N° 067 SETTEMBRE / NOVEMBRE 2020
MAGAZINE DI PERSONE, EVENTI, AZIENDE, FATTI E NOTIZIE
MARZIO GRASSI
EDIZIONE TICINO WELCOME SAGL
Svizzera CHF 8,00 / Italia € 6,80
IL VALORE DELLA TRASPARENZA
LAC
FORMAZIONE
BANCHE
SVIZZERA TURISMO
MASI Alla scoperta dell’arte svizzera
SUPSI Dinamismo, concretezza e apertura al cambiamento
FINANZA GREEN Investimenti e sostenibilità
MARTIN NYDEGGER L’incertezza domina il settore turistico
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TICINO WELCOME / EDITORIALE
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EDITORE Ticino Welcome Sagl Via Cattori 3 CH-6900 Lugano-Paradiso T. +41 (0)91 985 11 88 info@ticinowelcome.ch www.ticinowelcome.ch RESPONSABILE EDITORIALE Mario Mantegazza COORDINAMENTO EDITORIALE, PUBBLICITÀ E PUBBLICHE RELAZIONI Paola Chiericati REALIZZAZIONE EDITORIALE Mindonthemove srls LAYOUT E GRAFICA Kyrhian Balmelli e Oliver Della Santa FOTOGRAFIE Si ringraziano le aziende produttrici, amministrazioni, enti e istituzioni del Ticino. Foto di copertina: Davide Pucci
STAMPA FONTANA PRINT SA CH-6963 Pregassona SERVIZIO ABBONAMENTI (4 NUMERI) CHF 32.- (spese postali escluse) T. +41 (0)91 985 11 88 www.ticinowelcome.ch PUBBLICITÀ SVIZZERA TEDESCA E FRANCESE FACHMEDIEN ZÜRICHSEE WERBE AG CH-8712 Stäfa claudio.moffa@fachmedien.ch T. +41 (0)44 928 56 31 COLLABORATORI Benjamin Albertalli, Moreno Bernasconi, Paola Bernasconi, Rocco Bianchi, Elisa Bortoluzzi Dubach, Joel Camathias, Paola Cerana, Rudy Chiappini, Franco Citterio, Silvano Coletti, Alessandro De Bon, Ariella Del Rocino, Roberto Giannetti, Keri Gonzato, Andrea Grandi, Eduardo Grottanelli De’ Santi, Marta Lenzi-Repetto, Rocco Lettieri, Dimitri Loringett, Manuela Lozza, Giacomo Newlin, Valentino Odorico, Patrizia Peter Pedevilla, Amanda Prada, Remigio Ratti, Paolo Repetto, Fausto Tenzi, Alessandro Trivilini.
DI MARIO MANTEGAZZA
M
a dov’è finita l’lSIS? I kamikaze che fine hanno fatto? Che ne è dei Gilet Gialli? E la Greta? D’improvviso si parla solo di Coronavirus e del numero dei contagi, che ancora oggi non si capisce come vengano conteggiati. Che potere hanno ottenuto i governi da questa situazione? C’è qualche strano potere occulto dietro tutto questo? Qual è il ruolo dei grandi potenti? La Cina? La Russia? Trump è un pazzo scatenato? Si dice tutto e il contrario di tutto, ci si preoccupa di ogni cosa, ma la verità è che non ci si occupa di nessuno. Già, e noi? Che ne è e sarà di ognuno di noi? A me sta bene stringere qualche mano in meno, ma non riesco più a non abbracciare i miei cari, i miei figli, i nipoti. Vorrei sapere quando potrò tornare a vivere liberamente e andare in vacanza dove mi pare.
Che conseguenze avrà tutto questo su di noi, a parte che come già sappiamo pagheremo un prezzo altissimo l’enorme disastro economico causato dalla pandemia. Che tipo di persone saremo da qui in avanti? Stiamo facendo qualcosa affinché quanto è accaduto non possa più succedere in futuro? Qualcuno per favore si può ricordare che non esiste solo il Coronavirus e che noi siamo ancora vivi e che abitiamo ancora su questo assurdo pianeta? In conclusione è proprio vero che, come mi è stato detto oggi da un parente, non esistono più leader ma solo follower.
Mario Mantegazza
DISTRIBUZIONE IN TICINO: Abbonamenti, Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, studi medici e dentistici, studi d’avvocatura, studi d’ingegneria e d’architettura, banche e fiduciarie, aziende AITI (Associazione Industrie Ticinesi), aziende Cc-Ti (Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino), Club Rotary Ticino, Club Lions Ticino, edicole del Ticino. IN ITALIA: Nelle fiere turistiche, Aeroporto di Malpensa, Hotel ed esercizi pubblici Provincia di Como e Lombardia.
TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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SOMMARIO / N° 67
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MARZIO GRASSI Il valore della trasparenza
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MARTIN NYDEGGER L’incertezza domina il settore turistico
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SARA ROSSO Il fascino discreto dell’accoglienza
MORENO BERNASCONI “Rifare grande l’Europa”
Di Mario Mantegazza EDITORIALE 01 Boh! Di Patrizia Peter Pedevilla PRIMO PIANO 04 Marzio Grassi: Il valore della trasparenza 08 Flavio Audemars: Non è tutta colpa della globalizzazione 10 Communication in the age of sustainability By Dimitri Loringett 14 Giovanni Ventimiglia: L’essenza dell’umanità 16 Martin Nydegger: L’incertezza domina il settore turistico 18 Sara Rosso: Il fascino discreto dell’accoglienza 20 Morena Ferrari Gamba: Giovani tra disincanto e speranza 22 Ilario Lodi: Aiutare i giovani creando lavoro Di Moreno Bernasconi GRANDANGOLO 24 “Rifare grande l’Europa” LAC 26 MASI: Alla scoperta dell’arte svizzera 28 Collezione Olgiati: Opere di forte impatto emotivo 30 LuganoMusica: Una ripresa ricca di inventiva e creatività musicale 34 Teatro Danza: Leggerezza per tornare a vivere Di Natascia Valenta CULTURA 38 Museo Ascona: Jawlensky e Werefkin: dalla Russia con… Arte 40 IMAGO Art Gallery: Scomporre e ricominciare 42 Cortesi Gallery: Quando la parola è tutto 44 Artrust: 20+20 = Quarantena Di Franco Citterio FINANZA 46 ABT: La storia bancaria negli scatti di Vincenzo Vicari 48 Finanza Green: Investimenti sempre più orientati alla sostenibilità 58 UBS: Dalla parte dei professionisti 60 Credit Suisse: Il mercato immobiliare svizzero: fatti e tendenze 62 LGT: Separati per essere più forti 64 Ceresio Investors: L’alimentare punta alla salute 66 SSF: Gli investimenti sostenibili raggiungono un nuovo massimo TURISMO 68 Ticino Turismo: Timidi segnali di ripresa 70 Lugano Region: Come abbiamo preparato la ripartenza 74 Funicolare San Salvatore: In vetta più che mai! 78 Ferrovia Monte Generoso: Sostenibili insieme 80 Lugano Eventi: Una destinazione ideale per incontrarsi 84 Resort Collina d’Oro: Sicurezza e benessere 86 Luganodante: Cambia l’accoglienza, cambiano i valori 88 Hotel & Lounge Lago Maggiore: Un albergo “active lifesyle” Di Paola Chiericati 90 Soletta: La città barocca più affascinante della Svizzera GASTRONOMIA 94 Sapori Ticino: Alta cucina “Swiss Made” 98 Ticino Gourmet Tour: Un tour tra i ristoranti del Cantone che dura tutto l’anno Di Marta Lenzi Repetto 100 Pellegrino Artusi: Omaggio al padre della cucina italiana 104 Rassegna Gastronomica: Tutti i sapori del Mendrisiotto 106 Ristorante META: Un prestigioso riconoscimento Di Giacomo Newlin 108 Ristorante Berton Al Lago: Incanto lacustre Di Paola Cerana 110 Al Porto: Al Porto con il suo ammiraglio: nel segno della dolcezza 114 Maistà: Eccellenze italiane 116 g.b.c Frutta e Verdura Import: Dalla terra alla tavola
SOMMARIO / N° 67
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UBS Dalla parte dei professionisti
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TICINO TURISMO Timidi segnali di ripresa
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ELSA PERETTI Rispettare i diritti dell’uomo e dell’ambiente
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AIL Guardiamo al futuro con fiducia e consapevolezza
Rapelli: Il buono della vita va condiviso Panerai: La rinascita della leggenda Jade Lugano: Le pietre più belle del mondo e marchi prestigiosi Belotti OtticaUdito: Il percorso olfattivo di Belotti Simonetta Rota: La creatività al servizio del cliente Kairos Allestimenti: Eventi costruiti su misura Motori ibridi: Il futuro sarà elettrico Nuova Bentley Bentayga: Quando il lusso si rinnova Mercedes-AMG GLB 35 4MATIC: Grintosa per vocazione Mercedes AMG GLE 63 S 4MATIC: Over the Top McLaren 765LT: Straordinario concentrato di potenza Joel Camathias: Una nuova esaltante sfida BMW R18: Innovazione e tradizione Unica: L’evoluzione della specie L’eleganza come stile di vita Wetag Consulting: Quando i vip scelgono il Ticino Fontana Sotheby’s: Siamo pronti a ripartire Residenza Queciabella: Vivere nel verde con tutte le comodità Borsa Immobiliare Ticino: Un forum di successo che varca i confini nazionali Alfredo Baratella: Quando la natura torna a trionfare Di Elisa Bortoluzzi Dubach La filantropia ai tempi del Covid 19 Philippe Bischof: Un sostegno contro la crisi della cultura Di Elisa Bortoluzzi Dubach Elsa Peretti: Rispettare i diritti dell’uomo e dell’ambiente Di Elisa Bortoluzzi Dubach Claudia Lombardi: dare sostegno ai giovani artisti Orchestra da camera di Zurigo: Andante con moto Di Rocco Bianchi Verso un futuro deglobalizzato? SUPSI Dinamismo, concretezza e apertura al cambiamento SUPSI: Le risposte della SUPSI all’emergenza sanitaria SICTIC-Fondazione Agire: Una joint venture per avvicinare startup e investitori AIL: Guardiamo al futuro con fiducia e consapevolezza Southsuisse: Siamo pronti al decollo PM Consulenze: Cosa cambia con la nuova QR-fattura dMTV International: Internazionalizzazione, innovazione, tecnologia Di Amanda Prada STRP: Inclusione e unicità: comunicare la disabilità Sanitas Troesch: Esposizione moderne e all’avanguardia MyAcademy: Lavorare in emergenza nella ricerca e selezione del personale ITSMF: Professionisti IT per la crescita delle aziende Hospithome: Con la telemedicina il futuro è già qui Permamed: 4 donne di potere in campo per Lubex Anti-Age Chiara Jasson: In forma in tempi incerti Golf Club Lugano: Un storia d’amore Di Manuela Lozza Una stagione turistica molto difficile Labrador da amare Di Manuela Lozza
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PRIMO PIANO / MARZIO GRASSI
IL VALORE DELLA TRASPARENZA DI PATRIZIA PETER PEDEVILLA SIN DA GIOVANISSIMO APPASSIONATO DI SPORT, MOTORI E MOTORINI, MARZIO GRASSI - MOMÒ DI NASCITA - DA QUASI TRE ANNI DIRIGE CREDIT SUISSE TICINO. UNA POSIZIONE RAGGIUNTA DOPO UNA LUNGA ESPERIENZA LAVORATIVA COLTIVATA IN AMBITO BANCARIO, MA ANCHE GRAZIE ALL’IMPULSO ESPLORATIVO DEL TICINESE, CHE LO HA SEMPRE PORTATO AD ESSERE IN PRIMA LINEA.
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caldissimo. Arrivo negli uffici di Via Vegezzi a Lugano puntuale, salgo al quinto piano. Nella sala d’attesa tutte le postazioni sono divise da un plexiglas, mi siedo. Grassi arriva sorridente, rilassato, chiede un caffè espresso. Ha un tono calmo e cordiale… «Sono nato a Vacallo nel 1966, sposato con Barbara, che ho conosciuto all’età di 15 anni durante il primo corso di Gioventù e Sport di Bellinzona, sì…sono un momò e mi sento legato al Mendrisiotto, anche se in questo momento vivo a Bellinzona. La mia era una famiglia tranquilla e io ero un bambino, un ragazzo, cui piaceva studiare e di conseguenza andavo bene a scuola». In poche parole un ragazzo modello… «No, no, avevo anch’io il mio lato ribelle, ero critico nelle discussioni e visto che a casa mia si poteva sempre parlare di tutto, le nostre serate erano animate. Penso sia normale visto il distacco generazionale e il fatto che difficilmente i figli hanno le stesse idee degli adulti, e noi genitori lo sappiamo bene». E poi c’era lo sport, una fetta importante della sua gioventù passata nel rinomato Vacallo… (Ride). «Ho sempre fatto dello sport, prima atletica con le staffette di paese,
poi pallacanestro. Ma parlare di basket oggi è facile… ai miei tempi era un po’ diverso anche perché quando i miei compagni ed io - eravamo in quattro - ci siamo lanciati nel basket, il Vacallo non aveva ancora un movimento giovanile, quindi il primo movimento giovanile è nato proprio con noi. Ricordo quel periodo con grande felicità, eravamo tutti molto uniti, quando ci spostavamo per le partite ci sostenevano decine di persone tra famigliari e amici, contrariamente gli avversari avevano le loro panchine vuote. C’era così tanto entusiasmo che ad un certo punto il movimento giovanile contava 150 ragazzi». E non ha mai sognato di diventare uno sportivo? «No, ma neanche di lavorare in banca. Io avevo - e ho tutt’oggi - la passione per i motori, i motorini, qualsiasi cosa che contiene un motore». Quindi truccava anche i motorini? (Sonora risata). «Diciamo che li smontavo e riparavo». Quindi pensava all’ingegneria… «Sinceramente volevo fare il meccanico di automobili o moto, ma poi mio padre mi disse: “Sì, sì, comincia a fare la Commercio e poi fai quello che vuoi”. TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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PRIMO PIANO / MARZIO GRASSI
Voleva che prima prendessi un diploma, anche perché in quegli anni non era così facile “switchare”, eravamo più incanalati e meno flessibili rispetto ai giovani d’oggi». Quindi – un po’ a malincuore – studi commerciali? «Esatto. Sono andato alla Commercio di Chiasso, erano gli anni ’80, quando le banche erano sempre alla ricerca di persone e praticamente all’ultimo anno, gli allievi migliori, già a febbraio si ritrovavano in mano un’offerta lavorativa. Di conseguenza chi usciva dalla Commercio aveva un posto di lavoro e questo i nostri genitori lo sapevano bene (sorride)». Immagino che andando bene a scuola le offerte non siano mancate… «Ne avevo ricevute tre, una l’ho scartata perché veniva dalla banca in cui lavorava mio padre, scartai pure la seconda e scelsi quella di Credit Suisse a Chiasso dove iniziai a 18 anni. Esattamente come oggi i nuovi impiegati avevano la possibilità di lavorare in diversi settori. Ho iniziato nel Trade Finance, dove tutto era complicatissimo per noi neodiplomati. A quell’età nessuno sapeva esattamente cosa si faceva in banca. Io avevo solo sentito da mio nonno: “Vai in banca che ci sono i soldi!”, perché vedeva i cassieri che contavano i soldi, ma una vera idea di quello che si faceva io non l’avevo. Per questo l’inizio è stato impegnativo. La mia seconda tappa era nel settore Investigation. In poche parole quando un pagamento non andava a buon fine bisognava risalire all’errore; poi ho fatto sei mesi di contabilità, la sera mi ritrovavo a trascrivere a macchina le operazioni bancarie (una trentina rispetto alla miriade di oggi) e naturalmente le entrate e le uscite dovevano pareggiare se si voleva andare a casa». Tre settori, tre esperienze, che peró non l’avevano ancora convinta completamente…
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TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
“Penso che noi, come banche, dobbiamo fare il nostro lavoro al meglio e il politico dovrebbe fare lo stesso nell’interesse del Paese.” «Osservavo, imparavo e alla fine mi hanno dato la possibilità di iniziare nel settore commerciale perché desideravo lavorare con le aziende. Poi, dopo circa un anno mezzo, sono partito all’estero, a Zurigo (divertito), andando dapprima in Germania per imparare il tedesco. Sono stato via cinque anni tra lavoro e militare». L’impressione è che non si è mai seduto, sempre pronto alle novità, a fare qualcosa, a intraprendere una nuova strada… «Sarà il mio carattere, ma quando avevo 25 anni, ed ero a Zurigo, volevo proseguire gli studi. Essendo interessato alle aziende non volevo un diploma di impiegato federale o contabile federale, volevo fare un’esperienza universitaria che mi permettesse, volendo, di andare a dirigere anche un’azienda. Senza farlo apposta chiamo i miei colleghi di Chiasso e scopro che in quel momento un consulente con un portafoglio clienti aveva dato le dimissioni e loro cercavano qualcuno che si occupasse dei clienti e che, parallelamente, iniziasse quella che oggi è la SUPSI, una formazione parauniversitaria. Non mi sembrava vero, in più il mio doveva essere un ruolo sperimentale visto che in azienda nessuno l’aveva fatto prima». Lei è molto affezionato a Credit Suisse, una carriera trentennale con una breve pausa in Raffaisen per poi tornare ai vertici… «Sono stato chiamato e sono stato contento di essere stato chiamato, perché era l’ultimo scalino che mi mancava. Ero da un anno e mezzo in Raiffeisen (un anno alla direzione) andava tutto bene però dentro di me era rimasto il fatto che mi mancava l’ultimo gradino
di Credit Suisse, ma allora non c’erano le condizioni, per questo avevo accettato l’offerta di Raiffeisen. Poi però mi sono trovato in Paradeplatz…con un’offerta che era quello che, in fondo a me, desideravo». Quindi ha subito accettato? «No, no. Ricordo che sono tornato a casa da mia moglie e le ho detto: “Adesso cosa faccio?”. E poi ho parlato anche con un mio amico, che é anche il mio coach, e lui mi ha risposto: “In fondo hai già deciso, perché me lo chiedi?”. Effettivamente era così, ma avevo bisogno che qualcun altro me lo dicesse». Lei ha vissuto una vita in banca, è passato dalle assunzioni sfrenate ai continui tagli… «È un’evoluzione costante, il trend lo conosciamo, ma non dimentichiamo che dove c’è un rischio c’è un’opportunità, lo abbiamo visto anche ora con il Covid. Prima della pandemia parlare di home office sembrava impensabile, poi siamo stati costretti a farlo e abbiamo trovato delle opportunità prima inimmaginabili. Ci siamo resi conto che tante volte facciamo chilometri in auto, stiamo in giro nel traffico, per una discussione che con uno Skype meeting di cinque minuti riusciamo a risolvere con molta più facilità ed efficienza. Abbiamo visto che con questo lockdown si sono sviluppate attività che prima non c’erano, penso alle numerose offerte di consegna a domicilio dei pasti, oppure anche all’e-commerce, io stesso mi sono ritrovato ad acquistare online. Lo stesso vale per i posti di lavoro, magari non ci sono più determinate attività, ma ne nascono delle altre legate al cambiamento e all’evoluzione».
