben oltre quello della somma data». Quali sono dunque i punti di forza e le prospettive che si aprono per un nuovo mecenatismo creativo e visionario? «Non è facile fare una previsione sensata in tempi tanto complessi quanto quelli che stiamo vivendo. Darwinianamente, io mi aspetto che la situazione attuale evolva verso una sempre maggiore e presa di coscienza degli operatori, potendo i mecenati decidere autonomamente del destino della propria ricchezza. In altre parole, chi chiede deve sviluppare nuove attitudini che permettano di adattarsi in un ambiente nuovo, non essendo più utili quelle sviluppate nel passato. Dall’altro lato, in linea di principio i mecenati sono perfettamente in grado di raggiungere i loro obbiettivi, qualora siano interessati. Sotto lo sguardo di istituzioni talora impermeabili al cambiamento, è sempre più frequente il caso di mecenati che si sostituiscono ad esse facendosi attori di progetti per la comunità da loro finanziati, mettendo in atto nei fatti uno spostamento di potere decisionale dalla collettività al singolo».

Quali sono attualmente le caratteristiche e le dimensioni del fenomeno del mecenatismo in Svizzera e in Ticino? «Per comprendere le potenzialità del mecenatismo in Svizzera bisogna tenere conto di alcuni fenomeni. In primo luogo, il sedimentarsi di una cultura diffusa, che vanta una tradizione riconosciuta e vede numerose famiglie facoltose attive da secoli, secondo la quale il privato ha un ruolo di responsabilità nella creazione di istituzioni culturali di valenza collettiva. Ad essi è affidata una posizione primaria, mentre lo stato agisce sussidiariamente. In secondo luogo, la Svizzera si pregia di una concentrazione di patrimoni da primato. Secondo il “Global Wealth Report 2016” di Credit Suisse, la ricchezza media individuale in Svizzera è di 561.900 dollari, precedendo Australia (376.000 USD), USA (345.000 USD), mentre la ricchezza globale posseduta da privati è pari a 3.500 miliardi di dollari, l’1,4% della ricchezza privata globale. In terzo luogo, i possessori dei patrimoni sono sempre più anziani, essendo l’avanzare dell’età un fattore che aumenta la propensione alla donazione. Per avere una idea di quali sono le masse di ricchezza coinvolte in questo fenomeno, faccio riferimento al “Billionaires report 2016” di UBS e Price Waterhouse Cooper, che ha valutato in 2.100 miliardi di dollari l’ammontare dei patrimoni che passeranno alla generazione successiva nei prossimi 20 anni. A queste considerazione va aggiunto, primo, che l’Europa dispone del più consistente numero di miliardari multigenerazionali (182, pari al 54% del numero mondiale), vale a dire famiglie che hanno conservato la ricchezza nel tempo, se non per secoli; secondo, il rapporto UBS valuta che Germania e Svizzera abbiano la più cospicua concentrazione di patrimoni nelle mani di persone anziane. Un’ultima considerazione. Accanto alla tradizione di cui sopra, la perce-

zione di stabilità e sicurezza che il paese offre incrementa le possibilità che questi numeri imponenti si traducano in atti di mecenatismo a favore della collettività». In questa processo di riposizionamento del mecenatismo, quali dovrebbero essere i ruoli del pubblico e del privato? «Secondo le analisi più accurate, stiamo assistendo alla concentrazione della ricchezza sempre più nelle mani dei privati mentre in alcuni nazioni europee il settore pubblico sta diminuendo il proprio ruolo, sia per problemi di budget che per approcci di politica economica e sociale che spingono nella direzione di una diminuzione del welfare a finanziamento pubblico. Questa tendenza impone una considerazione accurata dell’importanza del mecenatismo, il cui ruolo potrebbe tendere ad aumentare proporzionalmente all’incremento di ricchezza in mani private. La grande questione è dunque chi ha il compito di stimolare un rinascimento del mecenatismo e come questo può essere fatto, laddove in corrispondenza di grandi crisi umanitarie gli individui sono spinti per senso etico ad impegnarsi nei confronti della collettività. Dunque, il problema complesso che si pone ai decisori politici e agli operatori sociali e culturali è come rendere efficiente il sistema, sfruttando le opportunità offerte dalla sua evoluzione. Ad essi tocca la grave responsabilità di sfruttare le possibilità generate dai grandi cambiamenti globali, innescando un circolo virtuoso tra mecenatismo e benessere della società tutta. Storicamente, i grandi salti nelle conoscenze dell’umanità, la realizzazione delle grandi testimonianze nel campo delle arti, hanno un importante alimento in quella spesa, apparentemente improduttiva, che solo il mecenatismo può mettere in campo perché, a differenza dell’investimento, è agito senza un calcolo del ritorno». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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CULTURA / FONDAZIONI

Investire nel sociale CAROLINA MÜLLER-MÖHL È LA FONDATRICE DELL’OMONIMA FONDAZIONE ATTIVA IN VARI CAMPI DELLA CULTURA, DELLA FAMIGLIA E DELLA FILANTROPIA.

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uali sono le principali finalità perseguite dalla vostra Fondazione e quali sono gli strumenti mediante i quali cercate di realizzarle? «Provide inspiration. Initiate debate. Get involved. That is what the MüllerMöhl Foundation wants to achieve. We see ourselves as providers, promoters and endorsers of ideas and not as a charity. As an institution for active and committed citizenship, with one goal in mind: to make a significant contribution to societal development. We focus our efforts on education, the reconciliation of work and family life and libertarian policies. To make things happen, we allocate our time, knowledge, network, voice and – where necessary – our financial support. In our opinion, philanthropy is not primarily a matter of money, but a matter of the heart and common sense». Quali sono i più importanti progetti realizzati nel corso degli ultimi anni e quali i progetti per il futuro? «The Müller-Möhl Foundation highlights challenges that our country faces and we work on viable solutions, alone or with partners. At the core of our involvement are topics that are crucial pillars for the future of Switzerland. Therefore, all our projects are equally important and we will continue on this route. Projects that we are supporting or have supported include:

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• “La scoperta del mondo”, an exhibition-event dedicated to early childhood organized by Association Voice for Quality; • “Women back to Business”, a management training program at the University of St. Gallen for women who desire to return to the workforce; • The event “ideas market migration” in collaboration with foraus, the Swiss think thank on foreign policy and Stapferhaus Lenzburg that creates spaces for people to engage with the critical questions of our time». Che cosa significa concretamente applicare una filosofia “imprenditoriale” alle vostre iniziative e perché attribuite una particolare importanza al ruolo della comunicazione? «The founder, Carolina Müller-Möhl, considers herself as a social investor, as well as an active citizen of our country. This is reflected in the work ethic of the Müller-Möhl Foundation. We pursue a business approach and place great emphasis on professionalism. We do not just act as a financial donor, but manage the entire value chain, from the in-depth analysis of a topic through to the operational project implementation. Our motto is to “do good and talk about it”. Because we also want to inspire others to become active. This is why we take a clear stance on issues and raise our voice for the values we believe in: responsibility, commitment and individual freedom».


FINANZA / LGT

Afflusso record di nuovi capitali NELL’ESERCIZIO 2016 LGT, IL GRUPPO LEADER NEL PRIVATE BANKING E NELL’ASSET MANAGEMENT DI PROPRIETÀ DELLA CASA REGNANTE DEL LIECHTENSTEIN, HA PROSEGUITO LA SUA ROTTA DI SUCCESSO. L’UTILE DEL GRUPPO PER L’INTERO ESERCIZIO È AUMENTATO DEL 9 PER CENTO A CHF 230.0 MILIONI, NONOSTANTE UN CONTESTO DI MERCATO RICCO DI SFIDE E GLI ULTERIORI INVESTIMENTI OPERATI NELLA CRESCITA AZIENDALE.

L’

esercizio 2016 è stato caratterizzato da incertezze economiche e politiche e le attività dei clienti sono rimaste conseguentemente contenute. In questo contesto di mercato, LGT ha potuto registrare un’ulteriore crescita. Il ricavo lordo è aumentato del 5 per cento a CHF 1.2 miliardi rispetto all’anno precedente. In questo contesto il ricavo risultante da operazioni su interessi ha potuto essere incrementato a CHF 172.3 milioni grazie a un’efficiente gestione del bilancio, mentre i redditi da operazioni in commissione e da prestazioni di servizio sono aumentati a CHF 823.9 milioni a fronte di una base patrimoniale più ampia. Con CHF 210.0 milioni, il risultato da operazioni di negoziazione e gli altri ricavi sono invece risultati inferiori rispetto al 2015. Questa flessione rispecchia la presenza di un ricavo straordinario nel risultato dell’esercizio precedente, risultante dalla vendita di un immobile. Nel 2016 i costi d’esercizio sono aumentati del 9 per cento a CHF 895.4 milioni. In questo contesto i costi del personale sono aumentati del 6 per cento a CHF 670.5 milioni. Quest’aumento riflette da un lato un aumento dell’organico nonché componenti retributive basate sulle prestazioni in linea con il risultato dell’attività, dall’altro un effetto positivo dovuto all’adeguamento dei piani per la cassa pensioni.

Le spese per materiale sono aumentate del 20 per cento a CHF 224.9 milioni, una crescita riconducibile soprattutto all’ulteriore espansione dell’attività. Le rettifiche del valore, gli ammortamenti e gli accantonamenti sono diminuiti a CHF 55.6 milioni, in particolare grazie alla possibilità di sciogliere accantonamenti preesistenti. Alla fine del 2016 il rapporto costi-ricavi si attestava al 74.2 per cento, contro un 71.2 per cento alla fine del 2015. Nel 2016 l’utile del Gruppo ha potuto essere incrementato complessivamente del 9 per cento a CHF 230.0 milioni. LGT vanta un’ottima capitalizzazione e un’elevata liquidità. La quota di capitale tier 1 si è attestata al 20.2 per cento al 31 dicembre 2016, contro un 20.1 per cento dell’anno precedente. Crescita netta sempre sostenuta di nuovi capitali Nel 2016 LGT ha registrato un afflusso netto di nuovi capitali da record, pari a CHF 11.7 miliardi, realizzando così una crescita netta di nuovi capitali del 9 per cento rispetto ai patrimoni amministrati dell’anno precedente. Tutte le regioni ed entrambi i settori di attività del Gruppo hanno contribuito al conseguimento di questo risultato soddisfacente. I patrimoni amministrati sono aumentati del 18 per cento da CHF 129.3 miliardi a fine 2015 a CHF 152.1 miliardi. Questa cifra include CHF 8.0 miliardi di patrimoni dei clienti prove-

nienti dall’acquisizione di una partecipazione di maggioranza in LGT Vestra conclusa nel primo semestre del 2016. I relativi costi e ricavi si riflettono dal secondo semestre del 2016 nel conto economico di LGT. Nell’esercizio 2016 LGT ha continuato a portare avanti con coerenza la sua strategia di crescita internazionale. Con la boutique di wealth management LGT Vestra, con sede a Londra, LGT dispone ora di un punto d’appoggio significativo sull’importante mercato britannico. L’acquisizione dell’attività di private banking di ABN AMRO in Asia e Medio Oriente, annunciata nel quarto trimestre del 2016, rafforzerà ancora notevolmente la posizione di LGT su questi appetibili mercati di crescita. Purché vengano concesse le necessarie autorizzazioni da parte delle autorità di vigilanza, la conclusione dell’operazione è prevista nel secondo trimestre del 2017. Il 3 marzo LGT ha reso nota l’intenzione di acquisire la società di private debt management European Capital Fund Management, con sede a Londra e Parigi, insieme a un team composto da oltre 20 specialisti. Con questa operazione, la cui conclusione è prevista a sua volta per il secondo trimestre del 2017, il Gruppo integra la propria offerta nel private market e rafforza così una delle competenze chiave della sua unità di asset management, LGT Capital Partners. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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FINANZA / BANCHE E ARTE

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Tra mecenatismo e sponsorizzazioni

el vasto mercato dell’arte le banche hanno assunto un ruolo di crescente prestigio e la loro presenza è sempre più capillare e diversificata. Tale ruolo viene esplicato con modalità diverse a seconda degli istituti; non tutti possiedono delle collezioni, ma la loro presenza in campo artistico e culturale è sempre più rilevante. Non rappresenta una novità il fatto che le banche vengano spesso a colmare i vuoti lasciati dal momento pubblico, in veste di moderni principi promotori dell’arte e della cultura. Le banche dispongono delle risorse finanziarie necessarie per portare avanti progetti di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico, al fine di renderlo fruibile alla collettività. Questo dovrebbe essere l’obiettivo fondamentale a cui giungere, indipendentemente dal modo di porsi nei confronti della collettività stessa. Le banche sono presenti sia in qualità di sponsor di mostre, restauri, attività di tutela e conservazione, in un’ottica di investimento per avere un ritorno in termini di immagine (sponsorizzazione), sia in qualità di benefattori, devolvendo quote di utile per scopi culturali e artistici (mecenatismo). Inoltre si occupano di studi, ricerche documentali, catalogazione ed attività editoriali. Il pubblico che fruisce delle diverse iniziative organizzate e/o finanziate dalle banche difficilmente distingue la sponsorizzazione dal mecenatismo, anche se è importante tenere ben separati i due concetti, in quanto rappresentano due realtà

distinte. La sponsorizzazione rientra tra le attività di marketing e quindi rappresenta un costo dal quale ci si attende un risultato economico, in questo caso in termini di immagine, di comunicazione globale dell’azienda; gli interventi sono spesso occasionali, senza responsabilità sociali e culturali. Il ruolo di mecenate implica un impegno continuativo, con delle responsabilità di impatto culturale e ambientale. Nel senso letterale del termine, mecenate è colui che aiuta e protegge le arti e le lettere. Pur mantenendo inalterato l’aspetto della liberalità, questo concetto si è evoluto nel tempo. Non vengono più elargite somme a favore di artisti affinché producano le loro opere senza preoccupazioni finanziarie: l’interesse si è spostato dalla creazione alla conservazione e tutela del patrimonio artistico già esistente, per salvarlo dall’incuria e dal degrado o per valorizzarlo ulteriormente. Se per sponsorizzare una iniziativa può essere sufficiente coprirne il lato finanziario, con un impegno di breve-medio periodo, fare del mecenatismo significa prendere parte alla sua realizzazione sin dalla fase di progettazione, con un impegno che può protrarsi nel medio-lungo periodo. L’impegno culturale manifesta i suoi effetti nell’immagine che la banca riesce a dare di sé, sia all’interno che all’esterno dell’azienda, per migliorare i rapporti con l’ambiente in cui opera o in cui vorrebbe inserirsi e sviluppare le proprie attività. I servizi offerti dalle banche sono ormai tra loro molto omogenei e quindi la necessità di differenziazione si realizza anche mediante l’attività sociale e culturale.

HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:

SÉBASTIEN PESENTI (S.P.) Responsabile Private & Wealth Management Clients in Ticino di Credit Suisse (Svizzera) SA

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CINZIA SANVIDO (C.S.) Presidente della Commissione d’Arte di JB-Art Collection

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FRANCESCA MARTINOLI (F.M.) Responsabile Art Management di EFG Bank SA

GIORGIO HASSAN (G.H.) Direttore di Succursale di Lugano di LGT Bank (Schweiz) AG

ANDREA GRASSI (A.G.) Responsabile UHNW Clients UBS Ticino


FINANZA / BANCHE E ARTE

1.

Quali sono le principali strategie adottate dal vostro istituto nei confronti del mondo dell’arte e quali sono gli obiettivi che vi proponete di raggiungere? S.P.: «Da oltre 40 anni lo sponsoring è un elemento importante della strategia imprenditoriale e di comunicazione di Credit Suisse. Come tale contribuisce sotto molteplici profili al successo aziendale, per esempio mediante il rafforzamento della notorietà del marchio, mediante il posizionamento e la cura delle relazioni con clienti attuali e potenziali. Inoltre, attraverso le attività di sponsoring la banca si assume la propria responsabilità sociale fornendo un contributo in ambito culturale. In particolare, Credit Suisse sostiene importanti musei, insieme ai quali allestisce mostre di richiamo internazionale. Tra i partner della banca figurano per esempio il MASILugano, il Kunsthaus di Zurigo, la Fondation Pierre Gianadda di Martigny e anche la National Gallery di Londra».

C.S.: «La strategia è quella di sostenere i giovani artisti svizzeri nelle prime fasi della loro carriera, acquisendo loro opere d’arte, e di seguirli fintanto che sia necessario e opportuno. Naturalmente si effettua una scelta molto accurata sia di quest’ultimi che delle opere prodotte. Ciò avviene grazie ad un costante impegno di ricerca portato avanti dalla Curatrice e dalla Commissione d’Arte, che è composta da esperti del settore e da 4 dipendenti dell’Istituto che hanno affinità e sensibilità per questo mondo. In secondo luogo promuoviamo il nostro impegno in questo settore proponendo delle mostre in musei, oppure durante Fiere d’Arte nel mondo; presentando una volta all’anno le nuove acquisizioni durante una manifestazione interna e allestendo delle esibizioni virtuali sul no-

stro sito. Il nostro obiettivo è quello di costituire una Collezione d’Arte che rispecchi gli sviluppi e le tendenze nel mondo dell’arte contemporanea svizzera, profilandola al meglio per essere annoverata tra le Collezioni istituzionali di riferimento nel nostro Paese». F.M.: «Il nostro impegno nel campo dell’arte, così come in quello della musica, dello sport ma anche del sociale, nasce dalla convinzione che, condividendo interessi e valori con i clienti, sia possibile alimentare la comprensione reciproca. Per quanto riguarda l’arte, abbiamo maturato nel corso degli anni delle buone competenze che ci hanno consentito di sviluppare un rapporto dinamico e fecondo con questo mondo. La nostra attività si sviluppa su due grandi filoni. Da un lato abbiamo dato vita ad una nostra collezione, le cui opere sono esposte nelle nostre sedi in tutto il mondo ma anche prestate a musei in occasione di mostre temporanee – e questo che ci rende dei partner credibili quando operiamo su progetti artistici con altre istituzioni. Dall’altro lato, abbiamo poche ma significative collaborazioni con istituzioni di primo piano, come ad esempio la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia con la quale lavoriamo dal 2001». G.H.: «La Famiglia regnante del Liechtenstein, nostra proprietaria, colleziona arte con passione da più di 400 anni, e ha nel frattempo costituito una delle piú importanti collezioni private con opere primarie di cinque secoli d’arte europea. Le radici delle collezioni affondano nell’ideale barocco, per il quale le persone più abbienti si sentivano tenute a sostenere le belle arti. Attraverso il suo impegno, la Famiglia regnante intende contribuire a conservare valori culturali e a trasmetterli alle generazioni future. La conservazione e il passaggio di valori

materiali, ma anche ideali e culturali, rappresenta un obiettivo centrale anche per la LGT. Uno dei nostri principali impegni in veste di sponsor è perciò il promovimento delle Collezioni dei Principi del Liechtenstein. In particolare, sosteniamo esposizioni temporanee nel mondo intero, rendendo in tal modo accessibili questi tesori culturali assolutamente unici al vasto pubblico». A.G.: «UBS vanta una lunga tradizione nel sostegno di iniziative culturali e artistiche a livello globale. Il nostro impegno si focalizza in particolare sull’arte contemporanea: una vera passione per molti nostri clienti, che noi condividiamo. Riteniamo infatti che l’arte contemporanea di qualità rifletta e influenzi la nostra società e possa talvolta persino indicare le tendenze future. Il nostro obiettivo è quello di aiutare la clientela a navigare il complesso mondo dell’arte e nello stesso tempo di avvicinare il pubblico alle diverse proposte culturali»

2.

Quali operazione avete portato avanti negli ultimi anni e quali sono i vostri programmi a breve-medio termine? S.P.: «La nostra collaborazione con primarie istituzioni culturali è improntata a una partnership di lungo termine. Infatti, iniziammo nel 1992 a sostenere una mostra ogni anno presso il Museo d’Arte della Città di Lugano. Questa collaborazione si è sviluppata negli anni, trasformandosi in un partenariato dal 2008, con il sostegno di tutte le mostre al Museo d’Arte e al Museo Cantonale d’Arte. Con l’inaugurazione del LAC i due musei si sono uniti costituendo il MASILugano (Museo d’Arte della Svizzera italiana). Abbiamo quindi ulteriormente intensificato la collaborazione diventando partner TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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FINANZA / BANCHE E ARTE

principale sia del MASILugano, sia del centro culturale LAC. Ci fa particolarmente piacere che MASILugano e LAC oggi attirino nella nostra città un ampio pubblico di interessati all’arte e alla cultura». C.S.: «Negli ultimi anni abbiamo svolto un lavoro approfondito di “screening” della Collezione, fissandoci degli obiettivi ben precisi per valorizzare e/o completare gruppi di opere di alcuni artisti preponderanti e di riferimento per la Svizzera. Ne abbiamo approfittato pure per procedere con alcuni lavori di restauro necessari: è infatti anche questa una responsabilità importante da percorrere per mantenere in buono stato le opere. E’ un segnale di rispetto per tutti: per le opere, per gli artisti, per il Management che ci permette di continuare questa affascinante attività». F.M.: «Innanzitutto vi è la realizzazione di veri e propri progetti espositivi delle opere della nostra collezione nelle nostre sedi sparse nel mondo, affinché ne possano fruire i clienti ma anche i collaboratori. Siamo poi in dialogo con il nostro territorio, come a Lugano ad esempio dove il LAC ha in prestito dall’anno scorso tre opere iconiche della nostra collezione: l’installazione Luoghi senza strada di Mario Merz, la scultura Minster di Tony Cragg e un kilim della serie Alternando da uno a cento e viceversa di Alighiero Boetti. Quest’ultimo è esposto all’interno della mostra Boetti/ Salvo attualmente in corso. Oltre alla collaborazione istituzionale, da due anni lavoriamo anche con il dipartimento di conservazione della Collezione Peggy Guggenheim sostenendo degli importanti progetti di restauro. L’anno scorso si è trattato di un dipinto di Picasso e di uno di Pollock per il cui restauro sono stati usati dei nuovi trattamenti non invasivi che impiegano le nanotecnologie. Anche quest’anno partecipiamo all’in-

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tervento conservativo di un’opera. Si tratta di un’esperienza entusiasmante che ci offre anche la possibilità di organizzare delle anteprime e assistere alle fasi del restauro». G.H.: «Parti delle Collezioni dei Principi del Liechtenstein sono state esposte negli ultimi anni in mostre di altissimo livello in Austria, Giappone, Singapore, Cina, Russia, Taiwan e Francia. Dal 12 novembre 2016 al 19 marzo di quest’anno, le Collezioni sono state esposte nell’ambito di un evento temporaneo unico presso il Kunstmuseum di Berna. Queste seguitissime esposizioni internazionali consentono alla LGT di offrire ai propri clienti un’esperienza culturale unica». A.G.: «Nel 2016 UBS è stata committente e sponsor di un tour mondiale di nuove fotografie di Annie Leibovitz. La mostra, intitolata «WOMEN: New Portraits», durante gli ultimi mesi è stata ospitata in 10 diverse città e ha attirato oltre 170.000 visitatori. Nel lungo termine, UBS ha il piacere di sostenere le prestigiose manifestazioni internazionali di Art Basel a Basilea, Miami Beach e Hong Kong, in qualità di Lead Partner globale. Inoltre collaboriamo con la prestigiosa Solomon R. Guggenheim Foundation alla Guggenheim UBS MAP Global Art Initiative, con l’obiettivo di supportare la sfera artistica nelle regioni emergenti del mondo. Completano le nostre attività di sponsorizzazione nel campo artistico numerose partnership e piattaforme regionali, tra cui la Fondation Beyeler in Svizzera, il Nouveau Musée National de Monaco, il Louisiana Museum of Modern Art in Danimarca, la Galleria d’Arte Moderna a Milano, il Swiss Institute New York e l’Art Gallery of New South Wales a Sydney, in Australia. Per quanto riguarda il Ticino, siamo particolar-

mente orgogliosi di essere sponsor principale del centro culturale LAC Lugano Arte e Cultura - dedicato alle arti visive, alla musica e alle arti sceniche - e partner unico del programma di mediazione culturale LAC Edu, che coinvolge la popolazione, i giovani e le famiglie, in interessanti attività formative che toccano tutte le arti presenti al LAC. Oltre alle attività di sponsoring offriamo la consulenza dell’UBS Art Competence Center, le visite ai nostri UBS Art Forum e non da ultimo l’innovativa app Planet Art, che fornisce una preziosa panoramica sulle novità artistiche di rilievo, sulla critica e sugli artisti di tendenza».

3.

Il mercato dell’arte si presenta sempre più difficile da interpretare e valutare nei suoi valori reali e in quelli finanziari. L’arte costituisce davvero un buon investimento e quali sono le ragioni di questo perdurante successo? S.P.: «A mio avviso l’investimento migliore nell’arte è quello fatto perché un’opera piace e la si acquista per creare una propria collezione, per esporla ad esempio in casa, traendo piacere dall’ammirarla, o prestandola ai musei. Oppure, come facevano i mecenati, per sostenere un artista. Occorre essere coscienti del fatto che l’opera d’arte non ha una valutazione borsistica come altri investimenti (azioni, obbligazioni, ecc.) e quindi non figura nel portafoglio bancario del cliente. Di conseguenza non può neanche essere messa a pegno in banca».

C.S.: «Parlare d’investimento nel campo dell’arte non è facile. Come ben dice, è molto difficile valutare il valore reale di un’opera e il valore finanziario. Come in tutti i mercati, anche qui possiamo assistere a “mode” e/o “tendenze”. Sempre più


questi trend sono dettati dagli attori primari che agiscono sul mercato, soprattutto le grosse gallerie d’arte che sono diventate degli “hub” sparsi nelle piazze principali del mondo. Ormai sempre più agiscono con una organizzazione capillare, aprendo sedi negli USA, Europa e Asia (e qui mi riferisco per esempio a Gagosian, Hauser & Wirth, Zwirner, giusto per nominarne alcune). Le giovani e piccole gallerie fanno fatica ad emergere e negli ultimi anni abbiamo assistito a diverse chiusure, anche qui in Svizzera. Il successo va ricercato non solo nella qualità delle opere, ma ad un gran lavoro di marketing e promozione degli artisti da parte di questi attori, anche grazie ad aste mediatizzate in modo sistematico. Naturalmente la forte crescita di ricchezza avvenuta nel Nuovo Mondo, alla quale abbiamo assistito negli ultimi anni, ha portato nuova linfa nel mercato dell’arte e la voglia di accaparrarsi uno o l’altro artista ha contribuito alla lievitazione dei prezzi. Non di meno la decisione di diversificare i propri investimenti in oggetti d’arte». F.M.: «Concordo con le difficoltà oggettive che possono esistere nella valutazione dell’effettivo valore che ha il mercato dell’arte a livello globale, come dimostrano anche le differenze che a volte si registrano tra gli studi sul settore. Metodologie scientifiche a parte, ciò che è invece chiaro è che gli investimenti in questo settore sono in crescita grazie anche al fatto che negli ultimi anni si sono affacciati nuovi investitori provenienti da aree geografiche caratterizzate da crescente ricchezza e che inevitabilmente influenzano le nuove tendenze del mercato dell’arte, soprattutto quella contemporanea». G.H.: «Al pari di ogni altra classe di investimento, anche l’arte in quanto forma di investimento presuppone per l’investitore che mira al succes-

so molto know-how e una rete di relazioni eccellente. Ciò premesso, l’arte può senz’altro fornire un contributo all’ulteriore diversificazione e alla conservazione del valore di un patrimonio. Analogamente alla Famiglia nostra proprietaria, non consideriamo tuttavia in primo luogo l’arte come investimento finanziario, quanto piuttosto sotto l’aspetto del rendimento ideale». A.G.: «Per UBS l’arte è una delle più alte forme di comunicazione e rappresenta innanzitutto una vera e propria passione, una fonte di emozioni: la sua natura risiede nel godimento estetico del pubblico. Il mercato artistico è estremamente complesso, eterogeneo, sovente illiquido, pertanto non si presta a calcoli d’investimento, e implica conoscenze specifiche. In risposta alla difficoltà di interpretazione del mercato dell’arte globale, altamente frammentato, UBS e Art Basel hanno lanciato all’unisono l’Art Basel and UBS Global Art Market Report, una relazione annuale che riporta un’analisi dettagliata, i risultati chiave e una visione macroeconomica del mercato dell’arte globale. È possibile scaricare gratuitamente il report su www.ubs.com/art».

4.

Rispetto al collezionismo d’arte da parte di privati il vostro istituto svolge anche un ruolo di Art Advisor per conto della vostra migliore clientela? S.P.: «Credit Suisse non offre direttamente servizi di Art Advisory, ma collabora con diversi rinomati esperti d’arte e case d’asta ai quali può indirizzare il cliente interessato». C.S.: «Di Art Advisory non ci occupiamo. Tali richieste le convogliamo ad esperti di mercato indipendenti».

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FINANZA / BANCHE E ARTE

F.M.: «Sì, offriamo servizi di Art Advisory e consulenza, anche in collaborazione con alcuni partner, a chi intende investire in opere d’arte, come pure a chi è solo alla ricerca di informazioni relative al mondo dell’arte che, come è noto, è mosso da una ristretta cerchia di operatori, collezionisti e istituzioni». G.H.: «Noi non siamo direttamente attivi nel mercato dell’arte e neppure consigliamo i nostri clienti in relazione agli investimenti in opere d’arte. Tuttavia, qualora lo desiderassero, abbiamo la facoltà di dar loro accesso al know-how e alla rete di relazioni dei titolari delle Collezioni dei Principi del Liechtenstein». A.G.: «Le famiglie e le persone facoltose destinano una parte consistente del loro patrimonio alle loro passioni. Per sostenere gli amanti dell’arte UBS ha fondato l’UBS Art Competence Center, che mette a disposizione dei clienti le competenze di esperti in materia e fornisce una consulenza indipendente su qualsiasi tema collegato all’arte. I nostri consulenti sostengono i clienti nella gestione e nelle transazioni di opere d’arte, aiutandoli a minimizzare i rischi a livello finanziario. Al fine di soddisfare appieno le esigenze personali dei clienti, il supporto dell’UBS Art Competence Center è incluso integralmente nella programmazione finanziaria complessiva».

5.

Quali sono state le principali tappe attraverso le quali è stata costituita la vostra collezione d’arte e quali sono i suoi principali punti di forza? S.P.: «La collezione di Credit Suisse, nata nel 1975, comprende ad oggi circa 10.000 opere d’arte

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

contemporanea. Nel 1997 si sono aggiunti importanti quadri e disegni dell’arte svizzera d’inizio Novecento provenienti dalla collezione dell’ex Banca Popolare Svizzera. La banca presenta queste opere all’interno dei propri spazi o le concede in prestito a mostre in Svizzera e all’estero. Nell’ampliare la propria collezione, la nostra banca punta alla promozione delle giovani leve attraverso l’acquisto di opere di artisti selezionati, molti dei quali stanno muovendo i primi passi di una carriera promettente. In questo modo aiutiamo gli artisti ad affermarsi e allo stesso tempo ampliamo la nostra collezione in modo organico, includendo le opere di importanti esponenti dell’arte contemporanea svizzera. In occasione della ristrutturazione completa della nostra sede in Piazza della Riforma a Lugano abbiamo per esempio incluso l’opera “Crystal Column” di John Armleder, una colonna di cristalli di Murano e luci LED che parte dal lucernario sul tetto e giunge fino al pianterreno, portando luce in tutto l’edificio. Complessivamente, la collezione d’arte di Credit Suisse è espressione di una cultura aziendale che cerca apertamente il dialogo e vive quotidianamente il suo impegno per l’arte». C.S.: «Le principali tappe risalgono al 1981 quando la famiglia Baer, appassionata d’arte e collezionista a sua volta, decise di dotarsi di una Collezione istituzionale e costituì una Commissione d’Arte interna indipendente, con il compito di selezionare e di procedere agli acquisti. Il passo seguente fu quello di dotarsi di un regolamento e un budget annuale. A tutt’oggi posso ribadire che tale impegno è sempre stato riconfermato e che il promovimento della Collezione è supportato da tutto il Management. Attualmente la Collezione conta ca. 5000 opere. I suoi punti di forza sono sicuramente l’indipendenza nelle scelte, la Curatrice e il suo staff (che han-

no competenze in storia dell’arte), un consulente esterno (storico dell’arte, curatore, direttore di museo o simile) attualmente tale incarico è affidato a Giovanni Carmine, oltre che a 4 dipendenti del Gruppo appassionati e conoscitori, che mettono molto impegno e passione in questa missione». F.M.: «La nostra collezione d’arte conta circa 1.500 opere. È frutto dell’accorpamento di almeno due importanti nuclei collezionistici nati in due momenti storici distinti e con finalità diverse. Si tratta innanzitutto del corpus di “Giovane Arte Svizzera” e fotografie proveniente dalla ex Banca del Gottardo, avviato già alla fine degli anni ’60 in linea con quanto intraprendevano a quel tempo diverse aziende d’oltralpe. Abbiamo opere di noti artisti svizzeri come Jean Tinguely, Franz Gertsch e Markus Raetz, che ci consentono di documentare in modo quasi enciclopedico 40 anni di storia dell’arte del nostro territorio. Vi è poi una collezione d’arte contemporanea di impronta minimalista e concettuale e di respiro internazionale che è nata nel 2000 con l’intenzione di avvicinare la banca a un pubblico più ampio. Infine abbiamo delle importanti installazioni site specific - realizzate appositamente per la nostra sede di via Canova - con artisti quali Daniel Buren, Robert Barry, John Armleder e Liam Gillick». G.H.: «Le Collezioni dei Principi del Liechtenstein sostenute dalla LGT comprendono oggi circa 1700 dipinti e sculture, con capolavori che vanno dal primo Rinascimento al primo Romanticismo austriaco, come pure importanti consistenze di opere grafiche, lavori in pietra dura, smalti, avori, armi da parata, porcellane, tappezzerie e mobili che un tempo ornavano i castelli e i palazzi della Fami-


FINANZA / BANCHE E ARTE

glia regnante. Tra i punti di forza delle Collezioni spiccano senz’altro gli oltre 30 capolavori di Peter-Paul Rubens, come pure opere di Brueghel, Rembrandt e van Dyck. Gli albori delle Collezioni risalgono al XVI secolo, e un primo momento saliente è quello del passaggio dal XVI al XVII secolo, sotto Karl I. del Liechtenstein, il cui figlio, Karl Eusebius I. del Liechtenstein, fu il primo Principe del casato a ingaggiare in grande stile architetti, maestri scalpellini, stuccatori e pittori. Durante i secoli successivi, le Collezioni vennero sistematicamente curate e ampliate. Nel 1938, la Famiglia regnante spostò la propria residenza da Vienna a Vaduz, dove negli ultimi anni della guerra trasferì anche i suoi tesori artistici. Le Collezioni dei Principi del Liechtenstein fecero ritorno a Vienna solo nel marzo 2004, dapprima nel Gartenpalais Liechtenstein e successivamente, nel 2013, nello

Stadtpalais della Famiglia regnante che usciva da un accuratissimo restauro. Per il pubblico interessato all’arte, le Collezioni sono accessibili su prenotazione nell’ambito di visite guidate». A.G.: «UBS possiede una straordinaria collezione di arte contemporanea, la UBS Art Collection, ampiamente riconosciuta come una delle collezioni aziendali di arte contemporanea più importanti e prestigiose al mondo. La collezione comprende 30’000 opere tra cui dipinti, disegni, fotografie, stampe, video e sculture di artisti degli ultimi 50 anni. Situate nelle sedi UBS di 56 diversi Paesi, queste opere contribuiscono a creare un ambiente piacevole e stimolante per clienti e collaboratori. UBS presta inoltre con regolarità opere a diversi musei internazionali per permettere un più ampio accesso del pubblico ai propri tesori».

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FINANZA / ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE

Lugano e Londra, sfide comuni DOPO LA BOCCIATURA DELLA RIFORMA III DELL’IMPOSIZIONE DELLE IMPRESE ED IN ATTESA DI UN “PIANO B”, SI ATTENDONO LE DECISIONI DELLE SOCIETÀ, SOPRATTUTTO DI QUELLE CHE GODEVANO DI CONDIZIONI AGEVOLATE, SACRIFICATE SULL’ALTARE COMUNITARIO. IL GIUDIZIO DI FRANCO CITTERIO, PRESIDENTE DI TICINO FOR FINANCE, DIRETTORE DELL’ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE.

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sorridere saranno probabilmente quei partner comunitari come Olanda, Irlanda, Lussemburgo e Cipro che, membri dell’Unione, non disdegnano tuttavia di gareggiare in un’aspra ancorché pubblicamente esecrata concorrenza fiscale. E poi c’è la Londra post-Brexit la quale si appresta ad entrare in campo, sul piano fiscale, con armi pari almeno a quelle di Dublino. In tale quadro la piazza finanziaria ticinese, non sembri irriguardoso il confronto, presenta molti punti in comune con la capitale britannica. Ambedue ospitano un’industria finanziaria ed altri servizi, come fiduciarie, commodity trading, shipping, assicurazioni, società di consulenza, che rappresentano, direttamente e con il loro indotto, una parte cospicua dell’economia locale, delle competenze professionali di qualità, e del gettito fiscale. Ambedue beneficiano di un mercato immobiliare dinamico, con una domanda alimentata, soprattutto nel segmento superiore, da privati facoltosi e da istituzioni straniere alla ricerca di condizioni quadro favorevoli. Ambedue nutrono preoccupazioni in materia di immigrazione e di mercato del lavoro, cui tuttavia le autorità svizzere, a differenza di quelle britanniche, non paiono intenzionate a porre grande attenzione.

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Ma sono soprattutto finanza e fiscalità i due punti chiave che uniscono la grande capitale del Regno Unito con la nostra “minimetropoli”. Il divorzio della “perfida Albione”, mal digerito da Bruxelles, ha dato fiato alle trombe delle Cassandre che annunciavano conseguenze nefaste, ma i dati macroeconomici sembrano per ora smentirle. Brexit si preannuncia comunque un percorso irto di ostacoli, che potrebbe costituire un successo, soprattutto in un contesto europeo comunitario che definire incerto e critico è soltanto un eufemismo, dal punto di vista sia politico che economico. Altri punti avvicinano ancor più Londra a Lugano: le finanziarie della City, in assenza di un passaporto eurocompatibile per i loro prodotti ed i loro servizi, dovranno procedere con soluzioni “alternative” di tipo presumibilmente bilaterale, secondo il modello elvetico. La roadmap che sta loro dinanzi ricorda quella definita fra Berna, Roma e Bruxelles, per ora caratterizzata solo da un certo oblio, ritardi e rimbalzi di responsabilità. In secondo luogo una soluzione “hard” del divorzio da Bruxelles potrebbe fare di Londra una piazza dall’attrattività fiscale accresciuta. Dunque, una Londra che, invece di perdere business, anche finanziario, potrebbe attrarne di nuovo. Per il Ticino, già perdente nella competizione fiscale intercantonale e gravato


FINANZA / ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE

dall’imposta sulla sostanza, dopo il voto sulla Riforma III, tutto diventa più difficile nell’attrarre e trattenere imprese e contribuenti facoltosi, che proprio a Londra guardano con crescente interesse. Lugano piccola Londra, dunque, ma con qualche differenza di non poco conto: la premier britannica Theresa May appare infatti risoluta e la decisione di indire elezioni straordinarie per

giugno conferma la scelta di avviarsi al negoziato con l’UE in una posizione di forza, caratteristica che la Svizzera ha smarrito da tempo. Se poi Londra può contare su di un rapporto preferenziale con il suo ex-Impero, soprattutto in Asia, e con la nuova Amministrazione USA, alle nostre latitudini si naviga a vista avvolti nella nebbia ora ancora più fitta, nebbia che, per inciso, a Londra non è più di casa.

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FINANZA / UBS

LUCA PEDROTTI, DIRETTORE REGIONALE UBS TICINO, SPIEGA LE RAGIONI DEL CONVINTO SOSTEGNO DELLA BANCA ALLE ATTIVITÀ DEL LAC, INDIVIDUATO COME POTENZIALE DRIVER DEL FUTURO SVILUPPO ECONOMICO DEL TICINO.

Avvicinare i giovani all’arte e alla cultura

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uali sono le ragioni della scelta di UBS di sostenere le attività del LAC in qualità di sponsor principale? «UBS è una banca globale che non ha mai dimenticato il suo radicamento nei confronti del territorio e della società elvetica. La responsabilità sociale di UBS in Svizzera e dunque anche in Ticino si manifesta nel sostegno a importanti istituzioni di rilievo internazionale e nella sponsorizzazione di iniziative ed eventi culturali e sportivi che costituiscono un’espressione significativa della vitalità del nostro territorio. In quest’ottica, a livello culturale UBS è già partner principale di Art Basel, della Fondazione Beyeler, del Locarno Festival, dell'Opernhaus Zürich e del Montreux Jazz Festival. A livello sportivo, UBS supporta Weltklasse Zürich, Athletissima Lausanne, il Galà dei Castelli a Bellinzona, la Spengler Cup a Davos e la UBS Kids Cup. È stata quindi una scelta direi quasi “naturale” quella di sostenere fin dalla sua inaugurazione il centro culturale LAC Lugano Arte e Cultura».

