MAGAZINE DI PERSONE, EVENTI, AZIENDE, FATTI E NOTIZIE
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N° 056 DICEMBRE 2017 / FEBBRAIO 2018
IGNAZIO CASSIS
EDIZIONE PUBLIGOOD
UN’IRREFRENABILE CURIOSITÀ
PRIMO PIANO
MEDICINA
TAVOLA ROTONDA
SPECIALE BANCHE
COLLEZIONE OLGIATI La passione per l’arte
CARDIOCENTRO TICINO Il ruolo degli esosomi
ALPTRANSIT Un’opportunità da non perdere
PRIVATE BANKING Prospettive di sviluppo
The new Continental GT. Be Extraordinary.
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NATALE con il SALE in ZUCCA DI MARIO MANTEGAZZA
RESPONSABILE EDITORIALE Eduardo Grottanelli de’Santi COORDINAMENTO EDITORIALE, PUBBLICITÀ E PUBBLICHE RELAZIONI Paola Chiericati LAYOUT E GRAFICA Kyrhian Balmelli IMPAGINAZIONE Giovanni Laghi FOTOGRAFIE Si ringraziano le aziende produttrici, amministrazioni, enti e istituzioni del Ticino. Foto di copertina: Kyrhian Balmelli
STAMPA FONTANA PRINT SA Via Maraini 23 CH - 6963 Pregassona SERVIZIO ABBONAMENTI T. +41 (0)91 985 11 88 www.ticinowelcome.ch PUBBLICITÀ SVIZZERA TEDESCA E FRANCESE FACHMEDIEN ZÜRICHSEE WERBE AG Laubisrütistrasse 44 CH-8712 Stäfa claudio.moffa@fachmedien.ch T. +41 (0)44 928 56 31 COLLABORATORI Benjamin Albertalli, Andrea Bellomo, Edoardo Beretta, Lorenza Bernasconi, Fausto Tenzi, Joel Camathias, Rudy Chiappini, Paola Chiericati, Franco Citterio, Federico Parli, Silvano Coletti, Ariella del Rocino, Michele Fazioli, Roberto Giannetti, Keri Gonzato, René Chopard, Marta Lenzi-Repetto, Roberto Lipari, Manuela Lozza, Elisa Mantegazza, Giacomo Newlin, Valentino Odorico, Patrizia Peter Pedevilla, Ronnie Kessel, Paolo Repetto e Alberto Stival. DISTRIBUZIONE IN TICINO: Abbonamenti, Linee aeree Ethiad by Darwin Airline, Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, studi medici e dentistici, studi d’avvocatura, studi d’ingegneria e d’architettura, banche e fiduciarie, aziende AITI (Associazione Industrie Ticinesi), aziende Ccia-Ti (Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato del cantone Ticino), Club Rotary Lugano, Club Lions Lugano, edicole del Ticino. IN ITALIA: Nelle fiere turistiche BIT (Milano), Full Contact (Rapallo), Workshop invernale (Torino/ Milano), TTG (Rimini), Travel Trend (Milano), BTC (Firenze), Aeroporto di Malpensa, Hotel ed esercizi pubblici - Provincia di Como e Lombardia.
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erto il clima particolarmente mite e soleggiato di quest’autunno ci ha sorpreso piacevolmente, tanto che – al momento della tradizionale accensione delle luci natalizie – ci siamo stupiti nel renderci conto d’improvviso che mancava solo un mese alla Vigilia. Peggio ancora, al Natale non ci stavamo proprio pensando tanto eravamo concentrati sul “Black Friday”, giunto repentinamente appena smesse le decorazioni di “Halloween”. Ma cosa sta succedendo? Cosa sono queste feste, riti e celebrazioni che pur non appartenendoci ci coinvolgono sempre di più, al punto che conosco gente la quale rinuncia a festeggiare l’arrivo del Nuovo Anno millantando le più inutili giustificazioni, e poi va a festeggiare il Capodanno russo, perché lì non possono mancare. Davvero mi sorprende sempre più questo atteggiamento per il quale da una parte si critica e si teme l’influenza di nuove culture, per poi abbracciarne altre senza nemmeno porre resistenza, figuriamoci porsi una domanda.
Ecco perché il Natale è ormai decaduto a festa commerciale come le altre, perché ormai è chiaro che noi, così come in tutta l’Europa, di difendere le nostre radici e la nostra cultura non ce ne importa davvero più niente! Forse tutta questa apertura porterà a qualcosa di buono e io sono sempre stato contrario alle chiusure e ai limiti mentali e culturali, ma questo non deve togliere niente alle vere basi su cui il nostro essere è formato e deve poggiare. Cerchiamo di riflettere su questo Natale ormai prossimo, andando un po’ oltre al pensiero di cosa regalare o dove andare in vacanza. Meditiamo sulle nostre radici, così ci sarà almeno più chiaro capire chi siamo e dove vogliamo andare, quando ci vestiamo da zucca o ci mettiamo in fila per comprare l’iPhone X.
Mario Mantegazza
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SOMMARIO / N° 56
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IGNAZIO CASSIS Un’irrefrenabile curiosità
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LAC EDU Al via la terza stagione con tanti nuovi progetti
UBS L’investimento azionario resta positivo
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CITTÀ DEL GUSTO 2018 Lugano, capitale dell’enogastronomia
di Mario Mantegazza EDITORIALE 03 Natale con il sale in zucca di Patrizia Peter Pedevilla PRIMO PIANO 06 Ignazio Cassis: Un’irrefrenabile curiosità 12 Collezione Giancarlo e Danna Olgiati: La passione per l’arte non si esaurisce mai di Dimitri Loringett 16 Gilles Kepel: The world that will come LAC 18 Elio Schenini: L’Occidente e il mito dell’India 20 Andrea Chiodi: Una “Bisbetica tutta da godere” 24 LAC edu: Al via la terza stagione con tanti nuovi progetti di Rudy Chiappini CULTURA 26 Caravaggio: Un artista rivoluzionario 32 M.A.X Museo: Oliviero Toscani e l’atto dell’immaginare 36 MUSEC: Riapre Villa Malpensata 38 Fondazione Gabriele e Anna Braglia: Il cuore di una collezione di prestigio 40 Imago Art Gallery: Quando la galleria dilata i suoi spazi di Gaia Regazzoni Jäggli 42 Giacomo Braglia: Immagini che parlano da sole di Paola Chiericati 44 Chaplin’s World: Viaggio nell’universo di un mito del cinema FINANZA 48 Private Banking: Interessanti prospettive di sviluppo 58 Associazione Bancaria Ticinese: L’importanza del fare sistema 60 Ticino For Finance: Il nostro sostegno al Fintech 62 UBS: L’investimento azionario resta positivo 64 Credit Suisse: La ripresa deve essere maggiormente sostenuta 66 Axion: Non solo “affari” ma anche arte 68 Edmond De Rothschild: Tuffarsi in un mare di dati 70 Colombo Wealth Management SA: Un’alleanza strategica per una crescita internazionale 72 Residentia: Creare comunità tra i nostri inquilini di Edoardo Beretta 74 Salari: Potere contrattuale ed inflazione, privilegio di pochi di Marta Lenzi-Repetto GASTRONOMIA 78 Città del Gusto 2018: Lugano, capitale dell’enogastronomia 82 St.Moritz Gourmet Festival: 25 anni di successi di Giacomo Newlin 84 Pomiroeu: I colori di Giancarlo Morelli TAVOLA ROTONDA 86 Alptransit, un’opportunità da non perdere TURISMO 92 Accoglienza: La carta vincente 100 Trasporti: Rete Tram-Treno del luganese, la rivoluzione della mobilità 104 Ticino Turismo: Verso un turismo sempre più esponenziale LUSSO 106 Bucherer: Tante novità in casa Bucherer 108 Boutique Rocca Lugano: Un viaggio tra tradizione e innovazione 110 Gübelin: Quella pietra non ha più segreti di Valentino Odorico 112 Il caldo inverno ticinese 114 Alila Made in Italy: La borsa elegante che non ti aspetti 116 Boutique Farfalla: Quando il cibo sposa l’eleganza SOLIDARIETÀ 118 Associazione Elisa: Aiutiamo chi ha più bisogno CHARME 122 Carla Norghauer: Per essere popolare, conduttrice e mamma ci vuole tanta energia! di Arianna Livio
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ACCOGLIENZA La carta vincente
AUTO 126 128 130 132 134 136 ARCHITETTURA 138 140 142 144 146 DOSSIER FONDAZIONI 150 154 156 158 AZIENDE 160 164 166 168 172 174 176 178 180 182 186 188 190 191 192 196 198 200 MEDICINA 202 206 SPORT 208 LAGO DI COMO 212 214
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BUCHERER Tante novità in casa Buchere
MERCEDES-AMG GT R Un ruggito da rabbrividire
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WETAG CONSULTING Il mercato del lusso è fondamentale per la Svizzera
Ferrari California: Il piacere di guidare “en plein air” Kessel Auto: Benvenuti in casa Bentley Mercedes-AMG GT R: Un ruggito da rabbrividire Jaguar XF Sportbrake 2017: Immensa capacità di carico Mercedes-AMG E 43 4Matic: Alla ricerca del compromesso ideale Garage Gardel: Un mito che si rinnova Wetag Consulting SA: Il mercato del lusso è fondamentale per la Svizzera MG Fiduciaria Immobiliare SA: Il mercato immobiliare che non vi aspettate Artisa Real Estate: Vivere all’interno di un parco, nel cuore della città Engadiner Haus: St.Moritz non tramonta mai Früh e Pagnamenta Architetti: L’unione ci aiuta ad essere critici Fondazioni e imprese per la responsabilità sociale Le fondazioni di impresa tra passato, presente e futuro Un aiuto all’infanzia bisognosa How to improve the foundation’s philanthropic activities Consulenza e Revisione: Un panorama in rapida evoluzione Forum PMI: Un nuovo organo di controllo per la lotta alla burocrazia Gianluca Colombo: Aziende familiari un modello d’impresa da imitare Energie alternative: Il potere dirompente delle rinnovabili AIL: Un Ticino sempre più green EY: Non solo un cambio di indirizzo Global Control Group Holding: La forza della condivisione dei valori Gehri Rivestimenti: Investimento + Innovazione = rivoluzione IHC: Un progetto con un grande futuro Gruppo Manz: Lavori fatti come un’opera d’arte Kuoni: Al servizio di clienti aziendali globali Assurswiss: Un assicuratore per amico STRP: Alta orologeria: una storia di stile, passione e prestigio Electrolux: Un modo nuovo di incontrare clienti Belotti Otticaudito: Bellezza e qualità Tech-Insta: Competenze tecniche al servizio del cliente Regalo: Quando il regalo si trasforma in economia sostenibile Easy Work: Quale sarà il futuro delle agenzie di collocamento private? Cardiocentro Ticino: Il ruolo cardioprotettivo degli esosomi Giorgio Bronz: La chirurgia estetica va trattata con cura Deborah Scanzio: La mia vita in un salto Città dei balocchi: E le stelle stanno a guardare Daniele Brunati: Como chiama Lugano
di Stefano Pescia di Joël Camathias
di Silvano Coletti
di Gabriele Botti di Manuela Lozza di Manuela Lozza
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Un’irrefrenabile CURIOSITÀ DI PATRIZIA PETER PEDEVILLA
IGNAZIO CASSIS, 56 ANNI DI SESSA, È IL 117 CONSIGLIERE FEDERALE DELLA STORIA ELVETICA, L’OTTAVO PER IL CANTON TICINO. LA SUA VITA È CARATTERIZZATA DA UN’INTENSA CURIOSITÀ E DA OCCASIONI UNICHE, COME LE DIMISSIONI INASPETTATE DEL CONSIGLIERE FEDERALE DIDIER BURKHALTER, CHE L’EX MEDICO CANTONALE HA SAPUTO COGLIERE. NEGLI ANNI IGNAZIO CASSIS HA IMPARATO A SEGUIRE IL SUO ISTINTO E HA SEMPRE TROVATO GRANDE SOSTEGNO NELLA MOGLIE PAOLA. AMBIZIOSO, MA ALLO STESSO TEMPO MODESTO, PROVOCATORE QUANTO BASTA, IGNAZIO CASSIS È ORA CHIAMATO A DIRIGERE UNO SCOTTANTE DIPARTIMENTO FEDERALE DEGLI AFFARI ESTERI.
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on capita tutti i giorni di poter incontrare un consigliere federale nella calma di casa sua. «Montagnola oggi è casa mia, ma io sono nato a Sessa e… cresciuto tra le donne. Mio papà era spesso assente per lavoro, faceva l’assicuratore e a quei tempi le polizze si firmavano la sera, quando il marito rientrava, quindi io restavo a casa con la mamma e le tre sorelle. Ho dovuto imparare fin da subito a socializzare, a cercare soluzioni concrete, come per esempio l’utilizzo dell’unica sala da bagno che avevamo… non può immaginare quante discussioni abbiamo avuto per quel bagno (sorride), ma tutto sommato quei litigi hanno anticipato delle modalità di negoziazione utili nell’età adulta».
Immagino che Sessa fosse un paesino come oggi, immerso nel verde, senza dimenticare che suo padre, durante il giorno, continuava a fare il contadino. Lei che tipo di bambino era? «Da quello che ricordo e dalle sgridate di mia mamma, quando arrivavo a casa con i calzoni rotti (ridiamo), ero un bambino abbastanza vivace. Andavo tanto nel bosco, giocavo con i miei compagni di scuola, ero uno “strusone”, creavo i miei giochi, mi divertivo con poco. Ho cominciato a spostarmi da Sessa quando ho iniziato il ginnasio, ad Agno e poco più tardi, a 12 anni, andavo a Lugano per gli allenamenti di atletica. Ho praticato anche il lancio della boccia a Cornaredo, ma per poco perché a 13 anni ho perso un dito e la boccia va tenuta con le cinque dita… la cosa mi aveva demotivato».
PRIMO PIANO / IGNAZIO CASSIS
Posso chiederle cosa le era successo? «Niente di straordinario: saltando una ringhiera mi è rimasto dentro il dito. Nessuno ne aveva fatto una grande storia, era un mondo molto più semplice, non ci si lamentava troppo anche perché rischiavi di prenderle». Sembrano passati secoli e stiamo parlando di quarant’anni fa… c’era molta più severità nella crescita dei figli «Mio papà era rigido, il classico papà ticinese che non fa complimenti ai figli, soprattutto al figlio maschio, perché non vuole che perda la motivazione. C’era quando era necessario. Non era un tipo che ti dava le pacche sulle spalle, però negli anni la sua soddisfazione mi è arrivata attraverso le altre persone. È stato un buon padre». Immagino, anche perché lei è stato il primo accademico della famiglia. Come mai ha scelto di studiare medicina? «Per curiosità. Quando ho perso il dito mi chiedevo: perché il sangue esce cosi, perché non ho sentito male quando l’ho spaccato? Avevo già un forte interesse per il corpo umano. La stessa cosa mi è successa quando ho assistito ad una crisi epilettica di un mio compagno… mia mamma mi ha raccontato che per giorni l’ho tartassata di domande». Curioso, vivace, immagino andasse anche bene a scuola… «Andavo bene a scuola, ma non ero un secchione, ero un ragazzino come gli altri, mi piaceva il motorino… ricordo che ho lavorato un’estate intera, eravamo una famiglia modesta, per potermelo comprare (si ferma un attimo) anzi: ho lavorato per sei settimane e poi sono andato a fare il “piangina” da mia nonna perché i soldi non erano abbastanza (ridiamo). E poi facevo autostop…».
“Montagnola oggi è casa mia, ma io sono nato a Sessa e… cresciuto tra le donne.” Autostop? «Per noi era normale negli anni ‘70, uscivo davanti a casa e qualcuno passava sempre… in fondo era come chiedere un passaggio». E a Zurigo come si è trovato? Anche perché lo schweizerdeutsch non facilitava di certo gli studi… «È stato un periodo intenso, perché lì sì che dovevo studiare molto, ma ho anche dei ricordi divertenti, come quando mi sono ritrovato in mezzo alla strada senza più una casa». Scusi ma che cosa era successo? «Avevo preso un appartamento fuori città con altri tre ragazzi, in una casetta di una signora severissima, che aveva posto condizioni strettissime: non potevamo suonare strumenti (a quei tempi suonavo la tromba), organizzare cene, portare ragazze… e alla fine sono stato buttato fuori, senza troppi giri di parole, perché una sera ero seduto in casa a chiacchierare con una ragazza (ridiamo)». Ma come mai dopo l’Università è rientrato subito in Ticino? «In quel periodo, era il 1988, c’erano molti medici, quindi appena avevi un posto di lavoro lo prendevi. Se l’avessi trovato a Bienne… sarei andato a Bienne, mentre l’ho trovato all’Ospedale Italiano nel reparto di chirurgia». Diamo almeno un assaggio di come si è avvicinato alla politica… «Nella mia famiglia nessuno faceva veramente politica. Mia mamma era nata e cresciuta a Bergamo e si occupava soprattutto della casa, mentre mio papà, che era nato a Longhirolo, a tre chilometri da Sessa, ma nel comune di Luino, conosceva la politica di paese. Mia nonna infatti aveva preso nel 1928 un TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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ristorante a Sessa e a quei tempi, in ogni paese, c’era la banda dei liberali e quella degli “uregiatt” (PPD). Visto che aveva due figli maschi ne aveva piazzato uno da una parte e uno dall’altra, per tenersi buoni più clienti, e a mio papà era toccato il gruppo dei liberali e ci ha educato di conseguenza».
anni; ma la fiamma si è accesa anni dopo, quando lavorava all’Ospedale Italiano ed io ero al Civico, avevo 29 anni. Non è stato facile (sorride), ho dovuto ammaliarla convincendola ad assumere il ruolo di segretaria dell’Associazione medici assistenti e capo clinica. L’ho un po’ imbrogliata, come dice lei (ride)». Non avete avuto figli? «No, purtroppo non ne abbiamo avuti e forse è anche per questo che entrambi ci siamo dedicati molto alla carriera professionale».
Sbaglio o prima di andare in consiglio nazionale non è mai stato attivo in politica? «Esatto, ma ho sempre amato l’impegno pubblico, sono un po’ un animale collettivo. Da studente ero nell’Associazione studentesca ticinese a Zurigo e tornato a Lugano, a 27 anni, ho assunto la presidenza della Società dei medici assistenti e capo-clinica ticinesi. Quindi, per rispondere alla sua domanda, politica attiva no, ma molta politica professionale (soddisfatto)». E tra tutti questi impegni dove ha conosciuto sua moglie? «L’ho conosciuta a Zurigo, studiava medicina ed era più giovane di me di due
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Una carriera professionale intensa e impegnativa, si sente fortunato o non le è stato regalato nulla? «Per me si è trattato di saper cogliere le opportunità. Inizialmente volevo diventare otorinolaringoiatra, ma erano gli anni dell’epidemia dell’AIDS. All’Ospedale Civico cercavano un medico che si occupasse di questo tema. Nessuno voleva farlo perché c’era molta paura, si sapeva che era una malattia contagiosa e mortale, poco si sapeva sulle modalità di contagio. Quando il Professor Moccetti, allora primario, chiese se qualcuno era interessato ad occuparsi della malattia, nessuno si fece avanti; perciò decisi di affrontare la sfida. Nel luglio dell’89 aprimmo un servizio ambulatoriale per questi pazienti. Per me è stata un’esperienza importante, tanti pazienti erano coetanei che conoscevo, mi sentivo legato a loro emozionalmente più che alle persone anziane ricoverate». In seguito è diventato medico cantonale, non le è dispiaciuto perdere questo legame privilegiato con il paziente? «Non proprio, poiché avevo capito che la sofferenza principale dei malati di AIDS proveniva dal tessuto sociale: i malati erano percepiti come una sorta di mostri. Questo mi aveva fatto capire tantissime cose sul piano antropologico, sul significato sociale di una malattia. Così mi è sembrato normale indirizzar-
mi verso la branca della medicina che si chiama “salute pubblica”. Il caso ha poi voluto che il medico cantonale, Giordano Kaufmann, fosse talmente sotto pressione per l’epidemia di AIDS, che mi chiese di diventare medico cantonale aggiunto. Ma a convincermi era stato l’allora consigliere di Stato Rossano Bervini, sensibile al tema. Il vero dilemma è però arrivato dopo… ero a Losanna nel 1996 per concludere la mia specializzazione e con Paola pensavamo di trasferirci ad Atlanta per un’esperienza professionale al Servizio di epidemiologia investigativa degli Stati Uniti, quando si aprì il concorso per medico cantonale. Ricordo che ogni sera tormentavo Paola con i miei dubbi. Alla fine ho deciso di concorrere al posto di medico cantonale: un treno che non sarebbe più passato per decenni. E ne sono felice: mi sono ritrovato a svolgere una fantastica professione per undici anni. Probabilmente non sarei in Consiglio federale, senza quell’esperienza». Anni durante i quali i rapporti con Palazzo delle Orsoline si fanno sempre più intensi e poi arriva il 2003, le elezioni federali… e lei finisce inaspettatamente a Berna «In quegli anni ero vicino al PLR, percepivo che i valori liberali erano i miei: responsabilità, libertà, razionalità, assenza di dogmi… Il presidente Giovanni Merlini mi chiese di entrare in lista per il Consiglio nazionale. La ragione era divertente: tutti gli altri partiti avevano un medico in lista, mentre al PLR mancava! Mi convinse rassicurandomi: “Si trattava di partecipare, non sarai eletto!”. Così nell’autunno del 2003 feci una bella campagna, molto divertente, cosciente che io ero un novizio e che l’obiettivo era quello di riconquistare il terzo seggio al Nazionale con Laura Sadis. E l’obiettivo fu raggiunto! Laura Sadis venne eletta e io mi ritrovai primo subentrante. Poi il caso volle che Sadis divenne Consigliere di Stato nel 2007 e che io finissi a Berna (ride)».
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PRIMO PIANO / IGNAZIO CASSIS
“Sono stato criticato unicamente per le casse malati, mai invece per essere stato vicepresidente dei medici svizzeri, una lobby ben più potente di quelle delle casse malati…” Sapendo che le casse malati non erano viste di buon occhio, non poteva, come dire, andarsene? «Sapevo che sarebbe stato un danno di reputazione politica, ma fa parte della mia personalità, mi piace anche provocare. Soprattutto per tentare di far dominare la razionalità sul pregiudizio». È successa la stessa cosa quando ha aderito all’Organizzazione in difesa delle armi pro Tell e poi si è ritirato? «Sì, questo sono io. Mi piace smuovere delle zone nelle quali si divide in modo maniacale i buoni dai cattivi, con dei pregiudizi giganteschi». Un’entrata clamorosa, un cambiamento radicale a livello di vita, se non ricordo male in quel periodo perse anche diverso peso «Dieci chili, poi ancora cinque; erano anni che desideravo perdere peso e quando mi sono ritrovato a Berna… senza le cenette di mia moglie…. Inoltre proprio in quel periodo avevo ricominciato a correre». Consigliere nazionale, diventa subito vicepresidente del Comitato centrale della Federazione dei medici svizzeri e inizia a farsi amici nelle lobbie più potenti, scelta critica… «Sono stato criticato unicamente per le casse malati, mai invece per essere stato vicepresidente dei medici svizzeri, una lobby ben più potente di quelle delle casse malati… o presidente, negli ultimi 5 anni, dell’Associazione nazionale mantello delle case anziani (CURAVIVA), la più grande che io abbia presieduto, con un budget di 25 milioni».
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E come ha reagito quando si è reso conto di essere in corsa, di avere le carte giuste, per diventare il 117esimo consigliere federale svizzero? «Ho capito presto che la strada sarebbe stata tutta in salita e che avrei dovuto ingoiare molti rospi. Ma ero conscio di dove ero già arrivato, avendo vissuto tante cose e avendole superate. È una progressione, come accade in tutti noi, pochi nascono geni. Nella maggior parte dei casi siamo persone normali che evolvono. Aver vissuto intensamente per decenni la vita associativa mi ha di certo insegnato molto. In quel momento mi sentivo pronto». Non ha mai avuto paura? Paura di non farcela, paura di non essere la persona giusta? Paura di non riuscire… «La paura c’è sempre ed è un bene, perché costringe a riflettere. Ma non deve paralizzare. La mia paura non mi ha tolto il sonno, però era una tensione continua. Momenti di grande solitudine mi hanno fatte crescere. Ero
consapevole che le cose potevano anche andare male: ero pronto a tutto». Un’autodisciplina che probabilmente rispecchia il carattere di suo papà… «(Ride). Lui ne sarebbe stato contento, infondo è così che mi ha educato. Sa… l’episodio del dito non mi ha solo provocato grande curiosità per il corpo umano, mi ha segnato anche caratterialmente. Ricordo che quando hanno deciso di amputarlo mio papà mi ha portato al vecchio Civico e mi ha detto: “Ti lascio qui e poi torno a prenderti nel pomeriggio”. Quell’attesa è stata la più lunga della mia vita: ero da solo, in una stanza semioscura, ad aspettare che mi amputassero il dito cucito. Non voglio criticare mio padre, ma per farle capire come esperienze del genere ti fanno maturare. Facciamo una breve pausa, non è mai semplice ricordare». Come ha vissuto le dimissioni di Burkhalter, l’essere diventato l’interesse mediatico estivo… «Quando sono arrivate le dimissioni a sorpresa di Burkhalter eravamo in pausa pranzo. Come presidente del Gruppo parlamentare ho richiamato dalla pausa i 45 parlamentari PLR per informarli e condividere la strategia comunicativa. La notizia è stata data alle 15.00 e alle 16.15 già girava il mio nome. In quel momento ho pensato: “Mi uccidono ancora prima di iniziare”. I media sono difficili da gestire, la loro logica ha perso molta razionalità. È la logica dello spettacolo, che vuole scandali per vendere. Essere stato dato per favorito sin dalle prime ore mi ha trasformato in bersaglio prediletto: ho passato l’estate a schivare le freccette del tiro al bersaglio. Qualunque cosa
PRIMO PIANO / IGNAZIO CASSIS
“L’essere stato rapidamente eletto mi ha regalato una grande gioia, ma ancora una volta non ho potuto fermarmi ed assaporarla perché c’erano troppe cose cui pensare…” io facessi o dicessi era a priori trasformata in scandalo. È certamente stato l’esame più difficile!». Quindi quando tutto è finito, quando è stato eletto al secondo turno, ha provato un grande sollievo… «L’essere stato rapidamente eletto mi ha regalato una grande gioia, ma ancora una volta non ho potuto fermarmi ed assaporarla perché c’erano troppe cose cui pensare, i media da gestire, era ancora una volta un inizio».
Ignazio Cassis eletto in Consiglio federale.
Sua moglie l’ha sempre sostenuta, nella carriera medica, in quella politica, ma immagino che anche per lei la sua elezione sia stata un momento di grandi cambiamenti… «I primi giorni successivi alle dimissioni di Burkhalter era preoccupata, temeva che le nostre vite sarebbero state stravolte e si chiedeva se davvero ce n’era bisogno. Poi le ho spiegato che era un altro treno che passava e che non sarebbe più passato. Ha dovuto abituarsi all’idea, essendo più timida e riservata, di assorbire i veleni. Per una persona che ti ama non è facile accettare tanta gelosia e crudeltà. Ma dopo qualche giorno mi ha detto: “Conta su di me”». In questo momento lei non può parlare della sua attività politica, ma mi dica almeno una cosa: cosa ne pensa del Dipartimento assegnatole? «Sono contento. Tutti volevano che io andassi al Dipartimento dell’interno, quello di Berset, dove avevo le migliori competenze. Ma per fortuna non è stato il caso, perché qualsiasi cosa avessi detto o fatto nella sanità, sarei stato accusato di fare il gioco dei “cat-
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tivi lobbisti” delle casse malati o dei “buoni lobbisti” dei medici. Agli Affari esteri posso invece agire senza questa tara. C’è naturalmente la patata bollente dei rapporti con l’Unione Europea, ma parto incondizionato. La politica estera, in una democrazia diretta, è politica interna! Ci sono questioni che sul piano interno non passano, altre che non passano sul piano internazionale: bisognerà dunque trovare la quadratura del cerchio. E poi (tono scherzoso) spero di contare sulla comprensione che si riserva ai neofiti!». I suoi elettori tengono molto a lei, avere lei a Berna è come avere un pezzo di Svizzera italiana anche se, teoricamente, non dovrebbe cambiare nulla… «Invece io credo che cambierà qualcosa; la mia presenza garantirà una migliore considerazione della lingua e cultura italiana, ne sono persuaso! Qualche sera fa ero a cena con Alain Berset e mi ha detto: “C’è una cosa che ho imparato con la tua elezione: hai sulle spalle aspettative lunari da parte della Svizzera italiana. Quando sono stato eletto io, il Canton Friborgo non si aspettava qualcosa di speciale da me; i friborghesi erano certamente fieri, ma non avevano desideri molto diversi da quelli degli altri svizzeri. Invece la tua elezione ha una dimensione culturale maggiore”. Un po’ per volta a Berna ci si rende conto che una parte di svizzeri non ha avuto, per molti anni, quel legame simbolico e psicologico necessario con il proprio Governo, per sentirsi partecipi di un progetto comune. Un vuoto durato 18 anni, che ho oggi il dovere e il privilegio di colmare. Tanti anni da recuperare». Troppi anni aggiungo io.
PRIMO PIANO / COLLEZIONE GIANCARLO E DANNA OLGIATI
La passione per l’arte NON SI ESAURISCE MAI LA PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA LIVIO BERNASCONI – CAROL BOVE TWO SWISS AMERICAN ARTISTS PRESSO LO SPAZIO -1, COSTITUISCE UNA PREZIOSA OCCASIONE PER INCONTRARE L’AVV. OLGIATI CHE CON LA MOGLIE DANNA HA DATO VITA AD UNA DELLE PIÙ PRESTIGIOSE COLLEZIONI D’ARTE CONTEMPORANEA PRESENTI IN TICINO.
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ome si diventa appassionati d’arte? Nella mia casa ho sempre respirato aria di cultura. Negli anni della guerra, vi passavano personaggi importanti. Da adolescente ebbi poi modo di conoscere l’artista Edmondo Dobrzansky. Mi piaceva vedere che lui, pittore di matrice espressionista, lavorava su una “arte di condizione”, collegata cioè alle dolorose vicende di quel tempo. Ragazzo, usai i miei risparmi per acquistare una sua matita grassa colorata su “I ferrovieri al lavoro” e lui rimase colpito da questa mia passione di collezionista in erba per cui ne nacque un rapporto intenso. Fu lui a farmi conoscere le avanguardie storiche dell’espressionismo: e questo metodo di confrontare l’avanguardia contemporanea con quella storica che la giustificava non mi abbandonò poi mai». Il vero e proprio inizio della sua collezione ebbe però inizio qualche anno dopo…
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TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
«Nel 1962 mi trovai immerso nel mondo dell’economia e della finanza a Düsseldorf, alla Kommerzbank. Là c’era un membro della Direzione generale che mi sollecitò a recarmi, a due passi dalla banca, alla Galleria Schmeila, uno dei maggiori luoghi europei dedicati all’avanguardia contemporanea.
Lo feci, mi imbattei due mesi prima della sua morte nell’ultima mostra di Yves Klein, di cui ignoravo tutto (oggi opere sue fanno parte della nostra collezione). Leggendo il catalogo ebbi modo di cogliere di Klein la tensione quasi mistica, la sua ascesa al cosmico, conobbi i suoi monocromi, il suo celebre
PRIMO PIANO / COLLEZIONE GIANCARLO E DANNA OLGIATI 01
02 01 Livio Bernasconi Immagine 18 1987 02 Livio Bernasconi Immagine 11 1996 03 Carol Bove Self Talk 2015
la confrontammo con l’arte occidentale sempre in base a un indirizzo astrattista e di riflessione sull’oggetto.
blu. Notai pure per la prima volta il nome e qualche opera di Arman e dei Nouveaux Réalistes, che poi alla fine degli anni ’70 divennero il centro dei miei interessi di collezionista». Da anni, insieme a sua moglie Danna, lei ha costantemente ampliato la sua collezione con particolare riguardo all’arte di avanguardia… «Alla fine degli anni ’70, collezionando i “Nouveaux Réalistes” e in particolare Arman, non potevo non constatare che questa avanguardia neo-dadaista e pop aveva chiarissimi legami con le avanguardie storiche (futuristi, dadaisti e i russi). Con Arman ebbi modo di parlare dei suoi lavori d’inizio carriera che mi portarono a scoprire le sue ascendenze: Balla, Schwitters e Duchamp». Proprio da queste avanguardie storiche cominciò la partecipazione di mia moglie Danna che fu da quel momento fondamentale per scelte e organizzazione della collezione e poi per la gestione dello Spazio – 1. In particolare fu grazie alla sua collaborazione che successivamente continuammo ad acquisire opere dell’avanguardia italiana del dopo guerra (gruppo Forma, spazialismo, pop art, arte povera, ecc.) e
Questa attenzione per le avanguardie rappresenta in ogni caso uno dei fili conduttori del progetto culturale legato allo Spazio -1… «La nostra collezione si collega al progetto del LAC, nella prospettiva di uno sviluppo della collaborazione fra pubblico e privato su basi paritarie. Lo Spazio -1 propone, per la mostra autunnale, un inconsueto accostamento tra due artisti di diverse generazioni: il pittore ticinese Livio Bernasconi (Muralto, 1932) e la scultrice statunitense Carol Bove (Ginevra, 1971). Inoltre, come ogni anno, lo Spazio -1 presenta un nuovo allestimento della Collezione
Olgiati con l’obiettivo di mettere in relazione fra loro opere dell'avanguardia storica e di quella contemporanea acquisite in momenti diversi». Perché Livio Bernasconi rappresenta un unicum nel panorama artistico ticinese? «Livio Bernasconi e Carol Bove devono la loro identità artistica agli scambi e alle contaminazioni tra la cultura svizzera e quella americana. Livio Bernasconi, formatosi in Ticino e in Italia, ha risieduto negli Stati Uniti a metà degli anni Sessanta, un soggiorno che ha prodotto un rigoroso e prolifico confronto tra la sua formazione europea, nell’ambito dell’informale, il Pop americano e l’espressionismo astratto. La dimensione pittorica di
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Bernasconi e l’universo plastico di Bove – pur nella differenza dei mezzi adottati e dell’attitudine intellettuale – sono caratterizzati dal linguaggio dell’astrazione arricchito da una grande vivacità cromatica». Quali opere è possibile vedere in mostra? «Il progetto per lo Spazio -1 prevede 15 dipinti di Livio Bernasconi datati a partire dagli anni ‘80: sono tutti caratterizzati dalla divisione della superficie pittorica in due diverse aree cromatiche, una contrapposizione dei piani animata da un movimento interno di forte dinamicità. Ampie campiture monocrome, tagliate al vivo, controbilanciate da ritagli cromatici periferici creano una tensione interna al quadro e attivano una relazione tra i diversi dipinti esposti sulle tre pareti perimetrali dello spazio ingaggiando così un sorprendente dialogo con la scultura della Bove collocata al centro della sala. La scultura di Carol Bove in mostra è composta di quattro elementi in acciaio dipinto, denominati dall’artista "glifi schiacciati" (crushed glyphs), ovvero elementi grafici deformati e collocati su una base molto ampia e di altezza ridotta». 05
04 Yves Klein Eponge bleu Sanse titre 1960 05 Irma Blank Radical-Writings Drawing of breath 6-8-87 1987 06 Marisa Merz Senza titolo 2002 Photo A. Maniscalco, Milano 07 Conrad Marca-Relli Exit 4L-10-62 1962
Quale novità presenta invece A Collection in Progress? «Ogni anno lo Spazio -1 presenta un nuovo allestimento della Collezione Olgiati con l’obiettivo di mettere in relazione fra loro opere dell'avanguardia storica e di quella contemporanea acquisite in momenti diversi. L’allestimento di quest’anno prende avvio con una sezione dedicata al monocromo che spazia da Yves Klein a Irma Blank, da Piero Dorazio a Marca-Relli; segue un omaggio all’artista francese Arman con opere dei migliori anni '60; il percorso continua con un capitolo sulla rappresentazione del volto con ritratti e autoritratti di Marisa Merz, Markus Schinwald, Jimmie Durham e Gino De Dominicis; in conclusione di percorso, dopo aver attraversato diverse sale, viene presentata una rivisitazione in bianco della ricerca del Gruppo Zero a confronto con Tauba Auerbach e Wolfgang Tillmans, proposto quest’anno dalla personale presso la Fondazione Beyeler di Basilea».
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La nuova Mercedes-AMG GT R. The beast of the green hell. Dal circuito più impegnativo alla strada. La nuova Mercedes-AMG GT R irrompe nelle strade di tutto il mondo, mantenendo intatto il suo DNA derivato dal Motorsport. Il design e la dinamica di marcia di questa sportiva estrema fanno scorrere adrenalina pura nelle vene degli autentici appassionati di gare automobilistiche.
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PRIMO PIANO / GILLES KEPEL
BY DIMITRI LORINGETT THE RENOWNED FRENCH POLITICAL SCIENTIST AND ARABIST GILLES KEPEL (PROFESSOR AT THE ÉCOLE NORMALE SUPÉRIEURE, AND AUTHOR OF MANY BOOKS ON JIHADISM, INCLUDING THE RECENTLY PUBLISHED "TERROR IN FRANCE: THE RISE OF JIHAD IN THE WEST", PRINCETON UNIVERSITY PRESS, 2017) CHAIRS THE MIDDLE EAST MEDITERRANEAN (MEM) FREETHINKING PLATFORM, WHICH WAS CREATED AT UNIVERSITÀ DELLA SVIZZERA ITALIANA BASED ON THE SHARED FEELING THAT THERE IS A STRONG NEED TO ENCOURAGE A CRITICAL AND PARTICIPATIVE LOOK AT THE DISRUPTING EVENTS OF TODAY’S WORLD, WITH A STRONG FOCUS ON THE SITUATIONS IN THE MEM REGION. “INSIDE THE MEM” IS THE GLOBAL EDUCATIONAL COMPONENT OF THE MEM FREETHINKING PLATFORM, CONSISTING OF A SERIES OF LECTURES AND SEMINARS, IN ENGLISH LANGUAGE, GIVEN BY PROF. KEPEL.
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n today’s Liquid Modernity, is Jihadism liquid too? «I believe that the latest generation of Jihadism could be considered ‘liquid’ although, perhaps, not in the way intended by Zygmunt Bauman. There are liquids in the explosives used by jihadists and, on the other hand, blood, of course, is liquid. This generation of Jihadists is undoubtedly bloodthirsty. They say that the blood of their enemy – whoever it is – is halal, the Arabic word for ‘permissible’ (a familiar use of the term is
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THE WORLD that will come in connection with halal food i.e. that which adheres to Islamic law, as defined in the Koran). Furthermore, this notion of liquid could be used to portray what Jihadism is in today’s society. Today’s Jihadists apply ‘soft power’, meaning that they are not organised in a defined hierarchical structure. What we are observing today is, in fact, a phenomenon that is not Leninist nor pyramidal, as was the case with Al-Qaida, an organisation in which orders would come from the top, somewhere in Waziristan or Balochistan (or wherever) and which would then be implemented by activists. That is what happened, for instance, with 9/11 when individuals were trained and did everything by the book. Eventually, that system did not survive insofar as Al-Qaida is an elitist movement and therefore unable to mobilize the masses, even by virtual example, which was its original intention. We should also not forget that 9/11 was something that took place before the mass communication that came with the Internet; we were in the satellite television era, when the media was
easier to control. Soon afterwards, with the global emergence of the Internet, social media, and video sharing, the paradigm changed and it was no longer necessary to have an organization to pursue related interests, but rather a ‘system’ (In Arabic there is an expression, Nizam, la Tanzim, which means “System, not organisation”). The modus operandi of this ‘non-organisation’ is to spread terror amongst ‘infidel’ masses and galvanize the militant attitudes by the use of the socalled ‘network-based terrorism’, whether in Europe or in the Middle East targeting civilians or ‘soft target’ enemies, leading therefore towards a fracture within society. The belief was that European societies would soon go back to their dimension of racists and white supremacists. In fact, we have since experienced the rise of various right-wing movements, such as the Front National in France, the Afd in Germany. This allowed jihadists to recruit their militants and tell them to see the ‘others’, namely the whites, as a bunch of racists. However, this ‘system’ has failed because Marine le Pen, leader of the Front National, was
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eventually defeated by Macron, and since then, the extreme right in France has lost strength. Therefore, to some extent, jihadism and the extreme right, at least in the French case, are losing ground, though previously the two movements were close to each other. During the French presidential elections, in the Le Pen-Macron rounds of debates, Macron once said to Le Pen (quoting me actually) that “jihadists wanted her to be elected as it would suit their interests”». Would an improved dialogue with Shia Iran be the key to achieving stability in the MEM region? «A dialogue between Iran and the Shiites is necessary, but it should be unbiased, not conditioned by the views and the dynamics of long-standing relationships between the West and the Arab Sunnis. The petrol-monarchies of the Peninsula are now torn between Saudi Arabia and Qatar: if Iran is not reintegrated in the new Middle East, then they are again going to undergo a moment of crisis. One of the main aims of the MEM Freethinking Platform is to bring together young people (the Middle Eastern leaders of tomorrow) who will be able to bring fresh thinking about the future of the region. They have been at odds with each other for six years now, since the Arab Spring, when everybody was interested in killing their next of kin. Now it is time for reconstruction, and Switzerland has a role to play in this process». So do you believe in the potential of Lugano as a neutral venue for fostering dialogue not only North-South, but also West and Middle-East? «I believe it and South-South as well. To a large extent, not only because Lugano is the part of Switzerland that looks towards the Mediterranean, but also because Switzerland as a whole
benefits from its neutral stance. When the traditional diplomatic instruments do not function anymore because they reach out to non-governmental organisations rather than States, Switzerland is rather well placed because it has no explicit agenda for itself, and therefore can initiate the dialogue. Moreover, there is no real objection from the rest of Europe because European countries know that they cannot deliver this dialogue by themselves and that is why Switzerland, and Lugano in particular, is an appropriate venue for that purpose». Would the idea of a Federal state in the Middle East be something to envision, coming from Lugano? «The Middle East had already adopted a Federalist model like the Swiss one, in Lebanon, which was once considered the Switzerland of the Middle East. Unfortunately, that model did not have the same success in Lebanon as in the Swiss Confederation. Today, that area of the Middle East is faced with a massive humanitarian problem, particularly in war-torn Syria. We would hope that the fall of Raqqa and the end of the ISIS para-State system would enable the reconstruction of the country, but this is not yet on the table. This is something we have to think about, by bringing the young leaders from this area to the Summer Summit in Lugano, next year. We believe in the rebirth of the entire Lebanese-Syrian region, which was erased largely because of the dominance of the ‘petro-Islam’, and to reestablish its capacity as a mediator between Europe and the Middle East and the Near East. This element of mediation has to be revived, and the fact that Lebanon and Syria became the field for the diverging interests of the great powers means that the reconstruction of the Levant is now a major issue. In this already complex situation, the essential role of Russia is not to be forgotten, which now has the edge in the
Levant because they are backing the Assad regime and they have adopted a sort of efficient ‘cost-soldier’ strategy, caring little about protocols and civilian casualties. Now, faced with the prospect of reconstruction in the region, Russia cannot deliver it because of the financial impact of falling oil prices (caused also by the emergence of shale oil and fracking in the US). The price per barrel is estimated to drop down to 25 or even 20 dollars a barrel in a year or two from now, mainly because of technological improvements. Therefore, this is going to be a major problem for the stability in the MEM region. Moreover, the oil rent was the basis for financing of Islamism in the region, so the big question mark is how can we see the future with those changing circumstances. This is one of the challenges that we are considering here in Lugano». Multiculturalism: is there a future or has it failed? «Multiculturalism entails the juxtaposition of communities that live apart from each other, and therefore it is not a significant recipe for integration. My gut feeling is that soon we will experience ‘Balkanisation’ (fragmentation) processes where, in the best case, organisations will fail and, in the worst case, civil wars will break out. At the end of the day, what brings us together is more important that what divides us, which is the motto of the MEM Freethinking Platform». Further information on the MEM Freethinking Platform at: www.usi.ch/mem
Università della Svizzera italiana
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LAC / ELIO SCHENINI
L’OCCIDENTE e il mito dell’India
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DI SCENA AL LAC, FINO AL 21 GENNAIO 2018, LA MOSTRA “SULLE VIE DELL’ILLUMINAZIONE. IL MITO DELL’INDIA NELLA CULTURA OCCIDENTALE 1808-2017”. IL CURATORE, ELIO SCHENINI, CI PARLA DEL PERCORSO ESPOSITIVO CHE ATTRAVERSO 400 OPERE E UNA MOLTEPLICITÀ DI MATERIALI OFFRE UNO SGUARDO AMPIO E DIVERSIFICATO SUL MODO IN CUI, DALL’INIZIO DELL’OTTOCENTO A OGGI, LA REALTÀ INDIANA – CON LE SUE TRADIZIONI, RELIGIONI, PAESAGGI, CULTURE E FORME ARTISTICHE – HA AFFASCINATO E INFLUENZATO IN MANIERA CRESCENTE IL MONDO ARTISTICO INTERNAZIONALE.
A destra: Edwin Lord Weeks The Last Voyage - Souvenir of the Ganges 1885 ca. Olio su tela Art Gallery of Hamilton. The Joey and Toby Tanenbaum Collection, 2002 © Art Gallery of Hamilton
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ome nasce l’idea di dare vita ad una serie di iniziative, in vari settori artistici, tutte focalizzate su aspetti diversi della cultura indiana? «Già prima dell’apertura del LAC si era ragionato intorno all’ipotesi di concentrare, in talune occasioni, gli sforzi delle diverse discipline su un unico Paese, al fine di offrire un quadro più esauriente e articolato possibile di quella cultura. Dopo l’esperienza Nippon è nato così il progetto Focus India, che grazie al LAC presenta un’ampia e inedita programmazione pensata per abbracciare in maniera interdisciplinare l’arte visiva, la musica, la danza e il cinema, oltre alle altre numerose sfaccettature della cultura indiana, quali la medicina, la meditazione e la cucina. Fino a metà gennaio si susseguono numerosi appuntamenti dedicati alla musica e alla danza, oltre ad
un’ampia programmazione di eventi e attività, fra workshop sulla danza narrativa indiana, laboratori per bambini, conferenze sull’ayurveda, sessioni di yoga, letture, master class con gli artisti presenti e un’inedita rassegna cinematografica curata da Marco Müller». Venendo allo specifico delle arti visive, la mostra “Sulle vie dell’illuminazione” lungo quali principali direttrici di sviluppo si articola?
LAC / ELIO SCHENINI 01
Ontani da Francesco Clemente ad Anselm Kiefer, per citarne solo alcuni». Ma perché l’India e le sue tradizioni millenarie hanno sedotto una moltitudine così ampia di intellettuali ed esponenti della cultura europea? «Credo che una risposta vada innanzitutto ricercata nel fatto che la cultura di questo grande Paese, in virtù soprattutto dei presupposti spirituali che ne stanno alla base, sia diventato quell’altrove mitico cui il mondo Occidentale, soprattutto a partire dagli anni Sessanta, ha guardato come alternativa a un contesto sempre più rigidamente sottomesso alle logiche materiali della proIl tema su cui si incardina la mostra riguarda il modo in cui il mondo indiano ha esercitato la sua influenza e fascinazione nei confronti della cultura occidentale. Il percorso espositivo, esteso sui due piani del Museo, mostra dunque attraverso 400 opere e una molteplicità di materiali, la profonda influenza che l’India ha esercitato sull’arte e sulla cultura occidentale negli ultimi due secoli: dalle riflessioni sull’induismo e sul buddismo di Schopenhauer, cui si rifarà negli anni a venire anche la letteratura di Herman Hesse, divenuta un riferimento per intere generazioni con Siddhartha, alle analisi antropologiche di Carl Gustav Jung; dai romanzi popolari di Kipling ed Emilio Salgari, al cinema di Rossellini e Pasolini. E poi ancora i Beatles che contribuirono a rendere l’India di moda tra la gioventù occidentale, come testimonia il connubio tra musica, spiritualità orientale e sperimentazione psichedelica della controcultura giovanile tra gli anni Sessanta e Settanta. Senza dimenticare, infine, gli scatti “indiani” di Henri Cartier-Bresson e di Werner Bischof, la città ideale immaginata a Chandigarh da Le Corbusier e i tanti artisti che negli ultimi decenni hanno tratto ispirazione e influenze dal subcontinente indiano: da Robert Rauschenberg a Frank Stella, da Richard Long a Luigi
01 Luigi Ontani Krishna 1978 Fotografia acquerellata Collezione Fabio Sargentini, Roma 02 Sebastião Salgado Coal Mining, Dhanbad, Bihar, India 1989 Stampa alla gelatina d'argento su carta Amazonas images, Paris © Sebastião Salgado/Amazonas images 03 Maurizio Cattelan Mother (Fakir) 1999 C-print su carta Collezione private, Inzago
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duzione e del consumo. Cosa rimanga di questo mito oggi, di fronte a una realtà sempre più globalizzata, è la domanda con cui l’ultima sezione della mostra ci proietta dentro l’attualità del nostro tempo, cercando di offrire uno sguardo sull’India di oggi attraverso gli scatti di grandi fotografi contemporanei come Sabastião Salgado, Ferdinando Scianna, Michael Ackerman, Steve McCurry e Martin Parr».
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LAC / ANDREA CHIODI
Una “Bisbetica” TUTTA DA GODERE ANDREA CHIODI È UN GIOVANE REGISTA ITALIANO CHE DA ANNI COLLABORA CON CARMELO RIFICI AL LAC CON ALLESTIMENTI DI SPETTACOLI E REGIE TEATRALI. TRA LE SUE ULTIME REALIZZAZIONI UNA INTERESSANTE E ORIGINALE BISBETICA DOMATA DI SHAKESPEARE, CHE DEBUTTA AL LAC IL 19 DICEMBRE, REPLICA IL 20. terno del quale gli attori si muovono come una squadra di sportivi che in fondo giocano con i sentimenti di Bianca e di Caterina».
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artiamo dagli inizi. Com’è avvenuto il suo incontro con il teatro? «Da sempre ho subito il fascino del racconto». Fino all’incontro con Carmelo Rifici… «Quando Carmelo Rifici è diventato direttore di LuganoInScena mi ha chiesto di collaborare con lui ed è iniziata quest’avventura molto stimolante formativa». Tra i progetti realizzati spicca questa Bisbetica Domata… «Infatti. Carmelo Rifici mi ha chiesto di fare la regia di una commedia che è molto nota a tutti ma che al tempo
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stesso nasconde insidie e trabocchetti perché piena di atrocità e di strani rapporti, dove l’amore non è solo amore ma interesse, dove la finzione è uno dei primi ingredienti già dopo due pagine di testo, insomma una sfida molto complessa…». E lei che chiave di lettura ha scelto di darne? «Sono partito dal desiderio di raccontare la storia che l’autore ci ha proposto, creando uno spettacolo che fosse veramente per tutti, e aderendo il più possibile alla drammaturgia originaria. Quindi ho scelto di ambientare la scena in un luogo unico, vuoto, immaginario, che richiama in qualche modo una certa eleganza apparente, all’in-
Anche per i ruoli femminili si è affidato ad attori uomini… «Per realizzare questa regia ho scelto il gioco elisabettiano del travestimento, perché in questa commedia in fondo i rapporti sono così falsati, così poco naturali che solo una stranezza poteva rendere bene l’idea di cuori appunto da addomesticare. Il cast è formato tutto da primi attori, da Tindaro Granata a Angelo Di Genio, da Christian La Rosa a Igor Horvat, a Massimiliano Zampetti proveniente dalla scuola del Teatro Dimitri e poi ancora alcuni attori della Scuola del Piccolo Teatro di Milano: e questo fatto del coinvolgere dei giovani che hanno appena concluso i propri studi mi sembra un modo interessante per immettere continuamente nuova linfa nel teatro». Accanto alla radio e alla televisione, lei è anche promotore della stagione teatrale… «C'è tantissimo lavoro dietro a «Tra Sacro e Sacro Monte» che è un'iniziativa cui tengo tantissimo e per la quale credo Varese debba ringraziare la Fondazione Paolo VI, che ha investito ed investe importanti risorse sulla rassegna. Vivo bene a Varese che è una città con un grande potenziale, dove ci sono artisti straordinari con cui fare squadra, ma avrebbe bisogno di grinta e di scelte forti e innovative».
LAC / ANDREA CHIODI
CHI È ANDREA CHIODI Allievo di Piera Degli Esposti, è stato assistente alla regia di Gabriele Lavia per “Misura per Misura” di Shakespeare. Ha vinto il premio Alfonso Marietti dell’Accademia dei Filodrammatici di Milano e il Golden Graal per il teatro. Dal 2010 è ideatore e direttore artistico del festival tra Sacro e Sacro Monte producendo e ospitando alcuni dei più importanti artisti della scena teatrale italiana. Dal 2014 lavora al fianco di Carmelo Rifici come assistente alla direzione artistica del LAC per LuganoInScena, e nel settembre 2015 gli viene affidata la regia della grande inaugurazione di tre settimane. È per due anni, 2014 e 20015 direttore artistico e regista per i due eventi in Piazza Duomo per Expo. Negli ultimi tre anni si distingue per alcune produzioni come Locandiera, Bisbetica Domata, I Persiani, Giovanna D’Arco, Elena di Ritsos, Medea e altri testi instaurando una proficua collaborazione con artisti come Piera Degli Esposti, Elisabetta Pozzi, Tindaro Granata, Angela Demattè, Daniele D’Angelo, e teatri come il Due di Parma, lo stabile di Brescia, il Carcano di Milano e il LAC di Lugano.
LUGANOINSCENA E LA SUA RETE DI RAPPORTI ARTISTICI La volontà e la lungimiranza di Carmelo Rifici hanno portato il LAC in sole due stagioni diventare un vero centro di creazione artistica instaurando rapporti con alcune delle più importanti realtà del teatro italiano. La qualità della programmazione della stagione di prosa di LuganoInScena mette in luce questo lavoro vincendo già nel 2015 il Premio Franco Enriquez per la migliore direzione artistica. La stagione 2017-18 presta grande attenzione alle nuove forme del linguaggio teatrale di lingua italiana senza tralasciare la grande tradizione, ospitando grandi classici di Goldoni, Pirandello e De Filippo interpretati e allestiti dai grandi maestri della scena come Gabriele Lavia, la compagnia De Filippo, Franco Branciaroli, Elisabetta Pozzi, Glauco Mauri, Maddalena Crippa e molti altri. Attenzione poi ai grandi registi e coreografi italiani di respiro internazionale come Virgilio Sieni, Antonio Latella, Romeo Castellucci e Emma Dante, istaurando con alcuni di questi artisti rapporti che hanno portato, come nel caso di Virgilio Sieni, ad un’importante collaborazione tra artisti italiani e svizzeri, unendo la professionalità dell’Orchestra della Svizzera italiana, residente al LAC, al lavoro del grande maestro della danza contemporanea italiana. Questa stessa formula si ripeterà con la coreografa Cristina Kristal Rizzo. I rapporti con l’Italia si sono sviluppati anche grazie al coinvol-
gimento di molti artisti, da danzatori a registi, drammaturghi e attori, tra questi Laura Marinoni, Danilo Nigrelli, Fausto Russo Alesi, Tindaro Granata (Premio Ubu 2017), uno degli artisti italiani che maggiormente ha saputo lavorare con i nuovi linguaggi, e Angela Demattè (Premio Riccione 2009) coinvolta nella scrittura dell’ultimo lavoro prodotto con il Piccolo Teatro di Milano, Ifigenia, liberata. Artisti italiani dunque in dialogo con artisti ticinesi, un punto fondamentale di incontro e scambio che contraddistingue sempre le produzioni LuganoInScena. Non solo prosa quindi, ma performance, scambi tra artisti di tutta Europa che trovano nel LAC un ponte con l’Italia e le sue istituzioni culturali e il grande lavoro per la divulgazione della lingua italiana, dove il LAC, con la stagione di LuganoInScena, diventa un luogo davvero il luogo in cui dal Nord delle Alpi diventa possibile venire per riscoprire o a volte scoprire la forza della cultura italiana.
PRODUZIONI E COPRODUZIONI CON L’ITALIA Gabbiano – regia Carmelo Rifici con Fausto Russo Alesi, scene Margherita Palli, costumi margherita Baldoni, produzione LuganoInScena, in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa e Teatro Sociale di Bellinzona La Mer – di Virgilio Sieni , produzione LuganoInScena, Teatro Comunale di Bologna e Compagnia Virgilio Sieni, con Emilia Romagna Teatro Ifigenia, liberata – di e regia Carmelo Rifici e Angela Demattè, con Tindaro Granata, scene Margherita Palli, costumi Margherita Baldoni, produzione LuganoInScena, in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa e Azimut Purgatorio - regia di Carmelo Rifici con Laura Marinoni e Danilo Nigrelli, scene e costumi Annelisa Zaccheria, produzione LuganoInScena, in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura e ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione La bisbetica domata – regia di Andrea Chiodi, con Tindaro Granata, Angelo Di Genio e Christian La Rosa, produzione LuganoInScena, in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura e Teatro Carcano di Milano VN Serenade – di Cristina Kristal Rizzo, produzione LuganoInScena, in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura, OSI Orchestra della Svizzera italiana e Cab008
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PENSATO PER ACCOMPAGNARE SCUOLE, FAMIGLIE E PUBBLICO IN GENERE ALLA SCOPERTA DELLE VARIE ESPRESSIONI ARTISTICHE PRESENTI AL LAC, IN QUESTO TERZO ANNO DI ATTIVITÀ PRESENTA NUOVE PROPOSTE AL FIANCO DI ALCUNE DELLE INIZIATIVE CONSOLIDATE: LAC EDU ESCE DAL PERIMETRO DEL CENTRO CULTURALE CON LAC ORCHESTRA, UN PROGETTO DIDATTICO ED EDUCATIVO, UN GIOCO, UNA PIATTAFORMA WEB.
Al via la terza stagione CON TANTI NUOVI PROGETTI
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el corso della seconda stagione del LAC, oltre 32.000 persone hanno partecipato alle iniziative del programma LAC edu: un numero che conferma gli importanti risultati del primo anno e che nuovamente supera ampiamente l’obiettivo prefissato. 145 sono state le attività aperte al pubblico, 132 invece le visite combinate al centro culturale e alle esposizioni del Museo d’arte della Svizzera italiana. Sul fronte scolastico, LAC edu ha accolto 214 classi (per un totale di oltre 4.400 allievi) per attività disegnate appositamente, oltre 6.000 sono gli allievi che hanno assistito agli spettacoli teatrali (matinée riservate alle scuole o spettacoli serali), 8.000 quelli che hanno seguito le 11 repliche dei Concerti per le scuole dell’Orchestra della Svizzera italiana. Quest’anno la collaborazione con l’orchestra residente, si è poi estesa fino a Piazza Luini, con due anteprime del LongLake Festival, Pierino e il lupo e Nosfertatu, che hanno accolto oltre 2.500 spettatori. Per i mesi autunnali, la Mediazione culturale ha sviluppato un programma
01 Michel Gagnon, Direttore LAC 02 Luca Pedrotti, Group Managing Director Direttore regionale di UBS Ticino
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LAC edu appositamente per Focus India, arricchendo l’offerta artistica dedicata all’incontro tra l’Occidente e la magia dell’India con nuovi spunti di lettura e integrando altri elementi della cultura indiana che tanto hanno influenzato l’Occidente, dallo yoga fino all’ayurveda. Fino al 21 gennaio, LAC edu presenta quindi una serie di appuntamenti, chiamati rendez-vous, che vanno da atelier creativi per i più piccoli, a letture e conferenze per i più grandi. Nella seconda parte della stagione, la programmazione di LAC edu si intensifica durante il periodo di apertura
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LAC / LAC EDU
dell’esposizione Pablo Picasso. Un altro sguardo, ospitata al MASI Lugano (18 marzo – 17 giugno 2018), per la quale saranno organizzate diverse attività. Saranno poi numerosi gli appuntamenti in ambito musicale grazie alle iniziative dell’Orchestra della Svizzera italiana: dalla Passeggiata musicale nel LAC. Ultimatum alla terra (27-28 gennaio) ai tradizionali Concerti per famiglie (13 maggio). Da febbraio diverse le novità per i più piccoli, con una serie di nuovi laboratori dedicati ai bambini dai 18 mesi ai 5 anni. Dopo le iniziative Primi passi nell’arte e Primi passi nella lettura si apre un nuovo ciclo sulla musica: laboratori di ascolto graduale rivolti ai piccolissimi (18-23 mesi), letture animate e attività sul libro e la musica per bambini dai 2 ai 3 anni e dai 4 ai 5 anni. Ai laboratori fanno seguito, a marzo, due incontri di formazione: il primo rivolto a neo e futuri genitori, il secondo a educatori e operatori culturali e sociali. Saranno infine due progetti selezionati dal Dipartimento della Cultura, dell’Educazione e dello Sport e da RESO Danse Suisse 2017 ad avvicinare il pubblico a due aspetti diversi della danza. Il primo, Percorsodanza, è un invito alla danza, una sorta di installazione e performance per immedesimarsi nel danzatore e offrire una migliore comprensione o interpretazione del movimento contemporaneo; il secondo, Mimesi Dance Project, nasce con l’esigenza di creare un luogo di espressione all’interno di
un museo e i partecipanti saranno confrontati con le emozioni suscitate delle opere esposte al MASI Lugano. Il programma riservato alla scuole accoglie scolari, studenti e docenti durante tutto l’anno scolastico contribuendo al percorso educativo. L’offerta si compone di atelier creativi per le scuole dell’infanzia e delle elementari, workshop artistici e teatrali per docenti e per i ragazzi delle scuole medie superiori, approfondimenti teorici, incontri con registi, attori e musicisti e
programma LAC edu, quest’anno nasce LAC orchestra: un progetto didattico ed educativo per le scuole, sviluppato a partire da un’idea originale dell’OSI e realizzato grazie al sostegno di UBS e alla collaborazione con il DECS Dipartimento della Cultura, dell’Educazione e dello Sport e la RSI Radiotelevisione Svizzera. LAC orchestra è formato da una piattaforma web e un’applicazione per tablet, entrambe pensate per avvicinare i ragazzi, e non solo, al mondo della
numerose altre attività. In ambito teatrale, il programma offre una serie di spettacoli proposti da LuganoInScena esclusivamente per le scuole elementari e medie, organizzati durante l’orario scolastico; mentre altre rappresentazioni della rassegna sono invece suggerite alle scuole medie, alle medie superiori e agli studenti dell’università. Si consolida e rafforza la collaborazione tra la mediazione culturale del LAC e l’orchestra residente. A fianco delle note iniziative dell’Orchestra della Svizzera italiana presenti nel
musica classica e dell’OSI. I diversi elementi che lo arricchiscono permettono di approfondire la conoscenza degli strumenti e la composizione di un’orchestra attraverso documenti audio, video, immagini, schede didattiche e un gioco online interattivo. Le iniziative di LAC edu sono anche sponsorizzate da UBS, partner principale del LAC
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CULTURA / CARAVAGGIO
DI RUDY CHIAPPINI
UN ARTISTA rivoluzionario
IL SUO PASSAGGIO LASCIA SEMPRE SEGNI INDELEBILI. CARAVAGGIO TRA I GRANDI MAESTRI DEL PASSATO HA POCHI RIVALI PER POPOLARITÀ E FASCINO, TANTO CHE OGNI SUA MOSTRA È ATTESA COME UN EVENTO ECCEZIONALE. FINO AL 28 GENNAIO 2018 PALAZZO REALE DI MILANO DEDICA UN’AMPIA RASSEGNA AL GRANDE ARTISTA LOMBARDO CHE CON LE SUE OPERE INNOVATIVE AFFASCINÒ E SCANDALIZZÒ ROMA.
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ichelangelo Merisi, detto il Caravaggio, nasce a Milano il 29 settembre 1571. In poco meno di quindici anni diventa il protagonista di un profondo rinnovamento della pittura, morirà nel 1610 dopo una vita burrascosa finita tragicamente. Un approccio, il suo, innovativo e disincantato che segna uno spartiacque con l’arte rinascimentale d’impronta classica. La sua rivoluzione risiede nel naturalismo, espresso nei soggetti e nelle atmosfere in cui la capacità di dare a un corpo una forma tridimensionale è evidenziata dalla particolare illuminazione che teatralmente sottolinea i volumi delle figure che emergono improvvisamente dal buio della scena. Sono pochi i quadri in cui il pittore lombardo dipinge lo sfondo, sempre in secondo piano rispetto ai personaggi, i soli protagonisti della sua opera. Per la realizzazione dei suoi lavori, Caravaggio posizionava nel suo studio lanterne in posti strategici per far sì che i modelli fossero illuminati solo in parte. Con questo artificio, l’artista fa emergere da uno sfondo scuro solo specifiche porzioni della scena dipinta, che acquistano in tal modo un rilievo quasi scultoreo e una grande forza espressiva. Del Merisi "genio sregolato" la mostra raccoglie una ventina di capolavori mai riuniti insieme prima e propone un interessante dialogo tra arte e ricerca scientifica. Tutte le tele esposte sono infatti corredate da apparati multime01
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CULTURA / CARAVAGGIO
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diali per consentire al pubblico di scoprire il percorso creativo seguito dall’artista, dall’ideazione alla realizzazione dell’opera attraverso pentimenti, cancellature e invenzioni formali. Indagini che rivelano l'indole impetuosa e carnale del maestro e contribuiscono a svelare segreti celati in opere da sempre avvolte nel mistero. Tra i prestiti più prestigiosi in mostra ci sono la Sacra famiglia con San Giovannino dal Metropolitan Museum of Art di New York; la Salomé con la testa del 04
Battista dalla National Gallery di Londra; il San Francesco in estasi dal Wadsworth Atheneum of Art di Hartford; la Marta e Maddalena dal Detroit Institute of Arts; il San Giovanni Battista dal Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City. Nutrita anche la presenza di dipinti provenienti da collezioni e musei italiani tra i quali la Galleria degli Uffizi, Palazzo Pitti e la Fondazione Longhi di Firenze, i Musei Capitolini, la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma (Galleria Doria Pamphili di Roma). Proprio da questa raccolta arriva il Riposo durante la fuga in Egitto (1597), eseguito dal Caravaggio a soli 26 anni, appena giunto a Roma. In questo straordinario dipinto del periodo giovanile si ritrovano già tutte le matrici della sua poetica: da una nuova rappresentazione della realtà priva di ogni idealizzazione al formato naturale delle figure, fino a quell'accentuato contrasto chiaroscurale capace di rendere viva e vitale l'intera composizione. Si tratta di una delle pochissime opere del Merisi realizzata alla luce naturale e ambientata in un paesaggio aperto caratterizzato da una vegetazione rigogliosa.
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01 San Giovanni Battista 1604 ca. 172.72 x 132.08cm Olio su tela The Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City, Missouri 02 San Girolamo penitente 1605-06 140.5 x 101.5cm Olio su tela Museu de Montserrat, Barcellona 03 Sacrificio di Isacco 1603 105.5 x 136.3cm Olio su tela Galleria degli Uffizi, Firenze 04 Riposo durante la fuga in Egitto 1597 135.5 x 166.5cm Olio su tela Galleria Doria Pamphilj, Roma
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A dominare è sicuramente l'angelo in procinto di suonare il violino che, visto di spalle, divide ancora di più in due la scena: una grande invenzione dell'artista. Un'altra sua immagine simbolo, Il ragazzo morso da un ramarro (1597) proveniente dalla Collezione Longhi, lo storico d’arte che riscoprì il Caravaggio all’inizio degli anni Cinquanta, catalizza l’attenzione del visitatore. Dipinta allo specchio, dal momento che Caravaggio non sapeva dipingere senza avere un modello davanti, ciò che colpisce nell’opera è il movimento del soggetto: il ramarro, di scatto, che morde il dito medio del ragazzo la cui bocca aperta accenna a un urlo di dolore e la reazione improvvisa del giovane al morso è poi addirittura accompagnata dall'agitarsi dell'acqua nel vaso. Stupefacente, infine, la contrazione della mano destra e del suo volto, decisamente espressivo, accentuato dai capelli ricci e dalla camicia bianca che non può non ricordare i modelli della statuaria romana. Tra i maggiori lavori della maturità del Merisi figura indubbiamente Giuditta che taglia la testa di Oloferne (1602). Nella rappresentazione drammatica dello scontro tra Giuditta, giovane vedova della città di Betulia e il generale assiro Oloferne che assediava il suo popolo e che lei decapitò dopo averlo sedotto, Caravaggio è riuscito a rendere
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Una mostra che ribadisce, se ancora ce ne fosse bisogno, la grandezza del Caravaggio proponendolo in una nuova luce grazie alle indagini scientifiche ma soprattutto consacrandolo come una delle personalità più complesse e originali della storia dell’arte che, con il suo carattere rude e a volte molto violento, ha saputo dare alle sue opere nello stesso tempo crudezza e grazia, inventando uno stile personale, originalissimo e fortemente provocatorio.
