Ticino Welcome N° 64

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MAGAZINE DI PERSONE, EVENTI, AZIENDE, FATTI E NOTIZIE

Svizzera CHF 8,00 / Italia € 6,80

N° 064 DICEMBRE 2019 / FEBBRAIO 2020

SILVANO BELOTTI

EDIZIONE TICINO WELCOME SAGL

OLTRE L’ORIZZONTE

PRIMO PIANO

TURISMO

TAVOLA ROTONDA

FONDAZIONI

THOMAS BAUER Garantire la stabiblità del sistema fianziario

ANGELO TROTTA Il Ticino turistico che vorrei

INNOVAZIONE Start up e ricerca

ANDREA GRASSI Filantropia Strategica




Be the Storm

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TICINO WELCOME / EDITORIALE

EDITORE Ticino Welcome Sagl Via C. Cattori 3 CH-6900 Lugano-Paradiso T. +41 (0)91 985 11 88 info@ticinowelcome.ch www.ticinowelcome.ch RESPONSABILE EDITORIALE Mario Mantegazza COORDINAMENTO EDITORIALE, PUBBLICITÀ E PUBBLICHE RELAZIONI Paola Chiericati REALIZZAZIONE EDITORIALE Mindonthemove srls LAYOUT E GRAFICA Kyrhian Balmelli IMPAGINAZIONE Oliver Della Santa FOTOGRAFIE Si ringraziano le aziende produttrici, amministrazioni, enti e istituzioni del Ticino. Foto di copertina: Max Veronesi

STAMPA FONTANA PRINT SA CH-6963 Pregassona SERVIZIO ABBONAMENTI (4 NUMERI) CHF 32.- (spese postali escluse) T. +41 (0)91 985 11 88 www.ticinowelcome.ch PUBBLICITÀ SVIZZERA TEDESCA E FRANCESE FACHMEDIEN ZÜRICHSEE WERBE AG CH-8712 Stäfa claudio.moffa@fachmedien.ch T. +41 (0)44 928 56 31 COLLABORATORI Benjamin Albertalli, Edoardo Beretta, Moreno Bernasconi, Sara Biondi, Elisa Bortoluzzi Dubach, Gabriele Botti, Joel Camathias, Maurizio Casarola, Paola Cerana, Silvia Cerolini, Rudy Chiappini, Paola Chiericati, Franco Citterio, Silvano Coletti, Alessandro De Bon, Ariella Del Rocino, Roberto Giannetti, Keri Gonzato, Ronnie Kessel, Marta Lenzi-Repetto, Rocco Lettieri, Manuela Lozza, Elisa Mantegazza, Giacomo Newlin, Valentino Odorico, Patrizia Peter Pedevilla, Paolo Repetto, Fausto Tenzi, Fabiana Testori e Luca M. Visconti. DISTRIBUZIONE IN TICINO: Abbonamenti, Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, studi medici e dentistici, studi d’avvocatura, studi d’ingegneria e d’architettura, banche e fiduciarie, aziende AITI (Associazione Industrie Ticinesi), aziende Cc-Ti (Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino), Club Rotary Ticino, Club Lions Ticino, edicole del Ticino. IN ITALIA: Nelle fiere turistiche, Aeroporto di Malpensa, Hotel ed esercizi pubblici Provincia di Como e Lombardia.

Stiamo davvero DANDO I NUMERI DI MARIO MANTEGAZZA

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aestro, Carte di Credito, Bancomat, PayPal, Password, Username, IBAN, CAB, NIP, ABI, BIC, SWIFT, CIN…CIN! Che incubo oggi ricordare numeri, sigle e codici da abbinare a ogni procedura. L’unica cosa che oggi non dobbiamo più ricordare sono i numeri telefonici degli altri perché quelli ora sono finalmente tutti rubricati. Non puoi usare nomi o numeri che ti sono famigliari, perché poi chiunque ti conosce ha accesso ai tuoi dati. Non puoi nemmeno usare gli stessi dati per ogni cosa, perché se poi ne viene scoperto uno, la tua vita diventa come il vaso di Pandora e ti si riversa addosso ogni genere di problema e di male. A questo punto ha inizio il dramma di ognuno, soprattutto di quelli che, come me, non hanno più quella grande agilità o freschezza mentale. Come gestire tutto ciò? Se metti tutto nelle memoria del computer, non sono al sicuro. Se li rubrichi sul telefonini e poi te lo fregano, sei fritto. Ma sì, custodiamo tutti i nostri codici in una cassaforte! Aspetta…non ricordo più la combinazione! Già perché, per non correre il rischio che qualcuno la potesse aprire, ho registrato una serie di numeri senza alcuna logica per me.

Allora uno pensa all’iride del proprio occhio o alla propria impronta digitale, ma poi ti dici che se ti rubano il telefonino ne compri un altro, ma se ti cavano un occhio per accedere al tuo bancomat, la cosa assume un tono molto più drammatico. Pure se ti fossi ferito il polpastrello la mattina affettando il pane, ti ritroveresti improvvisamente tagliato fuori dal mondo perché la tua impronta digitale non sarebbe più leggibile. Allora ricorri agli espedienti più assurdi e usi codici, date di nascita, targhe di persone che sono al massimo lontani parenti. Così abbini una faccia semi-estranea a ogni funzione e devi solo guardare su Facebook quando è il suo compleanno o fra le foto quella dove si legge la targa della sua auto. Poi arrivi al Bancomat copri la tastiera con una mano per non far leggere il codici ad eventuali spie, mentre tieni il telefono in bocca aperto sulla pagina Facebook del figlio di tuo cugino di terzo grado dove si legge la data del suo compleanno. Non se ne esce, proprio non se ne esce!!

Mario Mantegazza TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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SOMMARIO / N° 64

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SILVANO BELOTTI Oltre Oltre l’orizzonte

MAURO MASSONI Siamo una comunità perfettamente integrata

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GIORGIA TARCHINI GYGAX Un grande futuro per il Ticino

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BARBARA GIBELLINI Sognavo di dirigere un prestigioso albergo

EDITORIALE 03 Stiamo davvero dando i numeri Di Mario Mantegazza PRIMO PIANO 06 Silvano Belotti: Oltre l’orizzonte Di Patrizia Peter Pedevilla 12 Mauro Massoni: Siamo una comunità perfettamente integrata 16 Thomas Bauer: Garantire la stabilità del sistema finanziario Di Roberto Giannetti 18 Carlo Giordanetti: L’essenza del “Made in Switzerland” Di An Grandi 22 Salvatore Maria Fares: Un inestimabile patrimonio artistico 26 USI: Seeking a balance, between law, the economy, and personal life choices By Dimitri Loringett 30 Giorgia Tarchini Gygax: Un grande futuro per il Ticino 32 Barbara Gibellini: Sognavo di dirigere un prestigioso albergo Di Eduardo Grottanelli De’Santi 34 Commercio di lusso: Le Signore della Via Nassa Di Manuela Lozza 40 Una stagione da Re Di Manuela Lozza GRANDANGOLO 44 Moreno Bernasconi: Se il villaggio globale cambia la politica LAC 46 LAC: La natura oltre la natura 50 LuganoMusica: Un inverno di grande musica 52 Orchestra della Svizzera Italiana: San Silvestro in musica 56 Teatro-Danza: Il Corpo esposto CULTURA 58 Giorgio De Chirico: Una scrittura di sogni Di Rudy Chappini 60 IMAGO Art Gallery: Trionfi di luce 62 Assocazione Carlo Cattaneo: Un ponte transfrontaliero aperto al dialogo 66 Film Festival Diritti Umani: Educare al rispetto dei diritti 68 Romina Kalsi: Animor Di Keri Gonzato FINANZA 70 Associazione Bancaria Ticinese: Un futuro all’insegna del cambiamento 72 Ticino For Finance: Libra, un’occasione per la piazza finanziaria? Di Franco Citterio 74 UBS: In arrivo i tassi negativi 76 UBS: Filantropia strategica, andare oltre le buone intenzioni 78 Credit Suisse: Un centro di competenze per sostenere le fondazioni di pubblica utilità 82 Zarattini & Co. Bank: Lo sguardo rivolto alla finanza che cambia 86 Banca del Ceresio: Ritorno al futuro TURISMO 88 Ticino Turismo: Il Ticino turistico che vorrei 90 Lugano Region: Michelin sceglie Lugano 94 OTR Mandrisio: Abbiamo rinnovato la nostra immagine 96 Swiss Diamond Hotel: Sogni e piaceri sulle sponde del Ceresio Di Giacomo Newlin 98 Hotel Lugano Dante Center: Una vocazione nata per passione Di Paola Cerana 100 Planhotel Hospitality Group: Vacanza da sogno GASTRONOMIA 102 FICO: Il Paese di Bengodi Di Marta Lenzi Repetto 106 Palazzo Mantegazza: Meta e Metamorphosis una prestigiosa coppia vincente 108 Ristorante Joia: “La via dell’essere è il fare” Di Giacomo Newlin 110 I due Sud: Saporoso ponte tra due culture gastronomiche Di Giacomo Newlin 112 Badalucci Tast of Art: Una cucina che trasmette emozioni Di Marta Lenzi Repetto 114 Villa Franciacorta: Grandi piatti ed etichette millesimate SPECIALE ST. MORITZ 116 Massimo Boni: Essere di casa in Engadina 118 St. Moritz Gourmet Festival 2020: È il tempo delle donne Di Paola Chiericati 122 Guillaume Galliot: Straordinario incontro tra la cucina francese e quella asiatica Di Giacomo Newlin 124 Philippe Mille: La cucina stellata trionfa a St.Moritz Di Paola Chiericati 126 St.Moritz Sotheby’s International Realty: Una lussuosa oasi nella foresta engadinese


SOMMARIO / N° 64

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MORENO BERNASCONI Se il villaggio globale cambia la politica

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ASS. CARLO CATTANEO Un ponte transfrontaleiro aperto al dialogo

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UBS Filantropia strategica, andare oltre le buone intenzioni

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TICINO TURISMO Il Ticino turistico che vorrei

TAVOLA ROTONDA 128 Startup e ricerca, un’unione imprescindibile LUSSO 134 Bucherer: Gioielli e orologi da sogno 136 Belotti Group: Belotti fashion gift guide 138 MBH: Lusso versatile AUTO 140 Bentley Flying Spur 2020: Svelata la nuova lussuosa Grand Touring inglese 142 Mercedes AMG A 45S: A me gli occhi… e il volante Di Alben 144 Mercedes AMG G 63: Geländewagen, spirito immortale senza confini Di Alben ARCHITETTURA 146 Paolo Bürgi: Il paesaggio come racconto 148 Wetag Consulting: Il valore dell’arte 150 Artisa: Andrea Blotti: Il futuro dell’immobiliare è il micro-living 152 Habitrust Group: Un partner a 360°, per lo sviluppo immobiliare 154 MG Immobiliare: Cosa significa essere l’immobiliare di riferimento a Lugano 156 SIT Immobiliare: Sun Lake City: Abitazioni di pregio per un vivere sociale 158 Polus Balerna: Spazi all’avanguardia colmi di storia Di Matteo Tresoldi DOSSIER FONDAZIONI 160 Elisa Bortoluzzi Dubach: La filatropia è un diverso modo di pensare Di Elisa Bortoluzzi Dubach 162 Pier Mario Vello: Manifesto per una nuova filantropia 164 Ruth Metzler-Arnold: Una guardia vocata al servizio del Papa Di Elisa Bortoluzzi Dubach 168 Fr. Gabriele Trivellin: Migliorare “strutturalmente” la condizione dei deboli 170 Marlies Kornfeld: Le mie esperienze con il buddhismo Di Elisa Bortoluzzi Dubach 172 Corrado Pensa e Neva Papachristou: Buddihsmo e Filantropia AZIENDE 174 SUPSI: Cina e Svizzera a confronto sulle scuole universitarie professionali 178 LCTA: Dove va il commercio mondiale delle materie prime 180 Dipartimento del Territorio: La rivoluzione della mobilità è alle porte 182 Xilema: Le case in legno rappresentano il futuro 184 BDO: Più grandi per crescere ancora 186 Gehri Rivestimenti: 50 anni di vita e un futuro costellati di passione 188 Harris Moor Finnace: Un family office che vola alto 190 GR Trading: I benefici della bionomica abitativa 192 Driver Suisse: Driver servizi e pneumatici 194 Camillo Vismara: Mezzi e servizi sempre più specializzati 196 Spazio Ticino e MITM: Per tre giorni diamo spazio al Ticino che lavora 198 V Helmets: La rivioluzione “lifestyle” nel mondo dei caschi 200 Moresi.com: Il “dato” è tratto 202 Matteo Morniroli: Il mio sguardo sul mondo 204 MyAcademy: Tre elementi calamita per il digital branding 206 Intelligenza artificiale: Una canzone che viene dal futuro Di Pietro Veragouth 208 CFL: La vita oltre la morte 210 Erfly: Anche un drone per salvare i gibboni SOLIDARIETÀ 212 Assocazione Elisa: La sofferenza è anche vicino a noi 216 Anna dai Capelli Corti: Unite per vincere ancora 218 Laffranchi Group: È qui la festa! 220 Assocaizione Io-No!: Prevenire la pedofilia SPORT 222 Barbara Albisetti: Venite in Ticino per giocare a golf LAGO DI COMO 224 Appuntamenti di Natale: Città dei Balocchi: immersi nel Natale Di Manuela Lozza

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Ph: ©Max Veronesi


PRIMO PIANO / SILVANO BELOTTI

OLTRE L’ORIZZONTE SILVANO BELOTTI NELLA SVIZZERA ITALIANA, POSSIAMO DIRLO, È UN’ICONA LEGATA AL MONDO DEGLI OCCHIALI, TANTO CHE LO STESSO CINQUANTOTTENNE NON PUÒ FARE A MENO DI INDOSSARNE UN PAIO. DI ORIGINI ITALIANE, LA FAMIGLIA BELOTTI NEGLI ANNI ‘60 SI TRASFERISCE IN LEVENTINA, A GIORNICO, PER CERCARE NUOVE POSSIBILITÀ. I N QUESTO CLIMA SILVANO BELOTTI IMPARA A DARE IL GIUSTO VALORE AL LAVORO E A PROGETTARE IL SUO FUTURO. NEL 1988, CON LA MOGLIE NADIA, APRE IL PRIMO CENTRO OTTICO A BELLINZONA E DA QUEL GIORNO NON SI È PIÙ FERMATO.

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ncontro Silvano Belotti per un caffè. Elegantissimo, con un paio di occhiali dai toni autunnali ed un non so che di inglese. Benché sopraffatto dai mille appuntamenti e impegni riesce a prendersi il tempo per una chiacchierata intima e allo stesso tempo schietta.

DI PATRIZIA PETER PEDEVILLA

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nizierei a parlare dei tuoi negozi, del tuo arrivo in Via Nassa. Molti negozi chiudono e tu apri… (Sorride divertito) «Prima di tutto è sempre stato un mio sogno avere un negozio in Via Nassa e oggi posso dire di averlo realizzato. Inoltre, non voglio sembrare aggressivo o poco diplomatico, ma il vero problema della Via Nassa non sono i clienti: Via Nassa è stupenda, è il cuore di Lugano e del Ticino - oltre che meta di passeggiate di tutti noi -, i punti da affrontare sono altri: gli affitti, gli eventi, l’approccio al turismo…».

Stavamo trattando il tema di Via Nassa, con i suoi commercianti ed il calo delle presenze… «Sì, stavo dicendo che la Via Nassa è una delle vie più belle della Svizzera e non sto esagerando, per questo dobbiamo fare di tutto per mantenerla viva, vivace. Non voglio dare lezioni a nessuno, ma noi professionisti di Via Nassa dobbiamo, insieme, fare un passo in questa direzione: ritrattare i contratti di affitto troppo alti, rivedere i prezzi di vendita e diventare più flessibili sulle aperture straordinarie. Non ci sono molte alternative… per questo noi ci siamo già mossi in questa direzione».

Arrivano i cappuccini. Scuro per Silvano Belotti. Gli chiedo gentilmente di alzare un po’ la voce, perché ho paura di non riuscire a usare la registrazione. «Questo è il mio timbro di voce, che mi criticano in molti (ride di gusto). Ora provo ad alzarla».

Scusa, ma cosa significa rivedere i prezzi di vendita? Vuol dire che i prezzi che vediamo in Via Nassa sono più alti perché sono in Via Nassa? Un po’ come in Via Monte Napoleone a Milano? «Assolutamente no, almeno per quello che mi riguarda. Il punto è che per essere concorrenziali dobbiamo avere prezzi europei e non prezzi svizzeri. Questo indubbiamente significa cambiare molte regole del nostro mercato TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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PRIMO PIANO / SILVANO BELOTTI

interno, ma è un impegno che dobbiamo prenderci nei confronti del consumatore anche perché, non dimentichiamolo, oggi con un click chiunque può raccogliere in pochi minuti molte informazioni su di un prodotto e, non da ultimo, verificare i prezzi. La concorrenza dunque non è più solo Ticino su Ticino». (Lo interrompo) Sì…anche perché l’Italia non è così lontana! «Non farmi arrabbiare e non provare a parlarmi dei prezzi dell’Italia (ridiamo per la provocazione). La realtà è che in molti credono di risparmiare, ma dati alla mano non è così. Grazie alla forza e alla credibilità del Gruppo Belotti, fatta di oltre 30 anni di presenza sul mercato e 10 Centri in Ticino, abbiamo ottenuto che l’85% / 90% dei nostri prodotti non ha una differenza di prezzo rispetto a quello europeo, perché con la maggior parte dei nostri fornitori siamo riusciti a far passare chiaro questo bisogno e questa necessità». In poche parole non vale la pena andare in Italia, anche perché oltre al prezzo bisogna calcolare il viaggio e il tempo… ma torniamo alla Via Nassa. Hai parlato di affitti, di prezzi, ma anche della poca flessibilità legata alle aperture straordinarie dei negozi… «In questi mesi ho sentito molte lamentele in Via Nassa, fondate per carità, ma bisogna agire per cambiare le cose! Ti faccio un esempio: l’ultima domenica che si poteva restare aperti, solo in tre negozi abbiamo aderito all’iniziativa. Lugano è il centro del Ticino, l’ombelico del Ticino, qui abbiamo gli alberghi più belli e se mi trovo nel Luganese in vacanza cosa faccio? Esco... ma trovo i negozi sono chiusi. Non dovremmo dunque sorprenderci se la domenica, a Como, troviamo il pienone. Sono scelte che ogni imprenditore può fare, liberamente, pensando al presente, ma con

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“Mi sono innamorato di Nadia a 19 anni (pausa). A dicembre sono quarant’anni che siamo assieme, mica un giorno e mezzo, quarant’anni! Prima che arrivasse nostra figlia Nicole abbiamo lavorato fianco a fianco come dei matti” un occhio sempre vigile sul futuro… senza dimenticare il ruolo chiave delle nostre autorità». Effettivamente, io stessa, quando visito una città europea apprezzo il fatto che i negozi siano aperti, anche perché magari si ha un po’ più di tempo per gli acquisti… «Esatto, perché oggi come oggi gli acquisti sono sempre più pensati. Comprare un occhiale può richiedere del tempo, non è una spesa che va banaliz-


PRIMO PIANO / SILVANO BELOTTI

zata. Bisogna scegliere con cura le lenti, perché oggi non si parla più di lenti standard, ma di lenti personalizzate. Per questo vien da ridere quando mi si dice che molti vanno in Italia... con che vantaggio? Invito chiunque a venire da noi, fare un esame, vivere l’esperienza e il servizio di un Centro Belotti e poi guardarsi in giro. Da questo punto di vista sono molto sereno». Facciamo un passo indietro e dalla Via Nassa torniamo a quel negozietto ad angolo vicino alla Piazza della Foca… «Noi siamo nati proprio lì, nel 1988, in Via Teatro. Un negozio piccolissimo, che ha portato al pubblico la nostra filosofia, subito premiata dai clienti, filosofia che è diventata la formula perfetta per la nostra espansione e per il nostro sogno imprenditoriale». Parli al plurale perché l’avventura è iniziata con tua moglie Nadia? «Esatto (Sorride soddisfatto). Ho conosciuto mia moglie a Giornico, ci siamo innamorati e non ci siamo più lasciati». Ph: ©Max Veronesi

A Giornico? «Sì. Mia moglie è una patrizia di Giornico. Io invece sono nato a San Pellegrino Terme, dove fanno l’acqua, e quando avevo un anno e mezzo sono venuto in Svizzera con un futuro incerto e tutto da costruire. Pensa che non tanto tempo fa mio cugino mi ha mandato la foto della mia casa paterna, che non vedo da moltissimo tempo, e ho provato una grande emozione». Sono ancora vivi i tuoi genitori? «Mia mamma sì (pausa). È stata una colonna portante, ci ha sempre aiutati dimostrandoci il suo sostegno e il suo amore. Mio padre purtroppo è morto in un brutto incidente di lavoro giovanissimo, aveva 38 anni, lasciando mia mamma sola con tre figli. Non ho vergogna nel dire che i primi 100 franchi li ho messi in banca a 19 anni e mezzo».

E forse è proprio grazie a questa lezione di vita che sei, siete, riusciti a costruire quello che avete fatto… «Mi sono innamorato di Nadia a 19 anni (pausa). A dicembre sono quarant’anni che siamo assieme, mica un giorno e mezzo, quarant’anni! Prima che arrivasse nostra figlia Nicole abbiamo lavorato fianco a fianco come dei matti». E come avete fatto? Mica è facile fare lo stesso lavoro, essere marito e moglie, e iniziare un’attività da zero… «Abbiamo scelto di dividere l’attività in due settori: mia moglie si occupava del finanziario, io del tecnico. Poi, con la nascita di Nicole, ho iniziato a seguire il tutto permettendo a mia moglie di occuparsi di nostra figlia».

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PRIMO PIANO / SILVANO BELOTTI

“Statisticamente e clinicamente è stato provato che l’utilizzo di questi device (prende in mano il cellulare) e il passare molto tempo al computer stanno creando un importante sviluppo di problematiche, prima di tutto la miopia” Anche lei in società? «Ci stiamo lavorando (ride). In ogni caso ha 18 anni, deve ancora terminare i suoi studi e farsi le sue esperienze. Però sì, il mio sogno è che un giorno faccia parte della nostra azienda». Torniamo agli inizi. Voi siete cresciuti in un momento dove l’occhiale, negli anni ‘80/’90, era poco associato alla moda… «Effettivamente sì, anch’io ho fatto la mia crisi a diciotto anni quando per uscir di casa me li toglievo ed oggi, pensa, non posso farne a meno. Però devo dire che già negli anni ‘90 le cose sono iniziate a cambiare. In passato i brand mettevano unicamente la firma, ma non la tecnica, oggi invece l’occhiale è diventato un must, un accessorio ricercato e quindi anche le grandi marche investono nel design e lo personalizzano». Senza dimenticare che sempre più gente ha bisogno degli occhiali... «Statisticamente e clinicamente è stato provato che l’utilizzo di questi device (prende in mano il cellulare) e il passare molto tempo al computer stanno creando un importante sviluppo di problematiche, prima di tutto la miopia». Lo avete notato anche con i ragazzini? «Assolutamente sì, anche se inizialmente si hanno effetti collaterali: occhi secchi, occhi irritati, mal di testa, mancata concentrazione. Bisogna capire che non dobbiamo andare dall’oculista unicamente quando non ci vediamo, ma anche quando abbiamo dei problemi legati agli occhi. Forse è bene ricordare che non è l’occhio che guarda, ma il cervello, quindi se ci

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sentiamo stanchi dopo una lettura che teoricamente dovrebbe essere piacevole o dopo aver visto un film... una visita dall’ottico, quindi un professionista del settore, sarebbe auspicabile». Ma se qualcuno non ha i soldi o si preoccupa di dover spendere troppo? «Guarda scrivilo in grande e dì pure: il servizio Belotti è uguale per tutti e una soluzione si trova sempre. I miei collaboratori sono attenti a tutte le esigenze del cliente, anche alla disponibilità finanziaria». Per quanto riguarda le ultime innovazioni? «Ti parlerei dell’ortocheratologia (lo guardo sorpreso). È una tecnica che seguo da più di trent’anni, ma è messa in pratica da poco e non è invasiva. In parole semplici: si mettono delle lenti a contatto durante la notte con delle geometrie inverse, le quali “schiacciano” la cornea. Durante le ore di sonno la lunghezza dell’occhio viene compensata e il mattino seguente non ho più bisogno di portare gli occhiali. Naturalmente se non metto le lenti di notte l’effetto svanisce e la miopia ricompare». Incredibile, da provare, quindi oltre ad aprire nuovi negozi segui personalmente la classe medica… «Non solo, per questo non ho mai tempo (ride). Lo sviluppo è sicuramente un settore basilare per me, anche perché desidero sempre essere all’avanguardia… ma c’è un altro aspetto al quale ci tengo particolarmente: quello di regalare emozioni. Amo viaggiare, farmi ispirare dai grandi brand, dalle innovazioni tecniche e dal bello in generale. Cosi poi rientro in azienda e

spingo verso l’innovazione. Con il mio team abbiamo studiato il modo di coinvolgere emotivamente il cliente, toccando tutti i sensi. Siamo partiti dalla vista, per poi arrivare all’udito. Nei nostri negozi chi ha dei problemi di udito può trovare una consulenza professionale e personalizzata. Ma non solo... abbiamo una linea di profumi esclusivi, quasi introvabili, ma fantastica. E per il tatto? Stiamo lanciando degli accessori fatti a mano in pelle pensati appositamente per i nostri clienti». Sei un vulcano. Non ti fermerai mai? «Non posso fermarmi, è la mia vita...».


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PRIMO PIANO / MAURO MASSONI

SIAMO UNA COMUNITÀ PERFETTAMENTE INTEGRATA

IL CONSOLE GENERALE, MIN. PLEN. MAURO MASSONI, SOTTOLINEA L’IMPORTANZA DEL CONSOLATO D’ITALIA A LUGANO E IL RUOLO CHE SVOLGE A FAVORE DELLA NUMEROSA COMUNITÀ DI ITALIANI RESIDENTI IN TICINO.

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a vita di un diplomatico è quasi sempre caratterizzata da continui spostamenti. Anche lei ha avuto modo di rappresentare l’Italia in varie parti del mondo? «Si. Dopo essermi laureato in Scienze Politiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma, mia città natale, ho intrapreso la carriera diplomatica; nel

“Il Consolato di Lugano, con quelli di Francoforte, Gerusalemme, Monaco di Baviera, New York, San Paolo, Shangai, Toronto e Zurigo ha la qualifica di “prima classe”; ciò a testimonianza della grande importanza che il Canton Ticino riveste nell’ambito delle relazioni politiche, economiche e culturali tra Svizzera ed Italia.” 12

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1989, come primo incarico all’estero, sono stato nominato Console a Rio de Janeiro; quindi, nel 1993, Consigliere politico all’Ambasciata a L’Avana e nel 2001 Consigliere commerciale in quella di Atene. Nel 2013 sono stato nominato Ambasciatore a Nairobi, accreditato, con credenziali di Ambasciatore, anche a Port Victoria (Isole Seychelles) e, con titolo e rango di Ambasciatore, presso l’U.N.E.P. (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) e presso l’H.A.B.I.T.A.T. (Programma delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani). Queste missioni all’estero sono state intervallate, come da prassi, da incarichi presso vari uffici del Ministero, tra cui, prima della mia partenza per il Kenya, quello alla Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo come responsabile della cooperazione multilaterale». La sua nomina a Lugano risale invece allo scorso anno… «Presto servizio presso il Consolato Generale di Lugano dal settembre 2018 e devo dire che sono molto onorato e felice per questo incarico. Il Consolato di Lugano, con quelli di Francoforte, Gerusalemme, Monaco di Baviera, New York, San Paolo, Shangai, Toronto e Zurigo ha la qualifica di “prima classe”; ciò a testimonianza della grande importanza che il Canton Ticino riveste nell’ambito delle relazioni politiche, economiche e culturali tra Svizzera ed Italia». Dal suo osservatorio privilegiato, quali sono le maggiori problematiche che qui in Ticino coinvolgono i rapporti tra Italia e Svizzera? «Per rispondere alla sua domanda vorrei premettere alcuni dati che ritengo


BNP Paribas (Suisse) SA, filiale de BNP Paribas, SA au capital de 2 496 865 996 € - Siège social : 16 bd des Italiens, 75009 Paris Immatriculée sous le n° 662 042 449 RCS Paris - Identifiant CE FR76662042449 - ORIAS n° 07022735.


significativi: risultano iscritti all’anagrafe del Consolato oltre 122.000 cittadini italiani, di cui circa 40.000 con doppia cittadinanza; il numero dei frontalieri italiani in Ticino oscilla attorno i 60/65 mila. In Ticino si trova Campione d’Italia che, seppur non rientrando tra le competenze dirette del Consolato, determina innumerevoli ricadute politiche in particolare nei contatti con le Autorità cantonali. Numeri e questioni importanti che ovviamente comportano anche alcune criticità quali, ad esempio, il rinnovo dell’accordo sulla tassazione dei frontalieri, lo status di Campione alla luce sia del fallimento del Casinò e del conseguente dissesto economico di quella Municipalità che della sua inclusione nell’area doganale dell’UE, i difficili e spesso conflittuali rapporti tra il Consolato e le ARP (Autorità Regionali di Protezione) per quanto concerne la tutela dei minori italiani. Con quali principali caratteristiche si presenta la comunità italiana in Ticino? «Personalmente, un elemento che mi ha colpito sin dai primi giorni del mio arrivo a Lugano, è la grandissima stratificazione sociale degli italiani in Ticino; “strati” che praticamente non comunicano tra di loro. La conseguenza è che gli italiani non solo non si conoscono ma spesso si ignorano, l’associazionismo langue e l’ente istituzionalmente deputato a rappresentare i nostri connazionali, il COMITES, è fatalmente espressione di una

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parte esigua di essi. Quella che ho sommariamente descritto è una realtà comune in molte nostre comunità nel mondo ma, qui in Ticino, ove un terzo della popolazione possiede cittadinanza italiana, questa condizione viene probabilmente accentuata dall’assenza di barriere linguistiche o culturali e dal fatto che in quasi ogni famiglia ticinese esistono rapporti di parentela, più o meno stretti, con l’Italia. In sintesi, si potrebbe affermare che quella italiana è una comunità che non necessita e non ricerca quelle forme di riconoscimento e di identità che caratterizzano ogni altra comunità all’estero in quanto perfettamente integrata nel contesto culturale, sociale ed economico ticinese». In un’ottica transfrontaliera, a che punto siamo riguardo alla possibilità di dare vita ad una regione economica e culturale insubrica? «Sono stati fatti grandi passi in avanti da quando si è iniziato a parlare di Regione Insubrica; il processo ha forse subito negli ultimi tempi un rallentamento, imputabile in parte all’attuale fase politica sia italiana che svizzera. In ogni caso, bisogna sottolineare il fatto che, al di là delle visioni, dell’aspetto istituzionale e delle volontà politiche, importanti rapporti di collaborazione si stabiliscono ogni giorno a livello di ricerca, innovazione, attività culturali, e tanto altro ancora, coinvolgendo, sia in Italia che in Svizzera, qualificati soggetti pubblici e privati».

Quali sono gli obiettivi che si è dato nello svolgimento del suo mandato? «Rendere i servizi erogati agli utenti del Consolato quanto più rapidi ed efficienti possibile. Tenendo conto della consistenza della comunità italiana e delle risorse umane a disposizione del Consolato; ci stiamo inoltre impegnando per accrescere l’utilizzo dei mezzi informatici nel disbrigo delle pratiche riducendo, per quanto possibile, la necessità per il connazionale di doversi recare in Consolato. Ovviamente tutto è perfettibile e siamo ben lungi dall’aver raggiunto l’optimum ma ci stiamo attrezzando…». Da ultimo, quali sono gli aspetti che maggiormente apprezza della vita in Ticino? «Vivo da circa un anno in Ticino e, sin dai primi mesi, ho avuto modo di cogliere e di apprezzare grandemente la indubbia capacità di questo Cantone di ricercare soluzioni innovative per ridisegnare il proprio futuro, soprattutto dopo le note vicende che hanno determinato un drastico ridimensionamento del settore bancario/finanziario. Le dimensioni di Lugano, contenute ma che al tempo stesso si accompagnano ad una grande apertura internazionale, consentono una qualità della vita, anche sul piano culturale, oramai rara nel mondo. Sicurezza e tranquillità, che in Ticino si coniugano con la tutela dell’ambiente e lo sviluppo economico, rendendo il soggiorno in questo Cantone un’esperienza estremamente piacevole, interessante e soprattutto arricchente».


Performance istantanea. Potenza e agilità arrivano a livelli ancora più alti con la nuova Mercedes-AMG 45 S 4MATIC+. La versione AMG S è un must per i giovani racer, che trovano di serie a bordo il programma di marcia RACE e il Drift Mode, con tanto di incremento della potenza. Per non parlare dell’impianto di scarico con scritte «AMG» e terminali maggiorati. La «S» sulla coda sgombera definitivamente il campo da ogni dubbio: questo è il modello di punta delle sportive compatte.

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PRIMO PIANO / THOMAS BAUER

GARANTIRE LA STABILITÀ DEL SISTEMA FINANZIARIO INTERVISTA CON THOMAS BAUER, PRESIDENTE DEL CDA DELLA FINMA CHE CELEBRA IL DECIMO ANNIVERSARIO DELLA SUA FONDAZIONE. DI ROBERTO GIANNETTI

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uest’anno ricorre il decimo anniversario della fondazione della FINMA. Diamo uno sguardo al periodo movimentato alle nostre spalle. Come giudica l’evoluzione dell’Autorità di vigilanza? «Gli ultimi dieci anni sono stati per noi, come del resto per tutte le autorità di vigilanza delle principali piazze finanziarie del mondo, molto movimentati. La FINMA è stata istituita in un contesto estremamente impegnativo. La congiuntura travagliata vittima della crisi finanziaria, le controversie fiscali e le sfide annesse e connesse hanno considerevolmente accelerato il processo di maturazione della FINMA,

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TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

che ha dovuto crescere molto in fretta. Ma in definitiva, dal mio punto di vista, è riuscita ad affermarsi quale autorità credibile». La FINMA è in contatto con Libra, l’associazione che vuole creare la cripto valuta promossa da Facebook. Da quello che è emerso, i criteri per l’approvazione saranno severi. Quali sono i vostri obiettivi per rilasciare l’autorizzazione? «Una cosa è certa: un progetto di questo tipo in Svizzera necessita di un’autorizzazione. Il quadro legale elvetico è da un lato solido, dall’altro sufficientemente flessibile da consentire di decidere, sulla base della vigente legislazione basata sui principi,

se un’autorizzazione possa essere concessa o debba essere rifiutata. Non è pertanto necessario alcun intervento preliminare da parte del legislatore. In progetti di questo tipo, per noi un aspetto di importanza centrale è che i rischi vengano considerati in modo adeguato e secondo il principio «same risks, same rules». Voi pensate che le cripto valute in generale possano rappresentare un rischio per la stabilità del sistema finanziario? «Valutare quali società sulla piazza finanziaria svizzera siano considerate di rilevanza sistemica è compito della Banca nazionale svizzera. Quale Autorità di vigilanza noi riteniamo che, se


PRIMO PIANO / THOMAS BAUER

un’autorizzazione ai sensi del diritto dei mercati finanziari è necessaria, i rischi legati a un tale progetto debbano essere considerati in modo adeguato e analogo ai rischi comparabili di altri offerenti. E questo indipendentemente dal fatto che le attività vengano effettuate sulla blockchain o nel mondo analogico. Allo tempo stesso procediamo nei confronti dei soggetti che, con il pretesto dell’innovazione o delle nuove tecnologie, cercano di aggirare la legge. La Finma dice sì all’innovazione, ma no all’abuso». Ora si assiste ad una proliferazione di cripto valute (si sta pensando di creare anche il Ticinocoin). Voi considerate le valute digitali come delle monete a tutti gli effetti? Che giudizio date su questa tendenza? «Giudichiamo i token digitali non sulla base della loro denominazione, bensì del loro utilizzo a livello economico, ossia della funzione economica che svolgono concretamente, un aspetto che deve essere considerato di volta in volta nel singolo caso. Ci sono varie categorie di token: token di pagamento, token di utilizzo e token d’investimento. A seconda della loro funzione, devono essere trattati in modo differente dal punto di vista del diritto in materia di vigilanza. Effettuare questa valutazione è compito nostro. La Finma non è chiamata a decidere quale idea, quale progetto o quale società debba avere successo. A deciderlo sono il mercato e i consumatori». Parlando più in generale della stabilità del sistema finanziario svizzero, considerate adeguata la regolamentazione attuale? «Il compito della Finma è applicare le attuali disposizioni. E notiamo che al momento stiamo trovando una risposta adeguata per quasi tutti i casi. Se in determinati ambiti è necessario aumentare o ridurre la regolamentazione deve deciderlo, in fin dei conti, sempre

la politica. Alcune questioni in materia di stabilità sono oggetto delle procedure legislative ancora in corso». Voi recentemente, assieme alla BNS, avete introdotto nuove misure restrittive per la concessione di crediti ipotecari. Siete preoccupati per la situazione del mercato immobiliare? «Sì. Già da diverso tempo richiamiamo l’attenzione sugli aumentati rischi nel mercato ipotecario. Essendo molti investitori alla ricerca di rendimenti positivi, abbiamo constatato in particolare una dinamica assai sostenuta nel segmento degli immobili a reddito. I rischi legati a un’offerta eccedente e alla minaccia di una correzione dei prezzi sono però in aumento, come mostrano le crescenti quote di alloggi sfitti. Per proteggere il mercato dagli shock, da diverso tempo propugniamo l’inasprimento dei criteri di concessione dei crediti in questo ambito. L’associazione di categoria ha infatti adeguato la sua autodisciplina in tal senso. Continueremo a monitorare con attenzione se ciò produce il suo effetto».

Molte piccole banche svizzere chiedono che ci siano norme semplificate per loro, considerando appunto le loro dimensioni. Come vi siete mossi e come vi state muovendo rispetto a questa richiesta? «La Finma si adopera affinché le piccole banche in Svizzera abbiano la reale possibilità di svilupparsi e di lavorare in modo redditizio. Gli ostacoli e i costi superflui per le piccole banche devono essere identificati e, all’occorrenza, rimossi. In generale operiamo da sempre una distinzione a seconda delle dimensioni degli istituti, la vigilanza sulle piccole banche è cioè meno serrata rispetto a quella sugli istituti più grandi. Quest’anno abbiamo però compiuto un passo in avanti introducendo un regime speciale per le piccole, ma solide e ben gestite banche. Secondo il principio di proporzionalità del rischio e della vigilanza, concediamo in modo mirato varie facilitazioni e semplificazioni, affinché tali istituti possano risparmiare sui costi».

Ora si ipotizza un nuovo calo dei tassi di interesse da parte della Banca nazionale. Secondo voi una mossa del genere sarebbe sostenibile da parte dell’economia elvetica? «La politica monetaria e dei tassi d’interesse è compito della BNS e non spetta alla Finma commentarla. L’attuale livello dei tassi ha però chiaramente un impatto sulle imprese assoggettate alla nostra vigilanza. In particolare esso influisce sulle banche fortemente attive nelle operazioni sulle differenze di interesse come pure sulle assicurazioni vita con impegni a lungo termine. Nel quadro della nostra attività di vigilanza monitoriamo tutto ciò con la massima attenzione e, se necessario, adottiamo le opportune misure presso le imprese interessate».

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PRIMO PIANO / CARLO GIORDANETTI

L’ESSENZA DEL “MADE IN SWITZERLAND” DOPO UNA INTENSA CARRIERA INTERNAZIONALE, NEL 2012 CARLO GIORDANETTI È TORNATO IN SWATCH COME GLOBAL COORDINATOR DELLA IDENTITÀ DI MARCHIO: A LIVELLO CREATIVO, DI PRODUZIONE, MARKETING, COMUNICAZIONE ED ORGANIZZAZIONE COMMERCIALE. DI AN GRANDI

S

emplicità, concretezza, stile, innovazione. Sono i tratti distintivi della personalità di Carlo Giordanetti, direttore creativo del brand Swatch, e che poi riesce a trasmettere alla produzione.

Una conferma arriva dalla recente collezione autunno-inverno 2019, attualmente disponibile nei punti vendita Swatch, ed ispirata al centenario del movimento artistico Bauhaus. In teoria, tutto questo è facile a dirsi.

Non fosse che Swatch comprende una ventina di marchi di importanza mondiale, fra i quali Breguet, Omega, Longines. Ma, in pratica, se questo è anche facile a farsi é proprio grazie alla esperienza di Carlo Giordanetti.


La tua prospettiva, il nostro buonsenso

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PRIMO PIANO / CARLO GIORDANETTI

Q

uale è la formula magica del successo di un brand come Swatch? «La curiosità. È alla base del nostro sviluppo aziendale», ci ha risposto Giordanetti durante l’inaugurazione della nuovissima sede di Swatch di Bienne. Curiosità, ma non solo: «Continuando la impostazione di Nick G Hayek, il fondatore di Swatch, il nostro gruppo di lavoro continua sempre a cercare, ad osare. Per esempio, ad inizio del prossimo anno arriveremo sul mercato con una proposta innovativa in termini di sostenibilità. Inoltre è importante coordinare la rapidità di sviluppo tra i diversi marchi del Brand, per i quali le innovazioni vengono inserite in gamma prodotto in tempi diversi. Swatch resta sempre comunque fedele alla sua impostazione Swiss made. Lo dimostra anche la nostra nuova sede, autosufficiente in tema di energia e realizzata con materiali sostenibili a chilometro zero». Come affrontate la evoluzione digitale dei gusti dei consumatori? «Oggi più che mai dobbiamo adeguarci alla rapidità dei fenomeni social, siamo tenuti a seguirli per individuare con precisione i trend del mercato. Non è un compito facile, per due motivi. Innanzitutto, l’essere umano è istintivamente guidato dalle emozioni. E nulla si muove più velocemente delle emozioni! Inoltre, anche la nostra attività aziendale richiede una buona dose di coinvolgimento emotivo. Con Swatch siamo sempre riusciti a comprendere le tendenze del mercato, addirittura ad anticiparle come nel caso della microvettura Smart. Certo, oggi tutto procede velocemente. Facile perdersi e non riuscire a cogliere ciò che veramente interessa i consumatori. Ma è la “svizzeritudine” il comune denominatore dei nostri marchi che istintivamente ci porta a riflettere su ciò che ci circonda e poi tradurlo in un prodotto. Inoltre Swatch è un’azienda che consente una

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TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

notevole flessibilità operativa. Ad esempio, lo scorso anno abbiamo sviluppato un progetto con l’artista inglese Damiens Hirst. In soli quattro mesi siamo passati dalle prime discussioni, alla realizzazione del prodotto, alla realizzazione degli strumenti di marketing, ed infine alla distribuzione. Il risultato? Già solo nella prima settimana abbiamo venduto ventiduemila orologi: un successo eccezionale». Cosa la ispira quando le chiedono di realizzare un progetto? «Mi aiuta un profondo rispetto e la passione per il compito che mi è stato affidato, che cerco di risolvere passo per passo. È questo che guida la mia creatività. Naturalmente poi mi aiutano anche la cultura personale, la curiosità, la sensibilità del momento. Anche il lavoro mi permette di fare molte esperienze che poi cerco di organizzare in un mio vissuto personale. Viaggio moltissimo. Mi ispirano la gente, la relazione con gli ambienti in cui mi trovo a vivere. Queste restano le caratteristiche fondamentali del mio approccio creativo. Cerco di trovare un equilibrio con l’attuale tendenza alla digitalizzazione che, almeno per quanto riguarda il contatto umano, tende a uniformare la comunicazione e ci rende più pigri nel conoscere gli altri. Passioni, emozioni, provocazioni sono più forti se vissute nella realtà». Come nascono le collezioni tematiche di Swatch? Ad esempio la famosa serie che nel 1996 avete dedicato ai giochi olimpici di Atlanta, ancora ricercatissima dai collezionisti? «Per i giochi Olimpici del Centenario, è stato naturale partire da una analisi

storica dell’evento: nel primo approccio abbiamo esaminato i manifesti olimpici d’epoca. Subito dopo, ci siamo concentrati sugli atleti e sull’aspetto umano. Per Atlanta 1996 intervistammo dieci tra i più famosi atleti olimpici vincitori di medaglia d’oro, con l’obiettivo di conoscerne la personalità e le caratteristiche che avevano in comune. È grazie a questa ricerca che abbiamo trovato l’ispirazione per produrre la serie degli orologi olimpici. Non è stato un compito facile, specie se pensiamo che il nostro prodotto resta un oggetto di piccole dimensioni, cioè un orologio. Le vendite ci hanno premiato oltre ogni previsione e poi ci hanno motivato a seguire nel 2000 anche le olimpiadi di Sidney e nel 2004 quelle di Atene. In ogni caso quando decidiamo una produzione limitata partiamo sempre da un progetto. Nel nostro lavoro ci interessa trasmettere un messaggio che può prima di tutto comunicare emotività e leggerezza, poi ovviamente portare ad incrementare le vendite, promuovere la nostra immagine e consolidare la nostra creatività. Questo, per esempio, è recentemente accaduto per Lookseasy, lo Swatch a tiratura limitata assemblato da maestri artigiani in soli 999 esemplari seguendo il progetto dell’artista portoghese Joana Vasconcelos. In ogni prodotto il nostro obiettivo rimane confermare sempre la filosofia aziendale del marchio Swatch».

“Oggi più che mai dobbiamo adeguarci alla rapidità dei fenomeni social, siamo tenuti a seguirli per individuare con precisione i trend del mercato.”


L’epicentro della forza. La mascherina del radiatore specifica AMG, i cerchi a richiesta da 22 pollici e l’imponente impianto di scarico Performance AMG con le due doppie mascherine laterali cromate conferiscono alla Mercedes-AMG G 63 un look all’altezza della sua fama. Da sempre ineguagliato nel fuoristrada, il gigante dell’offroad si fa apprezzare anche in città per le eccellenti caratteristiche di guida, che ne fanno un fuoriclasse anche in contesto urbano.

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PRIMO PIANO / SALVATORE MARIA FARES

UN INESTIMABILE PATRIMONIO ARTISTICO 01

P L’USCITA DEL SUO LIBRO “IL SACRO DEL TICINO” COSTITUISCE IL PUNTO DI PARTENZA PER UNA CONVERSAZIONE CON UNO DEI GIORNALISTI PIÙ NOTI DEL TICINO, PROFONDO CONOSCITORE DELLA STORIA DELL’ARTE DI QUESTO TERRITORIO E ATTENTO OSSERVATORE DELLE TRASFORMAZIONI SOCIALI E CULTURALI DEL CANTONE.

01 Ultima cena Chiesa di Sant'Ambrogio a Ponte Capriasca 02 Chiesa di Sant'Ambrogio oggi San Carlo, a Prugiasco. Sant'Ambrogio

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artiamo dalla sua più recente realizzazione editoriale, il volume “Il Sacro del Ticino”, edito da Skira. Come nasce l’idea di questo libro? «Ho compiuto un lungo e affascinante viaggio nei principali luoghi del Ticino in cui le vestigia del Sacro offrono la testimonianza della solida quanto avvincente ricchezza spirituale e artistica di cui il Paese dispone. Con lo storico dell’Arte Stefano Zuffi ho seguito una serie di itinerari da Nord a Sud e da Est a Ovest, che tradotti in pagine offrono questa “guida” illustrativa di arte e storia dei nostri beni culturali più elevati, per ricordare o fare scoprire quanto pregevoli siano molti nostri edifici e i loro contenuti, dalle pale d’altare agli affreschi, dalle pietre scolpite dai primi lapicidi fino alle ultime edificazioni del Sacro. Non si ricorda mai abbastanza che da queste terre sono partite colonie di costruttori, scalpellini, decoratori, elevatori di pietre: i Magistri Comacini, per lo più del Lago Ceresio. E grandi architetti, dal Maderno al Borromini, dal Fontana al Sardi. Tutti nati sulle rive del Ceresio,

come Antonio Contin che ha fatto uno dei ponti più celebri del mondo, il Ponte dei sospiri a Venezia e suo zio Antonio da Ponte il Ponte di Rialto». In una storia così importante come quella del dipanarsi dell’arte sacra in Ticino è difficile enucleare i momenti più significativi. Tuttavia le chiedo, quali sono gli episodi e gli edifici che meritano in particolar modo di essere segnalati? «Dall’epoca paleocristiana del Battistero di Riva San Vitale fino alle recenti chiese costruite da Mario Botta e da Giampiero Camponovo, si dipana una storia millenaria, contrassegnata da momenti e monumenti di grande bellezza e di profondo significato nella vicenda spirituale e umana di queste terre. È stato sorprendente per alcuni amici stranieri scoprire nuovissimi gioielli architettonici sul Monte Tamaro o in una valle, a Mogno, o lungo la strada di Breganzona, dove la Chiesa della Trasfigurazione porta l’eco del Borromini che chiude a semicerchio una tradizione che evoca i costruttori del sacro che da questa terra sono an-


PRIMO PIANO / SALVATORE MARIA FARES 02

dati nel cuore della cristianità, a Roma, e a Nord come a Sud, e da Venezia a San Pietroburgo, lasciando un’impronta magistrale. Giova sempre ricordare che a Carlo Maderno come al Borromini sono legati gli edifici più celebri della Roma papale. Il Ticino offre a ventaglio un sorprendente panorama pittorico paragonabile alla musica da camera, offrendo talvolta maestose pagine sinfoniche, come nella ampie Crocifissioni o nei Cenacoli di cui è ricco, da Ponte Capriasca a Santa Maria degli Angioli a Lugano. Ogni luogo, da Giornico a Riva San Vitale, da Palagnedra a Tesserete, ha un suo “sacro” elevato. Esiste un’opera d’arte ticinese nei confronti della quale oltre all’ammirazione nutre un personale sentimento d’affetto? «Il meraviglioso affresco del Cenacolo, nella chiesa di Sant’Ambrogio a Ponte

Capriasca. Il fascino, anche misterico, sempre suggerito da questo soggetto, è dato dalla sua bellezza ma anche dalle suggestioni che sprigiona pensando al transito di gruppi di artisti che facevano il percorso alto, lontano dai fiumi, per raggiungere il Locarnese e il Ticino a Nord. È suggestivo credere che, carte alla mano, si siano trattenuti qui collaboratori o un allievo di Leonardo. L’opera non è ancora attribuibile con certezza. Viene considerata la più significativa tra tutte le derivazioni dall’originale. Penso così anche al Cenacolo del Luini in Santa Maria degli Angioli, che quando ci fu l’incendio contribuii a preservare, invitando i pompieri a non bersagliarlo con i getti d’ acqua ma a spararli sopra così che l’acqua vi calasse sopra. Ero nella Protezione federale dei beni Culturali».

Leggendo questo libro colpisce non solo la qualità, ma anche il numero dei manufatti e delle opere presentate. In che modo questo ingente patrimonio artistico dovrebbe entrare a far parte della proposta turistica che il Ticino presenta ai suoi visitatori? «La realizzazione di una “guida” dedicata al “Sacro”, organizzata sotto forma di pratici itinerari, vuole essere prima di tutto uno strumento dedicato ai Ticinesi, per suggerire mete e vie vicine a casa ma spesso sottovalutate o addirittura dimenticate. Occorre offrire utili indicazioni per i turisti (soprattutto svizzeri e italiani) che vogliano conoscere in modo nuovo e agevole le principali gemme architettoniche e pittoriche del Cantone. Questo libro è stato infatti concepito nello spirito di offrire uno stimolo alla conoscenza del territorio da parte di chi vi abita e nello TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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PRIMO PIANO / SALVATORE MARIA FARES

stesso tempo è un invito alla gita o al viaggio per persone che vivono altrove. Accanto alle sue celebri bellezze naturali e alle località più note, infatti, il Ticino può e deve proporsi come meta accattivante e soprattutto arricchente per un turismo culturale attento, non casuale. Il Sacro dell’Arte, di cui questa terra è così ricca, è forse il veicolo più adatto e più potente per farlo». La sua esperienza professionale presso la Radiotelevisione svizzera è stata tutta un susseguirsi di iniziative e programmi per la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale del Cantone. Possiamo ricordare quelli a cui si sente particolarmente legato? «Con lo storico dell’Arte Stefano Zuffi per molti anni abbiamo curato la trasmissione “Riguardiamoli”, oltre trecento puntate, con le quali abbiamo raccontato, fra storia e aneddoti, descrizioni e confronti, opere e maestri con illustrazioni lasciate alla suggestione delle parole, quindi delle immagini evocate. Il pubblico le ha seguite con fedeltà e interesse. E sono quasi tutte riascoltabili sul Podcast della RSI, Rete due». Dal suo osservatorio privilegiato lei ha accompagnato le trasformazioni non solo del mezzo radiotelevisivo ma dell’intera società ticinese. Come è cambiato negli ultimi quarant’anni il Ticino? «Da un Ticino paesaggisticamente straordinario, dall’eleganza raccolta dei suoi centri, in particolare Lugano, siamo passati a un Ticino più internazionalizzato e, come tutti i paesi, percorso da tanti movimenti nuovi che hanno sprovincializzato l’angolo quieto a Sud delle Alpi. Una volta grandi firme passeggiavo sulle rive dei laghi, grandi nomi abitavano a Lugano, a Locarno e ad Ascona. Gli scrittori percorrevano il Lungolago luganese in silenzioso anonimato. Penso a Her-

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“Il Ticino offre a ventaglio un sorprendente panorama pittorico paragonabile alla musica da camera, offrendo talvolta maestose pagine sinfoniche, come nella ampie Crocifissioni o nei Cenacoli di cui è ricco. Ogni luogo, da Giornico a Riva San Vitale, da Palagnedra a Tesserete, ha un suo “sacro” elevato” mann Hesse, ma anche alle figure più discoste ancora, come Anthony Burgess o Borges. Quando Hesse e Thomas Mann scendevano talvolta in Piazza Riforma nessuno se ne accorgeva. Su quel lungolago dove vagarono Giacomo Casanova o Arthur Rimbaud e Pasternack in attesa di Feltrinelli. E spiace sapere che von Karajan avrebbe voluto abitare qui, come fece Arturo Benedetti Michelangeli. Oggi mancano le grandi orme sul nostro “piccolo suolo”. E’ pregevole però quello che si fa in campo accademico nell’ambito delle scienze. In una città così bella, che è ormai cresciuta, nonostante alcune perdite come le mostre da oltre centomila visitatori, occorrerebbe qualche evento originale di richiamo internazionale. Soltanto Locarno ne ha uno. Però il LAC porta grandi orchestre e grandi musicisti. Lugano è come una donna bellissima che però rincasa presto». Torniamo al suo libro. Che cosa consiglierebbe ad un visitatore, magari giovane e ancora inesperto, di andare a scoprire o approfondire? «Il Ticino offre a ventaglio un sorprendente panorama pittorico paragonabile alla musica da camera, offrendo talvolta maestose pagine sinfoniche, come nella ampie Crocifissioni o nei Cenacoli di cui è ricco. Ogni luogo, da Giornico a Riva San Vitale, da Palagnedra a Tesserete, ha un suo “sacro” elevato. Occorre offrire utili indicazioni per i turisti (soprattutto svizzeri e

italiani) che vogliano conoscere in modo nuovo e agevole le principali gemme architettoniche e pittoriche del Cantone. Suggerirei tutto il percorso dei Maestri Seregnesi, che nel Locarnese, ad esempio, hanno reso certe chiese simili a quelle stupefacenti di Francia, Umbria e Toscana prerinascimentali». Da ultimo, abbandonando per un momento la grande storia dell’arte del passato che lei ci racconta, esistono degli edifici e delle architettura contemporanee capaci di interpretare al meglio quel senso del sacro che ha accompagnato nell’arco di una vita tutto il suo lavori di studioso? «Non tutta l’arte architettonica contemporanea trova ampi consensi. Come avvenuto per tante opere del passato, oggi ammirevoli poiché specchi e testimonianze di epoche. Penso che Mario Botta e Giampiero Camponovo abbiano sintetizzato una storia preziosa del Ticino, dai primi massi di pietra scolpiti dai lapicidi al richiamo al bianco marmoreo della Roma impreziosita dai maestri ticinesi, come nella Chiesa di Breganzona, suscitato da Camponovo».


L A N U OVA G E N E R A Z I O N E 7 0 0 0

L A P E R F E Z I O N E , R I D E F I N I TA W W W. M I E L E . C H / G E N E R AT I O N 7 0 0 0 #LifeBeyondOrdinary


SEEKING A BALANCE BETWEEN LAW, THE ECONOMY, AND PERSONAL LIFE CHOICES BY DIMITRI LORINGETT UNCOMMON CAREER PATHS AND EQUAL OPPORTUNITIES, CONSTITUTIONAL RIGHTS AND FREE (AND RESPONSIBLE) ENTERPRISE: FEDERICA DE ROSSA, SENIOR ASSISTANT PROFESSOR IN LAW OF ECONOMICS AND DIRECTOR OF THE LAW INSTITUTE AT USI, LECTURER AT THE UNIVERSITY OF LUCERNE AND DEPUTY JUDGE AT THE SWISS FEDERAL SUPREME COURT IN LAUSANNE, SHARES HER VIEWS AS AN ACADEMIC DEALING WITH SUBJECTS OF ECONOMIC LAW, HUMAN RIGHTS, SUSTAINABLE ENTERPRISE, AND GENDER QUOTAS.

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PRIMO PIANO / FEDERICA DE ROSSA

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he career path of Prof. De Rossa is somewhat uncommon for an academic: after obtaining a degree in Law from the University of Fribourg and beginning her academic career as a teaching assistant and researcher, she shifted to the legal practice as a trainee and passed the Swiss Bar examination. After the birth of her first son, she earned her PhD in Law (at the University of Fribourg) – with a dissertation that won the Vigener award in 2010 – pursuing thereafter a career in academia as a postdoctoral researcher at USI Università della Svizzera italiana, where today she is a Senior Assistant professor (tenure track) in Economic Law at the Faculty of Economics. In 2014, Prof. De Rossa was appointed Deputy Judge at the Swiss Federal Supreme Court in Lausanne (Public law division) and, in 2018, she became Director of the Law Institute at the USI Faculty of Economics.

P

rofessor De Rossa, would you consider your career choices as something to take example from, also in terms of work-life balance? «I hope that in some way they could. Indeed, my career path as an academic is less common and non-linear, when compared to the standard cursus for attaining professorship. But looking back I wouldn’t change anything I did. In fact, the decision to pursue a career in academia at a later stage turned out rather well for me, because I managed to follow my interests without giving up on personal life choices and, at the same time, I gained the professional experience – as a lawyer, as a member of a Federal commission, and currently as a Deputy federal judge – which was pivotal for my academic activity. I believe that similar career paths, which are actually quite common for women, can encou-

rage young girls with professional ambitions. It is important for them to be aware that today it is still very difficult for a woman, and even more so for a mother, to get ahead in her professional life, especially in academia. But we must also say to these ambitious young ladies that they can succeed by defining their own paths, by making detours and taking the extra time needed to reconcile everything. What really matters is to have always a clear goal and to pursue it with determination, believing in their abilities even in the most difficult moments». At USI, you are also a member of the Equal opportunities delegation. Why is this a subject of academic interest to you? «The Delegation plays an important role in fostering the cultural change that is needed to increase the number of female professors, which at USI is

Friedrich Oelenhainz, «Ritratto del futuro Principe Alois I del Liechtenstein» (particolare), 1776 © LIECHTENSTEIN. The Princely Collections, Vaduz–Vienna

VALUES WORTH SHARING

«Entra a far parte di una banca per la quale i soldi non sono tutto.» Elena Sager, collaboratrice LGT dal 2006

lgt.ch/values

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PRIMO PIANO / FEDERICA DE ROSSA

“The Delegation plays an important role in fostering the cultural change that is needed to increase the number of female professors, which at USI is still low when compared to other universities in Switzerland.” still low when compared to other universities in Switzerland. One of the actions taken by the Delegation is to identify unconscious gender stereotypes, known also as “implicit bias”, when recruiting new professors. Our selection committee members are in fact required to bring out any such bias which may interfere with the defined selection criteria for recruitment and with the candidates’ presumed merits, and which are in contrast with the meritocratic and egalitarian principles advocated by our university. We strive to avoid standard evaluation methods, because some of the criteria considered essential are actually built on typically male criteria of success and sometimes exclude very valid female candidates. I believe that this approach is necessary not only in the academic domain, but generally also in society, and especially in the political environment and in the business world. Indeed, the private initiative has not yet been able to provide adequate space for women in top positions on its own. After all, it will never be men who change the narratives, and actually the more you move up the ranks, the more subtle the discrimination becomes. This issue has also recently become a topical issue of my academic research. I believe there is a need for more decisive legislative action to guarantee that the constitutional principle of gender equality is effectively adopted (also) in the business world. Lawmakers are still too hesitant and I reckon we should introduce mandatory gender quotas in corporate law designed to improve the position of women in senior management positions. Although I have always been skeptical about them, I

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now believe that quotas represent the only way to achieve genuine gender balance and to exploit the potential of women even in management roles, thus allowing them to change, from the inside, the methods, strategies, sensitivities and visions of society. Women will then be able, with their merits, to prove that they have earned the positions they occupy». Since the late 1970s, deregulation and laissez-faire economic policies in the industrialised world have led to the current globalised economic system, which has created much for many but also many important side effects, namely in terms of social divide. Lawmakers around the world have been called upon to make amends, but the business world generally does not appreciate the increased levels of regulation, which is generally seen as a threat to the principle of economic freedom. At the same time, business leaders in developed countries are shifting their priorities from mere shareholder value to more sustainable entrepreneurial models, which include also more attention to gender and diversity. How can we dismiss the perception that economic freedom and the need to abide by the rule of law are in contrast? «I teach my students, mainly in economics, that law should not be seen as an obstacle (as a cost, in economic terms) to our market economy, but it should be considered rather as a tool that enables it. Our constitution is based on economic freedom, a fundamental right that guarantees each individual the freedom of choice for a profession and related practice, in a

context of increased international openness (free trade, free movement of persons). But the constitution guarantees also other fundamental rights and values, aimed at ensuring socially sustainable economic development, also for future generations. Competition does not have a pre-eminent position over these rights and values. Thus, I describe to my students the market economy as a realm in which all economic actors can expect a high degree of freedom (i.e. to establish contractual commercial relations, engage in international trade, define their own organisation and governance, etc.), but at the same time hold many responsibilities, also of an ethical nature, towards society. Today, it appears that where they do not voluntarily assume such responsibilities, the legislator intervenes to encourage compliance through indirect measures, if not to impose them directly. This is the case, for example, of the introduction of female quotas in the boards of listed companies, which is currently being examined by the Federal Parliament; or of the measures introduced following the vote on the Minder initiative “against abusive remuneration”, which gives shareholders the power to refute disproportionate compensation policies and which prohibits important forms of remuneration such as the generous golden parachutes that managers gave themselves after leaving their company». Business Roundtable, the non-profit association based in Washington, D.C. whose members are CEOs of major U.S. companies, announced in August the release of a new “Statement on the Purpose of a Corpora-


PRIMO PIANO / FEDERICA DE ROSSA

tion” which claims that companies must invest in employees and deliver value to customers, and lead their companies for the benefit of all stakeholders, including suppliers and communities as a whole. The initiative has made waves in on both sides of the Atlantic where, in the financial sector, environmental, social and governance (ESG) elements are becoming the three central factors in measuring the sustainability and ethical impact of an investment in a company or business. Do you think that concepts of Corporate Social Responsibility (CSR) and ESG are finally going to be put into practice? Has the business world understood how these can, ultimately, translate into long-term benefits for share- and stakeholders? «The voluntary application by companies of principles of corporate gover-

nance that ensure long-term sustainability of their businesses and that take into account the effects of their activities in society has tended to fail. In the light of this, lawmakers (through hard law), or international organisations (through recommendations or other forms of soft law), are taking increasingly effective action to encourage companies to manage their organisation and activities in accordance with ethical principles. For instance, companies are being asked to adopt occupational health and safety standards throughout their whole supply chain, to introduce effective internal anti-corruption measures, to apply principles of fair competition and consumer protection, and to avoid tax optimization practices. In Switzerland, the popular initiative on Responsible Business – that will be soon voted upon – goes precisely in this direction. In addition, the Federal government and a number of Cantons are

setting the good example when acting as a responsible employer, investor, purchaser or owner of companies (state-owned enterprises). In the realm of public procurement, for example, Federal and Cantonal contracting entities are increasingly acting as a “responsible buyer” by choosing the bidder that better complies with a number of social and environmental requirements or standards (e.g. equal pay, fair wages, reduced energy and water consumption, appropriate waste management, fair trade certifications). As the criterion of lowest price will no longer be the determining one for awarding contracts, businesses have an incentive to behave in a socially and environmentally sustainable manner». Università della Svizzera italiana

o t t u t o Gestisc e t n e m l i fac t n i r p r e con fing . D I e c o Fa

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PRIMO PIANO / GIORGIA TARCHINI GYGAX

UN GRANDE FUTURO PER IL TICINO

Q

GIORGIA TARCHINI GYGAX, È IMPEGNATA CON LE SUE SORELLE NELLA CONDUZIONE DEL GRUPPO IMPRENDITORIALE, IMPEGNATO IN MOLTEPLICI ATTIVITÀ ECONOMICHE, CHE IL PADRE SILVIO HA CREATO IN TICINO. IN QUESTA INTERVISTA CI RACCONTA LA SUA ESPERIENZA PROFESSIONALE.

uali sono state le tappe che l’hanno portata ad assumere ruoli di sempre maggiore responsabilità all’interno del vostro Gruppo? «Ho iniziato a lavorare all’interno del nostro Gruppo circa vent’anni fa, subito dopo aver conseguito la laurea in Economia. Inizialmente mi occupavo solo di marketing e comunicazione per FoxTown, poi dopo qualche anno ho ampliato le mie competenze iniziando a occuparmi anche della parte commerciale di FoxTown, quindi della selezione dei brands e della contrattualizzazione dei punti vendita. FoxTown è stato il mio “primo amore” professionale e occupa ancor oggi un ruolo importante nella mia vita lavorativa. Con il passare degli anni ho esteso le mie competenze e soprattutto allargato gli ambiti professionali praticamente a tutte le realtà del Gruppo e dunque ho avuto modo si seguire in prima persona il Resort Collina d’Oro e le altre imprese operanti nei settori della ristorazione o della manutenzione dei nostri spazi commerciali. Questo mio ruolo di direzione è condiviso con le mie sorelle Alessandra e Nadia e risponde direttamente agli indirizzi concordati con mio padre che tiene saldamente in mano le redini dell’intero Gruppo Tarchini». A questo proposito, che tipo di direzione si sente di aver apportato alle strategie del Gruppo Tarchini? «Sicuramente l’impulso dato da mio padre è sempre stato quello di adeguare, e

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se possibile anticipare, le nostre offerte a quelle che erano le richieste del mercato. Le faccio solo due esempi di iniziative portate a termine nel corso degli ultimi anni. La trasformazione dei modelli di vita, soprattutto nelle città, e l’emergere di nuove esigenze relative alla terza e alla quarta età ci ha indotto a realizzare un complesso di appartamenti senza barriere architettoniche a Riva San Vitale, dotato di tutti i servizi necessari al benessere di quella fascia di popolazione. Oppure, l’emergere del problema della tutela e della sicurezza dei dati ci ha spinto a costituire Banca Dati per offrire alle aziende la possibilità di conservare in modo sicuro tutte le loro informazioni sensibili. La nostra “mission” mette al centro il cliente e le sue esigenze. Per questo, in ogni ambito operativo – dal residenziale all’industriale – studiamo e proponiamo soluzioni su misura. Grazie ad un parco immobiliare che conta oltre 200.000 metri quadri di superfici costruite in ogni parte del Ticino, con circa 400 aziende inquiline, riusciamo sempre ad incontrare i bisogni del cliente e delle singole aziende». Nella sua esperienza professionale lei ha seguito ogni fase della realizzazione del Resort Collina d’Oro, struttura che spicca per l’eccellenza dei servizi offerti ma anche per il fascino che riesce a trasmettere. In che cosa consiste? «Da subito è evidente lo splendore del contesto paesaggistico in cui è inserita la nostra struttura alberghiera. Immerso nel verde e nella pace delle magnifiche colline che sovrastano Luga-


no, il Resort offre una vista mozzafiato. È un vero angolo di paradiso baciato dal sole tutto l’anno (duemilacinquecento ore di esposizione solare all’anno). Ne sanno qualcosa anche i tanti artisti – Hermann Hesse in tesa - che nel corso dei secoli hanno eletto Collina d’Oro a loro dimora. Un’atmosfera, una calma, una quiete, un silenzio, sensazioni a cui purtroppo non siamo più abituati, ma che qui al Resort Collina d’Oro sono di casa». Come si inserisce questo particolare “charme” nella politica di ospitalità portata avanti dal vostro Gruppo nel settore alberghiero? «Per noi è fondamentale che il cliente si senta coccolato e trattato come se fosse a casa sua. Cerchiamo di offrire una paletta di servizi di alto livello – dalla ristorazione al benessere a 360 gradi – per garantire un’esperienza unica di soggiorno. In altre parole, cerchiamo di personalizzare i soggiorni con offerte “tailor made”. Il nostro team è perfettamente capace di interfacciarsi con un’utenza proveniente da ogni angolo del mondo e di adattare i servizi alle più variegate esigenze o culture». Il vostro Gruppo risulta essere fortemente legato alla realtà ticinese, ma quale problematiche si incontrano nel fare impresa nel Cantone?

“Per noi è fondamentale che il cliente si senta coccolato e trattato come se fosse a casa sua. Cerchiamo di offrire una paletta di servizi di alto livello – dalla ristorazione al benessere a 360 gradi – per garantire un’esperienza unica di soggiorno.” «Talvolta ci troviamo a che fare con un Ticino che viaggia a velocità diverse, con tanta voglia di fare da una parte e dall’altra i tempi della burocrazia e della politica che rallentano la realizzazione di grandi opere. Credo che bisognerebbe studiare i modi di una maggiore integrazione e collaborazione tra iniziative pubbliche e private. E poi ritengo necessario lavorare tutti per accrescere maggiormente l’attrattività di Lugano e del Cantone, ideando e creando grandi eventi ad alto valore aggiunto, o attirando, per esempio, congressi o incontri di livello internazionale».

mo in programma un fitto programma di appuntamenti e vogliamo iniziare a breve anche un progetto di ampliamento degli spazi commerciali».

In un contesto come quello milanese e lombardo la prima realtà cui si lega il nome Ticino è costituita dal FoxTown… «Siamo particolarmente orgogliosi del successo di questa iniziativa che il prossimo anno festeggerà 25 anni di vita. Una struttura che raccoglie ogni anno circa 3’300’000 visitatori. Per festeggiare questo anniversario abbia-

E per quanto riguarda lei personalmente, quali sono i risultati che si propone di raggiungere? «Gli obiettivi che mi propongo sono tanti, ma forse il più importante è il desiderio di portare avanti, insieme alle mie sorelle, e spero in futuro insieme a mio figlio Giacomo e ai miei sette nipoti, quanto nostro padre ha creato».

Su quali altri progetti si concentrerà nei prossimi anni il vostro Gruppo? «Di idee ce ne sono molte ma al momento ci stiamo focalizzando sulla Residenza Martina, che verrà ampliata con una nuova struttura adiacente, chiamata Residenza Silvia. E poi il grande progetto Cittadella, a Lugano, per il quale abbiamo iniziato i lavori che ci auguriamo possano giungere abbastanza rapidamente a conclusione».

