Ticino Welcome N° 66

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MAGAZINE DI PERSONE, EVENTI, AZIENDE, FATTI E NOTIZIE

Svizzera CHF 8,00 / Italia € 6,80

N° 066 GIUGNO / AGOSTO 2020

CHRISTIAN VITTA

EDIZIONE TICINO WELCOME SAGL

LAVORARE IN SQUADRA

CULTURA

TURISMO

SALUTE

BANCHE

SPECIALE GALLERIE L’arte salverà il mondo

ANGELO TROTTA Vacanze in Ticino

MATTEO MAGNI Il valore della vicinanza

RIPRESA ECONOMICA Sostegno a famiglie e imprese


Un SUV urbano dal carattere offroad. La nuova GLA è la compagna ideale per tutti quelli che non solo vogliono rendere più personale ogni momento della giornata, ma anche viverlo nel modo più piacevole. Sali a bordo dove regnano un comfort e una funzionalità straordinari.

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TICINO WELCOME / EDITORIALE

Dalla Cina CON FURORE

EDITORE Ticino Welcome Sagl Via Cattori 3 CH-6900 Lugano-Paradiso T. +41 (0)91 985 11 88 info@ticinowelcome.ch www.ticinowelcome.ch

DI MARIO MANTEGAZZA

RESPONSABILE EDITORIALE Mario Mantegazza COORDINAMENTO EDITORIALE, PUBBLICITÀ E PUBBLICHE RELAZIONI Paola Chiericati REALIZZAZIONE EDITORIALE Mindonthemove srls LAYOUT E GRAFICA Kyrhian Balmelli FOTOGRAFIE Si ringraziano le aziende produttrici, amministrazioni, enti e istituzioni del Ticino. Foto di copertina: Davide Pucci

STAMPA FONTANA PRINT SA CH-6963 Pregassona SERVIZIO ABBONAMENTI (4 NUMERI) CHF 32.- (spese postali escluse) T. +41 (0)91 985 11 88 www.ticinowelcome.ch PUBBLICITÀ SVIZZERA TEDESCA E FRANCESE FACHMEDIEN ZÜRICHSEE WERBE AG CH-8712 Stäfa claudio.moffa@fachmedien.ch T. +41 (0)44 928 56 31 COLLABORATORI Benjamin Albertalli, Moreno Bernasconi, Paola Bernasconi, Elisa Bortoluzzi Dubach, Joel Camathias, Paola Cerana, Rudy Chiappini, Franco Citterio, Silvano Coletti, Alessandro De Bon, Ariella Del Rocino, Roberto Giannetti, Keri Gonzato, Andrea Grandi, Eduardo Grottanelli De’ Santi, Marta Lenzi-Repetto, Rocco Lettieri, Dimitri Loringett, Manuela Lozza, Giacomo Newlin, Valentino Odorico, Patrizia Peter Pedevilla, Amanda Prada, Remigio Ratti, Paolo Repetto, Fausto Tenzi, Alessandro Trivilini. DISTRIBUZIONE IN TICINO: Abbonamenti, Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, studi medici e dentistici, studi d’avvocatura, studi d’ingegneria e d’architettura, banche e fiduciarie, aziende AITI (Associazione Industrie Ticinesi), aziende Cc-Ti (Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino), Club Rotary Ticino, Club Lions Ticino, edicole del Ticino. IN ITALIA: Nelle fiere turistiche, Aeroporto di Malpensa, Hotel ed esercizi pubblici Provincia di Como e Lombardia.

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crivo queste righe a fine maggio, pochi giorni dopo l’allentamento delle chiusure forzate a causa della pandemia Coronavirus. Tengo però a ricordare, molti lo hanno già dimenticato, che questa pandemia ha un’origine ben nota e viene dalla Cina. Non è la conseguenza di una ribellione del clima né di una reazione della natura o del regno animale. Dobbiamo assolutamente evitare che questi fenomeni diventino consuetudine, visto che da quel Paese arrivano ormai da anni malattie epidemiche, ora addirittura pandemiche, sempre più gravi e più frequenti. Ricordo con orrore che pochi giorni prima dello scoppio di questo nuovo virus, si parlava ancora dell’avvento di una nuova gastronomia a base di insetti, come se questo fosse un segno di modernità, di nuova civiltà, di prelibatezza e sviluppo. In parte della Cina hanno avuto per secoli un’alimentazione a base di solo riso ed è normale che insetti e animali selvatici siano entrati a far parte della loro gastronomia, ma non della nostra, dove abbiamo fatto del mangiar bene un’arte.

Che poi durante la quarantena europea, i delfini siano tornati a nuotare nei porti perché non c’erano le navi e in generale gli animali abbiano ripreso più spazio, è una lezione che ci serve a capire che dobbiamo assolutamente avere maggiore rispetto dell’ambiente dove viviamo. Ma questo è un discorso diverso e non deve distogliere la mente dal problema alla base di queste ripetute infezioni animali che arrivano dalla Cina in modo sempre più puntuale e grave. Se perdiamo di vista questo aspetto e non adottiamo le giuste precauzioni per evitare che in futuro si possa ancora subire nuove aviarie, Sars, suine, Covid, ecc., allora avremo perso due volte e le persone che hanno sofferto o che sono morte per questa nuova peste le abbiamo davvero perse invano. A loro, più che a chiunque altro, va ora il mio pensiero più sincero e profondo.

Mario Mantegazza TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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SOMMARIO / N° 66

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CHRISTIAN VITTA Lavorare in squadra

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MAURIZIO CANETTA Una vita nella RSI e 6 anni alla sua testa.

RITA PAVONE Il racconto della mia vita

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MORENO BERNASCONI La disfatta degli organismi internazionali

EDITORIALE 01 Di Mario Mantegazza PRIMO PIANO 04 Christian Vitta: Lavorare in squadra 08 Maurizio Canetta: Una vita nella RSI e 6 anni alla sua testa 10 Emiliano Albanese: Studyng health Issues 16 Rita Pavone: Il racconto della mia vita 22 Silvio Tarchini: Riorganizzare produzione e commercio 24 Michelle Uffer: Le mie ricette con amore GRANDANGOLO 26 La disfatta degli organismi internazionali PANDEMIA 28 Valerio Lazzeri: Riscoprire il valore di essere comunità 30 Paolo Sanvido: Ripensare i nostri sistemi sanitari 32 Remigio Ratti: Futuri scenari economico-politici per la Svizzera 36 Matteo Magni: Riscoprire il valore della vicinanza 38 Ilario Lodi: Aiutare i giovani creando lavoro 40 App per la Sanità: Il controllo massivo digitale dei cittadini 42 Dario Spinelli: Mettere la vita al centro di tutto 44 RG2 Sagl: Tecnologie all’avanguardia per una efficace sanificazione LAC 46 MASI: Rivalutare l’arte ticinese 48 OSI: Un programma all’insegna della rinascita 50 Teatro: “I Quaderni del FIT” online CULTURA 52 Musei e gallerie: L’arte salverà il mondo 58 IMAGO Art Gallery: Lo scultore della luce 60 Maurizio Donzelli: Un artisa intellettuale 62 Maria Callas: Lode a una voce straordinaria 66 Accasaccio: Inizio di futuro FINANZA 68 ABT: Le banche in prima linea per sostenere l’economia 70 Ripresa economica: Dalle banche un sostegno alla famiglia e imprese 76 BancaStato: Con orgoglio in Ticino per i ticinesi 78 UBS: Rafforzare il sistema delle PMI 82 Credit Suisse: Siamo pronti per il futuro 84 Banca del Sempione: Gestire il cambiamento 86 Blockchain: Tecnologie all’avanguardia 88 BancaStato: Vivi il tuo Ticino TURISMO 89 Ticino Turismo: Pronti ad accogliervi 90 Ticino Turismo: Valorizzare i flussi turistici 92 Viaggiare: Destinazione domani, in viaggio dal dove al perché 94 Promozione del territorio: Nascono “Le Terre del Ceneri”

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Di Patrizia Peter Pedevilla Di Manuela Lozza By Dimitri Loringett Di Valentino Odorico Di Paola Bernasconi

Di Moreno Bernasconi

Di Alessandro Trivilini

Di Fausto Tenzi Di Keri Gonzato Di Franco Citterio


SOMMARIO / N° 66

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PAOLO SANVIDO Ripensare i nostri sistemi sanitari

GASTRONOMIA 98 100 104 106 TURISMO ESTERO 108 110 LUSSO 112 116 118 AUTO 120 124 126 128 130 132 ARCHITETTURA 134 138 142 144 DOSSIER FONDAZIONI 146 150 152 154 156 AZIENDE 160 162 164 166 168 170 173 174 176 SPORT 178

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MASI Rivalutare l’arte ticinese

BANCASTATO Con orgoglio in Ticino per i ticinesi

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WINTELER E HCL Coppia vincente

Ristorante META: Massima sicurezza al servizio del gusto Di Marta Lenzi Repetto Isole Lofoten: Sua maestà il merluzzo Ristorante Materia: Una cucina con una forte identità Di Giacomo Newlin Lions Club Lugano: Straordinaria lungimiranza Di Giacomo Newlin Bardolino: Benessere e relax sulle rive del Garda Di Paola Chiericati Grand Hotel Elba International: Il piacere di una vacanza all’Elba Di Paola Chiericati Estate 2020: Spirito viaggiatore per lui e iperfemminilità per lei Di Valentino Odorico Belotti OtticaUdito: Proteggiamo i nostri occhi Girard-Perregaux: Orologi prestigiosi per vocazione Di Andrea Grandi Nuovi motori: Auto elettriche di gran classe Sponsorizzazioni: Winteler e HCL, coppia vincente Di AS Mercedes-Benz GLA: Anima SUV in espansione Gruppo Tarcisio Pasta: Centralità del cliente e qualità del servizio Harley-Davison LivewireTM 2020: Da 0 a 100 in 3 secondi BMW F 900 e F 900 R: Adrenalina pura Valutazioni Immobiliari: Un contributo per rendere più stabile il mercato immobiliare Carlo Colombo: Creazioni tra arte e design Wetag Consulting: Il mercato degli immobili di lusso cambia rotta Besfid & Pianca Immobiliare: Tecnologia al servizio della gestione di immobili Liechtestein: Uno sguardo sulle fondazioni di pubblica utilità del Liechtestein Di Elisa Bortoluzzi Dubach Linchestein: Riservatezza e rigore finanziario Di Elisa Bortoluzzi Dubach Carola Carazzone: Fare sistema contro la pandemia Di Elisa Bortoluzzi Dubach Profonds: Il ruolo fondamentale delle fondazioni Brunello Perucchi: Dalla parte dei bambini più disagiati SUPSI: Sfide e cambiamenti: Il ruolo della ricerca applicata Fondazione Agire: Un booster per l’innovazione Dipartimento del Territorio: 70 anni di meraviglie in fiore Rotary International: Portatori di sicurezza Di Amanda Prada STRP: Una regione da scoprire Aticrea: Riscopriamo i mestieri d’arte Smartworking: Riflettere sulla posta in gioco Avantgrade.com: Come fare business attraverso la rete MyAcademy: Come continuare a progettare e vendere Golf Ascona: Un percorso nel parco

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PRIMO PIANO / CHRISTIAN VITTA

LAVORARE IN SQUADRA DI PATRIZIA PETER PEDEVILLA ECONOMISTA, POLITICO E ATTUALMENTE PRESIDENTE DEL GOVERNO TICINESE, CHRISTIAN VITTA È STATO CHIAMATO AD AFFRONTARE UNA PANDEMIA CHE VERRÀ RICORDATA NEGLI ANNALI STORICI E CHE HA CAUSATO UNA CRISI ECONOMICA A LIVELLO INTERNAZIONALE SENZA PRECEDENTI. ORIGINARIO DI PREONZO (FRAZIONE DI BELLINZONA) E NATO A LOCARNO, IL 47ENNE HA DOVUTO DIMENTICARE LA SUA RISERVATEZZA PER METTERSI IN PRIMA PERSONA AL SERVIZIO DEL CITTADINO, AFFRONTANDO TEMI DELICATI, COME LA SCOMPARSA PREMATURA DEI NOSTRI CARI, E CERCANDO DI PROTEGGERE UN SETTORE, QUELLO DELL’ECONOMIA, INEVITABILMENTE LEGATO ALLA VICINA LOMBARDIA, ANCH’ESSA MESSA IN GINOCCHIO DAL COVID-19.

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o scorso 6 maggio Christian Vitta ha ceduto il testimone a Norman Gobbi. Un cambio di presidenza avvenuto con un mese di ritardo a causa del coronavirus. Nel suo discorso alla popolazione Christian Vitta ha voluto ringraziare, ancora una volta, tutti noi: i cittadini. Nella sua pacatezza, e chi ha seguito la conferenza stampa lo avrà notato, non ha nascosto la sua emozione e tanta fierezza nei confronti dei ticinesi.

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urante queste settimane difficili la popolazione ha scoperto “un altro” Christian Vitta. Come è riuscito a superare la sua riservatezza? «La presenza e la vicinanza del governo ai cittadini in questo momento difficile è molto importante e in questo senso abbiamo optato per una comunicazione trasparente e regolare. Per me, sentire la comunità ticinese così unita verso un obiettivo comune, è stato di grande sostegno e questo mi ha permesso di comunicare con naturalezza, comprendendo e avendo a cuore le difficoltà che ogni cittadino ha vissuto in un momento in cui anche l’impatto emotivo è stato forte».

La decisione politica di chiudere tutte le attività in Ticino prima dell’ok di Berna le ha dato ancora maggior visibilità. Come si è sentito? «Ho sentito certamente un senso di responsabilità ancor più forte verso i cittadini, i quali in questi momenti hanno bisogno di poter contare sulle istituzioni. Una responsabilità che ho potuto condividere con un grande lavoro di squadra in governo, con il Medico cantonale, con lo Stato maggiore di condotta e con i miei collaboratori. Il lavoro di squadra è la chiave per affrontare con più solidità dei momenti difficili. Sono state giornate intense, in cui abbiamo dovuto fare delle scelte anche difficili, che sapevamo andavaTICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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PRIMO PIANO / CHRISTIAN VITTA

no a limitare la libertà a cui tutti noi eravamo abituati. Ma abbiamo sempre cercato di agire con senso di responsabilità per tutelare uno dei beni più preziosi: la salute collettiva». L’impressione che Berna abbia sottovalutato l’emergenza Covid19 in Ticino è reale o solo mediatica? «Inizialmente vi è stata una differente percezione della realtà, che abbiamo superato con il dialogo e con il supporto delle tante persone che hanno sostenuto le decisioni ticinesi. È stato importante far comprendere che il Ticino stava vivendo una situazione diversa rispetto ad altre regioni svizzere, essendo la diffusione del virus iniziata prima e in modo più rapido. Tutto questo ci ha permesso di ottenere, quale unico cantone, delle finestre di crisi, in cui prevedere delle misure più restrittive rispetto al resto della Svizzera per contenere la diffusione del virus». In questo periodo chi la incontra o la intravvede cerca un “approccio diretto”? Ha ricevuto lettere, complimenti… «Ho sentito una grande vicinanza da parte dei cittadini attraverso moltissimi messaggi, lettere e disegni anche di tanti bambini. Sono momenti che fanno bene al cuore, che regalano delle belle emozioni e che danno forza. Ringrazio tutti». In questo momento è importante esser uniti all’interno del Consiglio di Stato, per la prima volta l’impressione è che lo siate molto, che le problematiche partitiche si siano annullate. Che clima regna? Il fatto di essere tutti uomini pensa che “semplifichi” il dialogo, penso alla maggior emotività di noi donne… «Ho apprezzato molto lo spirito di squadra con cui abbiamo lavorato in governo. Abbiamo lavorato insieme, portando sempre avanti, attraverso il dialogo e lo scambio, delle decisioni condivise e

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“Le difficoltà si sentiranno ancora per un po’ ed è per questo che abbiamo già introdotto alcune misure e stiamo lavorando ad ulteriori interventi - più a lungo termine - per cercare di attenuare gli effetti di questa situazione di crisi. Dobbiamo restare uniti e superare con coraggio e determinazione questa difficile fase di ripresa.” unanimi. Ma non bisogna dimenticare l’importante supporto di tante collaboratrici e collaboratori, che con grande impegno e dedizione ci hanno aiutati in questa fase delicata. Anche a tutti loro va il nostro ringraziamento». Svolgere comunque tutti i compiti mantenendo la distanza è più complicato? Lei riesce anche a lavorare da casa? «La regola della distanza sociale ha certamente influito molto sulle nostre vite. Abbiamo dovuto adattarci e trovare altri modi per poter essere vicini e garantire una presenza diversa. A livello lavorativo abbiamo maggiormente utilizzato le nuove tecnologie ed in particolare le video conferenze. Tuttavia, in molti casi occorre comunque riunirsi e quindi abbiamo optato per dei locali più ampi, in modo da garantire il rispetto delle regole igieniche. Da parte mia ho alternato lavoro da casa e in ufficio». Anche lei ha una famiglia, tre figli, come ha spiegato loro questa situazione? «Con i nostri figli abbiamo parlato in modo aperto, spiegando loro l’importanza di rimanere a casa. È chiaro che per i giovani è difficile non poter uscire e incontrare gli amici, ma comprendendo l’importanza di questa misura hanno dedicato il tempo a nuove e diverse attività. Inoltre, le nuove tecnologie gli hanno permesso di tenersi in contatto con i loro amici».

È difficile poter ora fare delle previsioni economiche per il Ticino, ma lei è fiducioso che negli anni riusciremo a riprenderci da questa “guerra invisibile”? «Anche per la fase di ripresa è importante agire in modo unito verso un obiettivo comune, andando oltre alle posizioni rigide e personali, così come è stato fatto in questo momento di crisi acuta. Solo in questo modo sarà possibile ridare slancio alla nostra economia e lasciare alle future generazioni un Paese solido». Cosa dire a chi ha l’impressione di perdere una vita di lavoro e di sacrifici? «Comprendo bene questo sentimento. Questo momento difficile ha avuto un impatto molto forte sul lavoro di tante persone. Le difficoltà si sentiranno ancora per un po’ ed è per questo che abbiamo già introdotto alcune misure e stiamo lavorando ad ulteriori interventi - più a lungo termine - per cercare di attenuare gli effetti di questa situazione di crisi. Dobbiamo restare uniti e superare con coraggio e determinazione questa difficile fase di ripresa». Lei sarebbe comunque pronto a traghettare il Ticino anche nei prossimi anni, magari sempre al Dipartimento delle finanze e dell'economia? «Questo lavoro mi appassiona molto perché mi permette, oltre che occuparmi di temi che mi interessano particolarmente, anche di vivere vicino a


PRIMO PIANO / CHRISTIAN VITTA

tante persone e questo è l’aspetto che più mi appaga e che desidero poter continuare a fare». Come crede si stiano comportando i ticinesi? Molto spesso si parla di “ubbidienza”, ma la vera forza allo stato attuale resta quella psicologica… «I ticinesi hanno dimostrato un forte senso di responsabilità, di solidarietà e unità. Il Ticino è stato un esempio di comunità forte e coesa e di questo possiamo esserne tutti fieri ed orgogliosi!». Voi come politici avete un’assistenza psicologica, qualcuno che si occupi anche di voi? «No, ma in questo momento difficile è stato fondamentale il lavoro di squadra per supportarci vicendevolmente anche nei momenti più difficili, che hanno comportato anche per noi dei risvolti emotivi ed un impegno accresciuto». Quando si combatte con un nemico invisibile come il coronavirus dove e come si continua a prendere la motivazione, la forza? «La forza e la motivazione vengono dall’obiettivo comune di agire a tutela

del bene più prezioso che abbiamo: la salute. Ma in questi momenti la forza più importante ci è giunta soprattutto dai cittadini che hanno dimostrato grande senso di responsabilità». Parliamo ora un po’ di lei… la scelta degli studi economici quando e come è nata? «È nata durante le scuole superiori parallelamente alla passione per la politica. L’indirizzo economico abbinato alla passione per la politica mi hanno permesso di potermi dedicare alla collettività, potendo dare un contributo alle scelte di una comunità». Lei ha avuto una carriera politica “veloce”, possiamo dirlo, da chi ha ereditato questa passione? «Da mio papà che è sempre stato attivo nella politica comunale e con il quale ho sempre avuto e ho tutt’ora dei momenti di confronto sui diversi temi politici». Quando è stato eletto in Consiglio di Stato è stata una sorpresa oppure se lo aspettava? «In politica è difficile fare previsioni. Avevo messo tutto il mio impegno per poter raggiungere questo obiettivo, consapevole che non sarebbe stato facile e scontato. Ho vissuto l’elezione con grande emozione». In queste difficili settimane si è mai pentito di aver scelto la carriera politica? «No. In questo periodo ho apprezzato la possibilità di vivere quel forte senso di comunità e unità. Questo è per me gratificante».

«Sono una persona tranquilla, pacata e calma e nei momenti più distesi mi piace godermi un po’ di allegria e sana leggerezza». Passioni, hobby? «Il giardinaggio. È un’attività che mi permette di stare all’aperto, fare un po’ di attività fisica e di rilassare la mente». Qual è il suo motto? «Credo molto nel lavoro di squadra, nel dialogo e nella condivisione. Quindi, in questo momento: Uniti ce la faremo!». Ultima domanda: come pensa si ritroverà la società dopo questa pandemia? «Una società più forte e unita che ha imparato ad apprezzare i valori che ci permetteranno di crescere come individui e collettività: solidarietà, unione e vicinanza di cuore». Questa intervista è stata fatta a fine aprile. Naturalmente, da allora, molte cose sono cambiate e sono in continua evoluzione. Dal tema dell’apertura della scuola, al timore di una seconda ondata. Una guerra invisibile a livello mondiale che nessuno di noi si sarebbe mai aspettato di vivere, ma che ora siamo chiamati ad affrontare tutti, in prima fila. Se a qualcuno disturba lo slogan “uniti ce la faremo”, per molti questa frase ha dato la forza di tener duro. Non dimentichiamo che molte famiglie hanno perso dei cari e che hanno dovuto vivere il lutto lontani da chi avrebbe potuto dargli conforto.

Il soprannome di Harry Potter le ha mai dato fastidio? «No. Lo trovo simpatico, mi fa sorridere e diverte!». Lei è molto riservato e non sembra di molte parole, ma com’è il Christian Vitta in privato? TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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PRIMO PIANO / MAURIZIO CANETTA

UNA VITA NELLA RSI E 6 ANNI ALLA SUA TESTA DAL 1980 LAVORA ALLA RADIOTELEVISIONE SVIZZERA. FRA MENO DI DUE ANNI ANDRÀ IN PENSIONE DOPO UNA CARRIERA IN CUI NE HA VISTE, E AFFRONTATE, DI TUTTI I COLORI. DI MANUELA LOZZA

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artiamo da qui: mi è capitato spesso di intervistare giornalisti tra i 25 e i 40 anni e molti mi hanno parlato dell’importanza dell’incontro con lei per la loro carriera. Insomma, da molti è considerato un mentore, ne è consapevole? «Consapevole non so, di certo enormemente compiaciuto. Ho sempre cercato di applicare il metodo che la generazione precedente ha usato con me e che mi pare possa valere in qualunque campo quando ci deve essere un passaggio di conoscenze e di professionalità, non solo nel giornalismo: dare fiducia ed essere interventisti in senso buono, consigliare dicendo io farei cosi». La sua carriera è lunghissima ma quello che sorprende - specialmente pensando all’editoria di oggi, dove le grandi testate in Europa cambiano spesso direttore - è la sua lunghissima permanenza alla RSI e anche la sua lunghissima dirigenza… «Ho iniziato a 24 anni con il tg a Zurigo, il telegiornale allora si faceva lì, e nel 2022 andrò in pensione. Ci sono state tante occasioni di cambiare, qualche lusinga arrivata dall’esterno, ma ho avuto anche così tante possibilità all’interno dell’azienda, che ho sempre sentito che la cosa migliore era stare

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PRIMO PIANO / MAURIZIO CANETTA

qui, che qui avevo le chance di crescere, umanamente e professionalmente, di cui avevo bisogno. L’unica cosa che mi manca è la carta stampata. L’ho fatta solo da giovanissimo e ovviamente mi è capitato di scrivere qualche commento o editoriale, ma non mi sarebbe dispiaciuto provare l’esperienza di scrivere quotidianamente». Come si svolge la giornata del direttore della RSI e quali sono le principali difficoltà? «La giornata è fatta principalmente di incontri, tantissimi incontri, che sono parte del bello di questa posizione. La difficoltà maggiore è la densità dei temi, i tanti aspetti che ti trovi ogni giorno a trattare quando dirigi una rete, per questo è indispensabile circondarsi di persone competenti, a cui poter delegare con fiduciosa sapendo che non solo faranno bene il loro lavoro, ma lo faranno in sintonia con te, con il tuo modo di pensare la professione e l’azienda. Un altro aspetto di cui comincio ad avvertire il peso (mentre fino a qualche tempo fa era una cosa bella...) è l’aspetto nazionale di questo ruolo, ma solo perché ti obbliga a molte ore di viaggio. La crisi del coronavirus però ha permesso di intensificare le riunioni a distanza». Che anni sono stati, dentro e fuori la rete, quelli della sua dirigenza? «Anni tosti, appassionanti ma difficili, è successo di tutto, dentro e fuori, dal bisogno di ristrutturazione che ha toccato l’azienda al coronavirus. Poi c’è il nostro ruolo nazionale, in cui vivi lo stress di dover sempre bilanciare, stare in equilibrio tra esigenze globali e istanze regionali. Hai sempre bisogno di avere uno sguardo dall’alto su tutta l’azienda, cercare di tener conto di ogni esigenza “del piccolo”, ma sapendola declinare all’istanza globale». Adesso che vede avvicinarsi la pensione, quali sono le preoccupazioni legate all’azienda?

«Prima di tutto i difficilissimi mesi che mi aspettano da qui alla pensione: condure la RSI nella fase dopo il coronavirus, con le difficoltà economiche che l’emergenza sanitaria ha causato in tutto il Paese e sfruttando le modalità nuove di fare comunicazione, quelle che abbiamo dovuto inventare per affrontare questo momento di distanza sociale e di lockdown e che forse ci possono lasciare in eredità qualcosa di buono e innovativo per il prossimo futuro. Poi c’è la volontà di lasciare l’azienda in una situazione il più possibile stabilizzata, soprattutto sul piano della ristrutturazione finanziaria, continuando a porre le basi per digitalizzazione, integrazione e nuove forme di distribuzione». Com’è fare il giornalista al tempo del coronavirus? «In questi mesi il tema della responsabilità è diventato centrale. Il ruolo dei media in realtà ti obbliga sempre a tenerlo presente, a ricordare che ogni parola o immagine deve essere soppesata perché ha un impatto forte su chi ci legge, guarda o ascolta. Ma in questo momento pesa ancora di più: lo scontro polemico, la critica, come vanno trattati? Documentare è giusto, ma va fatto con ancor più attenzione del solito. Questo non vuol dire spegnere il senso critico ma valutare con attenzione le parole, ricordarsi - come diceva Carlo Levi - che sono pietre». E dopo la fine dell’emergenza, almeno di quella sanitaria, cosa rimarrà? «Il Coronavirus è stato una lezione forte riguardo ai mezzi, alle possibilità produttive come lo smart-working, dove però per esempio perdi la socialità del lavoro. La sfida del dopo allora è riuscire a fare una mediazione. Poi c’è stato l’aspetto emotivo, che forse noi giornalisti in un certo senso abbiamo vissuto amplificato: per chi è nato a partire dagli anni 50, tutto è sempre stato esterno, i grandi avvenimenti, le

guerre - l’11 settembre, i Balcani, il Muro. Oggi, se pur con modalità diverse e forse per la collettività meno drammatiche, ma abbiamo vissuto in prima persona la paura, paura per noi e soprattutto per le nostre famiglie. E l’abbiamo vissuta a lungo: non è durata una manciata di giorni, ma mesi. Nella ripresa dunque ci vuole lucidità, equilibrio, perché in Ticino si è aperta una situazione di crisi estrema e al momento è stato istintivo sopire le tensioni in nome di obbiettivi comuni. Finita l’emergenza sanitaria, che crea unità d’intenti, riesploderanno le tensioni interne al Cantone, ma sarà così anche per la Svizzera e per l’intera Europa. Noi siamo fortunati, perché abbiamo sistemi di base - la scuola, la sanità... - che hanno una struttura molto solida, ma anche in Ticino molte cose vanno ripensate. Per esempio, saremo ancora dell’idea di intervenire sul sistema sanitario dopo aver visto quanto sia importante? Che scuola ci sarà domani in Ticino? Sarà capace di tener conto dei nuovi sviluppi? In ogni campo sarà necessario avere come obbiettivo un equilibrio sano tra sostegno dello Stato ed economia privata, scongiurando il rischio di inasprire i conflitti sociali. Questo vale per tutta Europa: le parti sociali avranno una grande responsabilità nell’evitare lo sbriciolamento del sistema». E lei invece? Cosa farà dal 2022 in poi? Il tempo libero la spaventa o non vede l’ora di dedicarsi ai suoi hobby? «Sicuramente dovrò elaborare il “vuoto dell’agenda”, dal primo gennaio 2022 non sarò più il protagonista di un meccanismo faticoso ma adrenalinico. Ma sono felice di poter dedicare tempo a me e alla mia famiglia, di godere delle mie passioni, la lettura, il nuoto, il teatro, il cinema, il calcio, tutte cose che finora ho dovuto sacrificare un po’».

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PRIMO PIANO / EMILIANO ALBANESE

STUDYNG HEALTH ISSUES “UPON THE PEOPLE” THE NOVEL CORONAVIRUS PANDEMIC TOOK THE WORLD BY STORM, FORCING GOVERNMENTS TO TAKE UNPRECEDENTED MEASURES TO REDUCE THE IMPACT OF THE EPIDEMIC. NOW, AFTER LIFTING THE LOCKDOWN, IT IS TIME TO CLOSELY MONITOR THE EVOLUTION OF THE EPIDEMIC, AND TO CAPITALIZE THIS EXPERIENCE TO TACKLE AND RESPOND TO POSSIBLE NEW WAVES OF THE COVID-19 OR OF FUTURE EPIDEMICS. BY DIMITRI LORINGETT

*Emiliano Albanese, MD PhD Full professor at the USI Faculty of Biomedical Sciences and Director of the Institute of Public Health. He is first, and foremost, an epidemiologist and a systematic reviewer and meta-analyst, with research and academic interests in three main, interlinked areas: dementia, aging, and global mental health. Among his many endeavours, Prof. Albanese was director of the WHO Collaborating Centre (CC) for Mental Health Research and Training in Geneva.

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hile research labs across the globe are racing against time to develop vaccines and treatments, a particular category of medical scientists – epidemiologists – are working hard to understand the impact of the epidemic and the public health measures required to best respond to it. Epidemiology, literally meaning “the study of what is upon the people”, is the cornerstone of public health, which informs and shapes policy decisions by identifying risk factors for disease and targets for health promotion, prevention, and healthcare. Epidemiologists rely on scientific disciplines, e.g. biology, chemistry, etc., to better understand disease processes, and statistics to make efficient use of the data and draw appropriate conclusions, as well as social sciences to identify causes. In May, the Swiss School of Public Health (SSPH+) launched “Corona Immunitas”, a nation-wide research programme for the collection of epidemiological data on immunity to SARS CoV-2, to determine risk factors for infection, and the impact of the Covid-19 outbreak on the population. The study will be conducted also in Ticino, involving USI and SUPSI, and other private and public actors in the region, including Ente Ospedaliero Cantonale, and Institute for Research in Biomedicine.

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rof. Albanese*, epidemiology is a relatively new concept for the general population. Could you explain its genuine meaning? «A common etymological root, the Greek words “epi” and “demós”, relates epidemiology and epidemic meaning ‘upon the people’. Epidemiology investigates health issues and related determinants among the population as a whole, as opposed to clinical activity, which concerns the individual relationship with ill patients. The methods and approaches are therefore different, as are the goals. An epidemic is the spread of a disease in a given


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PRIMO PIANO / EMILIANO ALBANESE

time and space, with considerable numbers, or concentration, of cases over the given period. This manifestation occurs in the general population, with many more people becoming ill in a short period, which is precisely what we have experienced this year with the novel coronavirus. Epidemiology is a quantitative discipline, and answers questions like ‘How many people have the disease?’. Epidemiology also answers another question, of a more analytical nature, about what are the factors, the characteristics associated with the outbreak of a disease in the population, which we normally call risk and protective factors. Epidemiology is interested in risk and protective factors for two reasons. The first, to help trace the causes of a disease by providing clues useful for scientific investigation. The second, to identify the elements associated with the disease, which can help define the interventions to be undertaken, first of all those related to health promotion and prevention, but also those related to treatment and care». What are the main challenges of the Corona Immunitas programme? «An important aspect of an epidemic, namely the rapid spread of a disease caused by a virus, concerns all the consequences of the outbreak. Many of these consequences pertain to the disease caused by the virus, but others to the public health measures enforced to reduce the impact of the epidemic on individuals and the health systems. These include voluntary sheltering, quarantine, isolation of ill persons, social distancing, school closures, and hygiene and respiratory etiquettes etc. In the case of Covid-19 outbreak, most people have not fallen ill, but each and all of us have nevertheless experienced the consequences of the epidemic. The aim of the Corona Immunitas programme is to study the broad impact of Covid-19 across social, economic, psychological, and

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“The approach was relatively simple, we asked everybody to stay at home to avoid physical contacts as an extreme precaution to drastically reduce contagions. However, these are rather general – and unprecedented – measures, which were introduced because very little was known about the disease caused by the novel coronavirus.” several other dimensions, and in both individuals and at the societal level. Through observation and valid assessments, we aim to determine the extent to which and the characteristics, as well as the mechanisms of the Covid-19 affect individuals, the population, and society. We want to understand whether there are different experiences, and different consequences in the subgroups of the population – e.g. by age, social class, etc. Although the occurrence of the infection in the Ticino population is a key measure of our study, with the epidemiological approach we look beyond the people who have fallen ill, and even beyond the presence or absence of the virus in individuals. This requires setting up a study in a large, representative sample of the general population. We will ask several thousand people to participate. This a study on the population, for the population and thus with the population». What have we learned so far from the Covid-19 pandemic, in terms of the public health and policy measures taken and, looking ahead, of healthcare policy? «In Europe, the main policy and public health measures taken and enforced are part of the so-called ‘mitigation strategy’, i.e. to reduce the impact of the epidemic, and of the disease as such, on the healthcare system. The approach was relatively simple, we asked everybody to stay at home to avoid physical contacts as an extreme precaution to drastically reduce conta-

gions. However, these are rather general – and unprecedented – measures, which were introduced because very little was known about the disease caused by the novel coronavirus. For instance, we still do not know much about the ‘incubation period’, the period during which a person shows no symptoms and does not appear ill, but can be contagious, and contribute to spreading the disease. Different from the suppression strategy, which aims at stopping the circulation of the virus and thus of the disease, the mitigation strategy is primarily aimed at reducing the impact of the epidemic on the healthcare system, not on the individuals. Flattening the curve refers to the deferral of cases over a longer period, not necessarily to the reduction of the number of cases. This is very important, because if the healthcare system fails, there will be a major socio-economic disruption, and dreadful consequences on the public health beyond those related to the Covid-19. What we have learned so far, though, is that strategies are not implemented in the same way everywhere, also because cultural, societal and contextual factors vary significantly across nations and regions, and must be adequately accounted for. For example, in the Chinese province of Wuhan a suppression strategy was enforced through stricter measures than those adopted in Europe. Millions of people were in full isolation, not simply in voluntary sheltering. Basic needs, including food and medications, were



PRIMO PIANO / EMILIANO ALBANESE

“I have always dealt with the phenomenon of ageing, and in particular with cognitive ageing, which, clinically speaking, is called dementia, a condition that includes of course Alzheimer’s disease. In my research, I try to understand how many people have Alzheimer’s, an incurable disease that cannot be treated. Dementia is an insidious disease, with a progressive and degenerative course. The impact of dementia is enormous on not only those who are affected, but also on their family, and the community they live in” provided through community services, and sick people were promptly removed from their households and placed in shelters to reduce contagion to family members. In recent months, we have also learned a great deal about the disease itself, which is why we are now talking about phase 2, during which mitigation measures will be relaxed, in the hope that the impact on the healthcare system can be controlled by also combining containment measures – through testing and isolating cases, and tracing and placing contacts in quarantine at a large scale. We also expect that physical distancing and hand hygiene, respiratory etiquette, protective masks, disinfection and other behaviours will be enacted by many, and contribute to reduce contagion». With the Covid-19 pandemic, the attention to other illnesses has dwindled, like dementia, which is one of your main scientific interests. What are your plans in this field of study? «I have always dealt with the phenomenon of ageing, and in particular with cognitive ageing, which, clinically speaking, is called dementia, a condition that includes of course Alzheimer’s disease. In my research, I try to

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

understand how many people have Alzheimer’s, an incurable disease that cannot be treated. Dementia is an insidious disease, with a progressive and degenerative course. The impact of dementia is enormous on not only those who are affected, but also on their family, and the community they live in. The risk of dementia increases steadily with age. Therefore, the number of cases is expected to increment sharply in the coming years because of the demographic aging and increased life expectancy in all world regions. To date, at least one in three people over the age of 80 suffer from dementia. Epidemiology is concerned not only with sizing up the occurrence of dementia, but also with measuring its impact, including the direct and indirect costs. The Covid-19 outbreak has indeed taken the spotlight away from all other diseases, which nevertheless have not disappeared, and will not either. It is therefore important to continue dealing with ageing, dementia or mental health in general in the elderly, but also to combine what is happening in this demographic, which is enormously affected by the Covid-19 pandemic. There can be a detrimental and pernicious interaction between Covid-19, dementia and mental health in older adults. We want to shed light on

Università della Svizzera italiana

that. This is why the Corona Immunitas programme, on the Covid-19 epidemic, and SwissDEM, an ongoing study on the impact of dementia in Ticino, Geneva, and Zurich, will come together. As said, we rely on the participation of the population, and we have worked with and for older adults in the past year to build a community engagement and awareness campaign, which we have called “100 percent”, with the ambition to to attain the highest participation possible».

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PRIMO PIANO / RITA PAVONE

IL RACCONTO DELLA MIA VITA DI VALENTINO ODORICO SESSANT’ANNI DI CARRIERA, UNA VITA SEGNATA DA SUCCESSI IN TV, NEL CINEMA E NELLA MUSICA. L’AMORE IMMENSO PER LA SUA FAMIGLIA CHE È SEMPRE STATA AL CENTRO DELLA SUA VITA. L’ENERGIA E LA CARICA RIPROPOSTA ANCHE NEL PALCO DELL’ULTIMO FESTIVAL DI SANREMO. RITA PAVONE, CHE DA ANNI VIVE IN TICINO, HA ACCETTATO DI RACCONTARSI IN QUESTA INTERVISTA: UN VIAGGIO DI RICORDI, PASSIONI ED EMOZIONI.

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niziamo dalla fine: Sanremo 2020. Un grande ritorno che ha visto nel palco dell’Ariston tutta la sua energia. Come è stato vivere questa avventura? Com’è nata? «È stata una bellissima avventura. Una botta di adrenalina come poche. Avrei potuto andare a Sanremo come ospite. Con un repertorio ricco come il mio sarebbe stata una battaglia vinta ancora prima di cominciare, ma io volevo rimettermi in gioco, ed è stato infatti bellissimo trovarmi a gareggiare alla pari con dei ragazzi persino più giovani dei miei figli. Mancavo a Sanremo da ben 48 anni. Ne ho fatti 3 come partecipante alla gara. L’ultima volta fu nel 1972 con un brano che ritenevo e ritengo tuttora bellissimo, Amici mai, ma in quell’anno c’era l’eliminazione diretta e quel pezzo, la cui dimensione musicale necessitava di ulteriori ascolti, venne subito eliminato. A seguito dell’eliminazione fui considerata dai media italiani già sul viale del tramonto e invece solo dopo poche settimane, eccomi in vetta nelle charts francesi con Bonjour la France, adattamento del brano La suggestione scritto da Claudio Baglioni. Un successo clamoroso, oltre 800 mila copie vendute che non solo mi aprì le porte per un mese di concerti all’Olympia di Parigi ma anche alla pubblicazione di tre albums: due con la

RCA e uno con la Philips francese. Durante gli anni ’80 e ’90 ci riprovai con Sanremo mandando alla Commissione preposta alcune canzoni che ritenevo adatte per quel palco, ma non vennero mai prese in considerazione. Era l’epoca Pippo Baudo… Allora mi dissi: chi non mi vuole non mi merita! E smisi di pensare a Sanremo. Ma quando Giorgio, mio figlio, un vero talento, mi ha fatto sentire Niente (Resilienza ’74) mi sono detta: questo è un grande pezzo e mi permetterà di esprimermi a tutto tondo. Quindi, Sanremo adesso o mai più! Amadeus, che lo ha subito amato, ha fatto modo che si compisse il miracolo. E di questo lo ringrazio». Il mondo sta attraversando un momento davvero particolare: quanto si sente “resiliente”? «La resilienza fa parte della mia esistenza. Ho sempre dovuto lottare contro a degli invisibili mulini a vento per ottenere qualcosa. Nulla mi è mai stato regalato. Ho preso schiaffoni nel mio lavoro come nella vita, ma non mi sono mai data per vinta. Mi definisco un ascensore umano. Una metafora che mi calza a pennello. Salgo e scendo con estrema facilità, ma però non esco mai dalla cabina. Anche adesso sono resiliente. Potevo sfruttare la scia del successo sanremese per fare cose

importanti, concerti, televisione, e invece questo maledetto virus mi ha costretta a stare a casa. Stiamo tutti a casa. Ma vuole mettere la fortuna che ho io, che abbiamo noi di stare bene? Ed è questa la cosa importante. Il resto se deve venire verrà». Un sogno il suo inseguito fin da giovane: come è stata accettata in famiglia la scelta di intraprendere questa strada? «Non facile. Devo tutto a mio padre. Lui non è stato solo il mio più grande ammiratore ma è stato anche il fautore del mio successo. In un’epoca in cui andavano di moda le donne prosperose, una ragazzina magra, alta come un comodino, senza seno e con un visetto alla Mickey Rooney, non poteva avere certo delle grandi aspettative. E invece mio padre mise a frutto proprio quelle caratteristiche fisiche che mi facevano stupidamente pensare di essere una perdente in partenza. Mi convinse a credere in me, alle mie qualità e potenzialità ed ebbe ragione. Mi diceva: “Tu hai personalità. Puoi piacere o no, ma non passerai mai inosservata. O ti ameranno o ti detesteranno, ma indifferenti mai!” E aveva ragione! Mamma era invece nettamente contraria al fatto che io volessi intraprendere una carriera artistica in un mondo, quello dello spettacolo, che lei vedeva sporco, TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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PRIMO PIANO / RITA PAVONE

malsano. Povera donna… Se vedesse com’è quel mondo oggi, sì che si spaventerebbe». Studio 1, Canzonissima, Gian Burrasca, Sanremo: un viaggio lungo e inarrestabile. Quali sono le vicende e le esperienze che maggiormente hanno segnato la sua carriera? «Studio1. Certamente. Era il programma che vedeva in pista le più grandi celebrità internazionali e aveva un cast fisso con nomi da far paura: Mina, Walter Chiari, Don Lurio, le Kessler… Mai mi sarei aspettata che Antonello Falqui, il grande regista, non solo scegliesse me, una ragazzina di soli 17 anni totalmente sconosciuta, ma arrivasse persino a lottare con i vertici RAI per impormi nel suo programma regalandomi 10 minuti settimanali per ben 12 puntate. Una cosa impensabile! E fu un successo travolgente che mi cambiò la vita facendomi diventare famosa nel corso di una notte. Il Giornalino di Gian Burrasca venne dopo, nel 1964, e lì devo tutto a tre premi Oscar: Lina Wertmuller in primis, perché credeva in me in modo feroce e agiva non solo come regista ma anche come sceneggiatrice e autrice delle canzoni del lavoro di Vamba. Poi Nino Rota, il grande compositore che ha scritto tutta la colonna sonora - mi pregio di essere l’unica artista al mondo che ha inciso 31 canzoni di Rota! - infine Luis Enriquez Bacalov, che ne realizzò tutti gli arrangiamenti. Tutti e tre premi Oscar! Aggiungiamo a questi un cast stellare per quell’epoca: Arnoldo Foà, Valeria Valeri, Bice Valori, Paolo Ferrari, Elsa Merlini…, le scenografie e i costumi di Piero Tosi (il Gattopardo di Luchino Visconti) ed ecco venire fuori un lavoro che è stato e che rimarrà un cult della televisione italiana».

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

“Credo di essere una brava moglie e una buona madre. Amo i mei figli ma lascio che vivano la loro vita senza intromettermi nelle loro scelte. Io ho fatto le mie di scelte anche se osteggiata da mio padre in forma quasi massacrante” Grandi duetti e incontri con star internazionali: quali sono i personaggi che ha conosciuto e che secondo lei hanno davvero rivoluzionato la musica, l’arte o hanno comunque proposto qualcosa di visionario? «Il successo ottenuto all’estero mi ha consentito di lavorare e di dividere la scena con i più grandi. Dai Beach Boys a Tom Jones; da Marianne Faithful a Orson Welles; dalle Supremes a Eric Burdon and the Animals, giusto per fare qualche nome. Ma senza dei mecenati, delle persone che credono nelle tue qualità non si raggiunge la vetta e non si fanno esperienze di questo tipo. Se Teddy Reno, Antonello Falqui e Lina Wertmuller furono per me dei mecenati in Italia, Ed Sullivan lo fu negli USA e Guy Lux in Francia. Fu lo stesso Ed Sullivan a volermi nel suo show. Lui veniva in Italia a passare le vacanze e mi aveva visto in TV, ma soprattutto vedeva le charts del Cash Box e del Billboard dove io eroempre presente. Allora disse alla label statunitense RCA Victor che se loro mi avessero prodotto un album in inglese lui mi avrebbe presa nel suo show. E così è stato. Il mio primo album pubblicato in tutto il mondo si intitolava Rita Pavone: The International Teenage Sensation e aveva come arrangiatore Sammy Lowe, proprio lui che realizzò It a Man’s, Man’s, Man’s World per James Brown. Ho partecipato ben 5 volte all’Ed Sullivan show e il momento in cui ho capito che ce l’avevo fatta fu quando mi trovai sulla luminosa a Broadway come terzo nome dopo Duke Ellington ed Ella Fitzgerald. Due mostri sacri. Ho avuto persino la gioia di conoscere di persona

a Nashville colui che ritengo essere il personaggio che ha dato una svolta alla musica mondiale: Elvis Presley. Un incontro incredibile che io narro nel mio libro Tutti pazzi per Rita scritto insieme al giornalista Emilio Targia. In quell’occasione Presley in persona mi regalò un suo poster/dipinto corredato da una bella dedica. Un dipinto che io conservo in casa come una reliquia». Un personaggio della storia che le sarebbe piaciuto conoscere? E perché? «Winston Churchill. Intelligente. Pungente. Ironico. Mai volgare. La sua battuta durante un violento scontro verbale con Lady Astor al Parlamento inglese rimase famosa e mi fa sempre ridere. Lei furiosa che gli dice: “Se io fossi sua moglie le darei da bere la cicuta”. E lui: “Se io fossi suo marito la berrei”». Nella sua vita la famiglia è sempre stata al primo posto: si percepisce l’amore per suo marito e per i suoi figli. Che madre e moglie si sente? Quanto le scelte personali hanno influito nella sua vita artistica? «Credo di essere una brava moglie e una buona madre. Amo i mei figli ma lascio che vivano la loro vita senza intromettermi nelle loro scelte. Io ho fatto le mie di scelte anche se osteggiata da mio padre in forma quasi massacrante. Fu una tragedia quando lui scoprì che amavo Teddy Reno. Ancora una volta la resilienza… Ma avevo ragione nel giocare le mie carte. 52 anni di matrimonio credo significhino qualcosa in proposito. Soprattutto oggi. Per i miei figli desidero solo che non debbano mai soffrire e se ho un rimprove-


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PRIMO PIANO / RITA PAVONE

ro da farmi nei loro confronti è quello di essere stata poco vicina quando erano in età scolare. Ma fin quando è stato possibile, li ho sempre portati con me nel mio girovagare per il mondo. Loro sono i miei veri dischi d’oro». Un album appena uscito che ripercorre una carriera incredibile: RaRità è una raccolta di brani che non tutti conoscono. Come è avvenuta la scelta dei pezzi? «L’idea è stata quella di voler far conoscere quella Rita Pavone che gli italiani non conoscono. Produzioni straniere e quindi sounds diversi. Arrangiatori diversi. Gusti diversi. Degli inediti veri che più inediti non si può. E anche di far ascoltare alcuni miei grandi successi italiani rivestiti però con abiti differenti. È stata una faticaccia metterlo insieme ma ne è valsa la pena. Trovo che in quel cofanetto ci siano veramente delle cose splendide. Dei pezzi grandiosi. E autori e produttori straordinari». Ci sono dei suoi brani a cui si sente maggiormente legata? E quale pezzo, non suo, le sarebbe piaciuto portare al successo? «Sono profondamente legata a Cuore che, pur essendo una cover americana, è stata e continua ad essere il filo conduttore della mia vita artistica. È il mio passaporto per il mondo intero. Mi ha permesso di entrare persino nelle prime venti posizioni delle charts britanniche e restarci per ben 12 settimane. Incisa in un EP per la Barclay in Francia agli inizi del 1963 me ne innamorai e volli fortemente cantarla anche in italiano, cosa che mi procurò un forte scontro con la RCA, la mia etichetta discografica, la quale riteneva il brano troppo adulto per me. Ma anche in quell’occasione non mi arresi. Se l’avessi fatto, avrei di certo perduto il mio cavallo di battaglia. La mia signature song per eccellenza. Un pezzo che avrei voluto portare io al successo? Se non avessi più te di Gianni Morandi».

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Vive da moltissimi anni in Ticino; come mai ha deciso di trasferirsi qui? Che rapporto ha con questa terra, con i piccoli borghi di questo Cantone e con la sua gente? «La scelta di vivere in Svizzera è il mio gesto d’amore per un Paese che si è mostrato solidale con me e mio marito in un momento non ottimale della nostra vita. È una storia un po’ complessa. Fu quando noi dichiarammo pubblicamente che ci amavamo e che volevamo stare insieme per sempre, cosa che creò uno scandalo incredibile in Italia. Mio marito Teddy Reno, che oltre ad avere 20 più di me era già stato sposato e aveva un figlio; pur avendo da tempo ottenuto il divorzio dal precedente matrimonio, questo era ritenuto valido per tutto il resto del mondo tranne che per l’Italia, dove la legge sul divorzio arrivò solo nel 1970. Era il 1967 e noi volevamo assolutamente sposarci. Avevamo deciso di fare un matrimonio di coscienza perché Teddy era stato coniugato solo civilmente ma, essendo questo stato trascritto sui registri civili italiani da gli ex suoceri di lui, temevamo che potesse succedere anche a noi quello che era successo con la coppia Loren e Ponti qualche anno prima. Così decidemmo di parlarne con un amico che ci fece conoscere Monsignor Cortella. Non finirò mai di benedire quell’incontro. Don Cortella era una persona splendida. Lui ci volle ascoltare separatamente e poi ci disse: “Io credo nella vostra coppia. Ci credo fermamente e quindi vi darò una mano. Vi sposerò io.” E lo fece. Ci unì a Lugano in una piccola meravigliosa cappella alla presenza di poche persone di famiglia. Era il 15 marzo del 1968. Un giorno per noi meraviglioso. E fu in quel giorno che noi decidemmo di venire a vivere in Ticino. Io voglio bene a questo Paese e gli sono grata. Qui ho trovato la serenità e una vita tranquilla. Mi piace il lato semplice del popolo svizzero. Il suo interessarsi a te con garbo. Il dirti sottovoce quanto gli sei

piaciuta a Sanremo e quanto hanno tifato per te, ma il tutto bisbigliandotelo nell’orecchio come fosse un segreto tra di noi. Quasi con pudore. Un lato questo degli svizzeri che pochi conoscono. E poi io adoro i piccoli borghi». In pochi mesi molte cose sono cambiate: come vede il modo di fare e proporre musica in futuro? «La musica continuerà ad esistere ed a trasformarsi ancora per un po’ di tempo, ma dopo l’ennesima mutazione genetica e l’avere percorso strade diverse nelle quali l’immagine ha preso il sopravvento sul resto, aiutata in questo dagli outfit di alcuni protagonisti che manco il carnevale di Rio… e da video farciti di tanti, troppi ammiccamenti sessuali, ritornerà ad essere quella che era. Ci sarà quindi un ritorno al passato, alla normalità e avverrà esattamente come sta avvenendo nella moda. Si riscoprirà la bellezza del “vintage”, del “tessuto” musicale della musica e questa ritornerà a farla da padrona come una volta. Con più melodia e meno rumore. In tutti i sensi. Un segnale che qualcosa sta cambiando? Aver visto Lady Gaga con il viso pulito, i capelli neri raccolti che canta al microfono One World: Together at home. Proprio lei che solo qualche anno addietro si “vestiva” di fette di carne. Prossimi progetti in cantiere? Le piacerebbe calcare nuovamente il palco dell’Ariston? «Discograficamente Giorgio ed io stiamo lavorando su del nuovo materiale - lui scrive cose veramente belle - e se tutto si rimette a posto quanto prima, dopo il grave periodo vissuto, dovrei riuscire anche a recuperare i concerti che avevo in scaletta. E magari, perché no? Potrebbe capitarmi di ricalcare pure il palco del teatro Ariston. Ma questa volta gareggio da sola».


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PRIMO PIANO / SILVIO TARCHINI

DI PAOLA BERNASCONI L’IMPRENDITORE SILVIO TARCHINI PROPONE ALCUNE CONSIDERAZIONI E AVANZA PROPOSTE PER AGEVOLARE LA RIPRESA ECONOMICA IN TICINO E IN SVIZZERA.

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ol Coronavirus, volenti o nolenti, si dovrà convivere e ad esso andranno adattati i comportamenti e i modi di vivere: l’economia si dovrà adattare. Un lungo lockdown ha colpito le attività commerciali ticinesi e svizzere in generale. Il risultato lo sintetizza ottimamente, da noi interpellato, Silvio Tarchini, Direttore del FoxTown: «Tranne per alcune eccezioni quali gli alimentari, la chiusura dei commerci imposta dall’Ordinanza 2 sta mettendo in grave difficoltà i negozi presenti sul territorio che hanno visto azzerarsi i loro fatturati, ma permangono i costi di gestione delle strutture».

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

RIORGANIZZARE PRODUZIONE E COMMERCIO Inoltre, il Ticino ha conosciuto una crisi sanitaria più grave rispetto al resto del Paese, facendo sì che il Consiglio di Stato potesse attivare una finestra di crisi per misure più rigide, creando un’incertezza ancora maggiore. «I negozi in Ticino saranno sicuramente i più toccati da questa situazione», non ha dubbi Tarchini. Il suo FoxTown certamente ha iniziato a pagare dazio già allo scoppio della pandemia, perché il 70% della clientela è straniera e per circa un terzo asiatica e le chiusure attuate in Cina e successivamente da moltissimi paesi hanno creato importanti problemi. Come agire, per l’imprenditore? «In una prima fase sarà necessario riorganizzare tutta una seria di processi lavorativi e di distanziamento sociale, modificando l’approccio tra clientela e addetti alla vendita, e per tornare alla normalità ci vorranno parecchi mesi se non stagioni. Mancheranno gli stranieri: mediante importanti campagne di comunicazione ci rivolgeremo principalmente ad una clientela locale e Lombarda e per il periodo estivo punteremo molto ad una clientela proveniente da oltre Gottardo. Con l’autunno e l’attenuazione delle limitazioni confidiamo di poter contare su una clientela straniera più ampia, e quindi tornare a pieno regime nel 2021 in occasione del prossimo capodanno cinese (anno del Bue)». Serve dunque un deciso, anche se temporaneo, cambio di direzione. Puntare sul made in Ticino e sulla clientela autoctona sarà il modus operandi cui dovranno adeguarsi buona

parte dei settori, turismo in primis. Ma per Silvio Tarchini non è detto che il mondo, e in particolar modo il FoxTown, non potranno adattarsi ai nuovi scenari futuri: «Una crisi, come quella che stiamo oggi vivendo lascerà sicuramente dei segni, ma siamo pronti a reagire e a ripartire più forti di prima certi che l’esperienza acquisita ci permetterà di essere sempre pronti ad attivare nuove modalità per avvicinare la clientela. Basta pensare a prima dell’11 settembre (attacco alle Torri Gemelle) eravamo abituati a volare in determinati modi e mai avremmo pensato di riuscire ad abituarci a nuove regole imposte, ciò insegna che quanto oggi può sembrare assurdo e irreale, un domani potrebbe diventare la normalità. L’importante è essere come un camaleonte, adattarsi ed essere pronti alle nuove sfide che verranno, rimanendo al passo con le regole anche tecnologiche che la società ci impone». Da par suo, applaude il Governo federale per come ha reagito per quanto concerne gli aiuti decisi per dare «all’economia svizzera una boccata d’ossigeno in una situazione mondiale così difficile, precaria e drammatica», mentre contesta la sentenza del Tribunale Federale sulla tassa di collegamento arrivata proprio in piena crisi. «Ritengo sia arrivata quanto meno in un momento poco opportuno e complicato per aziende e industrie che in questo momento si trovano già ad affrontare le problematiche legate alla Pandemia. Poi l’efficacia di questa tassa è tutta da dimostrare».


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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

otrei dire che si tratta di una vocazione di famiglia. Provengo infatti da una famiglia di albergatori e ristoratori, la mia famiglia ha avuto un albergo per quasi 70 anni a Brissago, un paio di anni fa lo hanno venduto, e fin da piccola ho bazzicato in cucina, imparando a pasticciare tra i fornelli: mi piaceva molto mettere le manine ovunque, per assaggiare e scoprire qualche trucco. Uno dei miei giochi preferiti, già a 11 anni, era proprio quello di preparare il pranzo o la cena per tutta la famiglia».

E poi cosa è successo? «Elementari, medie e liceo trascorsero di pari passo con quello che è stato il mio primo, indiscusso, grande amore: il nuoto…ogni giorno facevo chilometri avanti e indietro nella vasca. Emozioni indescrivibili, tanta fatica, successi e delusioni: ricordo gli anni passati in piscina con grande affetto, e con un pizzico di rammarico per aver smesso troppo presto, ma sono comunque fiera di aver fatto parte della nazionale giovanile svizzera. Lo sport, in ogni caso, è rimasto un punto fermo anche della mia vita attuale e non


PRIMO PIANO / MICHELLE UFFER

perdo occasione, nonostante gli impegni familiari e quelli lavorativi, per trascorrere qualche ora in attività all’aria aperta o in palestra». E dal punto di vista della sua formazione e delle esperienze lavorative che cosa ci racconta? «Mi sono laureata in Scienze della Comunicazione, con un Master in Comunicazione di massa e nuovi media conseguito presso L’Università di Lugano, quindi ho lavorato qualche anno come presentatrice e giornalista presso la RSI e TeleTicino, per poi trascorrere un periodo a Milano come responsabile di un ufficio stampa. Rientrata in patria, ho lavorato per la Città di Lugano come responsabile degli eventi sportivi. Dopo essermi dedicata a fare la mamma a tempo pieno, ho ripreso a lavorare da casa scrivendo degli articoli. Attualmente scrivo due articoli a settimana per il Corriere del Ticino online, scrivo articoli in stile “blog”, ai quali aggiungo una ricetta, con foto e video. Nei due anni precedenti ho fatto lo stesso scrivendo per ExtraSette, allegato del Corriere del Ticino, scrivendo un articolo a settimana». Il periodo dedicato soltanto a fare la mamma ha rappresentato qualcosa di unico e speciale…

«Assolutamente sì. Sono mamma di due bimbi meravigliosi ai quali ho scelto di dedicare tutto il tempo, risorsa ed energia. Il privilegio di vederli crescere e poter stare con loro praticamente sempre, mi ha molto arricchito anche come persona, a cominciare dall’acquisire la virtù della pazienza e scoprire che si più vivere benissimo seguendo ritmi più lenti, a misura appunto dei bambini».

“Per me cucinare è sempre stato gioia e divertimento e questo entusiasmo cerco di trasferirlo in tutto ciò che faccio e scrivo.”

Parliamo di cucina. Qual è il suo approccio e che carattere hanno le sue ricette? «Per me cucinare è sempre stato gioia e divertimento e questo entusiasmo cerco di trasferirlo in tutto ciò che faccio e scrivo. Sono un’autodidatta e i piatti che preparo davanti ai fornelli sono sempre ispirati alla semplicità e alla naturalità. Sono profondamente convinta che si debba adottare un’alimentazione sana e genuina, con molta verdura, frutta e legumi. Un piatto appetitoso non deve richiedere necessariamente preparazioni troppo lunghe e laboriose, con un eccesso di ingredienti che poi finiscono per annullarsi a vicenda. Ciò che mi piace sottolineare è che il mio non vuole mai essere solo un repertorio di ricette ma una finestra aperta sul mio mondo, con tutte le sue emozioni, i sentimenti, le curiosità e, naturalmente, tanta passione per la buona cucina».

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GRANDANGOLO / MORENO BERNASCONI

LA DISFATTA DEGLI ORGANISMI INTERNAZIONALI

LA CRISI PLANETARIA PRODOTTA DALLA PANDEMIA SEGNA UNA CRISI DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI E IL RITORNO DEGLI STATI NAZIONALI.

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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l blocco senza precedenti e su scala mondiale di buona parte delle attività collettive è una reazione di panico che tradisce la totale impreparazione dei politici del ventunesimo secolo di fronte agli effetti perversi della “irresponsabilità organizzata” che regge - come denuncia Ulrich Beck - le nostre società tanto tecnologicamente evolute quanto incapaci di prevenire e gestire i rischi. Com’è possibile che l’Organizzazione mondiale della sanità non abbia visto venire il pericolo di una grave pandemia di dimensioni planetarie e/o non sia riuscita a prevenirlo o a contenerlo, vista la cascata di epidemie e pandemie degli ultimi vent’anni, alcune del-

le quali di un tipo simile a COVID-19? Il Coronavirus della sindrome respiratoria acuta severa SARSCOV 1 si era infatti manifestato già nel 2002 a Guandong, in Cina, e si suppone che sia stato trasmesso all’uomo nell’ambito del commercio di animali selvatici, segnatamente pipistrelli. Un’epidemia che ha toccato molti Paesi del mondo e, rispetto al numero di contagi, ha avuto una letalità molto elevata. Le istanze sanitarie mondiali non hanno ritenuto di dover investire le energie e i fondi necessari per giungere ad un vaccino che a tutt’oggi non esiste e neppure di dover proibire i cosiddetti “wet market”. Se è vero, come si suppone, che il virus SARS-COV 2 si è manifestato anch’esso in un mercato di animali selvatici cinese, a Wuhan, prima di diffondersi tragicamente in tutto il mondo, è legittimo chiedersi come l’OMS abbia potuto rimanere praticamente con le mani in mano per 17 anni (d’altronde la vendita di pipistrelli e animali selvatici in Cina ha potuto clamorosamente essere riaperta a Wuhan poche settimane dopo che il coronavirus SARS-COV 2 vi si era manifestato). A fortiori non si capisce l’inconcludenza dell’OMS, visto che nel 2012 era scoppiata una grave epidemia simile: la Sindrome respiratoria del Medio Oriente MERSCOV, una mutazione del coronavirus con una letalità elevatissima. Ma le zone d’ombra riguardano anche il comportamento dell’OMS nel lungo periodo che va dallo scoppio dell’epidemia COVID-19 a Wuhan - nel mese di dicembre 2019 - fino alla tardiva


GRANDANGOLO / MORENO BERNASCONI

decisione di dichiararlo una pandemia l’11 marzo scorso. Che l’OMS abbia adottato una politica colpevolmente temporizzatrice (che faceva il gioco della disinformazione e del tentativo di insabbiamento di Pechino) appare ormai acquisito. Dichiarando troppo tardi che COVID-19 era una pandemia, l’OMS anziché contenere e bloccare sul nascere il contagio a livello mondiale, l’ha indirettamente favorito. Anche se risultasse falsa l’accusa del Segretario di Stato americano Mike Pompeo che il virus è sfuggito ad un laboratorio di Wuhan - la cui sicurezza (visto che era “sub judice” da anni) avrebbe dovuto essere sottoposta a rigoroso controllo - le inadempienze dell’Organizzazione mondiale della sanità risultano essere gravi e tali da comprometterne l’affidabilità e da gettare discredito sull’ONU. Come se non bastasse, mentre il numero dei contagi e dei morti della pandemia dilagava, lo stesso Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non riusciva ad intendersi su una risoluzione e proporre soluzioni condivise per far fronte alla crisi mondiale che la pandemia ha innescato. Anche se la paralisi del Consiglio di Sicurezza va ricondotta alla guerra per l’egemonia fra Pechino e Washington, il triste spettacolo che è andato in scena al Palazzo di vetro è emblematico della disfatta delle organizzazioni internazionali di fronte a questa crisi senza precedenti che avrà pesanti conseguenze per l’umanità per parecchio tempo. C’è un altro organismo sovranazionale che esce a pezzi da questa crisi: l’Unione europea. Alla prova dei fatti, la crisi ha purtroppo mostrato impietosamente quanto sia velleitaria la costruzione unitaria e incapace di una vera solidarietà fra gli Stati membri, segnatamente di un aiuto immediato e concreto ai Paesi più colpiti dal contagio. Credo che l’UE abbia perso un’occasione storica per mostrare e rinsaldare i propri vincoli di solidarietà. Ma c’è di più. La crisi della pande-

mia ha fatto venire al pettine un nodo fondamentale che rivela i limiti strutturali e costituzionali di un’Unione europea che resta una costruzione incompiuta. La bocciatura da parte della Corte costituzionale tedesca del PSPP (il programma di acquisto dei titoli si Stato) in concomitanza con il varo del programma miliardario di emergenza contro la pandemia PEPP, poggia su una connessione vincolante fra democrazia e Stato nazionale che fa a pugni con l’Unione come è concepita oggi. La Corte di Karlsruhe mette de facto in discussione il diritto dell’UE - in forza di legislazioni sovranazionali (o convenzioni di tipo economico) concluse fra Stati - di varare programmi finanziari considerati troppo penalizzanti per le imprese e i risparmiatori tedeschi e invece vantaggiosi per i partner europei meno virtuosi dal punto di vista della gestione della finanza pubblica e dell’economia. Uno strappo clamoroso che rischia di innescare una procedura di infrazione dei trattati europei rivolta contro la Germania (che però è la principale finanziatrice di un’UE ormai priva dei fondi fin qui versati dal Regno Unito e quindi in gravissima situazione finanziaria). Da slogan populistico scandito dai partiti nazionalisti, “Prima i nostri” rischia di diventare un nodo gordiano per la stessa impalcatura giuridica dell’Unione europea. Una questione estremamente seria che va ad aggiungersi al rischio reale che questa crisi faccia saltare in aria l’Euro o propizi l’uscita dall’Eurozona dei Paesi più in difficoltà. Agli occhi degli italiani, francesi, spagnoli, greci … qual è oggi l’immagine dell’Unione europea? Le frontiere fra gli Stati membri sono chiuse. Quando mancavano mascherine e apparecchiature sanitarie, sono arrivate dalla Cina e non dagli altri paesi europei… Al fronte, nella lotta al contagio, ci sono i Governi nazionali, legittimati a varare misure d’eccezione giustificate dalla protezione dei cittadini. E dotati di

poteri come mai dai tempi della seconda guerra mondiale. Questa crisi segna il ritorno degli Stati nazionali. In una situazione di totale incertezza dal punto di vista epidemiologico e in una fase solo iniziale della profonda crisi economica che la pandemia ha innescato, non ci sono inoltre criteri di giudizio articolati per stabilire se questi Governi stiano facendo bene o male. Quando la curva dei contagi e dei morti ha cominciato a scendere, nei cittadini è prevalsa l’impressione che le misure di confinamento e la politica sanitaria attuata dai Governi (secondo modalità più o meno diverse a dipendenza delle situazioni) siano state positive. In un mare globale in tempesta, gli Stati nazionali appaiono come un salvagente, se non un porto sicuro. La solidarietà si riscopre vicina: nel quartiere, nella città, nel proprio Paese. Una diga locale eretta contro lo tsunami di una pandemia che viene vista come il frutto avvelenato della globalizzazione.

TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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PANDEMIA / REVERENDO MONSIGNORE VALERIO LAZZERI

IL VALORE DI ESSERE COMUNITÀ LE RIFLESSIONI DEL VESCOVO DI LUGANO, VALERIO LAZZERI, DI FRONTE ALLA PANDEMIA CHE HA COLPITO PROFONDAMENTE LA COSCIENZA DEI CATTOLICI E NON SOLO.

Ph: ©TiPress

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

A

quali riflessioni è stato indotto dal constatare che l’umanità si è trovata all’improvviso di fronte ad un’epidemia che rimanda immediatamente alla memoria di pandemie dei secoli passati? «Non avrei mai pensato di dovermi trovare in un simile frangente. Ciascuno di noi sta attraversando un tempo senza precedenti immediati alle nostre latitudini: un momento particolarmente esigente, che ci impone la rinuncia alla manifestazione spontanea degli affetti, a ciò che è più umano: gli incontri, gli abbracci, lo stare insieme. Le pandemie del passato presentano certo delle analogie, ma anche delle differenze, che non ci permetto-

no oggi di riprodurre semplicemente soluzioni e comportamenti standard. Stiamo riscoprendo che di fronte all’inedito della storia, possiamo avere anche oggi solo un approccio di umile artigianato del vivere umano». Quali sono i valori cristiani che a suo giudizio sono maggiormente emersi nel corso di questa emergenza globale? «Certamente siamo chiamati a riscoprire la forza della comunione che ci unisce in Cristo non in forza di quello che facciamo noi, ma di ciò che ci viene donato da Dio, in maniera gratuita, invisibile e incondizionata. Ci stiamo accorgendo che se siamo comunità non è per quello che riusciamo a fare, a organizzare o a produrre con i nostri mezzi, ma per ciò che siamo e lasciamo vivere in noi in ogni momento. Questo legame spirituale e indissolubile è reale. È il fondamento di una sorprendente vitalità di iniziative di vicinanza “a distanza” a ogni livello. Un altro segno positivo è la capacità crescente di apprezzare l’impegno, spesso disinteressato, rischioso e nascosto, di tante persone al servizio della collettività: medici, operatori sanitari, curanti di ogni tipo, lavoratori che assicurano e tante altre persone impegnate da settimane per il bene comune». Ritiene che, passata la fase dell’emergenza, sia possibile ritornare al mondo “come era prima” o l’esperienza vissuta possa operare un cambiamento nelle coscienze e nei comportamenti delle persone?


PANDEMIA / REVERENDO MONSIGNORE VALERIO LAZZERI

«Il cristiano è una persona in cammino. È chiamato sempre a guardare al futuro con la consapevolezza che il meglio, il Signore Gesù, risorto dai morti, è già operante con il fermento del suo Spirito Santo nella storia degli uomini fino al suo compimento nella gloria. Questo ci induce a evitare di coltivare il sogno impossibile e sempre irrealistico di far tornare le cose come prima. Il vissuto ci cambia continuamente e in maniera irreversibile. In quale modo, non è possibile dirlo in anticipo. Sappiamo per fede che c’è la possibilità di trasformare ogni situazione di crisi in una nuova nascita. C’è da sperare che riusciamo a cogliere in mezzo alle restrizioni di movimento e a tante altre difficoltà l’opportunità per un cambiamento che ci renda più umani, più umili, più coscientemente fraterni».

Ritiene che il popolo dei credenti abbia riscoperto in questa occasione il senso di essere una comunità e il valore della preghiera? «Certamente, si è accentuata in questo tempo la preghiera personale e in famiglia. Abbiamo riscoperto la serietà del nostro impegno di cercare il Signore nella vita o, meglio, di lasciarci trovare da Lui in tempi e luoghi precisi della giornata. Sento anche forte, durante le celebrazioni, la presenza della comunità dei fedeli. C’è sempre un popolo di Dio radunato: non fisicamente ma spiritualmente e, proprio per questo, in maniera altrettanto reale e significativa». Quanto è stato importante, in un’occasione come questa, l’insegnamento di Papa Francesco riguardo all’accoglienza e alla solidarietà nei confronti dei più deboli?

«Sono portato a pensare che la solidarietà, a cui stiamo assistendo in questo momento, nasce da un cuore umano sempre capace di volgersi al bene. Un cuore che, in questi anni, è stato più volte stimolato da Papa Francesco all’attenzione al povero e all’accoglienza. Il magistero del Santo Padre ci ha sicuramente preparato ad affrontare questa pandemia con uno spirito genuinamente cristiano. Penso pure che resterà indelebile in noi la celebrazione di Papa Francesco dello scorso 27 marzo, davanti a una piazza san Pietro deserta. Un momento che oso definire storico. Non so quante persone fossero collegate attraverso i mezzi di comunicazione: certamente tante. Le parole profonde e insieme umane e senza retorica, che il Santo Padre ci ha offerto in quell’occasione sono per tutti un balsamo e un insegnamento per il quale siamo grati e che difficilmente può essere ignorato».

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PANDEMIA / PAOLO SANVIDO

RIPENSARE I NOSTRI SISTEMI SANITARI

I

PAOLO SANVIDO, DIRETTORE GENERALE DI FINPROMOTION SA. DAL 2016 PRESIDENTE DELL’ENTE OSPEDALIERO CANTONALE EOC.

sistemi sanitari dei Paesi occidentali, ancorché molto efficienti nel gestire situazioni normali, sono strutturalmente in grado di fare fronte a emergenze come quella determinata dalla pandemia? «È difficile affrontare un nemico di cui conosci così poco. All’inizio dell’anno abbiamo avuto le prime informazioni dalla Cina, poi quando il nuovo coronavirus è arrivato in Lombardia, ci siamo resi conto che ci saremmo trovati confrontati con pazienti ben diversi. Poi, con il passare dei giorni e delle settimane sono affluiti nei nostri reparti i primi pazienti: abbiamo cominciato a capire meglio il tipo di minaccia e deciso misure in grado di contrastare gli effetti devastanti del coronavirus in particolare sui pazienti anziani e più fragili per via di malattie pregresse. Grazie ai provvedimenti restrittivi dell’economia e alle misure di limitazione delle libertà di movimento decise dalla politica la curva pandemica è stata appiattita e il sistema sanitario ticinese ha saputo prendersi in carico in modo adeguato tutti i pazienti Covid-19. Il dispositivo Covid-19 è pronto. Passata la prima ondata, ci attendiamo una ripresa dei contagi anche a seguito dell’allentamento delle misure restrittive». In particolare, qual è la situazione della Svizzera e quella del Ticino? «Il nostro sistema federalista lascia parecchia autonomia ai Cantoni, ma in caso di crisi sanitaria la Confederazio-

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

ne assume un ruolo di conduzione. Il Cantone Ticino, data la sua vicinanza con il focolaio italiano, è stato colpito prima e più duramente del resto del Paese e abbiamo avuto qualche difficoltà iniziale a far capire l’emergenza in cui ci siamo trovati. L’obiettivo del Servizio pubblico è sempre stato quello di mettere in campo rapidamente anche in questo frangente un’organizzazione efficiente per cure sicure e di qualità in favore del paziente in Ticino. Abbiamo nei fatti confermato ai ticinesi che possono contare sulla leadership del loro ospedale pubblico. Il risultato raggiunto conferma la validità delle scelte operate sempre in sintonia e sotto l’egida della conduzione dello Stato maggiore di condotta del Cantone. Ci siamo spesi e abbiamo cooperato in modo proficuo con la sanità privata (in particolare con la Clinica Luganese Moncucco) mettendo a disposizione di tutte le strutture coinvolte le nostre risorse senza risparmiarci. Tutto ciò è stato possibile grazie alla grande professionalità, alla totale dedizione e all’entusiasmo di tutto il personale, che ha saputo raccogliere questa sfida epocale e che ringrazio di cuore. Questo ha suscitato anche un grande slancio di solidarietà presso la popolazione, che ha riconosciuto e apprezzato gli sforzi di chi ha combattuto il virus al fronte».


PANDEMIA / PAOLO SANVIDO

È realistico pensare che, passata l’emergenza, possa essere avviato un radicale ripensamento dei sistemi sanitari, nella previsione di eventuali altre situazioni emergenziali? «L’emergenza vissuta ha permesso di rendersi conto dell’importanza di una sanità con strutture efficienti ed efficaci per cure di qualità e sicure. Ci si è resi conto di quanto pericolosi siano i tagli alla sanità già fatti in passato o programmati. Ha anche permesso di sottolineare l’importanza della collaborazione fra il settore pubblico e quello privato. Al termine di tutto ciò dovremo sederci e riflettere sull’accaduto, su ciò che è funzionato bene e sugli aspetti che possono essere ancora migliorati. Dovremo trarre le lezioni e gettare le basi per farci trovare pronti per la prossima pandemia. La riorganizzazione cui siamo stati costretti dal virus potrà anche servire

per una riflessione su taluni aspetti dell’offerta sanitaria così come concepita fino ad oggi, in particolare laddove una concentrazione può significare maggiore qualità, sicurezza ed efficienza. Penso, per esempio, ai reparti di maternità dell’EOC, che durante la crisi sono stati concentrati a Bellinzona e Lugano». Di fronte ad una pandemia globale, ha ancora senso parlare di risposte da parte dei singoli Paesi oppure sarebbe necessario rispondere, anche a livello sanitario, in modo coordinato, integrato e globale? «È più che mai necessario coordinare la risposta a una pandemia: in un mondo globalizzato, i virus non si fermano certo alle frontiere e la collaborazione nella trasparenza è fondamentale. Anche la Svizzera è inserita in un contesto internazionale ed è chiamata a interagire e a coordinarsi con gli altri Paesi».

Friedrich Oelenhainz, «Ritratto del futuro Principe Alois I del Liechtenstein» (particolare), 1776 © LIECHTENSTEIN. The Princely Collections, Vaduz–Vienna

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«Il nostro pensiero a lungo termine ci aiuta ad affrontare i cambiamenti a breve termine.» Elena Sager, collaboratrice LGT dal 2006

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PANDEMIA / REMIGIO RATTI

FUTURI SCENARI ECONOMICO-POLITICI PER LA SVIZZERA PER ALMENO UN LUSTRO VIVREMO UNA CRUCIALE FASE DI TRANSIZIONE CARATTERIZZATA SIA DALL’ACCELERAZIONE DELLE TENDENZE GIÀ IN ATTO – QUELLE DELL’ERA DIGITALE -, SIA DA UN RIASSETTO STRUTTURALE DELLA PRODUZIONE E DEI MERCATI: QUESTO NON TANTO PER LA FINE DELLA GLOBALIZZAZIONE, MA PER LA NECESSITÀ DI UNA SUA DIVERSA GOVERNANZA PUBBLICO-PRIVATA, PENSANDO CONTEMPORANEAMENTE ALLE SFIDE SISTEMICHE, AMBIENTALI E CLIMATICHE. DI REMIGIO RATTI, PROFESSORE TITOLARE DELL’UNIVERSITÀ DI FRIBURGO, GIÀ DOCENTE USI E EPFL

M

a è veramente possibile, dopo che questa pandemia ha dimostrato tutta la fragilità della nostra società, pensare con una certa ragionevolezza al futuro? Molte sono le ipotesi, le variabili ma anche qualche costante da combinare e coniugare secondo strategie politiche, frutto di culture e sensibilità differenti. Le risposte non saranno mai univo-

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

che e rappresentano solo dei tentativi ai quali una società e una politica responsabile non possono sottrarsi. Un modo per farlo è quello di riscoprire lo spazio nelle sue componenti costitutive, in particolare in termini di territorialità, intesa come capacità di una comunità specifica di rispondere e trovare un equilibrio di fronte alle sfide, esterne e interne, che le si propongono e si riflettono come in un uno specchio. Qui di seguito facciamo l’esercizio a scala svizzera e in tre passi, corrispondenti a tre domande: • In questo momento, quali sono i suoi punti di forza e di debolezza in corrispondenza ai rischi e alle opportunità delle nuove sfide? • Quali scenari si possono ipotizzare a partire dall’analisi e dalle combinazioni del quadro descritto? • Qual è il peso dei vari portatori d’interesse nella determinazione della probabilità di realizzazione in ognuno di questi scenari? Una risposta alla prima domanda – metodologicamente conosciuta come analisi SWOT, dall’acronimo inglese Strengths (punti di forza), Weaknesses (debolezze), Opportunities (opportunità) e Threats (minacce) – è riassunta nella corrispondente tabella. Dal punto di vista interno la Svizzera si presenta indubbiamente forte sulla scena internazionale. Lo dimostrano le approfondite indagini annualmente svolte dall’IMD – International Institute for Management Development – di Losanna sulla competitività: è al quinto posto nella classifica generale (2019) – dopo USA, Hongkong, Singapore e Olanda.

Sono ottime le condizioni quadro – secondo posto nell’efficienza del governo e nelle infrastrutture; nono posto nell’efficienza d’affari. Ma è forte anche per la stabilità e capacità di dialogo tra le forze sociali e la capacità di adattamento ai mutamenti esterni. Tuttavia, è però al 23 rango nell’efficienza economica, un posto senz’altro di tutto rispetto – ma che fa stato di tutta una serie di fattori che rendono le prestazioni economiche più care (costo della vita; franco forte) e la costringono su strategie produttive e di mercato di nicchia; con grandi vantaggi in termini di valore aggiunto ma anche con fragilità per la dipendenza da catene di produzione esterne e che non controlla. Anche il dualismo tra economia interna e economia orientata all’esterno, una demografia invecchiata e fortemente dipendente dalla manodopera estera genera tensioni su importanti scelte politiche, con un bipolarismo posizionato sulle estremità e appena corretto dal regime di democrazia diretta. Analisi SWOT per la Svizzera nello scenario post Covid19 Sul fronte esterno si muovono minacce o rischi in gran parte preesistenti al coronavirus, ma che quest’ultimo ha evidenziato e amplificato; in primo luogo, la crisi ambientale e climatica e quella della mancanza di convergenza nella crescita e nella distribuzione dei redditi. La denuncia dei risvolti negativi della globalizzazione dell’economia e della società richiama un ribaltamento politico sugli estremi opposti: crollo del multilateralismo, protezionismo e


FORZE (ambiente interno)

DEBOLEZZE (ambiente interno)

• • • • • • •

• • • • • • •

OPPORTUNITÀ (ambiente esterno)

MINACCE (ambiente esterno)

• Strategie di governanza della globalizzazione e di sovranità condivise • Innovazioni tecnologiche, economiche e sociali • Accelerazione politiche di sostenibilità • Ricerca e politiche di modalità di sviluppo convergenti • Riorganizzazioni settoriali, aziendali e del lavoro • Riorientamento valori sociali e personali

• Crisi ambientale e climatica • Stravolgimenti economico e sociali nell’era della digitalizzazione • Sviluppo divergente – squilibri territoriali e sociali • Protezionismo e crollo del multilateralismo • Sovranismo • Indebolimento UE e frammentazione europea • Migraziuoni economiche

sovranismo. E tutto questo avviene in pieno periodo, del resto assai indefinito, della rivoluzione digitale in atto. Quali risposte dare a queste minacce? Esse possono essere diverse, dando luogo agli scenari che illustreremo in seguito. Dobbiamo dapprima intravvedere anche gli ambiti d’azione che il contesto evolutivo esterno può richiamare, innanzitutto in termini di governanza. Quindi, strategie politiche e di sviluppo sostenibile orientate non tanto a un rovesciamento dei processi di globalizzazione quanto alla loro governanza, pubblico-privata, sulla base di strategie multiscala che necessitano sovranità condivise. Nel medesimo tem-

po, esse vano coniugate congiuntamente alle potenzialità delle innovazioni tecnologiche, economiche e sociali a loro volta determinate da riorientamenti anche fondamentali nel sistema di valori della persona e della società. L’analisi SWOT non è solo una fotografia della situazione, ma è necessariamente proiettata verso il futuro e, per questo, è importante intravedere verso quali scenari ci porta il confronto tra l’ambiente interno (punti di forza e punti di debolezza) e le dinamiche esterne (minacce e opportunità). Gli scenari sono una rappresentazione semplificata di situazioni future e di cui si deve poter intravvedere un per-

Scenari politico economici del dopo covid-19

AMBIENTE ESTERNO

Opportunità

Minacce

© R. Ratti 2020

Piccola nazione – Dipendenza dall'esterno Bipolarità d’interessi tra economia Interna e mondo dell’export Struttura demografica e migrazioni Forte costo della vita Divergenze tra economia della produzione e finanza Fragilità climatica e ambientale Tendenza a considerarsi un caso particolare

corso e una probabilità di realizzazione. La realtà si presenterà poi di fatto come un intreccio tra scenari, a dipendenza, come vedremo nelle considerazioni finali, del comportamento degli attori, in un gioco che resta aperto. Al fine di arrivare a scenari contrastanti – quindi maggiormente utili alla riflessione – l’approccio metodologico è quello di estrapolarli secondo le combinazioni della matrice dell’analisi SWOT: ne risultano quindi quattro quadri. Scenario 1: RIPARTENZA. Facendo leva sui punti di forza acquisiti e con una sistematica ricerca di nuove opportunità si potranno ritrovare condizioni e

AMBIENTE INTERNO Punti di forza

Punti di debolezza

Scenario 1 Combinazione forza/opportunità

Scenario 2 Combinazione opportunità e debolezze

RIPARTENZA Recupero delle posizioni

RIASSETTO ECONOMICO-SOCIALE Ridispiegamento

Probabilità: ?

Probabilità: ?

Scenario 3 Combinazione punti di forza-rischi

Scenario 4 Combinazione punti di debolezza-rischi

STOP AND GO Adattamento caso per caso

CRISI – INVOLUZIONE Stallo

Probabilità: ?

Probabilità: ?

© R. Ratti 2020

Forza dello Stato federale e dello Stato di diritto Situazione delle finanze pubbliche Buon assetto dei fondamentali economici Forte capacità d’innovazione Buona capacità di adattamento alle condizioni esterne Capacità di dialogo tra le forze sociali Resilienza della società e del mondo del lavoro

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PANDEMIA / REMIGIO RATTI

Forza d’impatto territoriale del comportamento dei singoli attori – SINC – secondo i quattro scenari e loro probabilità generale di realizzazione

ATTORI

© R. Ratti 2020

processi di sviluppo in relativa continuità con la fase precedente lo choc pandemico. Esso potrebbe corrispondere ad un obiettivo politico, economico aziendale e sociale basato su premesse conservatrici e di una forte capacità nazionale di risposta alle sfide esterne. Sotto quali condizioni questo può essere un valido percorso? Quali le probabilità Scenario 2: RIASSETTO ECONOMICO-SOCIALE. In questo scenario il punto di partenza è piuttosto quello di essere coscienti dei fattori di debolezza ma anche di poter rispondere cogliendo le nuove opportunità presenti nelle dinamiche dei processi evolutivi esterni. Riferendosi alla Svizzera questo implica una capacità di affrontare il futuro con una notevole propensione ai cambiamenti, anche di fondo, nel proprio sistema economico e sociale. Quali le probabilità? Scenario 3: STOP AND GO. Sia pur partendo dai propri punti di forza, le minacce o rischi esterni si rivelano ormai condizionanti. In questo scenario gli adattamenti descriveranno casistiche diverse secondo i settori o rami economici, tra quelli a carattere domestico e quelli orientati all’export, tra attività banali presenti su tutto il territorio e attività di nicchia. Soprattutto, sarà la geopolitica a determinare il quadro entro il quale giocare la propria partita, mettendo a dura e condi-

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zionante prova le pur buone premesse di certezza del diritto e di solidità delle istituzioni politiche e regolamentari. La caratteristica di questo probabile scenario di medio-lungo periodo sarà allora proprio quello dello “stop and go”, funzionale alle singole contingenze, ma con effetti strutturanti problematici e non risolutivi rispetto ai grandi temi della sostenibilità. Scenario 4: CRISI – INVOLUZIONE. Minacce esterne e debolezze interne porterebbero in questo scenario a uno stallo, ad un orizzonte di sconfitta involutiva per l’incapacità o impossibilità delle forze economiche e sociali e delle istituzioni politiche di tener testa ai nuovi paradigmi evolutivi a base protezionistico-sovranista e tendenti alla frammentazione. C’è solo da augurarsi che proprio questo scenario sia quello dalle probabilità di realizzazione più basse. Il comportamento, la forza e la combinazione dell’azione dei diversi attori (SINC) – Stato, Imprese, Non-profit e Cittadini/consumatori - con facoltà di agire sulla territorialità del Paese sono quindi determinanti per dare un volto alla nuova territorialità della Svizzera a medio e lungo termine. Lo sforzo di ognuno non deve essere valutato per sé stesso, ma in funzione dell’obiettivo complessivo. In particolare, pur variando secondo il contesto di ogni sce-

nario, possiamo notare il ruolo giocato dal terzo settore, quello dell’impresa sociale e del non profit. Nella tabella finale diamo per ogni scenario un’illustrazione indicativa del ruolo degli attori, la cui valutazione secondo il criterio della territorialità non corrisponde necessariamente con l’indice di probabilità della loro realizzazione; un discorso che riteniamo utile lasciare aperto alla riflessione di ogni lettore. La partita reale si giocherà infatti a livello e con la partecipazione di tutti. Concludendo, per la fase del dopo emergenza pandemica occorre pensare e anticipare i processi lenti, ma strategici, della costruzione di nuovi e equilibri territoriali. Si tratta di non credere che con l’arrivo del vaccino anche questa quarantena sarà stata un incidente di percorso, sia pur secolare; di reagire non solo nel recupero di quanto andato perso, ma di ritrovare la nostra territorialità, mettendo in evidenza i processi complessi attraverso i quali, e a scale diverse, una società crea una capacità di risposta e di gestione - verso l’interno e verso l’esterno - al mutamento.

SCENARI Ripartenza

Riassetto Economico-Sociale

Stop and Go

Crisi-Involuzione

Stato

++_

+++

+_

_

Imprese

++_

++

=

_

Non profit

=

+++

+

+

Cittadini/Consumatori

+_

+++

=

_

Valutazione della territorialità

+_

+++

=

_

Probabilità di realizzazione

?

?

?

?



PANDEMIA / MATTEO MAGNI

RISCOPRIRE L’IMPORTANZA DELLA VICINANZA

Q

uali alterazioni possono determinarsi, da un punto di vista emozionale, per il fatto di trovarsi a confronto con una malattia globale che rimanda alla memoria di epidemie di secoli lontani? «Siamo anzitutto confrontati con l’angoscia che deriva da un pericolo invisibile, senza volto ma che allo stesso tempo potrebbe avere il volto di ognuno di noi, perché tutti abbiamo ormai capito che possiamo essere contagiati e vettori del contagio: “vittime e carnefici”. In secondo luogo l’ambiente surreale – città quasi deserte, strade vuote, silenzio – nel quale stiamo vivendo ci misura con i nostri limiti, la nostra umanità e la nostra fragilità in un modo rude al quale la nostra società postmoderna non è più abituata. Le limitazioni imposte alla nostra libertà di movimento, necessarie per tutelare l’interesse superiore della salute collettiva, acuiscono ulteriormente la sensazione di essere di fronte a qualche cosa di estraneo, di sconosciuto e per questo di potenzialmente minaccioso. In terzo luogo tutto ciò ci costringe fatalmente, e nostro malgrado, al confronto con alcuni dilemmi esistenziali che ci illudevamo non facessero più parte della nostra vita quotidiana: ovvero l’esperienza della solitudine, la gestione della libertà e l’incontro con la morte. Riscopriamo perciò il senso di finitezza e di destino a volte ineluttabile, mentre sembra svanire nel nulla l’idea a noi così familiare che tutto è possibile».

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

MATTEO MAGNI È PSICOLOGO SPECIALISTA IN PSICOTERAPIA FSP, MEMBRO DELL’ASSOCIAZIONE TICINESE PSICOLOGI E DELL’ASSOCIAZIONE PAOLO SACCANI, STUDI PSICOANALITICI DELLA COPPIA E DELLA FAMIGLIA DI MILANO.

Quali meccanismi psicologici possono aiutare ad adattarsi alle disposizioni imposte dalla nuova situazione? «Come gestire anche lo stato d’isolamento e solitudine determinato dalla sospensione della vita sociale? In primo piano va posta la questione dei limiti che normalmente non consideriamo un pregio ma all’opposto una vergogna: il fatto che per dare valore a ciò che siamo dobbiamo potere riconoscere e convivere con il dolore derivante da ciò che ci manca, è un concetto oggigiorno quasi impensabile. La nostra società ha sostituito la disciplina, l’obbedienza e il senso del dovere con l’indipendenza dalle convenzioni sociali e l’autogestione: è anche per questo motivo che il “fermarsi e rimanere a casa” ha dovuto essere imposto dalle autorità, causando in noi un sentimento di frustrazione. L’adattamento in questo caso presuppone quindi l’inevitabile convivenza con dei vissuti sgradevoli come appunto la frustrazione ma anche la solitudine e la lontananza che accompagnano l’inattesa separazione dalla nostra quotidianità e dai nostri affetti. La facoltà di tollerare questi vissuti dipende dal nostro grado di separatezza, vale a dire dalla capacità psicologica di riconoscerci come degli individui “a pieno titolo”, integri, sufficientemente autonomi e perciò in grado di stare anche da soli. Questa capacità si sviluppa in noi progressivamente a partire dalle prime relazioni significative dell’infanzia ed è soggetta ad essere messa alla prova nei momenti importanti della nostra vita,


PANDEMIA / MATTEO MAGNI

ad esempio quando siamo chiamati ad affrontare un cambiamento. La situazione attuale ci confronta perciò con la fiducia di base in noi stessi». In particolare, quali sono i comportamenti da adottare per imparare a gestire l’ansia? «Durante una situazione insolita che ci sorprende è comprensibile sentirsi spaesati, provare paura e anche ansia. Quest’ultima però spesso, al contrario della paura, non ha un oggetto specifico ma è invece una sensazione diffusa d’inquietudine che viviamo in noi e che ci spinge ad agire, purtroppo di frequente in maniera inefficace: ad esempio seguendo in modo compulsivo le notizie dell’ultima ora trasmesse dalle varie fonti e ricavandone soltanto l’impressione di essere ancor più confusi. In un simile contesto sentiamo il bisogno di ripristinare il nostro sentimento di benessere e di sicurezza ma il fatto che le nostre abitudini si siano capovolte al di là della nostra volontà non ci facilita il compito. Per questo motivo in questo momento si avverte molto nelle persone la necessità di vicinanza, di calore e di rassicurazione: gli striscioni “#andratuttobene” apparsi sui balconi un po’ ovunque sembrano esserne la testimonianza. Quindi i mezzi elettronici di comunicazione, dei quali molte volte facciamo cattivo uso, adesso ci possono utilmente servire per sentire la presenza dell’altro, uscire da una condizione di faticoso isolamento e ristabilire un certo senso di continuità nella nostra vita sociale. Anche l’impressione di sentirsi disarmati e di non avere il controllo della situazione è diffusa, e questo porta con sé il rischio di subire passivamente gli eventi. Di conseguenza è fondamentale potere riconquistare un ruolo proattivo focalizzando la nostra attenzione sugli aspetti quotidiani sui cui abbiamo la facoltà d’intervenire direttamente e concretamente, come ad esempio la gestione dei tempi e dei ritmi di vita all’interno delle mura do-

mestiche oppure scegliendo da quali canali attingere le informazioni. Oltre alla dimensione concreta è tuttavia molto importante non trascurare quella emotiva ed affettiva cercando di dare ascolto sia alle nostre emozioni, per quanto sgradevoli e contrastanti, sia ai vissuti di chi ci è accanto. A questo proposito capita che i bambini ci vengano in aiuto con la loro spontaneità e curiosità. Essi hanno la necessità e anche il diritto di sapere come stanno le cose: prendersi del tempo per spiegare loro cosa è un virus, quali pericoli può comportare ammalarsi, che si può morire ma che si può pure guarire, che ci si può adeguatamente proteggere, ecc. Tutto ciò consente di condividere le paure ma anche le speranze: spiegare ai bambini che non va sempre tutto bene e che la vita non è sempre garantita li prepara ad affrontare meglio le possibili future avversità e obbliga al contempo l’adulto a non negare le proprie emozioni». Quali conseguenze si potrebbero determinare, una volta passata l’emergenza, nei comportamenti sociali e individuali delle persone? «Alcuni parlano già di “un prima e un dopo” la pandemia evocando possibili cambiamenti sociali a livello globale e strutturale. Altri ci incoraggiano a “tenere duro adesso” e restare a casa per “ripartire come prima appena possibile”, e forse con ancora maggiore slancio. Queste contrapposizioni suscitano alcuni interrogativi. Ritengo che la crisi che ci sta sconvolgendo sia anche il frutto marcio di un tipo di speculazione che mira unicamente a realizzare un profitto massimo ed immediato e in nome del quale abbiamo esportato i nostri problemi convinti di ricavarne soltanto ricchezza: questa volta la natura si è ribellata e ci ha ricambiato con il veleno, il virus. Ma una volta passata cosa rimarrà di questa esperienza collettiva dirompente? La psicoanalisi ha chiarito che l’uomo può dare vita alla società civile, quindi

una società che si occupa anche dei più deboli, solo se l’individuo rinuncia ad una parte della sua libertà: ma tale rinuncia implica ovviamente dei sacrifici e delle limitazioni nella realizzazione dei propri desideri pulsionali o per lo meno il fatto di non poterli soddisfare sempre immediatamente. Saremo dunque in grado di ritornare a porci la domanda cruciale “Questo lo posso fare, è lecito?” Oppure continueremo come se nulla fosse stato facendo tutto ciò che ci passa in mente per il semplice motivo che ci piace farlo? Saremo capaci di investire a lungo termine e reggere le frustrazioni derivanti dal dovere aspettare prima di raccogliere i frutti maturi? Potremo tollerare meglio il fatto che scegliere vuole dire anche rinunciare? Sapremo ritrovare in noi stessi le basi della nostra sicurezza e rafforzarci o avremo ancora così bisogno delle conferme degli altri alimentando a dismisura i nostri sentimenti di vuoto e d’inadeguatezza? Credo che se sarà possibile affrontare tutti assieme con determinazione e coraggio questi interrogativi, l’angoscia che stiamo vivendo oggi non sarà stata inutile, potrebbe anzi prefigurare un futuro migliore nel quale la prosperità non implichi per forza l’avidità e l’autodistruzione. Viceversa se tutto terminasse con un “#” qualsiasi, segno non solo dell’attuale bisogno profondo di vicinanza ma anche della futilità e della bramosia di apparire e di ricevere consensi, avremo vissuto un dramma senza senso, un’esperienza inutile perché non ci ha insegnato nulla».

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PANDEMIA / ILARIO LODI

AIUTARE I GIOVANI CREANDO LAVORO ILARIO LODI, DIRETTORE PRO JUVENTUTE SVIZZERA ITALIANA, PROPONE ALCUNE INTERESSANTI CONSIDERAZIONI RIGUARDO ALLA CAPACITÀ DEI PIÙ GIOVANI NEL FARE FRONTE ALLE SITUAZIONI D’EMERGENZA.

a seguito dell’invito da parte delle autorità a rimanere a casa, ha poi lasciato posto a un senso di vuoto e a mille interrogativi: su di sé, sulle proprie relazioni, sul futuro familiare, scolastico e professionale. Questioni alle quali, già per noi adulti, non è facile dare una risposta, figuriamoci quindi per un profilo psicologico come quello di un giovane che ancora si sta sviluppando e pian piano consolidando».

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al suo osservatorio privilegiato, quali reazioni emotive ritiene che l’epidemia abbia suscitato all’interno del mondo giovanile? «Inizialmente ho notato nei giovani con cui lavoro una certa – per altro comprensibile – sottovalutazione del fenomeno. Il concetto di epidemia di cui questi ragazzi hanno fatto esperienza (ma sono in buona compagnia, mi creda) lo si ritrova in alcuni film o in alcuni spaccati del web. In una “realtà altra” quindi, che fino a ieri, aveva poco o punto a che fare con la “vita reale”. Questa prima impressione, soprattutto

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Con quali difficoltà ritiene che le generazioni più giovani dovranno imparare a convivere anche dopo aver superato l’emergenza? «Io non credo che le giovani generazioni incontreranno molte difficoltà nel dopo emergenza. Mi spiego. Noi - intendo: noi adulti - ci immaginiamo, o forse: pretendiamo, che i giovanili nutrano un approccio alla vita attraverso delle categorie che fanno capo a quanto noi adulti riteniamo utile, sensato, significativo: la formazione, il lavoro, la famiglia, la cittadinanza attiva e altro ancora. Storicamente parlando, queste letture si sono sempre dimostrate essere delle forzature nel senso che la libertà di pensiero, di desiderio e di azione di ogni singolo giovane l’ha sempre spuntata su qualsiasi tentativo di generalizzazione. Secondo me, questo succederà anche in questo caso. Non dimentichiamo che – e Darwin ce l’ha insegnato, oserei dire, in modo definitivo – che a sopravvivere non sono i più forti, ma coloro che meglio si sanno adattare. Non credo che tra questi ci saranno soprattutto adulti».

Quali sono le più interessanti iniziative messe in campo in campo sociale per far fronte nei prossimi mesi alle richieste dei giovani, soprattutto per quanto riguarda la formazione e il lavoro? «Questa è una domanda davvero impegnativa… Provo a risponderle in questo modo. Secondo me, la collettività sarà chiamata a prendersi cura di tutti quegli imprenditori che, per un motivo o per l’altro, non saranno più intenzionati ad assumere uno o più giovani in una prospettiva di formazione professionale. Detto altrimenti: il problema non sta – ancora una volta – nei giovani stessi ma, almeno in questo caso, nelle condizioni quadro che gli adulti devono pensare, progettare e realizzare (ad esempio: in un’azienda) affinché un giovane possa maturare esperienza significativa, come quella legata ad un apprendistato. A mio parere sono le aziende che devono essere sostenute: con know-how, magari anche finanziariamente, ma soprattutto attraverso lo sviluppo di partenariati con agenzie educative che di questi giovani possano prendersi cura sotto il profilo pedagogico, alleggerendo il lavoro dell’imprenditore e consentendogli di concentrarsi sulla trasmissione dei saperi e delle passioni che ne hanno contraddistinto il successo sul piano professionale». Nello specifico, quali sono le iniziative promosse da Pro Juventute? «Le farò un solo esempio. Cinque anni fa abbiamo lanciato, sviluppato e consolidato il progetto “AAA Apprendisti


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cercansi”, un progetto di lavoro con gli apprendisti direttamente in azienda. Lo abbiamo fatto in stretta collaborazione con l’associazione professionale degli spedizionieri SpedLogSwiss Ticino, raccogliendo l’invito lanciatoci dall’allora Vicepresidente di ImprendiTi Roberta Cippà Cavadini, titolare dell’omonima azienda di spedizioni di Chiasso. La questione era semplice: come sostenere quegli imprenditori che vorrebbero assumere un apprendista ma che, per mille motivi (tra l’altro, soprattutto di natura organizzativa ed educativa) non lo fanno? Come aiutarli nello sviluppo di tutti quei processi che contraddistinguono l’integrazione di un apprendista in un’azienda? Mi creda… molte aziende possiedono un bagaglio di conoscenze immenso, ma – letteralmente – non sono in grado di trasmetterlo ai giovani. E qui arriviamo noi. Diamo man forte alle aziende nei processi di assunzione e di introduzione di giovani in azienda per l’inizio di un apprendistato, le sosteniamo nel disbrigo tutti quegli aspetti amministrativi che la gestione di un giovane comporta (aspetti a volte davvero troppo impegnativi per un piccolo imprenditore, gravosi al punto tale da indurlo a rinunciare, proprio per questi motivi, ad assumere un apprendista), ci occupiamo di educazione in azienda promuovendo e gestendo dei momenti regolari di formazione, di approfondimento di temi legati al mondo del lavoro quali la responsabilità, l’ingegno, la socialità, lo spirito collettivo, la competitività e molto altro ancora. In questo modo io mi occupo di promuovere e di garantire, fino in fondo, gli interessi dell’apprendista e lo faccio lavorando a stretto contatto con le aziende e dando loro man forte nella gestione di un giovane. Mi permetta di ribadirlo: le politiche dell’infanzia e della gioventù sono, a mio parere, soprattutto rivolte agli adulti i quali sono i garanti dell’esistenza del contesto educativo (in questo caso: aziendale)

di cui il giovane necessita per maturare esperienza, per crescere, per divenire persona adulta. E’ chiaro che questa esperienza può essere positivamente significativa solo se a queste condizioni si è adeguatamente pensato e sulle quali si è correttamente lavorato, non lasciandola cioè al caso e alla mercé di chi, magari in buona fede, crede che per fare la giusta gavetta un giovane apprendista debba trascorrere i primi sei mesi della sua nuova esperienza a fare fotocopie, ad archiviare dati o a spazzare cantieri. Mi dica lei quale entusiasmo può sviluppare questo ragazzo per la professione» Da ultime, quali conseguenze ritiene che si avranno nei prossimi mesi e anni nell’assetto economico e soprattutto sociale del Ticino? «Non sono un economista, ma mi pare che quello che è successo rappresenti un elemento molto significativo nel processo di comprensione del ruolo dello Stato in ambito economico. Mi sembra, detto altrimenti, che lo Stato sia intervenuto in maniera decisiva per sostenere chi doveva essere sostenuto. Non vorrei che questo aspetto venisse dimenticato e si tornasse – in modo quasi ideologico, direi – a promuovere politiche economiche che vedono nello stato quasi esclusivamente un impiccio per lo sviluppo della libera iniziativa (per altro preziosissima). Ciò non significa che lo Stato debba occuparsi di tutto, ma nemmeno che il processo di privatizzazione debba essere portato avanti ad oltranza e che il bene di tutti debba essere sistematicamente sacrificato sull’altare del giusto profitto. E qui vengo alla seconda parte della sua domanda. Sul piano sociale posso immaginare che i rapporti tra le persone, a breve e a medio termine, si potrebbero modificare in una prospettiva piuttosto positiva. Abbiamo forse appreso quanto importanti siano ile relazioni, e lo abbiamo fatto magari facendo l’esperienza della fila al supermercato, mantenendo la distanza sociale,

rispettando l’invito a rimanere a casa. Abbiamo probabilmente appreso (o ne abbiamo avuto la conferma) che da soli non si va da nessuna parte e che per vivere è necessario poter contare su una collettività di riferimento con cui interagire in modo virtuoso. Per quel che concerne i giovani credo che questa esperienza sarà stata davvero formativa, anche qui, nel senso positivo del termine. Nuove modalità di relazione, anche di quelle messe in essere dalle nuove tecnologie riconsiderate però nel loro giusto peso; riscoperta di bisogni educativi e di esperienza che già esistevano, ma che venivano esauditi in modo forse non del tutto soddisfacente; germogliare di nuovi interessi… Ripeto: sono i giovani coloro che meglio di chiunque altro sa stare al passo con l’evoluzione. Mi lasci concludere con Hegel: “Un popolo senza metafisica è come un tempio senza il sacro”. Me la sento di poter dire che, grazie a quanto successo, si possa ritornare a considerare il nostro futuro come qualcosa di possibile».

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PANDEMIA / APP PER LA SANITÀ

IL CONTROLLO MASSIVO DIGITALE DEI CITTADINI C’È UN TEMPO PER TUTTO, ANCHE PER IL CONTROLLO MASSIVO DIGITALE DEL COMPORTAMENTO DEI CITTADINI IN TEMPI DI CRISI. CERTO, IN FORMA AGGREGATA $MA PUR SEMPRE DI CONTROLLO DI STRATTA. DI ALESSANDRO TRIVILINI, RESPONSABILE DEL SERVIZIO INFORMATICA FORENSE SUPSI

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n un periodo storico in cui il mondo si è fermato, dobbiamo fare i conti con la salvaguardia della nostra salute e con nuovi esigenze che in situazioni di normalità non avrebbero vita facile, mentre in emergenza trovano il terreno fertile per essere testate, implementate, diffuse e azionate a distanza con il consenso implicito popolare. Naturalmente la priorità è la nostra salute, ma di fronte a un problema complesso come quello che è toccato alla nostra epoca, dobbiamo innalzare il livello di guardia e di prudenza verso molteplici fronti operativi. Il primo sforzo che dobbiamo fare è il distacco emotivo. Non possiamo comprendere la posta in gioco se affrontiamo le situazioni carichi di emotività,

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o, peggio ancora, di retorica. A tutti noi spetta il compito di partecipazione per collocare responsabilmente le nuove soluzioni tecnologiche nel luogo più opportuno e nel pieno rispetto delle regole che da sempre hanno caratterizzato il nostro sistema di valori. Dobbiamo mantenere la giusta lucidità per apporre le dovute distinzioni tra chi grida al mondo che ci troviamo di fronte a una sorta di neo dittatura scientifica, e chi, invece, sostiene che il nuovo mondo deve essere guidato dalla matematica dei numeri e dall’intelligenza artificiale. In molti stiamo dimenticando il buon senso e la proporzionalità delle nostre azioni. Anche in questo caso, come sempre accade, la verità potrebbe trovarsi al centro di un compromesso, che in questo preciso momento è ancora tutto da studiare e definire. Siamo entrati a piedi pari in una nuova dimensione a cui non eravamo abituati. Inspiegabilmente, avendo più tempo a disposizione, fatichiamo a porre i nostri obiettivi nella nuova realtà, nonostante la lista delle faccende lasciate in sospeso prima del COVID-19 fosse corposa causa il poco tempo disponibile. D’un tratto ci siamo ritrovati tutti al medesimo punto di partenza, senza alcuna distinzione etnica, culturale o linguistica, per cedere il passo a un nemico invisibile che ha colpito in modo democratico e senza pietà il punto nevralgico dell’essere umano: la vita. Sembra che la regola sia “dividi e comanda”, caratterizzata dal caos generale, dalla paura e dalle fake news, ma

poi guardando a prua non è affatto chiaro chi sia seduto al posto di comando. Abbiamo di fronte un avversario che non guarda in faccia a nessuno, e forse proprio per questo, a mali estremi, dobbiamo ricorrere a estremi rimedi. Come una partita a scacchi, oggi più che mai è tempo di pesare fuori schema. A pochi mesi dall’inizio del nuovo decennio, quando tutti credevano che fosse finalmente giunto il tempo della messa in opera dell’industria 4.0, ci siamo dovuti fermare e riqualificare in tempi lampo per produrre mascherine, guanti e liquido disinfettante. Chi l’avrebbe mai detto? In questo scenario però, del tutto surreale, entrano in gioco in modo preponderante le nuove tecnologie, e con loro anche delle nuove opportunità. Lasciatemi dire, benedetta tecnologia! Senza la quale questo periodo sarebbe stato davvero molto più arduo e devastante. Alzi la mano chi avesse ancora dei dubbi sulla loro utilità. Fatta questa premessa, è doveroso volgere lo sguardo verso chi suggerisce con insistenza l’implementazione di un controllo massivo digitale del comportamento dei cittadini attraverso lo smartphone. Una prima assoluta per la nostra comunità occidentale, la nostra cultura e il nostro sistema di valori, che nonostante sia messo a dura prova in questo periodo, pone le sue radici sulla fiducia, la responsabilità e le regole che tutti noi siamo chiamati a rispettare quotidianamente. Siamo davvero pronti a cedere il no-


PANDEMIA / APP PER LA SANITÀ

stro consenso per il controllo massivo dei nostri comportamenti a un’applicazione dalla natura potenzialmente totalitaria? Siamo davvero sicuri di essere ben informati su cosa significhi da un punto di vista etico e tecnico lasciare che un’applicazione possa conoscere indistintamente i nostri spostamenti e possa raccogliere informazioni di carattere personale con lo scopo di salvaguardare la nostra salute? La mia risposta è no, nel modo più categorico del termine. Sono troppe le sfumature che circondano queste attività. Anche di fronte alla necessità di utilizzo di questi strumenti di controllo invasivo straordinari, è necessario, oltre che auspicato, disporre di un piano di informazione, diffusione, implementazione e redenzione chiaro e trasparente. Tanto per cominciare, il sistema autoritario cinese che molti citano in questo momento va scartato a priori. Senza entrare in merito alle questioni culturali, dobbiamo riconoscere che la nostra società non è affatto pronta con la digitalizzazione dei processi. Non abbiamo ancora un’identità digitale unica, e neppure una bozza di garanzie e responsabilità che possano tutelare i cittadini all’interno dell’intero ecosistema di sorveglianza digitale, in cui i nuovi processi di trattazione delle informazioni sensibili personali si collocano. Secondariamente, chi controlla il controllore? Quale impostazione dovrebbe avere il sistema di controllo digitale massivo dei cittadini affinché la fiducia e l’autorevolezza siano totali? Non basta proporre una piattaforma moderna e un profilo digitale per con-

vincere i cittadini che i dati raccolti non verranno mai utilizzati per altri scopi. Abbiamo ancora l’amaro in bocca per ciò che é successo dallo scandalo di Cambridge Analytica. L’approccio risolutivo non può seguire le regole imposte dalle caratteristiche tecniche di configurazione della piattaforma elettronica, bensì dall’etica e dalla reale volontà di ognuno di noi di rinunciare all’idea secondo cui “ciò che accade a casa mia deve restare a casa mia”. Per convincere i cittadini che lo sforzo richiesto a tale scopo ha un fine nobile, puro e incondizionato, a vantaggio di tutti, serve un protocollo superpartes trasparente in cui chiunque possa capire e verificare in qualsiasi momento l’uso e il controllo dei propri dati personali soggetti a sorveglianza. Un manifesto scritto con parole semplici e tecnicamente inalterabile nei contenuti a garanzia di qualità. In altro modo, l’esercizio verrebbe percepito da gran parte dei cittadini come una violazione della privacy, con la conseguenza naturale di un allontanamento dalle nuove tecnologie in generale. Cosa che non deve accadere. Personalmente credo che presto o tardi arriveremo al momento in cui le applicazioni di Stato in tempi di crisi verranno utilizzate, o impiantate sottopelle, per il monitoraggio a distanza del comportamento dei cittadini. Per la complessità dei problemi che la società è chiamata ad affrontare, probabilmente sarà una strada da considerare. Ciò non deve però tradursi in un controllo massivo dei cittadini permanente. Onde evitare che ciò accada, baste-

rebbero tre regole iniziali per iniziare una discussione costruttiva finalizzata a regolamentare il contratto di sorveglianza tra Stato e cittadini. La prima regola chiede che il codice sorgente usato per lo sviluppo informatico dell’applicazione per il controllo digitale massivo sia reso pubblico nella comunità open source. Chiunque, con le dovute competenze, deve poter conoscere le regole informatiche implementate per il controllo. In altro modo, sarebbe percepita come una scatola nera sulla quale pochi sarebbero disposti a porre la propria fiducia. La seconda regola verte sulla trasparenza. Serve un protocollo chiaro in cui vengano indicate le modalità del controllo, come per esempio il perimetro di sorveglianza, il tempo, la durata, gli strumenti usati, il tipo di dati raccolti e l’utilizzo che ne viene fatto. La terza regola mira all’opzione di disattivazione (opt-out) che l’applicazione deve contenere affinché ogni singolo cittadino, nel momento in cui lo ritiene opportuno e necessario, possa autonomamente e con facilità interrompere il processo di controllo. Questa opzione garantirebbe la salvaguardia del principio di libertà e metterebbe al riparo gli aspetti che riguardano l’etica e la privacy. In questo caso il cittadino avrebbe il controllo della sorveglianza e sarebbe padrone del suo consenso. Il tema è certamente complesso e non di facile risoluzione, ma prima ci chiniamo sulla questione e prima possiamo evitare che il nostro Paese prenda come esempio quello cinese, dove le regole, la cultura e l’autorità digitale dei processi differiscono dai nostri. Non farlo, sarebbe come imporre con forza a un cubo di inserirsi armonicamente in una sfera senza più personalità.

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PANDEMIA / DARIO SPINELLI

METTERE LA VITA AL CENTRO DI TUTTO

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PRESIDENTE DI SPINELLI HOLDING SA E DELL’ASSOCIAZIONE IMPRENDITI, DARIO SPINELLI PROPONE ALCUNE RIFLESSIONI SULLA GRAVITÀ DELLA CRISI SOCIO-SANITARIA, UN’EMERGENZA CHE NEL CONTEMPO STA PRENDENDO UNA FORMA SOCIO-ECONOMICA.

e mie riflessioni sono focalizzate su questo specifico aspetto; per la parte sanitaria lascio lavorare i professionisti impegnati tutti i giorni e tutte le notti nell’accudire le purtroppo troppe persone coinvolte a livello di salute alle quali auguro una pronta guarigione. Ai professionisti, medici, infermieri, volontari, forze dell’ordine e protezione civile, angeli silenziosi, il mio più grande grazie! Oggi noi Imprenditori ci troviamo con un nuovo paradigma da affrontare, il blocco dell’economia a livello mondiale, per tutte le attività che non sono vitali. Io mi occupo delle mie aziende che dispensano servizi reputati non di prima necessità e mi trovo confrontato con uno stop imposto al 90% della produzione e con la richiesta di fornire servizi per mantenere operative le società, con un ‘’nuovo modo’’ di operare: Smart Working, Home Working, ecc. Credo che tutti noi imprenditori siamo in attesa di un sostegno, un segnale veramente forte da parte del Cantone e della Confederazione per garantire la sopravvivenza della rete economica formata dalle aziende con tutti i loro collaboratori, da liberi professionisti, ecc. Mai come in questo periodo le istituzioni, non voglio fare politica, devono dimostrare dove dirigono l’attenzione, devono far percepire che sono attente alle vere necessità attuando contromisure per affrontare l’oggi con un attento occhio di riguardo anche ai prossimi mesi ed anni. Ricordiamoci che una situazione tanto complessa porterà ad un percorso di rinnovata crescita; ma credo sia veramente poco reale pensare che in qualche mese tutto sarà sistemato. È un periodo complesso dove abbiamo

delle variabili a noi sconosciute che condizionano il lavoro di tutti i giorni e la domanda che ci poniamo normalmente è: “quando tutto tornerà come prima?” Sono convinto che questo stop debba essere un punto di partenza, abbiamo la fortuna, se posso permettermi questo termine, di poter scrivere nuovamente il copione che ci vedrà attori quando l’emergenza sarà superata. La cosa curiosa è che, secondo me, già oggi stiamo recitando il nuovo copione imposto, ma è proprio così. Questo evento mi ha portato a capire tante cose tra le quali, banalmente, che siamo tutti uguali, che nel momento del bisogno abbiamo tutti le stesse necessità, che davanti anche a tutte queste morti, che non capiamo, siamo straziati dal dolore allo stesso modo. Ebbene, è il momento di cambiare: nessuno ci può assicurare che questa

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PANDEMIA / DARIO SPINELLI

sarà l’ultima volta, vero? Da ora dobbiamo cambiare il modo di pensare e strutturare le nostre aziende per una collaborazione globale, proprio questo: win win! Comprendiamo che è veramente ora di praticare un sano egoismo: io faccio star bene gli altri perché loro ricambiano con lo stesso concetto. Il mondo è cambiato e quanto fatto fino ad oggi non funziona più. Le persone cambiano, i punti di riferimento cambiano, la vita cambia! Io credo che la parola che debba entrare in tutte le aziende, indipendentemente dal core business, sia la parola vita. Ho sempre cercato di capire cosa potrebbe essere il cambiamento, e credo che solo se metto al centro delle mie idee, del pensare, dell’agire quotidiano la vita, potrò capire cosa è per me giusto e cosa va cambiato. Mi è stato chiesto di descrive le conseguenze che questo virus avrà sulle mie società e sui miei collaboratori. -215x138, TW 2020_05.pdf

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Le conseguenze sono ormai più o meno note a tutti, siamo tutti nella stessa situazione, stiamo gestendo l’oggi nel miglior modo possibile, per quanto le nostre risorse lo permettono. Come imprenditore e generatore di idee credo che si debba, in questa pausa, passare oltre l’oggi, e pensare al domani, un domani che arriverà prima di quanto ci aspettiamo. Sarà nuovo, pieno di opportunità per chi avrà deciso di essere diverso, che strada percorrere e scelto soprattutto chi essere. Io credo che tutti dobbiamo fermarci oggi, approfittare di questo cambio epocale e vivere il futuro con una nuova idea, un nuovo obiettivo, una nuova etica. Nuove persone che oggi decidono con me di essere dalla parte della vita!

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PANDEMIA / RG2 SAGL

TECNOLOGIE ALL’AVANGUARDIA PER UNA PIÙ EFFICACE SANIFICAZIONE IN TEMPI DI PANDEMIA, UN RUOLO FONDAMENTALE, MA SPESSO DIMENTICATO, NELLA LOTTA AL VIRUS, SPETTA AGLI UOMINI, ALLE DONNE E ALLE AZIENDE CHE SI OCCUPANO DI SANIFICAZIONE DI OSPEDALI, EDIFICI, MEZZI DI TRAPORTO, LUOGHI PUBBLICI E PRIVATI. CE NE PARLA ROBERTO ARPINO, DINAMICO IMPRENDITORE ITALIANO CHE VIVE ORMAI DA SEI ANNI A LUGANO.

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ei ha maturato in Italia una grande esperienza nel settore della sanificazione. Quali sono le motivazioni che l’hanno indotto ad approcciare anche il mercato svizzero? «In seguito all’emergenza CoronaVirus COVID-19, e con la convinzione di poter dare una mano al Canton Ticino dove vivo con la mia famiglia, ho deciso di trasferire il nostro knowhow all’azienda Svizzera RG2 che opera nel Cantone, il nostro innovativo ed efficace trattamento contro il COVID19. Si tratta di Atomizzatori Elettrostatici a batteria, in versione anche spallabile, che permettono di eseguire mirate ed efficaci disinfezioni di ambienti di lavoro (uffici, banche, alberghi,scuole,università, fabbriche), di mezzi di trasporto (bus, treni, tram) e di aree esterne (stazioni e piazzali. Il tutto senza quei vincoli che costituiscono il limite d’utilizzo di altri efficaci sistemi di disinfezione, quali la mancanza di corrente elettrica ed acqua». Quali sono i vantaggi offerti da questa nuova tecnologia? «L’atomizzazione elettrostatica permette una diffusione capillare del prodotto disinfettante su tutte le superfici, ottimizzando sia l’efficacia del prodotto disinfettante che i tempi di intervento. Si tenga presente infatti che le particelle di liquido atomizzato sono così

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piccole da non richiedere, a differenza delle precedenti tecniche di disinfezione, nessun successivo intervento per asciugare le superfici trattate. Queste attrezzature sono inoltre ora disponibili in una versione alimentata a batteria, il che accresce notevolmente la mobilità dell’operatore e le possibilità di intervento in qualsiasi am-


PANDEMIA / RG2 SAGL

Per ogni informazione è possibile contattare il Responsabile per il Ticino: RG2 SAGL Riva Paradiso 4 CH-6900 Paradiso T. +41(0)91 210 13 32 rg2.swiss@gmail.com

Sig. Salvatore Marazzo T. +41(0)76 377 86 41 biente interno o esterno. Inoltre, occorre sottolineare l’utilizzo di prodotti per la disinfezione di assoluta qualità e totalmente non dannosi per le persone e per l’ambiente, come nel caso del trattamento a base di DEORNET CLOR che è stato riconosciuto come presidio medico chirurgico (Reg.n.CHZN4163)». Avete già utilizzato questa tecnologia attraverso la vostra azienda italiana? «Queste attrezzature, prodotte negli Stati Uniti e di cui siamo tra i primi importatori in Europa, sono attualmente usate in Italia contro il COVID19 dalla mia azienda SPD Srl di Milano presso appalti importanti che gestisce e precisamente: • su tutti gli autobus di Milano, Torino, Bologna, Como • sui treni della Lombardia • nelle stazioni ferroviarie lombarde • negli Aeroporti di Linate e Malpensa • vari uffici condomini pubblici e privati».

riodo di pandemia, dove devono essere adottate tutte le misure necessarie per contrastare la diffusione del virus. E in questa azione le aziende che si occupano di sanificazione svolgono un ruolo di primo piano, grazie anche ai propri addetti che, pur operando in condizioni di assoluta sicurezza, possono tuttavia essere più esposti al contagio. A ciò si aggiunga la propensione più volte dimostrata da questo Paese nei confronti dell’innovazione, e in questo senso le soluzioni da noi proposte si dimostrano essere all’avanguardia nel mondo per quanto riguarda, facilità di utilizzo, flessibilità ed efficacia nella sanificazione».

Quale risposta si attende dalla presenza sul mercato svizzero e ticinese? «Il Ticino e la Svizzera costituiscono una realtà da sempre particolarmente attenta nell’assicurare ai propri cittadini un ambiente sano, garantito anche da importanti interventi a tutela della sanità pubblica. Tutto ciò risulta essere ancor più necessario in un peTICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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LAC / MASI

RIVALUTARE L’ARTE TICINESE quella di ottemperare a tutte le disposizioni previste, garantendo i necessari dispositivi di protezione individuale e attuando tutte le procedure necessarie per consentire l’accesso alla struttura in condizioni di massima sicurezza».

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l 12 maggio il MASI, al pari delle altre istituzioni museali, ha potuto riaprire i battenti. Con quali prospettive? «Questo periodo di forzata chiusura è stato tuttavia molto intenso perché ci siamo trovati ad affrontare una situazione totalmente inedita: quella della gestione di un museo all’epoca del distanziamento sociale e della sicurezza per tutti, personale, collaboratori e visitatori, che dopo la riapertura sono tornati a frequentare le sale del MASI. La prima preoccupazione è stata dunque

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E dal punto di vista della programmazione culturale? «A questo proposito occorre fare una necessaria premessa. La vita e l’attività espositiva di un museo come il nostro necessita di una programmazione pluriennale, occorre cioè stabilire con largo anticipo quali saranno le mostre future perché ogni progetto richiede, per la sua realizzazione, il coinvolgimento, tra gli altri, di artisti, istituzioni museali, collezioni private, conservatori, curatori, operatori specializzati in logistica, assicuratori ed esperti d’arte. Nel momento in cui questo ben collaudato meccanismo si inceppa, si genera una sorta di “effetto domino” con ricadute pesanti sulla possibilità di recuperare progetti già programmati da lungo tempo e inseriti in un fitto calendario di eventi culturali su scala internazionale».

TOBIA BEZZOLA, DIRETTORE DEL MUSEO D’ARTE DELLA SVIZZERA ITALIANA (MASI), FA IL PUNTO DELLA SITUAZIONE DOPO LA FORZATA CHIUSURA E DELINEA I PROGRAMMI ESPOSITIVI IN CANTIERE PER I PROSSIMI MESI. Nello specifico, quali ripercussioni si sono avute nella programmazione del MASI? «Abbiamo purtroppo e con grande dispiacere dovuto annullare la mostra dedicata a Monet, Cézanne e Van Gogh e altri grandi artisti, la cui apertura era prevista per il 15 marzo e che avrebbe dovuto portare a Lugano capolavori provenienti da una delle collezioni private più prestigiose al mondo: la collezione Emil Bührle. Questa collezione custodisce infatti dipinti dei più importanti artisti del XIX e XX secolo, in particolare dei principali rappresentanti dell’impressionismo e del post-impressionismo. Secondo l’originario programma il pubblico avrebbe potuto ammirare la bellezza dei dipinti raccolti da Emil Bührle prima del loro ritorno a Zurigo, nella nuova estensione del Kunsthaus, sede a cui la collezione è definitivamente destinata». Cosa è dunque possibile visitare in seguito alla riapertura? «Abbiamo deciso di prolungare, nella sede di Palazzo Reali, la mostra “Shunk-Kender. L’arte attraverso l’obiettivo (1957-1983)”. A partire dagli anni ‘50 il fotografo tedesco Harry Shunk e quello ungherese János Kender diedero avvio a una duratura e fruttuosa collaborazione. Il duo documentò, principalmente a Parigi e New York, inaugurazioni, biennali, artisti all’opera nei loro atelier o impegnati in performance pubbliche. Il loro lavoro restituisce, quindi, un’inestimabile testimonianza del mondo dell’arte d’avanguardia e dei suoi più celebri rappresentanti: Andy Wahrol, Christo e Jeanne-Claude, Yves Klein, Daniel Spoerri, Niki de Saint Phalle e Jean


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Tinguely. Il percorso espositivo si compone di 450 scatti e documenti originali, selezionati tra i più di 10’000 donati dalla Roy Lichtenstein Foundation nel 2014 e conservati presso il Centre Pompidou di Parigi. Le fotografie esposte immergono il pubblico nella scena artistica tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ’70, costantemente alla ricerca di spazi alternativi in cui creare e diffondere il loro lavoro». E per quanto riguarda i prossimi mesi? «Per fine agosto abbiamo previsto l’apertura di una mostra dedicata a PAM Paolo Mazzuchelli, con una selezione di opere che spaziano dagli esordi negli anni Settanta fino ai giorni nostri. L’allestimento, che si compone prevalentemente di opere di grande formato, evidenzia, inoltre, le varie tecniche impiegate da Mazzuchelli: oli su tela, disegni a carboncino o china e incisioni. Il percorso espositivo non segue un itinerario cronologico, ma si sviluppa in nuclei di opere accomunate da tematiche e soggetti ricorrenti. Tra questi emergono elementi legati al mondo vegetale, figure mistiche e paesaggi visionari e apocalittici che, sin dagli esordi, hanno accompagnato Mazzuchelli nella sua opera. Tra le opere in mostra sarà esposto il monumentale ciclo di disegni grazie al quale Mazzuchelli si ag-

giudicò la Borsa federale delle belle arti nel 1992 e nel 1993. Inoltre, a inizio settembre, è prevista l’esposizione dal titolo “Vincenzo Vicari. Fotografo del Ticino che cambia”. Si tratta di una mostra monografica dedicata al fotografo ticinese Vincenzo Vicari, attivo a Lugano dal 1936. La mostra permette di ripercorrere oltre cinquant’anni di attività dell’artista, durante la quale ha documentato la trasformazione del territorio ticinese e della sua gente. Per valorizzare la varietà della sua produzione artistica e di documentazione - dal ritratto in studio alla fotografia di cronaca, dalle riprese aeree alla rappresentazione delle attività industriali - la mostra si sviluppa coinvolgendo diverse altre istituzioni nelle loro sedi. Tra queste Palazzo Franscini a Bellinzona, il Museo della Pesca a Caslano, la Sala del Torchio a Sonvico e la Casa Rotonda - Fondazione Roberto Donetta a Corzoneso. L’esposizione, coordinata dall’Ufficio patrimonio della Divisione cultura della Città di Lugano e curata da Damiano Robbiani, sancisce la prima tappa di valorizzazione del fondo fotografico Vincenzo Vicari conservato all’Archivio storico di Lugano, che ha permesso la catalogazione, il restauro e la digitalizzazione di quasi 5.000 negativi».

za, della logistica, dei trasporti, ecc. Se si considera poi che per mesi, o forse anni, è facile prevedere una drastica riduzione anche dei flussi di viaggiatori per motivi culturali, è probabile che per qualche tempo l’attività si orienterà sempre più verso la valorizzazione delle risorse artistiche e culturali di ogni territorio. E da questo punto di vista il Ticino ha, per sua fortuna, davvero molto da offrire». 01 Paolo Mazzuchelli Naga e Hiro (Dittico) 2008 Tecnica mista su tela 174 x 520 cm 1 di 2, 174 x 260 cm ciascuno Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano. Collezione Cantone Ticino Ph: © Alexandre Zveiger 02 Shunk-Kender Andy Warhol, Hôtel Royale Bison, Parigi, maggio 1965 Donazione della Roy Lichtenstein Foundation in memoria di Harry Shunk e Janos Kender Ph: Shunk-Kender © J. Paul Getty Trust Tutti i diritti riservati 03 Vincenzo Vicari Inaugurazione della mostra ticinese Ottocento e contemporanea al Castello di Trevano 1. Maggio 1937. Al centro, lo Spartaco di Vincenzo Vela 1937 Negativo alla gelatina Archivio storico della Città di Lugano

Da ultimo, quali conseguenze avrà l’esperienza vissuta in questi mesi sulla futura attività museale e sull’organizzazione delle manifestazioni culturali? «È molto difficile dirlo oggi perché non siamo ancora definitivamente fuori dalla pandemia e non sappiamo quando potremo ritenere del tutto superata l’emergenza. In ogni caso, oltre alla necessità del mantenimento costante di elevate misure di sicurezza, la situazione di questi mesi ha dimostrato come sia complesso organizzare eventi quali una grande mostra di dimensioni internazionali, con tutte le implicazioni nel campo della sicurez03


Il violoncellista Pablo Ferrández Ph: ©Igor Studio

L’OSI RIPARTE CON PASSIONE E OTTIMISMO ANCHE L’OSI RIPARTE DOPO L’EMERGENZA SANITARIA. NELL’IMPOSSIBILITÀ DI SAPERE SE E COME SI SVOLGERANNO I CONCERTI SINFONICI D’AUTUNNO, SI PROCEDE COMUNQUE CON LA PIANIFICAZIONE, SPERANDO CHE IL CONTESTO MIGLIORI E PERMETTA DI RIPRENDERE L’ATTIVITÀ, MAGARI CON QUALCHE ADATTAMENTO. DUE LE STAGIONI IN PROGRAMMA: OSI AL LAC E OSI IN AUDITORIO.