05 Michelangelo Merisi da Caravaggio Ragazzo morso dal ramarro 1597 65.8 x 52.3cm Olio su tela Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi, Firenze 07
perfettamente l'acme dell'azione: il momento più terribile e tragico della decapitazione di un Oloferne sospeso tra la vita e la morte, accentuato ancora di più dalla presenza di un grande telo rosso alle loro spalle che rende il tutto ancora più tragico. Straordinari per intensità e profondità d’indagine anche il San Giovanni Battista (1604) della Galleria Corsini e la celeberrima Madonna dei Pellegrini (1604/5) brano di un realismo popolano spinto all’estremo.
06 Michelangelo Merisi da Caravaggio Giuditta che taglia la testa a Oloferne 1602 145 x 195cm Olio su tela Gallerie Nazionali Barberini Corsini, Roma
07 Michelangelo Merisi da Caravaggio Madonna di Loreto (Madonna dei Pellegrini) 1604-05 260 x 150cm Olio su tela Basilica di Sant’Agostino, Roma
CULTURA / M.A.X. MUSEO
OLIVIERO TOSCANI E L’ATTO DELL’IMMAGINARE IL M.A.X. MUSEO DI CHIASSO OSPITA FINO AL 21 GENNAIO 2018 UN’ANTOLOGICA CHE RIPERCORRE PIÙ DI CINQUANT’ANNI DI ATTIVITÀ PROFESSIONALE DI OLIVIERO TOSCANI, FOTOGRAFO E COMUNICATORE NOTO A LIVELLO INTERNAZIONALE.
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esposizione presenta immagini proiettate per offrire al visitatore un’esperienza fortemente immersiva, ma anche immagini fotografiche esposte, fra cui fotografie vintage inedite realizzate da Toscani durante il suo periodo di formazione presso la Kunstgewerbeschule di Zurigo. La mostra – la prima di Toscani in Svizzera – si concentra in particolar modo sul tema dell’immaginazione, dando conto di una capacità visionaria nell’atto fotografico, dagli esordi fino alle sue più recenti campagne. L’esposizione, a cura di Susanna Crisanti e Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo e dello Spazio Officina di Chiasso, ruota attorno al tema dell’immaginazione, sviluppato sull’arco di oltre cinquant’anni di fervida attività attraverso differenti modalità e prospettive. Toscani pone l’attenzione sull’atto di “immaginare” come momento di scelta consapevole del mestiere di fotografo. Fin dagli inizi si è contraddistinto per creatività e qualità della visione, per lo studio delle fonti luminose e il saper immaginare prima dello scatto il risultato voluto, costruendo concettualmente l’atto fotografico. Capace di spingere
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CULTURA / M.A.X. MUSEO
e spingersi nella meravigliosa ricerca della scoperta e della conquista, Toscani usa trasgressione e provocazione, «forze che appartengono all’arte, facendo della diversità un valore contro l’omologazione e verso una libera espressione della comunicazione». Il m.a.x. museo presenta un patrimonio visivo di grande interesse attraverso immagini proiettate in un sistema fortemente immersivo, come pure immagini fotografiche esposte. In una delle sale del m.a.x. museo si può così entrare in una camera oscura, allo scopo di
sottolineare il valore e il senso dell’atto fotografico, mentre in altre sale le immagini vengono proiettate sulle pareti: dalle dibattute campagne pubblicitarie e di comunicazione ai redazionali, dalle esposizioni alle pubblicazioni e alle in-
terviste, dai loghi ai progetti di corporate identity ai video. Al visitatore viene dunque offerta per la prima volta un’esperienza immersiva che racchiude tutta la produzione di Toscani: oltre 20’000 immagini proiettate. Il percorso comprende anche una cinquantina di fotografie vintage inedite eseguite da Toscani negli anni Sessanta, durante il suo periodo di formazione in fotografia e grafica presso la Kunstgewerbeschule di Zurigo e in occasione di “viaggi studio” negli Stati Uniti, a Londra, in Bretagna, in Sicilia e in Puglia: tutta la sua verve di innovatore e visionario si sta già manifestando. L’esposizione presenta inoltre 72 stamponi di varie campagne per United Colors of Benetton e 39 numeri (1991– 2000) della rivista internazionale “Colors”, concepita e diretta dallo stesso Toscani fino al 2000, in cui vengono affrontati con grande visionarietà temi sociali all’epoca poco raccontati, ora di grande attualità, come l’emigrazione, la guerra e l’ecologia. La mostra “Oliviero Toscani. Immaginare” si articola anche all’esterno del m.a.x. museo, andando ad accogliere i visitatori e creando un incamminamento alla mostra grazie alla cooperazione con le Nazioni Unite Human Rights (“Stand Up For Human Rights”). L’ONU, infatti, presta un centinaio di grandi foto realizzate da Toscani nell’ambito del progetto “Razza Umana”: volti di donne e uomini di diversi paesi e culture per omaggiare le tante morfologie, espressioni e caratteristiche dell’umanità. Toscani ha promosso campagne per
marchi e aziende a livello internazionale, in cui è evidente un’inconsueta e originale modalità di scelta e di taglio dell’immagine, a partire dagli scatti per United Colors of Benetton, Esprit, Chanel, Robe di Kappa, Fiorucci, Prénatal, Jesus Jeans, Valentino, Inter, Snai, Toyota, Ministero italiano del Lavoro, Artemide, Ministero italiano dell’Ambiente e della Salute, Croce Rossa Italiana, Regione Calabria, Fondazione Umberto Veronesi, Biennale di Venezia, Federazione dell’industria orologiera svizzera, Resort Collina d’oro e moltissimi altri, fino alle più recenti collaborazioni con la Philarmonie di Parigi, Cosmoprof, InStyle, Nicopanda e Best Company. Ha inoltre collaborato con le più prestigiose testate, fra cui “Elle”, “Vogue”, “GQ”, “Harper’s Bazaar”, “Esquire”, “Stern” e “Libération”. Toscani imposta immagini e campagne sui grandi temi contemporanei di interesse sociale; si ricordano in particolare quelle sulla pena di morte, sull’AIDS, sull’anoressia, sulla violenza contro le donne, sul randagismo e sulla sicurezza stradale. L’esposizione si avvale d’importanti prestiti, oltre che dall’Archivio di Olivierotoscanistudio (Casale Marittimo), dall’Archivio della ZHdK-Zürcher Hochschule der Künste di Zurigo, dall’Archivio Benetton, dalla Biblioteca di Fabrica, il centro internazionale di ricerca sulla comunicazione di Treviso, e dalle Nazioni Unite Human Rights – “Stand Up For Human Rights” (Ginevra).
M.A.X. MUSEO Via Dante Alighieri 6 CH-6830 Chiasso +41 (0)91 695 08 88 info@maxmuseo.ch www.centroculturalechiasso.ch OLIVIERO TOSCANI. IMMAGINARE 10 ottobre 2017 - 21 gennaio 2018 Ma-Do: 10.00-12.00 e 14.00-18.00 Lunedì: chiuso
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CULTURA / MUSEC
RIAPRE
Villa Malpensata IL 3 MAGGIO 2018 RIAPRIRÀ VILLA MALPENSATA. IL MUSEC - MUSEO DELLE CULTURE DI LUGANO ANTICIPA L’APERTURA DEFINITIVA (IN PROGRAMMA NELL’APRILE DEL 2019) CON IL PRIMO ASSAGGIO DEL SUO NUOVO CICLO ESPOSITIVO DEDICATO ALLE COLLEZIONI E AI COLLEZIONISTI E INTITOLATO «CAMEREDARTE».
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01 Armatura da samurai della Collezione Morigi (inizio del XVII secolo) 02 Conferenza stampa MUSEC, Prof. Campione 03 Villa Malpensata, Spazio Tesoro
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a prima mostra sarà interamente centrata sulla figura storica e mitica del samurai. Saranno esposte per la prima volta le 10 splendide armature donate al MUSEC da Paolo Morigi insieme a una ricca selezione di stampe xilografiche e fotografie all’albumina colorate a mano e ad alcuni esempi di armi bianche, le famose katana. Proseguono, nel frattempo, i lavori di ristrutturazione della Villa Malpensata e la preparazione delle altre attività espositive che inaugureranno la nuova sede del Museo nell’aprile del 2019. Nato nel 1985 e inaugurato nel 1989, il Museo delle Culture conserva la maggior parte della straordinaria collezione donata da Serge Brignoni (1903-2002). L’artista ticinese, fine conoscitore di arte etnica, acquistò i capolavori dell’arte primitiva nel lungo periodo che va dal 1930 alla metà degli anni ‘80, quando decise di donare la sua preziosa raccolta alla Città di Lugano che destinò a sede del futuro Museo, che avrebbe ospitato permanentemente la Collezione, l’Heleneum. Il Museo fu inaugurato il 23 settembre 1989 e aprì i battenti il giorno seguente. L’inventario delle opere, l’allestimento e il primo catalogo a stampa furono curati in sinergia con lo stesso Brignoni e un’équipe di ricercatori coordinati da Christian Giordano che fu nominato direttore del Museo e vi rimase fino al giugno 1992, quando si dimise per mancanza d’identità di vedute con la direzione del
Dicastero. Dal dicembre 1993 al dicembre 1996, il Museo fu affidato a Carla Burani. Seguirono una decina di anni in cui il Museo, sempre meno considerato dalla politica culturale della Città, rischiò di essere chiuso. Di fronte all’ipotesi sempre più concreta di una dismissione del Museo, che portò all’ondata di proteste dell’opinione pubblica e che infiammò la stampa locale nell’estate 2004, il Municipio insediatosi quell’anno decise di rilanciare l’istituzione nominando curatore, e poi direttore, Francesco Paolo Campione che, nell’ottobre 2005, presentò il Sistema delle Attività e il Piano delle Attività che sono alla base dell’attuale assetto scientifico e gestionale del Museo. Nella sua seduta del 10 gennaio 2007, il Municipio di Lugano ha approvato la proposta di cambiare il nome del Museo in quello di “Museo delle Culture”, con decorrenza immediata. Tale decisione si fonda sulla necessità di sorpassare una definizione anacronistica e, per certi versi, impropria. Il nome “Museo delle Culture Extraeuropee” non esprimeva, infatti, la specificità del patrimonio conservato dal Museo, né una precisa vocazione progettuale, ma era soprattutto il frutto d’un compromesso ideologico che aveva caratterizzato la storia del pensiero antropologico degli anni ‘70 e ‘80 del Novecento. Il costrutto “Museo delle Culture Extraeuropee” era una soluzione che intendeva oltrepassare le vecchie definizioni di “Museo etno-
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grafico”, di “Museo di Etnologia” e -poi- di “Museo delle Arti Primitive”, definizioni di cui si sentiva riecheggiare alla metà degli anni ‘80 tutto il peso definitorio di un’alterità determinata secondo una visione del mondo etnocentrica, ma non poteva essere una soluzione in grado di esprimere l’avvenuto e definitivo assorbimento del paradigma etnologico/etnografico nel più vasto ambito delle scienze antropologiche. Il costrutto “Museo delle Culture” è una scelta positiva che esprime, da un punto di vista scientifico, in modo compiuto, il patrimonio conser-
vato dal Museo e la sua più genuina vocazione a occuparsi in senso lato delle forme dell’arte etnica, antica e moderna, delle arti orientali e delle moderne tematiche connesse al campo dell’antropologia dell’arte e, più in generale, dell’antropologia culturale. Una nuova strada si sta aprendo sul cammino del Museo delle Culture. La volontà del Municipio di Lugano è infatti quella di affidare la gestione del Museo delle Culture ad una Fondazione, che ne assicurerà il funzionamento, mantenendone l’identità, l’autonomia e l’immagine. La Fondazione
permetterà una gestione più efficace, capace, grazie anche al trasferimento nelle nuova sede di Villa Malpensata, di generare ulteriori sinergie ed economie di scopo e di intensificare l’interazione con il territorio e con il pubblico. Il Museo, in tal modo, ne trarrà innumerevoli vantaggi, che permetteranno di continuare e migliorare il lavoro sin qui svolto, in tutti gli ambiti delle sue innumerevoli attività. 03
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CULTURA / FONDAZIONE GABRIELE E ANNA BRAGLIA
IL CUORE DI UNA COLLEZIONE 01
di prestigio LA FONDAZIONE OSPITA L’ESPOSIZIONE POT-POURRI. DA PICASSO A VALDÉS, DAL 28 SETTEMBRE AL 16 DICEMBRE 2017, E MOSTRA PER LA PRIMA VOLTA AL GRANDE PUBBLICO, ATTRAVERSO UN ALLESTIMENTO PERSONALE, UN NUTRITO GRUPPO DI OPERE D’ARTE PROVENIENTI DALLA COLLEZIONE PRIVATA DI ANNA E GABRIELE BRAGLIA.
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opo le esposizioni Nolde, Klee & der Blaue Reiter (2015-16) e Zoran Music (2016-17), la proposta culturale della Fondazione Braglia per la nuova stagione autunno 2017 - primavera 2018 è incentrata a introdurre quello che Gabriele Braglia indica scherzosamente “i resti” della sua collezione. La raccolta presentata con il titolo POT-POURRI. Da Picasso a Valdés è l’espressione di una ricca mescolanza di stili eterogenei raccontata attraverso lo sguardo intimo e personale di Anna e Gabriele Braglia, due collezionisti appassionati che con generosità aprono le porte del loro universo offrendo un viaggio esclusivo alla scoperta degli esponenti più significativi del secolo scorso per arrivare fino ai giorni nostri. Il percorso espositivo di questa nuova mostra si articola su due piani e si snoda attraverso una selezione di dipinti, disegni e sculture realizzati da
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una cinquantina di artisti italiani ed internazionali. Collezionate a partire dal 1957, le opere sono suddivise in dieci sezioni tematiche introdotte da un personale omaggio intitolato I fiori di Anna. Il viaggio prosegue con Picasso (del quale figura un disegno realizzato poco più che ventenne e appartenente al “periodo blu”), Modigliani e Chagall che introducono la sezione dedicata agli artisti stranieri operanti a Parigi nella prima metà del ’900 e conosciuta come Scuola di Parigi. Segue il Novecento italiano con Sironi - del quale “una piccola tempera ha dato l’avvio sessant’anni fa ad una meravigliosa avventura nel mondo dell’arte” – Boccioni, Cesetti, Magnelli, Morandi, Soffici e Viani. Si spazia poi dall’informale di Fontana e Burri; alle opere di stampo futurista incentrate sul mito della velocità, dell’universo meccanico, della scomposizione di forma e colore (in particolare Scienza contro oscurantismo, una tempera di Giacomo Balla del 1920 di cui l’artista ha realizzato un corrispettivo con la tecnica dell’olio su tela e che è oggi custodito alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma). Si prosegue con i promulgatori della corrente surrealista (Magritte, Miró,
Max Ernst, de Chirico e Brauner) e con gli esponenti del Nuovo Realismo (Arman, César, Christo, Rotella, Tinguely e Niki de Saint Phalle) promotori negli anni Sessanta e Settanta di un nuovo approccio percettivo del reale. A rappresentare la cultura pop degli anni Ottanta ci sono un giovanissimo Andy Warhol accostato a Keith Haring, Basquiat e Adami. Il discorso legato al motivo del paesaggio è volutamente ampliato per includere, oltre al-
le vedute più convenzionali di Utrillo, Gino Rossi o Herbert Beck, anche le opere dove il panorama funge da luogo di rifugio, di meditazione interiore e della riscoperta del sé come per Ida Barbarigo, Peter Doig o Graham Sutherland.A corollario vi è una sezione dedicata alla reinterpretazione dell’arte classica su impulso anche dell’affermazione dell’artista spagnolo Manolo Valdés: “noi costruiamo su ciò che la storia dell’arte ha messo nelle nostre mani”.
01 Anna e Gabriele Braglia nel 2004 Courtesy Fondazione Gabriele e Anna Braglia, Lugano – Tutti i diritti riservati
BNP Paribas (Suisse) SA, filiale de BNP Paribas, SA au capital de 2 496 865 996 € - Siège social : 16 bd des Italiens, 75009 Paris Immatriculée sous le n° 662 042 449 RCS Paris - Identifiant CE FR76662042449 - ORIAS n° 07022735.
CULTURA / IMAGO ART GALLERY
MENTRE PROSEGUONO FINO A GENNAIO LE MOSTRE IN CORSO PRESSO LA GALLERIA LUGANESE E LO SPAZIO MALPENSA, IMAGO ART GALLERY ANNUNCIA PER LA PRIMAVERA UNA GRANDE NOVITÀ: IL TRASFERIMENTO IN UN NUOVO PRESTIGIOSO E PIÙ AMPIO SPAZIO, NEL CUORE DELLA CENTRALE VIA NASSA.
Quando la galleria DILATA I SUOI SPAZI
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o spazio è quello già in passato occupato da uno dei più conosciuti marchi della moda, con ampie luci affacciate su via Nassa, autentico salotto cittadino. Qui, IMAGO Art Gallery trasferirà a primavera la sua sede, disposta su due piani, con un programma di mostre e iniziative ancora più fitto di importanti appuntamenti. E da qui potrà meglio essere coordinata l’attività di mostre “in esterna” che già negli ultimi anni ha visto le realizzazione in Italia ed in ambito internazionale di prestigiose esposizioni. Intanto, nell’attuale sede, prosegue fi-
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no a gennaio la mostra di Enrico Ghinato, che grazie alla sua pittura iperrealista, sa esaltare anche i minimi dettagli di un’auto, riuscendo a trasmettere l’eleganza e il design di un fanale o di un parafango. Il suo è un linguaggio pittorico molto diffuso negli Stati Uniti a partire dagli anni ‘70, mentre in Italia si è limitato a poche straordinarie eccellenze come appunto quella di Enrico Ghinato, che però non guarda né alla classicità né alla storia dell’arte, ma prende spunto dal mondo metropolitano, perfettamente sintetizzato dal motore e dall’automobile. Nella sua pittura brillano superfici verniciate che esaltano il design dell’auto italiana: ne astrae quei particolari in grado di rappresentare la parte per il tutto, evocando il sogno di un’età dell’oro che, a partire dagli anni ‘60, ha profondamente cambiato il Paese. Accanto a lavori dedicati al mondo dell’auto, sarà presente in galleria un nuovo ciclo di “vetrine” sulle strade delle capitali del mondo. Fino a gennaio prosegue anche allo
CULTURA / IMAGO ART GALLERY
01 Roma – Via dei Condotti at sunset 2016 120 x 160cm Olio su tela 02 Mostra “fly-zone” a Milano-Malpensa 03 Roma – Largo Goldoni 2016 50 x 70cm Acquarello su carta Fabriano 04 Malpensa 05 Vetrina Via Nassa
Spazio Malpensa, presso la Soglia Magica e le Sale Vip, una mostra di circa 80 opere di Alessandro Busci, pittore e architetto, che vive e lavora a Milano. L’artista indaga le potenzialità dello scambio fra le tradizioni iconografiche occidentali e orientali e la sua produzione si distingue per la forte valenza del segno, pittorico e calligrafico, realizzato su supporti non convenzionali come acciaio, rame e alluminio lavorati con acidi e smalti o sulla più tradizionale carta.
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CULTURA / GIACOMO BRAGLIA
IMMAGINI che parlano da sole
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y dream came true #firstexhibition” scriveva sui social Giacomo ‘Jack’ Braglia in occasione dell’apertura della sua prima mostra personale alla galleria londinese ContiniArtUK il 6 ottobre scorso. Un sogno divenuto realtà per il giovane luganese, che ha da poco compiuto 21 anni e che da qualche anno ha scelto Londra per intraprendere gli studi universitari in Business & Economics. Jack ha nel cuore la passione per la fotografia fin da quando era bambino, infatti per il suo ottavo compleanno chiese in regalo una macchina fotografica per coltivare questo suo interesse. Intitolata “Conversation with Etiopia”, la mostra londinese è stata l’opportunità per incontrare Giacomo Braglia e approfondire il suo coinvolgimento e la sua soddisfazione nei confronti di una tecnica nata ad inizio Ottocento per studiare chimicamente la sensibilità della luce e considerata oggi un’autentica forma d’arte.
GIACOMO BRAGLIA ALLA CONTINIARTUK DI LONDRA HA PRESENTATO IL SUO PERSONALE DIALOGO PER IMMAGINI CON L’ETIOPIA DI GAIA REGAZZONI JÄGGLI
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osa rappresenta per te la fotografia? «Per me le immagini sono una conversazione senza parole. La fotografia mi affascina fin dall’infanzia e la mia attenzione è rivolta a documentare la realtà che mi circonda. Sono attratto e intrigato dall’utilizzo della macchina fotografica quale mezzo espressivo, perché trovo sia particolarmente adatta a soddisfare la mia perenne ricerca di temi nuovi e stimolanti. Inoltre, le varie tecniche di riproduzione fotografica mi permettono di sperimentare soggetti diversi che riprendo cercando di evidenziarne i dettagli». Come ti sei avvicinato alla fotografia? «In primis grazie a mio nonno Gabriele, anch’egli grande appassionato, che ha avuto un’influenza molto significativa nella mia evoluzione artistica. Ho anche condiviso le mie esperienze con Enzo Barracco, fotografo italiano che lavora a Londra. Non da ultimo ha influito Giorgia Panzera che concentra il suo lavoro fotografico sui ritratti e che mi ha aiutato nello sviluppo di nuove tecniche».
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Cosa hai scelto di esporre nella tua prima mostra in una galleria internazionale? «Nella mostra “Conversation with Etiopia” sono esposte 46 foto in 4 diversi formati. Si tratta di una selezione di scatti realizzati negli ultimi due anni che rappresentano il mio personale dialogo con gli abitanti dell’Etiopia. L’intento è di condividere con altri il mio viaggio alla scoperta del popolo etiope che mi ha trasmesso molto calore umano, umiltà e mi ha insegnato la libertà di sognare». Cosa ti ha spinto a viaggiare in Etiopia? «Ho iniziato a viaggiare in Etiopia all’età di 15 anni perché volevo confrontarmi di persona con i progetti di aiuto alla formazione educativa voluti dai miei genitori attraverso l’organizzazione no profit che hanno creato nel 2012, la Fondazione Nuovo Fiore in Africa. In seguito ho trascorso regolarmente dei periodi delle mie vacanze scolastiche estive nella periferia più povera di Addis Abeba e mi sono recato nelle strutture scolastiche costruite
CULTURA / GIACOMO BRAGLIA 02
La mostra di Giacomo ‘Jack’ Braglia alla ContiniArtUK, una galleria d’arte moderna e contemporanea situata nel centro di Londra, rappresenta certamente un’importante trampolino di lancio per il giovane fotografo che prima d’oggi aveva presentato il suo lavoro in due occasioni, nel 2015 e 2016, allo scopo di raccogliere fondi da devolvere alla Fondazione Nuovo Fiore in Africa. La predilezione di ‘Jack’ per la fotografia quale mezzo di comunicazione per trasmettere la sua percezione del reale, lo sprona a continuare il suo viaggio alla ricerca di elementi sempre nuovi, messi in risalto attraverso la cura al dettaglio e un’attenzione al valore estetico di ciascuna composizione. Le immagini di ‘Jack’ non sono semplici istantanee di persone o paesaggi, bensì sono interpretazioni che rappresentano il suo personale sguardo sul mondo. dalla Fondazione, in particolare all’Auxilium School di Bole Bulbula, collaborando all’insegnamento di base rivolto ai bambini della scuola dell’infanzia ed elementare». Quali emozioni vuoi suscitare con i tuoi scatti? «All’osservatore voglio portare una visione autentica delle persone che ho incontrato sul mio cammino, ben lontana dagli stereotipi ai quali siamo abituati. Con le mie foto desidero sensibilizzare il grande pubblico verso il rispetto e l’accettazione culturale di questo popolo, cercando di offrire uno sguardo nuovo sulla vita quotidiana della popolazione etiope. Ciò che mi sta particolarmente a cuore è catturare la vera essenza di questa comunità africana e la maniera in cui essa interagisce con l’ambiente circostante. Cerco di trasmettere le energie vibranti e i colori intensi della vita rurale africana, perché desidero creare nell’osservatore delle reazioni emotive positive. Inoltre volendo unire la mia passione per la fotografia con quella per l’arte e la scultura in particolare,
ho plasmato le mie foto sulla superficie di busti di gesso da me lavorati, che sono diventati delle vere e proprie foto 3D». Ci sono altri soggetti che catturano la tua attenzione? «Questa mostra è solo la prima di una serie di “conversazioni” che sto per intraprendere con vari temi e soggetti presenti nelle diverse realtà quotidiane. Con la mia macchina fotografica creo un contatto e la conversazione con il soggetto che ritraggo».
01 Through a Lens Orange 2016 Stampa cromogenica montata su alluminio Dibond 60x60 cm 02 Inaugurazione alla ContiniArtUK di Londra Sotto Mr. Hello 2017 Stampa fotografica adesiva su busto in gesso 59x43x26,5 cm
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CULTURA / CHAPLIN’S WORLD
VIAGGIO NELL’UNIVERSO di un mito del cinema QUARANT’ANNI DOPO LA SUA SCOMPARSA, È NATO IL PRIMO MUSEO AL MONDO DEDICATO AD UNO DEI PIÙ GRANDI ATTORI DEL VENTESIMO SECOLO, AFFINCHÉ LA SUA PERSONA E LA SUA ARTE SIANO RICORDATE IN ETERNO. DI PAOLA CHIERICATI
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«S
e volete conoscere chi sono, guardate i miei film» amava dire Charlie Chaplin. Sono queste citazioni senza tempo che hanno ispirato i fondatori del Chaplin’s World, dedicato al mitico artista britannico che sorge a Corsier-sur-Vevey, tra Losanna e Montreux, dove trascorse i suoi ultimi 25 anni di vita. Il museo ha aperto le sue porte al pubblico il 16 aprile 2016, lo stesso giorno il cui l’attore avrebbe compiuto 127 anni. Ha vissuto con la sua famiglia a Corsier-sur-Vevey fino alla morte, il giorno di Natale del 1977, all’età di 88 anni. La moglie Oona O’Neill, di 35 anni più giovane, gli ha dato otto figli. Due di loro, Eugene e Michael, vivevano ancora in questa casa quando Yves Durand, l’imprenditore culturale canadese che nel 2000 ha lanciato il progetto di casa-museo assieme all’architetto Philippe Meylan, contattò la famiglia per la prima volta.
«Il nostro obiettivo è di fare del Museo Chaplin uno dei luoghi culturalmente più importanti della Svizzera», commentava poi in occasione dell’apertura con un pizzico di orgoglio Yves Durand. Il museo dedicato a Chaplin è stato allestito proprio nella residenza conosciuta come La Manoir de Ban dove tutta la famiglia Chaplin ha vissuto fino alla morte della moglie dell’attore, nel 1991. Si tratta di una casa padronale in stile neoclassico, costruita nel 1840 e circondata da un vasto parco di 14 ettari con alberi centenari. Per realizzarlo ci sono voluti 16 anni ma il risultato è davvero unico. Tra le sezioni che compongono il museo vi è lo spazio espositivo che attende i visitatori per immergersi nel mon-
CULTURA / CHAPLIN’S WORLD
del divertimento. Sinora è stato visitato da tutta la stampa internazionale e da celebrità come Sophia Loren, la quale era stata diretta da Chaplin in veste di regista e produttore nel film La Contessa di Hong Kong. Per chi volesse completare la visita delle opere e dei monumenti dedicati a Chaplin e portarsi a casa una foto ricordo con il grande artista, ad accogliere i visitatori sul lungo lago di Vevey c’è la storica statua in bronzo dello scultore inglese John Doubleday, eretta in memoria del periodo che Chaplin ha trascorso in questa città. do dell’artista, il parco dove si trova la casa e gli studi cinematografici hollywoodiani, dove vengono ricreate le scene dei più famosi film di Chaplin. Tutta la scenografia è stata realizzata da François Confino, uno fra i più apprezzati specialisti al mondo in allestimenti museali, che ha concepito un percorso interattivo, con l’ausilio di tecnologie virtuali ed elementi multimediali. Le opere sono utilizzate come filo conduttore per scoprire l’uomo e l’artista, lungo un percorso di oltre 3.000 metri quadri. Oggetti personali, lettere, fotografie ed esperienze multimediali si mescolano a immagini ad alta definizione e in 3D, con un’acustica avanzata ed effetti speciali. Tutte le più evolute tecnologie contribuiscono insomma a far rivivere le molteplici sfaccettature dell’opera di Chaplin, che non è stata solo nell’ambito cinematografico ma anche in quello musicale. In parallelo alla visita si può scoprire la storia dell’immagine in movimento, che dalla lanterna magica dei fratelli Lumière, porta alle pellicole tradizionali per il grande pubblico fino a quelle tridimensionali. Un viaggio spettacolare di tre ore allo stesso tempo divertente e commovente, come lo sono i film di Charlie Chaplin. La visita del museo include anche i giardini tra sentieri e terrazze di questa proprietà offrendo panorami tra i più belli della Svizzera Romanda. Infi-
ne, per completare l’esperienza, gli ospiti sono attesi da un ristorante e un negozio, quest’ultimo progettato nel vecchio garage dove Chaplin amava custodire la sua Bentley. Ma Chaplin’s World va oltre la funzione museale offrendo una programmazione di eventi culturali e festival. In parallelo, una galleria presenta mostre di artisti di fama internazionale. Nei periodi di Natale e Pasqua viene inoltre messa a disposizione una mongolfiera per apprezzare dall’alto la regione collinare. La gestione del museo è affidata a Grévin International, filiale della società Compagnie des Alpes, leader dell’industria del tempo libero e
2016 Chaplin's World™ © Bubbles Incorporated S.A. All rights reserved
CHAPLIN’S WORLD Route de Fenil 2 1804 Corsier-sur-Vevey www.chaplinsworld.com TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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COMICO, SCENEGGIATORE E PRODUTTORE CINEMATOGRAFICO CHARLIE CHAPLIN nasce il 16 aprile 1889 a Londra. La sua prima apparizione sul palco risale al 1894 quando sostituisce la madre ammalata. Nel 1903 inizia la sua carriera di attore in un teatro inglese e sette anni più tardi viaggia negli Stati Uniti per una tournée con la celebre compagnia di pantomime di Fred Karno. Ed è proprio durante un giro di spettacoli ad Hollywood nel 1913, che il produttore Mack Sennett lo scopre, inducendolo poi a firmare il primo contratto cinematografico con la Keystone. Nel 1914 fa la sua prima apparizione sullo schermo (titolo: “Per guadagnarsi la vita”). Per le brevi comiche pensate per Sennett, Charlie Chaplin trasformò la macchietta che si era costruito nel tempo, “Chas” (una sorta di nullafacente dedito solo al corteggiamento), in quel campione di umanità che è il vagabondo “Charlot” (chiamato inizialmente “Charlie” ma poi ribattezzato Charlot nel 1915 da un distributore francese), confezionato da Chaplin nell’indimenticabile “divisa” fatta di baffetti neri, bombetta, giacchetta stretta e corta, pantaloni larghi e sformati e bastoncino di bambù. Nel 1918, Chaplin è ricco, famoso e conteso. In quell’anno firma un contratto da un milione di dollari con la First National per la quale realizza, sino al 1922, nove mediometraggi (fra cui classici assoluti come “Vita da cani”, “Charlot soldato”, “Il monello”, “Giorno di paga” e “Il pellegrino”). Seguono i grandi film prodotti dalla United Artists (la casa fondata da Chaplin nel 1919 con Douglas Fairbanks sr., D.
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W. Griffith e Mary Pickford): “La donna di Parigi” (di cui è solo regista), “La febbre dell’oro” e “Il circo negli anni ‘20”; “Le luci della città” e “Tempi moderni” negli anni ‘30; “Il grande dittatore” (travolgente satira del nazismo e del fascismo) e “Monsieur Verdoux” negli anni ‘40; “Luci della ribalta” nel 1952. Personaggio pubblico, universalmente acclamato, Charlie Chaplin ha avuto anche un’intensa vita privata, sulla quale sono fiorite leggende di tutti i tipi, poco chiarite ancora oggi. A testimonianza della voracità sentimentale del personaggio, quattro matrimoni, dieci figli ufficiali e numerose relazioni spesso burrascose e dai complessi scioglimenti. Numerosi anche gli avvenimenti di carattere politico che hanno segnato la vita del grande comico. La presunta origine ebraica e le simpatie per idee e movimenti di sinistra gli causarono numerose grane, fra cui quella di essere sottoposto al controllo dell’FBI sin dal 1922. Nel ‘47, invece, viene addirittura trascinato di fronte alla Commissione per le attività antiamericane, sospettato in pratica di comunismo: un’accusa che gli costa l’annullamento nel ‘52 del permesso di rientro negli USA. Nel 1953 i Chaplin si stabiliscono in Svizzera. I suoi ultimi film (“Un re a New York”, 1957, e “La contessa di Hong Kong”, 1967), la sua “Autobiografia” (1964), le riedizioni sonorizzate delle sue vecchie opere e molti progetti rimasti incompiuti, hanno confermato sino all’ultimo la vitalità di un artista che va annoverato fra i pochi grandi in assoluto.
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“ I più importanti movimenti artistici sono sempre nati da una provocazione. L'arte senza l'artista è la provocazione definitiva.”
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FINANZA / PRIVATE BANKING
INTERESSANTI PROSPETTIVE di sviluppo HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:
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SÉBASTIEN PESENTI (S.P.) Responsabile Private Banking Regione Ticino di Credit Suisse e Responsabile Regione Ticino
CLAUDIO CEREGHETTI (C.C.) Membro di direzione e Responsabile di BancaStato Private Banking
MARCO FORZINETTI (M.F.) Condirettore BPS (Suisse) e Responsabile Private Banking Lugano
CLAUDIO BERETTA (C.B.) Head Ticino & St Moritz di Banca Julius Baer & Co.
ALBERTO CRUGNOLA (A.C.) Responsabile Clienti Privati Banca Migros Regione Ticino
LUCA PEDROTTI (L.P.) Managing Director di UBS Ticino
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FRANCO POLLONI (F.P.) Head Central Switzerland Ticino & Italy Region di EFG International
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uali sono le principali conseguenze che la crisi finanziaria internazionale degli scorsi anni ha determinato sull’attività di Private Banking in Svizzera e in Ticino? S.P.: «Grandi sforzi sono stati intrapresi dagli organi di sorveglianza in collaborazione con le banche per rendere più stabile il sistema. A titolo di esempio, la FINMA ha richiesto alle grandi banche la separazione dell’attività svizzera. Ciò nel caso di Credit Suisse ha portato verso la fine del 2016 alla creazione di Credit Suisse (Svizzera) SA, un’unità focalizzata interamente sulle attività nel nostro Paese, separandole da quelle internazionali. Il nuovo assetto dimostra l’importanza del mercato svizzero per la banca e la volontà di investire sul territorio in cui vogliamo continuare a crescere». C.C.: «Gli ultimi anni per il settore bancario non sono certo stati facili. I vari programmi di autodichiarazione fiscale, l’attuazione dello scambio automatico d’informazioni, l’implementazione delle nuove normative europee e svizzere relative alla protezione degli investitori hanno imposto agli attori bancari e finanziari un grande impegno. Tale cambiamento ha purtroppo portato, in alcuni casi, a ridimensionamenti aziendali o addirittura a chiusure. Ciononostante, io credo che tutto questo impegno in fin dei conti abbia rafforzato la nostra piazza: lo dimostra il fatto che non vi è stato un fuggi fuggi generalizzato da parte della clientela, la quale anzi dimostra di apprezzare il grande valore aggiunto in termini di consulenza e servizio fornito. Un cliente che ora fa capo a una banca svizzera riceve un’offerta a tutto tondo, che spazia dagli aspetti fiscali a quelli previdenziali, aziendali o privati. Vi è da dire
che non sono solamente le banche ad aver cambiato approccio: le novità di questi ultimi anni sono stati accettati e assimilate anche dalla clientela, che si rende ben conto che ci siamo lasciati alle spalle un’era». M.F.: «La crisi finanziaria ha avute due principali effetti sull’attività di Private Banking in Svizzera ed in Ticino. Da un lato ha spinto Paesi fortemente indebitati ad attuare provvedimenti volti ad aumentare le entrate fiscali e fra questi anche programmi di regolarizzazione e di rientro dei capitali all’estero, con la conseguenza di ridurre le masse gestite e procurare un aumento della complessità nella gestione della clientela estera. Dall’altro è però emerso in modo più chiaro il bisogno di diversificare il rischio Paese, andando a prediligere la Svizzera quale piazza di allocazione completamente tax-compliant per una componente più o meno ampia del proprio patrimonio mobiliare. Per il settore finanziario ticinese, data la specializzazione nella gestione patrimoniale e la vicinanza al mercato italiano, si è evidentemente trattato di un vero cambiamento epocale: la gestione della clientela richiede ora una conoscenza approfondita delle norme imposte dai paesi di residenza ed una maggiore specializzazione anche in temi fiscali e previdenziali. Gli Istituti Finanziari hanno dovuto predisporre investimenti di natura informatica per gestire meglio le nuove richieste della clientela, come ad esempio la produzione di estratti fiscali dedicati, o per l’implementazione di nuove normative e, ovviamente, hanno dovute investire nella formazione». F.P.: «La crisi finanziaria internazionale ha progressivamente innescato una serie di mutamenti regolamentari su scala globale che hanno avuto un impatto anche sulla piazza finan-
ziaria e sul private banking svizzero e Ticinese, generando importanti cambiamenti. I principali cambiamenti sono stati, certamente, la nascita di un nuovo paradigma del private banking che ha generato un cambio di cultura del modo di fare banking. Un nuovo approccio dettato da numerose sfide quali la forte pressione sui ricavi, soprattutto a causa dei maggiori costi dovuti all’implementazione dei nuovi regolamenti, l’apprezzamento del Franco svizzero, nonché il livello dei tassi di interesse molto bassi o addirittura negativi. In questo contesto, le banche hanno dovuto rivedere e adattare i propri modelli di business puntando a una crescita più sostenibile in cui l’attenzione ai costi gioca un ruolo fondamentale. Inoltre, molte banche di dimensioni medie e piccole si sono dovute aggregare con altre banche per raggiungere una massa critica in termini di patrimoni in gestione che consentisse di stare sul mercato in maniera profittevole. Proprio quello che ha fatto EFG con l’acquisizione di BSI. Un’acquisizione che sta già dando i primi risultati positivi». C.B.: «Sin dalla crisi finanziaria, il Private Banking si è adattato al contesto attuale, caratterizzato da un accresciuto livello di regolamentazione, da tassi di interesse negativi e dalla tendenza da parte degli investitori di attuare strategie passive, con conseguente aumento della pressione sui margini. Tuttavia, il settore continua a beneficiare dell’offerta di servizi di alta qualità che risulta essere ancora uno dei punti di forza rispetto ad altri paesi, nonché della buona reputazione, di un’elevata etica professionale e della stabilità finanziaria. Ciononostante, per la piazza finanziaria ticinese questi eventi hanno avuto importanti effetti poiché da sempre legata al mercato italiano. La piazza ticinese ha senza dubbio perso una parte dei patrimoni in gestione, ma in percentuale molto inferiore rispetto alle TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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previsioni iniziali, dimostrando di poter ancora offrire alla clientela un importante valore aggiunto». A.C.: «La conseguenza più evidente per il Private Banking in Svizzera, ma soprattutto nel nostro cantone, è l’importante riduzione di posti di lavoro e del numero di banche attive. Negli ultimi 10 anni in Ticino il numero di unità lavorative nel ramo è sceso di oltre l’11 %. Non possiamo però non evidenziare le conseguenze negative per il settore causate dai mutati rapporti con la clientela estera (accordi fiscali, voluntary disclosure), che hanno portato alla forte riduzione dei patrimoni in gestione. In generale le banche hanno dovuto adeguare le proprie strutture, i prodotti e i servizi alle diverse esigenze dei clienti, sia indigeni sia esteri, mutate in seguito alla situazione sui mercati dei capitali e borsistici (riduzione dei tassi d’interesse e grande liquidità disponibile)». L.P.: «In seguito alla crisi finanziaria si è scatenata un’ondata di regolamentazione. Per ridurre i rischi nel settore bancario il legislatore ha imposto condizioni più severe, soprattutto per quanto riguarda le disposizioni in materia di requisiti patrimoniali. Con l’introduzione delle normative LSF/ MIFID II e LIFin sono inoltre inasprite le disposizioni per le banche sulla trasparenza nei confronti dei clienti. Un’altra conseguenza della crisi è il consolidamento sulla piazza finanziaria svizzera e ticinese. Nel contesto normativo in evoluzione sarà sempre più difficile condurre attività in modo redditizio, soprattutto per i gestori patrimoniali di piccole e medie dimensioni. Infine, sempre per effetto della crisi finanziaria, le banche hanno dovuto fare i conti con una perdita significativa sul piano della reputazione e della fiducia, recuperate per la maggior parte negli ultimi anni grazie a diverse misure».
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S.P.: «I cambiamenti stanno già avvenendo e sono dettati da un lato dalle mutate esigenze della clientela e dall’altro dalle nuove tendenze in atto. Per esempio notiamo che il numero di transazioni svolte agli sportelli bancari continua a diminuire di anno in anno. Le nuove generazioni – i Millennials in particolare – richiedono attivamente soluzioni digitali veloci e facili da utilizzare, ovunque essi si trovino. Ciò che invece non cambia è la necessità di una consulenza personalizzata, sia nell’ambito della clientela privata, sia di quella aziendale. È importante ripensare le strutture nell’ottica delle esigenze future, quindi maggiori soluzioni digitali per tutte le operazioni di base e una consulenza approfondita per tutte le esigenze specialistiche. Al nostro interno abbiamo inoltre da tempo organizzato i team di collaboratori in funzione del domicilio del cliente. Ciò permette una maggiore specializzazione, con approfondita formazione, dei collaboratori e la possibilità di essere ancora più precisi ed efficaci nella consulenza».
M.F.: «Il settore finanziario ticinese è caratterizzato dalla specializzazione nella gestione di capitali principalmente esteri e questo lo espone ai rischi derivanti dal nuovo contesto economico- legislativo. L’orientamento strategico di BPS (Suisse), che ha storicamente posto al centro il radicamento territoriale ed il servizio alla clientela residente, sia in Ticino che negli altri Cantoni in cui siamo presenti, ci ripara almeno in parte da questi mutamenti e questi rischi. Tuttavia non possiamo notare che, per quanto riguarda il Private Banking internazionale, l’accesso limitato ai mercati esteri ha messo i volumi e i margini sotto pressione innescando processi di consolidamento, soprattutto ad opera di banche specializzate esclusivamente nel Private che ricercano una crescita rapida dei volumi di business. Tutte le banche sono chiamate ad esaminare criticamente i loro modelli aziendali ed eventualmente ad adeguarli in funzione di esigenze della clientela sempre più complesse, anche in considerazione del progressivo processo di digitalizzazione che assume una importanza sempre maggiore, sia dal lato del servizio al cliente che in termini di organizzazione del lavoro. Una piazza finanziaria più efficiente e con personale altamente qualificato sarà la sfida del futuro».
C.C.: «Ritengo che il peggio sia passato e che gli importanti sforzi compiuti in termini di organizzazione e modello di affari siano stati cruciali per affrontare le sfide attuali e del futuro. Il settore si trova comunque di fronte ad altre importanti esigenze, come quella rappresentata dalla digitalizzazione. Le tecnologie e le abitudini delle persone stanno profondamente cambiando, in maniera molto più veloce e trasversale che in passato, e il Ticino non rimane escluso da questa rivoluzione globale».
F.P.: «Più che parlare di modifiche sarebbe opportuno parlare di necessità. La piazza finanziaria ticinese ha bisogno che si trovi un accordo chiaro e pragmatico con l’Italia. Il libero accesso cross-boarder al mercato italiano per le banche svizzere è una questione dirimente che segnerà il futuro delle banche in Ticino. La Svizzera ha adempiuto agli accordi bilaterali del 2015 ed è ora necessario che l’Italia faccia la sua parte e rispetti quegli stessi accordi. La Confederazione deve attivarsi con tutto ciò che è
Da tempo si parla della necessità di un cambiamento strutturale della piazza finanziaria ticinese. Quali sono a suo giudizio i principali elementi di cui tener conto e che andrebbero rapidamente modificati?
in suo potere affinché questo accada al più presto. In caso contrario, molti attori della piazza finanziaria ticinese dovranno decidere se focalizzarsi su nuovi segmenti o altre aree di mercato. Un tale approccio potrebbe, da un lato, svincolare il Ticino dal forte legame con il mercato italiano e, dall’altro, affermarlo quale centro di competenza per il sud Europa». C.B.: Il Ticino sta già vivendo un cambiamento strutturale, sia a livello di singole strutture che di piazza finanziaria. I repentini cambiamenti causati dalla crisi economica, hanno iniziato a lasciare il segno nel tessuto economico-finanziario locale già negli ultimi anni. In base allo studio “La Piazza finanziaria Ticinese”, pubblicato dall’Associazione Bancaria Ticinese, gli istituti bancari in Ticino sono scesi da 77 unità nel 2006 a 49 nel 2015, con conseguente calo degli effettivi alle loro dipendenze. Il consolidamento, senza dubbio accelerato dagli eventi degli ultimi anni, è un elemento chiave per permettere alla piazza di competere nell’attuale contesto di mercato sia all’interno che all’esterno dei nostri confini. Inoltre, diventa necessario l’adattamento delle conoscenze tecniche e specialistiche degli operatori, che sono chiamati a confrontarsi con una realtà diversa da quella che ha caratterizzato il settore finanziario fino a pochi anni fa». A.C.: Ritengo che in questi anni la piazza finanziaria ticinese si sia già ben adeguata a quelli che sono stati i cambiamenti strutturali sopravvenuti. Mi riferisco in modo particolare agli accordi fiscali con stati terzi, alle normative emanate volte a limitare i rischi sistemici, alle imposizioni in materia di concessione di crediti, nonché a Fidleg, prossima all’entrata in vigore. Attualmente di grande importanza per la piazza finanziaria ticinese
è risolvere la questione legata alle misure previste da MIFID 2 introdotte nella vicina penisola, secondo le quali per poter servire clienti italiani occorra disporre di una succursale in loco. Credo dunque che la piazza finanziaria ticinese debba attivarsi maggiormente e in modo prioritario presso l’autorità federale affinché si possa raggiungere un accordo con il Governo italiano, che permetta alle nostre banche di operare come finora mettendo a disposizione della clientela del Belpaese servizi di qualità e prodotti performanti. È auspicabile che la presenza in Consiglio Federale di Ignazio Cassis possa aumentare la sensibilità del Governo Federale su questo tema». L.P.: «La piazza bancaria ticinese sta attraversando una fase di profondo cambiamento. Il numero delle banche domiciliate nella regione ha registrato una forte diminuzione, con conseguente riduzione della forza lavoro. Nonostante numerose iniziative come “Copernico”, “Agire foundation” e “Ticino Finance” nonché investimenti nella formazione (USI, SUPSI), occorrono ulteriori sforzi per rafforzare l’attrattiva e il prestigio della piazza finanziaria ticinese. Sarebbe importante migliorare l’interesse fiscale per il Cantone. A titolo di esempio, la “wealth tax” dello 0,6% per i patrimoni netti superiori a CHF 6 mio. Non è efficace né competitiva rispetto ad altri cantoni. L’obiettivo è di far rientrare in tempi brevi il Ticino tra i primi cinque cantoni della Svizzera, esercitando un richiamo sempre maggiore sia per le aziende sia per le persone facoltose». Come si sono andate trasformando le esigenze e le richieste della clientela Private Banking? S.P.: «Un cambiamento che abbiamo anticipato riguarda gli imprenditori. Credit Suisse dispone di
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grande esperienza nel seguire questo segmento di clientela: infatti, la banca è stata fondata da Alfred Escher nel 1856 proprio per garantire il finanziamento del primo tunnel ferroviaria e favorire l’industrializzazione della Svizzera. Mentre in passato l’imprenditore separava nettamente la banca per le esigenze aziendali da quella che curava il loro patrimonio privato, oggi è più propenso a riunire tutto sotto lo stesso tetto. Per questo motivo abbiamo creato in tutta la Svizzera i desk “Executive & Entrepreneur”, in Ticino diretto da Franco Cancellara. Il valore aggiunto che offriamo ai clienti sta nell’analisi a 360° delle loro esigenze: da quelle commerciali a quelle di private banking, previdenziali e assicurative che ormai vanno di pari passo. Per esempio, il finanziamento dell’azienda può avvenire attingendo alle risorse aziendali, oppure a quelle private o previdenziali dell’imprenditore. Inoltre, le nostre ricerche mostrano che una PMI su cinque è prossima alla successione aziendale e oltre la metà delle PMI sarà ceduta all’esterno della famiglia. In questo ambito offriamo un grande valore aggiunto, seguendo ogni anno oltre 350 successioni aziendali, valutando insieme al cliente le varie opzioni per il futuro dell’azienda». C.C.: «Rispetto al passato il cliente del settore Private Banking cerca una consulenza con una maggiore tridimensionalità, che tenga in conto anche ad esempio aspetti fiscali o successori. Preferisce sempre di più avere un unico punto di riferimento sul quale far convergere le sue esigenze private e professionali. E, ripeto, la nostra piazza ha imparato a rispondere in maniera molto efficace a queste esigenze». M.F.: «Tradizionalmente le richieste della clientela Private Banking riguardavano l’assistenza nelle fasi
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di creazione, crescita e messa a reddito della ricchezza. Negli ultimi tempi il Private Banker viene coinvolto sempre più nei processi di protezione e trasmissione della ricchezza assumendo un ruolo centrale nei processi di passaggio generazionale sia in ambito familiare che aziendale. Al Private Banker viene sempre più richiesta una consulenza a 360 gradi che consenta l’individuazione di soluzioni che garantiscano elevati livelli di flessibilità e personalizzazione non solo in ambito finanziario ma anche in quello immobiliare, assicurativo/previdenziale, art advisory, liquidity event con processi di pianificazione fiscale e successoria». F.P.: «La clientela è sempre più informata, competente ed esigente con una buona cultura finanziaria. Per questo è necessario che anche le banche offrano servizi e prodotti di alta qualità e ad elevata trasparenza che riescano a soddisfare le esigenze di ogni singolo cliente. La flessibilità e la qualità dell’offerta nonché la preparazione dei professionisti delle banche, chiamati a specializzarsi su competenze ben precise e complementari tra loro, sono quindi elementi fondamentali per essere competitivi nel breve, medio e lungo periodo. Da sempre, in EFG, la centralità del cliente è una caratteristica distintiva e questo ci da un vantaggio competitivo soprattutto alla luce dei cambiamenti degli ultimi anni». C.B.: La clientela Private Banking continua a cercare nella nostra piazza finanziaria la stabilità del sistema finanziario e politico, solidità economica e sociale e profondo knowhow del settore finanziario e degli investimenti. Cambiando però lo scenario globale, in cui si muove oggi il mondo bancario e della finanza, le esigenze della clientela possono essere soddisfatte solo tenendo conto della maggiore complessità e delle regole e
norme da rispettare. La clientela richiede una consulenza olistica considerando la propria situazione patrimoniale, professionale e privata. Il nostro istituto ha l’obiettivo di implementare un approccio di consulenza, che possa tenere conto di queste necessità e fornire alla clientela ciò che quest’ultima si aspetta. Infine, il tema della digitalizzazione è particolarmente attuale. I nuovi canali di comunicazione, e gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia dovranno essere fruibili anche dalla clientela appartenente ai segmenti più importanti, p. es. “high net” e “ultra high net”». A.C.: La situazione di bassi tassi d’interesse ha portato un buon numero di clienti private banking a investire parte dei loro capitali nel settore immobiliare. Dal nostro osservatorio abbiamo inoltre notato una maggiore predisposizione degli investitori ad affidarsi a mandati di gestione (in fondi o in investimenti diretti) così come in fondi d’investimento strategici. Le esperienze dell’ultima crisi finanziaria hanno lasciato almeno in parte il segno per quanto riguarda la fiducia negli investimenti diretti in azioni. Da parte dei clienti private banking si evidenzia inoltre una sempre maggiore richiesta di consulenza in ambito di pianificazione finanziaria e previdenziale. Notiamo altresì come le contenute spese di transazione per operazioni in borsa effettuate online portino anche parte dei clienti private banking a operare direttamente tramite e-banking. La consulenza personale avrà però a nostro modo di vedere ancora grande importanza per le decisioni d’investimento della nostra clientela». L.P.: «I nostri clienti hanno delle aspettative sempre più elevate per quanto riguarda i servizi digitali, che devono essere caratterizzati da semplicità e comodità. I servizi devo-
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no essere disponibili 24 ore su 24 e ovunque, anche sullo smartphone. Allo stesso tempo per questioni più complesse, ad esempio per la stipula di un’ipoteca, i clienti continuano ad apprezzare una consulenza personale in filiale. A tali esigenze e richieste rispondiamo con una strategia multicanale: il cliente decide tramite quale canale desidera comunicare con noi e ottenere i suoi prodotti e servizi. La tendenza propende chiaramente per l’offerta digitale: oltre a due milioni di contatti con consulenti alla clientela, contiamo ogni anno oltre 70 milioni di interazioni digitali». Uno dei problemi più importanti r iguarda la formazione del personale e l’acquisizione di nuove specifiche competenze. In questa prospettiva, quali sono i principali interventi che avete promosso? S.P.: «Anzitutto nel 2010 abbiamo introdotto un innovativo processo di certificazione di tutti i consulenti e assistenti nel Private & Wealth Management a livello mondiale. Questo processo comprende un’intensa formazione online e in classe in tutti gli ambiti della consulenza e si conclude con un impegnativo esame, da riconfermare ogni tre anni. Questa formazione obbligatoria è riconosciuta dagli organi di sorveglianza e rappresenta una pietra miliare nell’industria finanziaria. A ciò si aggiungono formazioni online su vari temi e anche la possibilità di frequentare corsi presso il Centro di Studi Bancari, la SUPSI, l’USI e lo Swiss Finance Institute. Oggigiorno ogni collaboratore deve avere un’approfondita formazione di base e la volontà di migliorare continuamente le proprie conoscenza in modo da poter individuare e soddisfare al meglio le esigenze dei clienti. Ciò soprattutto anche nell’ottica dei cambiamenti in atto, per esempio a livello demografico, sociale e nell’am-
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bito della digitalizzazione. Essere al passo con i tempi significa restare competitivi e ciò vale sia per la banca, sia per i collaboratori». C.C.: «BancaStato agisce su due principali livelli. Il primo è quello riguardante la formazione continua, essenziale per scongiurare l’obsolescenza delle competenze. I mutamenti sempre più rapidi delle tecnologie e delle esigenze del mercato ci impongono un grande sforzo per mantenere aggiornato il livello professionale di collaboratrici e collaboratori nel corso di tutta la loro vita lavorativa. Sono stati introdotti standard minimi di formazione per ogni collaboratrice e collaboratore e parallelamente tutti i nostri consulenti sono chiamati a effettuare la certificazione obbligatoria, la quale va ripetuta ogni tre anni. L’Istituto ha però anche una grande tradizione nel sostegno allo sviluppo personale e incoraggia gli studi individuali paralleli all’attività professionale di tutti i giorni. Il secondo livello riguarda bisogni mirati e puntuali, che necessitano di specializzazioni di cui la Banca non dispone. In tal caso l’Istituto seleziona i profili idonei sul mercato oppure inaugura proficue collaborazioni con esperti dei settori in questione. Occorre dire che al momento non avvertiamo carenze specifiche di figure professionali: le attività e l’orientamento al mercato locale di BancaStato non ci pongono problemi in tal senso». M.F.: «La formazione in BPS (Suisse) non è un problema bensì un’occasione di arricchimento e di sviluppo per tutti, Banca, collaboratrici e collaboratori. Per quanto riguarda il settore del Private Banking, più un consulente possiede consolidate conoscenze specialistiche e, meglio comprende i desideri e le necessità del proprio interlocutore, le possibilità di ac-
quisire e fidelizzare il cliente aumentano in maniera esponenziale. Investiamo molto in termini di formazione e sviluppo personale, con un particolare riferimento alle competenze soft e relazionali. A complemento sono stati organizzati corsi particolari dedicati alla fiscalità e alle competenze tecniche. Inoltre, la prevista Legge federale sui servizi finanziari, attualmente in discussione in Parlamento, impone che, tutti coloro i quali gestiscono le relazioni con i clienti, siano in possesso delle necessarie conoscenze per servirli in maniera adeguata e professionale. Occorre quindi allinearsi agli standard richiesti e procedere alla certificazione di chi opera al fronte. Siamo in una fase di preparazione a questa certificazione, un punzone di qualità che certifica la bravura, la capacità, le competenze e la professionalità dei consulenti BPS (Suisse)». F.P.: «I grandi mutamenti regolamentari, tecnologici e di modelli di business hanno un impatto sia a livello di organizzazione del lavoro e dei servizi, sia nella relazione con i clienti. Per questo è oggi necessario aggiornare continuamente il personale. In EFG consideriamo la formazione un elemento fondamentale per lo sviluppo del business. Per questo la nostra banca, già da molti anni, dispone di un’offerta formativa di prim’ordine, con corsi organizzati anche in collaborazione con il Centro di Studi Bancari dell’Associazione Bancaria Ticinese e con professionisti esterni. In questo contesto, disponiamo di tre livelli di formazione: la formazione di base, con la quale prepariamo le nuove leve anche alle nuove competenze richieste dal contesto attuale nei singoli mercati. La formazione continua, grazie alla quale i nostri dipendenti restano costantemente aggiornati. E, infine, i corsi di riqualificazione, grazie ai quali i nostri dipendenti hanno l’opportunità di riadattare le proprie
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FINANZA / PRIVATE BANKING
C.B.: All’interno del nostro istituto sono stati creati vari livelli di formazione e certificazione. In base all’importanza e all’entità della materia, vengono organizzati eventi di formazione con lo scopo di aggiornare, ampliare ed approfondire le conoscenze del personale a contatto con la clientela. Si passa così da un semplice “webinar” interno a un programma di formazione/studio con esami finali e certificazione esterna». A.C.: I nostri consulenti seguono regolarmente corsi di perfezionamento in ambito tecnico e me-
todologico in modo da essere sempre pronti a soddisfare qualsiasi esigenza dei nostri clienti. Entro fine anno inoltre tutti i collaboratori del nostro segmento Clienti Privati sosterranno un esame di certificazione. La maggiore complessità dell’attività nel private banking prevede un alto livello di competenza dei consulenti che non si limita alla conoscenza dei prodotti e dei processi di consulenza ma tocca anche altri temi quali ad esempio la previdenza e la fiscalità svizzera ed estera. La qualità del servizio offerto, e dunque dei collaboratori, è oggi probabilmente l’elemento principale che porta il cliente a decidere per una piazza finanziaria e ancora di più per un istituto bancario. Oltre alla formazione, a breve metteremo a disposizione dei nostri collaboratori e clienti una nuova serie di prodotti e servizi che permetteranno ancora maggiormente di trovare sempre la giusta soluzione da proporre ai clienti di Banca Migros».
Siamo attenti all’evoluzione delle conoscenze richieste ai professionisti nel mondo bancario, al fine di offrire alla nostra clientela dei servizi all’avanguardia. Un’analisi costante dei requisiti necessari nei vari settori di attività ci permette di proporre un’offerta formativa interna molto vasta e innovativa. Recentemente abbiamo messo a disposizione dei nostri collaboratori dei corsi di formazione online, con video e role play filmati, su tematiche trasversali e di interesse comune, che permettono un aggiornamento continuo e immediato. Naturalmente supportiamo i nostri collaboratori anche nella formazione esterna e ricordiamo che siamo stati tra i promotori, già diversi anni fa, delle certificazioni per tutti i consulenti alla clientela. Questo approccio alla formazione ci garantisce un elevato standard di competenze e conoscenze tecniche aggiornate a cui ogni collaboratore può attingere, definendo anche ulteriori misure individuali nell’ambito di un personale piano di sviluppo».
L.P.: «La formazione continua dei collaboratori è da sempre uno dei pilastri della nostra strategia.
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qualifiche e competenze sulla base di quelle che sono diventate le necessità della banca e le richieste dei clienti, sia in ottica attuale che futura. Penso, in particolare, all’ambito tecnologico, della compliance e dei processi di business che saranno i veri driver del cambiamento nei prossimi anni. Farci trovare pronti e con professionisti all’altezza in questi settori significherà avere un vantaggio competitivo, sia in Svizzera che a livello globale».
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FINANZA / ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE
L’IMPORTANZA DEL FARE SISTEMA ALBERTO PETRUZZELLA È DA QUALCHE MESE DIRETTORE DELL’ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE E IN QUESTA INTERVISTA CI RACCONTA LA SUA VISIONE DEI PROBLEMI E DELLE PROSPETTIVE CHE CONTRADDISTINGUONO IL SISTEMA BANCARIO DEL TICINO.
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a sua nomina alla guida di ABT rappresenta a pieno titolo un ritorno a quel mondo finanziario che l’ha visto per tanti anni protagonista. Con quale spirito si accinge ad affrontare questo nuovo incarico? «Con molto entusiasmo. Ho lasciato delle funzioni manageriali, dove è necessario dedicare molto tempo alla gestione quotidiana del business, per dedicarmi a funzioni dove ci si occupa di più di questioni che avranno un impatto a medio termine. C’è molto da fare e non mi sto certo annoiando». Nel corso di questi anni, segnati da una grave crisi finanziaria internazionale, il sistema bancario svizzero ha subito non poche trasformazioni: quali sono i principali elementi strutturali di cui oggi occorre tenere conto? «Per il private banking, certamente il passaggio da un mondo incentrato sul segreto bancario a un mondo dove la privacy del cliente resta importante ma dove sapere se i capitali sono dichiarati o meno al fisco di residenza non è più un tema, visto lo scambio automatico d’informazioni. La concorrenza fra piazze finanziarie resterà aspra e abbiamo vissuto sulla nostra pelle come ci siano Paesi che non hanno avuto remore a infliggere colpi sotto la cintola, a predicare bene e razzolare male. Per il settore finanziario in generale,
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come d’altronde per tanti altri settori economici, l’impatto della digitalizzazione e delle nuove tecnologie in generale sarà nei prossimi 10 o 15 anni importante. Non si tratta solo dell’importanza dell’informatica (già oggi tantissimo ruota attorno all’IT) ma di un cambiamento radicale di paradigma. Il cliente fruirà in modo diverso dei servizi finanziari e le banche dovranno modificare radicalmente i propri processi. Infine, tutta una serie di professioni nel settore sono destinate a sparire ma di nuove ne saranno create. La sfida a mio avviso sarà quella di riuscire a traghettare il maggior numero possibile di collaboratori da un mondo all’altro». In questo contesto, quali ritiene che siano i punti di forza e quelli di debolezza del sistema bancario ticinese? «I punti di forza sono quelli del sistema svizzero: un paese solido, affidabile, economicamente forte, giuridicamente stabile e un sistema bancario finanziariamente ben patrimonializzato, ricco di know how e esperienza, a tutt’oggi leader mondiale nella gestione patrimoniale offshore. I punti di debolezza sono un sistema troppo orientato ad un solo mercato, l’Italia. Paese che da anni ha un’economia stagnante (se l’economia non crea ricchezza, i patrimoni gestiti dalle banche non possono certo crescere) e che ultimamente non si può certo dire sia particolarmente aperto
con le banche svizzere. La storia della Roadmap fissata con l’Italia e poi sistematicamente disattesa rappresenta un buon insegnamento». Quali sono gli obiettivi che nel corso dei prossimi mesi e anni ABT dovrebbe perseguire? «Al momento, seguiamo da vicino le trattative fra Svizzera e Italia per l’accesso al mercato cross border. Più in generale, come associazione di categoria, cerchiamo di seguire da vicino l’evoluzione della situazione (economica, normativa, regolamentare) e supportare i nostri soci». In particolare qual è il più importante progetto di ABT per il quale si sente di spendere tutte le sue energie? «Il un mondo in profondo cambiamento, la cosa più importante è avere un personale sempre aggiornato e in grado di affrontare le sfide. La formazione diventa un fattore competitivo molto importante. Per una piazza finanziaria situata in un luogo relativamente piccolo (non siamo né Londra né New York, ma neanche Zurigo o Ginevra) sarà importante fare sistema fra
istituzioni formative. USI, SUPSI, Centro Studi Bancari devono mettere in rete la loro offerta, evitare doppioni e collaborare per ottimizzare l’uso delle risorse, di per sé molto limitate se paragonate alle grandi piazza finanziarie e universitarie». Da ultimo, nel corso della nostra più recente intervista lei aveva espresso il desiderio di diradare i propri impegni per concedersi più tempo per studiare e scrivere. Ritiene che questa nuova avventura professionale le consentirà di portare avanti questo progetto? «Come dicevo prima, non si tratta tanto di lavorare meno (anche se, rispetto al passato, riesco a ritagliarmi più facilmente qualche momento solo per me o per la famiglia) ma di occuparmi di altre cose. Meno operatività, più tempo dedicato allo sviluppo della strategia e alle funzioni di controllo. Il mondo in cui mi muovo è sempre lo stesso, ma la prospettiva è diversa e l’esperienza arricchente».
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FINANZA / TICINO FOR FINANCE
Il nostro sostegno
AL FINTECH TICINO FOR FINANCE, L’ASSOCIAZIONE PER LA PROMOZIONE DELLA PIAZZA FINANZIARIA, SEGUE DA VICINO LE TENDENZE INTERNAZIONALI CHE NE INFLUENZANO LO SCENARIO FUTURO, CON UNA PARTICOLARE ATTENZIONE RIVOLTA ALLE NUOVE TECNOLOGIE FINANZIARIE, IL COSIDDETTO AMBITO FINTECH.