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Come nasce la decisione di condividere con un altro istituto di credito il ruolo di sponsor principale del LAC? «I due maggiori istituti finanziari della Svizzera sostengono il nuovo centro culturale in veste di partner principali e lanciano insieme un segnale a supporto del Canton Ticino per promuovere la varietà culturale. Questa collaborazione dà vita a un’iniziativa straordinaria: insieme, le due grandi banche elvetiche si impegnano a favore della creazione di un’istituzione culturale di alto livello artistico e di fama internazionale che consentirà di offrire ai clienti, ai collaboratori e alla popolazione ticinese, svizzera ed estera esperienze culturali uniche». È possibile tracciare un bilancio dell’attività del LAC dalla sua apertura ad oggi e quali sono le aspettative da parte di UBS? «Siamo molto soddisfatti della collaborazione che fin dall’inizio abbiamo stabilito con la direzione del LAC e constatiamo con piacere che questo


FINANZA / UBS

polo culturale, attraverso tutti i settori artistici che vi sono rappresentati, si sta affermando a livello internazionale. Questo grazie alla qualità delle mostre, degli spettacoli, degli eventi e delle manifestazioni proposte, che ne fanno un punto di riferimento importante per la crescita - non solo culturale - dell’intero Cantone». UBS è sponsor e partner unico di LAC edu, programma di mediazione culturale realizzato con l’obiettivo di instaurare un dialogo fra le arti e i diversi pubblici (bambini e famiglie, scuole giovani e adulti). Perché ritenete così importante una formazione permanente in modo partecipativo? «Sin dai primi mesi, LAC edu e UBS hanno raggiunto obiettivi importanti, superando le stime in termini di partecipazione e proponendo attività attrattive e di solidi contenuti educativi e didattici. LAC edu offre programmi che coprono tutte le arti rappresentate al LAC: dalla musica alla danza, dal teatro alle arti figurative. Proporre l’arte ai bambini e ai ragazzi costituisce un investimento per il futuro perché le manifestazioni artistiche aiutano lo sviluppo delle loro capacità cognitive e concorrono in modo importante alla crescita e alla formazione. I numeri relativi alla partecipazione a LAC edu sono entusiasmanti. Sono circa 33’000 le presenze registrate nella prima stagione tra scuole, famiglie e pubblico in generale, e questo trend si sta sviluppando ulteriormente nella stagione presente, che sta riscuotendo grandi successi. Sono ormai pochissime le scuole elementari del Cantone che non hanno ancora usufruito delle attività didattiche realizzate dal LAC».

nostro Paese sul piano educativo e sportivo. Si tratta della UBS Kids Cup che vede ogni anno in Svizzera lo svolgimento di più di 950 eventi di atletica leggera ai quali partecipano oltre 135.000 bambini e ragazzi che si sfidano nella corsa, nel salto e nel lancio, attirando una folla di sostenitori. Sono garantiti momenti sportivi davvero entusiasmanti!». Qual è il ruolo svolto in Svizzera dalla Fondazione UBS per la cultura? «Da oltre 50 anni la Fondazione UBS per la cultura si impegna a favore della vita culturale e della creatività artistica, dello scambio fra artisti e società e della diversità delle forme espressive. Sostiene la nascita, la diffusione, la promozione della cultura e dell’arte contemporanea in Svizzera, con una particolare attenzione ai giovani artisti, che meritano di essere incoraggiati e sostenuti».

Da ultimo, ritiene che gli investimenti fatti nel campo della cultura possano rappresentare un buon inizio per lo sviluppo economico dell’intero Ticino? «Ne sono assolutamente convinto. La cultura, e tutto l’indotto che può generare in vari altri settori a partire dal turismo, rappresentano una straordinaria opportunità per il futuro sviluppo economico. In questo senso credo che sia stata imboccata la strada giusta, con il supporto delle istituzioni, delle associazioni e di tutti gli operatori del settore. Viviamo in un contesto ambientale di grande bellezza, con un paesaggio che ha pochi eguali al mondo. Dobbiamo lavorare tutti per far crescere la consapevolezza dello straordinario patrimonio che abbiamo ricevuto in eredità e che abbiamo il dovere di trasmettere integro alle generazioni future».

Più in generale, qual’è l’impegno di UBS nei confronti di giovani e ragazzi? «Mi piace ricordare un’altra grande iniziativa che coinvolge la gioventù del TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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FINANZA / BANCASTATO

Un altro anno molto positivo 01

NONOSTANTE IL DIFFICILE CONTESTO DI MERCATO, IL 2016 È PER BANCASTATO UN ANNO ANCORA DA RECORD. NUOVE NOMINE AI VERTICI DELL’ISTITUTO: BERNARDINO BULLA È IL NUOVO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE. ENTRERÀ IN CARICA A INIZIO LUGLIO 2017 E SOSTITUIRÀ L’ATTUALE PRESIDENTE AVV. FULVIO PELLI. FABRIZIO CIESLAKIEWICZ GLI SUBENTRERÀ ALLA PRESIDENZA DELLA DIREZIONE GENERALE.

L 02

01 Bernardino Bulla 02 Fabrizio Cieslakiewicz

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

a crescita dell’utile di esercizio (+8,6%) consente all’Istituto di rafforzare ulteriormente il livello dei fondi propri attribuendo CHF 24 milioni a riserve per rischi bancari generali. Il versamento alla Proprietà cresce a CHF 35,4 milioni dai CHF 33,2 milioni nel 2015 (+6,6%). A questo importo va aggiunta anche la remunerazione sui prestiti ricevuti dal Cantone (di CHF 60 e 80 milioni), che porta BancaStato a versare nelle casse statali complessivamente quasi CHF 40 milioni (+12,9%). Il risultato da operazioni su interessi – ovvero la principale voce dei ricavi di BancaStato – cresce di CHF 1,1 milioni a CHF 132,1 milioni (+0,8%) grazie all’aumento dei volumi commerciali e a una gestione accurata della struttura del bilancio. Il risultato da attività di negoziazione non conferma il risultato record del 2015 e si attesta sui livelli del 2014, a CHF 13,3 milioni (-14,2%). L’evoluzione è dovuta in primo luogo alla maggiore stabilità sui

mercati dei cambi rispetto al 2015. Gli altri risultati ordinari progrediscono del 34,8%, passando da CHF 4,7 milioni a CHF 6,3 milioni. Complessivamente i ricavi netti risentono della particolare situazione di mercato e ammontano a CHF 178,1 milioni, in calo del 2,5%. Ne consegue un risultato d’esercizio per il 2016 pari a CHF 69 milioni, superiore ai CHF 63,5 milioni realizzati nel 2015 (con una crescita quindi pari all’8,6%). La voce ricavi straordinari – che nel 2015 includeva il ricavato di CHF 6,8 milioni della vendita della propria partecipazione al capitale di Swisscanto Holding AG (ceduta alla Banca Cantonale di Zurigo) – si riduce a CHF 2,5 milioni. Nel 2015 la Banca aveva contabilizzato fra i costi straordinari il contributo di CHF 6 milioni alla Fondazione del Centenario BancaStato, a cui è assegnato il compito di promuovere lo sviluppo economico del Ticino facilitando l’accesso al capitale a nuove aziende innovative per in tramite di TiVenture SA. Nonostante si estenda a tutti


i servizi di una banca universale, anche durante il 2016 l’attività di BancaStato resta principalmente basata sulla concessione di crediti ipotecari, che si attestano oltre i CHF 8,2 miliardi risultando in crescita di CHF 489 milioni (+6,3%). Siccome il livello dei tassi di interesse permane sui minimi storici, il portafoglio creditizio si conferma quasi integralmente strutturato su mutui ipotecari a tasso fisso. I crediti nei confronti della clientela diminuiscono del 5%, ovvero di CHF 83,8 milioni, per attestarsi a quota CHF 1,58 miliardi. I crediti nei confronti degli enti pubblici si fissano a CHF 674 milioni (-11,4%). I crediti a privati e aziende permangono sui livelli del 2015 a CHF 910 milioni (+0,3%). Nel contesto della raccolta, gli impegni risultanti da depositi della clientela segnano un’importante progressione di CHF 759 milioni per attestarsi a oltre CHF 7,5 miliardi (+11,2%), confermando l’evoluzione in atto da diversi anni. Il totale di bilancio della Banca passa da CHF 11,4 miliardi a fine

2015 a quasi CHF 12,2 miliardi al 31.12.2016 (+6,7%). Il volume dei patrimoni in gestione presso BancaStato (Assets under Management) aumenta di CHF 901 milioni (+9,6%) attestandosi a oltre CHF 10,3 miliardi. L’afflusso netto di denaro fresco (Net New Money) è di CHF 960 milioni. La redditività di BancaStato in termini di Return on Equity (ROE) prosegue la sua evoluzione positiva pluriennale, passando dal 7,9% all’8,3%. Il Return on Risk Adjusted Capital (RORAC) – che misura la redditività dei fondi propri medi aggiustati al rischio – migliora ulteriormente, crescendo dal 13,8% al 14,6%. Anche l’indicatore di efficienza – determinato dal rapporto fra costi di esercizio e ricavi netti (Cost/Income) – continua nel suo andamento positivo evidenziato a partire dal 2010, passando dal 54,8% nel 2015 al 54,6% del 2016. Gli effettivi di personale passano da 400,85 unità di personale convertiti in impiego a tempo pieno (UP) al 31 dicembre 2015 a 392,90 UP a fi-

ne 2016. La solidità della Banca (Capital Adequacy), determinata in base al rapporto tra i fondi propri necessari e i fondi propri disponibili, calcolati secondo i canoni di Basilea, scende dal 211,9% di fine 2015 al 201,1%, a fronte di un requisito regolamentare del 140% per una banca di categoria IV quale BancaStato. Tutti gli indicatori di solidità previsti dalla Banca dei Regolamenti Internazionali si riconfermano su valori giudicati positivi dall’Istituto. Considerando anche il cuscinetto anticiclico introdotto dal Consiglio Federale nel 2013 e raddoppiato nel 2014, il Core Tier 1 (CET1) passa dal 12,5% al 12,2%, il Tier 1 scende dal 14,9% al 14,4%, mentre il Tier 2 passa dal 17,0% di fine 2015 al 16,1% a fine 2016.

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FINANZA / UBS

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Un futuro con tante variabili

LE ANALISI DI LUCA PEDROTTI, DIRETTORE REGIONALE UBS TICINO, DI ELENA GUGLIELMIN, SENIOR CREDIT ANALYST, E DI MATTEO RAMENGHI, CHIEF INVESTMENT OFFICER IN UBS ITALIA SULLE PROSPETTIVE PER IL SECONDO SEMESTRE DELL’ANNO.

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problemi strutturali dell’economia mondiale sono ormai noti: aumento del debito, invecchiamento della popolazione e bassa crescita. Ma non saranno solo loro a determinare la direzione dei mercati nella seconda parte del 2017. Di pari passo con i rialzi dei mercati, sono aumentati anche le disuguaglianze, il debito, gli indici di dipendenza e le tensioni sociali, mentre la crescita, gli investimenti e la produttività rimangono deboli. Tuttavia, le autorità monetarie e gli elettori di tutto il mondo sono ben consapevoli di queste criticità dell’economia globale e hanno dimostrato di essere disposti a prendere misure sempre più estreme per risolvere i rispettivi problemi. Le banche centrali delle economie avanzate hanno rilevato che l’inflazione comincia a salire, ma anche che l’occupazione si mantiene al di sotto dei massimi pre-crisi. Le autorità cinesi sanno che il Paese deve sostenere la crescita e l’occupazione, ma il rapido aumento degli indici d’indebitamento e delle quotazioni immobiliari segnala l’alto prezzo da pagare per la crescita. In altre regioni, la Brexit e la vittoria di Donald Trump dimostrano che il protezionismo sta divenendo più popolare tra i cittadini. I problemi che i governi dovranno affrontare nei mesi prossimi, e il modo in cui lo faranno, saranno determinanti per la performance dei mercati. Cercare di anticipare le loro decisioni più probabili è, quindi, un elemento essenziale del processo d’investimento. Presumibilmente, le banche centrali di Stati Uniti ed Europa continueranno a portare avanti politiche monetarie complessivamente espansive, anche se il prezzo da pagare

sarà un aumento dell’inflazione. Il comportamento delle banche centrali dalla crisi finanziaria in poi indica che la crescita, l’occupazione e il sostegno di breve termine all’economia sono prioritari rispetto alle potenziali conseguenze delle loro decisioni nel più lungo periodo. In ogni caso, gli investitori dovranno anche valutare la possibilità di coprire i portafogli contro un aumento dell’inflazione. Nel frattempo, per il governo cinese è essenziale mantenere livelli elevati di 02

occupazione e stabilità sociale e Pechino ha dimostrato di potere e volere intervenire a favore della stabilità di breve termine, a spese delle riforme di più lungo periodo. I rischi di medio termine e il rapporto debito/PIL continueranno a salire, ma la domanda dovrebbe rimanere relativamente stabile, favorendo gli investimenti esposti alla crescita interna. La Brexit e l’elezione di Donald Trump hanno dimostrato che il baricentro politico non è fisso e gli investi-


FINANZA / UBS

tori devono ricordare che i politici sono motivati in primis dal successo elettorale e, quindi, dalla popolarità, e non dalla crescita del PIL e degli utili aziendali. In questo contesto, è necessario monitorare le implicazioni della presidenza Trump per i mercati, il processo sempre più complesso dell’uscita del Regno Unito dalla UE, le elezioni in Francia e Germania e l’aumento del protezionismo su scala globale. Nel più lungo periodo, l’unica certezza è che i vari Paesi seguiranno traiettorie diverse, ottenendo risultati differenti. È da ritenere quindi che la diversificazione a livello geografico e di asset class sia il modo migliore per proteggere e far crescere il capitale in un mondo di scelte sempre più complesse e difficili. Sarà anche opportuno prendere in considerazione quelle tendenze e tipologie di investimenti che risultano meno sensibili alle politi-

che delle autorità: ad esempio, l’urbanesimo, la crescita demografica e l’invecchiamento della popolazione contribuiscono a far salire la domanda nei settori dell’istruzione, della sanità e dell’efficienza energetica. Per gli investimenti a più lungo termine, la sostenibilità è un fattore essenziale. Anche gli investimenti alternativi possono aiutare gli investitori a ridurre l’esposizione a vari sviluppi politici, senza rinunciare alla crescita del capitale nel corso del ciclo. Le soluzioni degli innumerevoli problemi economici del mondo sono una questione di equilibri e le scelte compiute dalle autorità e dagli elettori avranno un enorme impatto sul vostro portafoglio. L’unica certezza è che i vari Paesi prenderanno decisioni diverse. La diversificazione è il modo migliore per proteggere e far crescere il capitale in un mondo sempre più complesso.

01 Luca Pedrotti 02 Elena Guglielmin 03 Matteo Ramenghi

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FINANZA / BANCA DEL SEMPIONE

Incrementare i servizi evoluti STEFANO ROGNA, DIRETTORE GENERALE DI BANCA DEL SEMPIONE, COMMENTA I RISULTATI DI BILANCIO 2016 E SOTTOLINEA LE PROSPETTIVE DI CRESCITA DELLA BANCA NELLA GESTIONE PATRIMONIALE, NELLA CONSULENZA E NELLA FORNITURA DI SERVIZI INNOVATIVI.

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uali sono i principali dati che caratterizzano il bilancio 2016 di Banca del Sempione? «L’esercizio passato chiude con un utile netto consolidato di CHF 7,05 milioni, risultato leggermente superiore a quello dell’anno precedente. A fronte di un soddisfacente livello di redditività si evidenzia una rilevante crescita delle masse, con il cosiddetto Net New Money che raggiunge i CHF 298 milioni. Ciò a dimostrazione dell’efficacia delle strategie commerciali che permettono di guardare al futuro con fiducia e ottimismo, come dimostra tra l’altro un buon inizio di 2017. Il livello dei ricavi, seppur in leggera flessione, a causa soprattutto della negatività che aveva contraddistinto i mercati finanziari in avvio di 2016, si mantiene sopra i CHF 36,5 milioni». L’accresciuta disponibilità delle masse, rafforza la necessità di adeguate offerte d’investimento… «Effettivamente la nostra capacità di offrire prodotti gestiti con strategie d’investimento innovative ed efficaci negli anni è uno dei motivi alla base dell’ottimo risultato della nuova raccolta. Ha colpito molto tra gli investitori sia privati che istituzionali la strategia obbligazionaria che si fonda su quattro pilastri: Approccio Value Globale, tradotto nella selezione di titoli con potenzialità di apprezzamento; Duration Flessibile, con possibilità di duration negativa sul portafoglio; Re-

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lative Value, attraverso lo spread tra mercati e lungo la curva dei rendimenti; Diversificazione Valutaria, in presenza di trend chiari e forti convinzioni. Ma l’intervento ha riguardato anche il mandato di gestione più tradizionale per il quale abbiamo dato vita a un modello che coniuga un approccio top-down a uno sistematico/ quantitativo, con il preciso intento di garantire un ritorno assoluto di rendimento in presenza di mercati che si prospettano molto volatili. I primi risultati sono molto buoni». Banca del Sempione si è dimostrata negli ultimi anni particolarmente attenta al rinnovamento e all’innovazione… «Credo che questa sia una condizione assolutamente indispensabile per riuscire a competere in un mercato sempre più difficile dove i margini si sono continuamente ridotti. In quest’ottica di adeguamento dei nostri prodotti e servizi stiamo proseguendo nell’implementazione di nuovi programmi informatici e siamo impegnati in ulteriori investimenti infrastrutturali. Ciò è avvenuto, avviene ed avverrà con l’inserimento di professionalità che possano aiutare il Gruppo nel miglioramento ed ampliamento qualitativo delle pro-


FINANZA / BANCA DEL SEMPIONE

La solidità patrimoniale resta un punto di forza della vostra Banca… «Nel corso degli anni abbiamo aumentato la gamma dei prodotti e dei servizi a beneficio del cliente. Abbiamo investito nelle nostre succursali ticinesi partendo da Chiasso, successivamente Bellinzona ed è di questi giorni il termine dei lavori di ristrutturazione a Locarno-Muralto. Abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo prefissati, di aumentare la somma di bilancio ed i crediti confermando la vivacità commerciale del Gruppo. Questo non ha però compromesso la solidità patrimoniale che ci pone tra le banche meglio piazzate in Svizzera con un miglioramento ulteriore del TIER1 al 31,3%». prie attività. Oltre al fatto di cercare di servire sempre al meglio la nostra clientela, nel corso del 2016 l’attenzione si è concentrata sull’introduzione di sistemi che permetteranno di gestire al meglio lo scambio automatico di informazioni entrato in vigore all’inizio dell’anno 2017». Grande attenzione alla valorizzazione delle risorse umane… «Riteniamo che sia fondamentale l’assunzione di professionisti capaci e portatori di stimoli ed entusiasmo che contribuiscano a migliorare la qualità dei servizi a beneficio della nostra clientela. In un momento in cui si tende a diminuire il personale piuttosto che incrementarlo, il nostro Gruppo procede in decisa controtendenza guardando al futuro nella convinzione che solo investendo nelle persone, avremo garantito il successo delle nostre attività. Siamo inoltre un datore di lavoro interessante per i giovani animati da spirito propositivo e alla ricerca di una occupazione dove la differenza non è data dalla continua ed esasperata verifica degli obiettivi ma dalla condivisione di un percorso di crescita a medio e lungo termine. Lo stesso principio e valore che ricerchiamo nel rapporto con il cliente».

I buoni risultati ottenuti nell’attività di gestione sono stati testimoniati anche da prestigiosi riconoscimenti. Di che cosa si tratta? «Il comparto Bonds Value di Base Investments Sicav si è aggiudicato per il secondo anno consecutivo il Premio Alto Rendimento 2016 de Il Sole 24 Ore classificandosi come miglior comparto obbligazionario nella categoria Euro-diversificati. Il premio è stato assegnato alle Società di Gestione e ai Fondi Comuni d’investimento che si sono distinti per i risultati conseguiti nell’ultimo triennio, nonché per l’impegno e la professionalità nel prendersi cura degli investimenti, ispirandosi al valore fondamentale della tutela del risparmiatore. Il contesto attuale, caratterizzato da una possibile discontinuità nella discesa dei rendimenti nominali, non può che rendere ulteriormente attraente un comparto che, tra gli altri pilastri della sua strategia, utilizza un approccio flessibile nella scelta di duration degli attivi. Il Premio Alto Rendimento è un riconoscimento attribuito in base a criteri di analisi che prendono in considerazione i rating attribuiti ai singoli fondi dalla società CFS Rating e che premiano il fondo con il miglior rating per ciascuna categoria. Per l’assegnazione del premio al mi-

glior fondo di investimento sono stati presi in considerazione i soli prodotti con un AUM complessivo superiore a 40 milioni di euro. Più in generale l’apprezzamento dei comparti che fanno capo alla nostra Sicav, BASE Investments, è testimoniato dall’assegnazione delle famose “Stelle” da parte dell’agenzia di valutazione indipendente Morningstar: Flexible Low Risk Exposure 4 stelle, Bonds Value e Short Term 5 stelle. Il motivo per cui i clienti ci scelgono è anche questo». Negli ultimi mesi avete anche rinnovato la vostra immagine istituzionale… «Il Gruppo bancario ha di recente rinnovato la propria corporate identity, scegliendo come immagine istituzionale l’uomo e la montagna che rappresenta la meta da conquistare, il traguardo da raggiungere con passione, impegno, preparazione tecnica e competenza. E quanto più il percorso è duro e difficile, tanto più diventa fondamentale l’elemento umano, quindi una guida esperta a cui potersi affidare in totale sicurezza. Se dunque la montagna può essere metafora dei mercati finanziari e di una gestione rigorosa dei propri beni e risparmi, allora l’impegno delle donne e degli uomini del Gruppo Banca del Sempione vuole rappresentare quella guida esperta che può aiutare i clienti a prendere le decisioni appropriate lungo il cammino, operando con dedizione, professionalità e buonsenso. La nuova immagine istituzionale del Gruppo è veicolata dal mese di maggio 2017 attraverso una campagna pubblicitaria, le vetrofanie a Lugano e nelle succursali della Banca, il nuovo sito internet e una brochure istituzionale a disposizione della clientela nelle sedi di Lugano, Chiasso, Bellinzona e Locarno-Muralto».

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FINANZA / RISORSE

La “fatica” del risparmio NUOVE ESIGENZE, POTERE D’ACQUISTO INSTABILE O TASSI D’INTERESSE AI MINIMI SCORAGGIANO “SALVADANAI” PIENI. NESSUN MOTIVO PER STARE TRANQUILLI, QUINDI.

DI EDOARDO BERETTA

L

a capacità di accantonare risorse non necessariamente da utilizzarsi (perlomeno, nel breve arco di tempo) costituisce da sempre una variabile di cruciale importanza per mantenimento e sviluppo di quegli standard di vita tipici della società post-moderna. In altri termini, sebbene i policymaker internazionali guardino con preoccupazione crescente a consumi talvolta stagnanti e, più in generale, l’economia moderna dipenda a stretto filo dal concetto di “crescita” (fra cui, della sua principale voce di contributo quale i consumi), risparmiare rimane un principio “cardine”. Quest’ultimo può avere svariate funzioni in ambito sia individuale sia sociale: dal motivo precauzionale (per evitare impasse in caso di ristrettezze temporanee di liquidità), alla semplice funzione “transattiva”, cioè di regolazione di transazioni commerciali e finanziarie, fino al fine di investimento. È evidente – ce lo insegna già la nozione teorica di “paradosso del risparmio” (paradox of thrift) – che un rinvio di

spesa possa essere nel medio-lungo termine benefico per l’accumulazione di capitale (e, quindi, la crescita economica), ma nel breve termine sottoponga un’economia già stressata a pressioni recessive. In epoche, in cui i bisogni (effettivi o asseriti che siano) si presentano in costante aumento, risulta certamente non semplice concedersi a quello, che oggi pare essere piuttosto il “vezzo del risparmio”. Quest’ultimo è spesso arduo da praticare per motivi prettamente economici, cioè per l’incapacità di conservare di mese in mese una quota delle proprie entrate, ma oltretutto anche da un punto di vista psicologico-edonistico. A mero titolo esemplificativo, la rinuncia allo smartphone di ultimissima generazione (laddove non strettamente necessario) porrebbe l’individuo dinnanzi al “problema” di doversi permanentemente giustificare da un punto di vista sociale e conformistico affinché i motivi di tale scelta non vengano fraintesi. Insomma, risparmiare – per un verso o un altro – è divenuto sempre più difficile.

Indebitamento (% di reddito netto disponibile (RND))1 e risparmio delle economie domestiche (% di reddito disponibile delle stesse (RDED))2 Francia Germania Italia Regno Unito

1995

2000

2005

2010

2015

Δ(%)

Indebit. di econ. domest. (% RND)

66,4

74,8

88,4

107,5

108,3

+41,9

Risp. di econ. domest. (% RDED)

10,81

10,04

9,41

10,35

8,89

-1,92

Indebit. di econ. domest. (% RND)

97,2

116,5

108,1

98,3

92,9

-4,3

Risp. di econ. domest. (% RDED)

10,95

9

10,1

9,97

9,67

-1,28

Indebit. di econ. domest. (% RND)

38,5

54,5

71,3

90,4

89,2

+50,7

Risp. di econ. domest. (% RDED)

15,99

7,42

9,09

4,2

3,03

-12,96

Indebit. di econ. domest. (% RND)

102,2

109,7

156,9

156,2

150

+47,8

9,17

4,26

-0,21

5,67

-0,22

-9.39

Risp. di econ. domest. (% RDED) Svizzera USA

88

-

170

188,2

190,1

211,2

+41,2

Risp. di econ. domest. (% RDED)

Indebit. di econ. domest. (% RND)

14,4

15,31

13,97

17,01

19

+4,6

Indebit. di econ. domest. (% RND)

94,5

103,5

134,6

127,8

111,6

+17,1

Risp. di econ. domest. (% RDED)

6,61

4,33

2,69

5,82

6

-0,61

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FINANZA / RISORSE

Nel contempo, non si può certo affermare che le banche centrali dei Paesi industrializzati abbiano nel fronteggiare la Grande Recessione contribuito a stimolare le generazioni più mature così come (forse ancora più importante) quelle più giovani ad accantonare risorse economiche in vista dei più svariati progetti. Se la politica dei tassi d’interesse “a zero” può sì avere contribuito in alcuni casi – la precauzione rimane sempre d’obbligo, dubitando personalmente dell’esistenza di nessi causali meccanicisticamente verificati nelle scienze economiche – a rilanciare la congiuntura, essa ha però sicuramente disincentivato i cittadini a praticare un “sano” risparmio. Senza “scomodare” l’esempio tedesco, per cui migliaia di piccoli risparmiatori si sono visti ridurre vigorosamente le proprie proiezioni di assegno pensionistico suppletivo (per cui avevano negli anni precedenti faticosamente risparmiato), non si può bagatellizzare la ne-

Forme e tendenze della Pop Art in Svizzera La mostra Swiss Pop Art, fino al 1° ottobre 2017 presso l’Aargauer Kunsthaus, a Aarau, presenta per la prima volta un’ampia retrospettiva dedicata alla Pop Art in Svizzera tra il 1962 e il 1972. Quest’ultima riunisce circa 270 dipinti, sculture, collage, fotografie e altri oggetti di 51 artiste e artisti provenienti da ogni regione del nostro Paese. La Pop Art è considerata una delle principali correnti artistiche inter-

cessità che anche i giovani debbano essere pronti a fronteggiare piccole o grandi emergenze. In epoche di forte indebitamento pubblico “shakerato” con (iper)mobilità lavorativa, che comporta in molti casi precarietà sia per durata sia per luogo di lavoro (con altrettante spese da fronteggiare) è ingenuo potere fare troppo affidamento sul “paracadute” statale con tutti i suoi strumenti di welfare come li conosciamo ora. Si può, poi, affermare con una certa sicurezza – ma non meno preoccupazione – che i recenti avvenimenti economici e politici abbiano abituato ad una certa incertezza con conseguente nichilismo di vedute: quanto qui scritto non può, però, essere valido motivo per scoraggiare (o, perlomeno, non salvaguardare) il risparmio. Anche perché – ma questa è un’altra storia, come già ipotizzato sopra – sarà da vedere quanto gli assegni pensionistici di qui alle prossime decadi permetteranno ai neo-pensionati

fra potere d’acquisto incerto ed imposizione fiscale tendenzialmente in crescita di mantenere alto il loro tenore di vita. Anche la “lotta al contante”, che viene condotta in molte Nazioni europee tramite restrizioni al suo uso o abolizione di banconote di “grande taglio”, può costituire un ulteriore disincentivo a slegarsi da ogni valore “materiale” per abbracciare quelli “virtuali”, perdendo così quel contatto “visivo-tattile”, che solo la tangibilità della cartamoneta garantisce. Senza sfociare negli eccessi di un Paperon de’ Paperoni – che, comunque, non è un prodotto della sola fumettistica, ma che trova parallelismi evidenti con altre figure storiche – il messaggio rimane invariato: un “sano” risparmio (non da unico elemento, naturalmente) è valida garanzia di giorni buoni.

nazionali del secondo dopoguerra. Nata in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, si è imposta nel mondo intero negli anni Sessanta del secolo scorso. Questo movimento è stato importante anche per le artiste e gli artisti svizzeri. Impressionati dai contenuti iconografici provocatori e dalle tecniche pittoriche innovative, essi hanno creato opere che traggono ispirazione dai modelli internazionali, ma esprimono anche un proprio linguaggio artistico. È così venuta delineandosi, nella Pop Art, una variante specifica che può essere ritenuta tipicamente svizzera. L‘Aargauer Kunsthaus presenta un’ampia panoramica delle forme e tendenze della Pop Art specificamente svizzere, sviluppatesi nella Svizzera tedesca, in Romandia e in Ticino. Questa retrospettiva illustra, al di là delle arti figurative, anche le interazio-

ni della Pop Art con l’arte nello spazio pubblico, la fotografia, il design e la musica. Swiss Pop Art riunisce circa 270 dipinti, lavori su carta, sculture, filmati e altri oggetti di artiste e artisti quali Fernando Bordoni, Samuel Buri, Niki de Saint Phalle, Emilienne Farny, Franz Gertsch, Rosina Kuhn, Urs Lüthi, Markus Raetz o ancora Peter Stämpfli. Le opere esposte provengono dalle collezioni personali degli artisti, da vari musei e collezioni private, nonché dalla collezione dell’Aargauer Kunsthaus. Molti di questi lavori non sono pressoché mai stati presentati nell’ambito di una mostra, ciò che consente al pubblico di fare numerose scoperte. L’esposizione propone inoltre una selezione di installazioni, come per esempio quella di Peter Stämpfli intitolata M 301 (1970), ricostituite appositamente per la mostra.

https://data.oecd.org/hha/household-debt.htm https://data.oecd.org/hha/household-savings. htm#indicator-chart 1

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FINANZA / ADUNO

Una nuova generazione di carte di debito LA NUOVA CARTA DI DEBITO DI MASTERCARD ABBINA PRESTAZIONI INNOVATIVE E SERVIZI ORIENTATI ALLA CLIENTELA A UNA NUOVA GENERAZIONE DI CARTE BANCARIE. I CLIENTI BANCARI SVIZZERI POTRANNO QUINDI EFFETTUARE PAGAMENTI IN TUTTO IL MONDO PRESSO IL PUNTO VENDITA O DURANTE LO SHOPPING ONLINE. LA BANQUE CANTONALE DE FRIBOURG, LA BANQUE CANTONALE DU JURA E LA AARGAUISCHE KANTONALBANK SARANNO LE PRIME IN SVIZZERA A OFFRIRE AI PROPRI CLIENTI LA DEBIT MASTERCARD TRAMITE L’EMITTENTE DI CARTE VISECA CARD SERVICES SA.

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

I

l Gruppo Aduno lancia, insieme a tre banche in Svizzera, la Debit Mastercard, una moderna carta di debito che abbina i comprovati vantaggi della carta bancaria tradizionale alle funzioni supplementari, attuali e orientate al futuro di una Mastercard: shopping online, accettazione a livello globale, sicurezza e pieno controllo delle spese. Grazie alla nuova carta i clienti della Banque Cantonale de Fribourg, Banque Cantonale du Jura e della Aargauische Kantonalbank potranno avere la panoramica di tutte le transazioni effettuate. La Debit Mastercard permette ai clienti di pagare in tutto il mondo presso oltre 43 milioni di punti di accettazione di Mastercard – fisicamente in negozio oppure online. La Debit Mastercard è inoltre dotata della funzione contactless ed è quindi adatta ai pagamenti con smart phone, vale a dire al Mobile Payment. I clienti che pagano con questa nuova carta bancaria emessa tramite Viseca possono contare sugli standard di sicurezza più elevati. Ciò che vale già oggi per tutte le Viseca Mastercard è valido naturalmente anche per la Debit Mastercard. Con VisecaOne (www.visecaone.ch) già nel 2015 è stata introdotta una tecnologia che rende più sicuro e al tempo stesso più semplice l’impiego della carta di pagamento Viseca. Un utilizzo, quindi, più sicuro grazie alla tecnologia «Dynamic Strong Authentication» e più semplice attraverso l’autenticazione 3-D Secure (3DS) più rapida

per lo shopping online. VisecaOne permette ai clienti di essere informati nell’app, in tempo reale, sulle transazioni effettuate con le loro carte e di conoscere in qualsiasi momento quando e che cosa è stato pagato con la propria carta. Sempre più clienti bancari puntano sul Mobile Banking. Il settore finanziario ha già reagito a questa crescente digitalizzazione. Per le banche è importante poter offrire ai propri clienti prodotti innovativi, in linea con le loro esigenze quotidiane. In fondo è davvero semplice: che si tratti dello shopping in pausa pranzo, della prenotazione online delle vacanze o dell’ordinazione rapida della cena con consegna a domicilio, il pagamento – con una carta di credito o una Debit Mastercard – è sicuro, veloce e possibile a livello internazionale. In tutto il mondo, milioni di shop online, negozi, hotel, ristoranti e compagnie aeree accettano Mastercard come mezzo di pagamento senza contanti. Con la nuova Debit Mastercard viene lanciato per la prima volta sul mercato svizzero un mezzo di pagamento nuovo e innovativo. I clienti della Banque Cantonale de Fribourg e della Banque Cantonale du Jura potranno ordinare la Debit Mastercard presso il proprio istituto a partire dall’autunno 2017, mentre quelli della Aargauische Kantonalbank dalla primavera 2018. Si ipotizza già di abbinare inoltre questa carta alle funzionalità delle già apprezzate Mastercard Credit o Mastercard PrePaid.

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GASTRONOMIA / UNESCO

Anche il cibo è un patrimonio da tutelare DI MARTA LENZI REPETTO 01

PATRIMONIO MONDIALE DELL’UNESCO: UN FANTASTICO MUSEO A CIELO APERTO DI MONUMENTI, RITI E TRADIZIONI COME EREDITÀ CULTURALE PER LE GENERAZIONI FUTURE

L’ 01 “Washoku”, l’armonia di oltre 400 anni di tradizione culinaria giapponese basata sulla bontà e l'estetica della pietanza e sulla ritualità del pasto 02 Il riso è parte fondamentale della cultura giapponese: l’Imperatore, simbolo stesso della Nazione, è ritenuto incarnazione vivente del dio del riso maturo 03 I Maya dedicarono al mais piramidi e templi per riconciliare gli dei del cielo e della terra, da cui dipendeva la protezione dei campi 04 Monte San Giorgio, tra i più importanti giacimenti fossiliferi al mondo del Triassico Medio, patrimonio Unesco dal 2003 (foto Jacqueline Quattropani)

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opera di Le Corbousier, la muraglia cinese, il Monte San Giorgio, il Colosseo, il parco storico di Sukhothai in Thailandia, la cucina messicana, la Reggia di Caserta, la regione alpina dello Jungfrau, il Kimchi coreano e i castelli di Bellinzona: cosa hanno in comune tutte queste realtà internazionali? Sono tutte parte del patrimonio mondiale dell’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, creata nel 1945 dopo la fine della seconda guerra mondiale, con l’obiettivo principale di mantenere la pace e la sicurezza dei popoli. La necessità di proteggere i siti culturali nacque successivamente in seguito alla decisione di costruire la diga di Assuan in Egitto con la conseguente rischiosa inondazione dei templi di Abu Simbel. Nel 1959, su richiesta dei governi egiziano e sudanese, l’Unesco decise di lanciare una campagna internazionale per l’operazione

di salvataggio che portò alla realizzazione di un progetto che fece storia: i templi furono smontati, trasportati fuori dall’area di inondazione e rimontati dove sono ancora oggi visitabili. L’operazione costò 80 milioni di dollari, la cui metà fu finanziata da circa 50 diversi Paesi. Si capì così l’importanza della cooperazione internazionale per la conservazione del patrimonio culturale universale. Nel 1972, con la Convenzione per la protezione del patrimonio mondiale, culturale e naturale, l’Unesco propose la stesura di una lista dei patrimoni dell’umanità, cioè di quei siti culturali o naturali che per la loro importanza eccezionale devono essere salvaguardati. Da allora, ogni Paese che aderisce alla Convenzione è invitato a stilare, con una cadenza di 5-10 anni, una propria lista propositiva con l’elenco dei luoghi che intenderebbe iscrivere tra i patrimoni dell’umanità; le varie proposte vengono poi valutate da un Comitato cui spetta la decisione fina-


GASTRONOMIA / UNESCO 03

le. La Svizzera aderì all’Unesco nel 1949 e nel 1975 è stata uno dei primi Stati a ratificare la Convenzione per la protezione del patrimonio. I primi tre siti svizzeri vennero iscritti nel 1983: il Centro storico di Berna, l’Abbazia di San Gallo e il Convento benedettino San Giovanni di Müster, a cui si sono aggiunti i castelli, la murata e la cinta muraria di Bellinzona (2000), le alpi svizzere Jungfrau-Aletsch (2001), il Monte San Giorgio (2003), i vigneti terrazzati del Lavaux (2007), la ferrovia retica nel paesaggio Albula/Bernina e l’arena tettonica Sardona (2008), La Chaux-de-Fonds/Le Locle, il paesaggio urbano dell’industria orologiera (2009), le palafitte preistoriche nell’arco alpino (2011) e l’opera architettonica di Le Corbusier. C’è un altro importante aspetto che ci tocca da vicino: il concetto di patrimonio mondiale e il lungo cammino intellettuale e diplomatico che ha portato alla stesura della Convenzione è stato infatti concepito da un ticinese, Gérard Bolla, già vicedirettore generale dell’Unesco, che ha partecipato alla redazione del testo e alla sua iniziale applicazione, insieme al francese Michel Batisse, entrambi importanti personalità per lo sviluppo dell’organizzazione. Negli anni il concetto di cultura è stato aggiornato e oggi l’Unesco mira a proteggere anche elementi ed espressioni di un Patrimonio Culturale Immateriale, inglobando tradizioni viventi come espressioni orali, pratiche sociali e alimentari, riti, feste e il saper fare artigianale, usi e costumi che vengono tramandati di generazione in generazione e che contribuiscono a definire le identi-

tà culturali delle comunità del Pianeta. Viene così riconosciuto valore culturale, ad esempio, al tango e al flamenco, a produzioni artigianali come quelle dei tappeti persiani, all’opera dei pupi siciliani, e alla calligrafia cinese. La Convenzione sul patrimonio culturale immateriale, siglata a Parigi nel 2003, in vigore dal 2006, è stata approvata in Svizzera nel 2008, sottolineando un rinnovato interesse nei confronti della cultura popolare che ha portato nel 2016 all’inserimento della Fête des Vignerons di Vevey e speriamo presto anche al riconoscimento delle Processioni della Settimana Santa a Mendrisio. Una nuova opportunità per affermare universalmente anche la dimensione culturale dei prodotti agro–alimentari tradizionali, e per arginare la scomparsa di tradizioni legate all’agricoltura e all’alimentazione. In questo senso è cultura anche quella particolare tecnica produttiva che assolve ad una specifica funzione sociale per una specifica comunità, determinandone l’identità. Una cultura gastronomica che attraversa la storia con pratiche alimentari uniche nel loro genere come la Dieta Mediterranea, il primo patrimonio socio-alimentare ad aver ricevuto il riconoscimento dell’Unesco nel 2010. La DM è un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, tra cui la coltivazione, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo; caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, i cui ingredienti principali sono olio di oliva, cereali, frutta e verdura, un consumo moderato di pesce, prodotti lattiero-caseari e carne, numerosi condimenti e spezie, il tutto accom-

pagnato da vino o infusioni, sempre nel rispetto delle convinzioni di ogni comunità. Essa ha dato alla luce un formidabile corpo di conoscenze, canzoni, proverbi, racconti e leggende, in cui le donne svolgono un ruolo indispensabile nella trasmissione delle competenze, della conoscenza dei riti, e nella salvaguardia delle tecniche, promuovendo l’interazione sociale, dal momento che i pasti collettivi rappresentano il caposaldo di consuetudini sociali ed eventi festivi. Una vera e propria filosofia di vita sana ed equilibrata che si fonda sul rispetto del territorio e della biodiversità in alcune comunità simbolo in Italia, Grecia, Portogallo, Spagna, Croazia, Cipro e Marocco, luoghi esemplari del vivere mediterraneo. Anche la cucina francese è stata riconosciuta dall’Unesco come il risultato di una lunga tradizione storica, per l’eccellenza dei suoi prodotti, degli artigiani che li lavorano e

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naturalmente degli chef. Senza scegliere alcuna ricetta in particolare, è stata sottolineata l’importanza del pasto come pratica sociale destinata a celebrare i momenti più importanti della vita. Secondo l’Unesco, il repas gastronomique deve aderire a uno schema ben preciso iniziando con l’aperitivo per concludersi con un digestivo, deve poi comprendere almeno quattro piatti, una entrée, un piatto di pesce o carne con verdure, formaggio e dessert. Un riconoscimento che anche questa volta prende in considerazione il contesto sociale e il gusto della convivialità come parte integrante di una bella tavola imbandita alla france-

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GASTRONOMIA / UNESCO

se. Non senza attenzione ai dovuti dettagli quali l’abbinamento con i vini, il modo di apparecchiare la tavola e la gestualità legata alle degustazioni. Allontanandoci dall’Europa, ci tuffiamo nel Washoku, patrimonio Unesco dal 2013, un concetto che indica e racchiude tutta l’armonia del cibo e permea la cultura gastronomica del sol levante in tutti i suoi aspetti: dalle coltivazioni fino alla tavola, attraverso ogni singolo passaggio di lavorazione, con la spiritualità come carattere fondamentale della cucina giapponese, attraverso simbolismo e iconografia. Durante il raccolto del riso si consumano prevalentemente cibi di colore giallo o coperti con farina di soia, in modo che abbiano lo stesso colore dorato delle spighe di riso; così come si usa accompagnare i pasti con radice di daikon essiccata, che ha la consistenza simile a una spugna e assorbendo acqua ha il potere benaugurale che non manchi mai irrigazione nei campi di riso; durante le festività, in particolare

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il Capodanno, si prediligono cibi rossi come il riso rosso, preparato insieme ai fagioli azuki in modo che assuma la caratteristica colorazione che avrebbe il potere di allontanare la malvagità e la cattiva sorte, insieme a uova di pesce simbolo di prosperità. Il Washoku comprende anche le tecniche di lavorazione volte alla conservazione e valorizzazione dei prodotti, nel pieno rispetto della tradizione, della provenienza e della stagionalità. Uno spirito di essenziale rispetto per la natura che è correlato strettamente alla sostenibi-

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lità dell’uso delle risorse naturali. Scopriamo anche il Kimchi, uno dei piatti più tradizionali e saporiti della cucina coreana. Una combinazione di verdure fermentate con spezie sostanzialmente a base di cavolo cinese, verdure marinate, aglio e peperoncino, conservate in giare di terracotta interrate. In questo caso l’Unesco dal 2013 ha voluto salvaguardarne il procedimento, per molti secoli un processo fondamentale per il popolo coreano, dato che d’inverno non c’era possibilità di trovare verdure fresche. Una vera e propria cerimonia che rappresenta lo spirito jeong, ovvero la cura e l’affetto comunitario. Una cucina che ha dato tanto al mondo e ha posto le basi per lo sviluppo dell’alimentazione e della gastronomia internazionale è sicuramente la cucina messicana. Patrimonio Unesco dal 2010 perché riconosciuta come una manifestazione di usanze tramandate di generazione in generazione sia nella coltivazione dei prodotti tipici sia nella trasformazione in numerosi piatti tradizionali usando tecniche e conoscenze che sono rimaste simili nella storia. Le pietanze che si mangiano oggi in Messico conservano intatte le tracce del passato: mais, peperoncini e fagioli erano i cibi che mangiavano i Maya, quelli che i coloni hanno conosciuto, assaggiato e portato in Europa rivoluzionandone il gusto. Sapida e colorata, unisce consistenze diverse e tratteggia con decisione la storia di un Paese, le sue leggende e i suoi miti. È una delle cucine più ricche di proteine, vitamine e minerali i cui piatti si realizzano prevalentemente a fuoco lento e alla brace.