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SI al LAC e la musica italiana La rassegna OSI al LAC 2020/21 mette un accento sulla musica italiana: in apertura e in chiusura una nutrita serie di ouvertures di Giuseppe Verdi e Gioachino Rossini, affidate al Direttore principale Markus Poschner, personalità particolarmente affine a questo repertorio. Accanto a pagine significative di Puccini, Paganini, Dallapiccola e Cimarosa, sono in cartellone anche brani che strizzano l’occhio all’Italia, come il balletto Pulcinella di Stravinskij e l’ouvertureŠ fantasia Romeo e Giulietta di Cajkovskij. Markus Poschner sarà protagonista di quattro serate, tra cui quella a dicembre con la partecipazione dell’Or-

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chestra Sinfonica del Conservatorio della Svizzera italiana, per i celebri Le sacre du printemps di Stravinskij e La valse di Ravel. ´ Krzysztof Urbanski, da qualche anno uno dei direttori di riferimento per l’OSI, dirigerà i due concerti di marzo: nel primo, accanto a un omaggio a Camille Saint-Saëns nel centenario della morte, ricompare nei programmi OSI una Sinfonia di Brahms (la n.2) dopo una pausa brahmsiana di cinque anni seguita al successo della pubblicazione discografica Rileggendo Brahms. In cartellone anche Charles Dutoit (il 25 febbraio) che ha da anni un rapporto privilegiato con l’OSI, rafforzato dalla tournée internazionale dello scorso settembre.

Un artista, nella recente rassegna Play&conduct in Auditorio, ha sorpreso e conquistato tutti, pubblico e orchestra, dimostrando di saper concertare da grande maestro: si tratta di François Leleux, che ora dirigerà ben due programmi tra ottobre e novembre. Infine, Fabien Gabel: il relativamente giovane direttore canadese sarà per la prima volta sul podio dell’OSI e potrà cimentarsi con l’Idillio di Sigfrido di Wagner, oltre che con la spettacolare Suite di danze di Bartók. Tra i solisti, accanto ai grandi virtuosi, come il pianista canadese Marc-André Hamelin o il violinista russo Sergej Krylov, il programma offre alcuni giovani artisti, già lanciati a livello internazionale ma ancora poco noti alle nostre latitudini, come il talentuoso violoncellista Pablo Ferrández e le due affascinanti star Alena Baeva e Alice Sara Ott. In apertura di stagione un artista davvero speciale, il violista tedesco Nils Mönkemeyer, vicino alla linea artistica di Markus Poschner. Non manca Francesco Piemontesi, partner dell’OSI per progetti di ampio respiro: con lui avremo il piacere di ascoltare i due Concerti per pianoforte e orchestra di Brahms, sempre sotto la direzione di Poschner, il Primo a gennaio 2021 e il Secondo a dicembre 2021, nella stagione successiva. OSI in Auditorio Si conferma il grande interesse per la mini-rassegna Play&Conduct di gennaio, nell’Auditorio Stelio Molo della RSI a Lugano, con replica la sera successiva nella Chiesa di San Biagio a Bellinzona: quattro personalità estrose ed eclettiche si alterneranno sul podio dell’OSI, assicurando anche una performance solistica. Programmi stuzzicanti, per chi ama uscire un po’ dai soliti percorsi, e artisti ben noti, come Christian Zacharias, il simpatico Maurice Steger e il violoncellista Nicholas Altstaedt. A loro si aggiunge Alexei Ogrintchouk, primo oboe dell’Orchestra del Royal Concertgebouw.


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GLI APPUNTAMENTI CON L’ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA OSI al LAC (autunno 2020 – primavera 2021) GIOVEDÌ 1 OTTOBRE ORE 20:30 Markus Poschner direttore, Nils Mönkemeyer viola Musiche di G. Verdi e W. Walton GIOVEDÌ 15 OTTOBRE Fabien Gabel direttore, Marc-André Hamelin pianoforte Musiche di G. Puccini, M. Ravel, R. Wagner e B. Bartók GIOVEDÌ 29 OTTOBRE François Leleux direttore, Alexandra Dovgan pianoforte Musiche di L. Dallapiccola, W. A. Mozart e F. Mendelssohn GIOVEDÌ 19 NOVEMBRE François Leleux direttore, Sergej Krylov violino Musiche di C. M. von Weber, N. Paganini, J. Brahms MERCOLEDÌ 2 DICEMBRE Markus Poschner direttore, OSI e Orchestra del CSI Musiche di I. Stravinskij e M. Ravel GIOVEDÌ 11 FEBBRAIO 2021 Markus Poschner direttore, Francesco Piemontesi pianoforte Musiche di J. Brahms e R. Schumann

OSI in Auditorio (gennaio-febbraio 2021, con replica la sera successiva in San Biagio a Bellinzona) GIOVEDÌ 14 GENNAIO ORE 20:30 Christian Zacharias Play&Conduct, pianoforte Musiche di G. Fauré, W. A. Mozart e F. Poulenc GIOVEDÌ 21 GENNAIO Alexei Ogrintchouk Play&Conduct, oboe Musiche di L. van Beethoven e W. A. Mozart GIOVEDÌ 28 GENNAIO Maurice Steger Play&Conduct, flauti Musiche di G. F. Händel, A. Vivaldi, T. Hosokawa. J. S. Bach, G. Finger, W. Babell e W. A. Mozart GIOVEDÌ 4 FEBBRAIO Nicholas Altstaedt Play&Conduct, violoncello Musiche di F. J. Haydn, S. Veress e W. Killmayer Informazioni: www.osi.swiss Prevendita: www.luganolac.ch / T. +41 (0)58 866 42 22 La pianista Alice Sara Ott Ph: ©Ester Haase

GIOVEDÌ 25 FEBBRAIO Charles Dutoit direttore, Alena Baeva violino Musiche di D. Cimarosa, W. A. Mozart e I. Stravinskij GIOVEDÌ 11 MARZO Krzysztof Urbański direttore, Alice Sara Ott pianoforte Musiche di C. Saint-Saëns e J. Brahms GIOVEDÌ 25 MARZO Krzysztof Urbański direttore, Pablo Ferrández violoncello Musiche di P. I. Čajkovskij GIOVEDÌ 15 APRILE Markus Poschner direttore, Baiba Skride violino, Ivan Vukčević viola Musiche di J. Sibelius, B. Britten e G. Rossini

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LAC / TEATRO

“I QUADERNI DEL FIT” ON LINE 02

SONO MOLTE LE INIZIATIVE CHE TEATRI, FESTIVAL, ARTISTI STANNO METTENDO A DISPOSIZIONE DEL PROPRIO PUBBLICO. LA PROPOSTA DEL FIT FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL TEATRO E DELLA SCENA CONTEMPORANEA

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ccorciare le distanze, in un tempo in cui la scienza chiede, invece, di allungarle. Un distanziamento fisico è quello che ha investito i luoghi della cultura che per loro natura, invece, richiedono e cercano un avvicinamento sociale. Tra coloro che già da quattro anni hanno cominciato un dialogo con il proprio pubblico, anche oltre i confini cantonali e nazionali, e ben oltre il periodo deputato della manifestazione stessa, ci sono senza dubbio il FIT Festival Internazionale del Teatro e della scena contemporanea, storico festival luganese legato a teatro, performance, danza e installazioni che ogni anno si ritrova negli spazi teatrali e site specific della città di Lugano tra settembre e ottobre, e il LAC di Lugano. Nel 2016 infatti dalla collaborazione tra LAC e FIT Festival (progetto ideato da Carmelo Rifici, direttore arti-

stico del LAC e Paola Tripoli direttrice del FIT) nasce la collana I Quaderni del FIT, un progetto editoriale che intende essere uno spazio di riflessione e condivisione di sguardi. Un tavolo di confronto tra artisti, operatori, critici e pubblico e allo stesso tempo uno strumento per tornare a ragionare di e sul teatro, da un duplice punto di vista: quello delle prospettive criticoteoriche e quello delle diverse prassi della scena. Ogni volume mette a fuoco, di anno in anno, professionalità e ambiti che costituiscono il variegato mosaico delle arti performative. Nel mese di maggio, come ogni anno, è stato pubblicato il quarto numero dei Quaderni dal titolo: Sguardi sul contemporaneo. Violenza e potere. La scelta dei due promotori è stata quella, già in tempi non sospetti - mai come in questo periodo si fa la scelta, un po’ esagerata, del “tutto gratuito” online - di permettere a tutti il download dei


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Quaderni attraverso un pdf scaricabile dai siti dei rispettivi partner per far sì che si possano condividere contenuti, solitamente diretti agli addetti ai lavori, anche con un pubblico più ampio. Il quarto numero, realizzato in epilogo al FIT Festival dell’autunno 2019, si interroga sulle forme di rappresentazione di violenza e potere nelle arti sceniche del nostro presente, grazie ai contenuti prodotti dall’osservatorio critico del Festival composto da Maddalena Giovannelli, Francesca Serrazanetti e Renato Palazzi che, e in questo volume, del contributo di autori e studiosi i cui ambiti di ricerca afferiscono al tema del festival: Giovanni Boccia Artieri, ordinario di sociologia della comunicazione e dei media digitale all’Università di Urbino, Laura Di Corcia, poeta, saggista e giornalista culturale, Laura Gemini, professoressa associata in sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università di Urbino, Christian Raimo, giornalista, critico e autore, Attilio Scarpellini, critico scrittore e autore radiofonico. Interessante l’attualizzazione dell’introduzione a firma di Paola Tripoli: «Quando scrivo (lunedì 30 marzo 2020), avendo aspettato per questa mia introduzione i contributi di tutti gli altri autori, è arrivato un tempo e un’emergenza che offusca e rende vuoto qualsiasi ragionamento che non tenga conto di questi giorni». Ed è proprio questo tempo, paradossalmente, che sembra dare ancora più

spessore al titolo della quarta edizione, Violenza e potere, attraverso contenuti e punti di vista elaborati almeno quattro mesi fa, pre-pandemia per intenderci, che nello stesso tempo ci danno il senso di come, spesso, il teatro e la cultura in senso lato, possano essere “agenti premonitori” di un tempo che viviamo. Così, e vi invitiamo a leggere I Quaderni 2019, per approfondire quanto noi qui sintetizziamo, è semplice trovare dei nessi strettissimi tra la Corea del Sud di oggi e quella raccontata nello spettacolo andato in scena lo scorso 5 ottobre durante il FIT 2019 al LAC di Lugano, Cuckoo di Jaha Koo, o tra lo spettacolare, molti di voi lo avranno visto, Imitation of Life di Kornèl Mundruczó e la situazione di emergenza sociale che rischia di abbattersi su molti paesi europei. Domande e riflessioni - si dice nell’introduzione - che provano a leggere un

passato recente, quell’ottobre 2019 dell’ultima edizione del FIT (prerogativa assoluta degli approfondimenti degli autori che hanno consegnato prima dell’emergenza Covid-19 questi interventi) e un presente che, in base a dove ci si trova o quale narrazione mediatica si ascolta, ci sposta nel futuro. I Quaderni delle edizioni precedenti si sono interrogati, nel 2016 su prospettive teoriche e azioni drammaturgiche Le scritture del reale -, nel 2017 sul tema delle drammaturgie politiche, Il politico è osceno - nel 2018 su biografia e autobiografia - Vite che (non) sono la mia”. La collana completa dei Quaderni del FIT è scaricabile dai siti di FIT Festival www.fitfestival.ch e LAC di Lugano www.luganolac.ch. Chi desidera ricevere una copia del libretto in formato cartaceo può farne richiesta scrivendo a info@fitfestival.ch. La copia gli sarà recapitata al costo di CHF 12- più spedizione, o in alternativa ritirata presso l’ufficio del FIT Festival, Viale Cassarate, 4 - Lugano.

01 Copertina I Quaderni del FIT 2019 02 / 03 Kornèl Mundruczó & Proton Theatre Imitation of Life 04 Jaha Koo Cuckoo 04

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CULTURA / MUSEI E GALLERIE

L’ARTE SALVERÀ IL MONDO Banana di Cattelan Ph: Rhona Wise, Copyright ANSA

SUL MONDO DELL’ARTE SI SONO SPENTI I RIFLETTORI MA È PROPRIO IN QUESTI MOMENTI CHE SI PROGETTA IL CAMBIAMENTO FUTURO. TICINO WELCOME HA CHIESTO A GALLERISTI ED ESPERTI DEL SETTORE COME SI STANNO RIORGANIZZANDO IN VISTA DELLA RIAPERTURA DI MOSTRA ED ESPOSIZIONI D’ARTE.

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l critico Jerry Saltz, dopo aver visitato le ultime gallerie aperte a Chelsea, a New York, poche e deserte, ha lasciato un’interessante testimonianza pubblicata sulla rivista Internazionale, in cui si legge tra l’altro: «ora le mostre sono chiuse come centinaia di altre ospitate presso gallerie e musei in tutto il mondo… Nessuno sa quali saranno i danni economici, o quali trasformazioni dovrà subire il mondo dell’arte. È un’infrastruttura complessa, composta da persone che svolgono mansioni a vari livelli, e che anche nei tempi migliori – a parte un gruppo ristretto – vivono in gran parte esistenze precarie perché dipendono dalla generosità di ricchi mecenati. Quando le gallerie riapriranno, le cose potrebbero tornare quasi alla normalità. Dopo la crisi finanziaria del 2008-2009 il settore dell’arte ha conosciuto un boom, perché le

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disuguaglianze erano ulteriormente aumentate e chi aveva soldi da investire li metteva nell’arte, considerata un rifugio sicuro. Così i prezzi sono saliti alle stelle, nuove megagallerie sono spuntate come funghi. Ma forse stavolta neanche le megagallerie riusciranno a superare indenni la tempesta. Intere scene artistiche minori potrebbe essere spazzate via. Comunque vada, molte persone che lavorano in questo settore perderanno il posto e l’assicurazione sanitaria. Se i collezionisti non comprano, la gente non vede le opere d’arte e le lezioni nelle scuole sono sospese, cosa succederà ai già fragili sistemi di supporto finanziario da cui gli artisti dipendono? L’arte continuerà a esistere: l’ha sempre fatto. Sappiamo solo che sarà tutto diverso. L’inimmaginabile è diventato realtà. La questione è tutta qui. Il primo fondamento metafisico dell’arte è proprio quello che non è mai stato immaginato. Ecco perché posso dire, e so, che l’arte continuerà a esistere. Perché l’arte è un

sistema operativo astratto avanzato, concepito per immaginare ciò che ancora non è stato visto, per cucire insieme la mente collettiva, uno strumento per inventare protocolli nuovi, per sperimentare l’estasi a partire dalla forma, per esplorare la coscienza, per disegnare una mappa della realtà, per creare costellazioni di comunicazioni silenziose che riecheggiano da un millennio all’altro. Cose che non cambiano mai, ma sono diverse per ciascun fruitore dell’arte, diverse ogni volta che guardiamo la stessa opera d’arte. Questo perché l’arte è la capacità di integrare l’inimmaginabile nel materiale. La creatività è una strategia di sopravvivenza. Sta, ed è sempre stata, in ogni cellula del nostro corpo. Charles Darwin lo sapeva. È stato chiarissimo: chi sopravvive non è “il più forte o il più intelligente”. È tragico che si siano interpretate le sue parole in questo modo. In realtà Darwin Riccardo Pirrone ARTEPIDEMIA - Edward Hopper


CULTURA / MUSEI E GALLERIE

ha detto che sopravvive “chi è più capace di adattarsi al cambiamento”. È proprio quello che fa l’arte, forse meglio di ogni altra cosa. È flessibile, adattabile, permeabile, affamata di cambiamento: altrimenti tutte le opere somiglierebbero ai geroglifici egizi, ai bassorilievi della Mesopotamia o alle Madonne di Raffaello. Questo è il motivo intrinseco per cui l’arte si modifica incessantemente. È addirittura possibile, credo, che l’arte ci usi per riprodursi ed evolversi. Eppure negli ultimi decenni abbiamo visto tante persone demonizzare l’arte definendola frivola, fredda, gratuita, inutile, decadente. L’arte è anche tutte queste cose. E lo è sempre stata, perché queste cose fanno parte di ognuno di noi. Il piacere è una forma di conoscenza. Il decorativo è una forza creativa. E lo sono anche tutti gli altri valori giudicati superficiali. Dai primi braccialetti di perline creati nelle caverne alle asce di pietra dipinta del paleolitico fino alla Grande onda di Hokusai, così ornamentale, e all’arte che Matisse paragonava a “una buona poltrona”. Perfino il Saturno che divora i suoi figli è stato dipinto da Goya per decorare una sala da pranzo. Tutti questi oggetti sono forme di bellezza complesse. Nel libro Vermeer in Bosnia Lawrence Weschler scrive che il presidente del tribunale dell’Aja per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia, Antonio Cassese, ogni tanto faceva una pausa dal lavoro per andare a contemplare due opere d’arte: la Ragazza con l’orecchino di perla e la Veduta di Delft di Vermeer. E non lo faceva semplicemente perché quelle opere erano “belle”, ma perché erano state “inventate per lenire il dolore” e irradiavano “un equilibrio, una pace, una serenità” che le rendeva “un balsamo per la psiche”. A questo punto potremmo chiederci: l’arte può cambiare il mondo? Se ci riferiamo a chi soffre o sta per soffrire, non possiamo non dire di no. E tuttavia l’arte cambia le vite, e le vite possono cambiare il mondo».

VISITARE I MUSEI DA CASA CON I TOUR VIRTUALI La diffusione dell’epidemia nel mondo ha costretto milioni di persone a casa, obbligandole ad annullare progetti e piani precedentemente programmati o a posticipare prenotazioni di viaggi a data da destinarsi. La voglia di lasciare i confini della propria abitazione sognando mete lontane è tanta, ma questo non significa rinunciare del tutto a viaggiare alla ricerca di paesaggi incantati, arte e cultura. Mai come in questo momento è cresciuta la proposta di tools e piattaforme online che consentono di sfruttare l’enorme potenziale che lo sviluppo tecnologico e internet possono offrire, accompagnando i propri utenti verso comodi viaggi virtuali, alla scoperta di monumenti e luoghi d’arte e cultura di tutto il mondo. Grandi musei, ma anche esposizioni e raccolte curiose e insolite hanno aperto virtualmente le loro sale e offerto la possibilità di accedere visivamente alle loro collezioni e ai capolavori contenuti, con un vastissimo apparato integrativo di informazioni, animazioni, filmati e varie altre opportunità multimediali. A questo nuovo modo di fruire l’arte si affianca poi una vera e propria realtà virtuale applicata all’arte che costituisce una novità degli ultimi anni e che sta rivoluzionando non solo l’esperienza ma anche il mercato. Sono così nate case di produzione che, su commissione di artisti, si occupano di realizzare, o meglio programmare, opere d’arte in realtà virtuale, portando questa nuova tecnologia nelle gallerie di tutto il mondo. E sempre più spesso case d’asta e fiere d’arte si interessano e diffondono progetti in realtà virtuale. Visto l’interesse generale e le novità introdotte non è possibile fare a meno di chiedersi quale impatto avrà la realtà virtuale sul mercato dell’arte. Se da un lato è vero infatti che la real-

tà virtuale nasce come software e quindi come prodotto atto ad essere fruibile da chiunque, le logiche economiche stanno limitando la rivoluzione che questo mezzo può introdurre. Questo non vuol dire che l’arte digitale non sia in grado di stravolgere le regole del mercato, ma dimostra che chi l’ha a disposizione potrebbe essere interessato a trarne profitto piuttosto che a iniziare una vera e propria rivoluzione. Anche il mercato dell’arte virtuale, infatti, per sopravvivere si basa sulla formula della scarsità, ovvero meno pezzi esistono più costano e più sono richiesti. Tuttavia, a differenza delle altre forme d’arte, quella digitale può essere esponenzialmente soggetta alla falsificazione digitale dell’opera. A livello teorico infatti chiunque disponga di un dispositivo di visualizzazione per realtà virtuale può fruire dell’opera. Se un artista può facilmente limitare la diffusione di una sua scultura producendone un numero molto limitato, è molto difficile limitare la diffusione di un file digitale craccato, basta pensare a quello che è successo al mercato della musica o dei film. D’altra parte, ciò che risulta particolarmente interessante a proposito della realtà virtuale applicata al mondo dell’arte è che tutto il processo di creazione, dall’ideazione alla realizzazione, avviene nel digitale, un mondo dove qualunque cosa diventa possibile. Tutto ciò non fa più pensare ad un artista solo nel suo studio davanti ad una tela, ma ad una persona totalmente coinvolta da quello che sta producendo. In tal modo, guardando un’opera in realtà virtuale si avverte una connessione molto forte con l’artista che l’ha creata. Questo nuovo mezzo ci regala dunque la possibilità di entrare fisicamente/virtualmente nella mente dell’artista. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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CULTURA / MUSEI E GALLERIE

ESPLODE L’ARTEPIDEMIA Il creativo Riccardo Pirrone insieme al grafico Simone Putignano, ha scelto di rimaneggiare alcune delle opere più iconiche dell’arte, dandogli una visione più che contemporanea, per poi condividerle in rete con l’hashtag #artepidemia. Un’attività che ha convinto centinaia di amatori virtuali, che ne hanno apprezzato e condiviso il post sui social network. E poco importa se l’idea non sia inedita. Pirrone trae ispirazione dal medesimo esperimento di Jose Manuel Ballester, che anni addietro aveva svuotato il cenacolo dipinto da Leonardo e la conchiglia abitata dalla Venere del Botticelli, per simboleggiare quel senso fisico di solitudine attraverso

l’arte. Così per il creativo non ci sono figure che scendono la collina di Ekberg descritta da Edvard Munch, mentre il bicchiere d’assenzio di Edgar Degas, non sarà gustato da nessuno e il Cafè de la Nouvelle-Athènes a Pigalle, rimarrà vuoto. È un po› anche l›arte del sapersi arrangiare e del saper stare tra le proprie mura, pensando a quella che immediatamente diviene una metafora del mondo che stiamo vivendo. Pirrone riporta in auge l’idea di Ballester, con la proposta di una campagna di real time marketing, producendo interventi grafici che creano nel pubblico riflessione e destabilizzazione, come testimoniano le centinaia di interazioni

e condivisioni al suo post, ormai già virale. Le opere di Edgar Degas, Claude Monet, Edvard Munch, Edward Hopper e Francesco Hayez, sono private delle figure umane protagoniste, diventando così il simbolo delle attuali città e campagne mai viste prima così deserte. Riccardo Pirrone

HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:

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PAOLO MANAZZA (P.M.) Global Director WopArt, Lugano

DANIELE PESCALI (D.P.) IMAGO Art Gallery

SAVERIO REPETTO (S.R.) De Primi Fine Art

STEFANO CORTESI (S.C.) Cortesi Gallery

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PATRIZIA CATTANEO MORESI (P.C.M.) Direttrice Artrust


CULTURA / MUSEI E GALLERIE

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uali saranno nei prossimi mesi le probabili ripercussioni sul mondo dell’arte determinate dalla pandemia globale?

P.M.: «Credo assisteremo a un cambiamento epocale. Le mostre e le fiere non si potranno fare per un po’ di tempo se non in una misura “ridotta” ossia quasi “a chiamata”. Le aste online funzionano sempre di più ma per opere sino a un massimo valore intorno ai CHF 50.000. Il mercato per i primi dieci mesi di quest’anno, sarà fermo o quasi. Certo subito dopo assisteremo a una riapertura con tanta energia e voglia di acquisti. Ma quanto ci è successo indurrà a un ripensamento generale su un mercato che negli ultimi anni è stato troppo speculativo e in balia di persone rozze e ignoranti, interessate soltanto al denaro. La qualità dei lavori tornerà gradualmente a farla da padrona. E per noi organizzatori di WopArt che abbiamo sempre puntato a un mix di opere coltissime e nello stesso tempo accessibili (come quelle eseguite su carta) non potrà che essere un’occasione di gioia. Ora però è ancora il tempo della paura e del cordoglio». D.P.: «Ancor prima di tentare di dare una risposta alla domanda, riteniamo doveroso fare una premessa, ovvero di quanto la situazione che tutti stiamo vivendo, conseguenza dell’emergenza sanitaria COVID-19 in atto, riesca ad offuscare forse come mai prima d’ora la capacità oggettiva di fornire previsioni concrete ed affidabili, in un mondo dove la massiccia interconnessione globale assume adesso la veste duale di strumento di protezione e veicolo di contagio in ogni campo. È un fatto che già prima della pandemia alcune dinamiche legate al mercato dell’arte risultassero di difficile lettura e comprensione, e questo sia da un punto di vista puramente artistico-

concettuale, sia per la controparte economica del settore, basti pensare ad operazioni estreme come la “banana di Cattelan” o l’aggiudicazione del “Salvador Mundi”. Per quanto concerne la domanda, come già accaduto ciclicamente in momenti storici antecedenti, potrebbe verificarsi uno scenario di radicalizzazione del mercato, ovvero potremmo assistere da un lato a massicce operazioni di investimento nel settore dell’arte storica (i cosiddetti “titoli stabili” o “beni rifugio”) e questo come conseguenza logica delle forti instabilità dei mercati finanziari, e parallelamente dall’altro ad un fisiologico calo della domanda legata al comparto contemporaneo. Riteniamo tuttavia che questo aspetto coinvolga gli aspetti meramente economico-finanziari e non quelli più puramente creativi, per i quali la concatenazione spesso drammatica degli eventi attuali, le immagini forti trasmesse ogni giorno dai media, ed il domino di conseguenze sociali a cui ogni giorno assistiamo, rappresenti de facto un terreno estremamente fertile sul quale molti artisti saranno chiamati a riflettere in futuro». P.C.M.: «Questa pandemia ci tocca tutti. Coinvolge prima di tutto le nostre esistenze e avrà, anzi sta già avendo, ripercussioni su tutti i mercati e settori. Il mondo dell’arte non è ovviamente immune a tutto questo. Una recessione è non solo prevedibile, ma già in atto: pensiamo a quante fiere, cene, inaugurazioni siano già state annullate o rinviate, e quante ancora potranno esserlo in futuro. Fino ad oggi, erano questi eventi il fulcro attorno al quale ruotavano la maggior parte delle compravendite. Oggi non è così, ma penso che anche un domani, quando l’emergenza sanitaria sarà rientrata, tante cose saranno completamente diverse. Anche per il mondo dell’arte assisteremo a un prima e a un dopo, che avrà anche dei lati positivi: probabilmente verranno meno alcuni aspetti più

“mondani” o non essenziali, e torneremo a concentrarci sull’arte. Tuttavia, c’è anche un’altra faccia della medaglia. Storicamente nei momenti di crisi l’arte torna ad essere un bene rifugio (lo abbiamo visto anche nella crisi del 2008/2009). Assisteremo probabilmente a un deprezzamento di alcune opere, perché chi avrà bisogno di liquidità cercherà di vendere anche a prezzi più bassi: per chi acquista, quindi, potrebbe essere un periodo favorevole per concludere acquisizioni a prezzi vantaggiosi». S.R.: «Secondo me, dipenderanno molto dai tempi della pandemia. Se, come sembra possibile, entro il prossimo autunno si troverà già una cura certa e, poco dopo, inizio 2021, un vaccino, le ripercussioni sul mondo dell’arte, come in tutti gli altri settori, non saranno devastanti. Di fronte a quello che è successo, fino ad oggi, ci sarà sicuramente un rallentamento delle vendite e probabilmente una flessione dei prezzi, soprattutto di quegli autori meno storicizzati e più pompati da un marketing non sempre cristallino. Comunque, personalmente, non prevedo ripercussioni troppo pesanti e drammatiche; è fisiologico, ogni crisi è seguita da un grande ripresa; in ogni caso, prevedo una forte pausa e un rallentamento». S.C.: «Il 2020 è e sarà un anno negativo per tutto il mercato dell’arte, come per gran parte dell’economia. È in corso una importante contrazione dei volumi e il lockdown ha imposto la chiusura delle gallerie, la cancellazione delle fiere, la riduzione delle aste a quelle esclusivamente on line di minore importanza. Le stesse vendite on line sono ostacolate dalle limitazioni alla logistica e alle spedizioni, nonché al lavoro dei conservatori e dei centri di restauro. Si può dunque ipotizzare un ritorno alla normalità solo a settembre, senz’altro nelle gallerie, in modo sufficiente nelle case d’asta, più TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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CULTURA / MUSEI E GALLERIE 02

problematico nelle fiere che probabilmente dovranno essere locali e ad accesso ridotto. Certamente la voglia di arte e la ricerca di beni rifugio potrà darci un 2021 in forte ripresa». Come vi preparate ad affrontare la prossima riapertura e soprattutto quali trasformazioni vi attendete nelle modalità di fruizione degli spazi espositivi? P:M.: «Dopo lunghe riflessioni e riunioni noi di WopArt abbiamo deciso di posticipare la data dell’edizione 2020 da fine settembre, al 27-29 novembre. La scelta di posticipare la manifestazione fieristica è nata dall’esigenza di tutelare al meglio la salute dei nostri visitatori, espositori, collezionisti e cittadini, in relazione all’emergenza sanitaria in atto. Settembre, inoltre, ci è parso un mese caratterizzato da una cospicua, e forse eccessiva, presenza di appuntamenti ed eventi espositivi e fieristici. Mentre noi siamo mossi dalla volontà di offrire, quanto più possibile, l’opportunità ai nostri espositori e collezionisti di operare nella massima tranquillità. Siamo certi che dopo questa terribile esperienza che stiamo vivendo, un nuovo e più consapevole amore per l’arte, anche come forma di investimento alternativo, contribuirà a sviluppare ulteriormente e accrescere il nostro mercato di riferimento e il numero di collezionisti e appassionati sempre più interessati al mondo dei Works on Paper». 01

D.P.: «Affrontare la fase di riapertura sarà un processo estremamente delicato, non privo di ostacoli ed incertezze, e dovrà essere gestito con enorme attenzione da parte di ciascuno di noi in ogni ambito. La particolarità della fruizione dell’arte e dei luoghi ad essa dedicati poggia il suo stesso essere su due aspetti contrapposti quali la socialità e l’intimità, il fare evento e la contemplazione individuale. Indubbiamente saremo chiamati a limitare temporaneamente il primo di questi due aspetti, in ottemperanza alle norme di distanziamento sociale, ma di contrappunto questo potrebbe aprire scenari inaspettati, e portare ad una forma di socialità “2.0”, diversa da quella che conosciamo nelle caotiche serate inaugurali, più raffinata e rispettosa del rapporto interiore che si instaura tra opera d’arte e fruitore». P.C.M.: «Non ci stiamo al momento preparando ad alcuna prossima riapertura, anche perché lo sviluppo della situazione è ancora molto incerto. Considerato poi l’approssimarsi del periodo estivo, attenderemo probabilmente l’autunno per capire come possiamo riaprire in sicurezza. Sicuramente ridurremo gli ingressi, rispetteremo il distanziamento e metteremo in atto tutti gli accorgimenti del caso. Tuttavia questa pandemia avrà ripercussioni anche sulla nostra psiche e sui nostri modi di approccio alle altre persone. È molto probabile che non faremo eventi ed inaugurazioni come in passato e privilegeremo incontri a tu per tu con i collezionisti, cosa che comunque abbiamo sempre portato avanti. In attesa di capire come potremo muoverci, in questa fase cerchiamo di stare vicino ai nostri artisti, supportandoli come possiamo: ritengo che sia uno dei nostri compiti principali nel ruolo di galleria». S.R.: «Ci prepariamo con pazienza, vigili e attenti. Valutando mostre e fiere future che potremo fare. In riferimen-

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to agli spazi espositivi e la loro fruizione, ripeto, finché non sarà ufficializzata una cura certa e poi un vaccino, tutto sarà come in pausa - fiere e mostre rinviate - in un paesaggio calmo e rarefatto». S.C: «A fine maggio abbiamo riaperto gli spazi di Lugano e Milano e ci siamo organizzati seguendo le disposizioni delle autorità e le regole igieniche e di buon senso che già abbiamo adottato. La ripresa sarà graduale e quindi abbiamo deciso di suddividere le mostre in programma: a giugno Thresholds di Maurizio Donzelli a Lugano, a settembre Gli Spazi dell’Aria – Giuseppe Santomaso e la pittura a Venezia negli anni ’50 a Milano. Abbiamo invece accelerato la decisione di mantenere solo un ufficio a Londra, scelta che era già in programma per effetto della Brexit». La situazione in atto potrà accelerare ancor più i processi di digitalizzazione in atto nella gestione di una galleria o di un museo d’arte? P:M.: «Certo l’esperienza digitale uscirà enormemente rafforzata da questo terribile periodo in corso. Lo stesso ArtsLife, il quotidiano di arte e cultura che ho fondato nel 2008, ha subìto un’accelerazione pazzesca in questi giorni. Pensi che in piena crisi, ai primi di marzo, abbiamo dovuto triplicare i server poiché non riuscivamo più a


CULTURA / MUSEI E GALLERIE

gestire il flusso di visitatori. Oggi contiamo tra 25 e 32 mila di visitatori unici al giorno. Abbiamo molti più lettori noi di tantissimi quotidiani cartacei. Ma io credo che la vendita di un’opera d’arte o anche soltanto la sua fruizione non potranno mai rinunciare a un rapporto diretto. Sono convinto che da questa pandemia e dalle costrizioni subite all’isolamento ne uscirà una nuova coscienza. La consapevolezza che l’iper velocità di ieri lascerà il posto a una nuova “lentezza” volta ad approfondire i rapporti umani. Ci saranno insomma forse meno relazioni interpersonali, ma molto più vere». D.P.: «Ovviamente l’impiego delle tecnologie digitali correlate alla gestione e promozione di spazi espositivi, gallerie o musei, assumerà un ruolo sempre più importante, basti pensare a tutti quegli esempi di visite guidate on-line, o di tour virtuali alcuni dei quali disponibili in realtà aumentate o ambienti interattivi tridimensionali. Noi stessi abbiamo già concepito ed allestito sale immersive ed interattive all'interno di alcuni dei nostri progetti espositivi, consapevoli che la diffusione su ampia scala, e la crescente fruibilità di questi mezzi, amplierà sicuramente la platea di possibili visitatori». P.C.M.: «Si è cosi, però è triste. Mi spiego: l’emergenza ha costretto tutti a lanciarsi nel digitale, anche chi fino a quel momento non lo aveva mai considerato. Ne sono nate soluzioni fatte in fretta e furia, abbozzate e non sempre di qualità. È quello che succede quando si fanno le cose per necessità e non per scelta. Noi sin dal 2013 abbiamo capito che la componente digitale fosse importante per il mondo dell’arte, per cui in questo periodo non abbiamo dovuto accelerare questo processo. Anzi, abbiamo attinto al lavoro e agli sforzi fatti in questi anni, penso ai virtual tour delle nostre mostre. Il mio auspicio è che questo spostamento verso il digitale non sia un cerotto per tamponare l’emergenza ma se ne

capisca l’importanza, che non è quella di sostituirsi a una fruizione dal vivo dell’arte, ma incentivarla cercando di raggiungere il pubblico più vasto e in particolar modo le nuove generazioni». S.R.: «Credo proprio di sì. Credo che questa grande crisi, di dimensioni epocali e globale, agirà come un positivo catalizzatore per la reazione verso una sempre maggiore digitalizzazione delle gallerie e dei musei. Tuttavia, le opere d’arte dovranno sempre essere viste dal vivo, toccate. Così come anche i rapporti umani ed interpersonali non potranno mai fare a meno di un contatto diretto. In una parola, vedo la digitalizzazione come un aiuto anche notevole, come primo contatto, un aiuto che mai potrà sostituire completamente il mondo reale». S.C.: «Il lockdown ha accelerato il processo di digitalizzazione che avevamo già avviato. Dai primi di aprile abbiamo ampliato e meglio qualificato la nostra piattaforma online, avviando le sezioni “Viewing room” per mostre a tema, “Speaking of” con interviste ad artisti, “Focus” con presentazione di opere particolarmente importanti. Va comunque chiarito che i sistemi di vendita esclusivamente on line funzionano per oggetti quali prints, foto, multipli seriali, oppure opere di valore contenuto. L’aspetto emozionale, fisico, di confronto interpersonale non è sostituibile da un’immagine virtuale anche se di altissima qualità. Ciò è ancora più vero per quanto riguarda i musei dove ci si trova di fronte ad autentici capolavori della storia dell’arte». Come giudica e cosa si attende dalla diffusione dell’arte virtuale? P:M.: «Se non sarà di qualità niente di buono. Come per quella reale». D.P.: «Rispondere a quest'ultima domanda, strettamente correlata alla precedente, è come rigirarsi tra le dita una

moneta...e porta a toccare due aspetti di una stessa medaglia. Personalmente ritengo che la fascinazione di determinati strumenti tecnologici, non debba trasformarsi in una sorta di “profilattico emozional-millenaristico”, e che l'arte non possa e non debba prescindere totalmente dalle emozioni che la presenza fisica e il contatto diretto tra Opera e Persona è e sarà sempre in grado di offrire». P.C.M.: «Se parliamo di arte che usa il digitale e la tecnologia come forma di espressione, penso che siamo ancora in una fase in cui il pubblico è troppo acerbo per apprezzarla. È fin troppo “contemporanea” per essere compresa a fondo (ma del resto la stessa sorte era toccata ai primi impressionisti, non è una novità nella storia dell’arte). Credo tuttavia che nei prossimi decenni, tra cinquanta o cento anni, questo periodo sarà ricordato in due modi: da un lato come l’epoca dell’evoluzione digitale anche nel mondo dell’arte, dall’altro come l’epoca dell’arte urbana. In questo periodo di musei e gallerie chiuse, infatti, la Street Art e l’arte virtuale, pur così distanti, sono paradossalmente le uniche espressioni ancora visibili da tutti». S.R.: «Positivamente. Sarà un enorme circuito che potrà aiutare tantissime persone ad avvicinarsi al mondo dell’arte, con grande facilità e velocità. Ma, ripeto, il virtuale è una sorta di protesi, che mai potrà completamente soppiantare il mondo concreto». S.C.: «Sulla base delle tecnologie attuali non riesco ad immaginare una vera “Arte Virtuale”. Certamente i social media stanno dando un contributo interessante e creativo, ma non riesco ad inquadrarli come “Arte”». 01 Bob Krieger Manhattan 02 Louise Nevelson

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CULTURA / IMAGO ART GALLERY

LO SCULTORE DELLA LUCE LA RIPRESA DELL’ATTIVITÀ DI IMAGO ART GALLERY SI È AVVIATA CON IL PROLUNGAMENTO DELL’ESPOSIZIONE DI OPERE, ANCHE INEDITE, DI UNO SCULTORE CHE SI CONFERMA TRA I PIÙ INTERESSANTI E APPREZZATI SULLA SCENA ARTISTICA INTERNAZIONALE: HELIDON XHIXHA.

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a biografia artistica di Helidon Xhixha è la storia di un crescente successo che l’ha portato nel giro di pochi decenni a diventare uno degli artisti contemporanei più richiesti al mondo: le sue sculture fanno mostra di sé nelle principali città, sono presenti nei maggiori musei e le sue esposizioni si susseguono ad un ritmo vertiginoso. Nato a Durazzo, in Albania, nel dicembre 1970, figlio d’arte, tra-

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scorre la sua infanzia nello studio del padre Sali dal quale eredita una forte passione per le “fine arts” ma soprattutto per la scultura. Inizia infatti a dedicarsi all’arte all’età di soli sei anni. Essendo figlio di un pittore e avendo assiduamente frequentato il suo stu-

dio, può dire di essere cresciuto respirando arte e nutrendosi di essa. Infatti, non è un caso che anche suo fratello sia un artista. Entrambi sono stati guidati dal padre, che li ha abituati sin dall’inizio ad una ferrea disciplina ed educati nel pieno rispetto della tradizione artistica di quel Paese, dove era molto consolidata una impostazione figurativa. È stato proprio il padre a riconoscere presto in lui una particolare qualità nel disegno ed una propensione all’arte plastica, e di conseguenza ad indirizzarlo verso questo tipo di espressione, che effettivamente ha compreso subito essere quella che meglio rispondeva alla sua indole. Frequenta poi l’Accademia delle Belle Arti di Tirana, ma successivamente decide di trasferirsi in Italia. In Albania, infatti, l’Italia è sempre stata considerata, dal punto di vista artistico, una meta ideale ed è qui che grazie ad una borsa di studio ha potuto trasferirsi e frequentare a Milano l’Accademia di Brera, dove poi si è laureato: gli stimoli culturali raccolti hanno contribuito in maniera sostanziale ad indi-


CULTURA / IMAGO ART GALLERY

rizzare la sua ricerca. Molto significativo è stato pure il periodo di tre mesi di studio alla Kingston University di Londra, dove ha potuto approfondire le sue conoscenze di scultura, incisione e anche di fotografia. Tra gli autori del passato che maggiormente lo hanno affascinato e lasciato tracce nel suo lavoro, spicca su tutti il nome di Henry Moore. Sin dal primo istante in cui ha visto le sue opere ci si è in qualche modo riconosciuto, trovando straordinari il plasticismo misurato delle sue composizioni e il rapporto tra vuoto e forma che le caratterizza, così come quello fra passato e presente. A proposito dell’ispirazione del suo lavoro, Helidon Xhixha dichiara: «Quello che cerco di fare ogni giorno per mezzo del mio lavoro è modellare la luce attraverso i segni. È per arrivare a questo che ho intrapreso da anni una costante ricerca, sia stilistica che tecnica, che mi ha portato ad un linguaggio aniconico. Resta il fatto che la conoscenza del disegno e dell’arte figurativa, la padronanza di quei mezzi di rilettura della realtà, rappresentano

un imprescindibile punto di partenza anche per ogni ricerca informale. Penso che la scultura debba essere un concetto visivo dinamico, capace di utilizzare la luce come materia prima per trasmettere sempre energia, movimento. Quello con l’acciaio è stato un incontro del tutto casuale, ma al contempo un autentico colpo di fulmine. Circa dieci anni fa, mi sono ritrovato al cospetto di un cassone che conteneva scarti di metallo: è stato come se mi si aprisse un mondo nuovo davanti agli occhi. Ho riconosciuto in tale ammasso, apparentemente informe, quelle che per me erano invece delle forme straordinarie, dove circolava un’energia indescrivibile. Da allora ho iniziato a lavorare con l’acciaio, ed è stato un lungo percorso di avvicinamento e di conoscenza, perché naturalmente ho dovuto pian piano imparare le tecniche e anche sperimentarne di nuove, che mi hanno per esempio portato ad inventare speciali presse attraverso cui riesco ad ottenere gli effetti plastici che mi prefiggo L’acciaio è un materiale incredibile, dalle doti nascoste, che risponde perfettamente alle mie esigenze di utilizzare i segni per canalizzare l’energia e la luce e al tempo stesso rappresenta una sfida continua dal punto di vista progettuale e tecnico». Dall’inizio del 2000 ha allestito numerose personali in gallerie e istituzioni pubbliche, ha realizzato monumentali installazioni nelle maggiori città del mondo e ricevuto diversi importanti riconoscimenti. Le sue sculture sono incluse in molte collezioni pubbliche e private in Italia, Principato di Monaco, Germania, Francia, Albania, Gran Bretagna, Svizzera, Austria, Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti. Dopo la grande mostra monumentale Lugano: Riflessi di Luce, promossa dalla Fondazione Gabriele e Anna Braglia in collaborazione con la città di Lugano e curata da Eike Schmidt, e la mostra promossa da Imago Art Strategies e curata da Beatrice Audrito, dove l’artista ha presentato opere in marmo

e acciaio in dialogo con la città di Forte dei Marmi e le cave della Versilia, lo scultore albanese è ancora protagonista di questa esposizione, a Lugano, di sculture d’interno. Per la prima volta l’artista, accanto ad opere realizzate in acciaio, che costituiscono un po’ il suo “marchio di fabbrica”, presenta alcuni lavori dove il metallo viene presentato in versione colorata, dando vita a singolari effetti cromatici.

IMAGO Art Gallery Via Nassa 46 CH-6900 Lugano +41 (0)91 921 43 54 info@imago-artgallery.com www.imago-artgallery.com

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CULTURA / MAURIZIO DONZELLI

UN ARTISTA INTELLETTUALE LA GALLERIA LUGANESE ANNUNCIA PER IL PERIODO TRA GIUGNO E SETTEMBRE UNA PANORAMICA DELL’OPERA DI MAURIZIO DONZELLI, CHE HA SVILUPPATO UNA RICERCA ARTISTICA CON AL CENTRO IL PROBLEMA DELL’IMMAGINE E DELLA SUA STRATIFICAZIONE NEL TEMPO, SVILUPPATO IN CICLI DISTINTI CON GRANDE SPERIMENTAZIONE DI MATERIALI E TECNICHE.

01 Mirror 12 2017 Mixed media, wooden box 104 x 97 x 7.5 cm MADO-054 02 Arazzo 2020 2020 Texile composition: wool, cotton, trevira-cs, silk, weaving on a Jacquard Loom 164 x 137 cm MADO-094

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ato nel 1958, Maurizio Donzelli vive e lavora a Brescia dove ha insegnato per sette anni Teoria della Percezione e Psicologia del Colore all’Accademia di Belle Arti Santa Giulia. La sua produzione abbraccia disegni, dipinti, tessuti, sculture e installazioni attraverso le quali cerca il punto di incontro tra il mondo reale, la sua percezione e le sue rappresentazioni artistiche. Il suo approccio alla realizzazione dell’opera d’arte è radicato in considerazioni filosofiche sulla natura della percezione, e su come i fenomeni visivi, come il colore, le immagini e l’arte stessa, influenzano il modo in cui vediamo e comprendiamo la realtà. Egli considera dunque il disegno sia una ricerca intellettuale, che tecnica e il suo lavoro presenta anche specchi, che vede come simboli del processo di percezione; con la loro capacità simultanea di riflettere e distorcere, rispecchiano anche la nostra comprensione variabile e inevitabilmente inesatta del mondo circostante. Fondamentale è in ogni caso il coinvolgimento del pubblico, invitato alla contemplazione di un potenziale infinito di rimandi e latenze che affondano nelle dinamiche del tempo e della storia e spaziano in geografie anche tra loro distanti. La mostra è curata da Ilaria Bignotti e nell’arco di due anni intende coinvolgere diverse istituzioni private e pubbliche. Lo scopo di questo progetto è,

infatti, quello di creare diverse mostre, ognuna delle quali è intesa come percorso autonomo intrecciato alla ricerca estetica di Maurizio Donzelli. Queste esposizioni saranno il risultato di dialoghi e visioni condivise tra l’artista e altre figure di spicco, che contribuiranno a consentire a Donzelli di esprimere la sua arte, concepita come una costante ricerca sull’immagine e sulla visione. Nel corso di un’intervista con Ilaria Bignotti, tenutasi nell’aprile 2020, i cicli di opere più importanti di Donzelli, quali i Mirrors, i Disegni del Quasi, gli Arazzi, ma anche i più recenti Monocromi oro e argento, sono riletti dall’artista riflettendo sull’attuale situazione storica: l’attesa, la sospensione, il desiderio, il rapporto tra vedere e non vedere, pensare e fare, reale e virtuale. Maurizio Donzelli sottolinea il grande incoraggiamento e il buon supporto di Cortesi Gallery «per realizzare un progetto complesso e ambizioso. Il percorso che abbiamo costruito non vuole semplicemente essere quello di “tot mostre in tot spazi pubblici e privati”. Ho esposto già in tanti musei, ho avuto l’onore e la responsabilità, anche, di avere costruito percorsi espositivi con curatori attenti e galleristi sensibili… quello che sento è la necessità di costruire, dopo oltre trent’anni di lavoro, un pensiero profondo sul perché della mia indagine, che ovviamente tenga conto della visione di amici curatori e critici, oltre che di contributi anche inediti rispetto alle mie prece-


CULTURA / MAURIZIO DONZELLI 03

denti esperienze, che possano essere stimolo di un’indagine interdisciplinare di filosofi, semiotici, antropologi. Sono pensatori cui io stesso attingo nelle mie letture, e che ora sento il bisogno di invitare a parlare, cercando in loro altre risposte e altre domande, chiedendo loro di farmi vedere ciò che non vedo solitamente, o che io stesso nascondo forse nel mio fare. Per questo ogni mostra è pensata come un passaggio, un attraversamento, una soglia aperta verso un pensare autonomo eppure intrecciato con la mia indagine estetica». La ricerca artistica di Maurizio Donzelli lavora molto sul rapporto tra ciò che si vede e ciò che si può immaginare: «in un momento come questo dove siamo obbligati ad affacciarci solo dalla finestra, è importante capire che, se da reclusi quali siamo ci sembra obbligatorio affacciarci “da dentro verso fuori”, è anche necessario provare ad affacciarci dall’esterno della finestra verso l’interno della casa che abitiamo. In genere, e in maniera più o meno cosciente, gli artisti hanno sempre provato a fare questo esercizio, anche arrischiandosi, perché questo è un eserci-

zio che può anche costare caro, considerando lo sfondo del problema, ovvero che la ragione è sempre contraria alle logiche dell’immaginazione. Estremizzando dobbiamo ammettere che il processo artistico e il suo conseguente risultato non appartengono al mondo della ragione. La componente profonda e inesprimibile dell’umano è molto più vasta e determinante rispetto a quello che crediamo di dominare con la ragione. Ogni opera è infatti una continua oscillazione di significato, lo deve essere programmaticamente».

03 "O" #4 2019 Mixed media on canvas and resin 70 x 50 x 5.5 cm MADO-082

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04 Talisman Drawing 2019 Acrylic on canvas 71 x 51 x 4 cm MADO-084 02 TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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CULTURA / MARIA CALLAS

DI MARIA CALLAS, SOPRANO, È DIRE POCO. PIÙ MARIA CALLAS, PATRIMONIO D’ARTE ASSOLUTA, CHE DALLA POLVERE DELLE VICISSITUDINI CHE HANNO ACCOMPAGNATO LA SUA VITA, EMERGE OGGI COME UN RITORNELLO DI UNA INTRAMONTABILE CANZONE DI GIOIA E DI APPAGAMENTO DELL’ANIMA. DI FAUSTO TENZI

LODE A UNA VOCE STRAORDINARIA

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na locuzione latina attribuita al filosofo Rosellino di Compiegne (1120) “Flatus Vocis” (emissione di voce) secondo il quale i concetti universali non hanno alcuna realtà oggettiva in quanto semplici espressioni di voci privi di significato e quindi di emozioni, contrasta e fa emergere nella storia della comunicazione umana

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l’incomparabile magistero vocale di Maria Callas, che oggi dona alla musica il ritornello di una intramontabile canzone dell’anima. E da questa visione antropologica, sorge spontaneo un richiamo alle virtù di un tempo perduto e per una vita che più non torna, come nelle struggenti parole di Garcia Lorca nella celeberrima elegia de “Il lamento per la


CULTURA / MARIA CALLAS

confidava… «per questo ho bisogno del calore della gente, essere amata non mi fa sentire sola». Ma il 16 settembre 1977 a soli 53 anni, moriva sola nella sua casa in Avenue George Mandel a Parigi. Al di là della cronistoria degli eventi collaterali umani e mondani della sua vita, preferiamo soffermarci sull’essenza delle sue incomparabili interpretazioni, nel ricordo delle sue interpretazioni in teatro e di ciò che è stato oggi tramandato da una imponente discografia ormai storica. Maria Callas era dotata di una tecnica vocale straordinaria e da una tipologia vocale originata essenzialmente dalle aree del piacere del cervello, con conseguenti emissioni e colori timbrici ad hoc ora dolci, ora stupendamente aspri, che pervadevano ogni fibra della mente e del corpo. Stupefacente come la sua voce possente e drammatica potesse affrontare anche le impervie agilità proprie di un soprano leggero, coniugando perfettamente la drammaturgia del testo al canto e alla musica. Un esempio dove il canto di Maria Callas non è asservito ai troppi percorsi stilistici preconfezionati, riferibili al repertorio cameristico e alle opere del XVIII secolo si può udire nell’aria morte di Ignacio Sanchez”: «…tarderà nascere, se nasce un andaluso così caro, così puro, così ricco d’avventura». Così come tarderà a nascere una irripetibile icona del teatro lirico e del bel canto, come Maria Callas, “divina” sui palcoscenici del mondo, con il fascino di un felino e con un cuore che albergava in un oceano di arcaica bellezza tale da sciogliere ogni passione in polvere. La sua diafana figura, ogni suo gesto, persino la sua statuaria immobilità sulla scena, disegnavano un’opera d’arte tra Fidia e Michelangelo. Come ogni grande artista, ha vissuto con la solitudine del cuore, sopraffatta da eventi mondani, alimentati da un frastuono tanto opposto al suo straordinario “silenzio musicale “. Così si TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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CULTURA / MARIA CALLAS 01

le regie teatrali di Visconti, Zeffirelli, degli interpreti indimenticabili come Di Stefano, Del Monaco, Tito Gobbi (memorabili, l’aria “Vissi d’Arte” e le scene con Scarpia in una Tosca dal Covent Garden di Londra) insieme ad altri astri del firmamento lirico e con direttori d’orchestra che sapevano, con il canto interiore della mente e del cuore, cantare con gli artisti. Ha interpretato 47 grandi ruoli, da Norma, Medea, Anna Bolena, Puritani, Tosca, Butterfly, Turandot, Manon Lescaut, Suor Angelica, Lucia di Lammermoor, Traviata, Don Carlos, Lady Macbeth e altri ruoli, oltre a escursioni wagneriane con Valchiria, Parsifal, Tristano e Isotta, spaziando dal repertorio cameristico all’Opera, alle canzoni, lasciandoci oggi l’eredità di una apoteosi abbagliante di suoni e voci del cuore. “J’ai perdu mon Euridice” dall’Orfeo di Christoph Willibald Gluck, cantata in francese, pubblicata da EMI. La filologia corrente indicherebbe una esecuzione del celeberrimo brano più contenuta, più strumentale, più in linea con numerose altre consuete e un po’ pedisseque interpretazioni, ma Maria Callas è così prorompente, così liricamente intensa e verista ante litteram da riproporre in un mare di beata normalità vocale, una imparagonabile lettura del capolavoro di Gluck. Norma di Vincenzo Bellini, “Casta Diva – Maria Callas”, un binomio inscindibile. La preghiera rivolta alla luna, argentea, lontana e così bella, indifferente alle passioni umane: «Casta Diva, che inargenti queste sacre antiche piante». La sua vocalità incomparabile, già dalle prime frasi di questa stupenda pagina è brivido e bandiera dell’intero melodramma, così come nell’aria del “Suicidio” dalla Gioconda di Amilcare Ponchielli, dove un canto declamato, drammaticamente disperato, si astrae da una normalità vocale, per trasformarsi in un irripetibile granitico monumento.

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A contrasto, invece, le tenerissime parole di Mimi rivolte all’amato Rodolfo nella Boheme di Giacomo Puccini, sublimate da un canto non ancorato ad alcuna fisiologia vocale muscolare. Quando il racconto di Mimi «foglia foglia la spio, così gentil… nel profumo dei fior» prorompe in un possente suono di luce «quando vien lo sgelo, il primo sole è mio» sorge il sole di Mimi, il sole di Maria Callas, il colore della vita e della speranza, che nella incomparabile interpretazione, dell’interprete, già ravvisa il presagio di morte della sventurata Mimi. Nel “Je suis Titania” dalla Mignon di Thomas, l’aria scorre tra impervie agilità che la “divina” non concede a semplici accademici esercizi di tecnica vocale, diversamente da qualche propinato eclatante gorgheggio apparentemente intelligente che trasmette noia e a volte il nulla. Le agilità vocali di Maria Callas, rifulgono di luce propria, come fiamme rubate agli astri che pare danzino in un girotondo di stelle. Maria Callas ha segnato un irripetibile tempo del teatro d’opera. Il tempo del-

01 Aristotele Onassis e Maria Callas


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STORIA DI UN BRANO MUSICALE NATO PER GUARDARE AVANTI CON UNA CARICA POSITIVA.

DI KERI GONZATO

INIZIO DI FUTURO «Credo che ognuno debba cercare la propria intima verità esistenziale, per poi condividere con gli altri ciò che di buono e utile incontra lungo la strada. L’artista è forse colui o colei, che sente una spinta impellente ad esprimere e condividere la propria visione. E di questo abbiamo ora bisogno, visioni e fonti nuove di ispirazione». (Loris Allemann , artista e scrittore)

LORIS: «È stato Gianmarco a chiamarmi a fine marzo 2020, chiedendomi cosa ne pensavo di scrivere qualcosa ispirato da questo periodo incredibile che stiamo attraversando. Abbiamo subito deciso che il brano avrebbe dovuto essere una boccata di vitalità, senza però banalizzare la drammaticità della situazione. Le parole sono uscite da sole, un paio di strofe al giorno». GIANMARCO: «La comunità mondiale di musicisti ha risposto con generosità alle sfide della pandemia, offrendo concerti online e messaggi positivi». Quale importanza ha l’artista in un momento come questo?

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ncertezza, instabilità, profondo cambiamento. A livello personale e planetario stiamo attraversando una fase epocale. Più che mai siamo chiamati a prendere in mano le redini della nostra vita decidendo con che occhi guardarla, con che orecchie ascoltarla, con quali parole cantarla… “Inizio di futuro” viene dal contatto tra Svizzera e Italia, due tra i paesi più colpiti dalla pandemia. Un brano musicale germogliato in Puglia da un’idea del leader degli Accasaccio, Gianmarco Monteforte (ospiti di XFactor 2019) e cresciuto in Ticino con il testo dell’artista, scrittore e manager Loris Allemann (autore di Ricomincia da qui, Edizioni Il Ciliegio,

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2017). Artisti e musicisti di tutto il mondo stanno assumendo il proprio ruolo civile, offrendo coraggio e visione. In futuro chissà, forse ricorderemo come le canzoni nate durante la pandemia, aiutarono l’umanità a dare svolta alla propria storia. “Inizio di futuro” è un inno al cambiamento verso un mondo unito. Un invito a iniziare a vivere nel rispetto dei diritti e dei ritmi basilari di uomo e natura. È un inno al cambiamento proprio perché non vogliamo che tutto torni come prima, noi vogliamo un mondo migliore di prima, sottolinea la band. Abbiamo incontrato Gianmarco Monteforte e Loris Allemann per farci raccontare questo inizio di futuro…

GIANMARCO: «Se è vero che le strade delle grandi città italiane sono deserte, sprigionando un fascino insolito e un magico silenzio, non si può dire lo stesso delle mura domestiche, dove appunto le idee di noi artisti non si fermano mai. Cantare per dimenticare? No, piuttosto cantare per sentirsi uniti e contrastare un nemico violento e inarrestabile, riempiendo una monotonia a cui non siamo abituati». Come hai vissuto nella tua casa a Locarno questo momento di ritiro dalla “normalità” a cui eravamo abituati?


CULTURA / ACCASACCIO

LORIS: «Hai presente quando metti in pausa un film che stai guardando per andare in bagno? Ecco, ho la sensazione che l’universo abbia messo in pausa il film della nostra realtà, viviamo sospesi a mezz’aria. La speranza è che a questa pausa, segua un film diverso, migliore. Nel mio piccolo cerco di cogliere il lato positivo di questa pausa forzata, per esempio portandomi avanti con vari lavori e progetti lasciati nel cassetto per troppo tempo». La quarantena intensiva durata quasi due mesi come sta cambiando il popolo italiano? GIANMARCO : «Questa pandemia ha sconvolto la vita di tutti noi perché ci ha fatto riscoprire fragili, vulnerabili, costringendoci a fermarci e a prendere le distanze da tutto ciò che non è essenziale, a rivalutare le nostre priorità».

Sfide e opportunità per rivoluzionare il modo di vivere il lavoro, l’economia? Come vedi il futuro prossimo? LORIS: «Le mani del virus stanno stringendo il collo della nostra società e tutto dipenderà da quanto a lungo terrà la sua presa, ma soprattutto da quanto forte stringerà le sue mani. Più pesante sarà la sua impronta, e maggiore sarà pure il mutamento della realtà sociale ed economica. Un cambiamento sarà ad ogni modo inevitabile, e noi non possiamo fare altro che contribuire a volgere questo cambiamento verso un maggior equilibrio sociale, economico e ambientale». Sfide e difficoltà ma anche opportunità per il mondo della musica oggi?

LORIS: «Viviamo in una realtà globale, ma poco unita. Il prossimo passaggio evolutivo della nostra specie umana mi auguro che sia indirizzato verso un’autentica unità. Questa crisi che stiamo vivendo ci ha resi tutti uguali nella nostra fragilità e intima umanità. Sarebbe un ottimo punto di partenza su cui ricostruire un nuovo modo di con-vivere».

GIANMARCO: «Sicuramente per noi artisti questa ferita non sarà facile da rimarginarsi (qui aggiungi il fatto che la musica purtroppo stava già vivendo una crisi), ma certamente la vera opportunità che la musica ha è quella di far apprezzare di più il meraviglioso valore dello stare insieme proprio ora che abbiamo rischiato di perderlo. Per quanto mi riguarda mi sto perdendo in questo silenzio delle città, trascorro i giorni aspettando la vittoriosa conclusione di questa situazione. Penso ai miei compagni e alla nostra energia che sarà pronta a bruciare e ad esplodere in concerto non appena tutto questo finirà».

Come nasce il video musicale di “Inizio di futuro”?

Tra i contenuti che hai trasfuso della canzone, quali ti stanno a cuore?

GIANMARCO: «Da qui l’idea del video.... A questa immobilità e alle potenzialità del web abbiamo voluto coinvolgere più persone possibili, rispondendo con ingegno e creatività, noi Accasaccio dai nostri studi e tutti i partecipanti dalle loro stanze e camere dando vita ad un fantastico intrattenimento».

LORIS: «Il messaggio e l’augurio racchiuso in questo brano si trova nell’ultima strofa, quando dico “adesso tocca al cuore, nella calma più totale dire a ognuno quello che vuole”. In effetti se non ci confrontiamo ora con ciò che realmente vogliamo nel profondo, se non lo facciamo adesso che siamo distanti da tutti, ma non da noi stessi, quando? Ol-

Collaborare, unire, co-creare è quello che è accaduto creando questo brano: che importanza hanno queste parole oggi?

tre che alla scrittura ed all’arte sono fisioterapista e mi occupo di benessere. Credo che i miei prossimi progetti saranno ancor più incentrati sulla promozione della vitalità umana e ambientale, e del progresso della coscienza. Sono queste le priorità che andrebbero poste al vertice di ogni ambito umano. L’auspicio è che dalle ceneri di un vecchio sistema rivelatosi tossico a vari livelli, se ne origini uno più equilibrato, e umano». Quale visione del mondo porta in se “Inizio di futuro”? GIANMARCO: «Mi piacerebbe che dopo tutta questa storia si ritornasse all’essenza delle cose. Spero in un tempo dove non siano più i profitti, i grandi poteri, le multinazionali a muovere il mondo ma che finalmente gli esseri umani siano al centro dei nostri interessi. Credo fortemente in uno sviluppo più equo e finalizzato al benessere delle persone. In fin dei conti bisogna trarre il meglio anche dai periodi bui dell’umanità e si sa, le crisi aiutano a realizzare le grandi trasformazioni. Perché una società diversa è possibile, anzi necessaria e il momento è adesso».