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i tratta di un trend ampio e diversificato che interessa più attori a livello globale: banche ed altri intermediari finanziari che si stanno impegnando nello studio e nell’adozione delle nuove tecnologie e delle relative procedure operative nella ricerca, nella gestione patrimoniale, nelle funzioni di reporting e di comunicazione. Una realtà già ben presente anche in Ticino. Il settore interessa i clienti che, attraverso nuovi media ed applicazioni ad hoc, interagiscono con i soggetti finanziari ed accedono ad una gamma sempre più ampia di servizi e di prodotti, in modo rapido e flessibile. Infine le aziende, spesso start-up ad alto contenuto di creatività ed innovazione, che realizzano software, piattaforme e soluzioni innovative specificatamente rivolte a questo settore in rapida e costante evoluzione. Il Ticino si sta già peraltro imponendo come un importante centro in ambiti Fintech particolarmente rilevanti ed attuali, ad iniziare da Blockchain, la sua principale piattaforma operativa globale, e le cryptovalute, balzate agli onori delle cronache con frequenza pressoché quotidiana. Crescono le
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FINANZA / TICINO FOR FINANCE
aziende del settore che si insediano nel Cantone, beneficiando del quadro normativo favorevole, degli incentivi fiscali, del multilinguismo, della tradizione per innovazione e ricerca, oltre che per la sinergia con importanti istituzioni scientifiche e, non da ultimo, per la qualità di vita che contraddistingue la regione. Quindi Fintech riveste un ruolo strategico anche per la nostra piazza finanziaria, nella sua attuale fase di evoluzione e di riposizionamento attraverso nuovi sbocchi operativi e nuove sinergie. A tale scopo Ticino for Finance vuole sostenere e coordinare tutte le attività legate a Fintech attraverso varie iniziative, alcune già in fase operativa: • uno studio di approfondimento curato dal Centro di Studi Bancari, che attraverso un sondaggio indirizzato ad un elenco di aziende attive sul territorio intende individuare i
progetti e le iniziative in corso, mappare l’attuale offerta di servizi digitali in ambito finanziario e indicare le aree di potenziale sviluppo di questo mercato a livello cantonale; • meeting ed eventi formativi specifici che intendono diffondere le informazioni più aggiornate e creare dei momenti di contatto tra gli operatori del settore Ø lorganizzazione di un congresso a cura di ABT, DFE e USI che avrà luogo il 20 marzo 2018 a Lugano con lo scopo di discutere gli scenari futuri e di creare una piattaforma di dialogo a livello internazionale • la creazione di hub ed incubatori aziendali attraverso la Fondazione AGIRE. TICINO FOR FINANCE Villa Negroni CH-6943 Vezia www.ticinoforfinance.ch
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FINANZA / UBS
L’investimento azionario RESTA POSITIVO
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n uno scenario economico-finanziario che continua a mostrare non pochi elementi di incertezza, dovuta tra l’altro alle perduranti tensioni politiche internazionali, il mercato azionario presenta, secondo gli analisti UBS, validi elementi che fanno pensare ad una ulteriore crescita, a conferma di una lunga fase espansiva che dura ormai dal 2009. A ciò si aggiunga la mancanza di autentiche alternative di investimento, a causa di una liquidità costosa per la ripresa dell’inflazione (seppure ancora debole) e dei tassi che si mantengono negativi. Dunque la crescita azionaria sembra destinata a durare. Le banche centrali hanno inoltre più volte segnalato la volontà di passare ad una politica valutaria più restrittiva e quindi il pericolo di un repentino aumento dei tassi dovrebbe essere al momento scongiurato. Per altro, con la corsa ai metalli preziosi, gli operatori corrono a mettere una sorta di assicurazione in portafoglio. Si tratta di un modo per arginare possibili future perdite sulle tensioni in Corea del Nord. Nelle ultime setti-
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L’ANDAMENTO DEI MERCATI FINANZIARI NELLE VALUTAZIONI DI MATTEO RAMENGHI, CHIEF INVESTMENT OFFICER, DI ELENA GUGLIELMIN, SENIOR CREDIT ANALYST E DI LUCA PEDROTTI, DIRETTORE REGIONALE DI UBS.
mane sono saliti oro, argento ma sono emerse anche nuove star sui listini come palladio e platino. La corsa è iniziata con l’oro che da inizio luglio guadagna il 10% mentre da inizio anno è in avanti del 15%. L’argento da luglio sale del 15%, il palladio ha fatto altrettanto. L’oro sale per il classico effetto bene rifugio. Attenzione però a non credere troppo al movimento in avanti. Secondo le valutazioni di UBS, l’oro è già salito molto. Sicuramente può arginare la volatilità in portafoglio. L’oro più che una materia prima, è una valuta. C’è una componente di richiesta di oro fisico che generalmente viene da Paesi emergenti, per esempio l’India, e che viene impiegata nell’industria orafa. Questa domanda è da tanti mesi molto contenuta. Al contrario è forte la domanda di oro finanziario, e dà una misura dell’avversione al rischio in questo momento. Nella maggior parte dei casi, chi compra oro, non lo fa con prodotti fisici ma con strumenti finanziari. Tuttavia quello che è stato osservato è che la domanda finanziaria è molto volatile e può passare da livelli molto alti a quote più basse. Occorre quindi essere prudenti e mettere solo piccole dosi del metallo prezioso in portafoglio, con l’obiettivo di contenere la volatilità. Infine, per quanto riguarda la Svizzera, UBS si aspetta un aumento del prodotto interno lordo (PIL) dell’1,4% quest’anno e un ritorno dell’inflazione. Previsioni invariate anche per il 2018, con un tasso di crescita dell’1,6%. Secondo la banca, la fiducia degli imprenditori svizzeri è da inizio
FINANZA / UBS
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anno in una fase positiva, anche se questa si è solo in parte riflessa nella crescita del primo trimestre (+0,3% rispetto ai tre mesi precedenti). Malgrado la partenza rallentata, UBS ritiene che la crescita sarà robusta nella seconda metà dell’anno. Le esportazioni svizzere trarranno beneficio dall’aumento della domanda dalla zona euro. L’economia interna avrà invece una “dinamica moderata”. La disoccupazione dovrebbe diminuire marginalmente, dal 3,3% a fine 2016 al 3,2% alla fine del corrente anno. L’inasprimento della politica monetaria potrebbe tuttavia indebolire l’economia europea. Ciò si tradurrà però in una diminuzione del valore del franco rispetto all’euro, cosa che farà aumentare i prezzi in Svizzera. Nei primi 5 mesi dell’anno, l’inflazione è stata in media dello 0,5%. Per l’intero 2017 dovrebbe attestarsi allo 0,4%, per poi passare allo 0,9% l’anno prossimo.
01 Luca Pedrotti Direttore regionale di UBS 02 Matteo Ramenghi Chief Investment Officer 03 Elena Guglielmin Senior Credit Analyst
FINANZA / CREDIT SUISSE
LA RIPRESA DEVE ESSERE MAGGIORMENTE SOSTENUTA
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razie a una migliore situazione sul versante della redditività, nel 2018 le aziende dovrebbero tornare a investire di più. Viceversa, i volani finora fondamentali della crescita, come il flusso immigratorio e il boom immobiliare, stanno perdendo vigore. Secondo gli economisti di Credit Suisse, per una crescita duratura della prosperità negli anni a venire occorrerà, oltre ai collaudati “export champion”, un incremento della produttività nell’economia interna. Per il 2018 gli specialisti della banca mantengono la loro previsione di crescita dell’1,7%, ma rivedono le loro stime per il 2017 dall’1,5% all’1%. I vettori di crescita più significativi degli ultimi anni, come l’immigrazione superiore alla media e il boom immobiliare rafforzato dai tassi estremamente bassi, stanno perdendo slancio. Già oggi il flusso immigratorio netto si attesta sul livello più basso dall’introduzione della libera circolazione delle persone nel 2007. Questa tendenza regressiva dell’immigrazione netta rispecchia la migliore situazione sul mercato occupazionale nei paesi di provenienza europei e, stante la progressiva ripresa in atto in Europa, dovrebbe proseguire. A seguito dell’indebolimento della crescita della popolazione, del cambiamento demografico come pure del crescente eccesso di offerta di immobili residenziali è inoltre prevedibile che nel medio periodo an-
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che il settore immobiliare abdicherà al suo ruolo di volano della crescita. Gli incrementi della produttività impongono ulteriori investimenti e/o una maggiore efficienza. A prima vista gli investimenti in Svizzera sembrano godere di buona salute. Circa un quarto del prodotto economico nazionale è destinato agli investimenti – decisamente più che in Gran Bretagna (16,7%), negli USA (19,6%) o in Germania (20%). A un esame più attento si evidenzia tuttavia che buona parte della somma d’investimento viene spesa per ammortamenti. Negli ultimi due decenni, la quota di investimenti netti, ossia la quota degli investimenti al netto degli ammortamenti, è gradualmente diminuita e oggi ammonta al 3,3%. Per preservare il suo stock di capitale la macroeconomia svizzera è quindi chiamata a effettuare regolarmente notevoli investimenti, ovvero ingenti investimenti sostitutivi. La parte principale degli investimenti previsti nell’industria per il prossimo anno è quindi anche dichiarata come investimenti sostitutivi (43%), un riscontro emerso in agosto da un sondaggio condotto da Credit Suisse e procure. ch. Per contro, da anni le spese d’investimento per la ricerca e lo sviluppo stanno sensibilmente aumentando, il che induce a un maggiore ottimismo, a conferma che la Svizzera è una buona piazza per le attività rivolte al futuro e le professioni ad alta intensità di conoscenze.
GLI ECONOMISTI DI CREDIT SUISSE ANALIZZANO LE PROSPETTIVE DI CRESCITA A LUNGO TERMINE DELLA SVIZZERA. LA LORO CONCLUSIONE È CHE LA CRESCITA DEVE ESSERE DI NUOVO GENERATA MAGGIORMENTE CON INCREMENTI DELLA PRODUTTIVITÀ.
FINANZA / CREDIT SUISSE
Gli economisti di Credit Suisse giungono altresì alla conclusione che le inefficienze presenti in comparti dell’economia svizzera sono nell’insieme un ostacolo alla crescita maggiore di un’insufficiente attività d’investimento. “La robusta crescita degli ultimi anni, alimentata dal flusso immigratorio, ha in parte occultato queste inefficienze”, conferma Adler. Complessivamente si osserva una bipartizione sempre più netta dell’economia tra aziende e settori a vocazione internazionale competitivi e a elevata produttività (“export champion” come ad es. l’industria farmaceutica o il commercio di materie prime) e l’economia interna meno produttiva: solo tra il 1997 e il 2015 la produttività del lavoro nell’economia d’esportazione ha espresso, al netto dell’inflazione, un aumento di oltre il 40%,
mentre nell’economia interna ha grossomodo ristagnato (circa +5%). Ciò malgrado, la Svizzera non necessita solo di export champion affermati per contendersi una leadership nella crescita economica, bensì anche di una crescita più esuberante della produttività nell’economia nazionale. Oltre a settori protetti come l’agricoltura, anche settori parastatali come il sistema sanitario, l’assistenza sociale e la formazione, i settori legati alle prestazioni preliminari come il comparto energetico, ma anche l’industria finanziaria, devono riuscire a realizzare incrementi di efficienza. Per il prossimo anno gli economisti di Credit Suisse sono cautamente ottimisti. A dispetto del miglioramento del clima di fiducia, con l’1,5 % la crescita dei consumi nel 2018 si muoverà verosimilmente nella fascia degli scorsi an-
ni. Una ripresa più sostenuta dei consumi è osteggiata soprattutto dalla creazione stagnante di posti di lavoro. Da un lato, per effetto del livello salariale elevato le imprese sono prudenti nel reclutamento. Dall’altro, esse dovrebbero puntare in primis a migliorare nuovamente la loro redditività. “Dalla fine della crisi finanziaria le aziende hanno iscritto in buona parte nel proprio bilancio i deterioramenti della congiuntura e le spinte all’apprezzamento del franco al fine di evitare possibilmente tagli del personale”, prosegue Adler. Il previsto innalzamento della quota ormai ai minimi storici degli utili societari sul prodotto interno lordo comporta tuttavia solo una debole crescita dell’occupazione e aumenti salariali trascurabili. Il miglioramento della redditività come pure lo scenario di crescita globale migliore dovrebbero tuttavia avere ricadute positive sugli investimenti societari. Nel sondaggio menzionato in apertura quasi il 40% delle aziende interpellate ha dichiarato di voler investire di più nell’anno a venire, decisamente molte di più che negli ultimi due sondaggi del 2013 e 2015, e più del doppio di quelle che intendono ridimensionare i loro investimenti (17%). Gli economisti di Credit Suisse ritengono pertanto che nel 2018 la crescita degli investimenti in beni strumentali progredirà dal 2,6% al 3,5%. È presumibile che anche il commercio estero guadagnerà slancio, giacché la situazione dell’industria d’esportazione si presenta vantaggiosa: in agosto il barometro delle esportazioni calcolato da Credit Suisse, che rispecchia la situazione sul fronte della domanda nei principali mercati di sbocco, ha raggiunto un picco storico. Inoltre, la sopravvalutazione del franco svizzero nei confronti dell’euro è diminuita. Per il momento, gli investimenti nell’edilizia sono ancora vivaci, ma stanti i crescenti sfitti e i problemi di capacità l’apice dovrebbe essere ben presto superato. TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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FINANZA / AXION
Non solo “affari” MA ANCHE ARTE
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È CON QUESTO SPIRITO CHE GLI SPAZI DI AXION SWISS BANK SA – SPAZI DI UNA BANCA ATTIVA NEL PRIVATE BANKING E NELLA GESTIONE PATRIMONIALE E QUINDI, PER ANTONOMASIA, DEDICATI AD INVESTIMENTI, NUMERI E CALCOLI – ACCOLGONO REGOLARMENTE OPERE DI ARTISTI ANCHE INTERNAZIONALI, SECONDO UN’ABITUDINE “ORMAI ENTRATA A FAR PARTE DELLA NOSTRA CULTURA AZIENDALE”, COME COMMENTA L’AVVOCATO MARCO TINI, PRESIDENTE DELLA DIREZIONE GENERALE DELL’ISTITUTO.
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ltimo in ordine di arrivo è stato Andrew Gifford, pittore britannico che con il suo stile impressionistico sta raccogliendo i consensi della critica. La sua mostra “L’illusionista della luce” è ospitata nella sede di Axion a Lugano da settembre a febbraio anche grazie alla collaborazione della John Martin Gallery di Londra.
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irettor Tini, perché coniugare arte e affari? «Io credo che la vera domanda, piuttosto, sia: perché no? Arte e “affari” possono benissimo coesistere anche negli stessi ambienti, negli stessi locali. Il fascino dell’arte è di essere capace di parlare direttamente al cuore di chi ne fruisce. Non c’è bisogno di essere degli esperti per farsi emozionare da una scultura, da un quadro o da una poesia. Ad Axion amiamo molto l’arte già di partenza: ospitare mostre di artisti fornisce dunque, per così dire, una
tridimensionalità che a noi sta particolarmente a cuore e che è entrata a far parte della nostra cultura aziendale. Ci piace anche molto l’idea che il nostro lavoro quotidiano possa parallelamente aiutare a promuovere, divulgare e stimolare l’attività artistica».
FINANZA / AXION
Non è, dunque, un’operazione meramente “pubblicitaria”? «Non direi. Ad esempio, da settembre a febbraio presso Axion si possono ammirare le opere dell’artista britannico Andrew Gifford. Ebbene, se fosse stata una mossa di marketing, avremmo pubblicizzato la mostra molto più di quanto in realtà abbiamo fatto. Quello che ci ha guidato è stato proprio il piacere di accogliere un artista che stimiamo e poter dare la possibilità a chiunque, clienti e non, di ammirare le sue opere». Quale il bilancio della mostra? «Direi che sta andando molto bene. Il vernissage di inaugurazione ha registrato il tutto esaurito e questo ci ha fatto molto piacere. Nei giorni e nelle settimane successive non sono poi mancati i visitatori. Certo, è ovvio che entrare all’interno degli spazi di una banca per visitare una mostra è forse meno “naturale” che nel caso di un museo o di una galleria classica, ma questo non ha scoraggiato chi ha voluto ammirare le opere di Andrew Gifford. Siamo dunque orgogliosi dell’esito della mostra. Per noi è un successo».
Come scegliete gli artisti ai quali consentite di esporre? «Vi sono vari canali ma nel caso di Andrew Gifford è tutto frutto di una sua mostra precedente nella capitale inglese. L’avevo visitata personalmente e le sue opere mi sono subito piaciute molto. È così che è nato il contatto. Nei mesi successivi, insieme alla John Martin Gallery di Londra ci siamo dunque adoperati per allestire un’esposizione qui a Lugano. In tal senso devo anche naturalmente ringraziare il curatore, ovvero Andrei Bliznukov, storico dell’arte che ha raccolto e portato avanti il progetto con grande entusiasmo. Ad Axion siamo amanti dell’arte ma per simili operazioni occorrono, come è logico che sia, professionisti del settore. Naturalmente, siamo anche attenti agli artisti locali e oltre ad annoverarli nella nostra collezione d’arte in futuro li promuoveremo anche tramite esposizioni». Esistono analogie tra “fare banca” e l’attività artistica? «Sono due ambiti ben distinti, con tempi e realizzazioni differenti. Ma sono accomunati dalla passione e dall’impegno che richiedono per essere realizzati. Anche opere che possono sembrare apparentemente semplici nascondono in realtà un grande lavoro in termini di tecnica, progetti personali e maturazione umana: elementi che valgono anche per il lavoro di ogni collaboratrice e collaboratore di una banca come la nostra, che punta molto su servizi tagliati su misura del cliente». Le opere che esponete entrano a far parte della vostra collezione? «Non necessariamente. Axion ha una sua collezione d’arte, visibile tra l’altro a chiunque ne percorra corridoi, salottini e uffici. Non è però automatico che chi espone venda le sue opere all’istituto».
Axion fa parte del Gruppo BancaStato. Condividete con la casa madre il gusto per l’arte? «Direi proprio di sì! La casa madre ha una collezione d’arte nutrita e variegata, incentrata soprattutto su artisti ticinesi, presentata negli spazi a contatto con la clientela. Basti pensare alla sede principale di Bellinzona: sulle scale dell’atrio principale spicca maestosa un’opera di Felice Varini, artista asconese ma di respiro internazionale. Un paio di anni fa, in occasione del Centenario di BancaStato, era poi stata offerta ai ticinesi una bella mostra fotografica dal titolo “Ticino in luce”, che raccoglieva gli scatti di fotografi del passato e di altri del presente. Insomma, si può dire che l’impegno per l’arte è ben presente, e dimostrato, nel Gruppo BancaStato». Vi sono già idee per mostre future? «Ne abbiamo alcune, ma per il momento sarebbe veramente prematuro parlarne. Di sicuro vi è che continueremo con la nostra consueta formula: l’esposizione sarà aperta a tutti coloro che vorranno venire a trovarci in viale Stefano Franscini 22 a Lugano. Siamo una banca a cui piace anche essere una galleria d’arte a disposizione del pubblico».
01 Andrew Gifford mentre parla delle sue opere con il pubblico. 02 L'avv. Marco Tini, Presidente della Direzione generale di Axion, raggiante durante il vernissage della mostra.
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FINANZA / EDMOND DE ROTHSCHILD
TUFFARSI IN UN MARE DI DATI INTELLIGENZA ARTIFICIALE, OGGETTI CONNESSI, APPRENDIMENTO AUTOMATICO E ALGORITMI SONO ARGOMENTI DI GRANDE ATTUALITÀ. E HANNO TUTTI UN COMUNE DENOMINATORE: I BIG DATA. TUTTAVIA, QUESTO INCESSANTE FLUSSO DI DATI SAREBBE DEL TUTTO INUTILE SE NON FOSSIMO IN GRADO DI ANALIZZARLI E UTILIZZARLI. IN QUALSIASI SETTORE SI STA AFFERMANDO LA CONVINZIONE CHE I BIG DATA SIANO UNA MINIERA D’ORO PER LA CREAZIONE DI VALORE.
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l 90% dei dati oggi in circolazione è stato generato negli ultimi due anni e secondo Gartner, società di ricerca statunitense, la generazione di dati crescerà dell’800% nei prossimi 5 anni. Le fonti di tali dati sono ovunque intorno a noi, nei messaggi che inviamo, nei video che carichiamo sulla rete, nelle informazioni climatiche, nei segnali GPS o nelle transazioni on-line, solo per citare qualche esempio. Tra 50 e 100 miliardi di oggetti saranno collegati entro il 2020. I big data rappresentano una grande sfida per le aziende, un’evoluzione da non perdere, tanto importante almeno quanto lo è stato l’avvento di Internet a suo tempo. Sia le aziende del settore IT sia quelle più tradizionali possono ottenere vantaggi strategici digitalizzando la propria attività. Ciò significa includere nell’analisi molti più parametri per ottimizzare il processo decisionale: migliorare il cost-cutting e la produttività, creare nuovi prodotti, potenziare il rapporto con la clientela attraverso strategie di marketing altamente mirate.
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A tuffarsi per primi nel mare di dati sono state, non a sorpresa, le imprese dell’information technology. Da tempo, società come IBM, Cisco e Microsoft stanno costruendo data center e strumenti di analisi dedicati. Anche settori come l’assicurativo e l’automotive stanno facendo enormi sforzi per raccogliere il maggior numero possibile di dati sul comportamento dei clienti in modo da ottimizzare l’analisi dei rischi e individuare nuovi mercati. L’esplosione dei dati rappresenta un’opportunità senza precedenti anche per l’innovazione nel settore healthcare, poiché contribuiscono a identificare i fattori di rischio della malattia, a supportare il processo di diagnosi, scegliere i trattamenti e monitorarli, sostenere ambiti come la farmacovigilanza e l’epidemiologia. Grazie ai big data, sta emergendo un approccio all’healthcare, denominato “4 P”: predittivo, preventivo, personalizzato e partecipativo. La profonda e inevitabile trasformazione rappresentata dai big data è impossibile da ignorare. Alcune società riu-
sciranno però a trarne beneficio ancor più di altre. Per tale motivo, i big data possono essere considerati un investimento a sé stante, in grado di creare un enorme valore. Riuscire a intercettarlo con successo significa selezionare le società che saranno direttamente impattate dall’utilizzo dei big data o quelle che avranno le capacità di trasformare il loro modello di business. Lanciato nell’agosto del 2015 e gestito con un approccio innovativo e pioneristico, il fondo Edmond de Rothschild Fund Big Data consente agli investitori di puntare su un asset che è a pieno titolo in grado di generare un considerevole valore aggiunto. A partire dalla data di lancio (31 agosto 2015), e fino al 31 ottobre 2017, il fondo ha garantito un ritorno del 38% superando il benchmark, l’MSCI World (NR), di circa il 13%. Nel 2016 ha registrato una performance del +17%.
Race Utility Vehicle. La nuova Mercedes-AMG GLC 63 S 4MATIC+.
Giubiasco | Riazzino | winteler.ch Mercedes-AMG GLC 63 S 4MATIC+, 3982 cm3, 510 CV (375 kW), 10,7 l/100 km, 244 g CO2/km (media di tutte le vetture nuove proposte: 134 g CO2/km), emissioni di CO2 derivanti dalla messa a disposizione del carburante e/o dell’energia elettrica: 54 g/km, categoria di efficienza energetica: G.
FINANZA / COLOMBO WEALTH MANAGEMENT SA
UN’ALLEANZA STRATEGICA PER UNA CRESCITA INTERNAZIONALE ALL’EVENTO “BOUTIQUE DAY LUGANO” DEL 7 NOVEMBRE SCORSO, DARIO COLOMBO PRESENTA COME LA COLOMBO WEALTH MANAGEMENT SA - DA SEMPRE ATTENTA ALLE TRASFORMAZIONI DEL MERCATO E ALLE ESIGENZE DEGLI INVESTITORI - STA COSTRUENDO NUOVE ALLEANZE STRATEGICHE, FONDAMENTALI PER LA CRESCITA ED IL POSIZIONAMENTO DEI GESTORI PATRIMONIALI A LIVELLO INTERNAZIONALE.
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uali sono le scelte alla base del vostro passaggio da Boutique Assets Managers a Boutique Wealth Managers? «Oltre alla sede di Lugano, Colombo Wealth Management SA è presente anche a Zurigo e a Ginevra. Negli anni, ci siamo resi conto che la piazza finanziaria svizzera, che rimane uno dei principali centri al mondo, non è più sufficiente per sviluppare strategie d’investimento, che, in un mercato ormai globalizzato, devono necessariamente estendersi su un ter-
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ritorio internazionale. Da qui l’idea di costituire EC21 SA, con sede in Lussemburgo. EC21, frutto della cooperazione tra Colombo Wealth Management SA, Twenty First Capital SA, Parigi ed European Capital Partners SA, Lussemburgo, sarà regolata dalla CSSF (Commission de Surveillance du Secteur Financier di Lussemburgo), e avrà come missione principale la fornitura di servizi di consulenza per la gestione patrimoniale e dei fondi».
«EC21 SA si avvarrà principalmente dell’esperienza dei tre partners sopra citati. Colombo Wealth Management SA da oltre 40 anni svolge attività di gestione patrimoniale destinata ad una clientela domestica ed internazionale, operando sui mercati finanziari di tutto il mondo. EC21 si coordinerà soprattutto con la nostra controllata al 100 % Heron Asset Management SA, sottoposta alla vigilanza FINMA ed attiva nella gestione di fondi collettivi e nella gestione patrimoniale individuale.
Quali saranno i punti di forza di EC21 SA?
Twenty First Capital SA, con sede a Parigi e uffici a Londra e in Lussem-
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FINANZA / COLOMBO WEALTH MANAGEMENT SA
01 Alberto Tocchio, CIO Heron Asset Management SA 02 Dario Colombo 03 Rosy Mantia, CEO Colombo Wealth Management SA
sa concentrazione in singole grosse società. Il prodotto è altamente innovativo in quanto sul mercato non esiste ancora nulla che abbia come spettro d’investimento tutto l’indotto della produzione di auto elettriche e rimane aperto all’entrata di nuovi potenziali players, che sicuramente si affacceranno in un settore così dinamico». burgo, è una società di gestione patrimoniale indipendente. Il team, composto da professionisti ed esperti di settore, possiede una elevata expertise nello sviluppo di prodotti finanziari. (NDR: al momento della redazione dell’articolo alla società è stato conferito il premio annuale 2017 come migliore Société de Gestion Entrepreneuriale, durante la 5° edizione dei Trophées de l’Asset Management).
te ma si avvalgono anche della collaborazione dei migliori professionisti attivi in Europa: questo ci permette di offrire servizi e soluzioni che vanno incontro alle sempre più esigenti richieste dei nostri clienti. L’operare in un contesto geografico ampio, nel rispetto delle norme regolatorie, richiede una profonda conoscenza delle disposizioni vigenti nei singoli Paesi e mercati ed il prezioso contributo lo offrono proprio i partners locali.»
European Capital Partners SA, con sede in Lussemburgo, è una boutique indipendente di gestione patrimoniale, che offre diverse strategie azionarie e fondi di investimento alternativi anche per gestori patrimoniali esterni.
Uno dei temi di investimento analizzato dalla società Heron Asset Management SA è l’electric vehicles. Di che cosa si tratta? «Heron Asset Management SA sta per lanciare come forma di investimento alternativa un Actively Managed Certificate sul tema delle auto elettriche e su tutto l’indotto che questo mercato può avere sui diversi settori e geografie. Il concetto di base su cui si fonda è che, a causa di stringenti regolamentazioni sulle emissioni e ai costi decrescenti nel comparto auto/batterie, le auto elettriche avranno nei prossimi anni una crescita esponenziale, superando le vendite di auto a combustione nel 2025, raggiungendo l’obiettivo di 1 miliardo in circolazione nel 2050. Il certificato sarà costruito su un basket di titoli gestiti attivamente, dopo un’attenta diversificazione di settore e geografia, con bas-
EC21 SA potrà senz’altro trarre importanti benefici dalla solidità degli azionisti, dalle competenze ed esperienze così come dalle sinergie derivanti dalla loro stretta collaborazione». Uno dei problemi maggiori per le società che vogliono espandere la propria attività è quello di disporre di collaboratori che abbiano una adeguata preparazione. Come avete affrontato questa questione? «Colombo ed Heron possono contare su un team giovane e altamente competen-
Lei insiste spesso sulla necessità di affermare una cultura del “saper competere”. Che significato ha questo concetto? «La Svizzera ha raggiunto in molti campi, tra cui quello dei prodotti e dei servizi finanziari, straordinari livelli di eccellenza. Ma tali risultati ritengo debbano costituire un punto di partenza e non di arrivo, devono essere la base per aprirsi al confronto con altre realtà che in tutto il mondo stanno emergendo, con la conseguente modifica di idee e modelli di sviluppo che ci hanno accompagnato nel corso degli ultimi decenni. Dobbiamo riscoprire le nostre radici che affondano nella migliore tradizione ma anche aprirci all’innovazione che proviene da Oltralpe. Se la scelta e l’unione di sinergie e strategie avviene con alleati validi, i risultati positivi non tarderanno ad arrivare».
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FINANZA / RESIDENTIA
CREARE COMUNITÀ TRA I NOSTRI INQUILINI dità di un investimento attuato in un territorio sano, industrioso, produttivamente vivace, dove l’immobile beneficia di questa filiera positiva. Al momento il fondo gestisce circa 20 immobili per un totale di quasi 750 appartamenti».
MATTEO PAGANI, TITOLARE DELLO STUDIO FIDUCIARIO PAGANI SA, TRACCIA UN POSITIVO BILANCIO DELL’AUMENTO DI CAPITALE DA POCO CONCLUSOSI E DELINEA LA PROSSIMA STRATEGIA DI RESIDENTIA, IL FONDO IMMOBILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA.
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artiamo dunque dall’operazione conclusasi ad ottobre… «L’aumento di capitale di Residentia si è concluso ad ottobre con un pieno successo; sono state emesse 399.461 nuove parti, per un valore di circa 47 milioni di franchi, portando così l’attivo netto del fondo ad oltre 185 milioni di franchi. Per i partner dell’iniziativa – l’organo di direzione FidFund Management SA e i promotori, BancaStato e lo Studio Fiduciario Pagani SA l’esito di questa operazione conferma l’apprezzamento degli investitori per i principi che da 8 anni orientano la gestione di Residentia». Quali sono dunque i cardini della strategia di Redidentia? «La cifra raccolta permetterà ora ai promotori di consolidare ulteriormente lo sviluppo di Residentia, formalizzando l’acquisto di nuovi oggetti immobiliari già bloccati e concludendo ulteriori
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trattative già in fase avanzata. Una volta portati a compimento i progetti previsti, il patrimonio immobiliare detenuto in Ticino dal fondo si attesterà a oltre 230 milioni di franchi. I circa 47 milioni di franchi raccolti in questa nuova fase permetteranno di ricercare nuove opportunità d’investimento, nel rispetto dei severi criteri che guidano l’attività di Residentia fin dalla sua costituzione». Quali vantaggi offre l’investimento nel fondo Residentia? «Gli stabili residenziali del Cantone Ticino sono da sempre sinonimo di relativa stabilità e valore nel tempo. Residentia opera una scelta oculata, concentrandosi su immobili di livello medio, i più interessanti come redditività. Come tutti gli investimenti basati sul mattone è dunque una scelta relativamente sicura, poco correlata con l’evoluzione delle borse, con un rapporto rendimento rischio interessante. Ma Residentia garantisce un vantaggio ulteriore: la soli-
State lanciando la Residentia Card. Di che cosa si tratta? «Siamo sempre più convinti che per un’attività come la nostra disporre di una comunità di inquilini fidelizzati e parteci rappresenti un patrimonio assolutamente da non disperdere. Residentia Card è un’iniziativa che attraverso una serie di accordi con assicurazioni, banche, negozi ecc, permette ad ogni inquilino e alla sua famiglia di usufruire di una scontistica su una vasta gamma di prodotti e servizi». L’obiettivo, oltre a quello di assicurare vantaggi economici è anche quello di ricreare nelle città un maggiore spirito comunitario… «Esattamente. E a questo proposito desideriamo lanciare in futuro sul nostro nuovo sito (www.residentiacard.ch), anche una piattaforma di servizi cui gli inquilini possono accedere, una sorta di banca del tempo, una forma di promozione sociale, formata da persone che trovano nello scambio “in tempo” di beni e servizi, motivo di crescita e di realizzazione. Un’altra idea che vorremmo implementare è un servizio di consegna a casa di prodotti alimentari provenienti direttamente da contadini e recapitati in appositi punti di ogni immobile. Il sito dovrebbe diventare anche un momento di reciproca conoscenza e di organizzazione di eventi conviviali, approfittando degli spazi comuni e di verde attrezzato situati all’interno delle
FINANZA / RESIDENTIA
nostre residenze. Partiremo con il complesso Morenal a Monte Carasso con l’idea di estendere poi l’esperienza ad altri edifici e quartieri». Avete in prospettiva nuovi interessanti investimenti? «Certamente, Residentia è sempre alla ricerca di immobili da acquistare per poi sviluppare anche concetti innovativi. Ad esempio abbiamo acquisito a Lugano - Besso uno stabile con una lunga tradizione storica essendo stato l’originario stabilimento della Tobler. L’idea è quella di creare un grande open space di co-working, dove concentrare una serie di attività in settori per lo più creativi, mettendo in comune servizi e spazi per riunioni e conferenze. Un modo interessante per dare spazio ad un costo contenuto a nuove imprese, soprattutto da parte di giovani, immettendo nuova linfa nel tessuto produttivo di Lugano».
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FINANZA / SALARI
Potere contrattuale ed inflazione, PRIVILEGIO DI POCHI DI EDOARDO BERETTA QUANTO È RISPONDENTE A REALTÀ L’IPOTESI ECONOMICA, PER CUI LA CONTRATTAZIONE SALARIALE − ANCHE INDIVIDUALE − SIA UNA DINAMICA “REALISTICA” NEL RAPPORTO SALARI-PREZZI?
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l “mercato del lavoro” costituisce da sempre sia un argomento di particolare interesse comune sia elemento di discordia sulle “ricette” economiche da applicarsi di volta in volta per rivitalizzarne le dinamiche. Da un punto di vista della teoria macroeconomica, invece, è assai frequente leggere − basta sfogliare i principali libri di testo − che le aziende siano spesso incentivate a pagare salari superiori a quello “di riserva”, cioè a quel compenso che rende il lavoratore indifferente tra lavorare ed essere disoccupato. A titolo esemplificativo, viene spesso ricordata l’affermazione di una nota top model degli Anni Ottanta, con cui dichiarava pubblicamente che non si sarebbe alzata dal letto per meno di 10.000 dollari statunitensi (al giorno), fornendo così una descrizione “tangibile” (quanto di pochi fortunati) del concetto di “salario di riserva”. La teoria macroeconomica si spinge, però, talvolta oltre, sostenendo che − anche in assenza di contrattazioni collettive (fra sindacati ed imprese) − l’occupato medio possieda una certa forza contrattuale utilizzabile per “spuntare” comunque salari più elevati.
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Riguardo al primo assunto si può, per il momento, confermare che le aziende possano “premiare” con remunerazioni più generose esperienza, merito o professionalità di una certa parte di forza lavoro, la cui sostituzione con altra comporterebbe (per giunta) potenziali costi di formazione e perdite in termini di economie di scala ed apprendimento. La seconda ipotesi sopra menzionata, invece, risulta essere spesso smentita dall’evidenza degli eventi più recenti: difficilmente il singolo lavoratore avrebbe la possibilità di “strappare” un aumento salariale in assenza dei sopra citati legami d’interdipendenza reciproca fra impresa ed occupato. Un esempio fa piena chiarezza sui rapporto di forza esistenti: quanto spesso inserzioni o bandi lavorativi elencano richieste puntuali di caratteristiche, che il candidato dovrà possedere per solo proporsi, ma nulla riportano sulla remunerazione, cioè sul principale incentivo (o meno) a candidarsi per quella posizione? “A spannometro” − ma senza timore di essere smentiti −, difficilmente un simile “silenzio” sull’ingaggio da corrispondersi sarebbe potuto funzionare con la top model di cui sopra (ma anche con altri, naturalmente). Stando così le cose, la nozione di “salario di riserva”, che si era inizialmente detto valere tout court anche per il lavoratore “medio”, subirebbe un drastico ridimensionamento, poiché il candidato investirebbe energie nell’attesa di un contratto di lavoro, per cui la remunerazione potrebbe essere persino sotto le proprie aspettative minime. La per-
cezione è, invece, che il concetto di “salario di riserva” sia ormai diventato un lusso, a cui sempre meno lavoratori possono aspirare (e per cui, conseguentemente, si veda costretti ad accettare impieghi anche meno remunerati). Nel contempo, però, si deve evitare anche l’opposto, cioè che − per mezzo di sussidi di disoccupazione troppo generosi e prolungati nel tempo o “redditi” minimi garantiti a ciascun cittadino in forza di questa sola caratteristica − si disincentivi la ricerca di un’occupazione laddove possibile. Ma quali sarebbero le ripercussioni dell’inversione di tendenza rispetto a quanto finora ipotizzato? Dando l’approccio economico vigente per “scontato” che tutte le categorie lavorative possano liberamente contrattare i loro aumenti salariali così da controbilanciare eventuali incrementi dei prezzi, si sottostima così il risultato potenziale (opposto), qualora tale meccanismo non funzionasse. Lo “scollamento” della quotidianità economica si manifesta, ad esempio, anche nelle affermazioni, secondo cui un livello di prezzi attesi (P e) più elevato rispetto al periodo precedente comporti (più o meno necessariamente) un aumento del livello nominale dei salari (W ) secondo la seguente relazione: P e => W. Un altro assunto “cardine” è quello, per cui una riduzione del tasso di disoccupazione (u) tenda a sua volta a ripercuotersi positivamente sul livello nominale dei salari (W ): u => W. Se è vero che − quando la disoccupazione è marcata − sia più probabile che i lavoratori occupati per-
FINANZA / SALARI
dano il loro impiego e meno probabile che i lavoratori disoccupati trovino un’occupazione, la recente (ed altrettanto flebile) ripresa economica in seguito alla Grande Recessione ha dimostrato come tali automatismi siano sempre meno verificati: non a caso, per un certo periodo di tempo, si è parlato di jobless recovery, cioè “ripresa senza nuovi posti di lavoro”. Quindi, − se all’aumentare della crescita economica (cioè al ridursi del tasso di disoccupazione) i salari nominali (e molto spesso, ancor più, quelli reali) tendano a rimanere comunque “al palo”, non essendo la forza contrattuale individuale spesso sufficiente a provocarne un aumento − è evidente che ciò abbia anche ripercussioni sulla cosiddetta “dinamica dei prezzi”, che verrebbero determinati stando alla te-
oria tradizionale in base alla seguente formula (P = W (1+ m)), per cui il prezzo di un bene/servizio (P) sarebbe determinato dal costo della forza lavoro (W ) e tasso di profitto applicato (m). Ad esempio, assumendo un costo lavorativo (alias salario) pari a 100 CHF (W ) ed un margine di profitto (m) del 20%, il prezzo di vendita (P) equivarrebbe a 120 CHF. Ovviamente (ma altrettanto diversamente da quanto finora “professato”), se i prezzi aumentassero comunque in assenza di aumenti salariali significativi, ciò significherebbe che il cosiddetto “potere d’acquisto” individuale sarebbe diminuito. Ogni intervento di politica monetaria restrittivo aggiungerebbe, pertanto, un vero e proprio “doppio onere” sulle spalle del lavoratore medio, che si vedrebbe da un lato in una con-
dizione di stagnazione relativa in termini salariali, mentre dall’altro subirebbe i prezzi in ascesa oltre che l’inasprimento nella concessione di prestiti. Se la sindacalizzazione (esasperata) non è certo una soluzione, dare però anche certi assunti economici troppo per “scontati” risulta essere perlomeno fuorviante − oggi, più che mai.
Sotto: Elaborazione propria da: https://www.eurofound.europa.eu/observatories /eurwork/collective-wage-bargaining/context
Contrattazione salariale collettiva Salari collettivamente concordati, valore nominale variazione (%) rispetto all’anno precedente Austria
Livello di contrattazione salariale
Livello di coordinamento
1999
2004
2009
2014
2,5
2,0
3,4
2,3
Intermedio
Elevato
Belgio
1,7
2,3
3,1
1,0
Centralizzato
Elevato
Francia
2,2
3,0
2,6
1,4
Intermedio
Basso
Germania
3,0
2,0
2,6
3,1
Intermedio
Medio (1999), elevato (2004, 2009), intermedio (2014)
Grecia
3,53
4,93
5,71
-
Centralizzato (1999, 2004, 2009), decentralizzato (2014)
Basso (1999, 2004, 2009), intermedio (2014)
Italia
-
-
3,1
1,2
Intermedio
Elevato (1999), intermedio (2004, 2009, 2014)
Portogallo
3,6
2,9
2,9
1,0
Intermedio
Intermedio (1999), basso (2004), intermedio (2009, 2014)
Regno Unito
3,5
3,22
2,4
1,5
Decentralizzato
Basso (1999)
Spagna
2,72
3,6
2,24
0,57
Intermedio (1999, 2009), centralizzato (2004, 2014)
Intermedio (1999, 2009), elevato (2004, 2014)
TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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VI PRESENTIAMO I NUOVI VINI DEL METAMORPHOSIS Nati sotto il segno dell’amicizia che lega Mario Mantegazza e Guido Brivio, che ha permesso la realizzazione di questo rosso davvero piacevole e rotondo e un bianco dai sapori tipici del nostro territorio. Proprio vero che la classe non è acqua!
GASTRONOMIA / CITTÀ DEL GUSTO 2018
LUGANO capitale dell’enogastronomia DI MARTA LENZI-REPETTO UNA GRANDE FESTA PER TUTTI CHE COINVOLGERÀ LE ECCELLENZE DEL CANTONE PER LA DEGUSTAZIONE E LA VALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI DI QUALITÀ TICINESI, TRASFORMANDOSI NELLA CAPITALE DELL’ENOGASTRONOMIA SVIZZERA.
L
a Fondazione per la promozione del gusto sceglie ogni anno una città svizzera tra le molte candidate e la prescelta diventa Città del Gusto nell’ambito della Settimana del Gusto che si svolge in tutta la Confederazione, con l’obiettivo di sviluppare e valorizzare il patrimonio culinario, sensibilizzare i consumatori, con attenzione alle nuove generazioni e alle famiglie, sulla qualità degli alimenti, il rispetto della stagionalità, la diversità dei gusti e delle culture alimentari, preservando la tradizione e promuovendo l’innovazione culinaria. A partire dal mese di aprile 2018, sul nostro territorio inizieranno le prime tappe d’avvicinamento, già avviate con la prima edizione di Ticino Vegetariano lo scorso ottobre, che trasformeranno Lugano nella capitale dell’enogastronomia svizzera e ambasciatrice del gusto con eventi che metteranno in luce le competenze artigianali. Un ricco programma vedrà poi, dal 13 al 23 settembre 2018, l’intero territorio della città e del suo distretto protagonista in un Villaggio del Gusto dove, oltre a gustare tante specialità locali, si terranno incontri, workshop e molto altro, per promuovere il piacere del mangiare, dei prodotti di qualità e della convivialità, seguendo anche il fil rouge dell’etica in cucina e con incursioni gastronomiche nel resto del mondo. Si svilupperanno vari eventi con proposte e animazioni che privilegiano il gusto e l’alimentazione nei loro molteplici aspetti: gastronomici, culturali, educativi, turistici e sportivi, mirando, in particolare, a rilanciare il settore agroalimentare, della ristorazione e dell’ospitalità, per far tornare a vivere la città attraverso eventi di qualità. Lugano affronta questa sfida con un approccio diverso rispetto alle città che l’hanno preceduta, con un’idea più am-
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pia, sia territorialmente, che dal punto di vista tematico. Lugano e il suo distretto saranno il centro nevralgico dove si raccoglieranno tutte le eccellenze del Cantone, interpretando il cibo come strumento di aggregazione, frutto della nostra identità e strumento per esprimerla e comunicarla, oltre che di cultura. È cultura infatti quando si produce, si prepara e si consuma. Il gusto è la conoscenza dei sapori, estesa ai riti della tavola, ma è anche un termine carico di valori intellettuali che non sono esclusivamente commestibili, che estendono la disciplina gastronomica a un patrimonio artistico e intellettuale. In questo contesto, il cibo coinvolge economia, produzione, storia e turismo. Anche per Lugano il gusto non si ferma al cibo, ma è collegato a tutto ciò che di bello e importante esiste sul territorio. Abbiamo la fortuna di vivere in un luogo particolarmente ricco di beni di grande valore paesaggistico e culturale. Attraverso il cibo, Lugano vuole condividere questo patrimonio di valori e identità con l’enogastronomia come punto di partenza per mostrare che è anche città dell’arte, della storia, della musica e della natura. L’alimentazione diventa di conseguenza un terreno d’incontro, di dialogo, di scambio e di sviluppo, determinante per l’importanza culturale ed economica che riveste. Si svilupperanno quindi diversi percorsi di gusto con il cibo al centro di tutta l’espressività umana in vari settori. Lugano Città del Gusto racconterà così emozioni, trasmettendo un insieme di competenze, conoscenze pratiche, tra tradizione e innovazione. Un progetto che vuole far riscoprire un forte sentimento di Ticinesità e di conseguenza l’orgoglio di essere Luganesi, come traspare dalle parole di chi ha sostenuto e sviluppato l’idea sin dall’inizio:
GASTRONOMIA / CITTÀ DEL GUSTO 2018
MARCO BORRADORI Sindaco di Lugano
ROBERTO BADARACCO Municipale e Capo Dicastero Cultura, Sport ed Eventi di Lugano
DANY STAUFFACHER Presidente del Comitato Organizzativo
«Ammetto di avere provato grande gioia quando la Città di Lugano, nel corso di una suggestiva cerimonia tenutasi a Neuchâtel, è stata dichiarata Città del Gusto 2018. Poter ospitare una kermesse così prestigiosa ci permette di valorizzare al meglio le eccellenze enogastronomiche del nostro territorio, con particolare attenzione alla produzione alimentare e vinicola di alta qualità. In una società frenetica come la nostra, riscoprire il piacere dei prodotti locali, conoscerli a fondo, sentirne in tutta calma i sapori ci avvicina a una cultura del cibo armoniosa e sostenibile. Ritengo sia oggi molto importante sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore preventivo di un’alimentazione sana e consapevole. Questa manifestazione, grazie alla promozione di eventi mirati e animazioni, rappresenta un’imperdibile occasione per scoprire il valore della diversità dei gusti e delle culture alimentari. Ringrazio Dany Stauffacher, presidente del comitato organizzativo Città del Gusto, i servizi cittadini e le associazioni di categoria per l’impegno profuso a fare di Lugano l’ambasciatrice del gusto 2018».
«Per la Città di Lugano è motivo di grande soddisfazione essere stata designata Città del Gusto 2018. La promozione di una regione è oggi legata a una proposta gastronomica di adeguato spessore: il turismo enogastronomico si compone di persone che apprezzano la qualità dei prodotti, l’accoglienza e la cura del dettaglio; tutte caratteristiche che alla nostra città certo non mancano. Solo mantenendo questo standard possiamo sperare di fidelizzare il turista e mantenere alto il nome della nostra città in un mercato sempre più qualificato. Per dieci giorni, Lugano sarà la capitale dell’enogastronomia svizzera: attraverso la programmazione di eventi che spaziano dal cibo alla cultura, all’arte, al cinema, sarà possibile promuovere a livello nazionale e internazionale le eccellenze agroalimentari che il territorio ticinese offre e che ci fa tanto apprezzare nel resto del nostro Paese. Si calcola che saranno circa 9’000 le persone coinvolte nell’organizzazione: ringrazio sin d’ora tutti coloro che con passione ed entusiasmo contribuiranno all’ottima riuscita di questa manifestazione».
«È una sfida bellissima e un vero orgoglio: quando è arrivata la notizia della vincita della nostra candidatura, per me e per il Municipio è stata una vera festa. Da luganese e soprattutto da grande amante della mia città, avere l’opportunità di organizzare questo grandissimo evento è e sarà un’esperienza unica. Lugano Città del Gusto è solo l’inizio di un viaggio splendido che metterà in primo piano il nostro territorio, partendo dal gusto e passando attraverso i mille volti della città: natura, arte, cultura, musica, storia. Ma non solo. Il nostro è un progetto nuovo che vuole fare marketing territoriale in maniera del tutto originale, risvegliando il senso di appartenenza e di fierezza dell’essere parte attiva di una città con così tanto potenziale. Lugano diventerà la capitale enogastronomica della Svizzera non solo per i dieci giorni della Settimana del Gusto, ma da ora e fino a che saremo capaci di darle il giusto risalto. Quello che vogliamo è coinvolgere tutti i Luganesi e i Ticinesi in questo grande progetto: ogni singolo cittadino troverà qualcosa di appassionante pensato proprio per lui. Lugano Città del Gusto è una festa per tutti».
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CLAUDIO CHIAPPARINO Direttore Divisione Eventi e Congressi, membro del Comitato organizzativo «La città del gusto ci offre l’occasione privilegiata di esaltare il sapore di Lugano. Il sapore è composto da piatti forti, da contorni, da condimenti, da profumi e altro, come ad esempio la qualità dell’accoglienza. Oggi, quando si cerca di valorizzare e di promuovere una realtà o un territorio, si esaltano due punti fondamentali, l’eccellenza e l’esperienza unica. Ben consapevoli che entrambi si trovano anche nel semplice e nel genuino, per il sapore di Lugano, già rivestito dalla sua beltà, è il momento buono di mettere alla prova i propri ingredienti. Se, come canta Niccolò Fabi, il “futuro è una somma di piccole cose” e “non tutte le strade sono un percorso” quello che possiamo auspicare per Lugano Città del gusto è di saper dosare sapientemente proposte semplici e genuine con gli effetti speciali in modo che la nostra città sia un percorso dal sapore indimenticabile. Potendo già contare su tante qualità adesso occorre unirle bene tutte, con le gambe sotto al tavolo. Buon appetito Lugano».
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Una festa di tutti e per tutti che vedrà diverse collaborazioni, sia nel settore specifico agroalimentare, sia con altre realtà d’eccellenza cantonali, per sviluppare al meglio le fondamenta di questa grande avventura. Tra queste, il contributo dell’Università della Svizzera italiana a Lugano città del gusto si articola su più fronti ed evolverà con l’avvicinarsi della manifestazione. Per il momento gli studenti di diversi corsi della Facoltà di scienze della comunicazione collaborano alla definizione di alcune strategie promozionali. «Sempre più le tecnologie digitali vengono usate anche per comunicare l’esperienza culinaria e la tradizione gastronomica, soprattutto attraverso immagini e video condivise sui social network – affermano il Prof. Lorenzo Cantoni e la Dr. Nadzeya Kalbaska – L’opportunità di collaborare con Lugano Città del gusto 2018 offre ai nostri studenti dei corsi «New Media for Tourism Communication» e «Online Communication Design» un’occasione preziosa di riflessione sul mondo del cibo e del turismo enogastronomico e di collaborazione con il territorio». Anche gli studenti del corso di “Tourism Marketing” del Master in Interna-
tional Tourism daranno il loro contributo. Secondo il Prof. Michael Gibbert «Sarà interessante vedere come il pensiero libero e fresco degli studenti affronterà il tema delle strategie di riposizionamento e promozione e di Lugano e delle valli ticinesi, come destinazione culinaria ed enogastronomica. Si potrà investire nella potenzialità comunicativa della polpetta (simbolo della manifestazione) come vettore di riscoperta dell’autenticità locale e allo stesso tempo dell’innovazione». E ancora il Prof. Riccardo Blumer: «Con piacere come direttore dell’Accademia di Architettura Usi ho dato la disponibilità per un progetto che qualifica le caratteristiche del territorio in cui esistiamo, non solo per le questioni facilmente immaginabili di “complicità” istituzionale con il nostro Ticino ma anche, e soprattutto, didattiche. La caratteristica della nostra scuola non è infatti quella produrre direttamente, ma di occuparsi di architettura soprattutto attraverso lo studio, le attività sperimentali e gli esercizi che consentano una preparazione critica dei giovani alle grandi questioni del mondo in cui dovranno operare e i cui confini culturali sono “bruciati” dalla globalizzazione. Nel cercare di farlo al meglio
GASTRONOMIA / CITTÀ DEL GUSTO 2018
locale sono una questione culturale senza frontiere. Il tema ci appartiene».
siamo ormai diventati una importante realtà locale, un prodotto del territorio, osservato anche da molto lontano. Paradossalmente non occupandoci direttamente del Ticino ma del mondo e facendolo bene, come il vino o altri prodotti locali, siamo diventati eccellenza svizzera. La nostra dichiarazione di intento partecipativo a Lugano Città del Gusto, che sembra contravvenire alla regola sopra esposta della non-produzione e all’occuparsi di temi aperti e trasversali, trova invece nell’evento una empatia, appunto, didattica. Il cibo e la sua estetica sensoriale travalicano il regionalismo e come la scuola, lo esaltano, paradossalmente le capacità di trasformazione e produzione alimentare
Per tornare all’aspetto prettamente gastronomico, ecco il piatto simbolo della manifestazione: la polpetta, scelta per rispettare uno degli obiettivi della Settimana del Gusto, ossia la lotta allo spreco alimentare. La polpetta è un alimento universale, esiste qualcuno che non la ama? Nella versione classica di carne, nelle varianti vegane e vegetariane, e in qualsiasi forma e dimensione si prepari, rimane uno dei piatti più diffusi e reinterpretati di tutto il globo. Piatto antichissimo, ancor oggi declinata come finger food, rappresenta un’icona capace di dimostrare la diversità culturale e geografica. Tutto ciò ne ha consentito la diffusione, divenendo il cibo da consumare attraverso l’uso di ingredienti già disponibili, ma non solo. Tipologie miste di verdure, legumi, pesce, riso e altri cereali: Boulette, Pastetchen, Meatballs, Faggott, Almondegas, Albondigas, Fleischlaberl, Kònigsberger Klopse, Kottbullar, Fiskibollur, Hanbagu. Potremmo continuare all’infinito! E in più ha un forte legame con il nostro territorio. La prima ricetta dedicata espressamente alla polpetta appare infatti nel XV secolo con Maestro Martino, il famoso cuoco di origini bleniesi. Ma come veniva preparata? Quali ingredienti utilizzava il primo cuoco moderno della storia? Lo scopriremo a Lugano Città del gusto.
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SEMPRE AL PASSO CON I TEMPI, NEL 2018 IL ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL RIUNIRÀ NOVE GRANDI CHEFS, UOMINI E DONNE, PER FESTEGGIARE IL 25° ANNIVERSARIO DELL’EVENTO. PROPRIO ALL’INIZIO DELL’ANNO, DAL 12 AL 20 GENNAIO, IL NUOVO FORMAT DEL FESTIVAL OFFRIRÀ AGLI APPASSIONATI LA POSSIBILITÀ DI PARTECIPARE A CENE LEGGENDARIE.
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25 anni di successi
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iamo molto felici che alcuni Chef di grande fama, dall’Europa, dall’Asia, dagli Stati Uniti e naturalmente dalla Svizzera abbiano risposto alla nostra chiamata per venire in Alta Engadina. Segnalati nelle principali guide gourmet o nella classifica “Best World”, gli stili di cucina e le competenze individuali degli Chef ospiti di quest’anno e degli Chef locali colpiranno senza dubbio il cuore dei nostri appassionati visitatori» ha affermato Heinz E. Hunkeler, vicepresidente dell’associazione promotrice del Gourmet Festival di St. Moritz. Da venerdì 12 a martedì 16 gennaio
2018, gli ospiti del festival potranno assaporare le abilità di cucina di Ana Roš del Hiša Franko di Kobarid in Slovenia. Quest’anno Ana Roš si è distinta come “il miglior cuoco femminile del mondo”. Insieme al suo ospite, Chef de Cuisine Mauro Taufer, servirà piatti eccezionali presso il Kulm Hotel. Il più famoso Chef della Thailandia, Ian Kittichai del Issaya Siamese Club di Bangkok, mostrerà la sua sensazionale abilità al Badrutt’s Palace Hotel di St. Moritz, con piatti come il suo leggendario fiore di banana e l’insalata di cuore di palma “Yum Hua Plee”. Nick Bril unisce gli aromi asiatici con la perfezione nordica: il più
GASTRONOMIA / ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL
raffinato Chef due stelle del Jane a Anversa si esibirà insieme al cuoco locale Gero Porstein al Carlton Hotel di St. Moritz. All’Hotel Waldhaus Sils di Sils-Maria, lo Chef due stelle Jörg Sackmann del ristorante Schlossberg nell’idilliaca Foresta Nera creerà piatti raffinati e sapori stimolanti insieme alla squadra di cucina Waldhaus riunita intorno allo Chef Fabian Marolf Dal martedì 16 a sabato 20 gennaio 2018, lo Chef svizzero Tanja Grandits, dalla Stucki di Basilea, entusiasmerà con la sua incomparabile cucina aro-
Michel Hojac presso l’Hotel Giardino Mountain a St. Moritz-Champfèr. Piatti indonesiani d’avanguardia saranno preparati da Eelke Plasmeijer e Ray Adriansya, dal Locavore a Ubud, Bali, lavorando fianco a fianco a Chef de Cuisine Florian Mainzger presso l’Hotel Nira Alpina a Silvaplana. Insieme al suo ospite Fabrizio Zanetti, lo chef Julien Royer, due stelle dell’Odette di Singapore, affascinerà gli ospiti del Suvretta House Hotel. Il nuovo format del festival offre molto più spazio per nuovi momenti di di-
matica al Grand Hotel Kronenhof di Pontresina, insieme a Chef de Cuisine Fabrizio Piantanida. Nominata nel 2016 come “Migliore Chef Femminile del Mondo”, Dominique Crenn dell’atelier Crenn a San Francisco con il suo stile poetico di cucina, formerà un duo accattivante con lo Chef de Cuisine Matthias Schmidberger al Kempinski Grand Hotel des Bains di St. Moritz. Lo chef a tre stelle, Jacob Jan Boerma, proveniente dal De Leest di Vaassen, dimostrerà il suo straordinario stile di cucina con il locale Chef
vertimento. Ad esempio, lo chef 2 stelle Rolf Fliegauf inviterà gli ospiti a una tavolata deliziosa e a sorpresa presso l’Hotel Giardino Mountain. Nel laboratorio esclusivo “Tutto su tartufi”, Tanja Grandits introdurrà a inaspettate variazioni su questo popolare tubero, seguite da un menu di tartufo nel ristorante gourmet Kronenstübli al Grand Hotel Kronenhof. Inoltre, giovani Chef animeranno diversi corsi basati al 100% sui prodotti svizzeri e ispirati totalmente dalle montagne dei Grigioni.
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GASTRONOMIA / POMIROEU
I COLORI DI Giancarlo Morelli DI GIACOMO NEWLIN PER LO CHEF BERGAMASCO, UNA STELLA MICHELIN, IL CIBO È NUTRIMENTO, VITA MA ANCHE SOCIALITÀ E COMUNICAZIONE.
M
i viene in mente una filastrocca sui bergamaschi che recita pressappoco così: “È gente che s’arrabbia di raro, ma sotto la cenere c’è la brace, gente che lavora, che parla poco, franca, senza paura, gente col cuore in mano, pronta ad aiutare chi ne ha bisogno, grande esempio di fraternità”. Ecco descritto lo chef Giancarlo Morelli, un bergamasco “doc” orgoglioso delle sue origini. Fin da piccolo il suo obiettivo era chiaro, diventare un cuoco e così è
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stato, non senza sacrifici, perché dopo la formazione professionale all’Istituto Alberghiero di San Pellegrino Terme, la gavetta è stata dura, con esperienze importanti in Francia e negli Stati Uniti, dove ha portato la sua sensibilità gustativa. Poi nel 1993 la scoperta a Seregno, di un luogo speciale, un’antica corte che lo ha stregato per quel senso di accoglienza ed intimità che emanava. Ha chiamato quel luogo “Pomiroeu”, poiché un tempo è stato un pometo. Il ristorante “Pomiroeu” è cresciuto nel tempo, grazie all’estro creativo e travolgente di Giancarlo, per il quale il cibo è la poesia della terra e un piatto deve suscitare emozioni e ovviamente generare benessere. Con questa filosofia Giancarlo ottiene al “Pomiroeu” la stella Michelin, diventa membro dell’Euro Toques e dell’Associazione Le Soste, poi dal 2014 gestisce in estate il Phi Beach in Costa Smeralda e dall’aprile del 2016 mette la sua impronta di qualità alla Trattoria Trombetta a Milano dove Morelli recupera i valori veraci e informali della trattoria, sempre ispirato dal concetto di cucina rispettosa della materia prima e della stagionalità. Comunque lo chef non si ferma e, sempre a Milano, apre “Morelli ristorante gourmet e Bulk mixology food bar” dove l’avventore può trovare il buono e il bello, in modo libero, informale. Torniamo a Seregno al “Pomiroeu” da Giancarlo che accoglie con un sorriso e con la gioia che la montatura dei suoi occhiali emana, una montatura
sempre colorata, una volta rossa, una volta verde, una volta… Insomma lascio fare a lui la godenda che prevede piccoli assaggi delle sue specialità, dato che ho voglia di gustarne diversi. Cito solo alcuni dei suoi “must”: ovviamente i risotti, quello alla milanese con zafferano, ma anche quello che nel 2010 è stato il vincitore del concorso della Riso Gallo: risotto mantecato alla ricotta di bufala leggermente affumicata, tartare di gambero, colatura di alici e tartufo nero; quindi la perfetta cotoletta alla milanese, il maialino alla birra con insalata di crauti bianchi e rossi all’aceto di mele, per poi terminare con l’indimenticabile Tarte Tatin di mele Fuji con caramello al Calvados e gelato al savoiardo. Insomma Giancarlo dice che il cibo è nutrimento e
vita ed è anche socialità e comunicazione, quindi cucinare è un atto creativo, giocoso e rassicurante, da condividere con le persone più care. Non si può non essere d’accordo con uno chef che la pensa così e che in conclusione afferma che la sua missione è quella di far star bene la gente. È chiaro che alla godenda si può aggiungere una degustazione di formaggi scelti con cura tra gli italiani e i francesi, ma proprio per completare il benessere, non può mancare il vino e al “Pomiroeu” puoi farti consigliare i migliori abbinamenti cibo-vino, oppure i vini puoi sceglierli scendendo nella cantina, con il rischio però di non voler più risalire dopo aver dato un’occhiata a certe stupende etichette. Insomma è proprio vero che nel centro storico di Seregno c’è un angolo di paradiso dove vivere un’esperienza gastronomica che parla al cuore e al palato. Chiusura domenica sera e lunedì.
RISTORANTE “POMIROEU” Via Giuseppe Garibaldi 37 IT-20831 Seregno (MB) +39 0362 237 973 www.pomiroeu.com
Franciacorta Boké, Rosé da sogno Boké, nome del Rosé Brut di casa Villa Franciacorta, è il termine usato in gioielleria per identificare il bellissimo e raro corallo peau d’Ange. Nel Rosé Pas Dosé 100% Pinot Nero, diventa Boké Noir, quasi fosse un corallo nero, rarissimo, prezioso e protetto. Un corallo e un vino con una matrice in comune: il mare. I terreni di Villa Franciacorta sono di origine marina, un vino, Boké Noir che porta a riemergere un mare antico. La vendemmia 2013 ha donato all’azienda uve Pinot Nero semplicemente perfette, da qui l’intuizione di realizzare un sogno. Produrre un Rosé che interpretasse a tutto tondo questo vitigno tanto nobile quanto prezioso.
Bokè Noir, fortemente voluto da Roberta Bianchi, si distingue per uno stile speciale e unico. La scelta di produrre un Franciacorta Rosé con una base di Pinot Nero in purezza permette così di far risaltare al massimo gli aromi naturali del vitigno: frutta fresca, lamponi, ribes. Un’attenta selezione manuale dell’uva migliore fatta nei vigneti di proprietà, la macerazione a bassa temperatura per 10 ore hanno dato vita ad un Franciacorta capace di catturare lo sguardo con un brillante oro-rosa che vira al salmone; il perlage è finissimo e persistente. L’affinamento di 36 mesi sui lieviti lo arricchiscono di sentori di pan-brioche e acacia. Un vino nudo
che esprime la vera natura di un grande terroir e delle sue caratteristiche pedoclimatiche che donano una sorprendente freschezza, acidità, eleganza, sapidità e armonia per chiudere con una lunghezza che lo rende speciale partner di piatti gourmet, specialmente a base di pesce; indimenticabile come aperitivo. I vini sono stati presentati nel corso della “Serata in rosa” tenutasi al Ristorante Orologio di Lugano lo scorso 27 ottobre. TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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ALPTRANSIT UN’OPPORTUNITÀ DA NON PERDERE
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l convegno internazionale “Dalle Alpi al Mediterraneo” - che per iniziativa dei Rotary Club di Lugano e di Genova ha avuto luogo lo scorso aprile a Sigirino (Canton Ticino) - è stato senza dubbio una conferma confortante della quantità e della qualità degli interessi che in Svizzera e nell’Italia nord-occidentale si stanno mobilitando perché l’asse ferroviario del San Gottardo venga completato al più presto. La Svizzera ha dimostrato come sia utile e importante sviluppare politiche dei trasporti che privilegino lo spostamento del traffico merci dalla strada alla ferrovia, con indiscutibili vantaggi sotto il profilo ambientale. Anche la Lombardia e l’Italia devono investire di più su questo aspetto, consapevoli che nei territori transfrontalieri progetti in questa direzione sono resi di più facile attuazione grazie anche ai fondi europei per la cooperazione transfrontaliera e la coesione territoriale. Progetti, programmi in corso di attuazione, buoni propositi realizzati e altri ancora da attuare. Restano tuttavia ancora numerosi problemi aperti su cui i partecipanti a questa tavola rotonda potranno confrontarsi. Da più parti si è accennato ai colli di bottiglia a nord e a sud. Ci sono problemi di capacità nelle linee di accesso dalla Germania e dall’Italia, come pure in Svizzera, soprattutto fra Bodio e Cadenazzo, cioè fra il portale sud della galleria di base del San Gottardo ad alta capacità e la biforcazione del binario verso Luino (dove già ora transita un terzo delle merci), una tratta dove al traffico di lunga distanza si sommano quello regionale, quello verso Locarno e l’attraversamento dell’agglomerato di Bellinzona. Problemi persistono anche in Italia dove la linea Chiasso-Monza dovrebbe essere portata da due a quattro bi-
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nari. Inoltre, per il traffico merci l’Italia parla sempre di un potenziamento della linea Varese-Luino con un prolungamento fino a Bellinzona. Ma non c’è niente di concreto. La linea esiste ma necessita una ristrutturazione importante, è di un binario solo, obsoleta e periodicamente interrotta quando ci sono intemperie. Resta poi una fondamentale domanda. AlpTransit aveva tra le sue principali finalità quella di trasferire il trasporto delle merci dalla strada alla ferrovia. A che punto siamo da questo punto vista? Il problema sembra essere lontano da una soluzione, a giudicare almeno delle colonne di Tir che ancora ingorgano la galleria stradale del Gottardo. AlpTransit era stato pensato come progetto destinato a favorire il trasferimento delle merci dalla strada alla rotaia. Un obiettivo più che virtuoso. Cammin facendo ci si sarebbe poi resi conto che la galleria di base poteva rappresentare una opportunità pure per il traffico dei passeggeri. Come conciliare la presenza in galleria di un treno viaggiatori ogni ora e per direzione (ogni 30 minuti a partire dal 2020) e di 3-4 convogli merci, i quali procedono ad una velocità di 100 km/h?? Un altro capitolo riguarda l’impatto ambientale generato dal congestionamento dell’intero sistema dei trasporti tra il Ticino e la Svizzera interna. E ancora, questioni economiche e politiche condizionano l’ottimizzazione del nuovo collegamento mentre è ancora tutto da verificare l’impatto determinato dalla nuova struttura sul turismo, gli insediamenti produttivi o il settore immobiliare. Insomma, un groviglio di questioni aperte che ruotano intorno a questa grande opera nata per rivoluzionare il sistema della comunicazioni e dei trasporti nel cuore dell’Europa.
TAVOLA ROTONDA / ALPTRANSIT
HANNO PARTECIPATO ALL’INCONTRO:
MAURICE CAMPAGNA (M.C.) Presidente dell’Accademia Svizzera delle Scienze
FABIO CAPOCACCIA (F.C.) Presidente Istituto Internazionale Comunicazioni (IIC)
PROF. REMIGIO RATTI (R.R.) UNI Friburgo e USI Lugano
DOTT.SSA LORENZA BERNASCONI (L.B.) Presidente della Commissione Relazioni Pubbliche del Rotary Club Lugano
ON. FILIPPO LOMBARDI (F.L.) Consigliere agli Stati
AVV. MARCO BORRADORI (M.B.) Sindaco di Lugano
ING. ALBERTO DEL COL (A.D.C.) Direttore AlpTransit Ticino
MARCO BAZZI (M.B.) Moderatore e Direttore www.liberatv.ch
M.B.: Partiamo da un necessario inquadramento sullo stato di avanzamento dei lavori per il completamento dell’intera rete di collegamenti previsti per AlpTransit. A che punto è la realizzazione delle opere in Svizzera e in Italia e soprattutto quali saranno i relativi costi?
L’incontro si è tenuto il 5 ottobre 2017 presso il Teatro per eventi Metamorphosis – Palazzo Mantegazza – Lugano Paradiso
F.L.: «Per potenziare la capacità ferroviaria e rendere più rapido ed efficiente il traffico merci, la Svizzera sta realizzando AlpTransit, progetto che comprende le tre gallerie
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di base del Lotschberg (34,6 chilometri, già in funzione dal 2007), del San Gottardo (57,1 chilometri, in funzione dallo scorso 11 dicembre) e del Ceneri (15,4 chilometri, in funzione dal 2020). Il costo complessivo dovrebbe essere di 24 miliardi di CHF, cui però andrà aggiunto un altro miliardo per realizzare il corridoio 4 metri tra Basilea e Chiasso altrimenti l’attuale linea ferroviaria continuerà ad avere una potenzialità d’utilizzo all’incirca dimezzata. Resta aperto, per realizzare nella sua completezza il progettato asse di collegamento tra il nord Europa e il Mediterraneo, il problema di cosa e quando si intende costruire oltre Basilea, in Germania, e a sud di Chiasso, in Italia» F.C.: «Per quanto riguarda la linea da Milano/Torino a Genova sono in corso i lavori per la realizzazione del cosiddetto “terzo valico” da Genova a Novi Ligure (i primi due sono stati costruiti entro la fine dell’Ottocento, nel 1852 e nel 1889!). Questo completamento consentirà il passaggio delle gallerie a convogli con sagoma di 4 metri di altezza, la percorrenza di treni di 750 metri di lunghezza e un peso fino a 2000 tonnellate per convoglio (esattamente come nella nuova galleria del Gottardo). Il termine dei lavori per il completamento di questo corridoio Reno-Alpi è previsto per il 2022, con un anno circa di ritardo rispetto all’originaria programmazione». A.D.C: «I lavori per l’apertura della galleria di base del Ceneri proseguono secondo i programmi stabiliti e l’apertura è prevista per il 13 dicembre 2020. Anche per quanto riguarda il controllo dei costi, dovremmo chiudere la prima fase del progetto nel rispetto del budget pari a 13.157 miliardi, in linea dunque con quanto preventivato».
