MAGAZINE DI PERSONE, EVENTI, AZIENDE, FATTI E NOTIZIE
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N° 055 SETTEMBRE / NOVEMBRE 2017
MARIO BOTTA
EDIZIONE PUBLIGOOD
UNO STILE IRREVOCABILE
PRIMO PIANO
DOSSIER
SCUOLA
INCHIESTA
CERN Promuovere l’innovazione
FONDAZIONI Impariamo a conoscerle
SUPSI Cresce l’offerta formativa
ATT Il turismo accelera
TICINO WELCOME / EDITORIALE
EDITORE Publigood SA Riva Paradiso 2 CH-6900 Lugano-Paradiso T. +41 (0)91 985 11 88 www.publigood.ch info@ticinowelcome.ch www.ticinowelcome.ch
L’ANIMA di un CANE DI MARIO MANTEGAZZA
RESPONSABILE EDITORIALE Eduardo Grottanelli de’Santi COORDINAMENTO EDITORIALE, PUBBLICITÀ E PUBBLICHE RELAZIONI Paola Chiericati LAYOUT E GRAFICA Kyrhian Balmelli IMPAGINAZIONE Giovanni Laghi FOTOGRAFIE Si ringraziano le aziende produttrici, amministrazioni, enti e istituzioni del Ticino. Foto di copertina: Andrea Todaro
STAMPA FONTANA PRINT SA Via Maraini 23 CH - 6963 Pregassona SERVIZIO ABBONAMENTI T. +41 (0)91 985 11 88 www.ticinowelcome.ch PUBBLICITÀ SVIZZERA TEDESCA E FRANCESE ZÜRICHSEE WERBE AG Claudio Moffa claudio.moffa@zs-werbeag.ch Seestrasse 66, Postfach CH-8712 Stäfa COLLABORATORI Benjamin Albertalli, Andrea Bellomo, Edoardo Beretta, Lorenza Bernasconi, Fausto Tenzi, Joel Camathias, Rudy Chiappini, Paola Chiericati, Franco Citterio, Federico Parli, Silvano Coletti, Ariella del Rocino, Michele Fazioli, Roberto Giannetti, Keri Gonzato, René Chopard, Marta Lenzi-Repetto, Roberto Lipari, Manuela Lozza, Elisa Mantegazza, Giacomo Newlin, Valentino Odorico, Patrizia Peter Pedevilla, Ronnie Kessel, Paolo Repetto e Alberto Stival. DISTRIBUZIONE IN TICINO: Abbonamenti, Linee aeree Adria by Darwin Airline, Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, studi medici e dentistici, studi d’avvocatura, studi d’ingegneria e d’architettura, banche e fiduciarie, aziende AITI (Associazione Industrie Ticinesi), aziende Ccia-Ti (Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato del cantone Ticino), Club Rotary Lugano, Club Lions Lugano, edicole del Ticino. IN ITALIA: Nelle fiere turistiche BIT (Milano), Full Contact (Rapallo), Workshop invernale (Torino/ Milano), TTG (Rimini), Travel Trend (Milano), BTC (Firenze), Aeroporto di Malpensa, Hotel ed esercizi pubblici - Provincia di Como e Lombardia.
A
rrivasti quasi 15 anni fa nella nostra vita. Appena entrato in casa e visitato il giardino, ti sentisti perso, solo e confuso, ma in pochi attimi ti accorgesti di noi e capisti che ti avremmo amato per sempre. Come non amare quel cucciolo grigio con gli occhi azzurri, che ne combinava di tutti i colori, facendoci arrabbiare talvolta, ma anche ridere il più delle volte. Ed era così ogni giorno e ogni giorno ci correvi incontro al nostro ritorno aspettandoci al cancello e facendo giri su te stesso per farci capire quanto fossi felice di vederci. Volevi subito le nostre attenzioni, le carezze e le pacche sulla schiena. La nostra voce ti dava serenità e il tuo sguardo e la tua coda scodinzolante ci davano sempre il benvenuto a casa e il buongiorno ad ogni risveglio. Sei cresciuto senza forse avere mai veramente capito o accettato di essere diverso da noi. Eri un fratello per i nostri figli e un figlio in più per noi. Per dirla tutta ci hai aiutati a crescerli, in particolare le più piccole, con le quali sei cresciuto pure tu e alle quali rivolgevi le tue più grandi attenzioni in ogni momento.
Capivi quando erano felici e giocavi con loro e accorrevi per consolarle quando capivi che quel giorno, qualcosa non andava per il verso giusto. È davvero difficile scavare nei ricordi, perché ce n’è uno per ogni attimo che hai vissuto e condiviso con noi, ma è ancora più difficile dover capire e accettare, che tu non ci sarai più da qui in poi. Grazie Gris per 15 anni di amore, di lealtà e di presenza costante nelle nostre vite. Grazie per essere stato così unico e speciale e per tutto quello che ci hai dato e hai fatto per noi. Stamattina al nostro risveglio non c’eri più e ci manchi già infinitamente. “Il cane è un gentiluomo”, scrisse Mark Twain. “È sincero, non mente, non inganna, non tradisce, è generoso, è altruista, ha fiducia”. Ma c’è di più. Il grande scrittore Victor Hugo – come tutti coloro che hanno un cane – si chiede: “Se guardi negli occhi il tuo cane, come puoi ancora dubitare che non abbia un’anima?”.
Mario Mantegazza
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MARIO BOTTA Uno stile irrevocabile
TICINO FOR FINANCE Fintech, è già rivoluzione
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UBS Il nostro omaggio al cinema e a Locarno
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ATT Il Turismo ticinese cambia direzione di marcia e accelera
di Mario Mantegazza EDITORIALE 03 L’anima di un cane di Patrizia Peter Pedevilla PRIMO PIANO 06 Mario Botta: Uno stile irrevocabile di Silvano Coletti 12 CERN: Il knowledge Transfer Group 18 Luca Bassani: Il mio amore per il mare 22 Daniela Missaglia: Quando la famiglia non esiste più 28 Marc-Henri Collomb: One is not born an architect, one becomes one CULTURA 32 Marco Franciolli: Abbiamo fatto un buon lavoro 34 Wolfang Laib: Non si può spiegare il cielo e il sole 38 Imago Art Gallery: Un maestro post-iper-realista 40 De Primi Fine Art: Carol Rama, la lacerazione del mondo 42 Artrust: Nel segno della Street Art di Rudy Chiappini 44 Paul Cezanne: Le Chant de la terre, tra sogno e colore 48 Giuliano Togni: Rigoroso studio delle forme 50 Cesare Viola: Quando l’artista metamorfizza la natura 52 LuganoMusica: Grandi protagonisti e nuove idee 56 LuganoInScena: Un teatro per tutta la città di Franco Citterio FINANZA 64 Ticino For Finance: Fintech, è già rivoluzione 66 Banche e Formazione: Come ti preparo personale e consulenti 72 UBS: Il nostro omaggio al cinema e a Locarno 74 BancaStato: Fiero di guidare la banca dei ticinesi 76 Banca del Sempione: La nostra forza nasce dal rapporto con il territorio di Edoardo Beretta 80 Prezzi: In– o deflazione? Cosa più temibile? di Marta Lenzi-Repetto GASTRONOMIA 84 Riconoscimento UNESCO: Grandi vini, patrimonio dell’umanità di Giacomo Newlin 88 Resort Collina d’Oro Agra: Energia positiva in un luogo privilegiato 90 25° St. Moritz Gourmet Festival: Il trionfo della gastronomia mondiale di Giacomo Newlin 92 Il Cantuccio: Una bomboniera intima e romantica TURISMO 94 ATT: Il Turismo ticinese cambia direzione di marcia e accelera 96 OTR: Il Turismo cresce sul territorio 100 Clipboard: Marie-Solange’s Travel Sketch Book di Paola Chiericati 104 Aquatis: A losanna il più grande acquario d’acqua dolce d’Europa 106 Lungolivigno: Ospitalità nel cuore, ma non solo 108 Livigno PD Dolciumi: Vicini alle attese dei piccoli dettaglianti EVENTI 112 Maserati/HCL: Il graffio vincente 114 Bucherer: Love at first Blush 116 Brülhart & Partners: Un appuntamento da non perdere 118 Soroptimist International: Lavoriamo per realizzare il potenziale individuale e collettivo delle donne 120 Associazione Zenzero: Formazione continua per una cooperazione allo sviluppo di qualità
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BULETTI FUMAGALLI DEL FEDELE BERNARDI ARCH. 50 anni di vera architettura
LUSSO 122 124 AUTO 126 130 132 134 136 138 140 ARCHITETTURA 144 148 150 154 156 158 160 164 DOSSIER FONDAZIONI 166 170 172 AZIENDE 174 178 180 182 184 186 188 190 192 MEDICINA 194 BENESSERE 196 202 SPORT 204 CHARME 210 LAGO DI COMO 215
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DOSSIER FONDAZIONI Impariamo a conoscerle
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SUPSI Un’offerta formativa sempre più qualificata
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CARDIOCENTRO TICINO Giornata internazionale della dissezione dell’aorta
Red Passion: il colore che scalda l’autunno di Valentino Odorico Boutique Farfalla: Tutta la moda in un battito d’ali di Stefano Pescia Ferrari 275 GTS: Un affascinante capolavoro Maserati Granturismo e Grancabrio: L’anima autentica del Tridente Range Rover Velar: Un crossover ad alte prestazioni Mercedes-Benz Classe S 350 D Matic: Un viaggio in prima classe AMAG Automobili e Motori: La forza della squadra AMG GT C Roadster: Il connubio perfetto Mazzanti Automobili: Un prodigio di bellezza e tecnologia Buletti Fumagalli Del Fedele Bernardi Architetti: 50 anni di vera architettura Wetag Consulting SA: Il lusso è di casa in Ticino Immobiliare Mantegazza SA: Valorizzazione immobiliare a 360°, la nostra esperienza al vostro servizio MG Fiduciaria Immobiliare SA: Prestigiosi appartamenti con splendida vista Garzoni SA: Soluzioni immobiliari al passo dei tempi Comafim SA: Una bella storia imprenditoriale Dimensione Immobiliare SA: La nostra strategia vincente Atelier AMC SA: Affermare il primato dell’architettura Impariamo a conoscerle Come gestire il patrimonio delle Fondazioni Il Ticino cresce il numero delle Fondazioni SUPSI: Un’offerta formativa sempre più qualificata IBSA: Le persone al centro del nostro impegno BDO: Vicinanza e attenzione alle esigenze della clientela VoipTel International SA: Servizi aziendali a 360° Easy Work: Industria e artigianato cercano addetti PlayTrip: L’app mobile che rivoluzionerà il tuo prossimo viaggio STRP: Emozioni a 1704 m Gamos Group: Alimentari italiani alla conquista della Cina GC Events: Grandi artisti e spettacolo in piazza Cardiocentro Ticino: Giornata internazionale della dissezione dell’aorta di Keri Gonzato Shi Xing Mi: Saggezza antica, business moderno Estée Lauder: Come ottenere occhi più grandi e più brillanti di Gabriele Botti Pallanuoto: Uno sport per gente tosta Monica Duca Widmer: Contro il logorio di una vita frenetica di Arianna Livio Scusi Sindaco, ma chi gliel’ha fatto fare? di Manuela Lozza
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PRIMO PIANO / MARIO BOTTA
UNO STILE IRREVOCABILE DI PATRIZIA PETER PEDEVILLA ARCHITETTO DI FAMA MONDIALE, MARIO BOTTA È PARTICOLARMENTE LEGATO AL TICINO, AL MENDRISIOTTO, TERRA DELLA SUA GIOVINEZZA E DEL SUO ATTUALE STUDIO. EREDE DI UNA FAMIGLIA MATRIARCALE, FIN DALL’INFANZIA SVILUPPA UN LEGAME SPECIALE CON L’UNIVERSO FEMMINILE E CON IL DISEGNO, LA SUA SALUTE CAGIONEVOLE LO OBBLIGA INFATTI A PASSARE MOLTE ORE IN CASA. GRAZIE AI CONSIGLI DELLA MADRE, AL SUO AMORE PER LA PROGETTAZIONE E AD UN CONTINUO LAVORO OGGI MARIO BOTTA HA CANTIERI SPARSI IN TUTTO IL MONDO. UNO SPIRITO INTERNAZIONALE CHE POCO SI LEGA ALLO SCETTICISMO ANTIEUROPEO DI ALCUNI POLITICI SVIZZERI.
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ncontro Mario Botta nel suo studio di Mendrisio, una costruzione in travertino giallo intimamente legata al suo percorso architettonico. Iniziamo subito a parlare, del Ticino, di come un territorio geograficamente piccolo, dove tutti si conoscono, possa essere anche ostile nei confronti di un uomo che alla sua terra ha cercato di dare un valore aggiunto. «Perché bisogna sempre lottare per fare il proprio lavoro? Sono due anni che mi sto battendo per un progetto in Ticino… ricorso dopo ricorso…». Lei è indubbiamente un personaggio amato, ma anche… (cerco le parole ma l’architetto mi precede) «Detestato, lo dica pure. Ma che male ho fatto? Se a qualcuno non piace quello che faccio… pazienza! Anche a me non piace tutto quello che c’è qui attorno (gesticola). Se io guardo quello che è stato fatto in Ticino soffro, le periferie urbane… guardi ad esempio il Pian Scariolo, lo abbiamo fatto noi, la nostra generazione, con un consenso tacito».
Immagino che queste opposizioni siano legate anche al suo successo… «Penso di essermi sempre comportato in modo corretto. Non ho mai calpestato i piedi a nessuno, ho dato quel che ho potuto dare al mio Paese, penso all’impegno per l’Università, per l’Accademia di architettura… non so proprio cosa rimproverarmi. Però le dico una cosa: quando nel ’65 ho incontrato Alberto Giacometti a Parigi lui mi disse “Le pauvre, tu es suisse aussi, tu devras faire tout tout seul”. Perché Giacometti, un mostro di bravura, nel ’65 era solo, la Confederazione non gli aveva neanche comprato una litografia. I Giacometti la Svizzera se li è comprati dopo… a New York». È anche vero che quando si è famosi si è alla mercé delle critiche, prendo come esempio il suo ultimo lavoro sul Generoso, il Fiore di pietra… «Io non ho la verità in tasca, però cerco sempre di dare il meglio. Non nascondo che mi fa piacere essere nella cronaca, perché mi sento figlio del mio tempo. Per quanto riguarda il Generoso… mi è stato chiesto di fare una TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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PRIMO PIANO / MARIO BOTTA
“Sono cresciuto con le donne, questa è stata la mia fortuna. Mio padre è partito quando ero bambino, ero gracile, ero nato ottimino e abitavo a Genestrerio.” struttura capace di attirare i turisti, l’ho fatta, funziona, ma anche questo sembra dare fastidio…». Ma lei è ticinese, nato e cresciuto a Genestrerio, dunque ben conosce questa mentalità critica e restia alle novità… «Sono ticinese, ma ho una grande fortuna: quella di lavorare anche all’estero. Quello che faccio in Ticino è una parte del mio lavoro, per questo non mi sento frustrato, ma mi dispiace veder sprecate delle buone occasioni, perché non sempre tornano. Pensiamo all’Università della Svizzera italiana, se non ci fosse stato il coraggio di Giuseppe Buffi che disse: “Noi la facciamo comunque, anche se non viene riconosciuta da
Chiesa di San Giovanni Battista, Mogno
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Berna”, probabilmente staremmo ancora aspettandola. Ricordo perfettamente la sana incoscienza di Buffi, ricordo il nostro incontro con i rettori delle altre Università. Quando ci chiesero la data di apertura Buffi disse: “Il mese di ottobre”, risero tutti chiedendo di quale anno. Allora lui rispose a tono: “Di quest’anno”. E così fu, nel 1995 aprimmo il primo anno di introduzione, non era ancora didattico, ma intanto avevamo il nome di Università della Svizzera italiana. La vita è fatta anche di queste scommesse, se lasci passare il treno… quel treno è andato. Adesso basta, finito lo sfogo». Allora cambiamo argomento, parliamo della sua infanzia, dei suoi sogni, dell’inizio della sua carriera… «Sono cresciuto con le donne, questa è stata la mia fortuna. Mio padre è partito quando ero bambino, ero gracile, ero nato ottimino e abitavo a Genestrerio. Ancora oggi verso le
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donne ho un sentimento straordinario perché ho partecipato ai loro segreti, per cui mi sono rimasti impressi l’amore e l’energia generatrice dell’universo femminile, un senso della vita che negli uomini non ho mai trovato». Ma questa vena artistica? «La devo alla mia fragilità di salute, disegnavo perché non potevo…». Uscire a giocare al pallone? «Se giocavo al pallone giocavo in porta (sorride), quindi ho curato la mia gracilità attraverso il disegno. Sa, nel ’43, nascere ottimino non era come oggi, potevi lasciarci la pelle. Io ero il terzo figlio, il più piccolo, il più coccolato di tutti e dal punto di vista antropologico essere cresciuto in una famiglia matriarcale mi ha molto aiutato. Ricordo ancora le parole di mia mamma quando sono andato a studiare a Milano: “Vai, ma non perder tempo”. Nessun padre avrebbe parlato così».
Lei ha iniziato come apprendista disegnatore, solo in seguito ha deciso di studiare, come mai? «Io volevo lavorare con le immagini, avrei potuto fare il fotografo o il pittore, ma un amico, Carlo Cotti, mi disse: “Fai almeno l’architetto così non muori di fame” e così è stato. Finito il ginnasio, a quindici anni, ho avuto la fortuna di trovare un posto nello studio di Tita Carloni e tutto poi è stato rapidissimo. A quei tempi non volevo studiare, poi ho realizzato che una semplice linea può trasformarsi in un muro…». Un’illuminazione? «Sì. Da quel momento tutto è diventato più facile. Ho imparato a scrivere, a disegnare, a fare dei calcoli, avevo un obiettivo determinato. Quando sono arrivato a Venezia, all’Università, dopo essere stato a Milano al liceo artistico, ero il più maturo, perché avevo già fatto tre anni di apprendistato, ma quando ho finito ero il più giovane (soddisfatto)».
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Forse il termine talento non le piace, ma è un criterio indispensabile per avere successo? «Per un artista il talento è fondamentale, deve essere innato, per un architetto, che non è un artista, magari lo può anche essere, ci vuole tanto lavoro. Io ho lavorato, lavorato, non ho mai fatto giorni di vacanza». Ma questa non è una bella cosa… «Invece no, credo sia bellissima, perché non ho bisogno di staccare. Ho fatto qualche giorno di vacanza dopo l’Università con un paio di amici, tra i quali Pietro Martinelli, e ho avuto la fortuna di essere andato su di un’isola
le, poi una seconda e così via, in poco tempo ne ho costruito diverse, piccole (ai tempi costavano duecentomila franchi), che però hanno destato interesse. Poi ha iniziato una rivista d’architettura, una seconda… e con mia grande sorpresa, perché non si trattava di grandi temi, ho iniziato a ricevere inviti. Il primo è arrivato dalla Francia, dove poi ho costruito la cattedrale di Évry, poi dalla Svizzera interna, il museo Tinguely… e attualmente ho sei progetti aperti sparsi in tutto il mondo, tutti di utilità pubblica: un campus universitario, un museo, un albergo, una moschea, un centro culturale, in Cina, Israele, Corea…». Però le camicie alla coreana le porta da sempre… «Le porto per non mettere la cravatta, perché mi dà fastidio. Questa mattina c’era mia moglie che mi ha vestito così perché c’era il vostro fotografo (ride)». E in tutto questo trambusto quando ha avuto il tempo di conoscere sua moglie… «L’ho conosciuta quando ero ancora apprendista, ormai le dico che sono novant’anni che siamo sposati… l’ho vista la prima volta sul treno nel ’62, eravamo ragazzi».
Teatro alla Scala, Milano Ph: Pino Musi
dove non potevo scappare. Ricordo ancora di avere detto: “Non mi beccate più” e così è stato. Sono un selvatico, ho bisogno di poter decidere senza programmare». Lavoro e ancora lavoro, ma questo non sempre basta. Come è arrivato il successo… «La mia fortunata critica internazionale è arrivata con la costruzione di piccole abitazioni per gli amici. Ho fatto una prima casa a Riva San Vita-
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Un coup de foudre… «Un coup de foudre, sì, troppo pericoloso per essere cambiato. Poi ho tre figli, due maschi e una femmina, e cinque nipoti. Tutti e tre i figli lavorano qui con me, è come essere in una bottega rinascimentale, è sempre un casino, ma mi fa molto piacere. Mi sarei sentito deluso se avessero scelto di fare altro». Immagino che i suoi figli stiano cercando uno stile loro, ma come si fa a crearlo… lo si studia o è parte innata dell’essere architetto… «A questa domanda rispondo sempre che lo stile è dentro la matita, il linguaggio cambia di volta in volta, da
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situazione a situazione. Io credo che quello che si chiama malamente lo stile è la scrittura che ognuno di noi possiede, la quale è sempre autobiografica. Questa scrittura la declini di volta in volta per fare una casa, una chiesa, e quindi la scrittura non è una cosa che si rincorre, ma si ritrova spontaneamente. Ora le dico un’altra cosa, non sempre facile da capire: l’architettura è la relazione spaziale che un determinato volume definisce con il contesto. Il Fiore di pietra, sul Generoso, non lo può spostare di dieci metri, perché se lo si muovesse anche di un solo metro riceverebbe un’altra luce, un altro orizzonte. L’architettura è la costruzione di un luogo, non la costruzione in un luogo». Lei è stato scelto per diverse opere, non pensa che la sua forte personalità intimorisca i giovani o li oscuri… «No. L’ultimo lavoro pubblico, la Banca del Gottardo, era un concorso. L’unico mandato extra concorso è stato quello del Monte Generoso, che mi ha fatto molto piacere perché il Generoso era la mia montagna. Io credo di aver dato con l’architettura quello che dovevo dare attraverso l’Accademia di architettura, in vent’anni ho portato almeno una quarantina di giovani architetti ticinesi o come assistenti o come docenti. Quello che potevo fare credo di averlo fatto».
“Per un artista il talento è fondamentale, deve essere innato, per un architetto, che non è un artista, magari lo può anche essere, ci vuole tanto lavoro.” Ce ne sono di talentuosi? «Si, ci sono. Ma oggi è difficile riuscire, perché il Ticino è talmente piccolo… un mio amico, a Ginevra, mi dice sempre che ha tanto lavoro, perché quando gli danno un incarico è almeno l’ampliamento di un pezzo di aeroporto… qui non ci sono i temi». So che sta preparando uno scritto sull’architettura del sacro e che nel 2018 farà una mostra a casa Rusca, a Locarno, mostra che poi si sposterà in altre città… «L’architetto non è che sceglie, l’architetto è scelto. Io ho cominciato con la cappella di Mogno, poi quella del Tamaro e ora sto facendo una chiesa ortodossa in Ucraina e una moschea in Cina. È curioso come questo periodo della mia vita professionale sia legato al sacro, ma non bisogna mischiare la propria fede con la professione. Il mestiere è sacro». Visto che stiamo parlando di futuro, concluderei con uno sguardo sul Ticino, una sua riflessione… «Il Ticino, come la Svizzera, questo canale nel mezzo dell’Europa, dovreb-
be essere più europeo. Non voglio fare l’elogio dell’Europa, ma dobbiamo renderci conto che si tratta di un progetto di pace. Quando da bambino mi raccontavano della guerra, mai avrei immaginato che tornasse questa violenza dell’uomo contro l’uomo e questo ora non mi rasserena. Noi abbiamo una grande fortuna e spero che il mio Paese impari ad essere meno egoista, perché questa difesa dei privilegi che fa la Svizzera ad oltranza non mi piace, non mi sembra giusto dal punto di vista umano, dal punto di vista etico». Continuiamo a chiacchierare un po’ tra i numerosi progetti esposti nel suo studio. Resto meravigliata dal progetto delle terme di Baden, dall’immensità del campus universitario in Cina e dalla mostra interamente dedicata alla vita professionale di Mario Botta che a settembre verrà inaugurata a Pechino. «In Cina mi vogliono un bene dell’anima, non ho ancora capito il perché…».
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PRIMO PIANO / CERN
Il Knowledge Transfer group COME IL CERN PROMUOVE L’INNOVAZIONE E L’IMPRENDITORIA DI SILVANO COLETTI
Ph: © CERN
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uesto è un viaggio straordinario nella Svizzera più tecnologica ed internazionale. Siamo a Meyrin, un comune del Canton Ginevra con poco più di 22mila abitanti e, per una parte, sede dell’aereoporto di Ginevra-Cointrin. Siamo venuti a conoscere il CERN, il Centro Europeo per la Ricerca Nucleare, i programmi nel campo dell’open innovation e l’importanza di questo centro per l’imprenditoria svizzera ed internazionale. Il CERN è il più grande esperimento al mondo: essenzialmente, ma erroneamente lo identifichiamo il Large Hadron Collider (LHC), un anello di 27 chilometri dove collidono protoni. È la macchina di tutti i record: si trova 100 metri sotto terra, è il posto più freddo della terra e di gran parte dell’universo: i suoi magneti acceleratori operano a -271.3 gradi Cel-
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sius. È anche il posto più caldo perché nel punto dove collidono le particelle si crea una temperatura di circa centomila volte più calda del centro del Sole. Lo scopo ultimo dell’esperimento è capire da dove veniamo, come è nato l’universo e come funziona. Dal CERN sono venute, e senza ombra di dubbio, verranno scoperte tecnologiche di interesse pratico per l’umanità, come il World Wide Web, inventato al CERN da un fisico britannico, Sir Tim Berners Lee. La storia La proposta di laboratorio di fisica nucleare europeo viene resa pubblica nel dicembre 1949, al termine del secondo grande conflitto mondiale, durante la “European Cultural Conference” che si teneva a Losanna. La data di nascita reale si posiziona al giorno 1 dicembre 1952. Al CERN si promuove la
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cooperazione nel settore della fisica nucleare e delle particelle tra i 22 Stati Membri, con scopi esclusivamente pacifici. Con i suoi acceleratori di particelle, il laboratorio favorisce la ricerca di punta nel campo della fisica delle alte energie. I Paesi membri del CERN sono: Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Spagna, Svezia, Ungheria e la nostra Svizzera. Ubicato a cavallo della frontiera franco-elvetica, il laboratorio impiega in modo permanente 2500 ricercatori, ingegneri e tecnici, che lavorano, molto spesso solo on line, con altri circa 10.000 ricercatori basati in tutto il mondo. Di regola la Svizzera finanzia quasi il 4 per cento del budget annuale del CERN, che supera leggermente il miliardo di franchi. Ma contratti industriali e di servizio per un valore totale corrispondente dalle 1,5 alle 3 volte il nostro contributo vengono concluse ogni anno con imprese svizzere. Perché fare ricerca di base Prima di addentrarsi nei corridoi e nei laboratori del CERN, ci pare importante sottolineare la lezione che ci fornisce questo splendido ed affascinante esempio di laboratorio aperto all’umanità. La scienza cambia il nostro modo di vedere la realtà, offre risposte a problemi di interesse generale come le malattie o il riscaldamento globale. E Inoltre, essa soddisfa il nostro bisogno innato di conoscere e comprendere. Una scoperta può salvare migliaia di vite (pensate alla scoperta della penicillina, lo straordinario sviluppo dell’informatica negli ultimi decenni o la scoperta della risonanza magnetica nucleare, solo per citarne alcuni), può creare nuove possibilità di lavoro, può creare ricchezza e conseguentemente permettere di immettere nuovi soldi nella ricerca. Ma le grandi scoperte sono imprevedibili, come pure le loro
conseguenze. Non è possibile finanziare solo ricerche che sappiamo a priori daranno un profitto o un risultato immediatamente trasferibile. Semplicemente perché nessuno può sapere quale ricerca di base darà un risultato interessante dal punto di vista applicativo. Le scoperte che hanno reso possibile la nascita del mondo tecnologicamente avanzato in cui oggi viviamo nascono da ricerche su argomenti poco comprensibili 50 anni fa, condotte per soddisfare la curiosità degli scienziati, non per aumentare il PIL.
“Respirare l’atmosfera che si trova al CERN è un’esperienza emozionante che vale tutto il budget speso ogni hanno per sostenere la ricerca di base e per investire su ragazzi che sono tra le menti più brillanti in circolazione.” Una caratteristica degli investimenti nella ricerca di base è che il rendimento non va ad un singolo investitore ma a tutta la comunità. La ricerca di base e i suoi risultati rappresentano un bene comune che migliora lo stato di benessere di tutti, non solo di chi investe del denaro. Proprio per questo, non ci si può aspettare che le imprese investano molto in ricerca di base: sarebbe economicamente improduttivo. Proprio per questo la ricerca di base è finanziata principalmente dagli stati con le tasse. Stati che poi lasciano alle imprese lo sfruttamento economico delle tecnologie sviluppate. La ricerca di base produce brevetti, conoscenze, tecnologie che possono venir applicate alla produzione industriale e sostenere o innescare lo sviluppo economico. Il core business del CERN Respirare l’atmosfera che si trova al CERN è un’esperienza emozionante che vale tutto il budget speso ogni hanno per sostenere la ricerca di base e per investire su ragazzi che sono tra le menti più brillanti in circolazione. TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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particelle. Qui si fanno scontrare particelle una con l’altra studiando la nascita di altre eventuali particelle. Ci sono 4 rivelatori principali sul grande acceleratore LHC: CMS, ATLAS, ALICE, LHCb. Gruppi di ricerca, giorno e notte, elaborano e analizzano l’enorme massa di dati prodotti dall’acceleratore nei singoli punti di rilevazione. Tutti fisici tenendo ben presente l’equazione fondamentale del Modello Standard che descrive i componenti fondamentali della materia e le loro interazioni. Il viaggio dei protoni lungo i 27 km dell’anello acceleratore comincia da una bottiglia di idrogeno. A questi atomi, vengono strappati elettroni, ottenendo protoni che poi vengono accelerati sui vari anelli acceleratori che compongono il complesso fino a farli scontrare al centro degli esperimenti.
© CERN/Geoffrey Dorne
In realtà tutto il budget speso ogni anno, di poco superiore al miliardo di franchi, si riduce ad un caffè per anno per cittadino europeo. Di regola la Svizzera finanzia quasi il 4 per cento del budget annuale del CERN, che supera leggermente il miliardo di franchi. Sebbene la lettera “N” all’interno dell’acronimo CERN stia per Nucleare, qui si svolge soprattutto ricerca di fisica delle
Innovazione in Svizzera Il CERN è un esempio unico di open innovation messo in atto da tutti i governi che vi aderiscono. Al CERN ci lavorano più di 70 nazionalità coinvolti nella ricerca scientifica. Solo per questo motivo, questo angolo di mondo dovrebbe essere classificato come area di pace. Non esistono molti posti al mondo dove si può vedere un palestinese lavorare con un israeliano, un iraniano con un americano o un pachistano con un indiano. Questo è un posto dove tutti i conflitti della società in qualche maniera vengono superati. Moltissime innovazioni fondamentali per l’umanità sono nate qui. Una tra tante il World Wide Web. La cosa sorprendete è che tutto ciò che viene scoperto al CERN non viene brevettato ma è patrimonio dell’umanità perché come diceva Galileo Galilei “la scienza va condivisa con tutti”.
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AffinchĂŠ i valori familiari vengano tramandati Scoprite come trasmettere al meglio il vostro patrimonio. E come insegnare agli eredi a gestirlo. Insieme possiamo trovare una risposta. Leader nel Family Banking.
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PRIMO PIANO / CERN
UN’IMPORTANTE OPPORTUNITÀ PER NUOVE IMPRESE IN SVIZZERA E NEL MONDO INTERVISTA ALL’ING. GIOVANNI ANELLI Ph: © CERN
Cos’è e cosa fa il “Knowledge Tranfer Group” del CERN e chi ne può usufruire? «Il gruppo di Knowledge Transfer del CERN mira a coinvolgere esperti di scienza, tecnologia e industria al fine di creare nuove opportunità per il trasferimento della tecnologia e del know-how del CERN stesso. L’obiettivo finale è quello di accelerare l’innovazione e di massimizzare l’impatto positivo globale del CERN sulla società. Ciò avviene favorendo lo sviluppo e la trasmissione del capitale tecnologico e umano sviluppato al CERN. Il gruppo promuove il CERN come centro di eccellenza tecnologica e promuove l’impatto positivo delle organizzazioni che fanno ricerca di base sulla società. Noi forniamo servizi e collaboriamo con l’industria, la comunità scientifica del CERN e i partner accademici nella fisica delle alte energie». Le aree di potenziale interesse applicativo delle tecnologie sviluppate al CERN
In che modo il CERN facilita la creazione di nuove imprese in Svizzera e all’estero? «Il CERN incoraggia la creazione di imprese ed offre supporto sia al personale del CERN che a imprenditori e ricercatori
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esterni interessati a sviluppare nuove imprese che utilizzino le tecnologie e il know-how del CERN. Il supporto fornito riguarda la proprietà intellettuale, la preparazione di un piano d’affari strategico e l’opportunità di entrare a far parte di un network internazionale di partner che promuovono l’innovazione. Il CERN ha attivato una rete di 9 incubatori di impresa in diversi Stati Membri, i cosiddetti BIC (Business Incubation Centres), che possono sostenere gli imprenditori interessati alle tecnologie CERN direttamente sul posto. Inoltre, organizziamo incontri regolari, gli Entrepreneurship Meet-Ups per favorire la costruzione della cultura dell’imprenditoria al CERN, e assistere tutto il personale del CERN che voglia fondare una compagnia che usi la tecnologia CERN». Che cos’è l’open innovation e perché anche qui al CERN si ritiene fondamentale svilupparla? «L’innovazione, esattamente come la scienza, funziona al meglio quando è aperta. L’open innovation (“innovazione aperta”) è un modello di innovazione, drasticamente diverso dai precedenti, secondo il quale le imprese, per creare più valore e competere meglio sui mercati, non possono basarsi soltanto su idee e risorse interne, ma hanno il dovere di ricorrere anche a strumenti e competenze tecnologiche che arrivano dall’esterno, quindi potenzialmente anche dal CERN. L’open innovation ha fatto parte del DNA del CERN sin dalla sua fondazione ed è stato un ingrediente fondamentale del suo successo. Quando si tratta di trasferimento di tecnologia, le risorse, le idee e la tecnologia sono condivise tra i nostri collaboratori, sia nella ricerca che nell’industria, con uno scopo preciso in mente: apportare un reale beneficio alla società». In che modo un’impresa già operante sul mercato potrebbe sfruttare le opportunità tecnologiche del CERN? «Il CERN ha una consolidata tradizione di collaborazione con aziende e istituti di ricerca, con l’obiettivo di generare risultati tecnologici aventi un potenziale di sfruttamento commerciale, sfruttando le aree di competenza del CERN. Gli obiettivi di ricerca sono concordati e raggiunti caso per caso, perché esistono innumerevoli modi di sfruttare il know-how del CERN, nelle più diverse aree di competenza, e non solo tecnica. Per esempio, tipicamente le società esterne che ci contattano beneficiano maggiormente del nostro know-how sulla proprietà intellettuale e sulle licenze e servizi di consulenza. Ma ci sono tantissime altre maniere di sfruttare l’insieme di conoscenze del CERN!».
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Il mio amore
PER IL MARE IMPRENDITORE, LAUREA ALLA BOCCONI, “EREDE” DELLA BTICINO (LA SOCIETÀ DI APPARECCHIATURE ELETTRICHE FONDATA NEL 1936 DAL PADRE, L’INGEGNER NANNI BASSANI, E CEDUTA ALLA FINE DEGLI ANNI OTTANTA AL GRUPPO FRANCESE LEGRAND), POI PATRON DELLA WALLY YACHTS, GRIFFE DELLA NAUTICA IPER HI-TECH, LUCA BASSANI CI RACCONTA COME TUTTA LA SUA VITA E I SUOI INTERESSI PROFESSIONALI SIANO RUOTATI SEMPRE INTORNO AD UN FONDAMENTALE ELEMENTO: IL MARE.
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ominciamo da principio. Quando ha iniziato ad andare per mare? «Direi prestissimo, da bambino, su una tavola a vela nel mare antistante Portofino dove con la mia famiglia trascorrevo le vacanze. Poi intorno ai 12 anni un episodio che posso definire decisivo. Dopo aver appreso da mio padre i primi elementi di navigazione, un giorno salgo sul cabinato che avevamo ormeggiato in porto e il capitano mi propone di uscire al largo. Detto fatto, se non fosse che lui mi lascia al timone e sparisce in coperta per
PRIMO PIANO / LUCA BASSANI
01 Wally 100 Galateia Ph: Gilles Martin-Raget 02 Wally 100 Galateia, main salon Ph: Toni Meneguzzo 03–04 Wally 110 Barong D Ph: Kurt Arrigo
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due ore. Quando riappare mi dice: “vedo che te la sai cavare, se avessi fatto degli errori mi sarei subito svegliato”. Da allora in mare tutti i giorni, 8-10 ore al timone e a manovrare le vele. Un’esperienza fondamentale che mi sono poi portate sempre dietro, quando più tardi ho cominciato a regatare». Le regate hanno riempito buona parte degli anni della sua gioventù… «Finché non mi sono affacciato al mondo del lavoro posso dire di aver trascorso più tempo in barca che a terra. Ho cominciato a fianco di Alberto Pirelli, poi con mio fratello Antonio, in un susseguirsi di imbarcazioni sempre più performanti e di competizioni internazionali a tutti i livelli. Quello del regatare è un piacere assoluto difficile da comprendere da parte di chi non l’ha provato direttamente. Velocità, vento, onde, tutte concorre a determinare scariche di adrenalina pura. Anche l’aria carica di sale che rende ancora più inconfondibile l’odore del mare e il vento che porta un brivido sulla pelle determinano sensazioni e emozioni che si amplificano e creano una condizione di benessere che non ha eguali». Tante barche diverse, ma non aveva ancora trovato la “sua” barca… «E qui inizia una fase nuova della mia vita. Nella mia famiglia di barche ne sono passate veramente tante… Ad un certo punto mi sono detto: “bene, ora voglio costruire una barca per me!”. Le barche a vela che si vedevano in giro alla fine degli anni ’80 non mi piacevano
“Finché non mi sono affacciato al mondo del lavoro posso dire di aver trascorso più tempo in barca che a terra.” più. Non solo quelle di serie come gli Swan e i Baltic ma anche le custom. Volevo superare quella che era una fase di stallo dell’industria della barca a vela, che era influenzata più dai regolamenti di regata che dall’acqua e dal vento». Che caratteristiche avrebbe dovuto avere la sua barca “ideale”? «Le barche da crociera erano troppo lente, quelle da regata troppo scomode. Volevo un’imbarcazione che fosse veloce ma al tempo stesso facile e agile da manovrare. Con queste premesse è nato Wally, marchio mutuato da un personaggio dei cartoni animati di Hanna e Barbera (Wallygator, il coccodrillo burlone con il cappellino rosso e i palloncini colorati in mano). L’obiettivo era quello di rendere le barche semplicissime e introducendo nuove linee purissime. Ho voluto fare “tabula rasa” dei limiti imposti da regolamenti e abitudini consolidate: una revisione completa che ripartiva dal concetto “base” per fare una barca comoda e semplice usando i materiali migliori per farla più leggera. Ho voluto eliminare le volanti e lo stralletto usando l’albero in carbonio e un tipo di crocette apposite, ma che già esistevano. Abbiamo usato il piano velico del soling per fare una barca più grande con il fiocco autovirante. Su un Wally non c’è nulla di totalmente inventato da zero».
Non fu facile trovare un progettista pronto a sposare idee così innovative… «Alcuni dei progettisti che andavano per la maggiore espressero perplessità riguardo alle mie idee. E allora cercai un giovane architetto che avesse bisogno di “sfondare” e Luca Brenta aveva appena fatto il Marisa, una barca veloce e con la poppa bella larga, vicina al mio concetto di barca. A lui la mia idea piacque subito e abbiamo lavorato molto bene insieme… così siamo arrivati a fare il primo Wallygator». 03
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della nautica, un marchio riconosciuto a livello internazionale come icona del design e dell’esclusività».
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05 118 Wallypower Ph: Fly Pictures 06 118 Wallypower, living space under superstructure Ph: Guido Grugnola
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Perché Wally ha segnato una tappa fondamentale nell’evoluzione delle barche a vela? «Wally costituisce una sapiente combinazione di tecnologia, comfort, performance, design e stile. Su queste basi Wally si è ben presto affermata come azienda leader nel settore delle imbarcazioni di altissimo livello. La chiave del successo dei Wally è forse proprio nella capacità di unire forma e funzionalità ai massimi livelli, partendo da idee e intuizioni che l’hanno reso il cantiere più rivoluzionario degli ultimi anni. Fin dal varo del primo Wally, l’83 piedi Wallygator, nel 1991, il design e la strategia Wally hanno continuato a evolversi introducendo di continuo alcune rivoluzioni: ogni nuovo modello ha sfidato il mercato tradizionale e offerto soluzioni sempre più innovative e sofisticate. Non a caso il cantiere Wally è stato il primo ad applicare bitte a scomparsa, lasciando libero e pulito il ponte per una migliore estetica e funzionalità. In tutti gli scafi Wally l’essenzialità è un punto d’arrivo. Tecnologia e design sono integrati per creare profili puliti, dove la facilità d’uso si abbina con la semplicità delle linee. Lo stile unico di queste barche le rende un riferimento anche al di fuori del mondo
Torniamo per un momento al mondo delle competizioni veliche. C’è chi ha criticato l’esasperazione delle soluzioni tecnologiche adottate per esempio sui catamarani che si sono sfidati in America’s Cup. Condivide queste perplessità? «Non condivido assolutamente queste critiche. È vero che gli scafi decollano letteralmente sulle acque e aggiungono velocità mai viste. Triplicano la spinta del vento, filano fino a 50 nodi (90km/h circa) lambendo la superficie grazie ai foil, le appendici verticali simili a un alettone che sollevano gli scafi a circa un metro dall’acqua per il 90% della navigazione. Ma bisogna tener conto del fatto che su una barca impegnata in regata, a qualunque livello, vi sono due elementi dalla cui perfetta integrazione derivano i buoni risultati: l’affiatamento dell’equipaggio e la tecnologia. Molte delle soluzioni che oggi possono apparire avveniristiche attingono a conoscenze di aerodinamica e di tecnologia informatica acquisite nei più disparati settori. E al tempo stesso molte delle soluzione oggi sperimentate sui catamarani potranno avere in un futuro non lontano importanti ricadute sulla nostra vita quotidiana». C’è qualcosa di specifico a cui sta pensando? «Facciamo solo l’esempio dei progetti già in avanzata fase di realizzazione per arrivare ad un trasporto marittimo commerciale realmente sostenibile, sfruttando l’energia eolica in maniera innovativa. Si tratta di ibridi con lo scafo così grande che agisce come fosse una vela. Ridurrebbe le emissioni inquinanti dell’80% e forse, grazie a un sistema computerizzato che analizza costantemente il vento, sarà in grado di scegliere ogni minuto la rotta più adatta per il trasporto».
Fotografia: © Nenad Saljic
In un clima di incertezza la solidità rassicura. In questo tempo di incertezza geopolitica, economica e dei mercati, bisogna avere le idee chiare, dotarsi di modelli aziendali sostenibili, guardare all’essenziale e, soprattutto, contare su una base solida su cui appoggiarsi. Con un approccio serio e concreto, PKB costruisce rapporti personali con i clienti senza mai perdere di vista i valori che la contraddistinguono per tradizione.
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PRIMO PIANO / DANIELA MISSAGLIA
Quando la famiglia non esiste più L’AVV. DANIELA MISSAGLIA HA FONDATO NEL 1997 LO STUDIO DI CUI È TITOLARE ED È PATROCINANTE IN CASSAZIONE DAL 2005. SPECIALIZZATA IN DIRITTO DI FAMIGLIA E DIRITTO DELLE PERSONE, GRAZIE ALLA SUA PLURIDECENNALE ESPERIENZA COME AVVOCATO MATRIMONIALISTA HA COLLABORATO CON DIVERSE RIVISTE E TESTATE GIORNALISTICHE ED È INOLTRE SPESSO OSPITE DI PROGRAMMI TELEVISIVI E RADIOFONICI.
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ome è andata cambiando negli ultimi decenni l’idea di famiglia? «Dobbiamo prendere atto del fatto che, a differenza di quanto avveniva per il passato, oggi la famiglia viene sempre più considerata “a tempo”, nel senso che è frequente la situazione in cui dopo un certo numero di anni il matrimonio giunge a termine e le coppie si separano e poi divorziano. In questo quadro, forse, Italia e Svizzera sono un po’ il fanalino di coda in Europa, perché persistono condizionamenti culturali conservativi, anche se in entrambi i Paesi sono in vigore ordinamenti giuridici che prevedono e rendono teoricamente abbastanza semplice e rapido, ove non sussistano particolari impedimenti, lo scioglimento di un matrimonio». In una separazione uno dei problemi principali da affrontare riguardo il futuro dei figli minori. Da questo punto di vista come si è andata orientando la legislazione in materia? «In Italia, il 66,4 per cento delle separazioni riguarda coppie con figli. Si pone dunque il problema di come proteggere i figli quando il matrimonio va
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in crisi. Perché se oggi ci sono scarti di famiglia, domani ci saranno scarti di società. All’inizio si prova una grande, enorme solitudine. Ed è una sensazione che può creare panico. Ci vuole tempo per accettare l’idea che chi doveva starti accanto non c’è più e diventa il nemico. Basta poco perché le situazioni sfuggano di mano, c’è tanto egoismo, addirittura competizione tra moglie e marito. Si ha paura di cedere il passo, di soccombere. E i figli diventano l’oggetto del contendere, la moneta di scambio tra i due contendenti». E allora come sarebbe necessario comportarsi? «Le separazioni sono sempre più difficili, litigiose, dolorose. Solo apparentemente si parla di separazioni consensuali, ma dietro c’è spesso soltanto lo sfinimento di uno dei due. Manca una tutela effettiva da parte dei giudici. È un sistema intero che forse dovrebbe cambiare. Figli, padri, madri, coppie sposate, coppie di fatto. E in mezzo i figli, barattati per un week end in più, preposti a reclamare loro stessi assegni di mantenimento. In realtà dunque non sempre la preoccupazione, che dovrebbe essere pre-
PRIMO PIANO / DANIELA MISSAGLIA
“Le separazioni sono sempre più difficili, litigiose, dolorose. Solo apparentemente si parla di separazioni consensuali, ma dietro c’è spesso soltanto lo sfinimento di uno dei due. Manca una tutela effettiva da parte dei giudici. È un sistema intero che forse dovrebbe cambiare.”
valente, dell’interesse del minore viene pienamente rispettata e i giudici sono soprattutto preoccupati di giungere ad una composizione delle controversie economiche, delegando attraverso l’affidamento ai servizi sociali la soluzione dei casi più gravi. Evidentemente, le conseguenze di una separazione sui figli minori variano notevolmente in funzione dell’età, del contesto familiare, delle situazioni economiche ecc. In ogni caso sarebbe molto importante che ad occuparsi di questioni familiari fossero soltanto giudici specializzati in materia, il che in Italia purtroppo avviene solo nei Tribunali delle maggiori città». Da un punto di vista economico il coniuge più debole, di solito la donna, risulta essere adeguatamente tutelato? «Direi che in Italia, in fase di separazione, c’è una certa attenzione nei confronti della determinazione del tenore di vita durante il matrimonio, anche se poi si scontra con oggettive difficoltà nella fase di accertamento. Per questo sarebbe importante la sottoscrizione di patti prematrimoniali tra i coniugi, anche se questi non hanno al momento valore legale. Bisogna poi considerare che, al di là dell’assegno di mantenimento per sé e per i figli minori, la donna non è certamente aiutata dalla mancanza quasi totale di una adeguata rete di sostegno di servizi pubblici, a differenza di quanto avviene in altri Paesi europei, come per esempio in Germania».
A questo proposito, una recente sentenza della Corte di Cassazione sembra rendere più difficile per il coniuge debole ottenere il riconoscimento di un assegno divorzile. È effettivamente così? «La Suprema Corte è intervenuta recentemente, il 10 maggio di quest’anno, riassumendo esplicitamente le regole secondo cui un Giudice dovrebbe attribuire, ovvero negare, un assegno divorzile al richiedente, facendo piazza pulita del riferimento al “tenore di vita matrimoniale”, e ribadendo con forza il principio all’auto-responsabilità dei coniugi, che per il solo fatto di essersi sposati non possono poi pretendere gli uni dagli altri rendite parassitarie a vita. Bisogna tuttavia tener conto del fatto che questa sentenza è riferita al divorzio, quindi ad una fase successiva alla separazione, e non riguarda gli assegni dei figli, i cui parametri rimangono inalterati. Certo è che in futuro vigerà un’attenzione più marcata verso il profilo individuale di ciascun coniuge, in sede di divorzio. La comparazione fra le capacità rispettive dei coniugi e la ricerca del livello di vita matrimoniale si affievolisce. Ciascuno deve ragionare da individuo e rinunciare a diritti perpetui generati da un legame che, dunque, diventa solo una parentesi di vita: sposandosi uno deve accettare il rischio che il matrimonio finisca e che ciascuno torni nella condizione in cui era prima del matrimonio».
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Oltre che riguardo al Diritto di Famiglia, lei è molto impegnata sul fronte dei diritti civili, in particolare per quanto riguarda le difesa delle donne… «L’Italia, ratificando la Convenzione di Istanbul che si propone di prevenire la violenza sulle donne, favorire la protezione delle vittime ed impedire l’impunità dei colpevoli, si è impegnata a compiere importanti passi verso l’effettiva tutela di chi subisca atti e comportamenti pregiudizievoli solo per il fatto di essere “donna”. Di fatto, al momento, nemmeno i fondi stanziati per aiutare i centri antiviolenza sono stati distribuiti, frustrando le legittime aspettative di chi lavora per contrastare questo genere di violenza, forse la più odiosa. Violenza che è stata definita come violazione dei diritti umani, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata. Inutile dire che non basta certo la legge sullo stalking o sul femminicidio, pur utilissime, per affermare di aver pienamente posto in esecuzione gli obblighi assunti nella Convenzione di Istanbul». E a livello di società civile in che modo si può intervenire? «In attesa che lo Stato faccia la sua parte, noi tutti possiamo impegnarci, da subito, a mettere in discussione la nostra educazione sentimentale, sradicando pregiudizi e odiose posizioni faziose, educando diversamente i nostri figli, emancipandoli da una cultura maschilista atavica. D’altronde, la conta ragionieristica delle donne uccise la dice lunga sull’educazione sentimentale dei colpevoli e sul terreno di coltura su cui prospera il ridimensionamento di questi fenomeni. Anche i media possono fare la loro parte, evitando che i femminicidi siano soltanto oggetto di colorati reportage giornali-
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stici e svolgendo un compito di informazione, educazione e formazione su un fenomeno che coinvolge tutti». Accanto alla sua attività di avvocato lei è anche autrice di libri come Scarti di famiglia, 2012, Un avvocato per amica, 2013, La chimica della violenza. Quando gli uomini odiano le donne, 2014, Le Unioni civili dopo i decreti di attuazione 2017. Come trova il tempo per dedicarsi anche alla scrittura? «I libri li scrivo di notte, oppure il sabato e la domenica. In effetti sono profondamente convinta dell’utilità di svolgere un’attività di divulgazione di argomenti giuridici indirizzata ad un pubblico più vasto di quello strettamente specializzato. Si tratta di questioni che coinvolgono un numero molto elevato di persone ma intorno alle quali permane un’ampia area di ignoranza e dove i media non sempre contribuiscono a favorire la chiarezza e a fare crescere quella cultura diffusa, si pensi alla violenza sulle donne, di cui si avverte un grandissimo bisogno».
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DOPO IL RANCORE SI DEVE ARRIVARE AD UN ACCORDO Ospitiamo volentieri un contributo dell’AVV. ETTORE ITEM, con studio legale e notarile in Lugano, in materia di Diritto di Famiglia in Svizzera.
coniuge. Di conseguenza, il diritto a ricevere un contributo di mantenimento (alimenti) dopo il divorzio dipende ora unicamente da fattori oggettivi e non più anche dalla colpa.
«Il diritto svizzero conosce solo tre regimi matrimoniali, senza permettere agli sposi di adottare altre forme di regolamentazione dei loro rapporti puramente finanziari, e sono i seguenti: regime (ordinario) della partecipazione agli acquisti; regime della separazione dei beni; regime della comunione dei beni. Il regime della partecipazione agli acquisti è il cosiddetto regime ordinario, siccome entra in vigore per legge al momento in cui comincia il matrimonio, ossia dalla sua celebrazione civile. Dal momento che ci si sposa e sino ad un motivo di scioglimento del regime matrimoniale i coniugi non si accorgono di nulla, nel senso che ognuno conserva la proprietà, l’amministrazione ed il godimento dei propri beni. Di conseguenza, solo al momento in cui dovesse sussistere un motivo di scioglimento del regime matrimoniale ci si dovrà porre la domanda di come è composto il regime matrimoniale.
Il 1° luglio 2014 è inoltre entrata in vigore la modifica del Codice civile svizzero sull’autorità parentale.
Il regime della separazione dei beni è un regime matrimoniale che i coniugi possono adottare sia all’inizio del matrimonio sia durante lo stesso. Esso permette ai coniugi di essere completamente indipendenti l’uno dall’altro, nel senso che anche al momento in cui si dovrà sciogliere il regime è considerato come già sciolto, poiché ogni coniuge non fa che riprendere i beni di sua proprietà, senza che vi sia più distinzione tra beni propri o acquisti. Il regime della comunione dei beni, infine, è un regime matrimoniale molto raro in pratica. Ciò che lo caratterizza è che, salvo eccezioni, tutti i beni dei coniugi formano un’unica sostanza, che appartiene indistintamente ad entrambi i coniugi, tanto che ognuno di essi non può disporne senza il consenso dell’altro. Il 1° gennaio 2000 è entrato in vigore in Svizzera il nuovo diritto del divorzio contenente importanti cambiamenti rispetto al diritto anteriore. Le novità sono di natura sostanziale e di natura procedurale. Non dimentichiamo inoltre che il 1° gennaio 2011 è entrato in vigore il Codice di diritto processuale civile svizzero, il quale ha sostituito i 26 codici cantonali precedentemente in vigore. Tra gli elementi di natura sostanziale è diventato possibile inoltrare una domanda di divorzio su richiesta comune (procedura schematica e spiegazione), senza più dover avere necessariamente due parti e i divorzi sono ora pronunciati dal giudice indipendentemente dalla colpa dell’uno o dell’altro
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Finché minorenni, i figli rimangono ora soggetti all’autorità parentale congiunta del padre e della madre (art. 296 cpv. 2) indipendentemente dal fatto che siano affidati all'uno o all'altro genitore. Diversamente dal vecchio diritto, l’autorità parentale congiunta è quindi diventata la regola e l’autorità parentale esclusiva l’eccezione: in ogni caso il giudice può attribuire l’autorità parentale esclusiva a uno dei genitori in una causa di divorzio solo se ciò “è necessario per tutelare il bene del figlio” (art. 298 cpv. 1 in relazione all'art. 133 cpv. 1 CCS). Adeguandosi alla normativa europea anche in Svizzara l’auto rità parentale congiunta è quindi diventata la regola e l’autorità parentale esclusiva l’eccezione. In generale si può dire che in Svizzera le valutazioni dei giudici in una causa di divorzio attengono prevalentemente a questioni di ordine patrimoniale, fatta salva l’attenzione nei confronti degli interessi di eventuali figli minori che devono essere sempre tutelati anche attraverso il ricorso ad eventuali strutture per un supporto psicologico e sociale. Come avvocato matrimonialista mi trovo spesso a che fare con situazioni di elevata litigiosità tra i coniugi che deve necessariamente essere contenuta prima di poter affrontare sul piano pratico tutte le condizioni che dovranno portare ad un accordo in buona sostanza di natura economica, senza tuttavia sottovalutare in ogni caso le implicazioni dolorose che un divorzio comunque comporta. In questa fase diventa perciò fondamentale un ruolo di conciliazione teso non già a ricostituire un rapporto giunto a termine quanto alla determinazione di condizioni base per lo stabilirsi di un confronto, nell’interesse dei figli e degli stessi ex-coniugi».
Con il Patrocinio di:
LUGANO 14/17 SETT.‘17
Centro Esposizioni www.wopart.eu
by
Fiera del Disegno, delle Opere su Carta e Fotografia Drawing, Works on Paper and Photography Fair
PRIMO PIANO / MARC-HENRI COLLOMB
One is not born an architect, one becomes one MARC-HENRI COLLOMB IS FULL PROFESSOR AND DIRECTOR AT THE USI ACADEMY OF ARCHITECTURE, MENDRISIO (FROM 2013 TO 2017). AN EPFL GRADUATE, AMONG HIS MANY ENDEAVOURS HE CO-FOUNDED ATELIER-CUBE, THE STUDIO THAT DESIGNED THE NEW PARLIAMENT BUILDING OF CANTON VAUD.
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our latest architectural achievement is the new Parliament building in Lausanne. What were the main challenges of this project? «The journey began in 2007, in Ticino with the announcement of an international competition for the reconstruction of the Canton Vaud Parliament building, which was destroyed by a fire in 2002. Myself and Architect Esteban Bonell, professor at the USI Academy of Architecture at Mendrisio, decided to submit a collective application, forming a team of architects from each of our respective studios. Our reasons for this collaboration were to maximize our chances of being selected by pooling our skills and efforts, while still being able to allocate two days a week in order to fulfil teaching duties at our studios in Barcelona and Lausanne. Sharing a creative act is something we enjoy doing, as it involves a process in which the roles of teacher and student are dynamically assumed by each individual involved. This process worked perfectly for both of our studios and was carried out by exchanging sketches, reviewing each other’s work, and then returning the polished versions. I can recall many evening sessions, after dinner, during which we would correct and criticize our work, covering countless napkins and tablecloths with our sketches… Week by week, the project
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took shape, and, at the end of the first round, 6 of the proposed 35 projects were selected for final development. Finally, in June 2009, the jury selected our project, which was arguably the most audacious one. We proposed to demolish an existing building in order to create a street that would allow for better access to the Parliament building, which was at the time relegated to a backyard. Additionally, we proposed a beautification of the deteriorated state of the Parliament building, unearthing its unique characteristics and giving meaning to the newly created spaces. Lastly, we proposed a renovation of the parliamentary room’s roof; a process that would employ contemporary techniques, informed selection of materials (such as prefabricated laminated wood panels), innovative structures, and efficiency in terms of energy, comfort and sustainable development».
PRIMO PIANO / MARC-HENRI COLLOMB
“Sharing a creative act is something we enjoy doing, as it involves a process in which the roles of teacher and student are dynamically assumed by each individual involved.”
How does it feel to ‘design democracy’? «With this project, I had the opportunity to measure the difference between envisioned and real democracy. Prior to the construction of the new Parliament, the funding for the construction project was subject to a popular vote. Although Parliament had voted almost unanimously in favour of the project, not everyone was pleased with the colour and form of the roof. The looming threat of a referendum against it almost caused the entire project to be shelved. We therefore had to make a few absurd compromises. We had designed a roof that clearly expressed the symbolic function of Parliament and that was also exemplary for sustainable development: it not only covered the building to protect it, but it also served as an opening towards the sky, creating a sense of connection to the external environment. In terms
of sustainability, the design would enable energy self-sufficiency, which explained the distinctive form of the roof. The debate that ensued regarding the form of the roof eventually forced us to devise a less exemplary solution than we would have liked in terms of energy efficiency. Real democracy sometimes sees its most valuable elements turn against it, insofar as it allows certain situations to emerge where arguments based on ignorance, coupled with a stubborn refusal for dialogue, curb the natural course of events and, above all, alter political initiative and general interest. According to the French philosopher Marcel Gauchet, “Democracy is not a bed of roses; it is in its nature to go from one crisis to another. The purpose of democracy is to harness the reflection of a collective destiny”. This is why democracy is never a given, but always something that needs to be built. My hope is that in this building democracy can be reaffirmed and developed, by creating tools that enable and organise public debate on new and better-informed grounds». In the new Millennium, also called the ‘fluid’ era, what should architects consider when faced with situations of ‘solidity’, especially in the context of public works? «We asked ourselves a legitimate question: what would Alexandre Perregaux have done today? Perregaux was a Swiss architect who, in 1803, was in charge of designing the first Parliament building of the new Canton of Vaud. He chose to embrace the latest
discoveries available, such as manufacturing of large windowpanes, which meant installing very tall and oversized windows. This was an architectural feat, revealing spectacular panoramas for those times. Two hundred years later, constant progress made in understanding the behavior of structures has allowed us to outline other landscapes and therefore reveal the beauty of the horizontality of windows. For man carries within himself the beauty of space and it is the role of the architect to unveil it. Paul Valéry’s remarks on tradition may best define the challenges of the contemporary architect: “Where great things are concerned, tradition in the true sense is not a matter of doing again things already done by others, but rediscovering the ‘spirit’ which produced those great things, and will produce other great things in other epochs”». In a recent interview, you stated that “an architect should give simple answers to complex issues, freely”. The same does not always apply to engineers, who are bound to the laws of physics. Is this contrast between the two professions really so? «In the field of design and architecture one needs to have deductive skills, which means being able to identify a solution amongst many others, which implies making choices. Choosing means sacrifice, especially sacrificing the sum of all possible solutions, which can only lead to an unclear compromise. The question, therefore, which is certainly complex at the outset, clearly needs further discussion, in order to grasp the essential. TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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It is a great work of logic, coherence, and truth. Unlike the engineer, who is guided by the accurate and authoritative laws of science, the architect engages in a vast and complex exploratory process where the road to achievement is rather demanding». Your term as Director of the Academia is ending soon. How do you see the future of the School in Mendrisio, and what are the challenges awaiting its future architects? «One is not born an architect, one becomes one. Zurich (ETH), Lausanne (EPFL) and, more recently, Mendrisio (Accademia di architettura, Università della Svizzera italiana) all provide university-level training, warranted by a public and open educational system. Students with a high school degree are granted unrestricted access to higher education in Switzerland, thus raising the chances of recruiting candidates hailing from diverse backgrounds. Such sociocultural diversity contributes to the vitality of the ongoing debate of ideas, which is the key element for the teaching of the architectural project. This commitment must be symmetrical, by recruiting faculty free of all stylistic or regional bias, whilst preserving the criterion of excellence. Teaching the architectural project must remain central; it is an endless exercise of humility and truth. The architect is in a state of constant and rapid evolution. Training someone to become an architect means preparing that person to do something he or she has never done before and implies that the training must endure and adapt to changing times. It means considering that the level of knowledge required increases constantly and that the number of specialists gravitating around a project are always increasing. Ultimately, it means that the trained architect will know a little bit about everything, but will not have a strong command of anything. So, what should we teach
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when what the future architect will have learned today could become obsolete tomorrow? Architectural schools are similar to intensive research laboratories that focus on projects, which is a central and formative process for the role of the architect in society, by developing the capability to provide critical responses and a cultural value to public objects and spaces that contain these two elements. It is with the project, this iterative process where an idea becomes a sketch, that can then be realized in architecture, that the pertinence of a consideration can be discussed and verified. Few academic disciplines offer this opportunity, from the first years of training, to confront personal research simultaneously with the work of colleagues and the field of questions posed by the management of the constructed space. This is where our success lies».
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UN BUON LAVORO
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a realizzazione del MASI, un progetto cui lei ha lavorato a lungo, rappresenta ormai un fatto compiuto… «Dopo aver diretto il Museo Cantonale d’Arte dal 2000 e il Museo d’arte di Lugano dal 2011, ho potuto realizzare un grande progetto, per nulla scontato, con la riunione nel 2015 dei due musei nell’attuale MASI. L’unificazione dei due musei rappresenta una tappa storica importante per la politica culturale della nostra regione, che si potrà considerare definitivamente raggiunta, dopo un lungo percorso, con la riapertura della seconda sede del MASI a Palazzo Reali nel corso del 2018. Il completamento di questo progetto rende il 2018 il momento naturale per lasciare l’incarico fin qui ricoperto, consegnando un museo solido che fin dal suo primo anno di vita ha ottenuto ottimi risultati e con le basi necessarie per proseguire anche in futuro il proprio percorso di crescita». L’apertura del LAC ha dato un impulso decisivo a questo progetto… «Il MASI Lugano, Museo d’arte della Svizzera italiana, rappresenta il punto di arrivo di una profonda revisione nelle politiche culturali della città di Lugano e del Cantone Ticino. Prima, a distinguere i due musei erano alcune scelte di fondo, con una maggiore attenzione da parte della Città alle mostre di grande richiamo, mentre il
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Museo Cantonale d’Arte perseguiva una politica museale in accordo con il suo duplice mandato istituzionale: conservazione, studio, incremento e valorizzazione del patrimonio artistico, un’attenzione costante al territorio e un forte impegno nella mediazione culturale. Con la nascita del MASI e con l’apertura del LAC abbiamo avviato con Michel Gagnon, Direttore del LAC, e con i colleghi che dirigono il settore del teatro e della musica, una profonda riflessione sulla necessità di dare fin dall’inizio un chiaro segnale riguardo a come la nuova struttura voleva porsi nei confronti della cittadinanza e del territorio ticinese, puntando sul tema dell’accoglienza e acquisendo una dimensione “popolare” in sintonia con una visione aperta e dinamica del modo di fare oggi cultura». Le cifre confermano questa vostra aspettativa… «Assolutamente si. Le esposizioni d’arte, ma anche la musica, la danza, il teatro e le diverse proposte hanno registrato significativi incrementi nel numero dei partecipanti, senza dimenticare il grande successo di LAC edu, che rappresenta un’esperienza innovativa nel modo di avvicinare un’istituzione culturale ad un pubblico di famiglie, giovani e bambini e, naturalmente, scuole».