CANZONI NATE AL TEMPO DELL’EPIDEMIA Una playlist per migliorare l’umore ed aumentare le difese immunitare. Inizio di Futuro - Accasaccio Andrà Tutto Bene - Jack Savoretti (Ricavato devoluto all’Ospedale S.Martino, Genova) Ora Che Ti Guardo Bene - Gazzelle (Ricavato devoluto all’Ospedale Spallanzani, Roma) Andrà Tutto Bene - Elisa e Tommaso Paradiso Earth Odyssay - Asaf Avidan Pretty Lady - Tash Sultana Warrior - Avril Lavigne TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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FINANZA / ABT

LE BANCHE IN PRIMA LINEA PER SOSTENERE L’ECONOMIA IL SETTORE BANCARIO HA MESSO IN CAMPO TUTTI GLI STRUMENTI A DISPOSIZIONE PER SOSTENERE LE IMPRESE IN QUESTO MOMENTO DIFFICILE CON L’OBIETTIVO DI CONTENERE I DANNI CAUSATI DALLA PANDEMIA DI COVID-19 E POTER RIPARTIRE TUTTI INSIEME

Franco Citterio, Direttore ABT

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l 2020 sarà ricordato come un momento di rottura: l’anno in cui l’esplosione di una pandemia, quella di Covid-19, ha obbligato l’economia mondiale a fermarsi per mesi. Le conseguenze a livello sanitario le abbiamo già potute tristemente osservare, mentre l’impatto sull’economia potrà essere misurato solo nei prossimi mesi, ma le previsioni non sono rosee. Quello che è certo è che anche a livello economico, così come lo si è fatto a livello sanitario, è possibile contenere i danni e rendere

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più efficace la ripartenza. La Svizzera in quest’ottica si è mossa bene, tanto da ricevere apprezzamenti da diversi Paesi sul modus operandi scelto per fronteggiare la crisi. Nell’importante pacchetto di misure messe in atto dalla Confederazione per proteggere l’economia, le banche hanno giocato un ruolo fondamentale: l’impalcatura del sistema di crediti concessi alle imprese si poggia infatti sulla collaborazione tra Confederazione e settore bancario. Il sistema adottato è tanto semplice quanto efficace: grazie alla pronta col-

laborazione tra Governo e banche, le imprese stanno ricevendo un sostegno importante sotto forma di crediti. Come noto, i prestiti a tasso 0% per 5 anni fino a 0,5 milioni di franchi sono completamente garantiti dalla Confederazione mentre gli importi di entità superiore (tasso 0.5%) sono garantiti all’85% dalla Confederazione e subordinati a una breve analisi bancaria. Gli istituti di credito sono quindi la cinghia di trasmissione che permette alle imprese svizzere e ticinesi di ricevere crediti garantiti in meno di un


FINANZA / ABT

ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE www.abti.ch

giorno dalla richiesta senza lungaggini burocratiche. Questa misura ha permesso alle imprese di far fronte a problemi di liquidità dovuti alle mancate entrate legate alla pandemia e al conseguente lockdown. Le aziende, comprensibilmente, si sono infatti trovate in grande difficoltà: i costi fissi, sempre presenti, hanno smesso di essere compensati dalle entrate, ridotte spesso a zero. L’efficacia della collaborazione tra Stato e banche è dimostrata dai numeri: in Svizzera sono decine di migliaia le imprese, in particolare le PMI, che hanno usufruito dei crediti a tasso zero. Anche in Ticino, Cantone toccato in modo particolarmente duro dall’epidemia, i crediti garantiti dalla Confederazione sono stati utilizzati da un numero importante di aziende. Per far fronte al numero crescente di richieste, le banche si sono riorganizzate tempestivamente, potenziando alcuni reparti. I collaboratori hanno dovuto gestire una mole importante di lavoro ed è grazie anche loro che il sistema sta funzionando senza intoppi. Oltre alle misure menzionate, numerose banche hanno aumentato la flessibilità nel pagamento degli ammortamenti o dei canoni di leasing alle imprese più sotto pressione. A livello cantonale, il Governo ticinese è in linea con Berna e ha coinvolto BancaStato nell’elaborazione

di misure speciale a tutela delle PMI. Un recente sondaggio condotto dalla NZZ am Sonntag conferma come le imprese valutino positivamente le misure prese dal Consiglio federale per arginare i danni all’economia. Interessante notare come in Ticino, sebbene la maggioranza degli interpellati abbia giudicato le misure “perfettamente adeguate”, il 32% ha espresso una valutazione negativa, indicando le misure come parzialmente insufficienti. Questo potrebbe essere uno spunto di riflessione per capire quali ulteriori misure sono necessarie per sostenere il tessuto economico. Come Associazione Bancaria Ticinese siamo stati coinvolti nelle discussioni concernenti le misure di crisi e abbiamo tenuto un contatto diretto con i nostri associati, condividendo riflessioni e informazioni. Inoltre monitoriamo l’evolversi dei crediti concessi per avere una chiara visione di insieme della situazione. Credo che il rapporto tra banche e territorio, inteso come popolazione ed economia locale, uscirà rafforzato da questo difficile momento. Le banche hanno bisogno delle imprese e le imprese delle banche: questo assioma è stato dimostrato nella gestione di questa crisi e gli imprenditori in difficoltà hanno potuto contare sul sostegno del loro istituto di credito. Il settore bancario svizzero non

si è fatto trovare impreparato a questa emergenza e anche le banche ticinesi hanno messo in campo risorse importanti. Ora che la fase più delicata dell’emergenza sembra essere passata, bisogna concentrarsi sulle misure per far ripartire l’economia: anche in questo prossimo passo l’economia può contare sul sostegno del settore bancario.

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FINANZA / RIPRESA ECONOMICA

DALLE BANCHE UN SOSTEGNO ALLA FAMIGLIE E IMPRESE

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e la crisi del 2008 colse molte banche impreparate, la lezione è stata appresa e nell’ultimo decennio gli istituti bancari hanno rafforzato in modo importante tutte quelle misure atte a garantire liquidità e fondi propri in caso di crisi. Tanto la FINMA quanto l’Associazione svizzera dei banchieri e la Banca nazionale svizzera hanno voluto ribadire questo punto: le banche sono ben capitalizzate e in grado di rimanere operative anche in situazioni di forte stress. Questa solidità permette al sistema bancario non solo di rimanere operativo, ma anche di intervenire a sostegno dell’economia reale. Le piccole e medie imprese, l’ossatura

dell’economia ticinese e svizzera, saranno aiutate per evitare crisi di liquidità. Le imprese direttamente interessate riceveranno rapidamente e senza lungaggini burocratiche un sostegno importante sotto forma di crediti. Inoltre, numerose banche stanno aumentando la flessibilità nel pagamento degli ammortamenti o dei canoni di leasing alle imprese maggiormente in difficoltà. Il settore bancario ticinese e svizzero non si tira dunque indietro di fronte a questa grande sfida, mettendo in campo tutti gli strumenti a disposizione per sostenere l’economia.

HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:

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ANDREA BERGAMINI (A.B.) Responsabile della Succursale di Lugano LGT Bank (Svizzera) SA

ELENA GUGLIELMIN (E.G.) Senior Credit Analyst UBS CIO WM

MARZIO GRASSI (M.G.) Responsabile Regione Ticino Credit Suisse

PAOLO ZELLA (P.Z.) Responsabile Clientela aziendale Banca Migros Ticino

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GABRIELE CORTE (G.C.) Direttore Generale Banca del Ceresio SA


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emergenza COVID-19 avrà ovviamente pesanti conseguenze sull’economia e la finanza. È già possibile avanzare un bilancio delle ripercussioni registrate in questi primi mesi? A.B.: «La pandemia e le conseguenti misure di contenimento avranno certamente un impatto sui mercati finanziari, sull’economia nel suo complesso e sulle singole aziende. Attualmente non è possibile stimarne in maniera affidabile l’ampiezza. Rispetto ad altri settori, tuttavia, l’industria finanziaria è rimasta relativamente indenne – anche rispetto alla crisi del 2008. Per quanto concerne LGT, a rivelarsi particolarmente utili in questo periodo sono l’eccellente stato delle nostre finanze e il nostro solido bilancio, così come il nostro management con la sua pluriennale esperienza. Grazie alle ottime stime dei nostri investment manager, i portafogli dei nostri clienti, ma anche i nostri investimenti di bilancio, hanno tenuto relativamente bene». E.G.: «L’emergenza coronavirus e la completa battuta d’arresto delle attività economiche in molti paesi, ha influito negativamente nei settori produttivi e commerciali. La disoccupazione, ha raggiunto il 14.7% in aprile negli Stati Uniti, triplicata dall’inizio della crisi. In Europa il tasso di disoccupazione è del 7.4% destinato a salire, mentre in Svizzera ha raggiunto il 2.9% in marzo, stimato al 4.0% a fine anno. L’interruzione delle attività produttive ha creato una crisi di liquidità nelle aziende, parzialmente superata dall’erogazione di crediti garantiti dagli Stati. In Europa la Commissione ha varato il piano SURE, uno strumento di supporto di 100 miliardi di EUR per l’erogazione di prestiti ai singoli stati a sostegno dei

disagi sociali causati dalla disoccupazione. Gli aiuti statali all’economia continueranno ad aumentare. In Svizzera sono state varate misure fiscali pari a circa CHF 62 miliardi, pari al 9% del Pil. La Commissione Europea sta lavorando per la costituzione di un fondo destinato alla ripresa economica, il Recovery Fund, di almeno 1.000/1.500 miliardi di euro. Tutti questi interventi – comunitari e dei singoli stati - si tradurranno in un aumento del debito pubblico, che quest’anno salirà a doppia cifra in tutte le economie avanzate con l’obiettivo di arginare la crisi. Il deficit della zona euro dovrebbe eccedere gli 800 miliardi di euro (il 7% del PIL), mentre negli Stati Uniti sarà di oltre 3.200 miliardi di dollari (15% del PIL)». G.C.: «Abbiamo prime chiavi di lettura per valutarne le conseguenze: la più immediata è il crollo di produzione e consumo. In linea generale assistiamo a incrementi di fatturato in on-line, alimentare veicolato dalla grande distribuzione e farmaceutico. In netto calo tutto il resto, con situazioni di azzeramento dei fatturati. Una seconda lettura va all‘effetto dislocativo della crisi che ha accelerato modelli di consumo che perdureranno sia per praticità che per iniziale psicosi collettiva: i cinema resteranno in crisi ben più a lungo della loro pausa forzata ma gli utenti Netflix continueranno ad incrementare. Partiamo da quest’esempio per riflettere sul settore tecnologico, tornato a valutazioni pre crisi, con il resto del mercato che arranca». M.G.: «I nostri economisti, consapevoli delle numerose imponderabilità della situazione attuale, ritengono che una recessione in Svizzera non possa essere evitata. Grazie alla graduale riapertura delle attività, anche l’economia dovrebbe iniziare a ri-

prendersi con un ritorno dei consumi ai livelli pre-lockdown, non da ultimo grazie a misure come il lavoro ridotto e i crediti garantiti dalla Confederazione. Soprattutto nei settori orientati all’esportazione, ad esclusione dell’industria farmaceutica, la ripresa potrebbe essere più lenta del previsto. In questo scenario i nostri economisti prevedono un calo del PIL del 3,5% per il 2020. Non ci attendiamo alcuna grave battuta d’arresto né per gli investimenti aziendali per ora posticipati, né per il mercato immobiliare». P.Z.: «Dipenderà molto da quanto tempo ci vorrà per tornare alla normalità. Se le fasi di riapertura si dovessero concludere senza nuove ricadute penso che l’economia possa riprendersi abbastanza velocemente. Ci vorrà comunque parecchio tempo per recuperare quanto perso, ma ritengo che gli aiuti statali concessi alle PMI abbiano raggiunto lo scopo di dare sufficiente respiro per superare la crisi. Ci attendono momenti difficili in quanto la maggior parte delle attività ripartiranno indebolite e soprattutto con debiti più elevati. Questi debiti andranno rimborsati e peseranno sui conti economici nei prossimi anni per le aziende come pure per l’Ente Pubblico. Non dobbiamo inoltre dimenticare che la Svizzera ha una bilancia commerciale positiva; siamo quindi dipendenti da come evolveranno le economie mondiali. Il Ticino ha esportato nel 2019, per CHF 6.5 mia. (dati provvisori), secondo l’ufficio di statistica del Cantone Ticino (Ustat), di cui CHF 1.4 mia in Italia e CHF 1 mia in America, nazioni che sono fortemente toccate dal COVID-19 e dove gli ammortizzatori sociali non sono così tempestivi ed efficienti come in Svizzera. Le sfide per il futuro non mancheranno, ma grazie alla nostra capacità nel reagire a situazioni difficili e ad un sistema paese forte che sostiene l’economia e la popolazione potremo uscire da TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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questa crisi vincenti. Le efficaci misure prese dalla Confederazione per sostenere le PMI avranno risonanza internazionale che stimolerà nuovi imprenditori ad investire nel nostro Paese». Guardando a una prossima ripresa, è possibile ipotizzare una trasformazione nel modello di business nel settore finanziario? A.B.: «È piuttosto improbabile. Anche in futuro, nell’ambito del Private Banking si tratterà di offrire ai clienti servizi eccellenti e ottimi prodotti, e di consigliarli in funzione delle loro esigenze individuali. Ad avere ripercussioni maggiori sull’industria finanziaria, più che la pandemia saranno la digitalizzazione e la crescente richiesta di proposte sostenibili». E.G.: «Le conseguenze del coronavirus si tradurranno nell’accelerazione dei processi di cambiamento già in atto. Il processo di consolidamento del sistema bancario europeo potrebbe ricevere un’ulteriore spinta dall’attuale crisi. Mentre gli istituti sistemicamente rilevanti sapranno fare fronte all’inevitabile pressione sui margini dovuta sia ai bassi tassi di interesse e sia al deterioramento della qualità di credito, le piccole banche con minori risorse patrimoniali potrebbero entrare in difficoltà, con il rischio di essere fagocitate dai concorrenti più robusti. Un secondo aspetto molto rilevante è dato dall’accelerazione dell’implementazione della tecnologia. Le banche accelereranno il processo di trasformazione digitale sia per rendere i processi interni più efficienti e meno costosi, sia per elevare la qualità dei servizi digitali offerti alla clientela che si sono dimostrati più che mai utili e rilevanti durante il lockdown».

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G.C.: «La finanza non brilla per innovazione: in generale serve ancora un intermediario finanziario per un conto corrente, una banca per un credito e un’assicurazione per una polizza. Penso che la crisi metterà in discussione le banche tradizionali su almeno tre livelli: tornerà la carenza di capitale date le insolvenze e non saranno in grado di sostenere il credito, venendo disintermediate da nuove forme di mercato dei capitali. Patirà il modello di pura distribuzione di prodotti in quanto facilmente sostituibile da piattaforme più efficienti o da chi avvezzo a selezionare investimenti in una fase di rivoluzione dell’economia reale. Penso che le assicurazioni resteranno più monolitiche: non siamo ancora pronti per affidare al mercato preoccupazioni di base come casa e salute». M.G.: «Più che una trasformazione vedo nel settore finanziario una naturale e accelerata evoluzione del modello di business sempre più basato e orientato alla digitalizzazione, soprattutto per i servizi di base. Nell’ambito della consulenza, invece, il rapporto personale continuerà a mantenere la sua importanza». P.Z.: «Il settore finanziario ha continuato ad operare malgrado la situazione di pandemia. Banca Migros è stata in grado di ridurre a poche unità le presenze nelle filiali e permettere alla maggior parte dei collaboratori di svolgere l’attività quotidiana dal proprio domicilio, con l’ausilio di computer portatili con accesso ai sistemi bancari e agli archivi che oggi sono digitalizzati; viviamo in un mondo paper-free. I sistemi di video conferenze telefoniche ci hanno permesso di avere contatti giornalieri e poter continuare il normale scambio di informazioni.

In futuro svilupperemo ulteriormente le opportunità di home work dando maggiore flessibilità ai collaboratori così da poter gestire il lavoro, la famiglia e le passioni. Per quanto riguarda i prodotti bancari, è evidente la crescente importanza dei servizi online nel segmento della clientela aziendale, dove la banca investe costantemente. Oggi, per esempio, siamo in grado di offrire servizi online quali il leasingonline, un sistema e-banking sempre più ricco di funzioni e di facile utilizzo e la possibilità di concordare un incontro con un consulente direttamente dalla nostra pagina internet. Molti sono inoltre i progetti che vedranno la luce nei prossimi anni». Per favorire la ripresa economica sono necessari aiuti sostanziosi nei confronti di aziende, professionisti, lavoratori e famiglie. Nello specifico, quali interventi avete già avviato per sostenere le attività dei vostri clienti? A.B.: «In quanto pura banca privata non siamo direttamente coinvolti nelle diverse misure di sostegno congiunturale della Confederazione. I nostri esperti in investimenti seguono da vicino gli sviluppi attuali e supportano i nostri clienti e i nostri consulenti con raccomandazioni di investimento e informazioni mirate». E.G.: «A livello corporate UBS si è attivata prontamente nell’erogazione dei crediti COVID garantiti dalla Confederazione, come pure nell’offerta ai clienti di moratorie temporanee delle rate dei mutui e di leasing, rinviando il rimborso alla ripresa del lavoro. Inoltre, mettiamo a disposizione dei clienti una serie di strumenti che permettono di pianificare le loro necessità finanziarie future, potendo elaborare soluzioni in differenti scenari economici, misurandone l’im-


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patto sulla loro situazione finanziaria. Partecipiamo attivamente ai programmi cantonali con la possibilità per la nostra banca di processare le richieste di credito. La centralità del cliente continua ad essere la nostra priorità, soprattutto in questo momento di difficoltà, e ci focalizziamo sulla consulenza, offrendo un’analisi approfondita dell’attuale situazione sia per il corporate sia per la gestione dei loro patrimoni».

poche ore dalla richiesta. Fino alla fine di aprile avevamo già concesso in Svizzera più di 13’000 crediti per un ammontare superiore ai 2 miliardi di franchi. Oltre a ciò abbiamo concordato con alcuni clienti la proroga della scadenza della rate di leasing o di altri crediti. Inoltre, siamo anche venuti incontro alle esigenze dei nostri collaboratori con figli o familiari da accudire, agevolandoli con un congedo retribuito fino al momento della riapertura delle scuole».

G.C.: «Come banca specializzata nella gestione di patrimoni privati il nostro primo compito è quello di proteggerli durante le fasi di crisi. Anche questa volta ci siamo ben riusciti, alleviando almeno parte degli effetti negativi dell’attuale situazione. In seconda battuta ci stiamo operando per trovare soluzioni adeguate per imprenditori e imprese, in modo particolare nel reperire risorse finanziarie non necessariamente legate a crediti bancari. Abbiamo anche lavorato pensando ai collaboratori organizzando un’operatività completa da casa e pianificando le prossime fasi di riapertura in base alle esigenze delle singole famiglie. Infine penso vedremo un attivismo più acceso della nostra Fondazione a sostegno del territorio, immaginando un aumento delle necessità».

P.Z.: «È ancora presto per parlare di veri e propri interventi, siamo però in costante contatto con i nostri clienti per capire quali siano le esigenze più impellenti e siamo pronti a sostenerli. Come detto prima la maggior parte delle aziende dopo questa crisi ne uscirà indebolita e con esposizione debitorie più elevate. Stiamo quindi valutando come dovremo affrontare in futuro questi aspetti per non fare mancare le liquidità necessarie per poter svolgere l’attività e far fronte agli investimenti. In questo ambito verrà valutato se implementare nuove direttive per la valutazione delle aziende (sistema di Rating) in modo da non penalizzare troppo l’alto grado d’indebitamento che, fortunatamente visto il perdurare dei bassi tassi d’interesse, dovrebbe essere sopportabile per le aziende».

M.G.: «Nella situazione attuale le banche sono parte della soluzione. Credit Suisse, tramite il proprio CEO Thomas Gottstein, ha avuto un ruolo attivo sin dalle prime fasi dello sviluppo di una soluzione di prestiti ponte per le aziende svizzere garantiti dalla Confederazione. In pochissimo tempo abbiamo creato un processo online e attivato una task force per gestire le richieste. Abbiamo ricevuto moltissimi riscontri positivi dai clienti, entusiasti della semplicità e velocità di concessione dei crediti. Infatti, in linea di massima i soldi sono stati versati sul conto entro

Più in generale, quali risposte prevedete nei prossimi mesi da parte dei mercati finanziari? A.B.: «Dopo le importanti perdite di marzo, in aprile i mercati finanziari hanno nuovamente ripreso terreno. Alcuni segmenti di mercato hanno addirittura compensato tutte le perdite dall’inizio dell’anno. Tra i fattori principali di questa ripresa figurano non da ultime le misure di aiuto attuate da diversi governi e banche centrali. Se nelle economie principali ulteriori manifestazioni pandemiche rimango-

no sotto controllo e sarà possibile evitare scontri geopolitici maggiori, nella seconda metà dell’anno si potrebbe effettivamente assistere a una ripresa economica piuttosto robusta». E.G.: «Le previsioni sui mercati finanziari sono legate alla nostra visione macroeconomica, secondo la quale l’economia globale vivrà una recessione piuttosto profonda nei prossimi due trimestri con una contrazione del Pil del -6.1% nell’Eurozona e del -4.5% in Svizzera per avviarsi ad una graduale ripresa che si consoliderà nel 2021, con un Pil per l’Eurozona del 4.1% e in Svizzera del 3.9%. In quest’ottica ci aspettiamo che a fine anno l’indice S&P s attesti a 2,750 punti e l’Eurostoxx 50 a 2,600 punti. Nel settore obbligazionario corporate e HY denominati in USD, che stanno scontando dei tassi di insolvenza a nostro avviso eccessivi, ci attendiamo un restringimento degli spreads rispettivamente di circa 150 e 550 punti base. Ci attendiamo un apprezzamento dell’EUR rispetto al USD, che a fine anno si dovrebbe assestare a 1.19, come pure dell’EUR rispetto al CHF, previsto a 1.10 a fine anno». G.C.: «Dopo una prima fase di panico, il mercato azionario inizierà a capire l’impatto su singoli settori. Vivremo uno stravolgimento di alcuni modelli di business con relativi impatti sulle valutazioni aziendali. Alcune componenti del listino svizzero come farmaceutica, alimentare e elettronica potrebbero uscirne rafforzate; altre come la meccanica sapranno far valere il loro valore aggiunto anche in una fase congiunturale negativa. La finanza sarà sotto pressione sia per modelli di business che per gli impatti negativi dal credito. In queste fasi la differenza la faranno i gestori attivi, abituati a valutare singole aziende e non ad acquistare passivamente l’intero mercato». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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M.G.: «Il graduale allentamento delle misure di lockdown ha avuto come conseguenza anche una graduale ripresa dei mercati, in particolare di quelli azionari. Anche se è forse ancora presto per cantare vittoria, il successo delle misure di contenimento del virus e quelle di politica monetaria e fiscale hanno ridato fiducia dopo le violente correzioni sui mercati. La volatilità comunque resta elevata e non è possibile escludere correzioni». P.Z.: «La crisi non è ancora superata nemmeno per i mercati finanziari. Sono stati compiuti grandi progressi nel contenere la pandemia. Tuttavia la recessione economica comporta costi elevati, sia per gli Stati sia per le aziende e l’indebitamento sta crescendo rapidamente. Inoltre la mobilità potrebbe rimanere limitata per molto tempo. I mercati sono attualmente un po’ troppo fiduciosi e per ora vediamo un piccolo potenziale di prezzo aggiuntivo per le azioni. È probabile che la volatilità aumenti di nuovo». Si è parlato da più parti di una radicale trasformazione dell’economia mondiale. Quali settori, a suo giudizio, saranno maggiormente interessati da nuovi modi di produrre e consumare? A.B.: «Su chi saranno i vincitori e i perdenti in questa fase, oggi è solo possibile speculare. Il lockdown ha tuttavia mostrato una cosa: in futuro, i modelli operativi digitali sono destinati a diventare ancora molto più forti». E.G.: «I nuovi modi di produrre e consumare riguarderanno in particolare i settori tradizionali, quali il settore sanitario come pure il settore manifatturiero, con orienta-

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mento sempre più forte verso un’economia sempre maggiormente aderente a criteri di sostenibilità». G.C.: «Produzione e consumo si avvicineranno sia tramite fruizione più personalizzata di beni e servizi, sia tramite rilocalizzazione industriale. La concentrazione in Asia della produzione ha fatto vedere i suoi limiti e non mancherebbero oggi le competenze tecniche per produrre in modo competitivo in occidente. Insomma pizza e cinema con gli amici resterà ma lo faremo in modo diverso magari con schermi “made in Switzerland”». M.G.: «Le conseguenze sono già visibili nell’ambito del commercio al dettaglio. Uno sguardo alle statistiche delle strutture aziendali dell’UST indica che in Svizzera quasi 33 000 negozi sono stati costretti a chiudere temporaneamente i battenti. Molti si sono attivati per vendere online e con servizi consegna a domicilio o di take-away. I consumatori in questo periodo hanno acquistato e apprezzato più prodotti freschi del territorio. La vera impennata è stata registrata dal commercio online in cui prevediamo una crescita attorno al 30% rispetto all’anno precedente». P.Z.: «Non credo che l’economia globale si trasformerà radicalmente. Ma è probabile che la globalizzazione venga messa in discussione ancora di più. Le catene di approvvigionamento sono già state colpite dal conflitto commerciale. Questo problema è stato esacerbato dalla crisi COVID-19 e molte aziende si adopereranno per avvicinare la produzione ai loro mercati di vendita. L’informatica e l’e-commerce sono sicuramente tra i vincitori: la crisi sta accelerando la digitalizzazione in tutte le aree dell’economia. Ritengo inoltre che la società civile sia

diventata ancora più consapevole del problema della “sostenibilità”». In quale misura la digitalizzazione potrà aiutarci a disegnare nuovi scenari economici e finanziari? A.B.: «La digitalizzazione diventerà un motore decisivo per nuovi modelli di produzione e di consumo – e questo indipendentemente dai singoli settori: già oggi, infatti, interessa tutti gli ambiti della vita. I servizi tecnologici sono sempre più richiesti ormai da anni, negli acquisti come nelle operazioni bancarie o nel settore del B2B. Questa evoluzione è ora destinata a rafforzarsi e ad accelerare ulteriormente. I servizi digitali ci consentono di consigliare i nostri clienti in modo ancora più individuale e di offrire loro un supporto migliore». E.G.: «Il prossimo decennio vedrà un’accelerazione dei processi socio-economici di cambiamento in atto, i più evidenti dei quali riguarderanno la crescita della popolazione mondiale soprattutto nei paesi emergenti e l’invecchiamento nei paesi sviluppati, come pure l’urbanizzazione e l’adozione di maggiori criteri di sostenibilità. Questi processi di cambiamento saranno accompagnati sempre più dallo sviluppo della digitalizzazione. Un esempio è la gestione dei dati, che diventerà una risorsa importante del prossimo decennio e asservirà molteplici scopi e settori. L’e-commmerce ad esempio, aiuterà a capire le preferenze dei consumatori, mentre il fintech permetterà di offrire servizi finanziari sempre più personalizzati. Nel settore sanitario la medicina a distanza offrirà ulteriori opportunità di sviluppo e di sostegno ad una società in invecchiamento».


FINANZA / RIPRESA ECONOMICA

G.C.: «Abbiamo già parlato di disintermediazione, consumo on-line, nuova industrializzazione, tutti frutto della digitalizzazione. L’equilibrio di domani sarà tra l’acceso a grandi gruppi di consumatori da un lato ed idee e capitali dall’altro, a discapito della sola ricerca di minimizzare il costo del lavoro». M.G.: «La situazione che abbiamo vissuto quest’anno ha dato una chiara accelerata alla digitalizzazione. Abbiamo notato un incremento sostanziale di richieste di attivazione dell’online banking, di carte di debito e di credito, come pure di altre forme di pagamento senza contanti come Twint.

Nel contempo sempre più settori si sono attrezzati per il lavoro da casa, con conseguenti investimenti in particolare nella sicurezza informatica». P.Z.: «La digitalizzazione sta svolgendo un ruolo fondamentale durante questi mesi nei quali le persone sono limitate negli spostamenti. Solo le aziende di servizi con un alto grado di digitalizzazione hanno potuto continuare l’attività. Questa necessità improvvisa ha dato una spinta significativa verso la digitalizzazione laddove possibile e ha trasformato, anche per il futuro, il nostro modo di lavorare.. Siamo diventati molto più efficienti e abbiamo imparato a ridurre al minimo gli spostamenti. A mio avviso an-

che in futuro continueremo a lavorare con regolarità da casa e sempre più utilizzeremo sistemi di riunione digitali per “stare vicini da lontano” con benefici per l’ambiente e il benessere delle persone. Le aziende stanno constatando che si può dare fiducia al personale che dimostra di svolgere con coscienza le mansioni anche tra le mura domestiche. Questa flessibilità permetterà ai dipendenti di meglio integrare le necessità lavorative con quelle private. Banca Migros ha investito molto nella digitalizzazione, favorendo così anche coloro che sono impossibilitati ad un lavoro a tempo pieno. Per questo, e non solo, il nostro istituto sta diventando sempre più un datore di lavoro attrattivo».

RISULTATI IN FORTE CRESCITA PER LA SOCIETÀ BANCARIA TICINESE Per la Società Bancaria Ticinese il 2019 si è chiuso con una solida crescita degli affari raggiungendo la somma di bilancio di 214.9 mio chf (+5.5%), un utile lordo superiore a 2 milioni di franchi (+333%) ed un risultato d’esercizio pari a 1.6 milioni di franchi, in aumento del 388% rispetto all’esercizio precedente. Questi positivi risultati sono stati accompagnati da una crescita della raccolta globale e degli averi amministrati. Particolarmente rallegrante è stato l’aumento dei depositi alla clientela che hanno raggiunto 167.2 milioni di franchi (+6.9%) e rappresentano la fonte principale di rifinanziamento dei prestiti ipotecari. Importante è stata inoltre la crescita degli averi fuori bilancio amministrati o gestiti (+6.5%) grazie anche al contributo delle forze nuove entrate nell’organico della banca. Il risultato da commissioni e prestazioni di servizio è progredito positivamente (+13.6%). Il settore della negoziazione ha potuto beneficiare di condizioni favorevoli quali i buoni risultati aziendali delle società quotate in borsa e il perdurare di tassi d’interesse negativi che hanno contribuito incentivando la ricerca di investimenti azionari da parte degli investitori. Inoltre, il favorevole andamento dei mercati azionari

ha permesso di ottenere un ottimo risultato della negoziazione in proprio che ha raggiunto 1.07 mio chf. La Società Bancaria Ticinese è specializzata nell’offerta di servizi di investimento e finanziamento a clienti privati. Da oltre cento anni l’istituto bellinzonese promuove regolarmente iniziative a sostegno della cultura e dell’economia locale come l’ultima mostra dedicata all’artista Samuele Gabai e la recente partecipazione al programma di finanziamenti COVID-19 promosso dalla Confederazione.

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FINANZA / BANCASTATO

I RISULTATI FINANZIARI 2019 DEL GRUPPO BANCASTATO SONO ANCORA DA RECORD. IL VERSAMENTO AL CANTONE SUPERA I 41,8 MILIONI DI FRANCHI (+9,1%) GRAZIE AL RISULTATO OPERATIVO IN NETTA CRESCITA (+20,5%).

Fabrizio Cieslakiewicz Pres. Dir. Gen. BancaStato

N

onostante il perdurare di un contesto oggettivamente difficile, anche nel 2019 il Gruppo BancaStato consegue risultati da record. Il risultato di esercizio registra un forte incremento di CHF 14,8 milioni a CHF 87,3 milioni (+20,5%). Gli eccellenti risultati operativi consentono al Gruppo di effettuare un ulteriore rafforzamento del livello dei fondi propri grazie a una cospicua attribuzione alle riserve per rischi bancari generali di CHF 31 milioni (CHF 26 milioni nel 2018). Malgrado questa importante attribuzione, l’utile del Gruppo progredisce significativamente di CHF 3,5 milioni (+7,2%) e raggiunge i CHF 52,9 milioni. La crescita influisce positivamente anche sul versamento alla

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CON ORGOGLIO IN TICINO PER I TICINESI

Avv. Marco Tini Pres. Dir. Gen. Axion SWISS Bank SA

Proprietà: esso aumenta di CHF 3,5 milioni (+9,1%) attestandosi a CHF 41,8 milioni. Sebbene i tassi di interesse continuino a mantenersi ai minimi storici, il risultato da operazioni su interessi – principale voce di ricavo del Gruppo – continua nella sua evoluzione positiva. L’aumento è di CHF 2 milioni (+1,2%) a CHF 159 milioni. Il risultato da operazioni in commissione e da prestazioni di servizio si riconferma sui livelli del 2018, segnando una lieve crescita di CHF 0,4 milioni (+0,8%) per attestarsi a CHF 49,7 milioni. Il risultato da attività di negoziazione segna una notevole progressione (+22,3%) di CHF 3,4 milioni a CHF 18,5 milioni. Dal canto loro gli altri risultati ordinari passano da CHF 0,3

milioni nel 2018 a CHF 5,8 milioni nel 2019. Entrambe queste voci beneficiano del recupero dei valori di mercato dei titoli negoziati dalla Banca. Nel loro complesso, i ricavi netti evidenziano una progressione significativa: +CHF 11,2 milioni (+5,1%) a CHF 233 milioni. I costi di esercizio risultano in calo di CHF 3,9 milioni (-2,9%) a CHF 129,2 milioni; ricordiamo che nel 2018 BancaStato aveva deciso di contabilizzare integralmente un piano di prepensionamenti mirato articolato sull’arco di 2 anni. Le rettifiche su partecipazioni e ammortamenti arretrano del 14,8% a CHF 13,7 milioni. Al contrario, nella voce variazioni di accantonamenti e altre rettifiche di valore e perdite si riscontra un maggior fabbisogno di accantonamenti pari a CHF 2,7 milioni. La voce ricavi straordinari passa dai CHF 4,6 milioni del 2018 ai CHF 0,1 milioni del 2019. Nel 2018 tale voce includeva l’incasso dell’ultima tranche della componente variabile del prezzo di vendita della partecipazione in Swisscanto AG conclusa nel 2015. La voce costi straordinari contabilizza nel 2019 il versamento di una quota di CHF 2 milioni a favore della Fondazione del Centenario di BancaStato, il cui scopo è di finanziare - tramite la controllata TiVenture SA – aziende tecnologicamente innovative e con alto potenziale di crescita. Il Gruppo BancaStato offre prodotti e servizi di carattere universale; l’attività principale si conferma comunque essere la concessione di crediti ipotecari. A fine 2019 tale voce di bilancio


progredisce di CHF 426 milioni a poco meno di CHF 9,8 miliardi (+4,5%). A riconferma del contributo tangibile di BancaStato allo sviluppo dell’economia cantonale, anche i crediti nei confronti dei privati e aziende risultano in crescita, con un aumento di CHF 57,1 milioni a CHF 1,31 miliardi (+4,5%); per contro i crediti nei confronti degli enti pubblici regrediscono di CHF 35,6 milioni (-5%). Anche il totale degli impegni nei confronti della clientela prosegue la crescita evidenziata negli anni precedenti, registrando un aumento di CHF 474,8 milioni (+5%) a CHF 9,9 miliardi, ciò che attesta la fiducia riposta dalla clientela nei confronti della propria banca cantonale. Il totale di bilancio del Gruppo progredisce di CHF 539,3 milioni (+3,8%) a CHF 14,86 miliardi. Il 2019 ha regalato alle borse maggiore serenità rispetto all’anno precedente. Il volume dei patrimoni in gestione presso il Gruppo BancaStato (Assets under Management) è cresciuto di CHF 1,53 miliardi (+9,7%) a CHF 17,21 miliardi. L’afflusso di nuovi patrimoni della clientela (Net New Money) – pari a CHF 1,08 miliardi – riconferma l’attrattività del Gruppo BancaStato e le crescite rilevate nel corso degli ultimi anni. La redditività – in termini di Return on Equity (ROE) – si attesta sui buoni livelli degli anni precedenti, poco al di sotto del 7,3%. Gli indicatori di efficienza continuano a migliorare. Il Cost / Income I (costi di esercizio rapportati ai ricavi netti) passa dal 57,6% del 2018 al 55,5% nel 2019, mentre il Cost / Income II (che include anche gli ammortamenti e gli accantonamenti) scende dal 64,8% del 2018 al 62,5% nel 2019. La solidità del Gruppo (Capital Adequacy), determinata in base al rapporto tra i fondi propri necessari e i fondi propri disponibili, calcolati secondo i canoni di Basilea, si attesta al 31.12.2019 al 219,1% (217,7% a fine 2018), a fronte di un requisito regolamentare del 140%. Tutti gli indicatori di solidità previsti

dalla Banca dei Regolamenti Internazionali migliorano e si riconfermano abbondantemente al di sopra delle soglie regolamentari. Il Core Tier 1 (CET1) passa dal 16,4% di fine 2018 al 17% di fine 2019. Il Tier 1 evolve analogamente dal 16,4% del 2018 al 17% del 2019. Il Tier 2 evolve dal 17,4% di fine 2018 e al 17,5% del 31.12.2019. «Simili risultati ci rendono molto orgogliosi commenta Fabrizio Cieslakiewicz, Presidente della Direzione generale di BancaStato. Il lavoro svolto da BancaStato consente di versare ai ticinesi oltre 41,8 milioni di franchi: una cifra importante ottenuta nel quadro di un modello di affari che si contraddistingue per una reale vicinanza a chi abita il Ticino e alle aziende che costellano il territorio. Siamo fieri di costatare che tale model-

lo è sempre più percepito come un valore aggiunto dai ticinesi. Tutto questo non sarebbe naturalmente possibile senza una grande squadra come quella del Gruppo BancaStato, che ci tengo a ringraziare per l’ottimo lavoro svolto». «Lo scopo di Axion è supportare BancaStato nella diversificazione delle fonti di ricavo» commenta l’avv. Marco Tini, Presidente della Direzione generale dell’Istituto facente parte del Gruppo BancaStato. «I risultati finanziari del 2019 confermano il nostro ruolo in tal senso siccome vi sono state nette crescite sia in termini di risultato sia in termini di nuove masse acquisite. Ciò va appunto a vantaggio dei risultati dell'intero Gruppo e dunque di tutti i ticinesi: ad Axion ne siamo particolarmente fieri”». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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FINANZA / UBS

RAFFORZARE IL SISTEMA DELLE PMI

Remo Crameri

Daniele Van Huffel

REMO CRAMERI, RESPONSABILE CLIENTELA AZIENDALE UBS TICINO, DANIELE VAN HUFFEL, RESPONSABILE TEAM HIGH NET WORTH UBS REGIONE TICINO, E L’AVV. GIORGIO FALCONI, LL.M RESPONSABILE WEALTH PLANNING UBS REGIONE TICINO, AFFRONTANO LE CONSEGUENZE DELLA PANDEMIA SUL TESSUTO PRODUTTIVO DEL CANTONE E SOTTOLINEANO LA NECESSITÀ DI INTERVENTI A SOSTEGNO DELLE PMI.

clienti e collaboratori. È stata indubbiamente una grande sfida; la pressione e l’urgenza ci hanno permesso di dimostrare che siamo in grado di affrontare al meglio la situazione, grazie alla nostra volontà e alla collaborazione tra gli attori principali. Penso per esempio ai crediti ponte messi a disposizione alle PMI in Svizzera. L’approccio orchestrato dalla Confederazione, con l’intervento e il supporto della Banca Nazionale, la FINMA, le società di fideiussione e non da ultimo il settore bancario, hanno permesso al nostro Paese di rispondere celermente alle esigenze delle imprese locali senza aumentare la burocrazia. Questa è una dimostrazione evidente che “volere è potere”. Sin dall’inizio abbiamo dedicato particolare attenzione alle PMI del nostro Cantone. La sfida per gli imprenditori è senza dubbi enorme, l’impatto sulla propria azienda ad oggi è per molti ancora difficile da misurare, in quanto vi sono troppi fattori che non possono ancora essere quantificati. In questa fase incerta e delicata, vogliamo essere al fianco degli imprenditori ticinesi, sostenerli e aiutarli con i mezzi che abbiamo a nostra disposizione».

C

ome ha vissuto, assieme ai suoi collaboratori, gli ultimi mesi e cosa l’ha colpito maggiormente?

REMO CRAMERI: «Penso che per tutti noi le dinamiche dei mesi scorsi non abbiano mai avuto precedenti. Abbiamo improvvisamente dovuto stravolgere la nostra quotidianità e fare capo a creatività e innovazione, al fine di trovare nuovi spazi e strumenti per assicurare la nostra operatività e mantenere un legame stretto e continuo con i nostri clienti. Tutto questo senza mettere a rischio la salute dei nostri

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

Giorgio Falconi

Qual è lo stato di salute attuale delle PMI del nostro Cantone? DANIELE VAN HUFFEL: «Le piccole e medie imprese sono giustamente considerate la colonna portante dell’economia elvetica. Nel nostro Paese, il tessuto delle PMI è molto sano ed è caratterizzato da un’eccellente imprenditorialità. Negli ultimi anni, poi, molte aziende hanno dovuto far fronte alla crisi finanziaria e monetaria, uscendone quasi sempre più forti di prima. Sono fiducioso che sarà così anche stavolta. La necessità di una gestione molto oculata imposta dagli anni precedenti ha fatto sì che la maggior parte delle imprese oggi sia estremamente solida e ben capitalizzata e che raramente ricorra a prestiti esterni. Non per nulla, ben due terzi delle PMI che ci hanno contattato per avere accesso ai crediti garantiti dalla Confederazione, non avevano mai avuto bisogno di un credito prima d’ora. Il che rappresenta un grande vantaggio in tempi come questi, e di sicuro anche per quelli a venire. Malgrado ciò, non nascondo che le incertezze circa la durata e l’impatto di questa crisi rappresentano per tanti imprenditori una grande preoccupazione».


FINANZA / UBS

Quali sono i temi a cui l’imprenditore deve prestare particolare attenzione nell’immediato? REMO CRAMERI: «Il lockdown dei mesi scorsi ha messo sotto forte pressione gli utili delle aziende riducendo concretamente i pagamenti in entrata e mettendo dunque in difficoltà quelli in uscita. In primo luogo e nell’immediato è dunque necessario rivedere attentamente il proprio piano di liquidità e ottimizzare, dove necessario e possibile, sia le entrate che le uscite. Particolare attenzione va dunque dedicata alle posizioni variabili, dove un possibile margine di manovra può essere sfruttato. Pensiamo ad esempio a dove abbattere il più possibile i costi e a quali pagamenti possono essere rimandati senza infrangere le disposizioni contrattuali. Bisogna inoltre capire rapidamente dove l’azienda ha ancora soldi da incassare, e quanti. Serve una trasparenza totale sui pagamenti delle fatture attive, sui costi per beni e servizi come pure sui costi del personale e non da ultimo anche sui costi di locazione e quelli accessori. Proiettando queste posizioni sull’asse temporale si può dunque determinare il surplus o il deficit di liquidità per i mesi che seguono e mettere in atto le misure necessarie. Per le aziende che operano a livello internazionale, una gestione strutturata del rischio legato alle oscillazioni valutarie è fondamentale nell’ottica di una pianificazione futura ottimale della propria liquidità. Con un approccio di hedging ed introducendo quindi un elemento di pianificazione sistematica nella gestione del rischio cambi, l’azienda può controllare meglio l’impatto generato dall’evoluzione futura delle divise, proteggersi da possibili perdite ed ottimizzare quindi la pianificazione della liquidità aziendale, introducendo un ulteriore elemento di sicurezza per il futuro. Nella consulenza che offriamo ai nostri clienti passiamo in rassegna tutti questi temi e accompagniamo l’imprenditore nella definizione delle misure necessarie».

E per il medio-lungo termine? AVV. GIORGIO FALCONI: «La pandemia di COVID-19 è probabilmente la prova più dura che tante aziende abbiano mai affrontato. I tempi straordinari di oggi sottolineano l’importanza di aver intrapreso, oltre ai punti sollevati sopra dai miei colleghi, una pianificazione successoria– sia per l’azienda che per i beni personali. Quando la crisi sanitaria ed economica di oggi si placherà, si potrà decidere se è il momento di rivedere altri aspetti del piano finanziario, compreso il modo in cui si intende trasferire il business a un acquirente esterno, a un partner commerciale o ai propri familiari. Anche in questo caso, si può far fronte all’imprevedibilità grazie ad un’accurata pianificazione. La pianificazione successoria può aiutare a identificare la persona atta a diventare il futuro leader per l’azienda e può rendere più facile la suddivisione fra il patrimonio aziendale e quello privato della famiglia. Una solida pianificazione può inoltre ridurre le tensioni e neutralizzare interessi concorrenti che possono danneggiare gli affari e l’armonia familiare. La costituzione di diverse strutture di holding patrimoniale (come una holding per far confluire i dividendi piuttosto che mantenerli nella società operativa) potrebbe garantire che il processo decisionale a breve termine non metta a repentaglio la salute a lungo termine della azienda e della famiglia». REMO CRAMERI: «Albert Einstein scriveva “È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie”. Non dimentichiamo che l’inizio di questa crisi marca l’uscita da un lungo periodo dove le condizioni economiche hanno favorito la crescita e l’espansione di tante aziende. La base di ogni teoria economica è che tutti i settori industriali sono sottoposti a dei cicli, di lunghezza diversa, dove il periodo di espansione è sempre seguito

da un periodo di contrazione. Penso che la rapidità e la gravità di questa crisi ci abbiano insegnato quanto - anche in un periodo di espansione e di crescita - sia di fondamentale importanza considerare diversi scenari futuri, anche quelli meno rosei, capirne l’impatto potenziale sulla gestione finanziaria, i flussi di cassa e l’operatività aziendale e in base a questi definire piani realistici da attuare. Deve essere effettuata una valutazione attenta e approfondita della stabilità della catena di approvvigionamento in uno scenario specifico con possibili nuove alternative, onde eludere il pericolo di interrompere la catena del valore aziendale. Sono tutti temi sui quali cerchiamo costantemente di sensibilizzare i nostri clienti e per i quali mettiamo a disposizione una serie di strumenti che permettono loro di gestire al meglio queste tematiche». DANIELE VAN HUFFEL: «Guardando al futuro, uno stipendio elevato o la proprietà di un’azienda possono dare un falso senso di sicurezza rispetto alla situazione finanziaria dopo il pensionamento. La nostra strategia «Liquidità. Longevità. Lascito.» (cfr. schema separato) funge da ausilio nella strategia di pianificazione finanziaria a lungo termine. Assicurarsi di comprendere bene il funzionamento del sistema previdenziale svizzero basato su tre pilastri, utilizzare lo strumento della previdenza per ottimizzare la situazione fiscale, preventivare entrate e uscite a lungo termine, non sottovalutare la speranza di vita e le spese durante la vecchiaia, pianificare la successione con anticipo per affrontare con tranquillità i cambiamenti, gestire le emozioni e ottimizzare le finanze e raggiungere il giusto equilibrio tra lavoro e vita personale, sono tutti punti estremamente importanti e da non sottovalutare, per evitare spiacevoli sorprese in previsione di un’uscita dall’attività imprenditoriale». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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FINANZA / UBS

Liquidità. Longevità. Lascito

Patrimonio aziendale e patrimonio privato: è importante separarli nettamente? AVV. GIORGIO FALCONI: «Sì, e la pianificazione può semplificare anche la suddivisione dei beni familiari. Molti imprenditori tendono a considerare il patrimonio aziendale e personale complessivamente. Un tale approccio potrebbe tuttavia non essere adatto per la famiglia, soprattutto se alcuni membri sono più adatti a gestire l’azienda rispetto ad altri. Combinando una pianificazione successoria aziendale con un piano generale di pianificazione finanziaria (wealth planning), si agevola la separazione tra affari e altri beni personali in tutta trasparenza. Separare i ruoli aziendali e familiari può anche voler dire concentrarsi su nuove aree di competenza, come avviare un nuovo progetto per sostenere cause sociali e ambientali, ritrovare hobby e passioni, o godersi più tempo con i propri cari». L’aiuto della Confederazione è stato di fondamentale importanza durante i mesi scorsi. Quali sono gli aspetti da considerare nell’ambito del rimborso dei crediti transitori?

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

DANIELE VAN HUFFEL: «Questi crediti servono esclusivamente a garantire la sopravvivenza dell’azienda. Non appena si tornerà a registrare delle entrate sarebbe quindi opportuno mettere a punto un piano di rimborso, tenendo conto del termine di cinque anni fissato dalla confederazione. Conviene quindi affrontare la questione della restituzione del credito il prima possibile, onde evitare di ritrovarsi sulle spalle un enorme problema finanziario. Una volta rimborsato il prestito, inoltre, le PMI riacquistano la loro piena libertà imprenditoriale e possono tornare a distribuire eventuali dividendi oltre a effettuare investimenti. Anche in questo caso è importantissimo pianificare tutto con lungimiranza facendosi affiancare da degli esperti. La crisi ha reso improvvisamente consapevoli molti titolari di aziende dei loro rischi personali e della loro responsabilità sociale di punto in bianco, obbligandoli a diventare imprenditori strategici». Quali conseguenze potrebbero riflettersi sulla previdenza personale a causa della crisi legata al COVID-19? AVV. GIORGIO FALCONI: «La crisi sanitaria ed economica in corso si ripercuote in diversi modi sul sistema di previdenza svizzero. Che si tratti di conseguenze durature o solo temporanee dipenderà dalla durata della crisi e dal vigore della ripresa. Nonostante l’aumento dei decessi, le implicazioni demografiche dovrebbero essere minime e non comportare cambiamenti significativi della spesa. L’impatto economico, che si fa sentire sia a livello di contributi che di capitale investito nei tre pilastri, dovrebbe invece essere maggiore e pertanto questa crisi mette in evidenza la necessità di una riforma previdenziale e sottolinea ancora una volta i vantaggi di un piano finanziario personale».

Quali sono le prospettive per l’economia nei prossimi anni? Ci saranno conseguenze? REMO CRAMERI: «Nel nostro Cantone, quasi la metà dei lavoratori è attiva in uno dei settori particolarmente colpiti dall’attuale recessione, ad esempio il turismo, il tempo libero e i trasporti. Saremo dunque inevitabilmente confrontati con un’importante diminuzione del prodotto interno lordo. Confido però nel fatto che il Ticino riprenderà un ruolo importante nel settore turistico e assisteremo a un recupero graduale nei prossimi mesi. La mobilità oltre i confini nazionali è attualmente ancora incerta. All’avvicinarsi delle vacanze estive ci possiamo dunque attendere un numero elevato di confederati che decideranno di trascorrere le proprie vacanze nel nostro Cantone. Gli esercizi commerciali come quelli gastronomici potrebbero dunque intravvedere una ripresa. Avranno invece più difficoltà a riprendersi le imprese che fanno parte di una catena del valore più lunga, ad esempio quelle maggiormente legate all’industria automobilistica o aeronautica. Una delle conseguenze inevitabili di questa crisi è a mio avviso l’accelerazione dei cambiamenti strutturali nell’economia globale. Con grande probabilità osserveremo un declino della globalizzazione, o in altre parole, una crescita della “localizzazione”. Quale modello di produzione si cercherà di riportare la catena di approvvigionamento più vicina al consumatore. In questo contesto ritengo che le nostre aziende in futuro saranno chiamate a mostrare imprenditorialità, creatività, innovazione nonché coraggio nell’ affrontare nuove opportunità, tutte caratteristiche che, come il passato ci ha dimostrato, sono una grande qualità delle imprese del nostro Cantone». UBS www.ubs.com remo.crameri@ubs.com daniele.van-huffel@ubs.com giorgio.falconi@ubs.com


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FINANZA / CREDIT SUISSE

SIAMO PRONTI PER IL FUTURO INTERVISTA A SÉBASTIEN PESENTI, RESPONSABILE WEALTH MANAGEMENT CLIENTS, CREDIT SUISSE - REGIONE TICINO.

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a situazione particolare con cui tutti siamo stati confrontati da inizio anno ha portato Credit Suisse ad accelerare l’implementazione di nuovi servizi digitali per la clientela in Svizzera. Soprattutto i clienti che investono attivamente sui mercati hanno particolarmente apprezzato le nuove modalità di comunicazione con i consulenti e gli specialisti.

L

ei è responsabile degli affari con la clientela facoltosa in Ticino. Come avete gestito la fase acuta della pandemia? «Seguendo lo sviluppo in Italia, ci era chiaro che il Ticino in primis avrebbe dovuto reagire. Sin da subito le nostre priorità sono state la salute e la sicurezza dei nostri clienti e dei nostri collaboratori. Abbiamo quindi implementato quelle misure concrete che ci hanno premesso di proteggerci dalla diffusione del virus, assicurando nel contempo la continuità del servizio alla clientela. Le nostre attività hanno sempre funzionato normalmente considerando che nella fase più acuta della crisi quasi l’80% dei collaboratori ha lavorato in modalità “home office” e diversi collaboratori e collaboratrici hanno beneficiato di un congedo retribuito per l’accudimento di figli o familiari. La flessibilità e la resistenza della nostra organizzazione mi hanno molto colpito e sono grato a tutti i collaboratori per l’instancabile dedizione soprattutto in questo periodo difficile». Quali sono state le maggiori sfide e opportunità di questa situazione eccezionale in particolare nei rapporti con la clientela? «Grazie agli investimenti effettuati in ambito IT negli ultimi anni, abbiamo superato con successo le sfide legate al lavoro in modalità remota di un gran-

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FINANZA / CREDIT SUISSE

successoria e filantropica sono stati molto sollecitati. Le esigenze sono rimaste per lo più invariate, mentre invece sono cambiate le modalità con cui continuiamo a offrire i nostri servizi e prodotti. Poiché gli incontri fisici con i clienti erano per lo più da escludere, abbiamo sfruttato tutti i sistemi di comunicazione attivando le nuove modalità presenti in Online Banking che consentono di condividere con i clienti in modo sicuro informazioni e presentazioni da parte dei nostri consulenti e specialisti. Questo servizio permette inoltre di implementare immediatamente le nuove scelte d’investimento». de numero di collaboratori. I nostri moderni mezzi di comunicazione ci hanno permesso di prenderci cura delle esigenze dei nostri clienti telefonicamente e in videochiamata. Inoltre, abbiamo dovuto annullare tutti gli eventi fisici per la clientela previsti tra marzo e giugno. Ci siamo subito organizzati per proporre ai nostri clienti regolari conferenze telefoniche sull’andamento dei mercati con i nostri specialisti: ciò è stato particolarmente apprezzato da coloro che investono attivamente. Nel complesso siamo stati capaci di reagire tempestivamente dimostrando la qualità e capacità di adattamento di una grande banca come la nostra. I periodi impegnativi come questo ci danno anche l’opportunità di dimostrare la nostra competenza e il fatto che al centro del nostro lavoro c’è sempre il cliente». In che modo la situazione ha contribuito alla maggiore diffusione degli strumenti digitali all’interno della banca e da parte dei clienti? «Con vari mesi di anticipo sulla tabella di marcia, abbiamo immediatamente implementato alcuni progetti e diverse procedure digitali. Anzitutto abbiamo facilitato l’invio in tutta sicurezza e tramite posta elettronica di vari moduli, per consentire ai nostri clienti di poter operare sui mercati al più presto,

considerata l’elevata volatilità con cui siamo stati confrontati in particolare nella fase acuta della pandemia. La nostra offerta di servizi bancari digitali era già molto ampia e i nostri clienti ne hanno fatto ancora maggiormente uso in questo periodo. Penso in particolare ai servizi di Online e Mobile Banking – disponibili in qualunque luogo e 24 ore al giorno – e alla maggiore richiesta di utilizzo di mezzi di pagamento senza contanti». Come sono cambiate le esigenze dei clienti e di conseguenza la vostra offerta di prodotti e servizi? «All’inizio dell’anno i mercati azionari globali erano ancora ai massimi storici. La situazione è cambiata rapidamente con l’espansione del coronavirus. I governi hanno adottato anche drastiche misure di contenimento che hanno avuto significative ripercussioni sull’economia. Ciò ha portato a una revisione delle stime di crescita economica per la maggior parte dei paesi. In seguito all’elevata volatilità sui mercati i nostri clienti hanno richiesto con maggiore frequenza fondate analisi con le opportune valutazioni da parte dei nostri analisti ed economisti al fine di orientare le loro scelte di investimento. Inoltre, anche i nostri specialisti in pianificazione previdenziale,

Avete anche un team che si occupa di imprenditori e dirigenti. Come hanno reagito questi ultimi all’evolversi della situazione e come li avete sostenuti in questo contesto? «Il pensiero imprenditoriale è un pilastro dei nostri principi fondamentali e il nostro team Entrepreneurs and Executives sa bene che per molti il cuore del patrimonio privato è costituito dalla propria attività aziendale. In una consulenza globale ci concentriamo quindi sulle loro esigenze e sulla stretta relazione tra azienda e patrimonio privato, offrendo soluzioni complete. Abbiamo affiancato diversi imprenditori insieme ai consulenti della clientela aziendale per facilitare, dove necessario, il loro accesso ai crediti ponte garantiti dalla Confederazione, ricevendo molte lodi per la facilità e rapidità della transazione. È importante ricordare quanto sia indispensabile offrire ai clienti un servizio di eccellenza anche in un momento difficile come quello attuale. La nostra ambizione è e rimane il cuore dell’attività con i clienti, e il servizio di eccellenza è parte integrante della nostra cultura aziendale».

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FINANZA / BANCA DEL SEMPIONE

GESTIRE IL CAMBIAMENTO

ando uno sguardo agli ultimi mesi, che insegnamenti possiamo trarre? Quali per il mondo della finanza? «La lettura di quanto è successo va ricercata negli ultimi decenni piuttosto che negli ultimi mesi. Il Covid-19 ha portato alla luce i problemi strutturali della società di oggi, focalizzata sulla crescita economica a discapito di ogni altra variabile socio-ambientale. Come ben evidenzia John Erik Meyer, Presidente per Canadians for a Sustainable Society (una delle ONG più attive in ambito sostenibilità), l’economia moderna tende a condurre ogni metri-

ca a un’unica metrica finale, il PIL. Un atteggiamento, quest’ultimo, che ci preclude dal vedere la reale situazione in cui il nostro pianeta si trova. È poi necessaria una forte presa di coscienza: la crisi che stiamo vivendo è la testimonianza di quanto le dinamiche socio-ambientali possano avere impatti enormi anche su quelle economiche. A differenza della maggior parte delle crisi passate (es. crisi finanziaria 2008, crisi del Dot Com del 2000, crisi del greggio del 1973 etc.), quella contingente è nata e si è sviluppata al di fuori dell’economia. L’importante insegnamento che possiamo quindi cogliere è che quello che è accaduto e che accadrà nei prossimi anni, è frutto delle nostre scelte. È possibile che anche se avessimo vissuto in un mondo più sostenibile non saremmo stati in grado di evitare la recente pandemia, ma avremmo potuto limitarne gli impatti. I mesi passati sono positivamente costellati da esempi di aziende che hanno deciso di approcciare la crisi come un’opportunità per adottare pratiche più sostenibili: dai top manager che decidono di ri-

nunciare al proprio stipendio o bonus per veicolare un messaggio, in taluni casi controverso, di solidarietà e vicinanza ai propri collaboratori, alle aziende che si riconvertono per produrre ventilatori o mascherine (es. Tesla, Ferrari, Prada etc.), sono molte le realtà che si sono mosse per un bene non meramente economico. Come spesso succede, la finanza ha reagito tempestivamente e ha riflesso chiaramente nei valori di mercato la maggior sostenibilità di alcuni business rispetto ad altri. Un esempio fra tanti è Microsoft, società ormai sempre ai vertici dei ranking ESG che ha da tempo attuato processi per diventare “carbonnegative” entro il 2030: è rimasta flat nel primo trimestre del 2020 mentre l’S&P 500 perdeva circa il 20%».

Stefano Rogna

Veronica Broggi

Simone Malnati

STEFANO ROGNA, DIRETTORE GENERALE, VERONICA BROGGI, RESPONSABILE UFFICIO SICAV, E SIMONE MALNATI, RESPONSABILE GREEN DIVISION PRESENTANO LA STRATEGIA CON CUI BANCA DEL SEMPIONE INTENDE TRASFORMARE L’ATTUALE SITUAZIONE DI CRISI IN UNA OPPORTUNITÀ PER UN NUOVO E MIGLIORE SVILUPPO.

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Se dovessimo invece guardare avanti, cosa potremmo aspettarci? Quali potrebbero essere le potenziali trasformazioni nel modello di business nel settore finanziario? «I mesi che stiamo vivendo sono la prova di quanto economia e sostenibilità siano due concetti ormai indissolubili.


FINANZA / BANCA DEL SEMPIONE

La crisi attuale è da leggere come lo stimolo perfetto per apportare quei cambiamenti che in tempi normali necessiterebbero di decenni. Le aziende che sapranno rispondere a questi cambiamenti saranno anche le aziende più solide nel medio-lungo termine. Un esempio viene dal mondo della moda e del lusso che quest’anno, secondo stime della società di consulenza strategica Bain, dovrebbe registrare perdite di ricavi tra CHF 65 e i 75 miliardi. Proprio in questa industria, Giorgio Armani ha recentemente messo in discussione il concetto di Fast Fashion, criticando le produzioni massive e le collezioni presentate con sempre maggior anticipo, meccanismo quest’ultimo che ruba il tempo necessario alle persone per poter apprezzare a fondo il prodotto, alimentando quella spirale consumista che rende più difficile godere del presente. Potrebbe sembrare un cambiamento di poco conto. La verità è invece che in altri settori sono già state fatte importanti scelte: nel settore finanziario le trasformazioni nel modello di business viste nell’ultimo anno sono molteplici e portano con sé un conseguente forte impatto sull’economia. Ad esempio BlackRock (Asset Manager che ha in gestione l’equivalente di circa 10 volte il PIL svizzero), ha incrementato in modo importante l’attenzione nel Proxy Voting, strumento attraverso il quale il colosso finanziario può influenzare positivamente le scelte dei Board in cui possiede voce in capitolo promuovendo unicamente le attività considerate maggiormente sostenibili. Grossi investitori come il player americano appena citato hanno appreso meglio di chiunque altro che sostenibilità, profitti e limitazione dei rischi sono fattori direttamente proporzionali». Banca del Sempione come si sta concretamente muovendo per rispondere ad un’economia in forte cambiamento? «In Banca del Sempione siamo convinti che oggi c’è una sola strada percorribile

e questa strada si chiama sostenibilità. Sulla base di questa convinzione, stiamo approcciando ogni nostra attività con l’obiettivo di migliorare la vita dei nostri collaboratori, dei nostri clienti e della comunità in cui operiamo. La Banca all’inizio del 2020 ha creato la divisione Green con il compito di supervisionare e promuovere la transizione verso un business più sostenibile, dove il benessere delle persone e dell’ambiente ricoprono il ruolo più importante. Vanno in questa direzione piccoli traguardi già raggiunti come lo stimolo ad adottare pratiche più rispettose verso l’ambiente sviluppato tramite la concessione di un credito agevolato per i collaboratori che decidono di acquistare auto ibride o elettriche (a partire da settembre 2020), l’eliminazione definitiva di centinaia di migliaia di fogli di carta e toner consumati ogni anno tramite la digitalizzazione di molteplici processi interni oppure l’introduzione di pratiche per il miglioramento della qualità di vita delle persone che ogni giorno si impegnano per poter dare il miglior servizio ai nostri clienti tramite l’offerta di set-up flessibili di lavoro (Smart Working) o anche attraverso l’accesso ad attività ricreative. Sono poi in corso d’opera una serie di altre attività come l’ampliamento dell’offerta di investimento responsabile indirizzata ai clienti della Banca con la nascita del primo fondo ESG che entro la fine dell’anno vanterà rafforzate competenze interne e nuovi partner per il reperimento delle migliori informazioni disponibili (es. Sustainalytics, RobecoSAM, Bloomberg). Tale fondo svilupperà una più profonda analisi dei rischi di investimento che terrà in considerazione, oltre agli aspetti economici normalmente valutati, i rischi derivanti dalle variabili ESG con l’obiettivo di garantire una solida performance di mediolungo termine e di indirizzare gli investimenti verso aziende che si impegnano per garantire il benessere della

società e dell’ambiente. Non da ultimo, la Banca si sta muovendo per efficientare il consumo energetico dei propri spazi tramite l’approvvigionamento di elettricità da fonti rinnovabili e continuerà a migliorare la qualità di lavoro dei propri collaboratori attraverso ad esempio l’inserimento di orti comuni all’ultimo piano della sede di Via Peri». Banche tradizionali e rivoluzione digitale, come percepite il propagarsi di nuove pratiche sempre più digitali spesso al centro dei servizi delle cosiddette neo-banks? «Le banche native digitali rispondono perfettamente a bisogni prima soddisfatti solo parzialmente dalle banche tradizionali. Basti pensare alla fruibilità delle informazioni o alla rapidità nell’effettuare un pagamento. Quando però si tratta di relazioni personali di lungo termine con il proprio consulente oppure di sviluppare un servizio personalizzato e creato sui bisogni della singola persona, le banche digitali e più in generale l’automazione non potranno sostituire la banca tradizionale. Prendiamo ad esempio le challenger banks: di fronte a un dubbio, alla necessità di una consulenza o a un semplice problema, quello che si trova di fronte il cliente è un algoritmo intelligente o al massimo un operatore che ci risponde telefonicamente da una delle sedi di Berlino oppure Londra! La pandemia che stiamo vivendo ci ha reso consci di quanto siano importanti le relazioni umane e il benessere della società. La rivoluzione digitale, grazie alla quale anche Banca del Sempione è in grado oggi di fornire servizi sempre più rapidi e sicuri, oppure di eliminare ingenti consumi di carta e inchiostro, è lo strumento per un fine ben più importante, il nostro benessere e quello del nostro pianeta. Nella nostra Banca siamo convinti che le persone debbano sempre essere al centro di ogni scelta». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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FINANZA / BLOCKCHAIN

MICHELE FICARA MANGANELLI, DIRETTORE DI ASSODIGITALE NEWS TECH & FINTECH E FONDATORE DEL NEONATO SWISS BLOCKCHAIN CONSORTIUM, SPIEGA COME LA TECNOLOGIA ALLA BASE DEL FUNZIONAMENTO DELLE CRIPTOVALUTE POSSANO AIUTARE ANCHE LA RICERCA SCIENTIFICA E LA RIPRESA ECONOMICA.