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R.R.: «Vorrei ricordare a tutti che già al momento della sua apertura, il San Gottardo veniva definita la linea ferroviaria d’Europa e che la quasi coeva apertura del canale di Suez permisero di gettare le basi per una radicale trasformazione dei sistema dei trasporti e delle comunicazioni a livello mondiale. Oggi AlpTransit è ancora il cuore dell’asse ferroviario europeo del xxi secolo. Con le due gallerie di base l’itinerario gottardiano diventa una ferrovia di pianura. Nel 1992, quando il popolo svizzero ha votato la legge sul transito nord-sud, si parlava di transito da confine a confine e in particolare di una linea tra Arth-Goldau e Lugano, da completarsi poi con gli accessi sia meridionali verso Milano sia settentrionali a nord di Basilea. Questa idea, votata dal popolo, è stata poi ridimensionata negli anni ’90 con il compromesso, votato nel 1998: realizzare l’essenziale, vale a dire le gallerie di base, aggiungendo altri crediti per continuare la realizzazione di Ferrovia 2000, la linea ferroviaria trasversale est-ovest dell’altipiano. Il vantaggio è però stato quello di mettere a disposizione un finanziamento dell’ordine di 20 miliardi di franchi, che ha garantito sicurezza progettuale e fatto avanzare AlpTransit quasi nei tempi ipotizzati. Ma perché AlpTransit si ferma a Lu-
gano? Se ci sono stati sin dagli anni ’90 interventi e dichiarazioni del legislativo, non vi è stata una vera pressione sulle stanze dei bottoni, né sul Cantone né a livello federale. Eppure le nuove trasversali ferroviarie sono linee europee su cui Lugano stessa insiste. Oggi bisogna essere attivi nel ritrovare la nuova linea ferroviaria e in particolare la Lugano-Milano, la si potrebbe anticipare realizzandola a tappe e in parte a binario unico, per rispondere anche ai gravi problemi di mobilità regionale e transfrontaliera del Sottoceneri». M.B.: «In effetti non si può non concordare sul fatto che il mancato collegamento veloce da Lugano a Chiasso rappresenta un grave problema, tenendo anche conto che la vecchia linea attuale attraversa una zona densamente antropizzata come quella del Mendrisiotto. Ed è vero anche che sono state si realizzate le gallerie di base ma ancora mancano, almeno in molti casi, quelle che vengono definite le linee di accesso. Vorrei però sottolineare con forza che quanto è stato raggiunto e realizzato costituisce un risultato molto positivo, che non era affatto scontato, come ben possono ricordare i protagonisti delle battaglie condotte all’epoca. Vi è stata una azione convinta e decisa
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che ha visto unite le forze politiche, imprenditoriali e sociali nel sostenere l’assoluta necessità per il Ticino della galleria di base del San Gottardo e poi di quella del Ceneri. Da ultimo, vorrei ancora aggiungere che proprio la galleria di base del Ceneri consentirà di ridurre drasticamente i tempi di percorrenza tra Lugano, Locarno e Bellinzona e permetterà di realizzare un epocale cambiamento di paradigma nella politica dei trasporti del nostro Cantone». M.C.: «Credo che per comprendere appieno i problemi connessi allo sviluppo del traffico ferroviario e all’interconnessione dei collegamenti con i Paesi confinanti sia necessario considerare che la Svizzera è propensa a investimenti ferroviari molto costosi ovviamente per ragioni ambientali (togliere traffico pesante dalle strade) ma anche perché è un Paese di transito, e quindi ha un vantaggio a recuperare parte di questi investimenti ferroviari dai “transitanti”. Secondo gli standard europei un servizio ferroviario è ad alta velocità se la velocità del treno a regime è almeno di 250 km/h. Il tunnel di base del San Gottardo non può dunque essere considerata un’infrastruttura ad alta velocità come quelle realizzate in Italia, Francia, Spagna o Germania. È invece un tunnel che consente velocità maggiori che sulle linee di montagna esistenti e questo è comunque un buon argomento per promuovere questo tipo di infrastrutture, soprattutto in considerazione delle particolari condizioni geomorfologiche del nostro Paese». M.B.: Vorrei chiedervi, da un punto di vista degli utenti, se non è un paradosso che si impieghi 1 ora e un quarto da Lugano a Milano e poi, in poco più di 2 ore e 30 minuti, si copra la tratta Milano-Roma…
L.B.: «AlpTransit ha già spostato la percezione delle distanze in ogni cittadino. E da più parti si comincia a misurare gli effetti che Alptransit potrà generare sul Cantone nel corso del prossimo decennio, dal punto di vista della distribuzione della popolazione, della mobilità, della collocazione o dello spostamento di attività industriali e commerciali, nella costruzione e nei prezzi delle abitazioni, senza naturalmente trascurare il turismo che è uno di quei settori che possono immediatamente avvantaggiarsi dei nuovi flussi di viaggiatori…». M.B.: Maggiori spostamenti di persone significano anche maggiori rischi per la sicurezza. Posso chiederle se già oggi siamo preparati ad affrontare tutto questo? L.B.: «Trasferimenti di merci, di persone, di dati…Le trasformazioni in atto nel modo di vivere, lavorare, interagire hanno già da tempo determinato profondi mutamenti nel concetto stesso di sicurezza che non è più limitato al solo controllo come tradizionalmente inteso: oggi si vive una rivoluzione tecnologica nel mondo della sicurezza, quali ad esempio videosorveglianza analitica, intelligence, analisi dei dati, soluzioni tecnologiche ed informatiche che accrescono in modo esponenziale il livello di sicurezza. Le persone devono farsi consapevoli che la sicurezza non è materia esclusiva delle autorità o organizzazioni preposte, ma implica una rivoluzione sociale e una partecipazione individuale che coinvolge tutti, in ogni momento del giorno e della notte».
alta velocità non perché ci sono le montagne o perché siamo in ritardo rispetto ad altri Paesi. Noi abbiamo consapevolmente deciso di dotarci di linee ad alta capacità perché la conformazione delle nostre valli, spesso strette e tortuose, imponeva di far coesistere in un solo tracciato le esigenze dei viaggiatori che si spostano su lunghe tratte internazionali, di quelli che viaggiano localmente e del trasporto delle merci. Inoltre abbiamo sempre sostenuto la necessità di una valutazione dell’impatto ambientale dei trasporti e gli studi hanno dimostrato che un treno ad alta velocità comporta un consumo molto elevato di energia». F.C.: «In Italia è stata fatta negli ultimi due decenni la scelta di investire tutto sull’alta velocità passeggeri trascurando le merci: come risultato oltre l’80% delle merci viaggia su gomma. In Svizzera, viceversa, lungo la direttrice transalpina nord-sud, siamo al 70% circa delle merci su ferrovia. Due situazioni, quindi, diametralmente opposte ed è per questo che guardiamo alla confederazione come un modello da seguire per il traffico merci. Come conseguenza Genova assorbe meno del 2% delle merci svizzere (era il 18% negli anni cinquanta) e questa situazione costituisce un clamoroso atto d’accusa nei confronti delle infrastrutture e del sistema portuale italiano che non è in grado di intercettare tutte le opportunità che si aprirebbero nei confronti di un efficiente sistema europeo di trasporti. Negli ultimi anni, tuttavia, si registra un’inversione di tendenza, a livello politico, con crescente interesse nei confronti del trasporto merci per ferrovia e questo fa ben sperare per il futuro».
F.L.: «Vorrei ritornare sul fatto che la Svizzera ha scelto di non costruire collegamenti ferroviari ad TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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M.B.: In questo Cantone sembra che tutti vogliano collegamenti ad alta velocità, ma poi chiedono anche che i treni veloci tra Zurigo e Milano facciano anche una fermata sotto casa. Come si conciliano queste diverse esigenze? M.B.: «Non voglio certo alimentare polemiche che hanno già avuto una certa eco sulla stampa, ma mi preme sottolineare che le FFS hanno precisato che se vogliamo scendere sotto le tre ore di percorrenza tra Zurigo e Milano sarà necessario che il treno ad alta velocità faccia una sola fermata in Ticino, e che comunque questa scelta riguarda un solo collegamento al giorno. Quella di Lugano è stata definita una scelta naturale, non fosse altro che per il numero di passeggeri che vi transitano, che aumenterà ulteriormente con la prossima messa in funzione del collegamento con Malpensa. Sposterei dunque l’attenzione sull’importanza che anche per il Ticino può avere il fatto che due città come Zurigo e Milano potranno finalmente godere di rapidi collegamenti». L.B.: «Penso che stia al Ticino operare un salto di qualità per promuovere quel riposizionamento che le condizioni economiche e ora anche il rammodernamento del sistema delle comunicazioni impongono. Dobbiamo avere una visione che ci proietti come Cantone in una dimensione internazionale nella quale Zurigo e Milano sono i poli di riferimento dal punto di vista dell’economia, della ricerca, dell’innovazione e delle attività culturali. Non credo sia utopia pensare che tra qualche anno si potrà risiedere in Ticino e lavorare a Zurigo per poi rientrare la sera nel nostro Cantone. Il Ceneri, nonostante i cambiamenti repentini in atto, rappresenta ancora
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una barriera di carattere psicologico e culturale e come tale deve essere al più presto superata». A.D.C.: «L’obiettivo delle autorità svizzere resta, come detto, l’inaugurazione e la messa in servizio della galleria di base del Ceneri per il 2020. Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) ha in corso interventi di potenziamento tecnologico e infrastrutturale lungo i tre valichi transfrontalieri di Luino, Chiasso e Domodossola, tra cui adeguamenti per consentire il transito di carichi alti fino a quattro metri, l’adeguamento del modulo dei binari allo standard europeo di 750 metri e l’installazione di tecnologie di ultima generazione per incrementare la capacità di traffico merci e viaggiatori. Con il completamento della prima fase di AlpTransit si potrà ottenere una linea ferroviaria di pianura attraverso le Alpi, in grado di accogliere sul suo percorso treni merci dal peso complessivo di 2000 tonnellate. A lavori completati, la capacità di trasporto di merci della linea sarà notevolmente incrementata permettendo così di rendere ben più attrattivo il trasporto ferroviario dando, nel contempo, un nuovo slancio al processo di trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia». R.R.: «Bisogna mettersi a un tavolo e negoziare tra pubblico e privato progetti di grande respiro, come si fa nella Svizzera tedesca, a Zurigo, ma non solo; queste cose dovrebbero poter capitare, purtroppo in ritardo, anche nel Canton Ticino. Consideriamo l’esempio concreto della zona di Mendrisio. Abbiamo parlato dell’inaugurazione, nel 2018, della linea transfrontaliera Mendrisio-Stabio-Varese fino alla Malpensa, che in realtà è un metro transfrontaliero Como-Chiasso-Mendrisio-Varese. Per andare da Como a Varese tramite questa linea, ogni mezzora, ci vorranno 28 minuti,
e si prosegue, con un’altra mezzora, fino all’aeroporto intercontinentale di Malpensa. Questo metro transfrontaliero è un altro elemento complementare ad AlpTransit che stiamo verosimilmente sottovalutando (come quello della galleria di base del Ceneri, percepito solo ora) per mancanza di una visione adeguata delle potenzialità di questa area policentrica. C’è uno spazio enorme, malgrado le apparenze, per fare con razionalità tante cose, anche in Italia. Dall’altra parte della frontiera, mettendosi d’accordo su uno sviluppo territoriale veramente transfrontaliero, ci possono essere interessi ticinesi e varesini e comaschi da soddisfare in una strategia di complementarietà di interessi. Non vogliamo i frontalieri per il travaso di attività in trasferimento dall’Italia al Ticino oppure consideriamo che lo sviluppo economico ticinese sia troppo dipendente dagli effetti della frontiera? Facciamolo allora questo discorso sul concetto di città policentrica che la ferrovia regionale TiLo transfrontaliera rende possibile». M.C.: «Teniamo conto del fatto che nel 2020 aprirà la galleria di base del Ceneri e da Lugano si raggiungerà in 12 minuti Bellinzona, e in poco più Locarno. Sarà uno stravolgimento per il turismo, che porterà molti svizzeri-tedeschi a Lugano e a Bellinzona, così come nel Locarnese, attratti da un paesaggio quasi mediterraneo. E lo sarà anche per la distribuzione degli stessi abitanti del Ticino con un significativo impatto dal punto di vista dei prezzi immobiliari. I piani regolatori comunali dovranno affrontare un tema difficile come quello del nuovo assetto territoriale del Ticino. Si prospetta una grande sfida, con enormi interessi in gioco».
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La carta VINCENTE
HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:
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ELIA FRAPOLLI (E.F.) Direttore Azienda Turistica Ticinese
NADIA FONTANA LUPI (N.F.) Direttrice Organizzazione Turistica Regionale Mendrisiotto e Basso Ceresio
SIMONE PATELLI (S.P.) Presidente Associazione Campeggi Ticinesi
LORENZO PIANEZZI (L.P.) Presidente Hotelleriesuisse Ticino
GABRIELE BELTRAMI (G.B.) Direttore Gastroticino e Scuola Esercenti
FABIO BONETTI (F.B.) Direttore Organizzazione turistica Lago Maggiore e Valli
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TURISMO / ACCOGLIENZA
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l tema dell’accoglienza è centrale per chi si occupa di turismo. C’è addirittura chi sostiene che l’accoglienza sia l’essenza stessa dell’esperienza turistica. A vostro giudizio, il Ticino riserva a questo tema sufficiente attenzione, progettualità e risorse? E. F.: «C’è ancora parecchia strada da percorrere. Vari studi hanno dimostrato che il capitale turistico di una destinazione è formato anche da aspetti riconducibili all’identità del territorio e della popolazione che lo abitano. Quindi non posso che concordare sul fatto che l’accoglienza e la cultura turistica rivestano un ruolo fondamentale. Nel nostro Cantone, soprattutto negli ultimi due anni, si è discusso molto di questo tema. Fatti di cronaca come l’articolo del Blick “Tristezza in Ticino” o il caso scatenato dal video “Maldive di Milano” hanno contribuito a lanciare il dibattito, con prese di posizione contrastanti. L’episodio che ha toccato la Valle Verzasca la scorsa estate, in particolare, ha fatto riaffiorare retaggi che si pensavamo ormai superati. Siamo davvero disposti ad accogliere i turisti? È giunto il momento, per la nostra destinazione, di riservare maggiore attenzione e risorse a valori come l’identità turistica e la cultura dell’accoglienza». N.F.: «L’accoglienza, o meglio il bisogno di risultare maggiormente accoglienti come destinazione turistica, è un tema del quale si torna spesso a parlare in Ticino, ma che purtroppo non è stato mai veramente affrontato e che, contrariamente a quanto si pensa generalmente, non coinvolge strettamente solo chi opera nel settore turistico. In una destinazione turistica le esperienze ed anche i contatti che un ospite può avere nel corso del suo soggiorno sono molteplici e non sono unicamente ristretti al cerchio
delle persone che operano nel settore turistico. Per affrontare il tema si dovrebbe finalmente iniziare ad introdurre nelle scuole il tema dell’ospitalità, fare una certa opera di sensibilizzazione generale alla popolazione sul tema dell’essere una destinazione turistica e fornire informazioni in merito all’economia turistica, generata dall’arrivo di gente proveniente da altri paesi, da altre culture, nel nostro Cantone. Chiaramente da chi opera nel settore è impensabile non attendersi un atteggiamento cordiale e professionale, ma anche qui purtroppo vi è ancora parecchio lavoro da fare e le associazioni di categoria dovrebbero impegnarsi per questo. Si, su questo tema si dovrebbe finalmente investire, perché serve chiarire che il presupposto di base rimane, e non solo in ambito turistico, che chi “invita” si prepara all’arrivo degli ospiti e s’impegna per fare in modo che gli ospiti percepiscano di essere benvenuti … anche perché oggi più che mai … poi la gente parla con gli amici ed esprime il proprio parere sui social, e quanto di bene o di male si scrive, ha sicuramente più effetto di una campagna promozionale d’immagine». S.P.: «Sono convinto che l’accoglienza sia fondamentale per l’esperienza turistica e sia un forte valore aggiunto durante il soggiorno. In Ticino credo si possa fare qualcosa in più soprattutto dove ancora non si é capita l’importanza di questo settore». L.P.: «Il tema dell’accoglienza è sempre d’attualità e viene dibattuto a scadenze regolari. Il Ticino è per antonomasia una destinazione turistica. Il paesaggio, il lago la morfologia del territorio, che ci permette di passare in una mezz’ora da un centro cittadino ad una montagna sono presenti per ricordarcelo. Non sempre la popolazione viene però riconosciuta accogliente. Per sgomberare il campo
da fraintendimenti, va sottolineato che anche altre destinazioni turistiche subiscono spesso l’incomprensione da parte degli abitanti autoctoni verso i turisti. Venezia e Barcellona sono due esempi classici, ci si lamenta facilmente del flusso di turismo che viene giudicato “eccessivo” dagli abitanti. Chi si occupa di turismo come noi, invece, non vede l’ora di essere “invasi” da decine o centinaia di migliaia di turisti. Il turismo equivale ad un indotto economico interessante. Uno studio in relazione all’impatto economico del turismo in Ticino, presentato nel febbraio del 2015, pone l’accento su un indotto in CHF di 2,1 miliardi derivati unicamente dal turismo, la percentuale del PIL cantonale in relazione al turismo e del 10 %, mentre il settore genera un’occupazione del 12 %. Solo questi dati dovrebbero ricordare, a noi ticinesi, quanto il turismo sia importante per il nostro Cantone e di riflesso renderci tutti sempre accoglienti, quindi non solo nelle occasioni di festa o durante degli eventi importanti, sempre accoglienti anche quando i turisti salgono in massa verso la Valle Verzasca, giusto per riprendere un chiarissimo esempio di quanto successo in questo 2017. Quindi ecco che il tema dell’accoglienza andrebbe trattato con una maggiore attenzione e forse, per riprendere la domanda, con una maggiore progettualità». G.B.: «Il tema dell’accoglienza è da sempre un tema centrale per tutti coloro che offrono e ricevono servizi turistici. GastroTicino, già dal 2008, sensibilizza i propri soci e allievi ad una cultura dell’ospitalità, offrendo corsi di formazione sull’Arte dell’accoglienza al cliente. La formazione tuttavia non è sufficiente per consolidare una solida cultura dell’accoglienza, sarebbero necessarie misure più accattivanti e facilitanti come avere un coach formato e attento che accompagni l’attività lavorativa». TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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F.B.: «Certamente l’accoglienza rappresenta un valore aggiunto per una destinazione, determinante per il suo sviluppo e vero e proprio strumento di marketing. Ed è imprescindibile dall’offerta vera e propria. Si potrebbe dire che non siamo nel business del turismo ma dell’ospitalità, al centro della quale c’è l’accoglienza. Sul tema c’è sempre spazio di miglioramento ed è difficile fare considerazioni globali per tutto il Cantone, ma ci sono molte realtà in cui l’accoglienza è un fattore intrinseco e “naturale” nella quotidianità degli operatori. L’accoglienza poi si può declinare in varie forme: dalle tradizioni della struttura a gestione familiare, agli strumenti tecnologici che permettono l’accoglienza sul piano virtuale, sempre più importante e attuale come tema, alla formazione del personale a contatto con gli ospiti». Per affrontare adeguatamente il tema dell’accoglienza occorre considerarlo non solo dal punto di vista tecnico ma anche dal punto di vista culturale. Quale ruolo dovrebbero avere i diversi soggetti e operatori per rendere il Ticino più attrattivo? E. F.: «Affrontare il tema dal punto di vista culturale significa anche rendersi conto dell’importanza socioeconomica di questo settore. Un’indicazione chiara ce l’ha mostrata due anni fa lo studio sull’impatto economico del turismo in Ticino. Il settore rappresenta un grande traino per l’economia regionale: genera il 9,6% del valore del prodotto interno lordo (PIL), oltre 22’000 posti di lavoro e un indotto di oltre 2 miliardi di franchi. Cifre che tendiamo a dare per scontate, ma che altre destinazioni ci invidiano. La cultura dell’accoglienza dovrebbe irradiare tutti gli anelli della catena dell’esperienza turistica: l’hostess che acco-
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glie il visitatore all’aeroporto, il taxista, l’addetto alla reception, il cameriere fino alla persona che fa da guida. Senza dimenticare il ruolo centrale giocato dalla popolazione residente». N.F.: «Penso che il settore turistico debba essere considerato da tutti come un’opportunità economica che fa sistema: molti componenti, con ruoli diversi, ma un unico obiettivo: in primis fare stare bene in Ticino chi decide di sceglierlo come meta per un soggiorno di lavoro o di vacanza, con lo scopo di migliorare la nostra “reputazione” sul mercato turistico. In fin dei conti amiamo tutti viaggiare per scoprire paesi, culture e usanze altrui e quindi conosciamo l’effetto che fa un consiglio, un’attenzione o anche un’emozione o un incontro “vero”, un sorriso! Ecco, con il medesimo slancio e con una certa consapevolezza, dovremmo essere in grado di trasporre queste belle sensazioni ed affrontare quindi il tema dell’accoglienza dei turisti in Ticino, ritenendo di poter essere tutti ambasciatori in ogni momento e considerando il valore dell’essere coloro che trasmettono ad altri i migliori ricordi della loro esperienza. Ogni elemento dell’esperienza di un soggiorno turistico o di lavoro ha un valore e l’effetto può essere entusiasmante o devastante con conseguenze economiche rilevanti, per questo chi opera nel settore dovrebbe avere comunque sempre una marcia in più su questo tema. Occuparci della nostra “immagine” considerando importante il fatto di avere una buona “reputazione” dovrebbe essere un lavoro continuativo e dovremmo sviluppare anche un sistema di monitoraggio, per misurare il risultato di eventuali misure che potremmo introdurre nei diversi settori, partendo dall’alberghiero per arrivare a toccare tutti gli operatori legati al mondo produttivo dell’offerta turistica. Se fossimo quindi tutti più attenti ai bisogni dei nostri ospiti, se davvero pensassimo a come ci sentiremmo se fossimo
nei loro panni, sono sicura che il nostro Ticino sarebbe più attrattivo perché sarebbe davvero un Cantone accogliente». S.P.: «Credo si debba iniziare insegnando il significato di “turismo” nelle scuole. Successivamente far capire come i posti di lavoro nel nostro settore non sono di seconda categoria. In ultimo sensibilizzare la popolazione riguardo all’importanza del turismo per la nostra regione. Credo che lo studio sull’indotto economico fatto dal DFE sia ben chiaro». L.P.: «Esatto! È essenziale dibattere di “cultura dell’accoglienza” ci sono persone che lo sono di natura e in questo caso scelgono professioni del ramo turistico oppure professioni con un forte contatto verso la clientela, viceversa ci sono persone che preferiscono dedicarsi ad attività di back office senza avere riferimenti con altre persone. E’ chiaro che anche chi non è abituato ad avere a che fare con tante persone quotidianamente, si imbatterà comunque in un turista, sia che quest’ultimo abbia sbagliato strada e quindi intralcia il nostro percorso, sia che si trovi nella condizione di chiedere un’informazione, ecco che le nostre reazioni in questo caso devono riflettere una destinazione simpatica, dinamica e accogliente. Un esempio su tutti è la città di New York, dove chiunque ci sia stato, ed è successo anche alla mia persona, quando ci si ferma a consultare una cartina, oppure si è impegnati a guardare il proprio smartphone studiando una cartina di google, non possono trascorrere neanche 30 secondi che un cittadino di NY si fermi e rivolgendosi al turista, gli chieda se potesse essergli d’aiuto una sua indicazione». G.B.: «La regola è sempre la stessa: non si può pretendere nulla dagli altri se i primi a dare l’esem-
Ticino. Terra di tradizioni e di eventi. events.ticino.ch I nostri suggerimenti per un inverno speciale.
Dicembre 2017
Gennaio 2018
01.12.2018 – 07.01.2018 Mercatini di Natale Christmas markets Ticino
01.01.2018 Spettacolo pirotecnico Fireworks Ascona, Lungolago
02.12.2018 La via degli Elfi Mercatino natalizio notturno Night Christmas Market Rancate
Fino al 21.01.2018 Oliviero Toscani. Immaginare Mostra fotografica Photographic exhibition m.a.x. museo, Chiasso
02 – 03.12.2018 Mercato di Natale Christmas market Ascona
Fino al 15.05.2018 LuganoInScena Theatre season LAC Lugano
10.12.2016 – 06.01.2018 Il Presepe Esposizione all’aperto Nativity scene exhibition Vira Gambarogno
05 – 06.01.2018 Music on ice Spettacolo di pattinaggio Ice show Bellinzona
14.12.2018 Mercato di Natale a Castelgrande Christmas market at Castelgrande castle Bellinzona
27.01.2018 Swisscom Nordic Day Giornata di prova sci di fondo Cross-country skiing tester day Campra
31.12.2018 Festeggiamenti di Capodanno New Year’s eve celebrations Ticino
29.01.2018 Sagra del Beato Manfredo Antica tradizione di distribuzione del pane Traditional festival with bread distribution and blessing Riva San Vitale 31.01 – 04.02.2018 Music Net – Lugano Fresh Festival Festival dedicato alla musica e alle arti visive Music and visual arts festival Lugano
Febbraio 2018 Febbraio 2018 Carnevali in Ticino Carnivals in Ticino Ticino 08 – 13.02.2018 Carnevale Nebiopoli Nebiopoli carnival Chiasso 08 – 13.02.2018 Carnevale Rabadan Rabadan Carnival Bellinzona, centro storico
08 – 12.02.2018 Carnevale Ul Sbroja Lugano’s carnival Lugano 09 – 10.02.2018 La Stranociada Locarnos’carnival Locarno 13.02.2018 Carnevale con risotto Ascona’s carnival Ascona 24 – 25.02.2018 16° raduno Telemark Gara di sci in vestiti d’epoca Telemark skiing festival with nostalgic ski race Nara
TURISMO / ACCOGLIENZA
pio non si è se stessi. Il successo di dare una buona accoglienza va ricercata nelle caratteristiche personali del proprio essere e per quanto riguarda i collaboratori, nei criteri di assunzione del personale che, a volte, sono più improntati agli aspetti finanziari piuttosto che alle buone maniere». F.B.: «L’accoglienza è innanzitutto passione per il proprio lavoro, orgoglio per il proprio territorio, professionalità. Caratteristiche che solo le persone, i singoli individui, possono far emergere. Agli operatori del sistema sta la responsabilità della formazione del proprio personale, anche nel cercare di trasmettere valori e un’etica dell’accoglienza che contraddistingua sì la qualità delle loro offerte e servizi, ma che ne esalti anche il lato esperienziale e umano. Si tratta quindi di fornire servizi, essere accessibili, dare importanza alle esigenze del turista e curare le relazioni e la comunicazione che si hanno con l’ospite. Qualcuno è più “portato”, qualcuno meno, ma sono competenze che possono sicuramente essere sviluppate». Progetti condivisi, formazione, e campagne di sensibilizzazione. Quali sono le iniziative concrete che avete intraprese o avete in programma nei prossimi mesi? E. F.: «Cultura turistica vuol dire anche capacità di innovare e volontà di investire. È proprio partendo da questa consapevolezza che nel 2016, in collaborazione con l’Ufficio per lo sviluppo economico del Dipartimento delle finanze e dell’economia, abbiamo introdotto una nuova figura professionale: l’Hospitality manager. Da quasi due anni e con risultati molto soddisfacenti stiamo facendo in modo che gli imprenditori siano pronti ad affrontare le sfide di un mondo sempre più digitale. Con una maggior conoscenza delle strategie di vendita online, in futuro gli albergato-
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ri avranno sempre più tempo da dedicare al turista. Sul tema della cultura turistica altre importanti iniziative sono in fase di definizione e verranno presentate nei prossimi mesi. Una di queste riguarda lo stimolo dell’accoglienza attraverso iniziative puntuali rivolte alle scuole e alla popolazione, affinché si trasformino in ambasciatori delle eccellenze del nostro territorio. Un progetto apparentemente semplice ma in realtà complesso e delicato perché orientato ad un cambiamento di mentalità delle persone». N.F.: «Negli scorsi anni avevamo lanciato nel Mendrisiotto il tema della “Regione che accoglie” ed avevamo cercato, in collaborazione con GastroMendrisiotto e Hotelerie Mendrisiotto, di sensibilizzare gli operatori in particolare in occasione dei Mondiali di Ciclismo. Poi avevamo anche affrontato una formazione pensata per gli operatori, ma purtroppo i partecipanti non erano stati molti, complice forse il fatto che il tema dell’accoglienza viene purtroppo un po’ sottovalutato in generale da chi opera nel settore alberghiero e della ristorazione. Da qualche anno abbiamo invece iniziato ad organizzare a primavera un work shop che vuole essere l’occasione per fornire e quindi ricevere informazioni aggiornate in merito a quanto la regione ha da offrire agli ospiti. In questo caso sono i nostri partner che parlano direttamente ad albergatori, ristoratori, guide, ma anche ad operatori. L’obiettivo è quello di fare conoscere gli operatori tra loro e di migliorare la conoscenza dell’offerta da parte di chi può entrare in contatto con i turisti. Di principio il work shop è aperto a tutti, anche se ancora pochi ne approfittano. Il prossimo work shop per presentare la novità 2018 è già fissato». S.P.: «Da parte nostra cerchiamo di sensibilizzare la popolazione locale riguardo all’importanza del tu-
rismo per la nostra struttura e cerchiamo di far conoscere alle scuole l’esistenza di villaggi e possibilità di lavoro e pernottamento in zona. Inoltre molto del personale abita nelle vicinanze e quindi ha lavorando nel settore ha già una vocazione turistica». L.P.: «Con questa domanda mi permettete di guardare al futuro: tra qualche anno e in particolare, in vista dell’apertura del tunnel di base del Monte Ceneri, che ricordo trasformerà questo Ticino in una CittàCantone, abbattendo, almeno metaforicamente, le barriere, spesso solo ideologiche, del Sopra e del Sottoceneri. Già da ora, tutto ciò che siano progetti condivisi sono benvenuti. E già da ora sempre più, ma imperativamente a partire dal 2020, una solida e proficua collaborazione tra gli attori principali del turismo, quindi OTR, ATT, aziende di trasporto, impianti di risalita, società di navigazioni e tutto ciò che opera a contatto con il turista, troverà sicuramente il modo per condividere strategie e progetti. Al momento attuale la collaborazione esiste ed è efficace, è però ancora a compartimenti stagni, sono comunque convinto che nei prossimi tre anni anche queste collaborazione saranno meno ingessate da paradigmi regionali e saranno quindi maggiormente condivise. Il Ticino Ticket è il primo vero prodotto condiviso tra i vari attori elencati prima. Ecco che progetti di questo tipo saranno sempre più d’attualità. Quindi anche le campagne di sensibilizzazione saranno sempre più condivise, tra i progetti che vedranno la luce nei prossimi anni ci saranno i Centri di Competenza, ecco che si desidera segmentare e organizzare le azioni di promozione su tutto il territorio cantonale, piuttosto che suddividersi i compiti per il medesimo obiettivo, quindi ogni regione avrà una peculiarità che tratterà e svilupperà per tutto il territorio cantonale».
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G.B.: «GastroTicino ha dedicato articoli, pubblicazioni, corsi su questo tema, cercando di portare una consapevolezza che essere gentile può fare la differenza. Un’ulteriore iniziativa che sta nascendo in collaborazione con Gentletude, Movimento Mondiale per la Gentilezza che ispira le persone verso una maggiore gentilezza, è la creazione di un sondaggio per capire qual è il sentimento che sta dietro alla tanto agognata “accoglienza ticinese”, termine che denota disprezzo e incapacità ricettiva. Con l’intento di diffondere un seme positivo, a tutti i partecipanti del corso sull’accoglienza verrà regalato il libro “La forza nascosta della gentilezza” di Cristina Milani, presidente di Gentletude». F.B.: «Per quanto concerne le attività della nostra Organizzazione turistica, siamo sempre molto attenti alla formazione del nostro personale a contatto diretto con l’ospite. Negli anni passati abbiamo collaborato direttamente con le strutture di accoglienza per formare e sensibilizzare gli addetti ai lavori su questo tema. Attualmente, in collaborazione con Hotelleriesuisse, organizziamo workshop per gli albergatori con la società Swiss Hospitality Solutions. Una forma di consulenza orientata ad una vera e propria filosofia di gestione che vuole intendere il prodotto turistico come un elemento composto da tanti fattori: servizio, qualità, brand reputation e popolarità. Tutti questi ingredienti – tra cui l’accoglienza e la qualità del servizio – concorrono a creare una ricetta vincente che aiuterà il prodotto a posizionarsi nel mercato e anche a crescere di valore».
C’è chi parla di un vero e proprio marketing dell’accoglienza che coinvolge a vari livelli, non solo gli operatori ma anche la popolazione locale. Da questo punto di vista, il Ticino è consapevole dell’importanza di proteggere e valorizzare il proprio patrimonio ambientale e umano? E.F.: «Ne siamo pienamente consapevoli. È proprio per valorizzare il nostro patrimonio ambientale e umano che quest’anno, in collaborazione con Svizzera Turismo, abbiamo lanciato la piattaforma “My Swiss Experience”, che riunisce oltre 700 proposte di esperienze di vita in tutta la Svizzera, di cui una trentina in Ticino. Nel nostro Cantone è ad esempio possibile andare a pescare con un pescatore che vi insegnerà i trucchi del mestiere sul lago di Lugano, oppure arrotolare a mano i sigari e provare diverse tipologie di tabacco al Centro Dannemann di Brissago. Gli appassionati di enogastronomia potranno partecipare a una delle tradizionali vendemmie nel Mendrisiotto, mentre per gli amanti degli animali vengono organizzate escursioni guidate in varie parti del Cantone. In un mondo sempre più digitale, in cui si può essere virtualmente ovunque, il visitatore oggi cerca qualcosa che non sia “di massa” ma di nicchia, non standardizzato ma personalizzato, e che preveda l’accompagnamento con un abitante del luogo. Il fattore umano, costituito da persone con le loro usanze e abitudini, è ciò che attrae maggiormente i nuovi turisti e noi abbiamo cercato di seguire questa tendenza». N.F.: «Come ho detto sopra, penso che la scuola debba trovare il modo di inserire certi temi e presentarli ai giovani per aumentare la consapevolezza ed arricchire le loro conoscenze, perché i giovani sono dei potenziali ambasciatori dei valori regiona-
li. Sono sicura che molti ticinesi conoscono bene il territorio a livello regionale, purtroppo molti meno conoscono il territorio a livello cantonale. Sarebbe importante che molti più ticinesi conoscessero il patrimonio del Cantone perché chi vive il territorio, chi lo conosce e lo apprezza, chi ne è anche magari orgoglioso, proprio perché riconosce il valore delle peculiarità che lo rendono speciale, è il miglior ambasciatore ed il miglior promoter del proprio territorio. L’offerta turistica è composta da 1000 sfaccettature, ma la componente di relazione con chi abita il territorio, le tradizioni, i luoghi particolari e la genuinità delle esperienze, risultano sempre più importanti agli occhi del turista. Di questo dovremmo essere tutti maggiormente consapevoli». S.P.: «Credo proprio di sì, il Ticino negli ultimi anni ha fatto in questo senso un ottimo lavoro». L.P.: «Probabilmente il Ticino non è ancora consapevole dell’importanza di un’accoglienza trasversale su tutti i livelli, è però sicuramente consapevole dell’importanza di proteggere e valorizzare il proprio patrimonio identitario, ambientale e culturale. L’unico punto su cui bisogna davvero chinarsi riguarda la cultura dell’accoglienza, ma non è sicuramente un tema che si possa sistemare in qualche settimana di corsi… occorre una ferrea volontà da parte di ogni singolo cittadino e la convinzione che il turista non ci porta via degli spazi, ma aiuta la nostra economia a rifiorire e a reinventarsi di continuo, crescendo e sviluppandosi sempre più». G.B.: «Il Ticino è convinto e consapevole che l’accoglienza fa qualità e che se fatta bene ne possono trarre beneficio tutti i partner dell’offerta turistica del Ticino». TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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F.B.: «Ospitalità, cortesia, attenzione nei confronti dell’ospite e capacità di metterlo a proprio agio, rispondendo ai suoi bisogni, magari facendogli venire voglia di tornare. L’accoglienza è questo, ma anche attaccamento alla propria terra e capacità di veicolare all’altro questo sentimento. Penso che il Ticino e la sua popolazione siano in generale abbastanza consapevoli della centralità di questi fattori per il turismo e dell’importante indotto che esso genera per il territorio. Per il territorio e per tutte quelle famiglie che di turismo, direttamente e indirettamente, vivono. Ma si può fare di più, sensibilizzando continuamente sul tema e parlandone a più livelli e in più contesti: a scuola, sul posto di lavoro, sui media. Come stiamo facendo ora, ad esempio».
normalmente scrive una mail, spesso utilizzando il formulario che abbiamo sul sito. I turisti quando reclamano sono molto precisi e puntuali, ma purtroppo spesso, molto spesso, i reclami non arrivano a noi. Quello che succede oggi sempre più è che il turista scontento lasci la sua indelebile traccia su FB, Trip Advisor o su altre piattaforme, influenzando con la propria recensione, l’immagine e la reputazione del singolo ristorante-albergo-attrattore. È chiaro che se questo strumento, pur non perfetto e totalmente affidabile che sia, ma pur sempre più regolarmente consultato da parte di chi viaggia, segnala visibilmente l’apprezzamento per l’offerta e quindi i prodotti di una regione, di conseguenza la reputazione di questa destinazione aumenta o diminuisce».
Quali spazi relazionali avete creato per dare ascolto alle esigenze e alle richieste dei turisti?
S.P.: «Le relazioni non si fermano mai, sia con i nostri ospiti, i quali possono sempre dare consigli e indicazioni importanti, come pure con tutti i colleghi di questo settore, che siano di campeggi, alberghi, gastro, ostelli, attrazioni turistiche, organizzazioni turistiche, agenzia turistica, associazioni, politica ed altro. Credo che coinvolgendo tutti gli attori non si può che raggiungere un risultato migliore».
E. F.: «Sono molti i canali attraverso i quali diamo ascolto ai turisti, ad iniziare dal nostro centralino che quotidianamente evade molte richieste. Spesso i visitatori sentono l’esigenza di scriverci direttamente, e in questo caso cerchiamo di rispondere nel giro di pochi giorni. Inoltre, di pari passo con il consolidamento della nostra presenza sui Social Media (Facebook, Twitter, Instagram, Google+), molti turisti esprimono i loro commenti servendosi di queste piattaforme. In questo caso i tempi di risposta si accorciano, bisogna dare un feedback in pochi minuti. Infine, ogni anno preziose occasioni di incontro e scambio ci vengono garantite grazie alla nostra presenza a manifestazioni, fiere ed eventi organizzati in una decina di mercati esteri di riferimento». N.F.: «Non abbiamo creato spazi particolari. Chi ha dei reclami o chi ha delle domande da porre
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L.P.: «Proprio per affrontare questo tema ATT ha creato una pagina web interattiva, dove ogni singolo turista può applicare virtualmente un post-it che indichi una sua richiesta o un suo desiderio. Tutto ciò diventa una raccolta estremamente interessante delle necessità dei nostri turisti. Oltre a ciò ci sono comunque sempre tutte le interazioni personali, tra Ospiti, Albergatori, Operatori turistici, Enti Turistici e tutti gli attori vicini al settore».
G.B.: «Nella sede di GastroTicino non arrivano turisti, ma il palazzo è il punto di riferimento per chi lavora nella ristorazione e albergheria. Quindi anche qui cerchiamo di mettere in pratica ciò che scrive Cristina Milani: la gentilezza è quella capacità di accogliere l’altro e le sue differenze senza imporsi e senza imporre i propri tempi. Per poter accogliere l’altro diventa però necessario aprirsi, essere pazienti, capire i bisogni, i desideri ed essere capaci di fare sentire una limpida disponibilità. Bisogna essere empatici, vale a dire avere quella capacità di “mettersi nelle scarpe dell’altro”. Anche noi, come molte aziende, ci stiamo adoperando per creare al nostro interno una cultura gentile, certi dell’influenza positiva di quest’ultima sulla performance aziendale». F.B.: «L’ascolto è parte integrante della nostra attività, a più livelli, sia verso il nostro territorio sia nei confronti di chi vi giunge in visita, ma anche verso i partner con cui condividiamo l’attività quotidiana. Siamo in contatto con il turista tramite i nostri sportelli informativi, per telefono e via email, ma soprattutto siamo presenti per rispondere e intercettare le richieste (anche inespresse) degli ospiti online, per mezzo delle piattaforme social (Instagram, Facebook, Twitter), potendo così essere immediati ed efficaci. Oltre a ciò, abbiamo anche sviluppato il Digital Concierge, un’applicazione online utilizzabile da tutti i dispositivi mobili, attualmente disponibile in lingua inglese e tedesca, per trovare comodamente informazioni generali sulla regione: eventi, attività, escursioni, ristoranti, previsioni del tempo, orari dei trasporti pubblici. Anche questo per essere vicini al nostro ospite e per offrire un ulteriore spazio di accoglienza e di incontro con la nostra destinazione».
TURISMO / TRASPORTI
UNIRÀ IL CENTRO DI LUGANO CON IL MALCANTONE E LA VALLE DEL VEDEGGIO. DA BIOGGIO A LUGANO CENTRO IN SOLI SETTE MINUTI. E QUELLO DEI TEMPI DI PERCORRENZA È SOLO UNO DEGLI ELEMENTI DELLA TAPPA PRIORITARIA DELLA RETE TRAM-TRENO DEL LUGANESE: UN PROGETTO GIÀ DEFINITO EPOCALE.
RETE TRAM-TRENO DEL LUGANESE la rivoluzione della mobilità
L
a data fondamentale della sua storia recente è il 9 febbraio 2014, quando viene approvata in votazione popolare la modalità di finanziamento dell’infrastruttura ferroviaria. Successivamente, il 28 aprile di quest’anno, Berna conferma il finanziamento per 240 milioni di franchi e, in poco meno di cinque mesi, il Consiglio di Stato, su richiesta del Dipartimento del territorio, approva il messaggio per la realizzazione della tappa prioritaria della Rete tram-treno del Luganese, dal costo di 400 milioni, 63 dei quali a carico del Cantone, nonché del nuovo sottopassaggio pedonale di Besso, il cui costo complessivo è di 43,3 milioni di franchi. Successivamente, il dossier approderà sui banchi del Parlamento cantonale. Il progetto è così entrato nel vivo. L’11 ottobre scorso, infatti, l’Ufficio federale dei trasporti ha formalmente avviato la procedura di approvazione dei piani per il progetto della tappa prioritaria, mentre nei
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giorni successivi ha preso avvio l’opera di posa dei picchetti e delle modine lungo il percorso che interesserà sette Comuni: Agno, Bioggio, Caslano, Lugano, Magliaso, Manno e Ponte Tresa. «È un›opera di grande respiro, un›opera storica che porterà grandi giovamenti al Malcantone e a tutto il Luganese» - ha dichiarato il Consigliere di Stato Claudio Zali, in occasione della conferenza stampa convocata il 15 settembre scorso a Bellinzona, alla quale hanno partecipato anche il Direttore della Divisione delle costruzioni, Giovanni Pettinari ed il Capo Progetto del Piano dei Trasporti del Luganese, Ivan Continati. Tempi di percorrenza Grazie a questo nuovo rivoluzionario collegamento sarà possibile giungere a destinazione in tempi rapidi. Per recarsi da Agno a Lugano Centro il tempo di percorrenza verrà addirittura dimezzato: dai ventisei minuti di oggi ai tredici di domani. Per non parlare del-
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la tratta (oggi trafficatissima) BioggioLugano Centro: si passerà infatti dai ventidue minuti odierni a soli sette minuti di viaggio. La Rete tram-treno del Luganese collegherà, inoltre, Manno a Lugano Centro in tredici minuti (anziché i trentaquattro di oggi), Ponte Tresa a Lugano Centro in soli ventiquattro minuti (oggi sono trentacinque), Bioggio a Bellinzona in ventinove minuti (sedici in meno rispetto ai quarantacinque attuali) e Bioggio a Mendrisio in soli trentun minuti (oggi sono ben quarantacinque). Corse ogni 5 e 10 minuti nelle ore di punta Nelle ore di punta la Rete tram-treno del Luganese permetterà corse ogni dieci minuti tra Ponte Tresa e Lugano e tra Manno e Lugano, e ogni cinque minuti tra Bioggio e Lugano. Nelle ore cosiddette di morbida, le corse saranno ogni quindici minuti tra Ponte Tresa e Lugano, e ogni trenta minuti tra Manno e Lugano. L’auto diventerà meno attrattiva Claudio Zali: «La Rete tram-treno è la risposta più efficace al traffico veicolare della Valle del Vedeggio e del Basso Malcantone. La sua promessa? Rivo-
luzionare la mobilità del Luganese” afferma al proposito il Direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali precisando che “su scala locale l’effetto previsto dalla Rete tram-treno del Luganese è paragonabile a quello delle gallerie di base del San Gottardo o del Monte Ceneri. Nessuna infrastruttura stradale è infatti finora riuscita a rendere realmente contiguo l’agglomerato alla Valle del Vedeggio. Il mezzo pubblico si rivela dunque vincente: dove l’automobile deve fare i conti con un traffico spesso intenso e rallentato, il tram-treno permetterà collegamenti rapidi, efficaci, frequenti, e nel segno della sostenibilità” – ha aggiunto il ministro leghista sottolineando che “in un contesto del genere, l’auto diventa meno attrattiva».
nendosi come alternativa efficace agli spostamenti in automobile. La prima tappa del progetto, denominata tappa prioritaria, prevede la realizzazione del nuovo collegamento ferrotranviario tra la valle del Vedeggio e Lugano Centro, tramite una galleria di circa 2,2 chilometri, con raccordo all’attuale linea ferroviaria delle Ferrovie Luganesi SA (FLP) in località Bioggio Stazione, e un tratto che si estende da Bioggio a Manno. Il progetto comprende pure interventi sulla linea esistente da Bioggio a Ponte Tresa, quali il raddoppio dei binari a Magliaso e Caslano e la realizzazione della nuova fermata Agno-Aeroporto. Le tratte Cornaredo e Pian Scairolo saranno invece oggetto di tappe successive” – precisa Continati.
Caposaldo del Programma di agglomerato del Luganese «Il progetto Rete tram-treno del Luganese s’iscrive nel Piano dei Trasporti del Luganese e costituisce un caposaldo nell’ambito del Programma di agglomerato del Luganese» - sottolinea il Capo Progetto del PTL, Ivan Continati, confermando che «la nuova Rete mette in relazione le aree strategiche dello sviluppo del Luganese, propo-
Costi e tempi di realizzazione Come accennato, il costo complessivo dell’opera è di 400 milioni, 63 dei quali a carico del Cantone; 25 arriveranno dal Programma di agglomerato del Luganese di seconda generazione (PAL2), 263 milioni dall’Ufficio federale dei trasporti (attraverso il Programma di sviluppo strategico dell’infrastruttura ferroviaria PROSSIF) e 45 dai Comuni. L’avvio della realizzazione della tappa prioritaria è previsto nel 2020 e la messa in esercizio nel 2027. Le serate informative Il Dipartimento del territorio, in collaborazione con i Comuni di Agno, Bioggio, Caslano, Lugano, Magliaso, Manno, Ponte Tresa e la Commissione regionale dei trasporti del Luganese, ha organizzato, nel mese di novembre, tre serate informative rivolte alla popolazione, dedicate al progetto per la realizzazione della tappa prioritaria della Rete tram-treno del Luganese. Agli incontri, tenutisi a Lugano, Bioggio e Caslano, ha partecipato un folto pubblico che ha avuto modo di assistere agli interventi dei diversi relatori: il Consigliere di Stato e direttore del Dipartimento del territorio, Claudio ZaTICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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li, gli ingegneri della Divisione delle costruzioni, i rappresentanti dei Comuni interessati dal progetto e quelli della Commissione regionale dei trasporti del Luganese. Il sottopasso di Besso Il messaggio governativo riguarda anche la realizzazione del nuovo sottopasso pedonale di Besso che, di fatto, fa parte del progetto relativo alla Stazione FFS di Lugano. Il costo complessivo dell’opera è di 43,3 milioni di franchi così suddivisi: 17,7 milioni saranno garantiti dal Cantone, 8,6 milioni verranno finanziati dal Programma di agglomerato del Luganese di prima generazione (Pal1), 12,8 milioni andranno a carico dei Comuni (CRTL) e i restanti 4,2 milioni saranno finanziati dalla Città di Lugano. Al passo coi tempi Oggi la Ferrovia Lugano-Ponte Tresa
trasporta ogni giorno complessivamente 7’500 passeggeri. Con il tramtreno il loro numero aumenterà a 20’000, con un incremento previsto del 170%. Inoltre si stima che nella galleria che verrà costruita tra Bioggio e Lugano transiteranno giornalmente 15’000 passeggeri. Convogli da 250 posti L’infrastruttura a scartamento metrico disporrà prevalentemente di corsie riservate lungo l’intera tratta. Tra Bioggio e Ponte Tresa verrà utilizzata l’infrastruttura della FLP esistente, che sarà adeguatamente potenziata per garantire l’aumento della frequenza di esercizio. I convogli della Rete tram-treno del Luganese, della lunghezza di circa quarantacinque metri, avranno una capacità totale di duecentocinquanta posti (di cui circa settanta a sedere). Per maggiori informazioni: www.ti.ch/rete-tram-treno.
Swiss Helicopter: tecnologie innovative e formazione La principale azienda commerciale di elicotteri in Svizzera, Swiss Helicopter, che in Ticino ha base a Gordola, ha presentato le misure intraprese per mantenersi altamente competitiva e per affrontare le sfide del futuro. L’azienda ha investito costantemente per arrivare ad avere una flotta con elicotteri sempre più ecologici, silenziosi e dal maggiore confort. L’ultimo acquisto a Gordola è il nuovo elicottero Guimbal Cabri G2 HB-ZYZ, con il quale gli allievi della scuola di volo possono svolgere la loro formazione su un elicottero moderno, in sostituzione del precedente
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Schweizer HU300C che è stato definitivamente mandato in pensione. Il Cabri Guimbal G2 è anche a disposizione per il noleggio e per voli di prova in doppio comando, sia per appassionati del volo che per coloro che desiderano vivere una nuova esperienza, per sé o da regalare attraverso un buono regalo. Un’altra grande sfida raccolta dal gruppo Swiss Helicopter è quella di diventare una piattaforma di ricerca e sviluppo operativo per il settore droni, lavorando già sin d’ora a stretto contatto con il previsto “Centro di competenza droni” di Lodrino. In sinergia con l’azienda
Swiss Drones, Swiss Helicopter possiede ora un suo primo drone, il Dragon SDO50V, che con carico utile fino a 30 kg e autonomia d’impiego fino a circa 2 ore di volo, permette svariate applicazioni. In base alle esigenze e ai tipi di misurazioni e rilevamenti dati desiderati, vi sono i presupposti per trasportare il proprio sensore specializzato. I dati di rilevamento vengono raccolti in tempo reale e registrati, oppure visualizzati e trasmessi praticamente in diretta attraverso una rete dedicata ai rispettivi utenti. Per ulteriori informazioni: www.swisshelicopter.ch
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ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL THE ORIGINAL SINCE 1994
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TURISMO / TICINO TURISMO
VERSO UN TURISMO sempre più esperienziale LUCA PRETO, RESPONSABILE DELLA COMUNICAZIONE ONLINE DI TICINO TURISMO, ANTICIPA LE LINEE GUIDA DEL NUOVO PORTALE LA CUI MESSA IN RETE È PREVISTA PER LA PRIMAVERA PROSSIMA.
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al suo osservatorio privilegiato come si è andata trasformando nel corso degli ultimi anni la comunicazione turistica? «La comunicazione è sempre la fase finale di un processo organizzativo molto più complesso e non è sufficiente acquisire tecnologie innovative per incidere profondamente sulla competitività del prodotto turistico; al contrario, è essenziale l’uso innovativo delle stesse nella progettazione di prodotti sempre più emozionali e rivolti agli specifici profili di nicchie di domanda e nella reingegnerizzazione dei processi di produzione, comunicazione e distribuzione. È dunque necessario disporre di un sistema di offerta ad alto tasso creativo, che cerchi percorsi innovativi di sviluppo e capaci di usare in maniera originale i nuovi strumenti di relazione con la domanda (web in primo luogo)».
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Quali sono i punti di forza che caratterizzano il nuovo sito di Ticino Turismo? «Le funzioni fondamentali del nuovo portale sono: essere strumento di promozione turistica (agendo quindi nella fase della selezione della destinazione); fornire informazione ed accoglienza offrendo news e suggerimenti per rendere “unica” l’esperienza territoriale dell’ospite; essere strumento di raccolta dati finalizzata alla funzione di marketing intelligence; costruzione di un modello di condivisione e co-creazione dei contenuti finalizzato al rafforzamento della brand awareness ticinese, grazie alla costruzione di un ecosistema digitale coerente con la funzione di guida e supporto della governance regionale, in grado di generare il coinvolgimento dei principali attori, pubblici e privati, afferenti all’offerta turistica territoriale. Tutte queste caratteristiche verranno
ulteriormente rafforzate grazie alla nuova Corporate Identity di Ticino Turismo che presenteremo il prossimo marzo. Anche il portale si presenterà sotto una nuova veste.».
ne; dopo il rientro dal viaggio/soggiorno, configurandosi come piattaforma di sharing esperienziale, in grado di implementare e diffondere la local band reputation della destinazione Ticino».
Che cosa vi attendete dall’utilizzo sistematico dei diversi social media? L’obiettivo è quello di generare engagement degli internet user presenti sui principali social media. In base a questa premessa le singole azioni di comunicazione digitale saranno strutturate tenendo conto delle tre fasi della relazione fra il turista e una destinazione: prima della decisione di acquisto, confermando la funzione promozionale in grado di influenzare le scelte del potenziale ospite; durante la fruizione dell’esperienza di soggiorno, divenendo strumento di informazione ed accoglienza online, ampliando l’esperienza di viaggio grazie ad una comunicazione, sempre più clusterizzata, degli eventi o della soluzioni di fruizione della destinazio-
Un elemento decisivo della comunicazione on line è rappresentato dall’opportunità di costituire comunità di utenti. Come vi attendete da questo livello di partecipazione? «Grazie alle nuove tecnologie tutti possiamo potenzialmente esprimere e pubblicare la nostra opinione su una destinazione turistica, arricchendola di nuove immagini e co-creando nuove narrative. Questi contenuti espressi online rappresentano opinioni pubbliche destrutturate che ricevono sempre più attenzione, soprattutto da coloro che sono nella “prima fase” dell’esperienza turistica, ovvero il momento dell’ispirazione e della presa di decisione se visitare o meno
un luogo. Per esempio, se un viaggiatore usa un motore di ricerca per cercare informazioni sul prossimo viaggio e trova dei commenti di altri viaggiatori, che dichiarano di aver vissuto positive esperienze può essere probabilmente indotto a visitare quella destinazione».
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LUSSO / BUCHERER
Tante novità IN CASA BUCHERER FRANZ REICHHOLF, DIRETTORE DEL NEGOZIO BUCHERER DI LUGANO, TRACCIA UN BILANCIO DELL’ATTIVITÀ SVOLTA NEL CORSO DEL 2017 E ANNUNCIA ALCUNE INTERESSANTI NOVITÀ RIGUARDANTI IL GRUPPO SVIZZERO SPECIALIZZATO IN OROLOGI E GIOIELLI DI LUSSO.
don, possiede il più grande store di Rolex nella capitale britannica all’interno del complesso “One Hyde Park”».
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on quale bilancio si chiude il 2017? «Per Bucherer Lugano è stato tutto sommato un anno positivo e questo è dovuto ad una concomitanza di fattori, come un maggiore afflusso di clienti asiatici, una sostanziale stabilità della clientela locale e una ancora modesta ripresa da parte di acquirenti provenienti dall’Italia. A questo positivo risultato ha concorso in modo importante l’apertura della boutique Rolex che ha consentito una maggiore visibilità dei prodotti di questo marchio e che è stata visitata e ammirata da migliaia di persone che hanno particolarmente apprezzato l’ampiezza della gamma di orologi esposti».
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Bucherer si affaccia anche nel mondo delle vendite on line? «È questa un’altra grande novità che riguarda il Gruppo Bucherer. Con il nuovo anno per i residenti in Svizzera è possibile accedere tramite internet ad una selezionata scelta di gioielli e di marchi da noi rappresentati. Gli acquisti on line hanno ormai una diffusione sempre maggiore in tutto il mondo e anche Bucherer ha scelto di intraprendere un percorso già avviato con successo da prestigiose case orologiere e di gioielli. L’attesa è quella di intercettare una clientela più giovane che ha dimostrato di avere già modificato le proprie abitudini d’acquisto». E per quanto riguarda più in generale il vostro Gruppo? «La novità più importante attiene senz’altro all’acquisto da parte di Bucherer di The Watch Gallery. Questo acquisto permette alla casa di Lucerna di offrirsi una vetrina prestigiosa a Londra attraverso le sei boutique possedute da The Watch Gallery e situate in location strategiche, come il centro commerciale “Westfield” a Shepherd’s Bush, Hanover Street o il Covent Garden. I 5 punti vendita The Watch Gallery cambiano nome assumendo quello di Bucherer. Creata nel 1985, The Watch Gallery distribuisce in particolare marchi come Rolex, Audemars Piguet, Jaeger-LeCoultre, Panerai, Bremont e Hublot. Comprata nel 2012 da DM Lon-
Cosa c’è da aspettarsi nel campo della gioielleria? «Due sono le collezioni in evidenza a partire da questo autunno: Lacrima festeggia il suo decimo anniversario e il lancio di Peekaboo. Per la nuova collezione di gioielli Peekaboo Bucherer ha collaborato con il designer di gioielli
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Yunjo Lee di New York che ha voluto catturare la bellezza delle relazioni e la gioia dei momenti speciali della vita. Il risultato sono gioielli unici per la donna moderna e femminile che va orgogliosamente per la sua strada. Una donna seducente che attraversa la vita con una meravigliosa disinvoltura e celebra la sua unicità. La collezione di oro rosa con morganiti, acquamarine e berilli gialli vive grazie al suo aspetto gioioso e informale. I gioielli della collezione incarnano l’amore irrefrenabile della vita e la fiducia in se stessi, che risveglia la sensazione di libertà in chi la indossa».
tempo. La semplice pressione del pulsante di azzeramento è sufficiente per avviare una nuova misurazione mentre il cronografo è già in marcia, diversamente dai cronografi classici che richiedono tre manipolazione successive per la stessa operazione, l’arresto del cronografo, l’azzeramento e l’avvio della nuova misurazione».
BUCHERER SA Via Nassa 56 CH-6900 Lugano +41 91 923 14 24 lugano@bucherer.ch
E per finire a proposito di novita? «Si avvicina il Natale e allora quale migliore occasione per regale un nuovo modello dell’orologio Carl F. Bucherer Manero Flyback. Dietro quadranti tutti diversi si cela un movimento particolarmente sofisticato: il calibro automatico CFB 1970. Il cronografo, dotato di funzione flyback o ritorno in volo, permette di misurare in successione diversi intervalli di TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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LUSSO / BOUTIQUE ROCCA LUGANO
UN VIAGGIO tra tradizione e innovazione ROCCA SI QUALIFICA COME L’UNICA RETAILER ITALIANA CHE DISTRIBUISCE ESCLUSIVI GIOIELLI E OROLOGI DEI PIÙ PRESTIGIOSI BRAND INTERNAZIONALI.
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ei secoli è stato fornitore ufficiale di Casa Savoia e Numerosi ed illustri esca clienti hanno varcato negli anni le soglie dello storico negozio: da Giuseppe Garibaldi a Giuseppe Verdi, da Luigi Pirandello a Gabriele D’Annunzio nonché molti maharaja, artisti e uomini politici. Merito, fin da allora, di una cultura dell’orologeria e del gioiello che si è tradotta in un’appassionata ricerca della perfezione. Nel 2008 l’azienda è entrata a far parte del Gruppo Damiani, Maison di gioielleria italiana divenuta nota in tutto il mondo per l’eccellenza delle proprie creazioni. Rocca distribuisce i più prestigiosi marchi di alta gioielleria ed orologeria tra cui Damiani, Salvini, Rolex, Patek Philippe, Omega, Cartier, Breguet, Audemars Piguet, Hublot, Jaeger LeCoultre, A. Lange&Sohne, Panerai, Vacheron Con- stantin, Piaget, Montblanc e molti altri. Garanzia, affidabilità e professionalità sono valori essenziali sui quali si basa la filosofia aziendale di Rocca. Tutti i gioielli e gli orologi proposti possiedono i certificati che ne attestano l’assoluta garanzia e originalità di fabbricazione, inoltre un documento d’identità che accompagna l’acquisto per tutta la vita.
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Il lusso è soprattutto un “servizio” e i criteri di selezione del personale di Rocca sono mirati a farne l’elemento distintivo: competenza, rapporto umano, massima dedizione alle esigenze del cliente per creare ed investire su un rapporto di fiducia a lungo termine. La relazione con il cliente, è il vero valore aggiuntivo: garantire il valore dell’acquisto, rendendo il prezioso intramontabile ed inalterato nel tempo, tutelandone la trasmissione di generazioni in generazione. Rocca offre alla propria clientela assistenza tecnica all’avanguardia per orologeria, gioielleria e accessori, per veloci e complete risposte ad ogni richiesta del cliente. Oltre agli attrezzati laboratori interni, Rocca offre in tutto il territorio ta presso le boutique, accurate schenazionale un servizio di assistenza de tecniche e, naturalmente, i prezzi. completa in partnership con i laboraContinuando con la piattaforma etori esterni autorizzati e le stesse macommerce, lanciata recentemente e nifatture produttrici. progettata secondo la logica del «moLa centralità del cliente bile first»: un unicum a livello naziova sempre di pari passo nale nel settore dell’hard luxury. con la capacità di evolPassando poi attraverso i vere ed essere al passo canali social Facebocon i tempi. Ne sono la ok, Instagram e prova gli strumenti di WeChat tramite i comunicazione su cui quali Rocca dialoga oggi l’azienda basa la costantemente con i relazione con la propria suoi clienti. Quest’anclientela. A partire dal no, Rocca ha annunciato sito (rocca1794.com) svil’apertura presso l’Aero03 luppato secondo i più reporto di Roma Fiumicino centi standard di interfaccia e di una nuova prestigiosa bousviluppo, in cui è possibile trovare tique interamente dedicata ai marchi tutte le referenze dei brand in vendiRolex e Damiani. Per Rolex si tratta
del primo punto vendita in un aeroporto italiano. Damiani duplica invece la sua presenza dopo la recente apertura di Milano Malpensa. Oggi Rocca è presente in Italia e in Svizzera con 14 boutique, situate nelle vie più prestigiose delle città di Milano, Torino, Bologna, Venezia, Padova, Mantova, Bari, Lecce, Catania, Taormina, Lugano e presso gli aeroporti di Milano Malpensa, di Orio al Serio (BG) e di Roma Fiumicino.
01 Boutique Rocca a Lugano 02 Sito rocca1794.com sviluppato secondo i più recenti standard di interfaccia 03 Uno dei primi orologi da tasca assemblati a fine ‘800 A sinistra Laboratorio orologiero di assistenza tecnica nella boutique Rocca di Milano
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LUSSO / GÜBELIN 01
L’EMERALD PATERNITY TEST MESSO A PUNTO DAL LABORATORIO GEMMOLOGICO GÜBELIN È, COME SUGGERISCE L’ASSONANZA CON L’INGLESE, UN VERO E PROPRIO TEST DI PATERNITÀ DELLE PIETRE. AL PARI DEL TEST DEL DNA CON CUI SI ATTRIBUISCE LA PATERNITÀ AL GENITORE, LA TECNOLOGIA SVILUPPATA CONSENTE DI RIPERCORRERE TUTTE LE TAPPE DALL’ESTRAZIONE ALL’ESPOSIZIONE IN NEGOZIO DELLA PIETRA.
Quella pietra NON HA PIÙ SEGRETI
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n test del DNA. Utile, in questo caso, a smascherare gli smeraldi falsi. E attribuire la paternità delle gemme alla loro origine geografica. Il Laboratorio Gemmologico Gübelin ha presentato l’Emerald Paternity Test, una nuova tecnologia che rende possibile la tracciabilità degli smeraldi, creando un’ulteriore ed indipendente prova della loro provenienza geografica. Si tratta del primo esempio di una serie di tecnologie e servizi per rendere più trasparente il settore delle pietre preziose. L’Emerald Paternity Test offre quindi ai clienti la certezza della provenienza dello smeraldo. Il sistema utilizza nanoparticelle che vengono applicate direttamente in miniera nel cristallo di smeraldo non ancora tagliato. Le nanoparticelle posso-
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LUSSO / GÜBELIN
no essere analizzate e decodificate in ogni singola tappa della catena di lavorazione, resistendo alle comuni procedure alle quali viene sottoposto uno smeraldo prima di raggiungere il consumatore finale (estrazione, lavaggio, taglio, lucidatura, trasporto, incastonatura). E le dimensioni delle particelle utilizzate le rendono invisibili al microscopio ottico, senza influenzare l’aspetto esteriore, né la qualità o le caratteristiche della pietra preziosa. Gübelin Jewellery è il primo marchio di gioielleria al mondo ad offrire smeraldi contenenti queste particelle. «Questa tecnologia offre a tutte le parti interessate nella catena di produzione – dai minatori ai consumatori finali – la possibilità di provare l’esatta provenienza geografica degli smeraldi, infondendo fiducia e sicurezza. Ciò consente di raggiungere un nuovo livello di trasparenza nel commercio delle pietre preziose», ha spiegato Daniel Nyfeler, Direttore del Laboratorio Gemmologico Gübelin. Gübelin ha sede a Lucerna, in Svizzera, dove l’azienda a conduzione familiare è guida-
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ta da Raphael Gübelin, Presidente della società svizzera. «Questa nuova tecnologia porterà trasparenza nel settore delle pietre preziose in un modo completamente innovativo», ha spiegato Raphael Gübelin. La natura e la terra, riflessi nelle profondità interne delle pietre preziose verdi e descritte dal pioniere Eduard Josef
Gübelin, sono l'ispirazione per il mondo Mystical Garden e la sua linea Ancient Path, che comprende tutta una varietà di anelli, orecchini e collane. Questa inclusione fornisce un esempio di come i colori possono giocare all’interno di una pietra. La luce, crea un collage di diverse tonalità che scintillano come un magnifico ornamento di fiori.
01 Gübelin Gem Lab, Emerald Paternity Test, particelle 02 Raphael Gübelin, Presidente 03 Gübelin Gem Lab, test di qualità dello smeraldo grezzo 04 Gübelin, “Ancient Path”, anello di platino e smeraldo, Gübelin Jewellery A sinistra Belmont, Brasile, Itabira
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LUSSO / MODA
Il caldo inverno TICINESE MOLTE LE PROPOSTE MODA DI QUESTO INVERNO… TUTTE MADE IN TICINO DI VALENTINO ODORICO 01
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randi marchi, nomi blasonati e griffe esclusive: il Ticino è ricco di boutique dei principali brand del mondo. Pochi sanno che anche il nostro territorio è ricco di maison che producono in modo esclusivo capi, accessori e proposte moda assolutamente di tendenza. Un’attenzione che anche il consumatore oggi richiede: non è raro trovare questi nomi all’interno di negozi multibrand che, vicino alla moda da passe-
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rella, propongono anche l’eccellenza della moda locale. Proposte che rispecchiamo i dettami della moda, capaci di rendere unico il nostro look e di differenziarci dalla massa. Camicie che diventano abiti, jeans (grande tendenza della stagione) con risvolti colorati con chiusura a gemello, abiti da sera principeschi, tessuti pregiati che svicolano come una seconda pelle e gioielli unisex perfetti per ogni occasione. Un inverno nel segno dello stile locale: la moda ticinese è viva come non mai.
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01 Alessandro Tosetti 02/03 Carbon Jewelry 04/06 Balossa 05 Sottomettimi 07/08/09 Viola Ambree 10 Fatima Val 11 Just Like That Jeans
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12/13 Brunello Barbieri
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LUSSO / ALILA MADE IN ITALY
PARTENDO DALL’ESIGENZA TUTTA FEMMINILE DI UNA BORSA CAPIENTE MA IN GRADO DI MANTENERE SEMPRE LE SUE FORME, ELENA BUSATO E SUO MARITO LIONELLO BARBUIO HANNO DATO VITA AD UN’IMPRESA CHE SA CONIUGARE LA MIGLIORE SAPIENZA DELLA MANIFATTURA ARTIGIANALE ITALIANA CON UN MODELLO DI BUSINESS INNOVATIVO E DI SICURO SUCCESSO.
La borsa elegante CHE NON TI ASPETTI 114
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LUSSO / ALILA MADE IN ITALY
giane. Per la vendita, invece, oltre al canale on line, stiamo creando un rete di negozi di alto profilo, in posizione privilegiata, dove sarà possibile ammirare e acquistare i nostri prodotti. A Lugano, per esempio, abbiamo già stretto un accordo con Nassa Donna dove è presenta la nostra collezione». Con quali strategie di comunicazione intendete fare conoscere il vostro prodotto? «La comunicazione relativa ai nostri prodotti utilizza diversi canali, tra cui la piattaforma di vendita on-line tramite Farfetch, i social quali Instagram, la nostra pagina Facebook ed il nostro sito www.alilamadeinitaly.com. Vi è poi la rete commerciale con i nostri agenti, la presenza nelle più importanti fiere di settore ed i negozi testimonial nelle grandi città. La presenza e la pubblicità su alcuni media. Infine, altri eventi a tema».