© LAC 2015
ALLA FINE DELL’ANNO MARCO FRANCIOLLI LASCIA LA GUIDA DEL MUSEO LUGANESE. LO INCONTRIAMO PER TRACCIARE UN BILANCIO DELL’ATTIVITÀ SVOLTA DOPO L’APERTURA DEL LAC E PER AVERE QUALCHE ANTICIPAZIONE SUL SUO FUTURO IMPEGNO DI STUDIOSO E ANIMATORE CULTURALE.
Quali sono gli assi portanti con cui il MASI Lugano si presenta al pubblico? «Innanzitutto il MASI è attivo su due sedi, quella al LAC e l’altra a Palazzo Reali, già sede del Museo Cantonale d’Arte. Questa situazione permette di gestire le diverse linee espositive sulle due sedi, con un’attenzione maggiore al territorio e alla storia dell’arte legata alla nostra regione a Palazzo Reali, mentre al LAC saranno presentate esposizioni di respiro internazionale. La riunione delle collezioni del Cantone e della Città nel MASI permette una maggiore valorizzazione del patrimonio artistico, che verrà presentato nelle due sedi con allestimenti della collezione permanente rinnovati una volta l’anno. Finalmente abbiamo la possibilità di presentare in parallelo la collezione e le attività espositive, in modo da rendere comprensibile per il pubblico il nesso fondamentale fra il patrimonio artistico del museo e le sue attività».
CULTURA / MARCO FRANCIOLLI
© LAC 2016 – Ph: Studio Pagi
La programmazione di un museo avviene con largo anticipo. Che cosa prevedete per i prossimi mesi? «Abbiamo un programma definito nelle grandi linee fino al 2019. È prevista l’organizzazione di quattro/cinque mostre l’anno, che si terranno nei diversi spazi espositivi che abbiamo a disposizione. Il museo dovrà adottare strategie efficaci per costruire una programmazione nella quale la dimensione scientifica dei progetti convive con quella divulgativa, favorendo così l’accesso al pubblico più ampio. Le collezioni saranno esposte a rotazione e saranno lo strumento privilegiato per una intensa attività di mediazione culturale. Come spesso avviene nei musei, solo una piccola percentuale delle opere può essere esposta, mentre la parte preponderante è confinata nei depositi. Per questo abbiamo deciso per una programmazione variata degli allestimenti, una scelta che muove anche dai dati statistici relativi alla frequentazione delle collezioni, dove la staticità degli allestimenti, anche quando questi presentano opere di alta qualità, tende a far scemare l’attenzione del pubblico».
C’è una grande attesa per il progetto che a partire dal prossimo autunno riguarderà la cultura indiana… «Il MASI, nell’ambito del progetto Focus India, dedicherà una grande mostra all’India e all’influenza da essa esercitata sulla cultura e l’arte occidentale nelle sue diverse espressioni. “Sulle vie dell’illuminazione. Il mito dell’India nella cultura occidentale 1808-2017” offrirà uno sguardo ampio e diversificato sul modo in cui, dall’inizio dell’Ottocento a oggi, la realtà indiana – con le sue tradizioni, religioni, paesaggi, culture e forme artistiche – ha affascinato e influenzato in maniera crescente il mondo artistico e culturale occidentale. Il percorso espositivo, esteso sui due piani del Museo, declina il tema portante della mostra attraverso 400 opere e una molteplicità di materiali, mettendo in luce la profonda influenza che l’India ha esercitato in Occidente negli ultimi due secoli: dalle riflessioni sull’induismo e sul buddismo di Schopenhauer, cui si rifarà negli anni a venire anche la letteratura di Herman Hesse, alle analisi antropologiche di Carl Gustav Jung; dai romanzi popolari di Kipling ed Emilio Salgari, al cinema di Rossellini e Pasolini. E poi ancora i Beatles che con-
tribuirono a rendere l’India di moda tra la gioventù occidentale, come testimonia il connubio tra musica, spiritualità orientale e sperimentazione psichedelica della controcultura giovanile tra gli anni Sessanta e Settanta». Le collezione del MASI si arricchiscono grazie anche al costruttivo rapporto stabilito con i privati… «Alla base di molte raccolte svizzere vi è il rapporto, con il collezionismo privato. Per quanto riguarda il nostro Museo, una lunga serie di importanti donazioni hanno posto le basi delle collezioni. Basti citare Giuseppe Panza di Biumo, che negli anni novanta ha donato al Museo Cantonale d’Arte duecento opere di artisti, oppure la sinergia stabilitasi fra pubblico privato con la presenza, accanto al LAC, dello Spazio -1, creato per accogliere la straordinaria collezione d’arte moderna e contemporanea dei coniugi Giancarlo e Danna Olgiati. In una situazione come quella attuale del mercato dell’arte, i musei non riescono più a far crescere il proprio patrimonio artistico con le sole risorse pubbliche e la collaborazione con i privati diventa una delle questioni fondamentali per il proprio futuro». A cosa potrà finalmente dedicarsi nei prossimi mesi Marco Franciolli? «Devo dire che la direzione di un museo come il MASI, soprattutto nella fase di profonda trasformazione che ha preceduto l’apertura e nei primi due anni di attività, ha comportato un importante carico di lavoro, soprattutto amministrativo e organizzativo. Sono molto soddisfatto del lavoro svolto, ma adesso avverto il bisogno di rallentare i ritmi, di tornare a dare spazio alla ricerca e allo studio, di dedicarmi a alla scrittura. E poi vi sono istituzioni e fondazioni culturali con le quali continuerò a collaborare…».
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CULTURA / WOLFGANG LAIB
Ph: © LAC 2017
Non si può spiegare il cielo e il sole
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DAL 3 SETTEMBRE 2017 AL 7 GENNAIO 2018 IL MASI OSPITA UN’IMPORTANTE MOSTRA, CURATA DA MARCO FRANCIOLLI IN COLLABORAZIONE CON FRANCESCA BERNASCONI, DEDICATA A WOLFGANG LAIB, ARTISTA TEDESCO LA CUI OPERA SI DISTINGUE NEL PANORAMA ARTISTICO CONTEMPORANEO PER ESSENZIALITÀ, CHIAREZZA E PROFONDITÀ DI PENSIERO. IL PROGETTO ESPOSITIVO, ELABORATO IN STRETTA COLLABORAZIONE CON L’ARTISTA, RACCOGLIE 50 OPERE TRA SCULTURE, FOTOGRAFIE, DISEGNI E INSTALLAZIONI CHE ESPLORANO TUTTI GLI AMBITI DEL SUO UNIVERSO CREATIVO.
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a mostra si apre dando spazio a disegni e fotografie, delineando immediatamente il singolare vocabolario artistico di Laib, capace di coniugare con armonia e semplicità una profonda conoscenza di culture e religioni orientali con un altrettanto intima riflessione sulle radici del patrimonio culturale occidentale. Le fotografie realizzate da Laib durante i suoi viaggi in Europa e in Asia compongono un repertorio di forme che prende nuova vita nei suoi essenziali disegni a pastello. A loro volta i motivi che popolano le
opere su carta riecheggiano e si amplificano nelle sculture e installazioni che completano il percorso espositivo, secondo un principio di circolarità e ripetizione paradigmatico dell’opera dell’artista. Nell’ampio spazio dialogano senza barriere opere rappresentative dell’intero percorso artistico di Laib: dalla Milkstone, scultura essenziale che sposa in un equilibrio perfetto la durezza del marmo alla fluidità del latte, presente sin dalle prime esposizioni, alle più recenti strutture in legno ricoperte da rilucente lacca birmana (Untitled, 2003); dalla celeberrima 02
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CULTURA / WOLFGANG LAIB
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sequenza dei Rice Meals (1983) fino all’imponente ziggurat (Es gibt keinen Anfang und kein Ende, 1999) in legno e cera d’api che impressiona con la sua mole e il suo intenso profumo. Prezioso fulcro della mostra è l’ampio e luminoso campo di polline di pino, presenza al tempo stesso effimera e grandiosa, che inevitabilmente invita a meditare sulla ciclicità della natura e la precarietà dell’esistenza, celebrandone al contempo la complessità e la ricchezza. Significativa è l’attitudine con la quale Laib da sempre si confronta con i materiali organici e inorganici che rendono inconfondibili le sue opere: il marmo viene scolpito, la cera viene plasmata e il polline disposto in ordinate composizioni senza la presunzione di attribuire alla materia un nuovo valore, bensì con la volontà di
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essere un tramite che con il suo lavoro rende visibile la bellezza intrinseca ad ogni materiale. Wolfgang Laib nasce a Metzingen nel 1950. L’ambiente familiare colto e aperto gli permette sin da bambino di avvicinarsi all’arte. A partire dagli anni sessanta la famiglia compie numerosi viaggi in Europa in Asia: Laib visita musei, monumenti, siti archeologici e di pellegrinaggio e soprattut-
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01 Wolfgang Laib al lavoro con il polline 02 Wolfgang Laib Senza titolo 2003 Pastello a olio e matita su carta Collezione privata © 2017, ProLitteris, Zürich
to entra in contatto con culture e stili di vita all’antitesi con quelli occidentali. Nel 1968, malgrado l’interesse che nutre per l’ambito artistico, intraprende gli studi in medicina. Questa esperienza è contraddistinta da una crescente frustrazione nei confronti di una disciplina che si interessa unicamente agli aspetti materiali dell’esistenza. A partire dal 1970 la famiglia trascorre ogni estate nel sud dell’India, dove il padre ha dato vita a progetto di sostegno allo sviluppo. Il contatto con lo stile di vita dei piccoli villaggi indiani influenza profondamente Laib. Nel 1972 realizza la sua prima scultura, un Brahamanda (in sanscrito “uovo cosmico”) e d’ora in poi si dedicherà unicamente alla creazione artistica, privilegiando materiali naturali e forme archetipe. Nel corso della sua carriera ha esposto nei principali musei europei e americani e partecipato a numerose edizioni della Documenta e della Biennale; nel 2015 ha ricevuto il Premio imperiale per la scultura. Laib vive e lavora in un piccolo villaggio della Germania del sud e per alcuni mesi all’anno in una casa-studio nel sud dell’India.
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Oltre all’opera di Wolfgang Laib, dal 24 settembre 2017 al 21 gennaio 2018 il MASI presenta “Sulle vie dell’illuminazione. Il mito dell’India nella cultura occidentale 18082017”, una grande mostra dedicata all’India e all’influenza da essa esercitata sulla cultura e l’arte occidentale nelle sue diverse espressioni. La mostra si inserisce nel progetto Focus India pensato per abbracciare in maniera interdisciplinare l’arte visiva, la musica, la danza e il cinema, oltre alle altre numerose sfaccettature della cultura indiana.
LAC LUGANO ARTE E CULTURA Piazza Bernardino Luini 6 CH-6901 Lugano +41 (0)58 866 4230 info@masilugano.ch www.masilugano.ch ORARI Ma-Do: 10.00-18:00 Giovedì: aperto fino alle 20:00 Lunedì: chiuso
03 Wolfgang Laib Milkstone 1993/94 124.5 x 134 x 2cm Marmo bianco macedone Courtesy Buchmann Galerie Lugano/Berlin e l’artista 04 Wolfgang Laib Senza titolo 2003 Pastello a olio e matita su carta Collezione privata © 2017, ProLitteris, Zürich 05 Wolfgang Laib Tombe a Meidum, Egitto 1991 Fotografia in bianco e nero Collezione privata © 2017, ProLitteris, Zürich 06 Wolfgang Laib Pozzo a gradini di un tempio nei pressi di Shravana Belgola, India del Sud 2001 Fotografia in bianco e nero Collezione privata © 2017, ProLitteris, Zürich 07 Wolfgang Laib Meidum, Egitto 1991 Fotografia in bianco e nero Collezione privata © 2017, ProLitteris, Zürich
La nuova Classe S. Feel Intelligent Drive. www.mercedes-benz.ch/classe-s
CULTURA / IMAGO ART GALLERY
Un maestro POST-IPER-REALISTA 01
LA GALLERIA DELLA FAMIGLIA PESCALI INAUGURA LA STAGIONE ESPOSITIVA AUTUNNALE CON UN DENSO PROGRAMMA DI INIZIATIVE INTORNO AL LAVORO DI ENRICO GHINATO, PRESENTE IN GALLERIA MA ANCHE A WOPART.
01 Enrico Ghinato STUDIO per ROMA – Largo Goldoni 2016 50 x 70 cm Acquarello su carta Fabriano 02 Bob Krieger Fotografia su carta 100 x 70 cm
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razie alla sua pittura iperrealista, Enrico Ghinato sa esaltare anche i minimi dettagli di un’auto, riuscendo a trasmettere l’eleganza e il design di un fanale o di un parafango. Il suo è un linguaggio pittorico molto diffuso negli Stati Uniti a partire dagli anni ‘70, mentre in Italia si è limitato a poche straordinarie eccellenze come appunto quella di Enrico Ghinato, che però non guarda né alla classicità né alla storia dell’arte, ma prende spunto dal mondo metropolitano, perfettamente sintetizzato dal motore e dall’automobile. Nella sua pittura brillano superfici verniciate che esaltano il design dell’auto italiana: ne astrae quei particolari in grado di rappresentare la parte per il tutto, evocando il sogno di un’età dell’oro
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che, a partire dagli anni ‘60, ha profondamente cambiato il Paese. Accanto a lavori dedicati al mondo dell’auto, sarà presente in galleria un nuovo ciclo di “vetrine” sulle strade delle capitali del mondo. Opere di Ghinato, insieme a quelle di altri artisti rappresentati dalla galleria, saranno esposte anche nello spazio che IMAGO Art Gallery allestirà in occasione della manifestazione fieristica Wopart. E proprio in questa occasione il pubblico potrà assistere un work in progress dell’artista che, direttamente dal vivo, lavorerà su una scocca della mitica Evandra. Questa vettura, nella versione 1000 cavalli, potrà inoltre essere ammirata dal vero ed effettuare collegamenti tra la galleria e la sede dell’esposizione. L’inizio d’autunno segna anche la
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CULTURA / IMAGO ART GALLERY
03 Alessandro Busci Luna bianca 2015 50 x 70 cm Tecnica mista su carta 04 Ilya Kabakov Mattina Sera Notte 2005 52 x 45 cm Acquerello su carta 05 Rinaldo Bigi In studio 2014 70 x 100 cm Pastello su carta 03
chiusura di un percorso artistico che ha confermato il rilievo ormai assunto dall’attività “esterna” di IMAGO Art Gallery. Fino al 15 settembre prosegue allo Spazio Malpensa, presso la Soglia Magica e le Sale Vip, una mostra di circa 80 opere di Alessandro Busci, pittore e architetto, che vive e lavora a Milano. L’artista indaga le potenzialità dello scambio fra le tradizioni iconografiche occidentali e orientali e la sua produzione si distingue per la forte valenza del segno, pittorico e calligrafico, realizzato su supporti non convenzionali come acciaio, rame e alluminio lavorati con acidi e smalti o sulla più tradizionale carta. Di grande rilievo si è dimostrato l’avvio di una stretta collaborazione con la Fondazione Sorrento che vedrà, fino al 15 novembre proseguire la mostra-evento dell’estate sorrentina dedicata al maestro del Novecento, Marc Chagall. Le sue opere sono poesie su tela: i colori vivaci, i soggetti onirici e surreali, il tratto semplice e genuino lascia nello spettatore una sensazione di pace e serenità spingendolo a un’immediata empatia con l’autore. La grande estate di IMAGO Art Gallery si conclude anche alla Versiliana dove il 10 settembre chiude la mostra dedicata a Salvador Dalì. Figure, simboli e fobie che si rincor-
rono in tutta la sua sterminata produzione artistica che ha applicato, nel corso della sua vita, a tutti gli ambiti della arti figurative. Di grande interesse il ciclo che Salvador Dali, conosciuto soprattutto per i suoi dipinti surrealisti, specialmente quello con gli orologi molli, ha creato per illustrare il libro di Lewis Carroll a collezione di illustrazioni per Alice nel Paese delle Meraviglie è considerata una delle opere più ricercate di Dali.
IMAGO ART GALLERY Via Nassa 62 CH-6900 Lugano 04
+41 (0)91 921 43 54 info@imago-artgallery.com www.imago-artgallery.com
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CULTURA / DE PRIMI FINE ART
CAROL RAMA:
le lacerazioni del mondo LE PARTICOLARI E INTENSE OPERE DI CAROL RAMA (TORINO 1918 - 2015), ESPOSTE IN GALLERIA DAL 14 SETTEMBRE AL 13 OTTOBRE, HANNO CARATTERISTICHE ESTETICHE ED UN GUSTO MOLTO PIÙ VICINO ALL’ESPRESSIONISMO AUSTRIACO E TEDESCO CHE NON ALLA NOSTRA TRADIZIONE MEDITERRANEA E SOLARE. DI PAOLO REPETTO
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uramente provata dalla tragica e prematura morte di suo padre (probabilmente suicidatosi) e dai forti problemi psichici di sua madre, la Rama ha sempre svolto il suo mestiere di artista come un’intensa autoterapia. «Il lavoro, la pittura, per me, è sempre stata una cosa che mi permetteva poi di sentirmi meno infelice, meno povera, meno bruttina, e anche meno ignorante… Dipingo per guarirmi. Quando dipingo non ho nessun garbo professionale, nessuna gentilezza, non ho regole. Non ho mai seguito corsi regolari di pittura, né avuto un’educazione artistica, accademica. La mia insicurezza tecnica, il mio non avere un metodo, è diventato un aspetto del mio lavoro. E questo mi ha aiutato moltissimo, perché, al di là della tecnica, l’idea è sempre molto chiara». Se questo mondo fosse perfetto e felice, l’arte probabilmente non
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esisterebbe. In molti casi, in molti artisti, il gesto artistico è stato soprattutto il tentativo di indagare e trasfigurare un disagio, un dramma, una disperazione. Nella Rama una forte sessualità vissuta insieme come gioco e colpa, felicità e paura, segno e cicatrice. Una carnalità fatta di corpi, volti, mani, presenze, insieme reali e impossibili, concrete e quasi surreali. Corpi o segmenti di corpi privati di ogni armonia; corpi e genitali e membra indagati come presenze ovvie ed oscene, vitali ed inquietanti. Curiosi, enigmatici occhietti avvolti tra vapori informali ci spiano come sentinelle di una coscienza acuta e moltiplicata. Piccole e misteriose scritte e segni indagano una razionalità che sfuma tra i grandi enigmi dell’esistenza. Figure femminili, autoritratti, intaccati da presenze ambigue, misteriose, tra l’organico ed il vegetale. Come la sua bizzarra, lunghissima treccia di capelli legata alla sua fronte,
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01 Senza titolo (Calzolaio 1933) Anni 70 Pennarello e pastello su carta 34.5 x 15.6 cm 02 Spazio anche più che tempo 1971 Collage di camera d’aria e tempera su cartoncino bindakote applicato su juta 36.2 x 84.5 cm 03 Senza titolo 1993 Camera d’aria, pennarello e carta con intervento a stampa su cartoncino 55 x 74.8 cm 04 Senza titolo Inchiostro e tempera su carta 1985 22.5 x 16.8 cm 03
un fiume di forme segue il vasto e strano ciclo delle metamorfosi, degli istinti, delle pulsazioni più profonde. Altri occhi, questa volta disegnati, dialogano con rosse lingue ironiche e beffarde, su fogli di altri disegni, altre tracce, altre stampe. L’armonia del corpo, nella Rama, è sempre intaccata e distrutta da una sessualità preponderante, violenta, ironica, malata. Un normale piede si confonde con una legnosa protesi; un ramo di foglie si trasforma in corona di spine. Poi, in altri periodi, in altre opere, un netto allontanamento dalla figura umana, a favore di un gioco eminentemente formale ed estetico: il gioco delle camere d’aria; il nero del-
la gomma, variamente declinato come tubo appeso, presenza, icona, elegante superficie nera. O, in altre opere di gusto informale, ancora una pausa dal vasto fuoco organico ed erotico, a favore di una ricerca estetica più pacifica, pacata, armonica. Tra questi due principali temi, il percorso della Rama ha esplorato due mondi apparentemente opposti: l’universo espressionista, organico, riccamente corporeo in parte derivato da Egon Schiele; e quello formale, estetizzante e più lirico, in parte ispirato ad Alberto Burri. Da una parte il mondo della corporeità, della sessualità, fatto di lacerazioni, frammenti, tragiche divisioni e visioni. Dall’altra un universo ordinato, astratto, unito, dove l’armonia della forma ricompone ogni lacerazione. Così tutta la sua opera, come un inquieto pendolo descritto da Edgar Allan Poe, oscilla incessantemente tra i due inconciliabili poli della nostra esistenza: la lacerazione e l’unità, il caos e l’armonia, il frammento e la totalità, il fuoco e il cristallo.
Piazza Cioccaro, 2 CH-6900 Lugano +41 91 923 48 33 info@deprimi.ch
APPUNTAMENTI D’AUTUNNO La prossima mostra: • Alfredo Chighine, 26 Ott. - 1 Dic. Le prossime fiere: • Wopart, Lugano, 14-17 Sett. • ArtVerona, 13-16 Ott.
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CULTURA / ARTRUST 01 01 Grannies Banksy 2006 Serigrafia a colori su carta 79 x 150 cm 02 Installazione site-specific per la personale "A thousand faces", presso la galleria Cock n' Bull di Londra Raul33 2015 03 Bozzetto del murale che sarà realizzato in occasione della mostra ìStreet Artî a Melano Nevercrew
Nel segno della Street Art SARÀ LA STREET ART – OGGI UNO DEI “MOVIMENTI” DI MAGGIOR RICHIAMO IN AMBITO ARTISTICO – LA PROTAGONISTA DELLE MOSTRE E DELLE INIZIATIVE DI ARTRUST PER IL PROSSIMO AUTUNNO.
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ppuntamento principale sarà la mostra allestita a Melano e intitolata appunto “Street Art. Da Basquiat a Banksy, i Re della strada”, che sarà aperta al pubblico dall’ 8 ottobre al 17 dicembre. L’esposizione intende raccontare la storia di questa particolare espressione culturale, a cavallo tra illegalità e arte, che dai vagoni della metropolitana di New York, dove è nata negli anni Settanta, ha raggiunto oggi la popolarità presso il grande pubblico e il pieno riconoscimento di forma artistica, facendo il suo ingresso nelle gallerie e nei musei di tutto il mondo. La mostra presenterà al pubblico numerose opere all’interno di un percorso che, dai pionieri del graffitismo americano (Seen, Cope2, Blade e tan-
tissimi altri) arriverà sino alle molteplici forme della Street Art attuale. Il tutto passando da alcuni dei più grandi nomi della storia dell’arte contemporanea: dal mito di Basquiat, all’estro di Keith Haring, sino all’irraggiungibile e misterioso Banksy. La Street Art non entrerà tuttavia solo all’interno degli spazi espositivi di Artrust. Diventerà parte integrante anche della facciata esterna dello stabile che ospiterà la mostra. È stata affidata infatti al duo di street artist svizzeri Nevercrew – al secolo Christian Rebecchi e Pablo Togni, attivi dal 1996 e inseriti nel 2015 nella lista dei 100 artisti più influenti da Graffiti Art Magazine – la realizzazione di un’opera murale che avrà come soggetto uno dei loro simboli preferiti, le balene. Le lavorazioni si svolgeranno contemporaneamente alla mostra, in quello che diventerà un vero e proprio happening aperto a tutti gli appassionati. Prosegue anche la collaborazione con la Gipsoteca Giudici di Lugano – che nel corso del 2017 ha già ospitato le mostre temporanee curate da Artrust dedicate a Italo Valenti e ai
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grandi nomi del Nouveau Réalisme, della Pop Art e della Street Art. Terzo capitolo di questa collaborazione sarà la mostra personale dedicata a Raul33, che aprirà i battenti il 13 ottobre. Artista italiano, originario di Pescara e oggi cittadino del mondo, Raul33 traduce l’energia che cattura in tutto ciò che lo circonda, le visioni dei suoi innumerevoli viaggi, le emozioni che la musica gli trasmette, in segni istintivi e primordiali, che dai muri hanno poi abbracciato numerose altre superfici. Le opere esposte saranno in parte realizzate da Raul33 appositamente per questa mostra, che diventerà un’occasione anche per presentare al pubblico svizzero la nuova produzione legata al mito di “Atlantis”. Per info: www.artrust.ch
Walter Leblanc e la neo-avanguardia europea Cortesi Gallery presenta nella propria sede milanese (dal 13 settembre al 21 ottobre) l’artista belga Walter Leblanc (1932-1986), figura fondamentale nell’arte europea del secondo dopoguerra, la cui importanza sta gradualmente raggiungendo una crescente attenzione internazionale. Questa mostra alla Cortesi Gallery, curata da Francesca Pola e realizzata in collaborazione con la Fondation Walter & Nicole Leblanc di Bruxelles, presenta un confronto tra l’opera dell’artista belga e una selezione di autori a lui coevi, attivi nel contesto della neo-avanguardia europea degli anni Cinquanta e Sessanta, che sono stati suoi interlocutori nell’evolu-
zione del suo percorso creativo. Tra gli autori in mostra: Getulio Alviani, Marina Apollonio, Alberto Biasi, Agostino Bonalumi, Davide Boriani, Alberto Burri, Antonio Calderara, Enrico Castellani, Gianni Colombo, Dadamaino, Gabriele Devecchi, Piero Dorazio, Lucio Fontana, Heinz Mack, Piero Manzoni, François Morellet, Bruno Munari, Henk Peeters, Ivan Picelj, Antonio Scaccabarozzi, Günther Uecker, Grazia Varisco, herman de vries. Già dalle sue prime opere monocrome del 1958, e poi in particolare con l’individuazione della “torsione” quale elemento fondante e determinante del proprio procedere creativo dal 1959, l’opera di Leblanc si colloca da subito al centro di un dibattito cruciale per la situazione artistica europea di quegli anni: quello del superamento della pittura, in favore di una ridefinizione radicale dell’identità stessa del fare artistico.
Leblanc
CORTESI GALLERY Corso di Porta Nuova, 46/B IT-20121, Milano Orari galleria: Lu - Ve: 10.30-19.00 Tel. +39 02 36756539 www.cortesigallery.com info@cortesigallery.com TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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CULTURA / PAUL CÉZANNE
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DI RUDY CHIAPPINI
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Le Chant de la terre, tra sogno e colore
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PAUL CÉZANNE RAPPRESENTA NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO IL PADRE DELL’ARTE MODERNA, COLUI AL QUALE PIÙ CHE AD OGNI ALTRO SI DEVE IL RINNOVAMENTO DELLA PITTURA, TRAGHETTATA DAL LINGUAGGIO IMPRESSIONISTA ALLE SPERIMENTAZIONI DELLE AVANGUARDIE D’INIZIO NOVECENTO. AL MAESTRO DI AIX-EN PROVENCE E ALLA SUA ATTENZIONE PRIVILEGIATA NEI CONFRONTI DEL PAESAGGIO, LA FONDATION GIANADDA DI MARTIGNY DEDICA FINO AL 19 NOVEMBRE UN’AMPIA RETROSPETTIVA INTITOLATA “LE CHANT DE LA TERRE”.
CULTURA / PAUL CÉZANNE
01 La Montagne Sainte-Victoire vue des Lauves 1902-1906 Olio su tela 65 x 81 cm Collezione privata 02 Bouteille de liqueur 1890 ca. Olio su tela 54.2 x 65.5 cm Pola Museum of Art 03 Montagnes en Provence (Le Barrage de François Zola) 1879 Olio su carta su tela 53.5 x 72.4 cm National Museum of Wales, Cardiff
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petta al pittore Camille Pissarro il merito di avere per primo riconosciuto il talento del giovane Paul Cézanne nell’accostarsi in un modo nuovo e “oggettivo” alla natura attraverso l’osservazione diretta. Nel cercare in essa ciò che corrisponde al proprio temperamento, nel rendere il soggetto mediante le forme e i colori più che attraverso il disegno. In altre parole nel dar forma alle proprie sensazioni nel modo più diretto possibile, dipingendo senza esitazioni, per non offuscare la freschezza della prima impressione. Cézanne, negli ultimi decenni dell’Ottocento, muove dunque verso una concezione della pittura in sintonia con il mondo esteriore. Scopre gli effetti cangianti della natura, la moltitudine dei riflessi luminosi, apprende a dosare i toni osservando scrupolosamente i riflessi dei colori in rapporto all’ambiente, fino a che la tutta la composizione perviene ad una sintesi perfetta. Tuttavia la sua pittura oltrepassa rapidamente la poetica degli impressionisti, appagati dal semplice registrare le mutevoli impressioni dell’occhio di fronte allo spettacolo della natura. Ben presto ad assurgere a indiscusso protagonista della pittura di Cézanne, oltre ai ritratti riservati agli stretti famigliari e alle straordinarie nature
morte realizzate nel proprio atelier, è soprattutto il paesaggio. Quello cittadino di Parigi, Montmartre e le rive della Senna. Quello lussureggiante dell’Ile de France: gli scorci di Giverny e Pontoise; il bosco di Fontainebleu e le stradine che si snodano tra le caratteristiche case di Auvers sur Oise; i pioppeti attraversati dai corsi d’acqua, Melun con il celebre Pont de Maincy, gli edifici che si specchiano nelle acque della Marne. Ma ad affascinarlo, e l’appuntamento di Martigny lo evidenzia con grande puntualità dedicandogli gran parte della mostra, è soprattutto il paesaggio della sua terra natale, con la sua campagna, le sue creste, le frane e crinali, la vegetazione rigogliosa e intricata, il cielo azzurrissimo, l’aria pervasa da profumi intensi, il sole a picco d’agosto con il mare all’orizzonte. Il parco della tenuta paterna del Jas de Bouffan, le rocce e i pini marittimi che si affacciano sul mare blu del piccolo villaggio di pescatori dell’Estaque, la pianura di Bellevue e gli edifici squadrati di Gardanne; i lastroni e la natura selvaggia della vecchia cava di pietre abbandonata di Bibemus e del vicino Chateau Noir, edificio dall’aria abbandonata, eroso dal tempo, ma custode di un fascino misterioso nella sua deca-
04 Madame Cézanne à l'éventail 1878-1888 ca. Olio su tela 92 x 73 cm Fondation Collection E.G. Bührle, Zurigo
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CULTURA / PAUL CÉZANNE 05
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05 La Côte de Jalais à Pontoise 1878-79 Olio su tela 60 x 73 cm Fondation Louis Vuitton, Parigi 06 La Plaine de Saint-Ouen-l'Aumône vue prise de les carrières du Chou 1880 ca. Olio su tela 72 x 91 cm Collezione privata
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dente imponenza rappresentano i luoghi della mitologia cézanniana. Costituiscono la dorsale di un’opera inscritta in una geografia che l’artista ha voluto delimitata alla sua Provenza, il microcosmo privilegiato in cui Cézanne si sente a proprio agio come in nessun altro luogo: “Ho ancora di fronte agli occhi quei paesaggi penetranti della mia giovinezza; sento davvero di appartenere a essi; che il poco d’amore e di verità che è in me mi viene dalla loro tranquilla passione”. Cosciente d’essere profondamente radicato in questo territorio unico e al tempo stesso famigliare, ricco di ricordi e emozioni, l’artista vi concentra gran parte della sua straordinaria intelligenza pittorica, utilizzando il paesaggio, nelle sue svariate forme, per creare alcune tra le più stupefacenti opere d’arte del secolo della modernità. E sul Pays d’Aix domina una montagna superba e imponente, centro di gravità fisico del territorio ma anche magnifica ossessione dell’opera di
Cézanne, attratto dalla Sainte-Victoire fin da ragazzo quando ne risaliva i ripidi pendii rocciosi. Un rapporto che da fisico è divento mistico individuando in questa piramide esaltata dall’azzurro del cielo non una banale una sfida stilistica bensì l’archetipo originario per penetrare l’essenza della natura. Per cercare di comprenderla di là della forma e della materia attraverso una pittura rivelatrice che è prima di tutto silenzio, ascolto e emozione. Cézanne avverte il bisogno di decantare in una dimensione di assoluta purezza dello sguardo e di rasserenata limpidezza della mente i fortissimi stimoli ricevuti. Nascono in questa dimensione incantata alcune tra le Sainte-Victoire più straordinarie : dipinti ricolmi d’aria e di luce, nitide armonie ricche di mille accordi cromatici di verde, azzurro, arancione impreziositi da quei frammenti di tela lasciati in vista come particelle di luce primordiale. Il suo procedere per “macchie colorate” disposte secondo un’armonia interna dettata dal variare delle sensazioni non risponde più allo stretto concetto di rappresentazione ma trascende l’aspetto visibile del mondo naturale per definirsi come proiezione di uno spazio interiore. Mentre quindi l’Impressionismo privilegia la naturalezza della luce, Cézanne rende immortale ciò che la luce ha fatto risplendere dopo essersi fermata su case, ponti, montagne. All’artista di Aix non interessa la transitorietà del reale, bensì il perdurare nel tempo delle sue opere. L’istante lascia spazio all’eternità della visione. Tutto questo è esaltato da una straordinaria bravura, da una capacità eccezionale di definire le forme e i volumi. In ogni suo quadro si ritrova una fortissima tensione all’assoluto, togliendo ad ogni immagine il superfluo per ridurla all’essenziale.
F I V E G A L L E RY
H e r b e r t M e h l e r, E r b a c h s h o f a r t p r o j e c t , 2 0 1 6
CURATED BY ANDREA B. DEL GUERCIO
V i a C a n o va 7 , 6 9 0 0 L u g a n o | w w w. f i ve g a l l e r y. c h
CULTURA / GIULIANO TOGNI
RIGOROSO STUDIO DELLE FORME UN INCONTRO CON GIULIANO TOGNI CONDUCE NON SOLTANTO ALLA SCOPERTA DI UN ARTISTA TRA I PIÙ STIMATI IN TICINO E IN SVIZZERA, MA ALLA CONOSCENZA DI UN UOMO CHE HA FATTO DELLA SUA PASSIONE PER LA PITTURA UNA RAGIONE DI VITA, CHE COLTIVA ALL’INTERNO DI UNA SINGOLARE CASA-ATELIER A ORIGLIO DOVE ACCOGLIE VOLENTIERI GLI AMICI E MOSTRA LE SUE INNUMEREVOLI OPERE.
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on quali parole descriverebbe la sua pittura? «Mi definisco pittore anche se lavoro con i volumi e avvolgo con cura le struttura che vivacizzano le mie opere. Racconto sulla superficie l’anima che racchiudono con l’ausilio di stesure di colore e gesti precisi. Infine, con dei pennelli laccati circoscrivo il tutto entro limiti rigorosamente definiti». Facendo riferimento alla sua esperienza umana e artistica lei ha scritto: “Ripercorro questo tempo che mi ha portato fin qui, alla scoperta delle vaste fucine dove ho interrogato i crogioli dei grandi maestri”. Che cosa intendeva dire?
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e categorie critiche vigenti non consentono di contenere perfettamente il lavoro di un artista che si basa su una serie di elementi di chiarissima esattezza e che denota come la grande vicenda del concettualismo, ma soprattutto della minimal e dell’arte esatta di tradizione americana, sia stata perfettamente metabolizzata in una prospettiva evolutiva.
«Credo che la pittura, in ogni sua forma, implichi il ripercorrere, pur con passo assolutamente diverso, le impronte di altri. Dobbiamo accettare l’ineluttabile condizione di una storia che ci ha costretti dentro una simmetria acritica come destino. Alle mie opere ho voluto apporre elementi antropomorfici sia organici che naturali, quale il modo ondoso dell’acqua, le dune sabbiose del deserto, la rotondità delle pietre, i profili delle colline. E poi l’importanza della luce su superfici animate da oggetti e introflessioni». La sua più recente produzione artistica si è indirizzata verso la realizzazione di opere di tela estroflessa incastonate in pannelli di legno laccati. Di che cosa si tratta? «Sono partito dalla considerazione che la radice classica dell’arte non ne è condizione storica accessoria, ma legge fondativa, per molti versi ineludibile. Da qui ho scelto di rideclinare una delle pratiche più cospicue del secondo dopoguerra, quella della shaped canvas. Nella mia ricerca l’aggetto plastico/pittorico che insiste sullo spazio neutralizzato del fondo, in perfetto ritmico riverbero protagonistico, non è sagoma astratta ma piuttosto frammento addensato e precipitato d’organico, coagulo poetico che, smemorato degli accidenti descrittivi, distilla una sorta di naturalità esemplare a forte grado d’intensità».
Secondo Platone ciò che è buono ha per caratteristiche fondamentali la misura, la commensurabilità e la bellezza, la perfezione e l’adeguatezza… «Dietro e prima della realizzazione di questi miei lavori c’è un lungo lavoro di studio per all’armonico bilanciamento delle misure di tutte le parti in virtù della loro corrispondenza proporzionale reciproca: secondo la testimonianza di Plutarco la bellezza si ottiene “per mezzo di molti numeri che convergono nel punto giusto”. La shaped canvas perde quindi ogni carattere metodologico e si fa momento compiuto di formatività. A ciò contribuisce in modo decisivo anche la mia scelta di esaltare l’orografia delle forme in virtù di stesure di colore tramate e vibranti». Un’attività importante svolta nel corso degli anni è stata quella di organizzatore di mostre e di altre manifestazioni artistiche…
CULTURA / GIULIANO TOGNI
bora con la Confederazione, i Cantoni e i Comuni nell’attuazione della politica culturale e nell’impegno per la promozione dell’arte e della cultura. Un altro importante compito consiste infine nello sviluppare le relazioni e lo scambio di informazioni fra artisti in Svizzera e all’estero».
«Visarte, affiliata alla centrale svizzera, è un’associazione culturale che ha come scopo la divulgazione, la promozione e lo sviluppo delle arti visive nel cantone Ticino, in Svizzera e all’estero. È stata fondata nel 1866 con la denominazione SPSAS Società Pittori Scultori e Architetti Svizzeri. Nel 2001 dopo una profonda riorganizzazione viene denominata Visarte. Con i colleghi del Comitato ho organizzato una cinquantina di mostre, di cui tre biennali di scultura nel parco di Cureglia in collaborazione con Silvio Moor e con gli architetti, Galfetti, Vacchini e Panzeri. Inoltre, ho dato il mio contributo alla realizzazione del percorso artistico nel paese di Bré». In veste di presidente di questa associazione, quali altri compiti ha assolto? «Visarte sviluppa le relazioni e le informazioni fra le diverse sezioni cantonali e fra gli artisti svizzeri e stranieri. Cura gli interessi dei soci attivi sul piano artistico, professionale, giuridico e sociale. Sostiene e aiuta gli artisti in difficoltà. In qualità di organizzazione professionale, rappresenta inoltre gli interessi degli artisti e fornisce loro l’assistenza necessaria per superare i problemi di ordine professionale e garantisce adeguate prestazioni sociali. Inoltre colla-
La sua può essere definita anche una vita spesa al servizio dell’insegnamento impartito per tanti anni presso il CSIA… «Ho visto passare generazioni di allievi per lo più animati dal desiderio di esprimere al meglio le proprie capacità creative. Nel mio insegnamento ho insistito sul fatto che qualunque sia la strada che intendono intraprendere occorre prima dotarsi di una solido bagaglio di base, dove una rigorosa metodologia di lavoro rappresenta un patrimonio imprescindibile. E poi la storia dell’arte è un grande flusso che accompagna tutta la storia dell’umanità e che è utile conoscere in tutti i suoi aspetti. E, ancora, mi sono sempre rivolti agli studenti ticinesi invitandoli ad andare via, a visitare musei, accademie, città del mondo per allargare i propri orizzonti e conoscere culture e civiltà, non solo artistiche, profondamente diverse».
CHI È GIULIANO TOGNI È nato a Milano nell’agosto 1942. Formatosi presso l’Accademia di Parigi e di Roma, è stato a lungo insegnante presso il Centro Scolastico Industrie Artistiche di Lugano. Per circa dieci anni ha tutelato, come presidente, gli interessi degli associati della Società Pittori Scultori e Architetti svizzeri, sezione Ticino. Ha iniziato a dipingere negli anni ’70 con una personale all’hotel Commodore a Lugano e alla galleria Tonino di Campione cui sono seguite varie personali e collettive in Svizzera e all’Estero. Tra le opere pubbliche si segnalano gli affreschi a Comologno e Arosio, i rilievi nell’asilo del Ronchetto a Lugano, arredi artistici nel paese di Brè e Novaggio. Tra i riconoscimenti, 1° premio città di Grado, scultura della dogana di Basilea, città di Santhià, decorazione dell’asilo Ronchetto a Lugano, premio con l’arch. Quaglia per il progetto della chiesa del Cristo Risorto.
I suoi lavori appaiono rigorosi ma al tempo stesso generano emozioni liriche cui non sono estranee le esperienze di una vita e, non ultimi i suoi viaggi… «Mi ritengo un attento osservatore della realtà circostante, un approccio che ho coltivato sempre, fin dagli anni dei miei studi a Milano e Parigi. E poi i viaggi: ogni località visitata ha significato un arricchimento spirituale, mentale e visivo che poi ho cercato di trasferire nei miei lavori. In particolare, uno spazio della memoria del tutto straordinario lo occupa la Grecia con le sue isole, un luogo dove ho soggiornato a lungo e dove trascorro volentieri dei periodi che si rivelano particolarmente fecondi per l’ispirazione del mio lavoro». TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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CULTURA / CESARE VIOLA
LA STAGIONE ESPOSITIVA AUTUNNALE DELLO SPAZIO METAMORPHOSIS NEL PALAZZO MANTEGAZZA A PARADISO, SI APRE CON LA PRESENTAZIONE DI ALCUNE SCULTURE DI CESARE VIOLA, CATANESE DI NASCITA MA TRASFERITOSI FIN DA PICCOLO A CAMPIONE E POI DEFINITIVAMENTE DIVENTATO CITTADINO DI PARADISO, DOVE OGGI VIVE E LAVORA.
CESARE VIOLA, QUANDO L’ARTISTA METAMORFIZZA LA NATURA
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uando ha compreso che il suo destino sarebbe stato per sempre indissolubilmente legato al mondo dell’arte e alla scultura in particolare? «Si è trattato di un processo lungo e a volte anche tortuoso ma posso dire che fin da piccolo ho appreso a far vagare la mia mente dietro pensieri e immagini che si trasformavano incessantemente e che poi fissavo attraverso uno schizzo o un disegno. Ricordo le ore trascorse in una grande mansarda, allora abitavamo già a Campione d’Italia, dove c’erano migliaia di libri e di riviste che io sfogliavo per ore, leggendo e fantasticando dietro a racconti di storia, descrizioni della natura, teorie evoluzionistiche di Darwin, leggi di Mendel: immagini, foto e disegni che inondavano la mia mente e che poi andavo elaborando e che vedevo trasformarsi sotto i miei occhi».
la fantasia non mi ha mai abbandonato. Cosi, per esempio, quando mi sono diplomato in chimica, le formule e le sequenze diventavano per me fantastiche sculture dietro a cui mi perdevo e che magari schizzavo sopra un foglio di carta…».
E tuttavia questo processo creativo ha rischiato di interrompersi… «Solo apparentemente. Anche quando le vicende della vita mi hanno portato ad intraprendere altro genere di studi
Realizzazioni che lei sviluppa, prima della fusione, nel suo atelier di Paradiso… «Sono riuscito a crearmi uno spazio dove riesco a fondere tutta la libertà
Già, perché ogni sua opera artistica nasce in fondo da un disegno o da un’annotazione fatta su carta… «Infatti. Le fonti della mia ispirazione possono essere le più diverse. Un profilo, una figura, una luce, un’ombra, una venatura sul marmo, una persona o un’immagine possono innescare un processo che poi attraverso successivi passaggi si concretizza nella realizzazione di una scultura. Mi piace parlare di immagini ipnagogiche, forme che magari mi appaiono nel sonno o nel dormiveglia, che subito cerco di fermare sulla carta, e che poi successivamente sviluppo e porto a compimento».
CULTURA / CESARE VIOLA
che accompagna il dispiegarsi della mia fantasia con il rigore degli studi preparatori, il dettaglio degli schizzi, la preparazione dei modelli: tutto un lavoro che per una sola opera può richiedere anche numerose settimane finché non raggiungo un risultato che corrisponda alle mie aspettative. Non potrei lavorare in nessun altro luogo se non a Paradiso, un posto che giudico fantastico per la vista sul lago, il paesaggio, la luce, tutti elementi, insieme alla musica, che concorrono a creare il contesto ideale per la realizzazione delle mie opere».
A questo proposito, quali sono le tematiche che più hanno influenzato le sue opere? «Sono molto affascinato dal mondo della natura, in tutte le sue forme e manifestazione, soprattutto per ciò che riguarda il processo che continuamente modifica ogni corpo o struttura. La metamorfosi della natura, dell’uomo, degli animali, rappresenta dunque una incessante sfida. In questo senso, interpreti del cambiamento, i miei animali, i tori, i leoni e altri ancora, sono animali combattivi, decisi, indomabili, emblema della potenza e della combattività. In loro rivivono tutti i conflitti che esistono tra la natura animale e la razionalità insita nell’uomo. Non a caso, dunque, nelle mie sculture si fonde la ricerca di linee morbide, spirali, ellissi, vortici che s’intrecciano generando contrasti e spigolosità. Ne derivano una sorpresa e un piacere estetico da qualsiasi angolazione siano osservate. Opere che rilevano dettagli anatomici in cui s’innestano architetture geometriche con equilibrio d’opposti che danno vita a complesse e ricercate figure in perenne movimento».
Come definirebbe, in estrema sintesi, la sua scultura? «Parlerei di arte creativa ideoplastica, ectoplasmatica, scaturente da processi ipnagogici, capace di impregnare l’ambiente di stimoli vitali seppure enigmatici che affascinano e provocano l’osservatore. Per me non è importante che un’opera trasmetta al pubblico soltanto i miei pensieri e le mie emozioni. Vorrei che nei confronti di chi guarda si attivasse un processo di identificazione, che ogni opera mettesse in moto una sorta di decodificazione e di conoscenza di sé stessi, quasi una proiezione all’interno della propria vita» Qual è l’opera che vorrebbe realizzare? «Vorrei creare un’opera di grandi dimensioni, anche se mi rendo conto che una scultura importante implica non pochi problemi, non ultimo di ordine finanziario. Ma sento il bisogno di lasciare un segno che testimoni la ricchezza del mio percorso artistico. Mi piacerebbe che nei confronti della scultura nascessero forme di mecenatismo, come in parte già oggi avviene, che rendano possibile la creazione di opere anche monumentali».
CHI È CESARE VIOLA Uomo plasmato dalle due terre più amate della sua vita, l’Italia, la terra natale e la sua patria di oggi, la sua amata Svizzera. Nasce a Catania il 12 agosto 1963. Secondogenito di due figli maschi manifesta una precoce predisposizione alle arti creative. Alla sua grande passione e intraprendenza per il disegno ed il modellaggio seguono studi di chimica, biologia e anatomia. Schizzi e disegni percorrono la figura umana: dettagli anatomici si innestano in architetture geometriche con equilibrio d’opposti che danno vita a raffinate figure. Dal 1993 si dedica alla pittura ed allo studio di grandi artisti e di maestri della scultura mondiale come Picasso, Botero, Giacometti, Rodin, Moore. Utilizza tecniche del rilievo con una resa tridimensionale di notevole impatto. Nel 2006 a Bardejov in Slovacchia stringe amicizia con lo scultore Mikulas Lovacky dal quale apprende alcune particolari tecniche per la progettazione di
sculture di grandi dimensioni quindi tecniche di ossidazione chimica del bronzo (patine). Cesare soprattutto è una persona sensibile, umana, intelligente, dinamica con meraviglioso senso dell’umorismo, che lo rende una persona speciale e degno di incontrarlo personalmente.. Esposizioni importanti: Esposizione città di Mendrisio Banca UBS 2011 Banca UBS 2013 Casino di Campione d’Italia Campione 150 anni unità d’Italia Esposizione evento Municipio di Paradiso Galleria Antichità la Colonna Lugano
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Grandi protagonisti e nuove idee
ETIENNE REYMOND, DIRETTORE DI LUGANOMUSICA, PRESENTA LA TERZA STAGIONE DI CONCERTI ED EVENTI CULTURALI DEL LAC, FREQUENTATA DA UN PUBBLICO SEMPRE PIÙ NUMEROSO. MOLTISSIMI GLI APPUNTAMENTI CHE, NELLE DUE EDIZIONI PASSATE, HANNO REGISTRATO IL TUTTO ESAURITO, MOTIVANDO GLI ORGANIZZATORI A RILANCIARE UNA PROGRAMMAZIONE SEMPRE PIÙ RICCA, STIMOLANTE E TRASVERSALE, TRA ATTESI RITORNI E NUOVE IDEE.
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on quali caratteristiche si presenta quest’anno LuganoMusica? «LuganoMusica riapre i battenti a partire dal 16 settembre 2017 al LAC, centro multifunzionale che, nella sua breve storia, ha dato prova delle sue notevoli potenzialità, attirando appassionati non soltanto dal Ticino, ma da altre regioni della Svizzera e dall’Italia settentrionale, così da rinsaldare la vocazione storica di Lugano come crocevia culturale fra Nord e Sud dell’Europa. Variegato il cartellone, che si estende per buona parte dell’anno, da settembre a giugno, ed è articolato in numerosi cicli, così da divenire sempre più una costante nell’orizzonte culturale di Lugano, chiamata ad ospitare artisti, noti o emergenti, tutti di primissimo livello».
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Possiamo entrare più nel dettaglio del programma? «L’apertura di stagione avviene nel segno della novità: sarà infatti la musica contemporanea, che spesso è ingiustamente la cenerentola delle sale da concerto, ad inaugurare il cartellone 2017/18, il 16 settembre, con una serie di composizioni di Francesco Hoch, fra cui spiccano una commissione di LuganoMusica, “Il pendolo delle passioni” per voce recitante, sei voci e percussioni, ed un’altra prima assoluta, “Dadarp”. Il concerto – che sarà gratuito e si terrà nella Hall del LAC, per garantire la massima libertà di accesso - vedrà in scena il Vox Altera Ensemble. Si tratta del primo di tre appuntamenti dedicati ad autori viventi, che saranno presenti a Lugano, e che sostituiranno per la prossima stagione la figura dell’artista in residence, cui ci avevano abituato le passate edizioni. Oltre a Hoch, i compositori ospiti al LAC saranno il tedesco Jörg Widmann e l’italiano Fabio Vacchi».
Sono numerosi gli artisti che si sono affezionati a Lugano e fanno volentieri ritorno in Ticino… «Molti gli artisti che, dopo aver suonato al LAC, si sono dichiarati così entusiasti della magnifica Sala Teatro e del suo caloroso pubblico, che non hanno esitato a confermare la loro disponibilità anche per la terza edizione. Oltre a Charles Dutoit, che concluderà il triennale Ciclo Stravinskij, torneranno nuovamente a Lugano due giganti del pianoforte come Murray Perahia (questa volta in récital solistico) e Radu Lupu, con un doppio appuntamento, che lo vedrà protagonista di un récital e di un concerto con la Royal Philharmonic Orchestra. Anche Bernard Haitink sarà di ritorno, nell’ambito di un nuovo ciclo di concerti per Pasqua, imperniati attorno alla presenza in residence dell’Orchestra Mozart. Il ciclo si articolerà in due eventi sinfonici e in diversi momenti collaterali, di cui i maestri della Mozart saranno protagonisti sia in formazione completa che in svariati organici da camera».
CULTURA / LUGANOMUSICA 02
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Molti però anche i volti nuovi che si affacciano per la prima volta a LuganoMusica… «Nuovi volti saranno quelli di David Zinman, Mariss Jansons, Vladimir Jurowskij, Philippe Jordan e Andres Orozco-Estrada, che rappresentano diverse generazioni di sommi direttori d’orchestra. Riccardo Chailly e Leif Ove Andsnes saranno ospiti regolari in città e calcheranno il palcoscenico del LAC per la prima volta. Approderà finalmente a Lugano, con Miloš Popovicˇ, anche la pianista portoghese Maria João Pires, cui motivi di salute avevano impedito di essere presente al primo invito. Un’altra presenza assai attesa è quella del salisburghese Hagen Quartett».
Di grande livello, come da tradizione, la presenza di grandi orchestre… «Stellari le orchestre ospiti, dalla Filarmonica della Scala alla London Philharmonic Orchestra, dalla Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks ai Wiener Symphoniker e all’Orchestra della Radio di Francoforte, senza naturalmente dimenticare la compagine di casa, l’Orchestra della Svizzera italiana. Tra i tanti solisti spiccano i violinisti David Garrett e Julian Rachlin; i pianisti Yefim Bronfman e Rudolf Buchbinder, i violoncellisti Gautier Capuçon e Truls Mørk».
Un ruolo importante sarà riservato anche quest’anno alla musica da camera… «Prosegue il ciclo dei quartetti concentrati, come è ormai consuetudine, in un unico weekend di aprile, durante il quale sarà possibile ascoltare pagine della tradizione classico-romantica, da Haydn a Mendelssohn, accostate a capolavori del Novecento firmati da Debussy, Webern, Ligeti. Tutte nuove per il LAC le formazioni ospiti: il Quartetto Belcea, fondato dalla violinista rumena Corina Belcea e dal collega polacco Krzysztof Chorzelski; lo storico Prazák, considerato il miglior quartetto boemo in attività, e il più giovane Quartetto Van Kuijk, composto da quattro talentuosissimi ragazzi francesi».
01 Etienne Reymond, Direttore di LuganoMusica 02 Radu Lupu, Pianista 03 Riccardo Chailly, Direttore della Filarmonica della Scala 04 Murray Perahia, Pianista 05 Maria João Pires, Pianista 04
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L’ORCHESTRA MOZART IN RESIDENZA A LUGANO
E per quanto riguarda la musica contemporanea? «La musica contemporanea rivestirà come sempre un ruolo di spicco nella programmazione di LuganoMusica. Una perla del cartellone sarà la prima esecuzione in territorio svizzero di una pagina di Olivier Messiaen, riscoperta di recente nell’archivio del compositore, del quale ricorrono i venticinque anni dalla scomparsa. Si tratta di “Fauvettes de l’Hérault”, che aprirà un récital pianistico di Roger Muraro. Si riconfermano, con una nuova formula, gli appuntamenti in partnership con OggiMusica, che prevedono la rilettura in chiave contemporanea, in concomitanza con alcuni concerti, di pagine di grandi compositori. Da LateNightModern si passa da quest’anno a EarlyNightModern, con un’anticipazione oraria degli appuntamenti. Gli autori manipolati creativamente davanti agli occhi ed alle orecchie del pubblico saranno Šostakovicˇ, Beethoven, Sibelius, Mahler, Stravinskij e Strauss. All’elettronica, che ha segnato buona parte del cammino della musica contemporanea nel secondo Novecento, è dedicato il ciclo EAR - Electro Acoustic Room, con 6 date in cui si ripercorrono pietre miliari del XX secolo e tappe più recenti di un modus di fare musica che, senza che ce ne rendiamo conto, ci circonda tutti i giorni. EAR è un progetto di Spazio21 del Conservatorio della Svizzera italiana in coproduzione con LuganoMusica».
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LuganoMusica propone anche interessanti momenti di approfondimento musicale… «Anche quest’anno vengono riproposti gli incontri intitolati “Quello che avete sempre voluto sapere sulla musica ma non avete mai osato chiedere”, sei momenti pre-concerto condotti da Enrico Parola e dal direttore artistico Etienne Reymond, durante i quali il pubblico potrà conoscere meglio i capolavori presentati nella serata ed alcuni fra gli artisti ospiti, saziando ogni tipo di curiosità musicale. Interessante infine l’offerta di approfondimento raccolta nel format LAC edu. In “Ascoltare due volte”, un interprete presenta, analizzandola, un’importante opera musicale. Ospite eccezionale di quest’anno è il soprano Luisa Castellani, interprete di tantissime prime assolute di musica contemporanea, qui alle prese con una pagina capitale del Novecento come la “Sequenza n. 2” per voce sola di Luciano Berio. Tuffo nel passato invece con l’organista Giulio Mercati e i segreti del “Temperamento”. Torna anche “Un Quadro Una Musica”, con tre momenti finalizzati a indagare quali sonorità può evocare dentro di noi la visione di un quadro. Le tele – scelte tra le mostre temporanee e nelle collezioni del Museo d’Arte della Svizzera italiana – faranno da pendant visivo ad un’esecuzione musicale, eco sonora della materia pittorica».
Pasqua a Lugano: torna la primavera, si sentono parlare lingue diverse, i luganesi e i turisti passeggiano per le strade o sul lungolago, tra una visita al MASI e un caffè in Piazza Riforma. Già da qualche anno, prima Lugano Festival e adesso LuganoMusica presentano con successo un concerto durante la settimana di Pasqua. Nel 2018 questo concetto verrà ulteriormente ampliato, proponendo un breve ciclo di concerti sinfonici e da camera. Per il ciclo Pasqua a Lugano, dopo il trionfale concerto del gennaio 2017, l’Orchestra Mozart torna a Lugano per una residenza di alcuni giorni. Il grande maestro olandese Bernard Haitink ha voluto accanto a sé due validissimi solisti, interpreti già solidamente affermati su scala internazionale – per la personalità del loro ricco carattere – e che già hanno imparato a conoscere il pubblico luganese: Paul Lewis (che si era esibito con l’OSI) e Vilde Frang (ospite del Progetto Martha Argerich 2015). Tra i due concerti d’orchestra, i solisti dell’Orchestra Mozart saranno impegnati in alcuni appuntamenti di musica da camera. E il LAC café diventerà dunque, per alcuni giorni, il punto di ritrovo per incontri con gli artisti, letture di testi, discussioni e tanto altro.
06 Vilde Frang, Violinista 07 Bernard Haitink, Direttore dell'Orchestra Mozart
LuganoMusica Calendario 2017/2018
L’eccellenza della musica classica a Lugano. Settembre 2017 Sa 16.09.17 Concerto inaugurale Vox Àltera Ensemble Edith Salmen, Luciano Zampar, Luca Bruno, percussioni Giulia Genini, flauto dolce Roberto Albin, voce recitante Massimiliano Pascucci, direttore 18.30 Concerto Do 17.09.17 Early Night Modern 11.00 Concerto Lu 18.09.17 Filarmonica della Scala Riccardo Chailly, direttore David Garrett, violino 19.00 Presentazione concerto 20.30 Concerto
Ottobre 2017 Me 04.10.17 Maria João Pires e Miloš Popović, pianoforte 20.30 Concerto
Ve 17.11.17 Marco Zappa, cantautore 20.30 Concerto Sa 18.11.17 Ritratto India 14.00 Conferenze/documentari 17.00 Concerto Lu 20.11.17 Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks Mariss Jansons, direttore Yefim Bronfman, pianoforte 19.00 Early Night Modern 20.30 Concerto Ma 28.11.17 Trio Nota Bene 20.30 Concerto
Dicembre 2017 Do 03.12.17 Domenico Lucchini 11.00 Concerto Ma 05.12.17 Radu Lupu, pianoforte 20.30 Concerto
Ve 13.10.17 EAR 18.30 Concerto
Ve 15.12.17 EAR 18.30 Concerto
Do 15.10.17 Eberhard Fischer Dr. Chandra Holm 11.00 Concerto
Gio 21.12.17 Solisti dell’Accademia Bizantina Ottavio Dantone, direttore 19.00 Presentazione concerto 20.30 Concerto
Gio 26.10.17 Leif Ove Andsnes, pianoforte 20.30 Concerto
Novembre 2017 Gio 09.11.17 Orchestra della Svizzera italiana Markus Poschner, direttore Maria Bengtsson, soprano 19.00 Presentazione concerto 20.30 Concerto Ve 10.11.17 Roger Muraro 18.30 Incontro Sa 11.11.17 Ritratto Olivier Messiaen 14.00 Conferenze/documentari 17.00 Concerto
Gennaio 2018 Ve 12.01.18 EAR 18.30 Concerto Ve 19.01.18 Luisa Castellani, soprano 18.30 Concerto Do 21.01.18 Marco Franciolli 11.00 Concerto Gio 25.01.18 Hagen Quartett Jörg Widmann, clarinetto 19.00 Presentazione concerto 20.30 Concerto Ve 26.01.18 EAR 18.30 Concerto
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Febbraio 2018 Ma 06.02.18 Andrea Lucchesini, pianoforte 19.00 Presentazione concerto 20.30 Concerto Ve 23.02.18 EAR 18.30 Concerto Ma 27.02.18 Julian Rachlin, violino e viola Itamar Golan, pianoforte 20.30 Concerto
Marzo 2018 Ve 09.03.18 London Philharmonic Orchestra Vladimir Jurovskij, direttore Ray Chen, violino 19.00 Early Night Modern 20.30 Concerto Ve 16.03.18 Giulio Mercati, organo 18.30 Concerto
Aprile 2018 Do 01.04.18 Orchestra Mozart Bernard Haitink, direttore Paul Lewis, pianoforte 17.00 Concerto Me 04.04.18 Orchestra Mozart Bernard Haitink, direttore Vilde Frang, violino 19.00 Presentazione concerto 20.30 Concerto Ma 17.04.18 hr-Sinfonieorchester Orchestra della Radio di Francoforte Andrés Orozco-Estrada, direttore Rudolf Buchbinder, pianoforte 19.00 Early Night Modern 20.30 Concerto Ve 20.04.18 Quartetto Belcea 20.30 Concerto Sa 21.04.18 Quartetto Prazák 20.30 Concerto LuganoMusica T +41 (0)58 866 42 85 Biglietti online www.luganomusica.ch
Do 22.04.18 Quartetto Van Kuijk 17.00 Concerto Me 25.04.18 Marc Bouchkov, violino Oliver Schnyder, pianoforte 20.30 Concerto Ve 27.04.18 EAR 18.30 Concerto
Maggio 2018 Me 16.05.18 Christophe Croisé, violoncello Alexander Panfilov, pianoforte 20.30 Concerto Ve 18.05.18 Royal Philharmonic Orchestra Charles Dutoit, direttore Radu Lupu, pianoforte 19.00 Early Night Modern 20.30 Concerto Me 23.05.18 Harriet Krijgh, violoncello Magda Amara, pianoforte 20.30 Concerto Me 30.05.18 Orchestra della Svizzera italiana David Zinman, direttore Truls Mørk, violoncello 20.30 Concerto
Giugno 2018 Do 03.06.18 Orchestre e cori di Superar Suisse Marco Castellini, Pino Raduazzo, Carlo Taffuri, direttori 11.00 Concerto Me 06.06.18 Murray Perahia, pianoforte 20.30 Concerto Lu 11.06.18 Wiener Symphoniker Philippe Jordan, direttore Gautier Capuçon, violoncello Herbert Müller, viola 19.00 Early Night Modern 20.30 Concerto
CULTURA / LUGANOINSCENA
Un teatro per tutta la città CARMELO RIFICI, DIRETTORE ARTISTICO, PRESENTA IL CARTELLONE 2017/18 DI LUGANOINSCENA, CON UN PROGRAMMA RICCO E ARTICOLATO CHE FA DEL LAC NON SOLO IL TEATRO DI LUGANO E DI TUTTI I TICINESI, MA ANCHE DI TUTTE QUELLE PERSONE CHE DALLA SVIZZERA INTERNA E DALLA LOMBARDIA VENGONO PER ASSISTERE AD UNO SPETTACOLO INTERNAZIONALE O AD UN ENSEMBLE DI DANZA DI QUALITÀ INECCEPIBILE.