Potremmo continuare a fare il giro del mondo più volte, scoprendo sempre nuovi patrimoni, ma per concludere ci concediamo un buon caffè, immaginandoci seduti a una caffetteria di Vienna o degustandolo secondo la tradizione araba. Il caffè viennese, inteso come luogo, patrimonio Unesco dal 2011, è un posto che vizia l’ospite grazie all’ambiente caldo e accogliente e alle sue squisitezze, una vera e propria esperienza sensoriale e stile di vita. Ospitalità che caratterizza anche in Turchia e nei Paesi Arabi il rito del caffè, inteso principalmente come simbolo di generosità, dove viene preparato davanti agli invitati che devono berne almeno una tazza e mai più di tre. Ancora una volta patrimoni Unesco per le speciali tecniche di preparazione e una ricca cultura comunitaria tradizionale. A questo punto per completare la carta del nostro menu mondiale mancherebbero solo i vini, ma per i giusti abbinamenti ci ritroveremo a settembre per intraprendere un nuovo viaggio.

05 Il mito della creazione Maya afferma che l'uomo venne fatto con il masa (impasto di mais), tuttora l'ingrediente essenziale della dieta dei loro discendenti. 06 Il parco archeologico di Sukhothai in Thailandia, antica capitale del Regno di Sukhothai nel XIIImo e XIVmo secolo, dove si respirano sapori di zenzero, latte di cocco e lime.


Ticino. Sole, eventi e scenari mozzafiato. events.ticino.ch I nostri suggerimenti per un'estate speciale

Giugno 2017 14.06 – 18.06.2017 La Bacchica Festa del vino Lugano 14.06.2017 Tappa del Tour de Suisse a Cevio Tour de Suisse Cevio 16.06 – 17.06.2017 Festate Festival di cultura e musiche dal mondo Chiasso 22.06 – 01.07.2017 33°JazzAscona Ascona 22.06 – 24.06.2017 Bellinzona Blues Sessions Summer Sessions Bellinzona 24.06 – 25.06.2017 Festa di S. Giovanni Battista Sfilata Milizia napoleonica Leontica

28.06 – 27.07.2017 Cinema al Lago Lugano 28.06 – 01.08.2017 LongLake Festival Lugano 30.06 – 01.07.2017 Estival Jazz - Mendrisio Mendrisio 30.06 – 02.07.2017 Swiss Harley Days Raduno di moto Lugano

Luglio 2017 04.07 – 17.07.2017 Festival internazionale di musica organistica Magadino 05.07 – 14.07.2017 Montebello Festival Musica classica Bellinzona 06.07 – 08.07.2017 Estival Jazz - Lugano Lugano

06.07 – 08.07.2017 18°Luci e Ombre Animazioni, musica e spettacolo pirotecnico Locarno-Muralto 06.07 – 08.07.2017 Street Food Lugano 07.07 – 03.08.2017 Vallemaggia Magic Blues Vallemaggia 11.07 – 15.07.2017 Territori Rassegna teatrale Bellinzona 12.07 – 16.07.2017 Lugano Buskers Festival Lugano 14.07 – 22.07.2017 Moon and Stars Concerti Locarno 28.07 – 30.07.2017 Castle on Air Concerti Bellinzona

Agosto 2017 02.08 – 12.08.2017 70°Locarno Festival Locarno 10.08 – 03.09.2017 Cinema Openair Castelgrande Bellinzona 19.08 – 27.08.2017 Mountain Gravity Concorso internazionale di paracadutismo Ambrì 24.08 – 27.08.2017 Blues to Bop Concerti Lugano 26.08 – 27.08.2017 La Belvedere Gara ciclistica amatoriale Mendrisiotto



GASTRONOMIA / LUCA BELLANCA

La mia cucina piena di gusto DI EDUARDO GROTTANELLI DE’SANTI

ALLA GUIDA DEL RISTORANTE E DEL SERVIZIO CATERING DEL METAMORPHOSIS, LUCA BELLANCA RACCONTA LA SUA FORMAZIONE E LE NUMEROSE QUALIFICATE ESPERIENZE INTERNAZIONALI PRIMA DI APPRODARE A LUGANO, DOVE FINALMENTE PUÒ ESPRIMERE TUTTA LA SUA PREPARAZIONE TECNICA, LA CREATIVITÀ E IL RIGOROSO RISPETTO PER LE MATERIE PRIME E IL LORO AUTENTICO SAPORE.

È

un vero piacere incontrare Luca Bellanca, perché finalmente si ha di fronte una persona capace di trasmettere e comunicare una reale passione per la cucina, alimentata fin da ragazzo e poi affinata attraverso gli studi e i lunghi anni trascorsi in importanti ristoranti di tutto il mondo. Nella realtà dell’alta cucina dove spesso l’apparenza nasconde la sostanza, Luca non ha perso il piacere di stare dietro i fornelli, dove sperimenta nuovi piatti e crea interessanti accostamenti, tenendo però sempre fede ad una sua precisa e radicata convinzione: i piatti sono buoni se a comporli sono pochi ed essenziali elementi, capaci di esaltare il gusto di prodotti di assoluta qualità. Un cuoco vero, insomma, un esempio da imitare e ammirare da parte di chi crede invece che l’arte culinaria sia esposizione mediatica, facile successo o fantasia fine a sé stessa.

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ome è nata la sua vocazione per la cucina? «Credo che l’origine della mia passione per il cucinare vada ricercata all’interno della famiglia, dove ho avuto la fortuna di vivere con una mamma e una nonna che mi hanno insegnato non solo il piacere di mangiare bene e genuino, ma mi hanno educato alla gioia di stare in cucina, ai fornelli, per cucinare qualcosa di buono che poi tutta la famiglia gustava durante un pranzo o una cena consumati insieme. È proprio guardando loro che ho imparato a tirare la pasta fresca o a preparare un bollito. Tutte esperienze che sono poi tornate utili quando ho deciso che la cucina sarebbe stata la mia strada». Una scelta maturata già negli anni degli studi… «Infatti. Ho frequentato l’istituto alberghiero De Filippi di Varese dove ho appreso le basi del lavoro in cucina. Durante la settimana studiavo e poi nel fine settimana lavoravo nelle cucine di ristoranti locali, soprattutto la Madonnina di Cantello, terra d’elezione degli asparagi, dove ho appreso co-

sa vuol dire veramente mandare avanti un ristorante specializzato in banchetti, con turni anche di 12-14 ore. Grazie a loro sono poi andato per un anno in Irlanda, in un ristorante 5 stelle lusso e poi a Modica, in Sicilia, nel ristorante stellato di Accursio Craparo. Un’esperienza fondamentale nella mia formazione perché è in quella regione che ho avuto modo di conoscere e apprezzare la bontà dei prodotti della terra e comprendere come essi siano la base insostituibile di una cucina d’eccellenza: il profumo dei capperi, il sapore dell’olio, la ricotta consumata ancora calda…». Il suo giro del mondo conta altre importanti tappe… «Dopo aver trascorso un anno a Santa Monica, in California, sono stato 6 anni in Spagna tra Velencia e Maiorca, dove ho avuto modo di avvicinarmi al mondo dell’alta cucina e incrementare il mio bagaglio tecnico, sperimentando anche soluzioni d’avanguardia. Quindi in Svizzera, a Bellinzona, in una società di catering, e finalmente il mio approdo a Lugano, al ristorante Metamorphosis». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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GASTRONOMIA / LUCA BELLANCA

Come descriverebbe la sua cucina, quella che più le piace fare? «Vorrei che i miei piatti fossero ricordati per il loro gusto, per la capacità di trasmettere sapori importanti e non banali. Per me un buon piatto deve essere composto da un numero limitato di ingredienti, affinché ogni elemento possa essere riconosciuto e gustato fino in fondo nel suo caratteristico sapore. Altro fattore determinante è la freschezza delle preparazioni, ogni piatto deve essere preparato al momento e nulla deve essere precotto o preconfezionato. Infine, un piatto dovrebbe essere anche bello a vedersi e dunque grande attenzione ai colori e alle forme con cui viene presentato».

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Che cosa le sta insegnando l’esperienza alla guida del ristorante Metamorphosis? «Si tratta di un’esperienza straordinaria all’interno del mio percorso professionale. Gli sforzi compiuti da tutto lo staff stanno dando i loro frutti. A mezzogiorno proponiamo una ristorazione di qualità rapida e al tempo stesso leggera, adatta ad una pausa durante l’orario di lavoro. La sera la nostra cucina diventa più raffinata, con preparazioni più ricercate, ideali per una cena in coppia o tra amici. Inoltre ci sono i numerosi eventi che ci consentono di innovarci e farci conoscere con idee e piatti originali sempre di grande qualità».

La scelta dei prodotti resta un punto di riferimento costante… «Assolutamente sì. I nostri fornitori sono stati selezionati tra i migliori produttori del Ticino per quanto riguarda latticini, uova, carni, salumi e verdure. Ma se la cucina richiede un prodotto particolare, non esitiamo a spingerci più lontano per avere sempre la massima qualità e freschezza».


GASTRONOMIA / LUCA BELLANCA

Da due anni il Ristorante Metamorphosis costituisce una tappa importante di S. Pellegrino Sapori Ticino… «Sono molto felice di essere entrato a far parte di questo circuito gastronomico che riunisce i migliori chef del Ticino e della Svizzera insieme a colleghi stellati provenienti da tutto il

mondo. Credo che eventi di questo genere facciano molto bene alla crescita qualitativa della ristorazione di un determinato territorio perché nel nostro mestiere lo scambio di conoscenze ed esperienze rappresenta una fonte indispensabile di ispirazione e di stimolo a migliorare la propria cucina».

Che consiglio darebbe ai tanti giovani che vedono la cucina come una via da praticare per arrivare facilmente al successo? «Purtroppo la televisione e più in generale il sistema mediatico hanno generato l’illusione che quello del cuoco sia un mestiere facile, dove un giovane può arrivare in poco tempo al successo, onorato e celebrato come una star dello spettacolo. Niente di più falso. Per fare bene il proprio lavoro occorre tanta fatica, fatica, e ancora fatica, senza preoccupazione per l’orario di lavoro. Con tanta modestia e voglia di imparare e soprattutto con un’immensa passione che è la vera forza che ti spinge ad andare avanti e a migliorarsi servizio dopo servizio. Vorremmo che la critica gastronomica fosse più attenta a riconoscere il lavoro di chi ha fatto della buona cucina la propria ragione di vita, guardando alla sostanza e non soltanto all’apparenza».

Palazzo Mantegazza Riva Paradiso 2 CH-6900 Lugano-Paradiso Tel +41 (0)91 994 68 68 ristorante@metaworld.ch

metamorphosis @metamorphosis_lugano metamorphosis www.metaworld.ch @Meta_Ristorante

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GASTRONOMIA / TAL RONNEN

Lo chef delle celebrità DI GIACOMO NEWLIN ASCESA DI UNA STELLA VEGANA IN AMERICA

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egli Stati Uniti Tal Ronnen è considerato il cuoco vegano numero uno e possiamo crederlo se nel suo ristorante, il Crossroads Kitchen di Los Angeles, ha come affezionati clienti delle celebrità quali Paul McCartney, Bill Clinton, Oprah Winfrey. In America la sua cucina, che possiamo definire vegana-mediterranea, ha raggiunto un livello di eccellenza gourmet. La sua filosofia si può riassumere in “cucina consapevole”, ciò che al giorno d’oggi, anche qui da noi in Svizzera e in generale in Europa, ha un sempre maggior numero di seguaci. Il suo libro di ricette “The Conscious Cook” che promette di far cambiare lo stile alimentare a chi lo legge, è un bestseller della categoria anche tra gli studenti dell’Accademia di Cucina Le Cordon Bleu. Lo stile di cucina di Tal Ronnen è essenziale, proprio come le risposte alle domande che gli ho posto e che vi propongo, dall’intervista che mi ha concesso al Badrutts Palace di St. Moritz dove ha cucinato, quale chef ospite, nell’ambito del Gourmet Festival 2017.

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ome è avvenuta la sua scelta vegana? «Inizialmente è stato per far colpo su una ragazza, poi ben presto ho scoperto i benefici di un’alimentazione basata sui vegetali».

È necessario un approccio diciamo spirituale per essere e cucinare vegano? «Tutt’altro, conosco molti chef tradizionali che ora cucinano di più in modo vegano».

Secondo la sua opinione, perché sempre più persone nel mondo decidono di diventare vegani, forse perché sta diventando di moda? «La gente arriva al veganismo da diverse strade. I vegani aumentano a dispetto di altre diete alimentari che vengono e vanno. Si sceglie la dieta vegana per l’ambiente, la sostenibilità, il rispetto per gli animali o semplicemente perché il medico ti dice di ridurre il colesterolo. Non c’è bisogno di mangiare sempre vegano, anche solo alcune volte alla settimana si aiuta la propria salute e l’ambiente».

Quali sono le regole di base per la cucina vegana? «Non utilizzare prodotti animali, ma la gente deve comunque cucinare sempre in modo da sentirsi bene». Pensa che sia possibile per un onnivoro avere la stessa soddisfazione che prova mangiando carne o pesce, con pietanze vegane? «Assolutamente sì. Nel mio ristorante Crossroads in Los Angeles la maggior parte dei clienti non è vegana. Quando escono sono ogni volta sazi e felici».


GASTRONOMIA / TAL RONNEN

Qual è il suo ingrediente preferito? «Il mio ingrediente preferito cambia secondo le stagioni». Delle varie cucine al mondo qual è la sua preferita? «È una domanda difficile, ho un enorme rispetto per la cucina francese con la quale mi sono formato, ma amo anche la cucina giapponese per la semplicità dei suoi ingredienti».

la natura. Tre esempi sperimentati durante la cena al Badrutts Palace vale la pena citarli: Rapa rossa e insalata di agrumi; Zuppa di sedano rapa; Funghi Maitaki grigliati. Per un onnivoro che non se la sente di fare una scelta alimentare così estrema come la scelta vegana, un pasto da Tal Ronnen è comunque un’esperienza che fa riflettere, esaltante e da consigliare.

Mister Ronnen, lei e la sua cucina siete solo vegani o anche vegetariani? «Siamo esclusivamente vegani». Devo dire che il bello dell’esperienza vegana con Tal Ronnen sono i gusti dei singoli ingredienti che si percepiscono netti, anche se accostati ad altri gusti, un autentico ritorno alla semplicità del-

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GASTRONOMIA / RISTORANTE LUME

DA QUASI 100 ANNI ORMAI, LA ZONA RONCHETTO SUL NAVIGLIO APPARTIENE A MILANO E OGGI IN VIA GIACOMO WATT SI TROVA L’INTERESSANTE RISTORANTE LUME.

DI GIACOMO NEWLIN 01

Pensiero creativo e tecnica culinaria

D 01 Lo chef Luigi Taglienti 02 Chateaubriand di manzetta piemontese, pomodoro provenzale, patata castello e salsa bernese 03 Bianco e nero di seppia 04 Risotto alla spremuta di radice fresca di curcuma, pepe nero selvatico e polvere di alloro

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a un contesto esterno di archeologia industriale si entra in un raffinato, luminoso e candido ambiente, dove il rumore della città si dissolve e in cui si percepisce la mano felice di un fine arredatore che ha saputo coniugare uno stile elegante senza eccessi, con la filosofia di cucina dello chef ligure Luigi Taglienti, che può essere condensata nella sua massima: “La mia cucina è istinto e razionalità, la traduzione di un pensiero creativo in tecnica culinaria”. Ho conosciuto Luigi Taglienti quando era chef al Ristorante Le antiche contrade a Cuneo dove, giovane chef promettente, aveva già la stella Michelin. Mi aveva incuriosito la sua proposta di piatti con le frattaglie, un tema ostico dal punto di vista psicologico per un ristorante stellato, eppure mi ha incantato con la coratella. Ora, da LUME a Milano incanta a tutto tondo, senza far mancare agli

estimatori, che a dir il vero sono fortunatamente in aumento, le frattaglie, e non solo animelle ma anche musetto e fegato di vitello o il prelibato sanguinaccio di pesce, preparate con raffinatezza senza però stravolgerne i gusti precipui. I piatti che escono dalla cucina, dove lavorano 10 collaboratori, sono dei capolavori di piacevolezza per tutti i sensi, primo fra tutti l’occhio, che rimane incantato da quei piccoli capolavori che diventano grandi in bocca per consistenze e sapori. Uno fra tutti mi ha lasciato commosso, il “bianco e nero di seppia”, detto semplicisticamente: una sfoglia bianca di seppia e una sfoglia nera di seppia su un letto di panna cotta ai ricci di mare; in sostanza è la firma dello chef… un’emozionante sorpresa! C’era da aspettarselo da questo chef il cui “maestro” è stato Ezio Santin, ma poi anche altri hanno stimolato la sua creatività come i francesi Christian Willer e Christian Sinicropi e non da ultimo il


GASTRONOMIA / RISTORANTE LUME

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RISTORANTE LUME Via Giacomo Watt 37 20143 Milano Tel. +39 02 808 88 624 luigi.taglienti@lumemilano.com www.lumemilano.com

televisivo Carlo Cracco e così la stella 2017 non si è fatta attendere ed è arrivata a neanche sei mesi dall’apertura del ristorante Lume. Il servizio in sala, molto professionale e cordiale, è garantito da cinque collaboratori capitanati dal responsabile Luca Pedinotti che ovviamente sovrintende anche alla cantina, con le migliori etichette, soprattutto italiane e francesi. Sulla tavola apparecchiata con gusto arriva per primo il cesto di pani fragranti diversi, focaccia genovese e grissini alla moda torinese, tutto ovviamente opera della cucina, bontà alle quali volentieri non ci si sottrae in attesa dei piatti della godenda, che comunque giun-

gono a cadenze regolari secondo l’aforisma di grande saggezza e verità di quel perfetto gastronomo e anfitrione che fu Jean-Anthelme Brillat Savarin il quale disse che la tavola è il solo luogo dove non ci si annoia mai durante la prima ora, quindi l’attesa tra una pietanza e un’altra non dev’essere né troppo lunga né troppo corta, dev’essere giusta come al Lume. Del piatto “firma” di Luigi –seppia in bianco e nero- abbiamo già detto allora possiamo proseguire con: Risotto alla spremuta di radice fresca di curcuma, pepe nero selvatico e polvere di alloro; Astice blu e potage di lumache bianche; Pesce morone ai carciofi di Ligu-

ria e polpa di tamarindo; Chateaubriand di manzetta piemontese con pomodoro provenzale, patata castello e salsa béarnaise e per terminare in eccitata delizia: Macaron al gorgonzola 100 giorni; tartufo nero e tiramisù. A questo punto non servono parole d’elogio se non per la scelta magistrale dei vini da parte del sommelier al quale, se professionale come in questo caso, vale sempre la pena affidarsi. Una carta dei vini, come detto, che verte in modo particolare su etichette italiane e francesi scelte con un occhio di riguardo per produttori meno conosciuti ma con prodotti superlativi.

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GASTRONOMIA / RISTORANTE SANTABBONDIO

Alla riscoperta di gusti genuini DI GIACOMO NEWLIN

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NELL’OVALE ALL’ENTRATA DEL RISTORANTE È RAFFIGURATO SANT’ABBONDIO CHE RISULTA DI BUON AUSPICIO PER CHI SI RECA ALL’INTERNO PER GUSTARE LE PROPOSTE DELLO CHEF GIUSEPPE SESTITO.

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i era nella seconda metà del quarto secolo d.C. quando Abbondio, vescovo di Como, annunciava il Vangelo nella zona di Lugano ancora scristianizzata. Sono passati molti secoli ma la memoria di questo santo rimane indelebile nelle belle chiese a lui dedicate, come quella di Gentilino, mentre per qualche recondita ragione il suo nome ha aleggiato anche a Sorengo, dove più prosaicamente è sorto il ristorante “Santabbondio” che oggi è rinato, anzi dal 22 febbraio scorso ha aperto le

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sue sobriamente eleganti e rinnovate sale e l’ombreggiato “dehors” per la bella stagione. Lo chef Giuseppe Sestito, con un nuovo “staff”, grazie ad una proprietà che si è lanciata con passione nell’impresa di offrire ai buongustai una cucina sincera, consistente e con una certa finezza nella presentazione, può vantare esperienze professionali di alto livello, coadiuvato dai giovani Aaron Morosoli, cuoco e gerente del locale e Stefano Angeri che ha una predilezione per i dessert. Ovviamente c’è la brigata di sala che accoglie e segue con garbo il cliente, il quale può scegliere tra piatti ispirati alla tradizione soprattutto ticinese, lombarda e piemontese, ma anche internazionale, piatti che seguono la stagionalità di prodotti scelti con grande cura. Prima di sedersi al tavolo l’avventore curioso può scendere in una vera e antica cantina dove tra oltre 200 etichette, dai migliori vini ticinesi ai classici italiani e francesi, può trovare quello che decreta il matrimonio d’amore cibo-vino e certamente anche quello che i francesi definiscono “coup de coeur” ovvero il vino che riesce ad emozionare. Prima di passare ad alcuni esempi tratti dalla godenda, trovo importante rilevare che i titolari del locale, Gianni Boccardo e Patrizia Morosoli (mamma del gerente Aaron) hanno tutt’altra professione rispetto alla ristorazione, ma hanno concretiz-


zato attraverso il “team” professionale citato, la loro passione per la buona tavola e la loro attitudine all’accoglienza e seguono con attenzione e affetto l’evoluzione di questa interessante esperienza che ha le carte in regola per affermarsi come uno dei fiori all’occhiello della ristorazione nel luganese. Ma ora direi di dare un assaggio o forse piuttosto un suggerimento a chi legge, di alcune pietanze degustate e che vale la pena citare: Noci di capesante alla plancia con lardo di montagna, prezzemolata, passata di cicerchie e maionese al corallo; sformatino di patate e RISTORANTE SANTABBONDIO Via Fomelino 10 CH-6924 Sorengo Tel. +41 (0) 91 993.23.88 www.santabbondio.ch

ricotta di capra in delicata “bagna caoda” e chips di reggiano; Risotto mantecato al Martini dry, limone verde e code di gamberi rossi marinati all’aceto; Ravioli del “plin” ripieni di vitello, al sugo d’arrosto e timo; Brodetto di scorfano e gallinella di mare al finocchietto selvatico, patate, broccoli verdi e sfoglie di pane; Carré d’agnello in crosta di pane alla senape, carciofi alla mentuccia, patate rosolate al rosmarino, salsa al Merlot; Crema bruciata al cardamomo verde e composta di frutta esotica. Naturalmente queste sono

solo alcune delle proposte di una carta che cambia stagionalmente secondo gli arrivi sul mercato, garanzia di un gusto autentico e di una piena soddisfazione.

01 Da sinistra: Aaron Morosoli gerente, Patrizia Morosoli co-titolare, Moreno Morosoli consulente cantina, Gianni Boccardo co-titolare

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TURISMO / AGENZIA TURISTICA TICINESE

La consulenza personalizzata si fa strada 01

FAVORIRE UNA MIGLIORE SINERGIA TRA LO SVILUPPO DEL PRODOTTO TURISTICO E LE ATTIVITÀ DI MARKETING. È CON QUESTO OBIETTIVO CHE L’AGENZIA TURISTICA TICINESE (ATT), IN COLLABORAZIONE CON L’UFFICIO PER LO SVILUPPO ECONOMICO DEL DIPARTIMENTO DELLE FINANZE E DELL’ECONOMIA (DFE), NEL 2016 HA INTRODOTTO UNA NUOVA FIGURA PROFESSIONALE: L’HOSPITALITY MANAGER. SI TRATTA DI UN PROGETTO INNOVATIVO CHE RAPPRESENTA UNA PRIMA A LIVELLO SVIZZERO.

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01 Emanuele Patelli 02 Elia Frapolli

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iù di 100 hotel visitati, oltre 200 incontri con i vari partner turistici e 4 progetti di collaborazione tra alberghi già avviati. A poco più di un anno dall’inizio del suo mandato l’Hospitality manager è già diventato un punto di riferimento per molti operatori. Tra i compiti affidatigli ne spiccano quattro: consigliare gli albergatori su come rinnovare le proprie infrastrutture, fornire consulenza sulle nuove strategie di vendita e di comunicazione online, dare avvio a sinergie tra strutture alberghiere e promuovere la formazione continua. Gli alberghi sono l’asse portante del settore turistico. In Ticino vi sono operatori che brillano per eccellenza, mentre altri faticano a stare al passo coi tempi perché sono rimasti ancorati a un modo di fare turismo che a suo tempo ha fatto la fortuna del settore ma che oggi non è più attuale. Un’analisi degli alberghi ticinesi commissionata dal DFE alla Società svizzera di credito alberghiero ha dimostrato come solo il 30% delle circa 80 strutture analizzate è realmente competitiva sul mercato. Delle restanti, ol-

tre ad un 15% che è considerato senza reale potenziale economico, il 55% è rappresentato da strutture con interessanti potenzialità ancora inespresse. Gli alberghi di quest’ultima categoria si trovano dunque ad un bivio: o riescono ad adattarsi alle attuali dinamiche di mercato e a migliorare la qualità delle loro prestazioni oppure rischiano di accumulare lacune incolmabili. «È

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proprio in seguito a questa indagine che è nata l’idea di introdurre una nuova figura professionale in grado di offrire consulenze personalizzate gratuite agli albergatori – sottolinea Elia


TURISMO / AGENZIA TURISTICA TICINESE

Frapolli, direttore di Ticino Turismo –. Per essere competitivi sul mercato nazionale e internazionale dobbiamo poter disporre di un prodotto di qualità, senza il quale anche la migliore campagna marketing non avrà alcuna possibilità di avere successo». Tramite la Legge sul turismo (LTur) del 25 giugno 2014, il Governo ha stanziato un credito quadro di 12 milioni di franchi per il quadriennio 2015-2018. Il contributo finanziario è principalmente destinato agli investimenti alberghieri e nelle infrastrutture turistiche, sotto forma di sussidio a fondo perso o di mutuo agevolato. «L’Ufficio per lo sviluppo economico valuta molto positivamente il lavoro svolto dall’Hospitality manager che, grazie alle sue intermediazioni, eseguite con grande professionalità, ha migliorato la conoscenza delle misure a sostegno del settore e facilitato l’inoltro di nuove domande di sussidio, presentate da subito in modo ottimale – afferma Valesko Wild, Capo dell’Ufficio per lo sviluppo economico del Cantone Ticino –. Inoltre, questa figura si inserisce perfettamente nella strategia di sostegno al settore turistico, che tra i suoi obiettivi ha anche quello di aumentare le competenze degli attori grazie a programmi di qualificazione, di professionalizzare le aziende turistiche con la messa a disposizione di competenze specifiche e di favorire la nascita di nuove aziende turistiche innovative. Tutte azioni che

possono essere finanziate in ambito di politica economica regionale». Molti i progetti portati a termine nel corso del 2016 da questa figura professionale che rappresenta una prima a livello svizzero. Tra i più significativi, oltre alle consulenze personalizzate, è da segnalare la creazione di una sinergia tra quattro strutture alberghiere in Vallemaggia che hanno assunto, con un contratto unico, una persona responsabile per il marketing e la comunicazione online. Proprio perché ritenuto molto valido, il progetto ha ottenuto un importante finanziamento dall’Ente Regionale per lo Sviluppo del Locarnese e Vallemaggia. «In futuro sarà importante continuare a incentivare questo tipo di collaborazioni fra alberghi in vari ambiti, soprattutto nelle regioni periferiche”, sottolinea l’Hospitality manager Emanuele Patelli». Nel 2016, per la prima volta, il Ticino ha ospitato l’Expertenforum Input di Hotelleriesuisse e il primo Direct Booking Camp, introducendo un modello di formazione del tutto nuovo. I due appuntamenti hanno registrato oltre cento presenze in totale: un record alle nostre latitudini. Nonostante questi risultati positivi e incoraggianti, molto lavoro resta ancora da fare. «Circa il 35% delle strutture che ho visitato non dispone ancora di sistemi di prenotazione diretta sui propri portali – commenta Patelli -. È un peccato perché perdono l’opportunità di aumentare i ricavi incentivando le prenota-

zioni dirette sul sito del proprio hotel senza dover passare per gli intermediari, che richiedono commissioni elevate. Il 50% degli albergatori non usufruiscono ancora delle ultime tecnologie che permettono di automatizzare le procedure con l’obiettivo di ottimizzare la strategia di distribuzione online sui vari canali di vendita”. Per questo motivo, tra gli obiettivi prioritari per il 2017, vi è quello di organizzare nuovi corsi di aggiornamento rivolti agli albergatori». Per informazioni: www.hospitality.ticino.ch

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TURISMO / OTR MENDRISIOTTO E BASSO CERESIO

Realtà aumentata per scoprire il villaggio medievale di Tremona UN PROGETTO INNOVATIVO PERMETTE AI VISITATORI DI CAMMINARE LUNGO I VIOTTOLI DI QUESTO SPLENDIDO VILLAGGIO MEDIEVALE, GUARDANDO IL PASSATO CHE SI SOVRAPPONE AL PRESENTE E ASCOLTANDO UN RACCONTO CHE SI TRASFORMA IN UNA VERA ESPERIENZA EMOZIONALE E DIDATTICA.

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l progetto di valorizzazione del sito archeologico di Tremona-Castello è frutto di molti anni di lavoro e di un’intensa e proficua collaborazione tra diversi attori, tra questi l’Ufficio dei Beni culturali cantonale, che ha sostenuto la città di Mendrisio e l’Associazione Ricerche Archeologiche del Mendrisiotto (ARAM) con l’obiettivo di realizzare il primo parco archeologico cantonale. Nel settembre 2016 la città di Mendrisio ha così inaugurato sul sito di Tremona-Castello, il primo parco archeologico ticinese e all’interno del suo perimetro sono state posate una decina di tavole con brevi testi e disegni che illustrano la vita del villaggio medievale. Queste le principali informazioni riferite ad un importante

attrattore turistico-culturale che è stato, in primis, realizzato grazie al lavoro dei volontari di ARAM e poi dalla volontà della città di Mendrisio, che ha saputo portare a compimento e ha finanziato quest’importante progetto, dirigendo i lavori di un gruppo di lavoro composto dai partner sopraindicati, oltre che dall’Organizzazione turistica regionale e dal patriziato di Tremona, proprietario del fondo. Da settembre 2016 il parco archeologico è già stato visitato da moltissime persone, ma per il gruppo di lavoro è chiaro che il progetto è lungi dal potersi dire terminato. Nel maggio 2016 l’Organizzazione turistica regionale ha presentato il filmato del villaggio medievale di Tremona-Castello, una ri-


TURISMO / OTR MENDRISIOTTO E BASSO CERESIO

costruzione in 3D, realizzata con l’obiettivo di rendere “visibile l’invisibile” e suscitare l’attenzione del pubblico per il parco. L’idea della OTR era però quella di realizzare una vera esperienza turistica sul sito, utilizzando le nuove tecnologie, per sostenere i visitatori nella scoperta del parco. Questa sua visione è stata sposata appieno dal gruppo di lavoro ed in particolare dalla città di Mendrisio, che ha compreso l’importanza di trasmettere informazioni scientificamente corrette, ma anche immagini che semplifichino i messaggi e che riescano a trasmettere vere emozioni, raggiungendo così lo scopo di creare una vera attrazione turistica. Archeologia e innovazione, un connubio in merito al quale anche l’UBC e ARAM si sono trovati d’accordo, consapevoli dell’importanza di attirare un grande pubblico a Tremona e non solo un pubblico di specialisti o di nicchia. La qualità delle immagini ricostruite per realizzare il filmato in 3D è frutto dell’abilità del disegnatore-grafico Elia Marcacci e della consulenza scientifica di ARAM. Materiale quindi prezioso che si è ritenuto potesse essere la base per la strutturazione di un progetto di “realtà aumentata”, innovativo e corag-

gioso, il primo nel suo genere in Svizzera. Per trasformare la visione in realtà, il gruppo di lavoro ha quindi cercato un partner che padroneggiasse competenze legate ad ambiti tecnologici ed allo story telling, riconoscendo in Capitale Cultura/ArtGlass il partner di rinomata importanza internazionale che é in grado di tradurre l’idea in una vera offerta, un vero prodotto turistico-culturale. A questa società, che ha già raccolto ottimi successi con l’implementazione di progetti di realtà virtuale in diversi luoghi, è quindi stato affidato il compito di tramutare la visione in realtà e di realizzare uno story board con immagini e testi narrativi che accompagnino l’esperienza del visitatore al parco, indossando gli speciali occhiali tecnologici. Il progetto è assolutamente innovativo ed unico nel suo genere in Svizzera. Di fatto l’ambizione è quindi ora quella di attirare, oltre al pubblico interessato al parco, anche quel pubblico curioso ed attento alle proposte tecnologiche in ambito turistico che potrebbe quindi risultare un nuovo pubblico per un parco archeologico. Si tratta quindi di una grande opportunità per divulgare gli interessanti contenuti scientifici del parco, di un trampolino di lancio che proietta questa visita nel panorama

delle “esperienze” da vivere. Dal 25 maggio sarà quindi possibile visitare il parco archeologico di Tremona in solum, supportati dai pannelli didattici presenti sul sito, accompagnati da una guida che può essere prenotata contattando l’OTR, oppure noleggiando gli occhiali della EPSON Moverio personalizzati col software proprietario di ArtGlass, presso l’InfoPoint che sarà aperto al pubblico presso la ex-casa comunale di Tremona. Gli occhiali disponibili sono 25 pezzi e dopo averli ritirati all’Infopoint, che si trova poco prima del sentiero che sale in direzione del parco, saranno da indossare a partire dal punto in cui si trova il primo pannello didattico. Da qui e con indosso gli occhiali, la visita sarà accompagnata da immagini ed informazioni che si sovrapporranno a ciò che chiunque può comunque vedere quando entra nel perimetro del parco. La visita con gli occhiali è consigliata a persone adulte. Il software all’interno degli occhiali permetterà ai visitatori di scoprire e di vedere con i propri occhi molto di ciò che oggi non è più visibile, aiutandoli a tornare nel Medioevo per comprendere come si viveva nel villaggio. I testi degli occhiali sono stati realizzati da editori specializzati e si basano sui contenuti del testo scientifico di riferimento supervisionato da ARAM e UBC, mentre le immagini ricostruite in 3D sono quelle fornite dall’OTR e la tecnologia di Capitale Cultura/ArtGlass. L’Infopoint presso la ex casa comunale di Tremona sarà aperto regolarmente nei giorni di giovedi, venerdi, sabato, domenica dalle 11.00 alle 18.30, dal 25 maggio al 31 ottobre 2017. Inoltre sarà ininterrottamente aperto tutti i giorni nei periodi di vacanza compresi nei periodo che vanno dal 13 luglio al 20 agosto, dal 5 al 22 ottobre e dal 26 al 31 ottobre. Per informazioni: Tel. 058 688 32 02 www.parco-archeologico.ch TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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TURISMO / MONTE SAN SALVATORE

Un Pan di Zucchero in Ticino ESISTE UN PAN DI ZUCCHERO TICINESE CHE È ALTO PIÙ DEL DOPPIO RISPETTO A QUELLO BRASILIANO: E DA QUALSIASI PARTE SI VADA A POSIZIONARSI PER OSSERVARLO, MONTE SAN SALVATORE RICORDA IN MANIERA IMPRESSIONANTE IL FAMOSISSIMO RILIEVO NELLA BAIA DI GUANABARA A RIO.

DI MAURIZIO CASAROLA

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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ià dalla seconda metà del XIX secolo i luganesi capirono la bellezza e la particolarità di questa montagna che sovrasta il capoluogo del Ceresio e in qualche modo, anticiparono l’idea messa in atto dai carioca nel 1912. A Rio de Janeiro ogni giorno da centocinque anni, le migliaia di turisti che anelano raggiungere i 396 metri della cima del “Pao de acucar” fanno la fila per accedere alla funivia che li porterà in vetta. L’inizio della costruzione del collegamento con la funicolare da Lugano al luogo più panoramico del territorio, è datato 1888. Da Paradiso al Monte San Salvatore Fu in un primo tempo il fiorentino Stefano Siccoli a proporre il progetto di una funicolare che partendo dalla località di Paradiso, doveva arrivare in vetta al Monte San Salvatore; là dove si recavano i pellegrini nei secoli passati per meglio avvicinarsi al Figlio di Dio. L’idea non fu corroborata da successo, ma venne ripresa nel 1885 dall’avvocato luganese Antonio Battaglini che ebbe maggior fortuna del suo predecessore. Dopo due anni di lavori, il mercole-

dì 6 marzo 1890 venne inaugurata la linea della funicolare Paradiso-San Salvatore. Dal piazzale del comune/enclave nel territorio di Lugano, partono ogni mezzora (nel periodo estivo dalle 9 del mattino fino alle 23 della notte) le carrozze con destinazione la vetta del San Salvatore. Dopo 10/12 minuti di viaggio, comprensivi del cambio vettura nella stazione intermedia di Pazzallo, si arriva a poco meno di 900 metri di quota appena sotto la vetta del monte più amato dai luganesi. La partenza di questo itinerario, che va alla scoperta di uno dei più bei luoghi di tutto il territorio del luganese, può ragionevolmente essere fissato nella piazza della stazione della funicolare di Paradiso. Potrete trovare parcheggio per la vostra automobile nel posteggio privato di fronte all’impianto della società anonima che gestisce la Funicolare Lugano Paradiso-Monte San Salvatore da centodiciassette anni. Per i non luganesi che intendessero arrivare alla funicolare con un mezzo diverso dall’automobile, è bene sapere che la vicina stazione ferroviaria di Paradiso in via Carona è in fase di ammodernamento, ma sarà di nuovo fruibile all’accesso del


SEZIONE / TITOLETTO

pubblico entro il mese di dicembre. Comunque, per coprire a piedi la distanza dalla stazione dei treni di Lugano con la piazza della funicolare di Paradiso, sono necessari non oltre quindici minuti. Un’altra soluzione è quella di arrivare in battello, magari prendendolo da Melide, aggiungendo così una piacevole navigazione sul Ceresio che poi vedrete in tutta la sua magnificenza dalla vetta del monte. Per quale altra ragione acquistare un biglietto della funicolare di Monte San Salvatore, oltre che per ammirare indimenticabili paesaggi? Lo scoprirete solo salendo su una delle vetture. Lasciatevi quindi trasportare sul crinale della montagna lungo i 1660 metri complessivi della linea, senza perdervi l’opportunità di scoprire la città di Lugano da una angolazione mozzafiato: quella che vedrete percorrendo alcuni tratti con il 61% di pendenza. La vetta L’altimetria del Monte San Salvatore segna 912 metri sopra il livello del mare, non corrispondente però con quella della stazione d’arrivo delle funicolari. Dal momento in cui uscirete dalle vetture sarete un poco più sotto rispetto alla vetta. Ciò che si consiglia è di salire immediatamente sulla cima, andandosi a godere la vista incomparabile. Lo spettacolo è veramente unico. Prima ancora di contemplare il paesaggio, potrete dedicare una visita alla chiesetta di San Salvatore dove ogni anno si festeggia la ricorrenza religiosa dell’Ascensione. Spaziate con lo sguardo a 360° e avrete l’impressione di poter toccare con mano luoghi che da sotto appaiono lontanissimi. Il “Fiore di pietra”, opera magistrale dell’architetto Mario Botta, appare trionfalmente sulla vetta del Monte Generoso e mentre la sagoma particolare del Ceresio si dipanerà sotto gli occhi, potrete idealmente raccogliere nel palmo della vostra mano la città di Lugano assieme a tutte le sue frazioni sparse. La parte italiana del Lago di Lugano

con Valsolda e Porlezza, Campione d’Italia, la vetta della Sighignola, il Monte Bre, Ponte Tresa e le valli del Varesotto, nonché Capolago, il pontediga di Melide e il Monte San Giorgio, compongono un angolo paradisiaco. Se visiterete la vetta del Monte San Salvatore durante una bella giornata di sole, aguzzando la vista riuscirete addirittura a scorgere le sagome dei grattacieli di Milano. Tornando con i piedi per terra (in tutti i sensi, perché prima o poi dovrete pur ridiscendere da quel luogo fantastico) percorrete la strada a ritroso e scoprirete una delle tante realizzazioni create dall’infaticabile e vulcanico Felice Pellegrini: direttore della società Monte San Salvatore Top of Lugano. Dove una volta c’era l’ospizio per i poveri e i viandanti, oggi sorge un museo disposto su due piani. All’ingresso è da non perdere la collezione di oggetti d’arte religiosa della “Arciconfraternita della Buona morte” e quando avrete salito la rampa di scale, potrete erudirvi su altre differenti tematiche. Nella prima sala c’è una collezione di materiale geologico a carattere didattico dedicata ai fossili e minerali, in quella attigua si parla di speleologia, mentre il pezzo forte è presentato nella terza stanza. Si parla infatti dello studio dei fulmini e del centro di ricerca che ebbe la sua sede proprio nel vecchio ospizio, rimanendo attivo fino a qualche decennio fa. Continuando la discesa al piazzale della funicolare, osservate il percorso espositivo permanente dedicato al manifesto turistico con i pannelli illustra-

tivi che questa estate focalizzeranno sulla storia della funicolare. Infine fiondatevi al ristorante Vetta. La passeggiata Concedetevi un meritato momento di relax, degustando piatti e vini di qualità. Grazie alla preziosa collaborazione dei gestori del ristorante con la società della funicolare, è oggi possibile concordare alla stazione di Paradiso un biglietto cumulativo molto conveniente. Ad un prezzo modico, potrete permettervi la salita e la discesa con la funicolare assieme a uno stuzzicante pranzo al “Vetta”. Durante l’estate si festeggerà il passaggio del 18milionesimo passeggero sulla funicolare da quando nel 1890 cominciarono le prime corse. Un risultato di cui andar fieri. Dopo la salita alla vetta, aver assaporato le prelibatezze eno-gastronomiche ed essersi eruditi attraverso le tante esposizioni, sarà arrivato il momento di affrontare l’escursione a piedi. Premunitevi di buone calzature per camminare in montagna e inforcate il sentiero che porta a valle. Scoprirete così che i percorsi lungo i sentieri del Monte San Salvatore non riservano soltanto la contemplazione di paesaggi imperdibili; offrono anche la possibilità di vivere la natura in tutta la sua bellezza. Alla località di Ciona, dove giungerete dopo circa mezzora di cammino, troverete la strada asfaltata e sarà quello il momento in cui dovrete decidere come proseguire. Le possibilità sono diverse: la prima è quella di tornare in vetta se avrete acquistato TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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TURISMO / MONTE SAN SALVATORE

un biglietto a/r con la funicolare. Se sarete determinati a camminare più a lungo, sceglierete la strada a destra per Carabbia, Pazzallo e infine Paradiso. Oppure se deciderete di proseguire oltre per Carona, potrete scendere dalla parte sinistra del paese, ritrovandovi in circa 50 minuti a Melide. Gli ancor più determinati ad una lunga marcia nella natura della montagna, giungeranno sul Ceresio passando per San Grato, l’Alpe Vicania e il Castello di Morcote.