Ma per chi teme di essere licenziato? «Una vera paura di perdere il posto di lavoro io non l’ho riscontrata in nessuno…». Forse hanno paura di dirlo… «Io penso di essere una persona abbastanza aperta, accetto qualsiasi critica o discussione, infatti parlo parecchio non solo con i responsabili, ma con tutti i collaboratori. Di fondo il problema dove sta? Ognuno di noi deve mantenere la propria impiegabilità. Se tu pensi di entrare in una banca, non fare un corso di aggiornamento, non fare niente e restare lì trent’anni… allora sicuramente prima o poi avrai un problema. Ma se tu curi la tua impiegabilità, fai dei corsi, impari le lingue… tu sei un valore per la banca e soprattutto sei un valore per te stesso perché se domani non vuoi più stare in banca avrai altre possibilità fuori, magari in un’altra banca o in un’azienda». Quindi non dovremmo avere paura di perdere il posto, ma di non essere compatibili al mercato… «Una persona ha un valore suo che non deve essere legato unicamente al mondo bancario. Se uno cura il suo valore e sa qual è il suo valore, non deve avere nessun timore di perdere il proprio posto di lavoro». Secondo lei il mondo politico dovrebbe far qualcosa di più, penso a piani fiscali per far arrivare più aziende o più famiglie facoltose… «Penso che noi, come banche, dobbiamo fare il nostro lavoro al meglio e il politico dovrebbe fare lo stesso nell’interesse del Paese. Poi che tutto sia mi-
“Io sono una persona a volte schiva, a volte cordiale, ma dico sempre quello che penso e me ne assumo le conseguenze.”
gliorabile e che siano stati fatti degli errori fa parte del gioco ed è pur vero che la popolazione invecchia e sono due anni che abbiamo più decessi che nascite. Questo è il trend e c’è poco da fare, naturalmente dal mondo politico ci si aspetta una svolta, un qualcosa, che possa ridare slancio all’economia locale, ne abbiamo tutti bisogno». Lei ha una figlia di undici anni, un valore che vuole trasmetterle… «Per me è fondamentale l’onestà e la sincerità nel rapporto con gli altri e con la famiglia. A mia figlia Mina ho detto che può fare tutto ma deve sempre dirlo, senza raccontare bugie. Per me la trasparenza è un valore molto importante».
Come vede il suo futuro, i suoi sogni… «Famiglia a parte… tornerò con i motori. Adoro le vecchie Alfa Romeo, forse perché è stata la mia prima auto, avevo 18 anni e per acquistarla avevo prosciugato tutti i miei averi. Ora ho un amico che ne ha una collezione importante e qualche volta siamo andati a fare dei giretti. Il mio sogno dunque sarebbe acquistarne una. Ma non ho finito… mio papà mi ha appena regalato il suo vecchio motorino, lo aveva comprato quando io avevo acquistato il mio a 14 anni, e quindi ho deciso di ripararlo e chissà magari mi ritroverete in una piccola officina tra motorini d’epoca».
Ma questo vale anche nella vita lavorativa, l’essere sincero non può giocarci contro? «Magari in qualche momento ci sembra che dire tutta la verità sia controproducente, ma alla fine paga sempre, anche perché per parlare con la gente devi essere trasparente e sempre te stesso». Per questo non è più in politica (scherzoso)? «Devo dire che durante i miei cinque anni sono stato molto bene, ho conosciuto molta gente, ma sono stati un dispendio di tempo folle rispetto al risultato che ho ottenuto. Io sono una persona a volte schiva, a volte cordiale, ma dico sempre quello che penso e me ne assumo le conseguenze».
“Coltivare i propri sogni, le proprie passioni e non dimenticarsene mai.” TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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PRIMO PIANO / FLAVIO AUDEMARS
NON È TUTTA COLPA DELLA GLOBALIZZAZIONE FLAVIO AUDEMARS, PRESIDENTE DEL CDA DEL GRUPPO AUDEMARS, FA IL PUNTO SULLE NECESSITÀ, MA ANCHE SULLE OPPORTUNITÀ CHE SI OFFRONO ALLE IMPRESE PER AVVIARE UNA NUOVA FASE DI SVILUPPO.
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uali sono le principali incognite relative alle conseguenze economico-finanziarie derivanti dal diffondersi della pandemia?¨ «Sono molte e, sebbene possa sembrare particolare, per certi versi sono direttamente legate all’incertezza medica che accompagna il virus. Le poche conoscenze di questo virus oggi non ci permettono di capire come questo reagirà alle condizioni meteorologiche, quali siano le misure di protezione più indicate – vedi la diatriba legata alle mascherine – e come si comporta il virus nelle diverse fasce di popolazione, ad esempio nei bambini. Queste mancan-
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ze di conoscenza si traducono direttamente nell’incertezza sulla durata della pandemia, sul tempo necessario per trovare cure o vaccini e in ultima analisi sulla durata delle limitazioni che toccheranno l’economia. E, questo non lo scopriamo oggi, l’incertezza è veleno per le imprese poiché toglie l’opportunità di pianificare investimenti, riduce la fiducia dei consumatori e induce così ad un circolo vizioso che poterà più che verosimilmente ad una recessione nel 2020. L’essere umano non è fatto per vivere in condizioni di incertezza e questa nostra debolezza si manifesta in tutta la sua intensità nel sistema economico. Che è fatto di persone rispettivamente di attese e stati d’animo».
L’impossibilità di mantenere scadenze e termini di consegna a causa dell’emergenza, creerà danni alle aziende e all’economia del Cantone? «Sì, anche se non solo alle imprese alle nostre latitudini. Sarebbe molto problematico se ad essere colpita fosse solo una regione o un continente poiché clienti e fornitori avrebbero la possibilità di rifornirsi altrove e modificare a lungo termine le proprie relazioni commerciali. Colpendo tutto il mondo il rischio di perdere definitivamente clienti è inferiore. Il problema è un altro: i clienti non sono più in grado di mantenere il livello degli ordinativi come in precedenza. Questo a cascata di traduce in minor lavoro per fornitori e fornitori di fornitori. Sono toccati tutti. Vincerà chi esce prima dalla crisi e chi avrà il fiato abbastanza lungo per non fallire». Gli imprenditori, di fronte a questa grave e complessa situazione che ha colpito indistintamente tutti i settori, si aspettano dalle istituzioni un segnale forte in loro sostegno? «Dobbiamo ammettere che, considerata la gravità della situazione, il Governo e il Parlamento hanno agito “alla Svizzera”: in modo mirato e veloce. Immettendo subito molta liquidità le
PRIMO PIANO / FLAVIO AUDEMARS
misure hanno permesso a molte imprese di non fallire per questioni di insolvenza, mentre lo strumento del lavoro ridotto – sperimentato già in precedenti crisi, come quella del franco forte – ha permesso di mantenere una buona parte degli impieghi. Quello che è più preoccupante è ora “l’onda lunga” della crisi. Non sarà possibile ristabilirsi in poche settimane e non è possibile pretendere che lo Stato aiuti ad oltranza. Ora sono necessarie la capacità imprenditoriale, l’innovazione e la flessibilità. Come imprese di famiglia abbiamo il vantaggio che l’azionariato ha una visione a lungo termine e dunque un calo prevedibile come quello che stiamo affrontando non modifica sostanzialmente la strategia e l’impegno. Si tratta di un vantaggio enorme rispetto ad imprese il cui azionariato è mosso da riflessioni sul breve periodo».
Da più parti sono stati evidenziati i limiti di un’economia globalizzata nell’affrontare la pandemia. Quando l’emergenza sarà superata, quali trasformazioni si potrebbero manifestare nell’organizzazione del sistema economico mondiale? «È molto facile e scontato imputare ora la colpa alla globalizzazione. Questa ha permesso nel corso degli anni una suddivisione del lavoro e una crescita economica senza pari, che è andata a beneficio anche di regioni in via di sviluppo. Come ogni modello, ha anche un prezzo da pagare. Una probabile casualità su un mercato del pesce a migliaia di chilometri da noi ha messo in ginocchio la nostra economia come quella di tutti gli altri. Più che il modello economico da rivedere, questa crisi ci mostra quanto siamo cagionevoli come società – a tutti i livelli. Vi sono comunque ampi margini per trarre insegnamenti da questo momento storico: la digita-
lizzazione beneficia di una grande spinta e non solo a livello commerciale. Abbiamo capito molte cose: le competenze informatiche e digitali sono necessarie a tutti, dalla nonna in videocontatto con il nipote, alle aziende che possono ridurre le distanze con fornitori e clienti. O ancora, l’abilità di lavorare sotto pressione, le diverse forme di telelavoro che permettono guadagni di efficienza non solo in tempi di coronavirus. Come imprenditori non possiamo voltarci indietro a cercare colpevoli: guardiamo avanti e cerchiamo opportunità».
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PRIMO PIANO / LUCA M. VISCONTI
COMMUNICATION IN THE AGE OF SUSTAINABILITY
T BY DIMITRI LORINGETT LUCA M. VISCONTI HOLDS A PH.D. IN BUSINESS ADMINISTRATION AND MANAGEMENT FROM BOCCONI UNIVERSITY. IN 2017, HE WAS APPOINTED FULL PROFESSOR OF MARKETING AT THE USI FACULTY OF COMMUNICATION, CULTURE AND SOCIETY, WHERE HE REDESIGNED AND CO-DIRECTS THE MASTER IN MARKETING AND TRANSFORMATIVE ECONOMY. AS OF SEPTEMBER 2020, HE ALSO SERVES AS FACULTY DEAN. PROF. VISCONTI, WHO IS ALSO AFFILIATED TO ESCP BUSINESS SCHOOL IN PARIS, INVESTIGATES THE INTERSECTIONS OF CONSUMPTION, MARKETS, AND CULTURE (CONSUMER CULTURE THEORY). IN PARTICULAR, HIS WORK FOCUSES ON BRANDING, LUXURY, STORYTELLING, MARKET VULNERABILITY, AND CONSUMER AND SOCIETAL WELLBEING.
Università della Svizzera italiana
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he practice of marketing, which originated in 1930 as the scientific attempt of keeping market functioning efficient, has relentlessly changed to reflect structural transformations in markets, production, logistics, and technology. It has also undertaken substantial transformations to incorporate instances of an increasing number of organisations’ counterparts (what we call ‘stakeholders’), lately including the environment. Though not talkative, the planet has its own ways to manifest discontent. While some experts estimate we have already gone too far to imagine actionable solutions, some companies react either moving their centres of interest to safer contexts, or revisiting their conducts and exploring more sustainable ways to run the business. Sustainability has quickly shifted from an esoteric word to one of today’s most popular buzzwords. Its broad usage, however, does not imply that we know what we are talking about, nor that the term is already filled with substance. Relying upon a critical interpretation of marketing and of communication sciences, Prof. Luca M. Visconti provides insights and examples to understand this conundrum and sheds some light on the holistic approach required by communication experts of today and tomorrow.