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01 La dimora del lampo Di Silvia Costa 02 Cendrillon (Cenerentola) Malandain Ballet Biarritz Ph: ©Olivier-Houeix 03 Ore d'amore Regia e con Nicola Stravalci e Debora Zuin 04 Slava's Snowshow Regia Viktor Kramer e Slava Polunin Ph: ©Veronique Vial 05 La febbre del sabato sera Regia Claudio Insegno Ph: ©Roberta Morgana Grandini 06 Il malato immaginario Di Molière, regia Andrée Ruth Shammah Ph: ©Fabio Artese 07 Bianco su Bianco Compagnia Finzi Pasca Ph: © Viviana Cangialosi
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opo aver parlato di crisi, di specchi dell’anima, di un Logos perduto e da recuperare, LuganoInScena si prende tutta la responsabilità di usare la parola “Domani”. Questa notevole parola, ben in evidenza sulla copertina della nostra brochure, sui manifesti per strada, è lì a ricordarci un’altra parola, accuratamente definita dal poeta e saggista francese Charles Péguy: “La speranza (...) ecco quello che mi stupisce. È una bambina da nulla (...) che traverserà i mondi. È lei, quella piccina, che trascina tutto. Perché vede quello che sarà. Ama quello che sarà. Le persone grandi, sono genitori che vanno da qualche parte, ma alla bambina quello che interessa è solo fare la strada, saltare, consumare la strada, sentir crescere le gambe, bere la via, non averne mai abbastanza. (...)” (Tratto da Il portico del mistero della seconda virtù). Lo sguardo dei giovani sul mondo sarà il fulcro del focus Domani, il più importante di questa prossima stagione: una ricerca dell’infanzia e dell’adolescenza attraverso una serie di spettacoli, non solo adatti ad un pubblico gio-
vane, ma soprattutto per un pubblico adulto che desidera ritrovare un po’ del suo bambino interiore, o fare un viaggio prezioso nel complesso e pericoloso mondo della fragilità dei bambini. Gli artisti scelti per indagare questo territorio dell’età e dell’anima sono molto preziosi per noi. Il regista Milo Rau, già presente con un suo commovente spettacolo durante il 4° Incontro del Teatro svizzero, tornerà a Lugano per raccontarci un caso di cronaca che si fa metafora, mettendo dei bambini veri in scena. La compagnia Trickster-p, tra i vincitori dei Premi svizzeri di teatro, presenterà, dopo una lunga residenza al LAC, un nuovo lavoro incentrato sull’infanzia. A chiudere il focus il bellissimo e tecnologico lavoro della compagnia Berlin dedicato solo ai ragazzi, e lo strabiliante viaggio visionario di Silvia Costa. Tra gli appuntamenti da non perdere vi consigliamo il nuovo lavoro dei Rimini Protokoll, ideazione dello svizzero Stefan Kaegi, vincitore nel 2015 dell’Anello Hans Reinhart. Il focus Corpi in orchestra vede protagonista l’Orchestra della Svizzera italiana con due imperdibili incontri: la danza contemporanea dell’acclamata coreografa Cristina Kristal Rizzo e il balletto di tradizione del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo con il classico “Il lago dei cigni”. Il LAC diventa palcoscenico privilegiato per un evento irripetibile: l’incontro tra il movimento e la musica nei corpi dei danzatori e dei musicisti, ugualmente protagonisti e ugualmente unici. Il secondo focus sulla danza è dedicato all’India, che ha influenzato tutta l’arte del ‘900, dalla narrativa al teatro. La cultura indiana è stata fondamentale per tutta l’avanguardia europea. Questo focus è un’occasione per conoscere due dei più grandi danzatori indiani al mondo, in un bivio tra oriente e occidente, dalla tradizionale danza situ alle magistrali coreografie di Akram Khan, dalla spiritualità del gesto e della musica dal vivo di Shantala Shivalingappa alle sperimentazioni raffinate di Aakash Ode-
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dra. La danza sarà presente, oltre ai due focus, con importantissimi balletti. Il debutto di stagione sarà eccezionale. Avremo la fortuna di ospitare una grandissima coreografa, Anne Teresa De Keersmaeker, con quello che mondialmente è ritenuto il suo assoluto capolavoro: “Rosas Danst Rosas”. Un appuntamento imperdibile. Quest’anno abbiamo voluto omaggiare i grandi classici della danza, dalla “Cenerentola” di Prokofiev, portata in scena dal Malandain Ballet Biarritz, alla Nona di Beethoven rivisitata dalla Compagnia Zappalà. Continua, inoltre, la nostra indagine sulla danza svizzera: se l’anno scorso il LAC aveva deciso di accogliere i Grandi Ensemble, doveroso era dare il palco alla grande danza indipendente svizzera, da Philippe Saire a Cindy Van Acker, da Tiziana Arnaboldi a Lorena Dozio, nostra artista in residenza. Tre grandi firme della regia a confronto con i mostri della letteratura mondiale: Lavia, Ronconi, Stein, Dostoevskij, Euripide, Shakespeare nel focus Grandi Maestri. Gabriele Lavia continua la sua ricerca nella letteratura russa, mentre Peter Stein dirigerà una straordinaria Maddalena Crippa in uno dei testi shakespeariani più maturi e filosofici. Il focus ci permetterà di rivedere la bellissima “Medea” di Luca Ronconi, recitata da Franco Branciaroli, un modo per ricordare il Maestro a quasi tre anni dalla sua scomparsa. Il focus Un attore mille volti si incentra sull’arte del raccontare, del narrare, l’arte della voce dell’attore che riesce ad evocare personaggi, frammenti di storie, fantasmi. L’arte dell’affabulazione, l’arte del trasformismo e della comuni-
cazione. L’arte della semplicità popolare. Quattro appuntamenti per quattro grandi interpreti della scena italiana, capaci di creare con il pubblico un rapporto di fiducia e di amicizia. Il teatro dell’emozione pura. Continua il focus Shakespeare Capitolo 2. L’universo di Shakespeare non ha confini, impossibile circoscrivere la sua opera all’interno di un unico focus. Ecco perché questo secondo capitolo, che affronta l’alta filosofia del Re shakespeariano meno conosciuto e due appuntamenti giovani e antitetici: la sempreverde tragedia dei due innamorati di Verona e l’irriverente satira dell’arguta e brillante Caterina, una bisbetica tutta al maschile messa in scena dall’elegante mano di Andrea Chiodi. Un focus è interamente dedicato al teatro di Juan Mayorga, matematico, filosofo, traduttore e drammaturgo. Classe 1965, Juan Mayorga è un autore madrilèno eclettico e in grande ascesa. Nel 2017 “Hamelin” vince il premio Ubu nella categoria Nuovo testo straniero, viene pluripremiato in patria sin dal 1996, vincendo nel 2013 anche il Premio Nacional de Literatura Dramática con l’opera “La lingua a pezzi”. Il suo prolifico lavoro spazia dalla narrativa alla saggistica, al teatro. Il grande successo di Mayorga risiede nella sua capacità di trattare temi spinosi ed attuali, come la pedofilia, il male o il rapporto tra arte e potere, attraverso la pura potenza delle parole e il linguaggio, affidati allo spettatore e alla sua immaginazione. Importantissime anche le nostre collaborazioni. Continua il proficuo e necessario rapporto con il FIT Festival Internazionale del Teatro e della scena contempora-
08 L’anatra all’arancia Regia Luca Barbareschi Ph: ©Bepi Caroli 09 Soirée Contemporaine Eleonora Abbagnato Ph: Yasuko-Kageyama®
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CULTURA / LUGANOINSCENA 10 10 Akasha Shantala Shivalingappa Ph: Elian Bachini®
nea per un teatro anticonvenzionale e capace di leggere il presente nelle sue molteplicità. Prezioso e intenso anche il percorso che LuganoInscena condivide con LAC edu e la Rassegna Senza confini – Teatro Pan. Novità di quest’anno, oltre il consolidato legame con la rassegna Home al Teatro Foce, è la collaborazione, sempre al Foce, con il Centro Artistico MAT, diretto da Mirko D’Urso, per la costruzione di una rassegna di spettacoli, legati al teatro contemporaneo e agli artisti giovani, costruita per un pubblico desideroso di proposte dal forte impatto emotivo. LuganoInscena, per il prossimo anno, si apre alle proposte del progetto “Cinergia” di Marco Müller, un singolare e personalissimo percorso di interazione tra Cinema e arti dello spettacolo. Presenteremo, correlato al focus Grandi Maestri, tre documentari a cura di
Jacopo Quadri: una sulla vocazione pedagogica di Luca Ronconi, uno sul lavoro visionario di Romeo Castellucci e un ultimo sul teatro antropologico di Eugenio Barba. Sempre sotto il cappello “Cinergia”, legato allo spettacolo “Lus” della compagnia Teatro delle Albe, in stagione nel mese di maggio, Marco Müller ci offrirà la possibilità di approfondire il lavoro della compagnia con un altro documentario dal titolo “Dal teatro al cinema. Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi”. Per la musica, oltre al ritorno degli STOMP, grande successo dello scorso anno, vi consigliamo di non perdere il trittico di Musical preparato per voi. Dopo il successo di “Notre Dame de Paris”, il palco del LAC è fiero di accogliere tre bellissimi spettacoli: “La febbre del sabato sera”, “Jersey Boys” e “Mamma Mia!”. Oltre a questi appuntamenti di una stagione ricca e notevole nella sua varietà, nel salutarvi, voglio ringraziare tutti gli artisti amici che saliranno sul palco del LAC quest’anno, tutti grandi artisti: Gioele Dix, Giulia Lazzarini, Massimo Popolizio, Umberto Orsini, Glauco Mauri e Roberto Sturno, Luca Barbareschi, Eleonora Abbagnato, Roberto Vecchioni, Lopez e Solenghi, Brachetti e a tutti gli altri ancora e ancora».
IMPORTANTE RICONOSCIMENTO A CARMELO RIFICI La giuria del Premio Franco Enriquez 2017 – XIII edizione “per una comunicazione e un’arte di impegno sociale e civile” ha assegnato al regista Carmelo Rifici il Premio nella Categoria Teatro Classico e Contemporaneo Sezione Regia, per lo spettacolo “Ifigenia, liberata”. Di seguito la motivazione della giuria: “Uno spettacolo intenso, drammaturgicamente complesso, la chiave di lettura con cui Rifici cerca di aprire le porte del mito è il sacrificio di Ifigenia. A questo punto si affrontano domande intorno all’annosa questione della violenza e della sua irrefrenabile ascesa, per combatterla oggi gli uomini ne abusano usandola loro malgrado,
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convinti che sia l’unica strada per espiare una colpa, ma non si accorgono che le vittime aumentano e che la società implode inghiottita dal vortice irrefrenabile della sopraffazione, quale uomo riuscirà a mettere la parola fine a questo orribile massacro, quale uomo saprà essere uomo tra gli uomini, quale uomo saprà essere libero”. Dopo il debutto al LAC lo scorso 10 marzo, lo spettacolo è stato accolto con entusiasmo dal pubblico milanese con repliche dal 27aprile al 7 maggio al Piccolo Teatro di Milano. La tournée riprenderà da marzo 2018 nelle città di Prato, Brescia, Modena e Torino per approdare il 24 e 25 maggio a Coira.
FINANZA / TICINO FOR FINANCE
FINTECH: è già rivoluzione DI FRANCO CITTERIO, PRESIDENTE TICINO FOR FINANCE
“TERRA INCOGNITA”, UNA LOCUZIONE CHE SI TROVAVA SULLE ANTICHE CARTE GEOGRAFICHE E CHE OGGI PUÒ ANCHE VALERE PER IL FENOMENO FINTECH. TUTTI NE PARLANO MA I SUOI CONTORNI SONO SPESSO INDEFINITI ED ABBRACCIANO AMBITI DIVERSI.
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uelli delle aziende, spesso start-up, che realizzano algoritmi e soluzioni tecnologiche sempre più sofisticate, banche e gestori con programmi e piattaforme che accrescono la produttività e la rapidità dei servizi, oltre che crearne di nuovi, e clienti che, con smartphone, tavolette e computer, attraverso social network e spazi web, modificano drasticamente lo scenario finanziario.
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I programmi computerizzati In realtà la tecnologia è già ben presente. Basti pensare allo sviluppo crescente del trading online, ai programmi computerizzati ormai diffusi nella gestione patrimoniale e nell’asset allocation, per non dire dei volumi enormi di trattazioni sui mercati finanziari che ormai sono svolti automaticamente attraverso modelli informatizzati. Ma la vera rivoluzione è dietro l’angolo. Nella prospettiva degli intermediari
finanziari essa significa anzitutto investimenti notevoli a fronte di risparmi futuri ed incrementi di produttività. I problemi possono riguardare da un lato le istituzioni minori in termini di risorse disponibili e, dall’altro, la necessità di individuare chiaramente il proprio posizionamento ed il proprio business model perché, se già nel mondo di oggi fare tutto è difficile (e rischioso), in quello di domani ciò risulterà impossibile. E questa rivoluzione, come ogni sommovimento che si rispetti, pone anche altre sfide, ad iniziare da quella della disintermediazione, cioè di un’operatività finanziaria che, almeno in certe aree, potrà scavalcare il ruolo degli intermediari tradizionali, travalicando anche limiti geografici e giurisdizionali. Le cryptovalute La tecnologia Blockchain, regina di FinTech, è per sua natura una piattaforma eterea e decentralizzata, le cryptovalute, dalla ipervolatile e tanto chiacchierata Bitcoin all’ancor più avanzata piattaforma Ethereum, consente transazioni interpersonali in spazi nuovi ed inesplorati, rivoluzionando potenzialmente i trasferimenti monetari ben al di là dei limiti dell’e-banking attuale. Se la consulenza robotizzata può anco-
FINANZA / TICINO FOR FINANCE
ra legarsi all’istituzione, l’area del credito, con i trasferimenti person-to-person o fra aziende, il crowdfunding ed i prestiti diretti di nuovo tipo, sfuggono ai canali tradizionali. Viene allora da chiedersi, al di là della dimensione degli investimenti richiesti, dell’inevitabile outsourcing di servizi verso istituzioni specializzate, e dei relativi impatti sull’occupazione, come il nuovo scenario digitalizzato, così mobile, per certi versi indefinito e globalizzato, risponderà alle esigenze di regolamentazione, di compliance, di garanzia della privacy, sicurezza nei confronti di truffe e malversazioni, furti d’identità ed altre possibili irregolarità.
Ticino terra fertile Anche in Ticino FinTech si sta imponendo sia sul versante dei “creatori”, grazie all’humus fertile in ambito innovativo, che degli utilizzatori, ben convinti della sua ineluttabilità pur se talvolta ancora incerti sulla rotta da intraprendere. Dal canto loro le istituzioni, dal Consiglio Federale alla FINMA, hanno indicato a chiare lettere non soltanto di prendere la “rivoluzione” molto sul serio, ma di volerla assecondare attraverso normative incentivanti che pongano la piazza finanziaria svizzera in un contesto concorrenziale rispetto a quelle estere.
Quello che è certo è che lo sviluppo tecnologico ed il comportamento della clientela, soprattutto di quella più giovane, procedono ad un passo estremamente rapido, sovente più veloce rispetto alle evoluzioni normative, che in questo caso sono peraltro venute con sollecitudine, spingendo all’azione anche i banchieri, i gestori patrimoniali e gli asset manager più conservatori. In realtà, tuttavia, i contorni dello tsunami FinTech non sono del tutto definiti, e solo il futuro, c’è da augurarsi, potrà fare chiarezza su tutti i diversi aspetti che lo caratterizzano.
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FINANZA / BANCHE E FORMAZIONE
COME TI PREPARO PERSONALE E CONSULENTI
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e banche attive in Ticino si distinguono per uno stato di solidità anche in un contesto nazionale e internazionale impegnativo. Nel segmento della gestione patrimoniale transfrontaliera, la piazza finanziaria ticinese conferma il suo ruolo di primo piano. Un elemento importantissimo di cui è tuttavia necessario tenere conto in una fase di ristrutturazione come quella attuale è il tipo di formazione che viene richiesto a chi vuole occupare una posizione nel settore bancario. Si cercano sempre più persone per la gestione dei rischi e fiscalisti. In futuro inoltre si svilupperanno molto i settori legati al fintech, e quindi aumenterà la richiesta di personale con una formazione nel campo dell’IT. “Quanti clienti può portare?” Questa domanda era tra le più importanti, in alcuni casi la più importante che molto spesso veniva rivolta durante un colloquio di assunzione in ambito bancario. La capacità di acquisire clientela rimane un tassello importante, ma oggi le banche devono giocoforza puntare maggiormente su altre qualità in sede di valutazione di un collaboratore. E si stanno adeguando. Non solo quando si tratta di nuove assunzioni, ma anche chi opera da anni in un
istituto è chiamato a dover dimostrare di possedere quelle conoscenze richieste dalla funzione, con tanto di esami. Una delle maggiori novità è la certificazione dei consulenti, che riguarda molte tipologie di banche, dalle grandi alle piccole alle cantonali. Il problema del personale qualificato in Ticino è fondamentale. Il futuro della piazza non potrà più vivere di solo private banking, come fatto fino a d’ora, approfittando del segreto bancario che portava nei forzieri molti capitali non dichiarati. Spesso al cliente italiano bastava essere sicuro dell’impermeabilità del sistema elvetico in quanto a informazioni fiscali all’estero. Ora la piazza dovrà essere in grado di fornire consulenza non solo al titolare dell’azienda dal punto di vista privato, ma anche all’azienda stessa. La Lombardia e il Nord Italia in generale, sono una zona industriale tra le più avanzate d’Europa e quindi un immenso bacino di potenzialità per il mondo bancario svizzero e ticinese in particolare. La domanda è dunque: esistono le risorse, le conoscenze, il cosiddetto “know-how” per poter eccellere anche in un tipo di consulenza al quale la piazza ticinese era poco abituata?
HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:
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GABRIELE ZANZI (G.Z.) Responsabile Regione Ticino di Credit Suisse
SARA BRUHIN (S.B.) HR Business Partner UBS Regione Ticino
GIORGIO HASSAN (G.H.) Direttore della sede di Lugano di LGT Bank
DARIO CARAMANICA (D.C.) Membro di direzione e responsabile delle Risorse Umane di BancaStato
FABRIZIO MASELLA (F.M.) Vicedirettore Responsabile Ufficio delle Risorse Umane BPS (SUISSE)
ARIANNA BACCALÀ (A.B.) Responsabile Risorse Umane Banca del Sempione
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FINANZA / BANCHE E FORMAZIONE
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on quale strategia il vostro istituto ha deciso di affrontare il problema della formazione e dell’aggiornamento del personale? G.Z.: «Credit Suisse ritiene che la formazione continua e il perfezionamento professionale rappresentano un investimento nello sviluppo e nell’impiegabilità dei suoi collaboratori. Ciò inizia sin dal primo giorno di lavoro, durante il quale i neo assunti sono informati sulla banca e sui servizi offerti, sulla cultura aziendale, sulla visione, sui principi e sulla strategia aziendale. Prosegue con la verifica periodica delle necessità di aggiornamento e l’iscrizione dei collaboratori a corsi interni, organizzati dalla Business School della banca, oppure esterni presso scuole specializzate. E naturalmente il perfezionamento è uno degli argomenti affrontati in occasione dei colloqui riguardanti la pianificazione della carriera del collaboratore. Inoltre, dal 2010 tutti i collaboratori del Private & Wealth Management a contatto con la clientela sono tenuti a passare un impegnativo esame per ottenere una certificazione. La certificazione è il punto finale dopo aver approfondito le conoscenze nei vari ambiti della consulenza mediante moduli formativi online e in classe. Questa formazione obbligatoria è riconosciuta dagli organi di sorveglianza e rappresenta una pietra miliare nell’industria finanziaria». S.B: «La formazione dei giovani e lo sviluppo continuo del personale sono sempre stati dei pilastri fondamentali per UBS e siamo convinti rappresentino un investimento importante per il futuro dell’azienda. Non a caso, già da diversi anni siamo in prima fila nella certificazione di tutti i nostri consulenti negli ambiti
Wealth Management, clientela privata e clientela aziendale. Attualmente la maggior parte di loro è già in fase di ri-certificazione e diversi nostri responsabili e consulenti hanno assunto il ruolo di esperti esterni SAQ per gli esami sostenuti da rappresentanti di altre banche. Naturalmente vantiamo un’offerta formativa molto vasta anche per tutti i nostri collaboratori che non operano al fronte: Web Based Trainings, formazioni in aula, sessioni “brown bag”, rotazioni on the job, ecc. Abbiamo recentemente rafforzato la nostra UBS University, con una piattaforma informatica maggiormente avanzata e di ancor più facile utilizzo, in cui sono stati ottimizzati i contenuti e i corsi a disposizione dei collaboratori. Globalmente disponiamo di circa 1800 corsi e-learning e 950 corsi in aula. Inoltre, per far fronte alla sfida demografica che richiede una vita lavorativa sempre più lunga, già parecchi anni fa abbiamo lanciato dei corsi specifici per i nostri collaboratori con un’età superiore ai 45 anni, nell’intento di mantenere un elevato livello di formazione continua in diversi ambiti (lingue, informatica, networking, ecc.)». G.H.: «Per noi, la formazione e il perfezionamento dei nostri collaboratori sono di estrema importanza. Siamo infatti convinti che un’azienda possa andare incontro al successo solo se dispone di collaboratori qualificati, impegnati e motivati. Perciò, offriamo loro diversi programmi onnicomprensivi tesi alla loro formazione professionale e allo sviluppo della personalità. In tale ambito, ad esempio, per i nostri consulenti abbiamo sviluppato già da diversi anni un corso specifico per «Certificate Private Banker». Quest’anno abbiamo sostituito il nostro certificato interno. Nel corso dei primi sei mesi del 2017, tutti i circa 240 consulenti attivi nel Liechten-
stein, in Svizzera e in Austria si sono sottoposti all’esame di «Certified Wealth Management Advisor CWMA» della Swiss Association for Quality (SAQ), mentre la formazione degli assistenti quali «Certified Assistant Relationship Manager (CARM)» continua internamente alla LGT. Per il perfezionamento sul piano personale, la nostra Liechtenstein Academy offre ai nostri collaboratori l’opportunità di frequentare diversi corsi su tematiche quali ad esempio il movimento, l’alimentazione o la comunicazione». D.C.: «A BancaStato crediamo fermamente nella formazione continua. Riteniamo che sia la chiave di volta per neutralizzare l’obsolescenza delle competenze. I ritmi sempre più veloci con le quali invecchiano le tecnologie e le esigenze del mercato impongono un grande impegno nel mantenere aggiornate le competenze di collaboratrici e collaboratori nel corso di tutta la loro vita professionale. Abbiamo dunque investito molto nell’istituire standard minimi di formazione per ogni collaboratrice e collaboratore, qualsiasi sia la loro funzione. Parallelamente ai corsi di formazione, abbiamo inoltre introdotto l’obbligo per i nostri consulenti di effettuare la certificazione della Swiss Association for Quality (SAQ), la quale va ripetuta ogni tre anni. A prescindere dalle ore “sui banchi di scuola” che tutti sono tenuti a seguire, BancaStato ha una grande tradizione di sostegno allo sviluppo personale e incoraggia gli studi individuali da svolgere parallelamente all’attività professionale. Sono ormai in molti ad aver conseguito lauree e master in università tradizionali o professionali grazie al sostegno dell’istituto! Questa politica è pagante: le nozioni apprese vengono poi riverberate nel lavoro di tutti i giorni e creano un ciclo virtuoso molto prezioso».
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F.M.: «Premesso che la formazione in BPS(SUISSE) non è un problema bensì un’occasione di arricchimento e sviluppo per tutti, Banca, Collaboratrici e Collaboratori, va detto che la nuova sfida delle banche è di reinventarsi per sopravvivere allo scompiglio in atto. A tutti noi spetta il compito di rispondere con piglio e sagacia a questo nuovo contesto, particolarmente instabile e incerto, che esige una notevole capacità di adattamento, una buona dose di dinamismo, creatività e tanta, tanta curiosità. Nel settore bancario, le competenze invecchiano sempre più velocemente e la loro obsolescenza va combattuta con l’unico strumento atto a vincere questa battaglia: la formazione continua. La parola d’ordine è formarsi permanentemente. E, la formazione e lo sviluppo continuo sono, per esperienza sul campo, e, per il fatto che mantengono a livello di mercato il grado di “impiegabilità”, il mezzo più efficace per fidelizzare le Persone, un segno di fiducia e il più potente dei mezzi per valorizzarle. BPS(SUISSE) grazie alla formazione assicura il proprio avvenire e il futuro di chi vi presta quotidianamente la sua opera. Il cambiamento continuo pretende che le competenze vengano continuamente aggiornate e, nuovo, nel nostro settore, certificate ufficialmente. Importante risulta essere il fatto di individuare soluzioni concrete, spendibili immediatamente sul campo, dai contenuti pratici, altamente operativi e soprattutto economicamente sostenibili. In BPS(SUISSE) per sviluppare il talento delle Persone abbiamo ideato una sorta di modello 70/20/10. Questo sistema consente di sfruttare in maniera efficace il processo di formazione. Il 70% di questo iter consiste nel miglioramento delle conoscenze e delle competenze direttamente sul posto di lavoro, il 20% nell’orientamento basato sulle relazioni (mentoring) e il
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10% nell’addestramento formale (presenza in aula, coaching, risorse Web). Le attività di formazione sono pensate in linea con il Piano a Medio Termine e progettate per alimentare e diffondere spirito di squadra, passione ed entusiasmo. Sostengono la professionalità, promuovono l’ascolto, sono concrete e orientate alla pratica. Le attività di formazione sono parte integrante di un articolato processo di ascolto e comprensione dei bisogni presenti in BPS(SUISSE), coinvolgono tutti e accompagnano tutte le altre iniziative progettate ad hoc sulla base di specifiche esigenze, dalla formazione tecnica e specialistica, a quella linguistica e informatica, alle iniziative di sviluppo personale dedicate alle prime linee manageriali. La formazione si trasforma così in un’esperienza di apprendimento dove gli interventi andragogici previsti sono articolati su tre livelli: il livello base in cui si acquisiscono le capacità, il livello intermedio in cui si consolidano le capacità, il livello avanzato in cui si sviluppa padronanza, possibilità di compartecipazione e trasferimento delle conoscenze, in coerenza con le necessità della Persona, del ruolo e naturalmente di BPS(SUISSE). Con quale strategia il nostro istituto ha deciso di affrontare le tematica della formazione e dell’aggiornamento del personale? Semplicemente così: in BPS(SUISSE) l’apprendimento è un linguaggio atto a creare condivisione e diffusione della conoscenza». A.B.: «Costante analisi e valutazione del fabbisogno formativo in ogni settore e a tutti i livelli per elaborare dei piani di formazione e ricercare e valutare le proposte formative più adeguate. Identificazione di seminari “su misura” interni ed esterni, destinati sia a singoli individui che a un gruppo di collaboratori».
Quali sono le figure professionali di cui maggiormente avvertite la necessità e in che modo cercate di sopperire a questa carenza? G.Z.: «Da un lato siamo sempre alla ricerca di consulenti alla clientela specializzati da inserire nelle nostre diverse sedi o nei nostri Customer Service Center, dall’altra abbiamo – a livello globale – molte posizioni aperte nei ruoli di specialisti, dal risk management al compliance e dal marketing all’informatica. I nostri servizi di risorse umani ci sostengono nella ricerca dei candidati ideali tramite la pubblicazione delle posizioni aperte sul nostro e su altri siti nonché sfruttando tutti i canali a disposizione per il reclutamento, tra cui anche il passaparola dei collaboratori». S.B: «Il settore maggiormente rappresentato in Ticino è quello a stretto contatto con la clientela: siamo quindi sempre alla ricerca di profili qualificati e interessanti, di talenti che portino nuove idee, competenze e potenzialità di crescita. A dipendenza dei settori di attività, investiamo molto nei contatti e nella ricerca di persone che portino valore aggiunto alla nostra organizzazione. Ciò detto, il nostro punto di forza è da sempre legato alla crescita interna dei collaboratori e alla loro forte motivazione. Ad oggi abbiamo infatti un bacino di circa 70 ragazzi in formazione tra apprendisti, praticanti, neolaureati e internship, corrispondente a circa il 10% del nostro personale. Questi ragazzi, al termine dei programmi di formazione e delle eventuali esperienze oltre Gottardo o all’estero, ci garantiscono una buona pianificazione e successione interna». G.H.: «Lo sviluppo personale e professionale è importante per ognuno dei nostri collaboratori, indi-
pendentemente dalla propria funzione o dal livello gerarchico. Le competenze specialistiche e metodologiche destinate a consulenti e corsi di compliance o IT per i nostri specialisti sono solo alcuni esempi. Lavoriamo costantemente allo sviluppo della nostra offerta di formazione e perfezionamento, adeguandola sempre alle mutevoli esigenze del settore finanziario». D.C.: «Attualmente non avvertiamo carenze specifiche di figure professionali. Vi è da dire che le attività e il mercato prettamente locale di BancaStato non ci pongono problemi in tal senso. Nel caso di bisogni mirati e puntuali, che necessitano di specializzazioni di cui non disponiamo, l’Istituto individua i profili idonei sul mercato o stringe proficue collaborazioni con esperti dei relativi settori. Detto questo, a mio modo di vedere vi è una tendenza in atto. Il settore bancario implica ormai che molte più figure professionali siano chiamate a monitorare, valutare e gestire in maniera strutturata specifici rischi. Tuttavia, spesso non avverto questa sensibilità e capacità in chi entra nel mercato del lavoro e ho l’impressione che manchino ancora gli strumenti formativi necessari in tal senso». F.M.: «Per quanto attiene alle figure di cui maggiormente avvertiamo la necessità in BPS(SUISSE) ci stiamo attrezzando al nostro interno. Al di là della cronica mancanza di organizzatori e informatici, difficilissimi da reperire, soprattutto sul mercato interno e di specialisti nell’ambito crediti, abbisogniamo di persone curiose che abbiano spiccate capacità di riflessione trasversale e interdisciplinare, che abbiano voglia di mettersi in gioco, fame di sapere e grande desiderio di formarsi in maniera permanente. Persone dotate di un grande spirito
di squadra e di iniziativa, impegnate e votate alla BPS(SUISSE), flessibili, mobili, preparate e aperte per affrontare le nuove sfide, motivate e, soprattutto, con il coraggio di prendersi le proprie responsabilità, una grandissima capacità di relazionarsi non solo con la clientela, ma anche con le Colleghe e i Colleghi. Ma soprattutto Persone che condividano i nostri Valori e la nostra cultura aziendale. Ormai è chiaro a tutti: più un consulente possiede consolidate conoscenze specialistiche e, meglio comprende i desideri e le necessità del proprio interlocutore, le possibilità di acquisire e fidelizzare il cliente aumentano in maniera esponenziale. Quindi, per sopperire alle carenze di cui sopra, investiamo molto in termini di formazione e sviluppo personale. Inoltre, la prevista Legge federale sui servizi finanziari, attualmente in discussione in Parlamento, impone che, tutti coloro i quali gestiscono le relazioni con i clienti, siano in possesso delle necessarie conoscenze (conformi al mutato contesto odierno) per servirli in maniera adeguata e professionale. Occorre quindi allinearsi agli standard richiesti e procedere alla certificazione di chi opera al fronte. Un processo lungo, costoso. Un investimento per il futuro dell’industria bancaria, un punzone di qualità che certifica la bravura, la capacità, le competenze e la professionalità dei consulenti BPS(SUISSE). A.B.: «Per poter offrire un servizio a 360° si ricercano sempre di più candidati con formazione specifica, molto qualificata e di alto livello (consulenti, gestori patrimoniali, fiscalisti, compliance, Risk Control, giuristi), senza comunque sottovalutare l’importanza di un “amministrativo” al passo con i tempi ed estremamente qualificato ed efficiente per completare la squadra in modo ottimale. Ricerca di candidati interni con le qualità e le conoscenze di base specifiche e che
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abbiano la voglia e l’entusiasmo di affrontare un programma di formazione per crescere e affrontare nuove sfide. In ambito di assunzione ricerca e identificazione di professionisti di qualità già formati e con provata esperienza nello specifico». Qual è il supporto alla formazione che ricevete attraverso il Centro di Studi Bancari (CSB) e quali proposte formative vorreste vedere maggiormente sviluppate? G.Z.: «In Ticino abbiamo la fortuna di poter fare affidamento sul Centro di Studi Bancari, sulla SUPSI, sull’Università della Svizzera italiana e sullo Swiss Finance Institute; organizzazioni in grado di garantire una formazione di qualità a complemento della nostra offerta interna. A nostro avviso l’offerta del Centro di Studi Bancari è già ottima e ben copre le necessità che potremmo avere». S.B: «Abbiamo un’ottima collaborazione e contatti costanti con il Centro di Studi Bancari. È un valido interlocutore, che ci permette di scambiare conoscenze e competenze con i colleghi degli altri Istituti. Nonostante la nostra ampia offerta formativa interna, per diverse necessità ci rivolgiamo al Centro di Studi Bancari, che ci offre anche la possibilità di elaborare corsi ad-hoc basati sulle nostre esigenze specifiche. Per il futuro auspichiamo di poter riuscire a valorizzare sempre più le ottime competenze finanziarie di cui disponiamo in Ticino a livello interbancario, a favore della crescita di tutta la piazza». G.H.: «I nostri programmi di formazione sono principalmente organizzati a livello di Gruppo; attualmente non abbiamo alcuna collaborazione con la Ticino Banking Association».
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D.C.: «BancaStato ha un rapporto molto proficuo con il CSB, che rappresenta un perno importante della formazione che offriamo al nostro personale. Tutti i nostri consulenti, ad esempio, stanno ottenendo proprio tramite il CSB la certificazione riconosciuta dalla Segreteria di Stato dell’Economia. Il CSB ha il pregio di offrire trasversalmente e in profondità corsi in tutti gli ambiti del settore bancario, proponendo l’apporto di specialisti. Inoltre, pone sempre molta attenzione alle tematiche di grande attualità». F.M.: «Il CSB di Vezia è una istituzione irrinunciabile che insieme a USI e SUPSI forma un polo formativo di assoluta eccellenza che andrebbe valorizzato maggiormente. I percorsi formativi a lungo respiro, con certificazioni nazionali e internazionali, i corsi di base, di approfondimento e di perfezionamento, i convegni, le formazioni executive, i diplomi e, soprattutto, le formazioni su misura e la preziosissima consulenza, fanno di questo nostro Istituto il fiore all’occhiello del panorama di sviluppo nell’ambito bancario, vero faro e punto di riferimento sul territorio. Professionalità, serietà e competenza sono le parole chiave che caratterizzano tutte le attività del CSB. Vanno pure sottolineate la profonda preparazione specialistica dei suoi consulenti, dei suoi docenti e la loro disponibilità ben al di sopra della media. Persone che si fanno in quattro, sempre pronte ad ascoltare e a proporre soluzioni flessibili e in linea con le esigenze BPS(SUISSE). Caratteristiche che fanno del CSB un partner affidabile in grado di supportarti e sostenerti su tutto il territorio nazionale, dando un vero valore aggiunto ai progetti formativi. Circa le proposte da sviluppare maggiormente, appunto perché il contesto in cui viviamo ci obbliga a navigare tra i maro-
si e, fattore assolutamente da non dimenticare, il mondo bancario non è fatto di soli numeri, ma da 6000 Persone che vi lavorano giornalmente, non sottovaluterei gli aspetti legati al governo della nave, quindi tutte quelle materie legate alla relazione e alla conduzione delle Persone. In effetti, che fa la differenza sono le competenze manageriali, organizzative e socio-relazionali. Uno sforzo in tal senso è già stato fatto con l’organizzazione di un interessante e arricchente corso inerente la sicurezza e la salute su posto di lavoro, animato da tre bravi specialisti provenienti dal settore pubblico. Aspetti questi che andrebbero a completare a tutto tondo un’offerta già di per sé ricca, allettante e sempre al passo con i tempi». A.B.: «Riteniamo molto importante il supporto del CSB in quanto sempre molto attento all’evoluzione non solo del contesto svizzero ma anche di quello internazionale, reagendo con tempestività ai cambiamenti e alle necessità che lo scenario impone. A nostro avviso bisognerebbe aumentare l’attenzione verso il settore delle risorse umane, un ambito nel quale le competenze sono cambiate e vi è la necessità di migliorare la comprensione verso i bisogni dei collaboratori. Potrebbe essere interessante introdurre corsi di psicologia applicata alle esigenze del nostro settore». Quali sono i consigli che vi sentite di rivolgere ad un giovane che desidera lavorare nel settore? G.Z.: «Lavorare con Credit Suisse significa ricevere una delle migliori formazioni nel settore e un supporto continuo nell’ampliamento delle competenze, del network e delle esperienze lavorative. Ai nostri collaboratori chiediamo perseveranza, spirito imprenditoriale e massimo impe-
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gno a raggiungere ambiziosi obiettivi. Alla luce di ciò consiglio ai giovani che desiderano lavorare nel settore bancario di iniziare con una solida formazione in ambito economico-finanziario. Le conoscenze linguistiche sono importanti, inglese e tedesco in particolare, e vanno approfondite il più possibile. Inoltre, consiglio di candidarsi in modo mirato per quelle posizioni aperte per le quali il candidato ha i requisiti richiesti». S.B: «Riteniamo fondamentale un’ottima preparazione di base, unita alla ricerca continua di nuovi obiettivi di crescita personale e professionale. Formazione continua, studio delle lingue, esperienze fuori Cantone, ma non solo. Sono altrettanto importanti, se non di più, caratteristiche personali quali l’umiltà ma anche l’ambizione, e tanta voglia di continuare ad imparare. La competizione nel mondo del lavoro è sempre più agguerrita, dovuta anche alla digitalizzazione e alle nuove forme di lavoro. Nessuno può sentirsi mai davvero arrivato, è necessario cavalcare l’onda del cambiamento se non si vuole esserne travolti». G.H.: «Ai giovani, il settore finanziario offre ambiti di lavoro avvincenti e diversificati, con interessanti opportunità di sviluppo e carriera a livello internazionale. Per l’esercizio di tali attività, un’ottima formazione rappresenta ovviamente un presupposto fondamentale, ma altrettanto importanti sono la flessibilità, la sensibilità interculturale, le competenze linguistiche, come pure la volontà e la disponibilità nei confronti di un perfezionamento e di uno crescita continui». D.C.: «Credo che l’aspetto più importante, non solo per il mondo bancario, sia la passione profusa
nell’attività di tutti i giorni e la voglia di continuare a imparare, rimettersi in gioco, tornare sui banchi di scuola anche se ciò implica un sacrificio di tempo libero. Oggigiorno è tutto cambiato e anche chi inizia con un apprendistato può studiare mentre lavora e ottenere grandi risultati professionali. In altre parole, il percorso formativo si può ricalibrare e arricchire, ma occorre la volontà e la tenacia di farlo. Ai giovani consiglio dunque di mantenere un atteggiamento aperto ai cambiamenti: il settore bancario ne riserverà loro parecchi!». F.M.: «Abbiamo assolutamente bisogno dei giovani in quanto sono in possesso dei linguaggi formali in uso oggi, conoscono le lingue, sono disponibili a viaggiare. Mangiano pane e tecnologia, masticano alla grande l’utilizzo dei social media, ma di primo acchito, a un giovane mi viene da dire questo: sii umile! E impara lo spirito di sacrificio. Lavora duro. Impara ad aspettare e investi sul lungo termine. Ritrova il senso di quello che fai e torna ai veri valori della vita. Hai fame? Mostralo. Mostra un vero interesse per il nostro settore, per quello che fa e le possibilità che dà. Sii curioso, informati, formati e lasciati formare. Leggi! Dai quotidiani alle riviste specializzate, dalle newsletter pubblicate sui siti delle banche, ai libri, sì! soprattutto quest’ultimi. Devi sapere tutto di BPS(SUISSE), dei suoi valori e del contesto in cui opera. Usa Internet e i social in maniera intelligente per conoscere i dettagli. Mantieni la calma, i ritmi sono veloci e i cambi di rotta repentini. Trova il giusto equilibrio tra entusiasmo e capacità di autocontrollo. Impara ad ascoltare (non sentire) e mettiti in secondo piano quando parlano gli altri. Rispetta la gerarchia. Non aver paura di fare domande e segui i consigli delle persone giuste. Impara a gestire le priorità. Non aver paura delle critiche e anzi, cerca le
opinioni degli altri. Non fare il lupo solitario: oggigiorno servono persone votate allo spirito di squadra. Abbi l’intelligenza e la necessaria flessibilità di integrarti in una rete collaborativa di complementarietà composta da persone di età e generazioni diverse che sfruttano la ricchezza che deriva da questo scambio di esperienze e conoscenze per crescere tutti insieme». A.B.: «Una solida formazione di base, le lingue nazionali e l’inglese sono importanti. Fondamentale è però la persona, con il suo bagaglio di conoscenze date dagli studi effettuati e dalle esperienze lavorative maturate ed infine sopra a tutto con le proprie qualità personali nel creare e gestire i rapporti con le persone. È fuori discussione che alle nuove generazioni vengano richiesti più sacrifici rispetto a quelli dei tempi delle cosiddette “vacche grasse”. Ma è anche vero che, dovendo la piazza evolvere ed offrire servizi ad alto valore aggiunto per rimanere competitiva, il giovane desideroso di imparare e con tanta voglia di fare può costruirsi una importante base di cultura bancaria proprio attraverso una formazione adeguata fornita direttamente dalla banca o dagli enti preposti. Quindi il consiglio è quello di insistere nei confronti del datore di lavoro per ottenere forme di perfezionamento e miglioramento professionale. È comunque un passo obbligato per il sistema bancario ticinese. Il rischio altrimenti è quello di non riuscire più ad attrarre nuova clientela la quale richiede un livello prestazionale sempre più elevato. Volendo fare un parallelismo è come per il nostro Cantone continuare ad investire per essere percepito come un Paese in grado di garantire solidità, sicurezza e più in generale una qualità di vita superiore agli altri».
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Il nostro omaggio al cinema e a Locarno LUCA PEDROTTI, DIRETTORE REGIONALE UBS TICINO CI PARLA DELLA PIÙ LUNGA SPONSORIZZAZIONE CHE ABBIA MAI FATTO UBS: QUELLA CON IL LOCARNO FESTIVAL, CHE QUEST’ANNO COMPIE 70 ANNI, CELEBRATI ANCHE CON UN' INSTALLAZIONE ARTISTICA IN PIAZZA GRANDE OFFERTA PROPRIO DA UBS.
LAC Lugano Arte e Cultura, che ben interpretano lo spirito con cui intendiamo rimanere vicini al territorio. Se penso che questo rapporto iniziò all’epoca con una piccola sponsorizzazione e con il lavoro di cassa per la vendita dei biglietti, non posso che sottolineare come la scelta fatta allora si sia rivelata nel tempo assolutamente vincente».
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BS e il Locarno Festival costituiscono un binomio inscindibile… «Il Locarno Festival, inaugurato nel 1946, rappresenta la più importante manifestazione cinematografica in Svizzera e una delle più rinomate a livello internazionale. Un appuntamento irrinunciabile, che per una settimana trasforma Locarno nella capitale del cinema e della cultura, grazie anche al grande schermo che diventa protagonista di Piazza Grande. Il Locarno Festival oggi rappresenta una delle partnership culturali più importanti di UBS in Svizzera. Tra queste annoveriamo Art Basel a Basilea, la Fondazione Beyeler, il Montreux Jazz Festival e il
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Trentasette anni insieme rappresentano un traguardo importante… «Direi proprio di sì. Siamo rimasti fianco a fianco quando il Festival ha conosciuto periodi più problematici, legati ad una ridefinizione del suo spazio e del suo ruolo nel panorama cinematografico internazionale, ma anche quando in anni recenti la Banca ha attraversato le ben note difficoltà legate alla crisi finanziaria mondiale. A ciò si aggiunga poi il fatto che da ben diciotto anni, in occasione di ogni edizione, UBS e il Locarno Festival, attraverso l’istituzione del prestigioso “Prix du Public UBS”, hanno la possibilità di tributare uno speciale riconoscimento al film più votato dagli spettatori di Piazza Grande. Accanto alle varie giurie specializzate, anche il pubblico può così esprimere il suo apprezzamento per una determinata pellicola, a conferma dello spirito di libertà e di partecipazione popolare che da sempre contraddistingue questa manifestazione».
FINANZA / UBS
Qual è il meccanismo che regola questo riconoscimento? «Spetta al pubblico del Festival valutare ciascun film in Piazza Grande. Per farlo, basta usare il proprio smartphone o compilare una delle cartoline consegnate all’ingresso di Piazza Grande e imbucarla in una delle apposite urne presenti alle uscite. Il film che ottiene il maggior numero di voti dal pubblico si aggiudica il “Prix du Public UBS”, di 30'000 franchi. È previsto anche un sorteggio quotidiano tra tutti i votanti, in palio ogni giorno un premio dal valore di 400 franchi. Il “Prix du Public UBS” viene eletto durante la cerimonia di premiazione in Piazza Grande, che quest'anno ha avuto luogo sabato 12 agosto e ha incoronato il film "The Big Sick" di Michael Showalter. Tra i vincitori del “Prix du Public UBS” degli anni passati ricordiamo, tra gli altri, Bend It Like Beckham
(Sognando Beckham), The Syrian Bride (La sposa siriana), Das Leben der Anderen (Le vite degli altri), Monsieur Lazhar, Lore, Schweizer Helden, Der Staat gegen Fritz Bauer e I, Daniel Blake». Come avete deciso di festeggiare i 70 anni di Locarno Festival? «UBS ha deciso di celebrare questo anniversario offrendo alla città e al Festival un' installazione artistica realizzata in Piazza Grande e costituita da sette grandi lettere, a simboleggiare ciascuna 10 anni, per il suo 70esimo compleanno. Distribuite all'entrata della piazza (lato PalaCinema) è possibile sedersi alla ricerca del punto prospettico privilegiato per vedere la sequenza corretta delle sette lettere, ciascuna alta fino a quasi 3 metri, a formare la parola "Locarno". Chi non è riuscito a visitarla durante il Festival ha la possibilità di farlo fino alla fine di settembre».
Locarno e il cinema. Con quali prospettiva potrà svilupparsi questo connubio? «Credo che sia qualcosa di straordinario e affascinante il fatto che una città delle dimensioni di Locarno si trasformi per tutta la durata del Festival nel punto di incontro di lingue, culture ed esperienze provenienti da tutto il mondo. Il Festival è molto cresciuto nel tempo dal punto di vista organizzativo, riunendo le migliori competenze e professionalità non solo a livello svizzero. Ci possiamo poi attendere un'ulteriore crescita dal Palazzo del Cinema, che rappresenta un’occasione per consolidare il ruolo del Ticino anche in questo specifico ambito culturale».
FINANZA / BANCASTATO
FIERO DI GUIDARE LA BANCA DEI TICINESI DALLA VICEGERENZA DELLA FILIALE DI BIASCA AL TIMONE DELL’INTERA BANCA. È UNA STORIA AVVINCENTE QUELLA DI FABRIZIO CIESLAKIEWICZ, CHE DA INIZIO ESTATE DIRIGE BANCASTATO, “UNA VERA E PROPRIA ORCHESTRA PIENA DI TALENTI, CAPACE DI UNA GRANDE SINFONIA”. LO ABBIAMO INCONTRATO PER TICINO WELCOME.
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irettor Cieslakiewicz, cosa significa essere al timone di una banca cantonale? «Sono un ticinese con un profondissimo senso di appartenenza e svolgere il lavoro che amo per un istituto che opera per il bene del Ticino mi fa sentire non solo felice ma anche utile alla collettività. È veramente una bella sensazione, dalla quale traggo una forte motivazione». La sua è una carriera esemplare: è entrato in banca come vicegerente di un’agenzia di valle e ora è il direttore dell’Istituto. Cosa pensa guardandosi indietro? «Quanto svolto in questi 17 anni è senza dubbio motivo di orgoglio. Ciononostante non ho ancora il desiderio di tracciare un bilancio: la Presidenza della Direzione generale di BancaStato non è un traguardo dopo il quale rilassarsi. Già prima le responsabilità e le aspettative del mio ruolo non mancavano, ma ora sono aumentate e l’impegno dovrà essere ancora più grande. Io però non chiedo di meglio! Voglio mettere tutte le mie energie nonché tutta la mia esperienza e competenza al servizio dei clienti e dei ticinesi».
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Il suo predecessore, Bernardino Bulla (ora Presidente del CdA), le consegna una banca in splendida forma, che ha saputo inanellare cinque risultati storici di seguito. Per lei l’inizio è “in salita”? «No, anzi! Ho il privilegio di dirigere una banca in piena forma, che appunto grazie alla conduzione di Bernardino Bulla può contare sugli strumenti giusti per affrontare le sfide di un mercato sempre più imprevedibile e difficile. Negli ultimi cinque anni BancaStato si è sottoposta a una “cura tonificante” che ha incluso l’adozione di una nuova piattaforma informatica, di nuovi processi di lavoro, più snelli, e il raggiungimento di un dimensionamento ideale ottenuto tramite un piano di prepensionamenti. Tutto questo ha richiesto un grande impegno ma ha saputo dare i risultati sperati: gli indici di redditività ed efficienza sono molto migliorati e ora ci posizioniamo a metà della classifica delle banche cantonali. Assumere la dirigenza dopo un simile lavoro è tutt’altro che “iniziare in salita”». Lei ha accennato al mercato, quello bancario, sempre più imprevedibile e difficile. In un simile contesto che spazio trova una banca cantonale? «Io credo che il ruolo di una banca cantonale sia sempre stato, e sia, molto importante. E non lo dico perché la dirigo. Ricordiamoci che la banca è di proprietà dei ticinesi e ha un mandato
FINANZA / BANCASTATO
pubblico ben preciso. Così come avvenuto dalla sua nascita, le istituzioni e le realtà che compongono il tessuto sociale ed economico ticinese hanno un punto di riferimento serio, solido e costante. Le strategie commerciali degli altri istituti finanziari possono infatti cambiare e orientarsi in maniere differenti nel corso dei decenni, mentre il nostro scopo è fissato nella Legge di istituzione. Io credo che questo sia un aspetto cruciale. Non scordiamoci poi che oltre ad assolvere i suoi ruoli istituzionali BancaStato riversa oltre due terzi dei suoi utili netti nelle casse dello Stato. Non parliamo dunque “solo” di offrire beni e servizi di qualità, parliamo anche di produrre ricchezza e ridistribuirla quasi interamente ai ticinesi. Per rispondere alla sua domanda, in un contesto sempre più difficile e complesso, le caratteristiche di BancaStato la rendono speciale e valorizzano ulteriormente il suo grande ruolo di banca a sostegno del territorio, così come d’altra parte avviene in tanti altri Cantoni elvetici con le rispettive banche cantonali». Torniamo a lei e parliamo di obiettivi: quali sono quelli di medio e lungo periodo? «Ne perseguo principalmente due. Il primo è legato a ciò di cui parlavamo prima: ossia continuare il costante miglioramento in atto da anni. Il secondo è di lavorare per far sì che i ticinesi e chi opera in Ticino si innamorino sempre di più della loro banca».
Lei era responsabile dell’Area clientela Retail e Aziendale. Con quale bagaglio ha cominciato la sua Presidenza? «I miei 17 anni in BancaStato, con ruoli diversi, mi consentono di conoscere profondamente la Banca non solo dal punto di vista della filosofia aziendale, delle procedure in vigore e delle varie specificità operative; la conosco a fondo anche dal punto di vista di collaboratrici e collaboratori. È difficile trovare altrove il clima di cordialità e spesso amicizia che c’è in BancaStato. La professionalità di tutti i giorni è spesso accompagnata dal sorriso. Ritengo che ciò che facciamo possa essere paragonato a un’orchestra: è l’insieme dei talenti individuali a determinare la bellezza della sinfonia. E qui a BancaStato il talento non manca di certo: siamo una squadra molto compatta e motivata, tanto che un paio di anni fa un sondaggio indipendente sulla soddisfazione del personale ci ha classificato come la nona migliore azienda svizzera delle nostre dimensioni. Parlando di bagaglio personale vi è un altro importante elemento. La conduzione dell’Area Retail e Aziendale e le mie attività svolte al di fuori del lavoro mi hanno consentito di capire bene il Ticino nelle sue dinamiche regionali, sociali ed economiche, e questo per me è un valore aggiunto molto utile e importante».
Come è cambiata la sua attività professionale? «Continuando l’analogia con l’orchestra, il mio nuovo ruolo è simile a quello di un direttore d’orchestra, che dirige un gruppo di persone dai compiti eterogenei: il suo compito è armonizzare e canalizzare le varie diversità, mantenere sempre la visione di insieme e assicurarsi che sia armoniosa, sempre e comunque con il pensiero rivolto a ciò che succederà dopo. Rispetto al mio precedente incarico ora decido in ambiti diversi tra loro e strategici, con responsabilità che implicano maggiori impatti. È questo il principale cambiamento della mia vita professionale». Lei non ha mai smesso di abitare in Val Leventina. Cosa apprezza della sua regione? «La Val Leventina ha come le altre regioni le sue specifiche particolarità, ma di lei amo ciò che si può trovare anche nel resto del territorio. Tutti noi viviamo una realtà eccezionale. Abitiamo in un posto dove si può ancora trovare genuinità tra le persone, dove determinati fenomeni sociali ed economici negativi non attecchiscono, dove il rigore elvetico si arricchisce della latinità. Percorrendo il Ticino da Nord a Sud, inoltre, non si può non innamorarsi della sua bellissima natura. Il Ticino è qualcosa di unico!».
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FINANZA / BANCA DEL SEMPIONE
La nostra forza nasce dal rapporto con il territorio ACCANTO ALLA SEDE DI LUGANO, BANCA DEL SEMPIONE VANTA IN TICINO TRE SUCCURSALI. ABBIAMO RIVOLTO AI RISPETTIVI RESPONSABILI ROBERTO PICCIOLI (CHIASSO), ALAN BOTTOLI (BELLINZONA), E LUCIANO SOLDATI (LOCARNO) ALCUNE DOMANDE SUI PRINCIPALI ASPETTI DELLA LORO ATTIVITÀ.
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uali sono le caratteristiche socio-economiche del territorio di pertinenza della sua succursale? CHIASSO: «La regione del Mendrisiotto e Chiasso in particolare è sempre stata legata al settore terziario e al commercio di confine. Settori che negli ultimi anni hanno sicuramente vissuto momenti di difficoltà anche sotto il profilo occupazionale. Pur in presenza di situazioni quadro non sempre favorevoli la Banca del Sempione ha sempre creduto nella piazza di Chiasso e per questo motivo alcuni anni or sono è stata effettuata un’importante ristrutturazione per migliorare l’efficienza organizzativa dei nostri uffici. Abbiamo, inoltre, investito sulle nostre qualità professionali per aumenta-
ROBERTO PICCIOLI Banca del Sempione (CHIASSO)
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re le competenze al fine di soddisfare le accresciute esigenze della clientela, locale ed estera. Se a questo aggiungiamo i nostri punti di forza che rimangono quelli di assicurare una forte personalizzazione del servizio basato anche su efficienza e velocità di risposta, riteniamo di poter essere la Banca ideale per una clientela giustamente sempre più esigente. Infine mi permetta una battuta: per la clientela italiana aprire il conto alla Banca del Sempione di Chiasso vuole dire assicurarsi la tradizione bancaria svizzera con maggiore comodità e risparmio di tempo rispetto al resto del Cantone!». BELLINZONA: «La regione del Bellinzonese e Tre Valli a cui si rivolge prevalentemente la nostra succursale mostra una situazione socio economica con delle peculiarità tipiche legate ad una realtà suburbana e in
parte rurale predominata geograficamente da valli e boschi che nel corso degli ultimi anni ha subito una marcata evoluzione grazie alla realizzazione di alcuni importanti progetti. In particolare AlpTransit e la nuova vivacità progettuale legata alla Nuova Bellinzona contribuiranno alla creazione di nuovi posti di lavoro e al sostegno della già fervida attività edilizia. In altre parola Bellinzona fungerà come porta d’accesso tra Nord e Sud della Svizzera italiana, capace di rappresentare un centro urbano ideale sia dal punto di vista residenziale sia per l’insediamento di nuove attività legate in particolare ai servizi e alla tecnologia, segnatamente alla medicina e alla biotecnologia in relazione al polo scientifico (master di medicina con l’USI) e all’espansione dell’IRB (Istituto di ricerche biomediche)».
ALAN BOTTOLI Banca del Sempione (BELLINZONA)
LUCIANO SOLDATI Banca del Sempione (LOCARNO)
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alla clientela domiciliata in Italia che preferisce recarsi a Bellinzona in alternativa a Lugano o Chiasso. Oltre ai nostri servizi di gestione patrimoniale del risparmio i nostri clienti domestici sono molto interessati al credito ipotecario visto il fervore edilizio e i tassi di interesse particolarmente bassi in questo periodo. Sono molto apprezzati i nostri fondi Sicav che offrono performance molto soddisfacenti con continuità. La nostra clientela è altresì interessata a discutere una pianificazione successoria». LOCARNO: «Il territorio del lago Maggiore e delle sue valli ha un carattere prevalentemente turistico dove l’ospite ama trascorrere il suo tempo libero in un’atmosfera mediterranea con un clima mite ed in un ambiente naturale; il tutto racchiuso in uno spazio contenuto. Locarno è anche terra di cinema, con il Locarno Festival, uno degli eventi culturali più importanti d’Europa. Numerosi sono anche i concerti e le manifestazioni di rilevanza nazionale ed internazionale. Ascona, la perla del lago Maggiore, attira molti ospiti per il suo glamour ed il suo rinomato Jazz. Per gli amanti delle passeggiate e per gli sportivi si spazia dal lago alla montagna, con paesaggi mozzafiato. Con la realizzazione del collegamento veloce, Alptransit, è aumentata considerevolmente la richiesta di nuovi insediamenti residenziali. Nel prossimo futuro con l’apertura della galleria di base del Monte Ceneri, ulteriori sviluppi sono previsti anche nel settore commerciale, verso Sud. Grazie alla loro vocazione turistica il Locarnese, su tutti Ascona e Locarno, hanno attirato molti ospiti provenienti dal Nord Europa, in particolare tedeschi. Negli anni, tutta la regione ha avuto una forte espansione residenziale ed un importante fermento dell’edilizia. Numerosi proprietari e gerenti di strutture alberghiere, hanno investito parecchio per rinnovare e ampliare l’offerta dei loro servizi, dan-
do di fatto forti segnali di fiducia. Da qui si sono sviluppate e sono cresciute molteplici altre attività commerciali e del tempo libero». Qual è la tipologia prevalente di clientela e quali sono i servizi principalmente richiesti? CHIASSO: «Oltre logicamente alla clientela locale, essendo confinanti con la vicina penisola, abbiamo un’importante percentuale di clienti italiani che gradiscono la competenza e la stabilità che offre la Svizzera. Siamo una banca universale ma i servizi maggiormente richiesti sono legati alla gestione dei patrimoni. Negli ultimi anni dopo le varie regolarizzazioni (scudo e voluntary disclosure) ci siamo concentrati sulla possibilità di mantenere la clientela in regime dichiarativo e per questo motivo abbiamo sviluppato una certificazione fiscale di buon livello che ci ha permesso di mantenere e aumentare la clientela d’oltre confine». BELLINZONA: «La nostra clientela è prevalentemente domestica di tipo Affluent e Private Banking, residente di regola nella regione. Si tratta di clientela fidelizzata che si identifica nel nostro istituto condividendone i valori e che predilige un rapporto personalizzato con il proprio consulente con il quale spesso e volentieri si rivolge in dialetto. Ci rivolgiamo pure
LOCARNO: «La clientela della succursale di Locarno è composta in gran parte da Svizzeri, domiciliati nel Canton Ticino, da residenti di lingua tedesca e da italiani, specialmente piemontesi e lombardi che storicamente gradiscono la cortesia e l’eccellenza dei servizi che vengono loro offerti. Questi amano anche trascorrere tempo libero e godersi attimi rilassanti nella nostra regione. I servizi richiesti sono principalmente legati al settore finanziario di Private Banking e affari creditizi». Vi sono prodotti o servizi sui quali avete deciso di focalizzare il vostro maggiore impegno? CHIASSO: ««Ci siamo concentrati nell’offrire sempre maggiore qualità nei servizi e nei prodotti che possano attirare l’attenzione e soddisfare le esigenze della clientela. Le dimensioni del nostro istituto e il potere decisionale in Ticino ci permettono di essere flessibili e veloci nel prendere decisioni anche importanti. Abbiamo la possibilità di poter ritagliare un abito su misura per qualsiasi tipo di clientela. Le performance dei nostri fondi SICAV sono la dimostrazione dell’impegno e della professionalità che ci contraddistingue. Il nostro fondo Base Bonds Value Investments Sicav ha vinto per due anni consecutivi il premio del sole 24 ore per alto rendimento classificandosi come miglior comparto obbligaTICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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zionario nella categoria Euro-diversificati ricevendo 5 stelle Morningstar. Abbiamo incorporato un team di professionisti che vantano pluriennale esperienza nell’ambito della consulenza finanziaria per l’imprenditore e l’impresa per rispondere agli innumerevoli bisogni dei clienti imprenditori. Inoltre abbiamo un nuovo team nelle gestioni patrimoniali che ha subito dimostrato molta competenza». BELLINZONA: «Discutiamo con la nostra clientela tutte le loro esigenze focalizzando però l’accento sulle nostre principali eccellenze. In particolare la gestione personalizzata del risparmio tramite le nostre gestioni patrimoniali definite in sintonia con il profilo di rischio del cliente con la massima trasparenza. Offriamo attivamente i nostri fondi di investimento Sicav che offrono performance molto soddisfacenti e che negli ultimi anni hanno conseguito riconoscimenti da parte di agenzie specializzate. Attorno ad una relazione di Private Banking riusciamo a soddisfare tutta una serie di esigenze ad hoc che contraddistinguono una boutique proponendo soluzioni personalizzate». LOCARNO: «Durante il colloquio con il cliente ci proponiamo con dinamismo e attenzione alle sue esigenze personali, basandoci su decisioni di operatività veloci e dinamiche, con l’ obiettivo di poter garantire un servizio impeccabile. Riteniamo che Il rapporto umano, il buonsenso e la passione siano gli ingredienti necessari per la base del successo. Offriamo con competenza servizi di assoluto valore di Private Banking, ovvero la gestione patrimoniale, la consulenza personalizzata e mirata secondo la tipologia di rischio del cliente e il servizio di crediti ipotecari. A livello prodotti, Banca Sempione dispone di una nutrita gamma di fondi BASE i quali grazie all’accurata e diligente gestione, offrono ottime performance in termini di redditività».
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Scelta strategica di Banca del Sempione è quella di attuare un sempre maggiore radicamento nel territorio. Con quali iniziative cercate di raggiungere questo obiettivo? CHIASSO: «Abbiamo sempre legato l’immagine del nostro istituto nella crescita con buon senso. Cerchiamo di avvicinarci alla clientela locale con iniziative di marketing legate al territorio. Siamo co-sponsor principale della Ascona-Locarno Run 2017, abbiamo sponsorizzato il 50° Torneo di Primavera del Curling Club Chiasso e ci siamo proposti più costantemente sui giornali locali con pubblicità mirate. Quest’anno siamo sponsor della 9a edizione della trasmissione “Treks” su TeleTicino che racconta le più suggestive escursioni legate al territorio della Svizzera italiana. La cosa più importante ritengo comunque sia quella della vicinanza alla clientela facendola sentire partecipe al nostro progetto». BELLINZONA: «Banca del Sempione vuole essere molto vicina ai propri clienti. In un’attività in cui la fiducia reciproca rivesta un importanza fondamentale nonostante il preponderante avvento del fintech e della standardizzazione dei processi e della centralizzazione, per noi il rapporto umano è ancora fondamentale. La nostra banca recentemente ha investito sia nel perso-
nale che nell’infrastruttura. Da una parte presso la succursale di Bellinzona è stato ringiovanito il team di consulenza dando un forte segnale sulla piazza del Bellinzonese e Valli che Banca del Sempione crede nel territorio. Dall’altra sono stati rinnovati tutti gli spazi adibiti alla consulenza e creata un’accurata atmosfera assai apprezzata dalla nostra clientela. Inoltre organizziamo degli eventi di carattere locale mirati ad avvicinare potenziali clienti in un’atmosfera conviviale in cui viene posta al centro la relazione personale del consulente. Intendiamo coltivare relazioni di lunga durata, dando continuità al rapporto cliente-consulente evitando rimescolamenti periodici della nostra clientela. Ci consideriamo delle guide in ambito bancario che si prendono cura con responsabilità degli averi della clientela per la quale il rapporto umano e la competenza diretta rivestono ancora un ruolo preponderante, sulla base del buon senso». LOCARNO: «Siamo orgogliosi di poter sostenere diverse iniziative territoriali, che riteniamo meritevoli di sviluppo e di immagine. Siamo presenti in qualità di main sponsor alla Ascona Locarno Run, evento sportivo di rilevanza internazionale, che riscuote un ampio successo e che accomuna la nostra Banca a questa importante manifestazione sportiva. A livello mediatico proponiamo una regolare pre-
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01 Sede di Chiasso 02 Sede di Bellinzona 03 Sede di Locarno
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senza sui quotidiani ticinesi, presentando i nostri fondi BASE, il cui comparto obbligazionario si è potuto fregiare del riconoscimento “Alto rendimento da parte del Sole 24 ore per il secondo anno di fila, oltre ad altri premi quali il il Lipper Fund Awards 2015 Winner Switzerland e le 5 stelle di Morningstar». La qualità della consulenza alla clientela è giustamente ritenuta una delle carte vincenti intorno a cui si giocherà il futuro di una Banca. In che modo vi state preparando per affrontare questa crescita di professionalizzazione e di competenze offerte? CHIASSO: «Il quadro normativo con i vari paesi, lo scambio di informazioni, l’introduzione della MIFID 2 i mercati sempre più complessi ci obbligano a un continuo aggiornamento. La preparazione del personale deve migliorare costantemente. Il private banker è diventato il punto di riferimento per molti clienti. Veniamo chiamati a risolvere anche problematiche non strettamente legate alla banca. È importante perciò avere delle strutture di supporto della massima competenza e professionalità per poterci appoggiare in caso di necessità. La banca del Sempione ha imboccato con saggezza questa strada».
BELLINZONA: «Il nostro Istituto si sta adoperando per offrire un servizio sempre all’avanguardia nel pieno rispetto delle nuove e severe restrizioni di natura fiscale e regolamentare sia a livello locale che internazionale. Grazie ad una formazione continua del nostro organico come pure a nuovi innesti di personale qualificato mirati ad ampliare e migliorare la qualità del nostro servizio (es. nuovo team dei mandati di gestione, nuovo servizio dedicato alle piccole e medie imprese) Banca del Sempione è pronta ad affrontare le future sfide in un contesto più competitivo ed esigente rispetto al recente passato. Grazie ad un business model assai snello e performante, Banca del Sempione è in grado di soddisfare le più disparate esigenze della clientela che ricerca della soluzione tipiche del Private Banking. La cura del dettaglio, la nostra vicinanza territoriale e culturale e un’attività basata sul buonsenso ci rendono un interlocutore ideale per quella clientela che vuole essere ascoltata e che ricerca risposte rapide e soluzioni efficaci».
trattivo ambiente di lavoro al personale. Da noi il cliente è al centro della massima attenzione e per questo motivo la qualità del servizio e della consulenza sono i pilastri sui quali ci basiamo nei rapporti con la nostra clientela. I recenti mutamenti delle regole fiscali internazionali hanno inciso notevolmente sul modo di operare nel settore bancario svizzero e con un lavoro serio di preparazione Banca Sempione ha deciso di affrontare con vigore le nuove sfide dettate dal nuovo paradigma. Ci si è adeguati alle mutate necessità in ambito di competenze e regolamenti di compliance. La Banca ha allargato le proprie attività di Private Banking, oltre al modello di gestione patrimoniale classico, guardando a tutti i fabbisogni del cliente, della sua cerchia famigliare e, laddove richiesto, anche alla sua impresa».