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ome nascono le vostre collezioni di borse? «Dopo aver rilevato un’azienda del settore che già esisteva, abbiamo proceduto ad un totale rinnovo della produzione, inserendo gradualmente nuove collezioni ispirate dal mio estro creativo, giacché per molti anni ho avuto modo di lavorare come interior design per il mondo del fashion e della moda, a contatto con i più prestigiosi marchi italiani. La prima importante innovazione che abbiamo introdotto riguarda la ricerca sui materiali, dove abbiamo creato un particolare tipo di tessuto rinforzato con uno strato di gomma in mezzo, grazie al quale realizziamo le nostre borse». Quali sono i vantaggi che questo tipo di tessuto offre? «Innanzitutto il fatto di poter essere facilmente lavato in lavatrice e anche facilmente asciugato, tenuto conto che utilizziamo un tri-laminato con un anima costituita da speciale gomma idrorepellente. Inoltre, in virtù di questa particolare “anima”, le borse sono praticamente indeformabili, senza tuttavia perdere le proprie caratteristiche di plastica morbidezza». Dove producete le vostre collezioni? «Ci affidiamo per la produzione a laboratori specializzati in Italia dove ancora esistono ottime manualità arti-
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EVENTI / BOUTIQUE FARFALLA
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QUANDO IL CIBO sposa l’eleganza GEO PINI, DIRETTORE DELLA BOUTIQUE FARFALLA, È IL PROMOTORE DI UN EVENTO CHE IL 25 NOVEMBRE HA VISTO RIUNITI, PROPRIO NEI SUOI SPAZI DI LOCARNO, UNA SESSANTINA DI ILLUSTRI OSPITI CHE INSIEME A RAFFINATE SPECIALITÀ ENOGASTRONOMICHE HANNO POTUTO AMMIRARE LE PIÙ RECENTI COLLEZIONI DELLA MODA E DEL LUSSO
01 Da sinistra Christoph Hitz, Direttore Garage Tarcisio Pasta SA Geo Pini, Direttore Boutique Farfalla Andreas Gartmann, Direttore Eden Roc Ascona Roberto Ritschel, Direttore Bucherer Locarno 02 Regina e Franco Marcollo 03 Geo e Amanda Pini
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bbiamo voluto proporre questo evento – spiega Geo Pini – perché siamo convinti che il lusso e l’eleganza possono essere declinati in modi diversi ma che insieme concorrono tutti a determinare quel concetto di bellezza che soddisfa uno dei bisogni fondamentali della donna e dell’uomo. Per questo abbiamo invitato i nostri ospiti ad ammirare e gustare in uno stesso ambiente abiti e accessori, auto, gioielli e prelibatezze culinarie, in un clima accogliente e rilassato che invitava a scambiare quattro chiacchere tra amici». «All’organizzazione della serata – prosegue Geo Pini – che si è tenuta all’interno e nel piazzale antistante la Boutique Farfalla, hanno concorso alcuni partner altamente qualificati. Il Garage Tarcisio Pasta ha proposto alcuni
EVENTI / BOUTIQUE FARFALLA
recenti modelli di una marca prestigiosa come la Jaguar. Il negozio Bucherer di Locarno ha offerto la possibilità di ammirare stupendi gioielli e orologi e ha poi voluto omaggiare gli ospiti con l’estrazione di un piccolo diamante nascosto in un flûte di
champagne. Molto apprezzato l’intrattenimento gastronomico curato dall’hotel Eden Roc di Ascona, con la partecipazione dello Chef de bar Maurizio Cassaro che ha proposto all’aperitivo i suoi deliziosi cocktail e lo Chef Salvatore Frequente che ha voluto proporre alcune sue originali creazioni gastronomiche». «Boutique Farfalla è leader in Ticino nel settore dell’abbigliamento e attraverso numerose grandi marche internazionali in molti casi rappresentate in esclusiva, interpreta perfettamente l’evoluzione del gusto che si rinnova di stagione in stagione, ma al tempo stesso rispecchia con precisione quelle che sono le esigenze e le richieste di una clientela locale particolarmente attenta e fidelizzata. In questo modo le nostre proposte risultano essere sempre valide, mirate e interessanti come ha confermato l’attenta e interessata partecipazione degli ospiti che hanno partecipato all’evento».
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UN INCONTRO DI CHARME E BELLEZZA Roberto Ritschel, Bucherer Locarno: «Siamo molto lieti di aver preso parte a questo evento che ci ha permesso di incontrare la nostra affezionata clientela e di mostrare la collezione di gioielli Peekaboo, molto giovanile e moderna. Al momento del loro arrivo gli ospiti hanno ricevuto in segno di benvenuto un flûte di champagne con all’interno una piccola pietra. Nel corso della serata il nostro gemmologo ha poi annunciato il nome del fortunato che aveva trovato un diamante, taglio brillante, del valore di ½ carato».
Sebastien Rogalla, Hotel Eden Roc: «Locarno ha molto bisogno, soprattutto nei mesi invernali, di iniziative che animino la città e questa è stata sicuramente una buona idea per la sua capacità di intrattenere persone amanti del lusso e delle buone cose. Noi abbiamo presentato 4 cocktail appositamente creati per accompagnare una selezione di fingers food a conferma di come la nostra cucina è in grade di offrire proposte gastronomiche innovative e un servizio sempre e di altissimo livello».
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AIUTIAMO chi ha piĂš bisogno
SOLIDARIETÀ / ASSOCIAZIONE ELISA 01
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ANCHE QUEST’ANNO L’ASSOCIAZIONE ELISA HA CONFERMATO IL SUO IMPEGNO NEI CONFRONTI DI BAMBINI BISOGNOSI COLPITI DA GRAVI PATOLOGIE E CURATI IN TICINO. E PER RACCOGLIERE FONDI HA TENUTO COME OGNI ANNO IL SUO GALA, RIVOLGENDO AGLI OSPITI UN RINGRAZIAMENTO PER LA GENEROSA PARTECIPAZIONE.
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el 2018 saranno vent’anni che l’Associazione Elisa aiuta i bambini affetti da gravi malattie insieme alle loro famiglie. Se è vero infatti che il Ticino offre in generale prestazioni sanitarie eccellenti e garantisce un ottimo livello di vita, non è giusto far finta di non vedere che permangono situazioni di bisogno, materiale e spirituale, che non a caso colpiscono persone già provate dal dover affrontare lunghe e gravi malattie.
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Molti sono infatti i problemi causati dalla malattia grave di un bambino, difficoltà che restano a carico delle famiglie e ne scombussolano il funzionamento perché esulano dagli ambiti coperti dalle assicurazioni sociali. Ed è proprio in questa prospettiva che si muove l’Associazione Elisa che in questi due decenni di vita ha già avuto modo di aiutare centinaia di bambini e che per il futuro ha in progetto di svolgere un’azione ancora più profonda e capillare. Le iniziative sostenute riguardano Fondazione Elisa,
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01 Kaouthar Wadin, Jrache Mikkelsen, Kim Mikkesein, Marguerita Stabiumi 02 Dangira e Stefano Cortesi 03 Marco e Micky Berri 04 Mattia e Silvia Malacalza 05 Marco Borradori e Lara del Rocino 06 Croceverde Lugano: Ilario Bernasconi, Filippo Tami, Massimiliano Palma 07 Riccardo e Giuseppina Braglia 08 Massimo Rossini, Patrizia Bellia, Paolo Martinelli
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Locarno (aiuto finanziario, sostegno psicologico, reinserimento scolastico, cura dei bambini a domicilio); Croce Verde (per bambini e anziani); e da quest’anno, per la prima volta, Casa Santa Elisabetta (da 70 anni un tetto per le madri in difficoltà). Associazione Elisa vive attraverso la generosità di tanti amici sparsi in tutto il Ticino ed è proprio per incontrarsi e raccogliere fondi che ha tenuto il suo tradizionale Gala il 18 novembre presso il Palazzo Mantegazza. La serata ha visto l’alternarsi di ottimo cibo, di una musica coinvolgente e di video con forti impatti emozionali. Presentatrice dell’evento è stata la bella e brava Julie Arline, che ha dato appuntamento per il prossimo 17 novembre del 2018. Un ringraziamento va a tutti i partecipanti e agli sponsor che hanno permesso all’Associazione Elisa di portare avanti progetti di sostegno importanti e che rendono il Ticino ancora più accogliente, generoso e solidale.
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09 Doria Invernizzi, Marina Danko, Ana Mantegazza, Thomas Aranas, Silvia Damiani 10 Maurizio Romano, Luca Fracarolli 11 Julie Arlin, Guido Brivio, Elisabetta Ciocco, Sandra Castellano 12 Ariella Del Rocino, Marina Righenzi, Elena Mantegazza, Giugi Saladino 13 Petra Jansehke, Roland Forrer, Sabina Cartossi, Gianluca Agustoni 14 Marina Righenzi, Michela Piaget
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CHARME / CARLA NORGHAUER
PER ESSERE POPOLARE, CONDUTTRICE E MAMMA CI VUOLE TANTA ENERGIA! DI ARIANNA LIVIO 01
CARLA È UNA DONNA SOLARE, DINAMICA E SUPER IMPEGNATA. COME MOLTE DONNE, SI TROVA A RICONCILIARE UN LAVORO ENTUSIASMANTE E STIMOLANTE, CON NUMEROSI IMPEGNI FAMILIARI. SI AUTO-DEFINISCE “PERENNEMENTE A DIETA”. DATA LA NATURA DELLA SUA OCCUPAZIONE, CARLA È SEMPRE SOTTO I RIFLETTORI, IN UN AMBIENTE IN CUI L’IMMAGINE CONTA MOLTISSIMO.
01 Outfit originale, prima del nostro intervento 02 Outfit giorno Pantaloni in pelle Ralph Lauren, poncho in maglia con cappuccio Etro, stivaletto stringato con tacco alto Rodo 03 Outfit giorno Pantalone a sigaretta Etro, giacca Charlott Italy, orecchini Marina Danko, borsa Etro, scarpe Cerasella Milano 04 Outfit sera Completo pantalone, top e cardigan Missoni, orecchini Marina Danko, scarpe Cerasella Milano
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Chi è Luganese, nata nel 1969, ha principalmente studiato lingue: francese, inglese, spagnolo, tedesco. Dopo una breve pausa quale traduttrice per uno studio di Lugano, approda in televisione voluta da Bigio Biaggi. Da 23 anni in RSI, ha condotto programmi di ogni tipo (quiz, talk show, cucina) per il dipartimento Intrattenimento. “Compagnia Bella”, alla domenica pomeriggio, è stato per 6 anni il suo programma di maggior successo. Per 4 anni ha condotto con colleghi giornalisti le maratone Telethon e Raccolta fondi per la ricerca contro il cancro. Ha intervistato stile incontro/documentario vari personaggi dello showbiz (Meneguzzi, Van De Sfroos, Leo Leoni). A livello Nazionale ha presentato per 10 anni il programma del 1° agosto, rappresentando la Svizzera Italiana. Ha anche condotto la serata finale del Festival del film di Locarno e Mister Svizzera. Dal 2010 vive la bella esperienza radiofonica su Rete1 con un programma in diretta e in esterno tra la gente, la domenica mattina, che racconta il nostro territorio: www.rsi. ch/domenicaincomune. È sposata e ha un figlio di 12 anni che le riempie tutto il tempo libero.
Come si definisce Una donna sempre in movimento, materna, solare, energica, dalla forte personalità. Il suo stile di vita Quando non lavora è mamma di Aristide, che la assorbe totalmente ed è l’unico capace di farle perdere le staffe… Il suo obiettivo Carla ha ritrovato il suo peso-forma seguendo un rigoroso percorso di consapevolezza alimentare e può indossare qualsiasi cosa. Nel suo lavoro sotto i riflettori sa quanto l’immagine sia importante ma le piacerebbe osare un po’ e uscire dal confine “rassicurante”
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del suo personaggio, magari con capi più sofisticati e modaioli. Come acquista Suo figlio Aristide la tiene aggiornata sui brand più amati dai teenager, tuttavia per sé ha poco tempo da dedicare agli acquisti di abiti ed accessori. Talvolta cede alla tentazione dell’acquisto online, quando invece ha tempo per lo shopping le piacciono i capi che durano e di ottima fattura. Il nostro intervento Carla è abituata a farsi truccare e vestire e sa bene cosa significa non azzeccare l’abito giusto e apparire troppo diversa e costruita rispetto a ciò che il tuo pubblico è abituato a vedere. D’accordo con la nostra protagonista, abbiamo deciso di osare e di dare un tocco di stile e di brio all’immagine di Carla, personaggio popolarissimo e rassicurante. Una donna dalla personalità così forte, “che riempie una stanza appena ci mette piede”, non ha certo bisogno di vestire in modo appariscente per farsi notare. Tuttavia, come ogni donna, anche a Carla piace sentirsi bella e sexy e interpretare tante donne diverse. «Mio marito – ci confida – ha l’obbligo di dirmi ogni giorno che sono bellissi-
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ma, ed io faccio lo stesso con lui!». Per accontentare Carla nella sua trasformazione abbiamo trovato tre outfit davvero azzeccati nei quali sentirsi se stessa, bella e a proprio agio. Il primo, più classico, è reso più sofisticato da un pantalone con motivi optical che aggiunge un tocco di stile. Anche la scelta della giacca, dal bordo sfrangiato, ha reso l’insieme più originale e grintoso. Nella versione più sbarazzina e fashion abbiamo scelto per Carla un pantalone in morbida pelle corto e largo, perfetto da indossare sullo stivaletto stringato in pelle e pelle scamosciata, con tacco alto rivestito e punta arrotondata. Completa il look il caldo poncho in maglia con cappuccio dai motivi tribali, frange e alamari di ispirazione militare. Per la sera, adatto ai colori naturali di Carla, abbiamo scelto un completo pantalone, top e cardigan lungo in lurex dai toni bronzo, oro e azzurro. Una donna non è contenta se non indossa qualcosa che luccica e con queste tinte Carla ha un aspetto molto raffinato. Il pantalone a palazzo, largo e dal tessuto morbido, sta praticamente bene a tutte e in questa versione va indossato rigoro-
samente con il tacco alto. Questo completo, inoltre, possiede una vestibilità eccezionale, è elegante, chic e comodissimo. “È così comodo da sembrare un pigiama! Non sopporto gli abiti fascianti che non permettono di respirare e di muoversi, soprattutto in trasmissione.” Un dettaglio molto importante per la donna dinamica e moderna, che vuole sentirsi a proprio agio e agile nei movimenti anche indossando un abito da sera, senza dover rinunciare ad eleganza e raffinatezza. Capelli e trucco Carla ha i capelli castani di media lunghezza illuminati da meches bionde, per motivi televisivi non abbiamo potuto intervenire sul taglio e sul colore. Abbiamo quindi scelto una piega con un mosso morbido lavorato con la spazzola e le dita, per creare un effetto molto elastico e naturale, dare volume ed esaltare i lineamenti. Per la sera, invece, abbiamo optato per uno chignon tirato con riga leggera laterale, classico, che lascia il bel viso di Carla scoperto e fa risaltare i suoi grandi occhi e il suo sorriso. L’effetto finale è molto raffinato, rafforzato dal trucco che ha sottolineato le sopracciglia, ridisegnate e rinfoltite, e le labbra, rese più piene e carnose da un nutri gloss (Maria Galland Paris “Malaga”, fra le nuove tonalità della stagione autunno-inverno), perfetto per il trucco da sera intenso. TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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CHARME / CARLA NORGHAUER
ECCO IL MIO PERCORSO SALUTE
A cura di Chiara Jasson Negli ultimi anni Carla ha effettuato un percorso di consapevolezza alimentare, aiutata da un team di professionisti che le hanno permesso di trovare maggior equilibrio anche a tavola. Attualmente, si trova seguire una dieta abbastanza rigida per tre giorni a settimana. Eccone una giornata tipo: Colazione: spremuta di pompelmo, pane toast integrale e 2 tazze di thè deteinato nero Pranzo: tonno all’acqua con pane toast integrale cena: hamburger (liscio), carote e fagiolini Nel resto della settimana cerca comunque di non esagerare e di nutrirsi in modo equilibrato. Non rinuncia completamente ai carboidrati e prepara due volte alla settimana riso integrale o pasta senza glutine. Si assicura inoltre di consumare almeno un frutto di stagione a colazione. Di regola tende a rinunciare ai dolci e al pane, anche se ogni tanto si concede qualche sgarro. Carla è spesso invitata ad aperitivi, ed ama il buon Cava spagnolo. Il momento dell’aperitivo è un rituale al quale Carla rinuncia malvolentieri, poiché rappresenta anche un momento di condivisione in famiglia… come fare a renderlo più salutare? Carla ha già fatto un ottimo percorso a livello alimentare. Se volesse migliorare ulteriormente la sua alimentazione potrebbe mettere in pratica alcuni piccoli accorgimenti: Assicurarsi di aggiungere sempre un po’di proteine ai pasti (soprattutto a colazione), in modo da mantenere più facilmente l’ equilibrio glicemico, aumentare la sensazione sazietà, ed avere più energia durante il giorno. Avere a portata di mano (o in borsa) anche due spuntini, qualora avesse fame a metà mattina o metà pomeriggio. Questo trucchetto favorisce, anch’esso, l’equilibrio glicemico e ci permette di arrivare ai pasti senza essere troppo “famelici”. Tra le mille idee a disposizione troviamo un semplicissimo yogurt (anche vegetale ma non zuccherato) + un frutto di stagione,
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una pera con un cubetto (30g) di pecorino, o una piccola manciata di frutta secca come mandorle o noci (30g). Eliminare carni processate quali wienerli e affettati, sostituendole con proteine di qualità superiore. Carla si definisce molto “carnivora”. Le consiglierei pertanto di preferire carni svizzere allevate al pascolo, evitando invece quelle provenienti da allevamenti intensivi. Questo non necessariamente per motivi etici, ma perché i derivati di animali nutriti ad erba hanno un tasso di acidi grassi essenziali omega 3 superiore a quelli foraggiati con mangimi industriali, spesso più ricchi di acidi grassi omega 6 (pro-infiammatori). Aggiungere più verdura fresca a foglia verde. Soffrendo di colon irritabile, Carla digerisce male alcuni tipi di verdura e di insalata. Un trucco per ovviare a questo disturbo è di assumere più frutta e verdura (una vera e propria miniera di micronutrienti) sotto forma di estratti e frullati freschi. Assicurarsi di avere a portata di mano alimenti sani per gli aperitivi, riducendo invece il consumo di salumi, formaggi e cibi industriali che spesso ci vengono offerti a questo tipo di evento. Olive verdi, mandorle, noci, hummus di ceci (in tutte le sue golose varianti), guacamole (a base di avocado), paté di olive nere o di piselli, fagioli edamame tiepidi, bastoncini di verdura tagliata fine, crema di salmone o tonno servita con cracker di grano saraceno o barchette di insalata (es. indivia belga o cuori di lattuga) o fettine di cetriolo. Mangiar sano non vuol dire rinunciare al gusto. Carla ha ragione ad evitare dolci e zuccheri aggiunti. Se, sotto le Feste, avesse voglia di qualcosa di sfizioso, uno o due quadretti di cioccolato fondente senza zucchero (e con un minimo di 70% di cacao) o un dattero medjool potrebbero essere una buona alternativa ai biscotti e ai panettoni natalizi. Frullato verde invernale: pera, menta e cavolo riccio 1 pera matura 2 foglie di cavolo riccio o cavolo nero 1/2 mazzo di menta ½ limone verde (facoltativo) 4-5 cubetti di ghiaccio (facoltativo) Come base: acqua, acqua di cocco, o latte di mandorla non zuccherato. Frullare tutti gli ingredienti e bere al momento. Ringraziamo lo staff di Nassadonna, Mistretta Coiffure e Chiara Jasson del Centro Nutriterapia di Lugano per aver contribuito alla realizzazione di questa rubrica.
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“en plein air” È LA VETTURA DI ACCESSO ALLA GAMMA FERRARI MA NON COMPORTA ALCUNA RINUNCIA, ANZI. OFFRE UN TETTO RIGIDO RETRATTILE, UNITO AD UN CARATTERE SPORTIVO CHE NON DIMENTICA IL COMFORT.
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a California a Portofino: la nuova spider Ferrari sceglie il nome della famosa località balneare per ricordare le sue origini italiane ma anche quelle caratteristiche di esclusività ed eleganza che sono proprie del Marchio del Cavallino Rampante, così come della piccola cittadina ligure. Ferrari Portofino è l’evoluzione della California T ma il nuovo nome indica anche che è cambiata più di quanto non sembri. Sotto al cofano c’è sempre un V8 turbo che però cresce fino a 600 CV, quanto basta per scattare da 0 a 100 km/h in soli 3,5 secondi. Questo motore, che fa parte della famiglia
che ha conquistato per due anni di fila il premio International Engine of the Year, guadagna 40 CV rispetto alla California T grazie a nuove componenti meccaniche e ad una taratura specifica dell’elettronica di gestione motore. Questi aggiornamenti hanno anche portato un rinnovato suono del motore che si gusta soprattutto a tetto aperto. I tecnici di Maranello, pur elevando il piacere di guida dato dal V8, non hanno dimenticato anche l’efficienza, con nuovi pistoni, bielle, impianto di aspirazione e geometria della linea di scarico. Le maggiori prestazioni ottenute attraverso questo solido affinamento hanno richiesto che l’elet-
AUTO / FERRARI PORTOFINO
tronica di assistenza guadagnasse nuovi ausili. Ed ecco che debutta, per la prima volta su una Ferrari GT, il differenziale posteriore elettronico di terza generazione (E-Diff3), integrato con il controllo di trazione F1-Trac. Debutto su questa categoria anche per l’Electric Power Steering che ha permesso di ridurre il rapporto di sterzo del 7%, così da offrire al pilota una risposta più diretta e di conseguenza più precisione alla guida. Nel contempo, le sospensioni magnetoreologiche riducono il rollio e migliorano l’assorbimento sui tratti di strada più aspri. Dunque, tanto la sportività che il comfort convivono a bordo della Ferrari Portofino. Lo stile che caratterizza la nuova spider di Maranello è stato disegnato dal Centro Stile Ferrari, guidato da Flavio Manzoni. Il frontale ricorda in alcuni tratti quello della 812 Superfast, la V12 al vertice della gamma, ma con la collaborazione del reparto Aerodinamica si è ottenuta anche la massima efficienza di tutte le superfici. Partendo dal frontale, la calandra che abbraccia le estremità opportunamente sagomate dell’anteriore è sottolineata da gruppi ottici full-LED dal nuovo sviluppo orizzontale, con un’inedita presa d’aria all’esterno del proiettore che soffia all’interno del passaruota per scaricare i flussi direttamente sulla fiancata, riducendo così la resistenza all’avanzamento.
«Come già faceva la California, la nuova Portofino è la vettura di accesso alla gamma – spiega Ronnie Kessel, titolare della concessionaria Ferrari di Lugano che serve la Svizzera Italiana – ma anche quella che permette di coniugare al meglio sportività e comfort: alla guida di questa spider ti puoi divertire fra le curve, godere della brezza marina viaggiando a tetto aperto sul lungomare e contemporaneamente non affaticarti nelle trasferte autostradali. Merito anche del tetto rigido che alle alte velocità non subisce le turbolenze ed è capace di isolare in modo efficace, diversamente da quanto sono in grado di fare quelli in tessuto”. Per massimizzare il comfort degli occupanti, Ferrari ha lavorato molto an-
che all’intero dell’abitacolo. Nuovo display da 10,2” che integra un sistema di infotainment moderno, ultima generazione pure per il climatizzatore che consente di trovare la temperatura ideale anche a tetto aperto e 18 vie di regolazioni per i sedili ed il volante, così che ognuno possa trovare la posizione perfetta alla guida della Portofino. Inoltre, come già per la California, la configurazione 2+2 dell’abitacolo offre spazio anche per un paio di borse anche nell’abitacolo, così da aumentare la capacità totale di carico, già adeguata grazie al baule posteriore. Ora, dunque, non resta che attendere la primavera per mettersi al volante della nuova Ferrari Portofino, aprire il tetto e godersi il viaggio en plein air.
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Benvenuti in casa Bentley
DI STEFANO PESCIA NON BISOGNA ESSERE PERFETTI PER TUTTI. BASTA ESSERE SPECIALI PER QUALCUNO, COME LA BENTLEY FLYING SPUR W12 S. PER CAPIRLO È SUFFICIENTE UN ISTANTE, UNO SGUARDO PER STIMOLARE IL DESIDERIO DI SCOPRIRE L’ANIMA DI UNA SIGNORILITÀ CHE RIESCE A TRASFORMARE QUALSIASI MOMENTO IN UN PIACERE UNICO.
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a serenità e la tranquillità ci accompagnano con emozione nel privilegio di guidare questa moderna automobile, nata dalla visione di un design senza tempo. La Flying Spur è l’espressione di una brillante idea, capace di esprimere il valore del lusso, con l’unione di un’inimitabile qualità e il pregio di un abile creatività artigianale. Insieme accompagnano, da generazioni, le mani e gli occhi di selezionati professionisti. Nello stabilimento di Crewe, in Gran Bretagna, non vengono semplicemente assemblate delle vetture ma nascono dei veri capolavori. La morbida pelle, il selezionato tipo di legno, le raffinate componenti in metallo lavorate a mano e l’attenta selezione di mirate tecnologie, viziano il desiderio di una qualità, che non conosce frontiere. Nel mondo Bentley ogni limite nella scelta dei colori, delle rifiniture e delle personalizza-
zioni è inesistente, kit di freni in carboceramica con pinze freno sia nere, sia rosse, comprese. Il meglio del meglio è il padrone di casa. Sono i dettagli a determinare la differenza Un obbligo in casa Bentley; dalla la scelta dell’orologio griffato Breitling fino al libretto di uso e manutenzione, con copertina in cuoio ricamato. Tra le raffinatezze, da godere in una realtà stradale senza limiti di velocità, primeggiano le sospensioni elettroniche che avvicinano automaticamente la carrozzeria al suolo, al superamento dei 195 km/h (-5 mm davanti e -10 mm dietro) e dei 240 km/h (ulteriori -8 e -13 mm). L’esclusivo abitacolo, perfettamente isolato dai rumori esterni, presenta ogni dettaglio nel segno della precisione. Anche la curiosità è una qualità propria alla Flying Spur. Infatti, posteggiare la vettura in centro città attira
AUTO / KESSEL AUTO
l’attenzione di numerosi passanti che soddisfano, il loro desiderio di sognare per alcuni secondi, incollando il naso ai finestrini della vettura. Un gioiello di prestigio che domina ogni viaggio È una Gran Turismo che stuzzica la sensazione di passione che vorresti ti portasse all’infinito. Una berlina di lusso ideale per chi ha la fortuna di potersi permettere di trasformare i suoi pensieri in una rilassante esperienza, capace di cancellare le tensio-
ni e le arrabbiature anche quando il traffico ti obbliga a rimanere, fermo per minuti, in una lunga e noiosa colonna. Il suo motore 12 cilindri di 6 litri, biturbo (che affianca una versione V8) è capace di sviluppare 635 CV con una coppia massima di ben 890 Nm. Un propulsore che trasforma con discrezione questa quattro posti, con un passo di 3,07 m e un peso a vuoto di 2475 kg, in un modello dall’eccellenza di una supercar. E’infatti capace di toccare i 325 km/h, con un‘accelerazione da 0 a 100 km/h, in 4,5 secondi. Al volante la concentrazione del conducente è imperativa, anche se la berlina dispone del cambio automatico a otto rapporti e della trazione integrale di serie. Le sue misure, lunghezza 5,29 m e larghezza 1,97 m, obbligano a selezionare con cura, soprattutto il posteggio per parcheggiarla. Certo, la Bentley Flying Spur W12 S la potete godere anche acco-
modandovi sulle poltrone posteriori, ascoltando rilassati i meriti della musica del sofisticato impianto audio. «Nella Flying Spur domina il bello – sottolinea Ronnie Kessel, titolare di Bentley Lugano –. Un valore aggiunto dato dalla qualità dei materiali e dalla cura artigianale, con un livello di raffinatezza e di attenzione verso gli occupanti ineguagliabili». Volete sapere il prezzo? Diciamo che è una domanda indiscreta come quella di chiedere l’età ad una signora. Il padrone di casa, Kessel Auto SA a Grancia, ve lo svelerà, con tutti i segreti del modello.
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Un ruggito DA RABBRIVIDIRE
LA POTENZA IMPRESSIONANTE DELLA MERCEDES AMG GT R, NEL RICORDO DEL MITICO NÜRBURGRING DI JOËL CAMATHIAS
AUTO / MERCEDES-AMG GT R
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on saprei proprio da dove iniziare, ma da qualche parte bisogna pur partire, no? Le emozioni e la felicità “post test” sono moltissime ed è difficile metterle in ordine. Ma proviamoci: comincio a dirvi che ho provato una tra le vetture stradali più performanti di sempre, che è stata sviluppata da una delle case automobilistiche più prestigiose e che il modello è stato dedicato a uno dei circuiti più difficili e tecnici al mondo: il Nürburgring Nordschleife. Sissignori, in questa edizione vi presento la Mercedes-AMG GT R! La concessione di questa “opera d’arte” è da attribuire a colui che si è fidato a mettermi tra le mani un gioiello simile, e cioè l’amico e direttore di Mercedes-Benz Automobili SA (succursale di Lugano-Pazzallo) Andrea Gianotti, che ringrazio. L’unicità di questa vettura dalle linee
accattivanti e sportive è anche nelle verniciature esterne: offre una gamma di colori molto particolare tra cui il “Green hell magno AMG” che è un verde particolarissimo, appunto dedicato al famigerato “Inferno Verde”, così è denominato il “vecchio” Nürburgring. Per quanto riguarda l’handling e la potenza dell’auto, vi posso assicurare che è impressionante: dalla sicurezza che trasmette nei cambi di direzione repentini, a curve più lunghe e impegnative. Pensate che a certe velocità le ruote posteriori sterzano nella stessa direzione di quelle anteriori. La frenata è davvero performante grazie all’impianto in ceramica e composito. Ora, non vorrei che pensiate che non abbia rispettato i limiti stradali: ebbene sì, sempre nei limiti di legge, ma vi assicuro che il paragone potrebbe essere quello di mettere un bambino in un negozio di caramelle e dirgli di non toccarle nemmeno! E non ho
detto mangiarle… Perdonatemi la banalità, ma questa è la sensazione che ho provato io al volante! La Mercedes AMG GT R dispone di una serie di leve e levette, tra cui quella per selezionare le varie modalità di guida, da sportiva a più sportiva, e io voglio ovviamente parlarvi di quella più estrema, la modalità “RACE”. Beh, lo dice la parola stessa, ma vi assicuro che anche a velocità contenute questa versione è pura goduria, rende la vettura una vera belva inferocita pronta a tutto. Una modalità da sfruttare appieno in occasione di un “track day”! Vorrei continuare a scrivere perché le emozioni sono state tantissime, ma non voglio svelarvi proprio tutto, così finisco riportando una frase/slogan “ufficiale” di Mercedes-Benz su questo “mostro”: “Il ruggito che fa rabbrividire la strada”.
QUALCHE DATO TECNICO DELLA MERCEDES-AMG GT R Motore V8 Cilindrata cc. 3982 Alimentazione benzina Potenza max. 585 cv (430 kW) a 6.250 giri Coppia max. 700 Nm a 1.900 / 5.500 giri
Velocità max. 318 km/h Accelerazione 0-100 km/h: 3.6 sec. Capacità serbatoio 65 litri Peso totale 1630 kg Trazione posteriore
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IMMENSA capacità di carico LA JAGUAR XF STATION WAGON, LA SPORTBRAKE 2017, È UN GIOIELLO CHE OFFRE FINO A 1.700 LITRI DI SPAZIO NEL BAGAGLIAIO.
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on quali caratteristiche si presenta questo nuovo modello presentato dalla Jaguar? «La XF station wagon – racconta Gabriele Gardel, titolare dell’omonimo garage di Pambio-Noranco si affiancherà alla XF tre volumi, dalla quale riprende le principali caratteristiche tecniche, a cominciare dal pianale in alluminio per proseguire con i motori Ingenium modulari, quattro e sei cilindri. Le dimensioni di nuova Jaguar XF Sportbrake 2017 registrano una lunghezza di 4 metri e 95 centimetri,
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6 millimetri meno della precedente Sportbrake, su un passo di 296 centimetri, ovvero 51 millimetri in più. Sono dimensioni uguali alla XF tre volumi. Le differenze si concentrano sul volume posteriore con una linea del tetto allungata. Altre soluzioni stilistiche, rispetto alla prima generazione, riguardano la cornice dei finestrini, completata da un montante posteriore più “spesso” e di stacco dal lunotto. La fiancata propone un andamento più dinamico nel confronto con le linee molto morbide e abbondanti della precedente XF
AUTO / JAGUAR XF SPORTBRAKE 2017
trici, l’Intelligent Driveline Dynamic è in grado di prevedere l’imminente perdita di aderenza di una ruota e ripartire la coppia sulle altre con maggior presa. Confermato l’All Surface Progress Control, utile per gli spunti da fermo su fondi a bassa aderenza: XF Sportbrake si avvia tra 0 e 30 km/h “accelerando” dal regolatore del cruise control, anziché dal pedale del gas e l’elettronica assicura la massima motricità».
Sportbrake. Il lunotto stesso, poi, propone più una soluzione simil-shooting brake che non un volume classico, molto verticale. Il portellone, ovviamente, è del tipo motorizzato e con apertura a gesture, nonché limitazione dell’altezza dell’apertura per evitare contatti con potenziali ostacoli: il tutto si gestisce dall’abitacolo. Accanto al comando gestuale per il portellone c’è quello per il tetto panoramico, ben 1,6 metri quadri di area che possono essere oscurati da una tendina attivata semplicemente attraverso un gesto della mano nella zona dietro lo specchietto retrovisore».
Uno degli elementi che subito balza all’occhio è l’enorme capacità di carico… «In quanto station wagon, uno dei dati più importanti della nuova Jaguar XF Sportbrake 2017 è la capacità del bagagliaio. Rispetto alla berlina abbiamo 25 litri di spazio in più, 565 litri in configurazione 5 posti, che diventano 1.700 litri abbattendo le sedute posteriori, attraverso levette poste nel vano bagagli e sulle sedute stesse. Di serie, tutte le XF station wagon hanno la suddivisione dei sedili posteriori 40:20:40. Notevole la capacità di traino, 1.900 kg con motore 2 litri turbo benzina da 250 cavalli, 2.000 kg con le altre motorizzazioni».
Anche la tecnologia è presente con molte soluzioni d’avanguardia… «Una particolare attenzione è stata rivolta ad assicurare il comfort di marcia, per un’auto che si propone con doti da gran stradista. I sedili regolabili a 20 vie saranno un optional, così come il sistema di ionizzazione dell’aria nell’abitacolo e il climatizzatore quadrizona. L’infotainment Touch Pro sfoggia la versione con schermo da 10 pollici; optional, invece, la strumentazione configurabile e virtuale da 12,3 pollici. Gli amanti dell’attività all’aperto apprezzeranno, infine, il sistema Activity Key, un braccialetto impermeabile in gomma che permette di lasciare la chiave all’interno dell’auto, che si aprirà una volta avvicinato il braccialetto al logo Jaguar sul portellone posteriore».
E per quanto riguarda le motorizzazioni? «I motori di Jaguar XF Sportbrake 2017 spaziano fra quattro proposte turbodiesel, 2 litri Ingenium da 163 (due ruote motrici), 180 e 240 cavalli (entrambi due o quattro ruote motrici, trasmissione solo automatica 8 marce), oppure il 3 litri V6 da 300 cavalli automatico e integrale. L’alternativa a benzina sarà il 2 litri 250 cavalli con trazione posteriore e cambio automatico. Sulle versioni quattro ruote moTICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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ALLA RICERCA DEL COMPROMESSO IDEALE
LA PERFETTA UNIONE TRA LE PRESTAZIONI DI RILIEVO E LA SPORTIVITÀ DI AMG, SENZA PER QUESTO RINUNCIARE ALLA FRUIBILITÀ QUOTIDIANA E AL COMFORT TIPICO DELLA CLASSE E: ECCO A VOI LA E 43 AMG 4MATIC.
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iunire due filosofie concettuali diverse in una sola vettura non è mai facile. Questo perché nella concezione delle stessa bisogna tenere conto di un’interminabile serie di fattori ed andare alla meticolosa ricerca del compromesso ideale, che spesso però finisce per non soddisfare nessuno. La Mercedes-AMG E43 è invece la dimostrazione che, lavorando con maestria e mettendo in campo tutte le
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proprie competenze per affinare anche il più piccolo dettaglio, il compromesso perfetto lo si può raggiungere davvero. E mettere d’accordo tutti. Nei precedenti numeri di Ticino Welcome vi abbiamo parlato della più potente e selvaggia tra le Classe E – denominata E63 S 4MATIC+ – che forte dei suoi 612 cavalli e della sofisticatissima trazione integrale è in grado di soddisfare anche i più esigenti. Una vettura creata dagli specialisti di
AMG – il reparto sportivo di casa – che ora traslano il know-how su una versione dall’animo sempre sportivo, ma sicuramente meno estremo ed impegnativo. Disponibile sia Berlina che Station Wagon, la Mercedes-AMG E43 4MATIC è equipaggiata con un V6 biturbo da 3 litri in grado di erogare 401 cavalli, che grazie al veloce cambio automatico a 9 rapporti appositamente tarato e alla trazione integrale 4MATIC
AUTO / MERCEDES-AMG E 43 4MATIC
le consente di scattare da 0 a 100 km/h in appena 4,7 secondi. Il tutto corredato da un reparto sospensioni e un impianto frenante adeguato alle sue ragguardevoli prestazioni. Un potenziale che viene espresso anche all’esterno tramite un’apposita caratterizzazione estetica sia esterna che interna, capace di trasmettere la sua sportività con efficacia ma senza eccessi. Il che ricalca perfettamente il carattere della vettura, come abbiamo potuto appurare durante la consueta prova su strada. La più grande forza della Mercedes-AMG E43 4MATIC è sicuramente l’equilibrio. Perché da un lato ci sono le notevoli prestazioni, la colonna sonora emozionante, l’impianto frenante capace di decelerazioni intense, una messa a punto che cela bene la massa e la trasforma quasi in
una cacciatrice di curve grazie alla prontezza dello sterzo, all’assetto maggiormente ‘frenato’ nelle modalità più sportive e ad un avantreno preciso ma mai irruento. Il tutto è insomma commisurato alle sue ambizioni sportive, che sono di pregevole livello ma mai esasperate, con l’obiettivo di assecondare qualsiasi ritmo, qualsiasi guidatore e qualsiasi fondo stradale. Un’ottima famigliare (o berlina) sportiveggiante, forte della versatilità della trazione integrale e che non perde un briciolo del comfort delle Classe E meno sportive, dimostrandosi sempre ben propensa ad affrontare lunghe trasferte nel massimo della comodità. Ed infatti più la si guida, più la Mercedes-AMG E43 4MATIC si rivela una compagna perfetta per la vita di tutti i giorni, essendo in grado di co-
prire tutte le esigenze possibili ed immaginabili, svolgendo a pieni voti il proprio compito. Coccolando peraltro chi la guida con l’ambiente raffinato ed altamente tecnologico tipico della Classe E, completo di tutte le ultime innovazioni in termini di connettività, digitalizzazione e assistenza di guida. Offrendo però quel valore aggiunto in termini di sportività e prestazioni che, non imponendo alcuna rinuncia, non guasta mai.
Loris Faraon – AMG Sales Expert e Stefano Winteler
ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES-AMG E 43 4MATIC Motore V6 Biturbo 2’996 Cilindrata cm3 Carburante Benzina Potenza max. 401 cv (295 kW) a 6’100 giri/min. 520 Nm a 2’500-5’000 giri/min. Coppia max.
Velocità max. 250 km/h (autolimitata) Accelerazione 0-100 km/h 4,7 secondi Capacità serbatoio 66 litri Peso totale 1'840 kg Trazione Integrale
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UN MITO CHE SI RINNOVA ALL’INTERNO DEL GARAGE DI GABRIEL GARDEL, A PAMBIO-NORANCO, È ATTIVO UN SERVIZIO DEDICATO AL RESTAURO DELLE AUTO D’EPOCA, CON UNA SPECIALIZZAZIONE PER UN VERO E PROPRIO OGGETTO DI CULTO: LA FORD MUSTANG, ICONA DELLE MUSCLE CAR AMERICANE.
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utto ebbe inizio alla metà degli anni Sessanta… «Il 1964 fu un anno speciale per gli americani: la benzina costava 30 centesimi a gallone, i Beatles erano in cima a tutte le classifiche nella patria di Elvis, e nei cinema veniva proiettato il film “Dalla Russia con Amore” con un giovane Sean Connery nei panni dell’inossidabile agente 007. La società statunitense era improvvisamente diventata folle per lo stile europeo, dalla musica ai film, dalle automobili ai beni di lusso: il team di sviluppo della Ford Mustang non fece eccezione, creando una vettura dal muso aggressivo e innovativo, con un cofano lungo e sagomato unito alla linea di cintura bassa e filante. Il risultato doveva essere un’automobile ispirata alle supercar nostrane, pur mantenendo una stretta identità americana con linee squadrate e grossi motori ad aste e bilancieri». E finalmente arrivo la Mustang… «Il 17 Aprile 1964, al Flushing Meadows Park di New York, la Ford Mu-
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stang fu finalmente svelata al pubblico, e il successo arrivò con tutta la forza di quegli anni: la fabbrica aveva previsto 100 mila unità vendute in un anno, ma soltanto nel primo mese ne furono ordinate 22 mila. Il vero punto di svolta arrivò con l’iniezione di cavalli operata da Carrol Shelby sul V8 “hi-po” che equipaggiava le versioni più performanti, dando alla luce la mitica GT350, seguita a breve dalla GT500 che grazie alla motorizzazione 428 Cobra Jet divenne il simbolo delle Muscle Car. Per dieci anni la Mustang fu un best seller, grazie ai continui affinamenti e alle molteplici possibilità di personalizzazione: la carrozzeria era disponibile in tre versioni (cabriolet, hard top e coupé) mentre le combinazioni tra motore e cambio offrivano 11 varianti diverse. La Ford Mustang poteva essere una tranquilla cabriolet con circa 250 cavalli, una potente coupé da 430 cavalli o una lussuosa berlina a due porte, grazie all’allestimento Grande. Il tutto a partire da 2.300 dollari, un prezzo più che onesto per un mito di tale portata».
LUSSO / GARAGE GARDEL
Quanto è radicato, soprattutto nei giovani, il culto per questo genere di vetture? «Queste auto piacciono perché interpretano una certa idea di forza e di potenza che non è mai tramontata. E poi sono molto richieste per iniziative pubblicitarie e promozionali tese a ricreare il clima di quegli anni. Il problema è trovare modelli in uno stato di conservazione accettabile, ad un costo abbastanza contenuto. Noi grazie alla nostra rete di conoscenza abbiamo efficaci canali di approvvigionamento, ma è sempre più difficile trovare vetture valide, che meritino cioè di essere restaurate».
Da dove provengono questi appassionati collezionisti? «Direi un po’ da tutta la Svizzera, con un budget di spesa accessibile per una vettura che a modo suo ha scritto un pezzo della storia dell’automobile e non solo».
Uno dei problemi maggiori immagino sia quello di reperire i pezzi di ricambio… «Assolutamente sì. Anche se per questo genere di vetture gli appassionati non ricercano soltanto pezzi originali. Per questo è più facile intervenire disegnando noi stessi i pezzi mancanti o apportando modifiche tese ad accrescere le prestazione dell’auto. Ovviamente internet ci aiuta molto nella ricerca di ricambi e accessori o d’epoca o rifatti secondo i modelli originali». TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING
UELI SCHNORF E PHILIPP PETER, TITOLARI DI WETAG CONSULTING, SOTTOLINEANO L’IMPORTANZA DEL MERCATO DEL LUSSO E PERCHÉ QUESTO PATRIMONIO VADA DIFESO E VALORIZZATO PER CONTINUARE A FARE DEL TICINO UNA DELLE DESTINAZIONI PIÙ AMBITE AL MONDO.
Il mercato del lusso È FONDAMENTALE per la Svizzera
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el corso del 2017 abbiamo pubblicato vari articoli che esaminavano sotto diversi aspetti il concetto di lusso applicato al settore immobiliare, con particolare riferimento al mercato ticinese. In estrema sintesi, quali sono i principali elementi di cui bisogna tenere conto? «Come abbiamo avuto più volte modo di sottolineare, quello del lusso è un concetto complesso alla cui determinazione concorrono diversi elementi e di conseguenza non può essere considerato un valore assoluto ma deve essere contestualizzato in riferimento all’ambito territoriale e al mercato immobiliare in cui si opera. Così, per esempio, una residenza di lusso in Sud Africa ha un prezzo di partenza dieci volte inferiore rispetto a Beverly Hills in California. Anche il Ticino occupa una sua precisa posizione, con prezzi per le residenze di
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lusso che partono da 3-3,5 milioni di dollari. Anche riguardo alle tipologie di mercato del lusso, occorre introdurre precise distinzioni. Si parla dunque di un mercato primario che comprende le abitazioni collocate nelle grandi città dove la gente vive e lavora. Pensiamo per esempio a Londra, Parigi o New York. Il secondo mercato è il cosiddetto resort market e comprende le abitazioni collocate in zone tipicamente destinate alle vacanze. È il caso delle isole caraibiche dove si acquistano dimore di lusso per periodi di soggiorno più o meno lunghi. Infine, esiste un mercato Life Style e Jet Set dove si collocano quelle destinazioni sempre alla moda dove la gente può risiedere ma anche trascorrere periodi di vacanza: Montecarlo o Marbella. Il Ticino, ed è questo il suo assoluto punto di forza, riassume tutti questi diversi mercati. Vi sono persone che scelgono di risiedervi stabilmente durante tutto l’anno, altre che vi passa-
no alcuni periodi soltanto, altre ancora che vi trascorrono le loro vacanze». Alla luce di queste considerazioni, perché il mercato degli immobili di lusso in Ticino è destinato nei prossimi anni a crescere ulteriormente? «Quello del lusso è un mercato di piccoli numeri, dunque per il Ticino si parla di poche decine di compravendite ogni anno. Tuttavia da un lato rappresenta una straordinaria opportunità perché è possibile indirizzare le proprie proposte immobiliari ad un pubblico altamente qualificato che esprime ben definite esigenze e che va compreso e seguito in ogni fase delle trattative. Dall’altro, implica una maggiore professionalizzazione, in quanto occorre elaborare un preciso profilo dei potenziali acquirenti, analizzando in profondità quali sono le loro reali disponibilità e aspettative».
ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING
Dal vostro osservatorio privilegiato e in base alla vostra pluriennale esperienza quali sono gli oggetti immobiliari sui quali si focalizzerà maggiormente l’attenzione? «Negli ultimi 10-15 anni si è assistito ad una profonda trasformazione delle richieste avanzate da una clientela proveniente per il 60% circa dall’estero e per il resto soprattutto dalla Svizzera interna. Se un tempo erano molto ricercate le ville e le residenze d’epoca, di cui restano magnifiche testimonianze lungo le sponde dei laghi insubrici, oggi il gradimento si orienta soprattutto verso unità immobiliari di recente costruzione, moderne, funzionali e dotate di tutti i necessari comfort anche tecnologici. Di conseguenza, residenze costruite negli anni ‘50-’80 fanno più fatica ad essere collocate sul mercato».
glio. Molto importante per i prossimi anni saranno le misure adottate a livello federale e cantonale per quanto riguarda il “legal framework”: la limitazione delle possibilità di acquisto di proprietà immobiliari da parte di clienti provenienti dall’estero, le tassazioni, e le misure per mantenere o migliorare la sicurezza».
Quali sono i principali rischi di natura economica, politica, fiscale, ecc. da scongiurare affinché questo florido mercato non subisca rallentamenti o stagnazione? «In termini generali, occorre sottolineare che in Svizzera manca quasi del tutto una adeguata consapevolezza di quanto questo mercato sia importante per l’economia del nostro Paese. Addirittura mancano dettagliate analisi degli effetti che potrebbero derivare da una contrazione di questo mercato del lusso. Sul livello cantonale, non è me-
Da ultimo, vogliamo elencare ancora una volta le ottime ragioni che rendono il Ticino una delle regioni più attrattive al mondo? «Chi viene in Ticino sceglie di usufruire di quelli che sono i tradizionali vantaggi offerti da questa regione, che rappresenta un connubio ideale tra stabilità politica e economico-finanziaria svizzera e lo stile italiano della “dolce vita”. Il gradevole clima mediterraneo, la natura verde e rigogliosa, i laghi di Lugano e Maggiore insieme alle montagne circostanti, hanno reso quest’area, da decenni, la meta princi-
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pale per turisti e acquirenti provenienti dal Nord Europa. Inoltre, se si considerano la stabilità politica, legale e finanziaria, il basso livello di criminalità, l’eccellente sistema sanitario, le strutture e i servizi scolastici e pubblici di alto livello, il Ticino risulta essere un posto ideale in cui vivere».
01 Agno, Lago di Lugano, Svizzera REF. 88336 Lussuosa villa moderna 02 Massagno, Lago di Lugano, Svizzera REF. 88457 Villa Elisa, una delle ville classiche più grandi di Lugano 03 Carabietta, Lago di Lugano, Svizzera REF. 88455 Splendida villa direttamente a lago ai piedi della Collina d’Oro
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ARCHITETTURA / MG IMMOBILIARE
IL MERCATO IMMOBILIARE CHE NON VI ASPETTATE
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GIOVANNI MASTRODDI PRESENTA UN POSITIVO BILANCIO DELL’ATTIVITÀ SVOLTA NEL CORSO DEL 2017 ED ESPRIME LA SUA FIDUCIA NELLA TENUTA DEL MERCATO IMMOBILIARE TICINESE, PUR TENENDO DEBITO CONTO DELLE SUE ATTUALI CONDIZIONI.
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ossiamo tracciare un bilancio della vostra attività nel corso del 2017? «Nell’analizzare l’anno 2017, possiamo constatare segnali positivi provenire dal mercato della proprietà, che trae beneficio da tassi straordinariamente bassi, da una diminuzione delle nuove edificazioni e da una correzione dei prezzi avvenuta nel biennio 2015-2016. Questo ci porta ad essere ottimisti e fiduciosi nel lavoro e nel riscontro positivo sulle strategie adottate in precedenza. Infatti si può notare un assesto dei prezzi degli appartamenti nel 2017: dopo un periodo di diminuzione degli stessi, viviamo ora una fase con concreti
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segnali di assestamento e incremento della domanda. Per gli appartamenti nel segmento del lusso, nel Luganese, si è riscontrata una lieve crescita della domanda, con prezzi medi che variano da 11'000 a 15'000 CHF/mq. Per quanto riguarda il segmento medio, abbiamo constatato un incremento della domanda a seguito della correzione dei prezzi, portando il dovuto successo per chi, come noi, ha adottato da subito dei listini con prezzi adeguati al target del momento, premiando la location in prossimità del centro urbano, come riscontriamo ad esempio nella Residenza Parco Casarico a Sorengo».
Nello specifico, di quali fattori bisogna tener conto? «Gli acquirenti sono sempre più propensi verso prodotti di qualità dotati di elevati standard di servizi, in posizione favorevole e che per le loro caratteristiche di sostenibilità possono essere adeguatamente finanziati dalle banche. E che naturalmente devono necessariamente essere proposti ad un prezzo adattato all’attuale congiuntura attraversata dal mercato. Va anche detto che laddove vengono presentati progetti validi, quando il costruttore dispone di mezzi propri, il promotore vanta una consolidata esperienza e il progetto immobiliare risulta essere particolarmente interessante e sostenibile, non vi sono particolari difficoltà ad ottenere, da parte degli acquirenti meritevoli, un adeguato sostegno da parte del sistema creditizio». Quali sono dunque i punti di forza delle promozioni che quest’anno hanno marcato il successo della vostra attività? «La Residenza Parco Casarico a Sorengo propone appartamenti adatti alle famiglie ma sono previste soluzioni anche per i cosiddetti “single living”, cioè persone sole, anziani e soprattutto giovani che intendono creare un nuovo nucleo familiare. Il tutto in un contesto verde di particolare pregio
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tentamente oltre alle esigenze dei clienti stranieri, anche al mercato interno, con proposte immobiliari che meglio rispecchino i bisogni di tutta la clientela che sogna di acquistare ed abitare in un nuovo immobile. La nostra sensibilità e la ventennale esperienza nel monitorare i cambiamenti e le tendenze in atto ci induce a proporre oggetti immobiliari a prezzi competitivi e adeguati al mercato nel suo insieme. In ogni caso, questo adeguamento dei prezzi, non deve andare in alcun modo a discapito della qualità degli immobili e delle loro finiture». ambientale, utilizzando materiali di ottima qualità, conferendo all’intero complesso, che prevede 70 unità abitative delle quali abbiamo già venduto il 25%, una piacevole unitarietà di linguaggio architettonico. La Residenza Parco Letizia a Ruvigliana propone invece 15 unità di alto standing suddivise in tre building, in una favorevole posizione con bella vista lago, a prezzi veramente interessanti e competitivi, pari a quelli di 10 anni fa, infatti in pochi mesi abbiamo già venduto oltre il 30% del complesso residenziale. Ma ciò che mi preme sottolineare è che, entrambe le proposte immobiliari, sono messe in vendita ad un prezzo adattato a quelle che sono le attuali caratteristiche del mercato, e dunque ribassato rispetto alle valutazioni di 2/3 anni fa».
Ciò significa anche un diverso modo di presentare e proporre gli oggetti immobiliari… «Infatti. Ogni appartamento deve essere in grado di suscitare, fin dalla prima visita un’emozione nei potenziali acquirenti. Le nostre proposte immobiliari vengono selezionate e tengono conto delle concrete necessità abitative degli acquirenti, creando ambienti accoglienti, confortevoli, dotati di tutte le più avanzate soluzioni tecnologiche. In questa prospettiva abbiamo iniziato a proporre, con notevole successo, appartamenti con la formula home staging, arredati con mobili e attrezzature di grande qualità, e abbiamo intenzione di dare spazio a questa nuova modalità di vendita che ha riscosso un significativo apprezzamento da parte di numerosi nostri clienti».
Le vostre proposte immobiliari prevedono un ampio spettro di soluzioni indirizzate ad una clientela con esigenze anche molto differenziate… «Oltre alle due Residenze menzionate, disponiamo di un variegato portafoglio immobiliare, costituito da più di 80 immobili, composti da case, attici, ville, appartamenti in PPP, ideali per ogni esigenza e investimento. Bisogna tornare a guardare più at-
Quale prevede sia il trend per il prossimo futuro? «Il trend positivo del mercato immobiliare nel 2017, prevediamo possa continuare anche nel 2018 influenzato dalla crescita della domanda, dalla tenuta dei tassi e dal crescente interesse che riscontra la Svizzera e specialmente Lugano. Secondo la nostra analisi, il mercato nel 2018 in Svizzera e a Lugano in particolare, sarà riflessivo, selettivo, atten-
to nel valutare le proposte in vendita. I clienti, veri attori di questo cambiamento già in atto, guardano con occhio più critico e attento tutto ciò che possa conferire un valore aggiunto al loro investimento immobiliare, che si concretizza e realizza nell’abitare sostenibile. Questi fattori, avranno come diretta conseguenza una più attenta selezione degli oggetti, sia nuovi che già edificati, oggi in vendita. La nostra sensibilità nel percepire ed analizzare i cambiamenti e la nostra consolidata esperienza nel campo immobiliare, si concretizza con tale selezione e nella proposta di immobili che per location, elevata qualità costruttiva, ed in particolare prezzo allineato al momento storico, rispondono appieno alle attuali e prossime esigenze della clientela».
01 Collina D’Oro Villa con piscina interna 02/03 Residenza Parco Letizia: dettagli di classe e favolosa vista lago
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ARCHITETTURA / ARTISA REAL ESTATE
ANDREA BLOTTI, DIRETTORE ARTISA REAL ESTATE, PRESENTA LE RESIDENZE BELINDA E COLLINA, SITUATE ALL’INTERNO DEI 15.000 MQ DEL PARCO MARAINI, IN UNA SPLENDIDA POSIZIONE DOMINANTE LA CITTÀ E IL LAGO.
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VIVERE ALL’INTERNO DI UN PARCO, NEL CUORE DELLA CITTÀ
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a loro straordinaria ubicazione si impone subito come una delle caratteristiche peculiari di questi due immobili… «All’interno dello storico Parco Maraini, antica dimora della famiglia patrizia Soldati, sorgono le Residenze Belinda e Collina. Si tratta, come i cittadini di Lugano ben sanno, di un parco secolare, con una vista spettacolare sul Golfo di Lugano; ma, al tempo stesso, la vicinanza al centro città garantisce un contesto abitativo molto particolare. Basta affacciarsi dalla terrazza attrezzata situata sulla collinetta a verde che costituisce parte integrante del complesso per rendersi conto di essere di fronte a qualcosa di unico. Dall’alto si domina tutto il centro di Lugano, il lago e le montagne che chiudono questo magnifico scenario. Ben pochi luoghi in tutta la città sono in grado di appagare cosi appieno la vista soddisfacendo al tempo stesso il
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piacere di vivere nel centro della città, ma totalmente immersi nel verde». I vantaggi derivanti da questa posizione centrale sono notevoli… «Tutti i principali servizi di trasporto pubblico e il centro cittadino si possono raggiungere in pochi minuti a piedi, mentre tutte le più importanti arterie stradali sono poco distanti in auto. Infine, in una decina di minuti si arriva anche all’aeroporto di Agno». Queste residenze sono messe in affitto sulla base di un concetto che rivoluziona completamente il concetto di locazione… «No. Parlare della completa ristrutturazione degli edifici e di Dorata». L’ammontare del canone di affitto rappresenta un elemento cardine della proposta Artisa… «Questi appartamenti sono posti in locazione a prezzi particolarmente van-
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taggiosi, ideali per chi cerca una spesa media e con uno stile di vita moderno e dinamico, senza tuttavia rinunciare ad ogni comodità. Soluzioni studiate per piccoli nuclei familiari, single, studenti e anziani che possono godere di ogni comfort ed eventualmente anche di servizi di assistenza a loro dedicati». Possiamo vedere più in dettaglio quali sono le caratteristiche di queste due residenze? «Belinda e Collina sono due stabili rispettivamente composti da 44 e 11 appartamenti con una superficie che parte da 65 mq, e sono composti da un ampio soggiorno con angolo cottura, una camera da letto, un bagno con doccia e un terrazzo abitabile. Le finiture di qualità assicurano il massimo comfort ed essendo orientate verso sud-ovest, godono di un’ottima illuminazione naturale che accresce ulteriormente il valore delle terrazze». Di quali altri servizi sono dotate queste residenze? «Gli stabili si sviluppano su quattro livelli e all’ultimo piano della residenza Collina si trova un terrazzo prendisole di 250 mq accessibile a tutti gli inquilini, affacciato sul parco e sul golfo di Lugano. Sono previste anche una piscina coperta, un’area fitness, un bar. Inoltre, sono disponibili per
tutti gli appartamenti posti auto in autorimessa. Senza naturalmente dimenticare i sentieri e i percorsi pedonali che si sviluppano nel verde e che rendono agevoli passeggiate e relax all’aria aperta per tutte le età». E per quanto riguarda gli eventuali arredi? «Anche questo è un importante vantaggio che possiamo offrire ai nostri inquilini. Oltre alle cucine, totalmente attrezzate, è prevista la possibilità di un arredamento completo, con mobili funzionali, pratici e di design. Tutto ciò consente a chi entra di avere subito a disposizione ambienti subito abitabili, a misura delle proprie esigenze».
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01/03 Residenza Collina 02/04 Residenza Belinda
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ARCHITETTURA / ENGADINER HAUS
ST. MORITZ non tramonta mai FEDERICO PARLI, GESTORE DI ENGADINER HAUS AG, REGISTRA UNA SIGNIFICATIVA RIPRESA DEL MERCATO IMMOBILIARE IN ENGADINA, MA NON CI NASCONDE LE DIFFICOLTÀ DI UNA CONCORRENZA SEMPRE PIÙ AGGUERRITA E CAOTICA.
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Ph residenze: Federico Parli
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artiamo da una valutazione generale dell’andamento delle compravendite di ville e residenze in Engadina… «Direi che a partire dall’estate di quest’anno si sono avuti chiari segni di ripresa con una domanda più sostenuta rispetto ai mesi precedenti sia da parte di acquirenti svizzeri che stranieri. Non so se si può già parlare di una definitiva inversione nell’andamento di un mercato che negli anni scorsi aveva pesantemente risentito della crisi finanziaria internazionale e aveva visto una vera e propria fuga da parte degli italiani, ma le prospettive sembrano essere più favorevoli in tutti i segmenti di mercato, a condizioni tuttavia che si tenga conto di alcuni parametri…».
Possiamo vedere più in dettaglio quali sono questi fattori che maggiormente influenzano il mercato? «Non tutti gli oggetti posti in vendita risultano essere parimenti appetibili. Bisogna tenere conto della località, dell’ubicazione e dell’età dell’edificio, cioè dello stato di conservazione e dei comfort di cui è dotato. E non poche proposte immobiliari risultano essere fuori mercato rispetto a quelle che sono le esigenze attuali dei compratori. Occorre poi valutare attentamente, come è ovvio, l’elemento prezzo, perché molte richieste da parte di chi vende non tengono adeguatamente conto della ridu-
però hanno votato contro sia la maggioranza sia l’opposizione, seppur per opposti motivi. Nel frattempo si cerca di fare fronte alla situazione a colpi di deroghe, come quelle approvate dal comune di St. Moritz, perché il turista straniero è molto ben voluto e coccolato e perché la limitazione appare attualmente anacronistica».
zione del valore immobiliare che c’è stato nel corso degli ultimi anni. Di conseguenza i tempi di vendita si allungano notevolmente e taluni oggetti restano addirittura invenduti per anni». Quali sono le condizioni che si applicano ad uno straniero che voglia acquistare in Engadina? «Acquistare un’abitazione in Svizzera non è semplice perché tutti sanno che la legge Koller e poi seguita dalla legge Weber impone la vendita di un numero limitato di abitazioni agli stranieri. Da anni si parla della sua abolizione per liberalizzare il mercato. L’ultima volta che il parlamento ci ha provato
Queste deroghe hanno dunque accresciuto le possibilità di vendere ad uno straniero? «Partiamo dalla premessa che in ogni nuova edificazione destinata a usi residenziali per legge vengono realizzati tre tipi diversi di appartamenti, uguali per qualità edilizia, ma differenti per destinazione. All’interno del medesimo nuovo complesso edilizio una quota è destinata alla prima abitazione di residenti lavoratori in loco; per questi immobili è previsto un prezzo calmierato a fronte di restrizioni notevoli sulla loro rivendita. Un’altra parte è invece destinata a case vacanza per cittadini svizzeri o esteri – attenzione – domiciliati e la terza restante parte è destinata a case vacanza acquistabili da stranieri (formula sempre meno approvata). Per quest’ultima tipologia di immobili l’acquisto da parte di stranieri è immediato e per un costruttore c’è un’evidente convenienza economica a vendere agli stranieri». Tutto questo favorisce dunque una positiva crescita del mercato… «Non esattamente, perché queste facilitate condizioni hanno spinto molto privati a mettere direttamente sul mercato i propri immobili, oppure ad affidarsi a broker immobiliari improvvisati, generando una sorta di far west che finisce per creare molta confusione in primo luogo tra i compratori che si vedono offerto lo stesso appartamento da soggetti diversi. Proprio per evitare tutto questo noi cerchiamo di lavorare in esclusiva, a garanzia della nostra professionalità e della correttezza del mercato».
In ogni caso, acquistare a St. Moritz resta un buon investimento… «Certamente. Per molti comprare a St. Moritz è un investimento strettamente legato alla rivalutazione del bene, visto che lo utilizzano giusto due settimane all’anno nei momenti clou della stagione – il Capodanno, il Polo on Ice e il White Turf – senza darlo in affitto perché le case sono di un livello così alto da avere paura che il loro appartamento venga danneggiato». A questo proposito, che cosa si può dire del mercato degli affitti? «L’affitto è una pratica molto diffusa e che sta ottenendo una crescente diffusione. Accanto agli appartamenti messi in affitto in attesa di concludere una vendita, vi sono affitti temporanei che vanno da una settimana a pochi mesi. Molti potenziali acquirenti, prima di procedere ad un acquisto definitivo, decidono di prendere per qualche tempo un appartamento in affitto per verificare il proprio gradimento e l’effettivo utilizzo della propria abitazione in Engadina».
ENGADINER HAUS AG Via Mulin 4 CH-7500 St. Moritz +41 81 837 56 56 +41 79 128 56 17 www.engadinerhaus.com TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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UGO FRÜH E LUCA PAGNAMENTA HANNO ASSOCIATO DAL 2011 I LORO STUDI, PROPONENDO UN’ARCHITETTURA ATTENTA ALL’INTERPRETAZIONE DELLE SPECIFICITÀ DEL LUOGO E A UN UTILIZZO SAPIENTE DEI MATERIALI.
L’unione ci aiuta AD ESSERE CRITICI
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ntrambi provenite da importanti precedenti esperienze professionali. Qual è stato il vantaggio di aver unito i vostri studi? «L’unione garantisce un continuo confronto critico all’interno dello studio, con una precisa responsabilità per ogni progetto tra chi riveste il ruolo di leader e chi ha il compito di essere la voce critica, che sottopone al vaglio ogni decisione e scelta progettuale. Associandoci abbiamo inoltre raggiunto quella massa critica di collaboratori che ci permettere di raggiungere una professionalità specifica nei vari campi di attività, quali progettazione, disegno, esecuzione, cantiere, aggiornamenti su nuove tec-
to conflitti in una organizzazione interna razionale. Il rigore del linguaggio architettonico vuole essere in ogni caso la cifra distintiva del nostro studio». Anche per quanto riguarda l’utilizzo dei materiali il vostro studio avanza ben precise proposte… «Siamo molto interessati ad una reintepretazione di elementi costruttivi storici con una nuova visione contemporanea. Ad esempio nelle residenze costruite recentemente a Sorengo ed a Massagno abbiamo utilizzato quale elemento base il mattone, tipico dell’architettura lombarda: si riprende la tecnica costruttiva senza imitare il passato ma se ne propone una nuova lettura; si evidenzia la tessitura orizzontale che racconta il processo di posa dell’elemento base, enfatizzando la trama grazie ad un modulo particolare (stretto e lungo) con la fuga orizzontale arretrata. La tinteggiatura in bianco modifica l’apparenza del mattone stesso ed evidenzia inoltre il gioco delle ombre che disegnano la texture di facciata. Nell’edificio Antonietta di via Besso, a Lugano, il procedimento è stato invece inverso: il cotto è stato usato con una tecnica innovativa, con elementi in grande scala che permettono di utilizzare una tecnica di costruzione moderna (facciata ventilata sospesa) che si combina con la materialità della terra cotta».
nologie, materiali, aspetti ecologici ecc., senza mai perdere il controllo su ogni progetto che può essere personalmente seguito in tutte le fasi di realizzazione». Quali sono i principali temi di riferimento della vostra architettura? «Sicuramente un costante ed approfondito studio di come ogni manufatto va ad inserirsi in un luogo, denso di caratteri geomorfologici ma anche di una memoria storica e culturale di cui occorre tenere conto. Da questa premessa deriva dunque la ricerca di un inserimento lineare e razionale nel contesto, tralasciando per scelta quelle forzature formali alla moda che generano soltan-
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la tecnica della cera persa collocato in posizione dominante sopra un container, si impone quasi a simboleggiare un senso di protezione nei confronti del contenuto dello stabile».