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rofessor Visconti, is it possible to combine economic wealth with environmental health? «Managing the balance between productivity and sustainability is not an easy feat. In extreme terms, the best way to be sustainable is by producing and consuming less and therefore by selling less. Patagonia Inc., the renowned U.S. outdoor clothing company, made waves back in 2011 for saying “Don’t buy this jacket”, at the occasion of an audacious Black Friday advertising campaign. What we observe today
PRIMO PIANO / LUCA M. VISCONTI
is that firms, which are generally aware of the importance of defining ways to be more socially responsible and sustainable, are focussing on their supply chains with considerations about the impact they have in terms of social and environmental costs. Of course, certain firms can be more impactful than others, in relative terms, and this usually occurs when they critically consider how their specific business affects the environment. For instance, companies like Finish (household detergents) or L’Oréal (cosmetics) are developing ways to reduce water consumption and pollution, whereas a fast food chain like Burger King is testing new diets for cattle to cut 30% of biogas emissions. Another interesting example is Prada, the Italian fashion brand, which by its Group Sustainability Policy has among other things - invested in the architecture of its facilities to create ‘beautiful’ factories that are harmoniously integrated in the local community and create social- and culture-friendly environments for employees and workers. That said, I believe that a more substantial revision of companies’ revenue models is needed, for instance, by turning part of a manufacturer’s offering from products to services or experiences that we will pay for». How can we distinguish genuine actions from ‘shop window dressing’ (or greenwashing)? «Quite often, a good proxy to spot which companies or organisations are genuinely committed to sustainability is when they started acting. CSR (corporate social responsibility) and sustainability have not always been fashionable. Hence, forerunners are more likely to incarnate a strong drive in the field. Among global firms, IKEA has early on undertaken diversity and inclusivity as key elements of its HR policies. Also, as a manufacturer of household furniture, it has long invested to become at the end of 2019 about 97% forest positive (i.e., using
wood from sustainable sources) and started actions to use water more responsibly. Similarly, Freitag came up with the idea for its renowned messenger bag driven by a growing concern (waste materials). However, I see their story more as a business opportunity, though clearly smart and, ultimately, a win-win business model. Beyond forerunners, we can also detect good-spirited organisations among the later adopters. This is the case, for example, of family-owned enterprises going through generational changes, where the young heirs may not only be more aware and sensitive to these issues, but also understand the importance of adopting genuine sustainable business models to manage the company for the following generation(s). Regardless of generational transitions, then, other major companies may also discover the value and virtue of sustainability. Though a later discovery, their approach may nonetheless be genuine. Another proxy to inspect motivations in being (and claiming to be) sustainable consists in how specific is a company’s approach to CSR. Organisations with a clear and personal take on it are, in my opinion, more likely to be truly motivated. For example, Prada with its ethic-cultural rapport with local communities, KERING (luxury conglomerate) with its dedication to biodiversity, or Loro Piana (cashmere) with its rationing of production not to impact on deforestation. That said, firms may act out of mere opportunism, and thus participate in ‘greenwashing’. Fortunately, today greenwashing is easier to detect because more and more firms committing to the sustainability cause are adopting very specific approaches, if anything else, to distinguish themselves from their competitors». Could we say that it’s better late than never? «If we combine organisations’ genuine intentions with a pinch of pragmatism,
one may argue that a socially responsible business model should first work. To some extent, in fact, it’s the overall result that counts. If we were to frame which alternative situations an organisation may face, I find it useful to cross two separate criteria, one is the genuineness of intentions, and the other is the effectiveness of the actions taken. When ineffectiveness is combined with ‘empty’ intentions, then it is real greenwashing. Conversely, we are in front of CSR ‘gurus’ when effectiveness and real intentions are combined. Then, there is the situation between the two, when you have very good intentions but little effectiveness, or less solid intentions but very good effectiveness. Here, we face a moral and practical dilemma. Should we sanction more an organisation true in its intentions but miserable in its results, or another organisation that acts well though driven by opportunism? I have no definite answer to the question, but from a consumer’s viewpoint I would support the former (following my empathy for the ‘underdog’…), whereas from a policy maker’s perspective I would go with the second, since I would put community interest first». As the new Faculty Dean, how do you see your students faced with the new global challenges of communication in the age of sustainability? «In December 2019, the name of the Faculty changed from Communication Sciences to Communication, Culture and Society. Such change does not reflect a change in ‘who we are’, yet in where we want to go and with whom. It also comprises a change in the kind of students we would like to attract and educate. And sustainability and CSR have lot to do with it. Since inception, in 1996, we have kept our multidisciplinary attitude and, over time, reached a spectrum of expertise as varied as philosophy, literature, linguistics and arguTICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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PRIMO PIANO / LUCA M. VISCONTI
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mentation, humanities, media and media management, information and communications technology, marketing, and communication in the public, health, and corporate domains. With no hesitation, this Faculty is the most interdisciplinary of USI and fairly unique worldwide. Also, we remain true to our interest in and way of interpreting communication. At USI, we have never considered communication as ‘part of’, ‘a subset of’ or an ancillary tool of something else. Rather, communication has always comprised ‘the rest’. Cultural, economic, media, and technological transformations have largely confirmed our intuition and faith. Today, whatever the expertise, we are all confronted with a society that is largely conversational, where communication is an essential means to be in the market and society. It is no longer enough to produce quality media content, to champion
quality literature or philosophical essays, to make quality product or public service. This quality needs to be part of the general conversation, not only in the sake of commercial interest but also as an act of generosity, sharing, and confrontation. Our change in name thus aims at acknowledging that such a widespread and complex vision of communication needs to connect it to societal and cultural phenomena. Former focus on the scientific nature of our discipline had, for me, two relevant limits. First, addressed as science, communication runs the risk of remaining isolated from the rest, an ivory tower, so to say. Our future, however, implies to open to the external world, where communication takes place and acquires meaning. A second limit of addressing our discipline as science concerns our students. At our Faculty, in fact, we strive to educate students not
Proiettare la ricettività turistica nel futuro. È questo l’obiettivo del progetto “Night Sky Tamaro” che offre agli ospiti del Camping Tamaro Resort di Tenero la possibilità di pernottare in una struttura innovativa, ecosostenibile e capace di trasformarsi in un osservatorio sul cielo notturno. Il progetto è stato selezionato da Svizzera Turismo nell’ambito della campagna nazionale “Million Stars Hotel”. Alla base di questa iniziativa vi è la possibilità, data agli ospiti, di conoscere luoghi nuovi del Paese e di entrare in contatto diretto con la natura circostante. Christian Vitta, Direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE), ha sottolineato come il turismo sia un settore in continua evoluzione, dove è importante essere sempre al passo con i
Soggiornare sotto le stelle
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tempi anche in ambito di ricettività turistica. Per il Ticino, inoltre, il segmento dei campeggi è il più importante dopo quello alberghiero. Una delle tendenze turistiche oggi in voga è quella del cosiddetto “glamping”. Il termine, che deriva dall’unione delle parole “glamour” e “camping”, significa la possibilità data ai turisti di pernottare in un campeggio dotato di tutte le comodità di una camera d’albergo. “Night Sky Tamaro” è stata concepita per sorprendere l’ospite: il balcone esterno arredato a salotto, il tetto che permette di osservare il cielo stellato, la facciata posteriore pensata come deposito legna per il grill. Ogni dettaglio è pensato per incurio-
only to become ‘experts’, ‘technicians’ in their respective fields. While depth of expertise remains essential, we seek to train our students to be capable of establishing links, to develop comprehensive and critical understanding of their professional contexts, and to be passionate and qualified interlocutors. Technical expertise must go hand in hand with professional ethics, interest for the people participating not only in what we do, but also in the effects of our activity. As such, the objective of those who enrol in and graduate from this Faculty is to have a more comprehensive, critical reading of reality, and to become more aware of how their decisions, whatever they may be, are not only technical but also a matter of understanding how a certain result shall be achieved - the famous ‘means to an end - and what are the effects that we may not measure yet consider of these decisions».
sire il visitatore che oggi più che mai è alla ricerca di strutture iconiche e facili da immortalare. La struttura, inoltre, non ha alcun impatto dal profilo ambientale. Per prenotare la “Night Sky Tamaro” basta andare sul sito: MySwitzerland.com/millionstarshotel
Some watches tell time. Some tell a story
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Second time zone driven by a single self-winding movement Silicon balance spring and pallet horns Double barrel, 18K red gold rotor and case Ivory Grand Feu enamel dial Grande Seconde Dual Time Ivory Enamel
PRIMO PIANO / GIOVANNI VENTIMIGLIA
L’ESSENZA DELL’UMANITÀ
LE RIFLESSIONI DI GIOVANNI VENTIMIGLIA, PROFESSORE ORDINARIO DI FILOSOFIA ALL’UNIVERSITÀ DI LUCERNA, VICE DECANO DELLA FACOLTÀ DI TEOLOGIA E MEMBRO DELLA COMMISSIONE DI RICERCA DI QUELLA UNIVERSITÀ. IN TICINO È PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE REGINALDUS, CHE PROMUOVE E SOSTIENE DA ANNI STUDI E STUDENTI DI FILOSOFIA. È STATO PROFESSORE ORDINARIO DI FILOSOFIA TEORETICA ALLA FACOLTÀ DI TEOLOGIA DI LUGANO (2004-2016), DOVE HA FONDATO NEL 2003 IL BACHELOR IN FILOSOFIA E L’ISTITUTO DI STUDI FILOSOFICI, DIRIGENDOLOLI FINO AL 2017. HA ALL’ATTIVO PIÙ DI CENTO PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE IN ITALIANO, TEDESCO E INGLESE.
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el libro The Best Care Possible lo specialista americano di cure palliative Ira Byock racconta un episodio della vita di Margareth Mead, notoriamente una delle più importanti antropologhe del mondo: «Anni fa uno studente ebbe a chiedere a Margareth Mead quale riteneva fosse il primo segno di civiltà in una cultura. Lo studente si aspettava che Mead parlasse di ami, pentole di terracotta o macine di pietra. Ma così non fu. Margareth Mead disse invece che il primo segno di civiltà in una cultura antica era un femore rotto e poi guarito. Spiegò che nel regno animale se ti rompi una gamba muori. Non puoi scappare dal pericolo, andare al fiume a bere o cercare cibo. Sei carne per bestie feroci. Nessun animale sopravvive a una gamba rotta abbastanza a lungo perché l’osso possa guarire. Un femore rotto che è guarito è la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con colui che è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a guarire. Mead disse che aiutare qualcun altro
nelle difficoltà è il punto in cui inizia la civiltà e concluse: ‘noi esseri umani siamo all’altezza di noi stessi quando serviamo gli altri’». Questo episodio mi ha sempre colpito e mi è tornato alla mente spesso proprio nelle ultime terribili settimane di pandemia, ripensando alle migliaia di medici e infermieri impegnati in prima linea a cercare di salvare vite umane. Molti di noi hanno visto, tra molti altri, il video delle dimissioni contemporanee di padre e figlio dall’ospedale Cotugno di Napoli: tutto il personale in corridoio ad accompagnare con un lunghissimo commovente applauso l’abbraccio di padre e figlio dopo settimane di isolamento e di lotta tra la vita e la morte. In quell’applauso c’era l’essenza dell’essere umano, ciò che lo distingue dalle bestie feroci, e che con una sola parola si chiama “umanità”. Il coronavirus ci ha resi testimoni di migliaia di gesti di solidarietà, di cura, di umanità. Ci ha riportati indietro alla nostra essenza di esseri umani. Chissà se ci ha finalmente fatto comprendere che la solidarietà non può essere un gesto una tantum. E meno che mai può essere il gesto buonista una tantum di qualche businessman, tronfio del suo motto cinico mors tua vita mea, che ogni tanto fa qualche donazione per alleviare le sofferenze dei morenti e lavarsi così la coscienza (e a volte anche il denaro). La solidarietà non è un gesto da stato di emergenza, né la chirurgia estetica della coscienza sporca. No, il coronavirus ci sta mettendo sotto gli occhi una evidenza fattuale troppo spesso dimenticata: la solidarietà è l’essenza dell’essere umano, è il gesto più originario e fondamentale del suo stare al mondo, è la torta non la ciliegina. La solidarietà è il core business dell’esistenza. Aristotele ci ha insegnato a distingue-
PRIMO PIANO / GIOVANNI VENTIMIGLIA
re fra proprietà accidentali e proprietà essenziali. Le prime sono quelle che possono esserci oppure no, e nulla cambiano dell’essenza di quella cosa. Ad esempio, l’essere colorato è una proprietà accidentale per un triangolo: colorato o non colorato, un triangolo resta sempre un triangolo. Diverso è il caso delle proprietà essenziali: esse non possono non esserci, pena l’annullamento del soggetto di cui si predicano. Ad esempio, la trilateralità, ossia l’avere tre lati, è una proprietà essenziale del triangolo, tanto è vero che, se non ci fosse, il triangolo non sarebbe più triangolo. Ebbene, il coronavirus ci sta facendo vedere proprio questo - lo comprenderemo davvero? -: la cura per l’altro non è una proprietà accidentale dell’essere umano, che può esserci o non esserci, ma una proprietà essenziale: se non c’è, non esiste nemmeno più l’essere umano, l’umanità implode, anzi nemmeno sopravvive. Ogni singolo essere umano ha bisogno vitale dell’altro, così come ogni gruppo umano ha bisogno vitale degli altri
gruppi, anche di quelli solitamente emarginati o odiati nel regime prospero dell’esistenza. I bergamaschi ammalatisi di coronavirus a Palermo sono stati curati, anzi coccolati, e letteralmente salvati dai - di solito da loro vituperati - siciliani. I ticinesi sono stati curati e in molti casi letteralmente salvati da medici e infermieri italiani, odiati da non pochi ticinesi, diciamolo! E finanche Boris Johnson è stato curato da un medico europeo del continente: un italiano. Il coronavirus ci ha messo di fronte agli occhi che la regola mors tua, vita mea è uno sfizio che ci si può permettere solo nei periodi di opulenza, quelli che allontanano gli uomini dalla propria essenza, riducendoli a bestie feroci. Al fondo, invece, quando il gioco si fa duro, l’umanità, fragile per natura, non può non adottare la regola vita tua vita mea: la vita dei medici terroni salva la vita dei polentoni; la vita dei medici italiani salva la vita dei ticinesi. Vale solo nella sanità? No, quello mi sembra semplicemente il luogo dove tutto questo si manifesta con più chiarezza. La vita di molti nostri studenti ticinesi che studiano giurisprudenza a Lucerna “salva la vita” alla Rechtswissenschaftliche Fakultät di quella città. La vita di molti studenti stranieri “salva la vita” alla USI (anche perché purtroppo tanti ticinesi ancora non la riconoscono davvero come un valore aggiunto del Canton Ticino). E che dire poi dell’economia o della politica? Non è il mio campo, ma ipotizzo che dopo il coronavirus la solidarietà potrebbe diventare davvero il core business di molti business. In ogni caso, potrebbe contribuire a far rivedere il principio mors tua vita mea e a rafforzare qualche meccanismo di protezione economica di paesi in difficoltà. Perché mai? Perché il paese in difficoltà economica non è sempre l’altro: in passato ogni paese si è trovato in difficoltà (vedi caso tedesco) e in futuro potrebbe tornare a esserlo. Quindi, senza meccanismi di protezione: mors
tua oggi, mors mea domani. Tutto avviene come per gli individui: quelli che si rompono il femore o che si ammalano di coronavirus non sono sempre gli altri, gli anonimi Tizio e Caio: prima o poi potremmo essere noi. È precisamente quello che ha descritto magistralmente Tolstoj ne La morte di Ivan Il’ic. Lascio dunque a lui l’ultima parola, il massimo possibile di empatia, in forma letteraria, verso chi in questo momento sta provando in ogni ospedale del mondo simili angosce, nella speranza che l’esperienza del coronavirus possa aprirci gli occhi sulla necessità per l’uomo di essere “umano”: «Il sillogismo elementare che aveva studiato nel manuale del Kizevetter: Caio è un uomo, gli uomini sono mortali, Caio è mortale, per tutta la vita gli era sembrato sempre giusto ma solo in relazione a Caio, non in relazione a se stesso. Un conto era l’uomo-Caio, l’uomo in generale, e allora quel sillogismo era perfettamente giusto; un conto era lui, che non era né Caio, né l’uomo in generale, ma un essere particolarissimo, completamente diverso da tutti gli altri esseri: era stato il piccolo Vanja, con la mamma, il papà, Mitja e Volodja, i giocattoli, il cocchiere, la governante, e poi Katen’ka, e tutte le gioie, le amarezze, gli entusiasmi dell’infanzia, dell’adolescenza, della giovinezza. Aveva mai sentito Caio l’odore del pallone di cuoio che il piccolo Vanja amava tanto? Aveva mai baciato la mano della mamma, Caio, e aveva mai sentito frusciare le pieghe della seta del vestito della mamma, Caio? E Caio aveva mai strepitato tanto per avere i pasticcini quando andava a scuola? E Caio era mai stato innamorato? E Caio sapeva forse presiedere un’udienza in tribunale? Caio è mortale, certo, è giusto che muoia. Ma per me, per me, piccolo Vanja, per me Ivan Il’ic, con tutti i miei sentimenti, i miei pensieri, per me è tutta un’altra cosa. Non può essere che mi tocchi morire. Sarebbe troppo orribile». TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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PRIMO PIANO / MARTIN NYDEGGER
L’INCERTEZZA DOMINA IL SETTORE TURISTICO MARTIN NYDEGGER, DIRETTORE DI SVIZZERA TURISMO, FA IL PUNTO SULLE PROSPETTIVE E I PROGETTI DI RILANCIO DEL SETTORE TURISTICO DOPO LA PANDEMIA.