LOCARNO: «Banca del Sempione è da sempre molto vicina al territorio ticinese. Presso la succursale di Locarno sono stati eseguiti importanti lavori di restyling dei locali interni, con l’intenzione di offrire moderni spazi alla clientela rispettosi delle moderne esigenze, offrendo un simpatico ed atTICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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FINANZA / PREZZI
In- o deflazione: cosa più temibile? È SEMPRE DIFFICILE SPIEGARE AL CONSUMATORE MEDIO PERCHÉ PREZZI (LEGGERMENTE) IN AUMENTO SIANO UN FATTO POSITIVO. IN REALTÀ, TALE SCETTICISMO NON È POI TROPPO FUORI LUOGO. DI EDOARDO BERETTA
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he le epoche economiche siano significativamente cambiate si può illustrare anche nel modo seguente: se decenni addietro si registravano talvolta ancora tassi di crescita negativi dei prezzi (cfr. “deflazione benigna” negli USA nella seconda metà del 19esimo secolo con decrementi annui dei prezzi del 2,9% e tassi di crescita reali del PIL del 4,6%) − principalmente, imputabili al progresso tecnologico con i suoi minori costi di produzione −, negli anni ‘70 e ‘80 è stata l’inflazione a farla da “padrona”. Al contrario, recentemente, il tendenziale regresso dei prezzi al consumo ha allertato banchieri centrali ed economisti di molti Paesi dell’Eurozona (e non solo), vedendovi i presupposti per una spirale recessiva. Per quanto antitetici fra di loro possano apparire i tre scenari menzionati, essi sono caratterizzati comunque dall’interesse di lunga data sia individuale sia sociale verso l’andamento dei prezzi, cioè la principale misura alla base di ciascun sistema economico. Con un buon grado di approssimazione, la teoria generale individua che un livello dei prezzi leggermente al rialzo − si pensi soltanto all’obiettivo statutario della BCE di mantenimento degli stessi intorno ad una crescita annua pari all’1,9% (below, but close to, 2% − sia indice di espansione economica in base al presupposto, per cui il settore produttivo “fiuterebbe” la ripresa congiunturale (e le maggiori disponibilità finanziarie derivanti) e si appresterebbe all’innalzamento dei prezzi seguendo un ormai ben noto “copione” economico. Al con-
Francia Germania Italia Regno Unito Svizzera USA
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1996 2,1 1,8 1,2 1,4 4,0 1,0 2,5 3,9 1,2 2,9
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trario, deflazione è spesso associata non soltanto ad un calo generalizzato dei prezzi, ma anche delle risorse economiche individuali. Se tali nessi causali presentano basi di verità, è fuor di dubbio che l’attuale “inflazione” differisca in modo sostanziale da quella, che ancora fino a qualche tempo fa si palesava perlopiù sui soli mercati dei beni primari, delle materie prime etc. La sensazione attuale è, invece, che la “vera” inflazione, cioè quella a carattere “finanziario-monetario”, non sia solo ed esclusivamente rilevabile attraverso i consueti indici dei prezzi al consumo (IPC) in quanto essa tende a ricadere anche su altri mercati quali quello dei titoli, delle valute, immobiliare ed in tutte le relative ramificazioni. Per “ironia” del caso l’inflazione sembra essere ora tornata al suo significato originario (cfr. latino inflare ossia “gonfiarsi”), cioè a simboleggiare non solo l’incremento del livello dei prezzi, ma anche la sua causa determinata dall’espansione sovra-proporzionale dei valori finanziario-monetari rispetto a quelli reali. Se si conviene sul fatto che gli IPC rilevino l’andamento prezziario di beni e servizi con forti limitazioni (oltre che con semplificazioni tipiche dell’utilizzo di medie ponderate), si può allora concordare che l’auspicio “senza se e senza ma” della crescita dei prezzi al consumo non debba necessariamente essere giusto. Il rischio all’orizzonte sarebbe quello di caldeggiare incrementi laddove persino sconsigliabili senza avvedersi dei “veri” rischi inflattivi all’interno del panorama finanziario.
Tassi d’in- e deflazione e variazione della spesa finale di consumo (1996-2016), in % 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 0,7 1,8 1,9 2,3 1,9 3,2 1,7 2,2 0,6 0,3 2,4 2,9 2,0 1,8 2,0 0,5 1,6 0,2 0,6 1,4 1,4 1,8 1,8 2,8 1,1 2,1 0,8 0,4 1,4 1,9 -0,2 0,1 1,4 1,3 1,1 0,8 0,8 1,9 2,6 2,6 2,3 2,2 3,5 1,6 3,3 0,2 -0,1 2,7 2,3 0,7 1,2 1,2 -0,5 1,0 -3,7 1,6 0,8 1,3 1,3 2,3 3,6 3,3 2,8 1,5 0,7 3,9 4,9 3,9 3,3 1,9 -0,2 0,9 1,5 1,0 2,4 0,6 -0,7 0,0 -0,5 2,0 2,2 0,2 1,4 1,3 0,6 1,4 2,5 2,3 2,7 3,2 4,4 2,4 2,1 1,3 -0,2 1,8 2,8 3,4 2,6 0,2 1,6 1,7 -
IPC CF IPC CF IPC CF IPC CF IPC CF IPC CF
FINANZA / PREZZI
Osservando con la massima “leggerezza” i dati statistici, è comunque possibile notare come la crescita dei consumi finali (CF) sia talvolta meno “performante” pur in presenza di rialzi dei prezzi – ad esempio, la congiuntura economica non può certo essere trascurata. Come ovvio, le spese di consumo, che rappresentano la principale variabile di contributo al PIL, sono in-
terconnesse ad una miriade di fattori poco “ponderabili” quali a prospettive reddituali, di stabilità politica o soddisfazione personale − tutti elementi poco contemperati nelle previsioni economiche. Ecco perché rialzi dei prezzi − oggigiorno come, probabilmente, ancor più in futuro − non si possono più proporre sempre e solo in forma positiva. È, infatti, possibile che i con-
sumi finali siano “stimolati” proprio da ritmi di crescita dei prezzi più lenti (cfr. caselle verdi), mentre altre volte ne risultino frenati laddove vi siano rincari generalizzati (cfr. caselle rosse). Probabile è, però, che la difficoltà, con cui già oggi si riesce a “veicolare” al consumatore medio perché prezzi in crescita debbano essere percepiti con favore, non potrà altro che peggiorare, se i policymaker europei – infatti, la Fed americana presenta anche il mandato di stabilizzazione economica, cioè di salvaguardia di crescita ed occupazione –continueranno a perseguire tale obiettivo in forma totalizzante.
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GASTRONOMIA / RICONOSCIMENTO UNESCO
Grandi vini, PATRIMONIO DELL’UMANITÀ DI MARTA LENZI REPETTO
SORSI E SCENARI DI CULTURA: VINO, BIRRA, PRATICHE E PAESAGGI VITIVINICOLI, TRADIZIONI, UN MOSAICO DI VALORI UNIVERSALI RICONOSCIUTI COME PATRIMONIO DELL’UMANITÀ GRAZIE AL RISULTATO DELL’AZIONE COMBINATA TRA UOMO E NATURA.
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osa c’è di più bello di una passeggiata tra i vigneti nelle prime settimane d’autunno? Un’esperienza di colori e profumi che ci fa riflettere. Al vino pensiamo quotidianamente, alla vigna e al suo territorio un po’meno senza renderci conto del costante lavoro che necessita tutto l’anno. Il vino e l’arte della viticoltura sono messaggeri di storia, cultura e tradizioni dei territori di produzione. Vino e paesaggio potrebbero sembrare due elementi distinti e diversi tra loro. In realtà essi interagiscono profondamente, e lo fanno in un modo in cui ognuno è costruttore vicendevole dell’altro. Guardiani di territori viticoli di incomparabile bellezza, in particolare nella viticoltura eroica di forte pendenza o di montagna, a volte in condizioni estreme, i vignaioli hanno per
secoli tramandato la cultura della gestione del vigneto. Affascinanti e precisi riti contadini fatti di abilità e sapienza hanno contribuito fortemente a disegnare il paesaggio, modificando la naturale morfologia del territorio, a volte adattandosi ad essa, allo scopo di sfruttare al meglio le sue risorse per produrre vino e creare paesaggi unici al mondo. Basti pensare alle Langhe, alla Francia, al Canton Vaud e altri luoghi che oggi rappresentano un valore universale per tutti noi. Il vino quindi è da gustare anche con gli occhi, ma non solo per analizzarne il colore secondo le regole dei sommeliers, ma per scoprire tutti i paesaggi e le tradizioni che lo rendono unico. Tra i monti del Caucaso e il mar Nero si trova la culla della viticoltura mondiale: la Georgia. È probabilmente il primo territorio al mondo in cui la vite
Tipico paesaggio della Bourgogne
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si è sviluppata e addomesticata dando vita così agli albori della vinificazione, fin dal periodo neolitico e ben prima dell’epoca romana. Un mondo affascinante, ricco di profumi e storia, nel quale recitano un ruolo di primo piano i qvevri, tradizionali otri di argilla cotta di forma ovoidale che custodiscono i vini, prodotti con metodi di vinificazione differenti. Nel 2013 questo metodo è stato iscritto nella lista Unesco del Patrimonio Immateriale dell’Umanità proprio per la sua tipicità e per il suo strettissimo legame con la cultura rurale georgiana tanto che si conta che circa un milione di famiglie abbia un qvevri e circa centomila di queste continuino ad utilizzarlo per produrre vino per uso personale. Non è raro trovare esemplari di oltre due secoli ancora in uso. Costruiti in terracotta, con una capacità media di ca. 1000 litri, non sono smaltati ma vengono ricoperti all’interno da un sottile strato di cera d’api al fine di limitare l’evaporazione e lo scambio con l’ambiente esterno. Dopo essere stati avvolti esternamente con uno strato di calce, sono interrati in ambienti coperti. Questa pratica garantisce il mantenimento della temperatura sia in fase di fermentazione che in fase di maturazione e affinamento.
GASTRONOMIA / RICONOSCIMENTO UNESCO
Cantina ad Ay, Association Paysages du Champagne, 2005
Riconoscimenti per qualità culturali, storiche e paesaggistiche, ancor prima che produttive, sono stati attribuiti dall’Unesco nel 2015 a due delle più celebri regioni vinicole d’Oltralpe, la Champagne e la Bourgogne, che vanno ad affiancare Bordeaux e Saint-Emilion, Patrimoni universali dal 2007. Un premio all’unicità dei terroir, in virtù del valore eccezionale e al paesaggio organicamente evoluto, merito di una storia secolare e di una cultura vinicola famose in tutto il mondo. Tutti conosciamo la figura di Dom Perignon, il monaco benedettino che per oltre quarant’anni, a cavallo tra Seicento e Settecento, in qualità di cellario dell’abbazia di Saint-Pierre d’Hautvillers si è occu-
pato di vigne, torchi e cantine: a lui è attribuita la selezione delle uve migliori di pinot noir, l’affinamento delle tecniche di cantina e la scoperta della presa di spuma, il primo utilizzo dei tappi in sughero e le prime riflessioni sulla rifermentazione in bottiglia. Impariamo a conoscere anche la rete di vigneti e cantine, il caratteristico profilo dei coteaux, i pendii collinari coltivati a vite, e le storiche cave di Saint-Nicaise a Reims, da secoli destinate alla conservazione delle bottiglie. Non semplicemente un paesaggio viticolo, bensì una tecnica di produzione, lavorazione e commercializzazione originale, nata nel XVIII secolo e tuttora attiva, che ha profondamente trasformato il territorio, i paesaggi rurali e urbani, dando origine al vino champagne. Per la Bourgogne il riconoscimento dell’Unesco pone l’accento sulla specifica identità conferita al vino dalla somma di elementi naturali e culturali, dal clima alla qualità del terreno, dalla lavorazione in vigna alla tecnica di cantina, che garantisce il persistere di una viticoltura microparcellizzata fatta di piccoli domains, vanto dei produttori borgognoni. Un ulteriore insieme di paesaggi e luoghi unici, portatori di storia, cultura e savoir-faire, poi perfettamente sintetizzati dal vino omonimo. Ancora una volta non un prodotto, quindi non il celebre vino francese, ma il suo terroir è divenuto Patrimonio universale.
Cosa ne dite di assaggiare un vino che nasce dalla roccia basaltica? Spostiamoci allora sull’isola di Pico in Portogallo. Qui la coltivazione della vigna è iniziata alla fine del XV secolo, con i primi insediamenti nel territorio. Grazie al terreno vulcanico, ricco di nutrienti, al microclima secco e caldo dei pendii riparati dal vento da muri di pietra aspra e scura, e riscaldata dai raggi del sole, le viti, del vitigno verdelho, hanno trovato qui condizioni straordinarie per maturare. Sembra strano che possa venir fuori un vino amabile da un tale suolo, eppure, in passato, questo vino andava direttamente sulla tavola degli zar di Russia. Questi terreni e il loro paesaggio, ri-
Fête des Vignerons, Confrérie des vignerons, 1999
sultato della lava e di pratiche di coltivazione ancestrali, sono stati classificatati nel 2004 come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. L’unicità di un prodotto frutto di secoli di storia in un’altra splendida isola, con un terreno aspro e scosceso di difficile gestione, ha permesso che una pratica agricola venisse iscritta per la prima volta nella lista Unesco nel 2014: è la coltivazione tradizionale dello Zibibbo di Pantelleria. La sua storia si intreccia con quella di un’isola che ha visto l’arrivo di civiltà e culture diverse. Fin dall’arrivo a Pantelleria per opera dei Fenici, il vitigno Zibibbo fu piantato sull’isola, dando il via a una delle produzioni vitivinicole più antiche d’Italia. Sull’isola sopravvivono ancora oggi i
Pantelleria, Graziella Pavia, 2010 TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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GASTRONOMIA / RICONOSCIMENTO UNESCO Caratteristica cantina in Bourgogne
terrazzamenti di origine araba sui quali fu storicamente piantata la vite, una caratteristica distintiva della produzione pantesca che si è adattata all’ambiente unico del territorio. Per proteggere il vitigno dai forti venti costieri, lo Zibibbo viene coltivato ad alberello molto basso, gobelet, poggiato in una conca in modo che la vegetazione tocchi praticamente il terreno e formi una barriera a venti e salsedine. I produttori lavorano ancora oggi tutto a mano, talvolta ricorrendo ad attrezzi da traino e muli. Anche qui la produzione di Zibibbo è cresciuta tra le ostilità di un terreno isolare secco e le opportunità che lo stesso offre: la sua porosità, dovuta in larga parte alla sua natura vulcanica, assorbe l’umidità della notte per poi rilasciarla alla pianta. Una lunga tradizione caratterizza anche la produzione di birra in Belgio. Il Paese delle Fiandre è conosciuto in tutto il mondo per la sua vasta gamma di birre, prodotte in quasi ogni città e villaggio, in base ad un tradizione che risale al Medioevo, quando a produrla erano principalmente monaci. Oggi solo pochi monasteri producono ancora le autentiche birre trappiste dove
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l’intero processo produttivo deve svolgersi sotto il controllo diretto della comunità monastica e i ricavi delle vendite devono essere utilizzati dall’Ordine per perseguire atti caritatevoli, ma la varietà della produzione belga e l’intensità di questa cultura è comunque ineguagliabile. Altri Paesi producono birra, ma proprio l’estrema ricchezza e diversità di questa cultura in Belgio ha fatto sì che l’Unesco abbia deciso nel 2016 di includerla nella lista del Patrimonio immateriale dell’Umanità, riconoscendola come parte integrante della vita quotidiana. In un boccale, quindi, si ritrovano le tradizioni ereditate dagli antenati birrai, tuttora praticate, grazie alla trasmissione di generazione in generazione. Tornando al vino e alle sue tradizioni, ci riavviciniamo alla nostra Svizzera, con uno dei migliori esempi di interazione esistenti fra Patrimonio universale materiale e immateriale. Siamo nel Canton Vaud dove si è valorizzato al meglio il legame fra i territori viticoli come i vigneti del Lavaux da una parte, entrati nel Patrimonio mondiale dell’Unesco nel 2007 e le tradizioni popolari come la Fête des Vignerons dall’altra, inserita nel Patrimonio immateriale nel 2016, esempio di gran-
de manifestazione popolare che aggrega arti dello spettacolo e pratiche sociali secolari. Entrambi incarnano perfettamente le idee di trasferimento e dialogo fra generazioni, ma anche quelle di rispetto della tradizione e di innovazione. I vigneti del Lavaux si specchiano nelle acque del Lemano, di fronte ad un maestoso paesaggio alpino, costeggiando il lago per 20 Km tra Losanna e Vevey con terrazze sostenute da muri di pietra che ne disegnano i contorni, assieme a centinaia di scalinate e sentieri. Risultato ottenuto dalla mano dell’uomo che dal Medioevo ha portato avanti con grande armonia l’opera avviata milioni di anni prima dalla natura. È questo il carattere eccezionale riconosciuto dall’Unesco, un luogo che ha potuto resistere per secoli alla pressione urbana e si è tramandato praticamente intatto fino a noi. “Un paesaggio culturale che coniuga l’essere umano con la natura esprimendo un lungo ed intimo rapporto tra la popolazione e il suo territorio”: con questa motivazione la regione del Lavaux è stata quindi inserita tra i Patrimoni mondiali dell’umanità, non come sito naturale, ma come paesaggio culturale, realizzato proprio dall’uomo. La Fête des Vignerons si è sviluppata nel corso dei secoli in stretta interazione con la vicina regione vinicola ed è organizzata ogni vent’anni dalla Confraternita dei vignaioli, una società che da più di tre secoli promuove la perfezione nella coltivazione delle viti. La prossima edizione si terrà nell’estate 2019 con l’allestimento affidato al ticinese Daniele Finzi Pasca. A questo punto non ci resta che aspettare ancora due anni: come raccontano i viticoltori del Lavaux, tra i tre soli che riscaldano la vigna, il sole del cielo, di cui beneficiano i pendii più ripidi, il sole del lago, che funge da specchio e il sole immagazzinato dai muri di pietra, vivremo un’esperienza emozionante con l’energia unica dello spettacolo di Finzi Pasca! E la nostra pazienza sarà premiata!
Energia positiva in un luogo PRIVILEGIATO
SITUATO IN UNA POSIZIONE INCANTEVOLE, CHE VANTA OLTRE 2500 ORE DI ESPOSIZIONE SOLARE ALL’ANNO, SORGE, GRAZIE ALLA LUNGIMIRANZA DELL’IMPRENDITORE SILVIO TARCHINI, IL RESORT COLLINA D’ORO CHE, APERTO DAL MARZO 2013, SI È SVILUPPATO ATTRAVERSO UN COMPLETO RESTAURO DEL VECCHIO SANATORIO ATTIVO FINO AGLI INIZI DEGLI ANNI ‘60 DEL SECOLO SCORSO. DI GIACOMO NEWLIN
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TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
L’
hotel, situato a pochi minuti dal centro di Lugano, è circondato da un paesaggio naturale unico che offre una meravigliosa vista panoramica sul lago e le Alpi. In questa suggestiva cornice la struttura offre: 16 camere doppie e 30 suites arredate con stile e con materiali ricercati, un ristorante, un moderno Centro SPA & Fitness, con palestra, sauna, bagno turco, cascata di ghiaccio, doccia emozionale, percorso Kneipp, piscina interna ed
esterna, oltre a numerose sale per diversi trattamenti, massaggi, cure estetiche, ossigenoterapia, radiofrequenza, idroterapia e fanghi. Tra l’altro nel complesso vi sono 12 appartamenti di lusso arredati che usufruiscono dei servizi alberghieri e altri 31 appartamenti in vendita o in affitto. Completano la struttura due moderne sale meeting con attrezzature tecnologiche di alta qualità, ideali per l’organizzazione di conferenze e riunioni aziendali. Varcando la porta d’ingresso del Resort si è accolti dal
GASTRONOMIA / RESORT COLLINA D’ORO AD AGRA
sorriso di chi è alla ricezione e dal direttore Giacomo Bianchi, un entusiasta della sua professione a contatto con una clientela eterogenea composta prevalentemente da confederati ed europei e nel periodo estivo anche da clienti provenienti dai Paesi del Golfo. Più in avanti nell’ampio corridoio si incontra un’importante e significativa scultura, opera del noto artista Pedro Pedrazzini in cui sono ben visibili delle figure femminili, che oltre ad evocare un movimento rotativo, ricordano l’incontro armonioso tra persone, corpi sognanti che si muovano esenti da gravità e che circolano per esprimere una leggerezza, nonostante la materia pesante con la quale sono state realizzate. Di certo di buon auspicio per chi si reca nell’attiguo ristorante che può avvalersi, quando il tempo lo permette, dell’ampia terrazza dove gli occhi spaziano su un verde rassicurante e ritemprante. Accogliente e raffinato, è aperto anche alla clientela esterna, e propone piatti ispirati ad una cucina mediterranea leggera e ricercata, ma con un occhio attento anche a preparazioni della cucina classica. Non mancano durante l’anno le rassegne gastronomiche stagionali: pesce di lago, asparagi, tartufi e porcini, selvaggina e grigliate d’estate. Il giovane chef Gabriele Migliorati, 32 anni, prima di approdare al Resort ha fatto tesoro di esperienze importanti, sia in Svizzera sia all’estero ed ora dà la sua impronta con preparazioni dall’estro creativo che tuttavia non stravolgono quelle che sono le basi della cucina tradizionale.
Un esempio significativo è il suo risotto alla carbonara, emerso dalla sua passione per i risotti. C’è da dire che i prodotti che utilizza sono possibilmente del territorio, inoltre ha la fortuna di poter cogliere le primizie dell’orto biologico che si trova accanto al Resort: verdure, erbe aromatiche e frutta “a metro zero”! Il ristorante può servire una cinquantina di coperti “à la carte”, mentre per i banchetti si può arrivare fino a 80 coperti, con la brigata di sala capitanata dal maître Ugo Boscia che suggerisce le scelte più appropriate cibo-vino, da una carta non ampia ma ben congegnata così da soddisfare gusti e abbinamenti, e a questo proposito va citato il vino Collina d’Oro prodotto dalla rinomata Cantina Moncucchetto di Lugano con i vitigni Merlot Cabernet Sauvignon e Cabernet franc in esclusiva per il Resort. Ciliegina sulla torta, per momenti di puro relax l’albergo offre la Pool House, "bar estivo" per snack, light lunch e aperitivi presso la piscina esterna.
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GASTRONOMIA / 25° ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL
Il trionfo
della gastronomia
mondiale
GRANDI PROSPETTIVE PER GLI APPASSIONATI GASTRONOMI PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO: IN OCCASIONE DEL SUO 25° ANNIVERSARIO, IL ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL SI SVOLGERÀ SU UN ARCO DI BEN 9 GIORNI. DA VENERDÌ 12 A SABATO 20 GENNAIO 2018, L'EVENTO CULINARIO OFFRIRÀ EVENTI LEGGENDARI ED EMOZIONANTI IN UN AMBIENTE RAFFINATO E RILASSATO. PROTAGONISTI ASSOLUTI DIECI CHEF DI ALTO LIVELLO E GLI INNUMEREVOLI PLURIPREMIATI CHEF DEGLI HOTEL PARTNER DELL’ALTA ENGADINA.
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01 Executive Chef Fabrizio Piantanida Grand Hotel Kronenhof, Pontresina 02 Mathis Food Affairs, Partner Locations 03–04 Reto Mathis
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TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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uò essere reinventato un festival cult? Ovviamente sì, soprattutto se dà più spazio a eventi consolidati e nuovi e, in tal modo, meglio risponde alle esigenze e ai desideri degli ospiti e dei protagonisti, cioè gli chef internazionali provenienti da tutto il mondo. Martin Scherer, presidente del festival, spiega l’ispirazione concettuale dell’evento: «Il St. Moritz Gourmet Festival è sempre stato caratterizzato dalla presenza di eventi eccezionalmente varia. Vorremmo mantenere tutto ciò, ma in un’atmosfera più rilassata e piacevole. Negli ultimi 24 anni sono state create più di 40 modalità di eventi. Questo significava che in una sola settimana gli appassionati di foodies dovevano affrontare alcune scelte piuttosto difficili ma tutte incredibil-
mente deliziose». C’erano inoltre circostanze logistiche che giustificavano la scelta di una nuova data a gennaio nell’interesse dei nostri ospiti del festival. Eventi sportivi e sociali di alto livello come la World Cup di Snow Polo e il White Turf St. Moritz hanno sempre coinciso con la tradizionale collocazione del festival nel calendario degli eventi in Engadina nell’ultima settimana di gennaio, il che ha anche spesso comportato una scarsità di sale alberghiere». L’evento Grand Julius Baer aprirà il festival venerdì sera, nell’ambiente festoso dell’Hotel Kulm di St. Moritz. I primi cinque chef ospiti insieme a cuochi locali provenienti dagli hotel partner, potranno offrire un saggio delle loro abilità culinarie con piatti preparati su dieci “isole gourmet”.
GASTRONOMIA / 25° ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL 02
Durante il resto del festival ci saranno sei serate dedicate ai famosi “Gourmet Dîners”. Questi incontri culinari eccezionali insieme alla più raffinata cucina dei nostri chef ospiti, potranno ora godere di una maggiore flessibilità. Eventi speciali e degustazioni di champagne e vini di prim’ordine rafforzeranno ulteriormente il programma del festival. Queste occasioni ed eventi ufficiali organizzati dagli hotel partner sono tutti sostenuti attivamente da sponsor di lunga data e saranno in grado di sorprendere anche tutti gli appassionati di festival enogastronomici. Martedì sera 16 gennaio 2018, la leggendaria Kitchen Party al Badrutt’s Palace Hotel sarà il nuovo summit meeting al centro del festival. La Grand BMW Gourmet Finale, alla conclusione del festival sabato sera 20 gennaio 2018, al Suvretta House St. Moritz, sarà invece la location dove i cinque cuochi ospiti insieme ai cuochi locali prepareranno un menu molto speciale. I nomi di tutti i dieci chef ospiti invitati all’edizione del 25° anniversario saran-
no annunciati quest’autunno». «Siamo già in attesa di eccellenti chef classificati tra i 50 migliori ristoranti del mondo, - dichiara Reto Mathis - responsabile in qualità di Presidente dell’organizzazione dell’evento per la selezione delle stelle internazionali di cucina».
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GASTRONOMIA / IL CANTUCCIO
IL RIDENTE, DISCOSTO E PICCOLO COMUNE DI ALBAVILLA IN PROVINCIA DI COMO, SITUATO NEL CUORE DELL’ALTA BRIANZA, NEL COSIDDETTO TRIANGOLO LARIANO SUSCITA, IN CHI PERCORRE LE STRADINE DEL NUCLEO VECCHIO PER RAGGIUNGERE “IL CANTUCCIO”, UN SENTIMENTO DI PACE CHE POTREI DEFINIRE AGRESTE. DI GIACOMO NEWLIN
Una bomboniera intima e romantica Lo Chef Mauro Elli
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na pace che si è consolidata dopo le tante vicissitudini belliche che hanno interessato la zona attraverso i secoli fin dall’epoca romana, tant’è vero che ad Albavilla sorgeva a quanto pare la dimora chiamata “Alsium”, del generale romano Virgilio Rufo in cui, sembra, soggiornarono nientemeno che Cicerone, Plinio il Vecchio e il Giovane. Oggi ad Albavilla, nel suo ristorante “Il Cantuccio”, nome che evoca intimità e discrezione, opera lo chef Mauro Elli, persona semplice e affabile che accoglie gli ospiti con il sorriso, lontana mille miglia da quei personaggi mediatici e presuntuosi, che forse stiamo imparando ad evitare cambiando canale. Mauro è un cuoco che dieci anni fa ha ottenuto la stella Michelin, non per dei voli pindarici con i piatti, bensì con una cucina attenta sia alle esigenze della contemporaneità, sia al territorio, una cucina raffinata senza affettazione, i cui sapori estremamente coinvolgenti per il palato, sono quelli della tradizione. La dedizione di Mauro Elli per la sua professione può esse-
GASTRONOMIA / IL CANTUCCIO
re sintetizzata dalla sua affermazione secondo cui “L’ingrediente che non può mancare in cucina è l’amore”. Fortunatamente questa sua attitudine si esprime anche nell’insegnamento, per gli allievi dell’Istituto Alberghiero Gianni Brera di Como e per quelli dello “Ies Hotel Esquela” di Madrid. “Il Cantuccio”, che dispone di 32 coperti tra l’interno ed il “dehors”, si avvale di una brigata di cucina di 6 persone, mentre quella di sala varia tra le 2 e le 5 persone. Mauro Elli, 48 anni, ha la fortuna di avere una straordinaria cuoca pasticciera di nome Anna: sua moglie. Per i suoi piatti, Mauro, più che sulla presentazione si concen-
tra sul sapore perché dice: “Preferisco dare emozioni piuttosto che stupire”. Ebbene la prova del nove dell’affermazione di Mauro l’ho potuta verificare alcuni giorni dopo la meravigliosa cena consumata da lui, perché ho ricordato con grande soddisfazione, non solo i nomi dei piatti assaggiati, ma anche il loro sapore. Cito: Noci di capesante in padella con crema di patate e tartufo nero; Calamaretti rosolati serviti con passata di ceci; Fiori di zucca ripieni di Sairass con pomodorini; Lasagnette al pesto di pinoli con gamberi rossi di Sicilia; Spaghetti alla chitarra Podere Forte con cipollotti e guanciale; Taglio di ricciola con salsa ai limoni di Sorrento; Zuppetta di mandorle con frutti rossi e gelato al pistacchio. Nei periodi giusti dell’anno, Mauro delizia i suoi ospiti con selvaggina, tartufi e funghi. Potrei sperticarmi in elogi e complimenti, il che non è nel mio carattere, mentre l’unica cosa che mi sento di dire è un grazie di cuore per la bella esperienza fatta, anche dal punto di vista del servizio, attento e cordiale. Cosa dire poi della carta dei vini in cui troneggia l’unica etichetta straniera, ossia lo Champagne Brut rosé e Brut première cuvée di Bruno Paillard di Reims, un vino elegante e corposo, per intenditori, mentre le altre 150 etichette provengono da varie regioni italiane, scelte con cura tra le migliori produzioni. Dimenticavo che Mauro Elli quest’anno ha partecipato con successo a Lugano alla rassegna San Pellegrino Sapori Ticino.
RISTORANTE “IL CANTUCCIO” Via Dante Alighieri 32 IT-22031 Albavilla (CO) +39 031 62 87 36 www.mauroelli.com TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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TURISMO / AGENZIA TURISTICA TICINESE
IL TURISMO TICINESE CAMBIA DIREZIONE DI MARCIA E ACCELERA
I ELIA FRAPOLLI, DIRETTORE ATT, COMMENTA IL POSITIVO ANDAMENTO REGISTRATO NEGLI ULTIMI MESI DALLE ATTIVITÀ TURISTICHE NEL CANTONE.
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l settore turistico in Ticino, stando ai dati degli ultimi due anni e dei primi mesi di quest’anno, registra un’inversione di tendenza rispetto ai periodi precedenti e non solo in termini di arrivi e pernottamenti alberghieri. Quali sono a suo giudizio le ragioni di questo positivo andamento? «È stato un buon inizio, per certi versi anche eccezionale con cifre migliori rispetto al 2016, che lo ricordiamo, era stato un anno positivo con un aumento del 4,6% di pernottamenti. Fino a giugno siamo a +8%. E anche le altre strutture ricettive come campeggi e case di vacanza confermano questi dati. La ragioni di questo positivo andamento sono esterne ed interne. Nel primo caso dobbiamo tener conto del fatto che a livello europeo, la paura degli attentati terroristici e la questione della sicurezza ha spostato i flussi di turismo. La Svizzera, oggi, è vista come un luogo sicuro e di qualità. In questo contesto, il Ticino è agevolato perché si trova a sud delle Alpi. La sua posizione esercita una maggiore attrattività rispetto al resto del Paese. Per esempio sui tedeschi, che per tradizione si spostano verso il Mediterraneo: l’incremento nel 2016 è stato del 10,3%».
TURISMO / AGENZIA TURISTICA TICINESE
è uno dei primissimi canali che abbiamo sfruttato e che continueremo a sfruttare. Non solo il sito, ma i social network: fondamentali per il passaparola. Se si ha un prodotto di qualità da offrire, su internet viaggia velocissimo. Ma la qualità dev'essere la premessa. Altrimenti non funziona».
Vi sono tuttavia anche altri fattori che spiegano questo positivo interesse nei confronti del Ticino… «Stiamo raccogliendo i primi frutti del cambiamento strutturale in corso. Gli alberghi hanno investito molto, c'è una nuova generazione che dimostra di crederci. Le stazioni ferroviarie sono state rinnovate. In un certo senso, si è messo in moto un circolo virtuoso. E poi, non dimentichiamolo, è stata aperta AlpTransit che sta avendo dei favorevoli effetti sull’andamento dei flussi turistici tra il sud e il centro Europa. Non a caso le nostre risorse marketing sono state concentrate su AlpTransit. Finora è stato un eccellente biglietto da visita per noi. Dopo l’iniziativa carta Cumulus, è partita l'azione Raiffeisen con sconti dedicati e poi abbiamo dato vita al progetto On Board Concierge Service, un servizio di accoglienza del turista prima ancora che arrivi in Ticino, con steward sul treno disponibili a dare consigli sul soggiorno a chi sia interessato». Senza dimenticare l’importanza di Ticino Ticket… «Infatti. Il biglietto - in vigore dal 1. gennaio 2017 - permette ai turisti che pernottano in un albergo, in un ostello o in un campeggio di muoversi libera-
mente con i mezzi pubblici per tutta la durata del loro soggiorno, beneficiando al contempo di agevolazioni sugli impianti di risalita, le navigazioni e le principali attrattive turistiche. L’iniziativa è nata in concomitanza con l'apertura della nuova galleria di base del San Gottardo per facilitare la mobilità dei visitatori che scelgono il Ticino quale meta di vacanze. Le strutture più visitate finora sono state la Funicolare di Locarno, la Swissminiatur, il lido di Locarno, le isole di Brissago e gli impianti turistici di Cardada. La regione ad aver emesso più biglietti fino ad ora è stata il Locarnese (54%), seguita dal Luganese (39%), dal Bellinzonese (3,7%) e dal Mendrisiotto (3,3%). ». In sintesi, qual è il principale problema aperto cui occorre porre soluzione per evitare di vanificare i buoni risultati sin qui ottenuti? «Bisogna continuare a investire, a tutti i livelli. Gli albergatori che non l'hanno ancora fatto devono cominciare. Le infrastrutture vanno migliorate. Si può fare qualcosa in più anche con gli eventi. Materiale su cui lavorare ce n'è. E poi occorre continuare a lavorare utilizzando tutti i canali di comunicazione che abbiamo a disposizione. Per esempio, internet
L’Agenzia Turistica Ticinese, in collaborazione con l’Ufficio per lo sviluppo economico del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE), ha introdotto una nuova figura professionale: l’Hospitality manager. È possibile avanzare un bilancio di questa iniziativa? Si tratta di un progetto innovativo che rappresenta una prima a livello svizzero. Tra i compiti affidatigli ne spiccano quattro: sensibilizzare gli albergatori sulle possibilità di collaborazione con Ticino Turismo e le strategie di vendita e di comunicazione che caratterizzano i nuovi mercati, coordinare la formazione continua degli albergatori e promuovere le modalità di accesso ai crediti per il rinnovo degli alberghi. Gli alberghi sono l’asse portante del settore turistico. In Ticino vi sono operatori che brillano per eccellenza, mentre altri faticano a stare al passo coi tempi perché sono rimasti ancorati a un modo di fare turismo degli anni ’80, che a suo tempo ha fatto la fortuna del settore ma che oggi non è più attuale. Occorre rafforzare aspetti quali la gestione aziendale e il posizionamento chiaro sul mercato. La figura dell’Hospitality manager è stata istituita per raggiungere questi obiettivi, e i risultati di questi primi mesi sono assolutamente positivi. In questo momento vedo una voglia crescente di innovare e di investire nel settore turistico ticinese e questo è l’aspetto davvero entusiasmante che occorre valorizzare e rendere duraturo».
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TURISMO / OTR
IL TURISMO CRESCE SUL TERRITORIO HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:
FABIO BONETTI Direttore Delegato OTR Lago Maggiore e Valli
Q
uali elementi autorizzano a pensare che ci troviamo di fronte ad un punto di svolta nelle prospettive del turismo ticinese? BONETTI: «Siamo coscienti che i dati debbano essere contestualizzati e non possano rappresentare, da soli, l’unico indicatore dello stato di salute del turismo della nostra regione e di tutto il Cantone, ma ritengo che si possa accennare ad un cauto e ponderato ottimismo. Atteggiamento giustificato da un lato da un dato di fatto: la rinnovata stabilità del contesto economico e finanziario, che ha permesso al turista svizzero ed estero di prendere nuovamente la via verso la nostra regione e a numerosi proprietari di strutture ricettive di investire per aumentare la competitività e l’appeal della propria offerta. In questo senso, ha giocato un ruolo non indifferente anche la percezione della Svizzera dentro e fuori i propri confini; un Paese che offre un bene intangibile quanto determinante, anche quando si tratta di trascorrervi
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FABRIZIO BARUDONI Vicedirettore OTR Bellinzonese e Alto Ticino
NADIA LUPI Direttore OTR Mendrisiotto e Basso Ceresio
le vacanze: la sicurezza. Detto ciò, il segno positivo va anche a confermare non solo un contesto economico globale rinvigorito, ma anche scelte strategiche adottate negli anni passati. Gradite conferme, su cui si è lavorato con cognizione di causa negli ultimi anni, giungono se andiamo a verificare la provenienza dei nostri ospiti: nel 2016 gli Svizzeri – nostro principale bacino d’utenza – sono aumentati del 5.23%. La nuova Legge sul Turismo nel 2015, che ha definito nuovi compiti e competenze per le quattro Organizzazioni turistiche regionali (OTR) – tra cui la commercializzazione e la promozione turistica per la propria regione – ci ha quindi permesso di essere maggiormente incisivi sui nostri mercati di riferimento, creando delle attività marketing condivise con i nostri partner del settore attivi sul territorio. Non dimentichiamo che la natura del turismo nella nostra regione è molteplice: ai pernottamenti in strutture ricettive si aggiungono le residenze secondarie di proprietà e in affitto, con oltre 15.000 oggetti in tutta l’area della nostra Organizzazione (per un
totale di oltre 50’000 letti). Ciò a dimostrazione che la regione piace. Piace come meta di vacanze e anche come luogo privilegiato che molti ospiti scelgono per trascorrere buona parte del loro tempo libero». BARUDONI: «I motivi sono come sempre diversi e legati a vari fattori. Il grande battage che è stato fatto attorno all’apertura della NEAT ha contribuito a parlare del Ticino dando un’importante visibilità, e la campagna marketing fatta in vista dell’apertura ha sicuramento rafforzato il messaggio e dato i suoi frutti. Dopo l’apertura è poi in costante crescita il numero di coloro che vogliono fare il viaggio verso il Ticino attraverso la nuova galleria. Ci sono poi altri aspetti come il nuovo prodotto Ticino Ticket, l’azione Raiffeisen e non da ultimo l’attrattività e la validità delle offerte che la nostra regione propone ai turisti».
TURISMO / OTR
Su quali progetti chiave sviluppati dalle Organizzazioni Turistiche Regionali Ticinesi (OTR) sarà necessario misurarsi nel corso dei prossimi anni?
pre per quanto riguarda la ricettività ci attiveremo anche nel campo dei rustici con l’obiettivo di potenziare l’offerta degli oggetti da affittare avendo una buona copertura sul territorio».
BONETTI: «I bisogni del turista sono in costante evoluzione. E se tutto corre veloce, il web è senz’altro una delle realtà a mutare più rapidamente. I clienti non solo si dimostrano sempre più esigenti ma con più frequenza condividono e commentano la loro esperienza turistica sul web e nei social network. Diventa quindi sempre più importante offrire un servizio di qualità sapendo gestire con efficacia la propria immagine e la propria reputazione sul web. Sull’online siamo quindi particolarmente presenti, sia come creazione di contenuto ed esperienze sia come promozione di attività pensate per sostenere e formare gli albergatori della regione. Oltre allo sviluppo costante dei pilastri del nostro turismo – legati a tutto quanto ruota attorno al territorio, allo sport e al benessere in generale, alle famiglie e agli eventi – stiamo creando una nuova e solida offerta per quanto concerne i percorsi di Mountain Bike nella regione. Non dimentichiamo poi l’importanza dei campeggi, per cui la nostra regione rappresenta il polo principale a livello cantonale».
Allargando l’angolo visuale quali sono le prospettive del turismo ticinese nei confronti di un contesto interregionale, nazionale e internazionale?
BARUDONI: «Da parte nostra continueremo a lavorare sui vari cavalli di battaglia quali i castelli di Bellinzona, patrimonio UNESCO, la bellezza del paesaggio, gli aspetti naturalistici, l’offerta escursionistica e quella gastronomica. È nostra intenzione ampliare il progetto dei percorsi Mountain Bike aumentando il numero degli stessi diversificandoli il più possibile in modo che siano accessibili ad un ampio pubblico. Inoltre sarà importante poter disporre sul territorio di strutture ricettive adatte a ricevere i bikers in modo da generare anche delle ricadute economiche. Sem-
BONETTI: «Viste le innumerevoli possibilità di scelta date dai competitor sia sul piano nazionale sia al di fuori dei confini svizzeri, è essenziale mantenere un posizionamento chiaro, riconoscibile e di qualità per acquisire credibilità e portare alla fidelizzazione della clientela. Per quanto concerne il Ticino, è chiaro che la collaborazione tra OTR e ATT è importante, poiché l’offerta turistica per il cliente non ha confini regionali visibili. Infatti promuoviamo attivamente anche le attrattive del resto del Cantone. Alla base dello sviluppo del prodotto, pilastro della nostra offerta turistica, vi è però il rapporto diretto tra la nostra Organizzazione e il territorio. Rapporto produttivo sotto vari punti di vista (non da ultimo anche nell’ambito della collaborazione con i Masterplan, progetti di sviluppo territoriale per le aree periferiche), che non potrebbe essere tale con una gestione centralizzata a livello cantonale». BARUDONI: «Le prospettive sono sicuramente buone visto il momento di positività che il settore sta attraversando dopo anni dove il turismo era costantemente in difficoltà. Sarà quindi importante sfruttare nel miglior modo possibile questa ondata di ottimismo e seminare per il futuro. La ricetta è la solita: un buon “piatt da bòna cera”. Quindi accogliere nel miglior modo i turisti, fornire una buona assistenza, valorizzare le nostre bellezze, fare in modo che tornino a casa con un bel ricordo e la voglia di ritornare. A livel-
lo internazionale possiamo poi offrire una stabilità e una sicurezza che in questi periodi vengono sempre maggiormente apprezzati». Infine, quali sono le aree problematiche da affrontare per dare ulteriore impulso al turismo ticinese? BONETTI: «La collaborazione, la condivisione e il coordinamento con le altre Organizzazioni turistiche regionali, l’Agenzia Turistica Ticinese, le istituzioni e i privati sono presupposti indispensabili per rafforzare la nostra offerta turistica, per agire sull’offerta e sulla sua promozione, sulla varietà e la qualità di quanto viene proposto a chi giunge in visita nella nostra regione». Barudoni: «Uno dei problemi è di certo quello relativo la mobilità e la viabilità che a causa del costante incremento del traffico è in costante aumento e non rappresenta un gran bel biglietto da visita oltre che a generare un malumore generale tra gli ospiti e la popolazione locale. Poi, non è un problema ma un “cantiere aperto”, quello di Ticino Ticket; sarà dunque molto importante far sì che non si perda nuovamente per strada un progetto che sta riscuotendo un grande successo oltre che fungere da veicolo promozionale per l’intero settore». NADIA LUPI: «Nel corso degli ultimi anni, non solo gli ultimi due, nel nostro Cantone sono stati fatti importanti investimenti in ambito turistico per creare nuove offerte che contribuiscono a sollecitare l’attenzione dei turisti nei confronti del Ticino e a rafforzare l’immagine di una destinazione turistica al passo con i tempi. Anche il settore degli alloggi, in particolare il settore alberghiero, è da tempo coinvolto in un processo di rinnovo e di ristrutturazione dei processi di lavoro che sicuramente contribuisce ad un miglioramento dei risultati. Questo sviluppo costante dell’offerta, con una particoTICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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lare attenzione all’esperienza che proponiamo al turista, ritengo sia assolutamente indispensabile per restare al passo con i tempi, per ambire ad essere inseriti nella lista dei luoghi “da scegliere” ed é quindi assolutamente necessario proseguire in questa direzione anche nel corso degli anni a venire. Di lavoro per migliorare l’accoglienza ve ne è oggettivamente infatti ancora molto da fare, in parte perché conosciamo i nostri punti deboli e sappiamo che dobbiamo lavorarci, in parte perché credo che questo “cantiere” non debba essere mai dismesso. Se ambiamo alla notorietà ed ai risultati positivi, dobbiamo essere critici e proattivi e quindi continuare a costruire un’offerta di qualità, senza lasciarci distrarre dai risultati, positivi o negativi, che arrivano a corto termine e che possono essere fortemente influenzati da fattori che non possiamo influenzare. Si perché purtroppo vi sono una serie di fattori non controllabili, come le flessioni valutarie ed i conflitti interna-
zionali, che influiscono costantemente su tutti i mercati turistici, anche sul nostro e che hanno sicuramente influenzato il nostro risultato degli ultimi anni, prima in maniera negativa, ora in maniera positiva. Penso sia importante ricordarcene per evitare di ritenere che riusciamo a controllare in Ticino un risultato turistico che è sempre più legato a percezioni ed emozioni. Questa è la realtà oggi, gli sforzi di una destinazione sono essenziali, il prodotto turistico al centro, un prodotto che deve risultare percepibile, costruito con consapevolezza, che dà un’immagine positiva e che quindi attrae. Perché questo è quello che possiamo controllare: il prodotto. Ciò detto, il futuro turistico del Ticino è legato a quanto sapremo fare per migliorare il prodotto e quindi l’accoglienza (penso anche al Ticino Ticket ad esempio) ed alle attività di promozione che riusciremo a strutturare utilizzando in particolare le nuove tecnologie, imparando tutti ad utilizzarle meglio».
Ascona, un Polo di successo
Grande successo per Polo Cup Ascona. Giunto alla sua ottava edizione, l’evento più atteso dell’estate ticinese ha accolto 2mila visitatori, con un picco di affluenza nella serata Switzerland meets Great Britain sabato 15 luglio. Ospite d’eccezione di Polo Cup
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Ascona, la Gran Bretagna: il prestigioso torneo asconese ha avuto l’onore di accogliere Mr.Richard Ridout, membro dell’Ordine dell’Impero britannico (MBE) capo Missione per la Svizzera e console generale dell’Ambasciata britannica. L’élite del Polo europeo si è data appuntamento nell’ex aerodromo di Ascona, dove quattro team internazionali, sostenuti da prestigiosi sponsor provenienti da Ticino, Svizzera e Inghilterra, si sono dati battaglia in emozionanti partite ricche di colpi di scena. Il torneo, che si è svolte all’in-
segna del fairplay e senza nessun incidente, si è concluso con la vittoria, a pari merito dei team Bentley Lugano e Andrew Martin & Engel & Völkers, seguiti dal team Styger & Partner Podium Industries, che si è aggiudicato la seconda posizione. Al terzo posto, infine, il team Municipio del Borgo di Ascona - Gioielleria Gerber. Risultati straordinari anche per la partita di charity Kinderstiftung Styger & Partner per finanziare il Collegio Papio di Ascona: sono stati donati ben Fr 21.500.- che sono stati devoluti completamente in beneficenza.
Ticino. Terra di tradizioni e di eventi. events.ticino.ch I nostri suggerimenti per un autunno speciale.
Settembre 2017 31.08 – 03.09.2017 PerBacco! Festa della vendemmia Grape harvest festival Bellinzona 02.09.2017 Triathlon Locarno Locarno 04.09 – 17.10.2017 72° Settimane Musicali di Ascona Festival di musica classica Classic music festival Ascona-Locarno 12.09 – 22.10.2017 Rassegna Autunno Gastronomico Culinary Autumn weeks Lago Maggiore e Valli 22.09 – 24.09.2017 Lugano Bike Emotions Gara di ciclismo Cycling race Carona 22.09 – 24.09.2017 Sagra del Borgo Grape & harvest festival Mendrisio
24.09.2017 Walking Day Ascona-Locarno Locarno 29.09 – 01.10.2017 Festa d’autunno Lugano 30.09 – 01.10.2017 La Meseda Porte aperte negli agriturismi Agritourism Open Doors Tutto il Ticino
Ottobre 2017 01 – 31.10.2017 Rassegna gastronomica del Mendrisiotto e Basso Ceresio Culinary Autumn weeks Mendrisiotto 01.10.2017 Giornata dei Castelli Svizzeri Swiss Casltes Day Bellinzona 07.10 e 14.10.2017 Festa delle Castagne & Sagra dell’autunno Chestnut and autumn festival Ascona
14.10.2017 e 05.11.2017 Festival Internazionale delle Marionette International puppet festival Lugano
18.11 – 25.11.2017 Castellinaria Festival internazionale del film giovane International youth film festival Bellinzona
15.10.2017 Ascona - Locarno Marathon Ascona-Locarno
23.11.2017 – 07.01.2018 Locarno on Ice Pista di ghiaccio, animazione, musica e divertimento in Piazza Grande Ice rink and entertainment at Piazza Grande Locarno
15.10.2017 Sagra della Castagna Chestnut festival Vacallo 20.10 – 22.10.2017 Sapori e saperi Rassegna agroalimentare Agri-food festival Giubiasco
Novembre 2017 10.11 – 12.11.2017 Fiera di San Martino Fiera artigianale con musica, animazione e tipicità Folk festival Mendrisio
24.11.2017 – 07.01.2018 Natale in Piazza Mercatino di Natale e animazioni Christmas markets and entertainment Lugano 25.11.2017 – 07.01.2018 Mendrisio sul ghiaccio Ice rink and entertainment at Piazzale della Valle Mendrisio 26.11.2017 – 06.01.2018 Natale ad Ascona Mercatino di Natale e animazioni Christmas markets and entertainment Ascona
17.11 – 10.12.2017 Rassegna del piatto nostrano della Valle di Muggio Gastronomic weeks Valle di Muggio TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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TURISMO / CLIPBOARD
Marie-Solange's
BY MARIE-SOLANGE LADENIUS I WANT TO START THE FIRST IN A SERIES OF SKETCHES OF MY TRAVELS WITH AN HOMAGE TO LUGANO – THE BEAUTIFUL CITY IN WHICH I HAVE LIVED FOR THE PAST FOUR YEARS.
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ne occasionally hears from long-time residents that Lugano was “better” in the late 1970s and 1980s than it is now. I do not believe that. In addition to its traditional real estate and private banking base, which remain strong, Lugano has more going for it in 2017 than ever before – the Lugano Art e Cultura (LAC), two universities, a growing biotech industry and first class restaurants. For those of us who know it well and are blessed to be able live here year round, it is a jewel that remains to be fully discovered by the rest of the world. Lugano would not be Lugano without its stunning natural beauty and mild climate. The lake, the surrounding mountains, the palm and olive trees and other Mediterranean vegetation are a great source of inspiration for me. They are also a big draw for tourists. Another fantastic draw is our Mediterranean cuisine and more relaxed, Italian approach to life, which together distinguish Lugano from other great Swiss cities. When friends arrive in Lugano from abroad, I first take them for a walk along the lake to Chiesa Santa Maria degli Angioli, to see Bernardino Luini’s Passion and Crucifixion of Christ, which are the finest Renaissance frescoes in Switzerland. One cannot visit Lugano and not see those frescoes. After that, I take them to the
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LAC and then stroll down the via Nassa to visit my favourite shops – before ending up at Ristorante Grand Café al Porto for cappuccino and one of their wonderful pastries. If my daughters are with me, we often get a slice of pizza at the outdoor stand at Gabbani, their favourite destination since the age of four. If I am going out that night, I may squeeze in a quick visit to Luisa, my hairdresser at Lakshmi on the Riva Caccia. The Porto, as locals call it, is a world class coffee bar in the same league as Sant Ambroeus in Milan, Rivoire in Florence, Florian in Venice and Antico Caffè Greco in Rome. Its only serious competitor in Lugano is the new Mauri on via Magatti. Lugano’s café society is usually to be found in either Porto or Mauri, and my day is not complete without a visit to one or the other. If the weather is good – and it usually is – I take my friends on a walk through the beautiful Parco Ciani and along the lake to Cassarate and then up the hill through Castagnola and onto the Sentiero dell’olivo to Gandria. The Gandria walk, as we call it, is very special to me. My family lived in Gandria for 25 years. It is an amazing combiTICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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VIA NASSA “THE SHOPPING AREA” Boutique Farfalla Shuga Boutique Blu Boutique Nassa Donna A&A Luisi BancaStato Boutique Borbonese Boutique Brunello Cucinelli Boutique Hermes Boutique Jil Sander Boutique King Boutique Prada BR&L Hôtellerie
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Bucherer Caffè Piccolo Cartier Coop City Douglas profumeria Ermenegildo Zegna Ermidio Rezzonico Farmacia Nassa Gastrosnack Bernasconi Gübelin Hotel International Au Lac ***
Jean Louis David Kilian Boutique Les Ambassadeurs Louis Vuitton Marionnaud Parfumeries Mersmann Minimoda Moncler Pax Assicurazioni RIHS-Orologi
Rondina Studio 17 Studio dentistico Michelotti e Sandrini Tiziana Fausti Boutique Two Lions Cigars Viva Calzature Watch Center
nation of wonderful architecture, some of it dating back to the Renaissance, and natural beauty – in my experience, unlike any other place on earth. There are some lovely restaurants, such as our friend Peter Artho’s Ristorante Rocabella, with its romantic view of the lake. In the summer, my husband likes to arrange for a boat to take us to dinner across the lake at Cantine di Gandria or the Grotto dei Pescatori Caprino. Morcote is another splendid village on the lake, with charming little shops and restaurants, such as the Ristorante della Posta. It is both fun and rewarding to walk through the village and up the hill to the Chiesa di Santa Maria del Sasso, which dates from the 13th century and has a beautiful baroque interior. For dinner in Lugano, we often find ourselves at Sass Café, where we enjoy their wide selection of Ticinese merlots. If a bit less formal setting is called for, we go to Argentino or Tango on the Piazza Riforma. However, there are many other special restaurants in and around Lugano that merit a visit, including Ristorante al Portone in Cassarate, Bottegone del Vino in Centro, and Grotto Morchino in Pazzallo. I hope this little sketch will remind you of how much Lugano has to offer to both longterm residents and visitors. We are living here at a time when the city has amazing potential for economic growth and development – in biotech, medical technology, fund management and family offices – as well as the resources necessary to raise the city’s profile in the worlds of art and music. There is much to be grateful for, and much to be excited about. The exhibit of Marie-Solange's works on paper opens September 10th at the Jewish Museum in Venice.
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TURISMO / AQUATIS
A LOSANNA il più grande acquario d’acqua dolce d’Europa DI PAOLA CHIERICATI
A SARÀ ACCOLTA CON GRANDE STUPORE LA GRANDE ESPOSIZIONE DI BIODIVERSITÀ ACQUATICA IN EUROPA, CHE DOPO SEI ANNI DI LAVORI, FINALMENTE A FINE SETTEMBRE APRIRÀ I BATTENTI: OLTRE 10MILA GLI ANIMALI PRESENTI, TRA PESCI RETTILI E ANFIBI.
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quatis è il suo nome, acronimo di Acqua Terra Innovazione Scienza, progetto realizzato dallo studio di architettura Richter Dahl Rocha & Associati in più fasi, che riunisce in un solo edificio di 3.500 m2, 32 acquari, 14 terrari e acquaterrari, 20 ecosistemi, 100 rettili e 10.000 pesci provenienti dai continenti Europa, Africa, Asia Oceania e America. La struttura è davvero particolare con le sue forme circolari, quasi organiche e la facciata conta 100mila dischi di alluminio che seguono i soffi del vento. Gli architetti hanno tenuto conto anche degli aspetti funzionali del progetto, immaginando spazi di convivialità in dialogo tra loro e facendo dell’Aquarium-Vivarium un luogo di scambio e mediazione delle conoscenze, adeguato alle diverse tipologie di pubblico. Esposizioni permanenti e temporanee, conferenze, iniziative didattiche per i gruppi e le scolaresche, sono gli strumenti di cui Aquatis dispone per offrire una vetrina agli studiosi e aiutarli a valorizzare la loro ricerca e a trasmetterla ad un pubblico più ampio. Anello di congiunzione tra scienza, natura e pubblico, Aquatis è anche un forum dove studiosi, neofiti, appassionati e semplici curioso potranno confrontarsi, offrendo pure la possibilità di realizzare studi su specie animali e vegetali poco documentate. A questo scopo sono state utilizzate le migliori tecniche di divulgazione scientifica e un
allestimento davvero spettacolare. Si sviluppa all’interno di una scenografia totalmente coinvolgente e interattiva e con l’intervento delle tecnologie digitali, tramite ad esempio proiezioni a grandezza reale, il percorso di visita dei due piani di Aquatis è davvero molto avvincente, popolandosi ad esempio anche di animali virtuali. Il visitatore si trasforma così in un viaggiatore che può addirittura sorvolare la Camargue insieme ai fenicotteri rosa, giocare con le lontre lungo il corso del Rodano e ritrovarsi sulla banchina faccia a faccia con la colonia di pinguini. Aquatis sorge accanto all’omonimo hotel, un tre stelle superior dotato di un Centro Congressi. È strategicamente collocato all’uscita dell’autostrada e al capolinea della metropolitana, sopra ad un parcheggio da 1.200 posti, al centro del biopolo a nord di Losanna, un parco in pieno sviluppo dedicato alle attività scientifiche specializzate sulle scienze della vita e sull’ambiente. Ricordiamo infatti che la metropoli lemanica è stata pioniera nella ricerca sulle scienze della vita e dell’ambiente e nel campo delle energie rinnovabili; conta oggi diversi istituti di ricerca e università di fama internazionale e numerose organizzazioni che operano in favore della conservazione e della gestione della natura, hanno deciso di stabilire qui una loro sede. Sostenitore di un impegno ecocittadino, Aquatis intende sensibilizzare per la preservazione dell’acqua e dell’ambiente. Si tratta infatti di un progetto
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destinato a portare la natura in città, a far conoscere e amare l’acqua e gli ambienti acquatici di acqua dolce per meglio proteggerli. Essendo come dicevamo ubicato strategicamente su un nodo del sistema di trasporti, induce a spostamenti rispettosi dell’ambiente. Inoltre è costruito con materiali che tengono conto delle prestazioni termiche ed è collegato alla rete di teleriscaldamento, la quale si basa sull’incenerimento di rifiuti domestici, permettendo così l’impiego di un’energia rinnovabile a debole emissione di gas serra. È questa ricchezza tra viaggio fantastico di scoperta e approccio scientifico che trasporterà ciascun visitatore nel cuore degli ambienti acquatici del mondo, creando un legame duraturo ed emotivo con l’acqua, fonte di vita del nostro pianeta. Aquatis rappresenta quindi una importante crescita per la città di Losanna già bella di suo e per tutta la Svizzera romanda e si colloca tra le principali attrazioni culturali svizzere. Come ha spiegato il direttore generale Quentin Delohen, «il progetto nasce con il gruppo Boas Swiss Hotels, leader nel settore delle strutture termali e degli alberghi nella Svizzera Romanda e si è evoluto negli anni anche dopo l’acquisto del Vivarium di Losanna che è stato appunto integrato in Aquatis. Per il nostro gruppo rappresenta una grande sfida, poiché in Svizzera non abbiamo strutture analoghe con cui paragonarci e anche in Europa sono davvero rare».
Tutti i numeri di Aquatis Piattaforma
12.000 m2
Camere d'hotel
143
Posti auto nel parcheggio
1.200
Capacità centro congressi
da 50 a 300 posti
Percorso di visita
3.500 m2
Litri di acqua dolce
2 milioni
Aquari/rettilari/terrari
46
Ecosistemi
20
Pesci
10.000
Rettili e anfibi
100
Dischi di alluminio sulla facciata
100.000
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TURISMO / LUNGOLIVIGNO
Ospitalità nel cuore, ma non solo OSPITALITÀ E ACCOGLIENZA NEL DNA DI FAMIGLIA. DA TRE GENERAZIONI, INFATTI, LUNGOLIVIGNO È UNA SOCIETÀ CHE BASA LA SUA RAGION D’ESSERE SULL’ARTE DELL’OSPITALITÀ E SULLA TRADIZIONE. UNA VACANZA CON LUNGOLIVIGNO MIRA INFATTI A SODDISFARE OGNI ESIGENZA: GIOVANI E FAMIGLIE, FASHION ADDICT E SPORTIVI, AMANTI DEL BUON CIBO E DEL RELAX. PER TUTTI C’È UNA PROPOSTA SU MISURA GRAZIE ALLE OFFERTE DEI QUATTRO ALBERGHI DEL GRUPPO.
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ono questi i valori fondanti della famiglia Giacomelli che, nel 1962, ha dato vita all’Hotel Concordia, uno dei primi di Livigno. Oggi Lungolivigno è un brand pensato per vivere la montagna a 360 gradi e che mette al centro di tutte le sue proposte la persona, i suoi valori, le sue attitudini. Una vacanza con Lungolivigno mira infatti a soddisfare ogni esigenza: giovani e famiglie, fashion addict e sportivi, amanti del buon cibo e del relax. Per tutti c’è una proposta su misura grazie alle offerte dei quattro alberghi del gruppo. Si va dall’Hotel Concordia, realtà storica, ma contemporanea nel cuore di Livigno, all’Hotel Lac Salin SPA & Mountain Resort, un’oasi di lusso esclusivo, accanto alle piste da sci; dall’Hotel Parè, un balcone panoramico dalle atmosfere vintage, al Grand Hotel della Posta di Sondrio, dove l’eleganza incontra la tradizione nel cuore della Valtellina. Hotel Lac Salin SPA & Mountain Resort di Livigno C’è un luogo magico, circondato dalle montagne, dove lasciare tutto alle spalle, rigenerandosi nel corpo e nella mente. L’Hotel Lac Salin SPA & Mountain Resort è una vera casa del benessere. Dove fermarsi a riprendere fiato, dove liberare la mente mentre il corpo si fortifica, respirando l’aria pura di alta montagna, il vero Tibet delle Alpi. Tutto è estremamente elegante e misurato, quasi minimalista, reso però
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caldo da un sapiente utilizzo del legno, usato in tonalità e colori diversi. Questa eleganza si ritrova nelle 65 camere, luminosissime e confortevoli. Dalle Deluxe, alle Prestige tutte hanno un largo balcone dove rilassarsi nei pomeriggi dopo l’attività all’aria aperta, ammirando il panorama delle vette. Di concezione totalmente nuova le Feeling Rooms, le sette camere dei chakra, i punti energetici del corpo umano. Pensate e arredate secondo i principi del feng-shui, offrono una sistemazione unica, sicuramente ricca di emozioni. I materiali, i colori, la disposizione e la scelta dell’arredo di ciascuna camera sono legati al significato di un diverso chakra, ai suoi elementi e alle sensazioni che possono dare. Come camminare a piedi nudi sul legno naturale o immergersi in una vasca sotto un cielo stellato. L’attenzione alla bellezza, ma anche all’armonia e al benessere di corpo e mente, si ritrova al Mandira SPA, 900 metri quadrati di puro piacere, dove lasciare alle spalle tensioni e pensieri negativi. Nel mondo delle acque, tra docce profumate, saune e bagni di vapore, dove l’organismo si purifica e si rigenera. Nella grande piscina, nella sala fitness, attrezzata con le tecnologie più moderne, o nella Private Suite, dove dividere in due la gioia di un bagno ai petali di rosa o di un massaggio. Con tecniche che arrivano dal lontano oriente ma che non dimenticano la cultura delle montagne valtellinesi. Come il massaggio Pinda alle
TURISMO / LUNGOLIVIGNO
spezie e alle erbe di Livigno dove l’ayurveda, la tecnica di guarigione che arriva dall’antica India, si sposa alla sapienza dei montanari della valle. Un pieno di pura energia, potenziata dall’aria buona, dai silenzi, dal contatto con elementi naturali, dai cibi sani e genuini. La cucina valtellinese è uno dei leit motiv del ristorante Stua da Legn. Un’atmosfera calda avvolge il ristorante tradizionale, arredato in stile livignasco, nella splendida cornice dell’Hotel Lac Salin SPA & Moutain Resort. A renderla un ambiente accogliente ed ospitale sono gli elementi che da sempre caratterizzano le stüe, un equilibrio armonico tra la sua struttura, rustica ed elegante, ed i suoi arredi, legati alla stessa cultura, restituendo all’ospite comfort, serenità e calore, nei suoi trenta posti disponibili. La Stua da Legn è il luogo ideale per cene intime con partner e serate romantiche a lume di candela. La cucina spazia dai piatti della tradizione valtellinese alle portate di carne e pesce in chiave gourmet; la carta dei vini presenta le migliori annate del nostro territorio. Outdoor Il paese, nella sua larga valle, incuneata tra i grandi ghiacciai del Bernina e Ortles Cevedale è circondata da due parchi nazionali: Parco Nazionale dello Stelvio e Parco Nazionale Svizzero. Da sempre crocevia strategico e commerciale, è ormai patria incontrastata della mtb con percorsi per tutti i livelli. Per non parlare dei circuiti su stra-
da, con i grandi passi alpini, sognati da tutti gli sportivi delle due ruote. A questi tracciati naturali, si aggiunge il Mottolino Bike Park, per scoprire il DownHill, la discesa veloce in mtb su percorsi ripidissimi. Muoversi sulle due ruote è facile grazie alle bici che i Bike Hotel Lungolivigno mettono gratuitamente a disposizione degli ospiti con escursioni guidate anche di mezza giornata. Ad accompagnarli ci sono le guide Lungolivigno. Le migliori, per iniziare a confrontarsi con le strade sterrate e i sentieri in lieve salita. Ma poi ci sono anche gli impianti di risalita di Mottolino e Carosello 3000 che permettono escursioni in quota senza una goccia di sudore. Ad esempio, dall’arrivo della funivia Mottolino si può scendere nella conca di Trepalle proseguendo lungo la Valle Trela in un itinerario costituito da falsipiani e leggere salite. A Livigno camminare è facile. Basta calzare gli scarponi, riempire lo zainetto, prendere i bastoncini e si è pronti a partire. A pochi minuti di distanza dagli alberghi, dai negozi, dalle strade ci si ritrova in un mondo naturale e incontaminato. Il verde brillante dei boschi e quello azzurro cupo del cielo. Il sapore speciale della sorgente di acqua solforosa. E poi il profumo dei muschi e della terra umida, la ruvidezza della corteccia e il piacere di riposarsi su un terreno reso soffice dagli aghi dei pini. Camminare è un atto naturale che sollecita i cinque sensi, in genere distratti dalla velocità. Lo sanno bene all’Hotel Lac Salin SPA & Mountain Resort, primo tra gli hotel della Lombardia a far parte della prestigiosa catena Wanderhotel. Infinite le possibilità di escursioni, ancora più interessanti se al seguito delle guide Lungolivigno Hotel, come il trekking delle malghe, lungo i sentieri della transumanza per raggiungere le casere e i rifugi estivi dei pastori, e vedere dove nascono i formaggi, prima di sedersi ai tavoli e gustarli insieme a un piatto di polenta appena versata dal paiolo di ra-
me. Ogni giorno una proposta diversa. Per farlo, servono solo un abbigliamento comodo e un paio di scarponcini da trekking. Tutto il resto (zainetto, borraccia, bastoncini, gps) si trova all’Hotel Lac Salin SPA & Mountain Resort. Lungolivigno Fashion Cinque store, cinque punti di riferimento per chi ama lo stile, la moda e la qualità: è Lungolivigno Fashion, cinque tappe fondamentali per lo shopping duty free a Livigno: Gucci, Salvatore Ferragamo, ZZegna, Hogan, Marc Jacobs, Dsquared2, Etro, Stella McCartney, Fay, Versace Collection, Polo Ralph Lauren, Max Mara, Eleventy, Jimmy Choo, Michael Kors, Burberry solo per citarne alcuni. Un vero e proprio multistore a cielo aperto immerso nella natura delle Alpi valtellinesi, dove ad una rigenerante passeggiata in montagna si unisce il piacere di soddisfare i propri desideri visitando delle boutique esclusive. Lungolivigno Club Lungolivigno Club è un mondo esclusivo nato dall’unione di tutte le attività Lungolivigno per regalare un’esperienza unica e di qualità superiore a tutti i suoi soci. Per tutti gli ospiti in omaggio una card che permette d’entrare nel mondo esclusivo di Lungolivigno. Un’unica tessera che unisce l’universo Lungolivigno Fashion e Lungolivigno Hotel, per scoprire tutti i fantastici vantaggi: www.lungolivignoclub.com TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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LIVIGNO / PD DOLCIUMI
Vicini alle attese
dei piccoli dettaglianti LA PD DOLCIUMI SA DA OLTRE 20 ANNI È SPECIALIZZATA NELLE FORNITURE DI NEGOZI ALIMENTARI, CHIOSCHI, SHOP E SUPERMERCATI. CON I SUOI OLTRE 1.500 ARTICOLI È UN GROSSISTA DI PRODOTTI PREVALENTEMENTE ALIMENTARI, DOLCIUMI, BEVANDE, VINI, SENZA DIMENTICARE I PRODOTTI NON FOODS, COME CI RACCONTA IL SUO FONDATORE E PROPRIETARIO DOMENICO PALADINO.