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PRIMO PIANO / BARBARA GIBELLINI

SOGNAVO DI DIRIGERE UN PRESTIGIOSO ALBERGO MANAGER DI PROVATA ESPERIENZA IN PRIMARIE AZIENDE DELLA MODA E GRUPPI ALBERGHIERI, BARBARA GIBELLINI È DA QUASI CINQUE ANNI ALLA GUIDA DEL VILLA PRINCIPE LEOPOLDO. UN INCARICO PRESTIGIOSO CHE ASSOLVE CONCILIANDO ABILMENTE LA TRADIZIONE DELLA STRUTTURA CON IL SUO SPIRITO DINAMICO E INNOVATIVO. DI EDUARDO GROTTANELLI DE’SANTI

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uali sono stati le tappe della sua formazione e le esperienze professionali che l’hanno portata alla direzione della Villa Principe Leopoldo? «Sono bergamasca di origine e credo che questo fatto abbia influito sul mio carattere, nel senso di avermi conferito una grande tenacia e determinazione nel raggiungimento degli obbiettivi che via via mi sono posta. Dopo aver conseguito nel ’96 una laurea a pieni voti in Ingegneria Meccanica presso il Politecnico di Milano, ho subito voluto raggiungere un’indipendenza economica nei confronti della mia famiglia, ma soprattutto realizzare l’ambizione di applicare le conoscenze acquisite durante gli studi. Sono così entrata in una delle 5 più prestigiose società di consulenza occupandomi di progetti legati alla logistica e alla Supply Chain, con particolare riferimento al Retail della moda, un mondo che all’epoca stava conoscendo una rapida espansione e verso il quale provavo una forte attrazione».

Dalla teoria alla pratica il passo è stato breve… «Infatti. Avvertivo la necessità di una mia diretta esperienza sul campo e nel giro di pochi anni ho avuto modo di lavorare per tre marchi di primaria importanza come Trussardi, Max Mara e Pinko, ricoprendo il ruolo di Retail Manager. Ho avuto così l’opportunità di misurarmi con organizzazioni diverse, basate su un approccio alle problematiche della distribuzione molto differenziato. Soprattutto ho avuto modo di curare l’apertura di boutique e corner, negozi monomarca in Italia e nel mondo, viaggiando spesso e maturando, tra l’altro, significative esperienze nel campo della gestione dell’immagine di un brand in ogni dettaglio, delle risorse umane e della formazione dei propri collaboratori». Come è avvenuto il suo avvicinamento al mondo dell’hotellerie? «Penso che le cose accadano assecondando una certa predestinazione. Sono stata avvicinata da un “cacciatore


di teste” alla ricerca, per un grande gruppo alberghiero, di un Marketing Manager che provenisse dal mondo della moda. Dopo numerosi colloqui a vari livelli sono entrata a far parte di Boscolo Group, dove mi sono occupata di riorganizzazione aziendale, corporate image, data base clienti, ecc. e dove, lavorando a fianco del Presidente, ho seguito in prima persone il rilancio e la gestione di strutture alberghiere a Varese (Villa Porro Pirelli) e a Roma (Hotel Alef, Palace in via Veneto ed Exedra) ed infine a Milano durante l’Expo. È stato un periodo intensissimo ma durante il quale ho capito che la mia vocazione era la direzione di un grande e prestigioso albergo». Desiderio puntualmente realizzato con la direzione della Villa Principe Leopoldo… «Già negli anni precedenti mi era capitato di visitare e studiare tutta la bellezza e l’eleganza di quella che io continuo a chiamare la “Casa”. Era un sogno che si realizzava, ma anche una grande sfida che solo adesso, dopo quasi cinque anni alla guida dell’hotel, posso dire di aver cominciato a padroneggiare. Ma è stato un lavoro duro, estremamente delicato nella ricerca di un equilibrio tra rispetto di una grande tradizione e voglia di innovare, in un contesto come quello ticinese che ti offre grandi opportunità ma che nel contempo ti tiene costantemente sotto la lente d’ingrandimento, senza possibilità di sbagliare».

A quale tipo di direzione ha cercato di improntare la sua conduzione dell’hotel? «Uno degli sforzi maggiori è stato quello di adeguare la mia formazione manageriale, indispensabile per gestire oggi una organizzazione complessa come è comunque un albergo, ad un uno specifico contesto come quello di Villa Principe Leopoldo dove le dimensioni dell’hotel, le caratteristiche della clientela, la qualità del servizio che si vuole offrire, rendono fondamentale la valorizzazione delle relazioni umane. E questo vale tanto per quanto riguarda la clientela che per quanto attiene ai rapporti di lavoro, in quanto solo la condivisione, la chiarezza e la trasparenza delle scelte può condurre al raggiungimento degli obiettivi indicati». La direzione di un hotel è sempre stata una professione tipicamente maschile, anche se adesso in Ticino alcune donne guidano importanti strutture alberghiere. Ha incontrato particolari difficoltà di “genere” nello svolgimento della sua funzione? «Non parlerei di vere e proprie difficoltà che in realtà non ci sono mai state, quanto piuttosto di una attenzione particolare che in genere viene riservata a una donna che occupa un ruolo prima ricoperto da un uomo. Forse questo aspetto è risultato essere un po’ più accentuato dalla naturale diffidenza che in Ticino colpisce chi è nuovo e

viene guardato con un certo sospetto fino a quando efficienza e professionalità sono pienamente riconosciute». A proposito di Ticino, una struttura alberghiera come la vostra costituisce un punto di forza nel sistema dell’accoglienza del Cantone. A suo giudizio cosa occorrerebbe fare per rendere questa regione sempre più attrattiva? «Penso che il Ticino goda di condizioni molto favorevoli che lo rendono una destinazione unica con numerose risorse esclusive per mantenere il suo primato in uno scenario sempre più competitivo. Ma questa situazione vantaggiosa non può essere data per definitivamente acquisita perché in un mondo in rapido cambiamento altri attori entrano continuamente in gioco e modificano il contesto di partenza. Ecco, a mio giudizio sarebbe forse necessario mostrarsi più dinamici e determinati nelle scelte politiche e imprenditoriali tese a consolidare i requisiti utili allo sviluppo delle attività turistiche del Cantone. Penso a questioni con l’aeroporto, il traffico e la viabilità, i grandi eventi culturali, i congressi e tanto altro ancora da ideare e realizzare, e che potrebbero attrarre su Lugano e sul Ticino quella clientela di qualità che rappresenta il nostro indiscusso punto di forza».

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PRIMO PIANO / COMMERCIO DI LUSSO

LE SIGNORE DELLA VIA NASSA CONSIDERATA DA SEMPRE LA STRADA PIÙ CHIC DI LUGANO, VIVE E PROSPERA GRAZIE ALL’INTUITO FEMMINILE DELLE DONNE CHE LÌ GESTISCONO PRESTIGIOSE ATTIVITÀ. UN SALOTTO FREQUENTATO, FINO A QUALCHE ANNO FA, DA PERSONE CON GROSSA CAPACITÀ DI SPESA, PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO. UN TURISMO ADDIRITTURA AUTOINDOTTO, DI GENTE ALLA RICERCA DI PRODOTTI ESCLUSIVI, DI GRANDE VALORE E DIFFICILI DA TROVARE ALTROVE. DI MANUELA LOZZA

HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:

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NADIA BELOTTI (N.B.) di BELOTTI OtticaUdito

ANTONIETTA CASTELNUOVO (A.C.) Boutique manager della Boutique Tourbillon

SILVIA CEROLINI (S.C.) Branch manager Orologeria Gioielleria Les Ambassadeurs

MARINA RIGHENZI (M.R.) Titolare della Boutique Nassa Donna

LIDIA ZAZA-SCIOLLI (L.Z.) Art advisor

ARIELLA DEL ROCINO (A.D.R.) Consulente fashion

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PRIMO PIANO / COMMERCIO DI LUSSO

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ggi però, anche “la Monte Napoleone ticinese” risente della crisi globale e, forse, di qualche problema un po’ più specifico… Quale? Lo abbiamo chiesto a sei donne che lavorano diretta-

ome vanno ora le vendite in via Nassa?

N.B.: «Nonostante il momento complicato, BELOTTI OtticaUdito sta andando bene, soprattutto a Lugano e in particolare in Via Nassa 19. Ma questo è stato possibile perché la vendita da noi viene intesa come volontà di far vivere al cliente un’esperienza unica e memorabile: negli anni abbiamo sviluppato un percorso proteso al coinvolgimento dei cinque sensi, offrendo al cliente qualcosa di unico. Perché, in un mondo in cui oggi c’è di tutto, e lo si può avere con facilità e con i costi che si vogliono, bisogna inventarsi qualcosa di diverso». A.C.: «Il nostro negozio è in via Nassa da 30 anni. Probabilmente dobbiamo a questo il fatto che oggi le vendite, anche se molto cambiate rispetto al passato, continuano a darci soddisfazioni: i nostri sono clienti fidelizzati, soprattutto svizzeri e italiani, che coccoliamo, ai quali prestiamo attenzioni nuove e specifiche, anche perché dobbiamo far fronte alla quasi scomparsa del turista. I cinesi, da sempre pochi sulla nostra piazza, sono spariti, spariti anche i russi con i quali invece prima si lavorava moltissimo, ci sono pochissimi americani, pochi arabi e con un potere di spesa medio basso». S.C.: «Anche noi registriamo un bilancio positivo. Sebbene il contesto sia indubbiamente complesso,

mente in via Nassa o che sviluppano qui parte della loro attività e abbiamo scoperto che, se pur con una visione che in fondo ha dei punti di contatto, le prospettive e le proposte di soluzione possono essere anche molto diverse.

dalla nostra abbiamo un gruppo, Les Ambassadeurs, che ha colto la necessità di un nuovo modo di rinnovarsi l’introduzione di Alipay e della Certified pre-owned lounge ne sono solo un esempio. L’e-commerce poi non può esser ignorato – e il nostro canale ecommerce lo dimostra, ma è ancora la boutique fisica dove costruiamo una relazione personalizzata “one to one” con il cliente. Rilevanza e tempo ben speso sono la nuova moneta – il che, se ci pensiamo bene, nel caso specifico di Lugano può anche aiutare a neutralizzare l’impatto spesso negativo del cambio. E questa consapevolezza l’abbiamo resa parte integrante del nostro processo di vendita, mettendo clienteling e storytelling al centro delle priorità quotidiane». M.R.: «Anche se la nostra attività va sempre bene, non posso non notare che in generale via Nassa non è più il contenitore di una volta e che di conseguenza è fortemente cambiato il passaggio. La sparizione del turismo è il primo problema, problema che si è aggravato con “la messa fuori legge” del velo, che ha abbattuto completamente la presenza di arabi facoltosi in tutta la città. Oggi queste persone si indirizzano verso altre località, come Lucerna, dove gli viene steso il tappeto rosso». L.Z.: «La mia determinazione a rimanere in via Nassa è più una questione emotiva, che logistica, sono al primo piano e il contesto conta fino a un certo punto. Certo anch’io patisco alcune scelte che secondo me penalizzano fortemente il commercio in via Nassa, specie quelle legate alla

viabilità, i cui effetti negativi riesco un po’ a mitigare grazie al fatto di ricevere i clienti soltanto su appuntamento. Certo, in generale, per i negozi e le attività come la mia, i cantieri abbandonati e fatiscenti, che ormai sono numerosi intorno a via Nassa, non invogliano la passeggiata». A.D.R.: «Premesso che io continuo a lavorare bene con le boutique di via Nassa, sono veramente preoccupata, a volte temo addirittura che sia troppo tardi per porre rimedio. In generale, mi sembra che l’affluenza nei negozi sia fortemente calata e, quel che mi spiace di più, che l’immagine di via Nassa sia cambiata. E questo sarebbe un vero peccato, perché parliamo di una realtà che per anni è andata a gonfie vele, era il gioiello più splendente di una città che brillava tutta. Tante cose hanno influito negativamente, ma per me la crisi bancaria è quella che mano mano ha inciso di più». Oltre all’assenza di turisti, di cui un po’ tutte ci avete fatto cenno, ci sono altri problemi specifici? E, di contro, quali sono i vantaggi di stare in via Nassa? N.B.: «Innanzitutto sulla questione turismo io sono d’accordo solo in parte: uno dei vantaggi della via è l’affluenza di clientela internazionale, che resta molto alta rispetto ad altre zone cittadine. Ma comunque si potrebbe fare ancora meglio. Non siamo capaci a livello cantonale, luganese e specificatamente in via Nassa, di portare qui tanti turisti stranieri. Pensiamo a una città come Como, alla forza TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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PRIMO PIANO / COMMERCIO DI LUSSO

che ha nell’attirare gente e celebrità. Eppure a Lugano non manca nulla dal punto di vista culturale, naturalistico e, tanto meno, dello shopping». S.C.: «Senza dubbio posteggi e viabilità, oltre ai costi fissi per i negozianti - non più commisurati al passaggio che una Lugano riesce a calamitare rispetto alle realtà limitrofe. Detto ciò, via Nassa ha scritto la storia di Lugano e Lugano rimane un palcoscenico naturale dall’intrinseco straordinario valore attrattivo - crocevia tra Zurigo e Milano, con tutto l’indotto del relativo nuovo turismo b-leisure, tra business e leisure». M.R.: «Sono estremamente critica riguarda la viabilità. Nel centro di Lugano c’è un traffico terribile e continui lavori, anche contemporanei, che bloccano le strade: praticamente si fa prima ad arrivare a Como. Se a questo si aggiunge che non c’è parcheggio, il danno ai negozi è fatto! In più, ingrandire la zona pedonale è stato un errore: penalizza le attività e congestiona ulteriormente il traffico. E poi c’è il discorso dei costi a cui si accennava, che influisce negativamente anche sulla stessa affluenza alla via: Lugano è una città assurdamente cara, in cui un caffè costa 3 franchi, quindi diventa difficile capire a che tipo di acquirente si rivolga, verso quale turista voglia rendersi attraente, se da una parte sembra respingere il turismo facoltoso, ma dall’altra pone costi alti per chi vuole passare un weekend in città». Che cosa si può fare oggi per rilanciare la via? N.B.: Per me un discorso imprescindibile è quello delle aperture prolungate: oggi, quando un cliente decide di vedere un prodotto, lo vuole fare in fretta. Invece in pochi in via

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Nassa sono aperti in orari particolari. Noi crediamo molto nell’apertura del giovedì e del sabato sera e in quella del 15 agosto: l’anno scorso i nostri hotel erano pieni e i negozi tutti chiusi. Dobbiamo certo mettere dei paletti in termini d’orario, ma che siano elastici e sensati dal punto di vista commerciale. In ogni caso l’affluenza non si può migliorare in un solo negozio, per farlo bisogna coinvolgere tutta la via, il Comune, il Cantone. In via nassa poi auspichiamo grandi eventi, che oggi a Lugano non ci sono. Devono essere manifestazioni ben progettate e finalizzate a intrattenere il pubblico e a dare valore alla città e a noi operatori. Un’altra cosa fondamentale è avere dei prezzi allineati a livello europeo. Non possiamo più prescindere da questo, perché oggi il consumatore gira con lo smartphone in tasca, e in pochi secondi conosce esattamente il prezzo di un prodotto, in qualsiasi parte del mondo ed in particolar modo oltreconfine».

re gli acquisti, l’impegno deve essere totale. In via Nassa, sicuramente bisogna incentivare il passaggio ed invogliare le persone a passeggiare in una via esclusiva, è impensabile che ci vengano solo per acquistare un orologio di grande valore. Anche io sono dell’idea che la città debba rendersi più attrattiva grazie agli eventi, eventi che devono essere mirati ai nostri potenziali clienti. Lugano si sta muovendo molto, ma per ora non vedo manifestazioni adatte a noi. Con questo scopo, bisognerebbe incentivare un maggior senso di gruppo fra i vari commercianti e pensare ad eventi condivisi da tutti. Oggi questo è ancora molto difficile, perché nel nuovo tessuto della zona, ci sono catene che sono spesso vincolate da standard molto rigidi e molti privati si fanno spaventare dai nuovi progetti. Spero che in futuro si modernizzi la politica delle associazioni dei commercianti, che oggi è invece spesso superata e inefficace».

A.C.: «Oramai vita lavorativa e privata son un tutt’uno, non esistono più le 8 ore, esclusivi devono essere oltre che gli eventi anche i rapporti con la clientela e le emozioni che devono necessariamente accompagna-

S.C.: «C’è un proverbio cinese che rende bene la mia posizione in merito: “Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento”. A mio parere sono due le leve principali su cui


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puntare per “costruire mulini”: sinergia e innovazione. Sono pienamente d’accordo sul fatto che ci vorrebbe un approccio sistemico per accogliere l’attuale cambiamento del mercato – tra le boutique di via Nassa, ma anche guardando oltrefrontiera. A livello locale noi abbiamo per esempio appena avviato una bellissima collaborazione con un altro negozio della zona - un progetto di cross-selling che in pochissimi giorni ha già dato frutti concreti. Trattasi di un approccio diverso e pratico, sulla scia del mix & match, volto all’invogliare la persona di passaggio a entrare, a comprendere in sé un nuovo desiderio e a scegliere di realizzarlo. A livello innovativo, un look & feel più contemporaneo dei negozi gioverebbe senz’altro all’attrattività della via – l’introduzione dei video è un primo significativo passo: i fatti descrivono, le storie vendono». M.R.: «Manifestazioni che coinvolgano la via sono sicuramente una buona carta. Bisogna però che, a differenza di quanto la città ha fatto sin ora, si organizzino in via Nassa eventi particolarmente attraenti per il pubblico femminile. La maggior parte delle manifestazioni finora si sono rivolte prevalentemente a un pubblico maschile, mentre la via, sia a livello di clientela che di gestione dei brand, ha una forte e vincente componente femminile. Perché non puntare allora su quella? Attrarre particolarmente le signore con eventi mirati? In questi anni poi, c’è stato un vorticoso abbassamento del livello qualitativo degli eventi in centro a Lugano e questo non fa altro che penalizzare il tipo di economia su cui si sostiene la via Nassa. E comunque, prima ancora di pensare alla via, va aumentato il numero di persone che viene a Lugano. Oggi la città è poco attrattiva, per questo al momento non sono incline a puntare sulle aperture straordinarie: c’è in giro poca gente il sabato, non credo si creerebbe più pas-

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saggio la domenica. Ci vuole un lungolago più attrattivo, con zattere, con eventi pensati anche al divertimento, che attirino persone da fuori, manifestazioni pensate apposta per portane gente di un certo livello economico». L.Z.: «Sono pienamente d’accordo sull’importanza di “sfruttare” al massimo la componente tipicamente femminile del management di via Nassa. Come si fa a livello individuale, sarebbe interessante organizzare eventi diversi e più ludici, come aperitivi o serate a tema, che animino la via e non siano magari finalizzati alla vendita nell’immediato. Riportare un certo tipo di persone a passeggiare in via Nassa. Una via che però deve anche farsi più bella, non soltanto eliminando le brutture a cui ho già accennato e che ultimamente la soffocano, ma anche pensando interventi decorativi mirati e magari temporanei e ciclici. Mi riferisco a un abbellimento che, come dicevate, possa attrarre particolarmente il pubblico femminile. Perché non si chiama per esempio un artista della botanica, per ingentilire la strada e attrarre le signore più sofisticate?». A.D.R.: «Io ho così tanta paura che sia tardi per fare marcia indietro… temo che un futuro splendente come il passato non sia possibile. Di certo comunque si possono fare tante cose e, ci tengo a dire, tante la città ne sta già facendo. Innanzitutto sono pienamente d’accordo sulla necessità di dare più spazio all’intuito femminile, visto che per ora a Lugano giudizi e idee maschili si impongono ancora nettamente. Inoltre bisogna fare più cose eventi di respiro internazionale, invece oggi Lugano è chiusa da questo punto di vista, molto più di un tempo. Fino a cinque anni fa, c’era un grande entusiasmo, una perpetua fibrillazione che oggi non vedo più. Inoltre mi sembra

di notare che le iniziative di valore vengano tutte prevalentemente dai negozi di proprietà. È come se le grandi catene avessero paura a sperimentare nuovi modi, nuovi canali, eppure oggi non si può assolutamente prescindere dalla consapevolezza che l’acquisto è cambiato, il cliente è cambiato. Anche nella raffinata via Nassa.


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dei compagni e degli avversari, la voglia di vincere, il rispetto delle regole, tutti insegnamenti che ho portato con me prima in radio e poi in Tv. Questo mi ha permesso di creare dei rapporti stabili e proficui. Anche perché non avevo agganci particolari, sono partito dall’ultimo gradino della scala, grazie a un concorso a cui non pensavo neanche di partecipare».

UNA STAGIONE DA RE

N DI MANUELA LOZZA

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el giro di qualche anno lei è diventato uno degli uomini simbolo della RSI, guadagnandosi la prima serata. Quali sono le caratteristiche che le hanno permesso di fare questa bella carriera? «Innanzitutto sono una persona molto curiosa e questo mi ha permesso in fretta di acquisire una certa conoscenza in tutti gli ambiti. Poi gli anni in cui ho giocato a calcio da professionista hanno assecondato e aiutato a crescere alcuni aspetti del mio carattere: la massima correttezza nei confronti

Poi però qualcuno l’ha convinta… «Era il 2002, Rete Tre aveva indetto questo concorso per nuove voci ma io non intendevo partecipare: sapevo che i concorrenti sarebbero stati centinaia, io non avevo esperienza e anche dal punto di vista tecnico non potevo avvalermi di registrazioni professionali. Ma mia madre (ebbene sì, è tutta colpa sua) mi convinse, dopo tutto non avevo nulla da perdere, disse, e lei era veramente convinta che potessi farcela, credeva in me. Usai un vecchissimo registratore e come sempre nella vita ci fu anche l’intervento di un pizzico di fortuna perché Enrico Carpani mi raccontò di essersi incuriosito per questa cassettina che vide sulla scrivania e di averla voluta ascoltare. La mia carierà è iniziata così». Fino ad ora, qual è il momento di questa bella carriera che le ha dato più soddisfazione? «Sicuramente la mia partecipazione alle trasmissioni legate al campionato del mondo di calcio Russia 2018 e poi il fatto che la RSI abbia deciso di pun-

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PRIMO PIANO / NICOLÒ CASOLINI

tare su di me per la prima serata, anche in contesti lontani dalla mia esperienza sportiva. E pensando alle cose belle che ho fatto in questi anni o che sto per fare, mi riempio di gratitudine nei confronti delle persone che mi hanno dato fiducia: Carpani come si diceva, Maurizio Canetta, Milena Folletti, Marco Bazzi». Qual è il motivo per cui le è stata data tanta fiducia, anche fuori dal suo naturale contesto? «Credo di essere riuscito negli anni a muovermi su diversi ambiti - dalla cronaca, alla politica, allo sport appunto. Di certo l’esperienza in radio ha premiato, saper usare la voce è fondamentale. E poi la capacità di andare in diretta e a braccio e anche una mia caratteristica innata, che mi aiuta molto in generale nella vista e che sicuramente mi ha aiutato ad avere questo ruolo: una memoria da elefante». A partire da settembre, tante trasmissioni diverse… «Il 7 di settembre siamo partiti in prima serata su RSI LA 1 con la trasmissione FuoriClasse: 3 sabati sera, condotti da me e da 17 bambini. Insieme abbiamo intervistato personaggi famosi ed è stato sorprendente vedere quanto questi piccoli possano porre dei quesiti acuti e a volte persino imbarazzanti per un adulto. Si è trattato di una produzione in grande stile, registrata nell’Auditorium della Radio a Besso e anche la nostra band era composta da bambini. Il desiderio che ci ha mosso era quello di riportare su LA 1 il vero varietà, che secondo me manca da molti anni, un varietà di alto livello contenutistico e formale che possa essere apprezzato da tutto il pubblico. In pratica una TV fatta dai bambini per gli adulti. Sempre il sabato sera, dalla prima settimana di ottobre, porteremo in prima serata sei puntate in cui saranno con me sei personaggi famosi, ai quali chiederemo di fare un mestiere com-

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“Era il 2002, Rete Tre aveva indetto questo concorso per nuove voci ma io non intendevo partecipare: sapevo che i concorrenti sarebbero stati centinaia, io non avevo esperienza e anche dal punto di vista tecnico non potevo avvalermi di registrazioni professionali. Ma mia madre (ebbene sì, è tutta colpa sua) mi convinse, dopo tutto non avevo nulla da perdere, disse, e lei era veramente convinta che potessi farcela, credeva in me.” pletamente diverso da quello che fanno: ci sarà da divertirsi, per le situazioni veramente bizzarre che si andranno a creare! Poi ritornerà la mia presenza il martedì in Borotalk e poi di nuovo in radio, cosa di cui sono estremamente fiero, con Barstort, sempre tra il serio e il faceto». Con una carriera così, è difficile domandarle se ha altri progetti che vorrebbe vedere realizzati… «In realtà ce ne sono, e tanti. In primo luogo, mi piacerebbe aprire una nuova stagione di Politicamente scorretto, perché ho in mente alcuni personaggi che si presterebbero volentieri a fare gli ospiti e una serie di domande che credo possano essere interessanti per il pubblico. Poi sarebbe divertente fare un reality in cui io sono l’unico concorrente e mi viene domandato di mettermi in una situazione difficile: la giungla, gli 8000 metri, una fattoria tradizionale nel Nebraska, piuttosto che girare l’America facendo il coast to coast con 10 dollari nel portafoglio. E poi un sacco d’altro. Mi piacerebbe creare la prima vera trasmissione su Istagram della RSI, una volta nella vita recitare in un film». Beh, considerando quanto in fretta si realizzino i suoi obbiettivi, appuntamento su Ticino Welcome fra un anno per lanciare l’uscita del suo primo film da protagonista!



GRANDANGOLO / MORENO BERNASCONI

SE IL VILLAGGIO GLOBALE CAMBIA LA POLITICA IL VILLAGGIO GLOBALE DELL’INFORMAZIONE STA INCIDENDO PROFONDAMENTE SULLA PERCEZIONE DELLA REALTÀ DA PARTE DEGLI INDIVIDUI. QUALI CONSEGUENZE DOBBIAMO ATTENDERCI IN UN FUTURO ORMAI PROSSIMO?

Moreno Bernasconi

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razie alla catena fulminea multimediale che il villaggio globale produce su scala planetaria, può avvicinare un evento catastrofico accaduto a 10.000 chilometri di distanza ingigantendone la minaccia come se stesse accadendo in questo momento davanti a casa nostra. Può indurre a credere che non solo la disinformazione, una calunnia o una menzogna, ma anche una cosa che ha solo l’apparenza di una verità, siano una verità a tutti gli effetti. Oppure può negare lo statuto di esistenza ad un evento per la semplice ragione che non viene menzionato oppure è ignorato - per censura o perché ritenuto non abbastanza sensazionale o troppo differenziato e complesso per diventare virale - da chi governa, gestisce oppure sfrutta il vil-

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laggio globale. Tutto ciò accade - afferma Ryszard Kapuscinski - da quando l’informazione viene considerata una merce il cui valore dipende essenzialmente dall’audience più o meno grande che suscita. Da quel momento - aggiungeva - l’informazione ha cessato di essere sottoposta ai tradizionali criteri di verifica e di autenticità. E George Orwell rincarava profeticamente: «Il fatto sinistro è che ormai la censura è largamente volontaria. Idee impopolari possono essere silenziate grazie all’interiorizzazione dei valori del conformismo e al controllo dell’opinione». Tutto ciò ha un impatto sociale e politico rilevante e sotto gli occhi di tutti. Facciamo alcuni esempi. Nell’era predigitale l’incidente alla centrale atomica di Fukushima, in Giappone, non


GRANDANGOLO / MORENO BERNASCONI

avrebbe creato premesse politiche ed emotive sufficientemente impellenti per spingere in Svizzera Governo, Parlamento e una chiara maggioranza del Popolo a decidere - come invece è accaduto nel 2015 - l’abbandono del nucleare. Con ogni evidenza il fatto che gli impianti nucleari che si trovano qui, sul nostro territorio, garantiscano la massima sicurezza non ha inciso sulla percezione e la ponderazione della minaccia esistente realmente nel nostro Paese. Semmai, chi ha voluto ha potuto approfittare dell’incidente di Fukushima - grazie alla forza d’urto della catena informativa pervasiva del villaggio globale - per favorire una svolta della politica energetica propizia alle fonti alternative. Per rimanere nel campo della causa ambientalista, senza la lente di ingrandimento e la cassa di risonanza planetaria che il web e i social hanno fornito agli allarmi sull’emergenza climatica e al movimento Extinction/Rebellion alla vigilia delle elezioni federali svizzere, i Verdi non avrebbero quasi raddoppiato la loro forza in Parlamento. Un discorso simile può essere fatto sulla questione migratoria. Se l’UDC in Svizzera ha sfiorato il 30% dei consensi in Svizzera quattro anni fa e se un anno prima era riuscita a far approvare l’iniziativa contro l’immigrazione di massa, ciò non è dipeso tanto o soltanto dalle sue attività di comunicazione in Svizzera, bensì dall’abilità nel cavalcare l’onda di una minaccia d’invasioni migratorie come fenomeno globale. E questo, prima che la questione climatica fosse accreditata dal villaggio globale dell’informazione come la madre di tutte le minacce e prima che il movimento “Metoo” trasformasse il processo ad un produttore cinematografico di Nuova York in una rivolta planetaria femminista contro il genere maschile, considerato predatore a prescindere e – a ruota - aprisse la via alla decisa rivendicazione da parte delle donne di una reale parità salariale e di un’equa rappresentanza ai ver-

tici della politica e dell’economia. La macchina del villaggio globale dell’informazione rappresenta un’arma formidabile che condiziona, nel bene e nel male, l’opinione dei cittadini determinando anche le priorità della politica. Occorre essere consapevoli che - proprio perché retto dalla sola legge dell’audience - questo megafono globale e capillare favorisce anche il rischio di condanne sommarie di individui, gruppi o ceti sociali e la gogna planetaria nonché la diffusione panica di paure apocalittiche anziché suscitare la responsabilità razionale di fronte alla complessità dei problemi da risolvere. In un contesto di forte indebolimento dei corpi politici intermedi (dai sindacati ai partiti interclassisti tradizionali) che facevano da collante sociale e avevano propri strumenti di informazione che offrivano una diversità di visioni, l’anonimo e omologato villaggio globale dell’informazione schiva il problema della responsabilità e si ritrova de facto a favorire la recrudescenza di conflitti sociali anarchici, al posto della ricerca di soluzioni condivise fra gruppi sociali che hanno interessi diversi. Qui sta il punto. Il villaggio globale dell’informazione tende ad assegnare uno statuto indiscusso a visioni settoriali e di parte e talvolta deformate dei fatti (perché semplificate o monche), mentre il mondo della vita reale - a fortiori nell’epoca della globalizzazione - è refrattario alle semplificazioni poiché il paradigma del suo funzionamento è quello della complessità. Il villaggio globale configura un mondo caricaturale che funziona secondo un principio binario: bianco/ nero; bello/brutto; maschi oppressori/ femmine oppresse; ricchi corrotti/poveri buoni…Veicola una visione della realtà deformata perché è incapace di rendere la complessità del mondo reale, la quale è sempre differenziata. Social media e algoritmi che orientano la comunicazione degli utenti/consumatori della rete si prestano bene ad una società neotribale in cui i membri del

clan vengono pilotati e confortati (radicalizzati?) nelle proprie convinzioni settoriali e ben si attagliano ad attori sociali che si muovono in termini di caricature e contrapposizioni frontali, foriere di conflitti. Mal si confanno, invece, all’esame differenziato dei problemi e alla ricerca di soluzioni articolate e ponderate in mondo globale che sotto un manto apparentemente unitario nasconde in realtà una miriade di circostanze e visioni diverse a dipendenza dell’angolo visuale dal quale si guarda. Credo che se si vuole evitare il rischio dell’anarchia e/o di un’omologazione forzata e autoritaria, occorra stabilire regole di funzionamento del villaggio globale che ripristino il principio di responsabilità. Che non è quello coartato di un mondo artificiale politicamente corretto (la forma di censura o autocensura di cui parlava Orwell), bensì quello basato sul discernimento e sull’aderenza all’autenticità del “mondo della vita” reale, come ammoniva Edmund Husserl.

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LA NATURA OLTRE LA NATURA

DAL 27 OTTOBRE 2019 AL 15 MARZO 2020, IL MUSEO D’ARTE DELLA SVIZZERA ITALIANA PRESENTA UNA GRANDE MOSTRA PERSONALE DEDICATA A JULIAN CHARRIÈRE, GIOVANE ARTISTA SVIZZERO TRA I PIÙ INNOVATIVI E PROMETTENTI DELLA SUA GENERAZIONE.

©Julian Charrière, ProLitteris Zurich, VG Bild-Kunst Bonn, Germany, 2019 Ph: ©Jens Ziehe

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l titolo della mostra e del progetto - Towards No Earthly Pole - riprende un verso che il poeta inglese Alfred Tennyson dedicò a John Franklin – deceduto insieme a tutto il suo equipaggio nell’ultima famosa spedizione polare del 1845 – e crea un legame immediato con l’universo delle esplorazioni ottocentesche e di inizio Novecento. All’epoca i poli terrestri e i ghiacciai erano le ultime regioni da conquistare e cartografare, le frontiere finali per l’uomo, piene di segreti ed estremamente ardue da attraversare. Oggi sono considerati fragili ecosistemi da proteggere, i luoghi più estranianti della terra e maggiormente ostili nei confronti degli esseri viventi. Paesaggi che, nonostante la

maggior parte dell’umanità non abbia mai visitato, sono da sempre presenti nell’immaginario geografico collettivo e attraverso fotografie, riprese storiche e la letteratura, esercitano un grande fascino sull’uomo. Julian Charrière si è imposto infatti sin da subito sulla scena dell’arte contemporanea come un esploratore moderno, noto per una ricerca artistica concettuale che attraversa e combina varie discipline, dalla geologia all’archeologia, dalla fisica alla storia. Padroneggiando performance, scultura, fotografia e video, il suo lavoro offre nuovi e inaspettati punti di vista su alcune delle questioni al centro della nostra epoca e dell’umanità in generale. L’artista è spesso in viaggio, recandosi nelle aree più remote del pianeta con forte identità geopolitica – ad esempio vulcani, ghiacciai, siti radioattivi –, per esplorare con metodi e materiali non convenzionali le tensioni e l’inestricabile legame tra civiltà umana e paesaggio naturale. L’esposizione è stata concepita intorno all’omonima e inedita opera video, per la realizzazione della quale l’artista ha esplorato località remote dalle condizioni climatiche estremamente ostili. Il progetto espositivo sarà in seguito presentato, in una versione riadattata, all’Aargauer Kunsthaus di Aarau e al Dallas Museum of Art. L’idea del progetto è nata nel 2017 quando Charrière venne invitato su una nave di ricercatori russi a percorrere il canale di Drake, tra capo Horn e le isole Shetland Meridionali. L’impatto concreto con il paesaggio dell’Antartide e il confronto con la storia delle esplorazioni di inizio Novecento hanno dato avvio all’opera,


LAC / LAC

portandolo poi sui ghiacciai svizzeri del Rodano e dell’Aletsch, sul Monte Bianco, in Islanda e in Groenlandia. Intorno alla proiezione centrale, Charrière ha realizzato un’installazione ambientale, trasformando l’intero spazio espositivo in uno scenario che riecheggia i principali soggetti e le tematiche dell’opera video. Accanto a reinterpretazioni di lavori precedenti, sono esposte alcune opere inedite, realizzate dall’artista in occasione della mostra al MASI e per le quali si è confrontato con soggetti e risorse naturali locali, collaborando in parte con artigiani ticinesi. L’artista vuole amplificare la visita dello spettatore con un’esperienza sensoriale e rendere più intensa la relazione tra chi osserva e il paesaggio rappresentato.

I luoghi dell’artico e dei ghiacciai sono profondamente differenti dalla quotidianità conosciuta. I suoni, la luce, la materia vissuti durante le esplorazioni sono elementi fondamentali nel processo di scoperta. Attraverso la sua ricerca artistica, Charrière instaura un dialogo con il paesaggio e spinge a ritrovare la condizione di stupore che anticamente l’uomo provava nei suoi confronti: come l’uomo agisce sul paesaggio questo agisce su di lui e dove i moti si incontrano nasce l’opera d’arte.

CHI È JULIAN CHARRIÈRE Nato a Morges, in Svizzera, nel 1987, attualmente vive e lavora a Berlino. Nel 2011 frequenta l’Institut für Raumexperimente (Istituto per esperimenti spaziali) dove è studente di Olafur Eliasson. Durante la sua carriera Charrière ha esposto il suo lavoro – sia individualmente sia come membro del collettivo d’arte ‘Das Numen’ a Berlino – in musei e istituzioni di tutto il mondo, tra cui Parasol Unit Foundation for Art di Londra, Regno Unito; Musée Cantonal des Beaux-Arts di Losanna, Svizzera; Centre Culturel Suisse di Parigi, Francia; Palais du Tokyo, Parigi, Francia; Haus der Kulturen der Welt di Berlino, Germania; Kunsthalle Wien di Vienna, Austria; Neue Nationalgalerie di Berlino, Germania; Reykjavik Art Museum, Islanda; Museum of Contemporary Art di Tokyo, Giappone; la Biennale di Kochi-Muziris, India, la 12a Biennale di Lione, Francia e la 57a Biennale di Venezia, Italia. Recentemente ha tenuto la sua prima mostra personale in un’istituzione italiana, il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (All We Ever Wanted Was Everything and Everywhere).

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LAC / PALAZZO REALI

UNA RIAPERTURA TANTO ATTESA Dopo oltre tre anni di chiusura per lavori di ristrutturazione, è stata riaperta al pubblico la sede del Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI) di Palazzo Reali, con un allestimento dedicato alle collezioni. Il piano terra ospita una presentazione della storia del MASI, nato nel 2015 dalla fusione tra il Museo d’Arte della Città di Lugano e il Museo Cantonale d’Arte. Accanto a testi esplicativi, manifesti e cataloghi, il pubblico potrà scoprire alcuni momenti salienti del passato dell’Istituto grazie alla proiezione di filmati d’epoca. Le otto sale e i due corridoi dei piani superiori accolgono altrettanti nuclei

tematici, legati a particolari periodi storici, correnti artistiche, artisti, ben documentati nelle collezioni. La pittura del Seicento, quella dell’Ottocento attraverso il ritratto, il ritorno all’ordine degli anni Venti, la fotografia degli anni Trenta, sono solo alcuni degli approfondimenti che sala dopo sala scandiscono il percorso espositivo. Il piano terra e il secondo piano verranno allestiti e disallestiti più volte all’anno per lasciare spazio a mostre temporanee, mentre il primo piano sarà occupato dalle opere della collezione in una sorta di allestimento permanente regolarmente rimaneggiato.

Museo d’arte della Svizzera italiana Sede Palazzo Reali Via Canova 10 CH-6900 Lugano +41 (0)58 866 42 40 info@masilugano.ch masilugano.ch Orari Martedì – domenica: 13:00 – 17:00 Ingresso gratuito

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LAC / LUGANOMUSICA

I PROSSIMI APPUNTAMENTI DI LUGANO CONFERMANO LA QUALITÀ DI UNA PROGRAMMAZIONE CHE VEDE IN SUCCESSIONE I BAROCCHISTI CON DIEGO FASOLIS, RICCARDO MUTI E LA CHICAGO SYMPHONY ORCHESTRA, PER LA PRIMA VOLTA A LUGANO, E UN WEEKEND DI QUARTETTI D’ARCHI.

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UN INVERNO DI GRANDE MUSICA

el segno della continuità, LuganoMusica proporrà domenica 12 gennaio 2020 un capolavoro barocco, ospitando I Barocchisti con Diego Fasolis per l’Oratorio di Natale di Johann Sebastian Bach. Il compositore e musicista tedesco lavorò ogni giorno per costruire la sua opera che ancora oggi stupisce per la mole e la qualità dell’invenzione artistica. A Lipsia, dove trascorse i suoi ultimi ventisette anni come direttore e maestro del coro della scuola di San Tommaso, scrisse alcuni dei suoi massimi capolavori religiosi, come la Passione secondo San Matteo e la Messa in si minore, il gioioso Magnificat. Qui si colloca la nascita dell’Oratorium Tempore Nativitatis Christi (Weihnachts-Oratorium): la più ambiziosa, imponente e complessa architettura musicale di tutta la sua produzio-

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ne. A svelarla nella sua miracolosa bellezza I Barocchisti, formazione che non ha bisogno di presentazioni, accompagnati dal Coro della Radiotelevisione svizzera e diretti dal Maestro Diego Fasolis. Giovedì 23 gennaio 2020 LuganoMusica dà un cordiale bentornato a Riccardo Muti e accoglie per la prima volta a Lugano la Chicago Symphony Orchestra. Muti è una figura iconica del mondo musicale, per il suo rapporto identitario con la tradizione italiana, ma anche per la capacità di esplorare repertori più o meno noti con energia, profondità e un impegno unico nel raggiungere standard artistici altissimi. Questo approccio è evidente nella relazione con l’Orchestra di Chigago e nel loro programma che prende forma sulle due sponde dell’oceano. Da una parte, la Sinfonia da Mathis il pittore di Hindemith, a cavallo tra razionalismo

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costruttivo e potere emozionale, espressione di valori umani universali e eterni. Dall’altra, l’ultima (Dal nuovo mondo) e più celebre delle Sinfonie del žr boemo Dvorák, ispirato dal contatto con il grande continente americano, con la musica indiana e afroamericana. Dall’incontro dì due civiltà è scaturita una delle pagine sinfoniche più celebri e più sorprendenti dell’ultimo ‘800. Richard Wagner con l’Ouverture da L’Olandese volante. Lo straordinario concerto è anticipato da due momenti. Il primo, la proiezione del video Riccardo Muti in prova, in programma mercoledì 15 gennaio 2020. Come si svolge una prova d’orchestra? Cosa dice il direttore? Queste sono solo alcune delle tante domande che ruotano attorno alla figura del direttore d’orchestra. Guardare e ascoltare Riccardo Muti al lavoro in questo video sarà l’occasione per rispondere a questi interrogativi. Il secondo momento invece è previsto un’ora prima del concerto e si tratta di una presentazione introduttiva, sotto forma di dialogo tra il giornalista Enrico Parola, il direttore artistico Etienne Reymond e il pubblico. Gli spettatori avranno così l’occasione di conoscere la storia e le idee degli artisti, di approfondire alcuni argomenti musicali


LAC / LUGANOMUSICA

e di ricevere un’introduzione al concerto, in modo tale da cogliere l’essenza della musica e capire a fondo i brani ascoltati. Dopo il successo delle prime edizioni, torna il Weekend di quartetti: breve, ma vero e proprio festival annuale dedicato al quartetto d’archi. L’edizione di quest’anno si terrà come da consuetudine nel corso di un fine settimana d’inverno, dal 31 gennaio al 2 febbraio,

nel Teatrostudio del LAC, luogo ideale per la musica da camera grazie alla sua acustica perfetta e all’atmofera raccolta. Fin dal suo esordio ha saputo accogliere i migliori complessi della scena attuale. Quest’anno torneranno il Cuarteto Casals e il Quartetto Modigliani; mentre per la prima volta parteciperà il giovane Quartetto Schumann. La prima esibizione sarà anticipata dall’iniziativa Ascoltare due volte, proposta nell’ambito

del programma di mediazione culturale LAC edu. Un approfondimento della forma del quartetto d’archi tramite esempi di compositori illustri quali Haydn, Mozart e Beethoven. 01 Diego Fasolis 02 Riccardo Muti Ph: ©www.riccardomutimusic.com / Chris Lee

I PROTAGONISTI DEI QUARTETTI CUARTETO CASALS 31.01.2020 Richiesto per la sua «inconfondibile firma sonora» (New York Times), il Cuarteto Casals è nato nel 1997 alla Escuela Reina Sofía di Madrid e si esibisce nelle migliori sale al mondo, dalla Carnegie Hall di New York alla Cité de la Musique di Parigi e al Concertgebouw di Amsterdam. All’interpretazione del grande repertorio, in programma con i classici viennesi – risale alla stagione del ventennale un progetto pluriennale sui quartetti di Beethoven –, il Cuarteto Casals affianca un intenso lavoro a fianco dei compositori di oggi, in particolare lo spagnolo Francisco Coll.

Ph: ©Luc Braquet

QUARTETTO MODIGLIANI 01.02.2020 In quindici anni di carriera il parigino Quartetto Modigliani ha maturato un suono limpido ed elegante affermandosi tra i più richiesti quartetti a livello internazionale e aggiudicandosi la direzione artistica dei Rencontres Musicales di Evian, festival storicamente segnato dal contributo di Mstislav Rostropovich. In questo concerto, le quattro voci del Modigliani dialogano nella scrittura equilibrata e lineare del Divertimento per archi in fa maggiore di Mozart, nelle nitide forme che danno coesione al Quartetto di Maurice Ravel e a quello in sol minore di Grieg. QUARTETTO SCHUMANN 02.02.2020 La straordinaria intesa tra i membri del Quartetto Schumann – i tre fratelli, insieme dalla prima infanzia, e la violista Liisa Randalu – è la chiave del virtuosismo e dell’inventiva che l’ensemble dimostra ad ogni esibizione. Al termine di una residenza triennale al Lincoln Center di New York, il Quartetto collabora con Sabine Meyer, Menahem Pressler, Andreas Ottensamer e Anna Lucia Richter. Mozart, Šostakoviccš e Mendelssohn sono tra gli autori a cui sono legati anche da una trilogia discografica. L’album del 2018 Landscapes ha ricevuto cinque Diapason ed è stato selezionato come “Editor’s Choice” da BBC Music Magazine. TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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LAC / ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA

SAN SILVESTRO IN MUSICA FESTEGGIARE L’ARRIVO DEL NUOVO ANNO AL LAC CON L’ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA È DIVENTATO UN APPUNTAMENTO MOLTO ATTESO A LUGANO NON SOLO DAL PUBBLICO PIÙ FEDELE DEGLI ABBONATI.

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l Concerto di San Silvestro, che si terrà martedì 31 dicembre 2019 ore 18.30 presso la Sala Teatro LAC, è l’occasione propizia per una serata di vigilia festosa in compagnia di un direttore fra i più affermati della sua generazione, il trentasettenn é che ha ne polacco Krzysztof Urbanski stretto un forte e immediato legame con i musicisti dell’OSI fin dal suo primo impegno nella stagione passata. Dopo essere stato segnalato dal prestigioso Premio Leonard Bernstein dello Schleswig-Holstein Musik Festival, n é è regolare ospite delle grandi Urbanski orchestre europee e mondiali, mantenendo nello stesso tempo l’impegnativa direzione musicale dell’Indianapolis Symphony Orchestra e analoghe posizioni come direttore ospite principale a Tokyo e con la NDR Elbphilharmonie Orchester di Amburgo. Il brano che costituisce il punto di forn é si za del concerto diretto da Urbanski collega perfettamente al luogo dell’esecuzione. Il LAC, infatti, racchiude un auditorio musicale e gallerie espositive di arti applicate, di conseguenza non potrebbe esserci sede migliore per un’esecuzione della celebre raccolta di Modest Musorgskij intitolata Quadri di un’esposizione. Questo famoso pezzo descrive una serie di disegni e acquarelli dell’architetto Victor Hartmann, un amico di Musorgskij scomparso prematuramente, al quale il musicista intendeva così rendere omaggio alla memoria. Collegando i vari brani descrittivi con un tema ricorrente che simboleggia “la passeggiata” fra le

opere, Musorgskij scrisse una delle opere per pianoforte più originali del secolo XIX. Un suo grande ammiratore novecentesco, il compositore francese Maurice Ravel, compì la trascrizione orchestrale, ottenendo un successo forse ancor più grande dell’originale pianistico. Proprio al brano più famoso di Ravel spetta la chiusura della serata. Si tratta del Boléro, il formidabile crescendo di un tema ossessivo su un immutabile ritmo di bolero, che il musicista francese scrisse come balletto per la ballerina Ida Rubinstein. L’autore profetizzò che nessun concerto domenicale avrebbe mai avuto il coraggio di iscriverlo nei loro programmi, ma dal giorno in cui lo diresse divenne molto più popolare come brano sinfonico a sé stante. Dopo l’esplosione finale che tronca il crescendo lancinante del Bolèro, il pubblico è invitato a partecipare a un brindisi augurale insieme ad n é e all’Orchestra della SvizUrbanski zera italiana, prima del rientro a casa per la cena di San Silvestro.

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01 Krzysztof Urbański dirigerà il Concerto di San Silvestro il 31 dicembre ore 18.30 al LAC Ph: ©Marco Borggreve 02 Orchestra della Svizzera italiana Pagina Destra Renaud Capuçon (03), François Leleux (04), Avi Avital (05) e Maxim Emelyanychev (06) protagonisti in gennaio a Lugano dei Concerti OSI in Auditorio nella formula Play&Conduct, con repliche a Bellinzona, Chiesa San Biagio.


LAC / ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA

INCONTRI CON GRANDI SOLISTI 03

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In gennaio tornano i Concerti OSI in Auditorio a Lugano, nella ormai consolidata formula del Play&Conduct, e in replica a Bellinzona Il talento ha svariate declinazioni e la rassegna OSI in Auditorio nella formula Play&Conduct, divenuta un appuntamento molto atteso nella programmazione della stagione concertistica dell’Orchestra della Svizzera italiana, ci mostra illustri solisti suonare strumenti diversi, dirigere sé stessi o altri colleghi virtuosi, collaborare in formazioni cameristiche con i professori dell’OSI. Il primo dei quattro appuntamenti del nuovo ciclo all’Auditorio Stelio Molo RSI, giovedì 9 gennaio 2020, ore 20.30, vede il noto violinista francese, Renaud Capuçon, musicista fra i più presenti nei tanti anni del Progetto

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Martha Argerich a Lugano, impegnato in un programma romantico dominato da Beethoven, di cui nel 2020 si festeggia il 250 anniversario della nascita. Capuçon dirige e interpreta le melodiose romanze per violino e orchestra e una versione di R. Tognetti della famosa sonata Kreutzer. Il secondo appuntamento, giovedì 16 gennaio 2020 (replica il 17 presso la Chiesa di San Biagio a Bellinzona), vede il debutto a Lugano di uno fra i maggiori oboisti contemporanei, il francese François Leleux, impegnato in un ricco programma incentrato su uno dei padri fondatori della musica, Franz Joseph Haydn, di cui eseguirà non solo il concerto per il proprio strumento (l’oboe), ma una della più belle sinfonie ‘parigine’ (la n. 82 detta L’Orso) oltre alle non meno famose Variazioni per or-

chestra di Brahms su un tema (il Corale di San Antonio) che si pensava fosse stato scritto da Haydn. Anche il primo brano del concerto, A Freak In Burbank del compositore svedese Albert Schnelzer, è ispirato a Haydn: impiega un organico analogo a quello delle orchestre settecentesche, avendo anche in mente il suo registra preferito, Tim Burton. Ne esce qualcosa a metà strada fra il Beetlejuice e l’Apprendista stregone. Uno strumento poco noto nelle grandi sale da concerto sinfoniche, il mandolino, è il gran protagonista del concerto di giovedì 23 gennaio (replica il 24 sempre a San Biagio). L’israeliano Avi Avital ha tolto il mandolino dai gruppi folclorico-amatoriali e lo ha fatto diventare uno strumento di successo nelle sale da concerto in svariate combinazioni: elaborando musiche di grandi autori (a Lugano eseguirà concerti di Vivaldi e Bach), trascrivendo musiche popolari romene e georgiane (Bartók e Tsintsadze), commissionando nuovi concerti, come quello del connazionale Avner Dorman. Vital avrà la possibilità di duettare con Duilio Galfetti, violinista dell’OSI con non comune talento virtuosistico per il mandolino. L’ultimo appuntamento, il 30 gennaio (il 31 a San Biagio), vede il ritorno a Lugano di Maxim Emelyanychev, solista al pianoforte nel Concerto in re maggiore di Haydn, partner nel quintetto-gioiello di Mozart con le prime parti dell’OSI, Federico Cicoria (oboe), Paolo Beltramini (clarinetto), Zora Slokar (corno) e Mathieu Brunet (fagotto). Chiude il programma una perla poco nota del compositore ceco Pavel Vranitsky, autore di 51 sinfonie oggi in via di recupero, un musicista a suo tempo molto stimato da Haydn e Beethoven soprattutto come direttore d’orchestra, veste in cui tutti i solisti di questa rassegna, radiotrasmessa in diretta da RSI Rete Due e in video streaming, si esibiscono. TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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LAC / ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA

FESTIVAL DI PENTECOSTE OSI & SOL GABETTA A partire dal 2020 l’OSI terrà per tre anni consecutivi un Festival di Pentecoste in collaborazione con la celebre violoncellista Sol Gabetta. Nell’arco di tre giorni saranno offerti al pubblico due concerti con orchestra sinfonica nella Sala Teatro LAC, un programma barocco nella Chiesa di S. Maria degli Angioli, un momento cameristico nella Hall del LAC e alcune iniziative ideate per l’occasione. L’artista argentina sarà presente in veste di solista con l’orchestra e in formazioni da camera. Avrà inoltre la responsabilità e direzione artistica del Festival, invitando altri musicisti ospiti, vicini alla sua linea musicale. Nell’edizione 2020, per esempio, sarà assicurata la presenza accanto a Sol Gabetta di Vilde Frang e Kristian Benzuidenhout. Il Festival svilupperà anche alcune innovazioni nel modo di proporre al pubblico la musica classica. Questi aspetti saranno curati da Balthazar Soulier. Prevendita da febbraio 2020. In coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura.

Concerto di San Silvestro MARTEDÌ 31 DICEMBRE 2019 ORE 18.30 LAC Lugano Orchestra della Svizzera italiana Krzysztof Urbański Direttore OSI in Auditorio GIOVEDÌ 9 GENNAIO 2020 ORE 20.30 Auditorio Stelio Molo RSI Lugano Orchestra della Svizzera italiana Renaud Capuçon Play&Conduct, violino OSI in Auditorio GIOVEDÌ 16 GENNAIO 2020 ORE 20.30 Auditorio Stelio Molo RSI Lugano VENERDÌ 17 GENNAIO 2020 ORE 20.30 Chiesa San Biagio Bellinzona Orchestra della Svizzera italiana François Leleux Play&Conduct, oboe OSI in Auditorio GIOVEDÌ 23 GENNAIO 2020 ORE 20.30 Auditorio Stelio Molo RSI Lugano VENERDÌ 24 GENNAIO 2020 ORE 20.30 Chiesa San Biagio Bellinzona Orchestra della Svizzera italiana

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TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

Sol Gabetta protagonista del Festival di Pentecoste Ph: ©David Maupile

IL CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI Avi Avital Play&Conduct, mandolino Duilio Galfetti Solista, mandolino OSI in Auditorio GIOVEDÌ 30 GENNAIO 2020 ORE 20.30 Auditorio Stelio Molo RSI Lugano VENERDÌ 31 GENNAIO 2020 ORE 20.30 Chiesa San Biagio Bellinzona Orchestra della Svizzera italiana Maxim Emelyanychev Play&Conduct, pianoforte Federico Cicoria Solista, oboe Paolo Beltramini Solista, clarinetto Zora Slokar Solista, corno Mathieu Brunet Solista, fagotto Festival di Pentecoste OSI & Sol Gabetta DA SABATO 30 MAGGIO A LUNEDÌ 1 GIUGNO 2020 Sala Teatro LAC Lugano Chiesa Santa Maria degli Angioli Lugano Orchestra della Svizzera italiana Markus Poschner Direttore Sol Gabetta Solista



LAC / TEATRO-DANZA

IL CORPO ESPOSTO

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IL FILE ROUGE CHE UNISCE E GUIDA LA SELEZIONE DEGLI SPETTACOLI DI DANZA PER LA STAGIONE DEL LAC È QUELLO DELLA CENTRALITÀ DEL CORPO, IN TUTTE LE MODALITÀ DELLA SUA ESPOSIZIONE.

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gni singolo titolo presenta una situazione performativa inedita, in cui i corpi sono esposti e si confrontano con la contemponraneità multiforme della realtà. Ecco quindi che, se la giovane coreografa svizzera Yasmine Hugonnet nel suo Chro no lo gi cal – visto nell’ambito della 28° edizione del FIT Festival internazionale del teatro e della scena contemporanea – ha lavorato, insieme a Ruth Childs e Audrey Gaisan Doncel che la accompagnano in scena, sull’esposizione temporale delle performer, un coreografo raffinato e colto come Virgilio Sieni in Methamorphosis ha esposto i corpi dei suoi cinque danzatori all’incontro e al dialogo con la musica di Arvo Pärt eseguita dall’Orchestra della Svizzera italiana diretta per l’occasione dal giovane Francesco Bossaglia.

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La stagione di danza è entrata nel pieno del suo svolgersi con Les nuits barbares ou les premiers matins du monde, lavoro potente della Compagnia Hervé Koubi fondata dal coreografo di origine franco algerina Koubi, andato in scena al LAC sabato 30 novembre alle 20:30. Un piccolo grande gioiello in cui i corpi dei quattordici interpreti, tutti maschili, si confrontano con il tema alla paura dello straniero e l’urgenza di un nuovo meticciato capace di utopia e di rigenerazione sulle note di Mozart e Faurè. Uno spettacolo in cui la potenza ipnotica della parata da guerra e la precisione di un balletto classico trovano una felice sintesi invitando tutti all’incontro armonico tra culture e religioni. Anche un titolo natalizio per eccellenza come Lo Schiaccianoci è generato da una più profonda esigenza etica ed ecologica: grazie al Balletto di Roma e alla rilettura coreografica di Massimiliano Volpini, sabato 14 dicembre alle 20:30 e domenica 15 dicembre alle 16:00 il sogno di cui abbiamo tutti bisogno sarà proposto da un lavoro sui corpi che


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non sarà ambientato nell’enorme casa borghese in festa, bensì in una periferia urbana immaginaria e degradata. Un lavoro in cui le scene e i costumi sono relizzati grazie a materiali recuperati e riutilizzati grazie al riciclo di vetro, plastica, legno, carta e cartone. È invece il mito di trasformazione, quello del cacciatore Atteone che si trasforma in animale per essere dilaniato dai suoi cani dopo aver visto il corpo indicibile di Diana al bagno, il tema al centro del nuovo lavoro del coreografo svizzero Philippe Saire, che da oltre venti anni è tra i grandi protagonisti della scena contemporanea svizzera, che vedremo al LAC sabato 25 gennaio. In Actéon Saire, su un palcoscenico spoglio, indaga non senza ironia e attraverso i soli corpi dei suoi quattro danzatori, le sventure di una esposizione senza verità a tutte le facili “utopie della natura”. Icona indiscussa della danza mondiale, uno dei maggiori coreografi al mondo, Alonzo King, alla guida della compagnia che porta il suo nome da lui fondata nell’ormai lontano 1982 a San Francisco, sarà a Lugano per una serata da non perdere, sabato 22 febbraio alle 20:30. Alonzo King LINES Ballet presenta al LAC un programma in cui nella prima parte della serata si ispira a Händel, nella seconda, intitolata Common Ground, alla musica del Kronos Quartet, quartetto d’archi che non ha bisogno di presentazioni, esprimendo una ricerca coreografica in cui espone i corpi danzanti ad una tensione verso la luce.

I PROSSIMI APPUNTAMENTI DI DANZA AL LAC

Balletto di Roma Lo Schiaccianoci SA 14.12.2019, SALA TEATRO, ORE 20:30 DO 15.12.2019, SALA TEATRO, ORE 16:00 Massimiliano Volpini Nuova ideazione, drammaturgia e coreografia Philippe Saire Actéon SA 25.01.2020, SALA TEATRO, ORE 20:30 Philippe Saire Concetto e coreografia Alonzo King LINES Ballet Händel/ Common ground SA 22.02.2020, SALA TEATRO, ORE 20.30 Alonzo King Coreografia Kronos Quartet Arrangiamenti musicali Balletto di Basilea Carmen DO 15.03.2020, SALA TEATRO, ORE 16:00

01 Philippe Saire – Actéon Ph: ©Philippe Weissbrodt

Johan Inger Coreografia

02 / 04 Alonzo King LINES Ballet – Händel/ Common ground Ph: ©Chris Hardy

Compagnia Circa Humans Sa 04.04.2020, Sala Teatro, ore 20:30

03 Balletto di Roma – Lo Schiaccianoci Ph: ©Matteo Carratoni

Yaron Lifschitz Creazione e regia 04

Steps Compagnia Tabea Martin Nothing Left VE, 01.05.2019, SALA TEATRO, ORE 20:30 Tabea Martin Coreografia Steps Xie Xin Dance Theatre From IN Teatro Nazionale di Pechino ME 13.05.2020, SALA TEATRO, ORE 20:30 Xie Xin Coreografia TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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CULTURA / GIORGIO DE CHIRICO

UNA SCRITTURA DI SOGNI DI RUDY CHIAPPINI

PROSEGUENDO NEL PROGRAMMA DEDICATO ALL’APPROFONDIMENTO DEI GRANDI MAESTRI DEL NOVECENTO, AVVIATO CON LE MOSTRE SU BOCCIONI E CARRÀ, PALAZZO REALE DI MILANO OSPITA FINO AL 19 GENNAIO UN IMPORTANTE PROGETTO ESPOSITIVO CHE SVELA, ATTRAVERSO UNA NUOVA LETTURA CRITICA, ASPETTI INEDITI DI UNO DEI MAGGIORI PROTAGONISTI DELL’ARTE DEL NOVECENTO ITALIANO: GIORGIO DE CHIRICO.

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n un articolo pubblicato sulla rivista Lacerba nel 1914, Ardengo Soffici indicava la pittura di Giorgio de Chirico come “una scrittura di sogni”. Tale definizione ha resistito nel tempo all’amore-odio di gran parte della critica: il Pictor Optimus non ha mai smesso l’abito della stupefazione attraverso un’arte, che al di là delle diatribe, ha suscitato implicazioni filosofiche, letterarie e psicanalitiche. La mostra, promossa in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico e impreziosita da cospicuo corpus di opere provenienti da importanti musei internazionali, propone un ideale viaggio fatto di confronti inediti e accostamenti irripetibili che svelano il fantastico mondo di una delle più complesse figure artistiche del XX secolo. Il percorso espositivo offre la chiave d’accesso a una pittura complessa ed ermetica che affonda le sue radici nella Grecia dell`infanzia

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dell’artista, matura nella Parigi delle avanguardie, dà vita alla metafisica che strega i surrealisti e nella sua ultima stagione conquista Andy Warhol creando scompiglio con le sue irriverenti quanto ironiche rivisitazioni del barocco. Suddivisa in otto sezioni la mostra vuol essere una narrazione articolata che valica l’associazione de Chiricometafisica per offrire una nuova lettura della sua opera attraverso accostamenti inusuali, non necessariamente cronologici ma emozionali, in un percorso espositivo che, architettonicamente, richiama gli inganni e le sovrapposizioni spazio-temporali dei dipinti del maestro, tra finestre improvvise, labirinti, falsipiani prospettici e angolature taglienti. Ecco allora che muse, argonauti, gladiatori, manichini e filosofi attirano lo spettatore, ora nascondendo ora rivelando gli angoli più remoti della poetica di un artista che, pur attraverso fasi formali diverse, “fu solo e sempre metafisico”. De Chirico (1888-1978) è figlio del suo tempo: persa la fiducia nel realismo, cerca di superare la mera rappresentazione oggettiva, per dare voce ai paesaggi interiori come lo avevano già fatto gli impressionisti, affidandosi alla natura percepita attraverso la soggettività dei sensi. Gli artisti del nuovo secolo incamerano la lezione e vanno oltre, reinventando il soggetto alla ricerca di significati nascosti. Simbolisti, surrealisti, metafisici sono accomunati dal nuovo sguardo sul reale, che assume forme diverse. Per questi ultimi, e per de Chirico in particolare, il senso del reale viene “dopo” il reale


CULTURA / GIORGIO DE CHIRICO

stesso, e passa attraverso il superamento dell’oggettività. Si assiste all’applicazione delle leggi metafisiche all’uomo; via l’antropomorfismo, la figura umana perde d’identità e ne trova di nuove: manichino, automa in uno stato intermedio tra essere e oggetto, in una società ormai automatizzata. Splendido esempio di questa nuova dimensione della pittura è il dipinto Muse inquietanti del 1925. Il tema dominante è quello di un’eternità immobile e misteriosa, che prevarica l’apparenza delle cose ed induce, in un’atmosfera magica da visione onirica, ad interrogarsi sul loro significato ultimo, sul perché della loro esistenza. La piazza, scena del quadro, pavimentata di assi, somiglia ad un palcoscenico che ha come fondale il castello di Ferrara ed una fabbrica con ciminiere, metafora della bipolarità presente-passato, strutture vuote ed inutilizzate. Protagoniste della scena sono le muse, che l’artista definisce inquietanti perché delega loro il dialogo con il mistero, con la verità al di là dell’apparenza, con una realtà svincolata dal tempo e dallo spazio, in polemica con un concetto di modernità che nega i valori del passato. De Chirico le trasforma in manichini: quello in primo piano, grazie alle pieghe verticali della veste, pare sul punto di metamorfizzarsi in colonna greca, mentre l’altro, in secondo piano, seduto, ha la testa smontata ed appoggiata a terra, simile ad una maschera che allude polemicamente al negrismo caro a Pablo e a tutte le correnti avanguardiste che de Chirico ha sempre rifiutato. Quasi a far da contraltare questo capolavoro una trentina d’anni più tardi de Chirico dipinge Autoritratto nel parco, una messa in scena di sé stesso, anticonformistica e assolutamente al di fuori di qualsiasi corrente, periodo o stile riconoscibile, d’impronta smaccatamente ironica e provocatoria: volta a stupire come ha sempre fatto tutta la sua pittura.

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01 Le rive della Tessaglia 1926 Olio su tela 93 x 73 cm Faenza, Pinacoteca Comunale

03 Le muse inquietanti 1925 (1947/1919) Olio su tela 97 x 66 cm Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

02 Autoritratto nel parco 1959 Olio su tela 154 x 100 cm Roma, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico

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CULTURA / IMAGO ART GALLERY

TRIONFI DI LUCE IL PUNTO DI FORZA DELLA STAGIONE INVERNALE DELLA GALLERIA LUGANESE SARÀ RAPPRESENTATO DA UNA IMPORTANTE ESPOSIZIONE DI OPERE DELLO SCULTORE ITALIANO DI ORIGINE ALBANESE, ORMAI CONOSCIUTO IN TUTTO IL MONDO, HELIDON XHIXHA. 01 Helidon Xhixha Acciaio Inox lucidato a specchio e acciaio satinato 02 Helidon Xhixha Acciaio Inox lucidato a specchio e acciaio smaltato 03 Helidon Xhixha Acciaio Inox lucidato a specchio 04/05 Enrico Ghinato Foto della Mostra “Motori e Musica - Musica e Motori”, in corso presso la Fondazione Abbazia di Rosazzo, Manzano, Udine fino al 07.01.2020

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Ph: ©Giorgia Panzera

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l 2019 ha segnato un anno importante per lo scultore Helidon Xhixha, protagonista di due grandi mostre a cielo aperto e di un importante progetto di arte ambientale: la grande mostra monumentale Lugano: Riflessi di Luce, promossa dalla Fondazione Gabriele e Anna Braglia in collaborazione con la città di Lugano e curata da Eike Schmidt; e la mostra Steel And Stone. The Energy of Matter, promossa da IMAGO Art Strategies e curata da Beatrice Audrito, dove l’artista ha presentato opere in marmo e acciaio in dialogo con la città di Forte dei Marmi e le cave della Versilia. A questi eventi espositivi si è aggiunto, a luglio, il progetto The Twin Bottles. Message in a Bottle, sempre promosso da Fondazione Gabriele e Anna Braglia, un’installazione galleggiante in acciaio, realizzata insieme al fotografo svizzero Giacomo Jack Braglia e presentata a Venezia, di fronte a Palazzo Vendramin Calergi, per lanciare un messaggio di denuncia contro l’in-

quinamento dei mari a causa della dispersione della plastica. L’opera, divenuta il simbolo della lotta contro la plastica nei mari, è stata poi esposta nel giardino della Triennale di Milano, prima di partire per un lungo viaggio e portare nel mondo il suo messaggio per un mondo più pulito. Dopo questo sforzo creativo di scala monumentale e l’impegno per l’ambiente, Xhixha torna ora a Lugano con Spaces of light, una nuova mostra in scala più ridotta, pensata per gli spazi di Imago Art Gallery. L’esposizione, spiega la curatrice Beatrice Audrito, «presenta un ciclo di opere inedite: il risultato dell’ultima fase di ricerca dello scultore, che abbraccia un nuovo concetto di spazio estetico, interpretando la scultura in acciaio nelle sue declinazioni non solo di luce ma anche di colore. Sculture e installazioni a parete dove Xhixha plasma l’acciaio sforzando i confini dello spazio scultoreo, sperimentando nuovi pigmenti e texture per declinare la materia in infinite possibilità combinatorie». A proposito della nuova mostra lo scultore Helidon Xhixha ha dichiarato: «Non è la prima volta che mi confronto con il territorio svizzero, in particolare con la città di Lugano. Una città viva, dinamica, che mi ha sempre affascinato per la sua atmosfera culturale legata all’arte e alla musi-


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ca. A gennaio torno in città per presentare la mia nuova mostra Spaces of light, dove esploro lo spazio tra luce e colore nell’interazione con la materia scultorea. Anche se la mia ricerca riguarda da sempre la luce, un flusso dinamico che assorbe e rifrange tutti i colori che dipingono le mie superfici specchianti, in questa mostra ho voluto usare il colore per dargli corpo e esplorare la sua interazione con l’acciaio, il mio materiale d’elezione».

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IMAGO ART GALLERY SAGL Via Nassa 46 CH-6900 Lugano +41 (0)91 921 43 54 03 TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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CULTURA / ASSOCIAZIONE CARLO CATTANEO

UN PONTE TRANSFRONTALIERO APERTO AL DIALOGO INCONTRARE PAOLO GRANDI, PER LUNGHI ANNI PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE CARLO CATTANEO, COSTITUISCE L’OCCASIONE PER RIPERCORRE LE STORIA DELLE RELAZIONI TRA SVIZZERA E ITALIA. TRA ANEDDOTI E RICORDI ABBIAMO RIPERCORSO LE VICENDE DI QUESTA BENEMERITA ASSOCIAZIONE.