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uperata la fase acuta della pandemia, quali sono le prospettive a breve-medio termine per il turismo in Svizzera? «Solo tra marzo e giugno l’industria turistica svizzera ha perso 8,7 miliardi. Tuttavia, durante le vacanze estive abbiamo assistito a una vera e propria corsa, soprattutto per quanto riguarda le classiche destinazioni di vacanza più amate dagli ospiti svizzeri. E i primi turisti europei sono tornati a soggiornare in Svizzera. Di questa positiva situazione non beneficiano ancora le città, soprattutto le grandi città, dove gli alberghi sono ancora in parte vuoti e molti esercizi chiusi. Anche alcune destinazioni alpine, grandi impianti di risalita o attrazioni che di solito sono visitate da
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ospiti stranieri, soffrono molto e non possono compensare il loro deficit con i soli turisti domestici. Secondo le informazioni attuali del settore, il turismo svizzero ha perso un totale di 3,2 milioni di soggiorni in hotel da giugno ad agosto, pari a circa il 27% in meno rispetto all’anno precedente. E non sappiamo che tipo di turismo si potrà avere nella regione alpina dopo le vacanze scolastiche svizzere, cioè dopo l’alta stagione estiva. Difficile anche fare previsioni per l’autunno viste le incertezze causate dalla pandemia. Quindi supponiamo che il 2020 sarà un vero anno di crisi. Non tutti i fornitori di servizi turistici escono indenni dalla situazione. Ci vorranno anni per rimediare ai danni subiti e ricostruire condizioni un po’ più stabili».
Si parla spesso della cultura come veicolo per la promozione del turismo, ma quali nuove problematiche si pongono in seguito al blocco pressoché totale, in questi mesi, di eventi e di manifestazioni? «La quasi totale cancellazione di molti eventi, festival e mostre colpisce duramente le città svizzere e, naturalmente, il turismo congressuale. I tipici eventi estivi come il Locarno Film Festival, la Zurich Street Parade o il Montreux Jazz Festival, ma anche Art Basel sono vere e proprie icone della stagione estiva e di solito significano un enorme numero di visitatori per le destinazioni. Una realizzazione virtuale di questi eventi, se possibile, non può ovviamente mai sostituire l’evento “reale” e, soprattutto, l’esperienza della destinazione. Alcuni eventi possono ora essere riprogrammati, anche se spesso in condizioni molto diverse in termini di dimensioni, infrastruttura ed esperienza. Dovremo aspettare e vedere quali condizioni saranno possibili nei prossimi mesi e se le persone sono mentalmente pronte a concentrarsi in grandi folle. Anche in questo caso le incertezze causate dalla pandemia rimangono immense». Che ruolo potrà avere nell’elaborazione dei progetti per i prossimi mesi il tema dell’enogastronomia?
PRIMO PIANO / MARTIN NYDEGGER
«L’autunno svizzero è sempre stato la stagione del divertimento in tutti i sensi. Anche l’arte culinaria con le feste della vendemmia e delle castagne e il vino con tutte le offerte enoturistiche sono da diversi anni al centro dell’interesse della comunicazione turistica svizzera per l’autunno. La Svizzera ha un’offerta particolarmente varia e ricca in campo enogastronomico. La viticoltura e l’alta qualità dei vini locali, prodotti nella regione del Lago di Ginevra, in Ticino fino alla Bündner Herrschaft, riscuotono l’apprezzamento degli esperti in tutto il mondo. In quest’ottica, dall’autunno scorso Svizzera Turismo (ST) gestisce una piattaforma per il turismo del vino su scala svizzera». Se durante l’estate si impongono le attività a contatto con la natura e all’aria aperta, che cosa possiamo invece attenderci per la prossima stagione invernale? «Anche nell’inverno svizzero l’attenzione si concentra sulle attività e la vita all’aria aperta e nella natura, sulle piste per lo sci, lo snowboard o lo sci di fondo, o su quelle per le escursioni invernali o le ciaspolate. Ma anche qui dobbiamo aspettare e vedere come sarà possibile la stagione invernale quest’anno. Anche qui le incertezze sono molto grandi».
“La Svizzera è ancora nella fase di transizione, dal blocco al graduale allentamento, a partire dall’inizio dell’estate. E a questo punto non sappiamo esattamente cosa ci porterà il futuro.” smo come parte del “Piano di recupero”. L’etichetta indica agli ospiti che stanno visitando un’azienda che si è impegnata consapevolmente a rispettare il concetto di protezione. La grande importanza dell’etichetta “Clean & Safe” è particolarmente evidente nei mercati esteri più lontani: un team televisivo della Corea del Sud ha recentemente illustrato in dettaglio gli sforzi dell’industria turistica svizzera per comunicare chiaramente la sicurezza e
la pulizia delle imprese nel settore turistico svizzero. Gli ospiti provenienti da paesi lontani in particolare - non appena potranno di nuovo viaggiare – devono conoscere le situazioni e come affrontare la pandemia in Europa. In questo senso il nostro brand ha un effetto rassicurante e crea fiducia».
Ph: ©Milo Zanecchia
Dopo la pandemia avete lanciato la campagna “Clean & Safe”. Successivamente a questa fase di ripresa, in che modo sarà diversificata l’offerta turistica? «La Svizzera è ancora nella fase di transizione, dal blocco al graduale allentamento, a partire dall’inizio dell’estate. E a questo punto non sappiamo esattamente cosa ci porterà il futuro. La necessità di sicurezza e pulizia rimane alta. Per rafforzare la fiducia degli interni e dall’estero accreditando la Svizzera come destinazione di viaggio sicura e pulita, le associazioni dell’industria del turismo hanno creato il marchio “Clean & Safe”. La campagna è stata avviata da Svizzera TuriTICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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PRIMO PIANO / SARA ROSSO
IL FASCINO DISCRETO DELL’ACCOGLIENZA sta sulla città e il lago. A ciò si aggiunga la qualità dei servizi offerti, con le proposte di un ristorante di alta cucina, o i raffinati trattamenti assicurati dalla Spa, senza naturalmente dimenticare la spettacolare terrazza, un palco d’onore sospeso sul lago di Lugano e immerso nella natura più suggestiva. Ma a questo patrimonio abbiamo voluto aggiungere qualcosa di unico e personale, cercando di creare un’atmosfera complessiva che avvolga l’ospite in un senso di calda accoglienza, dove ci sforziamo di esaudire ai massimi livelli ogni desiderio o richiesta».
SARA ROSSO, PRESIDENTE E AD DI PLANHOTEL HOSPITALITY GROUP, RACCONTA TUTTA LA PASSIONE CHE TRASFERISCE NEL SUO LAVORO E DI COME SIA RIUSCITA A DARE UN’ANIMA AD UNA IMPRESA FAMILIARE CHE HA FATTO DELL’OSPITALITÀ, DELL’ECCELLENZA E DEL LUSSO LE SUE CARTE VINCENTI.
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l THE VIEW non è soltanto uno splendido hotel che spicca per l’eccellenza dei servizi offerti ma anche per il fascino che riesce a trasmettere. In che cosa consiste? «Credo di aver desiderato tutta la vita la possibilità di realizzare un hotel come il THE VIEW, soprattutto a Lugano che è la città dove vivo fin da piccola e che amo immensamente. Quando dunque si è presentata l’occasione di acquisire questa struttura ho pensato alla realizzazione di un sogno. Il suo fascino risiede certamente nell’eccezionale posizione, nella bellezza architettonica dell’edificio e nell’organizzazione degli spazi e degli arredi, come nel caso delle suites che ricordano quelle di uno yacht e sono tutte dotate di terrazza con una splendida vi-
Come si inserisce questo particolare “gioiello” nella politica di ospitalità portata avanti dal vostro Gruppo nel settore alberghiero? «Sicuramente il THE VIEW rappresenta un caso particolare per il contesto urbano in cui si trova, all’interno di una città seppur di contenute dimensioni. Ma la cultura dell’accoglienza non è diversa da quella che abbiamo voluto ricreare anche in location esotiche ed esclusive come Kenya, Tanzania, Mozambico o Maldive, per creare dei ricordi che dall’oceano Indiano rimarranno poi per sempre impressi nella memoria dei nostri ospiti. In ogni struttura infatti, indipendentemente dalla sua collocazione geografica, cerchiamo di offrire un servizio professionale, efficace ed efficiente. Un elemento che ci rende particolarmente soddisfatti per il lavoro che facciamo è l’elevato tasso di ritorni che registriamo nei nostri resort. In certi periodi e in particolari strutture come per esempio alle Maldive abbiamo fino all’80% di conferme da parte di ospiti che anno dopo anno scelgono di passare da noi un periodo di vacanze».
PRIMO PIANO / SARA ROSSO
Il THE VIEW si propone anche come un centro di animazione culturale al servizio degli ospiti ma anche della città. Come nasce questa scelta? «Credo che fosse assolutamente doveroso e in linea con la nostra filosofia di accoglienza fare di un luogo così bello non soltanto una struttura dove dormire, mangiare o organizzare un evento, ma uno spazio dove vivere e praticare la bellezza in tutte le sue possibili declinazioni. Di qui la volontà, maturata e perfezionata nel corso degli anni di aprirsi alla città organizzando vernissage, mostre d’arte, conferenze ed incontri con personaggi della cultura e dello spettacolo serate a tema ed eventi di varia natura. Il gradimento di queste iniziative è stato positivo al di là di ogni aspettativa, da parte dei luganesi e degli abitanti del Ticino così come degli ospiti dell’hotel. Tutto questo ci induce a continuare, soprattutto ora dopo il rallentamento dovuto alla pandemia, nella convinzione che, nel nostro sforzo di coccolare il cliente, debba essere compresa, anche una valida proposta culturale e di intrattenimento per appagare al tempo stesso il corpo e la mente». In questa prospettiva “Dining With the Stars” è un format che avete replicato con successo in molte vostre strutture… «L’iniziativa è cresciuta e si è ampliata nel corso degli anni: non sono più solo italiani ma provenienti da tutto il mon-
do gli star chef dei Jeunes Restaurateurs che hanno portato la loro arte culinaria nelle location tropicali dei Diamonds Hotels & Resorts. L’appuntamento gourmand si è poi esteso, seppur con modalità parzialmente diverse, anche al THE WIEV e gli ospiti mostrano di apprezzare vivamente il lavoro di questi giovani talenti accomunati dalla passione per la propria professione che, partendo dalle tradizioni e dai prodotti locali, coniuga creatività e maestria nella preparazioni, regalando un’esperienza sensoriale unica. In alcune occasioni i nostri ospiti “foodies” hanno anche l’opportunità di partecipare alle cooking class, dove gli chef JRE svelano ricette e segreti della propria cucina. “Dining with the Star si inserisce perfettamente nella filosofia di Planhotel, che vuole rendere ogni vacanza un percorso emozionale ed esperienziale unico e memorabile». Quali sono state le tappe che l’hanno portata ad assumere un ruolo di grande responsabilità all’interno del vostro Gruppo? «Sono cresciuta in Italia e Svizzera e dopo essermi diplomata al liceo, ho cominciato ad occuparmi dell’impresa di famiglia, imparando a conoscere ruoli e funzioni. Nel frattempo ho frequentato vari corsi professionali in contabilità, gestione finanziaria, marketing turistico e strategico, gestione patrimoniale presso la Cornell University di
Ithaca, New York. Negli stessi anni ho viaggiato molto, organizzando e accompagnando gruppi e viaggi incentive in tutto il mondo. Successivamente ho avuto modo di seguire corsi di marketing strategico e turistico e di gestione d’impresa presso l’Università della Svizzera Italiana e dal 2008 ricopro il ruolo di presidente di Planhotel, occupandomi tra l’altro di supervisione, pianificazione e sviluppo di nuovi progetti. Più di recente, dal 2013, ho iniziato a far parte del Consiglio di amministrazione di TASIS e sono stata membro fondatore dell’Associazione delle imprese familiari Ticino (AIFT)». Da ultimo, quali sono gli obiettivi personali e professionali che si propone di raggiungere? «Fondato nel 1997 a Lugano, dove oggi ha sede il suo headquarter, Planhotel Hospitality Group è presente nel settore turistico da oltre 20 anni come società leader nella gestione di resort e hotel nell’area dell’Oceano Indiano. Il gruppo si occupa di gestione alberghiera, marketing e distribuzione, nonché dello sviluppo del network dei suoi brand Diamonds Resorts, Sandies Resorts ed hotel con marchio indipendente. Questo gruppo è oggi ancora saldamente controllato dalla nostra famiglia ma le sue dimensioni e la diversificazione delle attività impone una gestione sempre più autonoma rispetto al nostro ruolo di direzione e controllo. Si tratta di un processo lungo e delicato, alla cui realizzazione sono da tempo impegnata, sul piano professionale come in termini di coinvolgimento personale. Ciò che insieme a mio padre Franco Rosso e mio fratello Paolo siamo riusciti a costruire mi riempie di soddisfazione, ma il mio carattere e il ruolo che occupo nell’azienda di famiglia mi impone di pensare al futuro nella prospettiva di creare le condizioni di un progressiva distacco e rafforzamento delle funzioni gestionali, adeguandole al ruolo e al posizionamento che il Gruppo occupa ormai da anni sul mercato del turismo internazionale». TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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PRIMO PIANO / MORENA FERRARI GAMBA
GIOVANI TRA DISINCANTO E SPERANZA PER CAPIRE LE PREOCCUPAZIONI DEI GIOVANI ED AIUTARLI A VOLGERE UNO SGUARDO PIÙ FIDUCIOSO VERSO IL FUTURO, VALE LA PENA PROVARE A LEGGERE E INTERPRETARE I SEGNALI CHE CI VENGONO INDICATI DALL’EVOLUZIONE SOCIALE.