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uali sono state la principali tappe della sua carriera professionale? «Ho iniziato lavorando per la Fabbrica dei Tabacchi di Brissago alla quale, dopo qualche tempo, ho chiesto di inviarmi a Zurigo per perfezionare la mia conoscenza del tedesco. In Svizzera interna sono rimasto per ben 17 anni, sviluppando una interessante carriera sempre all’interno di aziende specializzate nella manifattura del tabacco. La successiva crisi del settore mi ha portato ad occuparmi poi di prodotti di cartoleria, da Basilea a Berna fino in Chiasso. Quindi sono tornato in Ticino per dedicarmi alla distribuzione di prodotti alimentari fino a che, intorno ai cinquant’anni ho deciso di mettermi in proprio e di dare vita ad una mia iniziativa imprenditoriale». A che anno risale la fondazione di PD dolciumi? «Nel luglio del 1996 è stata fondata la PD Dolciumi SA, con la sua prima sede a Maggia, per poi trasferirsi nel marzo del 1998 a Verscio e dal novembre 2006 a Locarno in via Bramantino 24, in una sede molto più grande e razionale. Soprattutto nei primi anni è risultato fondamentale l’esperienza che avevo acquisito dapprima con la Höfer & Curti/Usego
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SA ed in seguito con Alisa SA e in particolare la conoscenza che avevo maturato di quello che è stato il primo mercato in cui ci siamo espansi, e cioè l’area Duty Free di Livigno». Che area copre attualmente la vostra distribuzione? «Oltre che a Livigno siamo presenti in tutto il Ticino e nella Svizzera interna. La nostra rete di distribuzione copre negozi al dettaglio, chioschi, ma anche per taluni prodotti le grandi catene distributive. Nella selezione dei prodotti che scegliamo di rappresentare c’è una attenzione particolare nei confronti delle piccolo-medie realtà produttive ticinesi ed inoltre ricerchiamo alcuni prodotti che potremmo definire di nicchia, spesso trascurati e non adeguatamente distribuiti». Nella vostra rete sono entrati a far parte anche i negozi CRAI… «Dopo che il precedente gestore CRAI Suisse è fallito, la catena di negozi italiana non è affatto sparita, anzi ha trovato in noi un nuovo grossista ticinese e continua a fornire oltre cinquanta negozi in Ticino. Nel mese di maggio è stato infatti stipulato un nuovo contratto con la casa madre di CRAI con sede in Italia. Molti punti vendita erano impreparati e non sapevano come continuare l’attività. Nel frattempo ci
LIVIGNO / PD DOLCIUMI
siamo fatti avanti noi e abbiamo ottenuto l’autorizzazione della CRAI Secom di Milano per continuare a divulgare il marchio CRAI in Svizzera. Nessun abbandono dell’attività quindi, e oggi il marchio CRAI continua a campeggiare sulle insegne di circa cinquanta negozi in Ticino, con un assortimento che comprende oltre 900 prodotti della ditta italiana». Dunque i vostri acquisti in Italia avvengono soprattutto attraverso la piattaforma CRAI di Leini, in Provincia di Torino? «Esattamente. La base legale che abbiamo stabilito con il gruppo CRAI ci consente di acquistare i prodotti di nostro interesse attraverso questa piattaforma e poi distribuirli nei negozi CRAI, e non solo, in tutto il Ticino». Che cosa vendete invece nell’area Extra Doganale di Livigno… «In veste di unico grossista ticinese, riforniamo quest’area di quelli che sono tradizionalmente i prodotti svizzeri più apprezzati, come per esempio il cioccolato, minestre e brodi, prodotti con cacao, saccarina, ecc. ecc.». Quali sono i punti di forza del servizio da voi offerto? «Direi senz’altro la politica dei prezzi che possono essere competitivi grazie al contenimento dei costi di gestione della nostra struttura. Ma l’aspetto che più mi premere sottolineare ri-
guarda la qualità del servizio che riusciamo a offrire ad ogni singolo dettagliante, soprattutto in un’epoca in cui il piccolo negozio rischia di scomparire sotto la pressione della grande distribuzione e per la concorrenza capillare determinata dal commercio on line. Il nostro successo è dunque dovuto prevalentemente alla collaborazione con i nostri clienti, ai rapporti con i nostri fornitori e alla nostra flessibilità senza dimenticare i nostri collaboratori ormai con noi da tanti anni». In sintesi, che cosa significa essere flessibili nella situazione distributiva attuale? «Vuol dire cercare di avere una capacità di cogliere quelle che sono le tendenze e le trasformazioni del mercato, reagendo nel più breve tempo possibile e individuando le soluzioni più opportune. Per fare solo un esempio, abbiamo di recente introdotto nel nostro assortimento tutta una gamma di prodotti BIO, in modo da rispondere ad una richiesta che, seppur ancora minoritaria, sta ad indicare un cambiamento nelle aspettative dei consumatori».
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ALDO COPPOLA BY AVERSA BARI BERGAMO BRESCIA CASERTA CATANIA CEPRANO CERNUSCO S/N COMO CORTINA D’AMPEZZO COVERCIANO CREMA FABRIANO FROSINONE GENOVA L’AQUILA LATINA LODI MANTOVA MESSINA MONTECCHIO MONTEFORTE IRPINO MONZA NAPOLI NOVARA OMEGNA PESARO PESCARA PRESEGLIE RAVENNA REGGIO EMILIA RIMINI ROVATO SEREGNO TAORMINA TERAMO TIRANO TORINO TORTONA TRAPANI TREVIGLIO VARESE VASTO VERONA VIMERCATE
Ph: Giovanni Gastel
AT E L I E R A L D O C O P P O L A MILANO ROMA FIRENZE PORTO CERVO FORTE DEI MARMI MONTE CARLO LONDRA LUGANO MOSCA KIEV ODESSA ALMATY ABU DHABI
IL GRAFFIO VINCENTE VICKY MANTEGAZZA, PRESIDENTE DELL’HOCKEY CLUB LUGANO E RONNIE KESSEL, PER CONTO DELLA MASERATI, HANNO FIRMATO UN ACCORDO IN BASE AL QUALE PER I PROSSIMI TRE ANNI I GIOCATORI, GLI ALLENATORI E I DIRIGENTI DELLA SQUADRA LUGANESE VIAGGERANNO PER LA CITTÀ E IN GENERALE PER LE STRADE DELLA SVIZZERA A BORDO DI VETTURE APPOSITAMENTE PERSONALIZZATE DALLA CASA DEL TRIDENTE, FORNITE DAL GRUPPO KESSEL AUTO.
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a prima domanda è quasi d’obbligo: quali le ragioni di questa scelta? «Per me è stato un approdo quasi naturale – esordisce Ronnie Kessel – se penso all’emozione con cui fin da bambino mio padre mi portava a vedere le partire alla Resega. Un legame dunque prima di tutto affettivo che da sempre unisce la mia famiglia all’Hockey Club Lugano e che ora diventa anche un rapporto professionale grazie ad un marchio di prestigio che trova un suo preciso posizionamento nel segmento delle vetture premium e che, attraverso anche questa partnership, ha
l’opportunità di acquisire ulteriore visibilità presso un vasto pubblico di appassionati sportivi». «Anche per noi – aggiunge Vicky Mantegazza – si tratta di un ulteriore passo avanti in un percorso di avvicinamento del Club verso la nostra gente, senza mai venire meno a quelli che sono alcuni dei fondamentali valori di riferimento: la forza e la potenza, non disgiunte da quel concetto di bellezza che queste vetture interpretano appieno. Ma tutto questo in modo sobrio e tranquillo, non aggressivo, con la forte consapevolezza di esprimere in tutte le cose che facciamo la ricerca continua della qualità». Il forte legame con il territorio ticinese rappresenta un valore molto importante che vi accomuna… «Sono particolarmente felice – sottolinea Vicky Mantegazza – del fatto che questo accordo sancisca la collaborazione tra due realtà fortemente radicate entrambe nel nostro territorio, interpretando al meglio quell’idea di imprenditorialità ticinese che è un tratto comune del nostro modo di agire. E sempre bello impegnarsi in grandi imprese avendo al fianco un gruppo di
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EVENTI / MASERATI / HCL
amici fidati. Dalla prossima stagione, che prenderà il via il prossimo 8 settembre sulla pista di casa, saremo insieme a Kessel per sostenere la passione per l’hockey che già in Ticino conta migliaia di appassionati e circa 4.500 abbonati. L’obiettivo di unire sempre più i nostri sostenitori passa attraverso molte iniziative tra cui anche la realizzazione di una nuova Lounge dove ospitare persone che amano la squadra ma anche ritrovarsi in un ambiente dove potersi incontrare in situazione di assoluto relax». «E vorrei aggiungere – dice Ronnie Kessel – che questa squadra ticinese rappresenta fin dalla sua fondazione, che risale al 1941, un orgoglio assoluto per la Lega svizzera, dove ha ottenuto prestigiosi successi a livello nazionale ed europeo. Una squadra vincente proprio come è sempre stato il marchio del Tridente la cui prima vittoria in una gara automobilistica risale addirittura al 1927». Cos’altro prevede questo accordo? «Ad ogni gara di casa saranno esposti i modelli della gamma attuale mentre, fra il primo ed il secondo tempo delle partite, le auto Maserati scenderanno in pista alla Resega per esibirsi sul ghiaccio. A disposizione di giocatori e tecnici saranno vetture Ghibli, una
berlina che rappresenta perfettamente l’anima Maserati, fatta di fascino e sportività. Non a caso tanto la nostra azienda che l’Hockey Club Lugano – sottolinea Ronnie Kessel – rappresentano la passione per la vita attiva, che sia sulle lame dei giocatori bianconeri o sugli pneumatici delle nostre sportive. Con le insegne Kessel Racing corriamo con successo nei principali campionati GT europei così come nelle competizioni riservate alle vetture storiche».
Queste vetture Maserati si presentano con un look particolarmente accattivante… «La pantera è l’animale simbolo dell’Hockey Club Lugano – commenta con orgoglio Vicky Mantegazza. Dunque è sembrato incisivo marcare le fiancate e il cofano anteriore delle vetture con una sorta di “graffio” che, accentuando le linee filanti dell’auto esprime perfettamente forza, agilità, scatto e potenza». «Inoltre – aggiunge Ronnie – le Maserati Ghibli destinate ai giocatori “indosseranno” la maglia, cioè avranno nome e numero riportati sulla carrozzeria. Come opportunità esclusiva per i fan dell’Hockey Club Lugano, nello showroom di PambioNoranco sarà possibile acquistare la propria Maserati con una livrea che riprende quella disegnata per i giocatori bianconeri. Inoltre, ai tesserati sarà riservato uno sconto speciale in caso di acquisto di una nuova Maserati: basterà presentare la propria tessera nominativa per accedere ad un trattamento speciale e privilegiato».
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EVENTI / BUCHERER
L’ESTATE BUCHERER SI TINGE DI ROSA CON LA PRESENTAZIONE DI UNA PREZIOSA COLLEZIONE DI GIOIELLI CHE HANNO PER PROTAGONISTA LA MORGANITE.
Love at first Blush
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fine luglio la gioielleria Bucherer di Lugano ha invitato le sue clienti alla serata Blush per presentare in un ambiente decisamente estivo alcuni raffinati e seducenti gioielli della sua nuova collezione di cui incontrastata regina è la morganite. Il colore dell’estate è senza dubbio il rosa e con il suo rosa cipria delicatissimo la morganite è una gemma che regala un look elegante e alla moda. Tante morganiti ma anche gioielli incastonati con zaffiri colorati, tormaline e acquamarine hanno fatto bella mostra di sé sul carretto gelati color rosa e bianco a bordo piscina del Hotel Lido Seegarten di Castagnola. Con i loro colori pastello, freschi e luminosi, hanno attirato l’attenzione delle ospiti che si sono presentate eleganti e vestite a tema. Un tramonto mozzafiato e la splendida cornice del golfo di Lugano illuminato a sera hanno creato la degna cornice all’evento e tante piccole sorprese culinarie “in rosa” come pure i frizzanti cocktails hanno allietato una serata veramente magica.
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EVENTI / BUCHERER
La pietra preziosa morganite appartiene al gruppo dei berilli, come pure lo smeraldo e l’acquamarina, e proviene prevalentemente dal Brasile, Madagascar e dagli USA (California). Il suo colore è di un rosa delicatissimo, quasi come i fiori di pesco, che si accentua nelle pietre di alta caratura. È una pietra affascinante, di estrema limpidezza, che il taglio a faccette valorizza al massimo. Il nome morganite deriva dal collezionista di minerali J.P. Morgan (1837-1913), il quale regalò la sua grandissima e straordinaria collezione al Museo delle scienze naturali di New York. Negli anni ’30 del secolo scorso, specialmente negli USA e nelle colonie britanniche, era di moda regalare la morganite alle debuttanti, montata in platino da portare al medio della mano destra ma questa moda terminò abbastanza presto, anche per la rarità delle pietra. E per terminare con un pizzico di magia, la morganite, come in genere tutte le pietre rosa e trasparenti, è sotto il segno di Venere, è una pietra “femminile” e ben si addice alle native dei segni Bilancia, Toro e Vergine. BUCHERER SA Via Nassa 56 CH-6900 Lugano +41 91 923 14 24 lugano@bucherer.ch
A sinistra Team Bucherer
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EVENTI / BRÜLHART&PARTNERS
Un appuntamento DA NON PERDERE LA SERATA ORGANIZZATA IL 1 SETTEMBRE PRESSO L’HOTEL SPLENDIDE ROYAL A LUGANO DA PASCAL BRÜLHART RIUNIRÀ PER L’OTTAVA VOLTA IL MEGLIO DELL’IMPRENDITORIA, DELLA POLITICA E DELLE LIBERE PROFESSIONI PRESENTI IN TICINO.
L’
incontro settembrino che si terrà nella prestigiosa location dell’Hotel Splendide Royal di Lugano si conferma essere una qualificata piattaforma-evento capace di fondere, con mirabile equilibrio, le migliori professionalità operanti nel Cantone con una serata ludico-gastronomica dove tutto si svolge all’insegna della più assoluta qualità. L’eccellenza della serata risiede innanzitutto nell’importanza delle persone invitate e che, di anno in anno, hanno espresso il desiderio di partecipare a questo evento, grazie ad un passaparola che evidenzia il piacere di incontrare e stabilire qualificate relazioni, professionali e non, in un ambiente conviviale, quasi familiare, dove ognuno ha la possibilità di sentirsi pienamente a proprio agio. L’esclusività dell’evento riguarda an-
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che la cordialità dell’accoglienza e la piacevolezza della proposta enogastronomica. Per questa straordinaria cena gli ospiti potranno conoscere e apprezzare la raffinata cucina di uno chef del valore di Andrea Bertarini in collaborazione con lo chef dell’Hotel Splendide Domenico Ruberto, mentre i dolci saranno creati dai Fratelli Cerea (Da Vittorio), insigniti con ben 3 Stelle Michelin. Senza naturalmente dimenticare la presenza di Paolo Basso, che nella sua carriera ha ottenuto numerosi prestigiosi riconoscimenti ed è stato nominato Miglior Sommelier del Mondo nel 2013. A lui il compito di fornire i vini bianchi, mentre i vini rossi saranno di Guido Brivio, e le “bollicine” di Ferrari. Da sottolineare anche il supporto logistico offerto dall’Associazione Svizzera dei Sommelier con la rappresentanza del Pre-
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EVENTI / BRÜLHART&PARTNERS
sidente nazionale Piero Tenca e del Presidente ticinese Savino Angioletti. Particolarmente numerose e qualificata la lista degli sponsor partecipanti, a cominciare da Mercedes-Benz di Lugano-Pazzallo che ha messo a disposizione le proprie vetture per prove di guida riservate agli ospiti presso il Garage di Grancia. E poi, i main sponsor Colombo Group e Avobis. Insieme a loro tutti gli sponsor che contribuendo a vario titolo hanno reso possibile l’organizzazione dell’evento.
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EVENTI / SOROPTIMIST INTERNATIONAL
LAVORIAMO PER REALIZZARE IL POTENZIALE INDIVIDUALE E COLLETTIVO DELLE DONNE 01
LUGANO, SETTEMBRE 1977-2017: LE CINQUANTADUE SOROPTIMIST LUGANESI FESTEGGIANO I 40 ANNI DEL LORO CLUB, FONDATO DA MARIE JEANNE BOSIA, IN PIENA FORMA E CON MOLTE ATTIVITÀ REALIZZATE E IN CANTIERE. DI ISABELLA ZARDI, PRESIDENTE SOROPTIMIST INTERNATIONAL 2016-2018, CLUB LUGANO
01 La Presidente in carica insieme ad alcune past Presidents durante una riunione conviviale. Da sinistra: Dania Poretti, Isabella Zardi, Marie Jeanne Bosia, Marta Lenzi e Lisetta Lucchini
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nnumerevoli borse di studio, la donazione di un pulmino all’associazione malcantonese “Al Suu”, una barca a vela Optimist al Circolo della vela, l’azione “Bambole per la pace” a sostegno del Coro Clairière, attrezzature manifatturiere per l’istituto di Loverciano e per il Ruanda e agricole per la valle Maggia. E ancora varie attività di raccolta fondi in favore del Consultorio delle Donne e della Casa delle donne. Solo alcuni esempi dei progetti portati a termine nel corso degli anni. Da sempre vicine al mondo femminile, il biennio Soroptimist 2016/18 è dedicato all’educazione e alla formazione delle ragazze: per sottolineare il traguardo dei 40 anni, il SI Club Lugano devolve una cifra importante destinata a sostenere gli studi di ragazze della Fondazione Amilcare. Inoltre, un contributo finanziario notevole ha permesso il restauro del modello originale in gesso della statua dedicata alla principessa Elisabetta d’Austria, “Sissi”, dello scultore Antonio Chiattone. Finalmente nel 2018 i cittadini ticinesi potranno vedere i risultati del lungo restauro dell’opera d’arte al quale le socie del SI Club Lugano hanno contribuito. Ma che cosa è esattamente Soroptimist International? Fondato nel 1912 è un movimento di volontariato femminile dai numeri impressionanti: 75.000 socie in 132 paesi, con lo scopo di incoraggiare, sostenere, dare opportunità a ragazze e donne per una migliore condizione di vita. Indicazioni aggiornate a livello internazionale sono state presentate all’ultimo congresso europeo “OWN THE FUTU-
RE – Education, your passport to a better life” svoltosi a Firenze dal 14 al 16 luglio 2017, con importanti tematiche chiave: quali i motivi della scarsa presenza femminile nell’ambito scientifico? Quali le difficoltà per le ragazze a intraprendere studi e professioni ancora saldamente in mano al mondo maschile? Invitate dal Soroptimist International, un centinaio di ragazze STEM, cioè studentesse di Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica, hanno ascoltato le esperienze di quattro scienziate affermate, Agnieszka Zalewska, fisica polacca già Presidente del Cern dal 2013 al 2015, Christine Van Broeckhoven, specialista in genetica molecolare umana, insignita del titolo di Cavaliere della legion d’Onore francese, Susanna Terracini, matematica studiosa di meccanica Celeste e Corinna Salander, ricercatrice di algoritmi per il calcolo dei campi elettromagnetici nei binari ferroviari. Quattro donne che hanno infranto il “soffitto di cristallo” e sono giunte ai vertici in campo scientifico e che con molta simpatia, hanno condiviso le loro lotte e il faticoso cammino verso l’eccellenza professionale, combinando lavoro e famiglia. L’incoraggiamento delle scienziate è che le giovani donne perseguano la propria passione senza mollare mai, dando valore a se stesse e creando una rete di aiuti che consentano di impegnarsi nel lavoro e allo stesso tempo di far funzionare felicemente la famiglia. Allo stesso modo, Presidenti, comitato e socie del Soroptimist International Club Lugano, da quarant’anni dedicano tempo e competenze per incoraggiare e sostenere le donne a migliorare la propria condizione.
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EVENTI / ASSOCIAZIONE ZENZERO
Formazione continua per una cooperazione allo sviluppo di qualità LINDA ESPOSITO, RESPONSABILE DEL PROGETTO RECYCLING PET AND WOMAN EMPOWERMENT, PROMOSSO DA ASSOCIAZIONE ZENZERO DI LUGANO, PRESENTA I PROGRAMMI DI UNA ORGANIZZAZIONE BENEFICA CHE CREDE FORTEMENTE NELLA SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE E NELLA VALORIZZAZIONE DEL RUOLO DELLE DONNE, ATTRAVERSO SOPRATTUTTO L’AVVIAMENTO AL LAVORO.
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he cos’è Associazione Zenzero? «Siamo un’Associazione benefica senza scopo di lucro nata a Lugano nel 2015 per volontà dei Signori Jane e Franco Lepori. Cerchiamo ogni giorno di fare del nostro meglio per migliorare le condizioni di vita nei paesi in via di sviluppo; crediamo fortemente nella salvaguardia dell’ambiente e nella valorizzazione dell’essere umano. Per questo motivo portiamo avanti progetti che hanno un forte impatto ambientale e che, allo stesso tempo, puntano a creare posti di lavoro nelle comunità locali. Pertanto, il nostro obiettivo non è solo quello di fare beneficienza, ma di formare, educare e insegnare a uomini e donne a diventare parte attiva del meccanismo economico, perché possano autonomamente provvedere al loro sostentamento e a quello dei loro figli». La vostra attenzione si concentra in particolar modo sulla valorizzazione del ruolo delle donne… «Ci impegniamo a incentivare lo sviluppo sostenibile e la legalità: orientare l’individuo verso comportamenti critici e razionali su molti aspetti del quotidiano; il rispetto delle norme e principi del ‘vivere comune’, la tutela
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dell’ambiente, la salvaguardia e l’uso razionale delle risorse territoriali. In questo contesto, una particolare attenzione è rivolta alle donne, specialmente in quei paesi in cui il loro ruolo sociale non è ancora paritario. Perché esse possano conquistare uno status sociale e l’indipendenza necessaria alla loro condizione di esseri umani». Avete lanciato il progetto Recycling PET and Woman Empowerment. Di che cosa si tratta? «È il primo progetto in cui Associazione Zenzero si impegna a creare dei centri Smistamento e pressatura PET, nella capitale Etiope, Addis Abeba. Il progetto nasce dall’idea di agire per il miglioramento delle condizioni di vita nei Paesi in via di sviluppo, sostenendo attività sociali finalizzate a ripulire l’ambiente e nello stesso tempo a fornire posti di lavoro alle Donne». Come si svilupperà questo progetto? «Con tanta gioia possiamo comunicare che abbiamo già avviato il primo Centro Smistamento e Pressatura PET. Infatti stiamo per partire con la Signora Jane Lepori per seguire in prima persona il Centro e predisporre una buona pianificazione dell’attività. I prossimi passi si concentreranno sulla formazione del personale in loco affin-
EVENTI / ASSOCIAZIONE ZENZERO
Riconoscimenti L’Associazione ha ricevuto il patrocinio della Città di Lugano ed è stata riconosciuta quale Ente di Pubblica Utilità. Ringraziamenti Durante la serata di presentazione molti sono stati i partecipanti, tra i vari sostenitori grandi aziende che operano nel nostro Cantone da decenni. Ringraziamo tutti gli sponsor, ringraziando in particolar modo la MerbagRetail – Mercedes Benz Automobili SA Lugano Mendrisio e la Banca del Sempione.
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ché possano acquisire gli strumenti necessari per diventare Autosufficienti». In questa impresa avete il sostegno di importanti aziende impegnate nel riciclo della plastica… «Grazie agli accordi con il partner Coba Impact SA, azienda che si occupa da anni del Riciclo PET in loco, l’associazione garantirà ai piccoli imprenditori locali, l’autosostenibilità dei centri. In particolare, Coba Impact SA, si impegna ad acquistare le balle di plastica create nei nostri centri, garantendo, insieme all’Associazione Zenzero, che tutte le operazioni vengano eseguite nel rispetto dell’ambiente e delle persone».
strade, nelle canalizzazioni e nei fiumi. Agricoltori e allevatori subiscono danni incalcolabili per la mancata raccolta dei rifiuti plastici. Nella migliore delle ipotesi, la plastica viene accumulata nelle discariche. Ma il 90% della spazzatura non arriva in discarica e viene lasciata marcire in mezzo alle comunità o bruciata in falò; l’ONU stima che soltanto il 10% dei rifiuti arriva nelle discariche in Africa. Purtroppo ad oggi, la carenza di tecnologie e soprattutto di risorse economiche per la raccolta, il riciclaggio ed il corretto smaltimento, ingigantiscono l’inarrestabile danno ambientale».
01 Linda Esposito 02 Jane e Franco Lepori 03 Centro smistamento e pressura PET 04 Villa Ciani, Lugano 05 Marco Borradori in occasione dell'evento di presentazione a Villa Ciani
Perché ad Addis Abeba lo smaltimento della plastica costituisce un problema drammatico? «L’Africa sta affrontando da anni una colonizzazione di rifiuti. Miliardi di bottiglie di plastica hanno invaso il continente. Lo smaltimento è praticamente inesistente. Le colture non riescono a crescere e molti animali muoiono soffocati. L’urbanizzazione imponente che è avvenuta in Etiopia, ed il cambiamento degli stili di consumo, ha comportato un enorme aumento di rifiuti solidi urbani soprattutto nella Capitale Addis Abeba. La Plastica rappresenta un problema enorme: nelle aree rurali finisce sulle 05 TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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LUSSO / MODA AUTUNNO INVERNO
RED PASSION: il colore che scalda l’autunno SONO MOLTISSIME LE TENDENZE MODA PER IL PROSSIMO AUTUNNO: RIGHE E FIORI SONO I GRANDI PROTAGONISTI, INSIEME AL COLORE ROSSO.
“L’estate sta finendo e un anno se ne va”: questa è una strofa di una celebre canzone che da sempre racconta il passaggio dalla spensieratezza estiva al rientro al lavoro. Anche la moda si adegua a questo cambiamento, ma non rinuncia a tenere vivo quel sapore e quella energia che tanto ci fanno star bene in estate. Alcuni dettagli vengono riproposti in una concezione diversa: fiori, righe e colori come il rosso e il giallo, grandi attori dei mesi passati, rimangono in auge e non possono assolutamente mancare neppure nel nuovo guardaroba. Già da diverse stagione il desiderio di un giardino primaverile anche durante le fredde giornate, porta gli stilisti a pensare a collezioni che si adattano alla stagione grazie a tessuti e materiali, ma utilizzando senza remora delle texture tipiche della stagione calda. Stampe leggere ideali per l’ufficio e maxi disegni per il tempo libero; grande ritorno dei pantaloni a palazzo, con
DI VALENTINO ODORICO
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un rimando diretto alla moda degli anni ’70: con il tacco per la sera e perfetti con un paio di sneakers per il giorno; le righe sono minimal nel colore, ma giocano con intrecci e intersezioni; grande ritorno del denim: ottimo per un look casual in ufficio e abbinato con la camicia bianca il tuto assume una innata classe contemporanea. Via libera al foulard che sostituisce egregiamente la sciarpa: in colori forti è perfetto per dare luce al viso e accendere anche gli outfit più ingessati. Le giacche diventano micro, con lunghezze sopra i fianchi; imperversa anche lo stile minimal dove, per la giacca e il pantalone femminile, la donna pesca ancora una volta dal guardaroba del compagno: tagli essenziali, colori base che permettono di giocare con gli accessori. La camicia è rigorosamente lunga e oversize, con maniche strutturate e spesso così lunga da diventare un vestito. Per l’universo maschile protagonista assoluto il dolcevita: perfetto sia con un
LUSSO / MODA AUTUNNO INVERNO 05
01 Ermanno Scervino 02 Canali 03 Laura Biagiotti 04 Ermenegildo Zegna 05 Emporio Armani
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look sportivo, sia sotto la giacca. Il cappotto è rigorosamente extra lungo e gioca sia in fatto di tessuti, sia in fatto di colori dove, il cammello, rimane il trend per eccedenza. Il bomber e lo stile “paninaro” non perdono il suo fascino: in tessuto tecnico e super colorato è un tuffo nel passato che molti apprezzeranno. Lo stile orientale è presente attraverso tagli, colli e forme: il tocco occidentale è veicolato invece dall’uso di materiali come la pelle. Anche il quadrettato piace agli stilisti: in total look per i più coraggiosi, abbinato a capi in tinta unita per i più timidi. Per le serate di gala la tendenza vuole un uomo in velluto: classe ed eleganza all’ennesima potenza. Anche per lui il rosso è il colore della stagione, insieme alle righe che persistono anche oltre l’estate.
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06 Alberto Zambelli 07 Diesel Black Gold 08 Christian Pellizzari 09 Bottega Veneta
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LUSSO / BOUTIQUE FARFALLA
Tutta la moda in un battito d’ali FRANCO E REGINA MARCOLLO E IL GENERO GEO PINI SONO ALLA GUIDA DEL GRUPPO BOUTIQUE FARFALLA CHE CON I PUNTI VENDITA DI LOCARNO, LUGANO E ASCONA, COSTITUISCE UN’AZIENDA LEADER IN TICINO NEL SETTORE DELL’ABBIGLIAMENTO.
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uali sono state le principali tappe di questo importante successo imprenditoriale? «Tutto nasce – esordisce Franco Marcollo – il 28 febbraio del 1980 quando in occasione di un suo compleanno consegnai a mia moglie Regina le chiavi del nostro primo negozio aperto a Locarno. Questo “regalo” è stato l’inizio di un’avventura che dura tuttora con successo grazie anche all’attenzione e alla cura costante con cui lei si è sempre occupata della crescita di questa sua “creatura”, che negli anni si è andata ampliando, estendendo sempre più la sua attività». Come si diventa un’azienda di punta nel settore dell’abbigliamento di lusso? «Direi che l’abnegazione, il sacrificio e la competenza sono alcune delle ragioni della nostra crescita. In 37 anni di attività, marcati dall’apertura, dopo Locarno, dei punti vendita di Lugano e Ascona, e da ultimo del Farfalla Outlet, sempre a Locarno, non siamo mai venuti meno ai nostri principi ispiratori, che sono innanzitutto costante presenza della famiglia in ogni fase della gestione dell’azienda, difesa rigorosa di scelte improntate alla più assoluta qualità, capacita e competenze nell’adeguare la nostra offerta a quelle che nel tempo sono state le trasformazioni e le richieste del mercato e della nostra clientela».
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Come avviene la scelta dell’assortimento proposto ai vostri clienti? «Franco e Regina Marcollo – spiega Geo Pini – per anni e anni hanno girato personalmente gli showroom di tutte le principali case di moda, nelle maggiori capitali europee. Attraverso questo paziente e laborioso lavoro è stato possibile creare un assortimento che, attraverso numerose grandi marche internazionali in molti casi rappresentate in esclusiva, interpreta perfettamente l’evoluzione del gusto che si rinnova di stagione in stagione, ma al tempo stesso rispecchia con precisione quelle che sono le esigenze e le richieste di una clientela locale particolarmente attenta e fidelizzata. In questo modo le nostre proposte risultano essere sempre valide, mirate e interessanti, nonostante la vicinanza e la concorrenza di un polo della moda come Milano dove hanno sede molti dei marchi che noi rappresentiamo». Nelle vostre Boutiques si possono acquistare camicie su misura direttamente prodotte per voi dalla ditta Bruli…
LUSSO / BOUTIQUE FARFALLA
«Due volte all’anno organizziamo una giornata durante la quale i clienti sono invitati a prendere un diretto contatto con il titolare e il personale di questa azienda ticinese che si mettono a disposizione per fornire tutte le spiegazioni circa modelli, tessuti e misure. L’iniziativa ha incontrato un elevato gradimento da parte della clientela che ha avuto modo di apprezzare la qualità e il valore di una camicia su misura fatta ancora con rigorosi criteri artigianali». Da qualche tempo avete una collaborazione del Festival di Locarno. Di che cosa si tratta? «Da tre anni ormai siamo i fornitori ufficiali di tutti i vestiti indossati dal direttore artistico e dalla madrina della manifestazione, o che vengono utilizzati per esempio nel corso delle conferenze stampa Per noi si tratta di una collaborazione importante tenuto conto della straordinaria visibilità che il Festival e gli eventi ad esso connessi hanno in tutto il mondo. In generale, siamo molto interessati a partecipare a quegli eventi di qualità che risultano utili a rimarcare il nostro forte legame con la realtà economico-sociale ticinese». Dal vostro osservatorio privilegiato come giudicate lo stato del settore dell’abbigliamento in Ticino? «Sicuramente gli ultimi anni non sono stati facili ma vi sono dei segni che stanno ad indicare una possibile ripresa, come per esempio una maggiore af-
fluenza di clientela tedesca che, complice forse il problema della sicurezza presente a livello europeo, torna ad affacciarsi per le proprie vacanze in Ticino. Nel nostro caso siamo poi avvantaggiati dal fatto di disporre di tre punti vendita più un outlet, il che ci consente di monitorare costantemente l’andamento delle vendite ed eventualmente effettuare una rotazione della merce in funzione dell’andamento del mercato».
LOCARNO Largo F. Zorzi 6 +41 (0)91 751 50 40
A Lugano occupate una posizione di assoluto prestigio… «Credo che non vi sia in città posizione migliore, grazie alla presenza del LAC, della piazza, della via Nassa. A pochi mesi dell’apertura registriamo un flusso di clienti in costante crescita. E poi ci sono i vantaggi derivanti dal comodo parcheggio sottostante, dall’elevato livello qualitativo degli inquilini che abitano il palazzo che ci ospita e, ancora, dall’ampiezza delle vetrine che ci danno la possibilità di esporre al meglio i nostri capi. Qualcosa ci sarebbe piuttosto da ridire sul regime degli orari che talvolta risulta penalizzante nei confronti della potenziale clientela».
OUTLET LOCARNO Via delle Panelle 3 +41 (0)91 751 94 32
LUGANO Piazza B. Luini 2 +41 (0)91 923 11 33 ASCONA Via Borgo +41 (0)91 791 06 57
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Si fa tanto parlare di commercio online. Rappresenta per voi una potenziale concorrenza? «Monitoriamo costantemente il fenomeno ma in realtà la nostra clientela dà prova di apprezzare la consulenza e il servizio che solo un punto vendita qualificato e competente può offrire. I clienti, soprattutto quando scelgono capi di abbigliamento di lusso, amano essere consigliati e direi quasi “coccolati”. In ogni caso il nostro outlet consente di fare acquisti di prodotti provenienti esclusivamente dalle nostre boutique, ad un prezzo scontato molto conveniente».
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AUTO / FERRARI 275 GTS
Un affascinante CAPOLAVORO LE PASSIONI SONO IL MOTORE DELLE EMOZIONI E FERRARI È UN CONTAGIOSO STILE DI VITA, CHE TI SCUOTE IL RITMO DI OGNI GIORNATA CON BATTICUORE. TI CATTURA E TI ACCOMPAGNA VERSO QUALSIASI META, RENDENDOLA SPECIALE E INDIMENTICABILE. DI STEFANO PESCIA
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e passioni sono anche lo specchio di chi ama il mondo delle automobili che raccontano delle storie. Racconti che, dalla carta stampata, volano nel tuo cuore e ti regalano tante certezze che si risvegliano con ammirazione alla vista, al tatto e all’udito. Un piacere che inizia già con l’apertura della porta di un garage. Pochi secondi fermano il tuo sguardo di ammirazione e il tuo crescente desiderio di accomodarti al volante di un modello unico come la Ferrari 275 GTS. Un sogno a quattro ruote di una marca che, in 70 anni, ha sempre saputo offrire solo il meglio in termini di motori, design e personalizzazione. Per chi da una decina d’anni colleziona delle vetture storiche, possedere una delle 200 fuoriserie costruite, è stato più forte di qualsiasi felicità. «Vista aperta - ci dice orgoglioso il suo proprietario - mi ha fatto subito innamorare. Possiedo la vettura da quattro anni e la guido sempre ogni volta che posso, ma solo con il bel tempo. Al volante è semplicissima, fantastica; si sente la costruzione artigianale». I corpi vettura della 275 GTS erano costruiti nelle officine Pininfarina di Torino mentre, in un secondo tempo, venivano inviati, già completamente rifiniti, a Maranello dove si provvedeva all’installazione delle componenti meccaniche. La spider è stata presentata insieme alla 275 GTB al Salone di Parigi nel 1964. Un‘automobile importante perché segnò il ritorno, dopo quasi due anni, di un modello aperto nel catalogo della Casa di Maranello. Per poter entrare nel pianeta della perfezione la 275 GTS ha scelto il meglio. Ogni vettura costruita del Cavallino è registrata nell’archivio dell’azienda con le informazioni dettagliate relative a ciascuna componente. Inoltre, sono conservati tutti i fogli d’assemblaggio e i disegni originali datati fino al 1947.
AUTO / FERRARI 275 GTS
01 Un momento del lavoro di restauro della carrozzeria. Questa parte è quella più complicata, quella che può portare alla luce “brutte sorprese”. 02 Il 12 cilindri Ferrari, anima dell’auto, tornato all’originale splendore. In bella vista fra le bancate, i sei carburatori Weber
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n che condizioni era la vettura quando l’ha acquistata? «Da 1 a 10 era a un livello 6, ci dice il suo fortunato proprietario. Abbiamo iniziato i lavori di restauro con qualche ritocco. Poi ho cominciato a guardarla meglio e a trovare differenti aspetti che meritavano di essere migliorati». ll mantenimento e l’assistenza di vetture di tale bellezza è un processo estremamente delicato e specialistico, per il quale la maggior parte delle officine non è preparata. Ma alla Kessel Auto SA, grazie alla brillante idea del giovane Ronnie Kessel, la collaborazione con Ferrari è riconosciuta e perfetta, con tanto di certificati di autenticità. Nelle officine di Grancia la creatività e l’abilità artigianale valorizzano la qualitativa professionalità di tutti i collaboratori. «Dal 2009 il restauro delle classiche appartiene al nostro DNA - ci spiega il responsabile del dipartimento classiche Luca Molina. Cerchiamo di riportare allo stato naturale e al suo splendore originale qualsiasi vettura». Durante l’atto di certificazione, le vetture vengono sottoposte a un’indagine nel reparto Ferrari Classiche a Maranello o in un qualsiasi concessionario autorizzato della marca presente al mondo, come la Kessel Auto SA. L’esame tecnico di Ferrari è la fase più importante del processo. Una modalità che rivela
se la macchina è perfettamente funzionante e se la scocca, il motore, il cambio, la trasmissione, le sospensioni, i freni, le ruote, il telaio e gli interni sono originali, o soddisfano almeno i requisiti delle specifiche originali.
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Che tipo di restauro ha compiuto? «È stato un restauro parziale perché motore, cambio e differenziale erano già stati già revisionati dal precedente proprietario. Abbiamo rifatto la carrozzeria perché anche gli interni erano in ottimo stato». TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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AUTO / FERRARI 275 GTS
03 03/04/06 Vedere il lavoro completato è stato il momento di massima soddisfazione per il proprietario, così come per la squadra che lo ha realizzato. Ogni dettaglio è stato curato alla perfezione, come il volante con la corona in legno o i cerchi a raggi firmati Borrani. 05 L’inizio del restauro, la 275 GTS era rossa all’arrivo nell’officina Kessel Classic.
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È stato coinvolto nel percorso del restauro? «Alla Kessel mi dicevano di passare quando volevo per vedere come procedevano i lavori».
se dovrò restaurare altri gioielli storici li porterò da Kessel!». Tanti ricordi ed emozioni, per una spider dalle sospensioni posteriori indipendenti, il cambio disposto posteriormente, il motore V12 da 260 Cv a 7000 giri al minuto con una cilindrata di 3286 cc e l’elegante caratteristica delle ruote di serie a raggi della Borrani, che non si fissano solo nel prezioso cassetto della memoria. Infatti, ci dice il responsabile stampa del gruppo Stefano Marzola, la Kessel Restauro Auto Classiche ha l’onore e il piacere di consegnare al cliente anche un libro fotografico che riporta le immagini delle fasi significative del restauro, dal primo giorno che è entrata officina al momento della consegna.
Qual è stato il momento più felice e quello che più l’ha preoccupata del restauro? «Mi sono preoccupato quando mi hanno detto di passare perché dovevamo discutere. Si doveva fare di più. Alla fine è stato meglio così, ne è uscito un capolavoro! Il momento più felice è stato quando sono andato a ritirarla e ho visto il risultato. I tempi di consegna rispettati, lavoro eccellente; sono molto soddisfatto e
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TRIDENTE L’ULTRACENTENARIA CASA DI MODENA AGGIORNA I DUE MODELLI CHE RAPPRESENTANO L’ANIMA STESSA DEL MARCHIO. GRANTURISMO E GRANCABRIO DIVENTANO PIÙ MODERNE MA CONSERVANO QUEL MERAVIGLIOSO MOTORE V8 ASPIRATO ED IL FASCINO DELLO STILE FIRMATO PININFARINA. ED ANCHE L’INCONFONDIBILE SOUND ESPRESSO DAI TERMINALI DI SCARICO.
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a ricetta è chiara: linee piene di fascino, dinamica di guida sportiva, un motore V8 aspirato e quattro posti veri. Sia per il coupé che per la cabrio. Maserati rilancia le sue GranTurismo e GranCabrio con le versioni 2018 che rinfrescano i due modelli ma senza intaccare il segreto del loro successo, confermato dai numeri. Dalla nascita, ne sono state prodotte ben 37.000 unità: dallo storico stabilimento a Modena in viale Ciro Menotti, poi, sono partite per ogni continente, facendo innamorare automobilisti europei, americani ed asiatici. Ora, le nuove
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Maserati GranTurismo e GranCabrio promettono di ripartire con slancio grazie a contenuti importanti. A far cambiare radicalmente la vita a bordo, il nuovo sistema di infotainment che si comanda tramite uno schermo capacitivo ad alta risoluzione da 8,4”, associato ad un impianto audio firmato Harman Kardon. Prerogativa imprescindibile in questi anni, la piena compatibilità con i sistemi di mirroring per smartphone, Android Auto e Apple CarPlay. La console centrale, poi, è stata modificata per ospitare un doppio selettore rotante in alluminio forgiato semplicissimo da usare. La pulsantiera delle varie modalità di guida è stata spostata sulla console centrale inferiore, accanto alla leva del cambio. Il cuore delle nuove GranTurismo e GranCabrio – disponibili nelle versioni Sport e MC – è il motore V8 aspirato da 4,7 litri costruito negli stabilimenti
AUTO / MASERATI GRANTURISMO E GRANCABRIO
Ferrari a Maranello. Questo consente di toccare i 460 CV a 7.000 giri/min e 520 Nm di coppia già a 4.750 giri. Come ogni sportiva purosangue che si rispetti, la potenza viene trasmessa alle sole ruote posteriori, attraverso il celebre cambio automatico ZF a 8 rapporti. Ora le prestazioni salgono a 4,7 secondi per scattare da 0 a 100 mentre la velocità massima è di 301 km/h nella versione MC. «Un motore sportivo aspirato è sempre più raro – ricorda Ronnie Kessel, proprietario della Kessel Auto, concessionaria ufficiale Maserati in Ticino – ma l’esperienza di guida che regala è entusiasmante. L’erogazione lineare, progressiva e costante di questo V8 rappresenta l’essenza stessa del motore da corsa». Anche lo stile di queste rinnovate Maserati è stato aggiornato ma senza tradire le scelte senza tempo compiute da Pininfarina per la prima versione di GranTurismo e GranCabrio. Assieme alle nuove prese d’aria più basse, la calandra contribuisce a migliorare la distribuzione del flusso dell’aria e riduce la resistenza aerodinamica da 0,33 a 0,32. Anche il paraurti posteriore è stato ridisegnato per sottolineare la naturale eleganza dell’iconica GT coupé. Il design è ora più lineare, con un doppio layout per le versioni Sport e MC. La mano del Centro Stile Maserati ha toccato anche gli interni ed in particolare i materiali: adesso offrono ancora più comfort per quattro adulti grazie ai sedili singoli in pelle Poltrona Frau dotati
di poggiatesta integrati. Questa iconica coupé italiana è disponibile anche con interni in Alcantara e pelle. Queste vetture rappresentano l’anima stessa di Maserati che anche negli altri modelli della gamma – Levante, Ghibli, Quattroporte – riporta la dinamica e lo stile da granturismo. Significa piacere di guida in ogni situazione, fascino ed emozioni ma senza trascurare lo spazio nell’abitacolo e la qualità della vita a bordo. Per un’esperienza sensoriale completa e coinvolgente. Serve davvero poco per farsi convincere dalle nuove Granturismo e Grancabrio, garantisce Ronnie Kessel: «Basta sentire il meraviglioso rumore di cui è capace quel V8 è sarà amore vero».
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Un crossover ad alte prestazioni
C LA RANGE ROVER VELAR È UNA VETTURA ELEGANTE MA SPORTIVA CHE, VISTE LE SUE DIMENSIONI DI 480 CM, NELLA GAMMA DELLA CASA INGLESE S’INSERISCE FRA L’EVOQUE (437 CM) E LA RANGE ROVER SPORT (485), COME ALTERNATIVA DI LUSSO ALLA DISCOVERY SPORT (460 CM). CE LA PRESENTA GABRIELE GARDEL INSIEME A DZEMAL BAJRIC, CONSULENTE DI VENDITA PRESSO IL GARAGE DI GABRIELE GARDEL A PAMBIO-NORANCO.
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on quali caratteristiche si presenta questa nuova vettura? «La Range Rover Velar è un Suv che mantiene le doti fuoristradistiche tipiche delle vetture del marchio, ma con un occhio di riguardo per il comportamento su strade asfaltate e per il design (particolarmente ricercato). Dove la Velar si differenzia dalle altre Range Rover è nella scocca in alluminio, condivisa con quella delle Jaguar di ultima generazione. I motori sono i benzina 4 cilindri 2.0 (250 CV o 300 CV) e V6 3.0 (380 CV) e i diesel 4 cilindri 2.0 da 180 CV e 240 CV e V6 3.0 da 300 CV. Il cambio è per tutte automatico a 8 marce. Al posto del benzina V6 di origine Ford arriveranno in futuro i nuovi 6 cilindri in linea del gruppo Jaguar Land Rover, con potenze superiori a quelli odierni. A proposito del nome, Velar sta per velata e così si chiamavano i prototipi della prima Range Rover».
Una cura particolare è stata posta nella definizione dei dettagli estetici… «La Range Rover Velar, che ha debuttato al Salone di Ginevra, ha fianchi levigati, il cofano anteriore dalla forma a conchiglia (comune anche alle Ran-
AUTO / RANGE ROVER VELAR
ger Rover e Range Rover Sport) e maniglie delle portiere a scomparsa, che fuoriescono dalla carrozzeria alla pressione di un tasto. I fari anteriori sono a led fin dalla versione meno costosa. Nel complesso l’aspetto della Velar è più elegante e filante di quello delle altre Range Rover. L’attenzione ai particolari non va a scapito dell’abitabilità e dello spazio a bordo, come testimonia la distanza fra le ruote anteriori e posteriori molto generosa (280 cm) e il bagagliaio ampio fra 673 litri a oltre 1.700 litri, quanto una station wagon di grosse dimensioni. I materiali interni, come da trazione sulle Range Rover, sono ricercati e di alta qualità. Fra i tanti particolari spiccano i raffinati rivestimenti per i sedili: fanno largo uso di un innovativo tessuto di cotone che ben si sposa con la pelle e gli elementi in legno dell’abitacolo».
Anche in questa nuova vettura si fa ampio ricorso alle più avanzate tecnologie… «Nella plancia debuttano però una serie di elementi inediti, che rendono la Range Rover Velar un grosso passo avanti rispetto a tutte le concorrenti. La gestione della maggior parte dei sistemi di bordo è affidata infatti a due schermi sul mobiletto centrale, ampi ciascuno 10 pollici: quello superiore controlla la navigazione e la parte multimediale, quello inferiore il climatizzatore e il sistema per gestire la trazione su fondi a bassa aderenza. Lo schermo più in alto si può inclinare fino a 30° per evitare i riflessi in tutte le condizioni di luce. Il sistema multimediale assume per l’occasione il nome Touch Pro Duo, integra il modulo per la navigazione su internet e si può gestire in parte attraverso un’app per smartphone, che permette di vedere il livello del carburante o le coordinate del parcheggio». In sintesi, una vera Range Rover a tutti gli effetti… «Come tutte le auto della casa, anche la Range Rover Velar è concepita per affrontare percorsi fuoristrada di una certa difficoltà e si avvale della trazione integrale, del sistema Terrain Response per ottimizzare l’aderenza su vari tipi di superficie e delle più evolute tecnologie di assistenza alla guida, come la frenata automatica d’emergenza o quella che evita gli sbandamenti».
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UN VIAGGIO in prima classe
DI JOËL CAMATHIAS AL VOLANTE DI QUESTA PRESTIGIOSA VETTURA DOMINANO CLASSE ED ELEGANZA
AUTO / MERCEDES-BENZ CLASSE S 350 D 4MATIC
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rovare un’auto simile per me è una grande gioia: sono infatti da sempre affascinato alle berline di grande taglia, e soprattutto comode, forse perché la mia stazza (sono alto 193 cm) predilige la comodità; ma la vettura che a breve vi farò scoprire si adatta a tutti, in particolare a coloro che ricercano la classe e l’eleganza in un’ammiraglia che è al top di gamma! La vettura del nostro test è la nuova Mercedes-Benz Classe S 350 d 4MATIC che l’amico e direttore di Mercedes-Benz Automobili SA (succursale di Lugano-Pazzallo) Andrea Gianotti mi ha messo a gentile disposizione. La Classe S di Mercedes-Benz si è da sempre distinta per la sua eleganza, ma al tempo stesso dinamismo alla
guida. Le nuove linee dal design ben definito e armonioso assicurano l’unicità di questo veicolo che, con alcuni nuovi accorgimenti come la mascherina frontale con tre doppie lamelle cromate, continua a confermare il grande carattere. Al suo interno un vero e proprio salotto, studiato nei minimi dettagli: dai tagli della pelle alle singole rifiniture all’utilizzo di materiali pregiati; arrivando alla “console” di guida, di facile intuizione, che rende il tutto più piacevole per una guida rilassata grazie al comfort dei programmi Energizing. Sì, sembra proprio di viaggiare in prima classe. Quello che inoltre impressiona sono i sistemi di sicurezza che vengono garantiti, e questo è sicuramente un fiore all’occhiello e un orgoglio per la ca-
sa tedesca che attraverso “MercedesBenz Intelligente Drive” assicura una serie di servizi di assistenza, da selezionare secondo le proprie esigenze e necessità, che rende il guidatore sereno e rilassato, avendo la possibilità di gestire al meglio il tragitto. Infine, l’auto permette di avere un’agilità e una prontezza alla guida – grazie al sistema di sospensioni pneumatiche (Airmatic) davvero strepitose. Mi piace riportare un aneddoto o uno slogan ufficiale della casa delle frecce d’argento che definisce o racconta i suoi nuovi modelli: in questo caso, per la Classe S, quello che ho scelto e che meglio rende l’idea, è: “Mostrare ciò che si è. Non ciò che si possiede.”
QUALCHE DATO TECNICO DELLA MERCEDES BENZ CLASSE S 350D 4MATIC Motore 6 cilindri in linea Cilindrata cc. 2925 Alimentazione diesel Potenza max. 286 cv (210 kW) a 3.400-4.600 giri Coppia max. 600 Nm a 1.200 / 3.200 giri
Velocità max. 250 km/h Accelerazione 0-100 km/h: 5.8 sec. Capacità serbatoio 80 litri Peso totale 2025 kg Trazione integrale
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AUTO / AMAG AUTOMOBILI E MOTORI
LA FORZA
della squadra L’ING. OLIVIERO MILANI È DA OLTRE UN DECENNIO ALLA GUIDA DI AMAG AUTOMOBILI E MOTORI SA REGIONE TICINO, CHE VANTA UNA PRESENZA SUL TERRITORIO CANTONALE DA OLTRE 70 ANNI. NEL CORSO DELLA SUA LUNGA STORIA HA AVUTO MODO DI CONSOLIDARE LA PROPRIA PRESENZA LOCALE DIVENTANDO UNA REALTÀ COMMERCIALE SEMPRE PIÙ IMPORTANTE. cino dei primi anni ’60 costituiva un esempio unico di questa nuova filosofia a totale servizio dell’automobilista».
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i racconta brevemente come AMAG si è andata sviluppando in Ticino? «Tutto inizia con la fondazione, nel 1951, da parte di Emilio Fumagalli, del Garage Cassarate. Alla fine degli anni ‘50 gli originari locali si dimostrarono troppo esigui per un’attività in continua crescita e ben presto iniziò un processo di espansione che portò all’acquisizione di alcuni spazi contigui. Ma anche questi si dimostrarono esigui e nel 1959 venne comprato un terreno di 4.225 mq in via Monte Boglia a Lugano. All’epoca il complesso comprendeva un’officina meccanica, la carrozzeria, la verniciatura. Si realizzo così un Garage di grandi dimensioni, moderno e funzionale, dove il cliente potesse ricevere un’assistenza completa, ciò che nel Ti-
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Altri successivi passaggi sono rappresentati dalla trasformazione dei marchi rappresentati… «Nel 1967 alla rappresentanza Chrysler subentrò la marca Audi, la cui fabbrica venne nel frattempo acquistata dalla Volkswagen. L’aumento continuo nella vendita di nuove vetture comportò di riflesso un maggiore impegno anche nella vendita di auto usate e questo determinò nel 1970 l’apertura del Mercatauto, primo punto vendita ticinese nell’automobile d’occasione con il concetto di “Drive-in”, su una superficie di ben 3.500 mq. Una delle decisioni più importanti di Fumagalli fu anche la scelta del suo successore, Silvio Bizzini, con cui condivideva una precisa visione di quello che avrebbe dovuto essere lo sviluppo futuro dell’azienda. Infatti la determinazione strategica e imprenditoriale dell’Ing. Bizzini ha costituito per l’azienda un punto forte per il suo sviluppo, sue in realtà l’acquisizione delle filiali VW/Audi di Coldrerio nel ’91, in seguito trasferita a Mendrisio e della Concessionaria Porsche a Breganzona nel ‘99, in seguito trasferita a Noranco, come pure la costituzione della Ricambi Scairolo a Noranco (oggi AMAG Bioggio) per la distribu-
zione capillare su tutto il territorio cantonale dei ricambi delle marche rappresentate. L’Ing. Bizzini è stato l’artefice del Centro Audi di Breganzona e a conclusione di una brillante carriera ricca di soddisfazioni, del Centro Porsche di Noranco». La terza successione ha riguardato il suo ingresso diretto alla guida del Gruppo… «Sono entrato in azienda nel 1998 sotto la direzione dell’Ing. Bizzini e, dopo 7 anni di “gavetta” in qualità di responsabile di tutte le filiali, nel 2006 ho assunto la carica di Direttore Generale, in corrispondenza con l’avvio operativo del Centro Porsche Ticino, l’apertura a Breganzona del Centro Seat e alcuni mesi dopo l’apertura a Lugano del Centro Skoda. Un’altra data importate che merita di essere sottolineata riguarda l’anno 2000 quando si è registrata la fusione del Garage Cassarate con lo storico gruppo AMAG, società leader sul mercato automobilistico svizzero». Quali sono i marchi attualmente rappresentati? «I marchi attuali di uno dei più importanti gruppi automobilistici del mondo rappresentano il perno delle nostre prestazioni: Volkswagen dal 1948, Porsche dal 1951, Audi dal 1967, Seat dal 1984, Škoda dal 1992.
AUTO / AMAG AUTOMOBILI E MOTORI
Complessivamente, deteniamo una quota di mercato intorno al 30% delle auto immatricolate in Ticino, cioè circa 6.000 vetture all’anno. Contiamo su 14 punti vendita ed assistenza (Lugano, Breganzona, Sorengo, Collina d’Oro, Manno, Mendrisio, Coldrerio, Bellinzona, Giubiasco e Contone) e occupiamo circa 280 collaboratori. Questa dimensione ci consente di mantenere una posizione di relativa sicurezza riguardo a possibili trasformazioni nell’assetto del mercato ticinese dell’auto». Quali sono le parole chiave cui fare riferimento per emergere in un mercato competitivo come è quello dell’auto? «Premesso che la mobilità resterà una della principali conquiste della libertà individuale e avrà un futuro nel contesto economico, bisogna partire dal presupposto che l’auto rappresenta da sempre tempo libero, sogni, emozioni, progresso, tecnologia, design. L’auto appassiona, ci fa sentire appagati e liberi. Questo significa che l’attenzione deve essere sempre più focalizzata sul cliente, sulle sue esigenze e sulle sue aspettative. Le parole chiave per fare la differenza sono allora qualità del prodotto, professionalità del personale, formazione dei collaborati, per assicurare a tutti i livelli la migliore accoglienza del cliente».
In questa prospettiva si è andata estendendo negli anni anche la rete dei servizi offerti… «Con la fondazione di una propria società di leasing, con la creazione di un parco veicoli per le aziende, con l’accesso nel settore dei veicoli a noleggio insieme a Europcar nonché con la gestione di autosili in posizioni centrali, l’impresa è diventata ciò che è oggi: un offerente di prestazioni impegnato che vuole rendere felici e mobili i suoi clienti. I desideri e i sogni individuali riguardo alla mobilità ci affascinano. A ben guardare, Il Maggiolino importato per la prima volta nel 1948 rese l’auto un bene alla portata di una cerchia di popolazione sempre più ampia. I sogni divennero così realtà. L’orizzonte della vita delle persone si allargò e le persone vollero godersi appieno questa nuova libertà». Tutto questo implica necessariamente la costruzione di un team di lavoro efficiente e ben affiatato… «Assolutamente d’accordo. Alla formazione e allo sviluppo delle competenze professionali si dedicano energie ed anni di studi, mentre le conoscenze e le competenze gestionali, relazionali e della comunicazione sono spesso date per scontate. Di conseguenza, i collaboratori sono spesso molto competenti sugli aspetti tecnici ma più deboli in altri settori oggi sempre più rilevanti per un’azienda che vuole continuare a crescere e distinguersi in tutti gli ambiti. L’indirizzo imprenditoriale non può dunque basarsi unicamente sul prodotto e sulla capacità produttiva ma deve trovare un giusto equilibrio tra efficienza, redditività, gestione dei costi e soddisfazione del cliente interno ed esterno. Tutto ciò implica una linearità dei processi decisionali ma anche una precisa consapevolezza e assunzione di responsabilità a tutti i livelli». Oggi si fa un gran parlare di attenzione alle problematiche ambientali. Cosa significa per AMAG? «L’azienda mostra una spiccata sensibilità verso le problematiche ambientali e
si presenta con un profilo ecocompatibile, confermato da numerosi progetti e concretizzatosi attraverso altrettante azioni finalizzate alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, ad esempio offrendo ai propri clienti, in occasione dei fermi tecnici giornalieri, biciclette elettriche per lo spostamento urbano al posto delle classiche vetture di cortesia. E, ancora, sono in atto iniziative per il costante aggiornamento e il rinnovo degli impianti, la riduzione e la raccolta differenziata dei rifiuti, nonché il loro smaltimento. Cosi, gli striscioni pubblicitari dismessi vengono trasformati in pratiche borse». Come è nata la sua passione per la meccanica e per i motori? «Mio padre si chiedeva spesso se nelle vene avessi la benzina al posto del sangue. Da piccolo ho cominciato subito ad armeggiare prima con la bicicletta poi con il motorino. Quindi ho fatto l’apprendista meccanico d’automobili e più tardi ho conseguito il diploma di ingegnere HTL divisione Tecnica Automobilistica presso la Scuola universitaria professionale di Bienne. Ormai la strada era tracciata. Tutto ciò che c’era all’interno del cofano di un’automobile mi attirava molto più che le sue forme esterne. Al momento di entrare nel mondo del lavoro si profilava la scelta tra approfondire le conoscenze in ambito motoristico o intraprendere una carriera, sempre nel mondo dell’auto, ma legata agli aspetti gestionali e imprenditoriali. Mi sono indirizzato verso questo secondo ambito, e non me ne pento, ma il mio amore per i motori è rimasto immutato nel tempo».
AMAG REGIONE TICINO Direzione Via Monte Boglia 24 CH-6900 Lugano +41 (0)91 973 33 33 TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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IL CONNUBIO PERFETTO IDEALE “TRAIT D’UNION” TRA LA GIÀ PRESTAZIONALE GT S E LA CORSAIOLA GT R, LA NUOVISSIMA AMG GT C È CAPACE DI CONQUISTARSI UN POSTO NEL CUORE DI TUTTI COLORO CHE LA GUIDANO.
