Ticino Welcome N° 65

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MAGAZINE DI PERSONE, EVENTI, AZIENDE, FATTI E NOTIZIE

EDIZIONE TICINO WELCOME SAGL

Svizzera CHF 8,00 / Italia € 6,80

N° 065 MARZO / MAGGIO 2020

CARLO COLOMBO CAVALIERE DI STILE

PRIMO PIANO

DOSSIER FONDAZIONI

TAVOLA ROTONDA

GASTRONOMIA

MARCO BORRADORI Una città tra sfide e impegni

DIANA BRACCO Amore per la musica

GLOBALIZZAZIONE Investire in Cina

RISTORANTE META Salotto con vista lago




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TICINO WELCOME / EDITORIALE

La vita IN MUSICA

EDITORE Ticino Welcome Sagl Via C. Cattori 3 CH-6900 Lugano-Paradiso T. +41 (0)91 985 11 88 info@ticinowelcome.ch www.ticinowelcome.ch RESPONSABILE EDITORIALE Mario Mantegazza COORDINAMENTO EDITORIALE, PUBBLICITÀ E PUBBLICHE RELAZIONI Paola Chiericati REALIZZAZIONE EDITORIALE Mindonthemove srls LAYOUT E GRAFICA Kyrhian Balmelli IMPAGINAZIONE Oliver Della Santa FOTOGRAFIE Si ringraziano le aziende produttrici, amministrazioni, enti e istituzioni del Ticino. Foto di copertina: Gianmarco Chieregato

STAMPA FONTANA PRINT SA CH-6963 Pregassona SERVIZIO ABBONAMENTI (4 NUMERI) CHF 32.- (spese postali escluse) T. +41 (0)91 985 11 88 www.ticinowelcome.ch PUBBLICITÀ SVIZZERA TEDESCA E FRANCESE FACHMEDIEN ZÜRICHSEE WERBE AG CH-8712 Stäfa claudio.moffa@fachmedien.ch T. +41 (0)44 928 56 31 COLLABORATORI Benjamin Albertalli, Edoardo Beretta, Moreno Bernasconi, Paola Bernasconi, Elisa Bortoluzzi Dubach, Gabriele Botti, Joel Camathias, Paola Cerana, Rudy Chiappini, Franco Citterio, Silvano Coletti, Alessandro De Bon, Ariella Del Rocino, Roberto Giannetti, Keri Gonzato, Eduardo Grottanelli De’Santi, Marta Lenzi-Repetto, Rocco Lettieri, Manuela Lozza, Elisa Mantegazza, Giacomo Newlin, Valentino Odorico, Patrizia Peter Pedevilla, Amanda Prada, Alberto Sarasini, Gianni Simonato, Fausto Tenzi, Alessandro Trivilini, Natascia Valenta. DISTRIBUZIONE IN TICINO: Abbonamenti, Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, studi medici e dentistici, studi d’avvocatura, studi d’ingegneria e d’architettura, banche e fiduciarie, aziende AITI (Associazione Industrie Ticinesi), aziende Cc-Ti (Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino), Club Rotary Ticino, Club Lions Ticino, edicole del Ticino. IN ITALIA: Nelle fiere turistiche, Aeroporto di Malpensa, Hotel ed esercizi pubblici Provincia di Como e Lombardia.

DI MARIO MANTEGAZZA

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a vita è musica e la musica è vita. La natura stessa è musica e il vento, per esempio, è addirittura un creatore di suoni, un vero e proprio compositore. Certo il piacevole suono prodotto da un ruscello può essere interrotto dal fragore di un tuono o dal boato di una valanga, ma resta il fatto che la natura produce suoni per ricordarci che è viva. Anche gli animali fanno musica e emettono suoni per richiamarsi e per esprimersi. Alcuni addirittura cantano felici dal sorgere del sole fino al tramonto. La musica accompagna dunque ogni momento della nostra vita, anche nel silenzio perché anche il silenzio lo si sente. Logico dunque che l’uomo abbia sviluppato da sempre la produzione e il controllo dei suoni, fino ad arrivare addirittura ad abbinarli e coordinarli per poterli poi trascrivere e non dimenticarli. Se è vero che la vita è musica e noi siamo musica, tu di che musica sei? Io sono figlio dei Pink Floyd e la maggior parte dei ricordi della mia vita sono legati alla elegante vibrazione della Stratocaster di David Gilmour, il loro

chitarrista. Sì, penso che se la vita è musica, allora i Pink Floyd sono la colonna sonora della mia vita. Ma siccome è anche vero la musica è vita, amo ascoltare ogni genere musicale, purchè i suoni e le liriche mi trasmettano qualcosa. Molto dipende dal momento e tanto anche dal luogo. Magari sotto la doccia cantare un brano dei Black Sabbath non ti viene proprio spontaneo ed è più facile che mi ritrovi a cantare qualcosa di più leggero. In auto molto dipende dal percorso, dal clima e dall’ora. Ci sono poi le musiche che accompagnano gli stati emozionali, quali l’allegria o la tristezza, la gioia o la solitudine. Ma la musica che davvero mi fa “impazzire” è quel motivetto che detesti e che ti entra d’improvviso nella testa, come per un malefico sortilegio e non riesci più a cacciarlo dalla tua mente. Ti si ripresenta mille volte durante la giornata e non ne capisci il motivo. Ma anche non capire fa parte della vita.

Mario Mantegazza TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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SOMMARIO / N° 65

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CARLO COLOMBO Cavaliere di stile

CHRISTIAN VITTA Verso una crescita equilibrata e sostenibile

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BORIS BIGNASCA Orgoglio e responsabilità

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LAC I capolavori della Collezione Emil Bührle

EDITORIALE 03 La vita in musica Di Mario Mantegazza PRIMO PIANO 06 Carlo Colombo: Cavaliere di stile Di Patrizia Peter Pedevilla 14 Christian Vitta: Verso una crescita equilibrata e sostenibile 16 Marco Borradori: Una città tra sfide e impegni 20 Il Ticino che vogliamo Di Paola Bernasconi 24 Boris Bignasca: Orgoglio e responsabilità 28 Sustanable Growth, real action or green marketing? By Dimitri Loringett 32 Fabio Capello: Il mio rapporto con i giovani Di Alessandro Trivilini 36 Sasha Dalcol: Radio, Tv, Web: testa e cuore in un nuovo maxi progetto Di Manuela Lozza GRANDANGOLO 38 “Libertà vo cercando ch’è si cara” Di Moreno Bernasconi LAC 40 LAC: Primavera in musica 46 LAC: I capolavori della Collezione Emil Bührle CULTURA 48 Museo delle culture di Lugano: L’arte dei cacciatori di teste 50 Edward Hopper: Il pittore dell’attesa Di Rudy Chappini 52 Arte Fiera Bologna: Una fiera in costante crescita 54 IMAGO Art Gallery: Una primavera ricca di novità 56 Artrust: Il lato classico della Street Art FINANZA 58 ABT: L’Associazione Bancaria compie 100 anni Di Franco Citterio 60 UBS: Riforma della Previdenza svizzera: quali possibili conseguenze? 62 Credit Suisse Premium Clients 64 Credit Suisse: Verso una gestione integrata dei fondi d’investimento 66 BPS (Suisse): Ancora un anno molto positivo 68 Ceresio Investors: Perché continua la corsa del franco svizzero 70 Banca del Sempione: Una banca sempre più sostenibile 72 Cristina Ungureanu: Gli investimenti del futuro sono sostenibili? Di Natascia Valenta TURISMO 74 Lugano Region: Una nuova immagine per la città di Lugano 78 Funicolare San Salvatore: Centotrent’anni, ma non li dimostra 80 OTR Mandrisio: Un’offerta culturale ricca e articolata 82 Ferrovia Monte Generoso: Una grandiosa ferrovia che si rinnova 84 Gatway Tours: Il vantaggio di essere svizzeri 86 Madeira: Viaggio nell’isola dell’eterna primavera Di Paola Chiericati 90 Grand Resort Bad Ragaz: Un gioiello dell’hotellerie svizzera di lusso Di Paola Chiericati 92 Grand Resort Bad Ragaz: Alta Gastronomia e benessere termale Di Giacomo Newlin GASTRONOMIA 94 Londra: Il paradiso dei Foodies Di Marta Lenzi Repetto 98 Dany Stauffacher: Non solo cibo Di Marta Lenzi Repetto 102 Ristorante META: Un salotto con vista lago 104 Piccolo Lago Mergozzo: L’insolita osmosi tra uno chef pluristellato e la sua terra Di Giacomo Newlin 106 Barone Pizzini: Quando il vino diventa bio 108 The View Lugano: Esperienza culinaria d’eccellenza TAVOLA ROTONDA 110 La Cina “Al centro”

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BPS (SUISSE) Ancora un anno molto positivo

LUSSO 118 120 AUTO 122 124 126 128 130 ARCHITETTURA 132 138 140 144 146 148 150 152 DOSSIER FONDAZIONI 154 158 160 164 168 AZIENDE 170 172 174 178 180 182 184 186 188 190 192 194 196 198 BENESSERE 200 202 SPORT 204 206 LAGO DI COMO 210

DANY STAUFFACHER Non solo cibo

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MARIO POSTIZZI Curiosità culturale

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GRUPPO SICUREZZA Quarant’anni di sicurezza in Canton Ticino

Girard-Perregaux: Fascino sportivo Xenia Mixik: Maglioni, che passione Mercedes-AMG GLE 53 4MATIC: Re dei due mondi Mercedes GLB 220D 4MATIC: Suggestione e funzionalità Aston Martin DBX: Tra design e comodità DS 7 Crossback E-Tense 4x4: Da DS arriva il SUV “alla spina” Lions Club: Parata di stelle Mercato immobiliare: Crediti ipotecari sempre più difficili? SVIT: Forma mentis: Il settore immobiliare e la sfida digitale Wetag Consulting: Vacanze al lago Fontana Sotheby’s: Tutti i vantaggi di un attico in città MG Immobiliare: Anticipare i desideri degli acquirenti Comafim: Innovare per continuare a crescere Habitrust Group: Un appartamento in affitto, anzi in vendita Brülhart & Partners: Non solo valutazioni immobiliari In 70mila al sevizio della società civile Dominique Jakob: Diritti dei fondatori tra autonomia e governance Diana Bracco: Amore per la filantropia e non solo Marco Solari: L’importanza di investire in cultura Mario Postizzi: Curiosità culturale Luca Albertoni: fare impresa in Ticino Morena Ferrari Gamba: Formazione umanistica, sola via per il futuro SUPSI: Le anime artistiche della SUPSI Fondazione Agire: Accompagnare le imprese che vogliono innovare SIDI: Sevizi killer per aziende e pubbliche amministrazioni SIDI: Talenti in arrivo VECO Group: Un anno di rafforzamento Gruppo Sicurezza: Quarant’anni di sicurezza in Canton Ticino PM Group: La fiscalità è il cuore delle nostre competenze Investimenti: Vietnam, un’economia in rapida crescita Laltraligua: Una lingua su misura STRP: Oltre i segni: comunicazione, lingua e cultura delle persone sorde MyAcademy: Donne & Storie di Business Swisspaint: L’arte della decorazione Chiara Jasson: Nutrirsi in modo sano senza rinunciare al gusto Enzo Parianotti: Istruzioni per una vita longeva e felice Andematt Swiss Alps Golf: Paradiso alpino Basket: Una passione lunga una vita Ville storiche: Angoli di paradiso affacciati sul lago

Di Alberto Sarasini Di Alberto Sarasini Di Joël Camathias

Di Elisa Bortoluzzi Dubach Di Elisa Bortoluzzi Dubach Di Elisa Bortoluzzi Dubach

Di Patricia De Masi Vasoli

Di Gabriele Botti Di Manuela Lozza

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Architetto Carlo Colombo


PRIMO PIANO / CARLO COLOMBO

CAVALIERE DI STILE CARLO COLOMBO È CONSIDERATO UN PUNTO DI RIFERIMENTO INTERNAZIONALE NEL MONDO DELL’ARCHITETTURA E DEL DESIGN. I SUOI PROGETTI SONO TALMENTE COLTI ED ELEGANTI CHE TALVOLTA DIVENTANO VERE “OPERE D’ARTE”. IL CINQUANTADUENNE HA SCELTO LUGANO COME CENTRO CREATIVO E AFFETTIVO. UNA CARRIERA CARATTERIZZATA DA PASSIONE E DEDIZIONE AL LAVORO, QUALITÀ CHE NEGLI ANNI GLI HANNO VALSO NUMEROSI RICONOSCIMENTI, NON DA ULTIMO QUELLO DI “DESIGNER OF THE YEAR, RICEVUTO POCHI MESI FA ALL’HOTEL SPLENDID ROYAL, DURANTE LA CERIMONIA DEGLI “EXECUTIVE AWARD”. DI PATRIZIA PETER PEDEVILLA

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vrei veramente voluto incontrare un’icona del design, anche perché dalle sue interviste risulta essere uno spirito libero, in controtendenza con i borghesi da salotto che spesso associamo alle persone di fama mondiale. Tuttavia, a causa dei suoi numerosi impegni lavorativi, i continui viaggi, e le tempistiche redazionali, mi sono orientata mediante un’intervista epistolare, ovvero alcune e-mail.

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ei è ritenuto uno dei più importanti architetti e designer italiani. È sempre riuscito a mantenere il giusto equilibrio tra notorietà e normalità? «Le rispondo con un pensiero di Mies van der Rohe (architetto e designer tedesco): “Bisogna sempre sognare con la testa fra le stelle, ma rimanere con i piedi per terra”. Questo è un po’ il mio stile di vita. Nel lavoro, così come nella quotidianità, per me è sempre stato importante mantenere un impegno creativo e professionale molto alto, così da poter creare una riconoscibilità legata al mio nome. Certo che, dopo essere riuscito a diventare un brand, avere un atteggiamento altezzoso può essere una tentazione, ma tenere il giusto equilibrio tra notorietà e normalità fa parte del mio essere quotidiano».

In molte professioni l’essere sicuri di sé stessi, penso ad esempio ai grandi medici, è una caratteristica essenziale. Anche nel suo caso? «Nella mia vita ho sempre cercato di raggiungere gli obiettivi prefissati. L’essere determinati nelle scelte e nelle azioni comporta sicuramente un forte carattere nel quale mi riconosco, ma questo non deve mai scavalcare le regole ed il rispetto dell’essere umano. Un leader è quella persona che sa essere determinata, che gode di stima e rispetto, ma nello stesso tempo si rivolge ai suoi interlocutori con educazione, intelligenza e professionalità». Guardando le fotografie pubblicate sui giornali e siti internet lei cura molto il suo aspetto fisco. Quanto conta la bellezza nell’arte del progettare? «Ritengo che l’immagine sia molto più importante della bellezza fisica. Essere TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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PRIMO PIANO / CARLO COLOMBO 02

re con il pubblico, dividere le due professioni diventa difficile. Certamente il mondo del design fa parte della mia storia, una crescita importante che mi ha permesso di farmi conoscere nel mondo. L’Architettura…ha un fascino diverso, si lavora su macroscala con problematiche differenti e tempi molto più lunghi, ma poi risulta il contenitore dove sperimentare e valorizzare l’interior in termini di design».

eleganti sia nell’anima che nella componente estetica è un valore che nel tempo premia. Grazie al mio lavoro ho avuto l’opportunità di viaggiare in tutto il mondo, conoscere e condividere esperienze con tante persone eleganti e raffinate che mi hanno dato la possibilità di crescere velocemente. Da loro ho imparato il saper ascoltare ed il confronto, ingredienti fondamentali per il successo».

locità di informazione ha raggiunto livelli altissimi. Saper comunicare le proprie capacità ed esperienze permette di valorizzare il proprio lavoro e mettere in luce le proprie potenzialità. Credo che la bravura, associata al valore comunicativo, sia un’accoppiata vincente. Resto comunque del parere che oggi, come in passato, il valore delle persone si misura sul campo, in ogni caso».

Quanto è importante il sapersi vendere, la comunicazione, paragonati alla bravura? «La comunicazione oggi gioca un ruolo fondamentale, viviamo in una società ormai globalizzata, dove la ve-

Designer o architetto? Una fusione o due professioni? «Partendo dal concetto che architettura e design rappresentano un linguaggio di segni, di valori materici e compositivi, un alfabeto che permette di dialoga-

Nato nella Provincia di Como oggi lei è legato molto al Ticino… «Sono nato e cresciuto a pochi chilometri dalla Svizzera e ho sempre condiviso la realtà ticinese come scelta di vita e opportunità. Il territorio elvetico mi ha sempre attratto sin da giovane per il rispetto delle regole e per la qualità di vita. Ho iniziato a Lugano alcuni progetti importanti di interior undici anni fa, con clienti colti e preparati, questo mi ha permesso di creare sinergia con diversi personaggi che mi hanno dato fiducia e credibilità. Per questo ho subito scelto con entusiasmo e determinazione di spostare la mia residenza ed i miei interessi privati e professionali a Lugano. Per quanto riguarda i progetti di Architettura e Interior da sette anni con il mio socio Paolo Colombo, abbiamo creato il Brand

“Saper comunicare le proprie capacità ed esperienze permette di valorizzare il proprio lavoro e mettere in luce le proprie potenzialità. Credo che la bravura, associata al valore comunicativo, sia un’accoppiata vincente.” 03

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PRIMO PIANO / CARLO COLOMBO

01 Lavabo “Opale” per Antonio Lupi 02 Poltrona “784” 03 Lampadario “Glo”per Penta Light 04 Mobile “Jeremy” per Flexform 05 Cucina “Trail” per Poliform 04

A++, che lavora su progetti a larga scala, mentre con la famiglia Amini è nata una partnership a Zurigo e Andermatt dove siamo coinvolti come progettisti e Developer nel settore del Real Estate». Il suo lavoro è la sua passione, questo lo si capisce da come parla ai giornalisti. Un’arte ereditata o che già faceva parte della sua infanzia?

«Come tutti i bambini nati in un contesto familiare sereno, ho vissuto un’infanzia altrettanto tranquilla. Sicuramente attratto dal bello, dalle forme nobili e dalle auto sportive. Ho sempre ammirato il lavoro di mio padre – abbiamo una falegnameria - il senso della materia e delle proporzioni, la bellezza e la capacità di poter e saper creare degli oggetti da un materiale ancora grezzo. Ho sempre dise05


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di squadra fatto di sinergie e competenze. Avere un atteggiamento mai sgarbato e premiare i collaboratori quando il risultato rientra nelle aspettative dello studio e del cliente. Tutto queste esperienze, se vissute in modo costruttivo, formano personale altamente qualificato che talvolta è in grado di poter vivere la propria esperienza lavorativa». Molto si è disegnato, come ci si accorge di non “rubare” idee ad altri? «La componente culturale del progetto è l’essenza che è in grado di discernere quello che ritenuto copia rispetto ad una interpretazione di segni appartenenti al passato. Il rispetto delle regole è fondamentale per la crescita del progettista. Il concetto di memoria, ironia, funzione, sono ingredienti fondamentali per la buona riuscita di un progetto. Ho sempre cercato di fare tesoro di queste “regole” che sono per me oggetto di riflessione e crescita».

gnato, ma soprattutto amavo sperimentare... non era il tempo di oggi con cellulari o computer… quando ero un ragazzino esisteva solo il foglio bianco con il quale confrontarsi, tutto quello era eccitante». Lo studio d’architettura che ha fondato con il suo socio è cresciuto moltissimo negli ultimi

anni e ora conta 120 collaboratori. Che tipo di capo è? «All’interno dello studio cerco sempre di essere me stesso, sapendo la responsabilità che mi viene attribuita. Importante è dimostrare ogni giorno coerenza dando l’esempio di autorevolezza e professionalità, impegno e determinazione. Saper condividere con i ragazzi ed il mio socio un lavoro

Lei è stato scoperto durante i suoi studi, un grande talent scout vide un suo progetto e lo mise in produzione. Fortuna oppure ci sarebbe comunque arrivato? «Devo l’inizio della mia carriera come designer al più grande talent scout del nostro settore: Giulio Cappellini. Tutti i più grandi designer al mondo sono stati scoperti da lui. Ricordo ancora quel momento, era il 1992 ed ero ancora studente al politecnico di Milano

“I viaggi per il mondo fanno parte da anni della mia vita. Ho sempre la valigia pronta per accettare nuove sfide e affrontare nuovi progetti. Per me viaggiare significa arricchire il proprio bagaglio culturale di nuovi valori, di esperienze e stili di vita differenti, non solo lavoro.” 07

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quando decisi di portare presso la sua azienda un prototipo di una poltrona. Fu subito un successo: la vide e venne presentata al salone del mobile. Lo stesso anno iniziai a collaborare con altri brand famosi del design e terminata la laurea avevo già uno studio avviato con clienti importanti. Tutto il resto non è stato altro che determina-

zione, voglia di fare ed arrivare agli obiettivi preposti. Una sfida verso me stesso e la passione sfrenata per questo meraviglioso lavoro».

06 Letto “Icon” per Flou

Viaggia sempre, troppo? «I viaggi per il mondo fanno parte da anni della mia vita. Ho sempre la valigia pronta per accettare nuove sfide e

08 Divano “Cap Martin Sunset” per Cappellini

affrontare nuovi progetti. Per me viaggiare significa arricchire il proprio bagaglio culturale di nuovi valori, di esperienze e stili di vita differenti, non solo lavoro. Sapori, atteggiamenti, esperienze che ti porti dentro e che nel tempo si tramutano in progetti ben calibrati e maturi, ricchi di quelle emozioni, tesori che dipingono il foglio bianco».

07 Poltrone da outdoor “Alison” per Flexform

09 Comò e comodino “Chloe” per Poliform

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grande maestria, mi ha sempre aiutato da giovane a realizzare prototipi e concretizzare le mie idee. Ho un figlio che studia a Londra e vivo la mia vita con Lorenza, che da anni è al mio fianco con passione e gioia per la vita».

Non parla spesso della sua famiglia… «Nella mia famiglia ho un fratello che ha seguito le orme di mio padre con TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020


PRIMO PIANO / CARLO COLOMBO 10

Per terminare ancora due domande legate al Ticino, come lo vede a livello architettonico? Non pensa ci siano troppi architetti? «Il Ticino, come tante altre realtà, ha la possibilità di crescere in termini di linguaggio architettonico e compositivo. Esistono aree ormai datate, interventi del passato che hanno lasciato i segni del tempo e una riqualificazione porterebbe valore economico a questo territorio che ha tantissime potenzialità ed iniziative da esprimere. Non è importante il numero degli architetti, ma il talento di ognuno. Il nostro non è solo un lavoro, ma un processo creativo-sociale che - se fatto bene - porta valori positivi e di crescita a tutta la comunità e al territorio».

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Il valore più importante? «L’ Amore». La stanza che preferisce? «La sala da bagno». Un sogno… «L’avere tempo per sé stessi». Il tempo… il prezzo del successo? Di una vita sempre alla ricerca di qualcosa o un lusso che mal si sposa con i ritmi frenetici che ci imponiamo e che ci rubano l’unica cosa che potremmo veramente poter pretendere da noi stessi.

10 Divano “Skyline” per Giorgetti


ŠPhotograph: patriceschreyer.com

C O LLE C T I O N

Women


PRIMO PIANO / CHRISTIAN VITTA

VERSO UNA CRESCITA EQUILIBRATA E SOSTENIBILE CHRISTIAN VITTA, CONSIGLIERE DI STATO E DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DELLE FINANZE E DELL’ECONOMIA RESENTA UNA FOTOGRAFIA RELATIVA ALLO STATO DELL’ECONOMIA TICINESE E AVANZA ALCUNE PROPOSTE PER FAVORIRNE LO SVILUPPO.

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on quale bilancio si chiude il 2019 per il Dipartimento delle Finanze e dell’Economia da lei guidato? «Il 2019 è stato sicuramente un anno intenso. Innanzitutto è stato l’anno dalle elezioni Cantonali che, grazie alla fiducia dei cittadini, mi hanno permesso di poter continuare, con entusiasmo e rinnovata energia, a portare avanti i diversi progetti avviati nella precedente legislatura e che vertono in particolare sui temi legati al rafforzamento del nostro mercato del lavoro, allo uno sviluppo economico con un accento particolare al tema della responsabilità sociale delle imprese e alla fiscalità. E proprio in ambito di mercato del lavoro e di fiscalità nel 2019 il Parla-

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mento si è espresso su due temi che interessano particolarmente il Dipartimento che dirigo, ovvero il salario minimo e la riforma fiscale, quest’ultima oggi in vigore a seguito della mancata riuscita del referendum. Nella precedente legislatura è stato poi possibile anche creare le basi, grazie alla ritrovata solidità delle finanze cantonali, per dare nuovo spazio alla progettualità a favore del nostro Cantone. Ciò ci permette ora di dedicarci, con la giusta oculatezza e con delle priorità condivise, a nuovi progetti a beneficio del nostro Cantone e dei suoi cittadini». Quali sono i principali problemi aperti in materia tributaria che dovranno essere necessariamente affrontati nel corso dei prossimi mesi? «L’entrata in vigore della riforma fiscale conferisce al nostro Cantone una certa stabilità sul medio termine. In effetti possiamo ora concretizzare i necessari interventi per rispondere adeguatamente ai cambiamenti fiscali in atto a livello internazionale e nazionale, allineandoci alla media intercantonale e favorendo l’innovazione attraverso i nuovi incentivi fiscali. Inoltre la riduzione del coefficiente cantonale d’imposta prevista nella riforma fiscale

cantonale permette anche di diminuire l’onere fiscale per tutti i cittadini del nostro Cantone. Ora, come voluto dal Gran Consiglio, possiamo quindi dedicarci ad un importante nuovo capitolo: alla revisione generale della Legge tributaria. L’obiettivo è quello di aggiornare la fiscalità delle persone fisiche secondo i cambiamenti che sono interventi nella società. Queste misure, una volta attuate, andranno a sostituire quella di riduzione del coefficiente d’imposta». Quali interventi ritiene indispensabile portare rapidamente a termine per favorire lo sviluppo dell’economia ticinese? «Ritengo che lo sviluppo dell’economia ticinese debba avvenire in maniera equilibrata, armoniosa e sostenibile. In questo senso occorre concentrare le energie soprattutto in due ambiti: nello sviluppo economico e nel mercato del lavoro. Per quanto riguarda lo sviluppo economico è importante favorire la crescita delle aziende esistenti e promuovere la creazione e l’insediamento di nuove. Ciò è possibile stimolando l’innovazione, il trasferimento tecnologico e il miglioramento delle condizioni quadro. Vi è poi anche un’accresciuta attenzione verso le nuove aziende innovative (start-up), le quali possono beneficiare di supporto in tutte le loro fasi di sviluppo attraverso misure mirate che vanno dall’offerta di spazi, ad attività di accompagnamento, fino alla vincita di premi e all’ottenimento di sussidi e incentivi fiscali. Il nostro è un territorio con un grande potenziale, disponendo di un tessuto


PRIMO PIANO / CHRISTIAN VITTA

aziendale variegato e solido e anche di centri accademici e di ricerca di rilievo. Unendo e stringendo sinergie tra questi due mondi si può certamente creare un terreno fertile per far crescere le aziende esistenti e svilupparne di nuove. Un’economia dinamica che sa integrare al meglio le opportunità dell’innovazione favorisce, di riflesso, anche il mercato del lavoro che può beneficiare di nuove opportunità di lavoro di qualità. In questo contesto è poi fondamentale anche supportare l’inserimento delle persone in un mondo del lavoro in forte cambiamento, in modo che le aziende possano disporre di personale qualificato e di livello che contribuisca a sua volta a far crescere l’azienda. Sostenendo lo sviluppo economico e il mercato del lavoro si può stimolare una spirale di crescita virtuosa a beneficio di uno sviluppo positivo del nostro Cantone».

alla nostra economia e portare opportunità di lavoro di qualità».

Quali vantaggi possono derivare dall’ingresso del Ticino nel GZA? «Il progetto di adesione alla GZA, un’agenzia di marketing territoriale attiva sui principali mercati internazionali (Europa, Stati Uniti e Cina), ha avuto origine dall’intento di sfruttare al meglio l’agevolato collegamento verso nord dato dall’apertura di Alp-transit, che ha permesso di avvicinare ulteriormente il Ticino in particolare all’area di Zurigo. La GZA ha infatti lo scopo di attrarre insediamenti di aziende innovative verso una tra le più dinamiche e competitive aree metropolitane al mondo, quella di Zurigo, oggi estesa, grazie all’entrata del Ticino, anche verso sud. Con l’adesione alla GZA, il nostro Cantone intende quindi beneficiare di questa rete per far conoscere le peculiarità e i punti di forza del nostro Cantone e per cercare di attirare anche sul suo territorio nuove aziende virtuose, che possono dare ulteriore slancio

Si può dunque parlare di un più marcato ruolo del Ticino come ponte tra Milano e Zurigo? «I cambiamenti avvenuti in ambito ferroviario, a cui andrà presto ad aggiungersi anche l’apertura della galleria del Monte Ceneri, hanno ridotto le distanze tra Zurigo, il Ticino e Milano. In questo senso il nostro Cantone può beneficiare in maniera accresciuta della propria posizione geografica. Il Ticino non deve però essere solo un ponte di collegamento, ma giocare un ruolo importante grazie ai suoi punti di forza e alle rinomate competenze di cui dispone».

Josef Höger, «Veduta dal giardino sulla rocca e il castello Liechtenstein presso Mödling» (particolare), 1844 © LIECHTENSTEIN. The Princely Collections, Vaduz–Vienna

VALUES WORTH SHARING

«La nostra famiglia investe a lungo termine – dal 1136.» S.A.S. Principe Philipp von und zu Liechtenstein, Chairman LGT dal 1990

lgt.ch/values


Ph: ©Igor Grbesic

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UNA CITTÀ TRA SFIDE E IMPEGNI INTERVISTA AL SINDACO DI LUGANO: BILANCIO DEL LAVORO SVOLTO E PROSPETTIVE PER IL FUTURO.

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on quale bilancio si chiude il suo mandato di Sindaco di Lugano? «Visto che parla di bilanci, direi di iniziare da quelli finanziari. Quando nel 2013 ho assunto il sindacato, Lugano aveva quasi un miliardo di debiti; una parte consistente di questi erano stati prodotti nel corso della precedente legislatura e le cifre rosse peggioravano anno dopo anno. Il disavanzo di 50 milioni a Consuntivo 2013 ha segnato un primato negativo nella storia della nostra Città. Negli scorsi sette anni il risanamento dei conti pubblici, unito alla ricerca di risorse economiche per ridare slancio alla Città, è stato senza dubbio prioritario. Oggi, grazie al lavoro del collega Michele Foletti, del Municipio e di tutti i collaboratori dei servizi comunali, possiamo dire di esserci lasciati alle spalle il peggio e siamo liberi di guardare avanti con più ottimismo. In questi anni Lugano ha comunque continuato a progettare il futuro e costruire il presente. Pensiamo alla ristrutturazione dell’amministrazione, alla definizione di strategie, obiettivi e progetti più o meno grandi che sono stati realizzati e che si realizzeranno in Città nei prossimi anni: dal polo sportivo a quello congressuale, dallo sviluppo del comparto del Centro e del Lungolago a quello della Stazione». Pensando alla città di Lugano, quale è la realizzazione di cui va maggiormente orgoglioso? «Per costruire è necessario gettare delle fondamenta. In questo senso voglio citare le Linee di sviluppo, le indicazioni dei principi e degli obiettivi strategici per il futuro di Lugano in un arco temporale che guarda al 2028. Per la prima volta la Città ha messo nero su bianco la sua visione e i suoi obiettivi sul medio e lungo termine e ha iniziato a perseguirli con metodo. Questo documento, approvato nel 2018, è un affidabile sistema per guidare con precisione l’operato della


PRIMO PIANO / MARCO BORRADORI

macchina comunale e al contempo uno strumento utile al cittadino per poter misurare e valutare il lavoro della Città e anche quello di noi politici. Tengo a sottolineare che alcuni degli obiettivi elencati nelle Linee di sviluppo li abbiamo già realizzati; alcuni anche in anticipo rispetto alle previsioni. Pensiamo ad esempio all’ottenimento del certificato di Città dell’Energia. Altri sono in fase di esecuzione come, ad esempio, il Piano regolatore unico, il Masterplan del lungolago, la valorizzazione di via della Posta e delle zone adiacenti. Tra i grandi progetti che vedranno la luce nei prossimi anni non posso non citare il polo sportivo e degli eventi, che è entrato nella fase di affinamento progettuale e che nei prossimi anni prenderà forma a Cornaredo. Tengo poi a sottolineare che non è mutata la mia attenzione riguardo a un altro tema che mi sta molto a cuore: la valorizzazione degli spazi urbani, quei luoghi di tutti che creano ricordi e identità, e proprio su questo intendo ancora lavorare nei prossimi anni. E ancora, la politica dei Quartieri: rimane parecchio da fare (e lo faremo), però in questi anni molto è stato messo in cantiere e ha già prodotto dei risultati concreti e soddisfacenti».

“Tra i grandi progetti che vedranno la luce nei prossimi anni non posso non citare il polo sportivo e degli eventi, che è entrato nella fase di affinamento progettuale e che nei prossimi anni prenderà forma a Cornaredo.” Quale invece il rimpianto per qualcosa che non è riuscito a portare a termine? «Vedere rallentato il progetto MedTech center, il polo dedicato alla ricerca medica e biotecnologica che avrebbe dovuto nascere nel quartiere di Molino Nuovo, nello stabile Mizar, mi è molto dispiaciuto. Il settore della biomedicina è sempre più importante per la nostra economia e sono convinto che l’unione degli sforzi e la messa in rete delle risorse e delle competenze tra attori pubblici e privati sia la giusta via per sostenerlo. La recente svolta positiva, con l’unione degli sforzi tra Lugano e Bellinzona e in particolare tra l’Ente ospedaliero cantonale, l’Università della Svizzera italiana e altri importanti partner, mi auguro potrà concretizzare questo auspicio in tempi brevi».

Qual è la sua visione riguardo al futuro economico e sociale di Lugano? «È positiva. Lo sviluppo socioeconomico del nostro territorio deve tenere conto di due fattori. Il primo è la situazione storica dell’economia cittadina, che con la drastica riduzione del peso del settore bancario si sta riorientando per trovare nuovi orizzonti di sviluppo. Dopo lo shock che la piazza finanziaria ha accusato negli scorsi anni, vi è stata una ripresa e un riorientamento su business e mercati innovativi. Pensiamo al comparto farmaceutico, oppure all’espansione del polo del commercio delle materie prime con lo sviluppo di aziende di primo piano a livello globale, o ancora al settore delle biotecnologie. Tuttavia attività commerciali, artigiani, negozi ecc., oggi accusano in modo importante la riduzione del peso di una piazza finanziaria che restituiva all’e-


PRIMO PIANO / MARCO BORRADORI

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conomia di prossimità molte risorse. I comuni non hanno a disposizione strumenti particolarmente performanti per agire in questo senso; tuttavia dialoghiamo costantemente e adottiamo tutte le misure possibili. Il secondo punto importante per l’evoluzione socioeconomica di Lugano è prepararsi con cura al cambiamento epocale che stiamo attraversando. Mi riferisco alla digitalizzazione e al suo forte impatto sull’economia reale e sulla componente sociale delle realtà urbane, a partire dalle amministrazioni pubbliche. Sono convinto che un ente pubblico non debba subire o inseguire le nuove frontiere della digitalizzazione ma capirle e usarle al meglio per essere sempre più efficace, efficiente e performante nell’erogare i servizi migliori possibili ai cittadini. Per questa ragione, nella legislatura che sta per concludersi, abbiamo iniziato a trasformare parte dell’amministrazione sfruttando le nuove tecnologie, avendo cura di non escludere chi non le utilizza. Ma ancora più fondamentale è pensare a come la Città sta per trovare le soluzioni migliori mettendo in rete tutti gli attori, istituzioni, aziende, università e scuole. Ovviamente lo spazio digitale non sostituisce quello fisico. A Lugano la riflessione sugli spazi pubblici accessibili a tutti è stata una priorità e alcuni risultati sono già reali. Basti pensare a Via della Posta o alla nuova Piazza del LAC, al cosiddetto raggio verde che è sorto tra la Foce e il Piano della Stampa lungo il Cassarate. Presto sarà ultimato il nuovo Campus universitario a Viganello, dove sta sorgendo una nuova piazza pubblica delle dimensioni di Piazza della Riforma, ed entro la prossima legislatura avremo 25’000 metri quadrati di nuovi parchi (ad esempio il Parco Viarno)».

continuità dei progetti avviati (ride). Credo che le principali aree critiche che dovranno essere affrontate in futuro sono legate prevalentemente a mobilità, occupazione e commerci. Se per questi ultimi ho già avuto modo di esprimermi sopra, riguardo alla mobilità vorrei sottolineare come la gestione del traffico veicolare di attraversamento della città così come l’aumento della quota di percorsi pedonali e di piste ciclabili per favorire la mobilità lenta sono delle priorità che stiamo affrontando con misure concrete e incisive. Riguardo all’occupazione Lugano fa grandi sforzi per affiancare alla politica cantonale misure mirate per sostenere i propri cittadini. Pensiamo a Lugano Network, piattaforma dell’Amministrazione che da dieci anni favorisce l’incontro tra cittadini luganesi disoccupati e aziende, proponendo soluzioni di orientamento e formazione che i dati sui risultati ottenuti ci dicono essere sempre più efficaci».

Quali sono i principali problemi aperti che lascia in eredità alla nuova amministrazione cittadina? «Siccome conto di esserci ancora non parlerei di eredità, ma piuttosto di

E in merito all’aeroporto? «Un’infrastruttura che a mio parere va tutelata a ogni costo. Per la sua storia, per i posti di lavoro che direttamente e indirettamente crea, per il valore ag-

TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

giunto che costituisce a favore della regione e di tutto il Cantone. Lo scalo aumenta la nostra attrattività come destinazione turistica, congressuale e culturale e come posizionamento per le attività imprenditoriali. È vero, l’aeroporto sta attraversando un momento delicato, ma questo non giustifica certo la sua chiusura. Un malato si cerca di guarirlo, non lo si elimina. Sarebbe un segnale importante se lo scalo luganese diventasse il simbolo di un Ticino che non si arrende di fronte alle difficoltà, ma che fa tutto il possibile per superarle con fiducia e lungimiranza». Quale impegno si sente di assumere nei confronti della città nella prospettiva delle elezioni amministrative del prossimo mese di aprile? «Continuare sulla strada tracciata con la consapevolezza non solo di aver gettato le fondamenta ma anche di avere impostato in modo corretto e lungimirante l’evoluzione di questa città. Molti progetti si sono già consolidati e sono certo che il raggiunto equilibrio finanziario ci permetterà, nella prossima legislatura, di procedere in modo ancora più convinto e spedito».


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IL TICINO CHE VOGLIAMO DI PAOLA BERNASCONI TRE DI LORO SONO LIBERALI, UNO SOCIALISTA. TUTTI E QUATTRO VOGLIONO RICONFERMARSI SINDACI DEI LORO COMUNI, CON TANTI OBIETTIVI RAGGIUNTI E DA INSEGUIRE: DALLE FINANZE ALLE AGGREGAZIONI, DALLA CULTURA AL TRAFFICO, I TEMI SI INTERSECANO E SI DECLINANO IN MODO DIVERSO E ALLO STESSO TEMPO SIMILE TRA BELLINZONA, MENDRISIO, CHIASSO E LOCARNO. MARIO BRANDA, SAMUELE CAVADINI, BRUNO ARRIGONI E ALAIN SCHERRER SI RIPRESENTANO E TRACCIANO UN BILANCIO, GUARDANDO ANCHE AL FUTURO.

Mario Branda

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er il sindaco della capitale Mario Branda il grande tema della legislatura che sta finendo è stata l’aggregazione. «Essa non si è esaurita con il voto del 2015, c’era da svolgere un grosso lavoro di preparazione e concretizzazione che si è visto poco all’esterno ma che ha richiesto un grande impegno di tutto il Municipio e tutta l’Amministrazione. Essere riusciti a portare il processo aggregativo a questo punto

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con relativamente poche sbavature è la cosa che mi fa più piacere sottolineare. Andava portato a termine l’impianto organizzativo, siamo arrivati dove speravamo». E ciò aprirà le strade a quattro anni in cui a Bellinzona si spenderà, almeno idealmente: valorizzazione dei castelli, comparto delle officine, realizzazione del nuovo ospedale e del nuovo parco fluviale. «Se riuscissimo a portare a compimento tutto, si sarebbero create le risorse per rilanciare Bellinzona. Serviranno volontà politica e coesione per convincere la popolazione della bontà dei progetti ed è questa la vera sfida. Sarà necessaria una certa sobrietà politica, con anche un occhio alle finanze, aspetto da non sottovalutare», aggiunge Branda. Un futuro per la città che passa anche dall’apertura della Galleria del Ceneri. «Saremo centrali nel Cantone, lungo l’asse di transito Milano-Zurigo e equi distanti da Lugano e Locarno: sarà più facile per i nostri cittadini spostarsi ma anche per chi vuole venire a vivere qui. Ma per vedere l’incidenza di certe opere servono anni, per me sarà così anche per il Ceneri, forse qualcosa stiamo già venendo dato che conosciamo un aumento della popolazione in controtendenza al resto del cantone

ma si potrà valutare meglio nell’arco di una decina d’anni». Due opere che avrebbe voluto realizzare e (ancora) non è riuscito ci sono, si tratta dei magazzini comunali e della caserma dei pompieri.

Samuele Cavadini

A Mendrisio Samuele Cavadini ha avuto un sindacato breve, di soli due anni, che lo ha entusiasmato. «Mi permette di vivere di più il territorio e la città e rendermi conto di quanto av-


PRIMO PIANO / ELEZIONI COMUNALI

viene nel comune, è una sfida continua con progetti da realizzare per il futuro». Il maggiore successo ottenuto è a suo avviso l’apertura della Filanda, che paragona a una piazza al coperto «dove la gente vive un’esperienza trasversale sia per età che per estrazione culturale. La Filanda stessa ha cambiato le abitudini aggregative di Mendrisio, un nuovo modo di concepire un centro culturale, aperto tra l’altro sette giorni su sette». Non ha grandi rimpianti, però vorrebbe che i tempi della politica fossero più brevi. «Penso in particolare alla pianificazione del territorio, lavoriamo su progetti che si realizzano dopo anni». E la burocrazia per Cavadini è eccessiva. «È un problema che tutti sono consapevoli che esiste ma che non si riesce a risolvere. Per esempio, essa frena la creatività di chi ha buona volontà nell’organizzare qualcosa, ecco uno dei motivi per cui c’è meno partecipazioni alle tradizioni di paese o le società sportive non riescono a rinnovarsi». Per il futuro promette tanto impegno, sottolineando come a suo avviso non tutto il lavoro tocchi all’ente pubblico bensì che con esso «si può collaborare per migliorare la propria città. A proposito di collaborazione, servirà quella fra i partiti». Un compito gravoso per comune, cantone e anche privati è quello del traffico, non di facile risoluzione. Per Samuele Cavadini, «ciascuno deve capire come può portare un miglioramento. Dal nostro canto continueremo a incentivare la mobilità aziendale (stiamo lavorando in particolare a cercare di capire le necessità in tal senso del comparto medico, ovvero ospedale, case anziani e OSC e dei loro dipendenti), che però deve partire anche dalle aziende stesse, e gli abbonamenti ai mezzi pubblici, oltre a progettare piste ciclabili e sistemi di bike sharing. Si fa tanto ma non basta».

Bruno Arrigoni

Sul tema del traffico concorda il suo collega di Chiasso Bruno Arrigoni. Che però lo vede da un duplice lato. «Perdiamo popolazione perché, oltre al saldo naturale negativo, diverse persone che lavorano a nord del cantone decidono di lasciare Chiasso, stufi di stare in coda. D’altra parte, arrivano uffici finanziari, di gestione patrimoniale, che sfruttano la vicinanza con l’Italia e la Malpensa». Il lavoro a Chiasso è un argomento chiave. «Non possiamo nasconderci, con l’addio al segreto bancario e a degli scudi fiscali abbiamo perso posti di lavoro, così come molti sono spariti dalla ferrovia. È inutile piangere sul latte versato, bisogna reinventarsi e in particolare negli ultimi due anni sono arrivate diverse società nel fintech e nel digitale. Bisogna concentrarsi sull’offrire dei lavori da attribuire ai residenti: spesso le start up cercano determinati profili che si fatica a trovare. Servono persone che parlino l’inglese e una formazione digitale e ce ne sono poche, quelle disponibili guardano oltre Gottardo». Il Comune ha raggiunto una stabilità finanziaria che rende orgoglioso Arrigoni. Che ha però un pallino: le aggregazioni. «Siamo un polo di 20mila abitanti ma non riusciamo a fare fusioni.

Dal punto di vista politico collaboriamo bene però quando si parla di aggregarsi c’è un muro, mi auguro che con le nuove elezioni qualcosa si muova. Sarebbe importante per le nuove generazioni e permetterebbe di risparmiare tempo». Un fattore che non gli piace proprio, la perdita di tempo. «Alcuni processi sono molto lenti. C’è il via libera per la Scuola di moda però si è solo al concorso di idee, coi ricorsi per il Centro Ovale si perdono 10-12 mesi ogni volta, le procedure vanno troppo alla lunga». A suo avviso, da sottolineare in questa legislatura c’è anche l’introduzione di un sistema di modernizzazione dell’Amministrazione, con valutazioni che per la prima volta interessano tutti i collaboratori comunali.

Alain Scherrer

Sulle aggregazioni mancate pone l’accento anche il sindaco di Locarno Alain Scherrer. «Mi ero illuso che la visione di una nuova Città proiettata al futuro, che pensasse al bene comune di tutti, potesse far breccia nel cuore di tanti politici, facendo metter loro da parte i loro piccoli privilegi di potere locale. Non mi sono certo arreso, né ho smesso di credere in questo progetto: questa è e resta la sfida del futuro. La frammentazione ha reso difficile TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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PRIMO PIANO / ELEZIONI COMUNALI

affrontare l’evoluzione della società, dove si riscontrano sempre più persone in difficoltà, emarginate e sole». Per Scherrer basilare è mettere il cittadino al centro: «Ho incontrato tante persone e ho potuto parlare con loro ma soprattutto ascoltarle. Ascoltare le loro proposte, reclamazioni, speranze, consigli, gioie, preoccupazioni. E da ognuno ho imparato qualcosa», in particolare i giovani. «Sono stufo di sentire politici che si sciacquano la bocca con il loro nome, magari solo in ottica elettorale per poi dimenticarsene in seguito. Diamogli in mano progetti, come sto facendo io, incontriamoli, sentiamo quella che è la loro visione di Locarno, chiediamo loro quali sono le loro idee per la mobilità,

l’ambiente, la sicurezza, ecc. e mettiamo in atto quello che desiderano dando loro la possibilità di portare soluzioni e proposte concrete. I giovani sono generatori di creatività», è convinto. Sottolinea anche l’importanza del Festival del Film: «a poco a poco, andando anche contro corrente, è riuscito a sensibilizzare, a interessare, a far cultura, ad educare. Questo è il ruolo che ha avuto il festival e che, ne sono convinto, avrà anche nel prossimo quadriennio». Ed ora? «La politica democratica deve sempre tendere al miglioramento, mai cullarsi nell’autocompiacimento», spiega Scherrer. Uno spunto per i sindaci che rimettono la loro poltrona al giudizio delle urne ad aprile.

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PRIMO PIANO / BORIS BIGNASCA

ORGOGLIO E RESPONSABILITÀ

L

ei porta un cognome importante nella storia della politica ticinese. Con quale spirito ha raccolto questa eredità? «Con orgoglio e responsabilità. Ma i partiti politici non sono aziende che si ereditano, semmai si meritano con il lavoro costante all’interno dell’organizzazione e nelle istituzioni. Se posso usare una metafora in questi anni mi sono sentito come un mozzo a bordo di una grande nave che ha costruito mio padre. Nel tempo ho imparato a stare a bordo cercando di guadagnarmi sul campo compiti e responsabilità. Certo, sento una responsabilità particolare, di tipo affettivo, verso la Lega. Per questo quando mi è sembrato che la nave andasse troppo fuori rotta, non ho mancato di farlo notare, anche in maniera forte. Adesso, insieme ad altri, sono stato chiamato ad occuparmi del timone e farò del mio meglio per essere all’altezza di questo nuovo compito». Possiamo brevemente riassumere quali sono state le principali tappe del su impegno politico all’interno del Movimento Giovani Leghisti e della Lega dei Ticinesi? «Il mio slancio politico è nato nel dicembre del 2006 - avevo 20 anni - e il clima intorno alla LEGA era particolarmente difficile. Era stato lanciato un sondaggio da un noto domenicale, che dava il movimento al 12%/13%. Una percentuale che avrebbe lasciato fuori dal Governo il Consigliere di Stato Marco Borradori. La storia poi andrò diversamente e Marco venne agevolmente riconfermato.

In quell’occasione, dunque, per spirito di servizio decisi di candidarmi e venni eletto. I primi anni furono difficili e pagai molto alcuni errori di inesperienza. Per fortuna potevo contare sul sostegno di alcuni colleghi, pronti a correggermi e consigliarmi. E su questo punto mi sento di citare con gratitudine i compianti Rodolfo Pantani e Giorgio Salvadé. Un altro punto che ricordo con piacere è stata la creazione del Movimento Giovani Leghisti, che dal 2009 è passato da alcuni giovani fino a quasi un centinaio, sparsi in tutto il Cantone. Un’organizzazione che mi ha visto come Presidente per diversi anni, carica che per raggiunti limiti di età ho deciso di lasciare lo scorso aprile. Ora tocca al nuovo team proiettare questo Movimento giovanile nel decennio 2020-2030».

ATTIVO NELLA LEGA DAL 2007, È STATO RIELETTO ALLA CARICA DI DEPUTATO AL GRAN CONSIGLIO E SVOLGE IL RUOLO DI CAPOGRUPPO DELLA LEGA IN CONSIGLIO COMUNALE A LUGANO.

Quali sono le battaglie che ha sostenuto e che intende affrontare nei prossimi mesi per migliorare le condizioni i vita dei cittadini ticinesi? «Da sempre ho cercato di mettere al centro del mio impegno politico la difesa dei ticinesi, a partire soprattutto del ceto medio. Quindi ci vogliono meno imposte e tasse, meno burocrazia per i cittadini e le piccole e medie imprese e miglior accesso al mercato del lavoro per i residenti. Tutto questo accompagnato da sane, corpose e lungimiranti politiche d’investimento soprattutto nel campo delle nuove tecnologie e delle infrastrutture strategiche».

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PRIMO PIANO / BORIS BIGNASCA

“Da sempre ho cercato di mettere al centro del mio impegno politico la difesa dei ticinesi, a partire soprattutto del ceto medio. ” Lei è molto impegnato anche nel sociale attraverso il lavoro della Fondazione Giuliano Bignasca. Di che cosa si tratta? «Mio papà ha svolto per anni un’attività sociale parallela alle attività politiche ed imprenditoriali. Erano infatti frequenti le file di persone che al sabato pomeriggio venivano in Via Monte Boglia per avere un aiuto economico, un consiglio, un colpo di mano nella ricerca di un lavoro. Così nel 2014, ad un anno dalla sua scomparsa, ho pensato di costituire questa Fondazione e insieme ad alcuni volontari e collaboratori - che ringrazio di cuore - abbiamo costruito in 6 anni un’organizzazione grazie alla quale possiamo incontrare decine e decine di persone, alle quali elargiamo diversi aiuti (social card, coaching, sussidi allo studio, ecc.)». Dal 2018 è anche entrato a far parte del Consiglio della Fondazione Cardiocentro Ticino. Quali obiettivi vorrebbe vedere realizzati? «L’obbiettivo principale è sempre stato uno: mantenere anche in futuro l’eccellenza e la qualità delle cure che sono riconosciuti al Cardiocentro a livello internazionale. Per ottenere questo risultato c’erano diverse strade, con i loro pro e i loro contro. Nessuna di queste ipotesi sarebbe stata indolore per le parti coinvolte. Alla fine del mese di agosto è stato firmato un accordo, costruito in diversi mesi di dialogo sia a livello tecnico che politico, che prevede l’entrata del Cardiocentro all’interno dell’EOC, ma con una governance e un modello di gestione innovativi. Direi che si tratta di un classico compromesso svizzero. Ora tocca soprattutto all’EOC dimostrare, dopo il 2020, di saper garantire al Cardiocentro un futuro perlomeno all’altezza degli ultimi vent’anni. È una grande

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sfida e un’enorme responsabilità. Conservare questo gioiello del sistema sanitario è un dovere verso i pazienti, lo splendido team di collaboratori, il Prof. Moccetti e l’intero Cantone». In che modo riesce a conciliare la sua professione con le numerose attività nella politica, nel sociale, e sul territorio? «Tante persone in Ticino svolgono attività di volontariato accanto alla loro professione. Altrettante fanno politica, magari nei piccoli comuni, dove si lavo-

ra per la comunità senza ritorni economici e senza godere delle luci della ribalta. È il bello del sistema svizzero, fondato sull’attività di milizia e sulla sussidiarietà. Da parte mia cerco solo di portare un piccolo contributo a questo meccanismo virtuoso. Sul piano professionale ho la fortuna di poter contare sull’aiuto di ottime collaboratrici e collaboratori. Così come, per le attività politiche o di volontariato, affronto le sfide insieme a compagni di viaggio che condividono con me gli obbiettivi con entusiasmo, passione e impegno».


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SUSTANABLE GROWTH, REAL ACTION OR GREEN MARKETING? BY DIMITRI LORINGETT PETER SEELE IS AN ECONOMIST, PHILOSOPHER, AND PROFESSOR OF BUSINESS ETHICS AT THE USI FACULTY OF COMMUNICATION SCIENCES WHO, AMONG OTHER THINGS, HAS INVESTIGATED THE PHENOMENON OF GREENWASHING AND WHO PROVIDES US WITH INSIGHTS FROM HIS RECENTLY CONCLUDED STUDY FUNDED BY THE SWISS NATIONAL SCIENCE FOUNDATION.

«O

f the many current issues of global concern, climate change could be rated as the ‘hottest’ – in every sense. Legions of worried citizens are calling on authorities all around the world to take action, but what about corporate and individual behaviours? Today we find many inflections of the buzzword ‘sustainable’ – in agriculture, building, economy, and finance, to name just a few – and an abundance of related initiatives, but are they substantiated by tangible actions?

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PRIMO PIANO / PETER SEELE

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rof. Seele, could you explain what greenwashing is? «The traditional definition says that greenwashing is misleading and disinformation of an organization so as to present an environmentally responsible public image. At USI we have expanded the definition by adding that, next to the instrumental disinformation, greenwashing requires an accusation by a stakeholder. Just like the German saying: “Wo kein Kläger, da kein Richter” (no plaintiff, no judge). In a recent article, my co-author Lucia Gatti and I call this the ‘accusationbased definition of greenwashing’. The term certainly comes from the corporate world, but the issue concerns also governments, administrators and even individuals and consumers. Often we also see phenomena such as ‘cognitive dissonance’ leading to misleading green messages. The intention however does not necessarily have to be manipulative. Sometimes it is just human sloppiness and ‘the easy way out’». Besides the negative connotation that comes with such a label, do you think that, with the current climate change hype, “green” marketing could actually lead to tangible actions? «Yes, an accusation of greenwashing can be seen as a stigma – although we have found that consumers tend to forget quickly. Regarding the challenges for the environment and biodiversity, green communication alone does not do the job. According to our findings, weak or ambiguous regulation invites to engage in greenwashing approaches, whereas clear and understandable rules prevent them. Tangible actions therefore will not come from a greenwashing accusation, but – ideally, at least – such accusation may lead in open discourse of a deliberative democracy to more suitable regulation».

The WEF summit in January focused on sustainable development. How can you distinguish between real commitment to sustainability and greenwashing? «The most tangible criteria is deeds instead of words, walking the talk. So far, the WEF is positioned more on the ‘words’ side. Nevertheless, is it enough today to keep talking and talking? There is generally a lot of hot air in the public WEF activities. About the private activities behind the walls in Davos, where private individuals and companies pay enormous amounts of money to participate or host a party, we cannot tell. This remains the secret of WEF, therefore the suspicion of greenwashing cannot entirely be removed given the theme of this year’s WEF, “Stakeholders for a Cohesive and Sustainable World”, which leads me to suggest that with the WEF we can find a new form of greenwashing: Stakeholder Washing. The WEF founder Klaus Schwab claims to have invented the “Stakeholder Theory”, which is not correct, as I have shown in a comment on the Swiss news platform infosperber.ch, which was confirmed also by several scholars from the U.S.. So, overall, we might say that the next step would be to make the discussion more democratic and transparent, to really live up to the big words and remove the suspicion of greenwashing. Or, in the words of Greta Thunberg’s opening speech at WEF, “…or worse than silence: empty words and promises which give the impression that sufficient action is taken”». You just concluded an SNF project. What did you find out? What did the project produce? «Most research on greenwashing focuses on the business to consumer (B2C) perspective, as consumers tend to pay higher prices for green and responsible products. If they overdo the misleading information, this might create a backlash and reputation damage for

the company or retailer. In the SNF project, we changed perspective and analysed how a greenwashing accusation affects the business-to-business (B2B) relations on the supply chain. Therefore, we shifted the focus of analysis to the locus of greenwashing. We found that the locus has an impact both on moral categories such as ‘blame’ as well as on economic categories such as the willingness to invest. Hence, we found a new form of greenwashing, called “vicarious greenwashing”, when the behaviour of a supplier is in breach with a company’s claim of sustainability. I would also like to mention that the research project was successful insofar that it allowed for both the post-doctoral researchers working on the project to obtain professorships in Switzerland and France and now pursue their investigation on the subject of greenwashing at an international school». In the realm of business claims that so far have had more to do with form than with substance, corporate social responsibility now appears to have become an essential element for genuine business and economic growth… «Actually, in many cases we are still far from tangible results and still in the domain of lip service. This is bad for at least two reasons. First, if there is no credibility and trust in the claims, the opportunity is missed to actually improve something. Instead, trust erodes further and this is not helpful for a flourishing business environment. Secondly – and if I may say so tragically, a number of companies really mean it and go the extra mile to be responsible and sustainable. But if the general perception is under the impression of window dressing, those who really does it are punished twice; they take the extra burden to be sustainable, which does not come for free. Moreover, they are considered being part of just another fake green TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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PRIMO PIANO / PETER SEELE

company, if the majority perception is that most do greenwashing instead of seriously walking the talk». In a recent article published by the Neue Zürcher Zeitung you raised the question of sustainability becoming unethical. Could you elaborate on this? «One of the most intriguing and puzzling paradoxes is the link between sustainability and freedom. In the long run, understanding free market societies based on unrelentless growth does not work. When the first cities and cantons in Switzerland officially announced ‘climate emergency’, I felt that it was as hypocritical as legally the state of emergency in political philosophy comes with emergency legislation, as known in the case of natural disasters by supreme power or crisis situations like revolutions. Fortunately, we do not have any of those now. However, officially announcing the state of emergency to symbolically communicate that officials and governments tend to take climate change seriously, is dangerous as this undermines the freedom of liberal democracies. We should not sacrifice this freedom for symbolic actions. Sacrificing – or just opening the door to this restriction of liberal democracies – even if it is for a good reason, can be considered unethical. Indeed, that is why I argue that sustainability can become unethical, although the intentions seem to be good in the first place. Do we want to live in a free world with negative impacts on the planet? Or in a sustainable world – if at all possible – that cannot be achieved, in my view, without a quasi-totalitarian regime enforcing sustainability? Non-rigorous sustainability implementation is hypocritical – or just naïve or opportunistic – and thus is greenwashing, as there are funds and programs promising a market for sustainability. That is the inconvenient truth, I would say».

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“Legions of worried citizens are calling on authorities all around the world to take action, but what about corporate and individual behaviours?” Do you see a connection between greenwashing and fake news and democracy? «Absolutely. The standard definition of greenwashing mentioned above builds on the concept of ‘disinformation’. Although it has only been a few years since debate we have been observing the issues of fake news and alternative facts in the public debate, I would argue that by not speaking up, by accepting anything as is, we are accessory in a general culture of power games that undermine open discourse and competition of ideas as the foundation of a vivid and functional democracy and free market economy. As greenwashing has been around since the 1980s, it somehow paved the way for the current crisis of open democracies as we, the consumers, accepted the window dressing and green lies little by little, and thus have little by little weakened the power and functionality of democracy». So what is the future of Greenwashing? «The green and sustainability issues – as urgent as they are – have become rather mature. Regulators regulate more and more, companies communicate and advertise their products and services and consumers keep on buying, green and non-green. But what happened with the green movement that lead to greenwashing happens again today with the digital transformation, where we find topics like machine-washing or ethics washing, when digital platform companies present themselves as responsible or ethically informed. Recent academic research has found that artificial intelligence (AI) ethics boards are just a smokescreen preventing upco-

ming regulation. That is why it is called “ethics-washing”. Whether one likes it or not, misleading instrumental communication seems to be part of human nature. But then, so is being a watchdog and promoting credibility and unveiling any deceptive communication».

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PRIMO PIANO / FABIO CAPELLO

IL MIO RAPPORTO CON I GIOVANI

VIAGGIO INTERVISTA CON FABIO CAPELLO SU GIOVANI, REGOLE, SMARTPHONE E SPORT. DI ALESSANDRO TRIVILINI, RESPONSABILE DEL SERVIZIO INFORMATICA FORENSE SUPSI

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rima di andare al sodo vorrei chiederle una sua fotografia generale di 60 secondi su questo mondo che cambia. Cosa sta succedendo attorno a noi? «Non c’è dubbio che attorno a noi il mondo sta cambiando. Per lavoro ho vissuto in molti Paesi europei, in Russia e in Cina in particolare, e mi rendo conto che siamo di fronte a cambiamenti epocali, che porteranno

grandi novità, benessere e nuovi mestieri ancora da scoprire, il tutto spinto da questi aggeggi elettronici fantastici, in primis lo smartphone. In particolare, ricordo la mia ultima esperienza fatta in Cina, dove lo smartphone ha davvero rapito l’attenzione di tutti, giovani e meno giovani. Con la wechat si fa tutto, ma proprio tutto. Sono rimasto impressionato nel vedere quanto questo strumento sia entrato nella vita di tutti i gior-


PRIMO PIANO / FABIO CAPELLO

ni. I giovani non si parlano più, smanettano, si scrivono o si mandano vocali, ma non si parlano. Penso a questo nuovo modo di “comunicare”, penso ai miei nipoti e se devo essere sincero tutto questo un po’ mi spaventa per come sono cresciuto io». Si ricorda a cosa giocava con gli amici nel tempo libero quando andava alle scuole elementari? Lei che rapporto ha con lo smartphone? «Il mio Paese aveva mille e cento abitanti, una chiesa, il campanile e il campo da calcio, non c’era altro. Questo era il nostro unico punto di riferimento. Si giocava al campetto, anche se un po’ malandato, avevamo una gran bella squadra giovanile e degli allenatori che amavamo moltissimo. Ritrovarsi al campo per noi era davvero un momento aggregativo speciale. E sai perché era bello? Perché giocavamo scalzi, con pochi mezzi, non avevamo le scarpette di oggi. Io come tanti miei compagni avevamo solo un paio di scarpe, per i nostri genitori non era facile tirare avanti la baracca con un solo stipendio e una famiglia da crescere, inclusi i nonni. Per noi contava stare insieme e giocare al pallone, noi ci divertivamo così. E poi c’erano le passeggiate. Un’altra cosa che ci piaceva molto fare erano le passeggiate lungo l’Isonzo, ricordo quando tornavo a casa in ritardo perché mi fermavo ad aspettare i pescatori e trovavo mio padre arrabbiato perché dovevo studiare. A mio padre non piaceva quando arrivavo in ritardo. Invece, per tornare alla tua domanda, il mio rapporto con lo smartphone è abbastanza normale, lo uso come molte persone per lavoro, ma il vero problema è che questo aggeggio qua ti fa lavorare ventiquattro ore al giorno senza mai smettere. E questo è un problema, è facile perdere il contatto con la realtà. Io ne posseggo uno per ogni nazione in cui ho lavorato».

Secondo lei che cosa è la leadership oggi e come si gestisce in un mondo sempre più interconnesso? Per esempio, per molti giovani nei social conta e comanda chi colleziona più Like, nello spogliatoio invece come funziona? «La leadership è la capacità di stimolare gli altri a raggiungere degli obiettivi comuni. Nel mio mondo la leadership si misura sul campo con la tua personalità, con i fatti e non con le parole. È la capacità di rispettare i tuoi compagni, l’allenatore e i tifosi più agitati nei momenti di pressione e di scarsi risultati. Per esempio, i giocatori delle squadre che ho allenato io sapevano bene che lo smartphone non era ammesso in alcun modo nello spogliatoio, durante gli allenamenti o figuriamoci durante le partite. Potevano ascoltare della musica prima, ma poi lo smartphone doveva sparire. Personalmente non credo ci sia tanta necessità di usare lo smartphone nello spogliatoio, anche perché a pallone si gioca con i piedi, il cuore e la testa, e questa deve rimanere lucida sempre. Per me il rispetto e le regole vengono prima di tutto, anche dei followers che seguono i campioni sui social.

Un gruppo senza regole e senza rispetto reciproco non va da nessuna parte. La mia regola non scritta è molto chiara: in campo puoi essere bravissimo ma devi essere anche aggregante, altrimenti non vai bene per la squadra. Per me c’è una regola molto chiara, nello spogliatoio i giocatori sono tutti uguali, non c’è alcuna differenza. E se uno ha più followers di una altro è qualcosa che per me non conta». Secondo lei, di fronte a uno smartphone, vi sono analogie tra un allenatore e i giocatori (sport), un genitore con i figli (famiglia) e una docente con gli allievi (scuola)? Che consiglio darebbe loro per gestire al meglio questo dispositivo elettronico? «La mia esperienza mi porta a dire che lo smartphone in certe situazioni non dovrebbe esistere. Questo vale per lo spogliatoio, ma credo valga anche per la scuola quando i ragazzi sono in aula a fare lezione, mica possono stare attaccati allo smartphone senza ascoltare il docente che spiega, per me è una mancanza di rispetto totale che non va bene. A scuola vai per imparare, quindi non devi avere distrazioni. Se invece credi di

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PRIMO PIANO / FABIO CAPELLO

sapere già tutto chiedi il permesso e stai a casa, ma non credo che funzioni così. E ciò vale anche in casa con i genitori, ci sono situazioni in cui lo smartphone dovrebbe stare in un cassetto spento per agevolare la convivialità e l’aggregazione tra genitori e figli». Un numero crescente di giocatori affermati decidono di lasciare i social network perché esausti dai leoni da tastiera. Lei che opinione ha di questo fenomeno? Inoltre, ha mai dovuto gestire casi di cyberbullismo nello spogliatoio tra i giocatori? «I leoni, o meglio, i codardi da tastiera sono una categoria che a me non piace affatto, con la loro cattiveria non si rendono conto quanto possano far male. Ricordo che in passato ho avuto un giocatore con un problema in famiglia e per questo è stato letteralmente preso di mira da questi codardi, è stata una situazione molto spiacevole e difficile da gestire. Queste persone non hanno alcuna regola, per loro la tastiera è lo strumento per dare sfogo alla rabbia repressa. Credo che nella vita privata debbano essere persone insoddisfatte con qualche problemino di troppo, se usano in questo modo lo smartphone e i social. A loro farei un corso accelerato di educazione e rispetto, a modo mio però. Anche il cyberbullismo è una cosa purtroppo molto seria. Negli spogliatoi che ho gestito nella mia carriera non ho mai avuto casi veri di cyberbullismo, anche perché con me le regole sull’uso dello smartphone sono molto chiare sin dal primo giorno. Senza colpire le nuove tecnologie, che non ne hanno colpa, credo bisognerebbe fare di più per tutelare i più deboli, i più fragili e le vittime colpite dal cyberbullismo. La questione è senza dubbio molto seria».

01 Alessandro Trivilini

Nel mondo del calcio si dice che le mamme di un giovane giocatore capiscono che il figlio sta diventando famoso quando fuori dallo stadio le bancarelle iniziano a vendere la maglia con il suo nome. Nel mondo di oggi invece, con i social tutto è cambiato, i genitori postano ecografie come se non ci fosse un domani. A chi servirebbero di più le regole, ai genitori o ai figli? «Ti rispondo con una domanda: chi è più vanitoso secondo te? Per arrivare ad avere la tua maglia in vendita fuori dallo stadio devi sudare, eccome se devi sudare. Con i social invece tutto è un po’ più facile e anche ingannevole, la tua reputazione te la puoi costruire a colpi di followers e like con fotografie che possono passare dal Photoshop.Sul campo invece il Photoshop non esiste. Ti faccio un esempio. Quando allenavo le giovanili, avevo giovani in squadra come Baresi e Maldini, e prima di giocare la partita riunivo tutti i genitori e gli spiegavo che dovevano essere contenti che il loro figli giocavano nel Milan. Però, gli dicevo anche che se io sentivo anche solo una parola contro gli avversari, contro l’arbitro o contro alcune mie decisioni di gioco il loro figlio non avrebbe più messo un piede in campo. Queste poche parole bastavano per mettere in condizione i genitori di capire e rispettare le mie regole. Il pericolo più grande per i giovani quando fanno sport sono i genitori, perché non accettano che i loro figli non siano quei campioni che loro hanno in mente. Ai giovani bisogna dare tempo, regole e fiducia, e poi se sono talenti avranno le occasioni per dimostrarlo, con i fatti però, non con la playstation».

«Io non ho una risposta precisa, anche perché non uso i social network per pubblicare le mie fotografie, quello che mangio o dove mi trovo in un preciso momento. Per me i momenti personali sono personali e devono rimanere tali. Alla base però credo vi siano diversi aspetti da considerare, come dicevamo prima, ci sono molti genitori e figli vanitosi che grazie ai social network appagano molte carenze emotive. Sinceramente alcune cose non le capisco nemmeno io, del perché una mamma abbia il desiderio di pubblicare l’ecografia del figlio al mondo intero. È fuori completamente dalla mia concezione. Io dico sempre ai miei figli e ai miei nipoti di non seguire il “gregge”, ma di studiare e lavorare per costruire qualcosa di personale che possa rispettare gli altri e dare soddisfazione. Ecco, forse credo che uno degli aspetti che tengono unite molte persone nei social sia proprio la fragilità e il compiacimento. Non dobbiamo perdere il controllo della nostra vita e non dobbiamo vivere emulando quella degli altri. Purtroppo in questi strumenti è così tutto uguale, io lo chiamo effetto “gregge”».

