Ticino Welcome N° 58

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N° 058 GIUGNO / AGOSTO 2018

MAGAZINE DI PERSONE, EVENTI, AZIENDE, FATTI E NOTIZIE

UN PASSO ALLA VOLTA

EDIZIONE PUBLIGOOD

Svizzera CHF 8,00 / Italia € 6,80

LARA GUT

DOSSIER FONDAZIONI

TAVOLA ROTONDA

PRIMO PIANO

GASTRONOMIA

GUIDO BRASCHLER Importanza delle Fondazioni mantello

IMMOBILIARI Quale futuro per il mercato ticinese?

MARCO SOLARI La cultura come compagna di vita

CITTÀ DEL GUSTO Tutto è pronto, in tavola!





TICINO WELCOME / EDITORIALE

A TE DI MARIO MANTEGAZZA

EDITORE Ticino Welcome Sagl Via C. Cattori 3 CH-6900 Lugano-Paradiso T. +41 (0)91 985 11 88 info@ticinowelcome.ch www.ticinowelcome.ch RESPONSABILE EDITORIALE Eduardo Grottanelli de’Santi COORDINAMENTO EDITORIALE, PUBBLICITÀ E PUBBLICHE RELAZIONI Paola Chiericati LAYOUT E GRAFICA Kyrhian Balmelli IMPAGINAZIONE Mattia Bisi FOTOGRAFIE Si ringraziano le aziende produttrici, amministrazioni, enti e istituzioni del Ticino. Foto di copertina: Yves Bachmann

STAMPA FONTANA PRINT SA Via Maraini 23 CH - 6963 Pregassona SERVIZIO ABBONAMENTI (4 NUMERI) CHF 32.- (spese postali escluse) T. +41 (0)91 985 11 88 www.ticinowelcome.ch PUBBLICITÀ SVIZZERA TEDESCA E FRANCESE FACHMEDIEN ZÜRICHSEE WERBE AG Laubisrütistrasse 44 CH-8712 Stäfa claudio.moffa@fachmedien.ch T. +41 (0)44 928 56 31 COLLABORATORI Benjamin Albertalli, Edoardo Beretta, Fausto Tenzi, Joel Camathias, Rudy Chiappini, Paola Chiericati, Rocco Lettieri, Alessandro De Bon, Franco Citterio, Elisa Bortoluzzi Dubach, Sara Biondi, Carlo Del Bo, Lorenza Bernasconi, Silvano Coletti, Ariella del Rocino, Giacomo Newlin, Maurizio Casarola, Fabiana Testori, Roberto Giannetti, Guglielmo Arrigoni, Keri Gonzato, Paolo Repetto, Manuela Lozza, Elisa Mantegazza, Valentino Odorico, Patrizia Peter Pedevilla, Ronnie Kessel e Marta Lenzi-Repetto.

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edico queste righe a te! A te che quando il semaforo diventa verde ci metti un secondo in più a capirlo e poi finalmente ingrani la marcia e parti, togliendo la possibilità ad almeno altri 4 di passare quel semaforo con te. Dedico a te queste righe! A te che quando c’è colonna ti muovi a 2 km/h, speculando sullo spazio per non doverti fermare, senza curarti che altri dietro di te sono rimasti bloccati all’incrocio per colpa tua. Dedico queste righe a te! A te che agli incroci, o presso le rotonde, ti faresti tagliare una mano piuttosto di fare passare qualcuno. Dedico queste righe a te! A te che ci metti un’ora a posteggiare

nel parcheggio laterale e poi lasci l’auto e i tuoi specchietti sporgere di mezzo metro. Ma, più che ad ogni altro, dedico queste righe e te! A te che hai deciso che non si va a più di 120 km/h in autostrada e hai messo i cartelli dei limiti, cambiando le velocità massima ogni 500 metri, a te che hai imposto il limite a 30 km/h ormai ovunque e hai piazzato migliaia di dossi, difficili da affrontare anche da fermi. Dedico queste righe a te, perché ti penso in ogni momento e sentivo fortemente il bisogno di dirtelo! Di fartelo sapere! Ti penso, ah quanto ti penso!

Mario Mantegazza

DISTRIBUZIONE IN TICINO: Abbonamenti, Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, studi medici e dentistici, studi d’avvocatura, studi d’ingegneria e d’architettura, banche e fiduciarie, aziende AITI (Associazione Industrie Ticinesi), aziende Ccia-Ti (Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato del cantone Ticino), Club Rotary Ticino, Club Lions Ticino, edicole del Ticino. IN ITALIA: Nelle fiere turistiche BIT (Milano), Full Contact (Rapallo), Workshop invernale (Torino/ Milano), TTG (Rimini), Travel Trend (Milano), BTC (Firenze), Aeroporto di Malpensa, Hotel ed esercizi pubblici - Provincia di Como e Lombardia.

TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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SOMMARIO / N° 58

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LARA GUT Un passo alla volta

FABIO PONTIGGIA Le rivoluzioni che hanno sconvolto i media

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MARCO SOLARI La cultura come compagna di vita

TOBIA BEZZOLA La qualità sarà la nostra carta vincente

EDITORIALE 03 A te PRIMO PIANO 06 Lara Gut: Un passo alla volta 14 Fabio Pontiggia: Le rivoluzioni che hanno sconvolto i media 18 Marco Solari: La cultura come compagna di vita 22 Michele Foletti: Una classe politica troppo invidiosa 24 Fintech, more than just e-banking LAC 28 Tobia Bezzola: La qualità sarà la nostra carta vincente 30 LuganoMusica: Etienne Reymond: Il grande ritorno della lirica 34 Opera Lirica: Ah, che bel vivere, che bel piacere! 36 MASI Lugano: Noi e il MASI CULTURA 38 Bacon e Giacometti: Due maestri a confronto 40 Imago Art Gallery: La mia visione della città e della natura 42 Raphael Bruschwig: Il Festival guarda ai giovani FINANZA 46 Ticino For Finance: Accesso al mercato italiano 48 Speciale Fintech: Un’opportunità per la piazza finanziaria ticinese 52 Mutui Ipotecari: Come finanziare l’acquisto di una casa 58 LGT: Una crescita inarrestabile 60 UBS: Economia positiva ma sui mercati è tornata la volatilità 62 UBS: Aiutare le famiglie nel gestire la successione 64 BancaStato: Si è chiusa un’altra ottima annata 66 Banca del Sempione: Ancora un anno di ottimi risultati GASTRONOMIA 68 Lugano Città del Gusto: Tutto è pronto, in tavola 72 Sfide Alimentari: Per un nuovo modello di agricoltura 74 San Pellegrino Sapori Ticino: Tutto il mondo in tavola 76 Luca Bellanca: Cucina d’autore al Metamorphosis di Lugano 78 Acquada: Cucina sincera, decisa e schietta 80 Porto Pojana Ristorante Terminus: Tre anni di successi gastronomici 82 Quattromani: 2015, un’annata eccezionale TURISMO 84 Ticino Turismo: Come il turismo cambia il volto 86 Alessandro Stella: My own Lugano Region 88 Nadia Fontana Lupi: Un territorio ricco di opportunità 92 Monte San Salvatore: Il Pan di Zucchero luganese diventa stellato 96 Pernottamenti alberghieri: Gli ospiti sono tornati 100 Planhotel Hospitality: Un sogno effetto tailored 102 Perbacco: Sapori genuini e piaceri conviviali 103 Hotel La Palma Au Lac: Una grande tradizione che si rinnova

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Di Mario Mantegazza Di Patrizia Peter Pedevilla

Di Alessandro De Bon

By Dimitri Loringett

Di Alessandro De Bon

Di Marta Lenzi-Repetto

Di Sara Biondi Di Giacomo Newlin

Di Maurizio Casarola


SOMMARIO / N° 58

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BANCA DEL SEMPIONE Ancora un anno di ottimi risultati

UBS Economia positiva ma sui mercati è tornata la volatilità

TAVOLA ROTONDA LUSSO

AUTO MOTO ARCHITETTURA

DOSSIER FONDAZIONI

AZIENDE

BENESSERE

SPORT LAGO DI COMO

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CHRISTOPH DEGEN Insieme per contare di più

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EY Le novità fiscali nel contesto economico ticinese

Grand Hotel e Centre Thermal Yverdon-Les-Bains: Ospitalità termale e non solo Hotel Les Bains De Saillon: Seduzione termale Di Paola Chiericati Isola d’Elba: Perla dell’Arcipelago toscano Immobiliari: Quale futuro per il mercato immobiliare ticinese? Damiani: Spicchi di Luna Gübelin Jewellery: Un diamante per sempre Sarti Urbani: Il mondo sartoriale arriva direttamente a casa tua Ferrari 488 Pista: Massima sportività ed estreme emozioni di guida Di Joël Camathias Mercedes-Benz Classe A 200: La classe A adesso è ancora meglio Harley-Davidson Lugano: Un mito che si rinnova Di Matteo Tresoldi Abitare in un loft a Melano Residenze di lusso: Un mercato esclusivo Wetag Consulting: L’importanza di un network internazionale MG Laris Immobiliare: Realizzare il proprio sogno abitativo Elisa Bortoluzzi Dubach: Nuove prospettive per l’innovazione sociale Christoph Degen: Insieme per contare di più Goffredo Modena: Sempre dalla parte dei bambini Guido Braschler: L’importanza delle fondazioni mantello Di Edoardo Beretta Nuove imprese: L’”imprenditore” chiave di rinnovamento economico Kaliningrad: La Russia baltica guarda agli investitoti stranieri Di Fabiana Testori Ecoenergy2emme: Batteri che salvano l’ambiente Hästens: I letti più belli del mondo Sir Marcus: Un rito intramontabile che si rinnova EY: Le novità fiscali nel contesto economico ticinese Gruppo Sicurezza: Ancora più forti e competitivi Gruppo Sicurezza: Attacco alle banche AZ Saffron: Oro giallo zafferano Global Control Group Holding: Soluzioni vincenti per lo sviluppo del business STRP: La filiera della conoscenza Digital Strategies Academy: La differenza tra il successo dell’azienda e la stagnazione Dipartimento del Territorio: Agire alla fonte del rumore Mangiare sano per vivere più a lungo Angelo Bigontina: L’insostituibile funzione del respiro Di Gabriele Botti Enrico Smeraldi: Provare sensazioni al limite Electrolux: Umanissima Tecnologia Di Manuela Lozza

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Ph: Yves Bachmann


PRIMO PIANO / LARA GUT

SCIATRICE ALPINA SVIZZERA, RICORDATA MOLTO SPESSO COME LA RAGAZZA DI COMANO, LARA GUT OGGI HA VENTISETTE ANNI ED È UNA DONNA ALL’APICE DELLA SUA CARRIERA SPORTIVA, CON MOLTI PROGETTI SIA SPORTIVI SIA PERSONALI. VINCITRICE NEL 2016 DELLA COPPA DEL MONDO, SENZA VOLER RICORDARE LE SUE NUMEROSE MEDAGLIE - TRA LE QUALI IL BRONZO OLIMPICO DEL 2014 - LARA GUT SI RACCONTA CON SPONTANEITÀ E SENZA TROPPI GIRI DI PAROLE. NESSUN RIMPIANTO PER LA STAGIONE ORMAI FINITA, ANCHE PERCHÉ NEGLI ANNI L’ATLETA TICINESE HA IMPARATO AD AFFRONTARE LE SFIDE UNA CURVA DOPO L’ALTRA E A VIVERE IL PRESENTE, SENZA TROPPI RAMMARICHI.

UN PASSO ALLA VOLTA

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ormalmente evito le interviste telefoniche perché è difficile, senza un contatto visivo, dare il giusto peso alle parole. Ma nel caso di Lara Gut è stato diverso. L’atleta ticinese si è raccontata al cellulare, durante un viaggio verso Losanna, una chiacchierata sincera, senza troppi filtri, anche se non ha voluto parlare troppo della sua vita privata.

DI PATRIZIA PETER PEDEVILLA

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niziamo dalla tua passione per lo sci. Una passione che ti ha contagiata fin da bambina… «Non ricordo un momento in cui non ho sciato. La mia fortuna non è tanto stata quella di aver avuto la possibilità di farlo, ma quella di passare tantissimo tempo con i miei genitori. Ho dei ricordi bellissimi sugli sci, prima ancora di salire su un podio. Devo però anche dire che mi sono resa conto che era quello che effettivamente volevo fare solo a diciotto anni, quando mi sono fatta male la prima volta. A quel punto, ferma, ho realizzato che la mia vita senza lo sci non sarebbe stata la stessa». Hai raggiunto importanti risultati giovanissima e molti hanno parlato di te come un grande talento svizzero… (Un attimo di silenzio). «Sai una cosa? Non mi piace molto parlare di talento. Penso che spesso si usi il termine talento perché non si riescono a spiegare deter-

minati risultati. Il talento può ad esempio essere la facilità di fare qualcosa o la precocità nel fare un determinato sport. Ad esempio: se un giovane sportivo riesce a mascherare le sue difficoltà, magari perché ha uno spirito d’adattamento superiore ai suoi coetanei, viene classato come talentuoso, ma senza impegno non c’è talento. Io avevo sicuramente facilità nello sciare, sfruttavo ogni momento libero per farlo, ma già da ragazzina mi impegnavo moltissimo e cercavo un continuo miglioramento. Quando poi subentra la fase adolescenziale puoi avere tutto il talento di questo mondo (chiamiamolo così), ma se non c’è la determinazione, la voglia di mettersi in gioco… non arrivi da nessuna parte». Bisogna anche dire che la fase adolescenziale coincide con gli impegni scolastici, che non sempre sono facili da seguire. Come andavi a scuola? «Forse non ci credi, ma se c’era un’altra cosa che mi riusciva bene, oltre lo TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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Ph: Yves Bachmann PRIMO PIANO / LARA GUT

sciare, era la scuola. Sono sempre stata curiosa, mi piaceva imparare, in più avevo dei docenti che mi stimolavano molto. Quando ho iniziato le medie però non è stato facile combinare studio e allenamenti, per fortuna sia i professori sia il direttore della scuola mi hanno dato una mano. Va anche detto che uno sportivo impara velocemente ad essere diligente e questo aiuta anche a livello scolastico, forse è proprio grazie alla mia rigorosità sportiva che poi sono riuscita a conseguire la maturità da privatista. Non nascondo che sono stati anni duri, c’erano momenti in cui non riuscivo ad aprire i libri, ma era una scelta mia e alla fine ce l’ho fatta, mi sono adattata, non mi sono aggrappata a pretesti del tipo sono troppo stanca o non sono nel posto ideale per studiare… infondo anche quando scio devo sapermi adeguare alla neve, al numero del pettorale. Nella vita si possono sempre trovare delle scuse… ma se lo fai meglio mollare prima di iniziare». Immagino tu sia favorevole ad una scuola, già a livello di medie, pensata appositamente per i giovani sportivi e artisti d’élite. Oggi siamo solo in fase di sperimentazione… «È importantissimo aiutare e bisogna anche capire che non si tratta di avvantaggiare nessuno, noi sportivi non siamo mica dei viziati e soprattutto non siamo dei principini. Bisogna valorizzare i giovani sportivi, non possiamo permetterci che un ragazzo, a quindici anni, molli la scuola per lo sport e si ritrovi a trent’anni senza nulla in mano. Nella nostra società sta diventando sempre più difficile conciliare scuola e sport, pensiamo all’America! Se sei un atleta sei agevolato in tutto, puoi andare all’Università senza rinunciare agli allenamenti. Possibile che in Svizzera, con tutti gli sportivi d’élite che abbiamo, non si riesca ad andare in questa direzione? Molte volte ci si dimentica che gli atleti sono atleti

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ogni minuto della loro vita, ogni giorno, e, credimi, non è una vita facile». Molto spesso se non si è a contatto con uno sportivo professionista non ci si rende conto di tutti i sacrifici che deve affrontare un atleta. Tu hai già fatto un pensierino sul tuo dopo carriera? (Ride) «A dir la verità spero di avere ancora anni di carriera davanti a me e in questo momento, grazie all’esperienza che mi sono fatta fino ad oggi, sto pianificando la seconda parte della mia carriera. Voglio assolutamente concentrarmi su quello che sto facendo, non farmi distrarre dal domani visto che non sono ancora arrivata agli sgoccioli. Però devo anche dirti che mi piacerebbe restare nell’ambito sportivo, infondo ci sono molte figure accan-


D IS PO N I B I L E DA:

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PRIMO PIANO / LARA GUT

to all’atleta che in passato non c’erano, pensiamo ai responsabili dei social network… chissà che non sia qualcosa che mi piacerebbe fare. Vedremo…». Sei legatissima a tuo papà, non è scontato avere un allenatore padre… «Mio papà è la persona più importante di tutta la mia squadra, di tutta la mia carriera. I miei genitori, mio fratello, sono molto importanti per la mia persona. Nella mia vita d’atleta mio papà ha sempre saputo darmi serenità e stabilità, ed è quello di cui ho bisogno. Assieme abbiamo deciso una linea da seguire, l’abbiamo scelta e pianificata assieme, assieme siamo cresciuti, nessuno mi conosce come lui, sa esattamente quello che è meglio per me e con lui ho un dialogo aperto, riesco a confidargli tutto: le mie paure, le mie perplessità e questo mi ha sempre dato negli anni una grande sicurezza mentale, che non è scontata». Ecco volevo proprio parlarti del mentale, perché nello sport è un fattore importantissimo e non è sempre facile da gestire… «Il mentale bisogna allenarlo tutti i giorni, mio papà mi ha sempre detto: “Il mentale conta il 90%, il resto è il motore”. Per questo anche quando vai ad allenarti devi dare il massimo, devi concentrarti, non puoi pensare di arrivare pronto alla gara se non riesci a concentrarti durante gli esercizi. Tutti noi viviamo nella frenesia, pensiamo sempre al domani, a quello che ancora dobbiamo fare… invece dobbiamo imparare a vivere il momento. La gara deve essere affrontata una curva dopo l’altra, ogni sciata va pensata, analizzata, tante buone sciate fanno una buona gara. Se si perde questo focus, se si inizia a pensare a quante gare bisogna vincere per conquistare la Coppa del mondo… la pressione diventa troppa e può giocarti contro. Negli anni ho imparato ad analizzarmi molto, oggi sto bene, ma pensa dov’ero un anno fa, dopo l’infortunio… non è stato facile

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“È importantissimo aiutare e bisogna anche capire che non si tratta di avvantaggiare nessuno, noi sportivi non siamo mica dei viziati e soprattutto non siamo dei principini”. riprendere, anche perché avevo male, dovevo fare molta fisioterapia e sapevo che in quel momento l’avversario più temibile era me stessa. Sai… (una pausa) non puoi sempre vincere e anche quando vinci… ti dici: avrei potuto fare meglio, ma le sconfitte fanno parte della vita, ho imparato a incassare e guardare avanti, pensare al mio lavoro. Bisogna sempre sapersi rialzare». Sei delusa di questa stagione? «No, assolutamente. È stata una super stagione. Spesso si tende a ridurre tutto al risultato… ma se fossi stata dodici centesimi più veloce sarei campionessa olimpica, se non fossi caduta una volta avrei avuto la coppetta di Super-G e cosa voleva dire? Che avrei fatto un super ritorno? Mentre cadendo una volta, sbagliando una gara ho buttato via la mia stagione? No, perché un anno fa a quest’ora avevo un crociato rotto, non riuscivo neanche a piegarlo. Malgrado questo sono riuscita a tornare in pista, a fare quello che volevo, a fare quello che amo e per questo dico fiera che è stata una stagione riuscita».


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PRIMO PIANO / LARA GUT

Sei sempre in viaggio, impegnata ad allenarti, ma trovi sempre un po’ di tempo per la tua famiglia e i tuoi amici… «Non so come sarebbe in un’altra vita, ma in questa ho imparato ad apprezzare i pochi momenti liberi e ad investirli con chi vale la pena. Negli anni ho ridotto la cerchia delle mie amicizie, ho meno contatti sul telefono, ma molti più amici sinceri cui mi posso appoggiare». E nei momenti in cui ti ritrovi sola? Cosa ti piace fare? «Leggo e se ho un po’ più di tempo mi metto a cucinare, perché cucinare mi avvicina alle persone cui voglio bene. Ad esempio… mio fratello adora la torta al cioccolato e, quando posso, gliene preparo una che poi mangiamo assieme (ride)». Ma non devi seguire una dieta stretta? O riesci a sgarrare ogni tanto… «Io mangio un po’ di tutto, ma non perché ho la fortuna di poter mangiare tutto quello che voglio, anche perché il cibo che è la benzina che metto nel mio corpo, è la base del mio allenamento, e devo stare molto attenta alle scelte che faccio. Ma anche vivere di stenti non è giusto… quindi se c’è da mangiare una fetta di torta al cioccolato me la gusto, come gusto la compagnia di mio fratello. Infondo tutto sta nella quantità e nel sapersi dosare, non solo per quanto riguarda il cibo, devo anche stare attenta a dormire abbastanza, a non passare ore sul cellulare (che non è un male aggiungo io…)».

So che volevi trovare una casa in Ticino… ce l’hai fatta? «Sì, si, abito a Lugano praticamente da un anno. Sono contenta di aver trovato una casa tutta mia, un punto di appoggio in Ticino e desidero mantenerlo. Qui ho le mie cose, la mia famiglia, i miei amici, anche se devo essere sincera: quando viaggio non ho nostalgia di casa e anche in un dopo carriera penso che cercherò un lavoro che mi permetta di viaggiare». Ancora cinque minuti (la voce dell’addetta stampa) Forse però in Ticino non hai molta privacy visto che il tuo viso lo conoscono praticamente tutti… «Qui ricevo molta energia. La gente mi avvicina spesso, però devo essere sincera: ci sono anche momenti in cui vorrei che le persone capissero che ho una vita privata e che non sono sempre in giro a rappresentare l’atleta. Apprezzo quando la gente mantiene una certa distanza ed evita di darmi consigli, anche perché vedendomi in tele molti sono convinti di conoscermi… e per me è difficile gestire i contatti fisici, anche se sono solo degli abbracci. Mentre per un saluto o una foto sono disponibile, anche perché mi sono resa conto che molte persone si emozionano vedendomi gareggiare, questa la trovo una cosa fantastica».

ché non volevo dimostrare quanto soffrivo. Quando ho detto che smettevo di leggere i giornali non era perché mi ritenevo superiore, ma perché alla fine sono una persona… quando si critica la prestazione dell’atleta è una cosa, ma giudicare il tuo essere è un’altra. E poi capricciosa? Solo perché ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi seguisse e perché ho scelto di andare per la mia strada? Il fatto che io mi sia preparata da privata non era un capriccio, ma era un cercare di evolvere ancora di più, non ho mai voluto criticare la squadra, ma sapevo che per realizzare il mio sogno avevo bisogno d’altro, di andare nella mia direzione. E oggi rifarei tutto quello che ho fatto, perché questa è la vita che avevo sognato». Recentemente Lara stessa ha comunicato di avere una relazione con Valon Behrami, calciatore svizzero attualmente all’Udinese. Sei felice? (Silenzio) «Si». «Negli anni passati ho spesso avuto una sensazione di incompletezza e ho sempre pensato che fosse legata al mondo dello sci. Quest’inverno ho scoperto quale fosse il tassello mancante e non aveva nulla a che vedere con lo sport: si chiama amore. Con Valon, ho scoperto la forza di essere in due». cit. Lara Gut

In passato c’è stato chi ti ha descritto capricciosa o addirittura antipatica, cosa dici? «In passato ho spesso cercato di difendermi chiudendomi, perciò dando anche risposte molto secche e brevi, per-

“In passato ho spesso cercato di difendermi chiudendomi, perciò dando anche risposte molto secche e brevi, perché non volevo dimostrare quanto soffrivo. Quando ho detto che smettevo di leggere i giornali non era perché mi ritenevo superiore, ma perché alla fine sono una persona… quando si critica la prestazione dell’atleta è una cosa, ma giudicare il tuo essere è un’altra.” 12

TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018


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PRIMO PIANO / FABIO PONTIGGIA

IL DIRETTORE DEL CORRIERE DEL TICINO PROPONE ALCUNE RIFLESSIONI SU COME È CAMBIATO IL CANTONE E SULLO STATO DEI MEDIA NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA.

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LE RIVOLUZIONI che hanno sconvolto i media TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018


PRIMO PIANO / FABIO PONTIGGIA

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ei ha attraversato il mondo del giornalismo e dei media in Ticino nel corso degli ultimi quarant’anni. Dal suo osservatorio privilegiato, come si è andata trasformando la società ticinese? «Ho mosso i primi passi da giornalista nel 1981, quando in tipografia c’erano ancora le linotype e il piombo e in redazione le telescriventi e rudimentali, lentissimi fax. I partiti governativi avevano tutti il loro quotidiano: Il Dovere per il PLRT, Popolo e Libertà per il PPD, Libera Stampa per il PST. La Lega dei Ticinesi era di là da venire, la sinistra era divisa tra PST, appunto, e PSA. Il Ticino era caratterizzato da una granitica stabilità politica (lo spostamento di un seggio in Parlamento da un partito all’altro era considerato un mezzo terremoto). C’erano 90mila abitanti in meno, era stata aperta da pochissimo la galleria autostradale del San Gottardo, i veicoli erano solo 140mila, non avevamo né l’Università né la SUPSI, né il LAC né il Palacinema, il ginnasio e la scuola maggiore erano stati pensionati non molto tempo prima, i disoccupati erano meno di mille, c’erano già più di 30mila frontalieri (si chiamavano ufficialmente confinanti) e anche quasi 5000 stagionali (categoria oggi sparita). Due procuratori pubblici dovevano confrontarsi con i giudici istruttori, carica poi inopportunamente soppressa. Alle Assise criminali si celebrava una trentina di processi all’anno. Di fusioni bancarie nemmeno si parlava, c’era ancora, ben salda, la Monteforno. Si dibatteva animatamente tra i fautori del più Stato e quelli del meno Stato, il populismo era un lemma nei dizionari della politica, la progettata nuova centrale nucleare di Kaiseraugst era al centro dello scontro politico, nella Costituzione federale venne inserito l’articolo sulla parità uomo-donna. Si potrebbe continuare. Questa fotografia di allora dà bene l’idea di come la società ticinese sia cambiata. Non sono tra coloro

che credono nel bel tempo che fu. Oggi il Ticino sta meglio, il Ceresio è più pulito e perfino l’aria è meno inquinata. Abbiamo seguito, tra alti e bassi e tra aperture e chiusure, la traiettoria di progresso della società occidentale in generale. Con un punto negativo: il Ticino è diventato più brontolone e rancoroso». In questi decenni editoria e giornalismo hanno attraversato un radicale cambiamento determinato dalla rivoluzione digitale. Come ha vissuto questo processo? «Con passione, curiosità, voglia di esserne partecipe. Da un’epoca all’altra. È stata proprio una rivoluzione. Anzi, una doppia rivoluzione. Prima con l’introduzione dei computer, dell’impaginazione su schermo, della stampa offset. Poi con l’avvento di Internet. Se penso alle proteste dei tassisti contro Uber e confronto questo cambiamento con lo tsunami che ha investito la stampa con il web, i blog, i social network, l’informazione gratuita – altro che a basso prezzo – sorrido. Processi così innovativi e imprevedibili nei loro sbocchi e nelle loro implicazioni vanno affrontati con spirito positivo, accettando la sfida, con creatività, non con l’illusione di potersi ritagliare una zona off limits, protetta dalle correnti d’aria e dalle bufere». Come è cambiato il mestiere del giornalista e quali sono le competenze oggi indispensabili per svolgere questa attività? «La missione del giornalista non è cambiata. Compito fondamentale del giornalista è dare conto dei fatti che accadono qui e intorno a noi, nel mondo, nel modo più fedele possibile, e fornire delle chiavi di lettura. Sempre separando rigorosamente i fatti dalle opinioni. Sono invece radicalmente cambiati gli strumenti di lavoro e il contesto. Nella cassetta degli attrezzi ci sono le nuove tecnologie che offrono possibilità un tempo inimmaginaTICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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PRIMO PIANO / FABIO PONTIGGIA

bili per cercare notizie, documentazione, materiali, per verificare l’attendibilità di quanto si viene a sapere. Il contesto è una galassia immensa e densissima di fonti di informazione e di soggetti che fanno informazione, moltissimi scavalcando il ruolo del giornalista come mediatore tra il fatto e il pubblico. Il giornalista dell’era digitale deve avere tutte le competenze che erano richieste al giornalista dell’era pre-digitale con in più competenze tecniche di molto accresciute e una velocità di lavoro superiore. Il rischio dell’errore è in agguato dietro ogni frase scritta o pronunciata: e se sbagli, oggi sei sbugiardato in pochi istanti e messo alla berlina nella Rete». Il Corriere del Ticino è stato in passato ed è attualmente la sua “casa”, all’interno della quale ha ricoperto ruoli diversi fino alla direzione del quotidiano. Quali sono le sfide che attendono oggi un gruppo presente in tutti i settori dei media ticinesi? «Sono entrato al Corriere del Ticino nel 1991 con Sergio Caratti, quando il quotidiano compiva il secolo di vita. Ci sono tornato nel 2007 con Giancarlo Dillena, dopo una parentesi di sette anni al Dipartimento delle finanze e dell’economia a Bellinzona. Sono direttore dal 1 gennaio 2016, l’anno in cui il Corriere ha festeggiato i 125 anni di esistenza. Il Corriere era una testata, oggi è un gruppo editoriale, con giornali, siti online, radio e televisione. La sfida è affrontare e superare gli scombussolamenti portati dalla rivoluzione digitale. Per l’industria dell’informazione è come essere sopravvissuti in una località di mare dopo uno tsunami. In tutti i Paesi avanzati è stato compiuto un errore di fondo: riversare gratuitamente nella Rete le notizie. Nessun ramo economico, con l’avvento di Internet, si è messo a regalare i suoi prodotti. L’editoria giornalistica sì. È stata una follia collettiva, inconsapevole. Poi ci si è illusi che valesse, quale modello di business, l’equa-

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

zione “tanti clic = tanti lettori e abbonati = tanta pubblicità”. Non è stato così. Si è ora, ovunque, nella seconda fase, con l’introduzione di varie forme di pagamento. La terza fase sarà il ritorno al pieno pagamento dell’informazione, perché l’industria della notizia regalata è un non senso economico e perché pubblicare notizie costa». Come si costruisce l’autorevolezza di un giornale e come la si mantiene nel tempo, soprattutto in un’epoca in cui l’accertamento delle verità diventa sempre più difficile? «Con una scrupolosa professionalità, con l’umiltà di essere e sentirsi al servizio del lettore e con l’indipendenza. È la ricetta vincente del Corriere del Ticino da 127 anni. Essere indipendenti non vuol dire essere neutrali. A volte si cade nell’equivoco. Vuole invece dire darsi una linea politico-editoriale in totale autonomia, senza farsela dettare da partiti, enti, associazioni, e poi perseguirla e applicarla con coerenza e libertà».

“Processi così innovativi e imprevedibili nei loro sbocchi e nelle loro implicazioni vanno affrontati con spirito positivo, accettando la sfida, con creatività, non con l’illusione di potersi ritagliare una zona off limits, protetta dalle correnti d’aria e dalle bufere.” Lei è profondamente legato al Ticino. Quali sono gli aspetti della società ticinese che più condivide e quelli che vorrebbe vedere modificati? «Il Ticino è la mia terra. Qui sono nato, ho studiato, messo su famiglia, ho gli amici, qui lavoro. È una terra che ti lascia “un güst da pan da segra”, come direbbe il grande poeta dialettale Giovanni Bianconi. Lo si gusta così com’è, nella sua genuinità».


«L’unica costante della mia vita è il cambiamento.» Pianificazione finanziaria Credit Suisse Per tutto ciò che verrà. credit-suisse.com/pianificazionefinanziaria

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LA CULTURA come compagna di vita

CHIACCHIERANDO CON MARCO SOLARI SI HA LA SENSAZIONE DI PASSEGGIARE TRA LE PAROLE, ENTRANDO E USCENDO DAL CONFINE CHE LE DETERMINA. QUELLO TRA LAVORO E PASSIONE, SEVERITÀ E RISPETTO, SIGNORILITÀ E LIMITE. IN TICINO È STATO ED È PROTAGONISTA DEI PIÙ IMPORTANTI SETTORI STRATEGICI DELLA REGIONE, DAL TURISMO ALLA COMUNICAZIONE, DALL’IMPRESA ALLA CULTURA, E HA SAPUTO CONDURRE OGNI AVVENTURA CON SAPERE POLITICO. DI ALESSANDRO DE BON

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PRIMO PIANO / MARCO SOLARI

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irettore e Presidente dell’Ente Ticinese per il Turismo, Delegato del Consiglio Federale per le celebrazioni dei 700 anni della Confederazione, Amministratore Delegato di Migros, Vice-presidente della Direzione generale Ringier, Presidente del Locarno Festival, Marco Solari è, o è stato, tutto questo. Ma anche, o forse soprattutto, una passeggiata con il barone Thyssen, una chiacchierata con Sandro Pertini, una pagina di Dostoevskij o una terzina di Dante. Marco Solari, ancora, è tre parole: libertà, rigore e emozione.

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a libertà e rigore non sono forse un ossimoro? «Tutt’altro - contrattacca sicuro il Presidente del Locarno Festival - e per spiegarmi mi appoggio a un uomo che più di molti altri ha incarnato lo spirito di libertà nel ‘900 italiano, Sandro Pertini. Giovanissimo Direttore dell’Ente Turismo, la prima visita che organizzai fu proprio quella del Presidente della Repubblica Italiana, nel 1981. Scendendo da Faido il giornalista Gian Piero Pedrazzi, che era con noi, approfittò di una pausa per chiedergli dei momenti vissuti nelle prigioni d’Italia. Pertini, uomo di immenso coraggio che si oppose al peggior fascismo, ci disse: “il rigore mi ha salvato. Tutte le mattine, in cella, mi lavavo e mi facevo la barba; non mi si è mai visto con la barba incolta. Era il mio modo di oppormi all’umiliazione ed al degrado”. Dunque no, non sono un paradosso, anzi, libertà esige rigore. Posso aggiungere però una terza parola? Emozione». Questa, per alcuni, potrebbe stridere con il ruolo dirigenziale. «Si è vero e mi sono state spesso rimproverate le emozioni che un manager - secondo molti - non dovrebbe provare, o quanto meno mostrare. Sia chiaro, le cifre sono essenziali, soprattutto per chi amministra, ma senza emozione non esiste successo. Emozione che è amore, che è passione per il prossimo, per quello che fai e per chi ti sta attorno. Pensate alle grandi opere, al Faust: tutto vive e si riconduce a quel concetto fondamentale. Insomma, credo che un bravo manager dovrebbe

far incontrare in sé il nord “gerarchizzato e metodico” e il sud “emotivo e spontaneo”; talvolta una battuta o un sorriso aiutano a risolvere le questioni o snodare le situazioni. Le emozioni, torno a loro, sono il vero grande bagaglio di un uomo». Nord e sud sono anche le sue origini… «Padre ticinese e madre bernese, sono cresciuto con le due lingue, italiano e tedesco, a cui si è poi aggiunto il francese. Il tedesco è un mondo incredibile, la sua letteratura e la sua filosofia spalancano un universo. L’italiano, per me che vivevo a Berna, era la lingua della malinconia, della nostalgia del Ticino, della voglia di sole e libertà. La metà nordica cerca sempre il sud mentre il sud ammira il nord per le sue qualità. Il francese lo approfondii all’università a Ginevra, ma il grande sogno nel cassetto è il russo, per poter godere in originale della profondità di Puškin e Gogol’, Dostoevskij e Tolstoj».

“In chi mi rifugio io? Senza dubbio Dante, ancora una volta Dante, tremila volte Dante.” Raccontando Marco Solari non si poteva che arrivare alla letteratura… «Essergli affine è una fortuna che ti permette di non essere mai solo, di poter mantenere una certa distanza dalle miserie e dalle meschinità umane. In chi mi rifugio io? Senza dubbio Dante, ancora una volta Dante, tremila volte Dante. E poi Goethe, Proust, TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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PRIMO PIANO / MARCO SOLARI

Montaigne, Cervantes, Shakespeare... mi rifugio nei capolavori, ovvero in quelle opere che ogni volta che le leggi le riscopri. Penso alla Divina Commedia, perfezione assoluta; per me è una cattedrale gotica, mai barocca. Nel gotico gli architetti lavoravano a dettagli che mai nessuno avrebbe potuto vedere, ma che ciò nonostante dovevano essere perfetti. Dante è così e vivo per scoprire quei dettagli». Cosa vede se si volta e guarda indietro? «Tanto lavoro e un immenso impegno, accompagnati dalla fortuna di aver sempre potuto scegliere. Il primo e unico concorso a cui ho partecipato è stato negli anni settanta per il ruolo di Direttore dell’Ente Ticinese per il Turismo, avevo 27 anni. Ci ho pensato di recente ed è qualcosa che mi colpisce: in fondo non ho mai dovuto chiedere o lottare per un lavoro, mi è sempre stato offerto».

“Ormai mezzo Ticino conosce il metodo con cui seleziono il mio entourage: dopo avere letto il loro dossier e il loro curriculum li invito a pranzo e osservo come si rivolgono al cameriere.” Se le chiedessi perché? Non saprei rispondere. Alla Federazione delle Cooperative Migros, una galassia di varie attività, mi avevano affidato il dipartimento più tecnico, lontano anni luci dalle mie passioni. Ero a capo della logistica, dell’informatica, delle costruzioni, dei laboratori e dei trasporti…». Di nuovo allora, perché? «Perché la Migros sapeva che essere a capo di un dipartimento richiede prima di ogni altra cosa una funzione politica. Il tuo ruolo è capire i problemi, farli passare nei vari Consigli e incamminarli verso la soluzione, non quello di sape-

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re tutto dell’informatica. Si torna al principio: anche dove regna la tecnica contano sensibilità ed emozioni». Libertà, rigore, sensibilità ed emozioni a che datore di lavoro danno vita? «Doris Longoni, una delle mie collaboratrici storiche, mi ha definito in radio il datore di lavoro più “demanding” (esigente, ndr) che conoscesse. È vero, esigo moltissimo; d’altronde la prima persona con cui sono severo sono io stesso. D’altronde senza autodisciplina non puoi chiedere alcunché ai tuoi collaboratori. Che allo stesso tempo però, in tutti i miei capitoli professionali, ho sempre cercato di far star bene; lavorando con me devono trovarsi a loro agio, guai se vedo un superiore “schiacciare” un subalterno, non ho mai sopportato e accettato la gerarchia prevaricatrice. Chi lavora con te o per te lavora allo stesso tuo fine, il bene dell’azienda, e di conseguenza va trattato con signorilità. Ormai mezzo Ticino conosce il metodo con cui seleziono il mio entourage: dopo avere letto il loro dossier e il loro curriculum li invito a pranzo e osservo come si rivolgono al cameriere. Racconta molto di loro, o per lo meno quanto basta a me. A tal proposito mi torna alla memoria un altro importantissimo incontro della mia vita. Una sera stavo passeggiando con il barone Thyssen; ero molto


PRIMO PIANO / MARCO SOLARI

stanco e di cattivo umore, un signore ci salutò gentilmente e la mia risposta non fu altrettanto cortese. Il barone non disse alcunché, ma mezz’ora dopo mi esortò: “siamo persone conosciute”, disse coinvolgendomi benché io fossi cento volte niente rispetto a lui, “siamo in una determinata posizione; quando una persona mi saluta, anche se sono affaticato, mi sforzo di rispondergli con gentilezza perché quella potrebbe essere la prima, ultima e dunque unica immagine, e ricordo, che avrà di me”. Che lezione, sento freddo ancora oggi...». Continuiamo a guardare indietro: si è mai sentito “riuscito? «No, mai. Dopo ogni discorso, dopo ogni intervista sono triste e depresso, convinto che avrei potuto e soprattutto dovuto fare meglio. Mia moglie ha smesso di venire ad ascoltarmi perché “so già come starai dopo...”. Sono un

poco come il personaggio di Voltaire, Candide, che piange quando c’è il sole perché sa che poi arriverà la pioggia, e viceversa; quando sento odore di successo non mi vede più nessuno». Due date: 1988, Delegato del Consiglio Federale per le celebrazioni dei 700 anni della Confederazione. 2017, Grande Ufficiale dell’Ordine della Stella d’Italia per volere del Presidente Sergio Mattarella. Come convivono Svizzera e Italia in Marco Solari? «Della Svizzera ho il suo DNA, i cromosomi repubblicani e democratici, nonché la cultura politica, che è poi ciò che la tiene insieme; per l’amore che ho per l’Italia però, quell’alta, sorprendentemente alta e certamente immeritata Onorificenza è stata una delle più grandi gioie di questi ultimi anni».

Chiudiamo guardando avanti: come immagina il Locarno Festival di cui è presidente tra 30 anni? «Spero simile a quello di oggi: specchio delle realtà nel mondo, interprete dei veri valori dell’Uomo; un festival libero, coerente e sincero. Se si tentasse di condizionarmi mi opporrei senza compromessi e se dovessi perdere toglierei il disturbo». Non pensa mai di fermarsi? «Ci sono due modi di andare in pensione. Il primo è attivo, realizzando progetti, partecipando a qualcosa in cui si crede. Il secondo è intimo, di arricchimento personale; arriverà il momento in cui Dante, Shakespeare e Dostoevskij mi riempiranno le giornate. Nessuno può essere tanto spudorato da ritenersi essenziale».

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PRIMO PIANO / MICHELE FOLETTI

UNA CLASSE POLITICA TROPPO INVIDIOSA

LEGHISTA DELLA PRIMA ORA, TITOLARE DEL DICASTERO CONSULENZA A GESTIONE, ESPRIME TUTTO IL SUO DISSENSO PER UNA POLITICA SPESSO LONTANA RISPETTO AI REALI BISOGNI DEI CITTADINI.

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ei è in politica ormai da quasi trent’anni. Come è nata questa vocazione e quali sono stati i primi passi della sua carriera pubblica? «La passione per la politica è nata facendo il giornalista. All’inizio degli anni ’90 ho iniziato a collaborare con il Mattino della Domenica, quando facevo il giornalista free lance, e la redazione del domenicale era a Locarno sotto la direzione di Flavio Maspoli. Poi c’è stato il turbolento trasloco a Lugano in via Monte Boglia e un contatto più stretto con Giuliano Bignasca con il quale è nata una scintilla e

per il quale ho iniziato a fare politica. Occorreva ridare un’impronta liberale a questo Cantone, sia nell’economia, sia nella socialità. Rimettere le persone al centro e ridare loro l’onere delle proprie responsabilità. Vivevamo in un Cantone dove i soliti partiti controllavano tutto e si spartivano tutto, non solo nel pubblico, ma soprattutto nel settore privato. Non è stato facile, ma alla fine ho capito che scrivere e denunciare ogni domenica non era sufficiente. Così nel 1992 mi sono messo a disposizione per le elezioni comunali di Lugano e sono stato eletto in Consiglio Comunale. Ed è stata un’esperienza incredibile: Marco Bor-


PRIMO PIANO / MICHELE FOLETTI

radori e Giorgio Salvadè per la prima volta in Municipio, io capogruppo in Consiglio Comunale, noi la seconda forza politica, esperienza politica uguale a zero; PPD estromessi dall’esecutivo, PLRT non avevano più la maggioranza assoluta. È stato come imparare a nuotare buttandosi in acqua. Ma ho trovato persone squisite negli altri partiti che mi hanno insegnato, che hanno saputo accettare le scelte degli elettori e ci hanno permesso di crescere, pur rimanendo critici e sviluppando il dibattito politico». Come si è andata trasformando in questo periodo la società ticinese e in qual modo il suo partito è riuscito ad adeguarsi a questi cambiamenti? «La mia è una risposta soggettiva, viziata da dati oggettivi ed esperienza personale. Il Ticino è passato da essere un Cantone che dava lavoro ai propri cittadini grazie allo Stato, alle regie federali e alle Banche, ad un Cantone che sa confrontarsi a livello internazionale. Tutto questo ha destabilizzato la società, ma ci ha permesso di sopravvivere bene in una sistema globalizzato sempre più competitivo. Occorre dare atto agli imprenditori di questo. Come occorre dare atto alla politica degli ultimi anni di aver cercato di creare le condizioni per poter fare impresa in questo Cantone. Dal 1995 quando sono stato eletto in Gran Consiglio, ogni volta che uscivo dalla galleria del Ceneri dicevo “sussidi”; oggi lo dico un po’ meno. Anche se la recente votazione sulla riforma fiscale, mi farebbe dire che non è cambiato nulla in questo Cantone, con il Sottoceneri che lavora e guarda al futuro e il Sopraceneri che pretende e riceve solo aiuti rimpiangendo un passato con non tornerà (vedi questione Officine di Bellinzona)».

“Per Lugano il mio sogno è quello di una classe politica capace di guardare al futuro dei cittadini, invece di rosicare e pensare al passato e al potere perso.” Lei è alla guida di un dicastero strategico per lo sviluppo della città di Lugano. Quali sono i principali problemi che si è trovato ad affrontare? «La risposta è ovvia: all’inizio il problema finanziario con deficit di gestione corrente da 50milioni (il 15% della cifra d’affari) e debiti per mille milioni in continua crescita. Poi, una volta rimessi più o meno in riga i conti, la scarsa capacità di guardare al futuro della politica. Siamo in un periodo di grandi e veloci cambiamenti sociali, culturali ed economici; occorrerebbe avere la capacità di guardare al futuro con visioni e lungimiranza. Purtroppo la maggioranza dei politici pensa unicamente alla prossima tornata elettorale (tra un anno per il Cantone, tra due per il Comune) e non ha tempo di pensare al futuro del Cantone e della città. Anzi, è anche peggio, non hanno neppure la curiosità di capire cosa succede nel resto de mondo, e continuano a misurare l’evoluzione della nostra città con i parametri dei quartieri e dei partiti. Questo è un problema, perché sul territorio ci sono grandi potenzialità, ci sono menti, persone, aziende, istituzioni che sanno guardare al futuro, che hanno potenzialità; ma che la politica non aiuta perché è autoreferenziale e invidiosa. Purtroppo l’invidia e la gelosia rischiano di distruggere questo Cantone».

lo impedirà, perché incapace di costruire e fare accordi. E questo ci farà perdere occasioni e competenze». Ha qualche rimpianto per un progetto che non è riuscito a realizzare? «No, sinceramente sono contento per quanto ho fatto. Sono solo un po’ geloso dei giovani che entrano in politica oggi: loro hanno ampia libertà di sbagliare e dire cretinate; quando sono entrato io in politica ai giovani non davano neppure la libertà di parlare». Come trascorre il suo tempo libero quando non è occupato in politica e quali sono i suoi interessi e passioni? «Tempo libero? Due vacanze all’anno di 10 giorni e qualche week end senza impegni non sono un grande tempo libero. Però li passo dormendo e leggendo i libri che non riesco a leggere nel resto dell’anno». Qual è il sogno nel cassetto che vorrebbe realizzato per Lugano e quale nella sua vita privata? «Non ho un sogno per me, mi considero una persona fortunata. Per Lugano il mio sogno è quello di una classe politica capace di guardare al futuro dei cittadini, invece di rosicare e pensare al passato e al potere perso. Fare politica contro la città unicamente sperando di riconquistare il potere è veramente avvilente. Purtroppo qualcuno lo fa».

Quale futuro vede per la Lugano del prossimo decennio? «Vedrei un futuro brillante per Lugano e per il Cantone. Con qualche piccola modifica delle condizioni quadro potremmo davvero essere un motore di crescita sociale ed economica per tutta la Svizzera. Purtroppo la politica TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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PRIMO PIANO / ERIC NOWAK E MARC LANGHEINRICH

WE HAVE ASKED TWO EXPERTS IN THE RESPECTIVE FIELDS OF FINANCE AND INFORMATICS TO SHED SOME LIGHT ON THE MEANING AND IMPLICATIONS OF FINTECH, ERIC NOWAK, PROFESSOR OF FINANCE, AND MARC LANGHEINRICH, PROFESSOR OF INFORMATICS - BOTH AT USI, WHERE THEY CO-DIRECT THE FIRST GRADUATE DEGREE PROGRAM IN SWITZERLAND DEDICATED TO FINANCIAL TECHNOLOGY AND COMPUTING, AND THE FIRST ONE IN EUROPE DEDICATED TO COMPUTER SCIENTISTS. BY DIMITRI LORINGETT

Eric Nowak

Marc Langheinrich

FinTech, more than just e-banking

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t the recent Lugano Banking Day, banking and finance professionals from all over Switzerland convened in Lugano to discuss the future of the financial sector, focusing on the great opportunities that lay ahead and the new technologies that will shape the industry for the years to come. Although finance and information technologies have both evolved exponentially in the past few decades, often in close combination with each other, today these two disciplines are bonding in ways unseen before, forging thus a completely new industry.

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rofessor Nowak, the finance industry is one of the most important end-users of computer and network technologies. In the new FinTech domain, should we expect finance professionals to be also tech-savvy? «More tech-savvy yes, but not necessarily tech experts, also because the financial sector does not require all professionals to know how to write code or to program complex computer systems to, for example, develop trading platforms or computer-assisted advisory solutions. I would say though that the financial industry needs both – IT experts who understand the prin-

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ciples of modern finance, as well as finance professionals who understand how to make use of the new technologies with the help of those experts. That is why at the USI Master in Financial Technology and Computing we teach Informatics students the principles of financial markets and how they work, with a strong focus on quantitative finance, i.e. financial engineering, asset pricing, financial intermediation and risk management. At the same time, in the USI Master of Finance we offer a new specialization in “Digital Finance” for finance students who want to better understand these new technologies, preparing them to collaborate with IT experts».


PRIMO PIANO / ERIC NOWAK E MARC LANGHEINRICH

Professor Langheinrich, do you believe that the disciplines of Informatics and Finance can, or will, speak a common language? For instance, do your students fully understand the principles of financial markets? «At our graduate degree program in FinTech – the first one in Switzerland – our Informatics students indeed learn the “language of Finance”, among other things. The challenge of finding a “common language” is a well-known in Informatics. For example, in my area of research – Internet and data privacy – I have been working extensively on projects defined by interdisciplinarity, where the different languages of, among others, legal scholars, political scientists, and sociologists, require interfacing on different levels. I believe that it is essential to be ‘exposed’ to different disciplines and to work out common problems together, which is what ultimately will really foster an understanding for current and future generations that are growing up in this complex and interconnected environment. Algorithmic trading might be one of the earliest examples of this intersection between computer science and finance. Computer trading in the financial markets entails not only high-performance computing to execute orders speedily on the appropriate hardware, but also policies to avoid things to run amok on these trading platforms. The real problem with the so-called ‘flash trade crashes’ is that when computers become part of a larger complex system of interdependent, interacting computers, then it becomes difficult to understand how a complex system will really behave. For example, even if I trade on the Nasdaq, that might trigger a completely different wave of trading on the German stock market. This is just one area of many that would certainly benefit of a closer collaboration between computer scientists and financial experts».

“As far as banking and finance is concerned, what we are experiencing is the growth of automated “robo”-systems being introduced to support financial professionals, taking over tasks with lower levels of sophistication […]” Prof. Nowak, financial institutions are investing heavily in FinTech, like UBS with its dedicated competence center in Ticino. Do you believe that the Swiss financial markets of tomorrow will look and act very differently from today? «The FinTech revolution is in full swing, with visible changes at various levels. On one side, we have traditional financial institutions, like banks and fund management firms, who are increasingly developing, using, and marketing a wide range of FinTech products. On the other side, we have an entire ecosystem of initiatives and firms mushrooming all around the globe. Switzerland is an important player in this context, thanks to its renowned finance sector and its leading edge in high-tech engineering, attracting therefore many of these new market players. I would certainly mention the case of Zug, the affluent city near Zurich historically known for its asset management or commodity trading firms, where a multitude of FinTech companies have converged, to the extent that last year a professional government-backed organization, Crypto Valley Association, was established to take full advantage of Switzerland’s strengths and to build the world’s leading blockchain and cryptographic technologies ecosystem. As far as banking and finance is concerned, what we are experiencing is the growth of automated “robo”-systems being introduced to support financial professionals, taking over tasks with lower levels of sophistication, like back-office processing, trading activities (execution), and even ‘managing’ index-tracking funds». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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PRIMO PIANO / ERIC NOWAK E MARC LANGHEINRICH

Langheinrich, is blockchain technology here to stay? Will it be the new foundation for global finance, or even other industries? «The ramifications for blockchain are manifold. One of the advantages of having a “public immutable ledger” is that you can now share a “common understanding”, or acceptance, of an event, as long as it is recorded. A payments system is one example, the collaborative – or sharing – economy is another where you can rent a car, for instance, based on a smart contract, so people can agree ahead of time what to pay to who in what case. And all of this can be done without the need to trust anyone, any organisation – as long as you believe in the technology, of course – because the transaction, the ‘acceptance’ will always be publicly visible. My colleague Prof. Pedone, one of the co-directors of our FinTech program, has been working on so-called “consensus protocols” – the theoretical underpinning of the blockchain – for many years. Take for example a traditional payment system, where physical money is exchanged, and bring it into the virtual world, were you need to make sure that the exchange doesn’t occur twice because of the risk of ‘copying’ the digital transaction. What the blockchain allows us to do is to publicize this transaction, which is then ‘confirmed’, or acknowledged, by the consensus among all members in the blockchain – the public, therefore, as there is no pre-defined membership. Consensus protocols are not particularly novel, but with the blockchain they are now seeing a huge range of interesting applications for them. Bitcoin was probably the single most important driver for that».

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Prof. Nowak, there are growing concerns in terms of regulation of the FinTech sector. Not to restrain it, rather to enable it to thrive within clear and fair frameworks. Are regulators equipped to address the new challenges that lie ahead? «The real problem is that the FinTech sector moves very fast, the speed of technological innovation is amazing, so regulators are always one step behind. I believe that the sector will experience more rapid growth and that at some point the market will eventually exuberate (as it already did with the Bitcoin), provoking a crisis which will then force regulators to shift from being ‘reactive’ to ‘active’, to avoid such occurrences in the future. This “boom-bust-regulate” cycle is a common pattern observed in the regulation of financial markets (think of the dot.com bubble or the global banking crisis). Nevertheless, the FinTech topic is on the table and regulators are well aware of its conceptual meanings and implications». Prof. Langheinrich, do you see FinTech, i.e., the integration of technology into the way we do finance, as a blueprint for many other domains in our lives? «The spreading of technology into everyday life has been happening for quite a while now, and the emergence of FinTech is just one recent phenomenon. The applications of technology to everyday living are in fact numerous. Just think of personalised health, which in the future will make a huge difference in society. In our Faculty, my colleague Prof. Santini is working on how the Quantified Self (also known as ‘lifelogging’) can improve our well-being. A “health-advisor” could measure one’s daily physical activity and biological parameters and provide advice on what to do to stay fit and healthy. Simplified examples are already on the market (e.g.,

the Fitbit). Another area that will be thoroughly changed by technology is industry, what is often referred to as “industry 4.0”. We already see a lot more intelligent services in industry – a company selling production machinery may not sell a huge costly machine in the future, but instead “rent” it as a service. Intelligent sensors in the machine will allow the company to fine-tune its operation and sell continuous services to their customers, instead of a one-time sale».



©MASI Lugano 2017 - Ph: Claudio BaderPhotography

LA QUALITÀ SARÀ la nostra carta vincente TOBIA BEZZOLA (BERNA, 1961), È IL NUOVO DIRETTORE DEL MASI DI LUGANO AL POSTO DI MARCO FRANCIOLLI. È STATO SCELTO ALL’UNANIMITÀ DAL CONSIGLIO DI FONDAZIONE DEL MUSEO D’ARTE DELLA SVIZZERA ITALIANA CHE HA DECISO DI PUNTARE TUTTO SU UN DIRETTORE CON ALLE SPALLE UNA LUNGA CARRIERA INTERNAZIONALE.

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ei è entrato in carica il 1 gennaio 2018 e fin dalle sue prime dichiarazioni ha parlato della necessità di internazionalizzazione del MASI. Che cosa significa di preciso? «Inserire il MASI all’interno del panorama delle istituzioni internazionali è il primo obiettivo che ho voluto porre al centro del mio programma di attività per i prossimi anni. Il MASI, nato dalla fusione del Museo Cantonale e del Museo d’Arte di Lugano ha delle grandi potenzialità, ma è ancora un museo troppo poco conosciuto soprattutto al di fuori dei confini territoriali. Siamo in una fase di costruzione di

un’identità: non dobbiamo pensare che la fusione tra il Museo Cantonale e quello cittadino fosse la fine di un percorso, era soltanto l’inizio. Se pronuncio la sigla MASI, nessuno sa di cosa parlo (fuori dal Canton Ticino); non è così invece quando dico MoMA. È insomma un brand ancora tutto da costruire. Il mio sogno, nel giro di alcuni anni, è che nel mondo la sigla MASI venga identificata subito con il Museo d’arte della Svizzera italiana, come avviene oggi per gli altri musei più importanti». Come è possibile raggiungere questo importante traguardo? «Per far crescere il MASI ho tutta l’intenzione di fare ricorso alla rete di re-


LAC / TOBIA BEZZOLA

lazioni e di contatti che ho costruito in tanti anni di carriera. Sono, infatti, profondamente convinto che la collaborazione sia la strada da percorrere per garantire fama e sostegno al museo. Prima di tutto le collaborazioni con artisti e collezionisti, ma anche con le altre istituzioni museali. Questo garantirà al MASI la possibilità di elaborare progetti di ampio respiro altrimenti irrealizzabili. Ancora oggi c’è chi chiede espressamente di tornare alle grandi mostre che un tempo garantivano la coda sul lungolago di Lugano, fuori da Villa Malpensata. Viviamo in un mondo in cui le istituzioni museali non possono più legittimarsi soltanto attraverso il lavoro di ricerca, di conservazione o di restauro. Essendo spesso finanziati da soldi pubblici, i musei devono essere pensati anche per il grande pubblico e non unicamente per gli specialisti. Le mostre di richiamo sono quindi necessarie, l’importante è capire semmai come debbano essere fatte. È la qualità a fare la differenza, anche quando ci sono in ballo nomi di artisti famosi. Bisogna mettere

a fuoco un tema forte, poi viene il nome. Sono quindi convinto che si debbano (e si possano) pensare delle mostre capaci di attirare grandi quantità di visitatori, senza rinunciare per questo a ricerche originali. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare il nostro modo di pensare a un artista: guardare la sua opera in una prospettiva nuova, diversa, laterale, è sempre interessante, si posso avere belle sorprese. Credo sia una condizione ideale per lavorare con serietà e originalità». Dunque nel suo lavoro la collaborazione internazionale rappresenta una condizione imprescindibile… «Le mostre si fanno sempre (sempre) con l’aiuto degli altri, con la loro collaborazione e generosità. Un curatore da solo non fa una mostra. Artisti e collezionisti saranno portati a collaborare a un progetto tanto più questo è forte e solido. Si presta più volentieri un’opera quando si ha la certezza che questa venga poi inserita in un contesto adatto, magari anche con uno

CHI È TOBIA BEZZOLA Tobia Bezzola, nato nel 1961 a Berna, è cittadino svizzero con origini ticinesi. Dal 2013 ha diretto il Folkwang Museum di Essen, uno dei più importanti musei d’arte in Germania e a livello europeo. Lungo la sua carriera ha ricoperto incarichi prestigiosi come il ruolo di assistente di Harald Szeeman (1992-1995) e, per oltre quindici anni, quello di curatore e poi di responsabile dei progetti espositivi, delle collezioni “Nuovi Media” e “Fotografia” al Kunsthaus di Zurigo. Durante il periodo zurighese, ha curato e co-curato una trentina di esposizioni tra le quali si annoverano mostre su Paul Gaugin, Pablo Picasso, Max Beckmann, Alberto Giacometti, Joseph Beuys, Christian Marclay, Thomas Struth, progetti espositivi tematici (“Rivoluzione! Italian Modernism from Segantini to Balla”; “Hot Spots: Rio de Janeiro / Milano – Torino / Los Angeles”), e collaborazioni con altre autorevoli realtà come il MoMA di New York, il Centre Pompidou di Parigi, la National Gallery di Londra e il Reina Sofia di Madrid. Alla direzione del Museo Folkwang ha amministrato una struttura importante con attività collezionistiche ed espositive, oltre a gestire la relazione con i diversi gruppi d’interesse coinvolti e dedicare una particolare attenzione allo sviluppo di pubblico e attività collaterali.

sguardo innovativo. La solidità di un progetto, cioè la “scienza”, non è sufficiente per allestire una grande mostra. Ci sono sempre molti interessi in ballo. Il sistema dell’arte oggi è molto complesso. Se chiedi in prestito un’opera, molto facilmente ti imporranno di prenderne anche un’altra, assieme alla prima, che a te non interessa per nulla (ma devi farlo, prendere o lasciare)». Possiamo delineare quali saranno le linee guida del suo programma culturale… «Al di là di quanto già anticipato alla stampa, e cioè una grande mostra dedicata all’arte svizzera, quello che posso dire è che il mio programma non punterà solo sull’arte contemporanea ma sarà pluridisciplinare, quindi indirizzato anche al teatro, alla musica, alla danza non solo alle arti visive. Grande aiuto, in questo senso, arriva dagli spazi del LAC, un museo naturalmente votato alla multidisciplinarità grazie al teatro interno e a grandi spazi condivisi”. Lei è nato a Berna, ma le sue origini sono ticinesi… «Sono nato a Berna, è vero, ma Comologno, in Valle Onsernone, è sempre stato un nome importante per me: per il semplice fatto che era scritto sul mio passaporto, come luogo di origine della mia famiglia. Mio padre e mio nonno, pur abitando a Berna, facevano parte di un’associazione di ticinesi. Insomma la Svizzera italiana non mi è mai stata del tutto estranea, anche se devo dire che ho iniziato a conoscerla soltanto negli ultimi anni, per ragioni diverse, anche professionali. Già durante gli studi ho avuto occasione di incontrare e conoscere molti ticinesi, sia a Berna che a Zurigo. Con alcuni di loro ho ancora dei contatti. A Comologno invece sono stato una volta sola, perché dopo la morte di mio nonno, mio padre ha venduto la casa e non ci sono più state occasioni». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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LAC / ETIENNE REYMOND

Il grande ritorno DELLA LIRICA LUGANOMUSICA È SENZA DUBBIO UNA DELLE COLONNE PORTANTI DELLA PROGRAMMAZIONE DEL LAC: ANCHE PER IL 2018-19 PROPONE INFATTI UNA STAGIONE MUSICALE DI ALTISSIMA QUALITÀ, OSPITANDO ARTISTI DI PRIMO PIANO DEL MONDO DELLA MUSICA SINFONICA E DA CAMERA, COME RACCONTA IL DIRETTORE ARTISTICO ETIENNE REYMOND.

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ossiamo anticipare quali saranno alcuni punti di forza del cartellone musicale 2018-2019? «Se parliamo di novità, sicuramente il pubblico sarà fortemente interessato dal fatto che torna a Lugano l’opera lirica, con un apposito allestimento de Il Barbiere di Siviglia, Diego Fasolis maestro concertatore e direttore d’orchestra, Carmelo Rifici regista, I Barocchisti e il Coro della Radiotelevisione Svizzera. LuganoMusica si conferma essere una lunga stagione musicale estesa da settembre a luglio con una serie di appuntamenti distribuiti durante tutto il corso dell’anno. Vorrei che questa programmazione fosse in grado di attirare un pubblico che facilmente potrà seguire le nostre proposte musicali ampie e diversificate».