DI BENJIAMIN ALBERTALLI
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uesta volta l’introduzione sarà un po’ più personale del solito, ma mi sento in dovere di farlo. Grazie alla mia professione di “test driver” per numerose testate giornalistiche e media specializzati, ho avuto la fortuna di poter guidare almeno una volta tutte le versioni della potente AMG GT. Dalla primissima GT S oltre due anni or sono alla più recente GT R spremuta tra i cordoli di
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un circuito, per arrivare alla neonata Roadster disponibile in due versioni: una d’ingresso a una più prestazionale, chiamata GT C Roadster. Ebbene: la C è in questo caso una lettera che fa davvero la differenza e identifica – a mio parere – niente meno che la miglior AMG GT mai realizzata ad oggi. La AMG GT C Roadster si differenzia rispetto alla GT Roadster per un sensibile aumento di potenza (da 476 a 557 cavalli) che ne incrementa le prestazio-
ni ma soprattutto per l’adozione di molti componenti tecnici presi in prestito dalla corsaiola GT R. Tra questi le quattro ruote sterzanti, la carreggiata posteriore più larga di 44 millimetri, il differenziale posteriore autobloccante a gestione elettronica, dischi dei freni anteriori maggiorati in materiale composito e molto altro ancora. Tanto che messo tutto sulla bilancia, la GT C – sebbene disponibile unicamente quale Roadster – risulta ancora più specia-
AUTO / AMG GT C ROADSTER
Loris Faraon – AMG Sales Expert e Stefano Winteler
listica rispetto alla GT S – che invece è disponibile unicamente quale Coupé. Poco male, dato che l’assenza del tetto dona alla GT forme davvero sinuose e perfettamente proporzionate senza per questo perdere grinta, la quale resta ben evidente nel frontale grazie alla calandra “Panamericana AMG”, i cui 15 listelli verticali cromati si ispirano alla 300 SL che nel 1952 vinse la celebre corsa messicana e donano un bel tocco sportivo alle versioni GT3 (da competizione) della AMG GT, ripresi quindi sulla versione stradale GT R. Racchiusa da una bella capote in tela realizzata con materiali leggeri e reclinabile in circa undici secondi anche ad una velocità di 50 km/h, l’abitacolo della GT Roadster si rifà a quello delle Coupé, caratterizzato da un design scenografico, rifiniture impeccabili e il
confacente “arredo” sportivo. Non mancano infine tutti quei dispositivi (tra cui l’AIRSCARF, un getto d’aria calda indirizzato alla nuca) con cui i conducenti Mercedes possono godersi appieno la propria “scoperta” anche durante i mesi più freddi. Sebbene la AMG GT abbia sin dal primo giorno dimostrato di essere più una sportiva vera che una Gran Turismo, la GT C amalgama tutti gli elementi tecnici al servizio delle emozioni. Il propulsore impressiona per le prestazioni vigorose ed apparentemente inesauribili, ben supportate dal velocissimo cambio doppia frizione a sette rapporti, e sorprende per la prontezza di risposta dell’acceleratore, spontanea come quella di un propulsore aspirato. Anche per merito della perfetta posizione di guida ci si sente nel centro
della vettura, e grazie ad uno sterzo poco filtrato e ampiamente comunicativo viene sempre trasmesso un impagabile senso di connessione con la stessa: un perfetto esempio di come sterzo, telaio, sospensioni e pneumatici riescano ad armonizzare tra loro a qualsiasi andatura rendendo il comportamento sempre omogeneo. Ma la cosa più importante è che la GT appaga se guidata a regimi tranquilli, incanta a ritmo sostenuto, e soddisfa persino i palati più fini se spinta ai suoi (elevatissimi) limiti prestazionali.
ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES-AMG GT C ROADSTER Motore V8 Biturbo 3’982 Cilindrata cm3 Carburante Benzina Potenza max. 557 cv (410 kW) a 5’760-6’750 giri/min. 680 Nm a 1’900-5’750 giri/min. Coppia max.
Velocità max. 316 km/h Accelerazione 0-100 km/h 3,7 secondi Capacità serbatoio 65 litri Peso totale 1'735 kg Trazione Posteriore
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Un prodigio di bellezza e tecnologia
EVANTRA ED EVANTRA MILLECAVALLI SONO LE ESCLUSIVE HYPERCAR REALIZZATE “SU MISURA” DA MAZZANTI AUTOMOBILI. UN NUMERO LIMITATO DI 5 ESEMPLARI È PRODOTTO OGNI ANNO, ED OGNUNO DI ESSI È CREATO AL TERMINE DI UN PROCESSO DI SVILUPPO E PERSONALIZZAZIONE DEDICATI
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uca Mazzanti, titolare dell’omonima azienda situata a Pontedera, nella provincia di Pisa ha sempre saputo che sarebbe diventato un costruttore automobilistico; quel giorno di consacrazione, avvenuto ormai più di 10 anni fa, lo ha portato ad essere, oggi, una delle eccellenze a livello mondiale nel campo delle Supercar ed Hypercar artigianali. I cavalli di battaglia di Mazzanti Automobili sono due: Evantra e la più estrema Evantra Millecavalli; due concetti diversi accomunati dalla filosofia di pregio ed esclusività che contraddistingue tutte le vetture Mazzanti. Il progetto ha richiesto migliaia di ore di lavoro ed ha attinto dalle più moderne tecnologie di progettazione: dalle simulazioni CFD, ai calcoli strutturali e simulazioni torsionali su materiali e componenti, ma ogni esemplare è realizzato completamente a mano; in que-
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sto modo la cura dei particolari e la qualità sono al loro massimo. Evantra ed Evantra Millecavalli sono ideate, prodotte e assemblate in Toscana, la regione italiana famosa in tutto il mondo per i suoi capolavori artistici di ogni genere: nella tradizione etrusca, Evantra era la dea dell’immortalità. La forte filosofia e le idee di Luca Mazzanti hanno permesso di creare un nuovo concetto di vettura lontana dalle comuni logiche di mercato, attirare gli amanti delle Supercar e del lusso e i pochi che vogliono un’auto cucita su misura, come il più prezioso e unico dei gioielli. La filosofia di Evantra si concentra sul piacere di guida. Leggerezza, potenza ed equilibrio, fattori solitamente difficili da amalgamare, qui si fondono in modo naturale. Il peso della vettura, di soli 1300 kg, è centralizzato al massimo ed i suoi 751 cavalli di potenza regalano le sensazioni di un’auto da
AUTO / MAZZANTI AUTOMOBILI
corsa attraverso un handling ed una reattività impressionanti, ma che nella guida di tutti i giorni trasmettono una sorprendente comodità. Il design di Evantra, estremamente dinamico ed equilibrato, è interamente frutto della creatività di Luca Mazzanti, il quale ha elaborato uno stile in controtendenza con quello tradizionale delle Supercar a motore centrale, abitualmente caratterizzato da un frontale molto corto, un passo ed un posteriore molto lunghi. La forma classica dei parafanghi si traduce in una linea morbida e sinuosa. Evantra raccoglie anche alcuni stilemi sviluppati nelle precedenti creazioni di Mazzanti Automobili, ripensate però con un taglio più moderno e aggressivo. I dettagli sono realizzati con l’estrema cura che da sempre contraddistingue l’azienda; dai fari completamente disegnati e impreziositi da un deciso motivo a LED, alle aperture che permettono il passaggio dell’aria, le quali hanno lineamenti puliti e netti. Ma Evantra è anche un’auto estremamente concreta e funzionale in ogni suo particolare. L’inedita apertura delle porte fonde il classico con il moderno, donando alla vettura massimo dinamismo anche quando l’auto è ferma. La funzionalità di questa scelta stilistica è altrettanto importante; il brancardo laterale viene lasciato molto più alto rispetto alla maggior parte delle auto, aumentando l’altezza del telaio e incrementando di conseguenza la rigidità e
la reattività del telaio stesso. Il telaio è realizzato in parte in monoscocca in acciaio scatolato ad alta resistenza ed in parte in tubolare in cromo molibdeno. Il cockpit ha una sezione laterale molto alta, che consente un’ottima protezione per gli occupanti in caso di urto laterale. Il telaio esprime una rigidità torsionale da vettura da corsa ed è collegato ad un Roll-bar integrato all’interno della carrozzeria e realizzato in tubi in cromo-molibdeno: questo connubio fa sì che il risultato sia un telaio estremamente rigido, reattivo e sicuro; che però, grazie all’attenzione e alla cura dedicate alla dinamica da Mazzanti Automobili, regala un comfort senza eguali. Un semi-telaio posteriore, anch’esso realizzato in cromo molibdeno, è ancorato alla monoscocca attraverso 14 bulloni
e la sua impressionante rigidezza è unita alla facilità e velocità nello smontaggio del gruppo powertrain in caso di necessità di intervento. Questo semi-telaio accoglie il comparto propulsore/cambio: in questo caso si è cercato per esso la posizione più centrale e più bassa possibile, ottenuta anche attraverso la scelta del posizionamento del serbatoio carburante tra l’asse anteriore ed il cockpit; differentemente da molte altre Supercar a motore centrale dove il serbatoio viene posto tra l’abitacolo ed il motore. La carrozzeria con layout da coupé a 2 posti è realizzata in fibra di carbonio; inoltre alcune parti della carrozzeria possono essere realizzate, a richiesta, in alluminio battuto a mano, sottolineando il grande know-how tecnico di Mazzanti Automobili. Gli interni, anch’essi completamente "cuciti su misura” del cliente, sono realizzati da aziende leader nei settori di moda e lusso, con pellami speciali totalmente naturali trattati all’anilina, risultando incredibilmente morbidi al tatto. Ogni personalizzazione diviene possibile grazie ad un’infinita scelta di materiali speciali, incluse pelli esotiche e fibre preziose. Il “cuore meccanico” di Evantra è un V8 in alluminio di 7 L aspirato che eroga una potenza di 751 cv a 7500 giri/minuto ed una coppia max di 860
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Nm a 5000 giri/minuto. Il motore condivide solo alcune parti con un monoblocco v8 di origine americana, per via del grande attaccamento alle tradizioni che hanno anche ispirato Evantra. Negli anni ’60 infatti, molti piccoli costruttori artigianali italiani usavano motori americani, che impreziositi dall’ inconfondibile stile italiano, hanno creato capolavori immortali.
Ma il genio di Luca Mazzanti non si poteva accontentare e cercava qualcosa di più: qualcosa a cui solo la passione di un cuore italiano può aspirare. Il risultato è un vero “motore Mazzanti” completamente re-ingegnerizzato da Maz-
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zanti Automobili in Italia: un v8 naturalmente aspirato che eroga 750 cv. La posizione di guida viene allestita e realizzata secondo le misure del cliente, la consolle centrale, è dotata di un sistema infotainment full-touch con il
quale si controllano tutte le funzionalità della vettura: dal clima alla navigazione, passando per radio e telefono, e altro ancora. L’apice della personalizzazione delle vetture Mazzanti viene raggiunto con la realizzazione della Hypercar Evantra MIllecavalli: un’inedita sportiva estrema, prima in Italia a portare 1000cv su strada, progettata seguendo l’estro di un collezionista d’arte con la passione per le automobili… Luca Mazzanti considera a tutti gli effetti questa Hypercar una versione ancora più esclusiva della già raffinata Evantra. 25 è il numero di esemplari che saranno prodotti (24 se si considera che l’esemplare “1001” ha appunto già un committente), sempre mantenendo la natura intrinseca di artigianalità e raffinatezza dei “gioielli” di Luca Mazzanti. La filosofia dietro alla Mazzanti Evantra Millecavalli stravolge i canoni fissati da Evantra; il propulsore è un inedito 7.2L V8 Bi-Turbo, in grado di erogare la straordinaria potenza. Un ulteriore passo in avanti è fatto nella tecnica con la quale la “Super Evantra” è stata studiata: il 60% dei componenti è stato infatti riprogettato appositamente per l’Evantra Millecavalli. Questa nuova Mazzanti rappresenta il fiore all’occhiello del costruttore toscano. Il focus sull’esperienza di guida e sulle prestazioni garantiscono un’elevatissima qualità costruttiva. La Mazzanti Evantra Millecavalli, con ognuno dei suoi esemplari costruiti “su misura” di ciascun committente, è destinata a lasciare un segno indelebile nella storia dell’automotive.
SITUATO NEL CUORE DEL CENTRO PEDONALE DI LUGANO, LO STUDIO SI COMPONE DI 4 ARCHITETTI CHE LAVORANO FIANCO A FIANCO NELLA PROGETTAZIONE, CURANDONE SAPIENTEMENTE LO SVILUPPO FINO ALLA REALIZZAZIONE.
Da sinistra in alto: Paolo Fumagalli, Roberto Bernardi Da sinistra in basso: Marco Del Fedele, Mauro Buletti
50 ANNI di vera architettura
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uest’anno il vostro studio festeggia mezzo secolo di attività con alle spalle circa 400 lavori, tra realizzazioni portate e termine, progetti e partecipazioni a vari concorsi. Quali sono state le principali tappe di questo sodalizio? «Mauro Buletti e Paolo Fumagalli, dopo essersi laureati in architettura al Politecnico di Zurigo rispettivamente nel 1966 e nel 1967, in quello stesso anno aprono uno studio di architettura nell'edificio Censi in Piazza Ciocca-
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ro a Lugano. Nei primi cinque anni - tra il 1967 e il 1972 - realizzano diverse ville, a cui si aggiungono in particolare l'ampliamento del Centro di educazione Istituto Canisio a Riva San Vitale (1966-1972), con le abitazioni per gli studenti, la scuola con palestra e piscina, la chiesa. Gli anni iniziali si concludono con la realizzazione nel 1972 della Scuola Media di Savosa, oggi Liceo 2. Scuola intesa come Gesamtschule, dove tutti gli spazi - siano essi le aule o i corridoi - sono dedicati alla didattica, alla ricerca, allo studio, alla lettura».
Ph: Cristian Dicaccamo
Ph: Alexander Zveiger ARCHITETTURA / BULETTI FUMAGALLI DEL FEDELE BERNARDI ARCHITETTI 02
2001 Buletti e Fumagalli vincono il 1° premio del concorso internazionale per la sistemazione del lungolago di Lugano, progetto finora non realizzato». Va ricordato il progetto del quartiere residenziale Lucino a Breganzona-Lugano, dove è stato realizzato il piano di quartiere (premio ASPAN 2003). In seguito sono state realizzate prima la residenza principale e in seguito una villa privata, una realizzazione che riassume i differenti temi legati all’architettura, dal paesaggio alla singola casa». All’attività di progettazione si unisce subito una costante attenzione per la didattica e l’approfondimento intorno ai principali temi dell’architettura… «Nel 1969 sia Buletti sia Fumagalli vengono nominati professori alla Scuola Tecnica Superiore di Trevano, oggi SUPSI. Buletti è attivo come professore di progettazione fino al 1990, mentre Fumagalli insegna Teoria di progettazione fino al 1982. Nel 1972 Fumagalli è direttore e co-redattore (con Peter Disch) di Rivista Tecnica della Svizzera Italiana, attività che termina nel 1982 con la nomina a redattore - fino al 1989 - della rivista Werk, Bauen und Wohnen». Negli anni successivi, dal 1972 e fino al 2006, Buletti e Fumagalli realizzano numerose opere che segnano la storia architettonica di Lugano e del Ticino. Possiamo elencarle in breve? «Da segnalare in particolare la casa d'appartamenti Torre Gamma a Pazzallo (1993-1995), l'ampliamento del supermercato Innovazione - oggi Manor - con ristorante e spazi di vendita, a Lugano (1978-1985), nonché l'Ipermercato Jumbo a Canobbio (19841986), la nuova Pista di ghiaccio Resega a Porza (1988-1995), le stazioni degli impianti sciistici del San Gottardo a Airolo (1993-1994), il Centro scolastico di Muzzano (1994-1998). Nel
L’ampliamento dello studio di architettura risale all’ultimo decennio… «L’ampia esperienza maturata negli anni porta nel 2006 alla fondazione
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Ph: Enrico Cano
dello studio Buletti Fumagalli & Associati Sagl con l'arrivo del nuovo socio Marco Del Fedele architetto diplomato alla Scuola Tecnica Superiore nel 1991. In seguito, nel 2013 Roberto Bernardi architetto diplomato Scuola universitaria professionale nel 2000, diviene il quarto associato della Buletti Fumagalli & Associati Sagl (dal 2017 denominata Buletti Fumagalli Del Fedele Bernardi Architetti Sagl)». Oggi, l’ufficio composto da 4 architet-
01 2011 – 2015, Scuola elementare 2° ciclo Capriasca (1° premio concorso ad invito) 02 2006 – 2010, Facciate grande magazzino Manor Lugano – 1° tappa 03 1988 – 1995, Pista del ghiaccio Resega Lugano 04 2012 – 2015, Pavimentazione Piazza Luini Lugano
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ti che lavorano fianco a fianco, prosegue l’attività garantendo lo sviluppo e la realizzazione di opere di grande qualità e complessità». Quali sono i lavori più significativi di questo ultimo periodo? «Dal 2006 lo studio realizza, oltre a diverse case unifamiliari, alcuni importanti lavori. Per citarne solo alcuni, le nuove facciate vetrate del supermercato Manor, che si affacciano su piazza Dante e Salita Chiattone a Lugano (2006-2010), le quali hanno contribuito a una nuova immagine di una piazza della città. La ristrutturazione di una casa d'appartamenti a Locarno (200606
2007), il restauro del Sacro Monte della Madonna del Sasso a Orselina (2008-2013) e del relativo museo “casa del Padre” (2016), gli spogliatoi pattinatori della pista ghiaccio Resega a Porza (2010-2014). La recente ristrutturazione dell’edificio Migros centro a Lugano (2009-2017) situato in via Pretorio ha permesso una più ampia riqualifica del viale e del suo fronte. Su concorso la Scuola elementare 2° ciclo a Capriasca (2011-2015) che è la prima tappa del nuovo sviluppo scolastico del Comune. Del 2010 è il 1° premio nel concorso internazionale per la ristrutturazione del Palazzo di Giustizia a Lugano. Inoltre, dal 1987 a oggi l'ufficio si è occupato, in diverse fasi, del disegno dell’intera pavimentazione delle vie pedonali di Lugano, un intervento decisivo nella riqualifica del centro storico. Un intervento che sarà completo unicamente con la realizzazione del progetto di riqualifica del lungo lago (progetto di massima 2013)». Possiamo individuare un’approccio comune, una filosofia, che vi accomuna, vi ha spinto ad associarvi e vi guida nel vostro lavoro?
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«Lavoriamo secondo concetti per noi coerenti proponendo progetti e realizzazioni di qualità che interpretano lo spirito del nostro tempo attraverso la ricerca e lo studio di soluzioni mirate. Ogni progetto è un progetto a sé e va affrontato tenendo conto del tema, che richiede soluzioni – formali e tecniche – adeguate, dove forma e materiali dipendono non solo dalle funzioni cui l'edificio è destinato, ma anche - se non soprattutto - dal luogo in cui si trova, dal paesaggio (urbano o nel verde) cui è confrontato». Nel corso degli anni, lo studio ha partecipato a diversi concorsi di architettura nazionali e internazionali… « La ricerca progettuale passa attraverso una costante e perseverante lettura del contesto a più scale di lavoro portato avanti attraverso il continuo confronto su progetti e temi diversi» In particolare, si segnala nell’ambito scolastico il Centro Comunale a Muzzano, la Scuola elementare e scuola dell’infanzia a Sala Capriasca e la Trasformazione della ex caserma in Scuola Elementare e mensa Scuola dell’infanzia a Capriasca (1° premio), la scuola dell'infanzia a Caslano (2° premio), la Scuola dell'infanzia a Stabio (2° premio). In ambito sociale la Ph: Enrico Cano
casa per anziani a Sorengo (1° premio) e la casa anziani a Caslano (2° premio). In ambito urbano il Piano di quartiere e centro Gerso a Massagno (1° premio), centro comunale di Poschiavo (2° premio), progetto di riqualifica del lungolago di Lugano (1° premio), concorso d'idee Navetta per il futuro tram a Lugano (in coll. con arch. M. Krähenbühl - 1° premio), concorso d'idee Trincea a Massagno (in coll. con arch. Mario Campi - 1° premio), concorso d'idee riqualifica quartiere Soldini a Chiasso (acquisto), concorso d'idee area ex Coop a Pedrinate (1° premio) e concorso internazionale d'idee di urbanistica pian Scairolo CIPPS (in coll. con arch. Mario Campi - 2° premio). Nella trasformazione e riqualifica di edifici, il progetto internazionale ristrutturazione palazzo di Giustizia a Lugano (1° premio) e il comparto villa Cristina e cantina del vino a Mezzana (4° premio)».
BULETTI FUMAGALLI DEL FEDELE BERNARDI ARCHITETTI SAGL Piazza Cioccaro 8 CH-6901 Lugano +41 (0)91 9239983 www.buletti-fumagalli-associati.ch
05 2010, PGL, Ristrutturazione Palazzo di giustizia Lugano (1° premio concorso internazionale d’architettura) Rendering progetto di massima 06 2001, Lungolago Lugano (1° premio concorso internazionale d’architettura) Rendering Progetto di massima: Peter Hans 07 2008 – 2013, Restauro Madonna del Sasso Orselina – 2° tappa 08 2009 – 2017, Ristrutturazione edificio Migros centro Lugano
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IL LUSSO È DI CASA IN TICINO
P UELI SCHNORF E PHILIPP PETER, TITOLARI DI WETAG CONSULTING, SPIEGANO IL CONCETTO DI LUSSO NEL SETTORE IMMOBILIARE E PERCHÉ IL TICINO CONTINUA AD ESSERE UNA DELLE DESTINAZIONI PIÙ AMBITE AL MONDO.
Riva Antonio Caccia 3, CH-6900 Lugano Via della Pace 1 a, CH-6601 Locarno Via Beato Berno 10, CH-6612 Ascona www.wetag.ch www.journal.wetag.ch info@wetag.ch +41 (0) 91 751 31 06 01
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ossiamo iniziare analizzando nel dettaglio come è strutturata la domanda di immobili di lusso in Ticino… «Dobbiamo parlare di tre differenti tipi di mercato. Esiste un mercato primario che comprende le abitazioni collocate nelle grandi città dove la gente vive e lavora. Pensiamo alle principali città del mondo… Parigi, Londra, New York, dove ci sono quartieri residenziali con appartamenti o ville di particolare pregio. Il secondo mercato, invece, è il cosiddetto resort market e comprende le abitazioni collocate in zone tipicamente destinate alle vacanze. È il caso delle isole caraibiche, dove si acquistano dimore di lusso per trascorrervi, durante tutti i mesi dell’anno, periodi di soggiorno più o meno lunghi. Infine esiste un mercato Life Style e Jet Set dove si collocano quelle destinazioni sempre alla moda (Côte d’Azur, Monaco, Costa Smeralda) dove la gente può risiedere, ma anche trascorrere periodi di vacanza». In questo panorama internazionale come si colloca il Ticino? «L’assoluto punto di forza del Ticino è rappresentato dal fatto che esso riassuma insieme tutti questi diversi mercati. Vi sono persone che scelgono di risie-
dervi stabilmente durante tutto l’anno, altre che vi passano alcuni periodi soltanto, altre ancora che vi vengono per le loro vacanze. Questa situazione diversificata costituisce una straordinaria opportunità perché è possibile indirizzare le proprie proposte immobiliari ad un pubblico più vasto ed eterogeneo; dall’altro canto implica una maggiore professionalizzazione, in quanto occorre elaborare un preciso profilo dei potenziali acquirenti, analizzando in profondità quali sono le loro reali esigenze, disponibilità e aspettative». Accanto agli immobili di lusso ed extralusso per residenti esiste in Ticino anche una richiesta di abitazioni secondarie. Quali sono le caratteristiche di questo mercato? «Gli acquirenti locali, ovvero i clienti che vivono e lavorano in Ticino, di solito, acquistano proprietà di un valore compreso tra 1 e 3 milioni di CHF. Per quanto riguarda il settore che comprende immobili di valore superiore a 3 milioni di CHF gli acquirenti, molto spesso, sono clienti internazionali o provengono dalla regione della Svizzera tedesca. Infine, il mercato extralusso in Ticino comprende attici e tenute di un valore superiore ai 10 milioni di CHF. Queste proprietà, spesso, sono situate in posizioni ottimali e con vista sul lago. Bisogna considerare anche
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che quello delle residenze secondarie è il mercato che più soffre delle limitazioni e delle normative introdotte a livello federale e cantonale. Esistono infatti situazioni differenziate a seconda che una residenza sia collocata o meno in una zona turistica. Bisogna poi tenere conto delle limitazioni relative alla superficie acquistabile che non devono superare i 200 mq. Le residenze secondarie sono scelte soprattutto da quei clienti che guardano al Ticino per le ottime opportunità di vacanze, relax, sport all’aria aperta che offre». Da parte degli acquirenti si è registrata negli ultimi anni una crescente attenzione nei confronti del valore reale dell’immobile: quali sono gli elementi che devono concorrere alla determinazione del “giusto prezzo”?
«Una tendenza specifica tra gli acquirenti nel mercato di lusso è rappresentata dalla grande attenzione al valore reale dell’immobile. Gli acquirenti di oggi, soprattutto se sono clienti che vengono dall’estero, sono sopravvissuti alla crisi degli ultimi anni. Essi si informano sui valori reali per non essere costretti a pagare più del necessario e correre il rischio di non riuscire a rivendere un immobile in futuro. Se una proprietà ha un prezzo esageratamente elevato non avrà nessuna possibilità di essere venduta a clienti di questo tipo. Le proprietà che dispongono di un buon rapporto tra posizione favorevole, qualità e prezzo realistico, normalmente vengono vendute in un periodo di tempo accettabile, che tuttavia si è allungato rispetto alla situazione degli ultimi anni e attualmente si aggira intorno ai 24 mesi. In ogni caso, risulta decisivo per il buon successo di una vendita, l’intervento di intermediari specializzati». Nella compravendita di un immobile di lusso diventa sempre più importante la consulenza qualificata di un operatore che sia un profondo conoscitore di tutte le problematiche e dinamiche del mercato. Qual è il valore aggiunto offerto da una società come la vostra nell’accompagnare un cliente in tutte le fasi di un acquisto? «La nostra appartenenza a quattro grandi network di primario livello internazionale, il nostro pluriennale radicamento nel territorio ticinese e l’esperienza maturata
in tanti anni di lavoro nel mercato degli immobili di lusso ci consente di conoscere fin nei minimi dettagli l’evoluzione di ogni singolo segmento di mercato, le trasformazioni in atto e le prospettive future. Ciò ci permette di avere una visione costantemente aggiornata della situazione, supportata da una elevata mole di dati statistici, e una specifica competenza che abbraccia tutti i possibili aspetti legali, fiscali, tecnici… Si tratta evidentemente di un grande vantaggio competitivo direttamente derivante dall’appartenere a diversi network seri che propongono ville e residenze di lusso in tutte le più prestigiose località del mondo». Da ultimo, come possiamo sintetizzare le tante buone ragioni per cui clienti di tutto il mondo scelgono di risiedere in Ticino? «Chi viene in Ticino sceglie di usufruire di quelli che sono i tradizionali vantaggi offerti da questa regione, che rappresenta un connubio ideale tra stabilità politica ed economico-finanziaria e lo stile italiano della “dolce vita”. Il gradevole clima mediterraneo, la natura verde e rigogliosa, i laghi, Ceresio e Maggiore, insieme alle montagne circostanti, hanno reso quest’area, da decenni, la meta principale per turisti e acquirenti provenienti dal Nord Europa. Inoltre, se consideriamo anche il basso livello di criminalità, l’eccellente sistema sanitario, le strutture e i servizi scolastici e pubblici di alto livello, il Ticino risulta essere davvero un posto ideale in cui vivere».
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01 Caslano, Lago di Lugano, Svizzera - REF. 88474 "Villa Mainini": splendida proprietà storica sul lago 02 Carona, Lago di Lugano, Svizzera - REF. 88461 Spaziosa villa con piscina e grande terreno in posizione spettacolare 03 Brione sopra Minusio, Lago Maggiore, Svizzera REF. 88480 Villa ecologica con bosco privato & piscine
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ARCHITETTURA / IMMOBILIARE MANTEGAZZA
VALORIZZAZIONE IMMOBILIARE A 360° La nostra esperienza al vostro servizio DAVID VON PRESSENTIN È DA NOVEMBRE 2016 IL NUOVO DIRETTORE GENERALE DELLA IMMOBILIARE MANTEGAZZA SA E RESPONSABILE PER GLI INVESTIMENTI E SVILUPPI IMMOBILIARI PER IL GRUPPO MANTEGAZZA.
David von Pressentin, Direttore Generale Immobiliare Mantegazza
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aureato in Economia Internazionale e Marketing alla Webster University con un master real estate alla SDA Bocconi, David von Pressentin ha lavorato negli anni in diversi settori immobiliari nazionali ed internazionali, in particolare property company commerciali, società di sviluppo immobiliare e società d’investimenti immobiliari pubblici e privati. Dal 2010 è stato vice capo team per il settore immobiliare corporate di UBS per i finanziamenti dei crediti di costruzione e immobili a reddito in Ticino. Nel 2012 è diventato membro della Royal Institute of Chartered Surveyors (RICS) il più prestigioso riconoscimento professionale nell’ambito immobiliare a livello mondiale.
L’
Immobiliare Mantegazza ha avviato nel corso degli ultimi mesi un importante processo di riorganizzazione, sia per quanto riguarda la propria struttura interna che per quanto attiene al posizionamento sul mercato. Possiamo iniziare vedendo quali sono le linee guida lungo le quali lei si sta muovendo per riorganizzare funzioni e servizi? «L’Immobiliare Mantegazza ha 50 anni di tradizione e storia e in questi anni ha accumulato una serie di competenze e professionalità uniche che la contraddistinguono nell’eccellenza degli immobili che gestisce. Il processo di riorganizzazione da me avviato ha lo scopo di accentuare le competenze dei vari collaboratori all’interno dei vari dipartimenti e l’ottimizzazione dei processi aziendali attraverso piattaforme informatiche condivise, implementazione di standard operativi e processi di quality control. Molta importanza è anche data alla formazione professionale, alla responsabilizzazione dei collaboratori e alla comunicazione interdipartimentale. Abbiamo a livello amministrativo un organico di 15 collaboratori suddivisi
tra ufficio vendite/affitti, back-office amministrativo, contabilità e ufficio tecnico che comprende architettura, direzione lavori e gestione impianti. A questo si unisce il nostro dipartimento IT e sicurezza, servizio unico per una società immobiliare che ci contraddistingue sul mercato ticinese e svizzero. Inoltre abbiamo un organico di 14 collaboratori di servizio composto dai manager degli immobili (facility management), personale di sicurezza e personale per la pulizia. Lo scopo ultimo è di avere una struttura efficace in grado di poter gestire anche immobili di terzi fornendo un valore aggiunto oltre all’amministrazione ordinaria». Obiettivo di queste trasformazioni è anche quello di presentarsi sulla piazza luganese con una rinnovata gamma di prestazioni e servizi. «L’obiettivo è appunto aprire l’Immobiliare Mantegazza al mercato Ticinese, mettendo a disposizione dei clienti l’esperienza e professionalità decennale accumulata nella gestione degli immobili del gruppo Mantegazza. Il punto di forza viene proprio dalla nostra esperienza e professionalità che è il risultato di 50 anni di lavoro al ser-
vizio dell’Ing. Geo Mantegazza che ha rivoluzionato non solo il mondo immobiliare Ticinese, ma lo stesso concetto d’immobile come posto ideale in cui vivere e lavorare. Questo è proprio ciò che contraddistingue gli immobili Mantegazza e la loro gestione». Un elemento non trascurabile di questo “nuovo corso” è rappresentato anche da un trasferimento della propria sede. Come si è orientata questa scelta e quali sono le principali caratteristiche della nuova destinazione? «La necessità di nuovi spazi nasce da fattori operativi e logistici ma anche d’immagine e rappresentanza. Da qui nasce la decisione di spostare la sede in centro a Lugano nel prestigioso immobile “Ransila” firmato da Mario Botta. Lo spostamento della sede è previsto per Ottobre 2017».
Altro fattore importante è costituito da un radicale rifacimento della vostra comunicazione e immagine. Quali sono i cardini di questo rinnovamento? «La nostra nuova strategia di marketing è incentrata sui due servizi fondamentali che offriamo: da una parte la promozione di oggetti per l’affitto e la vendita, dall’altra la promozione dei nostri servizi come società immobiliare. Oltre ad usare i nostri canali informatici, social media e pubblicitari, ci affidiamo ai nostri partner di fiducia, una rete selezionata di fiduciari immobiliari autorizzati ad operare sul territorio ticinese. Infatti i nostri servizi sono complementari a quelli offerti dai nostri partner, essendo il nostro servizio fondamentale incentrato sull’offrire un valore aggiunto. Inoltre la nostra vasta rete di conoscenze ci permette di raggiungere i nostri clienti anche per vie informali».
Sopra Team di lavoro Immobiliare Mantegazza Sotto Vicky Mantegazza, Presidente Immobiliare Mantegazza
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Con quali proposte di servizi vi state presentando sulla piazza Lugano e quali sono i traguardi che vi siete prefissati di raggiungere? «Oltre alla amministrazione ordinaria degli stabili vogliamo offrire anche un servizio fondamentale per un qualsiasi patrimonio immobiliare: la valorizzazione degli immobili. Questo si ottiene tramite una attenta valutazione dello stato manutentivo dell’immobile in modo da poter fornire una analisi completa dei lavori migliorativi e del relativo aumento dei redditi che si possono ottenere grazie a questi interventi migliorativi. Nel mondo immobiliare di oggi, oggetti datati devono infatti competere con stabili nuovi, e il reddito da affitti è spesso sotto pressione. Un intervento migliorativo permette da una parte di aumentare gli affitti, ma anche di ridurre i costi agli inquilini e di fatto essere più competitivi. Grazie ai nostri contatti e la nostra esperienza di settore possiamo sia proporre ai nostri clienti finanziamenti bancari per finanziare i propri lavori, sia gestire i lavori a costi ottimizzati tramite il nostro universo di relazioni decennali con le migliori imprese di costruzione ed artigiani ticinesi. Questa catena del valore aggiunto (valutazione, implementazione e gestione) è alla base del servizio offerto dalla Immobiliare Mantegazza».
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Come è costituito attualmente il patrimonio immobiliare amministrato e qual è la nuova clientela che intendete raggiungere? «Al momento l’Immobiliare Mantegazza gestisce il parco immobiliare del gruppo Mantegazza composto principalmente da immobili residenziali e stabili commerciali ad uso uffici e negozi. Questo include anche autorimesse e darsene. Nel corso degli anni abbiamo anche accompagnato l’Ing. Mantegazza nelle operazioni di sviluppo e oggi siamo in grado di gestire e coordinare tutti gli importanti progetti immobiliari presenti e futuri. Tutto questo è da oggi a disposizione dei nostri nuovi clienti, che possono essere proprietari di immobili, investitori o altri gestori immobiliari che intendono integrare la propria offerta di servizi. Data la nostra esperienza possiamo gestire operazioni sia di sviluppo sia di rinnovo, che possono essere interi stabili ma anche singoli appartamenti, offrendo servizi mirati ai clienti che vogliono avere un singolo interlocutore che gestisce ogni aspetto dell’operazione. E questo a costi ottimizzati grazie ai volumi che abbiamo con i vari artigiani ed imprese di costruzione».
Quali sono le proposte immobiliari su cui avete deciso di puntare le vostre risorse? «I servizi che offriamo sono incentrati sull’amministrazione e gestione immobiliare, ma con una enfasi sulla valorizzazione immobiliare. Questa offerta include anche servizi unici come la consulenza sulla sicurezza degli stabili, sia a livello d’impiantistica che di personale di servizio, servizi d’informatizzazione degli immobili come internet condominiali e domotica e servizi di consulenza energetica. Infatti puntiamo molto su interventi innovativi che migliorano l’efficienza energetica degli stabili. L’ottimizzazione dei costi che ne deriva permette di rimanere competitivi sul mercato degli affitti preservando il reddito oltre a dare una impronta ecologica al proprio stabile. Inoltre, il mio nuovo ruolo consiste anche nel gestire gli investimenti immobiliari, sia in Svizzera che all’estero. Questo vuol dire analizzare e valutare gli investimenti immobiliari, finanziarli e gestirli nel tempo ottimizzando il valore e la redditività. Anche questo è un servizio che oggi l’Immobiliare Mantegazza può offrire ad investitori immobiliari. La nostra selezionata rete di partner immobiliari ci permette di avere una vasta scelta di offerte immobiliari, sia per la vendita che per l’affitto, e ciò ci consente di soddisfare le esigenze sia della domanda che dell’offerta. Un altro servizio che ci contraddistingue è l’offerta di appartamenti completamenti arredati di diverse misure a partire da un mese. Gli appartamenti arredati si trovano nella residenza “Lidorama Park” sul fronte lago di Paradiso e offrono anche palestra, sauna, piscina e un parco gioco per bambini oltre ad essere animal friendly. Il tutto in un contesto di oltre 17'000 metri quadrati di parco». Per maggiori informazioni: www.mantegazza.ch
www.mantegazza.ch
Lidorama Park • 262 • Appartamento • 4½ Locali • Affitto
Palazzo Mantegazza • 34 • Appartamento • 3½ Locali • Affitto
Altavista • 32 • Appartamento • 3½ Locali • Affitto
Aristorama • 23 • Appartamento • 3½ Locali • Affitto
Lidorama Park • 137 • Appartamento • 3½ Locali • Affitto
Grand Palace • 405 • Appartamento • 4½ Locali • Affitto
Lidorama Park
Palazzo Mantegazza
Altavista
Aristorama
TEL.: 091 960 54 54 • info@mantegazza.ch
Grand Palace
ARCHITETTURA / MG FIDUCIARIA IMMOBILIARE
Prestigiosi appartamenti con splendida vista RESIDENZA PARCO LETIZIA, ADAGIATA SULLA COLLINA DI RUVIGLIANA, GODE DI UNA SPLENDIDA VISTA SUL LAGO E SUL GOLFO DI LUGANO. CE LA PRESENTA GIOVANNI MASTRODDI TITOLARE DI MG FIDUCIARIA IMMOBILIARE, CHE SPIEGA IL NUOVO CONCETTO DI VENDITA IN BASE AL QUALE VIENE PROPOSTA QUESTA RESIDENZA.
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erché Parco Letizia costituisce una delle più prestigiose proposte immobiliari attualmente in vendita sul mercato Luganese? «La vista mozzafiato ed invidiabile sul Lago di Lugano, coniugata ad un esclusivo contesto nel verde e l’ottima esposizione solare, la rendono unica. Parco Letizia, mette al centro il dinamismo delle forme, la qualità dei materiali e l’esclusività della posizione, divenendo un punto di riferimento per chi vuole sentirsi accolto dalle comodità in una location esclusiva con una vista lago da sogno». Come si compone la Residenza? «Parco Letizia è composta da 3 piccole Residenze autonome. Gli appartamenti
sono disposti solo su piano terra e primo, tutti dotati di giardino o terrazzo ad uso esclusivo. Il progetto privilegia in assoluto la privacy, la vista sul Lago e sul golfo di Lugano ed è stato integralmente concepito con un’idea moderna ed elegante, facendo particolare attenzione a tutti quegli elementi che concorrono a renderla unica nel suo genere. Le grandi vetrate a tutt’altezza di cui sono dotati tutti gli appartamenti, fanno vivere lo splendido paesaggio che contorna la vista. Appartamenti confortevoli, con ambienti ampi, dai tagli esclusivi e razionali, dove sentirsi subito a casa». Una nuova modalità di vendita: quali sono particolarità, esclusività e novità introdotte da MG Fiduciaria Immobiliare per la Residenza Parco Letizia? «La novità consiste nell’offrire un nuovo concetto di vendita e di supporto al cliente, che siamo i primi a proporre in Ticino. La particolarità sta nella sinergia nata con uno studio d’architettura d’interni e nella partnership con realtà commerciali consolidate, in grado di fornire ambienti arredati con mobili moderni e di design, di elevata qualità, che permettono di rendere unico ogni
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spazio abitativo del proprio appartamento, qualificandone l’aspetto architettonico. Oltre alle classiche forniture di cucine e bagni, offriamo un servizio di “interior pack” che prevede la fornitura di altri complementi quali ad esempio le cabine armadio, con qualità, prezzi, design italiani e garanzia svizzera. Disponiamo di un dossier, realizzato da qualificati interior designer, una completa brochure illustrativa per ogni singola unità, che suggerisce nel dettaglio le diverse proposte d’arredo sviluppando in modo innovativo lo spazio abitativo. Infine l’esclusività del servizio offerto risiede infine nel qualificare la trattativa e la relazione con il cliente finale, che nasce con la selezione dell’appartamento più adatto alle sue esigenze e si completa, per chi lo desidera, con la scelta e la fornitura degli arredi, complementi, illuminazione, oggettistica, per soddisfare qualsiasi esigenza, gusto e stile di vita». Di alto livello anche la dotazione dei servizi comuni: «Le facciate sapientemente rivestite in sasso, con cura del dettaglio, i camminamenti esterni pensati per regalare un’emozione olfattiva e cromatica, lo studio illuminotecnico delle zone
ARCHITETTURA / MG FIDUCIARIA IMMOBILIARE
comuni, rendono unico ed esclusivo l’abitare a Parco Letizia. Per ritrovare energia e rilassarsi, si potrà usufruire della zona relax, dotata di piscina, bagno turco, sauna e zona fitness. Particolare attenzione è stata posta anche nella progettazione e realizzazione dell’area verde, che contempla anche un angolo meditativo sapientemente piantumato e nello studio delle luci, che creano le giuste atmosfere ad ogni momento del giorno. Solo chi diventerà proprietario potrà avere il privilegio di vivere questa esclusività».
MG FIDUCIARIA IMMOBILIARE SAGL Via Pessina 9 CH-6900 Lugano +41 (0)91 921 42 58 +41 (0)79 354 01 21 info@mgimmobiliare.ch www.mgimmobiliare.ch
RESIDENZA PARCO CASARICO: ABITARE NEL LUSSO AD UN PREZZO PARTICOLARMENTE INTERESSANTE La Residenza Parco Casarico a Sorengo, propone appartamenti adatti alle famiglie ma sono previste soluzioni anche per i cosiddetti “single living”, anziani e soprattutto giovani che intendono creare un nuovo nucleo familiare. Il tutto in un contesto verde di particolare pregio ambientale, utilizzando materiali di ottima qualità, conferendo all’intero complesso, che prevede 70 unità abitative, una piacevole unitarietà di linguaggio architettonico. Punti di forza assoluti di questa proposta immobiliare sono costituiti dalla qualità della costruzione, la garanzia offerta dalla professionalità del costruttore e del promotore e la sostenibilità del progetto, tutti elementi che concorrono a realizzare delle economie di scale che poi si traducono in un prezzo di vendita più conveniente. In particolare sostenibilità vuole dire realizzare edifici in grado di assicurare nel tempo un rendimento adeguato al valore dell’investimento compiuto. Parliamo dunque di sostenibilità nel pieno rispetto di fattori economici, sociali ed ecologici. La Residenza Parco Casarico prevede diverse tipologie di appartamenti: • 2.5 locali da 69 a 77 mq, da 510.000.- CHF. Atrio, ampio soggiorno con cucina moderna, balcone panoramico, 1 ampia camera con bagno completo, lavanderia privata. • 3.5 locali da 120 a 123 mq, da 877.500.- CHF. Atrio, grande soggiorno, balcone panoramico, cucina moderna, 1 camera matrimoniale con guardaroba e bagno privato, ulteriore camera e bagno, lavanderia privata. • 4.5 locali da 157 mq, da 1’125’000.- CHF. Atrio, grande soggiorno, balcone panoramico, cucina moderna, 1 camera padronale con guardaroba e bagno completo, 2 camere generose, 2 bagni e lavanderia privata. • 5.5 locali & 6.5 locali. Possibilità di personalizzazioni unendo 2 o più appartamenti.
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ARCHITETTURA / GARZONI SA
Soluzioni immobiliari
al passo dei tempi
LE PROPOSTE IMMOBILIARI DELL’IMPRESA GARZONI SPAZIANO DAGLI APPARTAMENTI ESCLUSIVI ADAGIATI SULLA COLLINA DI RUVIGLIANA DEL PARCO LETIZIA AI MODERNI E GIOVANILI APPARTAMENTI, ARREDATI E CLIMATIZZATI, DELL’UNIRESIDENCE, SITUATO NEL CUORE DI LUGANO, A POCHI PASSI DAL POLO UNIVERSITARIO E DAL CENTRO CITTÀ.
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pochi passi dal centro di Lugano, dall’università e da ogni comodità (negozi COOP e Migros, fermata bus, farmacia, etc.) sorge Uniresidence, un complesso di 80 appartamenti già arredati e dotati di climatizzatore caldo/freddo e di molti altri comfort. Situato in via Bagutti 3-7, Uniresidence è uno stabile ultramoderno, che garantisce uno stile di vita innovativo, concepito in maniera avveniristica, poiché offre al cliente vantaggi inediti: per esempio un badge per l’accesso allo stabile e agli appartamenti, acqua limpida e vitalizzata grazie al sistema Grander, finiture di ottima qualità e
cassaforte all’interno di ogni alloggio. Dal punto di vista amministrativo, inoltre, con Uniresidence non ci sono sorprese nel conguaglio delle spese accessorie e di riscaldamento. Oltre alle normali quote di consumo acqua, energia elettrica e riscaldamento, la pigione mensile comprende infatti i costi di WiFi, climatizzazione, sicurezza, accessi e tutte le altre voci relative al contratto d’affitto. Sono disponibili diverse tipologie di appartamenti – da 1 a 3 locali – con mobilio moderno, cucine funzionali e dotate di ogni comfort, doccia con parete in cristallo, ecc. Numerosi contratti di locazione sono già stati conclusi in breve tempo e numerose richieste di affitto giungono
ARCHITETTURA / GARZONI SA
ogni giorno al personale che si occupa di gestione e promozione. Attuale fiore all’occhiello delle sue offerte è poi sicuramente la Residenza Parco Letizia a Lugano-Ruvigliana. La proprietà, composta da 15 appartamenti in vendita – da 140 a 310 m² – e situata in posizione soleggiata con vista sul lago di Lugano, è immersa in un parco di 10mila m². Giardini privati e terrazze sono stati pensati con cura, nella prospettiva di ampliare lo spazio abitativo per apprezzare al meglio la bellezza del luogo. Vasti ambienti, protetti da grandi vetrate – con piscina interna di 6x3.5 m² dotata di getto per incrementare le bracciate, spogliatoio e angolo relax, sauna, bagno turco e locale fitness con apparecchiature Technogym di ultima generazione – sono stati creati per favorire un habi-
tat esclusivo. Un angolo per la meditazione tra palme e bambù completa la struttura. Professionisti e progettisti accompagnano con passione i clienti nella scelta delle rifiniture, delegando poi all’impresa generale l’eventuale organizzazione del lavoro degli artigiani. Mezzi pubblici (bus e funicolare), supermercati e scuole si trovano nelle vicinanze. I lavori di manutenzione generale e di pulizia di terrazzi e giardini vengono assegnati a personale fidato e specializzato. Abitare nella Residenza Parco Letizia significa trovare la giusta dimensione di vita, lontano dagli stress e a contatto con una natura sospesa tra cielo e lago. Con la nuova Residenza Parco Letizia, l’Impresa Garzoni, impegnata a garantire il benessere abitativo alla propria affezionata clientela, è orgogliosa di presentare un racconto di bellezza divenuto realtà.
UFFICIO VENDITA RESIDENZA PARCO LETIZIA: M&G Immobiliare +41 91 921 42 58 GPM SA Immobiliare + 41 91 973 14 02 GESTIONE UNIRESIDENCE: Besfid & Pianca +41 91 911 33 22 GARZONI SA Via Besso 23a CH-6903 Lugano +41 (0) 91 966 47 21 TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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ARCHITETTURA / COMAFIM SA
Una bella storia IMPRENDITORIALE FESTEGGIA TRENT’ANNI LA SOCIETÀ FONDATA DA MARCO FANTONI NEL 1987 E CHE PASSO DOPO PASSO, MATTONE DOPO MATTONE, HA SAPUTO CRESCERE ED ESPANDERSI NEL CORSO DEGLI ANNI, COSTRUENDO UNA SOLIDA STRUTTURA CAPACE DI SODDISFARE LE ESIGENZE DEI SEMPRE PIÙ NUMEROSI CLIENTI CON CUI HA INSTAURATO NEL TEMPO UN PROFONDO RAPPORTO DI FIDUCIA.
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ome si è sviluppata nel tempo la sua società? «Ho iniziato in un monolocale a Massagno e, negli anni, Comafim SA è sempre cresciuta specializzandosi nell’intermediazione di case, ville e appartamenti, in studi di fattibilità e perizie; inoltre amministra attualmente, grazie ai suoi 16 collaboratori, ca. un centinaio di immobili (di cui ¼ costituiti in PPP) corrispondenti a oltre 1500 appartamenti». All’inizio eravate soltanto un’agenzia di compravendita… «Si, effettivamente i primi anni ci siamo concentrati nell’intermediazione a cui si è aggiunta poi l’attività di amministrazione di immobili per conto di
investitori privati e società anche importanti presenti nel panorama immobiliare ticinese». Da ultimo sono arrivate le promozioni immobiliari gestite in proprio… «Questa è stata la terza tappa fondamentale del progetto di espansione. Dapprima piccole unità con pochi appartamenti. Poi complessi più grandi e impegnativi, ma sempre con grande cautela, avvalendoci dei migliori professionisti per seguire e coordinare in modo accurato ed efficiente ogni fase dello sviluppo dell’operazione immobiliare: dall’acquisto del terreno alla progettazione e all’esecuzione della costruzione, offrendo alla clientela investimenti durevoli, sicuri e redditizi. Competenza, passione e il
giusto coraggio di assumere dei rischi hanno permesso a Comafim SA di guadagnare fiducia e reputazione e diventare un punto di riferimento sulla piazza Luganese in tutti questi anni». Guardando al futuro, come si posiziona oggi sul mercato Comafim SA? «Accanto all’intermediazione e all’amministrazione, la nostra attività copre un segmento particolare del mercato immobiliare che è quello dell’acquisto e della ristrutturazione di immobili che vengono poi rivenduti secondo la formula della proprietà per piani (PPP). Il cliente “tipo” è il piccolo investitore che acquista l’appartamento ad un prezzo interessante e lo mantie01
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ne a reddito. Questo particolare ambito resiste, per ora, abbastanza bene ed è possibile portare a termini operazioni che possono essere molto convenienti sia per l’operatore che per colui che acquista l’appartamento. In ogni caso le difficoltà non mancano e riguardano soprattutto il fatto che gli stabili che si prestano a questo tipo di ristrutturazioni iniziano a scarseggiare. Occorre dunque essere molto accorti nella scelta degli immobili e nelle successive fasi della ristrutturazione». Quali sono i vantaggi per chi vuole fare un investimento nell’acquistare una proprietà per piani? «Innanzitutto i bassissimi tassi ipotecari permettono di contenere gli oneri da interessi a livelli fin’ora mai visti; inoltre acquistare appartamenti in immobili in fase di ristrutturazione permette di beneficiare di numerose agevolazioni. Il primo innegabile vantaggio è quello del prezzo, sicuramente inferiore
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rispetto a quello di un edificio in pronta consegna. Per chi volesse invece acquistare la propria dimora vi è il fatto di poter scegliere la metratura necessaria, il piano preferito o la parte di immobile ritenuta più favorevole alla luce e al calore. Inoltre è possibile apportare modifiche alla disposizione degli ambienti, e intervenire parzialmente sulla progettazione cosi da ricavare l’appartamento desiderato senza sprechi di spazi e a un prezzo “sopportabile”». Che cosa a suo giudizio bisognerebbe favorire per infondere maggiore dinamismo al settore immobiliare? «I tempi sono sempre più complessi e i fattori frenanti molti. Basti pensare al costo dei terreni decisamente troppo elevato, al quadro normativo fortemente restrittivo, ad una pratica di opposizioni che ritarda di mesi se non di anni l’avvio dei cantieri, oltre naturalmente al ruolo delle banche che, sotto la tutela dell’Autorità di Sorveglianza (Finma), non incoraggia certo gli acquisti di case o appartamenti. Dunque, occorre essere molto attenti al piano economico e finanziario che deve guidare ogni operazione, con un monitoraggio continuo di ogni fase del progetto. Sono sempre stato e resto fiducioso sulle prospettive future, ma certamente il mestiere si è fatto più difficile e complesso e il mercato si fa sempre più selettivo premiando soltanto i migliori».
COMAFIM SA Corso Elvezia 27 CH-6900 Lugano +41 (0)91 912 10 90 www.comafim.ch
01 Progetto residenziale a Balerna 02–03 Residenza Clavilù a Cadenazzo 04–05 Residenza “Due Laghi” a Vernate
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ARCHITETTURA / DIMENSIONE IMMOBILIARE SA
La nostra strategia
VINCENTE
EZIO CATUCCI, DIRETTORE GENERALE DI DIMENSIONE IMMOBILIARE RACCONTA COME, A FRONTE DEI MUTAMENTI IN ATTO NEL MERCATO, SIA NECESSARIO RISPONDERE CON UNA ORGANIZZAZIONE PIÙ COMPLETA E ARTICOLATA DELLA PROPRIA ATTIVITÀ.
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he prospettive intravede per il mercato immobiliare ticinese? «La congiuntura attuale impone che si proceda con molta cautela, tenendo conto che le restrizioni normative messe in atto dal legislatore e quelle economico-finanziarie adottate dalle banche stanno producendo un rallentamento dell’attività immobiliare, almeno rispetto a quella conosciuta nel corso degli ultimi anni. Ciò consiglia un’attenta selezione dell’operazioni immobiliari da promuovere, in considerazione anche del fatto che i tempi di vendita si sono notevolmente allungati, e suggerisce di addentrarsi anche in settori che in tempi recenti erano stati un po’ trascurati».
Possiamo fare qualche esempio? «Un ambito di sicuro interesse è rappresentato dalla realizzazione di progetti immobiliari destinati alla locazione, in aree meno centrali ma comunque ben dotate di collegamenti e servizi. Penso a Pedrinate, Mendrisio a Rancate e tutta l’area in generale del mendrisiotto come anche quella del Sopraceneri anch’essa con un ottimo potenziale, dove si trovano ancora terreni ad un prezzo interessante e dove è possibile costruire immobili da mette-
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re a reddito, al cui finanziamento guardano anche grandi gruppi assicurativi e casse pensioni. In questa fase congiunturale il ceto medio viene sempre più scoraggiato dall’acquistare case e sempre più orientato verso l’affitto». Dunque la situazione attuale consiglia a diversificare le iniziative… «Ci stiamo orientando verso complessi abitativi di adeguate dimensioni, ragionando in termini di assorbimento del mercato di riferimento, con una scelta molto accurata della posizione dei terreni, assicurando elevati standard qualitativi in grado di rispondere alle diverse richieste, sia che si tratti di abitazione destinate alla locazione che di residenze di medio e alto standing da mettere in vendita, rivolte ad una clientela locale come a quella di provenienza estera». Tutto questo finisce per premiare gli operatori che possono vantare una profonda conoscenza del mercato e una consolidata competenza… «Dimensione Immobiliare persegue da sempre l’obiettivo di offrire, in ogni contesto e per ogni fascia di prezzo, la soluzione qualitativamente migliore. E questa ricerca si estende a tutti gli aspetti della progettazione, dalla scelta del sedime alla disposizione dei locali
interni, dalla distribuzione degli accessi e dei percorsi, fino alla scelta dei materiali di costruzione, ai rivestimenti, ai pavimenti, ai serramenti, agli impianti tecnici. Insomma, tutto deve essere sottoposto ad una attenta valutazione: ed è quanto facciamo indipendentemente dalla fascia di prezzo del progetto immobiliare proposta alla clientela». La vostra attività ha conosciuto un profondo processo di riorganizzazione. Quali sono le linee lungo le quali vi siete mossi? «Il riassetto societario, imperniato sulla costituzione di una holding cui fanno capo le diverse attività in cui siamo impegnati, ci porta ad avere un’attività sempre più verticale, con un gruppo di investitori fidelizzati e soci che acquistano i terreni, Synarch specializzata in attività di progettazione per conto delle promozioni immobiliari di cui a abbiamo assunto il mandato e Dimensione Immobiliare che si occupa direttamente della vendita. Si è trattato di una scelta importante perché rientra perfettamente nella nostra filosofia basata sulla consapevolezza di poter offrire, grazie alla diretta esperienza maturata direttamente sul campo, un servizio completo in grado di coprire le diverse esigenze».
ARCHITETTURA / DIMENSIONE IMMOBILIARE SA
PEDRINATE: APPARTAMENTI CONFORTEVOLI IN FAVOREVOLE POSIZIONE In un’ottica di diversificazione imprenditoriale e target l’operazione immobiliare situata a Pedrinate svilupperà un complesso di 31 unità abitative con tagli a partire da 1.5 locali a un massimo di 4.5 locali, suddivise in due edifici con più livelli interrati destinati ad autorimessa, cantine e locali tecnici, immerse nel verde con una vista aperta e panoramica in direzione di un contesto paesaggistico raro da reperire. Si tratta di un progetto polivalente e ideale per chi vuole investire in immobili destinati alla locazione piuttosto che in direzione dell’acquisto a scopo di abitazione primaria e/o secondaria, o semplicemente affittare una proprietà di prima locazione, con i confort primari ed essenziali soddisfatti, di buon livello costruttivo, a due passi dal confine con l’Italia, nella strategica vicinanza a buona parte della zona del Mendrisiotto e le numerose infrastrutture piuttosto che centri commerciali.
Il progetto prevede la realizzazione di 4 unità abitative di alto standing, indipendenti tra loro per garantire la massima privacy. Una villa di 6.5 locali totalmente indipendente di ben 340 mq con piscina di ultima generazione e altre tre ville unifamiliari 4.5 locali di circa 200 mq ciascuna con giardini privati ed ampie terrazze. Gli edifici sono ubicati in modo da sfruttare e valorizzare al meglio le caratteristiche morfologiche del terreno e la composizione a gradoni/ventaglio delle 3 unità garantisce la massima riservatezza. Le abitazioni puntano a garantire un living di livello superiore e alta qualità di vita, prestando attenzione anche ai confort in termini di layout, finiture (rivestimento delle facciate esterne in marmo travertino, alternate con elementi di design in legno e affini) e dotazioni che uniscono l’estetica con un’architettura innovativa.
PREGASSONA CONCA DEI CASTAGNI: VICINO ALLA CITTÀ MA IN UNA QUIETE SUGGESTIVA...
SORENGO ETHOS: PROGETTO ESCLUSIVO E RICERCATO Dimensione Immobiliare SA in collaborazione con Proplug SA promotore e committente dell’operazione immobiliare, presenta a Sorengo in zona prestigiosa e soleggiata tutto l’anno la nuova ed esclusiva Residenza ETHOS.
A Pregassona (1 km da Lugano), in una zona residenziale di pregio con un suggestivo panorama sulla città e sul lago di Lugano, proponiamo la nuova Residenza denominata Conca dei Castagni, la cui apertura del cantiere è prevista nell’autunno/inverno 2017-2018. Il progetto prevede la realizzazione di 6 ampi appartamenti da 200 mq a 255 mq di superficie utile commerciale, progettati con focus su spazi, layout e aree esterne. Elementi esterni e aperture in facciata legati fra loro da un’architettura incentrata sulla modernità. Il successo di questa nuova residenza è confermato dal fatto che prima dell’inizio dei lavori siano già stati venduti 3 appartamenti su 6, per cui sono disponibili le ultime 3 unità abitative.
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Affermare il primato DELL’ARCHITETTURA ATELIER AMC SA – ARCHITECTURE MANAGEMENT CONSULTING NASCE NEL 2007 A LUGANO, ED È UNO STUDIO DI ARCHITETTURA CHE SI OCCUPA DI PROGETTAZIONE, DIREZIONE LAVORI E CONSULENZA DI NUOVE COSTRUZIONI E DI RISTRUTTURAZIONI. HA LAVORATO SU PROGETTI DI OGNI SCALA E DI OGNI TIPOLOGIA, CON PARTICOLARE ATTENZIONE AL TEMA RESIDENZIALE, PLURI E UNI FAMILIARE.
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ieci anni di presenza sul mercato. Un anniversario importante da festeggiare… «Sono passati 10 anni da quando questo studio di architettura ha iniziato ad essere presente sul territorio ticinese (ma in realtà ne andrebbero aggiunti altri dieci di attività professionale da me personalmente svolta in veste di architetto). Anni particolarmente fecondi di sogni, idee, confronti, discussioni, condivisioni, ragionamenti, progetti, lavori, realizzazioni, soddisfazioni, gioie, amicizie e successi. E l’elenco potrebbe continuare
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ancora a lungo. Dunque ho avvertito il bisogno di festeggiare questo affascinante percorso compiuto ma anche di fermarmi a riflettere e di gettare le basi di un futuro professionale e umano in sintonia con i tempi che sono già cambiati o stanno velocemente cambiando». Nello specifico, a che cosa si riferisce? «Abbiamo completamente rinfrescato il nostro sito, ridisegnato il logo, accentuato la nostra presenza sui social, rinnovato la nostra comunicazione. Tutto questo è l’espressione di un team che negli anni è cresciuto insieme a me e che ora si avvia ad assumere un ruolo crescente di responsabilità, autonomia e consapevolezza, a cominciare dall’arch. Marco Ceres, vero e proprio punto di riferimento all’interno del nostro atelier. Questo riposizionamento, che non significa in alcun modo un personale distacco dalla mia
attività di architetto progettista, dovrebbe tuttavia consentirmi di dedicare un tempo e uno spazio sempre maggiore a quello che come è noto rappresenta il mio grande interesse, e cioè il mondo dell’arte». Come è nata e si è sviluppata questa passione? «Alcune esperienze professionali e la mia profonda amicizia con lo storico dell’arte Claudio Metzger mi hanno portato in più occasioni ad occuparmi di opere d’arte, soprattutto antica, che richiedevano un intervento finalizzato alla loro scoperta, attribuzione, valorizzazione e collocazione sul mercato internazionale dell’arte. Mi sono cosi avvicinato ai grandi maestri del passato, da Raffaelo a Rubens a Bernardino Luini, ho avuto modo di studiare e fare ricerche, appassionandomi alla loro vita e alle loro opere, provando la grande
ARCHITETTURA / ATELIER AMC SA
01 Team di atelier AMC SA Da sinistra: Marco Ceres, Michele Moser, Erica Zugnoni, Elena Orsini, Yana Rubanyak 02 Residenza alle Serre, Lugano 03 Ville Corognola, Vira Gambarogno 04 Ville Bieri, Comano
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emozione che può provenire dalla contemplazione di simili capolavori. Questa è stata la molla che mi ha fatto scattare il desiderio di avviare una personale collezione di opere d’arte».
del percorso che porta dai primi schizzi progettuali al cantiere fornisce spunti per una ricerca che non si ferma ai disegni, ma cura anche la materialità delle architetture, concepite come spazi da vivere, da osservare da vicino, da toccare. Sono questi i punti di forza del mio giovane team di professionisti che condividono un approccio multidisciplinare al progetto in ogni fase della costruzione, curando ricerca architettonica, controllo del dettaglio esecutivo e qualità degli spazi, nell’idea condivisa di un architettura moderna e ragionata».
I suoi inizi come collezionista hanno tuttavia origini più lontane… «Tutto nasce dal rapporto con un amico senegalese con il quale ho condiviso tanti viaggi in Africa. È lui che mi ha accompagnato nei più sperduti viaggi e mi ha introdotto alla conoscenza di manufatti artistici spesso sconosciuti in Occidente. In questo modo ho cominciato a raccogliere e collezionare maschere e altri oggetti di quella che potrebbe essere definita arte etnica. Più tardi, grazie alla collaborazione dell’architetto Erica Zugnoni, ho avuto modo di rendere sistematica e specializzata la collezione e inoltre sono stato indirizzato in un lavoro di datazione, schedatura e fotografia di ogni singolo pezzo. Un impegno lungo e faticoso ma importantissimo per marcare il valore anche scientifico di questa collezione che attende ora di trovare una sua definitiva collocazione».
Non posso trattenermi dal chiederle un giudizio sulla qualità dell’architettura che oggi si fa in Ticino… «Finora in Ticino si è costruito molto ma mi sembra che si sia fatto poca architettura. Per questo in tutti i progetti di cui accettiamo il mandato (e non è obbligatorio prenderli tutti) proponiamo un approccio concettuale e progettuale che cerca di afferma-
Perché arte e architettura sono due discipline chiamate naturalmente a dialogare… «Con i miei collaboratori ho sempre portato avanti un approccio all’architettura multidisciplinare e integrato, che si snoda tra ricerca architettonica e controllo del dettaglio, tra qualità degli spazi e cura della fase esecutiva, tra proporzione e sostenibilità. Ogni fase
re, in ogni contesto, la qualità intrinseca dell’architettura. Quest’attenzione si manifesta altresì nella cura dei dettagli o nella scelta dei materiali, ma coinvolge anche tutta l’impiantisca tecnica, come nel caso del lavoro che stiamo attualmente facendo riguardo al Punto Franco di Balerna. E altrettanto potrei dire a proposito di una villa nel Gambarogno dove la luce naturale diventa “portante” dell’architettura». Tutto questo significa anche totale affermazione dell’autonomia dell’architettura… «Assolutamente sì. Non dobbiamo mai dimenticare il fatto che l’architetto deve lavorare nell’interesse del committente. Questo comporta una posizione di “terziarità” nei confronti delle imprese fornitrici, nei confronti delle quali dobbiamo essere in grado di garantire, sempre a esclusivo vantaggio dei clienti, tempi, scelta dei materiali, qualità nell’esecuzione dei lavori».