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n che modo nuove tecnologie, come per esempio la Blockchain e l’intelligenza artificiale, possono essere utilizzate negli studi e nelle analisi portate avanti in ambito sanitario? «La tecnologia e l’innovazione più spinte possono dimostrarsi risolutive nell’aiutare medici e ricercatori a raccogliere e analizzare una mole imponente di dati, provenienti da ospedali e centri di ricerca di tutto il mondo. Per esempio, emerge che l’intelligenza artificiale può oggi essere utilizzate le modalità di diffusione. Ma entra in campo anche una tecnologia come la Blockchain, che rappresenta una sorta di registro digitale in cui le cui voci sono raggruppate in blocchi, concatenati in ordine cronologico, dove l’integrità è garantita dall’uso della crittografia».

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TECNOLOGIE ALL’AVANGUARDIA Nello specifico, in che modo l’esperienza Blockchian può fornire utili applicazioni anche in altri campo? «Grandi aziende tra cui IBM e Oracle collaborano con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per costituire un’enorme banca dati aperta ai ricercatori di tutto il mondo, che utilizzerà la tecnologia Blockchain per verificare la veridicità dei dati relativi alla pandemia. La Blockchain permette infatti di “certificare” solo le news provenienti da fonti mediche attendibili e diffuse da testate giornalistiche altrettanto affidabili, così che il lettore possa sempre fare una ricerca di verità in qualsiasi momento. E questo un aspetto di grande rilevanza se si considera la notevole quantità di Fake News che si sono riversate sui social media e su molte testate giornalistiche, risultando pericolosamente fuorvianti per l’opinione pubblica». Quali altri vantaggi può offrire la Blockchain nell’affrontare l’emergenza sanitaria dovuta alla crisi della Pandemia Covid-19? «A livello medico saranno presto disponibili “patenti di immunità”, che serviranno a certificare lo stato di salute dei cittadini. Per evitare la contraffazione tali documenti dovranno essere inevitabilmente certificati in Blockchain, per permettere alle autorità una veloce verifica delle credenziali, e a quelle mediche di poterle continuamente aggiornare». Sul fronte, invece, del controllo sociale cosa è possibile prevedere? «È necessario garantire il rispetto assoluto, totale ed inderogabile della pri-

vacy in previsione del controllo massivo digitale dei flussi. E questo affinché ogni persona possa esercitare il suo diritto al controllo della propria identità anche a livello sovranazionale. Questo si potrà realizzare grazie alle nuove tecnologie (definite di Digital Self Sovereign Identity), dove il possesso e la gestione del dato personale rimane in capo al soggetto fisico che lo certifica e lo memorizza in Blockchain, concedendo solo a chi riterrà opportuno e meritevole l’utilizzo del dato stesso». Quali sono in Svizzera le realtà tecnologiche che potrebbero avere maggiore rilevanza e successo? «La situazione elvetica è molto dinamica e negli ultimi 5 anni è nato un importante polo dell’innovazione a Zugo, che ha preso il nome di Cryptovalley ed è immediatamente diventato famoso in tutto il mondo con centinaia di startup fondate e notevoli potenzialità di sviluppo. Oggi, complice anche la pandemia, Zugo ha dovuto ridimensionare la propria realtà industriale, a causa soprattutto all’errata impostazione merceologica, troppo sbilanciata sul lato delle attività basate sulla vendita delle cryptovalute, che rappresentano sicuramente un aspetto importante, ma comunque non totalizzante del complesso universo dei servizi basati su Blockchain». E per quanto riguarda la specifica situazione ticinese? «In Ticino il comparto digitale delle industrie Blockchain è estremamente variegato e diversificato, comprendendo tutti gli ambiti di applicazione di questa innovativa tecnologia in tutte le sue più peculiari sfaccettature. Luga-


FINANZA / BLOCKCHAIN

no, centro principale della Blockchain Valley Ticinese, ha visto la nascita, lo sviluppo e il successo a livello internazionale di Luxochain, società finanziata da imprenditori immobiliari locali, che ha sviluppato il sistema anticontraffazione in blockchain più evoluto al mondo e che oggi viene utilizzato da quasi tutti i brand Fashion & Luxury più affermati. Ci sono poi realtà storiche nel campo delle fiduciarie, come Fidinam, che per adeguarsi alle nuove opportunità ha creato una società pensata dalle sue fondamenta per cogliere la sfida digitale, che si chiama Fidigit. Ma siamo soltanto all’inizio di una grande rivoluzione industriale digitale e ticinese, grazie anche all’attenzione posta su questo tema dalla Città di Lugano, dal Governo Cantonale, e dalle università locali come USI e SUPSI».

Lei ha fondato lo Swiss Blockchain Consortium. Di che cosa si tratta? «Il progetto è quello di raccogliere le migliori menti e imprese del settore digitale in un Consorzio che permetta di sviluppare in Ticino la tecnologia del futuro, ovvero la Blockchain, che non esito a definire il nuovo sistema operativo della rete internet 3.0. Il Ticino, grazie a una serie di fattori strategici, rappresenta sicuramente l’ambiente deputato a sviluppare la tecnologia Blockchain e, quindi, tutto ciò la rende inevitabilmente il luogo migliore dove creare e sviluppare il Consorzio Svizzero della Blockchain. Questo raggruppamento nasce con tutti i crismi della Swissness, riassunti in tre semplici termini quali “Concretezza” “Precisione” “Efficacia”. Ma ci sono ambizioni di sviluppo in tutto il mondo grazie per esempio agli accordi già in essere con la vicina Italia e in fase di sviluppo con la zona franca di Dubai, con

alcune importanti realtà cinesi e con una strettissima collaborazione già operativa con gli organi preposti alla codifica della Blockchain nell’ambito dell’Unione Europea. Al momento il Consorzio conta ben 30 imprese aderenti, con l’obiettivo di raggiungere oltre cento imprese entro il 2021».


FINANZA / BANCASTATO

VIVI IL TUO TICINO BANCASTATO, IN COLLABORAZIONE CON IL CANTONE E L’ATT, SOSTIENE IL RILANCIO DEL TURISMO TICINESE STANZIANDO 6,2 MILIONI A SOSTEGNO DEI DATORI D’ALLOGGIO E DELLA RISTORAZIONE TICINESI.

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ancaStato è da subito intervenuta per sostenere le PMI ticinesi: ha lanciato un primo e concreto aiuto sospendendo gli ammortamenti fino al 30.09.2020 e ha attivamente partecipato al programma della Confederazione per l’aiuto alle PMI con problemi di liquidità dovute all’urgenza sanitaria. Nell’ambito di questo programma la banca dei ticinesi ha finora erogato quasi 200 milioni di franchi. Inoltre, BancaStato ha continuato a sostenere molte società sportive e culturali anche se la maggior parte degli eventi sono stati annullati o posticipati. Le importanti misure messe in atto dalla Confederazione, dal Cantone e dalla Banca hanno sicuramente contribuito ad attenuare gli effetti dell’emergenza. Tuttavia, alcuni settori sono particolarmente toccati e richiedono degli interventi supplementari. BancaStato, anche nel rispetto del mandato pubblico che la caratterizza, ha quindi deciso un intervento eccezionale a sostegno di uno dei settori più colpiti dall’urgenza: il turismo. La banca dei ticinesi, in collaborazione con il Cantone (Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE)) e l’Agenzia turistica ticinese SA (ATT), ha quindi elaborato il progetto “Vivi il tuo Ticino” che si prefigge di convincere i ticinesi a trascorrere le loro vacanze estive in Ticino soggiornando presso i nostri datori di alloggio, cenando nei nostri ristoranti e vivendo le

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attrazioni del nostro bel Cantone. Tutta la popolazione residente in Ticino potrà usufruire del 20% di sconto per i pernottamenti effettuati dal 22 giugno 2020 al 30 settembre 2020 nelle strutture ticinesi (sconto massimo pari a 500 franchi). La data del 30 settembre è estendibile in funzione del “consumo” effettivo del budget a disposizione. Con il pernottamento i ticinesi riceveranno anche il “Ticino Ticket” - tra l’altro in parte finanziato da BancaStato - che dà accesso gratuito ai trasporti pubblici e prevede sconti importanti per molti attrattori del nostro Cantone. Indipendentemente dagli eventuali pernottamenti, i residenti maggiorenni in Ticino potranno anche usufruire di un buono di 25 franchi per una cena nei ristoranti ticinesi (spesa minima 40 franchi). A questi importanti interventi BancaStato aggiunge delle misure specifiche per la clientela con un “Pacchetto” BancaStato. Questi clienti potranno usufruire di uno sconto supplementare del 20% per i pernottamenti (sconto massimo 500 franchi) e di un buono supplementare di 50 franchi per una cena (spesa minima pari al valore del buono). La parte aggiuntiva per la clientela BancaStato è stata pensata “per agganciarsi” facilmente agli sconti di

“base” per tutti i residenti. In questo modo se altre aziende dovessero decidere “d’intervenire” per sostenere il turismo potranno farlo “sfruttando” il meccanismo già in essere. BancaStato ha inoltre deciso la distribuzione di un buono supplementare di 50 franchi per il personale sanitario che è stato ed è in prima linea nella lotta contro il virus. Si tratta di un gesto sicuramente in parte simbolico che vuole sottolineare tutta la riconoscenza per l’eccezionale lavoro che svolge tutti i giorni il nostro personale sanitario. Infine, BancaStato ha deciso un contributo particolare al “Tavolino Magico” che in questo periodo d’urgenza ha ancora una volta mostrato l’importanza delle sua attività a favore soprattutto delle persone meno fortunate del nostro Cantone. Il costo complessivo delle misure è pari a circa 6,2 milioni di franchi, ma l’indotto, soprattutto se i ticinesi aderiranno in modo massiccio all’iniziativa, sarà molto più elevato contribuendo concretamente al rilancio del settore. In accordo con il Consiglio di Stato, la Banca “caricherà” 2 milioni sulle spese del marketing, mentre 4,2 milioni saranno considerate spese straordinarie potenzialmente deducibili dalla distribuzione dell’utile 2020 al Cantone.


TURISMO / TICINO TURISMO

LANCIATA UNA CAMPAGNA MARKETING RIVOLTA AI VISITATORI DELLA SVIZZERA TEDESCA E FRANCESE. ALCUNE ATTIVITÀ PREVEDONO IL COINVOLGIMENTO DIRETTO DEI TURISTI CHE GIÀ CONOSCONO E AMANO IL TICINO E DIVENTERANNO AMBASCIATORI.

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l settore turistico ticinese è pronto ad accogliere i suoi ospiti. Un video dal contenuto fortemente evocativo è già stato pubblicato attraverso i canali ufficiali di Ticino Turismo. Il filmato mostra un’alba osservata da un suggestivo punto panoramico sopra il lago Maggiore: il simbolo di un nuovo inizio e della “ripartenza” dopo oltre due mesi di chiusura forzata a causa dell’emergenza sanitaria. La strategia di Ticino Turismo è suddivisa in tre fasi: crisi, ripristino e rilancio. La fine della prima fase è coincisa con la riapertura delle strutture ricettive e degli esercizi pubblici. Dopo qualche settimana di “rodaggio”, il vero e proprio rilancio è avvenuto con la riapertura di tutta l’infrastruttura turistica. Vista l’incertezza sui mercati internazionali dettata dalla crisi sanitaria, gli sforzi nei prossimi mesi saranno focalizzati sul mercato interno e su quello locale con la grande campagna di rilancio “Vivi il tuo Ticino” presentata in collaborazione con il Dipartimento delle finanze e dell’economia e Banca Stato. Caratterizzata dallo slogan “#seeyousoon” (“Ci vediamo presto”) e dal lancio di un nuovo video, la fase di ripristino farà leva sui luoghi preferiti di chi già conosce e ama il Sud delle Alpi. «Nelle settimane di crisi siamo stati sommersi da fotografie e contenuti generati dagli stessi utenti che, attraverso i social media, condividevano i luoghi ticinesi di cui sentivano la mancanza – spiega Angelo Trotta –. Per questo motivo abbiamo pensato di valorizzare questo materiale, creando

PRONTI AD ACCOGLIERVI dei saluti personalizzati che rivolgeremo ai nostri contatti. Loro stessi potranno utilizzare questo formato per interagire con i loro amici». La campagna prevede l’impiego combinato di vari strumenti di comunicazione (collaborazioni mediatiche, cartellonistica, campagne social media), sia tradizionali che digitali. Un elemento importante sarà la collaborazione con una quarantina di alberghi che offriranno pacchetti con tariffe agevolate. Anche la terza fase, con lo slogan “#welcomeback” (“#Benvenuti”), sarà caratterizzata dal lancio di un nuovo video e dall’utilizzo di vari strumenti di comunicazione. Il messaggio principale sarà “Exotik liegt so nah” (“L’esotismo è così vicino”). «Siamo il Cantone più

mediterraneo e “esotico” della Svizzera – rileva Angelo Trotta –. Proprio per questo insisteremo sul fatto che non vi è la necessità andare lontano per raggiungere mete incantevoli e che si discostano dai cliché a cui viene spesso accostato il nostro Paese». Al centro delle attività marketing vi saranno immagini suggestive e sorprendenti di scorci ticinesi che ricordano le caratteristiche di mete lontane. Anche in questa fase sono previsti pacchetti soggiorno con offerte speciali in collaborazione con gli alberghi, mentre le proposte (“inspirazioni” di viaggio) saranno volte a promuovere in particolare le attività all’aria aperta (luoghi energetici, escursionismo, bike tour) con vari consigli per viaggiare in sicurezza.

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Ph: ©TiPress

ANGELO TROTTA, DIRETTORE DI TICINO TURISMO, ILLUSTRA COME IL SETTORE SI PREPARA AL RILANCIO DEI PROSSIMI MESI, SENZA NASCONDERE LE GRANDI DIFFICOLTÀ CHE IL SETTORE TURISTICO È CHIAMATO AD AFFRONTARE.

VALORIZZARE I FLUSSI TURISTICI INTERNI

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a più parti si ritiene che il settore turistico sarà particolarmente colpito dall’emergenza sanitaria e dalle misure restrittive adottate per contenere l’epidemia. Avete già dei dati relativi alle conseguenze registrate nel settore turistico ticinese? «Il settore turistico è certamente tra i più colpiti. Non potendo contare sulle entrate generate da milioni di visitatori e sulle relative tasse, a rischio vi è anche il finanziamento delle stesse or-

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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

ganizzazioni turistiche. Senza contare gli effetti gravosi per il singolo imprenditore del settore. Per il momento non è ancora possibile stimare esattamente le perdite dato che non sappiamo quanto durerà questa emergenza». Quali sono le prime misure che a livello della Confederazione sono state prese per sostenere il turismo? «Per quanto riguarda i dipendenti sono state da subito attuate le indennità per lavoro ridotto, mentre gli impren-


TURISMO / TICINO TURISMO

ditori possono beneficiare dell’indennità per perdita di guadagno. Sono stati introdotti anche i crediti Covid (con interesse 0 fino a SFr. 500.000) con fideussione dello Stato. Altri possibili aiuti al settore sono in fase di definizione, tra i quali lo stanziamento di crediti necessari per poter dare vita a grandi campagne di rilancio. Il settore turistico si è organizzato a livello federale con uno “Steering committee turismo” e a livello cantonale con uno specifico gruppo di lavoro». Nello specifico, avete lanciato una campagna in cui invitate i turisti alla pazienza. Come è nato il progetto e qual è il suo obiettivo? «A fine marzo abbiamo lanciato una campagna tattica con lo slogan “#stayathome…A presto”. La campagna era principalmente indirizzata ai turisti d’Oltralpe ed aveva come obiettivo principale quello di lanciare un messaggio di empatia e speranza ai nostri ospiti ed amici confederati. Un saluto ed un invito ad aspettare, a restare a casa, in questo momento di grandi incertezze. Quando la situazione sarà tornata alla normalità il Ticino, la loro amata «Sonnenstube», sarà pronta per accoglierli a braccia aperte. Questa prima campagna fa parte di una strategia di crisi che abbiamo definito a livello cantonale e ricalca quanto auspicato da Svizzera Turismo che, da parte sua, ha dato il via alla campagna nazionale “Dream now, travel later”. La nostra strategia è composta da tre fasi: crisi, ripristino e rilancio ed il video è solo il primo tassello di una storia che costruiremo nel tempo e la cui velocità dipenderà dall’evoluzione della situazione sanitaria nel nostro Cantone, in Svizzera e all’estero». Attualmente ci sono turisti che organizzano viaggi e vacanze in Ticino? «Al momento (l’intervista è stata realizzata ad inizio aprile, ndr) non ci sono prenotazioni, anche perché il messaggio

delle autorità sia cantonali che federali è stato molto chiaro. D’altra parte in Ticino tutte le strutture ricettive, i ristoranti e gli attrattori sono chiusi. Diverso è il discorso sul lungo termine. Abbiamo il sentore che per quanto riguarda l’estate e l’autunno il nostro Cantone tornerà ad essere molto attrattivo per i confederati. Anche per questo motivo abbiamo lanciato una campagna, in collaborazione con GastroTicino e Hotellerie Suisse, denominata “#nocancellations”. L’obiettivo è quello di fare in modo che chi ha già una riservazione effettuata, propenda per il posticipo delle vacanze anziché alla loro cancellazione». Anche la vostra attività interna si è modificata da quando è iniziata l’emergenza sanitaria? In particolare quali sono le attività su cui avete scelto di concentrarvi? «Sì, anche la nostra attività interna si è modificata. Le priorità in questa fase sono quelle di coordinare le necessità e le richieste di tutto il settore (operatori turistici, associazioni di categoria, organizzazioni turistiche) sia a livello cantonale che federale, di comprimere al massimo costi ed investimenti in questo periodo e di sviluppare una strategia di rilancio che dovrà essere attuata al momento giusto. In generale, almeno per il 2020, gli sforzi saranno concentrati sul mercato svizzero».

loro territorio e usufruire a prezzi agevolati delle strutture alberghiere, di ristorazione e di svago». In generale, come cambierà nei prossimi mesi e anni, il mondo del turismo? «Ritengo che l’emergenza coronavirus contribuirà ad accelerare dei cambiamenti che erano già in atto. Penso in particolare all’attenzione per la sostenibilità in tutti gli ambiti e per il “Km 0” nell’offerta enogastronomica. Vi sarà sempre maggior attenzione verso il turismo cosiddetto “esperienziale”. I visitatori già oggi chiedono di poter vivere esperienze con un forte coinvolgimento emotivo, sociale, intellettuale con le persone, la storia e le tradizioni del luogo. Questo favorirà i flussi turistici interni, la riscoperta dei valori e delle ricchezze che i nostri stessi Paesi hanno da offrire. Molti opinano inoltre che stiamo assistendo all’inizio della fine del turismo di massa, di quello mordi e fuggi, insomma che l’era postCoronavirus sarà marcata da un turismo più lento e responsabile. Di questo non sono così sicuro. Tuttavia, da parte nostra, come destinazione continueremo a puntare ancora di più su un turismo di qualità, consapevole, responsabile e sostenibile».

E possibile ipotizzare che la stagione turistica possa essere almeno in parte salvata e quali azioni andrebbero promosse in proposito? «Come detto poc’anzi, in questo periodo siamo nonostante tutto fiduciosi sul proseguimento della stagione, in particolare sull’estate e sull’autunno (un periodo, quello tra settembre e inizio novembre, che in Ticino è ancora considerato alta stagione). Vi sono una serie di iniziative di rilancio sul tavolo, in collaborazione con il Dipartimento delle finanze e dell’economia, tra cui incentivi rivolti ai ticinesi affinché possano riscoprire le bellezze del TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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TURISMO / VIAGGIARE

DESTINAZIONE DOMANI, IN VIAGGIO DAL DOVE AL PERCHÉ

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EMMA TAVERI, CEO DI DESTINATION MAKERS, HA SPIEGATO COME SARÀ IL TURISMO DEI PROSSIMI ANNI, TRA LIMITAZIONI E NUOVE METE, SCELTE CON CONSAPEVOLEZZA E VOGLIA DI AUTENTICHE ESPERIENZE.

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ntusiasta imprenditrice appassionata di destination management, marketing e sviluppo locale con impatto sociale, vanta un’esperienza internazionale per importanti brand del travel come TripAdvisor, World Travel Market, TTG. Ha lasciato una carriera a Londra per fondare Destination Makers, società finalizzata a valorizzare il potenziale dei territori, motivare le comunità locali e costruire nuovi modi di vivere, offrire e promuovere le destinazioni. E’ speaker in eventi di rilievo internazionale come il Forum delle Rotte Culturali del Consiglio d’Europa e il Workshop sulla Rotta della Seta dell’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite. E’ inoltre nel Comitato Scientifico del BTO di Firenze, principale evento legato all’innovazione nel turismo in Italia e docente in destination management e marketing in Europa o presso realtà affermate come il Politecnico di Milano (Scuola di Design). Nel 2019 ha lanciato Recharge in Nature, campagna di marketing diventata virale che ha ottenuto quasi 20mila candidature da tutto il mondo per vivere un soggiorno di totale disconnessione in un rifugio nelle Dolomiti. Partendo dalla constatazione che il settore del turismo si è completamente fermato e che, solo in Svizzera, si prevedono perdite per 6,4 miliardi di franchi nel 2020, ovvero un calo del 18% rispetto all’anno scorso, Emma Taveri ha messo in luce il fatto che per ripartire in modo sicuro e duraturo

occorre avviare fin da ora tutta una serie di azioni che non possono limitarsi a campagne di comunicazione ma devono incidere molto più profondamente sulla struttura stessa dell’offerta turistica. Il concreto esempio delle esperienze già in atto a Singapore, Filadelfia, Portorico o St. Lucia, induce a mettere in campo le migliori risorse ed energie nello sforzo di focalizzare l’attenzione, nel quadro del complessivo comparto del turismo, su quei settori che, in termini di prodotti e servizi, possono risultare più facilmente attrattivi e meno esposti alle limitazioni imposte, almeno per un periodo che si prevede non breve, dalla ridotta mobilità delle persone. Ciò significa riconsiderare innanzitutto le problematiche connesse al sistema dei trasporti o le necessità legate all’ospitalità, alla sanificazione, alla certificazione dei luoghi dei luoghi abitualmente frequentati dai turisti (musei, monumenti, spazi pubblici, ecc). Un’attenzione particolare merita la questione della scelta delle destinazioni che nel turismo dei prossimi mesi rivestirà un’attenzione sempre maggiore, e per cui alcuni enti e importanti brand stanno progettando soluzioni virtuali per una fruizione da remoto in attesa che si possa tornare a viaggiare. Il concetto di viaggio e di turismo è infatti cambiato molto negli ultimi anni. Un tempo era concepito come una pausa ed evasione dalla routine quotidiana, oggi invece si parla sempre più spesso di “turismo esperienziale”, fe-


nomeno per cui il viaggiatore, specialmente della generazione Millenials (nati fra gli anni ‘80 e il Duemila), desidera viaggi che offrano la possibilità di vivere un’esperienza unica, diversa, irripetibile, mai vissuta prima, e sempre meno i viaggi standardizzati e non personalizzati. Nelle persone che viaggiano è cresciuta notevolmente la voglia di ampliare le proprie conoscenze, di approfondire la cultura e la tradizione del luogo e di immergersi a pieno nella vita degli abitanti e nelle loro abitudini quotidiane, anche ricercando un viaggio trasformativo. Il turista e viaggiatore di oggi, infatti, non si limitano più ad apprezzare solamente le foto scattate nel luogo della vacanza o la bellezza di una location, ma vogliono tornare a casa con un ricordo memorabile, unico, con un qualcosa in più, con un’attività o esperienza che gli ha permesso di conoscere e vivere a pieno la tradizione di un Paese. Nel turismo esperienziale la differenza, quindi, non la fa soltanto la destinazione, quanto le esperienze ed attività offerte dalla struttura. Per le aziende che operano nel settore del turismo, le caratteristiche ed esigenze del viaggiatore di oggi rappresentano delle opportunità importanti da non sottovalutare. Ciò si traduce nell’ideazione di un’offerta cucita sul proprio ospite che sia unica e differenziante dalla concorrenza, ovvero nel trasmettere l’autenticità del territorio e le tradizioni storiche del luogo in maniera semplice e naturale, non artefatta. In tal modo le persone apprezzeranno e finiranno per acquistare per ciò che di diverso offre quell’azienda e non per la camera in sé, per la destinazione o per un risparmio economico. Focalizzandosi dunque sulla possibilità di diventare la “motivazione del viaggio” attraverso una proposta esperienziale distintiva, le destinazioni e le aziende possono contare su una concreta possibilità di emergere nel mercato e di distinguersi dai competitor

tramite le esperienze che offrono ai propri ospiti, in quanto la competizione sul prezzo non è certamente una strategia sostenibile nel lungo periodo. Di conseguenza, la promozione territoriale sostenibile di una destinazione potrebbe prevedere un cambio di paradigma: non essere più esclusivamente gestita dalle istituzioni, ma coinvolgere attivamente tutti i potenziali turisti. Il risultato è una storia da raccontare grazie alle esperienze vissute dai viaggiatori. Questa promozione “dal basso”, e quindi da parte di chi conosce ed ama il proprio territorio, è fondamentale per la creazione di una brand identity legata all’offerta della destinazione che possa poi essere condivisa con il turista.

TICINO FU-TURISMO Elia Frapolli, ex direttore di Ticino Turismo e ora titolare della società Consulenze e Turismo, ha lanciato una serie di quattro live talk per spiegare come ciò che è accaduto possa essere trasformato in una opportunità per la crescita turistica dei prossimi anni. Ospiti di prestigio in una serie di conferenze pubbliche via web. Il tutto in un periodo, quello pasquale, che solitamente rappresenta il trampolino di lancio della stagione. L’idea è stata sviluppata tra gli altri da Elia Frapolli, ex direttore di Ticino Turismo, che oggi si occupa proprio di consulenza turistica. Una serie di quattro live talk gratuiti e interattivi con ospiti d’eccellenza, per preparare con positività la ripartenza del turismo ticinese e guardare insieme #oltrelacrisi Registrarsi e partecipare è stato semplice e gratuito, attraverso il sito www.fu-turismo.ch L’obiettivo di Elia Frapolli è stato prima di tutto quello di lanciare un messaggio di positività. Si è trattato di un invito a tutti gli albergatori di pensare al “dopo”, poiché se adesso non si ra-

giona sul futuro, quando poi arriverà il momento di ripartire si rischia di trovarsi in difficoltà. L’emergenza sanitaria non è ancora terminata. Ma è opportuno iniziare a parlare di pianificazione futura. Questa crisi sta accelerando dei cambiamenti che già stavano avvenendo. Il turismo che arriverà sarà diverso, molto più consapevole e la gente, per qualche anno, ci penserà prima di fare viaggi lunghi e lontani. Tutto ciò può rappresentare una grande opportunità per il Ticino, che può costituire la meta ideale per un turismo esperienziale, basato sull’autenticità. Già da qualche anno la gente cerca le esperienze. Era e resta un trend. C’è chi, come vacanza, decide di passare una settimana all’interno di un convento, per fare un esempio. Chi vuole puntare sulle esperienze enogastronomiche o su quelle in mezzo alla natura. Per gli operatori turistici è dunque il momento giusto per reinventarsi. Gli argomenti dei talk hanno riscosso tutti un grande interesse: dopo Emma Taveri, gli altri interventi hanno riguardato “La micro-ricettività del futuro, in simbiosi con la Natura”, con Paolo Scoglio: architetto e CEO & Founder di THE NE[S]T; “Rilanciare una destinazione tramite la creazione e promozione di esperienze outdoor” con Tommaso Peduzzi: Country Manager Italia per Regiondo e Antonio Trani: Founder & CEO River Tribe. Infine, “Passato-futuro: l’offerta enogastronomica come elemento identitario, tra tradizione e innovazione” a cura di Pietro Leemann: Chef @ Joia Milano e Vegetarian Consulting; Nick Difino: Food-expert che unisce cibo, arti figurative e musica, e Peppe Sirchia: Head of Design di PNSIX e Studio Dashi. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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TURISMO / PROMOZIONE DEL TERRITORIO

NASCONO “LE TERRE DEL CENERI” 01

I MUNICIPI DI CADENAZZO, GAMBAROGNO E MONTECENERI SI SONO COLLEGATI NELLA VALORIZZAZIONE DELL’OFFERTA TURISTICA. PARTICOLARE ATTENZIONE AGLI ITINERARI ESCURSIONISTICI IN GRADO DI RACCONTARE LA STORIA DI UNA MONTAGNA CHE UNISCE.

01 Casa dei Landfogti: Veduta della loggia esterna della Casa dei Landfogti, Rivera 02 Antica Sosta dei Viandanti: Casa risalente al 1450 oggi in parte trasformata in un B&B che ricorda il passato

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a questo comune sentimento nasce il progetto “Le Terre del Ceneri”, che vuol diventare una nuova modalità di collaborazione tra Municipi ed enti nel campo della promozione territoriale, con l’obietti-

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vo di una valorizzazione delle risorse storiche, culturali e ambientali in chiave turistica. Il 2020 è un anno importante per il Ticino, con il completamento della galleria di base del Ceneri, ultima grande opera del progetto Alptransit. Entro la fine dell’anno i treni inizieranno a circolare rendendo più veloci i collegamenti con l’Europa ma anche tra Sopra e Sottoceneri. Il progetto “Le Terre del Ceneri” vuole portare un cambiamento anche in superficie. Vuole mostrare come un luogo diviso fra tre Comuni, tre Distretti, tre Regioni e tre Organizzazioni turistiche regionali possa condividere un’idea di sviluppo turistico e darsi gli strumenti per realizzarla. “Le Terre del Ceneri” vuole sviluppare un turismo che veda al centro quei viaggiatori amanti dell’incontro con ambienti naturali curati e tutelati. Escursionisti appassionati della storia, dell’arte e della cultura dei luoghi attraversati, desiderosi di provare esperienze in un territorio vivo e vissuto. Ad affiancare i Comuni, che hanno nel


Municipio di Cadenazzo il capofila, vi sono l’autorità cantonale (DFE, DT, DECS), la Confederazione attraverso DFAE, Ustra, Armasuisse e FFS, nonché fondazioni e associazioni attive nella valorizzazione del territorio dell’intero comparto. Sono tutti Enti impegnati a vario titolo nel finanziamento e/o nel supporto conoscitivo necessario. Inoltre l’organizzazione turistica ticinese e i suoi partner regionali contribuiscono attivamente accompagnando l’evoluzione del progetto e la messa in rete progressiva. Non si può pensare di appassionare i turisti con il proprio territorio e la propria storia, se anche chi vi vive talvolta li ignora o li conosce poco. Per questo, per parlare del progetto delle Terre del Ceneri, dei suoi itinerari, delle storie che cela, delle bellezze che custodisce, i tre Municipi coinvolti hanno organizzato tre incontri pubblici dedicati a residenti e appassionati di storia e cultura locale. Nel corso delle serate sono stati intervistati testimoni della memoria storica di Cadenazzo, Gambarogno e Monteceneri e proiettate le foto del territorio realizzate dal fotografo Nicola Demaldi. Con il suo obiettivo il fotoreporter ha immortalato i luoghi, i paesaggi e i percorsi che rendono speciali le Terre del Ceneri. Scatti raccolti nella pubblicazione Le Terre del Ceneri che desidera essere ambasciatrice di un luogo ricco di sto-

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di Ticino Turismo e presto su Smart Travel. Un’opportunità che ha permesso anche il posizionamento del Foto Spot Grand Tour of Switzerland su Piazza Ticino permettendo così l’inserimento di questo luogo di incontro in questa importante rete nazionale.

ria e testimone di un momento storico per il nostro cantone. La raccolta è in vendita presso le cancellerie comunali dei tre comuni coinvolti ed al sito internet www.leterredelceneri.ch. Un itinerario, quello de La Via del Ceneri, inserito nelle applicazioni HikeTicino

03 Roccolo: Roccolo, che veniva usato per la cattura degli uccelli tramite reti 04 Bolle di Magadino: Biotopo naturale protetto delle Bolle di Magadino 05 Schizzo Christian Rivola: Dal Gottardo a Lugano, il Ceneri, disegno di Christian Rivola, direttore e fondatore dell’atelier ribo+, progettista de La Via del Ceneri. 03 TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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TURISMO / PROMOZIONE DEL TERRITORIO

PRONTO IL NUOVO ITINERARIO DELLA VIA DEL CENERI Si chiama “La Via del Ceneri” e porta dal passo del Ceneri alla stazione di Cadenazzo. È pronto per proiettarsi verso i tre poli urbani principali: Bellinzona, Locarno e Lugano. Il punto di partenza è in un’area al passo del Ceneri ai margini della strada cantonale, trasformata in piazza Ticino, al centro vi è un totem composto con rocce frutto dell’escavazione della galleria del Ceneri. È il simbolico punto d’incontro tra le tre Regioni di Bellinzonese, Locarnese e Luganese, tra il Sopra e il Sottoceneri. Un luogo d’incontro che sarebbe piaciuto al politico ticinese Stefano Franscini, che nell’Ottocento si batté per creare un Cantone unito in grado di superare le diffidenze tra le diverse città e valli. Fu lui a ipotizzare la nascita sul Monte Ceneri di una nuova città, da chiamare Concordia, nella quale fondare la capitale del Cantone e un nuovo corso. L’itinerario escursionistico prosegue verso Cadenazzo, seguendo quella che un tempo era chiamata “Strada Francesca”. Un percorso utilizzato per secoli da viandanti, pellegrini, mercanti, eserciti. Sono evidenziati numerosi punti di interesse attraverso pannelli info-turistici e didattici. A Robasacco si può scoprire la storia della chiesa di San Leonardo, della cappella dedicata alla Madonna di Lourdes e dell’emigrazione verso le Americhe. E poi giù verso Cadenazzo, con

il mulino e la pesta del Precassino, i cassinell, la strada e la ferrovia. L’itinerario si conclude alla stazione di Cadenazzo, dove è stato collocato un totem multimediale in collaborazione con il Parco del Piano di Magadino. Da segnalare tra le peculiarità del percorso l’intervento che è stato realizzato nel sottopassaggio autostradale, poco sotto l’abitato di Robasacco. Il tunnel è stato riqualificato trasformandolo in una sorta di aula all’aperto nella quale ripercorrere lo sviluppo dei mezzi di trasporti e le trasformazioni storiche degli ultimi tre secoli. È stata anche riqualificata, con giochi e area relax, un’area adiacente a quella di sosta presente a lato della carreggiata autostradale. La Via del Ceneri vuole infatti comunicare la peculiarità del territorio di essere luogo di interconnessione, dove si può passare dall’Alta velocità di Alptransit a una mobilità lenta da viandante contemporane Secondo le previsioni la via del Ceneri proseguirà il suo itinerario sino a Bellinzona, mentre verso il Lago Maggiore si allaccerà con il percorso “Tra monti e lago”. In cima al Monte Ceneri vi è la possibilità di seguire la strada storica del Montecenerino o di scegliere un itinerario di FOR-TI. Mentre verso sud si apre l’antica Strada Regina, oggi in parte recuperata. www.laviadelceneri.ch

Il Ticino è pronto ad accogliere i turisti L’Ente Turistico del Luganese (Lugano Region) comunica che è ripresa ed è stata potenziata l’attività dei diversi settori al fine di affiancare gli operatori e i propri partner turistici, che stanno gradualmente riaprendo i servizi al pubblico per poter accogliere i propri ospiti nella destinazione. Nonostante i limitati mezzi finanziari di cui dispongono attualmente le Organizzazioni Turistiche Regionali (OTR) per poter adempiere ai compiti stabiliti dalla Legge sul turismo (LTur), Lugano Region è già operativa adeguandosi alle prime fasi

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di allentamento dei provvedimenti. Grazie all’attenta gestione, all’ottimizzazione delle risorse e al profuso impegno dei suoi collaboratori, già dal 4 maggio 2020 l’ente offre di nuovo l’assistenza e l’informazione al turista, coordina l’aggiornamento dei prodotti turistici e ha ripreso la manutenzione della rete dei sentieri escursionistici del suo comprensorio. Le attività di Lugano Region si attengono rigorosamente ai piani di protezione imposti dalle autorità competenti per preservare la salute dei dipendenti e di terzi, e rispetta-

no le esigenze del lavoro ridotto. L’Ufficio Informazione di Piazza della Riforma a Lugano è aperto al pubblico da lunedì a sabato dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 16:00. Gli utenti possono altresì contattare il personale degli Uffici Informazione telefonicamente o via e-mail in caso di domande.


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A pochi minuti dal centro di Lugano, circondato da una suggestiva cornice con un panorama d'incanto che spazia dalle Alpi al lago, il Resort Collina d'Oro comprende un Hotel esclusivo con 16 camere doppie e 30 suites, un Centro SPA & Fitness con piscina interna ed esterna, un elegante ristorante e due moderne sale meeting. Completano la struttura numerosi appartamenti con servizi alberghieri, disponibili in vendita e in affitto per brevi o lunghi periodi.

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GASTRONOMIA / RISTORANTE META

MASSIMA SICUREZZA AL SERVIZIO DEL GUSTO EVELYN MANTEGAZZA, RESPONSABILE DELLA GESTIONE DEL META, RACCONTA COME IL RISTORANTE SI È PREPARATO AD AFFRONTARE LA RIAPERTURA E ANNUNCIA UN’INTERESSANTE E ORIGINALE NOVITÀ: IL SERVIZIO DELIVERY.

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opo la forzata chiusura dettata dall’emergenza sanitaria, anche il ristorante Meta ha riaperto i battenti. Con quali avvertenze? «È doveroso premettere che, ancor prima dell’avvento dell’emergenza sanitaria, il META si distingueva come location modello per l’osservanza delle norme relative a qualità ed igiene. La difficile situazione nella quale ci siamo trovati immersi, non ha fatto altro che condurci ad investire, ancora più di prima, sulla sicurezza e sulla salvaguardia dei nostri ospiti e del personale. Al fine di garantire un ambiente esule da qualsiasi forma di contagio ci siamo dotati di un apparecchio unico al mondo, si chiama BEYOND Guardian Air e vanta la certificazione della NASA. La tecnologia che utilizza, denominata Active Pure, è la più potente attualmente in commercio ed è in grado di annientare oltre il 99,9% di tutti i contaminanti come ad esempio COV e virus, batteri e allergeni, funghi, muffe, etc. In sintesi, qui al META, oltre ad osservare le misure stabilite dalle autorità in merito a protezione individuale collettiva, ci siamo ulteriormente prodigati nell’offrire alla nostra clientela una sicurezza pressoché totale. Abbiamo dunque ripreso a pieno ritmo l’attività fornendo le mi-

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GASTRONOMIA / RISTORANTE META

Palazzo Mantegazza Riva Paradiso 2 CH-6900 Lugano-Paradiso +41 (0)91 994 68 68 marketing@metaworld.ch

metamorphosis ristorante @metamorphosis_lugano metamorphosis www.metaworld.ch @Meta_Ristorante gliori condizioni sia all’interno che sulla terrazza esterna dove, complice l’arrivo della bella stagione, è possibile pranzare e cenare all’aria aperta». Con quali novità avete accolto la vostra clientela? «La nostra volontà è stata quella di andare incontro alle esigenze e alle sensibilità espresse dai clienti in questo particolare periodo di attenzione, successivo all’epidemia. Per questo abbiamo deciso di offrire, oltre alla possibilità di gustare come sempre i piatti seduti ai tavoli del ristorante, anche quella di ordinarli in confezione da asporto per consumarli poi a casa o in ufficio. I piatti possono essere ritirati direttamente presso il ristorante o addirittura consegnati al proprio domicilio». In che modo avete scelto di fare conoscere questa nuovo servizio? «A breve sarà possibile riconoscere lungo le strade di Lugano un furgone Food Track personalizzato con i colori e il logo del ristorante META. Sarà utilizzato per consegnare i piatti ordinati e al tempo stesso servirà per far conoscere al pubblico l’iniziativa. Stiamo inoltre studiando la possibilità di proporre direttamente presso il furgone alcuni Street Foods».

Come è possibile ordinare i piatti? «Per il servizio take away si possono ordinare telefonicamente direttamente al ristorante, per chi vuole la consegna a domicilio tramite il sito “Divoora”». Dal punto di vista dei proposte gastronomiche che cosa si può dire? «Abbiamo studiato un apposito Menu Take Away con preparazioni che possono mantenere al meglio tutte le loro caratteristiche di freschezza, genuinità, ma anche facilità di confezionamento e trasporto. Il tutto senza venire meno ai punti di forza della proposta gastronomica del ristorante META che offre un felice incontro tra la cucina mediterranea e note esotiche gustosamente inconsuete, ma anche pietanze lontane dalle tradizioni locali adattate al gusto del territorio. Ogni piatto nasce da prodotti pensati e acquistati con criterio ed un’attenzione particolare alla qualità, alla freschezza ed alla stagionalità. Piatti creativi ma senza eccessi, con ingredienti freschi, genuini e semplici. La materia prima è selezionata con cura, di origine preferibilmente ticinese, con prodotti di stagione, eccellenti. Una cucina mediterranea con note e sapori esotici che esplodono piacevolmente al palato. Da gustare al ristorante o a casa propria con il nuovo servizio Delivery». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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OLTRE IL CIRCOLO POLARE ARTICO: SCENARI MOZZAFIATO FATTI DI MONTAGNE E MARE, NEVE E LUCI, TRA SILENZI E VENTO TAGLIENTE ACCOMPAGNATI DA UN DELIZIOSO ORO BIANCO DI MARTA LENZI REPETTO

01 Vista spettacolare dalla vetta di Reinebringen sul villaggio di Reine, incastonato tra i fiordi

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SUA MAESTÀ IL MERLUZZO

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na serie di isolotti collegati fra loro da ponti con curvature estreme che offrono un paesaggio quasi bucolico su monti, fiordi e insolite spiagge di sabbia bianca. Sono le Lofoten, i Caraibi del Grande Nord, dove la natura è spettacolare. A dispetto della posizione, l’arcipelago gode di un clima temperato grazie al passaggio della corrente del Golfo. A volte, il vento prende a schiaffi, ma la luce è bellissima e quasi irreale. Non solo un luogo magico, caratterizzato da panorami intensi e romantici, ma anche il centro della pesca del

merluzzo in Norvegia. Qui l’odore di merluzzo è intenso, un fedele compagno di viaggio dal momento in cui si arriva, qualsiasi stagione sia. Tutto ruota intorno al merluzzo: si pesca merluzzo, si mangia merluzzo, si vive e si partecipa alla vita sociale anche grazie al merluzzo. È così da sempre, tanto che la pesca al merluzzo è la fonte di massimo reddito degli abitanti delle Lofoten, che li essiccano all’aria e li trasformano in “stocchi” duri come bastoni (stockfish) nelle loro cattedrali di legno, gigantesche rastrelliere dove il pesce penzola da febbraio dalle code


GASTRONOMIA / ISOLE LOFOTEN

per diversi mesi, a seconda della temperatura e della forza del vento. Sono parte integrante del paesaggio. Una scenografia arricchita dalle rorbuer (da ror, remare, e bu, abitare), le casette dei pescatori oggi affittate ai turisti, volute dal re Øystein Magnusson nel XII secolo, affinché i pescatori potessero avere un posto dove stare. Prima di allora, erano soliti dormire sotto le loro barche, indipendentemente dalle condizioni del tempo. Come da tradizione vichinga, la maggior parte delle casette sono di colore rosso: gli antichi navigatori nordici tingevano i muri esterni col sangue dei cavalli, sacrificati al dio della fortuna per invocare la salvezza in mare. Nel 1431 il mercante veneziano Pietro Querini, cercando fortune commerciali fuori Mediterraneo, intraprese un viaggio verso le Fiandre, passò Gibilterra puntando a Nord e poi a Est, ma vide via via svanire il suo sogno a causa di un tragico naufragio. Riuscì a raggiungere un isolotto deserto e fu salvato dagli abitanti di Røst, l’isola più meridionale delle Lofoten, dove, con i pochi superstiti dell’equipaggio, fu nutrito e curato dagli indigeni. Scoprì così come a 100 km a nord del Circolo Polare, si conservava il merluzzo. Mondato e seccato all’aria per mesi, il pesce diventava duro come un bastone. Di quel viaggio Querini ha redatto una memoria, oggi conservata nella

Biblioteca apostolica vaticana dove, oltre a raccontare la tragica avventura, descrive con precisione la vita dei pescatori norvegesi, incluse le tecniche di pesca e di conservazione del merluzzo. Sono pesci di “poca umidità grassa”, scriveva e grazie all’aria secca delle Lofoten “diventano duri come legno”. Una volta rientrato, convinse Venezia a intraprendere uno scambio di stoccafisso con il sale, introvabile da quelle parti, iniziando un florido commercio che continua ancora oggi. È questo il motivo per cui gli abitanti chiamano il caratteristico “odore” di stoccafisso “l’odore dei soldi”. Attraversando i minuscoli e affascinanti villaggi delle Lofoten, si capisce come tutto ruoti intorno alla pesca: nei canali ormeggiano centinaia di pe-

scherecci che nel periodo invernale scaricano negli stabilimenti di lavorazione tonnellate di skrei, la varietà più pregiata del merluzzo da cui si ricavano stoccafisso e baccalà. Da Å, il villaggio col nome più corto del mondo, con la fabbrica di olio di fegato di merluzzo più antica d’Europa, passando per Moskenesøy, forse l’isola più spettacolare dell’arcipelago, con le sue cime di roccia lavica, affacciate su un mare azzurrissimo, il cuore della muraglia delle Lofoten con il villaggio di Reine, particolarmente bello per la sua posizione proprio sotto la cima del Reinebringen, sino a Henningsvær, un villaggio formato da più isole divise da canali. O ancora Nusfjord con meno di 100 abitanti, sull’isola Vestvagøya, un piccolo borgo di pescatori, appoggiato in un’insenatura, con case rosse, gialle e verdi collegate tra loro da pontili in legno, patrimonio dell’Unesco con le sue costruzioni in legno originali del XVIII° secolo, un vero e proprio museo a cielo aperto. Tra la fine di maggio e la metà di luglio a questa latitudine si può ammirare il sole di mezzanotte, ma è all’inizio dell’inverno, quando regna la notte artica, che comincia la stagione della pesca allo skrei, destinata a durare fino ad aprile. Quando raggiunge la maturità, a circa 5 anni di età, il merluzzo trascorre i mesi invernali migrando verso la costa settentrionale

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GASTRONOMIA / ISOLE LOFOTEN 02

della Norvegia per riprodursi e al suo arrivo in prossimità della costa prende il nome di skrei, che deriva dalla parola norrena “skrida” e significa migrare o girovagare. Ogni anno accade qualcosa di straordinario: milioni di merluzzi intraprendono il loro viaggio dal Mare di Barents per ritornare nella parte settentrionale della costa, dove depongono le uova, guadagnandosi così l’epiteto di “pesce dell’amore” ed essere anche noto come pesce di San Valentino. Non tutti i merluzzi però diventano skrei, solo 10.000 tonnellate su 2 milioni. Uno skrei può arrivare a pesare 55 chili e a misurare fino a 180 centimetri. La sua bontà sta nella particolare temperatura dell’aria, né troppo fredda né troppo calda, creata dai venti di sud ovest e dalla corrente del Golfo che costeggia queste isole: temperatura che permette di seccare il pesce senza farlo congelare o marcire. È un pesce povero di grassi, con una solida consistenza, perfettamente adatto all’essiccazione. Nell’arco della stessa giornata il merluzzo viene pescato, pulito e privato della testa. Anche i bambini cominciano già molto piccoli a prendere familiarità con questa tradizione: dai 7 anni in su, dopo la scuola, vanno a fare pratica in una delle tante fishing factory delle isole, specializzandosi nel taglio delle lingue del merluzzo, che sulle isole si mangiano impanate e fritte nel burro. Il lavoro è ben retribuito, e molti giovani, per mettere da parte qualche risparmio, continuano fino al momento di andare a studiare all’università altrove. Ogni singola parte del pesce viene utilizzata in maniera diversa per mercati diversi. Del corpo si fanno stoccafissi e baccalà, il fegato e le uova sono venduti a parte e le teste, completamente scarnificate e private di guance e lingua, sono esportate, secche, verso la Nigeria, dove sono apprezzati integratori di sapore per i cibi locali. Una volta essiccato, il merluzzo non ha data di scadenza! I vichinghi lo uti-

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lizzavano come nutrimento nei loro viaggi in giro per il mondo, da cui riportavano spezie esotiche, tessuti e altri beni in Norvegia. Era cibo, ma anche moneta di scambio. Per ottenere il giusto sapore, lo stoccafisso stagiona in magazzino per diversi mesi e viene valutato in base a qualità, peso, lunghezza, colore, odore e aspetto da esperti, i “Vrakeren”, che classificano lo stoccafisso in 20 diversi gruppi qualitativi da cui dipenderà il mercato cui il pesce è destinato. Al di là dell’ottimo sapore della sua carne bianca e magra, il merluzzo contiene anche tante importanti sostanze nutritive, con le vitamine e gli omega 3 che vengono estratti per fare l’olio di fegato di merluzzo. Le uova dello skrei possono essere trasformate in un delizioso caviale, ma soprattutto vengono usate per preparare il mølje, un tradizionale brodo di merluzzo che si ricava cuocendo tutte le parti del pesce, comprese le interiora. Si accompagna poi con del pane e delle cipolle. Una vera e propria bomba di vitamina D per mantenere i norvegesi in salute durante i loro freddi e bui inverni. Nelle serate estive invece, davanti a un meraviglioso tramonto e ammirando il sole di mezzanotte sull’Oceano Artico, nei piccoli bistrot che si incontrano nei villaggi, si gustano sottili patatine di pesce essiccato e piatti semplici in base al pescato fresco del giorno, come la zup-

pa di gamberi. Accompagnati sempre dal garrito dei gabbiani, si può poi proseguire verso Nord sino alle isole Vesterålen nella riserva naturale di Bleiksøya che, nella bella stagione, si popola di pulcinelle di mare e aquile reali. Con un po’ di fortuna, si riescono ad avvistare un gran numero di capodogli richiamati dall’alta concentrazione di calamari che è presente, da Maggio a Settembre, nelle acque profonde al largo di Andenes. Qui l’odore cambia e l’orizzonte è interrotto solo dalla forma pressoché conica di Bleiksøya, oltre la quale il mare aperto spazia fino alla Groenlandia. Un altro luogo magico.

02 Le tipiche colorate rorbuer, casette dei pescatori su palafitte oggi trasformate in cottage per turisti


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GASTRONOMIA / RISTORANTE MATERIA

UNA NUOVA STELLA DI SOSTANZA, FORMA E GRANDE PASSIONE DI GIACOMO NEWLIN

UNA CUCINA CON UNA FORTE IDENTITÀ

N RISTORANTE “MATERIA” Via V Giornate 32 IT-22012 Cernobbio (CO) T. +39 031 207 55 48 www.ristorantemateria.it

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ella rinomata località turistica di Cernobbio in provincia di Como, mancava proprio un ristorante così speciale come il “Materia”. Un nome forse un po’ duro, ma in cui si esprime inequivocabilmente la filosofia di chi l’ha aperto. Infatti c’è molta materia in ciò che propone il giovane chef non ancora trentenne Davide Caranchini, legato alla sua terra, al suo lago: «La mia è una cucina identitaria, personale, che vuole

esprimere, in un modo molto mio, ciò che offre il territorio in cui vivo e opero». Davide si è diplomato all’Istituto alberghiero Casnati di Como e dopo importanti esperienze nelle cucine ad esempio dei ristoranti londinesi “Le Gavroche” e “Apsleys”, nonché al “Noma” di Copenhagen, eccolo affrontare la sfida di un suo ristorante in cui esprimere la sua particolarissima cucina. La scelta stagionale dei prodotti, la cura nell’esecuzione e l’estro calibrato negli accostamenti, fanno dei


GASTRONOMIA / RISTORANTE MATERIA

suoi piatti delle piccole opere d’arte di cui si sono accorti gli ispettori della guida rossa che nel 2018, ovvero dopo solo un paio d’anni dall’apertura, hanno conferito al “Materia” la prima stella Michelin, mentre un anno prima, nel 2017, il New York Times ha citato il “Materia” in un articolo dedicato al lago di Como. Non c’è da meravigliarsi, basti provare il piatto “storico”, l’insalata di cavolo rosso, midollo affumicato, caviale e latte di mandorla amara, per rendersi conto di trovarsi in un posto speciale. Un posto semplice, dall’arredo direi minimalista, ma molto accogliente, grazie anche al sorriso e alla disponibilità dello chef Davide, coadiuvato dagli altri tre soci: Ambra e Marco, responsabili di sala e Luca, sommelier. Il locale può contare su 30 coperti con l’apertura sia a pranzo sia a cena e con chiusura il lunedì e il martedì a mezzogiorno. Questi ragazzi, prima di aprire il locale hanno fatto uno studio che definiamo antropologico su come si sono evolute nella storia comasca le abitudini alimentari, così da riuscire ad intravedere i nessi tra i gusti di una volta e quelli odierni, arricchiti da quei pro-

dotti, spezie, aromi e ingredienti di culture lontane, di cui possiamo oggi più facilmente beneficiare. Il risultato è stato ed è una cucina del territorio interpretata attraverso accostamenti inconsueti, che fanno meravigliare positivamente l’ospite per il loro equilibrio e l’indovinata simbiosi. Davide poi è fiero di poter presentare la serra, una vera serra coltivata autonomamente, da cui trarre diverse varietà di erbe e vegetali utilizzati come ingredienti nella realizzazione di ricette. L’entusiasmo e la passione si percepiscono nelle parole dello chef quando ricorda: «A casa da piccolo cucinavo io e già allora oltre alla sostanza davo importanza alla forma». Questo approccio lo si nota nelle proposte del menu, dove quelle “à la carte” cambiano circa ogni tre mesi, mentre il cosiddetto menù a mano libera può cambiare di giorno in giorno. Divertenti, estrosi e soprattutto particolarmente gustosi sono stati gli stuzzichini, come pure gli antipasti, fuochi d’artificio di sapori che cullano l’ospite e lo conducono ad una “ambrata” convivialità. Il garum di agone non l’avevo ancora assaggiato, era inserito nel primo piatto di lingui-

ne condite anche con burro e amchoor, un piatto che non potrò dimenticare, come pure, a dire il vero, anche il tenerissimo piccione cotto in crosta di sale e fave di cacao, in due servizi. Per il dessert “midollo e zafferano” si deve dare fiducia cieca allo chef e allora la sorpresa risulterà estremamente suadente. Per accompagnare piatti così particolari che compongono i menù ricchi di gusti e sapori diversi, sono stati scelti vini di piccoli produttori che lavorano con vitigni autoctoni e propongono nuovi assemblaggi. Una scelta trovo vincente per la cantina che attualmente si è attestata sulle 160 etichette. Davide e i suoi tre soci non vogliono fermarsi e per il futuro hanno un sogno, quello di avere vicino al ristorante, un piccolo laboratorio dove ricercare e sperimentare nuove formule per la loro cucina, un po’ sulla falsariga di ciò che fece il celebre chef spagnolo Ferran Adrià. Il nostro augurio cordiale è che i giovani del “Materia” possano realizzare questo loro sogno, grandemente utile per conservare ed arricchire quella civiltà della tavola che contribuisce al benessere materiale e spirituale dell’umanità. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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GASTRONOMIA / LIONS CLUB LUGANO

STRAORDINARIA LUNGIMIRANZA

IL LIONS CLUB DI LUGANO, LA FATTORIA DI VAGLIO E LA GUIDA “LEONI A TAVOLA”. DI GIACOMO NEWLIN

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er i 30 anni della sua pubblicazione, la guida Leoni a Tavola, che si potrebbe definire anche vademecum, esce dalla sua consueta distribuzione ai soci di tutti i Lions Club ticinesi e ai soci degli altri club di servizio nel Cantone, per essere anche alla portata di tutti poiché venduta nelle principali librerie del Cantone e in alcuni punti vendita della grande distribuzione. Questa guida ai ristoranti del territorio, oltre a essere tascabile, quindi comoda da tenere in tasca o nel cruscotto dell’auto, è una valida compagna per orientarsi nella scelta di un ristorante, un grotto, un’osteria. In essa vi figurano quest’anno 177 locali in Ticino e Mesolcina e 20 oltrefrontiera. Per vagliare, controllare e aggiornare ogni anno i ristoranti da tenere, da stralciare e da inserire, oltre ad una decina di soci del Club, ci pensano tre gastronomi che non hanno la pretesa di essere

assolutamente oggettivi, d’altronde dove sta l’oggettività? Essi sono Luigi Bosia, decano dei giornalisti ticinesi esperti di cucina; Giacomo Newlin,


GASTRONOMIA / LIONS CLUB LUGANO

quale migliore attività benefica a livello mondiale dal Lions Club International. Sono quindi trascorsi 33 anni in cui la Fattoria di Vaglio ha contribuito, grazie alla gestione della Fondazione La Fonte, all’inserimento nel mondo del lavoro di parecchie persone meno fortunate di noi, in una bella struttura trasformata e migliorata in tutti questi anni grazie ai proventi delle attività benefiche promosse dal Lions Club di Lugano proprietario della Fattoria, come la vendita del vino grazie anche alla guida Leoni a Tavola. per 20 anni conduttore alla RSI di trasmissioni di enogastronomia; Rocco Bianchi, giornalista di lungo corso con la passione della buona tavola. Al suo interno, questo piccolo vademecum, che mi piace pensare nella locuzione latina di “vieni con me”, porta chi lo sfoglia alla conoscenza dell’attività benefica del Lions Club di Lugano con la vendita di alcuni vini i cui proventi vengono utilizzati per le necessità dell’Azienda agricola protetta di Vaglio, chiamata più semplicemente Fattoria di Vaglio, in cui sono occupate oltre 20 persone diversamente abili con lo scopo di integrarle attraverso un’attività agricola per la produzione di frutta e verdura e per l’allevamento di piccoli animali da cortile, nonché attraverso anche un piccolo laboratorio di falegnameria. Se la gestione del lavoro e dei dipendenti della Fattoria di Vaglio è garantita dalla Fondazione la Fonte, tutto ciò che riguarda invece la struttura, con ulteriori dotazioni, migliorie, nuovi impianti, ristrutturazioni, è la Fondazione Lions Club Lugano a provvedere attraverso appunto, i proventi della vendita di vino e altre azioni specifiche, come la guida stessa. La straordinarietà della realizzazione della Fattoria di Vaglio sta soprattutto a monte, ovvero alla lungimiranza, costanza e perseveranza di un “vecchio” socio del Club, l’ingegner Geo Mantegazza che una qua-

rantina di anni fa vide nel bel terreno in territorio di Vaglio il luogo ideale per la realizzazione del lodevole progetto di un’azienda agricola in cui far integrare con il lavoro persone disabili. Il progetto, ovviamente non senza difficoltà, come si può immaginare, di tipo burocratico, giuridico e decisionale, giunse finalmente al traguardo nel 1987 esattamente il 22 maggio, giorno dell’inaugurazione e fu pure premiato

www.lugano.lionsclub.ch

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TURISMO ESTERO / BARDOLINO

BARDOLINO, UNA DELLE LOCALITÀ PIÙ BELLE E CONOSCIUTE DEL LAGO DI GARDA, GODE DI UNA STRAORDINARIA POSIZIONE FUORI DAI GRANDI FLUSSI TURISTICI. UNA META IDEALE PER UN SOGGIORNO IN GRADO DI RICARICARE IL CORPO E LO SPIRITO. DI PAOLA CHIERICATI

BENESSERE E RELAX SULLE RIVE DEL GARDA

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hi vuole visitare Bardolino per conoscere la storia e la cultura della località gardense può dedicare una giornata al suo centro storico: le case, costruite ed abitate da pescatori, furono edificate a lisca di pesce, una dietro l’altra a partire dalla prima che sorge sulla spiaggia. Le vie furono tracciate perpendicolarmente al litorale per agevolare il trasporto delle barche mettendole al sicuro davanti a casa. Sono proprio queste antiche abitazioni, gli spazi lastricati davanti agli usci, le strade piene di fiori, oggi adibite anche a negozi di souvenir o gelaterie, che rivelano l’attuale vocazione turistica degli abitanti. I turisti troveranno a Bardolino anche le attrezzature per tutti gli sport acquatici, gli appassionati della bicicletta diversi chilometri di piste ciclabili che costeggiano il lago di Garda, mentre gli

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amanti del green vari campi da golf. I ristoranti locali offrono menù che comprendono ricette con il freschissimo pesce di lago, contornato da verdure dei colli circostanti condite con olio del Garda DOP, rinomato per leggerezza e delicatezza: il tutto accompagnato dal vino locale, il famoso Bardolino. Chi invece anela ad una più riposante vacanza, può tuffarsi nelle acque pulitissime e prendere il sole su una delle belle spiagge oppure soggiornare in una struttura dedicata al benessere. È stato proprio il mio caso. Grazie all’organizzazione di un viaggio stampa promosso da 88Studio – Ufficio stampa & PR con sede a Milano e Lugano, ho avuto modo di conoscere lo splendido Aqualux Hotel SPA Suite & Terme Bardolino, con un’anima green testimoniata dalla prestigiosa certificazione ClimaHotel. La costruzione si avvale infatti di materiali bio-compa-

tibili, impiega energie rinnovabili e utilizza software gestionali che controllano il risparmio energetico idrico e l’insonorizzazione naturale. Le 125 camere (di cui 18 suite) sono moderne ed essenziali, dai colori naturali caldi e avvolgenti, e sfruttano i principi dettati dall’ecoclimatizzazione per la veicolazione dell’energia naturale senza utilizzo di radiatori e condizionatori. L’aria è quindi salubre, sana e invoglia a svolgere molteplici attività. Ma addentriamoci nel cuore di Aqualux Hotel SPA Suite & Terme per provare tutte le esperienze a contatto con l’acqua. Le piscine sono otto, interne ed esterne con percorsi di acqua corrente, aree dedicate al nuoto, stazioni idro e aeromassaggio e una vasca salina dedicata al relax. Una vasca esterna di 250 mq comunica con un’altra vasca interna raggiungibile a nuoto. Durante i mesi estivi il bar della pisci-


TURISMO ESTERO / BARDOLINO

na è perfetto per piacevoli momenti di tranquillità e la terrazza costituisce il luogo ideale dove intrattenersi per una pausa pranzo immersi nel verde. Inoltre vi sono 1000 mq dedicati al benessere e alla bellezza con cabine per trattamenti, idroterapia e fangoterapia, una SPA privata. Numerosi sono i trattamenti proposti dalla SPA, i massaggi, i bendaggi, le maschere, le azioni viso e corpo mirate, le applicazioni con differenti finalità. Per chi desidera mantenersi in forma, il centro AquaFitness è equipaggiato con attrezzature cardio e isotoniche di ultima generazione, un competente personal trainer è a disposizione per dare consigli e suggerimenti. A completare ulteriormente l’offerta di benessere, una varietà di trattamenti che utilizzano l’acqua termale della fonte “San Severo”, come la balneoterapia con e senza idromassaggio. Si tratta di un’acqua batteriologicamente

pura, particolarmente ricca di calcio, magnesio e bicarbonati, che scaturisce da una profondità di oltre 300 metri. La struttura ha creato anche una linea di prodotti cosmetici Aquoleux che nasce dalla innovativa combinazione tra l’acqua termale e l’acqua di olive proveniente dal frantoio “Olio Viola” azienda della medesima proprietà dell’hotel, vero e proprio simbolo della storia e della cultura di questo territorio fin dal 1950 - che utilizza le migliori olive frante subito dopo la raccolta. E dopo avere frequentato l’area benessere, viene sempre molto appetito. Il ristorante Italian Taste, permette un viaggio nella cucina italiana più autentica, mentre Evo, aperto anche ad una clientela esterna, si avvale della ricerca gourmet dello chef Simone Gottardello: con un menu à la carte si possono assaporare ricette ricche di sapore ma volte al benessere, che valorizzano le materie prime del territorio, privile-

giando cotture brevi e accostamenti innovativi. Anche l’area bar è aperta alla clientela non residente, le proposte beverage e i cocktail si abbinano ai piatti di una cucina “pret à manger”, privilegiando cibi leggeri e spuntini veloci. Inoltre nella Cigar Lounge, è possibile abbinare sigari a liquori da meditazione. Per il mondo congressuale e una clientela business, Aqualux offre 1200 mq composti da molte sale di differenti metrature, attrezzate con dotazioni di ultima generazione. Il centro congressi rappresenta un punto di riferimento per la richiesta congressuale della zona del Lago di Garda. Infine, per chi volesse anche vivere una wine experience e un wine tasting, consigliamo una visita alla sede Masi Tenuta Canova a Lazise del Garda. La visita della tenuta inizia dalla postazione “belvedere”, con un incantevole panorama che spazia dai vigneti alle colline della Valpolicella, fino alla montagna. A seguire si prosegue con una visita al fruttaio, dove le uve appassiscono prima della pigiatura e alla cantina dove affina il celebre Campofiorin. Dopo una visita all’emozionante Wine Discovery Museum, si conclude con una degustazione guidata nell’accogliente Wine Bar. La storia delle Cantine Masi inizia nel 1772, quando la famiglia Boscaini acquista pregiati vigneti nella piccola valle denominata “Vaio dei Masi”. Da qui prende il nome l’Azienda, tuttora di proprietà della famiglia che, dopo oltre 200 anni di appassionato lavoro, porta avanti l’azienda con la sesta e settima generazione. Riferimento nell’arte della produzione di Amarone a livello mondiale, Masi tramanda e innova costantemente la tecnica dell’appassimento delle uve, conosciuta sin dai tempi degli antichi Romani.

www.aqualuxhotel.com TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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TURISMO ESTERO / GRAND HOTEL ELBA INTERNATIONAL

LA LEGGENDA VUOLE CHE L’ARCIPELAGO TOSCANO ABBIA AVUTO ORIGINE DA UN MONILE SFILATOSI DAL COLLO DI VENERE, DEA DELLA BELLEZZA E DELL’AMORE, CADUTO NELLE ACQUE DEL TIRRENO. IN QUESTO MITO SI NASCONDE UNA PARTE DI VERITÀ, PERCHÈ È INDUBBIO CHE ANCHE L’ISOLA D’ELBA SIA UN FRAMMENTO DI PARADISO.