Una società cade quando i suoi valori fondamentali vengono a mancare. Facebook ha oltre 2 miliardi di utenti “appiattiti” culturalmente e linguisticamente. Per Facebook siamo un po’ tutti uguali. Secondo lei, quali sono i valori che tengono unite 2 miliardi di persone in un social network? 01

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PRIMO PIANO / FABIO CAPELLO

In sala ci sono diversi giovani con i loro sogni e le loro ambizioni, e magari con la volontà di fare il calciatore professionista perché molto bravi a giocare con la playstation. Crede sia importante spiegare loro la differenza tra realtà virtuale e realtà vera in un mondo in cui il sacro e il profano si mischiano alimentando molte illusioni? «Certamente, e lo sport in questo può servire da esempio. Non ho mai visto un giocatore arrivare al successo senza fare sacrifici, senza passare dal lavoro fisico, duro, disciplinato. Oggi tutto sembra molto facile e veloce, soprattutto usando lo smartphone o la playstation. Voglio ricordare un aneddoto personale che per me è stato molto importante. Da giovane quando volevo fare il calciatore mi impegnavo molto, ma come tutti ho avuto i miei infortuni e le mie difficoltà. Sono uscito di casa a quindici anni e non è stato certo facile, pensando poi che mi hanno tenuto fermo per un anno e mezzo. Però c’è una parola che ancora oggi mi porto nel cuore e che mi ha regalato mio padre, un insegnamento di vita per me molto importante e che questa

“Il mio Paese aveva mille e cento abitanti, una chiesa, il campanile e il campo da calcio, non c’era altro. Questo era il nostro unico punto di riferimento. Si giocava al campetto, anche se un po’ malandato, avevamo una gran bella squadra giovanile e degli allenatori che amavamo moltissimo. Ritrovarsi al campo per noi era davvero un momento aggregativo speciale.” sera condivido con tutti voi. Un giorno, in un momento di sconforto, parlai con mio padre su ciò che volevo fare e su ciò che realmente ero in grado di fare, e lui mi disse una parola magica che cambiò completamente la mia motivazione: provaci! Quel “provaci” per me è stato davvero incredibile. Ecco, ai giovani in sala dico di non arrendersi perché la vita vera è fatta di sacrifici, sudore, rispetto e tanto, ma tanto lavoro. Forse con la playstation questi aspetti se vedono un po’ meno». L’idea che ai calciatori professionisti venga imposta un’ora alla settimana sull’uso corretto e consapevole dei social, diciamo di alfabetizzazione digitale, la ritiene un’eresia oppure un esempio utile per altre realtà, come la scuola, la famiglia e il lavoro? «A me piacciono molto le regole e la disciplina, quindi non vedo il problema se un giorno anche i calciatori dovessero sottoporsi a un’ora di alfabetizzazione digitale. Loro i social li usano molto e per questo hanno anche molte responsabilità, soprattutto per ciò che rappresentano. Mi rendo conto che hanno milioni di followers e sono un esempio per moltissimi giovani, e forse proprio per questo potrebbe tornare utile. Se lo sport può servire a tracciare una strada in questo senso ben venga, in fondo dietro un calciatore professionista c’è sempre un essere umano, con tutte le sue forze e le sue fragilità. Non vedo nulla di male in questo, anzi».

Secondo lei quali saranno le nuove sfide che dovranno affrontare le nuove generazioni? Tra playstation, visori 3D e realtà virtuali, lo sport vero sarà ancora attrattivo oppure subirà un contraccolpo? «Personalmente appartengo a una generazione che è cresciuta senza social, playstation e visori 3D. Ho sempre dichiarato di essere per la tecnologia nello sport, però dobbiamo distinguere la tecnologia che aiuta da quella che distrae o peggio ancora illude. Un giovane deve capire da subito che anche se è bravo a giocare alla playstation non significa che ha il talento per diventare un campione affermato sul campo, quello vero. E in questo noi adulti dobbiamo essere bravi a rimarcarlo sempre. Purtroppo però ci sono genitori che spingono i propri figli oltre i loro limiti pretendendo da loro cose esagerate rispetto alla loro età e alle loro reali potenzialità. Per esempio, prendiamo il settore giovanile, se ne vedono di tutti i colori, sembra che tutti i ragazzi oggi debbano diventare i Ronaldo o i Messi della situazione, spinti da genitori o allenatori esaltati che hanno perso il contatto con la realtà. Sono convinto che i giovani di oggi avranno moltissime opportunità da cogliere e sviluppare, ma devono ricordarsi sempre che se vorranno ottenere risultati tangibili dovranno fare molti sacrifici e lavorare sodo. Il mondo di oggi è molto competitivo, per questo serve molta serietà e preparazione. E tutto questo non è certo facile se alla base non c’è un’educazione solida fondata sul lavoro, il rispetto e la fiducia reciproca». TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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PRIMO PIANO / SACHA DALCOL

RADIO, TV, WEB: TESTA E CUORE IN UN NUOVO MAXI-PROGETTO faretti, conduttore di Radio3i, così lui mi propose uno stage estivo. Il passaggio alla tv come professione è avvenuto quando sono entrato nella squadra di Teleticino, con Marco Bazzi direttore dell’informazione».

DAL 2017 È VICEDIRETTORE SIA DI RADIO3I CHE DI TELETICINO. NONOSTANTE LA GIOVANE ETÀ, LA CARRIERA DI SACHA DALCOL È INIZIATA TANTO, TANTO TEMPO FA, FORSE ADDIRITTURA QUANDO ERA IN TERZA ELEMENTARE... DI MANUELA LOZZA

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«I

n terza elementare ci proposero il classico tema “cosa vuoi fare da grande” e io risposi “il giornalista”. Ma in quel momento pensavo alla carta stampata, al classico quotidiano che entrava in casa ogni giorno. Forse questo è stato il mio primo contatto con la fortuna: mio padre aveva vinto l’abbonamento a un giornale e aveva chiesto che la copia arrivasse a nome mio. Io ero molto geloso di quell’oggetto così adulto che però mi apparteneva in modo tanto esplicito, addirittura nominale. Poi c’è stato un secondo incontro con la fortuna che ha influenzato l’inizio della mia carriera professionale. Quando avevo 15 anni, mia madre parlò di questo mio sogno a Boris Pif-

Una cosa che mi stupisce sempre della sua professionalità è la dizione perfetta. Pochi giornalisti in Ticinoe Nord Italia rispettano in modo così puntuale la fonetica del nostro idioma… «Quando avevo 19 anni ho studiato dizione al Centro Teatro Attivo di Milano. La spinta è venuta da alcuni colleghi che avevo allora e che parlavano molto bene, li sentivo ed ero affascinato dalla pulizia e dal senso di autorevolezza che emanava dal loro linguaggio. Il modo in sé, la dizione, dava un tono non soltanto professionale ma ne aumentava la credibilità. Penso che il nostro lavoro sia fatto, oltre che di etica, anche di una certa etichetta, che esista un galateo del giornalismo. E se nella carta stampata i dettami sono altri, per me la dizione in radio e Tv fa parte di queste norme di buon comportamento». Arriviamo a oggi. Sono veramente tanti i progetti che la coinvolgono e il suo doppio ruolo le impone ritmi estremamente serrati. C’è però il senso di soddisfazione a compensare tutto questo impegno? «Certamente sì. Sono molto soddisfatto di come stanno andando le cose sia in Tv che in radio. Ora poi stiamo lavorando a un progetto nuovo, in cui


ho messo personalmente cuore, anima e testa, un progetto in cui credo molto. Ritengo che sia un momento fondamentale per investire energie nel rinnovamento. Avremo un nuovo studio e una nuova linea grafica con l’obiettivo di assicurare un futuro a Teleticino, in un periodo che non è affatto facile per chi fa Tv. E poi ancora vogliamo puntare sulla multimedialità spinta, sia per quanto riguarda il sito che per la radio». A questo proposito, qual è oggi la sua visione dei media? In questo mondo dell’informazione che cambia e in cui trovare la verità per l’utente è sempre più difficile, gli organi di informazione tradizionali avranno comunque il loro spazio? «Io ritengo che proprio per questo i media saranno sempre più necessari,

saranno il baluardo che garantisce la qualità contro le fake news. E se da una parte potrebbe scemare il loro ruolo di dare notizie – visto che di dati ne arrivano a frotte da mille canali saranno sempre più attivi nel delinearsi come bussole. Oggi non c’è più alcuna difficoltà a trovare le informazioni, il difficile per l’utente finale è capire quali siano vere e quali false, quali fonti siano affidabili e quali no. Ecco perché i media hanno il dovere di far dissolvere questa nebbia. Detto questo, non si può far finta di niente rispetto al problema dell’approvvigionamento finanziario. In questo momento è sempre più difficile muoversi in un mercato così frammentato e affollato. La mia opinione è che un’informazione che sia davvero tale, cioè che dica la verità e che sia completamente libera, è un’informazione che costa, di questo penso

“Oggi non c’è più alcuna difficoltà a trovare le informazioni, il difficile per l’utente finale è capire quali siano vere e quali false, quali fonti siano affidabili e quali no. Ecco perché i media hanno il dovere di far dissolvere questa nebbia.”

dovremmo renderci tutti conto. Mi auguro che le testate non diminuiscano, ma che insieme alla costellazione di siti che è nata negli ultimi anni, possano garantire la democrazia. In questi anni poi si è visto come spesso i pronostici si sono rivelati errati. L’esempio lampante è la radio, che è stata data per morta e poi è risorta e io credo che il suo superpotere sia quello di essere ovunque: anche gli altri media devono imparare a viaggiare». Con tutti i progetti che ha in campo su Radio3i e Teleticino, non le chiedo neanche se nel suo futuro vede un cambio di bandiera... «Infatti, sto bene dove sto. In generale è un mestiere bellissimo, se poi hai la possibilità di lavorare in un gruppo come questo, con gente come il nostro direttore Matteo pelli, che ascolta tutti e dà a ognuno la possibilità di crescere, non potresti desiderare di meglio. Io sto benissimo dove sto, perché qui ho la possibilità di mettere in campo tutta la mia professionalità e anche la mia umanità, ho la possibilità di sperimentare, di battere nuove piste».

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GRANDANGOLO / MORENO BERNASCONI

“LIBERTÀ VO CERCANDO CH’È SI CARA”* “IL MODERNO DOMINIO DELLA PUBBLICA OPINIONE È IN FORMA DISORGANIZZATA CIÒ CHE IL SISTEMA EDUCATIVO E POLITICO CINESE È IN FORMA ORGANIZZATA; E SE L’INDIVIDUALITÀ NON RIUSCIRÀ A FARSI VALERE CONTRO QUESTO GIOGO, L’EUROPA, NONOSTANTE IL SUO NOBILE PASSATO, TENDERÀ A DIVENTARE UN’ALTRA CINA”. QUEST’AFFERMAZIONE DI JOHN STUART MILL È STATA FATTA NEL 1859, MA È DI STRAORDINARIA ATTUALITÀ. DI MORENO BERNASCONI

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el suo saggio On liberty, il grande pensatore liberale inglese, pioniere anche della lotta per la parità dei sessi e la parità dei diritti politici, denunciava – riprendendo e discutendo in modo fecondo le tesi già contenute nella Democratie en Amérique di Alexis de Tocqueville del 1835-41 – i pericoli di deriva della “dittatura della maggioranza” e della “dittatura dell’opinione”. In modo assai profetico, Stuart Mill rilevava che in un mondo in cui «la gente legge le stesse cose, vede le stesse cose, va negli stessi posti, spera e teme le stesse cose e ha le medesime libertà e diritti… dove l’opinione pubblica esercita una crescente influenza sullo Stato e sparisce progressivamente dalle menti degli uomini politici l’idea stessa di opporsi alla volontà pubblica (la volontà delle masse) il non conformismo degli individui perde qualsiasi sostegno sociale.

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Scompare cioè qualsiasi consistente potere sociale che sia interessato ad assumersi la protezione di opinioni diverse da quelle del grande pubblico». La conclusione allarmante che egli tirava era la seguente: «Se si aspetta a resistere fino a quando la vita non sarà quasi completamente ridotta ad un solo tipo uniforme, ogni deviazione da esso finirà coll’essere considerata empia, immorale, persino mostruosa e contro natura». Per Stuart Mill il principio fondamentale della libertà di pensiero viene vanificato se non viene garantita attivamente la libertà di opinione, “di parola e di scrittura” e anche di associazione, la quale permette a chi la pensa diversamente di riunirsi e di manifestare democraticamente. E anche se le diverse opinioni - indipendentemente dal fatto che siano maggioritarie o minoritarie - non vengono confrontate e discusse. Come si vede, siamo al cuore di problemi che attana-

gliano in modo stringente le nostre società contemporanee, contrassegnate da un uso spregiudicato dei meccanismi di manipolazione dell’informazione da parte di campi avversi, le cosiddette fake news, nonché da quello che con un’espressione troppo edulcorata oggi viene definito il “politicamente corretto”. Tutto questo in svariati ambiti: le cause e le conseguenze del riscaldamento climatico, le affermazioni e previsioni rosee o catastrofiche dell’economia, la sovrappopolazione, le migrazioni e la discussione sui diritti del nascituro, per fare solo alcuni esempi. Per Stuart Mill, come già per Tocqueville, il nome corretto del “politicamente corretto” - quando sfocia nell’intolleranza - è “dittatura dell’opinione”. «Io nego il diritto del popolo ad esercitare questa coercizione - sottolinea in modo energico - sia da solo, sia mediante il proprio Governo. Governo che è altrettanto dannoso o for-


GRANDANGOLO / MORENO BERNASCONI

se più dannoso quando lo si esercita seguendo l’opinione pubblica che contro di essa. Se tutti gli uomini meno uno avessero la stessa opinione - conclude - non avrebbero più diritto di far tacere quell’unico individuo di quanto non ne avrebbe lui di far tacere, avendone il potere, l’umanità». Fermo restando che «la società è giustificata a proteggersi intervenendo sulla libertà d’azione di chiunque reca danno altrui… non si può tuttavia costringere qualcuno a fare o a non fare qualcosa perché si ritiene che sia meglio per lui o perché, nell’opinione altrui o della maggioranza è opportuno o perfino giusto. Questi sono buoni motivi per discutere, protestare, ma non per punirlo in nessun modo qualora si comportasse diversamente. Perché la costrizione o la punizione siano giustificate, l’azione da cui si desidera distoglierlo deve essere intesa a causar danno a qualcun altro». Il pensatore liberale cita due figure che hanno segnato profondamente la civiltà occidentale, come portatori di valori fondamentali per l’individuo/la persona umana eppure sono stati condannati: Socrate e Gesù Cristo. Per cosa sono stati messi a morte? Per dei delitti di opinione. Socrate, che ha introdotto il pensiero interrogativo sull’uomo e le cose e ispirato Platone e Aristotele ed è quindi un caposaldo della filosofia occidentale, «fu messo a morte dai suoi concittadini per empietà e immoralità. Empietà, perché negava gli dei riconosciuti dallo Stato; immoralità perché – affermò l’accusa – traviava i giovani». «Gesù Cristo fu mandato ignominiosamente a morte perché accusato di aver bestemmiato». Il metodo con cui è opportuno affrontare la diversità delle opinioni è quello del confronto dialettico e della discussione razionale e non l’imposizione e la censura. Il pensiero moderno deve molto alla dialettica socratica illustrata nei Dialoghi di Platone ma addirittura anche alle discussioni scolastiche medievali che permettevano all’allievo

dovendo argomentare e rendere ragione -, di capire le idee proprie e quelle dell’altro. «È nell’interesse della società farlo. Un’opinione va difesa dagli attacchi pubblici della maggioranza non perché è vera, ma perché è importante per la società il fatto stesso che essa esista». Per quale motivo? «Molto spesso le idee contrastanti non sono una vera e l’altra falsa, ma contengono entrambe una parte di verità e l’opinione dissidente è necessaria per integrare la tesi più generalmente accettata con ciò che le manca». E che permette il vero progresso. La discussione razionale e circostanziata è sempre necessaria, anche perché «l’opinione che si cerca di sopprimere d’autorità può forse essere vera. Naturalmente, coloro che desiderano sopprimerla ne negheranno la verità: ma non sono infallibili. Ogni soppressione della discussione è una presunzione di infallibilità» ammonisce Stuart Mill . Il suo monito è prezioso – a fortiori in un mondo come quello odierno contrassegnato da una grande complessità a tutti i livelli - poiché la presunzione di infallibilità fa a pugni anche con la ricerca scientifica, che quando è rigorosa è sempre umile e refrattaria ad assegnare una patente di verità indiscussa in forza di una maggioranza di pareri espressi in un dato momento e in un dato contesto. Purtroppo, nel secolo della negazione delle Verità assolute in filosofia e in teologia (ma magari nel solco acritico di uno sbrigativo scientismo ideologico) c’è chi approfitta strumentalmente di risultati scientifici anche parziali per zittire ogni dissidenza. Qualcuno osserverà che rispetto al passato di cui scrivono Tocqueville e Stuart Mill, la dittatura odierna della maggioranza e dell’opinione non produce effetti tanto devastanti: nell’epoca dei diritti dell’uomo non si condanna a morte qualcuno per dei delitti di opinione come ai tempi di Socrate, dell’imperatore Marco Aurelio o dell’Inquisizione. Sarei prudente nel

giudicare con troppa enfasi positiva un’epoca in cui il potere del controllo sociale grazie alle tecnologie digitali è smisurato e invasivo come mai nella storia e - attraverso i social media - la gogna planetaria, l’odio razziale, religioso e sociale e la pressione delle masse su politica e giustizia è senza precedenti. Ricordiamoci poi non solo della barbarie della Shoa, ma che ancora cinquant’anni fa, nell’Est europeo comunista, nei Gulag e nelle cliniche psichiatriche sovietiche i dissidenti e i cristiani venivano considerati dei pazzi cui occorreva fare il lavaggio del cervello. Esattamente come oggi, nello Xinjang, la Cina considera dei pazzi da guarire - dopo aver separato i figli dalle madri e dai padri e averli rinchiusi in campi di rieducazione - il milione di Uiguri di fede musulmana che popolano quella regione. Resto convinto che il saggio di Stuart Mill sulla libertà sia di stretta attualità e meriti di essere meditato. Soprattutto in un’epoca come la nostra, in cui i valori universali che hanno tenuto assieme l’unità della persona e dell’individuo (non per decreto, ma per formazione umanistica, filosofica o evangelica) e che ne costituivano la forza di resistenza ideale e reale contro le dittature sono andati indebolendosi considerevolmente. Non in Cina; in Europa. *Dante Alighieri

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LAC

NEI PROSSIMI MESI IL CENTRO CULTURALE LAC LUGANO ARTE E CULTURA COSTITUIRÀ IL PALCOSCENICO DI UN FELICE RITORNO E DI DUE NOVITÀ CHE COINVOLGONO I PRINCIPALI ATTORI E PROMOTORI DELLA MUSICA ATTIVI SUL TERRITORIO TICINESE.

PRIMAVERA IN MUSICA

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er il terzo anno consecutivo tornano nella rassegna LuganoMusica i Concerti di Pasqua, con l’Orchestra Mozart che quest’anno si presenta sotto la guida del suo nuovo direttore, Daniele Gatti. A Pentecoste l’Orchestra della Svizzera italiana e la celebre violoncellista Sol Gabetta stupiranno il pubblico con la prima edizione del Festival di Pentecoste OSI & Sol Gabetta, coprodotto dal LAC. L’artista svizzero-argentina sarà pre-

sente in veste di solista con l’orchestra e in formazioni cameristiche e avrà la responsabilità e la direzione artistica del festival. L’orchestra di casa sarà poi la protagonista dell’opera lirica La traviata di Giuseppe Verdi. Il capolavoro verdiano che vedremo a Lugano si avvale della regia di Henning Brockhaus, delle scene di Josef Svodoba ed è qui diretta dal Maestro Markus Poschner alla testa dell’OSI, del Coro della Radiotelevisione Svizzera e di un cast di interpreti eccellenti.

CONCERTI DI PASQUA I CONCERTI DI PASQUA SONO UN APPUNTAMENTO IMPERDIBILE DEL CALENDARIO CULTURALE DELLA CITTÀ, IN GRADO DI ATTRARRE PUBBLICO E VISITATORI DA TUTTA EUROPA. Orchestra Mozart ©LAC Lugano Arte e Cultura

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opo tre straordinarie edizioni in compagnia di Bernard Haitink, uno dei più grandi direttori al mondo, l’Orchestra Mozart, fondata da Claudio Abbado, torna in residenza a Lugano e si presenta quest’anno sotto la guida di Daniele Gatti, bacchetta prestigiosa sul podio delle migliori orchestre internazionali, con un programma di concerti che è un vero e proprio festival musicale, dal 10 al 15 aprile 2020. Due sono gli appuntamenti sinfonici imperdibili: il primo, la domenica di Pasqua, 12 aprile alle ore 17, presenta il Triplo concerto di Beethoven, capolavoro di rarissimo ascolto che richiede tre solisti di livello eccezionale quali sono Raphael Christ al violino, Gabriele Geminiani al violoncello e Andrea Lucchesini al pianoforte. Daniele Gatti

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lo accosta a due splendide ouverture: Coriolano e Leonore 3, uno dei lavori più vari e avvincenti in campo sinfonico, scritto originariamente da Beethoven per l’opera Fidelio. In mezzo c’è la Prima Sinfonia di Prokof’ev: musica limpida, di una trasparente semplicità ma di eccezionale modernità. Anche il secondo concerto, mercoledì 15 aprile alle ore 20.30 (presentazione alle ore 19.30) si muove sul confine tra classicismo e neoclassicismo: da una parte l’Ouverture da Don Giovanni e la Sinfonia di Praga di Mozart, creazioni tra le più conosciute del genio di Salisburgo, dall’altra la Sinfonia in do di Stravinskij; l’autore di pagine epiche come La Sagra della Primavera, l’Uccello di fuoco, qui abbandona le tendenze avanguardiste e mostra la sua passione per le forme classiche e barocche. Gli appuntamenti collaterali rivelano lo


scopo della residenza artistica, quello di far vivere al pubblico tanti momenti in compagnia degli artisti e dei membri dell’orchestra, tra i musicisti più richiesti d’Europa. I due concerti da camera seguono ancora il fil rouge già tracciato dai concerti sinfonici: i solisti dell’Orchestra eseguono il Settimino per fiati e archi in mi bemolle maggiore di Beethoven venerdì 10 aprile, alle ore 12 nella Hall del LAC (ingresso libero), e affiancano il pianista Andrea Lucchesini nel Quartetto in sol minore di Mozart e nel Quintetto di Prokof’ev per il concerto di martedì 14 aprile. La prova aperta diretta dal Maestro Daniele Gatti, sabato 11 aprile, alle ore 17.45 – riservata agli abbonati LuganoMusica e ai detentori del biglietto del concerto di Pasqua – è invece l’occasione per conoscere da vicino il nuovo direttore, capire il suo ruolo e assistere al “dietro le quinte” di un concerto. La formula di successo con quattro concerti e gli incontri gratuiti del ciclo “Caffé degli Artisti”, dall’11 al 15 aprile, le introduzioni all’ascolto e la prova aperta, proiezioni di film e conferenze trasformano il LAC in un centro vivo di cultura. Il programma completo è disponibile sul sito luganomusica.ch Orchestra Mozart ©LAC Lugano Arte e Cultura

VENERDÌ 10 APRILE ORE 12.00 LAC, Hall

DOMENICA 12 APRILE ORE 19.00 LAC, Caffè degli Artisti

Musica da camera con i Solisti dell’Orchestra Mozart

Andrea Lucchesini: Il mio Beethoven

Ludwig van Beethoven Settimino per fiati ed archi in mi bemolle maggiore, op. 20

MARTEDÌ 14 APRILE ORE 19.00 LAC, Caffè degli Artisti

SABATO 11 APRILE ORE 16.00 LAC, Caffè degli Artisti Giovanni Gavazzeni: Beethoven e i suoi sostenitori In italiano / In deutscher Sprache SABATO 11 APRILE ORE 17.15 LAC, Sala Teatro

MARTEDÌ 14 APRILE ORE 20.30 LAC, Teatrostudio Musica da camera con i Solisti dell’Orchestra Mozart Andrea Lucchesini, pianoforte Solisti dell’Orchestra Mozart

Prova aperta* * Riservata agli abbonati LuganoMusica e ai detentori del biglietto del concerto di Pasqua

Wolfgang Amadeus Mozart Quartetto per archi e pianoforte n. 1 in sol minore, K 478

DOMENICA 12 APRILE ORE 17.00 LAC, Sala Teatro

Igor Stravinskij Tre Pezzi per quartetto d’archi

Orchestra Mozart Daniele Gatti, direttore Raphael Christ, violino Gabriele Geminiani, violoncello Andrea Lucchesini, pianoforte

Sergej Prokof’ev Quintetto in sol minore, Op. 3

Ludwig van Beethoven Ouverture da Coriolano in do minore op. 62

Il Classico e il Neoclassico

Ludwig van Beethoven Concerto per pianoforte, violino e violoncello in do maggiore, op. 56 Triplo concerto

GLI APPUNTAMENTI DEI CONCERTI DI PASQUA

Film su Claudio Abbado Relatore: Gaston Fournier-Façio

MERCOLEDÌ 15 APRILE ORE 19.00 LAC, Caffè degli Artisti

MERCOLEDÌ 15 APRILE ORE 19.30 LAC, Sala Refettorio Presentazione del concerto MERCOLEDÌ 15 APRILE ORE 20.30 LAC, Sala Teatro

Sergej Prokof’ev Sinfonia n. 1 in re maggiore, op. 25 Sinfonia Classica

Orchestra Mozart Daniele Gatti, direttore

Ludwig van Beethoven Leonore n. 3, ouverture in do maggiore, op. 72b

Wolfgang Amadeus Mozart Ouverture da Don Giovanni, K 527 Sinfonia n. 38 in re maggiore, K 504 Praga Igor’ Stravinskij Sinfonia in do


LAC

FESTIVAL DI PENTECOSTE 01

artisti insieme, per la gioia di condividere sul palcoscenico opere amatissime e modi inediti di fare musica. Il Triplo concerto sarà messo in relazione con altri capolavori di questo periodo straordinario della storia della musica: il Concerto n. 4 per pianoforte e quello per violino sempre di Beethoven, accanto ad opere meno conosciute dell’epoca. Nel secondo concerto, la sera del 31 maggio, opere più tardive di Rossini e Brahms, tra cui il Doppio concerto per violino e violoncello. Inoltre, la domenica mattina e il pomeriggio del Lunedì di Pentecoste, nella hall del LAC e nell’attigua Chiesa di Santa Maria degli Angioli sono previsti un concerto di musica da camera e due concerti dedicati al repertorio barocco italiano. Per realizzare questo ambizioso programma, l’OSI ha offerto a Sol Gabet-

LA COLLABORAZIONE FRA L’ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA COL SUO DIRETTORE PRINCIPALE MARKUS POSCHNER E LA CELEBRE VIOLONCELLISTA SOL GABETTA CONSENTE DI PROPORRE AL PUBBLICO UN CONCETTO TUTTO NUOVO DI FESTIVAL MUSICALE DEDICATO PRINCIPALMENTE ALLA MUSICA SINFONICA. 01 Sol Gabetta Ph: ©David Maupile 02 Markus Poschner Ph: ©Heitmann 03 Orchestra della Svizzera italiana

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ol Gabetta sarà la direttrice artistica (curatore il partner Balthazar Soulier) di un progetto che si annuncia particolarmente ricco di novità, che il pubblico scoprirà nel corso dei due concerti principali, le sere di sabato 30 maggio e di domenica 31. Il cartellone mette al centro alcune delle pagine concertistiche più conosciute di Ludwig van Beethoven, nel 250esimo della nascita: in particolare il suo unico Triplo concerto per violino, violoncello e pianoforte, per il quale Sol Gabetta ha invitato a esibirsi a Lugano alcuni suoi amici, interpreti di primo piano a livello mondiale, come l’intensa violinista norvegese Vilde Frang e il poliedrico pianista di origini sudafricane Kristian Bezuidenhout. Tre grandi 02

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ta un periodo di prove con l’orchestra più lungo del solito: la violoncellista, un po’ come per le produzioni operistiche, ha scelto di immergersi insieme all’OSI e al suo direttore Markus Poschner in questo lungo lavoro preparatorio, per elaborare tutti insieme nuove idee musicali ai massimi livelli dell’interpretazione. L’idea è quella di far evolvere piano piano le forme di esecuzione di un tradizionale concerto di musica classica e, di conseguenza, le modalità con cui il pubblico ne fruisce, fino a creare a Lugano un modo originale di produrre e ascoltare musica. Oggi, sembra suggerire Sol Gabetta, con la diffusione capillare delle registrazioni a tutti i livelli (web compreso), assistere a un concerto dal vivo deve poter essere qualcosa di diverso: la sfida è creare un concerto unico, per e con l’OSI e con il suo pubblico. E il Festival di Pentecoste con l’Orchestra della Svizzera italiana è un ambiente di sperimentazione ideale, visto che quella dal 30 maggio al 1. giugno 2020 sarà solo la prima edizione, mentre nel 2021 e 2022 ne seguiranno altre due, sempre con l’OSI e sempre in una regione, quella a sud delle Alpi, che per vocazione è terra di passaggio, quindi luogo di incontro fra culture. Sol Gabetta intende portare avanti negli anni questo “laboratorio musicale”. L’artista ci invita a una sorta di viaggio, per indagare insieme al pubblico il ruolo odierno dell’interprete: un viaggio in cui si darà particolare risalto alla dimensione scenica, quasi teatrale della musica, per sua natura effimera. E il pubblico stesso avrà un ruolo sempre più ampio, per rendere ogni concerto davvero magico: la sfida, per Sol Gabetta, sarà come risvegliarlo, sorprenderlo, coinvolgerlo, per vivere e riscoprire insieme un repertorio musicale che altrimenti a lungo andare correrebbe il rischio di essere confinato in un museo. Il programma completo è disponibile sul sito luganolac.ch

GLI APPUNTAMENTI OSI&SOL GABETTA Orchestra della Svizzera italiana Direttore, Markus Poschner Solisti, Sol Gabetta, Vilde Frang, Kristen Bezuidenhout

SABATO 30 MAGGIO ORE 20.30 LAC, Sala Teatro Ludwig van Beethoven Coriolano ouverture Ludwig van Beethoven Concerto per violino Ludwig van Beethoven Le creature di Prometeo estratti Ludwig van Beethoven Triplo concerto DOMENICA 31 MAGGIO ORE 11.00 LAC, Hall Franz Schubert, Quintetto per archi con Sol Gabetta e musicisti dell’OSI DOMENICA 31 MAGGIO ORE 20.30 LAC, Sala Teatro Lorenzo Cherubini Les deux journées ouverture Ludwig van Beethoven Concerto per pianoforte n.4 Gioachino Rossini Guglielmo Tell ouverture Johannes Brahms Doppio concerto Ludwig van Beethoven Triplo concerto LUNEDÌ 1. GIUGNO ORE 15.00 E 17.00 Chiesa di Santa Maria degli Angioli Musiche di Bach, Boccherini e Vivaldi

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LAC

LA TRAVIATA 02

LA GRANDE LIRICA TORNA AL LAC DAL 17 AL 24 GIUGNO CON IL CAPOLAVORO DI GIUSEPPE VERDI, SONO QUATTRO LE REPLICHE PREVISTE DE LA TRAVIATA IN UN ALLESTIMENTO LA CUI FAMA È ORMAI LEGGENDA

C 01-03 La traviata ©Macerata Opera Festival Ph: ©Tabocchini

oncepita nel 1992 allo Sferisterio di Macerata e da allora rappresentata in tutto il mondo, l’opera in programma a Lugano si avvale della regia di Henning Brockhaus, delle scene del compianto Josef Svoboda, ed è qui diretta dal Maestro Markus Poschner alla testa dell’Orchestra della Svizzera italiana, del Coro della Radiotelevisione svizzera e di un cast di interpreti eccellenti come Olga Peretyatko, Airam Hernández e Giovanni Meoni. Un allestimento illuminante che si completa grazie ai costumi di Giancarlo Colis e alle coreografie di Valentina Escobar.

Se l’opera rossiniana inaugurò la scorsa stagione artistica, La traviata di Giuseppe Verdi chiuderà quella di quest’anno; un collegamento ideale tra due lavori che delineano l’inizio di quella che diventerà una consuetudine della programmazione artistica del LAC che di anno in anno, alternerà la produzione e l’ospitalità di un’opera lirica. Un risultato importante, raggiunto grazie alla fattiva collaborazione e alla sinergia produttiva di LAC, LuganoMusica e OSI. Dirige il capolavoro verdiano, il Maestro Markus Poschner, direttore principale dell’OSI: «La traviata è l'opera più toccante ed emozionante della storia della musica. Mettere in scena a Lugano questo capolavoro con un cast di livello mondiale sarà un’esperienza indimenticabile e unica. Con la straordinaria OSI troveremo un nostro nuovo modo di far rivivere l'incredibile radicalità e modernità di questa musica. Ve lo posso promettere fin d’ora». Lo spettacolo, internazionalmente noto come La traviata degli specchi, indaga il sottile confine tra la natura inti01


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ma e delicata di Violetta e la sua immagine pubblica per mezzo di uno specchio gigante. Questa soluzione scenica creata da Svoboda, grande scenografo e rivoluzionario del teatro, riflette ciò che accade sul palcoscenico, moltiplicandone i punti di vista, amplificandone le scene e invitando il pubblico a scrutare le vicende di Violetta e Alfredo, fino a divenirne parte. «Dal punto di vista della scenografia – ha dichiarato Henning Brockhaus,– l’unico impianto fisso è un enorme specchio davanti al muro che da un lato limita e concentra l’azione su un punto focale, dall’altra funziona come rispecchiamento e straniamento della verità di un dramma che è tale in quanto riflette per l’ennesima volta il sacrificio di una creatura quale esito tragico del voyeurismo erotico maschile. (…) La metodologia registica è dichiaratamente “epica” secondo il modello brechtiano: davanti al pubblico viene raccontata una storia materialmente costruita in tempo reale, figuranti e coristi entrano in azione portando con sé ciò che serve

e dimostrando apertamente la scena. Questo perché ci interessano le situazioni, i sentimenti, gli atteggiamenti e il loro modificarsi (…) Oltre a raccontare la storia, raccontiamo anche quello che non è scritto, né con le parole né con la musica (…). Lo specchio in questo senso funziona alla perfezione come attrattore di realtà offrendo nel contempo una molteplicità di prospettive». L’importante cast vedrà protagonisti per i ruoli principali il soprano Olga Peretyatko nel ruolo di Violetta Valéry – già seducente Violetta ne La traviata al Mariinskij di San Pietroburgo –, il tenore Airam Hernández nel ruolo di Alfredo e il baritono Giovanni Meoni in quello di Giorgio Germont. Inoltre Sofia Tumanyan veste i panni di Flora Bervoix, Michela Petrino interpreta Annina, Lorenzo Izzo dà la voce a Gastone, Visconte di Létorières, Davide Fersini è il barone Douphol, Laurence Edgar il marchese d’Obiginy e Alessandro Spina il dottor Grenvil. Il programma completo è disponibile sul sito luganolac.ch

GLI APPUNTAMENTI LA TRAVIATA MERCOLEDÌ 17 GIUGNO ORE 20.30 LAC, Sala Teatro VENERDÌ 19 GIUGNO ORE 20.30 LAC, Sala Teatro DOMENICA 21 GIUGNO ORE 20.30 LAC, Sala Teatro MERCOLEDÌ 24 GIUGNO ORE 20.30 LAC, Sala Teatro

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I CAPOLAVORI DELLA COLLEZIONE EMIL BÜHRLE DAL 15 MARZO AL 30 AGOSTO 2020, IL MUSEO D’ARTE DELLA SVIZZERA ITALIANA PRESENTA AL LAC UNA SELEZIONE DI CAPOLAVORI DELLA COLLEZIONE EMIL BÜHRLE, TRA LE PIÙ PRESTIGIOSE RACCOLTE PRIVATE AL MONDO.

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analetto, Cézanne, Corot, Degas, Delacroix, Gauguin, Guardi, Manet, Modigliani, Monet, Renoir, Strozzi, Van Gogh. Questi i protagonisti della mostra, curata dal direttore del MASI Tobia Bezzola, che presenta una selezione di opere straordinarie del XIX e XX secolo provenienti dalla Collezione Emil Bührle. Costituita tra il 1936 e il 1956 dall’imprenditore Emil Bührle, essa rappresenta uno dei nuclei di opere del movimento impressionista francese più importanti al mondo. L’esposizione offre la possibilità di ammirare nuclei

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di dipinti di Manet, Degas, Monet e Cézanne, relativi alle varie fasi della loro produzione artistica. Esemplare in questo senso è la scelta di opere di Claude Monet che ne scandisce le tappe salienti del percorso biografico e artistico: il paesaggio dipinto en plein air di Champ de coquelicots près de Vétheuil (1879 ca.), località in cui l’artista si rifugia per sfuggire ai problemi economici che lo affliggono, si rivela il luogo ideale per sperimentare la pittura en plein air e raggiungere una piena autonomia espressiva nelle pennellate; Le jardin de Monet a Giverny (1895) ne testimonia la ritrovata serenità familiare ed economica; Waterloo Bridge (1899-1901), nelle tonalità fredde dei blu e dei gialli, testimonia l’influenza di Turner e Whistler, le cui opere Monet scopre durante i soggiorni londinesi; Le bassin aux nymphéas, reflets verts (1920– 1926), tela rivoluzionaria in cui decade totalmente la gerarchia fra le varie parti del dipinto, stabilisce un’anticipazione pittorica all’astrazione lirica e all’espressionismo astratto. Dipinti che raccontano l’importanza di Monet non solo in quanto figura di riferimento per il movimento impressionista ma anche come fonte di ispirazione per le generazioni successive. Le intuizioni compositive e cromatiche degli Impressionisti trovano terreno fertile nelle sperimentazioni pittoriche dei pittori piú giovani e la loro influenza diviene tangibile nei capolavori di Gauguin, Van Gogh e Modi-


gliani: nell’annullamento dei piani geometrici e nelle vivide tonalità di Gauguin, nelle armonie cromatiche che stravolgono il realismo compositivo di Van Gogh e nell’anatomia geometrizzata del nudo femminile di Modigliani. Originario della Germania, dove nasce nel 1890, Emil Bührle si stabilisce in Svizzera nel 1924. Dal 1936 si dedica al collezionismo, mostrando un chiaro interesse per i lavori della corrente impressionista e postimpressionista, riuscendo ad aquisire, oltre alle opere iconiche sopracitate, capolavori quali La petite Irène di Renoir (1880), Le Garçon au gilet rouge (1888-1890) di Cézanne e Danseuses au foyer (1889 ca.) e la figura bronzea della Petite danseuse de quatorze ans (18801881) di Degas, tutte presenti in mostra. Attorno a questo nucleo impressionista, che costituisce il fulcro della Collezione, Bührle raccoglie un insieme di lavori per un totale di quasi 600 opere, che spaziano dalla scultura medievale al Cubismo. Le opere selezionate, unitamente ad una serie di documenti esposti nella sezione introduttiva, illustrano i rapporti e le trattative intrattenuti da Bührle con i mercanti d’arte e i principi secondo i quali è stata formata la sua stupefacente raccolta: da un lato la volontà di mettere in relazione l’arte moderna con i risultati più alti della pittura europea dei secoli precedenti – rappresentati in mostra

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da capolavori di Canaletto, Strozzi, Delacroix e Corot – dall’altro l’impegno di documentare in maniera esaustiva il percorso dei protagonisti dell’arte moderna. La mostra sottolinea così l’idea di collezionismo “illuminato”, volto a sottolineare le relazioni indissolubili tra passato e presente, illustrando il contributo di ciascun pittore alla storia dell’arte e le corrispondenze esistenti tra movimenti artistici di epoche diverse. masilugano.ch

01 Paul Cézanne Le Garcon au gilet rouge 1888-90 Ph: ©SIK-ISEA, Zürich (J.-P. Kuhn) 02 Paul Gauguin Idylle à Tahiti 1901 Ph: ©SIK-ISEA, Zürich (J.-P. Kuhn) 03 Pierre-Auguste Renoir Irène Cahen d’Anvers 1888 Ph: ©Peter Schälchli/ Schmidt, Zürich 04 Claude Monet Champ de coquelicots près de Vétheuil 1879 Ph: ©Schälchli/Schmidt, Zürich

ESPOSIZIONI IN CORSO E FUTURE FINO AL 14 GIUGNO 2020 Shunk-Kender. L’arte attraverso l’obiettivo (1957-1983) MASI, sede Palazzo Reali DAL 27 MARZO AL 14 GIUGNO 2020 A Collection in Progress Collezione Giancarlo e Danna Olgiati DAL 5 APRILE AL 2 AGOSTO 2020 PAM Paolo Mazzuchelli. Tra le ciglia MASI, sede LAC DAL 22 APRILE AL 17 MAGGIO 2020 Bally Artist of the Year Award MASI, sede Palazzo Reali DAL 31 MAGGIO AL 29 NOVEMBRE 2020 Nicolas Party MASI, sede LAC

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CULTURA / MUSEO DELLE CULTURE DI LUGANO

L’ARTE DEI CACCIATORI DI TESTE

L LA NUOVA GRANDE ESPOSIZIONE TEMPORANEA DEL MUSEO DELLE CULTURE (FINO AL 17 MAGGIO 2020) È DEDICATA ALL’ARTE E ALLA CULTURA MATERIALE DEI DAYAK DEL BORNEO ED È FRUTTO DELLA RICERCA PLURIENNALE CONDOTTA DAL MUSEC, IN COLLABORAZIONE CON PARTNER SCIENTIFICI INTERNAZIONALI. SI TRATTA DI UNA DELLE MAGGIORI ESPOSIZIONI AL MONDO MAI REALIZZATE SU QUESTO TEMA E SENZ’ALTRO LA PIÙ AMPIA DEGLI ULTIMI QUARANTACINQUE ANNI.

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a mostra e il libro riccamente illustrato che la accompagna (Arte dayak di Paolo Maiullari, Culture Arts&Books, Lugano 2019, pp. 296) sono il coronamento di un percorso di ricerca, valorizzazione e accrescimento delle collezioni del MUSEC di arte del Borneo, avviato una quindicina di anni fa e che ha già portato alla realizzazione di esposizioni e pubblicazioni, come pure ad azioni di cultural diplomacy in sinergia con le autorità indonesiane. Le 170 opere esposte sono state prodotte per la maggior parte tra l’inizio dell’Ottocento e la metà del Novecento e provengono sia dalle collezioni del MUSEC, sia da altri quattro musei etnologici svizzeri (Basilea, Berna, Neuchâtel e Zurigo) e da collezioni private svizzere ed europee. Sono rappresentative dei maggiori generi di arte dayak diffusi in Occidente: sculture monumentali di legno, maschere, bastoni magici da caccia, pagaie, armi da guerra, tessuti, ornamenti per il cor-

po, indumenti, crani-trofeo, matrici da tatuaggio, porta-neonati, elementi architettonici, strumenti musicali, giare e oggetti di cultura materiale intrecciati e decorati. L’esposizione occupa le 14 sale del primo e del secondo piano di Villa Malpensata. Due sono i temi principali del percorso espositivo, che si articola in undici sezioni tematiche. La prima parte della mostra si sofferma sull’incontro tra le popolazioni Dayak e l’Occidente, che ha dato avvio alla ricerca etnografica e all’interesse collezionistico e ha influenzato la maniera occidentale di guardare al Borneo e ai suoi abitanti nativi. La seconda parte della mostra, proponendo un cambio di prospettiva, accompagna progressivamente il visitatore alla scoperta dei significati e dei valori propri delle opere esposte, in cui si esprime la relazione tra gli uomini, le divinità e i fenomeni naturali di una delle ultime terre ignote del pianeta.


CULTURA / MUSEO DELLE CULTURE DI LUGANO

Le spedizioni scientifiche e militari che, a partire dalla fine del Settecento, si spinsero nell’entroterra della più vasta isola indonesiana dovettero fare i conti sia con le impegnative vie d’accesso, sia con i bellicosi popoli che difendevano il proprio territorio. È a partire da tali dure esperienze che si delineò nell’immaginario occidentale una doppia percezione dell’isola: da un lato, le lussureggianti foreste primordiali e l’incontaminata bellezza della sua natura, che rimandavano all’idea di una primordiale età dell’oro e, dall’altro, i nativi Dayak, rappresentati nella letteratura e nell’iconografia del tempo come crudeli cacciatori di teste. Una percezione distorta e limitata della tradizione culturale dayak, che riguardò anche gli oggetti prodotti dalle popolazioni locali, considerati per lo più alla stregua di feticci e oggetti «primitivi». La conoscenza veicolata dai musei etnologici europei e americani e le ricerche etnografiche sul campo hanno progressivamente contribuito a descrivere più accuratamente e a comprendere la cultura e l’arte del Borneo. Una conoscenza che per lungo tempo è però rimasta confinata nella cerchia ristretta degli specialisti e che ha intaccato solo in parte, nell’immaginario occidentale, la visione delle popolazioni native e della loro arte. Se avvicinata con altri occhi ed esplorata nelle sue moti-

vazioni profonde, la produzione artistica rivela invece la sorprendente profondità socio-culturale e la maestria dei popoli che l’hanno prodotta. L’interesse del Museo delle Culture per l’arte del Borneo nasce con il richiamo che l’arte di tale parte di mondo esercitò su Serge Brignoni, la cui collezione rappresenta il nucleo fondante del Museo. Come molti artisti delle Avanguardie della sua generazione, la passione collezionistica dell’artista ticinese fu da sempre orientata verso le arti tradizionali dei Mari del Sud. Tra queste, Brignoni fu particolarmente attratto dalle grandi sculture di legno provenienti dalle aree indonesiane del Borneo:

sommità di pali cerimoniali che raffigurano figure antropomorfe dal notevole impatto espressivo, accentuato dall’azione degli agenti climatici che avevano intagliato e scavato il legno. Il legame personale con questo particolare genere di opere spiega forse perché Brignoni, al momento della donazione alla Città di Lugano, abbia deciso di conservare per sé quattordici sculture del Borneo. In un secondo momento, Brignoni le donò al Kunstmuseum di Berna che nel 2018 le ha a sua volta cedute al MUSEC, il quale può oggi vantarsi di possedere a livello internazionale la più ampia e importante collezione di sculture monumentali del Borneo.

MUSEC – MUSEO DELLE CULTURE Villa Malpensata, Riva Caccia 5 Via G. Mazzini 5 (ingresso dal parco) +41 (0)58 866 69 60 nfo@musec.ch www.musec.ch TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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CULTURA / EDWARD HOPPER

IL PITTORE DELL’ATTESA DI RUDY CHIAPPINI

È UN SALTO A RITROSO NELL’AMERICA PIÙ VERA E DISINCANTATA QUELLO PROPOSTO FINO AL 17 MAGGIO DALLA FONDATION BEYELER DI RIEHEN, CHE DEDICA UN’AMPIA RETROSPETTIVA A EDWARD HOPPER, IL PITTORE CHE PIÙ DI TUTTI HA SAPUTO RENDERE I LUOGHI, LA MEMORIA E SOPRATTUTTO LE ENIGMATICHE E SUBLIMI ATMOSFERE DI UNA NAZIONE E DI UN POPOLO.

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a grande popolarità di Hopper, considerato il migliore pittore realista americano del XX secolo, deriva dal suo stile assolutamente personale ma soprattutto dal suo atteggiamento verso i soggetti ritratti. Hopper è stato definito, in parte giustamente, “il pittore della solitudine”. Sarebbe tuttavia più opportuna un’altra definizione: “pittore dell’attesa”. I protagonisti dei suoi quadri sono certamente soli e mostrano di sentirsi tali anche quando hanno qualcuno accanto. Ma per quanto ciò sia vero, nei loro sguardi e nei loro atteggiamenti, si coglie un senso di sospensione. Come in Cap Cod Morning (1950), gli uomini e le donne di Hopper aspettano che accada qualcosa, che un avvenimento intervenga nella loro vita, magari per cambiarla oppure addirittura per stravolgerla. E certamente non a caso sono spesso immaginati in luoghi di passaggio. Sono persone in transito, in cerca di radici, di stabilità. Oltre il loro sguardo, dietro grandi finestre oppure poco al di là di una porta aperta si spalanca un mondo ampio e non di rado saturo di luce ma non sempre rassicurante. L’universo figurativo del grande artista americano, fatto di ambienti ordinari, di scorci di metropoli e di banalità quotidiane è assolutamente lontano da quel sentimento diffuso di

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autocelebrazione dell’economia e dell’industria americana così diffuso attorno alla metà del secolo scorso. I suoi personaggi, gente comune senza identità, sembrano essere sopraffatti dalla società moderna. Hopper rappresenta gli isolati, gli alienati, esseri umani che vivono da soli, non interessati a creare contatti, rinchiusi in edifici e stanze che a volte diventano vere e proprie prigioni. E proprio le architetture e i paesaggi rappresentano l’altro aspetto fondamentale della pittura dell’artista. Protagonista indiscussa è la luce che Hopper scopre nella Parigi di Cézanne e di Manet e che non lo abbandonerà più, pur declinandone nei decenni successivi l’impatto sulla sua opera fino a raggiungere l’apice negli anni Trenta, allorché le scene dell’american life irrompono nella sua pittura. Indubbiamente la scelta dei soggetti è influenzata dal clima della Grande depressione: emerge il suo realismo che oggi potremmo definire metafisico. Con stile nitido e preciso, con sottile meticolosità, Hopper racconta la realtà americana fatta di paesaggi sconfinati, di grandi distese deserte, di villaggi di provincia, di scorci metropolitani popolati da oggetti banali: i passaggi a livello, le pompe di benzina, i bar di periferia, i motel con le loro insegne. In una parola i luoghi della solitudine e


CULTURA / EDWARD HOPPER 05 01 Cape Cod Morning 1950 Olio su tela 86.7 x 102.3 cm Washington, Smithsonian American Art Museum © Heirs of Josephine Hopper 2019, ProLitteris, Zurich 02 Gas 1940 Olio su tela 66.7 x 102.2 cm New York, Museum of Modern Art © Heirs of Josephine Hopper 2019, ProLitteris, Zurich

dell’isolamento. La realtà immobile e immutabile delle cose e quella esistenziale degli esseri umani. Ritroviamo questa atmosfera in Gas (1940), la celeberrima stazione di servizio posta sulla curva di una strada tanto solitaria, oscura e allarmante da sembrare il set di un film giallo di Hitchcock, regista le cui inquadrature sono spesso state ispirate da immagini desunte dalle opere di Hopper. La mostra alla Fondation Beyeler, proprio perché non presenta i maggiori capolavori dell’artista da Nighthawks (1942) a Morning Sun (1952), intende correggere la lettura consueta e forse un po’ logora di Hopper maestro del realismo per condurre la sua pittura nei territori della metafisica, mostrando attraverso la presenza di numerosi disegni preparatori e di bozzetti, come ogni suo dipinto nasca dalla ricerca e dalla fusione di dettagli tratti da realtà diverse, rielaborati in immagini sospese, cariche di attesa e di inquietudine. Non è stato un pittore fecondo, Hopper: taciturno e solitario, austero e frugale lavorava con fatica. E a chi gli chiedeva quando dipingesse rispondeva laconico: “quando riesco a impormelo”. I suoi dipinti così essenziali,

costruiti con equilibri compositivi perfetti e tagli di luce calibrati, nascono infatti da una progressiva “spoliazione” dell’immagine, da continue sottrazioni con cui giunge a una sintesi assoluta, sempre in fuga dal pittoresco e dalla tentazione della narrazione, anche quando ritrae i signorili villini vittoriani come fossero vecchie dame fuori moda. La sua pittura ordinata e dal tratto nitido non è affatto accademica, ma costituisce il risultato di un percorso artistico profondamente meditato e personale. Le scene che egli riproduce nascono in realtà da una ricostruzione mentale che accosta elementi osservati in tempi e luoghi diversi. La realtà che egli rappresenta non ha nulla di eroico o scontato. L’America di Hopper è una sorta di spioncino attraverso il quale l’artista, schivo e solitario, osserva con malinconia l’alienazione dell’uomo di fronte al frenetico progresso della società moderna. Un tema attualissimo che spiega il successo dell’artista americano così apprezzato dal grande pubblico.

03 Lighthouse Hill 1927 Olio su tela 73.8 x 102.2 cm Dallas, Museum of Art © Heirs of Josephine Hopper 2019, ProLitteris, Zurich 04 Portrait of Orleans 1950 Olio su tela 66 x 101.6 cm San Francisco, Fine Arts Museum © Heirs of Josephine Hopper 2019, ProLitteris, Zurich 05 Second Story Sunlight 1960 Olio su tela 102.1 x 127.3 cm New York, Whitney Museum 60.54. © Heirs of Josephine Hopper 2019, ProLitteris, Zurich

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CULTURA / ARTE FIERA BOLOGNA

UNA FIERA IN COSTANTE CRESCITA LA 44A EDIZIONE DI ARTE FIERA HA CONFERMATO IL SUCCESSO DELLA MANIFESTAZIONE CHE HA REGISTRATO UNA CRESCITA DELLE PRESENZE DI CIRCA IL 5 PER CENTO RISPETTO AL NUMERO GIÀ COSPICUO DELL’ANNO PASSATO, CONSOLIDANDOSI PUNTO DI RIFERIMENTO PER I COLLEZIONISTI E GLI APPASSIONATI D’ARTE. PARTICOLARMENTE SIGNIFICATIVA LE PRESENZA DI ALCUNE GALLERIE: CORTESI GALLERY, MONICA DE CARDENAS E REPETTO GALLERY LONDON.

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01 MADO #4 oro 2019 70,7 x 50,6 x 5 cm 02 MADO Talisman Drawing 2019 h71 x 51 x 4

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edizione 2020 – la seconda guidata da Simone Menegoi e da Gloria Bartoli come vicedirettrice, ha accolto i visitatori con la proposta artistica di 155 gallerie: 108 nella Main Section, 47 nelle tre sezioni curate e su invito: Fotografia e immagini in movimento Focus e Pittura XXI, per un totale di 345 artisti coinvolti. 38 i partner e gli sponsor di questa edizione e 350 i collezionisti ospitati. Consenso unanime di pubblico ed espositori per la qualità complessiva della fiera e, in particolare, per le nuove sezioni curate e su invito: Focus (incentrata sulle ricerche artistiche della prima metà del XX secolo e del secondo dopoguerra) e Pittura XXI (dedicata agli artisti emergenti e mid-career che lavorano con questo medium). Molte e qualificate le presenze della Main Section; riconfermata l’importanza di Fotografia e immagini in movimento, la sezione che rappresenta le tendenze della fotografia e del video.

Cortesi Gallery ha presentato ad Arte Fiera una selezione di 6 artisti con opere degli anni Duemila, eccezion fatta per il noto esponente dell’informale Giuseppe Santomaso, una novità per la galleria che già gli ha dedicato una mostra nella sede londinese è che a Bologna era presente in stand con opere degli anni 80, mentre sempre in Fiera gli è stato riservato uno spazio nella sezione curata da Laura Cherubini, con 6 tele realizzate dalla fine anni ‘50 agli anni ‘70. Nello stand erano esposte anche lavori di Heinz Mack, con un’opera di grandi dimensioni e dal forte impatto accanto ad altre 4 di proporzioni più contenute capaci di rendere conto del nuovo percorso intrapreso dall’artista tedesco negli anni più recenti. A riflettere sulla concezione architettonica dello spazio erano invece le opere, alcune di grandi dimensioni, dell’artista milanese Gianfranco Pardi, mentre Grazia Varisco era presente con opere successive al periodo ottico cinetico.


CULTURA / ARTE FIERA BOLOGNA

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Maurizio Donzelli ha invece presentato una nuova serie di opere inedite esposte per la prima volta. Infine, le sovrapposizioni di tela su tela di Jorge Elelson sono state un gradito ritorno dopo il grande successo riscosso durante la scorsa edizione di Arte Fiera. Tra le presenze ticinesi da segnalare ancora la galleria viene fondata da Monica De Cardenas nel 1992. Sin dall’inizio collabora con artisti diventati negli anni importanti nomi nel panorama dell’arte contemporanea, Negli anni sono state introdotti nuovi artisti internazionali, arricchendo il programma espositivo, manifestando da sempre grande sensibilità e interesse nel sostenere anche il panorama italiano. Repetto Gallery è invece una galleria di arte moderna e contemporanea situata a Mayfair, Londra. Organizza mostre di respiro internazionale, promuovendo l’approfondimento dell’arte povera e concettuale italiana e della Land art.

03 Stand Cortesy Gallery A destra Fausto Melotti

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CULTURA / IMAGO ART GALLERY

UNA PRIMAVERA RICCA DI NOVITÀ I PROSSIMI MESI DI IMAGO ART GALLERY SARANNO CONTRADDISTINTI DALLE ESPOSIZIONI DI DUE ARTISTI CHE SI PRESENTERANNO CON NUOVE OPERE INEDITE, A TESTIMONIANZE DI UN INTERESSANTE PERCORSO DI RICERCA E SPERIMENTAZIONE: HELIDON XHIXHA E ENRICO GHINATO.

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opo la grande mostra monumentale Lugano: Riflessi di Luce, promossa dalla Fondazione Gabriele e Anna Braglia in collaborazione con la città di Lugano e curata da Eike Schmidt, e la mostra promossa da Imago Art Strategies e curata da Beatrice Audrito, dove l’artista ha presentato opere in marmo e acciaio in dialogo con la città di Forte dei Marmi e le cave della Versilia, lo scultore albanese sarà ancora protagonista, fino al 2 maggio, di una nuova esposizione, a Lugano, di sculture d’interno. Per la prima volta l’artista, accanto ad opere realizzate in acciaio, che costituiscono un po’ il suo “marchio di fabbrica”, alcuni lavori dove il metallo viene presentato in versione colorata, dando vita a singolari effetti cromatici. Le sue opere riscuotono sempre più plauso nel mondo dell’arte internazionale, attirando appassionati e collezionisti da Italia, Germania, Francia, Inghilterra, Svizzera, Austria, Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti. Successivamente, a partire dalla seconda metà di maggio, la galleria luganese ospiterà una rassegna di opere di Enrico Ghinato. Anche in questo caso si tratta di una novità assoluta, perché accanto ai suoi dipinti, l’artista presenterà alcuni lavori di scultura realizzati assemblando anche parti di automobili. Ghinato, già protagonista, tra l’altro, presso l’Abbazia di Rosazzo, situata sui colli orientali del Friuli, isolata sulle colline a nord-est di Man-

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zano, a una ventina di chilometri da Udine, di un’importante esposizione, potrebbe forse ad un primo distratto sguardo venir definito con il cliché di “pittore iperrealista”, ma a fronte di una osservazione anche solo di poco più attenta, emerge di come il suo lavoro travalichi questa definizione. Infine, merita una segnalazione la recente partecipazione di Imago Art Gallery alla Fiera Internazionale di Arte Contemporanea ARCOmadrid che dimostra ogni anno il suo slancio e l’audacia nell’individuare le ultime tendenze dell’arte contemporanea, confermandosi uno degli appunta-

menti più importanti a livello mondiale con i creatori più innovativi e rinomati specialisti del settore. In particolare, Imago Art Gallery era presente con una rassegna dei suoi principali artisti presso il Matadero, Area delle Arti del Comune di Madrid, che intende offrire alla città uno spazio per la produzione di arte contemporanea, capace di fungere da catalizzatore tra artisti e cittadini, con l’obiettivo di presentare forme alternative di espressione, creazione artistica e pensiero.


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01 Helidon Xhixha Riflessi di laguna 2019 32 x 44 x 7 cm acciaio inox lucidato a specchio e vernice gialla, rossa e blu 02 Helidon Xhixha Luce d'estate 2016 200 x 400 x 40 cm acciaio inox lucidato a specchio mirror

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03 Helidon Xhixha Riflesso profondo 2019 80 x 100 x 13 cm acciaio inox lucidato a specchio e vernice blu 04 Helidon Xhixha Torre rossa 2019 165 x 38 x 50 cm acciaio verniciato rosso 05 Helidon Xhixha IMAGO 2019 180 x 100 x 100 cm acciaio inox lucidato a specchio mirror

IMAGO ART GALLERY SAGL Via Nassa 46 CH-6900 Lugano +41 (0)91 921 43 54 TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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CULTURA / ARTRUST

IL LATO CLASSICO DELLA STREET ART UN PRESTIGIOSO VOLUME RACCONTA LE FONTI ISPIRATRICI “CLASSICHE” DELLA STREET ART E DEGLI ARTISTI URBANI, ALCUNI DEI QUALI SONO IN MOSTRA PRESSO LA GALLERIA DI MELANO.

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ous le Street Art, le Louvre” questo il titolo del volume realizzato da Cyrille Gouyette - storico dell’arte e Chargé de Mission del Musée du Louvre, già direttore del dipartimento Educazione e Formazione del museo parigino che è stato presentato in anteprima per la Svizzera lo scorso 25 gennaio in un evento presso la sede della galleria Artrust, a Melano. «L’arte classica è sempre stata una fonte di ispirazione per la creatività contemporanea - afferma Patrizia Cattaneo Moresi, direttrice di Artrust - oggi è tuttavia regolarmente presa a modello e reinventata anche dagli street artist e artisti urbani di tutte le generazioni, come in modo molto

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chiaro e preciso ci racconta Cyrille Gouyette nel suo libro». Partendo dallo spunto del libro, Artrust ha allestito i propri spazi con opere di artisti che fanno parte di questo filone classico che contraddistingue la Street Art odierna. «Nell’allestimento abbiamo incluso opere di alcuni degli artisti citati nel volume di Gouyette. Non mancheranno le opere di Ravo e Ozmo, artisti con cui abbiamo già collaborato in passato, a cui si aggiungeranno le creazioni teatrali e poetiche di Madame, i cartelli stradali di Clet, i personaggi subacquei di Blub (che ha realizzato anche un intervento a sorpresa all’esterno del nostro stabile). E ovviamente, non potevamo escludere da tutto questo Banksy».

L’allestimento, visitabile fino alla fine di marzo, e affiancato dalla mostra Fernand Léger 51 steps, allestita sulle scale interne della sede, è il primo di una serie di allestimenti tematici che caratterizzeranno il 2020 di Artrust. «Abbiamo scelto alcuni temi e deciso di esplorarli nel corso dei prossimi mesi con allestimenti che cambieranno molto frequentemente rispetto alle nostre abitudini. Si tratta in pratica di un’unica grande mostra in continuo divenire, che ci accompagnerà da qui fino alla fine dell’anno».

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FINANZA / ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE

L’ASSOCIAZIONE BANCARIA COMPIE 100 ANNI ABT HA APPENA PUBBLICATO UN LIBRO COMMEMORATIVO CHE RACCOGLIE VARI CONTRIBUTI SUL PASSATO E SUL FUTURO DEL SETTORE. LA PRIMA PARTE DEL LIBRO RACCONTA LA STORIA DELL’ASSOCIAZIONE E RIPERCORRE LE TAPPE PIÙ SIGNIFICATIVE A PARTIRE DAGLI ALBORI.

Franco Citterio, Direttore ABT

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assemblea costituente dell’Associazione Bancaria Ticinese si svolse il 22 ottobre 1920, alle ore 3 del pomeriggio, in una sala della Banca Popolare di Lugano in Piazza della Riforma. Membri fondatori furono 9 istituti bancari e primo Presidente fu Emilio Nessi. Nei primi decenni l’attività associativa si diresse verso le collaborazioni auspicate e vennero stipulate varie convenzioni per disciplinare le regole interne. Fra le prime attività si registrò già nel 1921 la pubblicazione sui principali giornali del Cantone di inserti pubblicitari collettivi in sostituzione degli inserti realizzati dai singoli istituti. Nel tempo si svilupparono altre norme interne che regolarono le

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attività bancarie in Ticino. Tra le varie ricordiamo: gli orari di apertura degli sportelli e i giorni festivi (1923), i tassi di cambio su biglietti di banca e chèques di piccoli importi con clientela estera (1926), il modello di obbligazione tipo per i prestiti comunali e consortili (1931), il Sindacato prestiti per i Comuni ticinesi (1942), i corsi per il conferimento del Diploma federale di impiegato di banca (1944), la Convenzione collettiva relativa alle condizioni di lavoro degli impiegati (1955) e la Cassa assegni familiari dell’ABT (1960). Nel 1986 l’ABT organizzò la prima edizione del Simposio Bancario Internazionale, poi ripetuto nel 1988 e nel 1990, presso il Palazzo dei Congressi di Lugano, dedicato al tema “Le tra-

sformazioni del mercato dei servizi finanziari” e con la partecipazione di numerose personalità svizzere ed internazionali del mondo della politica e della finanza. Nella presentazione della raccolta atti l’allora Presidente Luigi Generali scrisse: “Il Canton Ticino negli ultimi decenni è diventato un Paese con una struttura sociale tipica di una società post-industriale. Uno dei principali motori di questo sviluppo è stato il settore bancario. Sede centrale di importanti istituti di credito, di filiali di grandi banche nazionali e internazionali nonché di società che offrono servizi finanziari, il Ticino è oggi la terza piazza finanziaria svizzera e si è conquistato uno spazio anche a livello internazionale”.


FINANZA / ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE

Nel 1990 il Centro di Studi Bancari, su iniziativa di Luigi Generali e di Amilcare Berra, iniziò le proprie attività a Vezia con dei corsi di formazione per membri di direzione e quadri medi e superiori del settore bancario. In seguito furono introdotti i corsi per analisti finanziari e gestori patrimoniali, i corsi per l’ottenimento del diploma federale di impiegato di banca, ecc. In seguito nel 2009 l’Assemblea straordinaria dei soci approvò la trasformazione giuridica della scuola divenuta poi nel 2018 Fondazione Centro Studi Villa Negroni. A partire dal 2003 l’associazione diventa più globale, occupandosi via via di tutte le attività previste nel nuovo Statuto.

Nel 2010, sulla scia della crisi finanziaria internazionale, si intensificano gli sforzi per coordinare la promozione della piazza finanziaria svizzera e ticinese. In tema di accordi fiscali Svizzera/Italia l’ABT avvia con il Dipartimento federale delle finanze un tavolo di lavoro con gli obiettivi di rinnovare la Convenzione contro la doppia imposizione (CDI), per uno stralcio della svizzera dalle varie black list italiane, un’elaborazione della proposta “Rubik” e un miglioramento dell’accesso al mercato transfrontaliero. Con l’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) si concorda un’attività di public affairs in Italia per diffon-

UN SECOLO DI STORIA BANCARIA TICINESE

UN SECOLO DI STORIA BANCARIA TICINESE

dere una corretta informazione sulla piazza finanziaria svizzera, per organizzare incontri con mass media e opinion leaders e creare contatti in ambito politico e ministeriale attraverso l’Ambasciata svizzera a Roma. Infine, con il Cantone e con le altre associazioni di settore si avviano incontri, seminari e discussioni per un miglioramento delle condizioni-quadro. Il 20 marzo 2018 si svolge al Palazzo dei Congressi di Lugano il 1. Lugano Banking Day, giornata di workshops e conferenze dedicate al tema delle nuove tecnologie in campo finanziario. La manifestazione raccoglie un enorme successo di partecipazione, grazie anche a relatori di assoluto livello internazionale, tra cui il CEO di UBS Sergio Ermotti e Philipp Hildebrand, Vicepresidente di Blackrock, la più grande società d’investimenti al mondo. Nel 2019, accanto alle tematiche e alle attività correnti, iniziano i preparativi per un degno festeggiamento dei primi 100 anni dell’Associazione.

ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE www.abti.ch TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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FINANZA / UBS

RIFORMA DELLA PREVIDENZA SVIZZERA: QUALI POSSIBILI CONSEGUENZE? DIVERSAMENTE DAL 1° PILASTRO, IL PRINCIPIO CHE REGGE LE FONDAMENTA DELLA PREVIDENZA PROFESSIONALE È QUELLO DELLA CAPITALIZZAZIONE, SECONDO CUI OGNI ASSICURATO ACCANTONA I PROPRI CONTRIBUTI DURANTE LA CARRIERA PROFESSIONALE. QUESTI VENGONO RAFFORZATI DA QUELLI VERSATI DAL DATORE DI LAVORO E VANNO A COSTITUIRE UN AVERE DI RISPARMIO CHE AL MOMENTO DEL PENSIONAMENTO GARANTIRÀ IL SOSTENTAMENTO PER GLI ANNI A VENIRE. IL PARERE DI DIANA DE LUCA FERRARI, ASSOCIATE DIRECTOR E CONSULENTE PREVIDENZIALE PRESSO UBS.

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e durante la vita lavorativa un assicurato ha accumulato un certo capitale di cassa pensione, egli avrà ad un certo punto la possibilità di percepire la sua pensione sotto forma di un versamento di una somma unica oppure una rendita vitalizia, calcolata attraverso una precisa aliquota di conversione minima stabilita dalla Legge federale sulla previdenza professionale (LPP). Questo parametro viene definito tenendo in considerazione l’aspettativa di vita media ed il rendimento atteso degli investimenti effettuati dalla cassa pensione. Di fatto il processo di invecchiamento della popolazione e la difficoltà a raggiungere dei rendimenti adeguati sui mercati dei capitali, stanno da tempo mettendo in difficoltà il delicato equilibrio finanziario delle casse pensioni ed è per questo motivo che il legislatore sta valutando attentamente delle riforme per la stabilizzazione del sistema previdenziale svizzero.

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uali riflessioni sul futuro dell’aliquota di conversione? «La Legge sulla previdenza professionale è stata introdotta nel 1985 e da allora l’aliquota di conversione è stata ridotta dal 7,2% al 6,8%, un livello quello attuale che resta comunque troppo elevato per la sostenibilità del sistema pensionistico svizzero.

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Come detto, l’aumento dell’aspettativa di vita e la diminuzione dei rendimenti finanziari, rendono necessaria la riduzione di questo parametro. Su questo vi è un consenso da parte di tutti, soprattutto perché all’interno del pilastro della previdenza professionale si verifica attualmente una ridistribuzione di risorse: i lavoratori giovani trasferiscono i loro contributi

a quelli anziani e questo processo di solidarietà, tipico del 1° pilastro (AVS), riveste nella previdenza professionale un effetto indesiderato. Come già proposto nel precedente referendum (bocciato nel 2017), il progetto in consultazione del Consiglio federale prevede la riduzione dell’aliquota di conversione minima al 6%. In termini politici pare non si possa


FINANZA / UBS

Riforma dagli obiettivi contraddittori… «Un capitale di cassa pensione di CHF 100mila, trasformato in rendita vitalizia con un’aliquota di conversione del 6.8%, genera una rendita annuale di CHF 6800. L’impatto della riduzione dell’aliquota di conversione è diretto: se il fattore scende al 6%, la medesima rendita si abbassa a CHF 6000 all’anno. Considerando una riduzione del fattore di conversione al 6%, bisogna considerare che per ottenere la stessa rendita annuale (CHF 6800) risulta necessario accantonare più capitale di risparmio, ipotesi di non semplice realizzazione soprattutto per le fasce d’età prossime al pensionamento e che ormai non avranno più tempo a sufficienza per prepararsi all’imminente riforma, adottando soluzioni adeguate per migliorare le prospettive finanziarie al pensionamento. Per ovviare a questo problema il progetto in consultazione prevede come misura di compensazione una sovvenzione alla rendita per tutto l’arco della vita. La contraddizione consiste proprio nel fatto che questo aggio andrà a beneficio non solo della cosiddetta generazione di transizione, ma anche di tutte le altre generazioni, andando quindi a vanificare l’obiettivo di ridurre la ridistribuzione all’interno del 2° pilastro». Come possiamo tutelare la nostra pensione? «L’aumento dell’aspettativa di vita ci mette di fronte ad un periodo di mantenimento più lungo e la necessità di avere a disposizione delle risorse più importanti per poter sostenere l’auspicato tenore di vita.