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Da un punto di vista dei contenuti artistici quali novità dobbiamo aspettarci dalla sua programmazione musicale? «LuganoMusica vanta una sua ben definita tradizione che sarà mantenuta anche nella prossima stagione, come ad esempio la presenza di grandi orchestre sinfoniche. Da questo punto di vista abbiamo raggiunto quest’anno i massimi livelli, ospitando sia i Wiener Philharmoniker, con Michael Tilson Thomas direttore e Igor Levit al pianoforte, che i Berliner Philharmoniker con Daniel Harding. Ma non vanno poi dimenticate altre prestigiose orchestre come l’Orchestre de Paris che aprirà la stagione, la Bayerisches Staatsorchester, o la Deutsches Symphonie-Orchester Berlin».


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Un ruolo da protagonista spetta alla figura dell’Artist in Residence. Chi sarà l’ospite di quest’anno? «Ho deciso di istituire questa figura per poter portare a Lugano artisti di grande valore con cui il pubblico può instaurare un rapporto più stretto, approfondendone la conoscenza attraverso più di un solo concerto. Il nostro Artist in Residence per questa stagione sarà Emmanuel Pahud. Impostosi come uno dei più significativi interpreti della sua generazione, in discendenza diretta dei grandi flautisti del passato, soprat-

tutto quelli di scuola francese, Pahud porta avanti una carriera contrassegnata da varietà (dal repertorio barocco a quello contemporaneo, passando attraverso il jazz) e da un grande prestigio. Oggi il flautista è presente in tutto il mondo, ospite dei più grandi festival e delle orchestre più prestigiose».

01 Quartetto Energie Nove

Per quanto riguarda il repertorio proposto si può individuare una tematica prevalente? «Direi che quest’anno abbiamo cercato di porre una particolare attenzione su

04 Maurizio Pollini

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02 Isabelle Faust Ph: © Roberto Serra 03 Emmanuel Pahud Ph: © Fabien Monthubert

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un decennio del secolo scorso, quello tra il 1918 e il 1928, cioè tra la morte di Debussy e il Bolero di Ravel, dove in tutte le arti, vedi anche la pittura e la letteratura, si assiste ad un processo di interrogazione degli autori sui fondamenti della propria ricerca artistica e sul senso stesso del loro modo di approcciarsi alla propria arte».

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Altri elementi di novità? «Posso dire che uno dei miei obiettivi era quello di introdurre gradualmente delle novità rispetto al repertorio classico. Così quest’anno abbiamo scelto di portare al LAC il Teatro Musicale, con Oscar Bianchi che presenta la prima esecuzione ticinese dell’opera Sinatra In Agony di cui cura personalmente musica e regia».

05 Gershwin Piano Quartet 06 Daniel Harding Ph: Arne Hyckenberg


LuganoMusica Settembre 2018 Lu 03.09.18, 20.00 Opera Me 05.09.18, 20.00 Opera Ve 07.09.18, 20.00 Opera Do 09.09.18, 15.00 Opera Il Barbiere di Siviglia Diego Fasolis, direttore Carmelo Rifici, regia I Barocchisti Coro della Radiotelevisione Svizzera Ve 28.09.18 Orchestre de Paris Daniel Harding, direttore Caroline Widmann, violino 19.00 Pre-concerto 20.30 Concerto

Ottobre 2018

Ma 20.11.18 Claude Debussy - Gli ultimi anni Andrea Oliva, flauto Elisa Netzer, arpa Sergey Krilov, violino Danilo Rossi, viola Enrico Dindo, violoncello Gabriele Carcano, pianoforte 18.30 Ascoltare due volte 20.30 Concerto Ve 23.11.18 Pablo Barragán, clarinetto Maki Wiederkehr, pianoforte 20.30 Concerto Ma 27.11.18 Alberto Ferro, pianoforte 20.30 Concerto Ve 30.11.18 18.30 EAR

Me 17.10.18 Bayerisches Staatsorchester Kirill Petrenko, direttore Patricia Kopatchinskaja, violino 19.00 Pre-concerto 20.30 Concerto Ve 26.10.18 18.30 EAR Sa 27.10.18 Daniil Trifonov, pianoforte 19.00 Pre-concerto 20.30 Concerto

Lu 10.12.18 Emmanuel Pahud, flauto Trevor Pinnock, clavicembalo Jonathan Mason, violoncello 19.00 Pre-concerto 20.30 Concerto Ve 21.12.18 Gershwin Piano Quartet 19.00 Early Night Modern 20.30 Concerto

Novembre 2018

Gennaio 2019

Ma 06.11.18 Andrei Ionita, violoncello 20.30 Concerto Me 07.11.18 Ensemble Claudiana Luca Pianca, direzione e liuto Dimitri Sinkovsky, violino e contralto 19.00 Pre-concerto 20.30 Concerto Do 11.11.18 Andrea Fazioli 11.00 Un quadro una musica Ma 13.11.18 Sinatra In Agony Oscar Bianchi, musica e regia 20.30 Teatro musicale Do 18.11.18 Deutsches SymphonieOrchester Berlin Robin Ticciati, direttore Vilde Frang, violino 19.00 Early Night Modern 20.30 Concerto

Dicembre 2018

Ma 08.01.19 Les Vents français 20.30 Concerto Ve 11.01.19 18.30 EAR Ve 18.01.19 Wiener Philharmoniker Michael Tilson Thomas, direttore Igor Levit, pianoforte 19.00 Pre-concerto 20.30 Concerto Me 23.01.19 De main de maître: Maurizio Pollini di Bruno Monsaingeon 18.30 Musica in immagini Ve 25.01.19 18.30 EAR Do 27.01.19 Marco Müller 11.00 Un quadro una musica Me 30.01.19 Schiff plays Bach di Bruno Monsaingeon 18.30 Musica in immagini

Primizie musicali e prossimi appuntamenti? Abbonatevi alla nostra Newsletter su www.luganomusica.ch/it/newsletter

Calendario 2018/2019 Gio 31.01.19 Cappella Andrea Barca Sir András Schiff, direttore e pianoforte 19.00 Early Night Modern 20.30 Concerto

Febbraio 2019 Ma 05.02.19 Maurizio Pollini, pianoforte 19.00 Pre-concerto 20.30 Concerto Me 06.02.19 Mstislav Rostropovic di Bruno Monsaingeon 18.30 Musica in immagini Me 13.02.19 Svjatoslav Richter di Bruno Monsaingeon 18.30 Musica in immagini Ve 15.02.19 18.30 EAR Do 17.02.19 Orchestre e cori di Superar Suisse Marco Castellini, Pino Raduazzo, Carlo Taffuri, direttori 11.00 Concerto Gio 21.02.19 Gli Anni ’20 - Concert salade I Parigi e Vienna Danilo Rossi, viola Enrico Dindo, violoncello Gabriele Carcano, pianoforte Luisa Castellani, soprano 18.30 Ascoltare due volte 20.30 Concerto Do 24.02.19 Valeria Doratiotto Prinsi 11.00 Un quadro una musica

Marzo 2019 Ve 08.03.19 EAR 20.30 Concerto Ve 15.03.19 Quartetto Artemis 20.30 Concerto Sa 16.03.19 Quartetto Energie Nove 20.30 Concerto Do 17.03.19 Quartetto Modigliani 17.00 Concerto Ma 19.03.19 Jean-Guihen Queyras, violoncello Alexandre Tharaud, pianoforte 19.00 Early Night Modern 20.30 Concerto LuganoMusica T +41 (0)58 866 42 85 Biglietti online www.luganomusica.ch

Gio 21.03.19 Gli Anni ’20 - Concert salade I Robert Kowalski, violino Enrico Dindo, violoncello Gabriele Carcano, pianoforte 20.30 Concerto Ve 29.03.19 18.30 EAR Sa 30.03.19 Orchestre des Champs-Elysées Philippe Herreweghe, direttore Isabelle Faust, violino 19.00 Pre-concerto 20.30 Concerto

Aprile 2019 Ve 12.04.19 Rudolf Buchbinder, pianoforte 19.00 Early Night Modern 20.30 Concerto Do 21.04.19 Orchestra Mozart Bernard Haitink 17.00 Concerto Me 24.04.19 Orchestra Mozart Bernard Haitink 19.00 Pre-concerto 20.30 Concerto

Maggio 2019 Ve 03.05.19 Berliner Philharmoniker Daniel Harding, direttore 19.00 Pre-concerto 20.30 Concerto Ve 10.05.19 Orchestre de la Suisse Romande Jonathan Nott, direttore Emmanuel Pahud, flauto 19.00 Early Night Modern 20.30 Concerto Sa 11.05.19 Emmanuel Pahud 11.00 Masterclass Me 22.05.19 Bamberger Symphoniker Jakub Hrůša, direttore 20.30 Concerto

Giugno 2019 Gio 20.06.19 Krystian Zimerman, pianoforte 20.30 Concerto


LAC / OPERA LIRICA

Ah, che bel vivere, CHE BEL PIACERE! DAL 3 AL 9 SETTEMBRE IL CAPOLAVORO DI GIOACHINO ROSSINI, IL BARBIERE DI SIVIGLIA, SARÀ RAPPRESENTATO AL LAC SOTTO LA DIREZIONE DEL MAESTRO DIEGO FASOLIS, IN UN ALLESTIMENTO DEL REGISTA CARMELO RIFICI. UNA NUOVA PRODUZIONE RSI RADIOTELEVISIONE SVIZZERA, LAC LUGANO ARTE E CULTURA, LUGANOINSCENA, LUGANOMUSICA

non solo una tradizione ma pure un’importanza strategica per questo repertorio. A Lugano realizziamo in assoluto la prima registrazione discografica integrale e televisiva con strumenti storici. Per quanto attiene alla registrazione discografica proporremo per la prima volta la versione di Bologna del 1816 dove il personaggio di Rosina si era impossessata di una scena del tenore e aveva ricevuto da Rossini una nuova aria». Nella sua regia, Carmelo Rifici pur rifacendosi alla tradizione architettonica iberica, ne supera il facile realismo preferendogli un’accezione quasi metafisica. «Abbiamo cercato un’eleganza asciutta che possa respirare l’aria rossiniana, la sua ambiguità fatta di luci e ombre, di chiaroscuri. Tutto questo per far affiorare un attrito interessante: da una parte lo spirito critico del libretto, dall’altra l’astrazione della 02

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tre anni esatti dalla sua inaugurazione, il centro culturale LAC Lugano Arte Cultura affronta una sfida importante mettendo in scena per la prima volta un’opera lirica. L’allestimento di questa prima opera lirica è il frutto della virtuosa sinergia artistica tra il centro culturale, la RSI, LuganoInScena e LuganoMusica e vede coinvolti ensemble ticinesi internazionalmente noti quali I Barocchisti e il Coro della Radiotelevisione svizzera, accanto a grandi protagonisti del panorama lirico. L’evento segna dunque l’inizio di una nuova avventura teatrale fino ad oggi assente nell’offerta culturale ticinese. Il Maestro Diego Fasolis ha dichiarato: «Dall’apertura della Sala teatrale LAC ho sempre pensato che fosse giunto il momento di riavere l’opera a Lugano, che storicamente possiede

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LAC / OPERA LIRICA 04

05 01 Figaro Bozzetto di costume 02 «Ecco ridente il Cielo» Bozzetto di scena 03 «Largo al factotum» Bozzetto di scena

musica rossiniana». Straordinario il cast che include Edgardo Rocha come Il Conte d’Almaviva - ruolo che lo ha portato nei cartelloni dei maggiori teatri di tutto il mondo e che qui a Lugano interpreta per l’ultima volta -, Giorgio Caoduro come Figaro, Lucia Cirillo nei panni di Rosina, Riccardo Novaro in quelli di Bartolo, Ugo Guagliardo interpreta Basilio, Alessandra Palomba dà la voce a Berta, Yannis Vassilakis è Fiorello, Alfonso De Vreese Ambrogio e Matteo Bellotto nella parte dell’ufficiale. I festeggiamenti dell’anno rossiniano – 150esimo anniversario della sua morte – offrono l’occasione di inaugurare le stagioni 2018/2019 di LuganoInScena e LuganoMusica. L’ omaggio di Lugano è reso ancora più significativo dalla generosità della Fondazione Rossini di Pesaro che ha messo eccezionalmente a disposizione del

Maestro Diego Fasolis gli spartiti originali, che consentiranno un’esecuzione storicamente informata dell’opera. Una circostanza felice che permetterà a I Barocchisti di esprimere al meglio il loro virtuosismo che li ha portati a raggiungere una indiscussa fama internazionale. Con questa nuova produzione, la Svizzera italiana celebra Gioachino Rossini, che alla figura leggendaria dell’eroe Guglielmo Tell dedicò la sua ultima opera. Lo spettacolo sarà proposto con sopratitoli in italiano. Alla prima di lunedì 3 settembre, ore 20:00, faranno seguito le repliche di mercoledì 5 e venerdì 7 settembre, ore 20:00, e di domenica 9 settembre, ore 15:00. I biglietti sono acquistabili fin da subito su www.luganolac.ch, presso la biglietteria del LAC e in tutti i punti vendita Ticketcorner.

04 Carmelo Rifici ©LAC 2015 05 Diegio Fasolis 06 Coro della Radiotelevisione Svizzera Ph: Matteo Aroldi 07 I Barocchisti Ph: Matteo Aroldi

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LAC / MASI LUGANO

NOI e il MASI VISITABILE FINO AL 29 LUGLIO 2018 AL MUSEO D’ARTE DELLA SVIZZERA ITALIANA, PRESSO LA SEDE DEL LAC, UNA SELEZIONE DI OPERE DALLA DONAZIONE GIANCARLO E DANNA OLGIATI, RECENTEMENTE CONFLUITE NEL PATRIMONIO ARTISTICO DEL MUSEO.

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01 Livio Bernasconi Immagine 1 1992 Acrilico su tela MASI, Lugano. Donazione Giancarlo e Danna Olgiati 02 Xanti Schawinsky Optical Structure – Portrait eines Mannes 1943 Stampa ai sali d’argento su carta MASI, Lugano. Donazione Giancarlo e Danna Olgiati

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allestimento Noi e il MASI. Donazione Giancarlo e Danna Olgiati, a cura di Marco Franciolli, presenta una selezione di 59 opere provenienti dalla donazione di Giancarlo e Danna Olgiati. Frutto di un lungo e proficuo rapporto instauratosi tra i coniugi e la direzione del Museo Cantonale d’Arte – oggi MASI Lugano -, la donazione comprende un totale di 77 opere suddivise in quattro nuclei principali: artisti internazionali, artisti svizzeri, artisti italiani e un prezioso gruppo di opere fotografiche realizzate da protagonisti della Bauhaus. In alcuni casi le opere donate completano nuclei di lavori di uno stesso artista già presente nella collezione del Museo. In mostra sono esposti tutti gli artisti della donazione, ma non tutte le opere sono state incluse in questa prima presentazione. La selezione di dipinti, sculture, fotografie e installazioni intende evidenziare la qualità delle singole opere e al contempo sottolineare le principali aree di interesse dei collezionisti nei confronti dell’arte attuale. Noi e il MASI permette inoltre di cogliere i numerosi punti di tangenza fra la collezione del Museo e i contenuti della Donazione Olgiati, fra gli artisti proposti nell’ambito della programmazione espostiva e quelli inclusi nell’elenco della Donazione. Il percorso espositivo, scandito in sei sezioni principali, pone a confronto le diverse poetiche e linguaggi espressi-

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LAC / MASI LUGANO 03

vi. La mostra si apre con una sala dedicata a temi di portata universale, quali la precarietà della condizione umana, l’identità, la memoria - Christian Boltanski, Roberto Ciaccio e Martin Disler -, temi che si ritrovano declinati con altri linguaggi nella seconda sala - Liu Ding, Edmondo Dobrzanski, Urs Lüthi. Uno spazio importante viene dedicato nella sala seguente alla fotografia, quella storica con una serie di stampe vintage di Lux Feininger, Xanti Schawinsky e Luigi Veronesi, e quella contemporanea che indaga lo statuto stesso dell’immagine e i suoi codici, con opere di Shannon Ebner, Adriana Beretta e Luciano Rigolini. Seguono, nelle due sale successive, opere di artisti che utilizzano la pittura, il disegno e la scultura in una dimensione

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concettuale per indagare lo statuto dell’opera e dell’autore, dei limiti fra i diversi linguaggi espressivi e la possibilità di rinnovamento delle tecniche, il rapporto con la storia dell’arte. Il percorso espositivo si conclude con una serie di sculture di Flavio Paolucci, Chiara Dynys e Gianni Caravaggio collocate nella sala del Museo che si apre sul paesaggio, stabilendo così un affascinante rapporto fra le opere e il panorama esterno. Il MASI presenta così la sua missione culturale: affiancare a mostre temporanee la propria collezione, mostrando il nesso imprescindibile fra il patrimonio artistico custodito e i diversi episodi della stagione espositiva. Il secondo allestimento dedicata alla collezione del MASI sarà proposta il prossimo autunno.

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03 Vincenzo Cabiati Gli anni in tasca 1999 Ceramica MASI, Lugano. Donazione Giancarlo e Danna Olgiati 04 Martin Disler Figura bianca 1988 Gesso, legno, materiali vari MASI, Lugano. Donazione Giancarlo e Danna Olgiati 05 Shannon Ebner XIS 2011 Stampa cromogenica MASI, Lugano. Donazione Giancarlo e Danna Olgiati 06 Loredana Sperini Untitled 2013 Cera, cemento MASI, Lugano. Donazione Giancarlo e Danna Olgiati 07 Francesco Gennari Il corpo torna alla terra l’anima torna al cielo (con una macchia di Amarena nel cuore) 2011 Terracotta, gin, sciroppo di amarena MASI, Lugano. Donazione Giancarlo e Danna Olgiati

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CULTURA / BACON E GIACOMETTI

Due maestri A CONFRONTO 01

DI RUDY CHIAPPINI AMICI E AL TEMPO STESSO RIVALI, FRANCIS BACON E ALBERTO GIACOMETTI, SONO STATI PROTAGONISTI ASSOLUTI DELL’ARTE MODERNA. LE LORO OPERE, PUR IN APPARENZA COSÌ LONTANE E DIVERSE, HANNO COSTITUITO NON SOLO UNA DELLE PIÙ ALTE ESPRESSIONI DELLA PITTURA E DELLA SCULTURA DEL DOPOGUERRA, MA SENZA DUBBIO ANCHE L’ULTIMO BALUARDO DELLA FIGURAZIONE. IL CONFRONTO TRA I LAVORI DEI DUE GRANDI MAESTRI È AL CENTRO DELLA MOSTRA PROMOSSA FINO AL 2 SETTEMBRE DALLA FONDAZIONE BEYELER DI RIEHEN.

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d accomunare Bacon e Giacometti è la battaglia in difesa della figurazione e il conseguente rifiuto di cedere al diffondersi dell’arte astratta. Entrambi ambiscono a rimanere nel solco della tradizione perseguendo, al di fuori delle correnti e oltre le definizioni, una propria altissima e originale declinazione di un realismo esasperato, proiettato agli estremi limiti della rappresentazione. In questo senso, come nessun altro artista del XX secolo, hanno saputo garantire a intere generazioni la possibilità di un’arte incentrata sull’immagine umana che, fondendo apparenza e realtà, è ha saputo rappresentare in chiave contemporanea il senso disperato e convulso della vita. Per Bacon come per Giacometti, conosciutisi soltanto nei primi anni Sessanta, quando entrambi avevano già compiutamente sviluppato il carattere della

propria ricerca, l’arte rappresenta prima di tutto il recupero dell’uomo e della sua centralità. Costituisce un’ossessione della vita, un tormento della carne e dello spirito. Obbedisce alla necessità di trasferire sulla tela o nel gesso i fantasmi di un’esistenza fragile e disperata. I soggetti delle loro opere sono individui sconfitti, alienati dalla solitudine. Disperate presenze che gridano la precarietà dell’uomo, simili a creature consumate dal loro stesso vivere. Assumono significati profondi che vanno oltre le regole della rappresentazione per esprimere in tutta la sua brutalità un senso di impotenza devastante e drammatico. La forza con cui Bacon e Giacometti realizzano le loro immagini fonde realtà e visione in un’immagine liberata da ogni rigido obbligo di verosimiglianza. L’esposizione, allestita tematicamente, accosta i lavori dei due artisti,


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sottolineandone le peculiarità e soprattutto gli elementi che li accomunano. Un ruolo fondamentale nella loro ricerca è dato ad esempio dalla rappresentazione delle figure nello spazio: Giacometti nella tridimensionalità delle sculture, Bacon nella bidimensionalità dei dipinti. L’artista grigionese si affida spesso ad una serie di intelaiature che “ingabbiano” il soggetto come nel celebre Le nez (1947/49) una testa appesa in una struttura metallica, assurta a icona del suo lavoro. Bacon risponde ponendo i suoi personaggi in una posizione di rilievo, su elementi non sempre chiaramente definiti, simili nella loro funzione a un piedistallo, a un trono che, prospetticamente, li proietta verso l’osservatore. In questo concetto rientra anche il frequente ricorso a un dispositivo spaziale attentamente elaborato, sotto forma di teche di cristallo, di impalcature geometriche o di gabbie ideate allo scopo di costringere i soggetti dentro strutture prive di qualsiasi relazione diretta con lo spazio circostante per accentuare la postura contorta e convulsa dei corpi imprigionati, per esaltarne al massimo la forza e la visibilità. Straordinario esempio di questo approccio è Head VI (1949), appartenente alla famosa serie di dipinti ispirati al pittore

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irlandese dalla visione del Ritratto di Innocenzo X , di Velázquez. Analogie si riscontrano anche tra i grandi trittici di Bacon, nei quali è evidente il desiderio di travalicare i limiti della tela attraverso la ricerca della dinamicità e la resa del movimento e alcune composizioni singole in grande formato di Giacometti. In Three Studies of Figures on bed (1972), Bacon ricorre al motivo stilistico delle frecce roteanti volto a sottolineare la convulsione del movimento impresso alle tre figure avvinghiate e raggomitolate. Giacometti supera la staticità insita nella scultura regalandoci una delle opere più emblematiche della sua produzione: quell’Homme qui marche (1960) intuizione centrale e assoluta della condizione umana. L’esposizione si conclude, in un crescendo di emozioni, in un contesto nel quale si evidenziano l’intensità, la passione e l’aggressività insite nell’opera di entrambi gli artisti. Le profonde ferite inferte da Giacometti con la sgorbia per modellare il Buste d’homme (1965) testimoniano dell’approccio irruente dello scultore nei confronti del modello e della realtà. Un desiderio di penetrare la forma presente anche nelle opere di Bacon: in Lying Figure (1969) corpi e volti sembrano essere stati scomposti e deformati con spietata, lucida ferocia. E proprio Bacon, facendo sue le parole di Giacometti, afferma che “la più grande avventura è veder nascere qualcosa di sconosciuto ogni giorno sullo stesso volto”. Entrambi gli artisti hanno costantemente perseguito nuove soluzioni formali, ci hanno trasmesso figure assolutamente inedite rispetto all’abituale esperienza visiva del mondo, emergenti da quell’oscuro mondo di emozioni incontrollate nel quale albergano le angosce di ognuno di noi. Hanno saputo farsi interpreti della convulsa dimensione esistenziale del nostro tempo, ponendo l’uomo con le sue debolezze la sua affascinante complessità, al centro della propria indagine, raffigurandolo nel modo più vero e disincantato.

01 Alberto Giacometti e Francis Bacon 1965 © Graham Keen 02 Francis Bacon Lying Figure 1969 Olio su tela 198 x 147.5 cm Riehen, Fondation Beyeler © The Estate of Francis Bacon. ProLitteris, Zurigo 03 Alberto Giacometti L'Homme qui marche II 1960 Gesso 188.5 x 29.1 x 111.2 cm Parigi, Fondation Giacometti © Succession Alberto Giacometti / 2018, ProLitteris, Zurigo 04 Alberto Giacometti Le Nez 1947-49 Gesso 43,6 × 9 × 61,6 cm Parigi, Fondation Giacometti © Succession Alberto Giacometti / 2018, ProLitteris, Zurigo

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CULTURA / IMAGO ART GALLERY

LA NUOVA SEDE DI IMAGO ART GALLERY PRESENTA DAL 7 GIUGNO AL 6 OTTOBRE LA PRIMA PERSONALE IN SVIZZERA DI ALESSANDRO BUSCI, CHE QUI RACCONTA IL SUO LAVORO DI ARTISTA

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LA MIA VISIONE della città e della natura 01 Gas station 40 x 40 cm 02 Aereo blu e bianco 160 x 160 cm 03 Betulle rosa 92 x 155 cm

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he cosa vedremo in questa sua esposizione luganese? «In mostra saranno esposte 30 opere su acciaio corten di diverso formato e 16 carte sul tema dell’architettura, degli aeroporti e per la prima volta della Natura. La montagna e i boschi di betulle, pur confrontandosi con la grande tradizione figurativa naturalista e poi simbolista, sembrano voler dialogare con la materia al punto di toccare i confini che separano la pittura figurativa da quella astratta e informale, come ad esempio in Burri e Fontana, non a caso fra gli autori più legati alla storia della galleria stessa».

Accanto alla Natura ritorna il tema della città contemporanea, a lei particolarmente caro… «La veduta urbana, soprattutto di Milano, è da sempre un mio tema prediletto, oggetto di un’indagine che è mentale, visiva ed emotiva insieme ma è al contempo soggetto, matrice ed elemento generatore di sequenze di dipinti che, come fotogrammi di un film cerco di cogliere nel suo crescere e nel suo divenire. Milano si sta trasformando ormai da molti anni. Ha cambiato il suo landscape e ha cambiato il volto dei suoi nuovi quartieri grazie alle architetture contemporanee che si stanno realizzando. Con il mio lavoro


CULTURA / IMAGO ART GALLERY 02

sosta tra terra e cielo, tra notte e giorno, esprimono la stupore dell’umano che trascende se stesso».

ho voglia di raccontare la nuova città verticale e moderna».

La sua ricerca artistica si caratterizza per una costante sperimentazione… «Nel mio lavoro cerco di fare ricorso a tecniche e supporti non convenzionali: smalti e acidi su materiali come acciaio, ferro, rame e alluminio, per indagare le potenzialità creative di ciascuna materia. In particolare, il corten deriva da una fusione di ferro con rame, cromo e fosforo ed ha la caratteristica di ossidarsi senza corrodersi. Solo a questo punto interviene il procedimento pittorico realizzato a smalto con pennelli giapponesi».

IMAGO ART GALLERY Via Nassa 46 CH-6900 Lugano +41 (0)91 921 43 54 info@imago-artgallery.com www.imago-artgallery.com

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Un altro soggetto a lei molto caro è quello degli aerei e degli aeroporti… «Mi piace intendere anche gli aeroporti come ambienti architettonici, erroneamente considerati ‘non-luoghi’. Gli aeroporti emergono come spazi reali che raccolgono le storie, le aspettative e i progetti di milioni di passanti. Contenitori di persone, ossia di storie, luoghi di passaggio in grado di condurre chi guarda il mio lavoro a riflessioni mentali, visive ed emotive. Non diversamente, le immagini degli aeroplani, levigatissimo connubio di tecnica e design, rappresi nell’attimo della

CHI È ALESSANDRO BUSCI Pittore e architetto, vive e lavora a Milano. Laureato al Politecnico di Milano con una tesi in Storia dell’Arte, indaga le potenzialità dello scambio fra le tradizioni iconografiche occidentali e orientali e la sua produzione si distingue per la forte valenza del segno, pittorico e calligrafico, realizzato su supporti non convenzionali come acciaio, rame e alluminio lavorati con acidi e smalti o sulla più tradizionale carta. Sue personali sono state allestite a Milano, Roma, Brescia, Torino, Londra, Bordeaux, Madrid, Bilbao, San Francisco e Napoli. Dal 1997 collabora con l’Atelier Men-

dini contribuendo alla realizzazione di vari progetti di architettura, decorazione e allestimento. Nel 2010, in occasione del China Trade Award, Busci e Cathay Pacific presentano alla Triennale di Milano il volume Airports, e nello stesso anno l’artista viene invitato alla Biennale di Venezia nei padiglioni italiano e cubano. Nel 2014 la personale alla Triennale di Milano, “In Alto Milano”, 90 opere dedicate al nuovo sviluppo della città verticale, curata da Ada Masoero. Nel 2017 la personale alla Soglia Magica, terminal 1 di Milano Malpensa.

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CULTURA / RAPHAËL BRUNSCHWIG

Il Festival guarda AI GIOVANI

DI ALESSANDRO DE BON

FATTO 70 FACCIAMO 71. AL TIMONE PERÒ, DOPO L’EDIZIONE DELLA CIFRA TONDA, IL NOCCHIERE È UN ALTRO. CHIUSA L’ERA TIMBAL DALLO SCORSO SETTEMBRE A TENERE IN MANO BUSSOLA E CONTI DEL LOCARNO FESTIVAL È RAPHAËL BRUNSCHWIG, CHE DI MARIO TIMBAL ERA IL VICE E CHE DEI SUOI 34 ANNI GLIENE SONO BASTATI APPENA QUATTRO PER ENTRARE, CONOSCERE, CAPIRE E RISPONDERE “SÌ” ALLA PROPOSTA SECCA E IMPROVVISA: “ORA TOCCA A TE!”.

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artendo da dove? Dall’edizione dopo quella della festa, la numero 71, in programma dal 1 al 11 agosto. «Non è facile arrivare dopo un’edizione così - ammette il nuovo direttore operativo con tutte le novità e i successi di cui ha vissuto e brillato. Allo stesso tempo però è una sfida indubbiamente accattivante».


CULTURA / RAPHAËL BRUNSCHWIG

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ome si riparte dopo una cifra celebrativa? «Lo abbiamo sempre detto, il 70° per noi era ed è stato una tappa, non un traguardo. È stato un passo importante nella nostra storia, sicuramente, ma che abbiamo voluto vivere come un momento di slancio e stimolo per guardare avanti».

Da dove parte il 71° Locarno Festival? «Dai quasi 400 film che contraddistinguono ogni edizione. Il processo di selezione del Direttore artistico e del suo comitato è in corso, ma già dalla Retrospettiva si può intuire il vento che soffierà sull’edizione: è stata “leggerezza” la parola chiave usata da Carlo Chatrian per descrivere il percorso che sarà dedicato a Leo McCarey, padrino di Stanio e Olio». Dal punto di vista operativo? «Il budget confermato è di circa 13 milioni, in leggera flessione rispetto a quello dell’anno scorso, tenendo conto di alcuni contribuiti straordinari dei quali abbiamo beneficiato per il 70esimo. Dopo cinque anni in cui abbiamo dovuto attingere alla nostra riserva, che ora ammonta all’8% della spesa annua, siamo condannati a tornare a nutrirla, e questo è un primo obiettivo. Il secondo, considerata la forte

crescita che abbiamo vissuto, è stato quello di consolidare l’operatività. Tutto quel che non è legato al nostro core business è stato messo in discussione. Risparmiare e consolidare comunque sono due obiettivi solo all’apparenza antitetici. Poi ce n’è un terzo, vitale: continuare a sorprendere, anche sul piano operativo. Nell’ambito della digitalizzazone integreremo nuovi standard, penso in particolare al sistema di prenotazione dei posti in sala o al relativo sistema di Digital Signage. Poi ecco il nuovo ingresso con il quale ridisegneremo l’accesso alla Piazza Grande, valorizzando ulteriormente Largo Zorzi. Guardiamo avanti e lo facciamo anche rinnovando le infrastrutture visibili». Sale confermate? «La bella notizia è che abbiamo confermato anche le tre del Rialto, facendo della 71esima un’altra edizione ricchissima: 12 sale più la Piazza Grande. Il PalaCinema l’anno scorso ha rivoluzionato gli equilibri, apportando una nuova dimensione al Festival e il cui potenziale, anche durante l’anno, si sta dispiegando in questi mesi. Idem il GranRex, la casa della Retrospettiva per undici giorni e a disposizione della città, in affitto, per gli altri 354». Gli ultimi due anni sono stati gli anni de LaRotonda e del Locarno Garden. «Rappresentano una sfida importante, lo sviluppo commerciale del Festival, e li abbiamo confermati. Vogliamo arricchire l’offerta per il nostro pubblico, tenendo ovviamente un occhio sul risultato economico in quanto attività che devono aumentare il livello di autofinanziamento del Festival. La loro conferma è la dimostrazione che pensiamo il Festival come un evento a 360°, per il quale vogliamo valorizzare al massimo anche la curatela della parte off, con RSI Rete Tre in Rotonda e con l’Associazione Turba al Garden. Per riuscire al meglio in questa

sfida abbiamo innescato un processo di professionalizzazione importante, affidato a Mattia Storni, Vicedirettore operativo, che ha ridefinito processi, responsabilità e competenze». Rotonda e Garden guardano al pubblico più giovane. «Anche. Abbiamo voluto alzare l’asticella; la curatela dei contenuti cinematografici è tra le migliori al mondo, ora abbiamo cominciato a lavorare con la stessa logica anche sulla parte musicale. Guai però vedere questo come a un processo che snatura il Festival. No, vogliamo semplicemente posizionarlo al centro di un’offerta di intrattenimento sempre più ricca, per dare valore aggiunto al pubblico che c’è e incontrarne altri da portare al Locarno Festival. Che è e rimane un evento con al centro il cinema. Stiamo semplicemente curando anche ciò che gli sta attorno, sperando di incuriosire chi ancora non frequenta le nostre sale cinematografiche. Pensare ai giovanissimi significa pensare al pubblico di Locarno90, o Locarno100. «Il nostro è un Festival giovane, basti pensare all’età dei registi che presentano i loro cortometraggi in Pardi di domani o le loro opere prime o seconde in Cineasti del Presente, ai partecipanti alla Locarno Academy, a Open Doors…».

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CULTURA / RAPHAËL BRUNSCHWIG

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Poi ci sono i giovani dall’altra parte dello schermo. Come avvicinarli? «È un tema sul quale ci siamo chinati lo scorso anno e dal quale sono nate due iniziative, la prima con la creazione di un comitato consultivo, lo Youth Advisory Board, che ci sta aiutando proprio a rispondere a queste domande, la seconda è Locarno Kids, un progetto che stiamo ulteriormente sviluppando. Penso in particolare a workshop, laboratori, giurie e proiezioni dedicate. Vogliamo offrire ai giovanissimi un ruolo attivo all’interno del Festival, affinché possano guardarlo con un occhio di riguardo, curioso. Sarà un coinvolgimento che idealmente non finirà all’undicesima giornata di Festival, ma che potenzialmente potrà continuare nelle scuole durante l’anno».

do un periodo molto interessante: le esigenze in questi anni si sono evolute, ogni partner va messo nella condizione di potersi presentare al pubblico nella sua unicità, e qui – se penso anche solo ai nostri Main Partner – abbiamo creato progetti specifici, con una distinzione tematica e geografica, che hanno fortemente rafforzato il Festival in questi anni. Basti pensare al Grand Hotel Swisscom ne laRotonda, al Locarno Garden la Mobiliare, al merchandising Manor o al tema della digital expertise, con UBS. O ancora alla nostra recente esperienza a Los Angeles, dove grazie ad Ascona-Locarno Turismo abbiamo potuto presentare una selezione dei nostri film in una città strategicamente fondamentale».

Tutto sembra rientrare in un’operazione di consolidamento e crescita del marchio “Locarno Festival” dopo la semplificazione del nome di un anno fa. «Consolidamento e aderenza alla realtà. Il nostro è un brand di nicchia ma globale e sappiamo che per giocare al meglio le nostre carte anche a livello internazionale dobbiamo lavorare a partire da dove siamo, ad esempio dalla relazione con gli altri inquilini del PalaCinema. Anche sul fronte delle partnership stiamo viven-

Il 1 agosto si avvicina, presto le notizie accelereranno… «Quest’anno al centro della comunicazione tornerà il cinema. Dopo due anni di grandi novità operative i film ritroveranno il loro ruolo centrale nelle nostre parole. L’annuncio a inizio maggio dell’Exellence Award a Ethan Hawke è un primo esempio».

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A nove mesi dall’inizio della navigazione e a due da quello della prima edizione al timone com’è la vita da numero uno?

«Più semplice che da numero due… (sorride, ndr). Hai la possibilità di assumerti direttamente le responsabilità, il ché in un certo senso facilita le cose. Ma sono comunque responsabilità condivise con Marco Solari, che è sia un Presidente operativo sia un coach, e con il Direttore artistico, Carlo Chatrian, con cui la collaborazione è quotidiana. Prima ancora, il nostro è un lavoro basato sulla forza della squadra, che sta attraversando un buon momento negli equilibri tra efficienza, competenze e coesione. Ruolo a parte ciò che spicca, a prescindere, è l’identità del Festival, che è un luogo di lavoro in cui cerchiamo di dare a tutti la possibilità di mettersi in gioco esprimendo il proprio potenziale. Per poter fare bene bisogna costantemente uscire dalla propria comfort-zone; uno dei nostri “credo” è affidare responsabilità a chi lavora, mettendo ognuno nelle condizioni di provare piacere in quello che fa. Credo sia un ambiente in cui l’identificazione con il proprio lavoro è molto alta». Obiettivo numero uno per il futuro? «Rafforzare la posizione internazionale e nazionale del Festival, garantirne la sostenibilità finanziaria e essere capaci di captare lo “Zeitgeist” e tradurlo, di anno in anno, nella migliore edizione di sempre, tutto questo potendo contare su un’impeccabile efficienza operativa». E cosa fa di un’edizione la migliore edizione di sempre? «L’insieme di tutti gli elementi che hanno permesso a Locarno di mantenere per 70 anni uno dei festival più importanti al mondo in un contesto globale che ormai ne conta più di 3 mila». E la direzione tecnica quando si applaude? «Quando tutto funziona nel modo più fluido possibile, facendo sembrare ovvio il lavoro di tutto l’anno di un team che in agosto arriva a contare 800 persone».


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FINANZA / TICINO FOR FINANCE

ACCESSO AL MERCATO ITALIANO LE CONSIDERAZIONI DI TICINO FOR FINANCE RISPETTO A QUELLA CHE COSTITUISCE UNA CONDIZIONE IMPRESCINDIBILE PER LA PIAZZA FINANZIARIA TICINESE.

L

a scorsa estate il Governo italiano ha varato un decreto legislativo che di fatto obbliga le banche extracomunitarie ad aprire una succursale in Italia per poter operare con la clientela locale. Nonostante la MiFID (la legislazione europea in materia) lasciasse uno spazio di manovra il Ministero dell’economia e delle finanze ha optato per la via protezionistica, chiudendo la porta agli operatori esteri. La reverse solicitation, cioè l’iniziativa che assume la persona già cliente in forma esclusivamente personale nel richiedere un servizio, senza un intervento attivo dell’intermediario finanziario, può applicarsi alla clientela già esistente ma non risolve la questione delle strategie per il domani della piazza finanziaria e del suo sviluppo. La via della costituzione della filiale con dipendenti e consulenti locali, nonché soggetto fiscale italiano e con esclusione di commistioni transfrontaliere, è l’unica operativamente praticabile, e tutte le altre forme ibride non

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hanno solidità, anche se vengono talvolta evocate. Il tema dei servizi finanziari cross-border con l’Italia è stato oggetto di un recente seminario al Centro di Studi Bancari a Vezia, durante il quale sono stati analizzati gli scenari e i rischi dell’attuale situazione che esclude la possibilità di conseguire nuova clientela. Altri rischi possono venire dalla clientela stessa, cioè i clienti post voluntary disclosure smaliziati che vantano più pretese rispetto a prima nei confronti degli intermediari. Possono intentare azioni legali ed effettuare segnalazioni ad organi quali Consob o Bankitalia e, in base alla Convenzione di Lugano, è facile per loro agire presso i tribunali dei loro luoghi di residenza, forti della normativa comunitaria Mifid II, vedendo applicati non il Codice civile o quello delle obbli-

gazioni svizzeri ma le leggi italiane, con tutte le conseguenze del caso. Due sono le strategie estreme: una «svizzerizzazione» totale del business od assimilare pienamente gli standard comunitari, accontentandosi della reverse solicitation e gestendo al meglio il rischio cross-border. Cosa non semplice, però, in quanto criticità e zone d’ombra non mancano anche per questa soluzione. Sono vietate promozioni ed inviti, anche a distanza, stimoli e comunicazioni «personalizzate», pubblicità non istituzionale. Delicato è l’uso del web, l’interagire con professionisti e fiduciarie italiane e la cautela è d’obbligo anche per i viaggi oltre frontiera del gestore e del consulente. Le soluzioni, se vi saranno, non verranno da Roma, ove mancano gli interlocutori e comunque si rimanda a


FINANZA / TICINO FOR FINANCE

Bruxelles. Potrà intervenire semmai l’ESMA, l’agenzia europea di supervisione dei mercati, ma solo dopo la Brexit, che potrebbe rappresentare peraltro per la Svizzera un’opportunità, qualora Londra riesca a spuntare buone condizioni di operatività nei mercati comunitari, a cui noi potremmo «accodarci». Anche lo scambio automatico d’informazioni, che avrebbe dovuto rappresentare una contropartita per l’accesso al mercato italiano, prospettiva rivelatasi poi fallace, presenta aspetti critici. Se il cliente italiano ottiene un credito lombard, la banca dovrebbe pagare in Italia le tasse sui relativi interessi, per non dire delle diverse regolamentazioni della materia successoria. Se i clienti italiani sono rimasti fidelizzati agli istituti ticinesi, come indica la forte percentuale di permanenza dopo scudi e voluntary disclosure, per i loro eredi le scelte potrebbero essere diver-

se. Anche in questo senso, i prossimi anni risulteranno critici per il private banking ticinese: gestori e consulenti saranno chiamati a scongiurare conflitti familiari e a mantenere le relazioni pianificando le soluzioni più opportune, dal testamento alle polizze vita, dalla società semplice al trust, con un occhio all’intero patrimonio del cliente.

TICINO FOR FINANCE Villa Negroni CH-6943 Vezia www.ticinoforfinance.ch

Friedrich Oelenhainz, «Ritratto del futuro Principe Alois I del Liechtenstein» (particolare), 1776 © LIECHTENSTEIN. The Princely Collections, Vaduz–Vienna

VALUES WORTH SHARING

«Entra a far parte di una banca per la quale i soldi non sono tutto.» Elena Sager, collaboratrice LGT dal 2006

lgt.ch/values

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FINANZA / SPECIALE FINTECH

UN’OPPORTUNITÀ PER LA PIAZZA FINANZIARIA TICINESE IL CONVEGNO SULL’EVOLUZIONE TECNOLOGICA E DIGITALE NEL MONDO FINANZIARIO, ORGANIZZATO IL 20 MARZO 2018 DALL’ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE (ABT) E DAL DIPARTIMENTO DELLE FINANZE E DELL’ECONOMIA DEL CANTONE TICINO (DFE) CON LA COLLABORAZIONE DELLA CITTÀ DI LUGANO E DELL’UNIVERSITÀ DELLA SVIZZERA ITALIANA (USI), HA MOSTRATO TUTTA L’ATTUALITÀ DEL TEMA SCELTO PER LA PRIMA EDIZIONE DEL LUGANO BANKING DAY.

T

icino for Finance, l’associazione per la promozione della piazza finanziaria, segue da vicino le tendenze internazionali che ne influenzano lo scenario futuro, con una particolare attenzione rivolta alle nuove tecnologie finanziarie, il cosiddetto ambito FinTech. Si tratta di un trend ampio e diversificato che interessa più attori a livello globale: banche ed altri intermediari finanziari che si stanno impegnando nello studio e nell’adozione delle nuove tecnologie e delle relative procedure operative nella ricerca, nella gestione patrimoniale, nelle funzioni di reporting e di comunicazione. Una realtà già ben presente anche in Ticino. Il settore interessa i clienti che, attraverso nuovi media ed applicazioni ad hoc, interagiscono con i soggetti finanziari ed accedono ad una gamma sempre più ampia di servizi e di prodotti, in modo rapido e flessibile. Infine le aziende, spesso start-up ad alto contenuto di creatività ed innovazione, che realizzano software, piattaforme e soluzioni innovative specificatamente rivolte a questo settore in rapida e costante evoluzione. Il Ticino si sta già imponendo come un importante centro in ambiti FinTech particolarmente rilevanti ed attuali, ad iniziare da Blockchain, la sua principale piattaforma operativa globale, e le cryptovalute, balzate agli onori delle cronache con frequenza pressoché quotidiana. Crescono le aziende del settore che si insediano nel Cantone, beneficiando del quadro normativo favorevole, degli incentivi fiscali, del multilingui-

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smo, della tradizione per innovazione e ricerca, oltre che per la sinergia con importanti istituzioni scientifiche e, non da ultimo, per la qualità di vita che contraddistingue la regione. FinTech riveste quindi un ruolo strategico anche per la piazza finanziaria ticinese, nella sua attuale fase di evoluzione e di riposizionamento attraverso nuovi sbocchi operativi e nuove sinergie. A tale scopo Ticino for Finance vuole sostenere e coordinare tutte le attività legate a FinTech attraverso varie iniziative, tra cui questo studio di approfondimento curato dal Centro di Studi Bancari, che attraverso un sondaggio indirizzato ad un elenco di aziende attive sul territorio ha inteso individuare i progetti e le iniziative in corso, mappare l’attuale offerta di servizi digitali in ambito finanziario e indicare le aree di potenziale sviluppo di questo mercato a livello cantonale. Ticino for Finance è l’Associazione per la promozione della piazza finanziaria ticinese costituita nel 2009 volta a favorire l’insediamento di attività finanziarie ad alto valore aggiunto in Canton Ticino. Nata su iniziativa del Dipartimento delle finanze e dell’economia del Canton Ticino e dell’Associazione Bancaria Ticinese, l’associazione raggruppa altri partner istituzionali pubblici e privati quali le Città di Bellinzona, Chiasso, Locarno e Lugano, l’Associazione svizzera dei gestori patrimoniali (ASG), la Camera di commercio e l’Ordine degli avvocati del Cantone Ticino


FINANZA / SPECIALE FINTECH

HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:

PHILIPP DE ANGELIS (P.D.A.) e-foresight, Gruppo Swisscom

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erché a suo giudizio le tendenze internazionali che influenzano lo scenario futuro, con una particolare attenzione rivolta alle nuove tecnologie finanziarie, il cosiddetto ambito FinTech, avranno un’importanza sempre più importante anche per la piazza finanziaria ticinese? P.D.A.: «La Svizzera ed il Ticino non sono un’isola, saranno quindi senza ombra di dubbio impattati dalle tendenze internazionali. Direi, inoltre, che occorre cogliere l’opportunità di essere all’avanguardia in determinati sviluppi, senza dimenticare che la Svizzera è già uno degli attori principali in ambito FinTech. Ci sono sicuramente le condizioni per essere innovativi anche in Ticino, visto il quadro regolamentare svizzero, le competenze bancarie e tecnologiche cosi come la presenza di un grande mercato italofono. In effetti troviamo già oggi delle aziende innovative sul territorio, e la ricerca nel settore dell’intelligenza artificiale, ad esempio, è straordinaria. Il Ticino si trova inoltre nella posizione privilegiata di poter fare da ponte verso la vicina penisola italiana ed essere la porta d’entrata verso la nota Crypto Valley di Zugo e Zurigo, legata al mondo della tecnologia blockchain.

LARS SCHLICHTING (L.S.) Partner KPMG SA

ALESSANDRO CASTAGNOLA (A.C.) Product Manager SaaS, Avaloq Group

Chiasso si sta posizionando con buoni risultati in questo senso e le competenze che si stanno sviluppando sono promettenti. Allo stesso tempo, quando si parla tendenze, vi è un’importante appunto strategico da fare: per ogni trend esiste un contro-trend. Non si è assolutamente obbligati a seguire ogni sviluppo. Può anzi essere un’opportunità di posizionamento anche il fatto di non seguire una determinata tendenza. Questo però non significa che non ci siano comunque necessità d’investimento ed evoluzione, anche in caso di una decisione in questo senso. In generale, il punto principale è definire esattamente quali sono i propri punti di forza, disegnare un piano d’azione e seguirlo. Si tratta quindi di mettere sul tavolo idee, selezionare quelle più promettenti, ed implementarle nell’interesse comune sostenendo gli sforzi imprenditoriali ed innovativi. Spesso anche iniziative piccole possono avere importanti riscontri».

voro di domani e farsi conoscere in un mercato che sarà fondamentalmente diverso da quello attuale».

L.S.: «La FinTech cambierà sostanzialmente il modo in cui sarà svolta l’attività finanziaria. I servizi offerti saranno sempre più decentralizzati e il mercato sempre più globale. Essere un player iniziale in questo settore risulta fondamentale per apprendere le conoscenze necessarie, formare la forza la-

A.C.: «La piazza ticinese vanta decenni di esperienza nella gestione patrimoniale e rappresenta un mercato finanziario importante in termini di risorse specializzate e clientela. Al contempo, la caduta del segreto bancario sta portando le istituzioni finanziarie svizzere a rivedere il proprio modello di business. Il settore FinTech e l’innovazione tecnologica in generale, sono risorse chiave per poter fornire nuovi servizi finanziari alla clientela, al contempo, rappresentano ambiti di business ad alto valore aggiunto, destinati a crescere nel prossimo futuro in termini di occupazione e profitti. Al riguardo, ritengo che il Ticino sia un perfetto candidato a diventare un polo Fintech importante: essendo geograficamente vicino a due piazze fortemente innovative in ambito FinTech, quali Zurigo e Milano, garantendo la ben nota efficienza Svizzera in termini di stabilità politica, burocrazia e fiscalità ed essendo un territorio meraviglioso che garantisce un’alta qualità della vita. Sono personalmente un residente ticinese e sono entusiasta di vivere in Ticino. Mi sento responsabile di contribuire alla crescita del Ticino e, in parTICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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ticolare, del settore FinTech nella regione. Avaloq continua ad investire nella nostra sede di Bioggio ed un nuovo edificio è in fase di costruzione. Per Avaloq, quindi, il Ticino è già visto come un promettente polo FinTech». Quali sono a suo giudizio le aree Fintech che nei prossimi anni potrebbero essere più suscettibili di sviluppo? P.D.A.: «Tutti gli ambiti dell’erogazione dei servizi finanziari e della consulenza saranno toccati. Le tecnologie che si stanno sviluppando maggiormente sono sicuramente l’intelligenza artificiale, la blockchain e l’informatica quantistica. Contestualmente, e anche a causa degli sviluppi in queste aree, sarà sempre più importante investire nell’ambito della cybersecurity e la protezione dei dati. Per quanto riguarda l’applicazione delle tecnologie, e quindi la FinTech, sarà interessante seguire gli sviluppi dei metodi d’interazione con la clientela: la combinazione delle diverse tecnologie, permetterà lo sviluppo di nuovi servizi e interazioni, sempre più personalizzate, su misura ed immediate. Pensiamo ad esempio all’esecuzione automatica ed immediata di un pagamento, eseguito su istruzione vocale del cliente, ma anche all’introduzione di funzionalità “chat” automatizzate e sempre attive. Sarà interessante seguire altresì l’evoluzione dei prodotti d’investimento: il 2017 è stato l’anno delle crypto monete, i prossimi anni vedranno sicuramente lo sviluppo del crypto asset management. La cosiddetta “tokenisation” dell’economia – la traslazione di averi e asset su blockchain e quindi la loro virtualizzazione – avrà un impatto notevole». L.S.: «Sono tre: big data, algoritmi / intelligenza artificiale / blockchain. Vorrei specificare che quando

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si parla di Blockchain bisogna intenderla in tutte le sue componenti, dunque sia il registro decentralizzato tanto biasimato come la tecnologia che cambierà la finanza come internet ha cambiato la comunicazione, ma anche i token, ovvero le criptovalute, che sono le unità contabili utilizzate dal registro blockchain. Senze le criptovalute la blockchain non funziona». A.C.: «Siamo nell’era del consumatore, il consumatore è il re, vincono le aziende in grado di fornire un’eccezionale esperienza al cliente. In questo contesto ritengo che le nuove regolamentazioni volte a fornire accesso ai dati finanziari dei clienti, come PSD2, porteranno alla nascita di nuovi servizi finanziari che consentiranno di offrire al cliente, attraverso l’analisi delle sue spese, proposte di alternative più convenienti ed efficienti, per esempio, rispetto alla scelta delle assicurazioni o all’ottimizzazione di spese immobiliari quali mutui o affitti. Questi servizi trasformeranno drasticamente il settore bancario retail ma anche i servizi al contorno. Tradizionali servizi finanziari, quali pagamenti, mutui, investimenti in borsa diventeranno sempre più efficienti e convenienti per i clienti grazie a tecnologie, come la blockchain, che renderanno non necessarie attività di riconciliazione di terze parti. I servizi di gestione patrimoniale si fonderanno sempre su un rapporto di fiducia tra gestore e cliente, ma la comunicazione diverrà sempre più virtuale e supportata da soluzioni digitali, consentendo, per esempio, di mostrare una proposta di investimento in video conference attraverso uno schermo condiviso, abilitando il cliente a modificarla da solo, fornendo la sua accettazione tramite un semplice click sullo schermo, valido come firma digitale. Inoltre i gestori si baseranno sempre maggiormente su suggerimenti forniti da soluzioni di robo advisory e, al contempo, clienti, che preferiscono

investire autonomamente, potranno scegliere di sottoscrivere servizi di robo advisory loro stessi, includendo piattaforme che metteranno in competizione portafogli proposti da differenti robo advisors. Tutte queste soluzioni tecnologiche verranno sempre più fornite in modalità SaaS (software-as-a-service), la quale garantisce maggior velocità e minor costi di gestione nella realizzazione e nella manutenzione delle stesse. Avaloq è all’avanguardia al riguardo e fonda la sua strategia nel fornire prodotti SaaS alle istituzioni finanziarie e alle stesse FinTech». Una previsione che accompagna il FinTech è quella legata della crescita dell’occupazione. Quali riflessi ritiene che si potranno registrare sul mercato del lavoro in Ticino? P.D.A.: «Lo sviluppo di tecnologie è sempre anche un’opportunità. Il prerequisito per cogliere l’opportunità, tuttavia, è la presenza di un insieme di elementi, che comprende: investimenti finanziari, quadro normativo e politico, istruzione e sviluppo di talenti, attenzione ai bisogni della clientela, combinati con una sana dose di ottimismo e convinzione nei propri mezzi. Naturalmente non può guastare una certa collaborazione tra i vari attori di un ecosistema. Per quanto riguarda il mercato del lavoro in Ticino, quindi, mi preme sottolineare che ci sono buone prospettive se verranno fatti i passi per sostenere – anche a livello di comunicazione e marketing - lo sviluppo di nuove industrie ed iniziative, come potrebbero esserlo un “Crypto Valico” a Chiasso o il già esistente polo legato all’intelligenza artificiale di Manno». L.S.: «Già oggi la FinTech sta avendo importanti impatti sull’occupazione in Ticino. Società già esi-


FINANZA / SPECIALE FINTECH

stenti e start up stanno assumendo diverso personale richiesto per questa attività, da sviluppatori ai compliance. Tuttavia dobbiamo anche tenere presente che la FinTech automatizzerà molte attività e avrà anche un impatto negativo sul mercato del lavoro». A.C.: Come accennavo precedentemente, sono convinto che il Ticino abbia una grande opportunità di fronte a sé. Istituzioni politiche, accademiche, aziende e imprenditori locali dovranno aumentare le sinergie per favorire la crescita del fintech nella regione, poiché’ questo settore sposa perfettamente la storia finanziaria e le qualità del Ticino e potrebbe portare una ricaduta estremamente positiva nella crescita dell’occupazione di personale altamente qualificato. Avaloq è anche qui avanti, avendo più di 800 dipendenti in Ticino e l’intenzione di far crescere questo polo ancor maggiormente, attirando talenti e risorse qualificate sia localmente che all’estero. Ma Avaloq da sola non basta, la creazione di un polo fintech richiede la fioritura di un ecosistema di aziende che operino nel settore e che creino competizione e opportunità locali nell’attirare investitori, talenti e esperti, su cui, in ultima istanza, si fonda il successo di una FinTech». Uno dei problemi aperti riguarda la formazione di personale. Quali iniziative in merito si devono promuovere? P.D.A.: «La formazione e la disseminazione di competenze in seno a gremii decisionali ed aziende fa parte della nostra offerta esistente. È un elemento importante a fianco al nostro ruolo di consulenti in strategia digitale, scout di innovazione e l’identificazione di possibilità d’investimento in nuove tecnologie e startup. Essendo a stretto contatto con attori in-

novativi così come grazie all’importante gruppo tecnologico (Swisscom) alle nostre spalle, siamo idealmente posizionati per poter illustrare gli sviluppi e le opportunità che si creano nei vari ambiti». L.S.: «È indispensabile che il Cantone Ticino si apra alle nuove tecnologie e le sostenga promuovendo negli studenti la necessità di svolgere una carriera in ambito tecnologico. I centri di competenza possono aiutare, ma è prima indispensabile creare un ambiente favorevole sostenendo ad esempio hackathons, aiutando imprese e start up ad assumere personale giovane da formare o svolgendo eventi come Lugano Banking Day». A.C.: «Il successo di un’azienda è strettamente legato alla capacità, alle motivazioni e alla cultura dei suoi dipendenti. È fondamentale che ogni area aziendale possa essere sempre aggiornata rispetto a nuove tecnologie e metodologie rilevanti per la sua area di competenza. Relativamente alle nuove tecnologie, l’ideale è iniziare l’apprendimento attraverso corsi specifici che forniscano le basi per poter poi migliorarsi con la pratica. Avaloq, per esempio ha la sua Training Accademy che fornisce corsi specialistici ai suoi dipendenti ma anche a studenti e/o lavoratori esterni che abbiano interesse o necessità di utilizzare i nostri prodotti. Oltre alle tecnologie, è importante essere aggiornati rispetto a metodologie di lavoro, al riguardo, un’area oggi molto cambiata, è la gestione dello sviluppo di un prodotto che, spesso, segue metodologie denominate “agile”, le quali prevedono brevi cicli evolutivi che favoriscono la sperimentazione e l’interazione con l’utente finale del prodotto rispetto alla pianificazione, anche in questo ambito ci sono corsi specifici e certificazioni che possono

aiutare ad iniziare col piede giusto. Corsi possono aiutare anche a migliorare i cosiddetti “soft skills”, quali spirito di squadra, empatia, problem solving e leadership, abilità che spesso sono ritenute anche più importanti rispetto alle competenze accademiche, essendo alla base della costruzione di un ambiente di lavoro stimolante ed efficiente. Tuttavia la migliore esperienza è la pratica, il cosiddetto “training on the job” rimane lo strumento chiave per accrescere la propria esperienza in ogni ambito. In questo contesto, le aziende devono promuovere la mobilità interna dei propri dipendenti, consentendo di poter diversificare le loro esperienze professionali attraverso l’osservazione, da differenti punti di vista, della catena del valore di un prodotto. Avaloq in Ticino, da più di due anni, offre un programma specifico a neolaureati che prevede un loro coinvolgimento per 18 mesi in differenti team aziendali, l’obiettivo è dare l’opportunità di partecipare alle sfide che le varie divisioni aziendali affrontano, di acquisire una ricca varietà di conoscenze di base e di consolidare un network di relazioni professionali che possa accelerare la loro crescita nel ruolo che ricopriranno alla fine del programma. Infine, voglio menzionare ancora una volta l’importanza di avere un ricco ecosistema di aziende e imprenditori, poiché l’esperienza lavorativa si accresce in maniera direttamente proporzionale alle opportunità che un territorio mette a disposizione ai suoi lavoratori, beneficiando da un ambiente che fornisca opportunità di diversificare le proprie esperienze sia all’interno della stessa azienda sia attraverso cambi di azienda».

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FINANZA / MUTUI IPOTECARI

COME FINANZIARE l’acquisto di una casa

HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:

ALBERTO CRUGNOLA (A.C.) Responsabile Clienti Privati di Banca Migros Ticino

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LUIGI LONGONI (L.L.) Membro di Direzione e Responsabile della Regione di Lugano di BancaStato

MAURO PEDRAZZETTI (M.P.) Vice Presidente della Direzione Generale e Responsabile Divisione Crediti e Finanza di BPS (SUISSE)

MARZIO GRASSI (M.G.) Direttore di Credit Suisse

MARC GENOVA (M.GE.) Responsabile Corporate Clients Ticino e Real Estate di UBS


FINANZA / MUTUI IPOTECARI

U

no degli elementi di cui tener conto nell’andamento del mercato immobiliare è dato dalla politica che il sistema bancario adotta nella concessione di crediti ipotecari. Come giudica in generale le scelte operate nel corso degli ultimi anni? A.C.: «Negli ultimi anni abbiamo assistito a un irrigidimento dei parametri di concessione dei crediti ipotecari in seguito a pressioni da parte della FINMA, con misure emanate dall’ASB. A dire il vero il nostro istituto già in precedenza aveva una politica creditizia prudente e prevedeva condizioni minime simili a quelle in seguito introdotte per tutti gli operatori del settore. Personalmente sono convinto che un maggior rigore nella concessione di crediti ipotecari sia stato, e se mantenuto lo sarà anche in futuro, uno strumento positivo a protezione soprattutto del cliente stesso. Evidentemente ciò ha contribuito a portare ad un leggero, peraltro da molti auspicato, rallentamento del mercato immobiliare. Occorre evidenziare infatti che dagli ultimi dati pubblicati la percentuale di abitazioni sfitte in Ticino ha raggiunto l’1,6%, pari a circa 3750 oggetti». L.L.: «Credo che il settore abbia adottato nel suo complesso scelte opportune e coscienziose. Nell’ambito dell’erogazione di crediti ipotecari, gli addetti ai lavori hanno rispettato i criteri di sostenibilità del cliente e di valutazione degli immobili. Un diverso approccio avrebbe significato maggiori volumi nell’immediato, ma avrebbe innescato problemi in futuro sia per il cliente sia per gli istituti stessi, e questo avrebbe certamente avuto impatti negativi sul sistema economico elvetico».