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uella che vivono oggi le giovani generazioni è innegabile che sia una condizione decisamente più fragile del passato, dove sembra non esserci più tempo e spazio per la progettualità. Si intravede qualche bagliore di voglia di ‘spaccare’ e provare a costruire ‘un mondo migliore’, ma ancora molto più forte si sente quella di chiudersi guardando solo il proprio ombelico. Giusto o sbagliato che fosse, c’è stato un tempo in cui vi era fervore, passione e voglia di fare, nonostante le crisi, cosa che aiutava a forgiare caratteri e temperamento. Negli ultimi anni, in una società decisamente più complessa e confusa, si ha l’impressione che le giovani generazioni siano un pochino rinunciatarie e disincantate, non certo per colpa loro. Come scrive Michele Serra ne “Gli sdraiati”, esse vivono in un mondo dove «tutto rimane acceso, niente spento; tutto aperto, niente chiuso; tutto iniziato, niente concluso». La voglia di divertimento, di miti e di forme di socializzazione, sempre più lontane dalla scuola, dalla famiglia e dai valori fondamentali, hanno preso il sopravven-
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to, inebriando le menti per non pensare, per non angosciarsi. Tutto ciò accade, triste dirlo, anche grazie ad una società e famiglie sempre più distratte o anche loro vittime dei medesimi mali. Allora si rimprovera la Scuola e lo Stato di lassismo, chiedendo più rigore agli insegnati e alle Istituzioni, senza provare a porvi rimedio in prima persona. Aggiungiamo una prospettiva di crisi economica mondiale che accentua la sua drammaticità sullo stato occupazionale, in cui la disoccupazione giovanile diventa un tema sempre più centrale, e il quadro diventa sconfortante. Le aziende non hanno più tempo per loro. L’ossimoro più in voga nel mondo del lavoro è cercare giovani con esperienza! Peggio ancora è quando vengono proposti percorsi di stage a tempo indeterminato, spesso per avere manodopera a basso costo e nel totale disprezzo dell’esperienza formativa promessa. Un fenomeno in forte crescita che alle nostre latitudini non si era mai visto. Inaccettabile! Inoltre, la parola d’ordine di questa nostra società degli eccessi è: competizione, selezione, realizzazione del proprio talento e di obiettivi stabili da altri. Una cosa piuttosto impegnativa per i più adulti, figuriamoci per i giovani. Chi può indicare loro la “via maestra”, quando la stessa organizzazione sociale frappone una miriade di ostacoli e pretese? Facile comprendere come molti di loro possano rimanere disorientati, accrescendo ansia e avvilimento. Quindi, come aiutare i nostri ragazzi? Quali sono i “giusti” percorsi formativi e per
quale tipo di professione e vita? Ricette facili in verità non ce ne sono. Per loro, già immaginare un futuro è difficile, perché solo un’esperienza di vita significativa e un solido passato ti permette, forse, di intravederlo. Oggi, tutto cambia così velocemente che dal momento della scelta di un indirizzo fino al termine degli studi, il mercato è già mutato e ciò che andava bene ieri non lo è più domani. Altresì vero che, a parte poche professioni, in futuro nessuno farà tutta la vita quello per cui ha studiato. È necessario quindi partire da loro e non dal mercato, interrogarci su chi sono e cosa vogliono. Lasciamo che scelgano la strada che desiderano, anche se non rispecchia le nostre aspettative, aiutandoli a perseverare e a sfruttare i percorsi di studio che, oggi più che mai, la scuola offre. La gioventù dovrebbe essere l’età degli ideali, di un fuoco che brucia, di visioni e progetti fantastici da realizzare! Perciò, ai nostri ragazzi facciamo scoprire il significato di cuore, passione e, perché no, di sacrificio; affamiamoli di sapere e di sogni! Questo è il compito di genitori, insegnati, aziende e tutti coloro che per il proprio ruolo si occupano di educazione e formazione. Così facendo, potremo accompagnarli davvero verso un futuro possibile, ‘riempirli’ di conoscenza, investire sulla loro formazione, senza aver paura di lasciarli andare lontano a fare nuove esperienze perché tornino più arricchiti di cultura e competenze sociali, dandogli speranza e la chiave per aprire molte porte nel mondo lavoro e non solo.
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PRIMO PIANO / ILARIO LODI
AIUTARE I GIOVANI CREANDO LAVORO
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ILARIO LODI, DIRETTORE PRO JUVENTUTE SVIZZERA ITALIANA, PROPONE ALCUNE INTERESSANTI CONSIDERAZIONI RIGUARDO ALLA CAPACITÀ DEI PIÙ GIOVANI NEL FARE FRONTE ALLE SITUAZIONI D’EMERGENZA.
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al suo osservatorio privilegiato, quali reazioni emotive ritiene che l’epidemia abbia suscitato all’interno del mondo giovanile? «Inizialmente ho notato nei giovani con cui lavoro una certa – per altro comprensibile – sottovalutazione del fenomeno. Il concetto di epidemia di cui questi ragazzi hanno fatto esperienza (ma sono in buona compagnia, mi creda) lo si ritrova in alcuni film o in alcuni spaccati del web. In una “realtà altra” quindi, che fino a ieri, aveva poco o punto a che fare con la “vita reale”. Questa prima impressione, soprattutto a seguito dell’invito da parte delle autorità a rimanere a casa, ha poi lasciato posto a un senso di vuoto e a mille interrogativi: su di sé, sulle proprie relazioni, sul futuro familiare, scolastico e professionale. Questioni alle quali, già per noi adulti, non è facile dare una risposta, figuriamoci quindi per un profilo psicologico come quello di un giovane che ancora si sta sviluppando e pian piano consolidando». Con quali difficoltà ritiene che le generazioni più giovani dovranno imparare a convivere anche dopo aver superato l’emergenza? «Io non credo che le giovani generazioni incontreranno molte difficoltà nel dopo emergenza. Mi spiego. Noi - intendo: noi adulti - ci immaginiamo, o forse: pretendiamo, che i giovanili nutrano un approccio alla vita attraverso delle categorie che fanno capo a quanto noi adulti riteniamo utile, sensato, significativo: la formazione, il lavoro, la famiglia, la cittadinanza attiva e al-
tro ancora. Storicamente parlando, queste letture si sono sempre dimostrate essere delle forzature nel senso che la libertà di pensiero, di desiderio e di azione di ogni singolo giovane l’ha sempre spuntata su qualsiasi tentativo di generalizzazione. Secondo me, questo succederà anche in questo caso. Non dimentichiamo che – e Darwin ce l’ha insegnato, oserei dire, in modo definitivo – che a sopravvivere non sono i più forti, ma coloro che meglio si sanno adattare. Non credo che tra questi ci saranno soprattutto adulti». Quali sono le più interessanti iniziative messe in campo in campo sociale per far fronte nei prossimi mesi alle richieste dei giovani, soprattutto per quanto riguarda la formazione e il lavoro? «Questa è una domanda davvero impegnativa… Provo a risponderle in questo modo. Secondo me, la collettività sarà chiamata a prendersi cura di tutti quegli imprenditori che, per un motivo o per l’altro, non saranno più intenzionati ad assumere uno o più giovani in una prospettiva di formazione professionale. Detto altrimenti: il problema non sta – ancora una volta – nei giovani stessi ma, almeno in questo caso, nelle condizioni quadro che gli adulti devono pensare, progettare e realizzare (ad esempio: in un’azienda) affinché un giovane possa maturare esperienza significativa, come quella legata ad un apprendistato. A mio parere sono le aziende che devono essere sostenute: con know-how, magari anche finanziariamente, ma soprattutto attraverso lo sviluppo di partenariati con agenzie educative che di questi
PRIMO PIANO / ILARIO LODI
giovani possano prendersi cura sotto il profilo pedagogico, alleggerendo il lavoro dell’imprenditore e consentendogli di concentrarsi sulla trasmissione dei saperi e delle passioni che ne hanno contraddistinto il successo sul piano professionale». Nello specifico, quali sono le iniziative promosse da Pro Juventute? «Le farò un solo esempio. Cinque anni fa abbiamo lanciato, sviluppato e consolidato il progetto “AAA Apprendisti cercansi”, un progetto di lavoro con gli apprendisti direttamente in azienda. Lo abbiamo fatto in stretta collaborazione con l’associazione professionale degli spedizionieri SpedLogSwiss Ticino, raccogliendo l’invito lanciatoci dall’allora Vicepresidente di ImprendiTi Roberta Cippà Cavadini, titolare dell’omonima azienda di spedizioni di Chiasso. La questione era semplice: come sostenere quegli imprenditori che vorrebbero assumere un apprendista ma che, per mille motivi (tra l’altro, soprattutto di natura organizzativa ed educativa) non lo fanno? Come aiutarli nello sviluppo di tutti quei processi che contraddistinguono l’integrazione di un apprendista in un’azienda? Mi creda… molte aziende possiedono un bagaglio di conoscenze immenso, ma – letteralmente – non sono in grado di trasmetterlo ai giovani. E qui arriviamo noi. Diamo man forte alle aziende nei processi di assunzione e di introduzione di giovani in azienda per l’inizio di un apprendistato, le sosteniamo nel disbrigo tutti quegli aspetti amministrativi che la gestione di un giovane comporta (aspetti a volte davvero troppo impegnativi per un piccolo imprenditore, gravosi al punto tale da indurlo a rinunciare, proprio per questi motivi, ad assumere un apprendista), ci occupiamo di educazione in azienda promuovendo e gestendo dei momenti regolari di formazione, di approfondimento di temi legati al mondo del lavoro quali la responsabilità, l’ingegno,
la socialità, lo spirito collettivo, la competitività e molto altro ancora. In questo modo io mi occupo di promuovere e di garantire, fino in fondo, gli interessi dell’apprendista e lo faccio lavorando a stretto contatto con le aziende e dando loro man forte nella gestione di un giovane. Mi permetta di ribadirlo: le politiche dell’infanzia e della gioventù sono, a mio parere, soprattutto rivolte agli adulti i quali sono i garanti dell’esistenza del contesto educativo (in questo caso: aziendale) di cui il giovane necessita per maturare esperienza, per crescere, per divenire persona adulta. E’ chiaro che questa esperienza può essere positivamente significativa solo se a queste condizioni si è adeguatamente pensato e sulle quali si è correttamente lavorato, non lasciandola cioè al caso e alla mercé di chi, magari in buona fede, crede che per fare la giusta gavetta un giovane apprendista debba trascorrere i primi sei mesi della sua nuova esperienza a fare fotocopie, ad archiviare dati o a spazzare cantieri. Mi dica lei quale entusiasmo può sviluppare questo ragazzo per la professione» Da ultime, quali conseguenze ritiene che si avranno nei prossimi mesi e anni nell’assetto economico e soprattutto sociale del Ticino? «Non sono un economista, ma mi pare che quello che è successo rappresenti un elemento molto significativo nel processo di comprensione del ruolo dello Stato in ambito economico. Mi sembra, detto altrimenti, che lo Stato sia intervenuto in maniera decisiva per sostenere chi doveva essere sostenuto. Non vorrei che questo aspetto venisse dimenticato e si tornasse – in modo quasi ideologico, direi – a promuovere politiche economiche che vedono nello stato quasi esclusivamente un impiccio per lo sviluppo della libera iniziativa (per altro preziosissima). Ciò non significa che lo Stato debba occuparsi di tutto, ma nemmeno che il processo di privatizzazione debba essere portato
avanti ad oltranza e che il bene di tutti debba essere sistematicamente sacrificato sull’altare del giusto profitto. E qui vengo alla seconda parte della sua domanda. Sul piano sociale posso immaginare che i rapporti tra le persone, a breve e a medio termine, si potrebbero modificare in una prospettiva piuttosto positiva. Abbiamo forse appreso quanto importanti siano ile relazioni, e lo abbiamo fatto magari facendo l’esperienza della fila al supermercato, mantenendo la distanza sociale, rispettando l’invito a rimanere a casa. Abbiamo probabilmente appreso (o ne abbiamo avuto la conferma) che da soli non si va da nessuna parte e che per vivere è necessario poter contare su una collettività di riferimento con cui interagire in modo virtuoso. Per quel che concerne i giovani credo che questa esperienza sarà stata davvero formativa, anche qui, nel senso positivo del termine. Nuove modalità di relazione, anche di quelle messe in essere dalle nuove tecnologie riconsiderate però nel loro giusto peso; riscoperta di bisogni educativi e di esperienza che già esistevano, ma che venivano esauditi in modo forse non del tutto soddisfacente; germogliare di nuovi interessi… Ripeto: sono i giovani coloro che meglio di chiunque altro sa stare al passo con l’evoluzione. Mi lasci concludere con Hegel: “Un popolo senza metafisica è come un tempio senza il sacro”. Me la sento di poter dire che, grazie a quanto successo, si possa ritornare a considerare il nostro futuro come qualcosa di possibile».
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GRANDANGOLO / MORENO BERNASCONI
“RIFARE GRANDE L’EUROPA”
IL MOTTO CON CUI LA GERMANIA HA ASSUNTO DAL PRIMO LUGLIO SCORSO LA PRESIDENZA DELL’UE SUONA COME L’ULTIMA CHIAMATA ALLE ARMI PER IL VECCHIO CONTINENTE: “INSIEME. RIFARE GRANDE L’EUROPA”.