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artiamo dall’inizio. Che cos’è l’Associazione Carlo Cattaneo? «Parliamo di un sodalizio italo-svizzero di diritto elvetico con sede a Lugano, riconosciuto dal Ministero italiano degli Affari Esteri. La sua finalità è stata fin dall’inizio quella di far conoscere meglio le reciproche potenzialità e le realtà culturali, politiche ed economiche d’Italia e Svizzera: a promuovere questo progetto associativo fu un gruppo di persone di cultu-

ra, cittadini italiani ed elvetici, e l’associazione venne costituita ufficialmente il 7 febbraio 1992. Soci fondatori furono Lugano e Campione d’Italia (questo voluto da Spadolini allora presente in diversi incarichi di governo) che hanno sempre partecipato con importanti contributi alla vita di Acca. Al consolidamento finanziario parteciparono poi istituti finanziari, associazioni culturali, fondazioni storiche, aziende private italiane o svizzere, che permisero al sodalizio di promuovere la propria immagine in Ticino, in Svizzera e in Italia, particolarmente in Lombardia e Piemonte. Significativi sin dalla fondazione i rapporti con il Consolato di Italia a Lugano, ed i vari Consoli succedutisi sino ad oggi e con il Consolato di Svizzera a Milano. Acca si ispira a Carlo Cattaneo, filosofo e pensatore, figlio dell’Illuminismo, esiliato in Svizzera, paese che è il modello della sua prospettiva federalista, e nessun altro mai ha saputo meglio im-

personare il legame storico e culturale fra Svizzera e Italia». Di questo progetto lei è stato fin dall’inizio un indiscusso protagonista… «Già nei quattro anni precedenti il 1992 ero presidente dell’associazione “Sala Carlo Cattaneo” che era emanazione diretta del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Italiana. E prima ancora, nel 1982, era nato il “Premio Nuova Antologia” voluto da Giovanni Spadolini, allora Ministro italiano della cultura, e dai rappresentanti di Lugano e Campione d’Italia, finalizzato a promuovere rinnovati rapporti transfrontalieri. Nel 1992 continuai dunque a collaborare attivamente con l’allora Console italiano Ministro Salvatore Zotta per costituire la nuova associazione, proporre, scegliere, e nominare il Presidente Franco Masoni, di cui sono stato poi il braccio destro nello svolgimento delle diverse attività: conferenze di relatori altamente qualificati italiani e svizzeri, viaggi memorabili ancora oggi ripetuti, consolidamento finanziario di cui gode tuttora. Operando all’interno di ACCA dal 1991 al 2016, quando ho lasciato la carica di presidente, ho avuto il privilegio di vivere tutti i momenti più importanti della storia di questa associazione, a cominciare dal primo periodo in cui ACCA aveva un ruolo importante nel confronto tra Lugano e le regioni limitrofe italiane, in un’epoca in cui non era ancora stata aperta l’USI. ACCA ha rappresentato infatti, e rappresenta tuttora, un ponte 01


CULTURA / ASSOCIAZIONE CARLO CATTANEO

transfrontaliero aperto a diversi ambiti, letterari, artistici, scientifici, economici, giuridici, sociali, storici e di costume, sviluppando analisi, ricerche, dibattiti di cui i Quaderni sono testimonianza e documentazione». I “Quarderni” dell’Associazione Carlo Cattaneo hanno annoverato negli anni le firme più prestigiose… «Nel tempo si sono dimostrati uno strumento operativo efficace a sostegno del lavoro di iniziativa culturale della ACCA diretta a promuovere le relazioni culturali italo-svizzere. Giunti ormai al 76 numero costituiscono una collana unica per l’ampiezza dei temi affrontati e per la puntualità con cui essi hanno segnalato obbiettivi e sviluppi del rinnovamento dei rapporti tra Italia e svizzera e questioni di attualità. Essi ripropongono i testi delle conferenze, dei corsi e delle tavole rotonde organizzate da ACCA e rappresentano l’impegno per una riflessione a cavallo della frontiera. La pubblicazione dei Quaderni, voluta

sin dalle prime conferenze che all’epoca si svolgevano nella Sala Teatro Cattaneo del Consolato generale di Italia, con un evento pubblico specifico ed un elevato profilo quanto a contenuti e relatori, sono stati e sono tuttora un rilevante impegno editoriale sia in termini tecnici che finanziari. Reperimento di risorse che oggi risulta incontrare maggiori difficoltà viste le restrizioni imposte dal difficile momento economico. Un motivo in più per sensibilizzare le istituzioni che ci hanno appoggiato e sostenuto perché continuino il loro concreto supporto e permettere a ACCA di proseguire anche in futuro la sua attività. La prima copertina dei quaderni, riprodotta nei volumi da 1 a 50, raffigurava il Consolato di Italia a Lugano, edificio nato nel 1936 come Istituto Italiano di Cultura. Nel primo quaderno il ministro Salvatore Zotta spiegava le finalità della pubblicazione intesa ad assicurare con la disponibilità del testo scritto un maggior rilievo alle conferenze organizzate da ACCA».

Un ‘altra attività di grande prestigio è rappresentata dai viaggi organizzati da ACCA… «Iniziati già nei primi anni di attività, hanno precise caratteristiche, sono annuali e continuano ad ottenere un buon riscontro per gli stimoli culturale che offrono. Piacciono sempre più le mete minori, i borghi da scoprire, i cibi unici, i giardini nascosti, i palazzi privati. Un turismo di nicchia costituisce una caratteristica peculiare dei viaggi di ACCA che, grazie ai miei rapporti personali, dovuti ad una ricchissima e fitta rete di conoscenze, hanno consentito di visitare luoghi fuori dalle rotte consuete». Possiamo fare qualche esempio? «L’elenco sarebbe davvero lungo. Basti citare Brescia con la visita di Palazzo Salvadego, raramente accessibile e visitabile su invito, incontrando i Conti Martinoni e dove è stato possibile godere dello stupefacente ciclo di affreschi detto “le Dame del Moretto” dal nome dell’artista. Oppure Lucca con l’esclusiva visita della Villa Reale Marlia e l’accesso al famoso Giardino di Verzura, con “tea time” servito nell’ampio salone del pianterreno. O, ancora, la Val Venosta, Merano e dintorni con visita privata del Castello di Glorenza. Il Corridoio Vasariano a Firenze, aperto solo per noi, nell’allestimento originale oggi modificato. E poi i Giardini di Ninfa a Cisterna, o, in Sicilia, l’isola di Mozia con il famoso auriga allora appena esposto. Un turismo intelligente per viaggi su misura dove ACCA presentandosi come associazione promossa da Lugano e legata al Consolato Italiano di Lugano ottiene la possibilità di organizzare visite uniche da autorità pubbliche e da privati».

01 Da sinistra Giancarlo Dillena (Presidente dell’Associazione Carlo Cattaneo dal 2016), Franco Masoni e Paolo Grandi

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CULTURA / ASSOCIAZIONE CARLO CATTANEO

CUGINI, ANZI FRATELLI D’OLTREFRONTIERA IL 2019 È STATO UN ANNO DI PARTICOLARE IMPORTANZA PER LA “CARLO CATTANEO”. LA RICORRENZA DEL 150.MO DELLA SCOMPARSA DEL FILOSOFO E PATRIOTA ITALIANO DI CUI PORTA IL NOME, AVVENUTA A LUGANO IL 5 FEBBRAIO 1869, CI HA INFATTI OFFERTO L’OPPORTUNITÀ DI RIPROPORRE UNA LETTURA AGGIORNATA E ATTUALIZZATA DEL SUO PENSIERO, POLIEDRICO E INNOVATIVO E DA TROPPI DIMENTICATO. O FORSE SAREBBE MEGLIO DIRE: RIMOSSO. DI GIANCARLO DILLENA

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entre altre figure del Risorgimento, passato il periodo fascista, hanno trovato nel secondo dopoguerra eredi e soprattutto “padrini” adottivi secondo le logiche politiche di quel tempo, Cattaneo non ha avuto analoghe fortune. Il che è emblematico dell’originalità e dell’indipendenza del suo percorso e del suo sguardo sui problemi e il futuro del suo Paese. Oggi la sua visione federalista, la sua attenzione all’importanza di orientare le scelte politiche sulla base di dati e conoscenze oggettive, la sua consapevolezza che non si può pensare al domani senza prima conoscere e ponderare le grandi riflessioni che hanno marcato il passato, appaiono di straordinaria attualità. In particolare nell’ottica del dialogo, indispensabile e irrinunciabile, fra Svizzera e Italia, che pur sullo sfondo di solidi legami di amicizia e nel segno in uno scambio costante sia sul piano culturale che su quello economico, conosce ciclici alti

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e bassi, talvolta con qualche tensione. È in un certo senso “normale” che fra vicini vi siano di questi momenti. La drammatizzazione con cui talvolta sono rappresentati, per motivi che hanno più a che fare con le dinamiche politiche interne ai due Paesi che con la sostanza dei problemi, non intaccano i profondi legami che li uniscono. Ma è anche necessario operare attivamente affinché questi ultimi vivano e crescano nel segno di una sempre migliore conoscenza reciproca e della costante ricerca di nuove strade per rafforzarli e trarre da essi indicazioni e, quando possibile, soluzioni vantaggiose per ambo le parti. In questo senso l‘Italia, può dare molto alla Svizzera, in particolare a quella parte di essa a cui è accomunata dalla lingua e dai trascorsi storici, che ne hanno fatto una terra di rifugio per tanti illustri suoi figli, perseguitati da regimi totalitari e dagli occupanti di turno. Non per nulla proprio Cattaneo fu fra questi, ricambiando l’accoglienza con un apporto di educatore e uomo di cultura che rimane un punto di riferimento per il Ticino odierno. Ma anche la Svizzera Italiana ha certamente un patrimonio, in particolare di cultura politica, a cui gli amici italiani possono attingere motivi di riflessione per affrontare sia i travagli interni che quelli che perturbano non di rado il rapporto fra Italia e l’Europa.

Poiché la Svizzera, “extra-comunitaria” sì, ma multiculturale e federalista, fondata su un equilibrio complesso ma efficace tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta, è e rimane un esperimento riuscito proprio nei risolvere quei problemi (comprensione fra mentalità diverse, costruzione democratica del consenso, capacità di adattarsi al nuovo senza gettare alle ortiche le lezioni di saggezza apprese nel passato) con cui l’Europa è sempre più confrontata. Uno sguardo ad essa, combinato con una riflessione sul pensiero di Cattaneo, potrebbe essere di grande aiuto. Per questo continuiamo, attraverso l’Associazione, a occuparci dei temi cari a Carlo Cattaneo, degli storici legami tra svizzeri e italiani, del comune patrimonio che lega indissolubilmente il Ticino e le vicine regioni di Lombardia e Piemonte. Guardando anche – esigenza oggi imprescindibile - al mondo globalizzato e ai fermenti che lo percorrono, per meglio comprenderne gli echi e le conseguenze che avvertiamo anche a cavallo di una frontiera che ci piace pensare – metafora abusata ma non per questo meno vera – come ad un antico, solido, frequentatissimo ponte. Sul quale vogliamo far sì che le cose importanti - l’incontro, il dialogo, lo scambio – continuino ad essere al centro dei nostri rapporti fra cugini, anzi fratelli d’Oltrefrontiera.


BRAFA BRUSSELS Booth 122B Preview: January 25 January 26 - February 2, 2020

Booth C6 & C2 Preview: January 23 January 24 - January 26, 2020

ARCO MADRID Booth C6 & C2 Preview: February 26 February 27 - March 1, 2020

Heinz Mack Works 1962 - 2018 November 30, 2019 - March 31, 2020 Cortesi Gallery LUGANO Via Nassa 62, 6900 Lugano, Switzerland

LONDON

MILANO

LUGANO

41 & 43 Maddox Street +44 20 74 93 6009

Corso di Porta Nuova 46/B +39 02 36 75 65 39

Via Nassa 62 +41 91 921 40 00

www.cortesigallery.com info@cortesigallery.com

Heinz Mack, Untitled (Chromatic Constellation), 2017, acrylic on cavas, 132 x 147 cm. Courtesy Archive Heinz Mackk

ARTE FIERA BOLOGNA


CULTURA / FILM FESTIVAL DIRITTI UMANI

ANCHE L’EDIZIONE 2019 DI QUESTA MANIFESTAZIONE HA RISCOSSO UN GRANDE SUCCESSO, CONFERMANDO LA VALIDITÀ DELLA SUA FORMULA E DEI SUOI CONTENUTI, COME SPIEGA MORENA FERRARI GAMBA, MEMBRO DELLA FONDAZIONE DIRITTI UMANI, E CHE FIN DALL’INIZIO È STATA, TRA GLI ALTRI, UN’APPASSIONATA PROMOTRICE DELL’EVENTO.

EDUCARE AL RISPETTO DEI DIRITTI

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ossiamo tirare un primo bilancio della manifestazione? «Direi che il risultato è stato senz’altro positivo, se si considera che le presenze sono state 6000 in cinque giorni di programmazione (uno in meno rispetto agli anni precedenti). In ogni caso, particolarmente importante è stata la partecipazione delle scuole, con 24 istituti ticinesi coinvolti, e una rinnovata e sempre attenta partecipazione anche ai forum che seguono le proiezioni, elemento fondamentale del FFDU». Come è nata l’idea di dare vita alla Fondazione Diritti Umani Lugano? «Viviamo in un’epoca in cui i Diritti Umani sono sempre più calpestati e di esempi ve ne sono di continuo, anche

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nella nostra quotidianità. La Fondazione Diritti Umani nasce quindi dall’esigenza di parlarne qui, a casa nostra, e creare un luogo di riflessione e di consapevolezza. Questo luogo è, fra gli altri, il Film Festival Diritti Umani. Parlare di diritti umani, soffermarsi a riflettere su di essi, non è facile di questi tempi tumultuosi dove tutto è accelerato ed amplificato. Ma è urgente farlo! La loro promozione non si realizza in quanto scritto o sancito dalle leggi e non appartiene solo ad una tipo di pensiero o ideologia, ma arriva se tutti noi ce ne occupiamo e continuiamo a parlarne per cercare di scalfire l’indifferenza. Un’indifferenza che spesso non è data per cattiveria ma per semplice ed umana paura. E da questa paura nessuno è escluso. Confrontarsi è la miglior formula per esorcizzarla. Per questa ragione, la Fondazione opera su diversi fronti tutto l’anno, organizzando e supportando laddove possibili iniziative, conferenza e dibatti, pubblici e nelle scuole, su temi legati ai diritti fondamentali, che sono la base di ogni buona convivenza e democrazia. Il Film Festival, un’emanazione importante della Fondazione diretto dal Presidente Roberto Pomari e dalla Direzione di Antonio Prata e Laura Francioli, è sicuramente al centro della nostra attività ed è la formula migliore per arrivare al cuore e alla mente delle persone, perché le immagini, ancor prima delle parole, toccano i nostri sentimenti e le nostre emozioni, così come le nostre coscienze, spingendoci alla riflessione. È grazie a questa formula che in questi sei


CULTURA / FILM FESTIVAL DIRITTI UMANI

MIDNIGHT TRAVELER, pure premiato dal nostro Film Festival».

anni il Festival ha conosciuto una forte crescita di pubblico e successo di critica. Crescere significa anche aumentare l’impegno finanziario. Il futuro del Festival è nella sua sostenibilità e potrà essere garantita grazie anche all’aiuto di enti pubblici e privati, così come alla vicinanza degli amici del Festival, a tutti loro vanno i ringraziamenti per averlo fatto sino a oggi. Per questo, auspichiamo che vi possa essere una sempre più forte rete a sostegno del progetto». Quali sono i temi principali di cui si occupa il Film Festival? «Il panorama delle situazioni critiche che ci troviamo ad affrontare è purtroppo molto vasto e coinvolge situazioni apparentemente lontane così come realtà vicinissime a noi. Emergenza climatica, guerre e abuso di potere, i nuovi sovranismi, libertà di espressione, violazione dei diritti delle donne e dei minori, pedofilia, sono solo alcuni dei temi messi in risalto dal Festival, e spingono tutti a una riflessione sul punto di vista e la posizione che assume l’umanità di fronte ad essi. Sono tante le violazioni della dignità e della libertà, tante le problematiche universali che vedono lottare molti popoli; argomenti profondi e caldi, che talvolta scompaiono all’interno di un’informazione di massa sempre più caotica». Il mondo della scuola e dei giovani è quello a cui indirizzate in particolar modo il vostro messaggio…

«È sicuramente questo l’aspetto più affascinante e appagante del nostro lavoro. Vedere centinaia di ragazzi e ragazze, all’inizio distratti e rumorosi, che pian piano vengono quasi rapiti dalle immagini dei film in visione e poi dalla testimonianza diretta dei protagonisti di alcune delle storie raccontate, rappresenta un fatto bellissimo ed emozionante. In questo senso dobbiamo rendere merito alla formula del Festival che affianca alle proiezioni i momenti di dibattito e di confronto, ma soprattutto alla qualità delle scelte cinematografiche operate dalla Direzione di Antonio Prata, e realizzate con l’apporto dei numerosi collaboratori, fra le commissioni cinema, forum, scuole, i vari staff tecnici e di comunicazione, i preziosi volontari». Tornando al Festival di quest’anno quali sono state le partecipazioni più significative? «Abbiamo avuto una sessantina di ospiti intervenuti tra registi, esperti e addetti ai lavori. Da Donatella Rovera, investigatrice di Amnesty International a Dick Marty, già procuratore pubblico e già consigliere di Stato; da Leyner Palacios, leader della comunità Chocò e nominato al Nobel per la pace a Remy Friedmann e Patrick Matthey del DFAE, dall’ambasciatore Flavio Meroni allo storico Marcello Flores, esperto di diritti umani, l’esuberante regista e pluripremiato Lech Kowalski; lo scrittore, giornalista e opinionista Alan Friedman; e non da ultimo il regista Hassan Fazili, con

E per quanto riguarda i film presentati? «Sono stati 32 i titoli scelti, tra i quali ben 13 prime svizzere e 4 cortometraggi; tutti i film sono presentati per la prima volta al pubblico della Svizzera italiana. I Film sono la chiave d’accesso alle persone, perché le immagini ancor prima delle parole possono diritti al cuore e scuotere le nostre coscienze spingendoci alla riflessione. Tante le storie raccontate e apprezzate dal pubblico: dai film di grandi registi come la prima svizzera “La Cordillera de los Sueños” di Patricio Guzmàn in apertura del Festival, a “Sorry We Missed You” di Ken Loach in chiusura. Questo suo film ci ha parlato di una sorta di spirito di sopravvivenza moderno, tutto basato sulla competitività alienante del capitalismo e del lavoro, che rischia di lenire ogni minimo elemento di convivenza familiare e quindi sociale». Il Festival ha voluto celebrare anche un regista molto “scomodo” come Hassan Fazili… «Grande emozione ha suscitato la presenza a Lugano di Hassan Fazili, che non aveva il permesso di uscire dalla Germania. Dopo tanto lavoro, con l’aiuto di amici tedeschi e la cooperazione di alcune persone, ha potuto finalmente ottenere la lettera con il permesso di viaggiare. Il suo viaggio in Svizzera è stato un evento molto importante e a Lugano ha potuto ricevere al Film Festival premio Diritti Umani per l’autore. Un dovuto riconoscimento a questo regista afgano che, nonostante su di lui pesi una sentenza di condanna a morte, trova il coraggio e la capacità, grazie al cinema, di raccontare e rendere pubblica al mondo la sua fuga, rivendicando il diritto alla vita suo e della sua famiglia».

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CULTURA / ROMINA KALSI

ANIMOR ANIMO-R SENSIBILE, OUTSIDER, SPIRITO SELVATICO E DOLCISSIMO. POTENTE NELLA SUA FRAGILITÀ, FRAGILE NELLA SUA POTENZA. ROMINA KALSI È UNA SINGERSONGWRITER DI RARO TALENTO. COME POCHI SA TRADURRE LE VIBRAZIONI DEL CUORE IN CANZONI. CRESCIUTA A LUGANO, NEL SUO SANGUE SCORRE IL SANGUE DEL MONDO. DI KERI GONZATO

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on il suo progetto solista Animor ha già pubblicato l’EP “Chasing Gold” uscito nel 2017 e nuovi singoli di successo. Somebody Loves you, singolo del mese di ottobre 2018 in Svizzera. No Honey, ribattezzato Honey nella nuova versione tecno del dj svizzero Soame è stato selezionato dalla Compilation Toolroom Ibiza 2019. Un brano ed un angolo di anima svelato per volta, Animor sta arrivando al primo album. Nella sua vita la musica le ha dato un senso di appartenenza, è il suo punto di partenza e di arrivo.

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ugano per te è… «Lugano è la piazza del mercato il sabato mattina, dove seguivo mia mamma sin da molto piccola. Da sempre si infatti ha la sua bancarella al mercato dell’antiquariato dove vende gioielli unici e pietre preziose. È gli anni delle scuole elementari e le amicizie che resistono dai tempi delle medie. È casa, il luogo dove sono nata e cresciuta e dove torno sempre».

les, dove ho conosciuto la cultura americana attraverso la famiglia materna. I miei si sono separati che ero ancora molto piccola e sono cresciuta con il mio padre adottivo originario del Punjab, in India. L’hummus multi-culturale in cui sono cresciuta mi ha regalato oltre alla padronanza di più lingue, una mente aperta al mondo e alle sue molteplici manifestazioni».

La forza di avere delle origini miste… «Le mie origini meticce sono sia un punto di forza che un bel intreccio ingarbugliato. Mio padre ha origini native-americane mentre mia madre tedesco-ungheresi. È una donna cosmopolita, nata a Berlino per poi crescere negli Stati Uniti. Infatti le estati della mia adolescenza appartengono a Los Ange-

Emozioni e arte… in che modo il tuo universo interiore si traduce in canzoni? «Scrivere ed interpretare i miei brani è un processo di messa a nudo della mia anima. Il punto di partenza di ogni brano sono le mie esperienze personali, i successi così come le delusioni che spaccano il cuore. In un certo senso le

La musica. Una passione radicale… «A casa c’era sempre musica. Dai grandi classici della musica americana alla musica indiana del Punjab, un’area dell’India con una tradizione musicale importante. La fase sperimentale per me è iniziata presto, in modo totalmente naturale, con la voce. Cantare si è rivelato presto come il mio canale espressivo di predilizione. Essendo di natura introversa, il canto mi ha permesso di comunicare la mia verità al mondo. Da piccola era il mio modo di esprimere il mio universo interiore. In realtà è tutt’oggi così haha, essere cantante è la mia terapia quotidiana e il mio posto al mondo».


CULTURA / ROMINA KALSI

sugli aspetti creativi ed essere sostenuti da professionisti - sia economicamente che logisticamente - per quanto riguarda la produzione e la distribuzione di un nuovo album». (www.animormusic.com)

mie canzoni sono anima resa tangibile e captabile, da cui il nome del progetto solista Animor». Come nasce il desiderio di esprimerti con il progetto solista Animor? «È stato originato dalla necessità di avere una dimensione creativa tutta mia dove potermi esprimere in accordo alla mia sensibilità. Detto questo, le collaborazioni rimangono un punto focale per me e gli incontri con artisti affini sono stati fondamentali nel fare evolvere il nuovo album. Penso in particolare al pianista e compositore svedese Tobias Granbacka con cui ho scoperto subito di parlare la stessa lingua. L’intesa tra artisti è un discorso misterioso e complesso, non sempre evidente ma quando avviene sai di essere molto fortunato. Tra i brani nati da questa collaborazione il singolo Somebody Loves You, la cover intimistica di White Blank Page, dei Mumford & Sons, e il nuovo singolo Wild Dog».

alla mia musica, dall’altro perché non ho ancora incontrato la casa discografica ed il Booking agent giusti. Al contempo metto fuori nell’universo il desiderio di trovarli, perché per un artista è importante potersi focalizzare

Musica indipendente versus case discografiche… cosa ne pensi? «»Si tratta di un discorso complesso. Al momento sto producendo in modalità 100% indipendente in parte perché desidero avere la libertà e la sensazione di essere completamente fedele TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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FINANZA / ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE

UN FUTURO ALL’INSEGNA DEL CAMBIAMENTO FRANCO CITTERIO TRACCIA UN BILANCIO DEI PROBLEMI CON CUI IL SISTEMA BANCARIO TICINESE SI È CONFRONTATO NEL CORSO DEL 2019 E DELINEA LE SFIDE DA AFFRONTARE NEI PROSSIMI MESI.

D ASSOCIAZIONE BANCA TICINESE Villa Negroni CH-6943 Vezia www.ticinoforfinance.cH

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al vostro osservatorio privilegiato come valutate lo stato attuale della piazza finanziaria ticinese? «Rispetto allo scorso decennio la piazza finanziaria ha subito un consolidamento, è inutile nasconderlo. Il settore bancario, a livello globale, si è trovato in una situazione di forte stress dovuto principalmente alla crisi economica internazionale che ha portato ad un importante cambio di paradigma. In Svizzera il cambiamento è stato molto evidente, con una piazza che ha abbandonato il segreto bancario per concentrarsi su quelle competenze che, segreto o meno, l’hanno sempre resa particolarmente competitiva: efficienza, collaboratori qualificati, stabilità politica,

sicurezza del franco e burocrazia snella. Questo ovviamente vale anche per il Ticino: gli istituti bancari, nonostante le difficoltà, hanno superato la crisi e i cambiamenti che ne sono conseguiti. Il settore offre ancora ottime condizioni di lavoro e impiega per la stragrande maggioranza personale residente. Il sistema è solido ma vi sono ancora importanti problemi da risolvere: rimane infatti centrale la questione dell’accesso al mercato italiano, fondamentale per la nostra piazza. Se la collaborazione con la vicina Penisola è un problema prevalentemente ticinese, altri fattori stanno influenzando negativamente il settore bancario svizzero nel suo insieme: mi riferisco in particolare ai tassi d’interesse negativi che tengono sotto pressione le banche elvetiche».


FINANZA / ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE

Quali sono le iniziative che ABT promuove per favorire la crescita e la competitività delle banche e degli altri operatori finanziari presenti in Ticino? «Come Associazione Bancaria Ticinese abbiamo la missione, indicata anche nel nostro statuto, di promuovere la piazza finanziaria nel suo insieme. Perseguiamo questo scopo in diversi modi: rappresentiamo il settore nei rapporti con le autorità cantonali e federali, dialoghiamo con la politica per portare avanti i temi di interesse per la piazza, coordiniamo commissioni e gruppi di lavoro dedicati a temi specifici, comunichiamo le nostre posizioni attraverso i media, informiamo i ticinesi sull’andamento del settore bancario e promuoviamo la comunicazione tra istituti bancari. Per quanto riguarda il lavoro di coordinamento, vorrei portare l’esempio delle nuove leggi sugli istituti finanziari e sui servizi finanziari che entreranno in vigore nel 2020. L’ABT ha creato un gruppo di lavoro con l’obiettivo di permettere alle banche di prepararsi al meglio a questo importante cambiamento. Parlando di formazione aggiungerei che il Centro Studi Villa Negroni offre un’ampia scelta di corsi per garantire una formazione continua ad alto livello a bancari, fiduciari, assicuratori e avvocati: ovvero tutti gli attori della piazza finanziaria. Come detto promuovere la piazza non passa solo dall’operatività, bensì anche dalla comunicazione: è infatti importare rappresentare il settore bancario nei media, partecipare al dibattito economico e politico, collaborare con le altre associazioni di categoria e far conoscere le tante caratteristiche vincenti del nostro sistema bancario. Tutti compiti che svolgiamo con impegno e serietà con l’unico obiettivo di supportare la piazza finanziaria del nostro Cantone».

Il futuro si presenta denso di novità (Blockchain, criptovalute, ecc). In che modo ABT sta affrontando le profonde trasformazioni in atto? «Siamo sicuramente sensibili e attivi sul tema. Dialogando con le banche abbiamo notato come sul tema criptovalute ci sia un certo scetticismo, mentre sull’utilità della blockchain permangono ben pochi dubbi. Per questo motivo ci informiamo, valutiamo e raccogliamo le impressioni dei nostri associati in modo da rimanere sempre aggiornati sui cambiamenti in atto. A fronte di queste valutazioni quindi incentiviamo il dibattito sui temi che reputiamo di maggiore interesse per la piazza». Fintech sembra essere la parola magica cui tutti guardano per l’evoluzione del sistema finanziario. Quali sono le trasformazioni in atto nella specifica situazione ticinese e quali previsioni vi sentite di formulare per i prossimi anni? «Formulare ipotesi sull’evoluzione delle nuove tecnologie non è facile, visto che non sempre in questo settore le grandi aspettative si traducono in real-

tà e viceversa. Quello che possiamo dire è che il Fintech sta già trovando applicazione anche in Ticino, in particolare nei processi informatici e organizzativi delle banche. Poi ovviamente non tutti gli istituti hanno gli stessi obiettivi e necessità: è plausibile che le grandi banche stiano lavorando maggiormente per sviluppare il Fintech vista la mole di dati da gestire, il numero di impiegati e di clienti, la burocrazia. Nonostante questo abbiamo in Ticino alcuni esempi che dimostrano come anche istituti locali si stiano attivando sul tema delle ICO e della blockchain. Ribadiamo ancora una volta che le nuove tecnologie possono creare enormi opportunità ma allo stesso tempo esporre il settore a rischi importanti, specialmente in materia di riciclaggio di denaro e protezione dei dati. Per questo motivo bisogna sì investire nel Fintech, ma sempre accompagnando il progresso con le adeguate misure di sicurezza. Solo in questo modo rimarremo una piazza finanziaria seria e credibile».

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FINANZA / TICINO FOR FINANCE

LIBRA, UN’OCCASIONE PER LA PIAZZA FINANZIARIA? QUANDO UN BIG PLAYER COME FACEBOOK SI MUOVE L’INTERESSE È SEMPRE SERIO. NON STUPISCE QUINDI CHE IL PROGETTO LIBRA, LA MONETA VIRTUALE LANCIATA IL 18 GIUGNO DAL RE DEI SOCIAL NETWORK MARK ZUCKERBERG, SIA STATO UNO TEMI PIÙ CALDI DELL’ESTATE APPENA TRASCORSA. DI FRANCO CITTERIO PRESIDENTE DI TICINO FOR FINANCE

L TICINO FOR FINANCE Villa Negroni CH-6943 Vezia www.ticinoforfinance.ch

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ibra Association, la società che gestisce la moneta, ha scelto Ginevra come sede. Questa associazione, composta da multinazionali e organizzazioni non governative, ha come obiettivo di facilitare l’inclusione finanziaria a livello mondiale e il progetto Libra va proprio in questo senso poiché dovrebbe ridurre i costi nel traffico dei pagamenti e velocizzare le transazioni, permettendo ai 2,6 miliardi di utenti di Facebook di scambiarsi denaro in tutto il mondo. Prima di soffermarci sui possibili impatti (positivi e negativi) di questa moneta è opportuno fornire qualche

informazione in più sul progetto Libra. Per prima cosa va specificato che la moneta è una stable coin, ovvero una moneta concepita in modo tale da contenere la propria volatilità. Per evitare brusche oscillazioni di valore, Libra verrebbe ancorata ad un paniere composto da diverse valute. Un’altra caratteristica del progetto è che Libra è basata sulla tecnologia blockchain, una catena virtuale che permette di gestire e archiviare in modo sicuro, verificabile e permanente transazioni, scambi di informazioni e dati, attraverso un controllo decentralizzato. Il futuro di Libra però è tutt’altro che definito se non addirittura a rischio: la


FINANZA / TICINO FOR FINANCE

criptovaluta dovrebbe diventare operativa nel 2020 ma, proprio nelle scorse settimane, partner importanti come Ebay, Paypal, Visa e Mastercard hanno abbandonato l’associazione. Per quanto riguarda la Svizzera, lo sviluppo di Libra potrebbe essere un’occasione per la piazza finanziaria come ha sottolineato anche la Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SIF). Essere stati scelti come sede di un simile progetto confermerebbe l’immagine di una piazza finanziaria recettiva e aperta ai cambiamenti portati dall’innovazione. Per poter operare in Svizzera Libra Association ha chiesto alla FINMA di valutare l’inquadramento dal punto di vista del vigente diritto in materia di vigilanza del progetto. Il progetto – spiega l’autorità di vigilanza – necessiterebbe di un’autorizzazione FINMA quale sistema di pagamento secondo la Legge sull’infrastruttura finanzia-

ria. Libra inoltre, precisa FINMA, dovrebbe sottostare alla normativa elvetica sul riciclaggio di denaro: occorrerebbe garantire il rispetto dei più elevati standard internazionali nell’intero ecosistema del progetto. Proprio il riciclaggio di denaro, insieme al finanziamento del terrorismo, è uno dei principali rischi connessi alle nuove tecnologie: è dunque legittimo che i regulators internazionali e la FINMA siano particolarmente attenti (e coinvolti) per quanto concerne lo sviluppo del progetto. Per quanto concerne il settore bancario, esso potrebbe e dovrebbe creare sinergie con Libra e non porsi in concorrenza con la moneta virtuale. Adrian Schatzman, Strategic Advisor dell’Associazione svizzera dei banchieri, su questo punto è stato chiaro: Libra ha bisogno delle banche. Per prima cosa perché in Svizzera i salari, gli affitti e le spese giornaliere sono pagati

in franchi svizzeri ed è dunque improbabile che la moneta di Facebook possa sostituirsi al franco. Senza contare che, per rispettare le tante norme legate all’antiriciclaggio, a Libra converrebbe appoggiarsi ad istituti bancari autorizzati piuttosto che ottenere una licenza bancaria in ogni Paese dove è presente, procedura lunga e costosa. Una collaborazione di successo potrebbe quindi rappresentare un’opportunità per il settore finanziario svizzero, ovviamente garantendo che la criptomoneta rispetti tutti gli standard di sicurezza. Un compito che la Svizzera deve svolgere con la massima professionalità visto che, in caso di problemi, gli occhi della politica internazionale verrebbero subito puntati sul nostro Paese.

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FINANZA / UBS

IN ARRIVO TASSI PIÙ NEGATIVI

Elena Guglielmin

GLI ESPERTI MATTEO RAMENGHI, CHIEF INVESTMENT OFFICER UBS WEALTH MANAGEMENT ITALY, ED ELENA GUGLIELMIN, SENIOR CREDIT ANALYST CHIEF INVESTMENT OFFICE UNS WEALTH MANAGEMENT, SOTTOLINEANO CON LUCA PEDROTTI, DIRETTORE REGIONALE DI UBS TICINO, LA STAGNAZIONE SECOLARE CHE RENDE PROBABILE CHE IL COSTO DEL DENARO RESTI BASSO A LUNGO. MA IL FRANCO DOVREBBE CONTINUARE A RAFFORZARSI.

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Luca Pedrotti

Matteo Ramenghi

l principale elemento che sembra caratterizzare il momento attuale è costituito dal fatto che la BCE ha riportato in campo le armi straordinarie di politica monetaria per aiutare l’inflazione ad avvicinarsi al suo target (vicino ma inferiore al 2%), mentre la Banca nazionale svizzera nei giorni successivi ha scelto di non abbassare ulteriormente i tassi, una misura che rischiava di avere effetti collaterali dei tassi negativi su diversi settori dell’economia. Nel suo esame trimestrale la BNS ha infatti indicato che la sua politica monetaria rimane espansiva, ma con un tasso guida sul franco ancora a -0,75% e non a -1% come una parte degli analisti aveva previsto. Secondo l’istituto centrale elvetico i punti chiave sono tre: tasso negativo invariato appunto; disponibilità a intervenire ancora sul mercato dei cambi; un nuovo calcolo che aumenta la franchigia per le banche che devono pagare gli interessi ne-

gativi sui loro averi a vista alla BNS, con minori oneri per queste banche dal primo novembre prossimo. In ogni caso, se non nell’immediato, la decisione di abbassare i tassi potrebbe essere presa più avanti, probabilmente entro la fine dell’anno. Questo congiuntamente ad altre misure per evitare un eccessivo rafforzamento del franco. Come evidenziato da Luca Pedrotti, Direttore regionale di UBS Ticino, gli indicatori economico-finanziari offrono oggi un quadro assai diverso rispetto a quello di inizio anno. Da una parte la congiuntura globale ha rallentato, contrariamente alle previsioni di pochi trimestri fa, anche se sembra essersi stabilizzata. Guardando ai Paesi vicini, la crisi dell’industria rischia di colpire in modo particolare la Germania, la Brexit il Regno Unito. Dall’altra, il mercato azionario ha registrato rally inaspettati. Tuttavia la contraddizione è solo apparente, con le banche centrali sempre pronte ad interve-

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FINANZA / UBS

nire. La Fed ha virato verso politiche monetarie più espansive già da inizio anno. La BCE ha abbassato il tasso sui depositi da -0,4 a -0,5% e ha rilanciato un programma di acquisto titoli da 20 miliardi di euro al mese. La BNS potrebbe tagliare ulteriormente i tassi per due motivi. Primo, mantenere la distanza con la BCE, per evitare un rafforzamento eccessivo del franco. Secondo, dare un sostegno alla crescita economica, che anche in Svizzera sarà più flebile del previsto. A ciò si aggiungono probabili misure per evitare un eccessivo rafforzamento del franco. «Tuttavia - aggiunge Elena Guglielmin - come moneta rifugio il franco rischia di apprezzarsi fino a 1,07 a tre mesi o di rimanere sui livelli di 1,10 contro euro nei prossimi 12 mesi». Se il pronto soccorso messo in piedi dalle banche centrali funzioni per rilanciare l’economia, resta una grossa

incognita. Prima di lasciare definitivamente il suo incarico in BCE, Draghi ha sottolineato per l’ennesima volta che è compito dei governi nazionali implementare quelle misure di politica fiscale necessarie a dare slancio alla crescita. La politica monetaria è più veloce da implementare, ha ricordato Matteo Ramenghi. Ma le incertezze politiche non risolte, in primis la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, frenano gli investimenti delle aziende. E infine, le economie avanzate sono alle prese con una popolazione che invecchia: il debito pubblico sale, si risparmia di più, e i tassi calano. «L’UE, sempre secondo Ramenghi, ha un modello economico incentrato sull’export, non è all’avanguardia nelle tecnologie, mentre forse dovrebbe puntare sulla crescita dei consumi interni. Non è vero che i tassi negativi non aiutano. Ma aiuterebbero molto di più in un contesto con meno incertezze».

La BNS ha introdotto i tassi negativi quasi 5 anni fa. Le attese del mercato riguardo l’Euribor a tre mesi indicano che questo resterà negativo per altri otto anni, senza che questo possa impedire una recessione.

Castelgrande | Bellinzona

Percorso espositivo sensoriale “Vedere con le mani” Fino al 19 gennaio 2020 la Sala Arsenale di Castelgrande accoglie una nuova mostra tutta da scoprire. In collaborazione con il Museo Villa dei Cedri e con la partecipazione di Unitas – Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera Italiana, a Castelgrande si potrà vivere l’esperienza sensoriale “Vedere con le mani. Percorso tattile sulle forme e i colori di Josef Albers”. Un’esposizione che attraverso la riproduzione tattile di alcune opere di Josef Albers, un corridoio sensoriale al buio e una selezione di esercitazioni pratiche sul colore, rende possibile scoprire

e sperimentare le strutture compositive e le forme attraverso l’interazione tattile. L’esposizione di Castelgrande è complementare a quella del Museo Villa dei Cedri “Josef Albers. Anatomia di Omaggio al Quadrato”, Per tutta la durata dell’esposizione ci sarà la possibilità di organizzare delle visite guidate per singoli, gruppi e scuole. Ci saranno inoltre 5 momenti aperti al pubblico dove verranno organizzate delle visite ad hoc alle quali sono tutti invitati a partecipare su iscrizione presso l’ufficio turistico Bellinzonese e Alto Ticino.

VEDERE CON LE MANI Percorso tattile sulle forme e i colori di Josef Albers 28 settembre 2019 — 19 gennaio 2020 Orari fino al 3 novembre Lunedì - domenica 10 - 18 dal 4 novembre Lunedì - domenica 10.30 - 16 Informazioni Bellinzonese e Alto Ticino Turismo +41 (0)91 825 21 31 www.bellinzonese-altoticino.ch info@bellinzonese-altoticino.ch Seguici su @bellinzonesealtoticinoturismo bellinzonesealtoticino

Un progetto a cura di Atlante Servizi Culturali in collaborazione con The Josef and Anni Albers Foundation, Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano, UICI Siena, Tooteko.

Con il sostegno di

Istituto dei Ciechi di Milano FONDAZIONE

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti O N L U S Sezione di Siena

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FONDAZIONE ING. P. LUCCHINI

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FINANZA / UBS

FILANTROPIA STRATEGICA, ANDARE OLTRE LE BUONE INTENZIONI strategia. In quest’ottica, un’erogazione filantropica acquista significato se consente di raggiungere gli obiettivi prefissati: non si dona per donare, bensì per produrre cambiamento».

L’INCONTRO PHILANTHROPY DAY 2019, TENUTOSI AD OTTOBRE A LUGANO PER INIZIATIVA DI UBS, HA RAPPRESENTATO L’OCCASIONE PER FARE IL PUNTO SUL SIGNIFICATO E LE PROSPETTIVE DELLA FILANTROPIA STRATEGICA. IL COMMENTO DI ANDREA GRASSI, HEAD UBS ULTRA HIGH NET WORTH, TICINO.

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nnanzitutto, che cosa si intende per filantropia strategica? «La filantropia è qualcosa di altamente emotivo. È qualcosa che facciamo, non perché dobbiamo, ma perché desideriamo farlo. È quindi ancora più importante pianificare correttamente, partendo dalla formazione di una visione e missione pertinenti fino alla decisione del giusto approccio e

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Dunque ogni filantropo o organizzazione non profit può essere un “motore di cambiamento”? «Sì, a condizione che adotti strumenti organizzativi e gestionali atti a valutare e migliorare la propria azione in modo tale da produrre un effettivo cambiamento. Nel 2017 Assemblea Generale delle Nazioni Unite nella risoluzione “Trasformare il nostro mondo: l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile” ha definito 17 obiettivi globali che coprono le questioni di sviluppo sociale ed economico; dalla povertà e dalla fame alla salute, all’istruzione e all’ambiente; e questi argomenti appartengono alla maggior parte delle visioni filantropiche. Questi obiettivi potranno essere raggiunti quando le persone ne saranno più consapevoli, ma anche quando esisteranno più soluzioni che consentano al pubblico, e anche ai filantropi, di dare un reale contributo alle persone e al pianeta con un impatto misurabile». Come è possibile misurare se la donazione ha effettivamente portato cambiamento sociale? «È necessario avere una “theory of change” che definisca la metodologia di realizzazione dell’intervento e gli strumenti per analizzare la situazione prima e dopo. La realizzazione di que-

sta teoria impone di iniziare dalla fine, cioè dal risultato che si desidera ottenere e, in seguito definire a ritroso i passi grazie ai quali si intende raggiungere l’obiettivo. Le organizzazioni non profit che adottano una “theory of change” ottengono risultati positivi sotto ogni aspetto: migliorano l’immagine esterna, la capacità di raccogliere fondi e di presentare progetti e sono in grado di raggiungere più facilmente gli obiettivi prefissati». In che modo una banca come UBS può essere di supporto alla filantropia strategica? «Alcune cifre possono aiutare a comprendere le dimensioni del fenomeno. Se si considera che attualmente il patrimonio filantropico mondiale è stimato in circa 1,5 trilioni di dollari e che tale ammontare salirà a 5 trilioni entro il 2030, appare evidente la necessità di valutare come queste ingenti risorse debbano essere poi veicolate attraverso erogazioni dirette o mediante strumenti d’investimento. Come leader nella gestione patrimoniale, UBS ha dato priorità all’individuazione delle strategie migliori per la gestione dei patrimoni filantropici avvalendosi di un’attività di consulenza nonché un’offerta di soluzioni che permettano di investire in settori e iniziative a forte impatto sociale, sostenibili e socialmente responsabili». A questo proposito come si è andato modificando nel tempo l’orientamento verso investimenti sostenibili e responsabili?


FINANZA / UBS

UN BRACCIALETTO PER SALVARE L’UMANITÀ #TOGETHERBAND è una partnership tra il marchio britannico di moda sostenibile Bottletop e UBS che mira a raccogliere fondi e sensibilizzare l’opinione pubblica sui 17 obiettivi globali dell’ONU.

«La moderna definizione di Filantropia, “Amore per l’umanità, ovvero verso il prossimo come sforzo a promuovere la felicità e il benessere degli altri” risale al XVIII secolo e sopravvive ancora oggi, ma il modo in cui è attuato si è evoluto e continua ad evolversi. Nel sedicesimo secolo le organizzazioni benefiche, religiose e civiche, erano spesso finanziate tramite lasciti; poi è arrivata una tradizione più attivista di impegno e di beneficenza condotto durante la vita invece che dopo la morte. Questa evoluzione continua oggi laddove l’importanza dei risultati ambientali e sociali, tradizionalmente più forte nella filantropia, si combina con un ritorno finanziario sempre più importante e più specifico degli investimenti sostenibili e ad impatto sociale». Quali sono i motivi che possono spingere un filantropo (che sia una persona o un’organizzazione) a chiedere una consulenza o un altro tipo d’intervento da parte di una banca come UBS? «Già da oltre due decenni è una priorità per UBS essere leader nella sostenibilità e questo con iniziative che spaziano dall’accompagnare i nostri clienti nello sviluppo dei loro progetti filantropici, grazie a un team di consulenti esperti e dedicati, al concepire progetti specifici con e per i nostri

clienti da finanziare attraverso la UBS Optimus Foundation. Negli ultimi anni si è aggiunta la creazione di preziose soluzioni di investimento sostenibili in cui il ritorno finanziario deve considerare anche i risultati ambientali e sociali. Già oggi oltre un trilione di franchi svizzeri, un terzo del totale degli investimenti gestiti o amministrati da UBS sono destinati ad investimenti sostenibili e UBS si sta avvicinando al raggiungimento dei 5 miliardi in investimenti ad impatto legati agli SDG nell’arco di cinque anni per cui ci siamo impegnati alcuni anni fa al World Economic Forum di Davos». David Beckham Obiettivo 3 – Salute e benessere Imprenditore internazionale e Goodwill Ambassador per UNICEF

I 17 obiettivi globali di sviluppo sostenibile costituiscono il progetto per il futuro dell’umanità messo a punto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. Ogni braccialetto #TOGETHERBAND rappresenta uno specifico obiettivo globale. I braccialetti sono realizzati in plastica recuperata dagli oceani e in metallo proveniente da armi da fuoco dismesse. I set #TOGETHERBANDS sono composti da due braccialetti, uno da indossare e uno da regalare: basta quindi scegliere l’obiettivo globale che più vi sta a cuore e condividerlo con una persona speciale. In tutto il mondo, decine di migliaia di persone dai profili più diversi hanno già aderito a #TOGETHERBAND. Unitevi al movimento su togetherband.org. UBS è orgogliosa di unirsi a Bottletop nella sua missione di sensibilizzare l’opinione pubblica sui 17 obiettivi globali in qualità di socio fondatore di #TOGETHERBAND. Nel settore finanziario, UBS è leader negli investimenti sostenibili e a impatto sociale e nella filantropia intelligente. @togetherbandofficial @bottletoppers @ubs.com/togetherband

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FINANZA / CREDIT SUISSE

UN CENTRO DI COMPETENZE PER SOSTENERE LE FONDAZIONI DI PUBBLICA UTILITÀ FRANCESCO ANDREAZZI, RESPONSABILE WEALTH MANAGEMENT LUGANESE DI CREDIT SUISSE, E OHAN INIAN, SENIOR RELATIONSHIP MANAGER DI CREDIT SUISSE DESCRIVONO L’OFFERTA DEL NUOVO CENTRO DI COMPETENZE PER FONDAZIONI DI PUBBLICA UTILITÀ DI CREDIT SUISSE, DI CUI SONO AMBASCIATORI PER IL TICINO.

Da sinistra Ohan Inian e Francesco Andreazzi

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ignor Andreazzi, perché Credit Suisse ha deciso di costituire un centro di competenze per fondazioni di pubblica utilità? «Da un lato, ci siamo resi conto che un numero sempre crescente di persone sente il desiderio di essere coinvolto in iniziative benefiche, devolvendo una parte del proprio patrimonio a sostegno di una buona causa. Sappiamo inoltre che, da un punto vista normativo e sociale, la Svizzera offre delle condizioni quadro ottimali; è quindi uno dei Paesi più interessanti per la filantropia e di conseguenza per le fondazioni di pubblica utilità. Dall’al-

tro lato abbiamo constatato come, negli ultimi anni, siano cresciute rapidamente le sfide per una gestione efficiente delle fondazioni sia da un punto di vista della governance, che da quello della gestione del patrimonio, in linea con gli obiettivi che si prefigge ogni fondazione. Questo ha portato numerose fondazioni di pubblica utilità a ricercare sostegno da parte di professionisti. Credit Suisse ha quindi deciso di rispondere a queste necessità costituendo un centro di competenze che convogliasse le conoscenze interne della banca nella gestione e nelle normative delle fondazioni, così come nell’ambito degli investimenti sosteni-


FINANZA / CREDIT SUISSE

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bili. Ciò ci permette di sostenere in maniera professionale le fondazioni di pubblica utilità nel promuovere e raggiungere i propri obiettivi filantropici». Quali sono i motivi per cui il vostro istituto può essere considerato un partner credibile da parte di una fondazione? «Il rapporto tra Credit Suisse e il mondo delle fondazioni di pubblica utilità vanta una lunga tradizione e si sviluppa su più livelli. Da un punto di vista istituzionale, ad esempio, Credit Suisse «possiede» numerose fondazioni proprie, come ad esempio la Fondazione del Giubileo di Credit Suisse fondata nel 1981 e che da allora sostiene progetti selezionati in Svizzera. Credit Suisse ha inoltre instaurato negli anni una serie di importanti partnership con oltre 100 organizzazioni senza scopo di lucro in Svizzera, nonché partnership strategiche di lunga data con Pro Juventute e Croce Rossa Svizzera. Tutto ciò ci ha permesso negli anni di accumulare una notevole esperienza nel campo delle fondazioni, ma più in generale in quello della filantropia. Ai nostri collaboratori offriamo da cinque anni un corso di formazione specialistico per consiglieri di fondazione. In questo modo anche i nostri collaboratori possono assumere un ruolo attivo apportando la propria professionalità ed expertise nei consigli di fondazioni in cui siedono». Signor Inian, lei e il signor Andreazzi siete gli ambasciatori regionali del centro di competenze per fondazioni di utilità pubblica di Credit Suisse. Concretamente qual è il vostro ruolo? «Il nostro ruolo principale è quello di fungere da ponte tra le esigenze dei nostri clienti in Ticino e le competenze che come Credit Suisse abbiamo a disposizione. La prossimità e la vicinanza con la nostra clientela sono fondamentali, ma in un mondo sempre più complesso è altrettanto indispensabile poter

Individuale e su misura Il nuovo centro di competenza per fondazioni di utilità pubblica vi sostiene con un’ampia offerta nel raggiungimento dei vostri obiettivi.

Costituzione della fondazione

Gestione della fondazione

Pianificazione successoria Dalle donazioni benefiche alla costituzione di una fondazione propria

Direttive d’investimento Sostegno nello sviluppo/controllo delle direttive d’investimento

Consulenza sulla costituzione Prima consulenza legale

Contabilità titoli Tenuta della contabilità e redazione dei rapporti finanziari

Gestione patrimoniale

Formazione e network

Sustainability Portfolio Check Analisi del portafoglio sulla base di criteri di sostenibilità

Eventi specialistici Seminari regionali per una gestione efficace della fondazione

Soluzioni d’investimento Allocazione patrimoniale strategica e sviluppo di soluzioni di portafoglio tradizionali e sostenibili

Networking Rete di collegamento tra fondazioni affermate, progetti e donatori

contare sull’expertise che unicamente un istituto globale come Credit Suisse può mettere a disposizione della propria clientela. La nostra aspirazione non è esclusivamente quella di sostenere le fondazioni nell’ambito degli investimenti, ma è anche quella di accompagnare le fondazioni nelle varie fasi della loro esistenza. Forniamo una prima consulenza nella fase di costituzione di una fondazione e nella creazione o nella revisione del regolamento di investimento. Possiamo aiutare le fondazioni esistenti nel caso vogliano introdurre una contabilità titoli oppure avvalersi della contabilità titoli di Credit Suisse. Infine, supportiamo le fondazioni presenti sul nostro territorio a creare una vasta rete di contatti con specialisti e con altre organizzazioni senza scopo di lucro. Per questo motivo, nel corso del 2020, organizzeremo in Ticino diversi eventi con relatori di spicco».

Signor Inian, che valore aggiunto potete offrire alle fondazioni per quel che concerne la gestione patrimoniale? «La gestione patrimoniale è ovviamente il nostro core business. Abbiamo constatato come un numero sempre crescente di fondazioni desideri integrare criteri ambientali, sociali e di governance nel proprio processo di investimento al fine di conciliare la strategia d’investimento con lo scopo perseguito dalla fondazione stessa. In questo modo non solo è possibile ridurre i rischi di reputazione, ma anche contribuire a cambiamenti sociali e ambientali positivi. Sulla base dei valori e degli obiettivi dei clienti, offriamo soluzioni conformi ai criteri di sostenibilità di Credit Suisse, che puntano a conseguire rendimenti finanziari con un impatto sociale ed ecologico positivo. Più nel dettaglio offriaTICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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FINANZA / CREDIT SUISSE

mo una consulenza strategica in questo ambito, così come il nostro «Sustainability Portfolio Check» per fondazioni di una certa dimensione, che permette di riportare in maniera chiara al cliente la situazione corrente del suo portafoglio». Signor Andreazzi, qualora una persona decidesse di restituire parte del proprio patrimonio alla società, lo può fare unicamente attraverso una fondazione indipendente? «Quando si dispone di un patrimonio importante e si vuole essere completamente liberi nella scelta e nelle modalità dei progetti da sostenere, ciascuno può costituire la propria fondazione indipendente di pubblica utilità. Noi affianchiamo i nostri clienti in questo percorso; dalla costituzione della fondazione stessa sino alla costruzione di un portafoglio che garantisca un investimento di capitale conforme allo scopo. Non tutti i clienti sono però disposti e in grado di costituire una fondazione indipendente, sia perché non dispongono del know-how specialistico necessario, sia perché una simile attività è ritenuta troppo onerosa e impegnativa in termini di risorse. Le fondazioni mantello di pubblica utilità possono allora rappresentare un’interessante alternativa al riguardo. Nell’ambito di queste fondazioni mantello, i donatori possono costituire una subfondazione, che offre possibilità simili a quelle di una fondazione indipendente». E Credit Suisse può fare qualcosa in questo ambito? «Quasi 20 anni fa Credit Suisse ha creato le fondazioni mantello Accentus, Empiris e Symphasis proprio per offrire ai clienti una piattaforma che permettesse loro di impegnarsi in modo mirato ed efficace in attività filantropiche. Come in una fondazione indipendente, è il fondatore a decidere quale scopo dovrà perseguire la subfondazio-

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ne, il suo nome e le modalità di distribuzione. Le fondazioni mantello vantano un’esperienza pluriennale nella ricerca, nella selezione e nel controllo di progetti di pubblica utilità. In questo contesto va sottolineato che i costi per la costituzione e la gestione della subfondazione sono sostenuti in larga misura dalla fondazione mantello di Credit Suisse. Grazie ai costi ridotti vi sono più mezzi disponibili per la realizzazione dello scopo di pubblica utilità». Signor Inian, le fondazioni con le quali interagite si aspettano anche un supporto per quel che concerne la raccolta fondi? «Quello della raccolta fondi è certamente un tema ricorrente nei nostri colloqui con i rappresentanti di fondazioni di pubblica utilità. Anche se non possiamo condurre attivamente raccolte fondi, possiamo indirizzarle alla piattaforma di crowdfunding Copalana lanciata nel 2018 (www.copalana. org). La piattaforma si occupa esclusivamente di raccogliere fondi volti a sostenere iniziative benefiche in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU. Inoltre le organizzazioni benefiche ricevono il 100% delle donazioni grazie a partnership pro bono e all’assenza di commissioni, coperte da Credit Suisse».

Signor Andreazzi, signor Inian, un’ultima domanda. Quali sono state le vostre prime esperienze dal lancio del nuovo centro di competenze di Credit Suisse? «Ci siamo resi conto che, nel nostro Cantone, le fondazioni di pubblica utilità rappresentano un’importante realtà. Secondo l’Autorità di vigilanza sulle fondazioni e LPP della Svizzera orientale vi sono 561 fondazioni in Ticino nonché numerose fondazioni che sottostanno alla sorveglianza federale e questo ci porta ad avere una delle più alte medie pro-capite a livello nazionale. Molte fondazioni di piccola e media dimensione devono affrontare, con mezzi relativamente contenuti, un crescente onere normativo e amministrativo. Vedere con quanta passione, dedizione e visione i donatori e i membri dei vari consigli portano avanti lo scopo delle diverse fondazioni ci ha colpito molto. Noi ci sentiamo privilegiati di poterci interfacciare con questo mondo. Questo ci permette di vedere un ambito differente del nostro lavoro quotidiano e di relazionarci con il cliente in un contesto dove la finalità è altamente nobile».



FINANZA / ZARATTINI & Co. BANK

LO SGUARDO RIVOLTO ALLA FINANZA CHE CAMBIA

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ANDREA TERZARIOL, VICE DIRETTORE GENERALE DI BANCA ZARATTINI & CO A LUGANO PRESENTA LE ATTIVITÀ DI UNA BANCA CHE NEGLI ULTIMI MESI SI È MOSTRATA ESSERE PARTICOLARMENTE ATTIVA E INNOVATIVA SULLA PIAZZA FINANZIARIA LUGANESE.

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ossiamo brevemente tracciare le principali tappe relative alla fondazione e allo sviluppo di Banca Zarattini? «Il Gruppo Zarattini nasce nel 1985 in Italia per iniziativa di Mario Zarattini, fisico nucleare con la passione per la finanza. Nel 1991 il Gruppo inizia l’avventura a Lugano, con il nome di Zarattini & Co. SA e forma giuridica di fiduciaria dedicata alla gestione di patrimoni privati. Nel 2001, momento in cui viene accordata da FINMA la licenza di security dealer, la società intraprende l’iter per ottenere l’autorizzazione a esercitare l’attività bancaria che arriva nel 2005 e il Gruppo assume la denominazione “Banca Zarattini & Co.”. Sin dall’inizio, il Gruppo Zarattini ha dimostrato una forte propensione all’innovazione, allo sviluppo e all’incremento dimensionale. Negli anni, il team guidato da Flavio Quaggio principale collaboratore di Zarattini dal 1988 e attuale Direttore Generale di Zarattini & Co. Bank - ha perseguito una strategia di continua espansione il cui successo si è basato su Martin Group, uno tra i primissimi hedge fund in Europa, lanciato nel 1992 e seguito nel 1996 dal progressivo ampliamento della gamma di fondi hedge. Per stare al passo con i tempi e l’evoluzione di mercati e normative, nel 2003 il Gruppo è diventato gestore di “Neutral Sicav”, serie di fondi di diritto lussemburghese con particolare attenzione alle strategie finanziarie alternative e innovative. Il radicamento sul territorio ticinese è proseguito nel 2011 con l’acquisizione di un team specializzato nell’intermediazione e negoziazione di strumenti

obbligazionari, seguito nel 2012 con l’acquisizione del 100% di Banca Euromobiliare Suisse e completato nel 2017 con l’incorporazione di BIM Suisse. Zarattini & Co. Bank ha sviluppato progetti anche oltre confine, prima in Italia dando vita nel 2015 al progetto “Timeo Neutral Sicav” insieme a CFO SIM Corporate Family Office attingendo così alla expertise di entrambi i team di gestione, poi a Malta dove siamo presenti con Zarattini International Ltd che offre servizi di investimento alla Fund Industry maltese. Infine, la più recente iniziativa è relativa al settore dei prodotti alternativi attraverso “Italo Sicav” fondo specializzato nei Non Performing Loans, di cui Zarattini & Co. Bank è promoter e advisor». Come è organizzata la banca e qual è la sua presenza sul territorio ticinese? «Oggi Zarattini & Co. Bank è una Private Bank basata a Lugano con più di 80 dipendenti, che investe in quattro aree principali: Private Banking, Asset Management, Fixed Income Desk e Trade Finance. I servizi offerti dal Private Banking si basano su un rapporto di fiducia costruito su relazioni trasparenti e durature con soluzioni su misura e adatte alle esigenze specifiche di ogni cliente. L’Asset Management del nostro Istituto può contare su un team di professionisti con esperienza più che decennale nella gestione degli investimenti. I capisaldi del processo decisionale sono l’analisi volta alla selezione dei titoli e delle strategie per offrire una vera gestione attiva, una oculata gestione del rischio per governare la volatilità di breve periodo dei mercati, attenzione e dia-


FINANZA / ZARATTINI & Co. BANK

I NOSTRI SERVIZI DI TRADE FINANCE Intervento di Marco Trobbiani, Responsabile del dipartimento Trade Finance

logo costante con il cliente per condividere obiettivi e scelte di investimento. Zarattini & Co. Bank è un negoziante di valori mobiliari autorizzato dalla FINMA (Autorità federale svizzera di vigilanza sui mercati finanziari) e membro professionale di ICMA (International Capital Market Association). Il team del Fixed Income Desk esegue, per la propria clientela internazionale, la compravendita di un’ampia gamma di strumenti obbligazionari in diverse valute, sia sul mercato primario che quello secondario. Più recentemente, a giugno 2017, proseguendo il tema dell’innovazione e sviluppo aziendale, è stata lanciato il DLT Clients Desk guidato da Daniela Rosa e dedicato ai progetti basati su blockchain, mentre dal maggio 2018, sotto la guida di Marco Trobbiani, è operativa la divisone di Trade Finance con l’obiettivo di offrire consulenze e proposte altamente specializzate atte a soddisfare le esigenze dei clienti e delle società internazionali di trading di materie prime con sede in Svizzera».

«Zarattini & Co. Bank ha voluto differenziarsi dalle sue concorrenti, offrendo ai propri clienti e alle numerose società di trading di materie prime basate in Svizzera e in Ticino, alcuni servizi specializzati di Trade Finance. Il focus della nostra attività si basa principalmente sul finanziamento di metalli (ferrosi e non) e, per questo motivo è stato deciso di entrare nel settore affidandosi ad un team di Trade Finance con oltre 30 anni di esperienza maturati sul campo che grazie ad un alto standard qualitativo può soddisfare le esigenze dei propri clienti istituzionali e delle società internazionali di trading di materie prime. Il team di Zarattini & Co. Bank è in grado di fornire una consulenza altamente specializzata e personalizzata con valide proposte e, soprattutto, soluzioni bancarie ad hoc; infatti, in aggiunta all’attività di finanziamento di Trade Finance, il team offre anche un sostegno importante ai propri clienti nell’ambito dell’utilizzo di strumenti bancari finanziari classici in grado di supportare il business, come Garanzie commerciali e finanziarie, Lettere di credito Stand-By, Incassi Documentari import ed export, Crediti documentari import/export strutturati e non. Storicamente, la Svizzera gioca un ruolo principale e fondamentale nella negoziazione di materie prime a livello mondiale. Ad oggi il trend è in crescita e le società attive nel Trade Finance di commodity cercano sempre di più partner bancari in grado di offrire competenze specifiche e soluzioni specialistiche per supportare al massimo l’operatività del proprio business.”

VOGLIAMO ESSERE PRESENTI NELLA DISTRIBUTED LEDGER TECHNOLOGY Intervista a Daniela Rosa, Responsabile del DLT Clients Desk. Come si prepara la vostra banca nei confronti di questo nuovo genere di clientela? «Zarattini & Co. Bank è tra i pochi istituti bancari in Svizzera che hanno scelto di offrire servizi bancari a clienti con un nesso alla DLT. Sin dall’inizio abbiamo cercato di adottare un atteggiamento al contempo curioso e guardingo, cercando di capire le caratteristiche principali della tecnologia blockchain/DLT/smart contract/ICO/STO. TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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FINANZA / ZARATTINI & Co. BANK

Quali sono i servizi offerti dal vostro istituto ai clienti DLT? «Zarattini & Co. Bank ha optato per un approccio pragmatico, offrendo servizi bancari unicamente in fiat dato che la necessità primaria per i clienti DLT è, una volta convertite le criptovalute con le quali spesso sono stati ricevuti i fondi per sviluppare i propri progetti, molto semplice: un conto per il normale svolgimento delle loro attività corrente. Dal punto di vista bancario l’offerta di servizi al settore DLT è una sfida non da poco tenendo conto dei potenziali rischi di riciclaggio e frode che comportano sia una approfondita analisi preventiva dei progetti sia procedure di ‘Due Diligence’ con profondità e durata maggiori rispetto a un semplice conto corporate. Mi preme sottolineare che la veloce evoluzione del settore non permette un orientamento opportunistico “una tantum”, quanto invece un approccio olistico, a tutto tondo. Di conseguenza, solo un approccio strategico con una notevole competenza ed una progressiva esperienza permette di relazionarsi con un’industria dove, per le implicazioni diverse a dipendenza dei diversi modelli operativi, la “standardizzazione” del servizio è ancora utopia. Affrontiamo però la sfida con un approccio aperto e positivo, convinti che le opportunità che abbiamo davanti siano, per chi vuole coglierle, parecchie e importanti». Il contatto con i primi clienti insieme al know-how dei loro consulenti è stato molto utile per consolidare le nostre basi e aumentare il nostro comfort nell’approcciare questo settore. Le sfide affrontate sono state diverse, a partire dalla complessità di sviluppare una solida procedura interna per l’onboarding di clienti DLT, partendo da un processo di Due Diligence tradizionale e adattandolo con misure aggiuntive adeguate a questa inedita dimensione. La veloce evoluzione della normativa, della tecnologia sottostante e del mercato continua ad essere piuttosto impegnativa e comporta la necessità di modificare continuamente la nostra procedura interna per rimanere aggiornati. È per noi importante sottolineare un aspetto fondamentale, rappresentato dalla volontà di Zarattini & Co. Bank di essere presente nel settore della Distributed Ledger Technology con una visione a lungo termine, tramite la creazione di un desk appositamente dedicato con personale con un alto livello di preparazione. La nostra presenza in un ben ramificato network di professionisti ed aziende della “Crypto Nation Switzerland” ci ha permesso di essere invitati a far parte - unica banca ticinese - del gruppo di lavoro della ASB (Associazione Svizzera dei Banchieri) per l’aggiornamento delle apposite linee guida, strumento importante nella definizione di un processo operativo per ogni altra banca intenzionata ad offrire i propri servizi a tale segmento di clientela».

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FINANZA / BANCA DEL CERESIO

RITORNO AL FUTURO LE RIFLESSIONI DI GABRIELE CORTE, DIRETTORE GENERALE DI BANCA DEL CERESIO, INTORNO AL SIGNIFICATO DEL PRIVATE BANKING ALL’INTERNO DEL SISTEMA FINANZIARIO INTERNAZIONALE.

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n una fase così concitata dello sviluppo bancario, si può ancora parlare di Private Banking, nell’accezione “romantica” che aleggiava un tempo tra le boiseries degli intermediari elvetici? I giornali sono ricchi di esempi dirompenti di “roboadvisory”, di telefonate gestite da algoritmi dove solo il lato cliente respira e di app tutto fare che ottimizzano anche i tempi di attesa in coda al semaforo. In questo mondo iper efficiente ciò che forse rischia di perdere valore è l’importanza di un patrimonio, ricco di valori intrinseci che vanno oltre il monetario e che toccano aspetti quali il riconoscimento del lavoro di chi l’ha creato e la sua trasmissione alle generazioni future. Lo sviluppo tecnologico è fondamentale ma deve restare al servizio della valorizzazione complessiva di un patrimonio, non trasformarlo in una necessità da sbrigare distrattamente. In questa accezione, il servizio al cliente riassunto dal termine “private banking” deve al limite ampliarsi trasformandosi nell’abusatissimo “wealth management”, ovvero tentare di risolvere i quesiti che un patrimonio pone al suo detentore, di cui solo uno è rappresentato dalla pur essenziale sua gestione finanziaria. Per una struttura come Ceresio Investors, costruita intorno a Banca del Ceresio ed alle esigenze della famiglia azionista, occuparsi di wealth management è un valore codificato per definizione nel suo DNA, in una tradizione di gestione patrimoniale ampia, lunga un secolo e giunta oggi alla ter-

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za generazione, con la quarta oramai in vista. Punto di partenza necessario deve essere la comunanza di interessi ovvero condividere necessità simili e correre i medesimi rischi. Il primo aspetto permette di lavorare professionalmente, sovente in modo congiunto, nella gestione di aspetti non prettamente finanziari legati ad un patrimonio famigliare: come fissare degli obiettivi, come strutturarlo in maniera efficiente, come passarlo alle generazioni future, sono alcune domande a cui occorrerebbe sempre dare una risposta, indipendentemente dall’entità degli averi con cui ci si confronta. Per quanto concerne poi la sua gestione finanziaria, buona regola resta la condivisione del rischio tra cliente e gestore in modo da avere interessi costantemente allineati, allontanandosi il più possibile da logiche di pura distribuzione di prodotto che tendono invece a generare obiettivi conflittuali. Per tutto quanto detto, il mondo Ceresio Investors ruota unicamente intorno alla condivisione dei rischi tra clienti, azionisti e management, permettendo, con un modello tanto banale quanto efficacie, l’univocità dei rispettivi interessi. A conferma di quanto sopra, notiamo un crescente interesse da parte delle famiglie da noi seguite a tematiche quali il consolidamento patrimoniale e la consulenza aziendale. La prima vuole dare una visone semplificata di patrimoni spesso complessi, permettendone in contemporanea sia il controllo che l’ottimizzazione. La diversi-

ficazione tra differenti gestori è infatti una buona regola di riduzione del rischio, ma non deve condurre alla perdita di controllo sul patrimonio nel suo complesso o far venir meno opportunità di ottimizzazione, spesso di natura fiscale. Operando da sempre come un family office, pur con le prerogative di solidità di una banca, siamo abituati a consolidare portafogli depositati su più intermediari internazionali e a tenere in considerazione attività non necessariamente bancarie come investimenti illiquidi di private equity o immobiliari. La consulenza aziendale vede invece il suo sviluppo principalmente nell’accresciuta complessità di mercati sempre più globali e nella minor disponibilità di risorse storicamente erogate da intermediari bancari tradizionali. Con strutture specializzate affianchiamo sempre più gli imprenditori nel gestire fasi straordinarie legate ad esempio ad aumenti di capitale, emissione di debito, ricerca di partner strategici, cessioni o acquisizioni. Con una logica sartoriale cerchiamo di volta in volta di definire soluzioni ottimali evitando di distogliere l’imprenditore dalla gestione della propria impresa e generando talvolta interessanti opportunità di investimento per altri clienti facenti parte di Ceresio Investors: ça va sans dire, solo in piena condivisione dei rischi.


PROTEZIONE TOTALE INTEGRATA.

• Sistemi di allarme, di rilevazione e spegnimento incendio, di video-sorveglianza, di controllo accessi e gestione dei tempi di lavoro. • Servizi di sicurezza, interventistica su allarme, ronde di vigilanza, piantonamenti di sicurezza. • Centrale operativa 24/24h per la ricezione e gestione di allarmi fissi e mobili con protezione e localizzazione satellitare, servizi di call center.

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TURISMO / TICINO TURISMO

IL TICINO TURISTICO CHE VORREI A POCHI MESI DAL SUO INSEDIAMENTO ALLA DIREZIONE DI TICINO TURISMO, ANGELO TROTTA RACCONTA LA VISIONE STRATEGICA A MEDIO-LUNGO TERMINE DELLE COSE CHE INTENDE FARE PER RILANCIARE IL TURISMO TICINESE. vanire” i target di riferimento. Si avverte una certa carenza di dati quantitativi che al di là dei pernottamenti, importantissimi ma parziali, ci dicano qualcosa in più circa ingressi, spostamenti, flussi turistici ecc. Queste analisi sono indispensabili per definire poi i pilastri attorno ai quali ruoteranno le varie attività marketing: ambiente, tecnologia, mobilità e cultura». Lei parlare di ambiente e non più soltanto di natura, che è cosa ben diversa, cosa significa? «Tra le idee sul tavolo, c’è quella di profilare sempre più il Ticino come destinazione “green”, promuovendo progetti turistici a basso impatto. Si punterà, in particolare, sulla promozione dell’offerta legata all’escursionismo (il primo motivo per cui i turisti scelgono il Ticino secondo l’indagine “Monitor del Turismo svizzero”) e alla bicicletta, ma anche sugli itinerari lacustri e su campagne “tattiche” per destagionalizzare i flussi turistici».