DI PAOLA CHIERICATI

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IL PIACERE DI UNA VACANZA ALL’ELBA

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oche località turistiche al mondo possono vantare un’offerta altrettanto ricca e varia nello spazio di pochi chilometri: dai fondali marini, vero paradiso dei sub, alle montagne circondate da boschi secolari, dalle spiagge e le calette incorniciate dalla macchia mediterranea ai piccoli borghi di collina immersi in una quiete senza tempo. Ed è in questo splendore che si erge il Grand Hotel Elba International, che sovrasta la Baia di Naregno, immerso nella natura dell’isola, con una suggestiva vista sul golfo di Porto Azzurro, al confine del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. È l’oasi ideale per regalarsi un indimenticabile vacanza in un ambiente raffinato con vista sul mare tra Capoliveri e Porto Azzurro. La struttura alberghiera si presenta con atmosfere ovattate e avvolgenti, con eleganza nei dettagli, a testimoniare la cura posta nel fare della vacanza un momento speciale, con la delicatezza delle onde che lambiscono la spiaggia privata sottostante, riservata agli ospiti dell’hotel e comodamente raggiungibile anche con un ascensore panoramico. Per chi preferisce invece la tranquillità e la sicurezza di un bagno in acque chiuse, l’albergo mette a disposizione due piscine, entrambe alimentate con acqua di mare. Sono inserite nel verde con spettacolare vista sul golfo di Porto Azzurro e dispongono di ampi spazi per il relax e i giochi. La più piccola delle due, è dotata di idromassaggio e di una fontana a cascata. A disposizione degli ospiti ci sono lettini, ombrelloni, telo da bagno


e un servizio bar con bevande fresche, gelati, aperitivi, panini e piatti freddi. Tranquillità e privacy sono assicurate dalla vegetazione che circonda il Grand Hotel Elba International. Di una bellezza superba, la natura sollecita i sensi con la luminosità dei colori e l’intensità dei profumi, mentre la sensualità dell’orizzonte marino conferisce un fascino unico alle 131 camere, dotate di terrazze panoramiche, attrezzate di tutte le tecnologie moderne e realizzate in materiali ecocompatibili e naturali, nel rispetto dell’ambiente. Gli interni e gli arredi dell’hotel, del centro benessere e del centro congressi, sono improntati alla raffinatezza. Agli ospiti si offre una linea cortesia da bagno che risponde ai temi di sicurezza, sostenibilità, certificazioni ed ecocompatibilità. I prodotti sono dermatologicamente testati, la linea ecofriendly è priva di parabeni, composti impiegati per la conservazione dei prodotti cosmetici, a dimostrazione della massima attenzione per l’uomo e per l’ambiente che lo circonda. Benessere e relax vengono coltivati in ambienti raccolti e declinati nelle calde tonalità dell’arancio e del giallo, i colori della vita e dell’energia vitale. Mani esperte e capaci guidano l’ospite in un percorso rigenerante, che trova i maggiori alleati in trattamenti che attingono alle tradizioni orientali, in massaggi rilassanti, nella sauna e nel

bagno turco e nei preziosi benefici che derivano da programmi specificatamente rivolti all’estetica. Al mattino, la grande sala della sontuosa colazione è aggraziata dalla luce solare che bacia le terrazze affacciate sulla baia. A soddisfare i palati, per l’ora di cena una gamma vasta di menù, che da una parte accolgono le esigenze anche di chi deve fare i conti con la bilancia e con le allergie, senza trascurare i sapori genuini della cucina toscana e mediterranea. Nella cucina del Grand Hotel Elba International vige la regola dell’impiego di prodotti di prima qualità, accuratamente selezionati dagli chef dell’albergo, che si occupano personalmente anche della pasticceria. Sono due i ristoranti nella struttura alberghiera, “Le Agavi” che domina la baia di Porto Azzurro e “Il Pirata” (aperto fino a inizio settembre) che

permette di pranzare in spiaggia. Entrambi accompagnano l’ospite in un percorso gastronomico che fa tesoro della cucina classica e offre piacevoli incursioni nella tradizione gastronomica mediterranea. Ogni ricetta è preparata con estrema cura, con particolare attenzione all’incontro di ingredienti e sapori. Il ristorante “Nemo”, invece, nella struttura centrale è il punto di ristoro aperto a pranzo per i bambini fino a 12 anni. L’isola d’Elba è raggiungibile imbarcandosi a Piombino Marittima, dove diverse compagnie di navigazione dispongono di confortevoli traghetti o aliscafi che effettuano corse giornaliere raggiungendo i porti di Portoferraio, Rio Marina e Cavo. Per altre informazioni: www.elbainternational.it

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LUSSO / ESTATE 2020

SPIRITO VIAGGIATORE PER LUI E IPERFEMMINILITÀ PER LEI

DI VALENTINO ODORICO UN’ESTATE PARTICOLARE QUELLA CHE CI ASPETTA, CON TANTA VOGLIA FINALMENTE DI VIVERE TUTTA L’ALLEGRIA E I COLORI DI QUESTA STAGIONE.

L

a sorpresa è stata la voglia, da parte degli stilisti, di riportare la femminilità, quella vera, tra le strade, in ufficio e nella quotidianità. Se in passato sempre più spesso la donna rubava i tagli e le idee dal guardaroba maschile, oggi si rimpossessa della sua delicatezza e seduzione. Abiti leggeri, romantici, con trame tipicamente estive: seta, chiffon e tessuti che scivolano sul corpo. Prendendo ispirazione dal cartone retrò “Jem and The Holograms”, Anna Yang, Creative Director del brand ANNAKIKI, immagina una ragazza del futuro che intraprende un viaggio onirico andando indietro nel tempo: eleganti tagli a vita alta, abiti sfarzosi, tutto arricchito

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da tocchi speciali come accessori oversize ed esagerati occhiali metallici. Anna Molinari è da sempre considerata la ‘Regina delle Rose’: ecco che nella passerella BLUMARINE le rose vivono un vero e proprio tripudio, acquistando dimensioni macro. Per l’estate quindi il suo giardino incantato evidenza tutta la sua cifra più riconoscibile. Si ispira ad Havana la collezione di ANTEPRIMA: toni dorati, colori da togliere il fiato, che trasmettono tutta l’atmosfera di un luogo, sogno e cultura. Maison MANUELE CANU cavalca il mood anni ‘50: creazioni capaci di coniugare dettagli che riecheggiano elementi dell’estetica nativa americana, come frange, disegni geometrici e colori, con volumi che rimandano all’abbi-

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gliamento dei coloni europei, in una proposta sorprendentemente raffinata. Per CIVIDINI le emozioni e le sensazioni provate davanti ai colori dei quadri di un museo o di una galleria d’arte, sfogliando le pagine dei libri, ripescando le immagini di viaggi impresse nella memoria, sono spesso fonte di ispirazione di una collezione. Ecco quindi che i colori dell’Africa, del deserto e delle sue genti si sono imposti nel gioco di definizione dell’immagine cromatica della passerella. Per GENNY sfilano moderne amazzoni, con cappelli e foulard che corrono su splendidi cavalli attraverso le distese immense della Pampa. L’occhio si perde nella vastità degli spazi dove erba medica, frumento e girasole ondeggiano sospinti dal vento sotto un cielo blu infinito. Forme curvilinee e

volumi arrotondati rubano la scena, sia con i pantaloni tagliati sopra la caviglia abbinati a piccoli giacchini senza maniche, che negli abiti aderenti sul busto e ampi sul fondo. Per BOTTEGA VENETA la collezione sviluppa i codici del brand: un gioco di proporzioni, silhouette morbide che si traducono in una nuova rilassatezza. La palette dei colori è distesa, audace, ricca e definita, dove troviamo un equilibrio di nero, marrone, oro, arancione e blu. Sublime la collezione FENDI dove Silvia Venturini riesce a portare avanti quella filosofia, ricchezza, bellezza e riconoscibilità del Brand. Tessuti eterei e impalabili che svelano il piacere della bellezza, per un sogno ad occhi aperti, dove la donna si abbandona con voluttà a una nuova espressione dello stile.

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Un inno all’italianità per ERMANNO SCERVINO: un’orgogliosa affermazione di capacità artigianali e creative. L’intimo come abito pubblico, tratto distintivo della Maison, passa dalle sottovesti alle vestaglie, preziose ed eleganti come abiti. Lo stesso pigiama, in materiali preziosi, sostituisce con nonchalance la formalità del tailleur. L’estate 2020 racconta quindi una donna dalle mille sfaccettature ma che, come unico comune denominatore, risalta tutta la sua femminilità. Per il segmento maschile emerge un uomo che ama l’aria aperta e lo sport. Tra i giardini di Villa Reale ha sfilato la collezione FENDI, nata dalla colla09

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LUSSO / ESTATE 2020

borazione con il regista Luca Guadagnino. Accessori stravaganti, grafiche e stampe che rimandano alla natura, ad una passeggiata in sentirti tranquilli, per un uomo che vuole ancora il contatto con la natura. Stampe Botaniche presenti su sacchetti in cotone morbido, borse a tracolla e capi leggeri abbinate a coperte per il pic nic. Tutto lo spirito di MARCELO BURLON viene narrato nella sua collezione: veloce, pratica, comoda. Capi tecnologici realizzati con una grande ricerca sui tessuti, dove la sartoria incontra il ciclismo, per mondi lontani che si contaminano e si intersecano tra loro. L’esplorazione continua nella collezione di ANDREA POMPILIO, con una voglia di evasione, in una dimensione sospesa nel tempo e nello spazio. Ecco le camicie Hawaiane in seta stampate che come cartoline raccontano luoghi e immagini; i colori contrastanti sono la particolarità di questa collezione, con camicie a maniche corte e ampissime, ricche anche si stampe indiane. Interessanti anche le nuove idee di brand giovani. KNT è la collezione sportiva di KITON: tutta l’essenza, la maestria e la grande tradizione, si adattano ad uno streetwear assolutamente innovativo. Capi comodi, dal

taglio sporty ma realizzati con una elaborazione moderna dei tessuti storici del brand. Libertà e leggerezza sono i termini che declinano la collezione di NUMERO 00: un concetto moda che si allontana dal rigore quotidiano, a favore di un ritorno alla naturalezza. Poi c’è CANALI che presenta l’evoluzione della linea Black Edition: lavorazioni tecniche per capi e accessori sportivi che definiscono un nuovo codice espressivo della maison. Uomini cittadini del mondo, dinamici e in eterno movimento. Tute, felpe, maglie e t-shirt in materiale tecno, leggero e traspirante. Tutta la collezione ruota su tre colori principali: silver, nero e bianco, mixati in blocchi cromatici che creano forti effetti optical. L’uomo nell’estate 2020 è quindi viaggiatore, sportivo, ama l’aria aperta, la praticità e la comodità; molte le idee presentate perfette per molti gusti stilistici.

01 Fendi Woman SS20 02 Bottega Veneta 03 Annakiki 04 Andrea Pompilio 05 Numero 00 06 Fendi Finale 07 Bluemarine 08 Manuele Canu 09 Ermanno Scervino 10 Marcelo Burlon 11 Canali “Black Edition” 12 Anteprima

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NEW YORK RESET, LAUREATO STYLE.

LAUREATO —

STEEL CASE 42 MM 81010-11-431-11A


LUSSO / BELOTTI OTTICAUDITO

PROTEGGIAMO I NOSTRI OCCHI FORSE NON TUTTI SANNO CHE… I CONSIGLI DEGLI ESPERTI DEI CENTRI BELOTTI OTTICAUDITO A PROPOSITO DI OCCHIALI DA SOLI E RAGGI UV.

Bottega Veneta

Chanel

T

utti amiamo il sole. A chi non piace una bella giornata in spiaggia, al lago o al fiume, con un bel paio di occhiali da sole? Fonte di luce, di energia, di vita, il sole ha una caratteristica fondamentale: emette radiazioni ed è grazie a queste radiazioni che è possibile la vita, ma di contro, l’eccessiva esposizione, può avere degli effetti negativi. Abbiamo voluto interpellare i tecnici di BELOTTI OtticaUdito per capire meglio la relazione che esiste tra i nostri occhi e le radiazioni solari. Ci hanno raccontato che «a seconda della lunghezza d’onda le radiazioni solari possono essere visibili e assumere toni colorati dal violetto, al giallo, al rosso ma anche invisibili e diventare quindi raggi infrarossi o raggi UV ultravioletti». Ci hanno spiegato inoltre cosa sono i raggi UV e le varie tipologie esistenti. «I più dannosi sono i Raggi UV-C ma fortunatamente non riescono ad arrivare a noi perché vengono bloccati dall’atmosfera terrestre, mentre i Raggi UV-B sono responsabili dell’abbronzatura ma anche di eritemi e scottature della pelle e provocano un

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aumento del rischio di cancro. Infine i raggi UV-A sono quelli che arrivano in maggiori quantità e oltre che essere responsabili dell’abbronzatura, provocano l’invecchiamento della pelle». D’accordo, ma per quanto riguarda gli occhi? Abbiamo chiesto in particolare come possiamo proteggere gli occhi dalle radiazioni solari. «Naturalmente anche gli occhi necessitano di protezione. Se li esponiamo senza protezione possono darci fastidi, arrossarsi, bruciare, soffrire di secchezza o addirittura lesionarsi, fino al punto di contrarre cheratiti, cataratte e addirittura degenerazioni maculari che possono portare alla perdita di visione”. È importante consigliare al meglio il cliente sia in termini di lenti, sia in termini di prodotti protettivi per la cura dell’occhio». Abbiamo poi scoperto che i raggi UV possono raggiungere i nostri occhi anche all’ombra. «Addirittura il 90% dei raggi UV raggiungono i nostri occhi e

i riflessi sull’acqua cristallina, su una bella spiaggia bianca o sulla pagina di un libro all’aperto possono intensificare l’effetto fino al 70%. Non bisogna poi sottovalutare i raggi UV anche se il cielo è carico di nubi”. È per questo che è importante scegliere la tipologia di lenti più adatta per raggiungere il massimo benessere visivo». Una scelta corretta di lenti e occhiali da sole rendono dunque più piacevoli le giornate e più piacevole la visione in presenza di sole, riducendo al minimo la possibilità di disagi dovuti a sovraesposizione ai raggi UV. Gli occhiali oltre ad essere un accessorio di moda ricercato, sono fondamentali per la protezione dei nostri occhi. Con l’assottigliamento dell’atmosfera terrestre diventa infatti sempre più importante indossare gli occhiali da vista o da sole non solo quando siamo in spiaggia o a sciare, ma soprattutto nella vita di tutti i giorni. L’importanza della protezione dalle ra-


LUSSO / BELOTTI OTTICAUDITO

Porsche

Gucci

diazioni luminose è diventata oggi prioritaria tanto che Zeiss l’azienda leader del settore “lenti oftalmiche” ha introdotto la protezione totale dai raggi UV anche sulle lenti chiare da vista. Oggi la lente da vista non sostituisce l’occhiale solare, in grado di proteggerci anche dal fastidioso abbagliamento, ma ci garantisce una protezione sempre. Abbiamo inoltre chiesto ai tecnici quali sono le tipologie di lenti o meglio i vari tipi di trattamento a cui possono essere sottoposte: «Le lenti Antiriflesso consentono una visione molto nitida grazie alla riduzione dei riflessi dalla luce e degli effetti specchiati; le lenti Polarizzate consentono una visione nitida, sicura, ricca di contrasti e priva di riflessi e riverberi provenienti da superfici riflettenti, unita ad una protezione totale di raggi UV–A e UV–B. Le Idrorepellenti ed Antistatiche sono facili da pulire e riducono sensibilmente l’appannamento. Infine le Indurenti garantiscono maggior resistenza alle sollecitazioni quotidiane». Un altro fattore importante è rappre-

Chanel

sentato dalla gradazione di colore. «Le lenti degli occhiali da sole si caratterizzano per tipologie di gradazione di protezione dalla luce, da 0 a 4, in base a quanta luce lasciano penetrare. È quindi molto importante farsi consigliare al meglio dai tecnici specializzati in base al tipo di utilizzo che dobbiamo farne. 0 corrisponde alla gradazione minima, con protezione quasi inesistente alla luce e all’abbagliamento; 1 adatto solo alle giornate coperte o nuvolose; 2 rappresenta una protezione di luce compresa tra il 57% e l’82%, ideale per la primavera a latitu-

dini continentali; 3 protegge da luce solare intensa e 4 è il grado massimo e necessario in condizioni particolari quali situazioni oceaniche con sole a picco o in alta quota su neve e ghiacciai. Consigliamo di far verificare ai nostri specialisti dopo circa 24 mesi la tenuta della colorazione delle lenti, visto che l’esposizione al sole porta nel tempo ad una riduzione di efficacia». Non dimentichiamo poi che gli occhiali da sole possono essere anche graduati per non rinunciare neanche un attimo al proprio massimo benessere visivo. Gucci

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LUSSO / GIRARD-PERREGAUX

OROLOGI PRESTIGIOSI PER VOCAZIONE DA OLTRE DUE SECOLI GIRARD-PERREGAUX È SINONIMO DI ALTO ARTIGIANATO E DI UN COSTANTE IMPEGNO PER IL RAGGIUNGIMENTO DELLA PERFEZIONE NELL’ARTE OROLOGERA.

nel 1867 vince la medaglia d’oro e nel 1889 viene alla luce il capolavoro storico di Constant Girard, il cosiddetto tourbillon Three Gold Bridge, frutto di molti anni di lavoro, anch’esso vincitore della medaglia d’oro all’Universale di Parigi dello stesso anno. La maison continua la sua ricerca nell’innovazione degli orologi da polso e nel 1880 un ordine importante viene effettuato dall’Imperatore Wilhelm I di Germania per gli ufficiali della Marina dell’Impero. Ne vengono prodotti 2000 esemplari: il primo esempio di produzione su larga scala di orologi da polso nella storia; ma nell’epoca dell’orologio da tasca questa idea è recepita dal pubblico come troppo rivoluzionaria e la produzione viene interrotta: sarà solo con l’inizio del nuovo secolo che l’orologio da polso incontrerà il successo di cui gode ancora oggi.

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a nascita della maison Girard-Perregaux a Ginevra nel 1791, coincide con la fabbricazione del primo orologio da parte di Jeanne-François Bautte che a soli 19 anni dà il suo nome all’orologio da lui creato. Nel 1837 Jacques Bautte e Jean Samuel Rossel ereditano la guida dell’azienda dal fondatore portandola avanti con successo. Nel 1852 Constant Girard fonda la Girard & Cie: due anni dopo diventa Girard-Perregaux, a seguito del suo matrimonio con Marie Perregaux e una nuova manifattura viene aperta a La Chaux-de-Fonds. Il tourbillon presentato in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi

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LUSSO / GIRARD-PERREGAUX

Nel 1903 Constant Girard-Gallet eredita la manifattura dal padre e due anni più tardi la sua azienda viene eletta membro permanente di giuria all’interno delle maggiori fiere d’orologeria internazionali. Nel 1906 acquisisce la storica manifattura Bautte. Nel 1928 è la volta di Otto Graef, orologiaio vincitore del MIMO (Manifacture Internazionale des Montre d’Or), che acquista l’intero capitale della società: in due anni la vendita degli orologi da polso supera quella degli orologi da tasca, dopo più di cinquant’anni dal primo creato dal grande anticipatore Constantin Perregaux. Negli anni quaranta continua la sua espansione in Europa e America, soprattutto con la linea water-resistent Sea Hawk; cinque anni più tardi esce un modello rettangolare d’ispirazione Art-Decò, in seguito chiamato Vintage 1945. Verso la fine degli anni Sessanta è una delle poche aziende con al suo interno un reparto di ricerca e sviluppo, grazie al quale può creare la Gyiromatic Line, un movimento meccanico ad alta frequenza diventato di diritto da collezione. Del 1975 poi è il modello Laureato, a quadrante ottagonale. Durante la sua lunga vita, la maison ha dato numerosi contributi innovatori al mondo orologiero. Primo fra questi è il concetto dell’orologio da polso. Anche se alcuni orologi da tasca già erano stati modificati per essere portati al polso, Girard-Perregaux fu infatti la prima maison orologiera a produrre

questo genere di orologi in serie, già intorno al 1880. Girard-Perregaux ha sviluppato parecchi movimenti rivoluzionari, tra i quali il movimento al quarzo con una frequenza di 32.768 Hertz che è divenuta un campione universalmente accettato. È stata questa innovazione che ha permesso a Girard-Perregaux di sopravvivere durante la crisi economica dell’industria orologiera svizzera durante gli anni 70 e gli anni 80, ripartendo poi più forte e determinata nel continuare a produrre orologi meccanici di alta qualità utilizzando movimenti di propria produzione. Gli sforzi notevoli dell’azienda per aggiornare la fabbrica, si sono dimostrati paganti. I consumatori hanno riscoperto il piacere di indossare orologi meccanici tradizionalmente costruiti e rifiniti a mano. Nel 1991, in occasione del 200° anniversario, l’azienda ha riprodotto la tecnologia del Tourbillon “con tre ponti d’oro” per una versione di orologio da polso. Parecchie variazioni sono state apportate in seguito a questo modello che ha assunto ormai un valore storico ed iconico. Nel 1992 le redini dell’azienda vengono prese dall’imprenditore italiano Luigi Macaluso, grazie al quale l’azienda stringe un sodalizio con Ferrari dal 1993 al 2004, caratterizzato dalla fertile creazione di modelli sportivi e grandi complicazioni. Nel 1998 Macaluso ac-

quista e restaura un palazzo storico del primo novecento, Ville Margherite, all’interno del quale allestisce il Museo Girard-Perregaux. Nel 2001 la maison lancia sul mercato il modello wwtc (world wide time control) un orologio da polso fuori misura che combina le funzioni del cronografo con l’indicazione delle ore del mondo. Il 2004 è l’anno della nascita della linea femminile con piccole complicazioni meccaniche, The Cat Eyes Concept, della sua partecipazione all’American’s Cup come sponsor del team svizzero BMW Oracle e dell’apertura della sua prima boutique a Gstaad. Nel 2011 il Gruppo Sowind, di cui facevano parte Girard Perrgaux e Jean Richard, viene acquisito dal gruppo francese PPR. Nel 2015, in occasione del 70° anniversario della collezione Vintage 45, è stata presentata un’edizione limitata a soli 1000 esemplari che riprende in chiave moderna il modello originario, mentre l’anno successivo è stato celebrato il 225° anniversario con la riproposizione dello straordinario orologio La Esmeralda Tourbillon. Il 2018 ha visto una nuova edizione completa della collezione Laureato, mentre il 2019 ha segnato l’inizio di un processo di rinnovamento dei movimenti, del design e dei materiali nella prospettiva dello sviluppo del tema “Earth to Sky”, con orologi impostati sui colori nero e blu che prefigurano il dialogo tra la terra e l’universo. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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AUTO / NUOVI MOTORI

AUTO ELETTRICHE DI GRAN CLASSE L’ARRIVO DELLA NUOVA STAGIONE HA PORTATO A RISCOPRIRE VALORI COME LIBERTÀ DI MOVIMENTO E RISPETTO PER L’AMBIENTE. DI ANDREA GRANDI

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n campo automobilistico queste necessità oggi si traducono in un accresciuto interesse delle case produttrici a progettare vetture elettriche di nuova generazione. Risultato? Se la svolta elettrica sinora era rimasta solo una delle possibili strategie di sviluppo, ora è diventata la principale. Questa necessità, come stiamo per vedere in questo ed in un prossimo articolo, ha trovato pronti alcuni marchi; altri, in fase di transizione; altri ancora a decidere, se non ora, quando adeguarsi alle nuove esigenze. Per fortuna ciascuno dei brand che seguono può vantare il plusvalore di un marchio premium, elemento di richiamo commerciale per la clientela alto di gamma ovunque nel mondo. Ad esempio, prendiamo Aston Martin. Nei mesi scorsi era stata annunciata la Rapide E, la prima elettrica della casa. Una quattroporte di oltre cinque metri di lunghezza, larga quasi due, con produzione limitata a soli 155 esemplari. Caratteristiche tecniche: due motori elettrici, 610 cv di potenza, velocità massima 250 km/h, autonomia 320 chilometri. Caratteristica di mercato: produzione rinviata. Nessun problema, è solo questione di tempo: le soluzioni tecniche della Rapide E (01) dovrebbero essere rese disponibili per il nuovo SUV Lagonda, il marchio luxury di Aston Martin, nel frattempo prossima a tornare in Formula Uno con il sei volte campione del mondo Lewis Hamilton.

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Il futuro elettrico è affrontato con altre strategie in casa Audi. Il marchio è da tempo protagonista nella Formula E, la categoria elettrica delle auto da competizione, laboratorio per le innovazioni tecniche che troveremo nella produzione di serie. Le novità elettriche della gamma 2020 di Audi si chiamano A3 Sportback, di cui è facile prevedere il successo commerciale, etron S, e Q5.

Cominciamo dalle novità di carrozzeria ed interni: la A3 si distingue per un restyling della parte frontale, con linee tese, ampliamento della zona radiatore e nuovi fari a led (02). Impostazione sportiva anche per l’abitacolo (03): la aerazione ora é posizionata ai lati della ricca strumentistica di bordo, completamente digitale, con schermi che da partono da 26 centimetri sino ai 31 del Virtual Cockpit disponibile in opzione. 02


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Altre particolarità degli interni: possibilità di ricaricare lo smartphone in modalità wireless, connettività con i sistemi Android Auto ed Apple CarPlay. Aggiornati anche i sistemi di assistenza alla guida, che ora comprendono regolatore di velocità, mantenimento della traiettoria, frenata automatica d’emergenza. Il pianale MBQ, condiviso con altre produzioni del gruppo Volkswagen, consente alla A3 di limitare gli ingombri in 4.3 metri di lunghezza e due di larghezza, pur concedendo ai passeggeri spazi generosi ed un bagagliaio da 280 litri aumentabile sino a 1120. Ma è sotto la carrozzeria che la vettura rivela una sua anima ecologica. La A3 infatti puo’ essere proposta alla clientela con un mild-hybrid da 150 CV complessivi derivato dall’abbinamento di un turbo benzina ad iniezione diretta da un litro di cilindrata con una unità elettrica a 48 volt. Di prossimo arrivo anche un 1.4 ibrido plug-in offerto con due differenti livelli di potenza: 204 e 245 CV che garantiscono velocità massime comunque superiori ai 220 km/h.

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CV e consente una autonomia di 400 km con accelerazioni da a 100 km/h in 4.6 secondi, migliorabili a soli 4 netti per la versione S, la piu’ performante. Sempre in casa Audi arriviamo alla Q5 (06), che offre propulsori 2.0 TDI mild hybrid, con cavalleria motore da 136 (320 Nm di coppia),163 CV (380 Nm) e 204 CV (400 Nm), tutti equipaggiati con dispositivo Start & Stop per ridurre gli inquinanti della combustione. Accelerazione e consumi della Q5: velocità di oltre 220 km/h, scatto da zero a 100 in 7.6 secondi, e consumi stimati dalla casa tra i 6,4 ed 7,2 litri ogni 100 km, secondo le condizioni di guida. Opzioni: per il model-year 2020 l’allestimento base comprende parking-assistant, climatizzatore tri-zona e cruise-control. Proseguiamo con le novità carbon-free dei marchi Volskwagen ed arriviamo in casa Porsche. Tra breve saranno disponibili la Taycan Sport turismo (07)

La batteria agli ioni di litio si rigenera con l’uso quotidiano e permette alla A3 un’autonomia libera da carbonio di circa 40 km nel ciclo urbano. Restiamo in casa Audi: parlare di e-tron S (04) e di e-tron Sportback (05) per gli appassionati è sinonimo di SUV. Nella versione elettrica model-year 2020 la potenza dei modelli di Audi e-tron, che superano le 2,4 tonnellate ciascuno, è stata incrementata sino a 500

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ispirata al prototipo Audi R8 E-Tron presentato lo scorso settembre al Salone di Francoforte. Questo progetto dovrebbe inserirsi tra i modelli Porsche 911 e 918 e dunque in futuro equipaggiare anche la nuova Lamborghini Gallardo, seducente coupé biposto ad alte prestazioni. In attesa che questi piani si concretizzino, anche Lamborghini procede nel suo obiettivo di elettrificare le nuove versioni delle supersportive Huracan (08) e

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e la gemella “maggiorata” Taycan Cross Turismo, quattroporte dalla carrozzeria ispirata alle shooting-brake, le quasi station-wagon, sinomimo di confort per i passeggeri e migliore capacità di stivaggio per il bagaglio. Le anticipazioni della casa accreditano la Taycan elettrica di potenze tra i 580 ed i 761 CV, in base al modello; batterie agli ioni di litio; ricariche ultrarapide di soli 5 minuti per una percorrenza di almeno 100 km, e di 400 km complessivi con le unità elettriche a piena carica. Restiamo nella galassia Volkswagen, ma portiamoci in Italia, presso gli stabilimenti Lamborghini, da un decennio di proprietà del gruppo tedesco Audi. Andiamo con ordine: Porsche, anch’essa come Audi marchio del supergruppo Volkswagen, sta studiando una sportcar elettrica, 09

Aventador (09), liberamente ispirate alla Sian (10), la prima vettura ibrida prodotta dalla casa italiana. Una 5 metri dalle linee filanti che proprio con la consorella Aventator già condivide la piattaforma. Lamborghini Sian si contraddistingue per il suo profilo cuneiforme e gli interni in pelle Frau: vanta un motore elettrico da 34 CV di potenza e 38 Nm di coppia che, gemellato al 6,5 litri-12 cilindri benzina della casa, in base ai dati ufficiali assicura alla vettura una potenza complessiva di 819 CV, uno scatto da 0 a 100km/h in soli 2.8 secondi, ed una velocità massima di 350 km/h. Restando in casa Lamborghini, il futuro 08

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AUTO / NUOVI MOTORI 10

con quattro motori, uno per ogni ruota, con potenza modulabile in base alle necessità di guida. Futuro elettrico anche per Maserati, come Ferrari di proprietà di Fiat Chrysler AutomobilesFCS. Dalle ultime anticipazioni, i motori di Quattroporte (12), la berlina alto di gamma, Ghibli, coupé quattroporte, e di Levante, il SUV della casa, saranno proposti con opzione ibrida plug-in. Insomma, aggiornare la gamma dei modelli con motori elettrici o ibridi è una opzione non solo commerciale che ormai tutti i grandi produttori si trovano costretti a valutare. Per stare al passo delle novità proposte non solo dai marchi che abbiamo citato in questo articolo ma anche da quelli che esamineremo nel prossimo: Bentley, Jaguar, Mercedes, Land Rover, Rolls Royce e soprattutto Tesla.

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si fa elettrico anche per la regina delle vendite: il SUV Urus (11), che da solo monopolizza i due terzi del fatturato. Stando alle ultime indiscrezioni, Lamborghini Urus dovrebbe essere equipaggiata con un propulsore ibrido da 680 CV e 900 Nm di coppia, originariamente destinato ad equipaggiare la Porsche Cayenne Turbo SE-Hybrid. Rimanendo in tema di produzioni italiane, è inevitabile segnalare le novità della arcirivale commerciale di Lamborghini: la Ferrari. Ad inizio 2020 la casa di Maranello ha registrato presso l’European Patent Office i suoi brevetti per una auto elettrica da produrre entro il 2025. Si tratta di una due posti, forse anche ibrida, ispirata alle linee della Ferrari Testarossa: una coupécabriolet gran turismo, equipaggiata

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WINTELER E HCL COPPIA VINCENTE STEFANO WINTELER, DIRETTORE DELLA CONCESSIONARIA DI GIUBIASCO DEL GRUPPO WINTELER PRESENTA LA SPONSORIZZAZIONE CHE NEI PROSSIMI MESI UNIRÀ IL NOME DEL NOTO GARAGE TICINESE A QUELLO DELL’HOCKEY CLUB LUGANO.

01 Stefano e Ralph Winteler

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ome è nata l’idea di questa sponsorizzazione? «Ci sono numerosi elementi che avvicinano la nostra azienda all’Hockey Club Lugano. In primo luogo vorrei citare il fatto che entrambi vantiamo un forte legame nei confronti del territorio di appartenenza e dunque ci è sembrata un’ottima opportunità quella di concorrere a rafforzare l’immagine di una società sportiva fortemente radicata nel cuore dei ticinesi. Siamo infatti fermamente

convinti che, anche in un’epoca di dilagante globalizzazione, sia necessario rimarcare quei valori di dinamicità, spirito imprenditorialità, tenacia nel raggiungere gli obiettivi che caratterizzano il nostro modo di operare, nel rispetto della migliore tradizione della popolazione del Ticino». Che cosa prevede questo accordo? «Per i prossimi tre anni forniremo all’Hockey Club Lugano 15 vetture AMG, scelte tra i modelli più recenti e performanti, da destinare a dirigenti e


AUTO / SPONSORIZZAZIONI

giocatori della prima squadra. Le vetture saranno personalizzate con un’elaborazione grafica del nostro marchio e potranno essere facilmente riconoscibili sia sulle strade del Cantone che in tutta la Svizzera, seguendo gli spostamento dei giocatori dell’Hockey Club Lugano». Altre importanti novità si annunciano per i prossimi mesi in casa Winteler… «Assolutamente sì. Nel corso del 2021 inaugureremo il nuovo AMG Performance Center di Giubiasco. Questi Center si distinguono per essere dei veri e propri centri di competenza che consentono ai clienti e a tutti gli appassionati del Marchio di sperimentare in prima persona le emozioni e le suggestioni del mondo AMG. La formazione mirata e completa degli esperti AMG assicura un’assistenza sempre ai massimi livelli in tutte le fa-

si del rapporto con il cliente. Personale esperto illustra nel dettaglio le caratteristiche dei nuovi modelli e fornisce informazioni dettagliate su motorizzazioni, vetture e possibilità di personalizzazione. Gli AMG Performance Center sono anche la principale porta d’accesso all’AMG Driving Academy, l’accademia di corsi di guida sportiva e sicura AMG nata per offrire agli automobilisti più inclini alla guida sportiva l’opportunità di migliorare le proprie performance e di partecipare a eventi con persone che condividono la stessa passione per i motori». Winteler si conferma dunque un punto di riferimento assoluto in Ticino per tutti gli appassionati di vetture sportive… «L’azienda è stata fondata nel 1964 ad Arbedo da mio padre Willy Winteler, che successivamente ho affiancato nella gestione insieme a mio fratello

Ralph, Direttore della concessionaria di Riazzino. La qualità dei servizi e la soddisfazione dei clienti hanno permesso un rapido sviluppo e oggi il gruppo Winteler è presente su tutto il territorio ticinese con concessionarie a Giubiasco, Riazzino e Bioggio. Le vetture dell’attuale gamma AMG sono disponibili per prove su strada, pronte a dimostrare tutta la competenza e la passione AMG nella progettazione e nel design di sportive di razza».


ANIMA SUV IN ESPANSIONE

DI AS LA NUOVA GENERAZIONE PRESENTA UN MAGGIOR SVILUPPO IN ALTEZZA E SI LASCIA AMMIRARE NEL DESIGN MUSCOLOSO E COINVOLGENTE. MOTORI QUATTRO CILINDRI COMPATTI MA CAPACI, FINO AI 306 CV “FIRMATI” AMG.


AUTO / MERCEDES-BENZ GLA

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on l’arrivo della bella stagione e la graduale normalizzazione delle attività sociali, è pronta a sbocciare una delle novità Mercedes più attese della stagione: il Suv compatto GLA di nuova generazione, pronto a mostrare tutte le sue qualità di crescita ed evoluzione. Che, per una volta, non segue la direzione dei maggiori ingombri – il modello è anzi di un cm abbondante più corto – puntando invece a svilupparsi significativamente… in altezza: ben oltre 10 cm in più rispetto al modello precedente, combinati tra l’altro a misure maggiorate anche nel passo e nelle carreggiate. La vettura si presenta così in una veste sostanzialmente inedita, molto più concentrata sulla sua essenza Suv, attrezzata con un’accoglienza interna in deciso incremento che si va a combinare al design improntato a carattere deciso e muscolarità. Con menzione particolare per le suggestive nervature che impreziosiscono il cofano motore, per i grandi archi passaruota completati dalle protezioni aggiuntive perimetrali e per i cerchi fino a 20 pollici di diametro, montati a filo per esaltare i volumi dinamici dell’auto.

Altrettanto entusiasmante, e di tono superiore, appare l’abitacolo, con l’inevitabile ma graditissima adozione del ponte di comando ultima generazione visto già sulle altre “piccole” di Stoccarda, nonché una seduta più rialzata e panoramica. La plancia, in particolare, coinvolge pienamente l’esperienza di bordo attraverso il design minimalista ma ispirato, concentrando tutte le informazioni di bordo sui due generosissimi schermi widescreen affiancati, ciascuno da 10,25 pollici; il sistema di infotainment è l’avanzato MBUX con grafiche, stili e serie di informazioni personalizzabili nonché navigazione con realtà aumentata, funzione di autoapprendimento e comandi vocali naturali tramite riconoscimento del timbro vocale stile smartphone. Internamente lo spazio è superiore, così come il livello di funzionalità. Nonostante la compattezza, la nuova GLA consente più libertà di movimento in special modo per braccia e gambe dei passeggeri in seconda fila, allo stesso tempo garantendo più capacità di carico (ora pari a 435/1050 litri) includendo tra l’altro la possibilità di disporre del divano posteriore scorrevole longitudinalmente su 14 cm per privilegiare l’ambiente destinato all’equipaggio oppure il volume dedicato al bagagliaio. Cosa ci si attende da una nuova Mercedes sul piano più strettamente tecnologico? Naturalmente di poter accedere a

tutti i sistemi di ausilio attivo alla guida ultima generazione, e la GLA non è da meno anche sotto questo profilo. I servizi già conosciuti ed apprezzati sono ulteriormente affinati anche attraverso piccole e grandi funzionalità aggiuntive che ne incrementano il valore, come ad esempio nel caso dell’evoluto monitoraggio dell’angolo cieco negli specchi retrovisori che guadagna anche l’avviso – in apertura della portiera – in caso stiano contemporaneamente sopraggiungendo pedoni o ciclisti in traiettoria. Evolve la stessa trazione integrale 4MATIC, ora ancor più rapida ed evolutiva nelle reazioni ai cambi di aderenza offerti dal suolo, cui si aggiungono di serie il programma di marcia aggiuntivo per i fondi a scarsa motricità nonché regolazioni di risposta specifiche contenute all’interno del pacchetto tecnico Offroad. Due i motori disponibili da subito, entrambi quattro cilindri benzina turbo, con cambio automatico doppia frizione: si sceglie tra l’agilità del piccolo ma capace 1.33 litri della GLA 200, da 163 cv con sette rapporti, oppure la spinta decisa del 2.0 da 306 cv con otto rapporti del prestigioso allestimento 35 AMG 4MATIC.

ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES-BENZ GLA Motori Quattro cilindri, turbo Cilindrate 1’333 cm3 1’991 cm3 Carburanti Benzina Potenza max. 163 cv (120 kW) 306 cv (225 kW) Coppia max. giri/min. 250 Nm a 1620-4000 giri/min. 400 Nm a 3000-4000 giri/min.

Velocità max. 210 km/h 250 km/h Accelerazione 0-100 km/h 8,7 sec. 5,3 sec. Capacità serbatoio 60 litri Trazione Anteriore Integrale

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AUTO / GRUPPO TARCISIO PASTA

CENTRALITÀ DEL CLIENTE E QUALITÀ DEL SERVIZIO TARCISIO, MARIUCCIA E IGOR PASTA DURANTE I FESTEGGIAMENTI PER IL 50° ANNIVERSARIO DEL GARAGE TARCISIO PASTA E CONSEGNA DELLA TARGHETTA DEI 50 ANNI DI ATTIVITÀ

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uella del Gruppo Tarciso Pasta costituisce una storia imprenditoriale tra le più significative in Ticino per tenacia e continuità familiare. Possiamo riassumerla partendo dalle origini? «Mio padre Tarcisio Pasta, il fondatore della nostra impresa è nato nel 1946 e cresciuto a Vacallo, dimostrando fin da piccolo uno spiccato interesse per i motori; con i suoi fratelli, cominciò ad assemblare motorini e go kart “home made”. A seguito della formazione meccanica e il riconoscimento quale miglior tirocinante del Ticino di quell’anno, venne assunto come meccanico; ma nel 1968, con grande spirito imprenditoriale, fondò la sua prima azienda rilevando un piccolo garage a Balerna, in via San Gottardo, ancora oggi sede storica del gruppo. Fondamentale è stato più tardi l’incontro con mia madre, Mariuccia Poma, che si rivelerà un pilastro portante permettendo al Gruppo di evolvere ed arrivare a quella che à la realtà attuale».

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Nel corso degli anni avete rapidamente moltiplicato le sedi e accresciuto il numero dei marchi rappresentati… «Nell’arco di pochi anni abbiamo acquisito solidità, credibilità e stima. Nel 1981 venne progettata e costruita una vetrina esclusiva per le vetture britanniche. La tappa successiva fu nel 1993 con la creazione a Balerna del Centro Ford, il garage Sprintcar in

via Sottobisio, dove la marca “capostipite” del gruppo Premier Automotive Group viene rappresentata per tutto il Mendrisiotto. A distanza di qualche anno, maturò la decisione di oltrepassare il Monteceneri con Jaguar e Land Rover, un marchio non ancora ufficialmente rappresentato in questa regione. Nel 2000 iniziarono così le ricerche per trovare un terreno adatto allo scopo, ossia un luogo che fosse


AUTO / GRUPPO TARCISIO PASTA

ben visibile e facilmente accessibile da tutto il Ticino, e realizzammo quello che con orgoglio consideriamo un gioiello di architettura. La stessa cosa accadde, quattro anni dopo, quando aprì il secondo garage della sede di via Monte Ceneri. Come tutti i garage che costituiscono il Gruppo Tarcisio Pasta SA, anche questi di Cadenazzo beneficiano della certificazione ISO 14024 a garanzia della qualità di gestione in tutti i suoi processi». Un passaggio importante è stato il suo ingresso nell’impresa di famiglia… «Nel 2001, dopo la laurea in ingegneria meccanica al politecnico di Zurigo (ETH) e di rientro dal Master negli Stati Uniti sono entrato a far parte del Gruppo, diventando il responsabile per le sedi del Sopraceneri. Un ulteriore passo nel processo di crescita del Gruppo è avvenuto nel 2012 quando è stato edificato il nuovo centro in via San Gottardo a Cadenazzo, stabile che ospita tuttora i prestigiosi marchi Lamborghini, Mc Laren e Aston Martin. Complessivamente possiamo oggi parlare di un Gruppo compatto distribuito in quattro stabili in ubicazioni diverse e possiamo contare su un personale specializzato formato da più di 50 persone, tutte accomunate dalla medesima mentalità: soddisfare completamente il cliente». La centralità del cliente costituisce dunque il tratto distintivo della vostra filosofia aziendale… «Assolutamente sì. Per noi il rapporto con il cliente non si esaurisce in alcun modo con l’atto di vendita di una vettura Al contrario, in quel momento hanno inizio tutta una serie di relazioni e servizi che si protraggono nel corso degli anni e coprono tutti il ciclo di vita di un’auto. Ciò avviene in particolar modo con gli appassionati di quei marchi di lusso da noi rappresentati, ai quali garantiamo servizi

esclusivi e una assistenza 24 ore su 24, indipendentemente dal luogo e dalla distanza da cui ci viene richiesta la prestazione. In molti casi il cliente non deve neppure venire presso i nostri centri perché siamo noi a prenderci cura della sua vettura ritirandola e riconsegnandola presso il suo domicilio». A proposito di assistenza al cliente, come avete vissuto questi mesi di rallentamento dell’attività a causa dell’epidemia? «Dobbiamo fare una distinzione tra il mercato delle vetture utilitarie che indubbiamente ha incontrato un qualche rallentamento dovuto anche alle difficoltà nell’erogazione di finanziamenti da parte delle banche, e quello dei marchi di lusso che invece si è mantenuto sostanzialmente stabile. Ciò è da attribuire anche alla qualità delle relazioni stabilite nel tempo con la clientela, con il fatto che molte vetture erano già state ordinate prima della chiusura e che comunque siamo riusciti a mantenere un ottimo livello di assistenza grazie anche alle tecnologie informatiche, al telelavoro e ai rapporti personali che non sono mai venuti meno».

Da ultimo, possiamo segnale un modello intorno a cui c’è molta curiosità e attesa? «Direi senz’altro il DBX, primo SUV di Aston Martin che si distingue per le linee filanti, che ricordano quelle delle granturismo della casa. Un design che riesce a dissimulare le imponenti dimensioni della vettura, lunga oltre cinque metri. Del resto la casa promette un piacere di guida e prestazioni da autentica sportiva, anche grazie al poderoso V8 biturbo da 551 CV (il cambio è automatico a 9 marce). Naturalmente la trazione è integrale e le sospensioni sono di tipo pneumatico: garantiscono un comfort elevato e, per affrontare fondi sconnessi, consentono di aumentare di cinque centimetri la distanza fra il fondo dell’auto e il terreno. Tra le altre novità in arrivo segnaliamo il Nuovo Defender per quanto riguarda Land Rover che dopo 68 anni si reinventa completamente e, per chi ama le sportive, la McLaren 765LT segna un’altra pietra miliare nella storia delle LT – Longtail, massima espressione della sportività, consolidando una cultura tecnologica ed ingegneristica. Tra le caratteristiche principali evidenziamo i 1229 Kg a secco per un’impressionante 0-200 Km/h in 7.2 secondi». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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MOTO / HARLEY-DAVIDSON LIVEWIRE ™ 2020

DA 0 A 100 IN 3 SECONDI GABRIELE GARDEL, TITOLARE DEL CENTRO HARLEY-DAVIDSON DI NORANCO, PRESENTA UNA MOTO CHE SI FA IMMEDIATAMENTE APPREZZARE PER LA SUA STRAORDINARIA ACCELERAZIONE.

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on quali caratteristiche si presenta questo modello alimentato da un motore elettrico? «La motocicletta LiveWire™ è dotata di una batteria ad alta tensione (o RESS, sistema ricaricabile di accumulo dell’energia) formata da celle agli ioni di litio circondate da un involucro alettato in lega d’alluminio. La batteria ad alta tensione fornisce un’autonomia di minimo 158 km nei tratti urbani e 152 km di autonomia in tracciati misti con frequenti arresti e ripartenze e lunghi tratti rettilinei. Le stime dell’autonomia, si

basano sulle prestazioni attese di una batteria completamente carica utilizzata in condizioni specifiche. L’autonomia effettiva varierà a seconda delle abitudini di guida, delle condizioni climatiche e dello stato della dotazione. In ogni caso, il motore eroga una potenza istantanea al solo tocco dell’acceleratore. Nessuna frizione da rilasciare. Nessuna marcia da cambiare. Basta un colpo di acceleratore per sfrecciare via. Il motore elettrico a magneti permanenti è infatti in grado di produrre la massima coppia nominale in maniera istantanea: ecco cosa c’è alla base dell’incredibile accelerazione di


MOTO / HARLEY-DAVIDSON LIVEWIRE ™ 2020

LiveWire. È posizionato al di sotto della batteria per abbassare il baricentro e migliorare la manovrabilità». In che modo può essere effettuata la ricarica? «La LiveWire™ 2020 utilizza il caricabatterie di livello 1 e il cavo di alimentazione a bordo per collegarti a una normale presa domestica e caricare completamente la moto durante la notte. Per una ricarica più rapida, basta recarsi presso qualsiasi stazione pubblica che supporti il livello 3 a corrente continua per ottenere l’80% di ricarica in 40 minuti o una ricarica completa in un’ora». Particolarmente avanzati sono i sistemi tecnologici di guida di cui questa motocicletta è dotata… «Una nuova serie di elementi tecnologici danno maggiore stabilità e controllo in situazioni non ideali. I sistemi utiliz-

zano un controllo avanzato del telaio, controllo elettronico dei freni e una tecnologia di propulsione che supportano accelerazione e frenata sia su rettilineo che in curva. La LiveWire™ offre sette modalità di guida selezionabili, che controllano elettronicamente sia le caratteristiche di performance della moto che il livello di intervento del sistema Reflex™ per la protezione del motociclista (RDRS). Ciascuna modalità di guida consta di una specifica combinazione di configurazioni di potenza, rigenerazione, risposta all’acceleratore e controllo trazione. Il modello LiveWire dispone di quattro modalità pre-programmate: sport, strada, autonomia e pioggia. Il pilota può personalizzare altre tre modalità di marcia». Il sistema di connessione H-D™ Connect rende la LiveWire™ particolarmente smart…

«Grazie ad un sistema di connessione ad abbonamento, sarà possibile connettersi alla propria motocicletta tramite smartphone utilizzando la versione più aggiornata dell’app Harley-Davidson™, con cui tenere sotto controllo tutte le funzioni della moto, ricevere segnali in caso di tentato furto o manomissione e altro ancora». Da ultimo cosa si può aggiungere a proposito del telaio… «Il leggero telaio in alluminio pressofuso è estremamente resistente e contribuisce a una manovrabilità precisa e reattiva che rende la LiveWire™ emozionante da guidare. Le sospensioni anteriori e posteriori SHOWA® ad alte prestazioni sono completamente regolabili. In questo modo si può contare su comfort e precisa manovrabilità in funzione del proprio stile di guida». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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ADRENALINA PURA 01 BMW F 900 XR 02 BMW F 900 R

DUE NUOVI MODELLI PRESENTATI DA BMW MOTORRAD COSTITUISCONO LA PERFETTA SINTESI DI COME SIA POSSIBILE MIGLIORARE LE PRESTAZIONI NELLE DIVERSE SITUAZIONI E MODALITÀ DI GUIDA.

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900 XR La sigla XR significa combinazione senza compromessi di sportività e prestazioni sulle lunghe distanze. Il design stimolante della F 900 XR promette performance straordinarie. La posizione seduta, eretta e rilassata, e la protezione dal vento e dalle intemperie lo dimostrano chiaramente: grazie alla sua ricca dotazione, questa moto è perfettamente attrezzata per lo sport, i viaggi e la città. Le guide a LED del proiettore di nuova concezione sottolineano la natura di leader della F 900 XR. La carenatura aumenta ulteriormente questa tensione dinamica, mentre i bordi precisi ne definiscono il design aggressivo. La parte posteriore, sottile e otticamente corta, è una citazione dei geni sportivi di questa specialista delle lunghe distanze. Le tre varianti di colore enfatizzano le modanature precise e le superfici definite della F 900 XR. Il rosso dinamico

e aggressivo contrasta con il look tecnico del grigio granito metallizzato opaco. Il parabrezza corto sportivo e i tubi della forcella anodizzati dorati sottolineano il dinamismo della moto. Grazie alla sua ergonomia la F 900 XR è progettata per prestazioni sportive su lunghe distanze. La regola è la massima variabilità, non solo per le altezze dei sedili - da 775 a 870 mm -, ma anche per le leve manuali completamente regolabili e per la regolazione in due livelli del parabrezza. La linea ideale davanti agli occhi e la visuale da lontano permettono di affrontare ogni curva in maniera sicura e rilassata. Il motore bicilindrico in linea della F 900 XR mette a disposizione oltre 87 Nm tra 4.500 e 8.500 giri/min. Il Dynamic ESA, disponibile come optional, assicura un comfort delle sospensioni ottimale e una maneggevolezza molto stabile. La F 900 XR definisce nuovi standard anche per quanto riguarda l’illuminazione. È dotata di un’illumina-


MOTO / BMW F 900 XR E F 900 R 01

zione di curva adattiva, disponibile per la prima volta per il segmento medio. Collocata nell’esclusivo proiettore principale a LED di nuova concezione, illumina in modo ottimale la zona di curva con un’inclinazione di 7°: un chiaro vantaggio quando si guida di notte o in condizioni di scarsa illuminazione. Numerose altre innovazioni assicurano una guida piacevole e rilassata. Il controllo dinamico dei freni (DBC) e il controllo del freno motore (EBC) garantiscono una maggiore sicurezza in caso di frenata d’emergenza e di brusco rilascio dell’acceleratore, e quando si scala la marcia all’improvviso. BMW F 900 R Il design pulito e poderoso della F 900 conferisce a questa Dynamic Roadster una guida sportiva ma sicura su ogni strada e ogni situazione. La F 900 R, infatti, reagisce sempre con la massima precisione: così, per esempio, quando si entra in curva, si utilizza tutta la potenza in modo intuitivo e corretto: Ma la F 900 R agevola la guida anche nella tecnologia d’illuminazione, nella connettività e nella sicurezza. Riguardo al design, i suoi spigoli precisi

enfatizzano la dinamicità di questa moto. Il frontale è aggressivo, faro e cockpit si compattano sulla testa del manubrio. Il serbatoio è avanzato, per una distribuzione ottimizzata dei pesi e un codino corto. Il terminale di scarico basso compatto ne accentua il look incisivo. Ognuna delle varianti di colore rivela qualcosa sul carattere della F 900 R: i cerchi neri, il parafango anteriore nel colore della moto e i foderi della forcella anodizzati dorati ne enfatizzano l’assoluto carattere sportivo. Il motore bicilindrico in linea della F 900 R dalla coppia elevata mette a disposizione oltre 87 Nm da 4.500 a 8.500 giri/min. Proprio ai regimi in

cui la spinta diventa più divertente. La F 900 R è disponibile anche in versione da 95 CV per patenti A-, così da godere il suo handling intuitivo fin dall’inizio dell’esperienza di guida di una motocicletta. La luce di curva adattiva della F 900 R si accende in automatico a partire da un angolo di piega di 7°. Elementi LED separati nel faro garantiscono la migliore illuminazione possibile all’interno della curva. L’ergonomia della F 900 R, orientata sulla ruota anteriore, è improntata sulla sportività. Le sei altezze della sella, le leve di freno e frizione regolabili e il manubrio alto a richiesta consentono a tutti di trovare la posizione ideale. Anche il parabrezza è disponibile in versione alta, per offrire una protezione aerodinamica confortevole nei tratti più lunghi. Particolarmente ricca la dotazione di sistemi di assistenza per la sicurezza come ABS Pro, Dynamic Traction Control (DTC), Dynamic Brake Control (DBC) e regolazione della coppia di trascinamento del motore (MSR). Il DBC offre maggiore sicurezza in frenata e il nuovo MSR impedisce lo slittamento o il bloccaggio della ruota posteriore nelle reazioni spontanee quando si interviene su acceleratore o cambio. Il cambio elettro-assistito Pro o l’assetto a regolazione elettronica Dynamic ESA combinano dinamismo sportivo e comfort per un piacere di guida superiore. 02

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ARCHITETTURA / VALUTAZIONI IMMOBILIARI

UN CONTRIBUTO PER RENDERE PIÙ STABILE IL MERCATO IMMOBILIARE

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onsiderato l’attuale andamento di mercato sempre più spesso, sia da parte di privati, che da promotori e/o soggetti istituzionali, vengono richieste delle valutazioni immobiliari al fine di poter conoscere il più probabile valore di mercato, attraverso i più comuni sistemi valutativi. Tuttavia ad oggi, non essendo questa “disciplina” in qualche modo regolamentata e non rappresentando d’altra parte una scienza esatta, permette a chiunque di poter “valutare” secon-

do i propri metodi, standard e soprattutto necessità e/o scopi. Da questa complessa situazione nascono indubbiamente valori diversi, a dipendenza, di chi valutata, di come valuta e dal metodo utilizzato. Coinvolgendo i diversi attori, che possono riportare la propria diretta esperienza, in virtù della propria attività e punto di vista, può risultare interessante capire, considerando le reciproche attività, necessità e finalità, quali siano i punti di forza e le criticità dei diversi approcci e metodi.

HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:

STEFANO SPECHT (S.S.) Immobiliare SL Specht & Lappe

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n valutatore come e cosa dovrebbe considerare e/o osservare ai fini valutativi?

S.S.: «Quando si tratta di valutare un immobile la prima domanda che il valutatore dovrebbe porsi è: “qual è lo scopo principale della stima e quale valore è veramente richiesto?” Questo aspetto è fondamentale in quanto richiede approcci e metodi diversi. Ammettendo che venga richiesto di va-

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PASCAL BRULHART (P.B.) Brulhart &Partners SA

EMANUELE GIANOLA (E.G.) Capifid SA

lutare il potenziale valore di mercato di un oggetto, il valutatore dovrebbe analizzare in primo luogo la situazione generale e chiedersi se c’è il tipico acquirente e chi potrebbe essere e successivamente cercare di immedesimarsi in lui. Il valore di un immobile dipende sostanzialmente da quanto una persona è disposta ad investire rispettivamente a spendere, il che a sua volta dipende dal beneficio che ne trarrebbe acquistando o affittando l’immobile. Il beneficio può essere economico o in benessere

(uso proprio) ed è pertanto consigliato (quando si può) utilizzare il metodo reddituale per valutare gli immobili, in quanto è l’unico metodo che tiene in considerazione l’aspetto “mercato”. Per valutare il valore di un immobile risulta quindi indispensabile un’analisi della situazione (macro e microposizione), un analisi del mercato (domanda / offerta), nonché un’analisi della situazione economica e finanziaria in generale. A queste analisi si aggiunge in contemporanea un’anali-


ARCHITETTURA / VALUTAZIONI IMMOBILIARI

si dell’immobile per verificarne lo stato di manutenzione possibile unicamente con un sopralluogo. Affinché si possano eseguire tali analisi è determinante conoscere molto bene la realtà del mercato nel quale si opera e confrontarsi ed interpretare continuamente dati e statistiche concernenti tematiche sociali, economiche, ambientali e politiche per ottenere un risultato plausibile e sostenibile nel tempo. Per ottenere una corretta valutazione è inoltre importante attenersi scrupolosamente a una metodologia chiara e trasparente». P.B.: «Un valutatore immobiliare è innanzitutto un professionista della valutazione e quindi la valutazione immobiliare oggi è una professione a se stante e autonoma. La definizione di valori patrimoniali regolari, specie per strutture istituzionali, è dettata dalla legge e dalla FINMA. In futuro, non ci saranno più persone che lavorano in architettura, ingegneria o vendita immobiliare che a tempo perso al sabato mattina o quando non c’è lavoro nel loro ramo, eseguono valutazioni immobiliari. Anche il singolo valutatore da solo andrà presto o tardi ad essere rimpiazzato da aziende di media o grande dimensione che eseguono valutazioni immobiliari professionali per lavoro. Tutti i valutatori immobiliari professionali dispongono di certificati rilasciati da enti di certificazione o di riconoscenze da parte delle associazioni stesse così per esempio la RICS con MRICS e FRICS, la certificazione ISO 17024 per valutatori e valutatori per tribunali, la SVIT con il Valutatore SVIT e la SIV con la semplice iscrizione come membro all’associazione senza ulteriore esame. Una volta iscritto ad un’associazione e ottenuto alcune di queste certificazioni, il valutatore immobiliare sarebbe obbligato ad eseguire le sue valutazioni secondo lo standard Svizzero di valutazione immobiliare. Questo indica chiaramente quali sono i contenuti minimi di una valutazione immobiliare. Tendenzialmente possiamo dire che ci

sono due tipi di valutatori immobiliari che seguono approcci leggermente differenti. Il primo si basa molto sulle statistiche che reperisce sul territorio nazionale e il secondo si orienta molto alle sue esperienze personali e si dice molto vicino al mercato. Di principio sarebbero da eseguirsi entrambi gli approcci all’interno della valutazione immobiliare. Questo implica detenere una documentazione molto aggiornata sulle statistiche come il ProperTI Market Study 2020 con prezzi di vendita, affitti e rendimento, statistiche per costi d’esercizio e statistiche per costi di costruzione. Il tutto chiaramente è abbastanza costoso. La vicinanza di mercato invece è data con ricerca di domanda e offerta sul territorio e impegna molto tempo per poter reperire dati concreti e in numero sufficiente». E.G.: «L’attività del valutatore è volta all’individuazione del valore di mercato di un oggetto immobiliare applicando metodologie consolidate, rappresentando e trasmettendo i risultati in modo trasparente e comprensibile. Tale attività non si esaurisce nell’applicazione di “formule” o altri tecnicismi, ma richiede un approccio multidisciplinare che consideri l’immobile come oggetto “inserito in un contesto sociale”, regolato da norme giuridiche, fiscali e, non ultime, politico-sociali. Il modo in cui l’immobile interagisce con l’esterno contribuisce alla definizione del suo valore. Di questo il valutatore dovrà farsi interprete con professionalità nell’espletamento del mandato». Il mondo istituzionale e/o bancario, come valuta, con quale metodo, cosa osserva, e quali sono gli obiettivi che persegue nelle sue valutazioni? S.S.: «Oggigiorno il mondo istituzionale e/o bancario valuta gli immobili principalmente con il sistema edonico che si basa su statistiche e banche dati di transazioni immobiliari avvenute in passato. Ci sono importanti società

esterne specializzate nelle valutazioni immobiliari che forniscono alle banche, agli istituti e a privati tali statistiche. Grazie a queste le banche sono in grado di eseguire una valutazione desktop applicando i loro fattori di rischio e parametri interni. Le valutazioni immobiliari sono essenziali per la stabilità dei mutui e il mondo finanziario in generale. Soprattutto dopo le crisi avvenute negli anni passati gli istituti finanziari vogliono minimizzare il più possibile i rischi collegati nel concedere prestiti finanziari». P.B.: «Sono due segmenti differenti. Il mondo bancario persegue lo scopo dell’erogazione del credito ipotecario, quindi rimane un valore interno. Lo stesso viene poi legato ad ammortamenti e calcolo di sopportabilità dell’onere. La Finma qui impone chiaramente principi di prudenzialità e impone controlli della garanzia in modo ciclico. L’istituto bancario deve quindi implementare criteri di prudenzialità e definire direttive interne, la focalizzazione qui è la perdita del credito in caso per esempio di morte, di perdita del lavoro, di divorzio e così via, quindi la sua realizzazione di rivendita deve essere garantita in tempo breve senza che l’istituto di credito perda parte del credito erogato. I metodi definiti sono spesso imposti a seconda se esiste una direttiva oppure no. Il modo istituzionale invece mette a bilancio il valore del singolo immobile e contabilizza eventuali perdite o guadagni con il Net Asset Value (NAV). Anche qui ci sono leggi federali come per esempio la (LIcol) e ci sono direttive dei fondi e casse pensioni. Le valutazioni vengono eseguite anche in questo caso ciclicamente una volta all’anno. I metodi da utilizzare per gli istituzionali sono di regola obbligatori con sistemi dinamici di calcolo mentre per il finanziamento ipotecario si usano diversi sistemi a dipendenza del tipo di oggetto e della direttiva banca. Passiamo dal valore reale al valore di free cash flow. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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ARCHITETTURA / VALUTAZIONI IMMOBILIARI

Per quando concernono gli obiettivi, risulta chiaro che la banca non vuole perdere il credito erogato mentre il fondo e la cassa pensione necessita di una resa sul capitale proprio immesso, il più possibile sostenibile nel tempo, pertanto è molto focalizzata alla tenuta degli affitti nel tempo, alle potenzialità di rendita e alle riserve presenti. IFRS 13 infatti indica di elaborare lo scenario, anche se non presente, di maggior valore possibile». E.G.: «Il sistema creditizio entra in gioco finanziando, tramite l’erogazione di ipoteche, operazioni di compravendita e/o costruzione di oggetti immobiliari. L’Istituto di Credito dovrà agire con prudenza, cercando di cogliere in modo oggettivo la capacità del richiedente di onorare il piano di ammortamento. La corretta valutazione dell’immobile concorrerà a rispondere a questa esigenza, permettendo di avere informazioni utili sulla redditività e, in ultima istanza, la “congruità” del valore che si andrà a finanziare. Per avere una prima valutazione dell’oggetto, da diversi anni le banche si avvalgono di modelli statistici elaborati da realtà specializzate nel trattamento di dati immobiliari. Questi strumenti, detti “edonici”, permettono di formalizzare le relazioni che intercorrono tra alcune caratteristiche dell’immobile ed il suo valore. Diversi elementi concorrono a determinare l’attendibilità delle estrapolazioni; fondamentali sono la corretta specificazione dei parametri richiesti e la disponibilità di una nutrita base di dati storici sulle transazioni concluse nell’area e nel periodo di interesse I modelli edonici sono strumenti estremamente utili e raffinati ma, al pari delle altre metodologie, non possono esaurire il processo valutativo. Solo un valutatore preparato potrà indagare con cognizione le specificità degli oggetti, armonizzando le informazioni disponibili con i risultati prodotti dalle diverse metodologie al

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fine di rendere plausibile il valore dell’immobile». Da cosa nascono dunque le differenze nei valori immobiliari? S.S.: «Il mercato immobiliare è da considerarsi un mercato poco trasparente in quanto la raccolta dei dati e la loro interpretazione sono degli aspetti soggettivi e non permettono una valutazione oggettiva. Purtroppo per quanto riguarda il campo delle valutazioni non esiste un quadro normativo specifico obbligatorio anche se vi sono alcune regole e standard prescritti. Pertanto, chiunque può valutare immobili secondo i propri metodi, standard e soprattutto necessità e/o scopi. Di conseguenza vi sono differenze nei valori immobiliari che sono all’ordine del giorno. Le banche per esempio, per minimizzare i rischi, utilizzano parametri interni che non rispecchiano quelli del mercato attuale, ottenendo così il più delle volte dei valori “di mercato” (bisognerebbe definirli piuttosto valori di finanziamento) più bassi rispetto a quelli di un perito esterno che considera il “vero” mercato. Le valutazioni immobiliari non sono una scienza esatta e solo la qualità e l’esperienza pluriennale del valutatore garantisce al cliente più sicurezza di ottenere valori plausibili. La trasparenza, la chiarezza, la plausibilità, la descrizione chiara della metodica utilizzata, come pure l’assoluta indipendenza e la formazione continua, sono una solida base per un serio professionista. Oggi esistono diverse associazioni di categoria che permettono ai clienti di individuare i professionisti più qualificati». P.B.: «Domanda sensibile. Iniziamo con la documentazione ricevuta che purtroppo devo dire spesso è molto lacunosa, a volte non aggiornata e a volte non sempre corrispondente con quanto poi si trova sul posto. Inoltre

mancano spesso dati comparativi con altri simili immobili con i quali posizionare correttamente l’immobile. Il nostro mercato è poco trasparente e le transazioni eseguite da parte del notariato in canton Ticino non viene messo a disposizione del valutatore immobiliare. Le statistiche di dati immobiliari non sempre vengono rappresentati nelle valutazioni in quanto il loro acquisto risulta oneroso e pertanto a volte viene a mancare. La trasparenza nei calcoli dovrebbe essere un criterio obbligatorio ma anche qui spesso si trovano dati senza fonte e senza spiegazioni. Da tutti questi fattori sopra menzionati, possono uscire a volte differenze nelle valutazioni. Andrebbe in primis controllato se lo scopo della valutazione immobiliare è lo stesso. A diverso scopo, direttive o base legale diversa, si possono ottenere valori diversi». E.G.: «Sembra sensato aspettarsi che metodologie diverse applicate allo stesso oggetto conducano a risultati “sovrapponibili”. Nel concreto questo non è frequente e, in ogni caso, mai avviene in senso assoluto. L’immobile è un oggetto complesso, convergenza di differenti discipline, tecnologie e materiali. Non solo, lo stesso processo di valutazione può avere scopi diversi: per la banca il finanziamento, per l’investitore il grado di redditività e liquidità, per il privato la massimizzazione del proprio benessere. Infine, non tutte le “grandezze” rilevanti ai fini valutativi presentano lo stesso grado di oggettività: metrature e volumetrie ad esempio sono definiti univocamente; altre invece, come tassi e canoni sostenibili, sono sensibili alla visione del valutatore su mercato e contesto sociale». Che impatto ha il sistema delle valutazioni sul complesso dell’economia immobiliare? S.S.: «L’impatto delle valutazioni sul complesso dell’economia immobiliare


è da considerarsi molto importante in quanto l’analisi e la determinazione del valore dell’oggetto sono di responsabilità del perito, la cui stima diventa un valore di riferimento nelle trattative di compra-vendita, di successione, di procedure di esecuzioni forzate, ecc. Inoltre, le stime immobiliari influenzano bilanci di società e fondi immobiliari e sono decisivi nelle decisioni di concessioni di crediti da parte di istituti finanziari». P.B.: «Il valutatore immobiliare deve di base assumere un ruolo neutrale ed indipendente. Con la sua opinione e giudizio, anche senza volerlo, giudica ed influenza il mercato immobiliare, rispettivamente il suo mandante. Inoltre, anche lui come tutti, deve assumere informazioni di mercato e viene pertanto nutrito e informato da queste notizie. Interessante è capire il suo orientamento e sguardo all’andamento futuro e quanto considera questo nella sua valutazione. Alcuni qui dipendono molto da statistiche che di per se sono dati del passato. Perciò è lecito chiedersi quanto pondera i dati del passato e quanto pondera l’andamento futuro. Alla fine della giornata dovrebbe comunque indovinare un probabile prezzo di transazione dando il suggerimento corretto del valore». E.G.: «La crisi immobiliare degli anni ’90 ha mostrato che il mercato, lasciato a se stesso, non necessariamente è in grado di definire correttamente i valori… a meno di improvvisi e catastrofici aggiustamenti. Le valutazioni immobiliari, se redatte da professionisti competenti, permettono di ricondurre a comun denominatore domanda e offerta, contribuendo in modo decisivo alla definizione di valori sostenibili nel medio lungo periodo. L’argomento è molto attuale e dibattuto. Quello che vorremmo far comprendere è il ruolo sociale del rapporto di valutazione immobiliare. La valutazione, con un corretto uso

di metodi e tecniche professionali, deve far emergere gli aspetti dell’immobile rilevanti al benessere di chiunque vi interagisca. La valutazione rende apprezzabili, tra le tante, le caratteristiche di sicurezza, sostenibilità e rispetto dell’ambiente (la casa delle nostre case!), restituisce materialità ad aspetti talvolta dati per scontati e, spesso, erroneamente percepiti come antagonisti dell’interesse economico. Una vita di qualità non può prescindere da spazi di qualità. Dare valore ed espressione a questi aspetti, significa mettere “sul piatto” nuovi parametri di scelta per cittadini, investitori e mano pubblica. Tutto questo contribuirà a creare una coscienza del valore “allargata”, della quale normative, standard, certificazioni e percorsi formativi ne saranno corollario e garanzia. Un valore più “stabile”, perché legato alla vera natura di quello che si andrà a valutare».