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he la cancelliera tedesca Angela Merkel abbia scelto come ultimo grande progetto della sua lunga carriera politica di replicare in chiave europea lo slogan elettorale di Donald Trump (“Make America great again”) ha del clamoroso. Eppure, l’odierna difficile posizione dell’UE nel nuovo contesto geopolitico mondiale è tale da rendere una simile sfida ineluttabile. Se Merkel dovesse vincerla passerà alla storia lavando in qualche modo l’onta e la colpa che la Germania si
trascina dalla Seconda guerra mondiale; se la perderà, potrà perlomeno dire di aver tentato il tutto e per tutto per fermare il declino europeo in un mondo da tempo avulso dagli equilibri di Yalta fissati 75 anni fa e ormai in balia di nuovi fortissimi disequilibri e minacce di una nuova guerra fredda e nuove mire imperiali. Per illustrare ragioni e contenuti dell’ambizioso piano di rilancio europeo (realizzato col sostegno della Francia di Macron), la cancelliera tedesca ha rilasciato una grande intervista alle principali testate giornalistiche europee. L’idea portante è che urge ricucire il Nord e il Sud Europa grazie ad un vero e proprio piano Marshall (il “Recovery Fund” post Coronavirus) che permetta in particolare di salvare l’Italia e la Spagna dallo sfacelo prodotto dagli effetti devastanti della pandemia (aggiunti ai dissesti endemici dei Paesi del Sud). A dimostrazione che la Germania pensa e agisce davvero in termini europei, Berlino ha addirittura accettato - dopo decenni di fredda inflessibilità di fronte ai Paesi della finanza allegra e dell’indebitamento facile - di abbandonare il principio del rigore dei conti per entrare in una logica di sussidi. Sembra incredibile, ma il “Recovery fund” da 750 miliardi proposto da Berlino (insieme a Parigi) per ricucire la frattura fra Nord e Sud Europa rompe con la politica dei soli prestiti e prevede 390 miliardi di sussidi, in buona parte a favore dell’Italia e della Spagna. Come si spiega un simile, radicale cambiamento di mentalità della Germania? Nell’intervista, Merkel lo spiega cosí: «Vista la misura diversa con cui i Paesi europei sono stati toccati dalla pandemia, anche la ripartizione degli aiuti va fatta secondo una chiave diversa rispetto a quella della normale
GRANDANGOLO / MORENO BERNASCONI
gestione finanziaria dell’Unione. Per Paesi che hanno già un indebitamento elevato, nuovi crediti sono meno sensati rispetto a dei sussidi. In una situazione come quella generata dalla pandemia, è richiesto che la Germania non pensi solo a se stessa ma sia disposta ad un atto straordinario di solidarietà. La Germania ha una quota di indebitamento ridotta e in questa situazione straordinaria può permettersi di aumentarla». Generosità gratuita? Con onestà intellettuale, Merkel precisa che «naturalmente agiamo anche nel nostro interesse. È nell’interesse della Germania avere un forte mercato interno: fare in modo che l’UE si rafforzi e non cada a pezzi. Ciò che è bene per l’Europa, era ed è bene per la Germania». Da queste parole si capisce bene che in gioco c’è la sopravvivenza stessa dell’Eurozona e dell’Unione. Per l’UE l’ora è grave. Non tanto a causa della pandemia: quest’ultima ha semplicemente portato la costruzione europea ad un “redde rationem”. Ma la risposta è adeguata alla sfida? Il nuovo Piano Marshall europeo è certo un’iniziativa di grande rilievo e l’obiettivo di ricucire Paesi del Nord e del Sud Europa è lodevole (a fortiori, vista la clamorosa mancanza di solidarietà fra gli Stati europei durante il picco della pandemia). Ma per rifare grande l’Europa basterà un’operazione finanziaria gigantesca basata essenzialmente su un aumento del debito comunitario? La vera domanda è probabilmente la seguente: l’Europa ha la forza per “rifarsi grande” da sola nell’attuale contesto geopolitico mondiale? Essa ha infatti potuto risollevarsi dalle macerie della seconda guerra mondiale e diventare la potente Eurozona economico-finanziaria che abbiamo conosciuto negli ultimi decenni grazie al Piano Marshall (l’European Recovery Programm) varato nel 1947 dagli USA, nonché grazie agli Accordi di Yalta e alla presenza militare dell’Alleanza atlantica NATO per difenderla
militarmente e fare da argine alle mire imperialiste sovietiche. La riunificazione della Germania dopo il crollo dell’URSS e del muro di Berlino e – a ruota di questi cambiamenti geopolitici fondamentali - la nascita dell’Unione europea, sono certo il segno di una forte volontà di garantire un nuovo futuro pacifico e solidale agli Stati europei, ma senza le premesse geopolitiche summenzionate (e la permanenza della NATO) tutto ciò sarebbe stato possibile? L’UE non è stata fin qui un polo geopolitico indipendente. Può diventarlo oggi, in un contesto di equilibri e disequilibri planetari totalmente mutati? Non ne sono sicuro. Benché a prima vista l’UE sembri oggi condannata a fare di necessità virtù, muovendosi senza stampelle. I legami transatlantici non sono mai stati, infatti, così disastrosi. Il progetto di Partenariato transtlantico per il commercio e gli investimenti è fallito nel 2016: respinto fieramente da Francia e Germania, era sparito anche dal radar dell'agenda politica americana già durante la campagna elettorale di Hillary Clinton. Con Donald Trump le cose sono peggiorate ancora: la guerra dei dazi e la volontà americana di ridurre drasticamente i finanziamenti alla NATO sono lì a dimostrarlo Ma indipendentemente da Trump, negli USA la percezione della cosiddetta ‘’eredità comune” si è andata perdendo, anche perché da almeno un paio di generazioni l’immigrazione negli Stati Uniti non è più europea ma asiatica e latino-americana. Con lo spostamento dello scontro di influenze dall’Atlantico (e dal Mediterraneo) al Pacifico, l'interesse degli Stati Uniti nel vecchio continente si é fortemente ridotto. Un interesse che si affievolisce ulteriormente dopo che il più atlantico e storicamente filoamericano dei Paesi europei, il Regno Unito, ha divorziato dall’UE. Ma senza una presenza militare forte dell’Alleanza atlantica alle proprie frontiere orientali, l’UE attuale - priva
di un esercito comune altamente performante - come farebbe? Come farebbe oggi a far fronte alla politica aggressiva del nuovo Zar, Putin (da cui è fortemente dipendente dal punto di vista energetico) e a quella altrettanto insidiosa del nuovo Sultano, Erdogan, intenzionato a ripristinare il vecchio Impero ottomano (come dimostra emblematicamente la decisione di ritrasformare l’antica basilica bizantina di Santa Sofia in moschea)? In questa fase storica di grandi incertezze, l’Unione europea sembra sotto assedio ad Est ma anche a Sud: il problema dei migranti e dei rifugiati dal Nord Africa è fuori controllo ed è fattore di divisioni profonde fra gli Stati membri. Senza parlare dell’espansionismo economico della Cina in Europa che la Nuova via della Seta intende sancire. Nel nuovo contesto di una minacciosa e incombente nuova Guerra fredda fra gli Stati Uniti e la Cina e di rinnovate mire imperiali russe e turco-ottomane, il rischio è che un’Europa meno atlantica, più continentale e velleitariamente indipendente, non diventi più forte e grande bensì finisca per ridursi suo malgrado a territorio di conquista. Qualcuno pensa che con Joe Biden alla presidenza USA le cose potrebbero cambiare. Forse. Biden è certamente un sostenitore del multilateralismo più di quanto non sia Trump. Ma è bene tener presente il fatto che oggi come oggi non solo i Repubblicani ma anche i Democratici ritengono la sfida con la Cina (considerata uno Stato canaglia totalitario e inaffidabile, capillarmente presente con la propria tecnologia digitale e con i propri sistemi di intelligence nei gangli del tessuto economico mondiale) la questione più importante per il futuro degli Stati Uniti. E che sia il Pacifico (e non più l’Atlantico e tanto meno il Mediterraneo) lo scenario geopolitico di questo scontro. Al di là dei sogni di grandezza, l’UE non potrà non scegliere: o con gli USA e i suoi alleati del “Five Eyes” oppure con la Cina. TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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LAC / MUSEO D’ARTE DELLA SVIZZERA ITALIANA
ALLA SCOPERTA DELL’ARTE SVIZZERA LA STAGIONE AUTUNNALE 2020 AL MASI DI LUGANO SI APRE ALL’INSEGNA DELLA SCOPERTA DI ARTISTI NAZIONALI CON LE MOSTRE DEDICATE A VINCENZO VICARI, PAM MAZZUCCHELLI, HANS JOSEPHSOHN, GABRIELA MARIA MÜLLER E MARTA MARGNETTI.
01 Hans Josephsohn Senza titolo (Verena) 1982 Ottone Josephsohn Estate, Kesselhaus Josephsohn, St. Gallen
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al 29 agosto, nella sede di Palazzo Reali, sarà visitabile al pian terreno dell’edificio storico una mostra monografica dedicata al fotografo ticinese Vincenzo Vicari che si inserisce in un progetto di valorizzazione più ampio, coordinato dalla Divisione cultura della Città di Lugano, in cui sono state coinvolte diverse istituzioni museali presenti sul territorio. La mostra ripercorre la carriera dell’artista che, per oltre sessant’anni, ha documentato la trasformazione del territorio ticinese e dei suoi abitanti. Il Ticino di Vicari, attivo a Lugano dal 1936 al 1987, è alla ricerca della propria identità e sfugge dalle parvenze idilliache: il suo sguardo senza censure si focalizza sugli anni di passaggio dal mondo rurale del primo dopoguerra all’urbanizzazione degli anni Ottanta. I suoi scatti, né celebrativi né
02 Paolo Mazzuchelli Tra le labbra (Ribulez le Kick. Allmanegreta 4/4) 2013 Tecnica mista su tela 226 x 370 cm Ph: ©Maurizio De Marchi 03 Vincenzo Vicari Incendio sul Monte San Salvatore. 25 – 26 novembre 1981 1981 Fotografia a colori Archivio storico della Città di Lugano 04 Gabriela Maria Müller Coeurs sacrés 2018-2019 Semi di olmo, voile, cornice in ferro e legno 260 x 260 cm 05 Marta Margnetti Winged 2019 Bronzo 7 pezzi Dimensione variabile Ed. di 7 Ph: ©Sully Balmassière 01
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estetizzanti, documentano con solidità tecnica e lieve ironia quel “Ticino che cambia” e al contempo quello che rimane immutato. Il percorso espositivo si compone di oltre 100 scatti in bianco e nero e a colori, tra stampe originali e riproduzioni da negativi, in gran parte inediti o poco conosciuti. Nella sede del LAC, a partire dal 6 di settembre, sarà allestita un’altra monografica dedicata all’artista Paolo “PAM” Mazzuchelli. La mostra Tra le ciglia affronta le varie fasi della carriera dell’artista presentando un corpus di circa 100 opere, prevalentemente di grande formato, realizzate agli esordi negli anni Settanta fino ai giorni nostri. L’allestimento non segue un ordine cronologico e si sviluppa in nuclei di lavori accomunati da tematiche e soggetti ricorrenti. Tra questi emergono elementi legati al mondo vegetale, paesaggi visionari e apocalittici e la figura
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umana. L’allestimento evidenzia, inoltre, le varie tecniche impiegate dall’artista: le tecniche miste su tela e carta, il carbone e la china su carta nonché le diverse tecniche di incisione. Tra le opere in mostra è esposto il monumentale ciclo di disegni grazie al quale Mazzuchelli si aggiudicò la Borsa federale delle belle arti nel 1992 e nel 1993. Sempre nella sede del MASI al LAC, a partire dal 19 settembre, sarà esposto un progetto dedicato a Hans Josephsohn, in occasione del centenario della nascita. La sua opera scultorea realizzata nell’arco di sei decenni strutturata né cronologicamente né tematicamente, svela stimolanti riferimenti incrociati che permetteranno al pubblico di percepire il corpus di opere dell’artista in modo radicalmente nuovo.
Da fine settembre si tornerà nelle sale di Palazzo Reali, a partire da venerdì 25, per l’allestimento dedicato a Gabriela Maria Müller, vincitrice della dodicesima edizione del Premio Artista Bally dell’Anno. Anima naturae vedrà al centro dell’allestimento l’opera vincitrice del concorso Sulla natura del mondo, indetto del 2019 dalla Fondazione Bally. Cœurs sacrés racchiude in sé gli elementi più rappresentativi dell’intera produzione dell’artista, aprendo una riflessione sull’inarrestabilità dei mutamenti. Realizzata tra il 2018 e il 2019, si compone di una grande spirale formata da migliaia di semi essiccati e pressati, provenienti da un unico olmo, successivamente avvolta in un velo intelaiato su legno, posto entro una struttura quadrilatera
di metallo. Oltre all’opera vincitrice, saranno esposti al primo piano del museo una selezione di lavori realizzati tra il 2007 e il 2020, tutti inerenti al tema della natura. Dal 28 novembre un’altra artista ticinese, Marta Margnetti, vedrà la propria ricerca artistica allestista negli spazi del secondo piano di Palazzo Reali. Vincitrice del prestigioso premio Manor Ticino 2020, Margnetti lavora attraverso l’appropriazione, la scultura, le tecniche di stampa e le performance. I suoi lavori - che hanno spesso una relazione poliedrica con l’architettura circostante, con cui entrano in dialogo - sono caratterizzati dalla presenza di elementi modulari – affini al Minimalismo -, la cui perfezione geometrica entra in contrasto con gli interventi manuali apportarti dall’artista, percepiti dall’osservatore come piccoli errori arbitrari. Dal 19 settembre riapre anche la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati (vedi articolo a pag. 28) con un nuovo allestimento dal titolo What’s New costituito da opere di recente acquisizione di maestri affermati, affiancate a lavori di giovani protagonisti della scena artistica internazionale. Il percorso espositivo spazia tra dipinti, disegni, sculture e fotografie in un confronto esemplare tra poetiche e linguaggi espressivi diversi. www.masilugano.ch 05 TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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LAC / COLLEZIONE GIANCARLO E DANNA OLGIATI
OPERE DI FORTE IMPATTO EMOTIVO DAL 19 SETTEMBRE AL 13 DICEMBRE 2020 LA COLLEZIONE GIANCARLO E DANNA OLGIATI PRESENTA UN NUOVO ALLESTIMENTO DAL TITOLO WHAT’S NEW COSTITUITO DA OPERE DI RECENTE ACQUISIZIONE DI MAESTRI AFFERMATI, AFFIANCATE A LAVORI DI GIOVANI PROTAGONISTI DELLA SCENA ARTISTICA INTERNAZIONALE.
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01 Ana Mendieta Silueta Works in Iowa 1976-1978 Stampa cromogena su carta AGFA 50,8 x 40,6 cm Edizione 9/20 02 Henrik Olesen A. T. 2019 Stampa inkjet su carta 141 x 99,5 cm Edizione 1/3 + 1 Pda 03 Franz West Untitled 2011 Cartapesta, cartone, lacca acrilica e acciaio 250 x 170 cm
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l percorso espositivo spazia tra dipinti, disegni, sculture e fotografie in un confronto esemplare tra poetiche e linguaggi espressivi diversi. L’obiettivo è quello di evidenziare il dialogo imprescindibile tra le avanguardie storiche del primo Novecento e le ricerche contemporanee: una sorta di viaggio immersivo lungo oltre un secolo costellato da sorprendenti momenti di approfondimento. Le 34 opere esposte si articolano, dunque, in diversi capitoli autonomi: dall’arte astratta tra segno e materia, a un’indagine su luce e colore attraverso le opere di Franz West e Rudolf Stingel, fino a un omaggio a Jimmie Durham, Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia del 2019. Una sezione importante è inoltre dedicata alla guerra, tema fondante della vicenda storica del XX secolo. Il visitatore è accolto nella prima sala dall’opera pittorica Empreintes de pinceau n. 50 del 1989 dell’artista ticinese Niele Toroni (1937), tra i massimi rappresentanti del Minimalismo europeo, qui presentata in relazione alle opere monocrome Baked in silence (1960-61) di Piero Dorazio (19272005) e Avant-testo 12-1-99 (1999) di Irma Blank (1934), in un dialogo serrato tra segno e scrittura. Sulla parete opposta l’artista messicano Gabriel Orozco (1962) combina sapientemente materia, forma e colore adottando un sistema di regole predeterminate tanto sistematiche quanto ignote a
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noi osservatori: l’opera su tela Samurai Tree 17H (2008) e le sculture in poliuretano espanso Tre sfere (2003), pur differenti a livello formale, ben rappresentano il suo inedito concettualismo, l’enigmatico rigore con cui Orozco formula il suo universo visivo. Nella sala successiva la scultura in cartapesta dipinta dalle forme antropomorfe ma astratte dell’artista austriaco Franz West (1947-2012), Untitled del 2011, si colloca in continuità con le brillanti tonalità dell’omonimo dipinto del 2012 del meranese Rudolf Stingel (1956), reduce da una
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grande antologica alla Fondazione Beyeler di Basilea lo scorso anno. Entrambi di formazione culturale nordeuropea, gli artisti si distinguono per la piena libertà con cui rivisitano e
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rinnovano, rispettivamente, l’idea stessa di scultura e di pittura formulate dalle avanguardie storiche. Il percorso espositivo continua con un gruppo di quattro opere del danese Henrik Olesen (1967), protagonista internazionale della ricerca artistica a orientamento sociale, come testimoniano i due grandi ritratti in bianco e nero A.T. (2019) del matematico britannico Alan Turing (1912-1954), considerato il padre dell’informatica moderna, perseguitato per la sua omosessualità nonostante i brillanti risultati professionali e il contributo alla nazione. Uno spazio di rilievo viene riservato nella sezione successiva all’opera di Jimmie Durham (1940), artista americano appartenente a una comunità di indiani Cherokee, impegnato in politica e nel campo dei diritti civili. Esemplare la scultura Aazaard del 2018, un assemblage di ossa, plastica e componenti di automobili, dove la combinazione di oggetti quotidiani e materiali organici innesca una riflessione tesa a scardinare i simboli fondanti del sistema di vita occidentale. L’ultima sala vede dialogare al suo interno opere che magistralmente si interrogano sul tema della sofferenza. La drammatica vicenda della Prima guerra mondiale viene evocata attraverso la straordinaria serie di quattordici tavole litografiche di Natalia Goncharova (1881-1962) dal titolo La Guerra del 1914 e la celebre Parolibera (irredentismo) dello stesso anno di Filippo Tommaso Marinetti (18761944). Tale sezione storica è arricchita da opere di artisti del presente, diversi per generazione e paese d’origine, che pure hanno indagato la condizione della sofferenza. Inoltre, Fausto Melotti (1901-1986) con Lager del 1972 e Zoran Mušic (1909š docu2005) con Autoritratto del 1970 mentano le atrocità dello sterminio nazista. A seguire la grande fotografia dal titolo Seeking Martyrdom - Variation #1 del 1995 testimonia lo sguardo dell’artista iraniana Shirin Neshat (1957) rivolto alla società medio-orientale e in par-
ticolare alla complessità della condizione femminile, mentre la palestinese Mona Hatoum (1952) e la cubana Ana Mendieta (1948-1985) – presenti in mostra rispettivamente con la scultura A bigger splash (2009) e l’opera Silueta Works in Iowa (1976-78) – al di là delle differenze stilistiche e delle singolari ricerche espressive, esplorano entrambe la propria vicenda personale di esiliate per offrire una profonda indagine su tematiche quali la violenza e la vulnerabilità del corpo. www.collezioneolgiati.ch
04 Shirin Neshat Seeking Martyrdom – Variation #1 1995 Stampa alla gelatina ai sali d’argento e inchiostro, foto scattata da Cynthia Preston 155 x 102 cm Edizione 1/3 05 Natalia Goncharova La Guerra, dalla serie Immagini mistiche della guerra Mosca, 1914 Litografia 32 x 25 cm Donazione della The Judith Rothschild Foundation, 2001
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UNA RIPRESA RICCA DI INVENTIVA E CREATIVITÀ MUSICALE 03
TORNA LUGANOMUSICA CON L’AVVIO DELLA STAGIONE 2020-2021, IN PROGRAMMA AL LAC DAL 21 SETTEMBRE AL 16 MAGGIO. UN NUOVO INIZIO PER LA MUSICA E LE ARTI ANCORA UNA VOLTA AL CENTRO DELLA VITA CITTADINA. 01
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urante la prossima stagione, oltre 50 appuntamenti ospiteranno grandi artisti e giovani talenti, ensemble prestigiosi con programmi sinfonici e da camera, récital, incontri di approfondimento, proiezioni video, musica contemporanea. Il direttore artistico Etienne Reymond riporta al centro la creatività musicale con programmi di ascolto originali, all’interno dei quali si snodano temi storici e estetici che invitano l’ascolta-
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tore a costruire il proprio percorso. Una visione multiforme del panorama musicale del nostro tempo, affidata ai migliori interpreti e amplificata da appuntamenti collaterali di approfondimento e divulgazione. «Far conoscere la musica d’arte ad un pubblico sempre più vasto è l’obiettivo anche di questa stagione» dice il direttore Etienne Reymond. «Ho scelto gli interpreti più prestigiosi perché tutti possano godere della più alta espressione artistica, avvicinando al tempo stesso il pubblico ai musicisti, agli autori. Per questo, un programma ricco d’incontri, Masterclass, guide all’a-
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scolto e sempre nuove iniziative fa da corollario al calendario principale rendendo le persone partecipi del nostro progetto culturale». La stagione s’inaugura con l’atteso ritorno di Valerij Gergiev a Lugano, alla testa dell’Orchestra del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. I successivi appuntamenti sinfonici portano a Lugano direttori e solisti quali Riccardo Muti e Maurizio Pollini, Paavo Järvi e Maria João Pires, Philippe Jordan e Janine Jansen con l’Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam, Robin Ticciati e Isabelle Faust. L’Orchestra Mozart sarà protagonista dell’annuale residenza per i concerti di Pasqua, per la prima volta guidata dal suo nuovo
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direttore Daniele Gatti, con due concerti sinfonici e due da camera. Il giovane pianista Kit Armstrong inaugura il ciclo di récital, che annovera pianisti del calibro di András Schiff, Denis Matsuev e Daniil Trifonov. Il weekend che LuganoMusica dedica al Quartetto d’Archi – ospiti il Van Kuijk, Artemis e Jack – quest’anno si arricchisce delle sei eccezionali lezioni della Masterclass con il pianista Alfred Brendel. Ultimo récital della stagione a maggio con il concerto dei leggendari King’s Singers. Due grandi percorsi tematici scorrono parallelamente al programma. Panorama dal Novecento a noi ripercorre oltre un secolo di musica: da Debussy a Schönberg, da Cage a Xenakis, un filo rosso che si snoda attraverso i linguaggi musicali del secolo scorso e di oggi. La musica del Seicento, il contrappunto tedesco e lo stile strumentale francese, arie, cantate e nuove forme vocali sono invece al centro del Focus Barocco Barok Baroque, affidato ai migliori interpreti del genere: Luca Pianca e l’Ensemble Claudiana, I Barocchisti, Fabio Biondi e l’Europa Galante, la Cetra Barockorchester Basel e Andrea Marcon. L’espressione musicale contemporanea trova spazio, invece, nei cicli Early Night Modern e EAR - Electro Acoustic Room.