M.P.: «Al termine della crisi immobiliare elvetica degli anni ‘90, le banche - tramite l’Associazione Svizzera dei Banchieri (ASB), che già allora riuniva la maggior parte degli istituti bancari operativi in Svizzera - hanno voluto approfondire le ragioni della crisi da cui uscivano. Hanno pertanto deciso di creare una serie di regole, sia di principi fondamentali ma anche di natura tecnica, affinché potessero in futuro aiutare a evitare errori sostanziali commessi durante l’espansione dell’attività immobiliare alla fine degli anni ‘80, sfociata nella profonda crisi già citata. Grazie a queste regole, poi più volte riviste e perfezionate nel corso degli anni, e con l’intervento - quando e laddove ritenuto necessario, spesso indiretto tramite le associazioni di categoria, del nostro Organo di sorveglianza FINMA, come pure della BNS - si può ragionevolmente affermare che non solo oggi, ma sicuramente dall’ultimo decennio, il nostro sistema bancario dispone di tutti i requisiti normativi per reagire in modo consono ai vari andamenti congiunturali e pertanto anche alle varie fasi evolutive o involutive che si possono manifestare sul mercato immobiliare elvetico. Va inoltre aggiunto che il grado di preparazione e di formazione degli organi bancari che operano in questo mercato è molto superiore al passato; il bagaglio tecnico e specialistico, i continui studi di settore, fanno sì che si possa sempre meglio prevedere l’evoluzione del mercato e quindi anche cercare di anticiparlo con misure generalizzate, sempre tramite gli Organi regolatori, ma anche puntuali all’interno dei singoli istituti. Su queste basi e su quanto affermato, mi sento pertanto di confermare che le scelte operate dal sistema bancario negli ultimi anni siano state oculate e pertinenti, perché basate su criteri scientifici e tecnici, grazie alla possibilità di una lettura e di uno studio più

approfonditi di un tempo delle varianti e dei movimenti che hanno condizionato il mercato immobiliare». M.G.: «La pressione normativa da parte di FINMA e Banca Nazionale Svizzera non lascia molto spazio di manovra alle banche. D’altronde l’applicazione di criteri severi in termini di accesso al finanziamento garantisce la stabilità del sistema finanziario e protegge i potenziali acquirenti dall’assumersi oneri finanziari che non possono sostenere in un contesto di tassi d’interesse più alti o a seguito di eventi come la disoccupazione o il divorzio. Non dimentichiamo che per le ipoteche le banche prestano i soldi che i risparmiatori depositano in banca. È quindi nell’interesse dei risparmiatori che i soldi siano prestati a chi è in grado di sostenere il debito e rimborsarlo alla scadenza». M.GE.: «Negli ultimi anni il volume di ipoteche ha conosciuto un forte aumento. I bassi tassi d’interesse hanno infatti stimolato la popolazione svizzera (storicamente costituita in buona parte da affittuari) ad acquistare un’abitazione propria, tanto che la quota di proprietari è salita in pochi anni del 10 % per raggiungere quasi il 40%, pur rimanendo comunque sotto la media dei paesi europei. In un lasso di tempo relativamente corto, siamo quindi passati in Svizzera da ~500 miliardi a ~1000 miliardi di finanziamenti ipotecari, per una parte notevole attribuibili alla residenza primaria. L’evoluzione dell’indebitamento e la lievitazione dei prezzi hanno portato l’Associazione Svizzera dei Banchieri (ASB), con l’approvazione dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA), ad imporre dei parametri più restrittivi per la concessione delle ipoteche. Riguardano la quota minima di mezzi propri (min. 10% di mezzi propri non proveTICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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nienti dal 2° pilastro), l’ammortamento (entro 15 anni il debito deve essere ammortizzato a 2/3 del valore di anticipo dell’immobile), e il calcolo della sostenibilità (il creditore deve disporre di un salario lordo minimo tre volte superiore ai costi del bene costituiti da: interessi ipotecari ad un tasso di riferimento del 5%, ammortamento del debito minimo dell’1%, e costi di manutenzione, secondo parametri UBS, pari all’1 % dello stesso valore d’anticipo). Pertanto questi requisiti hanno reso in generale più difficile la concessione di ipoteche. Ad esempio, per un finanziamento di CHF 700.000, il futuro proprietario deve disporre di un reddito lordo superiore a ~CHF 150.000. Queste nuove norme riguardanti l’apporto di mezzi propri e gli ammortamenti hanno rallentato la concessione di nuovi finanziamenti e, anche se può sembrare un ulteriore ostacolo all’accesso alla proprietà, si traduce in primis in maggior sicurezza per i proprietari i quali saranno meno esposti in caso di aumento dei tassi». Nello specifico, quali sono i criteri e le garanzie offerte di cui il vostro istituto tiene particolarmente conto nella concessione di ipoteche? A.C.: «Sicuramente il cosiddetto “calcolo della sopportabilità” può essere considerato come l’elemento di valutazione al quale prestiamo maggiore attenzione. Banca Migros analizza il peso che l’onere teorico del debito ha sul reddito netto del cliente, ossia già dedotti gli oneri sociali ed eventuali rate di crediti privati o leasing. Evidentemente la percentuale massima consentita, che di base è del 35%, varia a dipendenza del reddito netto effettivo. Per clienti con un reddito netto che supera ad esempio i CHF 250.000 possiamo accettare un aggravio dell’onere ipotecario del 40%. Prestiamo però particolare cura anche nella valutazione dell’immobile da fi-

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nanziare e del relativo anticipo concesso. Nella gran parte dei casi in Banca Migros la stima avviene con un metodo edonico, ossia basato su una comparazione del prezzo relativo ad altri oggetti con caratteristiche e qualità costruttive simili, edificati nella medesima zona. Questo sistema di valutazione ci consente di essere sempre in linea con il mercato evitando di sovrastimare l’immobile in questione. Per quanto riguarda l’anticipo concesso, questo varia da oggetto a oggetto e dall’utilizzo che viene fatto del medesimo». L.L.: «Quando un cliente richiede un credito ipotecario la Banca procede a una serie di controlli e di verifiche per garantire che l’eventuale erogazione sia sostenibile per il cliente. Innanzitutto, l’istituto stima l’oggetto e analizza la capacità del cliente di far fronte al pagamento degli interessi e degli ammortamenti a breve e a lungo termine: è quello che chiamiamo calcolo della sostenibilità. Possiamo dire che questa sussiste qualora il cliente non debba versare per interessi, ammortamenti e spese accessorie più di un terzo di quello che percepisce come reddito lordo. Va sottolineato che in Svizzera gli istituti finanziari adottano criteri prudenziali nell’ambito della concessione di crediti ipotecari, e questo vale sia per la stima del valore dell’oggetto immobiliare, sia appunto per i criteri di calcolo dell’aggravio e della sopportabilità del debito». M.P.: «Nell’affrontare proattivamente ogni richiesta di finanziamento ipotecario, il nostro istituto valuta prima di tutto la controparte che lo richiede. Dato che per noi è di fondamentale importanza la possibilità di confrontarsi ancora verbalmente, a quattr’occhi, con il nostro cliente, mettiamo in primo piano il contatto diretto con il richiedente il mutuo ipotecario, non da ultimo per valutare la coe-

renza della richiesta rispetto alla propria situazione reddituale e patrimoniale, ma anche in rapporto alle proprie necessità, che devono apparire in linea e proporzionalmente giustificate, sia per il presente sia per il futuro. Concretizzata favorevolmente questa analisi, valutiamo in parallelo il cosiddetto “sottostante al finanziamento”, cioè la proprietà immobiliare (fondo immobiliare per un’eventuale costruzione, o immobile già esistente che dir si voglia), di fatto l’oggetto del finanziamento. Il nostro istituto, pur operando nel mercato immobiliare ad ampio raggio, predilige il finanziamento per oggetti residenziali, sia destinazione propria quale residenza primaria, sia secondaria per vacanze, sia a reddito, quale eventuale opportunità d’investimento. Su queste basi finanziamo progetti immobiliari con finalità di vendita o di messa a reddito. Tra i criteri primari da valutare annoveriamo quelli legati al soggetto richiedente, la cosiddetta sostenibilità, e quelli relativi all’oggetto immobiyliare finanziato, il grado di anticipo o Loan To Value, per usare un termine ormai diffuso anche alle nostre latitudini ripreso dall’inglese. La sostenibilità è calcolata con un rapporto tra il costo del finanziamento del mutuo ipotecario in domanda utilizzando un opportuno tasso teorico a dipendenza dell’oggetto immobiliare considerato - e il reddito, orientato sul lungo termine (duraturo) del cliente richiedente; il risultato deve rientrare entro una scala dei valori, con la quale è definito anche, in ultima analisi, il tasso da applicare per il finanziamento in richiesta. Il grado di anticipo è calcolato sempre tramite un rapporto tra l’importo di finanziamento richiesto e il valore dell’immobile o fondo oggetto del finanziamento. In questo contesto assume rilevanza la tipologia e la destinazione dell’immobile: se per residenza primaria o secondaria, se a reddito, ecc. Per ogni tipo di oggetto è assegnato un valore all’immobile utiliz-


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zando criteri di valutazione diversi. Per esempio, per un immobile destinato alla locazione è necessario utilizzare il valore a reddito anziché il valore basato sul volume o sulla superficie utile. Ribadisco in ogni caso che, al di là di tutte le garanzie offerte, poniamo un’importanza fondamentale alla valutazione della nostra controparte richiedente, cioè il cliente stesso, inteso sempre come persona fisica, anche nel caso in cui il prenditore del credito fosse una persona giuridica. Dietro alla società sta sempre un imprenditore o una famiglia: fondamentale per noi è avere il collegamento e il contatto assicurato con queste persone». M.G.: «Per ottenere un’ipoteca devono essere soddisfatti due requisiti: l’anticipo e la sostenibilità. Il valore dell’anticipo da parte della banca non può superare l’80% del valore venale dell’immobile. Il 20% deve essere costituito da mezzi propri per esempio risparmi, titoli, fondi della previdenza o assicurazioni sulla vita. Almeno il 10% dei fondi propri necessari deve provenire da un patrimonio liberamente disponibile, quindi non dalla cassa pensione. In aggiunta, si calcola la sostenibilità per garantire che i costi siano sopportabili sul lungo termine. A tale scopo calcoliamo un tasso ipotecario pari al 5% più l’1% del valore commerciale per le spese accessorie. Nel caso di anticipi superiori al 66% del valore venale si impone anche una quota di ammortamento annuo secondo la quale la parte eccedente il 66% fino al massimo del 80% deve essere ammortizzata sull’arco di 10 anni. Se l’onere complessivo non supera il 33% massimo del reddito lordo del cliente, il finanziamento è di per sé sostenibile». M.GE.: «È necessario fare una differenziazione tra ipoteche private e ipoteche su stabili cosi detti ‘a

reddito’. Per le ipoteche private (ad uso proprio) le condizioni sono quelle descritte in precedenza. Mentre per le ipoteche concesse su immobili a reddito, il calcolo della sostenibilità è altrettanto importante. In sostanza un immobile deve essere in grado, tramite il proprio reddito, di sostenere i costi legati all’ipoteca (interessi, ammortamenti), agli investimenti di sostituzione e alle spese di manutenzione ordinarie. Da ormai oltre 15 anni UBS applica una politica di credito essenzialmente basata sul valore a reddito dell’immobile, derivato dalla capitalizzazione del reddito locativo. Posizione dell’immobile, tipologia dell’oggetto (abitativo, commerciale, misto), anno di costruzione e stato di manutenzione, sono fattori che influenzano il tasso di capitalizzazione e, in fine, il valore dell’oggetto. Per ogni finanziamento vengono presi in considerazione i parametri strettamente legati all’immobile come anche la situazione finanziaria del debitore. Entrambi vengono espressi in un rating, il quale a sua volta ha un impatto diretto sull’ammontare dei fondi propri che UBS deve dedicare all’operazione e sul tasso d’interesse applicato al cliente». Quali iniziative andrebbero a suo giudizio adottate per rendere più accessibile il sistema delle ipoteche applicate al settore immobiliare? A.C.: «Credo che l’attuale sistema di giudizio della fattibilità di un affare ipotecario permetta già di acquistare l’oggetto dei propri sogni a quei clienti che, senza mettere a repentaglio il proprio futuro finanziario, se lo possono permettere. L’esperienza ci ha insegnato che per il proprietario la vendita forzata di un immobile è sovente un dramma finanziario, ma soprattutto personale. Non vedo dunque attualmente la necessità di favorire ulteriormente l’accesso alla proprietà im-

mobiliare con misure che permettano ad esempio di acquistare la casa primaria o un oggetto a reddito riducendo considerevolmente gli attuali parametri minimi di concessione. È pur vero che nei prossimi anni non assisteremo a un importante aumento dei tassi d’interesse, ma il passato ci ha insegnato che in questo ambito una giusta e ponderata prudenza non è mai troppa. Da parte del nostro istituto per contro si è sempre puntato ad offrire finanziamenti a condizioni molto favorevoli. Da qualche tempo sosteniamo inoltre l’edificazione di costruzioni ecologiche, o Minergie, con riduzioni sui nostri tassi d’interesse già molto concorrenziali e finanziando parzialmente i costi di certificazione». L.L.: «Onestamente ritengo che l’attuale prassi sia ideale. I criteri applicati dalle banche, le regole da rispettare in termini di fondi propri e l’inasprimento delle condizioni di accesso ai capitali previdenziali hanno permesso uno sviluppo sostenibile del settore negli ultimi anni». M.P.: «L’approccio sempre molto propositivo destinato al mercato immobiliare svizzero da parte dei principali attori, tra cui le banche finanziatrici, ha fatto sì che l’accesso al finanziamento ipotecario fosse sempre sostanzialmente garantito negli anni. Naturalmente la realtà nazionale presenta un mercato immobiliare costantemente attivo, ma fortemente dipendente da fattori poco influenzabili dalle banche, quali ad esempio l’alto costo dei terreni e delle costruzioni in genere, che specialmente in passato, in condizioni di tassi d’interesse “normali”, hanno funto da importante deterrente all’accesso alla proprietà immobiliare. Per contro, il basso livello dei tassi d’interesse degli ultimi anni, ha favorito - quasi inaspettatamente e soprattutto grazie a queste condizioni finanTICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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ziarie eccezionalmente favorevoli l’accesso alla proprietà a persone con caratteristiche reddituali e patrimoniali che in condizioni di tassi finanziari “normali” non avrebbero potuto accedervi. Pertanto, più che cercare iniziative, il sistema bancario deve soprattutto adattarsi a queste condizioni, congiunturali, macro- e microeconomiche, che per la gran parte dei casi non possono essere influenzate». M.G.: «Dal punto di vista economico va detto che qualsiasi intervento sul mercato porta a distorsioni e in ultima analisi non raggiunge gli obiettivi prefissi. Ogni cambiamento nel sistema è inoltre fonte di insicurezza per gli investitori. Se il contesto giuridico non è chiaro, il mercato viene paralizzato. Lo si è visto molto bene nel contesto dell’applicazione dell’iniziativa sulle residenze secondarie o attualmente nell’ambito della riforma dell’imposizione delle imprese». M.GE.: «Al momento per le banche c’è poco margine di manovra. Eccezioni a quanto imposto dal regolatore sono molto difficili. I parametri di concessione di credito attuali garantiscono, a mio modo di vedere, una certa sicurezza e stabilità a lungo termine. Va comunque detto che le ipoteche sono diventate sempre più delle ‘commodities’. Se le premesse per un finanziamento standard sono date (valore immobiliare e sostenibilità dimostrata) in poco tempo si arriva a concedere il finanziamento. In UBS, a condizione che le summenzionate premesse siano rispettate e previa consegna alla banca della documentazione completa, in 1-2 giorni l’ipoteca è concessa a prezzi concorrenziali. Questo grazie anche a processi informatizzati molto efficienti sviluppati negli ultimi anni.

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Da ultimo, quali iniziative sono allo studio per favorire i giovani, da pochi anni entrati nel mondo del lavoro e che desiderano acquistare casa per creare nuove famiglie? A.C.: «Per quanto riguarda i giovani che si rivolgono a noi per una prima richiesta di credito osserviamo che a mancare sono piuttosto i mezzi propri e non tanto il reddito minimo necessario. In alcuni casi intervengono i genitori che mettono a disposizione dei figli i fondi necessari in forma di anticipo ereditario. In altri casi i nostri clienti ricevono o hanno ricevuto in eredità un terreno sul quale edificare la loro nuova abitazione. Al momento però, coerentemente con quanto scritto in precedenza, non abbiamo previsto deroghe per quanto riguarda la concessione di ipoteche a questa categoria di clienti. Da sempre sensibili all’esigenza dei nostri giovani, con la nostra ipoteca Start, offerta in occasione di un primo finanziamento della casa primaria, consentiamo ai nostri clienti, che sono appunto soprattutto giovani, di beneficiare di condizioni preferenziali. In questo modo permettiamo loro di ridurre l’onere da interessi così da favorire l’utilizzo di quanto risparmiato per ammortizzare opportunamente il loro debito». L.L.: «Per mia esperienza il cliente che richiede un credito ipotecario non è mai stato un “giovanissimo”. Giovane età significa meno anni di risparmio, che porta spesso a dover posticipare l’acquisto qualora si decidesse di “far casa” in età molto giovane; questo è specialmente vero quando i prezzi degli immobili sono alti. È di norma intorno ai 30-35 anni che si manifesta il desiderio di “fare casa”. Parliamo dunque non proprio di giovani adulti, ma di adulti a tutti gli effetti. Qualora anche un “giovanissimo” stipulasse un’i-

poteca, dovrebbe rispettare i consueti parametri di cui parlavamo prima». M.P.: «Molte riflessioni e svariati tentativi di trovare soluzioni favorevoli per migliorare l’accesso alla proprietà immobiliare di tutta una serie di comunità sociali sono regolarmente studiati e intrapresi dal sistema bancario o da singoli istituti. Anche per la sempre più importante schiera di giovani allo studio o recentemente entrati nel mondo del lavoro sono stati dedicati parecchi sforzi allo scopo. Un’ultima iniziativa, promossa da un importante Gruppo bancario - atta alla riduzione di determinati fattori per il calcolo della sostenibilità di fronte a redditi più contenuti dei giovani all’inizio di una carriera professionale, anche promettente - ha trovato importanti ostacoli addirittura dagli Organi di vigilanza - a ragione e con fondate motivazioni a mio parere. Queste iniziative, che poggiano sempre su calcoli teorici, devono infatti poi fare i conti con la realtà e con le situazioni contingenti in cui si lavora e si vive. Il livello di costo della vita in Svizzera è infatti notoriamente tra i più alti nel mondo e non fanno eccezione i prezzi dei fondi costruibili e delle costruzioni, che sono rilevanti e pertanto non accessibili a tutti. I giovani a tutt’oggi sono tra questi: i loro livelli reddituali e patrimoniali in genere non raggiungono i criteri minimi per accedere ai finanziamenti atti all’acquisto o alla costruzione di una proprietà immobiliare. Purtroppo questi criteri valutativi non possono tenere conto dell’evoluzione futura della loro solvibilità, che in tanti casi può rivelarsi positiva. I fattori che producono queste limitazioni vanno però ricercati non tanto nei criteri utilizzati dalle banche per valutare chi può ottenere un prestito - criteri peraltro piuttosto rigidi e con limitatissimi spazi di manovra - ma piuttosto nelle condizioni esogene che vigono nel nostro mercato immobiliare, che


FINANZA / MUTUI IPOTECARI

molto difficilmente possono essere influenzate dal sistema bancario, al punto da riuscire a modificarle. Malgrado ciò il tema è sempre presente nello studio di possibili iniziative, allo scopo di trovare varianti concretamente percorribili per agevolare questa categoria alla proprietà della residenza primaria». M.G.: «L’acquisto di una casa o di un appartamento di proprietà è un momento molto importante nella vita di una giovane coppia che va affrontato con la dovuta cautela, esaminando a fondo rischi, opportunità e sostenibilità dell’ipoteca sul lungo termine. Il valore aggiunto che offriamo è la nostra approfondita consulenza da parte dei nostri esperti. Dopo aver verificato se il cliente soddisfa i criteri per la concessione di un’ipoteca, analizziamo la sua capacità di sopportare il rischio e la sua propensione al ri215x138, Ticino Welcome (2018_05).pdf

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schio per stabilire quale tipo tasso ipotecario scegliere: fisso, variabile, Libor o una combinazione per esempio tra fisso e Libor. Nel contempo esponiamo le opportunità di risparmio fiscale, per esempio con la creazione di un 3° pilastro per l’ammortamento indiretto. I nostri esperti ipotecari elaborano la soluzione ottimale per ogni cliente. Oltre a ciò, sul nostro sito internet sono disponibili i calcolatori per verificare direttamente se l’onore finanziario dell’ipoteca e dei costi correnti sono sostenibili, un calcolatore per verificare il carico fiscale e dunque l’attrattività fiscale dei diversi comuni in Svizzera nonché diverse liste di controllo, per esempio di tutti i documenti necessari per richiedere un’ipoteca alla banca».

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M.GE.: «I requisiti minimi per i fondi propri e il calcolo della tenuta oneri indicati prima, sicuramente 15:24:51

non facilitano l’accesso alla proprietà. Inoltre il costo degli immobili è notevolmente aumentato negli ultimi 10 anni, mentre il potere d’acquisto delle economie domestiche non ha registrato lo stesso incremento. Concedere ai giovani maggior flessibilità, in altre parole ammorbidire i parametri di concessione di un credito, potrebbe sembrare in prima battuta una riflessione anche attraente. Va comunque sempre tenuto presente che il calcolo della tenuta oneri ha un sottostante ragionamento di sostenibilità a lungo termine. L’acquisto di una casa propria rimane un passo importante per una famiglia, dunque consigliamo una consulenza personalizzata. Tassi a livelli storicamente bassi assieme a prezzi alti dell’immobiliare sono una combinazione alla quale bisogna prestare particolare attenzione. Un indebitamento moderato si traduce anche in flessibilità e serenità per il futuro».


FINANZA / LGT

Una crescita INARRESTABILE RISULTATO ECCELLENTE DI LGT: AFFLUSSO NETTO DI NUOVI CAPITALI MOLTO ELEVATO E SENSIBILE INCREMENTO DEGLI UTILI NEL 2017.

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ell’esercizio 2017 LGT, il gruppo internazionale attivo nel private banking e nell’asset management di proprietà della Casa regnante del Liechtenstein, ha registrato un sensibile incremento degli utili con un afflusso netto di nuovi capitali molto elevato. L’utile del Gruppo per l’intero esercizio è aumentato del 23%a CHF 283.4 milioni. L’afflusso netto di nuovi capitali, senza tenere conto dei patrimoni acquisiti, si è attestato a CHF 17.7 miliardi, una cifra che corrisponde a una crescita organica del 12%. Nell’esercizio 2017, LGT ha conseguito eccellenti risultati in tutte le regioni e in tutti i settori di attività, riconducibili sia alla continua crescita organica sia alle acquisizioni concluse con successo. L’integrazione dell’atti-

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vità di private banking di ABN AMRO in Asia e Medio Oriente a maggio 2017 e del private debt manager European Capital Fund Management con sede a Londra e Parigi a giugno 2017 ha contribuito in misura significativa alla crescita. Analogamente, ha prestato un incoraggiante contributo alla crescita anche la boutique di Wealth Management britannica LGT Vestra, che fa parte di LGT dalla metà del 2016. Nel 2017 il ricavo lordo è aumentato del 27% a CHF 1.53 miliardi. Per effetto di una base patrimoniale più elevata, di una maggiore attività dei clienti in un contesto borsistico positivo e della buona performance degli investimenti presso LGT Capital Partners, i ricavi da operazioni in commissione e da prestazioni di servizio sono


FINANZA / LGT

aumentati del 22% a CHF 1.01 miliardi. Il ricavo risultante da operazioni su interessi è cresciuto del 33% a CHF 228.4 milioni. Il risultato da operazioni di negoziazione e gli altri ricavi sono saliti del 41% a CHF 295.6 milioni; inoltre, nel primo semestre è stato registrato un reddito straordinario risultante dalla vendita di una partecipazione di Private Equity. Il rapporto costi-ricavi è rimasto invariato al 74% circa. Con una quota di capitale tier 1 pari al 18.8% al 31 dicembre 2017, LGT vanta un’ottima capitalizzazione e dispone di un’elevata liquidità. LGT ha registrato nel 2017 un afflusso netto record di nuovi capitali pari a CHF 17.7 miliardi, corrispondente a un tasso di crescita organica del 12%. I patrimoni amministrati sono aumentati rispetto alla fine del 2016 di CHF 49.7 miliardi, ossia del 33 per cento, portandosi a CHF 201.8 miliardi. In tale cifra sono compresi CHF 18.3 miliardi di patrimoni amministrati attribuibili all’attività private banking acquisita da ABN AMRO come anche all’attività di European Capital Fund Management. Del totale dei patrimoni amministrati,

più di un quarto proveniva a fine anno dall’asset management. LGT sottolinea così la propria posizione come uno degli offerenti leader sia nel private banking sia nel settore degli investimenti patrimoniali alternativi. Negli ultimi anni LGT ha realizzato una crescita straordinariamente elevata nei settori d’attività del private banking e asset management sia a livello organico sia come risultato di acquisizioni strategiche. Nel private banking è riuscita a sviluppare una base di clienti fidelizzati in Europa, Asia, Medio Oriente e America Latina; tali clienti sono seguiti dal Liechtenstein, dalla Svizzera, dall’Austria, dal Regno Unito, da Singapore, Hong Kong e Dubai. Nell’asset management si assistono clienti istituzionali provenienti da ogni parte del mondo, che investono prevalentemente in classi di investimento alternative e in prodotti multi asset.

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FINANZA / UBS

Economia positiva ma sui mercati è tornata la volatilità COME LEGGERE I SEGNALI CHE INDICANO I PRINCIPALI TREND CHE CARATTERIZZERANNO NEI PROSSIMI MESI GLI SCENARI POLITICI ED ECONOMICI MONDIALI. LE PREVISIONI DI:

LUCA PEDROTTI Group Managing Director

L’

inizio del 2018 have riportato la volatilità dei mercati su livellli fisiologici, dopo oltre un anno nel quale i mercati erano rimasti estremamente placidi. L'avvicinarsi alla fine delle politiche monetarie espansive e le aspettative più elevate da parte del mercato spiegano il mutato clima di mercato. Per il proseguio del 2018, UBS si attende una crescita di circa il 4% a livello globale, un livello simile allo scorso anno, ma con un differente mix geografico perché gli Stati Uniti beneficeranno della riforma fiscale di Trump mentre l’Eurozona è attesa in decelerazione per via della forza dell’euro. «La Cina si confermerà il principale motore di crescita dell’economia mondiale contribuendone poco meno di un quarto, aggiunge Ramenghi, che comunque vede segnali di tensione a Pechino per il crescente indebitamento delle aziende statali». Per quanto riguarda il futuro, gli esperti invitano a monitorare l’evolu-

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ELENA GUGLIELMIN Senior Credit Analyst

MATTEO RAMENGHI Chief Investment Officier di UBS Wealth Management Italia

zione della rivoluzione digitale in corso. La robotica prende sempre più piede, siamo tutti connessi a Internet e lo stesso vale per molti degli oggetti che utilizziamo quotidianamente e che producono una quantità di dati senza precedenti. La finanza è permeata di questo cambiamento strutturale, dato che le prime cinque società mondiali per capitalizzazione di mercato sull’indice globale sono tutte tecnologiche. Un’altra dimensione da tenere in considerazione è legata all’attività automatizzata sui mercati che, negli Stati Uniti, ormai vede ben oltre il 50% degli scambi decisi da algoritmi senza l’intervento umano. «L’Eurozona resta indietro su questo fronte, ma anche da noi si registra una rapida crescita, chiarisce Elena Guglielmin. Eppure la produttività cresce a un ritmo molto contenuto e l’accesso diffuso alle tecnologie non sta impedendo la progressiva polarizzazione sociale. «Nonostante la disoccupazione sia scesa ai minimi storici,

i redditi delle famiglie americane sono rimasti per lo più stagnanti. Dunque, siamo alle prese con una serie di paradossi, che influenzano le nostre vite, aprendo le porte a un’affermazione dei movimenti populisti». In Spagna è stato necessario quasi un anno per formare un governo dopo le elezioni del 2016, in Olanda 225 giorni, circa 6 mesi sono trascorsi in Germania prima di arrivare ad una alleanza di governo, mentre in Austria l’estrema destra ha preso dei ministeri chiave. L’Italia poi, dopo le elezioni del 4 marzo resta un rebus politico con forti rischi di prolungata ingovernabilità. Tutte queste consizioni si traducono comunque, per quanto attiene alle indicazioni d’investimento per il breve termine, in un rinnovato ottimismo verso l’equity, con una concentrazione sulla componente globale e posizioni più contenute sugli emergenti.


Reportage pubblicitario

2018

A Lyss la salute dei collaboratori è un compito dirigenziale. Affinché la Gestione aziendale della salute (GAS) non abbia solo un effetto preventivo ma a lungo termine, occorre il sostegno dell’intera direzione aziendale. Questo è ciò che dimostra l’esempio dell’amministrazione comunale di Lyss, dove grazie alla sensibilizzazione ai temi legati alla salute attuata a livello intersettoriale sono stati raggiunti effetti positivi considerevoli. I dirigenti come fattore moltiplicatore Il tema principale dell’anno scorso «gestione dello stress» è stato approfondito durante due workshop di mezza giornata con la supervisione competente di Visana. Erano presenti quasi tutti i dirigenti e il sindaco del Comune. «Questo supporto da parte del Consiglio comunale è stato un segnale significativo per il nostro impegno», afferma Bruno Steiner. I riscontri dei partecipanti hanno mostrato «che in quei giorni non si era lì solo per ascoltare, ma è veramente successo qualcosa. La salute sul posto di lavoro è stata identificata come tematica importante.»

Sabrina Gerber (responsabile del personale) e Bruno Steiner (responsabile delle finanze), responsabili del progetto GAS

Presso l’amministrazione comunale di Lyss, la Gestione aziendale della salute è all’ordine del giorno non solo per i suoi effetti preventivi contro le assenze dovute a malattia. Il Comune bernese ha riconosciuto che con misure relative alla tematica «salute sul posto di lavoro» a livello intersettoriale e di tutte le sedi è possibile incentivare la comprensione e lo scambio d’opinione tra i circa 250 collaboratori. Infine, spiega la responsabile del personale Sabrina Gerber, anche sempre più candidati richiedono un posto di lavoro che rispetti la salute. Pianificazione della salute dinamica e pluriennale Affinché la GAS mostri i suoi effetti anche a lungo termine, ogni anno presso l’amministrazione comunale di Lyss viene scelto un diverso aspetto rilevante per la salute al centro della pianificazione dinamica pluriennale. Per prima cosa vengono sensibilizzati i dirigenti e istruiti con corsi di formazione continua in modo tale da poter trasferire le loro conoscenze in modo proficuo ai loro settori. Come sottolinea il responsabile delle finanze Bruno Steiner, sempre con la consapevolezza del fatto che «la salute non può essere imposta dall’alto. Tuttavia, possiamo incentivare i nostri collaboratori a riflettere sul loro comportamento.»

Collaborare con partner esterni Questo esempio mostra che una GAS di successo deve godere di un amplio sostegno, soprattutto se un giorno deve essere inclusa nel regolamento del personale tramite il Parlamento comunale. Pertanto, si è cercato un partner esterno per la mediazione competente della materia. Secondo Sabrina Gerber, la scelta è ricaduta non a caso sul pluriennale partner assicurativo Visana: «Infine, quando possibile, vogliamo usufruire delle risorse esistenti del nostro comune.»

Comune di Lyss Con oltre 14 000 abitanti e 950 aziende sia industriali che commerciali con circa 8000 posti di lavoro, Lyss è il più grande comune del Seeland bernese. Per la sua grandezza, l’amministrazione comunale è paragonabile a una PMI e impiega circa 170 dipendenti fissi e in media circa 80 persone con salario a ore. www.lyss.ch

GAS: con metodo verso il successo La Gestione aziendale della salute (GAS) non significa limitarsi alla prevenzione, ma è anche l’espressione di un vero e proprio interesse nei confronti della salute fisica e psichica dei propri collaboratori. Visana vi consiglia e sostiene durante l’attuazione sistematica con presentazioni, seminari, prevenzione degli infortuni e strumenti specifici per il calcolo. visana.ch/gas


FINANZA / UBS

AIUTARE LE FAMIGLIE nel gestire la successione

DANIELE VAN HUFFEL, RESPONSABILE HNW UBS WEALTH MANAGEMENT SWISS CLIENTS TICINO, E CRISTINA ZAMAI, CONSULENTE HNW, SPIEGANO L’IMPORTANZA PER LE FAMIGLIE DI PIANIFICARE ANTICIPATAMENTE I PROBLEMI SUCCESSORI, AVVALENDOSI ANCHE DEL SUPPORTO DI ESPERTI OPERANTI NEL SETTORE DEL WEALTH PLANNING

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uali sono le principali difficoltà che una famiglia deve affrontare al momento di una pianificazione successoria? «Le problematiche da affrontare sono di tipo molto diverso, a cominciare dal fatto che spesso gli eredi hanno opinioni molto discordanti circa la suddivisione dei beni e degli immobili. A questo si aggiunge il fatto che da un lato vi sono le disposizioni di legge a cui occorre attenersi, ma dall’altro è necessario tener conto della volontà degli eredi che talvolta generano situazioni anche fortemente conflittuali». Come si fa ad evitare, nei limiti del possibile, l’esplosione di forti tensioni familiari? «La nostra esperienza ci porta a dire che il miglior modo per affrontare il problema è quello di sedersi attorno ad un tavolo e avviare un confronto che tenga conto delle diverse posizioni degli eredi. All’inizio le opinioni possono

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essere anche molto discordi, ma, parlando, le tensioni si attenuano e in molti casi si può arrivare ad un accordo. Spesso ascoltare un parere terzo aiuta ad accettare un punto di vista diverso dal proprio, al di là di eventuali coinvolgimenti sentimentali». Quali sono i passaggi che occorre attraversare per arrivare ad una soluzione condivisa? «Diciamo che all’inizio è necessario che tutti i soggetti coinvolti (anche le generazioni a venire) possano esprimere tutti i desideri e le esigenze. Occorre quindi avere una visione chiara di tutti i valori patrimoniali aggiornati al prezzo di mercato e nel contempo valutare e adattare la situazione patrimoniale storica in considerazione della prossima trasmissione. In questa delicata fase possono essere coinvolte eventualmente anche le persone di fiducia dei clienti, come i fiduciari o gli avvocati di famiglia. Il disciplinamento della successione dovrebbe infatti essere sempre adattato alla relativa situa-


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zione di vita e dunque qualsiasi cambiamento professionale e privato può influenzare la successione familiare». Come si procede al fine di mantenere intatti i valori familiari fino alla successione? «La successione familiare è influenzata da un' infinità di variabili. Si tratta di un processo lungo, molto complesso e non standardizzabile. Per questo è necessario affrontarlo tracciando delle linee guida utili a diagnosticare i problemi, formulando delle possibili alternative per poi sceglierne una e pianificare gli interventi necessari per realizzarla: in sintesi, affrontare la successione come un processo di pianificazione strategica, che, come tale, necessità di metodo, organizzazione e coinvolgimento di numerose risorse umane e materiali».

Da ultimo, cosa è necessario prevedere riguardo la conservazione a lungo termine dei valori familiari? «In questo ambito può essere molto utile il nostro ruolo di consulenti per elaborare un concetto d’investimento e mettere in pratica strategie a misura delle specifiche esigenze della famiglia. Di conseguenza, è opportuno scegliere modelli adatti di gestione patrimoniale, preparando e coinvolgendo anche la generazione a venire, per esempio mediante un mandato precauzionale con la quale si stabilisce chi la rappresenterà, dopo un incidente o in caso di malattia o demenza, quando il capofamiglia non sarà più in grado di decidere da solo. Di conseguenza è opportuno scegliere modelli adatti di gestione patrimoniale, preparando e coinvolgendo anche la generazione a venire. Per esempio

mediante un mandato precauzionale con il quale si stabilisce chi rappresenterà il capo famiglia, dopo un incidente o in caso di malattia o demenza, ovvero quando esso non sarà più in grado di decidere da solo».

Henrot, Jenny Holzer, Mark Leckey, Lee Ufan, Inge Mahn, Lygia Pape, Jon Rafman, Michael Rakowitz, Nedko

Solakov, Martine Syms, Barthélémy Toguo e Yu Hong. Art Basel, si svolgerà dal 14 giugno al 17 giugno 2018.

Unlimited presenta i lavori di 71 artisti in un’unica sede L’edizione di quest’anno di Unlimited sarà costituita da 71 progetti di grandi dimensioni, presentati da gallerie che partecipano alla fiera Art Basel. Curato per il settimo anno consecutivo da Gianni Jetzer, curatore presso il Museo Hirshhorn e Sculpture Garden di Washington D.C., il settore sarà caratterizzato da una vasta gamma di presentazioni, da pezzi già realizzati in passato e da nuovi lavori creati appositamente per Basilea. Parteciperanno all’evento artisti famosi insieme ad emergenti, tra cui: Matthew Barney, Yto Barrada, Daniel Buren, Horia Damian, Camille

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FINANZA / BANCASTATO

SI È CHIUSA un’altra ottima annata IL 2017 È PER BANCASTATO NUOVAMENTE UN ANNO DA RECORD NONOSTANTE IL DIFFICILE CONTESTO DI MERCATO.

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l risultato di esercizio aumenta del 4,4% a CHF 72 milioni. Così come nel 2015 e nel 2016, la Banca ne approfitta per rafforzare il livello dei fondi propri con un’attribuzione alle riserve per rischi bancari generali di CHF 26,1 milioni, CHF 2,1 milioni in più rispetto all’anno precedente. Nonostante questa importante attribuzione l’utile netto cresce del 2,1%: da CHF 47,2 milioni a CHF 48,1 milioni. Il versamento alla Proprietà passa da CHF 35,4 milioni a CHF 36,1 milioni (+1,8%). Il risultato da operazioni su interessi – ovvero la principale voce dei ricavi di BancaStato – diminuisce di CHF 3,0 milioni a CHF 129,1 milioni (-2,3%) in ragione dell’accresciuto fabbisogno di accantonamenti riscontrato nel 2017 rispetto al 2016. Il risultato da operazioni in commissione e da prestazioni aumenta di CHF 2,6 milioni a CHF 29,1 milioni (+9,8%) in particolare grazie all’aumento dei patrimoni della clientela e al buon andamento dei mercati finanziari. Il risultato da attività di negoziazione segna una progressione di CHF 1,4 milioni a CHF 14,7 milioni (+10,7%). Gli altri risultati ordinari progrediscono del 36,7%, passando da CHF 6,3 milioni a CHF 8,7 milioni. Complessivamente i ricavi netti aumentano di CHF 3,3 milioni a CHF 181,5 milioni (+1,9%). I costi di esercizio crescono del 4,8%, passando da CHF 97,3 milioni a CHF 101,9 milioni principalmente a seguito di un aumento dei costi relativi alla gestione del sistema informatico e a

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elementi non ricorrenti connessi alla previdenza del personale. Si riscontra un sensibile arretramento delle rettifiche su partecipazioni e ammortamenti (-33,5%) a CHF 7,6 milioni. Ne consegue un risultato d’esercizio per il 2017 in crescita del 4,4% a CHF 72 milioni (CHF 69 milioni nel 2016). La voce ricavi straordinari si attesta a CHF 2,5 milioni (+3,5%). Nonostante il carattere universale dei servizi di BancaStato, l’attività principale dell’Istituto è la concessione di crediti ipotecari. Tale voce di bilancio si attesta a fine 2017 a CHF 8,8 miliardi, in crescita del 7,4% rispetto all’anno precedente (CHF 8,2 miliardi). I crediti nei confronti degli enti pubblici si mantengono sui livelli del 2016 a CHF 675,4 milioni (+0,1%). I crediti a privati e aziende crescono di CHF 10,1 milioni (+1,1%) e raggiungono quota CHF 919,7 milioni. Tali voci rappresentano contributi tangibili di BancaStato allo sviluppo dell’economia cantonale. Il totale degli impegni nei confronti della clientela segna una buona progressione di CHF 453,7 milioni per attestarsi a quasi CHF 8 miliardi (+6,0%), riconfermando l’evoluzione positiva in atto da diversi anni. Il totale di bilancio della Banca passa da CHF 12,2 miliardi a CHF 12,6 miliardi (+3,6%). Il volume dei patrimoni in gestione presso BancaStato (Assets under Management) aumenta di CHF 926 milioni (+9,0%) attestandosi a oltre CHF 11,2 miliardi. I nuovi patrimoni della clientela (Net New Money) ammontano a CHF 559 milioni.


FINANZA / BANCASTATO

La redditività di BancaStato in termini di Return on Equity (ROE) si attesta sugli ottimi livelli del 2016: 8,3%. Gli indicatori di efficienza confermano l’evoluzione positiva in atto dal 2010. Il Cost / Income I (costi di esercizio rapportati ai ricavi netti) passa dal 54,6% del 2016 al 56,1% nel 2017 (67,3% nel 2010), mentre il Cost / Income II (che include anche gli ammortamenti e gli accantonamenti) si attesta al 60,3% nel 2017 (61,3% nel 2016 e 76,4% nel 2010). La solidità della Banca (Capital Adequacy), determinata in base al rapporto tra i fondi propri necessari e i fondi propri disponibili, calcolati secondo i canoni di Basilea, scende dal 201,1% di fine 2016 al 196,5% di fine 2017, a fronte di un requisito regolamentare del 140%. Tutti gli indicatori di solidità previsti dalla Banca dei Regolamenti Internazionali si riconfermano su valori positivi. Il Core Tier 1 (CET1) passa dal 12,9% al 13,9%, il Tier 1 permane sui livelli dell’anno precedente al 15,2%, mentre il Tier 2 passa dal 16,1% al 15,7%. Axion SWISS Bank SA: i ricavi netti progrediscono, da CHF 26,0 milioni a CHF 31,1 milioni (+19,6%); i costi d’esercizio passano da CHF 19,9 milioni a CHF 22,7 milioni (+14,3%). Le variazioni di queste voci sono in gran

parte spiegate dall’operazione di ripresa di parte dell’allora Société Générale Private Banking (Lugano-Svizzera). Nonostante gli importanti ammortamenti del goodwill legato a tale operazione e dell’investimento relativo alla nuova soluzione informatica comune a BancaStato (Avaloq), l’utile netto si attesta a CHF 2,3 milioni (+16,2%). Gli Assets under Management di Axion aumentano da CHF 3,97 miliardi a CHF 4,38 miliardi, con una progressione di CHF 0,4 miliardi (+10,2%).

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FINANZA / BANCA DEL SEMPIONE SA

Ancora un anno DI OTTIMI RISULTATI I RISULTATI DEL 2017 MOSTRANO SIGNIFICATIVE CRESCITE IN TUTTI GLI AMBITI DI ATTIVITÀ ED EVIDENZIANO UN UTILE D’ESERCIZIO CONSOLIDATO IN CRESCITA DEL 13,6% A CHF 8,008 MILIONI. milioni di franchi (+23,5%). Anche i costi hanno seguito una dinamica al rialzo, ma più contenuta (31,7 milioni; +9,8%). «L’aumento dei costi è dovuto prevalentemente a investimenti in risorse umane e tecnologiche», ha commentato Rogna secondo cui «l’accesso al mercato italiano e il consolidamento di quello interno, rimangono prioritari per dare prospettiva di crescita al Gruppo. Proprio per questo motivo, il fatto che la somma di bilancio sia in discesa rispetto all’anno precedente ci rallegra: vuole dire che la nostra clientela si è convinta della bontà dei nostri prodotti di gestione e ha scelto di investire piuttosto che tenere i soldi sui propri conti correnti, senza resa per loro e con un onere per noi. Sul fronte delle attività

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tefano Rogna, direttore generale dell’istituto bancario, si ritiene soddisfatto dell’andamento delle voci di ricavo nel 2017. «È stato un anno soddisfacente da tutti i punti di vista. Anche la raccolta è stata molto positiva tanto che il totale degli averi amministrati è salito a oltre 4,2 miliardi di franchi (+478 milioni; +12,7%). «L’aumento degli averi ha permesso una gestione molto attiva e ha creato le premesse per generare una buona base dei ricavi». In particolare, grazie all’aumento dei ritorni commissionali legati alla gestione dei fondi di Base Investments Sicav (premiati dal ‘Il Sole 24 Ore’ e da Thomson Reuters con il Lipper fund), di cui la Banca del Sempione è promotrice, i ricavi totali sono saliti a 45,1

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FINANZA / BANCA DEL SEMPIONE SA

italiane stiamo alleggerendo il nostro impegno come gestori di fondi immobiliari e questo ha generato una diminuzione degli effettivi a livello di Gruppo. Banca del Sempione SA ha invece mantenuto invariato il numero degli addetti in un momento in cui per la piazza mi sembra che l’esercizio sia più che altro quello di ‘tagliare’». Come di consuetudine l’attaccamento al territorio, oltre al lavoro e all’impegno dei collaboratori operanti nella sede di Lugano e nelle filiali di Bellinzona, Chiasso e Locarno-Muralto, è testimoniato dall’inserto culturale e storico della relazione d’esercizio, dedicata quest’anno alla bellissima Valle di Muggio.

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GASTRONOMIA / LUGANO CITTÀ DEL GUSTO

TUTTO È PRONTO, in tavola LUGANO CITTÀ DEL GUSTO 13-23 SETTEMBRE 2018

IL RICCO MENU DI LUGANO CITTÀ DEL GUSTO È ORMAI PRONTO PER I 10 GIORNI DAL 13 AL 23 SETTEMBRE, MA NON SOLO. TANTI INGREDIENTI SONO GIÀ STATI RACCOLTI E TANTI NE ARRIVERANNO ANCORA PER TRASFORMARE LA CITTÀ IN UN GRANDE BANCHETTO. DI MARTA LENZI-REPETTO

01 Alpeggio dell'alta valle Verzasca dove viene prodotto il Vegorness, formaggio d'Alpe DOP 02 Smart Vineyard Sensori tra le vigne

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pparecchiati tavola, Ehi, dico a te, preparati! Mestolo, impasta. Coppa, versa. Dov’è il calice? Va’ a lavarti! Focaccia, incamminati. La pentola deve buttar fuori le biete. Pesce, muoviti! …. Ma sono cotto solo da una parte…. E cosa aspetti a girarti? Spruzzati di sale e di olio! (Cratete di Atene, V secolo a.C.). Lugano diventa un terreno d’incontro, di dialogo, di scambio e di sviluppo culturale, sarà il punto di ritrovo per chi ama il piacere della convivialità e allo stesso tempo è sensibile sulle scelte alimentari quotidiane. LCDG vuole essere un evento di forte richiamo locale, ma anche d’interesse svizzero e internazionale, con un’importante valenza turistica sia per la città che per l’intero territorio, come ormai accade sempre con l’enogastronomia di qualità. Il turismo legato al mondo del cibo e del vino si è sviluppato negli ultimi decenni, ma ha antenati illustri. A metà del 1500 il milanese Ortensio Lando propose un viaggio attraverso l’Italia, all’interno del suo “Commentario delle più notabili e mostruose cose d’Italia e d’altri luoghi”, dove per “mostruose” si intende, alla latina, “fantastiche”. L’autore immaginava di rivolgersi a un improbabile viaggiatore aramaico venuto a visitare il paese sottolineando l’importanza di conoscerlo attraverso le specialità gastronomiche ed enologiche che ogni territorio offriva: propone quindi una specie di guida che, partendo dalla Sicilia e dai suoi meravigliosi maccheroni, cotti «con

grassi caponi e casci freschi, da ogni lato stillanti buttiro e latte», individua una serie di tappe lungo l’asse sudnord. Ecco dunque sfilare Taranto con i suoi buonissimi pesci, Napoli che offre pani squisiti e ogni sorta di specialità. Si sale poi nelle regioni centrali fra Toscana e Umbria, toccando Siena, Firenze, sino ad arrivare a Como con le sue trote, a Lugano e ai formaggi delle valli alpine. Il quadro disegnato non è sicuramente completo, ma fa riflettere su un particolare: nel 1548, quando Lando scriveva, il territorio considerato non esisteva ancora come entità politica. Egli faceva infatti riferimento a quello della cultura. E di questo territorio la cucina era un ingrediente essenziale, senza confini, visto che citava anche Lugano. E con lo stesso spirito LCDG presenterà sapori e saperi di tutto il nostro territorio e oltre. Dalla guida del XVI secolo, tante cose sono cambiate: la cucina si è evoluta, sono mutati i gusti, i prodotti, le abitudini, le esigenze, ma è rimasto invariato il piacere di sedersi a tavola, ritrovarsi insieme per gustare del buon cibo. Da allora sono nate tante guide di turismo enogastronomico e tante offerte basate sull’eccellenza dell’arte gastronomica. Quando citiamo la gastronomia, siamo però realmente consapevoli di cosa parliamo? Il termine comprende non solo i mille modi di trasformare le vivande, l’approvvigionamento delle materie prime, la struttura dei servizi di tavola, ma tutti gli elementi storici e culturali, tecnici e materiali che concorrono nella


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pratica della preparazione dei cibi, nelle sue tradizioni e innovazioni. Sembra che il primo a trattare dei piaceri della tavola facendo uso del termine gastronomia sia stato Archestrato di Gela (4° sec. a.C.) in un suo poema del quale sono rimasti pochi frammenti. Il termine è entrato successivamente in uso nelle lingue moderne, attraverso il francese, agli inizi del 19° secolo, per indicare l’arte della cucina, la preparazione dei cibi, il modo di presentarli e di gustarli. Nel 1826 J.A. Brillat-Savarin, avvocato, politico e buongustaio francese, nella sua Physiologie du goût, ha definito il significato del termine: «La gastronomia è la conoscenza ragionata di tutto ciò che si riferisce all’uomo in quanto egli si nutre», inserendo in essa storia naturale, fisica, cucina, commercio, economia politica. E i protagonisti della scienza gastronomica, per Brillat-Savarin sono anche “i coltivatori, i vignaioli, i pescatori e la numerosa famiglia dei cuochi, quale che sia il titolo o la qualifica sotto cui essi mascherano il loro occuparsi della preparazione degli alimenti”. Alle materie in-

dicate da Brillat-Savarin si possono aggiungere l’antropologia, la genetica, la zootecnia, l’agronomia, la sociologia, la medicina, la storia. Il cibo può essere preso in considerazione come elemento culturale, materia prima e derrata da scambiare, come preparazione dell’artigianato, dell’industria e dei cuochi, oppure come atto stesso del mangiare. Tutto questo sarà LCDG, dove verranno coinvolte tutte le conoscenze relative al cibo. Questa interpretazione è stata sottolineata anche da due importanti conoscitori della materia, Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e Massimo Montanari, professore di Storia medievale e Storia dell’alimentazione presso l’Università di Bologna, durante due distinti incontri all’USI, tra i primi del ricco calendario di LCDG che porterà alla grande festa di settembre. Ritenuto uno dei maggiori specialisti internazionali in questo ambito di studi, Montanari ha sottolineato come la ricchezza della cucina non è solo frutto della varietà dei paesaggi che caratterizzano la geografia di un paese, né dipende solo dalla molteplicità di culture

che storicamente vi si sono incrociate e sovrapposte. Essa nasce anche dal ruolo importante che il mondo contadino ha giocato nella costruzione di quel patrimonio, alimentando la cucina delle classi alte con saperi legati ai prodotti del territorio e al loro uso gastronomico. Partendo dal presupposto che il cibo è strumento di convivialità e piacere, ma anche un importante tassello del patrimonio culturale di una società. E il nostro patrimonio agroalimentare, unito a una maggiore consapevolezza del valore del cibo, diventa il punto di partenza per rivalutare anche la cucina locale, intesa come sintesi e integrazione tra tradizione, creatività e innovazione. E proprio attraverso il cibo, Lugano vuole condividere questo patrimonio di valori e identità con l’enogastronomia come punto di partenza per mostrare che è anche città dell’arte, della storia, della musica e della natura. Stagionalità, consumo consapevole, filiera agro-alimentare, provenienza e tracciabilità degli alimenti saranno alla base di un viaggio incredibile tra colori e sapori, in un menu di piatti tipici, e non solo, dai più tradizionali ai più creativi, all’insegna del gusto per scoprire la complessità che sta dietro al cibo e alla produzione di quanto quotidianamente consumiamo, nel suo percorso dal campo al piatto. 02

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Chi passeggerà per le vie di Lugano tra il 13 e 23 settembre potrà immergersi in un mondo gustoso fatto di diversi luoghi e momenti. Il vero e proprio cuore pulsante della manifestazione sarà il Villaggio del Gusto, uno spazio che racchiuderà, in oltre 3.000 mq del Padiglione Conza e del Centro Esposizioni, moltissime eccellenze enogastronomiche, con mercato e degustazioni, dai formaggi al pesce di lago, ma anche il mondo trendy dei cocktail, dei vini in tutte le loro declinazioni e delle birre per soddisfare i palati più curiosi. Inoltre, un lungo percorso, che partirà direttamente dagli alpeggi, porterà a Lugano i migliori formaggi d’alpe. Ed ecco quindi che una giuria internazionale decreterà la miglior birra ticinese e i migliori formaggi nostrani, solo per citare alcuni tra i tanti appuntamenti. Senza dimenticare che saranno premiate le migliori polpette casalinghe. Altri momenti gustosi si svolgeranno nella zona di Piazza Castello, in passato luogo di raccolta, di commercio e di incontro tra le genti. Al Palazzo dei Congressi ampio spazio verrà riservato alla parte didattica del cibo, per informare e far avvicinare tutti al mondo che sta dietro e dentro alla cultura del piatto con un folto calendario di incontri, laboratori, workshop e altri eventi per sottolineare la forte componente formativa della manifestazione, seguendo anche il fil rouge dell’etica

in cucina con progetti per combattere il food waste e con incursioni gastronomiche nel resto del mondo. All’interno di Villa Ciani un’esposizione sposerà cibo e arte, raccontando le origini della gastronomia fino ad arrivare all’alimentazione del futuro, passando attraverso la poesia della Compagnia Finzi Pasca. Comun denominatore della mostra sarà la terra, declinata e analizzata in momenti e modi differenti, ma sempre alla base del patrimonio alimentare: dai prodotti sulle mense dei nobili nei secoli passati, dagli orti officinali ai giardini, sino ai vigneti high-tech, scoprendo grandi personalità di ieri e di oggi. Come la gastronomia introduce nell’alimentazione l’elemento spettacolare trasformando il cibo in una forma di rappresentazione che esige spettatori, attori e registi, così attraverso immagini, suoni, suggestioni e installazioni ed elementi site-specific delle scenografie teatrali, la Compagnia Finzi Pasca realizzerà il suo giardino armonico. Un’esperienza unica e suggestiva, uno spettacolo di suoni e colori, il giardino è espressione della nostra storia, sviluppatosi su un forte legame tra natura e alimentazione. Fin da tempi antichi non c’era una netta distinzione tra piante officinali e piante a destinazione alimentare ed ornamentale, una differenziazione degli spazi tra giardini e orti. Scopo degli orti antichi era in primo luogo la bellezza e l’armonia.

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Successivamente i giardini sono divenuti luogo d’incontro e di svago dove era bello conversare, meditare e riposarsi immersi nella natura, intesa come l’universo dove sviluppare e godere di tutti i nostri sensi: annusare, vedere, toccare, assaggiare, conoscere, percepire, anche attraverso orticoltura, gastronomia e arte. In questo contesto, la tavola diventa un enorme palcoscenico dove ogni elemento ha un ruolo: dalla decorazione, al colore, all’equilibrio e all’armonia dei piatti di cibo e degli accessori che abbelliscono la ‘scena’. Ed è per questa armonia con la natura che bisogna essere attenti a salvaguardare il nostro ambiente. Oggi, grazie a reti di sensori wireless, stazioni meteo e algoritmi predittivi, si può monitorare le condizioni microclimatiche dei vigneti con l’obiettivo di prevedere lo sviluppo delle malattie della vite o dei loro vettori, con lo scopo di utilizzare i

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prodotti chimici solamente dove e quando è necessario onde ottenere un impatto ecologico favorevole. Grazie a Mauro Prevostini, Program manager della Facoltà di Scienze Informatiche dell’USI, in mostra si scoprirà l’installazione Smart Vineyard (Vigneto intelligente) dall’omonimo titolo del progetto di ricerca e sviluppo svolto dal 2010 al 2012 in particolare dall’istituto ALaRI e dalla stazione di ricerca Agroscope di Cadenazzo: un Sistema di Supporto alle decisioni nell’ambito della viticoltura con l’obiettivo di prevedere le avversità della vite e proporre con anticipo le date dei trattamenti fitosanitari, attraverso la misurazione del microclima dei vigneti. Altre applicazioni sviluppate dall’Istituto di Scienze Computazionali della Facoltà di scienze informatiche dell’USI permetteranno la simulazione della dinamica dei fluidi e il comportamento delle molecole durante la cottura di una pietanza. Alla fine dei 10 giorni di LCDG continueremo a godere del piacere del cibo e di tutto quanto ruota intorno ad esso, ma con maggiore consapevolezza e quando sorseggeremo un buon cappuccino non ci lasceremo più sopraffare d’istinto dal piacere del gesto senza ragionare molto su ciò che avviene dentro alla tazza che ci è stata offerta o, ancora, quando assaggeremo un uovo sodo, apprezzeremo ancora di più il risultato finale!

03 – 05 Proposte di progetti per il Villaggio del Gusto degli studenti dell'Atelier Canevascini del primo anno dell'Accademia di Architettura dell’USI 06 Arte e poesia della Compagnia Finzi Pasca © Viviana Cangialosi/Compagnia Finzi Pasca

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GASTRONOMIA / SFIDE ALIMENTARI

Per un nuovo modello DI AGRICOLTURA L’ISTITUTO DI MANAGEMENT E ORGANIZZAZIONE DELLA FACOLTÀ DI SCIENZE ECONOMICHE DELL’USI E IL CENTRO DI COMPETENZE AGROALIMENTARI TICINO, NEL CONTESTO DELLE ATTIVITÀ DI LUGANO CITTÀ DEL GUSTO 2018, HANNO ORGANIZZATO UN INCONTRO CON CARLO PETRINI, FONDATORE DI SLOW FOOD E PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE SLOW FOOD INTERNATIONAL.

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ei è un convinto sostenitore della centralità di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e del paesaggio: che cosa concretamente significa? «Promuovere un nuovo modello alimentare, rispettoso dell’ambiente, delle tradizioni e delle identità culturali, capace di avvicinare i consumatori al mondo della produzione. Perché l’attuale modello agricolo non è in grado di far fronte alle grandi sfide globali che ormai non possiamo più non permetterci di affrontare come il cambiamento climatico, l’aumento della popolazione, la crescente necessità di consumo nei Paesi emergenti, ecc. Il modello produttivo dominante nella filiera agroalimentare si basa su uno sfruttamento intensivo dei terreni, una distribuzione di massa dei prodotti e il tentativo di introdurre sementi OGM».

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Quali sono nello specifico le conseguenze negative di questo modello di sviluppo? «Innanzitutto è fondamentale restituire centralità al cibo, e per farlo è necessario occuparsi di agricoltura. Anche perché l’attuale situazione del mondo non è altro che il risultato della storia dell’agricoltura occidentale che ha perso di vista alcuni tra i più importanti obiettivi per chi ha a cuore la centralità del cibo. Non si può pensare che se da un lato si incrementa la produttività e lo sfruttamento oltre misura dei terreni e dall’altra non si pone fine alla cementificazione dei suoli fertili, si possa garantire un futuro a noi e al nostro pianeta. È fondamentale quindi un drastico cambio di mentalità, anche perché non dobbiamo dimenticarci che noi siamo ciò che mangiamo. Il discorso si complica se parliamo di OGM: se non si deve infatti essere contrari allo sviluppo di nuove


GASTRONOMIA / SFIDE ALIMENTARI

tecnologie, è fondamentale adottare un approccio che prenda in considerazione la tutela della biodiversità e le conseguenze socio-economiche. L’agricoltura transgenica non è sostenibile né conveniente. Insomma, occorre che le scelte tecnologiche in campo agricolo non contrastino con l’interesse dei popoli e con un sano sistema economico». Quindi servirebbe un cambio di mentalità che ci permetta di cancellare la vera piaga di questa nostra società: lo spreco alimentare… «Si calcola infatti che per ogni europeo si producono quasi 1000 kg di cibo all’anno, sprecandone però circa 280, 200 dei quali già nei campi, nelle aziende di trasformazione e nei supermercati, prima ancora che arrivino al consumatore». Le grandi aziende agroalimentari potrebbero essere inserite in un nuovo modello più responsabile verso la biodiversità, la cultura locale, la salute del consumatore e la riduzione degli sprechi? «Alcune grandi aziende lo fanno già. Il loro coinvolgimento è essenziale per l’agricoltura. Ma anche per loro perché più sono vicine ai produttori e meglio possono offrire prodotti sicuri e buoni. Quando i prodotti fanno tanti chilometri, quando non c’è una filiera ben tracciata, nascono problemi sia per il buon nome dell’azienda sia per il consumatore». Nel mondo ci sono Paesi sviluppati, emergenti, in via di sviluppo e poveri. Dove occorre maggiormente insistere al fine di far affermare un modello agroalimentare più sostenibile? «Non si può fare una distinzione tra i vari Paesi, serve che tutti si impegnino per affermare un nuovo modello agroalimentare sostenibile: sicuramente però sono i paesi sviluppati ad avere una responsabilità maggiore in questo processo e a poter guidare il Sud del mondo in un percorso nuovo. In pri-

mis lottando contro fenomeni di colonizzazione e land grabbing. Ci sono moltissime comunità del cibo che portano avanti progetti importanti per il loro territorio, di cui troppo spesso non siamo a conoscenza. Impariamo da loro, condividiamo esperienze e tradizioni». Quale è il mezzo migliore per cambiare i criteri dell’agricoltura moderna? In particolare, occorre fare maggiormente leva sull’educazione del consumatore oppure delle istituzioni nei loro processi di stimolo all’attività agricola? «Sicuramente c’è bisogno di fare leva su entrambi gli attori. Noi da sempre puntiamo sulle attività di educazione per grandi e piccoli, fondamentali per cambiare i paradigmi, le abitudini e far quindi leva sulle istituzioni. Per far questo occorre mettere in campo una serie di azioni combinate a partire dal progetto Terra Madre: una grande rete di comunità del cibo, uomini e donne che lavorano a un progetto comune, pur conservando le loro differenze e tradizioni. È un modo nuovo di intendere la produzione, la trasformazione e consumo del cibo, che trae origine dal passato e dalla storia, ma allo

stesso tempo con uno sguardo proiettato in avanti. Gli incontri delle comunità sono fondamentali per ridare vita alla rete, per rinsaldare il senso di appartenenza, condividere nuove idee che attraversano oceani e continenti. La rete di Terra Madre e i suoi protagonisti sono attivi ogni giorno in ogni parte del mondo. Dobbiamo partire dal cibo come ricchezza, come scambio, come cultura. Solo proteggendo il nostro cibo possiamo pensare di salvaguardare le nostre risorse e il pianeta che ci ospita. La produzione, la distribuzione e il consumo di cibo ci coinvolge in maniera totale».

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GASTRONOMIA / S.PELLEGRINO SAPORI TICINO 2018

TUTTO IL MONDO IN TAVOLA LA DODICESIMA EDIZIONE DI S.PELLEGRINO SAPORI TICINO HA APERTO LE SUE FINESTRE SUL MONDO E HA PORTATO IN SVIZZERA I SAPORI LONTANI ED ESOTICI DI DIVERSE CUCINE INTERNAZIONALI.