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ARCHITETTURA / CARLO COLOMBO

CREAZIONI TRA ARTE E DESIGN CARLO COLOMBO CONSIDERATO UNA STELLA DEL DESIGN INTERNAZIONALE, ARCHITETTO PLURIPREMIATO, ART DIRECTOR E STRATEGA DI MARKETING DI PRODOTTO, HA SCELTO DI PROSEGUIRE IL SUO CAMMINO SCONFINANDO NEL MONDO DELL’ARTE.

01 Architetto Carlo Colombo: Ritratto del celebre fotografo Bob Krieger 02 Vittorio Sgarbi, seduto sulla Poltrona 784, con l’Architetto Carlo Colombo, autore dell’opera d’arte 03-05 Poltrona 784. Poltrona - Scultura: È realizzata assemblando 784 barre di alluminio pieno di sezioni diverse, tagliate e finite in modo da rendere ergonomica la seduta

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a tentazione di avventurarsi in un mondo dove design e fantasia trovano terreno fertile, dove segno e materia compongono l’anima del progetto suscitando emozioni, rappresenta la capacità di un dialogo fra pensiero e realtà che trasforma un gesto in un’opera quasi unica. Questo nuovo percorso nasce dalla voglia di staccare la matita e concentrarsi non più solo su un prodotto seriale, ma pensarlo come pezzo limitato, parte di una collezione esclusiva, come quella richiesta da Bugatti che esprime al meglio la potenzialità del gesto.

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Vittorio Sgarbi nel libro dedicato alla Poltrona 784 descrive così Carlo Colombo: «È un designer di professione, per di più affermato: sarebbe quasi automatico inquadrare la sua sculpture armchair in un certo modo, nella linea di quanto ha già fatto e continua a fare abitualmente, anche perché, a occhio e croce, l’opera avrebbe tutte le caratteristiche per prestarsi alla produzione in serie. Stavolta, però, Carlo Colombo vuole che la nostra concentrazione, fermo restando che nessuno nega l’artisticità del design, si sposti dal letto firmato al Bed di Rauschenberg, per usare il metro prima indicato a proposito della causa per la quale ho fatto da perito, ovvero dall’oggetto pratico, la cui finalità estetica è accessoria, a quello che invece è eminentemente estetico. Come tale, il

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06-07 Blueberry. Poltrona - Scultura Seduta con scocca in materiale plastico verniciato, composta da 232 sfere morbide rivestite in tessuto tecnico 08 Bob Krieger ritrae Carlo Colombo Il fotografo Bob Krieger, scomparso di recente, scatta il ritratto 01, che è considerato anch’esso opera d’arte

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secondo va valutato nei termini propri della disciplina critica che li considera, da cui anche il mio ruolo in questa sede. Niente di più facile, perché i rimandi della sculpture armchair all’arte contemporanea mi paiono piuttosto evidenti. È infatti opera in cui combaciano perfettamente due nature comunque distinguibili: una più strutturale, con i componenti tubolari, replicati regolarmente secondo un principio modulare, che formano una texture tendente al cubo perfetto, se non venisse alterata, con tagli in sezione a diversa altezza e di andamento curvilineo, in corrispondenza della cavità a seduta; l’altra, più visiva, riguarda l’effetto ottico che tale configurazione plastica

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ARCHITETTURA / CARLO COLOMBO 14

comporta, come se fosse un dispositivo autonomo rispetto a essa».

09–10 Ball. Poltrona - Scultura Il design è estremo e ricercato: una vera e propria scultura per la casa realizzata in acciaio

Carlo Colombo non smette di stupire, anzi continua il suo percorso artistico con Giorgetti realizzando delle sedute uniche, cariche di poesia ed emozione. Lo definisce un omaggio alla donna, come se avesse rimarcato nel segno la sinuosità del corpo femminile e avesse plasmato l’oggetto per poter accogliere le persone in un abbraccio. I materiali nobili ed i rivestimenti rendono questi oggetti delle vere e proprie sculture domestiche. L’ironia è un altro argomento a lui caro, infatti sia nella 784 che nella poltrona Blueberry gioca con le forme attraverso una scomposizione e ricomposizione dei materiali. Tutto è ben calibrato e pensato e il risultato è naturale, frutto di un rapporto fra capacità compositiva ed emotiva dove la materia pretende il suo posto. Nulla è lasciato al caso perché la voglia di sfida e di un’evasione dagli schemi tradizionali impone un lavorio serio e determinato, fatto di passione.

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11–12 Eva. Sedia - Scultura È nata dall’incontro tra artigianato e tecnologia in cui i materiali d’eccellenza divengono finiture speciali in grado di dare vita a prodotti unici 13 L’architetto Carlo Colombo con il celebre fotografo Bob Krieger 14-15 Swing. Poltrona - Scultura La comodità risuona al ritmo di Swing per questa poltrona-scultura dal design veramente unico per uno stile raffinato e al contempo vintage 16-19 Royale. Sedia - Poltrona Scultura La seduta in morbida pelle è racchiusa da bracciale e schienale definiti da un unico elemento che si dilata leggermente verso l’esterno, realizzato in fibra di carbonio. Collezione disegnata per Bugatti Home

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ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING

IL MERCATO DEGLI IMMOBILI DI LUSSO CAMBIA ROTTA SI RAFFORZA IL MERCATO IMMOBILIARE NEL SETTORE DEL LUSSO. L’ISOLAMENTO PER CAUSA DELL’EPIDEMIA VIRUS STA FACENDO RISCOPRIRE IL VALORE DELLA CASA E LA POLITICA ECONOMICA ADOTTATA IN SVIZZERA HA RAFFORZATO L’IMMAGINE NAZIONALE. L’OPINIONE DEI TITOLARI DI WETAG CONSULTING, UELI SCHNORF E PHILIPP PETER.

Da sinistra Philipp Peter e Ueli Schnorf

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rticoli che parlano di una crisi del mercato immobiliare, di una svalutazione degli immobili, eppure, dati alla mano, sembra che l’interesse per cambiare o cercare casa nel settore del lusso sia sempre acceso. In queste settimane non avete potuto effettuare visite, come avete fatto per proporre i vostri oggetti? «La nostra società è all’avanguardia per tutto quello che riguarda l’alta tecnologia, abbiamo potuto proporre immagini girate con un drone all’esterno delle proprietà, così come video in movimento per mostrare gli spazi interni. Naturalmente questo genere di informazioni vengono date unicamente a clienti che conosciamo e con i quali, prima del Covid-19, avevamo

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ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING

già avuto dei contatti diretti. Non le nascondo che anche durante queste settimane siamo riusciti a concludere delle vendite a distanza, questo perché c’è un rapporto di fiducia reciproca». Si parla di crisi del settore immobiliare, ma sono in molti che stanno esprimendo il desiderio di acquistare casa… «Non dobbiamo stupirci, l’isolamento per il Coronavirus sta facendo riscoprire il valore della casa, penso che per alcuni versi - il mercato, soprattutto quello del lusso, ne uscirà rafforzato. Molte persone hanno avuto modo di vivere la propria abitazione, capire se effettivamente era la casa più adatta a loro. Non bisogna dimenticare che per molti la casa durante questo lockdown è diventata un rifugio e indirettamente un aiuto psicologico non indifferente. Pensiamo solo a chi ha potuto godere di un terrazzo spazioso e soleggiato, un giardino e chi, magari, non aveva a disposizione neanche un balcone. Altro fattore importante, visto che abbiamo molta clientela estera, è il desiderio di cambiar Paese, abbiamo notato una domanda crescente di stranieri che hanno deciso di venire a vivere in Svizzera. Ora non ci resta che vedere se si tratta un fenomeno limitato o di un rafforzamento di una tendenza già esistente da anni». La vostra sensazione è che l’interesse per la Svizzera, per il Ticino, sia aumentato a causa di questa situazione eccezionale? «Da una parte sembra si possa dire di sí, almeno per il momento, va peró detto che il mercato del lusso, legato alla clientela estera, da alcuni anni non sembra conoscere crisi. Alla base di questo costante interesse c’è la stabilità politica, la sicurezza e non da ultimo il clima e il paesaggio mediterraneo in cui abbiamo il privilegio di vivere. Parlando della situazione attuale, legata al coronavirus, non possiamo con esattezza stabilire quali e quanti

siano i clienti che hanno mostrato interesse per acquistare una casa a causa della pandemia, cosí come non si può genaralizzare sulla loro provenienza, ma abbiamo notato un’attenzione maggiore nella scelta delle proprietà in quanto hanno più tempo per approfondire la ricerca prima di effettuare delle visite e, come detto in precedenza, c’è una grande richiesta di ville con terrazzi e giardini. Non dimentichiamo inoltre che ci sono anche un numero significante di famiglie che arrivano da oltre San Gottardo, insomma il fascino della Sonnenstube non sfiorisce mai». Proprio prima dell’allarme Coronavirus siete stati a Miami dove avete ricevuto un premio ambito a livello internazionale. Non avete avuto neanche il tempo di festeggiare… «Questo è l’unico rammarico… ma avremo il tempo per farlo. In ogni caso si tratta di un riconoscimento che ci ha dato un’ulteriore motivazione, forse è anche per questa ragione che nel dover affrontare le difficoltà legate

alla pandemia siamo riusciti a reagire prontamente. Come ha ricordato lei si tratta di un riconoscimento internazionale, che ci è stato consegnato durante il congresso annuale mondiale di Christie’s International Real Estate a Palm Beach. Essere premiati come “Affiliate of the Year” è un onore visto che sul posto c’erano i migliori agenti al mondo. A fare la differenza è stato il nostro digital marketing, gli stampati e l’accuratezza degli eventi che proponiamo - legati anche alla casa madre d’asta - oltre il fatto che il livello dei nostri servizi in generale è considerato come ottimo».

Riva Antonio Caccia 3, CH-6900 Lugano Via della Pace 1a, CH-6601 Locarno Via Beato Berno 10, CH-6612 Ascona www.wetag.ch www.journal.wetag.ch info@wetag.ch +41 (0)91 601 04 40 TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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ARCHITETTURA / BESFID & PIANCA IMMOBILIARE

TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA GESTIONE DI IMMOBILI DAVIDE PIANCA, IN POSSESSO DELL’ATTESTATO FEDERALE DI GESTORE IMMOBILIARE, IN BESFID & PIANCA IMMOBILIARE SA SI OCCUPA DEL MARKETING E DELLO SVILUPPO INFORMATICO. IN QUESTA INTERVISTA SOTTOLINEA COME IL RECENTE TRASFERIMENTO DELLA SEDE DELLA SOCIETÀ IN VIA BALESTRA 17 SIA UN SEGNO DI UNA RINNOVATA VOLONTÀ DI CRESCERE ANCORA E CONSOLIDARE LA PROPRIA POSIZIONE NEL MERCATO IMMOBILIARE TICINESE.

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ossiamo raccontare brevemente quali sono state le principali tappe dello sviluppo della vostra società? «Dopo la fusione tra la Besfid Immobiliare SA, attiva da oltre mezzo secolo (la sua fondazione risale al 1966) e lo studio fiduciario Pianca, la Besfid & Pianca Immobiliare SA si trasferì dapprima negli uffici in Corso Elvezia 37, a Lugano, nel settembre 2001, dando inizio ad una attività improntata principalmente alla gestione di immobili a reddito e commerciali e a qualche intermediazione immobiliare. La grande esperienza nel settore immobiliare di Oscar Tagliabue già nel CdA della Besfid Immobiliare e quella di mio padre, Candido Pianca, già dirigente e

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proprietario di una azienda che si occupava di commercio all’ingrosso di apparecchi sanitari e della produzione e posa di arredamenti di cucina, fecero sì che anno dopo anno la società crescesse e si affermasse nel panorama immobiliare luganese». Una delle ragioni del vostro successo risiede anche nel fatto di esservi dotati molto presto di moderne tecnologie informatiche… «Assolutamente sì. Abbiamo ben presto compreso l’importanza di fare ricorso a tecnologie informatiche che permettano di espletare al meglio la gestione tecnica e amministrativa degli immobili, di produrre documentazione atta alla vendita e di consigliare la clientela a tutto tondo per la realizza-


zione di operazioni immobiliari di vario genere. Siamo tuttora all’avanguardia con programmi informatici che ci permettono di massimizzare il nostro intervento per gli stabili a reddito, e siamo fra le prime fiduciarie dotate di un sistema di consegna e riconsegna degli appartamenti tramite iPad, fotografie e protocolli personalizzati. In questa prospettiva nel 2016 sono entrato a far parte della Besfid & Pianca, affiancando mio padre nella conduzione della fiduciaria: la Besfid & Pianca Immobiliare vanta infatti una lunga collaborazione con la Besfid Fiduciaria SA in particolare per l’aspetto fiscale e di consulenza aziendale». Come nasce la scelta di aprire una nuova sede? «Anche a seguito di importanti mandati conseguiti negli anni di attività e della fiducia dei nostri clienti costantemente aumentata nel tempo, si è deciso di trovare una nuova sede, più confacente alle nuove esigenze e di avvicinarci al centro cittadino, così da essere meglio raggiungibili dalla clientela e di poterci dotare di nuova tecnologia. Dopo diverse ricerche abbiamo optato per l’immobile in via Balestra 17 a Lugano, composto essenzialmente da uffici». Con quali caratteristiche si presentano i nuovi uffici? «Abbiamo organizzato postazioni di lavoro moderne, multifunzionali, ciascuna munita di attacchi diretti alla fibra

ottica, schermi interattivi per la presentazione di progetti, postazioni indipendenti con diverse stampanti, collegamenti tramite icloud con il server che abbiamo mantenuto comunque in azienda, anche per quesitioni di sicurezza. Ci siamo pure dotati di un archivio organizzato e strutturato per poter conservare la documentazione della clientela in maniera sicura e professionale. Il trasloco è avvenuto a fine febbraio 2020, poco prima del lockdown dovuto all’epidemia. Questo imprevisto non ha fatto altro che confermare la bontà delle nostre scelte, a partire della possibilità di interagire con il nuovo server e i programmi professionali con il telelavoro, di poter lavorare in sede con le norme igieniche accresciute e le distanze sociali e, non da ultimo, grazie all’ottima connessione in rete, di poter organizzare numerose videoconferenze. Questa prima fase di avvio è stata in ogni caso superata, ora abbiamo in mente di organizzare degli eventi selezionati con clienti per la visita dei nostri spazi. Altro obiettivo è quello di

organizzarci per ampliare l’attività di consulenza per la fattibilità di progetti immobiliari e l’intermediazione». Quali sono i progetti su cui concentrerete l’attenzione nei prossimi mesi? «Ci occuperemo di pubblicizzare e mediare la vendita di appartamenti nella Residenza “Querciabella” che sorgerà su un poggio di Bioggio, vista lago, centrale in un comune con un moltiplicatore di imposta molto importante. Seguirà inoltre la prima locazione della Residenza Cittadella in Corso Elvezia, che sorge sul sedime dell’ex Cinema e che sarà dedicata ad appartamenti ammobiliati e non dedicati ad anziani, ma anche a giovani che vogliono vivere in città in una zona che a seguito del nuovo piano viario, si è dimostrata particolarmente tranquilla, comoda e conveniente. Infine, sempre al centro delle nostre attenzioni sarà il Residence Lidorama Park di Paradiso dove gestiamo e affittiamo appartamenti di prestigio sul lungo lago, luogo idilliaco, piscina esterna, parco, campo da tennis, palestra e sauna, in prossimità del centro e abbordabile anche sotto il profilo di costo degli affitti».

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DOSSIER FONDAZIONI / LIECHTENSTEIN

UNO SGUARDO SULLE FONDAZIONI DI PUBBLICA UTILITÀ DEL LIECHTENSTEIN NEL LIECHTENSTEIN L’ISTITUTO GIURIDICO DELLA FONDAZIONE È RELATIVAMENTE GIOVANE: APPARE PER LA PRIMA VOLTA SOLO NEL 1926, QUANDO NEL PAESE VIENE INTRODOTTA LA «LEGGE SULLE PERSONE E LE SOCIETÀ» (PGR). DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH*

01 www.stifa.li 02 https://www.vlgst.li/ 03 Donors and Foundations Networks in Europe 04 www.uni.li/gesellschaftsrecht *Dr. Dr. Elisa Bortoluzzi Dubach, consulente di Relazioni Pubbliche, Sponsorizzazioni e Fondazioni, è docente presso varie università e istituti di studi superiori in Svizzera e Italia (www.elisabortoluzzi.com).

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o spirito solidaristico e caritatevole era precedentemente legato alla Chiesa, ma con le progressive riforme che hanno accompagnato lo sviluppo della monarchia costituzionale (la nuova Costituzione è del 1921) il Liechtenstein si è ispirato alla legislazione straniera per costruire gli istituti fondanti la società civile. Fino alla prima guerra mondiale l’integrazione del diritto straniero nell’ordinamento giuridico interno guardava all’Austria. Ma con il definitivo crollo dell’Impero austro-ungarico il Liechtenstein ha iniziato ad aprirsi alla Svizzera, con la stipula di accordi come il Trattato doganale del 1923 e l’adozione del Franco Svizzero come valuta interna. Centrale è sta-

to il lavoro di teorici di riferimento del calibro di Wilhelm Beck ed Emil Beck, allievo di Eugen Huber, creatore del Codice Civile svizzero. In questi stessi anni il Liechtenstein è stato il primo stato dell’Europa continentale a introdurre l’istituto giuridico del trust sul modello del diritto comune (1928) e dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando il paese si trasformava da stato prevalentemente agricolo a nazione industriale e di servizi, il sistema delle fondazioni ha conosciuto un grandissimo slancio. In anni più recenti, dopo le prime riforme del 2001, il 26 giugno 2008 è stata operata una revisione integrale del diritto delle fondazioni che ha portato a una maggiore efficienza complessiva del sistema.


DOSSIER FONDAZIONI / LIECHTENSTEIN

Le fondazioni del Liechtenstein oggi Delle circa 50mila fondazioni private originarie, con la riforma giuridica del 2008 ne sono rimaste attive circa 12mila. Di queste, 1.400 sono registrate come fondazioni di pubblica utilità (https://www.stifa.li/zahlen-fakten/). Le fondazioni di erogazione del Liechtenstein distribuiscono i loro contributi non solo nel paese, ma sono molto attive anche all’estero. La politica di comunicazione delle fondazioni è ancora poco trasparente e, a parte le informazioni anagrafiche pubblicate ufficialmente nel registro di commercio, i dati di settore disponibili sono frammentari. Per quanto riguarda il loro funzionamento, sono disciplinate dall’articolo 552 cpv. 1 - 41 della già citata «Legge sulle persone e le società» (PGR) nella sua ultima revisione del 2009. Il capitale minimo per istituire una fondazione è di CHF 30’000 e i fon-

datori possono essere persone fisiche o giuridiche, indipendentemente dalla nazionalità, domicilio o sede legale. Dopo il conferimento iniziale, il patrimonio della fondazione può essere incrementato anche da ulteriori donazioni da parte del fondatore o di terzi. Di norma, l’unico organo della fondazione è il Consiglio di fondazione su cui convergono compiti gestionali e di rappresentanza. Il Consiglio deve essere necessariamente composto da almeno due membri, uno dei quali può essere un fiduciario autorizzato, e possono farne parte anche persone giuridiche. A differenza del diritto svizzero, la fondazione del Liechtenstein risponde ai debiti con il suo proprio patrimonio e non con quello del Consiglio di fondazione. Lo statuto può prevedere anche altri organi con funzioni di più ampia portata. Una fondazione di pubblica utilità acquisisce personalità giuridica solo con l’iscrizione nel registro di commercio e questo la di-

stingue dalle fondazioni private che non devono essere iscritte in alcun registro e non sono soggette all’Autorità di Vigilanza delle fondazioni (STIFA). Le fondazioni erogative di pubblica utilità del Liechtenstein non sono soggette a imposte. Similitudini e differenze con le omologhe europee Vediamo, quindi, che la fondazione del Liechtenstein condivide denominazione e struttura di base con le sue omonime dell’Europa continentale, in particolare con la fondazione disciplinata dal Codice Civile svizzero che, in origine, le fungeva da modello di riferimento. Tuttavia, ci sono anche differenze notevoli, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di articolare la struttura della fondazione. Una fondazione del Liechtenstein può essere definita “caritatevole” anche se la sua attività è solo prevalentemente, e non interamente, impegnata in scopi soliTICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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DOSSIER FONDAZIONI / LIECHTENSTEIN

daristici e di utilità sociale. Quando la legge parla di scopi statutari non lucrativi o caritatevoli, intende infatti tutte quelle attività che generano un beneficio a favore degli altri, del bene comune, in campo caritativo, religioso, umanitario, scientifico, culturale, morale, sociale, sportivo o ecologico, anche se l’attività non riguarda la collettività nel suo complesso, ma va a beneficio di un gruppo ristretto di persone (art. 107 comma 4a PGR). Una seconda peculiarità del sistema delle fondazioni del Liechtenstein che vorrei sottolineare è la libertà concessa al fondatore di riservarsi il diritto di modificare ed eventualmente revocare la fondazione. È proprio questa apertura nella possibilità di modificare lo scopo statutario una delle principali ragioni che spinge taluni fondatori a scegliere il Liechtenstein per istituire la loro fondazione (https://blog. stiftungschweiz.ch/zehn-jahre-liechtensteinisches-stiftungsrecht/). I soggetti rilevanti Veri capisaldi del settore, i protagonisti della piazza filantropica del Liechtenstein sono tre: l’autorità di vigilanza, l’Associazione di categoria e l’Università. Autorità di Vigilanza sulle Fondazioni (STIFA) (01). Istituita nel 2009 come dipartimento dell’Ufficio di Giustizia, controlla e monitora il settore delle fondazioni di pubblica utilità del Liechtenstein. La STIFA deve garantire d’ufficio che il patrimonio della fondazione sia gestito e utilizzato conformemente allo scopo della fondazione. Qualora necessario, può chiedere al Tribunale regionale l’adozione di provvedimenti adeguati, quali il licenziamento degli organi della fondazione, l’esecuzione di revisioni speciali o l’annullamento delle delibere degli organi della fondazione. Per quanto riguarda le fondazioni private non registrate, esse possono sottoporsi volontariamente alla vigilanza della

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STIFA che ha sempre diritto di verificare l’esattezza delle notifiche di costituzione e delle modifiche presentate all’Ufficio di giustizia. VLGST - Associazione delle fondazioni di pubblica utilità del Liechtenstein (02). Fondata nel 2010, rappresenta gli interessi delle fondazioni di pubblica utilità e dei trust in Liechtenstein e promuove i valori della filantropia nel paese, in particolare attraverso la definizione di maggiori opportunità e servizi a favore degli associati e con la pubblicazione periodica di dati statistici. Le fondazioni del Liechtenstein aderiscono numerose alla loro associazione di categoria, che è impegnata a indicare le buone pratiche, a promuovere lo scambio di esperienze e a investire nel networking nazionale e internazionale. La VLGST, per esempio, è membro di DAFNE (03), l’associazione europea delle associazioni di categoria nazionali delle fondazioni di pubblica utilità. Tutte le fondazioni e trust con sede legale in Liechtenstein possono aderire a VLGST, ma solo se la loro finalità è esclusivamente e irrevocabilmente di pubblica utilità, se dispongono di un patrimonio proprio e di un ufficio di revisione in conformità di quanto disposto dalla legge.

Cattedra di diritto societario, delle fondazioni e del diritto fiduciario dell’Università del Liechtenstein (04). Dalla sua fondazione nel settembre 2009, l’attività di ricerca di questa cattedra si è concentrata sul diritto societario del Liechtenstein, europeo e internazionale, con particolare attenzione al diritto delle fondazioni e al diritto fiduciario del Liechtenstein. Altre questioni trasversali di diritto privato e argomenti correlati, come il diritto internazionale privato, il diritto contrattuale e il diritto successorio, svolgono un ruolo importante sia nell’insegnamento sia nella ricerca. Anche il diritto comparato e il diritto privato internazionale e le questioni giuridiche della digitalizzazione sono al centro della ricerca della cattedra. Nell’ambito del diritto comparato, gli approcci alle soluzioni dei sistemi giuridici dei paesi vicini e dell’area angloamericana vengono elaborati in modo scientifico e pratico. Il Presidente desidera contribuire a preparare il Principato del Liechtenstein alle sfide della crescente concorrenza tra i sistemi giuridici in Europa e nel mondo a medio e lungo termine.



DOSSIER FONDAZIONI / LIECHTENSTEIN

INTERVISTA A DAGMAR BÜHLER-NIGSCH, CHE VANTA UN’ESPERIENZA PLURIENNALE NEL SETTORE PRIVATO, NON PROFIT E DELLE FONDAZIONI. DALL’OTTOBRE DEL 2013 È DIRETTRICE DELLA VLGST- ASSOCIAZIONE DELLE FONDAZIONI DI PUBBLICA UTILITÀ E DEI TRUST DEL LIECHTENSTEIN DI ELISA BERTOLUZZI DUBACH

VLGST info@vlgst.li www.vlgst.li

RISERVATEZZA E RIGORE FINANZIARIO

C

hi sono i membri dell’Associazione e quali sono i loro obiettivi? «VLGST rappresenta gli interessi di fondazioni di pubblica utilità e trust nel Liechtenstein. L’adesione è aperta a tutte le fondazioni di pubblica utilità e ai trust che hanno sede nel Liechtenstein e attualmente conta 95 membri. Oltre a

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promuovere un’immagine efficace del Liechtenstein come paese favorevole alle fondazioni di pubblica utilità, l’Associazione mira a perfezionare il sistema delle fondazioni e a sostenerne l’attività. L’Associazione, inoltre, offre formazione continua agli operatori del settore agendo direttamente sulla qualità del lavoro delle fondazioni».

Quante fondazioni di pubblica utilità ci sono nel Liechtenstein? «Attualmente in Liechtenstein esistono circa 1.400 fondazioni di pubblica utilità. Nuove normative giuridiche (revisione del diritto del 2009) hanno portato negli ultimi anni a un costante aumento delle fondazioni di pubblica utilità, anche perché il quadro normativo di riferimento è stato recepito in modo positivo non solo all’interno del paese ma anche all’estero». In quali aree e in quali regioni sono principalmente attive? «Le cifre e i dati disponibili sulle fondazioni di pubblica utilità del Liechtenstein sono pochi e la maggior parte delle fondazioni preferisce operare in silenzio. Le fondazioni


DOSSIER FONDAZIONI / LIECHTENSTEIN

che hanno già definito i loro beneficiari, per esempio, preferiscono non comunicare le loro attività. Per diffondere l’importante contributo delle fondazioni filantropiche presso l’opinione pubblica, la VLGST ha promosso per la terza volta una raccolta di dati su base volontaria. Dal sondaggio emerge che circa tre quarti di tutte le erogazioni delle fondazioni di pubblica utilità vanno all’estero e circa il 20% rimane in Liechtenstein e in Svizzera. Le fondazioni di pubblica utilità del Liechtenstein sostengono progetti e istituzioni in settori molto diversificati come gli affari sociali, l’ambiente, la cultura, l’istruzione, la sanità, la scienza e la cooperazione allo sviluppo». Qual è il ruolo di VLGST in ambito europeo? Quali sono i vostri programmi, prospettive, progetti, visioni?

«Siamo ben collegati in Europa grazie alla nostra adesione alla rete europea delle fondazioni DAFNE (Donors and Foundations Networks Europe) che comprende 25 paesi. Questa partecipazione ci offre anche l’opportunità di richiamare l’attenzione sull’importanza del comparto del Liechtenstein. Per quanto riguarda le prospettive, dobbiamo considerare che il settore della filantropia sta cambiando velocemente, non solo in Liechtenstein, ma in tutta Europa. Oltre alle formule erogative consolidate, i filantropi stanno aprendo nuovi orizzonti della generosità. Molte fondazioni, per esempio, si sforzano di investire il loro patrimonio in modo sostenibile e socialmente responsabile per ottenere un impatto sociale positivo incrementale. Questo porta con sé il superamento di nuove sfide: come devono essere valutati i prodotti finanziari offerti per stabilire se servono solo a scopi di vendita o di

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marketing o se si può realmente ottenere l’impatto sociale positivo desiderato. Sui temi della regolamentazione e della tassonomia nel campo degli investimenti sostenibili, il Liechtenstein sta offrendo alla discussione internazionale contributi di eccellenza particolarmente innovativi. Un’altra sfida sempre più rilevante è la crescente digitalizzazione. Le piattaforme online renderanno le fondazioni del Liechtenstein maggiormente visibili, indipendentemente dal fatto che lo desiderino o meno. La tendenza alla digitalizzazione continuerà a svilupparsi e offrirà anche alle fondazioni l’opportunità di condividere i loro progetti, le loro motivazioni, missioni e, soprattutto, i loro risultati. Come Associazione comunicheremo sempre di più e sempre meglio gli esempi positivi e le best practices di riferimento».

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DOSSIER FONDAZIONI / CAROLA CARAZZONE

FARE SISTEMA CONTRO LA PANDEMIA INTERVISTA A CAROLA CARAZZONE, SEGRETARIO GENERALE DI ASSIFERO, ASSOCIAZIONE ITALIANA FONDAZIONI ED ENTI FILANTROPICI DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH informazioni, buone pratiche e approcci innovativi, per fare insieme massa critica, scalare modelli, rafforzare l’impatto sociale e promuovere, anche a livello nazionale ed europeo, un polo filantropico aggregativo con capacità di rappresentanza, proposta, collaborazione e maggiore efficacia e sostenibilità».

C

arola Carazzone, che cos’è Assifero e quale è la sua visione? «Assifero è l’associazione italiana delle fondazioni ed enti filantropici, soggetti non profit di natura privatistica che per loro missione catalizzano risorse private- capitale finanziario, immobiliare intellettuale e relazionale - per il bene comune. Come Assifero lavoriamo per promuovere e consolidare una filantropia istituzionale italiana più visibile, informata, connessa ed efficace, riconosciuta a tutti i livelli come partner strategico di uno sviluppo umano e sostenibile. Lavoriamo quindi per aumentare la circolarità di

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Nello scenario radicalmente nuovo che si è venuto creando con l’emergenza pandemia, qual è il ruolo delle associazioni e delle organizzazioni di supporto della filantropia? «In un momento di crisi come questo, diventa fondamentale fare sistema e mettere in rete informazioni e soluzioni per facilitare le connessioni e le possibili collaborazioni tra soggetti che si stanno muovendo per far fronte a questa emergenza. Ovviamente, per ottimizzare e rendere sempre più efficaci gli sforzi, c’è necessità di un elemento «coagulante» capace di mettere a sistema tutto quanto si sta facendo. È questo il valore e il ruolo strategico che ricoprono le organizzazioni di supporto della filantropia, come Assifero. Nel nostro caso stiamo lavorando su diversi fronti in tal senso: abbiamo lanciato la piattaforma in collaborazione con Italia non profit «Coronavirus: filantropia a sistema». L’idea è mettere in rete le iniziative promosse da fondazioni ed enti filantropici, aziende e donatori individuali (donazioni >100.000 euro) per far fronte a questa emergenza così da restituire pubblicamente una fotografia costantemente aggiornata del quadro di

insieme, la possibilità di sistematizzare dati e informazioni e possibilmente innescare collaborazioni e sinergie tra i vari attori per proteggere i soggetti più vulnerabili. Solo alleanze multistakeholder riescono ad avere un impatto collettivo e sistemico. In questo senso si deve leggere il nostro essere parte attiva di DAFNE (Donors and Foundations Networks in Europe), che ci mette in rete con le altre organizzazioni europee di supporto alla filantropia. Se volessi aggiungere qualche dato, ad oggi abbiamo mappato 907 iniziative per un totale di donazioni e fondi di 715 milioni di euro». Come fare ad incrementare le capacità, la sostenibilità, la capacità di enti filantropici? «Ci sono sicuramente diversi modi. Nel nostro caso, come associazione di supporto alla filantropia, operiamo per promuovere una filantropia istituzionale più visibile informata e connessa. In tal senso, lavoriamo per mettere in rete e condividere informazioni e best practice che supportino la crescita e il rafforzamento del know-how delle fondazioni. Un esempio è il programma «Allargare la comunità tra comunità», un programma sistemico di capacity building attraverso l’apprendimento tra pari e lo scambio di conoscenze tra Fondazioni di Comunità italiane. Inoltre, facilitiamo e promuoviamo le collaborazioni tra fondazioni sia a livello nazionale che europeo. E la qualità del contributo finanziario e non finanziario delle fondazioni che può fare vera-


DOSSIER FONDAZIONI / CAROLA CARAZZONE

mente la differenza in un approccio sistemico ad affrontare la complessità delle sfide di oggi. Le fondazioni ed enti filantropici hanno un prezioso capitale intellettuale e relazionale, oltre che finanziario ed economico da mettere a sistema e lo possono fare con agilità e libertà, innovando e promuovendo soluzioni innovative». Come si immagina il ruolo dei grandi stakeholder della filantropia come supporto agli stati in difficoltà nel dopo pandemia? «Sicuramente le fondazioni già da adesso stanno fornendo un importante aiuto per far fronte all’emergenza sanitaria, ma anche a tutela dei più vulnerabili a livello economica e sociale. Le fondazioni possono giocare un ruolo fondamentale nel supporto della società civile e delle organizzazioni del Terzo Settore. E’ in un momento come questo che le fondazioni possono avere

l’umiltà e il coraggio di usare la loro libertà e la loro flessibilità e promuovere creatività, capacità e resilienza delle organizzazioni del Terzo Settore, promuovendo un dialogo aperto per rivedere insieme le modalità di finanziamento e di collaborazione, che parte da un presupposto fondamentale: la fiducia. I primi passi di questa tendenza sono già in atto. Basti pensare all’appello che DAFNE e EFC (European Foundation Centre) hanno lanciato il 25 marzo scorso: grazie a questa «chiamata le fondazioni e gli enti filantropici europei si impegnano a sostenere le organizzazioni del Terzo Settore, non in una modalità ente erogatore- ente ricevente, ma in un’ottica di partenariato orientato alla missione. Ad oggi sono già più di 180 gli enti che hanno siglato questo importante impegno».

«Le fondazioni e gli enti filantropici, pur muovendosi in autonomia, possono diventare un supporto fondamentale a quanto le Istituzioni portano avanti, penso anche alle grandi agende globali come l’Agenda 2030. Essi presentano caratteristiche di unicità che rappresentano il loro valore aggiunto e nascono dall’autonomia e dalla creatività con cui possono utilizzare la propria ricchezza privata per metterla a disposizione del bene comune. Questo permette loro, a differenza dello Stato, di poter operare in totale libertà e supportare cause e progetti pilota, di assumersi il rischio, di testare soluzioni innovative e di investire nei processi, nella costruzione di reti e approcci sistemici e non settoriali».

Che cosa possono fare gli enti filantropici che lo stato non può fare?

Un sostegno per gli studenti del Conservatorio Il distanziamento sociale e la cancellazione della programmazione di teatri e sale da concerto ha colpito particolarmente i giovani studenti, che vivono una situazione di grande precarietà, spesso aggravata dall’impossibilità da parte della propria famiglia di supportarli a causa delle ripercussioni economiche del blocco delle attività produttive, i cui effetti si protrarranno anche nei prossimi mesi. Il Fondo di solidarietà per gli studenti in difficoltà economica a causa della pandemia, creato lo scorso 1 aprile 2020 dalla Fondazione Conservatorio della Svizzera ita-

liana, ha raccolto ad oggi poco più di 110.000 franchi, riuscendo ad attribuire in maniera efficace e trasparente oltre 70 borse di studio di emergenza, elargite attraverso un versamento di denaro direttamente sul conto corrente dello studente beneficiario. I primi a condividere l’importanza di questa iniziativa, fra gli oltre 70 donatori tra Fondazioni e privati, sono stati proprio i musicisti, che in numerosi hanno contribuito al Fondo di solidarietà nonostante l’effetto economico diretto della pandemia colpisca tutto il settore delle arti performative. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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DOSSIER FONDAZIONI / PROFONDS

IL RUOLO FONDAMENTALE DELLE FONDAZIONI INTERVISTA CON FRANÇOIS GEINOZ (FGE), PRESIDENTE, E CHRISTOPH DEGEN, DIRETTORE DI PROFONDS (CDE), ASSOCIAZIONE MANTELLO DELLE FONDAZIONI SVIZZERE DI PUBBLICA UTILITÀ

François Geinoz

Christoph Degen

osa cambia nella vita delle fondazioni a fronte della crisi COVID 19? Quali conseguenze si registrano nella vita pratica delle fondazioni, dal punto di vista finanziario, della relazione con i richiedenti, della gestione patrimoniale e della liquidità?

a come affrontare il fatto che i beneficiari non possono realizzare i progetti per i quali hanno ricevuto il denaro. Alcune fondazioni erogatrici hanno già pubblicato delle linee guida a tal fine, che dimostrano una grande buona volontà nei confronti dei loro beneficiari».

C

FGE: «Per quanto riguarda il lavoro pratico delle fondazioni, le fondazioni si trovano naturalmente ad affrontare le stesse sfide delle PMI o di altre imprese. Per rispettare le norme igieniche dell’UFSP, anche loro hanno dovuto adeguare tutti i loro processi di lavoro. Le conseguenze sono molto più drammatiche laddove le fondazioni non sono più in grado di svolgere il loro lavoro, o possono farlo solo in misura limitata, perché, ad esempio, non è più possibile organizzare eventi a causa del divieto di tenere manifestazioni. In questo caso, è necessaria una grande flessibilità, anche da parte dei partner finanziatori. Devono pensare

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CDE: «Il problema principale per le fondazioni che raccolgono fondi è la grande incertezza. Secondo un sondaggio di Swissfundraising, l’80% degli intervistati prevede una riduzione dei proventi delle donazioni, il 30% di essi teme addirittura un forte calo. Uno dei motivi di preoccupazione è dato dal fatto che molte campagne di raccolta fondi non possono essere realizzate. Tuttavia, al momento è difficile dire quanto sarà effettivamente consistente il deficit. È ancora troppo presto per valutare questo fenomeno. È chiaro che un drastico calo delle donazioni potrebbe portare a problemi di liquidità».


DOSSIER FONDAZIONI / PROFONDS

Quali sono i consigli di proFonds punto per punto? CDE: «È importante che i problemi siano identificati e affrontati per tempo. Ad esempio, una fondazione operativa, il cui lavoro è limitato o reso impossibile, dovrebbe contattare al più presto i partner finanziatori in modo da poter trovare insieme una specifica soluzione. Se una fondazione si trova in difficoltà finanziarie, è consigliabile che il Consiglio di fondazione si rivolga tempestivamente all’autorità di vigilanza. Tuttavia, la gestione della fondazione rimane di competenza del Consiglio di fondazione, il quale, nella situazione di crisi, è chiamato a elaborare proposte di soluzioni affinché un incontro con l’autorità di vigilanza possa risultare proficuo». FGE: «È importante sapere se l’aiuto transitorio COVID della Confederazione vale anche per le fondazioni ed enti non-profit. Ciò è stato chiaramente confermato dal Consiglio federale in una lettera di risposta a una corrispondente richiesta di proFonds. Concretamente, ciò significa che le fondazioni possono richiedere, ad esempio, il lavoro ridotto per i loro dipendenti, la proroga per il pagamento delle assicurazioni sociali, un credito transitorio con fideiussioni o l’indennità di perdita dei guadagni per i dipendenti se devono restare a casa e curare i figli a causa della chiusura della scuola. Anche nel settore culturale è in atto un pacchetto di misure per evitare danni permanenti al patrimonio culturale svizzero. In ogni caso è necessario chiarire quali sono i diritti e le agevolazione di cui, in ogni specifica circostanza, è possibile usufruire». CDE: «Per quanto riguarda l’investimento del patrimonio della fondazione, si consiglia di non farsi prendere dal panico. A causa della crisi COVID 19 un calo dei rendimenti è prevedibile. Tuttavia, poiché le fondazioni in genere investono

a lungo termine, non bisogna agire in modo avventato. Ci sono state più volte crisi del mercato azionario, ma a lungo termine si è sempre ripreso. Occorre pertanto evitare la vendita di azioni in preda al panico, perché così facendo si realizzerebbero delle perdite, rischiando di vanificare o ritardare la ripresa». FGE: «Sostenere le fondazioni e dare consigli utili in situazioni difficili è uno dei compiti di proFonds. Il numero crescente di richieste di questo tipo dimostra che attualmente la necessità di una consulenza specializzata è particolarmente forte. I nostri membri apprezzano il fatto che siamo in grado di rispondere alle loro domande in modo molto specifico e orientato alla soluzione di casi e situazioni concrete. In che modo le fondazioni possono agire in modo complementare allo Stato in relazione alla crisi COVID 19? FGE: «Le misure di aiuto della Confederazione mirano soprattutto a limitare i danni economici della crisi COVID 19. Ci sono quindi ancora persone e aree di disagio che hanno bisogno di denaro per affrontare la crisi, ma non lo ricevono perché escluse dal pacchetto di aiuti. In questo caso possono intervenire le fondazioni, se lo consente il loro scopo. La Confederazione è tenuta ad aiutare tutti coloro che soddisfano determinate condizioni. Le fondazioni, invece, possono scegliere un gruppo o un’area specifica e offrire il proprio sostegno. Ad esempio, la Fondazione dell’Ospedale Universitario di Zurigo (USZ Foundation) ha lanciato un fondo per fornire un’assistenza rapida e non burocratica al personale USZ sovraccarico di lavoro, ma anche per promuovere la ricerca di un vaccino contro il Coronavirus. Senza il sostegno supplementare delle fondazioni e degli enti non-profit, la Svizzera sarebbe molto più limitata nella gestione di questa crisi».

Quali sono le sue previsioni riguardo a come cambierà la vita delle fondazioni nei prossimi mesi? Quali le sfide e quali le opportunità? CDE: «Tutti sono ora in attesa di vedere come si svilupperà il flusso di cassa. Ma anche se arrivano meno risorse, le fondazioni non dovrebbero essere orientate a risparmiare. Al contrario: esse dovrebbero - purché la situazione non ne minacci l’esistenza - avere un comportamento anticiclico, cioè spendere più denaro piuttosto che diminuire le erogazioni e forse anche intaccare il patrimonio. Non a caso, i servizi forniti dalle fondazioni sono particolarmente importanti e preziosi in questo momento». FGE: «La crisi ci ha reso ancora una volta consapevoli di quanto sia importante essere solidari e uniti. Dobbiamo affrontare insieme i problemi per il bene della società insieme possiamo trovare soluzioni a ogni difficoltà. Questa consapevolezza ci ha incoraggiato nel nostro lavoro: da 30 anni proFonds lavora per la coesione del settore filantropico, rappresentando i suoi interessi ed essendo presente nei confronti dei suoi membri quando hanno bisogno di un sostegno personalizzato. Insieme riusciremo a superare anche questa situazione di crisi».

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DOSSIER FONDAZIONI / BRUNELLO PERUCCHI

DALLA PARTE DEI BAMBINI PIÙ DISAGIATI

L

Brunello Perucchi Amministratore Fondazione Madras

ei è membro del Consiglio di fondazione della Fondazione Madras-Morbio Inferiore. Quando è stata istituita la Fondazione? «La Fondazione Madras-Morbio Inferiore è nata nella seconda metà degli anni 80 del secolo scorso in circostanze assai curiose. Già da un ventennio l’allora parroco di Morbio Inferiore, Monsignor Luigi Mazzetti, si occupava di aiuto in India, nel Tamil Nadu e più precisamente a Tiruvannamalai. Quando venne costituita la Fondazione collaboravo già da alcuni anni con Don Luigi ed ero stato con lui in India a visitare le opere realizzate nel Tamil Nadu fra cui 50 casette, una chiesa e una piccola scuola. Nel 1987 ricevetti sulla mia scrivania un libretto dal titolo Orizzonti d’amo-

LA FONDAZIONE MADRAS-MORBIO INFERIORE OFFRE DA ANNI UN IMPORTANTE SOSTEGNO PER LA CURA E L’EDUCAZIONE DI BAMBINI E RAGAZZI CHE VIVONO IN ALCUNE DELLE REGIONI PIÙ POVERE DELL’INDIA. 01 L’India e in rosso lo Stato del Tamil Nadu dove si svolge l’attività della Fondazione 02 Centro scolastico di Palithammam. Monsignor Mazzetti attorniato dai 350 allievi del centro. 03 Il libro con il quale abbiamo dato inizio al progetto HIV presso il Centro Giardino Giovanni XXIII 02

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01

re, realizzato da Don Luigi in occasione di una visita in India, e il progetto per la costruzione di un nuovo centro scolastico sempre nel Tamil Nadu, a Palithammam, nel distretto di Shivagangai, che avrebbe servito 11 villaggi privi di scuola media abitati prevalentemente da “dalit”, in passato definiti come intoccabili, cioè i fuori casta o 5a casta nel sistema sociale e religioso induista. Per legge le caste sono poi state eliminate. Letto il progetto che prevedeva investimenti dieci volte superiori al saldo del nostro conto e ormai rassegnati a rispondere negativamente alla richiesta degli amici salesiani, ricevo un giorno la visita di una cliente che casualmente vede il libretto, si interessa,


DOSSIER FONDAZIONI / BRUNELLO PERUCCHI 03

chiede se può prenderlo e dopo un mese, con mia grande sorpresa, mi chiama e conferma di procedere con l’investimento richiesto. Nello stesso anno, grazie a quella generosa donazione ben superiore all’importo dell’investimento, venne costituita la Fondazione Madras-Morbio Inferiore. Il pensiero della donatrice fu lungimirante. Mi disse che le opere non basta realizzarle ma bisogna pure sostenerle fino ad una possibile indipendenza finanziaria, in caso contrario sarebbero stati soldi mal spesi». Qual è lo scopo della Fondazione? «La Fondazione ha quale scopo quello di aiutare e sostenere le missioni salesiane con sede nello Stato del Tamil Nadu, presso le Ispettorie di Chennai e di Tiruchy e l’orfanotrofio di Kilnathur Tiruvannamalai, nonché le vocazioni sacerdotali di persone residenti nel Comune di Morbio Inferiore». Quale è la vostra visione? «La nostra visione si sposa con tutti gli sforzi in atto per contenere le migrazioni dettate da fame e miseria. L’obiettivo della Fondazione è quello di aiutare i giovani dalit a vivere dignitosamente nella loro regione per evitare le grandi migrazioni verso le città indiane che stanno sempre più diventando megalopoli. Inoltre, offrire ai giovani la possibilità di apprendere una professione e, nel caso vi sia il potenziale, avviarli agli studi superiori». Quali sono i progetti più significativi degli ultimi anni? «Il centro scolastico di Palithammam, scuola media, avviamento professionale e scuola di agraria, è senz’altro il nostro fiore all’occhiello, frequentato da ca 350 ragazzi e ragazze figli in massima parte di lavoratori a giornata (daily worker) provenienti da 11 villaggi nei raggio di 15 km. Nel vicino orfanotrofio Christopher home abbiamo realizzato dormitori per ragazzi e ragazze che restano per 5 giorni della

settimana a Palithammam. Oltre alle opere realizzate versiamo un contributo annuo per sostenere le spese del centro. Il grande giardino della scuola di agraria permette di coltivare verdura e frutta per la refezione dei ragazzi e per la vendita al mercato, il che contribuisce a coprire le spese. Il problema più grande è l’approvvigionamento di acqua. Anche nel 2019 lo Stato del Tamil Nadu è stato colpito da una devastante siccità e l’acqua per la città di Chennai veniva trasportata da 236 km di distanza. Altra iniziativa di cui andiamo orgogliosi è la trasformazione del “Giardino Giovanni XXIII” di Anbagham (Chennai), nato negli anni 60 dall’iniziativa di Padre Mantovani e amici, come lebbrosario e molto conosciuto in Ticino. La lebbra nel Tami Nadu è in regresso e, con il tempo, le autorità locali hanno anch’esse investito nella cura di questa piaga. All’interno del centro, con il decisivo aiuto della nostra Fondazione, abbiamo potuto realizzare due opere: un centro HIV per bambini orfani nati sieropositivi (attualmente circaa 50 orfani vengono ospitati, curati e istruiti) e una casetta per ragazzi di strada raccolti dai Padri la notte nei bassifondi della città. Abbiamo lanciato il progetto pubblicando un libretto Operazione speranza, salviamo la vita all’infanzia che è disponibile gratuitamente presso la Fondazione. Il Tamil Nadu è lo Stato indiano più colpito dall’AIDS. Oltre ai 50 orfani sieropositivi ospitati nell’ambito del progetto HIV, i Padri si occupano anche di altri 200 bambini (orfani di un genitore o che possono contare su nonni, zii, ecc), portatori sani di AIDS e che vivono nei villaggi attorno al Giardino Giovanni XXIII. Una volta al mese grazie ad un veicolo da noi acquistato vengono portati in ospedale per la cura antiretrovirale. Il Governo del Tamil Nadu ha riconosciuto la validità del nostro progetto e le spese per i medicinali e le cure vengono sostenuti dal Governo.

L’assistenza medica ordinaria viene per contro effettuata nell’ambulatorio del Giardino, che abbiamo recentemente ristrutturato, al quale fanno pure capo le donne dei villaggi circonstanti. Nel grande Centro Beatitudini di Vjasarpadi (Chennai) abbiamo realizzato un edificio scolastico di una ventina di aule e contribuiamo saltuariamente ad opere di miglioria. A Kilnathur (Tiruvannamalai), dove si trovano anche 50 casette, chiesa e scuola realizzate da don Luigi prima della costituzione della Fondazione, sosteniamo l’orfanotrofio Arputha Matha Home for Children con un contributo annuo e abbiamo investito sull’arco di alcuni anni oltre 150.000 CHF in opere di miglioria e riparazione (il monsone che annualmente attraversa la regione arreca talvolta gravi danni alle infrastrutture). Le bambine e ragazze dalit ospitate sono orfane, figlie di famiglie monoparentali e figlie di dalit». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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DOSSIER FONDAZIONI / BRUNELLO PERUCCHI 04

alla realizzazione di questa indispensabile opera rappresentano il 10% del costo totale previsto. La pianificazione del futuro è quindi concentrata sul sostegno finanziario delle opere descritte e sul reperimento dei fondi necessari alla realizzazione della Scuola universitaria professionale. Progetto molto ambizioso, al limite dell’impossibile, ma in cui dobbiamo credere».

FONDAZIONE MADRAS-MORBIO INFERIORE c/o Brunello Perucchi Via Zee 6 Casella postale 49 CH-6834 Morbio Inferiore Quale è la strategia della Fondazione per i prossimi anni? Che cosa pianificate per il futuro? «La strategia è stata stabilita fin dall’inizio della nostra attività. La Fondazione Madras-Morbio Inferiore non è una fondazione di accumulo e preservazione del capitale; per sua natura è una fondazione di distribuzione. La nostra attività si è fino ad oggi sviluppata in tre fasi: fronteggiare le emergenze, realizzare le opere per rispondere ai bisogni impellenti, mantenere in buono stato e efficienza le strutture realizzate e contribuire finanziariamente alla gestione delle stesse. La fondazione è quindi per sua natura destinata ad estinguersi nel tempo e, si spera, lasciar spazio ad altre iniziative analoghe. Resta da realizzare la quarta fase del nostro progetto, la più impegnativa! Il nostro sogno nel cassetto, fatto proprio dai nostri amici salesiani, è la realizzazione all’interno del Giardino Giovanni XXIII e idealmente in futuro anche a Palithammam di un Istituto universitario professionale a pagamento (il modello ideale è la SUPSI). Con le rette pagate dagli allievi si con-

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ta di poter coprire le spese della SUP, del lebbrosario, del centro bambini HIV e ragazzi di strada. Il sogno è nel frattempo diventato un progetto, elaborato a Chennai, approvato sia dalle massime istanze salesiane in India come pure dalla loro casa generalizia di Roma. Ma, c’è sempre un ma. La Fondazione si trova nella stessa situazione del 1987. I mezzi che potremmo destinare

04 Le prime bambine accolte presso il centro HIV di Anbagam, Giardino Giovanni XXIII 05 Uno degli stabili ristrutturati all’interno del Giardino Giovanni XXIII per il progetto orfani HIV



AZIENDE / SUPSI

INTERVISTA A GIAMBATTISTA RAVANO, DIRETTORE RICERCA, SVILUPPO E TRASFERIMENTO DELLA CONOSCENZA SUPSI.

SFIDE E CAMBIAMENTI: IL RUOLO DELLA RICERCA APPLICATA

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n un momento come quello attuale, il mondo intero ripone grandi speranze nella comunità scientifica, al lavoro per cercare soluzioni alle numerose problematiche, sanitarie e derivanti, legate alla pandemia di coronavirus. Anche la ricerca svolta a livello di scuole universitarie professionali - orientata, per vocazione, ai reali bisogni del territorio e alle esigenze di una società in continua evoluzione - si sta attivando per fornire il proprio contributo.

i fronte all’epidemia di COVID-19, quali sono i compiti della ricerca? «La ricerca scientifica fondamentale ha come obiettivo quello di scoprire perché e come avvengono i fenomeni naturali, mentre il ruolo di quella applicata è invece quello di proporre soluzioni innovative volte a favorire lo sviluppo e il benessere - sociale, culturale, economico o tecnico - dell’essere umano. Una definizione molto stringata che, se applicata alla situazione che stiamo vivendo, affida alla ricerca applicata il compito di cercare di risolvere i molteplici problemi generati dall’epidemia. Perlomeno a livello europeo, oltre all’attivazione immediata di sforzi nella direzione di assicurare rimedi sanitari e medici, le sfide si concentrano attorno alle svariate emergenze derivate quali, ad esempio, quelle economiche e sociali». Quali sono i principali bisogni emergenti? «Al di là dei bisogni sanitari e medici - che, seppur complessi e confrontati a enormi sfide, sono facilmente riconducibili alla ricerca di un vaccino, al controllo dell’epidemia e alla cura dei malati - vi sono molte altre sfide dal non immediato discernimento. Sul fronte dell’economia, interi settori e servizi si troveranno in condizione di

dover cambiare modalità di produzione e di distribuzione, ciò che comporta una rivoluzione della catena logistica e un adattamento del modello di business. Il modo di lavorare sarà, inoltre, confrontato a ulteriori cambiamenti: se le modifiche indotte dalla frammentazione dei servizi e dai modelli differenziati della “new economy” avevano già reso diverso il panorama della figura professionale del dipendente e quella dell’imprenditore, con l’emergenza questa tendenza sarà ulteriormente accelerata e porterà a riconsiderare la definizione stessa di lavoro, tempo di lavoro, impegno e remunerazione. Tutto il settore che si occupa di protezione dell’ambiente dovrà assumere diverse nuove responsabilità: dal consumo energetico alla gestione delle abitazioni, dagli spostamenti all’uso e consumo di beni. Un altro tema molto impellente riguarda la valutazione e le misure relative allo stato di salute psichico, nonché la riorganizzazione sociale indotta da questa e dalle possibili future pandemie. L’elenco degli ambiti che necessitano di soluzioni è davvero molto lungo: dalla risposta dei governi all’epidemia agli impatti sulla forza lavoro; dall’evitare l’infezione e lo sviluppo di una pandemia, agli impatti sui viaggi, i mercati finanziari, i commerci, la formazione, ecc. Elementi che, a loro volta, si suddividono in una miriade di sotto capi-


AZIENDE / SUPSI

toli ancor più dettagliati, ciò che rende difficile, se non impossibile, riprodurre una lista di bisogni esaustiva. Bisogni per i quali si attendono nuove idee e stimoli da parte della ricerca, e per i quali le scuole universitarie professionali (SUP) potranno contribuire ad attivare le innovazioni necessarie». In questo contesto, qual è il ruolo delle SUP? «Le SUP associano la loro esistenza al mandato applicativo della loro ricerca; il loro ruolo è quindi quello di trovare soluzioni in grado di dar sollievo e accrescere lo stato di benessere dell’essere umano. La chiave della loro attività è da ricercare nello stretto rapporto esistente con gli attori della società, beneficiari dei risultati: partner economici e sociali, aziende, case per anziani, strutture ospedaliere, scuole, piccole e medie imprese». Il coronavirus ha cambiato e condizionato lo stile di vita e le abitudini delle persone, il nostro modo di lavorare e ha conseguenze tangibili anche sui settori della formazione, della ricerca e dell’innovazione in Svizzera. In questa situazione particolare, com’è organizzato il lavoro di ricerca delle SUP? «In gran parte esso può avvenire sfruttando i mezzi di collaborazione virtuali ma, laddove necessita di laboratori fisici, il lavoro ha subito importanti modifiche. Lo sforzo messo in atto per utilizzare modalità di contatto virtuale ha accelerato la capacità di relazionarsi con persone distanti: un aspetto positivo che, nonostante le negatività del periodo, ha facilitato alcune interazioni e, di conseguenza, alcuni progetti». Esistono progetti condivisi tra università e istituti a livello svizzero ed internazionale? «Le comunità svizzere, europee e mondiali si sono mosse immediata-

mente per aprire cantieri di ricerca negli ambiti della medicina e della sanità, come pure su temi correlati (crisi economica, riorganizzazione, formazione ecc.). Dare una panoramica completa non è semplice, ma ritengo utile citare l’azione dell’Unione Europea e del Fondo nazionale svizzero per la ricerca (FNS)». Maggiori informazioni sono disponibili sui rispettivi siti: https://ec.europa.eu/info/index_i http://www.snf.ch Il lavoro del ricercatore è diverso rispetto a prima? «La distanza ha sicuramente penalizzato la relazione personale con i colleghi della stessa istituzione e gli incontri necessari a coltivare le relazioni e le conoscenze, penso ad esempio alle riunioni di progetto e alle conferenze. Come tutti, quindi, anche i ricercatori soffrono moltissimo della mancanza di contatti personali, modalità privilegiata in questo tipo di attività. Come accennato in precedenza però, c’è stato uno stimolo alle comunicazioni a distanza che, di per sé, potrebbe avere accelerato scambi positivi per la conoscenza dei temi e lo stato dei progetti». Per far fronte all’emergenza, sono stati stanziati fondi speciali di ricerca? «Titoli di ricerca che trattano il virus e le sue conseguenze possono beneficiare di fondi appositamente reindirizzati da parte, ad esempio, del FNS e dell’Unione Europea citati in precedenza. Sono inoltre convinto che un adattamento dei programmi di ricerca avverrà in tempi brevi». Per quanto riguarda la SUPSI, sono attivi progetti di ricerca legati al coronavirus? «La SUPSI dedica ogni anno una parte del suo bilancio alla ricerca strategica che, quest’anno, sarà orientata anche a risolvere problemi nati dalla pandemia e affronterà programmi di

ricerca per i prossimi quattro anni. Per questo periodo, abbiamo già alcune iniziative in atto, frutto di richieste specifiche, che trattano i cambiamenti indotti dall’epidemia. Diversi gruppi di ricerca hanno inoltre partecipato e ottenuto fondi nell’ambito di iniziative federali, essenzialmente su temi sanitari. Entro poche settimane potremo, a mio parere, delineare linee di ricerca coerenti su un periodo di medio termine». Si sente spesso dire, per voce di svariati esperti, che la vita dopo il coronavirus non sarà più la stessa e che questa esperienza condizionerà il nostro quotidiano da più punti di vista. Secondo lei, cambierà il modo di fare ricerca applicata? Cambierà l’approccio alle sfide future? «Il modo di fare ricerca cambierà, proprio come cambieranno le abitudini generali delle persone. Sarà modificata la sensibilità sui temi relativi alla sostenibilità sociale, economica ed ecologica. Le sfide avranno obiettivi meglio definiti, così come la ricerca che le vuole affrontare. Le ricercatrici e i ricercatori orienteranno maggiormente la propria attività verso risultati capaci di mettere in risalto, come valore primario, il benessere degli individui. L’impatto economico di questo periodo di crisi avrà risvolti anche sulla ricerca che sarà confrontata ad un restringimento dei finanziamenti. A compensare minori risorse finanziarie, vi saranno però maggiori risorse mentali e una spinta più intensa nella ricerca di soluzioni. Alcune attività diminuiranno forse di quantità ma, in contropartita, assisteremo probabilmente ad un’accelerazione delle idee e alla loro trasformazione. La storia è testimone di come molte scoperte e cambiamenti siano nati da momenti di crisi e sono convinto che questa lezione della storia troverà la sua conferma anche in questo caso». www.supsi.ch TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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AZIENDE / FONDAZIONE AGIRE

Ph: ©TiPress

UN BOOSTER PER L’INNOVAZIONE

TUTTA LA NOSTRA STORIA È STATA CARATTERIZZATA DA UN SUSSEGUIRSI DI CRISI CHE HANNO PLASMATO, E A VOLTE FORZATO, L’INNOVAZIONE. LA DOMANDA È: QUAL È IL LEGAME O L’EFFETTO DI UNA CRISI SULL’INNOVAZIONE? DI LORENZO AMBROSINI, CEO FONDAZIONE AGIRE

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na crisi, sia di natura umanitaria, economica o sociale, è un evento nefasto che nessuno vorrebbe vivere e che porta con sé perdita e sofferenza. Ma qui vogliamo soffermarci su uno dei pochi aspetti che possono essere considerati positivi: le crisi rappresentano per certi versi opportunità da cogliere. Se si osserva una delle crisi più recenti, quella finanziaria del 2007-2009 (non perché sia stata la più importante, ma bensì quella più vicina alla nostra memoria e al nostro tema), ci accorgiamo che questa ha determinato la nascita di diverse tra le più grandi aziende - definite anche “unicorni” poiché hanno una capitalizzazione di mercato che supera il miliardo di dollari- che ancora oggi dominano la scena digitale: Uber,

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Airbnb, Slack, Dropbox, Instagram, solo per citarne alcune. Sarà perché durante la crisi sono state sviluppate in tutta fretta delle nuove tecnologie rivoluzionarie? No, non è proprio così. Molte delle tecnologie che stanno alla base di queste aziende erano già disponibili in precedenza, ma la crisi ha trasformato le condizioni quadro o, per meglio dire, i fabbisogni dei potenziali utenti, in modo da permettere il successo di queste iniziative e la loro veloce espansione. Il “timing”, ossia la tempistica di lancio di un’innovazione sul mercato, è stato spesso identificato come il fattore determinante per il successo di una startup, a fronte di altri aspetti più scontati quali la tecnologia, il team o il finanziamento. Uno degli esempi più calzanti di aziende innovative “esplose” durante una crisi è quello di Uber, che annovera oggi oltre 100 milioni di utilizzatori ed è presente in più di 60 Paesi. Il suo successo non è infatti da ricondurre a chissà quale innovazione tecnologica, che si basa essenzialmente sulla rete internet già ben diffusa a quel tempo, ma a una concomitanza di fattori oggettivi e a nuovi fabbisogni: una grande presenza di veicoli fermi (con relativi costi

fissi), la disponibilità di tempo libero dei rispettivi proprietari che avevano perso il lavoro (diventati poi gli autisti) e la pressione al risparmio da parte dei fruitori di trasporti, data dalla crisi. Un perfetto “matching” per il quale la tecnologia è stata solo l’elemento intelligente di congiunzione. La stessa logica può essere rapportata alla nostra crisi attuale, che vede apparire delle singolarità di eccellenza che sono state capaci di interpretare i fabbisogni del momento e di reagire con molta tempestività proponendo soluzioni adeguate. Tra gli esempi si possono citare la ticinese TIBIO Sagl che, sulla base di lieviti speciali sviluppati dalla startup vodese Levatura SA, ha fornito la ricetta per la produzione di alcool disinfettante da parte di Farma Industria Ticino, la startup bresciana Isinnova che ha trasformato una semplice maschera da snorkelling in un respiratore per malati COVID-19 e, non da ultima, la Humabs BioMed SA, una spin-off dell’Istituto di ricerca in biomedicina di Bellinzona, che ha identificato alcuni anticorpi monoclonali umani in grado di riconoscere e neutralizzare il SARSCoV2, il virus responsabile del COVID-19. Innumerevoli poi sono quelle aziende, tra cui diverse anche ticinesi, che hanno riconvertito la loro produzione sulla base delle necessità attuali. Nel contesto di questo periodo di crisi, emergono anche dei veri e propri acceleratori di idee, come l’hackathon VersusVirus -ossia una maratona online di 48 ore- organizzato per trovare idee e soluzioni innovative atte a risolvere le sfide del COVID-19. Un’iniziativa promossa da Impact Hub, partita dalla Germania poi replicata in Svizzera all’inizio di aprile, con il sostegno in


AZIENDE / FONDAZIONE AGIRE

Ticino da parte di Fondazione Agire e di molti altri partner del Sistema Regionale dell’Innovazione. Questa iniziativa ha visto la partecipazione di oltre 4’000 persone che si sono cimentate su temi tecnici, quali la riduzione della diffusione del virus o la gestione di ospedali, ma pure su aspetti psicosociali della crisi, quali l’isolamento e la salute mentale, la famiglia e i bambini o il supporto all’arte e alla cultura. Tra i progetti più promettenti ci sono idee come un’app rilevatrice del coronavirus, una chatbot che offre una guida ai test, diverse soluzioni di e-learning flessibili per gli insegnanti o ancora un’iniziativa per scrivere delle lettere alla popolazione svizzera da leggere nel periodo successivo alla crisi. Anche la Fondazione Agire ha osservato, durante la crisi COVID-19, un intensificarsi dell’attività di innovazione presso PMI e startup ticinesi. Sia questa dettata dallo sforzo di attivare fondi di sostegno tramite progetti, frutto di una strategia definita o semplicemente derivata dal maggior tempo a disposizione per “inventare” non è dato a sapere, ma rimane il fatto che abbiamo potuto riscontrare un aumento rilevante delle richieste di supporto all’innovazione durante questo periodo. Ma, al di là della presente fase di emergenza, quali sono i cambi di paradigma che influenzeranno il futuro della nostra economia e del nostro vivere? L’elemento dominante sarà quello relativo al distanziamento sociale. Non necessariamente una riduzione dei contatti sociali in sé, ma una trasformazione dei contatti da fisici a virtuali. C’è chi parla già di una “Low Touch Economy”, ossia di un’economia a basso contatto. Ne saranno impattate tutte le attività professionali e personali, soprattutto se caratterizzate da grandi assembramenti, oltre a quelle che per loro natura richiedono alti standard di igiene. Ciò riguarderà il nostro lavoro, gli sport di gruppo, gli eventi culturali, la gastronomia, il turismo, la salute e la cura del corpo e tutti i commerci in generale.