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DOSSIER FONDAZIONI
FONDAZIONI IMPARIAMO A CONOSCERLE
PER INTRODURRE IL TEMA DEL TICINO DELLE FONDAZIONI, INTERVISTIAMO ELISA BORTOLUZZI DUBACH, ESPERTA DI FILANTROPIA E DEL MONDO DELLE FONDAZIONI. 01 01 Dr. Elisa Bortoluzzi Dubach, consulente di Relazioni Pubbliche, Sponsorizzazioni e Fondazioni, è docente presso varie università e istituti di studi superiori in Svizzera, Germania e Italia. È stata capoprogetto di campagne nazionali e internazionali ed è autrice fra gli altri di Lavorare con le fondazioni- Guida operativa di fundrasing, Franco Angeli Editore e di Stiftungen-Der Leitfaden für Gesuchsteller, Huber Frauenfeld Editore (www.elisabortoluzzi.com). 02 Fonte: Foundation Center, Donors and Foundations Networks in Europe, 2016
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i discute molto di Fondazioni e delle loro finalità. Può chiarire questi punti fornendo dati, fatti, ipotesi di sviluppo delle fondazioni in Europa? «Oggi l’Europa conta più di 147.000 fondazioni di pubblica utilità che erogano annualmente circa 60 miliardi di euro (Foundation Center, Donors and Foundations Networks in Europe, 2016). A fronte di una quantità di risorse di tutto rispetto, il settore della filantropia sta evolvendo verso modalità di intervento più efficienti, alla ricerca di sinergie tra fondazioni, per meglio affrontare alcuni dei temi più scottanti del momento come, ad esempio: immigrazione, integrazione, lotta
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alle malattie rare, conservazione dei beni culturali in zone di guerra. Per quanto concerne la gestione dei patrimoni, un nuovo trend è il raggiungimento dello scopo statutario anche attraverso l’impiego consapevole delle risorse finanziarie. Sul fronte normativo, sono falliti gli sforzi per promulgare uno statuto di fondazione europea. 15 grandi fondazioni hanno reagito, creando il Transnational Giving Network (www.transnationalgiving.eu), un’organizzazione che copre 19 paesi e che ha consentito nel solo 2016 di effettuare 5.084 donazioni per un importo pari a 6.38 milioni di euro a favore di 334 associazioni, ottimizzando i benefici fiscali dei donatori».
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gestione. Questo è consentito dal punto di vista del diritto civile e deve essere possibile anche dal profilo fiscale» (cfr.: Iniziativa parlamentare Fondazioni. Rafforzare l’attrattiva della Svizzera https://www.parlament.ch/it/ ratsbetrieb/suche-curia-vista/ geschaeft?AffairId=20140470).
Qual è la situazione delle fondazioni in Svizzera? «Nel 2017 il Rapporto Svizzero sulle fondazioni ha registrato 13’172 fondazioni; nello stesso anno 349 ne sono state istituite ex novo e 168 sono state liquidate. Ogni anno le fondazioni erogative distribuiscono contributi pari ad un valore compreso fra i 1,5 e i 2 miliardi di CHF. Un terzo delle fondazioni svizzere sono sorte negli ultimi dieci anni: dal 1990 il loro numero è raddoppiato. La loro crescita è legata all’andamento della ricchezza nel paese, tanto da rendere possibile una correlazione tra il loro trend e l’andamento dello Swiss Market Index (SMI). Per quanto riguarda la loro distribuzione geografica, Zurigo primeggia con 2.262 fondazioni, seguito dal Canton Vaud con 1.413 e da Berna con 1.380. La crescita più importante del numero delle fondazioni si registra nel Canton Zurigo seguita da Ginevra». Quali sono le ragioni della crescita delle fondazioni in Svizzera? «Le principali ragioni sono quattro: il diritto svizzero delle fondazioni è liberale e tende a ridurre al minimo la bu-
rocrazia; la Svizzera offre un contesto politico stabile; la concentrazione di patrimoni nel paese; la storica tradizione filantropica svizzera». Quali sono i vantaggi e i vincoli di una fondazione erogativa in Svizzera? «Le fondazioni godono di significativi vantaggi fiscali, di un esteso ventaglio di diritti per i fondatori, di un margine di manovra all’interno degli scopi statutari, di uno Stato amico, di molte possibilità di scambio con altre fondazioni, istituzioni e associazioni. Esistono ad oggi dei vincoli, intorno ai quali è in atto un a discussione all’interno dell’associazione di categoria e in Parlamento. Oggetto della discussione, fra gli altri, sono: l’ottimizzazione dei diritti del fondatore mediante un’estensione della riserva delle modifiche nell’atto costitutivo a modifiche dell’organizzazione; la semplificazione di modifiche nell’atto costitutivo mediante modifiche non burocratiche senza atto notarile e mediante un disciplinamento più aperto delle modifiche accessorie; nessun rifiuto o revoca dell’esenzione fiscale, quando gli istituti di beneficenza retribuiscono adeguatamente i loro organi strategici di
Quali caratteristiche di un progetto sociale o culturale catturano l’attenzione di un finanziatore? Come avvicinarlo? «Un progetto che deve essere di alto profilo, originale, mirato, utile, con una ricaduta culturale e sociale visibile. Il richiedente deve godere di una reputazione impeccabile, e dimostrare una capacità organizzative e gestionali professionali. Ad esempio: un curatore di spicco, un direttore d’orchestra celebre, un critico d’arte prestigioso certificano con la loro presenza la qualità di un progetto. Ma tutto questo non basta. Scrivere una buona richiesta è un’arte, richiede la capacità di coinvolgere emotivamente il destinatario e di persuaderlo del potenziale di quanto gli si sta proponendo. Per questo occorre curare la forma sia grafica che del contenuto. Va scelto un linguaggio adeguato, conciso, preciso, pregnante, senza retorica, che comunichi lucidità, capacità di organizzazione e di sintesi». Perché le Fondazioni sono laboratori di innovazione? «Liberi dalla ricerca di un profitto per i loro investimenti, i fondatori non contemplano il rischio come il primo criterio di decisione nel momento in cui si accingono a impegnare le proprie risorse economiche a favore della società civile. Essi agiscono mossi da motivazioni ideali, dal desiderio e non dal calcolo. Questo fa sì che la loro azione tenda a finanziare i progetti che, per loro natura, sono visionari, hanno un alto contenuto di innovazione ma, per forza di cose, sono caratterizzati da critiTICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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cità e da ritorni non sempre facilmente quantificabili. Un esempio sono le fondazioni il cui scopo è di sostenere la ricerca e la creatività: i risultati della loro azione sono tutt’altro che sicuri e, con ogni probabilità, saranno colti da altre istituzioni che si avvarranno del lavoro di base che esse hanno sostenuto. Le tendenze del mutamento sociale, economico e ambientale sono percepite come opportunità di innovazione, fattori che giustificano il crescente interesse delle fondazioni a nuove alleanze con il settore pubblico e attori sociali e culturali, superando i tradizionali modelli. L’innovazione filantropica fa riferimento a nuove strategie, idee e organizzazioni in grado di soddisfare i bisogni sociali: dal sostegno al lancio delle start-up giovanili all’housing sociale, da nuovi modelli di recupero di persone in condizioni di disagio allo studio degli effetti della digitalizzazione sulla società». Il mondo delle Fondazioni vede coinvolti attori diversi: con quali ruoli e quali proposte? «Esistono due associazioni di categoria, che si sono suddivise i compiti. La proFonds (www.profonds.org), costituita nel 1990, è l’Associazione delle fondazioni di pubblica utilità di ogni tipo: erogative o operative, autofinanziate o finanziate attraverso attività di fundraising. Conta oggi più di 430 membri, ne fanno parte non solo persone giuridiche (fondazioni e associazioni), ma anche persone fisiche interessate agli scopi associativi. ProFonds ha fatto del miglioramento delle condizioni quadro per l’operatività delle fondazioni in ambito giuridico e fiscale il suo punto di maggiore interesse; è un prezioso interlocutore per i legislatori, le autorità di vigilanza e il fisco, per tutte le questioni inerenti le fondazioni di pubblica utilità. Essa svolge una importante azione di lobby e ha contribuito in modo sostanziale alla
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revisione del diritto delle fondazioni. Una volta all’anno organizza la Giornata svizzera delle fondazioni, aperta a tutti gli interessati. SwissFoundations si è costituita formalmente nel 2001 e oggi conta 141 associati (http://www.swissfoundations.ch).L’adesione a SwissFoundations è aperta alle fondazioni erogative che hanno sede in Svizzera, dispongono di un proprio patrimonio e utilizzano questo, o le rendite ricavate, per fini di pubblica utilità. SwissFoundations ha varato un “Good Governance Code”, un codice comportamentale per le fondazioni, il primo a livello europeo che affronta i temi della gestione delle fondazioni e della loro comunicazione professionale. Questo dimostra che, anche per le fondazioni, la professionalizzazione è un elemento decisivo per il successo a medio e lungo termine. Sempre SwisFoundations ha voluto e finanziato il CEPS - Centro di studi filantropici dell’Università di Basilea. A maggio 2017 ha lanciato la Rete Ticinese di Fondazioni Erogatrici, frutto della collaborazione con alcune fondazioni ticinesi. L’obiettivo della Rete è approfondire lo scambio di esperienze e il transfer di conoscenze tra le fondazioni erogatrici di utilità pubblica del Ticino, creando una piattaforma di discussione delle tematiche di interesse comune. Va notato, tuttavia, il numero molto esiguo degli associati: solo il 3% delle fondazioni svizzere aderisce a una delle associazioni di categoria». Due proposte per il Ticino: Fondazione mantello e Centro di studi filantropici. Di che cosa si tratta? «A mio parere, la visione dello sviluppo delle fondazioni in Ticino trova i suoi enzimi in tre fattori chiave: il consolidamento della messa in rete delle fondazioni ticinesi; l’istituzione di una fondazione mantello che si occupi dei bisogni del territorio; la creazione di un Centro di studi filantropici.
Con una “fondazione mantello” per il Ticino si offre una possibilità di azione ai donatori che, per motivi di opportunità personalità personale o di dimensione delle risorse economiche a disposizione, non desiderano creare una fondazione indipendente, ma che vorrebbero comunque poter decidere in prima persona come impiegare il patrimonio elargito. Il vantaggio della “fondazione mantello” è che essa assicura supporto professionale di specialisti e gestione accurata dei progetti di pubblica utilità voluti dal donatore, fornendo expertise di alto profilo, evitando la dispersione di risorse, lanciando iniziative che valorizzino le peculiarità del territorio (ad esempio: l’offerta culturale o la gestione della mobilità). L’istituzione di una simile fondazione potrebbe essere una sfida raccolta da uno degli istituti di credito che domiciliati in Ticino, oppure essere un’iniziativa dalle fondazioni stesse. Un’ulteriore possibilità è che essa nasca come realtà totalmente indipendente a seguito di una prima elargizione di grande entità. Al Centro di studi filantropici competono due compiti principali. Il primo è creare un luogo per lo scambio di esperienze e riflessioni, avviando attività di studio e ricerche sistematiche sulle fondazioni ticinesi. Il secondo, è formare professionalmente tanto donatori quanto beneficiari, allo scopo di migliorare l’efficienza del sistema, riducendo sprechi, valorizzando l’impatto delle azioni, ampliando la collaborazione con altre fondazioni svizzere ed estere. Solo una grande visione può fare del Ticino filantropico uno dei centri di sviluppo e innovazione di un settore trainante per affrontare le grandi sfide del Cantone».
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DOSSIER FONDAZIONI
Come gestire
il patrimonio delle fondazioni
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er quanto riguarda la gestione patrimoniale delle Fondazioni quali sono i principali aspetti di cui occorre tenere conto? «Gli investimenti devono essere allineati con gli obiettivi filantropici della fondazione tenendo conto delle linee direttive del fondatore e del regolamento d’investimento. Nella maggior parte dei casi la gestione deve essere orientata alla preservazione del capitale al netto dell’inflazione e deve poter generare redditi regolari e sufficienti per far fronte agli impegni futuri. Per la definizione dell’allocazione strategica del portafoglio è importante determinare la capacità di sostenere la volatilità dei mercati e gli obiettivi di rendimento a lungo termine. La perdurante fase di bassi tassi d’interesse ha ridotto sostanzialmente la capacità di erogare delle fondazioni, anche da qui la necessità di sviluppare il concetto che non solo i redditi ma anche i capitali debbano essere impiegati per massimizzare gli scopi statutari. Per questo alcune fondazioni investono parte del loro patrimonio in soluzioni di Impact Investing o di Mission-Related Investments, a volte spingendosi anche su investimenti di Venture Philanthropy che sono in linea con gli obiettivi filantropici della fondazione». Quali sono i benefici? «Questo approccio permette di raddoppiare l’impatto sociale del capitale in dotazione: da un lato il reddito ge-
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ANDREA GRASSI, HEAD ULTRA HIGH NET WORTH DI UBS TICINO INTRODUCE IL TEMA DELLA GESTIONE PATRIMONIALE DELLE FONDAZIONI E INDICA ALCUNE POSSIBILI SOLUZIONI PER MIGLIORARNE IL RENDIMENTO.
nerato dall’investimento serve per soddisfare gli scopi statutari, dall’altro l’investimento stesso produce un impatto dato dall’obiettivo intrinseco dell’investimento. In presenza di un’esenzione fiscale della Fondazione, come normalmente il caso in Ticino, l’autorità fiscale potrebbe limitare l’uso di alcuni strumenti o investimenti, pertanto l’aspetto fiscale di questi investimenti dovrà essere valutato di volta in volta». Quali strategie andrebbero adottate per ottimizzare gli investimenti delle fondazioni in modo da aumentare anche le distribuzioni di fondi? «Può sembrare scontato, ma un’adeguata diversificazione dei rischi è la chiave per ridurre il rischio di perdite. Il regolamento d’investimento deve indicare al gestore l’allocazione strategica degli attivi desiderata assieme ad eventuali restrizioni o preferenze. Un’ottimizzazione è possibile tramite linee di gestione specifiche che prendano in considerazione le esigenze di reddito e di liquidità delle fondazioni di pubblica utilità svizzere e che tengano conto delle esenzioni d’imposta previste dalla legge fiscale svizzera riguardanti reddito e capitale». Quali sono le sfide attuali nella gestione di una fondazione? «Certo è che gli attuali ritorni su investimenti a basso rischio rendono arduo il lavoro di chi deve gestire il patrimonio di una fondazione, in particolare se esistono restrizioni alla riduzione
DOSSIER FONDAZIONI
del capitale per soddisfare le erogazioni previste. Il ritorno di un investimento deve pertanto essere valutato sia da quanto si riesce ad erogare, ma ancor di più dall’effettivo risultato in termini di impatto sociale del capitale erogato. UBS dal 2001 offre un servizio di consulenza per la filantropia che opera a livello globale con l’obiettivo di aiutare i nostri clienti che desiderano sviluppare un nuovo progetto filantropico o ottimizzare uno esistente; la metodologia di monitoraggio e analisi dell’impatto sociale rientra fra i temi di maggior importanza e interesse». Riguardo ai patrimoni delle piccole Fondazioni, quali interventi suggerisce di adottare? «Indipendentemente dalla grandezza del patrimonio la professionalità nell’attività di gestione è assolutamente cruciale. Anche con somme modeste è possibile accedere a gestioni specifiche per fondazioni di pubblica utilità che uniscono le esigenze di reddito-liquidità con l’orientamento a investimenti socialmente responsabili. Per le fondazioni più piccole potrebbe essere interessante considerare di unire le forze con altre fondazioni al fine di raggiungere l’economia di scala non solo per i servizi di gestione patrimoniale ma anche per servizi amministrativi quali la direzione o il segretariato condiviso». Mission-Related Investments del patrimonio: quali esperienze e suggerimenti? «L’adozione di questa tipologia di investimento nella propria allocazione strategica necessita di un accompagnamento specialistico ed un certo percorso educativo. Per fare un esempio, si può iniziare scegliendo investimenti con obiettivi condivisi con la fondazione escludendo settori e/o aziende non allineate con gli scopi della stessa. Un Mission Related Investment più proattivo prevede forme di partecipazione al capitale azionario
o al capitale terzo in società impegnate socialmente, come banche che erogano microcrediti e start-up sociali, tuttavia rispettando il principio primario della salvaguardia del patrimonio». Impact Investing: qual è la sua opinione personale e l’esperienza di UBS? «Personalmente credo fortemente nella bontà dell’Impact Investing grazie alla sua capacità di generare il doppio vantaggio, ovvero ritorno economico per l’investitore e impatto sociale; condivido pertanto con grande passione il fatto che questa filosofia ricopra un’importanza primaria nel programma “UBS and Society”, che ha l’obiettivo di proporre ai nostri clienti prodotti e servizi rivolti a migliorare le principali tematiche sociali che li preoccupano». Potrebbe farmi un esempio di questo programma? Come esempio in tale ambito, abbiamo recentemente raccolto USD 325 milioni per il “The Rise Fund”. Questo Fondo è allineato agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs) e investe in società emergenti in sette settori: educazione, salute, energia, cibo e agricoltura, servizi finanziari, infrastruttura per la crescita, tecnologia per la comunicazione e i media, con l’obiettivo di generare un ritorno competitivo sull’investimento come pure un impatto sociale significativo e misurabile. Altri esempi sono stati la raccolta di USD 110 milioni per il “Rethink Impact Fund” e i USD 471 milioni per l’”Oncology Impact Fund”. In totale ci siamo impegnati a raccogliere USD 5 miliardi in Impact Investments dedicati al supporto degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite nei prossimi 5 anni».
e operato importanti filantropi e le loro opere contribuiscono al sostentamento di bisognosi nel Cantone e in paesi in via di sviluppo, nonché alla creazione di importanti realtà cantonali in campi quali il sociale, la formazione e la salute. Oggi sono una realtà numericamente e patrimonialmente molto importante, in particolare se rapportata ai suoi abitanti. La frammentazione è alta sia fra le fondazioni operative sia fra quelle erogatrici. Per valorizzare possibili sinergie sono nate negli ultimi anni delle iniziative distinte per queste due realtà con l’obiettivo di creare una condivisione di progetti, approcci strategici e amministrativi ottimizzando, pertanto, l’efficienza di gestione e il loro impatto sociale. Anche UBS sostiene il Ticino tramite le nostre Fondazioni che s’impegnano per il bene comune in Svizzera e per la Svizzera da oltre 50 anni. La “Fondazione UBS per la cultura” s’impegna a favore della vita culturale e della creatività artistica, dello scambio fra artisti e società e della diversità delle forme espressive. Sostiene in modo particolare la nascita, la diffusione, la promozione della cultura e dell’arte contemporanea in Svizzera. I principali ambiti oggetto di promozione della “Fondazione UBS per le questioni sociali e la formazione” sono quelli dell’istruzione, della qualificazione e dell’integrazione professionale delle persone svantaggiate o con bisogni particolari». Maggiori informazioni UBS Philanthropy Advisory: www.ubs.com/philanthropy.
Da ultimo, qual è il suo giudizio personale sul Ticino delle Fondazioni? «In Ticino, soprattutto dalla seconda metà del secolo scorso, hanno vissuto TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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DOSSIER FONDAZIONI
IN TICINO CRESCE IL NUMERO DELLE
FONDAZIONI PACO FIDANZA RESPONSABILE DELL’AUTORITÀ DI VIGILANZA SULLE FONDAZIONI VIGILANZA SULLE FONDAZIONI E LPP DELLA SVIZZERA ORIENTALE, FA IL PUNTO SULLA SITUAZIONE NEL CANTONE.
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ossiamo fornire qualche dato quantitativo sulle Fondazioni di pubblica utilità e su quelle erogative in Ticino? «Il numero di fondazioni di pubblica utilità sottoposte alla Vigilanza della nostra Autorità è desumibile dal rapporto di attività della nostra Autorità di vigilanza, che può essere scaricato al seguente indirizzo; http://www.ostschweizeraufsicht.ch/ostschweizeraufsicht/module/dokumente/ view.asp?expand=8&menuid=152&pare ntid=147&pnx=4_1&TopPnx=152_0& banner=&button=), ma anche dal rendiconto del Consiglio di Stato del Cantone Ticino (http://www4.ti.ch/can/cosafacciamo/rendiconto-cds/rendiconto/). I numeri evidenziati in questi documenti si riferiscono unicamente alle fondazioni sottoposte alla nostra vigilanza, e pertanto le fondazioni sottoposte alla vigilanza dell’autorità federale non sono comprese in queste statistiche. Ai fini dei nostri compiti di vigilanza non viene effettuata una distinzione tra fondazioni erogatrici e non; il nostro compito consiste nel verificare il corretto perseguimento dello scopo della fondazione. Pertanto non siamo in grado di fornire dati al riguardo».
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Perché esistono così tante fondazioni in Ticino e quali sono stati i tassi di crescita negli ultimi 5 anni? «Una spiegazione circa il numero elevato di fondazioni in Ticino può essere soltanto azzardata non essendoci una prova scientifica al riguardo. Posso ipotizzare che le ragioni sono attribuibili al fatto che il Ticino rappresenta (o rappresentava) la terza piazza finanziaria Svizzera e al fatto che l’istituto della fondazione risulta piuttosto “di moda”. Per quanto riguarda i tassi di crescita, e limitandosi al numero di nuove fondazioni, la situazione degli ultimi 5 anni si presenta come dalla tabella seguente». Numero di nuove fondazioni per anno 2011
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Quali informazioni sono a disposizione riguardo ai patrimoni delle fondazioni? «In relazione all’ammontare dei patrimoni delle fondazioni non rilasciamo nessun dato trattandosi di un dato sensibile. Le Fondazioni sono tuttavia libere di comunicare i dati finanziari specifici. Posso affermare che le fondazioni sottoposte alla nostra vigilanza si caratterizzano, rispetto alle altre fondazioni vigilante dal nostro ente, per un patrimonio medio inferiore. Sostanzialmente in Ticino, guardando al patrimonio, abbiamo tante piccole fondazioni».
DOSSIER FONDAZIONI
A quali altri dati statistici è possibile accedere, quali ad esempio gli ambiti sostenuti, le città con il più alto numero di fondazioni, l’età e sesso dei fondatori ecc? «La nostra Autorità di vigilanza mette a disposizione un motore di ricerca che permette di filtrare le Fondazioni in base agli scopi sostenuti e al domicilio. Attraverso le pagine del registro di commercio è tuttavia possibile filtrare le fondazioni in base alla sede (città con il numero più altro di fondazioni); ovviamente per il nostro Cantone la città di Lugano e la sua regione evidenziano il numero maggiore di fondazioni. Relativamente all’età e al sesso dei fondatori non teniamo nessun dato statistico in quanto ininfluente ai fini dei nostri compiti di vigilanza».
Esistono informazioni sulla provenienza dei fondatori (quanti ticinesi, quanti provenienti da altri Cantoni)? «Come affermato al punto precedente non teniamo nessun dato relativamente alla provenienza dei fondatori». Quali sono i temi attuali più importanti sui quali è chiamata a confrontarsi l’Autorità di Vigilanza? «Il Codice Civile afferma che “L’autorità di vigilanza provvede affinché i beni siano impiegati conformemente al fine della fondazione.” (art. 84 cpv. 2 del Codice civile). I compiti non si limitano unicamente alla verifica sull’utilizzo del patrimonio ma spaziano dalla verifica sulla regolarità degli organi della fondazione rispetto alle leggi e agli statuti, alla verifiche sulle decisioni dei Consigli di fondazione, alla regolarità della presentazione dei conti annuali ma anche su altri aspetti. L’Auto-
rità di vigilanza non è comunque chiamata a dare il benestare alle decisioni dei Consigli di fondazione, ma interviene nel caso in cui determinati atti sono contrari a leggi e/o statuti. Senza dimenticare l’essenza del nostro agire caratterizzata dalla verifica sulla correttezza dell’utilizzo del patrimonio, negli ultimi anni abbiamo cercato di essere propositivi nel far recepire i mutamenti legislativi; tra questi vi è stato dapprima l’obbligo di disporre di un revisore, e di recente l’adeguamento del codice delle obbligazioni per quanto riguarda la presentazione dei conti. In effetti oggi le fondazioni, per quanto riguarda la contabilità, devono applicare le disposizioni previste per le società anonima».
Peter Paul Rubens, «Ritratto di Clara Serena Rubens», circa 1616. © LIECHTENSTEIN. The Princely Collections, Vaduz–Vienna
VALUES WORTH SHARING
«Noi lavoriamo volentieri con i migliori. È per questo che già nel 1643 abbiamo acquistato il nostro primo Rubens.» S.A.S. Principe Philipp von und zu Liechtenstein, Chairman LGT dal 1990
lgt.ch/values
AZIENDE / SUPSI
UN’OFFERTA FORMATIVA SEMPRE PIÙ QUALIFICATA LA SCUOLA UNIVERSITARIA PROFESSIONALE DELLA SVIZZERA ITALIANA (SUPSI) FESTEGGIA 20 ANNI DI ATTIVITÀ, DURANTE I QUALI HA CONOSCIUTO UNA CRESCITA CONSIDEREVOLE. ALL’INIZIO GLI STUDENTI NELLA FORMAZIONE DI BASE ERANO 224, 1.247 GLI ISCRITTI AI CORSI DI POSTFORMAZIONE, 177 I COLLABORATORI E 73 I PROGETTI DI RICERCA. NEL 2016 SONO STATI 4.412 GLI STUDENTI ISCRITTI AD UNA FORMAZIONE BACHELOR O MASTER E 7.711 I PARTECIPANTI ALLA FORMAZIONE CONTINUA, MENTRE IL NUMERO DI COLLABORATORI È SALITO A 942 E QUELLO DEI PROGETTI DI RICERCA ATTIVI A 438. UNA LUNGA STORIA, CHE INSIEME AI PROGRAMMI PER IL FUTURO CI RACCONTA ALBERTO PETRUZZELLA, DAL LUGLIO 2014 PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELLA SUPSI.
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he ruolo ha svolto storicamente la SUPSI nella formazione delle nuove generazioni ticinesi? «Direi un ruolo fondamentale. Il modello di formazione duale, che ci è invidiato da tutto il mondo, prevede la maturità liceale e poi università o politecnico da una parte e apprendistato dall’altra. L’apprendistato può essere terminato anche con una maturità professionale, la quale dà accesso alle Scuole universitarie professionali. Questa formazione universitaria, molto pratica, vicina alle esigenze del territorio e svolta in stretta collaborazione con aziende e istituzioni, abbina una solida formazione di base con capacità molto pratiche e operative, formando del personale immediatamente inseribile nel mondo professionale». Quali sono state le principali tappe dello sviluppo di questa istituzione? «Come svizzeri, ci piace festeggiare il 1º agosto 1291 come Natale della patria ma tutti sappiamo che la Svizzera moderna, come la conosciamo oggi, risale al 1848. Così è anche per SUPSI: le prime attività risalgono addirittura ai corsi di architettura avviati nel 1852 a Lugano per iniziativa di
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AZIENDE / SUPSI
Carlo Cattaneo, germoglio dal quale nacque la Scuola Tecnica Superiore (STS). L’attuale SUPSI è stata fondata invece nel 1997 e festeggia quindi 20 anni. In questo periodo la Scuola ha integrato numerose scuole di specializzazione e istituti di ricerca pubblici e privati già presenti sul territorio». Come negli anni si è andata evolvendo la proposta formativa rivolta agli studenti? «La peculiarità delle Scuole universitarie professionali è quella di essere molto vicine al mondo del lavoro: il nostro compito è raccoglierne continuamente le esigenze e proporre in tempi brevi la formazione necessaria per far fronte ai bisogni di aziende e istituzioni. Questo non avviene unicamente nella formazione di base, ma anche negli altri mandati della Scuola: la formazione continua (sempre più importante in un mondo in continua e rapida evoluzione), la ricerca (applicata, quindi fatta con l’azienda e nell’intento di risolvere problemi concreti) e i servizi al territorio (la paletta è molto ampia perché molto diversificati sono i nostri campi d’attività: dal monitoraggio dei laghi alle attività con le aziende del territorio per supportarne i processi d’innovazione)».
Quali sono i più importanti progetti che vedranno impegnata la SUPSI nei prossimi anni? «Ne abbiamo molti. Dalla costruzione dei tre nuovi campus all’accreditamento istituzionale (la Confederazione controlla periodicamente la qualità delle istituzioni universitarie). Dobbiamo inoltre mettere in atto la nostra strategia per i prossimi anni che in estrema sintesi potrebbe essere così riassunta: minore crescita quantitativa, in termini di nuovi corsi, maggiore focus sulla qualità di insegnamento, ricerca e servizi». Possiamo vedere più nel dettaglio il progetto di realizzazione dei nuovi campus? «La strategia logistica della SUPSI, condivisa con numerosi portatori di interesse nel territorio e basata sui principi cardine di attrattiva quale luogo qualificato di studio e di lavoro, accessibilità, potenziale di sviluppo a lungo termine, sostenibilità energetica ed economica, integrazione sociale e collaborazione con l’Università della Svizzera italiana, prevede la realizzazione di tre nuovi Campus a Mendrisio-Stazione, Lugano-Viganello e Lugano-Stazione che andranno ad aggiungersi alle attuali sedi di Locarno,
Verscio e Lugano-Besso. Insieme formeranno il Campus SUPSI diffuso nella Città-Ticino, con possibilità di sviluppo anche nel medio e lungo termine. A Mendrisio e Viganello i cantieri sono iniziati; a Lugano-Stazione attendiamo le modifiche di piano regolatore per procedere. Quale articolata rete di servizi collaterale offre la SUPSI ai suoi studenti? «Tra i numerosissimi servizi offerti mi piace menzionare il supporto che diamo agli studenti per introdursi nel mondo del lavoro. Grazie a queste misure e, ben inteso, ad una formazione molto attenta alle esigenze di istituzioni e aziende, la percentuale degli studenti che trova impiego dopo gli studi è molto alta: a un anno dal diploma l’86% dei diplomati lavora, mentre l’8% continua una formazione. Uno dei vostri vanti è sicuramente rappresentato dalla formazione continua. Che proposte sono state elaborate in questo ambito? «Proponiamo corsi di formazione continua per l’aggiornamento, il perfezionamento e la specializzazione dei professionisti durante tutto il corso della loro vita lavorativa. TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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levate utili alla propria attività lavorativa. Il 47% dei diplomati ha ottenuto un miglioramento salariale, il 63% ha aumentato il livello di responsabilità, mentre il 63% evidenzia un miglioramento delle proprie mansioni dopo il conseguimento del titolo di studio. Dall’indagine emergono anche alcuni dati positivi sul grado di soddisfazione dei datori di lavoro dei diplomati MAS/EMBA».
Offriamo corsi in 14 aree di interesse diverse. Abbiamo corsi di aggiornamento e formazione continua di breve durata ma il piatto forte è la formazione certificata: Certificate, Diploma e Master of Advanced Studies. Si tratta di percorsi di lunga durata destinati a un pubblico di professionisti, concepiti in modo da permettere il conseguimento del titolo di studio in parallelo a un’attività professionale. In un’ottica di valutazione e miglioramento continuo dell’offerta di formazione continua, la SUPSI organizza annualmente un’indagine sull’evoluzione della carriera dei diplomati MAS ed EMBA. Da questa risulta che per il 97% dei partecipanti le competenze acquisite durante la formazione si sono ri-
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Dal vostro osservatorio privilegiato quali sono le principali sfide che attendono nel prossimo futuro il Ticino? «Il mondo cambia a velocità sempre crescente e la più grande sfida, sia per le aziende e le istituzioni che per i lavoratori, è restare aggiornati. Come Scuola universitaria dobbiamo dare gli strumenti all’allievo perché possa non solo imparare quello che gli serve oggi, ma che sia in grado di restare competitivo per tutto il corso della sua carriera. Fondamentale quindi, oggi molto più di ieri, la formazione continua. Molti cambieranno più volte professione nel corso della loro vita lavorativa e ciò sarà possibile solo continuando a formarsi e investendo su sé stessi. Infine la ricerca applicata: la Svizzera deve il suo successo soprattutto al fatto che è un paese dove innovazione e qualità sono in cima alle
classifiche a livello mondiale. Ciò è possibile solo grazie al grande lavoro fatto nella ricerca di base (di competenza di Politecnici e Università) e nella ricerca applicata, dove aziende e Scuole universitarie professionali si battono ogni giorno per tenere il nostro sistema economico competitivo a livello internazionale».
AZIENDE / SUPSI
Master of Advanced Studies
Costruzioni MAS Real Estate Management Design MAS Interaction Design Diritto MAS Diritto Economico e Business Crime MAS Tax Law Informatica MAS IT Management and Governance MAS Sviluppo di applicazioni Smart per Cloud, Internet of Things e Machine Learning
Ingegneria industriale MAS Industrial Engineering and Operations MAS Project, Program and Portfolio Management MAS Railways and Sustainable Mobility
Musica MAS Contemporary Music Performance and Interpretation MAS Music Composition MAS Music Performance and Interpretation MAS Wind Conducting
Management EMBA Executive Master of Business Administration MAS Cultural Management MAS Human Capital Management
SanitĂ MAS Clinica generale MAS Etica e umanesimo clinico MAS Gestione sanitaria MAS Councelling cognitivo-sistemico
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www.supsi.ch/go/advanced-studies
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AZIENDE / IBSA
IBSA È UN’AZIENDA FONDATA A LUGANO NEL 1945 DA UN GRUPPO DI BIOLOGI SVIZZERI. DOPO AVER MOSSO I PRIMI PASSI SUL MERCATO INTERNO, IBSA HA RAPIDAMENTE RAFFORZATO LA PROPRIA POSIZIONE A LIVELLO INTERNAZIONALE GRAZIE AD UNA CONSOLIDATA STRATEGIA GLOBALE DI ESPANSIONE, CHE L’HA PORTATA AD ESSERE PRESENTE OGGI CON I SUOI PRODOTTI IN 5 CONTINENTI E IN OLTRE 80 PAESI, TRA CUI GLI STATI UNITI. CE NE PARLA SILVIA MISITI, RESPONSABILE DELLA COMUNICAZIONE PER IBSA E DIRETTRICE DELLA IBSA FOUNDATION FOR SCIENTIFIC RESEARCH
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uali sono state le tappe che hanno portato IBSA a diventare uno dei più importanti gruppi farmaceutici privati della Svizzera? «Non è facile comprendere la realtà IBSA senza partire dal ruolo del suo fondatore, Arturo Licenziati che ha voluto costruire un’azienda che fosse a misura dei valori etici cui ha sempre conformato la sua vita e la sua attività in campo filantropico. La storia dell’azienda ha vissuto un momento chiave nel 1985, quando l’attuale management ne ha acquisito la proprietà. A partire da allora è stato infatti avviato uno straordinario ed intenso programma di sviluppo allo scopo di ampliare gli asset aziendali e creare un portafoglio prodotti competitivo grazie ai quali IBSA ha raggiunto oggi una posizione di primo piano nei mercati mondiali in specifiche aree terapeutiche». Possiamo dare alcune cifre che danno le dimensioni di questa realtà produttiva? «Oggi IBSA è presente con 11 società, fra filiali e rappresentanze in Europa, Cina e Stati Uniti, e vanta un portafo-
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LE PERSONE AL CENTRO DEL NOSTRO IMPEGNO glio prodotti che copre 8 principali aree terapeutiche. L’azienda impiega complessivamente 1.800 persone, distribuite fra la sede, le filiali e gli 11 siti produttivi in Svizzera, Italia e Cina. Nei laboratori di Ricerca e Sviluppo nel mondo lavorano circa 120 persone e dal 1985 ad oggi sono stati investiti 400 milioni di CHF in capacità produttiva e per l’innovazione. Il Gruppo si avvale di 2 partnership strategiche, una commerciale, rappresentata da Laboratoires Genevrier in Francia, e l’altra, Altergon, in Italia, di carattere produttivo. Oggi IBSA è la maggiore azienda farmaceutica a capitale privato in Svizzera con prodotti apprezzati e utilizzati in tutto il mondo, il quarto maggiore operatore in ambito Fertilità, dopo le grandi multinazionali, e uno dei leader mondiali nei prodotti a base di acido ialuronico». Come può essere riassunto in sintesi il modello di business del Gruppo IBSA? «IBSA sviluppa speciali tecnologie che migliorano qualitativamente e in modo significativo molecole e soluzioni terapeutiche già disponibili. Inoltre, opera nel mercato attraverso un peculiare modello di business basato su al-
cuni principi fondamentali: Supply Chain e forte controllo qualità; integrazione verticale (la maggior parte dei prodotti sono realizzati internamente in Svizzera); focus su terapie efficaci per il miglioramento della qualità della vita dei pazienti; presenza internazionale. L’attività di ricerca si concentra su molecole esistenti sia per migliorarle, sia per sviluppare sistemi di somministrazione originali per accrescerne l’efficacia. Al momento IBSA dispone di 58 brevetti esclusivi registrati e diversi altri prodotti e brevetti sono in fase di sviluppo. Una parte significativa delle nostre ricerche si dedica a innovative formulazioni, vantaggiose anche in termini di costi, che rispondono a importanti bisogni terapeutici ancora insoddisfatti». Che significato ha per IBSA il concetto di responsabilità sociale d’impresa e quali sono le principali linee guida lungo le quali l’azienda si muove? «Corporate Social Responsibility per IBSA significa operare responsabilmente per promuovere il progresso sociale, ridurre l’impatto ambientale e realizzare benessere economico di
AZIENDE / IBSA
lungo termine. IBSA, infatti, è convinta, e qui torna l’influenza del pensiero del suo fondatore, che lo scopo principale dell’azienda sia il benessere delle persone - pazienti, medici e dipendenti - e il perseguimento di questo obiettivo è parte integrante della sua cultura. L’azienda si adopera quindi per produrre valore per un ampio gruppo di stakeholder: medici e pazienti; partner commerciali, dipendenti e collaboratori, comunità all’interno delle quali opera ecc». In questo ambito, quali sono le più importanti iniziative promosse in Ticino e nel mondo? «I progetti di responsabilità sociale devono rispondere alle caratteristiche e alle esigenze specifiche del territorio e della comunità nelle quali si inseriscono per creare realmente valore. Per questo IBSA differenzia le proprie attività, sostenendo da diversi anni numerose iniziative meritevoli, tra cui Casa dos Curumins, in Brasile, che offre speranze ai bambini e ai ragazzi della favela di Santa Terezinha, alla periferia di San Paolo e l’Associazione ‘Insieme per la Pace’, attiva in Ruanda nella regione dei Grandi Laghi che si dedica alla costruzione di acquedotti. Il Progetto IBSA per le madri migranti è invece, una campagna informativa – attiva in Italia e Albania - volta a sensibilizzare e promuovere la prevenzione delle patologie tiroidee nei centri di accoglienza. In Ticino, IBSA ha appena attivato un importante e duraturo finanziamento alle attività della nuova
Facoltà di Biomedicina dell’Università della Svizzera Italiana (USI), dedicate ai futuri medici e agli studenti di PhD. E, ancora, supporta il Museo della Storia Medica del Canton Ticino che offre ai visitatori la possibilità di conoscere un aspetto importante della storia del territorio». Un tema cui rivolgete grande attenzione è quello della sostenibilità ambientale. Quali sono gli obiettivi che vi proponete di raggiungere? «IBSA è impegnata per la costante e progressiva riduzione del proprio impatto sull’ambiente e lavora per migliorare i risultati in termini di consumi energetici e di emissione di CO2 equivalente. In particolare, negli ultimi anni, la performance ambientale del gruppo in Svizzera ha fatto registrare risultati complessivamente molto positivi quali -30% consumo totale di acqua, -6,5% utilizzo di combustibili fossili, -6% emissioni di CO2 equivalente. Anche sul fronte della mobilità, l’azienda si sta organizzando per ridurre l’impatto derivante dagli spostamenti casa-lavoro dei suoi dipendenti, problema molto sentito in Ticino». Attenzione continua nei confronti delle risorse umane. Quali sono i vantaggi e benefici che garantite ai vostri dipendenti e collaboratori? «In 30 anni, IBSA è diventata un’azienda di dimensioni ragguardevoli, essenzialmente per crescita interna. Inoltre, può vantare un numero di donne relativamente alto per un’azien-
da con molti collaboratori nel settore manifatturiero: nel 2017 le donne rappresentano un ragguardevole 42% del totale dirigenti (media & alta dirigenza), e il 47% della forza lavoro totale. Le testimonianze del personale IBSA raccontano un ambiente di lavoro piacevole, sereno e stimolante, e lo scarso turnover delle risorse umane conferma questa tesi. In particolare, si registra una forte attenzione alla persona e alla maternità: flessibilità dell’orario lavorativo e contratti part time, salario garantito alle neo mamme, un proprio asilo nido con 12 dipendenti, in grado di prendersi cura e di gestire fino a 35 bambini. E, ancora, sensibilità verso i problemi dalle persone anche in tema di mobilità e viabilità e di sviluppo professionale delle persone, valorizzazione del merito ed equità». Quali sono gli scopi e gli obiettivi della Fondazione da lei diretta e quali i settori in cui dispiega la sua attività? «La Fondazione IBSA, è una organizzazione no profit di carattere internazionale istituita a Lugano nel 2012, promuove e divulga la cultura scientifica sulle nuove frontiere della ricerca e sostiene la formazione dei giovani ricercatori attraverso l’organizzazione di forum, workshop, borse di studio e pubblicazioni. Essa svolge anche un ruolo attivo volto alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui concetti di salute, qualità della vita e cura della persona». TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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AZIENDE / BDO
VICINANZA E ATTENZIONE
alle esigenze della clientela PAOLO GATTIGO, PARTNER E RESPONSABILE DELLA SUCCURSALE DI LUGANO, PRESENTA BDO, UNA TRA LE SOCIETÀ DI AUDIT, DI CONSULENZA E FIDUCIARIE LEADER IN SVIZZERA. CON LE SUE 33 SEDI, BDO POSSIEDE LA RETE DI FILIALI PIÙ CAPILLARE DEL SETTORE. PROSSIMITÀ E COMPETENZA SONO PER BDO REQUISITI IMPORTANTI PER IL SUCCESSO E LA SOSTENIBILITÀ DELLE RELAZIONI CON LA CLIENTELA.
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uali sono gli elementi che contraddistinguono la vostra presenza nel settore della revisione in Ticino? «La crescita dei volumi di attività che stiamo svolgendo in tutti i settori in cui siamo presenti si mantiene da alcuni anni sostanzialmente costante. Questa considerazione vale innanzitutto nel campo della revisione dove teniamo bene le nostre quote di mercato e il nostro approccio non è circoscritto all’interpretazione delle cifre del conto annuale, bensì tiene conto anche di fattori quali il contesto operativo, la strategia aziendale, i processi di base e ambiti fondamentali selezionati. Un ulteriore elemento che può apparire marginale ma che per me costituisce un punto di orgoglio è rappresentato dal fatto che i nostri collaborati sono tutti ticinesi, secondo un ben preciso progetto di valorizzazione delle risorse e delle competenze locali». Vi sono novità nel campo della revisione contabile che ritiene importante segnalare? «Direi che la novità più importante è rappresentata dalle definitiva entrata in vigore di alcune norme che estendono anche alle medie e piccole società di revisione alcuni obblighi in materia di controllo di qualità della propria organizzazione interna. L’obiettivo di queste disposizioni è quello di rendere ancora più trasparente l’intero settore eliminando alcune disparità che possono generare differenze di trattamento tra le società operanti sul mercato».
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Tutto ciò porterà una contrazione delle società già operanti in Ticino? «Si tratta di un processo di fatto già in atto determinato da un cambiamento generale registratosi negli ultimi anni, dove il mercato risulta essere meno segmentato e tutti gli attori, anche i gruppi maggiori, hanno operato un riposizionamento e una diversa e più flessibile articolazione dei servizi offerti». A quali altri settori si rivolgono i vostri servizi? «BDO fornisce servizi di audit, fiduciari e di consulenza alle imprese di tutti i settori industriali e terziari: fra queste figurano PMI, società quotate in borsa, amministrazioni pubbliche e organizzazioni non-profit. Da anni siamo pure in grado di soddisfare i bisogni della clientela nel settore alberghiero, con prestazioni che spaziano su tutti i servizi elencati pocanzi. Molto importante è stata anche la riorganizzazione che abbiamo messo in atto a livello svizzero, che ci consente ora di usufruire di una qualificata serie di centri di competenza settoriali. Anche nel campo fiduciario si conferma una tendenza ad una esternalizzazione di alcuni servizi che avvantaggia la richiesta di un nostro intervento su determinate aree che richiedono specifiche competenze». La pubblica amministrazione rappresenta un settore nei confronti del quale vantate un elevato know how… «Nel campo della pubblica amministrazione i nostri team vantano anni di esperienza e conoscono le diverse real-
AZIENDE / BDO
tà locali, offrendo ai nostri clienti una ricca gamma di servizi. In questo campo offriamo servizi a tutto campo, dalla revisione contabile alla consulenza finanziaria e organizzativa, fino alla gestione esternalizzata della contabilità. Abbiamo inoltre l'onore di collaborare con alcune tra le principali organizzazioni non profit sul territorio, che si avvalgono dei nostri servizi e apprezzano tanto la nostra consulenza quanto i servizi di revisione orientati alle loro esigenze. Questa è una diretta conseguenza della nostra organizzazione, presente in modo capillare in tutto il Paese, ma anche integrata con il network internazionale». La consulenza alle aziende costituisce un ambito nel quale BDO risulta essere particolarmente ben posizionato… «Nel campo della consulenza, sono sempre più frequenti le richieste di
analisi organizzativa interna - analisi dei processi aziendali, verifica o supporto nell'implementazione di sistemi di controllo interno, così come le valutazioni aziendali o le due diligence. Un altro ambito nel quale registriamo una crescita sostenuta delle richieste riguarda i servizi fiduciari, in particolare per quanto attiene l'amministrazione salariale. Non va infine dimenticato il tema della successione aziendale, che già oggi investe un numero crescente di imprese svizzere e che crescerà ulteriormente di importanza nei prossimi anni».
le specifiche caratteristiche regionali. Altri importanti vantaggi per il cliente derivano dall’appartenere ad un network internazionale con filiali in tutto il mondo e che soltanto in Svizzera conta 33 sedi presenti in tutte le regioni linguistiche del Paese mentre per la clientela con orientamento internazionale viene utilizzata la rete BDO mondiale in oltre 150 paesi».
Quali sono i punti di forza a sostegno della vostre molteplici attività? «Innanzitutto la vicinanza alla clientela che costituisce un fondamentale fattore di successo. Attribuiamo infatti un valore primario alla cura delle relazioni personali con i nostri clienti, il che include anche una familiarità con
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AZIENDE / VOIPTEL INTERNATIONAL SA
Servizi aziendali a 360° IL PASSAGGIO DELLA TELEFONIA TRADIZIONALE AL VOIP HA DATO UN GRANDE IMPULSO ALLE SOCIETÀ DI DIEGO FRANCHETTI CHE OGGI OFFRE UNA GAMMA INTEGRATA DI SERVIZI, IN SVIZZERA MA ANCHE IN ITALIA.
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erché il Voip è destinato a portare grandi vantaggi al sistema delle comunicazioni delle aziende? «Il protocollo internet (IP) è oggi la tecnologia più utilizzata al mondo per la trasmissione dati. Questo protocollo consente di trasferire non solo dati, ma anche immagini, video, musica e voce. La Svizzera ha stabilito di convertire gradualmente a IP tutti i servizi tradizionali di rete fissa entro la fine del 2017. A partire dal 2018 la vecchia infrastruttura telefonica verrà progressivamente messa fuori servizio. I clienti che fino ad allora non saranno passati a un prodotto VoIP (Voice Over IP), dovranno necessariamente accedere alla nuova tecnologia». In quest’ottica voi siete da tempo preparati per affrontare le prossime sfide tecnologiche… «VoipTel International è un operatore telefonico che offre a prezzi competitivi servizi di comunicazioni a piccole, medie e grandi aziende. Fondata nel 2008 da Diego Franchetti e da alcuni ingegneri nelle telecomunicazioni, si è posta fin da subito l’obiettivo di dare un’alta qualità di servizi ad un prezzo molto più contenuto di altri operatori di telefonia tradizionale, oltre a quello di diventare, un punto di riferimento nel mercato della telefonia via internet. VoipTel International è in grado di offrire un’elevata qualità delle pro-
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prie linee telefoniche, compreso l’invio del numero chiamante, superiore alla linea tradizionale. Infine, abbiamo stretto degli accordi di partnership con alcuni dei principali attori del mercato (elettricisti e system integrator). Questo permette a VoipTel di garantire ai propri clienti un elevato servizio di assistenza». A VoipTel International si è affiancata più di recente VoipTel Service. Di che cosa si tratta? «VoipTel Service è un’azienda che nasce nel 2014 con lo scopo di garantire un servizio di assistenza e vendita di servizi IT, rivolto a tutte le aziende, soprattutto piccole e medie imprese. Il nostro team di ingegneri altamente qualificati, è a disposizione per le fasi di progettazione, sviluppo e realizzazione di infrastrutture IT per ogni tipologia d’impresa. VoipTel assicura l’implementazione di server e infrastrutture di rete, attraverso la virtualizzazione dei server, grazie alla quale è possibile ottimizzare le risorse dei server eseguendo più server virtuali su un unico fisico. Questo si traduce in un risparmio per il cliente sia dal punto di vista dei costi aziendali di acquisto dei macchinari che dei costi di facility management per la manutenzione e gestione degli stessi. Inoltre, la virtualizzazione desktop permette di creare un’infrastruttura più flessibile e consente alle aziende di rispondere prontamente al-
le mutevoli esigenze di business. Il vantaggio di virtualizzare è la possibilità di rinnovare sistematicamente i macchinari senza dover aggiornare periodicamente il parco macchine aziendale. Per incentivare l’innovazione ed il massimo risparmio VoipTel Service offre un buono consulenza del valore di CHF 250.00 per un check up gratuito della vostra infrastruttura informatica attraverso la cui analisi potrà proporre le correzioni e/o miglioramenti necessari». Dal 2016 avete avviato un processo di espansione all’estero… «VoipTel Italia è un operatore telefonico che offre a prezzi competitivi servizi di telecomunicazione ed IT a piccole, medie e grandi aziende. Queste imprese potranno beneficiare dell’attenzione maniacale che poniamo alla qualità ed all’assistenza dei nostri clienti. Direttamente o tramite i nostri partner distribuiti sul territorio possiamo infatti offrire prodotti e/o servizi di telecomunicazione, comprensivi di linea internet a banda larga e prodotti e/o servizi IT. L’azienda cliente potrà in questo modo avere un solo interlocutore che risponderà in tempi brevissimi (3 squilli) a tutte le richieste. Il gruppo conta dunque su due aziende in Italia che cooperando tra di loro sono in grado di fornire tutte le soluzioni richieste dal cliente. VoipTel Italia, in qualità di operatore telefonico si occupa di telefonia fissa per aziende, di connessioni internet e di servizi Cloud mentre TLC Soluzioni Aziendali S.r.l. si occupa di telefonia mobile sempre per aziende».
AZIENDE / NEWS
Antonio Lanzavecchia riceve il 2017 Robert Koch Award La Fondazione Robert Koch ha premiato il Professor Antonio Lanzavecchia, Direttore dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) dell’Università della Svizzera italiana, già professore all'ETH Zürich, con il 2017 Robert Koch Award per le sue ricerche pionieristiche nel campo dell’immunologia e della regolazione immunitaria e per i suoi contributi fondamentali nello sviluppo di nuovi vaccini e immunoterapie. Il premio, del valore di 120'000 euro e conferito congiuntamente con il Prof. Rafi Ahmed dell’Emory University (Atlanta, Stati Uniti), verrà consegnato durante una cerimonia ufficiale il prossimo 3 novembre 2017, presso l’Accademia delle scienze di Berlino. Secondo la Fondazione Robert Koch,
il Prof. Lanzavecchia è uno fra i più influenti immunologi al mondo, la cui ricerca si caratterizza per la grande visione nell’indagine sui dettagli molecolari della risposta immunitaria negli esseri umani. Per il Prof. Lanzavecchia, infatti, questo è sempre stato associato alla speranza di trovare vaccini migliori e di sviluppare immunoterapie più efficaci. Dal 1970, la Fondazione ha premiato gli importanti progressi nelle scienze biomediche, in particolare nei settori della microbiologia e dell'immunologia. Il prestigio dei riconoscimenti conferiti dalla Fondazione Robert Koch è cresciuto negli ultimi decenni e oggi sono considerati tra i principali premi scientifici internazionali nel campo della microbiologia.
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AZIENDE / EASY WORK
Industria e artigianato
CERCANO ADDETTI
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uali sono i comparti produttivi che negli ultimi mesi hanno registrato trend particolarmente positivi? «Diciamo subito che, in generale, industria e artigianato mostrano un dinamismo particolarmente accentuato, al punto che talvolta incontriamo qualche difficoltà a reperire sul mercato le figure professionali richieste». Nello specifico, quali sono i settori che offrono maggiori opportunità? «Tutto il settore metalmeccanico registra la necessità di manodopera a vari livelli, dagli ingegneri ai periti, agli operai. Per far fronte a queste richieste ci rivolgiamo tanto a lavoratori locali e svizzeri che a manodopera straniera, proveniente soprattutto dall’Italia».
PAOLA GIARDINI, PSICOLOGA, ESPERTA NELLA VALUTAZIONE DELLE ATTITUDINI DEI CANDIDATI, FA IL PUNTO SULL’ANDAMENTO DELLE OPPORTUNITÀ DI LAVORO, TEMPORANEO E FISSO, IN TICINO.
Quali sono le competenze per le quali vi è maggiore richiesta? «Per le mansioni più qualificate costituiscono titoli preferenziali un diploma di studio conseguito in uno dei numerosi istituti tecnici ticinesi o svizzeri e, naturalmente, la conoscenza di una seconda lingua oltre l’italiano, soprattutto il tedesco. Dall’Italia provengono in particolare operai generici, ragazzi giovani senza specifiche competenze» Altri settori particolarmente dinamici? «La logistica è un comparto con una forte stagionalità (si pensi per esempio alla filiera della moda) che in certi periodi richiede l’assunzione di numerosa ma-
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nodopera temporanea. E da notare tuttavia che anche per ruoli come magazziniere o carrellista sono in continua crescita le figure professionali che possono vantare una qualche specializzazione, come addetti alla letture di codici a barre o alla movimentazione dei muletti». E per quanto riguarda il mondo del lavoro al femminile? «Si assiste ad una riconversione di molte donne dal settore orologiero a quelli chimico-farmaceutico e alimentare. In pratica certe specifiche abilità manuali sono particolarmente apprezzate nella lavorazione e nel confezionamento di una vasta gamma di prodotti». Allargando il discorso alla vostra più generale visione relativa all’andamento del mercato del lavoro in Ticino, qual è il vostro punto di vista sull’attuale congiuntura? «È difficile esprimere una valutazione univoca perché il mercato del lavoro nel suo complesso è formato dalla sommatoria di tanti distinti segmenti ciascuno dei quali presenta sue specifiche dinamiche e problematiche. Teniamo poi presente che la nostra società è soprattutto focalizzata sul lavoro temporaneo, con un collocamento di lavoratori che per l’80% sono stagionali e il 20% fissi. In ogni caso, si può dire che negli ultimi mesi la domanda di nuove assunzioni si è mantenuta sostanzialmente costante, con una tendenza semmai al rialzo, ma tuttavia sempre particolarmente soggetta ad oscillazioni che possono riguardare particolari settori o andamenti stagionali».
AZIENDE / NEWS
Arner Bank, risultati positivi nel 2016 Arner Bank ha chiuso il 2016 con masse amministrate cresciute a oltre 1'100 milioni CHF che sono quindi sostanzialmente raddoppiate. L’utile netto, gravato dai costi dell’importante ristrutturazione in corso, è di 92'735 CHF. Questo risultato, conseguito grazie alla solidità dei mezzi propri e alla prudenza
della gestione, opportuna in un clima finanziario complesso e nel quadro di uno scenario globale piuttosto incerto, consente all’Istituto di operare nell’anno in corso verso un ulteriore, più marcato sviluppo. Arner Bank, guidata dai ticinesi Patrick Coggi, CEO, e Francesco Fierli, CFO, sta mettendo in atto importanti investimenti a Lugano, soprattutto a livello del personale e delle nuove tecnologie. Come primo passo, Arner dispone ora di un e-banking completo e moderno grazie al quale i clienti potranno in futuro beneficiare anche di un modello di consulenza ibrido (personale o digitale) con l'impiego delle più moderne tecnologie, calibrato sulle specifiche esigenze e obiettivi dei clienti in modo flessibile. Questi strumenti favoriscono un forte sviluppo nei tre principali ambiti strategici della
Banca: il “Private Banking” senza limiti patrimoniali rivolto alla clientela “coreaffluent”, i servizi più personalizzati per la clientela “high net worth” e il supporto ai gestori indipendenti in Svizzera e all’estero. Anche l’anno trascorso è stato segnato dai postumi della crisi finanziaria internazionale. Arner Bank ha saputo interpretare il proprio ruolo di banca privata svizzera dinamica e indipendente, difendendo i capitali dei propri clienti grazie a una gestione oculata, e, anzi, accrescendo considerevolmente la massa amministrata. Oltre a offrire servizi di consulenza innovativi e d’eccellenza alla clientela internazionale, l’Istituto offre servizi caratterizzati dalla stessa elevata qualità del Private Banking anche a fasce più ampie di clientela, ponendo come centrale il rapporto personale con il cliente.
TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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AZIENDE / PLAYTRIP
DUE GIOVANI IMPRENDITORI TICINESI, MATTEO SCARPELLINI E STEFANO D’ALBORA, HANNO FONDATO PLAYTRIP, UNA STARTUP CHE STA SVILUPPANDO E SI PREPARA A LANCIARE SUL MERCATO UN’APP DI DIGITAL STORYTELLING CHE VUOLE RIVOLUZIONARE IL MODO DI VIAGGIARE. LI ABBIAMO INCONTRATI PER FARCELA PRESENTARE IN ANTEPRIMA.
L’app mobile che rivoluzionerà il tuo prossimo viaggio
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os’è Playtrip? «Playtrip Sagl è una società nata in Canton Ticino ed insediata nel Polo Tecnologico di Stabio. È composta da professionisti con esperienze complementari, che vanno dalla gestione di progetti al marketing, dalla comunicazione digitale allo sviluppo di applicazioni mobile. L’obiettivo è creare uno strumento di comunicazione digitale che possa reinventare l’esperienza turistica e consentire agli enti territoriali e alle aziende del settore turistico di promuoversi in modo innovativo: un’applicazione mobile di digital storytelling che valorizza il territorio in modo inedito, favorendo anche le zone discoste. Partiremo dal Canton Ticino e dalle aree limitrofe, di Lombardia e Piemonte, ma puntiamo ad un’espansione a livello mondiale. Il concetto di storytelling, infatti, si presta a diversi contesti con la stessa efficacia.
01 Matteo Scarpellini 02 Stefano D'Albora 03 Team Playtrip-White Peaks
Chiariamo subito che cosa è il digital storytelling… «A noi piace considerarlo come una nuova strategia narrativa che permette di raccontare una storia attraverso 02
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contenuti multimediali, fruibili grazie all’utilizzo di dispositivi tecnologici tecnologici (smartphone, tablet, pc, etc). Ma quello che contraddistingue Playtrip è un’impostazione narrativa all’interno della destinazione: gli utenti, infatti potranno essere protagonisti di storie che si svolgono nei luoghi reali in cui si trovano. Le storie potranno essere sia ispirati da fatti realmente accaduti che di fantasia. Vediamo dunque come funziona la vostra app. «L’utente può scaricare gratuitamente l’app dagli store ufficiali Apple e Android. In questo modo potrà accedere una vasta collezione di storie d’autore, digitali, create per valorizzare aspetti diversi di una stessa destinazione, uscendo però dai canoni della guida turistica. Facciamo degli esempi: un turista arriva alla stazione di Mendrisio e vuole visitare il territorio in modo coinvolgente in base ai suoi reali interessi. Playtrip gli propone le storie legate alla sua posizione e suddivise in diverse categorie: Arte, Storia, Mistero e Avventur, Natura, Letteratura e Cinema, Food&Wine, Scienza, Perso-
AZIENDE / PLAYTRIP 03
naggi. Il nostro viaggiatore sceglie “Food&Wine” e trova una storia che lo guida attraverso un suggestivo percorso storico ed enogastronomico tra i vigneti del Mendrisiotto. Dallo stesso treno, scende un altro turista che però è più interessato all’aspetto scientifico e naturalistico del luogo e quindi fa una scelta diversa, acquistando una storia che lo guida alla scoperta del Monte San Giorgio. Non si tratta però di semplici itinerari turistici, ma di vere e proprie storie, con una sequenza narrativa e una trama che si svolgono in questi luoghi e di cui l’utente diventa protagonista. La storia infatti prevede un coinvolgimento diretto dell’utente, attraverso tecniche di “gamification” (l’utilizzo di dinamiche relative mutuate dai giochi anche in contesti diversi) con cui si richiede all’utente di compiere piccole azioni, come condividere immagini su Instagram o rispondere a semplici quiz. Un altro tratto distintivo di Playtrip è la possibilità di usufruire di contenuti di realtà aumentata, una tecnologia che si sta imponendo e che segnerà l’evoluzione tecnologica dei prossimi anni. Playtrip non si rivolge unicamente ai turisti: anche i residenti potranno usufruirne per riscoprire il proprio territorio. Chi crea le storie di Playtrip? «Nascono dalla penna di autori che si sentono limitati dall’editoria cartacea tradizionale e sono alla ricerca di nuove forme espressive: noi li chiamiamo storyteller. A differenza degli scrittori tradizionali, gli storyteller amano cimentarsi anche con attività creative e complementari alla scrittura che coinvolgono media digitali. A questi creativi 2.0 offriamo la possibilità di usufruire di una piattaforma editoriale, innovativa, sicura e costantemente aggiornata per adeguarla ai più alti standard tecnologici. Gli storyteller potranno infatti caricare le storie digitali direttamente dal proprio PC, ovunque si trovino. L’infrastruttura tecnologica e lo
sviluppo sono curate da White Peaks Mobile Software Sagl, società ticinese specializzata nello sviluppo di soluzioni mobile in codice nativo, che ha creduto da subito nel progetto trasformandosi in nostro partner. Non solo: Playtrip è anche una piattaforma di distribuzione editoriale che permette una reale monetizzazione; in tempi in cui il contenuto digitale non viene valorizzato economicamente, Playtrip consente agli storyteller di guadagnare una percentuale sulle vendite, per ogni storia acquistata dagli utenti. A sostegno degli autori c’è la redazione Playtrip, composta da storyteller esperti, i quali hanno il compito di verificare le fonti e tutti i contenuti per poi poter procedere alla pubblicazione delle storie, all’interno dell’app, dietro regolare contratto con l’autore. Il Digital Storytelling non è solo una nuova opportunità editoriale: è considerato una delle strategie di comunicazione e marketing più efficaci, in tutti i settori. «Infatti! Aziende, istituzioni, enti territoriali, personaggi pubblici, utilizzano efficacemente lo storytelling come strumento di comunicazione d’impresa.
Il successo di questa strategia dipende anche da un nuovo modo di coinvolgere l’utente, abituato a nuovi linguaggi e a raccontarsi attraverso i social media e i blog. Grazie a Playtrip, le aziende potranno approcciarsi al pubblico, in un modo innovativo ed efficace, attraverso un originale strumento di mobile marketing. Le aziende possono utilizzare Playtrip in due modi. In primis, all’interno dell’applicazione, possono trovare visibilità esercizi commerciali attivi sul territorio, eventi e manifestazioni, consorzi ed enti di promozione territoriale o anche prodotti locali. Oppure, possono chiedere a Playtrip di realizzare una storia appositamente per loro, che verrà creata dalla redazione Playtrip, congiuntamente all’azienda. Non solo, Playtrip può anche aiutare l’azienda partner, a promuoversi, attraverso l’app, realizzando per lei campagne di web e mobile marketing. Per approfondimenti in merito, visitate il sito www.play-trip.com.
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AZIENDE / STRP
PANORAMA, ARCHITETTURA E NATURA IN UNA REGIONE GENEROSA
EMOZIONI a 1704 m
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01 Monte Generoso Ph: Jacques Perler 02 Monte Generoso Vetta Fiore di Pietra Ph: Jacques Perler
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a regione del Mendrisiotto e Basso Ceresio è un piccolo territorio generoso e molto piacevole da visitare, che viene spesso attraversato velocemente, mancando così l’occasione di scoprire la ricchezza e la qualità dei numerosi elementi che lo rendono speciale. Incastonato come una piccola gemma preziosa nell’estremo sud del Cantone, questo territorio è circondato dalla Lombardia, una regione con la quale ha sempre intrattenuto rapporti particolarmente intensi e con cui condivide l’area e l’offerta turistica di due importanti montagne dalle quali è possibile gustare panorami mozzafiato: il Monte San Giorgio, Patrimonio mondiale transnazionale dell’umanità UNESCO (2003/2010) ed il Monte Generoso, tra le prime storiche mete turistiche del Ticino. Difficile per gli escursionisti che si avventurano sui
sentieri delle due montagne riconoscere le tracce di un confine che la natura non ha chiaramente evidenziato in nessun modo. Una natura splendida e generosa che ancora oggi vanta alcune specie di rari fossili, di fiori, di piccoli animali e d’insetti che non si trovano in altri luoghi. Tanti sono i riferimenti culturali ed i luoghi da visitare sulle due montagne, come nelle valli e sui colli; luoghi che svelano a tratti terrazzamenti coltivati a vigna, cantine vitivinicole o inattesi grotti nascosti nel verde. Territorio prezioso e davvero unico per il quale l’impegno nel cercare delle vie per valorizzarlo è costante, come testimoniano gli importanti investimenti e le collaborazioni sviluppate nel corso degli ultimi due decenni. Tra questi alcuni esempi sono rappresentanti dal Parco delle Gole della Breggia, dal Museo dei Fossili del Monte San Giorgio, dal Museo del Trasparente, dai numerosi lidi, dal Parco archeologico di Tremona, dal lavoro di conservazione e recupero fatto in Valle di Muggio e dalla nuova struttura in vetta al Monte Generoso, che la Società Ticinese di Relazioni Pubbliche, insieme a Swiss Marketing Ticino, ha deciso di riscoprire. Dopo l’esperienza ad alta velocità dell’anno passato con la più moderna tecnologia di Alptransit, si è optato per un salutare ritorno alla lentezza, con la risalita sul trenino a cremagliera, che da 125 anni parte da Capolago per raggiungere la vetta a 1704 m percorrendo per 9 km la pittoresca cornice montana del parco naturale del Monte Generoso. La lentezza viene considerata dalla nostra società un difetto che rallenta la produttività e la routine piena di impegni che ci imponiamo ogni giorno. Si dovrebbe invece
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imparare a riscoprirne i vantaggi che permettono di assaporare ogni aspetto della vita per riscoprire oasi naturali di grande bellezza, spazi tranquilli, concedersi un buon lento pasto, scegliere un passo meno frenetico e trovare il tempo di guardarsi attorno. La possibilità di spostarsi velocemente da un posto all’altro è una grande cosa, ma senza perdere quello che c’è in mezzo a questo spostamento. Tutto questo è stato sperimentato per un po-
meriggio al Fiore di Pietra, il ristorante- rifugio in vetta al Monte Generoso, nuova opera del celebre architetto Mario Botta, sulle cui vetrate si specchia un panorama mozzafiato: una vista incantevole che spazia dagli Appennini alle Alpi permettendo di ammirare dall’alto il nord Italia con la regione dei laghi e la catena Alpina del Gran Paradiso, dal Monte Rosa al Cervino e dalla Jungfrau al massiccio del Gottardo.