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rotagonisti della nuova stagione del festival enogastronomico ticinese, sono stati infatti 10 grandi Chef che, tra Asia ed Europa, racconteranno i piatti gourmet delle loro tradizioni culinarie. Nuovi piatti, ma una formula che rimane la stessa da 12 anni: un parterre di 27 stelle Michelin per 21 eventi in prestigiose location del Canton Ticino e della Svizzera, dove l’eccellenza dell’enogastronomia è stata il filo rosso dei diversi appuntamenti gourmand. India, Giappone, Maldive, Francia, Danimarca, Spagna, Slovenia, Germania, Italia e, naturalmente, Svizzera: a rappresentare gli stili di cucina di questi Paesi sono stati scelti grandi nomi del panorama gastronomico internazionale che potranno contare sul virtuoso abbinamento con eccellenti etichette vinicole locali e non solo. S.Pellegrino Sapori Ticino, per quest’anno è stata uno degli appuntamenti di Lugano Città del Gusto. La capitale ticinese, infatti, è stata scelta per il 2018 dalla Fondazione della Settimana del Gusto come capoluogo na-

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zionale dell’enogastronomia e, tra il 13 e il 23 settembre 2018 proporrà eventi, mostre, workshop e tanto altro. La manifestazione ha avuto l’intento di promuovere l’enogastronomia ticinese di qualità, grazie alla partecipazione di alcuni dei migliori Chef locali come Lo-

renzo Albrici, Andrea Bertarini, Mauro Grandi, Egidio Iadonisi, Andrea Muggiano, Frank Oerthle, Dario Ranza, Mattias Roock, Domenico Ruberto, Ambrogio Stefanetti con la collaborazione dei padroni di casa Tino Staub, Silvan Durrer e Dominique Gauthier.


CITTÀ DEL GUSTO 13-23 SETTEMBRE 2018 luganocittadelgusto.ch

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GASTRONOMIA / LUCA BELLANCA

CUCINA D’AUTORE al Metamorphosis di Lugano MI PARLANO DI LUI, LO CHEF LUCA BELLANCA, ALCUNI CHEF ITALIANI E DEL CANTON TICINO, DI CUI IN QUESTO ULTIMO ANNO HO RACCONTATO LA CUCINA, E MI CONSIGLIANO DI ANDARE A TROVARLO…

Ph: Kyrhian Balmelli

DI SARA BIONDI

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ncuriosita, inizio a seguirlo per qualche mese. Lo “pedino” sui social media, curioso i suoi piatti, cerco di carpire filosofia e idee. Poi, finalmente decido di incontrarlo! Sul lungolago di Lugano, ospitato all’interno del suggestivo Palazzo Mantegazza, il ristorante Metamorphosis si racconta attraverso la cucina dello chef Luca Bellanca. In una location moderna ed accogliente, dal design minimale, lo chef Bellanca, classe 1983, propone una cucina di contaminazioni. Un dialogo costante tra prodotti del territorio ed ingredienti internazionali. Le esperienze in giro per il mondo ed in particolare in Europa (dal golfo della California fino alla costa mediterranea della Spagna), le cucine in cui ha lavorato, le tradizioni culinarie che ha scoperto si ritrovano in ogni sua creazione.

È timido lo chef Bellanca ma, attraverso le sue parole, si riesce a percepire la passione che mette, ogni giorno, nel suo lavoro. Una passione che si racconta nel sacrificio, nella dedizione e nel voler fare una buona cucina. Passione che ho percepito nei piatti del percorso degustazione che lo chef ha scelto di costruirmi ad hoc. Un percorso gastronomico nel gusto. Piatti creativi ma senza eccessi. Tecnica. Ingredienti freschi, genuini e semplici. Materia prima selezionata con cura, prodotti di stagione, eccellenze. Una cucina mediterranea con note e sapori esotici che esplodono piacevolmente al palato. Ritrovo la classicità in una chiave più fresca e moderna. «La mia cucina non ha bisogno di parole. La racconto attraverso la semplicità dei miei piatti». Così mi confida Luca Bellanca… Ha ambizione. C’è la


GASTRONOMIA / LUCA BELLANCA

nisce per parlare e confrontarsi. Con la mia cucina e i miei collaboratori cerco di trasmettere queste sensazioni. Far vivere al cliente, attraverso i miei piatti, delle vere emozioni». Una cucina delle emozioni. Quelle emozioni genuine, vere che ti lasciano, al palato, sempre piacevoli ricordi…

voglia di esser scoperto, compreso ed apprezzato per la sua idea di cucina. Ho trovato una cucina “umile” ma concreta, creativa ma non eccessiva. Ho intravisto la classicità “colorata” di contemporaneità. Ho percepito cura, attenzione e ricerca. Una cucina che lo chef definisce «vera, schietta, senza troppi fronzoli». Una cucina che cerca di arrivare al cuore. Piatti che si ispirano ai ricordi dello chef, a quei momenti in famiglia, quando la domenica mattina, la nonna e le zie inebriavano la casa con profumi da far venire l’acquolina in bocca. I ricordi dell’infanzia che si svelano in piatti di senso… «Quando cucino mi sento bene, mi sento a mio agio. Cucinare è per me come qualcosa di naturale... La cucina è il luogo più bello della casa dove la famiglia si riu-

Palazzo Mantegazza Riva Paradiso 2 CH-6900 Lugano-Paradiso +41 (0)91 994 68 68 ristorante@metaworld.ch

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GASTRONOMIA / ACQUADA DI SARA PRECERUTI

Cucina sincera, DECISA E SCHIETTA APRIRE E CONDURRE UN RISTORANTE DI CUCINA CREATIVA, NEL PICCOLO VECCHIO NUCLEO DI PORLEZZA, PUÒ APPARIRE AZZARDATO, MA NON A SARA PRECERUTI, GIOVANE CUOCA DI TALENTO, CLASSE 1983, CHE A SOLI 28 ANNI OTTIENE LA STELLA MICHELIN QUANDO DIRIGEVA LA CUCINA DELLA LOCANDA DEL NOTAIO A PELLIO D’INTELVI. DI GIACOMO NEWLIN

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a scelta di Porlezza e di avere un proprio ristorante, forse è stata dettata dal fatto di voler iniziare la nuova esperienza in una maniera “soft”, poi evidentemente si vedrà. Sara è una cuoca autodidatta che però con caparbietà e determinazione è riuscita ad imporsi, grazie ad apprezzamenti importanti, quali ad esempio quello della guida di Identità Golose per la quale nel 2013 ha vinto il premio Miglior Chef Donna o quello di Carlo Cracco che nel 2015 l’ha selezionata come Ambasciatrice del Gusto, ma soprattutto grazie all’esperienza fatta al Ristorante St. Hubertus, tre stelle Michelin 2018, dell’Hotel Rosa Alpina a San Cassiano in Badia, dal grande chef Norbert Niederkofler. Il ristorante di Sara si chiama Acquada che vuol dire acquazzone, un nome che nelle intenzioni vuol essere di buon auspicio, perchè un acquazzone

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solitamente porta delle novità e le novità nella cucina di Sara non mancano, soprattutto negli accostamenti tra ingredienti che rompono con certi schemi preconcetti. Rottura di schemi sì, ma sempre dopo molte prove, finchè riesce a trovare equilibrio e armonia di un piatto creato, un esempio assaggiato e apprezzato sono state le tagliatelle al ragù di lepre, lamponi e gin tonic al ginepro. Provare per credere! Nella carta delle vivande, che cambia ogni due-tre mesi, trovano spazio, oltre ai sapori della tradizione e accenni alle origini lombardo-piemontesi di Sara, come la “Bagna Caoda”, anche sapori asiatici e più in generale del mondo intero, per la realizzazione di piatti che rispecchiano il carattere dello chef: sincera, decisa, schietta. In questo locale dallo stile gradevolmente minimalista, ma comunque con un tovagliato candido, trovano posto al massimo una trentina di coperti, ciò


GASTRONOMIA / ACQUADA DI SARA PRECERUTI

che garantisce piatti preparati freschi al momento e un servizio attento e cordiale. Sulla carta delle vivande, nella presentazione del ristorante, sta scritto che “l’Acquada”, ovvero l’acquazzone, è una sfida, è creatività, un colpo di vento che accompagna la nostra esperienza quotidiana di educazione alla vita, al buon bere, al buon mangiare. Sono molto d’accordo, perciò mi viene spontaneo citare gli assaggi di alcuni piatti testati: Sarde in panure di coriandoli, salsa di broccoli, gelatina al rabarbaro e aglio fritto; Carpaccio di vitello, tonno scottato, maionese, polvere di capperi e gelatina al limone; Risotto affumicato cotto con acqua di salvia, filetto di persico spigola in crosta di pomodoro, cavolini

di Bruxelles e sfere di pere; Brulè alle nocciole, gelè di mango e “spugna” al wasaby. L’accompagnamento con i vini più adatti è una gioia poiché la lista delle etichette ne comprende di molto pregevoli ma non scontate, produzioni soprattutto regionali italiane, ma non mancano tuttavia bottiglie francesi, spagnole e un paio di chicche libanesi. Acquada osserva il riposo settimanale la domenica sera e il lunedì.

RISTORANTE ACQUADA Piazza Giovanni e Giacomo da Porlezza 22018 Porlezza (CO) +39 0344 723.05 www.acquada.com TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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GASTRONOMIA / PORTO POJANA RISTORANTE TERMINUS

TRE ANNI di successi gastronomici

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ome riassumeresti il lavoro svolto in questo periodo? «Il tempo vola! Mi sembra ieri quando abbiamo aperto. Devo ammettere che sono stati tre anni di duro lavoro ma totalmente positivi, ora possiamo toccare con mano quanto “seminato”. Siamo anche stati visitati e inseriti nella prestigiosa guida gastronomica Gault Millau. Senza dimenticare la recente visita di un altro importante nome dell’universo gastronomico… mi posso ritenere più che felice di quanto fatto finora». Ci descrivi la tua cucina? «La mia è una cucina di base mediterranea con un tocco di creatività. Usiamo sempre e solo materie prime stagionali e di altissima qualità, trattandole con tecniche di cottura che non stravolgono l’identità stessa del prodotto». Che cosa ti ispira nel creare un nuovo piatto?

SONO TRASCORSI TRE ANNI DALL’APERTURA DEL PORTO POJANA TERMINUS, RISTORANTE SPECIALIZZATO IN PESCE DI MARE CHE VIZIA I GOURMET, UBICATO A RIVA SAN VITALE. COLONNA PORTANTE DELLA FILOSOFIA GASTRONOMICA DEL RISTORANTE È UNO CHEF DI PROVATA ESPERIENZA: ANDREA LEVRATTO. Quale ritieni sia il piatto forte del vostro ristorante? «La nostra carta viene periodicamente cambiata e questo per seguire la stagionalità delle materia prime. Se dovessi sceglierne due, direi i crudi di pesce (coquillages comprese) e un immancabile classico: il nostro fritto misto». «Diverse componenti portano all’ispirazione dei miei piatti. Prodotti trovati sul mercato, lo scambio di idee tra colleghi, le mie esperienze passate e anche i viaggi giocano un ruolo importante in tal senso».

Quante ore della giornata dedichi alla cucina? «Sarebbe impossibile quantificarle. Nella nostra cucina preferiamo fare tutto in casa per poter garantire il meglio alla nostra clientela: questo impegna ovviamente molto tempo». La vostra offerta gastronomica è di alto profilo: pensate che la collocazione del vostro ristorante in una realtà come quella di Riva San Vitale, in un certo senso abbastanza periferico, possa essere un handicap oppure potenzialmente un vantaggio? «Direi che nel nostro caso si tratta sicuramente di un vantaggio. La nostra location è stata appunto pensata per permettere al cliente di poter usufruire di spazi completamente diversi tra loro, tra cui una cantina per degustare vini, tre sale

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al piano superiore con annessa la nostra fantastica lounge dedicata agli amanti di sigari e distillati. D’estate, grazie alla nostra terrazza sospesa sul lago, si può godere di una vera e propria oasi di pace. Siamo anche raggiungibili via lago, grazie agli attracchi dedicati. Tutti questi aspetti, nonostante la lontananza, ci rendono davvero unici in Ticino!». Perché secondo voi un appassionato di cucina dovrebbe scegliere il vostro? «Sicuramente per l’eccellenza dei nostri prodotti, per la diversità rappresentata nei nostri piatti e per le materie prime scelte tra i fornitori migliori nel nostro Cantone. Per ultimo, ma non meno importante, la serenità trasmessa dal nostro servizio nella cornice della nostra location».

Che ruolo gioca internet nell’economia di una piccola impresa come un ristorante? E quanto invece la tecnologia conta nel vostro settore? «Anche se siamo una piccola realtà, internet e soprattutto i social media giocano un ruolo fondamentale. È importante esserci ed è essenziale comunicare al meglio al cliente ciò che si offre». Come vedi il futuro? «Estremamente colorato. In questo momento siamo proiettati verso il periodo estivo, che coincide con l'alta stagione per tutte le attività in Ticino. Si prospetta una lunga e appagante estate».

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GASTRONOMIA / QUATTROMANI

2015, un’annata eccezionale IL CONSIGLIERE FEDERALE IGNAZIO CASSIS È IL “PADRINO” D’ECCEZIONE DELL’ANNATA 2015 DEL MERLOT QUATTROMANI PRESENTATO IN ANTEPRIMA SVIZZERA NEL CONTESTO DI UNA SERATA ORGANIZZATA AL THE VIEW HOTEL DI LUGANO. DURANTE LA MANIFESTAZIONE, È STATO DEVOLUTO AL PROF. FRANCO CAVALLI, NELLA SUA QUALITÀ DI PRESIDENTE ALLA FONDAZIONE AMCA, UN IMPORTANTE ASSEGNO A “QUATTROMANI”.

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gnazio Cassis è stato chiamato a stappare in anteprima svizzera la prima bottiglia dell’annata 2015 del merlot del Ticino Quattromani. All’occasione è intervenuto con una brillante “laudatio” il Consigliere Nazionale Marco Romano in rappresentanza del settore vitivinicolo elvetico quale neo-presidente IVVS (Interprofessionale della Vite e del vino svizzero). Durante la serata hanno brindato all’eccellenza con la straordinaria annata 2015 di Quattromani anche i quattro produttori del merlot Quattromani (Guido Brivio, Angelo Delea, Feliciano Gialdi e Claudio Tamborini) che con spirito di collegialità si sono resi protagonisti, da 18 anni, di un exploit dal successo internazionale. Infatti, dall’amicizia e dalla passione che lega i quattro dinamici imprenditori è nato, nel 2000, un vino rappresentativo della migliore potenzialità vitivinicola ticinese. Un vino unico nel suo genere, il Quattromani, perché è frutto della scelta delle migliori uve raccolte nelle principali regioni vinicole (Mendrisiotto, Luganese, Locarnese e Tre Valli) e costituito dall’assemblaggio di quattro grandi merlot selezionati dopo attente degustazioni. Un

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vino affinato in carati per vari mesi prima di essere apprezzato in tutte le sue peculiarità. Caratteristiche organolettiche rilevate anche durante la degustazione in anteprima dell’annata 2015 abbinata a uno speciale menu composto del noto chef Mauro Grandi. Anche in questa occasione i produttori di Quattromani hanno voluto sottolineare l’arrivo della nuova annata del loro vino devolvendo la somma di 10.000 franchi in beneficenza e che va ad aggiungersi agli oltre 200.000 franchi già donati. Quest’anno destinataria è la Fondazione ticinese AMCA presieduta dal Prof. Franco Cavalli che durante il suo intervento alla serata ha spiegato il suo impegno per la realizzazione dell’ospedale pedriatico La Mascota in Nicaragua. Il Quattromani è l’unico vino composto da quattro Merlot selezionati nelle vigne del “Terroir” Ticino: Mendrisiotto, Luganese, Locarnese, 3 Valli. L’assemblaggio è effettuato solo dopo molteplici sedute di degustazione trai quattro produttori con i rispettivi enologi. L’affinamento in 120 barriques è di ca. 18 mesi. Considerata l’alta qualità dell’annata produzione 2015 si so-

no prodotte oltre 30’000 bottiglie, 2500 Magnum (1.5 lt.) e 240 Jeroboam (2 lt.) e 16 Salmanazar (9 lt.). L’annata di Quattromani 2015 è considerata tra le più straordinarie nella storia di questo esuberante Merlot in purezza. Si presenta di un bel colore rosso carico dai riflessi cromatici granati tendenti al bordeaux. Il suo bouquet è ricco e vivace con note speziate e fruttate. Al palato si riscontra con austera eleganza rilevando un’ampia struttura, un corpo morbido e avvolgente, gradevolmente tannico e di lunga persistenza.

01 Da sinistra: L'ideatore del progetto Quattromani, il giornalista Alberto dell'Acqua brinda con i produttori di Quattromani Guido Brivio, Angelo Delea, Claudio Tamborini e Feliciano Gialdi al testimonial d'eccezione Ignazio Cassis.


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6826 Riva San Vitale

Via Poiana 53

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TURISMO / TICINO TURISMO

Come il turismo CAMBIA VOLTO UN MOSAICO DI LUOGHI SEGRETI, PERSONAGGI, STORIE E DETTAGLI CHE LASCIANO IL SEGNO. UN’IMMAGINE NUOVA, CHE VIAGGIA VERSO IL FUTURO DIGITALE, MA CHE AL TEMPO STESSO SI ISPIRA ALLA TRADIZIONE E ALLE PECULIARITÀ PIÙ AUTENTICHE DEL TERRITORIO. QUESTE LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLA NUOVA IDENTITÀ VISIVA DI TICINO TURISMO. IMPORTANTI E INEDITE LE AZIONI DI MARKETING PREVISTE NEI PROSSIMI MESI. DALLA SPERIMENTAZIONE DELLA REALTÀ AUMENTATA AL COINVOLGIMENTO DIRETTO DEI TICINESI NELLA PROMOZIONE TURISTICA.

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a nuova identità visiva, ideata per trasmettere concetti e valori che distinguono il Cantone a sud delle Alpi dalla concorrenza, è il frutto di una strategia ben precisa, come ha sottolineato il direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia e membro del Consiglio di Amministrazione di Ticino Turismo Christian Vitta: «Quella di premiare la tradizione e l’autenticità che ci contraddistinguono, senza però dimenticare, oggi che il processo di digitalizzazione della società corre velocemente, la necessità di innovare e di avere un’identità visiva che ben si adatta al digitale, al web, ai nuovi formati e ai moderni canali di comunicazione». Il Consigliere di Stato ha inoltre sottolineato che la nuova identità visiva viene presentata in un periodo positivo per il settore turistico ticinese, e rappresenta in fondo la volontà di rinnovamento che sta caratterizzando l’attività dei vari attori del settore, che ha contribuito ad incrementare il numero di pernottamenti nel nostro Cantone. Il percorso creativo è durato circa un anno, ha coinvolto molti attori e incluso approfondite ricerche etnografiche, sondaggi, workshop. Oggetto di indagine sono stati, in particolare, i manifesti firmati da noti artisti ticinesi con

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i quali, dagli anni ’40 fino agli anni ’70, Ticino Turismo ha veicolato la propria immagine all’estero. «È da quelle cromie che siamo partiti - ha spiegato Luca Mascaro, CEO e Head of Design di Sketchin, la ditta ticinese che ha vinto il concorso pubblico indetto nel 2016 volto all’elaborazione della nuova identità visiva -. Abbiamo voluto raccontare il nostro Cantone attraverso i colori del suo territorio, unici come i momenti che possiamo vivere. In Ticino è possibile imbattersi in un numero potenzialmente infinito di elementi: luoghi segreti, storie e dettagli che lasciano il segno, piccole sorprese disseminate qua e là che compongono un’unica esperienza complessiva. Attività circoscritte ma estremamente intense, esclusive e memorabili, che possono essere vissute solo in specifici luoghi e momenti». Il concetto visivo, che richiama quello di un mosaico, rende la nuova identità particolarmente versatile e ideale per essere applicata sui supporti digitali che oggi rappresentano spesso il primo canale attraverso il quale i turisti scoprono una destinazione. È stato Elia Frapolli, direttore di Ticino Turismo, a presentare le varie declinazioni della nuova identità visiva su tutti gli strumenti commerciali e di comunicazione: dal prospetto turistico


TURISMO / TICINO TURISMO

al sito internet, dai social network alla nuova app “MyTicino Highlights”. Supporti molto diversi tra di loro ma con un unico comune denominatore: un nuovo modo di relazionarsi con i potenziali turisti. «La tecnica dello storytelling o “raccontare storie” diventa centrale - ha spiegato Frapolli -. Il turista è un amico al quale diamo del “tu” e parliamo in modo amichevole. Rivolgendoci a lui, gli suggeriamo cosa fare, in quale giorno, in quale luogo preciso e a che ora. Dal punto di

vista narrativo, nella nuova strategia di promozione turistica svolgono un ruolo chiave il lato autentico del Ticino, i suoi personaggi e le nostre tradizioni». Questo cambiamento di paradigma è stato introdotto a tutti i livelli. Sono stati creati nuovi filmati adatti per essere condivisi sui social network (a questo proposito, oltre al già noto #visitticino, è stato lanciato l’hashtag #ticinomoments), così come nuove rubriche (come ad esempio la “top five”) e podcast che abbinano la bellezza dei luoghi a brani musicali. Nelle fotografie c’è un ritorno all’autenticità: sono state abbandonate le scene “in posa”, i filtri vengono utilizzati con moderazione, in modo che non dominino sull’immagine stessa (a questo proposito si vedano, in particolare, le sottosezioni ticino.ch/esperienze e ticino.ch/storie). Per raggiungere l’obiettivo di una conoscenza capillare della nuova immagine visiva su scala nazionale è stata lanciata, in collaborazione con l’azienda LATI SA, una particolare, quanto inedita, azione di marketing. Nei pros-

simi giorni e fino al 20 maggio, nelle filiali ticinesi di Migros, Coop e Manor, verranno distribuiti cartoni del latte “brandizzati”. Su 200’000 prodotti è infatti stato applicato un adesivo con un concorso che, oltre a dare la possibilità di sperimentare la realtà aumentata scaricando un’applicazione dal proprio smartphone, chiede ai ticinesi di suggerire ai potenziali turisti possibili esperienze da vivere in Ticino. Il concorso, con un montepremi di 5’000 franchi, si concluderà alla fine di maggio con la premiazione di quattro attività o “consigli”. Successivamente avrà inizio la seconda fase, rivolta Oltralpe. A partire da settembre su mezzo milione di prodotti LATI distribuiti su scala nazionale appariranno gli adesivi con foto e brevi descrizioni delle esperienze vincitrici del concorso. I consigli dei ticinesi saranno dunque l’elemento centrale di un progetto che promuove i “locali” al ruolo di veri e propri ambasciatori turistici.

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TURISMO / LUGANO REGION

L’ENTE TURISTICO DEL LUGANESE HA PRESENTATO IL NUOVO MARCHIO TERRITORIALE PER FAR SCOPRIRE LA DESTINAZIONE IN TUTTO IL MONDO SOTTO UNA VESTE COMPLETAMENTE RINNOVATA. NEL SUO BRANDING SONO RIFLESSI TUTTE LE SFACCETTATURE DI UN TERRITORIO RICCO DI CONTRASTI E LUOGHI DA SCOPRIRE.

MY OWN LUGANO REGION

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l management dell’ETL, guidato dal Presidente Bruno Lepori, ha presentato le caratteristiche del nuovo brand “MY OWN LUGANO REGION” e gli obiettivi strategici che interesseranno tutti gli attori coinvolti nella promozione turistica della regione. «Siamo convinti di avere interpretato al meglio la nostra missione e di avere fornito al territorio strumenti utili alla promozione del turi-

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smo. Attraversiamo un momento molto delicato dell’economia mondiale, è ora di dare un forte segnale di coesione tra gli operatori e le istituzioni e di lavorare tutti assieme al rilancio di un’unica destinazione turistica territoriale». La creazione della nuova brand identity si inserisce, infatti, in una più ampia strategia di sviluppo e posizionamento della regione del Luganese nel nuovo contesto di competizione tra destinazioni su scala globale. L’estraneità della regione al panorama delle destinazioni più affermate e dunque più frequentate a livello europeo, asseconda una crescente domanda di esplorazione di nuove realtà in grado di conservare luoghi autentici, proprio perché estranei alla massificazione dell’esperienza turistica. Allo stesso modo, si osserva una ormai sempre più diffusa propensione a consumare numerose occasioni di viaggio di minore durata rispetto ai lunghi soggiorni, anche in relazione ai nuovi stili di vita e alla capacità di spesa dei nostri mercati di riferimento. La scelta di fondo è stata quella di capitalizzare appieno la reputazione e la notorietà raggiunta dalla regione del Luganese, creando uno strumento a disposizione di tutti i soggetti che nel territorio ci vivono e lavorano, i quali


TURISMO / LUGANO REGION

per altro, saranno per primi i veri “ambassador” della destinazione. La regione del Luganese rappresenta una combinazione di attrattive che descrivono determinate ambientazioni di interesse turistico di per sé non esclusive, in quanto caratterizzanti molte realtà territoriali (il mix di fascino del paesaggio, villaggi, architettura moderna, tradizioni culinarie, varietà degli scenari con montagne, vallate e laghi…). Un patrimonio che ben si presta a formule di fruizione per soggiorni brevi dal peso sempre più significativo nella progressiva crescita della destinazione. La regione del Luganese sarà promossa sia online sul sito ufficiale, sia su tutti gli stampati dell’ETL, secondo 12 canali tematici bene definiti e che verranno a loro volta riflessi in un nuovo linguaggio fotografico e simbolico. Un sistema grafico che vedrà 12 diverse caratterizzazioni della lettera “L” tramite un diverso carattere tipografico, in modo da rappresentare le diverse attrattività del territorio comunicando, allo stesso tempo, il concetto di personalizzazione ai futuri visitatori. Il logo e il sito ufficiale sono di fatto gli elementi più evidenti, la punta dell’ice-

berg di un lavoro intenso, incessante, appassionato che ha visto tutto il Team impegnato in questi ultimi mesi. Il progetto ha seguito fin dalla sua nascita una visione ben chiara: far diventare il nuovo brand, un’identità dentro la quale tutti gli operatori del territorio del Luganese potessero rispecchiarsi e identificarsi. Una missione ambiziosa, ma animata dalla volontà di creare finalmente un brand territoriale e non più centralizzato solo ed esclusivamente sull‘Ente stesso.

Un approccio innovativo quindi, ispirato dalla fiducia e dall’orgoglio di appartenere ad un sistema che gode di un’ottima reputazione e awarness fortemente caratterizzata da una forte pluralità di elementi, data anche dalla natura unica e molteplice di questo territorio.

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TURISMO / NADIA FONTANA LUPI

NADIA FONTANA LUPI, ALLA GUIDA DELL’OTR MENDRISIOTTO E BASSO CERESIO, PRESENTA LE RICCHEZZA, TUTTE DA SCOPRIRE, DI QUESTA REGIONE CHE HA VINTO LA SFIDA DI UN DEFINIVO RILANCIO TURISTICO.

Un territorio ricco DI OPPORTUNITÀ

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uali sono i principali progetti a carattere regionale che nel corso del 2018 interesseranno Mendrisiotto e Basso Ceresio, iniziando dalle iniziative per la valorizzazione del ricco patrimonio ambientale? «Il Monte Generoso apre la sua seconda stagione con il Fiore di Pietra e stiamo lavorando per valorizzare l’offerta escursionistica ricca e variata presente su questa grande montagna che ricopre una parte importante del territorio della regione, apportando

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migliorie ad una serie di tracciati. Le offerte per quanto concerne la ferrovia Monte Generoso saranno molteplici e potenzialmente capaci di rispondere ad esigenze diverse e poi, a complemento delle loro proposte, ci saranno anche i ricchi programmi ricreativiculturali che saranno organizzati in Valle di Muggio dal Museo Etnografico e dal Parco delle Gole della Breggia, che si trova proprio in fondo alla valle. Sull’altro lato della regione, sul Monte San Giorgio, i programmi del museo dei fossili e delle cave di Arzo presenteranno una serie di novità in-


triganti che stimoleranno l’attenzione dei visitatori. Offerte speciali per accedere ai lidi, visite guidate per famiglie, escursioni per bambini, itinerari tra i vigneti, d’architettura oppure itinerari guidati in bici, in moto o a piedi, partendo a volte anche la mattina prestissimo, come anche occasioni di abbinamento “territorio e sapori”, saranno inoltre proposti più volte sull’arco di tutto l’anno dai diversi partner». Grandi progressi sono stati fatti nel corso degli ultimi per quanto riguarda il patrimonio museale, con importanti rinnovamenti e nuove aperture… «Lo scorso anno è stato inaugurato il grande anfiteatro presso le cave di Arzo e quest’anno il Teatro dell’architettura a Mendrisio; due luoghi dove saranno in futuro allestiti spettacoli e mostre che promettono nuova attenzione per la regione. Anche il Museo della Civiltà contadina di Stabio è stato rinnovato e riaperto recentemente. La nostra OTR sta inoltre lavorando a numerosi progetti di sviluppo tra cui quello del Parco archeologico di Tremona. Questo è l’unico parco archeologico del Ticino e qui, già dal 2017, è stata introdotta la possibilità di noleggiare degli occhiali che, grazie alle nuove tecnologie, permettono durante

la visita di vedere frammenti del passato sovrapposti al presente. Tecnologia che é presente anche al Museo Etnografico della Valle di Muggio e al Museo dei fossili del Monte San Giorgio, dove è possibile ammirare due rilievi interattivi che permettono la scoperta dei due territori e delle rispettive eccellenze. Altro progetto importante che seguiamo da vicino è quello della candidatura delle Processioni della Settimana Santa alla Lista rappresentativa dei Patrimoni immateriali culturali dell’UNESCO e della valorizzazione dei Trasparenti presso la sede del nuovo museo aperto lo scorso anno. Da non dimenticare poi le varie attività proposte dalle gallerie d’arte e dai musei della regione, che sono numerosi e propongono esposizioni di pregio, mediazione culturale, didattica ed anche delle attività collaterali per animare gli spazi che a volte ampliano così la loro attrattività».

tivo d’orgoglio e permette al Mendrisiotto di essere rappresentato, attraverso questo tesoro che arriva dal passato, in una lista esclusiva e dal valore riconosciuto internazionalmente. Poi di fatto questo riconoscimento comporta delle responsabilità e dei doveri e quindi la necessità di sviluppare con la dovuta attenzione l’immagine e l’offerta di un Patrimonio che potenzialmente risulta un attrattore turistico.

Il 2018 è stato proclamato Anno del Patrimonio culturale UNESCO, che annovera nella regione il Monte San Giorgio. Quali sono i vantaggi derivanti da questo prezioso riconoscimenti per lo sviluppo turistico del Mendrisiotto? «La presenza di un Patrimonio UNESCO nel territorio è innanzitutto moTICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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TURISMO / NADIA FONTANA LUPI

Nel caso specifico del Monte San Giorgio il tema che ha il valore dell’unicità sono i fossili e dobbiamo ammettere che il tema della paleontologia non è sicuramente tra i più semplici da snocciolare ai visitatori. È anche per questo motivo che da oltre 10 anni siamo membri di un’associazione nazionale, che si chiama oggi World Heritage Experience Switzerland (WHES) che raggruppa attorno ad un tavolo i rappresentanti dei 12 Patrimoni svizzeri che condividono obiettivi comuni ed a volte anche esperienze, con l’obiettivo di promuovere correttamente i siti UNESCO e di ottenere ricadute turistiche positive, nel rispetto della conservazione e tutela dei valori. Chiaramente questo scambio e la costruzione di progetti condivisi comporta un coinvolgimento attivo della nostra OTR, ma anche delle ulteriori opportunità di promozione del Monte San Giorgio e del suo museo». Un altro settore in cui la vostra regione si candida a diventare un punto di riferimento a livello cantonale riguarda l’enogastronomia. Con quali progetti? «Il Mendrisiotto è la regione più vignata del Cantone ed è ricca di eventi a carattere tradizionale legati al mondo dei prodotti del territorio e dell’enogastronomia, basti pensare alla Sagra della Castagna, alla Sagra del Borgo di Mendrisio, quella della Costina, del Bue, dei Pesciolini, dei Mulini, del

Formaggino ecc. Da qualche anno a questa parte nuove manifestazioni come la Mangialonga, Agroblues o il Tappo alle cantine, hanno dato nuovo slancio al tema ed al legame di questo territorio con prodotti di grande pregio come appunto i vini, la gazosa, i panettoni, i salumi, i prosciutti ed i formaggi, ma anche prodotti “nuovi” come il Gincarlin, il cioccolato artigianale, le birre artigianali, il Gin Bisbino, il Sambì e le Erbe del Ticino con le quali vengono prodotte caramelle, thé e bibite analcoliche. Senza dimenticare la presenza della tenuta di Mezzana con la scuola agraria, l’azienda e i diversi prodotti, o di alcune macellerie molto rinomate a livello cantonale. Non dobbiamo inoltre dimenticare le due Rassegne Gastronomiche che da decine di anni si ripresentano puntualmente in autunno e danno lustro a grotti e ristoranti che vantano l’apprezzamento di molta clientela locale, oltre che di quella turistica. Il nostro compito è quindi molto facilitato visto che vi è poco da costruire ex novo, ma si tratta di consolidare collaborando con i diversi partner del territorio, cercando di rafforzare una realtà territoriale che già fa parlare di sé per la riconosciuta qualità e varietà, ma anche per l’innovazione e la competenza dei produttori. L’enogastronomia, e lo dimostrano anche la presenza a Balerna della “Casa del Vino”, come anche i diversi prodotti rinomati a livello cantonale di alcune ditte come la Rapelli e Chicco d’Oro o Caffè Cerrutti, per non andare nel mondo del vino che di nomi illustri ne ha davvero molti da elencare, è nelle corde di questo territorio e chi cerca prodotti di qualità sa ben riconoscerci questa caratteristica». Che cosa manca ancora al turismo del Mendrisiotto Basso Ceresio per affermarsi definitivamente come uno dei punti di forza dell’economia della regione? «Penso che in parte manchi la consapevolezza che quello che siamo, quello

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che il territorio offre e quello che abbiamo costruito e stiamo costruendo, noi e i nostri partner, è interessante per il turista che può scegliere di venire nella nostra regione per scoprire ciò che abbiamo da offrire. Dobbiamo insomma crederci e dobbiamo comprendere cosa si intende quando parliamo di “ricaduta turistica”. Dall’altro canto ci manca sicuramente l’immagine di “regione turistica”, che spesso ci viene negata perché qui, ma non è l’unica regione del Cantone a poterlo affermare, l’economia primariamente non è generata dal turismo. A questo va aggiunto il fatto che sicuramente non abbiamo abbastanza posti letto di qualità per poter soddisfare, contrariamente ad altri, le esigenze del turista moderno. Un punto di forza della nostra regione è invece sicuramente la ricchezza e qualità dei prodotti culturali e naturalistici che sono tantissimi e di cui molti sono davvero unici per importanza a livello cantonale e non solo. Paradossalmente però le attrattive della regione sono apprezzate, ma quando si tratta di parlare di questo territorio ci si sofferma più facilmente a valutarne i punti negativi …e questo sicuramente non aiuta. Insomma abbiamo bisogno di costruire un’immagine turistica, di valorizzare ulteriormente ciò che abbiamo nella regione e di professionalizzarne la gestione così da poter arrivare e dimostrare la validità dell’offerta turistica di questo territorio».



Il Pan di Zucchero luganese DIVENTA STELLATO

DI MAURIZIO CASAROLA IL MONTE SAN SALVATORE, SOVRASTANTE CON LA SUA MOLE PROTETTIVA LA CITTÀ DI LUGANO E DA TUTTI CONOSCIUTO COME IL PAN DI ZUCCHERO DELLA SVIZZERA PER VIA DELLA SUA STRAORDINARIA SOMIGLIANZA CON IL FAMOSO RILIEVO DELLA BAIA DI RIO DE JANEIRO, HA ACQUISITO LA DISTINZIONE DI DESTINAZIONE TURISTICA 3 STELLE*** DALLA GUIDA VERDE MICHELIN.

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TURISMO / MONTE SAN SALVATORE

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l prestigioso riconoscimento, giunto quanto mai inaspettato, ma accolto con grande gioia da chi si impegna per la gestione in perfetta efficienza di quel luogo stupendo, è stato conferito lo scorso mese di marzo. Da quel momento, Felice Pellegrini, vero e proprio deus ex machina della Società Funicolare San Salvatore, unitamente ai suoi validi collaboratori, ha profuso ancor più vigoria nell’organizzare eventi, manifestazioni, incontri e quant’altro, per fare si che la stagione turistica 2018 sul “Top of Lugano” rimanga indelebilmente nella memoria.

Il “Dolce del San Salvatore” Intanto, prima di iniziare ad elencare quelle che saranno le iniziative promozionali dell’estate, parliamo di quello che è già successo. La sera del 30 maggio scorso, il Ristorante Vetta San Salvatore ha ospitato il recital di Davide Van De Sfroos. Il cantautore, che vive nel vicino Lario e nel recente passato è stato protagonista ad una edizione del Festival di Sanremo, così come a tante manifestazioni canore d’importanza internazionale, ha offerto uno show musicale degno della sua fama. Il re della canzone popolar- dialettale moderna, in quella serata trascorsa in vetta al Monte Salvatore, ha voluto ritornare a contatto più stretto con quel tipo di pubblico che lo ha aiutato a lanciarsi al top del mondo della musica. L’operazione pare essere

riuscita, visto l’apprezzamento tributato dai presenti che poi, a completamento di una serata memorabile, hanno potuto godere delle leccornie preparate dai cuochi del Ristorante Vetta San Salvatore nella cena seguita al recital. Sempre per rimanere in tema gastronomico, vale la pena raccontare quanto accaduto la mattina del 4 di giugno. La dolcezza; per quanto riguarda l’universo sensoriale delle papille gustative, in quella occasione l’ha fatta da protagonista. La sala Monte Rosa del Ristorante Vetta ha ospitato in una conferenza stampa i docenti e gli allievi del Centro Tecnico Professionale per apprendisti panettieri-pasticceri-confettieri di Trevano, con l’obiettivo di dar vita all’atto finale di un’iniziativa in partenariato con la Società Funicolare. Finalità del progetto didattico era quella della creazione de “Il dolce del San Salvatore”. Gli apprendisti del 3° anno del Centro Professionale Tecnico di Trevano hanno portato a termine con entusiasmo e successo quanto loro impartito, eravamo nel 2017, con il progetto “Turismo...dolce turismo”, creando un manicaretto che ha entusiasmato tutti i presenti invitati all’evento, compresi un buon numero di giornalisti. È bello pensare al nuovo “Dolce del San Salvatore” idealizzato e creato a scuola, che sarà prodotto e sviluppato in azienda, quindi portato nel mercato della pasticceria del Ticino. Tutto questo grazie ad una geniale iniziativa di personaggi convinti che da tempo credono nella formazione e nella capacità dei giovani.

Un po’ di autostima Con queste prime iniziative appena elencate e portate a compimento eccellentemente, appare ovvio che il direttore della Società Funicolare Monte San Salvatore possa un po’ gonfiarsi il petto sciorinando tutto quanto è stato realizzato nel corso dell’anno 2017. Felice Pellegrini, quale uomo di sport non è mai domo. Per inciso, va ricordato che è stato in passato, lui dice, “un modesto ma entusiasta e combattivo” giocatore di basket della Federale e del Molino Nuovo, per oltre un decennio è stato alla testa dell’Associazione Ticinese di Pallacanestro, poi presidente e attualmente socio del Panathlon di Lugano, da quasi trent’anni ruota nella sfera dirigenziale della famiglia bianconera dell’Hockey Club Lugano, organizzatore di eventi sportivi e dal 2001 membro del Lions Club Lugano. La sua figura è onnipresente in quel della stazione di partenza della funicolare a Paradiso, intento a prodigarsi instancabilmente da oltre vent’anni per mantenere in efficienza, vivacizzare e animare la “sua” creatura, che tratta come fosse una parte di se. I risultati si vedono. Da quanto si evince dal rapporto del Consiglio d’Amministrazione presentato il 7 giugno nel corso dell’Assemblea Generale degli azionisti della Funicolare Lugano-Paradiso Monte San Salvatore, i dati relativi alla gestione della passata stagione sono quanto mai incoraggianti. Si parla infatti di 24654 passeggeri in più rispetto al 2016, pari ad una percentuale di presenze superiore del 14% per un totale di oltre 193’000 passaggi, con un incremento dei ricavi da trasporto di un quasi più 15%. Riscontri da incorniciare per continuare a proseguire lungo la strada intrapresa, che nell’ultimo decennio ha generato esercizi positivi con utili netto significativi, e “mosca bianca del settore”, distribuendo nuovamente negli ultimi anni dei dividendi. Per buona sorte dell’impresa che va ricordato è una Società Anonima (entità privata TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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TURISMO / MONTE SAN SALVATORE

ma di pubblica utilità), che contrariamente ad altre realtà presenti sul territorio non beneficia di alcun sostegno o sussidio dall’ente pubblico per la gestione aziendale, a chi la dirige i buoni propositi non mancano. Pur essendo vero che l’estate dell’anno passato è stata quanto mai favorevole meteorologicamente parlando, che l’avvento di Alptransit ha generato un flusso maggiore di persone in Ticino e che la regione sta diventando sempre più appetibile per i turisti d’ogni paese del mondo, è altrettanto reale il fatto che, senza idee fresche, diversificazione dell’offerta e significativi investimenti da parte dell’azienda (negli ultimi vent’anni oltre nove milioni di franchi) non si va avanti. Se alcuni eventi fondamentali per lo sviluppo del comparto turistico ticinese si sono appena consumati sulla vetta del Pan di Zucchero della Svizzera, altri, che lasciano presagire un sicuro successo, sono dietro l’angolo in attesa di palesarsi.

La montagna e il nettare di Bacco Chi ben conosce la realtà vitivinicola ticinese, sa che alle falde del Monte San Salvatore, viene amorevolmente coltivata la vite. In particolar modo l’uva Merlot è quella più rappresentata, come vuole una consolidata tradizione che si protrae da oltre un secolo. Ecco che allora l’azienda vinicola Fattoria Moncucchetto ha deciso di produrre due vini; un bianco e un rosso. Il “Murchì” è un vino sperimentale con uve coltivate dal 2012 nel vigneto del Morchino, zona che si trova a metà montagna sulle pendici del San Salva-

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tore. Il bianco, come riportato in etichetta, è il risultato del sapiente assemblaggio di vitigni a bacca bianca coltivato nel rispetto della natura. Il rosso è prodotto con uve Divico e alza 13 gradi; mezzo in meno rispetto al bianco. Pare ovvio, ma è basilare ricordarlo, che coloro volessero degustare la delicatezza del “Murchì” bianco e la corposità del rosso, possono recarsi con una piacevole gita in funicolare in cima al monte, essere accolti dalla cortesia dei coniugi Mogliazzi gestori del Ristorante Vetta, sedersi nella zona del locale più panoramica e li pasteggiare e brindare alle bellezze offerte dal lago Ceresio, godere di una vista spettacolare sulla pianura lombarda e sulle sontuose catene delle Alpi svizzere e savoiarde. Perchè privarsi dei piaceri della vita quando questi sono a portata di mano Un’estate in vetta Come sempre, avvicinandosi l’estate, si moltiplicano le iniziative in programma per sviluppare le presenze di turisti sulla funicolare del San Salvatore. Ogni venerdì e sabato, a partire dallo scorso 4 di maggio, le corse della funicolare si effettuano anche con l’orario notturno fino alle 23. In piena estate; ovvero dal 13 luglio al 18 agosto, anche durante gli altri giorni della settimana ci si potrà togliere lo sfizio di salire trasportati lungo il percorso della funicolare ed arrivare in vetta anche in orario serale. Importante ricordare che nell’iniziativa “Romantiche notti stellate” coloro i quali decideranno di accoppiare alla risalita anche la cena al Ristorante

Vetta, pagheranno solamente 9 franchi per le corse in funicolare, usufruendo così di un corposo sconto rispetto al prezzo pieno. Dalla metà di settembre, gli orari della Funicolare San Salvatore torneranno ad essere quelli abituali; con corse continue ogni mezz’ora dalle 9 alle 18. Da sottolineare la possibilità sull’arco della stagione, di effettuare aperture speciali serali della struttura per banchetti, eventi o convegni. La stagione si concluderà poi definitivamente domenica 4 novembre con la festa di chiusura. Burattini e gastronomia Con la pubblicazione nel 2015 della favola “Il tesoro del Monte Salvatore e la misteriosa grotta del Bafalòn”, degli autori Paola Rovelli e Cristiano Iannitti con illustrazioni di Simona Meisser, nacque un’importante collaborazione fra il comasco Dario Tognocchi e il direttore Felice Pellegrini. Dalla fervida immaginazione del burattinaio che vive nel paese di Brunate; quindi in una montagna proprio sopra al capoluogo lariano che in qualche modo ha somiglianza con il Monte San Salvatore, non ci volle molto tempo perchè egli realizzasse dei burattini con le fattezze di quelli del racconto della fiaba. Detto e fatto, a giugno 2017 in vetta al San Salvatore venne rappresentato in prima assoluta lo spettacolo “Fulmini e saette e la grotta del Bafalòn”. Visto il successo ottenuto fra i bimbi e non solo, i temi leggendari che da secoli si accompagnano alla storia del monte, verranno proposti anche quest’anno in altri due spettacoli di Dario Tognocchi. Per la prima rappresentazione esiste già una data; che è


LUGANO quella di mercoledì 27 giugno. L’altra giornata ludica dedicata ai più piccoli sarà proposta una domenica di settembre. Quindi, tutti i bambini e perché no, anche i genitori, sono avvertiti. Chi vorrà godersi le storie dei personaggi di fantasia del Monte San Salvatore, cogliendo nello stesso tempo la bravura dei mastri burattinai nel dar vita ai personaggi dei racconti, deve rammentarsi questi appuntamenti. Lugano Città del Gusto Un altro nodo al fazzoletto va fatto, sempre per il mese di settembre, con la giornata di lunedì 17 quando il Ristorante Vetta San Salvatore ospiterà una serata speciale che si svolgerà nell’ambito dell’evento itinerante di “Lugano città del gusto 2018” organizzato dall’infaticabile promotore Dany Stauffacher. Tra il 13 e il 23 settembre Lugano diventerà la Città svizzera del Gusto, la manifestazione eno-

CITTÀ DEL GUSTO 13-23 SETTEMBRE 2018

gastronomica più importante a livello nazionale. Durante quei giorni, i luoghi più importanti della regione ospiteranno eventi, manifestazioni, mostre e degustazioni, di quella che vuole essere una grande festa popolare. Tutti quanti potranno sedersi attorno ad una tavola per assaggiare le prelibatezze della cucina e dell’enologia ticinese. Con questi presupposti, non poteva mancare il coinvolgimento nell’evento della Funicolare San Salvatore e del Ristorante Vetta tra i “Lugano Lovers”. Non per caso, l’immagine di “Lugano città del gusto 2018”

TURISMO / MONTE SAN SALVATORE

presenta l’acqua blu del lago Ceresio, le figure d’un cucchiaio, una forchetta, un coltello, un calice e una bottiglia, con sullo sfondo la caratteristica sagoma tinta di rosso di una montagna che tanto assomiglia al Pan di Zucchero di Rio de Janeiro, ma non è in Brasile...

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TURISMO / PERNOTTAMENTI ALBERGHIERI

GLI OSPITI SONO TORNATI

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ernottamenti alberghieri ancora in crescita in Ticino. Dopo un aumento del 4,6% nel 2016, anche il 2017 è stato caratterizzato dal segno del più con una crescita del 7,7%. Secondo le indagini ufficiali pubblicate dall’Ufficio federale di statistica (UST), lo scorso anno si è infatti chiuso con un totale di 2.455.099 pernottamenti e di 1.185.108 arrivi (+ 8,7%). Considerando l’intero biennio 2016-2017, il Ticino è la regione svizzera che è cresciuta maggiormente (+12,6%) in tutta la Svizzera. Secondo il direttore di Ticino Turismo Elia Frapolli l’andamento del 2017 ha permesso di raggiungere livelli paragonabili a quelli del 2010. È stato, senza ombra di dubbio, un anno eccezionale: «L’apertura di AlpTransit e la campagna straordinaria che abbiamo condotto su un triennio grazie al credito votato dal Parlamento hanno contribuito al rilancio del settore. Abbiamo dato vita a progetti come Ticino Ticket o l’iniziativa “On Board Concierge Service”, senza dimenticare le azioni condotte in collaborazione con colossi come Raiffeisen e Migros. Oggi raccogliamo dunque il frutto di quanto seminato negli

scorsi anni». A segnare un importante balzo in avanti sono stati soprattutto il mercato svizzero (+9,3%), quello germanico (+3,1%) e, più in generale, quello europeo (+3,8%). Tra i mercati extra europei si segnalano in particolare le crescite importanti di USA (+11,5%), Cina (+10,7%) e India (+33,9%). È senza dubbio soprattutto l’andamento del mercato svizzero che oggi permette di sorridere, ma la crescita generale dei mercati europei sta ad indicare che il problema legato al tasso di cambio è giunto a una stabilizzazione. I dati positivi relativi a molti mercati lontani dimostrano tuttavia l’importanza di continuare ad aprirsi anche al resto del mondo, seguendo una strategia di diversificazione che permette di avere nuovi ospiti, in stagioni diverse e con interessi altrettanto diversificati. L’aumento dei pernottamenti è in controtendenza rispetto all’evoluzione del numero di hotel, in continuo calo, e a quello dei letti che non aumentano. I tassi di occupazione delle camere dunque crescono ed è importante dare slancio all’intero settore con nuovi investimenti a vari livelli ma anche, e soprattutto, dare vita a nuove strutture ricettive».

HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:

ELEONORA MADUSSI (E.M.) Chery Bed&Breakfast di Melano

ROBERTO SCHMID (R.S.) Hotel Internazionale au Lac di Lugano

Il 2017 è stato un anno decisamente positivo. Cosa occorre fare adesso per rendere questi dati un elemento permanente?

continuare a lavorare bene, migliorandosi ancora e non adagiandosi sugli allori. Bisognerebbe riuscire a fidelizzare gli ospiti che si sono trovati bene presso la nostra struttura invitandoli nuovamente nel 2018 con offerte mirate a loro (mailing con sconto personale ad esempio). Bisognerebbe riuscire ad offrire esperienze sempre più personalizzate a se-

E.M.: «Fortunatamente il nostro Ticino è sempre bello e attrae il turismo da sempre. È necessario però

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GLORIA SPAGNOLI (G.S) Responsabile Marketing Hotel Belvedere di Locarno

conda del tipo di ospite che si accoglie, venire in contro alle singole esigenze». R.S.: «Il nostro albergo è stato fondato nel 1906 da mio bisnonno e in oltre un secolo di vita dell’hotel ha conosciuto alti e bassi. La gestione è passata di generazione in generazio-


TURISMO / PERNOTTAMENTI ALBERGHIERI

ne fino alla quarta che rappresento; tutti ci hanno messo impegno e sacrifici personali per superare gli anni difficili e investito con lungimiranza gli utili degli anni di buona congiuntura. Il 2017 è stata un’annata particolare con tanti effetti esterni che hanno giocato a nostro favore spingendo i pernottamenti verso l’alto. Tuttavia l’indicatore di un buon andamento non sono solo i pernottamenti, che sono un dato solo quantitativo. Per fare un analisi completa bisogna anche considerare gli aspetti qualitativi perché la salute degli alberghi non si misura solo con i pernottamenti, bensì anche con il prezzo medio della camera venduta, della durata di soggiorno e perché no con la provenienza dell’ospite. E vi posso dire che sia il prezzo medio che la durata si soggiorno degli ultimi anni è piuttosto stagnante - se non in calo. Ne consegue che il margine da reinvestire è sotto pressione e va gestito con grande professionalità. Per rispondere alla sua domanda, quello che occorre fare è impegnarsi affinché ci siano sufficienti mezzi da investire nella struttura e nei servizi. In Svizzera con gli alti costi di produzione con cui siamo confrontati e trovandoci in un contesto di mercato e di concorrenza internazionale, tutto questo è un esercizio tutt’altro che facile. Non da ultimo occorre rivedere regolarmente il modo in cui ci si posiziona sul mercato». G.S.: «La ricetta dell’Hotel Belvedere per riuscire a raggiungere i risultati dell’anno record 2017 è stata, di fatto, molto semplice e si sintetizza in due parole: continuità e investimenti. Nel corso degli ultimi anni la nostra proprietà ha deciso di andare in controtendenza e di reagire al momento difficile investendo costantemente nell’infrastruttura: sono stati rinnovati gli spazi comuni, è stato creato un centro congressi, è stato completamente ristrutturato il risto-

rante La Fontana, sono state rinnovate tutte le 90 camere. Per continuare sulla scia del trend positivo del 2017 è importante continuare con gli investimenti, non solo nell’infrastruttura ma anche nella tecnologia, nella formazione del personale e nel marketing. Solo così, con gli strumenti adeguati e con uno Staff preparato e formato si possono mantenere gli standard di servizio che possono permetterci di vincere la concorrenza di altre destinazioni svizzere e mondiali». A suo giudizio, quali interventi mirati occorre adottare per migliorare la vocazione all’accoglienza alberghiera ed extralberghiera del Ticino? E.M.: «A mio parere si dovrebbe creare una rete più fitta tra tutti gli operatori direttamente coinvolti nell’accoglienza: albergatori, ristoratori, enti turistici ed istituzioni in generale. Dovremmo mettere da parte la concorrenza e collaborare molto di più tra noi. Unendo le forze si può offrire un’esperienza molto più completa all’ospite che quando tornerà a casa farà sicuramente un’ottima pubblicità al Ticino nella sua interezza. Allo stesso modo la comunicazione con enti, media e istituzioni è di vitale importanza». R.S.: «I risultati pubblicati nel 2015 di uno studio commissionato da Cantone mostrano che il turismo rappresenta il 12% del PIL cantonale. In questo dato è considerato anche l’indotto che genera il turismo: alberghi ma anche altri attori si riforniscono localmente, investono somme milionarie nelle loro strutture e di riflesso fanno lavorare anche le aziende ticinesi. Reputo questo aspetto del tutto sottovalutato, ovvero che i ticinesi beneficiano del turismo anche se sono attivi in altri riami professionali.

Una presa di coscienza in questo senso, a mio avviso, ridurrebbe il distacco dei residenti dal turismo». G.S.: «La formazione è molto importante ed è la base sulla quale costruire una strategia di successo. Uno staff preparato, sia dal punto di vista tecnico che linguistico, è essenziale per il servizio di qualità che ci si aspetta da noi in Ticino. Anche l’investimento nella tecnologia è un grande aiuto in questo senso: le innovazioni tecniche e l’automazione devono aiutarci ad avere più tempo da dedicare all’ospite, per potergli parlare, ascoltare i suoi bisogni e magari anche le sue critiche, dargli consigli personalizzati affinché il suo soggiorno diventi un’esperienza unica e indimenticabile, da ripetere e da raccontare. Un aspetto da migliorare è sicuramente la comunicazione alla popolazione locale: è importante che i ticinesi tutti capiscano l’importanza del turismo per il nostro Cantone. Serve comunicare in modo positivo i risultati raggiunti e le prospettive di un settore turistico sano e performante, sia a livello occupazionale che economico in generale, senza messaggi negativi fini a se stessi e inutili polemiche. Se tutti conoscono i benefici che il turismo ci porta, sicuramente la vocazione all’accoglienza, spesso criticata in passato, migliorerà e diventerà un ulteriore punto di forza della nostra destinazione. Del resto, siamo un Cantone quasi mediterraneo non solo climaticamente, ma anche per il carattere latino della nostra gente». Quale altre iniziative potrebbero favorire la fidelizzazione della clientela che ha già scelto di soggiornare in Ticino? E.M.: «Bisognerebbe trovare un’iniziativa simile al TicinoTicket, che è davvero un successo. Alcuni dei TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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TURISMO / PERNOTTAMENTI ALBERGHIERI

nostri ospiti hanno preferito tornare in Ticino perché sapevano di poter usufruire dei mezzi di trasporto gratuiti. Le agevolazioni per gli ospiti che pernottano sono sempre molto apprezzate». R.S.: «Un po’ provocatoriamente dico che al giorno d’oggi la fidelizzazione non è più l’obiettivo di una struttura turistica. Al cliente piace scoprire posti nuovi, fare esperienze diverse e scoprire nuove formule di fare turismo. È invece importantissimo curare il cliente perché le sue recensioni online, il suoi likes e il passaparola (tradizionale o via social-media) sono fenomenali generatori di nuova clientela». G.S.: «La base per riuscire a fidelizzare un cliente è data da un servizio di qualità e da una strategia di prezzi trasparente che garantisca un ottimo rapporto qualità-prezzo. La pressione sulle tariffe negli ultimi anni è sempre più forte e proprio per questo, non potendoci permettere di scendere, dobbiamo puntare sulla qualità. Gli ospiti che soggiornano da noi devono vivere un’esperienza indimenticabile, unica, che li entusiasmi e li trasformi in nostri ambasciatori. Eventi di qualità come ad esempio il Locarno Festival o iniziative quali il Ticino Ti-

cket, senza dimenticare l’eccellenza della nostra enogastronomia, sono sicuramente esempi da seguire. Possiamo citare un’iniziativa su cui la vostra struttura ha deciso di dedicare particolari risorse nel corso del 2018? E.M.: «Nel nostro piccolo abbiamo deciso di offrire pacchetti sempre più completi. Essendo un Bed&Breakfast non siamo in grado di offrire direttamente noi la cena piuttosto che il pranzo, quindi stiamo valutando delle collaborazioni con i ristoranti in zona che offrono prevalentemente piatti tipicamente ticinesi. Per gli ospiti che invece vengono per fare sport o passeggiate in montagna ci stiamo attrezzando per offrire dei Lunchbox». R.S.: «La maggior parte delle nostre risorse è reinvestita nella struttura alberghiera. Un palazzo centenario richiede molta manutenzione e per rispondere alle mutate ed aumentate esigenze della clientela mettiamo in opera regolarmente progetti d’investimento milionari. Negli ultimi cinque anni abbiamo messo mano alle camere con un risanamento ed ammodernamento totale di due

piani, abbiamo restaurato la cupola del palazzo con un complicato intervento conservativo ed infine abbiamo completamente risanato la nostra centrale termica implementando un concetto di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni di CO2. Entro i prossimi due anni procederemo nuovamente all’ammodernamento delle camere di altri due piani dell’hotel. Anche la presenza online come il nostro sito internet e i canali di distribuzione e di vendita online sono oggetto di importanti e costanti investimenti sia finanziari che di risorse umane». G.S.: «Stiamo potenziando la nostra offerta Bike, completando e rinnovando infrastrutture e servizi dedicati ai fan delle due ruote. Continua inoltre l’investimento nella digitalizzazione, con l’introduzione di nuovi software che ci permettono di ottimizzare i flussi di lavoro e la comunicazione interna. Prosegue naturalmente anche l’investimento nelle attività di marketing a 360°, con uno sforzo particolare all’apertura a nuovi mercati, che crediamo saranno il futuro per la nostra destinazione, aiutandoci a destagionalizzare e a incrementare il turismo invernale. È proprio in questo ambito che le sinergie con Ticino Turismo, con l’OTR Lago Maggiore e Valli e con Svizzera Turismo sono fondamentali.


20.30 – 4 agosto Cinema sotto le stelle

Emozioni a cielo aperto Giugno 2018 02.06.2018 Notte Bianca White night festival Locarno 08 – 10.06.2018 Scenic Trail Gara di Trail Running Trail running competition Lugano & Capriasca

28.06 – 01.08.2018 LongLake Festival Lugano

26.06 – 07.09.2018 Ceresio Estate Concerti di musica classica Classical music concerts Lugano

Luglio 2018

13 – 17.06.2018 Caslano Blues Nights Festival di musica Blues festival Caslano

03.07 – 18.07.2018 Montebello Festival Musica classica Classical music Bellinzona

14 – 16.06.2018 25° Openair Monte Carasso Openair Monte Carasso

06.07 –03.08.2018 Vallemaggia Magic Blues Blues Festival Vallemaggia

16 – 17.06.2018 Arrivo tappa finale Tour de Suisse Tour de Suisse 2018 grand finale Bellinzona

13 – 21.07.2018 Moon and Stars Concerti in Piazza Grande Concerts Locarno

21 – 23.06.2018 Bellinzona Blues Session Summer Sessions Open air Bellinzona 21 – 30.06.2018 34° JazzAscona Festival di musica jazz Jazz festival Ascona

06 – 14.07.2018 40° Estival Jazz – Lugano Festival di musica Free music festival Mendrisio - Lugano 19 – 22.07.2018 Longines CSI Ascona Concorso ippico internazionale International horse jumping competition Ascona

22.07.2018 Granfondo San Gottardo Gara ciclistica internazionale per amatori International cycling sportive Ambrì

09.08 – 01.09.2018 Cinema Openair al Castelgrande Openair cinema at Castelgrande Bellinzona

27 – 29.07.2018 Cliff Diving European Championship Ponte Brolla

15.08.2018 Agroblues Cena musicale Musical dinner Stabio

26 – 28.07.2018 Luci e Ombre Summer night’s dream – fireworks Locarno - Muralto

18 – 20.08.2018 Sagra della Costina Local spare ribs festival Pedrinate

27 – 29.07.2018 Castle on Air Concerti Concerts Bellinzona

25.08 – 02.09.2018 Canyonland Raduno internazionale di canyoning International canyoning gathering Tenero

Agosto 2018 01.08.2018 Festeggiamenti 1° agosto Celebrations for the National Holiday Ticino 01 – 11.08.2018 Locarno Festival Film festival Locarno 04.08.2018 Verzasca Country Festival Sonogno

Il Ticino non sta mai fermo. Cerchi nuove esperienze? Scopri l’estate su ticino.ch/eventi

25 – 26.08.2018 Rombo Days - Harley Davidson Raduno motociclistico Motorbike gathering Locarno 30.08 – 02.09.2018 PerBacco Festival del vino Wine Festival Bellinzona 30.08 - 02.09.2018 Blues to Bop Concerti open air gratuiti Free open-air concerts Lugano Bellinzona


TURISMO / PLANHOTEL HOSPITALITY

UN’INEDITA IDEA DEL GRUPPO PLANHOTEL HOSPITALITY RIVOLUZIONA IL CLASSICO CONCETTO DI OSPITALITÀ DELLE MALDIVE. SONO I SERVIZI PERSONALIZZATI CHE IL BRAND PROPONE PER GLI OSPITI CHE SCELGONO UNA VACANZA HIGH-END NELLE WATER VILLAS DEI RESORT DIAMONDS ATHURUGA E DIAMONDS THUDUFUSHI, ENTRAMBI IDILLICAMENTE INCASTONATI TRA LE MERAVIGLIE DELL’ATOLLO DI ARI.

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UN SOGNO effetto tailored

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l lusso trova così la sua massima espressione nelle ville sull’acqua super esclusive sospese fra cielo e mare. Qui tutto è tailor made, dalla decorazione del letto alla colazione in camera. Le Water Villas sono il gioiello del Gruppo, in grado di offrire viaggi e soggiorni iper luxury, in cui all’incanto dei resorts e alla straordinarietà delle locations, si aggiungono prestigiosi servizi studiati con la massima cura e attenzione per esaudire i sogni di ciascun ospite. In linea con le tendenze del momento, l’ospitalità dei Diamonds Resorts punta ad arricchire la vacanza di treasure moments irripetibili. L’unicità dell’esperienza comincia con la possibilità di prenotare l’attesa in VIP Lounge all’aeroporto e il tran-

sfer in idrovolante e con la scelta di un welcome in camera scandito dai propri desideri, dallo champagne alle composizioni di frutta. Non solo, sono molti i benefit proposti per rendere la Water Villa ancora più propria. Come la selezione delle amenities, che, in linea con la filosofia eco-friendly del gruppo, sono tutte ecosostenibili e cento per cento naturali. Per risparmiare spazio in valigia e viaggiare più leggeri, si può ordinare il kit di creme solari e gli equipment, come le pinne del proprio numero, maschera e boccaglio. Anche il benessere può rivelare sorprese tailor made, se ambientato sul proprio deck. Dal massaggio più romantico alle lezioni di yoga private, per un effetto total relax.