La modulazione della luce costituisce un altro elemento che entra in modo importante nelle vostre costruzioni… «Sì, un tema ricorrente nei nostri edifici è la transizione tra lo spazio esterno e l’interno della costruzione, con una serie di filtri che regolano la luce che viene trasmessa all’interno dei locali: brise soleil, grigliature traslucide e solette in aggetto sono elementi caratteristici delle nostre architetture che consentono una corretta modulazione della luce naturale. Una sfida molto stimolante è stata la progettazione del nuovo edificio per la logistica di Bolliger e Tanzi a Caslano, che costituisce un buon esempio di come siamo riusciti a coniugare espressione architettonica e aspirazioni del committente: il filtro (elemento in maglia metallica) diventa il simbolo, il brand della ditta stessa. Si crea così un dialogo tra contenuto e contenitore, mentre un intervento artistico di Nag Arnoldi, dinamico bronzo ottenuto con
Nel corso degli anni avete sviluppato una significativa collaborazione con artigiani di provata professionalità… «Senza voler operare come impresa generale (che spesso si scontra con la necessità di scegliere specifiche professionalità e che poi rende difficoltose eventuali modifiche in corso d’opera), abbiamo creato con molti artigiani e imprese attive sul territorio ticinese un sistema di rapporti che permette di accompagnare il committente nella giungla di proposte di ditte che si propongono sul mercato e poi spariscono nel volgere di pochi mesi. Con questo network si ottiene il vantaggio di garantire la qualità e un prezzo prefissato, l’autonomia nelle scelte, la solidità economica delle aziende appaltatrici senza improvvisi fallimenti durante la realizzazione dei lavori». Da ultimo, possiamo ricordare le vostre più importanti esperienza professionali maturate all’estero? «Dopo una prima esperienza lavorativa di due anni – racconta Luca Pagnamenta – presso lo studio Plojoux di Ginevra, nel 1982 sono diventato collaboratore dell’architetto Bernard Tschumi di New York, dove ho avuto modo di partecipare ad alcuni concorsi internazionali vincendo il primo premio ed il
mandato per la realizzazione del “Parc de la Villette” a Parigi, una delle grandi opere volute da Mitterand per ridare splendore alla capitale francese, dove mi sono trasferito per 4 anni per seguire la realizzazione di questo importante progetto». «La mia esperienza, spiega Ugo Früh, dopo una formazione scolastica all’ ETH di Zurigo ed alla Columbia University di New York, si è sviluppata quale collaboratore per più di dieci anni presso lo studio di Mario Botta, dove ho avuto l’opportunità di lavorare nella sede di Lugano, ma anche di acquisire importanti esperienze all’estero in particolare quale responsabile del progetto del San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA) ed, ancora da studente, dello showroom ICF di New York. Ho inoltre seguito la progettazione di altri importanti opere, quali la Banca Bruxelles Lambert di Ginevra, il Museo della ceramica di Seoul, il Centro Sportivo Nazionale di Tenero ed il complesso OTAF di Sorengo».
05 01 Camere ardenti Città di Lugano 02 Da sinistra: Luca Pagnamenta e Ugo Früh 03 Casa Meli Morbio Inferiore 04 Condominio Licasa, via Sorengo, Lugano 05 Villa Stefanutti, Port Lucaya, Bahamas
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ALDO COPPOLA BY AVERSA BARI BERGAMO BRESCIA CASERTA CATANIA CEPRANO CERNUSCO S/N COMO CORTINA D’AMPEZZO COVERCIANO CREMA FABRIANO FROSINONE GENOVA L’AQUILA LATINA LODI MANTOVA MESSINA MONTECCHIO MONTEFORTE IRPINO MONZA NAPOLI NOVARA OMEGNA PESARO PESCARA PRESEGLIE RAVENNA REGGIO EMILIA RIMINI ROVATO SEREGNO TAORMINA TERAMO TIRANO TORINO TORTONA TRAPANI TREVIGLIO VARESE VASTO VERONA VIMERCATE
Ph: Giovanni Gastel
AT E L I E R A L D O C O P P O L A MILANO ROMA FIRENZE PORTO CERVO FORTE DEI MARMI MONTE CARLO LONDRA LUGANO MOSCA KIEV ODESSA ALMATY ABU DHABI
DOSSIER FONDAZIONI
FONDAZIONI E IMPRESE per la responsabilità sociale A COLLOQUIO CON:
ELISA BORTOLUZZI DUBACH
Dr. Elisa Bortoluzzi Dubach, consulente di Relazioni Pubbliche, Sponsorizzazioni e Fondazioni, è docente presso varie università e istituti di studi superiori in Svizzera, Germania e Italia. È stata capoprogetto di campagne nazionali e internazionali ed è autrice fra gli altri di Lavorare con le fondazioni- Guida operativa di fundrasing, Franco Angeli Editore e di Stiftungen-Der Leitfaden für Gesuchsteller, Huber Frauenfeld Editore (www.elisabortoluzzi.com).
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ilantropia e Corporate Social Responsibility: potete definire il concetto di filantropia e di responsabilità sociale? ELISA BORTOLUZZI DUBACH: «Per filantropia si intende l’azione altruistica di individui facoltosi che, a titolo personale o attraverso istituzioni quali le fondazioni erogative, donano a soggetti più deboli le risorse perché questi possano affrancare il loro stato. Oggi la filantropia ha fatto proprie le espe-
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CATERINA CARLETTI
Dr. Caterina Carletti, docente ricercatrice DEASS SUPSI. Si occupa dal 2003 di Responsabilità sociale d’impresa sia a livello di insegnamento che di consulenza. Dal 2016 coordina con la collega Jenny Assi il Gruppo di lavoro CSR – Ticino. (http://www4.ti.ch/dfe/de/csr/home/). È co responsabile del primo Certificate of Advanced Studies in CSR promosso dalla SUPSI.
rienze imprenditoriali e, mirando ad una maggiore efficacia dei propri interventi, opera su basi manageriali, tenendo in conto fattori come l’analisi dei bisogni e delle cause dei problemi, la sperimentazione di soluzioni innovative e la sostenibilità degli interventi. Attività che ha fatto della discrezione la sua qualità precipua, l’osservazione empirica certifica il crescente interesse attorno alla filantropia, che ha assunto un ruolo tale da non passare inosservata né a livello sociale, né a livello comunicativo.
CATERINA CARLETTI: «La Corporate Social Responsibility o Responsabilità sociale delle imprese è un nuovo modo di interpretare l’approccio economico in quanto richiede alle imprese di operare, tenendo conto dell’impatto generato dalle loro attività, dandosi l’obiettivo di perseguire un profitto non solo economico ma anche sociale e ambientale. In poche parole si tratta di operare sui mercati, preoccupandosi non solo degli interessi degli azionisti ma rivolgendo la propria attenzione a una molteplicità di stakeholder, coinvolti direttamente o in-
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direttamente nell’attività dell’azienda. Si tratta quindi di due temi differenti che, a mio giudizio, hanno comunque in comune tre aspetti: la volontarietà di chi opera (azienda o filantropo) che decide autonomamente come impiegare le proprie risorse, il rapporto con la comunità rispetto alla quale entrambi i soggetti possono offrire un contributo significativo e il desiderio di promuovere un miglioramento della qualità di vita delle persone. In questo contesto bisogna poi tenere conto delle fondazioni aziendali che assumono un ruolo diverso e meritano considerazioni a parte». Affinché filantropia e CSR operino nello stesso senso che pre-condizioni si devono creare? E.B.D.: «Gli obiettivi delle fondazioni o dei filantropi possono riguardare la soluzione di criticità esistenti nel territorio dove essi risiedono, assumendosi un ruolo sussidiario rispetto ai compiti delle istituzioni pubbliche alle quali è delegato il ruolo di garantire il welfare della popolazione. Così facendo, la filantropia potrebbe operare di concerto con le aziende che si assumono la responsabilità derivante dal loro trarre beneficio dal territorio nel quale hanno i propri insediamenti produttivi. Per massimizzare i benefici dell’azione filantropica volta al territorio, occorre che gli attori (stato, fondazioni erogative, filantropi e promotori culturali e sociali) coordinino la propria azione elaborando una strategia comune, arricchendosi reciprocamente condividendo esperienze, conoscenze, relazioni e storie». Nell’ambito della CSR quali iniziative si possono intraprendere nei confronti della comunità? C.C.: «Le iniziative sono molteplici e dipendono molto dalle strategie di CSR delle singole imprese, dalle loro dimensioni e risorse e dal loro legame col territorio. Per fare qualche esempio i con-
tributi possono essere di carattere economico, di carattere tecnico (materiali e know how) o a livello di risorse umane. Ci sono quindi molti esempi dalle sponsorizzazioni al volontariato d’impresa, dal sostegno a campagne di sensibilizzazione su tematiche sociali particolari fino a raccolte fondi legate alla vendita di singoli prodotti. Gli esempi sono davvero tanti…È comunque interessante notare una crescita di interesse nei confronti di progetti legati al territorio e alla comunità in cui l’impresa opera e soprattutto un atteggiamento da parte delle imprese sempre più organico ed integrato nelle logiche aziendali. Mentre in passato si notavano molti interventi sporadici, prevalentemente orientati a donazioni in denaro, oggi nascono programmi più articolati e completi, frutto di un dialogo e di una collaborazione con le associazioni e gli enti del territorio». Gli obiettivi di un progetto possono essere ottimizzati dalla sinergia tra le due azioni? Come? E.B.D.: «Le fondazioni possono mettere a disposizione per es. capitali di rischio attraverso forme come gli investimenti ad impatto sociale con l’intento di generare un impatto sia sociale che ambientale per supportare concretamente le soluzioni alle sfide più pressanti, rispondendo a bisogni sociali non soddisfatti. L’obiettivo è quello di utilizzare risorse economiche e competenze dei privati per promuovere soluzioni di (quasi) mercato per affrontare bisogni sociali non coperti né dallo Stato né dal mercato». C.C.: «Più che una sinergia tra fondazioni e imprese, sarebbe utile avere un quadro chiaro dei bisogni e delle priorità del territorio per coordinare risorse ed energie. Quando sono chiaramente identificate le necessità della comunità, come ha sottolineato Elisa Bortoluzzi, sia le fondazioni che le imprese possono contribuire a trovare soluzioni condivise, affiancando lo Stato nei suoi
compiti più onerosi. Penso ad esempio all’importante contributo che stanno offendo i piani di welfare aziendale nell’integrazione dei vantaggi per i collaboratori, ai progetti di partnership nella creazione di eventi sportivi e culturali in grado di generare significativi indotti alla comunità o alla possibilità di sostenere imprese sociali in grado di creare occupazione e inclusione». Quali sono gli attori in Ticino? E.B.D.: «Il Ticino ha una lunga tradizione filantropica: Giacomo e Filippo Ciani i cui eredi donarono la villa e il parco di famiglia perché fosse pubblica; fino a Karl-Heinz Kipp che acquistò Monte Verità per poi donarlo al Cantone, sono solo alcuni dei mecenati che operarono con lungimiranza a favore della collettività. Un esempio contemporaneo è il Leopard Club, club di sostegno del Filmfestival di Locarno alla cui testa c’è il mecenate Rolando Benedick (http://www.leopardclub.ch). Neo-costituita è la Rete Ticinese di Fondazioni Erogatrici, frutto di un’iniziativa delle fondazioni ticinesi in collaborazione con SwissFoundations, l’Associazione delle Fondazioni Donatrici Svizzere. Sono esempi di come il mondo delle fondazioni e della filantropia di sta muovendo a supporto del territorio». C.C.: «Lo studio Valore TI, promosso dal DFE realizzato nel 2016 dalla collega Jenny Assi e da me, ha messo in luce la crescente sensibilità delle imprese ticinesi rispetto a questo tema. Una buona parte di imprese sta già redigendo il report di sostenibilità e sta elaborando strategie di CSR. È ormai chiaro che le imprese più performanti e competitive sono proprio quelle orientate a una sensibilità a 360 gradi nei confronti della sostenibilità sia nell’ambito dei prodotti che dei collaboratori, della comunità e dell’ambiente. Il primo corso di formazione per CSR manager, iniziato a settemTICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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bre alla SUPSI e organizzato in collaborazione con le associazioni di categoria del territorio, è la dimostrazione dell’importanza strategica di questo tema per le imprese ticinesi». Quando e come imprese e fondazioni possono collaborare a favore di un territorio? E.B.D.: «Un caso esemplare è la Stiftung für Arbeit/Fondazione per il lavoro guidata da Daniela Merz (http:// www.dock-gruppe.ch/index.php/homepage/about/stiftung-fuer-arbeit). Istituita nel 1997 a San Gallo dall’Unione svizzera delle arti e dei mestieri, dai sindacati e dalle due chiese regionali, ha istituito un modello di grande successo per la reintegrazione di disoccupati di lungo periodo per i quali creato dieci centri di produzione. Un esempio origi-
Quando l’arte entra in ospedale Un progetto espositivo in collaborazione tra il Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI) e l’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) che presenta una selezione di opere dell’artista Angela Lyn dalla collezione del MASI all’interno dello spazio pubblico dell’Ospedale Civico. Il progetto apre a riflessioni in-
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nale per un problema giudicato insolubile. In Italia, Rompiamo le righe è l’evento lancio di Lacittàintorno, il nuovo programma sostenuto da Fondazione Cariplo sulla rigenerazione urbana per promuovere il benessere dei cittadini attraverso l’incremento di servizi e attività inaspettate e alternative nei quartieri “intorno” al centro storico di Milano. La Fondazione Kone in Finlandia ha dotato propria residenza per artisti a Saari di un Community Artist, il cui compito è di coinvolgere la comunità locale nella produzione artistica degli ospiti. (https://koneensaatio.fi)». C.C.: «Perché imprese e fondazioni collaborino a favore del territorio è necessario che il territorio stesso adotti una chiara strategia, basata su una analisi condivisa dei suoi punti di forza e di debolezza a livello economico, sociale e
ambientale. Solo partendo da una strategia precisa, in grado di definire le priorità, è possibile darsi degli obiettivi e tracciare una strada comune. Da questo punto di vista un bell’esempio è rappresentato da Whistler in Canada e dal suo progetto di sostenibilità a cui ha partecipato l’intera comunità (https://www. whistler.ca/municipal-gov/communitymonitoring) oppure dal progetto Fifteen realizzato in Cornovaglia (europa.eu/ rapid/press-release_IP-14-349_it.pdf) con l’obiettivo dell’inserimento professionale di adolescenti in difficoltà. È necessario però sottolineare che una scelta di questo tipo comporta un cambiamento culturale: rinunciare in parte alla propria autonomia per collaborare con altri interlocutori non è una scelta così scontata. La capacità di creare reti, condividendo gli obiettivi e integrando le competenze, sarà la prossima sfida».
teressanti sul rapporto fra spazio pubblico e arte, sulla valenza dell’arte nella vita quotidiana e non da ultimo sul potenziale terapeutico dell’arte. «L’arte in luoghi di cura può essere fonte di conforto. Quando si allude all’effetto consolatorio di un’opera, si fa spesso riferimento a temi o soggetti particolari, ma la capacità delle forme e dei colori di influire con effetti benefici sullo stato d’animo trascende l’aneddoto e riguarda l’essenza stessa della pittura (Marco Franciolli)». «L’ospedale è un luogo ricco di emozioni. I suoi muri sono imbibiti di preoccupazione, sofferenza, ma anche speranza, gioia e sollievo. Una degenza in ospedale è spesso un momento di vulnerabilità che spinge tanti pazienti all’introspezione. L’arte può avere un ruolo importante in quel contesto. Mi posso immaginare, alla fine di una giornata agitata, pian piano, mentre la hall d’entrata
dell’ospedale ritrova il silenzio, un paziente fermarsi davanti al quadro dei cedri di Angela Lyn e trovare in quest’opera così delicata e equilibrata, un po’ di compagnia e un po’ di serenità (Prof. Dr. med. Dimitri Christoforidis, Viceprimario chirurgia)». «L’Ospedale Regionale di Lugano ha aderito oltre 20 anni fa al progetto promosso dall’UNESCO chiamato “Arte in Ospedale”. Poter continuare questo progetto in collaborazione con dei professionisti dell’arte ed in particolare con il Museo d’arte della Svizzera Italiana con la sua importante collezione, ci motiva e rende particolarmente contenti di poter mettere a disposizione dei nostri pazienti, visitatori e collaboratori una serie di opere che siamo certi contribuiranno a fare dell’ospedale un luogo più piacevole (Luca Jelmoni, Direttore del Ospedale Regionale di Lugano)».
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LE FONDAZIONI DI IMPRESA tra passato, presente e futuro LE FONDAZIONI DI IMPRESA SONO, LO DICE IL NOME STESSO, ENTITÀ IBRIDE, TRA L’IMPRESA CHE SI BASA SULLA PRODUZIONE DI PROFITTO E LA FONDAZIONE CHE OPERA NELL’AMBITO DEL NO PROFIT. PER COMPRENDERE GLI SVILUPPI PIÙ RECENTI DELLE FONDAZIONI DI IMPRESA È DUNQUE NECESSARIO SOFFERMARSI BREVEMENTE SUI CAMBIAMENTI CHE STANNO INTERESSANDO IL MONDO PROFIT E NO PROFIT PIÙ IN GENERALE. DI JENNY ASSI
01 Jenny Assi Ha conseguito il dottorato in Lavoro sociale e politiche sociale presso l’Università di Friburgo in Svizzera. Dal 2003 svolge attività di ricerca, insegnamento e consulenza presso il Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e dal 2016 coordina insieme alla collega Caterina Carletti il gruppo di lavoro CSR-Ticino (http://www4.ti.ch/dfe/de/csr/home/). È co-responsabile del primo Certicate of Advanced Studies in CSR promosso dalla SUPSI.
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el mondo delle imprese, internazionale con un forte oriental’elemento che sta magmento all’innovazione sociale, unendo giormente modificando dunque il finanziamento di attività di i modelli di business è ricerca all’offerta di beni e servizi di dato dalla sempre più citata Responwelfare. In Svizzera sono presenti cirsabilità sociale delle imprese (Corpoca 13’000 fondazioni erogatrici con rate social responsibility – CSR). Le un patrimonio totale di 70 miliardi di imprese orientate alla CSR sono semfranchi svizzeri. Si stima siano circa un pre più interessate a creare valore eco20% le fondazioni d’impresa (Andrew nomico, ambientale e sociale per il Milner and Charles Keidan, Corporate maggior numero di portatori di intefoundations: last legs or new legs?, Alresse (in primis dipendenti, clienti, liance, Volume 21 Number 4 Decemfornitori, cittadini) uscendo dalla più ber 2016. In: http://www.swissfoundasemplice logica della massimizzazione tions.ch.). del profitto economico per gli azioniUn discorso a parte lo meritano le sti. L’impresa orientata alla fondazioni di impresa di ultima CSR è un’impresa che ha generazione che sono il riun rapporto stretto con sultato di questi due il territorio e che procambiamenti. Soggetti muove progetti utili legalmente indipenper la comunità atdenti dall’impresa, traverso ad esempio sono da una parte un pratiche di volontaelemento strategico riato di impresa, attidi CSR dell’impresa vità di sponsorizzazioprofit e dall’altro conne, sviluppo di progetti tribuiscono a finanziare in partnership con enti e ricerca, beni e servizi di 01 associazioni del territorio per la utilità sociale. Se in passato eraraccolta fondi. no molto diffuse le fondazioni di imSul fronte del settore no profit abbiapresa caratterizzate da attività filanmo assistito negli ultimi anni ad una tropiche scollegate dal business crescita in Svizzera del numero di fondell’impresa fondatrice, oggi sempre dazioni erogatrici, senza scopo di lupiù fondazioni d’impresa ricercano sicro, impegnate in progetti di utilità nergie tra interessi collettivi e core busociale volti a promuovere equità, siness aziendale, tra attività profit e uguaglianza e benessere attraverso il attività filantropiche. finanziamento di progetti nel settore La convergenza di obiettivi tra impresociale, della salute, dell’istruzione, sa e fondazione di impresa è certadella cultura. Esse non sono cresciute mente l’elemento più interessante e fosolo in numero, ma diventano sempre riero di innovazione. Ne sono un più importanti promotrici di servizi di esempio concreto l’azienda Velux spewelfare offerti alla comunità locale e cializzata nella produzione di finestre,
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Attraverso tali attività, le fondazioni di impresa non si sostituiscono al welfare pubblico ma possono contribuire a rinnovare i sistemi di welfare nel loro insieme. Con un ritorno forse un po’ nostalgico al caso Olivetti, le imprese possono oggi farsi promotrici di un rinnovato interesse nei confronti del benessere territoriale. Impresa profit e fondazione di impresa no profit operano sul territorio in maniera sinergica, dialogano con i propri stakeholder, misurano e comunicano l’impatto sociale, ambientale ed economico delle loro attività. Allo stesso tempo il territorio è chiamato a collaborare con le imprese e le fondazioni di impresa al fine di creare le premesse per uno sviluppo sostenibile del territorio. Esistono inoltre anche sul nostro territorio casi in cui l’azienda profit sia essa stessa una fondazione. In questo caso, parte degli utili ottenuti dalle attività di business, vengono ridistribuiti
al personale ed alla comunità locale. Sono tutti esempi di un mondo che sta cambiando e i cui sviluppi dipenderanno molto dalla capacità del nostro territorio di mettere in rete risorse, finanziamenti, strategie. Quanto queste attività debbano essere valutate ed eventualmente supportate da un punto di vista fiscale, sarà senza dubbio, un elemento di dibattito nei prossimi anni. Ne sono un esempio le riflessioni attualmente in corso, anche in altri paesi, sui limiti di un esonero fiscale delle fondazioni di impresa a fronte di un avvicinamento sempre più strategico, nella creazione di valore, tra attività dell’impresa profit e attività no profit delle fondazioni di impresa.
SPINAS CIVIL VOICES
che attraverso la sua fondazione d’impresa finanzia progetti di ricerca volti a studiare l’impatto della luce sul benessere delle persone, e l’azienda Ricola, nota per le sue caramelle contenenti erbe locali e la cui fondazione di impresa finanzia progetti finalizzati ad indagare le cause della perdita di colonie di api a livello mondiale. Alcune fondazioni di impresa hanno persino integrato strumenti di “finanza sostenibile” come il microcredito e l’impact investing nelle loro attività. In questi casi, la fondazione di impresa utilizza le sue risorse per finanziare progetti in ambito economico, sociale ed ambientale considerando un ritorno economico nel medio lungo periodo da reinvestire in nuovi progetti di utilità sociale. In questo caso i “vecchi strumenti” di erogazione di donazioni si trasformano in “nuovi strumenti” basati sul principio della creazione di valore che si rigenera nel tempo.
Coltivavo il mio piccolo orto.
Coltivo alberi nel mio vivaio.
Coltivo il mio futuro con lo studio. Surjaa (20 anni), figlia, Bangladesh
Hema, padre
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UN AIUTO all’infanzia bisognosa CARLO CROCCO, FONDATORE DI MDM (MAIN DANS LA MAIN), RACCONTA LA SUA ESPERIENZA FILANTROPICA A FAVORE DEI BAMBINI POVERI E AMMALATI, SOPRATTUTTO IN INDIA.
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ossiamo tracciare un breve profilo del suo percorso di avvicinamento al mondo della filantropia? «Avendo una impresa nel settore del lusso (MDM nel Cantone di Vaux) che produceva orologi Hublot con un buon profitto, mi sono sentito in dovere di devolvere una parte di questi proventi a favore di situazione di disagi. Ho deciso di aiutare bambini in difficoltà con la creazione di un premio annuale di CHF 50.000,- da assegnare ad una persona particolarmente attiva in questo settore. Il primo anno, il premio è stato assegnato ad Edmond Kaiser, fondatore di “Terre des hommes”. L’incontro con il Sig. Kaiser è stato molto motivante e ha portato alla creazione da parte nostra della Fondazione MDM (main dans la main) che si è dedicata ad aiutare bambini in paesi in via di sviluppo e particolarmente in India. Successivamente nel 2008 l’azienda Hublot è stata da me venduta al gruppo LVMH ed in seguito ho continuato l’attività della Fondazione MDM trasferendola in Ticino dove vivo. Con la collaborazione di amici abbiamo continuato l’attività di aiuto e sostegno ai progetti a favore dei bambini poveri o malati di AIDS in India». Quali sono state le tappe che hanno segnato l’istituzione delle sua Fondazione, quali sono gli obiettivi che persegue e i progetti in corso? «Attualmente abbiamo sviluppato un progetto anche in Ticino rivolto ad adolescenti e ci stiamo concentrando sulla
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possibilità di creare delle unità (aziende sociali) che possano generare un autofinanziamento futuro dei vari progetti». Quali sono i vantaggi derivanti della scelta del Ticino come sede della sua fondazione? «Non ho trovato personalmente un particolare vantaggio ad essere in Ticino salvo il fatto di essere qui residente e quello che inizialmente sono stato particolarmente consigliato ed indirizzato dal Presidente della Fosit (associazione ticinese delle ONG) che ha fatto anche parte del nostro Consiglio di Fondazione». È possibile tracciare un bilancio dell’attività svolta negli ultimi anni, indicando quali sono state le esperienze positive e quelle negative? «I primi anni di lavoro soprattutto in India, abbiamo avuto esperienze negative dettati dalla troppa fiducia riposta in alcuni responsabili dei progetti locali. Abbiamo imparato presto quindi che non basta metterci il cuore e l’entusiasmo ma occorre anche eseguire controlli e pretendere precisi rendiconti». Quali sono i suggerimenti che rivolgerebbe alle istituzioni competenti in materia al fine di rendere più attrattivo il Ticino delle fondazioni? «Non saprei quali suggerimenti poter dare, salvo il fatto che bisognerebbe incoraggiare ed aiutare le aziende che hanno una finalità sociale».
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QUANDO IL SUPERFLUO DIVENTA VITALE La fondazione Main dans la Main è stata creata ufficialmente nell’ottobre del 1998 con una donazione offerta da MDM Fabrication SA, azienda svizzera produttrice degli orologi (di lusso) Hublot di cui Carlo Crocco è il fondatore ed il proprietario fino al 2008. La filosofia è quella di utilizzare una parte degli utili di prodotti di lusso, che per definizione sono superflui, per sopperire a delle esigenze vitali. Successivamente, amici, clienti, fornitori ed impiegati di MDM hanno partecipato con entusiasmo al progetto con donazioni e aiuti materiali. Vengono così sviluppati ulteriori progetti in partenariato con un organizzazione locale, TDH Core Trust basata a Tiruvannamalai, Tamil Nadu, India del Sud. Il Villaggio MDM, é stato creato nell’agosto del 2000 a Tiruvannamalai, in Tamil Nadu. Il progetto è costituito da tre grandi case, che accolgono ciascuna una ventina di bambini. La maggior parte di loro sono orfani, altri vengono da situazioni economi-
che ed affettive molto difficili. In ogni casa si trova “una mamma” ed une cuoca. Un assistente sociale, collabora a tempo pieno al progetto e un responsabile supervisiona il tutto. Lo scopo di questo progetto è di creare un’ambiente familiare in cui i bambini possano ritrovare il loro equilibrio e sviluppare la loro personalità per costruire nel migliore dei modi il loro futuro. Molte attività educative e sportive sono organizzate: danza tradizionale, karaté, cucina, biblioteca, classi di computer, sport vari. La fattoria Marguerite è un estensione di Life Line Center (LLC): centro di accoglienza per bambini disabili e di sensibilizzazione per le loro famiglie. L’obbiettivo della Farm Marguerite è di rendere economicamente indipendente i ragazzi ormai adulti provenienti da LLC. Alla fattoria possono lavorare seguiti ed aiutati da uno specialista. In questa maniera si occupano della produzione del latte ed in cambio ricevono un salario che permette loro di aiutare le rispettive famiglie.
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HOW TO IMPROVE THE FOUNDATION’S PHILANTHROPIC ACTIVITIES AN AUTHORITATIVE COMMENT BY JUAN J. ALARCON, PROJECT DIRECTOR OF THE LIMMAT FOUNDATION IN ZURICH.
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hen can a philanthropic action by the foundation be defined as effective? «Each Foundation has different mission which is defined in its statutes. The goals derived from this mission usually determines the target population of the projects carried out by the foundation and the problems it tries to tackle. For instance, it can refer to the care of special needs children, to providing underprivileged children with access to education, or to fostering micro-entrepreneurs and so on. A foundation is efficient when it achieves its goals while concurrently optimizing the scarce resources at its disposal. Both effectiveness and efficiency have to go hand in hand». Why is it important to measure the social impact of the foundation? «Most of the institutions working in the social sector are able to measure the results of their activities. Through this information, we understand what these institutions are doing. For instance, we can get to know the number of children attending an educational program, or the number of young people who receive a scholarship. While this data is important, it does not tell us whether the living conditions of the beneficiaries is or has improved. However, social impact is about knowing how and in what measure have the living conditions been affected by the interventions (activities, projects) carried out by the founda-
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tions. That is why the only way of knowing whether a foundation is achieving its goals is through measuring the social impact it is creating.Let us say for example, if you want to begin the construction of a school in a developing country, you will need to build it, engage teachers and enroll a certain number of students. All these are the results of your project. However, it does not tell you whether the education provided is of good quality and how well students perform after having completed school. The same applies to a project aimed at empowering micro-entrepreneurs. The number of micro-entrepreneurs supported, the number of micro credits given and so on, does not tell you whether the living conditions of the beneficiaries is improving. This data only explains the results of the project. When the foundations remain at the results level, they do not know whether they are creating a positive social impact or not. And this is what really matters!». Which factors are important, and why? «Actually, all factors that may affect the living conditions of a person are important. In this sense, when designing an evaluation to assess the social impact of a project, we cannot only take into account the targeted goals (education, income generation, poverty alleviation, etc.), but we also have to consider the beneficiary as a person. Factors affecting human well-being always have four elements: the tangible and the intangible on one side, and the
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individual and the collective on the other side. Most social projects affect the person within those four elements. Maybe in an unintended way, but they affect them. If, when measuring the social impact, we do not assess what is happening to the person as a whole - if do not have a 360o approach- we will be missing some key aspects of the impact of the project». You have developed a model for measuring social impact: can you explain to us how it works? «My long-term experience in the social sector (more than 30 years) has helped me develop an impact measurement model which can be applied to a large variety of social projects. This is called the “Socio-Economic Welfare Index –SEWI”. It is based on the four elements mentioned before. The living conditions of a person are determined by all the resources that he or she has at a certain period. Before starting a social intervention, we establish the baseline data by surveying those who will benefit from the project. To do that, we look for definite indicators, which will cover the four elements and, therefore, will give us a precise picture of the living condition of the future beneficiaries of the project. After a certain time (which depends on the nature of the project itself), we use the same indicators to assess the situation of the beneficiaries after the project has ended. This is called the expost evaluations. The difference in the data obtained from these assessments gives us the changes that the project has effected in the lives of the beneficiaries. This difference is what is termed social impact. Below is a chart, which summarizes what I have said.
This chart shows the analysis of nine indicators chosen to measure the impact of a project designed to empower micro-entrepreneurs. We can observe that eight of the indicators have shown a marked improvement. Some of them are in areas that the project was directly targeting (income, assets and education), while others are not (access to healthcare, sanitary conditions, etc.). It demonstrates that, as already said, usually impact goes beyond targeted areas. This chart reflects this». What are the benefits to a foundation in applying such a model? «The benefits of incorporating and conducting impact evaluations for t projects are many. Maybe the most significant is the change in mentality that it provokes in the management of a non-profit. It leads them to think in terms of impact (outcome), and not in terms of results (output). On top of that, impact measurement becomes a very valuable management tool. Coming back to the previous chart, if you were looking to decide on the areas in which to start new projects targeting the same beneficiaries, the previous analysis gives you a clear answer: income generation and public safety, because these are the areas where new interventions could achieve a greater impact for the beneficiaries.
to conduct impact measurement or not. The most crucial is factor is whether the foundation wants to focus on results or on impact. Nevertheless, I have to advise that not all projects should undergo an impact evaluation. One determining factor is the size of the project itself. For small projects, or for “one shot” projects, I do not recommend making an impact evaluation. But for pilot projects, or for projects that will be ongoing and supported for many years, impact evaluation should be a must. The knowledge acquired through impact evaluations compensates by far the efforts required to carry it out. My experience shows, that after an impact evaluation, foundations often redesign their strategy, leading to a more effective use of their funds, and hence resulting in a higher social impact». From a cost point of view, what percentage of the overall investment should the cost of measurement be? «Although there is no general rule, I consider that for medium-sized projects, the costs of the impact measurement should not be greater than 5 to 7% of the total investment into the project. In the case of pilot projects, however, there may be a higher rate due to the fact that we want to know whether the project should be scaled up or not».
Does it work just as well for small/medium foundations? «Yes, indeed. The size of a foundation is not the decisive criteria on whether TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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AZIENDE / CONSULENZA E REVISIONE
UN PANORAMA in rapida evoluzione HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:
STEFANO CACCIA (E&Y) Responsabile Sede Ernst & Young Lugano ELISA ALFIERI (E&Y) Esperto Contabile
GLENDA BRÄNDLI (G.B.) Partner Assurance Financial Services (Banking) e Responsabile della Sede di Lugano di PwC Svizzera
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uali sono le caratteristiche che contraddistinguono il settore delle società di consulenza e revisione in Ticino? E&Y: «In Ticino ci sono circa 2’000 fiduciari. Buona parte di questi propongono più o meno gli stessi servizi di consulenza e certificazione. Negli ultimi 10 anni ci sono stati dei cambiamenti legislativi e altri sono in corso che hanno modificando l’attività di revisione, restringendo per molti professionisti la possibilità di poter eseguire certe verifiche particolari (revisione ordinaria se non si è registrati quali esperti revisori, revisione di società finanziarie (banche, commercianti di valori im-
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GIANNI GNESA (G.G.) Partner e Membro di Direzione del Gruppo Multi
mobiliari, found manager) se non si è accreditati alla FINMA, revisione OAD, revisione dei fondi pensionistici ecc. L’autorità di sorveglianza dei revisori ha introdotto dei controlli molto esigenti per le società sotto sorveglianza statale e da quest’anno esige che anche le altre società di revisione si dotino di controlli di qualità eseguiti da esterni». G.B.: «In Ticino il numero di società attive nell’ambito della consulenza e della revisione è relativamente elevato. Vi sono diversi elementi che permettono di differenziare tali attori tra loro: tra i principali fattori distintivi rientrano, ad esempio, l’appartenenza o meno ad una rete più ampia (a livello svizzero, europeo o mondiale), le dimensioni (uno o
PAOLO GATTIGO (P.G.) Partner e Responsabile della succursale di Lugano di BDO
due collaboratori, oppure > 50 solo in Ticino), l’ampiezza della gamma di servizi offerti, il grado di specializzazione, e chiaramente anche le eventuali autorizzazioni di cui dispone (ad esempio da parte della FINMA in ambito bancario e finanziario, o dell’Autorità di sorveglianza dei revisori)». G.G.: «Anche nel nostro Cantone le società di consulenza e revisione hanno dovuto adattarsi all’importante evoluzione normativa in atto da una quindicina d’anni. I vari scandali finanziari accorsi a livello internazionale ad inizio degli anni 2000 con i casi Enron, Swissair, WorldCom hanno generato un impulso notevole all’inasprimento delle norme in materia di revisione e di sistema di controllo in-
AZIENDE / CONSULENZA E REVISIONE
terno. Le responsabilità degli attori in campo si sono accentuate e temi come l’indipendenza e la garanzia di qualità hanno preso l’avvento nella letteratura specialistica. Con le nuove disposizioni legislative in ambito di diritto sulla revisione in vigore da oramai un decennio le necessità di professionalizzazione e specializzazione del settore della revisione hanno costretto le società di consulenza e revisione a focalizzare l’attenzione nel settore revisione identificandolo come un vero e proprio “core business” rispetto agli altri settori. Sono frequenti i casi di piccole società fiduciarie che per scelta strategica o per necessità hanno deciso di completamente abbandonare il settore della revisione, perlomeno per quanto riguarda la revisione ordinaria di società di medie e grandi dimensioni, per concentrare l’attività nella consulenza contabile e la fiscalità. Ciononostante è comunque doveroso ed interessante rimarcare che, in un raffronto a livello nazionale, il Ticino presenta un importante numero di piccole società di consulenza e revisione rispetto ad altri Cantoni». P.G.: «Oggi il mercato vive ancora una presenza piuttosto variata di attori. Pur con le peculiarità che contraddistinguono ogni competitor, alcune caratteristiche quali l'impegno, la serietà, l'elevata qualità dei servizi offerti e la prossimità al cliente rimangono a mio avviso imprescindibili per chi opera sul mercato, non solo ticinese». Quali processi di concentrazione sono attualmente in atto e quali evoluzioni future sono prevedibili? E&Y: «La concentrazione a livello nazionale ed internazionale è in parte già avvenuta. Oggi in Svizzera si parla delle Big 4. + 1. Quindi non credo che sotto questo numero si possa andare. Anzi ho l’impressione che
l’autorità di sorveglianza, la FINMA e forse qualche circolo professionale vorrebbe che il numero delle grosse imprese di Audit aumentassero. Per contro credo che a livello locale una concentrazione nei prossimi anni sia prevedibile a seguito di alcune modifiche legislative». G.B.: «Con il generale aumento della regolamentazione nei vari settori di attività che stiamo vivendo a livello svizzero ed internazionale, il grado di specializzazione e di competenza richiesto per continuare ad operare con serietà nel settore della consulenza e della revisione diventa sempre più elevato. Inoltre, da parte della clientela avvertiamo la necessità sempre crescente di potersi interfacciare con un unico interlocutore, in grado di aiutarla a districarsi nel sempre più complesso ambiente di riferimento, ed a comprendere gli impatti e le conseguenze di eventuali decisioni prese in un ambito, su altri aspetti della propria organizzazione. Tutto ciò potrebbe condurre ad un settore caratterizzato da un numero minore di attori di dimensioni mediamente maggiori rispetto a quanto osserviamo attualmente». G.G.: «I processi di concentrazione nel settore della revisione molto dipenderanno dalla flessibilità delle piccole e medie imprese di consulenza e revisione a voler adeguarsi all’evoluzione dei bisogni della clientela, delle nuove tecnologie, nonché delle sempre maggiori esigenze di standard di qualità interna della propria organizzazione richieste dal settore. I numeri, l’organizzazione e la struttura delle grandi società di consulenza e revisione (spesso identificate con l’appellativo di “Big 4”) fanno sì che quest’ultime agiscono molto più rapidamente rispetto alle società di piccole dimensioni. Quindi, se nel segmento delle grandi questo proces-
so innovativo è più facilmente assorbito e non si prevedono particolari processi di concentrazione, fra le piccole e medie società di consulenza e revisione è ipotizzabile che vi siano in futuro maggiori sinergie e collaborazioni che porteranno quasi sicuramente ad ulteriori concentrazioni di attori sul mercato». P.G.: «Si tratta a mio avviso di un processo già in atto, determinato da diversi fattori. Da un lato, l'introduzione della possibilità di rinunciare alla revisione (cosiddetto opting out): fino a una decina d'anni fa, la costituzione di una nuova società abbisognava di un ufficio di revisione, offrendo agli attori del settore una buona base di nuova clientela potenziale. L'opportunità di rinunciare alla revisione offerto alle piccole imprese ha quindi rivoluzionato il mercato, togliendo di fatto parte del portafoglio clienti di piccole e medie società di revisione. D'altro canto, la sempre maggiore regolamentazione del settore ha portato alcuni concorrenti a concentrarsi su altri servizi fiduciari e di consulenza, rinunciando quindi ad offrire servizi di revisione contabile. Va precisato che le abilitazioni necessarie per operare nel mercato della revisione richiedono un investimento di risorse - umane e finanziarie - per nulla trascurabile, che non tutti sono più pronti a sostenere. Ne consegue un mercato meno segmentato composto da attori, che hanno operato un riposizionamento e una diversa e più flessibile articolazione dei servizi offerti». Quali sono le principali novità legislative che sono state di recente approvate o che vi attendete che vengano introdotte a breve? E&Y: «Chiaramente la legge sull’IVA che entrerà in vigore il 1.1.2018. Ma anche la legge sull’infraTICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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struttura finanziaria entrata in vigore quest’anno. Probabilmente anche le preannunciate modifiche della legge tributaria ticinese avranno riflessi sulla nostra attività. Difficile valutarne gli effetti al momento. Inoltre si sta aspettando la Legge sui servizi finanziari che dovrebbe regolare l’attività dei gestori patrimoniali. Data prevista 2019». G.B.: «In ambito finanziario, si attende oramai da tempo l’entrata in vigore della legge sui servizi finanziari (LSF) e della legge sugli istituti finanziari (LIFin), che hanno come obiettivo quello di creare pari condizioni di concorrenza per gli intermediari finanziari e migliorare la protezione dei clienti. I progetti di legge sono attualmente al vaglio del Parlamento e la loro entrata in vigore non avrà luogo prima del 2019. Siamo inoltre in attesa della riforma della fiscalità delle imprese (Progetto fiscale 17) che ha come obiettivo la contestuale accettazione del sistema fiscale svizzero a livello internazionale ed il rafforzamento della piazza imprenditoriale Svizzera. Prevediamo l’entrata in vigore delle nuove norme al più presto nel 2020». G.G.: «Alcune novità legislative che toccano il settore della revisione riguardano il campo della previdenza professionale: vi sono le nuove direttive che regolano “l’assicurazione di qualità della revisione secondo la LPP” in vigore da inizio anno (con un periodo transitorio di 2 anni), come pure le nuove disposizioni dell’art. 89a del Codice civile volte a semplificare il “quadro contabile” per i fondi padronali (iniziativa Pelli). Lo scorso 4 maggio 2017 il Consiglio nazionale ha dato seguito all’iniziativa parlamentare della Signora Schneeberger che chiede di precisare nel Codice delle obbligazioni le disposizioni che permettono alle PMI di limitarsi a una revisione limitata dei conti. Secondo l’autrice dell’atto parla-
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mentare, l’Autorità di sorveglianza dei revisori (ASR) tende sempre più spesso ad assoggettare la revisione limitata alle disposizioni più severe previste per la revisione ordinaria, vanificando gli intenti del legislatore. Il testo è ora al vaglio della Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli stati. Inoltre, fra le diverse novità legislative che saranno oggetto di discussioni nei prossimi mesi segnaliamo in particolare la revisione del diritto della società anonima ed il progetto di riforma fiscale 2017». P.G.: «Se si scorrono le prese di posizione della nostra associazione di categoria, ci si rende conto di quanto il settore sia contraddistinto da un dinamismo fuori dal comune. L'introduzione di nuove disposizioni legali ha caratterizzato il settore negli ultimi anni e lo farà anche in futuro. Ciò ha delle ripercussioni sulla nostra attività quotidiana e sull'organizzazione del lavoro. Lo standard svizzero di controllo qualità delle società di revisione ne è un esempio. Da un lato questa tendenza in atto è doverosa per garantire elevata qualità delle prestazioni offerte e per mettere tutti gli attori sullo stesso piano, d'altro canto è pure estremamente importante che queste normative non siano fini a sé stesse. Rimango convinto del fatto che un servizio serio e rigoroso, che rispetti le normative in vigore, sia il miglior biglietto da visita per una società operante nel nostro settore, oltre che un grande contributo al territorio in termini di immagine». Le società di revisione sono chiamate sempre più spesso a svolgere un ruolo di consulenza globale nei confronti delle aziende clienti. Quali sono le tematiche che siete più spesso chiamati ad affrontare? E&Y: «Terrei a precisare che le società internazionali di revisione e consulenza si sono dotate di co-
dici e procedure per garantire l’indipendenza che relativizzano molto la domanda. Nel nostro portafoglio clienti ci sono altresì aziende globali che a loro volta si sono date delle regole che escludono qualsiasi mandato di consulenza anche permessa al organo di revisione. Per contro non nascondo che negli ultimi anni la consulenza al cosiddetto Channel 2, quindi non cliente audit sta aumentando in maniera esponenziale, specialmente nei campi della digitalizzazione, robotica, capital market, financial trasformation ecc». G.B.: «Attualmente le principali preoccupazioni dei nostri clienti vertono sulla sicurezza dei dati informatici (cyber security) e su quali misure mettere in atto per proteggersi adeguatamente e prevenire attacchi che possano ledere la confidenzialità dei propri dati e di quelli dei loro clienti, oltre ad impattare negativamente la reputazione. Anche le possibilità in ambito di ottimizzazione ed automazione dei processi ed il conseguente miglioramento dell’efficienza operativa, con risultante impatto positivo sui costi e sulla marginalità, rappresentano temi di interesse per la nostra clientela. I nostri clienti attivi a livello globale sono inoltre sempre più confrontati con tematiche internazionali legate al Transfer Pricing, alle imposte indirette ed in particolar modo alle dogane». G.G.: «Negli anni a venire i revisori non potranno più accontentarsi di svolgere le proprie verifiche nel rispetto delle disposizioni legali e regolamentari, ma saranno chiamati a portare maggiore valore aggiunto alla propria clientela. Taluni servizi, che negli ultimi decenni risultavano fortemente redditizi, saranno in futuro sempre meno richiesti in quanto verranno automatizzati ed eseguiti direttamente dal cliente. L’esperto contabile ed il consulente saranno chiamati a risolvere
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problemi complessi a scapito di lavori ripetitivi e sostituiti dalla digitalizzazione. È ipotizzabile, come peraltro già oggi richiesto, che la figura del responsabile finanziario (CFO) all’interno dell’azienda venga demandato in “outsourcing” in quanto i vantaggi dell’automazione e della digitalizzazione non permetteranno e richiederanno più ad una piccola e media azienda di assumere un CFO a tempo pieno. Nel rispetto del principio d’indipendenza il revisore tenderà ad orientare il proprio profilo verso il consulente per soddisfare le esigenze della clientela che tendono sempre più ad attività come la pianificazione (budgeting), la strategia e la gestione di dati non finanziari». P.G.: «Di fronte al ventaglio di richieste che ci vengono sottoposte dalla clientela, il termine di società di
revisione diventa in effetti riduttivo e in un certo senso superato. È tuttavia essenziale assicurare la totale indipendenza ed evitare ogni possibile conflitto di interessi, mantenendo il necessario rigore nell'offerta di servizi di consulenza a clienti del settore revisione. Se per i clienti soggetti a revisione limitata la legge offre un moderato margine di manovra, per le società di taglia maggiore soggette a revisione ordinaria questa possibilità è fortemente ridotta. Per questa ragione, l'offerta di servizi fiduciari e di consulenza è di principio indirizzata a clienti per i quali non agiamo in qualità di ufficio di revisione. Nel campo della consulenza aziendale, sono assai frequenti le richieste di analisi organizzativa interna - analisi dei processi aziendali, verifica o supporto nell'implementazione di sistemi di controllo interno, così come le valutazioni aziendali o le due diligence. Anche nei
servizi fiduciari registriamo una crescita sostenuta, in particolare per quanto attiene l'amministrazione salariale. Molto dinamico è inoltre il campo della mobilità internazionale dei collaboratori: per questo, BDO ha sviluppato il concetto di Global Mobility Services, che ci permette di mettere a disposizione delle aziende un interlocutore esperto e competente, in Svizzera e nel mondo intero. Non da ultimo, assume sempre maggiore importanza l'aspetto della digitalizzazione, che rappresenta il futuro dell'offerta di servizi nel nostro settore e nella quale BDO ha investito ingenti risorse per assicurare alla clientela un servizio di prima qualità».
L'EVOLUZIONE DI CONSULENZA E REVISIONE IL PARERE DI LUCIANO MONGA, PARTNER RESPONSABILE DI DELOITTE SA IN TICINO In Ticino, il panorama delle società di consulenza e revisione è piuttosto variegato, e riflette il mercato regionale. Accanto alle fiduciarie locali, sono attivi gruppi multinazionali (le cosiddette Big 4). Grazie al network globale, le esperienze maturate e l’ampia offerta di servizi, i grandi gruppi si differenziano per la flessibilità di seguire sia le imprese del territorio, fornendo un importante valore aggiunto, sia le imprese che intendono aprirsi ai mercati esteri o già stabilite fuori dal territorio svizzero, fornendo un’assistenza olistica, specialistica e all’avanguardia. Tuttavia, anche i grandi gruppi della consulenza non sono immuni ai cambiamenti in atto nel contesto globale caratterizzato da volatilità, trasformazione digitale e continui adattamenti normativi. “In effetti, anche la professione della revisione sta subendo una rapida trasformazione. La complessità del business, il mercato e gli stessi investitori si attendono dall’audit un valore che vada oltre a quanto finora offerto. Per meglio dire: gli stakeholder continuano a richiedere livelli di servizio e qualità elevate e la garanzia di sicurezza. Ma, in aggiunta, si attendono un supporto per rispondere al contesto in continua
e rapida trasformazione.” dichiara Luciano Monga, Partner responsabile di Deloitte a Lugano. “Ci troviamo in una situazione in cui la revisione deve spostarsi dal piano tradizionale, legato soprattutto alla sicurezza dei conti, per assumere un ruolo più dinamico, volto a fornire valide indicazioni per migliorare strategie, operatività e performance” specifica Monga. E lo spostamento di paradigma è favorito dalle innovazioni tecnologiche, che possono aiutare i revisori a sviluppare maggiormente la loro capacità predittiva, la loro proattività, e la loro capacità di analisi e identificazione dei rischi. Strumenti innovativi come l’automazione dei processi, l’intelligenza artificiale e i data analytics stanno portando la qualità dell’audit a un nuovo livello, per supportare le imprese a una gestione più efficace dei rischi e a migliorare la performance aziendale. “Oggi, ancor più che nel passato, dall’Audit emerge in maniera prorompente un valore che va al di là dei numeri e si colloca nella sfera più prettamente strategica” prosegue Monga. ”Il valore aggiunto dato da un audit di qualità rappresenta il punto di forza per supportare i membri del CdA e il management nel prendere decisioni importanti”.
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AZIENDE / FORUM PMI
Un nuovo organo di controllo per lotta ALLA BUROCRAZIA IL PARLAMENTO HA ADOTTATO DUE MOZIONI CHE PERMETTERANNO DI CONSOLIDARE IL DISPOSITIVO DI LOTTA CONTRO GLI ONERI AMMINISTRATIVI. È PREVISTA LA CREAZIONE DA PARTE DELL’AMMINISTRAZIONE FEDERALE DI UN NUOVO ORGANO DI CONTROLLO, CHE COSTRINGERÀ GLI UFFICI A ESAMINARE SISTEMATICAMENTE L’IMPATTO DELLE REGOLAMENTAZIONI PROPOSTE E CONTRIBUIRÀ A CONTENERE L’AUMENTO DEI COSTI NORMATIVI IN SVIZZERA. DI JEAN-FRANÇOIS RIME, CO-PRESIDENTE DEL FORUM PMI
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l Forum economico mondiale (WEF) ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla competitività. La Svizzera si situa di nuovo al primo posto nella graduatoria delle economie più performanti al mondo. Vi è tuttavia un piccolo neo: nel Paese la burocrazia costituisce un ostacolo non trascurabile all’attività economica. Il Consiglio federale ha già creato vari organi e introdotto diversi strumenti per ridurre i costi normativi che gravano sulle imprese in Svizzera. Secondo le PMI, tuttavia, negli ultimi anni questi costi sono complessivamente aumentati. Se è vero che numerosi provvedimenti hanno permesso di ridurli o di contenerne l’aumento, in parallelo è stato adottato un gran numero di nuove regolamentazioni che in parte vanificano gli effetti positivi delle misure di sgravio già introdotte. Il Parlamento ha adottato due mozioni, che incaricano il Consiglio federale di far esaminare sistematicamente da un servizio indipendente l’esattezza e la qualità dell’analisi d’impatto della regolamentazione. I vari costi generati da un progetto normativo dovranno essere calcolati sulla base di una pro-
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cedura unitaria e illustrati in maniera standardizzata nei rapporti e messaggi del Consiglio federale. L’unico modo di garantire la realizzazione e l’esame dell’analisi d’impatto della regolamentazione (AIR) consiste nell’introdurre un organo di controllo indipendente dall’Amministrazione. L’approccio in questo caso è di tipo economico in quanto si prevede di investire oggi in un organo che permetterà in futuro di realizzare notevoli risparmi. Attualmente il grande svantaggio è costituito dal fatto che nella pratica le AIR sono condotte dall’autore della regolamentazione, il che causa un palese conflitto di interessi. In una simile situazione, l’aumento degli oneri amministrativi e finanziari generati dalla regolamentazione non può essere arrestato né frenato. Il processo legislativo deve quindi basarsi sistematicamente sul principio della compatibilità con gli interessi delle PMI ed essere esaminato o addirittura corretto tramite un’analisi costante dei costi susseguenti. Il Forum PMI è favorevole all’introduzione di un sistema di freno alla regolamentazione in quanto le misure finora adottate non hanno purtroppo
permesso di contenere efficacemente l’aumento degli oneri amministrativi e dei costi normativi a livello federale. La stessa logica applicata con successo al freno all’indebitamento può essere trasposta a questi costi. Infine, e per lottare efficacemente contro la proliferazione normativa, il meccanismo introdotto deve permettere di ridurre i costi esistenti inutili, quantificare quelli generati dai nuovi progetti di atti legislativi (istituzione di un orga-
no di controllo indipendente) nonché far adottare nuove regolamentazioni o modifiche legislative a maggioranza assoluta in sede di votazione finale in Parlamento. In questa ottica i compiti del nuovo organo di controllo saranno complementari a quelli del Forum PMI, che deve pronunciarsi, nell’ambito delle procedure di consultazione, esprimendo il punto di vista delle PMI, analizzare le regolamentazioni vigenti che
La Fondazione Rotary Club Lugano sempre attiva e solidale Correva l’anno 1996 quando l’allora presidente del Rotary Club Lugano e il suo comitato presentarono ai soci l’idea di una Fondazione Rotary con l’intento di beneficiare principalmente studenti benemeriti con borse di studio. Fu raccolto il capitale di fondazione e nel 1997 è stata creata la Fondazione Rotary Club Lugano. Da allora la presidenza della Fondazione è passata di mano in mano a ex Presidenti del Rotary Club Lugano. Con la raccolta di fondi e donazioni da parte principalmente dei soci, annualmente, in base alle specifiche esigenze dei candidati, si sono
causano un considerevole onere amministrativo alle imprese e, soprattutto, proporre alle unità amministrative competenti semplificazioni e regolamentazioni alternative.
potuti sostenere un numero importante di studenti desiderosi di intraprendere gli studi universitari, i quali non potevano richiedere la borsa di studio cantonale non avendo i necessari requisiti. Sulla base dei fondi raccolti, ogni anno da 5 a 10 studenti hanno beneficiato di borse di studio per un totale di circa 30.000 CHF annui. Il tutto è stato anche possibile grazie alla disponibilità di alcuni soci che hanno organizzato cene e serate di beneficienza. In occasione del 20° anniversario della Fondazione e dell’organizzazione della “cena di fine estate” a Cadempino, Flavio Audemars, Presidente della Fondazione, ha invitato soci e amici a un evento speciale “Festa della Birra” tradizionalmente conosciuta come Oktoberfest di Monaco di Baviera. TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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AZIENDE / GIANLUCA COLOMBO
AZIENDE FAMILIARI UN MODELLO D’IMPRESA DA IMITARE LUGANO HA ACCOLTO AGLI INIZI DI NOVEMBRE IL GLOBAL STEP 2017 CHE HA VISTO LA PARTECIPAZIONE DI DECINE DI AZIENDE FAMILIARI E UNA QUALIFICATA RAPPRESENTANZA DI RICERCATORI E ACCADEMICI PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO. UN BILANCIO DELL’EVENTO NELLE PAROLE DEL PROF. GIANLUCA COLOMBO, DIRETTORE AMC (ADVANCED MANAGEMENT CENTRE), FACOLTÀ DI SCIENZE ECONOMICHE UNIVERSITÀ DELLA SVIZZERA ITALIANA, E CO-FONDATORE AIF TICINO, NONCHÉ ACADEMIC DIRECTOR OF THE STEP GLOBAL SUMMIT 2017.
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erché questo incontro ha rappresentato una grande opportunità per la città di Lugano? «Il summit di Lugano ha fatto seguito a quelli di Boston e di Barcellona confermando il ruolo che le istituzioni universitarie e le associazioni imprenditoriali svizzere e ticinesi possono avere nello studio e nella conoscenza di aspetti importanti della realtà economica internazionale, quale appunto quello rappresentato dalla presenza e dalla funzione svolta dalle imprese a carattere familiare. Il progetto STEP (Successful Transgenerational Entrepreneurship Practices) costituisce una rete di ricerca internazionale composta da aziende familiari da almeno due generazioni e da accademici di 45 università i cui membri si riuniscono periodicamente per di-
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scutere di importanti questioni connesse all’imprenditoria familiare allo scopo di promuovere tali organizzazioni imprenditoriali in tutto il mondo». Quali sono state in estrema sintesi, le parole chiave intorno a cui hanno ruotato i lavori di questo Summit? «Direi senz’altro tradizione e innovazione. I contributi provenienti da imprenditori con aziende familiari di più generazioni e provenienti da contesti economici anche molto lontani rispetto a quelli europei, quali per fare qualche esempio la Cina, il Giappone o l’America Latina, hanno mostrato come il tasso di innovazione sia più elevato in questa tipologia di aziende, e che l’obiettivo di garantire la continuità, l’attaccamento emotivo ed i legami stretti con il territorio, i dipendenti, i clienti e
i fornitori facciano sì che un tessuto industriale ed economico formato da aziende familiari aumenti il tasso d’innovazione territoriale, garantendo a queste imprese di essere più longeve. Ma non solo, queste imprese hanno mostrato, anche in ragione della loro storia e della loro tradizione, una straordinaria capacità di prosperare in una congiuntura storica dove il caos, a livello economico, politico e sociale, sembra sempre più prevalere. E tutto questo attingendo proprio a risorse di ordine economico e finanziario ma anche a quali valori etici e morali, a quei fondamenti spirituali e psicologici che costituiscono alcuni dei fondamenti caratteristici delle aziende familiari».
AZIENDE / GIANLUCA COLOMBO
In questo contesto di carattere generale, qual è la specifica situazione delle aziende di famiglia ticinesi? «Università come l’USI o HSG St. Gallo hanno da tempo analizzato e dimostrato l’importanza dalle imprese familiari di almeno seconda generazione o oltre per il loro ruolo economico, sociale e culturale. In Ticino ben il 62% delle aziende sono familiari, e questa percentuale sale quando si guarda all’intera Svizzera arrivando sopra il 70%% del totale delle aziende. Queste considerazioni hanno dunque reso opportuna la costituzione nel 2015 di un’associazione come AIF - Ticino che rappresentasse a livello ticinese gli interessi specifici delle aziende familiari, che producesse cultura d’impresa dalla prospettiva delle aziende di famiglia, e che fosse a vantaggio degli associati e delle nuove generazioni imprenditoriali. Per questi fini, l’Associazione si avvale anche della collaborazione con Istituti universitari e centri di ricerca». Quali aziende possono fare parte di AIF? «Possono associarsi ad AIF solo imprese familiari, rappresentate da imprenditori attivi membri della famiglia controllante l’impresa familiare.
Data la natura dell’Associazione e le sue finalità, è stato deciso durante l’assemblea costitutiva di ammettere solo imprese familiari almeno di seconda generazione». Quali sono le specificità che contraddistinguono questa tipologia di aziende? «Gli imprenditori delle aziende familiari hanno l’obiettivo di garantire la continuità dell’impresa e una delle conseguenze è la loro volontà di lasciare l’azienda alle prossime generazioni, ai figli e alla famiglia. Grazie anche a loro la nostra economia ha resistito abbastanza bene alla crisi internazionale e al rafforzamento del franco, in virtù di una maggiore flessibilità delle nostre PMI e per l’impegno di famiglie imprenditoriali da generazioni legate alle loro imprese e al territorio. Le aziende familiari, grandi o piccole che siano, per quanto professionalizzato possa essere il loro management, hanno come elemento distintivo la sovrapposizione di tre dimensioni: la famiglia, la proprietà e l’azienda. Ogni azienda familiare ha l’obiettivo prioritario di conservare il controllo dell’azienda e di svilupparla perché il rapporto tra famiglia e impresa continui anche nelle generazioni future».
Quali dunque le principali conseguenze che discendono da questo intreccio? «Parlerei di comportamenti tipici sia in rapporto al governo della famiglia che alle strategie d’impresa. Per il primo aspetto occorre sottolineare la preparazione delle nuove generazioni e gli strumenti necessari a mantenere la coesione della famiglia in modo che la proprietà e il governo dell’impresa siano unitari. Per il secondo aspetto, emerge il minor ricorso all’indebitamento, preferendo l’autofinanziamento e i processi d’innovazione continui e sistematici coerenti con la visione di lungo periodo della famiglia e della proprietà. Anche riguardo al profilo dei legittimi interessi economici, le aziende familiari si distinguono dalle non familiari, poiché, ad esempio, una relativamente bassa imposta sugli utili aziendali può essere meno interessante in presenza di un’elevata imposizione sui redditi (e soprattutto sulla sostanza) delle persone fisiche. Dunque risulta molto importante l’azione che può svolgere l’Associazione delle Imprese Familiari (AIF Ticino) che, in collaborazione con l’USI, desidera richiamare l’attenzione sulle specificità di queste aziende, approfondendo le dinamiche e gli interessi che derivano proprio dall’intreccio tra famiglia, proprietà e gestione aziendale».
ANCHE DAL TICINO IMPRESE FAMILIARI IN CINA Oltre 200 imprenditori familiari provenienti da Cina, Italia e Svizzera, grazie al contributo organizzativo del Dottor Airaldo Piva, si sono incontrati insieme a ricercatori e professori universitari nella città di Ningbo, per partecipare alla prima edizione del “China- Italy - Ticino Family Business Cooperation Forum”. Alla conferenza sono intervenuti imprenditori Ticinesi che hanno raccontato le loro esperienze in merito alle problematiche successorie e alla presenza delle loro aziende in Cina. Mirko Audemars, rappresentante dell’Associazione delle Imprese Familiari Ticino (AIF) nonché Direttore Generale della R. Audemars SA, ha firmato un accordo strategico di collabo-
razione con l’Associazione delle imprese locali al fine di promuovere sempre più la cooperazione fra le associazioni dei due paesi. L’evento è stato seguito in diretta streaming da 177.486 persone. La Città di Lugano, per il tramite di AIF Ticino e insieme all’Università della Svizzera Italiana, rappresentata dal Professor Gianluca Colombo, hanno avuto la possibilità di rivolgersi ai presenti durante il dibattito presentando il ruolo della Città quale piattaforma di promozione di scambi commerciali e culturali con la Cina. E’ stata questa l’occasione per invitare tutti i presenti a partecipare al simposio del Global Step Summit del 7-11 novembre 2017 a Lugano.
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AZIENDE / ENERGIE ALTERNATIVE
DI SILVANO COLETTI INTERVISTA A DUE DIRETTORI DI UNA IMPORTANTE AZIENDA ELETTRICA SVIZZERA, LA BKW AG, A CUI È STATO CHIESTO DI FORNIRE LA LORO VISIONE DA DUE DIFFERENTI PROSPETTIVE, L’ITALIA E LA SVIZZERA.
IL POTERE DIROMPENTE DELLE RINNOVABILI
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opo anni di attesa, finalmente le energie rinnovabili stanno cominciando a stabilire una presenza sostenibile sul mercato senza il bisogno di sovvenzioni statali o di interventi politici. La IEA Agenzia Internazionale per l’Energia ha recentemente pubblicato un report in cui si dichiara soddisfatta dei continui ribassi dei costi di investimento. Certamente non possiamo pensare di affidarci oggi esclusivamente alle fonti rinnovabili ma possiamo certamente lavorare con un mix energetico che renda possibile risparmi, ottimizzazioni e gestione del rischio. Dal punto di vista strategico, le energie da fonte rinnovabili stanno cambiando decisamente gli
C MAURIZIO FRIGERIO Amministratore Delegato Proxima S.r.l., gruppo BKW
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assetti industriali strategici introducendo anche player fino ad oggi presenti solo in altri settori (basti pensare ad Amazon, Google o Apple). Come più volte abbiamo affermato, la crescita delle energie rinnovabili, unita all’incalzante spinta dovuta alla convergenza di più tecnologie, porterà inevitabilmente scomode conseguenze a molti operatori storici del mercato che non hanno avuto modo di adeguare le proprie strategie e la loro offerta al cliente finale. Proprio le innovazioni derivanti da capacità di gestione di grandi masse di dati, intelligenza artificiale e molto altro sono oggi il motore di opportunità che giorno per giorno stanno iniziando a cambiare il paradigma.
osa è cambiato negli ultimi 3 anni? In che modo è percepita oggila fonte di energia rinnovabile sia dal privato sia dal pubblico. Una necessità o una moda? «Negli ultimi anni l’energia rinnovabile è diventata sempre più conosciuta e soprattutto praticata, se così si può dire, dai cittadini. In Italia in particolare continua a crescere senza sosta la installazione di impianti fotovoltaici per uso residenziale o di piccoli esercizi commerciali: si aggiungono circa 50.000 impianti l’anno, avendo ormai
raggiunto circa 750.000 impianti. Una grande comunità, diffusa e forse sottovalutata, di piccoli produttori. La consapevolezza della importanza delle fonti rinnovabili è confermata da sondaggi periodici, che confermano, ad esempio, che oltre l’80% per cento dei cittadini italiani è disponibile a pagare un premio per la fornitura di energia da fonti rinnovabili. Da parte degli interlocutori pubblici si nota a livello governativo una ripresa di interesse per la crescita delle fonti rinnovabili, considerate ora come necessarie al funzionamento del sistema.
AZIENDE / ENERGIE ALTERNATIVE
In questi giorni è in via di finalizzazione da parte del Governo italiano la nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN), che definisce traguardi al 2030 ambiziosi dal punto di vista della crescita delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica: si prevede che la produzione da energia eolica quasi raddoppi tra il 2016 ed il 2030, e che la energia fotovoltaica quasi triplichi nello stesso periodo». L’industria 4.0 passa per il concetto di “smartfactory”: controllo dei consumi energetici, sistemi più performanti e riduzione degli sprechi sprechi. Si dice che la quarta rivoluzione industriale necessiti assolutamente di energia rinnovabile ma che l’attenzione sia ora shiftata dalla quantità di potenza installata o installabile alla capacità di rendere efficiente la rete. Cosa può dire a riguardo? «Gli impianti di produzione da fonti rinnovabili presentano due caratteristiche che hanno richiesto un ripensamento della struttura delle reti e della loro gestione. Sono impianti “scalabili”, che possono anche avere una dimensione “familiare”, di pochi kiloWatt di potenza, ed abilitano quindi la generazione “distribuita”. Si rivoluziona l’assetto del sistema elettrico, che in passato prevedeva mega-centrali di produzione da fonti tradizionali da cui si diramava, ad albero, una rete che ragggiungeva una miriade di piccoli consumatori. Inoltre la produzione da fonti rinnovabili ha generalmente un suo profilo tipico, non costante durante il giorno e la notte, e non può nemmeno essere sospesa. Queste caratteristiche hanno richiesto un ammodernamento ed una digitalizzazione delle reti elettriche, ed in questo l’Italia ha una posizione di vantaggio tecnologico, data la integrazione di oltre 750.000 impianti fotovoltaici nella rete e la capillare diffusione di contatori digitali. Questo processo è però solo agli inizi: la generazione distribuita e la futura
crescente diffusione degli stoccaggi renderanno possibile nuovi modelli di produzione e consumo, con i “prosumer” (piccoli produttori & consumatori), gli aggregatori e le “energy community”, con lo scambio di energia peer-to-peer. Inoltre la sempre crescente potenza di impianti rinnovabili farà si che questi partecipino attivamente alla fornitura dei cosiddetti “servizi di rete”, che consentono alla rete elettrica di mantenere simultaneamente bilanciate le immissioni ed i prelievi di energia. Si tratta di vere e proprie rivoluzioni, inimmaginabili solo 10 anni fa». Lo sfruttamento della luce solare e dell’aria come fonte sostanziale di energia rinnovabile è stato un importante dominio di ricerca e sviluppo negli ultimi anni. Il progresso auspicato con l’utilizzo delle fonti rinnovabili di energia insiste principalmente sullo sviluppo di nuove tecnologie per lo sfruttamento ottimale delle risorse naturali, sulla consapevolezza ambientale e su migliori sistemi di gestione e distribuzione dell’energia. Come altri settori (cibo, salute, alloggio, sicurezza, ecc.), l’Intelligenza Artificiale e il “big data management” potrebbero aiutare a raggiungere gli obiettivi futuri in tal senso ? «La gestione “smart” delle informazioni sulla produzione ed il consumo di energia è una necessità, ed apre nuove opportunità. Il contatore di un impianto di produzione “legge” almeno 35.000 dati di produzione annua. Tali informazioni possono essere raccolte ed elaborate per fornire indicatori sempre più accurati e per migliorare le prestazioni degli impianti. Ma anche sul fronte delle elaborazioni dei dati di consumo ci sono grandi novità: Google si è avvicinata a questo mondo, acquisendo una società che produce termostati e gestisce quindi le informazioni sul profilo di consumo di energia termica. Il mondo dell’energia
si presta decisamente bene alle elaborazioni che provengono dai “big data». Si pensa che una delle ragioni per cui l’industria dell’energia adotterà con sempre maggior vigore le tecnologie pulite è la diminuzione dei costi di investimento già in atto da alcuni anni e di conseguenza la minor necessità di sussidi pubblici. In che modo il pubblico potrebbe ora incentivare la produzione da fonti rinnovabili senza l’erogazione di contributi a pioggia come nel passato? «Gli incentivi erogati in passato, talora non coerenti con i prezzi di mercato delle tecnologie e quindi sproporzionati, hanno però anche consentito la crescita delle installazioni e la ulteriore riduzione dei costi delle tecnologie. Si pensi che in Italia le ultime aste a sostegno degli impianti eolici sono state aggiudicate nel 2016 ad impianti che richiedevano un prezzo di ritiro dell’energia (per 20 anni) con un “floor” pari a 66 €/MWh: in Italia oggi il prezzo medio all’ingrosso dell’energia elettrica è pari a 45/50 €/MWh, e quindi la necessità di un sostegno è ormai di molto ridotta. Dal governo e dagli enti di regolazione gli operatori si attendono oggi innanzitutto un quadro regolatorio stabile nel tempo, in termini di autorizzazioni, incentivi e disegno dei mercati. A tale stabilità dovrebbe accompagnarsi una visione almeno di medio termine, e la Commissione Europea raccomanda ai vari Stati di rendere disponibili i programmi di supporto alle rinnovabili almeno per i tre anni successivi. Per quanto riguarda gli strumenti, si possono pensare anche a strumenti non di incentivazione diretta, ma che aiutino gli investitori “rinnovabili” ad avere un quadro stabile nel medio e lungo periodo: lo stesso Governo pare stia valutando la possibilità di offrire una sorta di garanzia per stabilizzare il prezzo di compravendita di TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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AZIENDE / ENERGIE ALTERNATIVE
energia elettrica rinnvabile in contratti tra parti private. In questo caso l’intervento pubblico si accompagnerebbe a contratti di lungo termine (PPA) che verrebbero stipulati tra i privati. Ovviamente sarà necessaria una profonda conoscenza dei mercati, a differenza di quanto avveniva in precedenza con gli incentivi, ed in questo società come la nostra hanno sicuramente un ruolo da giocare».