Relazione tra tasso di interesse tecnico e aliquota di conversione Con la diminuzione del tasso di interesse tecnico, anche l’aliquota di conversione all’età di 65 anni dovrebbe abbassarsi, in % Aliquota di conversione

fare molto di più sebbene, dato il contesto attuale, solo un’aliquota di conversione del 5%, se non addirittura inferiore, sarebbe in grado di eliminare totalmente gli effetti della indesiderata ridistribuzione».

Tasso di interesse tecnico Presupposto: tavole di mortalità LPP 2015 per l’anno 1955, diritto alla rendita per superstiti 70%, diritto alla rendita per orfani/figli 20%, percentuale uomini 70%. Fonte: UBS

Diventa quindi fondamentale pianificare bene il passaggio dalla vita professionale al pensionamento per poter mettere in atto da subito tutte le misure necessarie e prevedere i mezzi adeguati affinché si possa programmare nel migliore dei modi questo importante passaggio. Si va in pensione una volta sola! Ecco perché UBS consiglia di approfondire la conoscenza della propria situazione finanziaria e della proiezione al pensionamento per potersi preparare al meglio ed eventualmente adottare le misure di ottimizzazione necessarie, volte al miglioramento della propria pensione».

DIANA DE LUCA FERRARI diana.de-luca@ubs.com T +41 (0)91 801 86 94

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FINANZA / CREDIT SUISSE

CREDIT SUISSE PREMIUM CLIENTS

Da sinistra Francesco Andreazzi e Andrea Zanetti

UNA BOUTIQUE DI ALTA GAMMA PER I CLIENTI PIÙ FACOLTOSI. CON FRANCESCO ANDREAZZI, HEAD WEALTH MANAGEMENT CLIENTS LUGANESE E ANDREA ZANETTI, SENIOR RELATIONSHIP MANAGER PREMIUM CLIENTS, ESPLORIAMO LE PARTICOLARITÀ DEI SERVIZI OFFERTI.

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a Svizzera è uno dei principali centri di gestione patrimoniale al mondo e una destinazione attraente per le persone facoltose e le loro famiglie. Credit Suisse Premium Clients è un servizio specializzato che vanta una lunga esperienza nella consulenza globale ai clienti Ultra High Net Worth.

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erché avete creato un team dedicato alla clientela Ultra High Net Worth in Ticino? FRANCESCO ANDREAZZI: «In seguito alla crescente complessità dei mercati finanziari, notiamo da tempo un incremento delle richieste di consulenza e di soluzioni di alta gamma da parte della clientela più sofisticata. I Single Family Office, ad esempio, si rivolgono a noi alla ricerca di un partner strategico in grado di proporre un’offerta di servizi a livello globale. Un altro esempio è il trasferimento patrimoniale intergenerazionale, ambito nel quale, molte famiglie sono alla ricerca di una consulenza di lungo termine volta a proteggere e conservare il patrimonio per la prossima generazione. Per noi è importante fornire alla clientela presente in Ticino un servizio che possa assicurare da un lato la giusta prossimità e, dall’altro, l’accesso alla piattaforma globale di Credit Suisse. Per questo abbiamo un Team dedicato alla clientela Ultra High Net Worth nel nostro Cantone».

Quali sono le principali aspettative della vostra clientela? ANDREA ZANETTI: «I clienti si aspettano che comprendiamo a fondo le loro esigenze in ogni fase del ciclo di vita privato e aziendale e che mettiamo a loro disposizione, tramite i nostri migliori esperti, tutte le competenze di Credit Suisse. I nostri clienti hanno spesso esigenze complesse che vanno dalla strutturazione del patrimonio, agli investimenti, ai finanziamenti, alla tecnologia e alle piattaforme fino alle reti di contatti. Siamo in grado di fornire soluzioni su misura, ad esempio con l’accesso a opportunità di investimento uniche tramite club deal o prestiti strutturati a fronte di un singolo titolo. E in occasione dei nostri eventi esclusivi i clienti possono fare anche rete tra di loro. In questo modo nascono spesso ulteriori opportunità di affari e anche relazioni personali che vanno oltre il business». Perché siete il partner preferito da molti clienti Ultra High Net Worth? ANDREA ZANETTI: «Premium Clients è una boutique di Credit Suisse. I clienti beneficiano di un accesso diretto ai nostri esperti e al network globale della banca. Per garantire una consulenza olistica ci concentriamo su una forte collaborazione tra tutti i settori, ad esempio con l’Investment Banking e il Corporate Banking. Ciò è molto apprezzato dai clienti che operano e investono a livello globale. I nostri clienti hanno, infatti, a disposizione una squadra di esperti dedicati, che in base alle loro esigenze, sono in grado di elaborare vere soluzioni su misura. Tra questi possiamo vantare, tra gli altri, la possibilità di collaborare con il nostro esperto Daniel Muehlemann, che consi-


FINANZA / CREDIT SUISSE

glia i nostri clienti ad esempio nei casi di relocation internazionale». Quali tendenze osservate nell’ambito Ultra High Net Worth? FRANCESCO ANDREAZZI: «Da un lato assistiamo a una maggiore professionalizzazione e istituzionalizzazione dei clienti di questo segmento. Il numero dei Single Family Office è decuplicato negli ultimi dieci anni ed è in ulteriore crescita. Dall’altro lato i nostri clienti vogliono sempre di più lasciare un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Questo è un tema ricorrente, specialmente quando ci interfacciamo con le nuove generazioni. Noi possiamo aiutare i clienti, ad esempio, integrando criteri ambientali, sociali e di governance nel processo di investimento. Infine, le famiglie vogliono sempre di più poter disporre di piattaforme che permettano loro di confrontarsi non unicamente con la Banca ma anche per scambiare tra di loro opinioni sulle migliori pratiche o per effettuare investimenti congiunti in grandi transazioni finanziarie». Infine, qual è la cosa più importante per voi? «I nostri clienti contano su di noi. Il nostro team vuole costruire relazioni a lungo termine ed essere il partner di fiducia per ogni singolo cliente e per la sua famiglia. Oggi e anche in futuro. Per questo ci vuole tempo e noi ce lo prendiamo».

PERCHÉ SCEGLIERE LA SVIZZERA Il punto di vista dell’esperto Dr. Daniel Muehlemann, esperto fiscale e pianificazione patrimoniale Perché la Svizzera è interessante per le persone facoltosi? «La Svizzera è molto attraente, poiché combina con un’elevata sicurezza personale, stabilità giuridica e politica, servizi medici e scuole eccellenti, un’ottima qualità della vita con un’interessante imposizione fiscale. Consigliamo ogni anno centinaia di clienti provenienti da tutto il mondo in materia di relocation internazionale. È proprio la combinazione di questi fattori che porta molti di loro a decidere per la Svizzera e per il Ticino». Quali consigli fornite in caso di trasferimento in Svizzera? «Forniamo una consulenza completa che comprende il permesso di soggiorno, le questioni fiscali e anche l’impatto del trasferimento sulle strutture patrimoniali private, gli investimenti, le attività commerciali, la pianificazione della successione e l’acquisto di immobili. Anche il confronto della Svizzera con altre giurisdizioni fa parte della nostra offerta di consulenza. Inoltre, affrontiamo anche temi come le scuole private o l’assicurazione sanitaria e altro ancora. Siamo inoltre in ottime relazioni con avvocati, fiduciari e altri consulenti professionali dei nostri clienti con i quali collaboriamo per garantire ai nostri clienti un approccio olistico».

Il trasferimento in Svizzera significa spesso anche l’acquisto di un immobile. C’è qualcosa di particolare da osservare per chi si trasferisce dall’estero? «Mentre è possibile stipulare un contratto di compravendita notarile di immobili ad uso abitativo in Svizzera senza permesso di dimora, il trasferimento della proprietà nel registro fondiario è possibile solo se il permesso di dimora è già stato ottenuto (partendo dal presupposto che non si tratti di un immobile di vacanza nell’ambito della quota corrispondente secondo la Lex Koller). È quindi consigliabile concordare con il venditore un periodo di tempo sufficiente per il trasferimento nel registro fondiario, in modo che non manchi il tempo necessario nel caso le autorità richiedano più tempo per il rilascio del permesso di soggiorno. Come banca disponiamo di un notevole know-how sul mercato immobiliare grazie agli studi che pubblichiamo regolarmente. E naturalmente offriamo tutti i servizi richiesti, dalla consulenza per l’acquisto al finanziamento ipotecario».

Lo scopo di questa pubblicazione è esclusivamente informativo. Essa non rappresenta né un’offerta, né un invito a richiedere un’offerta.

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FINANZA / CREDIT SUISSE

VERSO UNA GESTIONE INTEGRATA DEI FONDI D’INVESTIMENTO CREDIT SUISSE ASSET MANAGEMENT ADOTTA I CRITERI ESG PER LA SUA GAMMA PRODOTTI E PUNTA A CHF 100 MILIARDI DI AUM ESG ENTRO FINE 2020.

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redit Suisse Asset Management ha deciso di compiere un passo importante e di integrare i fattori ambientali, sociali e di governance aziendale (ESG) nel suo processo d’investimento. Nella prima fase, più di 30 fondi d’investimento a gestione attiva, per complessivi oltre CHF 20 miliardi di AUM, saranno riposizionati entro fine ottobre 2019 per soddisfare i criteri ESG del Credit Suisse Sustainable Investing Framework. In Credit Suisse, fa parte della propria storia e cultura promuovere la sostenibilità sia nell’ambito delle nostre attività che in veste di consulenti di fiducia per i nostri clienti. Per questo abbiamo preso l’impegno di continuare a fare leva sulla nostra piattaforma d’investimento e sulla nostra comprovata esperienza e metterle al servizio dei clienti perché potessero investire in maniera sempre più sostenibile. In linea con questo obiettivo, continueremo dunque a sviluppare e promuovere prodotti d’investimento concepiti per generare rendimenti superiori alla media e vantaggiosi sia per l’ambiente che per la società nel suo insieme. Nel 2017 il CEO del Gruppo ha creato l’Impact Advisory and Finance (IAF) Department, proprio per accelerare la

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capacità di Credit Suisse di fornire soluzioni finanziarie sostenibili ai clienti. In stretta collaborazione con l’IAF, la decisione di Credit Suisse Asset Management di integrare sistematicamente i criteri ESG nei suoi processi chiave d’investimento per tutte le classi di asset tradizionali rappresenta l’ultimo tassello di questa evoluzione, che va a completare l’ampia offerta di soluzioni sostenibili e di impact investing già presenti sulle piattaforme di gestione patrimoniale di Credit Suisse. Nella prima fase, che verrà implementata entro fine ottobre 2019, più di 30 fondi d’investimento e gruppi d’investimento a gestione attiva, per un patrimonio totale di oltre CHF 20 miliardi, verranno riposizionati in un’ottica di sostenibilità, secondo quanto definito nel Credit Suisse Sustainable Investing Framework. L’obiettivo di Credit Suisse Asset Management è ampliare l’offerta di investimenti ESG portandola a un patrimonio totale stimato di oltre CHF 100 miliardi entro la fine del 2020. Nell’ambito di un approccio sistematico, i criteri ESG verranno applicati alle diversi classi di attivi per definire l’universo d’investimento (screening negativo), integrare informazioni ESG finanziariamente rilevanti nel processo d’investimento e plasmare il dialogo con le aziende (voto per delega e engagement). Grazie a questo approccio, i fattori ESG si tradurranno non solo in decisioni d’investimento integrate, unite all’analisi finanziaria, ma confluiranno anche nella gestione del rischio. Inoltre, un reporting ESG tra-

sparente sarà a disposizione degli investitori fin da subito. Michel Degen, Head of Credit Suisse Asset Management Switzerland and EMEA da dichiarato: «Sono convinto che l’integrazione dei criteri ESG nel nostro processo d’investimento offrirà vantaggi duraturi a livello di performance, posizionandoci in modo da consentire a Credit Suisse Asset Management di ottenere rendimenti superiori alla media nel lungo periodo.» Credit Suisse Asset Management (Svizzera) SA fa capo al settore Asset Management di Credit Suisse Group (di seguito «Credit Suisse»). Credit Suisse Asset Management, parte della divisione International Wealth Management di Credit Suisse, gestisce attivi per oltre CHF 414 miliardi in tutto il mondo (ultimo aggiornamento 30.06.2019). Forte della governance istituzionale di alto livello e della stabilità e della gamma di opportunità offerte dalla presenza di mercato globale di Credit Suisse, Asset Management propone soluzioni attive e passive per investimenti sia tradizionali che alternativi ed eccellenti competenze in materia di prodotti in Svizzera, EMEA, APAC e America.



FINANZA / BPS (SUISSE)

ANCORA UN ANNO MOLTO POSITIVO 01

01 Da sinistra: Mauro De Stefani Presidente della Direzione Generale Mauro Pedrazzetti Vice Presidente della Direzione Generale – Responsabile Divisione Crediti e Finanza Roberto Mastromarchi Membro della Direzione Generale – Responsabile Divisione Fronte Paolo Camponovo Membro della Direzione Generale – Responsabile Divisione Logistica 02 Inserto culturale della Relazione d’Esercizio 2019 dedicato a Le Corbusier (1887-1965) Ph: ©Getty Images

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LA GESTIONE DELLA BANCA, CONDOTTA IN COERENZA CON LA STRATEGIA DI SVILUPPO, HA PRODOTTO RISULTATI POSITIVI, A CONFERMA DELLA BONTÀ DELLE SCELTE AZIENDALI, MALGRADO LE DIFFICILI SFIDE DI SETTORE, L’ACUIRSI DELLA CONCORRENZA E IL CONTESTO AVVERSO.

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a crescita degli aggregati è stata incoraggiante, in alcuni ambiti superiore alla media di mercato. Sul versante della redditività, nonostante le difficoltà conseguenti alla non facile situazione di cui si è fatto cenno, il dato finale è positivo. L’organizzazione interna è stata ulteriormente rivista nell’ottica di rendere il lavoro più razionale ed efficiente. La sede centrale diventa sempre più il fornitore dei servizi interni alla rete: analisi, elaborazioni e, per quanto possibile, attività amministrative. In alcuni ambiti è il cliente medesimo ad avvalersi della struttura senza intermediari, rivolgendosi al proprio interlocutore in caso di esigenze non standard o per un confronto più strategico che operativo. La presenza sul territorio, rimasta invariata, comprende 19 sportelli, ubicati in 7 Cantoni e nel Principato di Monaco, ai quali si aggiunge l’ufficio di rappresentanza di Verbier e l’unità virtuale Direct Banking. Investimenti nella logistica hanno interessato le strutture di Lugano, Chiasso, Biasca e Basilea. Il settore dell’informatica, essenziale in qualsiasi progetto di sviluppo, è stato impegnato con il concorso dei soggetti operativi nelle attività di parametrizzazione e test della nuova versione del sistema informatico di base Olympic. La migrazione è prevista nei prossimi mesi e consentirà un consono ammodernamento dell’infrastruttura. Nel corso dell’esercizio è stato rinnovato GoBanking, servizio di home banking. L’utilizzo è ora divenuto più intuitivo e più idoneo all’utilizzo con i diversi device oggi utilizzati (tablet, smartphone, ecc.). Sono in program-


FINANZA / BPS (SUISSE)

ma numerose altre implementazioni, oltre al costante adattamento degli standard di sicurezza. A poche settimane dall’inizio del 25° di fondazione è stato inaugurato il nuovo sito Internet. È la prima delle iniziative in programma, a testimonianza della vivacità della Banca, per la celebrazione dell’importante ricorrenza. Lo sviluppo in determinati settori ha comportato il potenziamento del numero dei dipendenti, saliti a 337 (+7 unità rispetto all’anno precedente). La valorizzazione delle risorse interne, mediante aggiornamenti e crescita professionale, rappresenta un elemento centrale su cui è stato ritenuto opportuno investire. La raccolta dalla clientela ha cifrato CHF 4.974.000.000 (+3%). L’incremento è riconducibile sia a net-newmoney, sia alla rivalutazione delle principali asset-class, effetto parzialmente mitigato dalla rivalutazione del cambio del franco svizzero. La raccolta diretta è cresciuta a CHF 3.099.100.000 (+3%) mentre l’indiretta ha cifrato CHF 1.874.900.000 (+4%). Particolarmente positivo l’andamento del patrimonio gestito, sostenuto da performance soddisfacenti. La gamma dei mandati di gestione si è arricchita di nuovi profili ESG (finanza sostenibile) riscuotendo una buona accoglienza da parte della Clientela. Iniziative e progetti in questo ambito riguardano, oltre ai mandati, i comparti della nostra Popso (Suisse) Investment Fund Sicav, di cui siamo gestori. Nel suo ventesimo anniversario, quest’ultima ha incrementato il proprio patrimonio a CHF 771.800.000 (+8%). Nel corso dell’esercizio l’offerta è stata rivista e aggiornata, grazie al lancio di nuovi comparti e alla fusione di alcuni già esistenti, in linea con le nuove tendenze della domanda. Sono in preparazione ulteriori progetti. Positivo il collocamento dei prodotti Retail, comprendenti sia il Piano di Accumulo in Fondi, sia il Pacchetto PassparTu.

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Gli impieghi alla clientela sono aumentati significativamente, fissandosi, al netto degli accantonamenti, a complessivi CHF 4.497.900.000 (+7%): i crediti ipotecari hanno sommato CHF 3.991.200.000 (+6%), mentre gli altri crediti nei confronti della clientela sono stati di CHF 506.700.000 (+13%). Le rettifiche su crediti si mantengono su livelli contenuti, grazie alla buona qualità dello specifico portafoglio e alla sua elevata diversificazione. L’inserto culturale della Relazione d’Esercizio è dedicato a Le Corbusier,

architetto fra i più fecondi e influenti del XX secolo. Nel 2016 l’UNESCO ha iscritto negli elenchi del Patrimonio Mondiale dell’Umanità 17 tra edifici e luoghi da lui progettati.

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FINANZA / CERESIO INVESTORS

PERCHÉ CONTINUA LA CORSA DEL FRANCO SVIZZERO ANTONIO FOGLIA, AZIONISTA E MEMBRO DEL CDA DI CERESIO INVESTORS HA SOSTENUTO NEL CORSO DI UNA INTERESSANTE CONFERENZA ALCUNI “MACRO-PENSIERI CONTROCORRENTE”, A COMINCIARE DAI PERICOLI DERIVANTI DA UN ECCESSIVO RAFFORZAMENTO DEL FRANCO RISPETTO A EURO E DOLLARO.

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n decennio dopo lo scoppio della crisi finanziaria i problemi che questa ha evidenziato restano in buona parte irrisolti. Ma le politiche dilatatorie finalizzate ad attenuarne gli effetti stanno esaurendo le risorse disponibili e la loro efficacia sta svanendo. Il maggior problema evidenziato dalla crisi è dunque l’inadeguatezza della governance utilizzata per gestire sistemi dinamici complessi come quelli in cui il mondo economico e finanziario è chiamato oggi ad operare. In altre parole, si è attribuita la crisi ad un eccesso di liberismo in campo finanziario, mentre è vero l’esatto con-

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trario, imboccando una strada che prima o poi porterà fatalmente a nuovi disastri. Cosi, per esempio le scosse impreviste sul tasso di interesse che andrà a sostituire il Libor sembrano confermare il fatto che le autorità non hanno ancora imparato la lezione. Un elemento su cui si è particolarmente soffermato Antonio Foglia riguarda il continuo trend al rialzo del franco svizzero, comprato soprattutto dagli svizzeri e dagli Stati “canaglia”. Un paese come la Svizzera con una forte surplus di partite correnti nei conti con l’estero non può che investire all’estero una quota crescente dei propri risparmi. I fondi pensioni svizzeri inevitabilmente lo hanno fatto ma coprendo il rischio di cambio. I loro acquisti di franchi per hedging spiegano circa la metà dei franchi che la BNS ha venduto al mercato. I privati hanno forse avuto un comportamento analogo, mentre le aziende hanno investito meno all’estero. Tra il 2009 ed il 2019 il surplus delle partite correnti della bilancia dei pagamenti svizzera ha generato avanzi cumulati pari a quasi 700 mld di CHF, cifra che deve equivalere agli investimenti all’estero degli svizzeri. Di questo necessario riciclo risulta es-

sersi fatta interamente carico la Banca Nazionale Svizzera le cui riserve in valuta estera sono infatti aumentate di un’entità paragonabile (735 mid). I soli fondi pensione, infatti, pur avendo investito all’estero poco più della metà di questo surplus (350 mld) sono stati disposti a correre il rischio al cambio per solo 60 mld, lasciando alla Banca Nazionale Svizzera il compito di coprirne la differenza con una aumento delle proprie riserve valutarie. L’avversione al rischio dei risparmiatori svizzeri sembra essere dunque il fatto di gran lunga dominante nella domanda di franchi. La BNS ha socializzato un rischio che i privati a quel prezzo non volevano correre: la politica dei tassi negativi è stata controproducente perché abbatte la propensione al rischio. Probabilmente solo un ulteriore apprezzamento importante del cambio potrà indurre i fondi pensione ad avere più esposizione rispetto ad altre monete.


FINANZA / CERESIO INVESTORS

ARRIVA UNA NOVITÀ CHE AGISCE CON EFFICACIA SUL PICCO GLICEMICO Salute, sostenibilità, persone e ambiente. Questi gli obiettivi di Heallo, start up che ha brevettato un processo di estrazione di particolari fibre solubili (JAX+) che riducono il picco glicemico nel sangue dopo i pasti, picco che favorisce l’accumulo di grasso a danno della salute. «Procediamo con rigore scientifico grazie al supporto tecnologico dell’Università di Pavia, dell’Università di Napoli e del Consorzio Tefarco Innova», ha spiegato Francesca Varvello, CEO di Heallo. Interessanti e molteplici gli sviluppi di business del prodotto, selezionato da Ceresio Investors per un club deal in un aumento di capitale di Heallo, che gli permetterà di accelerare il processo di crescita. «Siamo al nostro quarto club deal in 12 mesi, con coinvolgimento dei nostri azionisti, per continuare la nostra attività a fianco delle PMI italiane», ha detto Alessandro Santini, Head Corporate Advisory di Ceresio Investors. La miscela JAX+ è composta da arabinoxilani, elementi naturali resi da Heallo biodisponibili per l’organismo ed efficaci anche in piccole quantità, ma allo stesso tempo delicati e ben tollerati. Heallo ha ricavato questa fibra dalle trebbie esauste della birra, in un’ottica di

economia circolare che usa gli avanzi di lavorazione. In più, lo fa in modo totalmente tracciabile, condividendo in rete tutto il percorso di filiera con i consumatori. Heallo nasce nel dicembre 2018 dall’unione delle esperienze di Francesca Varvello, tecnologa alimentare, e di quelle dell’imprenditore cerealicolo Franco Varvello. Nel 2019 Ceresio Investors decide di puntare su Heallo all’interno della sua attività di M&A e Club Deal, in affiancamento all’attività tradizionale di gestione patrimoniale del Gruppo bancario. «Heallo ha avviato un processo rivoluzionario su tematiche forti e attuali – quali l’obesità, il sovrappeso e il diabete – ma è anche interessante per dar maggior valore all’economia circolare, tema caro ai valori ESG di Ceresio Investors», ha aggiunto Gabriele Corte, Direttore Generale Banca del Ceresio SA. Da sinistra Gabriele Corte Direttore Generale Banca del Ceresio Alessandro Santini Head Corporate Advisory di Ceresio Investors

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FINANZA / BANCA DEL SEMPIONE

UNA BANCA SEMPRE PIÙ SOSTENIBILE STEFANO ROGNA, DIRETTORE GENERALE DI BANCA DEL SEMPIONE, LANCIA IL NUOVO CORSO DELL’ISTITUTO DA ATTUARE ATTRAVERSO SCELTE RADICALI NEI CONFRONTI DELLA SOSTENIBILITÀ, POLITICHE D’INVESTIMENTO MIRATE E LA CREAZIONE DI UN’APPOSITA GREEN DIVISION.

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ome nasce la scelta di Banca del Sempione di impegnarsi nel campo del rispetto dell’ambiente e della creazione di valore economico sostenibile? «Oggi non possiamo più commettere l’errore di pensare alla sostenibilità come un aspetto marginale del business. Da un lato lo richiede il pianeta, dove ogni anno vengono riversate circa 100 mila tonnellate di plastica negli oceani, dove negli ultimi 50 anni abbiamo perso due terzi di foresta tropicale e dove la domanda di energia è prevista

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crescere del 30% per il 2040. Dall’altro lo richiede il mercato, dove investitori sempre più attenti ricercano prodotti di investimento redditizi che al contempo siano altrettanto sostenibili. Lo testimonia ad esempio l’impennata registrata nell’ultima decade di fondi ESG (+200%) o da sempre più frequenti emissioni di green bond. Una fra tante, la recente emissione di circa CHF 1.5 miliardi di ENEL la cui cedola dipende direttamente dal raggiungimento o meno di target di sostenibilità (es. percentuale di energia elettrica prodotta mediante risorse rinnovabili). Ma il nostro desiderio vero è di contribuire a rendere il mondo migliore e più tutelante per le generazioni che verranno. Proprio per i motivi che ricordavo in precedenza siamo davanti a un rischio troppo grande per restare inerti, impassibili davanti a un problema enorme. Vogliamo fare qualcosa di concreto in termini di sensibilizzazione e aumentare la consapevolezza sul tema di tutte le persone che lavorano nel nostro Gruppo e dei nostri clienti. L’obiettivo finale e ambizioso è che nel corso degli anni tutte le attività del Gruppo Banca del Sempione si svolgano basandosi sui principi di sostenibilità e che in questo senso avvenga anche una graduale trasformazione di immobili e uffici che le accolgono».

Quali sono i principali contenuti del progetto Green Division? «L’idea di fondo della Green Division è quella di creare un’area della Banca sostenibile sotto ogni punto di vista e offrire ai propri clienti prodotti di investimento che siano sostenibili e profittevoli. Verrà sviluppata una nuova value proposition basata su tre pilastri fondamentali: rispetto per l’ambiente; attenzione superiore verso le persone (dipendenti, clienti e comunità); creazione di valore economico sostenibile. Su quest’ultimo aspetto, ci tengo a precisare che sono ormai molteplici gli esempi di asset managers per i quali l’utilizzo di un filtro attento alla sostenibilità porti a performance finanziarie solide (es. Calvert, Domini Impact Investments, SAM etc.)». Quali sono le macro aree lungo le quali Banca del Sempione intende sviluppare un servizio sostenibile? «È facile intuire che la prima area di sviluppo risiede nel prodotto. Lavoreremo per far sì che il primo fondo sostenibile della Banca venga introdotto in tempi brevi. Parallelamente, costruiremo nella sede centrale di Via Peri un nuovo spazio dedicato, dove si potrà toccare con mano la Green Division in un ambiente totalmente ecosostenibile. Infine, svilupperemo un nuovo modo di fare comunicazione e marketing completamente in linea con


FINANZA / BANCA DEL SEMPIONE

i valori Green e che sia in grado di trasmetterne chiaramente i pilastri portanti dell’iniziativa summenzionati. Il mercato ticinese (e non solo) vedrà nascere una value proposition bancaria nuova è altamente innovativa». Quali sono le principali linee di prodotti sostenibili verso cui si orienterà la Green Division? «Come accennavo precedentemente, il primo prodotto della Green Division sarà un fondo di investimento che si

focalizzerà principalmente sul sempre più crescente mercato del Fixed Income. Giusto per avere un’idea, le emissioni di Green Bond sono passate dai CHF 100 miliardi circa nel 2015 a più di CHF 1000 miliardi cumulati nel 2019. I nostri clienti, oltre al fondo sostenibile della Banca, avranno anche accesso a una moltitudine di fondi terzi appositamente analizzati e selezionati dai nostri gestori attraverso uno screening rigoroso. Potremo così garantire ampia diversificazione e flessibilità anche all’investitore più esigente. Il cliente della Green Division, avrà inoltre a disposizione una serie di ulteriori servizi innovativi. Come anticipazione, fra le tante iniziative introdurremo un conto corrente mai visto prima in Ticino. Un conto corrente il cui 50% del costo annuale verrà devoluto per finanziare NGO scelte dagli stessi clienti, con particolare attenzione alle iniziative sul territorio ticinese». Con quali modalità avverrà il coinvolgimento del personale di Banca del Sempione nel progetto Green Division?

«I dipendenti sono per la Banca del Sempione il vero valore aggiunto. Il progetto Green Division è sì ambizioso ma è anche necessario ed è per questo che verrà appositamente formato un team tutto nuovo, che lavorerà a stretto contatto con ogni dipartimento della Banca per socializzarne le linee guida e raccoglierne i vari input. Da un lato, ogni collaboratore avrà così un ruolo attivo nello sviluppo della Green Division e dall’altro, daremo alla nascente divisione un’identità forte e consona ai valori della Banca. Sono quindi convinto che ogni dipartimento della Banca sarà in grado di trarre beneficio dall’introduzione della Green Division e ad accogliere l’innovazione come parte integrante del business. La Green Division svilupperà una forte identità di sostenibilità in Banca del Sempione che permetterà all’istituto di diventare il punto di riferimento bancario per gli investitori che considerano necessario un cambiamento nell’industria e che vogliono sì ottenere un ritorno finanziario ma anche un impatto positivo sul pianeta e sulla società».

We are going green! Sta nascendo la Green Division, il nuovo progetto di Banca del Sempione. Con questa iniziativa vogliamo concretamente testimoniare il nostro impegno nella tutela e nel rispetto dell’ambiente e della società, contribuire a rendere il mondo migliore a beneficio delle nuove generazioni e al tempo stesso svolgere il nostro lavoro in modo sempre più sostenibile. Vogliamo quindi essere un punto di riferimento per tutta quella clientela alla ricerca di un nuovo modo di fare banca, basato sul rispetto e la trasparenza reciproca nella relazione d’affari, orientata all’ottenimento di un rendimento sostenibile sia in termini di rischio/ rendimento sia da un punto di vista socio-ambientale. Se vuoi rimanere aggiornato sulle ultime iniziative della Banca, segui la nostra pagina LinkedIn @Banca del Sempione SA e visita www.bancasempione.ch! Per domande e curiosità: greendivision@bancasempione.ch

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FINANZA / CRISTINA UNGUREANU

GLI INVESTIMENTI DEL FUTURO SONO SOSTENIBILI?

L’ S

occasione per incontrarla si è presentata durante la scorsa edizione del Lantern Fund Forum, convegno sulla finanza che si tiene annualmente a Lugano, nel quale Cristina Ungureanu è intervenuta con una relazione dal titolo “ESG State of the art and key developments”, focalizzandosi sul ruolo della Governance, il suo tema di punta.

DETERMINATA, COMPETENTE E APPASSIONATA, CRISTINA UNGUREANU È LA SIGNORA DELLA CORPORATE GOVERNANCE PRESSO LA DIVISIONE INVESTIMENTI DI EURIZON CAPITAL, LA SOCIETÀ DI ASSET MANAGEMENT DEL GRUPPO INTESA SANPAOLO. DI NATASCIA VALENTA

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i parla di sostenibilità e responsabilità sociale oramai in tutti i settori. Cosa si intende per fattori ESG (Environmental, Social and Governance) e che cosa sono i principi SRI (Socially Responsible Investing)? «I fattori ESG “sociali, ambientali e di governance”, sono criteri specifici delle tre corrispondenti aree, che vengono considerati in un processo decisionale di investimento insieme all’analisi fondamentale, per creare valore aggiunto sia per l’investitore sia per la società nel suo complesso. Il concetto di investimento socialmente responsabile (SRI) si declina con attività che perseguono obiettivi tipici della gestione finanziaria, tenendo però in considerazione aspetti di natura ambientale, sociale e di governance delle attività economiche. Si tratta di linee guida di esclusione o di integrazione legate ad aspetti di sostenibilità che vengono considerate nei processi di investimento. Un’azienda della portata di Eurizon, che gestisce un patrimonio di 326 miliardi di euro, ha voce in capitolo anche sulla governance delle aziende in cui investe. Gli azionisti non vengono considerati solo come detentori di titoli, ma come proprietari (“shareowner”) e il dialogo con loro sulla condivisione di intenti è importante. Basti pensare che all’interno della società la-

vorano 17 persone che seguono gli investimenti ESG, a dimostrazione dell’importanza di questo settore». Come mai si è cominciato a parlare di “investimenti etici” e chi ha lanciato questo trend? «Bisogna sapere che il primo paese che ha iniziato a promuovere la sostenibilità aziendale è stato il Sudafrica col black empowerment, l’assunzione di potere e responsabilizzazione da parte della popolazione di colore. Questo fattore è stato determinante ed ha portato alla consapevolezza dell’importanza degli aspetti sociali nel governo societario. Quel particolare momento storico ha fornito le basi per iniziare a parlare di responsabilità sociale nel contesto aziendale. Nel 1996, Eurizon è stata la prima società a lanciare i fondi etici in Italia e a quei tempi era-


FINANZA / CRISTINA UNGUREANU

lavoro e pubblicato vari articoli sulla Corporate Governance e sul sistema regolatorio finanziario. Mi interessava soprattutto la parte teorica per capire cosa guida il governo aziendale».

vamo precursori anche a livello europeo. In seguito, nel 2014, siamo stati una delle prime SGR ad adottare i principi di stewardship, l’azionariato attivo nei confronti di un’emittente. Come precisato prima, gli azionisti, in quanto proprietari di una quota dell’azienda, hanno il potere di influenzarne i processi decisionali attraverso l’intervento e il voto in assemblea. L’anno successivo ho avuto l’occasione di diventare la responsabile Corporate Governance di Eurizon, la prima Asset manager a ricoprire un ruolo di Governance/Stewardship in Italia. Con la crisi finanziaria che l’Italia stava attraversando in quel periodo, la governance è stata vista come un elemento di salvezza, il punto di svolta per far ritrovare la fiducia agli investi-

tori che hanno ricominciato ad essere più attivi e ad avere una voce in capitolo nella vita aziendale. Nello stesso anno con Eurizon abbiamo sottoscritto i principi PRI che guidano l’investimento responsabile e due anni dopo abbiamo integrato i fattori ESG nel processo di investimento e in tutti i fondi a gestione attiva».

La pausa accademica l’ha aiutata a crescere e anche ad acquisire delle conoscenze approfondite sul tema della governance. Progetti Eurizon per il futuro? «Vogliamo rimanere in prima linea non solo con i prodotti, ma anche con la nostra attività di “active ownership”, diventando ancora più incisivi nell’esprimerci attraverso il dialogo che abbiamo con gli emittenti e il processo di esercizio di voto. Significativamente, gli aspetti ambientali, sociali e di governance devono essere vincenti per ogni azienda che vuole degli investitori sani, fedeli e di lungo periodo. Perché ogni azienda ha gli investitori che si merita».

Lei è riuscita a profilarsi in un settore piuttosto governato da uomini, soprattutto all’inizio degli anni 2000. Quali ostacoli ha dovuto superare? «Non è stato molto semplice, soprattutto all’inizio. Ero giovanissima quando ho cominciato a lavorare nel settore finanziario, in Sudafrica, ma dimostrando professionalità e credibilità il riconoscimento è stato immediato ed è ritornato a mio vantaggio. Gli anni tra il 2006 e il 2007, mentre lavoravo a Londra, sono stati durissimi, si sentiva la crisi e c’era una competitività molto forte tra i vari player del mondo finanziario, tutti orientati a un profitto veloce senza altra considerazione. Per una donna era ancora più difficile e, oltretutto, la vita personale era inesistente. Ho deciso di trasferirmi in Italia per finalizzare un dottorato sulle banche e la Corporate Governance. Nel frattempo ho proseguito anche col TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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TURISMO / LUGANO REGION

UNA NUOVA IMMAGINE PER LA CITTÀ DI LUGANO ALESSANDRO STELLA, DIRETTORE DI LUGANO REGION, ILLUSTRA LE STRATEGIE DA METTERE IN CAMPO PER FARE DI LUGANO UN VERO E PROPRIO HUB DA CUI PARTIRE PER VISITARE E CONOSCERE TUTTO IL TICINO.

Ph: ©Milo Zanecchia

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ossiamo definire quali saranno le principali linee guida lungo le quali sarà indirizzata la strategia di intervento di Lugano Region nel corso del 2020? «Abbiamo definito un piano strategico quadriennale in base al quale sono stati individuati 12 campi di attività intorno a cui focalizzare le nostre attività al fine di promuovere il nostro territorio rispetto ai diversi target di riferimento e ai Paesi di provenienza. Teniamo conto del fatto che la metà circa dei nostri visitatori proviene dalla Svizzera interna (47% circa del totale) seguiti da ospiti

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dall’Italia (9%), dalla Germania (8%%), dagli Stati Uniti (6%), dai Paesi arabi, dalla Cina, dalla Gran Bretagna e via via da tutto il mondo. In ogni modo, le nostre azioni sono poi condizionate da eventi geopolitici esterni o, nelle ultime settimane, di carattere sanitario, come nel caso della Cina». Nel dicembre del 2020 è prevista l’apertura della galleria di base del Ceneri. Quale impatto vi aspettate che questo nuovo collegamento possa avere sul turismo ticinese? «AlpTransit ha indubbiamente incrementato le presenze sul territorio, ma


ciò non si è necessariamente tradotto in un aumento dei pernottamenti a Lugano. In altre parole, ci stiamo muovendo promuovendo varie iniziative affinché l’immagine della città in Svizzera interna diventi più viva, dinamica, di tendenza, valorizzando oltre all’attività di un’istituzione come il LAC, tutta una serie di eventi nel campo della musica, delle gallerie d’arte, dello spettacolo, dell’intrattenimento, dell’enogastronomia o delle feste popolari, affinché il turista proveniente da Zurigo o da Milano scelga di fermarsi più a lungo a Lugano. Analoghe considerazioni andranno fatte anche per la galleria del Ceneri e in tal senso ci stiamo muovendo nei confronti di potenziali visitatori provenienti anche da Berna o da Basilea, oltre che dalla Svizzera romanda». Le questioni ambientali rivestono ormai a tutti i livelli un’importanza sempre maggiore. Nella prospettiva di un turismo consapevole e rispettoso dell’ambiente quali sono le iniziative che intendete intraprendere a breve e medio termine?

«La tutela dell’ambiente rappresenta una problematica talmente importante che dovrebbe vedere impegnati tutti, cittadini e aziende, operatori del settore turistico, istituzioni e, naturalmente anche enti come il nostro in azioni concrete condivise e tra loro coordinate. Nello specifico poi, oltre a promuovere comportamenti virtuosi al nostro interno per la sostenibilità e il risparmio energetico, sosteniamo con vigore tutte le iniziative a favore di una mobilità lenta e non inquinante e, su un altro versante, cerchiamo di valorizzare il consumo di prodotti tipici del Ticino e a chilometro zero». Quali sono i principali eventi in calendario per il trimestre marzo-maggio 2020? «Basta consultare sul nostro sito i top eventi annunciati per i prossimi mesi per rendersi conto della ricchezza di appuntamenti che ci attendono. Mi sembra in ogni caso importante sottolineare che i filoni lungo i quali la città intende muoversi sono soprattutto due: quello artistico e culturale, dove spicca il programma di esposizioni

d’arte e di concerti ed eventi musicali legati al LAC e al MASI; e quello che potremmo definire “Lugano Outdoor”, con un intenso programma, in città e nel territorio circostante, di manifestazioni legate alla corsa, al camminare e alla bicicletta: ricordiamo tra gli altri il Lugano Trophy, Raiffeisen Walking Lugano, la Stralugano, il Lema Trail, il Tamaro Trophy, o il Capriasca Challenge» Anche quest’anno avete programmato un’intensa attività di promozione sui mercati esteri. In particolare, cosa vi attendete dalla presenza di Lugano Region a EXPO Dubai 2020? «Parteciperemo a EXPO Dubai nell’ambito delle attività di promozione programmate con Svizzera Turismo perché riteniamo che possa rappresentare un’ottima occasione per far conoscere Lugano e la sua regione su un mercato particolarmente interessante come quello costituito dai Paesi arabi. E nell’ambito delle attività di promozione della città sui mercati esteri vorrei ricordare anche la parteTICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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TURISMO / LUGANO REGION

cipazione alla campagna annuale Swiss Cities dove sarà evidenziato il ruolo culturale di Lugano con particolare riferimento alle forme di Urban Art, documentate anche da un apposito video, che tanto interesse riscuotono soprattutto presso le generazioni più giovani». Sul piano della comunicazione rinnoverete anche quest’anno la collaborazione, in veste di testimonial, con Nino Schurter? «Abbiamo rinnovato l’accordo con Nino Schurter e confezionato un nuovo video per illustrare gli itinerari da lui percorsi in mountan bike. Nino sarà poi presente in veste di testimonial e ospite d’onore all’evento Lugano Bike Emotions mentre altre iniziative sono previste per valorizzare questa che riteniamo essere una grande risorsa del nostro territorio. A questo proposito va segnalata anche la definitiva sistemazione del percorso Lugano Bike Nr. 66, uno dei trail più belli del Tici-

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no che si snoda in cresta attorno alla Val Colla sopra Lugano, attraversa i collinosi boschi del Malcantone e prosegue sul maestoso Monte Tamaro. Il percorso offre ai ciclisti di ogni livello un’esperienza stimolante e un panorama davvero grandioso».

Nino Schurter Ph: ©Milo Zanecchia

www.luganoregion.com


MY OWN

LUGANO REGION

© Courtesy of Compagnia Finzi Pasca

LUGANO REGION TOP EVENTS 2020 MARZO – MAGGIO LuganoMusica 01.09.2019 – 17.06.2020

Autonassa 16 – 19.04.2020

LuganoInScena 24.09.2019 – 17.06.2020

CaronAntica. Festival di Musica Antica a Carona 18.04 – 01.07.2020

Make Your Move 06 – 08.03.2020 Hip Hop International Switzerland 07.03.2020 Lugano Trophy. Memorial Mario Albisetti 08.03.2020 Monet, Cézanne, Van Gogh... Capolavori della Collezione Emil Bührle 15.03 – 30.08.2020 Tamaro Trophy 21 – 22.03.2020

S.Pellegrino Sapori Ticino Festival Enogastronomico 19.04 – 14.06.2020 Tisana e Primexpo 23 – 26.04.2020 Raiffeisen Walking Lugano 03.05.2020 Festa danzante 14 – 17.05.2020 StraLugano 16 – 17.05.2020 17. Festival LuganoTango 29.05 – 01.06.2020

Open Gallery #19 04.04.2020 Lema Trail 05.04.2020

La Quairmesse Swiss Made Music 30 – 31.05.2020

Pasqua in Città 10 – 13.04.2020

Capriasca Challenge 31.05.2020

ENTE TURISTICO DEL LUGANESE

luganoregion.com #luganoregion @luganoregion

GUIDED TOURS Fatti accompagnare dalle guide locali ed ascoltate le loro storie e racconti per imparare interessanti aneddoti sulla storia, l’arte, la cultura e la gastronomia della nostra splendida Lugano e dell’intera regione. Potrai apprezzare e ammirare i diversi paesaggi: il lago e i suoi villaggi tipici, il centro cittadino, le colline con i loro versanti e le Prealpi con i loro boschi. Scopri tutte le escursioni giornaliere e quelle a data fissa: www.luganoregion.com/guidex-lr LUGANO – GUIDED CITY WALK 04.04 – 31.10.2020 Sa 10:00 – 12:00 LUGANO – UNEXPECTED CLASSIC TOUR 13.04 – 19.10.2020 Lu 10:00 – 12:00 LUGANO – MONTE BRÈ 22.05 – 23.10.2020 Ve 13:50 – 18:30


TURISMO / FUNICOLARE SAN SALVATORE

CENTOTRENT’ANNI, MA NON LI DIMOSTRA FONDATA NEL 1888, LA SOCIETÀ FUNICOLARE DEL SAN SALVATORE, NON SOLO NON SEMBRA AVER SUBITO IL PESO DEL TEMPO MA, AL CONTRARIO, HA DIMOSTRATO DI ESSERE RIUSCITA A MANTENERE UN RUOLO TRAINANTE NELL’AMBITO DEL TURISMO DI LUGANO E DEL TICINO.

A Felice Pellegrini, Direttore Società Funicolare del San Salvatore

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testimoniare la sua vitalità sono gli oltre 18 milioni di passeggeri trasportati in vetta dalla prima messa in esercizio il 27 marzo 1890, di cui oltre 200 mila solo durante la stagione 2019. Il traguardo raggiunto assume una rilevanza davvero significativa non solo per i vertici dell’azienda, ma per la Città e per tutto il Cantone coinvolti in una serie di manifestazioni e innovazioni di peso in programma durante tutto l’arco dell’anno. Si comincia puntando molto sull’escursionismo con la posa di ben nove nuove tavole sinottiche lungo il percorso in vetta realizzate in stretta collaborazione con il Touring Club Svizzero (TCS), a cui si aggiunge il re-

stauro delle due storiche tavole del 1902 della “Pro Lugano” incise su rame, rivolte a settentrione e a meridione e sistemate sul tetto della chiesa. Un’operazione volta a fornire ai visitatori strumenti aggiornati per “leggere” e comprendere il paesaggio che si osserva dai punti panoramici dalla sommità del monte. Nel contempo, con l’obiettivo di coinvolgere tutto il Ticino nei festeggiamenti, è prevista una mostra itinerante della storia della funicolare che verrà portata nei prossimi mesi nei principali centri del cantone, con lo scopo di raccontare la lunga avventura della funicolare, i suoi artefici e il suo futuro. Appuntamento clou quello previsto per sabato 9 maggio (dalle 10 alle 17) con una festa aperta a tutti e una gior-


TURISMO / FUNICOLARE SAN SALVATORE

nata delle porte aperte organizzata in collaborazione con Swisscom. Si comincerà alla stazione di partenza di Paradiso dove verrà allestito un tendone sotto il quale verranno proposte attività per bambini, animazioni e un concorso, mentre ai presenti verrà offerta una colazione e uno spuntino. Alla stazione intermedia è prevista la visita alla sale macchine, mentre all’arrivo si possono visitare la stazione emittente Swisscom ed il Museo San Salvatore. A metà anno è in programma l’allestimento di una mostra fotografica negli

spazi del Ristorante Vetta intitolata “San Salvatore 4x4” che, come analoghe manifestazioni che hanno caratterizzato le stagioni passate, anche quest’anno presenterà temi radicati al territorio con immagini che rappresentano le 4 stagioni e i 4 punti cardinali. Il 2 luglio sarà inaugurata la sesta edizione della mostra dedicata al manifesto turistico intitolata “Dal Gottardo 1882 al Ceneri 2020”: si tratta di una delle prime iniziative volte a sottolineare l’apertura del tunnel di base del Monte Ceneri e il completamento definitivo dell’Alptransit.

Nel contempo, sull’onda del successo riscontrato nel 2019, verrà riproposto in cima al monte il concerto “Un’alba da ammirare e ascoltare”. Particolare attenzione verrà dedicata ai bambini e alle famiglie. In settembre, in concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico, verrà pubblicata una nuova fiaba del Bafalòn, il misterioso personaggio che secondo una leggenda popolare abita una grotta del famoso monte di Lugano, protagonista de «Il tesoro del Monte San Salvatore» dato alle stampe cinque anni or sono e successivamente distribuito gratuitamente dalla Società in tutte le prime elementari del Cantone e della Mesolcina. E sempre in settembre avrà luogo una giornata organizzata con l’Istituto Dalle Molle (IDSIA-USI/Supsi) sull’intelligenza artificiale e la robotica per i giovani. Da segnalare infine i numerosi appuntamenti gastronomici previsti in vetta sull’arco dell’anno e il rinnovo della ParadisoCard per il 2020, convenzione che lo scorso anno ha permesso di portare in vetta oltre 4500 residenti nel comune. Ma i festeggiamenti per i 130 anni di attività prevedono anche momenti dedicati alla vita della Società. Durante l’assemblea generale degli azionisti verranno illustrati tra l’altro i risultati relativi al primo inverno d’attività. Come noto infatti la Funicolare che normalmente chiudeva le corse durante la stagione più rigida, ha deciso di restare in funzione nei mesi invernali a cavallo tra 2019 e 2020. Una prima esperienza che è stata giudicata complessivamente molto positiva che ha fatto registrare oltre 8’000 persone sull’arco di appena 20 giorni durante l’apertura invernale, nonché una lusinghiera fruizione dell’offerta gastronomica e di destinazione.

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TURISMO / OTR MENDRISIO

UN’OFFERTA CULTURALE RICCA E ARTICOLATA SONO DAVVERO NUMEROSE LE PROPOSTE CULTURALI CHE RENDONO IL MENDRISIOTTO UN TERRITORIO TUTTO DA SCOPRIRE. LUOGHI UNICI DI RARA BELLEZZA E INTERESSE DOVE VIVERE ESPERIENZE CAPACI DI ARRICCHIRE LE CONOSCENZE E LO SPIRITO.

Nadia Fontana Lupi, Direttrice dell’OTR Mendrisiotto e Basso Ceresio

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i comincia da Ligornetto, a pochi passi dalla piazza del paese, dove sorge una villa attorniata da uno splendido parco punteggiato di fiori, limoni, fontane e alberi di ogni genere. Proprio in questo piccolo borgo nacque nel 1820 Vincenzo Vela, artista che nel corso di tutto il 2020 sarà oggetto di eventi e manifestazioni organizzate per celebrare il bicentenario della sua nascita. Vincenzo Vela, è uno scultore di fama internazionale, esponente di spicco del

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verismo. Alla sua morte, nel 1891, il figlio Spartaco (1854-1895) ha donato la sua proprietà alla Confederazione, a condizione ch’essa diventasse museo o scuola d’arte. Nel 1898 Casa Vela venne inaugurata sede museale, ma già nel 1880 il palazzo era adibito ad abitazione signorile e a studio con sala d’esposizione dello scultore. Circondato da uno splendido giardino inglese, è oggi un museo dove troviamo sculture, bozzetti in terracotta e modelli in gesso rispecchianti l’insieme dell’operato di Vincenzo Vela, oltre a schizzi, disegni, ricordi personali dello scultore, a una folta biblioteca di famiglia e a olii di pittori contemporanei. Di Lorenzo Vela (1812-1897), fratello dell’artista, sono in mostra sculture e gessi, di Spartaco Vela, figlio di Vincenzo, dipinti e ceramiche. Riaperto nel giugno 2001 dopo una ristrutturazione curata dall’architetto Mario Botta, il museo presenta un nuovo allestimento delle collezioni che ne mette in luce la ricchezza. La Pinacoteca cantonale Giovanni Züst nasce grazie al gesto di grande generosità con il quale Giovanni Züst (Basilea 1887 – Rancate 1976) decide di legare il suo nome al piccolo borgo del Mendrisiotto che per anni lo aveva ospitato. Trapiantato nel Ticino per lavoro – sua la ditta di trasporti Züst&Bachmeier di Chiasso – aveva adibito la sua bella villa di Rancate, costruita nell’Ottocento in stile russo dagli architetti Botta, già attivi alla corte degli zar, a vero e proprio museo privato. Nel corso del 2020 la Pinaco-

teca organizzerà due interessanti esposizioni: dal 29 marzo al 23 agosto. opere di Jean Corty (1907-1946), mentre da 9 maggio al 23 agosto potrà essere visitata una mostra dedicata a Willy e Teresa Giupponi Leiser. Dal 3 aprile al 21 giugno, il Teatro dell’architettura Mendrisio propone la mostra “I disegni giovanili di Le Corbusier. 1902-1916” a cura di Danièle Pauly, un’ampia rassegna con più di settanta disegni originali inediti provenienti da collezioni private e pubbliche svizzere, organizzata in occasione della pubblicazione del primo volume del Catalogue raisonné des dessins de Le Corbusier, edito da AAM-Bruxelles grazie anche al contributo della Fondazione Teatro dell’architettura Mendrisio. Spostandosi a Chiasso, da marzo fino al 13 settembre, il m.a.x. propone l’esposizione “Alberto Giacometti (19011996). Grafica al confine fra arte e pensiero” dedicata a uno dei più importanti artisti del Novecento, conosciuto soprattutto come scultore e pittore. È noto che disegnava dappertutto e in ogni momento; questa attività, questo “scrivere” attraverso il segno (graphein) concorre a scompaginare il sistema della rappresentazione in una continua esplorazione estetica e concettuale. Durante la sua vita realizzò molte opere grafiche, espressione di una profonda ricerca artistica rimasta meno visibile rispetto a scultura e pittura. Il m.a.x. museo di Chiasso, per questa ragione, ritiene importante valorizzarla ed esporre per la prima volta l’opera completa della grafica di Gia-


TURISMO / OTR MENDRISIO

cometti: oltre quattrocento fogli e numerosi libri d’artista che lo videro artefice d’indagine nelle diverse tecniche grafiche: dalla xilografia all’incisione a bulino, dall’acquaforte alla puntasecca. Nelle quattro sezioni della mostra, in ogni sala, accanto all’opera grafica saranno esposti una scultura o un dipinto di Giacometti per favorire la comprensione del rapporto fra i suoi diversi mezzi di espressione. Dopo l’estate poi, dal 4 ottobre fino al 28 febbraio 2021, è programmata sempre al m.a.x. museo e allo Spazio Officina, un’indagine e una riflessione sul tema dei trasporti con particolare riferimento alla realizzazione alla messa in esercizio della Galleria di base del Ceneri che avverrà nell’autunno-inverno 2020. Chiasso, in questo contesto, ha svolto e svolge un ruolo particolare. Città di confine, ha conosciuto un notevole sviluppo in stretta correlazione con la ferrovia, in linea con quanto è avvenuto nel resto d’Europa e in America, dove, già sul finire dell’Ottocento l’avvento e l’affermazione della “strada ferrata” ha contribuito alla crescita economica, sociale e anche culturale. Il trasporto ferroviario è progressivamente assurto a simbolo di spazio di confronto e di scambio per eccellenza. Il manifesto, strumento pensato per veicolare l’informazione sulle nuove opportunità offerte dal trasporto ferroviario, sul finire del XIX secolo ha beneficiato dello sviluppo tecnico a stampa cromolitografica. La mostra proporrà l’esposizione di manifesti, grafiche litografiche, cartoline, dépliant,

orari ferroviari, video, pubblicità e loghi, ricordando il grande grafico svizzero Müller-Brockmann. Nel 2020 il Museo etnografico della Valle di Muggio celebra il 40° di attività. Per segnare questa importante ricorrenza e il legame con il territorio verrà inaugurata la mostra evento “Pezzi di frontiera. Geografie e immaginario del confine”. Il territorio della Valle di Muggio è contraddistinto dalla presenza di limiti geografici e confini. Qui la frontiera, più che una barriera, rappresenta un elemento familiare e uno spazio d’interazione ricco di contrasti, ma anche d’incontri e scambi. Dai confini visibili nel paesaggio e legati alle pratiche agricole tradizionali e all’uso di un territorio con peculiarità uniche in Svizzera, questa mostra amplia lo sguardo all’attualità e al mondo portando a riflettere sulla complessità delle frontiere e sull’immaginario dei confini tra passato e presente. La frontiera come ricettacolo di storie e incrocio di destini. L’esposizione è visitabile presso Casa Cantoni a Cabbio, sede del Museo, dal 28 marzo al 1° novembre 2020. Nell’ambito della sua attività espositiva dedicata ai grandi maestri moderni, il Museo d’arte Mendrisio ha deciso di organizzare un’importante retrospettiva dal titolo “André Derain Sperimentatore controcorrente“, dedicata a una delle grandi figure della rivoluzione artistica dell’inizio del XX secolo, sia pittorica sia scultorea: innanzitutto come protagonista del Fauvisme, insieme a Matisse e Vlaminck, e per il

suo fondamentale contributo, unitamente a Braque e Picasso, alle sperimentazioni primitiviste e cézanniane nel cruciale momento di incubazione del cubismo, a cui però non aderisce. La mostra intende esplorare tutti i principali aspetti della sua ricerca, e in particolare contribuire a rimettere a fuoco e rivalorizzare le peculiari qualità della sua complessa e articolata produzione fra le due guerre e fino alla sua morte. Attraverso la presentazione di circa un centinaio di opere la mostra si svilupperà attraverso specifiche sezioni dedicate alle problematiche centrali della sua ricerca: nel campo della pittura, del disegno, della scultura, e del suo impegno in ambito teatrale. Per ciò che concerne la pittura si cercherà di analizzare in particolare l’evoluzione e le sperimentazioni stilistiche e tematiche, oltre ai numerosi riferimenti impliciti o espliciti dei più diversi territori dell’arte di tutte le epoche. E questo nei vari generi: il paesaggio, la natura morta, il ritratto, il nudo femminile, le composizioni più articolate. Altrettanto significativa, anche se più ridotta è la produzione scultorea, che verrà documentata con un gruppo molto interessante di lavori. Infine, merite senz’altro una segnalazione il congresso che si terrà a Mendrisio dal 6 all’8 aprile sul tema The Heritage, Tourism and Hospitality, 4th International Conference (www.heritagetourismhospitality.org/it/), proprio alla vigilia della prima edizione delle Processioni dopo il conseguimento del riconoscimento UNESCO. TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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TURISMO / FERROVIA MONTE GENEROSO

UNA GRANDIOSA FERROVIA CHE SI RINNOVA A BORDO DI UNA CARROZZA, GIORNALISTI, INGEGNERI, TECNICI E RAPPRESENTANTI DELLA FERROVIA MONTE GENEROSO, INSIEME AL SINDACO DI MENDRISIO, SAMUELE CAVADINI, HANNO COMPIUTO UNA VISITA SUL CANTIERE PER CONSTATARE LO STATO DI AVANZAMENTO DEI LAVORI DI SOSTITUZIONE DELLA SOVRASTRUTTURA DELLA FERROVIA A CREMAGLIERA. 01

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ono trascorsi tre mesi dalla cerimonia del ‘Primo colpo di zappa’ svoltosi a Capolago e poco meno dall’inizio dei lavori effettivi. Si continua dunque a scrivere la nuova pagina di storia dell’unica linea ferroviaria a cremagliera Abt del Ticino con binario a scartamento ridotto: la Ferrovia Monte Generoso che collega il quartiere di Capolago con la vetta del Monte Generoso, la maggior cima del Sottoceneri. Gettare uno sguardo indietro, verso la storia della ferrovia che si lega a quella della regione e del Ticino, è inevitabile. Da ricordare una data su tutte, il 1882, ovvero l’apertura del traforo ferroviario del Gottardo grazie al quale

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anche il Ticino si attivò per rendersi attrattivo e accessibile al ‘turismo d’Oltralpe’. Ma a rendere necessaria la costruzione della cremagliera fu il Dr. Carlo Pasta, medico di Mendrisio, che inaugurò nel 1867 l’Hotel Monte Generoso–Bellavista e che sino al primo viaggio delle locomotive a vapore del 4 giugno 1890, rimase raggiungibile solo a piedi o a dorso di mulo. La realizzazione della ferrovia fu davvero un’operazione incredibile, soprattutto se si confrontano costi e tempistiche di allora con l’attuale sostituzione della sovrastruttura. Allora, locomotive incluse, l’intera opera costò 2 milioni di franchi e venne realizzata in soli 16 mesi. Oggi l’investimento si aggira

sui 22 milioni di franchi e occorreranno per realizzarla 20 mesi distribuiti durante le pause invernali dal 2019 al 2023. Sommato all’investimento per il Fiore di pietra firmato dall’Arch. Mario Botta nel 2017, quello per la sostituzione della sovrastruttura ferroviaria tocca la cifra di 50 milioni di franchi. Un dono a beneficio della regione del Mendrisiotto da parte del Percento Culturale Migros, che dal 1941 supporta la ferrovia, grazie a Gottlieb Duttweiler, fondatore della Migros, che l’acquistò per salvarla dallo smantellamento a cui era stata destinata dal suo proprietario. «Nel 2014 dopo un’attenta analisi, l’Ing. Hans Rudolf Meier della Meier Infra Plan di Herisau, ci informò che la cremagliera nell’arco di 10 anni sarebbe giunta a fine corsa - racconta Massimo Bosisio, Capo Esercizio della FMG, «abbiamo subito contattato i progettisti del Consorzio BW-Brenni/Wild di Mendrisio, chiesto l’approvazione dell’investimen-


TURISMO / FERROVIA MONTE GENEROSO

to al CdA e attivato le gare d’appalto relative alla fornitura del materiale viario e della massicciata, al genio ferroviario e alla consulenza ambientale». I lavori saranno eseguiti in 4 fasi durante i mesi invernali da metà novembre a metà marzo per 4 anni. «Entro il 21 marzo saranno sostituiti circa 2 chilometri di binario e si procederà quindi con il collaudo della prima fase, per poi avere una settimana di tempo per garantire l’apertura stagionale con l’esercizio ordinario di un treno ogni ora, prevista per il prossimo 28 marzo». Ma in cosa consiste realmente sostituire una sovrastruttura ferroviaria a cremagliera di 130 anni fa? «Si tratta sicuramente di un intervento impressionante - sottolinea l’Ing. Pietro Brenni, Capo progetto del Consorzio BW-Brenni/Wild, - se si pensa che almeno 1400 tonnellate di acciaio saranno rimosse e portate a valle mentre saliranno in vetta e posate 2000 tonnellate di acciaio per rinnovare i circa 8.8 km di cremagliera e altrettanti di binario, 7 scambi completi e 13.500 traversine. Oltre ai 10mila metri cubi di materiale di scavo dovranno scendere a valle e altrettanti costituiti da pietrisco, fornito dalla ditta Leonello Fontana di Rancate, per realizzare il letto di posa del binario».

La nuova linea sarà in grado di ospitare veicoli più moderni e confortevoli. Stefano Rossi, direttore della Sersa Group AG di Lumino, che si occupa del genio ferroviario, spiega come si svolgono i lavori sul campo: «Prima di iniziare con le attività di demolizione e rinnovo, si effettua la distribuzione del nuovo materiale d’armamento lungo tutto il settore che si intende rinnovare. Il materiale d’armamento (lamelle di cremagliera, rotaie, traversine e mezzi d’attacco) viene distribuito lungo le banchine della linea al di fuori della zona di lavoro, pronto per la messa in opera su tutta la lunghezza del segmento che si intende rinnovare nell’inverno di attività. Le operazioni di rinnovo si sviluppano poi su settori di 300-400 metri a seconda della geometria e dei rischi climatici. Si inizia quindi con la demolizione del binario esistente tagliandolo a elementi lunghi ca.4 metri che vengono depositati anch’essi a lato binario per il successivo allontanamento. Rimosso il binario, si inizia lo scavo della massicciata con il parziale recupero, mediante una piccola ‘vagliatrice’ del pietrisco ‘pulito’ e ancora idoneo al riutilizzo. Questo, insieme al nuovo pietrisco costituirà tutta la nuova massicciata del nuovo binario. La parte non più idonea, composta da ciottoli e materiale terroso, viene caricato su carro ferroviario e trasportato a valle per poi essere smaltito. Considerata la difficoltà della logistica, la maggior parte del lavoro è realizzato a mano e con l’aiuto di piccoli scavatori meccanici. La posa dei diversi elementi costruttivi (traversine, rotaie e cremagliera) devono essere eseguiti con assoluta precisione prima di procedere allo scarico della nuova ghiaia che andrà, dopo addensamento (rincalzatura) a ricostituire il letto (massicciata) su cui poggia la struttura del binario. A svolgere queste attività, sono una dozzina di uomini che riescono a rinnovare (nelle attuali condizioni operative), mediamente 25 - 30 metri di binario al giorno».

La soddisfazione del direttore della Ferrovia Monte Generoso, Lorenz Brügger è tangibile: «Posso dire che sono davvero soddisfatto che grazie al grande investimento da parte del Percento culturale Migros, tutti insieme abbiamo la grande opportunità di essere coinvolti in un progetto così importante e di entrare, in questo modo, a far parte della Storia della Ferrovia Monte Generoso. Una cosa che, soprattutto di questi tempi, non darei affatto per scontata».

01 Lorenz Brügger Direttore della Ferrovia Monte Generoso

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TURISMO / GATWAY TOURS

IL VANTAGGIO DI ESSERE SVIZZERI SANDRO FABRETTO, DIRETTORE GENERALE DELLA GATWAY TOURS, PRESENTA UN’OFFERTA DI PROPOSTE TURISTICHE, LEISURE E BUSINESS, IN GRADO DI SODDISFARE UNA CLIENTELA SEMPRE PIÙ ESIGENTE E INFORMATA.

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uali sono i principali elementi che caratterizzano la Gateway Tours… «Ci piace pensare di essere la risposta alla continua evoluzione del mercato grazie ad un team giovane e dinamico ma con grande esperienza, maturata come viaggiatori da sempre e organizzatori per vocazione. Viaggiare e far viaggiare è la nostra filosofia, e lo facciamo con entusiasmo e curiosità. Non vendiamo soltanto viaggi, diciamo piuttosto che li plasmiamo su misura in base a esigenze e desideri. Crediamo infatti che, nell’era della multimedialità, personalizzare il più possibile il servizio e curare nei minimi dettagli la relazione con il cliente, siano gli elementi di competitività che ci distinguono e che il web non potrà mai sostituire».

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È appena uscito il vostro catalogo per l’estate 2020. Quali sono le più interessanti proposte contenute? «Il nostro catalogo raccoglie tutti i pacchetti che offriamo per vacanze al mare con destinazione soprattutto Puglia, Sardegna e in parte, anche Spagna. In tutte queste località abbiamo selezionato strutture alberghiere di elevato livello, dotate di tutti i necessari servizi, in grado di soddisfare pienamente le esigenze della nostra clientela. Se la Sardegna resta una delle destinazioni top a livello internazionale, negli anni abbiamo registrato una crescente crescita nei confronti della Puglia che ha compiuto notevolissimi passi in avanti sul piano delle ricettività, dell’accoglienza, dei collegamenti e sei servizi complementari offerti». Quali sono, in sintesi, i puntidi forza della vostra offerta? «Sicuramente quello di essere un operatore che lavora sull’Italia ma che si avvale di tutti vantaggi derivanti dall’essere un’impresa svizzera, che fornisce ad una clientela ticinese e svizzera. Negli anni siamo riusciti a stabilire rapporti privilegiati con strutture alberghiere che lavorano volentieri con noi, garantendoci condizioni vantaggiose perché a loro volta garantiti dalla sicurezza della Svizzera. E questo, in un settore come il nostro dove purtroppo esistono ancora forti margini di improvvisazione, rappresenta senza dubbio un grande vantaggio».

In ragione della situazione attuale dell’aeroporto di Agno, come vi regolate per quanto riguarda il trasporto aereo? «Da tre anni ormai non siamo più in grado di garantire partenze da Lugano e dunque ci appoggiamo quasi totalmente sull’aeroporto di Malpensa. Vendiamo il volo al prezzo di costo praticato dalle varie compagnie e in un buon numero di pacchetti offriamo anche un trasferimento gratuito fino all’aeroporto di partenza». Quali sono gli altri servizi che offrite alla vostra clientela? «I principali ambiti in cui operiamo riguardano i viaggi individuali in tutto il mondo, creando itinerari particolari e su misura, viaggi di gruppo, biglietteria aerea, servizio di incoming, prenotazioni alberghiere, autonoleggio, crocie-


re. Rappresentiamo le migliori compagnie aeree ed i maggiori operatori turistici svizzeri ed italiani. Un comparto particolare riguarda poi i viaggi aziendali d’incentivazione. In ogni caso, la personalizzazione, la cura dei servizi, la competenza, la professionalità e la passione per il nostro lavoro e nonché una naturale attitudine al gioco di squadra, costituiscono gli elementi per garantire un servizio sempre all’altezza delle attese della clientela». L’avvento di Internet ha totalmente rivoluzionato il modo di prenotare e acquistare viaggi e vacanze. Come avete affrontato nel vostro lavoro la trasformazione digitale? «La rivoluzione digitale ha reso la competizione turistica globale, coinvolgendo nel marketing di una destinazione tutti i soggetti che, a vario modo, entrano in contatto con il turista. Grazie ai loro rapporti di collaborazione con hotel, compagnie aeree e tour operator, le agenzie lanciano le offerte speciali in anticipo rispetto ad internet e spesso le tariffe sono anche migliori, perché se il prezzo online può subire variazioni da un giorno all’altro, noi invece ci basiamo su dei contratti più o meno fissi e quindi il prezzo rimane pressoché invariato. E il risparmio è anche in ter-

mini di tempo: organizzare un viaggio richiede conoscenze e capacità di pianificazione. L’operatore professionale si occupa dunque della ricerca delle soluzioni più opportune con una sostanziale differenza: conosce la località che deve consigliare e vendere, i mezzi per raggiungerla, come occupare al meglio il tempo e le opportunità offerte dalla vacanza. Gli strumenti informatici rappresentano in ogni caso la base assoluta del nostro lavoro ma è solo la nostra competenza e professionalità che ci consente di utilizzarli nel modo migliore per assecondare al meglio le richieste del cliente».

GATEWAY TOURS Via dei Gorini, 2 CH-6900 Lugano T +41 91 911 34 70 www.gatewaytours.ch TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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AL CENTRO DELL’ATLANTICO, L’ISOLA DI MADEIRA È UN VERO PARADISO TERRESTRE RICCO DI VEGETAZIONE COLORE SMERALDO. DUE TERZI DELL’ARCIPELAGO COSTITUISCONO UN’AREA PROTETTA, DOVE SI TROVA LA PIÙ GRANDE FORESTA LAURISSILVA AL MONDO: È LA PERFETTA META PER VIAGGI AVVENTUROSI E UN’ECCELLENTE DESTINAZIONE CULINARIA.