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n questi primi mesi del suo mandato, lei ha compiuto un’attenta ricognizione intorno allo stato del turismo ticinese, attingendo a varie fonti statistiche e istituti di ricerca. Qual è il quadro che ne è emerso?

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«Un primo elemento riguarda il tentativo di disporre di una fotografia il più possibile precisa di chi è il visitatore tipo del Ticino, anzi, per meglio dire, quali sono le diverse tipologie di utenti e quali sono le loro aspettative. Tra gli obiettivi anche quello di diversificare la provenienza dei visitatori e “ringio-

E per quanto riguarda mobilità e cultura? «Tema centrale per il prossimo biennio, anche in vista dell’apertura della galleria del Ceneri, sarà la mobilità in tutte le sue sfaccettature: mobilità lenta, trasporto pubblico (secondo il concetto di “Città Ticino”), navigazione sui laghi e


il Ticino Ticket “2.0” (si prevede un ampliamento dell’offerta culturale e la trasformazione digitale del prodotto). La strategia in ambito culturale punterà invece a un migliore coordinamento delle varie iniziative sul territorio, ma anche a una più efficace cooperazione con il settore gastronomico. L’obiettivo è una valorizzazione dei prodotti locali, delle nostre specificità, così come degli eventi e delle escursioni che ruotano attorno a questo tema». Tecnologia e digitalizzazione: quali le linee guida lungo le quali intendete muovervi? «Il prossimo anno sarà caratterizzato dal continuo sviluppo del progetto interreg DESy, una piattaforma digitale per la raccolta e l’analisi delle informazioni sui turisti che permetterà, in futuro, di svolgere un marketing più mirato (interazione in tempo reale con l’ospite). Questo progetto conta fra i suoi partner l’Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale della SUPSI e intende tracciare le interazioni del turista con l’obiettivo di capire meglio le sue abitudini e preferenze. Si tratta insomma di uno strumento d’analisi utile per mostrare poi ad ogni visitatore un aspetto del Ticino studiato apposta per lui, secondo le sue esigenze e necessità. Si punterà anche su una maggiore quantificazione degli obiettivi raggiunti con le attività marketing e le varie campagne basandosi sull’indice ROI (ritorno sugli investimenti). L’auspicio è anche, come ho detto, di un miglioramento nell’attuale sistema di statistiche affinché il settore possa basarsi su indagini regolari che non contemplino unicamente i pernottamenti alberghieri». Le vostre strategie saranno sempre più orientate al mondo digitale? «Non è possibile prescindere dai media tradizionali perché vi sono esigenze territoriali e di prossimità, ma senza dubbio a livello di investimenti la parte digitale diventerà sempre più impor-

tante. Questo vuol dire un sito internet all’avanguardia e ben tracciabile dai motori di ricerca, profili Facebook e Instagram arricchiti da contributi ‘ad hoc’, coinvolgimento di ‘influencer’ capaci di far viaggiare le immagini del Ticino fra milioni di ‘followers’. I turisti che decidono di venire in Ticino per le loro vacanze consultano molte fonti e quindi l’attribuzione del merito non è scontata. In ogni caso, il nostro marketing dovrebbe esser il più inclusivo possibile. Ed è indubbio che il numero di turisti che utilizzano i social network è in aumento: lo constatiamo dai contenuti generati dagli utenti». Altro elemento di rilievo la collaborazione con Svizzera Turimo… «ll prossimo biennio, in collaborazione con Svizzera Turismo, verrà lanciata una campagna prevalentemente digitale focalizzata sui mercati europei. Per quanto riguarda la Svizzera, una delle sfide più importanti nel medio termine è rappresentata dalla volontà di attirare un maggior numero di flussi turistici dalla Romandia, così come dalla necessità di affinare i dati sulla provenienza dei visitatori». Altre idee in corso di elaborazione? «Stiamo studiando l’elaborazione di pacchetti di offerta trasversali (hotel, trasporti, attrattori) e un’attenzione accentuata verso il management quantitativo e il marketing digitale. Il segmento congressuale, che oggi garantisce quasi il 20% dei pernottamenti, andrà potenziato e strutturato maggiormente. Infine, si sta pensando anche al lancio di un progetto volto a migliorare la cultura turistica e l’accoglienza degli operatori ma anche della popolazione tutta».

Lei, nato e cresciuto a Locarno, laureato in economia all’Università di San Gallotti, è attivo da oltre 25 anni nel marketing di beni di lusso (Gucci), largo consumo e servizi finanziari, a livello nazionale e internazionale. Con quali spirito affronta questa nuova sfida legata al suo rientro in Ticino? «Con molto entusiasmo e con la consapevolezza di essere chiamato a gestire importanti dossier, tra cui appunto la digitalizzazione e lo sviluppo dei prodotti turistici, in un ambito che nei prossimi anni diventerà sempre più importante per l’intera economia del Ticino. Sono molto contento di poter mettere a disposizione del nostro Cantone le conoscenze che ho acquisito all’estero. E lo faccio con il piacere di tornare a casa dopo molti anni, in una regione che reputo tra le più belle al mondo dove poter vivere e lavorare. Abbiamo tutto il potenziale per guardare al futuro con fiducia. In questo momento è necessario essere uniti, orientati al futuro e con un’idea chiara di ciò che ci differenzia dalla concorrenza».

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TURISMO / LUGANO REGION

MICHELIN SCEGLIE LUGANO LA PRESTIGIOSA GUIDA MICHELIN INCORONERÀ SIMBOLICAMENTE LA CITTÀ TICINESE, IL PROSSIMO 24 FEBBRAIO, TENENDO AL LAC L’EVENTO STAR REVELATION GALA IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DELLA GUIDA MICHELIN SVIZZERA 2020.

Ph: ©Milo Zanecchia

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a anni ormai Lugano si propone come capitale della gastronomia, non solo a livello nazionale, promuovendo manifestazioni che hanno riscosso un grande successo, come Lugano Città del Gusto 2018, o come l’annuale appuntamento S.Pellegrino Sapori Ticino che chiama a raccolta, nelle più prestigiose strutture alberghiere, chef stellati provenienti da tutto il mondo. Un impegno portato avanti con tenacia e costanza con il concorso di istituzioni pubbliche e imprenditori privati e la partecipazione di ristoratori, chef, media e operatori del mondo dell’enogastronomia. Questo lavoro, già vivamente apprezzato dalla partecipazione di un pubblico appassionato, trova ora un ulteriore significativo riconoscimento: per la prima volta, infatti, la Svizzera italiana ospiterà l’importante evento firmato dalla Guida Michelin. Al LAC di Lugano sarà celebrata l’alta gastronomia elvetica, alla presenza delle più

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importanti personalità del settore. Il “Michelin Guide Switzerland Star Revelation Gala”, alla sua seconda edizione, porterà sulle rive del Ceresio oltre 500 personalità di spicco del settore a livello svizzero e internazionale, unitamente a giornalisti del settore ed esponenti delle istituzioni. Alla serata saranno inoltre presenti i nuovi chef insigniti dell’ambita stella. Gwendal Poullennec, Direttore Internazionale delle Guide Michelin, ha così spiegato la scelta di Lugano: «Con la sua posizione a ridosso delle montagne e il suo clima mite, Lugano è un territorio eccezionale per i prodotti locali. La città e la sua regione sono un centro ideale per la gastronomia europea, nonché un luogo privilegiato per gli chef e tutti coloro che apprezzano la cucina di qualità. L’unione fra la cultura svizzera e quella italiana fa del Ticino un importante crocevia gastronomico in cui si fondono sapori e profumi irresistibili. Apprezzata meta turistica, la regione ha molto da offrire ai buongustai, tra i me-

ravigliosi salumi e le diverse specie di pesci che abitano i suoi fiumi e laghi. Motivi che fanno di Lugano la sede ideale per la presentazione della Guida Michelin Svizzera 2020». Per Marco Borradori, Sindaco di Lugano, «accogliere in città la presentazione della Guida Michelin Svizzera 2020 conferma la capacità del nostro territorio non solo di preservare le tradizioni gastronomiche locali e quindi le nostre radici culturali e la nostra identità, ma anche di metterle a frutto in un’ottica di sviluppo, creatività e innovazione. La gastronomia è piacere, gusto e convivialità, ma può e deve essere anche sempre più una delle componenti dello sviluppo urbano, economico e sociale». Soddisfazione espressa anche da Ro-


TURISMO / LUGANO REGION

berto Badaracco, Capo Dicastero cultura sport ed eventi: «Da anni la Città di Lugano, la nostra regione e tutti i professionisti che vi operano, svolgono un intenso lavoro di promozione dell’enogastronomia di qualità. Prodotti, peculiarità e maestrie locali hanno saputo guadagnarsi un posto di rilievo nel settore, a livello nazionale e non solo. Essere scelti dalla Guida Michelin rappresenta il coronamento di questo grande lavoro. Un riconoscimento e un’opportunità per la Città e per la gastronomia della Svizzera italiana, abbraccio ideale tra la tradizione elvetica e quella mediterranea. Una tappa significativa di un percorso che si prospetta ancora lungo e rigoglioso». Per Alessandro Stella, Direttore di Lugano Region, «il Luganese con il suo territorio e la sua tradizione è la culla ideale per la produzione di prodotti tipici e di vini d’eccezione e per la preparazione dei piatti che vengono sapientemente creati dagli Chef dei ristoranti locali, dai più tradizionali “grotti” ai ristoranti rinomati a livello internazionale. Con questo evento Lugano e il Ticino avranno l’opportunità di far conoscere le proprie eccellenze enogastronomiche, di avere una grande visibilità sia a livello nazionale che internazionale e di posizionarsi tra le principali destinazioni per gli appassionati della buona cucina e degli ottimi vini».

I DIRETTORI DEGLI HOTEL EUROPEI PIÙ PRESTIGIOSI SI INCONTRERANNO A LUGANO La città ospiterà dal 20 al 22 marzo 2020 la 47a edizione dell’importante congresso annuale della European Hotel Managers Association, dopo Londra, Milano, Budapest e Parigi. La candidatura di Lugano è stata scelta proprio in occasione del congresso di Parigi dopo essere stata fortemente sostenuta sia dalla delegazione svizzera sia dagli albergatori luganesi associati all’EHMA. È prevista la partecipazione di 30 paesi europei e di oltre 300 direttori d’albergo di lusso (4-5 stelle) che complessivamente dispongono di 85.000 camere, impiegano 65.000 collaboratori e realizzano una cifra d’affari annua di circa 6 miliardi di euro. Grande soddisfazione per il riconoscimento ottenuto è stata manifestata da Lorenzo Pianezzi, membro del comitato organizzatore e Presidente di Hotelleriesuisse Ticino: «Questo meeting internazionale sancisce l’obiettivo di posizionare e valorizzare al meglio Lugano all’interno del panorama delle destinazioni di lusso del turismo internazionale. L’hotellerie ticinese ha compiuto negli ultimi anni grandi passi in avanti sul piano dell’innovazione, del marketing e della comunicazione. Sarà molto importante, da qui in avanti, lavorare ancora di più per inserire definitivamente Lugano e il Ticino nel novero delle destinazioni internazionali in grado di intercettare stabilmente flussi di turismo di elevata qualità». Quali iniziative andrebbero prese per accrescere l’attrattività di Lugano e del Ticino? «Credo che sia molto importante cogliere tutte le opportunità offerte per allungare la stagione turistica, consolidando per esempio la nostra presenza nel panorama delle località in grado di accogliere meeting e congressi sia a livello nazionale che internazionale. Fondamentali risulteranno le scelte compiute, anche a livello politico, per quanto riguarda l’inserimento nel sistema dei collegamenti internazionali, a cominciare da quella che potrà essere la decisione definitiva adottata per l’Aeroporto di Lugano Agno». Signor Pianezzi cosa significa questo congresso EHMA per l’imprenditorialità alberghiera ticinese? «Vuol dire offrire ai nostri imprenditori del settore la possibilità di confrontarsi con le più elevate professionalità a livello europeo. È un riconoscimento della loro vocazione all’accoglienza, della passione con cui svolgono il loro lavoro, del desiderio di adeguare le proprie strutture alle richieste di una clientela in continua evoluzione. Per la città si tratta di un’occasione unica per mostrare ai suoi ospiti quale livello di servizi e qualità di iniziative sia in grado di offrire ad ospiti internazionali sempre più esigenti. Senza naturalmente dimenticare la bellezza dei luoghi e la ricchezza di attrattive che sono da sempre uno dei punti di forza del turismo ticinese».

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TURISMO / LUGANO REGION

Dal 1 dicembre al 6 gennaio 2020 la città si trasforma e si veste di luci, suoni e colori del Natale. La festa più bella dell’anno viene celebrata con i tradizionali mercatini, un villaggio per i bambini, concerti, animazioni, la grande festa di Capodanno altri eventi che porteranno la magia del Natale nel centro cittadino. In questo contesto, Lugano Region promuove “Christmas is in the air”, momenti speciali sabato 7, 14 e 21 dicembre 2019 per i turisti in visita a Lugano: le escursioni guidate della città porteranno alla scoperta degli angoli segreti, deliziando anche il palato con una piccola degustazione natalizia. Escursione gratuita con prenotazione obbligatoria.

Ph: ©Dicastero Eventi e Congressi, Città di Lugano

TUTTA LA MAGIA DEL NATALE

Per maggiori informazioni www.luganoregion.com/christmas-isin-the-air Ufficio Informazioni di Lugano Centro +41 (0)58 220 65 06 info@luganoregion.com

Iscrizioni Info Points Ente Turistico del Luganese Piazza Riforma / Stazione FFS Agno Lugano Airport Tesserete Morcote

Christina Gläser nuova responsabile del mercato Italia

Christina Gläser dal 1° marzo 2020 assumerà la responsabilità per il mercato Italia per Svizzera Turismo. Con circa 920 000 pernottamenti alberghieri (2018), il mercato Italia si colloca all’ottavo posto nella classifica dei principali mercati esteri per il turismo svizzero. Al fine di mantenere

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queste cifre e di registrare, a medio termine, nuovamente un milione di pernottamenti, ST continua a svolgere un marketing turistico incisivo in tutta Italia, focalizzato sulle metropoli del Nord. Anche dopo quasi 100 anni di presenza della pubblicità turistica svizzera in Italia, è necessario continuare ad attuare nuove e creative idee di promozione. Entro il 2022 ST prevede una crescita dei pernottamenti alberghieri dei turisti provenienti dall’Italia del 2,8%. Christina Gläser ha guidato il merca-

to Brasile dal 2016, strutturando la promozione turistica svizzera in questo nuovo mercato d’oltreoceano. Ma già prima ha rappresentato la Svizzera in qualità di responsabile di progetto del programma di comunicazione «La Svizzera in Brasile» presso Presenza Svizzera / DFAE. Inoltre, Gläser conosce molto bene il mondo del marketing internazionale anche del segmento di lusso, grazie ai suoi impieghi precedenti nel settore dell’arte e dei beni di lusso presso IWC Schaffhausen e Daros Latinamerica.


20.00 – 01 dicembre Si aprono le danze

Luminoso inverno Dicembre 2019 21.11.2019 – 06.01.2020 Locarno on Ice Pista di ghiaccio ed eventi Locarno 23.11.2019 – 06.01.2020 MeliceICE Pista di ghiaccio ed eventi Melide 29.11.2019 – 05.01.2020 Natale in città Pista di ghiaccio ed eventi Bellinzona 30.11.2019 – 06.01.2020 Lugano città del Natale Pista di ghiaccio ed eventi Lugano 01.12.2019 – 05.01.2020 Mendrisio sul ghiaccio Pista di ghiaccio ed eventi Mendrisio

12.12.2019 Natale a Castelgrande Mercatino natalizio Bellinzona

03 – 04.01.2020 BigAir Bellinzona Freestyle Ski in Piazza del Sole Bellinzona

14 – 15.12.2019 Lo schiaccianoci Balletto di Roma Lugano

04.01.2020 La Tavolata Raclette, polenta e prodotti tipici Ascona

14.12.2019 – 06.01.2020 Esposizione dei presepi Presepi nelle vie Vira Gambarogno

06.01.2020 Sfilata Re Magi In varie località Ticino

15.12 e 22.12.2019 Mercatino di Natale Bellinzona

10 – 11.01.2020 Music on Ice Spettacolo di pattinaggio artistico Bellinzona

20 – 21.12.2019 The Christmas gospel Concerto gospel Lugano 31.12.2019 Concerto di San Silvestro Lugano

01.12.2019 Mercatino di Natale Castel San Pietro

Gennaio 2020

08.12.2019 – 06.01.2020 Via dei presepi Esposizione di presepi Moghegno

01.01.2020 Fuochi d’artificio Spettacolo pirotecnico Ascona

08.12.2019 Mercatino di Natale Locarno

01.01.2020 Concerto di Capodanno Ascona

23.01.2020 Chicago Symphony Orchestra / Riccardo Muti Concerto LAC Lugano 25.01.2020 Nordic Day Giornata promozionale dello sci di fondo Campra 26.01.2020 Sagra del Beato Manfredo Settala Riva San Vitale 31.01.2020 Bandir Gennaio Tradizione Locarno

Il Ticino non sta mai fermo. Cerchi nuove esperienze? Scopri l’inverno su ticino.ch/eventi

Febbraio 2020 Carnevali in Ticino Ticino 01 – 02.02.2020 Bianco su Bianco Compagnia Finzi Pasca Lugano 06 – 09.02.2020 Carnevale Nebiopoli Chiasso 15.02.2020 Snow Run Gara podistica sulla neve Bosco Gurin 16.02.2020 Weltu Schneetag Gara amatoriale di sci e snowboard Bosco Gurin 20 – 25.02.2020 Carnevale Rabadan Bellinzona 21 – 22.02.2020 Carnevale Stranociada Locarno 25.02.2020 Carnevale Ascona Ascona 26 – 29.02.2020 Carnevale Re Naregna Biasca 27 – 29.02.2020 Carnevale Tesserete Tesserete


TURISMO / OTR MENDRISIOTTO

ABBIAMO RINNOVATO LA NOSTRA IMMAGINE NADIA FONTANA LUPI, DIRETTRICE DELL’OTR MENDRISIOTTO E BASSO CERESIO, TRACCIA UN BILANCIO DELLE ATTIVITÀ PORTATE A TERMINE NEL CORSO DELL’ANNO E ANNUNCIA IL NUOVO VOLTO CON CUI L’ORGANIZZAZIONE TURISTICA REGIONALE SI PRESENTERÀ NEI PROSSIMI MESI.

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on quale bilancio si chiude il 2019? «Direi che è stato un anno importante sia dal punto di vista dei risultati ottenuti che per quanto riguarda le iniziative che abbiamo messo in cantiere e che vedranno pienamente la luce nel corso del prossimo anno. Anche i dati riguardo ai pernottamenti registrano, se correttamente interpretati, un andamento positivo, tenendo conto del fatto che l’Albergo Milano è stato chiuso per molti mesi a causa di lavori di ristrutturazione e così altre strutture sul territorio. Interessante anche la conferma dell’andamento dei pernottamenti extralberghieri, in particolare i campeggi, che nel Mendrisiotto hanno ottenuto un buon risultato in termini di pernottamenti la scorsa estate». Quali sono i principali elementi attrattori per chi vuole venire alla scoperta del vostro territorio?

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«A parte il Monte Generoso che non ha certo bisogno di presentazioni, con il suo trenino a cremagliera che da oltre 125 anni parte da Capolago e percorre 9 chilometri immersi nella natura regalando scorci unici e incantevoli in tutte le stagioni, fino ad arrivare allo spettacolare Fiore di Pietra di Mario Botta, mi piace segnalare due opportunità di visita che negli ultimi anni sono stati oggetti di importanti interventi di valorizzazione. Il primo è il Parco Archeologico di Tremona che, su mandato della città di Mendrisio, viene gestito dalla nostra Organizzazione Turistica Regionale. Ad oggi è l’unico parco archeologico presente in Ticino e propone delle visite molto


TURISMO / OTR MENDRISIOTTO

speciali ed apprezzate, che permettono di guardare un panorama concreto e reale, al quale viene sovrapposta la realtà virtuale con immagini digitali, visibili con occhiali 3D, della vita che si svolgeva in questi luoghi ai tempi del Medioevo: una visita didattica ed emozionale all’interno del villaggio utilizzando la tecnologia della realtà aumentata».

E il secondo elemento attrattore? «Qui siamo di fronte a qualcosa di veramente straordinario a livello mondiale. E infatti non a caso le Processioni della Settimana Santa di Mendrisio sono state scelte dalla confederazione quali uniche tradizioni viventi, candidate a diventare Patrimonio immateriale culturale dell’Unesco. Le principali arterie dell’antico Borgo percorse dai figuranti che compongono le Processioni del Giovedì e Venerdì Santo, vengono rischiarate da oltre duecento anni dalla luce fioca ed affascinante dei Trasparenti, che le trasformano, rendendole museo a cielo aperto, e che accompagnano i visitatori nella scoperta del percorso lungo il

quale è utile assieparsi per assistere alle sfilate. I Trasparenti vengono affissi con attenzione, seguendo lo schema predefinito che assegna ad ognuno la sua precisa collocazione». La vostra strategia di comunicazione è fortemente orientata a caratterizzare il Mendrisiotto come parte integrante del Ticino… «È esattamente questo lo spirito con cui, per esempio, abbiamo affrontato anche all’interno del Centro di Competenze Agroalimentare, dove rappresentiamo il settore turistico, abbiamo contribuito a realizzare il nuovo layout del marchio di provenienza Ticinoregio garantie, che dallo scorso anno ha un nuovo aspetto, tracciato sulla base del logotipo di Ticino Turismo con l’esplicito obiettivo di creare sinergie, dare maggiore forza all’immagine dei prodotti e sfruttare i canali di comunicazione. Ma è anche lo stesso spirito con il quale abbiamo proposto sempre al CCAT, ma anche al Club del San Gottardo e ad alcuni partner regionali quali le Processioni, il Parco Archeologico, il Parco delle Gole della Breggia, le Cave di Arzo e il Parco della Valle della Motta di realizzare dei “mini siti” di Ticino.ch e di Mendrisiottoturismo.ch, sfruttando la tecnologia ed anche condividendo una buona parte dei contenuti e l’ambito di navigazione stessa dei siti». Quali ulteriori passi in questa direzione vi accingete a compiere… «Un elemento di grande importanza è sicuramente l’importante risultato di un progetto strategico che abbiamo appena presentato, che contempla la realizzazione di un nuovo brand per la regione turistica del Mendrisiotto. Il nuovo concetto di comunicazione ed il logotipo, che s’ispira direttamente e volutamente a quello di Ticino Turismo, sono la concretizzazione di un progetto annunciato già quattro anni fa, quando abbiamo presentato il primo business plan dopo l’introduzione

della nuova legge sul turismo. Siamo infatti fermamente convinti che il Mendrisiotto, la “Regione da scoprire” come la definiamo noi, cosi come le altre regioni del Cantone, costituiscano parti integrate di un unico insieme territoriale che come tale va promosso sui mercati internazionali oltre che essere oggetto, naturalmente, di specifici interventi nel campo della mobilità (si pensi ad AlpTransit), dell’accoglienza, della valorizzazione e della promozione turistica». A proposito di comunicazione turistica, un ruolo sempre più rilevante viene attribuito alla presenza su internet e i social media… «Oggi il turismo è sempre più associato alle emozioni che estendono il piacere del viaggio. Nella fase di scelta della propria meta, il potenziale turista non si accontenta più della semplice descrizione della località che gli interessa. In contemporanea con la presentazione del nuovo brand è stato quindi presentato anche il un nuovo sito web, più attuale e dinamico. Per essere competitiva rispetto alle altre località, una regione deve saper trasmettere emozioni e parlare direttamente alla persona, toccando i suoi interessi, sogni e fantasie. In questa prospettiva stiamo lavorando affinché i contenuti nel nostro sito siano sempre più condivisi con il sito ticino.ch, che riteniamo essere una piattaforma molto importante. Lavorare sfruttando sinergie e facendo convergere l’attenzione del pubblico che guarda la nostra regione o il Ticino ricercando una possibile meta per un momento di svago o di vacanza, riteniamo sia un modo costruttivo e oltremodo utile sia in funzione dell’utilizzo degli strumenti che devono risultare sempre più performanti, che in funzione dell’utilizzo dei fondi finanziari disponibili».

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TURISMO / SWISS DIAMOND HOTEL

ALTA CUCINA E RELAX ALLO SWISS DIAMOND HOTEL DI GIACOMO NEWLIN

SOGNI E PIACERI SULLE SPONDE DEL CERESIO

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Direttore Gastone Di Domenico

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ffacciato sul suggestivo tratto di lago tra Melide e Morcote e ubicato nel pittoresco Comune di Vico Morcote, si staglia in tutta la sua non invasiva imponenza, l’Hotel Swiss Diamond, un albergo a cinque stelle che della raffinata eleganza e dell’ampia offerta ha fatto il proprio “flagship”. Ma un altro fiore all’occhiello, ampiamente confermato dagli ospiti, è la gastronomia che si traduce nei due principali ristoranti: quello al lago, accarezzato dalle onde, e quello denominato Panorama all’ultimo piano dell’albergo, con una vista mozzafiato sul Ceresio e sulle montagne circostanti. Responsabile della cucina è Egidio Iadonisi, executive chef originario del beneventano, che nel corso

della sua ventennale esperienza allo Swiss Diamond, dopo precedenti e importanti esperienze in grandi alberghi, ha affinato giorno dopo giorno la sua arte ai fornelli, conquistando per il 2020 i 15 punti nella guida Gault & Millau. Egidio è un campano che conosce molto bene le più buone e gustose materie prime e va da sé che il concetto della sua gastronomia si rivolga principalmente alla cucina mediterranea, universalmente riconosciuta come una delle cucine più gustose e salutari, una cucina di stampo mediterraneo che di volta in volta viene arricchita da Egidio con accenti, sia di cucina francese, sia di sapori esotici, senza tuttavia dimenticare di valorizzare i prodotti e la cucina del territorio in cui opera. “La mia cucina risente delle mie origini campane e nasce dal cuore, dalla passione e dalla continua ricerca di prodotti di alta gamma, dei più equilibrati accostamenti e delle tecniche migliori per un risultato che vuole tendere alla perfezione”. Egidio tuttavia è uno chef molto concreto che pur inserendo elementi innovativi non ama i voli pindarici nelle sue preparazioni, anche perchè ha sempre ben presenti le basi della cucina classica. Facciamo un esempio: “Faccio un fondo che ho chiamato mediterraneo, che consiste in un fumetto un po’ elaborato che poi utilizzo per esaltare sia un piatto di pasta con pesce, sia un risotto con pesce. Ne basta veramente poco”. C’è un ingrediente che è come un sigillo di mediterraneità per Egidio: “L’olio extravergine d’oliva è senza dubbio l’elemento che mi caratte-


TURISMO / SWISS DIAMOND HOTEL

rizza di più e del quale non posso fare a meno, ma ovviamente, dato che cucino al Nord e alcuni piatti lo richiedono, adopero anche il burro”. Bisogna dire che lo chef lavora in un contesto positivo da diversi punti di vista: dall’ottima sintonia e collaborazione con l’intera brigata di cucina e con quella di sala, dalla fiducia che ripongono in lui la proprietà e la direzione e non da ultimo da una struttura di prestigio situata in un luogo incantevole, tutti elementi che favoriscono e stimolano il lavoro. Egidio Iadonisi è l’executive chef di questa grande e rinomata casa che vanta tre diversi ristoranti, il “Lago”, quasi “pied dans l’eau” con terrazza attorno alla piscina e veranda, che accoglie gli ospiti nella bella stagione dalla primavera all’autunno inoltrato, mentre durante la stagione invernale gli ospiti sono accolti nella calda atmosfera del ristorante “Panorama” ubicato all’ultimo piano dell’albergo, che viene comunque offerto tutto l’anno per eventi privati; poi c’è anche il “Des Artistes” con una grande sala modulabile a seconda delle necessità. Due poi sono i bar: “l’Orient” dove sorseggiare cocktails, thè rari, caffè pregiati, oppure scegliere un whiski tra una collezione di oltre 200 etichette e il “Pool bar Lago” situato a bordo lago, due spazi nei quali il cliente può consumare, oltre alla bevanda preferita, anche delle sfiziosità da una piccola carta. Ma la ristorazione allo Swiss Diamond Hotel durante l’arco

dell’anno prevede eventi e cene a tema e nell’approssimarsi delle festività natalizie sono già stati elaborati i vari e raffinati menu. Si inizia con il pranzo di Natale, poi con due versioni distinte del Cenone di San Silvestro, uno al ristorante Panorama e uno al ristorante Des Artistes, oltre ad un piccolo menu, che tuttavia prevede caviale ostriche e foie gras, al Bar Orient; per poi iniziare il primo giorno del nuovo anno in bellezza e con tanti buoni auspici al ristorante Des Artistes, brindando e deliziandosi con pietanze fredde e calde del ricco buffet. La musica dal vivo in queste occasioni, ma non solo, non manca di certo per allietare, in un’atmosfera elegante, ma nello stesso tempo famigliare, quei momenti di gioia e spensieratezza che ognuno di noi brama di poter godere almeno una volta all’anno. A creare questa atmosfera, oltre alla buona cucina di Egidio, arricchita dall’abilità e dall’estro creativo della giovane pasticciera Sabina Blum, concorre anche l’abilità professionale del maître e sommelier Sergio Vatalaro, responsabile della ricca cantina che contempla vini provenienti dalle regioni più vocate e con una scelta ben congegnata di vini tra i più pregiati del Ticino, da offrire come chicca soprattutto a chi non conosce la nostra viticoltura, che ormai da molti anni può competere con i più rinomati e blasonati vini esteri. Il resto, ovvero quel “quid” che fa la differenza, è l’accoglienza calorosa di tutto il

Chef Egidio Iadonisi

personale di servizio, con in prima linea il sorriso e l’entusiasmo del direttore Gastone Di Domenico, un manager di lungo corso, con alle spalle esperienze in strutture come l’Hotel Relais di Lusso della Tenuta San Pietro a Lucca, come lo Sheraton Royal Gardens in Egitto, come il Southern Sun Beverly Hills Hotel in Sud Africa o come il Conrad International a Bruxelles, solo per citarne alcune; direttore che per l’albergo punta sia su una clientela internazionale, sia in particolar modo su una clientela svizzera e sulle famiglie. Non va dimenticato infine, che l’ospite, oltre alle belle camere, ad una ristorazione di alto livello, ad una SPA tra le più eleganti e organizzate della zona, offre grazie alla sua ubicazione, magnifiche escursioni naturali e appuntamenti culturali che la regione del luganese ha in cartellone lungo tutto l’arco dell’anno.

SWISS DIAMOND HOTEL Riva lago Olivella 29 CH-6921 Vico Morcote +41 (0)91 735 00 00 www.swissdiamondhotel.com TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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TURISMO / HOTEL LUGANO DANTE CENTER

UNA VOCAZIONE NATA PER PASSIONE SIAMO ALL’HOTEL LUGANO DANTE CENTER, NEL CUORE DI LUGANO, E L’ATMOSFERA CALDA DELLA HALL SI RIVERBERA NEGLI UMORI UGGIOSI DEL PRIMO AUTUNNO, ATTRAVERSO LE FINESTRE DI VIA MOTTA FINO ALLA PICCOLA PIAZZA CIOCCARO. INCONTRIAMO IL DR. CARLO FONTANA, GENERAL MANAGER, CHE - INSIEME ALLA SORELLA PAOLA - GESTISCE CON PASSIONE UNO DEGLI HOTEL PIÙ APPREZZATI DI LUGANO. DI PAOLA CERAN

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l rintocco di un antico pendolo scandisce il ritmo di una mattina come tante. Nella sala, il vivace via vai di turisti racconta che anche i mesi invernali profumano di vacanza: un caffè fumante, fragranti biscottini e quel buon sapore di famigliarità che fa star bene anche fuori casa. Da chi ha ereditato il desiderio di imbarcarsi in questa professione? «La nostra famiglia è di tradizione alberghiera, una passione che ci siamo tra-

mandati nel tempo. Mio nonno paterno era cuoco pasticcere e albergatore a Milano e a Parigi, parlo degli anni ’30». L’origine della vostra famiglia è quindi italiana? «Siamo risaliti a un trisnonno, medico di Mendrisio, poi migrato in Italia. Dal suo matrimonio è nato mio nonno, cresciuto imparando tre lingue, così ha potuto lavorare anche all’estero, in Inghilterra, a Corte, come maître pâtissier, e poi in Francia, come albergatore. Fino al ritorno in Italia». Qui come è proseguita l’avventura di famiglia? «Il nonno ha gestito diversi piccoli alberghi a Milano ma quello che più ha segnato il destino di famiglia è stato l’Hotel Bernina perché durante un bombardamento una bomba è piombata lì e, senza esplodere, è caduta su

un letto. Quando ne parlo, in modo scherzoso, ricordo come mio nonno, grazie a quest’accadimento, sia stato uno dei primi albergatori ad intuire l’importanza dei materassi e del letto». Suo papà quando subentra nella professione? «Papà Roberto era avvocato ma, a causa della malattia del nonno, nel ’62 ha scelto di proseguire la tradizione alberghiera, partendo dal Bernina. Sempre a Milano, si è dedicato a diversi hotel fino al più recente, l’Hotel Berna, che abbiamo gestito fino al 2017». E lei ha ereditato la stessa passione di nonno e papà? «Sì, quando ero bambino camminavo per le stanze dell’Hotel Berna respirando l’atmosfera dell’hotellerie. Erano letteralmente i primi passi verso il mio futuro». Futuro che l’aspettava a Lugano? «Sì. Nell’81 mio padre ha deciso di venire a Lugano e di occuparsi dell’Hotel Dante: tre stelle, posizione centrale, con un ristorante – il Ristorante Lugano - celebre per il bollito misto». Cosa ricorda in particolare di quel periodo? «Mi piaceva guardare la gente passare, arrivare dalla funicolare, entrare in Hotel. Avevo 13 anni, vedevo passare il mondo davanti ai miei occhi e giocavo a indovinare l’età, la nazionalità, la professione delle persone. Era per me una finestra sulla piazza dove il mondo passava». Suo papà come è intervenuto sulla struttura? «Dall’81 all’83 l’ha mantenuta così com’era dopo di che ha avviato la pri-

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TURISMO / HOTEL LUGANO DANTE CENTER

ma ristrutturazione fino all’apertura del nuovo Hotel, il 25 dicembre 1985. 4 stelle, 55 camere, sistema di condizionamento all’avanguardia, sofisticata insonorizzazione. Nasceva la prima struttura business a Lugano, pensata per una clientela legata al lavoro. Era un albergo Garni, senza ristorazione». Da allora l’Hotel è cresciuto ancora? «Nel ’94-95 abbiamo avviato un ulteriore ampliamento: 83 camere, il parcheggio automatizzato (un’innovazione a livello di tutta la Svizzera), una sala congressi per circa 180 persone, la prima altamente tecnologica. Questo secondo step viene concluso nel ’96 con una tipologia di servizio ampliata». Una crescita non solo strutturale ma anche a livello di personale... «Sì, da 19 collaboratori si passa a 40. L’albergo piace, ce ne rendiamo conto anche dal feedback positivo del web che ci ha spinto a puntare sempre di più sulle strategie digitali. Dal primo indirizzo email, nel ’96, alle prenotazioni online il cammino è stato molto stimolante». Ha conosciuto periodi critici l’Hotel? «Il 2001. Dopo il crollo delle Torri Gemelle tutto si è fermato. L’albergo era vuoto. E da lì tutto è cambiato: il messaggio “on line costa meno” nasce proprio in quel momento storico, dall’offerta massiccia messa in rete a prezzi più bassi per raccogliere più clienti. Momento superato, comunque, e i numerosi premi collezionati lo dimostrano». Avete risentito dei cambiamenti legati alla piazza finanziaria? «Sì, nel 2007 anche il nostro settore ha risentito della crisi. Ciò nonostante siamo andati avanti con le sfide, come nel 2009, scegliendo d’essere il primo hotel no smoking! Ora si tratta di capire nei prossimi anni quali saranno gli scenari possibili. È un gioco d’orchestra in cui biso-

gna remare tutti insieme in armonia creando aggregazione, altrimenti non si va da nessuna parte». Progetti per il prossimo futuro? «Ogni cinque anni più o meno ci innoviamo. Da gennaio parte un’ulteriore fase di ristrutturazione molto importante in cui investiamo tanto. Terminerà a marzo con la rivisitazione delle camere e di tutti gli spazi comuni». Tutto questo da solo o ha chi l’aiuta? «Mia sorella Paola che si occupa dell’aspetto amministrativo e contabile. E nostra madre Rosa, sempre presente. Così come aveva fatto nostro padre, anche noi abbiamo rinunciato a parte delle nostre vite personali per aiutare papà, con sacrificio e passione. Con questa ristrutturazione vogliamo offrire alla città un Hotel al passo con i tempi pur mantenendo l’accoglienza di sempre, completando l’offerta qualitativa di Lugano». Come si presenterà dunque l’Hotel Lugano Dante Center in primavera? «Pensiamo che a Lugano manchi un “salotto” aperto 24 ore, sette giorni su sette. Rinnoveremo gli interni rendendoli più accattivanti, mantenendo la sensazione di famigliarità. Un approccio morbido, fedele alla tradizione e alla cucina casalinga: torneremo a proporre il bollito misto, insieme ai prodotti d’alta qualità che già offriamo: le nostre marmellate, i nostri biscotti, le focacce. Il servizio bar, caffetteria e ristorazione avranno la loro importanza: non più solo breakfast e brunch, in cui siamo già forti, con un conseguente aumento di personale qualificato». Quanto conta per voi il personale? «È fondamentale. Ci si “innamora” della gente che si ha attorno, abbiamo grande rispetto dei nostri collaboratori, infatti il turn-over è molto basso perché qui si crea una specie di famiglia. E gli ospiti lo percepiscono. Anche i clienti non sono numeri ma volti,

sorrisi, storie. Persone che si fermano, tornano, a volte si confidano e il legame che si crea con molti di loro è un premio per noi». Ci sono appuntamenti particolari in vista? «Sì, a marzo un evento prestigioso interesserà la città – l’assemblea della “European Hotel Managers Association” (EHMA) e coinciderà con la riapertura dell’Hotel. Oltre 300 operatori del turismo haute de gamme si riuniranno qui, dopo la precedente edizione di Parigi. Contiamo nell’effetto “wow: vogliamo che chi arriverà a Lugano si stupisca delle bellezze di una città dalle enormi potenzialità. Lago, natura, arte. Bisogna però operare tutti insieme per tradurre le potenzialità in realtà». Il titolo dell’evento? « “It’s all about Passion”. È proprio la passione a generare la voglia di fare e di crescere. Il comitato organizzativo, presieduto da Giuseppe Rossi, gestirà i tre giorni (20-22 marzo): un’importantissima vetrina per la città ma anche una buona opportunità per fare squadra». Un buon auspicio per la riapertura dell’Hotel … «Sì, visto che si parla di passione. La riapertura rappresenterà un miglioramento del feeling tra hotel e città, tra clienti e cittadini, in un clima di reciproco arricchimento». Una curiosità: si avrà ancora il piacere di sentire il rintocco del pendolo? «Pensiamo di sì. Anche se la hall sarà diversa, non cambierà la nostra filosofia. Non sarà perso il filo della memoria e i simboli dell’Hotel, come l’antico pendolo e il busto di Dante, continueranno a raccontare la storia di una passione senza fine».

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TURISMO / PLANHOTEL HOSPITALITY GROUP

VACANZA DA SOGNO A ZANZIBAR SPIAGGE BIANCHE DI SABBIA FINISSIMA ORLATE DI PALME, MARE CRISTALLINO E FONDALI SPETTACOLARI, FORESTE VERGINI E UNA RICCHISSIMA FAUNA ESOTICA: PER QUESTE CARATTERISTICHE ZANZIBAR È DETTA LA PERLA DELL’OCEANO INDIANO, PATRIMONIO MONDIALE DELL’UNESCO DAL 1960.

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a meta perfetta per una vacanza che offre relax tra mare e paesaggi di inaudita bellezza, l’emozione delle escursioni nella natura incontaminata e l’atmosfera unica di un secolare crocevia di scambi tra Africa orientale, Cina ed Europa, in cui le diverse culture convivono armonicamente. Diamonds Mapenzi Beach e Sandies Baobab Beach sono i luoghi ideali per vivere al meglio tutte le meraviglie che quest’isola colorata e dal sapore speziato ha da offrire, ciascuno secondo il suo stile. I due resort di Planhotel Hospitality Group sono infatti in grado di soddisfare le aspettative sia degli ospiti che preferiscono le atmosfere friendly and fun dei Sandies e sia di coloro che optano per quelle esclusive dei Diamonds, accomunate dalla combinazione unica di tradizione locale e di stile italiano nel design e nel servizio al cliente che caratterizza il gruppo leader nella gestione di strutture all inclusive nell’Oceano Indiano.

Il nuovo Sandies Baobab Beach sorge sulla famosa spiaggia bianca di Nungwi, sulla punta settentrionale di Zanzibar e deve il suo nome ai maestosi e secolari alberi che costellano il Resort. Un’incantevole location che offre un’ospitalità calorosa ma non invadente, disinvolta e amichevole, particolarmente adatta alle famiglie alla


te sulla spiaggia, per la gioia di tutti gli ospiti che non desiderano altro che godersi relax e lunghe nuotate e offrono un ventaglio di attività – dagli sport alle escursioni passando per le proposte di intrattenimento alle coccole delle Spa – che consentono a ciascuno di vivere la vacanza secondo i propri desideri. L’attenzione all’aspetto culinario del soggiorno, con un servizio all inclusive di altissimo livello, è una caratteristica distintiva del Gruppo Planhotel. I ristoranti a buffet offrono il meglio della cucina di ispirazione mediterranea e internazionale senza dimenticare la tradizione locale. Gli ospiti del Diamonds Mapenzi Beach hanno a disposizione anche tre ristoranti à la carte: Nakupenda Pizzeria, Ocean Reef Beach Grill per un pranzo leggero sulla spiaggia e Suli Suli, perfetto per una cena più intima a base di pesce e frutti di mare freschissimi. Non resta che prenotare una soggiorno tra gli intensi profumi di un’isola dalle mille fragranze, scegliendo il resort ideale per la propria vacanza perfetta. ricerca di un ambiente informale e alle giovani coppie o amici desiderosi di una vacanza divertente. L’esclusivo Diamonds Mapenzi Beach è situato a nord est, in uno dei tratti più suggestivi della costa, dove l’andamento delle maree regala un paesaggio in continua metamorfosi. La filosofia Diamonds prevede la massima atten-

zione alle diverse esigenze degli ospiti per garantire servizi personalizzati e standard qualitativi altissimi. L’atmosfera serena e riservata ne fanno meta ideale per famiglie o amici curiosi di scoprire la cultura e le tradizioni dell’isola in un contesto di assoluta eccellenza o per una romantica vacanza a due. Entrambi i resort sorgono direttamen-

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GASTRONOMIA / FICO

IL PAESE DI BENGODI MORTADELLE, PROSCIUTTI, ARROSTI, VINO E BIRRA, PASTA RIPIENA, DOLCI, CAFFÈ E CIOCCOLATA, GELATI… COME IN UN PAESE DI CUCCAGNA, A BOLOGNA ESISTE UN LUOGO DOVE SI POSSONO SCOPRIRE PRODOTTI E GUSTI ITALIANI IMPARANDONE LA CULTURA E LE TRADIZIONI. DI MARTA LENZI REPETTO

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n quella che prima era la sede del mercato agroalimentare di Bologna, 2 anni fa è nato FICO, la Fabbrica Italiana Contadina, il più grande parco alimentare del mondo. Un vero e proprio paese di Bengodi. Protagonista è il cibo narrato attraverso persone, saperi e sapori. C’è la parte dedicata all’agricoltura e alla civiltà contadina, c’è quella della trasformazione con le fabbriche, quella del mercato e, infine, quella della ristorazione, tra chioschi di cibo di strada e ristoranti stellati. Dalla terra alla forchetta, queste sono le grandi tappe di un viaggio straordinario. Cosa scegliere e da dove partire? Ascoltando il racconto di un produttore, non c’è dubbio: dalla regina rosa, il più lussurioso fra i salumi del territorio. «La Mortadella Bologna IGP è una miscela di carni di suino che appena tagliata dà il meglio di sé. Sprigiona tutto il suo intenso e inconfondibile profumo. La superficie al taglio deve essere vellutata, di colore rosa vivo uniforme e nella fetta devono essere presenti quadrettature bianco-perlacee di tessuto adiposo, ben distribuite ed aderenti all’impasto». Viene subito l’acquolina in bocca! Una storia antica quella della mortadella, le cui prime tracce risalgono all’epoca romana quando il mortaio era utilizzato per pestare e impastare le carni suine con sale e spezie. Il nome sembra nascere proprio da “mortarium” o meglio da “murtatum” che significa appunto carne finemente tritata nel mortaio. Era il 24 ottobre 1661 quan-

do venne emanato il primo e storico “Bando e provisione sopra la fabbrica delle mortadelle e salami” e dopo 358 anni si celebra ancora oggi nella stessa data il #mortadelladay. La ricetta nel frattempo è diventata più leggera in grassi e a FICO si può assistere dal vivo alle fasi più importanti della produzione. Il consiglio è di abbinarci un bicchiere di Lambrusco emiliano, il vino sintesi del carattere di questa terra. Cosa provare dopo? Di prosciutti, di stagionature, di tradizioni e di salumi in Italia ce ne sono centinaia. La differenza fra un prosciutto crudo e un altro è ampissima, data dalle carni, dal tipo di lavorazione, ma soprattutto dal luogo di produzione, dall’aria, dai profumi e dalle temperature. Il prosciutto crudo è un sicuramente un prodotto del territorio. E visto che Parma non è lontana, la scelta non è difficile. Per gustarlo al meglio ci vuole ovviamente il pane e il panettiere di FICO, oltre alla produzione interna, offre una ampia scelta di specialità “da strada”, per un sapore autentico, quello fatto con le farine antiche di varietà di grano e a lievitazione naturale, per accompagnare anche un altro re di questo settore gastronomico: il culatello DOP prodotto solo nei comuni di Soragna, Zibello, Roccabianca, San Secondo, Sissa, Busseto, Colorno e Polesine.


il vostro partner

in cucina


GASTRONOMIA / FICO

L’Italia è anche il regno della pasta e l’Emilia Romagna in particolare di quella all’uovo, fatta con la farina di grano tenero, dove la preparazione della sfoglia mantiene quasi il carattere di un rito. Qui le uova vengono scelte tra quelle dal guscio più scuro, a garanzia di tuorli ben colorati che possano dare alla pasta un tono dorato; la sfoglia è tirata e divisa abilmente a seconda dell’uso: sottile a taglio largo per le paste asciutte, più spessa a taglio stretto per le paste da servire in brodo. Infinita la varietà delle paste farcite, lavorate secondo i segreti tramandati all’interno delle famiglie. Il re è il tortellino, ma un esempio ne sono anche gli anolini che, secondo la tradizione, dovrebbe essere preparati in tre giorni: il primo dedicato al ripieno, il secondo necessario a farli riposare, l’ultimo per realizzare l’impasto e la confezione. Ce n’è per tutti i gusti, ma l’imperativo è uno solo: pasta tirata a mano. Maestre e ambasciatrici di quest’arte sono le sfogline. Si tratta di donne anziane o di mezza età, sempre più spesso di campagna o di paese, munite di mattarello e tagliere intente a tirare la pasta fatta in casa. Un tempo si recavano presso le case delle famiglie ricche della città e preparavano su richiesta tortellini, tagliatelle, lasagne, poi sono iniziati a comparire i primi pastifici. «Se hai fatto una buona sfoglia te ne accorgi quando la sollevi e in controluce riesci a vedere la Basilica di San Luca», questa è una delle massime delle massaie di Bologna. Sempre più raro trovarle, ma a FICO grazie a dimostrazioni e laboratori si cerca di mantenere viva questa antica arte. E cosa si mette sulla pasta se non il Parmigiano, il formaggio più imitato al mondo? Nove secoli di storia, che continua a compiersi negli stessi luoghi, con le stesse tecniche e la medesima ricetta. A FICO il Consorzio di tutela permette assaggi dell’intero ventaglio aromatico: dai 12 mesi, epoca della marchiatura, ai 24-30 mesi, epoca della maturità, fino ai 96 mesi e oltre,

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con la possibilità di vedere una vera scalera e seguire la spiegazione multimediale delle fasi di produzione. Un must da non perdere è sicuramente la piadina con lo squacquerone, un formaggio molle e a maturazione rapida, prodotto con latte vaccino intero. Anche la sua storia è antica e la produzione è fortemente legata all’ambiente rurale dove, nel passato, veniva prodotto in grandi quantità soprattutto durante il periodo invernale, per la maggiore facilità di conservazione. Già nella seconda metà del ‘500 si trovano notizie anche sulla piadina cotta “sotto le cenere infocate overo nelli testi infocati”, ma come era fatta? Chissà! Una “piadina romagnola” in realtà non esiste, ne esistono tante, diverse fra loro. Varia, per composizione e spessore dell’impasto, a seconda delle diverse tradizioni cittadine. La più bassa è quella riminese, la più alta quella forlivese. Altro non era che un succedaneo del pane a cui si ricorreva in due circostanze: tra un’infornata settimanale del pane e l’altra, e soprattutto quando, in mancanza di farina di frumento, si era costretti a utilizzare ingredienti inadatti alla panificazione: cereali inferiori, fave, fagioli, cicerchie, castagne, ghiande, crusca. In questa profumatissima cornucopia che è FICO, non poteva mancare l’aceto balsamico. Un percorso sensoriale accompagna alla scoperta delle materie prime, dei legni e della lavorazione e le degustazioni permettono di conoscere una vasta selezione di prodotti provenienti dalle migliori acetaie del territorio. A partire dall’XI secolo la produzione di questo aceto particolarissimo si lega a Modena. Bisogna però aspettare il 1747 per trovare, nei registri di cantina dei duchi d’Este, per la prima volta l’aggettivo balsamico: si parla di mezzo balsamico e di balsamico fine, che corrispondono agli attuali Aceto Balsamico di Modena e Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP. Esistono tanti prodotti simbolo del Made in Italy e tutte le regioni con le

loro specialità sono presenti a FICO. Dalla vera pizza napoletana alla riscoperta di antiche ricette e tradizioni; dai prodotti del mare sino a tante etichette di vini, dai dolci ai gelati. Senza dimenticare la buona e sana frutta con spremute ed estratti. Un parco per tutti i cinque sensi che, attraverso giostre multimediali, permette anche un viaggio interattivo nella nostra storia per scoprire in modo innovativo e tecnologico le origini dell’uomo, dalla scoperta del fuoco ai tre principali liquidi da lui creati - vino, olio e birra - al rapporto con il mare, gli animali e il futuro. In un eterno ciclo basato sull’equilibrio naturale e nel rispetto dell’ambiente. E non finisce qui. Per coinvolgere maggiormente gli adulti di domani, sta per partire un nuovo progetto dedicato al divertimento delle famiglie che unisce creatività, tecnologia e inclusività: Luna Farm, il primo parco divertimenti a tema contadino dove si potranno sperimentare in anteprima mondiale soluzioni di realtà aumentata e interattività. Tante attrazioni legate al tema del cibo e della sostenibilità. Una messaggio importante nel campo dell’educazione dei bambini, e non solo.

Storia, interattività e tecnologia nel rapporto tra uomo e natura


NEWS

Arriva Goovi, il brand di prodotti naturali

Goovi, il nuovo brand nato dall’incontro tra Michelle Hunziker e Artsana Group, è disponibile da Manor, primo gruppo di grandi magazzini della Svizzera. Goovi nasce dalla combinazione di ingredienti naturali con una filosofia “Good Vibes”. Un nuovo brand che propone diverse categorie di prodotto: integratori alimentari ispirati alle reali esigenze delle donne nella loro multi sfaccettata vita quotidiana e prodotti per la cura della persona ideali per tutta la famiglia. E presto ci saranno novità anche nel mondo skincare. Goovi è infatti molto più di un brand, è un modo di vedere la vita all’insegna della positività e della naturalità. Con le sue formulazioni naturali, efficaci e sicure Goovi è pensato per supportare e portare good vibes a tutte le generazioni di donne nella loro quotidianità, incoraggiandole ad essere sé stesse senza dover apparire sempre perfette e infallibili. L’obiettivo di Goovi è di prendersi cura della donna e di tutta la famiglia con una gamma di prodotti che già con il loro aspetto colorato trasmettono positività: «Ho voluto creare un brand per le

donne multitasking come me, che le incoraggiasse ad essere sempre loro stesse piene di gioia e di colore grazie a prodotti davvero naturali. Sono orgogliosa del lavoro fatto finora e felice di vedere Goovi anche in Svizzera!» afferma Michelle Hunziker, co-fondatrice di Goovi. I prodotti Goovi nascono da un’attenta e costante ricerca e da un’accurata selezione di materie prime di alta qualità. In particolare, le formulazioni sono state sviluppate privilegiando la naturalità degli ingredienti senza rinunciare all’efficacia. TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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GASTRONOMIA / PALAZZO MANTEGAZZA

META E METAMORPHOSIS UNA PRESTIGIOSA COPPIA VINCENTE IN OCCASIONE DEL DECIMO ANNIVERSARIO DI ATTIVITÀ DEL RISTORANTE E DELLA SALA PER EVENTI METAMORPHOSIS, LE SUE STRUTTURE ANNUNCIANO UNA GRANDE NOVITÀ ALL’INTERNO DEL PALAZZO MANTEGAZZA. 01

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l primo piano sotterraneo, si troveranno tutte le aree rivolte agli eventi che potranno essere organizzati e svolti per numero minimo di 10 persone, fino a un massimo di 460. Il ristorante sarà invece aperto al piano terreno con un’incredibile vista sul lago e il golfo di Lugano. Il “META” quale ristorante avrà dunque una vita propria separata da

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quella degli eventi e continuerà ad offrire la sua straordinaria gastronomia basata sul concetto di “MEd Fusion e TApas”. I prodotti dell’area mediterranea abbracciano nella nostra cucina i sapori e le contaminazioni del mondo intero, per dare forza e valore alla altissima qualità della materia prima. META continuerà a mantenere comunque la sua offerta adatta a tutte

le ore e tutte le tasche. Sul suo fronte la terrazza, rinnovata lo scorso anno, resterà aperta tutto l’anno. Ora nessuno avrà più scuse o pretesti per non venire, anche per la disponibilità di parcheggi sotterranei che facilitano la frequentazione anche nei giorni di maltempo. Vi aspettiamo dunque tutti in questo angolo di Paradiso, ringraziandovi già da ora per la vostra prenotazione.


02 01 – 03 Render degli interni del Ristorante Meta

Palazzo Mantegazza Riva Paradiso 2 CH-6900 Lugano-Paradiso +41 (0)91 994 68 68 marketing@metaworld.ch metamorphosis ristorante @metamorphosis_lugano metamorphosis www.metaworld.ch @Meta_Ristorante 03 TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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GASTRONOMIA / RISTORANTE JOIA

“LA VIA DELL’ESSERE È IL FARE” DA CONFUCIO AL RISTORANTE JOIA DI PIETRO LEEMANN A MILANO DI GIACOMO NEWLIN

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Milano, nella zona di Porta Venezia, a pochi passi da Piazza della Repubblica, precisamente in via Panfilo Castaldi 18, si trova il ristorante di Pietro Leemann, il primo chef in Europa ad ottenere nel 1996 una stella Michelin (che mantiene tuttora) con la sua alta cucina vegetariana. Quest’anno lo svizzero Pietro Leemann, che a dispetto del cognome è un ticinese originario della Valle Maggia, festeggia i 30 anni di attività nel suo ristorante che porta un nome beneagurante “Joia” e in effetti la gioia ed il piacere a tavola si percepiscono, sia dalla bellezza e bontà dei piatti, sia dall’atmosfera di serenità che vi si respira, anche guardando nella cucina a vista i tanti cuochi che operano sorridenti sotto la guida di Pietro, la cui cucina vegetariana, dopo numerose


GASTRONOMIA / RISTORANTE JOIA

RISTORANTE JOIA Via Panfilo Castaldi 18 IT-20124 Milano +39 02 295 221 24 www.joia.it

Ph: ©Lucio Elio

esperienze soprattutto in Asia, è diventata la sua filosofia di vita, così che “La via dell’essere è il fare, è una frase di Confucio che ho fatto mia e mi segue nel percorso anche in cucina”. Nei primi dieci anni del “Joia” Pietro era coadiuvato dalla preziosa collaborazione di Nicla Nardi che ha creduto in un nuovo indirizzo dell’alimentazione verso una cucina naturale, poi negli anni si sono susseguiti chef di grandi capacità e visioni quali: Fabrizio Marino, Davide Larise, Nabil Bakouss, Sauro Ricci, Raffaele Minghini. Oggi, dopo 30 anni l’entusiasmo e l’intensità emotiva sono sempre presenti, anzi, si percepiscono certamente molto di più, dopo tutte le esperienze fatte studiando e confrontandosi con nuove culture, sempre con il principale obiettivo del rispetto e della conoscenza di ciò che la natura ci offre a piene mani, specie, nel nostro caso, dal mondo vegetale. L’attitudine di Pietro verso altri modi di alimentarsi, è comunque un’attitudine costruttiva, perché porta con sé nuove idee e proposte con lo scopo di arricchire le altre concezioni e gli altri stili di cucina, lasciando comunque in disparte le varie mode che di tanto in tanto escono alla ribalta ma che servono unicamente a stupire uscendo spesso dall’assennatezza. Ai buongustai onnivori e intelligenti, ma

timorosi di non riuscire a fare un’esperienza gastronomica godibile in un ristorante come il “Joia”, posso solo dire di lasciare a casa i preconcetti e provare, non solo una volta, ma ogni tanto, quella che Pietro Leemann definisce: l’alta cucina naturale. Un’esperienza a tutto tondo, non solo per i cinque sensi, ma anche per il nutrimento di quel sesto senso che è lo spirito. Chi desidera poi approfondire le riflessioni di questo chef filosofo, può leggere i suoi libri, frutto delle sue esperienze, quindi della sua crescita personale e professionale: Alta cucina vegetariana (Giorgio Bernardini Editore); Colori, gusti e consistenze nell’alta cucina naturale (Abitare Segesta); La cucina di Villa Sui Yuan (Electa); Diario di un cuoco (Ponte alle Grazie); In verde (Reed Gourmet); Joia (Giunti); Il sale della vita (Mondadori), mentre l’ultimo si intitola I codici della cucina vegetariana (Giunti). Anche la descrizione dei menu suggerisce all’ospite di immedesimarsi in una realtà spesso nuova ed affascinante, quella che vede il rispetto della natura come prerogativa del vivere in una dimensione più umana, e sappiamo quanto il mondo ne abbia bisogno. Lasciarsi condurre per mano dalle sorprese di una godenda come quella chiamata “L’enfasi della natura” la cui elencazione viene

narrata così: Mangia la foglia; Solaris; Fratello sole; Il giuoco delle perle di vetro; Relazione privilegiata; Tre formaggi a scelta dal nostro carrello; Una casa in Oriente; Il dolce che preferite. Un tripudio di colori, di gusti e di serenità… anzi di gioia! Come accompagnamento, dall’ampia carta dei vini si può optare per le proposte a calice suggerite dal bravo sommelier Antonio per uno sposalizio ideale con i piatti. Il ristorante è chiuso la domenica.

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GASTRONOMIA / I DUE SUD

SAPOROSO PONTE TRA DUE CULTURE GASTRONOMICHE IL NOME DEL RISTORANTE GOURMET DELL’HOTEL SPLENDIDE ROYAL DI LUGANO NON POTEVA ESSERE PIÙ AZZECCATO: “I DUE SUD”. DI GIACOMO NEWLIN

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executive chef Domenico Ruberto ha il sole del mediterraneo nel sangue essendo di origini calabresi, mentre il luogo dove esercita la sua professione di cuoco, Lugano, si trova nel Sud della Svizzera, con le proprie tradizioni culinarie, molte delle quali risentono delle influenze italiane, specie di quelle lombardo-piemontesi. Un incontro felice di due espressioni che riescono a convincere pienamente l’ospite, il quale tra le tante sfumature trova quelle che maggiormente gratificano il suo palato.

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Domenico Ruberto di anno in anno riscuote consensi unanimi non solo dalle guide, ma ciò che più conta, dai suoi clienti. L’idea del nome è poi convincente: «I Due Sud è un concetto unico, una sorta di comunicazione, di incontro, in sostanza un ponte tra il Sud Italia e il Sud della Svizzera, il Ticino». La terra mediterranea ha dato a Domenico un’impronta alla sua creatività: «Le mie creazioni nascono dai ricordi del passato, dalle mie origini, che si sono amalgamate, arricchite dalle esperienze professionali, in particolare qui in Ticino». Da questa simbiosi, grazie alla grande passione, Domenico riesce a proporre piatti che raccolgono le due tradizioni culinarie evidenziandone i sapori più caratteristici. Ovviamente gli elementi essenziali per costruire quel risultato raffinato e gourmet che l’ospite trova sul piatto sono: la ricerca e l’esclusività delle materie prime, le tecniche di preparazione utilizzate per rispettarne ed esaltarne la qualità e non da ultimo l’originalità delle creazioni, composte con un grande equilibrio tra i diversi ingredienti. Al ristorante gourmet “I Due Sud” dell’Hotel Splendide Royal si può scegliere tra quattro menù, composti da percorsi gastronomici da quattro, sette e dieci portate, tra questi “Domenico a mano libera”. Facciamo qualche esempio per stuzzicare il palato: Gamberi viola, seppia al vapore, straccetti di burrata, caviale di trota e soffice alla liquirizia; Fettuccine, crema al salmì di lepre, caciocavallo podolico e pistacchio; Risotto Carnaroli mantecato con ‘nduja e latte di provola; Spigola, lenticchie nere, salsa


GASTRONOMIA / I DUE SUD

proca delle emozioni di chi offre e di chi riceve. Queste doti, insieme alla comprovata bravura in cucina gli hanno valso il prestigioso riconoscimento della Gault & Millau quale Chef rivelazione per il 2018 e il conferimento di 16 punti nella stessa guida per il 2020. Siccome un pasto senza vino è come un giorno senza sole, disse quel gastronomo lungimirante che fu Anthelme Brillat-Savarin, per “I Due Sud” si può aprire il cosiddetto “Forziere”, ovvero quell’elegante cantina che ractiepida all’aglio dolce e lattuga di mare; Capriolo, porcini e le loro consistenze, cavolo rosso e prezzemolo; per i dessert, di cui è autore lo chef patissier Antonio Zeolla, cito due interpretazioni, quella della castagna e quella del bergamotto, due ingredienti che tra l’altro formano il logo di questo piccolo (massimo 18 coperti) e raffinato tempio della gastronomia luganese. Domenico Ruberto con la sua bonomia e semplicità, ma anche con la sua determinazione, sa esprimere simpatia al primo approccio e queste doti sono di grande importanza nell’incontro con l’ospite e nella condivisione recichiude le migliori produzioni vinicole del Ticino dei Paesi più vocati, per la scelta delle migliori etichette presentate con magistrale competenza da Simone Ragusa, miglior sommelier svizzero 2014.

RISTORANTE I DUE SUD HOTEL SPLENDIDE ROYAL Riva Antonio Caccia 7 CH-6900 Lugano +41 (0)91 985 77 11 www.splendide.ch TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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GASTRONOMIA / BADALUCCI TASTE OF ART

UNA CUCINA CHE TRASMETTE EMOZIONI UN RACCONTO DI STILE, UNA SINFONIA DEI SENSI CON UNO SGUARDO A UNA TRADIZIONE RIVISITATA E VALORIZZATA.

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DI MARTA LENZI REPETTO

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n una giornata uggiosa, per allontanare il cupo colore autunnale, decido di tuffarmi in un arcobaleno di sapori e scoprire la nuova carta stagionale di Badalucci Taste of Art, la novità gastronomica del 2019 a Lugano. Sapendo che la cucina di Marco Badalucci è una rivisitazione dalla forte impronta mediterranea con contaminazioni della migliore tradizione internazionale, sono curiosa di conoscere cosa ha inventato per i mesi invernali. Marco è da sempre affascinato dalla natura e dall’essenza del cibo. E non poteva essere diversamente, essendo nato e cresciuto nella splendida isola di Procida, dove si è appassionato alla cucina sin da bambino, osservando la mamma cucinare pasta, pesce e dolci ed apprendendo così le basi della cucina tradizionale campana, che è fonte d’ispirazione di molti dei suoi piatti. Sempre alla ricerca di nuove sfide, per realizzare la sua idea di coniugare cucina creativa e tradizione, seleziona materie prime di altissima qualità, e

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ne esalta il gusto con le sue personali ricette, abbinando i vari elementi con maestria ed accostamenti particolari. Apro il menu e si spalanca un mondo! È un racconto dove si sprigiona tutto il suo estro e la sua esperienza. A malincuore, devo fare delle scelte e, vista la stagione, decido di iniziare con una Tartare di cervo con gelatina di pino mugo, lamponi e mirtilli, dove l’essenza dell’ingrediente viene esaltata dalla lavorazione con diversi aromi. Una combinazione in grado di dare vita a un’armonia per il palato, dove tutti i principi si intersecano, creando emozioni. Per una ricetta invece che è un insieme di ricordi in chiave moderna, in cui si riscoprono le radici dello chef, non posso che ordinare il Pacchero ripieno di ragù napoletano con balsamella e basilico. Sopraffatta da un sapore sublime, faccio fatica a capire se è più coinvolgente il piatto stesso o la passione con cui lo chef racconta il rito della preparazione del ragù. Quello che conta comunque è il fantastico risultato finale! Proseguo poi con Strati-


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ficazione di rombo e gamberi su crema di cipolle di Tropea all’anice stellato, una proposta ricca di competenza ed eleganza, con elementi perfettamente intersecati per ottenere una sintonia di colori e gioia. Con i suoi piatti Marco Badalucci desidera soprattutto stupire ed emozionare l’ospite, riuscire a soddisfare tutte le tipologie di clientela, da chi ama il classico a chi invece piace osare di più. La cucina, come tante altre forme d’arte, è emozione, e la sua è equilibrata e trasmette tanta passione. Per questo fare una cena in un ristorante così rende unica un’esperienza, grazie anche a un ottimo servizio in sala. Concludo il mio viaggio con una piacevole crema di cachi con gelato alla vaniglia e tartufo. Alla fine della serata scopro che Marco Badalucci ha studiato canto e allora capisco tante altre cose! L’armonia musicale è l’ingrediente che non è mai venuto a manca-

re e con il quale ha sempre farcito ogni momento. Preparare un piatto crea musica, ogni esecuzione non è mai uguale alla precedente e la ricetta si trasforma ogni volta attraverso un gesto originale. Una cucina di successo è una sintesi della terra, del mare, del lago e della capacità di trasformarne i diversi frutti, guardando anche all’innovazione ma con una base di tradizione solida. Marco Badalucci riassume tutto questo perché la sua cucina è contaminazione di culture, sapori, esperienze. Mentre esco, i suoni e i profumi che arrivano dalla cucina continuano ad essere coinvolgenti. E penso che per fortuna ho ancora tutto l’inverno per provare tanti altri piatti.

01 / 03 Ph: ©Giuli Gibelli / www.giuligibelli.com

RISTORANTE BADALUCCI TASTE OF ART Viale Cassarate 3 CH-6900 Lugano +41 (0) 91 225 16 49 www.badalucci.com

2016, la Cuvée des sommeliers è un omaggio alle donne del vino È stata presentata il 12 novembre a Tenero l’annata 2016 della Cuvée des Sommelier, il vino 100% Merlot ad edizione limitata che è diventato ormai una tradizione. La firma sulle 300 bottiglie magnum prodotte per l’ASSP fin dal 1990 da diversi produttori del territorio, stavolta è quella dell’azienda famigliare di Tenero. Come ormai di consuetudine per la Cuvée des sommeliers, questo vino vuole farsi ambasciatore della professione del sommelier, che raccoglie tanti professionisti del settore innamorati del vino. La Cuvée è stata prodotta nel 2016 in ricordo della vendemmia del sommelier

che ha visto la partecipazione di oltre 50 persone alla raccolta delle uve nel vigneto della Tenuta Al Saliciolo, a pochi metri dalla sede dell’azienda di Tenero. La Cuvée 2016 è stata presentata alla stampa in occasione dell’inaugurazione di Caveau Ticino, il nuovo spazio dedicato ai vini a chilometro zero che Matasci ha fortemente voluto, nell’ottica di un rinnovato spirito di squadra tra produttori locali. La prima bottiglia è stata stappate e degustata alla presenza di Piero Tenca, presidente nazionale di ASSP insieme a Davide Comoli, Presidente della formazione professionale.Gli

esemplari della Cuvée des sommeliers saranno solo 300, ma in ogni goccia viene raccontata l’eleganza e il carattere tutto al femminile presente anche nell’etichetta realizzata appositamente per rendere omaggio alle tante donne che oggi compongono l’ASSP. TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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GASTRONOMIA / VILLA FRANCIACORTA

UNA SERATA GOURMET, CON PROTAGONISTI PIATTI E ABBINAMENTI D’ECCELLENZA, HA VISTO AL LAVORO UNA BRIGATA DI CUCINA SUPERSTELLATA, AFFIANCATA DALLE ETICHETTE MILLESIMATE DI VILLA FRANCIACORTA.

GRANDI PIATTI ED ETICHETTE MILLESIMATE

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vincitori della manifestazione Sparkling Menù al lavoro in una cena memorabile hanno decretato vincitori assoluti i ristoranti: Villa Goetzen di Dolo (Venezia) e Bora da Besa, di Lugano in Ticino. I loro piatti si sono rivelati perfettamente coerenti con gli abbinamenti proposti, che hanno visto protagoniste le etichette millesimate di Villa Franciacorta. Ai vincitori, i patron di Villa Franciacorta, Roberta Bianchi, Alessandro Bianchi e Paolo Pizziol, hanno deciso di regalare un’esperienza unica, ovvero di poter cucinare fianco a fianco con uno dei più celebri Chef italiani, Enrico Bartolini, del Mudec di Milano, due stelle Michelin, e con Mauro Elli, una stella Michelin al Cantuccio

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di Albavilla, Como. Villa Franciacorta, con Sparkling Menù, è dal 2002 al fianco dei ristoratori, degli chef e della sommellerie più qualificata per stimolare fantastiche creazioni culinarie che possano contare sullo stile e la classe di etichette uniche. L’obbiettivo, raggiunto, è di superare vecchie e rigide concezioni dell’abbinamento cibo-vino, rinnovandole in chiave di valori condivisi. L’Azienda Agricola Villa è ubicata in Franciacorta, nel comune di Monticelli Brusati a pochi chilometri da Brescia, situata presso il borgo Villa, risalente al XVI secolo, dal quale prende il nome e dove ha sede il confortevole agriturismo. I terreni dove allignano le viti del comune di Monti-

celli Brusati sono di natura geologicamente diversa rispetto al resto della Franciacorta, dove prevale l’origine morenica. Strati argillosi superficiali, in grado di garantire alla vite condizioni ottimali di umidità, si alternano a marne stratificate che rendono il suolo particolarmente ricco di sostanze di nutrimento. Dalla terra provengono i gusti raffinati ed i bouquet inconfondibili dei vini Villa, che ha scelto come filosofia quella di esaltare le caratteristiche del terroir vinificando esclusivamente uve provenienti dai cru di proprietà e di commercializzare unicamente i Franciacorta Doc millesimati delle migliori vendemmie. Il rispetto per la natura, per le tradizioni e per la qualità sono i


GASTRONOMIA / VILLA FRANCIACORTA

fattori fondamentali che caratterizzano le scelte aziendali e produttive. L’utilizzo di sostanze biologiche e naturali per la gestione del vigneto, la cura ed il rispetto dell’ambiente circostante e la restaurazione del vecchio borgo sono esempi concreti di una filosofia di vita nella quale i proprietari dell’azienda credono cecamente. Questa linea di condotta viene seguita anche per la produzione dei vini e dei Franciacorta, convinti da un’esperienza decennale che la qualità dei prodotti passa necessariamente da un rispetto della materia prima e di tutte le trasformazioni che subisce naturalmente. La visita del Borgo Villa è un affascinante viaggio nel tempo e nei profumi che circondano l’incanto della conca naturale ai piedi del Colle Madonna delle Rosa. Ricoperto alla sommità da boschi di querce, eriche e ginepri, accoglie un microclima ideale per i vigneti ottenuti da una certosina opera di terrazzamenti sorretti da muri a secco fino ai piedi del declivio, dove si

trovano le cantine perfettamente interrate per permettere un naturale condizionamento termico ideale per i Franciacorta che riposano per molti anni in attesa del momento della sboccatura. La produzione dei “grandi cru” dell’azienda Villa è, infatti, il risultato di una ricerca maniacale della qualità che permette solo alle vendemmie migliori di diventare i celebri Franciacorta della sua collezione.