UN CASTELLO, IL NONNO E SUA NIPOTE É impossibile non notarlo, specialmente se lo si osserva dalla sponda del Ceresio dove si specchiano nel lago i paesi di Brusino Arsizio e Porto Ceresio. Il Castello di Morcote che fu dei Visconti e degli Sforza, circondato dai vigneti, troneggia maestoso sulle falde del Monte San Salvatore che volgono all’Italia. Come poteva, un uomo che traeva le sue origini da una terra di vino, castelli, arte e storia come la città di Sarzana, non innamorarsi di quella rocca fra i terrazzamenti sul promontorio dell’Arbostora? Massimo Gianini non resistette alla tentazione di cullare un sogno, che divenne realtà quando nel 1940 acquistò il castello assieme a diversi ettari di terreno dalla famiglia Paleari. Agli inizi degli anni ’90 incominciò la produzione e l’imbottigliamento del primo Merlot; il più classico dei vini del Ticino. L’avventura fra le vigne della famiglia Gianini continuò per del tempo, fin quando all’uscio del portone del castello non si affacciò Gabi, una delle nipoti di Massimo. Quella bella ragazza di alcuni anni fa, è oggi una splendida donna innamorata dei suoi tre figli e del mondo del vino, che ha preso in mano le redini di una piccola realtà, trasformandola nella Tenuta Castello di Morcote; un’azienda all’avanguardia nella produzione di nettare di Bacco d’eccelsa qualità. Con il fondamentale apporto dell’enologo Michele Conceprio, l’intraprendente Gabi Gianini crea prodotti che hanno la peculiarità di nascere grazie all’impegno, cura e passione profusa ogni giorno in vigna. Per scelta aziendale, dal 2009 si decise di produrre solamente con uve BIO e questo denota la determinazione a voler creare vino d’eccellenza. I risultati si apprezzano degustando gli ottimi Castello di Morcote Bianco e il Bianca Maria, che sono Merlot vinificati in bianco come tradizione ticinese vuole. Prodotti di punta, i grandi rossi Castello di Morcote e il Riserva. Fiore all’occhiello della tenuta, i 91 + points accreditati da Robert Parker al Pio della Rocca 2014. La produzione di questa quintessenza, fatta con Merlot al 75% e Cabernet Sauvignon

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al 25%, è passata nelle mani sapienti di Michele Conceprio e Gabi Gianini, che ha rilevato gli ettari di vigne in Malcantone precedentemente di proprietà di Adriano Kaufmann. Oltre al riconoscimento di Parker, il Pio della Rocca delle annate 2008-2011-2014 è stato presentato nella selezione e archivio dei 60 migliori vini svizzeri alla Memoire des Vins Suisses, tenutasi a Berna lo scorso mese di marzo.


A PIEDI AL MONTE SAN SALVATORE Di Alessandro Stella, Direttore di Lugano Turismo Camminare è sicuramente uno dei must della Regione del Luganese. Il paesaggio suggestivo con le sue ampie vallate, laghi cristallini e montagne all’orizzonte, è la location ideale per passeggiate di ogni tipo. Scoprire la regione non è mai stato più facile grazie ai Sentieri Tematici che la regione propone anche quest’anno e che permetteranno a tutti i visitatori di camminare in totale relax immersi in scenari mozzafiato. Non tutti i sentieri consistono in una prova di resistenza, anzi, spesso in una manciata di chilometri potrai scoprire boschi, valli incantate di imparagonabile bellezza e da poter condividere con tutta la famiglia. Tra questi sicuramente vi sono le passeggiate al Monte San Salvatore, uno dei punti panoramici mozzafiato della nostra regione, grazie alla vista a 360 gradi che è possibile godere dalla sua vetta. Grazie alla funicolare che collega le pendici alla sommità del monte, i visitatori trovano in vetta un ristornate con ampia terrazza e un rinnovato spazio panoramico, che grazie alla posa di pannelli didattici con riproduzioni di cartine geografiche satellitari, permette di approfondire la conoscenza delle valli circostanti. Per gli amanti della cultura, il Monte San Salvatore offre anche museo, situato negli spazi dell’antico ospizio che dava ricovero ai poveri e ai viandanti in pellegrinaggio. Attualmente l’esposizione presenta due aspetti del Monte, quello geologico-speleolo-

gico e quello religioso, oltre ad una piccola mostra dedicata al significato storico dei temporali e alla ricerca dei fulmini. Un mio personale consiglio è quello di sfruttare, da fine maggio a metà ottobre, la visita guidata che si ripete ogni mercoledì mattina. Si avrà così modo di scoprire, in meno di 3 ore, questa montagna, la cui forma ricorda il più famoso “Pan di zucchero” di Rio de Janeiro, assaporandola da tutte le prospettive. Si parte dal lungolago, con le classiche tappe culturali e artistiche al LAC e alla Chiesa di Santa Maria DegliAngioli, per poi salire in funicolare e raggiungere la vetta panoramica. Se avete a disposizione una mezza giornata, potete invece avventuravi seguendo l’escursione che dal Monte san Salvatore porta direttamente a Carona. Il sentiero panoramico che scende dal San Salvatore porta dapprima al grazioso paese di Ciona, tra piante e fiori, su un terreno all’inizio particolarmente roccioso. Si prosegue su un tracciato pianeggiante, immerso nella frescura del bosco, per raggiungere Carona, uno dei più tipici villaggi ticinesi, noto per la sua architettura e per il Parco botanico San Grato, raggiungibile in pochi minuti a piedi dal centro del paese e che proprio quest’anno festeggia il suo 60° anniversario, proponendo un ricco programma di eventi che si protrarrà fino alla fine d’ottobre.

BENVENUTI

IN PARADISO

Dal 1890 vi portiamo da Paradiso in Paradiso… e ritorno

w w w. montesansalv atore.c h


TURISMO / COSTA RICA

Il Paese più felice al mondo DI PAOLA CHIERICATI

VIAGGIO NELLA “PURA VIDA” ALLA SCOPERTA DELLA BELLEZZA DI UN PAESE CHE SECONDO LO STUDIO REALIZZATO E PUBBLICATO NEL 2009 DALL’ORGANIZZAZIONE NON GOVERNATIVA “THE NEW ECONOMICS FOUNDATION (NEF)” È IL LUOGO IN CUI CI SI SENTE “I PIÙ FELICI AL MONDO” E IN ARMONIA CON L’AMBIENTE.

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iù dell’85% degli abitanti si dichiara “felice di vivere” nel paese latino-americano. I criteri presi in considerazione in questo studio tengono conto del grado di soddisfazione degli abitanti, ma anche della speranza di vita e delle politiche condotte in favore dell’ambiente in ciascun Paese. Arrivandoci come turista la sensazione di essere in un Paese felice è del tutto confermata. “Hola... Pura vida” e la gente ti sorride. Chissà se anche Cristoforo Colombo venne accolto con lo stesso spirito nel lontano 1502 quando sbarcò proprio qui. Verde rigoglioso, spiagge da cartolina, paesaggi incontaminati, foreste, animali in totale libertà. Ma anche istruzione, regole, sicurezza, burocrazia e buon cibo. Basta pensare che viene chiamata la “Svizzera del Centro America”. Perché se

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qualcuno pensa di atterrare nella Repubblica del Costa Rica e di trovare una nazione che vive a stento di turismo, si sbaglia di grosso. Senza dubbio è il paese con la maggiore stabilità economica e politica dell’America Latina e i fondi precedentemente assegnati all’esercito, abolito nel 1949, sono stati destinati a salute ed educazione. Per questo e altri motivi ci sono oggi molte opportunità di business in Costa Rica. Con una popolazione di 4,4 milioni di abitanti, la nazione centroamericana promuove l’economia verso la diversificazione e la creazione di prodotti di alta tecnologia, dispositivi medici, servizi e turismo, aspetti che hanno contribuito alla crescita economica. Oggi il Paese è riconosciuto come uno dei 30 principali esportatori di prodotti high-tech. Gli investitori stranieri sono attratti

dalla stabilità economica e politica, dagli alti livelli di istruzione e più di 200 multinazionali hanno scelto di operare da questa nazione. Straordinarie diversità ambientali Situato nella parte meridionale dell’America Centrale, tra l’Oceano Pacifico e il mare dei Caraibi, il Costa Rica conosce una diversità stupefacente di microclimi, regionali o anche locali ed è caratterizzato dall’alternanza tra una stagione secca, da dicembre ad aprile, ed una stagione umida, da maggio a novembre. Questo clima favorisce la coltivazione di banane, ananas e caffè, prodotti che inizialmente hanno giocato un ruolo cruciale per lo sviluppo del Costa Rica. La natura la fa comunque da padrone: si contano infatti più di 600 specie di piante, 230 animali, 760 specie di uccel-


li, oltre 1.300 specie di alberi, più di 800 specie di felci, oltre 1.000 specie di orchidee e tutto è conservato e protetto dal sistema del Parco Nazionale che è responsabile per preservare le meraviglie naturali di questo Paese. Una capitale cosmopolita La lingua ufficiale è lo spagnolo e il colon la moneta di riferimento. Il cuore nevralgico del Costa Rica è la sua capitale: San José. L’atmosfera che si respira qui è cosmopolita e vagamente nordamericana, per le gallerie di negozi, i grandi magazzini e le catene di fast food presenti. La città offre anche diversi musei, caratteristici mercati e ottimi ristoranti; gemellata con Madrid, è servita dall’Aeroporto Internazionale Juan Santamaría.

La protezione della natura Trasferendosi da San José verso i Caraibi, si può ammirare tutta la biodiversità del territorio, passando per il Parco Nazionale Braulio Carrillo, il parco più esteso del Costa Rica. Percorrendo ancora qualche ora di auto di può raggiungere anche il Parco del Tortuguero, sulla costa caribica in provincia di Limon. Salendo poi a bordo di un’imbarcazione si può navi-

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gare attraverso i canali di Tortuguero, immergendosi in una varietà di flora e fauna di una bellezza mozzafiato. Il Parco protegge una ricca fauna esotica e molte specie di animali, comprese quelle che hanno dato il suo nome, le tartarughe. Accompagnati da una guida, si possono scoprire un santuario tropicale per più di 300 diverse specie di uccelli e un habitat naturale per una straordinaria varietà di fauna selvatica, come le scimmie, i coccodrilli, i giaguari, i bradipi e le iguane. Per il pernottamento in questa località, si consiglia una struttura alberghiera molto curata e a conduzione familiare, composta da 50 Bungalows e a soli 10 minuti di barca dal Parco di Tortuguero. Di fronte a una splendida rete di canali, Evergreen Lodge ( 01 ) è immerso nella foresta, i lodge sono costruiti su palafitte, nella vegetazione e sono collegati da passerelle. Da luglio a settembre, a pochi minuti dall’hotel, si può godere di un’esperienza indimenticabile e osservare la nidificazione della Tartaruga verde sulle spiagge della cittadina di Tortuguero.

Ma il fenomeno della deposizione delle uova da parte delle tartarughe marine, in Costa Rica, è frequente un po’ in tutte le spiagge, sia sul lato dell’oceano Atlantico che in quello del Pacifico. Vulcani e acque termali Trasferendosi poi ad Arenal, zona montuosa del Costa Rica, nella regione ricoperta dalla foresta pluviale di Fortuna de San Carlos, nel centro-nord del Paese, si possono conoscere le migliori acque termali del mondo a Tabacon. E a pochi chilometri di distanza rimanere affascinati dall’imponenza del vulcano 03

Arenal, il tutto immersi in una vegetazione lussureggiante e spettacolare. È singolare pensare che dopo oltre 400 anni di inattività, il vulcano Arenal ( 02 ) eruttò nel 1968; oggi è uno dei 10 vulcani più attivi al mondo, sebbene sia del tutto innocuo. L’imponenza del vulcano è ben visibile dal Tabacon Grand Spa & Thermal Resort (03), un vero paradiso per TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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TURISMO / COSTA RICA 04

gli amanti del benessere, le cui camere valorizzano al meglio questo scenario spettacolare. O è anche visibile dall’Arenal Hotel Kioro Suites & Spa, situato su una collinetta in posizione panoramica proprio di fronte al vulcano stesso, ben osservabile attraverso le enormi vetrate del ristorante. Avventura all’aria aperta Chi ama il brivido può cimentarsi invece nel canopy o sky trek organizzato da Sky Adventures Arenal Park, tra le attrazioni sportive di maggiore richiamo oltre al rafting, al surf, alla canoa e al quad; si indossa un’imbragatura, si sale sulle pendici per una ventina di minuti grazie a una seggiovia, si scende individualmente, appendendosi a carrucole che scivolano

Per chi invece predilige attività meno adrenaliniche, ci sono numerosi luoghi dove è possibile rilassarsi in un ritiro di yoga in mezzo alla natura e in molte spiagge viene offerta la possibilità di fare lezioni o sedute di yoga guardando il mare. Per chi è più esperto in questa disciplina, vi è la possibilità di lanciarsi nell’esperienza di fare yoga sopra una tavola di paddle surf, galleggiando sull’oceano.

a valle lungo sette tratti di cavo sospeso sulla foresta, a un’altezza variabile tra i 70 e i 200 metri. Con un panorama mozzafiato di foresta pluviale, lago e vulcano, è un’esperienza indimenticabile, in tutti i sensi, anche se è più tranquillo inerpicarsi lungo uno degli innumerevoli e ben segnati percorsi di trekking, tra cascate imponenti e ponti sospesi sulla foresta. 05

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Il mare e le spiagge Trasferendosi sul mare del Pacifico, nella provincia di Guanacaste, si trova il clima migliore di tutta la Costa Rica: il mare è limpidissimo, eccezionalmente pescoso, le spiagge sono candide e la zona è ricca d’allevamenti di cavalli che circolano liberi per le verdi campagne di Potrero. Flamingo e Potrero sono in una posizione geografica invidiabile, si affacciano su quattro baie di sabbia bianca, protette da isolotti tropicali dove è possibile fare snorkelling ed ammirare pesci tropicali, mante o tartarughe marine. Le notti sono tiepide e rinfrescate da una piacevole brezza oceanica. La sua luna è talmente grande da sembrare vicinissima e non resterete al buio, le sue stelle sono talmente tante che non vi basterà una notte per contarle tutte. A Playa Nosara, più a sud, è situato Lagarta Lodge ( 04 ), con ventisei confortevoli ed eleganti junior suite con veranda e una magnifica vista, due piscine a bordo sfioro, jacuzzi, centro termale, una galleria d’arte e aree per seminari ed eventi. Un hotel adatto per chi ha bisogno di relax e di privacy. Rientrando poi a San Jose, il Marriott Hotel Courtyard Escazù ( 05 ) è quella struttura che vi può ospitare in un clima disteso ma di respiro internazionale. A partire da maggio di quest’anno la compagnia aerea svizzera Edelweiss ha inserito un volo diretto da Zurigo a San José, un ulteriore motivo per indurre a visitare questo Paese dalle mille sfaccettature.


COSTA RIC COSTA RICA Costa Rica vuol dire sole, mare, caldo...ma soprattutto vuol dire natura. Ed è proprio a questa splendida realtà che noi di Costa Rica Top Tours guardiamo e dedichiamo la maggior parte della nostra programmazione. Attraverso una serie di tours escursionistici appositamente studiati e perfettamente organizzati, vi condurremo alla scoperta dei suoi tanti Parchi Nazionali, Riserve scope Biologiche e Refugi Forestali.

Un microcosmo di superba bellezza che renderà indelebile il ricordo della vostra vacanza. E poi ancora: escursioni ai tanti vulcani come l´Arenal, considerato tra i più belli del mondo; emozionanti discese i rafting; passeggiate a cavallo; crociere nelle isole; immersioni subacquee alle barriere corlline; pesca d´altura; tours storico-culturali del paese. Il modo migliore per capire, apprezzare e godere le mille sfumature di questa meravigliosa esplosione di colori e di vita che è la Costa Rica

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Tutti i colori del mare

LA COLLEZIONE DI OROLOGI BUCHERER BLUE EDITIONS SI ARRICCHISCE ORA CON L’ARRIVO DEL NUOVO MODELLO BLACK BAY BRONZE BLUE ED È ARRIVATA CON TUDOR A COMPRENDERE BEN 15 MODELLI CHE SODDISFANO LE ESIGENZE DEI PIÙ RAFFINATI E COMPETENTI APPASSIONATI DI OROLOGI.


LUSSO / BUCHERER

Audemars Piguet

Audemars Piguet

Audemars Piguet

iamo molto lieti di ampliare il nostro esclusivo Bucherer Blue Editions con questo iconico orologio subacqueo - dichiara Patrick Graf, direttore di Bucherer. Il Tudor Heritage Black Bay Bronze Blue incarna estetica, prestazioni e stile di vita ed è disponibile esclusivamente presso i negozi Bucherer». Il bronzo in blu di Heritage Black Bay è la soluzione perfetta per questa col-

lezione Bucherer. Tradizionalmente, il blu è sempre stato infatti il colore “Tudor”. Fu per la prima volta nel 1969 che la manifattura orologiera lanciò il Tudor Oyster Prince Submariner 7021 con quadrante blu. E questo blu è servito da ispirazione per la scelta del tono di colore del nuovo modello. Anche il design stesso – il quadrante e la cupola di vetro – ricorda il primo orologio subacqueo Tudor. Nel 1970, questi orologi furono prodotti in

gran numero per la Marina francese. La scelta di questo metallo, una resistente lega di alluminio e bronzo, consente di formare una patina sottile, unica, che riflette lo stile di vita di chi lo indossa, trasformando il pezzo in un personalissimo oggetto da collezione.

Chopard

IWC

Jaeger-leCoultre

Jaeger-leCoultre

Longines

Longines

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Anche altre prestigiose marche di orologi svizzeri hanno prodotto una serie di modelli speciali in adesione al progetto Blue Editions:

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LUSSO / BUCHERER

H. Moser & Cie

Panerai

Panerai

Audemars Piguet: la manifattura di Le Brasse per il progetto Blue Editions rivisita il suo modello Royal Oak Offshore in 3 versioni: il Royal Oak Tourbillon e il Royal Oak Offshore Chronograf di 37 e 42 mm. Forte del suo energico carattere sportivo e di una solida struttura, questo cronografo gioca sul contrasto tra i contatori blu e il bianco del quadrante, a sua volta ornato da una lunetta incastonata di diamanti.

movimento automatico. Questi orologi vanno ad arricchire la linea “The Longines Master Collection”, la collezione della manifattura svizzera di maggior successo nel mondo.

acciaio e il cinturino in pelle di alligatore blu scuro.

Chopard: per questa collezione propone una rivisitazione del suo iconico orologio da donna Happy Sport, realizzando un’edizione dal tocco chic e sportivo impreziosito da vivaci elementi blu. Longines: dotati di un movimento automatico, i segnatempo Longines Blue Editions sono disponibili in due versioni diverse, di 36 mm con quadrante di diamanti e di 40mm in acciaio con

Jaeger-leCoultre: dal look sottile e delicato, i Master Ultra Thin per Blue Editions, con due versioni in oro rosso e acciaio, sono espressione di una filosofia della purezza, che mira a ridurre all’essenziale le funzioni orologiere e la loro rappresentazione H. Moser & Cie: ecco una esclusiva versione del Venture Small Seconds caratterizzata da uno stupefacente quadrante blu fumé, da una Straumann ® Hairspring blu nonché da un bilanciere blu all’interno del movimento. Carl F. Bucherer: per questa versione del Manero Perpheral il quadrante blu petrolio è stato realizzato creando un intrigante contrasto con la cassa in

Panerai: la manifattura ha pensato a una combinazione totalmente inedita: un esclusivo quadrante blu satinato verticale all’interno di un’iconica cassa Radiomir 1940. Gli appassionati di orologi apprezzeranno la presenza del calibro P4000, il primo movimento automatico Panerai con microrotore decentrato. Piaget: il quadrante di questa esclusiva versione del suo iconico modello Altiplano richiama, in questa versione in oro rosa, l’eleganza di un completo blu da sera. IWC: Portugieser Chronograph costituisce una inimitabile combinazione di un quadrante blu con una cassa in oro rosso. Il quadrante color blu ardesia con la sua lucente finitura soleil crea un sapiente contrasto con i contatori bianchi e le lancette in oro rosso.

BUCHERER SA Via Nassa 56 CH-6900 Lugano

Piaget

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Tudor

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LUSSO / DAMIANI

Un secolo di eccellenza e passione IL SAPER FARE ITALIANO IN GRANDE MOSTRA A MILANO: L’EVOLUZIONE DEL COSTUME ATTRAVERSO I GIOIELLI DAMIANI

È

uno straordinario viaggio nell’eccellenza del made in Italy quello che ha intrapreso oltre novant’anni fa Enrico Grassi Damiani, quando, nel 1924, aprì il proprio laboratorio orafo a Valenza. È un esclusivo viaggio nella storia della creatività italiana, attraverso i segreti dell’alta manifattura, quello che Damiani ha svelato a Milano con una grande esposizione, a Palazzo Reale: un progetto dalla forte valenza culturale che, mettendo in mostra le preziose creazioni della maison per la prima volta riunite insieme, ripercorre le tappe più significative dell’evoluzione del costume italiano. Con un concept espositivo di grande impatto, Damiani ha accompagnato i visitatori proprio alla scoperta del saper fare italiano attraverso i gioielli della maison, che rappresentano una delle più alte testimonianze dell’arte orafa italiana nel mondo. Sono pezzi unici nati dalla passione e dalla sapienza artigianale che il fondatore dell’azienda ha trasmesso ai nipoti, Guido, Giorgio e Silvia Damiani, così come i maestri orafi hanno tramandato alle nuove generazioni.

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LUSSO / DAMIANI

È un patrimonio artistico di eccezionale valore quello presentato da Damiani con un suggestivo percorso, articolato nelle Sale degli Arazzi al Piano Nobile di Palazzo, che un tempo ospitava gli appartamenti Reali. La storia del costume italiano si rivela, epoca dopo epoca, attraverso i gioielli della maison e i capolavori premiati con i più autorevoli riconoscimenti della gioielleria, per poi concludersi con un raffinato e inaspettato tributo alla regina Margherita, prima sovrana dell’Italia unita, che proprio a Palazzo Reale dimorò sovente durante il suo regno. «Con questa importante esposizione, Damiani si riconferma protagonista di spicco della cultura italiana nel mondo e ribadisce il proprio impegno nel preservare e valorizzare l’alta manifattura made in Italy, intesa come strumento necessario per la realizzazione di gioielli artistici di qualità. Damiani è l’unica azienda orafa di respiro internazionale guidata tutt’oggi dalla famiglia del fondatore e questo ci consente di poter attingere a

uno straordinario patrimonio che rende inimitabili le nostre collezioni di preziosi. Con questa mostra vogliamo mettere in risalto la relazione che da sempre intercorre fra la cultura italiana e la nostra storia del costume: un binomio straordinario che realtà come Damiani hanno contribuito a definire», ha commentato Guido Damiani, presidente del gruppo Damiani.

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LUSSO / MODA ESTATE

Un’estate libera da ogni canone 01

PER LA PROSSIMA ESTATE CAPI COMODI, RILASSATI, DOVE IL COLORE E IL MATERIALE RACCONTANO UNO STILE DI VITA. DI VALENTINO ODORICO

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n’estate ricca di stile, colore e voglia di comodità. La bella stagione racconta un bisogno di immediatezza, dove più che l’apparire quello che conta davvero è il vivere, ora e subito. Viaggiare, godersi il sole, scoprire: ecco quindi che le qualità performante di certi tessuti, tagli e strutture, ci permettono d’essere glamour ma allo stesso tempo liberi; lane leggerissime mixate con seta e cotone, maglie che sono una naturale seconda pelle, dettagli sussurrati che raccontano uno stile di vita che punta al rapporto e al contatto con la natura. Una moda fatta di righe, nuance accese, che strizza l’occhio anche al passato, riproponendo canoni tipici degli anni ’60, ’70 e ’90 ma rivisitati in chiave contemporanea. Abiti e creazioni, sia per l’uomo, sia per la donna, che sono compagni perfetti per le


LUSSO / MODA ESTATE 03

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giornate, che regalano quella libertà di movimento che rende piacevole ogni look. Immancabili nel guardaroba le camicie bianche, le scarpe basse e comode, sdoganato il mix dell’abbinamento di doppie fantasie, gli abiti lunghi per la sera, i fiori, i golfini proposti anche in colori inusuali. Grande ritorno dei pantaloni a vita alta, immancabile il giallo presentato in total look, il denim in tutte le sue varianti, il bianco come evergreen sempre attuale, tessuti broccati per gonne e capispalla, la polo o un golfino al posto della tradizionale camicia. Gli accessori spaziano dalle maxi borse perfette per la spiaggia, fino alle micro tra-

colline ideali per la sera; via libera a forme insolite, dettagli preziosi e continua l’enorme successo dello zaino. Bracciali e orologi sono un must per completare il look maschile; orecchini extra long indossati in versione modo sono invece la carta vincente per l’universo femminile. Per chi ama l’eleganza e non puo’ rinunciarvi nemmeno in estate: chiffon, organza, tulle e pizzo sono tutti tessuti e dettagli perfetti per la stagione. Di tendenza anche le trasparenze più o meno evidenti, maglie con insolite aperture create grazie all’uso dei bottoni e il taglio monospalla che torna prepotentemente, riproponendo quella femminilità rock tipica degli anni ’80.

01 Luty Bags 02 SottoMettimi 03 Giorgio Armani 04 Emporio Armani 05 Mario Dice 06 Brunello Barbieri

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LUSSO / HAUTE FUTURE FASHION ACADEMY

Milano ammaliatrice

DI VALENTINO ODORICO E’ ANDATA IN SCENA A PALAZZO VISCONTI LA SFILATA DEGLI STUDENTI DELLA HFFA DI MILANO.

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legante, sognatrice, musa sopraffina di creatività: questa la Milano che viene raccontata attraverso gli abiti realizzati dagli studenti della Haute Future Fashion Academy di Milano. L’essenza di una città racchiusa in una collezione “OPIUM”: emozione, perfetta sintesi di immagine ed immaginazione, vigore e dolcezza, determinazione, eleganza; Milano regina dello stile italiano e della storia dell’alta creatività. Trentasei gli outfit di altissima artigianalità che hanno sfilato, capi ricamati a mano, realizzati durante mesi di lavoro in accademia, perfetti per un red carpet o per eventi di altissimo livello. Un viaggio tra arte e architettura, tra reale e virtuale, che dalla nostalgia dell’Art Nouveau, strizza l’occhio al gotico, e che dal futurismo arriva fino al contemporaneo. Tessuti naturali e pregiati come la seta, lo chiffon, il raso, l’organza; tagli laser riuniti in un gioco perfetto che interpre-

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ta e comprende una visione fresca e una trasformazione costante verso il futuro. Una collezione che coinvolge i sensi non solo di chi la indossa, ma anche di chi la respira: un orizzonte visionario che rigenera e rincuora.


B E L L I N Z O N A ∙ C H I A S S O ∙ LO CA R N O ∙ L U GA N O


Potenza e prestazioni AI MASSIMI LIVELLI

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iamo di fronte a una vettura fuori del comune… «Assolutamente sì. Con i suoi 800 CV, 60 in più rispetto alla F12berlinetta, la 812 Superfast diventa la Ferrari stradale più potente e prestazionale di sempre (ad eccezione ovviamente delle serie speciali in serie limitata che montano però il V12 posteriore). La 812 Superfast apre dunque una nuova era nella storia delle 12 cilindri di Maranello, forte dell’eredità preziosa ricevuta dalle F12berlinetta ed F12tdf. Il 12

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cilindri è il motore che segnò l’inizio della gloriosa storia del Cavallino Rampante nel 1947, settant’anni fa. La ricerca e lo sviluppo volti a sfruttare tutto il know-how derivato dalle competizioni hanno dato vita ad una vettura, destinata a offrire sia le migliori performance in assoluto, sia la guidabilità più coinvolgente e appagante possibile. La purezza di quest’auto la rende una Ferrari all’ennesima potenza, oltre che una sportiva velocissima. Superfast!».

FERRARI SI ACCINGE A FESTEGGIARE QUEST’ANNO I SUOI STRAORDINARI 70 ANNI DI VITA E LO FA LANCIANDO UNA NUOVA BERLINETTA CHE ANCORA UNA VOLTA SI PRESENTA CON TUTTE LE CARTE IN REGOLA PER DIVENTARE UNA VETTURA CULT PER APPASSIONATI DEL MARCHIO E COLLEZIONISTI. CE NE PARLA RONNIE KESSEL, CHE INVITA AD AMMIRARE QUESTA VETTURA PRESSO KESSEL AUTO.


AUTO / FERRARI 812 SUPERFAST

che costituisce il nuovo riferimento massimo per la gamma Ferrari, e una potenza specifica di 123 cv/l, mai raggiunta su motori montati anteriormente su vetture di serie».

Le linee della vettura già promettono elevate prestazioni… «Il progetto aerodinamico della 812 Superfast si inserisce in un trend di continuo miglioramento delle performance dei modelli Ferrari, finalizzato sia alle prestazioni velocistiche, che alla esaltazione della dinamica della vettura a giovamento delle sensazioni di guida. Le linee guida dello sviluppo sono state il raggiungimento di elevati valori di efficienza aerodinamica ottenuti incrementando il carico verticale funzionale alla guidabilità della vettura, senza comprometterne la resistenza. I valori dei coefficienti aerodinamici realizzati dalla 812 Superfast segnano un deciso passo in avanti rispetto a quelli della F12berlinetta. Le soluzioni di aerodinamica mobile, sia attivata meccanicamente (aerodinamica mobile attiva) che dalla pressione stessa dall’aria (aerodinamica mobile passiva), garantiscono valori molto contenuti di resistenza. Lateralmente agli ingressi d’aria dedicati al raffreddamento di motopropulsore e freni, il paraurti anteriore è stato dotato di un “turning vane”, la cui funzione è quella di incanalare e

orientare i flussi che impattano la vettura nella parte frontale e mantenerli aderenti alla fiancata, riducendo la larghezza di scia della vettura con sensibili vantaggi sulla riduzione di resistenza all’avanzamento della vettura. La coda della vettura è stata dotata di uno spoiler che genera carico posteriore». La potenza del motore costituisce qualcosa di veramente impressionante… «Nell’impostare lo sviluppo del motore gli ingegneri della Ferrari si sono posti l’obiettivo di incrementare ulteriormente la potenza specifica del 12 cilindri della F12berlinetta. Per raggiungere questo scopo, hanno deciso di concentrare gli sforzi soprattutto sull’ottimizzazione del sistema di aspirazione e sulla efficienza di combustione per poter sfruttare al meglio l’incremento della cilindrata del motore che passa da 6,2 a 6,5 litri. Questi fattori infatti permettono di aumentare la portata d’aria massima elaborata dal motore migliorandone il rendimento. I risultati hanno consentito di raggiungere la potenza di 800 cv a 8.500 giri/minuto,

In questa vettura la tecnologia è stata portata all’estremo… «La 812 Superfast è la prima Ferrari dotata di assistenza elettrica del carico volante (Electric Power Steering) che, come nella migliore tradizione Ferrari, viene impiegato per estendere le prestazioni ed il divertimento di guida integrandolo con gli altri sistemi e controlli presenti sulla vettura. È stato introdotto anche il Passo Corto Virtuale 2.0 (PCV) che, forte dell’esperienza accumulata sulla F12tdf, unisce al concept meccanico costruito attorno alle dimensioni degli pneumatici e all’asse posteriore sterzante anche l’assistenza elettrica dello sterzo anteriore. Il tutto integrato nell’insieme dei sistemi di controllo veicolo basati su SSC, giunto alla versione 5.0, al fine di migliorare le prestazioni della 812 Superfast come l’agilità e i tempi di risposta ai transitori volante». Anche il design degli interni presenta volumi essenziali e asciutti… «I sedili seguono il linguaggio a diapason e sfruttano il movimento “ad aprire” per creare dei vuoti/pieni che danno carattere a seduta e schienale. Queste isole sono differenziate ed esaltate dalle restanti superfici tramite l’utilizzo di pelle traforata che dona un tocco sportivo al nuovo stile».

QUALCHE DATO TECNICO DELLA FERRARI 812 SUPERFAST

*Con 5 cavalli di sovralimentazione dinamica **Con contenuti opzionali di alleggerimento

Motore V12-65° 6496 Cilindrata cc. Potenza max.* 800 cv (588 kW) 718 Nm a 7000 giri Coppia max.** Velocità max. 340 km/h

Accelerazione Peso totale Lunghezza Larghezza Altezza

0-100 km/h: 2.9 sec. 1525 kg 4657 mm 1971 mm 1276 mm

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Una coupé tutta dinamismo e potenza ALLA GUIDA DI UNA VETTURA ENTUSIASMANTE DI JOËL CAMATHIAS


AUTO / MERCEDES BENZ CLASSE E 400 COUPÉ 4MATIC

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on mi stancherò mai di dirlo, ma credetemi: ogni volta che Mercedes Benz presenta un nuovo modello è sempre un successo, lo dico con convinzione e senza interesse. Quando mi è stato proposto di provare la nuovissima Classe E Coupé il mio caro amico e direttore di MercedesBenz Automobili SA (succursale di Lugano-Pazzallo) Andrea Gianotti, che ringrazio subito per la gentile concessione, mi ha detto: “Vedrai che rimarrai entusiasta di questa vettura”. Ed è proprio così, questo gioiello mi ha davvero ben impressionato. L’aspetto estetico e il design sono molto accattivanti: sportiva e morbida allo stesso tempo nelle sue linee – da nota-

re il cofano allungato, che da un tocco incredibile – questa Mercedes viene però apprezzata soprattutto quando si è alla guida. Basti solo pensare ai 333 cavalli del motore che garantiscono un dinamismo e una potenza che fanno subito esaltare il guidatore. Inoltre la versione 4Matic (quattro ruote motrici) permette di affrontare con praticità ogni superficie. Al suo interno la vettura è molto comoda e lussuosa, caratteristica tipica di Mercedes Benz: ogni dettaglio è curato nei minimi particolari; l’interfaccia con la console di bordo è pulita e di facile intuizione e, inoltre, anche i posti a sedere dietro sono confortevoli considerando appunto la versione coupé della gamma Classe E. L’auto è dotata

anche degli ultimissimi sistemi di sicurezza per i passeggeri come il PRESAFE Sound che avverte con un suono prima di un pericolo o di un impatto imminente. Questa nuovissima Classe E Coupé è una vettura che va provata assolutamente per confermare quanto ho cercato di descrivervi, anche per gli appassionati delle berline classiche: questa, infatti, è un’auto rivolta anche a loro. E per finire, riprendo uno slogan ufficiale di Mercedes Benz che presenta degnamente la nuova Classe E Coupé: “Guida all’insegna del dinamismo e della potenza”.

QUALCHE DATO TECNICO DELLA MERCEDES BENZ CLASSE E 400 COUPÉ 4MATIC Motore 6 cilindri a V 2996 Cilindrata cc. Alimentazione benzina 333 cv (245 kW) a 5.250-6.000 giri Potenza max. Coppia max. 480 Nm a 1.600 / 4.000 giri

Velocità max. 250 km/h 0-100 km/h: 5.3 sec. Accelerazione Capacità serbatoio 66 litri 1845 kg Peso totale Trazione integrale

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Tutto il mondo motorcycles in un centro specializzato GABRIELE GARDEL, PILOTA AUTOMOBILISTICO E TITOLARE DELL’OMONIMO GARAGE DI PAMBIO-NORANCO NUTRE ANCHE UNA FORTE PASSIONE PER LE MOTOCICLETTA ED ORA HA REALIZZATO UN GRANDE SOGNO: APRIRE UN CENTRO SPECIALIZZATO RISERVATO A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE.

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ome nasce l’idea di questo nuovo centro? «Da tanti anni condividevo la passione per le moto, la loro customizzazione e preparazione e il restauro di vecchi modelli, alimentata anche dalla grande amicizia con Luca Battaglia della Racing Bike Sagl di Lugano. In Ticino non esisteva un vero e proprio centro dotato di tutti i servizi di vendita, assistenza e manutenzione delle motociclette e che funzionasse anche da polo di aggregazione e di ritrovo per gli appassionati. Si è presentata l’occasione di uno stabile adiacente al Garage e grazie ad un attento lavoro architettonico compiuto dall’architetto Linda Gardel,

mia moglie, mi sono immerso in questa nuova avventura». Perché la scelta del Daytona? «Si tratta di un luogo simbolo per tutti coloro che amano le corse e i motori. A Daytona si corre la 24 Ore dove ho avuto il piacere di correre più volte come pilota ed inoltre è una località storica del motociclismo americano dove si correvano sulla spiaggia corse di moto sulla lunghezza del quarto di miglio. La Daytona Bike Week è inoltre il più importante evento/raduno organizzato nel mondo dal celebre marchio». Che cosa ospiterà il nuovo centro? «Al piano terra abbiamo Harley-Da-


AUTO / DAYTONA

vidson e con un ingresso completamente indipendente ospitiamo al primo piano BMW Motorrad. Oltre alla vendita offriamo tutti servizi legati alla successiva assistenza, ma nel nuovo centro sarà possibile, per qualunque possessore di una motocicletta, avvalersi di servizi di manutenzione, noleggio e naturalmente personalizzazione dell’oggetto della propria passione, oltre a ricambi, accessori e abbigliamento per moto». È prevista anche l’apertura di un ristorante? «Il primo piano del nuovo edificio ospiterà il Daytona Diner, realizzato facendo ampio ricorso a legno, e cemento armato e a mattoni a vista, che nell’allestimento e negli arredi richiama lo stile di analoghi locali americani degli anni ’30. Di giorno funzionerà da punto di ristoro mentre la sera avrà il carattere di vera e propria steak house. Il locale ha una capienza di circa 50 posti, ma nella bella stagione altre 50 persone possono essere ospitate nell’ampia terrazza situata al piano terreno. All’ultimo piano abbiamo invece attrezzato un grande spazio dove organizzare eventi motociclistici o per conto dell’adiacente Garage».

riggio per concludersi la domenica sera. Gli Europen Harley Days a Lugano offrono ai visitatori provenienti dalla Svizzera e da tutta Europa un ricco programma di iniziative: concerti in Pazza della Riforma, un villaggio Harley Davidson in Piazza Manzoni, mentre stand di catering e ristorazione contribuiscono a rendere attrattiva la giornata per i partecipanti. Saremo presenti in città con un’attrezzata postazione per la manutenzione delle motociclette, una tenda per la vendita degli accessori e garantiremo comunque l’apertura del nostro centro, mentre la sera del 28, in collaborazione con Harley-Davidson Svizzera, organizzeremo l’Openig party degli Eurpean Harley Days di Lugano presso il nostro centro in concomitanza con la nostra apertura ufficiale».