DI PAOLA CHIERICATI

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VIAGGIO NELL’ISOLA DELL’ETERNA PRIMAVERA

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l clima è primaverile tutto l’anno e le montagne che emergono dal blu dell’oceano sono alte sino a 1860 metri. Madeira sembra essere l’isola a cui non manca nulla. A poche ore di volo da Zurigo (con scalo a Lisbona) è anche famosa per aver dato i natali alla stella del calcio mondiale Cristiano Ronaldo. La compagnia aerea di TAP Air Portugal è quella utilizzata per il nostro viaggio

organizzato da DER Touristik Suisse - Kuoni, ma oggi varie compagnie aeree anche low cost volano su questa destinazione. Atterrati a Funshal, capitale di Madeira, la guida esperta del paese Sofia Maul ci accompagna in un tour enogastronomico nella capitale che inizia con Venda da Donna Maria, ristorante turistico che offre una buona cucina mediterranea e portoghese, con


TURISMO / MADEIRA

piatti dai sapori molto caratteristici. Poi raggiungiamo Chocolate e Menta, piccola casa da the con dolci deliziosi, vicino alla stazione della funivia; passiamo anche dal Mercado dos Lavradores, il mercato cittadino, dove regnano i colori e i profumi della frutta tropicale come la maracuja, i mango, le papaya e la particolarissima “ananas banana”. A Marcadona, bar consigliato per squisiti cocktail e per il tradizionale poncha (drink alcolico fatto con acquavite di zucchero, miele, zucchero, scorza e succo di limone) ci fermiamo per una piccola siesta, per poi raggiungere Cristalina Chique, tipico per i panini con il pesce sciabola nero e lo sgombro. Alla Fabrica De Santo Antonio, troviamo una straordinaria gamma di biscotti, marmellate e altri dolci locali, consigliati anche come souvenirs. A Uaucacau invece sostiamo per una pausa caffè, dove possiamo provare bonbon al cioccolato di gusti diversi. O Calhau è invece un ri-

storante di cucina internazionale, anche per vegani e vegetariani e Blandy’s wine Lodges lo consigliamo per un tour guidato tra le botti di vino, per conoscere la storia della Famiglia Blandy e per degustare i vini di Madeira. Insomma l’arrivo a Funchal è impegnativo per il nostro palato ma gradevolissimo. Il trasferimento al VidaMar Resort Hotel Madeira, maestoso hotel cinque stelle affacciato sul mare, è comunque un vero sollievo. Qui possiamo finalmente rilassarci usufruendo di tutti i servizi che l’hotel offre: spa, centro fitness, piscine all’aperto con accesso diretto all’oceano (per i più temerari!). La cena della sera è organizzata al ristorante Kampo by chef Julio Pereira, in pieno centro a Funchal, piccolo, accogliente e arredato con molto gusto e stile. Il servizio è eccellente, lo chef Julio è un vero Master Chef! I piatti sono gustosi e di ottima qualità, presentati con stile.

All’indomani il risveglio è molto lusinghiero, lasciando la finestra socchiusa si sentono in lontananza le onde del mare e affacciandosi al terrazzo lo spettacolo merita una sequenza di fotografie per i colori mattutini forti e decisi. La giornata si prospetta con un tour safari in jeep di mezza giornata, con diversi veicoli esploriamo il meraviglioso paesaggio di Madeira e conosciamo più da vicino la flora e la fauna dell’sola: si incrociano villaggi pittoreschi, cascate impetuose, mercati locali e tante lussureggianti montagne. Scendendo verso la costa meridionale, con una funivia che offre una splendida vista sul mare, si raggiunge Fajã dos Padres, località sotto una scogliera alta 250 metri. Per chi non ama l’altitudine l’accesso è possibile anche via mare. Una volta arrivati si scopre un orto, un frutteto e un ristorante davvero particolare e con camerieri gentilissimi. Si entra in un’altra dimensione, il clima del luogo differisce dalle TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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TURISMO / MADEIRA 02

regioni circostanti e quindi favorisce la coltivazione di specie vegetali subtropicali e una varietà di frutti esotici che fanno anche da splendida cornice. Il ristorante è particolare e lo chef Octávio ci insegna a preparare gustosi piatti a base di carne marinata, tonno, riso e gelato alla frutta fatto in casa. Volendo si può anche pernottare. Noi rintriamo per goderci i servizi del Vidimar Resort (01). La sera ci aspetta il ristorante Avista, situato su un promontorio vicino alla Pirate Bay, è uno spazio esclusivo che offre un paesaggio da sogno sull’ocea01

viene grigliato sul fuoco di legna. La digestione è allietata dalle vibrazioni sensoriali emesse dalla vegetazione del Parco Naturale in cui siamo immersi. La sera ci attende invece il ristorante Villa Cipriani, segnalato tra l’altro nella guida Michelin. Sebbene appartenga all’hotel Belmond Reid’s Palace (02), il ristorante è allestito in una villa indipendente: eleganza, cucina italiana e magnifica vista sulle falesie, soprattutto dalla terrazza, ne fanno un luogo molto raffinato. Belmond Reid’s Palace si affaccia sullo splendido porto

no Atlantico. Qui possiamo sperimentare il concetto di condivisione applicato a diverse esperienze gastronomiche che mettono in risalto le cucine mediterranea e asiatica. Il giorno successivo proseguiamo con la visita al Parco Nazionale di Madeira. Questo arcipelago, appartenente alla regione biogeografica di Macaronesia (una regione che comprende gli arcipelaghi di Madera, le Azzorre, le Canarie e Capo Verde) conserva un patrimonio naturale di grande importanza scientifica: la foresta indigena

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Laurissilva (foresta di alloro), dichiarata patrimonio naturale mondiale dall’UNESCO nel 1999. Passeggiare lungo i sentieri e i corsi d’acqua noti come “levadas” che attraversano questa area verde, a contatto diretto con le specie di flora e fauna endemiche dell’isola, è avventuroso e appassionante. A pranzo proviamo un altro piatto principale di Madeira, l“espetada”, uno spiedino di carne bovina infilzato su un ramo di alloro e condito con spezie particolari che gli conferiscono un gusto delizioso, che


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di Funchal ed è circondato da giardini subtropicali. Winston Churchill, il noto primo ministro britannico durante la seconda guerra mondiale, vi soggiornò con la sua famiglia nel gennaio del 1950, lasciando la sua impronta nel turismo della regione. L’8 gennaio 1950 si recò a Câmara de Lobos, sette chilometri a ovest di Funchal, in una Rolls Royce di proprietà della famiglia Leacock. All’ingresso del villaggio, sistemò il cavalletto e la tela, si sedette e dipinse la baia e l’isolotto. Il fotografo Raul Perestrelo ha immortalato questo momento e la posizione è attualmente conosciuta come Winston Churchill Viewpoint. Per chi ha voglia di immergersi nell’arte dei musei, possiamo segnalare la Casa das Mudas, progettato dall’architetto Paulo David, sede di numerose mostre, spettacoli musicali, rappresentazioni teatrali e conferenze; Quinta das Cruzes, museo con un bellissimo giardino con pezzi archeologici in cui si trova una collezione di mobili e opere d’arte europee, soprattutto di provenienza inglese e una notevole collezione di pitture, disegni e acquerelli prodotti a partire dal XVIII seco-

lo fino al XIX secolo; la Cattedrale di Funchal, classificata come monumento nazionale dal 1910, è il tempio religioso più importante dell’arcipelago; la Chiesa del Colegio San Giovanni Evangelista, uno dei monumenti più spettacolari del XVII secolo di Funchal che rappresenta la transizione tra il manierismo e il barocco portoghese. Per chi ama il gioco del pallone e in particolare Cristiano Ronaldo, l’isola ha eretto una statua di bronzo nella via verso il porto e nel 2013 ha aperto il CR7 Museum (03) che mostra le sue

maglie e altri souvenir. Nel 2016, l’attaccante della Juventus ha aperto il Pestana CR7 Hotel, in una joint-venture con Pestana, gruppo alberghiero di Madeira: l’hotel dà ai suoi ospiti un assaggio dello stile di vita del calciatore, con circuiti fitness personalizzati, Jacuzzi all’aperto e una spettacolare piscina con vista sul porto di Funchal.

“I viaggi su misura a destinazione di Madeira possono essere prenotati presso le agenzie Kuoni di Bellinzona, Locarno e Lugano” www.kuoni.ch

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TURISMO / GRAND RESORT BAD RAGAZ

UN GIOIELLO DELL’HOTELLERIE SVIZZERA DI LUSSO LUOGO PERFETTO PER RILASSARSI IN UN’AMBIENTE DI ASSOLUTA TRANQUILLITÀ, IL GRAND RESORT BAD RAGAZ, MEMBRO DI SWISS DELUX HOTEL, È IMMERSO NELLO SPLENDIDO PAESAGGIO PREALPINO DELLA SVIZZERA ORIENTALE E DISTA A DUE ORE DI MACCHINA DA LUGANO. IL CENTRO BENESSERE E SALUTE È LEADER IN EUROPA. DI PAOLA CHIERICATI

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on è semplice descrivere la complessità di questo splendido resort che è composto da due hotel a 5 stelle (il Grand Hotel Quellenhof & Spa Suites e il Grand Hotel Hof Ragaz), un Relais & Châteaux (il Palais Bad Ragaz) e un hotel 3 stelle (l’Hotel Schloss Wartenstein). La struttura è molto grande e articolata e include anche due campi da golf, il centro riunioni ed eventi, il centro termale Tamina Therme e il suo Casinò, con l’intento di offrire al cliente un’esperienza che possiamo davvero definire unica. A luglio 2019, il Grand Hotel Quellenhof, completamente rinnovato dopo un ingente investimento milionario, ha riaperto le sue porte dopo alcuni mesi di ristrutturazione. Il nuovo concetto è incentrato sulla

storia dell’hotel e sulle sue acque termali. La storia di Bad Ragaz è infatti iniziata con la scoperta dell’acqua termale a 36,5 gradi nella gola Tamina quasi 800 anni fa e per rappresentare chiaramente la connessione dell’hotel all’acqua termale, con i lavori di ristrutturazione sono state installate tre nuove fontane di acqua termale in tutto il resort. Ma non solo: a Bad Ragaz è stato creato un servizio di riabilitazione, una novità mondiale in collaborazione con la Clinica di Valens. Anche tutti gli arredi e l’illuminazione del Quellenhof sono stati riprogettati. «Vogliamo offrire ai nostri ospiti un ambiente esclusivo che combini lusso e benessere in un hotel che soddisfi anche le esigenze odierne», spiega il direttore generale Marco R. Zanolari. «Siamo stati in grado di creare una


perfetta armonia tra la storia dell’hotel e i suoi interni moderni ed eleganti». Ad occuparsene è stato l’interior designer Claudio Carbone, il quale ha dato spazio ad un concetto di illuminazione insolito, ispirato alla natura, per creare un’atmosfera completamente nuova. Con un lampadario alto 16 metri nella hall che presiede tutti e quattro i piani, composto da 2.500 sfere chiare e blu di varie dimensioni, evoca l’immagine di una cascata che scorre, mentre il riflesso della luce dà vita a decorazioni artistiche. Nell’ambito della sua ristrutturazione, il Grand Hotel Quellenhof di Bad Ragaz ha aggiunto un’altra suite esclusiva per i suoi ospiti: la spettacolare King Suite. Con questa nuova suite, l’intero resort vanta ora un totale di cinque top suite, che vale la pena elencare: la Royal Suite (situata nel Grand Hotel Quellenhof), la Penthouse Suite e la Presidential Suite (entrambe nella Spa Suites Tower) e l’Imperial Suite (al Palais). Ed è un vero gioiello anche questo Palais Bad Ragaz. I pavimenti in parquet scricchiolano, le camere sono decorate in modo principesco con tonalità calde e tessuti nobili. Si tratta di un hotel a sé stante, con ingresso indipendente. Ci sono solo poche camere e suite con dimensioni, decorazioni e arredi diversi. Il Palais si trova in un edificio storico del 18° secolo,

nell’antica residenza dell’Abate di Pfäfers. Nel 2009 è stato restaurato con stile e rispettando i principi della tradizione. Palais Bad Ragaz fa parte dell’associazione Relais & Châteaux ed è davvero una chicca. Per chi vuole invece vivere un’esperienza in un luogo meraviglioso, nella pace e un pochino isolato, il complesso alberghiero dispone anche dell’Hotel Schloss Wartenstein, situato a 250 metri sopra la valle del Reno a fianco delle rovine del castello di Wartenstein del XIII secolo. Le dieci camere, con una vista strepitosa su tutta la vallata, sono eleganti, accoglienti e arredate tutte diversamente. Insomma il Grand Resort Bad Ragaz è davvero esclusivo, tanto che Martina Hingis, l’ex tennis numero uno al mondo, l’ha scelto come location per il suo matrimonio con Harry Leemann, medico sportivo di Zugo. E non solo: innumerevoli star del cinema, noti statisti e membri di famiglie reali hanno avuto la fortuna di pernottare nelle lussuose suite dell’hotel, sempre nella piena e garantita riservatezza.

GRAND RESORT BAD RAGAZ Bernhard-Simonstrasse, CH-7310 Bad Ragaz +41 (0)81 303 30 30 www.resortragaz.ch TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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TURISMO / GRAND RESORT BAD RAGAZ

ALTA GASTRONOMIA E BENESSERE TERMALE È QUESTO IL CONNUBIO VINCENTE PROPOSTO DAL GRAND RESORT BAD RAGAZ, AUTENTICA PERLA NEL DISTRETTO DI SARGANSERLAND NEL CANTON SAN GALLO. DI GIACOMO NEWLIN

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el 1925 il noto poeta austriaco Rainer Maria Rilke soggiornò a Bad Ragaz e disse: “Essere qui è meraviglioso”. Il poeta vi si era recato per delle cure, data la cagionevolezza della sua salute, chissà però se riuscì anche ad apprezzare in quel tempo la buona cucina! Poco meno che un secolo dopo eccoci in questo paradiso del “Bon vivre” che è il Grand Resort Bad Ragaz, recentemente rimesso a nuovo con magnificenza. Anche la cucina del Resort ha avuto un’evoluzione assestandosi a livelli elevati grazie ai suoi diversi ristoranti: Verve by Sven; Olives d’Or; Zollstube; IGNIV; Memories; Namun. Questi sei ristoranti ovviamente hanno ognuno le proprie caratteristiche in quanto ad atmosfera, ambiente e cucina. Oggi siamo nel “mood” per recarci a cena - come primo giorno di visita a questa prestigiosa struttura alberghiera che l’anno scorso ha festeg-

giato i 150 anni - al Namun, poiché desideriamo gustare sapori della più autentica cucina dell’estremo oriente in un locale dove si percepisce lo stile e la raffinatezza asiatici. Sotto l’attenta e lungimirante supervisione dell’executive chef Renato Wüst, pietra miliare di tutta la struttura, l’offerta gastronomica che si articola nei vari ristoranti è talmente allettante che la scelta è ricca di attesa e le emozioni alla fine non mancano. Dopo l’asiatico testiamo l’astro luminoso dell’alta cucina in Svizzera, Sven Wassmer al quale è stato affidato l’orientamento di due dei sei ristoranti: il Verve by Sven e il Memories. Il primo è sinonimo di gioia di vivere ed elabora piatti salutari attraverso prodotti provenienti da agricoltura sostenibile e commercio equo, serviti in un ambiente moderno e armonioso, mentre il secondo, il Memories, è un luogo gourmet per eccellenza. Affiancato dalla moglie Amanda Wassmer Bulgin, sommelière, Swen,

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già titolare di due stelle Michelin al Silver Restaurant nell’Hotel 7132 a Vals, unisce il suo concetto di cucina contemporanea e cosmopolita ad una grande attenzione alla biodiversità alpina, combinando quindi prodotti che potrebbero sembrare contraddittori, ma che riescono a produrre magnifiche sensazioni di gusto. Due esempi di piatti che lo hanno reso famoso sono: Dim Sum alpino con dashi svizzero di bucce di patate arrosto e Char con panna bruciata e abete rosso. Lui stesso dice di sé: «Io e le Alpi svizzere siamo una cosa sola e attraversando boschi e montagne raccogliamo i più autentici prodotti della natura». Al Memories si fa insomma un’esperienza gustativa, dove qualità, estro, stile e natura si fondono, anche nella suggestiva cornice della sala, tra legno e pietra in calda simbiosi. Ora però è il momento di passare ad un altro tempio della gastronomia che porta il nome “IGNIV”, che in retoromancio significa “nido”. Un nido accogliente che ha ricevuto l’impronta del tristellato Andreas Caminada, un’impronta trasmessa al giovane chef Silvio Germann che peraltro proviene dalle cucine dello “Schauenstein” di Caminada e che ora all’IGNIV offre un luogo per i sensi tra cucina gourmet e intimità, in cui l’attenzione è rivolta alla condivisione del piacere per una cucina moderna, innovativa e raffinata, che ha ottenuto 17 punti Gault & Millau e una stella Michelin. Silvio Germann è affiancato da Francesco Benvenuto, che gestisce il ristorante ed è sommelier, tra l’altro nominato sommelier dell’anno 2018 dalla Gault & Millau. Francesco è un maestro nella scelta dei vini da accompagnare alle raffinate preparazioni dello chef, mansione interessante e non sempre scontata dato che in questo “nido” si portano contemporaneamente sul tavolo le diverse pietanze previste dal menu. Passiamo ora al ristorante Olives d’Or, che celebra la cucina mediterranea, un’immersione nei freschi sapori del

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Sud, con creazioni di pasta fatta in casa e pesci deliziosi secondo il mercato, mentre è da tener presente il famoso buffet degli antipasti per un’alimentazione sana ed equilibrata. Nell’elegante complesso del Grand Resort di Bad Ragaz non poteva mancare un ristorante tipicamente svizzero, la “Zollstube”, dalla calda atmosfera di legni antichi, in cui gustare la vera cucina svizzera che viene declinata nelle specialità di diversi Cantoni: la zuppa d’orzo grigionese o quella di cipolle; i delicati pesci di acqua dolce: trote e persico, lo spezzatino di vitello alla zurighese, i “Bratwurst” con la salsa alle cipolle, i Capuns della Val Lumnezia e ovviamente i vari tipi di fondue sia di formaggio, sia di carne. Alla fine, oltre alla vasta scelta di tipologie di cucina, tutte ad alti livelli e sempre affiancate dalla bottiglia della rigenerante acqua termale, ciò che rende indimenticabile il soggiorno al Grand Resort di Bad Ragaz è il suo fascino seducente che rassicura e avvolge l’ospite con l’elevato comfort e l’impeccabile e premuroso servizio.

01 Francesco Benvenuto e Silvio Germann 02 Ristorante IGNIV 03 Andreas Caminada 04 Ristorante Quellenhof Memories 05 Ristorante Olives

In occasione della cerimonia della Michelin Star Relevation svoltasi a Lugano il 24 febbraio 2020, sono state assegnate 2 stelle Michelin a IGNIV by Andreas Caminada e a Memories.

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GASTRONOMIA / LONDRA

IL PARADISO DEI FOODIES DI MARTA LENZI REPETTO

È UN PÒ COME AVERE IL MONDO A PORTATA DI MANO, TANTI ANGOLI E INDIRIZZI CHE TRASFORMANO IL CIBO IN UNA GUIDA PER SCOPRIRE LA CITTÀ. 01

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a sempre sinonimo di novità e avanguardia, Londra si presenta ai primi posti in tema di ristorazione e food in generale. Nella sua armonia di tradizioni ed etnie diverse l’una dall’altra, è una metropoli in grado di soddisfare ogni richiesta culinaria, dalla tradizionale fino alla gastronomia più innovativa, in centro o lungo il Tamigi. Lasciandoci la cattedrale di St. Paul alle spalle, attraversiamo il Millennium Bridge per scoprire un’altra città. Bankside è la Londra di Shakespeare, ma non solo. Con le case basse, le strade senza traffico, questo luogo era sino a poco tempo fa un segreto da veri londinesi. Niente ansia da shopping e turisti affannati. Oggi è la nuova zona trendy, con l’ampliamento della Tate Modern, non più solo un contenitore d’arte, ma una piattaforma per incontri con spazi espositivi, una terrazza con vista a 360°, un bar, un ristorante e vari negozi sino al grattacielo più alto d’Europa, The Shard, la scheggia in vetro firmata da Renzo Piano. Questa è anche la Londra dei mercati; uno spunti-

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no si può cercare tra i banchi del vicino Maltby Street Market, aperto il sabato e la domenica fino alle 16. In alternativa si può sempre tornare al più celebre Borough Market, un tempo l’unico pretesto per spingersi a Bankside, un regno dello street food dove ordinare ostriche giganti di Scozia e paella, tappa irrinunciabile nel percorso di un foodie in giro per Londra. Oltre a prodotti freschi da ogni parte del mondo, ci sono molti stand gastronomici dove ci si può fermare a mangiare qualcosa. La storia del mercato risale al tempo dei Romani, che avevano scelto proprio quest’area per costruire un porto, mentre a nord del fiume avevano stabilito il Cardo e il Decumano e il cuore della città classica. Sono passati più di duemila anni e quest’area è ancora un mercato tra i più vivaci e appassionanti. La suggestiva struttura architettonica vittoriana, addossata sotto i binari del treno, accoglie una settantina di banchi che mescolano le più caratteristiche specialità della cucina britannica con i piatti tipici delle cucine etniche documentate sul territorio londinese. La vo-

cazione food di questa zona nasce proprio dalla prossimità con il Tamigi e i suoi trasporti alimentari. Borough Market ha condotto il gioco per secoli, fin quando Londra non si è accorta che la sponda sud del fiume poteva essere una risorsa urbana ed economica fondamentale. Allora South Bank è diventata un riferimento per le passeggiate, il tempo libero e, ovviamente, la spesa al mercato. Il venerdì pomeriggio la meta d’obbligo è Flat Iron Square, la nuova piazza food di Bankside. La food hall si distende sotto il viadotto della ferrovia di London Bridge che collega due slarghi urbani: di là Union Square, di qua il grande vuoto sul retro del vecchio teatro The Bunker, con la Menier Chocolate Factory. Rinascono così 7 archi

ferroviari, con 17 diversi tipi di ristoranti e punti ristoro, tutti gestiti da piccole imprese indipendenti. Per ristoranti gourmet e scenari fantastici The Shard è irrinunciabile: Aqua Shard, 31mo piano; Oblix, 32mo; Hutong, 33mo; Ting, 35mo; Gong, 52mo. Al Ting si può gustare cucina cinese di altissimo livello, in particolare le specialità della Cina del Nord, in un mix perfetto tra cucina asiatica, rivisitazioni europee e mercato locale, grazie proprio al vicino Borough Market. Si va anche per il tè, o per la prima colazione, per iniziare la giornata in modo esclusivo, con tutta Londra che si offre allo sguardo: dalla cattedrale di St. Paul fin giù ai grattacieli di Canary Wharf, un panorama da far girar la testa. 04

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Per ammirare invece l’eleganza e la leggerezza della struttura di Renzo Piano, sulla riva opposta c’è lo Sky Garden con un’altra vista mozzafiato a 360° e con i giardini pensili più alti di Londra, al 35mo piano del 20 Fenchurch Street, il grattacielo della City conosciuto anche come Walkie-Talkie per la sua forma più stretta alla base e più larga in cima. Qui, come in una serra, si può mangiare a qualsiasi ora del giorno godendosi il panorama: muffin, cupcakes, torte, thè e caffè, porridge, macedonia o prenotare alla Darwin Brasserie, al 36mo piano: una sala ristorante-veranda sotto il duomo di vetro. Un tuffo in una atmosfera davvero particolare da non perdere! Spostandoci verso il centro a Fitzrovia, per un assaggio di America Latina un’ottima proposta è il ristorante peruviano Pisqu, miglior ristorante 2019, con tradizionale ceviche con patate dolci, lime, coriandolo, latte di tigre e mais Inca, e Lomo Saltado, bistecche di manzo saltate alla fiamma, servite con cipolla rossa, riso e patatine. Per tornare ai gusti orientali, un must di Londra, in una via secondaria sempre di Fitzrovia si nasconde il primo ristorante cinese della Gran Bretagna con una stella Michelin, Hakkasan.

Da provare il merluzzo con champagne e miele o i dim sum proposti il sabato a partire da mezzogiorno. Dello stesso gruppo, il Yauatcha, teahouse Dim Sum a Soho: una reinterpretazione moderna della tradizionale casa da tè cantonese con un’eccezionale gamma di infusi cinesi, taiwanesi e indiani. Dimenticate le classiche e ricorrenti atmosfere dei ristoranti cinesi: qui è tutto ultra moderno. Considerato speciale anche per la sua alta pasticceria, dal 2004 la sua fama continua ancora oggi e deriva soprattutto dai dim sum di capesante e aragoste! Al numero 9 di Conduit Street c’è invece una porta molto particolare. Dall’esterno solo buio. Una tenda cela la sorpresa. Per terra il disegno per il gioco della campana è il benvenuto per l’avvio

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di un’esperienza ludica: 1,2,3 salti e poi si è dentro. Difficile da raccontare il ristorante Sketch data l’assenza di qualcosa di anche lontanamente simile. Questa elegante location di Mayfair serve colazione, brunch, pranzo, afternoon tea, cena e cocktail in diversi ambienti, tutti con un proprio stile che sprizza una creatività che ricorda un museo d’arte contemporanea. Non si tratta solo di un ristorante, ma anche e soprattutto di una galleria d’arte. Ricavato in un palazzo del 1779 – sede in precedenza del Royal Institute of British Architects e più tardi quartier generale di Christian Dior distribuito su due piani, è un catalogo di stili e tonalità di colori che va dall›Art Deco all’etnico, dal gotico al neo barocco, dal bianco al rosso, al marrone per finire con il rosa. Ci si perde in un labirinto di ambienti diversi: c’è la sala lounge Parlour, il bar e dining room Glade, d’ispirazione Sixties, la Gallery che è brasserie, c’è anche una saletta privata, l’East Bar e infine la Lecture Room, in stile vecchio club inglese, il regno della cucina dello chef francese Pierre Gragnaire, che con l’ultima guida Michelin è diventato uno dei cinque ristoranti nel Regno Unito a ricevere le terza ambitissima stella grazie alla filosofia del connubio di aromi, sapori, consistenze e ingredienti molto diversi tra loro. L’ispirazione è di scuola tipicamente francese ma non mancano le contaminazioni internazionali. Una cucina ambiziosa ed elaborata, sia nell’idea che nell’esecuzione. Sketch non è certo una novità a Lon-


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dra, ma è uno di quegli indirizzi che non si possono perdere, perché in continuo divenire! Anche un salto al bagno è quasi obbligatorio: per non smentire l’originalità, le toilette sono a forma di uovo! Non preoccupatevi, il personale di sala è ormai abituato alle continue richieste. Londra è anche una delle città più vegan che ci siano. Da segnalare il Brodway Vegan Market a London Fiels e il Farmacy, il ristorante di Camilla Fayed, erede della dinastia ex proprie-

significa azienda agricola. Un prodotto che fra tutti fa particolarmente gola, soprattutto ai giovani, oggi è l’avocado. A Londra non poteva mancare il primo ristorante la cui cucina è interamente ispirata al frutto. Ogni piatto dell’Avobar, a Covent Garden, è un’esplosione di sapori particolarissimi, oltre ad essere un piacere per gli occhi grazie all’abbinamento di colori vivaci. Ma non è finita qui. All’interno di questo melting pot che è Londra, c’è tanto altro da scoprire e gustare!

01 Archduke, dal 1979 primo risorante e wine bar a Southbank 02 The Shard 03 Sky Garden all'interno del Walkie-Talkie 04 / 06 / 07 / 08 Grande varietà di cibo orientale, naturale e vegano per ogni esigenza 05 Borough market 09 Millenium Bridge 10 Le famose toilettes allo Sketch

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taria di Harrod’s. Posto ideale per i vegetariani e, in generale, per tutti gli amanti della natura, in questo ristorante nel cuore di Notting Hill, tutto, dal menù, in particolare con il Macro Bowl con quinoa, avocado, alghe, crauti, verdure al vapore di stagione, patate dolci e l’accompagnamento di una salsa allo zenzero, all’interior, è pensato in nome della sostenibilità. I piatti sono al 100% biologici, mentre gli interni sono arredati con legno non trattato, tessuti naturali e tanti pezzi di recupero. Il nome? In perfetta sintonia con il concept del locale, viene dalla parola farm che

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NON SOLO CIBO DALLE PAROLE AI FATTI, GLI INGREDIENTI E LA CULTURA DI UN PERSONAGGIO CHE NON SI FERMA MAI SPINTO DA UN GRANDE AMORE PER IL SUO TERRITORIO. DI MARTA LENZI REPETTO

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a capacità di essere originali, la combinazione di idee e creatività, la passione e la concretezza definiscono il suo spirito battagliero nel concepire il quotidiano in tutto quello che lo circonda. Così è Dany Stauffacher. Incontrandolo traspare immediatamente l’entusiasmo e l’amore per tutto quello che fa. È un fiume continuamente in piena, una fabbrica di emozioni che travolge e coinvolge tutti coloro che lo conoscono. Racconta il cibo e tutto ciò che è ricollegabile ad esso meglio di chiunque altro. Quante volte abbiamo letto di lui, lo abbiamo ascoltato e visto, ma c’è sempre qualcosa di nuovo che riesce a stupirci.

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La sua vita è stata e continua ad essere un viaggio nel e per il cibo (e con cibo intendo anche il vino), ma un viaggio di formazione, essenzialmente culturale. Dopo tante soddisfazioni potrebbe anche diminuire gli impegni, ma non credo che per ora sia nei suoi programmi. Il grande pubblico lo conosce soprattutto per S. Pellegrino Sapori Ticino, il festival che valorizza le eccellenze del nostro territorio unendole a grandi nomi della cucina internazionale, giunto quest’anno alla 14ma edizione, ma Dany Stauffacher non è solo questo.

osa può uscire ancora dal tuo cilindro dopo tanti anni di grandi chef e tanti incontri? «Quest’anno il tema è dedicato alla cucina spagnola con 24, forse 26, fantastiche stelle Michelin ospiti in fantastiche location ticinesi. Gusterete e scoprirete i dettagli a partire dal 20 aprile. Fin dai suoi albori S. Pellegrino Sapori Ticino ha voluto promuovere il nostro territorio come meta turistica, usando la lingua universale della gastronomia. All’epoca non erano in tanti a pensarla così. Allo stesso tempo, siamo riusciti a portare in Svizzera interna le tante eccellenze del Ticino da mangiare e da bere, promuovendo il bien vivre tipico del nostro cantone. Oggi secondo le analisi del World Food Travel Association i turisti enogastronomici nel mondo sono il 53% del totale. Si è registrata una crescita costante con esperienze memorabili di vario tipo, e l’enogastronomia, con il suo duplice profilo emozionale e culturale, ne soddisfa al meglio i bisogni».

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Significa che il tuo lavoro è finito? È giunta l’ora di rallentare e di goderti un po’ di tempo libero? «Ancora no, anzi, mi è stato chiesto di portare lo stesso format in altri Paesi europei! E poi il lavoro si evolve. Al momento la ristorazione ha bisogno più che mai del sostegno di tutti. È sempre più necessario valorizzare le risorse, offrendo servizi e attività mirate a promuovere il nostro patrimonio enogastronomico, focalizzandosi in modo sempre più efficace sulla comunicazione, in un lavoro di squadra. Negli ultimi anni, le difficoltà sono evidenti con, anche a livello ticinese, due terzi dei ristoranti che soffrono per un utile che non giustifica l’investimento necessario per tenere aperta l’attività. Non voglio dare numeri, ma sono tutti dati pubblicati da GastroSuisse. Dati allarmanti di un settore vitale per le nostre città e per l’accoglienza dei turisti, con un peso notevole sull’economia nazionale che in Ticino vale circa il 10% del pil cantonale e il 12% della forza lavoro. Per questi motivi e per ridare slancio a


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LE GUIDE

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MICHELIN

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goria che troppo spesso è criticata in maniera scorretta. Per presentare in maniera positiva tutto quanto ruota attorno al progetto e al turismo in generale, per sottolineare l’importanza del comparto a livello cantonale con attenzione alle professioni legate al«settore, anche »in questo caso, la collaboLA COLLECTION GUIDE MICHELIN razione dei media saràPhuket fondamentale Bangkok, Chiang-Mai, & Phang-Nga e il gruppo Corriere del / Belgique & Luxembourg Ticino siBelgië è detto disponibile a sviluppare una partnership in Bib Gourmand tutte le sue aree, carta, Benelux web e tv, a conferma della loro semBib Gourmand Deutschland pre dimostrata sensibilità e del sostegno per la categoria deBib Gourmand France gli esercenti e del turismo». Bib Gourmand España y Portugal California

SUISSE SCHWEIZ SVIZZERA

SUISSE I SCHWEIZ I SVIZZERA

Per te la comunicazione è sempre stata molto importante... Chicago «Non ce ne rendiamo mai conto abbastanza, ma viviamo su Deutschland “giacimenti” enogastronomici, vere e proprie miniere del España & Portugal France gusto che dovrebbero essere valorizzate sempre di più, come Great Britaine&forma Ireland d’arte. patrimonio culturale Guangzhou Come agenzia di comunicazione del settore, Sapori Ticino Hong Kong Macau vuole e deve spiegare che il cibo è cultura, soprattutto in un Italia territorio come ilKyoto nostro, una regione che ha una particolare Osaka collocazione Main geografica, da sempre testimone di cambiamenCities of Europe ti. Sembra strano, ma è necessario ricordarlo continuamente! Nederland / Netherlands Yorknostra City Il cibo è il fruttoNew della identità e uno strumento per Nordic Countries esprimerla e comunicarla. Nell’attuale situazione turistica di Paris alta concorrenzialità è alle specificità che si deve puntare, atSeoul tuando un processo di salvaguardia, promozione e valorizzaShanghai zione di quelle che sono le unicità della propria terra. E tale Singapore capacità può essereTaipei attivata solo attuando un processo collettivo, nel quale amministrazioni locali, produttori, ristoratori, Tokyo albergatori e inWashington generale DC i promotori del territorio lavorino all’unisono creando sinergia». 01

tutta la categoria, stiamo progettando con Massimo Suter e GastroTicino una nuova manifestazione che coinvolgerà durante tutto l’anno un gran numero di ristoranti del nostro cantone e che farà della comunicazione la sua forza. Ci siamo ispirati al format già sviluppato in occasione di Lugano Città del Gusto nel 2018, dove erano stati coinvolti 45 ristoranti della Regione di Lugano. Un format quindi già testato che parte da una forte promozione sul territorio, ma non solo. Obiettivo principale è quello di riconquistare i locals che permettono ai ristoranti di lavorare 12 mesi all’anno. Una opportunità per tutti i consumatori perché la frequentazione di determinati locali può favorire la conoscenza, l’interesse e l’apprezzamento nei confronti di specifici prodotti e, più in generale, essere una guida per un’alimentazione sana. Allo stesso tempo, verrà sviluppata una forte campagna di comunicazione anche oltre Gottardo, come per S. Pellegrino Sapori Ticino, ma con tutti gli chef dei ristoranti coinvolti. Vogliamo dare voce ai protagonisti, ridisegnare l’immagine di una cate-

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È per questo che la Michelin ha scelto Lugano come sede per la presentazione della nuova guida svizzera 2020 e ha scelto Sapori Ticino per l’organizzazione? «La presentazione della Guida a Lugano è un’ottima opportunità che Lugano Region e la città di Lugano hanno saputo cogliere, l’importante è che i contatti e le relazioni continuino. Come agenzia, abbiamo lavorato molto negli anni, sviluppando tante conoscenze. Credo sia per questo che la Michelin ci ha scelto non solo per l’organizzazione della serata ufficiale, ma anche per la comunicazione». Guida Michelin, collaborazioni con EOC e USI, dì la verità, non riesci mai a rispondere no? «Sembra tutto scollegato, ma così non è. Se chiudo gli occhi e penso a 14 anni fa…il cibo ci ha fatti cambiare! È il collante che unisce sempre di più economia, turismo, sostenibilità e salute. Potremmo dire che è la storia nel piatto, con la migliore rappresentazione del cambiamento stesso! Anche la sensibilità degli chefs e dei consumatori è cambiata. Oggi siamo sempre più attenti al nostro stile di vita. L’intento è di diffondere una maggiore consapevolezza e conoscenza rispetto a quello che mangiamo ogni giorno senza rinunciare al piacere e alla convivialità, aiutando le persone a scoprire nuove realtà attraverso l’informazione e l’educazione. Con l’EOC stiamo collaborando attivamente confrontandoci positivamente in un bel lavoro di squadra per proporre un’offerta di gusto a chi è momentaneamente in difficoltà e per valorizzare l’importante lavoro degli Chef della struttura. In particolare, lo chef Andrea Bertarini e lo staff cantonale stanno elaborando piatti salutari in chiave più gourmet. E anche quest’anno durante S. Pellegrino Sapori Ticino ci sarà la serata “Salute con Sapore” che unisce gastronomia di qualità e sanità. Con l’USI è ormai da qualche anno che ci occupia-

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mo di sostenibilità, un tema molto attuale e caro soprattutto alle nuove generazioni, più attente al concetto di spreco alimentare. Nel giro di qualche decennio saremo 10 miliardi, qualcosa quindi deve cambiare». Mai fermo, quindi! Ho quasi timore a chiederti se hai altri progetti nel cassetto… «A dire il vero sì! Innanzitutto, spero di ritrovarci tra un paio di anni con il Ticino Gourmet Tour che viaggia in tutta la Svizzera a pieno regime e poi, lo ammetto, di vedere valorizzato sempre di più un altro territorio che amo, il San Gottardo! Con Marzio Eusebio, grazie ad una amicizia nata su valori comuni e una grande passione per una regione che è stata, e continua ad essere, la via più diretta tra il centro Europa e l’Italia, vogliamo sviluppare “San Gottardo in festa”, un insieme di eventi per raccontare l’importante storia di queste terre, per promuovere il nuovo Museo del Gottardo, la cui riapertura è prevista per il 2021, e per sostenere l’importante Fondazione Pro San Gottardo, presieduta da Dick Marti».

Dorme poche ore, legge molto, ascolta (anche se a volte può non sembrare così) e pensa tanto, ha mille idee. È il nostro ambasciatore gourmet nel mondo. Ci stupirà ancora? Conoscendolo, direi proprio di sì… «Sono fortunato, ho lavorato 30 anni in giro per il mondo, ho fatto esperienze uniche, amo la convivialità, la condivisione e la conoscenza. Spero che tutti possano comprendere che l’enogastronomia non è solo piacere, ma educazione. Una combinazione tra cultura, saper fare e creatività basata su elementi identitari».

01 Flor blanca, creazione di joan roca, uno degli chef spagnoli protagonisti di S.Pellegrino sapori ticino 2020 02 Dany Stauffacher e Luca Pedrotti


AMBASCIATORE DELLA CUCINA SPAGNOLA NEL MONDO Il saluto di Don Rafael Ansón Oliartè, Presidente della Real Academia de Gastronomía, e Presidente onorario dell’Accademia Internazionale di Gastronomia. «È una soddisfazione e un orgoglio per la Spagna che un festival importante come S.Pellegrino Sapori Ticino, abbia deciso di dedicare la prossima edizione al nostro Paese. Sotto il segno “Viva España”, dieci dei migliori chef spagnoli saranno in grado di esibire la propria creatività tra il 15 aprile e il 15 giugno in Ticino (Lugano, Locarno e Ascona). S.Pellegrino Sapori Ticino ha ricevuto come ospiti negli ultimi anni i migliori chef del mondo e il festival si svolge anche in uno scenario straordinario, in uno dei luoghi turistici più interessanti d’Europa.

L’esibizione dei grandi artisti della cucina sarà accompagnata dalla presentazione di alcuni dei migliori vini spagnoli e, d’altra parte, spero che anche gli chef ne approfittino per presentare alcuni dei migliori cibi del nostro paese. La selezione degli chef ha tenuto conto non solo della loro capacità creativa e professionalità gastronomica, ma anche della capacità di raccontare delle storie, di essere modelli ed esempi di tendenze ed offrire esperienze uniche».

UN’ESPERIENZA UNICA PER IL TICINO

Anche il Ristorante META, da poco tempo inaugurato, ospiterà alcuni eventi della manifestazione… «È questo un ulteriore motivo di orgoglio perché creatività e innovazione, non fine a se stessa ma nel rispetto della migliore tradizione, costituiscono anche i cardini della filosofia del Ristorante META. Non a caso proponiamo una cucina che abbiamo definito Med-Fusion & Tapas, con un preciso riferimento a uno dei più noti modi di gustare il cibo della Spagna. Penso che i ticinesi non perderanno l’occasione di assaporare il meglio della cucina spagnola in un ambiente totalmente rinnovato, accogliente, con una vista panoramica tra le più belle del lago di Lugano».

Contribuendo in modo significativo alla realizzazione dell’evento, Ana Mantegazza è riuscita ad unire il suo amore per il Ticino a quello per la sua terre d’origine, la Spagna. Che cosa significa per Lugano e il Ticino l’opportunità di incontrare così da vicino il meglio dell’enogastronomia spagnola? «Da molti anni ormai la cucina spagnola si pone ai vertici dell’alta gastronomia mondiale. Una cucina intesa come creazione artistica per il piacere dei sensi. Un’offerta culinaria a tre stelle in quanto a sapore, presentazione, profumo, colore... I nuovi ristoratori spagnoli sono artisti dei fornelli, tanto da aver ottenuto un enorme riconoscimento a livello internazionale. Le creazioni di questi nuovi maestri della cucina sono caratterizzate da originalità e innovazione, dall’incontro di gastronomia mediterranea tradizionale e proposte creative». Come è stato possibile ottenere la partecipazione di così famosi chef stellati S. Pellegrino Sapori Ticino? «Insieme a Dany Stauffacher abbiamo tessuto tutta una rete di relazioni con nomi di primo piano dell’alta cucina spagnola, a cominciare da Don Rafael Ansón Oliartè il personaggio che meglio rappresenta la storia della gastronomia spagnola e internazionale. E stato un vero piacere constatare come queste assolute eccellenze abbiano tutte accettato con piacere di venire a cucinare in Ticino, convinte dalla qualità del progetto ma anche per il piacere di soggiornare qualche giorno nel nostro Cantone».

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GASTRONOMIA / RISTORANTE META

UN SALOTTO CON VISTA SUL LAGO IN OCCASIONE DEL DECIMO ANNIVERSARIO DI ATTIVITÀ DEL RISTORANTE E DELLA SALA PER EVENTI METAMORPHOSIS ALL’INTERNO DEL PALAZZO MANTEGAZZA A LUGANO-PARADISO, LE SUE STRUTTURE SI PRESENTANO ORA RADICALMENTE RINNOVATE CON L’APERTURA AL PIANO TERRENO DEL RISTORANTE META.

01 Evelyn Mantegazza 02 Luca Bellanca Ph: ©Kyrhian Balmelli

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velyn Mantegazza, Direttrice del META, spiega i vantaggi e le finalità di questa riorganizzazione: «Al primo piano sotterraneo si troveranno le aree rivolte agli eventi che potranno essere organizzati per un numero minimo di 10 persone, fino a un massimo di 460.


Al piano terreno apre invece il ristorante META proiettato con una grande vetrata sulla spettacolare bellezza del lago. Il META avrà dunque una vita propria separata da quella degli eventi, proponendo una cucina di grande qualità con forti contenuti innovativi. Con questa nuova apertura saranno ora disponibili due spazi autonomi, con caratteristiche e finalità distinte, ma tra loro fortemente integrati. Anche per l’area bar sono allo studio nuove e molto interessanti soluzioni per rendere ancora più completa e dinamica l’offerta di ospitalità e ristorazione». Il concept del nuovo ristorante META nasce dalla volontà – spiega l’Arch. Massimo Marzorati, fondatore di Grandi Architetture & Partnets SA (Milano–Lugano–Dubai–Bucarest) di realizzare uno spazio capace di ricreare perfettamente tutta l’atmosfera propria del “salotto di casa”, con un arredamento comodo, caldo e accogliente, ma al tempo stesso assolutamente razionale rispetto alla funzione di ristorazione cui gli ambienti sono dedicati». Un’attenzione particolare è stata riposta nella scelta degli arredi, dei complementi e dell’illuminazione. Tutto concorre a creare un ambiente accogliente e rilassante, che invita alla conversazione, gustando piatti semplici e al tempo stesso ricercati. È stato così utilizzato un legno noce Canaletto per i mobili alle pareti, tende in organza

alle vetrate, morbidi tessu Dunque un “salotto di casa” in un ambiente davvero straordinario con una vista tra le più belle e ampie di Lugano. La proposta gastronomica del nuovo ristorante META è il risultato di un percorso che offre sia un menu gourmet stagionale, sia una selezione di piatti veloci e adatti ad ogni esigenza. Lo chef Luca Bellanca e la sua brigata di cucina creano un felice incontro tra la cucina mediterranea e note esotiche gustosamente inconsuete, ma anche pietanze lontane dalle tradizioni locali adattate al gusto del territorio. La cura per il dettaglio è sempre rigorosa. Ogni piatto nasce da prodotti pensati e acquistati con criterio ed un’attenzione particolare alla qualità, alla freschezza ed alla stagionalità. Racconta Luca Bellanca: «Avremo di base un menù periodica-

mente aggiornato ma punteremo ancor più che in passato su una vasta proposta di piatti “fuori carta”, decisi giorno per giorno in relazione alle primizie offerte dal mercato, con un’attenzione alla qualità assoluta degli ingredienti da utilizzare nelle preparazioni. In ogni caso saranno presenti anche alcuni piatti che potremmo definire “evergreen” e a cui i nostri ospiti risultano essere particolarmente affezionati». Piatti creativi ma senza eccessi. Tecnica. Ingredienti freschi, genuini e semplici. Materia prima selezionata con cura, prodotti di stagione, eccellenze. Una cucina mediterranea con note e sapori esotici che esplodono piacevolmente al palato. Una cucina che arriva diritto al cuore, fatta di emozioni genuine, che lasciano sempre piacevoli ricordi.

Palazzo Mantegazza Riva Paradiso 2 CH-6900 Lugano-Paradiso +41 (0)91 994 68 68 marketing@metaworld.ch

metamorphosis ristorante @metamorphosis_lugano metamorphosis www.metaworld.ch @Meta_Ristorante TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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GASTRONOMIA / PICCOLO LAGO DI MERGOZZO

L’INSOLITA OSMOSI TRA UNO CHEF PLURISTELLATO E LA SUA TERRA MARCO SACCO DEL RISTORANTE PICCOLO LAGO DI MERGOZZO RACCONTA LA SUA PASSIONE PER UNA CUCINA GENUINA E RISPETTOSA DELLE RICCHEZZE DEL TERRITORIO.

Ph: @Adriano Mauri

DI GIACOMO NEWLIN

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uella di Marco Sacco col territorio in cui ha le radici è una sorta di fusione. Lui, discreto e piut tosto restio a mettersi in mostra – cosa rara tra la maggior parte dei suoi colleghi altamente massmediatici -, l’altro, quel piccolo lago discosto dal vicino e più illustre Lago Maggiore, di cui peraltro in tempi antichi faceva parte e quel territorio chiuso tra le montagne: il Montorfano da una parte e i primi rilievi della Val Grande dall’altra. Due realtà però che non si sono ripiegate su sé stesse, ma hanno saputo esprimere quelle eccellenze naturali insite in loro. Marco Sacco da una parte, cuoco per passione e tradizione, ha saputo sviluppare nel suo ristorante Piccolo Lago (due

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stelle Michelin) situato su una sponda del laghetto di Mergozzo, una gastronomia riconosciuta a livello internazionale nonostante la povertà del territorio nel settore agroalimentare. Dall’altra parte c’è il laghetto di Mergozzo, che prende il nome dal Comune di Mergozzo (circa 2000 abitanti) situato nella provincia del VerbanoCusio-Ossola, laghetto che può vantare una fama che in questi tempi di fervore ecologico -almeno in teoria- fa levare il cappello poiché le sue acque limpide sono tra le più pulite d’Italia! L’anno scorso Marco Sacco è stato ospite del Ristorante Metamorphosis di Lugano-Paradiso dallo chef Luca Bellanca, durante l’evento gastronomico San Pellegrino Sapori Ticino riscuotendo un grande successo. Marco

la cucina ce l’ha nel sangue: «Sono cresciuto nel ristorante dei miei genitori, la passione per la cucina è esplosa quando a 9 anni mio padre mi ha fatto salire su una cassa d’acqua e ho visto le pentole, ho sentito i profumi e mi sono affacciato su un mondo magico che non ho più abbandonato» La semplicità di questo grande chef è esemplare quando parla delle stelle ottenute: «Se le stelle ti divertono e ti permettono di fare ciò che ti piace, allora ben vengano». Nella cucina del suo ristorante lavorano tra le 10 e le 12 persone, mentre in sala sono 8 e due sommelier. In tutto, compresa la parte amministrativa, per il buon andamento di questa lodevole impresa, lavorano circa 35 persone. Marco ci rivela uno dei segreti del suo successo: «Pro-


fessionalmente sono curioso e tutto ciò che è nuovo mi affascina. I tanti viaggi, le scoperte di nuovi ingredienti da testare e la ricerca continua di cotture, accostamenti, nonché l’estetica nella presentazione, negli impiattamenti, arricchiscono la mia cucina». Prima che mi dimentichi c’è ancora una curiosità storica relativa al Comune di Mergozzo, più precisamente alla frazione di Candoglia dove esiste una cava di marmo rosa, non una semplice cava, ma proprio quella che ha fornito il pregiato, per bellezza e resistenza, marmo dalle screziature di color rosa a Gian Galeazzo Visconti, fondatore della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, per la costruzione di quella che è la più importante chiesa milanese. Torniamo ora alla cucina del Piccolo Lago dove l’ospite non sceglie da una carta ma da due storie illustrate in modo poetico, dove una prevede 10 piatti – ma non spaventatevi, anzi! che per così dire costituiscono le radici del percorso culinario dello chef, mentre l’altra è orientata su 10 piatti innovativi che cambiano in base alla stagionalità. Per capire meglio ciò che l’ospite si può aspettare è Marco stesso a dirlo. «Mi piace divertirmi e far divertire fa parte del mio lavoro: è il modo di esprimermi, il ristorante diventa

condivisione, partecipazione tra me e il mio pubblico. Tutto diventa teatrale e lo spartito lo decido io. Guardate, annusate, assaggiate, ascoltate, si va in scena». Marco Sacco è contro gli sprechi, per esempio del pesce dice che non si butta via nulla e del pesce di lago: lavarello, persico, trota, anguilla, di cui è gran maestro, utilizza in frittura lische e pelle facendole diventare gustosissime chips. Comunque condensare in poche righe la descrizione dei piatti non è possibile, sarà per i fortunati avventori un’esperienza avvincente e straordinaria che rimarrà tra i migliori ricordi, insieme alla simpatia e semplicità di questo stupendo ambasciatore della migliore cucina italiana. Dulcis in fundo una visita alla fornitissima cantina e la vista delle etichette delle migliori produzioni enologiche, tonifica e rallegra lo spirito.

RISTORANTE PICCOLO LAGO Via Filippo Turati 87 IT-28924 Verbania (VCO) T +39 0323 586 792 www.piccololago.it TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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GASTRONOMIA / BARONE PIZZINI

QUANDO IL VINO DIVENTA BIO BARONE PIZZINI È UNA DELLE AZIENDE VITIVINICOLE PIÙ ANTICHE DELLA FRANCIACORTA ED È STATA LA PRIMA CANTINA A PRODURRE FRANCIACORTA DA VITICOLTURA BIOLOGICA CERTIFICATA.

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l biologico è il mezzo, il fine è la qualità». Così è solito ripetere Silvano Brescianini, socio fondatore e Direttore della Barone Pizzini, sottolineando come l’obiettivo primario dell’azienda sia quello di produrre vini di qualità strettamente legati al territorio. Da qui la scelta di affidarsi all’agricoltura biologica, strumentale al raggiungimento di questo traguardo e coerente con l’attenzione per il territorio e l’ambiente che da sempre contraddistingue Barone Pizzini. E pensare che tutto nasce da un fortuito incontro nell’ambito di un seminario di aggiornamento professionale per coltivatori, agronomi e addetti ai lavori di campagna nel quale Brescianini rivolge a Pierluigi Donna, il maggior conoscitore di tecniche agronomiche bio, la fatidica domanda: «In Franciacorta si può coltivare la vite in modo non invasivo e di maggior tutela della natura rispetto al sistema convenzionale?». Dalla positiva risposta è nata una collaborazione che dura ancora oggi ed ha generato un vasto consenso anche tra addetti ai lavori proprio (anche se non solo) in Franciacorta. Precursore in Franciacorta, sin dalla fine degli anni ’90 Barone Pizzini ha convertito i vigneti all’agricoltura bio-

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logica e per quanto riguarda i vigneti della tenuta Pievalta nei Castelli di Jesi segue le rigorose norme della certificazione Biodyvin. L’azienda ha scelto la via della biodiversità per mantenere la pianta sana e realizzare vini di qualità, utilizzando pertanto solo sostanze organiche a sostegno della fertilità; zolfo e rame, in quantità controllate, per il contenimento dei parassiti. Alla ricchezza e all’integrità delle uve ottenute in vigna si aggiunge la grande cura in cantina durante tutti i momenti della produzione. L’approccio al biologico e’ culturale, coinvolge scelte e valori ed e’ il punto di partenza di un percorso fatto di ricerca e innovazione. L’attuale cantina Barone Pizzini è stata costruita nel 2006 secondo alcuni importanti criteri dell’architettura ecocompatibile e in conformità all’impegno di rispetto per l’ambiente e qualità della produzione. Ogni scelta architettonica, sia funzionale che di materiali utilizzati, garantisce un basso impatto ambientale e un limitato consumo energetico. I pannelli fotovoltaici, il sistema natu-

rale di condizionamento, l’impiego di pietra e legno, la fitodepurazione delle acque, sono tutti accorgimenti che fanno della sede produttiva di Barone Pizzini una cantina bio.

BARONE GIULIO PIZZINI PIOMARTA Via San Carlo 14 IT-25050 Provaglio D’Iseo (BS) T +39 0309848311 F +39 0309848323 info@baronepizzini.it


THRESHOLDS. MAURIZIO DONZELLI curated by Ilaria Bignotti

LU G A N O 25 marzo - 30 maggio 2020

Cortesi Gallery LUGANO Via Nassa, 62

LISSONE 18 aprile - 7 giugno 2020

MAC Museo d’Arte Contemporanea LISSONE Viale Elisa Ancona, 6

CORTESI GALLERY

MOVES TO A NEW SPACE IN MILAN Via Morigi 8, 20123 MILANO

GLI SPAZI DELL’ARIA GIUSEPPE SANTOMASO E LA PITTURA A VENEZIA NEGLI ANNI ‘50 curated by Francesca Pola 31 marzo - 30 giugno 2020 Cortesi Gallery MILANO Via Morigi, 8


GASTRONOMIA / THE VIEW

ESPERIENZA CULINARIA D’ECCELLENZA “DINING WITH THE STARS” È UN EVENTO GASTRONOMICO IDEATO DAL GRUPPO PLANHOTEL HOSPITALITY IN COLLABORAZIONE CON JRE, MARTINO CRESPI EVENTS E MASTERCARD, NATO DAL DESIDERIO DI ISPIRARE E SORPRENDERE GLI OSPITI DEI RESORT DELLA CATENA, ARRICCHENDO ULTERIORMENTE LA LORO ESPERIENZA DI VACANZA.

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iunto già alla sua sesta edizione presso i bellissimi Diamonds Resorts delle Maldive e Diamonds Athuruga e a Diamonds Thudufushi, questo programma inaugura la sua prima edizione Svizzera nell’elegante cornice del ristorante e terrazza del THE VIEW Lugano. Con cadenza mensile e per l’intera durata del 2020, l’esclusiva kermesse gastronomica vedrà esibirsi i brillanti talenti culinari di Chef del circuito JRE che sapranno esaltare ingredienti locali d’eccellenza elaborando straordinari menu di degustazione ai quali saranno abbinati vini accuratamente selezionati. Chi si troverà a Lugano in vacanza,

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per affari o perché vi risiede avrà dunque l’occasione unica di sperimentare sapori, fragranze e tradizioni di 11 diversi Paesi europei: Francia, Croazia, Olanda, Austria, Slovenia, Spagna e tanti altri. A completare l’esperienza, la magia della vista spettacolare sul lago di Lugano di cui si gode da qualunque angolo dell’elegante ristorante THE VIEW Fine Dining e Terrazza. www.theviewlugano.com


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Ph: ©Zhang Daiyv

LA CINA “AL CENTRO” QUESTA TAVOLA ROTONDA È STATA ORGANIZZATA PRIMA DELLO SCOPPIO DELL’EPIDEMIA DI CORONAVIRUS, LE CUI CONSEGUENZE SONO TUTTAVIA ENTRATE NECESSARIAMENTE A FAR PARTE DEL DIBATTITO.

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er le piccole e medie imprese (PMI) svizzere la Cina è il paese più attrattivo per le esportazioni. Lo rivela una classifica stilata da Switzerland Global Enterprise (S-GE) e dal Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (KOF). Seguono gli Stati Uniti, la Corea del Sud e Singapore, stando a quanto pubblicato sul sito internet dell’ente di promozione economica all’estero della Confederazione (ex Osec). Per lo studio sono stati presi in considerazione 15 criteri, tra cui la grandezza del mercato, il potenziale di mercato, il volume delle esportazioni e la crescita media del mercato negli ultimi anni. I paesi esaminati sono 107. La Germania, in assoluto il maggior paese di destinazione dei prodotti elvetici, si colloca soltanto al decimo posto. Più attrattivi sono la Gran Bretagna, gli Emirati Arabi Uniti, il Canada, la Polonia e il Giappone. Per poter fare affari in Cina bisogna tuttavia poter instaurare una relazione che si basi anche molto sulla fiducia: solo in questo modo si potrà minimizzare il rischio di commettere errori d’interpretazione (e malintesi) oppure appianare più facilmente possibili divergenze che potrebbero sorgere nel corso delle trattative o transazioni commerciali. Ecco perché prima di avviare una qualsiasi relazione d’affari in Cina, bisogna studiare il mercato per identificare opportunità e ri-

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schi, così come importante è pure dedicare il tempo necessario alla ricerca e alla conoscenza di partner potenziali (importatori, distributori, agenti, ecc.). Tanto più che a parte una graduale diminuzione delle tariffe d’importazione (più o meno veloce a seconda dei beni o servizi), grazie all’Accordo di Libero Scambio con la Cina, le imprese svizzere possono beneficiare di numerosi altri vantaggi che includono una migliore sicurezza giuridica e trasparenza (esempio negli appalti pubblici), migliore protezione di marchi e brevetti, disposizioni specifiche con agevolazioni in settori particolari di crescita come nel campo delle tecnologie ambientali, mentre i settori che potranno approfittare maggiormente dell’ ASL sono svariati e possono andare da macchine / equipaggiamento di precisione (es. per l’industria farmaceutica), ICT, beni di consumo, ecc. Nonostante un certo rallentamento, il mercato cinese resta sempre di estrema importanza e rimarrà dunque un principale mercato strategico. La Cina è orma quasi la prima economia del mondo e questa è già una ragione per non sottovalutarne l’importanza in termini di esportazioni svizzere. Inoltre, la crescita continuerà ad essere considerevole, favorita dallo sviluppo delle imprese private (il governo Cinese da incentivi per lo sviluppo di imprese private locali) e dalla forte crescita dell’enorme mercato interno del Paese.


TAVOLA ROTONDA / CINA

HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:

ALEX CHUNG Delegato per la Città di Lugano delle relazioni con l’Asia

STEFANO DEVECCHI BELLINI Gamos Group Q10 e Associazione Ticino Cina

AIRALDO PIVA Presidente SilkLink Ticino e Hengdian Group China

MIRKO AUDEMARS Direttore Generale della R.Audemars SA

ANDREA MORONI STAMPA CTO Hemargroup / COO HSCS

CARLO VASOLI International Marketing Consultant

MIGUEL CASANOVAS Consulente alla clientela di LFG Family Office SA

ALFONSO TUOR Moderatore, giornalista e Presidente dell’Associazione Culturale Ticino-Cina

L’incontro si è tenuto il 30 gennaio presso il Teatro Multimedia per Eventi Metamorphosis, Palazzo Mantegazza, Lugano-Paradiso.

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ono tante le grandi questioni di carattere economico e finanziario che condizionano in questi ultimi mesi i rapporti con la Cina su cui avremo modo di soffermarci, ma prima non posso fare a meno di chiedervi una valutazione riguardo all’impatto rispetto alle vostre attività che sul breve-medio termine potrà avere l’emergenza sanitaria legata al diffondersi del Coronavirus. MIRKO AUDEMARS: «Credo che in questo momento tutti gli imprenditori che, per ragio-

ni di produzione, approvvigionamento o distribuzione di merci o servizi, intrattengono rapporti con la Cina, siano dominati da un sentimento di profonda incertezza determinata soprattutto dai tempi indefiniti di questa emergenza sanitaria e dunque dal dubbio riguardo al momento in cui l’economia cinese potrà riprendere a correre a pieno ritmo. Per il momento ci sorreggono le scorte ma queste a breve termineranno e di conseguenza vi saranno ritardi su tutta la catena produttiva». ANDREA MORONI STAMPA: «Operiamo in un settore che importa dalla Cina componentistica elettronica non altrimenti reperibile in Svizzera o in Euro-

pa. Ciò pone evidenti problemi di approvvigionamento, tenendo conto che questa emergenza sanitaria cade in un periodo che già registra un rallentamento della produzione legato alle festività per il Capodanno cinese, con chiusure prolungate delle fabbriche, e assenza di lavoratori, che arrivano a sfiorare anche il 50%». AIRALDO PIVA: «Il nostro Gruppo conta in Cina oltre 50.000 dipendenti ed opera in diversi comparti industriali. Nel settore entertainment è attivo oltre che nelle produzioni cinematografiche e televisive, in vari altri settori, come viaggi, turismo, shopping ecc. Facile dunque comprendere la complessità dei problemi derivanti dalla recente provviTICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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TAVOLA ROTONDA / CINA

soria chiusura dei nostri Studios e delle centinaia di multisale distribuite nel Paese. In questo momento domina, come già è stato detto, l’incertezza circa i tempi di ripresa del lavoro, ma certamente vi saranno dei ritardi sulle produzioni almeno nel primo trimestre». CARLO VASOLI: «Vorrei far notare che in un’economia integrata e globalizzata com’è quella attuale, la Cina ci ha purtroppo abituato a epidemie umane o animali che per lungo periodo, anche dopo l’esaurirsi della fase acuta, hanno gravi ripercussioni su altri Paesi del pianeta. Così, per esempio, ben prima dell’attuale epidemia, nei mesi scorsi la peste suina ha determinato l’abbattimento di centinaia di milioni di capi. Di conseguenza c’è stato da parte cinese un rastrellamento sul mercato mondiale di ingenti quantità di carne suina di cui, come è noto, la popolazione è grande consumatrice. Ciò ha provocato un globale innalzamento dei prezzi e crisi di approvvigionamento anche su lontani mercati apparentemente immuni rispetto all’epidemia». MIGUEL CASANOVAS: «Un aspetto che mi sembra utile sottolineare riguarda comunque la guerra mediatica portata avanti in queste settimane attraverso la diffusione di notizie più o meno allarmistiche relative a questa epidemia, senza tener conto del fatto che in altri Paesi, magari impegnati in conflitti commerciali con la Cina stessa, annuali epidemie, per esempio di influenza, creano situazioni sanitarie almeno altrettanto gravi». STEFANO DEVECCHI BELLINI: «Il nostro approccio al mercato cinese si basa

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sullo stabilire partnership con imprenditori locali sia per quanto riguarda la produzione che la distribuzione di prodotti soprattutto alimentari in ipermercati, supermercati e altre strutture commerciali. Siamo dunque molto preoccupati circa i tempi in cui potrà prolungarsi questa epidemia, determinando un blocco o quantomeno un rallentamento nella circolazione di persone e merci, Se sul breve periodo possiamo fare ricorso a scorte, un prolungato stop delle attività potrebbe infatti avere gravi conseguenze. Non ultimo, sono già tangibili i danni derivanti dalle difficoltà di operare regolarmente con viaggi aerei da e per la Cina». ALEX CHUNG: «Non essendo noi direttamente coinvolti in attività produttive ci è più difficile valutare l’impatto di questa epidemia sullo sviluppo delle relazioni commerciali con la Cina. Certamente possiamo tuttavia dire che alcuni progetti culturali in via di definizione o in atto con enti e istituzioni cinesi subiranno necessariamente un rinvio. Per quanto riguarda poi specificatamente la città di Lugano sono da attendersi ripercussioni riguardo all’arrivo in città di turisti cinesi, che se ancora in numero relativamente esiguo rappresentano tuttavia un mercato estremamente promettente».

Venendo al tema di questa tavola rotonda, vorrei chiedervi di raccontare attraverso quali tappe è avvenuto l’approccio della sua azienda al mercato cinese. Andrea Moroni Stampa: «Diciamo subito che quello della ricerca dei potenziali fornitori è uno dei problemi più complessi che un imprenditore che vuole lavorare in Cina deve affrontare. Oggi la platea dei potenziali fornitori si è notevolmente ampliata rispetto a qualche anno fa, ma resta la necessità di svolgere un intenso lavoro di audit prima di compiere la scelta più opportuna. Vi è poi da impostare tutto un lavoro di controllo di qualità su tutti i processi produttivi per arrivare ad avere prodotti in linea con gli standard richiesti. In questo, devo dire, si è ormai molto aiutati dalla presenza ora molto diffusa di tecnici che hanno studiato in Europa e negli Stati Uniti; e, inoltre, dalla grande disponibilità ad imparare che contraddistingue il popolo cinese». MIRKO AUDEMARS: «Il nostro modello di business si basa su produzioni realizzate in Svizzera che poi vengono assemblate in Cina e dunque l’attenzione si sposta soprattutto sul controllo dei processi attraverso i quali si arriva poi al prodotto


finito. In ogni caso, durante i mei anche lunghi soggiorni in Cina, sono sempre rimasto colpito dalla straordinaria voglia di innovare e di imparare, dimostrando una disponibilità ad accettare consigli e valutare nuove possibili soluzioni ormai praticamente sconosciuta alle nostre latitudini». CARLO VASOLI: «Le mie prime esperienze del mercato cinese risalgono a circa venti anni fa, quando il paese cominciava ad aprirsi; era un mercato assolutamente diverso da quello odierno; allora si basava su alcuni aspetti che lo facevano differire molto da quello attuale. In particolare si fondava su due pilastri: imitazione, meglio copia, bassissimi costi di mano d’opera. Se consideriamo il breve lasso di tempo più che di evoluzione si deve parlare di un vero e proprio balzo: Oggi possiamo considerare la Cina non più come “la fabbrica del mondo”, ma come un enorme mercato, che sfrutta sistemi commerciali e distributivi assolutamente diversi e per molti aspetti più avanzati di quelli in uso in altri paesi. Un esempio è dato da WeChat Pay un servizio di portafoglio elettronico incorporato nell’App WeChat; permette agli utenti di completare transazioni online e trasferire denaro. Ogni utente WeChat ha il proprio portafoglio elettronico, che dopo essere stato collegato al proprio conto bancario permette di compiere pagamenti. Il sistema funziona solo con carte del circuito bancario Cinese. Non è possibile collegare il conto Wechat con una carta di credito di una banca al di fuori della Cina». Facendo riferimento alla vostra specifica esperienza, quali sono gli errori che non devono assolutamente essere commessi? AIRALDO PIVA: «Penso che l’errore molto frequente sia quello di credere di poter approc-

ciare un mercato complesso e a suo modo sofisticato come quello cinese senza avere un’adeguata conoscenza e con limitate risorse. In secondo luogo non si può assolutamente avere fretta di bruciare le tappe. In Cina esiste una burocrazia molto lenta ed inoltre è proprio nella cultura cinese il fare business solo dopo aver creato un solido rapporto fiducia. Le relazioni umane hanno dunque ancora una grande importanza e vanno accuratamente coltivate. Infine, sarebbe un grave errore concentrarsi solo sulle grande città perché sono invece le città cinesi di seconda e terza fascia ad esprimere il più alto potenziale economico. Inoltre andrebbero pianificate delle opportune strategie di comunicazione e di marketing per il canale on-line». STEFANO DEVECCHI BELLINI: «Concordo sul fatto che il primo grave errore sarebbe quello di sottovalutare la necessita di conoscere in modo approfondito il mercato. Occorre dunque evitare in modo assoluto scelte dettate dall’improvvisazione. Inoltre, bisogna assolutamente sfatare l’idea che sia possibile lavorare con la Cina senza trascorrere in quel Paese lunghi periodi, studiarne la cultura, i modi di vita, gli usi e i costumi, l’alimentazione, se possibile anche la lingua, illudendosi di poter risolvere tutto con qualche sporadico viaggio. E poi bisogna avere sempre il coraggio di innovare senza scoraggiarsi di fronte agli inevitabili fallimenti». CARLO VASOLI: «Occorre sempre tener conto del fatto che esistono modi di interagire con la controparte cinese che partono da come si porge un biglietto da visita e arrivano alla conclusione di un contratto timbrato, perché in Cina è il timbro che ne determina la validità non la firma. Comprendere questi aspetti è una delle chiavi di successo.

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TAVOLA ROTONDA / CINA

Partendo proprio dal primo incontro, qui le regole sono universali, puntualità e correttezza nel vestire, se si decide l’orario di pranzo è opportuno che la nostra controparte sia l’invitato. I biglietti da visita vanno stampati sui due lati di cui uno tradotto in cinese, vanno porti con due mani, con il testo rivolto verso l’interlocutore e nello stesso modo vengono ricevuti, vanno tenuti davanti a sé in evidenza come segno di rispetto e attenzione per il nostro interlocutore. In Asia il contatto fisico non è gradito, evitare quindi strette di mano vigorose e non essere mai i primi a porgere la mano ad una donna. Utilizzare poi sempre un buon interprete di fiducia». MIGUEL CASANOVAS: «La mia posizione è un po’ dissonante rispetto a quanto detto finora perché riteniamo che la strada da percorrere da parte di una società che vuole lavorare con la Cina non consista tanto nel ricercare distributori o partner cinesi, quanto quella di prendere il rischio di costituire direttamente una filiale in quel Paese, magari dopo essere passati per un breve periodo da Hong Kong. Questo approccio accresce enormemente la credibilità dell’azienda ticinese o svizzera che tra l’altro ne ricava grossi vantaggi finanziari e in breve tempo acquisisce la possibilità di accedere a canali come il commercio on line o il franchising. Siamo veramente fortunati di poter beneficiare del FTA, accordo di libero scambio, firmato tra la Svizzera e la Cina nel 2013. Questo accordo prevede la totale agevolazione dei dazi doganali tra i due paesi entro la fine del 2022. La Svizzera è l’unico paese dell’Europa continentale che ha firmato un accordo di questo genere con il gigante asiatico. Oggi Lugano rappresenta già un ottimo hub internazionale per tutte le società che hanno in pipeline il commercio con la Cina. Noi siamo convinti, che

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STEFANO DEVECCHI BELLINI: «La Cina gioca un ruolo sempre più importante nella rete commerciale mondiale e la sua influenza si registra anche nei confronti di aziende del Canton Ticino. E questo risulta evidente considerando che l’export ticinese in Cina à praticamente aumentato del 30% solo negli ultimi».

in futuro, il ruolo a livello economico della piazza di Lugano diventerà progressivamente sempre più importante, portando il brand “Swiss Made” ad aprire canali commerciali per i suoi prodotti in Cina». Da ultimo vorrei che fossero accennati due altri temi, e cioè quello dei vantaggi che possono venire da accordi bilaterali, e dall’altro, quello dell’influenza che il sistema politico può esercitare rispetto allo sviluppo di relazioni commerciali con Paesi esteri. ANDREA MORONI STAMPA: «Da luglio 2013 è stato stipulato tra la Confederazione e la Repubblica Popolare Cinese un amplio accordo di libero scambio entrato in vigore l’anno successivo. Sono soprattutto l’industria meccanica, il medtech e l’orologiero da annoverarsi tra i settori che usufruiscono maggiormente di questo accordo. In generale si può in ogni caso dire che è tutto il “sistema Svizzera” a conferire credibilità alle nostre imprese che si affacciano al mercato cinese, che ormai da qualche anno dimostra uno straordinario interesse nei confronti di brand, catene, know how proveniente dall’Europa e dunque anche dalla Svizzera».