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SPECIALE ST. MORITZ / MASSIMO BONI

ESSERE DI CASA IN ENGADINA

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Engadina costituisce senza dubbio una delle regioni turistiche più note al mondo. Quale politica è necessario portare avanti per mantenere questa posizione di assoluto prestigio? «In veste di Senior Sales Manager di St. Moritz, più che di politica preferirei parlare di una strategia aziendale (essendo diventati dal 1 gennaio 2018 una SA) che mira alla “gestione” del marchio inteso come Brand Management. L’obiettivo è quello di estendere e/o rafforzare la conoscenza del marchio a livello internazionale negli 8 mercati dove comunichiamo e vendiamo il marchio St. Moritz (Italia, USA, UK, Russia, Cina, Giappone, India e Brasile) e nei 3 mercati dove siamo presenti con il marchio Engadina (Svizzera, Germania e Scandinavia). Ulteriore “politica” che il marchio St. Moritz deve portare avanti per mantenere la posizione di prestigio, è quella di sensibi-

UNA DESTINAZIONE INTRAMONTABILE CHE NEL MONDO INTERPRETA L’IDEALE DI BENESSERE ED ELEGANZA, LUSSO E QUALITÀ DI SERVIZI TURISTICI IN UNO SCENARIO NATURALE DI INCOMPARABILE BELLEZZA.

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lizzare gli stakeholders affinché ciò che l’Ente del turismo comunica attraverso il brand St. Moritz nei mercati, rispetti ciò che i nostri clienti ricevono in termini di prodotti e servizi una volta arrivati nella nostra destinazione». Quali sono le strategie promozionali programmate per i prossimi anni? «Più che di strategia promozionale abbiamo messo a punto una strategia del marchio a lungo termine. Abbiamo a questo proposito creato due team (un team St. Moritz ed un team Engadina) con 2 Brand Manager e l’obiettivo di Marijana Jakic, Brand Manager St. Moritz, di implementare esclusivamente attività che trasferiscono il DNA del marchio: tradizione, qualità e stravaganza. Nella nuova “Marke Strategie”, ogni promozione che facciamo deve tenere in considerazione questi 3 elementi. Sono gli stessi elementi che comunichiamo quando andiamo all’estero ed organizziamo eventi B2B e B2C per promuovere la destinazione o quando invitiamo giornalisti e tour operators da tutto il mondo per conoscerla e farla conoscere». In che modo si sono andate modificando nel corso degli anni le richieste e le attese della clientela svizzera e di quella internazionale? «Oggi il lusso non viene solo percepito attraverso cose tangibili; al contra-


SPECIALE ST. MORITZ / MASSIMO BONI

rio, per lusso si intendono anche le esperienze che una destinazione riesce ad offrire alla propria clientela sia in termini di attività che in termini di momenti di relax: lusso è oggigiorno avere del tempo libero a propria disposizione. Infatti uno dei termini utilizzati per disegnare la strategia del marchio Engadina è proprio il tedesco “Entschleunigung” che tradotto letteralmente significa rallentamento. In questo senso anche la nostra clientela si differenzia a seconda del marchio. Coloro che prediligono St. Moritz sono alla ricerca di una vacanza all’insegna del lusso ma anche della stravaganza, dell’urbanità a 1800 metri con lo shopping, le galleria d’arte, i ristoranti gourmet e gli eventi che la caratterizzano tutto l’anno (Jazz Festival, Polo, White Turf, Gourmet Festival, ecc), mentre coloro che amano l’Engadina sono alla ricerca di un luogo magico, rilassante, a volte quasi nostalgico dove poter trascorrere giorni quieti in famiglia, con gli amici, dove lavorare e meditare in piena tranquillità. St. Moritz rappresenta quindi un lifestyle urbano e stravagante a 1800 metri, mentre l’Engadina costituisce un luogo dove rallentare i ritmi frenetici della vita urbana. Entrambi i brand vengono scelti dalla nostra clientela per una vasta offerta in ambito sportivo e di svago». Dunque St. Moritz bene interpreta il concetto contemporaneo di lusso… «Oggi non si compete solo con altre destinazioni ma anche con altri prodotti nell’ambito del lusso. Il tempo libero viene anch’esso considerato come un bene di lusso e la nostra clientela si reca a St. Moritz anche per soggiorni più brevi di quanto faceva in passato. La qualità deve a maggior ragione essere eccellente, in quanto l’ospite concentra il suo tempo libero visitandoci anche per pochi giorni. La clientela odierna cerca in St. Moritz e in Engadina un luogo dove sentirsi a

casa, a proprio agio, tanto che uno dei global trends dei quali abbiamo tenuto conto nell’implementazione della nuova strategia è proprio quello del senso di appartenenza. Oggi ci si reca in un luogo poiché si vuole appartenere ad un luogo dove ci si muove con estrema facilità, dove i rapporti con gli stakeholders assumono una forma cordiale e quasi famigliare». Quali rischi corre una destinazione come l’Engadina a fronte dei processi di globalizzazione che coinvolgono ormai il turismo a livello mondiale? «L’Engadina non deve assolutamente correre nessuno dei rischi a fronte dei processi di globalizzazione mondiale. Dobbiamo offrire un prodotto per tutti i gusti e tutte le tasche, ma dobbiamo stare al di fuori dei canali di vendita e degli intermediari che offrono prodotti di turismo di massa. Abbiamo una vasta concentrazione di hotel in una superficie limitata, che dobbiamo riempire sia nella stagione invernale che in quella estiva, ma al tempo stesso dobbiamo come Ente del turismo aiutare i nostri stakeholders a lavorare con una clientela che cerca la qualità piuttosto che la quantità». Quali interventi, a suo giudizio, il mondo politico dovrebbe adottare per favorire la competitività dell’Engadina sul mercato interno ed estero? «Mi occupo di turismo e non di politica e lascio ai politici decidere cosa sia il meglio per la nostra bellissima Engadina. Quello che cerco di trasmettere ai giovani che lavorano nel nostro team è il messaggio: “we have to make the best out of it” e cioè che l’Engadina e St. Moritz sono talmente belle che dobbiamo concentrarci nel comunicare e vendere al meglio ciò che di stupendo madre natura ci ha regalato. Se poi la politica migliorerà le infrastrutture ed i servizi, significherà avere novità da comunicare nei nostri mercati».

Lei vanta una importante trascorsa esperienza manageriale. Con la sua formazione quali difficoltà, o vantaggi, ha dovuto affrontare in veste di Senior Sales Manager del marchio St.Moritz? «I vantaggi di lavorare in un Ente del turismo piccolo ma con un marchio così conosciuto e prestigioso sono molteplici. Uno dei più importanti è indubbiamente la facilità nel lavorare con i stakeholders locali conoscendoli tutti. Rispetto ad esperienze passate dove ho lavorato per enti del turismo o compagnie aeree di dimensioni maggiori, l’Engadina è un luogo dove ci conosciamo tutti e dove vendere la destinazione ai tour operator o al consumatore finale diventa un’esperienza professionale dove possiamo occuparci della clientela a 360 gradi, dal momento della prenotazione al momento del check out. Lavorando inoltre in un contesto di circa 30 persone bisogna sviluppare la propria creatività, individuando continuamente attività per vendere con successo la destinazione in mercati che hanno abitudini di consumo diversi tra di loro poiché dettati da culture differenti. Una sfida appassionante che mi entusiasma ogni giorno quando mi reco in ufficio. Le difficoltà, se non ci si cura troppo della politica che spesso e volentieri assume una presenza un po’ ingombrante nel mondo del turismo, sono pressoché inesistenti ed io vi invito a venirmi a trovare in uno di quelli che, dopo 20 anni di esperienza nel turismo e di viaggi in giro per il mondo, reputo uno dei posti più belli dove trascorrere le proprie vacanze».

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SPECIALE ST. MORITZ / ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL 2020

È IL TEMPO DELLE DONNE DAL 31 GENNAIO AL 8 FEBBRAIO LE MIGLIORI CHEF DELLA SCENA GASTRONOMICA INTERNAZIONALE SARANNO INVITATE AL ST.MORITZ GOURMET FESTIVAL E CUCINERRANO FIANCO A FIANCO CON GLI ACCLAMATI EXECUTIVE CHEF DAGLI HOTEL PARTNER, DANDO VITA A UN VERO SPETTACOLO DI DELIZIE CULINARIE NELL’ALTA ENGADINA. DI PAOLA CHIERICATI

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a decisione di invitare al festival esclusivamente chef ospiti femminili, la riassume in breve lo chef della Suvretta House, Fabrizio Zanetti, nonché direttore per il secondo anno del festival: «Nella gastronomia, gli uomini sono ancora troppo al centro dell’attenzione, anche se ci sono molte donne meritevoli. Questa volta il mio obiettivo è stato quello di rompere gli schemi». Le top chef scelte si sono distinte per le loro apprezzate abilità culinarie, ma anche per la loro influenza sociopolitica come chef e ambasciatrici culinarie per il loro rispettivo paese d’origine. Ma facciamo subito qualche nome:

Cristina Bowerman, celebrata “Miglior chef italiana femminile in Europa 2018” dal ristorante stellato Glass Hostaria a Roma, la quale sarà ospite dell’executive chef Heros de Agostinis al Carlton Hotel St.Moritz. Oltre a Glass Hostaria, Bowerman gestisce altri sette ristoranti di successo con circa 120 dipendenti.

Fabrizio Zanetti

La chef indiana Asma Khan del ristorante Darjeeling Express di Londra, è stata invece recentemente inserita nella guida Michelin “Watch List”. Asma Khan sarà la cuoca ospite dell’executive ehef Mauro Taufer al Kulm Hotel St.Moritz e celebrerà le specialità

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“Mughlai”, piatti sviluppati nei centri culturali indo-persiani medievali dell’Impero Mughal che rappresenta oggi una combinazione della cucina dell’Asia meridionale con gli stili e le ricette della cucina dell’Asia centrale e dell’Iran. Asma Khan è la prima cuoca britannica ad avere un ritratto a lei dedicato da Netflix nella sua serie pluripremiata “Chef’s Table” nel 2019.

La danese Kamilla Seidler, del ristorante Lola, aperto recentemente nella sua città natale di Copenaghen, sarà ospite dell’executive chef Gero Porstein all’Hotel Waldhaus Sils di SilsMaria. La chef che è alla guida del ristorante Gustu a La Paz, in Bolivia. Nel 2016, è stata nominata la migliore chef femminile dei 50 migliori ristoranti dell’America Latina.

La chef Renu Homsombat, famosa per i suoi piatti allo zafferano che cucina nel suo ristorante di Bangkok, formerà una coppia culinaria eccezionale con l’executive chef Rolf Fliegauf, presso l’Hotel Giardino Mountain a Champfèr. Renu Homsombat è riconosciuta a livello internazionale con la sua moderna e innovativa cucina tailandese. Come “Corporate Thai Chef”, tiene saldamente in mano lo scettro culinario in tutti gli undici ristoranti Saffron Fine Dining del gruppo alberghiero a cinque stelle Banyan Tree, in otto paesi. Judy Joo arriva invece dal suo nuovo ristorante Seoul Bird a Londra per essere ospite chef del Badrutt’s Palace Hotel di St. Moritz. Nata in Corea, è una delle cuoche più influenti in Inghilterra e in Asia (ha il suo programma televisivo “Korean Food Made Simple”). Nella sua moderna cucina coreana, fonde aromi, ingredienti, sapori e tecniche di tre continenti.

Dall’Asia arriveranno invece altre tre donne: Lanshu Chen di Taiwan, nominata “Miglior chef femminile dell’Asia” nel 2014, che sarà a fianco dell’executive chef Fabrizio Zanetti alla Suvretta House e offrirà esperienze culinarie uniche. La sua “haute cuisine du terroir” è caratterizzata da creazioni poetiche, in cui raggiunge il massimo equilibrio tra le sue radici culinarie taiwanesi e la cucina classica francese. Il ristorante Le Moût di Taichung di Lanshu Chen, che ha gestito fino alla fine del 2018, è ancora oggi considerato il leggendario santuario dell’alta cucina di Taiwan.

Bee Satongun, anche lei proveniente dalla capitale della Thailandia e riconosciuta “Asia’s Best Female Chef TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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SPECIALE ST. MORITZ / ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL 2020

2018”, entusiasmerà l’Alta Engadinatura con le sue ricette thailandesi e sarà chef ospite dello chef esecutivo Dariusz Durdyn all’Hotel Nira Alpina di Silvaplana-Surlej.

La chef svedese a due stelle Michelin Emma Bengtsson del ristorante Aquavit di New York, partirà dal Nord America per essere lo chef ospite di Matthias Schmidberger al Grand Hotel des Bains Kempinski a St. Moritz. In qualtà di pasticcera ed executive chef, si diletta con dessert e piatti saporiti del suo paese d’origine. La sua storia di successo è leggendaria, è stata infatti nominata “Migliore chef femminile del mondo 2018” dalla giuria del Best Chefs Award ed è l’unica cuoca svedese a due stelle in America.

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Dal Sud America arriveranno invece due importanti protagoniste della scena gastronomica latino-americana: la migliore chef femminile dell’America Latina 2019 Carolina Bazán, proveniente dal Cile, che cucinerà a fianco dello chef Giovanni Caruso presso l’Hotel Saratz di Pontresina, new entry del Gourmet Festival. Nei piatti di Carolina Bazán elementi dell’alta cucina francese si fondono con i tradizionali prodotti stagionali del Cile. Dirige il ristorante Ambrosía a Santiago del Cile insieme al suo partner, il sommelier Rosario Onetto.

La chef brasiliana Bel Coelho, risponde invece alla chiamata dell’executive chef Fabrizio Piantanida al Grand Hotel Kronenhof di Pontresina. In seguito ad esperienze internazionali, ha aperto il suo ristorante “Clandestino” a San Paolo per essere poi insignita del titolo di “Best New Chef 2004”. Nell’ambito del suo programma di cucina televisiva mondiale “Travel Recipes”, la fervente sostenitrice di un’industria alimentare sostenibile, ha intrapreso un viaggio alla scoperta di oltre 35 città del suo paese d’origine, valorizzando gli ingrediente tipici di alcune zone geografiche.

L’inaugurazione della kermesse ha inizio con il Grand Julius Baer Opening presso il Kulm Hotel St.Moritz, seguito da sei serate di Gourmet Dîners e Gourmet Safaris, il Kitchen Party con tutte le chef stellate al Badrutt’s Palace Hotel e il gran finale con la Porsche Gourmet Finale alla Suvretta House di St.Moritz. Numerosi eventi speciali completano il programma del festival, come i leggendari incontri a base di champagne e vino, nonché le dolci tentazioni del Chocolate Cult in collaborazione con la Confiserie Sprüngli. Gli organizzatori del festival sono particolarmente interessati a promuovere anche i giovani talenti della cucina. Nel periodo che precede il festival, il nono concorso “Young Engadine Talent” si terrà per la prima volta in collaborazione con Swiss Hotel & Gastro Union. «Siamo molto entusiasti di questa nuova partnership, che sottolinea l’importanza che il nostro programma di sviluppo dei talenti ha raggiunto», ha dichiarato Fabrizio Zanetti. La vendita dei biglietti per l’evento è iniziata il 4 novembre scorso. I biglietti sono disponibili online sul sito web www.stmoritz-gourmetfestival.ch. Cena gourmet, eventuali pernottamenti e singoli eventi speciali possono anche essere prenotati direttamente con gli hotel partner.


ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL THE ORIGINAL SINCE 1994

31 Jan –8 Feb 2020


SPECIALE ST. MORITZ / GUILLAUME GALLIOT

STRAORDINARIO INCONTRO TRA LA CUCINA FRANCESE E QUELLA ASIATICA DI GIACOMO NEWLIN INTERVISTA A GUILLAUME GALLIOT IN OCCASIONE DEL GOURMET FESTIVAL DI ST. MORITZ 2019

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ato in Francia a Tours, nella provincia della Turenna, situata nel bacino della Loira, il giovane Guillaume Galliot, 37 anni, già all’età di 10-12 amava cucinare per la propria famiglia e alla mamma diceva che il suo sogno era quello di lavorare in un bel ristorante e col tempo ottenere la stella Michelin. Guillaume in effetti

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lavorò in seguito per rinomati ristoranti stellati, sia in patria, sia all’estero. La sua sincera passione per la cucina e il suo carattere affabile, alla mano, con un tocco di “humour”, nonché il rispetto per i suoi colleghi chef, lo hanno fatto apprezzare da tutta la sua equipe di cucina con circa 35 collaboratori e una quarantina al servizio, nel prestigioso ristorante “Caprice” del Four Seasons Hotel a Hong Kong, dove recentemente si è meritato la terza stella Michelin. Guillaume è uno chef a tutto tondo, nel senso che ha iniziato come cuoco, poi come pasticcere e di nuovo cuoco, con un’esperienza lavorativa di grande importanza a Montpellier nel ristorante “Le Jardin des sens” dei fratelli Pourcel tristellati Michelin. Nella sua terra natale, dove ha svolto il suo apprendistato di cuoco è praticamente sconosciuto dal grande pubblico, nonostante sia il terzo cuoco di tutti i tempi della Turenna con le tre stelle, dopo Charles Barrier e Bruno Ménard. Questo certamente è dovuto al fatto che si è guadagnato la notorietà lontano da casa, in particolare in Asia, a Singapore, Macao ed ora a Hong Kong. Guillaume Galliot, che per l’edizione 2019 del St. Moritz


Gourmet Festival è stato lo chef ospite del Suvretta House, coadiuvato dall’executive chef della casa Fabrizio Zanetti, è una persona semplice, felice del massimo risultato raggiunto, ma che non si è montato la testa e alla domanda su quale è stato lo stimolo che l’ha portato a scegliere la cucina risponde: «Avevo 12 anni e alla mensa scolastica si mangiava male, così dissi alla mamma che a mezzogiorno potevo cucinare io a casa con i buoni prodotti del territorio e così è stato, con la passione che aumentava ogni giorno». Il nostro chef è una persona che ha bisogno di essere sotto pressione per dare il meglio di sé e per essere creativo ed è così che sono arrivate le stelle anche se un segreto c’è: «È indispensabile uno stile di vita sano. Io non esco la notte a fare bagordi, perché capisco la necessità di un buon riposo con le classiche otto ore di sonno, poi importante è la scelta dei collaboratori che riesco a formare e con i quali stabilisco un buon rapporto anche a livello umano». La cucina di Guillaume ha delle solide radici francesi ma non solo: «La mia cucina è una cucina che posso definire di viaggi, cioè ho arricchito le basi francesi con le mie esperienze ad esempio in Marocco, a Singapore, in Cina, d’altronde è da 14 anni che mi trovo in Asia e l’Asia ormai fa parte di me. Posso dire che le tecniche sono francesi e il gusto è molto asiatico». In un tempio della gastronomia come il “Caprice” del Four Seasons Hotel di Hong Kong, per mantenere l’eccellen-

za tutto deve funzionare alla perfezione tra la cucina e il servizio in sala: Per 60 coperti abbiamo in sala una brigata di quaranta collaboratori, compreso un sommelier d’eccezione, Victor Petiot che ha lavorato al George V a Parigi, insomma lavoriamo tutti a stretto contatto e il cliente lo percepisce e si sente perfettamente a proprio agio». Una delle prerogative della cucina di Guillaume Galliot è di utilizzare in particolare i prodotti del proprio territorio in Francia, come ad esempio il rinomato piccione di Racan e non solo prodotti costosi come caviale, aragosta e tartufo. «Al Caprice ovviamente c’è richiesta di questi prodotti costosi, ma poi desidero

far piacere al cliente con un semplice pomodoro che mia mamma mi manda e che proviene dall’orto di casa o con il piccione di Racan che ricevo regolarmente per elaborare la mia ricetta». Diamo un’occhiata ora al futuro di Guillaume: «Mi piace molto lavorare a Hong Kong al “Caprice”, un ristorante così bello che ogni giorno vado volentieri al lavoro. Poi nella vita non si sa mai, magari quando sarò più vecchio potrò pensare di tornare in Francia e aprire un ristorante per gli amici però solo con 10 coperti. Non si sa mai». Al Gourmet Festival di St. Moritz 2019, lo chef Guillaume Galliot, ospite al Suvretta House ha dato una prova inequivocabile della sua bravura, con piatti straordinari nella loro apparente semplicità, ne cito solo tre: Vichyssoise ostrica e caviale; Sogliola con tartufo nero, gnocchi di patate e salsa al “Vin Jaune”; Manzo giapponese (Wagyu) affumicato al legno, risotto di mais e salsa reale. Sublime è l’aggettivo conclusivo.

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SPECIALE ST. MORITZ / PHILIPPE MILLE

LA CUCINA STELLATA TRIONFA A ST.MORITZ INCONTRO CON LO CHEF PHILIPPE MILLE IN OCCASIONE DEL GOURMET FESTIVAL 2019 AL CARLTON HOTEL ST. MORITZ, LUSSUOSO ALBERGO A CINQUE STELLE CHE ACCAREZZA I SENSI CON I SUOI COLORI E ARREDI PARTICOLARI, LA CUCINA DI ALTA CLASSE E UN ELEVATO LIVELLO DI OSPITALITÀ. DI PAOLA CHIERICATI

01 Ph: ©AET Anne Emmanuelle Thion

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a subito Pilippe Mille si mostra sorridente e molto collaborativo, ha voglia di raccontarsi e di svelarci qualche aneddoto della sua infanzia. La capacità di mettersi a disposizione con generosità è una dote che dice molto del suo approccio alla professione. Oggi lavora nel cuore della Champagne, in Francia, e guida una brigata di oltre 30 persone in uno dei ristoranti più blasonati di Reims, Le Parc al Domaine Les Crayeres. Philippe Mille è uno chef che in cucina ancora si diverte: «Fare il cuoco è un mestiere che si impara sul campo, una professione che richiede manualità, ma anche molto raziocinio. La fiducia nella squadra è sempre vincente e il mio modo di cucinare si basa sul piacere, sulla generosità, sui ricordi d’infanzia, sul rispetto dei prodotti e delle stagioni, in breve è raffinato ma essenziale». Originario di Sarthe, dipartimento nella regione della Loira, in gioventù ha

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trascorso molto del suo tempo libero in una fattoria, dai nonni agricoltori. Ha avuto la possibilità di assaggiare i prodotti da loro coltivati e scoprire il vero profumo dei legumi, il sapore dei volatili allevati all’aria aperta o le fragranze della frutta appena colta. La vita in fattoria gli ha permesso di abituare il palato ai sapori autentici. I suoi primi ricordi risalgono ai piatti che cucinava la nonna, allo stufato che bolliva sulla legna, o al sapore delicato del pesce che preparava suo padre la domenica. Assaporando la sua cucina ci si accorge quanto siamo vere le sue parole: «In campagna ho avuto la possibilità di crescere e di degustare meravigliosi piatti tradizionali che oggi riesco a riproporre in chiave moderna, preservando il gusto delle materie prime». La qualità della sua cucina è apprezzata anche in Giappone, in un locale che porta il suo nome. «Il ristorante a Tokyo mi permette di scoprire un’altra cultura gastronomica, anche se gli insegnamenti dei grandi maestri rimangono fondamentali. Propongo sempre

la cucina francese, una definizione che racchiude moltissime sfaccettature. Amo sentire i profumi delle pietanze, assaggiare, toccare con mano, valutare come reagisce la materia prima alle sollecitazioni. Utilizzo più di cinquanta prodotti provenienti dal territorio rurale di Reims, dal pollo ruspante agli ortaggi coltivati appositamente per il ristorante. Gli scampi, ad esempio, li riceviamo vivi: ce ne sono di varie dimensioni che offrono la possibilità di realizzare piatti molto particolari come carpaccio o tartare, combinando differenti cotture. Tra le mie proposte gastronomiche preferite, mi piace ricordare sempre l’aragosta di Roscoff cucinata con dragoncello e servita con lenticchie e crema di cipolle». Philippe Mille ha conquistato le due stelle Michelin nel 2012, prima è stato un concorrente del Bocuse d’Or e finalista per la sua nazione quando la Francia ha conquistato il podio, nel 2009, ottenendo la medaglia di bronzo. Un’occasione di visibilità che oggi ricorda con grande riconoscenza, co-

me del resto gli insegnamenti dei suoi maestri. Nel suo percorso professionale si è confrontato e specializzato con nomi altisonanti dell’haute cuisine: Jean Bordier (Aubergade), Louis Grondard (Drouant), Frédéric Anton (Le Pré Catalan), Michel Roth (Lasserre e Ritz), Yannick Alléno (Meurice), una nutrita squadra di star che spesso hanno saputo cavalcare il successo anche sul fronte imprenditoriale. Al Carlton Hotel St.Moritz, Pilippe Mille ha condiviso la cucina con l’executive Chef Graziano Cacciopoli, nell’elegante ristorante Romanoff, che propone nel specialità engadinesi e piatti classici internazionali di altissima qualità. Graziano Cacciopoli ha a sua volta una grande esperienza: di recente le sue abilità culinarie sono state premiate con una stella Michelin presso l’hotel a cinque stelle Capo La Gala, in Costiera Amalfitana.

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SPECIALE ST. MORITZ / ST. MORITZ SOTHEBY’S INTERNATIONAL REALTY

UNA LUSSUOSA OASI NELLA FORESTA ENGADINESE ST. MORITZ È UNA DELLE LOCALITÀ TURISTICHE PIÙ INTERESSANTI ANCHE DA UN PUNTO DI VISTA IMMOBILIARE E LA REGIONE DEL SUVRETTA IN ROMANCIO SIGNIFICA “SOPRA ALLA PICCOLA FORESTA”.

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t. Moritz Sotheby’s International Realty, azienda diretta da Gianluca Righetti, serve il mercato residenziale nel Canton Grigioni, in particolare nella regione dell’Engadina, offrendo alla propria clientela un accesso a lussuose proprietà immobiliari in questa splendida parte del mondo. I servizi si basano su tre fattori principali: conoscenza dettagliata del mercato, una procedura consolidata, precisa e dinamica e un team competente, responsabile e motivato, il cui office manager della sede di St. Moritz è Silvia Sbrizzai. La località del Suvretta è situata a 1850 metri d’altezza sul livello del mare, circondata da un panorama mozzafiato di boschi e laghi, a due chilometri dal centro della cittadina di St. Moritz. Il 21 dicembre 1912, giorno d’inaugurazione del Suvretta House di St. Moritz, la neve cadeva silenziosa. I garçons attizzavano i camini nella hall, affinchè si diffondesse un gradevole calore. Come aperitivo fu servito un fresco Krug del 1900 e i fortunati ospiti selezionati per

quella serata ebbero il privilegio di partecipare all’apertura di uno dei migliori e più unici alberghi di St. Moritz, fondato da Anton Sebastian Bon. Fin dai primi anni di apertura l’hotel fu frequentato da illustri ospiti tra cui il Re d’Egitto Faruk, il principe erede al trono giapponese Akihito e il ballerino russo Vaslav Nijinski. Questo lussuoso hotel offre oggi un ampio centro benessere ed eleganti camere arredate con mobili e letti raffinati. I generosi spazi del Suvretta House sono decorati con preziosi tessuti e sono illuminati da tanta luce naturale. L’albergo sorge in un parco naturale, circondato dalla regione del Suvretta-Corviglia, meta per gli appassionati di sport invernali e di escursionismo. Il Grand Restaurant serve specialità gastronomiche, mentre il Suvretta Stube propone autentici piatti svizzeri. Per i più piccoli vi è il ristorante Teddy Club, specifico per bambini mentre nel Club Bar troverete un’atmosfera rilassante, ideale per sorseggiare un drink in totale tranquillità.


Bever - Ref 2174363

St. Moritz - Ref 2287207

St. Moritz - Ref 966325

St. Moritz - Ref 2161579

Silvaplana - Ref 1625824

Pontresina - Ref 2280800

Maloja - Ref 2228494

La Punt - Ref 1261664

Champfer - Ref 1996181

Fontana Sotheby’s International Realty | Via Luvini 4 - 6900 Lugano | tel +41 91 911 97 20

info@fsir.ch | www.fsir.ch


STARTUP E RICERCA UN’UNIONE IMPRESCINDIBILE

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a qualche tempo il Ticino è alla ricerca di un riposizionamento sia nel panorama delle offerte svizzere sia a livello internazionale affinché torni nuovamente ad essere polo di attrazione per specifici comparti produttivi. Uno di questi settori potrebbe essere proprio quello della medicina, grazie anche alla presenza del Cardiocentro, dell’IRB, dello IOR di Bellinzona e di piccoli e medi cluster di imprese e laboratori che si sono e/o si stanno formando. La competizione con i grandi centri di ricerca della Svizzera interna è evidentemente molto accesa ed il Ticino sconta un ritardo negli investimenti di questo settore, tenendo conto del fatto che fino a poco tempo fa il Cantone era quasi esclusivamente dedito al Private Banking. In particolare, oggi si possono intravedere delle opportunità nel breve e medio periodo. Occasioni di sviluppo legate obbligatoriamente a nuovi meccanismi di “open innovation”: ad esempio la vicinanza con la Lombardia e in particolare con Milano dovrebbe indurre a sfruttare opportunità come lo Human Tecnopole su cui il mondo scientifico sta puntando moltissimo. IOR, IRB, Cardiocentro, o ad altre future imprese locali potrebbero fornire servizi od offrire piattaforme di sviluppo per i ricercatori provenienti da tutto il mondo ed interessati alla ricerca che si farà allo Human Tecnopole. In ogni caso, diversi studi hanno dimostrato come l’investimento nella ricerca biomedica generi importanti ritorni economici. Negli USA è stato rilevato che per ogni dollaro speso dal National Institutes of Health (NIH) si generano, in soli 12 mesi, 2,21 dollari in crescita economica aggiuntiva.

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Gli investimenti in ricerca sono dunque essenziali per migliorare la salute umana, ma anche strategici per assicurare il benessere economico di un Paese. L’industria della salute, intesa come somma del settore farmaceutico e del biotech continua a mostrare tassi di crescita importanti. Le aziende biotech spendono quasi il 30% del loro fatturato in ricerca, e l’industria farmaceutica mediamente il 15%, garantendo un impatto occupazionale significativo. Negli ultimi 15 anni abbiamo assistito alla nascita e declino di molte startup in diversi settori che facevano un uso abbondante delle nuove tecnologie. Recentemente si assiste ad un forte interesse a tutto ciò che circonda e permea il settore salute, che da sempre attrae investitori sia per fini sociali/ istituzionali che economici. Oggi viviamo all’interno di una economia divenuta veramente collaborativa (cosiddetta sharing economy) nella quale gruppi di persone o imprese apparentemente lontani per obiettivi o processi di business mettono a fattor comune le proprie risorse al fine di giungere a risultati di comune interesse. A tutto questo non è estraneo quel trasferimento tecnologico che è certamente ulteriore motivo di interesse per chi fa ricerca e per gli imprenditori che fondano imprese sulla base delle ricerche scientifiche Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica. Infatti, a fronte alle migliaia di aziende che si sono presentate al mercato nel mondo, sono relativamente poche quelle che poi hanno mantenuto le promesse ed hanno trasformato il mercato – anche per gli ingenti investimenti effettuati – o che saranno in grado di farlo dal punto di vista quantitativo o qualitativo.


TAVOLA ROTONDA / INNOVAZIONE

HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:

STEFANO RIZZI Direttore della Divisione dell’economia del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE)

LORENZO AMBROSINI Direttore della Fondazione Agire

GIAMPIERO BRACCHI Presidente Emerito Fondazione Politecnico di Milano

PAOLO BATTAGLIA Direttore di Accumed SA

SILVANO COLETTI Fondatore e CEO di Chelonia Applied Science

EDUARDO GROTTANELLI DE’ SANTI Moderatore e Responsabile editoriale di Ticino Welcome

ca del Cantone e alla creazione di posti di lavoro qualificati, in un’ottica di sistema e di definizione delle condizioni quadro. Un approccio lungimirante, che si prefigge di guardare proattivamente a un’economia già orientata al futuro, grazie a un’accresciuta messa in rete degli attori accademici, economici e istituzionali e a un’offerta di misure dedicate alle varie tipologie di imprenditori, dalle PMI alle aziende internazionali, passando da chi desidera mettersi in proprio e, ovviamente, dalle start-up. Una panoramica completa è disponibile sul Portale dell’innovazione e dell’imprenditorialità www.ti.ch/portale-impresa. Un ulteriore aspetto che mi preme sottolineare riguarda un’azione di vero e proprio marketing territoriale: a gennaio 2019 il Cantone Ticino ha

aderito all’organizzazione di marketing territoriale Greater Zurich Area (GZA), con l’obiettivo di incentivare le aziende internazionali che intendono investire ad insediarsi sul territorio del nostro Cantone».

L’incontro si è tenuto mercoledì 10 luglio 2019 presso il Teatro per Eventi Metamorphosis, Palazzo Mantegazza, Lugano-Paradiso

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n che misure con quali caratteristiche a il Ticino costituisce un contesto favorevole per lo sviluppo di un ecosistema industriale teso all’innovazione? STEFANO RIZZI: «Il Cantone Ticino si è dotato già da qualche anno di una chiara strategia di sviluppo economico, che pone al centro il sostegno all’imprenditorialità e l’incentivo all’innovazione. Si tratta di un insieme di numerose misure finalizzate alla crescita economi-

LORENZO AMBROSINI: «Agire (Agenzia regionale per l’innovazione in Ticino) è la piattaforma cantonale per il trasferimento delle conoscenze e delle tecnologie e per la promozione dell’imprenditorialità. Il Ticino costituisce infatti uno dei sei sistemi regionali d’innovazione (SRI) riconosciuti dalla Confederazione, grazie a un’offerta di servizi di sostegno allo sviluppo economico, e in particolare in ambito di trasferimento di sapere e tecnologia e di sostegno TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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TAVOLA ROTONDA / INNOVAZIONE

all’imprenditorialità. Tra le iniziative messe in campo, spiccano il programma Boldbrain Startup Challenge che include una serie di workshop e di sessioni di coaching, che si conclude con la premiazione dei cinque migliori progetti imprenditoriali, , e il Technology Transfer che ha lo scopo appunto di trasferire la conoscenza dagli istituti accademici alle imprese. E poi, naturalmente, il Tecnopolo Ticino, inaugurato nel 2014, che fino ad oggi ha visto una rotazione complessiva di 80 aziende. Il Tecnopolo conta oggi circa 30 aziende, accuratamente selezionate secondo dei criteri che favoriscono un ecosistema particolarmente dinamico e innovativo per queste giovani realtà imprenditoriali». GIAMPIERO BRACCHI: «In campo istituzionale e imprenditoriale è da tempo condivisa, anche nella vicina Lombardia, l’esigenza di attuare una politica di ampio respiro volta a promuovere, favorire e sostenere la crescita del livello tecnologico e della competitività economica del sistema industriale (prioritariamente nelle sue componenti di piccole e medie imprese) e la nascita di nuove imprese tecnologiche, con l’obiettivo di fondo di accelerare la transizione verso le industrie della nuova economia e di assicurare la competitività con le altre grandi aree high-tech europee. Una fonte fondamentale, anche se non esclusiva, di nuove soluzioni tecnologiche per le aziende e la pubblica amministrazione dell’area lombarda è costituita dal patrimonio di competenze tecnico-scientifiche, di risultati di ricerca e di laboratori del Politecnico di Milano, e dalle strutture di trasferimento tecnologico e di creazione di impresa della Fondazione Politecnico e dell’incubatore Polihub. Nel nostro impegno a favore della creazione di ecosistemi favorevoli allo sviluppo di nuove imprese ci occupiamo anche del loro finanziamento, e in questo senso devo notare che

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mentre la Svizzera è all’avanguardia in Europa per quanto riguarda il sostegno finanziario alle start up, in Lombardia - dove pur la presenza di molte Università e centri di ricerca produce una quantità di risultati innovativi che se adeguatamente valorizzati potrebbero trasformarsi in nuove imprese di successo - si investe in Venture Capital solo una frazione di quanto è ad esso riservato nella Confederazione». Quali sono i vantaggi competitivi che il Ticino può offrire ad imprese che vogliono sviluppare prodotti e servizi innovativi? SILVANO COLETTI: «La mia esperienza diretta può essere fatta risalire alla costituzione in Ticino, quasi vent’anni fa, di Chelonia, una società che si occupa di servizi transazionali, soprattutto nel settore medico-farmaceutico, accompagnando un’azienda dalla prima formulazione di un’idea di ricerca fino alla definitiva commercializzazione di un prodotto. Ebbene, io credo che quello delle scienze biomediche sia uno dei settori chiave dal potenziale più rilevante, presentando tassi di innovazione molto importanti. Il Ticino presenta in questo campo un ambiente di rilievo, grazie ad iniziative come l’Isti-

tuto di Ricerca in Biomedicina (IRB), l’Instituto Oncologico della Svizzera Italiana (IOR), l’EOC con il Neurocentro, il Cardiocentro e la Fondazione per la ricerca cardiologica (FCRE). In sintesi, vi sono buone opportunità per promuovere l’intero settore della ricerca medica, biomedica e biotecnologica, coinvolgendo istituti di ricerca indipendenti, gruppi affiliati alla SUPSI o ad altre realtà accademiche non solo ticinesi, dipartimenti R&D di aziende del settore medico e biomedico, di mettere a disposizione dei ricercatori spazi e servizi, di incoraggiarne sinergie e collaborazioni, di attrarre investimenti e lavoro qualificato e iperqualificato, di favorire la crescita di start-up e spin-off. In particolare, vale la pena sottolineare come il Ticino, soprattutto se rapportato alla vicina Italia, possa esercita una notevole forza attrattiva nei confronti di talenti che in altri contesti trovano rilevanti difficoltà ad esprimere tutte le loro competenze e capacità». PAOLO BATTAGLIA: «La storia di Accumed conferma quanto il Ticino possa essere attrattivo per nuove iniziative imprenditoriali. L’azienda è stata fondata nel 2004 per fornire alle start-up mediche un valido servizio di consulenza, e nel 2013


si è trasferita in Svizzera; da allora ha contribuito con successo alla commercializzazione in Europa di dispositivi medici da aziende americane ed europee, mettendo a disposizione dei propri clienti non solo semplici reti di distribuzione, ma anche partner professionali. Nel 2018, nuovi professionisti sono entrati a far parte dell’azienda e Accumed ha ampliato l’offerta di servizi occupandosi anche di Management, Development and Fund Raising Advisory. Abbiamo così avuto modo di verificare sul campo come una buona idea non venga molto spesso sostenuta da un adeguato business plan e come sia facile incorrere in errate valutazioni che hanno poi pesanti ripercussioni sulle possibilità di successo di una nuova impresa. Penso soprattutto ad errori di valutazione circa l’ammontare dei capitali necessari per portare a conclusione un progetto o riguardo ai tempi di sviluppo del medesimo con il rischio di esaurimento delle risorse umane e finanziarie ben prima del suo compimento». Partendo dalla considerazione, supportata da numerose statistiche, che se da un lato sono tante le nuove iniziative, molte sono anche le startup che falliscono o si perdono per strada, cosa si può fare per limitare questa dispersione di energie e risorse? STEFANO RIZZI: «Credo che un certo tasso di mortalità sia per sua natura insito nel concetto stesso di start up, ma indubbiamente possono essere promossi alcuni interventi per fare in modo che il maggior numero possibile di iniziative raggiunga gli obiettivi prefissati. Si può per esempio lavorare sul team che porta avanti il progetto, tenendo conto del fatto che chi vanta straordinarie capacità tecnico-scientifiche non sempre è poi dotato di adeguate competenze ge-

stionali, che tuttavia devono essere acquisite fin dalle prime fasi di costituzione di una start up. Un altro aspetto di grande rilevanza, di cui spesso non si tiene abbastanza conto, riguarda poi la tutela della proprietà intellettuale con conseguenze che possono poi anche avere un effetto dirompente. In questo contesto, il Cantone Ticino si è dotato di una strategia che si prefigge di sostenere le start-up innovative. Si tratta di un “pacchetto completo” che copre tutte le diverse tappe dello sviluppo di una start-up innovativa. Dall’idea alla crescita, passando per la fase di consolidamento, ogni start-up ha bisogno di misure specifiche e calibrate secondo le effettive necessità in fatto di coordinamento e informazione, messa in rete, attività formative, coaching, ospitalità logistica e sostegno agli investimenti». LORENZO AMBROSINI: «Durante lo sviluppo dell’idea, la formazione ha un ruolo fondamentale, che va poi a diminuire nella fase “seed” in cui il coaching riveste un’importanza sempre maggiore per favorire la preparazione degli imprenditori. In seguito, cresce sempre più la necessità d’investimenti, come risulta anche importante la disponibilità di spazi per avviare e consolidare la propria attività in vista della futura crescita. In questo contesto, soprattutto nelle prime due fasi, la consulenza ha un ruolo centrale quale punto di informazione e di messa in rete sul tema startup. Dopo un’attenta analisi del progetto, la Fondazione Agire orienta i promotori verso le risorse e i servizi che meglio si addicono alla loro fase di crescita. Il Ticino è il primo Cantone a livello nazionale a prevedere un contributo, sotto forma di incentivo, per le startup accettate alla fase di coaching del programma della Confederazione Innosuisse. Questo incentivo è finanziato attraverso la Legge per l’innovazione economica».

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STEFANO RIZZI: «Consentitemi di aggiungere alcune ulteriori considerazioni riguardo alle problematiche che incontrano le start up all’inizio del loro percorso imprenditoriale. È già stata da più parti sottolineata la necessità di assicurare una adeguata disponibilità finanziaria in grado di garantire tutte le fasi fino alla commercializzazione di un nuovo prodotto, ma non trascurerei in alcun modo l’importanza delle risorse umane chiamate a costituire il team di lavoro. In ogni caso vorrei dare un dato molto significativo. Un recente studio della Commissione europea ha preso in esame 238 aree economiche in funzione della loro propensione all’innovazione e tra le top ten ben 6 regioni sono svizzere: di queste la prima è Zurigo, come era facilmente prevedibile, seguita a ruota dal Ticino». GIAMPIERO BRACCHI: «Se parliamo di vantaggi competitivi che il Ticino può offrire riguardo alla nascita e allo sviluppo di start up, non si può in alcun modo dimenticare l’appartenenza al sistema paese Svizzera con tutto ciò che ne consegue in termini di stabilità economicoamministrativa e di disponibilità finanziarie. Per contro vanno almeno indicati come potenziali “criticità” una certa difficoltà ad individuare risorse umane qualificate; la mancanza sul territorio cantonale di grandi imprese indispensabili per un continuo scambio tra mondo della ricerca e mondo della produzione; la relativa lontananza rispetto a potenziali mercati di sbocco dove commercializzare nuovi prodotti. Una rilevante opportunità è invece costituita dalla contiguità con l’ecosistema di formazione, ricerca e industria dell’area milanese e lombarda. In ogni caso, mi piace sottolineare che la qualità della vita in Ticino è un elemento fortemente attrattivo per ricercatori che si spo-

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stano con famiglie e dunque sanno apprezzare il valore dei luoghi dove vivere, lavorare e far crescere i figli». SILVANO COLETTI: «Concordo pienamente con quanto è stato detto circa le opportunità che può offrire un territorio come il Ticino dove, per aggiungere solo un ulteriore tassello, è presente un Centro di calcolo con capacità di elaborazione tra le più elevate in Europa, oltre ad altre qualificate piattaforme disponibili per supportare ogni attività di ricerca. Tuttavia, se devo indicare un luogo dove avviare una nuova attività imprenditoriale innovativa avverto nel caso del Ticino una ridotta “percezione” rispetto ad altre aree, come Zurigo o Milano, per restare alla realtà di due poli abbastanza vicini. Probabilmente si tratta di azioni di marketing territoriale da implementare, tenendo conto che nella corsa all’innovazione, la concorrenza in tutto il mondo è ormai spietata e senza esclusione di colpi». LORENZO AMBROSINI: «Ancora riguardo alla questione del finanziamento di una startup, vorrei rilevare che per questo tipo di investimento i criteri di valutazione sono profondamente diversi rispetto a quelli classici di investimento su aziende consolidate, e intervengono variabili diverse e in parte impondera-

bili. Si tratta, in altre parole, di modificare anche un paradigma culturale molto radicato soprattutto nel mondo finanziario europeo e svizzero in particolare, a differenza di quanto avviene nel contesto anglosassone. Con un po’ di retorica si potrebbe dire che investire in una startup significa investire nel futuro: certamente gli elementi di analisi a disposizione per orientare una scelta sono diversi e molto meno certi di investimenti in aziende delle quali si ha a disposizione la metrica di uno storico finanziario». PAOLO BATTAGLIA: «Il sostegno alla ricerca di finanziamenti riveste certamente un aspetto fondamentale per la crescita di una startup che, per sua natura, è un business di tipo scalabile, a cui servono ingenti fondi iniziali per poter lanciare adeguatamente prodotti o servizi in un mercato globale. In quest’ottica, è utile prevedere alcune interessanti misure, che rientrano in quella che possiamo definire una sorta di “rete degli investitori”. Il coinvolgimento del mondo scientifico (medici, ricercatori, esperti, ecc.) che con la loro testimonianza possono offrire una sorta di garanzia riguardo alla validità dei progetti di ricerca in atto può rappresentare un utile strumento per sostenere finanziariamente in modo adeguato il successo di una startup innovativa».


TAVOLA ROTONDA / INNOVAZIONE

AFFASCINANTE IPOTESI DI RICERCA Fabio Grassi, Direttore di laboratorio dell’IRB, presenta la tecnologia alla base di una spin-off dell’istituto di Bellinzona. Il tratto gastrointestinale è il sito primario d’infezione per un grande numero di agenti infettivi. Gli anticorpi IgA secreti alla superficie della mucosa intestinale mediano la protezione contro questi agenti patogeni. Tuttavia, la necessità di tollerare i microbi commensali da parte del sistema immunitario

intestinale limita il processo di maturazione di affinità delle IgA, che è necessario per eliminare gli agenti patogeni enterici e conferire protezione all’organismo. In effetti, i trilioni di microbi commensali, che normalmente risiedono nel nostro intestino, devono essere tollerati dal nostro sistema immunitario, che produce anticorpi IgA a bassa affinità in grado di limitare la loro possibile invasività nell’organismo, consentendo comunque la loro crescita nel lume intestinale e nel muco. Questa risposta a bassa affinità non è sufficiente a limitare l’invasività di batteri più “aggressivi” che possono infettare l’organismo attraverso la via orogastrica; in questo caso, gli anticorpi specifici ad alta affinità vengono generati dal sistema immunitario intestinale in seguito all’infiammazione intestinale e proteggono l’organismo dall’invasione da parte dei patogeni. L’induzione di anticorpi protettivi verso i patogeni mediante

vaccinazione orale è problematica a causa della tolleranza della mucosa. Questa tolleranza è generata da prodotti dei microbi commensali che contrastano la generazione di risposte anticorpali ad alta affinità. Questo fenomeno costituisce il principale ostacolo allo sviluppo di vaccini orali. La stragrande maggioranza dei vaccini in uso oggi viene somministrata per iniezione, non provoca una produzione efficiente di IgA mucosali e quindi conferisce una protezione limitata contro i patogeni gastrointestinali. La spin-off dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) di Bellinzona ha sviluppato una soluzione per limitare temporaneamente la tolleranza del sistema immunitario della mucosa. La risposta anticorpale generata dalla tecnologia ApyVax si traduce in un’efficace protezione della mucosa per la prevenzione dell’ingresso e della diffusione di agenti patogeni nell’organismo.

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LUSSO / BUCHERER

GIOIELLI E OROLOGI DA SOGNO LA SEDE LUGANESE DI BUCHERER PROSEGUE NEL SUO PROGRAMMA DI VALORIZZAZIONE DEI MARCHI RAPPRESENTATI, ORGANIZZANDO IN ESCLUSIVE LOCATION CITTADINE EVENTI CHE HANNO PER PROTAGONISTI I PIÙ PRESTIGIOSI GIOIELLI E MODELLI DI OROLOGI.

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evento Clover, nuova collezioni di gioielli della linea Bucherer Fine Jewellery si è tenuto giovedì 26 settembre presso il Ristorante Galleria Arté al Lago, Grand Hotel Villa Castagnola, a Lugano. Il quadrifoglio (clover), simbolo universale che rappresenta la fortuna, l’amore e la speranza, ha ispirato infatti la nuova collezione di 18 anelli Bucherer Fine Jewellery in edizione limitata. L’Atelier di Bucherer Fine Juwellery ha concentrato questi temi in una creazione dove al petalo del quadrifoglio è stata data la forma del cuore. Ognuno dei 18 esclusivi anelli è unico ma si completano in un tutt’uno in naturale armonia. Gli esperi orafi ed i talentuosi incastonatori hanno creato gli esclusivi anelli Clover a Lucerna, nel cuore della Svizzera, dove sull’orma della tradizione 1888 i 18 anelli sono stati incisi nel loro ordine. Ognuno dei 18 anelli ha richiesto 93 ore di appassionato lavoro e i diamanti e le pietre preziose, che rivelano le incredibili tonalità della natura, sono perfettamente incastonati nell’oro bianco e nel platino. Ai primi di ottobre la gioielleria Bucherer ha poi presentato gli esclusivi orologi del famoso brand Panerai nella suggestiva cornice del Ristorante Grand Café Al Porto di via Pessina a Lugano. Le Officine Panerai, fondate nel 1860 a Firenze, inizialmente si occupano della produzione di strumenti nautici di precisione. Nel 1938 la marina militare italiana incarica l’azienda di costruire 01

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Panerai Luminor Marina 44mm in titanio

un orologio subacqueo che riesca a resistere alle sollecitazioni più elevate. L’orologio fabbricato a mano nel 193839, è munito di un movimento Rolex e di una particolare sostanza luminescente che rende il quadrante ben leggibile anche a condizioni di luce pessime. È grazie all’attore Sylvester Stallone, che regalò dei Panerai ai suoi amici VIP e al fatto che l’orologio venne indossato durante le riprese per il film Daylight, che Panerai ottenne un’inaspettata visibilità anche nel resto del mondo. Tra i modelli che hanno attirato la maggiore attenzione fra gli ospiti presenti spiccano: I modelli della collezione dedicata a Luna Rossa, di cui Panerai è Official Sponsor e, ovviamente, Official Watch, sono tutti dotati di specifiche pensate per accompagnarne le imprese sul campo di gara, dal Regatta countdown al cronografo flyback, fino al GMT, da impostare sul fuso di Auckland in occasione delle regate nelle acque neozelandesi. Ad apportare sul fronte meccanico il medesimo livello di innovazione tecnologica garantito dai materiali, un comparto di movimenti di assoluto spessore, tangibile manifesto tecnico della Manifattura Panerai di Neuchâtel. Complessità fatta praticità, al servizio esclusivo

Panerai Submersible 42 mm 3 giorni automatico in acciaio Luminor

Panerai Luminor Due 38 mm in titanio con quadrante blu e bracciale in pelle

Panerai Submersible Luna Rossa in titanio/ DLC 44mm con quadrante nero

della funzionalità. Calibri a carica automatica, con tre giorni di riserva di carica, appositamente designati per rimarcare ed enfatizzare con le rispettive complicazioni il comune, ancestrale, rapporto di reciproca dipendenza con il mondo del mare di Panerai e Luna Rossa.

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BUCHERER SA Via Nassa 56 CH-6900 Lugano +41 (0)91 923 14 24 lugano@bucherer.ch TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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LUSSO / BELOTTI GROUP

BELOTTI FASHION GIFT GUIDE COME SARANNO I NOSTRI OCCHIALI L’ANNO PROSSIMO? Si chiude un 2019 davvero elettrizzante per cambiamenti sociali, tecnologici, culturali. Grandi problemi che stanno diventando una nuova coscienza globale, in cui l’ambiente è al centro come patrimonio prezioso da difendere. Tanto si è parlato di ruoli dei generi, dell’esistenza stessa dei generi, della loro rappresentazione. La moda, da quando esiste l’uomo, rappresenta il volto della società, crea sintomi di cambiamento o ne diventa fautrice, anticipatrice e talvolta manifesto. L’occhiale oggi come non mai, ha preso un ruolo da protagonista e anche da antagonista in tutto questo. Ecco alcuni macrotrend da non perdersi per rimanere aggiornati! 1. WELLNESS: i canoni di bellezza cambiano, i corpi si espongono, la salute diventa di interesse anche dei più frivoli influencer. L’occhiale da sole come must contro i raggi UV del sole... anche d’inverno. 2. NO GENDER: colori, forme, proporzioni: la vicinanza di gusti o meglio il superamento di canoni rigidi, sono accettati in una società fluida. È cool scambiarsi gli oggetti, non temere i contrasti tra accessori e propria identità sessuale 3. THE MORE THE BETTER: quadrati, tondi, triangolari di ogni colore ed oltre i contorni stessi del viso, esagerare per nascondersi, sempre in maniera ironica come i top brand ormai ci hanno insegnato. 4. BLACK OR NOTHING: nel paradosso dell’apparire, ecco chi per distinguersi si rifugia nella scelta che sembra più ovvia.

GUCCI Un pilot alla moda, per rivisitare un classico.

Chic, rock, trapper, sport, ritorna l’occhiale tutto nero... e si accende tra i colori sgargianti della massa. Scopriamo i prodotti top della stagione che verrà! belottiswiss.com

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CARTIER Il lusso moderno, forte e di classe.


LUSSO / BELOTTI GROUP

SAINT LAURENT Un oggetto cool, oggi un grande classico.

TOM FORD Inconfondibile Tom. Misterioso, ma con glamour.

GUCCI Leggerezza per materiali e per femminilità. VALENTINO Tra il rock e la diva fashion, il nero con l’oro.

TROVA QUESTI OCCHIALI IN TICINO SOLO NEI CENTRI BELOTTI.

OLIVER PEOPLES La forma per antonomasia. Iconico e trendy.

CELINE Lo scanzonato cat eye diventa rock.

CHANEL Tra gioiello e occhiale, il savoir faire parigino.

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LUSSO / MBH

LUSSO VERSATILE MARJAN BIGHARAZ HOUSHMAND È UNA GIOVANE IMPRENDITRICE CHE HA LANCIATO CON IL MARCHI MBH UNA PROPRIA LINEA DI BORSE E ACCESSORI CAPACE DI CONIUGARE ELEGANZA E PRATICITÀ.

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ome ha iniziato a creare borse? «Credo di avere sempre avuto la passione per il disegno. Ad incoraggiarmi in questa mia passione è stata innanzitutto mia figlia che mi spronava costantemente a fare quello che mi piaceva realmente e a non perdere tempo in altre attività.

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Lei ancor oggi mi consiglia e sarei molto contenta se in futuro volesse affiancarmi in questa impresa. Un’ulteriore conferma è venuta poi da una mia amica artista che un giorno, vedendomi disegnare una borsa è rimasta affascinata dalla mia fantasia e dalla mia capacità creativa e mi ha spinto a coltivare e sviluppare questa

mia passione. Ho cominciato quindi a frequentare le principali fiere del settore. Nel 2017 ho voluto provare a trasformare il mio talento per il design in una vera e propria attività e per inseguire i miei sogni sono diventata un’imprenditrice dell’industria della moda dando vita alle mie creazioni. E così sono ora proprietaria e direttrice creativa del marchio MBH». Quale è l’ispirazione creativa da cui nascono le sue borse? «Una forma geometrica, un piccolo schizzo innescano un processo creativo che attraverso varie evoluzioni e cambiamenti porta al design finale della borsa. Questa creazione viene poi arricchita con elementi stilistici in modo che l’oggetto finale non sia solo piacevole per gli occhi, ma anche pratico da usare. Avere la versatilità al centro di ogni design consente infatti agli individui di esprimere il proprio stile unico. L’armonioso contrasto tra gli elementi utilizzati dal designer, dà forma alla versatilità del marchio, creando accessori in grado di adattarsi a qualsiasi situazione e accompagnare le donne nel corso della giornata».


LUSSO / MBH

Come sono realizzate le sue borse? «Borse e accessori sono disegnati da me personalmente, mentre la realizzazione avviene grazie alle abili mani di piccole aziende artigiane situate in provincia di Varese. Utilizzo pelli pregiate ma per la prossima collezione sto studiando la possibilità di creare anche una borsa in stoffa. Al Tranoi Fashion Trade Show 2019 di Parigi, ho lanciato la mia prima collezione di accessori in pelle». In sintesi, perché le donne amano tanto le sue borse? «Io credo che la ragione principale consista, oltre al fatto che sono belle, nel loro rispondere perfettamente a tutte le esigenze di funzionalità che molti stilisti, anche famosi, non prendono adeguatamente in considerazione: peso, dimensioni, morbidezza, praticità ecc. Le mie borse sono da me personalmente testate a lungo,

nelle loro forme come nella scelta dei componenti che sono tutti di assoluta qualità» Dove è possibile acquistare le borse MBH «Nel nostro Showroom di Locarno, in una rete di negozi molto esclusivi che sto gradualmente creando e online sul nostro sito www.marjanmbh.ch».

MBH Showroom/Shop Piazza Grande 10 CH-6600 Locarno +41 (0)91 7433231 info@marjanmbh.ch

Trionfo per Jimmy Chin, testimonial di Panerai Il testimonial di Panerai Jimmy Chin, ha conquistato numerosi Emmy Awards 2019 con il suo film “Free Solo”, durante la cerimonia di premiazione che si è svolta a Los Angeles la notte del 14 settembre. L’audace documentario americano diretto da Jimmy Chin ed Elizabeth Chai Varsarhelvi ha superato tutte le aspettative vincendo 20 Emmy nelle seguenti sette categorie: eccezionale regia per un programma documentario/non fiction, eccezionale cinematografia, montaggio audio, mixaggio del suono, mon-

taggio di immagini, composizione musicale e miglior risultato nei media interattivi. Il film mette in evidenza la brillante e leggendaria missione intrapresa da Alex Honnold, il più grande scalatore al mondo che ha abbracciato il rischio di scalare, completamente da solo e in condizioni estreme, la parete verticale del monte El Capitan nel Parco Yosemite in California. Il documentario diffonde un forte messaggio legato alla vita: vivere con uno scopo e incoraggiare le persone a non essere sopraffatte dalla paura. TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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SVELATA LA NUOVA LUSSUOSA GRAND TOURING INGLESE

LA TERZA GENERAZIONE DELLA BENTLEY FLYING SPUR SI PRESENTA CON UNA SERIE DI IMPORTANTI NOVITÀ CHE AUMENTANO TECNOLOGIA, MANEGGEVOLEZZA E RAFFINATEZZA DELLA LUSSUOSA BERLINA BRITANNICA.

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entley ha ufficialmente presentato la nuova Flying Spur, che alza ulteriormente l’asticella della qualità dei propri contenuti, soprattutto per merito di una significativa evoluzione tecnologica. Dal punto di vista del design, con la vettura appare più come un aggiornamento del suo modello precedente che come una nuova generazione. La vettura del marchio inglese, che Bentley descrive come “la berlina sportiva Grand Touring di lusso più avanzata al mondo”, ha un impostazione complessiva che l’avvicina alla nuova Continental GT, modello col quale questa vettura condivide la piattaforma e la base tecnica.

La nuova Bentley Flying Spur appare più maestosa e muscolosa. Nella veste estetica degli esterni della nuova vettura spiccano gli sbalzi ridotti, le nuove ruote con cerchi da 21 pollici, i fari anteriori Matrix LED con finiture cromate e le nuove luci con firma “B” del marchio inglese. Grazie a un tecnologia incentrata sul cliente, combina le prestazioni di una sportiva con il comfort di una berlina di lusso. La nuova Flying Spur è in grado di fornire un’esperienza di guida straordinaria, con capacità mai viste prima in questo segmento. La berlina di lusso offre anche una serie di nuovi sistemi di assistenza alla guida presenti nella dotazione di serie, tra cui Traffic Assist, City Assist e Blind Spot Warning.


AUTO / BENTLEY FLYING SPUR 2020

display touch d’intrattenimento per i passeggeri posteriori. Tra i numerosi optional della Flying Spur Bentley propone diverse personalizzazioni per l’abitacolo, con la possibilità di scegliere l’impiallacciatura in legno singola o doppia, oltre ai rivestimenti dei sedili con 15 diversi tipi di pelle disponibili e l’esclusiva trapuntatura “a diamante” Diamond Mulliner, una novità assoluta con effetto tridimensionale a impreziosire l’abitacolo.

La variante top di gamma è spinta dal motore W12 biturbo da 6.0 litri che sviluppa 635 CV di potenza e 900 Nm di coppia massima, abbinato al cambio automatico a doppia frizione a 8 rapporti, che consente alla vettura di accelerare da 0 a 100 km/h in 3,8 secondi e di raggiungere i 333 km/h di velocità massima. Bentley spiega che sulla nuova Flying Spur la distribuzione del peso è migliorata grazie alla nuova progettazione dell’asse anteriore che offre ora miglior bilanciamento, maneggevolezza e precisione di guida. Il nuovo innesto attivo della trazione integrale permette di attivare le quattro ruote motrici solo quando reso necessario dalle condizioni stradali, oltre ad eliminare l’effetto del sottosterzo tipico della trazione integrale classica. Il passo allungato di 130 mm rispetto alla precedente generazione ha un effetto notevole sull’incremento dello spazio interno, con l’abitacolo della nuova Bentley Flying Spur che si caratterizza per raffinatezza ed eleganza. Il cruscotto è in parte derivato dalla Continental GT, compresa l’esclusiva console centrale con display rotante, display touch da 12,3 pollici, quadranti della strumentazione analogici e impiallacciatura in legno pregiato. La vettura, dotata di ampio tetto panoramico in vetro che si estende per tutta la lunghezza dell’auto, offre anche i TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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AZIENDE / ACCORDO SVIZZERA/UE

A ME GLI OCCHI… E IL VOLANTE

LA BERLINETTA DI PUNTA FIRMATA AMG RITORNA CON IL NUOVO 2 LITRI DALLA POTENZA STRAORDINARIA, INCANTANDO CON PRESTAZIONI E GUIDABILITÀ MAI COSÌ ESTESE, COINVOLGENTI E “TOTALI”: L’APPAGAMENTO È TOTALE. DI ALBEN


AUTO / MERCEDES-AMG A 45 S

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ossiamo definirla la berlinetta “totale”? In fondo, la A 45 S estende in maniera così decisa le qualità di guida da meritarsi senza alcun indugio la palma di miglior sportiva della sua classe, capace oltre modo di rivaleggiare con modelli di ben altra caratura quanto ad intensità di sensazioni ed emozioni che sa offrire. Il tutto, e qui viene forse l’aspetto ancor più intrigante dell’auto, con una fruibilità che la rende capace quanto e più di prima di farsi amare anche nell’impiego quotidiano: all’occorrenza docile, sufficientemente morbida sugli asfalti meno curati, silenziosa ad andatura costante. Quasi sapendosi adattare ad ogni occasione con il proverbiale colpo di bacchetta magica. Oltre alle indubbie qualità di telaio della Classe A “next generation”, la divisione AMG ha voluto estendere infatti in maniera significativa i contenuti tecnici del modello, arrivando ad offrire sofisticazioni tecnologiche uniche concentrate in special modo tra motore e trasmissione. Il due litri turbo è stato interamente riprogettato, arrivando ad erogare il nuovo record di 421 cavalli per una potenza specifica di ben 211,5

cv/litro, che ha quasi dell’incredibile per una vettura di serie. Eppure, non si deve pensare ad un’erogazione scorbutica, stile auto da gara: tutto il contrario. Il quattro cilindri tedesco stupisce infatti per la spinta progressiva quanto elastica, rotondissima ai regimi più bassi: diventa “cattiva” giusto se lo si vuole, nella modalità di marcia più spinta, accompagnando la sua straordinaria generosità con una sonorità piena e coinvolgente al massimo. Il rinnovato cambio a doppia frizione, poi, ora dispone di ben otto rapporti ravvicinati con passaggi marcia immediati, secchi e diretti per accompagnare alla grande un’accelerazione invidiabile ed invidiata da tante altre sportive, ed il meglio dell’esperienza deve ancora venire: poiché la vera protagonista, su questa nuova 45 S, diventa la trazione integrale 4Matic+ con inedito differenziale posteriore a due frizioni pilotato dal Torque Control. Capace di inviare la spinta tra avantreno e retrotreno così come tra le stesse singole ruote posteriori secondo necessità… e modalità di marcia: c’è persino quella dedicata ai “tondi” in pieno sovrasterzo (Drift Mode) e, in uscita di curva, adesso sulla compatta ma sportivissima Classe A firmata AMG si possono chiudere le curve, volendo, con gustosi sovrasterzi di potenza dosabili al millimetro. E mai esagerati senza volerlo, perché il controllo di stabilità sportivo permette di togliersi belle soddisfazioni senza il rischio di inutili eccessi. Il retrotreno è reattivo il giusto per esaltare l’agilità tra le curve, la sterzata decisa e immediata:

pilotare sportivamente la A 45 S regala un salto di qualità e di emozioni davvero grandioso rispetto alla pur già notevole versione precedente. Non meno importanti design e accoglienza. Il primo è sportivamente distintivo, come sempre, ma conserva equilibrio ed eleganza necessari per risultare sempre intonato all’occasione. Mentre l’abitacolo sfoggia tutte le qualità di livello superiore introdotte da Mercedes con l’ultima generazione della Classe A, che si traduce in superiore ergonomia e libertà di movimento, materiali e finiture pregiati con l’aggiunta delle poltrone anteriori avvolgenti e del compatto volante con comandi diretti per accedere alle modalità di guida e alle regolazioni di assetto. Di fronte, i grandi, coinvolgenti schermi totalmente digitali sottolineano il corredo tecnologico d’eccezione, a livello dei modelli Mercedes di gamma più elevata: “what else”, cos’altro desiderare?

ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES-AMG A 45 S Motore 4 cilindri turbo Cilindrata cm3 1’991 Carburante Benzina Potenza max. 421 cv (310 kW) Coppia max. 500 Nm a 5000-5250 giri/min.

Velocità max. 270 km/h Accelerazione 0-100 km/h 3,9 secondi Capacità serbatoio 51 litri Peso totale 1560 kg Trazione Integrale

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GELÄNDEWAGEN, SPIRITO IMMORTALE SENZA CONFINI

“IL” FUORISTRADA MERCEDES APPARTIENE ALLA STORIA DEI 4X4 PIÙ FAMOSI E CAPACI DI TUTTI I TEMPI: ORA È TOTALMENTE RINNOVATO E CON LE CURE AMG ARRIVA AD ESPRIMERE UN AUTENTICO CARATTERE GRAN TURISMO. DI ALBEN


AUTO / MERCEDES-AMG G 63

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e automobili dal carattere deciso riescono sempre ad offrire un coinvolgimento superiore, “a pelle” subito forte, diretto, immediato: qualità che certo non fa difetto alla poderosa Classe G nella versione di punta 63 preparata dalla divisione sportiva AMG, capace di stupire ben oltre il suo aspetto da fortezza inespugnabile. Perché Mercedes ha voluto consacrare questo storico fuoristrada, in pista dal 1979, con un’evoluzione davvero profonda e doppiamente apprezzata: conservando da un lato non soltanto il design tradizionale ma anche la solida meccanica con telaio separato a longheroni, dall’altro evolvendo ogni componente meccanico in chiave moderna per estendere guidabilità e modernità del modello verso livelli mai visti. Con il corredo di prestazioni stupefacenti per un 4x4 di queste caratteristiche: anche la precedente generazione non mancava di una grinta straordinaria, ma il sopraffino lavoro di evoluzione “sotto pelle”, tra cui l’introduzione dell’assale anteriore a ruote indipendenti insieme davvero a molto altro, permette ora di tradurre le “enormi” pre-

stazioni del possente V8 biturbo tanto in accelerazione pura che in notevole dinamismo proprio tra le curve, terreno sulla carta meno favorevole ad un mezzo che sfiora i 2 metri di altezza. Eppure, al volante della G 63, l’evocazione del sapore “Gran Turismo” è più tangibile che mai. Le sospensioni regolabili in continuo, insieme alla raffinata trazione integrale, riescono infatti nella magia di tenere sempre sotto controllo l’inerzia del veicolo e la generosa coppia a disposizione, offrendo al conducente tutta la gioia di poter pennellare le traiettorie con ottima fedeltà, anche con piglio decisamente sportiveggiante: una sensazione del tutto nuova seduti così in alto e su un veicolo solo all’apparenza “classico”, che trasforma ogni percorso in senso di avventura e di comando senza pari. E a questo occorre aggiungere tutto lo scatto dei quasi seicento cavalli, scaricati a terra attraverso passaggi marcia rapidi e diretti: l’accelerazione è davvero possente, quasi brutale per la decisione e l’allungo che sprigiona, mentre dall’alto dell’abitacolo il panorama tutt’attorno inizia a scorrere davvero velocemente in pochi istanti. Senza alcun timore nelle frenate, che

l’impianto potenziato consente di realizzare con intensità quasi corsaiola. Una Classe G non sarebbe però tale se non potesse avventurarsi virtualmente ovunque, ed anche questa pur specialistica AMG non si tira indietro di fronte agli ostacoli da fuoriclasse dell’off-road: certo gli pneumatici strettamente stradali tolgono qualcosa alla motricità pura, ma il modello garantisce prestazioni fuoristrada ulteriormente potenziate, sempre superiori alla media. Anche per merito dei tre differenziali bloccabili al 100%, alle marce ridotte innestabili in velocità e alla notevole altezza da terra. Si respira l’esaltante atmosfera dell’immortalità anche a bordo, naturalmente, grazie ad un opulento ambiente che è un mix tra retrò e modernità: la sistemazione è altissima, dominante che di più non si può, restando più vicina al classico parabrezza che resta verticale; le poltrone sono però ampie, davvero comode oltre che in grado di contenere a dovere il corpo, con ampio grado di personalizzazione della postura. Finiture e attenzione al dettaglio sono da autentica ammiraglia, mentre i due grandi schermi da 12,3 pollici cui sono affidate le informazioni di cruscotto, navigazione e multimedialità trasmettono con forza tutta la notevole, rinnovata modernità che esprime la nuova Classe G.

ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES-AMG G 63 Motore V8 Biturbo Cilindrata cm3 3’982 Carburante Benzina Potenza max. 585 cv (430 kW) Coppia max. 850 Nm a 2500-3500 giri/min.