Ne uscirà trasformata anche la nostra mobilità individuale, influenzata da una maggiore diffusione del telelavoro e da un’accresciuta reticenza ad usare trasporti pubblici per evitare i contatti. Il fenomeno della digitalizzazione, se sin qui è stato un opzione, entrerà di prepotenza in pressoché tutte le nostre attività: vedremo comparire sempre più spesso il prefisso “e-“ (vedi ehealth) e il suffisso “-tech” (vedi fashion-tech) nella nostra terminologia a denominare la trasformazione di processi fisici in virtuali o digitali. I paradigmi della nuova società richiederanno dunque tutta una serie di nuovi prodotti e servizi innovativi e le startup, in questo contesto, hanno il grande vantaggio di lavorare con le nuove tecnologie, di avere una visione alternativa rispetto alle già esistenti PMI e di avere una struttura iniziale snella che consente loro di sviluppare in tempi brevi un nuovo business, cosa che le metterà in posizione di favore nello sviluppo e nella commercializzazione di nuovi prodotti. Certo è che anche le startup esistenti, come le PMI, sono state toccate pesantemente dalla crisi, ma per ragioni diverse. Le startup vivono di cosiddetti “deal flow”, ossia di una successione di iniezioni di capitali da parte di investitori, che servono a coprire i loro costi correnti, la ricerca, i macchinari. Secondo lo Swiss Venture Capital Report, nel 2019 in Svizzera è stata investita la somma record di 2,3 miliardi di franchi in startup. Ma, purtroppo, neanche gli investitori sono immuni alla crisi e al momento si osserva, se non un blocco, un rallentamento importante dei finanziamenti. Fortunatamente esistono altre fonti di supporto per startup, per esempio quelle relative ai progetti o alle recenti misure di sostegno congiunte del Canton Ticino e della Confederazione nell’ambito della crisi COVID-19. Questi sostegni sono fondamentali, poiché sopperiscono appunto ai finanziamenti mancati e danno maggior fiducia ad investitori

che si trovano in un momento di insicurezza. Sarebbe un vero peccato veder fallire iniziative che potrebbero in futuro, non solo contribuire, ma fungere da veri e propri motori del rilancio economico post crisi del Paese. Una recente classifica sul grado di innovazione nei diversi Paesi, riferito alla crisi Coronavirus, promosso dal programma delle Nazioni Unite UNIAIDS in collaborazione con altre agenzie, ha piazzato la Svizzera al quarto posto, dietro soltanto a Stati Uniti, Canada ed Estonia, ma davanti a Paesi ben riconosciuti per le loro potenzialità d’innovazione quali Israele o Irlanda! Questo crea degli ottimi presupposti di competitività per un rilancio economico del nostro Paese sul piano internazionale. In conclusione si può affermare che, malgrado il suo impatto devastante, una crisi porta con sé anche delle opportunità, ma dovranno essere aziende innovative e startup a saperle individuare, interpretare e convertire velocemente in offerte mirate di prodotti e servizi.

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AZIENDE / DIPARTIMENTO DEL TERRITORIO

70 ANNI DI MERAVIGLIE IN FIORE

LE ISOLE DI BRISSAGO: PATRIMONIO PAESAGGISTICO, NATURALISTICO E STORICO D’INESTIMABILE VALORE

rendano funzionali, fruibili e attrattive le Isole. Un terzo credito di 480 mila franchi sarà infine destinato alla strategia di rilancio turistico, culturale e naturalistico delle Isole, e in particolar modo al suo Giardino botanico, aperto al pubblico il 2 aprile del 1950.

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e Isole di Brissago - veri e propri gioielli del Lago Maggiore e luogo ideale per godere di momenti di svago immersi in una cornice naturale incantevole - cambiano proprietario. O meglio: l’intera proprietà passa nelle mani del Cantone Ticino. Il 18 settembre scorso, infatti, il Gran Consiglio ha approvato il messaggio del Dipartimento del territorio concernente la Convenzione per l’acquisizione del comparto. In cambio, ai Comuni di Ascona, Brissago e Ronco Sopra Ascona, comproprietari delle Isole fino all’anno scorso, verranno cedute alcune superfici già destinate a scopi pubblici e situate lungo le rive del lago. Il Parlamento cantonale ha inoltre approvato la ri-

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chiesta di stanziamento di un credito di 3,8 milioni di franchi per il risanamento urgente di edifici, impianti e strutture esterne, come pure per la progettazione d’interventi e misure che

Obiettivo: la preservazione del patrimonio delle Isole La riorganizzazione dell’amministrazione delle Isole di Brissago ha quale primo scopo la preservazione del patrimonio che le Isole di Brissago rappresentano nel contesto cantonale e nazionale, nonché la loro promozione e ulteriore valorizzazione. E quale migliore occasione per farlo, se non celebrando, appunto, i 70 anni di proprietà del suo Giardino botanico da parte del Cantone Ticino? La stagione 2020 delle Isole si preannuncia, infatti, ricca di appuntamenti e animazioni ad hoc per festeggiare degnamente questo patrimonio paesaggistico che ogni anno attira in Ticino visitatori non solo d’Oltralpe, ma anche dall’estero.


AZIENDE / DIPARTIMENTO DEL TERRITORIO

Un grazie ai Comuni «Ora i tempi sono maturi per il rilancio di questo vero e proprio gioiello del Lago Maggiore. Pertanto, in questo senso, l’acquisizione delle Isole di Brissago rappresenta sicuramente un importante investimento per il Cantone Ticino e il suo territorio» - commenta a questo proposito il Direttore del Dipartimento del territorio, Claudio Zali - sottolineando che «non possiamo tuttavia dimenticarci di ringraziare i Comuni che in una situazione oggettivamente complicata hanno sempre voluto sostenere e far funzionare le Isole. Non è stato certamente facile per loro gestire una comproprietà con molti attori attorno al tavolo, con le limitazioni operative che ne derivano. Se abbiamo raggiunto questo importante traguardo è anche grazie a loro e in particolare ai Sindaci di Ascona, Ronco sopra Ascona e Brissago, ovvero, rispettivamente, Luca Pissoglio, Paolo Senn e Roberto Ponti». Il Giardino botanico e le sue meraviglie Le Isole di Brissago, che comprendono l’Isola Grande (o di San Pancrazio) e l’Isola minore (di Sant’Apollinare o Isolino oppure Isola dei conigli), sono un patrimonio paesaggistico, naturalistico e storico d’inestimabile valore. L’Isola Grande è sede di un rinomato Giardino botanico - creato nel 1885 dalla baronessa Antoinette St. Leger che rappresenta un unicum in Svizzera. Ma qual è la sua ricchezza? Risponde Luca Bacciarini, presidente della Commissione scientifica del Giardino botanico Isole di Brissago… «Senza dubbio la collezione di specie tropicali e di clima mediterraneo coltivate all’esterno grazie al microclima delle isole. Troviamo rappresentate le flore dell’Australia, del Sudafrica, del Cile, della California, del Mediterraneo, ma pure della Cina, della Corea e del Giappone».

Il turista a pochi minuti da Locarno e da Ascona si ritrova immerso in un’altra realtà: passeggiando per l’isola, l’interezza delle percezioni visive e olfattive dà veramente l’impressione al visitatore di trovarsi in natura e non in un Giardino botanico… «Abbiamo ricreato scorci di flora dei diversi continenti rispettando il palcoscenico naturale delle isole, seguendo, nel contempo, precisi criteri scientifici. Loro, le piante, le vere protagoniste hanno fatto il resto». Quante sono le specie subtropicali presenti e quali le più pregiate? «La collezione racchiude più di duemila specie. Quelle più pregiate sono senza dubbio le proteacee del Sudafrica o dell’Australia come le Telopee, le Banksie oppure le Protee, e ancora le meno appariscenti Mimetes». L’esperienza offerta dall’Isola Grande è a dir poco unica. Permette, infatti, di compiere il giro del mondo… «Dal Mediterraneo all’Australia e ritorno. L’ambiente, flora compresa, ci ha plasmato nei millenni: l’esperienza polisensoriale della visita è quindi accompagnata da informazioni di etnobotanica delle diverse culture».

Ma il Giardino botanico non riveste soltanto una funzione turistica… «Conoscendo la natura la apprezziamo e proteggiamo. Informare ed educare, soprattutto le giovani generazioni, accanto alle attività di ricerca e di conservazione sono i compiti principali di un giardino botanico». Max Emden Max Emden, che soggiornò alle isole fino al 1940, anno della sua scomparsa, in realtà non era un grande appassionato di botanica e di giardinaggio; coltivava soprattutto l’arte di vivere. A lui spetta il merito d’aver creato la ricca dimora che dall’alto dell’Isola Grande domina l’azzurra distesa del lago. Il grandioso palazzo venne costruito al posto della Villa della Baronessa e venne edificato con i più nobili materiali: dai candidi marmi di Carrara della Sala degli specchi e degli scaloni, al pavimento fiorentino intarsiato della Sala rossa. Si deve pure attribuire a Max Emden il merito di non aver mutato sostanzialmente nulla nella vegetazione e negli impianti del giardino».

www.ti.ch/isoledibrissago TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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AZIENDE / ROTARY INTERNATIONAL

PORTATORI DI SICUREZZA

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l Rotary International intende avviare un programma a livello mondiale. Ai distretti nazionali, competono gli aiuti materiali da assegnare là dove l’ente pubblico non può arrivare. I Rotary Club locali potranno diventare un’antenna di conoscenze e di informazioni sul territorio, con eventuali suggerimenti per la revisione dell’organizzazione sanitaria e per gli interventi finanziari, pubblici o privati, necessari per soccorrere persone e aziende che non possano essere soddisfatti dalle misure di sostegno ufficiali. L’incontro in Streaming TV, è stato coordinato da Alessandro Trivilini, del Rotary Club Lugano, docente-ricercatore SUPSI. Ha avuto come qualificati relatori alcuni soci appartenenti ai i Rotary Club ticinesi (Lugano, Bellinzona, Locarno, Mendrisiotto, Lu-

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gano Lago e i giovani Rotaract Lugano Ceresio) che hanno proposto interessanti riflessioni su come la pandemia abbia cambiato, nei diversi settori, il modo di vivere e di lavorare. Dopo il Benvenuto Rotariano di Francesco Beretta Piccoli (Governatore Eletto Distretto 1980), Antonio Silvestro (Presidente RC Lugano), Direttore Eventmore, ha spiegato come Rotary Ticino TV sia stato il primo tempestivo progetto, finalizzato ad accrescere l’informazione tra i Rotary Club ticinesi, Rotaract, coinvolgendo il Gruppo di Lavori Insubrico Rotary, e i Club di servizio di lingua italiana. Successivamente, l’argomento COVID-19 è stato trattato con ricchezza di considerazioni mediche e statistiche da parte di Paolo Bianchi, RC Bellinzona, riguardo alla salute pubblica;

IL ROTARY CLUB LUGANO, NELL’AMBITO DEL 90MO ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE, HA PROMOSSO ROTARY TICINO TV, PRIMO TEMPESTIVO PROGETTO CHE MIRA AD ACCRESCERE L’INFORMAZIONE TRA I CLUB TICINESI. IL CONTRIBUTO DI LORENZA BERNASCONI, MEMBRO DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI GRUPPO SICUREZZA.

Paolo Colombo, RC Bellinzona, sulla formazione professionale; Enos Bernasconi (EOC), su salute e DPI; Lorenza Bernasconi (RC Lugano), in relazione ad aziende e servizi, e Alessandra Alberti (RC Bellinzona), in merito all’industria. Partendo dalla constatazione di come un nemico invisibile e sconosciuto si sia impossessato delle nostre vite, Lorenza Bernasconi ha sottolineato il fatto che «tutti ci siamo scoperti più fragili e incerti, sviluppando un bisogno di sicurezza ancora maggiore rispetto a quanto eravamo abituati in tempi normali, cioè prima della pandemia. Questo cambiamento di stato d’animo lo abbiamo avvertito chiaramente all’interno del nostro Gruppo, ricevendo richieste diverse rispetto al passato. Solitamente ci occupiamo di sicurezza standard, fisica e informatica, a 360 gradi. Ora le aziende mettono giustamente al centro l’incolumità sanitaria di propri dipendenti, chiedendoci, ad esempio, d’installare impianti per disinfettarsi nei diversi stabili, oppure di dare la possibilità di misurare la temperatura corporea dei collaboratori». Per le aziende emerge dunque prepotentemente la necessita di garantire in ogni modo la sicurezza degli individui. «Quello che prima veniva dato per scontato, ora non lo è più. Si è passati da un concetto di vigilanza fisica a un controllo sanitario a tutti i livelli e ciò ha comportato un cambiamento di paradigma e una completa ridefinizione


AZIENDE / ROTARY INTERNATIONAL

dei modelli di business. Anche noi, al nostro interno, abbiamo approntato un’apposita cellula di crisi per monitorare tutti i rischi e aiutare anche i nostri clienti ad affrontare ogni possibile emergenza». Per trattare in modo adeguato questa nuova situazione è stato intrapreso un duplice percorso basato sulla formazione e la comunicazione. «Tutto il personale tecnico – ha proseguito Lorenza Bernasconi – è stato istruito in modo da poter lavorare in condizioni di distanziamento sociale utilizzando i necessari strumenti di protezione individuale; nel contempo abbiamo intensificato il ricorso a piattaforme digitali e

creato ulteriori strumenti per aggiornare e informare i nostri collaboratori e i clienti esterni riguardo a possibili soluzioni da applicare. Tutto questo comporta evidentemente l’adozione di un nuovo sistema di valori basato sull’affermazione e il riconoscimento di un concetto di fiducia e di responsabilità individuale, dove ciascuno diventa protagonista della propria sicurezza e al tempo stesso di quella collettiva. Laddove poi non è possibile al momento stabilire un contatto fisico, rimane in ogni caso molto importante mantenere comunque un contatto virtuale». Come cambierà in futuro il nostro modo di ricercare prodotti e servizi?

Per Lorenza Bernasconi non ci sono dubbi: «Sono convinta che per un lungo periodo la nostra attenzione sarà fortemente focalizzata su tutto ciò che, attraverso la qualità, risulterà in grado di garantire al meglio la nostra sicurezza, ma non solo. Questa esperienza ci ha mostrato in tutta evidenza tutti i vantaggi e i limiti di una globalizzazione spesso forzata, riportando in primo piano l’importanza di sistemi produttivi basati sull’eccellenza e sul legame, con le proprie trazioni economiche e culturali». Infine, riguardo alla risposta alla crisi offerta dalla Svizzera e dal Ticino, Lorenza Bernasconi ha sottolineato «la buona tenuta economica e il tempestivo sostegno messo in campo a vantaggio di famiglie e imprese, a conferma della solidità del sistema economico nazionale e dei saldi legami che uniscono imprese e territorio. Per contro, gravi carenze si sono palesate soprattutto sul piano della comunicazione, laddove sono emersi atteggiamenti eccessivamente paternalistici e oppressivi da parte delle autorità preposte, non adeguatamente rispettose del grandissimo senso di responsabilità dimostrato in ogni momento dalla popolazione».

La registrazione integrale dell’evento può essere ascoltata collegandosi al link https://e-presentation.ch/event/rotary/

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AZIENDE / STRP

LOCKDOWN, FARE COMUNITÀ, TRASLOCARE SUL WEB, REINVENTARSI IN RISPOSTA AL CORONAVIRUS. E IL TURISMO? LA COMPONENTE EMOTIVA È ESSENZIALE E IN GIOCO C’È IL PATRIMONIO, UN BENE COMUNE. ABBIAMO RAGIONATO DI QUESTO PERIODO INEDITO E DELICATO CON NADIA FONTANA LUPI, DIRETTRICE DELL’ORGANIZZAZIONE TURISTICA REGIONALE MENDRISIOTTO E BASSO CERESIO DAL 2004. DI AMANDA PRADA

UNA REGIONE DA SCOPRIRE

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a STRP Società Ticinese di Relazioni Pubbliche è stata fondata nel 1981 come gruppo regionale della SSRP Società Svizzera di Relazioni Pubbliche, ora PR Suisse. Riunisce professionisti nel campo delle PR, della comunicazione e dei settori affini. La STRP organizza regolarmente appuntamenti per promuovere il valore delle relazioni pubbliche e per offrire spunti di discussione. Propone quindi visite, conferenze, eventi formativi e presentazioni per confrontarsi con specialisti, autori, comunicatori che condividono con le socie e i soci della STRP strategie, visioni, sfide, criticità e successi del campo in cui operano. Il dialogo è costruttivo e accompagnato da momenti di networking; le gite fuori porta prevedono incontri anche nel resto della Svizzera e in Italia. Alla STRP può iscriversi chi presenta domanda ed esercita attività professionale nel campo delle PR e dei settori vicini. Per ulteriori informazioni: segreteria@strp.ch / www.strp.ch

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n questi mesi dove abbiamo comunicato e lavorato da casa, a cosa avete dato priorità? «Ci siamo tenuti allineati professionalmente e umanamente. “Distanti ma vicini” è un motto che mi piace perché lo viviamo tutti. Ho chiesto al mio team di non perdere il contatto con il territorio, di ascoltare e raccogliere informazioni. In questa realtà meno frenetica di prima, i progetti possono comunque essere portati avanti. Abbiamo un po’ più di tempo per riflettere sulla loro opportunità e attualità o per metterne a punto altri, concentrandoci sui bisogni della regione. Il consenso con il territorio che abbiamo costruito negli anni è un plus valore; se si trova la convergenza sul progetto, si trovano anche i finanziamenti». Il vostro slogan “La regione da scoprire” è ancora più pregnante in questo momento in cui gli spostamenti sono difficili. Da scoprire anche per i ticinesi?

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«Sì. Del Mendrisiotto si parla spesso in modo superficiale e non si capisce dove inizia e finisce. Quando ho cominciato a lavorare, abbiamo collocato dei cartelli di benvenuto a tutti i punti di entrata e alle dogane. Dall’autostrada non si ha un’idea dei valori della regione. È però un territorio riconosciuto a livello internazionale, in cui abbiamo identificato sette attrattori: il Monte San Giorgio con il patrimonio fossile, il Parco archeologico di Tremona, la Grotta dell’orso, il Percorso del cemento unico nel suo genere, il Monte Generoso con il trenino, le Nevere della Valle di Muggio e il lago, un vero e proprio pezzo di storia. Sono state valutazioni sviscerate nel corso di anni. Mancava un testimonial per parlarne in maniera semplice, così è nata Morsetta (il nome è stato scelto con un concorso fra le classi elementari), una ragazzina con un nonno che le racconta tante storie, vestita da esploratrice, che viaggia nel tempo e fa il bagno nel Mare della Tetide dove 240


AZIENDE / STRP

milioni di anni fa era immerso il Monte San Giorgio. Un progetto che in questo periodo stiamo rafforzando: una comunicazione empatica, per tutti, con un sito dedicato (www.laregionedascoprire.ch)». Si parla di turismo di prossimità e di last minute perché è difficile programmare e c’è timore… «Occorre cercare di capire con lungimiranza i cambiamenti che verranno: un processo in cui definire nuovi target. Strutture e imprenditori dovranno soddisfare le nuove norme e al contempo fare percepire ai turisti la sicurezza messa in atto. Potrebbero presentarsi degli imprenditori con nuove idee. Gli investimenti, in una situazione di ristrettezze economiche, andranno affrontati poco alla volta. L’adattamento dovrà essere costante».

Le Processioni storiche di Mendrisio fanno parte del prestigioso patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO. Che ruolo giocano nella regione da scoprire? «Giocano un ruolo importante. Oggi più che mai la gente ci chiede attenzione per emozioni e sentimenti, di essere più consapevoli di quello che ci succede intorno e quindi anche del valore che c’è intorno. Il patrimonio è fatto dalla tradizione, da un attaccamento sano al territorio e a quello che si fa. Le Processioni ti fanno sentire parte di un progetto. Perché non applicare quest’appartenenza ad altri contesti? Non basta, infatti, essere, devi esserci, perché nell’esserci, fai».

Intervista realizzata a inizio maggio

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AZIENDE / ATICREA

RISCOPRIAMO I MESTIERI D’ARTE

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La segretaria dell'Associazione, Caroline Siekmann

ATICREA È L’ASSOCIAZIONE TICINESI DEGLI ARTIGIANI ARTISTI ED ATTUALMENTE CONTA PIÙ DI 100 SOCI, ARTIGIANI DI MOLTI E SVARIATI SETTORI. HA PER SCOPO DI SOSTENERE GLI ASSOCIATI NELLA REALIZZAZIONE DEL PROPRIO PROGETTO, ATTRAVERSO LA PROMOZIONE DEI MESTIERI D’ARTE, L’AGGIORNAMENTO E LA FORMAZIONE DEGLI ARTIGIANI, L’AIUTO ALLO SVILUPPO E LA CONSULENZA.

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mestieri d’arte sono quei saperi artigiani tramandati da sempre di generazione in generazione, da maestro artigiano ad artigiano arricchendo ad ogni passaggio il sapere e le competenze e la componente artistica ne è una parte importante. Aticrea si è data il compito di promuovere i mestieri d’arte. L’innovazione tecnica è presente in tutti i settori, anche in quello dell’artigianato, occuparsene non vuole dire rinnegare il sapere antico, ma valorizzarlo e attualizzarlo. Presentare l’evoluzione dei mestieri d’arte/artigianato ai giovani, in particolar modo a quelli alle porte di una scelta professionale, è uno dei suoi scopi primari. Aticrea organizza annualmente un finalizzato a portare in Ticino l’esperienza organizzativa e promozionale maturata in 7 anni a livello svizzero. Questo per offrire la possibilità agli artigiani di presentarsi, ma anche alle scuole, alle famiglie ed agli appassionati di entrare in contatto con una realtà che sta recuperando interesse e attenzione. Una grande occasione dunque per far conoscere ai ticinesi, ma sicuramente anche ai nostri vicini d’oltre Gottardo e Lombardia, la realtà del Ticino che cambia nel rispetto delle sue tradizioni. A causa della situazione sanitaria, economica e sociale determinata dalla diffusione dell’epidemia globale le prossime giornate sono previste dopo la meta di settembre. Qui di seguito alcuni profili che ben illustrano la straordinaria creatività dei mestieri d’arte.

Pascal Hornung Liutaio «La mia passione per la musica è cominciata quando ero molto giovane. Mia mamma era una pianista laureata al Conservatorio di Bienne in Svizzera e mio padre era un violinista amatoriale. A sei anni ho pregato mia madre perché mi portasse a lezione di violino. Essendo molto piccolo, ho iniziato con un violino che sembrava più che altro un giocattolo. È stato allora che sono entrato in contatto per la prima volta con un liutaio (il Maestro Celestino Farotto a Milano). Ricordo ancora oggi di essere rimasto incantato dai materiali da lavoro, i violini e gli altri strumenti che erano in tutto il suo laboratorio. Quando è arrivato il momento di scegliere la scuola superiore,


AZIENDE / ATICREA

mi sono trasferito a Cremona, la famosa città di Stradivari, per frequentare la Scuola Internazionale di Liuteria. Ho deciso che preferivo diventare un liutaio anziché un violinista, volevo unire le mia passione per il lavoro manuale al mio amore per la musica. Dopo essermi diplomato nel 1986, ho raffinato la mia arte di liutaio sotto la guida del Mastro Stefano Conia. Un anno dopo ho conseguito un diploma di restauro per strumenti ad arco tenuto dalla Regione Lombardia e, successivamente, uno organizzato dal Consorzio Liutai Antonio Stradivari. Il mio laboratorio è in Via Besso, vicino al Conservatorio di Lugano ed ho il privilegio di collaborare con molti musicisti. Ancora oggi credo fermamente che l’arte di creare e riparare violini, viole e violoncelli sia un’infinita esperienza di apprendimento. A livello personale creare strumenti musicali e lavorare con musicisti mi ha aiutato a crescere come individuo e ho grande desiderio di raggiungere ancora più persone attraverso il mio lavoro».

Matthias Bachofen Tornitore di legno «Dal tronco fino al oggetto finito tutto da una mano. Sono originario di Winterthur e sono tornitore di legno dipl. fed. Dal 1990 ho la mia attività in Ticino. La mia passione nasce quando abitavo ancora a Zurigo e con la famiglia mi sono recato a Mergoscia in valle Verzasca ed ho scoperto il mestiere di tornitore. Cosi, dopo la formazione di commercio ho deciso di dare una

svolta alla mia vita e mi sono iscritto alla scuola di tornitura a Zurigo ottenendo il diploma federale. L’interesse per l’arte e la lingua italiana mi ha portato ad organizzare un soggiorno a Firenze dove ho conosciuto quella che è diventata mia moglie. Cosi assieme ci siamo stabiliti in ticino dove sono nati i nostri due figli. L’avvio di una attività indipendente non è stato facile e quindi ho cercato di svolgere diversi lavori nel mio settore. Da qualche anno posso dedicarmi completamente alla mia professione che è anche la mia passione. Al tornio eseguo articoli di uso quotidiano come insalatiere, palette, candelieri o schiaccianoci ma ora soprattutto oggetti decorativi e d’ arte. Cosi riesco a mettere a frutto la mia esperienza le mie competenze al mondo dell’arte. Posso cosi considerarmi artigiano artista che se i confini tra questi termini non sono mai cosi definiti. Cerco di curare nei dettagli le mie opere cercando ogni volta la sfida tra i limiti del materiale e la tecnica. La materia prima che uso per le mie opere è principalmente il legno locale, spesso proveniente da parchi o giardini, che curo personalmente dal tronco fino al oggetto finito. Questo mi ha permesso di realizzare per dei clienti degli oggetti con alberi che hanno una storia per se o per la loro famiglia. Mi piace anche passare la mia passione a chi apprezza i miei lavori o a chi desidera imparare a lavorare il legno. Per questo mi sono organizzato con diversi torni per poter tenere dei corsi e per la visita al mio laboratorio-esposizione».

Aldo Bugada Falegname e costruttore di corni delle Alpi «Il legno è anche musica, Già da piccolo respiravo il profumo del legno, tra i tronchi segati in assi e i trucioli della pialla. La mia formazione inizia nella falegnameria di famiglia, apprendistato, scuola di tecnico falegname, maestria federale in falegnameria SUP, tanti corsi di perfezionamento… e prosegue tutt’ora, non si finisce mai di imparare. Sono esperto federale per gli esami di professione, capo esperti per il Canton Ticino. La tradizione della falegnameria di famiglia mi ha permesso di occuparmi con professionalità a molteplici lavorazioni del legno (arredamento, armadi, porte e finestre) oltre che alla lavorazione di solid surface. Dalla capacità di progettazione di soluzioni personalizzate utilizzando materiali certificati con particolare attenzione al rispetto dell’ambiente, alla produzione diretta delle opere, Tra gli elementi di successo è da annoverare anche la qualità del servizio di manutenzione ed assistenza. In falegnameria produco anche da quattro anni corni delle Alpi. Prima della produzione è stato necessario un anno di ricerca e sviluppo, per raggiungere la qualità ricercata. Nel frattempo, sono diventato membro dell’associazione corni delle Alpi della svizzera italiana, suoniamo in vari gruppi, e partecipiamo a raduni nazionali e internazionali. Ora siamo conoTICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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AZIENDE / ATICREA

sciuti ed i nostri corni hanno trovato casa in Ticino, in Svizzera, in Europa e in Giappone. L’artista di fama mondiale Arkady Shilkloper ha suonato un nostro corno definendolo ottimo».

Christian Guidetti Liutaio «Il confronto tra discipline diverse è il motore di continuo sviluppo dell’intui-

Il fascino della periferia Tre anni fa, due imprenditori amanti dell’arte, insieme a un’imprenditrice creativa e a una storica dell’arte, aprirono la Galleria Sacchetti nel centro storico di Ascona. L’idea era quella di farne un luogo d’incontro per artisti, residenti e amanti dell’arte provenienti da vicino e da lontano. Oggi, nel terzo anno d’attività, le due galleriste Claudia Mauthe e Cathrine Fassbind sono orgogliose di quanto realizzato. Negli ultimi tre anni, la Galleria Sacchetti ha dimostrato che l’arte può avere successo non solo nei grandi centri ma anche nella periferia. La Galleria Sac-

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to e della sensibilità, vettore portante della propria creatività… Figlio dell’antica tradizione liutaia italiana, in particolar modo della Scuola Cremonese, mi sono dedicato allo studio di numerosi strumenti, affinando così le mie capacità di percezione sonora e divenendo un abile analista sensoriale. Dopo il periodo cremonese, ho passato qualche anno tra Francia e Norvegia, poi sono rientrato in Italia e ho affina l’approccio stilistico con la liuteria classica. Stabilito a Locarno il mio atelier di liuteria nel 2013, mi dedico principalmente alla costruzione di nuovi strumenti, soprattutto violoncelli. I prestigiosi strumenti creati nascono da una sapiente lavorazione di altissimo livello, dall’esperienza acquisita in vent’anni di mestiere e dalla ricerca costante della perfezione, nelle forme e nei suoni. La mia mai sopita curiosità e il desiderio di ricerca mi spingono ad una continua evoluzione tecnica e sti-

chetti è infatti l’unica galleria dell’area di Ascona che lavora con esposizioni temporanee e garantisce l’incontro diretto tra clienti e artisti tramite vernissage. Inoltre partecipa regolarmente a fiere come Wopart (Works on Paper a Lugano), Art Bodensee e art KARLSRUHE. Dal 6 giugno 2020 la Galleria esporrà i dipinti e le opere su carta dell’artista di Colonia Peer Boehm e le sculture in bronzo dell’artista berlinese Maximilian Verhas. Dopo aver dato prova d’imprenditorialità, le due donne danno ora prova di coraggio e offrono una sorpresa inaspettata per l’estate dell’arte in Ticino. A dispetto dei tempi, nel giugno 2020 apriranno a Locarno la «Pop Up Summer Gallery». Un loft di 200 m2 diventerà uno showroom open space,

listica. Recentemente l’Associazione Nazionale Svizzera dei Liutai ed Archettai, ha compiuto i cento anni di attività e mi ha voluto al timone della sua importante organizzazione».

ATICREA +41 76 389 91 00 info@aticrea.ch www.aticrea.ch

con tanto spazio per le sculture in bronzo e legno di Mario Dilitz (Innsbruck), le opere di Annelies Štrba (Zurigo/Ascona) e i dipinti del lascito dell’artista svizzero-tedesca Petra Gabriele Dannehl. www.galleriaberno.ch


AZIENDE / SMARTWORKING

RIFLETTERE SULLA POSTA IN GIOCO MOLTI ESPERTI VANNO RIPETENDO CHE DOPO L’EMERGENZA IL MONDO NON SARÀ PIÙ LO STESSO: C’È STATA INFATTI UN’ACCELERAZIONE NELL’USO DELLE TECNOLOGIE MAI VISTA PRIMA. DI MORENA FERRARI GAMBA

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luoghi di lavoro, di studio, del tempo libero e della cultura che abbiamo conosciuto si sono vaporizzati e, come il monolite di “2001 Odissea nello spazio” che segna un cambiamento e una rivoluzione, si sono ricomposti sugli schermi di un computer, tablet e smartphone. Persone di ogni categoria, età e ceto hanno sperimentato una nuova modalità di comunicazione e sono stati conquistati dalla potenza del mezzo digitale e dall’apparente semplicità delle sue funzioni. Tutti, chi più chi meno, con l’isolamento hanno espresso l’irrefrenabile voglia di stare insieme e di comunicare; la tecnologia si è presentata come una fantastica risposta. Il mondo del lavoro è quello che, forse, ne ha usufruito di più. La chiusura delle attività ha fatto scoprire a molte aziende, finora scettiche o pigre, il significato del lavoro agile, per il momento in modo semplicistico e forse anche un po’ troppo esaltato. Lo smartworking segnerà sicuramente il futuro delle organizzazioni aziendali e a questo cambiamento nessuno si potrà sottrarre. Infatti, la visione della società e le esigenze individuali richiedono, sempre più insistentemente, un nuovo approccio al mondo del lavoro. In particolare, le nuove generazioni prediligono un lavoro flessibile, più spazio per la vita privata e la famiglia,

senza eccessivi vincoli a livello temporale o strutturale, con un focus sempre più forte su obiettivi e target da raggiungere e un’accresciuta sensibilità sociale ed ambientale. Non amano le imposizioni ma vogliono partecipare al processo decisionale. Lo smartworking è la risposta? È valida per tutti? Siamo davvero pronti a questo cambiamento? L’introduzione di un sistema di lavoro agile richiede molta attenzione e non è scontato, perché non si semplifica con il telelavoro, così come in una riduzione di scrivanie, spazi e potenziamento di connessioni, ma ha risvolti organizzativi e culturali molto più articolati e complessi. Prima di tutto deve essere condiviso e ben pianificato. Inoltre, è necessario passare attraverso quattro elementi fondamentali: Formazione, Comunicazione, Collaborazione e Fiducia. Al concetto del solo profitto si deve sommare, senza retorica e falsa ipocrisia, quello che sempre più si fa largo nella società: la responsabilità sociale d’impresa, in cui si tiene conto del lavoro e benessere personale dei collabo-

ratori, della sostenibilità e della difesa dei diritti. Non solo le aziende ma anche il legislatore dovrà essere flessibile e introdurre velocemente norme e un sistema coordinato che preveda le infrastrutture necessarie, una governace del lavoro verso le nuove forme di collaborazione, le modalità di compensazione degli strumenti e spazi privati, il controllo, la sicurezza e la trasparenza nella gestione dei dati che inevitabilmente comporta l’utilizzo delle tecnologie, per citare solo alcune problematiche. Il lavoro agile ha molte facce, che creano non poche confusioni soprattutto perché è un tema diventato forse troppo rapidamente di moda e, proprio per questo, occorre un’attenta riflessione sulla posta in gioco. Sarà importante evitare che l’eccessiva invasione di campo delle tecnologie non leda le nostre libertà, non ci spenga come esseri sociali, portandoci ad un impoverimento comunicativo o, addirittura, alienare la nostra stessa essenza di essere umani. Non possiamo ritornare laddove ci ha portato l’attuale emergenza. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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AZIENDE / AVANTGRADE.COM

COME FARE BUSINESS ATTRAVERSO LA RETE 01

DAL 2008 HA DATO LA SUA CONSULENZA A MIGLIAIA DI MANAGER E AZIENDE PER CAPIRE, IMPLEMENTARE E FARE FUNZIONARE AL MEGLIO LE LEVE DEL MARKETING DIGITALE, IN PRIMIS GOOGLE, YOUTUBE, AMAZON, FACEBOOK E LINKEDIN.

01 Ale Agostini Client Partner & Director EU di AvantGrade.com

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a prima domanda nasce dalla situazione attuale. L’improvviso diffondersi dello smart working come conseguenza della pandemia, può essere l’inizio di una radicale trasformazione del nostro modo di lavorare? «L’emergenza epidemia e il decreto del Governo italiano, riassumibile con il mantra “io resto a casa”, hanno palesemente rivoluzionato la vita degli italiani, e con essa anche i loro interessi e le loro ricerche online. Uno studio della società AvantGrade.com sulle attività in rete svolte in questo periodo ha evidenziato particolari interessanti sulle ricerche su Google da parte di

chi lavora in smart working, senza recarsi in ufficio: sono infatti salite esponenzialmente le ricerche sulle app di web meeting: le ricerche “come funziona Skype” (+5000%), “Zoom Unipd” (+5000%, usato dall’università di Padova) e “Meet Hangout” (+450%) sono letteralmente decollate. È dunque molto probabile che anche dopo la fine dell’emergenza, permanga un ulteriore forte interesse nei confronti di soluzioni e modalità di lavoro che non implichino la necessità di una presenza fisica e a favore di un collegamento a distanza».


AZIENDE / AVANTGRADE.COM

Quali sono state le tappe che l’hanno portato a diventare un esperto nel Digital Marketing? «Sono nato a Milano, dopo il diploma negli USA nella tana dei Red Necks (Saint Louis – Missouri), ho conseguito una laurea in Bocconi. In seguito, ho maturato 11 anni di esperienza nel marketing digitale ed internazionale di aziende di largo consumo e sono stato socio dell’agenzia di traduzioni Agostini Associati dal 2005 al 2014. Prima dell’attuale attività, ha fondato Bruce Clay Europe (leader americano nel SEO dal 1996) e gestito il marketing internazionale di brand quali Ferrero, Campari (dove ha lanciato la pubblicità del Gorilla Crodino) e Bolton Manitoba». Attualmente è socio e amministratore di AvantGrade, in precedenza Bruce Clay Europe. Quali sono i settori in si svolge prevalentemente la vostra attività? «AvantGrade.com è la prima agenzia di digital marketing che integra l’intelligenza artificiale e Machine learning alla pubblicità sui motori di ricerca e alle Web Analytics. La società testa e individua tattiche vincenti sugli algoritmi di Google, Amazon, Yandex e Youtube. Da fine 2018 affianchiamo la competenza di consulenti esperti alla potenza e scalabilità dell’Intelligenza Artificiale, alleato prezioso per raggiungere interessanti obiettivi online. Questo connubio vincente ci permette di offrire vantaggi competitivi per i nostri clienti, aiutandoli a raggiungere con successo i loro obiettivi di brand awareness, lead generation, vendita online. In estrema sintesi, attraverso un’attività di consulenza contribuiamo alla crescita di aziende che vivono di digital come Visirun, Booking.com, Mailup per citarne alcune».

Come giudica lo stato della consapevolezza che le aziende hanno maturato nei confronti delle strategie di digital marketing? «Occorre fare una distinzione. Le imprese nate negli ultimi 10/15 anni, e in particolar modo le start up dimostrano una marcata attenzione nei confronti di queste strategie digitali. Le aziende che provengono da una storia e una cultura più stratificata, invece, stentano ancora a esperire tutte le potenzialità di marketing insite in queste nuove tecniche digitali. AvantGrade aiuta a fare crescere il know how aziendale con un supporto formativo su misura, flessibile, fatto in-house presso la propria sede o durante i corsi aperti al pubblico. Così, per esempio, siamo partner formativi di Ninja Marketing, Il Sole 24 ore Business School, IULM, Business International Fiera Milano e molti altri. Nello specifico, la formazione SEO è destinata ai copy-scrittori, al marketing e ai tecnici-webmaster e dal 2011 abbiamo formato centinaia di persone ogni anno sugli algoritmi e le regole che governano Google. I corsi sono pratici e rivolti alle aziende che vogliono crescere la visibilità con Google scoprendo l’arte di farsi trovare in modo “naturale”».

dite con gli annunci Amazon Ads. Ogni e-commerce e retailer fisico deve dunque avere una strategia riguardo a se stare, e come, su Amazon». Lei svolge anche un’intensa attività editoriale e mediatica… «Dal 2010 collaboro con l’editore Hoepli ed ho scritto Trovare Clienti con Google, libro di SEO e Strategie di marketing sui motori di ricerca; Fai carriera con LinkedIn dove è possibile trovare tutto quello che c’è da sapere per avere successo grazie al “Facebook del lavoro”; SEO & Content che svela le tendenze di domani delle principali fasi della presenza digital di un’azienda; Social Google Marketing, libro che spiega come sfruttare gli strumenti gratuiti di Google e La tua reputazione su Google e sui social media, testo sul tema dell’ORM. Sono intervenuto al TED elevtico e a varie trasmissioni televisive e radiofoniche (RSI, Teleticino, Rai 3, Radio Capital, Rai 1, Radio 24, ), ho scritto di web marketing per diversi blog in italiano, inglese e tedesco. Di recente ho lanciato un mio podcast che spiega il digital marketing “in parole semplici”».

Amazon riveste ormai un ruolo assolutamente predominante nel campo degli acquisti on line. Che cosa è utile conoscere in proposito? «Per le aziende che hanno un brand importante e vogliono cogliere l’opportunità legata alla crescita del merchant sia nel B2C che B2B, è fondamentale conoscere le nozioni e concetti di base della pubblicità SEM e dell’ottimizzazione SEO su Amazon, a partire dalle varie opzioni e tipologie di presenza del brand sul marketplace AMZN (vendor vs seller). È molto utile imparare a ragionare come l’algoritmo Amazon A9; e quindi comprendere come con le attività SEM sia possibile incrementare la visibilità e le venTICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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AZIENDE / MYACADEMY

COME CONTINUARE A PROGETTARE E VENDERE

A Gianni Simonato

IL CASO DI UN’AZIENDA CHE ATTRAVERSO L’UTILIZZO DI AVANZATE TECNICHE DI MODERN SELLING DIGITALE È RIUSCITA A FARE BRILLANTEMENTE FRONTE ALLA CRISI.

Michela Tonon Company Controller di Metallarredo

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ll’improvviso il mondo si è fermato! Eravamo pronti per il Salone del Mobile di Milano 2020, di colpo cancellato e spostato al 2021. Che botta! I nostri agenti di vendita sono stati rimandati indietro e gli appuntamenti cancellati dai clienti. Questo Covid-19 ha messo in ginocchio le nostre relazioni con i Clienti. Per fortuna con MyAcademy e il suo Top Performer Linkedin e Sales Navigator Gianni Simonato lavoriamo da tempo con dei nuovi sistemi di Modern Selling digitali. Grazie a questi strumenti online, anche in una situazione critica come quella di questi mesi, non ci siamo fermati: Metalarredo ha continuato a lavorare sia a livello progettuale, sia a livello commerciale. Cos’ho fatto nello specifico? Dopo un’attenta analisi con il Board, dove abbiamo individuato la necessità di ampliare i nostri mercati, e le nostre applicazioni di prodotto, ho messo in moto il motore di ricerca di Sales Navigator, ricercando nuovi potenziali clienti. E la stessa cosa è stata trasferita a tutti i nostri commerciali. L’obiettivo comune e condiviso era ricercare nuovi contatti che lavorassero in ambito medicale. Abbiamo preparato delle presentazioni ad hoc, con un nostro prodotto antibatterico sviluppato con il Politecnico di Milano e siamo partiti a razzo. I risultati sono stati immediati. E l’aver ottenuto una risposta così rapida dai Clienti, soprattutto in questo periodo, è stato un successo! Ho mandato una “Inmail” con Sales Navigator e ho ottenuto la risposta, immediata, e subito dopo ci siamo scambiati i cellulari ed i contatti aziendali

con il cliente. Il ghiaccio è stato spaccato entrando in un ambito molto importante, visto il periodo in cui ci troviamo. Dopo una sola settimana di progettazione siamo già passati alla prototipazione e pensiamo sia un progetto che possa portare a qualcosa di importante e di positivo. Tutto ciò sarebbe stato impossibile senza questi strumenti digitali, in un periodo come questo di emergenza sanitaria che l’intero mondo sta affrontando, con l’impossibilità di visite fisiche. Ma non sarei stata così efficace se non avessi fatto formazione per un anno con Gianni Simonato. La formazione è il vero motore del “Modern Selling”. Il digitale è la nostra salvezza, come potremmo relazionarci diversamente con i clienti nel mondo? Metalarredo nasce come azienda di illuminazione e da sempre persegue importanti valori aziendali, come la qualità del prodotto, del servizio e la flessibilità verso il cliente. Opera nel B2B prevalentemente con Clienti del settore del mobile. La rete commerciale è composta di funzionari interni ed agenti che sono sempre “andati a bussare alle porte dei clienti”. Possiamo dire che questa organizzazione funzionava bene, fino a un paio d’anni fa, quando ci accorgiamo che abbiamo bisogno di cambiare rotta. In pratica i vecchi metodi non ci facevano aprire porte nuove: questo era il problema. Ne parlo con Gianni Simonato e insieme analizziamo il problema. Decidiamo di introdurre il Modern Selling per supportare la vendita e la ricerca di nuovo business. Acquistiamo cinque licenze, una per me, e quattro per i miei collaboratori commerciali, e partiamo con questa esperienza! For-


AZIENDE / MYACADEMY

mazione prima di tutto. Inizialmente non ci capivamo molto; lo vedavamo solo come “rubare del tempo” alla nostra ormai consolidata routine di vendita. Poi però dopo un costante supporto di Gianni, e qualche ora di formazione con i ragazzi di Linkedin, le cose iniziano a prendere una piega diversa. Partiamo con il sistemare il nostro profilo personale Linkedin, povero di informazioni! Miglioriamo la pagina aziendale Linkedin e partiamo alla scoperta di questo nuovo mondo del Modern Selling. La cosa inizia ad appassionarmi, ma mi limito a pubblicare solo dei post nella mia pagina personale. Mi cimento a creare qualche Pointdrive, e faccio qualche piccola ricerca, ma senza un obiettivo. Lo facevo così, un dieci minuti, tanto per. Provo a mandare anche qualche Inmail, ma nulla, nessuna risposta. Inizio quindi a chiedermi se stavo andando nella giusta direzione, e nella mia testa ci sono mille dubbi. Ma scatta la molla: iniziamo ad individuare un preciso target di vendita e costruiamo una strategia ad hoc. Avevo capito che il classico approccio di parlare della nostra azienda non funzionava! Dovevo trovare qualcosa “di valore” da comunicare. E questo l’ho capito man mano che procedevo con il piano di formazione. Individuiamo quindi un prodotto nuovo, un qualcosa che potesse destare curiosità e permettesse di spaccare il ghiaccio innescando poi un’eventuale conversazione: mettiamo in pista quindi il nostro AirLightPro, dispositivo antibatterico per armadi, sviluppato con il Politecnico di Milano. Circoscriviamo il target di clienti che vogliamo mettere nel mirino e costruiamo l’”Inmail tipo”: «buongiorno Mario, vedo dal tuo profilo che sei un esperto nel mondo living! noi ci occupiamo di illuminazione, se ti fa piacere potremmo scambiare due idee sul tema». E funziona: mi rispondono! Da qui mi convinco sempre di più di questo strumento di Modern Selling; inizio quindi a sfruttarlo in modo continuo:

-miglioro ulteriormente il mio profilo. Inizio a pubblicare tutto ciò che ritengo possa essere di interesse per il target di clienti che abbiamo individuato. -salvo le mie ricerche concentrandomi prevalentemente su aziende che lavorano nell’ambito del Contract e nel mondo delle cucine; salvo gli Account e per ogni azienda salvo diversi Lead (l’ufficio acquisti, l’ufficio tecnico, la direzione, e chi si occupa di ricerca e sviluppo, nonché il marketing). E fin qui tutto interessante. Ma ancora nessun appuntamento fissato. Mi concentro quindi su un’azienda di cucine che avevamo nel mirino da tempo, ma nemmeno il nostro agente era mai riuscito ad ottenere un appuntamento. Io stessa avevo provato con delle classiche mail di richiesta appuntamento, e delle telefonate, ma nulla. Mi informo su quale fosse il contatto giusto, lo cerco su Sales Navigator, e inizio a seguirlo per capire se pubblicava qualcosa. Calma piatta! Decido quindi di spaccare il ghiaccio con una in mail che recitava così: «Ciao Claudio, vedo dal tuo profilo che sei uno specialista nell’ambito cucine. Ti lascio qui di seguito un link che ti rimanda ad una nostra soluzione che potrebbe interessarvi». È il 1 marzo 2019. Attendo, passano due giorni, e niente. Dopo una settimana, l’8 marzo 2019, vedo una risposta. Entusiasmo a mille perché mi ringraziava e mi chiedeva di sentirci nei giorni successivi per avere maggiori info e per capire come si muoveva il mercato. Mi lascia anche la sua mail. Bene. Ghiaccio spaccato, dico. Presa dall’entusiasmo gli mando una serie di info sempre tramite Sales Navigator nella speranza di una successiva risposta, ma capisco di aver sbagliato strategia. Gli scrivo quindi tramite mail, ma niente nemmeno in questo caso. Non demordo, gli riscrivo su Linkedin, attraverso i messaggi. Faccio riferimento alla mail che gli avevo inviato dell’appuntamento, ma nulla. Le speranze si affievoliscono ed i me-

si passano. Ogni mese entravo comunque nel suo profilo e mi facevo un giretto sul profilo, per fargli capire che c’ero, ma nessuna risposta. Ad agosto, quindi dopo 5 mesi, riprovo. Siamo a fine agosto, mi dico, vediamo se in un momento di calma e di rientro dalle vacanze, ho dei risultati diversi. Replico il tutto, ossia, gli rimando la stesso messaggio, facendo riferimento alla conversazione precedente. Stessa cosa faccio tramite mail. Incredibile. Mi risponde, mi dice che potremmo fissare un appuntamento nelle settimane successive. Gli rispondo in tempo zero, questa volta vado al sodo e gli propongo una data per l’incontro. Per l’orario gli lascio carta bianca. Mi risponde subito, confermandomi la data, è l’unico orario libero che aveva disponibile. L’attività che riservo oggi a Linkedin è di un’oretta al giorno, mezzora al mattino appena arrivo al lavoro, e mezzoretta alla sera, prima di andare a casa. Sicuramente aver scaricato l’app anche sullo smartphone è stato utile; ormai è diventato parte della mia quotidianità. Inoltre grazie all’aiuto della Community di MyAcademy, e soprattutto grazie al supporto di Gianni Simonato che ci guida con la formazione periodica e costante, so che posso sempre confrontarmi con loro su nuove sfide ed essere supportata con momenti di scambio di esperienze e di dialogo con altri imprenditori. E sono ben felice di essere già avanti con questi programmi di Modern Selling, in questi momenti di emergenza sanitaria nel mondo dovuto al coronavirus che sta causando lo spostamento di fiere e la cancellazione di incontri commerciali. Come potrei contattare diversamente i Clienti? Quindi il consiglio che posso darvi è: giù l’acceleratore, e oggi più che mail, utilizzate questi strumenti digitali perché le soddisfazioni ed i risultati saranno importanti e non c’è modo migliore del Modern Selling per raggiungere e relazionarsi con i clienti.

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SPORT / GOLF ASCONA

UN PERCORSO NEL PARCO

ARIELLA DEL ROCINO PRESENTA IL GOLF ASCONA, BEN NOTO PER LA SUA REPUTAZIONE AI MASSIMI LIVELLI: NEL 1999 HA CONQUISTATO IL PRIMO POSTO NELLA CLASSIFICA DEI MIGLIORI CAMPI DA GOLF SVIZZERI E NEGLI ANNI SUCCESSIVI HA CONTINUATO A MANTENERE POSIZIONI DI ASSOLUTO RILIEVO.

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’idea di realizzare un campo da golf ad Ascona comincia a prendere corpo a partire dal 1925. Nel 1926 la parola “golf” compare per la prima volta negli atti del Patriziato e nel marzo del 1928 nasce ufficialmente il Golf Club Patriziale Ascona e già nei primi anni di attività il campo di Ascona viene considerato “il più bel 9 buche d’Europa”. Nel 1932, l’architetto Roelli termina la prima Club House e gli architetti inglesi Colt & Alison progettano un campo di 9 buche, che, con il contributo dell’arch. C.K. Cotton, diventeranno 18 nel 1957. In quell’anno la mappa del parco viene ridisegnata con l’avvio di importanti lavori di abbellimento attraverso un attento e creativo inserimento di alberi e fiori che lo caratterizzano rendendolo unico nel suo genere. Il decennio tra il 1960 e il 1970 permette poi al Club il vero salto di qualità, grazie al già acquisito prestigio internazionale, alla presenza di profes-

sionisti quotati e alla sempre più alta frequentazione di personaggi famosi. Negli ultimi vent’anni sono stati portati a termine numerosi progetti mirati al consolidamento finanziario, alla rivalutazione degli aspetti tecnici e sportivi e, soprattutto, al potenziamento della struttura quale centro d’ incontro e di attrazione per il turismo di tutta la regione. A dieci anni di distanza dai Campionati europei maschili di golf, lo spettacolare percorso che si specchia nel Lago Maggiore ha ospitato nel 2019 un altro dei maggiori appuntamenti continentali: i Campionati europei senior femminili e maschili: e non è una prima assoluta, visto che proprio ad Ascona questo evento vi aveva già fatto tappa a tre riprese, tra il 1997 e il 1999. In gara si sono cimentati circa 90 partecipanti per la gara maschile e circa 50 per il torneo femminile, per un totale di rispettivamente 25 e 16 Paesi rappresentati, con numerosi giocatori di assoluto valore. In quell’occasione la squadra dei greenkeeper si è messa all’opera per rifare il look al 18 buche della perla del Lago Maggiore: complessivamente sono stati eliminati 18 bunker (in parte sostituiti da alberi), altri 3 sono stati modificati nella loro natura, e 4 ricostruiti. Il Golf di Ascona, nel suo aspetto tecnico (piste, green, bunker), non è


molto diverso da altre strutture svizzere ed europee. Definite tra le più attraenti della Svizzera, le buche si snodano tra alberi maestosi, in un paesaggio naturale di rara bellezza. Il percorso, pianeggiante, presenta un livello tecnico di tutto rispetto, che sa mettere alla prova ed appassionare al tempo stesso campioni e principianti. Quello che rende speciale il campo di Ascona è in ogni caso il suo aspetto di parco: siamo di fronte a una zona verde di grande bellezza, fuori dal comune. Ci sono qui più di 60 specie di alberi, innumerevoli specie di fiori, di uccelli, di insetti. Sul campo si incontrano anche tassi e volpi. Quello che sta a cuore al Patriziato è la conservazione e lo sviluppo armonioso di questo straordinario patrimonio naturale,

costituito da parco, specchi d’acqua (i laghetti che impreziosiscono il percorso e il Lago Maggiore che ne fa da cornice), fiori e alberi. Gli interventi sono pianificati insieme all’Azienda forestale. Quando si deve decidere quali piante posare, quali sostituire, come intervenire, la collaborazione è fondamentale. Il responsabile della manutenzione lavora a stretto contatto con i forestali del Patriziato. Si usano esclusivamente prodotti organici, mirati e con parsimonia. Al Golf Ascona è bandito l’uso dei fertilizzanti chimici. Anche gli uccelli contribuiscono a creare il ciclo virtuoso della natura, alfine di usare il meno possibile di prodotti insetticidi. L’accesso è riservato ai soci mentre i giocatori ospiti possono accedere al percorso se membri di un club e di

una federazione riconosciuti e in possesso di handicap 54. I giocatori ospiti della categoria Handicap VI (da HCP 37 a HCP 54) e PR possono di regola accedere al campo senza limitazioni. In caso di gelo l'apertura può essere posticipata. La Club House è caratterizzata da uno stile mediterraneo che si inserisce con armonia nel meraviglioso parco circostante. Il ristorante con la sua ampia terrazza che si affaccia sul percorso e la sua cucina sempre curata è un luogo rilassante, elegante e discreto dove trascorrere piacevolmente il tempo durante le pause di gioco oppure organizzare un incontro informale di lavoro.

ALCUNI DATI TECNICI DEL GOLF ASCONA Percorso Altitudine Buche Lunghezza percorso Par

206 m s.l.m. 18 5578 m 71

Servizi • Bar • Ristorante • Shop • Scuola di golf • Servizio caddie • Custodia sacche • Campo pratica TICINO WELCOME / GIU - AGO 2020

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NEWS

Vacanze in campeggio

Il turismo dei campeggi in Svizzera è legato come nessun altro settore turistico alla stagionalità. Dei circa 3,5 milioni di pernottamenti in campeggi svizzeri, circa il 96 per cento viene registrato nel periodo che va da aprile a ottobre. Nei classici mesi in cui si va in ferie, luglio ed agosto, si registra circa il 51 per cento dei pernottamenti complessivi, anche se va aggiunto che questi due

mesi, per la struttura differenziata dei prezzi, portano all’incirca dal 70 all’80 per cento del fatturato annuo. Ne consegue che, per poter sopravvivere economicamente, molti camping hanno assolutamente bisogno di essere aperti tra aprile e ottobre. «Per poter dare una prospettiva futura ai campeggi è necessario discuterne e prendere adesso una decisione su come si possa organizzare la fase di ripresa delle attività», sostiene Wolfgang Bosshardt, presidente centrale di swisscamps e gestore del Camping Sur En / Sent presso Scuol (GR). Per questo è stato consegnato alla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) un catalogo di misure i cui approcci risolutivi consentirebbero al turismo dei campeggi di ripartire già a cominciare dal 27 aprile nel rispetto delle disposi-

zioni di sicurezza e protezione attualmente vigenti. Il catalogo di misure prevede, fra l’altro, che i gestori dei campeggi si attengano alle stesse regole di igiene, di distanza tra le persone e di comportamento dettate dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) che si applicano a strutture ricettive paragonabili. Per tutelare la salute di ospiti e collaboratori si prevedono corsi di formazione, informazioni e controlli rigorosi. Chi vuole aprire il proprio campeggio pptrà accogliere solo ospiti registrati, dovrà garantire che le regole di distanza e igiene vengano rispettate e registrare tutti gli ospiti per poter consentire in qualsiasi momento, in caso di contagio, la localizzazione delle persone con cui hanno avuto contatto. www.swisscamps.ch

Caviale al servizio della cosmetica Nasce un nuovo capitolo nella storia delle audaci ricerche scientifiche di La Prairie, basato sullo studio dei fattori che inibiscono la naturale luminosità della pelle. Ne scaturisce la nuova crema White Caviar Eye Extraordinaire, illuminante, che aiuta a restituire tonicità alla pelle e contribuisce a far svanire le occhiaie lasciando la pelle morbida ed elastica, migliorando i livelli di idratazione. Protegge dalla comparsa di un incarnato spento dovuto all’inquinamento, riduce la comparsa di macchie scure, specialmente sugli zigomi. Attenua il rossore e i toni azzurrognoli sotto la superficie della pelle

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TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

che causano le occhiaie. La luce e il modo in cui interagisce con le linee del viso, in particolare con la delicata curvatura delle sopracciglia, l’arco delle palpebre e la misteriosa linea delle ciglia, è l’elemento determinante della struttura dell’occhio. Tale struttura è soggetta al gioco di luci e ombre, di contorni e rientranze. La giusta quantità di luce è il sottile equilibrio tra questi elementi. White Caviar Eye Extraordinaire è una crema ricca che nutre e ammorbidisce con un’idratazione profonda e che va oltre il semplice effetto illuminante per rivelare la straordinaria bellezza dell’occhio.


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Importanti novità artistiche a Locarno La Fondazione Ghisla Art Collection di Locarno ha riaperto il 13 maggio con un nuovo allestimento. Nelle prime sei sale dell’iconico cubo rosso, è presentata una selezione di opere tratta dalla collezione di arte moderna e contemporanea di Martine e Pierino Ghisla che rimarrà in esposizione fino al 3 gennaio 2021. Chi entra in questi spazi si immerge in capolavori assoluti della Pop Art, dell’Informale, del Concettuale, dell’Astrattismo e del New Dada, a cui si aggiungono prove di autori emergenti e forse meno conosciuti dal grande pubblico. Il secondo piano, ospita invece la mostra temporanea “L’éclat d’une luciole

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TICINO WELCOME / DIC 2019 - FEB 2020

dans la nuit” di Véronique Arnold. Organizzata in collaborazione con la Galleria Buchmann di Agra è stata creata e pensata dall’artista appositamente per gli spazi della Ghisla Art Collection. Questa esposizione riunisce una cinquantina di opere dal 2015 ad oggi, con una significativa prevalenza degli ultimi due anni. L’assunto centrale della poetica di Véronique Arnold si situa nel rapporto tra la realtà esterna, in particolare la natura dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, e la sua percezione. Tra quello che la vita nelle sue manifestazioni anche minime deposita nell’animo umano e le reazioni, anzi meglio le

“vibrazioni” che suscita. Un po’, parafrasando il titolo, come il brillare intermittente delle lucciole nelle notti di primavera.


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