AIRALDO PIVA: «A proposito delle visioni del governo cinese vorrei fare un accenno ad un mio recente incontro a Pechino con leaders del governo cinese durante il quale sono state illustrate alcune priorità in base alla quale la Cina intende muoversi nell’immediato futuro. Ebbene rispetto a quanto viene solitamente riportato dai media occidentali gli obiettivi indicati sono nell’ordine: riduzione delle diseguaglianze e lotta alla povertà; ampliamento delle relazioni diplomatiche con i Paesi del mondo; crescita del PIL; investimenti in istruzione, ricerca, scienza e tecnologia come motore dello sviluppo; forte spinta all’innovazione nelle telecomunicazioni, 5G, intelligenza artificiale; apertura ad investimenti stranieri con la creazione di 6 nuove zone speciali di libero scambio». ALEX CHUNG: «Senza voler in alcun modo trarre una conclusione finale mi sembra tuttavia interessante, a proposito delle modalità per entrare in contatto con la cultura cinese prima ancora che per stabilire affari, richiamare il fatto che tutto il sistema educativo e formativo della Cina è fortemente ispirato ad alcuni principi del confucianesimo in base ai quali etica del lavoro e competitività, per fare solo un esempio, assumono un valore profondamente diverse rispetto ai Paesi occidentali. E queste differenze culturali dovrebbero essere conosciute e rispettate, almeno quanto accordi, normative c contratti tra contraenti».


TAVOLA ROTONDA / CINA

I BUONI AFFARI SI FANNO IN DUE Uno dei punti di forza del successo in Cina consiste nell’apprendere ben presto quanto sia importante l’arte della negoziazione. Quale è stata la vostra esperienza in merito? «L’arte della negoziazione significa conoscere la cultura Cinese. La rete di relazioni è imprescindibile in Cina, e i funzionari sono estremamente influenti. Per facilitare le negoziazioni, l’ideale è identificare un intermediario affidabile che potrà aiutare a stabilire i giusti contatti. È indispensabile però assumere tutte le informazioni e referenze di questi middlemen. Per portare a buon fine gli affari in Cina, è molto importante trovare una forma di compromesso. Come recita un detto cinese: “Non troverò mai il mio interesse dove non ci sia anche il tuo”. L’armonia è d’obbligo».

Il contributo di Riccardo Fuochi, Presidente OLG International Group e dell’Associazione Italia-Hong Kong; Vicepresidente Sviluppo Cina. Attraverso quali tappe è avvenuto l’approccio della sua azienda al mercato cinese? «Nel 1997 abbiamo aperto un ufficio di rappresentanza della nostra azienda che opera nel settore spedizioni internazionali e logistica. Nel 2006 abbiamo ottenuto le licenze per operare come società’ di logistica all’interno della Zona Franca di WGQ a Shanghai ed abbiamo aperto Il primo Magazzino specializzato nella logistica della Moda. Attualmente la società’ impiega circa 200 persone utilizzando oltre 50,000 mq. di magazzini».

Quali sono a suo giudizio gli errori che non devono assolutamente essere commessi? «Non svolgere un’approfondita analisi di mercato. Pensare solo ai grandi numeri che la Cina propone senza capire il posizionamento del prodotto o servizio, ed i canali distributivi». Quale supporto può venire alle aziende che intendono approcciare il mercato cinese da parte delle istituzioni pubbliche preposte allo sviluppo degli scambi industriali e commerciali su scala internazionale? «Favorire l’aggregazione di imprese. Presentare un sistema Paese. Mettere a disposizione delle imprese tutte le informazioni che possano consentire di partecipare a gare d’appalto, facilitazioni (utilizzo delle ZES) , nuove normative e semplificazioni e garantire assistenza tramite la rete diplomatica».

Come giudica le potenzialità espansive delle aziende ticinesi in Cina? «Ottime possibilità per tutte le aziende Svizzere. La Svizzera ha sottoscritto l’accordo di libera circolazione con la Cina ed aderisce alla BRI. Questo apre alla possibilità di partecipare ai grandi progetti della BRI e non solo. Occorre soltanto un coordinamento di sistema in quanto le piccole aziende non possono affrontare da sole i costi per aprire una stabile organizzazione in Cina. È necessario operare con creando sinergie tra le PMI che vogliono affrontare un grande mercato come quello Cinese».

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TAVOLA ROTONDA / CINA

LE BORSE DELLA GREATER CHINA

Walter Lisetto, direttore e responsabile dell’Asset management di Axion SWISS Bank di Lugano propone un interessante contributo riguardo allo sviluppo dei mercati finanziari cinesi. Il mercato finanziario cinese continentale (“Mainland China”) è composto principalmente da due piazze borsistiche: Shangai e Shenzen che sono state fondate dal governo nel 1990 con lo scopo di modernizzare l’economia cinese. In realtà il Shangai Stock Exchange (SEE) ha una storia antica che risale al 1860 ma venne chiuso a seguito della Rivoluzione Cinese del 1949. Parallelamente, la borsa di Hong Kong – la Città Stato che è passata dal controllo britannico sotto l’influenza cinese nel 1997 - fu fondata nel lontano1891 e nel novembre 2014 il governo cinese ha deciso di collegarla con le borse di Shangai e Shenzen tramite il Shanghai-Hong Kong Connect program permettendo di aprire la borsa agli investitori esteri che hanno così “accesso” alle aziende domestiche cinesi. Nel 2018 l’inserimento delle azioni domestiche “A-Shares” negli indici emergenti di Morgan Stanley Capital International MSCI ha dato un’ulteriore spinta alle azioni cinesi per il loro ingresso ufficiale nei portafogli di tutti i gestori mondiali e la loro integrazione nel sistema finanziario globale. La sfida economica Cina-USA passa quindi inevitabilmente anche dalle borse. Se per il New York Stock Exchange possiamo contare su una storia di 228 anni, per la borsa cinese parliamo ancora di un mercato molto giovane ma estremamente vivace, dove la popolazione - che sta vivendo

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un boom economico e un cambiamento del sistema sociale statale – impara solo adesso a relazionarsi con la volatilità delle borse. Il Governo ha il desiderio e una strategia precisa di modernizzazione e sviluppo finanziario del Paese. Con il piano governativo “Made in China 2025” si punta strategicamente a migliorare l’innovazione e l’efficienza della produzione attraverso l’uso della tecnologia, dei big data e dei veicoli elettrici, fattori attraverso i quali la Cina spera di cambiare la percezione della sua industria manifatturiera: l’intenzione è che non sia più interpretata come una produzione di massa e a basso costo, ma che sia riconosciuta come di qualità. Tutto questo con l’obiettivo di diventare leader mondiale di questi settori. La Cina ha inoltre inviato chiari segnali di apertura agli investitori stranieri e questo ha fatto sì che diventata una scelta molto appetibile ai loro occhi: rappresenta una tra le più interessanti borse del mondo, con una capitalizzazione di ancora “solo” circa 9 trilioni di dollari. Gli indici azionari cinesi nel 2019 hanno guadagnato più del 30%, mentre il 2020 - anno del Topo – è partito con la preoccupazione legata ai timori di pandemia che hanno preso il sopravvento sulla guerra dei dazi. In ogni caso, per investire in questi mercati, è necessario affidarsi a professionisti del settore in grado di effettuare puntuali valutazioni delle aziende e prendere in considerazione, oltre agli elevati tassi di crescita, anche i dati di sostenibilità dei singoli modelli di affari. In quest’analisi le strutture delle varie governance sono di importanza cruciale per il successo degli investitori orientati alla qualità e alla crescita nel lungo termine. Tra i settori presenti nelle AShares domestiche sono da preferire quelli legati alla domanda interna (sanità e beni di largo consumo), che tendono ad essere meglio rappresentativi dell’economia cinese e meno esposti ai rischi della disputa commerciale con Washington. E’ su questi listini che si possono poi trovare aziende ancora non globalizzate ma capaci di divenire un domani le nuove Alibaba, Baidu o Tencent, le quali sono multinazionali ormai consolidate che senza timore sono in grado di competere con quelle americane nella ricerca dell’egemonia economica mondiale.


Un’opportunità per il Ticino Il futuro dell’aeroporto di Lugano-Agno non è solo una questione «luganese»; è un’opportunità per lo sviluppo del nostro Cantone. Con l’aeroporto – che si affianca ad AlpTransit e all’autostrada – il Ticino potrà continuare ad essere inserito in una moderna offerta di mobilità con vantaggi per il turismo congressuale, culturale e per l’insediamento (in tutto il Ticino e non solo nel Luganese) di posti di lavoro in aziende con attività nazionali e internazionali. La struttura è inoltre fondamentale per la Rega, l’esercito, la formazione di piloti e tecnici professionisti, offrendo quasi 300 posti di lavoro diretti e indiretti. Lugano-Agno è un’opportunità anche per il previsto Polo tecnologico dell’aviazione della Riviera. La sua pista può essere come un «binario industriale» sul quale fare atterrare aerei per servizi di manutenzione che vengono già oggi svolti anche a Lodrino.

Per queste ragioni vi invitiamo il prossimo 26 aprile a votare al credito necessario per evitare la perdita di posti di lavoro, ricadute economiche annuali di 200 milioni e permettere all’aeroporto di Lugano-Agno di aprirsi alla collaborazione con i privati per continuare a svolgere il suo servizio a tutto il Ticino.

Un SÌ per un Ticino che con orgoglio vuole costruire il suo futuro!

www.siaeroporto.ch

COMITATO SÌ ALL’AEROPORTO


LUSSO / GIRARD-PERREGAUX

FASCINO SPORTIVO PER GLI APPASSIONATI DEL MONDO DELLO SPORT, SPECIALMENTE DELLE AUTO SPORTIVE, IL ROSSO È UN COLORE ICONICO CHE GIRARD-PERREGAUX DA DECENNI SCEGLIE DI INTEGRARE NELLE SUE COLLEZIONI. IL LAUREATO ABSOLUTE PASSION VANTA ORA UN DISTINTIVO CRONOGRAFO CHE CELEBRA QUESTA TRADIZIONE DEL ROSSO.

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n edizione limitata esclusivamente di soli 50 esemplari, il Laureato Absolute Passion non scende a compromessi. La cassa sfaccettata di 44 mm presenta un trattamento nero in PVD con dettagli rossi che impreziosiscono l’orologio, in omaggio all’uso del rosso nei cronografi che hanno scritto pagine di storia di Girard-Perregaux. Il Laureato Absolute Passion vanta una notevole impermeabilità di 300 metri (30 ATM) che lo rendono uno dei pochissimi orologi non da immersioni con questo livello di protezione.

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La sua affidabilità non conosce tempo, grazie al movimento meccanico a carica automatica con finiture di spicco originali del brand e realizzate nella nostra Manifattura. Il ponte del bariletto, da solo, esibisce cinque finiture: incisione, Côtes de Genève, anglage, lucidatura a specchio e perlage. Il cinturino in caucciù si integra alla perfezione con l’orologio, come se i due componenti fossero un unico pezzo con inserto rosso e impunture. Il sistema di micro-regolazione della fibbia garantisce il massimo del comfort al polso di questo cinturino

in caucciù morbido e al contempo altamente resistente. In qualità di Sponsor ufficiale di orologeria del Festival Automobile International di Parigi, Girard-Perregaux lancia il suo Laureato Absolute Passion nel gennaio 2020 in occasione di questo importante evento di settore. La collaborazione con il festival riflette il successo di Girard-Perregaux come leader per i brand che creano icone coniugando estetica e funzionalità. Questa filosofia è stata tradotta con passione in questo ultimo segnatempo della collezione Laureato Absolute.


Asciuga anche quello che non c’entra. CombiAdora DualDry è asciugatrice e deumidificatore tutto in uno: la prima al mondo nel suo genere. La perfezione svizzera a casa vostra. vzug.com

La perfezione svizzera a casa vostra


LUSSO / XENIA MIXIK

MAGLIONI, CHE PASSIONE! XENIA FERRONI È UNA GIOVANE IMPRENDITRICE CHE HA FATTO DEL SUO AMORE PER LA MAGLIERIA UN FIORENTE ATTIVITÀ, PRODUCENDO CAPI IN CACHEMIRE E LANA MOLTO APPREZZATI, IN VENDITA ANCHE IN ALCUNE IMPORTANTI BOUTIQUE TICINESI.

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ome nasce l’idea di produrre maglioni? «Nel mio armadio si possono trovare oltre 100 maglioni di tutti i tipi e di tutti i colori. Per me questo capo d’abbigliamento ha un significato speciale: da quando avevo 16 anni vivo lontano da casa per mia precisa scelta, ho sempre avuto bisogno di cambiare, curiosare, sperimentare. Al tempo stesso una vita come la mia può anche farti sentire sola, vulnerabile. Il maglione ha dunque rappresentato per me protezione, mi ha sempre fatta sentire a mio agio». Attraverso quale percorso è arrivata a dare vita a questo progetto? «Sono nata in Svizzera e diplomata all’Istituto Marangoni di Milano; ho vissuto a Los Angeles, New York, Miami, Boston, Berlino, Monaco di

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Baviera, Ginevra, Milano, Lugano e viaggiato il mondo sempre prestando grande attenzione alle ‘regole’ e alle usanze di quella che è la mia grande passione: la moda. Il mio brand è ispirato all’unicità di ogni Paese, alle differenze culturali ed ai colori della terra. Una visione personale di tutto quello che di più bello ho potuto cogliere da ogni nuovo luogo scoperto». Quali sono dunque i motivi cui si ispirano le collezioni? «Proprio come dice il mio logo, Xenia Mixik è “inspired by different cultures”. Studio, comprendo, imparo e mi ‘inserisco’ nei diversi ambienti cercando di capire le loro usanze, i loro costumi. Ho sempre trovato affascinante come i colori utilizzati, le silhouettes, le stoffe rispecchino perfettamente la cultura di un determinato Paese.


La prima collezione, per esempio, è ispirata al Messico: ho cercato infatti di interpretare l’allegria, la positività di quel Paese e trasferirla in un maglione. La seconda collezione è invece ispirata all’India, al suo fascino, alla sua incoerenza, al suo mistero. I disegni sono ancora una volta stilizzati, secondo una mia creatività, nata annusando profumi, curiosando fra i mille tessuti trovati per strada. Certamente le mie ispirazioni provengono anche dai miei bisogni. A dipendenza dell’energia che necessito faccio un viaggio e cerco di realizzare i miei di-

segni. Così, la più recente collezione, Spring summer è il frutto dell’ultimo viaggio estivo in Colombia». Quale sarà lo sviluppo futuro del marchio? «In cima alle mie priorità c’è la volontà di ampliare la rete di negozi. Oggi Xenia Mixik ha la fortuna di essere presente in alcuni punti vendita che esprimono perfettamente il mood del marchio. Al di là del rischio imprenditoriale, per quanto mi concerne esiste una regola importantissima: non è vero che nella vita si fa tutto da soli. Per un giovane imprenditore è essenziale crearsi una rete di alleanze con delle persone che credono realmente nel tuo progetto e che contribuiscono al tuo successo. Trovare queste persone non è facile, come non è facile saperle riconoscere, ma sono la chiave per riuscire in quanto ti insegneranno, ti aiuteranno e ti permetteranno di recuperare l’autostima nei momenti più complicati».

avuto luogo il 4 febbraio 2020 ed è un’iniziativa coordinata è gestita da UICC. La collaborazione con UICC è nata appena creata la prima collezione quando ho deciso che desideravo donare il 5% di ogni maglione venduto per contribuire, nel mio piccolo, al loro prezioso lavoro. Xenia Mixik, insieme alla mia amica e collaboratrice Michela Gombacci, è diventata dunque sostenitrice ufficiale della Giornata mondiale contro il cancro e promotrice della collaborazione tra UICC e l’istituto Marangoni di Milano, i cui studenti hanno disegnerato la maglietta ufficiale che è stata scelta da una giuria internazionale composta dalla Top Model Bianca Balti, il Direttore di Vogue Italia Emanuele Farneti, la Principessa di Giordania Dina Mired e il Direttore di Galileo Education Malcom McInnes. Grazie a Michela siamo riuscite a coinvolgere in questo progetto anche celebrities e influencer di fama mondiale».

Nel suo ruolo di imprenditrice lei ha avvertito fin da subito l’importanza della responsabilità sociale… «L’UICC, Unione Internazionale per la lotta contro il cancro, è un’organizzazione non governativa che aiuta la comunità sanitaria globale ad accelerare la lotta contro i tumori. La Giornata mondiale contro il cancro ha TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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RE DEI DUE MONDI

GRANDE MORDENTE CON TECNOLOGIA MICROIBRIDA PER IL RICERCATO SUV DI STOCCARDA AD ALTE PRESTAZIONI, CHE BRILLA PER LA COMBINAZIONE TRA SOFISTICATA MECCANICA E RAFFINATE COCCOLE DI BORDO. DI ALBERTO SARASINI


AUTO / MERCEDES-AMG GLE 53 4MATIC

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on passa inosservata e vanta prestazioni entusiasmanti a tutto campo, affidandosi ad una meccanica ultima generazione capace di armonizzare con notevole intelligenza la componente elettrificata di bordo: la versione a sei cilindri della GLE allestita dalla divisione sportiva AMG nasce per spiccare grazie alla sua tecnologia al servizio del miglior dinamismo in chiave moderna. Cuore della vettura è infatti il sistema micro ibrido EQ Boost, ottenuto con l’impiego di un alternatore-starter installato tra motore e cambio capace di sfruttare l’energia di recupero in frenata – conservata in una compatta batteria specifica – per aggiungere per brevi tratti 16 kW di potenza e 250 Nm di coppia supplementari, proprio quando serve il picco di spinta; allo stesso tempo, fornendo l’energia di azionamento al compressore elettrico supplementare che alza la sovrappressione senza ritardi, finché si inserisce il turbo principale a gas di scarico. Risorse che riducono consumi ed emissioni, allo stesso tempo lavorando silenziosamente per offrire al Suv sportivo un carattere forte e a tutto

campo. Il 3.0 sei cilindri in linea è infatti reattivo pressoché istantaneamente ad ogni regime, i 435 cv ci sono sempre subito ed ogni scatto da fermo lascia apprezzare tutta l’energia, fuori dal comune, che accompagna ogni realizzazione firmata AMG. L’eccellenza della GLE 53 non si ferma però qui, vantando trasmissione e sospensioni di autentica eccellenza. La prima è l’esclusiva 4MATIC+, evoluzione Performance in grado di assicurare livelli massimi di aderenza e dinamismo grazie alla ripartizione variabile continua della distribuzione di coppia tra gli assali: risultano superiori la capacità di trazione trasversale ed il dinamismo dell’auto tra le curve, con massima capacità di accelerazione. Si aggiunge poi il contributo altrettanto fondamentale delle sospensioni pneumatiche Active Ride Control AMG, complete anche di stabilizzazione attiva del rollio particolarmente rapida per garantire l’eccellenza di stabilità del corpo vettura con il miglior comfort nella guida in rettilineo. Grazie poi ai sette programmi di marcia a disposizione, la GLE 53 più essere ribassata di 15 mm oppure rialzata di 55 mm con le modalità di marcia adatte al fuoristrada.

Sul piano del design, il Suv tedesco by AMG propone uno stile deciso ma ricercato, capace di trasmettere immediatamente la sua carica di energia – caratteristici tra l’altro i quindici listelli cromati verticali della mascherina e le ruote da 20”-22” con archi passaruota in tinta carrozzeria – conservando tuttavia classe ed eleganza come si conviene ad un modello molto sportivo ma pensato per essere a suo agio in ogni situazione. Internamente, l’accoglienza esclusiva è invece giocata sugli inconfondibili dettagli in rosso su rivestimenti di base in pelle ecologica e microfibra, mentre i tocchi in alluminio spazzolato completano l’accento dinamico insieme alle poltrone anteriori di foggia sportiva: eccellenti per ergonomia e contenimento, con comfort superiore. Gli esclusivi programmi di personalizzazione permettono in ogni caso di adattare tonalità e materiali interni al proprio gusto personale, mentre la possibilità di disporre della terza fila di sedili a scomparsa estende l’abitabilità fino a sette persone: ogni evenienza è così coperta. Nessuna necessità di imparare difficili sequenze di comandi per “pilotare” navigazione e multimedialità di bordo, dato che grazie ai comandi vocali intelligenti la vettura riconosce voce e frasi naturali per assecondare da subito ogni richiesta.

ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES-AMG GLE 53 4MATIC+ Motore 6 cilindri, biturbo con sistema micro-ibrido Cilindrata cm3 2'999 Carburante Benzina Potenza max. 435 cv (320 kW) Coppia max. 520 Nm a 1800-5800 giri/min.

Velocità max. Accelerazione Capacità serbatoio Peso totale Trazione

250 km/h 0-100 km/h 5,3 secondi 70 litri 2565 kg Integrale

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SUGGESTIONE E FUNZIONALITÀ: LA RICETTA “MAGICA” IL NUOVO SUV COMPATTO STUPISCE CON LA LINEA ISPIRATA ALLA GRANDE CLASSE G, SORPRENDE PER ABITABILITÀ E VERSATILITÀ E CONVINCE OLTRE OGNI ASPETTATIVA CON LE SUE DOTI DI COMFORT E GUIDA. DI ALBERTO SARASINI


AUTO / MERCEDES GLB 220D 4MATIC

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n’autentica riuscita: non c’è definizione migliore per la neonata GLB, Suv di taglia intermedia che strizza volutamente l’occhio alla “regina” off-road Classe G nello stile, ma con meno centimetri di ingombro ed aggiungendovi tanta funzionalità in più. Al punto che l’auto è capace di combinare le forme più ispirate con la massima praticità, offrendo fino a tre file di sedili per sette persone totali a bordo con un ingombro in lunghezza contenuto in appena 4,63 metri. Il piccolo, grande segreto della GLB sta tutto nella sua linea particolare, abilmente studiata dai designer per “nascondere” la linea e gli ingombri pronunciati del tetto senza rinunciare alla bella armonia d’insieme; in questo modo, c’è tutto il volume necessario nella zona posteriore per offrire spazio ed abitabilità richiesti, sfruttando la scelta delle forme più decise e leggermente spigolose. Senza dimenticare il contributo tecnico della nuova piattaforma modulare MFA, pianale sul quale poggia lo sviluppo di questa nuova vettura. Tutte queste attenzioni sono pienamente tangibili una volta raggiunto l’abita-

colo, dove spicca subito la notevole impressione di ariosità e spazio. Tanto che il divano centrale si rivela il prolungamento ideale delle poltrone in prima linea per apprezzare tutta la convivialità dell’equipaggio al completo, grazie alla sistemazione panoramica e lievemente rialzata; nella zona sono inoltre presenti le bocchette di aerazione centrali, a supporto della climatizzazione locale, mentre il divano scorrevole per ben 14 cm allarga notevolmente la fruibilità di bordo, potendo privilegiare lo spazio per le gambe oppure una maggior superficie dedicata ai bagagli. La terza fila è opzionale, va scelta in special modo se si prevede di dover accogliere bambini o ragazzi, dato che i due posti aggiuntivi (con sedili che si ripiegano a scomparsa sul fondo, quando non sono in uso) sono omologati per persone di altezza fino a 1,68 metri. In ogni caso, con volume di carico notevole: 507/1805 litri per la versione a cinque posti, 130/1680 litri per quella da sette. L’arredo si presenta molto ben rifinito, moderno e funzionale in ogni dettaglio; come sempre pregevoli i doppi schermi fino a 10,25” l’uno dedicati a strumentazione e multimedialità, con quello centrale comandabile anche direttamente al tatto, oltre che tramite il “pad” a sfioramento sul tunnel. Tutta la tecnologia Mercedes trova anche qui piena applicazione, completa dei più sofisticati ausili attivi alla guida nonché della potente navigazione a realtà aumentata, molto utile per intuire ad esempio l’indicazione di svolta corretta con un’occhiata rapidissima al display centrale. E la guida? Anche in questo campo la

GLB rivela sorprese insospettabili, garantendo una qualità di marcia di livello superiore. E non soltanto sotto il profilo del comfort, ma dello stesso piacere di pilotare l’auto tra le curve. La vettura è morbida e docile sulle asperità, ma molto ben controllata nei movimenti laterali del corpo vettura; lo sterzo è preciso e gli appoggi laterali si rivelano saldi e rapidi, trasformando ogni semplice trasferimento in occasione di piacere, capace di regalare ampi sorrisi. Con passo felpato così come con brio crescente, tutte andature che la solida e raffinata motorizzazione turbodiesel 220d da 190 cv permette con grande autorità: notevole elasticità, bel “tiro” a tutti regimi e un cambio automatico doppia frizione fluidissimo lasciano pieno campo a variazioni dell’andatura rapide richiedendo sempre poca pressione sull’acceleratore. Sì, viaggiare: la GLB nasce davvero per questo, sorprendendo per la sua polivalenza innata.

ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES GLB 220D 4MATIC Motore 4 cilindri, turbodiesel Cilindrata cm3 1’950 Carburante Gasolio Potenza max. 190 cv (140 kW) Coppia max. 400 Nm a 1600-2600 giri/min.

Velocità max. 217 km/h Accelerazione 0-100 km/h 7,6 secondi Capacità serbatoio 60 litri Peso totale 1735 kg Trazione Integrale

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DI JOËL CAMATHIAS CLASSE ED ELEGANZA INGLESE, MA ANCHE TANTISSIMA POTENZA.

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la primissima volta che provo un’auto da passeggero: già, l’auto “testata” era ancora uno dei tre prototipi esistenti al mondo. In verità non è neanche propriamente corretto chiamarla prototipo perché di fatto sarà comunque la vettura che andrà in produzione ma, appunto ci vorrà ancora del tempo per vederla in pista o in

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TRA DESIGN E COMODITÀ strada… Malgrado il fatto che non abbia potuto guidarla, la prova è stata comunque interessante. Approfitto quindi per ringraziare l’amico e direttore del Garage Tarcisio Pasta SA di Cadenazzo, Igor Pasta, che mi ha dato questa opportunità. Se non altro di conoscere l’ultima nata di Aston Martin, la nuovissima DBX, il primo SUV della casa inglese; mi sono comunque

già prenotato per una prossima prova, questa volta alla guida, dove mi trovo decisamente meglio. L’aspetto sicuramente più interessante sono le dimensioni dell’Aston Martin DBX, perché dall’esterno, vista la sua linea molto sportiva ed aerodinamica, sembra che all’interno abbia spazi ridotti, ma vi assicuro che in realtà è tutt’altro. Io stesso, che supero il me-


AUTO / ASTON MARTIN DBX

tro e novanta, ho apprezzato la seduta sia sui sedili anteriori sia su quelli posteriori e l’ho trovata molto comoda. L’auto, inoltre, ha un’elasticità e una grinta incredibile, basti considerare che eroga la bellezza di 700 Nm! Grazie ad un eccellente motore 4.0 litri V8 Twin Turbo da 550 cavalli. La console di guida permette diversi settaggi di “mappature”, da quella da crociera a

quella più estrema e sportiva. Il telaio è gestito da sospensioni adattive che perfezionano il controllo di stabilità secondo le esigenze sia dell’asfalto sia del guidatore. La scocca è interamente in alluminio e permette di avere un veicolo più leggero rispetto alla concorrenza di categoria. Non da ultimo il design di questa Aston Martin DBX conferma la classe

e l’eleganza inglese, che cattura l’occhio. Possiamo tranquillamente parlare oltre che di lusso, di una linea avveniristica. Quindi faccio i miei complimenti più vivissimi ai designer di quest’auto non comune.

ALCUNI DATI TECNICI DELLA ASTON MARTIN DBX Motore V8 Cilindrata cm3 3’982 Alimentazione Benzina Potenza max. 550 cv (405 kW) a 6500 giri/min. Coppia max. 700 Nm tra 2200-5000 giri/min.

Velocità max. 291 km/h Accelerazione 0-100 km/h 4,5 secondi Capacità serbatoio 85 litri Peso totale 2245 kg Trazione Integrale

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GABRIELE GARDEL, TITOLARE DEL GARAGE GARDEL DI PAMBIO-NORANCO (LUGANO) PRESENTA LA VERSIONE IBRIDA PLUG-IN (OVVERO RICARICABILE, OLTRE CHE NEI RALLENTAMENTI, ANCHE DA UNA PRESA DI CORRENTE) DELLA SPAZIOSA SUV DI LUSSO FRANCESE.

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DA DS ARRIVA IL SUV “ALLA SPINA”


AUTO / DS 7 CROSSBACK E-TENSE 4X4

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on quali motorizzazioni è disponibile questa interessante vettura? «La DS 7 Crossback ETense 4x4 dispone di un motore 1.6 turbo benzina e due motori elettrici (uno espressamente dedicato a muovere le ruote posteriori, garantendo una trazione integrale senza albero di trasmissione) per l’equivalente di 300 cavalli e 520 Nm di coppia. La batteria pesa 120 kg ed è alloggiata sotto il divano; ha una capacità di 13,2 kWh e consente di percorrere fino a 58 km in modalità elettrica, a patto di non superare i 135 km/h. Per ricaricarla servono circa dalle 3 alle 8 ore, usando rispettivamente una Wall Box da 3.7 kW con una presa domestica da 1.8 kW; se ne impiegano 4 usando quelle certificate per reggere continuativamente 3,2 kW. Queste operazioni si possono anche gestire e programmare mediante l’apposita app per cellulare».

Quali sono le dotazioni e le caratteristiche di cui dispone la DS 7 Crossback E-Tense 4x4? «Le versioni si distinguono in Be Chic, So Chic e Performance Line. Tra gli accessori spiccano il cruscotto digitale di 12,3’’, la piastra di ricarica per cellulari, il sistema multimediale con navigatore, Android Auto e Apple CarPlay, la frenata automatica fino a 140 km/h, le DS Active Scan Suspension. Queste ultime sono, in pratica, degli ammortizzatori a controllo elettronico la cui taratura viene decisa attimo per attimo dall’elettronica, in base alle asperità del terreno “lette” da una telecamera montata dietro il parabrezza. Aggiungerei anche il riconoscimento dei segnali stradali che vengono mostrati nel cruscotto, l’illuminazione interna a led, l’accesso senza chiave e il pacchetto Advanced Safety con Connected Pilot che comprende, oltre ai fari full led, anche la telecamera che rileva la stanchezza del guidatore e il cruise control adattativo che gestisce pure l’arresto e le ripartenze in coda».

Un pregio che sicuramente viene riconosciuto a questa vettura è la comodità di guida… «Sono numerose le modalità di guida della DS 7 Crossback E-Tense 4x4: oltre a quella Electric che “obbliga” l’auto ad andare solo a corrente, ci sono la Hybrid, la Comfort (la taratura degli ammortizzatori si fa più morbida) e la Sport. In quest’ultima, lo sterzo diventa più pesante e la risposta dei motori più pronta. In particolare, si percepisce molto il contributo dell’unità elettrica posteriore, che consente di accelerare con grande decisione all’uscita delle curve senza soffrire di sottosterzo. In ogni modalità, comunque, questa ETense assicura elevate prestazioni e riesce a mascherare bene gli oltre 1800 kg di peso, offrendo un buon comfort anche sui rallentatori di velocità».

ALCUNI DATI TECNICI DELLA DS 7 CROSSBACK E-TENSE 4X4 Motore a benzina Cilindrata cm3 No cilindri e disposizione Potenza massima kW (CV)/giri Coppia max. Nm/giri

1598 4 in linea 147 (200)/5500 giri 300/3000

Motore elettrico anteriore Potenza massima kW (CV)/giri Coppia max Nm/giri

81,2 (110)/n.d. 166/n.d.

Motore elettrico posteriore Potenza massima kW (CV)/giri Coppia max Nm/giri

83 (113)/n.d. 166/n.d.

Potenza massima complessiva kW (CV) 221 (300) Emissione di CO2 grammi/km 39 No rapporti del cambio 8 (automatico) + retromarcia Trazione Integrale Freni anteriori Dischi autoventilanti Freni posteriori Dis Velocità massima (km/h) 220 Accelerazione 0-100 km/h (s) 5,9 Consumo medio (km/l, ciclo WLTP) 76,9 Lunghezza/larghezza/altezza cm 457/189/161 Peso in ordine di marcia kg 1825 Capacità bagagliaio litri 555/1752 Categoria d’efficienza A

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AUTO / LIONS CLUB

PARATA DI STELLE Ph: ©M. Vannetti e S. Silvestrini

IL LIONS CLUB MONTECENERI, UNA DELLE SEZIONI TICINESI DEL RINOMATO CLUB DI SERVIZIO ATTIVO A LIVELLO INTERNAZIONALE, ORGANIZZA PER IL 2 E 3 MAGGIO DUE EVENTI BENEFICI CHE AVRANNO PER PROTAGONISTE PRESTIGIOSE AUTO D’EPOCA. IL SUO PORTAVOCE È MASSIMO ALBERTINI.

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l lungolago di Lugano, ospiterà il prossimo 2 maggio la seconda edizione del Concours d’Élégance “Città di Lugano”. Un appuntamento internazionale la cui ambizione è quella di inserirsi di diritto tra i principali eventi europei dedicati ai veicoli d’epoca. Dopo 7 anni di successo del charity di regolarità organizzato dal Lions Club Monteceneri, lo scorso anno è stato infatti lanciato il Concours d’Élégance.

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Il successo riscontrato ha incoraggiato il Comitato a dare vita alla seconda edizione della manifestazione durante la quale il pubblico di appassionati avrà l’opportunità di ammirare le affascinanti creazioni dei più noti visionari e geni creativi del passato.

Le affascinanti vetture, prodotte dagli anni ‘20 fino ai ‘70 del ‘900, sfileranno dapprima sul lungolago e saranno presentate sul red carpet appositamente allestito di fronte a Piazza Manzoni; saranno poi parcheggiate a disposizione della giuria e del pubblico fino al pomeriggio quando le vincitrici di ogni classe e la Best of Show verranno richiamate sul red carpet e premiate dagli organizzatori e dagli sponsor. I visitatori che accorreranno a Lugano con la propria vettura d’epoca avranno la possibilità di parcheggiarle sul lungolago accanto alle tendine degli sponsor, per il piacere di turisti e curiosi che animeranno la città in occasione del ponte del 1 maggio. Il rally di regolarità previsto per la domenica partirà come di consueto dallo Splash&Spa di Rivera. Il percorso si snoderà sulle strade del Luganese e del Mendrisiotto con una breve escursione anche in territorio italiano. La partenza è fissata alle ore 0900. Sul percorso sono previsti i consueti controlli orari e delle prove di abilità che stimoleranno lo spirito agonistico e ludico dei concorrenti.


AUTO / LIONS CLUB

L U X U R Y

Le auto termineranno la gara all’Hotel Coronado. Un aperitivo ed un gustoso pranzo attenderà i concorrenti, circa un centinaio di equipaggi provenienti da vari Paesi europei. Durante il pranzo saranno premiati i vincitori della gara e saranno estratti i premi della ricca lotteria che ogni anno accompagna l’evento.

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INTERNATIONAL

EVENTS

Negli anni questi eventi i hanno raccolto e distribuito circa 120mila franchi svizzeri ad enti benefici e di ricerca che operano sul territorio e all’estero. Sul sito ufficiale delle manifestazioni www. lionsinclassic.ch è possibile trovare maggiori dettagli sul Lions Club Monteceneri e sugli eventi organizzati.

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ARCHITETTURA / MERCATO IMMOBILIARE

CREDITI IPOTECARI SEMPRE PIÙ DIFFICILI?

L’

Associazione svizzera dei banchieri (ASB) ha adeguato l’autoregolamentazione per gli immobili da rendita immobiliare. L’autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) ha approvato la revisione dell’autoregolamentazione in merito agli standard minimi della legislazione in materia di vigilanza. In questo modo il settore bancario intende fornire un rapido ed efficace contributo per garantire ulteriormente la stabilità dei mercati nel settore degli

immobili da rendita immobiliare e quindi contribuire alla stabilità dei mercati finanziari. L’autoregolamentazione aggiornata entrerà in vigore il 1° gennaio 2020. Nei finanziamenti ipotecari di immobili da rendita ipotecaria la quota minima di mezzi propri sul valore del credito ipotecario è ora pari al 25% (invece del 10%). Una eventuale differenza tra un maggiore prezzo di acquisto ed un minore valore del credito ipotecario deve essere finanziata completamente con mezzi propri («Princi-

pio del minor valore»). Per gli immobili da rendita immobiliare il debito ipotecario deve essere ora ammortizzato per due terzi del valore del credito ipotecario dell’immobile entro un massimo di 10 anni (invece di 15 anni). La focalizzazione sulla riduzione della quota del debito ipotecario e su un’abbreviazione della durata dell’ammortizzazione si basa, secondo l’ASB, su strumenti consolidati e idonei a fornire un contributo mirato ed efficace per un’ulteriore stabilizzazione del mercato immobiliare ed ipotecario.

HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:

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ROSARIO RUSCITTI (R.R.) Membro di Comitato dell’Associazione svizzera valutatori immobiliari (SIV)

DAVIDE PIANCA (D.P.) Esperto in gestione immobiliare, Besfid e Pianca Immobiliare SA

GIOVANNI MASTRODDI (G.M.) Titolare di MG Immobiliare SA

MAURO PEDRAZZETTI (M.P.) Vice Presidente Direzione Generale, Responsabile Divisione Crediti e Finanza di BPS (Suisse) SA

SABINA GATTO (S.G.) Titolare di SIT Immobiliare SA

GABRIELE ZANZI (G.Z) Membro di Direzione di BancaStato

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ARCHITETTURA / MERCATO IMMOBILIARE

mento dell’80% l’immobile a reddito deve essere autoportante quindi i canoni locativi netti devono coprire i costi calcolatori (5% di interesse, 1% di ammortamento e 1% di spese di manutenzione); se non è il caso ed in assenza di ulteriori garanzie la banca riduce automaticamente il valore d’anticipo al di sotto dell’80%. In un certo senso il mercato si era già autoregolato prima della decisione della FINMA».

Q

ual è il suo giudizio su questa decisione presa dall’ABS e approvata dalla FINMA?

R.R.: «Va sottolineato che l’ASB ha avanzato queste proposte su pressione della FINMA, che lo scorso aprile ha minacciato di portare in Consiglio Federale un’ordinanza per stringere le viti qualora gli attori del mercato non avessero agito autonomamente. L’ASB è stata quindi “costretta” a mettersi al tavolo delle trattative con la FINMA al fine di trovare una soluzione che andasse bene a tutte le parti. La via dell’autoregolamentazione come standard minimo ha avuto la preferenza rispetto all’inasprimento dell’Ordinanza sui fondi propri. D’altro canto le argomentazioni della FINMA sono molto chiare e si basano su dati inconfutabili. In effetti il volume dei crediti ipotecari in Svizzera ha superato la quota di mille miliardi di franchi. Si tratta di un volume che supera ampiamente il PIL totale della

Svizzera in un anno pari a ca. 690 miliardi di franchi. Negli ultimi sei anni il volume ipotecario è cresciuto di più del 20% mentre negli ultimi 15 anni è addirittura raddoppiato. A seguito dell’indebitamento ipotecario la Svizzera è oggi uno dei paesi al mondo con il più alto livello d’indebitamento delle famiglie in rapporto al PIL. L’attuale ascesa dei prezzi è inoltre accompagnata da un tasso record di alloggi sfitti. Alla luce di questa situazione la FINMA ha ritenuto necessarie ulteriori misure per contrastare il surriscaldamento del mercato degli immobili a reddito. Tuttavia tale situazione è difficilmente influenzabile in quanto in regime di tassi d’interessi negativi gli attori del mercato (le banche, i privati, gli istituzionali) cercano alternative valide per i propri investimenti. Il mercato ipotecario e immobiliare risulta pertanto ancora essere un investimento sicuro che produce redditi costanti. Va anche detto che le banche, dopo le perdite subite a fine anni ’80, hanno appreso a non commettere gli stessi errori. Per ottenere oggi un finanzia-

D.P.: «Si tratta senza dubbio di un intervento che vuole evitare il surriscaldamento del mercato immobiliare dovuto al perdurare dei tassi di interessi ipotecari ai minimi storici. Gli istituzionali (casse pensioni – assicurazioni e banche) si vedono obbligati ad impiegare la liquidità che confluisce dagli assicurati e dai clienti sui loro conti correnti e questo per evitare di pagare la penale del 0.75% sui loro depositi (tasso negativo). Questo comporta per questi attori, quale unica alternativa visto il rendimento nullo delle obbligazioni e l’incertezza della borsa, ad investire nel mercato immobiliare. L’inasprimento della concessione di crediti e l’ammortamento dell’ipoteca di secondo grado in 10 anni, avrà sicuramente il suo effetto, specialmente per gli investitori privati. Il mio giudizio è che questi interventi regolatori da parte dello Stato non fanno altro che mitigare il normale andamento di un’economia di libero mercato dove solo la domanda e l’offerta dovrebbero regolare il comportamento degli attori. Per questo nel passato le crisi edilizie e i momenti di euforia venivano corretti dall’andamento del mercato. Queste correzioni lasciavano qualche segno, ma permettevano di riprendere le attività economiche in maniera sana». G. M.: «La decisione presa e approvata dagli organi di controllo arriva dopo un lungo periodo di moTICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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ARCHITETTURA / MERCATO IMMOBILIARE

nitoraggio del mercato immobiliare e non solo. Dopo aver “sgonfiato” la bolla immobiliare sulle compravendite nel 2014, ora visto il surriscaldamento del mercato immobiliare degli affitti e l’eccessivo indebitamento ipotecario che è cresciuto del 100% negli ultimi 15 anni, tale decisione andava presa con il fine di servire come effetto frenante sulla domanda dei grandi crediti ipotecari destinati agli investimenti a reddito; questo incide solo parzialmente sul Mercato nel suo insieme, non prevedendo le case unifamiliari e appartamenti non abitati dai proprietari denominati “buy to let”. Ci tengo a sottolineare che l’elevato tasso di indebitamento ipotecario, pari a 1000 miliardi è fonte di preoccupazione e rende vulnerabile l’economia nazionale e complici potenziali squilibri sui mercati finanziari ed un forte rallentamento dei consumi accentuerebbe scenari che è meglio contrastare ed evitare». M.P.: «L’Associazione Svizzera dei Banchieri (ASB) è un’associazione di categoria sempre attenta alle dinamiche che intervengono nel settore bancario svizzero ma anche in quello internazionale, per valutare convenientemente quali siano gli eventuali aspetti che possano influenzare il nostro mercato domestico. In questo senso si comporta in modo molto diligente nell’espletare il proprio compito di referente delle idee, delle convinzioni, delle volontà e delle esigenze dei propri associati. In questo ampio ambito assume anche il ruolo di coordinatore dei vari gruppi di lavoro attivi nella trattazione di innumerevoli temi che coinvolgono il settore bancario e finanziario svizzero, nonché quello – peraltro di fondamentale importanza – di principale interlocutore dei nostri Organi regolatori che stimolano frequentemente gli attori del settore bancario con temi prevalentemente orientati all’efficacia dei controlli interni, alla prudenza e alla

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regolamentazione secondo i disposti della cosiddetta “Best Practice”. La FINMA non si sottrae certo al compito di trasmettere i suoi messaggi così indirizzati e in quest’attività predilige il confronto con i suoi interlocutori affinché questi ultimi giungano essi stessi alle conclusioni, in prevalenza operative, che siano frutto di un consenso bilaterale e non impositivo. In sostanza l’Organo Regolatore auspica – e si adopera in tal senso – che vi sia possibilmente sempre un’autoregolamentazione della controparte. Nella fattispecie l’ASB, tramite un gruppo di lavoro permanente – di cui personalmente ho la felice opportunità di essere parte – che si è dedicato al tema per un lasso di tempo relativamente importante, ha proposto le nuove regole summenzionate alla FINMA, che le ha accettate. Dette norme si indirizzano chiaramente verso un inasprimento delle condizioni di accesso al finanziamento. I motivi di questa decisione vanno ricercati prevalentemente in quanto avvenuto negli ultimi anni nel mercato immobiliare svizzero: si è costruito tanto e l’attività immobiliare sta tuttora avanzando a ritmi elevati su tutto il territorio elvetico, al di là di un poco marcato rallentamento denotatosi negli ultimi 12-18 mesi particolarmente in qualche regione. L’offerta di immobili in vendita e, a tutt’oggi, specialmente in locazione, ha subito vertiginosi rialzi. Per quanto riguarda, nella fattispecie, il mercato immobiliare a reddito, il fenomeno ha prodotto in molte regioni della Svizzera una sovrabbondanza di offerta di unità in locazione, livello ritenuto eccessivo, atto a destabilizzare e a squilibrare il mercato immobiliare. Si è pertanto deciso di intervenire n sostanziale accordo con l’Organo Regolatore e le misure decise che entreranno in vigore a partire da inizio 2020 non possono che essere salutate positivamente da tutti gli operativi che mettono a disposizione finanziamenti a favo-

re di professionisti operanti nel mercato immobiliare (i cosiddetti immobiliaristi) e di privati che desiderano per lo più investire nel mattone, ritenuto sicuro, piuttosto che nei mercati mobiliari, considerati oggi meno certi e stabili. Personalmente non posso che concordare con la messa in vigore a breve di queste misure, dato quanto avvenuto nel mercato immobiliare svizzero in questi ultimi tempi, tutto esplicitamente sotto i nostri occhi». S.G.: «Sicuramente è un restringimento che andrà a colpire l’investitore medio. Chi sarà interessato all’acquisito di palazzi a reddito, che fino ad oggi è sempre stata considerata leva finanziaria con le banche, farà più fatica o meglio si tratterà di un acquisto più ponderato. Io credo che le banche, visto il forte indebitamento, cerchino o stiano cercando di correre ai ripari e questo è il primo di una serie di interventi di autodisciplina intrapresi. Non credo però che questo sia sinonimo di equilibrio o sia un ostacolo per gli investitori più “floridi di liquidita” nello specifico, è ciò che stiamo assistendo da parte di investitori istituzionali quali le casse pensioni, fondi di investimento o assicurazioni». G.Z.: «Il nostro giudizio è positivo, anche se questa misura non avrà degli effetti diretti sugli investitori istituzionali che attualmente sono tra gli importanti attori del mercato. L’autoregolamentazione svolge un ruolo cardine nelle attività degli istituti bancari elvetici e il suo scopo è quello di rendere stabili e durevoli i vari mercati di riferimento. Il settore immobiliare sta attraversando un periodo caratterizzato da tassi di riferimento negativi che inducono molti attori, specie quelli istituzionali, a immettere molta liquidità nel mattone. Ciò, insieme ad altri fattori, ha portato all’aumento del tasso di abitazioni vuote e


ARCHITETTURA / MERCATO IMMOBILIARE

ciò vale specialmente per le abitazioni in affitto, che a livello svizzero sono aumentate – da giugno 2018 a giugno 2019 – del 5,2% mentre per quelle in vendita il dato mostra un miglioramento (-0,6%). In Ticino queste evoluzioni sono ancora più accentuate: le abitazioni vuote in affitto sono cresciute del 18,5%, mentre quelle in vendita sono arretrate dell’1,9%. Tali andamenti indicano chiaramente che l’intervento dell’ASB è appropriato con l’attuale situazione del settore sia a livello svizzero sia a livello ticinese». Quali conseguenze ritiene che si potranno registrare, a breve e medio termine, sull’andamento del mercato immobiliare ticinese? R.R.: «Il mercato immobiliare ticinese sta vivendo un momento di disequilibrio in quanto l’offerta supera ampiamente la domanda. Ci troviamo oggi in una situazione mai vissuta prima con circa 5’000 appartamenti sfitti. L’arrivo negli ultimi anni sul mercato immobiliare ticinese degli investitori istituzionali ha chiaramente peggiorato la situazione creando una chiara concorrenza tra investitore istituzionale e privato. Oggi l’inquilino ha la possibilità di spostarsi in un appartamento di nuova costruzione allo stesso canone (o addirittura inferiore) di quello in cui si trova. Soprattutto immobili costruiti negli anni 2000, quin-

di che non necessitano di interventi di rinnovamento, soffrono di questa paradossale situazione mentre immobili più vetusti (anni 70-80) restano ancora appetibili in considerazione di canoni locativi più contenuti e probabilmente di una location migliore. L’intervento della FINMA penalizza unicamente l’investitore privato che deve ricorrere al finanziamento bancario per investire nel settore immobiliare. L’investitore istituzionale non è toccato dalla misura e, considerata la necessità di trovare investimenti redditizi, continuerà ad investire nel mercato immobiliare. Chiaramente ogni investimento è soggetto alla regola rischio/rendimento, quindi probabilmente gli attori istituzionali investiranno sempre meno in Ticino preferendo location con rendimenti inferiori e rischi contenuti. D.P.: «Per il mercato ticinese, se ne comincia a percepire gli effetti, ci sarà una sovrapproduzione di appartamenti in condominio e di stabili di reddito. Si può dire che oltre al danno anche la beffa in quanto la sovrapproduzione è per una buona parte dovuta ad investimenti di grossi istituzionali che si finanziano solo con capitale proprio e si accontentano di redditi minimi. Ecco dunque che le misure dall’ABS e dalla Finma andranno a colpire solo gli investitori privati. Il mercato ticinese è dunque invaso da

costruzioni nuove per le quali, complice il tasso di interesse ipotecario ai minimi storici, verranno applicate delle pigioni al di sotto dell’attuale prezzo di mercato, abbassando conseguentemente il prezzo degli affitti. Se da una parte questo effetto potrà aiutare la popolazione, dall’altra metterà in difficoltà i proprietari di abitazioni costruite negli anni 70/80 del secolo scorso. Oggi, complice la strategia 2050 atta ad azzerare il CO2, chi possiede un vecchio immobile dovrà investire pesantemente per ottemperare le norme che si vedono all’orizzonte e atte a proteggere l’ambiente, oltre al rinnovo affinché il proprio immobile sia attrattivo e competitivo con i nuovi. Potrebbero invece crearsi opportunità interessanti per l’acquisto di un appartamento in condominio, ma anche qui la Finma ha messo dei paletti che limitano per i privati (a mio parere giustamente) l’accesso ai propri fondi della Cassa pensione e il calcolo della sostenibilità del debito con un tasso di capitalizzazione a quasi il 7%. Nel Ticino l’emigrazione abitativa supera l’immigrazione, a questo va aggiunto che i nostri vicini Italiani da acquirenti si sono trasformati in venditori. Il tutto condito, come predetto, da una sovrapproduzione. Cosa aspettarsi? Difficile dirlo, esistono pure delle opportunità e la crisi della vicina penisola potrebbe mitigare gli effetti nefasti in arrivo. Periodi difficili durante i quali bisognerà agire senza lasciarsi tentare dai tassi d’interesse ipotecario così bassi; ciononostante approfittare delle opportunità che si individueranno sul mercato, i prestiti vanno restituiti ed il tasso ipotecario, a questo punto, a medio lungo termine, non potrà che crescere». G. M.: «La decisione ha il fine di calmierare la domanda delle ipoteche per grandi investimenti e di conseguenza chi costruirà per mettere a reddito palazzi importanti dovrà TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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ARCHITETTURA / MERCATO IMMOBILIARE

aver previsto l’adeguato ammortamento e investimento di capitale proprio. Costruendo meno appartamenti destinati all’ affitto, come conseguenza, in Ticino vedremo rallentare l’elevato tasso di sfitto ed un più equo canone di locazione tra nuove proprietà e palazzi non recenti, adeguando la domanda alla effettiva offerta di alloggi» M. P.: «Fermo restando il fatto che, come già accennato nella risposta precedente, nella maggior parte delle regioni svizzere il fenomeno dell’attività immobiliare, ritenuta eccessiva, si è particolarmente notata ed è stata contrassegnata da importanti eccessi, stimo che le conseguenze dell’introduzione delle due misure citate avranno grosso modo le medesime conseguenze nella gran parte dei Cantoni e Comuni della Svizzera, sostanzialmente in tutte e tre le regioni linguistiche. Anche il Ticino non dovrebbe scostarsi da questi generici effetti, che andrò ora a menzionare, dato che nel nostro Cantone l’attività edile è stata molto intensa, come, peraltro, lo è tuttora. Specialmente il dover immettere mezzi propri più importanti potrà condizionare la propensione e, conseguentemente, la decisione di costruire e /o di acquistare. Ciò con tutta probabilità segnerà già anche nel breve termine una riduzione delle operazioni immobiliari orientate all’investimento per ottenere reddito. Chi ne subirà immediate conseguenze saranno gli attori abituati ad operare con relativamente pochi mezzi propri, usufruendo di leve iperboliche (ogni tanto anche in contrapposizione ai requisiti minimi e in deroga ai criteri per i finanziamenti ipotecari già in vigore tramite regole fissate in passato dall’ASB) e con finanziamenti a basso costo, cavalcando l’onda dei tassi debitori molto favorevoli, che istituti bancari esageratamente aggressivi hanno concesso (e concedono tuttora) a livelli da super-

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mercato o, meglio, da ipermercato. In Ticino gli operatori di questo tipo non sono pochi; pertanto il rallentamento dell’attività potrebbe anche rimarcarsi in modo accentuato, causando, più nel medio termine, effetti negativi sul mercato delle costruzioni e conseguentemente sul mercato del lavoro per gli attori operanti in questo settore». S.G.: «Nessuna modifica sostanziale, credo che gli investitori con un patrimonio importante, dato gli interessi negativi già applicati da alcune banche, continueranno ad investire nel mattone, questo a scapito forse del piccolo-medio investitore, come accennavo prima». G.Z.: «Le nuove disposizioni avranno certamente un effetto mitigante per i crediti ipotecari concessi dagli istituti bancari nell’ambito degli stabili residenziali a reddito. Tuttavia, le misure non potranno essere direttamente incisive per quanto riguarda le costruzioni erette da attori istituzionali quali pensioni e assicurazioni: realtà che dispongono di ingente liquidità, che difficilmente trovano alternative sicure e redditizie al mattone e che di norma non richiedono crediti ipotecari. Tuttavia, è lecito e plausibile presupporre che le misure che entreranno in vigore nel 2020 concorreranno a ridurre la crescita del parco abitativo e

ciò consentirà di calmierare il settore: per la Svizzera e per il Ticino i benefici saranno dunque senza dubbio positivi. Vi è anche da aggiungere che attualmente, almeno nel nostro Cantone, le condizioni di mercato – che vedono un movimento laterale dei prezzi e in alcuni casi degli assestamenti – fanno già attendere un ridimensionamento delle attività edilizie». Quali altre misure ritiene che andrebbero adottate per garantire una crescita equilibrata del settore? R.R.: «Il mercato immobiliare, come ogni mercato, tende al proprio equilibrio. Parlare oggi di crescita equilibrata risulta rischioso. In assenza di nuovi elementi la tendenza dei canoni locativi e dei prezzi degli immobili in Ticino rimane verso il basso. Da qualche tempo i professionisti del settore si domandano se - al fine di cercare di favorire un equilibrio del mercato - non sia necessario intervenire e inasprire le regolamentazioni relative agli investimenti degli attori istituzionali, in particolar modo delle casse pensioni e delle assicurazioni. La posta in gioco è alta, stiamo parlando anche dei nostri risparmi, i risparmi del secondo pilastro di ogni dipendente, che al momento gli investitori istituzionali gestiscono in autonomia. Il punto cruciale rimane l’evoluzione futura dei tassi d’interesse. An-


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che se oggi risulta poco probabile, un aumento repentino dei tassi d’interesse potrebbe avere conseguenze drammatiche sul valore degli immobili e di conseguenza sul futuro della nostra previdenza». D.P.: «Difficile dire quali misure adottare. Come precedentemente detto sarebbe ideale mantenere i propri immobili in salute ed investire in maniera tale che restino attrattivi, non indebitarsi più del necessario se non si è professionisti, ricordarsi che il debito va restituito e che i tassi ipotecari potranno salire, progettare e costruire appoggiandosi ai professionisti del settore per evitare investimenti non idonei al mercato. Tra gli interventi dello Stato sarebbe utile mitigare la LAFE (Legge per l’acquisto di fondi da parte di stranieri), abolire il reddito locativo e incentivare un turismo di qualità. Il discorso sarebbe lungo». G. M.: «Uno dei fattori ad oggi che influenzano negativamente il settore immobiliare ed anche il comparto del commercio in generale è la scarsa crescita demografica che dopo anni di sviluppo sta segnando tassi negativi, senza nessuna azione rivolta a richiamare in Ticino classi sociali che intendono installare la nuova Residenza. Oltre all’ormai noto tasto dolente delle tasse eccessive sul ceto medio e medio alto che ha visto molti Residenti Ticinesi e Residenti ex-stranieri trasferirsi altrove per cercare un trattamento meno oneroso e più equo. Su questi 2 fattori credo che la classe politica debba chinarsi seriamente per adottare misure concrete, rapide e facilmente comprensibili». M.P.: «Nel nostro sistema economico reputo in generale auspicabile fare in modo che il mercato si

adatti e si assesti con i propri mezzi e la propria naturale autoregolamentazione. In questo contesto, la miglior variante è che il settore immobiliare trovi da sé il corretto equilibrio tra domanda e offerta, premessa naturalmente una continua sorveglianza da parte dei regolatori e degli attori del mercato specifico, onde evitare l’eventuale manifestarsi di effetti / realtà ritenuti anomali e pertanto soggetti a modifiche / correzioni tramite interventi, che, di regola, in questo ambito sono per lo più di tipo normativo. Le misure adottate potrebbero pertanto essere – almeno momentaneamente – sufficienti a correggere gli eccessi rilevati, contribuendo ad assestare convenientemente il mercato immobiliare indigeno. Senza dubbio un fattore che potrebbe definitivamente risolvere la situazione e ovviare a sostanziali futuri pericoli di squilibri di questo – come di altri – mercato, sarebbe la correzione al rialzo dei tassi di mercato dei capitali (mi limito in questo frangente al giudizio sul franco svizzero): da questi livelli attuali, decisamente in territorio (molto) negativo, andrebbero infatti riposizionati chiaramente sopra lo zero. Questa misura – correzione peraltro fortemente auspicata dagli Istituti di credito svizzeri, cui si associa palesemente anche il sottoscritto – dovrebbe, e potrebbe, essere attuata unicamente dai nostri Organi regolatori. La stessa contribuirebbe definitivamente a impedire le possibili ulteriori manifestazioni di questi squilibri causati dall’eccesso di attività edilizia, rispettivamente, potrebbe eliminarli definitivamente». S.G.: «Dipende molto da cosa intendiamo per crescita equilibrata. Dal lato promozioni immobiliari credo che l’aumento del numero di edificazioni sul territorio, porti sicuramente scegliere l’acquisto di PPP da parte della clientela locale,

che viene preferito rispetto alla locazione, visto l’equilibrio dei prezzi di vendita, i tassi attuali e nuovi confort abitativi. La scelta dell’acquisto è avvalorata anche dall’evidente spopolamento degli immobili più vetusti degli anni 50/60, che non vengono rimodernati, per essere corrispondenti ai canoni di locazione attuali. Quello che dovremmo cercare di capire è come possiamo incrementare la richiesta per occupare gli immobili oggi disponibili sul territorio, questo credo sia un lavoro importante da fare per rendere ancora più attrattivo il nostro cantone anche fiscalmente. Infine siamo noi, quali attori sul territorio, ad andare a incrementare la crescita nel settore immobiliare nell’ ambito di intermediazione, in quanto stiamo già vivendo una selezione naturale: chi ha competenze ed è un professionista nel settore sta già apportando VALORE alla categoria dei Fiduciari immobiliari e soprattutto fa la differenza con il Cliente». G.Z.: «La grande lezione della crisi immobiliare e bancaria degli anni Novanta fu proprio quella legata al monitoraggio dell’andamento del settore. La sorveglianza, rispetto al passato, si è inasprita e di fronte al fervore edilizio degli anni che ci lasciamo alle spalle le autorità hanno introdotto specifiche disposizioni come i cuscinetti anticiclici. Gli stessi istituti, proprio per il tramite dell’autoregolamentazione, hanno inasprito i criteri di concessione delle ipoteche e adottato valutazioni del rischio più efficaci. Tali misure hanno già garantito una crescita “controllata” nel contesto della politica monetaria fortemente espansionistica decretata dalla Banca Nazionale Svizzera. Le misure che entreranno in vigore a gennaio 2020 rientrano nel solco di una politica pensata e applicata per il bene di tutti gli attori coinvolti».

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ARCHITETTURA / SVIT

FORMA MENTIS: IL SETTORE IMMOBILIARE E LA SFIDA DIGITALE DOPO LA SOSTENIBILITÀ (2013), LE CITTÀ (2015), E L’ENERGIA (2018), IL SETTORE IMMOBILIARE È TORNATO A CONGRESSO SUL TEMA DELLA DIGITALIZZAZIONE. UN’OCCASIONE DI INCONTRO, DI RIFLESSIONE E DI ANALISI TRA I PROFESSIONISTI DEL SETTORE SULLE POSSIBILITÀ CHE LA DIGITALIZZAZIONE PUÒ OFFRIRE ALL’IMMOBILIARE E ALL’ARCHITETTURA.

D

opo i saluti iniziali del sindaco di Lugano, on. Marco Borradori, e l’analisi del mercato immobiliare ticinese di Fabio Guerra di Wüest Partner, l’architetto Emanuele Saurwein ha affrontato il tema della digitalizzazione con una serie di domande, anche provocatorie, base e spunto di discussione del dibattito che segue. Edifici sempre più tecnologici e complessi: chi gestisce l’edificio? La filiera dell’immobiliare rimarrà immutata dentro il sistema digitale e SMART? L’architetto avrà ancora un ruolo attivo nella società del futuro? Le città che stiamo costruendo sono solo un adattamento alla tecnologia

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oppure siamo noi che ci stiamo adattando ad essa? A quale velocità dobbiamo evolverci per non venire superati dalla stessa tecnologia che abbiamo sviluppato? Nel corso del dibattito hanno cercato tra gli altri di rispondere alle domande Gianluigi Piazzini (CATEF), Giovanni Branca (SUPSI-DACD-ISAAC), Paolo Spinedi (CAT), Mattia Farei Campagna (SIV), Ludovica Molo (i2a), Mauro Galli (SSIC, Sezione Ticino), Fabrizio Noembrini (Associazione TicinoEnergia), Silvia Santini (Scienze informatiche, USI) e Gabriele Neri (Accademia di architettura, Mendrisio), moderati da Alberto Montorfani, Segretario SVIT Ticino.

Uno dei temi più interessanti affrontati è stato quello dell’utilizzo in edilizia del BIM, acronimo di “Building Information Modeling” (Modello di Informazioni di un Edificio), definito dal National Institutes of Building Science come la “rappresentazione digitale di caratteristiche fisiche e funzionali di un oggetto”. A differenza dei sistemi CAD (Computer Aided Design) che hanno portato innovazione solo negli strumenti tecnologici utilizzati per la progettazione, il BIM trasforma sia lo strumento che il metodo di progettazione e collaborazione tra i soggetti coinvolti nel processo ideativo e realizzativo di un’opera. Grazie al BIM infatti, è possibile gestire una


significativamente maggiore quantità di dati oltre alle sole informazioni di carattere grafico, ed in questo modo ottimizzare tempi e costi di realizzazione. Il modello può essere utilizzato per comparare diverse soluzioni progettuali e selezionare la migliore in termini economici e qualitativi; è inoltre possibile simulare la realizzazione di un edificio prima ancora che questo venga realmente costruito. Si possono utilizzare i dati e le informazioni contenuti nel modello BIM asbuilt per ottimizzare la gestione e manutenzione nel corso dell’intero ciclo di vita. Il modello BIM diventa quindi il database che racchiude tutti i dati e le informazioni dell’edificio virtuale, esattamente corrispondente all’edificio reale, grazie al quale possiamo finalmente conoscere il patrimonio immobiliare che ci circonda. Progettare con la metodologia BIM, consente al progettista di affrontare diverse problematiche nella fase iniziale del progetto, garantendo il coordinamento con le altre discipline coinvolte e controllando meglio tempi e costi di realizzazione. I software BIM sono strumenti di progettazione parametrica e di modellazione ad oggetti, questo significa che invece di disegnare linee come con i software CAD, modelliamo oggetti informativi tridimensionali che si arricchiscono di informazioni parallelamente con lo sviluppo del progetto. Gli elaborati grafici, i computi metrici estimativi e tutti i documenti necessari alla redazione del progetto nelle sue diverse fasi, sono direttamente collegati al modello BIM e le informazioni in essi contenute sono univoche ed aggiornate in tempo reale. Dal modello BIM vengono estratte tutte le quantità ed i materiali necessari alla costruzione dell’opera con una percentuale di errore bassissima. Il modello BIM può essere considerato infatti come un enorme database, controllando esattamente i costi di costruzione.

COME SARÀ LA CITTÀ DI DOMANI? Carlo Ratti, architetto e ingegnere, docente al Massachusetts Institute of Technology di Boston, recentemente chiamato dal Municipio di Lugano a proporre idee e visioni future sull’area del lungolago, in vista dell’allestimento del Masterplan sul Comparto Lungolago e Lugano Centro è intervenuto presentando stimolanti ipotesi riguardo ad un futuro non troppo lontano per le nostre città. Lei parla di Senseable City, oltre la smart city. Di che cosa si tratta? «Una città tanto più umana, capace di sentire attraverso sensori digitali, quanto più sensibile rispetto ai bisogni dei suoi cittadini. Questa nuova idea di città è resa possibile grazie al progressivo ingresso delle tecnologie digitali e del cosiddetto Internet delle Cose nelle nostre vite e nello spazio delle nostre città, iniziato negli ultimi vent’anni e destinato a intensificarsi nei prossimi. Tutto questo ci permette di trovare soluzioni nuove a vecchi problemi, dalla mobilità con le vetture che si guidano da sole al consumo energetico, dall’acqua all’inquinamento, dallo smaltimento dei rifiuti fino alla partecipazione dei cittadini». In quali settori il digitale potrà essere al servizio delle citta? «Credo che il digitale possa aiutare a far funzionare meglio il mondo fisico. Con lo studio CRA (Carlo Ratti Associati) abbiamo presentato un nostro concept per il sistema “Smart Road”. Abbiamo voluto sfruttare le potenzialità delle tecnologie digitali per dar vita a una commistione tra infrastruttura digitale e infrastruttura fisica, con l’obiettivo di raccogliere dati più precisi sulle condizioni di strade e autostrade. Nello specifico, le nuove infrastrutture

ruoteranno intorno a una serie di pali che incorporano sensori e servizi di connessione Wi-Fi in-motion. Sopra ogni palo si trova una stazione di ricarica da cui droni possono decollare e iniziare a monitorare la strada. Grazie ai dati raccolti dai pali, il sistema può informare gli automobilisti, in tempo reale, delle condizioni della strada. Messaggi diretti e personalizzati possono essere inviati o al telefono cellulare di ciascun conducente, oppure al sistema di navigazione di bordo di ciascun veicolo. Il passo successivo sarà unire i dati elaborati dal sistema stradale alle informazioni già raccolte da ogni singola automobile, dando vita a quello che potremmo chiamare l’Internet delle Strade – uno scenario che diventerà più che mai concreto nei prossimi decenni, quando arriveranno in massa le auto a guida autonoma». Quale sarà dunque il futuro delle città? «Il cammino verso la metropoli di domani procede in ordine sparso sul palcoscenico internazionale. Nessuna città avanza su tutti i fronti ma gli esperimenti si diffondono e si moltiplicano. In Asia, Singapore è diventato un grande laboratorio della mobilità autonoma e prima città al mondo a introdurre il “road pricing” elettronico, un sistema di pagamento per l’uso delle infrastrutture che serve a gestire la congestione del traffico. Negli Stati Uniti dal 2010 Boston ambisce a trasformare i cittadini in veri e propri “macchinisti” della città, invitandoli a partecipare a esperimenti che servano alla qualità della vita, dall’istruzione al senso civico fino, ancora e sempre, alle reti di servizi e infrastrutture. Copenhagen in Europa ha invece puntato tutto sulla sostenibilità, con l’impegno e imporsi come prima grande città a tagliare il traguardo del “carbon neutral”, cioè delle emissioni zero, entro il 2025». TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING

VACANZE AL LAGO A TU PER TU CON I TITOLARI DI WETAG CONSULTING: UELI SCHNORF E PHILIPP PETER.

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n’intervista inusuale, per scoprire le caratteristiche del lago di Lugano e le ricchezze delle sponde locarnesi. Quali sono le proprietà più belle? Ci sono ancora famiglie alla ricerca di una casa di vacanza in Ticino oppure la tendenza è quella di viaggiare alla scoperta di località esotiche?

dolci, quindi dagli anni ‘60 fino agli anni ‘80 le ricche famiglie hanno prediletto la zona collinare - sotto la montagna - ritagliandosi spazi meravigliosi, con vista lago e ampi parchi».