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01 Julian Rachlin 02 Europa Galante 03 Riccardo Muti Ph: ©Francesco Squeglia 04 Maurizio Pollini 05 Daniil Trifonov Ph: ©Dario Acosta 06 Orchestra reale del Concertgebouw Ph: ©Simon Van Boxtel 07 The Kings Singers Ph: ©Rebecca Reid 08 Wiener Sangerknaben Ph: ©Lukas Beck
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TUTTI GLI APPUNTAMENTI IN PROGRAMMA GRANDI ORCHESTRE E GRANDI DIRETTORI Lunedi 21 settembre la stagione s’inaugura con l’atteso ritorno di Valerij Gergiev a Lugano, alla testa dell’Orchestra del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. Dal 1988 Gergiev è direttore musicale dell’Orchestra, tra le più antiche compagini al mondo, con la quale, ospite delle principali sale da concerto internazionali, predilige eseguire il grande repertorio russo. Il ciclo di appuntamenti sinfonici continua sabato 24 ottobre con la Tonhalle-Orchester Zürich diretta da Paavo Järvi e con la partecipazione di Maria João Pires. Domenica 22 novembre LuganoMusica ospita due tra i più grandi musicisti italiani della scena internazionale: Riccardo Muti e Maurizio Pollini. Muti dirige l’Orchestra giovanile Cherubini, da lui fondata nel 2004. Lunedì 14 dicembre Giovanni Antonini guida la Kammerorchester Basel e il pianista francese Bertrand Chamayou nel Terzo concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven, compositore tra i più amati da Antonini e da lui riscoperto secondo un particolare approccio filologico che accosta leggerezza e rigore. Lunedì 8 marzo è la volta dell’Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam, diretta da Philippe Jordan. La violinista olandese Janine Jansen affronta il Concerto per violino e orchestra di Brahms. Martedì 16 marzo torna a Lugano il giovane direttore britannico Robin Ticciati alla guida della Deutsches Symphonie-Orchester Berlin con la violinista tedesca Isabelle Faust.
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L’Orchestra Mozart è protagonista domenica 4 aprile e martedì 6 aprile, in occasione dell’annuale residenza per i concerti di Pasqua, per la prima volta guidata dal suo nuovo direttore Daniele Gatti. BAROCCO BAROK BAROQUE Con quattro concerti di musica vocale e per orchestra da camera, si ripercorrono cento anni di “barocco” musicale, trionfo di inventiva e creatività che dall’Italia conquista le corti d’Europa. L’approfondimento si apre venerdì 13 novembre con un “barocchista” del calibro di Luca Pianca, con l’Ensemble Claudiana, i Wiener Sängerknaben (il coro dei piccoli cantori di Vienna) e quattro solisti d’eccezione: il soprano Joanne Lunn, il contralto Marie-Claude Chappuis, il tenore Bernhard Berchtold e il basso Fulvio Bettini. Giovedì 26 novembre I Barocchisti per la prima volta in formazione da camera. Mercoledì 3 febbraio Fabio Biondi, al violino e alla direzione, e il suo Ensemble Europa Galante, orchestra che ha aperto la via a un’intera generazione di barocchisti. Lunedì 19 aprile Cetra Barockorchester Basel, guidata dal suo direttore – l’organista e clavicembalista veneziano Andrea Marcon – con la voce del celebre controtenore Andreas Scholl. RÉCITAL E MUSICA DA CAMERA Martedì 20 ottobre il ciclo si inaugura con il genio di Kit Armstrong. Il giovane pianista e compositore, anche ricercatore di geometria algebrica, torna a Lugano con un programma che accosta la musica di Bach a quella di Mozart e del compositore britannico William Byrd.
Domenica 20 dicembre gli appuntamenti con il pianoforte continuano con Sir András Schiff, tra gli interpreti più amati da pubblico e critica. Venerdì 15 gennaio Julian Rachlin, accompagnato da Denis Kožukhin al pianoforte, porta il suono straordinariamente ricco del suo violino e della viola. Venerdì 22 gennaio è a Lugano Denis Matsuev, tra i punti di riferimento del pianismo internazionale. Atteso per lunedì 1° marzo l’appuntamento con il pianista Daniil Trifonov, che impagina un récital dal titolo Decades: nove brani, uno per ogni decade del Ventesimo secolo, mostrano la «rapida evoluzione» della scrittura pianistica. Mercoledì 14 aprile Enrico Dindo e Monica Cattarossi sono gli interpreti di un concerto dedicato alla letteratura per violoncello e pianoforte. Lunedì 10 maggio concerto dei leggendari King’s Singers, la celebre formazione a cappella. WEEKEND DI QUARTETTI Venerdì 29, sabato 30 e domenica 31 gennaio LuganoMusica ospita i concerti del Quartetto Van Kuijk, Quartetto Artemis e Jack Quartet, giovane formazione americana che predilige il repertorio contemporaneo. MASTERCLASS DI QUARTETTI Dal 29 al 31 gennaio, l’annuale focus che LuganoMusica dedica al Quartetto d’Archi si arricchisce di sei eccezionali lezioni della Masterclass con Alfred Brendel, che da tempo ha destinato all’insegnamento la sua profonda familiarità con il mondo musicale dei più grandi compositori. Il programma completo su www.luganomusica.ch
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LEGGEREZZA PER TORNARE A VIVERE 04
CARMELO RIFICI, DIRETTORE ARTISTICO DEL LAC, PROPONE ALCUNE INTERESSANTI RIFLESSIONI SUL PERIODO APPENA TRASCORSO E PRESENTA APPUNTAMENTI E PROGETTI PER LA STAGIONE 20-21. 01
L’
inizio della nuova stagione avrà un significato particolare: dopo che il LAC ha riaperto i suoi spazi esterni grazie alla rassegna LAC en plein air, a settembre ha ricominciato a offrirvi la possibilità di assistere, seguendo tutte le indicazioni di sicurezza prescritte dalle Istituzioni federali e cantonali, al nuovo cartellone di spettacoli. In questi mesi ci siamo confrontati, prima di tutto, con noi stessi. Abbiamo improvvisamente preso coscienza in maniera potente della nostra fragili-
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tà. Gli artisti, in questi momenti di crisi estrema, si caricano dei compiti più difficili: sono tra coloro che a causa della pandemia hanno sofferto di più la mancanza di un lavoro e di prospettive, ma sono anche quelli che hanno la capacità di leggere l’invisibile che si annida nel presente e riproporlo al mondo con le forme più diverse, in modo che chi li segue possa, di volta in volta, ragionare, trasformarsi, commuoversi, divertirsi, emozionarsi. Mentre costruivamo e regolarmente adattavamo una stagione che faceva fatica a comporsi, ci siamo resi conto che quello di cui avevamo bisogno era parlare al nostro pubblico usando forme diverse e contemporaneamente dare la possibilità agli artisti di provare ad immaginare un futuro. Abbiamo pensato che il lavoro da fare fosse quello di proporre un palinsesto di spettacoli che puntassero su leggerezza e pensiero. Per fare questo, anche quest’anno, ci siamo prima di tutto concentrati sul cuore creativo del LAC che è la nostra produzione: dopo le belle esperienze
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di Macbeth, le cose nascoste e Lo zoo di vetro, abbiamo deciso, nonostante le mille difficoltà, di proseguire il nostro percorso produttivo. Ecco quindi che rilanciamo La bottega del caffè di Goldoni per la regia del ticinese Igor Horvat, il cui debutto è stato bruscamente interrotto dal lockdown, e a questo aggiungiamo due nuove produzioni: Fedra, una nuova creazione di Leonardo Lidi dopo il successo di Lo zoo di vetro, con un cast di attori cari al pubblico del
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LAC, mentre nel mese di febbraio firmerò la regia di un nuovo lavoro dedicato a Galileo Galilei. La stagione si concentrerà sulla leggerezza senza dimenticare la necessaria riflessione che il teatro deve muoverci e sarà composta da ospitalità provenienti dal miglior teatro in circolazione: da Paolo Rossi a Maddalena e Giovanni Crippa, da Valter Malosti ad Alessio Boni, da Umberto Orsini insieme a Massimo Popolizio. La varietà di autori rappresentati è interessante per il connubio continuo tra tradizione e novità: Eduardo De Filippo, Carlo Goldoni, Primo Levi, John Steinbeck, Marco Malvaldi, Dario Fo, Cyril Gely. La danza quest’anno avrà un ruolo ancora più centrale nella programmazione del LAC. Avremo l’onore di ospitare la straordinaria Accademia Vaganova di San Pietroburgo con Lo Schiaccianoci: un evento unico e imperdibile con la più importante accademia di danza del mondo in esclusiva a Lugano assieme all’Orchestra della Svizzera italiana. Seguiranno la Yacobson Ballet, il Balletto di Ginevra, il Balletto di Basilea, la Compagnia Hervé Koubi e il grande ensemble Dresda. Un palinsesto dedicato ai musical completerà una stagione che sarà di ripresa e rilancio. Abbiamo inoltre immaginato un nuovo progetto che porterà sul palcoscenico del LAC alcuni dei grandi pensatori, studiosi, scienziati dei nostri giorni: un progetto che si svilupperà in incontri che indagheranno la necessità sempre più impellente, spinta ancora di più dall’esperienza del Covid-19, di rimettere al centro del nostro pensiero collettivo quelle che vennero definite le arti liberali, cioè la filosofia, il linguaggio, la ri-
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cerca scientifica, per cercare di immaginare insieme un nuovo futuro e un nuovo modo di vivere. Gli incontri saranno accessibili anche in streaming; tra i relatori vi anticipo Fabiola Gianotti, direttrice del CERN, e David Quammen, autore del bestseller mondiale Spillover. L’evoluzione delle pandemie.