Protagonista di ogni viaggio alle Maldive è ovviamente l’impareggiabile patrimonio naturale, che gli ospiti sono invitati a scoprire attraverso esperienze fuori dall’ordinario. Come le lezioni private che il biologo marino può offrire direttamente sulla terrazza della propria Water Villa. E dopo aver appreso i segreti sulla flora e sulla fauna locali, ci si tuffa con lui alla scoperta dello spettacolare “acquario” del reef. Anche il food gode di accortezze ad hoc, come la colazione ayurverdica e la dinner entrambe servite nella priva-

cy della Water Villa e studiate nei minimi dettagli dall’Executive Chef Giacomo Gaspari. Altrettanto suggestive, le cene a lume di candela allestite sulla spiaggia o le cene maldiviane, perfette per assaporare tutte le sfumature del folklore locale. Non mancano infine soluzioni pensate per chi soffre di intolleranze alimentari. Come in un continuo susseguirsi di meraviglie mozzafiato, i viaggi di nozze ambientati nelle Water Villas svelano momenti impagabili. L’Honeymoon Deluxe prevede welcome a base di champagne e torta al cioccolato e spe-

cial gifts le t-shirt personalizzate e la scultura di fiori in stile locale. Gli sposi possono inoltre prenotare una gita a bordo del tipico dhoni, che si concluderà con una cena a base di pregiata aragosta appena pescata, gustata sotto a un idilliaco gazebo sulla spiaggia. www.diamondsresorts.com

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TURISMO / PERBACCO

Sapori genuini E PIACERI CONVIVIALI APERTO DA MARZO IL NUOVO BAR RISTORANTE PIZZERIA PERBACCO A LOCARNO. UN NOME “PERBACCO”, QUALE ESCLAMAZIONE CHE ESPRIMERE MERAVIGLIA, È ALLA BASE SIA DELL’IDEA PROGETTUALE DELL’INTERO LOCALE SIA DELLA SCELTA ACCURATA DELLE PROPOSTE GASTRONOMICHE E DELLA VASTA SELEZIONE DI VINI.

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a volontà e l’impegno del promotore Fernando Brunner e la professionale consulenza dell’architetto Stefano Pelfini, unitamente al lavoro di numerosi artigiani locali, hanno reso possibile, in poco più di due mesi, la realizzazione di questo nuovo progetto, nato dalla trasformazione del noto ristorante Universo. La “vite” è la visione che ha ispirato la scelta cromatica del ristorante e anche i materiali che, riadattati con tecniche apposite, sono stati utilizzati per l’arredamento interno, come si nota dal bancone, dai tavoli e dalle boiserie, e che hanno preso vita da vecchi legni dismessi.

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Per quanto riguarda la materializzazione della struttura di fondo e del colore dell’onice verde applicato alla parete, l’idea vuole rievocare al solo sguardo è quello del periodo primaverile, dove le foglie coprono l’intera vite mentre il sole si poggia su di esse, e si intravede qua e là il nascere dei truccioli verdi dei grappolo d’uva. Le pareti tinteggiate di color vinaccia con l’effetto lucido opaco, vogliono rievocare il colore del mosto dell’uva nel periodo autunnale, garantendo così un’ atmosfera tipica delle cantine, e rendendo calda e straordinaria la degustazione di un ottimo bicchiere di vino. Il nero, utilizzato per il bancone, è il colore ultimo del percorso stagionale della “ vite”che si è tramutata in vino. I tavoli sono stati realizzati con diverse tipologie di legno, lavorati uno ad uno e poi uniti insieme con le varie sfaccettature cromatiche di piu essenze di legni, rendendo il lavoro finale un ottimo compromesso per il riutilizzo di un legno antico in base alla sua lavorazione moderna. Un’idea progettuale che mira al benessere del cliente, un benessere dato dalla somma di tanti fattori, ognuno di essi indispensabile. Si è mirato alla volontà di ricreare un luogo caldo e accogliente, scegliendo con cura tutti i materiali e i colori adatti dove, seduti a tavola assaporando dell’ottimo cibo accompagnato da un ottimo vino, si ricrea nella nostra mente una rilassante passeggiata in campagna, dove la natura si presenta a noi così com’è, senza artefatti di nessun tipo, ma ricca di materiali poveri che

sono in grado di dare emozioni uniche nella contemporaneita moderna. La brigata è composta da un valido e cordiale team sotto la guida esperta dallo Chef di cucina Paolo Gabriele e dal Maître Andrea Tocalli. Ambedue vantano una lunga esperienza nel settore della ristorazione e sono stati già in passato fidati e competenti collaboratori della famiglia Brunner. Piatti genuini preparati con prodotti della regione, specialità di carne dalla piastra, pizza e pasta fresca sono solo alcune delle variegate proposte, oltre ai suggerimenti per pranzi equilibrati e celeri. La cantina presenta un’ottima selezione di etichette ticinesi e italiane. La famiglia Brunner, è attiva da oltre quattro generazioni nel settore alberghiero e gestisce gli Hotel City Lugano, City Locarno, Geranio au Lac a Muralto e ora anche il nuovissimo Ristorante Perbacco. www.ristoranteperbacco.ch


TURISMO / HOTEL LA PALMA AU LAC

Una grande tradizione CHE SI RINNOVA LA PALMA AU LAC DI LOCARNO-MURALTO, ELEGANTE STRUTTURA 4 STELLE, RIAPRE IN UNA NUOVA VESTE.

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esideriamo offrire un servizio particolarmente accurato - esordisce il direttore Josef Planzer -, in grado di assicurare ai nostri ospiti tutto il comfort possibile. Che si tratti di coppie o di famiglie, di clientela business, di sportivi o di escursionisti alla scoperta delle bellezze paesaggistiche, artistiche e architettoniche della Regione. Il team di collaboratori annovera professionisti di alto livello con a capo di ogni reparto una donna». Situato in posizione strategica, a pochi passi dalla stazione ferroviaria e dalla città storica, sul bellissimo lungolago di Locarno, l’Hotel La Palma au Lac offre ai propri ospiti una vista spettacolare sul meraviglioso Lago Maggiore ammantato dalla luminosità intensa del cielo ticinese, privacy e relax in una cornice raffinata e accogliente. Le 68 spaziose camere dell’Hotel La Palma au Lac sono tutte ben esposte e soleggiate, siano esse rivolte verso il lago, oppure verso il cortile, con le montagne a far da sfondo. Le camere sono dotate di tutti i comfort (TV, cassaforte, bagno privato, aria condizionata e/o balcone con una splendida vista sul Golfo di Locarno) ed offrono l’accesso gratuito al Centro Benessere con idromassaggio e zona umida (saune e bagno turco). Nella SPA dell’Hotel, si può scegliere tra diversi trattamenti di bellezza e di benessere. Indulgendo sull’ampia terrazza, vero e proprio solarium naturale, fronte lago o sdraiati sul lettino ad acqua, lasciandosi massaggiare con olii essenziali, energizzanti e rilassanti. Degni di particolare nota, i tratta-

menti riservati alla coppia (vasca Venus e massaggi di coppia) viziano, coccolano e sono un toccasana per il corpo e per la mente. Per i trattamenti viso sono utilizzati prodotti Maria Galland, personalizzati secondo la tipologia di pelle. La SPA è aperta al pubblico, su prenotazione. All’Hotel La Palma au Lac, anche l’aspetto eno-gastronomico è curato nei minimi dettagli. La ricca prima colazione a buffet, durante la quale si possono assaporare le specialità della regione, è servita all’interno del Ristorante oppure sulla magnifica terrazza, da cui ammirare l’incantevole paesaggio lacustre, punteggiato dalle caratteristiche palme. Il nuovo Ristorante propone una cucina genuina, classica ma rivisitata in chiave moderna, fresca e leggera, con prodotti locali e di stagione, da gustare anche nel magico dehors, in riva al lago. Il restyling dell’Hotel La Palma au Lac riporta l’albergo ai fasti di un tempo. Fin dalla sua apertura, nel 1962, è stato infatti il ‘5 stelle di Locarno’, testimone di quegli anni d’oro, insieme al Grand Hotel di Locarno. Le guide ricordano le camere vittoriane, l’imponenza della struttura e la qualità eccelsa della clientela di quell’epoca che qui arrivava spesso per il tramite dell’operatore turistico Kuoni. Il ristorante blasonato Coq d’Or è rimasto lungamente in auge anche come punto di riferimento per i cinefili, durante il periodo del Festival del Film di Locarno. La posizione rimane quella regale, le camere sono ampie come quelle di un albergo 5 stelle, la cucina si vuole connotare in modo inconfondibile e originale, offrendo all’ospite una va-

riazione di piatti legati al territorio, in un contesto di classe e con un servizio attento, cortese, accogliente e professionale.

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TURISMO / GRAND HOTEL E CENTRE THERMAL YVERDON-LES-BAINS

Ospitalità termale E NON SOLO YVERDON-LES-BAINS, CITTADINA UBICATA TRA IL GIURA, LE COLLINE DI LA BROYE E IL LAGO DI NEUCHÂTEL, È LA STAZIONE TERMALE PIÙ IMPORTANTE DELLA SVIZZERA OCCIDENTALE. IN ESTATE, LA CITTÀ E I SUOI DINTORNI SI TRASFORMANO IN UN AUTENTICO PARADISO PER GLI SPORT ACQUATICI E LA NATURA.

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GRAND HOTEL E CENTRE THERMAL YVERDON-LES-BAINS Avenue des Bains 22 1400 Yverdon-les-Bains www.bainsyverdon.ch

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Yverdon-les-Bains, nel cuore di un sontuoso parco, il Grand Hôtel & Spa offre 116 camere spaziose ed eleganti, 15 sale riunioni completamente attrezzate e banchetti, due ristoranti con identità gastronomiche distinte, un bar-lounge. Inoltre, per gli amanti del benessere, quattro piscine termali, aree relax, bellezza, salute e fitness. Il centro termale di Yverdon-les-Bains combina le benefiche proprietà dell’acqua solforosa con le strutture termali moderne, completamente rinnovate pochi anni fa e un hotel quattro stelle annesso. Grazie alle sue sorgenti ricche di zolfo e magnesio, Yverdon-lesBains vanta una lunga tradizione come stazione termale e centro di medicina tradizionale, come testimoniano i resti delle terme romane. I menhir preistorici, i castelli e i borghi medievali sono ulteriori testimonianze della storia di 600 anni della località. Lungo la riva sud del lago si sviluppa la vasta riserva naturale della Grande Cariçaie. In quest’area proliferano più di 1000 varietà protette della flora e più di 10’000 specie animali. Da maggio a ottobre, nel parco naturale Champ-Pittet, nelle immediate vicinanze di Yverdon-les-Bains, è possibile ammirare la ricchezza del patrimonio naturale delle rive paludose del lago. I percorsi allestiti attraverso i paesaggi di torbiere, boschi e praterie, come pure un centro di bird watching

offrono un intenso contatto con la natura incontaminata del luogo. La città culturale di Yverdon-lesBains offre alcuni musei insoliti: con il suo «Maison d’Ailleurs» essa ospita il primo museo d’Europa dedicato alla Fantascienza. Nel castello savoiardo del XIII secolo che domina il centro storico, un’esposizione documenta la storia della città e della regione. Yverdon vanta anche il Museo Svizzero della Moda. Nel castello e più tardi anche nel bel Municipio, il celebre pedagogo svizzero Johann Heinrich Pestalozzi – influenzato inizialmente dalle idee di Jean-Jacques Rousseau – vi diresse dal 1805 al 1825 un istituto per bambini indigenti, divenuto poi famoso in tutto il mondo.


TURISMO / HOTEL LES BAINS DE SAILLON

HOTEL LES BAINS DE SAILLON Route du Centre Thermal 16 1913 Saillon www.bainsdesaillon.ch

Seduzione TERMALE SAILLON AFFASCINA, OGGI COME NON MAI, GRAZIE ALLA SUA AUTENTICITÀ, AI SUOI VINI, ALLE SUE FESTE MEDIEVALI E, SOPRATTUTTO, AI SUOI BAGNI TERMALI.

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Hotel si trova nel centro di Saillon, a 16 km da Sion, a 3.2 km da Thermalp Ovronnaz e a 1 km soltanto dal centro città nel cuore del Vallese, sulla riva destra del Rodano. Il centro termale comprende 4 piscine termali (con temperatura compresa tra i 28 e i 34 gradi), uno spazio benessere Carpe Diem (sauna, bagni

di vapore), l’area trattamenti, l’area fitness e uno scivolo toboga per l’estate. Anche il fiume termale è tutto da scoprire: i bagnanti possono farsi trascinare dalla corrente e provare la caverna acquatica con idromassaggi e percorsi idroterapici oppure sostare sui lettini sotto la pergola. Tutte le terrazze sono esposte a sud e godono di un’ottima insolazione. I ristoranti sono in grado di soddisfare tutte le aspettative: la Brasserie, il Carnotzet, il Treille, lo Swiss Burger Bar, lo spazio gourmet e la Salle Pierre Avoi. Risalendo la valle del Rodano, tra Martigny e Sion, il leggendario passato di Saillon emerge in tutto il suo splendore alla vista del borgo. Un passato neolitico, romano e medioevale soprattutto per il torrione di oltre mille anni fa, indifferente al tempo che passa. Saillon è anche nota per Farinet, celebre falsario di monete ed eroe

popolare tanto amato, che ha qui a Saillon il suo museo. Da segnalare anche la nota passerella pedonale sospesa che promette sensazioni da brivido. La passeggiata che offre permette una fantastica vista sui vigneti in direzione di Sion, passando davanti alla chiesa di St. Laurent e costeggiando il ruscello Salentse, prima che il sentiero s’inerpichi attraverso i vigneti. Si attraversano i due piccoli villaggi di Produit e Montagnon. Da Montagnon attraversando il bosco fino alla passerella sono 20 minuti circa. Prima del ponte c’è una piccola area di ristoro, allestita con tavoli e panchine. La vista verso il basso nell’angusta gola è davvero impressionante. La discesa si snoda dapprima attraverso il bosco, poi di nuovo attraverso i vigneti, per arrivare a Saillon in 50 minuti circa.

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TURISMO / ISOLA D’ELBA

PERLA DELL’ARCIPELAGO TOSCANO CON I SUOI 224 KMQ DI SUPERFICIE, L’ISOLA ITALIANA STUPISCE IL VISITATORE CON UNA VARIETÀ DI PAESAGGI INCREDIBILE, TRA BORGHI DI PESCATORI, PAESINI ARROCCATI, CASTELLI, VALLATE LUSSUREGGIANTI E GOLFI INCANTEVOLI CHE SI ALTERNANO A SPIAGGE CHIARISSIME DI SABBIA E GHIAIA. DI PAOLA CHIERICATI

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Isola d’Elba è la terza isola italiana. O meglio, dopo Sicilia e Sardegna, è la più grande delle isole minori italiane, con una storia ricca e travagliata fatta di miniere di ferro, incursioni piratesche e sanguinose battaglie per dominare su questo piccolo ma importante territorio. Il periodo storico che rese famosa l’Elba, proiettandola sul palcoscenico mondiale, fu il breve esilio di Napoleone, che vi rimase dieci mesi prima dell’avventura dei cento giorni che ne precedettero la fine. Bonaparte lasciò un’impronta significativa in questo piccolo regno: dal 4 maggio 1814 al 27 febbraio 1815 fu sovrano dell’Elba e non prigioniero come a Sant’Elena, influendo con la sua presenza e le sue idee innovative sulla vita dell’isola, dalle strade ai porti, dallo sviluppo dell’agricoltura alla vita amministrativa del territorio: il tutto in 299 giorni, prima di scappare alla sorveglianza degli inglesi per andare incontro al suo destino. Stabilitosi a Portoferraio abitò presso la Palazzina dei Mulini alla quale fece aggiungere un piano da cui dominava la suggestiva rada dove poteva osservare le navi in entrata ed uscita dal porto. Oggi la Villa dei Mulini e le Residenze Napoleoniche sono il secondo Polo Museale in Toscana dopo gli Uffi-

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zi di Firenze, visitate da centinaia di migliaia di turisti ogni anno. Nei dieci mesi di esilio Napoleone costruì infrastrutture, miniere, strade e difese. In ogni caso, non è solo la storia dell’isola ad attrarre i suoi visitatori ma anche la diversità dei paesaggi che s›incontrano e le spiagge, tutte molto diverse, di sabbia dorata, piccolissime calette di sassolini, spiagge di sabbia nera, altre di ciottoli bianchissimi o di granito. Spiagge che unite a straordinari panorami ed un mare cristallino non hanno niente da invidiare ai più rinomati luoghi caraibici. Terra privilegiata dai bikers e dagli appassionati di trekking, paradiso dei sub e degli amanti di kayak, l’Isola d’Elba è la meta ideale per chi ama lo sport e desidera vivere una vacanza completa tra natura, mare e attività fisica. Gli eventi sportivi più accattivanti sono la Legend Cup di Mountainbike, che si svolge a Capoliveri a metà maggio e il Rallye storico dell’Elba a fine settembre. Non mancano campi da golf e una volta all’anno raduna anche gli amanti di Triathlon sul percorso Ironman di Marina di Campo. Alternative o complementari agli sport sono le Terme di San Giovanni, davanti al Golfo di Portoferraio: sorgono su un bacino palustre da cui si estrae un limo ad alto potenziale


TURISMO / ISOLA D’ELBA

terapeutico che fa ancora oggi di questo moderno impianto termale l’unico Centro Talassoterapeutico del Mediterraneo occidentale. Raggiungibile da Lugano anche in aereo in un’ora e quaranta minuti, grazie alla compagnia Silver Air che offre questo servizio quest’anno dal 24 giugno al 26 settembre, si può trovare ospitalità alberghiera presso le rinomate strutture Hotel Hermitage, Hotel Biodola o Baia Bianca Suites nello stupendo golfo della Biodola.

GRAND HOTEL ELBA INTERNATIONAL, UN ALBERGO PER TUTTI I GUSTI Spostandosi verso Capoliveri ci si imbatte nel Grand Hotel Elba International, affacciato sulla baia di Naregno e situato a pochi km da Porto Azzurro, raggiungibile anche via mare in pochi minuti di traghetto, partendo dalla spiaggia dell’albergo. All’insegna dello charme, le camere dell’hotel a 4 stelle sono arredate con materiali ecocompatibili e dotate di ogni comfort, la maggior parte sono affacciate sul mare con terrazze panoramiche. La cucina dei due ristoranti, Il Pirata affacciato sulla spiaggia privata e Le Agavi che domina la baia, è raffinata e comincia con il Grand Bonjour interpretato dal maestro pasticcere. I bambini sono gli ospiti più coccolati e a loro disposizione vi sono ampi spazi in cui giocare. Per gli adulti invece un po` pigri che non hanno voglia di spostarsi al mare, vi sono due piscine di acqua di mare e chi ama invece le attività sportive può cimentarsi con la barca a vela, il kayak, le immersioni sub guidate, le gite in mountain bike, il campo da tennis illuminato, la palestra cardio-fitness, i corsi gratuiti di yoga, il risveglio muscolare e le sedute di acquagym. Nel centro benessere invece vi accolgono sauna, bagno turco, massaggi e trattamenti cosmetici. Non mancano le sale per convegni, con tecnologie di ultima generazione. La sera, da giugno ad agosto, un piacevole piano bar allieta gli ospiti due volte a settimana. Frequenti sono gli aperitivi, le cene di gala, la presentazione di prodotti da parte di aziende locali di vino, olio, miele e dolci. Il motto del Gran Hotel Elba International è “anticipiamo e interpretiamo i vostri desideri”: qui si è coccolati da un personale attento e competente che vi permetterà di rilassarvi per ritrovare il vostro armonioso equilibrio psicofisico.

GRAND HOTEL ELBA INTERNATIONAL Loc. Fontanella 57031 Capoliveri (LI) +39 0565 946111 elba@elbainternational.it www.elbainternational.it

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QUALE FUTURO per il mercato immobiliare ticinese?

opo una serie di anni molto positivi si è interrotta la crescita dei prezzi nel settore della proprietà immobiliare; ma, nonostante un calo dei prezzi, il segmento della proprietà sembra viaggiare su binari tranquilli. A differenza degli altri mercati, non si osserva né si prevede un’eccedenza dell’offerta. I promotori della proprietà abitativa si sono resi conto tempestivamente che i prezzi elevati, in combinazione con l’inasprimento dei requisiti di finanziamento, erano destinati a tagliare e in parte deviare la domanda. Tuttavia anche nel caso della proprietà abitativa, il contesto di mercato diventa più difficile nonostante il modesto ampliamento dell’offerta. Un numero crescente di economie domestiche non può più sostenere il finanziamento della proprietà abitativa a causa dei requisiti finanziari più rigidi. In questo senso, i bassi interessi ipotecari sono solo un’illusione per molte economie domestiche. Di conseguenza, la domanda si concentrerà in particolare sulle zone del Ticino con prezzi ancora abbordabili, nonché sul segmento di prezzi basso e medio. Mentre in queste zone è prevedibile un ulteriore aumento dei prezzi, è presumibile che nelle regioni caratterizzate da prezzi elevati e in generale nel segmento di fascia alta i prezzi continueranno a diminuire, anche se a ritmi rallentati. Anche nel caso delle locazioni, nonostante l’aumento delle superfici sfitte e il prolungamento della durata d’inserzione, il mercato immobiliare ticinese attrae capitali che confluiscono, innanzitutto, nella costruzione di appartamenti in af-

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fitto. In considerazione degli elevati differenziali di rendimento rispetto ad altri investimenti di capitale, gli investitori non hanno infatti quasi alternative. Tuttavia, più si prolunga, più la corsa agli investimenti immobiliari vedrà minate le sue stesse basi e la ricerca di locatari risulterà più difficile. In quanto alla forma e alla caratterizzazione degli appartamenti dei single si riscontrano significative trasformazioni. Ultimamente al fenomeno del single living si è affiancata un’offerta abitativa innovativa, sotto forma di micro appartamenti, che risponde in modo ottimale alle esigenze di molte economie domestiche single, interpretando le aspettative e lo spirito del tempo. In sintesi, gli investimenti immobiliari continuano a collocarsi in cima alle preferenze degli investitori. Sebbene i differenziali di rendimento rispetto agli investimenti alternativi abbiano superato lo zenit, la domanda di «mattone» dovrebbe mantenersi solida fino a quando sussisteranno tassi negativi, soprattutto tra gli investitori istituzionali. Mancano alternative in grado di risolvere il problema di rendimento degli investitori a fronte di rischi gestibili. Tuttavia potrebbe diventare sempre più difficile replicare i buoni risultati degli anni precedenti. Si verserà quindi altro capitale nel mercato immobiliare relativamente redditizio, mettendo costantemente sotto pressione i rendimenti. Solo ripiegando su segmenti di nicchia, selezionando con cura gli investimenti o impegnandosi sui mercati immobiliari internazionali sarà possibile sottrarsi a questa pressione sui rendimenti


TAVOLA ROTONDA / IMMOBILIARI

HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:

CRISTINA ZANINI BARZAGHI Municipale di Lugano, Responsabile Dicastero Immobili

GIUSEPPE ARRIGONI Presidente SVIT Ticino

GIAN-LUCA LARDI Presidente nazionale SSIC (Società Svizzera Impresari Costruttori)

CARLO GARZONI Impresa Generale di Costruzioni Garzoni SA

MARZIO GRASSI Responsabile Regione Ticino Credit Suisse

CLAUDIO LO RISO Architetto

GIOVANNI MASTRODDI MG Immobiliare Fiduciaria

MARCO BAZZI Moderatore e Direttore di liberatv.ch

MARCO BAZZI: Quando si parla di settore immobiliare le maggiori preoccupazioni corrono subito alle difficolta di finanziamento da parte del sistema bancario. Possiamo affrontare subito questa delicata questione? MARZIO GRASSI: «La questione è stata più volte dibattuta nel corso degli ultimi anni in tutti i suoi diversi aspetti. Certo è che gli istituti bancari devono sottostare nella concessione dei mutui ipotecari ad una ben precisa normativa indicata dalla FINMA e dalla Banca Naziona-

le Svizzera e dunque i margini di manovra restano abbastanza limitati. La preoccupazione che sottende a queste norme è quella che il potenziale compratore finisca per essere troppo indebitato rispetto all’ammontare dei suoi redditi, e dunque il calcolo della sostenibilità è stato fissato intorno al 7%, nonostante il permanere di tassi che al momento si mantengono ancora intorno all’1%. Un altro aspetto riguarda poi il fatto che probabilmente negli ultimi anni si è assistito ad una massiccio spostamento verso la proprietà di un’abitazione, a discapito della locazione che finora ha rappresentato uno dei pilastri del modo di abitare degli svizzeri».

L’incontro si è tenuto il 12 aprile 2018 presso il Teatro per eventi Metamorphosis Palazzo Mantegazza, Lugano Paradiso

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CARLO GARZONI: «In effetti siamo di fronte ad un sistema di regole che risulta molto difficile aggirare. Credo piuttosto che sia necessario individuare nuove formule che possano aiutare a finanziare quella quota di mezzi propri che la banca pone come condizione necessaria per l’acquisto di una casa. Sto pensando a fondi di Private Equity ma anche a investitori privati che potrebbero per esempio concedere finanziamenti a fronte di ipoteca di secondo rango al 5%; oppure a forme di affitto con riscatto. Insomma credo che sia necessario uno scatto di creatività per assicurare alle famiglie, soprattutto le più giovani, quella liquidità indispensabile per avviare il processo di acquisto di una casa». CRISTINA ZANINI BARZAGHI: «Concordo pienamente sul fatto che sia necessario individuare formule innovative per sostenere il mercato immobiliare e favorire le famiglie che voglio acquistare una casa. In questo senso, non sottovaluterei l’importanza che possono avere le cooperative che possono permettere a famiglie che non dispongono di mezzi propri di accedere gradualmente al possesso di una abitazione. Si tratta di una formula che vanta una lunga tradizione storica oltralpe e che oggi, fuori da superati schemi ideologici, può essere fatta propria anche dal settore immobiliare». GIUSEPPE ARRIGONI: «Sicuramente quella della cooperativa è una modalità di accesso alla proprietà abitativa interessante, che già conosce una discreta applicazione nella Svizzera interna mentre qui in Ticino risulta essere relativamente nuova. E a questo proposito non trascurerei anche gli effetti di ricaduta sociale che questo genere di interventi possono avere. Riguardo alla questione della

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sostenibilità, nei confronti della quale si sono appuntate tante critiche, vorrei in ogni caso sottolineare il fatto che queste restrizioni sono state adottate anche nel timore di una bolla speculativa e questo elemento si è dimostrato positivo nel mantenere la stabilità del settore immobiliare». GIAN-LUCA LARDI: «Anch’io ritengo che le misure adottate dalla FINMA e dalla Banca Nazionale Svizzera abbiamo sortito un effetto di freno nei confronti di una eventuale bolla speculativa e i positivi risultati ottenuti attraverso quelle restrizioni si vedono oggi con un mercato che si conferma sostanzialmente stabile e con livelli di investimento nel settore delle costruzioni ancora molto consistenti. Certo bisogna anche dire che in questi ultimi anni un sostegno importante è venuto dagli investitori istituzionali, che hanno promosso molte nuove costruzioni a Lugano e in Ticino». CLAUDIO LO RISO: «In effetti bisogna dire che il mercato, in particolar modo nel Luganese, è apparso negli ultimi tempi in qualche modo condizionato, se non addirittura determinato, dalla presenza di investimenti pubblici, cioè fondi pensione, che hanno realizzato non pochi palaz-

zi destinandoli prevalentemente alla locazione. In un certo senso si può parlare di un mercato spaccato in due con i privati che costruiscono per vendere, con tutte le difficoltà che ben conosciamo e i fondi fortemente indirizzati al mercato degli affitti». MARZIO GRASSI: «È interessante guardare all’aumento delle superfici sfitte, con un incremento della pressione sui canoni di locazione e i locatari che al di fuori dai grandi centri hanno sempre più il coltello dalla parte del manico. Malgrado l’aumento del rischio, gli investitori continuano a puntare sul mercato locativo perché il rendimento conseguibile è superiore alla opportunità offerte da altri investimenti, visti anche gli interesse negativi applicati oggi». Di conseguenza, la produzione di appartamenti in affitto si mantiene su un livello molto elevato. Al contempo il mercato si trova ad affrontare una flessione della domanda ma trova un sostegno nella solida ripresa economica che si va delineando e che dovrebbe portare stabilità sul fronte della domanda. Sarebbe opportuno che gli investitori conoscessero la diversa ripartizione dei rischi di superfici sfitte. Nei grandi centri i rischi sono limitati. Avvicinandosi alle zone rurali e passando a segmenti di prez-


zo superiori, aumentano tuttavia le perdite di redditi da locazione». GIOVANNI MASTRODDI: «Quella delle cooperative mi pare una soluzione interessante, soprattutto per il mercato locale, ma occorre che scenda una voce che ancor oggi incide in maniera eccessiva sui costi di costruzione e cioè quella relativa al prezzo dei terreni. Va sottolineato che negli ultimi due anni abbiamo assistito ad una crescita degli appartamenti invenduti e di quelli sfitti, il che ha quasi automaticamente comportato dapprima una frenata poi addirittura una diminuzione dei prezzi, un po’ in tutti i segmenti di mercato. Per diversi anni la domanda superava l’offerta, soprattutto per gli immobili residenziali rivolti all’acquisto, c’era interesse verso il nostro paese, grazie all’arrivo di nuove famiglie residenti. I flussi demografici hanno da sempre segnato lo sviluppo o meno di qualsiasi attività commerciale e imprenditoriale. I dati del 2017 sono negativi e deve far riflettere. Io credo che oggi noi tutti operatori del settore compresi i politici, siamo chiamati a prendere atto di questa nuova situazione e di conseguenza è necessario essere pronti a rivedere i margini, i prezzi degli immobili ma anche le imposte collegate a questo settore, che sono tante ed inique». MARCO BAZZI: Abbiamo parlato della questione degli affitti, il problema si fa addirittura drammatico a proposito delle locazioni commerciali, basti pensare alla “desertificazione” in atto nella centrale via Nassa. Come si può intervenire? CRISTINA ZANINI BARZAGHI: «La situazione è molto complessa e il settore

pubblico non ha la bacchetta magica per risolvere il problema. Però possiamo guardare a quanto è stato fatto in altre città della Svizzera, a cominciare da Zurigo, dove le norme pianificatorie stabiliscono che, in talune zone, il piano terreno degli edifici debba essere necessariamente destinato ad attività commerciali e servizi, favorendo un recupero di socialità ed evitando fenomeni di spopolamento di interi quartieri. Altri risultati si possono ottenere attraverso una politica fondiaria attiva, tenendo conto del patrimonio di immobili di cui anche la città di Lugano dispone. Infine, un aspetto da prendere in considerazione riguarda lo stabilirsi di forme di partenariato tra pubblico e privato, indispensabili per favorire la valorizzazione di grandi comparti della città e in definitiva migliorare la qualità della vita dei cittadini attraverso una maggiore mescolanza di funzioni».

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CLAUDIO LO RISO: «La tematica del rapporto pubblico privato per rivitalizzare aree centrali come per esempio la via Nassa mi preme particolarmente. Ma per far sì che il cuore di una città sia vivo e pulsante occorre che la popolazione continui ad abitare in queste aree e che, riguardo alle attività commerciali, vi sia una massa critica di persone che frequentano il centro e i negozi e dunque rendono possibile il fiorire di determinati commerci. E allora mi domando: Lugano ha davvero fatto tutto il possibile per essere sempre più attrattiva nei confronti tanto dei residenti che di una clientela internazionale?». GIOVANNI MASTRODDI: «Quello degli affitti commerciali in certe vie di Lugano è un fenomeno cui guardare con preoccupazione, ma non è il solo problema. Purtroppo molte attività commerciali stanno soffrendo anche dopo aver ottenuto

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TAVOLA ROTONDA / IMMOBILIARI

un’importante riduzione del canone di affitto, anche le vendite di immobili di lusso sono fortemente diminuite. Perché? Il vero problema è l’evoluzione della popolazione, soprattutto l’immigrazione e l’arrivo di nuovi residenti facoltosi. Negli ultimi 2 anni a Lugano questi arrivi sono sensibilmente diminuiti, per contro c’è un aumento di famiglie agiate che si trasferiscono verso altre destinazioni, causa la tassazione troppo elevata, l’abolizione del segreto bancario e la competitività di altre aree geografiche. Dobbiamo pensare ai globalisti, ai nuovi residenti benestanti non solo come soggetti d’imposta, ma riconoscerli come motore indispensabile per lo sviluppo di molte attività commerciali ed imprenditoriali, mancando loro anche via Nassa soffre». GIAN-LUCA LARDI: «Ancora a proposito delle superfici destinate al commercio e agli affitti molto elevati, credo che il problema fondamentale consista nel fatto che, anche in conseguenza del dilagare del commercio online, quello che è completamente cambiato è il modello di business e che dunque i tempi passati non torneranno più e dobbiamo abituarci all’idea di reiventare la vita delle nostre città, a partire appunto dalle aree centrali». CRISTINA ZANINI BARZAGHI: «Concordo pienamente con quest’ultima affermazione e aggiungo che è cambiata radicalmente anche la mobilità della popolazione, se si considera che ogni anno circa il 20% degli abitanti di Lugano traslocano e cambiano abitazione. Tutto questo impone anche al settore immobiliare un ripensamento della propria offerta, che deve essere più flessibile, in termini di soluzioni abitative ma anche di spazi destinati ad attività commerciali, servizi o utilizzi di carattere sociale».

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CARLO GARZONI: «L’immobiliare si sta orientando sia per quanto riguarda la vendita che l’affitto verso soluzioni che riflettono le trasformazioni in atto nella nostra società. La richiesta va verso appartamenti di ridotte dimensioni, 1-2 locali e mezzo, attrezzati con tutte le dotazioni tecnologiche e possibilmente anche completamente arredati. Questo va incontro alle esigenze di single, giovani, coppie, anziani autosufficienti, senza dimenticare gli studenti, tenendo conto dei grandi investimenti che la città sta facendo nel campo dell’istruzione universitaria».

laboratorio su cui pubblico e privato misurano la propria capacità di individuare soluzioni che vanno incontro alle reali esigenze della popolazione. Tuttavia, anche se non è facile da realizzarsi, questo processo pianificatorio dovrebbe vedere coinvolti fin dall’inizio tutti i soggetti interessati, evitando di creare prima il quadro di riferimento e poi riempirlo di contenuti».

MARZIO GRASSI: «Credo che una grande ricchezza delle nostre città sia rappresentata proprio dal fatto di avere all’interno di uno stesso quartiere, o addirittura di un isolato, una mescolanza tra giovani, coppie, anziani o manager che soggiornano per qualche mese per poi trasferirsi altrove. Questa commistione costituisce la migliore garanzia contro i rischi della “ghettizzazione”, soprattutto per quanto riguarda gli anziani, con grandi vantaggi per la socialità complessiva della popolazione».

CARLO GARZONI: «Devo premettere che a mio parere i capitali ci sono e sono alla ricerca di buone opportunità di investimento. Il fatto è che per tutta una serie di ragioni risulta essere sempre più difficile scegliere il settore immobiliare. La mobilità dei capitali si incentiva creando nuove opportunità al passo con le indicazioni che vengono dal mercato. Non è possibile operare con strumenti regolatori che risalgono ad almeno venti anni fa e che non registrano i cambiamenti economici e sociali che nel frattempo sono stati registrati. Non è possibile sottostare ad un regime di opposizioni che in molti casi hanno il solo scopo di alzare il prezzo prima di essere ritirate. Se vogliamo che il settore immobiliare mantenga il dinamismo che l’ha carettizzato negli ultimi anni, occorre cominciare a dotarsi di nuovi strumenti pianificatori alla cui elaborazione concorrano anche gli economisti e i soggetti interessati, in quanto interpreti delle trasformazioni che stanno interessando il modello di sviluppo del Cantone, disegnando un’idea di futuro più consona alla società contemporanea».

GIUSEPPE ARRIGONI: «I Piani regolatori, cosi come sono oggi concepiti e realizzati. rischiano di avere troppi vincoli che finiscono talvolta per tenere lontano l’investitore. Credo dunque che si dovrebbe avere una maggiore flessibilità non solo per quanto riguarda l’iter burocratico ma anche per ciò che attiene a scelte pianificatorie che dovrebbero tenere necessariamente conto anche dell’andamento del mercato». CRISTINA ZANINI BARZAGHI: «I Piani di quartiere potrebbero essere un ottimo

MARCO BAZZI: Vorrei toccare un’ultima questione: il Cantone si sta muovendo in modo adeguato per incentivare i capitali ad investire nel settore immobiliare?


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01 Parure in oro giallo con diamante 02 Parure in oro giallo e diamanti fancy 03 Anello in oro bianco e diamanti

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l design di questa collezioni di gioielli nasce da una approfondita ricerca tecnica e stilistica: la forma costituita da una sequenza di fasci dorati, leggermente bombati, evoca l’unione perfetta delle diverse fasi della luna: i preziosi spicchi che sembrano fondersi insieme danno vita ad una creazione orafa di straordinaria bellezza. La particolare luminosità che caratterizza il gioiello è creata dal modo in cui la luce naturale si infrange e riflette sui fasci di Luna accostati l’uno all’altro e viene esaltata dai materiali preziosi che lo costituiscono. Grazie alla cultura dei mastri gioiellieri valenzani, che da tre generazioni si tramandano, i preziosi segreti di questa arte, la dimensione estetica di questa collezione è coniugata con una vestibilità confortevole e avvolgente.

Anello, orecchino e bracciale sono presentati nella versione full pavé di Spicchi di Luna in oro bianco e diamanti oppure in oro giallo e diamanti fancy con sfumature dallo yellow al brown. Una declinazione più daily, ma non per questo meno intrigante è la versione in oro giallo che comprende anche una collana. Particolarmente interessante la quarta parure, anch’essa comprensiva di collana, che abbina all’oro rosa una pietra dura, l’onice, dando vita ad un contrasto cromatico chiaro-scuro che esalta le forme e l’accostamento tra gli Spicchi di Luna. Completano la collezione due esclusivi anelli a fasce alternate: in oro giallo e quarzo fumé, in oro rosa e Sun stone. Fondata nel 1924 a Valenza, Damiani è divenuta nota in tutto il mondo per l’eccellenza delle proprie creazioni: un


LUSSO / DAMIANI

gioiello Damiani è un’opera unica, realizzata a mano da sapienti maestri orafi, che si caratterizza per il design esclusivo, la grande attenzione ai dettagli, l’eccellente qualità delle gemme. I segreti di questo affascinante mestiere si tramandano, di generazione in generazione, dal fondatore Enrico Damiani a suo figlio Damiano, e successivamente ai suoi figli Silvia, Guido e Giorgio che ora guidano l’azienda interpretando i profondi valori di questa storica e preziosa eredità con uno sguardo sempre volto al futuro. Apprezzata in tutto il mondo per lo stile, il design e l’artigianalità manifatturiera tutta italiana delle sue creazioni la Maison è l’unica azienda orafa al mondo ad avere vinto ben 18 Diamonds International Awards, l’Oscar internazionale della gioielleria. Sharon Stone, Tilda Swinton, Jennifer Aniston, Gwyneth Paltrow, Brad Pitt senza dimenticare gli italianissimi Isabella Rossellini, Sophia Loren e Paolo Sorrentino sono solo alcuni dei volti noti che hanno riconosciuto l’eccellenza di Damiani e l’hanno scelto per celebrare i loro successi. Il marchio è presente con boutique monomarca nelle migliori capitali del lusso e della cultura tra le quali Milano, Roma, Parigi, Londra, Dubai, Tokyo, Beijing e Seoul ed è inoltre distribuito nei più importanti department stores e negozi multimarca del mondo.

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04 Parure in oro rosa e onice con diamante 05 Anello in oro giallo e quarzo fumè con diamante - Anello in oro rosa e sun stone con diamante 06 Parure in oro bianco e diamanti

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LUSSO / GÜBELIN JEWELLERY

UN DIAMANTE per sempre GÜBELIN JEWELLERY PRESENTA I SUOI NUOVI GIOIELLI DELLA COLLEZIONE “BRIDAL & CELEBRATION”, CREAZIONI PERFETTE DEDICATE AL FIDANZAMENTO, MATRIMONI E ALTRI EVENTI SPECIALI DELL’ESISTENZA.

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übelin Jewellery presenta i suoi gioielli ornati di diamanti destinati ai momenti unici di una vita. I gioielli sono legati alle nostre emozioni, li indossiamo o offriamo come un segno esteriore di profondo amore. Questi gioielli uniscono classicità e modernità e ci ricordano sempre momenti eccezionali carichi di emozioni. Scegliendo tra le gemme, gli artigiani Gübelin hanno selezionato diamanti per coronare queste creazioni senza tempo. Questa gemma molto amata simboleggia infatti la forza, la durata e la bellezza. È dunque predestinato ad essere offerto al momento della nascita di un’unione o a segnare altri eventi memorabili. Un gioiello ornato di diamanti è un regalo perfetto anche quando viene offerto a se stessi come ricompensa per il successo: diploma, promozione o giubileo.

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Il rinomato gemmologo Eduard Josef Gübelin ha definito il diamante la pietra preziosa per eccellenza, che riempie con i suoi fuochi i punti salienti della nostra vita e ci permette di non dimenticare mai eventi come nascita, fidanzamento, matrimonio, primo figlio, giubilei e molti altri momenti fondamentali. Il diamante è anche la pietra astrale dei bambini nativi del mese di aprile e simboleggia pure il sessantesimo anniversario del matrimonio (Diamond Wedding). Una donna che indossa questi gioielli classici non può che gioire in essi per tutta la vita. Giorno dopo giorno. La brillantezza del diamante, il suo fuoco interiore e il suo splendore sono eterni. Quando poi si fa riferimento ad un solitario, si pensa spesso ad un anello fissato con un diamante. Gübelin Jewellery offre invece numerose varianti di questo tema. Oltre agli anelli,


LUSSO / GÜBELIN JEWELLERY

sono disponibili anche orecchini e collane. La gamma di pietre si estende dalla dimensione brillante molto apprezzato per le sue sfaccettature sino ad altre forme e dimensioni, come ad esempio i diamanti tagliati a cuore. La Maison Gübelin è una impresa famigliare svizzera, conosciuta per i suoi gioielli eccezionali, la sua esperienza in gemme e il suo assortimento di orologi di lusso. La casa, fondata nel 1854, si ispira alla bellezza interiore ed esteriore delle pietre preziose e a orologi rigorosamente selezionati. La combinazione di questa esperienza poliedrica in gioielleria, pietre preziose e orologi è unica nel suo ramo di attività e nasce sia dalla storia della società e che dall’alta stima che la famiglia Gübelin attribuisce a valori come bellezza, conoscenza, autenticità e padronanza della propria arte. Gübelin offre alla sua clientela il suo know-how in otto

negozi situati in luoghi eccezionali in Svizzera e in un salotto privato a Hong Kong. In questi ambienti di assoluta eleganza, gli ospiti si sentono accolti come nella propria casa.

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LUSSO / SARTI URBANI

IL MONDO SARTORIALE ARRIVA DIRETTAMENTE A CASA TUA. L’INTERESSANTE PROPOSTA DI SARTI URBANI, BRAND INTERNAZIONALE NATO E OPERANTE IN TICINO, CHE PORTA IL MONDO SARTORIALE AL DOMICILIO DEL CLIENTE.

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arti Urbani è la sartoria a domicilio che raggiunge il cliente nella tranquillità di casa, dell’ufficio o in qualunque luogo si desideri. In un’epoca caratterizzata da ritmi frenetici, da impegni e dal poco tempo, Sarti Urbani è capace di far vivere l’esperienza dell’abito su misura, raggiungendo direttamente il cliente. Piccoli e veri capolavori realizzati secondo il gusto e le esigenze di ognuno: una vasta selezione di stoffe e tessuti pregiati, abbinati a dettagli personalizzati, permettono di ottenere dei capi veramente esclusivi e che oggi stanno decretando il successo di questo progetto. Sarti Urbani non si limita alla semplice realizzazione: una consulenza su misura permette di rispondere alle vere esigenze della clientela. Abiti, camicie e maglie sono pensati e cuciti sulle forme della persona, per adattarsi alla figura ed esprimere al meglio il suo modo d’essere. Ogni capo è creato con lavorazione sartoriale per essere un pezzo unico, originale e del tutto personalizzato. Le impunture della giacca, i dettagli del collo e dei pantaloni, l’applicazione delle fodere e dei bottoni, il ricamo delle iniziali e tanti altri piccoli particolari sono realizzati e applicati a mano secondo la tradizione artigianale, sinonimo di eleganza e prestigio. L’abito racconta un’immagine di stile, raffinatezza e professionalità.

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Sarti Urbani, un’azienda nata in Ticino e che opera in modo molto radicato nel nostro territorio, oggi è una realtà che ha unito la tradizione ad una visione attuale e contemporanea unica in questo settore. La poesia del mondo sartoriale è stata strutturata secondo le esigenze del tempo: questo permette di abbracciare ogni segmento di clientela, dalla più giovane alla più tradizionale, anche sulla fascia del prezzo, con un servizio a domicilio oggi più che mai richiesto e indispensabile…

Via Tinelle 18 CH-6832 Pedrinate Tel: +41 76 595 08 14 sumisura@sartiurbani.com www.sartiurbani.com



MASSIMA SPORTIVITÀ ed estreme emozioni di guida LA FERRARI 488 PISTA È EQUIPAGGIATA CON IL MOTORE V8 PIÙ POTENTE NELLA STORIA DELLA CASA DI MARANELLO E PORTA SU UN’AUTO STRADALE IL PIÙ ALTO LIVELLO DI TRANSFER TECNOLOGICO DAL MONDO DELLE COMPETIZIONI, COME TESTIMONIA GIÀ IL NOME, OMAGGIO ALLA STORIA DELLA FERRARI IN QUESTO CAMPO.

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a Ferrari 488 Pista trasferisce su strada l’esperienza maturata sui tracciati di tutto il mondo dalla 488 Challenge e dalla 488 GTE. La Casa di Maranello da oltre 25 anni organizza infatti il più celebre dei campionati monomarca, il Ferrari Challenge, che ogni anno vede darsi battaglia oltre 100 partecipanti suddivisi in tre serie continentali che dallo scorso anno possono contare sul nuovo modello, il primo dotato di motore turbo. La 488 GTE ha invece vinto gli ultimi due titoli costruttori GT del FIA World Endurance Championship, la massima rassegna per vetture Gran Turismo che dal 2012 ha visto la Ferrari trionfare


AUTO / FERRARI 488 PISTA

per ben cinque volte, con 35 gare vinte su 50 disputate nelle categorie Pro e Am. Dalla 488 Challenge sono state adottate numerose soluzioni di motore, ulteriormente potenziato fino a 720 cv e alleggerito con componenti specifici tra cui le bielle in titanio e i polmoni d’aspirazione in fibra di carbonio. Di derivazione Challenge anche il sistema di raffreddamento a radiatori ribaltati rispetto alla 488 GTB, che permette di migliorare il cooling e mantenere un livello di performance ottimale anche in situazioni di elevato stress termico. Dalla 488 GTE e dal mondo della F1 sono derivate le logiche aerodinamiche,

come l’S-Duct anteriore, lo spoiler e i profili estrattori al posteriore, che producono un incremento di efficienza del 20% rispetto alla 488 GTB. Dalle auto da competizione sono state inoltre adottate soluzioni che hanno permesso un ulteriore riduzione del peso, come ad esempio la batteria al litio (dalla 488 Challenge) e i nuovi cerchi in fibra di carbonio, per la prima volta in dotazione su una Ferrari, che contribuiscono ad alleggerire la vettura di 90 kg rispetto alla 488 GTB. Come per le serie speciali precedenti, Challenge Stradale, 430 Scuderia e 458 Speciale, la nuova berlinetta rap-

ALCUNI DATI TECNICI DELLA FERRARI 488 PISTA Motore Cilindrata cm3 Potenza max.* Potenza specifica Regime max. Coppia max.* Velocità max.

V8 - 90° Biturbo 3’902 720 cv (530 kW) a 8’000 giri/min. 185 cv/l 8’000 giri/min. 770 Nm a 3’000 giri/min. in VII marcia 340 km/h

presenta il connubio perfetto tra prestazioni estreme e handling proprio di una vettura da pista, che riesce così a garantire emozioni uniche. La dinamica veicolo si pone l’obiettivo di esaltare il divertimento di guida e di rendere maggiormente fruibili, anche al pilota non professionista, le prestazioni assolute. Con questo obiettivo sono stati sviluppati specifici controlli vettura, a partire da un nuovo sistema di gestione del sovrasterzo utilizzabile in CT-OFF e pensato per aiutare il pilota a raggiungere con maggiore facilità il limite. Inoltre, la nuova strategia di cambiata, utilizzabile dalla posizione “RACE”, rende l’esperienza di guida nettamente più sportiva e vicina a una macchina da corsa. In questo modo, Ferrari 488 Pista offre a tutti i tipi di pilota emozioni uniche, che soltanto una vettura da competizione riesce a trasmettere, e si posiziona come punto di riferimento della gamma Ferrari per divertimento di guida. Lo stile estremo, impreziosito dalla livrea opzionale che sottolinea efficacemente l’innovazione aerodinamica dell’S-Duct, vuole evidenziare l’anima sportiva della Ferrari 488 Pista, e combina le linee pulite della 488 GTB con gli elementi racing e funzionali apprezzati nelle versioni 488 GTE e 488 Challenge, il tutto nel rispetto degli stilemi Ferrari. La Ferrari 488 Pista è in grado di erogare 720 cv a 8000 giri al minuto con

*con benzina 98 ottani Rapporto di compressione 9,6:1 Accelerazione 0-100 km/h 2,85 secondi Accelerazione 0-200 km/h 7,6 secondi Decellerazione 100-0 km/h 29,5 metri Lunghezza 4’605 mm Larghezza 1’975 mm Altezza 1’206 mm

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AUTO / FERRARI 488 PISTA

la miglior potenza specifica della classe, pari a 185 cv/l, mentre la coppia massima è incrementata a tutti i regimi, fino a 770 Nm di picco (+10 Nm vs 488 GTB). Evoluzione estrema del motore turbo premiato per due anni consecutivi come “International Engine of the Year”, nel 2016 e nel 2017, il motopropulsore è così il V8 più potente nella storia della Ferrari.

L’incremento di 50 cv sul motore della 488 GTB rappresenta inoltre il più alto aumento di potenza rispetto alla vettura “base” di tutte le versioni speciali Ferrari, ben 115 cv in più rispetto al precedente modello, la 458 Speciale. Il suo V8 si posiziona dunque come punto di riferimento non solo per i motori turbo ma per tutti i motopropulsori in senso assoluto. Il motore della Ferrari 488 Pista beneficia inoltre di tutti i contenuti di alleggerimento presenti nella versione Challenge con una riduzione di peso di 18 kg rispetto a quello della 488 GTB. Infine il sound della Ferrari 488 Pista è unico, inconfondibile e degno di una versione speciale del V8 sport Ferrari. La sensazione di guida sportiva estrema è esaltata dalla cambiata in puro stile racing, prestazionale ed emozionante. La nuova strategia di cambiata, disponibile nella posizione “RACE” del manettino, garantisce tempi ridotti

di 30ms con un’accelerazione positiva all’inserimento della marcia superiore percepibile anche dal fisico del pilota. Si conferma pure su questo modello la strategia vincente del Variable Torque Management di Ferrari in funzione di ciascuna marcia. Per adattarsi allo spirito sportivo della vettura, sono stati ridisegnate tutte le curve così da assicurare una sensazione di allungo continuo fino alla zona rossa del contagiri. La carrozzeria esterna è stata progettata per ridurre al minimo il peso, sfruttando materiali ultraleggeri come la fibra di carbonio per il cofano motore, i paraurti anteriori e posteriori e lo spoiler posteriore, e il Lexan per il lunotto posteriore. È stato introdotto per la prima volta nella gamma Ferrari, anche un cerchio da 20” (opzionale) monolitico in fibra di carbonio che porta un risparmio complessivo di peso di circa il 40% rispetto ai cerchi standard della 488 GTB.

Saxum Canorus, il suono della pietra Dopo anni di studio e ricerca il team di Saxum Canorus ha raggiunto l’obiettivo di unire l’energia e la forza della natura con la precisione della tecnologia, per realizzare un diffusore acustico in grado, non solo, di riprodurre fedelmente ogni tipo di melodia ma di ricreare l’irripetibile esperienza, dal vivo, di un concerto orchestrale. Ha sfidato la roccia con l’obiettivo di reinventare il modo di vivere la musica, per integrare gli elementi naturali con le più innovative tecnologie in grado di esaltare la qualità del suono trasformandola in emozione, impreziosendo il vostro am-

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biente con un prodotto di grande valore artistico e tecnologico. Saxum Canorus è il risultato di un progetto innovativo che nasce dalla volontà di unire esperienza e passione per il suono e la musica. Si compone di diffusori acustici integrati all’interno di un monolite di marmo utilizzato come cassa armonica che crea una fusione perfetta tra natura e tecnologia. Il risultato è un oggetto dal design unico ed inimitabile che garantisce una qualità del suono mai sperimentata finora. I monoliti di marmo pregiato costituiscono un’innovazione inedita nel settore dell’audio ad alta fe-

deltà. I diffusori sono realizzati e calibrati manualmente in Svizzera, assemblati individualmente da artigiani e sono caratterizzati da uno stile inconfondibile e raffinato, personalizzabile per gli ambienti più distinti e ricercati.


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LA CLASSE A ADESSO È ANCORA MEGLIO

ALLA SCOPERTA DI UN’AUTO DI NUOVISSIMA GENERAZIONE CHE RIPRENDE MOLTA TECNOLOGIA DEI MODELLI SUPERIORI. DI JOËL CAMATHIAS


AUTO / MERCEDES-BENZ CLASSE A 200

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cco la nuovissima Classe A che la casa tedesca delle “Frecce d’Argento” ha da poco presentato sul mercato. Si tratta di un’auto di nuovissima generazione che riprende parecchia tecnologia e sviluppo dai modelli superiori e di una fascia più alta di prezzo. Prima di addentrarci e parlarvi della nuova nata, la tradizione vuole che ringrazi, e lo faccio sempre con grande piacere, il caro amico e direttore di Mercedes-Benz Automobili SA (succursale di Lugano-Pazzallo) Andrea Gianotti, per avermi dato l’opportunità di conoscere questo nuovo modello e di conseguenza di potervelo presentare. Partendo dalle linee esterne, trovo che si siano fatti dei notevoli e ben riconoscibili cambiamenti nel look che rendono la vettura più moderna e con caratteristiche di design aggiornate alla modernità odierna; inoltre,

scegliendo il pacchetto per gli esterni di AMG line, l’auto acquisisce una maggiore aggressività nella sua già rinomata bellezza. All’interno, viene riconfermata quella modernità che troviamo esternamente, con una console e un display degni di una limousine di gran lusso, con una schermata simile ad un moderno tablet che permette al guidatore, ma anche ai passeggeri, di avere una visibilità degli strumenti intuitiva e sicura. I Led presenti rendono l’abitacolo molto attraente e rilassante, trasmettendo il piacere di vivere anche dall’interno la vettura. Quanto finora riportato viene confermato e si traduce nell’ottima guidabilità di questo nuovo modella Mercedes-Benz, che rappresenta un’ideale opportunità di poter guidare un’auto prestigiosa, sicura e dinamica. L’handling è bilanciato e la percezione di guida viene assicurata da una tenuta

di strada, una frenata e un’elasticità del motore incredibili. Il propulsore di 4 cilindri, che permette inoltre di avere dei consumi molto ridotti, ha un dinamismo che rende la guida fluida ma che può anche tramutarsi in una maggiore sportività. La nuova Classe A mi ha davvero ben impressionato e trovo che sia indicata a molti. Riprendo quindi uno slogan che ho letto sulla presentazione ufficiale che ben riassume quanto ho provato a trasmettervi: “Il meglio o niente”.

QUALCHE DATO TECNICO DELLA MERCEDES-BENZ CLASSE A 200 Motore R4 Cilindrata cc. 1'333 Alimentazione benzina Potenza max. 163 cv (120 kW) a 5'500 giri Coppia max. 250 Nm a 1'620 giri

Velocità max. 225 km/h (autolimitata) Accelerazione 0-100 km/h: 8.0 sec. Capacità serbatoio 43 litri Peso totale 1.885 kg Trazione anteriore

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MOTO / HARLEY-DAVIDSON LUGANO

Un mito che si rinnova GABRIELE GARDEL, TITOLARE DEL CONCESSIONARIO HARLEY-DAVIDSON LUGANO DI PAMBIO-NORANCO, PRESENTA TUTTE LE NOVITÀ PER IL 2018.

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arley-Davidson non cessa di stupire. Quali sono le principali novità da segnalare? «Le novità sono davvero tante: 8 nuovi modelli Softail con nuovo telaio e motore Milwaukee Eight da 107 e 114 pollici cubi. Rinnovamento anche per le moto della gamma Touring con tre nuove CVO (Street Glide, Road Glide e Limited) e due serie speciali per Street Glide e Road Glide per festeggiare i 115 anni di Harley-Davidson». Entriamo un po’ nel dettaglio… «La prima notizia è che il motore Milwaukee-Eight 107 da 1.745 cc con 4 valvole per cilindro arriva ora anche sulle Softail; la seconda è che scompaiono le V-Rod, le bicilindriche raffreddate a liquido lanciate a inizio millennio; la terza è che le moto della storica famiglia Dyna vanno a confluire nella famiglia delle Softail, abbandonando

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quindi la tradizionale coppia di ammortizzatori in favore del telaio “finto rigido” con monoammortizzatore ben nascosto». Dunque è proprio sulle Softail che si concentrano le maggiori novità… «Oltre all’ampliamento della gamma di modelli, arriva una nuova ciclistica: il telaio e il forcellone sono più leggeri e rigidi rispetto al passato, ci sono sospensioni più efficaci (la forcella con tecnologia DBV ed escursione da 130 mm deriva da quella già impiegata, e apprezzata, sulle Touring m.y. 2017). Come anticipato, queste moto montano il bicilindrico di ultima generazione MilwaukeeEight 107. Per le sole Fat Bob, Fat Boy, Breakout ed Heritage Classic è possibile montare in opzione la versione più performante del bicilindrico Harley-Davidson, il Milwaukee-Eight 114 (da 1.868 cc)».


MOTO / HARLEY-DAVIDSON LUGANO

Quali i principali vantaggi alla guida? «Le novità apportate da Harley-Davidson al telaio Softail (che non rinunciano all’aspetto e a tipico taglio diagonale molto custom degli storici hardtail) sono state studiate per offrire una guida più brillante e precisa, insieme a una maggiore maneggevolezza, angoli di piega superiori e una riduzione complessiva del peso, con tutti i vantaggi che quest’ultimo porta con sé, dalla migliore gestione della moto da ferma a minori spazi di arresto e accelerazioni più grintose. Addirittura sono presenti due tipologie di forcellone, uno per montare pneumatici stretti, un secondo per i modelli che utilizzano coperture larghe»

zate da loghi in rilievo sul serbatoio, verniciature dedicate e numero di serie. Infine, tra le ultime novità in arrivo dal salone di Zurigo, voglio segnalare il nuovo Forty-Eight® Special e il nuovo Iron 1200™».

Tutto questo senza rinunciare naturalmente alla tecnologia… «Gli aggiornamenti tecnologici apportati validi per tutta la famiglia Softail riguardano l’utilizzo di fari anteriori a led Daymaker (fino ad ora esclusiva della famiglia Touring di Harley-Davidson), di sistemi keyless per l’avviamento senza chiavi (con antifurto sempre di serie), di una presa USB sul cannotto di sterzo, della regolazione del precarico molla del mono da remoto o sotto la sella a seconda del modello. Delle Harley-Davidson Softail Breakout, Fat Boy e Heritage Classic sono disponibili anche versioni limited edition 115° Anniversary dedicate ai 115 anni di Harley-Davidson, caratterizTICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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ARCHITETTURA / MATTEO TRESOLDI

Abitare in un Loft A MELANO 01

A DI MATTEO TRESOLDI, ARCHITETTO, IN COLLABORAZIONE CON LIVING SOLUTION

Ph: Pier Nicola Federici

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lcuni sogni hanno bisogno solo di tempo per diventare reali. È capitato ad una professionista in campo immobiliare che aveva avuto occasione di visitare il cantiere della sua futura casa a Melano già nel 2008. In quegli anni l’architetto Nedo Caneva, il cui studio continua l’attività a Melano nonostante la sua prematura scomparsa, stava lavorando sul progetto di recupero della vecchia filanda del paese. Un pezzo di storia, eretta intorno alla metà dell’800 su progetto dell’architetto Luigi Fontana, con lo stesso stile classicheggiante di un’altra sua opera

famosa, l’ospedale di Mendrisio, ora sede dell’Accademia di Architettura. Proprio perché importante testimonianza, il restauro della Filanda non poteva che essere un lavoro impegnativo dove alle consuete difficoltà che derivano dal metter mano ad una struttura con un passato storico, si aggiunsero ostacoli di carattere normativo e procedurale che costrinsero Caneva ad un iter progettuale e di direzione lavori complesso e a volte sofferto. Il sogno si concretizza nel 2010, due anni dopo la prima visita al cantiere, quando la necessità di cambiare casa riporta alla memoria, tra le


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tante proposte che per lavoro le sono capitate tra le mani, il ricordo di quello spazio visto a Melano. Dei 19 alloggi ricavati nella Filanda, era rimasto disponibile solo un’ultimo loft, forse il più particolare. La parola “loft” è ormai entrata nel vocabolario comune e con essa si intende generalmente uno spazio residenziale ricavato in una struttura industriale, solitamente un unico grande ambiente con altezza considerevole. Quando, a partire da gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, le mutate esigenze

dei settori produttivi costrinsero molte industrie a riorganizzare la propria produzione in zone diverse da quelle di origine, si cominciò a pensare a come riutilizzare i vecchi fabbricati nati nei primo ‘900 o magari ancora più vecchi. Scoperta negli Usa, passata in Inghilterra per approdare infine nella vecchia Europa continentale, l’opportunità per artisti giovani e meno giovani di accedere ad ampi spazi a prezzi contenuti divenne presto una moda e come tale fu seguita anche dalle fasce più abbienti della borghesia urbana.