Da sinistra: Philipp Peter e Ueli Schnorf

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a casa di vacanza al lago, un’immagine del passato? PHILIPP PETER: «Assolutamente no. La casa di vacanza è un lusso che le famiglie benestanti, svizzere e straniere, continuano a concedersi. Non dobbiamo dimenticare che per molti resta un investimento: trovo un oggetto che mi piace, in una bella location vicino al lago, lo sfrutto – magari fino a quando i figli sono in casa – e poi lo cedo a loro o lo rivendo, senza escludere un margine di guadagno (sorride)». Come Wetag avete in vendita alcune delle proprietà più belle in Ticino, oggetti unici, da decine di milioni di franchi… UELI SCHNORF: «Sì è vero, siamo specializzati nel settore del lusso, ma forse è importante dire che le case più belle non si trovano direttamente al lago, soprattutto nel Locarnese, perché da noi (dico da noi perché abito qui e il mio ufficio è in Via Ciseri a Locarno) le rive sono definite, non

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Quando ti si sente parlare si capisce subito che prediligi il lago Maggiore a quello di Lugano... UELI SCHNORF: «Certo (ridiamo). Scherzi a parte trovo che il lago Maggiore abbia alcuni vantaggi in più rispetto al lago di Lugano. Prima di tutto è molto interessante per chi possiede barche grandi, da Locarno si può navigare fino in Italia, percorrendo ben 70 chilometri sull’acqua. La vista, l’ampio e magico profilo, tutto questo piace, e non sono solo io a dirlo, lo dicono anche i miei clienti, da ormai più di vent’anni. Un altro aspetto è che la natura sul lago Maggiore è tropicale, abbiamo aranceti, piante di pompelmi, questo perché siamo più bassi (di quasi cento metri) rispetto al livello del Ceresio (prende fiato). Poi smetto... l’aria di vacanza che si respira, c’è meno stress, si sente meno la pressione della città, del fare tutto di fretta». Non è una sfida facile Philipp... cosa dici? Lugano o Locarno? PHILIPP PETER: «Non posso dire nulla contro il lago Maggiore, ma io rimango sul Ceresio (ride). Lugano è, e rimane, una località molto interessante per chi desidera trovare una casa di vacanza. Inoltre Lugano è da secoli meta turistica, apprezzata non solo per

il suo lago, ma anche per le sue montagne, il clima mediterraneo, l’offerta gastronomica, i suoi ristoranti esclusivi e i suoi grotti, dove ci si rifugia d’estate per mangiare un bel salamin e furmagin, il tutto accompagnato da del buon Merlot. Allo stesso tempo siamo vicinissimi a Milano (uso il siamo perché abbiamo anche degli uffici in Via Riva Caccia a Lugano), esattamente sull’asse di transito più importante d’Europa. Nelle nostre vicinanze abbiamo l’Aeroporto di Malpensa e quello di Lugano, che attualmente è operativo solo per voli privati». In Svizzera i comuni non possono avere più del 20% di case secondarie, cosa significa? PHILIPP PETER: «La soglia del 20% delle residenze secondarie è stata voluta dalla “Lex Weber”, una legge che prende il nome dal suo promotore. La “Lex Weber” voleva e vuole evitare di ritrovarsi con troppe case chiuse, utilizzate solo qualche settimana all’anno. Sono stati in molti a sottovalutare questa legge e solo quando è passata, nel 2012, ci si è resi conto di cosa effettivamente comportasse. In poche parole i comuni che avevano già il 20% di residenze secondarie si sono visti bloccare ogni possibilità di crescita turistica. Un’eccezione è stata Andermatt, che si trova sul massiccio del San Gottardo, nel Canton Uri. In questo paese di montagna il promotore del rilancio turistico, l’egiziano Samih Sawiris, è sceso ad un compro-


ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING

messo con la Confederazione, chiedendo di togliere ogni restrizione. Nella parte nuova di Andermatt, quindi non nel nucleo storico, le costruzioni sono per la maggior parte di vacanza e gli stranieri possono acquistare oggetti di qualsiasi dimensione, senza limiti. Abbiamo numerosi clienti che hanno optato per questa località, dove siamo presenti come Wetag, anche perché oltre alla parte residenziale c’è l’albergo cinque stelle superior The Chedi con i suoi attici e appartamenti esclusivi». Ma a livello di business questa legge vi penalizza? UELI SCHNORF: «Non moltissimo, perché noi trattiamo proprietà che si trovano “nell’ultima fase del lusso”, le nostre vendite medie annuali si situano tra i 3,5 e gli 8,5 milioni di franchi e sono cifre che riguardano soprattutto case primarie oppure case di vacan-

za per chi ha un passaporto svizzero o una residenza permanente». Dunque oltre alla soglia del 20% ci sono altre limitazioni per gli stranieri che desiderano acquistare una casa di vacanza in Ticino? PHILIPP PETER: «Esiste anche un’altra legge, la “Lex Koller” (in Canton Ticino LAFE), che limita le dimensioni di una casa di vacanza per stranieri. Una persona, non residente in Svizzera, che desidera comprare una casa di vacanza in Ticino, non può quindi accedere a proprietà superiori ai 200 m2 netti (che possono essere 230/250 lordi) e ad un terreno superiore ai 1000 m2. Una legge che era stata introdotta per evitare speculazioni immobiliari estere». UELI SCHNORF: «In questo caso il settore del lusso è penalizzato, perché gli stranieri non possono acqui-

stare case più grandi di 200 metri quadrati e le proprietà più belle superano di gran lunga questa superficie. La realtà è che le ville storiche, dove in passato vivevano generazioni di famiglie, con domestici al seguito, non sono più una realtà e quindi molte di queste restano comunque chiuse, oppure con una sola ala abitata. Se le ricche famiglie straniere potessero accedere a queste proprietà, dal mio punto di vista, potrebbe essere un vantaggio... salvaguarderemmo case storiche che con il tempo e gli elevati costi di manutenzione rischiano di restare comunque disabitate. Penso che sia ora che il Ticino si dedichi maggiormente al turismo di lusso. Prendiamo l’esempio delle Isole di Brissago: un gioiello, ma nessuno ci va veramente... mentre le sorelle italiane, con ristorantini e bar curati, sono una meta prediletta per indigeni e turisti».


Possiamo indicare quali sono il vostro cliente tipo, magari la nazionalità... PHILIPP PETER: «Completamente variopinto: italiano, svizzero... stanno tornando i tedeschi, gli inglesi (a causa della Brexit), insomma non c’è una vera e propria regola. Pensate che abbiamo anche ticinesi alla ricerca di una casa di vacanza sul lago, magari una darsena, dove rifugiarsi dalla frenesia cittadina». Per Locarno vale la stessa cosa? UELI SCHNORF: «Noi siamo un po’ più nordici: olandesi, tedeschi e svizzero tedeschi (non dovrebbe sorprendere), ma pochissimi italiani. Persone che possono raggiungere la regione in auto. Dobbiamo pensare che fin dagli anni ‘60 Ascona e dintorni sono stati presi d’assalto dalle ricche famiglie tedesche e quindi l’amore per questa terra si è tramandata di generazione in generazione. Attualmente il mercato della costruzione della villa di lusso, a differenza di Lugano, è diminuito molto, non si investono più decine di milioni per una villa, mentre nel Sottoceneri lo si fa ancora». Perché dovrei comprare una casa di vacanza sul lago di Lugano e perché non Locarno? PHILIPP PETER: «Diplomaticamente e giustamente devo dire che entrambe

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le zone sono molto belle, quello che Lugano ha in più rispetto a Locarno, Ascona, Minusio? E’ una città più viva, è il terzo centro finanziario della Svizzera, quindi significa che anche nella bassa stagione ci sono più locali aperti. Poi, come ho detto prima, siamo vicini a Lugano, ma anche a città come Roma, raggiungibili in poche ora con il treno».

piccoli li portavo in giro per il mondo, ma spesso, durante il periodo estivo mi chiedevano di restare a casa, vicino al lago, esattamente dove vivo ancora. In poche parole a casa mi sento sempre in vacanza, rimarrei esattamente dove sono (sorride compiaciuto)».

Stessa domanda per te Ueli: perché Locarno e non Lugano? UELI SCHNORF: «Il futuro del lago Maggiore sembra essere brillante, accordi e Italia permettendo un giorno potremo arrivare fino ai Navigli di Milano con la barca e addirittura (lo spero) procedere verso Venezia, grazie alla storica via d’acqua tracciata dal Lago Maggiore, dal Fiume Ticino e dal Po». Ma dove compreresti la tua casa di vacanza? PHILIPPE PETER: «È una domanda che non mi sono mai posto (ride), se dovessi scegliere...rimarrei sul lago di Lugano, ci sono cresciuto, mi piace la sua luce, i suoi grotti, in più è adatto a chi piace praticare lo sci nautico. Potrei anche pensare di spostarmi verso il Malcantone, vicino al golf, visto che stiamo parlando di vacanze e quindi non dovrei usare troppo l’auto». Ueli Schnorf: «Quando avevo i bambini

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ARCHITETTURA / FONTANA SOTHEBY’S INTERNATIONAL REALTY

TUTTI I VANTAGGI DI UN ATTICO IN CITTÀ

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nnanzitutto, perché molti vorrebbero vivere in un attico? «L’idea di vivere in un attico nacque durante i ruggenti anni Venti in America, a seguito della crescita economica che portò ad un boom edilizio. Quindi, fu la forte domanda di appartamenti di lusso che fossero posti ai piani superiori degli edifici a generare lo sviluppo di questo interessantissima tipologia di architettura abitativa. Per conformazione del nostro territorio con poca estensione di spazi edificatori, anche a Lugano si costruiscono prevalentemente condomini con attici che offrono una serie di vantaggi, oltre alla vicinanza a tutti i servizi».

SEMPRE PIÙ CLIENTI SCELGONO DI ABITARE IN UN ATTICO, GODENDO DI POSIZIONI PRIVILEGIATE CON SPLENDIDA VISTA, SPAZI VERDI E OGNI COMFORT, SENZA TUTTE LE PREOCCUPAZIONE LEGATE ALLA MANUTENZIONE DI UNA VILLA. ANCHE LA SICUREZZA È UNA QUESTIONE IMPORTANTE. CE NE PARLA DEBORAH FONTANA, SALES DIRECTOR DI FONTANA SOTHEBY’S INTERNATIONAL REALTY.

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Quali sono dunque i vantaggi offerti dalla scelta di un attico? «Tra i privilegi di vivere in un attico vi sono molti aspetti. L’attico, innanzitutto spesso regala una bella vista panoramica, inoltre non essendo un piano intermedio, bensì l’ultimo, offre una maggiore privacy e tranquillità. Sovente è dotato di ampio roof garden

o terrazza che permettono di godere di maggiori possibilità di svago con ad esempio piscine o jacuzzi, spazi verdi, cucine esterne attrezzate, ecc. Questi vantaggi fanno sì che sempre più persone che hanno goduto la villa nel percorso della crescita familiare, resisi indipendenti i figli, scelgano una soluzione abitativa di questo tipo, sicuramente più facile da gestire». E per quanto riguarda la manutenzione? «A differenza di una villa i costi di manutenzione sono ridotti, proprio perché si fa parte di un condominio residenziale. Inoltre gli edifici di ultima generazione sono dotati di infrastrutture tecnologiche all’avanguardia e tipologia di costruzione tale da consentire un notevole risparmio energetico e una riduzione dell’impatto ambientale, sempre più importante oggigiorno. L‘elevata qualità di costruzione permette una vita utile dell‘edificio più lunga, riducendo così i costi di manutenzione e gestione».


Quali sono gli aspetti invece legati alla sicurezza? «Certamente vivere nel contesto di un condominio offre un livello maggiore di sicurezza rispetto ad una villa che potrebbe risultare più vulnerabile. Questo aspetto può risultare particolarmente importante per persone che magari trascorrono vari periodi dell’anno all’estero o comunque sono spesso assenti dal luogo abituale di residenza». In conclusione dunque villa o attico? «Dipende sempre dal peso che ognuno attribuisce in base ai propri gusti e alla propria situazione familiare. Ad ogni modo a Lugano la scarsa disponibilità di ville di nuova costruzione fa si che il cliente, per evitare una lunga e noiosa procedura di ristrutturazione, spesso opti per l’acquisto di un attico di recente costruzione più diffuso sul mercato».

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ARCHITETTURA / MG FIDUCIARIA IMMOBILIARE

ANTICIPARE I DESIDERI DEGLI ACQUIRENTI GIOVANNI MASTRODDI ESPRIME TUTTA LA SUA SODDISFAZIONE PER I RISULTATI CONSEGUITI NEL 2019 E MANIFESTA FIDUCIA NEI CONFRONTI DI UN MERCATO, CHE PREVEDE ANCORA DINAMICO, A CONDIZIONE DI SAPERSI ADEGUARE ALLE ESIGENZE DELLA CLIENTELA.

Q Giovanni Mastroddi e la moglie Maria Antonietta

uali sono le sue previsioni per il 2020? «Devo premettere che il 2019 è stato per noi un anno molto importante che ci ha visto impegnati nella promozione del grande progetto immobiliare “Parco Casarico” a Sorengo, anche di numerose altre compravendite portate a termine a Lugano e dintorni. Quest’anno completeremo innanzitutto le promozioni avviate, tenendo conto del fatto che a Parco Casarico abbiamo già venduto oltre il 90% degli appartamenti, abbiamo numerose prenotazioni e che a marzo saranno già una trentina le famiglie insediate nel nuovo complesso. Stiamo completando la sistemazione del parco e la posa delle piante per la creazione degli spazi verdi». Dunque un’operazione che si avvia ad essere conclusa con successo… «Assolutamente sì. Mi ha fatto molto piacere vedere che alcune famiglie clienti, dopo aver acquistato un appartamento hanno chiesto di comprarne anche un altro, ben comprendendo il valore di questa operazione e apprez-

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zando la qualità della vita che si respira in questo angolo di città, dove siamo davvero riusciti, grazie alle scelte architettoniche compiute come la sostenibilità e il rispetto ambientale, la dotazione di servizi a creare un autentico spirito di comunità, offrendo l’opportunità di vivere un’esperienza abitativa perfettamente in linea con le esigenze della società contemporanea». Allargando lo sguardo, che futuro intravede per il settore immobiliare luganese? «Il mercato sembra essere indirizzato verso un periodo positivo, caratterizzato dalla consapevolezza, dopo l’euforia del passato, di quelli che sono i giusti prezzi adeguati al momento, all’offerta e a quelle che sono le reali esigenze abitative della popolazione. Notiamo un certo dinamismo nei confronti di appartamenti anche importanti, con trattative portate a buon termine nei scorsi mesi, in questi casi il cliente che acquista è sia locale che il


ARCHITETTURA / MG FIDUCIARIA IMMOBILIARE

tratta di appartamenti a prezzi interessanti e bassi costi di gestione, al tempo stesso dispongano di tutti i vantaggi come, qualità ed ecologia oltre ad una buona ubicazione e il facile accesso ai servizi primari».

nuovo residente. Va sottolineato anche un buon dinamismo per le abitazioni destinate alla popolazione locale che ricerca immobili nuovi e in posizioni ben servite. A questo proposito, stiamo prestando la nostra consulenza per lo sviluppo e la commercializzazione di alcune nuove operazioni immobiliari di appartamenti in vendita destinati a giovani famiglie, stando molto attenti ai prezzi di vendita al fine di poter ottener il finanziamento bancario. Si 215x138, Ticino Welcome (2019_07).pdf

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Oggi si fa un gran parlare di costruzioni sostenibili. Quali sono le richieste che registrate in tal senso? «Si tratta di una questione dalla quale non si puo’ più prescindere. Nell’edificare nuove costruzioni si dovrà porre attenzione alle questioni ambientali e al risparmio energetico, mantenendo elevati anche gli standart architettonici. In quest’ottica una delle chiavi del successo proprio di Parco Casarico a Sorengo, consiste nella capacita raggiunta di stabilire un buon equilibrio tra sostenibilità economica e ambientale, garantendo l’investimento duraturo nel tempo».

22.07.2019

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ARCHITETTURA / COMAFIN

INNOVARE PER CONTINUARE A CRESCERE MARCO FANTONI, TITOLARE DI COMAFIM SA, DA OLTRE 30 ANNI ATTIVA SUL MERCATO LUGANESE, RILEVA I PROBLEMI CHE CARATTERIZZANO L’ATTUALE ANDAMENTO DEL MERCATO TICINESE E ANNUNCIA L’INGRESSO NELLA GESTIONE DELL’AZIENDA DEL FIGLIO ROBERTO, PORTATORE DI INTERESSANTI IDEE INNOVATIVE.

C

ome si va orientando il mercato immobiliare in Ticino? «Sicuramente siamo di fronte ad una trasformazione, dal punto di vista dell’offerta di immobili residenziali ma anche per quanto riguarda le richieste della popolazione soprattutto locale che costituisce il nostro principale riferimento. Gli oggetti più richiesti sono quelli di dimensioni più ridotte, mentre gli oggetti più grandi hanno maggiore difficoltà ad essere venduti. E questa stagnazione riguarda sia gli appartamenti in proprietà che quelli a reddito».

Marco Fantoni

Quali sono a suo giudizio le principali cause di questo rallentamento delle vendite? «In primo luogo tutte le problematiche connesse alla concessione delle ipoteche con i criteri legati alla sostenibilità e le valutazioni immobiliari che tendono a ridurre la quota finanziabile. E non mi soffermo sui problemi connessi ad una perdurante situazione di tas-

Roberto Fantoni

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si negativi. Non si possono trascurare poi le conseguenze relative ad una scarsa mobilità della popolazione, con ridotti afflussi di nuovi residenti, e dunque con una minore richiesta di appartamenti sia in proprietà che in affitto. Non da ultimo vorrei citare i problemi riguardanti le nuove promozioni immobiliari, con la scarsità di terreni a prezzi accettabili, i continui ricorsi, i costi di produzione, ecc.». La vostra società è molto attiva per quanto riguarda la gestione degli immobili… «Comafim è attiva nell’intermediazione di case, ville e appartamenti, studi di fattibilità e perizie; ma al tempo stesso amministra quasi duemila appartamenti in locazione e in proprietà per piani. La nostra forza è data da un team di consulenti composto da professionisti abilitati. Un importante aiuto ci viene poi dall’avere già da tempo avviato processi interni di digitalizzazione che hanno reso più facile ed efficiente la gestione degli immobili».


ARCHITETTURA / COMAFIN

confronti dei proprietari e degli inquilini. In aggiunta alla piattaforma, FlatMan propone degli schermi (certificati CO2-neutrali) da installare all’entrata degli immobili come “bacheche digitali”, a cui possono essere inviate qualsiasi tipo di comunicazioni. FlatMan è stata inoltre presentata alla fiera SWISSBAU di Basilea presso lo Swiss Innovation Lab in qualità di Startup Partner ufficiale, suscitando l’attenzione del mercato svizzero tedesco. Le agenzie immobiliari interessate possono trovare maggiori informazioni sul nostro sito web (www.flatman.ch)». A questo proposito, come può la digitalizzazione modificare il vostro lavoro? «Con Rocco Vicenzi dell’Università di San Gallo - interviene Roberto Fantoni - abbiamo ideato FlatMan, una piattaforma web con dedicata applicazione per smartphone che permette alle agenzie immobiliari di comunicare con inquilini e artigiani in modo rapido ed efficiente, eliminando le ridondanze e ottimizzando l’intero processo di amministrazione immobiliare. Gli inquilini possono ora trasmettere le loro richieste all’agenzia immobiliare in qualsiasi momento, allegare immagini relative al guasto e proporre le date in cui sono disponibili per fissare l’appuntamento con il tecnico responsabile. L’agenzia immobiliare valuta tutte le richieste degli inquilini e inoltra la scheda riassuntiva dell’intervento all’artigiano incaricato, il quale, sempre tramite un’app dedicata, conferma l’intervento o propone una nuova data per l’appuntamento». Quali sono dunque i vantaggi derivanti dall’utilizzo di questa applicazione? «Permette di evitare superflui scambi di e-mail e telefonate che al momento rappresentano una perdita di tempo per tutti gli attori coinvolti. Pertanto, le agenzie immobiliari sono in grado di tracciare tutti i processi e redigere le relative statistiche, aumentando la trasparenza nei TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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ARCHITETTURA / HABITRUST GROUP

UN APPARTAMENTO IN AFFITTO, ANZI IN VENDITA RENT TO BUY, LA FORMULA PROMOSSA DA LUCA MAVARO ED EZIO CATUCCI, MANAGER DI HABITRUST, COSTITUISCE UNA NUOVA OPPORTUNITÀ PER IL MERCATO IMMOBILIARE TICINESE.

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egli ultimi anni nel Canton Ticino si è registrato un deciso aumento dei prezzi in tutti i settori, tra cui anche quello immobiliare. Il carovita e il livello salariale medio precludono ad una parte della popolazione ed in particolare alle giovani generazioni di accumulare del risparmio. Di fatto, gran parte dei residenti nel Canton Ticino non dispone delle risorse sufficienti per acquistare un’abitazione o per poter accedere al credito ipotecario tradizionale. Molti potenziali proprietari sono quindi costretti ad abbandonare il sogno della propria casa. Ma perché rimanere in affitto a vita quando il canone stesso potrebbe trasformarsi in un investimento per il proprio futuro? La risposta a questo quesito arriva oggi dalla società RIS 
(​Rent Investment Solutions SA), rappresentata da player esperti del settore immobiliare e pioniera nel proporre modalità di finanziamento alternative come il “ ​ Rent to Buy”​ovverosia una soluzione volta a contrastare le limitazioni del mercato e

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a sostenere giovani, famiglie e tutti coloro che desiderano accedere alla proprietà immobiliare ma che, a causa della parziale mancanza di mezzi propri, restano esclusi dal poterlo fare. Ecco dunque che RIS si propone come interlocutrice competente e professionale al fianco di tutti quegli acquirenti impossibilitati ad accendere un mutuo ipotecario o a concludere un acquisto tradizionale. Il “​Rent to Buy​” permette di convertire parte del canone mensile in una quota di risparmio per il futuro acquisto della propria casa. A seconda delle singole esigenze sarà possibile destinare oltre 1 ​ /3​dell’affitto come acconto sul prezzo finale; il tutto con un gran vantaggio per gli utenti che potranno - sin da subito - godere dell’abitazione, dapprima in locazione (​rent​) e successivamente, entro una data e ad un prezzo pattuito, in piena proprietà (buy​). Il ​G ruppo Habitrust​, sempre attento ad offrire le migliori soluzioni in termini di investimento per i propri clienti e credendo pienamente nel potenziale di questa nuova opportu-

nità, ha sposato la formula di RIS inserendo il “​R ent to Buy​”, all’interno del proprio portfolio. Questa opzione è già attiva per quanto riguarda l’acquisto dell’ultimo lotto di appartamenti disponibili all’interno della Residenza Etra a Pedrinate, uno dei cantieri del Gruppo Habitrust, giunto ormai a completamento. I vantaggi della formula presentata da Luca Mavaro ed Ezio Catucci, i manager di Habitrust, si estendono anche ai venditori dal momento che, grazie al “Rent to Buy”, anche la fascia media di clientela, precedentemente esclusa da mercato a causa dei motivi sopra riportati, potrà tornare ad essere protagonista. Per Habitrust il modello di finanziamento RIS “Rent to Buy” rappresenta una grande opportunità per allontanarsi dai vecchi schemi non più adatti alle nuove esigenze del mercato.

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ARCHITETTURA / BRÜLHART & PARTNERS

PASCAL BRÜLHART FESTEGGIA UN DECENNIO DI ATTIVITÀ DI SUCCESSO NEL CAMPO DELLE VALUTAZIONI IMMOBILIARI E AL TEMPO STESSO ANNUNCIA IL NUOVO CORSO DELLA SUA SOCIETÀ, ORA PIÙ MARCATAMENTE ORIENTATA AL MARKETING E ALLA PENETRAZIONE IN NUOVI SETTORI, A COMINCIARE DALLA CONSULENZA IMMOBILIARE.

NON SOLO VALUTAZIONI IMMOBILIARI

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n Ticino e in Svizzera rivestite un ruolo di preminenza nel settore della valutazione immobiliare. Ma la vostra competenze si estende ora anche all’intero settore immobiliare… «Anno dopo anno abbiamo acquisito esperienza e credibilità nei due settori delle valutazioni immobiliari e nel research, con una pubblicazione annuale del (ProperTI Market Study) che è diventata un punto di riferimento consolidato per ciò che riguarda la conoscenza del mercato immobiliare ticinese. La nostra scelta è stata dunque quella di mettere questo straordinario patrimonio di informazioni e competenze a sostegno dell’economia immobiliare in genere, supportando investitori istituzionali e privati nella gestione fiduciaria di progetti e investimenti, elaborando dapprima rapporti strategici secondo SIA 112 e, offrendo consulenza strategica per patrimoni immobiliari secondo SIA 469 e indici economici secondo la d-0213». In quali altri ambiti si esplica questa vostra attività consulenziale? «In generale, collaboriamo con istituzionali e grandi investitori privati così come forniamo consulenza immobiliare per l’aumento della concorrenzialità attraverso la gestione strategica di portafogli immobiliari aziendali (CREM). Ma diamo supporto anche alla mano pubblica nella gestione portafoglio (PREM) incluso presentazio-

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ni alle commissioni e nei consigli comunali. Non da ultimo, procediamo ai calcoli di plusvalore per i comuni nell’ottica della legge sulla pianificazione del territorio». Intervenite direttamente anche nella compravendita di immobili? «Direi più propriamente che offriamo, nella nostra veste di economisti immobiliari una consulenza ad investitori istituzionali per valutare correttamente flussi di cassa e rendimenti su capitale proprio relativamente a progetti su terreni da acquisire o immobili a reddito da comprare e ristrutturare. Ciò ci porta naturalmente a lavorare a fianco della nostra clientela nell’acquisizione e dismissione di patrimoni immobiliari e nella ricerca di stabili di valore che possano essere destinati a target diversi di popolazione. Cerchiamo per i nostri clienti oggetti in vendita come oggetti a reddito, logistici, artigianali, commerciali, alberghi e centri commercial. In un mercato immobiliare come quello ticinese dove i ruoli sono spesso sovrapposti, possiamo rivendicare una specifica competenza maturata in anni di studi, analisi ed elaborazione di informazioni economiche e finanziarie». A proposito di studi, avete appena pubblicato il vostro rapporto annuale… «Nell’elaborazione dei rapporti di valutazioni e consulenze immobiliari, un


ARCHITETTURA / BRÜLHART & PARTNERS

elemento fondamentale è la disponibilità di dati da poter comparare: affitti, prezzi di vendita, rendimenti netti iniziali ecc. Impegnato nella raccolta ed elaborazione sistematica di dati immobiliari, l’attività del nostro apposito reparto ha così trovato sintesi ed espressione nel “ProperTI Market Study”, primo studio di mercato prodotto in Ticino e focalizzato sul Canton Ticino, che propone una fotografia del mercato immobiliare di facile consultazione, con il preciso obiettivo di supportare l’attività dei professionisti del settore con dati aggiornati ed affidabili». Siete anche presenti in modo significativo nel campo della formazione… «Quello dell’insegnamento è un impegno che ritengo particolarmente gratificante. Insegno nelle principali scuole cantonali nella materia della valutazione immobiliare come la SUPSI nella formazione di base per il certifiato CAS valutazioni. Dal 2017 sono inoltre responsabile del corso CAS Real Estate Valuation presso la SUP a San Gallo, insegno come docente per alcuni corsi CAS di postformazione presso la SUPSI nonché presso il MAS Real estate Management San Gallo».

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DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH

IN 70MILA AL SERVIZIO DELLA SOCIETÀ CIVILE L’IDENTIKIT DEI CONSIGLIERI DI FONDAZIONE E UN APPROFONDIMENTO SUL LORO RUOLO PER LO SVILUPPO DELLA FILANTROPIA IN SVIZZERA. NE PARLIAMO CON L’ESPERTA ELISA BORTOLUZZI DUBACH.

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uante persone sono attive nei Consigli di fondazione in Svizzera? «Secondo il «Rapporto sulle Fondazioni svizzere 2019» a cura del CEPS-Centre of Philanthropy Studies dell’Università di Basilea, di SwissFoundations e del Zentrum für Stiftungsrecht dell’Università di Zurigo, a fine 2018 nelle 13.169 fondazioni di pubblica utilità della Svizzera erano attivi 62.102 Consiglieri, per un totale di 69.490 mandati. Circa il 2% di queste personalità ricopre contemporaneamente tre o più mandati». Quanti Consiglieri di fondazione sono donne? «Il rapporto già citato indica che solo il 28% dei Consiglieri di fondazione sono donne. Possiamo aggiungere che le donne Presidenti di un Consiglio di fondazione sono il 20,4%. La disparità di genere varia a seconda dei diversi campi di attività delle fondazioni: ad esempio, la percentuale di donne nelle fondazioni attive nei servizi sociali (32,5%) è superiore a quella delle fondazioni che operano prevalentemente in istruzione e ricerca (25,4%)».

Dr. Elisa Bortoluzzi Dubach, consulente di Relazioni Pubbliche, Sponsorizzazioni e Fondazioni, è docente presso varie università e istituti di studi superiori in Svizzera, Germania e Italia. È autrice fra gli altri di Lavorare con le fondazioni, Guida operativa di fundraising, Franco Angeli Editore. www.elisabortoluzzi.com

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Perché un numero così alto di Consiglieri di fondazione? «Il numero è allineato al volume delle fondazioni svizzere che, come abbiamo visto, superano le 13mila unità. Esistono poi fattori aggiuntivi, come la lunga tradizione filantropica svizzera, che affonda le radici addirittura nel 1354 con l’istituzione della sua prima

fondazione a sostegno del Berner Insespital. Possiamo dire che fin da allora la Svizzera ha consolidato nei secoli il suo ruolo di Paese di riferimento per il mondo delle fondazioni che, a tutt’oggi, restituiscono un’immagine molto positiva, prestigiosa. D’altra parte sono molteplici le persone che, accanto alla propria professione intendono impegnarsi in prima persona in progetti a favore della società civile e, se pensiamo alla terza età, la possibilità di esercitare le proprie competenze impegnandosi fattivamente in una fondazione una volta conclusa la propria carriera, questo risponde anche a un’esigenza di coesione sociale». Quali sono le principali responsabilità di un Consigliere di fondazione? «La responsabilità degli organi della fondazione e, in particolare del Consiglio di fondazione, è definita dall’articolo 55 del Codice civile svizzero. “Il Codice prevede che il Consiglio di fondazione debba risarcire i danni causati da una violazione dei suoi doveri. Se questa stessa violazione è stata compiuta da un delegato legittimo, il Consiglio deve dimostrare di aver accuratamente selezionato, istruito e controllato il delegato. Un aspetto rilevante della disciplina è la responsabilità solidale del Consigliere di fondazione. Se un Consigliere provoca direttamente un danno alla fondazione assumendo un comportamento che viola le consuete regole di buona diligenza, risponde con il suo


DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH

patrimonio personale. La prescrizione, in questo caso, avviene trascorsi 10 anni (art. 127 OR). Molti Consiglieri di fondazione non sono consapevoli delle proprie responsabilità e non si assicurano, una prassi che è invece è consigliabile soprattutto se la fondazione dispone di un ingente patrimonio e le responsabilità, pertanto, sono di ordine equivalente. Il beneficiario delle erogazioni della fondazione, inoltre, può rivolgersi all’autorità di Vigilanza per un risarcimento qualora il patrimonio della stessa sia gestito in modo incongruo e questo causi una perdita finanziaria indiretta allo stesso”». Fonte: https://blog.startups.ch/ die-haftung-der-stiftungsorgane/ Come si reclutano i Consiglieri di fondazione? «A livello teorico la selezione dei membri del Consiglio di fondazione dovrebbe richiedere un processo di selezione rigoroso e strutturato, infatti la scelta dei Consiglieri è di fondamentale importanza, perché influenza il posizionamento strategico della fondazione e la sua capacità di crescere nel tempo. Il noto giurista basilese Roman Baumant Lorrant ricorda sulle pagine di “Philanthropie Aktuell” (Nr 3 2019) che il profilo professionale dei Consiglieri dovrebbe essere allineato al reale fabbisogno della fondazione, per garantire il buon andamento dei progetti e il loro piano di sviluppo futuro. Competenze e conoscenze specifiche, reti e personalità dei singoli candidati dovrebbero essere valutate adottando un vero e proprio processo di selezione. Nella prassi, tuttavia, in Svizzera non poche fondazioni eleggono i loro membri senza un processo mirato, ma semplicemente sulla base di una serie di riflessioni di una o più persone del Consiglio di fondazione, generalmente del Presidente e/o fondatore. La scelta del Consigliere è tipicamente fondata su un contatto perso-

nale e il reclutamento avviene sovente con una semplice telefonata». Quali sono i profili che non devono mancare? «Esattamente come nei consigli di amministrazione di altra tipologia, anche per le fondazioni vale la regola che un buon mix di competenze, genere, età e conoscenze renda il Consiglio equilibrato e creativo. Inoltre, bisogna considerare che la Fondazione è anche un patrimonio, per questo è importante che vi siano al suo interno personalità che siano in grado di interloquire con le banche e definire una politica di investimenti che rappresenti un equilibrio ottimale fra rischi e utili da distribuire ai soggetti richiedenti. Per quanto riguarda le competenze specifiche di settore, la fondazione potrà scegliere se disporre di queste competenze all’interno del suo Consiglio di fondazione e/o ricorrere a un Comitato scientifico. Anche la disponibilità di tempo è importante. Lavorare in un Consiglio di fondazione è per lo più un’attività di volontariato, ma questo non significa che non sia un impegno che richieda tempo e dedizione». Come funziona la questione dell’onorario? «I risultati di uno studio sul tema condotto dal VMI dell’Università di Friburgo mostrano una realtà molto variegata risultante dall’eterogeneità intrinseca del settore. Pensiamo, per esempio, alla natura strategica – ci sono fondazioni operative, erogative, miste – oppure al grado di solidità finanziaria e di liquidità, o ancora alle dimensioni dello staff e al raggio di azione dei progetti. I Consiglieri di fondazione operano in contesti molto differenziati e questo costituisce un fattore di rallentamento nell’armonizzazione degli onorari. Al momento, circa il 40% delle fondazioni svizzere rinuncia a qualsiasi forma di remunerazione per i propri membri di Consiglio, mentre il restan-

te 60% prevede forme di remunerazione che vanno da rimborsi delle spese sostenute ai gettoni di presenza, da contributi forfettari a canoni mensili. In quasi la totalità dei casi, questi compensi sono moderati e ben al di sotto dei tassi di remunerazione di mercato per servizi comparabili». È una tendenza che deve cambiare? «Ancora oggi esistono deficit molto evidenti nell’ambito della formalizzazione e della trasparenza sugli onorari dei Consiglieri di fondazione. Lo studio già citato del VMI ricorda che poco meno del 70% delle fondazioni non dispone di un Regolamento sugli onorari, un documento che costituirebbe un presupposto fondamentale per una politica uniforme e trasparente in materia di tassazione. In questo senso abbiamo urgenza di recuperare un ritardo significativo. Considerando poi le aspettative che la società civile ripone nell’operato dei Consigli di fondazione, è inevitabile che il lavoro dei Consiglieri debba essere remunerato in modo più adeguato rispetto al patrimonio della fondazione e, soprattutto, rispetto ai compiti e alle responsabilità che essi si assumono. Il mero rimborso spese, quando previsto, appare insufficiente. Nella prassi, la tendenza a una “assenza di remunerazone o sotto-remunerazione” dei Consiglieri non risponde a una resistenza da parte dell’autorità di vigilanza; piuttosto, per alcune amministrazioni persiste ancora il dogma del volontariato come condizione sine qua non le fondazioni di pubblica utilità godono dell’esenzione fiscale. Relativamente a questo specifico punto molti suggerimenti significativi sono parte degli interessanti articoli di Christoph Degen e di Roman Baumann-Lorant in materia che sono scaricabili fra gli altri dal sito di profonds-Associazione mantello delle fondazioni svizzere di pubblica utilità». https://www.profonds.org/publikationen/ artikel-profonds/ TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH

Per quanto tempo un Consigliere di fondazione può esercitare la sua funzione? «Teoricamente, ad vitam. La durata di un mandato influenza naturalmente l’equilibrio di un Consiglio: può rappresentare un valore aggiunto notevole affidarsi per molti anni a uno stesso Consigliere, che diviene così molto esperto sui temi e le attività della fondazione. Tuttavia, ritengo strategico optare sempre per un ricambio generazionale. A mio parere, la successione delle cariche dovrebbe essere pianificata in mandati della durata di cinque o sette anni al massimo. I Consiglieri di fondazione rappresentano la risorsa pivotale attraverso cui il settore della filantropia si sviluppa: orientano le strategie, operano le scelte e si impegnano affinché la loro fondazione persegua lo scopo e perduri nel tempo. L’affinamento delle loro competenze, una maggiore soddisfazione proveniente da un’equa

remunerazione del lavoro svolto, un turn-over delle cariche che favorisca il dialogo intergenerazionale e un migliore equilibrio di genere, sono i temi che richiedono una rinnovata attenzione. Perché sono proprio i Consiglieri di fondazione a guidare il cambiamento là dove tutti noi lo immaginiamo e lo desideriamo: sono loro a dare slancio alla filantropia e a portarla là dove le sue azioni (portano) creano innovazione e benefici sostanziali per la società civile».

Fonti: https://ceps.unibas.ch/en/publications/ Roman Baumann Lorrant, Zwischen Ehrenamt und Professionalisierung, in Philanthropie aktuell N.2. 2019 https://blog.startups.ch/die-haftung-derstiftungsorgane/ Hans Lichtsteiner,Vanessa Lutz, (2008), Eine empirische Untersuchung zur Honorierung von Stiftungsräten gemeinnütziger Stiftungen in der Schweiz, VMI, Universität Freiburg

Il Ticino si aggiudica lo “Swiss MICE Award” È il Ticino la miglior destinazione svizzera per il turismo d’affari. Il Cantone a Sud delle Alpi si è infatti aggiudicato il prestigioso riconoscimento nazionale “Swiss MICE Award 2020” attribuito ogni anno dalla rivista “MICE-tip” a singole località o regioni che dispongono di un’offerta innovativa, unica e che hanno saputo investire in questo settore. La premiazione ha avuto luogo ieri sera allo StageOne di Oerlikon. «Questo riconoscimento premia gli sforzi compiuti da molti partner della

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nostra destinazione - commenta Angelo Trotta, direttore di Ticino Turismo -. Negli ultimi anni sono stati effettuati molti investimenti con la nascita di diverse nuove strutture adibite anche al segmento congressuale come, ad esempio, il LAC Lugano Arte e Cultura, il Fiore di Pietra sul Generoso, il Palacinema di Locarno o la sala Eventica a Castione. Anche molti alberghi hanno compiuto grandi passi avanti in questa direzione e altri lo faranno nel medio termine». Il segmento MICE – acronimo di Mee-

tings, Incentives, Conventions e Events – garantisce, a livello svizzero, il 18% dei pernottamenti alberghieri. Questi ospiti producono ogni anno un giro d’affari pari a 1,8 miliardi di franchi (fonte: Meetings Report SCIB 2016). Dopo la messa in esercizio di AlpTransit, in Ticino si è registrato un aumento degli eventi che rientrano in questo segmento. Per quanto riguarda il futuro, il 50% degli operatori si aspetta un ulteriore incremento anche in seguito all’apertura del tunnel di base del Ceneri.


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DOSSIER FONDAZIONI / DOMINIQUE JAKOB

DIRITTI DEI FONDATORI TRA AUTONOMIA E GOVERNANCE A COLLOQUIO CON DOMINIQUE JAKOB*, PROFESSORE DI DIRITTO PRIVATO E DIRETTORE DEL CENTER FOR FOUNDATION LAW DELL’UNIVERSITÀ DI ZURIGO. DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH

D *Il Prof. Dr. iur. Dominique Jakob, M.I.L. (Lund), ha studiato legge ad Augsburg, Monaco e Lund (Svezia). Dal 2007 è titolare di una cattedra di Diritto Privato presso l’Università di Zurigo, dove ha istituito nel 2008 il “Center for Foundation Law” (www.zentrum-stiftungsrecht.uzh.ch) e nel 2010 la “Zurich Foundation Law Day”. È autore di numerose pubblicazioni in Svizzera e all’estero, membro dei comitati consultivi di diverse istituzioni e consulente di governi, istituzioni finanziarie, aziende, fondazioni, associazioni, privati e famiglie.

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i che cosa parliamo quando ci riferiamo a una fondazione filantropica e quando

a un trust? «La differenza tra una fondazione e un trust è innanzitutto la personalità giuridica: mentre una fondazione è un’entità giuridica in quanto tradizionalmente ancorata al sistema giuridico svizzero, il trust è un rapporto giuridico speciale che è stato creato secoli fa nell’area giuridica angloamericana. Il diritto svizzero non contempla ancora nella propria legislazione i trust, ma riconosce la validità dei trust costituiti secondo il diritto estero. Dal punto di

vista funzionale, le due forme giuridiche possono in linea di principio perseguire gli stessi scopi, anche filantropici, anche se con alcune differenze di dettaglio». Che differenze ci sono fra le due persone giuridiche, vantaggi e svantaggi dal punto di vista del fondatore? «Come già affermato in precedenza, il trust non è una persona giuridica. Questa è anche la differenza principale: mentre una fondazione è visibile all’esterno come entità giuridica e ha una propria personalità giuridica, il trust è un rapporto giuridico tra per-


DOSSIER FONDAZIONI / DOMINIQUE JAKOB

sone, il cui funzionamento dipende sempre dal fiduciario (il fiduciario che detiene il patrimonio). Non per niente “trust” significa “fiducia”. Per il resto, la fiducia è caratterizzata soprattutto da una maggiore flessibilità nei confronti della fondazione, anche a favore del fondatore, mentre la fondazione offre al fondatore una maggiore affidabilità sul fatto che la sua volontà si realizzerà come prescritto anche dopo la sua morte». Una volta istituita la fondazione, quale influsso può esercitare il fondatore sul modo in cui vengono impiegate le risorse finanziarie rispettivamente in Svizzera e nel Liechtenstein? «In tutti i modelli, il fondatore ha la possibilità di specificare in dettaglio lo scopo della fondazione e l’utilizzo del patrimonio. Inoltre, egli può essere membro del consiglio di fondazione e può anche riservarsi alcuni altri diritti (ad es. per quanto riguarda la composizione degli organi o le decisioni speciali). Nel caso di una fondazione di diritto del Liechtenstein, tuttavia, queste possibilità di influenza sono ancora più accentuate; in particolare, il fondatore può riservarsi il diritto di modificare liberamente lo scopo della fondazione o addirittura di revocarla. Naturalmente, è discutibile quanto siano ragionevoli tali riserve, poiché una governance equilibrata contribuisce spesso al successo della fondazione». Parliamo di diritti dei fondatori. In quest’ottica quali sono vantaggi e svantaggi per un fondatore che istituisce una fondazione in Liechtenstein? «Il diritto delle fondazioni del Liechtenstein è sempre stato caratterizzato da una maggiore autonomia privata a favore del fondatore. Pertanto, se il fondatore desidera riservarsi un’influenza ancora maggiore di quanto non sia possibile nei sistemi giuridici tradizionali come la Svizzera, il Lie-

chtenstein è una buona scelta. Tuttavia, va notato quanto segue (e questo è anche lo svantaggio maggiore): quanto maggiore è l’influenza che il fondatore si riserva per se stesso, tanto minore sarà la separazione del fondatore dal suo patrimonio. Ciò può influire sul riconoscimento della fondazione come tale all’estero (ad es. la fondazione del Liechtenstein in Svizzera), ma anche sul riconoscimento della separazione del patrimonio nel diritto successorio (ad es. per quanto riguarda i termini di un’azione di riduzione), nel diritto fiscale o nell’esecuzione. Tuttavia, l’opinione prevalente oggi è che un moderno sistema di fondazioni richiede una certa flessibilità a favore del fondatore, poiché molti fondatori non creano più fondazioni sul letto di morte, ma molto prima nella vita, e accompagnano la fondazione per molti anni o decenni». È giusto che – come accade nel Liechtenstein – il fondatore possa modificare lo scopo statutario di una fondazione di famiglia e dedicare, per esempio, una parte dei proventi alla musica? «Nel caso di una fondazione del Liechtenstein, il fondatore può modificare liberamente lo scopo della fondazione, se si riserva il diritto di farlo. Anche in Svizzera, dal 2006, esiste la possibilità di cambiare lo scopo statutario, un diritto che il fondatore tuttavia può esercitare solo ogni dieci anni e a determinate condizioni. Negli altri casi i cambiamenti di scopo sono consentiti solo in modo saltuaro in caso di cambiamento di circostanze che hanno portato all’istituzione della fondazione. Nel Liechtenstein, tuttavia, i modelli di fondazione mista sono più marcati che in Svizzera: la legge consente espressamente, ad esempio, di destinare una parte del patrimonio a scopi di beneficenza (come per es. a favore della musica) senza che la fondazione perda la sua classificazione come fondazione di famiglia».

Se la fondazione è una fondazione familiare, che influenza può e deve esercitare la famiglia sulla gestione e le strategie da perseguire? «Anche per quanto concerne la fondazione di famiglia tutto dipende dalle disposizioni originali del fondatore. Se il fondatore vuole che la sua famiglia possa esercitare un influsso, per esempio facendo parte del Consiglio di fondazione o di un organo familiare speciale, può farlo così come può escludere completamente la famiglia dall’amministrazione della fondazione. Ciò solleva l’importante questione di quale sia la “governance familiare” più sensata in ogni singolo caso. Nel diritto del Liechtenstein, naturalmente, i beneficiari di una fondazione di famiglia hanno diritto per legge a determinati diritti di informazione e di richiesta, che in questo tipo di fondazione sono destinati a sostituire la vigilanza statale sulle fondazioni. Tuttavia, in molte fondazioni il rapporto tra la famiglia e l’organizzazione istituita dal fondatore per gestire la fondazione è un campo “minato”, al quale occorre prestare particolare attenzione nella strutturazione della fondazione e che va affrontato con una consulenza professionale». www.dominique-jakob.com

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DOSSIER FONDAZIONI / DIANA BRACCO

DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH

AMORE PER LA MUSICA E NON SOLO

INTERVISTA CON DIANA BRACCO, IMPRENDITRICE E DIRIGENTE D’AZIENDA ITALIANA, PRESIDENTE E AMMINISTRATORE DELEGATO DEL GRUPPO BRACCO.

L

ei è un’imprenditrice e filantropa molto nota. Che peso ha avuto la sua famiglia nella sua scelta di diventare mecenate? C’è una persona in particolare che l’ha ispirata? «Un peso enorme. La mia famiglia ha sempre creduto nella filantropia. Già mio nonno Elio Bracco, che fondò la nostra azienda nel 1927, portava nel suo codice genetico di uomo, di cittadino e di imprenditore, un fortissimo senso di responsabilità sociale, che ha trasmesso con passione ai suoi familiari. Nato a Neresine, nell’isola di Lussino, oggi appartenente alla Croazia, nonno Elio si è sempre occupato dei suoi conterranei, profughi italiani dalla Venezia Giulia, dall’Istria e dalla

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Dalmazia. Mio padre Fulvio Bracco, poi, è stato un pioniere nel campo di quella che oggi si chiama responsabilità sociale d’impresa, a cominciare dalle borse di studio intitolate a sua madre che sono un po’ le “antenate” dei nostri progetti per i giovani. Per questo come Bracco abbiamo sempre sviluppato iniziative filantropiche e io personalmente ho avuto l’onore di essere stata la prima presidente di Sodalitas, la fondazione che ha introdotto la CSR in Italia e che rappresenta un ponte tra le aziende e il mondo del no profit in Italia». Com’è nata la sua passione per la musica? «Con la musica ho da sempre un legame davvero fortissimo. Nella mia fa-

miglia la musica è sempre stata “di casa”, la frequentazione della Scala un’abitudine sin dalla mia giovinezza: ricordo ancora con profonda emozione le serate all’Opera con i miei genitori e le mie sorelle. Sin da giovane ho capito che la musica, in virtù del suo valore culturale e sociale, ha una valenza etica ed educativa incredibile, e che più impari ad ascoltarla più la ami. Il gusto si affina e si educa con l’ascolto e la consuetudine. Per questo occorre offrire ai giovani le chiavi per poter conoscere e apprezzare la musica, e l’arte in generale. Questa passione familiare si è tradotta nelle tante iniziative in campo musicale di Bracco prima e ora di Fondazione Bracco: dal sostegno ai primi concerti sinfonici e da camera alle pubblicazioni dedicate agli interpreti, dalle borse di studio per giovani musicisti alle tante serate d’opera, dalle mostre, tra cui mi è molto cara quella dedicata nel 2001 a Giuseppe Verdi nel centenario della morte, fino alle grandi tournée della Filarmonica della Scala in Canada e Stati Uniti nel 2007, in Asia nel 2008 e il concerto all’Expo 2010 di Shanghai. Dal 2011 la Fondazione Bracco ha poi stretto un legame speciale con l’Accademia della Scala che rappresenta oggi un unicum nel panorama dell’alta formazione in Europa. L’ultima iniziativa dedicata alla musica, “I cantieri del suono”, è di altissimo valore culturale e scientifico: abbiamo affiancato il Comune di Cremona e il Museo del Violino nel restauro del Piccolo violino 1793 di Lorenzo Storioni. Una vera alleanza di partner pubblici e privati, ognuno


DOSSIER FONDAZIONI / DIANA BRACCO

portatore di competenze specifiche: dall’acquisto dello strumento alla interessantissima campagna diagnostica non invasiva, ad opera del Laboratorio Arvedi dell’Università di Pavia per lo studio dei materiali e delle caratteristiche tecniche costruttive del violino. Oggi questo pezzo unico, grazie all’intervento di Fondazione Bracco, è entrato a pieno titolo nelle collezioni custodite da questo splendido Museo del Violino e nella memoria collettiva». Che cosa l’ha spinta a istituire la Fondazione Bracco? C’è stato un evento particolare? «La nascita, nel 2010, di Fondazione Bracco, ha coronato l’impegno filantropico della famiglia e del Gruppo. Era da tempo che pensavo di dare vita a uno strumento per tramandare i nostri valori alle future generazioni di dipendenti e non solo. Scienza, cultura e società sono i tre macro-ambiti di cui si occupa la Fondazione, combinando saperi, discipline, prospettive. Fondazione Bracco, dalla connotazione fortemente internazionale, si propone di formare e diffondere espressioni della cultura, della scienza e dell’arte quali mezzi per il miglioramento della qualità della vita e della coesione sociale. In questo contesto, promuove la valorizzazione del patrimonio culturale, storico e artistico nazionale, sviluppa la sensibilità ambientale, sostiene la ricerca scientifica e la tutela della salute, favorisce l’educazione, l’istruzione e la formazione professionale dei giovani, sviluppa iniziative di carattere assistenziale e solidale per contribuire al benessere della collettività». Lei è una fautrice della filantropia strategica, come vive Fondazione Bracco questa sfida? «Abbiamo concepito fin dall’inizio la nostra Fondazione, come un partner progettuale di enti e istituzioni per realizzare insieme iniziative su temi di interesse comune. Non siamo e non

abbiamo mai voluto essere un ente di mera erogazione. Da un punto di vista “metodologico”, oggi è essenziale dotarsi di strumenti gestionali atti a prevedere la valutazione dei risultati di performance e impatto dei progetti, calibrando le risorse in modo più accurato e costante nel tempo. In una parola, abbiamo bisogno di passare a una filantropia più “strategica”. La filantropia strategica non è ancora una pratica diffusa, ma è fondamentale per gestire la crescente complessità del mondo. Una filantropia guidata da una “visione del giorno per giorno”, e non dal concetto di sostenibilità futura, rischia di essere inefficace e di avere impatti sulla realtà sociale inadeguati rispetto alle risorse investite. A tale riguardo, di recente Fondazione Bracco e Fondazione Sodalitas, in collaborazione con Percorsi di secondo welfare, hanno pubblicato una ricerca che ha mappato le fondazioni di impresa presenti in Italia scattando la fotografia aggiornata di un comparto assai dinamico che svolge un ruolo nel sociale sempre più importante a supporto dell’intervento pubblico. L’ultima rilevazione realizzata in Italia sul mondo delle corporate foundation risaliva al 2009, e da allora molto è cambiato: in questi dieci anni le fondazioni d’impresa sono cresciute per numero, centralità nella strategia dell’impresa fondatrice, consapevolezza del loro ruolo, capacità innovativa, efficacia nel contribuire in modo diffuso alla qualità della vita delle persone e al benessere delle comunità. A fronte di un inevitabile ridimensionamento del welfare pubblico, infatti, le fondazioni private hanno saputo diventare un attore importante del cosiddetto secondo welfare, in pratica, tutte quelle politiche sociali sviluppate con il contributo dei privati».

Il mecenatismo di domani sosterrà ancora singoli progetti oppure affronterà tematiche in modo strutturale e avvierà partnership collaborative in una logica di sistema che coinvolga tutti gli stakeholder verso la sostenibilità nel lungo periodo? «Mai come oggi, il “fare rete” è l’unica possibilità per mettersi davvero al servizio degli altri, in modo lungimirante e imprenditorialmente sostenibile. Non esiste governo, università, organizzazione non profit, fondazione, impresa che possa risolvere individualmente i problemi sempre più eterogenei e improrogabili che gravano sulla società. Se è vero che l’unità fa la forza, occorre che tutti gli attori – pubblico e privato, accademia e industria, for profit e non profit – mettano in comune i propri strumenti e le proprie competenze per sperimentare e identificare soluzioni solide, che durino nel tempo e possano essere di ispirazione ed aiuto per altri, in modo da moltiplicare gli impatti. Per questo motivo, uno degli obiettivi più importanti del sistema filantropico - di cui si discute anche in ambito di Unione Europea - è concentrarsi su uno sforzo comune e facilitare alleanze di dimensione strategica. Esistono troppe piccole fondazioni che spesso si ritrovano a non conseguire gli obiettivi perché viene a mancare una seria pianificazione che intacca ovviamente anche l’ambito economico, compromettendo l’indispensabile continuità di mezzi e risorse per riuscire ad andare avanti. L’approccio strategico permette di dialogare in un sistema sempre più integrato, anche con partenariati pubblico-privato di più ampie dimensioni». Che cosa si aspetta dalle istituzioni musicali che finanzia da anni? «La sintonia con la mission dell’Accademia alla Scala, che trasmette il sapere di generazione in generazione, è sempre più forte. Questo è un esempio di filantropia strategica e svolta in maTICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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DOSSIER FONDAZIONI / DIANA BRACCO

niera sistematica. Ogni anno gli allievi della Scala vivono la straordinaria opportunità di sperimentare sul palcoscenico più prestigioso del mondo le competenze acquisite, guidati da professionisti che li accompagnano in un’attività che non è solo formativa, ma anche produttiva, un progetto alla cui realizzazione contribuiscono le sempre più frequenti collaborazioni con autorevoli Enti, in Italia e all’estero. Con loro abbiamo già ideato e realizzato molte iniziative, tra cui mostre con scenografi, fotografi di scena e sarti teatrali, concerti con l’Orchestra e con i solisti dell’Accademia di canto in Italia e all’estero e un’attività di formazione sui principi di un’alimentazione sana e completa realizzata insieme al CDI e rivolto agli allievi della Scuola di Ballo. Nel futuro continueremo a sostenere Accademia, nelle sue diverse e variegate accezioni declinate su musica, dan-

za, palcoscenico, in un progetto pluriennale ad ampio spettro, a Milano, in Italia e nel mondo. Questa scelta di investire sulle nuove generazioni in un’istituzione d’eccellenza come l’Accademia è parte integrante del nostro impegno a favore dei giovani. Un impegno racchiuso nel nostro ProgettoDiventerò, un’iniziativa pluriennale lanciata ormai 3 anni fa con l’obiettivo di accompagnare i ragazzi nel loro percorso professionale e offrire ai giovani talenti concrete opportunità di formazione e lavoro attraverso un articolato programma di stage e borse di studio». Parliamo di diritti di fondatori e mecenati: in Svizzera ferve la discussione su quanto influsso il fondatore possa e debba esercitare sulla fondazione da lui istituita. Lei cosa ne pensa? «Non mi stupisce, visto che la Svizzera, d’altronde, è il Paese benchmark

Arriva una novità che agisce con efficacia sul picco glicemico Salute, sostenibilità, persone e ambiente. Questi gli obiettivi di Heallo, start up che ha brevettato un processo di estrazione di particolari fibre solubili (JAX+) che riducono il picco glicemico nel sangue dopo i pasti, picco che favorisce l’accumulo di grasso a danno della salute. «Procediamo con rigore scientifico grazie al supporto tecnologico dell’Università di Pavia, dell’Università di Napoli e del Consorzio Tefarco Innova», ha spiegato Francesca Varvello, CEO di Heallo. Interessanti e molteplici gli sviluppi di business del prodotto, selezionato da Ceresio Investors per un club deal in un aumento di capitale di

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Heallo, che gli permetterà di accelerare il processo di crescita. «Siamo al nostro quarto club deal in 12 mesi, con coinvolgimento dei nostri azionisti, per continuare la nostra attività a fianco delle PMI italiane», ha detto Alessandro Santini, Head Corporate Advisory di Ceresio Investors. La miscela JAX+ è composta da arabinoxilani, elementi naturali resi da Heallo biodisponibili per l’organismo ed efficaci anche in piccole quantità, ma allo stesso tempo delicati e ben tollerati. Heallo ha ricavato questa fibra dalle trebbie esauste della birra, in un’ottica di economia circolare che usa gli avanzi di lavorazione. In più, lo fa in

per il mondo delle fondazioni: più di 13mila fondazioni raggruppano valori patrimoniali per quasi 100 miliardi di franchi, dei quali ogni anno vengono distribuiti 2 miliardi di franchi (CEPS Basilea). Il 30% delle fondazioni indica la cultura e l’arte tra gli ambiti di attività. Mi sembra che in Svizzera, ma un po’ dovunque, si stiano manifestando alcune nuove tendenze del mecenatismo contemporaneo: si parla sempre più di partenariati, di lavorare insieme, non più di mera erogazione di denaro; e nelle Fondazioni si cerca di acquisire competenze affinché i progetti filantropici generino valore non solo per i beneficiari, ma anche per la comunità. Per ciò che riguarda i diritti dei fondatori, certamente gli Stati possono fare molto, come l’esperienza degli Stati Uniti insegna. Ma i diritti non sono tutto: sono convinta che la generosità renda felici».

modo totalmente tracciabile, condividendo in rete tutto il percorso di filiera con i consumatori. Heallo nasce nel dicembre 2018 dall’unione delle esperienze di Francesca Varvello, tecnologa alimentare, e di quelle dell’imprenditore cerealicolo Franco Varvello. Nel 2019 Ceresio Investors decide di puntare su Heallo all’interno della sua attività di M&A e Club Deal, in affiancamento all’attività tradizionale di gestione patrimoniale del Gruppo bancario. «Heallo ha avviato un processo rivoluzionario su tematiche forti e attuali – quali l’obesità, il sovrappeso e il diabete – ma è anche interessante per dar maggior valore all’economia circolare, tema caro ai valori ESG di Ceresio Investors», ha aggiunto Gabriele Corte, Direttore Generale Banca del Ceresio SA.



DOSSIER FONDAZIONI / MARCO SOLARI

L’IMPORTANZA DI INVESTIRE IN CULTURA di iniziai a divorare biblioteche intere. Feci però già da ragazzo un’esperienza interessante. La letteratura ti porta alla solitudine. Quando leggi sei solo e sono pochissime le persone con le quali puoi condividere le tue letture».

INTERVISTA A MARCO SOLARI, PRESIDENTE DEL FESTIVAL DEL FILM LOCARNO, MEMBRO DEL CONSIGLIO DI FONDAZIONE DELLE FONDAZIONI ACCENTUS E SYMPHASIS. DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH

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uando e come è nata la sua passione per la cultura e per la letteratura? «Da piccolo. Ero un bambino molto inquieto e i miei pensarono bene di mandarmi da una anziana zia che era stata professoressa di pianoforte...fui la sua disperazione...ebbe però una idea geniale: invece di insegnarmi i solfeggi, iniziò a raccontarmi le favole di Grimm, di Andersen, di Perrault. Possedeva vari libri con illustrazione fin de siècle (19esimo secolo s’intende). Ero affascinato. Poi cominciai a leggere in modo indipendente e il primo libro fu una esperienza splendida: il ritorno di Ulisse dalla guerra di Troia (un Odisseo idealizzato ovviamente); mi appassionai allora con i libri che raccontavano i miti greci, l’Iliade, i primi filosofi dell’antichità. E più tar-

Ha avuto in famiglia persone che l’hanno ispirato o incontri successsivi che hanno influenzato le sue scelte in queto settore? «Certo i nonni...e poi mia madre proveniva da una famiglia di pastori, professori e intellettuali protestanti originari dell’Emmental e mio nonno aveva in casa molto scritti filosofici e storici come pure i tanti libri scritti da autori bernesi e svizzeri quali Rudolf von Tavel e naturalmente Jeremias Gotthelf. Da parte paterna invece c’era mia nonna profonda e acculturata, amante di Dante. Mi fece avere la Divina Commedia nell’edizione di Sonzogno con le tavole di Gustave Doré che accese ogni fantasia dell’adolescente che ero. La mia famiglia aveva poi diversi parenti che erano rimasti in Algeria (il mio trisnonno era emigrato da Casoro ad Algeri già nel 1832) e i miei cugini algerini portavano in occasione delle loro vacanze libri di scrittori francesi, Daudet, Balzac, Flaubert ma anche Camus, lui stesso un “pied noir”, come si chiamavano allora gli europei nati in Algeria». Lei è membro del Consiglio di fondazione di due fondazioni che si occupano di cultura. Quali sono le esperienze che ha accumulato negli anni come consigliere di fondazione? Quanto Il Ticino è presente nel radar delle fondazioni culturali?


DOSSIER FONDAZIONI / MARCO SOLARI 01

«Considero un privilegio potere collaborare con le fondazioni tetto sostenute dal Credito Svizzero. Faccio parte di Accentus e di Symphasis (la terza fondazione tetto si chiama Empiris ed è concentrata più su temi scientifici). Sono decine e decine le sottofondazioni che vengono gestite con efficienza e competenza dalla squadra preposta sotto la guida di Guido Braschler e la Presidenza dell’ex- Consigliere agli Stati Felix Gutzwiller. Quale la sua personale esperienza? C’è una parola chiave: appassionante. Sai di avere una squadra seria e capace. Persone che approfondiscono ogni richiesta e che controllano ogni franco speso. Questo rende più facile prendere determinate decisioni. Riuscire a contribuire alla realizzazione di progetti culturali o sociali ti lascia ovviamente sempre una grande soddisfazione. Chiaramente c’è molto lavoro di preparazione. Ma nella vita non devi affrontare niente con leggerezza o peggio con superficialità. In Svizzera tedesca si è molto severi a riguardo. Guai a farti prendere impreparato. A maggior ragione si deve essere esigenti nel campo di fondazioni che operano nel mondo intero e dove un istituto finanziario mette il suo nome e il suo prestigio». In Ticino sono poche le fondazioni che sostengono la cultura, come giudica questo fenomeno? Che cosa si potrebbe fare per favorire la nascita di fondazioni culturali nel nostro Cantone? «Il Ticino sta cambiando. Non si sente (quasi) più la frase becera “con la cultura non si mangia”. Vari studi a livello accademico hanno dimostrato quanto sia importante anche economicamente per una regione, per un paese la cultura. Ogni franco investito ne rende almeno tre. C è poi un altro aspetto interessante: il Ticino si rende conto di quanto sia pagante la cultura pure in termini politici. Prendiamo il Locarno Film Festi-

val. Questa manifestazione ha raggiunto una tale notorietà che durante l’estate Locarno diventa una specie di “micro Davos” dove la politica, l’economia e la cultura si incontrano. Il clima, l’ambiente, la mancanza di formalità facilitano questi incontri. Il dialogo, lo sappiamo tutti, è alla base del nostro ordinamento politico. Investire dunque in iniziative quali il Festival, gli incontri letterari o musicali o d’altro genere significa essere utili al Cantone, significa rafforzare la Svizzera e la sua cultura politica. Sempre più persone lo hanno capito e si impegnano a sostenere chi realizza manifestazioni di alto livello che sono fari anche da un punto di vista nazionale e internazionale». Come giudica l’intervento delle fondazioni di oltre Gottardo in Ticino? Quali sono i punti forti del loro intervento? Che cosa si potrebbe migliorare? «Sono interventi importantissimi. Senza l’apporto delle fondazioni di oltre Gottardo non avremmo mai potuto (parlo della mia esperienza personale) realizzare, oltre al Festival del film locarnese, gli Eventi letterari al

Monte Verità, che in poco tempo hanno raggiunto una notorietà internazionale. Si pensi però anche all’Orchestra della Svizzera Italiana, alle Settimane Musicali di Ascona e alla meravigliosa realtà che è l’Università della Svizzera Italiana. Ovviamente vale sempre il principio che deve vigere assoluto rigore. Ho fatto parte per diversi anni della Federazione delle cooperative Migros della quale ero uno dei cinque amministratori delegati. Diverse iniziative culturali dipendevano dal mio dipartimento. So esattamente cosa si aspetta chi elargisce denaro. Serietà, serietà, serietà. Questo sia per il contenuto sia nella forma». Lei è un ambasciatore della cultura di lingua italiana in Svizzera interna nel mondo filantropico. Che esperienze ha maturato in proposito? «La Svizzera è un paese incredibile. C’è molta ricchezza ma raramente viene ostentata. Questa è una virtù molto svizzera. Sono rimasto impressionato da quante persone creano fondazioni e intervengono con generosità. Tutti si aspettano o chiedono però garanzie. Quali? Quelle della trasparenza, della TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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DOSSIER FONDAZIONI / MARCO SOLARI

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qualità, della precisione e (mi sembra addirittura assurdo menzionarlo tanto deve essere evidente) della assoluta onestà».

gi in quasi tutti i Cantoni si può dedurre fiscalmente solo il 20% del reddito (a Neuchâtel il 10% e nel Giura addirittura solo il 5%). Perché non alzare, come negli Stati Uniti, questo limite? In caso di eredità poi le porzioni obbligatorie sono ancora troppo ri-

Come mai molti dei mecenati che sostengono progetti in Ticino provengono dalla Svizzera Interna? «Ci sono due ragioni precise. La prima è semplicemente la realtà economica. C’è più ricchezza a nord e di conseguenza anche più disponibilità a creare fondazioni di utilità pubblica. La seconda è che c’è molta simpatia oltre Gottardo per la Svizzera italiana e la voglia genuina di aiutare iniziative a sud delle Alpi. C’è comunque necessità di rafforzare il Ticino e le valli italofone grigionesi. Io ripeto sovente: guai a indebolire economicamente la Svizzera Italiana, ad appiattirla culturalmente, a umiliarla politicamente». Qual’è la sua visione per il Ticino delle fondazioni? «Non è solo un discorso per il Ticino, è una preoccupazione generale. Bisogna arrivare a rendere più interessante “elargire”. Detto in parole povere: og03

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gide. Sarebbe a mio avviso opportuno liberalizzare maggiormente il diritto successorio. Attualmente, anche sotto la spinta di Felix Gutzwiller, ci sono in questo campo sforzi concreti a livello politico. Speriamo arrivino presto a buon fine».


LA GIORNATA SVIZZERA DELLE FONDAZIONI 2019 Più di 320 rappresentanti di fondazioni e di enti non profit si sono incontrati a Lucerna il 14 novembre 2019 per beneficiare dell’opportunità di uno scambio di conoscenze ed esperienze. Relatori di alto livello della politica, dell’economia e della società hanno parlato di temi attuali rilevanti per le fondazioni, trasmesso conoscenze specialistiche e fornito esempi orientati alla pratica. L’intervista con il Presidente Marco Solari è stata registrata in questa occasione. www.profonds.org

PROGETTI SOSTENUTI DALLE FONDAZIONI SYMPHASIS E ACCENTUS IN CANTON TICINO Assegnazione del Gianni Bergamo Music Award dal 2007: in collaborazione con il Conservatorio della Svizzera Italiana a Lugano. Alpe di Vazzola: Ristrutturazione del rifugio in Val Cama Museo di Leventina: riattazione e nuova concezione. Associazione Eventi Letterari: contributo di incoraggiamento iniziale. Fondazione Conservatorio della Svizzera Italiana: Orchestra dei giovani e dei fanciulli alla Scuola di Musica di Lugano.

04 01 Fondazione Conservatorio della Svizzera Italiana 02 Associazione Eventi Letterari 03 Marco Solari con il giornalista Peter Rothenbühler in occasione della Giornata Svizzera delle Fondazioni Assegnazione del Gianni Bergamo Music Award dal 2007: in collaborazione con il Conservatorio della Svizzera Italiana a Lugano. 04 Alpe di Vazzola Ristrutturazione del rifugio in Val Cama

Dal 1978 onoriamo la vita Via delle Rose 4 - 6963 Pregassona - tel. 091 971 27 16 - www.cfl.ch


DOSSIER FONDAZIONI / MARIO POSTIZZI

INTERVISTA A MARIO POSTIZZI, PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE DEGLI AMICI DELL’ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA (AOSI).

CURIOSITÀ CULTURALE fine e di irradiarsi sull’intero territorio. Vanno sottolineati i riconoscimenti internazionali. L’Orchestra ha suonato in grandi sale; vorrei qui ricordare almeno il Musikverein di Vienna. Esce in tal modo rafforzata e amplificata l’immagine del nostro Cantone. Se l’asticella della qualità si è alzata in modo significativo lo dobbiamo, in particolare, al direttore principale Markus Poschner. Si sale con la qualità e la continuità, con il lavoro e la volontà di migliorare. Senza una struttura operativa in grado di sostenere questa attività non sarebbe pensabile tanto successo».