Il turismo sulla montagna è iniziato proprio 150 anni fa con il primo albergo in vetta. Gli stili sono cambiati, il turismo anche, e non solo sul Monte Generoso. Nell’epoca romantica ottocentesca era caratterizzato quasi esclusivamente da persone benestanti sino a quando lo sviluppo della rete ferroviaria ha portato un turismo più allargato. Oggi non c’è più l’albergo, ma si è data maggiore importanza alla ristorazione, aspetto ormai fondamentale per un’offerta turistica di livello. Ieri, come oggi una costante è rimasta sempre presente: una terrazza che si affaccia su uno scenario sempre meraviglioso.
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AZIENDE / GAMOS GROUP
Alimentari
italiani
alla conquista
della Cina
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UNA START-UP ITALO-CINESE IL CUI FATTURATO È CRESCIUTO DEL 300% IN UN SOLO ANNO: SI TRATTA DI GAMOS GROUP, TRADING COMPANY CHE DISTRIBUISCE PRODOTTI ITALIANI DEL SETTORE ALIMENTARE IN QUELLA GALASSIA ENORME E QUASI INAVVICINABILE CHE È LA GRANDE DISTRIBUZIONE CINESE. CE LA PRESENTA STEFANO DEVECCHI BELLINI, CO-FONDATORE E VICE-PRESIDENTE ESECUTIVO DELLA SOCIETÀ.
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rogetto certamente ambizioso quello di entrare con i propri prodotti nella grande distribuzione cinese… «Senza dubbio, ma bisogna tener conto di alcuni elementi: negli ultimi anni il mercato dei prodotti alimentari importati in Cina ha conosciuto grandi cambiamenti che hanno toccato tutti i settori della distribuzione, la selezione dei prodotti all’origine, le regolamentazioni doganali, gli importatori e/o distributori, i rivenditori finali e, da ultimo, anche i consumatori. Tutto questo rende il mercato cinese più accessibile, ma non certo più facile, in quanto comunque vi sono dello modalità di approccio, di ordine economico, culturale, procedurale ecc, che vanno ben conosciute e rispettate». Che cos’è Gamos Group? «Si tratta di una joint venture con sede a Shanghai, fondata nel 2013 da 3 imprenditori un cinese, un italo-cinese e un italiano. L’obiettivo della nostra strategia di distribuzione è quello di offrire un’ampia gamma di prodotti alimentari di aziende leader per i consumatori cinesi della classe media, garantendo prodotti di buona qualità ad un prezzo competitivo. Le vendite e il marketing lavorano insieme per sviluppare un sistema di prezzi e un piano di distribuzione basato su una forte comunicazione diretta con il cliente finale e una accorta gestione della promozione».
Quali sono i principali prodotti che distribuite in Cina? «Da ormai due anni Gamos distribuisce marchi prestigiosi tra cui Twinings, Sterilgarda, Noberasco, Chiarella, Balconi, Zaini, Dal Colle in una rete di oltre 2.500 punti vendita tra cui supermercati, department store e convenience store. Abbiamo sempre voluto distinguerci nella vendita dei prodotti italiani nei supermercati cinesi con la mission delle «tre P» (PPP): posizionamento, promozione, profitto. Posizionare il prodotto nel modo più efficace possibile, con il cosiddetto ‘storytelling da scaffale’; promuovere la storia del prodotto e dell’azienda italiana; generare profitto con un’attività di marketing nei vari punti vendita». La Cina è un Paese immenso. Dove sono ubicate le aree nelle quali è più marcata la vostra presenza? «I punti vendita con cui lavoriamo sono concentrati nel sud est della Cina tra cui Shanghai, Nanjing, Suzhou, Hangzhou, Huzhou, Qingdao, Wenzhou, Shenzen, Foshan, senza tralasciare gli hot spot più ricchi come la zona di Pechino e Tiajing, soprattutto per il settore dei convenience store. La nostra vera scommessa è quella di spostarci più nell›entroterra cinese ovvero nell›area che oggi è considerata la vera zona in piena espansione: la regione del Sichuan con le metropoli di Chongqing e Chengdu».
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Come ha fatto Gamos Group a stabilire gli accordi grazie ai quali distribuisce i prodotti costruendo un pacchetto clienti così qualitativamente valido? «Su questo punto cruciale è stato fondamentale avere all’interno della società il giusto mix di cultura italiana e cinese. Per creare una squadra vincente i ruoli sono stati ben definiti fin dall’inizio, ovvero mentre il socio italiano individuava i fornitori tricolore, il socio cinese curava l’intera filiera logistica, l’italo-cinese apportava quel valore aggiunto commerciale nel food che aveva da sempre sviluppato e il general manager, con un approccio strutturato che a Shanghai è fondamentale avere, inanellava una serie di accordi con distributori e manager di supermercati, gestendo così al meglio la relazione con i clienti cinesi». Uno dei punti di forza del vostro modo di operare consiste nell’aver ben presto appreso quanto sia importante l’arte della negoziazione… «La negoziazione che svolgo nella mia attività è duplice. Sia con il fornitore italiano che con il cliente cinese devo avere, a prescindere, una visione di scambio e non di rinuncia a qualcosa da parte di entrambi. La negoziazione non è una reciproca concessione ma un continuo scambio produttivo e vincente per entrambe le parti. In Cina si cerca sempre di raggiungere un costruttivo e proficuo equilibrio tra l’interesse giuridico italiano e quello politico-sociale cinese. Lo scontro diretto non è consigliabile. Non si possono mai dire certe cose guardando negli occhi un interlocutore cinese in quanto si otterrebbe un risultato non in linea con le aspettative. La controparte cinese usa infatti la negoziazione come modo per conoscersi meglio. Bisogna essere preparati a monitorare sempre lo svolgersi della negoziazione in quanto ogni aspetto di essa (in particolare nei contratti) può essere messa in discussione dalla controparte cinese allungando, non di poco, i tempi della negoziazione».
La vostra esperienza vi porta anche ad una espansione della vostra attività nel campo della consulenza? «È uno degli obiettivi che ci siamo posti. Molte aziende italiane guardano ancora al mercato cinese partendo da premesse sbagliate che poi possono portare a delusioni non prive di gravi conseguenze economiche e finanziarie. In questa prospettiva può essere utile costruire un percorso di accompagnamento di aziende che vogliono esportare o avviare un processo di internazionalizzazione, aiutando a comprendere quali sono gli elementi economici, culturali, procedurali e comportamentali, e naturalmente giuridici e fiscali, di cui occorre in ogni caso tener conto». Come giudica le potenzialità espansive delle aziende ticinesi in Cina? «Credo molto nelle potenzialità del territorio ticinese che, come quello italiano, è costituito da molte aziende di famiglia con una forte vocazione per l’export. A seguito anche degli accordi di libero scambio commerciale, firmati nel 2013 tra Svizzera e Cina, sono sicuro che per le imprese ticinesi sviluppare in Cina il proprio business sia solo una questione di tempo e noi di Gamos Group ci proponiamo come partner ideale». Perché la Cina e l’Asia esercitano su di lei una così grande forza attrattive? «Ho conosciuto la Cina e l’Asia prima come viaggiatore e poi come imprenditore. Ho da subito sentito un forte effetto trainante. Oltre che passione e curiosità è stata determinante l’amicizia con un italo-cinese che ha fatto diventare realtà lavorativa il mio amore per l’Oriente. Ormai trascorro in Cina per lavoro ma anche per piacere e mio interesse diversi periodi all’anno e sono sempre più convinto che la Repubblica Popolare Cinese sta dimostrando, in tutti i campi, un dinamismo, una capacità
di innovare, di pensare e realizzare il futuro, che non ha uguali al mondo». In chiusura, potrebbe riassumere quali sono state le principali tappe della sua vicenda imprenditoriale? «Mi sono laureato in Economia presso l’Università Cattolica a Milano, e ho maturato fin da subito esperienze in settori quali pubblicità e Private Banking in Italia e all’estero. Negli ultimi anni ho sviluppato competenze come investitore e imprenditore di prima generazione in società italiane ed estere operanti in settori quali l’arte, l’agroalimentare e il digitale. Scrivo articoli e partecipo in qualità di relatore a convegni riguardanti i processi di internazionalizzazione. Una mia passione è l’associazionismo e infatti frequento diversi enti, tra i quali il Rotary, anche se il mio fiore all’occhiello sono le molteplici realtà associative in cui ricorre sempre la Cina ovvero Fondazione Italia Cina, Camera di Commercio italo cinese, Associazione Italia Hong Kong, Camera di Commercio italiana in Cina, Associazione Ticino Cina». www.gamosgroup.com
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AZIENDE / GC EVENTS
GRANDI ARTISTI e spettacolo in piazza
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ome potrebbe essere definita la GC Events? «Parlerei di una società attiva nei settori dello spettacolo, dell’intrattenimento e del music business. Collaborando con enti e le istituzioni che organizzano eventi, cerchiamo di portare in Ticino e in Svizzera spettacoli e artisti in grado di soddisfare pienamente le aspettative del pubblico e dunque di riempire teatri e piazze. Un settore in cui negli ultimi mesi ci siamo specializzati e che ci ha dato positivi apprezzamenti, riguarda i musical, che abbiamo visto riscuotere un grande successo. Organizziamo spettacoli in Ticino, ma anche nella Svizzera interna, Berna, Zurigo, Basilea».
GABRIELE CENSI È IL TITOLARE DI UN’AGENZIA TRA LE PIÙ DINAMICHE IN TICINO E NON SOLO CHE IL PUBBLICO HA IMPARATO A CONOSCERE E APPREZZARE PER LA QUALITÀ DEGLI SPETTACOLI OFFERTI E PER LA LORO PERFETTA ORGANIZZAZIONE.
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Concretamente, qual è il lavoro di un buon promotore musicale? «Il promotore è colui che professionalmente e imprenditorialmente organizza concerti di musica leggera, rock, pop e di ogni altro genere, in luoghi idonei ad ospitarli (teatri, palasport, stadi, locali, piazze, ecc.). È la figura che si interfaccia con l’artista e/o il suo manager e/o l’agenzia di distribuzione del concerto, assumendosi ogni onere organizzativo locale e in parte, o totalmente, la copertura finanziaria dei costi. Rientrano tra i compiti del promoter: adempimenti burocratici, supporto tecnico-logistico, fornitura servizi necessari, eventuale gestione della vendita dei biglietti, promozione, comunicazione, sicurezza e controllo degli spettatori, ecc. Promoter musicale è dunque un modo per definire l’organizzatore di spettacoli musicali dal vivo. Il promotore può essere anche il medesimo produttore dell’artista e/o del-
lo spettacolo. Spesso è anche direttore artistico di rassegne, festival o altri eventi direttamente ideati e/o organizzati». Mi sembra che quest’ultimo sia il caso del vostro ruolo rispetto ad un evento come Castle On Air a Bellinzona? «Questo evento ha raggiunto nel 2017 la sua quarta edizione. Questa manifestazione l’ho ideata e vista crescere negli anni con un importante riscontro di pubblico e la presenza di artisti di notevole prestigio, come per esempio quest’anno Antonello Venditti» Qual è l’approccio in base al quale stabilite un rapporto con gli artisti? «La nostra idea è quella di focalizzare l’interesse sugli artisti e sugli spettatori, che sono i nostri clienti e sono per noi importanti. Dobbiamo, quindi, prendercene cura. Loro si fidano di noi, rispettiamo gli accordi. Abbiamo fatto spettacoli e concerti che sapevamo fin dall’inizio essere una rimessa ma li abbiamo fatti perchè pensavamo che, a lungo termine, ci avrebbero compensato. Naturalmente a tutti fa piacere fare i grossi nomi ma noi vogliamo promuovere e sviluppare anche gli artisti agli inizi o che devono rilanciare la loro carriera». Qual è l’artista che avete portato in Ticino e la cui esibizione ha riscosso un grande successo? «Direi senz’altro il concerto di Ludovico Einaudi in piazza Grande a Locarno. Ma sono tanti gli artisti che GC Eventi ha portato ad esibirsi nelle principali piazze e teatri del Ticino».
AZIENDE / GC EVENTS 01
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01 Roberto Vecchioni Ph: Paolo de Francesco 02 Francesco De Gregori 03 Giorgio Panariello
TANTI APPUNTAMENTI DA NON PERDERE 14 ottobre - Queenmania - Locarno 15 ottobre - I Legnanesi - Locarno 20 ottobre - Abbadream - Lugano 21 ottobre - Abbadream - Bellinzona 21 ottobre - Pinocchio il Musical - Lugano 25 ottobre - Francesco De Gregori - Lugano 28 ottobre - Roberto Vecchioni - Lugano (LAC) 29 ottobre - Giorgio Panariello - Lugano (LAC)
10 novembre - The Luciano Pavarotti Heritage - Lugano 10 novembre - Fabri Fibra - Lugano 11 novembre - Aladin il Musical - Lugano 12 novembre - Franco Battiato - Lugano 24 novembre - Ale & Franz - Lugano 25 novembre - Vittorio Sgarbi - Lugano 6 dicembre - Pasion de Buena Vista - Lugano 22-23 dicembre - Il Grande Gospel di Natale - Lugano (LAC)
Un nuovo servizio dello Studio B
MEDICINA / CARDIOCENTRO TICINO
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DISSEZIONE DELL’AORTA: STUDIARE PER PREVENIRE LA MALATTIA IN OCCASIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DI SENSIBILIZZAZIONE SULLA DISSEZIONE AORTICA, UNA DELLE GRANDI EMERGENZE DELLA CARDIOCHIRURGIA, IL PROF. STEFANOS DEMERTZIS, PRIMARIO DEL SERVIZIO DI CARDIOCHIRURGIA, SPIEGA PERCHÉ IL TICINO RAPPRESENTA UNA REALTÀ IDEALE PER STUDIARE, DECIFRARE E PREVENIRE QUESTA MALATTIA ACUTA E DRAMMATICA.
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artiamo da una necessaria premessa. Che cos’è la dissezione aortica? «La dissezione aortica rappresenta per il medico una delle emergenze più importanti per le sue connotazioni di gravità, di tempestività decisionale e di capacità nella diagnosi e nella cura. La dissezione acuta della parte ascendente dell’aorta, la prima parte che origina direttamente dal cuore, è gravata da una mortalità elevata che raggiunge il 50% dei casi nelle prime 48 ore se non viene affrontata. L’evento in sé è dovuto alla perdita di continuità della parete aortica che, lacerandosi, consente al sangue di penetrare al suo interno. La conseguenza è la creazione di un nuovo lume che corre parallelo a quello vero, un ematoma della parete stessa, oppure la sua drammatica e completa rottura».
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Quali sono le cause che determinano l’insorgere di questa patologia? «La responsabilità della funzione e dell’integrità dell’aorta è insita nel rapporto tra le caratteristiche della parete e quelle dinamiche del flusso. Le cause della dissezione possono quindi essere molteplici e dipendere dall’alterazione di una delle componenti degli strati che costituiscono la parete stessa. Le variazioni a carico delle cellule e delle fibre con proprietà elastiche e di resistenza presenti nello strato intermedio sono tra le cause principali e possono avere alla loro origine delle mutazioni genetiche. Anche le placche aterosclerotiche, in particolare nei pazienti anziani, rendono particolarmente vulnerabile lo strato del vaso più interno e più esposto alla potenza del flusso. La dissezione aortica può quindi verificarsi anche in modo totalmente indipendente dalla dilatazione e avvenire con diametri di misura molto al di sotto di quelli considerati a rischio». Sembra dunque evidente la difficoltà di prevedere quando tale drammatico evento potrebbe verificarsi… «Infatti. È praticamente impossibile stabilire un valore soglia che escluda tutte le possibilità che questo evento accada. La dissezione è di per sé assolutamente imprevista e imprevedibile in molti casi, potenzialmente prevedibile quando scatenata da fattori di rischio quali l’ipertensione, e maggior-
mente prevedibile quando ci si trova di fronte ad un aneurisma importante dell’aorta senza che si sia provveduto all’intervento preventivo. La dissezione aortica deve essere considerata quindi come un evento a sé stante e di drammatica entità, la cui origine deve essere identificata, analizzata, non subita, non semplificata». Che incidenza ha questa patologia sulla popolazione ticinese? «La media degli interventi cardiochirurgici per le dissezioni è stata di 7,4 casi l’anno, con un numero variabile e casuale di anno in Inoltre nella nostra casistica, 87 pazienti su 111 erano residenti in Ticino. Considerando questo dato, possiamo affermare che l’incidenza dell’evento per i pazienti ticinesi è stata di 1,75 casi per anno per 100.000 abitanti. Questo numero include solo le dissezioni dell’aorta
ascendente di pertinenza cardiochirurgica, assistite qui, e i pazienti che sono giunti vivi alla nostra osservazione. Non conosciamo il numero dei ticinesi che hanno avuto una dissezione fuori dal cantone né quanti siano stati i decessi preospedalieri, che nella letteratura vengono stimati in misura vicina al 50% del numero totale, perché il riscontro autoptico non viene effettuato in modo esteso e indiscriminato». Quali sono le nuove frontiere che come Cardiocentro vi siete posti nello studio di una patologia così grave come la dissezione aortica ascendente? «La presenza del nostro centro di cardiochirurgia, che è l’unico all’interno di un cantone con caratteristiche geografiche particolari, offre l’occasione di considerare la nostra esperienza come un’importante opportunità per va-
lutare questo evento dal punto di vista epidemiologico. Nel nostro caso, qualunque paziente con un’emergenza come la dissezione aortica che avvenga nel nostro territorio, viene trasportato nel nostro ospedale che si trova logisticamente nella posizione idonea. Queste emergenze sono ben analizzabili, ed è possibile capirne, in ogni singolo caso, il succedersi degli eventi, le possibili cause, la prevedibilità e l’eventuale malattia sottostante». Perchè il Ticino rappresenta dunque un caso di studio che potrebbe essere definito “ideale”? «È importante innanzitutto che si sappia che il numero di operatori nel nostro centro e quindi nel nostro Cantone per questo tipo d’interventi è piccolo, in particolare tre cardiochirurghi senior con migliaia di interventi alle spalle, ognuno, avendo questo evento TICINO WELCOME / SET - NOV 2017
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sto progetto epidemiologico sarà di esaminare ogni aspetto di questo evento anche nell’ambito dell’intervento chirurgico».
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Aiutare un bambino significa dare speranza ad una famiglia intera
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FONDAZIONE BAMBINI CARDIOPATICI NEL MONDO
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connotazioni di emergenza, ha avuto la possibilità di affrontare in ugual misura un numero personale d’interventi adeguatamente alto, con estrema esperienza e utilizzando le tecniche chirurgiche più all’avanguardia come l’arresto di circolo e la perfusione cerebrale selettiva per l’ispezione ed eventualmente la sostituzione dell’arco aortico. In particolare lo scopo di que-
Per fare il punto sulla situazione in atto avete deciso di organizzare un importante incontro dedicato all’informazione e all’aggiornamento dei medici di base… «In occasione dell’International Aortic Dissection Awereness Day, sarà organizzata il 14 settembre, presso il Cardiocentro, una giornata di studio dal significativo titolo: “La dissezione dell’aorta, un “killer” da conoscere”. La diagnostica acuta e la rete di soccorso in Ticino hanno fatto passi da gigante. I risultati e il funzionamento di ogni anello della catena di soccorso sono buoni e all’altezza della media europea e mondiale. Di fronte a questa grave patologia, tuttavia, le diverse discipline, gli istituti, gli enti privati e quelli pubblici possono organizzarsi ancora meglio e compiere ulteriori passi in avanti. In quest’ottica la campagna internazionale di sensibilizzazione sulla dissezione aortica rappresenta un’opportunità per valutare positivamente i risultati raggiunti in Ticino, ma anche per dare un riconoscimento a quanti sono impegnati nella battaglia contro questo nemico comune».
SIAMO SEMPRE ALLA RICERCA DELLA MIGLIOR PERFORMANCE... ...per darvi un servizio da pole position. Delcò Mobili sostiene Joel Camathias, pilota ufficiale della European Le Mans Series.
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DI KERI GONZATO
Saggezza antica, business moderno INTERVISTA A SHI XING MI, IL MONACO SHAOLIN CHE RIVOLUZIONA IL MONDO DELL’IMPRENDITORIA.
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hi Xing Mi fa parte della 32esima generazione di monaci della disciplina Shaolin. È un monaco laico che si dedica alla missione di condividere questa cultura antica, integrandola con le sue conoscenze dell’imprenditoria, come un sistema di inestimabile valore capace di rivoluzionare in modo profondo la vita lavorativa delle aziende. È nato come Walter Gjerja in un piccolo paesino ai piedi delle Alpi, vicino a Torino, ma sin dall’adolescenza ha vissuto in vari paesi. Torino, Alessandria, Melbourne, Sydney, Hong Kong, Beijing, Shaolin, Milano e Lugano. Da adolescente, una delle prime scuole di Kungfu Shaolin in Europa si trovava a 500 metri da casa sua — “forse nulla succede per caso” e questo percorso era destinato a dare forma alla sua vita… Oggi vive fuori Lugano, vicino ad un bosco, dove si allena e medita tutti i giorni, in base agli impegni da 20-30 minuti a 2-3 ore — a volte in modo estremamente fisi-
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co altre muovendo mente e spirito. Il tempo che passa fermo in un luogo è molto poco poiché viaggia circa 200 giorni all’anno. Quando è a casa si dedica alla gestione delle attività didattiche e a scrittura, lettura, fotografia, cucina e tè. Al centro della sua vita mette rispetto, crescita, impegno, compassione, disciplina, coraggio, passione e serenità. Delle qualità che porta in tutto il mondo attraverso workshop, seminari e incontri di crescita per singoli ed aziende — da Disney ad A.C. Milano, da Red Bull a Jaguar e BMW. Tramite il progetto Shaoness (www.shaoness.com) ha l’opportunità, con il supporto di Guido DeCarli suo partner globale e di ARU, la sua struttura di Lugano, di potersi focalizzare totalmente sull’insegnamento e sulla creazione di nuovi strumenti e media, per poter condividere i segreti di questa cultura millenaria in modo sempre più efficace e di beneficio ad un ampio numero di imprenditori in tutti i paesi ed ambiti.
BENESSERE / SHI XING MI
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ome viene concepito il cammino di un uomo dal punto di vista di un Monaco Shaolin? Qual’è il senso profondo del percorso umano? «Il percorso di vita è visto come una via di crescita e condivisione, un processo evolutivo di apprendimento e al contempo un’opportunità per tutti di contribuire in ogni ambito, in maniera più o meno rilevante, poiché ognuno di noi fa parte del tutto. Un percorso definito da valori - quali rispetto, umiltà, coraggio, disciplina, passione, compassione - e costruito con amore e attenzione ma anche con errori e incidenti, sempre consci della propria umanità e quindi dediti a migliorarsi con positività anche nelle quasi inevitabili cadute. Gioire del viaggio e impegnarsi a farlo al meglio, per quanto possibile con serenità!».
Quali tappe, avvenimenti cruciali, hanno definito il tuo cammino portandoti ad essere l’uomo di oggi? «Nell’infanzia avevo già una propensione per l’introspezione e per una ricerca, seppur ovviamente non chiara, forse eredità di percorsi precedenti. In seguito, intorno ai 12-13 anni, l’inizio - per caso o per destino - della pratica di Kungfu Shaolin è stato sicuramente il primo passo verso la via che ho poi intrapreso in toto molti anni dopo. Gli spostamenti internazionali in età adolescenziale, dovuti al lavoro di mio papà, sono stati all’epoca piuttosto duri per me ma con il senno di poi hanno sicuramente accelerato la mia multiculturalità. Gli studi universitari – svolti in parallelo al percorso Shaolin - e soprattutto la susseguente carriera molto rapida ed entusiasmante, culminata con la quotazione in borsa di una società di cui ero CEO all’età di 28 anni, hanno condensato in meno di un decennio esperienze estremamente formative, grazie alle quali posso ora declinare con efficacia la cultura Shaolin in ambiti molto variegati. Poi una serie di er-
rori e sfortune, in ambito finanziario e lavorativo, mi hanno insegnato le più importanti lezioni sulla gestione delle difficoltà e delle sconfitte; al contempo, però si sono create le condizioni ideali per completare il mio percorso Shaolin e prendere i voti di Maestro: a volte quella che sembra una velocissima corsa in autostrada pare interrompersi improvvisamente a causa di una frana, magari invece ci consente di vedere la nostra via, quella giusta, che diramava quasi nascosta…». Dalla pratica delle arti marziali allo studio della filosofia fino al business coaching per aziende importanti e workshop con centinaia di partecipanti... com’è andata? «Quando ho deciso di prendere i voti come monaco Shaolin laico - cioè che sceglie di vivere e insegnare nella società e non rimanere all’interno del monastero - non avevo ben chiaro come coniugare le mie esperienze e competenze. Sicuramente volevo rendere la millenaria saggezza Shaolin, a mio avviso di estrema completezza e beneficio negli ambiti più disparati dell’esistenza umana, utile e fruibile per tutti e non solo per chi vi dedica anni di studio. Anche il mio Maestro mi ha spinto in quella direzione, intuendo, dice lui, la mia “unicità” in tal senso. Così a poco a poco ho iniziato a insegnare, dapprima in modo più tradizionale in scuole Shaolin già esistenti, poi in alcuni centri fondati da me e dai miei primi allievi, in seguito in un crescente numero di ambiti sempre più variegati, culturali e aziendali. Con l’accumularsi delle esperienze e i benefici riscontrati da migliaia di partecipanti, la mia missione divulgativa continua ad ampliarsi in particolare nel mondo del Business e oggi, grazie anche a un fantastico partner operativo e a coordinatori in varie parti del mondo, posso dedicarmi con totale focus alla condivisione di questa antica saggezza declinata per i tempi moderni».
In che modo la filosofia che veicoli, unita alle discipline fisiche, aiuta le persone e le aziende? «La cultura Shaolin si basa sul miglioramento dell’ecosistema umano, composto da corpo - mente - spirito. Tutti gli strumenti e tecniche Shaolin, filosofiche o fisiche, altro non sono che sofisticati metodi per migliorare aspetti “macro” quali il benessere, la performance, l’efficienza, la serenità, la resilienza, l’energia, il benessere e molti altri, declinati poi negli elementi “micro” che li compongono. Tale approccio può essere sia individuale sia collettivo (per un team o un’organizzazione) poichè il gruppo altro non è che la somma di tanti ecosistemi individuali, regolata da specifiche metodiche di comunicazione e interazione fra i singoli. Quindi moltissime problematiche in ambito lavorativo, a partire ad esempio da stress e resistenza al cambiamento, possono essere affrontate in modo tanto antico quanto al contempo innovativo». Cosa accade nelle tue sessioni di coaching individuali e di gruppo indirizzate agli imprenditori? «Innanzi tutto si crea un contesto in cui far emergere le reali necessità o problemi, definendo percorso ed obiettivi. Poi l’approccio è sempre molto pragmatico e concreto; la filosofia pertinente all’argomento trattato viene spiegata con chiarezza e immediatezza, quindi testata e applicata in modo pratico, con esempi ed esercizi - teorici o pratici - di tipologie estremamente diverse in base al tema ed obiettivi. Infine vengono illustrati e studiati gli strumenti, tecniche e metodi per implementare il necessario processo di cambiamento nel “sistema azienda” che porterà agli obiettivi prefissi la cui chiave di volta risiede nell’accompagnamento personalizzato».
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BENESSERE / SHI XING MI
Come vedi l’umanità e il mondo di oggi? Quali sono le potenzialità... quali sono le qualità da nutrire, rigenerare, ricentrare? «Mai come oggi abbiamo, non tutti purtroppo ma in molti, opportunità di benessere e sicurezza che ci dovrebbero consentire una maggiore serenità... ma mai come oggi forse la serenità è carente, vittima di valori spesso distorti. Mai come oggi abbiamo, non tutti purtroppo ma in molti, incredibili possibilità di crescita, comunicazione e condivisione...ma mai come oggi forse le trasformiamo in un rumore di fondo che paradossalmente ci allontana dagli altri e anche da noi stessi. Mai come oggi abbiamo, non tutti purtroppo ma in molti, stimoli e strumenti per performance tanto eccezionali quanto sostenibili...ma mai come oggi forse siamo invece condizionati da teoremi distorti dove la performance viene prima di tutto
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spesso a discapito del benessere e della sostenibilità. La performance dovrebbe essere invece una conseguenza di valori di base quali benessere, crescita, condivisione e serenità». Cosa significa essere presenti nel qui ed ora? «L’unica realtà è il presente. Il passato è la memoria, il futuro è l’immaginario, il primo non esiste più, il secondo non esiste ancora. Il che non vuol dire non darvi importanza, non ricordare o pianificare, anzi! Ma sarà nel presente che applico le lezioni del passato e nel presente che costruisco i percorsi del futuro. L’unica realtà è il presente, quindi bisogna viverlo appieno e utilizzarlo al meglio». Come si concretizzano i sogni? «Realizzandoli! Oppure accettando e capendo serenamente la non realizzazione».
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Uno sport per gente tosta PALLANUOTO, SPORT DI FATICA E RESISTENZA. MA ANCHE SPORT ESALTANTE, RITMICO E RITMATO, SPETTACOLARE E BELLO DA VEDERE. LUGANO PUÒ VANTARE UNA SQUADRA CHE DA ANNI È COSTANTEMENTE AI VERTICI NAZIONALI. UNA SQUADRA, LA LUGANO PALLANUOTO, GUIDATA DAL TECNICO GIANFRANCO SALVATI.
I Gianfranco Salvati
Fotografie: MAKRO Photographers
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niziamo dalla sua carriera: come e perché si diventa allenatore di una squadra di pallanuoto? «Potrei rispondere “per caso”. La realtà è però diversa: al termine della mia carriera da giocatore professionista, che mi ha dato molte soddisfazioni, ho sentito la necessità di non lasciare questo ambiente. A ciò si è accompagnata la volontà di trasmettere quanto imparato in vasca e fuori. Didattica che, tra l’altro, sta alla base della mia formazione professionale. Ecco perché credo si diventi allenatori: si avverte dentro di sé la voglia di trasmettere agli altri le proprie conoscenze ed esperienze».
Che doti deve possedere chi vuole intraprendere la strada di allenatore? «L’umiltà e la pazienza sono fondamentali. La prima ti spinge a fare sempre meglio, a lavorare senza porti limiti, a tenere gli occhi bene aperti e a imparare anche quando pensi di sapere tutto. La seconda è invece strettamente collegata all’insegnamento: considerando che ogni individuo è diverso dagli altri, devi sapere aspettare e non anticipare i tempi. Ognuno ha i suoi tempi di assimilazione. L’esperienza mi dice che lavorando in questo modo i risultati arrivano».
DI GABRIELE BOTTI
Lei ha sempre saputo che avrebbe fatto ciò che fa oggi? «Direi che tutto si è sviluppato in modo molto naturale. Come detto, dopo il periodo come giocatore è andato crescendo il mio interesse e desiderio per l’insegnamento. Il resto è arrivato di conseguenza: la crescita personale e la maturità ti portano a raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato. Effettivamente, l’obiettivo era quello di diventare un allenatore di una squadra vincente sia in acqua sia nello spogliatoio. Elemento, quest’ultimo, che ritengo molto importante per la crescita di un team. Ho la fortuna che anche i vertici della Lugano Nuoto Pallanuoto Sincro credano e puntino tanto sulla disciplina dei ragazzi, e questo prima di qualsiasi altra cosa». Crede ci siano differenze tra uno sport e l’altro oppure il mestiere di allenatore, parlo ovviamente di attitudine, è sempre lo stesso? «Parlando di attitudine, è assolutamente il medesimo. Per tutti gli sport, sia vissuti nel ruolo di giocatore che nelle vesti di allenatore, è necessaria un’attitudine volta al sacrificio e alla passione. L’impulso di voler crescere e migliorare giorno dopo giorno deve essere una caratteristica costante di chi pratica uno sport, indipendentemente dal livello». Che tipo di squadra è la sua? «È un team composto da bravissimi ragazzi, ognuno con uno spiccato senso di sacrificio. Abbiamo giocatori esperti, provenienti da campionati importanti, che fungono da esempio per i più gio-
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Mi pare di capire che crede molto nei giovani. «Certo! Bisogna aiutarli a crescere in un vivaio sano affinché arrivino alle massime categorie, cosa che dovrebbe rappresentare il sogno di ogni società e allenatore. Be’, posso dire che da noi questo è realtà». E lei che tipo di allenatore è? «Non amo molto parlare di me, preferisco che lo facciano gli altri. Quello che posso dire è che cerco sempre di fare del mio meglio ascoltando gli atleti e dialogando con loro». vani, che oggi rappresentano la maggioranza della squadra. Questi ultimi provengono dai nostri settori giovanili e sono il nostro patrimonio. Ne siamo particolarmente orgogliosi. Vorrei sottolineare che la NPS Lugano è da anni ai vertici delle classifiche nazionali, e questo grazie da un lato alla Città di Lugano che mette a disposizione un meraviglioso impianto, e dall’altro all’incessante lavoro dietro le quinte del presidente, dei suoi collaboratori e dei volontari e genitori che supportano con caparbietà e spirito di aggregazione il lavoro degli allenatori a bordo vasca».
Qual è l’insegnamento più importante che ogni giocatore deve sempre portarsi appresso? «Che nulla è scontato! Tutto va conquistato e che il sacrificio richiesto verrà ricompensato. Come società teniamo molto che i nostri atleti imparino prima di ogni altra cosa il rispetto e il senso di appartenenza e attaccamento al gruppo. È da lì che si parte per costruire i risultati».
Il vostro è uno sport molto fisico e atletico: come si vince la fatica? «Lavorando giorno dopo giorno e ponendosi degli obiettivi precisi. Noi tecnici lo facciamo assieme agli atleti a inizio stagione e spesso negli spogliatoi li ricordiamo, per stimolarci a raggiungerli. Se ciò non succede, ne analizziamo i motivi e ci riproviamo la stagione successiva. Senza demordere». Come sono impostati i suoi allenamenti? «Da qualche anno ci avvaliamo di un preparatore che ci segue, Francesco. Ci confrontiamo spesso e devo dire che sto imparando parecchio. Nella pallanuoto, ma nello sport agonistico in generale, la preparazione fisica ha assunto un ruolo fondamentale nella crescita dei ragazzi e nel miglioramento delle prestazioni. Decisiva è però la componente mentale, sia in chi gioca che in chi allena: sosterrò sempre l’automotivazione». Oltre al lavoro in acqua, cosa viene richiesto ai giocatori? C’è anche un controllo sull’alimentazione, il sonno, l’igiene di vita? «Chiedo ai miei ragazzi di vivere ricordandosi anzitutto di essere degli atleti, dando però sempre un giusto spazio alle proprie esperienze di vita che comunque li aiutano a crescere e migliorare. Tutti elementi che rientrano in quella che definisco “la disciplina dello sportivo”. Sicuramente, la corretta alimentazione e il giusto riposo fanno parte di questo percorso». Un obiettivo? «Quando si parla di obiettivi non bisogna pensare a qualcosa di statico. L’obiettivo è qualcosa che si modifica a dipendenza dei risultati, delle prestazioni e degli accadimenti della vita. Il minimo comune denominatore resta però sempre l’impegno».
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LE MOTIVAZIONI DEL CAPITANO Deni Fiorentini (nella foto a destra) è il capitano della Pallanuoto Lugano. Vero punto di riferimento all’interno dello spogliatoio e in vasca, prima di approdare sulle rive del Ceresio ha giocato ai più alti livelli mondiali, arrivando anche a una finale olimpica. Anche a lei chiedo di raccontare come e perché ha scelto questo sport. «Sin da bambino ho frequentato assiduamente le piscine tutto l’anno. Provengo da una famiglia di sportivi: mia madre era una nuotatrice mentre mio padre giocava a pallanuoto. Ho pure avuto la fortuna di poter seguire i primi passi di mio fratello in questo sport dall’età di 10 anni, e oggi mi risulta estremamente naturale tuffarmi e muovermi in questo mondo acquatico». Cosa significa essere il capitano di questa squadra? «Appena rientrato dalla mia lunga esperienza come giocatore professionista in Italia, sono stato molto felice e lusingato di ricevere i gradi di capitano. Non nascondo che essere il capitano di una squadra come la Lugano Pallanuoto mi onora e mi dà tantissime soddisfazioni. So di avere delle precise responsabilità, sono in prima linea quando si parla bene della squadra, ma soprattutto lo sono anche nei momenti meno positivi. Saper gestire i ragazzi, sia in acqua che nello spogliatoio, è alquanto importante».
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se per non mollare. Saper convivere con la sofferenza è un ingrediente principe nello sport. Porsi un obiettivo e cercare di raggiungerlo con tutte le forze è la via da seguire».
Si sente un esempio per i più giovani? Avverte anche questo tipo di responsabilità? «In effetti, credo che per la maggior parte dei miei compagni di squadra mi consideri un esempio. Ciò non può che farmi piacere e motivarmi. Ho sempre dato il massimo per questo sport, lavorando senza risparmiarmi e rispettando compagni e avversari. Il fatto che i ragazzi mi considerino un riferimento lo deduco dall’impegno e dalla serietà che mettono negli allenamenti. Non vivo questa responsabilità come un peso, bensì come uno stimolo a dare ancora di più».
Al di là del lavoro che svolge in piscina, cosa fa per tenersi in forma? «Al momento sono iscritto a un corso di laurea in fisioterapia che mi assorbe molte energie e ho una bellissima famiglia a cui dedicare il tempo libero: mi rimane pertanto poco tempo a disposizione oltre ai quotidiani allenamenti che svolgo con il team. Quanto all’alimentazione, cerco di seguire una dieta variata, senza particolari regimi e quando posso riposo un po’ visto che anche tirare il fiato fa parte della preparazione personale».
Il vostro sport è associato alla fatica: cos’è la fatica per lei? Cos’è la sofferenza? Ci si può convivere? Come? «Il nostro sport è considerato tra i più faticosi visto che unisce la capacità di galleggiamento allo scontro fisico, il nuoto alla potenza esplosiva nel momento dei tiri in porta. Per me la fatica non è mai stata un nemico da combattere. Stagione dopo stagione il duro lavoro quotidiano è aumentato e con esso anche la fatica. Ma sono proprio fatica e sofferenza che mi hanno aiutato nei momenti più difficili a trovare in me le risor-
Che consigli darebbe a chi si avvicina alla sua disciplina? «Il nostro sport è probabilmente tra quelli meno conosciuti sul territorio nazionale, anche se la nostra Società vanta nel suo insieme un gran numero di tesserati a livello di sport acquatici (oltre 320 atleti). Praticare la pallanuoto è di per sé uno stimolo gratificante: in primis si impara a nuotare e poi ci si diverte! Inoltre, essendo uno sport di squadra, si esalta l’aspetto socializzante e si apprende a rispettare il prossimo. È uno sport con grandi valori».
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Piccola parentesi “semipolemica”: probabilmente siete il club sportivo più vincente di Lugano eppure i media non vi seguono molto… «Già, è così... Il nostro non è uno sport con grande tradizione in Svizzera, quindi l’intero movimento ne risente. Personalmente, mi spiace che ci sia questa poca visibilità. Uno scarso interesse mediatico produce anche a negative ripercussioni a livello di sponsor. Mi rattrista soprattutto per i nostri giovani che tanto si impegnano per ottenere dei buoni risultati, così come per gli allenatori, i volontari, la presidenza e il comitato centrale che con la loro quotidiana dedizione ci permettono di raggiungere traguardi prestigiosi. Credo però che piano piano riusciremo a guadagnarci l’interesse dei media. Lo meritiamo. E interviste come questa mi inducono all’ottimismo» (ride).
hikeTicino cresce e diventa sempre più... intelligente Successo per il progetto di valorizzazione degli itinerari cantonali lanciato nel 2015 da Ticino Turismo. In due anni di vita il portale internet ha superato quota 500'000 visualizzazioni, mentre l’applicazione “hikeTicino” è stata scaricata da più di 30'000 persone. Oltre alla tematizzazione degli itinerari secondo gli interessi del singolo escursionista, di recente è stata siglata una nuova collaborazione con Google volta a una continua espansione e a un miglioramento qualitativo dei contenuti. Architettura, cultura e arte, natura, itinerari con rifugi alpini e consigliati da Svizzera mobile. Sono cinque le categorie tematiche nelle quali sono stati suddivisi gli oltre 150 sentieri che fanno parte di “hikeTi-
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Lei ha giocato ai massimi livelli mondiali. Le chiedo quindi, per concludere la nostra chiacchierata, qual è stato il momento più bello della sua carriera. «Ho avuto la fortuna di partecipare a importanti manifestazioni e competizioni, ottenendo ottimi risultati. In cima alle preferenze, se mi chiede di scegliere, metto la partecipazione alle Olimpiadi di Londra 2012: nonostante le abbia chiuse con la sconfitta nella finale, è stato eccezionale! Penso che per un atleta di qualsiasi sport e categoria, la partecipazione alle Olimpiadi rappresenti l’apice della carriera. In quei momenti ti senti ripagato delle centinaia di ore di allenamento e degli ostacoli superati per arrivare fin lì».
cino”, il progetto di promozione e valorizzazione degli itinerari escursionistici lanciato nel 2015 da Ticino Turismo. Si tratta di un vero e proprio ecosistema di canali di comunicazione, fisici e digitali, rivolto agli escursionisti. Un’applicazione permette di scoprire i punti di interesse in prossimità degli itinerari percorsi e di orientarsi grazie al GPS, mentre un sito internet e totem con display interattivi distribuiti sul territorio supportano l’utenza nella scelta del sentiero più affine ai propri desideri. Il prodotto è impreziosito da una selezione di immagini ad alto impatto evocativo e filmati realizzati con la tecnica dei droni. Nel corso dell’ultimo anno “hikeTicino” è stato ulteriormente perfezionato: dall’ampliamento e aggiornamento delle mappe proposte all’utente fino all’introduzione di nuove videocamere sperimentali. In due anni dal suo lancio sono state più di 500'000 le visualizzazioni di pagina totali e 30'000 le applicazioni scaricate. Numerosi gli articoli apparsi su riviste specialistiche e testate giornalistiche. Da segnalare anche la candidatura del progetto a diversi concorsi in-
ternazionali di UX e Service Design. Per citare un esempio quello di New York dove “hikeTicino” è entrato nella shortlist 2015 classificandosi tra i primi dieci progetti al mondo ed è stato esposto alla Global Conference. L’escursionismo rappresenta una delle attività più apprezzate sia dal turista che giunge in Ticino che dalla popolazione locale.
COSTA RIC COSTA RICA Costa Rica vuol dire sole, mare, caldo...ma soprattutto vuol dire natura. Ed è proprio a questa splendida realtà che noi di Costa Rica Top Tours guardiamo e dedichiamo la maggior parte della nostra programmazione. Attraverso una serie di tours escursionistici appositamente studiati e perfettamente organizzati, vi condurremo alla scoperta dei suoi tanti Parchi Nazionali, Riserve scope Biologiche e Refugi Forestali.
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CHARME / MONICA DUCA WIDMER
Contro il logorio di una vita frenetica CON QUESTO NUMERO PRENDE IL VIA UNA NUOVA RUBRICA, CHE PRESENTERÀ PERSONAGGI DELLA VITA TICINESE CHE SI SONO VOLENTIERI PRESTATI AD UNA CONSULENZA CHE HA QUALE OBIETTIVO LA SCELTA CONSAPEVOLE DI ABITI, ACCONCIATURA E TRUCCO E DI UNA CONSAPEVOLE ALIMENTAZIONE, PER ARRIVARE AD UN CORRETTO STILE DI VITA, IN ARMONIA CON LE PROPRIE CARATTERISTICHE E LA PROPRIA PERSONALITÀ.
C DI ARIANNA LIVIO
hi è: 57 anni, laureata in ingegneria chimica al Politecnico federale di Zurigo (ETH Zürich), conseguendo poi un dottorato presso l’Università degli Studi di Milano, da oltre 20 anni è direttrice e presidente del Consiglio di amministrazione della EcoRisana SA, specializzata in perizie in ambito ambientale, analisi di siti contaminati e risanamenti. Dispone di diversi mandati nel campo della scienza e della ricerca. Dal 1998 al 2008 è stata membro del Consiglio dei Politecnici federali e dal 2004 al 2015 membro del Consiglio della SUPSI. Dal 2009 è membro della Commissione federale per la ricerca energetica (CORE) e dal 2012 membro del Consiglio dell’Università di Lucerna. Dal 2016 è membro anche del Consiglio di fondazione del Fondo nazionale svizzero (FNS), in qualità di vice presidente dell’Accademia Svizzera delle Scienze Tecniche. Dal dicembre 2016 è stata nominata Presidente dell’USI. Come si definisce: Una donna nomade, sempre in corsa e spesso sotto stress. Il suo stile di vita: Frenetico, con ritmi serrati costanti e giornate lunghe, che iniziano alle 6.00 e terminano alle 23.00, quando va bene, fra impegni di lavoro e di famiglia.
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Il suo obiettivo: Trovare un look pratico, che le permetta di passare da un cantiere ad un impegno in ufficio o in Università. Non avendo tempo di passare a cambiarsi d’abito, desidera trovare degli abiti adatti al suo fisico, intercambiabili, che la rendano sempre presentabile e femminile, lasciandola però a suo agio e libera nei movimenti. Come acquista: Lo shopping rappresenta per lei una fonte di stress, una perdita di tempo. Per mancanza di tempo ha l’abitudine di acquistare online, soprattutto quando conosce e si trova bene con una certa linea di abbigliamento, dall’abito, alla scarpa, all’accessorio (pur con i vari rischi che si corrono sulle misure reali, i colori e la qualità di ciò che si acquista). Il nostro intervento Monica è una donna moderna, pratica e vulcanica. Si muove, si esprime e pensa rapidamente (di necessità virtù!). È sempre in viaggio: auto, treno, aereo. Per questo predilige la praticità, i pantaloni, abiti comodi che la lasciano libera nei movimenti. Indossa per praticità i toni scuri meno sporchevoli, spesso il nero e il blu, dovendo passare da un cantiere all’altro. Non osa troppo con le fantasie e i colori, pur amandoli, non è sempre sicura di abbinarli correttamente e per non sbagliare li
CHARME / MONICA DUCA WIDMER
Sopra e sotto Outfit giorno: Pantalone a sigaretta Etro, blusa Etro, giacca in renna Herno, borsa Ralph Lauren, scarpe Cerasella Milano, collana Marina Danko
evita. Monica ha dei bellissimi occhi verdi-nocciola, che cambiano tonalità con la luce, a volte presentano all’interno dell’iride delle pagliuzze dorate. I capelli sono castani, di media scurezza, la carnagione ha un sottotono caldo, leggermente dorato, con efelidi. Le donano i colori piuttosto caldi, di media scurezza. Per la scelta degli abiti abbiamo osato proporle tinte inusuali, colori che risaltano il suo incarnato e i suoi colori naturali, soprattutto nella zona del viso, da illuminare. Senza stravolgere il suo stile piuttosto classico e in armonia con la sua forte personalità e il suo dinamico stile di vita, abbiamo reso più morbida e femminile la sua immagine, scegliendo per lei tessuti, fantasie e accessori più morbidi e spiritosi. Per dare quel tocco di femminilità in più che fa la differenza, senza appesantire la sua immagine e, soprattutto, mantenendola dinamica e professionale. Per armonizzare la figura di Monica nella zona fianchi e verticalizzarla, abbiamo scelto per lei giacche della lunghezze a tre quarti e dalla caduta morbida (il daino è perfetto per una figura come quella di Monica), adatte anche da portare aperte. Per il pantalone, grande alleato di Monica, abbiamo rispettato la sua preferenza verso un taglio dritto, a sigaretta, con una pince sciolta, comodo, corto e con il risvolto, adatto da indossare sia con il tacco che con una scarpa bassa. Per la sera la scelta di una tinta chiara e luminosa come il color platino indossata a viso è risultata vincente, abbinata al classico pantalone nero, jolly con tutti gli abbinamenti. La scarpa, tacco 7.5 cm, è una decolleté in cuoio dalla linea morbida come un guanto, bella, fine, comoda e non troppo alta, un dettaglio da non trascurare. E per dare la giusta carica alla lunga e piena giornata di lavoro di Monica, abbiamo scelto per lei una delicata acqua di colonia al melograno dell’officina S Maria Novella, scoprendo poi che il melograno è una delle sue fragranze preferite!
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Capelli e trucco Per i capelli abbiamo ravvivato il colore dando più lucentezza al capello e al viso. Avendo da poco fatto la permanente e per non strapazzare il capello, il parrucchiere è intervenuto con un taglio che ha ridato armonia ai volumi. Scalando e ridefinendo il taglio mantenendo le lunghezze, ha dato più risalto al viso. I ricci naturali di Monica possono così essere meglio gestiti nella frenesia di tutti i giorni, persino indossando il casco! Per la versione da sera è stata proposta un’acconciatura più sofisticata eseguita a spazzola e a phon con bigodino caldo: un’alternativa fra mosso e liscio un po’ diversa.
BELLEZZA E FASCINO NON POSSONO PRESCINDERE DAL CONCETTO DI SALUTE.
Un corretto stile di vita, una consapevolezza alimentare, la conoscenza del proprio corpo e dei suoi cambiamenti negli anni è fondamentale per mantenersi sani ed elastici, nel corpo e nella mente. Con l’aiuto di CHIARA JASSON, consulente in nutrizione e consapevolezza alimentare, abbiamo valutato anche questo aspetto, analizzando lo stile di vita di Monica e il suo modo di alimentarsi e trovando per lei degli spunti per far fronte alle aumentate richieste psico-fisiche dettate dalla mole di lavoro e dal suo stile di vita frenetico.
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Per la frangia, cruccio di Monica a causa delle rose, il parrucchiere ha lavorato sul volume, agevolando la caduta naturale, per un affetto più morbido e facile da gestire. Il trucco, naturale, ha messo in evidenza il punto forte di Monica, gli occhi. Lo sguardo è stato sottolineato ridefinendo la linea delle sopracciglia, cornice importantissima del nostro sguardo. Bellezza è sinonimo di vitalità. I segni della stanchezza sono stati stati cancellati con una buona base, con fondotinta e correttore adatto al suo incarnato. Una base eseguita bene e con prodotti adatti alla propria pelle risolve anche l'effetto lucido e rilassato, tipico di chi ha una giornata frenetica e piena di impegni.
MONICA: «Sono attiva professionalmente su più fronti e la mia giornata inizia sempre molto presto, verso le 6:00 con una colazione a base di cereali e frutta, caffè latte e finisce molto tardi (23:00 ca.) con la pancia piena». CHIARA: «Iniziare la giornata con una buona colazione è un’ottima abitudine e la scelta di Monica di assumere frutta fresca e cereali è corretta. Per favorire l’equilibrio glicemico, consiglierei a Monica di assicurarsi che i cereali della colazione siano integrali e privi di zuccheri aggiunti, abbinandoli a proteine quali: yogurt probiotico magro, latte parzialmente scremato o latte vegetale non zuccherato. Come confermato da un recente studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, assumere una buona dose di proteine a colazione mette un freno al nostro appetito ed è un ottimo alleato per tenere sotto controllo il peso. Per la frutta, sarebbe meglio preferire prodotti stagionali e locali, magari favorendo quelli a basso impatto glicemico come fragole e frutti di bosco freschi. Al ‘muesli’ di Monica, aggiungerei anche un cuc-
CHARME / MONICA DUCA WIDMER
chiaino di semi misti (es. girasole, zucca, lino e chia), ricchi di acidi grassi essenziali necessari allo svolgimento delle normali funzioni metaboliche e cerebrali». MONICA: «La pausa pranzo spesso è molto corta e purtroppo non sempre molto sana, per cui spesso mangio un panino o un’insalata». CHIARA: «Per coprire i suoi fabbisogni energetici e nutrizionali e mantenere un profilo ormonale equilibrato, consiglierei a Monica di introdurre anche un piccolo spuntino a metà mattina, magari introno alle 10. Anche se il tempo in pausa pranzo è limitato le consiglierei, soprattutto nella stagione estiva, di preferire frutta fresca e insalatone miste al panino, poiché quest’ultimo apporta spesso solo calorie vuote e pochi nutrienti. L’insalata ideale dovrebbe essere composta da: un’abbondante base verde (es. lattuga, rucola, formentino, spinaci crudi, cavolo piuma) + due verdure colorate (es. carote, barbabietole, pomodori ecc) + una porzione di proteine animali o vegetali (es. pollo, pesce, uova, legumi, tofu) o carboidrati complessi (es. quinoa, riso integrale o selvatico, farro, orzo) + 1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva o di semi misti per fornire al corpo anche i grassi ‘buoni’ di cui ha bisogno. Sconsiglierei un pasto a base di soli carboidrati, poiché può alterare l’equilibrio glicemico e causare sonnolenza post-prandiale». MONICA: «Mi capita di avere fame nel pomeriggio, dove rompo l’attesa alla cena (sempre tardi, verso le 20:30) con uno jogurt, delle barrette o altro». CHIARA: «Assumere uno spuntino a metà pomeriggio è un’ottima idea. Anche in questo caso, cercherei di abbinare un po’ di proteina ai carboidrati per evitare picchi glicemici troppo elevati ed avere più energia. Alcuni esempi di spuntini equilibrati potrebbero essere: uno yogurt Greco 0% naturale (non zuccherato) con dei frutti di bosco misti, oppure un frutto di stagione insieme a 8 mandorle, o ancora 1 cubetto di grana (40g) con una pera matura. Se il tempo scarseggia, anche 8-10 mandorle possono essere sufficienti per arrivare all’orario di cena senza essere eccessivamente affamati, evitando cosi di un pasto troppo abbondante». MONICA: «La cena è quindi il pasto principale, anche se cerco di limitare i carboidrati e mangiare verdura e carne o verdura e pesce».
CHIARA: «La cena dovrebbe essere un pasto nutriente ma non pesante. La sua scelta di prediligere verdura e proteine è corretta, poiché queste ultime giocano un ruolo importante nella rigenerazione dei tessuti durante la notte». MONICA: «Spesso consumo al ristorante il pranzo o la cena e questo i porta mangiare troppo; abuso del caffè (4-5 caffè al giorno). Ai dolci ed alla cioccolata fatico a dire di no, ma almeno non ne compro più». CHIARA: «Mangiare al ristorante non rappresenta un problema. Se riesce, eviti di mangiare pane durante l’attesa, ad iniziare il pasto con un’insalata o un piatto di verdure miste. Quando possibile, cerchi di limitare i dessert, sostituendo dolci ipercalorici con frutta fresca di stagione. Si sentirà più energica e meno appesantita. Se avesse voglia di zuccheri le consiglierei di concedersi 1-2 quadretti di un buon cioccolato fondente (70% di cacao o più) o eventualmente 1-2 datteri freschi. Il passaggio a un alimentazione ad impatto glicemico più controllato dovrebbe darle maggior energia, diminuendo quindi il bisogno di caffè e dolci. Se riesce, provi a sostituire 1 o 2 delle sue tazzine quotidiane con del tè verde o degli infusi di frutta deteinati». MONICA: «Lo sport è limitato dal tempo: se riesco a fare almeno 3 volte alla settimana delle camminate o qualche corso in palestra, più meno riesco a mantenere il peso. Appena sgarro aumento. Aumento anche quando ho molto stress poiché di riflesso mangio di più del solito». CHIARA: «I benefici dello sport sono innumerevoli, si sa. Sia a livello fisico che per quanto riguarda la gestione dello stress. Purtroppo, sopraffatti dai ritmi frenetici della nostra quotidianità tendiamo ad abbandonare ciò che ci fa star bene. Qualora non riuscisse a ritagliarsi il tempo per degli allenamenti in palestra, provi ad integrare più movimento nella sua giornata, magari inserendo una breve passeggiata in pausa pranzo, o percorrendo a piedi un pezzo di strada sulla via del rientro a casa. Per gestire lo stress ed evitare che si riversi sul suo stile alimentare, sarebbe opportuno provare tecniche di rilassamento quali la meditazione. La mindfulness permette di acquisire maggior consapevolezza anche a tavola, allenandoci ad ascoltare il nostro corpo e a distinguere la fame fisiologica da quella emotiva». Ringraziamo lo staff di Nassadonna, Mistretta Coiffure e Chiara Jasson del Centro Nutriterapia di Lugano per aver contribuito alla realizzazione di questa rubrica.
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A L R I STORA NTE C AF F È TEATRO L A CU CI NA È UN’ARTE! AT RI S TOR AN T E C AFFÈ TEATR O CO O KING IS AN AR T!
Ristorante con giardino Restaurant with garden
Al Ristorante Caffè Teatro la cucina è un’arte! All’interno sale finemente arredate per creare la giusta atmosfera in ogni occasione. Il giardino è uno spazio raccolto tra le mura del teatro, dove pranzare o cenare in completo relax. Per chi ama gli spazi liberi i tavolini sulla piazza sono un vero incanto. At Ristorante Caffè Teatro cooking is an art! Inside, the rooms are finely furnished to create the perfect atmosphere in every occasion. In the garden, surrounded by the theatre walls, it’s a pleasure to have lunch and dinner relaxing yourself. For those who love the open space it is wonderful to sit in the square, in front of the Cathedral, where the tables are located, and enjoy a delicious meal.
LA CUC I A P E R TA N A È ANCHE DOPO T E AT R O.
Piazza Verdi, 11 Como Italy Tel. +39.031.4140363 www.ristorantecaffeteatr o.it info@ristorantecaffeteatr o.it
Ristorante
Caffè
Bistr ot
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Enoteca
LAGO DI COMO / MARIO LANDRISCINA
Scusi Sindaco,
ma chi gliel’ha fatto fare? DI MANUELA LOZZA MEDICO SESSANTATREENNE, PER ANNI A CAPO DEL 118 LARIANO, LASCIA IL PRESTIGIOSO INCARICO PER DIVENTARE, GRAZIE AL BALLOTTAGGIO DEL 25 GIUGNO, IL NUOVO PRIMO CITTADINO DI COMO. APPOGGIATO DAL CENTRODESTRA E DALLA LEGA, GIURA CHE ASCOLTERÀ, PER OGNI VOCE PER ESSERE, NONOSTANTE LE TANTE MAGAGNE CHE SI TROVA IN EREDITÀ, IL SINDACO DI TUTTI.
S
indaco, la prima domanda, che le avranno fatto in molti (e che scommetto ogni tanto si fa anche lei) è: chi gliel’ha fatto fare? Essendo un dirigente di successo, poteva continuare in un settore dove sicuramente c’erano meno conflitti… «La mia città mi ha offerto molto. Ci sono nato e cresciuto davvero volentieri. Negli anni ho rifiutato incarichi di prestigio pur di non lasciarla, senza però precludermi di conoscere il mondo che mi era consueto e cioè quello dell’emergenza urgenza e della medicina delle catastrofi. Ho molto girato in Paesi duramente colpiti e ho molto imparato. Quando si è intravista la possibilità di diventare il sindaco di Como ho riflettuto a lungo, soprattutto perché la mia attività lavorativa extra ed intra ospedaliera mi ha gratificato ampiamente. Anche in quell’ambito ero sempre esposto a critiche e a possibili contenziosi. Non ho mai vissuto però di preoccupazioni e di paure, ma di rispetto per le persone e di tensione al progressivo miglioramento, nella consapevolezza che l’impegno doveva essere costante. Ho avuto la grande fortuna di essere circondato da tante persone piene di entusiasmo, grande disponibilità e solida professionalità. Solo così si può ambire a superare traguardi importanti».
Da cittadino, qual è stata la cosa che le è più pesata o sembrata fuori posto nell’ultimo anno Lucini? «Il “caso paratie”. Non solo per l’infinito tempo trascorso prima di intravedere un ritorno ad una adeguata normalità, che finalmente è giunta grazie all’intervento della Regione Lombardia, ma anche e soprattutto per le ricadute umane che la vicenda ha provocato sull’apparato comunale in seguito ai provvedimenti di giustizia e alla separazione che almeno in parte si è registrata tra la componente dirigenziale e quella politica. Tutt’ora in determinati settori si percepisce nitidamente un clima teso e difficile che richiederà tempo e attenzioni per trovare soluzione. La motivazione e il sistema relazionale a mio giudizio sono elementi sostanziali per ottenere risultati di profilo adeguato. L’altro tema che mi preoccupa, in termini pregiudiziali, sono i tempi di reazione del sistema: per me, abituato a prendere decisioni in tempo reale quando i minuti e i secondi fanno la differenza, le modalità di gestione dei processi della macchina comunale diventano sofferenza allo stato puro. Ma temo che a questo dovrò abituarmi».
Mario Landriscina, Sindaco di Como
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Come immagina Como fra, diciamo, 2 anni, a circa metà mandato? «Rispondo con realismo: dipenderà dalla squadra intesa come risultante tra la componente di governo e quella dell’amministrazione, e dal ruolo che i cittadini vorranno ricoprire. I comaschi vanno intesi anche come nostri collaboratori, come soggetti portatori di interessi e almeno in parte disponibili a mettersi in gioco offrendo stimoli e risposte. Sarei soddisfatto se tra due anni si raggiungesse un’ordinarietà nell’intervento sui problemi quotidiani e se fossero state condivise le linee strategiche di azione con le associazioni, le categorie e le singole realtà di ogni settore».
A partire dall’inizio del precedente mandato, a Como i confini fra destra e sinistra, che visti dalla Svizzera sembravano fino ad allora sempre molto francamente delineati, appaiono invece attutiti. Quella precedente non aveva i connotati classici di una giunta di sinistra e la sua campagna elettorale non è sembrata quella tipica di una futura giunta di destra. Come si pone rispetto ai suoi predecessori? Il suo sarà un mandato di rottura o di continuità? «Auspico certamente che questo mandato persegua un programma condiviso con l’area di centrodestra, ma senza pregiudizio alcuno per quanto riguarda i bisogni della città e dei suoi cittadini. Questa affermazione non può restare un semplice enunciato e dovrà trovare riscontro nei fatti. Come ho fatto per tutta la mia vita, anche da sindaco ascolterò molto e cercherò di volta in volta di trovare una mediazione tra le diverse posizioni. Dall’altra parte sono consapevole che è impossibile accontentare tutti. La capacità decisionale
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nelle più diverse occasioni non mi è mai mancata qualora non sia possibile conciliare le parti, e se sarà necessario scegliere sono in grado di farlo». La scelta dell’assessore Rossotti è una di quelle che forse la dice più lunga sulle sue intenzioni per questo quinquennio. Grande impegno per il turismo? «Ho voluto circondarmi di persone dalle qualità diverse cercando di garantire rappresentanza a chi ha ottenuto successo in termini di preferenze, di coinvolgere chi conosco bene e gode della mia piena fiducia personale, e di adottare scelte innovative, forse un po’ destabilizzanti per la cosiddetta “politica tradizionale”. L’assessore Rossotti ad esempio è stata scelta con quest’ultimo criterio: è giovane, è una donna, è caratterialmente incline al mio modo di pensare, ha un curriculum di spessore ed è desiderosa di mettersi in gioco. E’ certamente la nomina che si è fatta più notare perché apparentemente estranea al territorio, ma altri nella compagine hanno requisiti molto simili».
Oggi, a pochissimi mesi dal ballottaggio e a qualche settimana dalla formazione della giunta, mi risponda a brucia pelo, tra cinque anni si ricandiderà? «Non credo. Non tanto per la stanchezza, che pure c’è, o per alcune delusioni che ho vissuto. Voglio davvero sperare che le persone si riavvicinino alla politica riappropriandosi della “cosa pubblica”. In particolare spero che le donne e i giovani recepiscano l’importanza di occuparsi di un futuro che è molto più loro che mio».
i TIGLI in THEORIA si trova nell’edificio storico, costruito nella seconda metà del Quattrocento dal vescovo di Como Branda Castiglioni, in prossimità del lago e del Duomo. In questo contesto, gli ospiti hanno la possibilità di assaporare una varietà di piatti che la cucina creativa di Franco Caffara, basata su originalità e alta qualità, propone seguendo la stagionalità e la grande varietà dei prodotti italiani. Sapori fini e distinti accompagnati da una valida lista di vini accuratamente selezionati. A disposizione della clientela un Tavolo dello Chef, di fronte allo spettacolo incalzante della brigata dei cuochi e TheoriaStube, l’intimità di sale realizzate con materiali pregiati che riconsegnano l’atmosfera rustica, ma insieme ricercata, della cultura Walser. Un suggestivo e socievole Lounge Bar invita a trascorrere momenti in tutto relax e a sorseggiare miscele pregiate. Alle pareti delle sale storiche, espressioni artistiche policrome si integrano e convivono con le tracce del passato, tutto in un’atmosfera fortemente evocativa di ristoro e cultura, di sapori e di arte.
Ristorante • Stube • Lounge Bar Via Bianchi Giovini, 41 • Como • Tel. +39 031 305272 – +39 031 301334 • info@theoriagallery.it • www.intheoria.it
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