TOBIAS FÄSSLER Head of Media Relations di BKW Oggi la Svizzera ha una fornitura di energia sicura ed economica. Gli sviluppi economici e tecnologici così come le decisioni politiche in patria e all’estero stanno attualmente portando a cambiamenti fondamentali nei mercati dell’energia. Per preparare la Svizzera a questi cambiamenti, il Consiglio federale ha sviluppato la strategia energetica 2050. Nel maggio 2017 gli elettori svizzeri hanno approvato la decisione del Parlamento europeo in materia di strategia energetica. Quanto al ruolo delle autorità energetiche svizzere e del BWK nel quadro del Strategia di energia 2050? «Il quadro nazionale affronta questioni chiave come l’efficienza energetica o la costruzione di energie rinnovabili (tra cui grandi idrocarburi). Pertanto, BKW vede più opportunità rispetto alle minacce attraverso il quadro approvato». Cosa sta facendo BKW in tale ambito? «La strategia di BKW è stata sviluppata e implementata indipendentemente cinque anni fa. È comunque compatibile con il quadro nazionale. L’obiettivo della strategia è quello di rafforzare l’energia attraverso la creazione di energie rinnovabili, lo sviluppo della propria rete rendendola più flessibile e intelligente, nonché la creazione di un business di servizi per la costruzione di tecnologie, la costruzione di complesse infrastrutture di rete e di ingegneria».
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BKW sta investendo all’estero, sviluppando progetti di energia rinnovabile in altri Paesi. Che dire dei mercati preferiti da BKW e di ciò che guida la necessità di investimenti internazionali? in che modo gli stakeholder svizzeri traggono beneficio dall’esecuzione di tale strategia? «Negli ultimi due anni l’utility svizzera BKW ha puntato a diversificare ulteriormente il proprio portafoglio di energia eolica. Oltre alla Svizzera, BKW gestisce i wind farm principalmente in Germania, Italia e Francia nonché Norvegia. L’obiettivo è quello di costruire più capacità di energia eolica e nel frattempo mitigare i rischi geografici e regolatori della produzione di vento».
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AZIENDE / AIL 01
L’OPINIONE DI CARLO CATTANEO, ECONOMISTA E RESPONSABILE DELL’AREA COMMERCIALE DI AIL SA RIGUARDO ALLA SITUAZIONE DELLE TARIFFE APPLICATE NELLA SVIZZERA ITALIANA E PER QUANTO CONCERNE LE POLITICHE DI APPROVVIGIONAMENTO E L’INVESTIMENTO IN FONTI ENERGETICHE ALTERNATIVE.
01 La rete di teleriscaldamento inaugurata a maggio a Carona è alimentata a cippato: legno di scarto che arriva dai boschi ticinesi. 02 Le AIL SA distribuiscono alle economie domestiche il prodotto Tìacqua, energia proveniente dall’idroelettrico svizzero, come ad esempio dalla diga della Verzasca.
UN TICINO sempre più green
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na delle problematiche cui gli utenti sono particolarmente sensibili riguarda come è noto le tariffe per l’erogazione dei vostri servizi. Che cosa ci si può attendere per il 2018? «Come è noto, la fattura elettrica è composta da una serie di voci ben distinte: la componente della rete di trasporto, l’energia e le tasse. Per il cliente domestico e le PMI (piccole medie imprese) che non possono accedere al libero mercato, le tariffe applicate dal 2011 dai distributori ticinesi per le componenti rete ed energia, quindi le componenti influenzabili dall’attività del distributore, sono state sempre più vantaggiose rispetto alla media svizzera. Anche
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per il 2018 le AIL SA sono in grado di proporre alla propria clientela delle condizioni per le componenti rete ed energia stabili, questo malgrado un mercato caratterizzato da un sensibile rialzo dei prezzi dell’energia dovuto principalmente alla ripresa del prezzo del carbone, vettore quest’ultimo ancora alla base di una buona parte del parco di produzione europeo. Diverso è invece il discorso per la componente delle tasse. La nuova strategia energetica 2050, votata lo scorso maggio, prevede un’uscita graduale dal nucleare ed ulteriori investimenti nelle energie rinnovabili. Per finanziare questi ultimi è tuttavia necessario incrementare i fondi di remunerazione e ciò avviene attraverso l’aumento delle tasse».
Sono previsti particolari piani di agevolazioni in funzione delle tipologie di consumi? «Per quanto riguarda i grandi consumatori, già da diversi anni proponiamo alla nostra clientela delle condizioni mirate in funzione dei consumi specifici del cliente. Grazie all’accesso diretto sui mercati siamo infatti in grado di proporre le migliori condizioni di fornitura, andando a proporre soluzioni ad hoc sia in termini di energia sia di provenienza di quest’ultima. Vi sono poi alcuni clienti che, per motivi di stabilità delle condizioni, piuttosto che d’aspettativa dell’andamento del mercato, desiderano fissare le condizioni per più anni. Anche in questo caso proponiamo dei prodotti pluriennali più o meno flessibili in funzione dell’orientamento
AZIENDE / AIL
al rischio del cliente. In generale, in questi dieci anni di libero mercato, abbiamo dimostrato di essere in grado di offrire condizioni particolarmente competitive ai nostri clienti. In altre parole, possiamo dire di avere colto il passaggio da monopolio a libero mercato come un’opportunità, creando competenze e collaborazioni grazie alle quali garantiamo prezzi competitivi, limitando al minimo la perdita di clienti ed addirittura acquisendone di nuovi oltralpe». E per quanto riguarda il gas? «Anche per il vettore gas riusciamo a garantire per il 2018 condizioni tariffarie sostanzialmente stabili, ciò malgrado il trend al rialzo dei mercati, in particolare di petrolio e carbone che si sono dimostrati molto più instabili rispetto al gas. Da qui l’accresciuta convenienza di una fornitura di gas rispetto all’olio da riscaldamento. Ad incidere sulla bolletta è ancora una volta il peso delle tasse, nello specifico la tassa sul CO2 che, a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni, subirà un sensibile aumento. Da sottolineare vi è il minore impatto ambientale del gas rispetto all’olio da riscaldamento, questo in virtù del fatto che l’olio da riscaldamento produce maggiori emissioni di CO2». AIL si è dimostrato negli anni particolarmente attento a mantenere e ampliare le proprie fonti di approvvigionamento energetico. Con quali strategie vi siete mossi in questo ambito? «La strategia di approvvigionamento delle AIL SA è diversificata in diversi ambiti. Nel 2013 abbiamo sviluppato il cosiddetto “approvvigionamento strutturato”, garantendoci un accesso ai principali mercati di riferimento. Questa profonda integrazione, oltre ad un internalizzazione di importanti competenze, ha permesso di accedere alle migliori condizioni di acquisto di elettricità e gas, a beneficio di tutta la nostra clientela. A complemento di un acqui-
sto a condizioni di mercato, abbiamo diversificato il nostro portafoglio attraverso interessanti partecipazioni in impianti di produzione esclusivamente rinnovabili tra le quali possiamo annoverare impianti idroelettrici, eolici e solari. Importante dire poi che il mercato energetico sta vivendo un profondo cambiamento con la produzione che non è più concentrata esclusivamente su grandi impianti, bensì decentralizzata su tutto il territorio».
zione permette alla nostra clientela di partecipare ad installazioni di impianti fotovoltaici presenti sul comprensorio, diventando in questo modo autoproduttori e garantendosi elettricità a prezzo fisso. Stiamo inoltre valutando l’opportunità di incentivare la produzione fotovoltaica domestica di energia solare attraverso un contracting dell’impianto, agevolandone quindi il finanziamento. Un focus particolare lo stiamo ponendo inoltre sulle reti di te-
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Un tema sempre più attuale è quello dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. A questo proposito quali sono le iniziative intraprese? «La sostenibilità ambientale rappresenta uno dei valori primari della nostra azienda. In questo senso promuoviamo una fornitura di elettricità standard per le economie domestiche, prodotta esclusivamente da fonti rinnovabili ticinesi e principalmente idroelettrica (con il prodotto tìacqua). Per quanto riguarda il gas, presenteremo nel 2018 un’assoluta novità: verrà infatti data la possibilità alla nostra clientela di consumare in parte o totalmente biogas, quindi privo di emissioni di CO2. Tra la nostra gamma di prodotti vi è poi una proposta che ha riscontrato particolare successo, il prodotto “Sole per tutti”. Questa solu-
leriscaldamento. Abbiamo infatti portato a termine già diverse reti distribuendo calore a distanza generato dal cippato o dalla cogenerazione». AIL e il territorio di riferimento: in che modo intendete proseguire e incrementare la vostra politica di presenza e sostegno alla vita sociale dei cittadini ticinesi? «La nostra strategia di supporto a favore della vita sociale ticinese si concretizza in un sostegno a quelle iniziative che hanno un occhio di riguardo alla sostenibilità ambientale ed al benessere della popolazione. In questo senso le attività sportive che conciliano la salute pubblica dei cittadini all’impego razionale delle risorse, continueranno a trovare un sostegno concreto dalla nostra azienda».
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AZIENDE / EY
Non solo un cambio DI INDIRIZZO STEFANO CACCIA, OFFICE MANAGING PARTNER EY TICINO, PRESENTA LA NUOVA SEDE DOVE LA SOCIETÀ DI REVISIONE E CONSULENZA SI È DA POCO TRASFERITA, NELLA PROSPETTIVA DI MODIFICARE IN BREVE TEMPO ANCHE IL PROPRIO MODELLO DI ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO.
A destra Sede di EY Lugano Sotto Stefano Caccia, Claudia Pandiscia e il team logistica
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n anno particolarmente importante per la vostra società… «Direi proprio di sì. EY Svizzera ha compiuto i suoi primi 100 anni, EY Ticino si avvicina ormai al 55esimo anno di età, giacché la sua costituzione risale al settembre del 1963. Dopo aver trascorso i primi 38 anni in via Pretorio 20 nel prestigioso Palazzo Massonico e i successivi 17 nell’ex stabile del Corriere del Ticino in corso Elvezia 33, ci siamo nuovamente avvicinati al centro dove speriamo di trascorrere i prossimi 50 anni in un bellissimo stabile chiamato Helvetia e situato sempre in corso Elvezia. In questo lungo periodo EY si è trasformata ed è passata da essere una fiduciaria universale ad una società di servizi specialistici focalizzata nella certificazione dei bilanci di
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società regolate e non. Ora nuove e impegnative sfide ci attendono». Quali sono i vantaggi offerti dalla nuova sede? «I nuovi uffici offrono tipologie di spazi da utilizzare secondo un modello ‘activity based’ e prevalentemente in open space, che supporteranno lo svolgimento delle attività distintive del business di EY. La struttura offre una varietà di ambienti differenziati tra loro con caratteristiche che rispondono efficacemente alle diverse esigenze: sale riunioni modulabili, condivisione con open space, spazi dedicati ai momenti individuali, tagliati su misura. Una particola-
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re attenzione sarà rivolta anche alle attività extra lavorative, con aree comuni informali. Dunque, se da un lato sarà maggiore l’attenzione alle esigenze delle risorse, dall’altro sarà sviluppato un approccio al lavoro guidato dalla open innovation intesa come continua ricerca di confronto anche verso l’esterno, attraverso nuove modalità di interazione con aziende e clienti, per promuovere la condivisione di esperienze. I nuovi uffici diventeranno, quindi, un luogo d’eccellenza per il raggiungimento dei risultati con soluzioni nate dall’integrazione, dalla ‘contaminazione’ e dal networking tra team differenti». Uno dei vostri obiettivi è l’ampliamento dei servizi offerti… «Certamente ci stiamo muovendo in questa direzione. Settori che vorremmo
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senz’altro ampliare sono quelli fiscale e legale, anche attraverso lo stabilirsi di stretti rapporti di collaborazione con strutture esterne dedicate. Ci piacerebbe anche incrementare i nostri rapporti con la clientela privata offrendo quei servizi che sono tipici di un family office. Una prospettiva di crescita è anche data da un più stretto rapporto con la nostra sede di Milano che per le dimensioni raggiunte e la sua articolazione organizzativa può essere un validissimo supporto per tutta una serie di richieste provenienti dalla clientela». In sintesi dunque non si tratta soltanto di una nuova scelta logistica… “I nuovi uffici, la nuova sede, la nuova modalità di approccio al lavoro vanno oltre a un semplice cambiamento di indirizzo, ma sono il nostro modo di interpretare la Digital Transformation e rientrano nell’obiettivo di EY, che presta una sempre maggiore attenzione alla qualità dei servizi orientati alle esigenze dei nostri clienti e dei mercati di riferimento. La finalità ultima di questo cambiamento è proprio rompere le barriere, permettendo la convivenza di gruppi multidisciplinari e aumentando il coinvolgimento delle risorse attraverso un ambiente di lavoro più naturale e stimolante. Innovare per noi significa anche e soprattutto questo: rispondere alle nuove esigenze non solo del mercato, ma anche delle persone che lavorano con e per noi».
01 Sindaco di Lugano Marco Borradori, EY Country Managing Partner Marcel Stalder, Responsabile Sede EY di Lugano Stefano Caccia 02 L’artista Marco Massimo Verzasconi con il curatore della mostra Giacomo 03 Intrattenimento musicale con Sebalter
ERNST & YOUNG LTD Corso Elvezia 9 CH-6901 Lugano 058 286 24 24 www.ey.com TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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AZIENDE / GLOBAL CONTROL GROUP HOLDING SA
La forza DELLA CONDIVISIONE dei valori MAURIZIO SCUOTTO SPIEGA COME LA CRESCITA DEL SUO GRUPPO SIA IL RISULTATO DELLE IDENTITÀ DI OGNI SINGOLA AZIENDA CHE RIESCE A RAGGIUNGERE UNA PERFETTA ARMONIA GRAZIE AD UNA SAPIENTE E SENSIBILE DIREZIONE.
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ella sua visione, una holding non è la semplice somma di una serie di aziende… «Se partiamo dal presupposto che l’intelligenza globale di più persone messe insieme è molto più elevata delle singole capacità individuali, è facile comprendere perché nel mio percorso imprenditoriale mi sono sempre preoccupato di condividere fin dall’inizio, con tutti i miei collaboratori e nella visione delle società che ho costituito, un sistema di valori che sono alla base delle relazioni e che consentono di contagiare gli altri con le giuste idee. In questo modo, nel costruire un gruppo, trasformiamo l'autorità individuale in autorità collettiva». Dunque si può parlare dell’applicazione di un vero e proprio modello di business… «Uno dei punti di forza è rappresentato dalla qualità delle persone entrate a far parte del gruppo. Si condivide una filosofia di valori che consente di lavorare in forma sinergica, senza competizioni interne e assumendosi ognuno le proprie responsabilità. Ciascuno di noi riveste un ruolo chiaro e dunque è la squadra nel suo complesso che accetta le sfide e consegue i risultati». Qual è la specifica area in cui svolgete la vostra attività. «La prima società che ha dato vita al gruppo, ovvero Global Control Servizi
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Fiduciari, offre servizi di consulenza globale e opera sui mercati nazionali ed internazionali, per aziende e privati. Ogni realtà con cui entra in contatto viene analizzata nel suo contesto specifico e viene proposto un progetto di consulenza su misura per il raggiungimento degli obiettivi concordati. Nello specifico, i servizi coprono tutti gli aspetti della consulenza fiduciaria, contabile, fiscale, aziendale e direzionale, nonché revisione, perizie e Business Plan. Quasi contestualmente è stata costituita Swiss Medical Control SA, società per la gestione amministrativa e fiscale in ambito medicale. Offre una consulenza neutra e indipendente a medici, veterinari, dentisti, farmacisti, chiropratici, fisioterapisti e terapisti, cliniche, case per anziani e altri operatori del settore medico e sociale. Una più marcata dimensione internazionale è stata acquisita quindi attraverso Sofipo Global Plus, entrata nel gennaio 2015 a far parte di Global Control Group Holding SA, rafforzando la propria posizione sul mercato nazionale ed ampliando la sua naturale vocazione perso l’estero. La missione di Sofipo Global Plus SA è quella di fornire un contributo strategico alle società ed aziende clienti a costruire un percorso chiaro per il loro sviluppo, e tradurre la visione in azione, le potenzialità in crescita, le risorse in valore, per fare la differenza.
AZIENDE / GLOBAL CONTROL GROUP HOLDING SA
Grazie a queste società, offriamo servizi qualitativamente ineccepibili, che permettono di sostenere la crescita e la redditività ricercata dal cliente. Non dimentichiamo mai che in un'azienda si può copiare tutto, ma non lo spirito. E il nostro spirito di gruppo ruota proprio intorno alle necessità del cliente di essere seguito ed accompagnato nella realizzazione dei propri progetti». Possiamo soffermarci su quali altri sono i principali servizi offerti? «Nel corso degli anni abbiamo compreso che, sia per quanto riguarda le aziende che i privati, la nostra professionalità e capacità nel risolvere le diverse esigenze generava nuove richieste, anche in settore dove già esistevano strutture dedicate. I clienti hanno mantenuto e accresciuto negli anni la fiducia accordata. Nel 2015 è nata Global Concierge Services SA, un family office che affianca nel quotidiano il cliente privato e aziendale coordinando attività, servizi e providers. Attraverso una rete di qualificate collaborazioni esterne forniamo servizi anche nel ramo assicurativo, dell’art advisory e della consulenza e gestione patrimoniale, interagendo con clienti e partners di tutto il mondo». Per crescere le aziende hanno bisogno di acquisire una dimensione internazionale… «La capacità di immaginare il futuro è la premessa al successo di un'azienda. Si può scegliere di tornare indietro
verso la sicurezza o di procedere verso la crescita. È questo il processo attraverso il quale le imprese si aprono a nuovi mercati esteri, instaurando rapporti con altre aziende, consumatori e istituzioni operanti sui quei territori, allo scopo di vendere, produrre, acquistare materie prime, o trovare nuove fonti di finanziamento. Con le nostre idee e i nostri progetti operiamo sui mercati nazionali ed internazionali e ogni realtà che si presenta viene analizzata nel suo contesto specifico, cui fa seguito un progetto di consulenza su misura per il raggiungimento degli obiettivi concordati. La nostra gestione taylor-made consente infatti l’utilizzo di strumenti e prodotti che vengono confezionati ed adattati alle necessità presenti e future del cliente». Quali sono le vostre previsioni di sviluppo futuro? «Nessuna società fa meglio di quanto aspiri a fare. Non diamoci limiti nel voler creare valore e qualità nei servizi, in quanto sono i limiti a frenarci ed impedirci nella crescita e nel cambiamento. Non c'è nessun particolare segreto per raggiungere gli obiettivi del successo. È il risultato di preparazione, duro lavoro e soprattutto dalla capacità di imparare dai propri errori. Non sarà mai l'azienda più forte, né quella fatta da sole persone intelligenti che sopravvive a medio-lungo termine, bensì quella che sarà più reattiva al cambiamento. E che, soprattutto, dispone di una squadra coesa, forte e determinata nel raggiungimento dei propri obiettivi».
GLOBAL CONTROL GROUP HOLDING SA Via Balestra 12 CH-6900 Lugano www.globalcontrolgroupholding.com
LA STRUTTURA DELLA HOLDING Global Control Servizi Fiduciari SA Sofipo Global Plus SA Global Concierge Services SA Swiss Global Estate AG
Swiss Medical Control SA Global Control Consulting Ltd International Business & Law GEIE
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AZIENDE / GEHRI RIVESTIMENTI
Investimento + Innovazione = RIVOLUZIONE COME SI POSSONO ASSICURARE IL FUTURO DELL’IMPRESA E I RISPETTIVI POSTI DI LAVORO IN UN CONTESTO DIFFICILE? COME REAGIRE AD UNA CONCORRENZA BASATA PREVALENTMENTE SUI PREZZI BASSI? LA RISPOSTA DI ANDREA GEHRI È SEMPLICE E CHIARA: PUNTARE SU QUALITÀ, COMPETENZA E TECNOLOGIA DAL PRIMO CONTATTO CON IL CLIENTE FINO AL SERVIZIO DOPO VENDITA.
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rediamo nel mercato sia locale che svizzero e siamo convinti che la risposta migliore alla così tanto discussa crisi, risieda nell’investimento e nell’innovazione» Questa è la convinzione di Andrea Gehri che ci invita a scoprire il nuovo Showroom dell’azienda. Il rinnovo totale degli spazi espositivi aziendali è stato una sorta di Rivoluzione rispetto al concetto precedente o a quello più diffuso di showroom.
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01 Andrea e Manuela Gehri 02 Nuovo showroom: spazio dedicato alla pietra naturale ticinese 03 Inaugurazione nuovo showroom 04 Schermi touch e visualizzatori interattivi 3D 05 Le ceramiche: versatili e sempre trendy 06 Nuovo showroom: spazio dedicato ai mosaici
I tavoli di presentazione e l’arredo sono prevalentemente realizzati in ceramica, alle pareti si trovano parecchi schermi interattivi; questo è il luogo in cui i consulenti “armati” di tablet, incontrano e interagiscono con il cliente grazie alla visualizzazione di informazioni pertinenti direttamente su questi schermi. Essendo gli stessi screentouch (funzionanti al tocco), i clienti hanno la possibilità di surfare per visionare, interrogare e richiedere informazioni sui prodotti, scoprire e conoscere i vari fornitori e quant’altro. Le presentazioni sono visualizzate secondo l’identità aziendale e dei fornitori presenti, mostrano non solo prodotti bensì anche le fasi di produzione e di lavorazione. Secondo Andrea Gehri questa totale trasparenza risulta un fattore importante che contribuisce ad istaurare un rapporto di fiducia con il cliente.
Tecnologia e multimedia La durata totale dei lavori di smontaggio e rifacimento completo dei nuovi spazi espositivi in Via Chiosso 12, è stata di quasi 4 mesi. Durante questo periodo di transizione, è stata allestita una piccola esposizione per poter comunque accogliere i clienti e garantire il servizio. Sei mesi di pianificazione intensiva hanno preceduto la realizzazione effettiva degli spazi. Ora finalmente i clienti sono accolti in uno spazio espositivo, che combina ispirazione e informazione; la selezione limitata a 6 produttori facilita di fatto l’orientamento nella scelta di mosaici, ceramiche da rivestimento in formati usuali come il 30x60 cm, di pietra naturale e naturalmente delle lastre di grande formato. 02
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AZIENDE / GEHRI RIVESTIMENTI 03
vicino canton Uri, dall’Oberland bernese, dalla zona del lago Lemano, dall’Italia e recentemente anche dalla Gran Bretagna, più precisamente dalla capitale e da Birmingham. Sempre più spesso i committenti più esigenti si affidano a consulenti o architetti d’interni, che diventano i principali interlocutori di Gehri Rivestimenti. Lavorare con loro in modo creativo e costruttivo non solo è una sfida stimolante, ma anche un investimento per il futuro.
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Esperienza e passione Andrea Gehri sa che la qualità può essere garantita soltanto se viene condivisa e vissuta da tutto il team. In questo contesto sono di grande importanza la formazione professionale al top e l’aggiornamento continuo in ogni ambito. Soprattutto la lavorazione delle lastre di grande formato necessita di requisiti ed elevate competenze. «Fortunatamente i nostri marmisti di laboratorio sono in grado di gestire al meglio i macchinari e i centri a controllo numerico, come ad esempio la waterjet, macchina da taglio ad altissima precisione, a loro disposizione», aggiunge Gehri. I clienti hanno quindi la possibilità di seguire la completa filiera di realizzazione che ha inizio con la consulenza, la stesura di piani di realizzazione, la verifica tecnica e logistica in cantiere in particolare per le lastre di grande formato e naturalmente la messa in opera vera e propria.
Spazi e dinamicità Il logo GEHRI si accompagna a «Spazio in evoluzione» non a caso. Si potrebbe tradurre il concetto anche con: spazi dinamici. L’azienda offre infatti da tempo molto di più del solo servizio di posa di rivestimenti in piastrelle: in effetti oggi è più appropriato dire che l’azienda “arreda” gli spazi. Questo il cliente lo sperimenta nello showroom. Gli espositori non presentano solo le diverse collezioni, ma si aprono in modo quasi ludico a comporre sempre nuove soluzioni per l’arredo di altrettanti nuovi spazi. L’illuminazione contribuisce ad enfatizzare la trasmissione di emozioni, come le diverse presentazioni di ogni settore ed i mobili ispirano a nuovi, non convenzionali modi di utilizzo delle ceramiche. Qualità e successo È valsa la pena investire nella qualità e collaborare con dei partner rinomati del settore. Le elevate aspettative, che il personale impiegato nel progetto, amalgamando le diverse capacità e sensibilità di ognuno, in linea con la filosofia aziendale ha portato avanti, non sono state affatto deluse. Da tempo la Gehri Rivestimenti ha esteso il suo raggio d’azione ben oltre i confini del Ticino. Commesse e richieste di prestazioni, che costituiscono una parte importante dell’attività, provengono anche dall’Engadina, dal
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AZIENDE / IHC
Un progetto CON UN GRANDE FUTURO
DALL’INTUIZIONE STRATEGICA E GRAZIE ALLA VISION INTERNAZIONALE, FRUTTO DELLA COLLABORAZIONE TRA KTC FIDUCIARIA SA, SOCIETÀ DI CONSULENZA SVIZZERA, E PATRIMONY1873, HA PRESO VITA UN’INTERESSANTE PROGETTO IMPRENDITORIALE, CHE ATTRAVERSO L’ACQUISITO DI VEMAR, PRESTIGIOSO MARCHIO ITALIANO NELLA PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DI CASCHI, PORTERÀ INTERNATIONAL HELMET COMPANY SA NEL CORSO DEI PROSSIMI ANNI AD ESSERE UNA TRA LE AZIENDE LEADER DEL SETTORE A LIVELLO MONDIALE. CE NE PARLANO MELUCCIO PIRICONE (SOCIO FONDATORE DI KTC FIDUCIARIA SA) E NICOLA SIMONI, RISPETTIVAMENTE CEO E DIRETTORE COMMERCIALE DI INTERNATIONAL HELMET COMPANY SA. 01
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uali sono gli elementi base del vostro progetto imprenditoriale? «La visione strategica dell’azienda - racconta Meluccio Piricone - si è dimostrata fin da subito vincente, permettendoci di raggiungere in un arco temporale piuttosto ristretto gli obiettivi prefissati e di conseguire risultati economicocommerciali in linea con quelle che sono le ambizioni di crescita della società, ovvero arrivare nell’arco di 5 anni a 10 milioni di CHF di fatturato. I risultati ci stanno dando ragione, infatti in poco più di un esercizio abbiamo quasi raggiunto i 2,5 milioni di CHF di fatturato con una proiezione di crescita attesa per l’esercizio 2018 in linea con gli obiettivi prefissati. Più che soddisfacente anche il risultato reddituale, conseguenza dell’ottima marginalità espressa dalla gestione di questa impresa. Grazie alla mia personale profonda conoscenza della realtà economica cinese, e grazie al supporto di KTC che in Cina opera attivamente da più di 10 anni, siamo riusciti a creare in quel Paese una forte partnership con una delle maggiori industrie mondiali di caschi che ci garantisce
AZIENDE / IHC
verse normative che nei vari mercati regolano la vendita di questi prodotti».
qualità, tempistiche, certificazioni sulla base dei più elevati standard richiesti in tutti i mercati del mondo». Come si articola la gamma dei vostri prodotti? «Il cuore della nostra offerta, basata certamente su solide basi strutturali e finanziarie è comunque la gamma dei prodotti che già oggi si presenta completamente rinnovata ed è stata sviluppata secondo know how interno. Oggi contiamo, tra Vemar e Simpson, 13 modelli in grado di coprire i segmenti più significativi del mercato, dal casco tecnico da pista a quello più di design per uso cittadino. I materiali che trattiamo vanno dai compositi tecnologicamente più avanzati, carbonio ad alto modulo e materiali aramidici, ai materiali termoplastici». Un ulteriore punto di forza è rappresentato dalla vostra presenza sui mercati di tutto il mondo… «La nostra crescita non può che passare attraverso la creazione di un solido network distributivo. IHC ha oggi – interviene Nicola Simoni - un portafoglio composto da 24 clienti in grado di garantire la distribuzione dei nostri prodotti in 29 paesi nei diversi continenti e siamo gratificati del fatto che ognuno di loro rappresenta un operatore solido e primario all’interno del proprio mercato di competenza, in grado di farci raggiungere le quote di mercato che ci siamo prefissi. Attualmente i nostri principali mercati sono l’Italia, la Francia, l’America del Nord e il Medio Oriente.
Questo come conseguenza non solo dell’ampiezza specifica di tali mercati ma anche per la precedenza temporale con cui tali contatti sono stati avviati. A partire dal 2018, ci aspettiamo molto dai Paesi di lingua tedesca e dal nostro mercato interno, quello svizzero. Certamente questo è per noi un ottimo punto di partenza non certo di arrivo, l’obiettivo è di raggiungere entro l’esercizio 2019 una solida presenza commerciale in almeno 50 Paesi». Quali sono le principali richieste di un cliente che sceglie di acquistare un casco? «Direi che gli elementi principali - riprende Meluccio Piricone - sono sostanzialmente due. Da un lato la sicurezza e dall’altro il design. Ogni casco nasconde un mondo di soluzioni tecnologiche e di procedimenti d’avanguardia studiati in ogni dettaglio, per arrivare a un prodotto finito che possa svolgere al meglio la sua funzione primaria. La capacità di assorbimento degli urti, infatti, è indubbiamente la qualità più importante e questa viene testata e delineata nei suoi tratti essenziali sin dalla fase progettuale, quando il casco viene riprodotto virtualmente. L’uso di materiali di ultima generazione, sia per quanto riguarda il rivestimento esterno che per ciò che concerne l’imbottitura interna, rappresenta naturalmente una delle caratteristiche preminenti di un casco da moto di qualità. Tutti i nostri caschi sono sottoposti a controlli di qualità, testati e omologati in base alle di-
E per quanto riguarda il design? «Diciamo subito - spiega Nicola Simoni - che l’aerodinamicità di un casco rappresenta un pregio irrinunciabile anche nei caschi destinati ai piloti non professionisti, qualunque tipo di moto possiedano. Sta all’esperienza e alla capacità del team di designer e ingegneri trovare il migliore parametro di aerodinamicità compatibile con la sicurezza e il comfort del casco. Negli ultimi anni poi il casco è diventato, per quanto riguarda modelli e colori un vero e proprio oggetto di culto, proprio come un oggetto sottoposto al variare delle mode e delle tendenze. In questo senso, noi svolgiamo un lavoro di attento monitoraggio riguardo all’evoluzione del gusto dei consumatori e poi elaboriamo, grazie alla collaborazione di team di design in Italia, in Francia, e all’interno della nostra struttura, proposte che vadano incontro alle diverse esigenze dei mercati in cui operiamo». In sintesi, qual è il valore aggiunto offerto dl vostro progetto? «In estrema sintesi - conclude Meluccio Piricone - parlerei della forza del marchio, che in prospettiva intende penetrare anche nuovi segmenti di mercato, e della qualità delle relazioni che fin dall’inizio della nostra avventura abbiamo deciso di stabilire con i partner, che non voglio assolutamente chiamare fornitori. Quello che infatti abbiamo sempre cercato è la condivisione di un progetto. Ne è un significativo esempio il rapporto qualitativamente molto valido che abbiamo stabilito con i nostri partner cinesi con i quali collaboriamo con successo per lo sviluppo e il costante miglioramento dei prodotti». 01 Da sinistra Davide Spalvieri, Art Director Nicola Simoni, Direttore Commerciale Meluccio Piricone, CEO Enrico Colpani, Back Office
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AZIENDE / GRUPPO MANZ
Lavori fatti come UN’OPERA D’ARTE FRITZ MANZ, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA MANZ ISOLAZIONI SA, PRESENTA LE ATTIVITÀ DI UN GRUPPO, PRESENTE IN TICINO DA 36 ANNI, CHE CON TENACIA E SPIRITO D’INNOVAZIONE È GIUNTO AD AVERE UN RUOLO DI ASSOLUTO PRIMO PIANO NEL PROPRIO SETTORE
01 Palazzo dei Congressi, Lugano 02 Capanna Cristallina Sotto Fritz Manz, Fondatore
L
a struttura del vostro gruppo si articola in due società distinte ma complementari. Possiamo riassumere brevemente la loro storia e il rispettivo ambito di specializzazione? «La Manz Isolazioni, da me fondata nel 1981 – ci racconta Fritz Manz – è specializzata in opere d’isolazione termica ed impermeabilizzazione (sintetico e bituminoso) di coperture a tetto piano, impermeabilizzazioni speciali per l’edilizia ed il genio civile, opere da lattoniere, allestimento di perizie e consulenze tecniche. L’altra società, la Resinswiss, ha invece una storia più recente, essendo stata costituita nel 2010, e il suo ramo di attività consiste nella realizzazione di impermeabilizzazioni e pavimenti decorativi interni con resine liquide». La sua è la storia di un successo imprenditoriale, ma anche un esempio di lungimiranza per aver voluto predisporre la successione e la continuità aziendale… «In occasione del 30° anno di fondazione (2011) della Manz Isolazioni SA, ho preso la decisione di cedere quote della proprietà a Franco Fedrigo, Giuliano Poncia, Stefano Borla e Giancarlo Lopez che hanno così assunto il ruolo di comproprietari. Nel 2017, in occasione del traguardo del mio 70° compleanno, ho poi ceduto la quasi totalità del pacchetto azionario ai quattro nuovi proprietari». Non credo tuttavia che lei abbia scelto di abbandonare completamente un ruolo attivo nella gestione della società… «Il mio compito è quello di consulente nei confronti dei membri della Di-
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rezione nella definizione della politica aziendale e nel coordinamento e l’attuazione delle relative strategie. Dopo oltre tre decenni di lavoro, il patrimonio più grande che posso con certezza lasciare ai miei collaboratori è quello di un sistema di valori che ci ha consentito di raggiungere i traguardi che nel corso degli anni ci siamo via via prefissati. E poi, mi sia consentito dirlo, l’esperienza che non è soltanto tecnica ma forse soprattutto umana, cioè la capacità di conoscere e comprendere gli uomini, con le loro grandezze e debolezze, e renderli se possibile sempre più partecipi nella realizzazione di un comune progetto aziendale». Quali sono gli ambiti dove maggiormente è richiesto il vostro intervento? «I nostri lavori di impermeabilizzazione e isolazione termica rivestono una grande importanza nel processo di costruzione di un edificio, grande o piccolo che sia, anche se per lo più si tratta di opere che non appaiono alla vista e che dunque non attirano
AZIENDE / GRUPPO MANZ
Uno dei punti qualificanti di un’impresa come la vostra è data dalla preparazione della manodopera cui è affidata la realizzazione dei lavori… «Ed è appunto questo uno dei nostri maggiori vanti, che ci viene unanimemente riconosciuto da committenti sia pubblici che privati. L’investimento che negli anni abbiamo fatto nella formazione ci garantisce la competenza e l’affidabilità dei posatori, che sono persone altamente qualificate e vengono costantemente aggiornate sull’evoluzione dei materiali, sulle tecniche di posa, ma anche riguardo alle norme vigenti che regolano vari aspetti del loro lavoro».
l’attenzione dei non esperti del settore. Le coperture piane, nelle quali siamo altamente specializzati, richiedono particolare attenzione poiché queste strutture sono sottoposte a gravose sollecitazioni sia da parte degli agenti atmosferici (pioggia, vento, neve, escursioni termiche giornaliere e stagionali, irraggiamento solare) che da parte delle imprese durante la realizzazione dell'opera o nelle successive fasi di manutenzione. L’isolazione termica di queste strutture deve essere dimensionata accuratamente e la scelta del materiale dovrà essere fatta in base ai requisiti tecnici necessari rispetto a conduttività termica, resistenza meccanica, stabilità dimensionale, ecc.».
resine decorative per realizzare superfici senza fughe o giunti. Teniamo conto del fatto che per le nostre realizzazioni abbiamo scelto di utilizzare solo i migliori prodotti disponibili sul mercato, il che ci rende magari un po’ più costosi, ma permette ai nostri lavori di essere garantiti nel tempo, accogliendo pienamente quella che è la principale richiesta dei nostri committenti, e cioè interventi di qualità realizzati come un’opera d’arte».
Possiamo infine citare alcuni dei principali lavori che nel corso degli anni avete realizzato? «L’elenco sarebbe piuttosto lungo: collaboriamo con tante agenzie immobiliari del Cantone; abbiamo realizzato coperture di stabili privati e pubblici in tutto il Ticino, costruzioni per il Dipartimento Federale Militare, il Centro Nazionale Sportivo di Tenero, il Termovalorizzatore di Giubiasco, il Centro IKEA a Grancia, negozi Migros e Coop in Ticino, le sedi Porsche Ticino. In alta montagna le capanne del CAS Cristallina (foto pubblicata), capanna Corno Gries, capanna Michela Motterascio, e molte altre realizzazioni, tra cui, da non dimenticare, il Centro Congressi di Lugano (foto pubblicata)». 02
E per quanto riguarda l’utilizzo delle vostre resine? «I nostri trattamenti impermeabilizzanti aderiscono come una seconda pelle alle linee architettoniche di una superficie esterna, di un balcone, un terrazzo o una pensilina, insomma di una qualsiasi componente dell’edificio. All’interno applichiamo invece TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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AZIENDE / GRUPPO MANZ
MANZ ISOLAZIONI SA
RESINSWISS SA
L’azienda, con sede e magazzini a Mezzovico, occupa circa 30 collaboratori, tra tecnici specializzati, posatori e lattonieri qualificati. Il personale è altamente specializzato e frequenta regolarmente i corsi di aggiornamento proposti dai fornitori. Il suo ufficio tecnico offre una consulenza mirata, allestisce gratuitamente offerte e preventivi, si occupa di tutta la procedura per la richiesta dei sussidi cantonali per il risanamento energetico e segue l’esecuzione dei lavori fino alla liquidazione finale. Manz Isolazioni è inoltre specializzata nella progettazione e realizzazione d’impianti anticaduta permanenti per tetti piani, in ossequio alle disposizioni contenute nella norma SIA 271:2007 Edilizia. Queste tipologie di impianto permettono di eseguire in piena sicurezza tutti i lavori di manutenzione (per copertura tetto, per impianto fotovoltaico, per elementi tecnici diversi presenti sul tetto).
Resinswiss SA offre al progettista e al committente consulenze specializzate in fase di progettazione con elaborazione dei dettagli esecutivi, assistenza nella fase di realizzazione dell’opera e posa in cantiere. L’azienda utilizza esclusivamente sistemi e prodotti di elevata qualità che consentono di esprimere tutto il proprio potenziale: l’esperienza acquisita nel settore permette inoltre di proporsi come il partner ideale per tutte le impermeabilizzazioni in resina. L’ufficio tecnico offre consulenze, allestimento di preventivi, offerte particolareggiate, studio e sviluppo di dettagli costruttivi. La garanzia della piena soddisfazione dei committenti, siano essi enti pubblici, amministrazioni o clienti privati, è supportata dalla grande esperienza accumulata operando su tutto il territorio cantonale.
DIREZIONE DI MANZ ISOLAZIONI SA:
FRANCO FEDRIGO Direzione Manz Isolazioni SA Resinswiss SA
GIANCARLO LOPEZ Direttore tecnico Manz Isolazioni SA
VINCENZO GIOVANNINI Consulente tecnico Manz Isolazioni SA
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GIULIANO PONCIA Direttore tecnico Manz Isolazioni SA
DIREZIONE DI RESINSWISS SA:
STEFANO BORLA Direttore amministrativo Manz Isolazioni SA Resinswiss SA
LUCIANO LACENTRA Direttore tecnico Resinswiss SA
ALESSANDRO CIFARELLI Consulente tecnico Resinswiss SA
Un’esperienza di oltre 30 anni ed una natura dinamica. Vemar Helmets si proietta nel futuro, dove l’innovazione e la funzionalità sono i principi su cui il marchio evolve costantemente. Scopri la nostra collezione su www.vemarhelmets.net
INTERNATIONAL HELMET COMPANY SA
www.vemarhelmets.net www.facebook.com/vemahelmets INTERNATIONAL HELMET COMPANY SA P.IVA: CHE-412.711.446 Via Cantonale 34a, Stabile Violino 6928 Manno Switzerland
Per la prima volta in Europa Simpson Performance Products, marchio iconico statunitense, sarà disponibile con omologazione ECE grazie alla nuova collaborazione tra i due marchi. Vemar Helmets ha avuto un ruolo fondamentale nella concezione della nuova linea Simpson, sviluppando caschi dal look aggressivo e inconfondibile, ispirata ai primi modelli storici, e completa di tutte le caratteristiche richieste dai motociclisti moderni.
AZIENDE / KUONI
DOPO OLTRE 40 ANNI DI LAVORO GIOVANNI KOHLER, HEAD OF BUSINESS TRAVEL TICINO, LASCIA IL SUO INCARICO A DAVIDE NETTUNO. IL CAMBIO DELLA GUARDIA HA RAPPRESENTATO ANCHE L’OCCASIONE PER UNA RIORGANIZZAZIONE DELLA STRUTTURA INTERNA DI KUONI BUSINESS TRAVEL E MICEXPERTS IN TICINO.
Al servizio di clienti aziendali globali Da sinistra Giovanni Kohler, Davide Nettuno
ma anche crociere su tutti i mari del mondo, city break, tour e viaggi individuali. Infine, il Business Travel Centre di Kuoni si occupa dell'organizzazione di viaggi d'affari per conto di PMI e grandi clienti. Il settore specializzato MICE (Meetings, Incentives, Congress, Events) completa i servizi di viaggio di DER Touristik Suisse SA».
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on quale struttura Kuoni si accinge ad affrontare un mercato sempre più competitivo? «Con la mia uscita dal Gruppo Kuoni, la divisione Business Travel si fonde con il settore MICExperts (Meeting, Incentive, Congress, Events) ed entrambi sono passati dall’agosto di quest’anno sotto la direzione di Devide Nettuno che vanta anch’esso una lunga esperienza all’interno del Gruppo Kuoni Touristik Suisse SA, il nuovo nome di Kuoni Voyages SA da luglio 2017. Nel settembre 2015, REWE ha rilevato la società storica svizzera tramite il suo segmento turistico DER Touristik. Il Gruppo DER Touristik, terzo gruppo turistico europeo, ha un fatturato annuo di 5,4 miliardi di franchi e conduce 7,1 milioni di persone verso le destinazioni desiderate. Il gruppo REWE rappre-
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senta la terza più grande impresa commerciale in Germania con oltre 53 miliardi di fatturato». Questo nuovo assetto societario vi consentirà di godere dei vantaggi derivanti dall’appartenere a un network internazionale… «DER Touristik ha concluso la propria partnership con la rete internazionale FCM Travel Solutions dopo undici anni e collaborerà con un importante TMC a livello globale. Il cambiamento dovrebbe essere completato il 1 gennaio 2018». In quali settori spazia l’offerta turistica del Gruppo? «Con i marchi Kuoni, Helvetic Tours e altri marchi specializzati, DER Touristik Suisse SA offre non solo la più variegata offerta di vacanze in hotel di lusso (a corto, medio e lungo raggio),
Quali sono principali richieste provenienti dalle aziende? «Con la nostra struttura siamo il partner ideale per l’organizzazione professionale ed economica dei viaggi aziendali e delle trasferte di lavoro. Grazie ad un avanzato sistema di prenotazione online per aziende attivo 24 ore su 24 siamo in grado di coordinare tutte le esigenze di Business Travel Management delle aziende clienti ottimizzando i costi delle trasferte senza rinunciare alla qualità e al comfort desiderati». Dunque un’azienda internazionale ma con i piedi ben saldi nella realtà territoriale svizzera e ticinese… «Infatti. Come è stato dimostrato da numerosi studi, il marchio Svizzera guadagna sempre più in popolarità nel mondo ed è sempre più vissuto come un sinonimo di qualità. I prodotti, così come i servizi, devono rispecchiare quelle che sono le peculiarità del nostro Paese, e cioè valori quali affidabilità, puntualità e serietà. In questa prospettiva ci facciamo un vanto di dire che tutti i nostri servizi sono gestiti
AZIENDE / KUONI
nell’organizzare ogni momento e componente del viaggio stesso, ma essere in grado di studiare sempre una proposta, per un singolo o un gruppo, appositamente personalizzato in base alle diverse esigenze e aspettative. E questa filosofia la applichiamo sia che si tratti di incontro o un evento in Ticino, a poche decine di km da casa, che di una viaggio per un incentive a decine di migliaia di chilometri di distanza».
direttamente in Ticino, con personale adeguatamente formato ed in grado di risolvere qualsiasi problematica si presenti e che, aspetto non secondario, parli la stessa lingua dei clienti che a noi si rivolgono».
Trasformare ogni viaggio in una esperienza indimenticabile. Che cosa significa per Kuoni applicare questo concetto? «Viaggiare non significa prendere un aereo o cercare un alloggio. Viaggiare
In questa prospettiva, un aspetto a cui siete particolarmente sensibili riguarda l’offerta di soluzioni autenticamente “taylor made”… «Con l’avvento di Internet, dove evidentemente tutti possono prenotare un volo o un viaggio, non c’è nulla di più illusorio del credere che tutti i problemi siano automaticamente risolti. Vero è il contrario, perché appena un viaggiatore, per affari o per piacere, si trova a scontare un qualche contrattempo, immediatamente sorgono mille difficoltà legate a cancellazione di voli, annullamento di prenotazioni, spostamenti di orario ecc. Ed è appunto in questi casi che si apprezzano tutti i vantaggi derivanti dall’avere alle spalle un’organizzazione che grazie alla sua rete di contatti e corrispondenti può risolvere tempestivamente ogni problematica, in qualsivoglia paese del mondo».
è per far sì che un viaggio, quel viaggio, non importi che sia fatto per lavoro o per una vacanza, non sia uno tra tanti ma che resti memorabile per la vita intera. Questa considerazione ci porta ad essere non soltanto bravi
KUONI BUSINESS TRAVEL DER TOURISTIK SUISSE SA Via Ronchetto 5 CH-6900 Lugano +41 58 702 67 37 www.kuoni.ch TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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AZIENDE / ASSURSWISS
UN ASSICURATORE per amico ANGELO RABAGLIO, AFFIANCATO DAL FIGLIO MATTIA, FESTEGGIA I 15 ANNI DI ATTIVITÀ DI ASSURSWISS, UNA SOCIETÀ CHE SI È SEMPRE PROPOSTA COME PARTNER PER I PRIVATI E LE AZIENDE CHE VOGLIONO UN’ADEGUATA COPERTURA ASSICURATIVA E TUTELARSI DALL’EVENTUALITÀ DI RITROVARSI IN DIFFICOLTÀ DI FRONTE A CIRCOSTANZE AVVERSE.
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n questi 15 anni il mondo è profondamente cambiato. Si è trasformato anche il vostro lavoro? «Vorrei dire di no, nel senso che il nostro mestiere è restato sostanzialmente il medesimo e con la nostra esperienza, competenza e forza contrattuale continuiamo ad assumerci appieno la responsabilità di assicurare gli interessi della clientela negoziando al meglio le condizioni con le compagnie di assicurazioni più adatte a garantire la copertura di ogni singola tematica, secondo il concetto di libero mercato. Inoltre, ci assumiamo l’onere di difendere gli interessi dei clienti propria nel di caso di qualsivoglia necessità di risarcimento o di qualsiasi tipologia di intervento presso l’assicuratore. In realtà devo anche dire di sì perché solo nei momenti più critici si comprende quanto le coperture assicurative sottoscritte siano adatte ed efficaci. E spesso, in quei frangenti, ci si rende conto delle peripezie neces-
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sarie a compensare il danno subito. La legislazione in materia assicurativa, poi, è in continua evoluzione e le modifiche alle condizioni contrattuali sono all’ordine del giorno. Gestire al meglio il proprio portafoglio assicurativo diventa quindi sempre più difficile in un mondo in cui la stessa concorrenza fra le compagnie di assicurazione, porta all’offerta di opportunità o, per contrario, alla decadenza delle tutele». La vostra società assicura sia aziende che privati. Che peso hanno questi due settori? «Attualmente circa 4.500 clienti ci affidano la gestione dei loro contratti. Se parliamo di premi, il peso preponderante lo hanno le aziende, riguardo ai volumi la clientela privata ha invece un ruolo importante. In molti casi si registra poi un continuo passaggio da un settore a un altro. In ogni caso, i nostri uffici sono strutturati in maniera da poter gestire con la maggiore flessibilità ed effi-
cacia i portafogli affidatici e l’intera struttura gode della lunga esperienza delle persone che compongono il team e delle buone relazioni che esse hanno stabilito con le compagnie di assicurazioni svizzere ed estere». La presenza nel suo team di gente giovane, a cominciare da suo figlio Mattia, ha portato quella ventata di innovazione che rappresenta la linfa vitale di tutte le aziende? «Mattia lavora con me ormai da molti anni, ha iniziato al mio fianco nel 1994, quando dirigevo Vaudoise Assicurazioni e ha perfettamente assimilato quelli che sono i valori e i principi che regolano il nostro lavoro. Al tempo stesso però appartiene ad un’altra generazione, usa un linguaggio diverso, ha un approccio ai problemi più diretto e immediato. Negli anni, i processi di lavoro sono stati ottimizzati per garantire l’immediata disponibilità alla clientela e i supporti elettronici ci consentono rapide valutazioni di intervento. Ci aggiorniamo costantemente sugli sviluppi del mercato delle assicurazioni e studiamo quotidia-
namente le strategie che possono portare vantaggi alla nostra clientela». Dopo questo simbolico passaggio di testimone che cosa augura a suo figlio e a Assurswiss? «Di continuare a portare avanti quello che abbiamo costituito in questi 15 anni, durante i quali siamo andati continuamente crescendo come fatturato, abbiamo acquistato la sede dove oggi ci troviamo, e aumentato il numero dei dipendenti e dei collaboratori. Sono certo che con il suo entusiasmo e la sua preparazione saprà accrescere ancora la reputazione che con gli sforzi di tutti siamo riusciti a costruire in questi anni. E questo è forse il patrimonio più importante perché oggi ci troviamo ad operare in un mercato sempre più competitivo che purtroppo lascia spazio anche all’improvvisazione. I nostri clienti, che ci conoscono da tanto tempo, sanno riconoscere e apprezzare le nostre qualità professionali, la capacità che abbiamo di risolvere ogni loro esigenza e, soprattutto la forza e il coraggio con cui ogni giorno affrontiamo il nostro lavoro».
ASSURSWISS ASSICURAZIONI Via Pestariso 11 CP 155 CH-6982 Agno +41 (0)91 605 70 66 info@assurswiss.ch www.assurswiss.ch TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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AZIENDE / STRP
Da sinistra Prof. Ugo Pancani, Trainer Italia e Svizzera Italiana di Fondation de l’Haute Horlogerie FHH di Ginevra; Marta Lenzi, Presidente STRP; Carlo Ceppi, Europe Sales Director Officine Panerai; Angela Pirondini Segretaria STRP; Giacomo Cinelli, Brand Manager Italy Officine Panerai; Giuseppe Rossi, Direttore Hotel Splendide Royal; Giovanni Frey, Direttore Les Ambassadeurs Lugano; Alessandro Regogliosi, Director di Deloitte.
Alta orologeria: una storia di stile, passione e prestigio
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lla presenza di una cinquantina di professionisti delle relazioni pubbliche e del marketing, come pure di personalità di spicco, si è tenuto il 22 novembre, presso l’Hotel Splendide Royal di Lugano, un incontro celebrativo dedicato all’alta orologeria, settore chiave dell’economia svizzera. La scelta della location non è casuale: quest’anno infatti l’Hotel Splendide Royal festeggia il suo 130° anniversario. Con un passato così importante, lo Splendide può vantare oggi una vera cultura della tradizione, che rinnova ma sempre nel segno della continuità. Dall’inaugurazione ad oggi sono stati 5 i direttori che si sono tramandati questa importante tradizione. L’impegno per la soddisfazione degli ospiti è stato premiato lo scorso anno con uno dei riconoscimenti più ambiti tra gli alberghi di lusso di tutto il mondo, l’Happy Guest Award 2016 di The Leading Hotels of the World. L’introduzione è stata affidata ad Alessandro Regogliosi, Director di Deloitte, che ha presentato il Deloitte Swiss Watch Industry Study 2017, unico nel suo genere sul mercato svizzero, condotto su 4.500 consumatori in sei pae-
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si (sondaggio condotto in Cina, Germania, Italia, Giappone, Svizzera e gli Stati Uniti da Research Now nei mesi di maggio e luglio 2017) da cui sono emersi i trend e le prospettive del settore orologiero che, finalmente, dopo 20 mesi consecutivi, tornano a essere rosee. Fra le priorità menzionate dallo studio, a cui l’orologeria sta dedicando attenzione, ricordiamo la crescente importanza di disporre di una strategia digitale, una significativa propensione ad acquistare gli orologi in negozio, i social media quale importante canale di marketing, e i Millennial, che rappresentano già una parte influente e crescente del segmento premium dei beni di consumo e saranno presto il segmento dominante. Lo studio ha infatti rilevato che, con un budget di CHF 5.000, la maggior parte di essi sceglierebbe di acquistare un orologio di lusso piuttosto che un nuovo smartwatch del valore di CHF 500 ogni anno per i prossimi 10 anni. Giovanni Frey, Direttore di Les Ambassadeurs, quest’ultimo specialista svizzero del commercio al dettaglio dell’alta orologeria e dell’alta gioelleria, fondato nel 1964 a Ginevra e presente nelle strade più chic di Ginevra, Zuri-
ORGANIZZATO DALLA STRP SOCIETÀ TICINESE DI RELAZIONI PUBBLICHE UN ESCLUSIVO MOMENTO DI INCONTRO CELEBRATIVO DELL’ECCELLENZA.
go, Lucerna, St Moritz e Lugano, ha quindi introdotto gli ospiti d’onore. Alla serata, infatti, su invito dello stesso Giovanni Frey, sono intervenuti Carlo Ceppi e Giacomo Cinelli, rispettivamente Europe Sales Director e Brand Manager Italy di Officine Panerai, storico marchio di casa Richemont. La serata è passata poi attraverso il racconto di Ugo Pancani, Trainer Italia e Svizzera Italiana di Fondation de l’Haute Horlogerie FHH di Ginevra, che ha affascinato i partecipanti accompagnandoli lungo un percorso di apprezzamento del valore aggiunto dell’alta orologeria. Questo momento si è concluso con un ricco standing dinner, occasione per i soci e gli amici di STRP per festeggiare il prossimo Natale. La STRP Società Ticinese di Relazioni pubbliche è un’associazione no profit, fondata nel 1981, che riunisce un centinaio di professionisti delle PR, comunicazione e marketing, rappresentanti di un vasto ventaglio di settori, per condividere momenti di formazione, di scambio di conoscenze, di networking e, non da ultimo, di piacere. Ulteriori informazioni al sito www.strp.ch
AZIENDE / ELETROLUX
UN MODO NUOVO DI INCONTRARE I CLIENTI
CORSI DI CUCINA PER VIVERE ESPERIENZE DI GUSTO ASSOLUTAMENTE UNICHE, INTERESSANTI CONSIGLI CHE AIUTERANNO A REALIZZARE COME PER MAGIA RICETTE IMPECCABILI, EVENTI PER OCCASIONI PRIVATE O AZIENDALI DESTINATI A LASCIARE UN RICORDO INDELEBILE, CONSULENZA COMPETENTE SUI PRODOTTI PER LA CUCINA E LA CURA DEL BUCATO. TUTTO QUESTO E TANTO ALTRO ANCORA NELLE NUOVE TASTE GALLERIES ELECTROLUX.
I
customer center Electrolux cambiano nome e diventano Taste Galleries. Un nuovo concetto che si accompagna a una ventata di offerte e attività senza precedenti. Nelle nuove Taste Galleries ci si potrà immergere in un’esperienza sensoriale davvero deliziosa. Il tutto non solo all’insegna della condivisione di esperienze di gusto assolutamente uniche e di un sapere prezioso, ma anche della trasmissione di conoscenze e competenze che si tradurranno perfettamente in realtà una volta a casa. Nei nuovi corsi di cucina i partecipanti potranno ad esempio scoprire tutti i segreti delle spezie orientali, imparare l’arte di sfornare un pane deliziosamente croccante e diventare dei veri esperti nella preparazione di originali
stuzzichini per l’aperitivo. Quale migliore occasione del condividere il momento della preparazione di queste specialità e del gustare insieme queste autentiche delizie per il palato? Le Taste Galleries Electrolux infatti non si limitano solo ad offrire corsi di cucina, ma mettono anche a disposizione gli ambienti. Che si tratti di un’occasione privata o di un evento aziendale, che gli ospiti preparino da soli il menu sotto la guida esperta di uno chef Electrolux o che si affidino completamente alla sua creatività, nella cornice delle Taste Galleries gli eventi non possono che diventare unici e indimenticabili. Consulenza e demo anche al di fuori dell’orario di apertura. Gli apprezzati demo per i possessori dei Profi Steam e le consulenze sui prodotti continuano a rappresentare il fiore all’occhiello della nostra offerta. Chi è interessato ad una consulenza personalizzata sui prodotti può ricevere una risposta alle proprie esigenze su richiesta, anche al di fuori dell’orario di apertura.
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AZIENDE / BELOTTI OTTICAUDITO
Bellezza e qualità SILVANO BELOTTI, FONDATORE E PRESIDENTE, HA DATO APPUNTAMENTO ALLA CITTÀ DI LUGANO PER PRESENTARE NEL FLAGSHIP DEL GRUPPO DI VIA SOAVE, LE ULTIME COLLEZIONI DI OCCHIALI DA SOLE E DA VISTA FIRMATI DIOR, FENDI, CÈLINE, GIVENCHY, ELIE SAAB E JIMMY CHOO. ALLA SERATA ERA PRESENTE UNA MADRINA D’ECCEZIONE, L’ATTRICE GIORGIA SURINA.
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Centri Belotti OtticaUdito stanno sempre più diventando qualcosa di ben diverso dal tradizionale negozio di ottica… «È proprio questa la nostra grande ambizione - spiega Silvano Belotti - che piano piano stiamo realizzando nei nostri Centri in Svizzera e presto anche in Italia: farne una esperienza unica e memorabile, farne dei luoghi dove sia piacevole entrare, essere accolti, soffermarsi, ammirare, ricevere un’assistenza sempre attenta, gentile e competente. E naturalmente aver modo di guardare e provare le più prestigiose collezioni di occhiali, riconoscendo a questo accessorio il ruolo fondamentale che merita nella costruzione del fascino che accompagna il volto di ogni persona. E in Ticino, la più recente novità è rappresentata dall’apertura a Paradiso nel corso delle prossime settimane, di un nuovo spazioso punto vendita che amplia ulteriormente la nostra presenza nel Cantone».
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TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
La vostra azienda si distingue per il fatto di essere anche un laboratorio di nuovi progetti. Quali idee sono in cantiere? «Abbiamo appena finalizzato una intera collezione Lifestyle di bijoux e piccola pelletteria, frutto dell’estro creativo di una designer giovane quanto sofisticata, Maria Tessariol. Il portachiavi è solo il primo di una serie di accessori realizzati con materiali e tecniche di pregio, tra modernità stilistica e tradizione artigianale del “fatto a mano” italiano. Una linea voluta e studiata con mia moglie, convinti che il bello debba entrare nella vita di tutti i giorni e accompagnarci in ogni momento della giornata». Cos’altro dobbiamo attenderci nei prossimi mesi? «Un altro progetto a cui stiamo alacremente lavorando riguarda il lancio di una collezione di occhiali direttamente pensati in Belotti. Si tratta di qualcosa destinato a lasciare un segno nel settore dell’occhialeria d’alta gamma perché siamo riusciti a fondere mirabilmente i due elementi che devono essere alla base di una montatura di qualità: un design contemporaneo e accattivante, espressione di buon gusto, stile ed eleganza, e una scelta di materiali innovativi e altamente tecnologici. Questo prodotto sarà la sintesi di quanto abbiamo appreso in tanti anni di appassionato lavoro: competenza, professionalità e orientamento alla ricerca. Fattore quest’ultimo in
Ph: Meschina
particolare, motore per noi verso tutto ciò che è bello e meritevole di essere ammirato, desiderato e sognato». Dunque Belotti OtticaUdito continua la sua inarrestabile marcia verso un meritato successo… «Nel 2018 festeggeremo i 30 anni di attività e sinceramente posso dire che mai come adesso ho provato una profonda soddisfazione per la qualità del team che siamo riusciti a costruire e che marcia deciso condividendo progetti, idee, entusiasmo, finalizzati a creare insieme qualcosa di importante che interpreta al meglio i nostri valori e la nostra passione per il lavoro.
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AZIENDE / BELOTTI OTTICAUDITO
GIORGIA SURINA: QUANDO IL BELLO POGGIA SU SOLIDE BASI «Il mondo della moda e quello dello spettacolo – ci dice Giorgia Surina – propongono per loro natura prodotti spesso appariscenti ma che sono destinati a incidere solo in modo superficiale e durare per un breve spazio di tempo. Oggi ho avuto modo di ammirare tanti marchi e un negozio che trasmettono oltre che fascino e bellezza, una sensazione di solidità e capacità di restare a lungo tra le cose di cui amiamo circondarci e che ci danno piacere. Io sono molto legata ai valori tradizionali, quelli che mi sono venuti dalla mia famiglia e che tuttora guidano le mie scelte professionali e di vita. Ebbene, tra questi valori c’è senz’altro quello del fare bene le cose, con sapienza artigiana, con costanza, credendo ogni giorno nelle proprie capacità, nella passione e nella voglia di affermarsi, con competenza unita al gusto per le cose belle da indossare e fare proprie ogni giorno. Come appunto la consulenza e gli occhiali proposti da Silvano (ndr Belotti). Mi sono davvero divertita nel perdermi tra le tante creazioni irresistibili di questi brand: stili diversissimi che convivono anche tra loro nel mio guardaroba, tra un denim e una longuette spazio anche tra un occhiale scuro e uno coloratissimo».
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Belotti Lifestyle, nuovo portachiavi disegnato da Maria Tessariol. Disponibile nei colori rodio/satinato, oro rosa /oro giallo, oro giallo/bronzo.
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AZIENDE / BELOTTI OTTICAUDITO
01 Christopher Kane Unicità dallo stile glamour, una firma inconfondibile capace di inventare accessori per una donna sofisticata quanto contemporanea nei gusti. 08
02 Jimmy Choo Esistono forme senza tempo. In cui il classico perfettamente si rende fisico come in questo oggetto di femminilità e fascino. 03 Oliver Peoples Lo stile di chi scrive il proprio non ha tempo e non cede ai gusti del momento. Questo accessorio nasce per l’uomo icona.
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04 Fendi La moda allo stato puro. Uno stile assolutamente inconfondibile di un occhiale che oggi più che mai è e fa tendenza. 05 Gucci Il prezioso dorato attraverso un acetato trasparente. Una creazione di assoluto glamour, capace di essere abbinato al guardaroba maschile piu fashion.
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06 Bottega Veneta Una creazione di perfetta eleganza, per una donna che trova nella bellezza espressione del se. Sicura e impeccabile. 07 Bulgari L’anima piu rock di una donna in una creazione preziosa. Uno stile forte e libero per una attitudine femminile senza compromessi. 08 Dolce&Gabbana Un prodotto statement per l’uomo attuale nei gusti e nell’attitudine. Un nero totale tra rock e moda che sottolinea la voglia di trasmettere gusto e mondanità.
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09 Saint Laurent Essenza dell’eleganza in una forma simbolo stesso dell’occhiale per uomo. Leggero nel design e nella costruzione, è il grande classico di personalità. 10 Gucci Un’icona ripresa e resa attuale. Un oggetto irresisitibile per qualsiasi donna: dettagli del brand più hype del momento. 11 Bottega Veneta Un occhiale materico, ricco nella sua fisicità quanto semplice nella forma. Esprime tutta la contemporaneità dello stile mixando cretività del design con pragmatismo dell’urbanità.
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12 Gucci L’uomo contemporaneo non pone limiti alle sue occasioni ed esperienze di vita: da momenti piu formali a situazioni piu casual, questo occhiale diventa il caposaldo di ogni outfit.
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AZIENDE / TECH-INSTA SA
COMPETENZE TECNICHE AL SERVIZIO DEL CLIENTE IL DIRETTORE GIANFRANCO MARCOLI SOTTOLINEA LA COMPETENZA ACQUISITA DALL’AZIENDA DI TAVERNE NELLA PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE DI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO, RAFFREDDAMENTO, CLIMATIZZAZIONE, VENTILAZIONE, IDROSANITARI E FOTOVOLTAICI, MA ANCHE NELLA CONSULENZA IN AMBITO ENERGETICO, PROPONENDO SOLUZIONI VOLTE ALLA GESTIONE RAZIONALE DELL’ENERGIA, PER EDIFICI CIVILI E COMPLESSI INDUSTRIALI.
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a migliore conferma della qualità del vostro lavoro è data dalle importanti referenze che potete vantare… «In anni di presenza sul mercato e attraverso la soluzione di problemi diversi, talvolta anche molto complessi, abbiamo acquisito una vasta esperienza tecnica che ci ha permesso di realizzare impianti particolari atti a rispondere alle elevate esigenze per qualità e prestazioni di aziende quali IBSA, Sandro Vanini, Ginsana, DePuySynthes, Mikron e altre. Grazie al know-how dei nostri ingegneri e tecnici, Tech-Insta sa gestire nella loro totalità gli impianti, quadri di comando e sistemi di regolazione compresi, ma anche occuparsi di valutazioni volte a definire e impostare le condizioni di
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AZIENDE / TECH-INSTA SA
Dopo la realizzazione di un impianto il vostro servizio tecnico postvendita non si limita a soli interventi di manutenzione e riparazione… «Abbiamo di fatto costituito all’interno dell’azienda un vero e proprio centro di competenza dotato di uomini e mezzi per analizzare e risolvere anche situazioni complesse di gestione degli impianti. Nel settore del servizio manutenzione per noi qualità significa innanzi tutto saper rispondere alle richieste del cliente con tempestività e efficienza per risolvere in modo rapido e ottimale i suoi problemi». esercizio più favorevoli. Le sue elevate competenze le permettono inoltre di offrire ai clienti analisi e studi volti a ottimizzare i consumi di energia del complesso edificio/impianti, nell’industria coinvolgendo anche le installazioni dei processi produttivi dai quali va sovente evacuata e smaltita dell’energia termica che può venir recuperata e riutilizzata con interessanti ricadute economiche e ambientali».
fonti alternative e rinnovabili quali ad esempio la geotermia, la biomassa, il solare termico e il fotovoltaico. Per quanto attiene al fotovoltaico proponiamo soluzioni possibilmente integrate nella gestione totale dell’energia di un complesso edilizio, civile o industriale, con particolare attenzione per le possibilità di autoconsumo dell’energia prodotta, aspetto preponderante dal punto di vista economico».
Sempre più gli impianti devono dimostrare un’attenzione particolare nei confronti dell’ambiente… «Per alimentare gli impianti, oltre alle classiche fonti energetiche -olio, gas, elettricità- se economicamente e tecnicamente favorevole vengono proposte
Che cosa significa concretamente progettare impianti eco-compatibili? «Se per noi qualità significa innanzi tutto rispondere ai nostri clienti con proposte atte a soddisfare in modo ottimale le loro esigenze, nelle valutazioni volte ad individuare queste soluzioni entrano necessariamente argomenti con ricadute significative per l’ambiente e la sua salvaguardia. Tra questi ad esempio l’efficienza degli apparecchi, la scelta dei vettori energetici, l’utilizzo parsimonioso delle risorse, il contenimento dei consumi e quindi delle emissioni, l’ottimizzazione dell’esercizio degli impianti. Grazie alle nuove tecnologie, alle competenze tecniche dei nostri collaboratori e agli standard operativi che ci siamo dati, sappiamo individuare e offrire soluzioni che coniugano in modo ottimale gli aspetti tecnici, economici e ambientali i quali, assieme, costituiscono la qualità intrinseca delle nostre proposte».