E se il carattere promiscuo di casa laboratorio era stato inizialmente una reale necessità, lo stesso divenne poi pretesto fino ad essere completamente ignorato per concentrare la destinazione alle sole funzioni abitative. Pur vicina alla Lombardia, dove il fenomeno investe una buona percentuale di ex edifici industriali, la regione del Ticino non ha registrato quel boom di riconversioni che avrebbero permesso il patrimonio edilizio da una parte e la congiuntura sociale e produttiva dall’altra e se in Italia la pratica del recupero di edifici industriali ai fini abitativi è prassi ormai consolidata, da noi questa opportunità non è stata sfruttata come sarebbe stato possibile. Proprio per le caratteristiche spaziali, la parola “loft” implica anche una diversa concezione dell’abitare, dove alle consuete suddivisioni della casa borghese di fine ‘800, riprese poi dall’edilizia urbana del novecento, si sostituiscono spazi fluidi e confini labili, che sembrano indicare e suggerire una possibile destinazione di utilizzo più che imporla. Perché la nuova casa corrispondesse esattamente ai desideri e ai bisogni dei nuovi inquilini sono stati necessari alcuni cambiamenti tesi ad imprimere

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ARCHITETTURA / MATTEO TRESOLDI 06

un carattere assolutamente personale allo spazio. La camera matrimoniale è stata spostata sul soppalco aperto verso il soggiorno pranzo mentre quella originaria è diventata camera ospiti, la scala verso il soppalco segue un diverso andamento che permette di liberare un grande ambiente limitrofo alla cucina dove é stato poi sistemato il tavolo da pranzo. Sul tetto infine è stato ricavato un terrazzo panoramico che permette una visione a 360 gradi che spazia dalle case del nucleo alle pendici del Monte Generoso per arrivare alle rive del lago. L’attenzione nei confronti della distribuzione interna si completa con una scelta di arredi di design ciascuno dei quali racconta un pezzo di storia: troviamo le sedie Zig Zag di Rietveld e le Tulip di Saarinen abbinate ad un tavolo ottocentesco che proviene da un convento francese, il divano Michetta di Gaetano Pesce a fianco delle poltrone LC2 di Le Corbusier, il tavolino Org di Fabio Novembre illuminato dalla lampada Fortuny di Mariano Fortuny, oppure un armadio nuziale cinese, nel particolare colore giallo invece del consueto rosso, contrapposto alla libreria Bookworm di Ron Arad. Alla collezione di pezzi di disegno industriale si affianca la raccolta di opere

d’arte scelte, che parte dagli svizzeri Carlo Cotti e Fritz Huf per approdare ad artisti come Lodola o Sweetlove, attraverso un percorso che non trascura pezzi arte africana. Se la casa, in quanto spazio fisico e mentale, rivela - perché rispecchia una parte molto profonda della personalità di chi la abita, possiamo ipotizzare che la sensazione di ampiezza e la mancanza di rigide divisioni di questa abitazione corrispondano all’apertura mentale e al desiderio di libertà della sua proprietaria.

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01 Esterno dell’edificio della Filanda 02 Ampia zona pranzo sotto il soppalco 03 Camera degli ospiti 04 Cucina attrezzata 05 / 07 Soggiorno con pezzi di design 06 Ambiente illuminato 08 Scala che scende dal soppalco 09 Soppalco con camera padronale e piccolo salotto


www.heshootshescoores.com 7


ARCHITETTURA / RESIDENZE DI LUSSO

Un mercato ESCLUSIVO HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:

FABIO BISCOZZO (F.B.) General Manager di Biscozzo Immobiliare

GIOVANNI MASTRODDI (G.M.) Titolare di MG Immobiliare e Fiduciaria

EZIO CATUCCI (E.C.) Direttore di Dimensione Immobiliare SA

FEDERICO SALVETTI (F.S.) General Manager di Ebuyhouse.ch

SABINA GATTO (S.G.) CEO Sit Immobiliare

UELI SCHNORF (U.S.) Titolare di Wetag Consulting SA

lusso. Oggi il vero lusso non è la presenza della vista lago, o almeno non solo quella. Né tantomeno le finiture di alto livello. Il vero lusso sta nella corretta individuazione dei bisogni che hanno le persone facoltose. In sintesi, il vero lusso oggi è innanzitutto la corretta distribuzione degli spazi interni. Chi è disposto ad investire diversi milioni per l’acquisto di una casa o di un appartamento esige metrature ampie, un numero di camere soddisfacente, soprattutto se di hanno figli in età scolastica, dimensione degli ambienti generose e servizi comuni come la spa. Un aspetto fondamentale è la presenza di

parcheggi comodi per le auto di lusso, con spazi di manovra adeguati. Inoltre, chi ha molti soldi da investire, ricerca oggetti con cucina separata, lavanderia privata, possibilmente in casa, grandi cantine e uno spazio per il personale domestico. Tutte queste caratteristiche, concentrate possibilmente in un building nuovo, rappresentano la richiesta media dei possibili acquirenti con importanti disponibilità economiche».

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ome può essere definito il concetto di lusso applicato al settore immobiliare, con particolare riferimento al mercato ticinese? In estrema sintesi, quali sono i principali elementi di cui bisogna tenere conto? F.B.: «Innanzi tutto premetto che il concetto di lusso in Ticino è stato ampiamente abusato e il risultato oggi è quello di avere numerose proprietà sfitte a prezzi troppo alti, che non rispecchiano le reali esigenze di

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G.M.: «Il lusso è un concetto molto soggettivo; in ambito immobiliare è sempre molto chiaro e de-


ARCHITETTURA / RESIDENZE DI LUSSO

nuovo su alcune carte vincenti per fare tornare persone e famiglie che possono poi creare un indotto importante nel settore immobiliare di lusso, ma anche nella ristorazione e nel commercio e trasversalmente in tutti i settori economici e sociali».

finito dalla location, ossia il centro città o zone collinari signorili con bella vista lago, in contesti di sicurezza e privacy garantiti. Le superfici abitative variano a seconda del periodo storico e delle influenze esterne; in passato, abbiamo avuto richieste per grandi ville con giardino per il grande flusso di nuove famiglie residenti, oggi invece appartamenti generosi ma che rispondono al requisito di vacanza o LAFE. Elemento oggi distintivo è la qualità dell’edificazione con i suoi particolari architettonici, dettagli esclusivi ed ecologici, tutto quanto per creare emozioni e soddisfare un sogno da condividere, ma sempre in base alla location esclusiva». E.C.: «Generalmente si usa il termine lusso a mio avviso in modo troppo “leggero”. I principali elementi che danno la connotazione del lusso sono suddivise in 3 principali voci identificative: 1. location (prestigio, vista, esposizione, ecc. ecc); 2. architettura innovativa ed esclusiva nel vero senso della parola quindi progettazione generale dalla forma esterna ai layout interni con finiture ricercate e di alto design, contenuti generali, facility tipo wellness spa, piscine esclusive di e di ultime generazione, palestra servizi di portineria, ecc; 3. capillare presenza di infrastrutture pubbliche efficienti e complete di riflesso disponibilità di servizi del co-

mune al top di categoria come per esempio attività scolastiche di qualità nonché di profilo internazionale. Fiscalità del Cantone e comune completano indirettamente questi aspetti, servizi per cui si genera attrattiva». F.S.: «A mio avviso il mercato del lusso a livello immobiliare in Ticino è inteso come oggetti che possono soddisfare le richieste di una clientela internazionale ed esigente, che vede il nostro territorio come una location ideale per compiere un passo importante, quello di trasferirsi a vivere in Ticino. Quindi il mercato del lusso viene identificato da una tipologia di clientela internazionale che sceglie Lugano e il Ticino come luogo dove venire ad abitare e soprattutto fare crescere i figli. Questa clientela desidera trasferirsi in Ticino per le scuole internazionali (vedi Franklin College e Tasis). Gli oggetti che trattiamo sono un po’ legati a questo ambito e all’attrattività che può avere la scuola e il futuro dei propri figli. In passato la spinta verso il Ticino era la condizione di “globalista”, ma per la situazione politica ed economica che si è creata questa figura oggi è un po’ penalizzata, anche se dovrebbe essere ancora importante per il nostro territorio. Auspico che torneremo attrattivi anche sotto il profilo bancario e finanziario e a livello fiscale, puntando di

S.G.: «Il lusso nel mercato immobiliare è innanzitutto caratterizzato da un’emotività soggettiva; tuttavia caratteristiche come location, vista, superfici generose e finiture di alto livello (legni pregiati, marmi, cucine moderne di ultima generazione, ecc.) oltre al contesto nel quale si inserisce l’immobile sono imprescindibili per poter definire una proprietà di lusso». U.S.: «È molto difficile dare una definizione unica del concetto di lusso: in ogni caso possiamo parlare di un bene di cui vi è scarsità sul mercato. Ma l’aspetto forse più importante è dato dal fatto che esso deve essere in grado di suscitare un’emozione, perché l’acquisto di una casa è sempre un’esperienza unica nella vita delle persone. Se poi vogliamo utilizzare dei parametri “oggettivi”, allora lusso vuol dire un prezzo sopra i 3 milioni di euro, una superficie dell’abitazione molte estesa, un utilizzo di arredamenti e materiali di alta gamma, una posizione particolarmente ricercata ed esclusiva». Alla luce di queste considerazioni, quali previsioni per i prossimi anni si possono fare riguardo all’andamento del mercato degli immobili di lusso in Ticino? F.B.: «Il mercato del lusso ha sempre il suo trend positivo. Ci saranno probabilmente delle oscillazioni di prezzo verso il basso, ma non tali da stravolgere il mercato».

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G.M.: «Il Ticino è un buon pre-indicatore dei prezzi in genere: dopo il boom degli anni dal 2010 al 2014, dal 2015 abbiamo notato una inversione di tendenza sui prezzi, che non si era ancora manifestata in altri Cantoni. I prezzi hanno avuto una importante correzione verso il basso. Gli immobili di lusso da qualche anno hanno una domanda inferiore, secondo me, dovuta in particolare dall’immigrazione di qualità che è sensibilmente diminuita. Si è raffreddato l’interesse per la Regione di Lugano, dopo l’abolizione del segreto bancario. Il trend a breve è questo, purtroppo; siamo convinti che la regione di Lugano, debba assolutamente creare incentivi atti ad attirare persone e famiglie che possano ritenere idoneo trasferire i propri interessi personali e finanziari da noi, prevedendo incentivi, sgravi fiscali per la relocation di aziende che possono creare nuova forza lavoro e dare valore aggiunto ad alcuni settori economici chiaramente in difficoltà». E.C.: «Decisamente ci sarà un ridimensionamento causato dalle oramai più che note evoluzioni del mondo bancario/finanziario e politico (accordi internazionali, segreto bancario, Voluntary Disclosure) hanno ridotto non poco l’afflusso di capitali rispettivamente clienti esteri interessati anche all’investimento immobiliare. Tuttavia la clientela che apprezza e può avvicinarsi al lusso seppur in modo più circoscritto è e sarà sempre presente, importante è progettare e realizzare complessi davvero esclusivi e di pregiata fattura per essere resilienti e poter mantenere buone posizioni di mercato». F.S.: «Cerco di guardare al mercato in maniera positiva, ma analizzando i dati degli ultimi anni non è facile prevedere un miglioramento nell’immediato, a meno che non si

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promuovano degli interventi per essere più attrattivi. Negli ultimi due anni c’è stato un adeguamento dei prezzi e un ridimensionamento dei valori per gli immobili del lusso, e questo è un bene per il mercato perché abbiamo avuto tanti anni dove si è cavalcato tutti l’onda dei prezzi in salita, di buone vendite e di tanta ricca clientela internazionale. Adesso siamo tutti alla finestra per vedere cosa succederà». S.G.: «Chi ricerca un’abitazione di lusso nel nostro mercato oggi può certamente valutare una più ampia offerta e conseguentemente avere l’opportunità di negoziare sui prezzi di richiesta più di quanto non accadesse in passato. Per il prossimo futuro prevediamo che questa tendenza rimarrà prevalentemente invariata data l’offerta sul territorio». U.S.: «Il mercato degli immobili di lusso è alimentato in Ticino per almeno il 50% da acquirenti stranieri. Dunque sul futuro andamento di questa fascia di immobili potranno influire in modo decisivo le prospettive demografiche dei prossimi decenni, lo sviluppo o meno dell’economia e naturalmente le decisioni della politica che con le proprie scelte può favorire o restringere le possibilità di acquisto di immobili da parte di persone che decidono di trasferire la propria residenza in Ticino». In base alla vostra esperienza quali sono gli oggetti immobiliari sui quali si focalizzerà maggiormente l’attenzione? F.B.: «Ad oggi bisogna concentrare l’attenzione sui tagli piccoli e con un costo più basso rispetto a tanti altri oggetti, ricordiamoci che la FINMA ha posto nuove regole per cui oggi accedere ai crediti diventa più dif-

ficile. Per cui le fasce di reddito che possono permettersi l’acquisto sono le economie con redditi di circa 100.000. CHF all’anno o i grandi ricchi. La fascia media, che si orienta su acquisti attorno ai 2,5 milioni oggi fa più fatica». G.M.: «Sappiamo che per il segmento del lusso non sono cosi determinanti fattori come i Tassi Ipotecari o accedere al finanziamento bancario, questi clienti guardano come già detto soprattutto alla Location e ai dettagli sulla qualità ma solo se l’immobile risponde ai requisiti di esclusività. Essendo diminuita l’immigrazione di clienti che si rivolgono al lusso, gli interessati oggi sono più selettivi e rigorosi, selezionano appartamenti con spazi generosi e in posizione centrale dove la vista lago e la residenza di classe è privilegiata con superfici dai 100 ai 200 mq sempre con vista lago, le aree si restringono al centro di Lugano e alla prima collina di Lugano Castagnola. Abbiamo notato un costante interesse per le ville o case unifamiliari soprattutto in specifiche aree come Collina d’Oro o Castagnola. Il mercato ad oggi è chiaramente diviso in due parti: la città o i quartieri fortemente residenziali ed esclusivi a ridosso del centro con un costante interesse all’acquisto e prezzi stabili e le aree cosiddette fuori dagli agglomerati urbani che stanno subendo un calo della domanda e dei prezzi». E.C.: «Nel segmento lusso la metratura più ricercata va dai 200/300 mq fino a picchi di 350/400 mq per alcuni appartamenti e attici collocati in location PRIME come esempio il centro città di Lugano, la Collina d’Oro, Porza, Castagnola, Ruvigliana sono alcuni esempi. Oramai gli appartamenti in stile prevalentemente moderno stanno crescendo notevolmente in termini di richiesta prendendo il posto di quelle ville imponenti con


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metrature infinite a volte anche in stile coloniale e/o mediterranee, parecchio diffuse anni 70/80. Non che non ci siano richieste di ville ma decisamente in misura più moderata rispetto agli appartamenti summenzionati». F.S.: «Sicuramente le abitazioni unifamiliari e le ville nelle zone più rinomate come Montagnole e Collina d’Oro, proprio per la vicinanza rispetto a scuole internazionali; e poi Castagnola, perché è una località sempre quotata e comunque conosciuta anche da chi arriva dell’estero. Inoltre, saranno vincenti le strutture che avranno servizi ma anche privacy, caratteristiche oggi molto ricercate dallo straniero e non facili da trovare, visto che il nostro territorio è di dimensioni ridotte». S.G.: «L’acquirente è sempre più attento alle performance energetiche dell’immobile e al risparmio delle spese nel lungo periodo; infatti negli ultimi tempi le ricerche si rivolgono perlopiù verso immobili di nuova o recente costruzione. Ricerca di immobili in citta e tipologie di oggetti piccoli come formula di investimento sono molto richiesti dal mercato delle locazioni quindi appetibili da investitori. Ultimamente notiamo una preferenza delle famiglie, che un tem-

po si orientavano ad appartamenti 4,5 locali, all’acquisto di tagli più grandi di almeno 5,5 locali. Le case unifamiliari in zone servite sono sempre una tipologia molto richiesta; se è necessaria una ristrutturazione i costi possono inizialmente spaventare l’eventuale interessato per questo è importante una consulenza professionale di un esperto che, nella fase finale di scelta, possa affiancare l’acquirente dandogli un supporto tecnico sulla ristrutturazione e rassicurandolo sull’investimento totale». U.S.: «Nel corso degli ultimi abbiamo registrato un crescente interesse verso quelle residenze che presentano le migliori condizioni da un punto di vista di comfort abitativo, il che significa impianti moderni, dotazioni tecnologiche, spazi ampi e comodi, facilità di accesso. Gli edifici storici riscuotono interesse solo se hanno subito un radicale processo di rinnovamento e adeguamento. A soffrire sono soprattutto gli immobili degli anni ’60-’70 che, se non sono stati adeguatamente rinnovati, non sono più in grado di fare fronte alle esigenze della vita moderna». Quali sono i principali rischi di natura economica, politica, fiscale, ecc. da scongiurare affinché questo mercato non subisca rallentamenti o stagnazione?

F.B.: «Innanzi tutto bisogna partire dalla politica. Bisogna capire Lugano cosa vuole diventare. Fino ad oggi i servizi bancari legati ad una politica fiscale ormai anacronistica hanno reso Lugano attrattiva, ma oggi tanti capitali sono partiti verso altre destinazioni e la qualità di vita non è più sufficiente a giustificare la propria residenza in Ticino. Ricordiamo che la gente ricca è anche abituata a certi standard e ad oggi Lugano, purtroppo, non è ancora una città all’altezza di altre città elvetiche concorrenti, vedi ad esempio Zurigo. Iniziative e idee ce ne sono, ma bisogna capire realmente cosa vuole fare la politica e in che direzione vuole andare». G.M.: «Bisogna evitare di edificare immobili particolarmente costosi fuori dai centri urbani, in quanto il mercato locale non è disponibile a pagare i prezzi di 5 anni fa e i clienti stranieri non sono interessati a tali zone. Anche la politica deve saper valutare alcuni dati economici: nel 2017 in Ticino abbiamo venduto 500 milioni di Franchi in meno rispetto al 2016, ma sono aumentate il numero delle transazioni, quindi si acquistano oggetti a prezzi inferiori rispetto agli anni passati e molti clienti del lusso non trovando interessante il Canton Ticino fiscalmente hanno messo in vendita le loro case o addirittura sono partiti. Anche la Divisione delle contribuzioni ha notato che negli ultimi anni abbiamo registrato più contribuenti abbienti uscire dal Ticino rispetto a quelli che sono entrati. L’immigrazione internazionale è scesa in Svizzera da un saldo di circa 72.000 persone nel 2015 a meno di 65.000 nel 2017, in termini di comunità, sono diminuiti infatti Tedeschi, Italiani e Francesi, nostro bacino tipico di clienti medio alti. Vorrei poter mandare un semplice messaggio: il mondo cambia, le persone sono sempre in continuo movimento, non posTICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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siamo pensare che il Ticino possa restare inerte e non prevedere cambiamenti e importanti incentivi». E.C.: «I rischi di natura economica sono ingenti perché questi immobili hanno un costo di realizzo importante e la dilatazione dei tempi di vendita degli stessi erode parecchio le risorse dell’imprenditore e la capacità di realizzo dell’operazione immobiliare, che pur vedrà il suo completamento ma con tempi molto lunghi, quindi economia che rallenta, flussi finanziari conseguentemente, calo del gettito fiscale ecc. I rischi di natura politica non riesco ad identificarli in modo diretto, comunque osserviamo la politica non totalmente pro attiva sul tema di riforme che incentivino il ritorno di clientela estera facoltosa in modo ancora importante, anche se un discreto ottimismo ha accolto il risultato del recente referendum sulle riforme fiscali. Questa staticità o tempi decisamente lunghi nel riprendere i ritmi necessari oggi in termini di cicli economici, influisce sulla volontà di intraprendere e imprendere da parte degli imprenditori che nonostante tutto sono sempre e per indole attivi nel trovare soluzioni e nuove idee vincenti. Forse la politica non dovrebbe sottovalutare che dimenticarsi oltre che ridurre gli investimenti nel mondo immobiliare vuol dire anche di riflesso avere paesi che non rinnovano il loro parco immobili e che le iniziative di pregio e del lusso se ben concepite ab-

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belliscono architettonicamente quartieri e zone delle città, in modo da attrarre turismo e nuovamente clientela estera. Di frequente trovo su riviste del settore città e Paesi esteri che lo fanno continuamente, realizzano nuovi e prestigiosi progetti di tipo sua residenziale che istituzionale attirando l’attenzione a livello internazionale. Viceversa, senza rinnovo le strutture e gli immobili evidentemente invecchiano, e dalla parte del turista o cliente estero sembra che il Paese sia fermo o non interessato ad abbellirsi ed innovarsi costantemente e questo è dannoso per il presente e il futuro». F.S.: «Ci dovrebbe essere un messaggio positivo dalle istituzioni nei confronti di chi vuole trasferirsi e comprare in Svizzera, con una rivisitazione della LAFE che limita molto l’investimento da parte di stranieri per l’acquisto di abitazioni; quindi un’apertura per fare in modo che arrivino anche investimenti esteri, non solo per chi può comprare l’appartamento di vacanza ma anche solo per chi vuole investire, come succede in tanti altri Paesi. Ora si sta costruendo ma soprattutto da parte di investitori istituzionali, con il rischio di trovarci con tanti palazzi a reddito da riempire, ma con una popolazione locale che non sta crescendo molto. Tanti appartamenti sfitti non rappresentano sicuramente la situazione che ognuno di noi auspica».

S.G.: «Sicuramente è importante che la Svizzera continui ad essere attrattiva per tutti coloro che acquistano immobili di lusso. La qualità di vita, la sicurezza, i servizi e la posizione geografica rappresentano i valori per i quali molte persone decidono di trasferirsi nel nostro paese. Non intravvediamo particolari rischi, se non quelli legati ad un aumento dei tassi di interesse o a eventuali politiche fiscali che scoraggino l’acquisto da parte di potenziali clienti». U.S.: «Bisogna sottolineare il fatto che in Svizzera manca quasi del tutto una adeguata consapevolezza di quanto il mercato del lusso sia importante per l’economia del nostro Paese. Addirittura mancano dettagliate analisi degli effetti che potrebbero derivare da una contrazione di questo mercato del lusso. Molto importante per i prossimi anni saranno le misure adottate a livello federale e cantonale per quanto riguarda la limitazione delle possibilità di acquisto di proprietà immobiliari da parte di clienti provenienti dall’estero. Per contro, giocano un ruolo positivo quelli che sono i tradizionali vantaggi offerti da questa regione: il clima, la natura rigogliosa, i laghi insieme alle montagne circostanti, hanno reso quest’area, da decenni, la meta principale per turisti e acquirenti provenienti dal Nord Europa. Inoltre, se si considerano la stabilità politica, legale e finanziaria, il basso livello di criminalità, l’eccellente sistema sanitario, le strutture e i servizi scolastici e pubblici di alto livello, il Ticino risulta ancora essere un posto ideale in cui vivere. Però come detto all’inizio, dipende tanto dalla consapevolezza della politica: vogliamo essere più Costa Smeralda, con un turismo lussuoso, o più Costa del Sol con un turismo più a buon mercato, o ancora più Silicon Valley con una industria highend modernissima? Bisogna definire una visione».


ARCHITETTURA / RESIDENZE DI LUSSO

Tutti i vantaggi DEL RENT TO BUY MATTEO PAGANI, STUDIO FIDUCIARIO PAGANI SA, NON SI OCCUPA DEL MERCATO DEL LUSSO MA DI UN SEGMENTO DIVERSO, QUELLO MAGGIORMENTE RIVOLTO ALLA FASCIA MEDIA CON PREZZI E LOGICHE DI MERCATO DIFFERENTI.

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l mercato immobiliare deve fare spesso i conti con le restrizioni che le banche pongono alla concessione di mutui a chi vuole acquistare una casa. Qual è il suo parere in proposito? «Berna ha inasprito le condizioni che le banche devono seguire nel concedere prestiti ipotecari. Questo è un fatto. Da una parte questa situazione rende la vita difficile ai promotori immobiliari, ma dall’altra la preoccupazione della FINMA è reale: il mercato ha conosciuto una crescita molto importante nell’ultimo decennio e il livello d’indebitamento delle famiglie che hanno acquistato un appartamento o una casa è elevato. Di conseguenza quando i tassi ipotecari saliranno e le ipoteche fatte in questi anni arriveranno a scadenza, i proprietari si troveranno a dover pagare degli interessi ipotecari che rappresenteranno dei multipli di quelli pagati fino a quel momento. Questo creerà inevitabilmente situazioni molto difficili per molte famiglie con i conseguenti disagi sociali». Quali interventi potrebbero favorire l’accesso al credito ipotecario? «Stanno nascendo nel mercato nuove idee. Per esempio alcune strategie già utilizzate all’estero quali il Rent to Buy, di cui parleremo più avanti. Vi

sono anche società o fondi che finanziano quella parte di debito non coperto dalle banche. Personalmente ritengo quest’approccio estremamente pericoloso sia per chi concede questo finanziamento sia per il proprietario. Infatti in caso di una correzione anche non drammatica del mercato immobiliare, le banche ridurrebbero l’anticipo concesso e quindi chiederebbero un rientro parziale del debito. Chi dovrà coprire questa richiesta dovranno essere o i proprietari dell’immobile o la società che ha finanziato la parte non finanziata dalla banca. Tutto questo con un valore del bene ridotto rispetto al prezzo di acquisto e questo non può che essere problematico per tutti gli attori». Che vantaggi potrebbero derivare dal Rent to Buy (acquisto con riscatto), nuova formula individuata per agevolare l’acquisto anche da parte di giovani con un reddito medio e con un ridimensionato potere di acquisto? «Il Rent to Buy è uno strumento che anche noi come fondo Residentia stiamo iniziando ad utilizzare e che ritengo diventerà uno strumento comune. Il sistema permette all’acquirente di pagare l’appartamento “a rate”: viene firmato un diritto di compera con un versamento iniziale e parallelamente stabilito un affitto di cui la parte maggiore

viene dedotto dal prezzo finale di acquisto. Questo potrebbe permettere di evitare ad esempio di riscattare il massimo permesso della propria cassa pensione. Quest’approccio, se non portato all’eccesso, potrebbe portare una liquidità superiore al mercato immobiliare». Quali sono i punti forzi della strategia di Residentia? «Il fondo Residentia presenta diversi vantaggi. Innanzitutto investe in Ticino e chi vuole investire nel nostro Cantone trova in Residentia un’ottima occasione. In secondo luogo acquistare un fondo significa avere una diversificazione molto importante: al momento il Fondo ha oltre 20 immobili sparsi su tutto il territorio per un totale di oltre 230 milioni di franchi. Siamo anche quotati alla borsa di Zurigo e quindi acquistare o vendere le quote del fondo è estremamente semplice con un investimento minimo di poco più di 100 franchi; quindi l’accesso all’investimento è permesso anche al piccolo risparmiatore. La struttura è sottoposta a controlli molto severi da parte della FINMA e questo garantisce una sicurezza che altri strumenti non hanno. Infine ma non per importanza i vantaggi fiscali sono interessanti: il dividendo incassato (tra il 2.5 ed il 3%) è netto, nel senso che non si pagherà alcuna imposta sul dividendo incassato. L’ultimo traguardo del nostro fondo è il lancio in queste settimane della Residentia Card, una carta fedeltà volta ad aumentare la socializzazione nei nostri TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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ARCHITETTURA / RESIDENZE DI LUSSO

immobili e grazie alla quale i nostri inquilini ricevono e che permette loro di avere sconti presso compagnie assicurative, banche, negozi nelle vicinanze del proprio immobile e altro ancora, inclusi premi in denaro». E quale il bilancio dei principali risultati ottenuti? «Devo dire che siamo molto orgogliosi di quanto fatto in questi 9 anni. Abbiamo quasi raggiunto un valore netto di 200 milioni e circa 240 milioni in immobili. All’interno del nostro parco vi sono immobile ad alta connotazione sociale, un punto importante della nostra strategia morale. Negli anni

scorsi siamo stati tra i migliori fondi immobiliari della nostra categoria (residenziali con investimento diretto, cioè che acquistano immobili e non società immobiliari) in termini di dividendo pagato e di performance in borsa: il nostro rendimento complessivo negli ultimi 3 anni è stato del 7.75%. Oggi abbiamo una folta schiera di investitori sia privati ticinesi che grandi istituzionali a livello nazionale, cosa tutt’altro che scontata e che premia la nostra trasparenza ed affidabilità. Questo e il nostro spirito innovativo ci lascia ben sperare per il futuro, anche in un mercato della locazione in evidente difficoltà».

Tutto quello CHE DETERMINA IL LUSSO MONICA LO RISO, TITOLARE DI ARTPROJEKT, DECLINA IL CONCETTO DI LUSSO E GUARDA CON ATTENZIONE L’ANDAMENTO DEL MERCATO TICINESE.

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l concetto di lusso sul mercato ticinese deve comprendere alcuni aspetti fondamentali quali: location (nel Luganese Montagnola, Castagnola e Porza; nel Locarnese Orselina, Ascona e Brissago); posizioni uniche ed esclusive (vista lago completa); sicurezza e Lifestyle; architettura contemporanea e di design (concetti innovativi); materiali di pregio e tecnologia. Il segmento lusso è attualmente in rallentamento per troppa “offerta”. Da non sottovalutare inoltre la situazione fiscale e quella politica non at-

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trattive per capitali stranieri. Le banche sono poi sempre meno disponibili a finanziare questo segmento per ovvie politiche di rischio sempre legate alla crescente preoccupazione politica e fiscale. Per quanto riguarda invece il mercato immobiliare per residenti, in controtendenza rispetto agli ultimi anni, vengono e verranno richiesti soprattutto appartamenti di taglio medio/ grande per nuclei familiari sia per l’acquisto che per la locazione. Infine, per invertire l’attuale tendenza al rallentamento sarebbe opportuno un ulteriore leggero adeguamento dei

prezzi, ma anche aumentare ulteriormente la “percezione” verso l’estero di un mercato sicuro, affidabile e senza troppi rischi di ribasso dei prezzi, soprattutto rivedendo almeno in parte le limitazioni imposte dalla LAFE e dalle normative riguardo alla residenza secondaria».



ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING SA

L’importanza di un network INTERNAZIONALE 01

UELI SCHNORF E PHILIPP PETER, TITOLARI DI WETAG CONSULTING SPIEGANO I VANTAGGI DERIVANTI DALL’AFFILIAZIONE DI WETAG CONSULTING ALLA PRESTIGIOSA CHRISTIE’S DI LONDRA.

Da sinistra: Philipp Peter e Ueli Schnorf

01 Ascona, Lago Maggiore – REF. 88489 Famosa villa in stile Bauhaus Uno dei monumenti protetti in Ticino 02 Carona, Lago di Lugano – REF. 88518 Splendida villa a Carona pensata per persone dinamiche 03 Morcote, Lago di Lugano – REF. 88527 Casa patriziale direttamente sul Lago di Lugano 04 Montagnola, Lago di Lugano – REF. 88544 Elegante villa con vista sul Lago di Lugano

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uali sono le principali caratteristiche offerte dai network internazionale di immobili in Ticino? «La proposta di immobili attraverso agenzie appartenenti a network internazionali è un fenomeno di carattere generale che dovrebbe garantire il rispetto di alcuni requisiti quali, ad esempio, un livello minimo qualitativo, una migliore visibilità e una maggiore credibilità nei confronti della clientela locale, mentre nei confronti di quella proveniente da altri Paesi vi è sempre la speranza di acquisire qualche nuovo cliente che ha scelto di acquistare un immobile e trasferire la propria residenza in Ticino. Se poi parliamo del mercato del lusso, il meccanismo resta sostanzialmente il medesimo, ma si innalza evidentemente il livello qualitativo, sia per quanto riguarda la visibilità, la credibilità e la possibilità di accedere ad un panel di clienti internazionali altamente qualificati e selezionati».

Quali vantaggi derivano per Wetag Consulting e per i suoi clienti dal fatto di essere stata scelta come affiliata esclusiva di Christie’s International Real Estate in Ticino? «Direi che i nostri clienti possono godere di una situazione di assoluto privilegio, determinata dal fatto che noi siamo affiliati di Christie’s e dunque vantiamo una posizione ben diversa rispetto a quella che si crea attraverso una semplice rete di franchising. Grazie a questa affiliazione possiamo accedere ad una selezione di nomi di potenziali clienti presenti in tutto il mondo ed effettivamente in grado di effettuare l’acquisto di un immobile di lusso. Basti pensare che Christie’s ha creato nel tempo una lista unica di clienti la cui origine risale addirittura al 1766!». Di quali altre organizzazioni è inoltre membro Wetag Consulting? «La nostra azienda è membro di molte prestigiose organizzazioni internazionali tra cui EREN, European Real


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Estate Network, “Leading Real Estate Companies of the World” e “Luxury Portfolio International Real Estate”. Questa importantissima rete di contatti ci consente di restare sempre aggiornati sulle ultime novità e tendenze di marketing nel mercato delle proprietà di alto livello: partecipiamo poi a congressi annuali, riunioni e workshop organizzati da queste organizzazioni. Grazie al nostro impegno, abbiamo ottenuto un flusso costante di clienti (tra il 60% e il 75%) proveniente da più di 70 nazioni diverse, che ci permette di vendere alcune delle abitazioni più importanti del Ticino». Con quali differenze si presenta il mercato degli immobili di lusso nelle regioni rispettivamente di Lugano, Locarno e Ascona? «Bisogna distinguere tra due aree con caratteristiche ben definite: da un lato l’area del lago Maggiore, con Locarno e Ascona e dall’altro Lugano con i suoi dintorni. I clienti che si orienta-

no verso l’area del lago Maggiore sono soprattutto amanti della natura e delle vacanze all’aria aperta. Dunque ricercano soluzioni che offrano la possibilità di praticare, anche in inverno, tutti gli sport lacustri. Al tempo stesso apprezzano la vicinanza e la riservatezza che offrono ville e appartamenti circondati dal verde di parchi e giardini e affacciati sul lago. Ad animare la vita di queste persone concorrono poi i festivals e le varie manifestazioni che si tengono nelle diverse località del lago Maggiore. La clientela che guarda a Lugano è invece soprattutto orientata al business e/o sono delle famiglie con figli nel età delle scuole, dunque apprezza i vantaggi che la città offre grazie alla presenza di scuole internazionali, alla facilità delle comunicazioni, alla vicinanza con Milano, insomma a tutti quegli aspetti che ne fanno un polo economico e sociale attivo e dinamico».

«In ordine di importanza direi innanzitutto una bella posizione, che nella maggioranza dei casi vuol dire necessariamente vista lago. Molto importante è poi la privacy, cioè la possibilità di trascorrere una vita riservata e tranquilla senza intrusione da parte di occhi indiscreti. Quindi non va sottovalutata una buona accessibilità, in termini di facilità di collegamenti generali esterni (strade, autostrade, ferrovie, aeroporti), ma anche di raccordo tra la proprietà e la rete viaria locale. Da ultimo, ma l’elenco delle richieste potrebbe essere ancora lungo, riscuotono un interesse sempre maggiore le residenze che possono essere definite “moderne”, cioè fornite di impiantistica, di dotazioni tecnologiche e di layout in linea con quelle che sono ormai le esigenze del vivere contemporaneo».

Quali sono le più frequenti richieste provenienti dalla clientela internazionale che vuole acquistare un immobile di lusso in Ticino? 03

Riva Antonio Caccia 3, CH-6900 Lugano Via della Pace 1 a, CH-6601 Locarno Via Beato Berno 10, CH-6612 Ascona www.wetag.ch www.journal.wetag.ch info@wetag.ch +41 (0) 91 751 31 06 04 TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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ARCHITETTURA / MG LARIS IMMOBILIARE

GIOVANNI MASTRODDI PROPONE SOLUZIONI IMMOBILIARI PARTICOLARMENTE CONVENIENTI RISPETTO ALL’ANDAMENTO DEL MERCATO, OFFRENDO AL CONTEMPO LA POSSIBILITÀ DI COMPRARE IL PROPRIO APPARTAMENTO COMPLETO ANCHE DI ARREDAMENTO. Residenza Parco Casarico Sorengo

REALIZZARE IL PROPRIO SOGNO ABITATIVO

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erché Parco Casarico si presenta come un progetto assolutamente innovativo nell’attuale panorama luganese? «Sono numerosi i motivi che rendono questa residenza davvero unica. Innanzitutto una location invidiabile a due passi dal centro, in prossimità del lago di Muzzano e con i servizi primari a portata di mano. Il progetto è stato poi concepito nel totale rispetto dei criteri di sostenibilità al fine di garantire ai nostri clienti un rendimento adeguato nel tempo per il proprio investimento immobiliare. In sintesi, si tratta di appartamenti adatti a tutti, alle famiglie ticinesi come ai residenti

Lugano Castagnola, Casa con giardino e super vista lago CHF 1’400’000.Altre Ville e Appartamenti su: www.mgimmobiliare.ch

o ai single living o alle giovani coppie e i prezzi sono sicuramente competitivi e adeguati al mercato locale, a partire da CHF 7.000 al mq». Che cosa rende questa residenza particolarmente moderna e al passo con le esigenze della vita moderna? «Il nostro obiettivo è quello di rendere migliore la vita dei residenti proponendo un servizio completo in tutti gli appartamenti. In particolare, tutto il complesso è dotato di accorgimenti ecologici grazie ai quali l’ambiente si avvantaggia e si realizzano anche significativi risparmi economici. Gli edifici, pronti a settembre 2019, sono dotati inoltre di parcheggi ampi e in autorimessa coperta e di impianto geotermico. Per ogni appartamento sono previsti lavanderia privata e raffrescamento, mentre le cucine sono studiate e attrezzate per soddisfare anche i più esigenti gourmet». Quali sono gli ulteriori vantaggi offerti dall’acquisto di un appartamento a Parco Casarico? «Chi decide di acquistare un appartamento in questo contesto esclusivo, sceglie una soluzione abitativa moderna all’interno di un ampio parco con piante già adulte. Tutto il processo di compravendita avviene nella situazione più favorevole, avvalendosi di una

consulenza personalizzata e di un servizio notarile privilegiato. Anche le condizioni di pagamento sono particolarmente vantaggiose con possibilità di facilitazioni creditizie concordate con un primario istituto bancario. Dopo la vendita la residenza Parco Casarico assicura poi bassi costi di gestione e amministrazione». A disposizione dei clienti avete previsto anche la possibilità di acquistare un arredamento completo… «Un ulteriore punto di forza del progetto è dato dalla fornitura di mobili con l’assistenza degli architetti messi a disposizione da una primaria azienda del settore come ArredoPiù: il concetto di Smart House che abbiamo sviluppato, offre infatti la possibilità di acquistare l’appartamento completamente o parzialmente arredato. Un Demo apartment è già ora visitabile in via Pelli a Lugano mentre entro settembre 2018 un secondo appartamento campione verrà realizzato in cantiere a Sorengo».

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DOSSIER FONDAZIONI

NUOVE PROSPETTIVE per l’innovazione sociale NON È RARO CHE NELLA PUBBLICA OPINIONE SI CREINO MALINTESI CIRCA L’ESATTA DEFINIZIONE DEI CONCETTI DI “DONAZIONE” E “SPONSORIZZAZIONE”: I DUE TERMINI SONO FACILMENTE UTILIZZATI COME SINONIMI, VENGONO SOVRAPPOSTI E SPESSO CONFUSI. OCCORRE RICORDARE, TUTTAVIA, CHE IN AMBITO FILANTROPICO ESSI APPARTENGONO A UNIVERSI CONCETTUALI OPPOSTI. NE PARLIAMO CON L’ESPERTA ELISA BORTOLUZZI DUBACH, AUTRICE, DOCENTE UNIVERSITARIO E CONSULENTE DI FONDAZIONI E IMPRESE.

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el linguaggio corrente termini come “donare” e “sponsorizzare”, cui possiamo aggiungere anche l’appellativo di “mecenate”, vengono usati spesso come sinonimi oppure in modo erroneo. Ad esempio, che cosa ha a che fare il mecenatismo con gli obiettivi e l’attività erogativa delle fondazioni? «Il termine “sponsorizzazione” si applica soltanto alle imprese che, attraverso un contratto a prestazioni corrispettive con una società sportiva o un’organizzazione artistico-culturale, supportano economicamente un evento o un’attività perseguendo un preciso ritorno d’immagine. Parlare di sponsorizzazione quando si prende in esame l’operato filantropico di singoli o di fondazioni (incluse le fondazioni d’impresa) non è pertinente dal punto di vista dei contenuti e, soprattutto, non è giuridicamente corretto anche ai sensi del diritto tributario. Il rapporto tra mecenatismo e fondazioni, invece, è più intricato perché un(a) mecenate può decidere di servirsi di una fondazione come mezzo per fare della beneficenza e avviare o promuovere progetti in tal senso. A differenza del mecenate classico, che non deve dar conto a nessuno di come impiega i suoi mezzi, all’interno di una

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fondazione si è soggetti a regole precise, talvolta molto rigide. Un’apposita autorità, che nella maggior parte dei paesi ha carattere pubblico, vigila attentamente sul rispetto della volontà del fondatore, sulla conformità di regolamenti, statuti e disposizioni delle fondazioni sugli investimenti e sulla politica erogativa. Se da un lato, scegliendo la strada di istituire una fondazione un mecenate accetta volontariamente delle limitazioni alla propria attività filantropica, dall’altro si apre a maggiori potenzialità e opportunità di efficacia della comunicazione istituzionale e della portata dei progetti. Questo, naturalmente, vale sia per le persone fisiche sia per le imprese. La Hear the World Foundation, per esempio, è stata fondata nel 2006 dall’azienda svizzera produttrice di apparecchi acustici Sonova, e da allora si impegna in progetti finalizzati a prevenire la sordità o a offrire soluzioni concrete a chi ne è stato colpito non solo in Svizzera ma in tutto il mondo. La fondazione concretizza il suo sostegno sotto forma di contributi finanziari e mettendo a disposizione gratuita apparecchi acustici, batterie, sistemi FM e attrezzature tecnologiche d’avanguardia utilizzate dalla medicina dell’udito. Ha avviato un particolare filone progettuale a sostegno dei bambini sordi e sviluppa


DOSSIER FONDAZIONI

programmi di prevenzione e informazione sulla salute dell’orecchio per genitori e famiglie, senza dimenticare la ricerca e la formazione di esperti (www.hear-the-world.com)». Come si è sviluppata, invece, la sponsorizzazione come “nuovo mecenatismo” nella tradizione che risale allo storico protettore di poeti e artisti? «La sponsorizzazione non è un nuovo mecenatismo: le differenze tra le due attività sono troppo profonde. Chi sponsorizza pretende in cambio una contropartita quantificabile per il raggiungimento di obiettivi ben precisi, che dipendono dalla strategia dell’azienda. Questo non appartiene alla logica del mecenatismo, che si può definire, invece, come un contributo alla società civile svincolato da motivazioni commerciali, ma attribuibili alla sfera emotiva e filantropica. Un esempio efficace di mecenatismo per il sociale è quello dell’Angelo Invisibile: una straordinaria storia di generosità che ha cambiato il destino di molti milanesi. Da oltre un decennio, un facoltoso manager della finanza milanese ha deciso di impiegare una parte significativa del suo denaro per aiutare i suoi concittadini più poveri rimanendo nel più completo anonimato. Senza perseguire alcun ritorno, tantomeno di immagine, l’angelo invisibile, come è stato soprannominato, continua ad aiutare famiglie, madri sole e ragazzi in difficoltà pagando affitti, utenze e rette scolastiche, prestando assistenza legale, saldando debiti. Costruisce grandi e piccole missioni altruistiche che si trasformano in miracoli quotidiani perché i casi di cui si interessa sono tutti al limite (www.fondazionecondividere.org)». In quali settori sono più attivi gli sponsor, e con quali motivazioni? «Gli sponsor sono molto attivi nello sport, un settore che si presta particolarmente bene al conseguimento di obiettivi associati a vendite e fatturato

e dove, attraverso i canali di diffusione di massa delle manifestazioni sportive, si ottiene un’enorme visibilità. Anche gli ambienti digitali e le nuove tecnologie offrono interessanti opportunità per le imprese: gli effetti diretti sulla comunicazione possono portare a sviluppare nuovi prodotti e servizi specifici per questi nuovi canali di commercializzazione. Lo sviluppo dei social media e delle nuove tecnologie, infatti, ha prodotto un grado di interattività che apre agli sponsor opportunità inaspettate non solo in termini di dialogo con i consumatori, ma anche di controllo del successo della propria sponsorizzazione. Più recentemente, tuttavia, si è esteso il fenomeno dello sponsoring sociale con cui le aziende perseguono obiettivi di transfer positivo d’immagine, goodwill e motivazione dei collaboratori. Un bell’esempio in questo campo è CompiSternli, un’associazione che riunisce bambini in tutta la Svizzera che si divertono a usare il computer e trasmettono la loro competenza alle persone anziane. Tra gli sponsor, Microsoft sostiene i corsi con discrezione, attraverso la fornitura di servizi e prodotti, perseguendo l’intento di raggiungere la generazione più anziana, che non ha molta dimestichezza con internet e con la rete telefonica fissa o mobile (www.compisternli.ch)». Che cosa dovrebbe considerare un richiedente o un potenziale partner di progetto per ottenere un contributo da una fondazione? E come, invece, si dovrebbe proporre a un’impresa che volesse essere selezionata come sponsor? «Chi intende rivolgersi a una fondazione deve sapere esattamente se il suo progetto è compatibile con le finalità di quella fondazione e coerente con la volontà del fondatore. La collaborazione a lungo termine con le fondazioni è una delle cose più belle, soprattutto quando i “donatori” diventano partner, quando cioè diviene possibile sviluppa-

re e finanziare congiuntamente progetti ambiziosi fin dall’inizio. Molto spesso la valenza sociale, la sostenibilità e le prevedibili difficoltà di un finanziamento tradizionale che possono insorgere in relazione a progetti qualitativamente ambiziosi, riescono a motivare una fondazione a intervenire ed erogare un contributo. Chi invece pensa sin dall’inizio in termini economici e cerca una collaborazione con uno sponsor, farà bene a definire quali sono i partner economici più adatti al progetto per contenuti e possibilità di contropartita. Se il progetto permette uno sfruttamento commerciale concreto, incontrerà l’interesse degli sponsor». Quale specifico “profitto” hanno i gruppi target dei servizi di fondazioni e sponsor? In che modo il loro impegno raggiunge il rispettivo “consumatore”, e quali effetti può o deve ottenere? «Una sponsorizzazione può dirsi realmente riuscita solo se produce una plusvalenza (preferibilmente in una forma non acquistabile commercialmente) e ciò risulta immediatamente evidente al maggior numero di fruitori e consumatori. Spesso la grande critica alla sponsorizzazione nasce dove i gruppi target sono più esigenti, perché in molti casi la sponsorizzazione stessa non è all’altezza dei loro standard particolarmente elevati. Una testimonianza eloquente in tal senso è la sponsorizzazione dell’istruzione. Diverso è il caso dei servizi offerti da una fondazione. Qui i fruitori immediati possono essere un numero ristretto, ma la tematica sostenuta può avere una grande importanza pratica o simbolica, ad esempio per la società civile o per avviare processi socialmente rilevanti per la collettività. Possono essere obiettivi estremamente ambiziosi, che presuppongono un alto livello di vicinanza ideale tra donatori, consigli delle fondazioni e promotori dei progetti in questione. Nel caso ideale, le fondazioni sono un motore di innovazione». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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DOSSIER FONDAZIONI

Si osserva una professionalizzazione crescente tanto nell’ambito delle fondazioni, quanto in quello delle sponsorizzazioni. In che modo questo fenomeno si ripercuote sul lavoro concreto delle fondazioni e degli sponsor? «Mi aspetto un peso sempre crescente della sponsorizzazione nei settori delle nuove tecnologie, una forte frammentazione dei gruppi target, la comparsa di nuovi protagonisti su mercati nuovi, con idee e sistemi di valori diversi, e un aumento del grado di interconnessione e di internazionalizzazione di molti progetti. Nell’ambito delle fon-

dazioni, acquistano un’importanza crescente la comunicazione, il ritorno sociale dei progetti, la sostenibilità del contributo e la rendicontazione. Ciò che più entusiasma, se guardiamo all’immediato futuro, è osservare se attraverso lo sponsoring e la filantropia, imprese e fondazioni saranno in grado di cogliere la sfida di saper costruire comunità di appartenenza, gruppi di persone che si stringono intorno ai significati, valori e sogni veicolati dai progetti, moltiplicandone la portata e trasformandoli in veri e propri motori di innovazione sociale (courtesy Stiftung &Sponsoring)».

Artrust porta il ticinese Marco Lupi in laguna Artrust torna in trasferta a Venezia organizzando una nuova esposizione per l’artista ticinese Marco Lupi. Intitolata “Cercando di non capire”, la mostra raccoglie alcune delle opere della produzione più recente di Lupi, dal 2016 a oggi. Allestita presso gli spazi gestiti da VAP Venice Art Project in Fondamenta Sant’Anna 996, sestiere di Castello, sarà aperta al pubblico dal 2 al 30 giugno, in concomitanza con la sedicesima Biennale di Architettura. «Dopo la positiva esperienza con Aymone Poletti lo scorso anno – afferma Patrizia Cattaneo Moresi, Direttrice di Artrust – abbiamo deciso di rimetterci in questi inconsueti panni di “traghettatori” di artisti dal Ticino verso la Laguna veneziana. Il nostro intento, anche questa volta, è portare un piccolo pezzo di Ticino a Venezia, nei giorni di apertura della Biennale, per presentare a un pubblico più vasto, l’opera di alcuni artisti del nostro

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territorio nei quali crediamo e coi quali, come nel caso di Marco Lupi, collaboriamo da tempo». Marco Lupi, classe 1958, è un artista originario del Mendrisiotto che espone con regolarità, in Svizzera ma anche in Italia, dal 1985. Noto per uno stile fortemente personale basato su una tecnica mista fatta di pittura, collage, inserimento di stoffe, sabbie e carte, Lupi è solito portare sulle sue tele i momenti e i ricordi della propria memoria e del proprio inconscio: episodi della sua vita, volti conosciuti, momenti realmente vissuti, affetti familiari e ogni cosa rientri nel personale microcosmo emotivo della sua vita quotidiana e della sua infanzia. Il tutto con un agire artistico dominato dalla casualità e dall’istinto.


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DOSSIER FONDAZIONI / CHRISTOPH DEGEN

CHRISTOPH DEGEN, DIRETTORE DI PROFONDS, ASSOCIAZIONE MANTELLO DELLE FONDAZIONI SVIZZERE DI PUBBLICA UTILITÀ, SPIEGA L’IMPORTANZA DI UNA ISTITUZIONE COME QUESTA PER AIUTARE A FAR CRESCERE IL MONDO DELLE FONDAZIONI IN SVIZZERA E IN TICINO.

INSIEME PER CONTARE DI PIÙ Da oltre 25 anni proFonds, la nostra associazione mantello, è impegnata attivamente in tal senso».

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ome si mantiene competitiva la Svizzera dal punto di vista giuridico? «La Svizzera è una nazione importante per le fondazioni. Ci sono oltre 13.000 fondazioni di pubblica utilità. Ciò è riconducibile in particolare al quadro giuridico e fiscale di tipo liberale relativo a fondatori e fondazioni nel nostro paese. La Svizzera quindi può e deve mantenersi competitiva come sede per le fondazioni, conservando l’attrattiva di queste condizioni di base e sviluppandole ulteriormente in modo mirato. Altrettanto importante è evitare di burocratizzare le attività delle autorità fiscali e di vigilanza.

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Quali sono i temi giuridici oggetto di discussione al momento a Berna? «Dopo lunghi lavori preparatori, nei quali è stato decisivo l’impegno di proFonds, a Berna il Parlamento federale sta finalmente discutendo l’iniziativa parlamentare del consigliere agli Stati Werner Luginbühl. Si tratta di otto proposte che mirano a migliorare aspetti giuridici e fiscali a favore delle fondazioni. In questo modo la Svizzera aumenterebbe la propria attrattività come sede per le fondazioni. Le misure mirano a ulteriormente facilitare l’organizzazione e la gestione delle fondazioni. Anche i diritti del fondatore devono essere ampliati. Inoltre, sia fondare che donare dovrebbero diventare attività fiscalmente più interessanti, soprattutto attraverso l’aumento delle deduzioni fiscali in caso di donazioni a favore di fondazioni di interesse pubblico». Quali sono i diritti dei fondatori in Svizzera? «In Svizzera si applica il principio della libertà dei fondatori. Ogni fondatore ha il diritto di determinare liberamente lo scopo e l’organizzazione della fondazione, a parte alcune restrizioni legali. Può anche riservarsi il diritto di cambiare lo scopo della fondazione. Altri diritti riservati al fondatore includono, ad esempio, l’elezione del Consiglio di fondazione, la promulgazione o la modifica di regolamenti ecc. Ma soprattutto in Svizzera è facile per

un fondatore creare una fondazione. A differenza di altri Stati, non è necessaria un’approvazione ufficiale. Bastano un atto notarile e l’iscrizione al registro di commercio». In particolare, quali sono i diritti delle fondazioni in Ticino rispetto ad altri Cantoni (fisco, ecc)? «Non vi è alcuna differenza fondamentale tra i diritti delle fondazioni ticinesi e quelle di altri cantoni. La legislatura liberale sulle fondazioni contenuta nel codice civile si applica in tutta la Svizzera. Anche le condizioni per l’esenzione fiscale e la deduzione delle donazioni sono standardizzate in tutto il paese. D’altra parte, ci possono essere differenze pratiche a seconda dei cantoni nelle attività delle autorità di vigilanza e fiscali, come conseguenza del nostro federalismo». Quali suggerimenti rivolgerebbe alle autorità fiscali ticinesi, alle autorità cantonali e alle amministrazioni cittadine per favorire lo sviluppo delle fondazioni? «proFonds si appella a tutte le autorità, siano esse del Canton Ticino o di altri cantoni, affinché forniscano il loro importante contributo per garantire condizioni ottimali per le fondazioni in Svizzera. Ciò significa, in particolare, esercitare l’autorità in modo liberale e moderato, rinunciando ad inutili atteggiamenti burocratici. In questo modo è possibile promuovere significativamente la creazione e la gestione delle fondazioni. Per le autorità di vigilanza questo si-


DOSSIER FONDAZIONI / CHRISTOPH DEGEN

gnifica limitarsi alla funzione di puro controllo legale e di conseguenza ad intervenire solo in caso di violazioni della legge. È necessario che anche le tasse applicate alle fondazioni da parte delle autorità di vigilanza siano quanto più moderate possibile. Per le amministrazioni fiscali, ciò si traduce nel perseguire una pratica liberale di esenzione fiscale e detraibilità delle donazioni, data la grande importanza sociale delle fondazioni. Fondazioni sono atti volontari di liberalità da parte di cittadine e cittadini a favore della società. Pertanto, l’ambito delle fondazioni deve essere il più possibile esente da interventi statali. Ciò deve essere tenuto presente non solo da parte del legislatore, ma anche nell’esercizio dell’autorità. Nessuno accetterà di creare una fondazione se lo Stato penalizza il suo impegno volontario a favore della società con complessi regolamenti e burocrazia.

La libertà dei fondatori è una questione centrale per proFonds». Qual è Il ruolo di proFonds in Ticino: programmi, prospettive, progetti, e visioni… «Come associazione mantello di tutte le fondazioni e organizzazioni non profit della Svizzera, proFonds è impegnata ovviamente anche a favore delle fondazioni ed enti non profit del Canton Ticino. Il nostro obiettivo è quello di informare sempre più le fondazioni ticinesi circa il nostro lavoro a favore delle fondazioni e del settore non profit nel suo complesso, rendendole consapevoli dell’importanza di una associazione mantello forte che favorisca lo sviluppo di ogni singola fondazione/ente non profit. Vorremmo inoltre ampliare la vasta gamma dei servizi offerti ai nostri soci in materia di networking, scambio di conoscenze ed esperienze e consulenza. Come parte dell’incontro sullo

scenario ticinese delle fondazioni abbiamo invitato tutte le fondazioni del Canton Ticino per far conoscere proFonds e poter osservare le esigenze specifiche che emergono dal panorama delle fondazioni del Canton Ticino. L’incontro è stata una bella opportunità per il networking e per raccogliere idee. Siamo rimasti molto soddisfatti: c’è stato uno scambio vivace e sono stati allacciati contatti interessanti. Naturalmente siamo anche intenzionati a costruire una filiale ticinese, simile alla nostra Antenna Romanda a Ginevra, che dal 2012 funziona con successo come punto di contatto per le fondazioni ed enti non profit della Svizzera romanda e organizza regolarmente eventi. Per l’assemblea dei soci che si è tenuta nel Canton Ticino per la prima volta abbiamo fatto tradurre in italiano il rapporto annuale 2017. Il prossimo progetto è in corso: la traduzione del nostro sito web in italiano».

Armature di samurai al MUSEC di Lugano «Il samurai. Da guerriero a icona» è il titolo della mostra temporanea che segna il ritorno sulla scena luganese di Villa Malpensata, oggi sede del MUSEC - Museo delle Culture. Dal 4 maggio al 26 agosto 2018, nello Spazio Cielo al terzo piano i visitatori potranno compiere un affascinante viaggio a ritroso nel tempo scoprendo i diversi volti dei valorosi guerrieri giapponesi. Un viaggio da condurre lungo un sorprendente percorso, contrassegnato da una selezione di opere che illustrano in particolare l’immagine dei samurai attraverso i secoli e permettono di accostarsi con maggiore

consapevolezza al peculiare codice di valori alla base dell’arte della guerra e della filosofia di vita di questi uomini in armi. Punto di partenza dell’esposizione temporanea saranno le armature dei samurai, opere sacre e identitarie dei guerrieri nipponici, in alcuni casi veri e propri capolavori di manifattura in cui sono racchiuse al contempo conoscenze tecniche e qualità estetiche di altissimo livello. A Lugano saranno messe in mostra per la prima volta le dieci armature giapponesi donate al MUSEC da Paolo Morigi, fine collezionista di arte etnica e sostenitore del Museo fin dalla sua fondazione. L’e-

sposizione è completata da stampe xilografiche giapponesi (ukiyo-e) risalenti al XVIII e XIX secolo e da fotografie all’albumina dipinte a mano della Scuola di Yokohama, prodotte tra la fine dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento. La mostra resterà aperta tutti i giorni dalle 14 alle 18. Martedì chiuso. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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DOSSIER FONDAZIONI / GOFFREDO MODENA

SEMPRE dalla parte dei bambini DOPO AVER SFONDATO NEL MERCATO DELLE TELECOMUNICAZIONI, HA DECISO DI DEDICARSI AL SETTORE DEL NO PROFIT. E OGGI LA SUA CREATURA È ATTIVA IN VARI PAESI AL MONDO E HA ASSISTITO DECINE DI MIGLIAIA DI MINORI. subìto violenze, per dare loro l’opportunità e la speranza di una vita migliore».

L

ei è stato un imprenditore di grande successo, perché la scelta di creare una fondazione? «Al termine della mia esperienza come imprenditore nel 1998 fui chiamato a dare una mano come volontario ad una cooperativa sociale che operava nel mondo della disabilità e dello svantaggio sociale. Andavo due giornate alla settimana a Vedano Olona (in provincia di Varese), per occuparmi degli aspetti organizzativi. Ma vivevo queste giornate a stretto contatto con i beneficiari dell’attività della cooperativa: disabili, ragazzi down e carcerati che venivano a lavorare in cooperativa di giorno e ritornavano in carcere alla sera. Da quella esperienza, da quelle persone, ho imparato quanto è importante aiutare chi ha avuto meno dalla vita rispetto a me. Nel 1999 ragionando con mia moglie decidemmo di creare una fondazione che avrebbe aiutato i bambini ed i ragazzi». Qual è lo scopo statutario della fondazione? «Aiutare i bambini ed i ragazzi poveri, ammalati, emarginati o che hanno

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Quali sono le aree di intervento e quali progetti avete realizzato negli ultimi anni? «Le aree di intervento sono due: salute ed educazione. Nell’area salute ci occupiamo in particolare di cardiopatie infantili: nel mondo nascono ogni anno più di 1 milione di bambini affetti da malformazioni congenite al cuore. Nei Paesi più poveri, mancano ospedali attrezzati e medici in grado di curarli: molti rischiano di morire nell’arco di pochi mesi dalla nascita, molti altri vanno incontro a gravi problemi di crescita e di sviluppo psicomotorio. Noi come Gruppo Mission Bambini in 11 anni abbiamo operato 1.861 bambini a cui abbiamo salvato la vita. Gli attori di questo progetto sono cardiochirurghi e medici specialisti che vanno all’estero come volontari per operare gratuitamente i bambini utilizzando la loro grande professionalità

e donando numerose giornate di ferie. Nell’area educazione siamo attivi con la campagna “fatti GRANDE’’, che ha lo scopo di contrastare la povertà materiale ed educativa dei bambini e dei ragazzi fin dai primi anni di vita. Offriamo loro opportunità educative di qualità, attraverso i nidi e le scuole per l’infanzia che sosteniamo. In questo modo abbiamo già aiutato più di 4.400 bambini negli ultimi 12 anni, offrendo al contempo un aiuto alle loro famiglie. Aiutiamo inoltre i giovani nella fascia d’età 14-24 anni, sia nello studio sia ad entrare nel mondo del lavoro attraverso tirocini formativi ed esperienze professionali qualificate». Come nasce la scelta di istituire una fondazione in Ticino? «Le ragioni che sono alla base della creazione della Fondazione Mission Bambini Switzerland sono due. La prima è quella di condividere con altre Fondazione ed Enti non profit del territorio svizzero competenze e profes-


sionalità, partecipando allo sviluppo ed al sostegno di progetti per i bambini ed i ragazzi. Ne è un esempio il progetto “Parco intergenerazionale” di Morbio Inferiore: qui insieme alla Fondazione Casa San Rocco che gestisce la casa di riposo, abbiamo sviluppato questo progetto di welfare intergenerazionale. L’obiettivo generale è quello di trasformare le case per anziani in un luogo di benessere per tutta la comunità favorendo in particolare le relazioni tra anziani e bambini, anche attraverso attività pensate ad hoc e attraverso la presenza di personale qualificato dedicato. Anche la SUPSI - Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana è partner del progetto. Un altro esempio è il “Laboratorio di robotica e MINT’’ nel cantone dei Grigioni, per favorire l’apprendimento e l’inclusione dei bambini con ritardo mentale significativo. Le competenze MINT sono relative alle scienze matematiche, informatiche, naturali e tecniche. La seconda ragione alla base della creazione della Fondazione Mission Bambini Switzerland è quella di sviluppare relazioni con donatori che possano contribuire al sostegno di progetti di aiuto ai bambini ed ai ragazzi in Svizzera e nel mondo. I donatori svizzeri hanno contribuito negli ultimi anni non solo ai progetti in Svizzera ma anche a progetti importanti all’estero, quali ad esempio la realizzazione di un reparto di rianimazione nell’ospedale di Siem Reap in Cambogia e la costruzione della scuola “Tichakunda Center”, che offre un’istruzione di qualità a 450 allievi in Zimbabwe». Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di operare con una fondazione di diritto italiano rispetto a una fondazione di diritto svizzero? «Mission Bambini Italia e Mission Bambini Switzerland sono due fondazioni indipendenti con statuti e Consigli di Amministrazione indipendenti. Mission Bambini Switzerland opera in

totale libertà, ovviamente nell’ambito della legislazione delle Fondazioni di diritto svizzere. Il vantaggio per Mission Bambini Switzerland è l’accesso ad un portafoglio di progetti valutati dal Comitato tecnico di Mission Bambini Italia a cui Mission Bambini Switzerland può accedere liberamente. Un altro vantaggio è la possibilità dei donatori svizzeri di accedere al sostegno di progetti di Mission Bambini Switzerland con donazioni liberali esentasse. Non vedo svantaggi dalla collaborazione tra le due Fondazioni. Questo è quanto posso dire in base all’esperienza che abbiamo maturato fino ad ora, ma non escludo di poter arrivare ad altre conclusioni in futuro, considerato che Mission Bambini Switzerland è stata istituita solo nel 2015». Quali progetti sostenete attualmente in Ticino? «Come ho citato precedentemente i progetti che sosteniamo attualmente sono il “Parco intergenerazionale” di Morbio ed il progetto “Laboratorio di robotica e MINT’’ nel cantone dei Grigioni». Lei opera ormai da molti anni nel settore filantropico: come si è evoluto negli ultimi anni? Quali sono le sfide? Quali le opportunità? Il settore filantropico si è evoluto negli ultimi anni con un forte incremento

del numero di fondazioni famigliari o aziendali. Diventa sempre più importante sviluppare partnership tra le fondazioni mettendo in comune i progetti da sostenere e suddividendo tra le fondazioni partecipanti al progetto il peso delle risorse da destinare ai progetti. Questo per aumentare l’impatto dei progetti stessi e per migliorare l’efficienza nell’impiego delle risorse. Inoltre i donatori privati richiedono giustamente sempre più concretezza e trasparenza nei progetti che si chiede loro di sostenere e nella destinazione dei fondi donati da ciascun donatore. Ciò comporta la necessità e l’urgenza di sviluppare una sempre maggiore professionalità nell’organizzazione interna delle Fondazioni, mantenendo sempre un elevato livello di impegno e di tensione verso la missione delle Fondazioni stesse. Occorre anche porre impegno nello sviluppo della “customer care’’ del donatore. I donatori sono sempre più “demanding’’ e chiedono di partecipare alla definizione del progetto ed alle informazioni sull’avanzamento lavori del progetto. Ciò richiede un salto culturale nell’ambito del personale interno che opera nelle Fondazioni. La sfida è la crescita dimensionale delle Fondazioni e le opportunità sono date dalla capacità delle singole Fondazioni di aprirsi ad altre Fondazioni per sviluppare progetti insieme». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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DOSSIER FONDAZIONI / GUIDO BRASCHLER

L’IMPORTANZA delle fondazioni mantello GUIDO BRASCHLER, ALLA GUIDA DI ALCUNE DELLE PRINCIPALI FONDAZIONI MANTELLO SVIZZERE, SPIEGA PERCHÉ QUESTE ISTITUZIONI POSSONO OFFRIRE UN VALIDO SUPPORTO AL MONDO DEI DONATORI.