Velocità max. Accelerazione Capacità serbatoio Peso totale Trazione

220 km/h 0-100 km/h 4,5 secondi 96 litri 2560 kg Integrale

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ARCHITETTURA / PAOLO BÜRGI

IL PAESAGGIO COME RACCONTO PAOLO BÜRGI È UNA DELLE FIGURE PIÙ INTERESSANTI DELLA PAESAGGISTICA CONTEMPORANEA. IL SUO STUDIO SI TROVA NELLA CITTÀ NATALE DI CAMORINO NEL CANTON TICINO, DOVE SVOLGE UN’ATTIVITÀ PROFESSIONALE MIRATA PER LO PIÙ ALLA REALIZZAZIONE DI SPAZI APERTI, PUBBLICI E PRIVATI, E ALLA PARTECIPAZIONE A NUMEROSI CONCORSI. A OTTOBRE DI QUEST’ANNO È STATO OSPITE D’ONORE DELLA MANIFESTAZIONE ORTICOLARIO 2019 TENUTASI A COMO.

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on quali parole si può riassumere la sua filosofia progettuale? «Mi piace pensare ad ogni progetto come ad un racconto che deve permettere ai visitatori, di guardare i luoghi con altri occhi e per fare questo scelgo di utilizzare degli espedienti visivi per incentivare la curiosità. In questo senso si può dire che scopro l’arcano, gioco con la sorpresa, stimolo l’invito alla scoperta, la ricerca del bello, lo spazio riservato all’immaginazione».

01 Osservatorio Geologico di Cardada Ph: ©JM Landecy 02 CERN, Esplanade des Particules Ph: ©J.M.Landecy 03 Italia, Orticolario Villa-Erba 2017 Ph: ©Luigi Fieni

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Uno dei principi che ricorrono nei suoi lavori è la costante ricerca dell’essenziale… «Un progetto di paesaggio consiste in un certo senso in un processo di sottrazione di tutto ciò che è superfluo o in conflitto e nell’introdurre pochi segni formali, chiari e decisi in punti strategici, che permettono l’evidenziazione di ciò che è essenziale. In questo

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iplomato in architettura del paesaggio alla Scuola di Ingegneria di Rapperswil, dal 1975 insegna alla Graduate School of Fine Arts presso l’Università di Pennsylvania, e dal 1997 all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Un tratto caratteristico del suo lavoro è sicuramente rappresentato dalla grande precisione e meticolosità dimostrata nei suoi progetti. Riprova della sua responsabilità nel progettare è la continua ricerca allo scopo di creare continuità concettuale tra paesaggio storico e culturale attraverso una geometria che lo rende, più che un architetto paesaggista, un vero e proprio LandArtist.

modo le peculiarità e la struttura riemergono esprimendo storia, mistero, meraviglia. Se l’emozione è il motore dell’attività creativa, molti possono essere i temi correlati a essa: il tema del ludico, dell’effimero, del ricordo e della memoria, della storia, del tempo e della reinterpretazione». Tra i molti progetti realizzati in Ticino, molto conosciuto è quello relativo alla ristrutturazione di Cardada, la “montagna” dei locarnesi, un luogo dove passeggiare e ammirare il paesaggio… «In questo caso, la ricostruzione della funivia per rappresentato un’occasione per riconsiderare il paesaggio sia nella sua organizzazione spaziale che in termini di significato. Ho voluto riqualificare il luogo cercando di riavvicinare l’uomo alla natura e ridestando in lui la capacità di osservare in profondità e non solo guardare in superficie. Così, la


ARCHITETTURA / PAOLO BÜRGI

piazza al centro del progetto è caratterizzata da una pavimentazione regolare in lastre di granito, nel rispetto della tradizione locale per cui il granito è un tipico materiale per gli spazi aperti ticinesi. La disposizione delle lastre fa in modo che le fughe si amplino allontanandosi dalla stazione della funicolare fino a quando il granito cede il posto all’erba conducendo il visitatore dall’ambiente urbano a quello naturale».

spensabile per sviluppare conoscenza e consapevolezza del passato. Il racconto della storia diventa allora un processo di reinterpretazione (tramite un linguaggio contemporaneo) di valori, storie, e di memorie, che ha il compito di coinvolgere tutte le sensazioni del fruitore. Tutto ciò supera di conseguenza il solo concetto di identità dei luoghi perché l’esperienza, la sensibilità, la memoria entrano attivamente nel processo progettuale».

Alla Biennale di Architettura 2018 avete presentato un interessante progetto per un Museo all’aperto del Carso Goriziano tutto incentrato sul tema della memoria… «La ricerca del risveglio dei sensi dalla percezione e dell’interpretazione è indi-

Quest’autunno è stato protagonista, in veste di ospite d’onore, di un serata-evento a Villa d’Este, nell’ambito della manifestazione Orticolario… «Si è trattato di un incontro particolarmente interessante dove ho avuto

modo di sottolineare ancora una volta il valore del paesaggio come racconto e come dunque, proprio in quanto narrazione, possa, anzi debba, rappresentare un invito alla riflessione e uno stimolo alla creatività». 02

ORTICOLARIO 2019: “PER UN GIARDINAGGIO EVOLUTO” La natura come stile di vita. Un concetto che è alla base di Orticolario, la manifestazione svoltasi a Villa Erba sul Lago di Como dal 4 al 6 ottobre scorso. Giunta quest’anno all’undicesima edizione, Orticolario è un viaggio intorno alla natura, tra giardinaggio, paesaggio, arte e design, tutti elementi che contribuiscono a solleticare una certa sensibilità, a creare un’idea evoluta di giardino, che può essere fuori e dentro le mura di casa, senza confini concettuali. Orticolario non è solo un garden show, né tantomeno una mostra-mercato, è soprattutto un evento culturale e artistico per la cultura del paesaggio che genera un circolo virtuoso con finalità benefiche. E la diffusione della cultura del paesaggio, quest’anno è stata ribadita dalla scelta dell’ospite d’onore: lo svizzero Paolo Bürgi, architetto paesaggista tra i più apprezzati a livello internazionale, a cui è stato assegnato il premio “Per un Giardinaggio Evoluto” 2019. La natura è una realtà dinamica e Orticolario si è presentato “per un giardinaggio evoluto”. Lo spazio, sia esso un terrazzo, un giardino, un orto, un frutteto o qualsivoglia area di contatto privilegiato con la natura può e deve evolvere con il mutare delle nostre passioni e non solo delle stagioni. Ed ecco che questo rapporto di intimità si alimenta e intensifica

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nella ricerca di nuovi colori, profumi, strumenti ed elementi di arredo vissuti anche nel corso della loro creazione. La prestigiosa collocazione nel complesso di Villa Erba, con il suo parco in riva al lago e un esclusivo centro espositivo, si riallaccia alla tradizione che ha visto nel passato le ville lariane protagoniste di importanti esposizioni florovivaistiche e permette di offrire sempre al visitatore uno scenografico sfondo naturale ai temi della cultura e della valorizzazione del paesaggio, della botanica e della biodiversità. L’offerta di piante rare, insolite e da collezione proposte da selezionati vivaisti nazionali e internazionali, oltre che di artigianato artistico, insieme a installazioni d’arte e design, fanno di ogni edizione di Orticolario un grande evento dedicato alla cultura del bello.

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ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING

IL VALORE DELL’ARTE QUANTO VALE UN DIPINTO TRAMANDATO DA GENERAZIONE IN GENERAZIONE? UN OGGETTO ACQUISTATO D’IMPULSO AD UN’ASTA INTERNAZIONALE O AD UN MERCATO D’ANTIQUARIATO? SONO DOMANDE CHE MOLTO SPESSO CI PONIAMO, MA PER QUESTIONI DI PIGRIZIA O PERCHÉ NON SAPPIAMO A CHI RIVOLGERCI, LASCIAMO SOSPESE.

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d è proprio per informare e rendere servizio alla sua clientela che Wetag Consulting, nelle scorse settimane, ha organizzato - in collaborazione con la casa d’asta Christie’s - un evento esclusivo al Masi di Lugano. Un’occasione per accogliere amanti dell’arte e critici specializzati nel valutare pezzi unici e di epoche diverse, professionisti della rinomata casa d’asta Christie’s, che tra i suoi record detiene anche quello dell’Uomo col dito puntato del grigionese Alberto Giacometti, venduto a New York nel 2015 per 140 milioni di dollari.

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n evento fuori dal comune, ma effettivamente c’era necessità di sensibilizzare i vostri clienti sulla valutazione ed il mercato degli oggetti d’arte? «Assolutamente, anche perché la nostra clientela molto spesso, oltre agli investimenti immobiliari, effettua acquisti nel mondo dell’arte. Dovete immaginare che molte delle nostre proprietà in vendita sono decorate e ammobiliate e quindi ci capita di dover seguire anche delle trattative di compravendita legate a pezzi d’arte importanti e molto costosi».

Ma questo lo potete fare direttamente voi come Wetag? «No. In questi casi devono intervenire professionisti del settore e per quanto ci riguarda, vista la nostra relazione decennale con Christie’s, chiamiamo loro. In linea di massima in pochi giorni abbiamo un riscontro, anche perché a seconda degli oggetti da valutare ci appoggiamo principalmente agli uffici di Zurigo, Ginevra, Milano e Londra». Come mai l’evento al Masi di Lugano? «Lei ha ricordato l’asta del secolo di New York, durante la quale “L’uomo con il dito puntato” di Alberto Giacometti è stato venduto per un prezzo record di 140 milioni di dollari. Questa asta storica è stata organizzata da Christie’s. Il fatto di avere il figlio di Giacometti, Giovanni, accompagnato da alcuni dei più importanti pittori svizzeri degli ultimi 200 anni, sto parlando di Segantini, Brunner e Hodler con i loro magnifici e enormi, scusatemi il termine poco artistico, dipinti, è stata l’occasione per ricordare anche il nostro legame stretto con l’arte e con la casa d’asta Christie’s, con la quale abbiamo appena rinnovato la nostra collaborazione - che dura già da 15 anni - con un nuovo contratto pluriennale».

Da sinistra: Philipp Peter e Ueli Schnorf

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ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING

molto importate è che il mondo del collezionismo di oggetti di valori è molto vasto. Christie’s è attiva, per farmi capire, in ottanta distinti campi, pensiamo al mercato delle automobili o alle collezioni di vino. In passato come Wetag abbiamo ad esempio aiutato a vendere una collezione di vini Bordeaux del valore di centinaia di migliaia di franchi».

E i vostri clienti hanno apprezzato l’accostamento? «Penso di sì. Le faccio un esempio concreto: una nostra cliente ha mostrato una foto di un’anfora ad un esperto di arte antica di Christie’s degli uffici di Londra e poco dopo sono riusciti a capire di che periodo fosse e il valore approssimativo. Naturalmente si dovranno incontrare per una valutazione ufficiale e soprattutto perché gli oggetti d’arte devono essere autentificati di persona». Parliamo dell’importanza di far certificare e valutare gli oggetti d’arte da professionisti di fama internazionale, anche perché volendo ci sono molte persone che si “spacciano” per critici… «Questo è un altro tema che spesso affrontiamo con i nostri clienti. Il far valutare e autentificare un pezzo d’arte

da una casa come Christie’s ci mette dal riparo da truffe legate soprattutto all’acquisto, ma anche alla vendita». E se qualcuno fosse deciso a far valutare la propria collezione o semplicemente un pezzo d’arte? «La procedura è semplice: basta chiamarci e indicarci con che genere di esperto si desidera interloquire. Poi, mandando prima delle fotografie e una breve scheda tecnica (per esempio misure, età stimata, provenienza), Christie’s prenderà appuntamento discretamente con il cliente recandosi sul posto e valutando l’oggetto in questione. Vorrei inoltre aggiungere che non si tratta di un servizio che offriamo unicamente a chi desidera vendere, ma anche a chi vuole acquistare e necessita di un parere professionale e di un accertamento del prezzo. Un’altra cosa

Un’ultima domanda, una curiosità, cosa pensa dell’offerta artistica ticinese? «Il Masi, cosi come l’intero LAC, che vedo ogni giorno visto che i nostri uffici di Lugano sono a pochi passi da Piazza Bernardino Luini, è un valore aggiunto incredibile, anche per gli stranieri che desiderano spostare la loro residenza in Ticino. Inoltre, come possiamo vedere sfogliando il vostro periodico, Lugano accoglie gallerie molto importanti, che nulla hanno da invidiare a Milano, Londra e New York, senza dimenticare che alcune delle gallerie luganesi hanno sede anche in queste altre importanti città. E poi ci sono gli artisti ticinesi che mantengono l’anima pittoresca luganese sempre viva e in continua evoluzione. Insomma mi sento di dire che a Lugano, artisticamente parlando, non manca nulla e la città ha un grande potenziale di evoluzione».

Riva Antonio Caccia 3, CH-6900 Lugano Via Antonio Ciseri 13A, CH-6600 Locarno Via Beato Berno 10, CH-6612 Ascona www.wetag.ch www.journal.wetag.ch info@wetag.ch +41 (0) 91 601 04 40 TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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ARCHITETTURA / ARTISA

ANDREA BLOTTI, MEMBRO DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DEL GRUPPO E UNA DELLE FORZE TRAINANTI DELL’OPERATORE DI MICRO-LIVING CITY POP AG, PREVEDE UN GRANDE FUTURO PER IL CONCETTO RESIDENZIALE DI MICRO-APPARTAMENTI E UN RUOLO CHIAVE PER L’AZIENDA.

IL FUTURO DELL’IMMOBILIARE È IL MICRO-LIVING

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ual è oggi la visione di Artisa? «Vogliamo essere uno sviluppatore immobiliare attivo a livello internazionale e un operatore per il micro-living leader in Europa. Artisa è un’azienda a conduzione familiare, fondata da Franco Artioli nel 1968, come azienda di costruzioni metalliche. Il figlio Stefano ha ampliato l’attività verso l’immobiliare, internazionalizzandola e nel 2010 la proprietà ha deciso di concentrarsi su questo settore. Con Alain Artioli, figlio di Stefano, la terza generazione è ora al timone. Abbiamo circa 60 dipendenti e possediamo tutte le competenze “in casa”. In questo modo garantiamo l’indipendenza e il controllo su ogni fase dello sviluppo del progetto». Sviluppate solo per il vostro portafoglio o sono oggetti finalizzati alla vendita? «Alla fine del processo di sviluppo, prendiamo in consegna un progetto nel nostro portafoglio o lo cediamo agli investitori – con City Pop AG come “inquilino unico”. Fino a due anni fa, il

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nostro portafoglio era costituito principalmente da immobili in Ticino. Nel frattempo, ne abbiamo ceduti molti per creare liquidità per l’espansione nel resto della Svizzera e all’estero». Il fatto che oggi il settore immobiliare sia in crisi, che conseguenze ha per voi sviluppatori? «Stiamo vedendo gli investitori diventare più cauti: sono disposti ad accettare rendimenti più bassi, ma vogliono meno rischi. Quindi produciamo alloggi dove c’è una reale necessità e ci concentriamo sull’acquisizione di immobili nelle aree urbane. Siamo in una posizione comoda, non abbiamo alcuna pressione e possiamo investire quando le condizioni sono giuste per noi. Questo ci dà il necessario spazio di manovra. Se il rendimento compensi il rischio imprenditoriale, lo sapremo solo in futuro. Ma di certo oggi la piazza di Zurigo è ancora interessante. Nel frattempo la nostra espansione all’estero è una strategia di diversificazione. Con City Pop, abbiamo un prodotto che deve essere lanciato in tutta Europa. Vogliamo essere un attore


ARCHITETTURA / ARTISA

La Svizzera è il mercato giusto? «È un mercato ottimo ma limitato. Ecco perché ci stiamo espandendo in Germania, dove il micro-living è più maturo, e verso Milano, un mercato molto interessante. La popolazione è in crescita, le università attirano molti studenti, il turismo urbano è in piena espansione, tutti elementi interessanti per un prodotto come City Pop». con competenze e conoscenze europee sui mercati esteri. Attualmente stiamo costruendo le strutture in Germania e Milano seguirà l’anno prossimo».

so tempo, la quota di consumo per l’edilizia abitativa andrà riducendosi e l’alloggio a prezzi accessibili è un problema per sempre più persone».

Perché vi siete concentrati sul micro-living? «Nel 1950, il 30% della popolazione mondiale viveva in città. Entro il 2050 supererà il 70%, quindi dobbiamo costruire nelle metropoli. Il numero di famiglie monoparentali aumenta: la realtà è che sempre più persone vogliono vivere da sole e più centralmente, lavorano in più di un luogo e casa e professione sono in località diverse. Allo stes-

Dal punto di vista emozionale, le persone sono pronte per i micro-appartamenti? «Ne sono convinto. Gran parte del nostro pubblico già chiede di scambiare una parte di metri quadrati in cambio di flessibilità, servizio e convenienza. Il nostro target è ampio: giovani, coppie separate, professionisti che vivranno fuori Cantone per un tempo limitato…».

Quali sono i requisiti numerici per un’offerta praticabile? «Un condominio dovrebbe includere almeno 100 appartamenti oltre a disporre di spazi comuni. La dimensione della città non è un criterio primario. Dovrebbe attirare soprattutto persone provenienti da altre regioni del mondo e il mercato immobiliare dovrebbe avere un surplus di domanda. Queste condizioni si applicano quasi sempre alle grandi città. In Svizzera: Zurigo, Ginevra, Basilea, Berna e Losanna. Stiamo anche sviluppando un progetto a Lugano, ma è una sfida, considerando l’attuale tasso di sfitto». Qual è il periodo di affitto? «Minimo 4 settimane, noi puntiamo a un soggiorno medio di 6/9 mesi. Vogliamo un’architettura efficiente e un modello di vita sociale negli stabili, con aree comuni e una comunità online. Ma l’elemento più importante è il prezzo, che deve essere attraente rispetto a un’ineluttabile qualità architettonica, efficiente e coerente con le esigenze del mercato». E la sostenibilità che ruolo ricopre? «Poiché offriamo appartamenti inclusivi di costi extra, le spese energetiche sono una variabile importante. Nell’edilizia, ci affidiamo sempre più alla costruzione in legno prefabbricato, il che assicura alta qualità di vita, accorcia i tempi del processo di costruzione e ha un minore impatto ambientale». www.citypop.com TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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ARCHITETTURA / HABITRUST GROUP

UN PARTNER A 360° PER LO SVILUPPO IMMOBILIARE I SUOI FONDATORI, UN GRUPPO DI SOLIDI IMPRENDITORI PROVENIENTI DA DIVERSI SETTORI, HANNO DATO VITA AL GRUPPO HABITRUST. UN CONTENITORE DI COMPETENZE TRASVERSALI CHE SPAZIANO DALLA FINANZA ALLA PROMOZIONE IMMOBILIARE.

Luca Mavaro

Ezio Catucci

l settore immobiliare, ha visto un cambiamento profondo dei suoi paradigmi, passando dall’essere incentrato su un modello economico basato esclusivamente sui beni materiali e sulla loro locazione a lungo termine, a un modello client and service oriented, capace di creare le condizioni ideali per stabilire rapporti di fiducia con i clienti, stimolandone così la fedeltà e la propensione all’acquisto. Habitrust ha saputo comprendere l’importanza delle nuove dinamiche del mercato e, proprio per questo, ha deciso di sviluppare un business model capace di adeguarsi alle esigenze dei clienti finali. Grazie ad una struttura integrata formata da una società mantello e 4 business units che operano tra loro in ambiti complementari, Habitrust Group può definirsi un “full service provider” per clienti corporate e privati.

Si tratta di un servizio a 360° gradi che comprende non solo la progettazione degli immobili ma anche la facilitazione e lo studio di un modello finanziario per la fattibilità dell’operazione, il coordinamento del cantiere e l’ottimizzazione sia dei tempi di consegna che dei costi di realizzazione. Per fare un esempio pratico, la prassi del Gruppo prevede una serie di incontri preliminari con il cliente allo scopo di circoscrivere nel modo più aderente possibile i suoi desideri, sia quelli espressi sia quelli latenti che possono emergere durante i colloqui, valutarli alla luce del budget stanziato risolvere in anticipo qualsiasi dubbio sul risultato atteso con un business plan ad hoc prima di iniziare la fase di realizzazione dell’opera. In seguito, ad ogni cliente viene assegnato un referente che lo accompagnerà durante tutte le fasi di svilup-

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po del progetto, dandogli assistenza nella scelta dei materiali e delle finiture più appropriate e consigliando le migliori soluzioni d’arredo e di stile sino ad arrivare alla futura amministrazione dell’immobile. L’offerta si rivolge a famiglie che vogliono realizzare il proprio sogno immobiliare, a committenti e proprietari intenzionati ad investire sui propri spazi oltre che investitori interessati a partecipare ad azioni finanziarie. Habitrust vuole essere un punto di riferimento per la conoscenza dei valori del mercato immobiliare, affiancando il cliente nel processo decisionale di tutta la filiera. Oggi il gruppo possiede le funzionalità modulari che consentono ad un’azienda di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato e di evolvere le proprie strategie e modelli di business. Il gruppo ha saputo stare al passo con gli sviluppi e le esi-

genze del mercato grazie anche alle competenze dei suoi fondatori – Luca Mavaro (CEO) ed Ezio Catucci (CCO) – che si sono resi conto dell’importanza di affiancare alla loro attività un pensiero proattivo e innovativo incentrato sui propri clienti, senza mai distogliere lo sguardo dall’approccio etico su cui hanno fondato la propria azienda.

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ARCHITETTURA / MG IMMOBILIARE

COSA SIGNIFICA ESSERE L’IMMOBILIARE DI RIFERIMENTO A LUGANO

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DA QUASI 25 ANNI GIOVANNI MASTRODDI E IL SUO TEAM DI LAVORO ESERCITANO LA PROFESSIONE DI FIDUCIARI IMMOBILIARI, COLLOCANDOSI DA SEMPRE VICINO AI CLIENTI PER ASCOLTARLI E SODDISFARLI, CONSIGLIANDOLI AL MEGLIO SIA RIGUARDO ALLA VENDITA CHE ALL’ACQUISTO DI IMMOBILI.

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anni di attività costituiscono un obiettivo raggiunto di tutto rilievo. Quali sono stati gli inizi di MG Immobiliare e come avete fatto a distinguervi nel panorama immobiliare luganese? «Facciamo con passione questo mestiere dal 1996. Non è solo uno slogan pubblicitario positivo ma la nostra visione concreta che ci ha accompagnato dall’inizio e che ci ha permesso di affrontare e superare con successo tanti momenti diversi attraversati dal settore immobiliare luganese. Tutto ciò è stato possibile perché sostenuti da un’attenta preparazione e da un costante aggiornamento professionale anche dei nostri collaboratori. I principi cui ci siamo sempre ispirati sono semplici: oggi tutti gli operatori, o quasi, hanno una preparazione tecnica, ma per arrivare all’eccellenza sono necessari spirito d’iniziativa, empatia, capacità di adattarsi ed essere persuasivi, ossia usare l’intelligenza emotiva che per un’impresa significa maggiore entusiasmo, emozioni positive, migliori relazioni personali, professionali e capacità di attenzione, elevando lo spirito di squadra e l’efficienza: e dopo 25 anni di continua applicazione sul campo possiamo ben dire che tutto ciò porta a risultati concreti. A questo proposito, mi piace sottolineare che negli anni spesso i clienti da acquirenti sono diventati venditori o hanno consigliato MG Immobiliare ad amici e parenti. Questa è quella che noi chiamiamo referenza attiva, un chiaro

segno di apprezzamento del lavoro svolto, e un profondo motivo di soddisfazione per me, mia moglie e per tutti i nostri collaboratori». Ripensando al 2019, quali sono le sue riflessioni e le sue soddisfazioni? «Il 2019 ci ha permesso di venire a contatto e vendere ad una clientela veramente eterogenea: ho provato grande soddisfazione a realizzare il sogno abitativo di una famiglia “normale”, che da anni mirava ad avere una propria abitazione. Oppure, al contrario, siamo riusciti ad aiutare una famiglia italiana ad individuare la villa dei loro desideri e a trasferirsi in poco tempo, godendosi a pieno le bellezze del nostro lago. Quando percepisci questa soddisfazione ne ricevi un grandissimo appagamento. Altre situazioni premianti a me care sono legate alla vendita degli appartamenti eleganti e con splendida vista lago a Castagnola nella Residenza Parco Letizia: molti clienti ci hanno poi invitato a visitare la loro abitazione finita per condividere con loro la bellezza dell’appartamento terminato e della vista mozzafiato. Devo ricordare anche la vendita di tanti appartamenti alla residenza Parco Casarico a Sorengo, dove abbiamo ancora a disposizione splendide soluzioni. Si tratta di una iniziativa che ci ha coinvolto da subito ed entro l’anno consegneremo oltre metà di questi moderni appartamenti immersi nel parco, con rifiniture eleganti ad un prezzo molto interessante, direi eccezionale. In questo caso, la soddisfazio-


ARCHITETTURA / MG IMMOBILIARE

ne è enorme perché abbiamo molti clienti locali che realizzano il sogno di un’abitazione bella ed esclusiva: e questo ci sta dando grandi risultati e soddisfazioni professionali e personali». Per il 2020 quali previsioni si sente di avanzare riguardo al mercato immobiliare? «Dal 2018 ad oggi si è definitivamente conclusa la fase di rilevante rallentamento dei prezzi. Abbiamo infatti raggiunto una stabilità anche sul mercato locale. I prezzi del 2012 o 2013 sono un ricordo. La domanda è sempre importante, sebbene si siano un po’ ridimensionati i valori degli immobili di superlusso. Sta tornando un grande interesse per le case secondarie, soprattutto in centro città, privilegiando le residenze di pregio e con caratteristiche di grande interesse come risparmi ecologici, verde e vicinanza ai servizi. Direi che i dati fondamentali dell’eco-

nomia sono alquanto stabili, anche se purtroppo la crescita demografica del Canton Ticino è negativa. Anche le ipoteche, secondo i dati presentati dalle banche e dagli istituti di ricerca, non preannunciano grandi cambiamenti. Continuo a ripetere che per migliorare i dati dell’economia luganese, dobbiamo prestare una certa attenzione ad attrarre nuove famiglie, nuovi imprenditori, nuove attività produttive. Se tutti noi ticinesi ci facessimo portatori di questo messaggio di sviluppo, riusciremo a ripercorrere la crescita che c’è stata negli anni dal 2010 al 2015».

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ARCHITETTURA / SIT-STUDIO IMMOBILIARE TICINO

SUN LAKE CITY: ABITAZIONI DI PREGIO PER UN VIVERE SOCIALE CON LA FORMULA DEL TALK SHOW, SIT-STUDIO IMMOBILIARE TICINO HA RIUNITO NELLA SEDE DI LUGANO AUTOREVOLI ESPERTI DEL SETTORE PER PRESENTARE AL MERCATO IL NUOVO PROGETTO SUN LAKE CITY.

L’

incontro ha rappresentato un’importante occasione per parlare di un prestigioso progetto immobiliare di fronte al lago, in località Caslano, costituito da una grande area verde trasformata in parco e 82 unità abitative, 17 delle quali già in corso di edificazione, che verranno costruite in diverse fasi. Un progetto pensato per rispondere prima di tutto a ciò che il mercato cerca: un’area abitativa innovativa, che enfatizzi i valori del benessere e della socialità, con ampi giardini e spazi per le famiglie. Concetto fondamentale di Sun Lake City è il riappropriarsi dell’aspetto sociale dell’abitare, un convivere che si traduce in una grande area verde attorno alla quale sorgeranno le varie costruzioni: un’area comune, chiusa al traffico, con illuminazione e irrigazione automatizzate, che faccia da luogo di socializzazione e condivisione, riproponendo quei valori tradizionali dello “stare insieme”

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oggi sempre più difficili da trovare. L’interessante dibattito sviluppatosi durante il talk show ha consentito di approfondire in modo esauriente e qualificato i diversi aspetti legati alla realizzazione di Sun Lake City. «Si tratta di un approccio diverso all’idea di abitare – ha dichiarato l’Arch. Marco Giussani dell’omonimo studio e CEO di Swiss Project che firma il Restyling. Oggi viviamo in luoghi sempre più piccoli, in cui ci sentiamo sempre più soli. Mancano le relazioni sociali, troppo spesso sostituite dai social media. Ma il mercato, in realtà, sta avendo richieste diverse, che vanno in cerca di un concetto vecchio come il mondo: relazionarsi, stare insieme. Più che di “innovazione”, quindi, bisognerebbe parlare di recupero delle tradizioni e di reinterpretazione di concetti già presenti nell’800: l’idea della città-giardino, del quartiere; di un luogo protetto dove potersi sentire bene, dove i figli possano giocare tranquillamente e dove condivisione e socialità siano enfatizzate».

Non a caso dunque nel progetto Sun Lake City il concetto abitativo risulta essere completamente nuovo. Il contatto con l’esterno è garantito a tutti in maniera univoca: c’è una piazza reinterpretata, coperta, la Club house, in cui creare relazioni umane e attività ricreative. Da questo progetto emerge una particolare cura che va oltre gli aspetti tecnici ed estetici: si vuole trasmettere un messaggio più profondo, una attenzione ai valori dell’esperienza abitativa con forti rimandi ai concetti di benessere e condivisione. L’avv. Federica Tamburini dello Studio Legale Censi & Associati, che si occuperà degli aspetti legali e dei rogiti con i Clienti , ha fatto il punto sugli aspetti finanziari legati allo sviluppo di Sun Lake City. «Anche dal punto di vista finanziario il progetto si avvicina alle famiglie, proponendosi con una nuova formula: il diritto di superficie, una modalità che consente di acquisire una casa di metrature generose, in un bellissimo parco che si affaccia sul lago, a


un prezzo competitivo. Una formula nuova che permette alle famiglie che oggi si vogliono allontanare dalla locazione di pensare oggettivamente a un acquisto che rappresenta un vero investimento. L’importo, infatti, può essere oggetto d’ipoteca bancaria: l’acquirente paga un canone mensile per il diritto e la proprietà piena può essere esercitata a scadenza con il diritto di riscatto, sulla base di parametri di mercato e condizioni predefinite». Carlo Garzoni, Presidente dell’impresa di costruzioni Garzoni SA incaricata di realizzare il progetto, ha evidenziato come «ogni dettaglio sia stato progettato con soluzioni volte al comfort e alla privacy. Saranno abitazioni di assoluta qualità: risparmio energetico con pannelli fotovoltaici in grado di produrre il 30% dell’energia necessaria; isolamento; riscaldamento e raffrescamento garantiti da termopompe collegate al lago; domotica; connettività e predisposizione

wi-fi; standard di sicurezza garantiti da porte blindate e tagliafuoco; pavimenti, rivestimenti e arredi di alto standing». Infine, Sabina Gatto CEO di SIT Immobiliare Ticino, che si occupa della promozione sul territorio di questo innovativo progetto, ha avuto modo di sottolineare che «Il mercato è pronto e Sun Lake City risponde alle richieste finanziarie e abitative del pubblico. Una grande novità nel panorama immobiliare di Lugano, quindi, che recupera in chiave moderna tradizioni di

socialità ottocentesche mettendo al centro l’uomo e il suo benessere e coniugandole alle esigenze di mercato contemporanee legate alla sicurezza, alla connettività e a soluzioni architettoniche di pregio. Sun Lake City è un’oasi di pace, lo si intuisce già dalla scelta del logo: un fiore di loto che significa proprio purezza spirituale. Sembra voler evocare un luogo in cui rigenerarsi tutto l’anno pur essendo connesso con il contesto urbano; un luogo nel quale rifugiarsi e trovare relax e tranquillità pur essendo a due passi dalla città. Certamente un luogo rivolto a chi è alla ricerca di un modo di abitare differente, fatto di stile, confort, privacy e riservatezza».

SIT IMMOBILIARE SA Via Pasquale Lucchini 2 CH-6900 Lugano +41 (0) 91 922 93 33/35 Via Bernardino Luini 12 CH-6600 Locarno +41 (0) 91 922 93 33/35 www.sitimmobiliare.ch TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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ARCHITETTURA / POLUS BALERNA

SPAZI ALL’AVANGUARDIA COLMI DI STORIA GLI STABILI DELLA POLUS RAPPRESENTANO OGGI UNA STRUTTURA CHE, PUR MANTENENDO I PREGI ARCHITETTONICI DI UN TEMPO, RISPONDONO APPIENO ALLE ESIGENZE ATTUALI. VI PERANO OLTRE 35 AZIENDE, DI VARI SETTORI ECONOMICI, CON COMPLESSIVAMENTE UN CENTINAIO DI COLLABORATORI, RAPPRESENTANDO COSÌ UNODEI PRINCIPALI CENTRI IMMOBILIARI DELLA ZONA.

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DI MATTEO TRESOLDI

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rmai la torre ha assunto la colorazione definitiva bruno scuro che ricorda la foglia di tabacco. Dal marzo di quest’anno, quando si è svolta la cerimonia di inaugurazione, quello che è diventato il simbolo dell’ultimo tassello di un complesso progetto di rinnovamento incentrato sul recupero di uno spazio industriale, spicca tra le architetture del paesaggio urbanizzato ben visibile anche dall’autostrada. Questa è la storia della Polus: un complesso industriale fino al 1992 dedito alla l’attività legata alla lavorazione del tabacco che grazie alla lungimiranza della proprietà e del CdA ha saputo valorizzare gli ambienti ampi e suggestivi, convertendoli in spazi commerciali moderni e flessibili. Coerentemente con questa filosofia, lo studio Gaffurini Pagani Tresoldi associati ha sviluppato e realizzato un progetto che ha riqualificato una parte del sotto tetto della struttura dove sono stati ricavati circa 400 mq di nuovi uffici. Un luogo già affascinante all’origine, composto da un grande spazio caratterizzato da una bella travatura di legno a vista che sorregge il tetto e da un prezioso pavimento in legno che negli anni si è impregnato del profumo del tabacco. Ne è scaturito un progetto incentrato sul rispetto e la valorizzazione delle caratteristiche presenti, con una particolare attenzione rivolta ad adeguare gli ambienti alla

normativa nonché alle prestazioni funzionali odierne, il tutto senza alterare il carattere sobrio originale. La necessaria luce naturale penetra all’interno degli spazi grazie alla creazione di una serie di terrazze ricavate in modo discreto nella sagoma del tetto, mentre una seconda via di fuga, imposta dalle prescrizioni antincendio, è stata il pretesto per realizzare quel corpo scala separato che è diventato il simbolo dell’intervento. Come in un immaginario confronto l’imponente edificio storico e la nuova torre, rivestita di lamiere di corten, si fronteggiano, collegati l’uno all’altra da una passerella sospesa a quasi 13 metri di altezza. Una soluzione ardita che rappresenta bene la capacità del complesso Polus di far convivere la storia con l’avanguardia grazie alla capacità imprenditoriale


ARCHITETTURA / POLUS BALERNA

di vedere oltre (e più in alto). Lo stesso concetto è stato ripreso durante l’inaugurazione dall’intervento di Stefano Rizzi, Direttore della Divisione dell’Economia, che ha sottolineato come il Ticino abbia intrapreso un chiaro percorso che pone al centro il concetto chiave del sostegno alle imprese. Queste, per svilupparsi, necessitano di diversi ingredienti: innovazione, tecnologia, coraggio di osare, ma anche spazi adeguati. «In questo senso - ha sottelineato Rizzi - il Centro Polus rappresenta un’opzione sicuramente interessante: spazi che testimoniano un forte impegno volto ad accogliere e stimolare diverse attività aziendali sotto lo stesso tetto, con ricadute concrete e positive per l’economia regionale e per l’occupazione». A confermare questo successo è stato l’intervento della Signora Giovanna Staub, presidente del CdA della Polus, che ha indicato nella ricerca di uncontinuo adattamento, anche tecnologico, delle superfici la volontà della società di rinnovarsi per valorizzare il fascino di un ambiente denso di storia e di ricordi come quelli splendidamente rappresentati da Carlo Basilico nello spazio dell’ex mensa. Una filosofia vincen-

te per Polus, dimostratata da una percentaule di occupazione da diversi anni ormai sempre vicina al 100%, che si è trasformata in una struttura capace di offrire una risposta adeguata ad una domanda di spazi flessibili e modulari, dove oggi convivono oltre 35 aziende e dove si è create anche un terreno fertile per scambi stimolanti.

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DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH

LA FILANTROPIA È UN DIVERSO MODO DI PENSARE

IL GRANDE CRITICO D’ARTE HAROLD ROSENBERG SCRIVEVA: “L’ARTE È UN DIVERSO MODO DI PENSARE”. DIREI CHE ANCHE LA FILANTROPIA È UN DIVERSO MODO DI PENSARE. DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH*

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cambiamenti epocali che stiamo vivendo – le grandi migrazioni, le sfide economiche, la crisi dell’ambiente – pongono l’uomo in una condizione di profondo smarrimento. L’essere umano si trova al centro di una spaventosa quantità di impulsi e sollecitazioni, ma per sua natura non può vivere cercando costantemente nuovi equilibri: ciò che persegue sono, piuttosto, certezze e stabilità. I ritmi incessanti a cui ci ha abituato questa società iper-connessa, ai cui processi di velocizzazione è difficile sottrarsi, generano quindi un diffuso malessere. Diventiamo sempre più vecchi, ma la società non sa ancora rispondere ai molteplici bisogni della vecchiaia. Crediamo di essere multiculturali, ma

non siamo in grado di gestire le migrazioni nella quotidianità. Viviamo una sorta di democratizzazione del sapere, che ci permette attraverso internet di accedere alle fonti e alle informazioni, ma ci mancano le chiavi di lettura e quindi la capacità di comprendere. In questo contesto emergono le sfide più importanti per chiunque voglia donare. Se per una decina di anni lo smarrimento dell’uomo del XXI secolo sembrava un’opportunità per acquisire nuove letture della realtà, ora la mancanza di soluzioni e di proposte condivise sulle grandi sfide sembra essere un argomento che la stampa fa suo nelle cronache di tutti i giorni. La filantropia si inserisce in questo contesto con un’agile capacità di dare risposte tempestive alle richieste dei territori, ma deve oggi ristrutturarsi in una società che è completamente diversa rispetto anche a solo cinque anni fa. Il filantropo che voglia essere incisivo mantenendo uno sguardo al futuro, deve sapersi centrare e avere consapevolezza della missione e del ruolo della filantropia nel presente: la filantropia funziona quando è radicata nel qui e ora. Nella situazione magmatica e di incertezza che viviamo, consideriamo per esempio quante risorse vengono disperse senza raggiungere gli scopi che i filantropi si erano posti da principio. Un filantropo costruisce un buon futuro (e un buon passato) se è radicato nel presente, con uno sguardo aperto verso i bisogni della società. Egli diviene così un innovatore e sa vedere nella filantropia quel particolare comparto dell’economia in cui so-


DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH

stenere e realizzare innovazione sociale. La capacità manageriale del filantropo si realizza nella definizione chiara delle proprie aspettative e nell’atteggiamento strategico con cui condurre il progetto filantropico, affinché si realizzino partnership collaborative che portino alla scalabilità dei progetti e alla sostenibilità di lungo periodo. Quando è imprenditore, la sua attività imprenditoriale fa da volano a intuizioni che oggi noi definiamo come filantropia strategica e che in realtà rappresentano la sua capacità di leggere il mondo con la consapevolezza del momento presente. La presa di consapevolezza è sui bisogni, certo, ma anche sulle pratiche: un filantropo che identifichi un bisogno da soddisfare deve poi chiedersi come investire nel modo più efficace il proprio denaro, ottimizzando gli investimenti in modo da generare il maggior return on investment per le istituzioni beneficate e il maggior return on happiness per la sua soddisfazione personale. Sì perché non c’è dubbio che un potente motore della filantropia sia il benessere che scaturisce dall’atto di donare. I benefici della generosità sul cervello sono stati misurati per la prima volta dal team di ricercatori dell’Università di Zurigo guidati dal Professor Ernst Fehr. Con la ricerca “A neural link between generosity and happiness” (Nature Communication 8, 2017) basata su una metodologia di imaging functional magnetic resonance, gli studiosi hanno evidenziato che la generosità è collegata alla felicità a livello neurale. Dato che persone più felici sono anche persone psico-fisicamente più sane, si apre per la filantropia un tema importantissimo: in che modo la pratica sistematica della generosità possa essere d’impatto sulla salute dei filantropi che la praticano. Una considerazione che potrà far emergere velocemente una nuova generazione di filantropi e spingere un nuovo processo di trasformazione della società civile grazie a un Terzo Settore sempre più

competente e finanziariamente dotato. Mentre le neuroscienze, gli studi di management e di filantropia si muovono in questa direzione, manca un impulso rilevante dai grandi leader spirituali, che non hanno ancora affrontato apertamente la questione etica della concentrazione dei patrimoni, rivolgendosi ai filantropi con una lettera aperta. Eppure, tutte le grandi religioni offrono indicazioni importanti sulla generosità che possono essere lette in chiave innovativa. Cristianesimo, islam, buddismo, ebraismo possono dare un contributo importante al dibattito laico sul futuro della filantropia. Per raccogliere le sfide che ci richiede la durezza del mercato dobbiamo sviluppare una forte dose di professionalità, ma anche di creatività, flessibilità, abilità nell’analizzare scenari e creare visioni con attenzione al prossimo. Oggi tutte le organizzazioni non sono più chiamate a produrre profitto ma valore. Ed è proprio su questi aspetti che la filantropia può agire intervenendo con fantasia e creatività e mettendo a sistema le proposte che via via sviluppa. A che cosa serve dunque investire nella generosità a favore della società civile? Fra le molte risposte possibili me ne viene in mente una: promuovere il sogno di una collettività più felice, più efficiente e più sana.

*Dr. Elisa Bortoluzzi Dubach, consulente di Relazioni Pubbliche, Sponsorizzazioni e Fondazioni, è docente presso varie università e istituti di studi superiori in Svizzera, Germania e Italia. È autrice fra gli altri di Mäzeninen-Denken-Handeln-Bewegen – Mecenati-Pensare, Agire, Cambiare (Haupt Editore, 2016) www.elisabortoluzzi.com

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DOSSIER FONDAZIONI / PIER MARIO VELLO

MANIFESTO PER UNA NUOVA FILANTROPIA

PER GENTILE CONCESSIONE DELLA DR.SSA CANTON E LA DR.SSA VELLO, RISPETTIVAMENTE VEDOVA E FIGLIA DEL DR. PIER MARIO VELLO*, PUBBLICHIAMO QUESTO ARTICOLO CHE RIASSUME IL PENSIERO DI UNO DEI PIÙ GRANDI SPECIALISTI DI FILANTROPIA DI QUESTO SECOLO.

*Pier Mario Vello è stato Segretario generale della Fondazione Cariplo, membro del Governing Council e del Management Commettee dello European Foundation Center. Ha ricoperto posizione dirigenziali in aziende di rilevanza internazionale. Si è distinto per il significativo apporto nel promuovere una migliore comprensione tra le persone, ottenendo riconoscimenti internazionali.

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a filantropia costituisce la terza area etica, dopo lo stato e l’economia, e rappresenta lo spazio in cui si creano ed evolvono i legami sociali gratuiti tra gli individui e le singole identità che compongono la società. Definiamo filantropia come l’area della generosità istituzionalizzata e organizzata, che va pertanto oltre il significato semplicemente psicologico e morale del soggetto generoso. Definiamo tre caratteristiche essenziali della filantropia: a) è espressione della originaria pulsione di generosità dell’uomo nel far partecipare, senza altro interesse se non quello dell’inclusione, ogni altro proprio simile alla felicità comune; b) non nasce né in seno allo Stato né all’economia, bensì primariamente nella società civile, la

quale è l’unione di tutti gli uomini in un’associazione libera e democratica di pensiero e d’identità; c) in senso moderno la filantropia sorge in Europa nel XVIII secolo, con l’affermarsi dei diritti civili, con la dichiarazione dell’uguaglianza degli uomini e con l’emanciparsi dell’opinione pubblica e della società civile. Nei recentissimi anni, in tutta Europa le organizzazioni filantropiche più importanti hanno iniziato un percorso di focalizzazione strategica e, insieme, di trasparenza e miglioramento degli approcci d’innovazione sociale, con il sempre più deciso ricorso a metodi scientifici basati sulla sperimentazione, sulla verifica e validazione critica dei risultati. La filantropia di oggi abbandona totalmente, nella consapevolezza della complessità del mondo naturale e sociale, il mito del progresso infinito e il progetto di dominio scientifico-tecnologico sulla natura. Emerge la consapevolezza della necessità di nuovi paradigmi della complessità dove, più che una ricerca di totalità conchiusa e definitiva, venga perseguita la visione olistica della realtà, a partire dai fenomeni irriducibili alla ratio dominante ma contenenti forti elementi di innovatività. A partire da queste nuove posizioni, vanno ripensate alcune tesi che fanno capo ai temi dell’uguaglianza, dell’economia, del ruolo dello Stato e della filantropia. E’ chiaro che all’interno di economie galoppanti le opportunità di reddito sono in crescita e, presumibilmente, con esse anche il valore unitario medio degli stipendi. Tuttavia, lo scenario globale di economie che sia-


DOSSIER FONDAZIONI / PIER MARIO VELLO

no tutte e per lunghi periodi di forte crescita è irrealistico: non solo i periodi di crescita delle opportunità sono limitati nel tempo, ma sono sempre anche limitati ad alcune nazioni dominanti. Perciò l’inuguaglianza sociale di reddito è una realtà che si tocca con mano anche nelle nazioni ricche. In questo scenario, la filantropia si determina come un movimento civile, nel senso etico del termine. E’ da rigettare la tesi che vorrebbe la filantropia serva dello status quo e tampone delle falle di un sistema sociale insufficiente. Non può essere considerata né come il rescue team da far entrare in campo quando la puzza dell’iniquità arriva alle narici delle classi benestanti, né come l’impulso bizzarro di psicologia altruistiche. Quello che la filantropia in tutta Europa ha intrapreso è una poderosa sommatoria di esperimenti strategici, di tentativi d’innovazione culturale e sociale a favole della società civile. I postulati della nuova filantropia Siamo ora in grado di riassumere i punti salienti, cioè i principi guida, che indirizzano in sostanza le migliori esperienze filantropiche nel mondo. 1. La filantropia basa la propria giustificazione sul principio del diritto universale di ogni uomo alla felicità. Da questo principio fa discendere la necessità di operare al miglioramento delle condizioni di vita per tutti, ponendosi obiettivi quali, ad esempio, il recupero delle persone deboli, il dialogo tra culture diverse, la lotta contro la povertà e contro l’ineguaglianza di classe, la diffusione della cultura, l’accesso universale all’istruzione, la difesa della natura, la promozione all’autosostenibilità, la crescita delle capacità. 2. La filantropia nasce e si sviluppa come libera decisione di soggetti che uniscono visioni, capacità professionali, competenze e risorse finanziare per sostenere progetti di

miglioramento civile. In tal senso, questo organizzazioni sono libera espressione della società civile. 3. La filantropia è espressione della generosità umana, la quale, attraverso l’azione strategica e organizzata, esprime anche il significato di un’imprenditorialità sociale ed etica. 4. Contrariamente allo Stato, che ridistribuisce le risorse comuni, e al settore for profit, che opera per la produzione del profitto, la filantropia lavora in un prevalente regime di gratuità. Quando scegli di avviare finanziamenti che non siano a fondo perduto, agisce con l’intento di sollecitare l’imprenditorialità locale e l’autosostenibilità del progetti nel tempo. 5. Sebbene la filantropia derivi le risorse impiegate da attività for profit – come nel caso delle corporate foundations o delle fondazioni di origine bancaria – e sebbene dispieghi progetti sociali ed economiche hanno impatto sul tessuto politico, deve essere indipendente sia nelle strategia sia nell’operare delle organizzazioni statali e politiche, e da quelle economiche e finanziarie. 6. Poiché la filantropia è espressione di soggetti autonomi e della società civile, essa è anche fautrice della demo crazia e ne rappresenta un prerequisito importante. 7. I soggetti filantropici hanno come finalità il bene comune e, pur essendo indipendenti dallo Stato e dall’economia, le loro azioni hanno spesso un significativo impatto etico, politico, sociale, culturale ed economico. Oltre ad essere fautori di democrazia sono, perciò, anche facilitatori e sperimentatori di coesione sociale in senso lato e promuovono lo sviluppo economico e civile delle comunità locali. 8. Da quanto detto nei punti precedenti consegue che le organizzazioni filantropiche agiscono, sia per i progetti da esse avviati sia per quelli finanziati, in regime di non di-

scriminazione di colore della pelle, di sesso, di religione, e di regime d’indipendenza politica e partitica. 9. Dato il suo approccio laico e talvolta pionieristico, e data la sua posizione razionale rispetto ai problemi, la filantropia è fortemente orientata a utilizzare metodi scientifici d’indagine e di sperimentazione, attraverso cui tenta di comprendere le cause dei mali che affliggono le società e di risolverli. 10. Poiché i problemi affrontati sono complessi, la filantropia privilegia gli approcci interdisciplinari. Poiché opera in regime di non concorrenza, è in grado di favorire una totale divulgazione dei propri progetti, contribuendo così alla circolazione delle idee, al confronto delle esperienze e alla diffusione della conoscenza. Gestioni politiche assennate e lungimiranti, anziché ignorare l’azione filantropica o tentare di utilizzarla ai propri fini dirottandone le risorse a proprio vantaggio, hanno in qualche caso sporadico e d’avanguardia iniziato a dialogare con i soggetti filantropici per affrontare da punti di vista diversi la complessità dei problemi sociali ed economici. Molto prima delle leggi, che regolano i rapporti tra cittadini, e molto più estesamente dei rapporti economici, che muovono le relazioni tra soggetti dotati d’interesse, la generosità si trova alla base dello “stare insieme” dei soggetti civili, siano essi persone o istituzioni. Esiste concretamente la possibilità di realizzare società che siano creative, efficienti e profittevoli e allo stesso tempo basate su espliciti rapporti di generosità non confinata. Tratto da “La società generosa” di Pier Mario Vello e Martina Reolon, Edito da Vita – Edizioni Feltrinelli; Milano, febbraio 2014).

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DOSSIER FONDAZIONI / RUTH METZLER-ARNOLD

UNA GUARDIA VOCATA AL SERVIZIO DEL PAPA 01

A COLLOQUIO CON RUTH METZLER-ARNOLD, È STATA CONSIGLIERA FEDERALE ED È ATTUALMENTE PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE DELLA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA. DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH

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01 Ph: ©Kurt Reichenbach

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uth Metzler-Arnold, un passato importante, una storia fatta di decisione e di coraggio, com’è entrata la prima volta la filantropia nella sua vita? «Nella mia vita ho fatto diverse esperienze in campo filantropico, assumendo incarichi in organizzazioni che avevano uno stretto rapporto con altri ambiti significativi della mia persona, dei miei valori, delle mie competenze. Cito, in particolare, la mia presidenza della Fondazione dell’aiuto sportivo, un tema che mi stava specialmente a cuore in quanto ex-sportiva agonistica. Mi sono quindi impegnata a fondo per i giovani talenti sportivi – tra cui alcuni nomi sono diventati più tardi conosciuti e persino campioni del mondo e campioni olimpionici! La Guardia Svizzera in Vaticano incarna valori che hanno per me un significato molto importante e, inoltre,

rappresenta un simbolo d’eccellenza per la Svizzera e diffonde un’immagine prestigiosa del nostro Paese in tutto il mondo. Impegnarsi a favore della Guardia Svizzera non riguarda solo i cattolici, pertanto nel consiglio di Fondazione abbiamo sempre potuto contare anche su membri protestanti e questo vale anche per i donatori. Impegnarsi per la Svizzera e la sua immagine all’estero è peraltro parte del mio lavoro in quanto Presidente di Switzerland Global Enterprise, un’organizzazione privata sovvenzionata dalla Confederazione che sostiene le aziende nelle loro attività all’estero e promuove la Svizzera come entità economica a livello internazionale». Quanto l’ha toccata il tema della generosità nella sua vita personale prima e professionale poi? «Io e mio fratello siamo cresciuti in un ambiente familiare dove oltre al lavoro


DOSSIER FONDAZIONI / RUTH METZLER-ARNOLD

ci si impegnava concretamente in attività pro bono, come l’impegno di mia madre in quanto Presidente della Commissione d’asilo infantile e di associazioni a favore delle donne. Mio padre ha operato prima come avvocato e poi come Presidente del tribunale andando oltre – se così si può dire – nel sostenere i casi bisognosi. Fin dall’adolescenza ho collaborato nel mondo associativo (movimenti di giovani, associazioni sportive) e più tardi ho assunto responsabilità presso il Forum delle donne ad Appenzello e, successivamente, in politica. La mia funzione di giudice, nonché il mio impegno in politica, hanno sempre rappresentato per me delle attività a favore della società e della comunità in cui vivo, ovvero per i miei concittadini. Solo poche persone hanno l’opportunità di operare a favore della nostra società da determinate posizioni paragonabili a quelle che ho avuto la possibilità, e la fortuna, di assumere personalmente. Il mio impegno nella filantropia, o come mi piace chiamarlo “pro bono”, è legato al mio desiderio di restituire alla collettività quanto io stessa ho ricevuto». C’è una branca dell’economia, l’economia del dono, che ritiene che la generosità sia un valore centrale per avere società più equilibrate e sane, lei che cosa ne pensa? «Sono completamente d’accordo. Il modello implica due aspetti fondamentali: il primo riguarda il fatto che tutti gli uomini agiati sostengano organizzazioni e persone che si trovano in situazioni difficili di precarietà economica. Il secondo consiste nel fatto che determinate attività o istituzioni che servono l’interesse comune vengano sostenute. Esistono poi anche piccole attività quasi invisibili, come per esempio l’SOS-fondo per “situazioni di emergenza” del mio Rotary Club, che tutela la popolazione locale che non è rimborsata da assicurazioni sociali e di

cui nessuno pertanto si occuperebbe. Cito anche che con le colleghe e i colleghi del mio club ho recentemente trascorso una settimana nel sud ovest dell’Uganda per sostenere un progetto d’aiuto e di assistenza medicale promosso dall’attuale Presidente del mio club, una ginecologa, che si reca in questo luogo ogni anno con altri colleghi per praticare interventi chirurgici». Se dovesse citare un paio di personalità del mondo della filantropia che ha incontrato e che l’hanno particolarmente impressionata chi citerebbe? «Il parroco Ernst Sieber mi ha sempre colpito per il suo grande impegno a favore dei senzatetto, dei tossicodipendenti e dei sieropositivi. Le sue fondazioni rappresentano anche un esempio efficace nel campo della filantropia, perché prevedono una precisa direzione finanziaria e amministrativa a favore di un impiego durevole, efficace ed efficiente dei soldi ricevuti dai donatori. Competenze, capacità di leadership, processi semplificati e un’efficiente amministrazione sono fondamentali – in modo particolare quando coinvolgono molte persone che donano pro-bono e si impegnano per una buona causa. Esse vanno ripagate con ragione, persistenza, trasparenza e proficuità per il loro impegno». Da quasi due anni è Presidente della Fondazione della Guardia Svizzera Pontificia, che cosa l’ha spinta ad accettare questa carica? «Sono sempre stata impressionata dalla disciplina, dalla competenza e dal fervore con cui le guardie e i loro superiori svolgono la loro esigente missione al servizio del Santo Padre. Nello stesso modo mi ha colpito lo straordinario lavoro svolto dalla Fondazione negli anni passati, grazie anche all’impegno delle consigliere e dei consiglieri di Fondazione che hanno dedicato e continuano a dedicare le loro competenze e il loro tempo alle attività della

Fondazione. Trovo semplicemente grandioso il sostegno diffuso da parte di numerosi piccoli e grandi donatori che con il loro contributo offrono alla Fondazione molteplici possibilità materiali per sostenere la Guardia Svizzera Pontificia. Per questo motivo sono pronta a dare il mio contributo e sono felice di impegnarmi anch’io». Di che cosa si occupa concretamente la Fondazione? «La Fondazione della Guardia Svizzera Pontificia sostiene la Guardia Svizzera e i suoi membri a livello finanziario, materiale e sociale. Con il suo contributo, la Fondazione vuole svolgere quindi un’importante funzione di collegamento tra la Guardia in Vaticano e la Patria delle guardie. Per perseguire questo scopo la Fondazione sostiene tra l’altro le famiglie e i loro bambini con assegni per i bambini in base ai criteri in vigore in Svizzera e alleggerisce quindi il budget delle famiglie. Inoltre, la Fondazione assume anche le tasse scolastiche per la scuola svizzera a Roma, che ammontano dai 2‘000 ai 4‘500 euro in base al livello educativo. Finanzia la formazione e la formazione continua nel campo della sicurezza e della protezione ma anche la formazione linguistica per quanto riguarda le lingue straniere, che sono dei requisiti che permettono alla Guardia Svizzera Pontificia di essere sempre e quotidianamente in grado di affrontare nuove sfide. Il Comando della Guardia è sostenuto con la messa a disposizione di materiale pubblicitario, una presenza attiva durante le fiere dei mestieri e con contributi finanziari per l’organizzazione della “Schnupperwoche” per eventuali nuovi candidati e la Fondazione si impegna comunemente nell’ambito delle relazioni pubbliche per la Guardia Svizzera. La Fondazione si impegna anche per l’acquisto di materiale storico, in modo particolare per gli elmi e le corazze portate per Pasqua, Natale e per il giuramento nonché per il restauro dei TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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DOSSIER FONDAZIONI / RUTH METZLER-ARNOLD

preziosi affreschi della cappella svizzera nella chiesa S. Maria della Pietà, presso il Campo Santo Teutonico in Vaticano che rappresenta in qualche modo la patria spirituale della Guardia Svizzera Pontificia. La Fondazione si affida al sostegno di donatrici e donatori per finanziare quei progetti. L’obiettivo della nostra Fondazione consiste anche nel garantire costantemente l’efficacia della Guardia in modo durevole. A questo riguardo le attività della Fondazione già menzionate contribuiscono in modo fondamentale, perché si tratta di mantenere delle condizioni di vita accettabili per le guardie e garantire un numero sufficiente di giovani uomini per assicurare il servizio. Un progetto centrale per il miglioramento delle condizioni di vita nei prossimi anni è anche la costruzione della nuova caserma in Vaticano. Per

la raccolta dei mezzi finanziari necessari, tre anni fa è stata appositamente creata una Fondazione indipendente in Svizzera. Questa Fondazione ha il compito di cercare la metà delle spese complessive, che ammontano a circa 55 milioni di franchi, tramite donatrici e donatori svizzeri». Come comunica la Fondazione? «La Fondazione ha un sito internet https://schweizergarde.ch/stiftungen/ de/gardestiftung/ a cui si aggiunge l’attività di ufficio stampa e la pubblicazione di un rapporto annuale». Il suo sogno per il futuro? «Garantire il reclutamento sufficiente di guardie per la nostra missione al servizio del Santo Padre, contando su una sempre maggiore generosità di donatrici e donatori che vogliono sostenere la Guardia Svizzera».

Premiati i vincitori del concorso Prix SVC

Nel corso di una cerimonia i vincitori hanno ricevuto i premi offerti dagli sponsor. Gianni Simonato, fondatore di MyAcademy, ha consegnato a Paola Roncoroni di Ansali SA e a Vincenzo Diodato di Linnea SA il buono per un programma IceBreaking della durata di 12 mesi, comprensivo di licenza d’uso e formazione del valore di CHF 3.000 ciascuno. Luca Albertoni, direttore della Camera di Commercio,

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dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino, ha offerto a Christian Schlegel di Caffè Carlito Fratelli Schilling SA un buono del valore di CHF 1.000 per uno o più corsi di formazione a scelta tra quelli offerti dalla Camera di Commercio. Infine, Marta Valente e Stefano Sinigaglia di M. Zardi & Co. SA hanno ricevuto da Marzio Grassi, presidente della giuria del Prix SVC Svizzera italiana, un pregiato set “Le Temps d’Ecrire” contenente una penna e un orologio della Maison Caran d’Ache del valore di CHF 650. Lo Swiss Venture Club (SVC) è una piattaforma per il networking imprenditoriale, attiva a livel-

lo regionale e nazionale, indipendente e non orientata al profitto, con solidi partenariati in ambito economico, scientifico, mediatico, politico e culturale. Lo Swiss Venture Club propone ai suoi membri, che sono più di 3000 in tutta la Svizzera, diverse attività come il Prix SVC, e anche impulsi imprenditoriali e opportunità di networking. Lo SVC crea valore aggiunto per le PMI e opportunità d’affari per i propri associati. Lo SVC è stato fondato nel 2003 e può contare sul sostegno dei suoi partner d’oro Credit Suisse, EY, Swisscom e La Mobiliare, come pure sul prezioso contributo di numerosi sponsor e sostenitori.



DOSSIER FONDAZIONI / FR. GABRIELE TRIVELLIN

MIGLIORARE “STRUTTURALMENTE” LA CONDIZIONE DEI DEBOLI IL PUNTO DI VISTA DI UN FRATE MINORE FRANCESCANO SUL RAPPORTO TRA FILANTROPIA E CHIESA CATTOLICA.

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hi è Fr. Gabriele Trivellin? «Ho 57 anni, sono nato in provincia di Varese. Sono entrato in convento dopo la maturità classica e sono un frate minore francescano da 37 anni. A 27 anni, dopo gli studi di filosofia e teologia, sono stato ordinato sacerdote e ho chiesto di poter partire come missionario in Africa». Nella sua vita pastorale lei si è molto occupato di generosità? «Dopo gli anni di studio, dopo aver ricevuto tanto dalla mia famiglia e dalla mia comunità religiosa, sentivo il desi-

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derio e il dovere di condividere tempo ed energie, di restituire in modo concreto il bene di cui ero stato fatto beneficiario. Ho vissuto in Rwanda dal 1989 al 1992, tra i contadini delle colline al nord, in un paese bellissimo, sovrappopolato e con una economia di sussistenza. Purtroppo la guerra, dopo l’uccisione di due confratelli, ci ha obbligato a lasciare il paese e i miei superiori mi hanno richiamato in Italia. In Italia, nei diversi conventi dove ho vissuto con altri frati, abbiamo sempre cercato di tenere insieme la dimensione pastorale (catechesi, sacramenti, annuncio) e la dimensione “caritativa”

secondo la testimonianza di san Francesco d’Assisi, che proprio nell’incontro e nell’abbraccio di un lebbroso – di cui provava repulsione - sperimenta una vera conversione di vita e si metterà così al servizio dei più poveri. Ho vissuto questo servizio nelle mense per i poveri presso i nostri conventi; abbiamo poi costituito centri di accoglienza e di ascolto per accompagnare nel reinserimento le tante persone in situazione di precarietà economica e lavorativa. Lavoriamo, come frati, tra i senza tetto e cerchiamo di rispondere alle diverse emergenze sociali. In questi ultimi anni dirigo il nostro Ufficio Sviluppo e Raccolta Fondi, chiamato Francescani per la vita, chiamato a sostenere le tante opere caritative per i poveri o persone a rischio povertà nel Nord Italia e in tanti paesi all’estero dove lavorano i nostri missionari». Che ruolo ha la filantropia oggi per la Chiesa Cattolica? «Uso il termine “carità” più che “filantropia” perché in ambito cristiano carità e filantropia non sono sinonimi. La carità cristiana è ha la sua origine in Dio: è l’amore di Dio verso l’uomo che quest’ultimo può trasformare in amore verso il prossimo non solo con doni e denaro ma con la sua presenza. Ricordo alcune parole di Gesù: “Amatevi come io vi ho amato”, “Ogni aiuto che avete dato ad uno di questi piccoli,


DOSSIER FONDAZIONI / FR. GABRIELE TRIVELLIN

l’avete dato a me”, “Avevo fame e mi avete dato da mangiare”; sino al radicale insegnamento dell’amore per il nemico “amate i vostri nemici”! “Se amate quelli che vi amano… se salutate quelli che vi salutano… che cosa fate di straordinario?”. E’ l’amore di Dio che mi ha spinto a consacrare, donare la mia vita agli altri. Quando si scopre che Dio è “padre”, allora l’altro è fratello, sorella… anzi per san Francesco ogni creatura è fratello: fratello sole, sorella luna, madre terra… Ma se carità e filantropia non sono sinonimi, parlano ambedue del medesimo oggetto, e cioè l’uomo e la donna nel bisogno, tenendo presente la vasta tipologia di bisogni e di povertà nelle diverse condizioni di vita. La compassione ci fa accorgere dell’altro e ci fa sensibili alle sue esigenze e ai suoi bisogni».

più dobbiamo renderci conto che il donare il proprio tempo, le proprie energie e, quando si può, il proprio denaro è importante perché serve anche a diffondere una cultura di cui oggi c’è grande bisogno, quella del dono, la cultura proprio della filantropia. E bisogna farlo attraverso il comportamento degli individui o delle aziende nel loro contesto economico e sociale, per creare una società locale e globale più sostenibile per tutti, un atteggiamento che aiuti la società a non allargare la forbice tra ricchi e poveri. La grande sfida della filantropia è migliorare “strutturalmente” la condizione dei deboli attraverso azioni che forniscano loro le risorse per individuare e perseguire questo obiettivo (un cristiano direbbe: eliminare le strutture di peccato)».

Se dovesse indicare alcuni filantropi cattolici del passato che si possono indicare come riferimento, chi citerebbe? «Così abbiamo i grandi santi che fondarono già nel Medio evo i primi ospizi, per pellegrini e malati (es. Santa Elisabetta d’Ungheria); nascono i primi ospedali per iniziativa di uomini e donne che donano parte del loro patrimonio proprio per farsi carico dei bisogni dei più deboli; abbiamo i missionari che partono per ogni angolo del mondo; abbiamo poi i grandi santi sociali del XIX secolo: san Giovanni Bosco, il Cottolengo e tantissimi altri. E si comprende che la carità deve essere fatta con intelligenza: non basta voler fare il bene; bisogna saperlo fare bene (di manzoniana memoria). Non si tratta solo di beneficienza ed assistenzialismo, ma di donare futuro e speranza, possibilità di riscatto e di crescita».

Possiamo aspettarci che un giorno la Chiesa prenda una posizione ufficiale sulla filantropia, che ci sia insomma una lettera ai filantropi di questo mondo? «Credo che gli insegnamenti dell’attuale papa Francesco invitano tutti a fare della filantropia uno stile di vita. La ricchezza materiale è solo uno degli aspetti che caratterizza la ricchezza: oggi quel che conta davvero è la politica dell’accesso. Accesso uguale ricchezza, esclusione uguale povertà; dare accesso per creare prospettive, futuro e per superare la cultura dello “scarto”, come direbbe papa Francesco. Ovviamente si tratta di un percorso difficilissimo perché nella nostra Europa, nei Paesi avanzati che oggi crescono poco economicamente e nel contempo vedono la vita media allungarsi considerevolmente, vi sono oggettivamente meno possibilità, si tende a mantenere lo status quo. Chi ha una posizione privilegiata o un vantaggio competitivo tende a mantenerlo escludendo gli altri. Abbiamo bisogno di grandi filantropi per investire in fattori di accesso importanti, per creare le condizioni di miglioramento: la

Qual’è la posizione della Chiesa Cattolica sul tema della filantropia? «Certamente la filantropia è già da sola un grande contrassegno dell’umanità dell’uomo, e merita di essere sempre incoraggiata e sviluppata. Sempre

conoscenza, la condivisione delle opportunità e delle reti relazionali, accesso al credito. E’ interessante notare che proprio dei frati francescani, che hanno fatto della povertà un ideale di vita, crearono nel ‘400 i primi “monti di pietà”. E’ quindi necessario passare dalla beneficenza ad una filantropia strutturata». Che cosa si consiglierebbe di consigliare ai filantropi cattolici? «La filantropia si rivolge ad un mondo in continuo movimento (migrazioni) e in continuo cambiamento (culturale, economico, ecc.): non ci si può limitare ad aiutare chi è povero; abbiamo bisogno di obbiettivi, strategie, metodi e verifica dei risultati (quale impatto sociale, quali risultati…). E poi dobbiamo combattere i meccanismi di chiusura sociale: apertura sociale vuol dire investire per creare quelle opportunità per cui le persone, con le loro forze, possano migliorare la loro condizione. Usando un linguaggio evangelico direi “essere dei buoni amministratori”, “valorizzare i talenti”, aiutare tutti a riconoscere il proprio talento. Questa è la filantropia strutturata, che nasce dall’emozione, dalla compassione e attraverso la ragione crea strutture di crescita, sviluppo. Con il cuore e la ragione si genera fiducia nel futuro e si comunica un sentimento di “sicurezza”. Il filantropo non ha la sensazione di fare qualcosa che lo fa stare bene ma qualcosa che è necessario fare per continuare a stare bene insieme e vivere in una società armoniosa». Stiamo a due passi dal Natale… «Il “donare” cristiano, la nostra generosità nasce dall’esperienza di aver ricevuto in dono la vita, i nostri talenti; nel Natale Dio stesso si dona all’uomo in un modo talmente radicale da incarnarsi nel Figlio Gesù. Oggi lo possiamo accogliere nelle sorelle e nei fratelli che non hanno un posto in questo mondo. Allarghiamo dunque la tenda del nostro cuore». TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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Ph: ©Eleonor Bentall

LE MIE ESPERIENZE CON IL BUDDHISMO CONVERSAZIONE CON MARLIES KORNFELD, COLLEZIONISTA E FILANTROPA. DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH

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arliamo di buddhismo e filantropia: quando è entrata per la prima volta in contatto con il buddhismo? «Anni fa incontrai un monaco buddhista occidentale che ci parlò molto del buddhismo – a me e alla mia figlia maggiore – spiegandoci i principi di base di questa filosofia. Il buddhismo infatti non è una religione, ma una filosofia, una scienza, è ‘il modo in cui funziona la mente’. Non richiede una fede cieca, anzi: ogni principio va messo in discussione e

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viene adottato solo dopo essere stato interiorizzato e compreso. Uno dei concetti chiave è l’impermanenza, il fatto che tutto è transitorio. Nel 1995, mentre lavoravo a un progetto sui rifugiati tibetani approdai prima in India, il primo paese di accoglienza per questa gente. Qui mi resi conto che la popolazione locale aveva problemi persino maggiori dei rifugiati a causa della mancanza di scuole e della miseria in cui versava il paese. Così decisi di fare qualcosa utilizzando i mezzi finanziari che avevo a disposizione. In un secondo momento mi


DOSSIER FONDAZIONI / MARLIES KORNFELD

concentrai su un progetto in India. Decisi di costruire una scuola. Dal progetto alla sua effettiva realizzazione, a circa venti chilometri da Kathmandu, passarono quattro anni: la Bright Horizon Children’s Home venne inaugurata nel 2000. Oggi accoglie circa 230 ragazze e ragazzi tra i cinque e i diciotto anni ed è frequentata giornalmente da un centinaio di studenti provenienti dalle zone limitrofe: per ciascuno di loro la Bright Horizon Children‘s Home è una casa sicura, un luogo di speranza e di futuro». Ci può parlare del suo impegno a favore dei tibetani e dei nepalesi? «Abbiamo affrontato il progetto in modo assolutamente pragmatico – tipicamente svizzero, oserei dire. Animati dall‘idea della scuola e dell’importanza di promuovere la cultura, passo dopo passo abbiamo costruito qualcosa di cui dovrebbe beneficiare il maggior numero di ragazzi possibile. Indipendentemente dalla politica del paese e dalla sciagurata mafia maoista, vogliamo trasmettere la conoscenza e dotare le persone delle competenze professionali necessarie a incidere sulla realtà locale e migliorare le proprie condizioni di vita». Oggi, la Bright Horizon Children‘s Home accompagna i ragazzi fino al completamento del percorso formativo, quando saranno in grado di guadagnarsi da vivere. Insieme ad altri privati, Marlies Kornfeld ha finanziato l‘acquisto di terreni, la costruzione della scuola e delle strutture annesse, mentre l‘assistenza a lungo termine dei giovani è garantita da sponsorizzazioni e donazioni. «Amiamo lavorare insieme ad altri benefattori, fondazioni comprese – senza di loro, il nostro lavoro sarebbe difficile – anche se l‘indipendenza ha la priorità. Il progetto che sostengo insieme al comitato direttivo deve anzitutto rispettare il criterio della sostenibilità e aiutare le persone ad aiutare se stesse in modo

sempre più ecologico. La scuola attribuisce pari valore alla formazione didattica e all’acquisizione di una coscienza etica da parte dei ragazzi: la ‘condotta etica’ è una materia che da anni viene insegnata da un monaco buddhista. Dopo aver completato gli studi i giovani dovrebbero restituire qualcosa alla scuola, ad esempio sotto forma di assistenza agli alunni o di lavoro amministrativo. È un dare e avere». Oltre a recarsi ancora una o due volte l‘anno in Nepal, accompagnando con grande partecipazione le attività della “sua” scuola, Kornfeld esercita la propria influenza sulla politica estera svizzera e sull’ambasciata del suo paese per portare avanti il proprio progetto di sviluppo e ogni volta rimane sorpresa nel constatare che, nonostante tutte le difficoltà, si possono ottenere molti risultati scavalcando una miriade di ostacoli politici, religiosi e finanziari che all’inizio sembrano insormontabili. Forse è proprio l‘incredibile pragmatismo di Marlies Kornfeld, il suo credere fermamente nell‘idea di aiutare i giovani nepalesi a muovere i primi passi nel cammino della vita a fare la differenza.