Qual è l’area dove sono principalmente concentrati i vostri impianti? «Il territorio nel quale operiamo con il nostro gruppo di una settantina di persone comprende tutto il Ticino, da Chiasso a Airolo, e il Moesano. Interveniamo anche in luoghi particolarmente discosti come nel caso delle centrali idroelettriche in caverna dell’Ofima a Robiei, S.Carlo e Peccia o in quella del Luzzone in cima alla valle di Blenio dell’Ofible per le quali, negli ultimi anni, abbiamo rinnovato tutti gli impianti di ventilazione/climatizzazione e ora ci occupiamo della loro manutenzione».
TECH-INSTA SA Via Industria 10 CH-6807 Taverne +41 (0)91 610 60 60 info@tech-insta.ch www.tech-insta.ch TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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AZIENDE / REGALO
QUANDO IL REGALO SI TRASFORMA IN ECONOMIA SOSTENIBILE REGALARE SI SA, È UN GESTO DECISAMENTE APPREZZATO DA TUTTI E, ANCHE SE SPESSO NELLE FESTIVITÀ SI RISCHIA DI RICEVERE REGALI DECISAMENTE INUTILI O DEL TUTTO LONTANI DAL PROPRIO GUSTO PERSONALE, IL SOLO GESTO DEL REGALO È PARTE DELLA NOSTRA SOCIETÀ FIN DAI SUOI ALBORI.
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egalare significa condividere un pensiero, un’emozione, significa dedicare tempo e risorse a una persona a noi cara con la quale desideriamo condividere la nostra gratitudine nei suoi confronti. Condivisione e dedizione, queste due parole sono alla base del progetto REGALO. REGALO, la prima applicazione digitale per smartphone e tablet, gratuitamente disponibile per sistema operativo Android e iOS, interamente realizzata nella Svizzera Italiana, ha trovato la via per trasformare un gesto nobile e sempre apprezzato quale il REGALO in un modello di business vincente. Come? Un passo alla volta, dal “porta a porta”, all’essere startup incubata presso il Cp Startup di Lugano per poi raggiungere la semifinale del MassChallenge di Ginevra che ha arricchito il curriculum di REGALO. Oggi REGALO, insieme a unicamen-
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te altre 3 startup in tutta Svizzera, è parte del programma di accelerazione Society3 nato a Silicon Valley e ora sbarcato a Lucerna. Un programma specifico con un unico obiettivo, portare REGALO e le altre 3 startup al primo round di finanziamento. Considerato che i 3 fondatori del progetto, Andrea Delucchi, Gianluca Galperti e Federico Parli hanno un background decisamente lontano dal mondo IT, REGALO può però contare su 3 know-how fondamentali per ogni genere di business: finanza, giurisprudenza e promozione. Ogni giorno nascono bellissime idee con l’intenzione di poter contribuire a migliorare il nostro stile di vita e salvaguardare il nostro mondo ma ben poche di queste idee si concretizzano proprio per la mancanza di questi 3 know-how indispensabili. Il triangolo magico composto da Visionario, Esecutore e Tecnico è lo zoccolo duro che ha portato REGALO oltre i confini cantonali.
AZIENDE / REGALO
REGALO vuole quindi promuovere un’economia sostenibile a tutti gli effetti nella maniera più semplice e diretta attraverso la volontà di ognuno di noi di popolare una People Network dinamica e creativa. Una Community all’interno della quale non ci si limita a regalare o chiedere, grazie alla funzione Fi.Go., ciò che serve ma si costruiscono legami tra gli utenti che potranno un giorno sfoggiare in un qualcosa di redditizzio. Una sorta d’atelier virtuale, una piattaforma per tutti così da farsi conoscere e condividere con gli altri le proprie passioni e qualità. Ma su REGALO cosa si può effettivamente trovare? Principalmente tutto, dal divano in regalo alla richiesta di 10’000 miglia per portare la moglie in vacanza fino a
corsi di recitazione gratuiti e chissà cos’altro ancora ci sorprenderemo di vedere… Più volte è stato chiesto ai 3 fondatori di REGALO se fosse questo il senso di un’app nata per regalare? Certo che lo é! Una risposta che non lascia spazio a nessun dubbio. Si tratta di condivisione e di sostenibilità e se REGALO non permettesse ai suoi utenti di condividere la loro fantasia, buon senso e creatività allora il concetto di Sharing Economy andrebbe decisamente rivisto. In una società frenetica e caotica come la nostra, REGALO vuole essere il servizio a tutti disponibile per promuovere idee, desideri e pensieri senza limiti e pregiudizi così da portare il sorriso sul volto d’ognuno di noi. Sii creativo, sii te stesso, sii Fi.Go.
Una chicca per gli amanti della buona tavola: il pass gastronomico “buonaforchetta” (edizione limitata)
Ormai giunto alla sua 6a edizione, anche quest’anno il pass gastronomico “buonaforchetta” é destinato ad appagare gli amanti della buona tavola alla ricerca di nuove esperienze gastronomiche! Nato sull’onda di offerte simili, che da anni riscuotono un enorme successo soprattutto nella Svizzera romanda, nonché in Paesi vicini e lontani dal nostro, il pass “buonaforchetta” permette infatti di vivere un’esperienza gastronomica di elevato livello qualitativo in una trentina di ristoranti del Ticino e Moesano, ad un prezzo molto contenuto : fino al 50% di riduzione sul conto di un pranzo o una cena, una volta in ognuno dei ristoranti convenzionati. Sono rappresentate le diverse fasce di prezzo, ma tutti i ristoranti si distinguono per il fatto di offrire una proposta gastronomica originale e personale, che induce alla scoperta e alla voglia di gustare qualcosa di diverso e fuori dai canoni comuni.
L’offerta abbraccia il meglio e la tipicità della gastronomia ticinese con una qualificata selezione di ristoranti accoglienti e di elevata qualità, dove gustare cucina ticinese, mediterranea, francese, asiatica, vegetariana e altre ancora. La validità del concetto buonaforchetta è confermata dalla soddisfazione sia dei clienti, i quali beneficiano di un’occasione inaudita, sia dei ristoranti convenzionati, essendo per questi ultimi un ottimo veicolo pubblicitario, non convenzionale ed estremamente efficace per farsi conoscere da una clientela nuova. Buonaforchetta si rivela inoltre essere un’ottima idea regalo, originale e azzeccata, da dedicare ad amanti dell’enogastronomia! La nuova edizione del pass gastronomico é acquistabile online, nonché presso i numerosi punti vendita convenzionati elencati nella home page del sito web dedicato: www.buonaforchetta.ch TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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AZIENDE / EASY WORK
IN QUESTI ULTIMI TEMPI COME NON MAI IL SETTORE DEL COLLOCAMENTO PRIVATO STA SUBENDO DELLE FORTI PRESSIONI PER FAR SÌ CHE IL SERVIZIO DEL PRESTITO DI PERSONALE FISSO E TEMPORANEO VENGA MENO UTILIZZATO DALLE AZIENDE.
QUALE SARÀ IL FUTURO DELLE AGENZIE DI COLLOCAMENTO PRIVATE?
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ueste pressioni arrivano dai sindacati, e dai gruppi politici ad essi legata. Malgrado sia stato sotto scritto nel 2012 un contratto di lavoro collettivo che regola il settore, queste pressioni si sono ulteriormente inasprite. Quest’anno abbiamo visto inserire nei Contratti Collettivi dell’Edilizia principale, della Gessatura e delle Falegnamerie limitazioni che permettono alle aziende di tali settori di poter usufruire solo di un certo numero di operai per cantiere fino ad un massimo del 10% circa del totale. Questo sistema permetterebbe, secondo loro, di limitare il precariato e permettere ai lavoratori di godere di maggiori rassicurazioni e diritti e dare maggiore stabilità al mondo del lavoro, ma non è così. Le aziende assumono il personale a tempo determinato o fino al compimento dei lavori. Terminato il cantiere i lavoratori assunti per svolgere quel determinato compito vengono licenziati soprattutto se non si ha un nuovo cantiere che possa assorbire quella forza lavoro. Chi si occupa delle persone che sono state licenziate? Con le agenzie di collocamento privato questa pratica non succede. Un collaboratore che ha terminato l’incarico viene ricollocato in un’altra realtà lavorativa. Gli addetti al settore del collocamento privato
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offrono dal 2012 con il contratto collettivo di lavoro nazionale, gli stessi diritti di qualsiasi altro lavoratore fisso impegnato in settori similari. I numeri statistici di Swissstaffing (associazione di categoria) ci rivelano che i lavori interinali nel 2016 hanno svolto più di 167 milioni di ore, corrispondente al 2.2% di ore lavorate in Svizzera. I lavoratori impegnati tramite agenzie di collocamenti sono stati 82’595 e 86’931 sono state le assunzioni dirette da parte di aziende clienti, numeri confortanti considerato che tali mediazioni di posti fissi hanno aiutato 3 volte più persone ad ottenere un posto di lavoro rispetto agli enti preposti su tutto il territorio elvetico. Senza considerare che la somma di salari effettuati e fatturato è stata di 167 MRD di franchi. Inutile dire come il settore del collocamento privato contribuisca in maniera forte e positiva sull’economia Svizzera. Con l’anno prossimo sarà quasi certo l’inserimento di un’iniziativa che obbligherà qualsiasi azienda ad attivare l’ufficio regionale di collocamento prima ancora di poter attingere dal collocamento privato; le modalità e i tempi sono ancora da definirsi. Siamo sicuri che limitare le imprese nelle loro scelte, imporre dei vincoli che ledono le più elementari libertà sia la soluzione giusta per il futuro economico e sociale del paese?
Il The View di Lugano vince ancora The View Lugano, destinazione esclusiva dedicata ai cultori del “bello”, mette a segno un risultato straordinario: per il terzo anno consecutivo trionfa ai World Travel Awards con lo Switzerland’s Leading Design Hotel Award. I World Travel Awards sono nati per premiare e celebrare l’eccellenza in tutti i settori della industry dei viaggi e del turismo a livello internazionale e sono considerati come il simbolo del successo per le re-
altà che operano nel settore. La vittoria per la terza volta conferma l’unicità di questo boutique hotel con vista mozzafiato e dal design raffinato e contemporaneo, che evoca l’ambiente nautico, dando agli ospiti la sensazione di trovarsi all’interno di uno yacht sospeso sul lago. Il 2017 è stato un anno ricco di soddisfazione e di premi per The View Lugano: pochi mesi fa è entrato a far parte in qualità di “Lugano top hotel di città del Canton Ticino” della prestigiosa classifica, stilata dall’autorevole SonntagsZeitung, che stabilisce le eccellenze dell’hotellerie svizzera. Inoltre The View Spa, esclusiva oasi di piacere e uno dei fiori all’occhiello della struttura, è stata nominata
Western Europe Best Luxury Boutique Spa ai prestigiosi World Luxury Spa Awards 2017.
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MEDICINA / CARDIOCENTRO TICINO
Il ruolo cardioprotettivo DEGLI ESOSOMI LA COMPRENSIONE DEI MECCANISMI E DELLE DINAMICHE CELLULARI È DI FONDAMENTALE IMPORTANZA NELLA PROSPETTIVA DI APRIRE NUOVI ORIZZONTI TERAPEUTICI. IN QUESTO SFORZO DI RICERCA, APPARE SEMPRE PIÙ CHIARO IL RUOLO CHIAVE DEGLI ESOSOMI (NANOVESCICOLE EXTRACELLULARI) IN QUANTO STRUTTURE IMPLICATE NEI PROCESSI DI SCAMBIO INTERCELLULARE DI INFORMAZIONI BIOLOGICHE. CE NE PARLANO IL PROF. GIUSEPPE VASSALLI E IL DOTT. LUCIO BARILE, IMPEGNATI NEL GRUPPO DI RICERCA DEL CARDIOCENTRO.
Prof. Giuseppe Vassalli
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a prima domanda è quasi d’obbligo. Che cosa sono gli esosomi? «Gli esosomi sono vescicole di diametro tra 30 e 100nm, secrete dalle cellule nei fluidi biologici: sangue, urine, fluido amniotico, ascite, liquido cerebrospinale, ecc. Secondo la loro origine cellulare, gli esosomi contengono diverse molecole, e veicolano segnali attraverso il contenuto di acido ribonucleico (RNA), in particolare microRNA, proteine, lipidi e DNA. Gli esosomi sono quindi coinvolti in numerosi processi fisiologici e patologici, come progressione tumorale, infiammazione e meccanismi che regolano l’immunità. Approfondire la conoscenza delle funzioni biologiche degli esosomi può consentire il loro utilizzo come biomarcatori di malattia e nello sviluppo di terapie. In particolare, gli esosomi rilasciati
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da cellule progenitrici cardiache svolgono una funzione cardioprotettiva e sono in grado di migliorare la funzione cardiaca dopo infarto miocardico. La nostra ricerca va in quella direzione e va detto che è stata resa possibile anche grazie a finanziamenti privati. Grazie a un grant della Fondazione Fidinam è stato avviato insieme con la SUPSI un progetto che mira alla realizzazione di un bioreattore in grado di espandere la produzione di esosomi, mentre un finanziamento della SHK Stiftung für Herz- und Kreislaufkrankheiten è specificamente dedicato allo studio degli esosomi come biomarker dell’infarto». Quali sono i vantaggi che potrebbero venire dall’utilizzo degli esosomi? «L’interesse crescente della comunità scientifica per gli esosomi e il loro ruolo ha trovato conferma, tra l’altro, nell’ultimo congresso della Società Europea di Cardiologia dedicato alla ricerca di base, dove il tema è stato al centro di un’intera sessione dei lavori. Utilizzati per il trasporto di segnali extracellulari, gli esosomi hanno un notevole potenziale per studi funzionali o per la terapia, come veicolo per il trasporto di molecole all’interno di cellule-bersaglio. E’ possibile produrre esosomi contenenti specifiche molecole (RNA e proteine) terapeutiche e/o molecole di superficie che indirizzano selettivamente le vescicole verso le cellule-bersaglio nell’organismo».
Dott. Lucio Barile
Perché gli esosomi hanno tanta importanza nella ricerca in cardiologia? «Nel corso di un infarto del miocardio, il tessuto miocardico nella regione del cuore che riceveva normalmente il sangue dall’arteria coronarica che si è appena occlusa provocando l’infarto, privando quindi questo tessuto dell’apporto di ossigeno e nutrienti, è gravemente danneggiato e non è in grado di autoripararsi. I meccanismi compensatori messi in atto dal cuore per mantenere la sua funzione di pompa per la circolazione sanguigna comprendono un aumento della massa muscolare e della contrattilità nelle regioni preservate dall’infarto e la dilatazione del ventricolo sinistro. Tuttavia tali meccanismi compensatori sono efficaci nel corto e medio termine ma si esauriscono nel lungo termine (dopo mesi o anni, a di-
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grazie alla quale nel 2013 tutta l’attività di ricerca in medicina rigenerativa del Cardiocentro, unitamente a quella condotta presso la SUPSI, il Laboratorio di neuroscienze biomediche del Neurocentro e il servizio di Ortopedia dell’Ospedale Regionale di Lugano viene convogliata nello Swiss Institute for Regenerative Medicine (SIRM), nuovo istituto con sede a Taverne».
pendenza dall’estensione dell’infarto), contribuendo anzi all’insorgenza dell’insufficienza cardiaca. Il nostro team di ricercatori ha indagato se gli esosomi secreti dai progenitori cellulari cardiaci umani avrebbero potuto essere utili nel trattamento dei danni al tessuto cardiaco. I risultati sono stati molto promettenti, e abbiamo potuto osservare un miglioramento della funzione cardiaca, una diminuzione del tessuto cicatriziale, livelli più bassi di morte cellulare e una maggiore formazione di vasi sanguigni nel tessuto miocardico danneggiato in modelli animali. I risultati raggiunti suggeriscono che un modo efficace per “riparare” il cuore sia quello di aumentarne le capacità di auto-riparazione utilizzando gli esosomi secreti da progenitori cellulari cardiaci. Abbiamo anche dimostrato che questi esosomi sono più efficaci di quelli rilasciati da cellule del midollo osseo o della pelle, ciò che indica chiaramente che il contenuto degli esosomi
secreti dai progenitori cellulari cardiaci include molecole benefiche per il cuore stesso. Abbiamo identificato una di queste molecole, una proteina che è fisiologicamente aumentata nel sangue durante la gravidanza. Un’eventuale relazione tra la funzione cardioprotettrice di questa proteina e il suo ruolo durante la gravidanza rimane misteriosa». Dunque anche il vostro lavoro si iscrive a pieno titolo nella ricerca relativa alla medicina rigenerativa… «Presso il Cardiocentro Ticino, è stato effettuato nel 2004 dall’équipe del Professor Moccetti il primo trapianto a livello svizzero di cellule del midollo osseo in un cuore infartuato. È sempre al Cardiocentro Ticino, vero e proprio «pioniere» della medicina rigenerativa “made in Ticino”, che nel 2008 nasce la prima Cell Factory svizzera autorizzata da Swissmedic per la preparazione di farmaci a base di cellule staminali, dove sono state preparate le cellule utilizzate nel più importante studio di medicina rigenerativa sulla cura dell’infarto condotto a livello nazionale (studio SWISS AMI), realizzato a Lugano dal Prof. Tiziano Moccetti e dal Dr. Daniel Sürder. Nel 2012, i sempre più importanti investimenti per la ricerca del Cardiocentro, divenuto istituto associato dell’Università di Zurigo, hanno imposto la nascita di una nuova organizzazione espressamente dedicata alla ricerca scientifica. È nata così la Foundation for Cardiological Research and Education (FCRE)
Si può dunque ben dire che oggi il SIRM rappresenti un’eccellenza per tutto il Ticino… «L’istituto Svizzero di Medicina Rigenerativa - interviene l’ing. Antonino Tramonte, Direttore SIRM - è un istituto di ricerca interamente dedicato alla medicina rigenerativa che nasce con l’obiettivo di realizzare l’enorme potenziale della rigenerazione del corpo umano e sviluppare cure e terapie di nuova concezione. Oltre che ospitare varie istituzioni di ricerca, l’istituto promuove in modo attivo il networking tra istituzioni di ricerca complementari a livello locale, nazionale ed internazionale e, in collaborazione con una rete in rapida espansione di partner di ricerca, istituti clinici e investitori privati, promuove sinergie e opportunità di sviluppo, con ricadute positive sia a livello scientifico che anche economico. L’esperienza maturata in questi anni dal SIRM rappresenta in definitiva un piccolo miracolo di collaborazione e mutuo sostegno, una realtà resa possibile dalla profonda motivazione di tutti gli attori in gioco che finora hanno dimostrato di credere fortemente in quel sogno sempre più reale di trasformare il Ticino in un polo svizzero dell’innovazione in ambito biomedico e biotecnologico».
01 Il laboratorio di cardiologia cellulare e molecolare del SIRM 02 Esosomi osservati al microscopio elettronico
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MEDICINA / CARDIOCENTRO TICINO
LE AREE DI RICERCA E GLI OBIETTIVI DEL SIRM
Modelli in vitro muscoscheletrici Sviluppare modelli in vitro 3D avanzati di tessuti muscoloscheletrici umani come piattaforma per drug screening e studio di meccanismi biologici.
CARDI
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www.bambinicardiopatici.ch
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CI NEL M
Aiutare un bambino significa dare speranza ad una famiglia intera
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FONDAZIONE BAMBINI CARDIOPATICI NEL MONDO
I O N E BA M
Neurodegenerazione Identificazione di processi cellulari nocivi contro i quali si possa sviluppare nuove terapie che cambino il decorso delle malattie neurodegenerative. Determinazione di forme aberranti di proteine quali marcatori diagnostici.
Ingegneria dei tessuti muscolo-scheletrici Sviluppare sostituti biologici di tessuto osteocontrale per futuro uso clinico.
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2. Neurocentro della Svizzera Italiana (EOC) / Laboratory for biomedical neurosciences
3. Regenerative medicine technologies laboratory (EOC-CCT)
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Ingegneria biomedicale Sviluppo di strumenti biomedici e protesi nonchĂŠ di metodi per la ricostruzione di tessuti.
Parkinson Migliorare la diagnosi precoce della malattia di Parkinson con l’uso di biomarkers Capire i meccanismi delle discinesie indotte dalla levodopa nella malattia di Parkinson.
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Cardiologia molecolare e cellulare Esplorare il ruolo di alcune vescicole extracellulari e micro RNA quali mediatori chiave nella comunicazione intercellulare e quali possibili agenti terapeutici. Sviluppo di piattaforme per la diagnosi delle malattie e per screening farmacologico.
Neurooncologia traslazionale Aumentare la fluorescenza-indotta nelle cellule tumorali per facilitare il trattamento fotodinamico dei tumori cerebrali. Contraddistinguere in vivo le cellule di glioblastoma con nanoparticelle funzionalizzate.
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Tecnologie cellulari e biochimiche Sviluppare piattaforme cellulari per lo sviluppo di applicazioni terapeutiche.
Neurologia: nuclei della base Comprendere i metodi di selezione degli engrammi motori corticali tramite il circuito dei nuclei della base.
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1. Foundation for cardiological research and education / swiss institute for regenerative medicine
zack-goodman.com
Maria, 87 anni, felice.
Dopo pranzo Maria è solita passare un po’ di tempo a osservare dalla finestra. Non sappiamo se contempla le montagne di fronte o se ammira il lungo lago dove ama passeggiare. O ancora le ventidue specie diverse di piante del suo balcone. Gli dedica ore, e loro la ripagano con fioriture invidiate da tutti noi del personale. Sotto sotto sappiamo che aspetta impaziente l’operetta in scena stasera alle 18:00, ancora 10 minuti ed è ora di prepararsi. PERCHÉ IL PASSARE DEL TEMPO È UN VERO PIACERE.
Residenza Rivabella Via Ressiga 17 6983 Magliaso Ticino — Svizzera
Telefono +41 91 612 96 96 residenza@rivabella.ch rivabella.ch
MEDICINA / GIORGIO BRONZ
LA CHIRURGIA ESTETICA va trattata con cura L’OPINIONE DI GIORGIO BRONZ, CHIRURGO PLASTICO, ESTETICO E SPECIALIZZATO ANCHE IN INTERVENTI RICOSTRUTTIVI, UNO TRA I MEDICI TICINESI CHE VANTANO MAGGIORE FAMA ED ESPERIENZA, SULLO STATO ATTUALE DELLA DISCIPLINA IN TICINO E SULLA NECESSITÀ DI TUTELARE MEGLIO LA PROFESSIONALITÀ DEI MEDICI.
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he sentimento prova quando nel suo studio si presenta un paziente mostrando i segni di un intervento estetico non andato a buon fine? «Delusione, perché mi metto nei panni di chi ha investito risorse economiche e riposto grandi aspettative nelle prospettive di vedere migliorato qualche difetto e si ritrova un corpo dove l’incompetenza ha lasciato segni spesso indelebili. Delusione perché sono decenni che denuncio, più o meno inascoltato, come tra i molti bravi chirurghi estetici che operano nella Svizzera italiana ce ne siano alcuni che continuano a fare grossi danni. Purtroppo non tutti gli specialisti che operano hanno davvero le capacità per farlo».
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A tutto questo si aggiungono i problemi dei pazienti che scelgono di andare a farsi operare in giro per il mondo… «Che andare all’estero (con l’idea di risparmiare) per farsi fare un intervento estetico non rappresenti il massimo della sicurezza è cosa nota. Spesso questi pseudo specialisti si svendono e non hanno quasi mai le carte in regola, dal punto di vista dei titoli per esercitare, come per quanto riguarda le strutture all’interno delle quali operare, come pure le capacità». Che cosa si dovrebbe fare per meglio regolamentare la situazione? «Il quadro è molto complesso se si entra nel merito della qualità delle prestazioni offerte e dei controlli che dovrebbero essere effettuati riguardo alla preparazione di chi compie i diversi interventi. Anche le casse malati han-
MEDICINA / GIORGIO BRONZ
no grosse responsabilità: manca spesso l’oggettività per l’erogazione di prestazioni non propriamente a loro carico. Ripeto, gli interventi potrebbero essere molteplici e spetta alle autorità competenti metterli in pratica».
E per quanto riguarda la tutela della salute del paziente? «Per effettuare interventi importanti di chirurgia estetica è necessario disporre di una attrezzata sala operatoria e di un’adeguata assistenza di anestesia. Solo pochi chirurghi in Ticino dispongono dei locali e delle attrezzature necessarie. Mi sembra legittimo chiedersi dove vengono effettuati gli interventi e se è vero che dopo un rapido consulto in Ticino alcuni pazienti vengono poi dirottati in strutture oltrefrontiera».
sizione. Ebbene, la mia opinione è che bisogna essere molto cauti riguardo a quelle che vengono presentate come soluzioni innovative. Se prendiamo per esempio il caso del lifting facciale è stato dimostrato che i risultati di tutti i trattamenti conservativi al posto di un lifting (filler, tossina botulinica, trattamenti laser e con ultrasuoni, ecc.) non danno risultati paragonabili a quelli di un lifting chirurgico tradizionale». Quali sono le più frequenti richieste che si sente rivolgere? «Tra gli interventi quello al seno femminile resta al primo posto. Il seno è la parte del corpo più importante per la donna. Si va dalla riduzione all’aumento, dalla mastopessi alla ricostruzione in seguito a malattia. È chiaro che un intervento al seno necessita spesso di protesi. E se la qualità delle protesi non è buona, possono esserci problemi supplementari. Devo dire però che esiste anche un elevato numero di donne che si rivolge alla chirurgia estetica con l’obbiettivo di ridurre il volume del proprio seno. Proprio per questo cerco di studiare con il paziente quello che dovrebbe essere l’operazione più opportuna da eseguire per raggiungere i risultati prefissati».
CLINICA GIORGIO BRONZ SA Viale Castagnola 21F CH-6900 Lugano +41 (0)91 972 55 33 info@clinicagiorgiobronz.ch www.clinicagiorgiobronz.ch
Forse anche i media hanno qualche responsabilità nel propagare l’idea che esistano facili soluzioni per ogni problema estetico… «Il bombardamento mediatico è in buona parte generato da chi per ampliare la propria clientela fa leva su presunte nuove tecniche oggi a dispoTICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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LA MIA VITA IN UN SALTO DI GABRIELE BOTTI
DEBORAH SCANZIO È NATA A FAIDO IL 25 DICEMBRE 1986 E HA SEMPRE ABITATO A PIOTTA, UNA FRAZIONE DEL COMUNE DI QUINTO, IN ALTA LEVENTINA. HA INIZIATO A SCIARE AD AIROLO A 2 ANNI E QUANDO NE AVEVA 10 HA SCOPERTO IL FREESTYLE MOGULS GRAZIE ALLO SCI CLUB AIROLO. IN POCO TEMPO, LA SUA PASSIONE È DIVENTATA ANCHE IL SUO LAVORO.
PH: ©Studio Daulte
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a partecipato ai Giochi Olimpici di Torino 2006, Vancouver 2010 e Sochi 2014, classificandosi nona, decima e undicesima. Nel 2006 ha conquistato una medaglia d’argento ai Mondiali Junior, un anno dopo si è confermata tra i “big”, arrivando terza ai Campionati del Mondo di Madonna di Campiglio. In Coppa del Mondo ha ottenuto quattro podi, tre secondi posti tra il 2007 e 2008 e una vittoria nel 2016. Dal 2014 è tornata a vestire i colori rossocrociati dopo aver gareggiato 12 anni per la Federazione italiana. L’abbiamo incontrata per parlare della sua passione e di lei».
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reestyle moguls, la sua specialità… Spieghi, a chi ne capisce poco come me, di che cosa si tratta… «Si tratta di una discesa in una pista di gobbe lunga circa 200-250 metri. Durante il percorso bisogna compiere due salti diversi, il primo dopo poche gobbe e il secondo verso la fine del percorso. Una giuria attribuisce i punteggi in base alla tecnica dello sci tra le gobbe, alla qualità e difficoltà dei salti e alla velocità. È uno sport olimpico da Albertville 1992». Ha fatto di una passione il suo lavoro, un sogno che non tutti possono vivere. Come si diventa professionisti? Qual è stato il suo personale percorso? «Ho iniziato a praticare il freestyle moguls quando avevo 10 anni, grazie ad
una giornata di prova organizzata dallo Sci Club Airolo che feci assieme a mio fratello e alcuni amici. Eravamo un gruppo di bambini a cui non interessava lo sci alpino, ma che voleva divertirsi in altri modi sulla neve. Fu amore a prima vista e così decidemmo di fondare il Freestyle Team Airolo. Dopo due anni entrai nella selezione regionale della FSSI (Federazione Sci Svizzera Italiana) e un anno dopo nella squadra nazionale junior svizzera. Senza rendermi conto passai dal gioco alle prime gare internazionali. Nell’estate del 2002, per poter proseguire la mia crescita sportiva e inseguire il mio sogno olimpico, ho preso la decisione che mi ha appunto permesso di trasformare la mia passione in lavoro: ho cambiato federazione e sono andata in Italia. È stata una scelta difficilissima, ma in quel periodo Swiss Ski non voleva investire
SPORT / DEBORAH SCANZIO
nelle gobbe e in Italia c’era una struttura molto professionale per preparare i Giochi di Torino 2006». Se fosse rimasta in Svizzera, non avrebbe trovato sbocchi? «No, e probabilmente avrei smesso. Poi però anche in Italia le cose sono cambiate e hanno chiuso la squadra e visto che da anni Svizzera e Italia si allenavano assieme, nel 2014 ho deciso di tornare in Svizzera. Per me – tirando le somme - è stata una cosa positiva: volevo tornare a casa, anche se mi dispiaceva abbandonare l’Italia dopo che mi aveva accolta quando ero una ragazzina. È stato però bello sentirsi la benvenuta in Swiss Ski: erano tutti molto contenti di riabbracciare un’atleta matura, ma ancora competitiva». Immagino che essere nata in Leventina l’abbia aiutata… «Nonostante si possano praticare diversi sport in questa regione, una volta si diceva che in Leventina si sciava o si giocava a hockey. Io ho messo gli sci a 2 anni e l’hockey lo seguo appassionatamente da tifosa HCAP». Ammettiamo, appunto, che non fosse nata a Quinto: fosse nata, che ne so, a Stabio, quale sport si immagina avrebbe praticato? «Mi dicono sempre che da bambina ero parecchio agitata e un po’ “pazzerella,”
quindi immagino che avrei scelto uno sport “estivo” simile al freestyle moguls, ma non saprei cosa. Se invece penso ai miei attuali hobby, mi sarebbe piaciuto approfondire il tennis o la MTB. Di sicuro uno sport all’aria aperta». E, in senso più generale, cos’è lo sport per Deborah Scanzio? «Una passione e una “droga”. Ne ho bisogno per stare bene, sia sotto forma di sfogo che per passare dei momenti divertenti in compagnia di amici. Inoltre, da alcuni anni, mi piace tantissimo scoprire nuovi paesaggi facendo sport, in bicicletta o a piedi». Come ci si prepara a una gara? «Prima di una gara di Coppa del Mondo ci sono sempre due giorni di allenamento per provare la pista. Bisogna trovare il giusto feeling con la neve, il pendio, i salti e il tipo di gobbe (lunghe, corte, grosse, ghiacciate). La pista si modifica molto con il passare del tempo ed è dunque importante sapersi adattare ai cambiamenti. Il giorno della gara si possono ancora fare un paio di discese di riscaldamento prima della qualifica». Riti scaramantici? «Mio fratello mi prende sempre in giro per i gesti che faccio prima di una discesa o di una gara. Sono dei tic inconsci che faccio per concentrarmi e trovare il giusto stato mentale. Ad esempio sistemo spesso la maschera da sci prima di partire». E come si prepara, invece, un’intera stagione? Come ci si gestisce nei momenti in cui non ci sono gare? «La preparazione alla stagione è lunga e a volte è dura pensare che ci si prepara tutto l’anno per 3 mesi di gare. Ma fa parte del gioco e alla fine ci sono così tante cose da fare che il tempo vola e dopo tanti anni ti abitui alla routine degli allenamenti. La gente pensa che chi pratica sport invernali inizi a prepararsi in autunno, ma in realtà ci si allena tutto l’anno. A volte
si gira il mondo per cercare la neve e in altri momenti si resta a casa per la preparazione fisica e acrobatica». Immagino che conduca una vita sana: cosa fa per il suo benessere e quanto è importante stare bene con se stessi? «I miei hobby sono le cose che mi fanno stare bene, quando posso mi rilasso facendo sport in natura con gli amici. Mi piace andare in MTB o in bici da corsa o camminare in montagna. Negli ultimi anni ho imparato ad amare le piccole cose e questo mi fa stare bene con me stessa. Nello sport non sempre riesco a controllare le mie emozioni e allora faccio leva sui consigli del mio preparatore mentale, con cui lavoro da tantissimi anni. Il suo sostegno mi è molto utile anche nella vita quotidiana». Quello che fa le piace sempre o ci sono momenti in cui ha la tentazione di mollare tutto? E come reagisce? «In questo momento della mia carriera sono finalmente tornata a sciare con una mente più libera e quindi a divertirmi di più. In uno sport molto tecnico come quello che pratico, la fiducia gioca un ruolo fondamentale: se credi in te stesso e in quello che sai fare, i dubbi e le paure spariscono. Quando però lavori sodo e non raccogli quello che desideri e credi di meritare, ti viene voglia di mollare tutto. Mi è capitato più volte, l’ultima a inizio 2017. Ma poi stacchi la spina per qualche giorno, ricarichi le batterie, torni lucida e ottieni finalmente un buon risultato che ti conferma che anche tu puoi lottare con i migliori. Sicuramente, un’altra parte fondamentale che ti aiuta a superare i momenti difficili è l’ambiente in squadra. Il nostro è uno sport singolo, ma che si pratica per molte settimane lontano da casa: è dunque fondamentale sentirsi bene all’interno del team».
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Il bello e il brutto di essere una sportiva professionista? «Come detto, ho il privilegio di aver trasformato una passione in lavoro, ho potuto viaggiare molto e vivere tante esperienze uniche ed emozionanti che mi hanno arricchito a livello umano e trasformato nella persona che sono. Ci sono dei punti positivi che sono però anche… negativi: avere una vita così movimentata significa stare perennemente con la valigia in mano e quindi perdersi cosa succede a casa e rischiare di far fatica a socializzare. Fortunatamente, con l’avvento delle nuove tecnologie, è molto più facile tenersi in contatto con gli altri e quindi ci si sente meno “soli” quando si è lontani. Tra i punti negativi, citerei anche l’usura del corpo: uno sportivo d’élite consuma più del previsto il proprio corpo e a volte bisogna fare i conti con gli infortuni». Che cosa fa quando non calza gli sci? «Lavoro a tempo parziale presso Valbianca SA, la società che gestisce gli impianti di risalita di Airolo-Pesciüm. Mi occupo anche della parte amministrativa e curo il marketing della Deborah sportiva professionista: insomma, sono una specie di “manager di me stessa”. Non devo preoccuparmi di organizzare gli allenamenti o le trasferte, visto che a quello ci pensa Swiss Ski, ma per poter vivere di sport e di sci bisogna contare su sponsor solidi e fedeli». Pratica uno sport prettamente invernale: ma l’inverno le piace sempre, in ogni sua manifestazione? «Fino a qualche anno fa adoravo molto di più l’estate che l’inverno, ero una sciatrice atipica. Mi piaceva il caldo e il mare, ma ora apprezzo molto la montagna in ogni stagione e dunque anche in inverno». E dell’estate, che un tempo preferiva alla stagione fredda, cosa mi dice? «Vivendo in montagna e passando tanto tempo al freddo e sulla neve, dell’e-
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state mi piace poter girare con le infradito e pochi strati di vestiti. Mi piace il mare e rilassarmi sulla spiaggia leggendo un libro, anche se negli ultimi anni sono diventata “iperattiva” e anche in vacanza mi piace svolgere tante attività e praticare sport». Le piace anche scrivere, ha una sua rubrica giornalistica e cura il suo blog con grande attenzione: dello sci abbiamo detto, ma dove nasce il piacere dello scrivere? «Devo ringraziare la mia professoressa di italiano alla Scuola Cantonale di Commercio, con il suo modo di insegnare è riuscita a trasmettermi la passione per la letteratura. Ho iniziato a leggere di più e così anche la mia scrittura è migliorata. Con il passare del tempo, ho scoperto che riuscivo a esprimere meglio determinati concetti o pensieri scrivendo e così le mie news sportive sul mio sito (www. deborahscanzio.com) sono diventate sempre più lunghe e articolate. Nella primavera del 2012, mentre ero infortunata a un ginocchio, un mio amico giornalista mi ha mostrato come funziona un giornale, facendomi fare anche dei lavoretti. Be’, mi è piaciuto. E poco dopo, ho incontrato il direttore della rivista “Sportiamo” che, scherzando, mi ha detto che avrei potuto gestire una mia rubrica intitolata “A Scanzio di equivoci”. Rubrica che ora esiste per davvero e curo con grande piacere».
È anche molto attiva sui social: come mai? È stato inevitabile? Che rapporto ha con il mondo virtuale? «Mi piace condividere con amici e fans alcuni momenti o emozioni che fanno parte della mia vita da sportiva, cose che magari non pubblico sul sito o che non vengono riprese dai giornalisti. Ho iniziato con Facebook ed è il social che uso di più, poi ho provato anche con Twitter e Instagram, ma onestamente non sono molto pratica di questi due mezzi di comunicazione. In linea generale, credo si debba diversificare i contenuti e i messaggi, ma nella lista delle mie priorità non riesco sempre a trovare il tempo per farlo. Devo ammettere che seguo anche poco quello che fanno gli altri: chi mi conosce sa bene che ogni tanto mi ritiro nel mio mondo». Chiusa la carriera agonistica, cosa farà? Come sta costruendo il suo futuro? «Non so ancora al 100% cosa farò… ma ho diverse idee! Di sicuro, essere già entrata nel mondo professionale (come dipendente di Valbianca) mi ha permesso di acquisire esperienze anche in altri campi e di arricchire il mio bagaglio di conoscenze. In ogni caso, una volta terminata la carriera sportiva, mi immagino attiva su più fronti, in ufficio come all’aria aperta. Dopo una vita irregolare, non vorrei avere degli orari fissi. Spero di poter tenere un piede anche nel mondo del freestyle, magari lavorando come allenatrice oppure nelle attività di promozione di questa disciplina. Inoltre, dopo aver svolto un corso nel 2011 organizzato da Swiss Olympic (manager di organizzazioni sportive, livello base), mi piacerebbe continuare la formazione di management sportivo. Finora ho realizzato tanti sogni e spesso sono riuscita a fare ciò che desideravo: con impegno e determinazione, sono sicura che quando smetterò con sci, gobbe, gare e allenamenti troverò un lavoro che mi soddisferà pienamente».
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LAGO DI COMO / CITTÀ DEI BALOCCHI
E le stelle stanno a guardare ORMAI DA ANNI ENTRATO DI DIRITTO FRA LE METE DEI MERCATINI NATALIZI, IL FESTIVAL LARIANO ORA SI ISPIRA AGLI ASTRI E PROMETTE DI ABBAGLIARE PICCOLI E GRANDI. UN CASO DA NON PERDERE D’OCCHIO, VISTO CHE È STATO IN GRADO DI INTERCETTARE UN TURISMO NUOVO, GENERANDO UN INTROITO DI 10 MILIONI DI EURO. DI MANUELA LOZZA
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l pregio di Como Città dei Balocchi è certamente quello di riportare, tra il 25 novembre e il 7 gennaio, in tutto il centro storico quell’atmosfera natalizia fatta di musiche, luci, profumi che in molte città occidentali si è ormai persa, relegando i giorni simbolo di Santa Claus a mere rincorse affannate per cercare gli ultimi regali. Una commercializzazione fine a se stessa che non soltanto faceva rinunciare allo spirito, ma cominciava a dimostrarsi controproducente, proprio perché ormai stucchevole e vuota. In più il festival, organizzato da 24 anni dall’Associazione Amici di Como, punta a rinvigorire l’indotto generato dal periodo natalizio anche riportando l’attenzione su un territorio e un lago ricchissimi di storia, tradizioni e risorse naturali.
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Como Città dei Balocchi, non dei giocattoli o peggio ancora dei videogames, ma di quei magici oggetti che ci ricordano l’infanzia di chi ci ha preceduto, bambini ormai cresciuti, che troveranno comunque all’interno della manifestazione grandi spazi a loro dedicati. Perché se la missione iniziale fu quella di ridare il Natale ai bambini, è anche vero che ormai da anni questo festival propone diverse forme di intrattenimento, teatro, mostre, musica e performance, tutte incorniciate dalla spettacolare scenografia del Magic Light Festival. Proiettori distribuiti in diversi punti del centro storico, disegnano sulle mura di eccellenze artistiche come la Cattedrale, il Teatro Sociale, le case storiche, luci mobili, per ammirare le quali nell’ultima edizione si sono mossi turisti da tutta Europa. Un intero centro storico, già pregevole artisticamente, che si veste dello spirito natalizio e ci permette di immergerci nella sua magia. Il cuore pulsante della manifestazione saranno via Plinio e Piazza Cavour, nelle quali si svolgeranno i famosi
mercatini natalizi, in cui oltre ai giochi per bambini, faranno la loro grande figura i prodotti enogastronomici locali. Nella passata edizione, 50 casette con 46 espositori hanno permesso, insieme agli eventi collaterali, un numero di presenze da urlo. Grazie infatti ad un contatore installato dal Politecnico di Milano, è stato possibile quantificare in più di un 1.850.000 le presenze nei 44 giorni di festival. Sempre in piazza, anche quest’anno non potrà mancare la pista del ghiaccio con vocazione solidale. La gestione sarà affidata alla Croce Azzurra che utilizzerà il ricavato per sostenere le sue attività. Attesissimo dai melomani, il concerto di Natale in cattedrale, con l’esibirsi della prestigiosa Filarmonica Arturo Toscanini. E poi la mostra dei presepi nella chiesa di San Giacomo e ovviamente l’arrivo di Babbo Natale e quello della Befana che anche quest’anno, grazie alle associazioni e alle aziende che si sono rese disponibili, distribuiranno ai bambini migliaia di doni. E ancora musica con le Note di Natale e i tanti altri eventi non solo in centro storico. A Capodanno i fuochi d’artificio incendieranno il lago e per tutto il periodo non mancano, insieme a decine di altri eventi e progetti, l’istallazione della ruota panoramica, della giostra del ‘700 e lo spettacolo dei burattini. Sarò invece una novità il Villaggio Africano, allestito nel palazzo del Broletto per stimolare la conoscenza e la comprensione dell’altro, attraverso le tradizioni natalizie delle zone rurali dell’Africa centrale. Una manifestazione quindi, che dati i
grandi numeri delle passate edizioni, non è soltanto un momento ludicoemotivo, ma è anche un grosso introito per la città e per le sue aziende. Presenze da record, come dicevamo, con picchi nel giorno dell’Immacolata e nei fine settimana. Numeri eccezionali soprattutto se pensiamo che per almeno 5 volte si sono registrate maggiori presenze che nei giorni di punta del periodo estivo, momento storicamente più gettonato per visitare Como, soprattutto per chi arriva dall’estero. A beneficiare di questa grande affluenza non sono stati soltanto in modo diretto i negozi e le bancarelle, ma in particolare le strutture ricettive. Ecco un dato percentuale che non lascia dubbi: l’indice di occupazione delle strutture nei giorni tra Natale e l’Epifania ha toccato il 75%. Mentre sotto Capodanno, gli hotel di Como sono arrivati a riempire quasi il 100% delle camere. Una cifra record in Lombardia, estremamente importante se si tiene conto di tutte le prestigiose mete montane e sciistiche della Valtellina e del bergamasco. È possibile anche capire da quali località si siano mosse queste persone, grazie agli accessi registrati all’infopoint e ai dati raccolti per via sondaggistica. Molti gli italiani (per circa il 50% formati da Lombardi) e un 20% di stranieri, con in testa spagnoli, francesi, britannici e tedeschi. Merito della Città dei Balocchi, è stato quello di intercettare un
nuovo turismo che si sta radicando in tutta Europa, quello per bambini. Il fenomeno dei family hotel non può più fermarsi soltanto alle località di mare e alle mete sciistiche, ma deve prevedere una strategia che possa attirare questo tipo di clientela durante tutto l’anno, anche su mete che non rientrano in questi settori. Così come nel mercato del libro, anche in quello del turismo i prodotti dedicati ai piccoli risentono meno della crisi. Un mercato che non può prescindere da alcune peculiarità che chi si occupa di in-coming deve assecondare. In cui, per esempio, il passaparola è fondamentale e la soddisfazione del piccolo ospite è al primo posto fra le preoccupazioni del cliente pagante, l’adulto accompagnatore. Ma per accontentare il family tourism non basta una strategia di prezzi, è l’esperienza intera a dover essere adeguata alle specifiche esigenze. L’eliminazione delle barriere architettoniche che rendono complessa la mobilità con passeggino, guide specializzate che sappiano interagire in modo specifico, interessando il bambino senza annoiare l’adulto e ovviamente eventi adatti ai diversi momenti dell’infanzia, tenendo presente che le famiglie spesso si muovono con due o più bimbi di età diversa. Non c’è dubbio che perseguendo questa strada si possa aprire un varco di prosperità nel settore turistico, come dimostrano i dati della passata edizio-
ne del festival lariano. In modo realistico, ci riferiamo a una cifra che supera i 10 milioni di euro, spesi fra parcheggi, bar, ristoranti e hotel. Oltre ovviamente a tutto ciò che è stato acquistato direttamente nelle casette del mercatino o nei negozi del centro storico, considerando che secondo i sondaggi, il 70% degli intervistati ha dichiarato di aver fatto shopping durante la presenza alla Città dei Balocchi. Dati certamente da non sottovalutare e che possono diventare uno sprone per il turismo della fascia alpina e Prealpina europea. Fenomeno che non è passato inosservato, tant’è che l’Università dell’Insubria ha deciso quest’anno di proporre ad una propria studentessa una tesi di laurea in Scienze del Turismo, impregnata proprio sull’indotto generato dalla Città dei Balocchi.
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COMO CHIAMA LUGANO DANIELE BRUNATI, COORDINATORE GENERALE DEL FESTIVAL, CI SPIEGA IL SUCCESSO DELLA CITTÀ DEI BALOCCHI. E CI INVITA A SALIRE A BORDO. DI MANUELA LOZZA
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n progetto lungimirante, che potrebbe far scuola nel family tourism. Era nei vostri piani 24 anni fa o anche voi ne siete oggi sorpresi? «Siamo partiti fra la diffidenza generale e noi stessi non eravamo certi del successo, perché quanto ci accingevamo a fare era una novità assoluta. Ecco un aneddoto chiarificatore: nel momento in cui il Consorzio Como Turistica ci approvò la prima edizione su un preventivo di 70 milioni di euro, un consigliere disse: “Figuriamoci! Se davvero parte, mi dimetto”. Abbiamo perso un consigliere… E in più, già quella prima edizione ci diede una grande soddisfazione, poiché la Rai registrò qui una puntata di Sereno Variabile: non esisteva nulla di simile. Nulla di incentrato sull’atmosfera, sul Natale, la famiglia e i suoi valori. A Bolzano da 2 anni si erano inaugurati i primi mercatini, ma si trattava di stand di vendita, non c’era un’idea di festa a 360°». Pullman e hotel prenotati da oltralpe da marzo dell’anno precedente: qual è il motivo principale che spinge i cugini europei a venire lì invece che altrove? «L’atmosfera che si crea anche grazie a una peculiarità tutta comasca che, per una volta, non è il lago, ma le tre piazze, tutte collegate fra loro, che creano il cuore del centro storico, con la basilica come fulcro. E poi da lì ancora i portici Plinio, fino al lago e a una quarta meravigliosa piazza. Questo ci offre la scenografia perfetta per il no-
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stro spettacolo di luci, che in questo modo diventa unico al mondo. Monumenti immersi, non incorniciati o sottolineati come a Lione, da architetture luminose pensate proprio per creare un’atmosfera». Parliamo dell’indotto, chi sono i primi beneficiari della Città dei Balocchi e degli eventi correlati? «Como è stata sempre considerata una meta di turismo congressuale. Con la Città dei Balocchi, gli alberghi hanno accettato la sfida a cambiare pelle e attrezzarsi per le nuove esigenze di un turismo tutto di cultura, svago e relax. Affrontato questo cambiamento, di certo hanno beneficiato della nuova situazione perché, anche grazie a Città dei Balocchi, a Como stiamo risolven-
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do il problema della destagionalizzazione del turismo. Prima addirittura le strutture chiudevano da novembre fino alla primavera, ora arrivano durante le festività invernali ad avere pieno anche il 100% delle camere». Di cosa avreste bisogno per migliorare ancora? Che cosa vi piacerebbe poter realizzare e chi potrebbe muoversi per mettervi nelle condizioni di farlo?
«Vorremmo allargarci alla provincia e sul lago. Vorremmo che il Lario diventasse il lago di Natale, coinvolgendo tutte le rive, di anno in anno, fino a farlo diventare il più grande presepe naturale del mondo. Ma tutti gli aspetti procedurali sono difficili e soprattutto esiste uno scoglio economico. In più, consci che il Natale non ha confini nei suoi valori, vorremmo mettere in atto delle collaborazioni più ampie, per esempio con il Canton Ticino. Attirare visitatori da lontano, che si muovano in un tour di atmosfere, tra Como e Lugano, perché tutto fa crescere e collaborare non può che far bene ad entrambe. I nostri competitors devono essere invece le città austriache e tedesche, che con quei 2 mesi di turismo natalizio, vivono floride tutto l’anno».
Balocchi viene realizzata principalmente grazie al contributo privato di imprenditori, alcuni dei quali legati ad Amici di Como e Consorzio Como Turistica. Poi sicuramente è importante il sostegno del Comune, di Regione Lombardia e della Fondazione Cariplo. Ma anche in questo senso, la manifestazione si alimenta del suo successo, tant’è vero che quest’anno si potranno illuminare due nuove piazze - Volta e San Fedele - grazie all’impegno di negozianti e gestori di altre attività che, affascinati dalle precedenti edizioni, hanno raccolto contributi per ampliare il Magic Light Festival, portandolo fin davanti alla propria vetrina».
Questi anni sono stati difficili? Chi ha remato contro? «La burocrazia. E in particolare (anche se siamo fiduciosi che già a partire del prossimo Natale la cosa migliorerà) i tempi ristrettissimi del bando che, dandoci garanzia della fattibilità della manifestazione soltanto ai primi di ottobre, di fatto ci ha sempre impedito una buona ed efficace promozione. Ma è di certo più lungo l’elenco di chi invece ha dato una mano: la Città dei TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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IL PALAZZETTO DEL VESCOVO l Palazzetto del Vescovo è un edificio storico fatto costruire come pertinenza della casa vescovile per collegarla alla darsena del lago, da Branda Castiglioni eletto Vescovo della città nel 1466. Il piano terra, porticato con cinque arcate sostenute da colonne e capitelli e il primo piano, con finestre ad arco acuto e cornici in cotto, fronteggiavano un giardino verdeggiante che conteneva un frutteto e vialetti per raggiungere il lago. Ancora oggi rimangono diversi elementi ornamentali ben distinti della Casata dei Castiglioni, raccontata con il nobile stemma scolpito sui capitelli e disegnato sugli straordinari soffitti a cassettone. Il Ristorante “i TIGLI in THEORIA” In questo spazio suggestivo, nella posizione pivilegiata in prossimità del lago e del Duomo, è ospitato il ristorante stellato i TIGLI in THEORIA. Un ambiente elegante e accogliente, con sale confortevoli e spazi riservati, in grado di ricevere gli ospiti in un’atmosfera esclusiva. Gli fa da cornice un grazioso giardino dove è possibile provare i piaceri della tavola nelle belle serate d’estate. Il ristorante è composto da una grande sala, unica per i pregiati dettagli nell’arredo in armonia con l’imponente soffitto a cassettoni che la sovrasta, coronata da grandi archi luminosi che rivelano l’armonia del giardino. Per i clienti più esigenti e affezionati alla “liturgia” che si svolge tra pentole e fornelli, il ristorante i TIGLI in THEORIA mette a disposizione un “Tavolo dello Chef”, che dalla sala prosegue idealmente all’interno della cucina, dove è possibile osservare lo Chef e la sua brigata mentre elaborano idee e compongono piatti con creatività e raffinatezza, interpretandoli in forma moderna. Il ristorante dispone inoltre di salette destinate ai clienti che cercano riservatezza in un’atmosfera silenziosa di pathos ed eleganza. THEORIASTUBE presenta l’essenza e il fascino della cultura Walser offrendo quattro sale distinte: “Contadina”, “Principessa”, “Dama” e “Regina”. Il loro caratteristico rivestimento in legno lavorato, in una profusione di dettagli e di ornamenti artistici, fa da cornice alle originali proposte gastronomiche: una festa per i sensi di chi vuole apprezzare la varietà dei sapori freschi e genuini, offerti da un servizio attento e puntale. La cantina a vista nella sala che si affaccia sulla cucina offre uno sguardo sulla prestigiosa selezione dei vini, scelta con cura tra le esclusive etichette italiane e internazionali. Sopra il ristorante è a disposizione un suggestivo LOUNGE BAR, il luogo ideale dove incontrare amici e colleghi per un aperitivo, coccolati da un servizio impeccabile e da delicate creazioni gastronomiche. L’accogliente sala ORIENT EXPRESS invita gli ospiti a intraprendere un’esperienza sensoriale unica e a lasciarsi trasportare in un viaggio a bordo di un treno senza tempo dove poter sorseggiare straordinari cocktails o andare alla scoperta del vero tè, fatto dall’infuso di foglie intere.
i TIGLI in THEORIA si trova nell’edificio storico, costruito nella seconda metà del Quattrocento dal vescovo di Como Branda Castiglioni, in prossimità del lago e del Duomo. In questo contesto, gli ospiti hanno la possibilità di assaporare una varietà di piatti che la cucina creativa di Franco Caffara, basata su originalità e alta qualità, propone seguendo la stagionalità e la grande varietà dei prodotti italiani. Sapori fini e distinti accompagnati da una valida lista di vini accuratamente selezionati. A disposizione della clientela un Tavolo dello Chef, di fronte allo spettacolo incalzante della brigata dei cuochi e TheoriaStube, l’intimità di sale realizzate con materiali pregiati che riconsegnano l’atmosfera rustica, ma insieme ricercata, della cultura Walser. Un suggestivo e socievole Lounge Bar invita a trascorrere momenti in tutto relax e a sorseggiare miscele pregiate. Alle pareti delle sale storiche, espressioni artistiche policrome si integrano e convivono con le tracce del passato, tutto in un’atmosfera fortemente evocativa di ristoro e cultura, di sapori e di arte.
Ristorante • Stube • Lounge Bar Via Bianchi Giovini, 41 • Como • Tel. +39 031 305272 – +39 031 301334 • info@theoriagallery.it • www.intheoria.it
NEWS
Adriana Beretta. Stanze e distanze
La Fondazione d’Arte Erich Lindenberg presenta, dal 26 novembre 2017, un’esposizione dedicata all’artista Adriana Beretta. In mostra un nucleo di opere inedite realizzate sull’arco di diversi anni, caratterizzate da un equilibrio delicato tra poesia e concettualità in un dialogo continuo tra vari registri linguistici. Dal disegno alla fotografia, all’elaborazione al computer o all’installazione, Adriana Beretta induce lo spettatore a spostare la sua attenzione dalle consuete abitudini percettive al fine di ottenere una fuggevole visibilità verso altre possibili dimensioni del reale. A complemento una selezione di acquarelli di Erich Lindenberg, i Piccoli quadri spaziali, opere in cui lo spazio vuoto diventa motivo in sé: ovvero astrazione di spazi fotografici e prospettici. Adriana Beretta
Jazz Cat festeggia 10 anni di concerti con una stagione che promette spettacolo! Dal sax di Ronnie Cuber alla strepitosa chitarra di Pat Martino; dalla giovane stella catalana della tromba Andrea Motis allo spettacolo Jazz the Story con Jon Faddis e una band di 10 star americane al Teatro di Locarno: la nuova stagione si annuncia dirompente. Quella che il Jazz Cat Club di Ascona si appresta a vivere è una stagione davvero importante. Nato quasi per scommessa, il club festeggia infatti suoi primi 10 anni di attività. E lo fa in piena salute, conscio del lavoro fin qui svolto con tanta dedizione e passione, ma soprattutto con la volontà di guardare al
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futuro “con la rinnovata volontà di sperimentare e mettersi in gioco”. Ad attestare un bilancio più che positivo basterebbe scorrere la lista degli artisti passati al teatro del Gatto in dieci anni e quasi 80 concerti: da Ron Carter a Jon Scofield, da Steve Gadd a Kenny Barron, da Stacey Kent a Jeff Hamilton, da Joey De Francesco al Premio Grammy Cécile McLorin… Il concerto di lunedì 22 gennaio ospiterà la band del pianista, cantante e compositore francese Julien Brunetaud che con il suo nuovo album Playground propone standard e composizioni origi-
è nata a Brissago e vive e lavora a Bellinzona. Dopo aver conseguito il diploma alla scuola Magistrale di Locarno, si trasferisce a Monaco dove frequenta la Kunstakademie dal 1972 al 1974 e poi a Bologna dove segue alcuni corsi al DAMS dal 1978 al 1980. Negli anni successivi soggiorna in alcune città europee. In seguito intraprende diversi viaggi, privilegiando dapprima i paesi arabi (Marocco, Iraq e Iran), poi in Tailandia nel 1989 e nel 1991 e in Niger, dove dal 1998 al 2002 ritorna con regolarità vivendo e lavorando in stretto contatto con gli abitanti e la cultura Tuareg. Adriana Beretta ha presentato le sue opere in importanti spazi pubblici e privati, In Svizzera e all’estero. (Museo Villa Pia, via Cantonale 24, 6948 Porza 26 novembre 2017 – 8 aprile 2018).
nali ispirate a maestri del piano di New Orleans. Una voce suadente, uno stile alla tromba che ricorda lo struggente lirismo di Chet Baker e la lezione di un grande bopper come Kenny Dorham: 21 anni, la stella catalana della tromba Andrea Motis presenterà lunedì 27 febbraio Emotional Dance, album targato Impulse! che spazia da Billie Holiday a Tom Jobim, dal bop latino di Horace Silver a composizioni originali e canzoni in catalano. Da segnalare infine il concerto di lunedì 9 aprile, occasione più unica che rara per ammirare uno dei più grandi chitarristi viventi del jazz: Pat Martino. Un autentico mito delle sei corde, celebrato per il suo incredibile virtuosismo messo al servizio di molte stelle del jazz, e la sua originale produzione fra jazz di punta e influenze rock, pop e world music. Informazioni: www.jazzcatclub.ch
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NEWS
Piatti e Ricordi d’Osteria tra Ticino e Lombardia con Mamma Lucia
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PIATTI&RICORDI D’OSTERIA TRA TICINO E LOMBARDIA
IN COMPAGNIA DI MAMMA LUCIA FONTANA EDIZIONI SA GASTRONOMIE&TOURISME
Un fisico da campione L’Associazione Sportiva Svizzera Italiana Rugby Sevens (AS SIRS) ha presentato, per il terzo anno consecutivo, il proprio calendario a scopo benefico realizzato coinvolgendo alcuni dei propri giocatori. Tra i partecipanti all’iniziativa da segnalare quest’anno, oltre ad alcuni rugbisti di livello internazionale come il sudafricano Ben De
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Ci sono personaggi della ristorazione che lasciano il segno e ai quali tutti dobbiamo qualche cosa. Fra questi spicca sicuramente con la forza della sua tradizione culinaria la grande cuoca Lucia Polloni che per un cinquantennio ha rappresentato un passionale esempio di convivialità ristorativa. Oggi, ormai ottuagenaria, Lucia si è raccontata, svelando i segreti che hanno fatto grande la sua cucina e confidando la storia fantastica del suo saporito percorso gastronomico all’amico giornalista Alberto Dell’Acqua, che a sua volta ci confida: “E’ una storia di vita veramente speciale che comporta una grande responsabilità: quella di narrarla cercando di trasmettere al meglio il gusto e la grinta che questa grande donna ha saputo impregnare con entusiasmo in tutto quello che faceva”.
Jager, l’italo-australiano Steven Bortolussi o il neozelandese Nick Thomson, la presenza del già campione del mondo con gli All Blacks Craig Green nella veste di allenatore dei 7 Sirs. I calendari, che mettono in evidenza i fisici di dieci giocatori provenienti da tutto il mondo, sono stati realizzati quest’anno dallo Studio Daulte di Locarno. Il ricavato delle vendite andrà a favore del progetto Greenhope “Sports Against Cancer”. Per maggiori informazioni: www.7sirs-calendario.ch
Una bella storia che ha dato vita a uno stupendo libro dove, tra un capitolo e l’altro e un piatto e l’altro, si rievocano gli avvincenti momenti che hanno caratterizzato il sapere di Lucia, dall’apertura del suo primo ristorante, il “Della Posta” di Cureglia nel 1967, a oggi. È un sapere che ha fatto il pendolo tra la natia Cremona e l’accogliente Ticino scandendo le ore sulla vita di questa “pasionaria” super cuoca dallo spirito materno ma che con i suoi piatti ha sedotto tre generazioni di buongustai tra i quali illustri personaggi presenti tra le pagine del volume. Un libro che rappresenta un’eredità arricchente per il mondo della gastronomia dove tra un brindisi e l’altro, l’attento autore fa emergere con competenza e forza quei veri valori umani che rendono più saporita la vita. (Mamma Lucia di Alberto Dell’Acqua, 228 pagine, oltre 400 illustrazioni, inserto di 40 specialità, Albo d’Oro con illustri personaggi. Disponibile dal 13 dicembre, giorno di Santa Lucia. CHF. 68.- Co-Edizione Gastronomie & Tourisme - Fontana SA, Pregassona. info@gastronomietourisme.ch)
NEWS
Un trionfo lungo 70 anni Con le premiazioni del Concorso di eleganza si sono concluse le celebrazioni dei 70 anni Ferrari sulla pista di Fiorano. Un evento speciale che ha visto oltre 4 mila clienti da tutto il mondo e quasi mille vetture convergere sul tracciato che tiene a battesimo tutte le Ferrari. Una festa ideale per il marchio al termine di un anno marcato da un ciclo di eventi che ha toccato 60 Paesi e che continuerà fino alla fine dell’anno. Sul prato di Fiorano ad attirare gli sguardi di clienti e appassionati sono state le 120 vetture storiche, alcune rarissime e di grande valore, che sono state suddivise in venti classi e si sono contese il titolo di “Best of Show” nelle categorie Sport e Gran Turismo. Un compito davvero non facile per i giudici che alla fine si sono trovati d’accordo nell’assegnare i due titoli
alla 340 MM Spider Vignale del 1953 e alla Testarossa Spider del 1986. La 340 MM Spider Vignale ha una intensa storia sportiva: questa vettura disputò diverse gare e conquistò la sua più importante affermazione imponendosi nella Mille Miglia del 1953 con Giannino Marzotto e Marco Crosara. La Testarossa Spider del 1986 è invece una vettura unica, la sola versione spider costruita di questo modello. Venne realizzato per celebrare il 20° anniversario della nomina alla presidenza della Fiat dell’Avvocato Gianni Agnelli, che ne fu proprietario fino al 1991. Uno dei momenti memorabili del weekend di Fiorano è stata l’asta, idealmente aperta dal passaggio degli Eurofighter Typhoon del 4° stormo dell’Aeronautica Militare di Grosseto, accomunati alla Ferrari dal fatto di
portare sulle carlinghe il cavallino rampante introdotto dall’eroe di guerra Francesco Baracca. L’asta ha visto i collezionisti contendersi 38 preziose vetture della Casa di Maranello tra le quali una LaFerrari Aperta esclusiva, battuta a 8,3 milioni di euro interamente devoluti a Save the Children, che li impiegherà per la scolarizzazione di migliaia di bambini tra i più vulnerabili dei Paesi di Africa, Asia, Europa e Sud America. Il valore complessivo dell’asta ha raggiunto i 63 milioni di euro, un record per un evento dedicato a un’unica marca. Rimarrà indimenticabile anche Rosso 70, il grande spettacolo aperto dal saluto del Presidente Sergio Marchionne. Lo show ha raccontato la visione di Enzo Ferrari e i suoi sogni, diventati realtà in tutto quello che la Ferrari rappresenta oggi nel mondo.
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NEWS
La storia della Funicolare San Salvatore
Dal 2008 la Società Funicolare San Salvatore offre sulla sua vetta, un percorso espositivo permanente del manifesto turistico che si snoda sul cammino che dalla stazione di arrivo porta comodamente fino in cima al monte. La suggestione delle immagini proposte, con pannelli formato mondiale
Anticorpi ingegnerizzati dalla natura Una pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica Nature descrive due nuove tipologie di anticorpi non convenzionali che sono frequentemente prodotti da individui esposti alla malaria e che contengono un frammento aggiuntivo che riconosce i parassiti della stessa malattia. Lo studio è stato condotto all’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) affiliato all’Università della Svizzera Italiana (USI) in collaborazione con il KEMRI-Wellcome Trust Research Programme in Kenya, il Malaria Research and Training Centre in Mali, l’Ifakara Health Institute in Tanzania, lo
disposti all’aperto e a lato di una passeggiata accessibile a tutti, entrano in dialogo con l’ambiente naturale e con il magnifico panorama che si gode dalla cima della montagna, una superba terrazza che si affaccia su tutta la regione del lago di Lugano. Questa quinta ed esclusiva mostra a cielo aperto è stata inaugurata alla presenza dei vertici societari, dello sponsor e con le annotazioni dello scrittore Giorgio Passera. Il tema presenta tramite una trentina di suggestive tavole modulabili con testi in quattro lingue, intercalate da affascinanti manifesti e immagini d’epoca, la storica evoluzione di una visione che ha permesso a risoluti pionieri la realizzazione di un ambizioso progetto quale la costruzione della Funicolare del San Salvatore, l’impianto di risalita turistico più vecchio in eser-
cizio in Ticino. Un’opera strettamente legata allo sviluppo cittadino resa possibile dalla competenza di valorosi precursori che, grazie alla lungimiranza e al loro coraggio, ha permesso di costruire sul “Pan di zucchero della Svizzera” una funicolare che dalla sua prima messa in funzione ha sinora trasportato sul monte dei luganesi per antonomasia, con un significativo traguardo recentemente festeggiato ben 18 milioni di passeggeri. Questa iniziativa ha dimostrato sin dall’inizio di rivestire in ambito turistico un reale valore aggiunto per la città e tutta la regione. Grazie al suo elevato grado di conoscenza, nazionale ed internazionale, il San Salvatore è storicamente una destinazione tra le più apprezzate presenti sul territorio. L’esposizione rimarrà allestita sino a fine 2018.
Swiss Tropical and Public Health Institute di Basilea e l’Università di Oxford. Lo studio è stato finanziato dallo Swiss Vaccine Research Institute, dalla Fondazione Aldo e Cele Daccò e dall’European Research Council (ERC). Il parassita della malaria, il Plasmodium falciparum, è la causa della forma più grave e mortale di malaria. Ciononostante, gli individui che vivono in regioni in cui è diffusa la malattia possono divenire immuni da quest’infezione producendo da soli anticorpi in grado di riconoscere diversi parassiti della malaria. Due anni fa il team dell’IRB e i loro collaboratori avevano scoperto (http://www.usi.ch/it/feeds/4411) una nuova classe di anticorpi che mostrava un’ampia reattività verso i parassiti della malaria grazie alla presenza di un grande frammento aggiuntivo nella
struttura anticorpale. Questo frammento, chiamato LAIR1, originava da una sequenza di DNA che si trova sul cromosoma 19 e si inseriva nei geni degli anticorpi presenti sul cromosoma 14 per generare anticorpi non convenzionali che legano delle proteine specifiche del parassita, chiamate RIFIN. In questo nuovo studio si è scoperto che fino al 10% degli individui che sono esposti alla malaria in Kenya, in Mali e in Tanzania, producono anticorpi contenenti il LAIR1: un dato che suggerisce come questo nuovo tipo di anticorpo sia un’arma piuttosto comune per combattere l’infezione. Molti di questi anticorpi hanno una struttura simile a quella già descritta nel lavoro precedente, tuttavia i ricercatori hanno scoperto degli altri anticorpi con una struttura completamente nuova. TICINO WELCOME / DIC 2017 - FEB 2018
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