L

ei è direttore delle Fondazioni Accentus, Empiris, Symphasis. Quali sono gli scopi statutari delle Fondazioni che dirige? «Un numero sempre crescente di persone vorrebbe essere coinvolto in iniziative benefiche per un ampio ventaglio di motivi, devolvendo una parte del patrimonio a sostegno di una buona causa. Ma non tutti sono disposti a costituire una fondazione propria, sia perché non dispongono del know-how specialistico, sia perché una simile attività è spesso ritenuta troppo costosa e impegnativa in termini di tempo. Le fondazioni mantello di pubblica utilità Accentus, Empiris e Symphasis sono in grado di offrire un’interessante alternativa a riguardo. Nell’ambito di queste tre fondazioni mantello, i donatori possono costituire una sorta di subfondazione, nota come “fondo”. Questo fondo può essere istituito in vita oppure a seguito di disposizioni testamentarie. Esattamente co-

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me per una fondazione propria, i donatori decidono gli obiettivi caritatevoli da perseguire. Inoltre possono definire il nome e la finalità del fondo nonché le modalità di distribuzione, ad esempio se devolvere soltanto gli utili generati dal patrimonio netto del fondo oppure se utilizzare anche il capitale. Un fondo così costituito offre pertanto le stesse possibilità di una fondazione indipendente. Tuttavia, in questo modo non è necessario preoccuparsi della sua costituzione né delle successive attività di amministrazione. Questa soluzione assicura in tutti i casi una gestione competente in una prospettiva di lungo termine e un’attenta selezione dei progetti di pubblica utilità da sostenere. I costi derivanti dalla creazione e amministrazione del fondo sono sostenuti dal Credit Suisse». Quali sono i vantaggi di una fondazione mantello per i donatori? «Le fondazioni per la clientela offrono ai privati soluzioni ad hoc per dona-

01 Guido Braschler, Direttore 02 In Burkina Faso acqua pulita per i più poveri Ph: ©Morija/Chantal Dervey 03 Dalla discarica a falegname professionista in Brasile 04 Premio Lily Waeckerlin per gioventù e musica 02

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DOSSIER FONDAZIONI / GUIDO BRASCHLER 03

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conseguenza beneficiano del regime di esenzione fiscale. Inoltre per i donatori residenti in Svizzera le donazioni sono deducibili dalle imposte nei limiti dell’attuale legislazione in materia fiscale. Le elargizioni possono essere effettuate durante la vita del donatore o post mortem».

zioni a carattere filantropico: Nessuna necessità di istituire una fondazione propria. Una subfondazione garantisce opportunità analoghe a quelle offerte da una fondazione individuale, con il vantaggio però di non dover investire tempo e denaro nella costituzione e, soprattutto, nella gestione professionale richiesta da una simile struttura. Inoltre la direzione delle fondazioni mantello garantisce una gestione professionale delle subfondazioni durante tutta la loro esistenza, la cui durata dipende dalle modalità di distribuzione definite dal donatore. La struttura delle fondazioni mantello consente ai donatori di impostare le loro subfondazioni, agevolando così le soluzioni personalizzate conformemente ai desideri e alle esigenze individuali (sono i donatori a definire l’obiettivo della loro subfondazione, la possibilità di distribuire soltanto l’utile dei patrimoni donati o di usare il capitale nell’arco di un periodo di tempo specifico, ecc.). Il personale delle fondazioni mantello a carattere caritatevole vanta un’esperienza pluriennale. L’attenta valutazione dei progetti e i controlli effettuati dalla direzione della fondazione garantiscono il miglior uso possibile delle donazioni. È stata instaurata una rete di contatti con una vasta gamma di organizzazioni senza scopo di lucro in Svizzera e in tutto il mondo». Vi sono vantaggi anche di carattere fiscale? «Le fondazioni mantello costituiscono fondazioni caritatevoli elvetiche e di

Con che criterio operate le vostre scelte di finanziamento? «Con le loro subfondazioni, i donatori hanno la facoltà di nominare loro stessi, i loro familiari, amici o esperti di loro conoscenza quali membri della commissione di assegnazione, e avere così voce in capitolo nella selezione di progetti caritatevoli promossi dalla subfondazione. Il Consiglio di fondazione di ognuna delle tre fondazioni mantello è composto da personalità dotate di competenze tecniche. Tali consigli garantiscono che i patrimoni donati alle fondazioni vengano utilizzati conformemente ai desideri del donatore». Le sue fondazioni oltre che in Svizzera e nel mondo, sono attive da anni anche in Ticino, quali sono i progetti che avete finanziato negli ultimi anni? «Soprattutto negli ultimi anni, la frequenza dei progetti sostenuti in Ticino è aumentata. Gli esempi includono il Centro Internazionale di Scultura a Peccia, il Museo di Leventina a Giornico, la Fondazione Grande a Rodi Fiesso, gli Eventi letterari sul Monte Verità. La fondazione Accentus sostiene il parco naturale della Diemtigtal al fine di tutelare le rose selvatiche rare. Il Fondo Lily Waeckerlin assegna ogni anno un premio musicale a un progetto innovativo e di elevato tenore qualitativo sul tema gioventù e musica. In questo modo, la fondazione intende motivare bambini e giovani a confrontarsi attivamente con la musica. La Società di Navigazione del Lago di Lucerna (SGV) ha impiegato oltre due anni per completare il restauro del piroscafo “Unterwalden”.

La fondazione Accentus sostiene bambini e ragazzi che vivono in condizioni disagiate, principalmente in paesi in via di sviluppo. Questi giovani non hanno quasi nessuna possibilità di imparare un lavoro. Il progetto “Dalla discarica a falegname professionista” mira a contrastare questa situazione incresciosa e si propone come obiettivo primario quello di realizzare un laboratorio per apprendisti in cui 40 giovani possano apprendere ad alto livello la professione di falegname. Nelle zone rurali del Burkina Faso, molti non dispongono di acqua pulita e trovare una latrina è un‘impresa. La Fondazione Symphasis promuove un‘iniziativa avviata dall‘organizzazione benefica Morija volta a garantire alla popolazione acqua pulita e migliori condizioni igieniche. Grazie al sostegno della fondazione Empiris, l’Ospedale pediatrico universitario di Zurigo ha istituito un programma di ricerca per sviluppare nuovi approcci terapeutici finalizzati a migliorare le possibilità di guarigione dei bambini colpiti da leucemia. Ogni anno, il Fondo Brain Diseases della Fondazione Empiris sostiene poi la ricerca fondamentale nell’ambito delle malattie cerebrali come l’Alzheimer, il morbo di Parkinson e l’epilessia, grazie al conferimento annuale del Empiris Award for Research in Brain Diseases». www.accentus.ch www.symphasis.ch www.empiris.ch TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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AZIENDE / NUOVE IMPRESE

L’“intraprenditore” CHIAVE DI RINNOVAMENTO ECONOMICO COME EVOLVE LA FIGURA IMPRENDITORIALE “2.0” – FRA PARALLELISMI CON IL PASSATO E PROSPETTIVE FUTURE. DI EDOARDO BERETTA

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l lettore attento sia tranquillizzato da subito: non vi è errore ortografico nel titolo e, nello specifico, nel termine “intraprenditore”. Resta da domandarsi perché non si sia voluta utilizzrae la denominazione corrente di “imprenditore”. Questa volta, la lingua italiana rende poco l’idea sottostante a tale ruolo strategico nella società lavorativa, che è invece riprodotto in modo più calzante dall’inglese entrepreneur, cioè (ricalcandone la somiglianza fonetico-lessicale) “intraprenditore” appunto. Del resto, l’imprenditore stesso – per potere fare impresa in modo adeguato al termine management – deve necessariamente essere “intraprendente”, cioè possedere una visione poco conservativa, ma positivamente aggressiva oltre che orientata al rischio ponderato. Beninteso: non tanto fino a sé stesso quanto per il raggiungimento di obiettivi economici, che si ritengano alla portata di mano. Nel contempo, l’imprenditore (se non deve necessariamente essere un self-made man) – così come nelle società capitalistiche non si dovrebbe demonizzare il concetto di “eredità”, cioè della trasmissione intergenerazionale di risorse oltre che sapere –, certamente deve possedere una visione strategica di medio-lungo

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termine, sapendo coniugare quella giusta oculatezza contabile (per evitare di trasformarsi in uno speculatorefaccendiere) con quella generosità paternalistica tipica di chi sa che dare fiducia alle persone giuste nei momenti giusti comporterà un ritorno economico oltre che umano importante. Lungimiranza chiama, evidentemente, sempre risultati. Allo stesso tempo, l’imprenditore deve essere fonte inesauribile di idee, conoscere tutti e tutto all’interno del proprio business, non essere accentratore almeno per evitare di porre egli stesso le basi per il declino della propria “creatura” allorquando egli non potesse più occuparsene. L’imprenditore deve “sapere fare impresa”, cioè essere in grado di competere con la propria azienda per la qualità del bene/servizio offerto sul mercato (inter)nazionale di riferimento. Quest’ultima affermazione, che parrebbe incontestabile anche solo sulla base di un ideale tramandato ancestralmente, in realtà non è sempre facile incontrarlo nel mondo dell’imprenditoria, perché talvolta si assiste alla tentazione di taluni di essi a sviluppare piuttosto relazioni con la sfera politica – quindi, extra-mercato – per massimizzare il ritorno economico dell’azienda. In altre parole, l’“intraprenditore” probabilmente difficilmente accetterebbe sodalizi “extraimprenditoriale” (vedi con la politica). L’imprenditore storicamente ha messo del proprio – dalle risorse all’inventiva, dalla costanza all’accettazione del

rischio – senza ricorrere ad eccessivi “paracaduti statali”. In realtà, non dovrebbe è tanto la cessazione di certe attività di business che dovrebbe preoccupare l’opinione pubblica (in quanto simili fenomeni di “rinnovamento aziendale” ricorrono da sempre nella storia economica) quanto piuttosto la frequente difficoltà da parte della forza lavoro prima impiegatavi a reperire in archi temporali circoscritti impieghi a condizioni lavorativo-remunerative simili. Gli Stati Uniti d’America hanno potuto contare in tempi recenti su un numero più elevato di “intraprenditori”, che si sono perlopiù concentrati sul settore tecnologico-informatico con tutte le conseguenze derivanti da cambiamenti troppo repentini (che ricordano il concetto di “creazione distruttrice” dell’economista austriaco Joseph Schumpeter): è noto che i più grandi colossi di social media, piattaforme di vendita al dettaglio, motori di ricerca o altro non soltanto sono un marchio di fabbricazione americana, ma hanno una storia recentissima. Il messaggio è, dunque, chiaro e forte: l’“imprenditorialità” pare lungi dall’essere smarrita, ma è altretanto evidente che l’Europa nel suo complesso abbia negli anni passati troppo spesso “latitato”, puntando troppo poco su settori economici certamente meno tradizionali (rispetto ad altri più “consolidati” per valore aggiunto), ma capaci di generare un soft power di influenzamento non indifferente della società mondiale.


AZIENDE / NUOVE IMPRESE

Numero di nuove aziende registrate 2004

2006

2008

2010

2012

2014

Francia

113.303

125.429

147.049

132.696

121.538

94.927

Germania

61.950

65.447

65.812

73.966

69.332

-

5.513

7.585

6.429

5.761

-

-

78.867

87.113

87.665

87.415

75.645

91.853

Regno Unito

390.200

372.000

372.400

365.600

537.658

-

Spagna

123.595

141.830

99.473

75.885

84.399

91.544

Svizzera

10.847

11.455

12.508

12.860

13.730

-

Grecia Italia

Sul fatto che sia difficile stimare la portata negli anni a venire del settore tecnologico (che ha in gran parte rimpiazzato quello meramente industriale) vi sono pochi dubbi – lo stesso approccio comparato dovrebbe avere luogo anche per l’aspetto occupazionale: rimane, comunque, inalterato il fatto che il Vecchio Continente abbia troppo poco sfruttato il potenziale di crescita derivante dall’investimento in progetti, che

rispecchino particolarmente il mood dell’epoca (come, invece, intercettato anzitempo da certi colossi americani dell’informatica). Il rischio paradossale è che, in una società globale orientata al libero mercato, si creino fenomeni di detenzione e rielaborazione semi-monopolistica di dati individuali in capo a pochi attori con un netto sbilanciamento a vantaggio di Oltreoceano. Se il recente fenomeno (anche europeo) delle

Impiantistica e gestione razionale dell’energia

start-up sia effettivamente una “mossa” sufficiente a ridurre tali squilibri, è difficile da determinare, poiché non è tale etichetta a simboleggiare “vera” innovatività, ma è quest’ultima a dovere caratterizzare il progetto imprenditoriale stesso. Certo è che “fare impresa” rimane una caratteristica imprescindibile delle società post-capitalistiche ed, in quanto tale, debba essere assiduamente aiutata e coltivata, riscoprendo quel carattere di giusta “intraprendenza”, che ha da sempre denotato i pionieri in ambito aziendale. Solo così potranno essere gettate “nuove” basi per una riscoperta della crescita economica “2.0”. Si potranno così avere figure iconiche, che hanno caratterizzato le fasi immediatamente successive alla Rivoluzione industriale. Sarà, però, solo il tempo a decretare chi siano i veri “intraprenditori” del futuro – certo è che questi non potranno essere follower, ma leader illuminati.

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AZIENDE / KALININGRAD

L’OCSE LO TESTIMONIA, NEL 2017, LA RUSSIA HA VISTO CRESCERE IL PROPRIO PRODOTTO INTERNO LORDO DELL’1,8 % E UN ULTERIORE AUMENTO (1,9 %) È PREVISTO ANCHE PER IL 2018 PER POI ASSESTARSI ALL’1,5% NEL 2019. QUESTE VALUTAZIONI OTTIMISTE SONO FAVORITE IN GRANDE PARTE DAI GUADAGNI SUL PETROLIO, DALLA PRODUZIONE INDUSTRIALE E DAGLI INVESTIMENTI, FRA I PIÙ IMPORTANTI, QUELLI IN VISTA DELLA COPPA DEL MONDO DI CALCIO PREVISTA PER L’ESTATE. DI FABIANA TESTORI

LA RUSSIA BALTICA

guarda agli investitori stranieri

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empre secondo le previsioni presentate dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l’aumento dei salari e l’abbassamento dei tassi di interessi non potrà che solidificare un lento ma costante aumento dei consumi e una spinta verso gli investimenti dopo la stagnazione vissuta durante gli ultimi anni. Se esiste un paese che ha saputo lungo la sua storia risorgere più volte dalle proprie ceneri, questo è certamente la Russia. A metà strada fra oriente e occidente, per indole e cultura si tratta di una nazione votata alla pazienza, alla costanza e al sacrificio. Oggi, in un clima politicamente ed economicamente indubbiamente teso, sembrano però molto lontani le privazioni sovietiche e gli incubi e le frenesie incontrollate degli anni

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’90, seguiti al collasso dell’URSS. Lo sa bene la parte più occidentale dell’immensa Federazione, quella parte di Russia incastonata al centro dell’Europa: l’exclave russa di Kaliningrad. Affacciata sul Mar Baltico, la regione di Kaliningrad copre 15 mila chilometri quadrati ed è abitata da quasi un milione di persone. Questo territorio russo, dissociato geograficamente dal resto della nazione, è invece interamente circondato da paesi membri dell’Unione Europea, ad est dalla Lituania, a ovest dalla Polonia. Affascinante e travagliata, la storia di Kaliningrad risale alla Seconda guerra mondiale e alla presa, da parte dell’Armata rossa, della ricchissima Königsberg, capitale, fino al 1945, della Prussia orientale. La battaglia di Königsberg fu una delle ultime sul


AZIENDE / KALININGRAD

fronte orientale e si concluse con la resa tedesca proprio il 9 aprile 1945 dopo che la città, intrappolata in una sacca, fu mano a mano strangolata dalle forze sovietiche. Di fondamentale importanza strategica per la sua posizione sul Baltico, collegata a doppio filo al corridoio di Danzica, la Prussia orientale rappresentava una delle ultime roccaforti tedesche da espugnare. Dopo violenze indicibili perpetrate durante la caduta, Königsberg venne completamente russificata e rinominata Kaliningrad, in onore di Michail Ivanovich Kalinin, Presidente del Presidio del Soviet Supremo dal 1919 al 1946 e vicinissimo a Stalin. Già durante il periodo comunista la regione russa si è sempre distinta per la sua valenza urbana schizofrenica, con, da una parte, tracce di palazzi e chiese distrutti dalla guerra ancora ben in evidenza subito dopo la caduta del Muro, dall’altra, il proliferare delle costruzioni di stampo socialista e la sua valenza quasi ed unicamente militare. Infatti, immediatamente dopo la guerra le autorità sovietiche decisero di spostare il quartier generale della potenza navale da Leningrado a Kaliningrad. Al crollo dell’URSS, la flotta del Baltico rappresentava circa un quinto dell’intera flotta sovietica, mentre il doppio porto di Kaliningrad e Baltiysk (quest’ultima è la città portuale più occidentale della regione situata sulla Penisola della Vistola) resta ancora oggi meglio equipaggiato di quello di Odessa e Vladivostok. Se la dimensione strategico-militare rivestiva un’importanza fondamentale durante l’epoca della guerra fredda, è altrettanto vero che con l’apertura della Russia al mondo, dopo il 1991, Kaliningrad presenta un potenziale economico e turistico unico. Durante la fine degli anni ’90 le sue possibilità sembravano solo accennate, mentre ora, complice una nuova dirigenza alla testa del Governo regionale, guidata dal più giovane governatore che la Russia abbia mai avuto, il trentunenne

Anton Alikhanov, nominato in un primo tempo direttamente dal Presidente, si fanno decisamente più concrete. Dal 1996, Kaliningrad ha statuto di ZES (Zona economica speciale) e gode di agevolazioni fiscali e commerciali. Lo scorso dicembre, Vladimir Putin ha firmato una serie di nuovi emendamenti riguardanti la legge che regola la zona economica con l’obiettivo di non limitare l’economia di Kaliningrad al semplice trasbordo di merci, ma spingerla maggiormente alla produzione e all’esportazione, soprattutto grazie ad imprese straniere. Intanto, l’attrattività della regione russa sul Baltico non fa che crescere, tanto che l’exclave ospiterà ben quattro partite del prossimo Campionato del mondo di calcio: un territorio chiave nella comunicazione e nella collaborazione con i paesi dell’Unione Europea. Del futuro della città e del suo territorio abbiamo parlato con Alexander Schenderiuk - Gidkov, Vice - governatore della regione, il quale ha confermato come le sanzioni abbiano avuto meno effetti negativi di quanto previsto e di come sia stato importante tradurle in occasioni per migliorarsi. «Kaliningrad e il resto della Russia, come molti paesi in via di sviluppo, si pensi alla Turchia o al Brasile, hanno subito una certa recessione negli ultimi anni. Se si guarda all’intera economia russa non si possono non osservare alcune tendenze chiare: le aziende orientate all’importazione hanno avuto serie difficoltà, mentre quelle esportatrici, al contrario, hanno conseguito ottimi guadagni. Tutto ciò non può essere correlato solo ed unicamente alle sanzioni imposte dall’Unione Europea, sebbene per questioni economiche, ma anche storiche, la regione di Kaliningrad sia da sempre votata all’importazione di materie prime e materiali europei, alla loro lavorazione, al loro assemblaggio e quindi alla vendita dei prodotti finiti nell’intera Russia. In un primo momento l’effetto sanzionante

ha peggiorato le condizioni economiche del nostro territorio, successivamente però abbiamo saputo trasformare questo momento di difficoltà in una sfida da vincere, sviluppando altri modelli di importazione e rendendoci più indipendenti. Se non possiamo più ottenere la carne dalla Polonia, ci volgeremo verso altri paesi, come il Brasile per esempio. Per quanto riguarda l’esportazione invece, abbiamo saputo valorizzare i nostri prodotti, come nel caso delle aziende produttrici di reti da pesca, e venderli a prezzi molto concorrenziali su vari mercati». La posizione geografica di Kaliningrad e la sua prossimità con più paesi dell’Unione Europea rende la regione particolarmente interessante in un’ottica sia politica, sia economica. Quali speranze avete in serbo per l’immediato futuro? «Kaliningrad vuole crescere, desidera svilupparsi maggiormente e lavorare con l’estero. Il nostro scopo è rendere questo sogno reale. Benché tutto quanto sia legato alle relazioni internazionali in chiave politica venga gestito direttamente da Mosca, noi facciamo comunque la nostra parte per migliorare la comunicazione e la collaborazione d’affari con i nostri vicini. L’apertura e l’ascolto verso i paesi euroTICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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AZIENDE / KALININGRAD

pei sono totali. Siamo più che felici di accogliere dei potenziali investitori nella regione, siano essi russi oppure stranieri. Fra i nostri obiettivi principali c’è una lotta a tutto campo contro la corruzione, in questo modo è possibile garantire delle basi solide per sviluppare qualsiasi tipo di cooperazione. Allo stesso tempo, gli investitori stranieri possono godere di molti privilegi se desiderano stabilire delle attività sul nostro territorio. Vantaggiosi sono infatti, oltre alla posizione centrale nel cuore d’Europa e al costo della manodopera, i nostri incentivi per quanto riguarda l’energia, le infrastrutture e il terreno (in molti casi gratuiti), senza contare i numerosissimi e generosi vantaggi fiscali».

Dalla stampa locale si evince che molti progetti della regione siano orientati al turismo e alla valorizzazione del territorio, è così? «La regione di Kaliningrad è famosa per le sue bellezze naturali. Al primo posto non si può non menzionare il parco nazionale della Penisola di Neringa (verso la Lituania), che ospita una natura selvaggia, habitat ideale di moltissime piante e animali. Nonostante sia stato trascurato durante l’epoca sovietica, la sua unicità è visibile al primo sguardo. Il governo è intenzionato a preservare e valorizzare ancora di più questa zona magnifica impedendo l’urbanizzazione incontrollata. Al secondo, il cordone litorale della Vistola (verso la Polonia), un’area lussureggiante che desideriamo anch’essa trasformare in parco nazionale e, infi-

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ne, la parte russa, al confine con la Lituania, del lago Vistytis, naturalmente incomparabile per specie animali e vegetazione. Si tratta di zone e paesaggi mozzafiato - già conosciuti a inizio ‘900 per i loro kurhaus frequentati da Thomas Mann e reali di mezza Europa - che ben si sposano alle dune, alle spiagge bianchissime e all’acqua limpida del Baltico. Oltre ad una natura senza eguali, Kaliningrad offre anche degli squarci oramai introvabili sulla storia. In tutta la regione è infatti presente un intero e complesso sistema di forti, oltre a numerose testimonianze della vecchia e ricca Königsberg. Si tratta di un patrimonio storico unico che però necessita migliorie e ricostruzione. La nostra intenzione è quello di metterlo in valore, come mai è stato fatto prima, creando complessi museali, zone pedonali e piste ciclabili, oltre ad essere all’ascolto di imprenditori interessati a sviluppare attività turistico-alberghiere nella regione. L’approccio che privilegiamo è l’incontro diretto con il potenziale investitore, mostrando personalmente terreni e strutture e mantenendo una mentalità aperta e disponibile».

Quest’estate Kaliningrad ospiterà ben quattro partite della Coppa del Mondo, come si sta preparando la città a questo evento? «Il Campionato Mondiale di calcio è un’occasione unica per presentarci. Abbiamo terminato la costruzione di uno stadio che può ospitare 45’000 spettatori su una zona della città completamente nuova che copre più di cento ettari, non edificata nemmeno in epoca tedesca. Il nostro compito è preparare Kaliningrad al meglio per accogliere i tifosi, non solo attraverso il complesso architettonico attorno allo stadio, ma con infrastrutture e trasporti all’altezza di un simile evento, favorendo solo un traffico intelligente, privilegiando una politica di organizzazione in armonia con l’ambiente e di rinnovo e ampliamento delle zone pedonali. Anche le nostre strutture alberghiere si stanno preparando per accogliere i turisti. Kaliningrad potrà ospitare i visitatori in hotel moderni e lussuosi a prezzi che si aggirano attorno ai 30 euro a notte. Per chi ancora non conosce la Russia, il Mondiale e la città di Kaliningrad potrebbero rappresentare un primo viaggio di scoperta che certamente susciterà la curiosità di conoscere più approfonditamente il nostro patrimonio culturale, naturale e turistico».



AZIENDE / ECOENERGY2MME SA

BATTERI che salvano l’ambiente

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ecnologie innovative per la salvaguardia dell’ambiente. Di che cosa si tratta? «Qualsiasi strategia, tecnologia o prodotto è stato da sempre concepito dall’azienda in coerenza con la grande attenzione per il rispetto dell’ambiente, e questo è uno dei valori che ci contraddistinguono e caratterizzano. Il nostro impegno per la protezione ed il ripristino ambientale determinano la realizzazione di soluzioni innovative, spingendoci in continue attività di ricerca e sviluppo finalizzate ad ampliare l’efficacia e l’ecosostenibilità degli interventi proposti nel settore del disinquinamento».

ANDREA CRESTA È IL TITOLARE DI UNA SOCIETÀ TICINESE PROPRIETARIA DI ALCUNI BREVETTI PER PRODOTTI IN GRADO DI BONIFICARE L’AMBIENTE IN MODO NATURALE, RICORRENDO A BATTERI CAPACI ANCHE DI ROMPERE LE CATENE DI IDROCARBURI E METALLI PESANTI.

Molti dei vostri prodotti si basano sul principio della disgregazione molecolare. In che cosa consistre? «I disgregatori molecolari con formula rivoluzionaria afferiscono alla classe dei “Waterglass“ e costituiscono il componente di base di tutta una serie di prodotti: atossici, biodegradabili, non infiammabili e stabili alle alte temperature. Queste caratteristiche li rendono molto versatili e adatti a numerose applicazioni, anche in contesti molto eteirogenei e diversificati, nel pieno rispetto dell’ambiente. Grazie a questi prodotti è infatti possibile rimuovere i contaminanti (idrocarburi, metalli pesanti etc.) sia a mare che a terra. Si tratta in sintesi di accoppiare la tecnologia con tecniche di bonifica di tipo chimico, fisico e biologico». Quali sono i campi di applicazione di queste soluzioni? «I silicati solubili unitamente ad un tensioattivo non xenobiotico, garanti-

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scono un’ampia gamma di applicazioni che vanno dalla pulizia industriale alla manutenzione di impianti, alla sanificazione dell’aria e al controllo degli odori, all’addolcimento delle acque, alla bonifica dei siti contaminati e all’abbattimento dei COV e del particolato». Un problema ambientale di grande rilevanza riguarda gli idrocarburi, a terra e in mare. Cosa potete fare in proposito? «La gamma di disgregatori molecolari agiscono su tutte le tipologie di idrocarburi e grassi (minerali vegetali e animali) degradandoli e rendendoli biodisponibili per la biodegradazione. Il tensioattivo degrada la sostanza a livello molecolare, il meta silicato di sodio micro impermeabilizza queste particelle e il carbonato ha una funzione di stabilizzazione di queste molecole in emulsione. In questo modo è possibile ottenere una emulsione stabile di olio non più riaggregabile che sarà così più facilmente degradata da parte dei microrganismi, siano essi autoctoni o opportunamente inoculati».


AZIENDE / ECOENERGY2MME SA

E per quanto riguarda i metalli pesanti? «PETROLCLEANER agisce sui metalli pesanti, funge da agente chelante, permettendo una più facile separazione e asportazione degli stessi. Come tutti i silicati alcalini, a contatto con una certa quantità di metalli pesanti,

permette la formazione di composti metallo-silicati. Tali composti hanno la caratteristica di avere bassa solubilità, non essere tossici e non essere facilmente risolubilizzati. I silicati alcalini permettono la micro impermeabilizzazione attraverso la formazione di una pellicola gelatinosa che intrappola i granuli dei precipitati appena formatisi e il carbonato di sodio stabilizza il processo di intrappolamento e precipitazione degli agenti inquinanti». Quali sono i principali progetti futuri della vostra società? «A breve lanceremo sul mercato un nuovo prodotto denominato ECO PET, rivolto al consumatore finale possessore di animali domestici, utilizzando i canali della grande distribuzione (GDO) e della distribuzione online (e-commerce), con l’obiettivo di penetrare inizialmente il mercato italiano per poi svilup-

parsi in Europa. Lo scopo del prodotto consiste nell’eliminare gli odori sgradevoli degli animali domestici sostituendo gli agenti chimici comunemente utilizzati a favore di una ecosostenibilità determinata dall’utilizzo di componenti esclusivamente naturali». Siamo dunque in presenza di un prodotto davvero rivoluzionario… «Ne siamo assolutamente convinti. ECO PET è 100% eco-friendly e non vi sono presenti all’interno alcun tipo di additivi chimici, né infiammabili né tossici, che possono recare danno all’animale domestico o ai suoi accessori o ai membri della famiglia, ad esempio i bambini. ECO PET è un prodotto unico nel settore: non esistono infatti sul mercato prodotti definiti parafarmaceutici in grado di svolgere le proprie funzioni senza l’utilizzo di additivi chimici, dannosi per la salute del pet». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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AZIENDE / HÄSTENS

HÄSTENS È NATA NEL 1852 E CON ESSA È NATA LA SUA VOCAZIONE ALL’ECCELLENZA. UN’IDEOLOGIA CHE RISIEDE NELL’UNIONE TRA MASTRO ARTIGIANO E LETTO: UN LEGAME FATTO DI COMPETENZA, ORGOGLIO E DEVOZIONE. È LA PASSIONE A REALIZZARE LETTI ARTIGIANALI DA SOGNO, CON MATERIALI COMPLETAMENTE NATURALI, CHE SPINGE HÄSTENS A SEGUIRE QUESTO PERCORSO ORMAI DA SEI GENERAZIONI.

I letti più belli del mondo

H

ästens nasce come sellaio. In quell’epoca i mastri sellai erano anche tappezzieri, orgogliosamente devoti al loro mestiere di fabbricazione di prodotti equestri e di letti realizzati con crine di cavallo. Questa eredità - il cavallo, il crine, la manualità, l’arte dell’artigianato - è presente in ogni dettaglio di Hästens e

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dei suoi letti. Nel corso del tempo, poiché la comparsa delle automobili ridusse la necessità di fabbricare selle, la famiglia si concentrò sempre più sui letti. Presto Hästens si specializzò nella realizzazione dei letti più confortevoli mai esistiti e la sua conoscenza e padronanza di questa complessa arte artigianale crebbe senza pari. Sin dal giorno in cui fu costruito il primo letto, i materiali naturali hanno svolto un ruolo fondamentale. Nel 1852 il cotone, il crine, la lana e il lino avevano proprietà superiori rispetto ad altri materiali e, sorprendentemente, anche oggi continuano ad averle. E, ora come allora, il modo migliore per utilizzare questi materiali è creare con le mani. Questa tradizione dell’artigianato manuale dona agli esperti Hästens una straordinaria padronanza e conoscenza della loro arte, profondamente legata all’uso di materiali naturali, cruciale per raggiungere i migliori risultati. I letti considerati «i migliori» nel XIX secolo erano realizzati in Europa. Così i suoi mastri artigiani Hästens fecero quello che gli svedesi sanno fare me-

glio. Alle caratteristiche distintive di questi letti europei aggiunsero l’ingegnosità, le tecniche artigianali, la logica e il problem solving svedesi. I materassi che ne risultarono elevarono non solo l’arte di realizzare letti, ma anche gli standard per gli sviluppi progressivi, impiegati ancora oggi. Hästens è orgoglioso di essere il più antico produttore svedese di letti, ma questo non impedisce di continuare a perfezionare e ottimizzare le tecniche per creare i migliori letti del mondo. Lungo il corso della sua storia ha lasciato un segno indelebile nell’arte della realizzazione di letti, portando importanti innovazioni come il sistema di molle insacchettate. È stato il primo a utilizzare un materassino su un letto continentale e a introdurre il telaio per il letto. La nozione stessa di letto moderno affonda le radici nel suo laboratorio a Koping (pronunciato «Sherping»), in Svezia. Hastens vuole rimanere all’avanguardia nell’industria del riposo grazie alla sua visione progressiva, che si basa sullo spirito di eccellenza e sull’uso materiali esclusivamente naturali.


AZIENDE / HÄSTENS

VI RACCONTO UNA NOTTE DA SOGNO di Giacomo Newlin Il giaciglio, in cui si svolge l’atto del dormire, ha subito nei secoli un’evoluzione straordinaria: dai pagliericci e dalle pelli animali dei primordi dell’umanità, si è passati, attraverso molte fasi, ai letti e materassi moderni, tecnologici, ergonomici e quant’altro. È risaputo che un riposo ristoratore è essenziale per poter affrontare serenamente e con slancio gli impegni di una giornata, soprattutto in una società in cui lo stress di mille sollecitazioni alle quali siamo sottoposti, ci sfibrano e allora per la notte agogniamo ad un benefico e rigenerante sonno. Purtroppo però non tutta l’umanità dorme bene, in particolare nel mondo occidentale quindi, invece di analizzare il perché si dorme male, si fa ricorso ai sonniferi, che a lungo andare risultano velenosi per l’organismo. I fattori negativi che causano il dormire male sono diversi e la maggior parte sono riconducibili allo stile di vita di ognuno, vedi cattive abitudini, che non elenco perché le conosciamo molto bene. Naturalmente tra i fattori del buon riposo c’è ovviamente la camera da letto che, oltre a dover essere ben arieggiata e priva di rumori, deve avere un letto e un materasso adeguati. Proprio su questo importantissimo fattore desidero soffermarmi, per il semplice motivo che ho avuto l’opportunità di dormire in un elegante Relais le cui camere sono fornite dei migliori letti al mondo, i letti “Hästens”, che è il nome della società svedese che li produce. La mia curiosità giornalistica per tutto ciò che di nuovo interessa lo star bene è tanta e quando recentemente a Lugano in centro ha aperto un negozio “Hästens”, ovviamente sono andato ad informarmi. Questi letti, che con i relativi materassi formano un tutt’uno, sono molto belli e dal design accattivante e si adattano ad ambienti sia di stile classico, sia di stile moderno. È tuttavia la filosofia che sta dietro alla produ-

zione che è straordinaria in tempi globalizzati, una produzione interamente artigianale che contempla l’utilizzo di materie naturali di grande pregio, il tutto applicato alla più moderna tecnologia del riposo. Basti pensare che l’esperienza e l’innovazione vengono tramandate ormai da sei generazioni e applicate per la realizzazione di letti su misura che sostengono delicatamente il corpo nella posizione in cui abitualmente riposa. Ebbene l’esperienza “Hästens” è andata così. Dopo una deliziosa cena leggera, ho fatto due passi nella natura che circonda il resort. In camera ho arieggiato e dopo i cinque minuti in bagno ho spento il cellulare, non ho acceso il televisore e mi sono coricato cercando la mia posizione usuale nel letto. Erano le ore 22,30. Credo che sono bastati tre minuti per addormentarmi. L’indomani mi sono svegliato in modo naturale alle ore 7.00. Il primo pensiero dopo la notte “Hästens” è stato un ricordo che mi ha riportato agli anni ruggenti, diciamo fino ai 40 anni, quando il dormire bene era del tutto naturale e scendere dal letto perfettamente riposato era la regola. Così è stato l’altro giorno, una sensazione di benessere e di voglia di affrontare una bella giornata. Ora è vero che un letto “Hästens” non è per tutti, dato che l’alta qualità costa, ma pensare che questi letti sono realizzati per essere usati ben 25 anni senza perdere quelle elevate caratteristiche di qualità che ti hanno portato al “coup de coeur” al primo incontro, ti fanno dire che ne vale la pena, che una perfetta notte di sonno è impagabile per la salute e per rendere felici le tue giornate. Dimenticavo, forse qualcuno sarà interessato a sapere dove si trova il Relais con i letti “Hästens”: ebbene si trova a Villongo in provincia di Bergamo e si chiama Podere Castel Merlo.

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AZIENDE / HÄSTENS

I FASTI DI UN TEMPO A CASTEL MERLO Villongo è un piccolo Comune della Valcalepio, a soli 2 chilometri da Sarnico sul lago di Iseo. In questo Comune sorge ormai dall’anno 1000 un edificio fortificato che serviva a scopo difensivo, contornato da vigneti e che recentemente è stato ristrutturato con grande gusto e con materiali di pregio e convertito a Relais di lusso, con 7 suites, dove l’antico si integra molto bene con le comodità e il comfort attuali, con un ristorante Gourmet l’Etoile e con un’elegante SPA. In questa oasi di pace e benessere è presente un’invidiabile cantina dove riposano le produzioni vinicole dei vigneti circostanti e in modo particolare spiccano alcune tipologie di bollicine da metodo classico di grande godibilità. La cucina, dello chef Antonio Russo, è innovativa ma sempre attenta a non stravolgere la tradizione locale e più ampiamente il filone mediterraneo. Oltre alle intriganti proposte culinarie, tra cui non mancano i casoncelli, emblema della cucina bergamasca, colpisce la disponibilità e l’amabilità del giovane personale di servizio.

Serate con celebri Chef stellati al THE VIEW Lugano Nell’ambito del Dining with the Stars, l’appuntamento gourmand che da quattro stagioni porta gli star chef dei Jeunes Restaurateurs nelle cucine dei più esclusivi Diamonds Hotels & Resorts, la cucina del The View Lugano ha ospitato tra aprile e maggio Andrea Berton e Antonio Guida. Andrea Berton è patron del ristorante che porta il suo cognome e che a meno di cinque anni dall’inaugurazione nell’innovativa area Porta Nuova Varesine a Milano, ha già collezionato tre cappelli della Guida ai Ristoranti d’Italia de l’Espresso, Tre Forchette di quella del Gambero Rosso e una stella

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Michelin. Una stella che brilla anche sul Lario, nel ristorante Berton al Lago all’interno del lussuoso hotel Il Sereno. Berton ha proposto “piatti moderni” che valorizzano le materie prime, con pochi elementi abbinati in modo innovativo e dove i sapori sono sempre riconoscibili al palato. La seconda serata ha ospitato ai fornelli Antonio Guida, che dopo le due stelle Michelin ottenute a Il Pellicano di Porto Ercole è approdato nel capoluogo lombardo, ottenendo le due stelle anche al timone del ristorante Seta dell’esclusivo Mandarin Oriental, Milan. Lo chef di origine salentina ha

debuttato a Lugano con il desiderio di raccontare le varietà di gusti e colori della tradizione in chiave moderna, facendo convivere in perfetta armonia i sapori mediterranei con le influenze francesi delle sue esperienze d’Oltralpe, dando vita a una proposta gastronomica dalla forte identità italiana con una vocazione internazionale.



AZIENDE / SIR MARCUS

Un rito intramontabile CHE SI RINNOVA IL SALONE DA BARBIERE SIR MARCUS A BELLINZONA È IL PRIMO SUITE BARBERSHOP DEL CANTON TICINO E SI QUALIFICA COME IL LUOGO PENSATO SU MISURA PER L’UOMO CHE AMA PRENDERSI CURA DI SÉ CON I CLASSICI RITUALI ITALIANI PER LA BARBA, PER I CAPELLI E TRATTAMENTI RILASSANTI DURANTE UNA BREVE PAUSA DAGLI IMPEGNI QUOTIDIANI. CE NE PARLA SIMONE SIRIMARCO, EREDE DI UNA TRADIZIONE FAMILIARE CHE VANTA PIÙ DI 30 ANNI DI ESPERIENZA NEL SETTORE.

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no dei piaceri tipicamente maschili è quello di prendersi cura della propria barba… «Da sempre, all’uomo vengono richiesti, tra vita sociale e lavoro, ritmi e risultati sempre all’altezza delle aspettative. Per poter affrontare tutto questo è fondamentale che egli sia costantemente in uno stato d’animo positivo dove la sensazione di sentirsi a posto e di piacersi gli conceda la forza di affrontare qualunque sfida. Per tale mo-

tivo fin dall’antichità, l’uomo ha avuto la necessità di prendersi cura dell’elemento più esposto e che per primo parla di lui: il proprio volto». Il rituale del barbiere è uno dei più antichi che l’umanità conosca… «Infatti. Già nell’antico Egitto i barbieri erano le figure più illustri e onorate: tre volte alla settimana erano i responsabili della rasatura di testa e barba dei sacerdoti. Nell’antica Grecia i barbieri divennero ancora più popolari oltre che come luogo per prendersi cura di barba e capelli con l’applicazione di lozioni e prodotti specifici, anche come luogo di riunione pubblica e di incontro, una sorta di club per gli uomini, dove potevano godere di lunghe conversazioni di filosofia, politica o altri temi. Così come i Greci, anche i Romani erano molto attenti alla cura del loro aspetto, e gli uomini trascorrevano lunghe ore dal barbiere per la cura di capelli e barba. Essi subirono poi un rapido declino nel corso del XVIII secolo con l’avvento dell’utilizzo delle parrucche fino a quando, dopo la Rivoluzione Francese e per tutto il corso del XIX secolo i barbieri recuperarono il loro prestigio sociale e l’attività ebbe una rinascita gloriosa, motivando la ricerca di nuovi standard e regolamenti per rendere la professio-

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AZIENDE / SIR MARCUS

ne sempre più affidabile e prestigiosa. Il XX secolo, a causa dell’avvento delle tendenze moda nell’uso dei capelli e basette lunghe, lavori più connessi ai saloni di bellezza per le donne, ha definito l’attuale scenario in cui c’è stata la definitiva fusione tra il classico barbiere da

uomo e il parrucchiere da donna in uno stesso ambiente definito ‘Unisex’». Il vostro progetto rappresenta dunque una nuova tendenza che tuttavia guarda anche alla tradizione…

«Dopo anni di lunga attesa finalmente l’uomo si riprende i suoi rituali in spazi a lui dedicati. Infatti, ormai da qualche anno, oltre ai tradizionali barbershop in stile ‘nord-americano’ per un cliente ‘urban-style’ e maggiormente informale, si osserva la crescita dell’interesse verso un concetto Suite Barbershop. Un ambiente riservato e differente, con maggior cura dei dettagli, dedicato ad un uomo più esigente, che va oltre le mode ma che ama essere a posto, dove, oltre alla cura del proprio aspetto, l’esigenza principale diventa la possibilità di concedersi finalmente un momento di pausa e di gratificazione facendosi coccolare dal barbiere con il quale si crea un rapporto di naturale e reciproca fiducia». Sir Marcus non è quindi soltanto uno spazio ma una vera e propria filosofia… «L’uomo di oggi è consapevole di quanto valore abbia acquisito il concedersi dei momenti di pausa. Da Sir Marcus, all’interno del primo Suite Barbershop di Bellinzona, oltre alla qualità del servizio e del risultato, viene celebrato il percorso e l’esperienza. Ogni singola attenzione è dedicata al nostro ospite senza che egli debba preoccuparsi di altro, eccezion fatta per il piccolo sforzo richiesto per prendere il proprio appuntamento. Il momento di pace vissuto dal nostro ospite è considerato sacro e inviolabile così come l’arte dei nostri barbieri i quali, come

vuole la classica tradizione italiana, mettono a disposizione, oltre a prodotti di qualità selezionata, tutta la loro passione, professionalità e ospitalità». Bellinzona sarà soltanto un primo punto di partenza? «Certamente. Il nostro progetto parte da Bellinzona con la prima barberia Sir Marcus, ma abbiamo come obiettivo di essere presenti nelle principali città del Canton Ticino, come Lugano e Locarno. In particolare Bellinzona dedica da sempre una grande attenzione al piacere della tradizione e al rispetto delle consuetudini: testimoniata ad esempio dal mercato del Sabato, ritenuto uno dei più interessanti del canton Ticino. Inoltre, abbiamo notato che in questa zona vi è un mercato saturo dal punto di vista dei parrucchieri Unisex, ma una grande carenza di offerta verso luoghi dedicati esclusivamente all'uomo ed al suo relax. Ne è la prova il fatto che, da quando abbiamo aperto in centro a Bellinzona, numerosi clienti hanno espresso la mancanza di un luogo con servizi e trattamenti specifici dedicati alla cura della barba. E' per questo che, tra gli altri, abbiamo scelto come nostro principale partner, l'esclusiva linea Barbiere di Acqua di Parma, riconosciuta internazionalmente come un simbolo dell'elevata qualità italiana nel settore».

SIR MARCUS +41 (0)91 826 12 57 www.sirmarcus.ch TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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AZIENDE / EY

Le novità fiscali nel contesto economico ticinese. CON L’EVENTO DI AGGIORNAMENTO FISCALE TAX UPDATE, ORGANIZZATO DA EY LUGANO, IL TAX TEAM SOTTO LA DIREZIONE DI SANDRO JAEGER HA ILLUSTRATO LE IMPORTANTI NOVITÀ E LE SFIDE CHE LA SVIZZERA ED, IN PARTICOLARE, IL TICINO DOVRANNO AFFRONTARE NEI PROSSIMI ANNI.

Elisa Alfieri

Sandro Jaeger

urante l’evento, moderato da Elisa Alfieri, Assurance Leader, sono intervenuti anche Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio del Canton Ticino, e Costante Ghielmetti, vicedirettore della Divisione delle contribuzioni. Luca Albertoni ha avuto modo di analizzare l’attuale contesto economico ticinese, spiegando come il nostro Cantone sia riuscito a resistere alla crisi economica mondiale e stia, seppur con difficoltà, seguendo la via della ripresa. Dall’Inchiesta Congiunturale 2017-2018 elaborata dalla Camera di commercio del Canton Ticino emerge che le imprese ticinesi sono riuscite a mantenere stabili i livelli occupazionali e salariali, che sono propense ad effettuare investimenti facendo ricorso all’autofinanziamento e che l’andamento economico attuale e

a breve termine risulta soddisfacente. Costante Ghielmetti, tradizionale ospite degli annuali Tax Update, ha ripercorso le tappe che hanno portato al Progetto Fiscale 17. Il Vicedirettore ha auspicato che il progetto di riforma fiscale possa rappresentare un traguardo definitivo per la Svizzera, ricordando come la volontà popolare nel 2017 abbia già respinto la precedente proposta (Riforma III delle imprese). Egli ha inoltre sottolineato l’importanza di una rapida approvazione ed entrata in vigore della riforma fiscale, soprattutto di quella cantonale ticinese. La riforma fiscale cantonale si pone, infatti, l’obiettivo di migliorare l’attrattività fiscale del Canton Ticino sia nel contesto intercantonale sia in quello internazionale promuovendone l’innovazione, di mitigare il rischio di fuga dei “buoni” contribuenti e di anticipare gli interventi che si renderan-

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no necessari nell’ambito della riforma fiscale federale. Secondo Costante Ghielmetti, ulteriori ritardi potrebbero compromettere la competitività del Cantone con rilevanti ripercussioni economiche. La riforma fiscale, ha ammesso il sig. Ghielmetti, comporterà un costo rilevante in termini di perdita di gettito fiscale per il Cantone che, tuttavia, ritiene sostenibile. Il 29 aprile 2018, in sede di approvazione referendaria, la popolazione ticinese si è espressa favorevolmente seppur a stretta maggioranza - in merito al progetto di riforma fiscale e sociale cantonale. L’esito positivo della votazione garantisce l’introduzione delle prime importanti misure tese a ridurre il carico fiscale ai fini delle imposte cantonali sul capitale e sulla sostanza, allo scopo di rendere il Ticino fiscalmente competitivo sia a livello intercantonale sia internazionale. Su tutti, la novella normativa recata dalla riforma in parola prevede - ai fini dell’imposta sul capitale - l’introduzione di un regime di “participation exemption” analogo a quello vigente ai fini dell’imposta sull’utile e di una deduzione commisurata all’imposta assolta sull’utile (in misura pari al 10%), nonché - ai fini dell’imposta sulla sostanza - una riduzione delle aliquote ed altre misure volte a mitigare il carico fiscale complessivo. Tali novità, la cui portata in termini di “ottimizzazione fiscale” è di difficile lettura, sono senz’altro all’avanguardia e molto interessanti. Al riguardo, occorre in effetti sottolineare come il Ticino sia uno dei primi cantoni in Svizzera ad adottare simili provvedimenti. Ne deriva quindi che un’analisi definitiva, basata su dati reali, potrà essere svolta solo dopo alcuni mesi di fisiologico “rodaggio” durante i quali si renderà necessario comprendere la corretta applicazione delle nuove disposizioni normative. Sul punto, gli operatori del settore si attendono che il Ticino possa guadagnarne in termini di maggiore competitività e attrattività, anche

alla luce della prossima abolizione dei regimi fiscali privilegiati prevista per il 2020. Per quanto concerne le ulteriori misure fiscali, tra le quali ricordiamo la predetta abrogazione degli statuti fiscali speciali, l’introduzione di agevolazioni fiscali nell’ambito del cosiddetto patent box e degli investimenti in ricerca e sviluppo, esse sono contenute nel citato Progetto Fiscale 17 che verrà adottato a livello federale, presumibilmente, nel biennio 2019-2020, salvo ulteriori ritardi dovuti ad un eventuale referendum popolare. Nel corso dell’evento di aggiornamento fiscale, la parola è poi passata a Nic Weber, specialista dell’imposta sul valore aggiunto, e a Giacomo Sartor, competente in tema di Transfer Pricing, che hanno illustrato rispettivamente le novità introdotte a partire dall’anno 2018 in materia di IVA in Svizzera e l’attuale panorama normativo e di prassi in tema di prezzi di trasferimento con cui le imprese devono confrontarsi. Entrambi i temi trattati hanno una rilevanza sia a livello federale sia internazionale. La Revisione parziale IVA 2018 si pone l’obiettivo di eliminare la distorsione concorren-

ziale tra gli operatori svizzeri e gli operatori esteri e prevede importanti novità e oneri per le imprese estere che operano in Svizzera. Giacomo Sartor ha invece analizzato le rilevanti conseguenze per le imprese svizzere ed estere che operano a livello globale. In particolare, si è posto l’accento sull’obbligo per i gruppi di imprese internazionali di adeguarsi agli attuali standard internazionali introdotti dall’OCSE (“Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico”) nell’ambito del Progetto BEPS (“Base erosion and profit shifting”), al fine di evitare importanti sanzioni.

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AZIENDE / GRUPPO SICUREZZA

Ancora più forti E COMPETITIVI LORENZA BERNASCONI, CFO E MEMBRO CDA GRUPPO SICUREZZA, PRESENTA LA RECENTE ESPANSIONE DI UN’AZIENDA LEADER IN TICINO PER QUANTO RIGUARDA TUTTE LE PROBLEMATICHE LEGATE ALLA SICUREZZA DEI CITTADINI E DELLE IMPRESE.

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he cosa rappresenta per l’espansione del Gruppo Sicurezza l’acquisizione dell’azienda Galli Sicurezza? «Un completamento di servizi e di prodotti per il Gruppo. Galli Sicurezza vanta una storia di oltre 60 anni e riteniamo che aver accostato la sicurezza meccanica a quella elettronica, organizzativa e di progetto, sia un perfezionamento dei servizi per la nostra clientela. Il focus di Gruppo Sicurezza è continuare ad investire in nuove tecnologie e generare servizi sempre più innovativi che si possano affiancare a quelli più tradizionali che il mercato ancora richiede. Riteniamo che Galli Sicurezza, grazie anche all’esperienza delle persone che vi lavorano e alle partnership in essere, possa contribuire al rinnovamento tecnologico nel settore della sicurezza meccanica insieme alle altre società del Gruppo». Che cosa si intende per sicurezza meccanica e quali sono i nuovi prodotti e servizi che siete in grado di offrire attraverso l’azienda Galli Sicurezza? «La sicurezza meccanica è una componente fondamentale per la mitigazione dei rischi fisici e tutelare assets come case, ville, edifici e magazzini. Chiavi, serrature, casseforti, armadi blindati sono solo alcuni esempi di componenti della sicurezza passiva che offriamo come Galli Sicurezza. Anche questi elementi però possono essere dotati di un’anima digitale e di-

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ventare “smart” semplificando il loro uso, la loro gestione e garantendo maggiore sicurezza tramite un monitoraggio costante. L’anima tecnologica del Gruppo Sicurezza vuole trasformare i prodotti Galli in servizi su misura in grado di aprire o chiudere una porta grazie all’app installata sul nostro cellulare o tramite una chiave digitale dotata di microchip, a titolo di esempio. Il Gruppo ha un proprio Security Center a Savosa ed è in grado di monitorare, autorizzare o rifiutare l’accesso di un’area sensibile o di un ufficio. Da statistiche europee questa tipologia di servizi è in forte crescita e riteniamo che la nostra Clientela debba fin da ora adottare questi servizi a valore aggiunto che possono contribuire a portare vantaggi di tipo economico e una maggiore efficienza». L’offerta di sicurezza che attualmente il Gruppo Sicurezza offre ai suoi clienti è ora davvero a 360°. Con quali vantaggi per la vostra clientela? «Oggi Gruppo Sicurezza offre una vasta gamma di servizi di Sicurezza che si è andata ad ampliare notevolmente proprio dopo l’acquisizione di Galli Sicurezza. È stata un’unione fortemente voluta per creare le fondamenta e nuovi processi per accompagnare in modo proattivo la nostra utenza verso la nuova rivoluzione industriale, denominata 4.0. Non dimentichiamo che la digitalizzazione che sta entrando nella vita delle aziende, ma non solo, porterà ad acquisire un approccio completamente


AZIENDE / GRUPPO SICUREZZA

diverso e dirompente nella gestione quotidiana dei servizi e degli oggetti. A titolo di esempio, l’anno scorso abbiamo creato una divisione di Cyber Security attiva nella gestione di diverse piattaforme di cyber security e quest’anno abbiamo rinnovato la fase di espansione internazionale con la costituzione di una nuova società che sarà il veicolo per le operazioni sull’estero. La nostra esperienza ci permette di anticipare e presentare le esigenze del cliente e modulare un’offerta “tailor made” che possa garantire maggiore efficacia ed efficienza. Una componente importante è garantire al cliente il nostro supporto nel medio-lungo termine adattandosi alle sue dinamiche aziendali e aiutandolo ad individuare le nuove minacce che si affacciano quotidianamente sulla scena locale, nazionale ed internazionale. Gli aspetti di prevenzione e di pro-azione sono due ingredienti strategici che devono essere sempre considerati in un progetto di Security, soprattutto quando si trattano di minacce verso beni intangibili che creano il valore nelle imprese».

Come si è andata trasformando negli ultimi anni la domanda di sicurezza da parte dei cittadini e quali previsioni è possibile fare per il futuro? «Le aziende, gli imprenditori e gli stessi cittadini sono sempre più accorti e consci del fatto che - solo rispetto ad alcuni anni fa - le minacce e i rischi sono in forte crescita ed evoluzione. Instabilità geopolitiche, precarietà sociale, crisi economiche internazionali, nuovi sistemi di comunicazione, bassa attenzione, impulso a nuove tecnologie sono tutti elementi che combinati insieme posso minacciare sensibil-

mente la stabilità dei sistemi di sicurezza aziendali. Crediamo molto che il miglior alleato sia l’uso delle più affidabili tecnologie di sicurezza incastonate in un serio progetto di sicurezza globale, che abbraccia e comunica con tutte le forme della sicurezza. Esiste ancora un gap culturale che in parte blocca l’uso delle più moderne tecnologie di sicurezza anche se di fatto l’avvento delle app e dell’Internet of things, ha aperto a milioni di utenti la consapevolezza che molti servizi sono diventati indispensabili. Anche in Ticino stiamo notando che alcuni clienti si sono già mossi in tal senso e richiedono soluzioni innovative. È nostro dovere essere al loro fianco con soluzioni che siano in grado di tutelare in modo efficace e continuativo la loro sicurezza. Il Nuovo Regolamento Europeo GDPR è entrato in vigore lo scorso 25 maggio, rappresenta un cambiamento epocale nella gestione dei dati sensibili e non solo. Come Gruppo, ci siamo già mossi con largo anticipo realizzando una soluzione di Cyber Security in grado di monitorare e prevenire azioni ostili contro una infrastruttura ICT. Investimenti, ricerca e creazione di nuove idee - soprattutto nel nostro ambito professionale - rappresentano la ricetta essenziale per stare al passo con i tempi e poter consigliare in forma appropriata ai propri clienti le migliori soluzioni. Il futuro della consulenza nella sicurezza consiste nell’integrare in modo preventivo le richieste del mercato con la dinamica dei rischi e le future minacce».

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AZIENDE / GRUPPO SICUREZZA

ATTACCO ALLE BANCHE CARLO DEL BO, EXECUTIVE ADVISOR GRUPPO SICUREZZA, FORNISCE ALCUNI UTILI CONSIGLI PER DIFENDERSI DAI FREQUENTI ATTACCHI INFORMATICI AL SISTEMA BANCARIO.

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e banche sono costantemente sotto minaccia per quanto riguarda la Cyber Security. Quali sono le principali tipologie di attacco alle quali sono sottoposte? «È un dato di fatto che le aziende di servizi finanziari sono e rimangono un obiettivo interessante per i cyber-criminali: non si tratta solo della frequenza, in continuo aumento, ma è la natura stessa degli attacchi informatici che sta cambiando, dal momento che si tratta di casi sempre più sofisticati e difficili da individuare. I principali attacchi sono mirati ai loro utenti attraverso due metodologie: Phishing: è sicuramente uno degli attacchi più diffusi, ma negli ultimi anni lo Spear Phishing estende l’analogia di pesca in quanto gli aggressori puntano specificamente su vittime ed organizzazioni di alto valore. Invece di cercare di ottenere le credenziali bancarie per mille consumatori, l’aggressore potrebbe trovare più lucrativo prendere di mira specifiche aziende. Malware: pensati specificatamente per colpire gli utenti, intercettando e dirottando le loro transazioni su conti anonimi e non facilmente rintracciabili. Tra i malware più famosi ricordiamo Titan e Zeus, spesso questi virus della famiglia dei keyloggers vengono veicolati proprio tramite il phishing di mail». Quali sono i Paesi più attivi al mondo nel lanciare attacchi informatici e quali misure possono essere adottate a livello internazionale per ridurre queste minacce? «Dipende dalle tipologie di attacco, escludendo il cyberwarfare cioè la

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nuova guerra fredda che quotidianamente si combatte tra Paesi come America, Cina e Russia, la maggior parte degli altri attacchi proviene da stati specifici come ad esempio Ucraina, Bulgaria, Estonia, Francia, Inghilterra, Germania, ma sempre in generale da USA, Cina e Russia». Come il sistema bancario si sta organizzando per migliorare la sicurezza dei propri sistemi informatici? «I cyber attack sono in grado di produrre – potenzialmente – effetti confrontabili con quelli bellici e di incidere sull’esercizio stesso delle libertà essenziali per i sistemi economici e finanziari. I paesi più esposti sono proprio quelli occidentali, perché hanno infrastrutture critiche sofisticate IT based e di conseguenza più vulnerabili. La crescente complessità delle minacce e la virulenza degli attacchi, sempre più frequenti, rendono necessaria una gestione sincronizzata dei diversi elementi che costituiscono una soluzione complessa di cyber physical security ed una forte integrazione fra processi di gestione degli incidenti IT e processi aziendali, in modo da intercettare e gestire efficacemente i segnali di un potenziale attacco fino a sviluppare sistemi predittivi in grado di anticipare eventuali tipologie di attacco. L’attivazione del circolo virtuoso “più sicurezza uguale più qualità dell’offerta e maggiore fiducia della clientela” assume importanza strategica nell’attività finanziaria, che fonda la propria operatività sul trattamento altamente confidenziale dei dati».


Il singolo cittadino che cosa può fare per migliorare il proprio utilizzo in rete dei servizi offerti dalle banche on line? «Aggiornare costantemente i propri dispositivi e seguire i canali informativi dei servizi bancari, è sicuramente il primo passo per un’adeguata politica di sicurezza ed utilizzo sicuro dei servizi online». Quali sono le principali soluzioni che Gruppo Sicurezza offre, in generale, nel campo della Cyber Security? «Gruppo Sicurezza offre servizi di consulenza e soluzioni specifiche per la Cyber Security, soluzioni che si basano sulle più innovative tecnologie di cyber intelligence e sistemi di analisi predittivi. Offre anche momenti formativi e di sensibilizzazione del management e dei dipendenti che sono indispensabili per aumentare la consapevolezza ai problemi cyber».