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uando e com’è nata la sua passione per la musica? «Inizio con una confessione: non ho mai suonato uno strumento musicale. Non ho nemmeno un orecchio particolarmente sensibile. Per usare una distinzione di Alfred Brendel, un grande pianista, sono un gourmet e non un gourmand. Assaggio la musica nella giusta quantità e non in modo insaziabile. Sono entrato nel mondo musicale dalla porta secondaria, quella che si apre all’emozione e si esprime nei suoni che conquistano la grandezza del silenzio. Con notevole capacità visiva, Robert Musil sostiene che nella musica il sentimento viene mangiato a cucchiaiate. La dimensione musicale non si riduce però al sentimento. È necessaria una tecnica sopraffina. Non bastano dieci dita, un po’ di fiato e qualche colpo di mano. È indispensabile la precisione, la misura e l’energia. Da questo scenario complessivo esce l’armonia musicale. Solo così sul pentagramma saltellano i cammini sensibili

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della nostra esistenza. Viene facile ricordare le note di Bach, che si innalzano verso il cielo con intensità e splendore. Si sentono, in tal modo, le corde dell’inquietudine, ma pure il conforto della serenità e persino l’incantesimo della propria profondità». Ha avuto in famiglia persone che l’hanno ispirato o incontri successivi che hanno influenzato le sue scelte in questo settore? «La musica è sempre stata di casa. Non parlerei però di ispirazione. Mi riconosco una curiosità culturale, che spazia al di là del settore musicale. A partire dal 2009 mi sono impegnato nel processo di continuità dell’Orchestra della Svizzera italiana. In particolare, è stata creata l’Associazione degli Amici dell’Orchestra della Svizzera italiana (AOSI. Nell’ambito culturale è immanente il problema finanziario. Mi è piaciuta l’idea di contribuire allo sviluppo di un polo d’eccellenza, Grazie anche, alla qualità dei musicisti. L’Orchestra della Svizzera italiana ha il pregio di non conoscere siepi di con-

Lei è Presidente del Consiglio di Fondazione dell’OSI. Quali sono gli scopi statutari della Fondazione? «La Fondazione ha per scopo l’organizzazione, il finanziamento e l’amministrazione dell’Orchestra della Svizzera italiana. Si tratta di programmare l’attività e di organizzare i concerti. Per il raggiungimento degli scopi la Fondazione, lo si legge nello statuto, collabora con l’Associazione Amici dell’Orchestra della Svizzera italiana». Quali sono i suoi compiti come presidente? «Il compito essenziale è di coordinare l’attività e di disegnare una stimolante programmazione decisiva. L’ottimale sinergia con il pubblico è vitale e i concerti al LAC sono sempre esauriti; l’atmosfera è di grande coinvolgimento e passione. La mia scelta è di non interferire nell’ambito artistico, curato con competenza da Denise Fedeli e i suoi collaboratori. La concomitante veste di Presidente dell’AOSI e della Fondazione richiede un impegno notevole, spontaneo e ovviamente senza


DOSSIER FONDAZIONI / MARIO POSTIZZI

retribuzione. Non conto le ore dedicate ai due ruoli. Porto avanti la missione con entusiasmo. Ringrazio in modo incondizionato tutti coloro che condividono questo pregevole disegno culturale. Senza l’aiuto di amici volontari sarebbe improponibile uno sviluppo dell’AOSI, con intuibili e inesorabili ricadute negative sulla FOSI. Prima del 2010, vi erano amanti della musica che andavano al concerto. Oggi gli Amici dell’Orchestra della Svizzera italiana rappresentano un corpus insostituibile nel gioco di squadra». Sponsor, mecenati, fondazioni: come si finanzia attualmente l’OSI? «L’Orchestra della Svizzera italiana, con il nome di Radiorchestra, nasce agli inizi degli anni 30 dello scorso secolo. La FOSI è stata costituita dall’ente pubblico, nel 1990, con un sostegno preponderante del Cantone e della Società Svizzera di Radiotelevisione, che oggi conosciamo come SSR-SRG. Quando quest’ultima ha, purtroppo, avviato il processo di disimpegno parziale del suo finanziamento, siamo nel 2009, è stato giocoforza cercare altri contributi finanziari, che non hanno però mai più raggiunto le cifre del passato. I sostegni economici più significativi sono quelli della Città di Lugano, della fascia dei Comuni del Luganese, del Canton Grigioni, della CORSI e della Città di Bellinzona. Di spessore è certamente il ruolo dell’AOSI. Quest’ultima svolge una funzione decisiva, anche sotto il profilo del sostegno finanziario; tra

l’altro copre le perdite di esercizio della FOSI. L’Associazione esprime il vettore del privato al fianco degli sponsor principali. Va prima di tutto ricordata Banca Stato. A partire da quest’anno, AOSI sostiene l’attività all’estero che in fase precedente trovava quali finanziatrice Helsinn. Il successo più significativo è stato il premio internazionale ICMA per il progetto “Rileggendo Brahms”. In questi giorni possiamo ambire a un secondo premio con “The Rossini Project”. Questi riconoscimenti creano le basi per coinvolgere altri e nuovi sponsor. Non va mai dimenticato che un’azienda culturale non dà redditi; crea invece enormi occasioni di immagine. Purtroppo non vi è la piena consapevolezza di cosa rappresenti un’Orchestra per il turismo e per l’immagine di una regione». Come pensate di intensificare l’apporto di fondazioni e mecenati ticinesi e di oltre Gottardo a favore dell’orchestra? «I mecenati sostengono l’Orchestra principalmente attraverso il canale dell’Associazione. Si tratta di un mecenatismo che desidera, di regola, restare nell’ombra senza pretendere spazi di eccessiva pubblicità. Sul tema “mecenatismo” si deve insistere sempre più. Oggi la situazione non è ancora ottimale. Dobbiamo migliorare sul versante dell’informazione e della visibilità. Maggiori difficoltà esistono con riferimento a fondazioni al di fuori del Cantone. Vi è una concorrenza diffusa e non è facile trovare sbocchi soddisfacenti».

Qual è la sua visione per il finanziamento futuro dell’orchestra e quali sono i principali elementi su cui lavorerete in futuro? «Non è facile una risposta immediata. Fino al 2023 è in vigore un contratto di servizio con SSR-SRG che, a determinate condizioni, al momento non realizzate, potrebbe prolungare di due anni la collaborazione. Rinnovare la fiducia e la condivisione con SSR SRG diventa punto di partenza vitale e imprescindibile per il futuro. L’Orchestra ha dato tangibile prova di qualità culturale e merita un sostegno finanziario importante. Accanto a questo binario corrono i vettori economici ricordati in precedenza. Fra qualche anno, in considerazione dei risultati e del successo orchestrale, bisognerà mettere in conto la crescita del sostegno finanziario del settore pubblico e privato. È auspicabile pure un salto generazionale che prosegua con lo stesso slancio il lavoro svolto. Tutti in Ticino devono sentirsi coinvolti e responsabili. Non è pensabile un ridimensionamento e non voglio nemmeno immaginare un pericolo di sopravvivenza. Sarebbe uno scenario drammatico, una sconfitta che lascia alla storia un momento culturale di grande risalto. Esorto un coraggio politico e auspico maggiore convinzione del valore culturale e sociale dell’Orchestra. Ci sono ancora regioni ticinesi che mancano all’appello nel sostegno e nel coinvolgimento. Ideale, sperare non è un peccato, sarebbe una sala adeguata nel locarnese o nel bellinzonese. Quando si respira cultura è più facile, tra l’altro trovare il terreno fertile e irrinunciabile della libertà. La musica ha il pregio di rompere le barriere dei pregiudizi e di creare una sana complicità indistruttibile».

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AZIENDA / LUCA ALBERTONI

FARE IMPRESA IN TICINO dirittura migliori di zone come l’Arco lemanico, considerate unanimemente fra le più dinamiche e innovative. Questo vale ovviamente anche per le PMI, per le quali riscontriamo in generale talune situazioni abbastanza “classiche”, come una maggiore difficoltà negli investimenti rispetto ad aziende di più grandi dimensioni. Il dinamismo delle PMI è però innegabile e si inserisce bene nel contesto della diversificazione ticinese, caratterizzata appunto da tantissime piccole realtà, ma al contempo anche da grandi strutture, come quelle della farmaceutica, che hanno investito e investono moltissimo in Ticino».

LUCA ALBERTONI, DIRETTORE DELLA CAMERA DI COMMERCIO, DELL’INDUSTRIA, DELL’ARTIGIANATO E DEI SERVIZI DEL TICINO AIL PUNTO SULLO STATO DELL’ECONOMIA CANTONALE E SULLE PROSPETTIVE DEL MERCATO DEL LAVORO.

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ome giudica lo stato attuale dell’economia ticinese per quanto riguarda in particolare i problemi delle PMI? «Globalmente l’economia ticinese gode di buona salute, come conferma l’andamento positivo e tutto sommato stabile degli ultimi anni. I paragoni in questo senso con le altre regioni svizzere dimostrano che seguiamo le tendenze nazionali e questo è di per sé un elemento positivo che ancora una decina d’anni fa non era scontato. Ciò non significa negare che vi siano settori in maggiore difficoltà (pensiamo al commercio al dettaglio), ma grazie al tessuto economico diversificato della nostra economia, il saldo dell’andamento generale resta positivo. Malgrado il comprensibile, a volte, scetticismo che accompagna alle nostre latitudini le notizie positive riguardanti l’economia cantonale, è un fatto che i dati ticinesi illustrano sempre un’evoluzione in linea con quella delle altre regioni svizzere. Per alcuni, con parametri ad-

Quali sono le più importanti sfideda affrontare per rendere il tessuto produttivo del Cantone più attrattivo e competitivo? «Non sono sfide diverse da quelle che, da sempre, affronta la Svizzera in generale. Nel nostro cantone, malgrado i brutali assestamenti del settore bancario, il gettito fiscale delle persone giuridiche negli ultimi dieci anni è rimasto costante, con importanti contributi di aziende di altri ambiti che hanno compensato quanto è venuto a mancare sul fronte della finanza. E questo è un segnale non da poco sulla bontà del sistema che, pertanto, va mantenuto nella sua affidabilità e prevedibilità, affinché il “fare impresa” sia facilitato e non ostacolato. Questa è senza dubbio la prima priorità. Per il Ticino, l’importante riforma fiscale cantonale appena entrata in vigore è chiaramente un tassello fondamentale in questo senso». Quali sono gli obiettivi che si propone di realizzare nell’ambito del suo incarico alla guida della Cameradi commercio e dell’industria? «Certezza del diritto, rafforzamento delle condizioni quadro, difesa della


AZIENDA / LUCA ALBERTONI

libertà imprenditoriale. Sono quelli di sempre, cioè sostenere le nostre aziende nel loro operato quotidiano attraverso iniziative di vario genere, come consulenze e formazione mirate, apertura a nuovi mercati, ecc. Anche nell’ottica di rafforzare il concetto di rete che in Ticino, purtroppo, non è a mio avviso ancora sufficientemente forte in ambito imprenditoriale. Ai fini della difesa della libertà imprenditoriale, non possiamo che rinnovare il nostro appello al dialogo e alla collaborazione tra aziende, sindacati, associazioni di categoria, politici e Governo per lavorare assieme su una visione concertata dello sviluppo del nostro Paese. Oggi la nostra Camera, ma direi tutte le Camere di commercio e dell’industria in Svizzera hanno un ruolo molto chiaro, cioè di riferimento indiscutibile per i temi di politica economica generale. Come deve essere per un’associazione-mantello che al contempo sostiene in maniera sussidiaria le associazioni di categoria per le loro questioni particolari. Avendo il privilegio di presiedere l’Associazione svizzera delle Camere da ormai nove anni, posso anche confermare che questo modello funziona in tutte le regioni elvetiche e permette a me e ai miei colleghi di parlare un linguaggio comune quando si tratta di affrontare molte questioni che sono simili nelle varie regioni elvetiche. Per cercare soluzioni comuni, nell’interesse dei rispettivi territori, che sono sì in una certa misura in competizione, ma che in realtà traggono la loro forza proprio dall’interazione fra le varie realtà economiche. Ovviamente con uno scopo comune, ci tengo a sottolinearlo, cioè quello della difesa della libertà economica e imprenditoriale sancita dall’articolo 27 della Costituzione federale, valore imprescindibile per la prosperità svizzera».

Quali sono i settori produttivi che a suo giudizio presentano le più interessanti prospettive di sviluppo? «Fare previsioni è sempre molto difficile. Direi che vanno innanzitutto consolidati quelli già presenti, come ad esempio la farmaceutica, che svolge un ruolo estremamente importante. E’ chiaro che tutto l’ambito dell’ICT presenta vie di sviluppo interessanti, ma non credo molto in politiche settoriali a favore di un settore piuttosto che di un altro. Resto dell’idea che sono essenziali condizioni quadro interessanti per l’attività imprenditoriale, poi attorno a queste si consolidano e crescono attività note o che dobbiamo ancora scoprire. Per settori in profonda trasformazione, anche per le note evoluzioni a livello internazionale, ve ne sono altri in cui invece vi è stato un chiaro sviluppo quantitativo e qualitativo. Basti pensare all’importante evoluzione del commercio di materie prime, diventato un fattore fondamentale per il Ticino, sia dal punto di vista fiscale che occupazionale, perché sempre più orientato alla formazione e all’assunzione di personale residente in un contesto fortemente internazionalizzato. Dobbiamo essere bravi a recepire i sempre più rapidi mutamenti del contesto generale, al fine di drenare attività che possano essere interessanti per il territorio. Questo è possibile solo con un gioco di squadra fra pubblico e privato».

esempio il superamento di difficoltà transitorie, interventi come sussidi, ecc. Piuttosto si tratta di dare alle aziende un quadro entro il quale possono “sfruttare” al massimo le loro capacità e peculiarità. Non dimentichiamo che già oggi la Svizzera è il Paese più globalizzato al mondo, da otto anni è in testa alla classifica internazionale dell’innovazione e nel 2018 le aziende elvetiche hanno depositato all’European Patent Office ben 7’927 brevetti. In questo quadro di eccellenza nazionale, Il Ticino gioca brillantemente la sua partita per il numero di patenti e brevetti di qualità, con una crescita, addirittura, superiore alla media svizzera. Il che certifica la capacità d’innovazione di un sistema economico che si va gradualmente riconfigurando sulle opportunità offerte».

Quali interventi la classe politica dove promuovere al fine di favorire una maggiore crescita dell’economia del Ticino? «Con una battuta potrei dire che sarebbe meglio se la politica non facesse nulla e lasciare lavorare gli imprenditori. Scherzi a parte, ribadisco che la prima priorità per la classe politica dovrebbe essere quella di promuovere misure che facilitano le attività imprenditoriali. Questo non significa abbandonarsi a un “laissez-faire” selvaggio, ovviamente. Non vedo, se non in casi particolari per permettere ad TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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AZIENDE / MORENA FERRARI GAMBA

FORMAZIONE UMANISTICA, SOLA VIA PER IL FUTURO SPINGERE SULL’ACCELERATORE DELLE SOLE COMPETENZE PROFESSIONALI GENERA UN IMPOVERIMENTO DAL PUNTO DI VISTA EDUCATIVO E CULTURALE

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egli ultimi venti anni abbiamo assistito ad un crescente ruolo del mondo economico, in particolare quello finanziario, ed uno svilimento della società sul piano politico e culturale. Questo squilibrio ha portato tutti a piegarsi al volere dell’economia di mercato. La cultura e per essa gli intellettuali si sono completamente eclissati; la politica, che dovrebbe svolgere il ruolo di arbitro, sembra essere allo sbando ma soprattutto senza visioni e progettualità. Le conseguenze di questa situazione le tocchiamo con mano,

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nelle aziende, nelle famiglie, e soprattutto nella scuola e nella formazione. Infatti, negli ultimi anni l’accento si è posto sempre più su una formazione indirizzata al modello richiesto dal mondo del lavoro invece di improntarla sulla cultura nel senso ampio del termine, dimenticandosi che la cultura non deve per forza avere un fine pratico! Sia ben chiaro che il discorso che sto per fare non significa orientare la scuola verso un sistema elitario o solo di tipo superiore. Ma, al contrario, dare a tutti una forte base culturale di tipo umanistico, sia che uno scelga la via professio-

nale sia che scelga gli studi universitari, è dare una base di valori comuni e vere ‘pari opportunità’ a tutti. Inoltre, sgomberiamo il campo anche dal dubbio che valga di più una scelta liceale (tante volte fatta per solo convenienza sociale) piuttosto che la scelta di tipo tecnico-professionale. Cattivi maestri e genitori poco attenti non vedono spesso “l’intelligenza delle mani” e sprecano così le potenzialità future del giovane. Argomento che andrebbe trattato più approfonditamente e, se del caso, lo faremo in un’altra occasione.


AZIENDE / MORENA FERRARI GAMBA

Premesso questo, non vi è dubbio che oggi nell’ambito dell’istruzione si stia perdendo la cultura umanistica e classica per favorire quelle materie che servono al mondo del lavoro. Errore grave e miope: i migliori scienziati, ingegneri e inventori hanno studiato storia, filosofia, greco e latino. La cultura classica apre la mente e sviluppa lo spirito critico ma soprattutto fornisce quegli strumenti tanto necessari al mondo del lavoro: etica e morale. Si sfornano diplomati con ogni tipo di competenza specialistica, scuole di ogni sorta e genere, sempre più accessibili a chiunque e con qualsiasi preparazione (non manca poco che avremo anche un master per i netturbini, con tutto il rispetto per questi ultimi). Questo sistema sembra permettere, a prima vista, di avere degli specialisti

‘selezionati’, tecnicamente preparati, ma molto e troppo spesso poveri sotto l’aspetto umano e dei valori. Specialisti: sembra la parola d’ordine di oggi, un concetto dominante ma foriero di disastri sociali. Ne è la dimostrazione il decadimento e il fallimento della nostra società: manager abili e tecnicamente preparati, ma cinici e senza morale che hanno messo al tappeto intere aziende. Stiamo per affrontare una nuova era, una nuova rivoluzione digitale, nella quale non ci sarà permesso di essere solo l’uomo “non pensante” di taylorista memoria. L’Educazione, con la ‘E’ maiuscola, deve aiutare ad elevare le caratteristiche proprie della persona sia ai fini del mondo del lavoro ma anche e soprattutto per una sua crescita dal punto di vista morale ed intellettuale.

La formazione d’altra parte implica l’acquisizione, attraverso lo studio o l’esperienza, di competenze specifiche anche diverse da quella che la propria natura potrebbe essere. Sono quindi due concetti separati ma che non devono prescindere uno dall’altro. La cultura permette di guardare e leggere il mondo e di sapersi adattare con flessibilità e duttilità, mentre la formazione offre gli strumenti per affrontarlo. La preparazione ad un mestiere dovrebbe invece venir data dall’azienda e dall’esperienza. La Scuola quindi non deve essere una fabbrica di mestieri, o non solo, ma deve essere prima di tutto una fabbrica di ‘uomini’ nel senso umanistico e completo del termine. Solo così sarà possibile affrontare il cambiamento in atto.

I collaboratori di Credit Suisse sostengono Greenhope Foundation In occasione dell’annuale festa destinata ai collaboratori attivi in Ticino, Credit Suisse ha organizzato anche una raccolta fondi da destinare alla Greenhope Foundation. I collaboratori hanno aderito con entusiasmo e la direzione regionale ha deciso di raddoppiare l’importo raccolto, devolvendo in totale CHF 6’660.—all’organizzazione che si occupa in particolare di offrire momenti d’incontro ai bambini malati di cancro e alle loro famiglie. Durante la consegna dell’assegno, Marzio Grassi ha commentato: “In un momento di celebrazione abbiamo voluto dare un segno tangibile del nostro impegno in favore di chi soffre, in particolare dei bambini affetti da gravi

malattie e dei loro genitori. Siamo felici di aver raccolto questo importo che la Greenhope Foundation potrà impiegare per raggiungere i propri lodevoli obiettivi”. Luca Cereghetti, Presidente della Greehope Foundation, ha aggiunto: “L’operazione di Credit Suisse è stata per noi una piacevole sorpresa e l’importo è sicuramente di quelli importanti che aiuteranno, unitamente alle altre donazioni, a fare la differenza. Apprezziamo in particolar modo il fatto che la banca abbia deciso di coinvolgere i propri dipendenti nell’operazione: oltre all’importante raccolta fondi, si è per noi trattato infatti di una bella possibilità di far nuovamente

Da sinistra Arnaldo Fassora, Director di Credit Suisse, Luca Cereghetti, Presidente di Greenhope Foundation e Marzio Grassi, Responsabile Regione Ticino di Credit Suisse

passare il nostro messaggio #sportsagainstcancer a una più ampia cerchia di persone. Ringraziamo sentitamente la direzione e tutti i collaboratori di Credit Suisse.” TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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AZIENDE / SUPSI

LE ANIME ARTISTICHE DELLA SUPSI 01

INTERVISTA A CORINNA VITALE, DECANA PRESSO L’ACCADEMIA TEATRO DIMITRI CHE DA SETTEMBRE 2020 PROPORRÀ UNA NUOVA SPECIALIZZAZIONE DEL SUO MASTER IN THEATRE UNICA IN SVIZZERA.

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e arti sono parte integrante della SUPSI. Oltre al Design - ambito di competenza del Dipartimento ambiente costruzioni e design (DACD) con i corsi di laurea in Comunicazione visiva, Architettura d'interni, Conservazione e restauro - la Scuola è attiva anche nel Teatro e nella Musica grazie alle scuole affiliate Accademia Teatro Dimitri e Scuola universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana, entrate a far parte della SUPSI nel 2006. Nel corso di questi 14 anni, grazie a numerosi stimoli l’ambito artistico è evoluto in maniera significativa e, con quasi 600 studenti iscritti alla Formazione di base, costituisce un’importante realtà che conferisce prestigio alla SUPSI, permettendole di profilarsi sul piano nazionale ed internazionale grazie a docenti, ricercatori e studenti provenienti da tutto il mondo. Una componente sicuramente arricchente che, oltre a fungere da impulso agli svariati ambiti disciplinari e al loro sviluppo, contribuisce notevolmente allo sviluppo culturale del nostro Cantone.

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uali attività svolge l’Accademia in ambito artistico? «Per quanto riguarda la formazione di base, offre un Bachelor of Arts in Theatre e un Master of Arts in Theatre, quest’ultimo con due possibili specializzazioni: “Physical Theatre” e, importante novità da settembre 2020, “Teatro di figura: matherial, object and puppet theatre”. Una prima svizzera, che permetterà agli studenti di familiarizzare con un’ampia gamma del teatro di animazione contemporaneo: dal tradizionale teatro delle marionette, al teatro degli oggetti, dalle pratiche del teatro visivo, alle forme sperimentali ai limiti dei generi. A livello di formazione continua invece, il Certificate of Advanced Studies in performing Arts practice in conflict zones offre l’opportunità di aprire nuo-


AZIENDE / SUPSI

vi spazi di riflessione e di azione, e si rivolge ad artisti professionisti che vogliono portare la loro pratica delle arti dello spettacolo nelle zone di conflitto o nei contesti di crisi locali e internazionali. A disposizione di professionisti e non, vi è inoltre una vasta offerta di corsi nei periodi pasquali ed estivi. Ad affiancare l’attività didattica vi è la Ricerca applicata, volta ad approfondire, tramite svariati progetti, l’applicazione del teatro in contesti sociali e formativi. È il caso ad esempio del progetto “Abilità Sociali e Sindrome di Asperger: Lavorare si può” che mira ad aiutare giovani con sindrome di Asperger a sviluppare, tramite i mezzi del teatro, le competenze relazionali per integrarsi nel mondo del lavoro, oppure di “Raccontare le migrazioni”, progetto rivolto alle scuole dell’obbligo con lo scopo di sviluppare un programma di best practices per tematizzare l’interculturalità a scuola». Chi sono i vostri studenti e cosa significa, in termini di arricchimento, il fatto di avere docenti, studenti e ricercatori provenienti da tutto il mondo? «L’internazionalità è un valore fondamentale per la SUPSI e l’arte è uno degli ambiti che meglio lo rappresenta. I nostri studenti e docenti provengono dalla Svizzera, dall’Europa e perfino dagli Stati Uniti e da paesi terzi. Il teatro è l’arte che parla dell’essere umano con i suoi comportamenti, pensieri e nostalgie; parla della società, dei conflitti e dei rapporti che ci siamo creati. Essere in contatto con artisti di tutto il mondo ci permette di essere confrontati con visioni, idee e problematiche diverse, di disporre di una rete internazionale e, non da ultimo, di essere in contatto con quello che succede nel teatro fuori dalla nostra piccola realtà di Verscio».

La multidisciplinarità è un aspetto chiave per la SUPSI, anima di numerosi progetti sia in ambito formativo che di ricerca. Nel vostro caso specifico, quali sono i vantaggi di unire discipline diverse facendo collaborare più artisti? «La società è fatta di tante componenti. Poter incontrare anche altre discipline e lavorare insieme non è solo fantastico, ma anche produttivo. Crea molteplici possibilità per visionare e portare avanti progetti di generi diversi».

a 900presente, SUPSI Arts è cresciuto negli anni, passando da sperimentazione didattica a messa in scena artistica, divenendo un vero e proprio appuntamento fisso nella scena culturale della nostra regione. In questo progetto, differenti dimensioni e culture artistiche si incontrano per dar vita ad un momento magico, capace di regalare forti emozioni al pubblico e, soprattutto, agli studenti e ai docenti coinvolti nella preparazione di questa esperienza unica sul piano nazionale».

Lo spettacolo SUPSI Arts è un progetto simbolo di questa multidisciplinarità. Di che cosa si tratta? «Simbolo della multidisciplinarietà della scuola, SUPSI Arts riunisce in un unico progetto la Scuola universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana, l’Accademia Teatro Dimitri e il Corso di laurea in Comunicazione visiva del DACD. Frutto di un'idea di Giorgio Bernasconi, direttore d’orchestra e docente del Conservatorio, e di Jean-Martin Roy, docente dell’Accademia Teatro Dimitri, SUPSI Arts è nato nel 2004 all'interno della stagione di concerti 900presente del Conservatorio, stagione fondata dallo stesso Bernasconi. In seno

Quali vantaggi porta ai vostri studenti il fatto di lavorare concretamente ad un reale spettacolo già nel corso della formazione? «I nostri studenti sono confrontati sin dall’inizio con la realtà della scena. Partecipare a SUPSI Arts significa prender parte ad un processo di creazione che unisce le varie componenti di una produzione artistica. L’incontro con il direttore d’orchestra, con i giovani musicisti e gli studenti di comunicazione visiva rivela quanto è bello, ma anche difficile, trovare un filo drammatico e un’estetica comune».

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AZIENDE / SUPSI

SUPSI ARTS 2020: KANTRIMIUSIK Il progetto di quest’anno mette in scena Kantrimiusik di Mauricio Kagel, compositore argentino naturalizzato tedesco, particolarmente attivo nel genere del teatro musicale. Per la rappresentazione scenica, sottotitolata da Kagel stesso “Pastorale in Immagini”, vi sono indicazioni dettagliatissime e al contempo vaghe sulla scenografia pseudo-popolare. Scopo del compositore è creare un mondo in cui i soggetti appaiano come maschere, senza rivendicare alcun proposito di autenticità degli elementi del folklore e pastorali. Per questo pretende che le immagini non siano ambigue, ma anzi che vengano riconosciute come artificiali, fino ad ipotizzare l’adozione di una vera e propria macchina scenica “automatica”, che secondo la sua descrizione potrebbe per esempio includere una nuvola, un camino in mattoni, una cima innevata, una ferrovia pittoresca ma anche un cavallo incompleto, una mezza palma, un pezzo di deserto o una minuscola nave da crociera. Queste indicazioni semi-serie sono il punto di partenza per la ricerca e la creazione delle immagini che accompagneranno lo spettacolo, nella forma ma anche nello spirito. Gli studenti del terzo anno del Bachelor in Comunicazione visiva, guidati da Andreas Gysin, progetteranno la scenografia e la comunicazione dello spettacolo; tutto il processo di produzione verrà inoltre documentato e inserito in un progetto interattivo.

L’edizione 2020 proporrà sul palco del Palazzo dei Congressi “Kantrimiusik” di Mauricio Kagel. Quali studenti saranno coinvolti per l’Accademia e su cosa si concentra il loro lavoro? «Quest’anno, per la parte teatrale, saranno protagonisti i nostri studenti Master che provengono da tutto il mondo: professionisti attivi in diversi campi della scena che svilupperanno situazioni teatrali nutriti dalle loro esperienze e capacità maturate in svariati ambiti (dal circo, al clown, dalla danza, al teatro)». 04

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La performance scenica sarà sviluppata da 7 studenti del Master of Arts in Physical Theatre dell’Accademia Teatro Dimitri. 7 studenti di 7 nazionalità ed altrettanti orizzonti professionali: teatro, danza o circo. Accompagnati da Nancy Fürst e da Corinna Vitale per la regia, ciascuno a modo suo illuminerà, con il suo vissuto, la propria storia, le proprie radici culturali, l’opera di Kagel, creando atmosfere, luoghi ed emozioni. Dal punto di vista musicale, la partitura è scritta per un piccolo ensemble strumentale, composto dall’Ensemble900 del Conservatorio della Svizzera italiana diretto da Arturo Tamayo. Si tratta di una sorta di orchestrina folk integrata con strumenti bizzarri ed inusuali, che dialoga con la diffusione in sala dei rumori della campagna e con gli interventi registrati di tre voci soliste. L’opera, che si muove tra musica folclorica e sinfonia pastorale, tra musica “dalla campagna” e “sulla campagna”, descrive una sorta di surreale festa campestre in cui, sebbene a tratti si possano riconoscere atmosfere familiari, nulla è mai realistico ed, al contrario, il carattere popolare si alterna sovente a momenti astratti e misteriosi. Domenica 3 maggio, ore 20.30 Palazzo dei Congressi, Lugano Per prenotazioni scrivere a: prenotazioni@conservatorio.ch Prezzo intero: CHF 15.Prezzo ridotto: CHF 10.- (Club Rete Due, Amici del Conservatorio, Amici OSI e Lugano Card). Entrata libera per minori di 18 anni e studenti.

01 Corinna Vitale, Decana dell’Accademia Teatro Dimitri. 02 Le désir attrapé par la queue, Spettacolo SUPSI Arts 2018 03 Socrates, Spettacolo SUPSI Arts 2019 04 L’opera da tre soldi, Spettacolo SUPSI Arts 2016


21.10 – 10 aprile Processioni della Settimana Santa

Colori di luce Marzo 2020

Aprile 2020

Maggio 2020

07.03.2020 Grand Prix Migros Airolo

02 – 05.04.2020 Eventi letterari al Monte Verità Ascona

01.05.2020 La Mangialonga Stabio

07 – 08.03.2020 Fiera di San Provino Agno

04 – 05.04.2020 Japan Matsuri – Festival giapponese Bellinzona

01 – 31.05.2020 Rassegna Gastronomica “Ném ai gròtt!” Mendrisiotto

04.04.2020 Open Gallery #19 Lugano

01 – 31.05.2020 Maggio gastronomico Bellinzona

05.04.2020 Lema Trail Miglieglia

06 – 10.05.2020 15° Chiasso Letteraria Chiasso

19.03.2020 Sagra di San Giuseppe Ligornetto

09 – 10.04.2020 Processioni della Settimana Santa di Mendrisio Mendrisio

09 - 10.05.2020 Caseifici aperti Ticino

21.03.2020 Inaugurazione La Via del Ceneri Cadenazzo

10 – 13.04.2020 Pasqua in città Lugano

21 – 22.03.2020 Tamaro Trophy Rivera

13.04.2020 Giro Media Blenio Dongio

25 – 29.03.2020 Camelie Locarno Locarno

19.04 – 14.06.2020 San Pellegrino Sapori Ticino Ticino

28 – 29.03.2020 L’immagine e la parola Locarno

19.04.2020 slowUp Ticino Locarno – Bellinzona

29.03.2020 Sagra del Pesce Muralto

24 – 26.04.2020 Foodtruck Festival Locarno

12 – 14.03.2020 Festival di cultura e musica jazz Chiasso 15.03 – 30.08.2020 Monet, Cézanne, Van Gogh… Capolavori della collezione Emil Bührle LAC Lugano

Il Ticino non sta mai fermo. Cerchi nuove esperienze? Scopri la primavera su ticino.ch/eventi

14 – 17.05.2020 Festa danzante Ticino 16 – 17.05.2020 Stralugano Lugano 21.05.2020 Fragole in Piazza Locarno 22 - 23.05.2020 Ascona Jazz night Ascona 23.05.2020 Stairways to heaven Piotta

25.05.2020 Galà dei Castelli – Meeting internazionale di atletica Bellinzona 29.05 – 01.06.2020 Festival Artisti di strada Ascona 29.05 – 01.06.2020 Sun Valley Festival 2020 Malvaglia 29 – 30.05.2020 Street Food Village Chiasso 29.05 – 12.07.2020 BelliEstate Bellinzona 29.05 – 30.08.2020 10° LongLake Lugano 30.05 – 01.06.2020 Street Food Festival Lugano 30 – 31.05.2020 Cantine aperte Sopraceneri 31.05.2020 Capriasca Challenge Tesserete


AZIENDE / FONDAZIONE AGIRE

ACCOMPAGNARE LE IMPRESE CHE VOGLIONO INNOVARE GIAMBATTISTA RAVANO, DIRETTORE DELEGATO A RICERCA E INNOVAZIONE DELLA SUPSI, E LORENZO AMBROSINI, DIRETTORE DELLA FONDAZIONE AGIRE, PRESENTANO I PRINCIPALI CONTENUTI DI QUESTA PIATTAFORMA CANTONALE PER IL TRASFERIMENTO DELLE CONOSCENZE E DELLE TECNOLOGIE E PER LA PROMOZIONE DELL’IMPRENDITORIALITÀ.

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ossiamo partire da una presentazione di cos’è la Fondazione Agire e di quali sono gli obiettivi che persegue? «La Fondazione Agire, nata nel 2011, è l’agenzia per l’innovazione del Canton Ticino e ha lo scopo di promuovere l’innovazione e lo sviluppo tecnologico, contribuendo ad incrementare la competitività e a creare posti di lavoro altamente qualificati sul suo territorio. Le sue finalità sono diverse e possono essere sintetizzate nell’obiettivo di offrire un accesso coordinato ai vari servizi dedicati alle imprese che vogliono innovare e alle start-up, che si snoda lungo tutto il percorso di crescita. In questo contesto, soprattutto durante le prime fasi, la Fondazione Agire ha un ruolo centrale quale punto di informazione e di messa in rete sul tema startup. Di fatto, una start-up in fase iniziale può entrare in contatto con gli attori del sistema e con le misure di

sostegno. Dopo un’attenta analisi del progetto, Agire è in grado di orientare i promotori verso le risorse e i servizi che meglio si addicono al loro processo di crescita». Il Ticino fa parte dei sistemi regionali dell’innovazione. Che cosa significa? «Il Ticino costituisce uno dei sei sistemi regionali d’innovazione (SRI) riconosciuti dalla Confederazione grazie a un’offerta di servizi di sostegno allo sviluppo economico e, in particolare, in ambito di trasferimento di sapere e tecnologia e di sostegno all’imprenditorialità. Sono spazi economici funzionali, solitamente sovra-cantonali e a volte transnazionali, ma nel caso della Svizzera italiana corrispondono al territorio di un solo Cantone, che operano secondo il cosiddetto modello della «tripla elica» (complesso di interazioni tra aziende, scuole universitarie ed enti pubblici), essenziale per i processi innovativi. I SRI promuovono la competitività e la capacità d’innovazione delle PMI proponendo offerte coordinate di sostegno e prestazioni di servizio negli ambiti dell’informazione, della consu-

Giambattista Ravano

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TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

lenza, della messa in rete, dell’infrastruttura e del finanziamento». In questo contesto qual è la specifica funzione di Fondazione Agire? «La Fondazione Agire coordina nell’ambito di un mandato cantonale il SRI Svizzera meridionale. Essa mette in rete gli attori economici, accademici e istituzionali e rafforza in questo modo un ecosistema innovativo all’interno e all’esterno del Canton Ticino. Il coordinamento di programmi che superano i confini cantonali e nazionali con il Cantone dei Grigioni o con l’Italia settentrionale, fanno pure parte dei compiti, come pure l’esercizio del «Tecnopolo Ticino» a Manno che offre coaching e spazi per uffici a start-up e giovani aziende. Le prestazioni comprendono inoltre il sostegno di imprese regionali nel trasferimento del sapere e delle tecnologie, nella ricerca di partner e collaboratori, nella tutela della proprietà intellettuale, come pure nell’accesso alla tecnologia». Il Tecnopolo è un punto di forza della vostra azione. Che cosa offre?

Lorenzo Ambrosini


AZIENDE / FONDAZIONE AGIRE

«Le start-up nelle prime fasi necessitano di spazi e di attività di messa in rete, inizialmente messe a disposizione dagli incubatori e in seguito dal Tecnopolo Ticino di Manno, uno spazio di 2.600 metri quadrati complessivi gestito dalla Fondazione Agire. Il Tecnopolo offre uffici di piccole e medie dimensioni e scrivanie in uno spazio co-working, all’interno di un ecosistema che favorisce l’interscambio tra le aziende e la loro messa in rete con le accademie. Si tratta di un ambiente dinamico e sempre attento alle loro esigenze. Al Tecnopolo le start-up hanno inoltre la possibilità di accedere alle diverse attività di networking organizzate dalla Fondazione Agire (ubicata nello stesso stabile), al know-how e ad alcuni servizi di coaching (ad esempio, nel quadro della ricerca di finanziamenti), dialogando e interfacciandosi quotidianamente con il team di Agire». Il futuro del Tecnopolo è legato anche alla sua capacità di legarsi ad un ecosistema integrato per lo sviluppo dell’innovazione… «La Fondazione Agire, su mandato del Consiglio di Stato, ha preparato il dossier di candidatura per la realizzazione di un parco tecnologico associato a quello già esistente di Zurigo, facente parte della rete nazionale Switzerland Innovation Park. Il Parco ticinese sarà organizzato in Centri di Competenza che lavoreranno in piena autonomia e secondo i parametri dettati da Switzerland Innovation. Entrare a far parte della rete di Switzerland Innovation, per il mondo economico e accademico ticinese, rappresenta l’occasione per generare investimenti privati e attivare sussidi pubblici per attività di ricerca e sviluppo, con la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro altamente qualificati lungo l’in-

tera catena di valore: dalla ricerca, allo sviluppo, alla commercializzazione». Quali settori sono stati individuati intorno ai quali focalizzare la vostra attenzione? «I Centri di Competenza fungeranno da attivatori di investimenti privati, di sussidi pubblici cantonali e di garanzie federali. Ad oggi il gruppo di lavoro ha già elaborato una tabella di marcia per l’attuazione e l’attivazione dei diversi centri di competenza. Allo stato attuale, grazie alle eccellenze già presenti nel nostro cantone, sono stati individuati i primi ambiti tematici che sono Life Sciences; ICT (Blockchain, Software & Data Engineering, Intelligenza Artificiale); Smart Civil Engineering e droni. Altri settori, tecnologici e di innovazione, potranno essere attivati in base alle esigenze aziendali ed eccellenze accademiche che si svilupperanno in futuro. La visione a mediolungo termine riguardo alla sede principale del SIP-TI (Switzerland Innovation Park Ticino) è rappresentata dal sito ex-officine di Bellinzona, con una superficie di 45.000 m2, guadagnando così, grazie alla vicinanza con la stazione, una posizione strategica e una visione di “Città Ticino” data da AlpTransit e dai collegamenti ferroviari diretti verso i grandi poli accademici e industriali a nord, con Zurigo e Basilea, e a sud con Lugano e Milano».

gramma, venti idee selezionate ogni anno vengono affiancati da un gruppo di coach che li segue nei diversi ambiti durante un periodo intensivo di tre mesi. Durante il percorso le start-up partecipano a diversi workshop tematici e acquisiscono gli strumenti principali per sviluppare ulteriormente la loro idea. Il montepremi totale della competizione è di 120’000 franchi oltre ad altri numerosi premi in natura. La concretizzazione di questa nuova offerta è resa possibile grazie ai finanziamenti assicurati dall’Ufficio per lo sviluppo economico nell’ambito del programma d’attuazione della politica economica regionale (percorso di accelerazione) e della Legge per l’innovazione economica (premi). Questa iniziativa, avviata dalla Fondazione Agire, è condotta in stretta sinergia con il Centro Promozione Start-UP di USI. Alla fine di questo percorso, i team finalisti di Boldbrain beneficiano, tra le altre cose, di accessi privilegiati ad altri programmi di accelerazione e premi federali, favoriti dalla rete di contatti consolidata anche grazie alla partecipazione del Cantone a diverse iniziative a livello federale (come, ad esempio, Digital Switzerland). Inoltre, il Ticino è il primo Cantone a livello nazionale a prevedere un contributo, sotto forma di incentivo, per le startup accettate alla fase di coaching del programma della Confederazione Innosuisse. Questo incentivo è finanziato attraverso la Legge per l’innovazione economica (procedura agevolata, contributo pari al 25%, per un massimo di 25’000 franchi)».

Fra le vostre iniziative spicca il programma di accelerazione cantonale Boldbrain Startup Challenge. Di cosa si tratta? «Obiettivo del programma è quello di dare un forte impulso all’idea e alla preparazione delle start-up “early stage” (ossia che si trovano nella loro fase iniziale di sviluppo), aprendo la strada alle fasi successive. In questo proTICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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AZIENDE / SIDI

SERVIZI KILLER PER AZIENDE E PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI L’INTENSO LAVORO CONDOTTO NELL’AMBITO DEL PROGETTO MANNO 2.0 HA CONSENTITO ALLO SWISS INSTITUTE FOR DISRUPTIVE INNOVATION (SIDI), DI PREPARARE UNA MAPPA PIUTTOSTO DETTAGLIATA DELLE REALTÀ CHE COMPONGONO IL TESSUTO ECONOMICO-IMPRENDITORIALE TICINESE, INDIVIDUANDO QUELLA CHE RITENGONO ESSERE LA CRITICITÀ PRINCIPALE COMUNE A GRAN PARTE DEGLI OPERATORI, SIANO ESSI PUBBLICI O PRIVATI E A PRESCINDERE DALLO SPECIFICO SETTORE DI APPARTENENZA.

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bbiamo chiesto a Pietro Veragouth, direttore del Sidi, di definire questa criticità e di ipotizzare percorsi di crescita che consentano di superarle. In generale, il Ticino dell’impresa si delinea come un quadro in chiaroscuro, composto di luci e ombre, e queste ultime ci devono preoccupare.

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TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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l mercato cambia, ed è destinato a cambiare sempre di più e sempre più rapidamente. È una frase che si sente ripetere molto spesso. Com’è attrezzato il Ticino per far fronte al mercato che cambia? «Non c’è dubbio, dobbiamo fare i conti con un mondo sempre più globalizzato, connesso, mutevole, privo di barriere e in costante accelerazione; in estrema sintesi, sempre più competitivo. Nel panorama ticinese sono molte le realtà, anche belle realtà che oggi appaiono molto solide, che se non decidono di aprirsi al cambiamento corrono il grave rischio venire emarginate. La storia, purtroppo, è piena di esempi in questo senso, ad ogni latitudine e certamente anche alla nostra». Ma se è così ovvio che un’azienda debba innovare, perché non lo fa? «Una bella domanda, ma attenzione, prima di tutto va chiarito un punto, che spesso sfugge e che rende più facile rispondere alla sua domanda. Quando si parla di innovazione si tende a pensare alla tecnologia, all’aggiornamento tecnologico dei processi produttivi, logistici, commerciali, ecc. Ebbene, si tratta di un’accezione riduttiva e fuorviante. Occorre rendersi conto che l’innovazione investe soprattutto i modelli di business, gli approcci al mercato, le modalità di creazione del valore. Allora, e rispondo alla sua domanda, è la “cultura d’impresa” che va ripensata. Spesso, in Ticino, si presentano situazioni un po’ paradossali in cui l’azienda diventa vittima del suo stesso successo: non disponendo di una vi-

sione prospettica, l’azienda tende a perpetuare comportamenti che in passato si sono rivelati virtuosi. Solo che la realtà del mercato cambia, e i mercati sono sempre più fluidi e dinamici. L’azienda tende a svilupparsi investendo sulle aree di maggior profitto, ma l’attenzione si concentra su uno specifico momento di mercato. Il mercato e i competitor però cambiano – com’è noto, o almeno dovrebbe esserlo –, e a un certo punto l’azienda si trova senza certezze. Ecco che le fondamenta che sembravano così solide incominciano a mostrare cedimenti e crepe. A questo punto, è un classico, subentra il panico e la situazione si fa critica: le risorse economiche vanno a tamponare le falle, si naviga a vista, si perde la serenità necessaria per mettere in atto un piano B, si innesca insomma un nefasto circolo vizioso. Questo tipo di risposta genera due effetti negativi che si sommano: l’azienda si sente “obbligata” ad allocare risorse nella direzione più sbagliata e così facendo non riesce a investire in strategie che la aiuterebbero a risolvere il problema, aprendo vie nuove. Rompere questo circolo vizioso è possibile, anzi, è vitale. Ecco, io credo che sia proprio qui che il nostro contributo potrebbe essere davvero importante. E le dirò di più. Io credo che il Sidi potrebbe essere certamente utile all’azienda in difficoltà, ma più ancora all’azienda che oggi sta vivendo una condizione di mercato positiva. È proprio questo il migliore momento per programmare un solido futuro a partire da analisi lungimiranti e strategie efficaci».


AZIENDE / SIDI

Quali sono le realtà più a rischio? «Con tutti i limiti della sintesi, potremmo catalogare le realtà ticinesi in tre macro-categorie: abbiamo quelle che operano in Ticino ma hanno la testa da un’altra parte, quindi le filiali o le realtà di emanazione internazionale o d’oltralpe, generalmente ben equipaggiate sia dal punto di vista della visione che della strategia. Poi abbiamo le realtà ticinesi più strutturate e dalle quali noi del Sidi avremmo più che altro da imparare. Infine ci sono quelle che, appunto, per motivi anche molto diversi, non si rendono conto della situazione, credono che non sia necessario investire risorse in analisi strategiche di sviluppo, oppure semplicemente vorrebbero ma non sanno come intervenire. Dal momento che per realizzare questo cambiamento è necessaria la consapevolezza e la volontà di farlo, abbiamo deciso di orientare le nostre energie negli ambiti in cui è possibile ottenere dei risultati concreti, rivolgendoci a target specifici». A quali profili vi rivolgete? «Abbiamo individuato tre profili, includendo anche realtà che non appartengono al mondo dell’impresa privata, perché in Ticino c’è tutto un capitolo “sviluppo del territorio” che va certamente affrontato attingendo alla cultura d’impresa. A queste tipologie di imprenditore e/o amministratore (ndr. li abbiamo inseriti nel box azzurro) crediamo che il nostro supporto possa davvero rivelarsi importante. Intraprendere un percorso di rilancio richiede tempo, risorse e motivazione. Lo premettiamo con chiarezza: non esiste nessuna bacchetta magica. Quello che però sappiamo con altrettanta certezza è che le soluzioni esistono, sempre, e possono essere diverse e a differenti livelli d’impatto. La nostra proposta di valore, tuttavia, non è quella di trovare una buona soluzione, ma la migliore soluzione possibile. La soluzione cioè che offra le migliori garanzie di successo non solo nel breve ma anche e soprattutto nel medio-lungo termine».

I NOSTRI INTERLOCUTORI L’imprenditore che si è fatto da sé Con tanta energia, entusiasmo e chiarezza d’intenti, con tanti sacrifici alla fine ti sei buttato e hai finalmente dato vita alla tua azienda. Il primo periodo non è stato facile, ma la tua energia e il tuo entusiasmo ti hanno fatto superare qualunque difficoltà. Sotto la spinta di risultati tutto sommato positivi, la tua realtà si è strutturata ed è cresciuta. Nel tempo, però, il mercato è cambiato, la concorrenza si è fatta più agguerrita, i clienti sono diventati più esigenti e non riesci più a vedere delle reali prospettive. Sai che dovresti cambiare qualcosa, ma non ti è chiaro cosa e come farlo. L’azienda di famiglia Alla fine, volente o nolente, sei entrato a far parte dell’azienda di famiglia, di cui rappresenti la seconda o addirittura la terza generazione. Senza grande entusiasmo porti avanti un’attività nella quale non hai mai creduto fino in fondo e che non corrisponde alle tue inclinazioni. A questo va aggiunta una nota dolente, molto dolente: le prospettive e le potenzialità che un tempo rappresentavano il vero impulso per l’azienda, si sono assottigliate e tendono a svanire. Vorresti fare qualcosa ma, imbrigliato in un perverso intrec-

cio di abitudini e inerzie, ti mancano le energie, le idee e le risorse per intraprendere un cambiamento che sai essere necessario. L’amministratore pubblico Alla fine ce l’hai fatta, sei diventato il Sindaco del tuo Comune e siccome sei un amministratore serio, entusiasta e capace, hai preso a cuore la tua nuova funzione. Il tempo, i farraginosi ingranaggi dell’amministrazione, i continui e a volte pretestuosi attacchi delle opposizioni hanno minato la tua motivazione, ma l’orgoglio di essere utile alla tua comunità è forte e vorresti realizzare qualcosa d’importante per le nuove generazioni. Quello che ti manca è però la formulazione di una visione, di una strategia, di un piano d’azione definitivamente convincente con cui innescare il cambiamento. Da che parte cominciare? (Manno, per esempio, ha intrapreso questo percorso e ora sta cominciando a raccoglierne i frutti).

“Nel gergo dell’innovazione esiste un termine per descrivere un prodotto o servizio ad alto impatto, ovvero quella proposta che ci si rende conto - una volta messa a fuoco - di volere a tutti i costi perché si capisce che costerebbe troppo non averlo. Il termine è servizio killer, e noi crediamo veramente di poterlo offrire.” TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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AZIENDE / SIDI

TALENTI IN ARRIVO FABRIZIO RENZI, FORMER DIRECTOR DI INNOVAZIONE E RICERCA IBM ITALIA, È ENTRATO NEL BOARD DELLO SWISS INSTITUTE FOR DISRUPTIVE INNOVATION.

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uali sono i motivi che l’hanno spinta a entrare nel Swiss Institute for Disruptive Innovation -Sidi-? «Sono molto interessato a tutto ciò che ha a che fare con la tecnologia. Quello che però mi appassiona veramente sono le innovazioni dirompenti, che hanno il potenziale per distruggere o creare un nuovo mercato e innescare un cambiamento irreversibile. Sono entrato in contatto con il Sidi attraverso il presidente, prof. Andrea Basso, uno scienziato di grande caratura con cui collaboro da anni. Ho poi conosciuto il direttore, Pietro Veragouth, con il quale c’è stata un’intesa assoluta fin dal primo incontro. È una persona con una dote non comune che apprezzo molto in chi si occupa di scienza e innovazione, ovvero riuscire ad approcciarsi in modo del tutto non convenzionale alle cose, scovando collegamenti inaspettati

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TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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abrizio Renzi ha lavorato per 30 anni in IBM favorendo i collegamenti fra l’Italia e il resto del mondo. È entrato in IBM nel 1990, per svolgere ricerca come ingegnere biomedico ed elettronico fra l’Italia e i laboratori di ricerca di Austin, Texas e Yorktown, New York. Ha poi lavorato nella creazione prima e nella gestione poi di tutti i team tecnici di innovazione e ricerca per i paesi emergenti Russia, Europa dell’Est, Medio Oriente e Africa. Nei periodi che ha trascorso in Italia, fra le sue esperienze internazionali, ha svolto con responsabilità crescenti il ruolo di Direttore Tecnologia Innovazione e Ricerca per IBM. Dal 2017 si è occupato in particolare di open business innovation connettendo imprese startup ai laboratori di ricerca nel mondo IBM e non. Da Novembre 2019 ha compiuto un ulteriore passo in tal senso, in sinergia con IBM e alcuni suoi importanti clienti e partner, sta aprendo delle società in Italia, Israele, USA, Polonia, Croazia e Cina. che gli permettono di trovare soluzioni originali e brillanti. Ho avuto modo di lavorare anche con Igor Ciminelli, responsabile marketing, e mi sono reso conto di quanto anche l’innovazione in questo settore abbia fatto passi da gigante. La comunicazione e il marketing sono probabilmente il più grande tallone d’Achille di chi si occupa d’innovazione. Ho conosciuto anche il resto del team e mi contagia l’entusiasmo e l’energia che sprigiona. Credo fortemente nel potenziale dell’istituto, nel suo approccio e negli obiettivi che persegue. I temi trattati sono quanto di più innovativo esista al momento. Poi c’è Manno 2.0 che, dal punto di vista del territorio, è un progetto assolutamente lungimirante». Manno 2.0 è un progetto per il rilancio del territorio, come si differenza dagli altri? «La Svizzera è una meta molto interessante per chi si occupa d’innovazione, tuttavia (come milanese posso dirlo), il Ticino non compare tra le aree d’attrazione. Tutto fa riferimento ai cantoni d’oltralpe. Questo però non è per forza un fattore negativo, anzi, significa che in Ticino c’è ancora un enorme potenziale inespresso da cui è possibile ottenere risultati anche sorprendenti. Inoltre il focus sulle tecnologie di-

rompenti caratterizza fortemente il progetto, lo differenzia da altre proposte simili e lo rende unico nel panorama Europeo e probabilmente globale». La sua specializzazione è “Research & Business management in ambiente multiculturale”… «Negli anni mi sono reso conto di quanto mettere insieme culture diverse generi una grande ricchezza di spunti e di idee, per cui ho sempre dedicato il mio tempo a favorire questo processo generatore di business e innovazione nella ricerca e intendo mettere la mia esperienza e competenza al servizio del territorio ticinese». Quanto e in che modo la multiculturalità è un valore aggiunto nella ricerca? «Sono convinto che le competenze funzionino meglio nel mondo della ricerca se provengono da diverse culture. Ciò è importante perché è dal pensiero laterale che molte innovazioni vengono generate, non a caso la popolazione nei laboratori di ricerca è necessariamente interculturale. Lo posso confermare per esperienza diretta: ho passato molti anni sia negli Stati Uniti sia in altri paesi europei, inclusa la Svizzera, sia nei Paesi emergenti, dalla Russia all’Europa dell’Est, dal Medio Oriente all’Afri-


AZIENDE / SIDI

ca, e mi sono reso conto di come l’incrocio tra culture e modi di pensare diversi generi valore. È un processo positivo che merita di essere stimolato». In che modo ha esercitato il suo ruolo in questi anni? «Con un rapporto bidirezionale: da una parte, concentriamo buona parte dei nostri investimenti in ricerca e sviluppo nei laboratori posti nelle varie parti del mondo. Dall’altra, spesso accompagno dall’Italia i nostri clienti, grandi ospedali, compagnie assicurative, banche, industrie, società di servizi e tantissime piccole e medie imprese che sono il cuore dell’economia italiana. Questi tour sono però allo stesso tempo occasioni di uno scambio in senso opposto: anche i clienti portano le loro idee nel contesto dei nostri laboratori, così la ricerca diventa co-creazione». Torniamo al tema dominante, cosa s’intende per tecnologie dirompenti? «Si può considerare dirompente una tecnologia che consente di risolvere problemi che le tecnologie comunemente in uso non sono in grado di risolvere, facendolo inoltre in modo non solo nuovo, ma anche più efficace e molto meno costoso». Ci fa qualche esempio? «Posso farne tanti di esempi, è più importante però, a mio avviso, imparare a riconoscerle. Perché le tecnologie dirompenti non sono una semplice lista di nomi tipicamente inglesi che è bello aggiungere alla propria descrizione aziendale o al proprio curriculum. Evidentemente anche la ruota era una tecnologia dirompente a suo tempo o l’invenzione della stampa. Oggi giorno la quantità di tecnologie dirompenti o candidate tali sono molte di più’. Internet, proprio in questi giorni ricorrono i 50 anni, è una classica tecnologia dirompente. Quando è stata inventata, nemmeno i ricercatori stessi avevano idea dell’impatto che avrebbe

avuto nella vita di tutti. Oggi ci sono altre innovazioni candidate ad essere dirompenti. L’intelligenza artificiale, ad esempio, che trasformerà il ruolo dei computer da semplici macchine in grado di gestire grandi moli di dati a operatori che ci aiuteranno a prendere (o prenderanno) decisioni. Ci sono poi le tecnologie che potrebbero trasformare il modo con cui ci relazioniamo alla realtà, anzi di farci vivere più realtà contemporaneamente come l’Augmented Reality o la Virtual Reality. La robotica, la stampa 3D, la blockchain o l’informatica quantistica. Potrei andare avanti a lungo nell’elenco». Internet delle cose (in inglese, IoT) è un neologismo che si riferisce all’estensione di Internet al mondo degli oggetti e dei luoghi. Qual è per lei il significato di questa formula? «L’IoT, internet delle cose, è un’area di sviluppo strategico. Ad esempio, un’azienda come IBM, a livello globale, investe 3 miliardi di dollari su questa area, la metà di quanto ogni anno spende in ricerca e sviluppo. In particolare, mi sto focalizzando sull’applicazione delle nuove tecnologie IoT nella sanità: la chiamiamo Internet of Body, si tratta di applicazioni di tecnologie wereable per i pazienti. In questo campo assistiamo e assisteremo sempre di più a progressi incredibili. Oggi l’80% della spesa sanitaria serve a pagare i medici e le strutture e solo il 20% per migliorare l’efficacia delle terapie sulle persone. L’efficacia delle terapie dipende per il 50% dai nostri comportamenti, dagli stili di vita». In che modo la tecnologia può aiutare a migliorarli? «L’approccio behavioural, comportamentale, consente di cambiare il paradigma. Una serie di sensori applicati sull’uomo ne monitorano i comportamenti ogni istante. Il medico assume un nuovo ruolo nel monitorare i comportamenti e come questi influiscono sugli indicatori della salute della per-

sona. Su questo fronte lavoriamo a progetti importanti, sviluppati anche in collaborazione con grosse aziende ospedaliere italiane». Ci sono tecnologie dirompenti più dirompenti di altre? «Non c’è, a mio avviso, una tecnologia dirompente più dirompente delle altre ma lo sviluppo di un’azienda e di un modello di business dipende sempre più dalla capacità di mettere assieme più tecnologie dirompenti e non. Io chiamo questo Nexus, o “mettere assieme” come diceva Gartner qualche anno fa. Come in una ricetta culinaria, occorre sempre combinare più tecnologie e approcci contemporaneamente, nelle giuste dosi, per ottenere il piatto ideale. Si parla, nell’ultimo periodo di Intelligenza Artificiale, ad esempio. Conviene chiedersi: è questa la tecnologia più dirompente delle altre? L’intelligenza Artificiale è un po’ come il prezzemolo che va bene con tutto. Benché analisti ed osservatori siano concordi nel dire che questa tecnologia rivoluzionerà e sta rivoluzionando in alcuni campi la nostra vita sono poi relativamente pochi gli ambiti dove si riscontra un ritorno di investimento significativo. Questa apparente lentezza è anche dovuta all’assenza di conoscenza, pratica, di competenze in grado di valorizzare l’intelligenza artificiale di concerto con altre tecnologie per trasformarla nel vero senso della parola in un modello di business. Durate la mia lunga carriera in una corporation con IBM e guidando divisioni importanti come quella della ricerca ed innovazione tecnologica ho avuto modo di vedere tantissime tecnologie dirompenti, dirompenti rispetto ad un particolare momento storico. Alcune sono avanzate, altre si sono trasformate, alcune sono anche cadute in disuso. L’approccio che ho avuto sempre di non fidarsi del buzz ma di approfondire e sperimentare. Solo così è possibile giudicare». TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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AZIENDE / GRUPPO VECO

UN ANNO DI RAFFORZAMENTO NEL 2020 IL GRUPPO VECO COMPLETA LA PROPRIA STRATEGIA DI SVILUPPO SUI MERCATI SVIZZERI E INTERNAZIONALI.

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a crescita si realizza attraverso la sigla di importanti accordi commerciali “in esclusiva” con primarie società storiche sul territorio ticinese, cui si aggiunge l’acquisizione di un gruppo svizzero con sede a Dubai e Abu Dhabi che opera nei mercati del Medio Oriente, hub internazionale in forte evoluzione. In Svizzera il Gruppo VECO, forte della sua presenza fin dal 1973, annuncia la conclusione di due importanti accordi commerciali “in esclusiva” con Fontana Sotheby’s International Realty e con L&G Broker Assicurativo, due società leader dei rispettivi settori immobiliare e assicurativo, controparti storiche Ticinesi che conoscono bene il territorio in cui operano, che uniscono tradizione ed esperienza, offrendo un servizio su mi-

sura per clienti svizzeri e internazionali. Fontana Sotheby’s International Realty, storica società immobiliare nata nel lontano 1926 con sede a Lugano nella centralissima via Luvini 4 e a St. Moritz, oggi è leader del settore degli immobili di alta gamma attraverso esclusivi servizi di intermediazione per clientela locale e internazionale. «La partnership con il Gruppo VECO - sottolinea il Direttore Generale Gianluca Righetti - consolida la nostra strategia di sviluppo e rafforza la rete di relazioni e di collaborazioni sinergiche fondamentali per una crescita nel medio termine. Una partnership fondata anche su valori ed impegno comuni, a sostegno dei nostri clienti e del territorio in cui operiamo». L&G Broker Assicurativo, storica società dei fratelli Gabriele e Leonardo Pinoja che porta-

no avanti la tradizione del nonno Salvatore fin dal 1909, leader del settore di brokeraggio assicurativo e previdenziale, attraverso un servizio su misura con un approccio familiare che soddisfa quasi 10.000 clienti del territorio cantonale. «La tradizione e l’attenzione maniacale al cliente – sottolineano Gabriele e Leonardo Pinoja, titolari della società – sono stati i fattori chiave che ci hanno portato ad unirci in questa partnership commerciale con il Gruppo VECO, orgogliosi di poter condividere competenze e visione, per poter crescere ancora in futuro». In ambito internazionale, il Gruppo SWISS, presente a Dubai e Abu Dhabi, con le società Swiss ILC Services DMCC e Swiss International Legal Consultants Ltd, è recentemente entrato a far parte del Gruppo VECO.

Gianluca Righetti

Gabriele Pinoja

Leonardo Pinoja

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AZIENDE / GRUPPO VECO

Il Gruppo SWISS è specializzato nella consulenza legale, societaria e manageriale, composto da esperti professionisti, avvocati e contabili svizzeri e internazionali che parlano 7 lingue, per aziende che vogliono insediarsi in Medio Oriente o per gestire strutture e società già esistenti, grazie alla profonda conoscenza del mercato locale fin dagli anni 70. Un mercato, quello degli Emirati Arabi Uniti, che ha subito notevoli evoluzioni nel corso degli ultimi decenni, sempre in crescita costante sostenuto da una strategia di sviluppo come HUB internazionale, che subirà una forte accelerazione con il prossimo EXPO2020 che si terrà a partire dal 20 Ottobre di quest’anno a Dubai. Questa acquisizione rafforzerà la presenza del Gruppo negli Emirati Arabi Uniti con l’obiettivo di fornire ai clienti una consulenza sofisticata e personalizzata da questa piattaforma internazionale in forte evoluzione. Queste iniziative fanno parte del disegno strategico del Gruppo VECO che ha l’ambizione di diventare la boutique Multi-family Office di riferimento della Svizzera Italiana. Un modello di servizio all’avanguardia che ha l’obiettivo di soddisfare clienti sempre più esigenti che operano in un mercato complesso e internazionale, attraverso

la crescita e la diversificazione delle proprie competenze interne e tramite partner fidati che condividono la sfida del cambiamento che il mercato richiede. Un modello basato sulla fiducia dei propri clienti che identificano in VECO l’interlocutore privilegiato cui affidare le complesse problematiche che riguardano la persona, la famiglia o l’impresa. VECO Group è una delle più importanti boutique multi-family office svizzera, privata e indipendente, con sede a Lugano e uffci a Londra, Dubai, Malta e Hong Kong, che offre soluzioni personalizzate in ambito fiscale svizzero e internazionale, servizi societari, gestione finanziaria e patrimoniale, servizi immobiliari e assicurativi, consulenza strategica e digitale, che soddisfano specifici bisogni legati alla persona, alla famiglia o all’attività imprenditoriale. «Continua il progetto ambizioso del Gruppo VECO – conclude Antonio Mandrà, Presidente del Gruppo - per divenire una boutique di Multi-Family Office all’avanguardia, competente e qualificata. Con piccoli passi e con grande attenzione selezioniamo persone e partner che completano il nostro modello di servizio, con i quali condividiamo valori e obiettivi. Le richieste della clientela diventano

sempre più complesse e solo attraverso la competenza e l’esperienza si possono dare risposte precise puntuali. Continueremo anche in futuro in questa direzione per essere sempre pronti e preparati a soddisfare i nostri clienti e per affrontare con forza e determinazione le sfide del mercato».

Urs Stirnimann

Michael Lane

Antonio Mandrà

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AZIENDA / GRUPPO SICUREZZA

QUARANT’ANNI DI SICUREZZA IN CANTON TICINO 01

GRUPPO SICUREZZA FESTEGGIA IL 40° E INAUGURALA NUOVA SEDE A BIRONICO.

Sono i sogni che danno forma alle imprese. Nascono dalle intuizioni un po’ visionarie di chi sa interpretare un momento e soddisfare i bisogni dell’uomo, come quello di sentirsi sicuri. Sempre.

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abrizio Bernasconi rappresenta appieno lo spirito degli anni Ottanta. La voglia di cambiamento, il desiderio di correre incontro al futuro e di abbracciare l’incredibile sviluppo tecnologico che in quel decennio diventa digitale. Capacità ed esperienza lo

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portano a dirigere un’importante impresa con una nuova visione di protezione e un’urgenza innovativa. Nasce così Gruppo Sicurezza. Sentirsi sicuri sempre è una necessità condivisa con chi vive nel territorio. È una risposta efficace a tutto ciò che mette a rischio la serenità, per progettare la vita senza limitazioni. La passione e la lungimiranza del suo fondatore ispirano le scelte della famiglia Bernasconi, da sempre alla guida di Gruppo Sicurezza, divenuta oggi l’impresa leader di settore nella Svizzera italiana. Nei


AZIENDA / GRUPPO SICUREZZA

suoi quarant’anni di attività ha innovato i concetti e i sistemi, ha favorito lo sviluppo tecnologico, ha interpretato i cambiamenti culturali e sociali del territorio. Negli anni Ottanta il salto in avanti, l’attenzione si è spostata sui servizi andando oltre la fisicità di serrature e porte blindate. Oggi la sicurezza integrata implementa e fa interagire tutte le funzioni necessarie per sentirsi sicuri. Servizi personalizzati, difesa elettronica e meccanica, controllo satellitare, cyber security, pronto intervento 24 su 24, un complesso intreccio di competenze e professionalità che coprono tutti i rischi di vulnerabilità. Un’idea di protezione intelligente a 360°, basata sull’integrazione di tecnologie all’avanguardia e una costante ricerca di soluzioni e servizi personalizzati. Un progetto che si realizza con il contributo fondamentale di personale qualificato, esperto, aggiornato, in grado di gestire l’intero sistema, di interpretare ogni situazione e intervenire con rapidità ed efficacia.

Il percorso di crescita ha portato all’acquisizione dello storico marchio Galli Sicurezza con la sua specifica competenza nel campo della sicurezza meccanica. Nell’occasione è stato aperto uno showroom completamente rinnovato nel centro di Lugano, un punto di contatto per attività di consulenza e per presentare un’offerta su misura per ogni esigenza. Un grande impegno e un legame forte con il territorio che si rinnova con l’inaugurazione, in Canton Ticino, dei nuovi headquarters a Bironico, tra Sotto e Sopraceneri, un’unica sede in cui si concentrano tutte le funzioni aziendali. Lorenza Bernasconi, membro della direzione di Gruppo Sicurezza, esprime tutta la sua soddisfazione: «Siamo felici di inaugurare non solo una sede operativa di altissima efficienza, ma anche un laboratorio di crescita dove costruire il futuro della sicurezza. Siamo qui per dare grande impulso allo sviluppo tecnologico, per integrare intelligenza artificiale e sistemi digitali, per investire con entusiasmo nel fattore umano. Risorsa quanto mai strate-

gica e fondamentale per dare risposte concrete alle esigenze di sicurezza, direttamente dal centro del nostro Ticino». A siglare con entusiasmo la festa per i quarant’anni e l’inaugurazione della nuova sede, Fabrizio Bernasconi, il fondatore: «Per me è veramente un sogno che si avvera vedere che, oggi, siamo il riferimento per la sicurezza nella Svizzera italiana». Gruppo Sicurezza è un bell’esempio di azienda familiare, la solida base dell’economia ticinese e svizzera. Un sogno imprenditoriale che continua con l’impegno e il forte impulso di crescita dell’attuale generazione.

01 Lorenza e Fabrizio Bernasconi alla serata evento dedicata ai 40 anni di Gruppo Sicurezza.

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AZIENDE / PM GROUP

LA FISCALITÀ È IL CUORE DELLE NOSTRE COMPETENZE

PAOLO MOREL, PARTNER E MANAGING DIRECTOR PRESENTA UN’ATTIVITÀ DI CONSULENZA AZIENDALE E FISCALE AL SERVIZIO DI IMPRENDITORI IMPRESE, CONSOLIDATASI SULLA PIAZZA TICINESE COME UNO TRA I PRINCIPALI PLAYER DEL SETTORE.

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ual è stato il percorso che l’ha portata a costituire PM Consulenze? «Nel 1992, dopo aver concluso gli studi universitari in Economia, ho iniziato un periodo di 7 anni nel settore bancario prima alla Banca della Svizzera Italiana, poi in UBS come assistente di direzione, per poi approdare alla Banca Popolare Svizzera come responsabile del settore Retail. Successivamente ho deciso di vivere un’esperienza aziendale. Dopo essere stato responsabile finanziario di

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una startup in Internet, nel 2002 sono approdato al gruppo Fidinam in qualità di Business Developer sui mercati esteri. Infine, nel 2009, valutando i cambiamenti che erano in atto nel contesto svizzero e globale, ho deciso di avviare un’attività in proprio dando

«Due sono stati i momenti fondamentali

vita a PM Consulenze che fin dall’ini-

relocation. Successivamente, a partire

zio si è concentrata quasi interamente

dal 2015, le nostre specifiche esperienze

nella valorizzazione dell’attività “cor-

e competenze ci hanno consentito di of-

porate & tax” sul territorio».

frire una consulenza mirata riguardo al-

di sviluppo. I primi anni di attività caratterizzati da un periodo in cui numerosi imprenditori italiani desideravano trasferire la propria attività e famiglia in Ticino. In breve tempo ci siamo specializzati nelle diverse problematiche connesse alla

la Voluntary Disclosure, accompagnanIn poco più di un decennio avete

do numerosi contribuenti italiani nelle

registrato una rapida crescita.

procedure di regolarizzazione delle loro

Attraverso quali principali tappe?

posizioni bancarie estere».