Prossimi appuntamenti per gli appassionati delle due ruote? «Un grande evento saranno, a partire dal 28 giugno, gli Europen Harley-Davidson Days, manifestazione che negli ultimi anni ha attirato, nelle diverse città ospitanti, tra i 20.000 e i 40.000 visitatori. Il raduno inizia il giovedì pomeTICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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AUTO / ALFA ROMEO STELVIO

Il SUV per chi ama guidare CON GARAGE GIORGIO ALLA SCOPERTA DEL PRIMO SUV FIRMATO ALFA ROMEO NUOVA GARAGE GIORGIO SA Via S. Gottardo 40 6593 Cadenazzo Tel. +41 (0) 91 850 32 22 info@garagegiorgio.com

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on v’è ombra di dubbio sul fatto che sia una delle automobili più attese dell’anno. Dopo l’incredibile e favolosa Giulia, ora anche il primo SUV marchiato Alfa Romeo è arrivato in Ticino. Dove? Ovviamente da Garage Giorgio a Cadenazzo. Per l’occasione abbiamo fatto visita ad Emanuele La Cognata, titolare dello storico concessionario Alfa Romeo, il quale ci invita subito e prendere posto nell’affascinante abitacolo ed effettuare un giro di prova. Sin da subito appare evidente il DNA sportivo della vettura. Merito anche dell’apprezzata Alfa Romeo Giulia con cui la Stelvio condivide la base meccanica e l’abitacolo, ovviamente adattati per il corpo vettura di un SUV. Oltre al design personale e alle rifiniture di

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qualità, spicca il volante sportivo a tre razze nel quale è integrato l’interruttore per avviare il motore. Per l’occasione ci siamo messi al volante dell’esclusiva “First Edition”, una versione a tiratura limitata che oltre ad una ricchissima dotazione di serie è pure equipaggiata con un moderno 4 cilindri turbo da 280 cavalli abbinato alla trazione integrale Q4 e al cambio automatico ZF a 8 rapporti. Il tutto per soli 64.900 franchi! A questa edizione speciale per il debutto si affianca ovviamente una parsimoniosa motorizzazione a gasolio da 2,2 litri di cilindrata e 170 cavalli di potenza, che quale versione d’ingresso viene proposta a partire da 54’150 franchi. Oltre all’incredibile scatto che la porta da 0 a 100 km/h in appena 5,7 secon-

di, sin dalla prima curva appare evidente che l’Alfa Romeo Stelvio è concepita con una priorità: il piacere di guida. Grazie a comandi pronti e reattivi, condurre la Stelvio è un piacere in qualsiasi uovo e in qualsiasi momento. Non bisogna infatti scordarsi che grazie alla sua vocazione familiare è possibile contare su ampio spazio per i passeggeri posteriori nonché un bagagliaio da 525 litri particolarmente ampio, senza contare che la trazione integrale è una garanzia di mobilità in qualsiasi condizione meteorologica. Siete rimasti colpiti anche voi dalle sue splendide linee risaltate dal rosso sgargiante o dai suoi invidiabili contenuti? Allora non esiste a contattare il Garage Giorgio per prenotare un giro di prova!


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Sistemi di allarme, di rilevazione e spegnimento incendio, di video-sorveglianza, di controllo accessi e gestione dei tempi di lavoro.

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Una berlina dalle prestazioni straordinarie

MOLTO SPESSO, ACQUISTANDO UN’AUTOMOBILE DALLE PRESTAZIONI ELEVATE, SI PRESENTA UN DILEMMA A CUI SPESSO È DIFFICILE RISPONDERE: MEGLIO UNA TRAZIONE POSTERIORE O UNA TRAZIONE INTEGRALE? DI BENJIAMIN ALBERTALLI


AUTO / MERCEDES-BENZ CLASSE E 63 AMG S 4MATIC+

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MG ha compiuto il miracolo. Con la nuovissima Mercedes-AMG E 63 S 4MATIC+, già disponibile nelle sedi di Giubiasco e Riazzino di Winteler SA, non sarà più necessario scendere a compromessi nell’ardua scelta tra una trazione posteriore e una integrale. Questo perché la vettura di cui scriviamo oggi è dotata di una sofisticata trazione integrale capace di ‘trasformarsi’ in una trazione posteriore pura. Il segreto di tutto ciò risiede in una frizione ad azionamento elettromeccanico. Quest’ultima ha infatti il compito di trasferire la quantità di coppia ottimale dalle ruote posteriori (che sono sempre in trazione) a quelle anteriori a dipendenza delle situazioni di guida o dei desideri del conducente. Ma in particolare consente al pilota, tramite l’apposito “Drift Mode”, di trasformare la propria Mercedes-AMG E 63 S 4MATIC+ in una trazione posteriore pura! Grazie alla collaborazione della sede di Giubiasco di Winteler SA – unico AMG Performance Center in Ticino – abbiamo avuto l’esclusiva opportunità di mettere alla prova la MercedesAMG E 63 S 4MATIC+ tra i cordoli del circuito portoghese di Portimâo e lungo le sinuose strade dell’Algarve, scoprendo una vettura divertente e coinvolgente a tutte le andature, capace di trasmettere un’immediatezza e una facilità non proprio scontate, nonché deliziarti con una colonna sonora adeguata alle sue prestazioni, che sono a dir poco impressionanti: il poderoso e

moderno V8 Biturbo da 4 litri eroga 612 cavalli e 850 Newtonmetri, e grazie alla trazione integrale le consente di toccare i 100 km/h partendo da fermo in appena 3,4 secondi! La progressione garantita dal propulsore e la versatilità della trazione integrale 4MATIC+ sono la garanzia di un’esperienza di guida rassicurante e adrenalinica allo stesso tempo, con la garanzia di grande stabilità nelle curve veloci nonché di quel giusto mix tra divertimento ed efficacia in uscita dai tornanti, con il retrotreno vivace quanto basta per farvi spuntare un sorriso e l’avantreno sempre pronto a proiettarvi verso la prossima curva. Il meglio di due mondi insomma, soprattutto perché grazie alla perfetta messa a punto del controllo di stabilità nell’apposito “SPORT HANDLING MODE” il quale interviene solo nelle situazioni più spinose senza inficiare il divertimento od il piacere di guida. La Mercedes-AMG E 63 S 4MATIC+ è quindi una berlina sportiva facile da guidare, capace tuttavia di gratificare anche i piloti più esperti. Non bisogna infine dimenticare che la Mercedes-AMG E 63 S 4MATIC+ conserva lo spirito da grande viaggiatrice della Classe E di derivazione, ereditandone le tecnologie che l’hanno resa un riferimento nel panorama automobilistico mondiale. Si pensi infatti al regolatore di velocità adattivo, il quale oltre a mantenere la distanza dal veicolo che ci precede è in grado di effettuare un sorpasso o un cambio di corsia in piena autonomia fino ad una velocità di 210 km/h, facendoci comprendere

quanto l’avvento della guida autonoma sia dietro l’angolo. E nonostante le sue elevatissime prestazioni, grazie alle sospensioni ad aria e il cambio AMG SPEEDSHIFT MCT a 9 rapporti preservano un elevato comfort di marcia nella guida quotidiana.

Loris Faraon – AMG Sales Expert e Stefano Winteler

QUALCHE DATO TECNICO DELLA MERCEDES-AMG E 63 S 4MATIC+

*Con AMG Driver’s Package fino a 300 km/h

Motore V8 Biturbo 3982 Cilindrata cc. Alimentazione benzina 612 cv (450 kW) a 5760-6500 giri Potenza max. Coppia max. 850 Nm a 2500 / 4500 giri

Velocità max. Accelerazione Capacità serbatoio Peso totale Trazione

250 km/h (limitata elettronicamente)* 0-100 km/h: 3.4 sec. 66 litri 1955 kg integrale (posteriore inseribile)

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ARCHITETTURA / GIAMPIERO CAMPONOVO ARCHITETTO

Il processo del fare

L’

Architetto, che pur ha operato anche all’estero, presenta le principali opere realizzate nel corso di una pluriennale attività che ha segnato le trasformazioni urbanistiche e architettoniche di Lugano e del Ticino (Collana Monografie, a cura di Eduardo Grottanelli De’ Santi. Testo in italiano e in inglese. Milano, 2017; cartonato, pp. 320, 200 illustrazioni, col., cm 24x28). Secondo la sua visione della professione di architetto, le linee, le forme, i materiali utilizzati raccontano molto più di mille parole ciò che ciascuno sa esprimere e le emozioni che vuole trasmettere; ma, anche, la sua idea dell’architettura e dunque il ruolo che debbono avere funzioni fondamentali come il lavorare, l’abitare e il vivere la quotidianità. In questo senso, dopo anni di lavoro e decine di edifici prestigiosi costruiti, Camponovo resta ancora convinto che l’architettura possa assolvere un ruolo fondamentale: quello di rispondere nel miglior modo possibile ai bisogni primari

LA CASA EDITRICE SKIRA, SPECIALIZZATA IN LIBRI D’ARTE, ARCHITETTURA E DESIGN, HA SCELTO DI DEDICARE UN VOLUME AL LAVORO DI GIAMPIERO CAMPONOVO, ARCHITETTO TICINESE TRA I PIÙ PROLIFICI E NOTI.

Giampiero Camponovo

Skira

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Il processo del fare The Making of Things

Giampiero Camponovo Architetto

Those who know me are well aware that I have always refrained from facile pronouncements and preferred making, in other words designing and building, to expounding principles and theories that often prove to be mere exercises in style.

Giampiero Camponovo Architetto

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Chi mi conosce sa che in tutta la mia vita mi sono tenuto lontano dai facili proclami preferendo sempre il fare, cioè progettare e costruire, piuttosto che il parlare, cioè enunciare princìpi e teorie che spesso si sono rivelati essere solo esercizi di stile.

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dell’uomo, da un punto di vista materiale come spirituale. «Chi mi conosce - racconta Giampiero Camponovo - sa bene che in tutta la mia vita mi sono tenuto lontano dai proclami, preferendo sempre il fare, cioè progettare e costruire, piuttosto che il parlare, cioè enunciare principi e teorie che spesso si sono rivelate essere solo esercizi di stile. Volendo dare una definizione della mia architettura, direi che essa ricerca in primo luogo la qualità della vita delle persone che sono chiamate ad utilizzare gli edifici che costruisco. Questa qualità la si raggiunge appunto attraverso la luce, la trasparenza e l’utilizzo di appropriati materiali. Le case non devono essere degli spazi chiusi nei quali isolarsi: l’uomo ha per sua natura bisogno di scambiare sentimenti ed emozioni». Il lavoro di Giampiero Camponovo si basa dunque su due elementi fondamentali: l’uomo e l’ambiente. Partire dai “reali” bisogni dell’essere umano e, in sintonia con esso, dal valore dell’ambiente che esso abita, significa avere l’obiettivo di realizzare luoghi di qualità mediante un approccio sostenibile, mettendo sempre al centro della


tappe di una carriera che nel corso degli anni ha portato l’architetto Camponovo ad elaborare più di 150 opere, tra progetti e realizzazioni, ma ripercorre tutte le principali vicende umane, gli interessi, le mai sopite curiosità, e le esperienze culturali che hanno determinato la sua idea dell’architettura e dell’arte. Infatti l’Architetto ha sempre ritenuto necessario associare all’importanza delle competenze tecniche e della creatività, una visione

progettazione i bisogni delle persone. «Sono un architetto ticinese, legato alla storia, ai valori e alle tradizioni di questo territorio. Ho viaggiato in buona parte del mondo, mosso da una curiosità che mi ha portato a conoscere, studiare, assimilare modi di vita, di abitare e di costruire. Al tempo stesso, non posso fare a meno di riconoscere la mia appartenenza culturale mediterranea, che in campo architettonico significa anche una corrispondenza tra una cultura dell’abitare e una cultura del costruire. Tutto ciò ha dato origine a me un linguaggio basato sull’utilizzo della luce e delle trasparenze». La personalità di Giampiero Camponovo si conferma attraverso la dichiarata volontà di non assumere un’unica e ricorrente cifra stilistica quale “marchio” del proprio lavoro. La sua inventiva rivela sempre e comunque sensibilità al contesto, memoria delle persistenze e ricerca dell’innovazione. La sua maggiore soddisfazione è quella di cimentarsi in progetti che propongono temi nuovi, dove la ricerca e l’approfondimento sono dovuti prima di tracciare il primo segno. Il volume ricostruisce non soltanto le

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ARCHITETTURA / GIAMPIERO CAMPONOVO ARCHITETTO

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ampia e non settoriale della società e della cultura. Numerosi sono gli episodi che l’hanno portato ad addentrarsi in campi molto lontani dal suo ambito disciplinare. In particolare, un rapporto fortemente cercato e voluto è sempre stato quello tra architettura, pittura e scultura, a partire dall’ esperienza di Sinergie (Centro Domus, Milano 1990) fino alla decennale frequentazione di importanti pittori, scultori e musicisti di fama internazionale. Tante sono le collaborazioni che l’hanno portato ad accogliere opere d’arte nella struttura stessa degli edifici realizzati, modulandone spazi e volumi. La grande passione dell’Archi-

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progetti di architettura e urbanistica tuttora in corso di realizzazione. I testi, dopo un’introduzione a cura del prof. Fulvio Irace, sono accompagnati

01 Copertina volume Giancarlo Camponovo 02 Palazzo Mantegazza – Lugano 03 BSI – Lugano 04 Chiesa trasfigurazione – Breganzona 05 Grand Palace – Lugano 06 OTB – Lugano 07 Fondazione Molo – Lugano 08 08 Hotel City – Lugano 09 Santabbondio – Sorengo

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tetto per la musica, soprattutto contemporanea, si è concretizzata in un significativo momento di cultura anche in occasione della presentazione di questo libro a marzo di quest’anno, al LAC di Lugano, quando il Maestro Paul Méfano ha curato personalmente l’esecuzione di alcuni suoi brani da parte di allievi del Conservatorio di Lugano, presso il quale ha tenuto anche alcune masterclass musicali. Dell’ampia attività professionale dell’Architetto e dello studio Camponovo Architetti & Associati, il volume presenta oltre una trentina di lavori che vanno dalle prime ville a recenti

da note critiche a cura di Eduardo Grottanelli De’ Santi e Maria Manuela Leoni e saggi di Stefano Zuffi e Riccardo Bergossi.


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ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING

Un Ticino di gran lusso

PHILIPP PETER E UELI SCHNORF, TITOLARI DI WETAG CONSULTING, DISCUTONO DI CHE COSA SIA IL CONCETTO DI LUSSO APPLICATO AL SETTORE IMMOBILIARE E QUALI SIANO LE MOTIVAZIONI CHE RENDONO IL TICINO UNA DELLE DESTINAZIONI PIÙ AMBITE AL MONDO.

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proposito di mercato immobiliare del lusso, parliamo di movimento dei prezzi. Possiamo soffermarci su quelle che sono state le principali variazioni nel corso dell’ultimo quindicennio, in Svizzera e in Ticino? «Il mercato immobiliare svizzero ha conosciuto senz’altro, negli ultimi 15 anni, significative variazioni ma esse sono state comunque inferiori rispetto a quelle registrate in altri settori, come per esempio quello della borsa. Anche in confronto ad altri paesi europei, l’incremento dei prezzi è risultato essere minore: in Svezia, per esempio il costo degli immobili è raddoppiato, nel Regno Unito la crescita si è attestata intorno al 65%. In Svizzera si sono avuti aumenti massimi del 75% (i due Cantoni che sono cresciuti di più sono Zurigo e Zugo), in Ticino la crescita media è stata del 54% nel Luganese, di poco più del 50% nel Locarnese, mentre percentuali anche negative si sono registrate nelle valli».

01 - 03 BRIONE SOPRA MINUSIO - REF. 1360 Splendida villa con dépendance e meravigliosa vista sul lago 02 VICO MORCOTE - REF. 88429 Splendida villa con accesso diretto al lago e due posti barca privati 04 MINUSIO - REF. 1298 Idillio ticinese in zona tranquilla con vista mozzafiato sul lago

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Un elemento che caratterizza ogni mercato immobiliare è dato dai tempi necessari per portare a termine una vendita. Qual è la situazione attuale del Ticino e come si è modificata negli ultimi anni? «In riferimento al mercato del lusso, cioè quello che comprende immobili con un valore superiore a 3 milioni di dollari, bisogna dire che è molto difficile stabilire una media, perché, considerando 84 Paesi dove si vendono immobili di prestigio, una vendita può essere realizzata in un tempo che va da poco più di 1 mese fino ai 7 anni. In Ticino questo lasso di tempo oscilla tra i 5 mesi e i 6 anni. In ogni caso la media del nostro Cantone si è allungata nel corso degli ultimi due anni passando da 12/18 mesi fino a 24 mesi circa, mentre nei mercati importanti paragonabili (intesi come lifestyle o resort markets) la media era di 13 mesi. Ovviamente il mercato ticinese è un mercato lento».


Un fattore importante che contraddistingue un mercato è dato anche dalla variazione che si registra tra il prezzo richiesto e quello che viene poi effettivamente concordato. Quali sono i margini di oscillazione che si registrano sul mercato ticinese? «In effetti, uno degli indici più attendibili riguardo alla stabilità e alla qualità di un mercato riguarda proprio la variazione tra il prezzo richiesto e quello sulla base del quale viene effettuata la vendita. A livello mondiale, e sempre riguardo al mercato del lusso, si possono registrare variazioni che possono arrivare fino ad una riduzione del 50% del prezzo richiesto, e questo naturalmente non è un bene per la qualità di un mercato. La nostra società adotta a questo proposito una ben precisa strategia commerciale e le riduzioni effettive dei prezzi delle nostre vendite si mantengono mediamente intorno all’8-10%». In generale, quali sono i principali elementi che condizionano l’andamento del mercato immobiliare del lusso, con particolare riferimento al caso specifico ticinese? «Sono tre gli elementi che in termini generali determinano la stabilità o meno di un mercato immobiliare, e cioè la demografia, l’economia e la politica. Di questi, in Svizzera, il primo si mantiene stabile, il secondo non mostra al momento preoccupanti segni di cedimento, grazie anche al mantenimento

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di tassi finanziari particolarmente bassi, mentre il terzo, la politica appunto, si mostra sempre più instabile. Un intervento legislativo inappropriato può modificare in pochissimo tempo la stabilità di un mercato. Basti pensare per esempio agli effetti devastanti derivati dal divieto di costruire residenze secondarie». Un fattore molto importante è rappresentato in ogni caso dallo stato dell’economia. A questo proposito, come giudica le prospettive di sviluppo in Ticino? «Chi viene in Ticino sceglie di usufruire di quelli che sono i tradizionali vantaggi offerti da questa regione, che rappresenta un connubio ideale tra stabilità politica ed economico-finanziaria svizzera e lo stile italiano della “dolce vita”. Il gradevole clima mediterraneo, la natura verde e rigogliosa, i laghi di Lugano e Maggiore insieme alle montagne circo-

stanti, hanno reso quest’area, da decenni, la meta principale per turisti e acquirenti provenienti dal Nord Europa». Parliamo infine di stabilità politica e sicurezza… Da questo punto di vista il Ticino presenta condizioni davvero invidiabili? «Se consideriamo anche la stabilità politica, legale e finanziaria, il basso livello di criminalità, l’eccellente sistema sanitario, le strutture e i servizi scolastici e pubblici di alto livello, il Ticino risulta essere il posto ideale in cui vivere. Quella della sicurezza è una problematica che, in un periodo turbolento come quello che stiamo vivendo, interessa in particolar modo le famiglie. Il Ticino assicura senz’altro, da ogni punto di vista, un ottimo livello di sicurezza effettiva. E la sicurezza percepita risulta essere ancora più elevata, che se paragonata con quella esistente in molti altri Paesi europei».

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ARCHITETTURA / GARZONI SA

Soluzioni abitative per ogni esigenza

LA GARZONI SA È UN’IMPRESA CHE, CON I SUOI CINQUANT’ANNI DI ESPERIENZA NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI CIVILI E PRIVATE, SI CONTRADDISTINGUE PER I LUSINGHIERI SUCCESSI CONSEGUITI NEGLI ANNI NEI DIVERSI SETTORI DI ATTIVITÀ, ATTRAVERSO COMPETENZE TECNICHE E CAPACITÀ DI IDEARE PROGETTI VISIONARI E INNOVATIVI CHE RISPONDONO ALLE PIÙ VARIE ESIGENZE E MODALITÀ DELL’ABITARE.

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e offerte immobiliari dell’impresa Garzoni spaziano dagli appartamenti esclusivi adagiati sulla collina di Ruvigliana del Parco Letizia ai moderni e giovanili appartamenti, arredati e climatizzati, dell’Uni Residence, situato nel cuore di Lugano, a pochi passi dal polo universitario e dal centro città. Il progetto Residenza Parco Letizia con appartamenti in vendita, studiato con passione, è stato inserito in modo armonioso sui pendii di Ruvigliana a Lugano. La costruzione prevede tre unità resi-

denziali che si sviluppano su due livelli esterni e un interrato. I giardini privati sono stati pensati con cura, ampliando lo spazio abitativo per apprezzare al meglio la bellezza del luogo. La struttura di Uni Residence, con i suoi 81 studio-appartamenti arredati e climatizzati, in affitto da settembre 2017, mantenendo un ottimo rapporto qualità-prezzo e soddisfacendo tutti gli standard di confort moderni, rappresenta una irrinunciabile offerta per uomini d’affari, studenti universitari, professori e altri professionisti.


ARCHITETTURA / GARZONI SA

UFFICIO VENDITA RESIDENZA PARCO LETIZIA: M&G Immobiliare +41 91 921 42 58 GPM SA Immobiliare + 41 91 973 14 02 GESTIONE UNIRESIDENCE: Besfid & Pianca +41 91 911 33 22 GARZONI SA Via Besso 23a CH-6903 Lugano Tel. +41 (0) 91 966 47 21 TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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ARCHITETTURA / MG FIDUCIARIA IMMOBILIARE

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Vivere ad alto standing ad un giusto prezzo GIOVANNI MASTRODDI, TITOLARE DELLA MG IMMOBILIARE, SOCIETÀ FONDATA OLTRE VENT’ANNI FA, PROPONE CON ORGOGLIO BEN DUE IMPORTANTI PROMOZIONI IMMOBILIARI IN ESCLUSIVA, CHE INTERPRETANO LE ESIGENZE DELL’ATTUALE MERCATO TICINESE.

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01-02 Lugano – Ruvigliana, Residenza Parco Letizia 03-04 Sorengo, Residenza Parco Casarico

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ome descriverebbe l’attuale mercato immobiliare ticinese? «Tutte le analisi sono concordi nel ritenere che nel corso del 2017 e del 2018 l’andamento del mercato immobiliare sarà ancora sostenuto, con una domanda attiva sia per ville e appartamenti, che per immobili a reddito, soprattutto se proposti ad un giusto prezzo in linea con il mercato, quindi adeguato del 10% ca rispetto agli anni precedenti. Questa tendenza riguarda sia la clientela locale, che i cittadini stranieri che intendono acquistare in Ticino».

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Dall’alto della Sua esperienza, a suo avviso cosa cerca oggi chi acquista sul mercato immobiliare? «La mia presenza sulla piazza luganese da oltre 20 anni, una consolidata esperienza e la capacità di cogliere le tendenze del mercato, mi hanno portato ad anticipare quelle che oggi sono le più evidenti tendenze all’acquisto e proporle ai nostri clienti con successo. Gli acquirenti cercano immobili di qualità con servizi di elevato standard, idonei per le diverse tipologie di clienti e famiglie, in posizione favorevole e con prezzi attualizzati al momento storico, che per le loro caratteristiche di sostenibilità possono essere adeguatamente finanziate dalle banche».


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Le vostre promozioni immobiliari corrispondono a queste esigenze? «Assolutamente si. La Residenza Parco Letizia a Lugano Ruvigliana consta di 16 unità di alto standing, con terrazzi e giardini privati in una incantevole posizione e con una vista sul Lago di Lugano emozionante: con tipologie, superfici e prezzi molto interessanti, un bene che acquisterà ancora più valore nel tempo. La Residenza Parco Casarico a Sorengo si compone di appartamenti adatti alle famiglie ed anche ai “single living” che oggigiorno sono in incremento, agli anziani e soprattutto ai giovani che intendono creare un nuovo nucleo familiare. “Il Parco che domina il costruito” è il vanto di questa nuovo complesso, che coniuga al giardino di 20'000 mq ben 04

piantumato, edifici di alta qualità architettonica suddivisi in 70 unità. Tengo a sottolineare che entrambe le proposte immobiliari vengono vendute ad un prezzo adeguato alle attuali caratteristiche del mercato». Nelle vostre promozioni insistete molto sul concetto di sostenibilità. Nello specifico, di che cosa si tratta? «I punti di forza delle nostre promozioni sono la qualità delle costruzioni, la garanzia offerta dalla professionalità di costruttore, promotore e architetto: tutti elementi che concorrono a realizzare delle economie di scala che poi si traducono in un giusto prezzo di vendita. In particolare, sostenibilità vuole dire realizzare edifici in grado di assicurare nel tempo un rendimento

adeguato al valore dell’investimento realizzato. Parliamo dunque di sostenibilità nel pieno rispetto di fattori economici, sociali ed ecologici». Come si presenta l’accesso al credito per quanto riguarda il settore immobiliare? «In generale osserviamo che oggi le banche mantengono un atteggiamento restrittivo e prudente nei confronti della concessione di mutui immobiliari. Ma va anche riconosciuto il fatto che, laddove vengono presentati progetti validi dove il costruttore dispone di mezzi propri e il promotore vanta una consolidata esperienza, e naturalmente il progetto immobiliare risulta essere particolarmente valido e sostenibile, come nel caso di questi nostri due progetti, non vi sono particolari difficoltà ad ottenere, da parte degli acquirenti meritevoli, un adeguato sostegno da parte del sistema creditizio».

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ARCHITETTURA / DIMENSIONE IMMOBILIARE SA

Dare risposte adeguate ai tempi che cambiano

EZIO CATUCCI, DIRETTORE GENERALE DI DIMENSIONE IMMOBILIARE RACCONTA COME, A FRONTE DEI MUTAMENTI IN ATTO NEL MERCATO, SIA NECESSARIO RISPONDERE CON UNA ORGANIZZAZIONE PIÙ COMPLETA E ARTICOLATA DELLA PROPRIA ATTIVITÀ.

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e quelle economico-finanziarie adottate dalle banche hanno prodotto i loro effetti, al punto che oggi a fronte di una offerta abbondante di oggetti immobiliari, si registra una drastica riduzione dei potenziali compratori. Tutto ciò impone un’attenta selezione dell’operazioni immobiliari da promuovere, in considerazione anche del fatto che i tempi di vendita si sono notevolmente allungati, e suggerisce di addentrarsi anche in settori che in tempi recenti erano stati un po’ trascurati».

01 Sorengo Residenza Ethos 02 Pregassona Residenza Conca Dei Castagni 4 appartamenti + 1 villa Già 4 unità vendute

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ove va il mercato immobiliare ticinese? «Nel corso degli ultimi tre anni sono cambiate le caratteristiche del mercato immobiliare ticinese. Interventi come la fine del segreto bancario, provvedimenti come la Voluntary Disclosure, le restrizioni normative messe in atto dal legislatore

A che cosa si riferisce specificatamente? «Un ambito di sicuro interesse è rappresentato dalla realizzazione di progetti immobiliari destinati alla locazione, in aree meno centrali ma comunque ben dotate di collegamenti e servizi. Penso a Mendrisio, Pedrinate, Rancate, Stabio e in generale l’area del mendrisiotto dove si trovano ancora terreni ad un prezzo interessante e adeguato dove è possibile costruire immobili da mettere a

SORENGO – ETHOS Dimensione Immobiliare SA in collaborazione con Proplug SA promotore e committente dell'operazione immobiliare, presenta a Sorengo in zona prestigiosa e soleggiata tutto l’anno la nuova ed esclusiva Residenza ETHOS. Il progetto prevede la realizzazione di 4 unità abitative di alto standing, indipendenti tra loro per garantire la massima privacy. Una villa di 6.5 locali totalmente indipendente di ben 340 mq con piscina di ultima generazione e altre tre ville unifamiliari 4.5 locali di circa 200 mq ciascuna con giardini privati ed ampie terrazze.

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Gli edifici sono ubicati in modo da sfruttare e valorizzare al meglio le caratteristiche morfologiche del terreno e la composizione a gradoni/ventaglio delle 3 unità garantisce la massima riservatezza. Le abitazioni puntano a garantire un’alta qualità di vita ed un living di livello superiore, prestando attenzione anche ai confort in termini di layout, finiture (rivestimento delle facciate esterne in marmo travertino, alternate con elementi di design in legno) e dotazioni che uniscono l’estetica con un’architettura innovativa.


ARCHITETTURA / DIMENSIONE IMMOBILIARE SA

reddito, al cui finanziamento guardano anche grandi gruppi assicurativi e casse pensioni. In questa fase congiunturale il ceto medio viene sempre più scoraggiato dall’acquistare case e sempre più orientato verso l’affitto». In questo contesto che ruolo vengono ad avere le banche? «Direi che il loro ruolo risulta essere assolutamente decisivo. A fronte di un tasso reale che si mantiene intorno all’1,5% viene richiesto ai clienti una sostenibilità dell’onere pari ad un tasso del 5%, che sommato ai costi accessori di manutenzione ordinaria e straordinaria raggiunge in termini percentuali un onere complessivo del 7%. Insieme alla necessità di adeguati mezzi propri rende l’ottenimento di un mutuo ipotecario per l’acquisto della casa una vera e propria impresa. Inoltre,

ho personalmente riscontrato negli ultimi mesi una sostanziale avversione all’ipotesi di studiare forme alternative di ammortamento “straordinario” per favorire l’accesso al finanziamento immobiliare. A mio avviso il problema risiede anche nel fatto che la cultura bancaria e le istituzioni finanziarie in Svizzera, sono rimaste legate a modelli del passato e difficilmente si propongono, a differenza di quanto avviene in altri Paesi, come partner proattivi dell’imprenditore o di chi semplicemente vuole investire nel mattone. Esprimo questo concetto in quanto sostenitore di un sistema economico politico e sociale in cui la banca e le istituzioni finanziarie assumano il ruolo importante di “volano” fondamentale per l’economia reale che produce posti di lavoro, prosperità e una qualità di vita superiore per la comunità.

Gli investimenti indirizzati meramente ai mercati finanziari internazionali e globali possono costituire una parte importante del core business dei gestori finanziari, ma dal mio punto di vita la finanza non può “scollarsi” in modo marcato e preponderante da quelli che sono i fondamenti di un’economia reale e locale, mi riferisco a più impegno nel finanziare ed investire in aziende e progetti imprenditoriali che, ripeto, producano più posti di lavoro per il territorio elvetico». Tutto questo rischia di rendere il Ticino meno attrattivo? «Il Cantone ha ancora molte buone carte da giocarsi, a cominciare dalla sicurezza, riservatezza e rispetto della privacy, al clima e alla bellezza del paesaggio. Ma è indubbio che il mercato degli immobili di lusso in location primarie si sta trasformando, gli stranieri soprattutto italiani, comprano sempre meno seconde case ma soltanto abitazioni destinate a coloro che intendono trasferire la loro residenza in Ticino, tuttavia anche per costoro si registra un calo. Proprio per questo abbiamo rafforzato i nostri rapporti con società immobiliari con sede a Milano, nord Italia e società fiduciarie a Lugano, alcune di esse sono collocate all’interno dei nostri uffici proprio per supportare questa tipologia di clientela in ogni fase del suo trasferimento (servizi di relocation)».

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PREGASSONA – CONCA DEI CASTAGNI A Pregassona (1 km da Lugano), in una zona residenziale di pregio con un suggestivo panorama sulla città e sul lago di Lugano, proponiamo la nuova Residenza denominata Conca dei Castagni, di cui è imminente l’inizio lavori. Il progetto prevede la realizzazione di 6 ampi appartamenti da 200 mq a 255 mq di superficie utile commerciale, progettati con focus su spazi, layout e aree esterne.

Elementi esterni e aperture in facciata legati fra loro da un’architettura incentrata sulla modernità. Il successo di questa nuova residenza è confermato dal fatto che prima dell’inizio dei lavori siano già stati venduti 4 appartamenti su 6, per cui sono disponibili le ultime 2 unità abitative un 4.5 locali e un 5.5 locali.

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ARCHITETTURA / DIMENSIONE IMMOBILIARE SA

Qual è la strategia con la quale vi state muovendo per far fronte a questa situazione? «Il riassetto societario, imperniato sulla costituzione di una holding cui fanno capo le diverse attività in cui siamo impegnati, ci porta ad avere un’attività sempre più verticale, che si occupa sinergicamente di sviluppare per conto proprio operazioni immobiliari come anche attraverso il coinvolgimento di investitori privati e/o istituzionali per lo sviluppo di altri iniziative immobiliari su commessa. SynArch SA (società del gruppo) è specializzata in attività di progettazione nel concept architettonico, la stessa viene diretta e gestita operativamente dall’Architetto Roberta Sironi ed è focalizzata sulle operazioni immobiliari di cui ha assunto il mandato di progettazione e Dimensione Immobiliare SA ne gestisce la commercializzazione. Si è trattato di una scelta importante perché 215x138, Ticino Welcome (2017_06-08).pdf

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rientra perfettamente nella nostra filosofia basata sulla consapevolezza di poter offrire, grazie alla diretta esperienza maturata direttamente sul campo, un servizio completo in grado di coprire le diverse esigenze». E per quanto riguarda la tipologia delle promozioni immobiliari che intendete promuovere? «Ci stiamo orientando verso residenze abitative esclusive, composte da poche unità abitative allo scopo di aumentarne il pregio e garantirne la privacy attraverso una scelta molto accurata della posizione dei terreni. Con le nostre operazioni immobiliari l’intento primario è garantire elevati standard costruttivi in grado di rispondere alle diverse richieste ed esigenze del mercato, sia che si tratti di abitazione destinate alla locazione che residenze di alto standing da proporre in vendita, che mirano ad una clientela sia locale che internazionale».

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ARCHITETTURA / CLAUDIO LO RISO

Nasce il villaggio del fitness e della salute L’ARCHITETTO CLAUDIO LO RISO HA PROGETTATO LA COMPLETA RISTRUTTURAZIONE DI UN VECCHIO STABILE PER CREARE IL NUOVO COMPLESSO PLANET, DOVE IN UN AMBIENTE ACCOGLIENTE E FUNZIONALE SI CONCENTRANO NUMEROSE STRUTTURE E SERVIZI DEDICATI ALLO SPORT, ALLA CURA DEL CORPO E AL BENESSERE DELLA PERSONA.

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uali sono i principali temi architettonici di cui si è tenuto conto? «Il primo tema era quello della trasformazione di un edificio commerciale senza alcun pregio in un complesso architettonico di valore. In secondo luogo si richiedeva che il nuovo edificio esprimesse, fin dal suo aspetto esteriore, l’importanza dei contenuti interni, che spaziano dalla palestra alle piscina, alle sale fitness, alla spa, a tutta un serie di servizi accessori nell’area della cura del corpo (parrucchiere, centro estetico, ecc) e della salute (dentista, fisioterapista, studi medici) senza naturalmente dimenticare spazi dedicati allo shopping, al relax e al ristoro».

CLAUDIO LO RISO Studio d'architettura Via San Salvatore 2 CH-6900 Lugano Paradiso Tel. +41 91 923 15 71 Fax +41 91 922 89 28 www.loriso.ch

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Un’attenzione particolare è stata posta nel realizzare un edificio che possa davvero essere definito green… «Nel progettare questo edificio ci siamo preoccupati di adottare tutte le possibili soluzioni per garantire il più basso impatto ambientale e il massimo risparmio energetico, producendo energia elettrica mediante utilizzo di fonti di energia rinnovabile. Così, per esempio, abbiamo predisposto pannelli solari termici in copertura sufficienti per produrre acqua calda per oltre 500 docce al giorno. Inoltre, tutto l’edificio è dotato di luci a led regolabili automaticamente con mul-

tisensori in grado di verificare il contributo di luce naturale e la presenza all’interno dell’ambiente. Tra le altre numerose soluzioni tecnologiche adottate, da segnalare anche il sistema di monitoraggio dell’energia prodotta dall’edificio, con relativa comunicazione mediante pannelli interattivi all’interno e all’esterno dell’edificio; e ancora, la gestione domotica dell’intero stabile da remoto (caldofreddo) e le postazioni di ricarica di auto elettriche. Infine, da un punto di vista edilizio, vorrei ricordare l’utiliz-


ARCHITETTURA / CLAUDIO LO RISO

la copertura e alla realizzazione delle strutture previste sul tetto».

mare la fatica e lo sforzo degli atleti in energia elettrica pulita, anziché lasciare che una potenziale fonte rinnovabile vada dispersa».

zo di materiali con certificati per la bioedilizia e quello di piastrelle con nanotecnologia Hydrotech, autopulenti e antibatteriche, in grado, grazie ad un film protettivo, di decomporre i batteri non appena entrano in contatto con le lastre». Un contributo al risparmio energetico è previsto anche da parte degli utenti della palestra… «Infatti. Tutte le attrezzature di allenamento sono proviste di un dispositivo di recupero di energia, per trasfor-

Quali altri elementi caratterizzano l’edificio? «Un aspetto molto particolare dell’edificio è costituito dalla copertura dove è stata realizzata una vera e propria pista di atletica, lunga 180 metri, che sporge dal tetto come una corona sorretta da alberi rappresentati in facciata nelle vetrate. Sulla copertura sono previste anche una piscina e altri spazi per il relax, il benessere e il divertimento. L’intero complesso si sviluppa su più piani, oltre ai garage interrati e ai servizi sul tetto. Complessivamente, alcuni numeri sono utili a comprendere l’ampiezza dell’intervento: oltre 8.100 mq di superficie suddivisi su tre piani, più un piano sotterraneo di 2584 mq, 5 piscine, un ristorante con oltre 100 coperti, un energy bar da 88 posti, varie sale fitness dell’ampiezza di 200 mq ciascuna». Quali sono i tempi previsti per la realizzazione dell’edificio? «I lavori sono già iniziati e per il mese di ottobre prevediamo di completare il 60% del progetto, concentrandoci soprattutto sugli spazi interni in modo da avviare immediatamente tutte le attività previste. Successivamente procederemo ai lavori di sistemazione del-

Come è nata l’idea di riunire in uno spazio unico tanti servizi tra di loro integrate e complementari. «In effetti si tratta di una superficie molto ampia, che per il numero delle strutture e dei servizi che concentra rappresenta davvero un unicum per la città di Lugano e per l’intera Svizzera. Un cura particolare è stata posta nella progettazione degli interni, con uno studio dei dettagli riguardo alla suddivisione degli spazi e ai flussi di circolazione delle persone. L’idea progettuale nasce dalla volontà di riunire in un “villaggio globale” tutto quello che ruota intorno a sport, fitness e cura del corpo, dove l’architettura sia esterna che interna, grazie anche agli spazi vetrati e alla grande luminosità, trasmette la sensazione di essere in mezzo alla natura». A cosa si è ispirato nel concepire questo villaggio del benessere e della salute? «Il riferimento quasi d’obbligo è stato all’età imperiale romana quando scoppiò una vera e propria mania dell’estetica, della cura del corpo, dell’avere e mostrare un bel fisico sano. Nacquero così le Terme, complessi in cui era possibile non solo lavarsi, ma anche dedicarsi a tutte quelle pratiche estetiche riguardanti la cura per il corpo: fare palestra, la sauna, i massaggi, praticare ginnastica, giocare a palla. Era iniziata una nuova moda, e le terme da luoghi per soddisfare le necessità igieniche elementari si trasformarono in stabilimenti termali e centri-benessere con integrazione di un centro estetico nel senso in cui lo intendiamo noi. In sintesi, si costruirono spazi di incontro e socializzazione, dove le persone potevano trascorrere lunghi periodi della giornata avendo a disposizione, raccolti in un solo luogo, tutti i servizi necessari per il benessere e la salute del proprio corpo ma anche dello spirito». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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ARCHITETTURA / BISCOZZO IMMOBILIARE

Promuoviamo edifici e appartamenti di gran pregio

Q FABIO BISCOZZO È IL GENERAL MANAGER DI UNA SOCIETÀ DI PROMOZIONE IMMOBILIARE NATA DALL’IDEA DI PROPORSI SUL MERCATO IMMOBILIARE DI LUGANO CON UN APPROCCIO PROFESSIONALE E COMUNICATIVO FUORI DAGLI SCHEMI.

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

uali sono gli elementi distintivi della Biscozzo Immobiliare? «La strategia di marketing si basa e si articola sulla scelta di un numero ristretto di immobili, selezionati in base alle caratteristiche peculiari ed ai dettagli prestigiosi tipici del lusso coniugati ad un’alta qualità di vita. Tutti gli immobili proposti vengono gestiti in maniera riservata e discreta. Siamo infatti convinti che come tutte le cose preziose anche gli immobili di pregio devono essere voluti, cercati e proposti sulla base di un giusto mix tra le aspettative del potenziale cliente e le prospettive di rivalutazione del mercato di riferimento».

Questo specifico posizionamento è stato raggiunto attraverso un costante lavoro sul campo… «Abbiamo acquisito una buona conoscenza del mercato grazie ad una attività iniziata nel 2003 a Roma presso l’agenzia Casa Incontro. Successivamente ho fatto parte del Gruppo Gabetti, per il quale ho svolto l’attività di responsabile di agenzia. Nel 2007 mi sono trasferito a Lugano dove ho fondato nel 2013 la Biscozzo Immobiliare che dirigo insieme a mia moglie Marlen. Specializzati in compravendita di oggetti residenziali e commerciali dal 2014 curiamo il portafoglio immobiliare di diversi fondi sia privati che istituzionali. Tra gli incarichi più importanti vantiamo una collaborazione in esclusiva sui pro-


ARCHITETTURA / BISCOZZO IMMOBILIARE

state studiate, progettate e realizzate in collaborazione con lo studio Motta e Sironi di Milano. I materiali scelti, le finiture, elettrodomestici e bagni sono di altissima qualità e scelti tra le aziende più importanti di settore. Gli appartamenti si affacciano in parte sul Golfo di Lugano e in parte sul bosco, garantendo privacy, tranquillità e benessere a soli 5 minuti dal centro città».

getti immobiliari sviluppati in Ticino dalla NOCASA, tra cui la vendita del Nizza Paradise Residence». Quali sono i principali servizi che fornite alla vostra clientela? «Bisogna sempre partire dal fatto che l’acquisto e la vendita di un immobile implicano, per essere fatte bene, una procedura che non è così ovvia come potrebbe sembrare. A prescindere infatti dal ruolo di compratore o di venditore, si ha bisogno di un esperto consulente che aiuti ad ottenere il migliore affare. Proprio per questo, chi si affida a noi riceve un servizio di altissima qualità equiparato all’esclusività degli oggetti proposti. In particolare, i clienti beneficiano del nostro know how e della nostra rete di contatti per consulenza bancaria, fiscale, legale e notarile. Inoltre, possiamo svolgere un’attività di progettazione, Interior Design e direzione lavori. Il nostro obiettivo è trovare la soluzione giusta per ogni cliente. Per quanto riguarda la nostra offerta di oggetti spaziamo dagli appartamenti di lusso a ville prestigiose in tutte le zone del luganese. Diversifichiamo inoltre gli immobili per tipologia, grandezza, location e prezzi. Svolgiamo inoltre la ricerca sul territorio mirata alle richieste specifiche dei nostri clienti. E siamo presenti anche all’estero grazie alla collaborazione con nostri corrispondenti operativi in Costa Azzurra, Spagna, Londra e Italia».