In breve, lei è una mecenate molto impegnata... «Personalmente non mi definirei una mecenate. Ho fatto semplicemente ciò che ritenevo necessario, collaborando sempre con gli altri, qui, in Nepal o altrove». Da oltre trent’anni Marlies Kornfeld, filantropoa, collezionista si occupa di fornire aiuto ai rifugiati tibetani in India e Nepal. Dal 1999 è attiva nel progetto di sviluppo a favore dei bambini e dei giovani Bright Horizon Children‘s Home in Nepal. www.bright-horizon.ch Da: Mäzeninnen-Denken, Handeln, Bewegen di Elisa Bortoluzzi Dubach e Hansrudolf Frey, Haupt Editore

Lei è attualmente molto impegnata in alcuni progetti umanitari. Potrebbe dirci qualcosa al riguardo? «Da due anni mi occupo di salvataggio in mare nell’area del Mediterraneo. Prima ho cofinanziato il film di Markus Imhoof Eldorado, poi ho sostenuto la causa contribuendo all‘acquisto della nuova nave di Claus-Peter Reisch, il più noto soccorritore in mare tedesco. Insieme ad alcuni amici abbiamo organizzato con lui un evento a Berna cui hanno partecipato molte persone. In questa occasione Reisch ha mostrato e commentato un film impressionante sull‘inferno nel Mediterraneo. Sostengo anche l‘associazione „Give a Hand“, che ha a che fare con la – spesso vergognosa – politica svizzera per i rifugiati e sostiene i richiedenti asilo». TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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DOSSIER FONDAZIONI / CORRADO PENSA E NEVA PAPACHRISTOU

BUDDHISMO E FILANTROPIA IL MECENATISMO E LA FILANTROPIA HANNO SVOLTO E CONTINUANO A SVOLGERE NELLA STORIA DEL BUDDHISMO UN RUOLO ESSENZIALE PER LA SUA SOPRAVVIVENZA E DIFFUSIONE.

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Corrado Pensa*

Neva Papachristou**

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l Buddha ha goduto, lungo tutto l’arco della sua vita, dell’ospitalità e del sostegno di re, principi e mecenati di varia estrazione sociale, sia uomini che donne. Questi, con il loro prezioso aiuto, permisero a numerosi cercatori spirituali di abbandonare la vita laica per dedicarsi al cammino interiore offrendo loro cibo, medicinali e luoghi dove dimorare. Senza la protezione di queste persone generose il buddhismo non avrebbe potuto prosperare e continuare ad espandersi anche dopo la morte del suo fondatore. Tra i molti mecenati ricordiamo il celebre Anathapindika, un uomo d’affari, che, colpito dall’immensa saggezza e compassione del Buddha, costruì e donò il primo monastero buddhista della storia nel quale lo stesso Buddha e i suoi numerosissimi monaci trovarono rifugio, cibo, sostegno e protezione. Anathapindika rappresenta il primo laico che scelse di sostenere la comunità monastica grazie alla sua ricchezza ma anche grazie alla sua straordinaria generosità. Dopo la morte del Buddha la sopravvivenza dei suoi insegnamenti fu affidata non solo ai suoi discepoli ma anche, e molto, a personaggi di spicco tra i quali emerge una delle figure più importanti della storia buddhista: l’imperatore Ashoka Maurya (304-232 a.C.). Ashoka regnò su un impero che andava dall’attuale Afghanistan alla Baia del Bengala, compresa la maggior parte dell’India moderna. Grazie a questo importante mecenate, il

buddhismo si diffuse nel suo impero, giungendo fino allo Sri Lanka, all’Egitto e alla Grecia. Ancora oggi i mecenati e i filantropi rivestono un ruolo cruciale per l’esistenza e la diffusione degli insegnamenti del Buddha. Il Dalai Lama stesso ha partecipato ad eventi organizzati da e per filantropi e in diverse occasioni ha incontrato leader di spicco della comunità filantropica desiderosi di ascoltare le sue opinioni sul significato profondo della generosità e sui modi in cui gli approcci spirituali possono portare chiarezza e saggezza per risolvere i problemi del mondo reale. Tra i molti mecenati e sostenitori del buddhismo Tibetano oltre al celebre Richard Gere, che da anni devolve ingenti somme alla causa, elenchiamo qui di seguito solo alcuni altri personaggi famosi: Steven Rockefeller, Stephen Toben, Jane Walles, Sharon Stone, Harrison Ford e Mia Farrow. Apriamo una parentesi, a nostro avviso molto importante, riguardo alla considerazione che il buddhismo ha della ricchezza. Nell’etica buddhista la ricchezza è associata al male quando è generata in modo non etico, quando è considerata un fine in se stessa e quando viene usata in modo inappropriato. Mentre viene considerata fonte di merito allorquando essa diventa uno strumento condiviso capace di recare giovamento alla propria famiglia, ai propri dipendenti e alla comunità laica e religiosa. Nel buddhismo la generosità occupa il primo posto nell’elenco delle dieci vir-


DOSSIER FONDAZIONI / CORRADO PENSA E NEVA PAPACHRISTOU

tù che portano all’illuminazione. Infatti il dare genera nella mente delle persone uno stato di pace e serenità perché esse diventano sempre più consapevoli del bene che riescono a diffondere grazie alle loro azioni. Un filantropo è dotato di amore per l’essere umano e di volontà di prendersi cura dell’altro e dunque sceglie di impegnarsi a sostenere in maniera continuativa una persona, una causa o un insieme di cause che egli considera meritevoli. Consentendo in questo modo che la stessa causa possa raggiungere un’autonomia che non sempre è resa possibile da una generosità occasionale. Nell’ottica buddhista tra il mecenate e coloro che vengono da lui sostenuti si instaura un rapporto di reciproco beneficio fatto di fiducia e gratitudine. Entrambi percepiscono un senso di crescente connessione che aiuta ad uscire da quello stato di doloroso isolamento e solitudine di cui ai nostri giorni sempre più si soffre. La meditazione di consapevolezza, pilastro dell’insegnamento del Buddha, è una pratica capace di generare un profondo cambiamento. Infatti spesso il Dalai Lama afferma che se nelle scuole venisse insegnata la meditazione e se i bambini fossero educati a riconoscere e a gestire le loro emozioni, il mondo sarebbe più pacifico, sicuro e accogliente. Inoltre, attraverso la pratica, si sviluppano qualità come la gentilezza, la compassione e il rispetto di tutti gli esseri e dell’ambiente. Se le persone con maggiori risorse economiche e quelle più influenti si unissero per sostenere lo sviluppo e la diffusione di questi valori fondamentali, certamente questa virtuosa alleanza potrebbe portare un grande miglioramento nella società attuale e addirittura cambiare le sorti del pianeta.

IL PENSIERO DEL BUDDHA «Il Buddha disse che non esiste alcuna vera vita spirituale senza un cuore generoso. Il dana (o pratica della generosità) è la prima delle dieci qualità della mente risvegliata.; da esso inizia il cammino e con esso il Buddha cominciò i suoi insegnamenti, perchè, praticando la generosità, cominciamo a conoscere una bellissima qualità di gioia, una trasparente, illimitata delizia che scaturisce liberamente. La generosità porta la felicità in ogni stadio della sua espressione: proviamo gioia nel formulare l’intenzione di essere generosi, nel momento stesso in cui offriamo qualcosa e anche ricordando il fatto che abbiamo donato…».

«Ci sono anche alcuni benefici spirituali nella generosità…Gran parte del cammino spirituale è espresso e realizzato attraverso il dono… La generosità è potente, questo è il motivo per cui il Buddha disse che se noi avessimo conosciuto, come lui la conosceva, il potere della generosità, non avremmo finito un singolo pasto senza averne offerto una parte».

*Corrado Pensa è stato analista junghiano e ordinario di Filosofia dell’India e dell’Estremo Oriente all’Università La Sapienza di Roma. È insegnante guida dell’Associazione per la Meditazione di Consapevolezza (A.Me.Co.) che ha fondato nel 1987 insieme a Neva Papachristou. Ha pubblicato numerosi testi sul Buddhismo e sulla pratica della meditazione di consapevolezza (Vipassanā). Con Mondadori: Il silenzio tra due onde. Con Promolibri: Attenzione saggia, attenzione non saggia. Con Astrolabio Ubaldini: La tranquilla passione; L’intelligenza Spirituale. Nel 2018, insieme a Neva Papachristou, Affrettati Piano: Il cammino interiore

e la meditazione di consapevolezza: una strada per la felicità e nel 2019 Dare il cuore a ciò che conta - Il Buddha e la meditazione di consapevolezza.

Sharon Salzberg, L’arte rivoluzionaria della gioia. Il potere della gentilezza amorevole e il sentiero verso la libertà, pp.141-142, Casa edtrice AstrolabioUbaldini Editore, Roma 1995.

**Neva Papachristou è insegnante guida dell’Associazione per la Meditazione di Consapevolezza (A.Me.Co.) che ha fondato nel 1987 insieme a Corrado Pensa. È la direttrice editoriale di SATI, la rivista dell’A.Me.Co. Ha pubblicato con Astrolabio-Ubaldini, insieme a Corrado Pensa, nel maggio 2018: Affrettati Piano. Il cammino interiore e la meditazione di consapevolezza: una strada per la felicità. e nel 2019: Dare il cuore a ciò che conta. Il Buddha e la meditazione di consapevolezza.

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AZIENDE / SUPSI

CINA E SVIZZERA A CONFRONTO SULLE SCUOLE UNIVERSITARIE PROFESSIONALI L’HOTEL CORONADO DI MENDRISIO, HA OSPITATO NEL MESE DI OTTOBRE IL 4° SIMPOSIO SINO-SWISS DELLE SCUOLE UNIVERSITARIE PROFESSIONALI, ORGANIZZATO E PROMOSSO IN PARTENARIATO, DALL’AMBASCIATA CINESE IN SVIZZERA, DALL’ASSOCIAZIONE CINESE PER L'EDUCAZIONE E LO SCAMBIO INTERNAZIONALE (CEAIE) DI PECHINO E DALLA SUPSI. IN MERITO, ABBIAMO RIVOLTO ALCUNE DOMANDE A FRANCO GERVASONI, DIRETTORE GENERALE SUPSI E MEMBRO DEL COMITATO DIRETTIVO DI SWISSUNIVERSITIES.

L’

incontro, oltre che consolidare le relazioni tra Scuole universitarie professionali (SUP) svizzere e cinesi, ha consentito di mettere a fuoco l’obiettivo di valorizzare le specificità delle SUP nello sviluppo economico, sociale e culturale. Si è trattato del quarto Simposio Sino-Swiss finora organizzato in Svizzera, dopo quelli del 2018 alla HTW di Coira, del 2017 alla HES-SO di Friburgo e del 2016 alla FHNW di Olten. All’importante evento hanno partecipato circa 30 di membri della delegazione cinese tra i quali funzionari dell’Ambasciata, rettori, manager di SUP e rappresentanti di istituzioni cinesi. Erano presenti anche rappresentanti della SEFRI e della Divisione Relazioni Internazionali, nonché la comunità di dirigenti, professori, docenti, ricercatori, manager e referenti delle relazioni internazionali, studenti e partner istituzionali e aziendali della SUPSI, maggiormente coinvolti nelle tematiche e nei progetti presentati.

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Di particolare interesse è risultato essere l’intervento del Prof. Dr. Cai Jingmin, Chair of University Council and Chair of CEAIE-AUC, sullo sviluppo delle SUP in Cina, che ha messo in evidenza la priorità attribuita dal Governo del Paese ad un adeguamento del sistema scolastico alle necessità del processo di modernizzazione dell’economia nazionale, con la crescente ricerca di personale soprattutto tecnico con elevati livelli di formazione professionale. Con la riforma scolastica del 1996, le scuole tecniche in genere vengono infatti tutte assimilate in scuole professionali. Nel corso dell’incontro è stata approfondita la dimensione delle relazioni con gli stakeholder, portando esempi di progetti a favore della comunità locale che sono stati realizzati con il coinvolgimento di istituzioni, aziende, studenti, docenti e ricercatori. I lavori hanno altresì sottolineato il comune obiettivo di valorizzare le specificità delle scuole universitarie nonché quello di favorire scambi e progetti tra SUPSI e i partner delle SUP cinesi presenti.


AZIENDE / SUPSI

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l 4° Simposio sino-svizzero delle Scuole universitarie professionali svizzere, ha rappresentato l’occasione per fare il punto riguardo al sistema formativo svizzero. Quali sono a suo giudizio i punti di forza che lo rendono oggetto di attenzione e studio in tutto il mondo? «La Svizzera è ormai da diversi anni tra i Paesi ai vertici delle statistiche sui tassi di occupazione giovanile e continua a registrare livelli eccezionali in materia di innovazione e nella capacità di attrarre e coltivare i talenti. Al centro di questi indicatori vi è sempre il sistema formativo duale svizzero che integra, dopo la scuola dell’obbligo, la formazione generale con quella professionale. Tale sistema – che gode di un’ottima reputazione in tutto il mondo – si basa sull’importanza di un avvicinamento precoce tra la scuola e il mondo del lavoro, un presupposto essenziale per un’elevata qualità della formazione professionale di cui le Scuole universitarie professionali (SUP) rappresentano l’anello accademico. La creazione di swissuniversities - un organo attivo a livello nazionale che da alcuni anni promuove la cooperazione e il coordinamento tra le università, i politecnici, le SUP e le

Alte scuole pedagogiche – valorizza inoltre i vari profili garantendo il funzionamento di un sistema universitario svizzero in grado di rispondere ai bisogni della società e di interagire con essa a 360°». In particolare, perché la formazione professionale risulta essere di fondamentale importanza all’interna di un sistema economico mondiale sempre più globalizzato? «I rapidi cambiamenti che stanno coinvolgendo i mercati del lavoro comportano inevitabilmente la necessità di formare nuove figure professionali e di aggiornare costantemente i profili di quelle tradizionali. In questo senso va interpretata la corresponsabilità dell’economia reale nei confronti della formazione: i percorsi formativi sono proposti in risposta ai bisogni dei mondi professionali con l’obiettivo di accompagnare le aziende e le istituzioni del territorio in modo più agevole verso il cambiamento. I 4 mandati perseguiti dalla SUPSI - la Formazione di base, la Formazione continua, la Ricerca applicata e le Prestazioni di servizio al territorio – oltre a favorire l’inserimento della Svizzera italiana nella politica universitaria federale, indirizzano le proprie attività verso una lettura quanto più sensibile e reattiva a questi mutamenti».

Caratteristica delle SUP è la vicinanza e l’interazione con il territorio; un aspetto che è emerso molto bene dai numerosi esempi illustrati durante il simposio. Quali sono i benefici tratti da queste collaborazioni a corto e medio termine per i vostri studenti? «Le ricadute positive scaturite dalle interazioni tra gli studenti delle SUP e le aziende e organizzazioni del territorio sono a beneficio di tutti gli attori coinvolti. Per gli studenti, la possibilità di interagire direttamente con le realtà produttive durante il loro ciclo di studi consente loro di assimilare molto presto le esigenze e i linguaggi professionali. D’altra parte, le competenze specialiste, metodologiche, sociali e personali sviluppate presso le SUP formano profili capaci di inserirsi nei mondi del lavoro in modo rapido e durevole. La conoscenza diretta di potenziali datori di lavoro inoltre, genera spesso di per sé occasioni di impiego professionale». Nel 2020 verrà inaugurato il vostro nuovo Campus a Mendrisio. Come evolveranno le collaborazioni locali con le istituzioni, le aziende e la vicina Accademia di architettura di Mendrisio? «Il nuovo campus di Mendrisio rivestirà una grande importanza per tutta la regione, permettendo di creare un vero e proprio polo universitario per l’ambiente, le costruzioni e il design, e di sviluppare ulteriormente le sinergie fra l’Accademia di architettura e il Dipartimento ambiente costruzione e design (DACD) della SUPSI. La complementarietà tra queste due realtà darà vita a nuove opportunità per collaboratori, studenti e altri portatori di interesse. La presenza di una SUP costituisce inoltre uno stimolo per le aziende presenti e per l’insediamento di nuove realtà lavorative che potranno approfittare non solo delle competenze del DACD, ma anche di un contatto priviTICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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AZIENDE / SUPSI

legiato con tutti gli altri settori della SUPSI. La vicinanza con il Nord Italia e i suoi oltre 10 milioni di abitanti rappresenta infine un’opportunità per le attività di formazione continua, di ricerca e i servizi al territorio. Con la Città di Mendrisio – che è partner del progetto - si apriranno quindi visioni non solo di breve, ma anche e soprattutto di medio e lungo termine». Dal 2015 lei è membro del Comitato direttivo di swissuniversities – l’associazione che rappresenta gli interessi delle scuole universitarie svizzere – in rappresentanza delle scuole universitarie professionali. Quali sono i principali temi che vi vedranno impegnati nei prossimi anni? «Per il periodo 2021–2024, swissuniversities ha presentato un piano strate-

gico congiunto per tutte le tipologie di scuole universitarie rappresentate: tra i vari temi presi in considerazione ci saranno ad esempio la digitalizzazione, la promozione della relève accademica, l’analisi per profilare in termini complementari Università, Politecnici, SUP e ASP e la carenza di personale specializzato nei settori MINT (matematica, ingegneria, scienze naturali e tecniche) e della sanità. Mentre sul piano nazio-

nale sarà di importanza centrale consolidare la nostra competitività all’estero, mantenendo e intensificando i contatti con l’Unione Europea, fondamentali per assicurare ricerca e formazione di qualità a livello globale».

UN’ECONOMIA FORTE, INTEGRATA, SOSTENIBILE Samuele Cavadini, Sindaco di Mendrisio, illustra la prospettiva di fare della sua città un polo della formazione fortemente integrato al tessuto produttivo del territorio. Che cosa rappresenta per Mendrisio la prossima apertura del nuovo campus SUPSI? «Si tratta di un’opportunità di straordinaria importanza che ci consente di apportare significativi miglioramenti nell’assetto territoriale di Mendrisio e del suo territorio. In primo luogo occorre sottolineare che la nuova struttura va ad integrarsi con l’Accademia di Architettura, già presente da molti anni, qualificando questa città come un polo della formazione di primaria rilevanza all’interno del Cantone. Ciò comporterà una crescita della presenza di studenti, professori, ricercatori e collaboratori, ponendo nuove sfide dal punto di vista della mobilità, della ricezione e dell’accoglienza». A questo proposito quale iniziative concrete state pianificando? «Il nuovo edificio della SUPSI à stato realizzato in un punto strategico per la mobilità cittadina, in prossimità della Sta-

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zione ferroviaria e non lontano dallo svincolo autostradale. Stiamo dunque studiando possibili miglioramenti per la regolazione del traffico in funzione anche dell’accesso al centro cittadino. Altre misure, con il concorso di operatori privati, andranno prese per fare trovare la città pronta ad accogliere maggiori flussi di studenti e lavoratori». Formazione ma non solo. Quale sarà la Mendrisio del futuro? «Credo che un punto di forza di Mendrisio e del suo territorio sia rappresentato dal fatto che il nostro tessuto produttivo è fortemente differenziato, presentando attività agricole, industriali, commerciali, servizi e turismo. Oltre naturalmente ad istituti per la ricerca e la formazione. Credo che questa pluralità di iniziative debba essere in ogni modo salvaguardata e semmai riportata ad un piano globale che tenga soprattutto conto di una compatibilità territoriale e ambientale. Un ultimo accenno va infine alle attività congressuali, di cui abbiamo avuto un recente esempio con il simposio sino-svizzero, che potranno ricevere un ulteriore impulso della presenza di un forte polo universitario, della ricerca e della formazione».



AZIENDE / LCTA

DOVE VA IL COMMERCIO MONDIALE DELLE MATERIE PRIME IL 13 E 14 NOVEMBRE SI È TENUTA A LUGANO L’ANNUALE CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLE MATERIE PRIME E IL LORO COMMERCIO, ORGANIZZATA DALLA LUGANO COMMODITY TRADING ASSOCIATION (LCTA). UN PRIMO BILANCIO DELL’EVENTO NELLE VALUTAZIONI DI MARCO PASSALIA, SEGRETARIO GENERALE DELL’ASSOCIAZIONE.

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er due giorni Lugano è stata davvero al centro di qualificati incontri con esperti di livello internazionale… «La Global Commodities Conference, organizzata da LCTA e dall’associazione Conoscere Eurasia ha visto riuniti ospiti di fama mondiale, esperti del commercio internazionale, traders di materie prime, istituzioni bancarie e fornitori di servizi. Si è confermata una piattaforma unica nella parte italiana della Svizzera per il networking e l’approfondimento delle tematiche legate a questo settore. In particolare, grazie anche al contributo di illustri ospiti provenienti dalla Federazione Russa e dall’Asia abbiamo cercato di mettere a fuoco i numerosi problemi legati al commercio delle materie prime all’interno spazio eurasiatico, con riferimento anche alle opportunità e alle sfide connesse alla realizzazione del progetto “One Belt One Road”. Ospite speciale è stato Mark Entin, professore presso l’Istituto Statale di Mosca per le relazioni internazionali (Università MGIMO), membro del Consiglio russo per la politica estera e di difesa, già ambasciatore russo della Federazione russa a Lussemburgo (2012-2016)». Questo incontro è stato anche l’occasione per fare il punto su un settore, quello del commercio delle materie prime, che a Lugano e in Ticino riveste una crescente importanza… «Un settore direi divenuto fondamentale, considerato l’ammontare del suo get-

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tito, ma non solo. Genera impieghi qualificati ed un indotto importante, oltre a veicolare il ‘brand’ Lugano in tutto il mondo. Il settore vanta presenze storiche e nuovi arrivi, dall’Italia, dall’Est europeo e dall’Asia, con attività nei metalli preziosi e non, carbone, petrolio e gas naturale, minerali diversi, oltre al settore shipping tradizionalmente ben rappresentato». Nel corso del dibattito sono emerse le grandi trasformazioni con cui il commodity trading è chiamato a confrontarsi, in termini operativi, finanziari e legali… «Uno degli elementi su cui molti interventi si sono soffermati riguarda la crescente rilevanza dei fattori geopolitici, che vanno continuamente monitorati, ad iniziare dalla Cina, che da sola assorbe oltre il 50% dell’intero flusso di materie prime, ma anche altri Paesi euroasiatici e in generale tutti i Paesi produttori di materie prime. Questi fattori geopolitici si riflettono su prezzi sempre più volatili, tali da richiedere sofisticate strategie di hedging affidate a strumenti finanziari quali opzioni e futures. La componente di investimento finanziario assume sovente dimensioni ampie rispetto a quella commerciale ed industriale. I rischi fanno certamente parte del gioco e le variabili sono complesse, dalle condizioni di estrazione al trasporto, dalle possibili avarie alle incertezze finanziarie». Come si colloca questa vostra conferenza nel quadro delle attività svolte da LCTA?


AZIENDE / LCTA

«LCTA svolge un’intensa attività di formazione, lobbying, promozione e networking, ma Lugano si trova in sana competizione, a livello nazionale, con le altre due piazze storiche del trading di materie prime, Ginevra e Zugo e, a livello globale, con colossi quali Londra, Singapore, i centri texani o Dubai. Diventa dunque fondamentale ogni possibile azione tesa alla protezione e alla valorizzazione, della piazza luganese a livello economico, politico, dei media e dell’opinione pubblica. La sinergia con le strutture bancarie e gli altri fornitori di servizi avanzati è essenziale ma, anche in questo caso, il ridimensionamento del private banking che Lugano ha conosciuto, ha portato alla delocalizzazione di centri decisionali e di desk specializzati nel trade financing. Molti di essi hanno lasciato la piazza concentrandosi a Zurigo o Ginevra, alcuni sono rimasti, come nel caso di UBS e di Cornèr

Banca, ed altri si sono addirittura indirizzati al comparto con successo, come nel caso di Banca Stato, molto attiva ormai da alcuni anni, o della nuova arrivata Banca Zarattini». Da ultimo, quali ricadute si augura che questa conferenza possa avere sullo crescita della piazza ticinese? «È stata un’occasione importante per confermare la forza di un settore che per sua natura inserisce Lugano in un circuito di scambi internazionali di livello mondiale. Occorre intervenire non solamente sulla pressione fiscale che colpisce il comparto, ma anche sulla comunicazione, per contrastare forze politiche pregiudizievolmente avverse a questa attività. Dunque un lavoro anche sull’immagine del settore, cui LCTA reca da anni contributi positivi, nell’interessa della crescita economica di tutto il Cantone».


AZIENDE / DIPARTIMENTO DEL TERRITORIO

LA RIVOLUZIONE DELLA MOBILITÀ È ALLE PORTE ESATTAMENTE TRA UN ANNO ENTRERÀ IN ESERCIZIO LA GALLERIA DI BASE DEL MONTE CENERI. CON L’INAUGURAZIONE DEL NUOVO TRAFORO, IL TICINO DISPORRÀ, DI FATTO, DI UN SERVIZIO FERROVIARIO REGIONALE DI TIPO METROPOLITANO CHE DARÀ IL LA A UNA VERA E PROPRIA RIVOLUZIONE DELLA MOBILITÀ. NE PARLIAMO CON MIRCO MOSER, CAPO DELLA SEZIONE DELLA MOBILITÀ DEL CANTONE TICINO.

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dicembre 2020: una data, questa, particolarmente importante per la mobilità del Canton Ticino. Che cosa cambierà per gli utenti del trasporto pubblico? «Ci attende un servizio pubblico a trecentosessanta gradi, in concorrenza con il mezzo privato, con tempi di percorrenza che saranno ridotti in maniera importante. In particolare, l’offerta si allargherà anche a fasce orarie oggi non completamente coperte». Ci può fornire qualche esempio in termini di estensione oraria e di tempi di percorrenza tra i principali centri? «Penso anzitutto alle linee ferroviarie TILO e alla Ferrovia Lugano-Ponte Tresa (FLP); già oggi offrono un’estensione oraria molto ampia che garantisce collegamenti ogni trenta minuti tra tutte le fermate della rete, dalle cinque del mattino fino a dopo la

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mezzanotte. Nelle ore di punta, su molte linee, rispettivamente tratte, l’offerta verrà rinforzata in termini di capacità e comfort, con collegamenti più frequenti. Per esempio, sulla linea S60 (Lugano–Ponte Tresa), nei giorni feriali dal lunedì al venerdì, i treni circoleranno sistematicamente ogni quindici minuti tutto il giorno. Questa estensione oraria sarà applicata nel 2021 su tutte le linee della rete TILO. Dal lunedì alla domenica l’inizio del servizio ferroviario avverrà in modo tale che partendo da qualsiasi stazione si potrà raggiungere il centro di riferimento più vicino entro le sei del mattino e gli altri agglomerati entro le sette, mentre l’ultimo rientro dal centro più vicino rimarrà possibile fin dopo la mezzanotte. Per quanto concerne la ferrovia delle Centovalli, l’aggiunta di due coppie di treni regionali tra Locarno e Intragna permetterà di aumentare l’estensione oraria, garantendo il primo arrivo a Locarno entro le sei e l’ultima corsa per il rientro a mezzanotte. Quanto ai tempi di percorrenza mi limito a citare solo qualche esempio: da Biasca a Lugano, anziché i 51 minuti attuali, occorreranno soltanto 40 minuti di viaggio, da Bellinzona a Lugano, anziché i 30 minuti di oggi, saranno sufficienti 19 minuti. Da Locarno a Lugano s’impiegheranno soltanto 29 minuti a fronte dei 59 odierni e da Mendrisio si potrà raggiungere Locarno in soli tre quarti d’ora rispetto all’ora e mezzo attuale di viaggio».

La messa in esercizio della galleria di base del Ceneri non è che un elemento del profondo imminente cambiamento in termini di offerta del trasporto pubblico… «Certamente! A quest’opera è legata tutta una serie di potenziamenti del trasporto su gomma; non dimentichiamo che il trasporto regionale – quindi le linee autobus, per intenderci, di Autopostale – ma anche quello urbano (Luganese, Mendrisiotto, Locarnese e Bellinzonese) ne trarranno beneficio perché l’offerta sarà simile a quella che già oggi troviamo a Nord delle Alpi, con cadenza ogni dieci, quindici minuti, se non inferiori, delle linee bus urbane e ogni 30-60 minuti di quelle regionali principali. Disporremo, quindi, di un’offerta ad ampio raggio che completerà quella ferroviaria». Accanto a queste novità vi sono gli investimenti che il DT ha messo in atto negli ultimi cinque anni su altri progetti infrastrutturali che non sono da meno… «Si tratta di una serie d’investimenti che coinvolgono in primis le FFS ma anche il Cantone (su determinate linee). Penso, per esempio, nell’ottica del potenziamento dell’offerta di trasporto pubblico, al rifacimento delle fermate autobus, con la posa di nuove panchine e pensiline. Inoltre, la Ferrovia Lugano-Ponte Tresa prevede di sostituire a breve termine il materiale rotabile, mettendo a disposizione dei propri passeggeri convogli decisamente più confortevoli. Una linea, questa, non va dimenticato, che vedrà il suo


vero sviluppo una volta realizzato il progetto di Tram-treno del Luganese, con il collegamento rapido da Bioggio-Cavezzolo al centro di Lugano». Il comparto del Malcantone ospiterà anche un’altra opera, ovvero la Circonvallazione Agno-Bioggio. Quali saranno i suoi vantaggi? «Oltre a intervenire in maniera importante in termini di fluidificazione del traffico, quest’opera permetterà di rivalorizzare nuclei e zone pregiate sull’asse attualmente sovraccaricato dal traffico di transito: penso in particolare al nucleo di Agno che potrà essere così restituito alla popolazione». Per concludere, una breve riflessione su un tema che va a braccetto con la svolta epocale in termini di offerta del trasporto pubblico, ovvero l’aspetto culturale, che riguarda direttamente i potenziali utenti. Se, da una parte è utopico pensare di portare tutti i cittadini sul trasporto pubblico, accanto al potenziamento dell’offerta occorre forse favorire anche un cambio di mentalità. Qual è, secondo lei, la ricetta in questo senso? «Premesso che la ricetta confezionata ad hoc per ogni singolo non esiste, l‘aumento dell’offerta del trasporto pubblico e della sua concorrenzialità inviterà l’utente a ripensare le proprie abitudini in termini di spostamento individuale. Oggi le nuove generazioni sono confrontate con un approccio al mezzo privato differente rispetto a quelle precedenti: l’automobile è sempre meno vista come status symbol ma piuttosto come una delle possibilità per spostarsi dal punto A al punto B. Una tendenza, questa, che in futuro credo tenderà a rafforzarsi. Ci porteremo così alla pari con, in particolare, alcuni Paesi del Nord Europa nei quali questo concetto è già da tempo ben radicato». Per ulteriori informazioni: www.ti.ch/trasporti TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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AZIENDE / XILEMA

LE CASE IN LEGNO RAPPRESENTANO IL FUTURO

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LA VERAGOUTH SA È UNA FALEGNAMERIA CON PIÙ DI OTTANT’ANNI DI STORIA. GIACOMO VERAGOUTH, TITOLARE DI TERZAGENERAZIONE, HA DATO VITA AL SETTORE CHE HA PORTATO LA CULTURA DELLA COSTRUZIONE INTELAIATA IN LEGNO IN TICINO.

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uali ragioni l’hanno portata a decidere di operare in questo settore? «In realtà si è trattato di eventi concomitanti. Da una parte la decisione di mio padre di lasciare la falegnameria per dedicarsi finalmente a un’attività di volontariato che caldeggiava da molto tempo, dall’altra una situazione piuttosto critica dovuta a una sempre più forte concorrenza straniera. Su tutto, la convinzione che diversificare con coerenza significhi creare la migliore forma di tutela di fronte a eventualità sempre pericolosamente in agguato, come la discontinuità della domanda, l’aggressione, appunto, della concorrenza o il presentarsi di fasi recessive o di cattive congiunture. A ciò, aggiungerei, il mio desiderio di intraprendere qualcosa di nuovo che mi permettesse di dare sfogo alla parte di me più creativa e desiderosa d’innovazione. Dopo una lunga fase di riflessione sono giunto alla conclusione che se fossi riu-

scito a trasferire il know-how sviluppato in tanti anni nella lavorazione del legno nel settore della costruzione di edifici, avrei raggiunto il mio obiettivo». E così è nata Xilema… «Sì, sapevo che era una scommessa e che per vincerla sarebbe servito molto tempo. Il mondo dell’edilizia è molto diffidente nei confronti delle novità. Dall’altro lato si presentava l’opportunità di entrare in un mercato assolutamente vergine e con un potenziale elevato (ma ai tempi non era così chiaro) legato a un trend che cominciava a manifestarsi: quello della sostenibilità ambientale. Ho deciso inoltre che sarebbe stato un progetto che avrei portato avanti da solo e senza condizionamenti, con un approccio nuovo e un’organizzazione meno convenzionale. Con tutta la delicatezza del caso ho invitato mio padre a considerare l’ipotesi di anticipare la partenza per l’Africa, prevista per l’anno successivo. Non se lo è fatto dire due volte e nel giro di 48 ore era già sull’aereo!».


AZIENDE / XILEMA

Il mercato come ha risposto? «All’inizio non è stato facile. La costruzione in legno era ancora considerata da tutti “il tipico chalet di montagna” e pochi conoscevano i vantaggi offerti dalle strutture intelaiate. Poi hanno cominciato a farsi avanti gli architetti della nuova generazione e i clienti più giovani, più attenti ai concetti di ecosostenibilità e alla qualità dell’abitare. Il passaparola positivo di chi ha avuto modo di vivere in una casa in legno, ha quindi innescato un circolo virtuoso che ne ha costantemente alimentato la domanda. Nell’ultimo anno, tuttavia, vi è un’accresciuta consapevolezza e percepisco in modo molto chiaro il desiderio e la volontà da parte del cliente di possedere un’abitazione ecosostenibile». Quindi, quali sono i vantaggi della costruzione in legno? «Ne approfitto per fare un mea culpa. Mi sono reso conto solo recentemente di avere sempre dato risposte troppo tecniche e di dettaglio a questa domanda. Un po’ a causa del fatto che, vivendo da sempre in questo settore, tendevo a dare le cose più ovvie per scontate, un po’ perché le problematiche si sono spostate sempre di più verso aspetti più specifici, come la domotica spinta e la salubrità totale. Ne approfitterei quindi, per sintetizzare i principali punti di forza degli edifici in legno». Come no, era il senso di questa intervista! «Come dicevo uno dei vantaggi principali è la sostenibilità ecologica. Il legno è un materiale vivo, naturale e, appunto, ecocompatibile. Punto di forza dei moderni edifici in legno è che sono costruiti ormai da anni senza impiego di materiali isolanti derivati dal petrolio o contenenti plastica. Oltre all’elemento strutturale formato dal legno per svolgere la funzione di isolamento termico si possono usare materiali naturali come la fibra di le-

gno ad alta densità con pannelli completamente naturali e privi di incollanti. Puntiamo anche su materiali di riciclo della carta quali la fibra di cellulosa inserendo così la struttura stessa nel grande ciclo della raccolta differenziata. Questo è il vero approccio costruttivo della bioedilizia, che abbina le proprietà isolanti alle proprietà qualitative che incidono sulla vita delle persone. Il legno deriva dall’albero che in natura ingloba ed assorbe CO2. Di fatto, costruendo in legno, posizioniamo anche nei contesti urbani dei piccoli polmoni verdi. Un altro indiscutibile vantaggio delle costruzioni in legno è l’economicità. Le case prefabbricate in legno possono essere case passive ovvero abitazioni che sono in grado di assicurare il fabbisogno termico senza o con una minima fonte di energia per il riscaldamento interno. Sono edificate con stratigrafie costruttive formate da materiale ecologico permettendo di raggiungere coefficienti isolanti elevatissimi (standard Minergie e CECE). La casa passiva abbina gli alti coefficienti isolanti allo studio delle esposizioni solari, delle aperture e degli ombreggiamenti che meglio si adattano ai contesti di ogni area costruttiva di ogni cantiere e alle esigenze dei clienti. Sviluppando il progetto architettonico con quello degli

impianti integrati quali fotovoltaico e geotermia possiamo sfruttare appieno le energie rinnovabili per azzerare i costi di riscaldamento e raffrescamento. Solo con le case in legno è possibile raggiungere questa classe energetica a un così contenuto costo di costruzione. Infine, un aspetto sicuramente determinante è il comfort. Il pregio dei materiali costruttivi certificati delle case in legno di qualità è che non rilasciano sostanze nocive e sono completamente esenti della famigerata formaldeide. Anche i tradizionali impianti di condizionamento dell’aria possono essere evitati viste le alte prestazioni isolanti delle case prefabbricate, questo a beneficio del vivere in ambienti poco artefatti, salubri e biocompatibili. Con efficienti sistemi di ventilazione dolce e ricircolo dell’aria si possono scongiurare lo sviluppo di agenti patogeni nell’abitazione dovuti alle presenze di muffe. Lo strato ermetico è garantito dalle perfette sigillature e dall’’assenza di ponti termici. Non dimentichiamo che le attuali capacità tecniche offrono un elevato isolamento fonico sia dall’esterno che all’interno delle abitazioni». www.xilema.ch


AZIENDE / BDO

PIÙ GRANDI PER CRESCERE ANCORA PAOLO GATTIGO, RESPONSABILE DELLA SUCCURSALE TICINESE DI BDO, SPIEGA LE RAGIONI DEL CAMBIAMENTO DI SEDE E TRACCIA UN PRIMO BILANCIO DI UN ANNO CONFERMATOSI ANCORA UNA VOLTA POSITIVO. «Al contrario, penso che a breve possa trasformarsi in un vantaggio. Senza nulla togliere al centro di Lugano è ormai in atto un processo di decentramento di uffici direzionali e di sedi di aziende verso aree appena più marginali che tuttavia non soffrono di quei problemi di congestione, in primo luogo dovuta al traffico, che affliggono il centro cittadino».

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erché avete deciso di trasferire i vostri uffici a Lamone? «La prima motivazione è di carattere logistico, legata al fatto che gli spazi di via Pioda risultavano ormai insufficienti ad ospitare dipendenti e collaboratori e accogliere in modo adeguato la nostra clientela. Di qui la scelta di trasferirci a Lamone, in via Vedeggio 3, in un ambiente molto più grande, modernamente arredato e dotato di tutti i comfort che un luogo di lavoro oggi richiede». La relativa lontananza rispetto al centro di Lugano può rappresentare un problema?

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Perché la scelta proprio di Lamone? «Nella nostra decisione ha indubbiamente influito l’opportunità offerta dalla disponibilità di un stabile nuovo e spazioso, anche architettonicamente molto valido. Ma non è da sottovalutare la nostra precisa volontà di orientarci verso scelte e consumi consapevoli ed ecocompatibili, a cominciare da una mobilità “leggera” che preferisce l’utilizzo del treno rispetto all’auto privata. Lamone si trova lungo la linea ferroviaria che collega Lugano al Gottardo, è ottimamente servita da frequenti collegamenti e inoltre la stazione si trova proprio a poche decine di metri dai nostri nuovi uffici». Questa attenzione nei confronti del rispetto ambientale la si riscontra anche all’interno degli uffici? «Abbiamo cercato di adeguarci il più possibile a criteri di risparmio energetico e di compatibilità ambientale, con soluzioni innovative per quanto ri-

guarda gli impianti tecnologici, la rete informatica, l’utilizzo dei materiali. Siamo convinti che quella della tutela ambientale sia una scelta che coinvolge ormai direttamente la responsabilità sociale delle aziende e in questa prospettiva siamo stati ben contenti di dare anche noi il nostro contributo». Questo trasferimento giunge al termine di un anno che si chiude in modo positivo? «Direi che è stato un anno molto positivo per tutti i settori che rappresentano il nostro core business, che sono appunto la revisione e la consulenza fiduciaria. Nella revisione continuiamo ad occupare un ruolo di primo piano, nonostante la concorrenza e il fatto che molte aziende rinuncino, a termini di legge, ad una revisione contabile esterna. Per ciò che attiene la consulenza abbiamo continuato a crescere in virtù anche dell’offerta di nuovi servizi e dei processi di innovazione e digitalizzazione applicati anche al nostro settore». La consulenza alle aziende costituisce un ambito verso il quale si indirizza sempre più frequentemente la vostra attività? «La consulenza rappresenta un campo che è molto cresciuto negli ultimi anni e che va assumendo un ruolo sempre più importante. Per far fronte alle diverse esigenze abbiamo messo a punto apposite metodiche di consulenza riguardo a tematiche quali, per esempio, la fiscalità nazionale e internazionale, oppure quella della successione aziendale, che già oggi investe un numero crescente di imprese svizzere e che crescerà ulteriormente di importanza nei prossimi anni».


NEWS

Consegnati i Credit Suisse Award for Excellent Writing Credit Suisse ha indetto per l’undicesimo anno consecutivo il bando di concorso dei premi “Credit Suisse Award for Excellent Writing”. Si tratta di un concorso con cui la banca premia i giovani studenti di USI, SUPSI e affiliate, che scrivono oppure si impegnano in altro modo per la testata L’Universo. Questo giornale studentesco universitario indipendente esce mensilmente come supplemento del Corriere del Ticino ed è distribuito nelle scuole partecipanti. A testimonianza del pluriennale impegno di Credit Suisse a sostegno

delle giovani leve, oltre ai premi in ambito sportivo e culturale, la banca assegna i Credit Suisse Award for Excellent Writing. Il concorso è aperto a tutti gli studenti che frequentano le diverse facoltà dell’Università della Svizzera italiana, agli studenti della SUPSI e delle scuole affiliate, che scrivono articoli e gestiscono l’Universo. Gabriela Cotti Musio, presidente della giuria, precisa: «Per Credit Suisse il sostegno dei giovani è una priorità. Con questo concorso desideriamo riconoscere e valorizzare il

grande impegno necessario a svolgere un’attività collaterale agli studi. Premiamo quindi gli studenti che hanno arricchito il proprio curriculum con un’esperienza redazionale e gestendo in modo ottimale una testata giornalistica».

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AZIENDE / GEHRI RIVESTIMENTI

50 ANNI DI VITA E UN FUTURO COSTELLATI DI PASSIONE Il successivo decennio segna anche l’assunzione da parte sua della direzione dell’azienda familiare… «La ragione sociale diventa “Gehri Piastrelle SA”. Gli spazi vengono ampliati con la realizzazione anche di un laboratorio per la lavorazione della pietra naturale. È questo un passo importantissimo, che segna in un certo senso l’avvio della mia direzione, perché l’azienda non si occupa ormai più soltanto di “piastrelle, cotto e mosaici”, ma si apre al mondo della pietra naturale. Allo stesso tempo viene creato un nuovo Showroom con una superficie di vendita di oltre 500 m2».

NEL CORSO DEL 2020 IL TEAM DI ANDREA GEHRI, FESTEGGIA MEZZO SECOLO DI ATTIVITÀ DELL’AZIENDA FONDATA DAL PADRE. CON L’INGRESSO IN AZIENDA DELLA FIGLIA DEBORAH È SANCITA LA CONTINUITÀ DI UNA IMPRESA FAMILIARE CHE NEL SUO SETTORE COSTITUISCE UN’INDISCUSSA ECCELLENZA DEL TICINO.

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ipercorriamo insieme questa lunga storia di successo… «Tutto inizia nel 1970 quando mio padre fonda una ditta a carattere individuale per la posa delle piastrelle. Sono gli anni in cui Lugano e il Ticino conoscono la loro prima grande espansione edilizia e dunque si avverte il bisogno di bravi artigiani capaci di lavorare quei materiali in ceramica che all’epoca rappresentano una soluzione per i rivestimenti di pavimenti, bagni e cucine. Gli affari vanno abbastanza bene e negli anni ’80 viene rilevata l’attività dell’allora rinomata ditta Christen+Tobler in Via Chiosso 12 a Porza, dove è tuttora ubicata la sede della Gehri. Subito dopo si procede alla ristrutturazione e all’ampliamento dello stabile amministrativo e degli spazi espositivi».

Quali sono stati i passi successivi? «Gli anni a partire dal 2000, oltre all’ingresso in azienda di figure chiave, competenti e funzionali all’evoluzione, sono stati tutto un susseguirsi di investimenti per il rinnovo degli spazi espositivi e per


AZIENDE / GEHRI RIVESTIMENTI

l’ampliamento del laboratorio in seguito all’acquisto di nuovi macchinari. Nel 2007 venne inaugurato anche il primo Outlet del settore in Ticino. Con l’ingresso in azienda di mia moglie Manuela, oltre al cambiamento della ragione sociale da Gehri Piastrelle SA in Gehri Rivestimenti SA, si è dato avvio al totale rinnovamento dell’immagine aziendale». Lo sviluppo degli ultimi anni è avvenuto in parallelo con le grandi trasformazioni che hanno rivoluzionato il mondo della ceramica… «In linea con la filosofia aziendale è stato dapprima ampliato il laboratorio con l’acquisto di nuovi macchinari a controllo numerico (CNC), poi seguita nel 2015 con l’istallazione una nuova macchina da taglio “Waterjet”, all’epoca un unicum in Ticino. La precisione millimetrica nelle operazioni di taglio e contornatura delle lastre, garantita dalle innovative tecnologie produttive, hanno permesso la posa dei pavimenti e rivestimenti con giunti quasi accostati e l’ottenimento di superfici molto simili a quelle continue, riducendo notevolmente l’effetto griglia dato dalle fughe di allora. Allo stesso tempo, grandi novità sono state introdotte nel rapporto con i clienti con l’apertura del nuovo spazio espositivo dedicato alla pietra naturale, vero

gioiello di emozioni. In seguito, il 1. ottobre 2017, si è materializzata l’apertura al pubblico dello showroom principale completamente rinnovato e dedicato alle ceramiche e ai mosaici. Uno spazio avveniristico dove idee e soluzioni si possono ammirare e immaginare grazie alla consulenza di professionisti esperti e a schermi multimediali di ultima generazione». Qual è la lezione che ha appreso lavorando a fianco di suo padre? «L’attenzione e la cura del dettaglio nella realizzazione di un’opera artigianale, un valore che un buon piastrellista non deve mai dimenticare. Anche oggi che tutto è cambiato. Le lastre di ceramica sono un materiale prezioso che deve essere installato a regola d’arte da posatori qualificati in grado di affiancare il progettista e il consumatore finale, facendo loro presente le specificità tecniche del lavoro da svolgere e risolvendo a monte ogni genere di dettagli e problemi». Lei Deborah dal 2018 è entrata a far parte dello staff dell’azienda. Di che cosa si occupa e cosa sta imparando lavorando accanto a Andrea Gehri? «Dopo essermi laureata in Scienze della comunicazione con specializzazione in Comunicazione aziendale e

aver mosso i primi passi nel settore dei rivestimenti lavorando a Zurigo, ho infine raggiunto il mio obiettivo: fare parte del team Gehri. In azienda mi occupo principalmente di consulenza presso il nostro showroom, compito che richiede creatività, buongusto e competenze tecniche per consigliare al meglio e trovare soluzioni ottimali per rivestire e arredare qualsivoglia ambiente. In linea con la mia formazione mi occupo anche di marketing e comunicazione, area in cui collaboro con mia madre. Per il 2020 stiamo lavorando alla campagna di promozione e all’organizzazione di eventi e iniziative per sottolineare i nostri 50 anni. Ciò che ammiro di più in mio padre sono la grande preparazione tecnica e le capacità dirigenziali che cerco di acquisire sul campo giorno per giorno». Per finire, chiedo a entrambi, cosa c’è nel futuro della Gehri Rivestimenti? «Credo sia necessario continuare nel lavoro di consolidamento di quanto abbiamo fatto in questi decenni proprio per creare i presupposti affinché le nuove generazioni possano essere messe nella condizione di innovare e sperimentare nuove strade». «Quello che è stato creato – aggiunge Deborah – è il frutto di un grande lavoro, di tenacia, ma anche di visione rispetto ad un mondo in continua trasformazione. Mi auguro di poter avere la stessa lungimiranza avuta finora per poter proseguire con la tradizione di famiglia per i prossimi 50 anni».

GEHRI RIVESTIMENTI SA Via Chiosso 12 CH-6948 Porza www.gehri.swiss TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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AZIENDE / HARRIS MOOR FINANCE

UN FAMILY OFFICE CHE VOLA ALTO

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ANDREA MOOR È FONDATORE E CEO DI HARRIS MOOR FINANCE LTD. UN MULTI-FAMILY OFFICE INDIPENDENTE, CON SEDE A LUGANO, AL SERVIZIO DI FAMIGLIE FACOLTOSE CON L’OBIETTIVO DI PRESERVARE IL LORO PATRIMONIO DI FAMIGLIA GRAZIE A SOLUZIONI FINANZIARIE PERSONALIZZATE, CHE GARANTISCANO ANCHE IL SUCCESSO DELLE GENERAZIONI A VENIRE. LA LEADERSHIP, DETERMINAZIONE E AMBIZIONE CON CUI DIRIGE LA SUA ATTIVITÀ, CON AL FIANCO LA MOGLIE, FRIEDA – CHIEF MARKETING OFFICER – HANNO FONDAMENTA IN UN PERCORSO DEL TUTTO INUSUALE PER UN WEALTH MANAGER CHE LO HANNO PORTATO A RAGGIUNGERE TRAGUARDI IMPORTANTI AMPLIANDO GLI ORIZZONTI VERSO L’INTERNAZIONALITÀ, MA SENZA MAI DIMENTICARE LE SUE RADICI TICINESI.

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rima di dare vita a questo Family Office lei ha maturato qualificate esperienze professionali… «Ho deciso di dare vita a questo progetto imprenditoriale dopo 15 anni di esperienza nel settore bancario internazionale, dove ho acquisito competenze finanziarie trasversali nel Private Banking, prevalentemente presso la banca Julius Baer. Ad arricchire il mio bagaglio di conoscenze sono stati i miei studi; ho conseguito un Executive MBA presso l’Università di Scienze Applicate, a Lugano, in Svizzera e possiedo una doppia certificazione federale ed internazionale in qualità di AZEK Certified International Wealth Manager CIWM® e AZEK International Investment Analyst CIIA®. Ma l’elemento che mi ha educato a lavorare al meglio, anche in circostanze in continua mutazione, in cui nulla viene lasciato al caso, è stata la formazione che ho ricevuto in qualità di candidato pilota dell’esercito svizzero. Ho imparato ad essere disciplinato e a curare ogni minimo dettaglio. Questo abbinato alla qualificata formazione economica e manageriale, e allo spirito imprenditoriale, mi hanno lanciato verso questa nuova avventura che condivido con mia moglie, Frieda. Infatti, la sua multiculturalità, il perfetto bilinguismo italiano-inglese e un percorso di studi molto importante negli Stati Uniti, dove ha recentemente anche conseguito, presso il MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, un titolo nell’ambito dell’applicazione strategica della digitalizzazione nel business, rendono il suo lavoro, e la sua visione per il brand, fondamentali per il nostro Family office.

Infine, i nostri profili, le nostre radici ticinesi, e la nostra visione internazionale, ci permettono di proporre soluzioni innovative anche in un contesto importante, quale il Canton Ticino». Sulla base di quali elementi vi differenziate rispetto ad altri Family Office operanti sulla piazza di Lugano? «Siamo una struttura giovane, in forte crescita, e la nostra forza sta nella motivazione con la quale affrontiamo il lavoro. Infatti, prendiamo a cuore i problemi dei nostri clienti, avendo sempre presente la primaria necessità di proteggere, far crescere, i loro patrimoni di famiglia affinché si possano preservare al meglio nel tempo e nelle generazioni future. Per noi, è fondamentale riuscire a stabilire relazioni durature con i nostri clienti al fine di garantire che tali patrimoni continuino a poter essere valorizzati. Inoltre, il nostro rispetto per il patrimonio dei clienti ed i sacrifici da loro conseguiti per costruirlo, come può essere nel caso degli imprenditori, ci spingono a dare il nostro massimo impegno. Per questo siamo sempre alla ricerca di soluzioni personalizzate, strategiche ed efficaci, che possano garantire un futuro solido alle famiglie, alla continuità del business e alle generazioni a venire. Infine, il nostro intento è anche quello di sensibilizzare quest’ultime a una migliore comprensione delle loro responsabilità verso la propria eredità, nonché al miglior modo per trarne vantaggio».


AZIENDE / HARRIS MOOR FINANCE

Uno dei punti su cui insistete con particolare rilievo riguarda la necessità di sviluppare il giusto know-how per operare in modo oggettivo e professionale secondo i più elevati standard etici. Che cosa significa? «Le esperienze maturate negli anni a livello personale e professionali, mi hanno consentito di acquisire le capacità e la determinazione per reagire rispetto alle situazioni più inaspettate, e permettendomi così di attenuare gli effetti di tali eventi. Infatti, sono una persona molto curiosa e mi piace essere sempre aggiornato; proprio per questo, partecipo regolarmente a conferenze, ma soprattutto leggo quotidianamente articoli di prestigiose testate internazionali su argomenti che spaziano dall’analisi finanziaria ed economica, alla politica internazionale. Tutto questo know-how abbinato al mio percorso di studi e il mio viaggiare regolarmente negli Stati Uniti, mi consente di avere una grande preparazione e conoscenza della finanza internazionale, e locale, che a sua volta mi permette di portare spunti innovativi e ad avere una migliore visione olistica sulla reale situazione del cliente. Questo mi dà, ad esempio, la possibilità di costruire innovative pianificazioni ad hoc, consentendo di identificare per tempo gli interventi più appropriati anche

nell’ottica del passaggio generazionale. In tutto ciò, è fondamentale poter lavorare con la massima trasparenza e fiducia, dove i nostri valori aziendali traspaiono e incontrano quelli dei nostri clienti; dando così vita a relazioni durature e, a un modo di operare etico e professionale». Quali sono i servizi che principalmente offrite ai vostri clienti? «I nostri servizi si dividono in quattro macro-aree: pianificazione patrimoniale integrata, gestione degli investimenti, successione familiare e governance, ed infine la consulenza strategica. La nostra forza risiede nella capacità di lavorare su ogni singola area, partendo sempre da una visione strategica d’insieme. È come se fosse un puzzle, dove la composizione di tutti i singoli elementi porta al cliente il valore aggiunto più alto: un servizio personalizzato che rispecchia le reali necessità. Infine, la nostra struttura organizzativa - agile e versatile - basata su specifiche competenze interne e sulla capacità, ormai consolidata, di instaurare un rapporto di fiducia a lungo termine con esperti esterni altamente qualificati e comprovati, permette ai nostri clienti di godere di eccellenti servizi di consulenza e beneficiare direttamente delle migliori condizioni grazie ai volumi complessivi gestiti dal nostro Family office».

Una curiosità: ci potrebbe raccontare qualcosa in merito al vostro brand Harris Moor? «La ringrazio per la domanda, che tra l’altro mi viene spesso posta. Il tutto è nato grazie ad un incontro fortuito durante un soggiorno negli Stati Uniti. Ero seduto sul portico, a scrutare l’oceano, quando un signore in età si avvicinò a me e con una stretta di mano molto forte, cominciò a raccontarmi di lui. Restai estremamente colpito dalle sue esperienze e dai suoi valori come persona. Molte storie erano colme di duro lavoro e una grande passione per la finanza. Infatti, egli ricoprì importanti ruoli a Wall Street a partire dagli anni Sessanta. E fu così che si instaurò una forte stima reciproca, dove la condivisione delle nostre passioni ci permetteva di confrontarci e di imparare l’uno dall’altro. Infine, la sua profonda conoscenza nella finanza e la sua visione, mi permisero di capire meglio l’orientamento futuro di questo settore e le rispettive sfide che ci attendono, ancora tutt’ora, dietro l’angolo. Harris è stata una persona molto speciale che ha segnato la mia vita, portando degli arricchimenti che solo una persona di spessore è in grado di tramandare. Dunque, ho voluto mantenere viva la sua memoria, rendendolo parte integrante del nostro brand».

HARRIS MOOR FINANCE Corso Elvezia 10 CH-6900 Lugano +41 (0)91 980 10 00 www.harrismoor.com/valori TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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AZIENDE / GR TRADING

I BENEFICI DELLA BIONOMICA ABITATIVA GR TRADING È NATA NEL 2004 GRAZIE ALL’ESPERIENZA ACQUISITA IN VARI SETTORI DAL SUO FONDATORE E CEO, GIULIO CICCONE. LA MISSION AZIENDALE È DA SEMPRE STATA L’INNOVAZIONE! L’OBIETTIVO È DI CREARE AMBIENTI ABITATIVI E LAVORATIVI SALUBRI E RIGENERATIVI.

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entiamo parlare spesso di “comfort” e “benessere”, ma cosa implica davvero? «Oggi il vero lusso non si limita a valutare gli aspetti estetici dei luoghi, ma pretende che gli oggetti ed i materiali in essi contenuti, rendano sani e confortevoli gli ambienti in cui trascorriamo la maggior parte della nostra vita. Comfort è la qualità della vita, comfort è sostenibilità ambientale, comfort è attenzione per tutti i fattori che concorrono a determinare il benessere abitativo e lavorativo. Pertanto, l’obbiettivo che ci dobbiamo porre non è solo “la casa o l’edificio sostenibile”, bensì “l’abitare sostenibile”. Spesso crediamo che la sostenibilità sia sinonimo di efficienza energetica, trascurando che questo è solo uno degli aspetti in gioco. Il comfort è il punto di partenza dell’abitare sostenibile, va oltre l’efficienza energetica e unisce le massime prestazioni alla massima qualità.

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L’inquinamento indoor nella maggior parte dei casi passa inosservato e a volte non è facile arrivare alla fonte dei problemi. La Bionomica Abitativa va proprio ad analizzare l’impatto che gli ambienti costruttivi residenziali e lavorativi hanno sugli organismi viventi. Per questo è necessario tenere in considerazione la scelta dei materiali, degli impianti e l’esecuzione dei lavori, perché hanno un effetto diretto sulla nostra salute. Il benessere abitativo e lavorativo è anche legato alla gestione di 4 parametri fondamentali: ambiente termo igrometrico; salubrità dell’aria; illuminazione; acustica». Considerando quindi che il comfort e il benessere sono legati a diversi ambiti e aspetti, qual è la vostra mission? «La nostra volontà è quella di creare ambienti (in casa e in ufficio) dove l’equilibrio energetico migliori la qualità


AZIENDE / GR TRADING

della vita. A tal fine, utilizziamo specifiche metodologie per verificare, in modo riscontrabile e scientifico, i differenti parametri energetici che determinano la qualità dell’ambiente in cui viviamo o lavoriamo: ciò include sia elementi naturali che influenze generate da apparecchi artificiali. L’analisi prende in considerazione un’ampia gamma di energie, da quelle elettriche ed elettromagnetiche alle radiazioni provenienti dalla Terra. Con speciali apparecchiature è possibile misurare il livello di benessere che il nostro fisico percepisce in un determinato ambiente. Spesso noi consciamente non ci rendiamo conto dell’influenza che determinati ambienti hanno sulla nostra salute, ma il nostro organismo la percepisce e la trasmette a livello energetico e questo è misurabile scientificamente». Quale dunque una possibile soluzione per quanto riguarda l’aspetto termico? «Per il miglioramento delle caratteristiche termiche utilizziamo le tecnologie più innovative e performanti. Una risposta concreta, può venire da una scelta opportuna nella tipologia impiantistica per la climatizzazione degli ambienti, in grado di garantire un comfort elevato con bassi costi di esercizio».

Di che cosa si tratta? «La soluzione è rappresentata dalla climatizzazione radiante, in particolare a soffitto, con i molteplici vantaggi che derivano da uno dei principi fondamentali della fisica: l’irraggiamento. Il sole dall’alto irradia la terra e la riscalda. Di notte avviene il contrario, la terra cede calore alla volta celeste e l’aria si raffredda. Similmente replichiamo all’interno lo stesso principio naturale. In quest’ottica abbiamo stabilito una partnership con Eurotherm, azienda leader specializzata in impianti radianti di riscaldamento e raffrescamento degli ambienti». Quali sono i vantaggi per chi vive in un ambiente così climatizzato? «L’installazione di un impianto radiante, vuol dire accrescere il valore dell’immobile, proteggere le persone che ci abitano o lavorano e aumentarne la loro produttività. È una scelta che riduce i consumi, aumenta il comfort e consente la massima libertà nell’arredamento degli ambienti. Un altro aspetto importante, è la salubrità dell’aria, requisito fondamentale per il comfort e la salute degli occupanti, collegato sia all’inquinamento esterno, sia alle sostanze inquinanti emesse all’interno degli edifici».

Qual è quindi il ruolo della sua azienda in questo ambito? «GR TRADING propone alla sua clientela consulenza, prodotti e servizi, creando quindi sinergie tra produttori, rivenditori e progettisti. Per poter raggiungere questi obbiettivi GR TRADING è alla costante ricerca di sistemi e soluzioni innovativi, aziende all’avanguardia e clienti lungimiranti. Facendo una considerazione finale, qual è secondo lei un aspetto importante su cui ognuno di noi deve soffermarsi? «Sono convinto che oggi è fondamentale avere “consapevolezza”! Il fatto di sapere in che condizioni ambientali viviamo e lavoriamo ci mette in una posizione di favore. Ci permette di vivere sicuramente meglio, perché sollecitiamo meno il nostro organismo e la nostra mente, dato che sono già sollecitati a sufficienza dallo stress quotidiano e dalle proprie circostanze personali. Preservando i propri spazi di vita e di lavoro, tutelando la salubrità degli ambienti in cui vivono i propri cari ed i propri collaboratori, diamo loro la possibilità di avere una marcia in più ed in parte di migliorare la qualità di vita dell’essere umano! La drammaticità delle vicende che condizionano ogni giorno la nostra vita quotidiana, non possono più consentirci di sottovalutare, o addirittura ignorare, le ineludibili questioni climatiche, ambientali, energetiche, alimentari che affliggono la nostra umanità».

GR TRADING SA Via Ere 5 CH-6982 Agno +41 (0)91 922 28 60 www.grtrading.ch linkedin.com/in/giulio-ciccone TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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AZIENDE / DRIVER SUISSE

NICOLÒ LEOPOLDO PIRELLI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI DRIVER SUISSE SA E DIRETTORE GENERALE AGOM, DELINEA GLI OBIETTIVI LEGATI ALLA CREAZIONE DI UNA RETE EUROPEA DI CENTRI DI ASSISTENZA AL SERVIZIO DELL’AUTOMOBILISTA.

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vete aperto in Ticino il primo centro Pirelli Driver. Che cosa rappresenta nelle strategie di crescita del vostro Gruppo? «Abbiamo inaugurato a Noranco il primo centro della rete Driver in Ticino, la catena di punti vendita dove sono disponibili i servizi d’alta qualità Pirelli dedicati alla vendita pneumatici, al cambio gomme, alla manutenzione e alla riparazione di autovetture: dalle city car fino alle auto di lusso, dai veicoli commerciali alle auto sportive. Il punto vendita AGOM a Noranco, è stato il primo ad abbracciare il concept Driver. Questa rete di centri di assistenza è diffusa in numerosi Paesi d’Europa e conta già, tra diretti e affiliati, più di 1000 punti vendita, ma prevediamo di crescere ulteriormente tramite il modello di affiliazione, puntando su figure imprenditoriali, completando la copertura territoriale dove esiste Driver ed entrando dove non siamo ancora presenti».

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Con quali caratteristiche si presenta questo nuovo punto vendita? «Il punto vendita Driver di Noranco è stato completamente rimodernato, seguendo i canoni identificativi della rete, con un concept architettonico innovativo, che tiene conto della necessità dei flussi interni e della bellezza estetica; con spazi che si compongono di un mix di showroom, technology gallery, area lounge, spazi di vendita e assistenza con vetrate che consentono di seguire in diretta il lavoro dei tecnici specializzati nell’officina; spazi do-


AZIENDE / DRIVER SUISSE

tati di servizi di accoglienza e intrattenimento dedicati al cliente, che rendono davvero esclusiva l’esperienza dal gommista». Che cosa può trovare un cliente rivolgendosi ad una officina Driver? «I servizi offerti coprono tutte le esigenze di cui un veicolo può aver bisogno spaziando dalla ricerca e montaggio dei pezzi di ricambio al necessario servizio del gommista (equilibratura, cambio gomme e cerchi, riparazione di forature e inversione pneumatici) fino ai servizi di officina meccanica incluso tagliandi e sostituzione di componenti usurate. Gli elevati standard tecnologici dei Driver Center, uniti all'esperienza maturata, ci permette di offrire consulenze e consigli aggiornati su tutto ciò che riguarda il settore delle due e delle quattro ruote».

performanti per garantire sicurezza e prestazioni eccellenti. Qualunque sia il problema di una autovettura, di una moto o di mezzi pesanti, i nostri specialisti devono risolverlo in tempi rapidi, garantendo qualità e competenza a un prezzo vantaggioso». Il mercato dei pneumatici è andato evolvendo e implica una specifica conoscenza del settore… «Un Driver Center è destinato a tutti coloro che cercano servizi dedicati, eccellenti e professionali, con la più ampia disponibilità di pneumatici. In particolare, lo staff ha una formazione specifica sui segmenti Premium e Prestige, coerente con il posizionamento sul mer-

cato high value di Pirelli e con la forte presenza sul territorio ticinese di alcune concessionarie, delle più importanti Case automobilistiche mondiali, di cui Pirelli è fornitrice sia per il primo equipaggiamento sia nel ricambio». Quali sono le vostre aspettative future nel mercato? «Dopo appena un mese dal lancio ufficiale, non solo vediamo realizzarsi le nostre aspettative, ma abbiamo già accolto nella famiglia Driver cinque affiliati. Stiamo inoltre valutandone altri che hanno mostrato interesse nel vestire i nostri colori e abbracciare la visione e la missione pioneristiche che ci contraddistinguono».

L’obiettivo della qualità del servizio offerto lo si raggiunge anche attraverso una particolare attenzione alla formazione del personale… «È sicuramente questo un punto che rappresenta un cardine del nostro progetto perché intendiamo distinguerci non soltanto per l’ampiezza e la qualità della gamma dei prodotti e servizi offerti, ma soprattutto per la competenza professionale e l’accoglienza del personale di tutta la rete di Driver Center. Il nostro team specializzato deve essere sempre in grado di offrire soluzioni

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MEZZI E SERVIZI SEMPRE PIÙ SPECIALIZZATI PAOLO VISMARA, TITOLARE CON I FRATELLI ROBERTO E MAURO E DIRETTORE ESECUTIVO, RACCONTA IL LUNGO “VIAGGIO” CHE IL PADRE CAMILLO HA INIZIATO CON GRANDE CORAGGIO E LUNGIMIRANZA NEL LONTANO 1959. E DELINEA LE STRATEGIE PER AFFRONTARE IL FUTURO.

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essant’anni sono un traguardo da festeggiare con grande entusiasmo... «Certamente perché sono il frutto di un’idea che nostro papà Camillo ha avuto, voluto e seguito con caparbietà e che noi figli abbiamo portato avanti nel rispetto di quelle visioni e di quei valori che hanno permesso (e che permettono tutt’oggi) ad una intuizione di prendere corpo e andare lontano».

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a Camillo Vismara di Cadro è un’azienda che ha vissuto la propria crescita unitamente a quella del territorio che l’ha vista nascere, crescere, maturare. Con uno sguardo verso il futuro nella certezza di continuare a raccogliere le sfide con gli stessi valori e principi che Camillo Vismara ha saputo trasmettere ai figli. Una storia costruita con lungimiranza, ingegno e grande visione del domani. Una crescita sociale, economica e infrastrutturale che ha permesso di essere protagonista e punto di riferimento in un territorio in continua mutazione».

Naturalmente gli inizi sono stati difficili, nonostante fossero già tempi caratterizzati dall’inizio della crescita economica del paese... «Si, la guerra era alle spalle e certamente il paese stava già sognando il suo futuro e le opportunità non mancavano. Ciò nonostante per avviare un’attività come quella che poi ha portato alla Camillo Vismara SA non era così evidente, le disponibilità economiche non erano agli inizi tali da permettere di avviare un pro-

getto complesso per la cui riuscita non bastava solo la forza dell’uomo ma era indispensabile avere a disposizione anche mezzi e macchinari. Posso dire che quella dei Vismara è una famiglia di imprenditori, visionari e lungimiranti. Già nel lontano 1892 Antonio Vismara è attivo con la sua azienda a Molino Nuovo e suo figlio, mio nonno Umberto, segue le sue orme e porta in azienda una prima reale crescita».


AZIENDE / CAMILLO VISMARA SA

noleggiati on line, semplificando l’intera filiera e accorciando in modo importante i tempi. Le nuove tecnologie presentano nuove ed interessanti opportunità che le aziende lungimiranti devono essere in grado di cogliere a tutto vantaggio delle esigenze dei clienti».