AZIENDE / PM GROUP

OMESSA DENUNCIA E RAVVEDIMENTO OPEROSO Paolo Morel spiega come i cittadini italiani che nonostante il varo della Voluntary Disclosure, nella prima e nella seconda versione, hanno preferito non regolarizzare la loro posizione fiscale incorrono in un rischio sempre più concreto di segnalazione e di ricaduta in termini di reati penali tributari. L’amministrazione fiscale svizzera è stata oggetto di domanda di assistenza amministrativa con riferimento ai correntisti di due istituti di credito (UBS e EFG) che nel periodo tra il 23 febbraio 2015 e 31 dicembre 2016 erano titolari di una relazione presso le banche e non avevano fornito evidenza di conformità fiscale. Per i contribuenti che non hanno ritenuto di aderire alle precedenti misure di sanatoria (i.e. scudo fiscale, VD) e che nel periodo in esame - hanno posto in essere taluni comportamenti volti a “sfuggire” l’adempimento (i.e. trasferimento degli averi in altri istituti, prelevamenti a contanti ad estinzione dei rapporti, acquisizione della residenza fuori dell’Italia, intestazione di conti a soggetti fiduciari non residenti ecc...), è opportuno procedere ricorrendo

La vostra espansione à avvenuta anche attraverso successive acquisizioni… «Dopo alcuni anni di ricerche infruttuose, alla fine del 2018 abbiamo acquisito Fiduciaria Fontana, fondata da Alberto Fontana, che vantava vent’anni di esperienza sul territorio. Inizialmente basata a Mendrisio, l’azienda si è trasferita nel 2001 a Chiasso, consolidando un’attività sempre orientata alle specifiche esigenze del cliente: un lavoro costante, una conoscenza della realtà economica locale, una particolare attenzione alla continua formazione professionale. Attualmente stiamo valutando due nuove acquisizioni (una nel luganese ed una nei grigioni) e guardiamo con attenzione ad altre opportunità nel Sopraceneri, a Neuchâtel, Ginevra e Zurigo al fine di estendere la nostra presenza e la rete di relazioni a tutta la Svizzera».

all’istituto del ravvedimento operoso. Tale ricorso è necessario prima di avere avuto una conoscenza formale di un’attività ispettiva, di accesso, verifica o qualunque attività di accertamento amministrativo o di procedimenti penali, avanzata dall’amministrazione fiscale italiana nei propri confronti. L’adesione al ravvedimento unitamente al pagamento del debito tributario, possono garantire sanatorie efficaci sulla punibilità di diverse fattispecie penali tributarie tra cui (i) i reati dichiarativi fraudolenti, (ii) di omessa e infedele dichiarazione e (iii) i reati di omesso versamento di ritenute dovute e IVA. Specifica riserva è data e necessita di essere approfondita per singolo caso, sulla sussistenza del reato di autoriciclaggio. Nell’ipotesi quindi di un possibile rallentamento nella divulgazione dei dati all’amministrazione fiscale italiana e di possibili ulteriori richieste rogatoriali amministrative ad altri istituti bancari svizzeri, è ravvisabile per i soggetti interessati ricorrere alla menzionata sanatoria.

In sintesi, quali sono i servizi che offrite ai privati e alle aziende? «PM Group si propone come interlocutore accreditato per ogni esigenza contabile, fiscale ed amministrativa. Offriamo supporto e consulenza mirata nel campo della fiscalità nazionale, societaria ed individuale. Il nostro team dispone di competenze interne e di un ampio network di partner esterni che ci permette di intervenire riguardo a diverse problematiche. Il costante investimento nella formazione ci consente di essere al passo con l’evoluzione della normativa nello scenario svizzero e globale. Ci orientiamo prevalentemente alla clientela svizzera o alla clientela estera rilocata sul territorio, perseguendo il nostro obiettivo di crescita locale, sia dimensionale che professionale. Dallo scorso anno, forti di un’esperienza pluriennale nel settore, abbiamo deciso di aiutare i nostri

clienti nel migliorare il loro sistema di controllo interno costituendo PM Revisioni. Infine assistiamo i nostri clienti in operazioni di compravendita aziendale, sia nella fase iniziale di ricerca, perizia e di valutazione, sia nella trattativa vera e propria».

PM CONSULENZE SA Viale S.Franscini 16 CH-6900 Lugano T +41 (0)91 210 34 44 www.pm-group.ch Member of

GROUP

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AZIENDE / INVESTIMENTI

VIETNAM, UN’ECONOMIA IN RAPIDA CRESCITA

CON PREVISIONI DI CRESCITA DI ALMENO 6,5% PER IL 2020 E UN TREND IN ESPANSIONE PER QUANTO RIGUARDA DOMANDA, CONSUMI E SERVIZI IL VIETNAM RAPPRESENTA UNO DEI PAESI PIÙ DINAMICI DELL’AREA ASEAN. DI PATRICIA DE MASI VASOLI

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l Vietnam, ha una popolazione di oltre 92 milioni di abitanti, in prevalenza giovani, distribuita tra il sud più avanzato e industrializzato e il nord più popoloso e agricolo. Dal 1986 il Vietnam si è orientato alla progressiva apertura del proprio sistema economico per promuovere da un lato il processo di liberalizzazione secondo i meccanismi del mercato all’interno del paese e dall’altro per instaurare una politica di “porte aperte” nei confronti dei paesi stranieri.

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Il paese è entrato a far parte dell’ASEAN nel 1995, dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTC) nel 2007 e ha sottoscritto 16 accordi di libero scambio. Nell’ASEAN sono quattro i paesi che presentano un’economia più sviluppata: Tailandia, Malesia, Indonesia e Vietnam. Questo è lo stato in cui è più facile investire per le imprese straniere, infatti l’obiettivo è l’aumento della ricchezza interna. Oggi il Vietnam è impegnato in 16 accordi di libero scambio di cui 11 sono in vigore, 1 appena sottoscritto e 4 in corso di negoziazione. Per quanto riguarda gli accordi in vigore, si contano 6 Free Trade Agreement che coinvolgono il Vietnam come membro ASEAN e comprendono l’AFTA e gli accordi siglati dall’ASEAN con Cina, Giappone, Corea del Sud, India, Australia e Nuova Zelanda; 4 accordi bilaterali firmati con Cile, Giappone, Corea del Sud e l’Unione economica euroasiatica (UEE) e l’accordo di libero scambio del partenariato transpacifico CPTPP (Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership) entrato in vigore per il Vietnam il 14 gennaio 2019. L’accordo di libero scambio con l’UE (EVFTA) è stato sottoscritto il 30 giugno scorso ad Hanoi. Il Vietnam con le ultime versioni della legge sugli investimenti e della legge sulle imprese, entrate in vigore il 1° luglio 2006, ha dato una cornice unitaria agli investimenti nazionali ed esteri. La legge sugli investimenti e le altre normative di settore disciplinano la partecipazione di soggetti e imprese straniere alle attività economiche. Gli investitori stranieri dovranno specificare le attività che eserciteranno e richie-

dere la licenza di investimento alle autorità competenti. Gli investimenti si dividono in diretti e indiretti. L’articolo 3 della legge definisce il primo come “una forma di investimento dove l’investitore impieghi capitali propri e partecipi alla gestione dell’attività in questione”. L’investimento indiretto è invece “una forma di investimento attraverso l’acquistodi azioni, certificati azionari, obbligazioni, altri titoli o un fondo comune di investimento e attraverso istituzioni finanziarie intermediarie e dove l’investitore non partecipa direttamente alla gestione dell’attività di investimento”. L’articolo 21 elenca le forme per l’investimento diretto estero e semplifica le procedure di rilascio delle licenze: Società a capitale interamente estero; Joint venture tra investitori locali e stranieri; Investimento attraverso forme contrattuali quali contratti di business cooperation, build operate transfer (BOT), build transfer operate (BTO) e build transfer (BT); Acquisto di azioni in attività di investimento già avviate; Fusioni e acquisizioni. Una società a capitale straniero deve ottenere l’autorizzazione da parte delle competenti autorità presentando un business plan contenente una dettagliata previsione, a medio-lungo termine, sulla realizzazione del progetto di investimento in un determinato territorio. Inoltre, per poter essere legittimamente costituita una società deve dotarsi di apposito atto costitutivo (“Investment Certificate”), nonché disporre di uno statuto, che regola i rapporti tra i soci. Nel caso di società di joint venture, con soci stranieri e vietnamiti, è richiesta anche la sottoscrizione di un contratto


AZIENDE / INVESTIMENTI

volto a disciplinare gli aspetti chiave dei rapporti tra soci. Le tre tipologie societarie a disposizione degli imprenditori stranieri sono: Limited Liability Company (“LLC”): forma societaria analoga alle nostre società a responsabilità limitata, non è richiesto un capitale sociale minimo. Esistono anche LLC a socio unico (unipersonali) dove il socio può essere sia una persona fisica sia una persona giuridica. Joint Stock Company (“JSC”): il capitale sociale è suddiviso in azioni e per gli investitori stranieri non è richiesto un valore minimo. Le Joint Stock Companies possono eventualmente emettere obbligazioni. Per costituirle occorrono almeno 3 soci, indipendentemente dalla loro natura (persone fisiche o giuridiche) e dalla loro nazionalità. Partnership Company: società di persone dotata di personalità giuridica. È formata da almeno due persone fisiche che sono soci e proprietari della società stessa. Vengono definiti “general partner” e sono illimitatamente responsabili nei confronti dei creditori della società. Gli investitori stranieri possono acquisire una partecipazione in una società vietnamita già operativa; in tal caso, è spesso richiesta la preventiva approvazione da parte delle competenti autorità locali. I contratti di cooperazione imprenditoriale più diffusi sono: Business Cooperation Contract: accordo scritto stipulato tra investitori stranieri e locali che decidono di collaborare alla realizzazione di determinate attività imprenditoriali e di ripartire tra di loro gli eventuali utili, senza, tuttavia, avvalersi di alcuna struttura societaria. Build-Operate-Transfer Contract: accordo stipulato tra un investitore straniero ed il competente organo statale. L’investitore sarà chiamato a costruire e a gestire un’opera infrastrutturale per un periodo di tempo determinato, scaduto il quale l’opera verrà trasferita al Governo vietnamita. Build-Transfer-Operate Contract: in questo caso l’opera infrastrutturale

viene trasferita al Governo vietnamita immediatamente dopo la sua realizzazione. All’investitore viene riconosciuto il diritto di utilizzare l’opera per un determinato periodo di tempo per recuperare i capitali investiti e ottenere un guadagno. Build-Transfer Contract: a differenza delle due situazioni precedenti, all’investitore straniero non viene concesso il diritto di utilizzare l’opera infrastrutturale realizzata. Il Governo, tuttavia, si impegna a creare le condizioni favorevoli, affinché l’investitore possa dare esecuzione ad un nuovo progetto attraverso il quale recuperare il capitale investito ed ottenere un guadagno personale. Solitamente, qualora non si intenda costituire una nuova società o investire capitale in una società già esistente, l’apertura di un ufficio di rappresentanza è il primo passo per l’insediamento di un’impresa straniera. La legge sul commercio del 14 giugno 2006 e il decreto del governo n. 72/2006 riconoscono alle imprese straniere la possibilità di aprire uno o più uffici di rappresentanza. Un ufficio di rappresentanza può solo stipulare contratti che siano

direttamente legati alle attività dell’ufficio (contratti di locazione, apertura di conti correnti e assunzione di personale locale). Non svolgendo attività commerciali, e dunque non producendo profitti, l’ufficio di rappresentanza non è soggetto a tassazione. Ai sensi dell’articolo 4 del decreto n. 72, può presentare domanda per lo stabilimento di un ufficio di rappresentanza “un’entità d’affari straniera” regolarmente operante da almeno un anno nel paese della casa madre. Anche la costituzione di filiali in territorio vietnamita è disciplinata dalle stesse disposizioni. Istituti di credito, studi legali, società di revisione contabile e altre organizzazioni economiche straniere possono aprire filiali in Vietnam; per l’ottenimento della licenza per una filiale occorre possedere il certificato di registrazione dell’attività commerciale rilasciato dalle autorità competenti del paese dove ha sede la casa madre e dimostrare che la casa madre è in attività da almeno 5 anni. La filiale può stipulare contratti vincolanti per la casa madre e svolgere attività commerciali ed è conseguentemente soggetta a tassazione in loco.

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AZIENDE / LALTRALINGUA

UNA LINGUA SU MISURA DANIELE GENNA È IL TITOLARE DI UNA AGENZIA PRESENTE DA OLTRE VENT’ANNI NEL SETTORE LINGUISTICO, SELEZIONATA DAL SERVIZIO CANTONALE LINGUE E STAGE ALL’ESTERO (LSE) QUALE PARTNER PRIVATO PER I CORSI DI LINGUA ALL’ESTERO.

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uali sono i settori in cui opera laltralingua? «Proponiamo più di 120 destinazioni in tutto il mondo in cui soggiornare e imparare fino a 10 lingue diverse. L’offerta di laltralingua comprende un’ampia selezione di scuole, tutte riconosciute dai maggiori enti governativi nel campo dell’istruzione e della formazione, e molte località nei 5 continenti». A quale tipologia di utenti vi rivolgete? «I nostri corsi, soprattutto per quanto riguarda il tedesco e l’inglese, si rivolgono a studenti che vogliono soggiornare all’estero frequentando ore di lezione ma usufruendo anche dell’opportunità di abitare presso una famiglia locale. Possono decidere il soggiorno di studio in base alle proprio livello di conoscenza della lingua. Chi ha appena terminato una formazione scolastica di scuole superiori può ottenere la preparazione più adatta ad entrare in un’università locale. Vi sono anche corsi per accedere agli esami ufficiali per ottenere certificati riconosciuti a livello internazionale». E per quanto riguarda gli adulti? «È questo un settore in cui la nostra offerta risulta essere particolarmente qualificata. I corsi possono infatti essere selezionati in base a quelle che sono le specifiche necessità di ciascuno. Anche in questo caso può essere più o meno intensivo e durare da una settimana fino ad alcuni mesi. Sono altresì disponibili combinazioni di corsi di lingua più tirocini o lavori temporanei oppure corsi combinati con attività sportive o culturali specifiche».

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Avete qualche proposta particolarmente interessante da segnalare? «Un’opportunità veramente straordinaria rivolta soprattutto a professionisti o a studenti che dispongono già di un discreto livello di preparazione riguarda soggiorni direttamente a casa di insegnanti, con lezioni private e possibilità di parlare la lingua in modo corretto nelle diverse situazioni durante tutto il corso della giornata. Inoltre, è possibile combinare le lezioni con attività generiche o culturali da svolgere insieme all’insegnate, per continuare così l’esercizio linguistico anche fuori casa e trascorrere nel contempo momenti piacevoli. Su richiesta è possibile incentrare le lezioni private con un linguaggio specifico in un determinato ambito professionale»

Da ultimo, in base a quali aspetti laltralingua si differenzia rispetto ad altre società che propongono analoghi servizi? «Direi senz’altro per la capacità di individuare attraverso una serie di domande il corso che si adatta maggiormente alle necessità di ogni singolo partecipante. Questo grazie ad una collaborazione di lunga data con diverse scuole dove ognuna di essa offre corsi specifici riservate a persone con esigenze ed età diverse: e questo a differenza di scuole che offrono pacchetti già confezionati (ad eccezione per i corsi estivi per gli adolescenti). Per fare un esempio simpatico, laltralingua è un po’ la boutique delle lingue, come un sarto che veste di tutto punto il cliente con un abito sartoriale su misura».


AZIENDE / LALTRALINGUA

DUE SCUOLE DI QUALITÀ Un corso d’inglese presso le scuole Regent Oxford o Regent London può cambiare la vita, fornendo le conoscenze, le competenze e la fiducia necessaria per aiutare a eccellere nel lavoro, ottenere una promozione o prepararsi per un importante colloquio, riunione o presentazione. I metodi d’insegnamento altamente efficaci e gli insegnanti positivi e professionali contribuiscono a creare un ambiente di apprendimento dinamico. Gli eleganti centri scolastici situati in posizione centrale sono una base di partenza perfetta per scoprire a portata di mano le maggiori attrazioni delle due città. Queste scuole offrono una gamma di corsi appositamente progettati per i professionisti, tra cui lezioni di mini-gruppo combinati con lezioni individuali. È possibile anche personalizzare un corso in base alle esigenze professionali specifiche di ognuno, ad esempio lezioni d’inglese riservato a dirigenti o funzionari della finanza “Leadership and Management” o lezioni specifiche con terminologie giuridiche rivolto agli avvocati. www.laltralingua.ch

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OLTRE I SEGNI: COMUNICAZIONE, LINGUA E CULTURA DELLE PERSONE SORDE INTERVISTA A MASSIMO BACIOCCHI, CLASSE 1990, RESPONSABILE MEDIA E COMUNICAZIONE PER LA SVIZZERA ITALIANA DELLA FEDERAZIONE SVIZZERA DEI SORDI. DI AMANDA PRADA

SGB-FSS

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assimo Baciocchi, classe 1990, vive ogni giorno la sfida di trovare l’equilibrio fra una comunicazione che raggiunga le persone sorde e quelle udenti. La lingua dei segni? Da quando ha assunto l’incarico nel 2017 ha iniziato a studiarla e ora sa esprimersi discretamente.

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uante persone sorde vivono in Svizzera? «La stima è di 10’000 sordi profondi, di cui circa 500 in Ticino. Considerando gli audiolesi con problemi più o meno gravi di sordità si va tra il mezzo milione e le 800’000 persone in Svizzera». Le parole lasciano un segno. Quali termini sono accettati dalla comunità dei sordi? «Il termine non udente non è apprezzato perché porta al suo interno la negazione di una capacità; sordo muto neppure, perché nega la capacità di parola. Se durante l’infanzia e la cre-

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AZIENDE / STRP

CHE COS’È LA STRP La STRP Società Ticinese di Relazioni Pubbliche è stata fondata nel 1981 come gruppo regionale della SSRP Società Svizzera di Relazioni Pubbliche, ora PR Suisse. Riunisce professionisti nel campo delle PR, della comunicazione e dei settori affini. La STRP organizza regolarmente appuntamenti per promuovere il valore delle relazioni pubbliche e per offrire spunti di discussione. Propone quindi visite, conferenze, eventi formativi e presentazioni per confrontarsi con specialisti, autori, comunicatori che condividono con le socie e i soci della STRP strategie, visioni, sfide,

scita hanno la possibilità e il sostegno per imparare a parlare, per quanto complesso come apprendimento, i sordi sono in grado di parlare come gli udenti». Il vostro obiettivo primario è assicurarvi che le persone sorde e audiolese possano far valere i propri diritti. «Rappresentiamo una minoranza; il sostegno politico è fondamentale, l’unica strada percorribile per approvare leggi che devono poi essere applicate. Il Consiglio federale nei prossimi due anni dovrà proporre delle misure concrete per il riconoscimento ufficiale delle lingue dei segni; anche a livello cantonale siamo in attesa del riconoscimento. C’è attenzione verso le nostre richieste per affrontare le difficoltà e abbattere le barriere. E poi collaboriamo con i Comuni: Lugano richiede interpreti di lingua dei segni per le cerimonie del 1° agosto e di Capodanno, mentre Bellinzona per l’incontro annuale con la popolazione. Speriamo di continuare ad ampliare l’offerta». La lingua dei segni è molto più di un linguaggio? «Sì, i sordi non hanno solo una loro lingua ma anche una cultura propria, diversa da quella degli udenti. Quan-

criticità e successi del campo in cui operano. Il dialogo è costruttivo e accompagnato da momenti di networking; le gite fuori porta prevedono incontri anche nel resto della Svizzera e in Italia. Alla STRP può iscriversi chi presenta domanda ed esercita attività professionale nel campo delle PR e dei settori vicini. Per ulteriori informazioni: segreteria@strp.ch www.strp.ch

do si ritrovano, possono adottare la lingua dei segni senza inibizione e parlare con chi vive la stessa situazione. Questo però non è un ostacolo: la comunicazione con gli udenti è comunque molto buona». Come riuscite a spiegare che non si tratta solo di una lingua? «Cerchiamo di portare alla luce questa cultura in un vasto lavoro di rete. Promuoviamo campagne, sensibilizzazione nelle scuole, App dedicate, l’Award Access come riconoscimento per quelle aziende che si impegnano a favore dell’inclusione – come l’Oréal che nel 2018 ha formato tre apprendiste: una makeup artist e due visagiste. Lo slogan che abbiamo lanciato per la giornata internazionale delle lingue dei segni (23 settembre) è Sordi sì, ma non senza voce!».

Segni è anche un magazine su RSI LA1 una domenica al mese. «Con il servizio pubblico collaboriamo molto bene. Dal 2018 l’edizione principale del TG delle 20.00, interpretata in lingua dei segni, è visibile sul tasto rosso e da gennaio anche Il Giardino di Albert. Segni, invece, è una trasmissione di sordi per i sordi, ma non solo, che presenta difficoltà, successi e aspetti inediti di un mondo che si batte per l’integrazione».

Che cosa è il Café des signes? «Gestire una buvette o un ristorante per una/mezza giornata con personale sordo significa invitare tutti ad approcciarsi alla lingua dei segni, presentare la quotidianità e le capacità professionali dei sordi. Fra l’altro, in ottobre eravamo al bar del Gran Consiglio e per tre anni Locarno on Ice ci ha dato in gestione una cupola per una giornata. Sono momenti apprezzati e spesso veniamo richiamati». TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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AZIENDE / MYACADEMY

DONNE & STORIE DI BUSINESS CASI AZIENDALI DI DONNE A CAPO DI IMPRESE CHE SI CONFRONTANO TUTTI I GIORNI CON IL CAMBIAMENTO.

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arlotta, partiamo dalla storia. Come dai vita a Stardust? «È una storia veramente recente, nasciamo nel Marzo 2018 come call center con sedi a Milano e Padova, con l’obiettivo di sviluppare un progetto innovativo nel mercato del “customer care”. In pratica ci occupiamo della gestione cliente in modo puntuale e personalizzato, in tutti gli aspetti: dallo sviluppo della relazione alla definizione dei processi. Settori principali: apparecchi acustici e occhiali da vista. Da subito ho voluto puntare su valori fondamentali ai quali non rinuncerei mai: trasparenza, flessibilità e customizzazione. L’inizio è stato entusiasmante: nel corso del 2018, forti di 2 committenti che garantivano grossi volumi, non è stata svolta alcuna attività commerciale e mi sono resa «prigioniera» dei clienti acquisiti».

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E poi cosa è successo? «A luglio 2019 uno dei due clienti decide di sospendere le attività produttive con noi, riportandosi all’interno questi lavori. Mi trovo nella situazione di dover trovare velocemente nuovi committenti per garantire continuità al business, ma soprattutto alle persone che lavorano con me, reale valore dell’azienda. Le mie collaboratrici sono principalmente formate nell’attività di «drive 2 store» nel mondo B2C, ossia si relazionano con la clientela privata per invitarla in un punto vendita del committente. Sempre a luglio ho la fortuna (ma nulla è mai un caso) di conoscere Gianni Simonato per lavori di customer care per MyAcademy GmbH e, con l’obiettivo di formarmi sulle sue attività, mi consente di accedere agli strumenti che utilizza e di partecipare al Per-Corso di formazione assieme ad un suo cliente». E che succede quindi da questa collaborazione con Gianni Simonato? «Inizio, assieme a Gianni, a sistemare il mio profilo su Linkedin, e a capire quali siano le migliori tecniche di Modern Selling per avvicinarsi ad un potenziale cliente nel mondo di LinkedIn. All’inizio, come molti di noi, pensavo a Linkedin come alla pubblicazione del mio curriculum. L’operatività è comunque pressante, per cui dedico un paio di ore alla settimana all’attività di ricerca di nuovi potenziali clienti con questi nuovi sistemi. Il primo obiettivo sono gli audioprotesisti, attività in cui siamo molto forti perché abbiamo lavorato per la 2° azienda in Italia del settore.

Individuo il target. Voglio fare una ricerca di aziende di medie dimensioni, non tento di contattare, ad esempio, Amplifon. Sarebbe inutile perdere tempo con organizzazioni che per dimensioni siano troppo lontane dalla mia, correrei il rischio di disperdere tempo ed energie nel tentativo di contattare un potenziale cliente fuori target. Inoltre ho bisogno di concretizzare il prima possibile e sappiamo che più grosse sono le aziende, più la catena decisionale è lunga e più tempo ci mettono a prendere decisioni. Creo la mia lista. Utilizzo Sales Navigator: • Cerco account con parola chiave «Audioprotesi, acustico, ipoacusia». • Cerco sul web le aziende che mi ha proposto Sales Navigator e seleziono solo quelle che hanno più di 3 centri acustici e hanno sede nel raggio di 300 km. • Restringo la ricerca e creo una lista su Sales navigator con i decision maker delle aziende selezionate. • Verifico quanti collegamenti abbiano. • Inizio a seguirli per vedere se pubblicano contenuti». E come è andata questa prima attività di Modern Selling? «Arriva la frustazione. Mi rendo conto che ho davanti una bella serie di dati, ma i profili da me identificati… non pubblicavano assolutamente nulla! Come potevo relazionarmi con loro? Allora, mi dico, devo cambiare strategia. Inizio ad entrare tutti i giorni nel profilo dei 3 proprietari di centri acustici che avevo selezionato, uno in Toscana, uno in Veneto e uno in Lombardia. Tutte le sere visito il profilo, esco e aspetto. Ciò che mi auguro è che questi signori abbiano LinkedIn sul cellulare e vedano quel fastidioso pallino rosso sull’app di Linkedin che li spinge a vedere cosa possa essere accaduto. I risultati. Finalmente, il 7 di ottobre 2019, uno di questi signori entra nel mio profilo, mi arriva la notifica, la-


AZIENDE / MYACADEMY

scio in sospeso qualsiasi cosa ed entro in Sales Navigator ad inviare il messaggio che avevo già preparato. Lui risponde subito, iniziamo a chattare su LinkedIn, cerco di essere sintetica e rappresento le mie attività. Dopo qualche messaggio mi chiede il numero di cellulare e fissiamo un incontro. Oggi è un mio cliente, lo dico con orgoglio!Prendo forza e coraggio da questo risultato. I successi sono la migliore leva motivazionale. E invio quindi, di slancio, lo stesso messaggio agli altri due contatti che avevo selezionato. Uno dei due mi risponde dopo 5 giorni lasciandomi il numero di telefono. Ci sentiamo e fissiamo un appuntamento. Al momento non è mio cliente perché ha deciso di cambiare la società di marketing e sta valutando una serie di offerte per capire di che budget potrà disporre per le attività telefoniche. Fa parte delle trattative di vendita, ci sono dei tempi da rispettare, non tutto si concretizza subito. Il terzo contatto invece non mi ha mai risposto, pazienza, capita». Quindi risolti i tuoi problemi di acquisizione clienti? «Non proprio, perché a gennaio 2020, in una situazione di equilibrio, ma non ancora del tutto consolidata, capisco che sono troppo esposta al mondo degli apparecchi acustici e lo considero un pericolo per la mia azienda, quindi decido di riprendere l’attività di ricerca di potenziali clienti nel settore degli ottici. Decido che voglio lavorare per due aziende del settore, sono piuttosto grandi, ma mi fisso su queste due. Inizio a cercare su LinkedIn, account, leads, decision maker di queste 2 aziende. Arriva la frustrazione, ma sono dei fantasmi, non ne vengo fuori! Cambio strategia. Inizio a cercare alternative e riparto dagli stessi punti della volta precedente: Utilizzo Sales Navigator: • Cerco account con parola chiave • «Ottico, oculista, vendita occhiali. • Cerco sul web le aziende che mi ha

proposto Sales Navigator e seleziono solo quelle che hanno più di 3 centri ottici. • Restringo la ricerca e creo una lista su Sales navigator con i decision maker delle aziende selezionate. • Verifico quanti collegamenti abbiano. • Inizio a seguirli per vedere se pubblicano contenuti. Questa volta decido di non entrare continuamente nel profilo di queste persone, ma di chiedere il collegamento scrivendo direttamente un messaggio, guardo i profili, verifico le attività e vedo le competenze, invio messaggi simili, ma diversificati sulla base dei profili. In pratica comincio a diventare più social in Linkedin, ad avere più pazienza, e a concentrarmi più sul mio cliente che su di me». E quale nuova strategia imposti? «Buongiorno, vedo dal profilo che si occupa di marketing e vendite nel settore ottico, mi sto confrontando con la sfida di incrementare le vendite per un’azienda del vostro settore, abbiamo buone redemption al momento e mi farebbe piacere scambiare due chiacchiere con un esperto Questo il testo di alcuni messaggi scambiati via Linkedin con i potenziali clienti e i risultati cominciano ad arrivare. L’AD di un’azienda di ottica risponde: Buongiorno se vuoi possiamo fissarci un appuntamento telefonico” Rispondo che mi fa piacere, chiedo il numero e un paio di date per sentirci, fissiamo l’ora, scambiamo pareri per circa 45 minuti, rappresento i miei servizi e blocchiamo un appuntamento per un incontro la settimana stessa. Durante l’incontro mi dice che gli interessa e che vuole iniziare, io ho con me le tariffe che utilizzo per clienti di piccole/medi dimensioni, lui mi rappresenta un bisogno molto più alto in termini di volumi e mi chiede uno sconto. La prossima settimana dobbiamo sentirci per la nuova offerta. Il secondo cliente risponde al mio

messaggio e mi dice che gli farebbe piacere scambiare due chiacchiere, al momento non abbiamo fissato l’appuntamento perché non voglio correre il rischio di mettere troppa carne al fuoco e “bruciarm”. Il terzo contatto accetta il collegamento ma non risponde al messaggio». E quanto tempo hai dedicato a queste attività di Modern Selling? «Non ho mai tenuto conto del tempo reale dedicato a questa attività, ma dovendo stimarlo, credo di aver investito al massimo 5 ore complessive per la ricerca di nuovi clienti con Sales Navigator ed alcune ore di formazione con Gianni Simonato. Il primo cliente, quello di ottobre 2019, mi ha introdotta ora in una rete di audioprotesisti e al momento collaboro con 5 aziende del settore. Confido molto nell’incontro della prossima settimana con l’ottico, in caso non dovesse andare bene, pazienza… Ho Sales Navigator e l’aiuto di Gianni Simonato e della Community di MyAcademy di Lugano che mi supporta con formazione continua, incontri mensili di confronto con altri imprenditori e manager su questi temi del Modern Selling».

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AZIENDE / SWISSPAINT

L’ARTE DELLA DECORAZIONE Marco Dal Passo

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artiamo da una necessaria precisazione. Di cosa si occupa la sua azienda? «Swisspaint è un’azienda che offre un servizio completo di decorazione e tinteggiatura interna ed esterna di ambienti sia abitativi che commerciali, per ottenere rifiniture estetiche, risolutive o di ordinaria manutenzione, utilizzando tecniche e materiali innovativi, con l’obiettivo di trasformare gli ambienti al giusto prezzo senza inconvenienti e nei tempi programmati».

MARCO DAL PASSO È UN ABILE ARTISTA SPECIALIZZATO NELLA DECORAZIONE D’INTERNI, CAPACE DI TRASFORMARE, CON IL RICORSO ANCHE A TECNICHE E MATERIALI PARTICOLARI, OGNI LOCALE IN UN AMBIENTE UNICO ED ESCLUSIVO. Massimo Chiodi

Perché la decorazione d’interni può essere considerata un’autentica forma d’arte? «Nel pensare comune siamo spesso portati a credere che la decorazione di un ambiente domestico o commerciale sia solo un intervento di tinteggiatura o poco più. In realtà, le pareti di un’abitazione possono essere riportate a nuova vita grazie al ricorso a materiali speciali, come per esempio polveri d’oro o d’argento o vernici a base naturale profumate all’essenza di arancia o alla mela verde. Interessanti soluzioni possono essere parimenti ottenute attraverso il ricorso a lacche o altre tecniche capaci di trasformare completamente lo stile di un locale o di un intero arredamento». Come ha scoperto di aver una spiccata vocazione per la decorazione d’arte? «Ho maturato fin da giovane una vocazione per la pittura d’interni e negli anni ho scoperto di essere dotato di una sensibilità che rendeva la mia mano particolarmente adatta a compiere determinati lavori di assoluta precisio-

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ne e cura del dettaglio. Da autodidatta, ho poi accresciuto progressivamente la mia professionalità acquisendo anche una specifica specializzazione in tecniche particolarmente innovative. In ogni caso, ciò che nuove la mia passione per questo lavoro è il fatto di tendere costantemente all’eccellenza». Una testimonianza della creatività e della perizia tecnica di Marco Dal Passo viene da Massimo Chiodi, titolare di Unika Property Management di Lugano-Paradiso, che a Swisspaint ha affidato la ristrutturazione di immobili per uffici e per abitazione: «L’attico dove vivo, situato in un palazzo degli anni ’90, presentava caratteristiche di pregio ma risentiva dell’epoca in cui era stato costruito. Senza sconvolgere troppo gli ambienti preesistenti, l’intervento di riqualificazione è stato portato a termine con l’introduzione di semplici pareti divisorie, decorazione delle pareti, laccatura di mobili. Il risultato è stato quello di modernizzare l’intero appartamento, valorizzandone i valori estetici sia negli spazi interni che in quelli esterni della terrazza e del giardino pensile». www.swisspaint.com



BENESSERE / CHIARA JASSON

NUTRIRSI IN MODO SANO SENZA RINUNCIARE AL GUSTO NUTRIZIONISTA E LAUREATA IN PSICOLOGIA, CHIARA JASSON TIENE CORSI SULLA CONSAPEVOLEZZA ALIMENTARE (MINDFUL EATING) E SULLA NUTRIZIONE SPORTIVA, INSEGNANDO A NUTRIRSI IN MODO OTTIMALE SENZA RINUNCIARE AI PIACERI DEL BUON CIBO. raffinati. Inoltre, il problema non è solo ciò che mangiamo ma anche come e perché mangiamo. Spesso scambiamo emozioni come noia, tristezza o solitudine per fame fisica, dandoci il cibo sbagliato. Il mio approccio alla terapia nutrizionale facilita una maggiore consapevolezza delle proprie abitudini alimentari. Usando strumenti di coaching e tecniche cognitivo-comportamentali basate sull’acquisizione di una maggiore consapevolezza (come la ‘mindfulness-based eating awareness’), aiuto i miei pazienti a individuare pensieri o comportamenti limitanti o ‘auto-sabotanti’ che ostacolano il raggiungimento di un benessere psico-fisico ottimale. Insieme, cerchiamo di creare delle abitudini alimentari e uno stile di vita che siano salutari, piacevoli e possano essere sostenuti nel tempo».

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el suo blog (www.nutriterapia.ch) lei parla di alimentazione mindful. Di che cosa si tratta? «Sempre più spesso abbiamo poco tempo per prenderci cura della nostra salute e della nostra alimentazione. Mangiamo quello che ci capita senza pensare all’impatto che determinati cibi possono avere sulla salute e sul nostro benessere. Compriamo cibi in scatola, precotti e surgelati da scaldare a casa in micro-onde, spuntini e merendine carichi di grassi idrogenati e zuccheri

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Quali sono i principali elementi di cui occorre tenere conto per impostare una corretta alimentazione? «È un fatto sicuramente riconosciuto il potere preventivo di una dieta ricca di verdura, frutta, alimenti integrali, legumi, antiossidanti naturali (come il cioccolato), grassi ‘buoni’ e proteine leggere e di qualità. Inoltre, è importante ridurre il consumo di prodotti eccessivamente trasformati quali zuccheri e cibi raffinati, oli idrogenati, prodotti di origine animale provenienti da allevamenti in-

tensivi, alimenti colmi di pesticidi, additivi e trasportati per migliaia di chilometri prima di raggiungere la nostra tavola. Il noto scrittore Americano, Michael Pollan riassume in modo leggermente provocativo il suo credo in ambito nutrizionale con sei parole: “Eat food. Not too much. Mostly plants” (Mangiate cibo. Non troppo. Soprattutto vegetali). Forse un po’ semplicistico, ma credo sia un ottimo punto di partenza per una buona dieta». Diffuse abitudini alimentari danno spesso luogo ad allergie e intolleranze… «Le parole “allergia” e “intolleranza” indicano entrambe una reazione indesiderata del corpo quando entra in contatto con una determinata sostanza. La differenza fondamentale tra loro consiste nel fatto che l’allergia è una reazione mediata dal sistema immunitario (da immunoglobuline della classe IgE, ossia speciali anticorpi che a contatto con le sostanze allergizzanti, scatenano reazioni allergiche). L’intolleranza, invece, è una reazione dell›organismo spesso legata alla carenza di un enzima capace di digerire un determinato alimento. Per esempio per persone intolleranti al lattosio sono carenti di enzima lattasi e hanno quindi un’incapacità di digerire il latte e i suoi derivati. Allergie e intolleranze alimentari nascono da diversi sistemi del corpo e presentano dei sintomi diversi. Nelle prime entra in gioco il sistema immunitario, nelle intolleranze invece il sistema digerente».


SPINAS CIVIL VOICES

Perché negli ultimi anni il fenomeno delle allergie e delle intolleranze ha registrato un forte aumento? «Se agli inizi del 1900 questo tipo di disturbo toccava meno dell’1% degli svizzeri, oggi è un fenomeno che coinvolge più di un quarto della popolazione. Sicuramente oggi disponiamo di maggiori conoscenze a riguardo. La ricerca ha fatto grandi passi avanti, e siamo più consapevoli dei meccanismi fisiologici implicati in questi disturbi. Entrano in gioco anche fattori inerenti allo stile di vita. Ambienti più sterili, meno batteri, più inquinamento, e l’introduzione di alimenti nuovi provenienti da altri continenti che a volte il nostro corpo non è in grado di riconoscere».

Coltivavo il mio piccolo orto.

Qual è stato il percorso che l’ha portata ad occuparsi di nutrizione e sistemi alimentari sostenibili? «Mi sono avvicinata all’alimentazione naturale oltre dieci anni fa, dopo essermi resa conto che ciò che mangiavo influenzava profondamente il mio stato di salute e il mio benessere generale. Dopo aver conseguito una laurea in Psicologia (Bachelor BA), ho frequentato la London School of Economics (MSc e PhD) e ho avuto modo di lavorare in diverse organizzazioni internazionali e nell’ambito della consulenza politica. Dopo la nascita dei miei figli, ho iniziato un percorso parallelo che rispecchiava maggiormente le mie passioni. Residente in quell’epoca a Londra, ho conseguito il Diploma in Natural Nutrition (DNN) e il Practitioners’ Diploma in Natural Nutrition (PDNN); poi, nel 2007, ho frequentato un corso sull’ecosostenibilità all’università di Cambridge. Nel 2010, ho iniziato a lavorare come

Coltivo alberi nel mio vivaio.

nutrizionista, a Londra, seguendo corsi di aggiornamento e formazione continua presso il College of Naturopathic Medicine (CNM) ed il noto Institute of Optimum Nutrition (ION). In seguito, mi sono formata come istruttrice del protocollo MB-EAT (Mindfulness-Based Eating Awareness Training o MBEAT) sulla consapevolezza alimentare (mindful eating) e ho anche conseguito anche il diploma di Health Coach (Coach della Salute) presso l’Institute for Integrative Nutrition (New York). In Ticino, ho superato l’esame cantonale per ottenere il libero esercizio e l’affiliazione professionale alla Fondazione Svizzera per le medicine complementari (ASCA). Attualmente, faccio avanti e indietro da Zurigo per un Master of Advanced Studies in Nutrizione e Salute presso l’ETH».

Coltivo il mio futuro con lo studio. Surjaa (20 anni), figlia, Bangladesh

Hema, padre

Mongal, nonna

Migliorare il raccolto, conseguire un reddito, investire nell’istruzione. Ecco come le persone cambiano le loro vite con il sostegno di Helvetas. Aiutate anche voi: helvetas.ch

Partner per cambiare davvero


BENESSERE / ENZO PARIANOTTI

ISTRUZIONI PER UNA VITA LONGEVA E FELICE DOPO UNA LUNGA ESPERIENZA MATURATA NEL SETTORE DELLA PREVIDENZA, ENZO PARIANOTTI HA SCELTO DI CAMBIARE VITA E DI DEDICARE OGNI SUA ENERGIA AD UNA MISSIONE: QUELLA DI AIUTARE LE PERSONE A MODIFICARE LE PROPRIE CONVINZIONI PER APPRENDERE A VIVERE UNA LONGEVITÀ FELICE.

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uali sono le motivazioni che l’hanno spinto ad elaborare il concetto di Longebility? «Ho creato Longebility perché la motivazione delle persone è sempre stato un tema di grande interesse nella mia vita. Negli ultimi vent’anni ho compreso tanti meccanismi che stanno alla base del modo di vivere dell’uomo e ho trasformato la mia vita in una sorta di giardino ben coltivato di cui essere veramente orgoglioso e felice. Ad un certo punto dovevo decidere se godere di questa bellezza tenendola tutta per me, oppure condividere questi saperi con le persone. Visto che nei prossimi anni la percentuale dei senior e super senior, sopra i 50 e sopra i 75 anni, è destinata a crescere esponenzialmente, mi è sembrata una buona idea dedicarmi a chi vuole vivere a lungo, sano, saggio e fe-

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lice per contribuire all’evoluzione dell’umanità e del pianeta terra nel suo insieme». In estrema sintesi, come potrebbero essere riassunti gli elementi principali di questo percorso? «Il mio obiettivo è quello di far riscoprire alle persone il potere che già hanno dentro di loro, ma che è sommerso da molte false credenze, miti e condizionamenti che lo nascondono. Queste persone non pensano di poter avere una terza e quarta età longeva e felice perché tutte le informazioni che hanno sull’anzianità e sulla vecchiaia le hanno ricevute dalla loro famiglia, nonni e bisnonni, magari vissuti male nell’ultima parte della vita, con malattie, inabilità, senso d’inutilità, solitudine e decadenza generale. Spiego loro e dimostro con esempi concreti che ognuno di noi è programmato e che questa

programmazione avviene soprattutto nei primi 7 anni di vita. Alcuni di questi programmi sono ottimi e ci permettono di vivere, ma nella maggior parte dei casi questi programmi non ci permettono di evolvere e di pensare alla seconda metà della vita come al periodo migliore di sempre». In che modo può essere avviato il cambiamento? «La cosa più difficile è fare credere alle persone che esiste questa possibilità di riprogrammazione e trasformazione perché 50 o 60 anni di abitudini sono difficili da lasciar andare, anche se portano a risultati mediocri o scarsi. Fortunatamente oggi posso ricorrere a molte evidenze scientifiche che mi permettono di mostrare anche ai più scettici che quanto sto dicendo loro non è l’invenzione o la credenza di qualche fantasia esoterica, ma che il tutto ha solide basi scientifiche. Questo vale per il modo di affrontare la seconda metà della vita e io faccio di tutto per rivoluzionare i vecchi modi di pensare affinché ci sia terreno fertile per innestare nuove idee che portano ad una vita longeva e felice. Solo elevando il livello di comprensione e di coscienza delle persone possiamo renderle forti, autonome e felici, ma ovviamente contro questa eventualità si oppongono tanti interessi che preferiscono avere a disposizione milioni di anziani e vecchi bisognosi di cure, medicamenti, terapie, viaggi, apparecchi acustici, vacanze e case per anziani». La Longevità mentale viene dunque prima di quella fisica? «Assolutamente sì e questo è dimostrabile anche scientificamente grazie alle scoperte della fisica quantistica che ci


BENESSERE / ENZO PARIANOTTI

indicano che tutto è energia vibrante e che la manifestazione fisica è il risultato di tale vibrazione. Alcuni esperimenti di cimatica mettono bene in evidenza come cambiando la vibrazione cambia la manifestazione fisica visibile. Quando una persona riesce a credere profondamente che una vita bella, sana e felice sia possibile si collega a quell’idea immaginata e comincia a vibrare a quella frequenza, manifestando un interesse prima sconosciuto per quel tipo di vita». Quali consigli pratici si possono dare ver iniziare a vivere felici? «Innanzitutto bisogna cercare la felicità e metterla al centro della nostra vita ogni giorno. Non ci siamo molto abituati perché la società consumistica e competitiva sprona ad avere di più e vincere sugli altri piuttosto che essere più felici, sani, saggi e longevi. La fisica quantistica ci dice che dove metti l’attenzione fluisce l’energia ed è lì che le cose accadono, pertanto se vuoi vivere longevo e felice devi mettere come priorità numero uno questi obiettivi nella vita. Le persone sono tutte diverse e ognuna è il risultato della sua frequenza vibratoria o del suo livello di coscienza che le fa vedere, sentire, comprendere e vivere la vita con sfaccettature differenti. Direi dunque alle persone che vogliono trasformare la loro vita in un’esperienza emozionante ed appassionante fino alla fine, di pensare in termini di evoluzione da un livello di coscienza verso un altro, un po’ come siamo abituati a pensare quando andiamo a scuola quando si passa da una classe ad una superiore. Quando s’introduce nella vita la dimensione energetica e si cerca di vibrare sempre più alto per comprendere la vita sempre più ampiamente, ci si allontana dalla competizione tipica del mondo materiale. Il mondo materiale è importante e bellissimo, ma soprattutto entrando nella seconda metà della vita è importante rivolgere lo sguardo all’interno di se stessi e mettere l’attenzione sull’evoluzione personale piuttosto che sul possesso personale».

Quali sono le principali caratteristiche dei prodotti Longebility e i benefici che offrono alle persone? «La Longebility Academy è un percorso online che ti permette di fare un salto a livello di coscienza per costruire un futuro migliore. All’interno di questa formazione di oltre 25 ore d’informazioni preziose e selezionate appositamente per le persone over 50, e un test con oltre 200 domande che permette alla persona di scoprire in quali settore della vita ha già costruito colonne solide ed alte e dove invece è necessario lavorare per equilibrare la propria vita. Un secondo prodotto è il Longebility LIVE, un corso dal vivo di due giorni e si terrà al LAC di Lugano il 17 e 18 ottobre 2020 ( iscrizioni ancora possibili su www.longebility.com) dove voglio incontrare le persone per andare in profondità,e spingerle a voler compiere la trasformazione da Sociability a Longebility. Durante questo incontro approfondirò moltissimo il tema della costruzione del proprio tempio Longebility partendo da solide fondamenta, ovvero dell’immagine di sé, perché tale argomento è la base per una vita longeva e felice. Il Longebility 365, invece, è un percorso che accompagna la persona giornalmente per rimanere allineati ai principi di vita Longebility. Una sorta di goccia di saggezza giornaliera che trasforma le fondamenta per farle diventare predisposte ad una vita vissuta da protagonista. In arrivo ci sono anche dei viaggi, due Longebility Experiance, che ci porterano a visitare la Grecia (autunno 2020) e il Giappone (primavera 2021) che fanno parte delle regioni del mondo con il numero di persone longeve più elevato, le famose zone blu. Al rientro da questi viaggi le persone saranno trasformate perché si tratta di un viaggio fuori, ma soprattutto un viaggio dentro, per l’anima. Molte altre iniziative sono previste per accompagnare le persone, ognuna secondo i

suoi tempi e le sue modalità, verso una seconda metà della vita interessante e piena di entusiasmo». Qual è stata la risposta del mercato a Longebility? «Longebility risponde ad una duplice esigenza, la prima è quella del singolo, della persona che raggiunti i 60-65 anni ha davanti a sé ancora moltissimi anni da vivere, forse 30-50 anni e secondo alcuni ricercatori molti di più. Storicamente questa è una cosa nuova e in passato nessuno aveva mai pensato a formare le persone per affrontare al meglio questa fase della vita per renderla un periodo bello, appassionante ed evolutivo. Una seconda importantissima esigenza viene dalla struttura demografica della società che sta invecchiando rapidissimamente e le persone sopra i 60 anni saranno ben oltre il 30% della popolazione europea». Saranno una risorsa per la società, potranno contribuire con la loro esperienza e saggezza all’evoluzione dell’insieme e contribuiranno a risolvere le enormi sfide planetarie, oppure saranno un peso sociale difficile da sostenere, si sentiranno esclusi ed inutili? «Ecco perché ho creato Longebility, proprio per dare una risposta puntuale e specifica ad un problema di cui si è ancora poco consapevoli, ma che trasformarà completamente la nostra società nei decenni futuri».

MIND LEAP SAGL Via ai Monti 156 CH-6605 Locarno Monti www.longebility.com TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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SPORT / ANDERMATT SWISS ALPS GOLF

PARADISO ALPINO ARIELLA DEL ROCINO PRESENTA IL CAMPO DA GOLF DI ANDERMATT, UN AUTENTICO GIOIELLO SITUATO IN UN AFFASCINATE SCENARIO DI VERDI PRATI E CIME INNEVATE, NEL CUORE DELLE ALPI SVIZZERE.

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ndermatt si trova nel cuore delle Alpi Svizzere ed è una località di villeggiatura ricca di opportunità. Situata nel bel mezzo della valle alpina di Orsera, nel Canton Uri è in grado di offrire, in un unico luogo, tutte le meraviglie della Svizzera, sia d’estate che d’inverno. Regione a innevamento sicuro, è una meta molto ambita dagli amanti dello sport invernale. Nella Valle di Orsera i fondisti trovano le condizioni perfette sia per la tecnica

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classica che per lo skating. La collaborazione tra la SkiArena AndermattSedrun e Bergbahnen Disentis mette a disposizione più di 180 chilometri di piste, per divertirsi sulla neve all’insegna dello sci e dello snowboard. In estate, invece, le montagne diventano un unico grande parco avventura per tutti. Escursioni in bici, camminate e arrampicate: ad Andermatt il desiderio di movimento non conosce limiti. L’Andermatt Swiss Alps Golf si trova nella valle di Orsera, appena dopo il tunnel del San Gottardo. È un 18 buche di recente inaugurazione (aperto dal 2016) ma di un’attrattiva con pochi eguali. Il campo da golf sorge in una valle dove convivono green, aziende agricole e sentieri per amanti della natura. Sport, agricoltura e ambiente si amalgamano come da accordo siglato dalla proprietà (il gruppo “Orascom Development Holding” di Sawiris) con le autorità locali. Un accordo che incide su chi gioca a golf: basti pensare che numeri e date di ogni taglio dell’erba sono vincolati per golf, agricoltura e settore ambientale. La coabitazione è dettata dalle regole locali: sulle buche 8, 15, 17 e 18 ci sono strade pubbliche e i giocatori devono


SPORT / ANDERMATT SWISS ALPS GOLF

lasciare il passo a pedoni, ciclisti ed eventuali automezzi. La struttura dell’Andermatt Golf è di altissimo livello. Si tratta di un percorso par 72 su 6,6 chilometri che ha già ospitato il campionato della PGA elvetica. Gli ettari complessivi del campo sono 130. L’altitudine della zona supera i 1400 metri: parecchi tee rialzati offrono viste mozzafiato. Gli specchi d’acqua in tutto sono 52. Dodici buche sono in gran parte pianeggianti. Le più spettacolari sono le sei sul versante del villaggio di Hospental. Il vento non manca e anch’esso concorre a rendere l’atmosfera “scozzese”. A disegnare il campo è stato l’architetto Kurt Rossknecht, che ha già realizzato altri ottanta campi eco-sostenibili tra Svizzera e Germania. Difficile non apprezzare un giro su queste diciotto buche. L’unico rumore avvertito è l’acqua delle cascate della montagna. Quando ‘va male’ alle cascate fanno eco i campanacci delle mucche al pascolo. Poi solo verde e azzurro. Non a caso il percorso ha conseguito il titolo di Miglior campo della Svizzera 2016, assegnato da World Golf Awards. Ogni partenza dell’Andermatt Golf ha cinque battitori differenti. Si va dal nero per i professionisti al rosso, il cui nome (Relax) spiega le intenzioni non eccessivamente bellicose del giocatore.

In mezzo il bianco (Champion), il giallo (Challenge) e l’azzurro (Leisure). Il campo è impegnativo, sempre sferzato dal vento (puntuale ogni mattino dalle 10.30 in poi) anche se presto s’impara a conviverci. I fairways sono tenuti benissimo, curati nei dettagli. I green larghi ma non troppo. Serve tantissima precisione. Se in un campo qualsiasi andare nel rough può essere un imprevisto, qua può essere fatale per lo score. L’erba è molto alta: cercare la pallina è un’impresa, trovarla ed uscire indenni ancora di più.

La clubhouse costituisce d’inverno un ottimo punto di vista sul campo da golf innevato che diventa pista di sci di fondo. D’estate riparo dal sole e dal vento che non manca praticamente mai. Ma con ogni stagione la clubhouse dell’Andermatt Swiss Alps Golf condivide charme e accoglienza. Il piano superiore in 160 metri quadrati comprende ristorante e lounge. Il campo e la clubhouse sono stati concepiti all’interno di un ampio progetto da Samih Sawiris, Chi vuole può comprare o affittare un appartamento e poi giocare a golf. Niente soci, niente quote annuali, il cliente invece ha diritto di giocare sempre e viene prima di tutto. Sul campo un addetto offre acqua e snack. In caso di congestione, la policy non è far superare il team che segue bensì agevolare il gioco del team più “lento”. Non bisogna tuttavia pensare ad un golf solo per pochi eletti. Ad Andermatt convergono tesserati di altri circoli della valle. L’etichetta Andermatt Golf Region raggruppa quattro percorsi: oltre al Swiss Alps ci sono i tre nove buche dei dintorni. Si tratta di Sedrun, di Source du Rhone (dove da una partenza si tira sopra il fiume Reno) e di Realp. TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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UNA PASSIONE LUNGA UNA VITA DICI DELL’ACQUA E NON PUOI CHE PENSARE ALLA PALLACANESTRO. UNA VERA E PROPRIA DINASTIA CHE, PASSANDO DA PADRE IN FIGLIO, PARTE DA SERGIO, TRANSITA DA IVANO E ARRIVA A MASSIMILIANO. UNA PASSIONE DI FAMIGLIA, LA PALLA A SPICCHI NEL DNA. DI GABRIELE BOTTI

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vano, il suo è stato un passato molto legato al basket giocato, sport che segue tuttora assiduamente: ci racconta i suoi inizi? «Ho cominciato a 11 anni negli Juniores della Federale Lugano del mitico Gino Panzeri. Allora, giocavo sia a basket che a calcio nel Boglia di Cadro. Volevo seguire le orme di mio padre Sergio, che ho sempre ammirato. Così, nella stagione 1974/75, a 16 anni, ho esordito in serie A proprio a fianco del mio mito: mio papà. È stato un momento indimenticabile». Cos’ha significato essere figlio di un vero e proprio monumento del basket svizzero (e non solo) quale è stato suo papà Sergio? «Sicuramente è una grande soddisfazione e uno stimolo gigantesco, da una parte, ma anche una situazione non facile da gestire, dall’altra. Si è sempre giudicati e si è sempre paragonati al papà. Mi ricordo che un giornalista mi chiese cosa provavo ad essere il figlio di Sergio: gli risposi che mio padre era il numero uno e che non capivo perché il figlio dovesse per forza essere anche lui il numero uno. Ognuno ha la propria carriera. È stata una grande pressione, ma questo mi ha aiutato a diventare molto competitivo, forte di carattere, un vincente, un

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guerriero, a diventare consapevole che nessuno mi avrebbe regalato niente». Cosa ha ereditato da lui a livello tecnico e caratteriale, parlando ovviamente sempre di basket e di sport? «La “cattiveria” sportiva, il carattere, la grinta, la voglia di vincere, la passione, il sapere affrontare situazioni difficili, il lottare, la testardaggine, la voglia di riuscire». La dinastia dei Dell’Acqua prosegue e ora sulla rampa di lancio c’è suo figlio, con cui parliamo a parte: che tipo di giocatore è che tipo di persona è? «Per un papà è sempre difficile giudicare il proprio figlio e quindi, dapprima, mi rifaccio al giudizio espresso da un addetto ai lavori molto competente. Tecnicamente, Massimiliano è molto bravo, ha talento e classe, un grande tiro (nella scorsa stagione quando gli U17 hanno vinto il Campionato svizzero è stato il miglior tiratore da 3 punti di tutto il campionato), un’ottima visione di gioco, occhi veloci, buone mani. Può giocare sia da play che da guardia, capisce in anticipo quello che deve fare. È molto freddo, a volte glaciale, e questo lo aiuta a sopportare il non facile peso del “cognome” visto che è sempre sotto la lente d’ingrandimento. Come


SPORT / BASKET

papà, non posso che dire che è un bravissimo ragazzo, che ama quello che fa. È anche un testone (chissà a chi assomiglia?), è bravo a scuola e bravo nello sport. Una cosa molto importante: è uno che lavora duro ogni giorno per migliorare, sia a scuola che sul parquet. La gente lo vede come un Dell’Acqua, ma è semplicemente un ragazzo che si diverte come tutti gli altri. Ha un grande pregio: dopo una sconfitta, una partita giocata male o una situazione particolare, ha la forza di affrontare la partita successiva in modo sereno. Questa qualità lo aiuterà molto. Sono un papà felice e fortunato». Immagino che lei lo segua molto. Dove sta il limite che un genitore non deve superare nel sostenere un figlio nello sport? Che tipo di pressione non deve mettergli addosso? Lei come si comporta? «Il limite sta nel rispetto, nell’educazione, nel sostenere la squadra e non solo il figlio: se fai queste tre cose è già un bel passo in avanti, diciamo che si è a buon punto. È sbagliato pensare che un figlio debba essere Jordan, Messi, Maradona, che debba essere il migliore in assoluto. Come mi comporto? Cerco di consigliarlo, cerco il dialogo, la comunicazione, gli sto vicino nei momenti delicati, lo sostengo. Gli spiego che nessuno gli regalerà niente e che le cose bisogna meritarsele. Gli dico di camminare sempre a testa alta e di non mollare mai perché un vincente trova sempre una soluzione, un perdente solo scuse». Qual è il primo insegnamento che gli ha dato? «Nella vita, il rispetto e l’educazione. Nello sport è… prendi il pallone, palleggia e tira a canestro, più la palla è tua amica più farà quello che tu vorrai. Più ti eserciti e meglio riuscirai, Gli dico sempre che chi sa fare canestro avrà una lunga strada: saper tirare, sapere segnare è un dono, il resto lo costruisci».

E che rapporti c’era invece con suo papà, con il quale, come ci ha raccontato, ha pure giocato? «Con mio papà il rapporto è sempre stato fantastico: mi seguiva, aveva sempre una parola di conforto. Un grande papà che prendeva sempre informazioni da mamma Pia, che poi mi spifferava tutto. Le attenzioni di papà mi facevano un immenso piacere, mi rendeva orgoglioso. Se giocavo male si arrabbiava con… mia mamma. Mi ha sempre detto: “Caro Ivano, lo so che non sarà facile, ma se avrai successo il merito sarà solo tuo”. Giocare al suo fianco è stato fantastico, emozionante, impagabile, un ricordo che sempre conserverò nel mio cuore. Ancora adesso quando ci penso mi metto a piangere di gioia». Perché lo sport è importante? E lo chiedo a un uomo che non più giovanissimo ne pratica ancora parecchio ogni giorno, o quasi. «Lo sport è molto importante, forma il carattere, ti aiuta a lottare ad affrontare i momenti difficili, ti fa diventare un guerriero, un “never give up”. A 61 anni faccio sport ogni giorno, mi carico, mi sfogo, mi fa sentire un giovanotto, mi dà adrenalina, mi aiuta ad affrontare la vita con serenità e felicità. Un grande merito va alla mia bellissima famiglia (Aristela e Massimiliano) con cui condivido ogni momento e questo fa sì che io sia una persona felice e fortunata».

a dare di più, a correggere quello che non si è fatto bene. Devono spingerti ad allenarti di più, con maggiore grinta e determinazione». Cosa augura a suo figlio in ambito sportivo? «Gli auguro salute, felicità e divertimento. Di avere una carriera che lo possa far sentire soddisfatto e orgoglioso, che gridi a mamma e papà “ce l’ho fatta!”. Che un giorno possa raccontare ai suoi figli i bellissimi momenti passati». Pensando alla sua carriera, ha un rammarico, c’è qualcosa che poteva andare meglio? «Rammarichi? No, non ne ho. Sono stati 20 anni intensi e pieni di soddisfazioni, indimenticabili. Ho dato tanto e ho ricevuto tanto. Mi sono sempre caricato sulle mie spalle le mie responsabilità. No, nessun pentimento». Infine, cos’è oggi il basket per Ivano Dell’Acqua? «Il basket per un Dell’Acqua è e sarà sempre passione, una storia infinita, un grande amore, la vita»

Come si gestisce la vittoria e come la sconfitta? «La vittoria porta felicità, fa gioire, fa gruppo, ti fa allenare con il sorriso, aiuta ad affrontare serenamente la fatica. Si lavora molto meglio dopo una vittoria perché è più facile correggere quello che si è sbagliato. Le vittorie devono però aiutarti a crescere e non devono farti fermare, facendoti sentire appagato. Le sconfitte sono una fonte di riflessione: dove ho sbagliato, perché è andata male? Devono stimolarti TICINO WELCOME / MAR - MAG 2020

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SPORT / BASKET

MASSIMILIANO DELL’ACQUA Ha 16 anni e frequenta il secondo anno della Scuola Cantonale di Commercio a Bellinzona. Dall’età di 5 anni gioca nel Lugano Basket, frequentando le varie categorie (minibasket, basket, selezione Ticino); da due anni fa parte della Selezione nazionale giovanile U16. Con il Lugano Basket ha vinto diverse Coppe Ticino, vari Campionati ticinesi. L’ultimo successo risale alla stagione 2018/2019: con la U17, ha vinto il Campionato svizzero. Nonno Sergio, papà Ivano… II basket e arrivato nella sua vita “per forza”? «Ho sempre amato questo sport. Sicuramente, la passione del basket mi è stata trasmessa da mio nonno Seo e da mio papà Ivano, entrambi giocatori ad alto livello. Ho iniziato a giocare sia a basket che a calcio, sport che mi piacevano molto, ma quando ho iniziato le scuole medie ho dovuto fare una scelta. Basket o calcio? Praticare due sport di squadra contemporaneamente era diventato impossibile. La scelta è stata facile: ho deciso di dedicarmi solo al basket e di seguire le orme del nonno e del papà, per la gioia di mamma». Che rapporto sportivo ha con suo papà? Vi confrontate spesso? Cosa le dice? «Mi consiglia e mi aiuta nei momenti difficili. Guardiamo e commentiamo spesso partite della NBA e del campionato italiano. A casa parliamo principalmente di basket, ma seguiamo anche gli altri sport come il calcio, l’hockey e il tennis. Abbiamo un ottimo rapporto, sia in ambito sportivo che nella vita “normale” ».

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al momento giusto. Vede in me un potenziale tiratore, mi aiuta in questa crescita tecnica. Quando gioco viene spesso a vedermi e io ne sono molto felice». Lo chiedo anche a lei: perché Io sport é importante? «Lo è perché ti fa crescere nella vita come persona, rafforzandoti a livello caratteriale. II basket è uno sport di squadra che ti “obbliga” a interagire con i tuoi compagni e gli allenatori, ciò che appunto ti aiuta nella vita quotidiana. Quando gioco mi sento totalmente me stesso e nei momenti “no” lo sport mi ricarica le batterie!». E lei quante energie e quanto tempo ci investe? «Ogni volta che gioco a basket do sempre il massimo, spendo molte energie. Al basket dedico molto tempo: è un impegno quotidiano tra partite, allenamenti e palestra. Per riuscire a gestirmi devo saper recuperare le energie e organizzarmi bene sia con la scuola che con lo sport».

Ci dica la verità: ascolta sempre i suoi consigli? «Tutti i consigli che mi dà sono sempre ottimi, anche se lui pensa che non Io ascolti mai… Invece, io faccio tesoro di tutto ciò che mi dice e cerco di mettere in pratica i suoi insegnamenti».

Segue delle regole particolari nella vita di tutti i giorni per mantenersi in forma? «Sì, per potermi allenare ed essere in forma devo dormire molto, mangiare sano e organizzarmi bene quando ho del tempo libero. Ammetto che quando ne ho, alla sera mi piace uscire con i miei compagni a divertirmi e concedermi qualche peccato di gola!».

E quelli del nonno? Lui cosa ne pensa del Massimiliano cestista? «Mio nonno è molto fiero di me. Oltre ad essere contento del percorso che ho fatto finora, ha sempre la parola giusta

Si è posto un obiettivo particolare? «Certo, come tutti ho le mie ambizioni personali. Una di queste è arrivare a far parte della Nazionale svizzera di basket per onorare il mio Paese nello

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sport che più amo. E poi un pensiero lo rivolgo al “luogo” dove tutti i cestisti vorrebbero arrivare: la NBA, gli Stati Uniti. È il mio sogno… Seguo assiduamente il basket USA e chissà che magari un giorno questo sogno non possa realizzarsi». E se non dovesse succedere? «Non penso mai a ciò che non potrebbe accadere, sono sempre positivo. La vita è tutta una sorpresa e io penso a lottare: quando mi pongo un obiettivo lo devo raggiungere a tutti i costi. Se penso di non riuscirci ho già perso. Mi impegnerò e darò sempre il massimo e vedremo cosa succederà».


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ANGOLI DI PARADISO AFFACCIATI SUL LAGO LE PIÙ CELEBRI, MA ANCHE ALCUNE CHICCHE, PER UN WEEK-END SUL LARIO, TRA DIMORE STORICHE E MERAVIGLIOSI GIARDINI. DI MANUELA LOZZA

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artiamo dalla meravigliosa Villa Carlotta, uno fra i luoghi più scenografici di tutta la Lombardia. La splendida dimora ha un quadruplice valore che la rende inimitabile. Da una parte la bellezza architettonica dello stabile, poi la ricchezza botanica del lussureggiante giardino, il valore artistico delle opere che contiene e in fine la strabiliante vista sul Lago di Como. Guardandola spalle al Lario, sembra di essere davanti alla minuziosa scenografia

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teatrale di qualche genio della drammaturgia. “Opere d’arte, vegetazione, architettura e paesaggio, qui tutti gli elementi formano un unicum incredibile”. A raccontarcelo è Francesca Trabella, autrice del libro 50 ville del Lago di Como, già uscito anche in inglese, tedesco-russo, francese-spagnolo e in attesa di essere tradotto in altre lingue. “Costruita alla fine del seicento per il marchese Giorgio Clerici, in una conca naturale che permette al lago di abbracciare le montagne, Villa Carlotta

raggiunse il culmine nei primi anni del 1800, quando l’imprenditore e collezionista Giambattista Sommariva l‘acquistò e l’arricchii delle opere dei maggiori artisti del tempo. Parliamo di personalità come Canova o Hayez e così la villa divenne un museo. Questa collezione è stata da poco riallestita all’interno della dimora, proprio seguendo il criterio espositivo originario. Fu sempre Sommariva a creare il parco romantico, sul retro dell’edificio, lì dove poi Stendhal nel 1937 trovò ispi-


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razione per La Certosa di Parma. Il nome della villa non è quello originario, ma le fu dato soltanto a metà dell’800, quando la principessa Marianna Di Nassau la donò alla figlia Carlotta. E sempre a questo periodo si deve l’introduzione dei rododendri e delle azalee che sono oggi fra le principali attrazioni di questo luogo”. Sempre restando sul lago, un’altra villa fra le più celebri è quella del Balbianello, a Lenno, oggi proprietà del Fai. Qui il valore è più che altro paesaggistico. Anche se oggi la dimora ospita un museo interessante perché fondato da uno dei proprietari, Guido Monzino, che era alpinista ed esploratore e ha portato qui i cimeli dei suoi viaggi. Una villa a cui la dottoressa Traballa è particolarmente affezionata, avendone curato suo padre il più recente restauro: “Nel XVIII secolo su questo promontorio restavano soltanto i resti di un convento medievale. Fu il Cardi-

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nale Angelo Maria Durini, dopo aver acquistato il terreno, a volerne fare un luogo d’incontro fra la nobiltà e la borghesia illuminata del tempo. Sopra la villa l’uomo di chiesa volle una loggia aperta, ultra panoramica, oggi uno dei luoghi paesaggisticamente più belli di tutta Italia. La loggia, l’importante biblioteca e la sala del cartografo sono immersi in un giardino che è il vero capolavoro del Balbianello, basato sulle sfumature di verde e finalizzato a valorizzare il paesaggio circostante”. Risultato: ormai da diversi anni questa storica scenografia è un set molto ambito per film, servizi di moda e spot pubblicitari. Come ultima fra le ville più famose del Lago di Como, vi proponiamo Villa Bernasconi a Cernobbio. Questa dimora non è direttamente sul lago ma è fondamentale se si vuole iniziare un percorso fra il Liberty comasco, un movimento artistico che sul Lario ha espresso alcuni dei suoi migliori frutti. L’edificazione è del 1905, quindi nel decennio d’oro della bella Époque. “Fu costruita non direttamente sul lago per essere vicina all’industria della seta di Davide Bernasconi, l’imprenditore che la fondò. L’incarico fu dato ad Alfredo Campanini, architetto fra i più celebri sulla scena milanese di inizio 900, e a lui con grande lungimiranza fu chiesto di occuparsi integralmente del progetto, non soltanto della struttura, ma anche delle decorazioni e delle finiture. Cosa fondamentale se si ricorda che ferri battuti, cementi decora-

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tivi, vetrate e arredi in legno erano dettami fondamentali del Liberty, poiché arte, industria, artigianato e innovazione tecnologica dovevano convergere armoniosamente. E qui, nella provincia di Como, le decorazioni non poteva che essere ispirate all’industria tessile e in particolare all’animale che produce la materia prima di questo settore, il baco da seta fra le foglie di gelso. I cementi decorativi, i fregi nelle piastrelle di ceramica, diventano opere d’arte che si ispirano a questo mondo naturalistico”. È invece Paolo Grandi, esperto in relazioni pubbliche, a suggerirci tre meravigliose ville ancora poco conosciute. La prima è Villa Melzi a Bellagio, progettata dall’architetto svizzero Giocondo Albertolli, uno splendido esempio di linearità neoclassica. Un edificio grande, direttamente sul lago, in cui le scale che conducono alla darsena fanno da specchio a quelle che portano all’ingresso della dimora.

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Di grande interesse qui sono i giardini, che si estendono per circa 800 metri sulla costa, fra Bellagio e la frazione di Loppia. Ma anche la cappella, che si trova all’estremità sud-occidentale della proprietà e dove sono tutt’ora conservate le spoglie della famiglia. Un tempietto neoclassico di grandissimo valore, progettato e decorato sempre dall’Albertolli, con stucchi e affreschi di Angelo Monticelli. Poi Grandi ci conduce a Villa Pizzo, edificata nel 1532 e anche questa direttamente affacciata sul lago. È all’architetto ticinese Simone Cantoni, che tanto lavoro a Como, che si deve molto dell’attuale aspetto. Nel 1850, ricorda Grandi, la villa divenne residenza del Viceré del Lombardo Veneto e infatti la darsena coperta conserva ancora il Caicco dell’arciduca. Oggi la villa, di proprietà privata, è una stupenda location per eventi. La terza e ultima dimora di questo nostro excursus è Villa Mylius Vigoni a

Menaggio. Nel 1829 la famiglia Mylius fa restaurare una struttura già esistente, con l’intenzione di ospitare la propria collezione di dipinti, statue e arredi, ecco dunque la funzione di casa museo che tuttora la villa conserva. Le fa da sfondo un vasto parco all’inglese, che circonda completamente la dimora con orchidee e alberi secolari, essenze esotiche e punti panoramici. La villa oggi è di proprietà della Germania e sede del centro culturale italo-tedesco.

01 Villa Carlotta, Tremezzo 02 Villa del Balbianello, Tremezzina Ph: ©Lucio Lazzara, 2013 FAI - Fondo Ambiente Italiano 03 Villa Bernasconi Ph: ©Andrea Butti 04 Villa Bernasconi


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