Attualmente siete impegnati nella vendita di uno dei più lussuosi complessi immobiliari di Lugano… «Sono numerosi gli aspetti del Nizza Paradise che ne fanno una residenza davvero unica, collocata in un contesto naturale dove la vegetazione e i percorsi nel verde, ricreano una cornice idilliaca unica nel suo genere. La residenza infatti vuole coniugare l’architettura e la natura fondendoli in un unico contatto che non vede l’una sovrastare l’altra. La filosofia architettonica prevede infatti strutture leggere fatte di vetro e acciaio, che riflettono l’ambiente circostante. Le pareti di confine tra l’edificio e il parco Guidino sono state rivestite da un giardino verticale e tutti gli spazi esterni sono curati da un architetto paesaggista. E, ancora, negli spazi esterni prenderanno forma zone relax e lounge dotate di ogni comfort, come ad esempio piscina, solarium, docce cromoterapiche, un bar e musica in filodiffusione per rendere ancora più suggestivo il panorama. Una Spa di lusso con piscina interna panoramica, sauna, hamam, zona massaggi e fitness servirà gli ospiti all’interno della residenza». Gli appartamenti offrono soluzioni innovative per quanto riguarda gli spazi a disposizione e i materiali utilizzati… «Gli appartamenti hanno metrature versatili che partono dai 90 mq fino ai 220 mq. Tutte le unità abitative sono

A chi si rivolge la vendita di questi appartamenti? «Sicuramente ci rivolgiamo ad una clientela di alto livello, sia ticinese e svizzera sia proveniente dall’estero, che vuole abitare in un contesto particolare dal punto di vista ambientale e della qualità architettonica dell’edificio. Persone in grado di apprezzare e valorizzare un gioiello architettonico così esclusivo. A partire dalla primavera 2017 i primi appartamenti potranno essere consegnati agli acquirenti e nel giro di pochi mesi anche tutte le parti esterne (giardini, strade di accesso, ecc.) verranno a compimento».

BISCOZZO IMMOBILIARE SAGL Piazzetta San Carlo 2 CH-6900 Lugano Tel. +41 (0)78 910 37 52 www.biscozzo.ch TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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ARCHITETTURA / ARTISA SA

Un nuovo concetto di quartiere residenziale

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PARCO CORNAREDO: UN PROGETTO CHE CAMBIERÀ IL VOLTO DEL QUARTIERE: APPARTAMENTI AD AFFITTO SOSTENIBILE, ABITAZIONI DESTINATE AGLI ANZIANI, POSTI LETTO MEDICALIZZATI E UNA PISTA DI GHIACCIO INTERRATA. UN PROGETTO CHE CONIUGA ABITAZIONE, SANITÀ, SOCIALITÀ E ATTIVITÀ SPORTIVE IN UNA SOLA STRUTTURA. CE NE PARLA ANDREA BLOTTI, DIRETTORE ARTISA REAL ESTATE.

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arco Cornaredo rappresenta uno dei principali progetti che vi vedrà impegnati nei prossimi anni. In che cosa consiste? «Questo progetto, cambierà il volto dell’omonimo quartiere luganese, il Nuovo quartiere Cornaredo, ponendo un tassello importante per il suo sviluppo in seguito all’apertura della galleria Vedeggio-Cassarate. Il progetto prevede l’edificazione di tre edifici abitativi, con una superficie abitabile complessiva di 20.000 mq, inseriti in una grande parco comprendente 800 mq di area di svago e per l’attività all’aperto. Il comparto acquisito da Artisa (5 parcelle su 9) è il cosiddetto C1, e si trova – tanto per dare un riferimento territoriale – nelle immediate vicinanze della pista della Resega e a ridosso del bosco di Trevano. L’inizio dei lavori è previsto per fine anno 2017 e la consegna della struttura e apertura del Parco entro il 2021».

È stato definito un progetto “innovativo e intergenerazionale”. Quali sono i principali elementi che lo caratterizzano? «Parco Cornaredo coniuga sanità, socialità e sport in una sola struttura; risponde a un bisogno sociale della popolazione del Luganese: abitazioni a pigione accessibile e soluzioni abitative per la terza e la quarta età; promuove l’aggregazione intergenerazionale, la socializzazione fra gli abitanti e gli utenti della struttura e la qualità di vita nel quartiere grazie anche a 2000 metri quadrati di zona-svago all’aperto. Si tratta di due blocchi residenziali con 116 appartamenti e con canone di locazione accessibile e un blocco destinato alla terza età che offrirà 54 posti-letto medicalizzati con assistenza e cura, nonché un settore con 44 appartamenti a misura d’anziano con fruibilità di servizi interni a carattere socioassistenziale, destinato a inquilini che potranno attivare determinati servizi


ARCHITETTURA / ARTISA SA

quartieri con nuovi concetti abitativi. Una particolare attenzione è rivolta alla qualità architettonica degli edifici ed alla sostenibilità economica degli investimenti sul lungo termine. In tal modo, la società è diventata uno dei principali attori nazionali nello sviluppo di soluzioni abitative per la terza e quarta età e nella realizzazione di quartieri residenziali di qualità che offrano abitazioni e servizi rispondenti alle esigenze della popolazione».

secondo desiderio e in funzione del loro progressivo maggior fabbisogno di assistenza. Ma le particolarità non si fermano qui: al piano interrato del blocco abitativo troverà spazio una pista di ghiaccio privata, regolamentare, per allenamenti e istruzione delle società del settore». Dunque un progetto importante, di sostanza, capace di coniugare bene l’esigenza del privato e le aspettative del pubblico, creando le giuste sinergie e rispondendo oltretutto ai più recenti e ideali principi di sostenibilità… «Il Parco Cornaredo è previsto sui terreni del comparto a nord della pista della Resega. Il progetto sviluppa appieno il concetto pianificatorio previsto dalla Città di Lugano e dai Comuni di Porza e Canobbio, crea nuove sinergie tra pubblico e privato e risponde ai più recenti e ideali principi di sostenibilità. Oltre allo standard Minergie, è prevista infatti la valorizzazione della parte boschiva del Parco di Trevano, con la creazione di aree verdi, di svago e di prossimità; come pure incentivi per il trasporto pubblico: grazie ad un accordo in fase di definizione con la Comunità tariffale Arcobaleno, ogni economia domestica del complesso beneficerà di un abbonamento gratuito annuale per la zona urbana Lugano».

Vi sono altri progetti indirizzati alla terza età in via di sviluppo in Ticino? «Insieme a Parco Cornaredo, l’altro principale progetto riguarda il Parco Maraini, di recente acquisito dal Gruppo Artisa che intende, in collaborazione con qualificati partner svizzeri del settore, ampliare i servizi offerti dalla casa di cura Parco Maraini e ammodernare le strutture esistenti. Il tutto nell’ambito del suo programma di sviluppo su scala nazionale nel settore per la terza e la quarta età. Gli edifici saranno totalmente ristrutturati e verranno creato 83 camere di cura, oltre ad appartamenti per anziani con annessi tutti i necessari servizi. Sono previsti inoltre spazi per studi medici, un’ampia area fitness con piscina al servizio della città e un rammodernamento delle cucine per creare un’attività catering anche per comunità esterne. Nel progetto figura pure la riqualifica e la valorizzazione dell’intera area verde». Questi progetti qualificano sempre più Artisa come una società specializzata nella realizzazione di edifici e servizi destinati alla terza e alla quarta età… «Il nostro sforzo si indirizza nell’analizzare le necessità abitative di una società in continua evoluzione e con elevati tassi di invecchiamento, cercando di rispondere con azioni concrete attraverso la realizzazione di edifici e

Quali problemi pone la realizzazione di residenze per la terza e quarta età? «La conoscenza delle necessità abitative della terza e quarta età, delle normative cantonali e delle necessità dei principali gestori nazionali consente di realizzare dei centri funzionali e con la miglior qualità di vita e con la dotazione di tutti i servizi assistenziali e medicali che l’avanzare dell’età può richiedere. Mini appartamenti ammobiliati in location strategiche, affittabili anche per periodi molto corti, sono invece le caratteristiche che ha il concetto abitativo Micro living, che va a soddisfare le esigenze di una società in cui gli spostamenti e i cambiamenti di vita sono sempre più frequenti e costanti. Elemento non trascurabile, infine, l’abitare sostenibile è un modo di intendere le edificazioni che impone di realizzare edifici o quartieri che siano sostenibili dal punto di vista economico per gli inquilini, sostenibili dal punto di vista dell’investimento e naturalmente sostenibili dal punto di vista dell’impatto ambientale».

ARTISA GROUP HOLDING SA Via Industria 16 CH-6814 Lamone Tel. +41 (0) 91 863 14 74 www.artisagroup.com TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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ARCHITETTURA / NEWTRENDS SA

25 anni di fiducia, la vera energia per trasformare i sogni in realtà

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SONO 25 ANNI DI ATTIVITÀ QUELLI CHE FESTEGGIA IL GRUPPO NEW TRENDS, GUIDATO DA SALVATORE BELLOMO CON A FIANCO IL FIGLIO ANDREA, UN’AZIENDA CHE RIESCE A CONIUGARE L’ESPERIENZA MATURATA NEL TEMPO CON UNA FORTE PROPENSIONE ALL’INNOVAZIONE, RITENUTA DA SEMPRE FATTORE CHIAVE DEL SUCCESSO. 01

01 Ph: ZVEIGER / zveiger.ch

Come avete deciso di festeggiare questo anniversario? «Abbiamo organizzato un evento, presso la splendida location della Fattoria Moncucchetto a Lugano, che rappresenti simbolicamente il nostro sentimento di gratitudine verso tutte le persone che in questi 25 anni ci hanno aiutato ad arrivare dove siamo ora, dandoci la loro fiducia. Sono queste persone che ci hanno trasmesso l’energia e la motivazione necessaria per portare a termine i vari progetti intrapresi e per trasformare in realtà la nostra visione.

02-04 Ph: MSC SA / mscsuisse.ch

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avvero un bel traguardo quello festeggiato quest’anno. Come siete arrivati a questa posizione da protagonisti nel mercato immobiliare ticinese? «Alcune cifre possono aiutare a comprendere i traguardi raggiunti in questi 25 anni di attività, durante i quali abbiamo portato a termine con successo centinaia di transazioni immobiliari. Ma oltre alle compravendite abbiamo realizzato in proprio un’ottantina di abitazioni, che sono state tutte vendute o locate. E per sottolineare la continuità del nostro progetto imprenditoriale possiamo dire che attualmente abbiamo 20 unità abitative in fase di sviluppo. Un altro elemento che sta ad indicare il nostro orientamento al futuro è il numero di giovani che abbiamo formato fino ad oggi in ambito tecnico e commerciale come azienda formatrice, giovani che saranno i professionisti di domani.».

Non dimentichiamo infatti che una compravendita non è mai soltanto una semplice operazione immobiliare, ma la realizzazione di un sogno che solitamente avviene poche volte nella vita. Per questo motivo diamo molto valore alla fiducia che clienti e collaboratori hanno riposto in noi in questi anni.». Un rapporto di fiducia come si costruisce e si mantiene nel tempo? «Sono numerosi gli elementi necessari per arrivare a stabilire questa fondamentale relazione. Innanzitutto l’esperienza, che deriva dall’avere nel tempo affrontato e risolto tante problematiche e casistiche. L’esperienza si trasforma in referenze, ovvero il famoso “passaparola”: preziose testimonianze del nostro modo di operare da parte dei nostri clienti, che si accumulano negli anni. In secondo luogo la correttezza, cioè la capacità di gestire e affrontare le questioni immobiliari in modo eticamente corretto, mantenendo sempre la massima professionalità e trasparenza. Ed infine la competenza, cioè la capacità di disporre di tutte le conoscenze tecniche, commerciali, fiscali ecc, indispensabile per fornire alla clientela la necessaria assistenza e consulenza in un settore come quello immobiliare che si presenta sempre più complesso a causa delle tante variabili di cui occorre tenere conto». Senza parlare dell’innovazione che mi sembra essere uno dei punti di forza della vostra azienda… «Infatti. Se l’esperienza ci consente di mantenere un saldo legame con il pas-


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sato e con quanto abbiamo realizzato nel corso del tempo, è proprio l’innovazione che ci fa guardare al futuro. Siamo costantemente attenti alle ultime tendenze, cerchiamo di applicare al nostro lavoro le nuove tecnologie e tutto quanto il progresso mette a disposizione per migliorare la qualità dei nostri servizi per i nostri clienti. Ad esempio, nel campo del marketing siamo attenti agli sviluppi delle tecnologie della comunicazione e nel management perseguiamo l’ottimizzazione dei processi e l’uso intelligente dei mezzi informatici applicati alla gestione aziendale». E per quanto riguarda l’innovazione in campo edilizio? «Per noi significa sostenibilità e tecnologia, due temi di particolare importanza cui stiamo dedicando le nostre migliori risorse, sempre in un’ottica di creare maggiore valore aggiunto per l’utente finale. Un edificio sostenibile è un complesso insieme di tecnologie costruttive e di scelte progettuali coerenti e trasversali, volte ad avere il minor impatto possibile sull’ambiente, nel presente e per il futuro. Questa visione è importante averla sin dall’ideazione del concept architettonico iniziale. Fondamentale è anche un feedback continuo con il committente o l’utente finale, che dovrà accompagnare e condividere tutte le soluzioni prospettate. La tecnologia applicata all’edilizia, invece, permette di aumentare significativamente la qualità di vita, automatizzando la gestione at-

tiva e passiva degli immobili (illuminazione, sicurezza, qualità dell’aria, energia, controllo sistemi ed apparecchiature, …). Un esempio concreto di questa filosofia è la nostra ultima proposta immobiliare a Montagnola (Residenza Optima), un autentico gioiello dal punto di vista di sostenibilità ambientale e tecnologia ma anche come qualità abitativa.». New Trends quindi non è attiva soltanto nell’intermediazione immobiliare ma anche nello sviluppo in proprio di progetti… «Si, è corretto. Nel corso di questi 25 anni la nostra azienda ha conosciuto una naturale evoluzione, ampliando la gamma dei servizi offerti. Durante gli anni dedicati alla sola compravendita si è gradualmente affiancata la soluzione di problemi tecnici (progettazione, perizie, personalizzazioni, ecc.). Questa esperienza accumulata si è infine tradotta nella creazione in proprio di prodotti immobiliari. Quest’ultimo passo, è stato reso possibile dalla nostra esperienza del mercato immobiliare ticinese (in particolare nel luganese), dall’attenta analisi delle tendenze, delle esigenze e delle aspettative della clientela. Abbiamo sempre dato molta importanza al marketing: le nostre proposte tendono sempre ad anticipare le trasformazioni del mercato, offrendo già oggi quelle che saranno presumibilmente le richieste di domani. Per questo siamo state tra le prime (e poche) realtà ad avere un reparto marketing interno.».

Nel caso di New Trends il ricambio generazione non costituisce certo un problema… «In effetti mio figlio Andrea mi ha affiancato già da tempo nella gestione della nostra azienda, portando nuove idee e stimoli innovativi. Dunque esperienza ed innovazione, che sono i valori cui da sempre ci ispiriamo, trovano un perfetto connubio nelle nostre due persone. La nostra forza passa anche dal fatto di essere un gruppo nato come azienda famigliare. Abbiamo visto che questo fattore rassicura i clienti in quanto dà loro stabilità e continuità, oltre alla garanzia di massimo impegno. Questo è importante per superare qualsiasi ostacolo, sia per l’azienda che per i nostri clienti. Crediamo infatti che la forza di un team risieda nelle persone che lo compongono: per questo investiamo molto tempo nella scelta e nella formazione del personale».

GRUPPO NEW TRENDS SA Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano Tel. +41 (0)91 921 00 31 www.new-trends.ch TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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AZIENDE / DELOITTE

La Svizzera ancora fra i leader al mondo nel settore lusso È QUANTO EMERGE DAL QUARTO RAPPORTO ANNUALE DI DELOITTE “GLOBAL POWERS OF LUXURY GOODS 2017”. CON 10 AZIENDE NELLA TOP 100 DELLE PIÙ GRANDI IMPRESE AL MONDO E 2 NELLA TOP 10, LA SVIZZERA SI CONFERMA ESSERE UNO DEI PRINCIPALI MERCATI DI RIFERIMENTO PER IL SETTORE, CON LA SUA PUNTA DI DIAMANTE NELLA MANIFATTURA OROLOGIERA. 01

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01 Luciano Monga Partner Responsabile di Deloitte Lugano 02 Alessandro Regogliosi Director di Deloitte Lugano

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ell’ultimo rapporto annuale “Global Powers of Luxury Goods 2017”, Deloitte ha stilato la classifica delle 100 più grandi aziende al mondo del settore del lusso, analizzando, inoltre, la situazione globale e prendendo in esame le principali tendenze di questo segmento di mercato. Complessivamente, le vendite per l’anno fiscale 2015 ammontano a 212 miliardi US$ (base: dati pubblici delle vendite consolidate). In media, i ricavi annuali delle società in classifica nella Top 100 ammonta a 2.1 miliardi US$. Sono i consumatori dalla Cina, dalla Russia e dagli Emirati Arabi che continuano a trainare la crescita del mercato del lusso. Il 70% di essi, contro il 53% dei consumatori dai mercati maturi (Europa, USA e Giappone), ha dichiarato di avere aumentato la spesa dei beni di lusso negli ultimi 5 anni. «Viaggi e turismo continuano a rappresentare la vera opportunità di crescita per il settore del lusso - dichiara Luciano Monga, Partner responsabile di

Deloitte a Lugano -. Circa la metà della spesa è generata da viaggiatori in paesi stranieri (31%) o all’aeroporto (16%), con una punta del 60% presso consumatori dai paesi emergenti, che – tipicamente – non hanno accesso alla medesima ampia gamma di prodotti e brand offerti nei mercati maturi». In generale «si sta assistendo a uno spostamento di interesse del consumatore verso l’importanza di vivere l’esperienza e di provare ciò che il bene di lusso trasmette - commenta Alessandro Regogliosi, Director di Deloitte e specialista del settore Fashion & Luxury-. C’è da dire, tuttavia, che la qualità premium rimane comunque un ‘must have’ e che i consumatori hanno sempre un occhio di riguardo per l’artigianalità e i prodotti fatti a mano». Mercato svizzero dominato da tre player Sono dieci le società svizzere presenti quest’anno nella Top 100. Di queste sono 3 a emergere in maniera imponente. Si tratta di Richemont, che oc-


AZIENDE / DELOITTE

cupa addirittura la seconda posizione in classifica, Swatch Group, in sesta posizione, e Rolex, al numero 11. Esse insieme rappresentano ben l’87% del totale dei ricavi prodotti dalle 10 svizzere in classifica. La crescita sulle vendite – pari al 3.6% - si è mantenuta sostanzialmente allo stesso livello dell’anno precedente (FY 2014). Da notare che Audemars Piguet e Richard Mille, due delle società svizzere che hanno registrato la crescita a doppia cifra, sono manifatture orologiere. Infatti, proprio come l’Italia è leader nel settore moda, allo stesso modo la Svizzera non è seconda a nessuno nel settore orologiero: 9 su 10 delle società svizzere presenti nella Top 100 appartengono a questo settore. La forza di questi brand è testimoniata dalla presenza in gioiellerie di tutto il mondo, come pure dalla crescente rete di distribuzione propria.

«Questi dati sono un risultato importante, specialmente in un contesto provato da difficoltà valutarie. La resilienza dei brand svizzeri del lusso è legata al forte posizionamento di marca, all’eccellenza tecnica e di design, che costituiscono delle barriere difficili da superare» conclude Regogliosi.

ALTRE SOCIETÀ SVIZZERE PRESENTI NELLE TOP 100: #11 Rolex #40 Patek Philippe #49 Chopard #50 Audermas Piguet #71 Breitling #77 Frédérique Constant #80 Franck Mueller #97 Richard Mille

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AZIENDE / GRUPPO SICUREZZA

L’eccellenza della Sicurezza nella Svizzera Italiana IL GRUPPO SICUREZZA SA HA PASSATO CON SUCCESSO LE SELEZIONI ED HA OTTENUTO IL 3° PREMIO QUALE MIGLIOR AZIENDA DEL PRIX SWISS VENTURE CLUB - TICINO 2017. INTERVISTA A LORENZA BERNASCONI, CFO E MEMBRO DEL CDA, CHE HA RAPPRESENTATO GRUPPO SICUREZZA DURANTE LA SERATA DI PREMIAZIONE.

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aziende operative. Ora siamo una squadra di 90 collaboratori che con entusiasmo contribuiamo al successo di questa importante realtà aziendale, la più importante del settore».

Facciamo un breve percorso storico. Come nasce il Gruppo Sicurezza? «Gruppo Sicurezza è un’idea imprenditoriale di nostro padre, Fabrizio Bernasconi, il quale ha fondato l’azienda nel 1980. Oggi il Gruppo è guidato dai miei fratelli e da me. Nel corso di questi anni ci siamo ben consolidati costituendo ed integrando 4

All’inizio di quest’anno avete acquistato la Galli Sicurezza. Cosa cambia per voi? «Come ho avuto modo di spiegare durante la premiazione, l’integrazione di un’azienda in seno ad un Gruppo già consolidato come il nostro, è di per se un’operazione molto delicata. Soprattutto quando l’azienda è una realtà come quella di Galli Sicurezza. Processo ancora più delicato, ma altrettanto entusiasmante perché permette di rimettersi alla prova, trovando la convergenza di due equilibri dinamici per creare un percorso condiviso. Un grande lavoro di chimica, che se gestito con perseveranza, passione e con strategie chiare, diventa un grande successo e rafforza la continuità».

lla consegna del Prix Swiss Venture Club - Ticino 2017 avete ottenuto il terzo gradino del podio. Che emozione ha provato? «È stata sicuramente una bellissima emozione, il raggiungimento di un traguardo e una conferma che quanto fatto finora è stato positivamente riconosciuto. È stato anche divertente ma soprattutto denso di pathos. Un grande riconoscimento considerando che le altre aziende presenti erano degne di nota».

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Cosa significa acquisire una società? «Mai perdere di vista la bussola. Se posso utilizzare una metafora è come partecipare ad una regata con il proprio team. Quando si è in barca, i ruoli di ognuno sono ben definiti e rispettati naturalmente per il bene di tutti. Solo in questo modo si riesce ad essere i più veloci e performanti. E la vittoria è sicuramente vissuta da tutti con grande intensità». Sicurezza senza confini: vale a dire? «La sicurezza è uno dei bisogni fondamentali per l’essere umano ed è diventato, in questi ultimi anni un tema molto sensibile. In una strategia d’impresa diventa limitante pensare in modo settoriale. Le esigenze di sicurezza si sono notevolmente diversificate ed implicano sicuramente l’apporto di tecnologie ma anche di misure organizzative flessibili e senza confini, perché accompagnano gli spostamenti degli individui e dei beni. Basti pensare ad una delle ultime nate nell’ambito della sicu-


AZIENDE / GRUPPO SICUREZZA

rezza: la Cybersecurity che è la sicurezza informatica, tipicamente una sicurezza senza confini perché la criminalità è diffusa dalle reti informatiche in modo capillare e universale». Pensiamo ai film di spionaggio che vediamo regolarmente in televisione. Dove sono i limiti della sicurezza? Cos’è per lei la sicurezza? «Per noi la sicurezza è analisi, gestione delle informazioni e mitigazione dei rischi. La sicurezza, per essere efficace, deve essere preventiva. Prevenzione, significa capacità di comprendere le informazioni ed i comportamenti implementando misure dissuasive. Ai giorni nostri la digitalizzazione e l’evoluzione informatica ci aiuta nella scansione delle informazioni. Spetta infine alla capacità di analisi delle informazioni, di saperle tradurre anticipandone gli eventi che potrebbero mettere a rischio la sicurezza delle persone. Queste sono le basi di una sicurezza di intelligence che permette agli spazi pubblici e privati di anticipare eventuali atti criminosi avendo costantemente monitorato il livello di rischio. Queste sono le sfide della sicurezza attuale». Essere una famiglia aziendale è una marcia in più? «La premessa per un’ottima gestione degli obiettivi è il rispetto reciproco dei ruoli professionali. Nel caso specifico, ci occupiamo di tre settori di competenze distinti e possiamo garantire anche una solidità dell’azienda in quanto nessuno svolge il ruolo di CEO, ma le competen-

ze sono state rigorosamente distribuite in azienda. Le decisioni sono vagliate e condivise, limitando ai minimi termini di rischio di assumere decisioni avventate o non ben ponderate. Nella nostra esperienza di conduzione aziendale si è sicuramente dimostrata essere una marcia in più». Possono dei competitors diventare dei partners? «Nel nostro disegno di azienda teniamo molto in considerazione la condivisione delle eccellenze e delle competenze tra aziende che possono anche essere competitors in certi settori. Pensiamo all’incalcolabile valore aggiunto che offriamo al cliente, unico modo per marcare la differenza. Permette inoltre il sano confronto che fa sempre bene». La Rivoluzione digitale quanto ha cambiato il vostro modo di lavorare? «Ha aumentato la velocità e la trasparenza della comunicazione. Basti pensare che al giorno d'oggi anche l'uomo politico comunica con i propri elettori in modo veloce e reattivo tramite i social, comunica in modo veloce e reattivo tramite i social con gli elettori. Situazione impensabile solo qualche anno orsono. Si la rivoluzione digitale sta cambiando i paradigmi stessi del modo di lavorare». Quanto è importante un buon clima al lavoro? «Nel contesto di un’azienda certificata, come la nostra, il collaboratore è un cliente interno e la cura delle buone relazioni interne, il mantenimento del rapporto di fiducia, sono elementi fon-

damentali che permettono di far emergere l’eccellenza, elemento fondamentale per un’azienda di successo». Quanto costa investire? «Investire è la sopravvivenza dell’azienda. Le aziende di successo investono soprattutto durante i periodi di crisi. Può apparire di controtendenza ma è la soluzione che permette continuità all’azienda per rilanciarsi con nuove forze e strategie. Riscontriamo che in questi ultimi anni, gli investimenti si sono orientati in modo particolare nella gestione e formazione delle Risorse Umane. E’ un momento di importanza storica perché significa che la risorsa umana non è più considerata come semplice forza lavoro ma è capitale umano di strategica rilevanza». Quali sono le peculiarità che un imprenditore deve sempre avere? «Passione, determinazione, coraggio, strategia e, dulcis in fundo, essere dotati di una forte componente di autoironia».

IL GRUPPO SICUREZZA IN PILLOLE Anno di fondazione: 1980 Sistemi e servizi di sicurezza Attività: Mercato: 70% Svizzera Italiana, 30% Internazionale 90 Collaboratori:

La nostra forza: Visione futura: Claim: Strategia:

Siamo una famiglia aziendale Puntare su una sicurezza senza confini Sentirsi sicuri La sicurezza in ogni forma

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AZIENDE / EASY WORK

La corretta valutazione di ogni persona EDUARDO D’ANGELO HA INIZIATO LA SUA ATTIVITÀ NEL SETTORE DEL COLLOCAMENTO IN TICINO NEL 2001. NEL 2012 HA FONDATO LA EASY WORK INSIEME AD ALESSANDRO ALFIERI E DA ALLORA RICOPRE IL RUOLO DI DIRETTORE AMMINISTRATIVO OCCUPANDOSI DELLA GESTIONE AMMINISTRATIVA E CONTABILE DELLA SOCIETÀ.

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he cosa sono i Contratti Collettivi di Lavoro? «Su domanda delle associazioni contraenti, le autorità competenti a livello federale e a livello cantonale possono conferire il carattere obbligatorio generale ai contratti collettivi di lavoro (CCL) se le condizioni legali in tal senso sono adempiute. Conferendo a un CCL l’obbligatorietà generale, il suo campo d’applicazione viene esteso a tutti i lavoratori e ai datori di lavoro del ramo economico in questione. I decreti che conferiscono il carattere obbligatorio generale a un CCL contengono l’indicazione del campo d’applicazione territoriale, del rispettivo ramo economico e dei lavoratori per i quali valgono le disposizioni del CCL. Quale misura di accompagnamento all’Accordo sulla Libera circolazione delle persone nei rami in cui non esiste un contratto collettivo di lavoro e in caso di offerte ripetute e abusive di salari inferiori a quelli usuali per il luogo, la professione o il ramo, possono essere emanati contratti normali di lavoro che stabili-

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scono salari minimi vincolanti validi per l’intero ramo e modificabili solamente a vantaggio del lavoratore». In termini generali come sono regolati in Ticino i contratti di lavoro? «Il diritto svizzero prevede un Contratto Normale di Lavoro (CNL) contenente disposizioni relative al rapporto di lavoro (stipula, condizioni di lavoro, cessazione). Questo tipo di CNL è direttamente applicabile ai singoli rapporti di lavoro di un determinato ramo, purché datore di lavoro e lavoratore non si siano accordati diversamente. I Cantoni sono tenuti a emanare dei contratti normali di lavoro di questo genere per i lavoratori agricoli e per il personale domestico che disciplinino in particolare la durata del lavoro e del riposo nonché le condizioni di lavoro delle donne e dei giovani». Lavoro fisso e lavoro temporaneo sono ugualmente tutelati? «Dal punto di vista salariale si può arrivare al paradosso che il lavoratore temporaneo, in quanto assunto in base


AZIENDE / EASY WORK

al nostro Contratto Collettivo di Lavoro, possa avere un salario orario superiore a quello dei lavoratori assunti a tempo indeterminato in quell’azienda. E dunque, nel caso del passaggio da lavoratore temporaneo a occupato fisso potrebbe subire una decurtazione di salario. Il caso non si pone nell’edilizia o nell’artigianato dove è già in vigore un Contratto di Collettivo di Lavoro».

per quanto riguarda le condizioni salariali. Laddove invece sono in vigore contratti individuali, i termini sono lasciati alla libera contrattazione tra le parti e dunque è possibile che vi sia disparità di trattamento economico. Per fare un esempio, la figura dell’impiegato d’ufficio non ha un Contratto Collettivo e dunque vige per lo più un sistema di contrattazione individuale».

Lavoratori provenienti dall’estero, in particolare dall’Italia: è un luogo comune o corrisponde al vero il fatto che essi possono pagati meno di un lavoratore, con equivalente qualifica, svizzero? «Bisogna distinguere tra due possibili situazioni. Laddove sono applicati Contratti Collettivi o Normali (il che corrisponde al 70% circa dei settori) essi vanno totalmente rispettati anche

Dunque la polemica riguardo al fatto che i lavoratori frontalieri “rubano” il lavoro agli svizzeri risulta essere in gran parte pretestuosa? «Bisogna dire che vi sono alcuni settori, come la sanità e da qualche tempo anche l’educazione, in cui vi è una carenza cronica di lavoratori locali e dunque è più facile assumere personale proveniente dall’estero. Diverso il caso dei

lavoratori autonomi e dei piccoli artigiani che con gli accordi bilaterali sono effettivamente favoriti nel venire a svolgere lavori in Ticino. Un fenomeno di cui tener conto riguardo al mondo del lavoro attiene poi al fatto che vi sono aziende ticinesi che scelgono di delocalizzare la propria produzione in paesi soprattutto dell’Est europeo. E questi sono posti di lavoro, per locali e stranieri, definitivamente perduti». Da ultimo, dal vostro osservatorio privilegiato, come giudica l’andamento del mercato del lavoro in Ticino? «Direi che siamo di fronte ad una situazione di sostanziale stabilità, senza rilevanti picchi di crescita o decrementi, al di là delle fisiologiche oscillazioni che hanno un carattere prevalentemente stagionale».

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AZIENDE / FEDERAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI DI ARTIGIANI DEL TICINO

L’uomo artigiano protagonista del futuro

P CLAUDIO GIANETTONI, PRESIDENTE DELLE FEDERAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI DELL’ARTIGIANATO DEL TICINO, RACCONTA DELL’IMPORTANZA CHE QUESTO SETTORE RIVESTE NELL’ECONOMIA DEL CANTONE E ILLUSTRA ALCUNE INIZIATIVE IN ATTO PER PROTEGGERE E VALORIZZARE GLI ANTICHI MESTIERI.

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A questo proposto, cos’è il Marchio Ticino? «La Federazione Glati è autorizzata all’utilizzo del Marchio di Garanzia “Ticino”. Il marchio mira a certificare la provenienza dal Ticino, a promuovere efficacemente i prodotti del territorio ticinese, a sensibilizzare i produttori e i consumatori dell’esistenza di prodotti ticinesi di qualità, rispettosi dell’ambiente e del ruolo essenziale dell’artigianato nella gestione del territorio e la promozione della cultura tradizionale ticinese».

che è importante ma non sufficiente, ma dal contesto organizzativo, che deve essere favorevole e valorizzare le persone, investendo su di loro a lungo termine” (Richard Sennett, L’uomo artigiano). In altre parole, il lavoro artigiano rappresenta una forma di lavoro immediato in cui l’occhio, la mano, la volontà di raggiungere uno scopo, il senso ed il piacere del materiale utilizzato, la fantasia ed in definitiva la capacità di dare una forma alla materia stimolano una costante propensione alla creatività. Questa attitudine finisce per caratterizzare profondamente la storia dei popoli perché il lavoro artigianale consente di ridurre la spinta all’uniformità dei comportamenti estesa anche ai modelli di vita e di consumo che caratterizza la moderna civiltà industriale. Il mondo diventa globale ma la realtà dei singoli territori sono il risultato di storie millenarie e quindi il vero obiettivo non è un modello uniforme per tutte le società ma quello di riuscire a coniugare principi e metodi di collaborazione e convivenza che dalla differenza tra stati, società e civiltà possano trovare nel tempo un percorso di progressiva unificazione cogliendo il meglio dei vari contributi».

Perché gli artigiani sono chiamati a svolgere un ruolo di primo piano anche nella tecnologica società contemporanea? «Mi piace rispondere con una frase di Richard Sennett: “Essere artigiano, qualunque lavoro si faccia, vuol dire pensare a quanto puoi crescere migliorando le tue abilità, ed avere tutto il tempo che serve per riuscirci. Questo non dipende solo dalla motivazione,

Artigianato dunque come fattore di crescita economica ma anche come portatore di valori morali… «Direi proprio di sì. Un aspetto del valore morale dell’artigianato è dato per esempio dal forte legame con la natura, da cui deriva la materia oggetto di continua trasformazione. Proprio il significato etico dell’artigianato, legato alla creatività ed ai valori della natura ha la funzione di mantenere vivo que-

artiamo da una necessaria premessa: Che cosa è la Glati? «La Federazione Glati, in qualità di Ente maggiormente rappresentativo, è composta dalle quattro associazioni di artigiani riconosciute dal Canton Ticino – Associazione Artigiani bleniesi, Associazione Artigiani della Vallemaggia, Associazione del cotto e artigiani ticinesi e Pro Verzasca. Il suo scopo è quello di studiare, promuovere, incoraggiare e coordinare l’artigianato del Ticino anche in conformità alla legge sull’artigianato e alla convenzione sul Marchio».


AZIENDE / FEDERAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI DI ARTIGIANI DEL TICINO

sto rapporto e rappresenta un elemento di grande valore in questa fase storica. Ed è proprio ridando quella dignità sociale che gli spetta che possiamo pensare a come ricostruire un sistema sociale che tende alla disgregazione partendo dalla ricomposizione dei valori interiori che lo devono caratterizzare. La storia dell’artigianato è profondamente legata a un modello di sviluppo fatto in gran parte da piccole e medie imprese che rappresentano da sempre una autentica ricchezza economica, e gli imprenditori che le hanno create e continuano a crearle sono importanti per la loro propensione ad assumersi il rischio personale, al profondo attaccamento al loro territorio ed al senso di solidarietà che caratterizza il loro comportamento». Quali sono i settori in cui maggiormente si esprime la vocazione artigianale del Ticino? «Verso la metà del Novecento il Ticino, come altre regioni, ha subito un cambiamento socio-economico abbastanza rapido e le attività rurali hanno ceduto il posto al lavoro in fabbrica, nei cantieri e nel settore terziario.

L’abbandono delle attività agropastorali e lo spopolamento progressivo delle valli, l’accesso a nuovi mercati e il sopraggiungere di nuove abitudini e consumi hanno ridimensionato l’artigianato, che ha però saputo reagire e trovare altre vie di espressione, incentivando la ricerca di oggetti che trasmettano l’autenticità del territorio. La lavorazione di materiali quali la lana, la paglia, il legno o la pietra esprimono abilità manuale, sensibilità artistica, impegno nella ricerca di funzionalità e cura per le forme e i colori. Nei musei etnografici si trovano le tracce dei lavori dei secoli scorsi, mentre negozi specializzati propongono prodotti autentici dell’artigianato contemporaneo (oggetti in lana, paglia, legno, ceramica, rame, nonché indumenti, gioielli, articoli da regalo e decorativi). In alcuni atelier e centri di artigianato è possibile vedere gli artigiani all’opera». Come si custodisce la memoria di questi antichi mestieri? «La lavorazione della canapa e della lana sono illustrate presso diversi musei etnografici ticinesi, in particolare nel Museo di Val Verzasca a Sonogno. Con i resti di stoffa si confezionavano i “peduli”, e testimonianze di questo artigianato prettamente femminile si possono vedere presso il Museo delle Centovalli e del Pedemonte a Intragna. Cesti e gerli, oggetti di uso quotidiano nel Ticino rurale dei secoli scorsi, venivano intrecciati con destrezza usando rami particolarmente flessibili come quelli di nocciolo. La lavorazione della paglia era caratteristica della Valle Onsernone, dove l’attività si è sviluppata già nel XVI secolo impegnando buona parte della popolazione fino alla fine dell’Ottocento. Molti oggetti del vivere quotidiano erano preparati in casa utilizzando il legno in particolare di castagno, noce e frassino. E ancora, la lavorazione della pietra ollare era caratteristica dell’alta Vallemaggia e il Museo a Cevio spiega

le fasi di questo processo che produceva soprattutto recipienti per la conservazione e la cottura degli alimenti, lampade, vasche e pigne (le caratteristiche stufe delle zone alpine)». Glati promuove sotto vari aspetta la valorizzazione delle attività artigiane… «La nostra Federazione si muove a vari livelli economici e istituzionali in favore della tutela del mondo dell’artigianato. Il futuro dell’artigianato dipende anche dalla capacità di non disperdere il patrimonio dei saperi ma valorizzarli quali radici dialettiche per costruire le professioni e le competenze del futuro. In questa prospettiva abbiamo di recente organizzato sul tema dei vecchi mestieri un incontro con la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, un’istituzione privata non profit, nata a Milano nel 1995 che promuove iniziative culturali, scientifiche e divulgative per la tutela e diffusione dei mestieri d’arte».

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AZIENDE / STRP

Verso una comunicazione sempre più globale L’ASSEMBLEA GENERALE 2017 DELLA STRP È STATA UNA OCCASIONE PER RIFLETTERE SULL’ATTUALITÀ DELLA COMUNICAZIONE AI NOSTRI GIORNI E DELL’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE PER UNA CULTURA DELLA BUONA COMUNICAZIONE. IL TUTTO DISCUSSO IN UNA REALTÀ UNIVERSITARIA IMPORTANTE PER IL NOSTRO TERRITORIO: LA FRANKLIN UNIVERSITY SWITZERLAND DI SORENGO.

Saluto del Prof. Greg Warden, Presidente della Franklin University Switzerland, in occasione dell’Assemblea generale 2017 STRP, insieme alla Presidente dell’associazione Marta Lenzi Repetto e ai numerosi soci presenti.

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ono passati quasi 50 anni da quel 1969 in cui pochi studenti e pochi professori diedero inizio al Franklin College: ne è stata fatta di strada negli anni arrivando al 1986 nel campus attuale di Sorengo, a cui se ne è aggiunto un secondo nel 2006, e ottenendo nel 2014 il doppio accreditamento svizzero e americano del pieno riconoscimento di istituto universitario. Traguardi raggiunti grazie a un lungo e importante lavoro di squadra che ha sviluppato una piattaforma di educazione e sensibilizzazione con una corretta comunicazione fra professionisti, istituzioni e imprese del territorio. L’odierna FUS, che offre corsi di laurea in lingua inglese, dando a studenti di tutto il mondo, svizzeri inclusi, l’opportunità di studiare in un ambiente altamente internazionale in un

luogo unico come il Ticino, è ispirata al modello di educazione umanistica americano. L’università offre così corsi in svariate materie, tra cui relazioni internazionali, economia, letteratura, management, storia dell’arte, comunicazione, storia globale e studi sull’ambiente. Un modello che mette l’accento sull’importanza di un’educazione a largo respiro, integrata in un mondo complesso e multiculturale, ragione per cui ha sempre investito nei viaggi accademici, con visite in diverse parti del mondo come parte integrante del curriculum. Il forte legame con il territorio locale, testimoniato dal continuo consolidamento dei rapporti con USI e SUPSI, oltre a lanciare nuovi percorsi formativi e lavorativi collaborando con aziende ticinesi, è dimostrato ancora una volta anche dal nuovo brand della


AZIENDE / STRP

Franklin, un logo dinamico, versatile, moderno che utilizza due font scelti non a caso: l’Euclid Flex, ideato dallo svizzero Emmanuel Rey e il Franklin Gothic, in onore di Benjamin Franklin, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America. Il tutto completato da due colori precisi, il rosso della bandiera svizzera e il blu di quella statunitense. Già il logo precedente sottolineava il profondo rapporto tra i due Paesi, anche se in modo più tradizionale: uno stemma tipico delle università statunitensi in cui si inseriva il Ponte dei Salti della Valle Verzasca, come unione tra il ‘vecchio ed il nuovo mondo’. Un esempio vincente di quanto la grafica sia un aspetto importante per trasmettere una idea studiata e ponderata. Ma non sempre in una comunicazione immediata, c’è dietro una valida discussione. Oggi siamo continuamente bersagliati da una comunicazione veloce che tende a utiliz-

zare sempre meno un linguaggio classico. Pensiamo solo agli emoji, un linguaggio universale ormai utilizzato non solo nei messaggi sugli smartphone. Un team di ricercatori dell’università del Michigan e di Pechino hanno studiato 427 milioni di sms attraverso 4 milioni di smartphone in 212 paesi. Gli utilizzatori maggiori sono i Francesi con un messaggio su 5 contenente un emoji, seguiti a distanza dagli Americani con 1 messaggio illustrato su 10! Un aspetto positivo c’è: la faccina che ride con le lacrime agli occhi è l’emoji più popolare del pianeta! Tutto ciò durerà? Comunicheremo sempre di più attraverso simboli o torneremo alle vecchie e care parole? L’importante è partire sempre dal serio lavoro quotidiano che ciascun professionista porta nel proprio settore, nelle istituzioni pubbliche e private e in tutti i contesti in cui opera.