Fin dalla fondazione, nel 1959, suo padre ha iniziato con le autogru? «All’epoca non esistevano in Ticino delle vere autogru, non come le conosciamo oggi. Nostro padre aveva una vera passione per la meccanica e per tutto quello che ruotava attorno ai sistemi e gli impianti di sollevamento. Questo gli ha permesso di comprenderne caratteristiche e funzionamento e, soprattutto, di capire come questo settore sarebbe presto diventato indispensabile alla crescita del paese. I primi mezzi, le gru e i macchinari di sollevamento, li scopre durante un viaggio in Italia osservando gli autocarri messi all’asta alla fine della guerra dagli alleati. Il suo proposito fu quello di costruire una gru per conto suo. Su un vecchio autocarro montò infatti un braccio da lui stesso progettato e costruito: è stata una delle prime autogru del Cantone Ticino». La crescita dell’azienda Camillo Vismara è avvenuta in parallelo a quella del Ticino… «Noi siamo un’azienda del territorio, fortemente legata al suo territorio e alla sua crescita, al suo sviluppo. La nostra attività è stata protagonista di tutti i grandi lavori che hanno mutato la fisionomia della nostra regione. I nostri interventi sono stati determinanti per la posa di passerelle, la costruzione di moderni stabili, lo sviluppo delle arterie di comunicazione e la realizzazione di complessi industriali, abitativi e istituzionali. Camillo Vismara ha sempre risposto immediatamente e con concretezza alle richieste della moderna architettura e ingegneria, permettendo, attraverso i suoi inter-

venti, di risolvere problematiche logistiche o di lavoro in quota». Il pubblico è abituato a vedere Camillo Vismara come l’azienda delle autogru, ma non siete solo questo… «L’autogru è il mezzo più iconico che abbiamo. Lo si nota per la sua maestosa forma e le sue generosissime dimensioni. Sono macchine complesse che giustamente attirano l’attenzione di grandi e piccini. Ma naturalmente rappresentano solo una piccola parte del nostro parco macchine e dei servizi che oggi siamo in grado di erogare con sempre maggior soddisfazione dei nostri clienti. Di quanti mezzi disponete complessivamente? «Attualmente il nostro parco mezzi ne comprende oltre 200 tra piattaforme di lavoro elevabili per l’esecuzione di lavori in quota, camion dotati di gru, autotreni con semirimorchi per trasporti speciali, sollevatori e sollevatori telescopici nonché una gamma completa di attrezzature speciali per la movimentazione di macchinari pesanti». Dopo 60 anni di crescita costante, come vi preparate ad affrontare le sfide dei prossimi anni… «Abbiamo intrapreso un percorso che nel giro di poco tempo ci porterà ad una gestione totalmente informatizzata di ogni settore e servizio dell’azienda. Ciò significa un radicale cambiamento nell’organizzazione del lavoro che coinvolge dipendenti e collaboratori, ma anche i nostri clienti che a breve, per esempio, potranno fruire di un servizio di prenotazione e assistenza dei mezzi

Dunque amplierete ulteriormente la gamma dei servizi offerti? «È proprio questo il fulcro della nostra strategia e anche motivo di orgoglio per quanto siamo riusciti a realizzare. Sempre più infatti intendiamo dare vita a servizi di nicchia altamente specializzati e di cui siamo pressoché gli unici fornitori in Ticino, come per esempio la movimentazione e l’installazione di opere d’arte, che richiedono particolari condizioni di precisione e sicurezza; oppure il servizio di sollevamento delle persone; o, ancora, la manutenzione e i controlli per conto terzi delle piattaforme aeree, ecc. Senza dimenticare che nei nostri depositi abbiamo poi a disposizione spazi dedicati allo stoccaggio di macchinari e merci per conto dei clienti. Diversi mezzi sono a disposizione nella pratica forma del noleggio “a freddo”, ovvero senza operatore, quindi utilizzabili direttamente dal cliente». Tutto questo sposta inevitabilmente il vostro intervento sempre più verso una consulenza qualificata e specializzata… «Proprio per assicurare le migliori competenze oggi disponibili sul mercato, gran parte dei nostri settori e servizi hanno ottenuto certificazioni di qualità a livello svizzero e internazionale. Inoltre, mettiamo a disposizione le competenze acquisite attraverso mirate iniziative di formazione per i clienti che vogliono avvalersi di propri operatori alle macchine. Questo aspetto risulta essere per noi particolarmente importante perché va nel senso della ricerca di quella sicurezza che è sempre stato un punto focale e un valore del modo di lavorare appreso da nostro padre». TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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AZIENDE / SPAZIO TICINO E MITM

PER TRE GIORNI DIAMO SPAZIO AL TICINO CHE LAVORA QUESTO È L’OBIETTIVO DI SPAZIO TICINO, L’EVENTO PER I SERVIZI E I PRODOTTI PER LE AZIENDE SVIZZERE CHE PORTA A LUGANO TUTTO IL TICINO ATTIVO PER TRE GIORNATE DURANTE LE QUALI GLI AFFARI SONO I PROTAGONISTI ASSOLUTI.

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ensato parlando direttamente con le imprese, Spazio Ticino è, infatti, un inedito evento incentrato su incontri e business: un contenitore dove generare nuovi rapporti commerciali, contatti d’affari ma anche un luogo in cui tenere conferenze e workshop. Accolto come ‘l’evento che mancava, Spazio Ticino incarna perfettamente i valori del Canton Ticino dove il business e l’efficienza ad alto livello sono da sempre intessuti nella professionalità del territorio. La formula vincente di Spazio Ticino si basa su una pianificazione pensata a inizio anno, periodo strategico per tutte le aziende. L’evento si sviluppa su tre giornate di puro business, incontri e di contratti d’affari con reali possibilità di vendere i propri prodotti e servizi, ma anche conferenze e workshop. Spazio Ticino si sviluppa in due momenti: un’area espositiva di 4 padiglioni, personalizzati da oltre 100 espositori, suddivisi in 3 macro aree tematiche (Marketing formazione e comunicazione, forniture logistica e servizi e MICE

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ed eventi), e una piattaforma informativa e formativa. «Le aree tematiche sono una rappresentazione delle aziende di diversi settori che operano in Ticino e che principalmente offrono servizi alle aziende del territorio. – spiega Stella Mazzara, event coordinator di Spazio Ticino – Il ruolo di Spazio Ticino è quello di collante tra tutte queste importanti realtà per aiutare a costruire o implementare strategie e collaborazioni che possano ulteriormente accrescere la forza del Ticino come territorio strategico per la posizione che occupa». Di grande valore anche la piattaforma informativa e formativa che prevede un ricco calendario di conferenze, talk verticali e workshop tenuti dalle aziende e rivolti ai loro principali clienti, confermando così l’importanza dell’evento quale punto di riferimento territoriale di approfondimento per le aziende. «Diffondere contenuti di valore sul mondo del lavoro dando la parola alle stesse aziende, questo l’obiettivo della piattaforma formativa e informativa di Spazio Ticino -spiegano gli organizzatori- un palcoscenico unico nel suo genere dove personaggi di spicco e imprenditori ticinesi si susseguono per raccontare la loro visione, informare e supportare le aziende e il territorio a 360 gradi. La missione della piattaforma formativa e informativa di Spazio Ticino è quella di dare un’opportunità alle imprese locali di confrontarsi su tematiche attuali che possano offrire una visione futura e allo stesso concreta sul mondo del lavoro».

Le due macro tematiche delle conferenze approfondite in questa prima edizione, in virtù dei campi in cui le aziende attualmente sentono il bisogno di maggiori informazioni, sono: marketing & comunicazione e sicurezza, sviluppate da diversi attori in base al loro ambito lavorativo e professionale. In contemporanea con Spazio Ticino, si svolge MITM, l’evento B2B interamente dedicato al settore “Meetings, Incentives, Conferences and Events”. Un appuntamento di grande importanza anche per le aziende ticinesi che, attraverso concrete opportunità di networking, garantisce occasioni di business e contenuti che offrono valore aggiunto a questo settore oggi più che mai in costante crescita. MITM rappresenta il punto di incontro tra le aziende della meeting industry: location e fornitori di servizi MICE provenienti dalla Svizzera, dall’Italia ma anche dall’intero bacino europeo (venue, destinazioni, hotel e resort, Convention Bureau, servizi congressuali e viaggi incentive), buyer internazionali, event manager aziendali e operatori del settore. Una sinergia, quella tra Spazio Ticino e MITM, che regala alla Città di Lugano un grande e innovativo multisalone del business, al passo con l’obiettivo della città di trasformarsi in una destinazione congressuale internazionale e che permette alle aziende di moltiplicare le possibilità di business e relazioni.


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AZIENDE / V HELMETS

LA RIVOLUZIONE “LIFESTYLE” NEL MONDO DEI CASCHI MELUCCIO PIRICONE, CEO DI INTERNATIONAL HELMET COMPANY, COMMENTA IL BUON ANDAMENTO DELLA SUA AZIENDA, DA ANNI IMPEGNATA IN UNA RIVOLUZIONE DEL SETTORE ATTRAVERSO UNA FORTE CONTAMINAZIONE LIFESTYLE E PROTESA VERSO UNA DEFINITIVA AFFERMAZIONE SU NUOVI MERCATI IN TUTTO IL MONDO.

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li ultimi mesi vi hanno visti impegnati a presentare i vostri caschi in occasione di importanti fiere internazionali del settore… «La nostra presenza non si limita soltanto a tutti i principali eventi in Europa, valga per tutti la partecipazione a EICMA a Milano, ma abbiamo deciso di presentare i nostri caschi in occasioni di importanti manifestazioni fieristiche che si sono tenute in Cina e negli Stati Uniti. Sono state importanti occasioni per approfondire la nostra conoscenza di mercati lontani come quelli del SudEst asiatico (Indonesia, Vietnam, oltre naturalmente la Cina), incontrare distributori locali e studiare le possibilità di penetrare in nuovi contesti che ma-

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nifestano un elevato potenziale di sviluppo. Anche per quanto riguarda un mercato complesso come quello statunitense stiamo valutando le opportunità che si possono creare per marcare ulteriormente la nostra presenza». Come è andata evolvendo negli ultimi anni la domanda di caschi? «Direi che l’elemento più interessante da segnalare è la tendenza ad una trasformazione del casco da accessorio, seppur fondamentale ad una sorta di protezione di pensieri, di idee, di ciò che la nostra mente traduce in emozione mentre viaggiamo in moto. Ed è anche la proiezione del nostro stile verso l’esterno, da manifestare attraverso colori, grafiche, design. Perché il casco, insieme alla moto, fa parte della


AZIENDE / V HELMETS

Quali altre novità possiamo attenderci nei prossimi mesi? «Stiamo guardando con grandissimo interesse al mondo dei ragazzi e dei giovanissimi che utilizzano per esempio biciclette e monopattini elettrici in grado di raggiungere velocità e prestazioni fino ad ora impensabili. Ciò implica la necessità di fornire, anche in funzione di questi nuovi strumenti di mobilità, innovative protezioni che uniscano design, estetica ed elevati standard di sicurezza». nostra personale rivoluzione quotidiana. Da qui il percorso di evoluzione che V Helmets ha intrapreso nel nome, nel logo e nella sostanza rispetto allo storico marchio toscano Vemar». Dunque un casco che si rinnova ad ogni collezione, quasi come un elemento di moda… «Non intendiamo seguire la moda che cambia ad ogni stagione, ma non a caso i due messaggi con cui il brand si presenta a tutti gli appassionati delle due ruote sono “Helmet is not an accessory” e “Don’t miss the revolution of your life”. In sintesi, possiamo parlare ormai di lifestyle. Perché è proprio la creatività della collezione 2020 a rendere speciale la proposta di caschi V Helmets. Stiamo percorrendo una rotta inedita sulle mappe dell’attuale mercato: dall’apertura del dipartimento interno di graphic design a collaborazioni con art director, illustratori e artisti con l’obiettivo di portare sempre di più il brand a creare collezioni e capsule collection lifestyle». Tutto ciò ha comportato anche un profondo rinnovamento della vostra immagine e comunicazione… «In poco tempo abbiamo definito nuova brand identity, nuovo posizionamento sul mercato, nuovo logo e naming e una nuova strategia di comunicazione che mira alla contaminazione della cultura moto con altri player del mondo lifestyle e che ha l’obiettivo di

creare una media house. Questa strategia si manifesta già in tutte le tipologie di una gamma di caschi trasversale e versatile. Racing, Sport, Offroad, Urban e Tourism: basti pensare, per fare solo un esempio, al nuovissimo casco Eolo Synoptic Silver, che presenta una calotta ricoperta di segni tipici delle carte sinottiche utilizzate per la navigazione in mare. Un orientamento estetico extra settore non casuale e che ufficializza la strada del nuovo posizionamento del brand. E riguardo al nostro modo di intendere l’approccio al mercato e la comunicazione, va segnalata l’apertura del primo concept store a Lugano (il prossimo a San Diego, in California), una boutique in cui i caschi V Helmets sono i protagonisti, affiancati però da tanti altri prodotti extra moto a rimarcare il legame con l’universo lifestyle» Grande attenzione all’estetica non vuol dire rinunciare ad una costante focalizzazione sui problemi della sicurezza… «Assolutamente no. In occasione di EICMA 2019 abbiamo presentato un dispositivo da installare sui caschi V Helmets (sviluppato insieme alla società Infodrive) che, in caso di caduta o variazioni di movimento anomale, invia un alert alla centrale operativa che si attiverà immediatamente per sincerarsi delle condizioni del motociclista. Inviando, in caso di necessità, i soccorsi alla posizione geolocalizzata dal device».

Eolo – Flow Aqua

Hurricane – Field Purple Gold

Taku – Stripes Red blue yellow

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AZIENDE / MORESI.COM

IL “DATO” È TRATTO I DATI DIGITALI SONO AL CENTRO DEL MODELLO MORESI.COM DA OLTRE VENT’ANNI. NATA COME BANCA DEI DATI, OGGI È UN PARTNER IN GRADODI OFFRIRE SOLUZIONI SU MISURA PER CREARLI, PROTEGGERLI E ANALIZZARLI.

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he il dato digitale fosse un valore da salvaguardare per qualsiasi tipo di organizzazione contemporanea, era ben chiaro a Nicola Moresi, CEO di Moresi.com, fin dagli esordi della sua attività, oltre vent’anni fa. «Moresi.com è nata proprio per porsi al fianco delle organizzazioni con l’obiettivo principale di proteggere i loro dati. Tuttavia, oggi non possiamo più limitarci alla sola protezione. Il dato digitale non è molto diverso da una moneta: dobbiamo sicuramente fare in modo che non venga distrutto, danneggiato o rubato, ma è anche necessario farlo circolare, condividerlo, utilizzarlo affinché possa generare altro valore». Per queste ragioni, Moresi.com ha messo il dato digitale al centro del proprio modello di business e della propria proposta di servizi, che negli anni si è ampliata e sviluppata, mantenendo però un unico comune denominatore. Che si tratti di salvarli e proteggerli, crearli e condividerli, interpretarli e analizzarli…it’s all about data, come recita il payoff aziendale. Oggi, la gamma di soluzioni che Mo-

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resi.com è in grado di proporre copre l’intero spettro di esigenze e necessità di un’organizzazione aziendale, per quanto concerne l’ambito IT. «Da diverso tempo quello che Moresi.com può offrire ai propri clienti non si limita più ai servizi classici di un Data Center, ma comprende soluzioni di Security, Backup, Cloud e Virtualizzazione e una più ampia consulenza per quanto riguarda Disaster Recovery, High Availability, valutazioni di vulnerabilità, migrazioni verso il Cloud e tanto altro». Tutto questo grazie anche alle prestigiose partnership che Moresi.com ha stretto con i più importanti brand del settore, tra i quali VMware, Veeam e Microsoft. «In questi anni abbiamo puntato molto sul rafforzamento di questi rapporti di collaborazione: siamo partner storici di VMware, il pioniere della virtualizzazione, gli unici Gold Cloud & Service Provider di Veeam in Ticino, e quindi in grado di offrire le migliori soluzioni di backup on-premise e on-cloud attualmente disponibili sul mercato. Infine, siamo Gold Partner Microsoft in Ticino e

abbiamo ottenuto la classificazione TIER-1 come Cloud Solution Provider: in questo senso, abbiamo un rapporto privilegiato e diretto con Microsoft e possiamo affiancare le aziende nel loro processo di Digital Trasformation attraverso i software della suite di Office 365 o la migrazione verso Azure, il Cloud di Microsoft, ora presente anche in Svizzera». Il modello Moresi.com resta sempre incentrato sulla collaborazione e sulla consulenza personalizzata e strategica, non solo con i principali vendor mondiali, ma anche con i partner del territorio. «Attingiamo dai nostri partner le soluzioni tecnologicamente più all’avanguardia – conclude Nicola Moresi – ma non siamo semplici rivenditori dei loro servizi. Il nostro obiettivo è collaborare anche con i partner del nostro territorio, siano essi aziende, istituzioni o enti. Insieme a loro vogliamo progettare e costruire soluzioni su misura, in un’ottica di costante e proficua collaborazione, che possa portare benefici allargati e condivisi. Per questo anche il rapporto con i nostri clienti si basa su un affiancamento strategico, che permetta una valutazione delle soluzioni necessarie in base alle reali esigenze». Progettazione, ma non solo. Moresi. com può occuparsi anche della gestione dei servizi IT per conto dei suoi clienti. «In questo modo li liberiamo da un’attività troppo onerosa, in termini di tempo e risorse, permettendo loro di concentrarsi unicamente sul loro core-business». MORESI.COM SA Via Pedemonte di Sopra 1 CH-6818 Melano www.moresi.com


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Maria, 87 anni, felice.

Dopo pranzo Maria è solita passare un po’ di tempo a osservare dalla finestra. Non sappiamo se contempla le montagne di fronte o se ammira il lungo lago dove ama passeggiare. O ancora le ventidue specie diverse di piante del suo balcone. Gli dedica ore, e loro la ripagano con fioriture invidiate da tutti noi del personale. Sotto sotto sappiamo che aspetta impaziente l’operetta in scena stasera alle 18:00, ancora 10 minuti ed è ora di prepararsi. PERCHÉ IL PASSARE DEL TEMPO È UN VERO PIACERE.

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AZIENDE / MATTEO MORNIROLI

IL MIO SGUARDO SUL MONDO

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ei è molto giovane ma è già molto attivo in Ticino. Quali sono state le tappe della sua formazione? «In effetti sono nato nel 1989. Dopo aver concluso gli studi liceali presso l’Istituto Sant’Anna di Lugano, ho deciso di intraprendere un’esperienza universitaria a Milano presso l’Università Statale degli Studi con indirizzo Lettere Moderne. Ma durante questo percorso ho preferito interrompere i gli studi accademici per iscrivermi al Conservatorio di Scienze Audiovisive CISA, con sede a Locarno, dove mi sono diplomato come Designer visivo con approfondimento film».

HA DA POCO TERMINATO GLI STUDI MA SI È GIÀ AFFERMATO COME UN PROMETTENTE VIDEOMAKER, CON IMPORTANTI COLLABORAZIONI ALLE SPALLE E INTERESSANTI PROGETTI DA REALIZZARE.

MATTEO MORNIROLI Videomaker matteo.morniroli@gmail.com

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TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

Che cosa le è rimasto dell’insegnamento ricevuto presso CISA? «È stata un’esperienza fondamentale perché mi sono trovato subito a contatto con validissimi professionisti impegnati direttamente sul campo. Ciò mi ha consentito di apprendere tutte le nozioni di base necessarie per la creazione di un prodotto audiovisivo completo, partendo dalla progettazione a livello di sceneggiatura, passando poi alla fase di ripresa sino alla post produzione finale. Inoltre, sui set dei lavori di diploma dei miei colleghi ho svolto tutti i ruoli durante le fasi di realizzazione dei cortometraggi, con un orientamento marcato al ruolo della produzione.

Tutte le conoscenze acquisite durante gli anni di studi mi hanno in ogni caso permesso di svolgere varie esperienze lavorative extra scolastiche». Dopo gli studi, il grande salto verso la libera professione… «Attualmente sono un libero professionista che utilizza materiale professionale proprio per la realizzazione, in qualsiasi momento, di prodotti audiovisivi. L’esperienza maturata negli anni aggiunta alla praticità allenata durante la formazione mi hanno consentito di sviluppare un mio modo personale di approcciarmi al mondo delle immagini statiche ed in movimento. Stare a contatto con le persone è un lato positivo del mio lavoro, perché mi permette di apprezzare tutte le diversità che si traducono in un’esperienza che è motivo di crescita personale e professionale». A questo proposito, qual è il suo specifico approccio al mestiere di viedomaker? «Direi che grazie anche ad un attento modo di porre me e la macchina da presa a favore dello spettatore, ho cercato di sviluppare un particolare senso di attenzione e di cura nei dettagli, ponendo sempre come costante obiettivo la realizzazione di un prodotto di qualità che va oltre al senso stretto del concetto di bellezza, bensì di contestualizzazione e di appartenenza. Oltre al fatto basilare di raccontare per immagini, il mio scopo, e di conseguenza quello dei miei progetti, è tradurre l’aspetto visivo in sentimenti, andando oltre allo sguardo per trasmettere emozioni».


e grazie per la fiducia

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AZIENDE / MYACADEMY

TRE INGREDIENTI CALAMITA PER IL DIGITAL BRANDING GIANNI SIMONATO, MANAGER E FORMATORE, SVELA COME UTILIZZARE AL MEGLIO IL MIX TRA PROFILI PERSONALI, PAGINE AZIENDALI E SOCIALITÀ NEL VILLAGGIO DI LINKEDIN.

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ochi sanno che Linkedin è diventato lo strumento per eccellenza per affermare il proprio Brand Personale ed aziendale. C’è ancora molta gente che pensa a Linkedin come ad un portale dove inserire il proprio curriculum per trovare lavoro. E ovviamente concepi-

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sce il profilo personale come fosse un curriculum cartaceo. Trascrive esattamente ciò che ha preparato su un paio di fogli A4, copia-incolla insomma. Nulla di più sbagliato, la maniera peggiore per usare Linkedin. Eppure ormai sono circa 650 milioni i profili Linkedin, abbastanza numerosi per capire che non sono semplicemente curricula. E che dire poi delle pagine aziendali Linkedin che si stanno rapidamente affermando? Più di 30 milioni di pagine aziendali che rappresentano l’unico “sito” fatto di persone. Dentro le pagine aziendali confluiscono i singoli profili personali dei collaboratori appartenenti alla stessa impresa. Considerare poi profili e pagine come elementi statici è un altro grave errore. Da quanto tempo per esempio non fai manutenzione al tuo profilo? Il che non significa mettere mano ai dati anagrafici, ma inserire cosa ci sia di nuovo nel tuo di sistema di “competenze”. E se non c’è qualcosa di nuovo il problema non è il profilo Linkedin, ma sei tu! Mi spiego meglio: hai intrapreso nuovi progetti, stai frequentando corsi di formazione, hai imparato meglio una lingua straniera? In pratica se non fai manutenzione delle tue competenze non stai al passo con i tempi. Il tuo profilo dovrebbe quindi riportare questi aggiornamenti, e la frequenza con cui lo fai è direttamente collegata agli aggiornamenti stessi. La socialità sta nella rete che ti devi creare. Se non c’è rete non c’è socialità. Linkedin indica in almeno 500 contatti il numero minimo per avere una

sufficiente interazione con la propria comunità. Ma la socialità è un processo dinamico, non statico, vediamo nel seguito come funziona. Ecco i 3 ingredienti fondamentali per rendere il tuo “Digital Branding” veramente esplosivo ed attrattivo, vediamoli in dettaglio: 1. profilo personale; 2.pagine aziendali; socialità. 1. Il profilo personale su LinkedIn A che serve la pagina personale? E’ il luogo dove ci parli di chi sei, cosa fai, chi aiuti. Qual è la tua missione aziendale? Parlerai dei tuoi successi passati e dei tuoi progetti futuri. Il profilo deve essere scritto in un tono personale, vero, spontaneo. Non è un curriculum vitae come tradizionalmente lo intendiamo. Chi ti conoscerà poi dal vivo non deve avere sorprese! Questa è la tua pagina personale su LinkedIn, tua e solo tua, con nome e cognome. Per favore non cominciarla con il titolo professionale di Ing. o dr. Indica Nome e Cognome e basta. Molta cura va dedicata alla parte delle “competenze” e delle “segnalazioni”. Le competenze devono essere in accordo con ciò che fai. Se sei architetto e ti occupi di progettazione d’interni, e la tua principale competenza che appare è “esperto Word”, c’è qualcosa che non va. Le competenze vengono indicate da te ma vanno poi votate dalla tua rete di contatti. Indica le 3 competenze che meglio identificano il tuo lavoro. Tra le 50 competenze che puoi utilizzare solo le prime tre sono quelle che contano veramente. Passiamo alle “segnalazioni”. Nel mon-


AZIENDE / MYACADEMY

do reale ti è mai capitato di segnalare qualcuno per le sue capacità? Ad esempio ti hanno chiesto se conosci il cardiologo “tal dei tali” o se il venditore dell’autosalone XYZ sia una persona seria? Ci facciamo tutti delle opinioni sulle nostre esperienze di acquisto, portali come Booking o TripAdvisor insegnano. E siamo disposti a parlarne con altri. Lo stesso avviene per il profilo personale di Linkedin, che presenta segnalazioni scritte per qualcuno. Se siamo disposti a metterci la faccia per segnalare un nostro contatto vuol dire che abbiamo riportato esperienze positive con quella persona, indicando se eravamo nella stessa azienda, se abbiamo lavorato allo stesso progetto, se ne eravamo il mentore, ecc. 2. La pagina dell’azienda LinkedIn Nella tua azienda potresti essere l’unico collaboratore, se lavori da solo, oppure ci possono essere altri colleghi. Quando tutti indicate lo stesso logo per citare l’azienda per la quale lavorate, automaticamente andate a popolare la vostra pagina aziendale. Le pagine aziendali vanno curate attraverso il corretto inserimento dei singoli profili personali dei collaboratori, che devono rispettare delle precise “policy”. Hai creato le tue “policy” in azienda? Diversamente potresti correre dei grossi rischi. Le aziende sono fatte di persone, giusto? E le pagine aziendali Linkedin ne sono la massima espressione. Qui potete trovare pagine composte da una sola persona come da 10.000, 100.000 o dalle 185.000 persone di Apple. Anche Facebook ha la sua pagina aziendale in Linkedin, con più di 45.000 dipendenti inseriti. Particolare attenzione va posta alla foto di sfondo rappresentativa dell’azienda. Interessante su questo vedere il confronto tra le foto di Apple e General Electric. Vai in Linkedin e controlla da solo. Bisogna quindi affrontare il problema in azienda di quale immagine e coordinamento dare ai profili aziendali. In una parola: non pensare solo al tuo

profilo personale, renditi conto che tutto va a finire nella tua pagina aziendale. E’ un pò come succede per i loghi o le divise aziendali. Ci sono forme e colori che costituiscono il denominatore comune che danno identità all’azienda. Non ti immagineresti mai di vedere un furgoncino di “La Posta” di colore verde, giusto? Chi dovrebbe vigilare sulle pagine aziendali? Le risorse umane, il marketing, l’ICT? Nuovi compiti quindi si stanno affermando con l’avvento dei social, e i ruoli aziendali non sono così chiaramente definiti. Urge l’attribuzione di responsabilità specifiche in queste materie. Cosa contengono ancora le pagine aziendali? Annunci di lavoro, posizioni ricercate, andamento dei dipendenti in termini di entrate e di uscite. 3. Socialità Quando si parla di socialità in Linkedin il primo passo da fare non è su come tecnicamente scrivere un post o un articolo. Se lo fai ti accorgerai subito che resterai con le dita bloccate sulla tastiera, chiedendoti: e adesso cosa scrivo? Per risolvere questa impasse il primo esercizio che faccio fare nei miei Per-Corsi di formazione è sul cambio di mentalità, dal vecchio mondo al nuovo. Alcune utili indicazioni: • Non parlare di te stesso, niente autoreferenzialità ma fornisci informazioni di valore utili per il tuo pubblico. Scegli quindi un argomento e fornisci un tuo parere, un tuo pensiero che contribuisca a creare discussione. • I profili personali e le pagine aziendali rappresentano le “carte di identità” digitali di persone ed organizzazioni, ma se lasciate “statiche” vengono meno al concetto della dinamicità tipica dei social. Tutta la parte dinamica che nel vecchio mondo è fatta di incontri fisici, visite aziendali, fiere viene gestita nel digital attraverso discussioni e partecipazioni su argomenti, di carattere professionale.

• Poni domande che siano di stimolo per una discussione. Dovranno essere domande “aperte”, ossia quelle che generano risposte che coinvolgano il tuo pubblico negli aggiornamenti. Le risposte alle domande contribuiscono a creare nuove occasioni di relazioni. Così diventerai una calamita per il tuo pubblico, la parola d’ordine è attrarre, non spingere! Se nel mondo reale i tuoi interessi professionali sono nel mondo dell’innovazione probabilmente frequenti università e centri di ricerca, giusto? Se invece sei un buyer andrai a delle fiere di settore. In una parola ti rivolgi a dei “Gruppi” ben identificati. Linkedin ti dà la possibilità di partecipare a molti gruppi, utili per te, con un click. Puoi iscriverti a 50 gruppi di tuo interesse, interagire con questi, porre domande, ingaggiare discussioni, coltivare relazioni. I gruppi sono uno strumento potente per lo sviluppo della socialità digitale, perché sono mirati, non dispersivi e con grandi denominatori comuni. E come misurare se stai lavorando bene nel mix profilo/pagina/socialità? Per questo c’è il Social Selling Index di Linkedin, brevemente SSI, che calcola come stai lavorando. È’ basato su 4 indicatori: Profilo Linkedin; Socialità; Persone giuste da trovare: Creare relazioni. È un indice che solo tu puoi conoscere, a tal fine ho messo a tua disposizione questo indirizzo per poterlo calcolare: https://www.simonatopartners. com/linkedin-sales-navigator/ Segui le istruzioni e otterrai immediatamente il tuo SSI. È utile controllare questo indice almeno una volta alla settimana, in maniera tale da capire quali sono i punti sui quali migliorare. Non ti scoraggiare se è troppo basso, siamo tutti all’inizio di una nuova era, e come tutti i cambiamenti, si parte sempre con un piccolissimo passo: il coraggio di cominciare! gianni.simonato@myacademypmi.com TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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AZIENDE / INTELLIGENZA ARTIFICIALE

UNA CANZONE CHE VIENE DAL FUTURO DAL TICINO LA PRIMA CANZONE AL MONDO INTERAMENTE REALIZZATA CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE. TESTI, MELODIA, ARMONIA, RITMO, ACCOMPAGNAMENTO, ARRANGIAMENTO ED ESECUZIONE CANTATA. MA NON SOLO, ANCHE BLOCKCHAIN, CANTANTI VIRTUALI E OLOGRAFICI. DI PIETRO VERAGOUTH

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bbiamo intervistato Pietro Veragouth, ideatore e coordinatore del progetto. Qual è lo scopo di questo progetto? «In realtà si tratta del primo passo, comunque necessario, per lo sviluppo di un sistema completamente autonomo capace di comporre ed eseguire musica iper-personalizzata in grado di piacere, nel vero senso della parola, a chiunque».

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n team del Sidi (Swiss Institute for Disruptive Innovation) è riuscito a dimostrare come oggi sia possibile impiegare l’intelligenza artificiale (AI) per comporre, arrangiare ed eseguire un brano musicale inedito, partendo da zero e inviando un solo input al sistema (il genere desiderato del brano). Non si tratta solo di un esercizio di tecnica informatica, quello a cui sta lavorando potrebbe essere l’inizio di un nuovo approccio allo show business musicale. Nella pratica, il SIDI ha simulato la connessione di diversi moduli open source e proprietari con funzioni specifiche, creando un sistema “chiuso” in grado di generare autonomamente un brano. A questo processo ha applicato un sistema di deep learning (apprendimento profondo) che, attraverso cicli di rinforzo, riesce a migliorare costantemente il risultato in funzione del feedback dell’ascoltatore.

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Una “macchina” che sa fare questo, ma è possibile? «Nella prima fase abbiamo messo insieme i pezzi necessari per fare in modo che il sistema crei dal nulla una canzone e ne migliori il risultato. Si tratta di un processo circolare che ha però un limite intrinseco: il fatto che un brano non può essere oggettivamente e universalmente bello. Al sistema possono quindi essere forniti parametri generali all’interno di ranges piuttosto ampi. Componendo musica per hobby, mi rendo conto di quanto una piccola variazione possa incidere sul risultato. A ciò vanno aggiunte tutta una serie di

considerazioni che vanno oltre la capacità di generare una sequenza di suoni armoniosi, e che sono di ordine psicologico e culturale ma anche legati a fattori quali l’esperienza musicale pregressa e i diversi condizionamenti che predispongono l’ascoltatore». Può spiegare meglio il concetto? «Quando ascoltiamo musica, nel nostro cervello si scatenano diverse reazioni chimiche. Nel momento in cui uno specifico segmento di un brano ci procura una sensazione di piacere significa che è stata prodotta, in particolare, dopamina. Attraverso la risonanza magnetica funzionale oppure -ma ha un grado di risoluzione inferiore- con un elettroencefalografo, possiamo misurare questa attività in tempo reale e determinare quale parte del brano ha indotto, sia a livello conscio che inconscio, il rilascio del neurotrasmettitore, in quale area del cervello e in quale entità. Per ora ci siamo limitati all’utilizzo dell’elettroencefalografo. Alla stessa stregua di una frase in un testo, la stessa identica sequenza di no-


AZIENDE / INTELLIGENZA ARTIFICIALE

te la possiamo trovare in migliaia di canzoni diverse, eppure non producono in noi alcun effetto. Questo perché la sensazione di piacere, come accade per lo starnuto o l’orgasmo, si sviluppa sostanzialmente in due fasi: la prima genera tensione, che in realtà è uno stato addirittura di fastidio crescente, seguito da quello liberatorio che, appunto, induce la produzione di dopamina e la sensazione di piacere. Come dicevo prima, tuttavia, ci sono altri fattori che influenzano questo processo, come per esempio la fama dell’artista, il fatto che il brano piaccia a qualcuno che noi consideriamo un opinion leader, la connessione di una sequenza di suoni a un ricordo inconscio precedentemente fissato nelle sinapsi e così via. Gli obiettivi che ci siamo prefissati per la seconda fase di questo progetto sono due: il primo è continuare a sviluppare il meccanismo di rinforzo con l’ausilio di device esterni il meno invasivi possibile. Il secondo è invece quello di “aprire” il sistema verso l’esterno, permettendo a utenti generici o selezionati di collaborare al miglioramento del brano. Questo sarà possibile perché l’utente potrà dare il suo feedback attraverso la rete seguendo un protocollo particolare che stiamo ancora perfezionando». Ma se il brano è creato dal computer e migliorato dagli utenti, chi è l’autore? e chi ne deterrà la proprietà? «In effetti è una questione importante sulla quale ci siamo chinati. Se una canzone viene messa in rete anche solo allo scopo di testarne la bontà, si corre il rischio che essa venga volontariamente o anche involontariamente “rubata” (molti pezzi rimangono nella memoria di un artista che, inconsapevolmente, crede di esserne stato il vero autore). L’ipotesi di utilizzare i tradizionali sistemi di certificazione all’interno di un processo circolare come quello che ho descritto in precedenza, sarebbe impraticabile. Da qui l’idea di

utilizzare la blockchain. In questo modo, nel momento stesso in cui viene concepito il brano (o migliorato), esso viene automaticamente associato a una “prova d’esistenza” assolutamente inalterabile e che ha valore legale. L’attribuzione della paternità del brano spetterà dunque all’autore iniziale (o colui che semplicemente avvia il processo) che potrà opzionalmente accreditare l’opera agli altri contributori e stabilire la licenza d’uso ad esempio adottando uno dei modelli previsti dalle creative commons». Cosa possiamo aspettarci in futuro? «Ciò che in realtà stiamo realizzando è una sorta di ecosistema che abbraccia anche altre tecnologie, come gli ologrammi e la realtà virtuale. Con l’ausilio di un proiettore olografico (una tecnologia su cui lavoriamo da alcuni anni e per la quale possediamo due brevetti), è infatti possibile riprodurre sul palco un cantante o un’intera band e realizzare un concerto del tutto simile a uno reale, un’innovazione che è già una realtà di successo in alcuni paesi asiatici. Sul fronte della realtà virtuale, che si presenta come un megatrend di enormi dimensioni, stiamo sviluppando un modulo per la generazione, sempre sul modello precedente, di performer virtuali che, grazie all’AI, sono in grado di cantare, ballare, rilasciare interviste e interagire con i propri fan.

Si tenga presente che il brano che ascoltiamo (https://youtu.be/ bJOyIAm1_LQ) è piuttosto grezzo. La voce, per esempio, è molto sintetica ma non è un aspetto sul quale ci siamo concentrati perché con le tecnologie attuali è anche possibile simulare quella di qualunque artista». Non è una realtà esageratamente virtuale quella che prospetta? «So che può sembrare eccessivo ma, se devo essere sincero, le probabilità che ciò non si concretizzi, magari in termini un po’ diversi, ritengo che siano estremamente basse. È solo una questione di tempo, non molto. Chi è immerso nell’innovazione ed è a contatto con le nuove generazioni deve solo fare due più due. Per fare un raffronto storico potremmo rapportare il grammofono alla realtà virtuale (con l’avvento del grammofono si è completamente spersonalizzato il rapporto esecutore-ascoltatore) e il sintetizzatore degli anni ’80 all’intelligenza artificiale (il sintetizzatore ha rimpiazzato quasi completamente la figura del musicista e ha reso infinita la gamma dei suoni e degli effetti sonori)». In questo video https://youtu.be/ cwbs_9W1n9k, una breve anteprima di un cantante virtuale sul quale il Sidi sta lavorando. “Concerto olografico in memoria di Michael Jackson”

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AZIENDE / CENTRO FUNERARIO LUGANO

LA VITA OLTRE LA MORTE

EMILIANO DELMENICO, DIRETTORE GENERALE DEL GRUPPO RACCONTA COME CAMBIANO LE RICHIESTE DI ONORANZE FUNEBRI AL TEMPO DELL’ECONOMIA VERDE E DELLA TECNOLOGIA INFORMATICA.

speciale proprio come la persona da onorare. Semplici gesti come per esempio fotografie che riflettono la vita passata e la personalità della persona cara, sono un grande “valore” che aiuta a ricordare e condividere i momenti trascorsi. Una risposta alla domanda “che tipo di persona era?” aiuta poi nell’intraprendere determinate scelte per poter organizzare il funerale, considerando cosa era speciale e importante per lui, cercando quindi di trasmettere tratti della sua personalità nella scelta del tipo di cerimonia. Un esempio emblematico riguarda la selezione dei brani musicali di accompagnamento delle esequie, oppure la scelta o meno di intrattenere parenti e amici con un banchetto; o ancora, la possibilità di ricordare per sempre una persona cara attraverso la trasformazione delle ceneri in un diamante da tramandare di generazione in generazione».

te. Queste scelte includono ad esempio il tipo di bara, la scelta tra cremazione o sepoltura e tanto altro ancora. Tenendo conto della continua crescita nella popolazione di una sensibilità ambientale, organizziamo funerali ecologici in tutto il Ticino utilizzando materiali non inquinanti, per il rispetto dell’ambiente e delle generazioni future».

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nche il mondo delle onoranze funebri evolve al pari della società. Si può dunque parlare di nuove tendenze emerse nel corso degli ultimi anni? «Direi che l’aspetto più rilevante è relativo al fatto che le cremazioni hanno ormai raggiunto uno stabile livello intorno all’85%, rispetto alle sepolture. Un’altra tendenza di carattere generale riguarda poi una sempre maggiore sobrietà rispetto a quelle che in passato potevano essere considerate, anche dopo la morte, vere e proprie ostentazioni di status. In ogni caso va emergendo una più attenta ricerca di una personalizzazione della cerimonia funebre in base a quelle che, in vita, erano interessi e stili di vita del defunto». Può farci qualche esempio? «Oggi un funerale può essere unico e

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Uno dei temi di cui si sente sempre più spesso parlare riguarda i funerali ecosostenibili. Di cosa si tratta? «Il funerale segna la fine della nostra esistenza sulla terra e come nella vita comporta diverse scelte che possono avere anche un grande impatto per l’ambien-

Nello specifico, quali sono i servizi “green” da voi forniti? «Tutti i materiali utilizzati sono 100% naturali e biodegradabili e adatti per la cremazione e per la sepoltura ecologica. Le bare da noi proposte sono ideali sia per la cremazione sia per la sepoltura, mentre tutte le imbottiture sono prodotte in cotone naturale non trattato. La legislazione vieta a differenza di alcuni paesi in particolare anglosassoni la cosiddetta “sepoltura naturale” (Natural Burial) ossia la sepoltura a volte anche senza feretro del corpo in appezzamenti di terra che non necessariamente sono aree cimiteriali. Ciò nonostante la sepoltura può essere senz’altro considerata una scelta “green” se questa è effettuata direttamente nella terra. In questo caso sarà necessario scegliere di che tipologia saranno


AZIENDE / CENTRO FUNERARIO LUGANO

Dopo la cremazione le ceneri sono consegnate in un contenitore (urna), che può essere composta da materiali rispettosi dell’ambiente, come ad esempio materiali riciclati (carta), sabbia e gelatina, bambù, amido di mais».

feretro e imbottitura da utilizzare e di quali materiali saranno composti. Inoltre si dovrà rinunciare all’edificazione di una camera sotterranea di sepoltura (tomba in cemento)». E per quanto riguarda invece la cremazione? «In questo caso è previsto l’utilizzo di una fonte energetica quale gas naturale o elettricità (in rari casi olio combustibile). I crematori moderni, in rispetto

delle leggi ambientali sulla protezione dell’aria, sono dotati di sistemi di filtraggio in modo da limitare il più possibile l’emissione di gas nocivi nell’ambiente. Questi impianti sono da un punto di vista ambientale “più puliti” di alcuni sistemi di riscaldamento domestici. Dato che il processo di cremazione prevede che il feretro completo di imbottitura sia bruciato con la salma, è molto importante ancora una volta scegliere attentamente i materiali.

Che cosa dobbiamo ancora tenderci per il futuro? «Credo che l’ingresso della tecnologia e della digitalizzazione anche in questo campo sia un fatto ormai acquisito che vedrà sempre nuove soluzioni nei prossimi anni. Sono allo studio applicazioni per il riconoscimento delle sepolture oppure sistemi di interazione per trasferire nel virtuale immagini e video che ci raccontano la vita del defunto. In fondo sono tutti strumenti innovativi che ci possono aiutare in quello che è sempre stato il desiderio dell’uomo, quello di prolungare con la memoria la vita oltre la morte».

Dal 1978 onoriamo la vita Via delle Rose 4 - 6963 Pregassona - tel. 091 971 27 16 - www.cfl.ch


AZIENDE / EARFLY

ANCHE UN DRONE PER SALVARE I GIBBONI LE NUOVE TECNOLOGIE POSSONO OFFRIRE VALIDE SOLUZIONI PER CONTRIBUIRE ALLA SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE E ALLA TUTELA DI SPECIE ANIMALI IN VIA D’ESTINZIONE.

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l mondo di oggi non è quello di quando eravamo bambini e non sarà quello che vedranno i nostri figli. Molti animali sono in via di estinzione a causa del surriscaldamento climatico, della caccia illegale, del commercio di specie rare e dalla distruzione ambientale. La lista rossa delle specie in pericolo si è allungata drasticamente nell’ultimo decennio. Per determinare se una specie è in pericolo occorre censirne la popolazione visivamente. Tuttavia ci sono delle specie che sono difficili da vedere perché nascoste dall’ambiente in cui vivono. È il caso dei gibboni, piccole scimmie che popolano le foreste tropicali del SudEst Asiatico. Tutte le specie di gibboni sono minacciate dal disboscamento e non esiste ancora una tecnica efficace per sapere quanti individui sono rimasti, poiché la foresta impedisce all’uomo di vedere i gibboni da terra e dall’aria. Fortunatamente i gibboni emettono richiami territoriali che si possono sentire fino a 1 km di distanza. EARFLY sta

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lavorando dal 2017 alla creazione del primo drone acustico. Si tratta di un drone multicottero capace di registrare suoni in volo e di utilizzarli per triangolare la posizione di fonti sonore. Filippo Franchini (biologo, statistico), suo fratello Federico (ingegnere meccanico) e Franck Perruchoud (costruttore di droni amatoriale dal 2005) hanno fondato EARLY Sagl a Novembre 2018 e patentato il marchio, il design e la tecnologia a Ottobre 2019. EARFLY ha creato un drone unico nel suo genere: portabile, superleggero, ecologico, capace di volare per più di un’ora in condizioni climatiche avverse, e soprattutto silenziato. Il drone EARFLY è inaudibile a una distanza di 50 m e monta il più piccolo registratore multicanale al mondo che pesa solo 20 grammi. Al registratore sono collegati 4 microfoni e 4 sensori che tolgono il rumore di ogni motore da ciascun microfono. In questo modo fonti sonore remote possono essere localizzate con precisione. Tutti questi requisiti permetteranno alla giovane azienda ticinese di svolgere la prima missione ufficiale a Novembre 2019 in Laos. La missione è sponsorizzata dalla National Geographic Society e rientra in un progetto di dottorato all’Università di St Andrews (Scozia) focalizzato sullo sviluppo di algoritmi per localizzare e quantificare i gibboni utilizzando i dati digitali registrati dal drone acustico. Nel campo della conservazione dell’ambiente l’azienda ha anche una lettera d’intenti con U.S. Geological Survey (USGS) per la mappatura di una specie di uccello in pericolo alle Isole Marianne. Essendo in grado di triangolare richia-

mi di animali, il drone acustico può anche localizzare facilmente spari ed essere quindi applicato come mezzo di supporto contro il bracconaggio. Il drone EARFLY trova inoltre largo impiego per la ricerca di persone laddove camere termiche non possono essere impiegate. Si tratta di situazioni in cui il calore corporeo è simile alla temperatura ambientale, come in estate. Anche in inverno la temperatura di indumenti è simile a quella esterna, l’unica parte calda scoperta è il volto e se una persona non guarda la termocamera diventa ‘invisibile’. EARFLY sta lavorando alla concezione di dispositivo acustico portatile di emergenza che una volta attivato emette un richiamo facilmente localizzabile dal drone acustico. Infine, il drone acustico può anche essere impiegato come mezzo di sminamento contro qualsiasi tipo di ordigno che sia di plastica o metallo. La giovane azienda è convinta che, sebbene il potenziale di questa nuova tecnologia è ancora ignoto, si sentirà sicuramente parlare del drone acustico in futuro prossimo. Per informazioni filippo.franchini@outlook.com



LA SOFFERENZA È ANCHE VICINO A NOI


SOLIDARIETÀ / ASSOCIAZIONE ELISA 01

SI È SVOLTO IL GRAN GALA DELLA SOLIDARIETÀ DELL’ASSOCIAZIONE ELISA. TANTI ANNI DI LAVORO E IMPEGNO, RIPAGATI DA CHI DA SEMPRE HA CREDUTO CHE I PROBLEMI DEL MONDO NON RISIEDONO SOLO NEI CONTINENTI PIÙ LONTANI, MA SPESSO SONO PROPRIO DENTRO LE CASE DEI NOSTRI VICINI O ADDIRITTURA NELLE NOSTRE.

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n occasione di questo importante anniversario, è giusto ringraziare tutti coloro che ci hanno permesso di arrivare fino a qui e che ci spronano già da ora a continuare nella nostra missione. Gli sponsor che per noi sono sempre stati dei partner attivi e vicini, ci hanno sempre consentito di poter organizzare al meglio le nostre attività così come tutti coloro che attraverso donazioni e la partecipazione ai nostri eventi ci permettono di essere d’aiuto a chi ha veramente bisogno, senza dimenticare tutti coloro che ci danno una mano amica e concreta nella gestione delle varie attività. Grazie di cuore a tutti voi da parte nostra e da tutte quelle persone che grazie a voi abbiamo potuto aiutare.

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01 Matteo, Roberta, Alberto, Tosca, Umberto e Vittoria Setter 02 Tecla e Adriano Sala 03 Massimiliano Palma, Ariella del Rocino, Ilario Bernasconi e Filippo Tami e Ana Mantegazza 04 Monica Lo Riso, Elvira Sandri e Vanessa Arpino 05 Luciana Orlando, Paola Garzoni e Elena Busato 06 Alessandra Laffranchi, Michael Zaghet e Esther Laffranchi 07 Sonia Porro e Rota Roberto 08 Dangira Cortesi

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In tanti anni, infatti, l’Associazione Elisa ha potuto realizzare moltissimi progetti. Oltre alla Fondazione Elisa di Locarno, il nostro aiuto è andato alla Croceverde Lugano e alla Casa Santa Elisabetta e alla Fraternità Francescana di Betania Rovio. Comitato Associazione Elisa

09 Angela Paulon, Rosi Ivanova e Lisa Ciocco

MAIN SPONSOR

10 Giugi Saladino, Julie Arlin, Ana e Elena Mantegazza, Ariella Del Rocino 11 Blues Brothers, Julie Arlin, Vicky Mantegazza e Carlo Rampazzi 12 Maurizio Romano, Anna Riva Giorno e Luca Fraccaroli 13 Gaby Gianini e Maurizio Merlo 14 Ariella Del Rocino, Luca e Irena Pedrotti, Ana Mantegazza 15 Martin e Amelia Riegger, Laura e Ergian Alberg 16 Alecco e Annie Bezikian e dott.ssa Gabriella Micheli e Stefano Micheli 17 Tania Missoni, Ariella Del Rocino, Dora Invernizzi, Riccardo Signoretti, Ana Mantegazza, Paola Neri e Dany Biancolella

SPONSOR

18 Vivian Litscher, Migena Tafilica, Jasmin Housmand, Dana Rizza, Franca e Naomi Antognini, Rosi Dafon Campisi 19 Silvia Damiani, Valeria e Maksim Stepanov, Thomas Arana 20 Mattia e Silvia Malacalza 21 Manuela e Samuele Diotti

PARTNER

22 Marco Borradori 23 Patrizia Peter e Michela Piaget 09

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IL NOME DATO AL GRUPPO LASCIA GIÀ INTENDERE DI COSA SI TRATTI, MA BASTA UN INCONTRO CON ALCUNE DI LORO PER COGLIERE TUTTA LA FORZA CHE LE ANIMA E L’ENERGIA POSITIVA CHE SI RESPIRA OGNI VOLTA CHE LE DONNE SCELGONO DI PORTARE AVANTI, E VINCERE, UNA BATTAGLIA INSIEME.

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abriella Bianchi Micheli e Prisca Giovannelli fanno parte del Team Progetto che coordina il gruppo ed è composto da giovani donne, con alle spalle un’esperienza di tumore al seno, da personale medico, infermieristico e psicologico specializzato. Parlare con loro rappresenta l’occasione per squarciare un velo su una realtà non sempre adeguatamente conosciuta e che invece meriterebbe una maggiore attenzione da parte dei media e dell’opinione pubblica.

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he cos’è Anna dai Capelli Corti? «Si tratta di una realtà spiega Gabriella Bianchi Micheli, psicologa clinica e psicoterapeuta – nata all’interno del Centro di Senologia della Svizzera Italiana (CSSI). Il punto di partenza è stata la considerazione del fatto che, mentre durante i mesi della cura le pazienti operate al seno e sottoposte ai trattamenti sono meticolosamente accompagnate nel percorso e assistite in modo molto professionale da più operatori sanitari (medici, infermieri, psico-oncologa), appena terminate le terapie, l’impressione è che venga a mancare quel senso di protezione avvertito nei mesi precedenti. Da qui l’idea di riunire persone che, forti dell’esperienza appena trascorsa, affrontino il «dopo cure», realizzando concrete attività in diversi

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UNITE PER VINCERE ANCORA settori (Salute & Benessere, Cultura, Famiglia e Società). Le giovani donne possono giungere al gruppo su invio del Centro di Senologia (CSSI) o di altre strutture specializzate».

oltre l’esperienza della propria malattia oncologica, senza dimenticarla o annullarla, perché ciò è impossibile, ma considerandola come un trampolino di lancio per sfide future.

«Superata la prima fase della malattia - interviene Prisca Giovannelli - durante la quale è soprattutto il pensiero della sopravvivenza ad occupare giorno e notte la tua mente, sono mille i dubbi, anche apparentemente banali, e le ansie riguardo al futuro cui non sai, da sola, dare una risposta. Ritrovandosi assieme, la condivisione di parte del proprio trascorso è inevitabile. Va tuttavia sottolineato che l’attività del gruppo non si limita assolutamente ad uno sguardo autoreferenziale: quanto vissuto diventa necessariamente solo il punto di partenza per un lavoro che vuole ergersi al di sopra e

Perché il lavoro che svolge il vostro gruppo è così importante? «Nella Svizzera Italiana - riprende Gabriella Bianchi Micheli - si ammalano di tumore al seno circa 350 donne ogni anno, e di queste 70 sono sotto i 50 anni. Parliamo al femminile in quanto i tumori al seno sono rari negli uomini e soprattutto sotto i 50 anni. Il gruppo resta comunque aperto anche a uomini con diagnosi di malattia che rientrino in questa fascia di età. Insieme, cerchiamo di affrontare tutte le problematiche di chi ha avuto un tumore in giovane età, viste le esigenze specifiche (fertilità, figli piccoli, car-


SPINAS CIVIL VOICES

SOLIDARIETÀ / ANNA DAI CAPELLI CORTI

riera); e di aiutare e sostenere le giovani donne a riprendere la propria vita quotidiana dopo le impegnative cure oncologiche e ritrovare un equilibrio psicofisico, riacquistando pian piano anche la fiducia in se stesse. Inoltre da qualche tempo abbiamo anche iniziato a promuovere nuove idee e progetti di ricerca, come per esempio nel campo del monitoraggio degli effetti collaterali che nelle cure oncologiche rivestono un ruolo molto rilevante».

Coltivavo il mio piccolo orto.

«L’aspetto che - dice Prisca Giovannelli - più mi sento di sottolineare è che Anna dai Capelli Corti non è un gruppo dove piangersi addosso e scambiarsi soltanto esperienze negative. Tutto il contrario. Senza negare o nascondere i problemi, che ci sono e che ben conosciamo, siamo tuttavia animate dalla consapevolezza che, magari piano piano, si può arrivare insieme a riprogettare la vita, con la propria famiglia, nel lavoro e nella società. Il raggiungimento dei nostri obiettivi avviene attraverso incontri e attività suddivisi principalmente in tre categorie: salute e benessere, con attività sportive, corsi di gruppo, escursioni, attività di riabilitazione. Cultura, con la partecipazione ad eventi culturali e artistici, corsi collettivi ed organizzazione di seminari o conferenze. Infine, Famiglia e Società, organizzando incontri durante i quali vengono approfondite tematiche legate alla famiglia ed alla società. A questi

Coltivo alberi nel mio vivaio.

eventi possono essere coinvolti anche familiari ed amici. Insomma, abbiamo avuto una malattia che ha cambiato il corso della nostra vita, ma non ci ha tolto la voglia di continuare ad agire e a sognare un futuro che rispecchi pienamente tutti i nostri desideri, le attese, gli interessi e le passioni».

ANNA DAI CAPELLI CORTI Casella Postale 1 6518 Gorduno info@annadaicapellicorti.ch

Coltivo il mio futuro con lo studio. Surjaa (20 anni), figlia, Bangladesh

Hema, padre

Mongal, nonna

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SOLIDARIETÀ / LAFFRANCHI GROUP

C È QUI LA FESTA! ALESSANDRA LAFFRANCHI, GIOVANE IMPRENDITRICE TICINESE, HA DATO VITA IN POCHI ANNI AD UN ARTICOLATO SISTEMA DI PRODOTTI E SERVIZI DEDICATI ALL’ORGANIZZAZIONE DI FESTE E EVENTI, CON UNA PARTICOLARE ATTENZIONE AL MONDO DEI BAMBINI.

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ome si diventa “professionisti” nell’organizzazione di feste? «Penso che passione, curiosità e divertimento nel creare, suggerire e progettare un evento mi accompagnino da sempre e sin da bambina ho cullato il sogno di poter un giorno organizzare feste, eventi e matrimoni. Dopo essermi laureata mio padre mi ha doto un anno di tempo per decidere cosa “volevo fare da grande”. Così ho fatto in modo che il sogno diventasse realtà ed oggi, grazie anche al mio iter formativo, alla conoscenza delle tre lingue nazionali e dell’inglese, così come alle certificazioni e agli attestati conseguiti (Wedding Planner, Event Manager, ecc.) ho maturato una specifica competenza in questo settore». Di che cosa specificatamente vi occupate? «Oltre ad offrire un supporto concreto per organizzare un party, un matrimonio, una cena, un evento particolare, ci siamo specializzati nell’area kids, dove creatività, fantasia e personalità caratterizzano il mondo dei bambini, con i loro desideri, le loro piccole passioni e i loro sogni e dove siamo in grado di fare in modo che ogni festa ed ogni anniversario siano modellati e pensati proprio su misura per i piccoli partecipanti. Intrattenimento, allestimento, animazione e originalità rendono le nostre proposte uniche e grazie all’esperienza ed ai partner di settore riusciamo a garantire quel valore aggiunto che fa la differenza».

Naturalmente vi occupate anche di tutti gli allestimenti… «Il nostro negozio Fate Festa propone una vasta gamma di idee per abbellire la propria festa: palloni a scoppio, archi di palloncini, sculture, colonne, ghirlande e decine di altri oggetti di vario genere. Inoltre, siamo partner di un’importante servizio di babysitting che all’occasione può sicuramente divenire un supporto importante per le feste dei bambini». Il successo di una festa è determinata assai spesso dalla fantasia degli animatori… «Le nostre feste si caratterizzano per la loro creatività e fantasia che trasportano i bambini in mondi incantati e li fanno vivere favolose avventure nella semplicità di un tempo. Sempre ricche di giochi divertenti, le feste organizzate da Fate Festa vengono discusse con i genitori del bambino per rendere la giornata del festeggiato indimenticabili. Organizziamo anche giochi a tema, caccia al tesoro, bolle di sapone, palloncini modellabili, trucca bimbo e baby dance. Inoltre, possibilità di animazione con mago e San Nicolao, noleggio castelli gonfiabili e macchine per fare le bolle». Mascherarsi e travestirsi costituisce una delle cose che più divertono i bambini… «Tutto l’anno è possibile trovare l’occorrente per truccarsi o travestirsi. Parrucche, occhiali, baffi e barba finta, guanti e cappelli, maschere e costumi. Durante i periodi di carnevale e Halloween il nostro negozio si riempie poi oggetti specifici per poter soddisfare tutti i desideri dei clienti».


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SOLIDARIETÀ / ASSOCIAZIONE IO-NO!

PREVENIRE LA PEDOFILIA L’ASSOCIAZIONE IO-NO!, DI RECENTE COSTITUITA IN TICINO, È IMPEGNATA NELLA LOTTA ALLA PEDOFILIA, PARTENDO DALL’ASCOLTO DELLE PERSONE CHE SI SENTONO SESSUALMENTE ATTRATTE DAI BAMBINI. CE NE PARLA LA PRESIDENTESSA, SARAH GAMPER.

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ome nasce l’idea di costituire l’associazione io-NO!? «L’idea è nata da una semplice riflessione: in Ticino ci sono diversi enti che lavorano nell’ambito della prevenzione degli abusi sessuali sui minori; si occupano di sostenere le vittime, cosa assolutamente di grande importanza, ma non c’era ancora nessuno che si rivolgesse alle persone che sentono un’attrazione sessuale verso i bambini. Per poter fare prevenzione a

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tutti gli effetti è basilare lavorare anche a monte, vale a dire con le persone che potrebbero compiere un abuso. Il nostro scopo è di contribuire a evitare il primo passaggio all’atto». A chi si indirizza dunque l’associazione io-NO!? «Ci rivolgiamo a persone, adulti o adolescenti, uomini e donne, che sentono di avere questo tipo di pulsioni, ma non sanno con chi parlarne. Persone che stanno male, che vorrebbero non prova-


re questi sentimenti e che temono di non riuscire a trattenersi. Lo scopo è proprio questo, aiutarli quando si è ancora in tempo evitando il primo passaggio all’atto. L’associazione io-NO! si ispira a quanto messo in campo da ‘DIS NO’, attiva in Svizzera francese da cinque anni e con la quale collaboriamo». Con quali modalità si svolge il vostro intervento? «Le persone per ora ci possono contattare via email, ma è nostra intenzione

attivare a breve una linea telefonica. Le prestazioni sono gratuite e fornite da personale qualificato il quale ascolterà senza giudicare e cercherà di capire quali sono i bisogni e le aspettative di chi ci contatta. Siamo inoltre a disposizione per rispondere a domande sulla sessualità e sulla pedofilia, il tutto garantito sia dal segreto professionale che dall’anonimato. Chiedere aiuto può essere infatti molto difficile visto che il tema è delicato e tabù e avere paura è più che legittimo. Colgo l’occasione per sottolineare un aspetto importante: avere dei fantasmi non è di per sé punibile dalla legge, ma ognuno è responsabile delle proprie azioni. Il consumo di pedopornografia per esempio è un tema delicato che non va sottovalutato. Spesso le persone che fanno uso di questo materiale non sono coscienti che dietro a quelle immagini e a quei video si nascondono bambini che hanno subito quegli abusi. io-NO! si occupa anche di questo aspetto e tengo a sottolineare che non abbiamo l’obbligo di denunciare violazioni di questo tipo. io-NO! si impegna ad accompagnare le persone che desiderano trovare sostegno/aiuto per smettere di fruire materiale pedopornografico». Siete operativi da poco tempo, ma è già possibile avere un riscontro alla vostra iniziativa? «Nonostante tutto quello che gira attorno a questo tema non esorta le persone a parlarne apertamente siamo già

stati contatti. Dalla Romandia ci hanno inoltre detto di aver ricevuto delle telefonate dal Ticino di persone che non sapevano a chi rivolgersi qui da noi. Questo a conferma della necessità di un servizio come il nostro che ci auguriamo possa avere al più presto il pieno riconoscimento e sostegno anche da parte delle autorità cantonali competenti. Molte persone sono preoccupate dalla loro attrazione sessuale o dalle loro pulsioni verso i bambini e la loro situazione merita di essere accolta e considerata». Essere attratto sessualmente dai bambini significa necessariamente essere pedofilo? «Bisogna prestare attenzione a non cadere nelle generalizzazioni dal momento che non tutte le persone che abusano di bambini sono considerati pedofili nel senso clinico del termine. Ci possono infatti essere altre tipologie di perversione non classificate come pedofilia. Spesso gli abusatori hanno alle spalle un passato difficile che non giustifica, ma può spiegare l’insorgenza di determinate dinamiche. Per questo è importante parlarne e non rimanere soli. Prendere contatto con un’associazione come io-NO! consente di fare il punto della situazione per capire come gestire al meglio i passi successivi e per prevenire comportamenti e abusi nei confronti dei minori». www.io-no.ch TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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SPORT / BARBARA ALBISETTI

VENITE IN TICINO PER GIOCARE A GOLF ARIELLA DEL ROCINO PRESENTA BARBARA ALBISETTI, AUTENTICA BANDIERA DEL GOLF TICINESE CON UNA VASTA ESPERIENZA COME GIOCATRICE MA ANCHE IN VESTE DI ORGANIZZATRICE E PROMOTRICE DI QUESTO SPORT.

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uale è stata la motivazione che l’ha avvicinata alla pratica del golf? «Tutta la mia famiglia gioca a golf e fin da piccola ero immersa in questo mondo così interessante. La grande fortuna era abitare vicino al bellissimo campo di golf di Lugano a Magliaso. Con loro (genitori e sorella) abbiamo passato tanti bei momenti su questo percorso, ma la mia vera passione è scaturita solo quando mia mamma ha iniziato ad occuparsi degli juniores del club di Lugano organizzando corsi, gare e soprattutto trasferte in tutta la Svizzera per far partecipare i ragazzi ai diversi campionati dell’Associazione Svizzera di Golf. Questo lato competitivo mi ha davvero motivata e non posso che ringraziare la mamma per questa mia vita nel e con il golf». Quali sono stati i più importanti successi conseguiti nel corso della sua brillante carriera? «Sono stata una buona amateur e ho avuto l’onore e il piacere di poter rappresentare la Svizzera a campionati Internazionali, d’Europa e anche ad un Campionato del Mondo. Sono emozioni forti per un atleta e delle esperienze indimenticabili. Nel lontano 1995 ho anche vinto il titolo di Campionessa Svizzera e sono stata membro della squadra Nazionale femminile dall’età di 17 anni fino a 29 anni. Poi sono stata selezionata quale capitana Nazionale delle ragazze U18 e ho potuto vivere un’altra faccia del golf d’élite».

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A giugno si sono svolti ad Ascona i Campionati Europei Senior maschili e femminili. Che cosa hanno rappresentato per la crescita del golf in Ticino? «Poter ospitare dei campionati d’Europa è un onore per la nostra Associazione, una motivazione e un’ispirazione per i nostri atleti che possono confrontarsi con i migliori giocatori d’Europa. Per la regione che accoglie il campionato si tratta di una promozione impagabile. Basti pensare che vi sono giocatori provenienti da oltre 30 paesi che passano una settimana e scoprono la regione e la cultura del Paese. I 140 partecipanti sono dei fantastici promotori che ritorneranno con la famiglia e che parleranno bene della Svizzera, del golf in Svizzera e, come in questo caso, del Golf di Ascona ai loro amici e conoscenti. Per il club organizzatore è un prestigio poter far parte della cerchia di percorsi selezionati per l’organizzazione di un campionato d’Europa». Più in generale che cosa può rappresentare il golf per lo sviluppo del turismo in Ticino? «Sappiamo che il golfista, quando va in vacanza vuole (quasi) sempre giocare a golf. La scelta della destinazione dipende dalle possibilità che offre al golfista. Il Ticino, coi suoi 3 magnifici percorsi (Ascona, Losone e Lugano) è da anni una destinazione molto amata dai golfisti di tutta l’Europa. Sono stata direttrice del Golf di Losone dal 2001 al 2007 e ho potuto verificare di persona la quantità di turisti che scelgono il Ticino per le loro vacanze grazie al golf. Gli uffici del turismo sono consapevoli di questo mercato importante e sono sempre molto aperti a collaborazioni coi percorsi di golf e con gli eventi che vengono organizzati. Swiss Golf ha trovato un’ottima collaborazione e supporto da parte dell’Ente Turistico locale per i campionati d’Europa ad Ascona. Il Ticino è già una destinazione conosciuta e amata

dai golfisti e sono certa che le statistiche dei vari Enti non possono che confermare questa mia affermazione». Tra i numerosi incarichi da lei ricoperti vi è quello di Secrétaire générale presso l’Association Suisse de Golf. Quali sono gli obiettivi di questa associazione e quali risultati si propone di raggiungere nel corso del suo mandato? «Lavoro per l’attuale Swiss Golf (il nome è stato cambiato nel marzo scorso) da ormai 12 anni e da 5 anni sono la direttrice di Swiss Golf. Swiss Golf è l’Associazione mantello del Golf in Svizzera e il nostro scopo è di sostenere, controllare e promuovere questo magnifico sport in Svizzera. Negli ultimi anni, grazie anche al lavoro svolto da due organizzazioni di golf per golfisti indipendenti (ASGI e la Migros Golf Card), il golf è diventato più democratico. Anche la maggior parte dei nostri club hanno modificato le loro politiche d’ammissione e sono diventati più aperti e flessibili. Il golf è un’attività sportiva magnifica per tutte le età! È lo sport ideale per i giovani che imparano a rispettare le

regole di comportamento giocando, ma anche per le persone di una certa età; una passeggiata nella natura fa bene al corpo e alla mente! È uno sport divertente se praticato in famiglia, tra amici o anche da soli! E per chi cerca una vita sociale più attiva, far parte di un club è il miglior modo per fare delle nuove conoscenze e partecipare ad un programma sportivo. Ho tanti progetti da realizzare per Swiss Golf, ma uno che mi sta particolarmente a cuore è quello di riuscire a cambiare l’immagine del nostro sport ancora troppo soggetto a dei pregiudizi». Quali emozione le suscita la pratica di questo sport ogni volta che scende sul green? «Purtroppo non ho più così tanto tempo da dedicare al golf, ma quando gioco è per me una vera gioia! Non devo neppure giocare bene per divertirmi! Unicamente poter essere nella natura e poter “picchiare una palla” mi rilassa e mi rende davvero molto felice! Il golf è uno sport per la vita e ad ogni fase ci si può divertire adattando le proprie aspettative e competitività». TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

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LAGO DI COMO / APPUNTAMENTI DI NATALE

CITTÀ DEI BALOCCHI: IMMERSI NEL NATALE

110 ESPOSITORI AL MERCATINO ENOGASTRONOMICO E ARTIGIANALE, LUCI D’ARTISTA PER UN’ESPERIENZA DI COMPLETA SUGGESTIONE, PISTA DEL GHIACCIO, PRESEPI, PALIO DELLE FESTE… QUELLA SUL LARIO SI RICONFERMA COME UNA DELLE ESPERIENZE PIÙ INTERESSANTI DEL PANORAMA INVERNALE DI MANUELA LOZZA

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l 23 novembre si sono accese le luci, e questa volta non si tratta di una frase fatta, sulla ventiseiesima edizione della Città dei balocchi, a Como. L’evento, ormai diventato un must non soltanto per i comaschi, ma soprattutto per le migliaia di turisti che durante questo mese o poco più di programmazione affollano le piazze del capoluogo lombardo, avrà quest’anno una formula simile a quella dell’anno passato, anche se legger-

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mente ridimensionata, visto che l’anno scorso qualche polemica sul flusso di pubblico, che secondo alcuni sarebbe stato eccessivo da gestire, ha indotto gli organizzatori a ripensare alcuni aspetti. Diciamo subito che cosa non c’è rispetto all’edizione passata, ovvero il Broletto parlante. Per chi non avesse mai visitato Como, si fa riferimento al porticato accanto alla Cattedrale, tanto importante e particolare dal punto di vista storico-artistico. L’anno scorso, in armonia con le luminarie e le proiezioni nella piazza del Duomo, il Broletto era arricchito da un impianto audio che permetteva la narrazione di una storia di Natale. Ma quest’anno si è pensato che l’iniziativa portasse un grosso numero di visitatori a sostare in quel punto, magari anche per mezz’ora, rendendo difficoltoso il transito sulla piazza di chi invece sceglie di immergersi completamente, camminando per le vie del centro città. Ma veniamo nel dettaglio invece le tante attività che si riconfermano, su



LAGO DI COMO / APPUNTAMENTI DI NATALE

tutte il mercatino di Natale, una distesa di 110 casette di legno, che tra Piazza Cavour e via Plinio permetterà di assaggiare le specialità gastronomiche del Lario, a km 0, ma anche di trovare idee e oggettistica artigianale per i classici regali natalizi. Il tutto camminando immersi nel Magic Light Festival, ovvero la galleria d’arte a cielo aperto, dove attraverso il mapping e le proiezioni architetturali, gli edifici del centro storico verranno riempiti di luci e immagini, permettendo una completa immersione del visitatore in questo villaggio magico, intriso dell’atmosfera delle feste. E, anche se con un impianto luci più classico rispetto alle vie entro la cinta muraria, verrà abbellito anche il lungolago nella zona compresa tra Lungo Lario Trieste e il molo di Sant’Agostino. In questo luminoso contesto si inserisce l’Albero di luce, ovvero l’imponente e suggestivo abete naturale, illuminato da migliaia di lampadine, acceso il 6 dicembre.

L’attrazione forse più attesa dai bambico di San Pietroburgo, si troverà una ni, ma anche da molti adulti, è quella mirabile mostra di presepi artigianali. della pista del ghiaccio, che in settimaMa tornando al Broletto da cui eravana sarà accessibile soltanto il pomerigmo partiti. Anche quest’anno, proprio gio dalle 14 alle 23, mentre il sabato e lì (e del resto quale potrebbe essere lo festivi, anche la mattina dalle 10. La scenario più pertinente?) si svolgerà il pista sarà addirittura aperta il 25 dipalio di Natale, un evento in stile mecembre, dalle 13 alle 11 di sera. E chi dievale, sempre però a tema festività, l’ha detto che la magia del presepe è con attività per bambini, attori e figucosa tutta dell’Italia del sud? All’interranti in costume, e l’investitura a dama no della chiesa di San Giacomo, oltre o cavaliere di ogni piccolo che vorrà ad alcuni oggetti del Museo etnografiquesta evocativa esperienza. 85x108 FALZONEprovare TICINO WELCOME.pdf 1 31/10/19 11:09

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