E per quanto riguarda specificatamente il settore bancario? «Gruppo Sicurezza offre, oltre a servizi avanzati di Penetration Test e Vulnerability Assessment per valutare il livello di sicurezza dei sistemi ICT bancari, una soluzione di Cyber Security denominata “cyber safe”, in grado di controllare on-line (24x7x365) dalle vulnerabilità dei sistemi al livello di rischio dei dati sensibili, dal controllo interno delle minacce al controllo esterno, sia logico che fisico, grazie anche alla più che trentennale esperienza nel campo della sorveglianza. Il Cyber Security

Operation Center del Gruppo Sicurezza è in grado di controllare la presenza di varie forme di cyber minacce, non solo all’interno dei sistemi del cliente ma anche all’esterno, su internet. I motori di Intelligenza artificiale della piattaforma Ubiqum, controllano in tempo reale minacce di phishing, spam, web reputation, sentiment e data breach, presenti sulle fonti aperte (OSINT) e Dark Web. Il sistema di monitoraggio permette anche il controllo automatico compliance delle normative (GDPR) e delle «best practices» di sicurezza (SANS ) per i dati personali e sensibili del cliente».

CYBER SECURITY E MITIGAZIONE DEI RISCHI FINANZIARI Lo scenario in cui le aziende e i professionisti operano è sempre più costellato da innumerevoli e frequenti problematiche cyber. La protezione dei dati personali e sensibili di un’azienda o di uno studio professionale, deve rientrare nelle attività quotidiane per garantire una maggiore mitigazione a questa tipologia di rischi. La messa in sicurezza della propria azienda è un processo interno che deve coprire gli aspetti tecnologici, formativi, metodologici ed economico-giuridici. Questo processo ha il compito di ridurre la superfice di attacco aziendale rispetto agli attacchi cyber che possono essere perpetrati sia dall’esterno

che dall’interno di un’azienda e possono causare danni economici e d’immagine anche molto rilevanti. Gruppo Sicurezza ed Helvetia Assicurazioni hanno recentemente concordato di offrire un servizio congiunto in grado di facilitare l’analisi dei rischi cyber e indirizzare la clientela ad attività propedeutiche alla revisione dei processi e delle tecnologie informatiche, nel rispetto di quanto richiesto anche dalla nuova normativa EU GDPR appena entrata in vigore. L’esperienza tecnologica di Gruppo Sicurezza e quella assicurativa di Helvetia Assicurazioni rendono più facile la gestione dei rischi cyber, garantendo al cliente un monitoraggio costante della propria infrastruttura ICT, un aggiornamento continuo sui nuovi rischi e una copertura assicurativa post incidente. “Siamo particolarmente fieri di aver siglato con Helvetia una collaborazione che possa aiutare l’imprenditore o il professionista ad incrementare la propria sicurezza cyber e facilitare le operazioni di controllo quotidiano, spiega Lorenza Bernasconi di Gruppo Sicurezza SA.

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AZIENDE / AZ SAFFRON

Oro giallo ZAFFERANO ROBERTO SPRUGASCI È UN PERSONAGGIO ECLETTICO E TENACE, SEMPRE ATTENTO A COGLIERE NUOVE IDEE PER TRASFORMARLE IN OPPORTUNITÀ. COME QUELLA DI AZ SAFFRON, UNA GIOVANE START-UP CON SEDE A BERGAMO E LUGANO SPECIALIZZATA NELLA SELEZIONE E COMMERCIALIZZAZIONE DELLA MIGLIORE E PIÙ PREGIATA VARIETÀ AL MONDO DI ZAFFERANO PURISSIMO.

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uali sono le principali caratteristiche del vostro prodotto? «Il nostro zafferano è il frutto della raffinata e paziente arte persiana della coltivazione di questa pregiata pianta della famiglia delle Iridaceae. Viene coltivato con metodi naturali in Iran, paese produttore del 90% dello zafferano a livello mondiale, nonché patria delle più pregiate varietà di zafferano al mondo grazie al clima favorevole in cui crescono le piante di croco ed alle modalità tradizionali del processo di raccolta ed essicazione. A coltivarlo sono produttori iraniani accreditati che garantiscono il massimo rispetto dei disciplinari e delle procedure internazionali al fine di offrire zafferano di qualità superiore certificata, puro al 100% e coltivato tradizionalmente nel rispetto della natura e delle persone».

AZ SAFFRON Via S. Balestra 7 CH-6900 Lugano +41 91 922 03 15 info@azsaffron.ch www.azsaffron.ch

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Perché sul mercato si acquista spesso zafferano di cattiva qualità? «Lo zafferano - sia in pistilli che in polvere – indirizzato al settore Ho. re.ca, arriva direttamente dall’Iran e senza intermediari. Ogni giorno combattiamo una guerra contro il comune e scadente zafferano venduto in polvere, mai puro e quasi sempre adulterato con curcuma, paprika, cartamo e campioni di polvere di zavorramento. Il nostro prodotto invece si distingue notevolmente per aroma, sapore e potere colorante, qualità che lo rendono la migliore categoria di zafferano al

mondo. Ci teniamo anche a specificare che il nostro zafferano è selezionato e confezionato a mano in Italia presso il laboratorio della nostra azienda. Il nostro obiettivo è contribuire a creare una cultura legata al consumo consapevole di questa pregiata spezia troppo spesso contraffatta, offrendo un prodotto selezionato, controllato, certificato e di altissima qualità». Quali sono i principali acquirenti del vostro zafferano? «Ci accertiamo che il nostro zafferano sia della più pregiata qualità (categoria ISO I - superiore) attraverso analisi effettuate secondo le norme ISO 3623:2 presso il laboratorio della nostra azienda. Ci dedichiamo con passione alla distribuzione di un prodotto di qualità superiore per il settore Ho. re.ca e per l’industria alimentare. In Italia ed in Europa, tra i nostri clienti, siamo estremamente orgogliosi di annoverare un grande numero di ristoranti, anche stellati; lo stesso avviene in Asia ed in Russia, regioni in cui abbiamo iniziato recentemente a commercializzare il nostro prodotto e dove stiamo ottenendo riscontri molto positivi grazie anche alla possibilità di poter personalizzare il packaging con il nome del ristorante/ hotel di riferimento. Siamo inoltre felici di collaborare con una vasta rete di rivenditori al dettaglio attraverso i quali possiamo far conoscere il nostro prodotto al grande pubblico».


INSIEME per dare nuova forma

alla sicurezza

IL TICINO SALUTA L’UNIONE TRA DUE STORICHE REALTÀ: Galli Sicurezza e Gruppo Sicurezza trovano il baricentro fra le loro affinità elettive e si integrano per rispondere con ancora maggior forza ed efficacia alle esigenze di sicurezza di privati e imprese.

Gruppo Sicurezza SA tel. +41 (0) 91 935 90 50 www.grupposicurezza.ch


AZIENDE / GLOBAL CONTROL GROUP HOLDING

SOLUZIONI VINCENTI per lo sviluppo del business MAURIZIO SCUOTTO, ALLA GUIDA DEL GRUPPO DA LUI CREATO, E SIMONA SOMMARIVA, RESPONSABILE GLOBAL CONCIERGE SERVICES SA, RACCONTANO I VANTAGGI DI UNA RETE INTERNAZIONALE DI RELAZIONI ESCLUSIVE IN GRADO DI SUPPORTARE, IN TUTTO IL MONDO, LO SVILUPPO DEGLI AFFARI DEI CLIENTI.

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uali sono i plus che rendono GCGH un partner strategico per le imprese che vogliono affermarsi sui mercati di tutto il mondo? «Partiamo da una necessaria premessa - esordisce Maurizio Scuotto. L’internazionalizzazione costituisce un processo irreversibile attraverso il quale le imprese si aprono a nuovi mercati esteri, instaurando rapporti con altre aziende, consumatori e istituzioni operanti sui quei territori, allo scopo di vendere, produrre, acquistare materie prime, o trovare nuove fonti di finanziamento. Tutti queste attività coinvolgono necessariamente una molteplicità di soggetti con i quali occorre interloquire, ma devono fare anche i conti con sistemi economici, disposizioni legislative, normative, burocrazie, regime fiscali assai diversi che bisogna conoscere in modo approfondito, per individuare la soluzione di volta in volta più adatta, per portare a termine nel migliore dei modi il proprio business. In quest’ottica, proponiamo idee, soluzioni strategiche e operative di business che incontrino e anticipino i bisogni dei clienti. Offriamo servizi qualitativamente ineccepibili, che permettono di sostenere la crescita e la redditività ricercata dal cliente». “Normalmente le aziende falliscono nell’impresa di creare il futuro non tanto perché non riescano a predirne il corso, quanto per l’incapacità di immaginarlo”

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Quali sono i principali servizi offerti? «Più che di servizi – prosegue Maurizio Scuotto – preferisco parlare di un approccio globale che consenta di fare fronte alle diverse situazioni ed esigenze che si possono presentare. Ogni realtà con cui entriamo in contatto viene analizzata nel suo contesto specifico e viene proposto un progetto di consulenza su misura per il raggiungimento degli obiettivi concordati. Il nostro principale obiettivo è quello di fornire un contributo strategico a società ed aziende clienti al fine di costruire un percorso chiaro per il loro sviluppo, e gli individui e le aziende che credono nella strategia non possono usare una “vecchia mappa” per scoprire una nuova terra». Nella vostra esperienza avete dovuto affrontare problematiche molto differenziate… «Direi che in pochi anni di attività abbiamo già accumulato una vasta casistica di situazioni affrontate e risolte. Sono numerosi i casi di aziende con problemi di relocation o di spostamento di produzioni all’estero; di trasformazione di assetti societari con scambi e vendita di azioni; di creazione di nuove imprese da sviluppare e far crescere creando nuovi modelli di business. Senza naturalmente dimenticare i problemi connessi alla ricerca di immobili, assicurativi, legali o fiscali. Le aziende con cui abbiamo lavorato o con cui stiamo sviluppando progetti


abbracciano ormai quasi tutti i settori produttivi e siamo presenti in tutti i continenti e in decine di Paesi nel mondo. Molto frequentemente abbiamo affrontate situazioni relative al settore medicale dove sono abbastanza complesse e discontinue le problematiche relative alla possibilità di operare in Paesi diversi da quelli d’origine. Desidero evidenziare come in un mondo non lineare solo le idee discontinue creeranno nuova ricchezza». In sintesi, quali sono i punti di forza che rendono la vostra consulenza particolarmente apprezzata da parte della clientela? «Senz’altro la qualità della rete dei contatti nel mondo e la forza del team - interviene Simona Sommariva - che abbiamo consolidato negli anni, attra-

verso professionisti provenienti da esperienze differenti, ma capaci di abbinare sempre un pensiero non convenzionale all’azione concreta. All’interno del nostro Gruppo abbiamo a disposizione tutte le competenze necessarie per affrontare le problematiche, nell’esclusivo interesse del cliente. Accanto a queste professionalità, in ogni caso, abbiamo costruito una rete di collaboratori e consulenti nazionali e internazionali che ci possono garantire un qualificato apporto nella soluzione dei casi anche più difficili e complessi». Questo significa far parte di un team che condivide valori e metodologie di lavoro… «È stato questo senz’altro il lavoro più difficile - conclude Maurizio Scuotto - ma anche la sfida più affascinante. Tutti i nostri collaboratori condividono infatti un sistema di valori che sono alla base delle relazioni e che consentono di contagiare gli altri con le giuste idee. In questo modo, nel costituire un gruppo, trasformiamo l'autorità individuale in autorità collettiva. Ognuno di noi riveste un ruolo ben preciso e dunque è la squadra nel suo complesso che accetta le sfide e consegue i risultati e gli individui presi di sorpresa dal futuro sono individui disattenti».

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TUTTI I SERVIZI DI INTERNAZIONALIZZAZIONE OFFERTI DA GCGH • Gestione società estere secondo le normative vigenti nel paese • Pianificazione fiscale internazionale • Diritto societario: fusioni, scissioni e acquisizioni societarie • Contrattualistica di impresa • Protezione e valorizzazione della proprietà intellettuale • Contenzioso in affari; • Consulenza e assistenza legale • Consulenza in materia di protezione e valorizzazione del marchi • Analisi nuovi mercati ed aperture commerciali • Ricerca business partner sia tecnici che commerciali. • Contatti con le Istituzioni internazionali

• Studio di fattibilità e business plan development con specifica contrattualistica • Partecipazione a Fiere internazionali e work shop diretti. • Ricerca di laboratori di analisi per autorizzazioni alle esportazioni • Consulenza pratiche doganali – CAD – Logistica integrata • Consulenza per certificazioni di qualità europee • Sviluppo reti e franchising • Coordinamento attività di comunicazione aziendale • Studio immagine aziendale • Attività di marketing strategico • Organizzazione eventi

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AZIENDE / STRP

La filiera della CONOSCENZA IL MULINO MAROGGIA È IL PIÙ GRANDE E MODERNO MULINO TICINESE E MACINA OGNI GIORNO PIÙ DI 50 TONNELLATE DI GRANO OTTENENDO OLTRE 40 VARIETÀ DI FARINA DESTINATE ALLE PANETTERIE-PASTICCIERIE, ALL’INDUSTRIA ALIMENTARE IN GENERALE, AI RISTORANTIPIZZERIE E AI PASTIFICI.

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azienda venne fondata a fine ‘800 da Michael Stadlin, discendente da un’antica famiglia di mugnai attivi nella Svizzera centrale. Maroggia è da sempre un paese di mulini grazie alla Val Mara, una preziosa risorsa d’acqua usata quale forza motrice. Nel 1904 venne aggiunta una riseria situata sul sedime dove ora sorge il mulino, ben ubicato e servito, grazie al binario privato che lo collegava con la linea ferroviaria, binario che ancor oggi è indispensabile per l’approvvigionamento razionale del grano sfuso. La struttura fu completata dalla costruzione di un silo in legno tuttora esistente. Il nuovo mulino iniziò la produzione nel 1924. Fra gli anni 1940-1950, con interventi di miglioria, il mulino e i magazzini furono successivamente ingranditi. Il reparto di produzione viene rinnovato costantemente con

nuove macchine che ne aumentano progressivamente la produttività. Non tutti sanno che il primo agosto 1998, a causa di un violento nubifragio, il mulino viene completamente allagato: i macchinari, le scorte dei prodotti finiti e gli immobili subivano danni ingenti. Un altro successivo intervento d’innovazione, che di fatto rende il mulino completamente automatizzato, viene effettuato nel 2000: il reparto macinazione viene dotato di macchine più moderne e sofisticate, vengono edificati nuovi sili di stoccaggio e viene rimodernato il reparto d’insacco. Senza mai fermarsi, nel 2017 viene ristrutturata la parte più antica dello stabilimento, con un magazzino per prodotti confezionati più grande e pratico e un nuovo grande spazio per eventi. Ed è qui che i soci della STRP si sono ritrovati in occasione dell’Assemblea generale 2018.


AZIENDE / STRP

Quale luogo poteva essere più adatto? Qualità, creatività e strategia sono sempre stai i pilastri per lo sviluppo dell’azienda, una realtà importante per il territorio ticinese che comunica un grande valore. Visitare e scoprire questa impresa accompagnati da Alessandro Fontana, titolare e moderno “mugnaio”, è stato un fantastico esempio di storytelling. E se lo storytelling è una tecnica di comunicazione che consiste nel raccontare una storia per attirare l’attenzione di un pubblico, Alessandro Fontana ha sicuramente attirato la nostra attenzione. Tanta passione, unita a tanta conoscenza e flessibilità. In un momento in cui il pubblico è tornato a ricercare la bellezza e la bontà autentiche, una interessante storia che si unisce ad altre realtà ticinesi creando una rete di produzione basata su una filiera locale. Dal fru-

mento tenero coltivato nel piano di Magadino e nel Mendrisiotto alla collaborazione con il centro di ricerca Agroscope di Cadenazzo, grazie a cui si sono potute selezionare le migliori qualità di frumento da destinare alla coltivazione, tenendo conto delle caratteristiche del territorio e del clima: varietà di ottima qualità e provviste di alti valori proteici. Dalla teoria alla pratica, il passo è stato breve: a conclusione della serata i soci hanno potuto assaporare diversi tipi di pizze e focacce, tutti prodotti con le farine del mulino adatte a qualsiasi palato, con una particolare attenzione ai diversi regimi alimentari e intolleranze, prodotte dal pizzaiolo Giovanni Zinna e accompagnate dalla birra del mugnaio, con cereali ticinesi doc! A dimostrazione che il sapere antico, la tradizione, applicata all’innovazione, sono sempre la carta vincente.

NEWS

Grande successo per la seconda edizione dell’evento “Diamoci la mano” Organizzato a Sorengo presso Clinica Sant’Anna per la Festa della mamma, l’evento ha richiamato oltre 500 partecipanti tra coloro che vi sono nati e i loro accompagnatori. Grande successo per i “Filling the Music”, coro di bambini e ragazzi che realizzano divertenti videoclip delle hit del momento e che hanno allietato il pomeriggio con la loro performance. I nati di tutte le età che hanno lasciato l’impronta colorata della loro mano

sull’apposita parete all’interno della Clinica sono stati 157. Grazie a questo gesto le 3 associazioni Consultorio delle Donne, Casa Primavera e Avventuno hanno beneficiato di un contributo da destinare alle loro attività benefiche. «Dopo il grande successo dello scorso anno, mi stava particolarmente a cuore, come Direttrice e come mamma, l’idea di ripetere l’esperienza» ha commentato Michela Pfyffer, Direttrice della Clinica Sant’Anna, aggiungendo «accogliere i nostri ospiti con il coro di bambini è il coronamento al ruolo che ci viene riconosciuto di culla del Ticino e il mio ringraziamento va ai numerosi ospiti che con la loro presenza hanno evidenziato il legame che hanno con la nostra Clinica e il suo valore per il territorio». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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AZIENDE / DIGITALSTRATEGIES ACADEMY

LA DIFFERENZA tra il successo dell’azienda e la stagnazione LUNEDÌ 7 MAGGIO HA AVUTO LUOGO LA TERZA EDIZIONE DEL DIGITAL HAPPY HOUR, UN “APERITIVO DIGITALE” DEDICATO AL MARKETING MODERNO. LA SERATA È STATA ORGANIZZATA DA GUGLIELMO ARRIGONI DI DIGITALSTRATEGIES ACADEMY, LA PRIMA ED UNICA ACCADEMIA SPECIALIZZATA IN WEB E DIGITAL MARKETING DEL TICINO.

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na serata di esperienza diretta a cui hanno partecipato come relatori Luca S. Paderni, General Director di NetComm Suisse Observatory, Luca Preto, Head of Digital di Ticino Turismo, Maikol Soares, Web Marketing Director di Cippà Trasporti e Guglielmo Arrigoni, Direttore di DigitalStrategies Academy. Media partner dell’evento Ticino Welcome, che ne riporta in questo articolo i contenuti. Durante gli interventi si sono messi in luce 3 errori frequenti commessi dalle piccole e medie imprese nel marketing online: non peccati veniali, ma gravi sviste che possono seriamente penalizzare il futuro dei tuoi affari. 1. Non ti sei affidato a veri professionisti del settore L’errore più comune. Per risparmiare ti sei fatto fare il sito dal cugino o dall’amico che magari ti hanno creato anche un sito “carino” esteticamente, ma che si rivela inefficace dal punto di vista del business. Ti hanno parlato di SEO? Di conversioni? Se il tuo sito è solo una bella vetrina ma vuota in cima al Monte Generoso, dove il traffico di clientela interessata a quello che vendi è pressoché nulla… a cosa ti serve? Come fai a rendere visibile il tuo sito su Google? Come fai a portarci il maggior numero possibile di potenziali clienti interessati proprio ai tuoi prodotti? Come fai a spingerli a comprare? Sono tutte cose

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che un professionista del settore deve spiegarti. 2. Ti sei concentrato sul traffico ma non hai pensato alle conversioni. Portare traffico, cioè visitatori, al tuo sito è fondamentale per il tuo business. Torniamo però un attimo all’esempio della vetrina: hai allestito una bellissima esposizione che attira tanti sguardi. Ma quante sono le persone che effettivamente entrano? E tra quelle che entrano, quante sono quelle che davvero sono interessate a comprare? Online con una strategia adeguata è possibile far atterrare sul tuo sito solamente traffico di qualità (po-


AZIENDE / DIGITALSTRATEGIES ACADEMY

tenzialmente più facile da convertire) e non generico, i clienti devono essere accompagnati e invitati a comprare, devi chiedergli di farlo. Un po’ come gli addetti commerciali, o i commessi, fanno nel mondo reale. Il traffico, dunque, è indispensabile, ma se non riesci a convertirlo in acquirenti non ti dà alcuna garanzia di business. 3. Non misuri i tuoi risultati Si tratta di uno degli errori più diffusi che può vanificare tutti i tuoi sforzi di digital marketing. Se non tieni traccia delle tue azioni online, come fai a sapere se ti stai muovendo correttamente? Come fai a capire se i soldi che hai investito ti stanno dando un ROI positivo? Come fai a decidere se e dove continuare a spendere soldi? Se ti ritrovi in questi 3 errori o anche solo in uno di essi, sappi che i benefici della tua presenza online e della tua strategia di Digital Marketing rischiano di venire seriamente compromessi. Per non incappare in questo rischio e non perdere tempo, denaro e clienti (a

beneficio della concorrenza) DigitalStrategies Academy mette a disposizione una vasta scelta di corsi specializzati e sessioni di affiancamento su queste tematiche con coach esperti che lavorano da oltre 13 anni tutti i giorni con questi mezzi e possono quindi dare un taglio pratico a quanto spiegano in aula. Imparerai a ridisegnare l’offerta del tuo business per renderla più competitiva e in linea con le aspettative del tuo mercato. Formarsi non è un costo, ma un investimento su di te e il tuo futuro.

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BENESSERE / DIPARTIMENTO DEL TERRITORIO

DA ORMAI MOLTI ANNI, IN SVIZZERA E ALL’ESTERO, SI PARLA DI “INQUINAMENTO FONICO” PER RIFERIRSI A QUANTO TRASFORMA UN SUONO IN UN “RUMORE”, CHE PUÒ ESSERE PIÙ O MENO FASTIDIOSO PER LE PERSONE A ESSO ESPOSTE.

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Agire alla fonte DEL RUMORE

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on è un caso che – oltre alla Legge federale sulla protezione dell’ambiente – vi sia un’apposita Ordinanza contro l’inquinamento fonico (OIF) emanata il 15 dicembre 1986; a testimonianza dell’esistenza di una problematica e come forma di impegno nella difesa del benessere della popolazione e dell’ambiente. L’Ordinanza stabilisce come si deve affrontare la questione e dove occorra un risanamento, mentre il Cantone è l’autorità esecutiva per applicare e far rispettare l’Ordinanza. Il Dipartimento del territorio, tramite l’Ufficio della prevenzione dei rumori della SPAAS, è da tempo impegnato in progetti volti a migliorare il paesaggio sonoro del nostro Cantone, in particolare in quelle località maggiormente interessate dal traffico, la principale causa di inquinamento fonico alle nostre latitudini, soprattutto nel fondovalle. Il rumore stradale dipende da diversi fattori, quali il tipo di veicolo, il volume e la composizione del traffico, le caratteristiche della strada. All’inizio del 2016 il Dipartimento del territorio ha riconsiderato la situazione delle immissioni foniche dovute alle strade attraverso l’elaborazione di un pre-catasto, che ha mostrato come circa il 30% della popolazione sia esposta a immissioni dovute alle strade cantonali e comunali superiori ai valori limite stabiliti dall’OIF. Ad oggi, quasi 350 chilometri di strade cantonali e circa 70 chilometri di strade comunali necessi-


BENESSERE / DIPARTIMENTO DEL TERRITORIO 02 01 Pre-catasto (2016) 02 / 03 Asfalto tradizionale e fonoassorbente

tano di un risanamento fonico. Il risanamento fonico è uno dei dossier principali del Dipartimento del territorio, lo sottolinea ulteriormente il credito di 11 milioni di franchi stanziato nel 2016. A fine 2015 è stato formato un gruppo di lavoro per affrontare il risanamento delle strade prioritarie del Ticino, che toccano 109 sezioni comunali. Il gruppo, formato da rappresentanti di diversi Servizi cantonali, ha approntato una strategia di lavoro e ha stabilito la suddivisione del Cantone in agglomerati. Una strategia, questa, volta ad accelerare i risanamenti, appoggiandosi a risorse interne, a sistemi informatici innovativi e operando principalmente con interventi alla fonte, che agiscono dove ha origine il rumore, dunque sulla strada stessa. Rientrano in queste misure: la pavimentazione fonoassorbente e, dove ritenuto opportuno, una riduzione della velocità di transito. Dal momento che riducono tout court l’emissione, gli interventi alla fonte giovano a un ampio spettro di utenza, anche a coloro non direttamente a contatto con gli assi stradali. Tra le misure che agiscono alla fonte in ambito di risanamento, l’asfalto fo-

noassorbente di ultima generazione utilizzato dal Cantone comporta un beneficio di almeno 3 decibel che, dal lato fonico, equivalgono al dimezzamento del traffico in transito sulla strada considerata. A influenzare le proprietà acustiche delle pavimentazioni stradali, sono fattori quali la granulometria, la porosità e l’elasticità della superficie stradale. Minore è la granulometria del conglomerato più silenziosa è la pavimentazione. Dietro a ogni progetto di risanamento fonico c’è una non sottovalutabile fase di raccolta e stoccaggio di dati e parametri, concernenti ad esempio la rete stradale, la tipologia (struttura, nume-

ro di piani) e la destinazione (professionale o residenziale) degli edifici interessati dall’inquinamento fonico. Il catasto valuta le immissioni per ogni piano di ogni edificio presso le finestre dei locali sensibili al rumore. Attraverso il catasto è così possibile evidenziare le costruzioni esposte a immissioni superiori ai limiti fissati. Si tratta di una sorta di fotografia acustica che rappresenta l’inquinamento fonico all’interno delle località. Partendo dal catasto del rumore sono stati elaborati i progetti di risanamento fonico agglomerato per agglomerato, volti a determinare i possibili interventi. Ad oggi si è conclusa la fase di consultazione per quanto concerne il progetto relativo al Mendrisiotto ed è in corso la consultazione per i progetti riguardanti da un lato l’agglomerato del Bellinzonese e del Locarnese-Vallemaggia e, dall’altro, della Riviera e Valli. A seguire vi sarà la pubblicazione del progetto relativo al Luganese. Per quanto riguarda il Mendrisiotto, 03

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BENESSERE / DIPARTIMENTO DEL TERRITORIO

Esempio di situazione pre e post interventi

tra strade cantonali e comunali sono stati previsti circa 60 km di asfalto fonoassorbente. Una misura che – insieme alle altre attuate a livello di traffico e mobilità – dovrebbe contribuire a migliorare la situazione di una delle regioni più colpite dall’inquinamento fonico nel nostro Cantone A livello operativo, prendendo l’esempio del Mendrisiotto, l’Ufficio della prevenzione dei rumori ha proceduto al rilievo dei dati riferiti agli assi stradali di tutto il comparto procedendo poi alla loro digitalizzazione, determinando nel contempo le relative emissioni foniche. Sono stati in seguito rilevati in loco tutti gli edifici e attraverso appositi algoritmi matematici sono state determinate le immissioni presso gli edifici esposti al rumore, allestendo così il catasto che è stato presentato ai

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Comuni. Una volta stabilita una base condivisa è stato elaborato il progetto di risanamento fonico, con un orizzonte temporale di 20 anni, nel quale sono presentate le misure atte a ridurre il rumore ritenute attuabili e sostenibili per il comparto preso in esame. Il Cantone ha allestito il progetto di risanamento fonico sia per le strade cantonali sia per quelle comunali di maggior traffico. La realizzazione delle opere sulle strade cantonali spetta al Cantone, mentre quelle sulle strade comunali ai Comuni. Queste opere godono di sussidi federali, recentemente oggetto di una proroga, approvata tramite una revisione dell’Ordinanza che prevede un’estensione fino al 2022 per l’ottenimento dei sussidi. Riprendendo lo slogan della Giornata internazionale contro il rumore –

“Puzza di rumore!” – celebrata il 25 aprile, si potrebbe dire che il Dipartimento del territorio si sta impegnando per diminuire la “puzza” di rumore sulle nostre strade, perché il rumore non è solo fastidioso, ma può comportare anche disagi per la salute, provocando stress, irrequietezza e problemi cardiovascolari, influenzando inoltre la qualità di vita e l’attrattività – anche turistica – di un’intera regione.


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BENESSERE / FONDAZIONE IBSA

MANGIARE SANO per vivere più a lungo ESISTE UN MODO PER FRENARE L’INVECCHIAMENTO E ALLUNGARE LA VITA TRAMITE L’ALIMENTAZIONE? SÌ, HANNO DIMOSTRATO GLI ESPERTI INTERNAZIONALI RIUNITI AL CAMPUS IFOM-IEO DI MILANO DALLA FONDAZIONE IBSA DI LUGANO, PER IL FORUM INTITOLATO “LA NUOVA ERA DELLA NUTRIZIONE: DAI MECCANISMI MOLECOLARI ALLA SALUTE UMANA”. PARTNER DELL’INCONTRO, L’ISTITUTO EUROPEO DI ONCOLOGIA, IL PROGETTO SMARTFOOD E LA FOOD BANK IN ONCOLOGY.

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ricercatori hanno presentato gli studi più avanzati in un settore quello dell’alimentazione - che è afflitto, purtroppo, da una grande quantità di fake news. Quali sono questi studi? Quelli che ruotano intorno alla capacità, dimostrata da certi cibi, o da certe “tecniche” (restrizione calorica controllata, alimentazione legata ai cicli circadiani, e altre), di frenare i geni dell’invecchiamento e di stimolare, nello stesso tempo, quelli della longevità, attraverso complessi meccanismi biochimici. Ma non basta: altre ricerche hanno anche rivelato che specifiche “azioni” sul modo di assumere il cibo (per esempio, alcuni schemi di digiuno eseguiti sotto controllo medico) possono attenuare i sintomi di malattie non facili da domare, come il diabete o patologie autoimmuni. La dieta Tre (time-restricted eating) «Alcuni studi, per la maggior parte sugli animali, dimostrano che mangiare solo in determinati momenti della giornata, seguendo i ritmi naturali vegliasonno, aiuta l’organismo in diversi mo-

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di: riducendo, per esempio, le infiammazioni croniche e la tendenza all’obesità, ma anche certi disturbi cardiaci» - ha spiegato Satchidananda Panda, professore presso il Salk Institute-Regulatory Biology Laboratory di La Jolla (California) e relatore al Forum. Come mai i ritmi circadiani sono collegati anche alla “gestione” del cibo? «L’alternanza veglia-sonno - ha risposto Panda - condiziona la produzione di ormoni importanti (insulina, glucagone, grelina, e altri) che sono coinvolti nel metabolismo». Quando è meglio mangiare, allora? «Le nostre ricerche e quelle di altri gruppi - ha concluso Panda - suggeriscono di non assumere il cibo 3 o 4 ore prima di andare a dormire e 1-2 ore dopo il risveglio. Questo significa avere una finestra di 10-12 ore al giorno entro cui mangiare (se consideriamo che una persona dorme in media 7 ore), escludendo le altre fasce. In sigla, questo regime alimentare viene chiamato TRE (time-restricted eating)». Il digiuno intermittente Anche digiunare in modo intermittente, cioè alternando giorni di digiuno assoluto ad altri in cui ci si alimenta in modo normale, può aiutare l’organismo a placare i sintomi delle malattie infiammatorie, ma anche di altre patologie, purché l’astensione dal cibo ven-

ga programmata e seguita da uno staff medico esperto. A questa conclusione è arrivato Andreas Michalsen, professore di medicina clinica complementare al Charité University Medical Center di Berlino, e relatore al Forum. «Nel nostro ospedale - ha detto - abbiamo seguito più di 20.000 pazienti, finora, che si sono sottoposti a diverse forme di digiuno sotto controllo medico. Ebbene, i risultati sono stati ottimi, per quanto riguarda il diabete, l’ipertensione, l’emicrania, la fibromialgia, l’artrite reumatoide». Ma quanti giorni bisogna rimanere lontani dal cibo? «Esistono diversi schemi di digiuno intermittente - ha risposto Michalsen. Un giorno di digiuno alla settimana fornisce, probabilmente, risultati modesti, a breve termine. Altri schemi più efficaci, invece, prevedono, ad esempio, 5 giorni di digiuno nell’arco di due settimane, o 16 nell’arco di 8 settimane, sempre sotto stretto controllo medico». La nutrigenomica Secondo un’ipotesi (affascinante), le piante hanno prodotto, nel corso dell’Evoluzione, una serie di sostanze in grado di allungare la vita agli animali con cui venivano in contatto, per “aiutarli” a evolversi insieme a loro (nell’ambito di quella che gli esperti chiamano co-evoluzione: una complessa serie di equilibri


BENESSERE / FONDAZIONE IBSA

e di condizionamenti reciproci, nel corso di milioni di anni di selezione naturale). Di tutto questo ora possiamo approfittare anche noi, che ritroviamo quelle preziose sostanze allunga-vita nei vegetali. Ma alcune piante sono andate anche oltre, producendo sostanze come la caffeina, per fare in modo che gli insetti impollinatori venissero maggiormente attirati (in un certo senso, hanno offerto il caffè a questi insetti...). Oppure inserendo nel polline molecole antistress per le api, come l’acido cumarico. «In realtà - ha spiegato Marco Giorgio, ricercatore senior presso il Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell›Istituto Europeo di Oncologia a Milano e relatore al Forum sulla nutrizione - è difficile capire empiricamente se le sostanze che prevengono l›invecchiamento e aumentano la longevità negli animali siano presenti per caso negli alimenti vegetali, o siano state incentivate dalle piante stesse per mo-

dulare il mutualismo piante-animali». IBSA Foundation for scientific research nasce nel 2013 dalla casa farmaceutica IBSA, azienda particolarmente attenta alla ricerca e al suo sostegno, con l’intento prevalente di diventare un punto di riferimento per la promozione e la divulgazione della scienza attraverso contatti costanti con il mondo accademico, le istituzioni, gli ospedali e i semplici cittadini, e con iniziative volte a sensibilizzare l’importanza di affrontare in maniera contemporanea i concetti di salute, qualità della vita e benessere della persona.

Grazie squadre ticinesi di hockey, per i risultati e le emozioni regalate nella stagione 2017/2018! Ph: ©Photobrusca&Luckyvideo


BENESSERE / ANGELO BIGONTINA

L’INSOSTITUIBILE funzione del respiro NELL’AMBITO DEL ROLFIG® IL RESPIRO ASSOLVE UN RUOLO FONDAMENTALE, COME SPIEGA ANGELO BIGONTINA, ROLFER SPECIALIZZATO CHE OPERA A LUGANO.

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erché il respiro svolge un ruolo così importante? «Provate ad immaginare di dover ristrutturare la propria casa, che da anni non viene sistemata e di conseguenza presenta qualche segno di cedimento, come crepe sui muri ai piani più alti, oppure delle piastrelle che si scollano al pian terreno. Alla domanda quale sarebbe la prima operazione da compiere per cominciare i lavori, molto probabilmente la prima risposta sarebbe le fondamenta: giusto, ma prima ancora bisognerebbe portare il materiale in cantiere. Quindi, per analogia, se la casa da ristrutturare è il corpo umano, abitato fin dalla nascita e che ci accompagna per tutta la vita, la prima cosa da fare è apportare più ossigeno. Pertanto lo scopo della prima seduta di Rolfing® è proprio quello di ossigenare meglio ogni parte del corpo, e questo si ottiene migliorando la respirazione».

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

Qual è il ruolo del Rolfer? «Come operatore ho due funzioni fondamentali: la prima è di liberare il corpo da tensioni e accorciamenti tessutali, che più o meno inevitabilmente tutti abbiamo; la seconda è quella di guidare ad un ascolto maggiore e più consapevole del proprio corpo. Applicando questi due principi nella prima seduta, quello che faccio inizialmente è di lavorare attivamente tutto il torace, il perimetro del diaframma nelle sue zone di ancoraggio, il cingolo scapolare e tutta la muscolatura nell’area polmonare. Tutto questo lavoro di manipolazione dei tessuti, lo realizzo attivamente con un tocco deciso e profondo, atto a liberare tutte le possibili tensioni o restrizioni che impediscono un appropriato espandersi della gabbia toracica ed un corretto movimento del diaframma. Nella seconda fase guiderò la persona


BENESSERE / ANGELO BIGONTINA

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Dunque il nostro respiro può essere controllato? «A differenza del cuore, che è sempre sotto il controllo inconscio (non possiamo noi decidere di fermare i batti-

In sintesi, il respiro è anche un ponte tra il nostro conscio e il nostro inconscio… «Sintonizzandoci sul nostro respiro, ascoltandolo, guidandolo, passando da ascolto attivo ad ascolto passivo, ci auto-induciamo in uno stato di rilassamento che diventa sempre più profondo. Lo scopo della seduta non è quello di indurre il rilassamento, ma quello di utilizzare al meglio le proprie capacità respiratorie rieducandoci a respirare in maniera appropriata. Questo permetterà di portare il respiro in ogni parte del corpo, dalla testa ai piedi e giocando con l’immaginazione si potrà sentire l’aria che entra ed esce dalle mani o dalla pianta di piedi. Una volta acquisita questa capacità, si potrà utilizzarla ogni qualvolta se ne sentirà il bisogno per ossigenare al meglio una parte del corpo che ritenuta più bisognosa, come per esempio potrebbe essere una zona dolente.

Il respiro diventa protagonista anche nelle successive sedute di Rolfing? «Vista la sua importanza, il respiro viene utilizzato in tutte le sedute successive, prevalentemente per accompagnare il lavoro nelle varie parti del corpo. Ogni cellula del nostro corpo per vivere ha bisogno di ossigeno, il quale viene trasportato dal nostro sangue e distribuito ad ogni singola cellula attraverso il sistema circolatorio. Il respiro è il nostro compagno di vita da quando nasciamo, col primo inspiro, fino all’ultimo istante della nostra esistenza terrena, con l’ultimo espiro che è sinonimo di vita. Dei cinque bisogni fondamentali di vita dell’essere umano il primo in assoluto, per importanza temporale, è il respiro, senza il quale possiamo resistere pochi minuti, seguito dal bere, mangiare, riposarsi e riprodursi».

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Nello specifico, di che cosa si tratta? «Nell’ascolto passivo si diventa spettatore di se stesso, e durante l’inspirazione si ascolta semplicemente dove si sente andare l’aria che entra nel corpo e quali sono le aree in cui la sente arrivare; mentre durante l’espirazione si sente in che modo il corpo si svuota. La semplice presa di coscienza di come si comporta l’aria entrando e uscendo dal corpo, riattiva i circuiti neurali all’interno del cervello che a loro volta vanno a stimolare tutte quelle aree che magari erano silenti fino a quel momento. A questo punto si passa all’ascolto attivo, ovvero mano a mano che io stimolerò delle aree specifiche del corpo, chiederò di portare il respiro in quelle zone in modo consapevole. Questo è possibile proprio grazie alla peculiarità del nostro sistema respiratorio che va sia sotto il controllo del sistema inconscio che di quello conscio».

ti), il respiro può essere controllato a livello conscio, quindi decidere di trattenerlo o di accelerarlo. Ovviamente, il nostro sistema di sopravvivenza interno, interviene nel caso si eccedesse nel trattenere il respiro o se lo utilizzassimo in maniera inappropriata, portandoci allo svenimento per poter così riprendere il controllo inconscio»

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ad ascoltare il movimento del respiro all’interno del proprio corpo, sfruttando due peculiarità del nostro sistema respiratorio dette ascolto passivo e ascolto attivo».


SPORT / ENRICO SMERALDI

PROVARE SENSAZIONI AL LIMITE

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osa sia l’estremo ce lo spiega lui stesso, accompagnandoci sul suo terreno preferito: quello del movimento e della sfida con se stessi, usando sempre la testa e immersi nella natura, altra sua irrefrenabile passione. Si presenta ai nostri lettori? «Per gli amici sono semplicemente “Chicco” e sono nato nel 1977. Sin dall’infanzia ho sviluppato l’amore per il mare e per la natura e questo mi ha portato ad abbandonare gli schemi convenzionali diventando dapprima un professionista di windsurf e in seguito un pioniere del kitesurf, ottenendo per entrambe le discipline grandi risultati anche nelle classifiche mondiali. Imprenditore a Lugano con un negozio di articoli sportivi, ho sempre avuto la passione per il videomaking. Passione che ho sviluppato negli anni e che mi ha portato a creare, grazie al supporto di Teleticino, la trasmissione “Ticino Estremo”, dove racconto a modo mio gli sport alternativi e/o estremi che si possono praticare nel nostro Cantone. Attualmente vivo a Gordola con mia moglie Katja e i miei due figli Alessandro e Sara».

DI GABRIELE BOTTI

ENRICO SMERALDI AMA LO SPORT. LO AMA IN MODO TOTALE IN OGNI SUA DECLINAZIONE, E NE PARLA CON TRASPORTO PERCHÉ LO SPORT LO CONOSCE BENE. IN PARTICOLARE, HA UNA PREDILEZIONE SPECIALE PER LE DISCIPLINE CHE SI DEFINISCONO PER CONVENZIONE “ESTREME”.

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La possiamo senz’altro definire un esperto dello sport estremo. Allora le chiedo: qual è il suo concetto di “estremo’? «È una domanda molto ampia: per me “estreme” sono le situazioni difficili che aiutano la mente a spostarsi dallo stato di confort, inducendola a sviluppare nuove risorse».


SPORT / ENRICO SMERALDI

Molti associano “estremo” a “pericoloso”. È una chiara forzatura figlia, spesso, della scarsa conoscenza della materia. Ma dove sta la verità? Il pericolo esiste? Come lo si gestisce? «Gli sport estremi sono sicuramente sport dove si corrono grossi rischi. Dove c’è la meraviglia, ma anche il pericolo. Non dimentichiamo che in casi estremi lo sport può rivelarsi addirittura letale. Quando uno sport relativamente sicuro, tipo lo skate, viene portato all’estremo, ad esempio in discese vertiginose, il rischio di farsi male aumenta. Chi pratica questi sport è consapevole dei pericoli. Una volta ho letto di una sciatrice che affermava che “in fondo ai miei pensieri c’è sempre la morte”. Personalmente, ogni volta che mi accingo a fare un’attività mi concentro essenzialmente sugli obiettivi e sulla mia preparazione affidandomi, a dipendenza delle discipline, a professionisti del settore».

cono piacevoli sensazioni d’euforia. Ma c’è anche chi collega gli sport estremi ad aspetti come l’incapacità di percepire semplicemente il proprio corpo e i propri spazi, dovendo per questo creare costantemente “quella sensazione” che permette di sentirsi vivi, di sentirsi onnipotenti. Nel passato gli sport estremi li si potevano vedere quasi esclusivamente in un qualche film quali “Un mercoledì da leoni” o in una pellicola di James Bond: oggi siamo invece continuamente bombardati da immagini ad alto contenuto adrenalinico e sono sempre di più anche i marchi che associano la propria immagine allo sport estremo. E questo ha sicuramente incuriosito molte persone avvicinandole a queste discipline. Purtroppo, o per fortuna, sperimentare sport estremi non è però così semplice». Nulla si improvvisa nello sport, figuriamoci nella sua declinazione più o meno estrema: come ci si deve preparare mentalmente, fisicamente e a livello di equipaggiamento? «Nella pratica di qualsiasi sport, e in particolare per quelli estremi, serve del tempo e un allenamento adeguato. Una persona che non ha mai praticato sport e che magari ha anche un lavoro sedentario, ben difficilmente riuscirà a preparare una maratona in poche settimane. E soprattutto non riuscirà a portarla a termine in condizioni fisi-

che accettabili, che le permettano di alzarsi dal letto la mattina seguente… Lo stesso vale però per chi è già esperto: è indispensabile sottoporsi a un allenamento specifico per ogni tipo di sport che si pratica». Il corpo e la mente, appunto… «Rispettare il proprio corpo ed allenarlo per centrare un obbiettivo importante significa anche non avere la pretesa di fare tutto da soli. Io consiglio sempre di affidarsi a personale competente che sappia individualizzare il training e portare la persona all’obiettivo, facendole dosare bene le forze e soprattutto tutelando la sua salute. Certo, anche un allenamento mentale è decisivo, soprattutto quando si tratta di raggiungere obiettivi difficili, dove per andare avanti servono corpo, mente e cuore. Gli atleti sanno che è la mente a comandare, a decidere, a volere. La mente umana non ha limiti, quindi bisogna imparare che se ci si concentra si possono affrontare anche le situazioni più dure. Per gestire l’energia, la resistenza mentale è sicuramente la migliore amica. Infine, sì, è vero: non bisogna assolutamente trascurare l’equipaggiamento. La scelta dell’attrezzatura e dell’abbigliamento tecnico è fondamentale. Infatti, l’utilizzo di un equipaggiamento scadente comporta che l’atleta non possa eseguire il gesto atletico correttamente, esponendosi di conseguenza a rischi maggiori».

Come si spiega, e lo confermano le statistiche, che sempre più persone si dedicano a questo tipo di discipline? Cosa cercano? «Chi pratica sport estremi ha la necessità di sperimentarsi nella “sensazione al limite”. Sono persone alla ricerca di sensazioni forti, trasgressive, sensazioni di sfida con se stessi e con la vita, o la morte. Da un punto di vista fisiologico lo sport estremo induce il corpo dell’atleta a produrre elevatissime quantità di catecolamine, tra cui l’adrenalina e la dopamina, che produTICINO WELCOME / GIU - AGO 2018

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SPORT / ENRICO SMERALDI

Usa un metodo particolare per prepararsi? «Per affrontare nel modo adeguato i vari sport che pratico, negli ultimi anni mi sono avvicinato al CrossFit, un programma di rafforzamento e condizionamento fisico pensato per aiutare le persone a conquistare un benessere completo e generale». Non tutto è per tutti: quanto conta conoscere e rispettare il proprio limite? «Anche se spesso ce ne dimentichiamo, il nostro corpo è il bene più prezioso che possediamo. Spesso rincorriamo i nostri obiettivi in modo irrazionale, spinti dal desiderio di andare verso il limite estremo, senza sapere che esiste un limite per ciascuno di noi e che esso può essere spostato in avanti solo grazie a un allenamento costante e, appunto, soprattutto razionale. Pertanto, consiglio di armarsi di buonsenso e rispettare i propri limiti». Lei, come ha scoperto l’universo degli sport estremi? Qual è stata la sua prima esperienza e come l’ha vissuta?

«A 9 anni ho visto in televisione il film “Ritorno al futuro” dove il protagonista girava per le strade della città con il suo skateboard e io ne sono rimasto affascinato. Il Natale successivo ho ricevuto il mio primo skate. Da quell’istante ho capito che dentro di me qualcosa era cambiato e da quel momento il mondo degli action sport ha iniziato a far parte della mia vita. Due anni dopo è stata la volta dello snowboard. Con i risparmi ho acquistato la mia prima tavola, ma da inesperto ne ho comprata una troppo grande e di conseguenza troppo difficile da gestire. A quel tempo non esistevano istruttori specializzati e per di più la pratica dello snowboard in diversi impianti sciistici era vietata. Ma la voglia di riuscirci era forte e pur di salire in vetta, mi ricordo che mettevo ai piedi dei piccoli sci che poi staccavo e sostituivo con la tavola». Quali sono le discipline che oggi vanno per la maggiore? «Sicuramente, le discipline di “massa” sono quelle che la fanno da padrone. Lo snowboard tra gli anni ’90 e il 2000 era lo sport invernale di punta,

ma oggi, con l’evoluzione dei materiali e la creazione di nuove discipline come il freestyle e il freeride, anche lo sci è tornato nuovamente in voga. Sempre più apprezzato è ad esempio l’escursionismo con gli sci con pelli di foca o con tavole da snowboard (chiamate splitboard, tavole che per facilitare la salita possono venir divise diventando a tutti gli effetti una coppia di sci): si tratta di una disciplina che permette di raggiungere zone dove gli impianti non arrivano e in cui il gesto atletico viene richiesto sia in salita che in discesa. Anche nel mondo delle due ruote c’è stata una grande evoluzione, basti pensare alla nascita dei bikepark, strutture riservate al ciclismo offroad e gravity. Diversi impianti montani si sono evoluti in tal senso, proponendo durante la stagione estiva diverse attività a due ruote. Ed è sempre più apprezzato anche il kitesurf, disciplina che unisce wakeboarding e parapendio: è di facile apprendimento, che permette in poco tempo di spiccare grandi salti e velocità elevate». C’è un “prodotto” nuovo che si sta affacciando all’orizzonte? Ce ne parla? «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma… Non vedo novità assolute in fatto di sport, ma piuttosto moderne interpretazioni di discipline già conosciute. Pensiamo al sandboarding, attività sportiva del tutto simile allo snowboard con la sostanziale differenza che si pratica sulle dune di sabbia. O al flyboard, una macchina costituita da una tavola e da un giacchetto tecnico che, collegati a una moto d’acqua, permette la propulsione in aria e sott’acqua. Basterà attendere qualche tempo per vedere altre evoluzioni e altre trasformazioni». Parliamo di sport come veicolo di benessere. È una domanda retorica, però gliela pongo comunque: perché praticarlo?

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SPORT / ENRICO SMERALDI

«Lo sport fa bene alla salute, facile! Ci sono ricerche scientifiche che confermano che la pratica di almeno 30 minuti di sport al giorno rappresenta un ottimo antiossidante e un elisir naturale di lunga vita. È un vero toccasana per mente e cervello. Praticarlo permette di scaricare le energie negative, ma soprattutto di essere più lucidi nelle nostre decisioni, di avere una maggiore autostima, di essere più determinati nel raggiungimento di un obiettivo. Pratico sport da sempre e questo mi ha insegnato valori e norme comportamentali che si sono rivelati utilissimi nella vita lavorativa e sociale. Per questo cerco di insegnare anche ai miei figli che praticare sport è una buona abitudine che porterà solo benefici ora e in futuro».

Cosa consiglierebbe a qualcuno che vorrebbe fare qualcosa per il suo corpo e il suo spirito, ma non sa bene come orientarsi tra le molteplici offerte sportive che ci circondano? «Di non avere paura di sperimentare! La scelta dello sport è un po’ come la scelta di un partner: molto spesso è lui a trovarci, a sceglierci. Non dobbiamo dirigerci automaticamente verso l’opzione che pensiamo ci possa fare eccellere, bensì scegliere un’attività che pensiamo di poter svolgere con piacere e che per questo ci attrae. Ricordo che da piccolo mia mamma mi iscrisse alla scuola-calcio, uno sport che, malgrado il mio impegno, non riuscivo a farmi piacere e che quindi dopo un anno di pratica abbandonai. Ben diverso è stato quando ho messo

per la prima volta i piedi sulla tavola da skateboard: ho capito subito che era ciò che volevo fare. E da allora gli sport da tavola sono diventati la mia grande passione».

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Umanissima TECNOLOGIA LO SCORSO SETTEMBRE, L’APERTURA DELLA PRESTIGIOSA TASTE GALLERY A MANNO. DURANTE SWISSBAU 2018, LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO “ELECTROLUX MILLENNIUM, IL NUOVO DESIGN PER LA SVIZZERA”. UN’ATTENZIONE QUELLA DELLA MULTINAZIONALE SVEDESE PER LA CONFEDERAZIONE E IN PARTICOLARE PER IL CANTON TICINO CHE NON INTENDE FERMARSI, VISTO CHE, COME CI HA RACCONTATO IL CEO DAN ARLER, «QUELLO CANTONALE È PER NOI UN MERCATO GIÀ FLORIDO, MA CON SICURI MARGINI DI ESPANSIONE». DI MANUELA LOZZA

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embra un dirigente da Silicon Valley, con quell’immagine da manager all’avanguardia, professionalissimo e incredibilmente attento al fattore umano. Alla mano, simpatico, poliglotta, di certo sportivo. Ce lo immaginiamo che si sveglia ogni mattina prima dell’alba per i suoi 20 km di corsa e poi si butta con passione verso la sua mission: progettare e mettere sul mercato elettrodomestici da cucina sempre più tecnologici, davvero utili a risolvere i piccoli problemi quotidiani, facili da assemblare per i produttori, attenti all’ambiente e belli da vedere. Daniel Arler a partire da febbraio 2016 è a capo della divisione Major Appliances Emea, non che Executive Vicepresident di AB Electrolux. Nel gruppo dal 2002, il manager nato in Olanda è stato fra i protagonisti di Eurocucina FTK 2018, all’interno del Salone del Mobile di Milano, e ci ha regalato una mezzora davvero ricca di spunti.

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artiamo parlando di lei: quali soddisfazioni in questi due anni, o poco più, di incarico? «Soddisfazioni enormi! Soprattutto nel conoscere tutta le persone che fanno parte del nostro gruppo. Qualunque azienda è fatta di persone e sto avendo davvero la possibilità di conoscere i tantissimi talenti che abbiamo la fortuna di veder lavorare all’interno o a fianco del brand. Ogni giorno cerco di visitare le nostre sedi, conoscere coloro che lavorano con noi, e sono sempre più sorpreso di quanto talento giri intorno ai nostri elettrodomestici. Gente con idee fantastiche e passione incredibile». Anche tastando il polso del mercato e della produzione qui al Salone, che idea si è fatto del futuro del settore? E in particolare di quello del vostro brand? «Innanzi tutto mi lasci dire che sono molto contento che la Fiera vada così bene, abbia una tale affluenza di pubblico ed espositori. - Infatti è un giorno per soli addetti al settore e i padiglioni sono comunque strapieni, N.d.R. - Mancherebbe altrimenti un’esposizione internazionale così importante in Europa. Ci accorgiamo di

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questo soprattutto dalla grande affluenza di non europei, cinesi e mediorientali in primis. Parliamo di certo della fiera leader nel mercato europeo. Dove va il settore? Siamo qui proprio per scoprirlo, per parlare con tutti gli agenti della filiera, prima ancora che per tastare il polso dei consumatori. Siamo molto interessati a parlare soprattutto con i mobilieri, per capire materiali, colori, formati: vogliamo fornirgli prodotti che gli permettano di vendere il maggior numero di cucine! Quest’anno abbiamo posto grandissima attenzione an-


i TIGLI in THEORIA si trova nell’edificio storico, costruito nella seconda metà del Quattrocento dal vescovo di Como Branda Castiglioni, in prossimità del lago e del Duomo. In questo contesto, gli ospiti hanno la possibilità di assaporare una varietà di piatti che la cucina creativa di Franco Caffara, basata su originalità e alta qualità, propone seguendo la stagionalità e la grande varietà dei prodotti italiani. Sapori fini e distinti accompagnati da una valida lista di vini accuratamente selezionati. A disposizione della clientela un Tavolo dello Chef, di fronte allo spettacolo incalzante della brigata dei cuochi e TheoriaStube, l’intimità di sale realizzate con materiali pregiati che riconsegnano l’atmosfera rustica, ma insieme ricercata, della cultura Walser. Un suggestivo e socievole Lounge Bar invita a trascorrere momenti in tutto relax e a sorseggiare miscele pregiate. Alle pareti delle sale storiche, espressioni artistiche policrome si integrano e convivono con le tracce del passato, tutto in un’atmosfera fortemente evocativa di ristoro e cultura, di sapori e di arte.

Ristorante • Stube • Lounge Bar Via Bianchi Giovini, 41 • Como • Tel. +39 031 305272 – +39 031 301334 • info@theoriagallery.it • www.intheoria.it


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che nel progettare elettrodomestici da incasso che siano veramente facili da installare. C’è un modello che mi sono cimentato personalmente a inserire e l’ho fatto con successo – ride – quindi può farlo davvero chiunque. Lo scopo è quello di semplificare e soprattutto velocizzare il lavoro dei mobilieri». Risultati professionali, risparmio energetico e connettività. Questi mi sembrano essere i vostri capisaldi a EuroCucina 2018. Come si realizzano e quanti sforzi prevede in fase di progettazione un obbiettivo simile? «Per quanto riguarda i risultati, noi ambiamo sempre ad una taste experience, perché non puoi parlare - neanche con gli chef professionali - di watt o di gradi. Alla fine la domanda è sempre “Ok, perfetto. Ma in fondo, cucinando con i vostri elettrodomestici, il sapore com’è?”. Per quanto riguarda la connettività, bisogna ammettere che in questi ultimi anni ha rappresentato per noi un obbiettivo importante. Ma, anche in questo caso, ci interessa solo nella misura in cui risolve problemi, semplifica le cose in cucina, regala strumenti per aumentare il gusto dei piatti. Quando ci propongono nuove idee, progetti nuovi, chiediamo sempre, a nostra volta, “ok, ma alla fine il gusto ci guadagna?” A conti fatti, abbiamo scelto di sviluppare qui progetti in cui la connettività ci aiutava a risolvere problemi quotidiani: pianificare la settimana, dando cibo gustoso e soprattutto sano. La mamma o il papà aprono l’app che dà loro ispirazione: cosa vuoi mangiare?, allergie, prodotti stagionali, prodotti in offerta questa settimana. Fai un piano settimanale e lo mandi direttamente al tuo supermercato di fiducia, ordini la spesa e programmi la consegna. Poi devi prepararlo, ancora prima di cucinarlo. Ecco allora che senza uscire dall’app, hai dei video tutorial, di 7 secondi, che passaggio per passaggio ti insegnano a pulire l’ananas o a spinare il pesce. E poi ovvia-

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mente sostegno nella cottura, per esempio preriscaldi il forno e gli dai il setting, avendo anche la possibilità di far partire le pietanze in modo differenziato, per avere tutti i piatti che ti servono pronti contemporaneamente». L’avessi visto 10 anni fa, mi sarebbe sembrata fantascienza. Eppure non vi potete fermare: cosa vi inventerete ancora? «La ricerca parte sempre dal capire dove va il consumatore, che cosa vuole. Ciò che più è cambiato rispetto al passato è la velocità con cui le tecnologie nuove si diffondono. La grande sfida è proprio legata a questo. Noi abbiamo aperto un centro di customer experience in Svezia, dove la gente arriva e semplicemente cucina e noi stiamo a guardare. Per esempio la nuova interfaccia delle nostre lavastoviglie l’abbiamo studiata così. Perché? Oggi non è più possibile dire al consumatore, a mo’ di intervista, “cosa vorresti? cosa ti piacerebbe?”, perché la tecnologia è incredibilmente veloce e si muove verso campi che il consumatore non può immaginare, preventivare. Deve invece mettersi sul campo e provare. Nel nostro centro, vengono e “giocano”, provano a usare gli strumenti che noi immaginiamo possano essergli utili e farli felici e osservando il loro senso di soddisfazione nel veder risolto un problema o la loro frustrazione nel non riuscire ad usare uno strumento, ci facciamo venire idee nuove veramente a misura dei bisogni e delle capacità

dell’utente. Se tu dici al consumatore “vorresti parlare con il tuo forno?”, come può risponderti? Le potenzialità non sono immaginabili senza un’esperienza diretta. Oppure, al contrario, un’idea può sembrare strabiliante, rivoluzionaria, e poi invece quella tecnologia si rivela solo “di bellezza”, senza un reale vantaggio nella vita quotidiana». Vendere elettrodomestici in Ticino deve essere un po’ come andare a proporre opere d’arte a Firenze. È un territorio davvero difficile o al contrario per voi rappresenta una fetta importante del mercato? «Noi siamo in Svizzera da tanti anni, abbiamo un business molto ben radicato. C’è un fabbricante svizzero per noi fondamentale, molto forte, e siamo contenti della nostra quota sul mercato, ma riteniamo ci siano ancora ottimi margini di crescita, siamo molto positivi a riguardo. Infatti a Swissbau 2018 abbiamo presentato il nuovo progetto “Electrolux Millennium, il nuovo design per la Svizzera”, un assortimento completamente dedicato e ideato pensando alle particolarità del vostro mercato. Sul Ticino in particolar modo abbiamo poi molto puntato nell’ultimo anno: abbiamo rinnovato il centro Electrolux e a settembre aperto una nuova Taste Gallery a Manno, dove si possono guardare i più moderni apparecchi e soprattutto si possono vivere, grazie a corsi di cucina ed eventi organizzati».


NEWS

Croazia sempre più vicina Il brand alberghiero Lošinj Hotels&Villas va incontro alla prossima estate con una grande novità: una serie di linee aree per offrire ai propri ospiti la possibilità di raggiungere Lussino nel modo più rapido e semplice possibile. Dal 24 giugno al 16 settembre LH&V, in collaborazione con la compagnia aerea ceca Silver Air, organizza voli di andata e ritorno da Zagabria, Spalato, Pola e Lugano per Lussino a partire da 235 euro. In questo modo raggiungere l’isola di Lussino, godere delle sue meravigliose bellezze e assaporare il lusso della sistemazione negli alberghi LH&V, diventerà ancora più facile e semplice. Lavorare per migliorare i collegamenti e facilitare la comunicazione tra le isole e la terraferma è uno degli obiettivi strategici del Gruppo Jadranka di Lussino, che da ormai 70 anni, con la propria offerta, è impegnata a posizionare Lussino e l’intero arcipelago di Cherso e Lussino nella carta turistica di questo lembo di Mediterraneo. Alla realizzazione di questi obiettivi contribuirà notevolmente la pianificata ricostruzione e l’ampliamento dello scalo aeroportuale di Lussinpiccolo, che renderà più accessibile la destinazione a tutti i visitatori. Lo scalo lussignano, infatti, potrà accogliere velivoli con una capienza massima di 180 passeggeri. Per maggiori informazioni: www.losinj-hotels.com www.silverairtravels.com

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Genova e Lugano insieme per crescere I sindaci del Comune di Genova Marco Bucci e della Città di Lugano Marco Borradori hanno sottoscritto un Patto di collaborazione tra le due municipalità finalizzato ad aprire un dialogo diretto fra le due città che rappresentano i poli estremi dell’asse ferroviario LuganoGenova e a rafforzare la cooperazione economico-commerciale tra le due città nei settori del turismo, della ricerca e della tecnologia, dell’innovazione e dell’ingegneria. Di estrema importanza è anche l’aspetto delle infrastrutture dal momento che il corridoio Genova-Rotterdam è un’opera su cui entrambi i Paesi puntano molto per dare ulteriore im-

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pulso al traffico delle merci e al settore della logistica. «I legami storici, culturali ed economici tra Genova e la Svizzera sono il frutto di un’attenzione reciproca e continua nel tempo, favorita anche dalla condivisione della lingua e dall’appartenenza a una stessa civiltà fondata sul lavoro e sull’impresa. Per la Città di Lugano essere presente nel Nord Italia, intensificando le relazioni con referenti istituzionali ed economici della Città di Genova, principale porto italiano e importante snodo economico e culturale, è un fattore molto positivo per la promozione turistica, culturale ed economica della nostra regione – ha commen-

tato il sindaco Marco Borradori -. La sottoscrizione del Patto ci consente di trasformare le alleanze di intenti in progetti concreti, a beneficio delle rispettive comunità. Lugano, polo culturale, economico-finanziario e dell’innovazione, si trova in una posizione strategica rispetto agli assi di trasporto internazionali: la realizzazione in tempi sostenibili del prolungamento di AlpTransit a sud di Lugano con il collegamento alla rete ferroviaria italiana, quale completamento del corridoio Genova-Rotterdam, è oggi una priorità per il trasferimento del traffico merci su rotaia e lo sviluppo della competitività dei due Paesi».


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