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AZIENDE / VOIPTEL SERVICE

Una rete integrata di servizi VOIPTEL SERVICE È PARTE DEL GRUPPO VOIPTEL INTERNATIONAL CON SEDE PRINCIPALE A LUGANO. IL GRUPPO È NATO NEL MONDO DELLE TELECOMUNICAZIONI, GRAZIE ALL’INVESTIMENTO DELL’IMPRENDITORE DIEGO FRANCHETTI E ALLA VOGLIA DI INNOVAZIONE DELL’ING. NICOLA MASIERO. LUNGIMIRANTI, HANNO PUNTATO TUTTE LE LORO RISORSE NELLO STUDIO E SVILUPPO DEL SISTEMA VOIP (VOICE OVER IP) FIN DAL 2008, SPECIALIZZANDOSI E CRESCENDO AL PUNTO DI DIVENTARE L’AZIENDA PRIVATA PER ECCELLENZA IN QUESTO SETTORE IN TICINO.

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ual è il ramo di attività vare sistematicamente i macchinari di VoipTel Service? senza dover aggiornare periodicamen«La società - spiega Diete il parco macchine aziendale». go Franchetti - è nata con l’idea di offrire un partVoipTel Service si occupa anche ner affidabile alle aziende a 360 gradi, di Sistemi di sicurezza? capace di ‘‘chiudere il cerchio’’ dei «Certamente. Il sempre più intensivo servizi offerti in ambito delle telecoutilizzo dei servizi e delle tecnologie municazioni, implementando quello Internet ha posto in primissimo piano dell’informatica e di tutti i servizi ad il problema della sicurezza informatiessa annessi. In particolare, nell’ambica. VoipTel Service è in grado di supto ICT VoipTel Service offre assistenza portare il cliente, individuando e immultilivello, consentendo alle aziende plementando tutte le misure fisiche ed di usufruire di ingegneri qualificati, informatiche atte a proteggere i dati con competenze ed esperienze aziendali, impedendo accessi specifiche per il grado di non autorizzati». assistenza hardware e software richiesto. Il Altri vostri settori di servizio viene offerto intervento? sia da remoto che on «VoipTel Service ofsite. Inoltre, VoipTel fre una soluzione assicura Implemencompleta per sodditazione di server e insfare tutte le esigenze frastrutture di rete, atlegate agli accessi a Intraverso la virtualizzazioternet tramite rete wirene dei server, grazie alla less. I nostri sistemi sono in 01 quale è possibile ottimizzare le grado di gestire molteplici utenti risorse dei server eseguendo più server simultanei con differenti modalità di virtuali su un unico fisico. Questo si accesso anche tramite reti dedicate traduce in un risparmio per il cliente VLAN. Le soluzioni VoipTel Service sia dal punto di vista dei costi aziendasono compatibili con tutti i sistemi inli di acquisto dei macchinari che dei formatici, in modo da garantire il costi di facility management per la massimo livello di integrazione con manutenzione e gestione degli stessi. l’infrastruttura esistente». Inoltre, la virtualizzazione desktop permette di creare un’infrastruttura Progettate anche siti Web? più flessibile e consente alle aziende di «Il mondo digitale ha una grande porispondere prontamente alle mutevoli tenzialità a livello produttivo in un’aesigenze di business. Il vantaggio di zienda al passo con i tempi. Per questa virtualizzare è la possibilità di rinnoragione VoipTel Service offre la mi-

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glior consulenza e professionalità al servizio delle idee del cliente che vuole innovarsi e fare pubblicità online. Attraverso i consigli di ingegneri attenti e specializzati sarà più facile e veloce implementare il proprio business». Il Gruppo VoipTel è presente in Ticino ma anche in Italia… «Il gruppo conta anche due aziende in Italia che cooperando tra di loro si occupano di soluzioni di telecomunicazioni aziendali. VoipTel Italia S.r.l. in qualità di operatore telefonico si occupa di telefonia fissa per aziende, di connessioni internet e di servizi Cloud mentre TLC Soluzioni Aziendali S.r.l. si occupa di telefonia mobile sempre per aziende. Per incentivare l’innovazione ed il massimo risparmio VoipTel Service offre un buono consulenza del valore di CHF 250.00 per un check up gratuito della vostra infrastruttura informatica attraverso la cui analisi potrà proporre le correzioni e/o miglioramenti necessari».

01 Diego Franchetti


AZIENDE / NEWS

Banca Coop diventa Banca Cler All'Assemblea generale della Banca Coop SA, il cambiamento della ragione sociale in Banca Cler SA è stato approvato a larga maggioranza. Il dividendo lordo rimane invariato a CHF 1.80 per azione. Come succes-

sore del Dr. Ralph Lewin è stato eletto a nuovo presidente del CdA, l'attuale vicepresidente, il Dr. Andreas Sturm. La Banca Coop dispone di una solida base di capitale e nell'esercizio 2016 ha registrato un ottimo ri-

sultato operativo in relazione alla sua attività principale. La Banca Cler traccia il suo cammino sulla base di questi punti di forza, con una nuova marca, un'immagine completamente rivisitata e con prodotti e servizi ancora più semplici e comprensibili. Dal 20 maggio 2017 la Banca Cler sarà visibile in Internet e su tutto il territorio svizzero. La Banca Coop SA è un istituto bancario operativo a livello nazionale. Essa propone tutti i prodotti e servizi bancari essenziali per la clientela privata e per le piccole e medie imprese. In qualità di banca vicina ai propri clienti, la Banca Coop attribuisce particolare importanza a condizioni competitive. Essa si distingue mediante una vasta offerta di prodotti bancari e numerosi impegni legati ad uno sviluppo sostenibile. Il suo orientamento strategico poggia su tre capisaldi: si propone come banca di consulenza, attua una gestione della banca orientata al valore, trovando un punto d'equilibrio tra rischio e reddito, ed incrementa l'efficienza e la qualità delle prestazioni erogate, sfruttando in maniera coerente le sinergie in seno al gruppo. La Banca Coop dispone di una rete di 32 succursali nei centri urbani e nei maggiori agglomerati della Svizzera.

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AZIENDE / CENTRO FUNERARIO LUGANO

Cerimonie nel rispetto di ogni esigenza

EMILIANO DELMENICO PRESENTA L’ATTIVITÀ DI UN GRUPPO CHE NEL CORSO DEGLI ANNI HA DIMOSTRATO DI ESSERE TRA I PIÙ DINAMICI E MEGLIO ORGANIZZATI DEL LUGANESE, FACENDOSI APPREZZARE PER LA SERIETÀ E LA COMPETENZA DEI FRATELLI DELMENICO.

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uali sono le linee guide della vostra strategia di sviluppo a breve medio termine, con particolare al vostro radicamento nel bacino di utenza del Luganese? «La nostra attività si sviluppa a 360° e copre un po’ tutti i settori, dalle onoranze funebri ai lavori cimiteriali, da un negozio di fiori alla previdenza funeraria. È stato questo il progetto di mio padre, Lindo Delmenico, che adesso portiamo avanti io e mio fratello Gianmaria, proponendoci come unico competente interlocutore cui affidarsi in un momento particolarmente doloroso della vita. In questo modo siamo diventati un partner privilegiato per tutta l'edilizia cimiteriale pubblica, grazie alla certificazione secondo le

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norme ISO 9001 di tutti i processi aziendali, all'ampliamento della gamma dei servizi proposti e all'inserimento di un comparto specializzato nella consulenza rivolta ad enti pubblici e nella gestione dei cimiteri. Inoltre, abbiamo realizzato la prima Funeral Home in Ticino capace di ricevere e servire in un unico ambiente tutti i clienti che vogliono risposte competenti e professionali. Il Gruppo CFL è il solo ad avere al proprio interno una sala delle cerimonie privata, locali di ricevimento, camere mortuarie ed un'ampia sala espositiva per monumenti e opere cimiteriali».

La vostra impresa ha sempre investito con particolare attenzione nell’ambito della comunicazione e della costruzione della propria immagine. Come è recepito oggi il concetto di Funeral Home e quali sono le aspettative da parte degli utenti? «La nostra Funeral Home o Casa Funeraria è un luogo dedicato in modo esclusivo a chi vuole rivolgere l’ultimo saluto o semplicemente ricordare i propri cari in un ambiente completamente autonomo, privato e moderno. La nostra sala delle cerimonie può ospitare qualsiasi “rito” che si desidera celebrare senza imposizioni o limiti di orario o di tempo da dedicare ai congiunti. Dotata di impianto per l’ascolto della musica è la prima sala delle cerimonie che propone la possibilità di accompagnare il saluto con foto o video ricordo. Riguardo alla comunicazione siamo sempre stati convinti circa la necessità di informare nel miglior modo possibile riguardo a tutte le problematiche da affrontare e risolvere». Il vostroEasy Funeral è un sistema più rapido per l’organizzazione di una cerimonia funebre. In che cosa consiste esattamente questo servizio? «Nel tempo ci siamo resi conto che le esigenze degli utenti nell’organizzare le onoranze funebri per un defunto spaziavano da un servizio “basico” fino ad una complessa cerimonia che necessitava da parte nostra di una vera e propria attività consulenziale. Per questo abbiamo creato Easyfuneral.ch, il primo servizio di onoranze funebri in Svizzera che si presenta sul web in modo chiaro, trasparente e semplice, offrendo a chi si trova confrontato con il lutto una piat-


AZIENDE / CENTRO FUNERARIO LUGANO

taforma di supporto innovativa. Collegandosi on line è possibile scegliere tra tre soluzioni pensate per affrontare in modo finanziariamente equo e dignitoso il momento del saluto. Il sito easyfuneral.ch è un sito interattivo che le permette di compilare autonomamente e nella massima discrezione di casa propria un preventivo personalizzato, partendo dai pacchetti proposti. Grazie ad una guida online è possibile scoprire passo per passo i servizi inclusi e le diverse opzioni possibili».

zione. Per questo motivo abbiamo creato After Life per rispondere alle domande e programmare assieme un gesto altruista, aiutando le persone a redigere un Testamento Esequie che solleverà i propri cari da impegni burocratici e da scelte fatte in un momento emotivo particolare. L’organizzazione delle esequie in “anticipo” non solo presenta dei vantaggi economici ma la cerimonia che ne risulterà sarà veramente l’espressione della persona e non scelte dettate dall’emotività dei propri cari».

È frequente il caso di persone ancora in vita che si rivolgono a voi per organizzare il proprio funerale? «Direi che si tratta di un fenomeno circoscritto, ma tuttavia degno di atten-

La dispersione delle ceneri costituisce un fenomeno in continua crescita anche in Ticino. Quali sono a suo giudizio le motivazioni che spingono a questa scelta?

«In Svizzera la pratica della cremazione ha raggiunto una quota dell’80% circa rispetto al totale dei funerali. Ed è sempre più frequente il caso di persone che richiedono di ricevere l’urna con le ceneri del proprio congiunto per conservarle o eventualmente disperderle nell’aria o nell’acqua. Il Ticino oggi ospita molte persone di etnie e religioni diverse. Quali sono le conseguenze e le richieste che vengono avanzate nell’organizzazione di una cerimonia funebre? «Un'altra tendenza che si registra è quella, in generale, del passaggio da riti prevalentemente religiosi a cerimonie laiche nel corso delle quali si celebra la memoria del defunto. E tuttavia vero il fatto che le diverse comunità religiose e culturali presenti sul nostro territorio esprimono esigenze e modalità di svolgimento delle cerimonie funebri diverse secondo le proprie consuetudini e credenze. In ogni caso, siamo in grado di ascoltare tutte le esigenze che ci vengono espresse ed organizzare la cerimonia funebre secondo i desideri e le aspettative dei parenti e della comunità di appartenenza».

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AZIENDE / EY

Riforma III dell’imposizione delle imprese: cosa succederà adesso? TRADIZIONALE APPUNTAMENTO IN OCCASIONE DI TAX UPDATE, ORGANIZZATO DA EY LUGANO, DOVE QUALIFICATI ESPERTI HANNO FATTO IL PUNTO SULLE PRINCIPALI NOVITÀ E SFIDE CON CUI SARÀ NECESSARIO CONFRONTARSI NEL CORSO DEL 2017. AL CENTRO DELL’EVENTO DI QUEST’ANNO, LA RIFORMA III DELL’IMPOSIZIONE DELLE IMPRESE.

Elisa Alfieri

Sandro Jaeger

Daniel Gentsch

ome ogni anno, EY Lugano ha voluto confrontarsi con gli operatori del settore riguardo alle principali novità in campo fiscale, contestualizzando questo importante tema in una panoramica di più ampio respiro che considerasse l’attrattività economica (svizzera e ticinese) nei suoi diversi aspetti. Introdotto da Stefano Caccia, Partner Ernst & Young, Daniel Gentsch, Responsabile fiscale per la Svizzera di EY, ha illustrato lo stato della normativa riguardo allo scambio volontario di informazioni inerenti a ruling con autorità fiscali di altri Paesi. A Sandro Jaeger e Elisa Alfieri di EY Lugano è toccato il compito di avanzare alcune considerazioni sugli scenari e le tempi-

stiche di presentazione di una nuova legge a livello federale, dopo l’esito del referendum popolare del 12 febbraio che, è stato ricordato, ha visto la riforma approvata in soli 4 Cantoni (Zugo, Nidvaldo e Vaud nei quali era già stata varata una proposta di revisione) e appunto in Ticino dove era stato elaborato un pacchetto equilibrato i cui contenuti erano stati comunicati con sufficiente chiarezza ai cittadini. Con la Riforma III dell’imposizione delle imprese, determinate società a statuto particolare e prassi fiscali esistenti in ambito cantonale e federale avrebbero dovuto essere sostituite da nuove misure, accettate dalla comunità internazionale. Il mantenimento di questi regimi fiscali malvisti non aiu-

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AZIENDE / EY

terà a ridurre la pressione internazionale. In particolare la UE non getterà la spugna e di conseguenza non si potranno escludere sanzioni. Per esempio potranno esserci disdette di convenzioni di doppia imposizione o l’inclusione della Svizzera nella lista nera dell’OCSE. Per questi motivi una nuova riforma è di vitale importanza. Di fronte a tutto ciò, alcune domande sorgono spontanee: la Svizzera e in particolare il Canton Ticino continueranno a essere una piazza economica attraente dal punto di vista fiscale ed economico? Quali effetti avrà l’incertezza del diritto che ne consegue sull’attività d’investimento delle imprese? Quando ci si potrà attendere un nuovo progetto? Come prepararsi per affrontare al meglio questi cambiamenti? All’interno dell’incontro ampio spazio è stato dato all’intervento di Costante Ghielmetti, Vicedirettore presso il Dipartimento delle Finanze e dell’Econo-

mia, Divisione delle Contribuzioni, che ha sottolineato come la Riforma III dell’imposizione delle imprese fosse intesa a eliminare l’imposizione ridotta per le società holding, le società di domicilio e le società miste. Tale imposizione infatti non è più compatibile con gli standard internazionali. Per evitare che la Svizzera perdesse competitività era prevista l’introduzione di misure di sgravio fiscale accettate a livello internazionale. In primo piano figurava la promozione delle innovazioni. Era inoltre intenzione della Confederazione sostenere i Cantoni in vista delle previste riduzioni dell’imposta sull’utile. Riguardo al futuro sono state avanzate nel corso dell’incontro alcune ipotesi: l’alternativa più plausibile è l’elaborazione di una versione più “soft” (“Progetto fiscale” 2017) riguardo ad alcune misure, come per esempio i trattamenti privilegiati dell’utile di brevetti, le deduzioni per la ricerca e lo sviluppo, ma

WORLD DOCTORS ORCHESTRA

anche i metodi di finanziamento come aliquote maggiorate o la tassazione dei dividendi. Meno probabile invece la messa in cantiere di una seconda alternativa che dividerebbe la riforma in due fasi: la prima per abolire i regimi privilegiati e la seconda per introdurre forme di agevolazione alternative. Da ultimo, Federico Domenghini, Presidente del CdA della Valcambi, società operante nel settore dei metalli preziosi, ha messo in luce la necessità di non perdere altro tempo in inutili dibattiti politici perché nel frattempo i paesi competitors non stanno certo a guardare. Ma dall’altro ha voluto anche ribadire come la fiscalità costituisca solo una delle leve strategiche che guidano le scelte di un imprenditore, invitando dunque la Svizzera e il Ticino a valorizzare ulteriormente i punti di forza che rendono questo territorio particolarmente attrattivo per un imprenditore straniero.

Concerto di beneficenza in favore della Fondazione Bambini Cardiopatici nel Mondo e della Fondazione Ticino Cuore

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INSIEME AL CORO CLAIRIÈRE

Venerdì 09.06.17 LAC – LUGANO BIGLIETTI DISPONIBILI SU


AZIENDE / DAHRA

Un mondo pieno di bellezza MAURIZIO ROMANO RACCONTA LA SUA STRAORDINARIA VOCAZIONE NEL CREARE E CIRCONDARSI DI TANTE COSE BELLE E AFFASCINATI.

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l suo spazio rappresenta qualcosa di originale e di unico nel panorama luganese. Come definirebbe questo luogo speciale da lei creato? «Dahra è uno spazio atto ad emozionare toccando i cinque sensi, una casa dove il cliente può sentirsi abbracciato da una infinità di articoli sistemati in modo che possano creare scenografie monocolore. Mi piace pensare che chi entra nel nostro spazio possa sentirsi catapultato in una qualsiasi capitale europea». Quali sono state le sue esperienze formative e poi professioni che l’hanno convinto ad aprire questo spazio cosi particolare? «Dapprima ho studiato lingue per poi inserirmi nel quadrilatero della moda milanese lavorando per una marca prestigiosa che si occupava di moda ma anche di casa arredo e profumi; da qui l’inizio della mia passione e il sogno di poter aprire un giorno uno spazio che mi rappresentasse racchiuden-

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do tutto il mio sapere e la mia esperienza. Nel 1995 sono riuscito a trovare lo spazio adatto e anno dopo anno ho inserito i settori merceologici che preferivo, spaziando dalla casa alla moda ed ai profumi d’ambiente per la casa da me selezionati. Non da ultimo l’inserimento dei fiori freschi che avrebbero potuto dar risalto a tutto lo spazio circostante essendo la natura un universo spettacolare».

Che cosa significa per lei “creare emozioni”? «L’emozione la si crea cercando di stupire con realizzazioni sempre più particolari attraverso la giusta musica d’ambiente, il profumo costante e angoli scenografici che catturino l’occhio intrigando lo spettatore».


AZIENDE / DAHRA

Molte coppie si rivolgono a voi per organizzare il proprio matrimonio. In che cosa consiste il vostro servizio Wedding? «Il servizio di Wedding Planner consiste nel collaborare unitamente agli sposi per rendere il loro giorno indimenticabile sotto tutti i punti di vista, dalla scelta della location che li possa rappresentare ed emozionare, del giusto menu, degli abiti, della scenografia floreale, della colonna sonora della giornata e dell’eventuale scelta di un tema da dare alla festa».

La sua società svolge anche un’attività nel campo dell’architettura e delle decorazioni d’interni. Quali sono i punti di forza della vostra proposta? «Principalmente lavoriamo anche per questo settore a stretto contatto con il cliente finale e cerchiamo, una volta vista l’abitazione o il locale pubblico, di trovare materiali, colori, suddivisione degli spazi e realizziamo mobili su misura per rendere lo spazio unico ed originale».

Quali sono gli altri principali servizi forniti e quale tipologia di clienti si rivolge prevalentemente a voi? «Da noi si rivolge qualsiasi tipologia di clientela sia privata che aziendale. Come servizi spaziamo dalla decorazione di interni, ai mobili, ad una nostra linea di abbigliamento, accessori per la casa, fiori freschi e liofilizzati».

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AZIENDE / BELOTTI OTTICAUDITO

Quando la bellezza si fonde con la qualità TRE APPUNTAMENTI TRA LUGANO E BELLINZONA ALL’INTERNO DEI CENTRI BELOTTI PER RACCONTARE LE COLLEZIONI DEI BRAND PIÙ IMPORTANTI AL MONDO CON UN LINGUAGGIO, CHE EVOLVE CAPACE DI ELEVARE L’ACQUISTO DI UN OCCHIALE IN UN’ESPERIENZA MEMORABILE E UNICA TRA, QUALITÀ, COMPETENZA E AMORE PER LA BELLEZZA.

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erché la scelta di presentare al pubblico in un modo diverso le prestigiose marche di occhiali che rappresentate? «Tutto deriva – spiega Silvano Belotti, Fondatore e Presidente, – dall’applicazione della nostra filosofia tesa a creare quell’armonia intorno alla persona nostra cliente, fornendo l’eccellenza nel servizio che da immateriale prende corponel bello di un oggetto creativo.Vogliamo realizzare un equilibrio tra la migliore soluzione al bisogno del nostro ospite e il suo senso estetico, per esaltare un tratto che valorizzi appieno lo sguardo e il volto di una persona. Per questo abbiamo deciso di iniziare un percorso innovativo di settore, nel linguaggio rivolto al pubblico, presentando nei nostri Centri l’occhiale in un modo diverwo e coinvolgere. Iniziamo oggi questo percorso con quattro prestigiosi marchi di Kering Eyewear – Gucci, Bottega Veneta, Saint-Laurent, Stella McCartney – che nel rispetto ciascuno delle proprie

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identità stilistiche, interpretano tutti quell’idea di bellezza, accanto all’indubbia qualità, che fanno di un paio di occhiali l’accessorio che meglio esprime la personalità di chi lo indossa». Perché scegliere un occhiale è un’azione che merita tutto il consiglio e la consulenza di chi ha fatto della competenza il riferimento costante della propria attività professionale? «Esiste certamente un motivo razionale legato in prima battuta alla migliore scelta per il bisogno correttivo del cliente. E poi esiste una dimensione piu’ estetica e impalpabile: ogni volto merita un occhiale che si adatti perfettamente alla sua struttura, alla luce degli occhi, alla manifestazione del carattere della persona. Per questo la scelta di una montatura, e di una lente, non può essere ridotta ad un banale atto di acquisto ma richiede grande ponderazione, una vasta scelta di opzioni, un consiglio qualificato e competente».


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una validità indipendentemente dal contesto in cui vengono applicati e che la nostra professionalità possa essere riconosciuta e apprezzata da ogni cliente in ogni nostro Centro».

La visita di un Centro BELOTTI è dunque un’esperienza da vivere con tutti i sensi… «Stilisti e grandi marchi, come quelli che qui presentiamo, danno il meglio della loro creatività, in fatto di scelta dei materiali, di forme e di colori, ispirandosi ad una riproposizione di forme classiche che vengono dal passato o proiettandosi nella più assoluta modernità, ma sempre cercando di creare qualcosa di unico, che emozioni, colpisca, lasci un segno in chi indossa e in chi, dall’esterno, osserva un paio di occhiali. Noi raccontiamo questi valori e li facciamo sposare con la correzione di un difetto visivo o con la risposta ad un bisogno puramente estetico».

Che cosa vuol dire ricercare la bellezza nel funzionale? «Tutta la storia della nostra civiltà ha lasciato un profondo insegnamento che ho cercato di fare mio e di trasmettere a tutti i collaboratori. Qualsiasi manufatto umano che risponda a canoni di bellezza è necessariamente realizzato facendo ricorso ai migliori materiali e utilizzando la più avanzata tecnologia all’epoca disponibile. Stile, eleganza, armonia e qualità sono tutti valori che devono coesistere insieme. Questo vale per una splendida cattedrale in pietra destinata a durare nei secoli come per un paio di occhiali, che hanno certo una vita più effimera, ma devono comunque trasmettere solidità, qualità, armonia e, appunto, bellezza».

Il cliente al centro di ogni vostra attenzione… «Vogliamo stabilire nei suoi confronti un rapporto di rispetto ed empatia, avendo desiderio di ascoltarlo e di comprenderne appieno le richieste e le attese. Entrare in un qualsiasi Centro BELOTTI, deve essere un’esperienza da ricordare, per l’altissima qualità dei prodotti offerti e perché siamo evoluti dalla “semplice”competenza al concetto di consulenza fatta di servizio, accoglienza e valore delle persone che costituiscono il team di vendita. Sono convinto che i nostri valori abbiano

01 Giorgia Surina veste Stella McCartney per l’occasione e come occhiale Stella Iconic: una classica forma oversize squadrata, in una combinazione sorprendente di materiali come bioacetato e tessuto utilizzati per creare l’effetto coccodrillo. 02 Gucci POP WEB Femminili e inconfondibili, questi occhiali da sole da donna in acetato dalla forma arrotondata presentano la doppia G e il motivo web, due dei loghi più iconici della Maison, vivacizzati dall’effetto glitter e da speciali trattamenti che ne enfatizzano il fascino. Sono disponibili in una varietà di colori e di combinazioni di glitter, tra cui nero, verde/rosso, havana, smeraldo, argento con tocchi fucsia.

Ph: by Meschina 01 TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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AZIENDE / BELOTTI OTTICAUDITO

Quando l’occhiale accresce il fascino di una donna Dunque l’occhiale è un oggetto indispensabile per valorizzare la personalità di una donna… «Assolutamente sì. Lo sguardo racconta molto riguardo al carattere e al temperamento di una persona. Con gli occhi si trasmettono sentimenti ed emozioni. Dunque scegliere un occhiale a misura di un volto significa tirar fuori la sua personalità, sottolinearne l’intrinseca bellezza e la sua gioia del godere dei piaceri della vita. In questo senso, la sensibilità umana e la volontà imprenditoriale di Silvano Belotti per la ricerca del bello nel funzionale, le ho trovato vicine al mio modo di guardare la realtà, positivo, ottimista, pronto a cogliere, prima di tutto con quell’organo fondamentale che è la vista, ogni momento che la vita ci regala».

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he cosa rappresenta un paio di occhiali nella costruzione del suo look? «Direi che ha una funzione determinante. Un bel vestito vive e viene esaltato dalla scelta di accessori giusti e di qualità. Io scelgo generalmente uno stile sobrio ed essenziale cui però aggiungo sempre un tocco di eccentricità e fantasia. E tra questi accessori, gli occhiali hanno un ruolo di primo piano perché conferiscono qualcosa in più a quell’elemento fondamentale della bellezza femminile che sono gli occhi. Non potrei farne assolutamente a meno, quelli da sole nella stagione estiva, ma anche da vista in ogni periodo dell’anno per consentire all’occhio di respirare e rilassarsi, contro lo stress cui è sottoposto dal ritmo frenetico della nostra vita quotidiana».

La bellezza di una donna inizia dunque dal suo sguardo… «A ben guardare la vista è l’organo forse più importante per entrare in comunicazione con il mondo. Attraverso di essa riusciamo a cogliere la bellezza di tutto quanto ci circonda. Dunque dobbiamo proteggerla come il bene più prezioso. E poi un paio di occhiali non sono solo utili ma danno ad una donna quel tocco in più per valorizzare tutto il suo sguardo e la sua femminilità».

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01 Saint Laurent Il concetto slim è stato introdotto nella collezione di occhiali e si traduce in montature sottili ultraleggere, caratterizzate da una straordinaria flessibilità e da linee piatte. L’acetato sottile è lavorato da una macchina ad alta precisione fino a raggiungere lo spessore ridottissimo della montatura. Quest’ultima è lucidata a mano per conferirgli brillantezza. Logo “Saint Laurent” inciso tono su tono sulla parte esterna di entrambe le aste e tramite stampa a caldo sulla parte interna dell’asta sinistra. Corner angle in metallo caratteristico del marchio. 02 Bottega Veneta Profilo Light Intrecciato Occhiali da sole dalla forma a gatto iperfemminile, in acetato lucidato a mano, caratterizzati da una struttura a doppia lente sottolineata da combinazioni di colori a contrasto e da un sofisticato rivestimento a specchio nella parte superiore della montatura. I profili sono delicatamente definiti da un motivo Intrecciato microfuso. Rivetti iconici e lenti Zeiss in nylon.

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GIORGIA SURINA, NOTO PERSONAGGIO DELLE RADIO, DELLA TELEVISIONE, DELLA FICTION, EMBLEMA LEI STESSA DELLO STILE, DELLA CLASSE E DELLA BELLEZZA, È STATA LA MADRINA DELLA SERATA LUGANESE.


BENESSERE / CHARME

Impariamo ad avere più charme AVERE CURA DELLA MIA IMMAGINE PERSONALE È SEMPRE STATO QUALCOSA DI NATURALE PER ME. A POCO PIÙ DI VENT’ANNI IL TAILLEUR ERA LA MIA DIVISA, UN GUSCIO CREDIBILE PER RECITARE MEGLIO LA PARTE: SERIA, PROFESSIONALE, AFFIDABILE. LE TINTE ERANO SEMPRE SCURE, BLU, GRIGIO E NERO. AL COLLO E ALLE ORECCHIE PUNTI LUCE DISCRETI, AI PIEDI SCARPE MAI AUDACI O TROPPO ALTE. UNO STILE SOBRIO, OGGI PER ME DECISAMENTE TROPPO AUSTERO E IMPERSONALE. DI ARIANNA LIVIO

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on faccio più quel lavoro in tailleur, ma ora so che quella divisa faceva da spartiacque fra l’immagine che volevo dare di me e quella reale che non esprimevo completamente. È abbastanza comune che donne impegnate professionalmente, a capo di aziende o occupate in ruoli importanti, rinuncino a mostrare la parte di loro più graziosa. Come capita spesso che con l’attività multitasking della donna moderna si rinunci alla femminilità in favore della praticità. Le mie esperienze professionali e di vita hanno affinato il mio senso estetico, la capacità di osservare e di carpire i dettagli. A 45 anni, poiché la vita è colma di molte fini e nuovi inizi, so che il fascino posa le sue fondamenta sulla personalità. Parte dall’interno e si manifesta all’esterno. È naturale armonia fra diversi fattori: gli abiti e i colori che indossiamo, il modo in cui li portiamo, la gestualità, il tono di voce, il modo di comunicare e di comportarci. È carattere e sicurezza, originalità e leggerezza. Si può imparare ad acquisirlo? Certo, occupandosi dell’estetica della propria interiorità con la stessa cura con la quale ci si occupa della parte esterna.

Per questo ho creato nel 2016 “Percorso Charme”, per accompagnare le donne in un cammino per conoscersi, accettarsi, piacersi e imparare a valorizzarsi. Con l’obiettivo di mettere in luce, in un percorso personalizzato e creativo, la propria unicità e il proprio fascino. Come disse Giorgio Armani: «Lo stile consiste nel corretto bilanciamento fra il sapere chi sei, cosa va bene per te e come sviluppare il tuo carattere. I vestiti (e aggiungo anche il trucco e parrucco, il modo di porsi, di muoversi e tutto il resto), diventano così l’espressione di questo equilibrio». Dal prossimo numero presenteremo in questa rubrica una lettrice di TicinoWelcome che vorrà mettersi in gioco attraverso Percorso Charme. Collaborano alla realizzazione della rubrica la boutique Nassadonna, Mistretta Coiffure & Beauty Make Up e Chiara Jasson,consulente nutrizionale e in sistemi alimentari sostenibili. Per partecipare scrivete a info@ariannalivio.com allegando una vostra foto a colori a figura piena, i vostri dati e una breve descrizione di voi e del vostro stile di vita. www.ariannalivio.com TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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Tutto il glamour di Aldo Coppola nel cuore di Lugano ALDO COPPOLA APRE LE PORTE DEL SUO PRIMO FLAGSHIP ATELIER IN SVIZZERA.

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n nome importante, che da sempre è metafora di stile, tendenza e avanguardia: Aldo Coppola. Un successo mondiale che oggi sbarca nella via più prestigiosa di Lugano, via Nassa, precisamente al quinto e sesto piano del civico 46. Un ambiente di 300 mq unico nel suo genere con annesso un ampio terrazzo di 130 mq

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che si affaccia sulla meravigliosa vista del lago. Il progetto di design nasce dall’idea creativa di Aldo Coppola Jr unita all’expertise dell’architetto Anton Kobrinetz. Dopo aver ultimato nel dicembre 2013 il Flagship Atelier Kingdom of Beauty in Corso Europa 7 a Milano, realizzano oggi questo nuovo progetto avanguardistico. Un ambiente raffinato e

rilassante dove gli inserti di Light design a Led realizzati da Enzo Catellani creano giochi di luce e riflessi negli specchi ricamati. La particolarità di questo progetto sono gli arredi Dressing Beauty, un concept innovativo che vede rivoluzionata l’idea di postazione hairstyle rendendola unica come ogni donna Aldo Coppola. Un tappeto di luci d’orate colora l’in-


BENESSERE / ALDO COPPOLA

gresso dell’Atelier che con una reception rosso Aldo Coppola accoglie le clienti. Il quinto piano vede uno spazio Hair and Beauty Privè per due persone dove la particolarità è l’innovativa area backwash realizzata come un divano da salotto, per un comfort e una privacy estremi. Proseguendo sul piano si vieneT catturati dalla meravigliosa vista sul lago e dalle specchiere incastonate nelle creazioni di Enzo Catellani. Anche qui da notare le innovative sedute backwash caratterizzate da alti separé che le dividono una dall’altra, con la possibilità di personalizzare la musica al lavatesta e quindi di avere una privacy unica per un relax totale. Proseguendo al piano superiore, sempre avvolti dalla vista unica del lago di Lugano, si trova un’area Beauty dove servizi esclusivi come il coocooning – massaggio a quattro mani head and body unito a servizio Hair Therapy, o l’innovativo BB-beauty body, macchinario ideato da Baldan e Aldo Coppola che tratta viso e corpo con radiofrequenza, vacuum e infrarossi, sono offerti alle clienti per una coccola di estrema professionalità. Valmont e Shani, validi alleati della catena Aldo Coppola, offrono i loro massaggi personalizzati per la cura di viso e corpo mentre Fedua si prende cura delle nails delle clienti. Anche su questo piano il core business dell’azienda si fa spazio con un’area dedicata all’hairstyle dove poter provare non solo i classici servizi di taglio, schiariture shatush e blowdry offerti da un

team di professionisti direttamente provenienti dai saloni milanesi, ma anche l’innovativo servizio di colorazione Infusion: un concentrato di erbe e miscele naturali unite a nanomolecole di amminoacidi per un servizio di pigmentazione naturale e curativo allo stesso tempo. Non solo prodotti Aldo Coppola e Shatush ma anche L’Oreal Professionnel, Redken, Kerastase e Shu Uemura. Un concetto innovativo che proietta Lugano in quella visione internazionale di città ricca di stile, con una clientela attenta ai dettagli, esigente, che non trascura in nessun modo il lato glamour. Aldo Coppola a Lugano: eleganza, innovazione, professionalità. Aperto dalle 9.00 alle 18.00 da martedì a sabato.

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SPORT / MASSIMO BOGNUDA

Vivere tra le mie montagne MASSIMO BOGNUDA HA 48 ANNI E AMA LA NATURA. GRANDE APPASSIONATO DI MONTAGNA, ESCURSIONISTA DA QUANDO HA INIZIATO A CAMMINARE, ABITA A BELLINZONA, È SPOSATO E HA UN FIGLIO. LAVORA PER LE FFS QUALE ISPETTORE RISCHI NATURALI ED È UNA GUIDA ALPINA. DA QUALCHE TEMPO È IL RESPONSABILE DEL GAT, GRUPPO GUIDE ALPINE TICINO, UNA SCUOLA DI ALPINISMO CHE PROMUOVE L’ISTRUZIONE ALLA MONTAGNA.

DI GABRIELE BOTTI

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el suo lavoro lei si occupa di sicurezza e il suo campo d’azione va da Airolo a Chiasso. Poi, come detto, è anche guida alpina. Cosa unisce queste due occupazioni? «Diciamo che mi piace stare sul terreno oppure, guardando la cosa da un altro lato, che non mi piace stare chiuso in un ufficio. Ho trovato un equilibrio perfetto e porto avanti le mie due occupazioni in modo molto armonico». Come e perché si diventa una guida alpina? «Partendo come tutti dalla grande passione per la montagna. Uno ci nasce, ce l’ha nel DNA. Nel 2002 ho ottenuto il Diploma Federale di guida alpina, coronando un percorso iniziato qualche anno prima. Mi ha senz’altro aiutato crescere in una famiglia dove le passeggiate e le escursioni erano all’ordine del giorno. Sono quindi entrato a far parte del Gruppo giovani del Club

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Alpino Svizzero sezione di Bellinzona, formandomi quale monitore Gioventù e Sport nelle discipline dello sci alpinismo e dell’alpinismo. Ho anche ottenuto il diploma di falegname, ma a un certo punto della mia vita ho avuto ben chiaro che volevo fare altro». Cosa fa una guida alpina? «In generale, si occupa di accompagnare i gruppi di “clienti” in montagna garantendo loro la massima sicurezza e aiutandoli a capire meglio il territorio che affrontano. Le guide hanno poi anche un importante scopo formativo: conducono corsi per i monitori di alpinismo o altro, persone che saranno in seguito chiamate a operare sul terreno. Il GAT è nato nel 1992 da una felice intuizione di Luciano Schacher e ora è ben strutturato. Tra noi c’è un ottimo spirito di squadra». Esiste un vostro “cliente tipo”? «Direi di no. La paletta è davvero ampia: ci sono i giovani e i meno giovani,


SPORT / MASSIMO BOGNUDA

famiglie, gli uomini e le donne, le persone robuste e quelle più minute. C’è chi vuole fare un’escursione tranquilla, del tutto rilassante e chi invece cerca qualcosa che lo impegni maggiormente. Una caratteristica comune però c’è: l’amore per la natura». Potete lavorare ovunque? «Sì. Abbiamo un diploma valido per tutto il mondo, anche se ci sono restrizioni puntuali: per esempio negli USA senza la green card non si lavora. All’estero, normalmente ci riferiamo a contatti locali perché ad esempio se si va in Nepal, per ovvie ragioni organizzative e di opportunità, non si può certo fare a meno di collaborare con le guide del posto. Ci sono problemi che a noi paiono insormontabili, ma che chi vive in un dato paese risolve in un attimo. Col tempo si creano contatti profondi un po’ dappertutto». Le statistiche ci dicono che negli ultimi anni c’è stato un aumento delle persone che si sono appassionate ad attività quali l’escursionismo, lo sci alpinismo e l’alpinismo. Conferma? «È effettivamente così. La cosa bella e stimolante è che ci sono molti giovani che si stanno avvicinando alla montagna. Probabilmente la spinta è data dalla volontà di uscire dalla routine quotidiana, dallo stress della città, da una certa monotonia. C’è la voglia di scoprire nuovi terreni su cui cimentarsi, di mettersi alla prova e di andare in posti dove non c’è la massa».

rificare il materiale e, per quanto ci concerne, conoscere con una certa precisione il grado di preparazione fisica del cliente. È pronto oppure no ad affrontare una marcia di tot chilometri e un dislivello “x”? Ovviamente, moltissimo dipende dal grado di difficoltà dell’escursione e dai giorni che si sta in giro. Di solito, si fanno gite di verifica proprio per capire lo stato di forma del cliente e solo dopo si affrontano prove più impegnative. Ogni precauzione è presa in funzione della sua e della nostra sicurezza». Abbiamo parlato della forma fisica del cliente o del non professionista. E voi come curate la vostra condizione atletica? «Siamo sempre in montagna e quindi l’allenamento è automatico! Dipende comunque dalla singola persona: c’è chi corre, chi va in rampichino, chi in palestra, chi ama l’arrampicata e via dicendo. Ognuno sa cosa deve fare perché conosce il proprio limite e sa dove deve lavorare per migliorare. È un discorso molto personale». Andare in montagna è uno sport? È altro? Cos’è? «Uno sport lo è a tutti gli effetti. Però è anche una filosofia: c’è il rispetto

della natura e di quello che ci circonda. È anche una forma di amore verso quanto di eccezionale abbiamo a disposizione e spesso tendiamo a sottovalutare o, peggio, a maltrattare. Per me la componente sportiva non è preponderante: fare quello che faccio è principalmente un piacere, altrimenti non mi alzerei alle 3 del mattino per andare sul Cervino. Ci sono momenti di stress, passaggi difficili da affrontare, il cliente da gestire, la stanchezza, il tempo non sempre benevolo, però ci sono pure momenti di relax, di piacere, di contemplazione e di riflessione. Quando si arriva in cima... Be’, bisogna provare per capire». Che caratteristiche deve avere una guida alpina? «Ti deve piacere stare con le persone, se sei un solitario è dura. Il rapporto con il cliente è importante, deve scattare qualcosa, deve esserci intesa perché stare su una parete di ghiaccio, per dirne una, non è esattamente come stare seduti in poltrona a bersi un caffè. Noi guidiamo il cliente, ma il cliente deve essere in grado di formare con la guida un team forte e sicuro. A una guida è chiaramente richiesta una buona forma fisica generale perché deve disporre di un margine di sicurezza

Questo tipo di attività richiede anche un elevato grado di preparazione. «Certo, è un aspetto di centrale rilevanza. Per prima cosa, prima di muoversi da casa, occorre informarsi: il che significa conoscere la meteo, leggersi il bollettino valanghe, conoscere le difficoltà dell’uscita, prendere contatto con il guardiano della capanna che si frequenterà. Bisogna anche veTICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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SPORT / MASSIMO BOGNUDA

rispetto al cliente: lui può arrivare in capanna stanco morto, la guida deve avere ancora un po’ di benzina nel serbatoio. Gli imprevisti non mancano e in quel caso dobbiamo essere pronti anche mentalmente a risolvere situazioni che possono rivelarsi complesse». Immagino che la formazione non finisca mai e che anche voi abbiate sempre qualcosa da perfezionare o da imparare. «La formazione di base dura 3 anni e prevede vari moduli. Dapprima c’è la parte invernale: attività sulla neve, conoscenza delle valanghe, salite su cascate di ghiaccio, escursione con gli sci, eccetera. È previsto anche un approfondimento sanitario e si impara a gestire la comunicazione con il cliente. Successivamente si affrontano le prove estive: alpinismo, arrampicata sportiva, alta montagna, eccetera. Per diventare una guida devi superare ogni singolo modulo ed è un po’ come salire una scala concentrandoti sui singoli gradini. Superati i moduli sei un’aspirante guida e dopo un ulteriore anno di pratica, svolto accanto a una guida diplomata, accedi agli esami finali. In Ticino siamo un affiatato gruppo formato da una quindicina di persone. Non un gran numero: da noi manca la cultura e la tradizione della guida che, per esempio, è molto radicata in Vallese, nei Grigioni o nel Canton Berna. Da noi la gente che va in montagna tende a fare tutto da sé».

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Lei lavora per le FFS ed è quella la sua professione quotidiana, quella che le dà da vivere. Non ha mai pensato di diventare guida alpina professionista? «Il mercato in Ticino è piccolo e vivere solo di questo non sarebbe possibile. Bisognerebbe lavorare di più lontano dal Ticino, il che – avendo una famiglia - non è così semplice. E da fuori non arriva tanta gente. Da noi mancano i 4.000, quelle montagne che ai clienti piacciono parecchio, attrattive e quindi richiestissime. Il Ticino ha territori che tutti ci invidiano, ma come ho detto è uno spazio ristretto che non permette di soddisfare un certo tipo di domanda». Lei vive praticamente ogni giorno il territorio e ce lo può dire con cognizione di causa: la natura sta cambiando? «Sì, ed è ormai un dato di fatto. Faccio un esempio: anni fa il ghiacciaio dell’Adula era stupendo, enorme, esteso. Ora si è ritirato in modo oserei dire drammatico e ogni anno è peggio. È un peccato perché ciò che va perso oggi difficilmente tornerà domani. Anche gli inverni si sono trasformati: sono più corti, fa più caldo. In montagna, là dove prima nevicava in abbondanza ora piove. Credo sia giunto il momento di prendere coscienza di questa situazione e salvare il salvabile». Perché consigliare l’escursionismo, le uscite in montagna, una camminata? «Semplice: perché il Ticino è bello! E perché il Ticino è una continua sorpresa. Ahimé, nemmeno i ticinesi spesso conoscono il loro Cantone e allora mi piace pensare che noi guide siamo anche un veicolo per pubblicizzarlo. Inoltre, andare in giro per montagne, camminare, spostarsi su un crinale, affrontare una parete di roccia o di ghiaccio sono attività che portano in sé la bellezza della riflessione, del silenzio, del totale appagamento.

Lo sforzo fisico – che c’è, inutile negarlo - è controbilanciato dal piacere di stare lì, in un dato posto, in un dato momento. In certi luoghi si ha la piena consapevolezza della bellezza e anche della maestosità che ci circonda. Solo la natura è in grado di regalare queste sensazioni. Ed è un dono di inestimabile valore». Io, dilettante della camminata, vengo da lei e le chiedo di indicarmi una meta. Cosa mi dice? «Per l’estate consiglierei l’Adula. Un’uscita bella, piuttosto agevole, che ti permette di capire che il ghiacciaio c’è ancora e di renderti conto dei cambiamenti in atto. Si può osservare da vicino la morena, l’ultimo deposito del ghiacciaio. Dalle tracce lasciate sul terreno, capisci esattamente fino a dove esso arrivava prima e dove è ora. È impressionante. Si impara parecchio. Poi, proporrei il Basodino, un sentiero glaciologico assai particolare. Per l’inverno, invece, una celebre classica ticinese, ovvero la Valle Bedretto: è una magnifica palestra naturale, apprezzatissima anche all’estero per le pelli di foca e le ciaspole». E a un escursionista più preparato ed esigente cosa proporrebbe? «La Via Alta della Verzasca, un’uscita di 5 giorni da capanna a capanna. È un percorso panoramico con tappe abbastanza impegnative con spostamenti quotidiani anche di 10 ore. Si parte dalla capanna Borgna nella Valle della Porta, zona che puoi raggiungere da Vogorno oppure dai Monti della Gana appena sopra Cugnasco; finisce poi a Sonogno. Ma, come ho detto prima, c’è solo l’imbarazzo della scelta».



SPORT / GOLDEN WINGS CLUB

A fianco dell’HCL verso la vittoria ANDREA GEHRI È IL PRESIDENTE DEL GOLDEN WINGS CLUB I CUI MEMBRI, TIFOSI ECCELLENTI DELL’HOCKEY CLUB LUGANO, A PARTIRE DALLA PROSSIMA STAGIONE POTRANNO ASSISTERE ALLE PARTITE DELLA SQUADRA ALLA RESEGA GODENDO DELL’ACCOGLIENZA IN UNA NUOVISSIMA ED ESCLUSIVA LOUNGE.

C 01 Da sinistra: Franco Müller, Sergio Ermotti, Giancarlo Dillena, Andrea Gehri

he cosa è la vostra associazione? «Il Golden Wings Club dell’Hockey Club Lugano è un’associazione apolitica e aconfessionale costituita nel mese di agosto del 2002 che ha quale scopo principale il perseguimento dei valori etici e morali del disco su ghiaccio e il sostegno finanziario alla gestione sportiva facente capo all’Hockey Club Lugano». Chi sono i soci del club? «Abbiamo due tipi di soci. I benemeriti sono quei soci che a vario titolo fanno parte della storia dell’HCL. I sostenitori sono invece i soci che anch’essi contribuiscono finanziariamente alla realizzazione delle nostre iniziative, a sostegno anche del mondo giovanile. Basti pensare che attorno all’HCL ruotano circa 450 ragazzi, dai bambini che scendono per la prima volta sul

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ghiaccio fino ai giovani che aspirano a esordire in prima squadra». Il Club svolge anche un’importante attività di aggregazione… «Proprio pochi mesi fa, nella cornice del Teatro Eventi Metamorphosis a Paradiso, ha avuto luogo l’annuale cena di gala promossa congiuntamente dal Golden Wings Club (GWC) dell’Hockey Club Lugano e dalla Fondazione HC Lugano Academy. La serata, giunta alla sua quarta edizione, è divenuta nel tempo un appuntamento di prestigio e in questa circostanza ha visto la partecipazione di oltre 200 persone tra soci del Golden Wings Club (GWC), dirigenti e giocatori dell’HCL e personalità di spicco del mondo politico – tra cui il Presidente del Consiglio di Stato Paolo Beltraminelli e il Consigliere Nazionale Fabio Regazzi – finanziario e imprenditoriale».


SPORT / GOLDEN WINGS CLUB

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La serata era da voi organizzata in collaborazione con la fondazione HC Lugano Academy… «Infatti. Lo scopo dell’Accademy consiste nel promovimento e nel sostegno del settore giovanile con l’obbiettivo di avvicinare i giovani alla pratica dell’attività sportiva dell’hockey su ghiaccio, fornendo loro un supporto anche nel percorso di formazione scolastica e/o professionale. Non a caso, nel corso della serata c’è stata la presentazione di un cortometraggio che ha messo in scena la quotidianità di un ragazzo della Sezione Giovanile. Ospite d’onore, per un’intervista condotta dal giornalista Giancarlo Dillena che ha impreziosito la serata, è stato poi Sergio Ermotti, CEO di UBS Group che ha raccontato il suo legame personale con lo sport e ha proposto alcune interessanti riflessioni sul ruolo dello sport d’élite e dei suoi ambasciatori nel nostro Paese e a livello internazionale. Grazie alla generosità e allo spirito conviviale dei partecipanti, la cena di gala ha permesso alla Fondazione HC Lugano Academy quale beneficiaria dell’evento di devolvere alla Sezione Giovanile dell’Hockey Club Lugano la ragguardevole somma di circa 45.000 franchi».

grande progetto, realizzato da uno sponsor privato che permetterà ai soci del nostro sodalizio di vivere l’evento sportivo in accoglienti spazi, in un’ atmosfera elettrizzante, a diretto contatto con la tifoseria. Oltre alla nuova lounge del GWC vi saranno altri 5 accoglienti e riservati salottini, dove si potrà seguire le partite in comodi divani. Questa nuova Lounge consentirà ai nostri soci di godere di un ambiente dove potersi dare appuntamento, incontrare, cenare, scambiare quattro chiacchiere in tutto relax, ma anche esprimere tutta la loro passione sportiva tifando per l’HCL da una posizione privilegiata che consente di vedere al meglio le partite».

Si sente di fare un appello agli appassionati? «Invito tutti i sostenitori dell’Hockey Club Lugano a prendere in considerazione il Golden Wings Club e, perché no, a entrare a farne parte, contattandomi direttamente. Ne vale la pena!».

Quali novità possono essere annunciate per i prossimi mesi? «Direi senz’altro la costruzione della nuova Lounge alla Resega, lungo tutta la parte superiore della tribuna Ovest, che sarà pronta per l’inizio della prossima stagione sportiva. Si tratta di un TICINO WELCOME / GIU - AGO 2017

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LAGO DI COMO / CARLO RIVA

L’ingegnere della Dolce Vita A 95 ANNI È MORTO CARLO RIVA, IL MAESTRO D’ASCIA CHE, DA B.B. A CLOONEY, HA FATTO SOGNARE MEZZO MONDO.

DI MANUELA LOZZA

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i sono imperi che si basano su un’intuizione. E su una buona azione. Quando nel 1842, un temporale devastante e imprevisto si abbatte sul Lago di Iseo, distruggendo le barche dei pescatori su cui grava l’economia dei piccoli paesi costieri, Pietro Riva è un giovane maestro d’ascia che da Laglio si è appena trasferito a Sarnico. Contro ogni parere averso, Pietro è convinto che le imbarcazioni si possano recuperare, che l’economia del lago non sia destinata a collassare. Ha ragione. Comincia a restaurare e rimettere in acqua le barche dei pescatori, diventando così l’eroe del momento e guadagnando la fiducia di tutto il paese. Forte di questa approvazione, Pietro apre il cantiere destinato a portare per più di un secolo il nome della sua famiglia e comincia a varare creazioni sue. Poi, nelle generazioni successive,

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arriveranno il motore a scoppio e le grandi imbarcazioni passeggeri e merci, che rivoluzioneranno la vita sul lago d’Iseo prima, di Como poi e via via ovunque. Il boom economico, quello delle seconde case e il turismo di massa non fanno che dare eco a un successo già annunciato. Nel 1922, in questa famiglia di maestri d’ascia che non si sposterà più da Sarnico, nasce Carlo e dagli anni ’50 in poi, quando si dirà “l’ingegner Riva”, si parlerà di lui. Ora Carlo se ne è andato, partendo per un’altra vita da quello stesso paese in cui era nato 95 anni prima. Lui che ha spedito le sue barche ovunque, che ha fatto parlare di sé grandi viaggiatori come Hemingway, che ha accompagnato sul Lago star da ogni angolo nel pianeta, si è spento, lucido fino alla fine, nella villa in cui ha sempre vissuto, a 200 metri dai suoi cantieri, dal suo ufficio, “la plancia”, dise-


LAGO DI COMO / CARLO RIVA

gnato da lui per richiamare un ponte di comando. Non solo abilità tecnica e commerciale, quella di Carlo, ma lungimiranza, intuizioni continue, capacità di rispondere con le proprie barche ad un momento storico, il dopo guerra, che altri ancora si affannavano ad analizzare. L’ingegnere capisce fra i primi che si può puntare, proprio in questo momento di massima povertà e dolore, sul lusso e sulla voglia di vivere. Capisce che in Europa tutti sentono il bisogno di lasciarsi alle spalle non solo la Grande Guerra, ma anche il suo ricordo. Allora ecco che comincia a progettare motoscafi in legno e ad occuparsi non soltanto del motore,

ma anche dell’allestimento, dalla lucidatura fino alla stoffa dei divanetti. L’ingegner Riva è uno degli inventori di quella Dolce Vita che dall’Italia arrivò a contaminare tutto l’occidente. Dall’America arrivano le star, dall’Asia e dal Vecchio Continente le famiglie reali. Ma Carlo non si accontenta, chi gli è stato affianco dice che non smetteva mai di pensare, progettare. Non si siede sul suo successo. E così, quando alla fine degli anni ‘60 arriva la vetroresina, comincia una produzione di combinati, che affianca quella mai abbandonata del Total Wood. Eppure, in quegli stessi anni, cederà completamente l’azienda alla statunitense Whittaker, forse per l’amarezza provata quando, a sorpresa, trovò i cancelli chiusi per lo sciopero degli operai. Gli anni erano quelli delle lotte sindacali, ma si dice che alla Riva si stesse meglio che altrove e che Carlo non si aspettasse di essere così fortemente osteggiato. Per soli due anni ancora resterà come presidente e di-

rettore generale, poi cederà le cariche a Gino Gervasoni, genero e socio fin dall’inizio, che le manterrà fino al 1989, conservando sui cantieri l’impronta di famiglia. Ariston, Tritone, Florida, Aquarama, fino al St. Tropez e al Superamerica degli anni ’90, Carlo continuò a consigliare i suoi successori e, fuori dai Cantieri, tutti i giovani disegnatori che a lui si ispiravano. Oggi con lui se ne va la parte più riflessiva, razionale e intelligente della spensierata Dolce Vita.

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LAGO DI COMO / FRANCESCA MATTERI

Un viaggio di famiglia DI MANUELA LOZZA

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opo la scomparsa di Carlo Riva, sono poche le famiglie, i cantieri sul lago, a poter dire di aver raccolto la sua eredità. Perché fu lo stesso ingegnere, una volta lasciati gli incarichi ufficiali, a indicare implicitamente i suoi “successori”, semplicemente contornarsi delle persone di cui aveva stima. Gli amici furono così anche coloro a cui Carlo lasciò un’eredità. Che è però prima di tutto un dovere, quello di continuare ad amare le barche e il lago, a fare con passione, ma anche con consapevolezza e abilità, il proprio lavoro, che sia di restauratori o di costruttori. Certamente fra coloro che l’ingegnere aveva cari, fra i cantieri che guardava con stima, c’erano i Matteri. Al lor patron, Erio, maestro d’ascia riconosciuto, Riva spesso confidò le sue impressioni, ed anche le sue preoccupazioni, riguardo al mercato nautico in rapido cambiamento, ai nuovi soggetti che vi si affacciavano. Ma sempre senza perdere la fiducia che gli veniva da una certezza: al di là delle fluttuazioni dei prezzi, del pericolo di chi si improvvisa costruttore, delle scelte dei governi, delle mancate o concesse sovvenzioni, alla fine la qualità avrebbe vinto sempre. «Proprio per questo – ci confida Francesca Matteri, legale rappresentante dello Yacht Club Eriolario, legato all’azienda paterna – per questa sua attitudine a comprendere la vita nei cantieri, oltre che i desideri degli acquirenti, Carlo Riva è diventato un’icona. Non solo le sue barche, il suo legno, i “suoi” vip anni ’60 sdraiati a pelo d’acqua, ma il suo pensiero. E il suo cuore, in tutto quello che faceva».

STIMA INCROLLABILE PER UN PADRE E LA SUA ABILITÀ. AFFETTO INCONDIZIONATO PER UNA MADRE E I SUOI SOGNI, TUTTI ASSOLUTAMENTE REALIZZABILI. POI UNA LAUREA IN LEGGE CHE L’HA PORTA AD AVERE SUCCESSO ALL’ESTERO. MA FRANCESCA MATTERI NON HA RESISTITO AL RICHIAMO DEL LAGO ED È TORNATA A CASA PER COLTIVARE QUELL’AMORE CHE PAPÀ E MAMMA LE HANNO PASSATO INSIEME AL GRUPPO SANGUIGNO E AL COLORE DEGLI OCCHI.

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i TIGLI in THEORIA si trova nell’edificio storico, costruito nella seconda metà del Quattrocento dal vescovo di Como Branda Castiglioni, in prossimità del lago e del Duomo. In questo contesto, gli ospiti hanno la possibilità di assaporare una varietà di piatti che la cucina creativa di Franco Caffara, basata su originalità e alta qualità, propone seguendo la stagionalità e la grande varietà dei prodotti italiani. Sapori fini e distinti accompagnati da una valida lista di vini accuratamente selezionati. A disposizione della clientela un Tavolo dello Chef, di fronte allo spettacolo incalzante della brigata dei cuochi e TheoriaStube, l’intimità di sale realizzate con materiali pregiati che riconsegnano l’atmosfera rustica, ma insieme ricercata, della cultura Walser. Un suggestivo e socievole Lounge Bar invita a trascorrere momenti in tutto relax e a sorseggiare miscele pregiate. Alle pareti delle sale storiche, espressioni artistiche policrome si integrano e convivono con le tracce del passato, tutto in un’atmosfera fortemente evocativa di ristoro e cultura, di sapori e di arte.

Ristorante • Stube • Lounge Bar Via Bianchi Giovini, 41 • Como • Tel. +39 031 305272 – +39 031 301334 • info@theoriagallery.it • www.intheoria.it


LAGO DI COMO / FRANCESCA MATTERI

capito che non si potevano riadattare modelli a motore tradizionale. O meglio, che sarebbe stato troppo dispendioso. E così tutti in famiglia ci siamo mossi per trovare la soluzione vincente e negli ultimi anni i nostri sforzi cominciano ad essere ripagati, anche grazie alla nuova consapevolezza delle amministrazioni, che dettano regole ferree riguardo alla navigazione nelle aree protette. In queste zone noi abbiamo parecchi modelli a sfidare le onde. L’ultima nata, varata a marzo, è Arca di Noè, un modello elettrico, a emissione zero, progettato da mio padre e di cui tutti noi andiamo particolarmente fieri».

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Eppure voi siete impegnati in un continuo studio dei suoi modelli e dei suoi materiali… «Per noi è importantissimo conoscerlo a fondo perché ci occupiamo tanto dei restauri delle barche Riva. Come per ogni arte, anche nella nautica il restauro deve essere a sua volta un capolavoro. Deve essere fatto con passione, ma soprattutto con competenza. Oggi siamo in pochi a occuparcene a questo livello di qualità, mentre molti si improvvisano».

tieri, essere accompagnati in diverse escursioni, nei migliori ristoranti… Ma in più, le nostre barche sono ricercatissime nel modo della pubblicità, non solo nei famosissimi spot ambientati sul Lario, che vediamo in tv qui da noi. Il nostro Riva Tritone n° 11 Engfals II, per esempio, ha all’attivo un centinaio di campagne, girate in tutto il mondo. I cantieri e la flotta sono stati poi scenario di un blindatissimo reality trasmesso in USA per mesi. Questo anche perché siamo particolarmente apprezzati nell’ambiente, non solo per la bellezza e la continua puntuale e conservativa manutenzione della nostra flotta, ma anche per la grande discrezione: spesso il big che viene sul lago non vuole essere preceduto da una schiera di giornalisti che lo attendono sulla riva e chi pensa una campagna pubblicitaria non vuole che il pubblico e i competitors ne conoscano i dettagli mesi prima delle riprese…».

Poi ci sono i modelli Riva che voi stessi possedete… «Sì, io mi occupo molto da vicino del noleggio della nostra flotta e sono tanti i turisti (statunitensi, nord europei e sud americani, soprattutto) che scelgono un Riva, anche perché cerchiamo di offrire un’esperienza “di Lago” a tutto tondo: si possono visitare i can-

Ma, oltre al restauro dei Riva e al noleggio della vostra flotta, voi siete ideatori e costruttori di modelli d’avanguardia… «Siamo stati in assoluto tra i primi a capire che era necessario investire in modo massiccio e ragionato sui motori elettrici. Mia madre in particolare ne ha fatto una missione. Mio padre ha

’è invece qualcuno oggi che si ispira a lui dal punto di vista del design? «In realtà, dal punto di vista stilistico, fu molto più imitato fino agli anni ’80. In questo momento vanno invece di moda modelli avveniristici anche esteticamente e di solito anche di maggiori dimensioni, rispetto al passato».

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Nel presentarla, durante il varo, lei disse “un regalo che papà ci ha fatto”... «Un regalo speciale, perché quando una barca arriva in cantiere diventa parte della famiglia. Le barche sono sempre state lo scenario della nostra vita, nei momenti belli e in quelli meno felici, a ogni Natale, Pasqua o compleanno. E con quei “doni”, mio padre ci offre tutto sé stesso perché per lui le barche sono lavoro, hobby e passione... Nell’amarci, ci regala anche il suo amore per questo lavoro». Crisi economica, politica che spesso sembra indifferente ai vostri bisogni, qual è il futuro dei cantieri navali in Italia? «Per risponderle torno a ciò che diceva Riva a mio padre e di cui abbiamo parlato all’inizio. La mia impressione è che per qualche anno ci sia lavoro ancora per tanti (dopo tutto gli yatch sono per definizione emblema di lusso e nel lusso la crisi a volte si sente meno). Però fra qualche anno, più grazie alla consapevolezza degli acquirenti che a causa del momento economico, sicuramente ci sarà una selezione naturale tra chi si improvvisa restauratore o, peggio, costruttore, e chi è veramente bravo».


A L R ISTOR ANT E C AFFÈ T E AT RO L A C UC I N A È U N ’ ART E ! AT RISTOR ANTE C AFFÈ TEATR O COOKI NG I S AN AR T !

Ristorante con giardino Restaurant with garden

Al Ristorante Caffè Teatro la cucina è un’arte! All’interno sale finemente arredate per creare la giusta atmosfera in ogni occasione. Il giardino è uno spazio raccolto tra le mura del teatro, dove pranzare o cenare in completo relax. Per chi ama gli spazi liberi i tavolini sulla piazza sono un vero incanto. At Ristorante Caffè Teatro cooking is an art! Inside, the rooms are finely furnished to create the perfect atmosphere in every occasion. In the garden, surrounded by the theatre walls, it’s a pleasure to have lunch and dinner relaxing yourself. For those who love the open space it is wonderful to sit in the square, in front of the Cathedral, where the tables are located, and enjoy a delicious meal.

LA CUC I A P E R TA N A È ANCHE DOPO T E AT R O.

Piazza Verdi, 11 Como Italy Tel. +39.031.4140363 www.ristorantecaffeteatr o.it info@ristorantecaffeteatr o.it

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Bistr ot

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Enoteca


LAGO DI COMO / FESTIVAL COMO CITTÀ DELLA MUSICA

10 anni di successi…condivisi alla regia di Jacopo Spirei e alla direzione di Jacopo Rivani. Anche il pubblico potrà quest’anno attivamente partecipare, con l’acquisto del pacchetto VIP (Very Interactive Public). Ancora amatori protagonisti grazie alla “danza partecipata”, diretta dal coreografo più rappresentativo di questo genere, Virgilio Sieni, tra l’altro dal 2013 direttore del Settore Danza della Biennale di Venezia. Il genio fiorentino guiderà il 7 luglio I canti della seta, coreografia ideata dal maestro appositamente per Como, coinvolgendo quei circa 100 cittadini che per mesi hanno frequentato laboratori sui gesti e movimenti, alcuni dei quali – pensate che occasione! – tenuti dallo stesso Sieni. FESTEGGIA LA PRIMA DECADE LA KERMESSE CHE ARRICCHISCE L’ESTATE DI TUTTO IL LARIO, PORTANDO LA MUSICA DI QUALITÀ ANCHE IN SPAZI E IN ORARI INCONSUETI. SI ACCENTUA QUEST’ANNO LA PARTECIPAZIONE COMUNITARIA, LA CONDIVISIONE DELL’ESPRESSIONE ARTISTICA, MUSICALE MA NON SOLO, DI TUTTA LA CITTADINANZA. DI MANUELA LOZZA

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on a caso il festival apre proprio con i grandi spettacoli partecipativi, che già nelle passate edizioni sono stati la firma di assoluta originalità della manifestazione lariana. Il 29 giugno, l’1 e 4 luglio, andrà in scena in Arena la V edizione di 200.Com, che quest’anno ha ricevuto più di 250 adesioni fra i cittadini. Il successo delle iscrizioni è stato possibile grazie all’abilità di registi e scenografi che nelle passate edizioni hanno saputo gestire una tale quantità di “operai” non professionisti. Ma anche grazie al passaparola degli entusiasti amatori che hanno partecipato alle scorse edizioni e si sono ricandidati, portando con sé molte nuove leve. Ora, coloro che hanno deciso di mettersi alla prova con la lirica affiancheranno le super star Alberto Gazale (baritono) e Elena Lo Forte (soprano) nel Nabucco, il dramma in quattro parti di Giuseppe Verdi, con il libretto di Temistocle Solera, andato in scena per la prima volta alla Scala nel marzo del 1842. A Como sarà rappresentato con un taglio decisamente moderno, grazie

Obbiettivo, non soltanto essere parteci di un momento di altissima elevazione culturale della propria città, ma anche scoprire quanto più possibile del proprio corpo e della sua capacità di esprimere noi stessi e ancora di metterci in sana e proficua reazione con gli altri. Dice Sieni: «Tracce antropologiche, artistiche e sociali della città: uno sguardo sul corpo quale chiave di lettura verso una rinnovata percezione dello spazio e della vicinanza tra le persone». Il camminare continuo di una comunità, come il tessere di un filo, un fiume umano che scrive, più o meno consapevole di quale sarà il fina-


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le, un racconto, mostrando l’esperienza maturata con, e in rapporto a, gli altri riguardo al tocco e alla vicinanza, per costruire insieme «una cerimonia fondata sul condivisione e la dignità». Ancora Giuseppe Verdi, questa volta per darci alla Classica. Il 9 infatti tocca all’Orchestra 1813 e alla New Jersey Choral Society, con la Messa da requiem, scritta negli ultimi anni della lunga carriera del compositore parmigiano e dedicata a Alessandro Manzoni, di cui Verdi condivideva i valori non solo artistici, ma soprattutto politici e patriotici, e dalla cui morte era stato profondamente colpito. La NJCS è già di per sé un fenomeno unico al mondo per quanto riguarda la partecipazione all’arte condivisa, grazie ai suoi 300 coristi tra amatori e professionisti, “raccolti” da 3 stati americani che, guidati da Eric Dale Knapp, si sono esibiti in tutto il mondo con una missione: «servire la Comunità, la Partecipazione e l’Arte con passione, immaginazione e ricerca dell’eccellenza». E come nelle passate edizioni il Festival è anche musica leggera, sempre con l’imperativo di far arrivare a Como quanto di meglio ci sia al momento sulla piazza discografica italiana. La settimana successiva infatti è la vota di 2 concerti molto attesi da altrettante fasce di pubblico: il 14 luglio

all’Arena sarà la volta di Fiorella Mannoia, reduce da un Festival di Sanremo che, pur non avendola vista vittoriosa – all’interprete sessantenne, soltanto il secondo posto – le ha assicurato il tutto esaurito del nuovo tour, Combattente. Anche a Como, la Mannoia, accompagnata dalla sua band, proporrà l’ultimo album, ma anche i grandi successi del passato. Il giorno dopo invece, l’Arena si riempirà di giovanissimi, in vista dell’esibizione dei The Kolors, la boyband italiana che si presenta come paladina della fusion tra rock ed elettronica. Nel 2015 il loro album Out, trainato dalla hit Everytime, fu quattro volte disco di platino con oltre 200.000 copie vendute. Oggi, dopo due anni di lontananza, i tre musicisti tornano con un nuovo LP, anticipato dal singolo What Happened Last Night in feat con Gucci Mane & Daddy’s Groove. Ma come si diceva all’inizio, non solo “strani” artisti amatoriali quest’anno, ma anche “strani” luoghi e così tutto il Lario diventa “partecipe”. Il primo luglio per esempio, quando con Note sul lago, il musicologo Stefano Lamon ci accompagna in battello, facendo tappa a Moltrasio e Blevio, paesi cari alla celebre soprano Giuditta Pasta e molto frequentati da compositori e artisti, specialmente nella prima metà dell’800. A ogni fermata, sulle rive del lago, i partecipanti saranno intrattenuti da interventi musicali e a metà giornata da un pranzo con menu a tema. Ma poiché la kermesse è anche un regalo che la città fa a sé stessa, quest’anno si moltiplicheranno gli eventi gratuiti di Intorno Al Festival, che, continuando sulla scia della particolare manifestazio-

ne, si svolgeranno anche in “strani” orari. Per esempio con la prima luce del mattino a Villa del Grumello, dove ci si trova alle 5.15 per Alba sulle quattro corde, una colazione da camera al sorgere del sole. O al tramonto a Villa Gallia, dove l’11 luglio alle 20.30 è la volta di Cinematic Dream, un concerto con proiezioni video. O ancora, all’ora dell’aperitivo nel Chiostro di Sant’Abbondio, il 5 luglio per From Vienna To Como dove il Quartetto Comum ci accompagna alla scoperta del Classicismo viennese con musiche di Beethoven, Hoffmeister, Mozart. Da non perdere, a nostro avvisto, l’appuntamento gratuito del 16 luglio, alle 17.00, al Tempio Voltiano. Guarda le Stelle è un racconto in musica liberamente ispirato al Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, ideato, diretto e rappresentato dai Sulutumana, la band di origine comasca che, ormai sulla scena da più di 25 anni, porta in tutta Europa una modernissima interpretazione della musica popolare e cantautorale, dove il quotidiano diventa epico e universale.

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NEWS

Frutta e verdura in tavola con un click! Un semplice click e il postino consegna proprio sulla porta di casa pomodori, insalate, zucchine, mele e pere raccolte da poco nell’orto ticinese. Non è fantascienza, ma la naturale evolu-

zione di “Portoacasa.ch”; il servizio di consegna a domicilio creato nel 2016 da TIOR SA per portare sulla tavola dei consumatori frutta e verdure prodotte da orticoltori certificati. D’ora in poi sarà PostMail a gestire la distribuzione con consegne in 259 Comuni! Un deciso passo avanti nella promozione dei prodotti del territorio, che arricchisce ancor più di significato le celebrazioni per l’80esimo della F.O.F.T. (Federazione Ortofrutticola Ticinese). Durante l’ultimo anno grazie a “Portoacasa.ch” è stato possibile distribuire i prodotti ortofrutticoli negli agglomerati di Bellinzona, Locarno e Lugano. L’obiettivo era quello di maturare una certa esperienza, facendo tesoro delle richieste e necessità dei clienti. Obiettivo finale era però quello di sviluppare un apparato logistico che permettesse di servire tutto il territorio cantonale.

Obiettivo oggi raggiunto grazie all’accordo con La Posta. Il funzionamento è intuitivo e unisce semplicità ed efficacia. Si accede al negozio virtuale che offre un ampio assortimento di frutta, verdura e altri prodotti certificati digitando www.portoacasa.ch. Per ordinare basta scegliere i prodotti, di prima qualità, e la quantità che si desidera acquistare. Secondo passo è confermare l’ordine inserendo i propri dati di contatto e la data di consegna desiderata. Il consumatore può così ricevere il gustoso pacco il martedì, il giovedì o il sabato (esclusi i giorni festivi e i giorni dopo le festività cantonali). Il postino, durante il giro di recapito, consegnerà il pacco proprio davanti alla porta di casa. Importante è sottolineare che l’ordine dovrà essere fatto entro le ore 12.00 del giorno precedente la consegna desiderata.

BancaStato sostiene l’Orchestra della Svizzera italiana (OSI) La Banca dello Stato del Cantone Ticino diventa sponsor principale dell’Orchestra della Svizzera italiana (OSI). Considerate le difficoltà finanziarie dell’OSI causate dal mancato rinnovo dell’attuale convenzione di collaborazione tra la Fondazione dell’OSI e la Società svizzera di radiotelevisione (SSR) che rischiano di pregiudicarne l’esistenza, BancaStato ha deciso d’intervenire siglando un accordo di sponsorizzazione di 350’000

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franchi annui per quattro anni a partire dal 2018. BancaStato è convinta dell’importanza del ruolo dell’OSI per lo sviluppo dell’offerta culturale nel nostro Cantone. Il sostegno è quindi perfettamente in linea con il mandato pubblico che caratterizza l’Istituto. L’impegno di BancaStato associato a quello del Cantone, della Città di Lugano, di molti Enti locali ticinesi, dell’Associazione degli Amici dell’OSI e di altri sponsor permetterà all’OSI

di continuare a proporre le sue numerose e importanti attività sul territorio. L’importanza di BancaStato per l’economia ticinese è testimoniata dalla costante progressione della cifra di bilancio che al 31 dicembre 2016 si attestava a 12,2 miliardi di franchi. La somma dei crediti ipotecari ammontava a oltre 8,2 miliardi di franchi, mentre gli altri crediti erogati agli enti pubblici, alle aziende e ai privati si attestavano a 1,6 miliardi di franchi.





SEZIONE / TITOLETTO

Gianmaria Delmenico

Emiliano Delmenico

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Lanciato il progetto “On Board Concierge Service”

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Trasformare il viaggio in treno in un momento privilegiato durante il quale assistere i turisti, facendo in modo che inizino a pregustare l’atmosfera che li attenderà una volta giunti a destinazione. È con questo obiettivo che Ticino Turismo, in collaborazione con le Ferrovie federali svizzere (FFS), ha ideato il progetto innovativo denominato “On Board Concierge Service”. Dal 21 aprile fino al 28 ottobre 2017, ogni venerdì e sabato su due treni che da Lucerna e Zurigo arriveranno in Ticino, nove promotrici turistiche saranno a disposizione dei turisti per aiutarli a pianificare al meglio le proprie vacanze. Al termine della consulenza itinerante, grazie all’ausilio di supporti tecnologici (iPad e piccole stampanti portatili), ai visitatori verrà trasmesso su smartphone o stampato un vero e proprio programma

personalizzato. Con il progetto “On Board Concierge Service” si conclude la campagna triennale dedicata all’apertura della Galleria di base del San Gottardo promossa da Ticino Turismo grazie a un credito straordinario di due milioni di franchi votato dal Gran Consiglio. Le nove promotrici turistiche, che nei mesi scorsi hanno partecipato a una formazione specifica, garantiranno assistenza a circa 7.000 visitatori. Tra i loro compiti, oltre a quello di aiutare i turisti a pianificare meglio le loro vacanze, vi è anche quello di raccogliere informazioni sul visitatore stesso con il quale in futuro sarà possibile stabilire un contatto duraturo. Per maggiori informazioni su questa iniziativa e su tutte le attività legate alla campagna promozionale, è consultabile il sito internet www.alptransit.ticino.ch.


NEWS

Zoran Music alla Fondazione Braglia A partire da giovedì 30 marzo e fino al 1° luglio, gli spazi espositivi della Fondazione Gabriele e Anna Braglia di Lugano (in Riva Caccia 6A) saranno nuovamente aperti al pubblico con la mostra Zoran Music. La collezione Braglia che nell’autunno scorso ha attirato oltre millecinquecento visitatori. Lontano dalle tendenze artistiche dell’epoca, Zoran Music (1909-2005) - considerato “uno dei grandi cinque solitari del ventesimo secolo” al pari di Freud, Giacometti, Bacon e Balthus - ha realizzato un’opera tanto animata quanto inconsueta che ha influenzato in maniera de-

Dalla terra al piatto Ticino Amore Mio è il marchio con cui TIOR SA commercializza in tutta la Svizzera il meglio dei prodotti

terminante l’arte figurativa del ventesimo secolo. Ancora in vita, Music è stato invitato a esporre in Italia, Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti. Fra le più importanti esposizioni citiamo quelle al Musée d’art moderne de la Ville de Paris (1972), al Museo Correr di Venezia (1985), al Centre Georges Pompidou di Parigi (1988), alle Galeries nationales du Grand Palais di Parigi (1995), alla Schirn Kunsthalle di Francoforte (1997), all’Estorick Collection di Londra (2000). In Svizzera Music ha esposto al Kunstmuseum di Basilea (1977), al Musée Jenisch di Vevey (1986 e 2003) e a Villa dei Cedri a Bellinzona (1986). Il percorso espositivo ideato dalla Fondazione Braglia si articola su due piani seguendo un itinerario tematico che comprende 68 opere (olii, disegni, acquerelli, pastelli, puntesecche e grafiche) realizzate fra il 1946 e il 1992.

ortofrutticoli coltivati in Ticino dai soci produttori affigliati della cooperativa F.O.F.T.. Quest’anno la cooperativa F.O.F.T. compie 80 anni di attività durante i quali si è sempre impegnata per portare sulle tavole dei consumatori prodotti Ticinesi di alta qualità. L’obiettivo di TIOR è quello

di garantire un futuro brillante al settore orticolo Ticinese e per questo motivo lavora costantemente affinché i propri prodotti siano facilmente identificabili e reperibili in ogni canale di distribuzione. Da questa primavera la ditta 3 Valli Frutta di Giubiasco distribuisce in esclusiva per il Ticino il marchio Ticino Amore Mio per il canale Horeca (ristorazione, alberghi e mense). Per la ditta Tre Valli Frutta quest’esclusiva corona gli sforzi per la diffusione e promozione del prodotto ticinese intrapresa negli ultimi anni. Il servizio professionale, la logistica capillare e la garanzia di prodotti freschi di qualità sono i punti chiave che hanno portato l’azienda ad avere una clientela consolidata e in continuo sviluppo.

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L’ARTE DELLA PERFEZIONE Il fondotinta d’alta gamma n°1 in Svizzera! Pratico e dal finish assolutamente impeccabile, Double Wear di Estée Lauder soddisfa il desiderio di perfezione di tutte le donne. Numerose texture e tonalità diverse permettono di creare un look individuale su misura: meravigliosamente mat, ad esempio, oppure illuminato da un tocco radioso … e sempre con una tenuta eccellente!

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NEWS

Lugano Bottom Up È uno tra i progetti strategici più importati, concretizza al meglio uno degli obiettivi prefissati dalla riforma del turismo perfezionata nel 2015 e ha lo scopo di stabilire un contatto permanente tra l’OTR del Luganese e

Lugano più vicina a Roma Etihad Regional, operated by Darwin Airline, la principale compagnia aerea regionale svizzera, ha annunciato che

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gli operatori turistici della regione. Questo contatto è importante in quanto permette all’OTR di confrontare l’efficacia delle strategie con quanto accade nelle varie strutture e con l’opinione degli addetti ai lavori. LBU vuole essere il canale preferenziale con il quale interagire direttamente con chi voglia promuovere o sostenere iniziative utili per la promozione del turismo della destinazione. Permette a tutti i partner di conoscere meglio l’organizzazione turistica e le sue potenzialità operative, e opera secondo tre direttrici principali. Informazione: rendere cogniti i partner della realtà e delle potenzialità operative dell’OTR del Luganese con particolare riferimento ai vincoli finan-

ziari. Attraverso una piattaforma intranet si assicurerà nel contempo un flusso continuo dell’informazione evitando il proliferare di riunioni. Ascolto: favorire ma soprattutto stimolare un ruolo partecipativo nei vari partner, fattore decisivo è un’efficace impostazione/animazione degli incontri. Collaborazione: fidelizzare i partner all’organizzazione della OTR LBU, consolidando in essa il canale ottimale per la genesi e la costruzione delle strategie turistiche. Si favorisce così la nascita di progetti condivisi e tra loro coordinati sul territorio, si assicura nel contempo il coinvolgimento di tutti i partner utili al progetto. Per maggiori informazioni: www.luganobottomup.ch

a partire dal 1° settembre offrirà voli durante tutto l'anno dalla sua base di Lugano verso Roma Fiumicino offrendo coincidenze dirette in code sharing con Alitalia per Napoli e varie destinazioni in Sicilia. I voli offriranno comodi collegamenti per chi viaggia per affari e per piacere. Roma è una destinazione estremamente importante per i viaggiatori del Ticino. Il nuovo collegamento sarà operato con velivoli SAAB 2000 da 50 posti il venerdì, il sabato e il lunedì per tutto l'anno con il seguente programma: Etihad Regional è il brand europeo operato da Darwin Airline. La compagnia aerea, che offre un servizio completo, opera attualmente con una flotta di sei aeromobili da 50 posti Saab 2000 a turboelica e quattro ATR 72500 da 8 posti, servendo diverse destinazioni in quattro paesi europei: Svizzera, Francia, Italia e Spagna. Oltre a servire mercati di nicchia europei,

Etihad Regional offre voli verso destinazioni internazionali in tutto il mondo attraverso il suo equity e code-share partner Etihad Airways, che ne ha acquisito il 33,3%. I prezzi di sola andata da Lugano a Roma partono da 74 CHF. I voli sono prenotabili direttamente attraverso il sito internet www.etihadregional.com, presso le agenzie di viaggio e tramite il call center di Etihad Regional ai seguenti numeri di telefono: Dalla Svizzera: +41 (0) 91 208 70 80 (Italiano) +41 (0) 44 508 72 90 (Tedesco) +41 (0) 22 508 72 80 (Francese) Dall'estero: +39 06 89 970 42 2 (Italia) +49 (0) 34 12 24 22 40 (Germania) +44 (0) 12 23 85 14 80 (Regno Unito) +381 11 2010 678 (Serbia) +33 9 751 29 689 (Francia)


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23 6963 Via MarainiVia 23G. Maraini Casella postale 231 Pregassona CH-6963 Pregassona Tel.Tel. +41+41 9191941 +419191941 941 94138 38 21 21 Fax +41 38 38 25 25 info@fontana.ch www.fontana.ch www.fontana.ch info@fontana.ch Via Maraini 23 Casella postale 231 CH-6963 Pregassona Tel. +41 941 38postale 21 Fax 91 941 38Pregassona 25 Via Maraini 23 91Casella 231+41CH-6963 info@fontana.ch www.fontana.ch

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A FAVORE DI:

(QUATTRO NUMERI):

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CAP Località:

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Nazione:

Nazione:

Svizzera: CHF 32.- (spese postali escluse) SUPPLEMENTO SPESE POSTALI

Tel.:

(QUATTRO NUMERI): Svizzera: CHF 9,60.-

Data / Firma:

DA FATTURARE A:

Italia e Comunità Europea: CHF 38.Entro 10 giorni dalla ricezione del tagliando, riceverete il bollettino di pagamento e l’edizione

Nome e Cognome: DA INSERIRE IN UNA BUSTA E SPEDIRE A:

Via:

Ticino Welcome c/o Publigood SA

CAP Località:

Riva Paradiso 2, CH-6900 Lugano-Paradiso

Nazione:

o da inviare via Fax: +41 (0)91 985 11 80

Tel.:

di Ticino Welcome successiva.

Data / Firma:

Salvo disdetta entro il 30 novembre l’abbonamento viene maticamente rinnovato per l’anno successivo. MAGGIORI INFORMAZIONI: Ticino Welcome c/o Publigood SA • Riva Paradiso 2 • CH-6900 Lugano-Paradiso • Tel.: +41 (0)91 985 11 88 • info@ticinowelcome.ch • www.ticinowelcome.ch


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