01 Furore Massimo Popolizio Ph: ©Federico Massimiliano Mozzano 02 Bye Bye... Alessio Maria Romano Ph: ©Andrea Macchia 03 Oratorio Virtuale Elena Rivoltini/ Alberto Barberis Ph: ©Lorenzo Ubertalli 04 Ditegli sempre di sì Ph: ©Lia Pasqualino 05 Il Terzo Reich Romeo Castellucci Ph: ©Societas 06 Lo Schiaccianoci Vaganova Dance Academy & OSI Ph: ©Vaganova Dance Academy 07 Una vera tragedia Riccardo Favaro/ Alessandro Bandini Ph: ©Malì Erotico
UN GIRO DI GIOSTRA CON LA COMPAGNIA FINZI PASCA La Compagnia Finzi Pasca apre la stagione artistica al LAC con Luna Park – come un giro di giostra. Daniele Finzi Pasca attinge alle sue origini profonde per regalarci uno spettacolo nostalgico ed emozionante. Dopo le quattro ore senza intervalli di Einstein on the Beach al Grand Théâtre di Ginevra e l’entusiasmante avventura della Fête des Vignerons, l’inedita creazione della compagnia ticinese è un nuovo e sorprendente format da non perdere, intenso e concentrato lungo quanto “un giro di giostra”. I luna park sono luoghi sospesi nel tempo, nostalgici, dove mondi di luce e specchietti creano emozioni, sorprese e allegria. C’è mistero nei luna park, come in questo spettacolo dove a piccoli gruppi il pubblico viaggerà nel dietro le quinte, scoprendo punti di vista unici e segreti, ritrovandosi a vivere il palcoscenico insieme agli attori, vicino agli attori, ma in piena sicurezza come richiede il periodo attuale. Dall’8 al 20 settembre 2020 LAC Lugano Arte e Cultura Durata 20 minuti Partecipazione in gruppi di massimo 25 persone Maggiori informazioni e prenotazioni: luganolac.ch
LAC E FIT FESTIVAL INTERNAZIONALE: UNA INTENSA COLLABORAZIONE Sempre più intensa è la collaborazione del LAC con il FIT Festival Internazionale del teatro e della scena contemporanea sotto la direzione artistica di Paola Tripoli. I contenuti che disegnano la prossima edizione del festival, non possono non tenere conto delle tante domande, riflessioni, pensieri generati
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dalla recente crisi pandemica, che, nel suo violento manifestarsi, ha generato un trauma collettivo che resterà a lungo nella nostra memoria segnando un prima e un dopo. Ecco quindi che, facendo tesoro di quanto successo, la 29° edizione declina la sua offerta di visione non in un vero e proprio tema, bensì in sei corpus in cui provare a raccontare ciò che abbiamo attraversato; un corpus dedicato al corpo in cui si vedranno i lavori degli svizzeri Lorena Dozio, Ruth Childs, Simon Senn; uno dedicato allo spettatore in cui vedremo Book is a Book is a Book, il nuovo lavoro di Trickster-P, il cui debutto è stato bruscamente interrotto dal Covid; uno dedicato alla morte composto da Mephistopheles, concerto per immagini del gruppo veneto Anagoor, dal lavoro di Arkadi Zaides e da quello di Sergio Blanco, che ci convincerà del fatto che parlare di morte, significa parlare, parimenti, di vita. Tabea Martin ci inviterà a riflettere sull’immortalità suggerendo l’idea che attraverso la danza tutto può forse sfociare in un grande festa. Rifletteremo sui cambiamenti del paesaggio grazie a Binaural Views of Switzerland di Alan Alpenfelt, installazione in cui emerge la consapevolezza degli effetti, sovente traumatici, causati dal turismo di massa, e chiuderemo con una riflessione sull’arte dell’argentina Marina Otero. Argentina non è un errore, gettando il cuore oltre l’ostacolo, si è deciso di azzardare l’ipotesi di un arrivo transoceanico… Dal 29 settembre al 13 ottobre 2020 Lugano www.fitfestival.ch/
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APPUNTAMENTI D’AUTUNNO PER IL TEATRO E LA DANZA 08-20.09 LUNA PARK – COME UN GIRO DI GIOSTRA Compagnia Finzi Pasca 29.09 RAME Lorena Dozio/ CRILE 30.09—04.10 BOOK IS A BOOK IS A BOOK Trickster-P 12-13.10 UNA VERA TRAGEDIA Riccardo Favaro/ Alessandro Bandini 22.10 BYE BYE... Alessio Maria Romano 23.10 SENTO LA TERRA GIRARE Teresa Mannino 27—28.10 PANE O LIBERTÀ. SU LA TESTA Paolo Rossi 09—10.11 LA BOTTEGA DEL CAFFÈ Carlo Goldoni/ Igor Horvat 12.11 CHASING A GHOST Alexandra Bachzetsis 20—22.11 RISVEGLI Oliver Sacks/ Mirko D’Urso
28—29.11 FEDRA Leonardo Lidi 03.12 ORATORIO VIRTUALE BAROCCO ELETTRONICO Elena Rivoltini/ Alberto Barberis 04—05.12 FURORE John Steinbeck/ Massimo Popolozio 05—06.12 IL TERZO REICH Romeo Castellucci 06.12 SERENATE PER IL NUOVO MONDO Antonio Catalano 12—13.12 LO SCHIACCIANOCI Vaganova Ballet Academy & OSI 15—16.12 DITEGLI SEMPRE DI SÌ Eduardo De Filippo/ Carolina Rosi/ Gianfelice Imparato 18—19.12 GHOST IL MUSICAL 22.12 NEL TEMPO CHE CI RESTA César Brie Programma completo e aggiornato su luganolac.ch
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CULTURA / MUSEO COMUNALE DI ARTE MODERNA DI ASCONA
JAWLENSKY E WEREFKIN DALLA RUSSIA CON… ARTE 01
INTERVISTA A MARA FOLINI CURATRICE DELLA MOSTRA E DIRETTRICE DEL MUSEO COMUNALE DI ARTE MODERNA DI ASCONA. DI NATASCIA VALENTA
“A
lexej Jawlensky e Marianne Werefkin. Compagni di vita” è il titolo della mostra aperta dal 19 settembre al Museo Comunale di Arte Moderna di Ascona. I due artisti russi sono presentati per la prima volta insieme in modo così esaustivo, con più di 100 opere tra le più significative. La mostra è il frutto di una felice collaborazione con le due maggiori istituzioni tedesche per l’arte espressionista, Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco e il Museum Wiesbaden. Senza dimenticare l’Archivio Jawlensky di Muralto e la Fondazione Marianne Werefkin di Ascona. Ideata dalle due importanti istituzioni tedesche, la mostra itinerante si è aperta in settembre 2019 al Lenbachhaus di Monaco, per approdare un anno dopo al Museo di Ascona.
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A
lla diettrice dei Musei d’Arte di Ascona e curatrice di questa mostra chiediamo che cosa la rende così unica? «Questa esposizione racconta per la prima volta la vita, gli amori e le conquiste dei due artisti russi, compagni di vita, dal 1892, per quasi trent’anni. Ci si è interrogati sulla natura della loro unione e sono state analizzate differenze e affinità delle loro opere e personalità. Seguiamo così la loro evoluzione e progressione artistica, dagli anni russi sotto il segno di un realismo pedagogico ancora condizionato dall’insegnamento del loro maestro Ilja Repin, a quelli della loro maturità a Monaco (1896-1914) segnati dalla grande svolta espressionista quando, nel 1909, fondano la “Nuova Associazione degli Artisti di Monaco” per poi nel 1912, unirsi con l’amico Kandinsky nell’ambito del Blaue Reiter. Si termina infine con gli anni tardi del loro esilio in Svizzera (1914), che testimoniano la scelta astratta di Jawlensky,
poi approfondita in modo ancora più radicale a Wiesbaden (1921-1944), e quella sempre più visionaria, intensa e mai astratta di Werefkin ad Ascona. Grazie al alla Fondazione Werefkin nel Museo di Ascona si potranno ammirare numerosi libretti degli schizzi di Werefkin che accompagnano le varie fasi dell’articolazione della mostra». Ascona, una terra di artisti e d’ispirazione, dove Werefkin e Jawlensky hanno convissuto per un lungo periodo… «Ascona è il luogo ideale per una mostra su questi artisti, un luogo dove ci potremmo immaginare di scorgerli seduti in un caffè della piazza. In questo luogo hanno creato, vissuto e concluso il loro amore intenso e trasgressivo, mai legittimato, purtroppo per la Werefkin, da un contratto matrimoniale. Jawlensky scriveva, riferendosi alla loro abitazione ad Ascona “Avevamo un posto molto bello, con un giardino direttamente sul lago. Era ai limiti di
Ascona. Poco dopo iniziava la campagna, che era di una bellezza incantevole, come un sogno”. Per Marianne Werefkin, Ascona è stata l’ultima patria nella quale ha vissuto per oltre vent’anni, dal 1918, in cui finalmente ha trovato, nella solidarietà del popolo di Ascona e nella sua rigogliosa natura, le ragioni per riconciliarsi con amore francescano con il mondo”.
01 Marianne Werefkin La strada di campagna 1907 Tempera su carta incollata su cartone 69 x 105 cm Ascona, Fondazione Marianne Werefkin, Museo Comunale d’Arte Moderna
02 02 Alexej Jawlensky Paesaggio a Murnau 1909 Olio su cartone 50,4 x 54,5 cm Monaco, Städtische Galerie im Lenbachhaus und Kunstbau München 03 Marianne Werefkin Autoritratto 1893 Olio su tela 69 x 51 cm Ascona, Fondazione Marianne Werefkin, Museo Comunale d’Arte Moderna
Alexej vonJawlensky e undMarianne vonWerefkin Compagni di vita Lebensmenschen Alexej Jawlensky · Autoritratto (dett.), 1912 Museum Wiesbaden
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20.9.2020—10.1.2021 Via Borgo 34 6612 Ascona
museo@ascona.ch www.museoascona.ch @museoascona @museocomunaleascona
Marianne Werefkin · Autoritratto (dett.), 1910 ca. Städtische Galerie im Lenbachhaus und Kunstbau München
Nel Museo Comunale d’Arte di Ascona saranno presentate in esclusiva anche alcune opere del figlio di Jawlensky… «A differenza dei musei Lenbachaus di Monaco e del Museo di Wiesbaden, ad Ascona le opere dei due artisti saranno completate da quelle del figlio che Jawlensky ha avuto con la domestica di Werefkin. Le opere di Andreas Nesnkomov-Jawlensky testimoniano in modo emblematico quanto l’arte del padre e di Werefkin sia stata essenziale per la sua maturità artistica. La mostra si conclude in maniera significativa ad Ascona, e riunisce in questo luogo simbolico questa famiglia “allargata” di artisti che hanno segnato la storia dell’arte del Novecento, nel luogo da dove si erano separati».
CULTURA / IMAGO ART GALLERY
SCOMPORRE E RICOMPORRE
SERENA MAISTO, GIOVANE MA GIÀ AFFERMATA ARTISTA TICINESE DA POCHI MESI ENTRATA A FAR PARTE DELLA SQUADRA DI DANIELE PESCALI, CI RACCONTA LE MOTIVAZIONI CHE L’HANNO SPINTA A COMPIERE QUESTA SCELTA E CI ANTICIPA ALCUNE LINEE LUNGO LE QUALI SI STA ORIENTANDO LA SUA RICERCA ARTISTICA, CON NUOVI LAVORI CHE SARANNO PRESENTATI IN UNA MOSTRA PERSONALE A LUGANO, NEI PRIMI MESI DEL 2021.
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ata a Mendrisio, Serena Maisto è attiva da oltre un decennio, durante il quale ha sviluppato il proprio stile e la propria traccia, traendo inspirazione dalla action painting e in particolare da Jackson Pollock. I lavori di Serena si presentano allo stesso tempo vivaci ed introspettivi. La sua esperienza le permette altresì di utilizzare vari mezzi e materiali per la propria espressione artistica. Nel corso dell’ultimo anno, Serena si è focalizzata sull’interazione tra fotografia e pittura sia come autrice degli scatti sia interagendo con gli scatti di fotografi affermati. Serena vive e lavora a Lugano.
C
he cosa ti ha conquistato di IMAGO Art Gallery al punto di scegliere di entrare a far parte del novero di artisti rappresentati da questa galleria? «Quasi tutte le decisioni importanti della mia vita sono il frutto di un processo maturato lentamente e poi deciso nello spazio di poche settimane. Accanto ad un istintiva simpatia personale, ha giocato un ruolo decisivo il fatto che IMAGO Art Gallery è gestita da un team giovane e fortemente motivato. Ma, soprattutto, mi ha convinto il fatto che accanto ad artisti che sono entrati ormai a far parte della storia dell’arte moderna e contemporanea, vi sono molti artisti miei coetanei che la galleria accompagna per an-
ni in un processo di crescita e maturazione, calibrandone con particolare oculatezza la presenza sulla scena artistica internazionale». Quali sono i progetti portati avanti in questi ultimi mesi? «Sono entrata a far parte della scuderia IMAGO Art Gallery all’inizio di quest’anno, portando una piccola anteprima della collezione che si chiamerà Basquiat De-Composition ad Art Palm Springs. Lo stop obbligato imposto dal Covid-19 mi ha permesso di andare oltre questo soggetto e di sperimentare altre forme (tridimensionali) ed altre immagini (le mie e del mio corpo) ritornando a tratti al mio amato bianco e nero con tocchi di colore».
CULTURA / IMAGO ART GALLERY 02
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dal volto alle mani ad altre parti del corpo. La mia sperimentazione si spinge al di là dei tradizionali campi della pittura per ricercare nuove forme ed espressione, installazioni/sculture dove anche la tridimensionalità concorre alla realizzazione di inedite composizioni». Scomporre e ricomporre: che significato hanno nel suo lavoro questi due processi creativi? «La scomposizione dell’immagine, il taglio e l’intreccio consentono di fermarmi ad ascoltare ciò che accade intorno, in silenzio. È una tecnica quasi meditativa, tranquilla, che richiede attenzione e delicatezza. Il processo della scomposizione annulla il significato assegnato e riporta
l’immagine ad un punto di partenza. Tornare a prima che un volto fosse famoso e scomporlo in tante parti per creare una nuova forma indefinita. Il nostro sguardo è abituato a riconoscere forme, simboli, personaggi per poi elaborarli nel loro significato: il nostro cervello le riconosce, le elabora e le immagazzina. Ma tutto quello che noi conosciamo ha nel suo inizio, nella sua natura, un punto zero: il punto dove tutto è ancora possibile. La scomposizione dell’immagine racchiude al suo interno un concetto di vita molto semplice: il ritorno al niente, alle origini del tutto. La mostra si crea giorno dopo giorno, e forse il risultato sarà una sorpresa anche per me e tutto il team di IMAGO Art Gallery».
01 Basquiat De-Composition #4 30 x 30cm 2020
In questo percorso si amplia la scelta dei soggetti ma compare anche il colore… «Infatti, la linea di colore diventa un taglio, in un processo personale volto allo scomporre e i soggetti si ampliano
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CULTURA / CORTESI GALLERY
QUANDO LA PAROLA È TUTTO
MENTRE PREPARA UN INTENSO PROGRAMMA PER LA PROSSIMA RIPRESA AUTUNNALE, CORTESI GALLERY PROPONE UN FOCUS SU ALIGHIERO BOETTI DI CUI A SETTEMBRE VERRÀ ESPOSTA LO STRAORDINARIA OPERA “METTERE I VERBI ALL’INFINITO MILLENOVECENTO OTTANTOTTO”.
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uest’opera introduce subito l’importante tema della realizzazione differita dell’opera d’arte, del viaggio e del nomadismo dell’arte, a sua volta interconnesso con quello del tempo. Questi ricami, una volta iniziati dai collaboratori a Roma, venivano spediti a Kabul, poi a Peshawar in Pakistan a seguito dell’invasione Sovietica dell’Afghanistan nel 1979, dove le ricamatrici delle famiglie di rifugiati afghani li realizzavano con l’accostamento dei colori da loro scelto, seguendo le regole del gioco dettate da Boetti, per poi tornare a Roma dove l’artista li vedeva finiti per la prima volta. I motivi di questi lavori sono ri-
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conducibili a parole o intere frasi. In questo corpus di opere la scelta dei colori è il frutto dell’incontro tra le indicazioni dell’artista stesso e la libera iniziativa delle ricamatrici. Impostate tutte sul principio ordinatore della quadratura della parola (o della frase), queste composizioni sono strutturate su un sistema di lettura da sinistra verso destra e che procede secondo un movimento zigzagante dall’alto verso il basso. In alcuni casi, all’alfabeto occidentale sono alternati idiomi della lingua farsi (il persiano afgano), spesso inseriti dagli esecutori stessi. Il risultato è un pattern visivo attraverso l’utilizzo del linguaggio in quanto immagine, e portano come
titolo il loro stesso contenuto discorsivo, secondo un’interpretazione estremamente originale della tautologia come procedimento paradigmatico dell’Arte Concettuale. Alighiero Boetti (1940-1994) – o Alighiero e Boetti come si firma a partire dal 1971 – nasce a Torino dove esordisce nell’ambito dell’Arte Povera nel gennaio del 1967. Nel 1972 si trasferisce a Roma, contesto più affine alla sua predilezione per il Sud del mondo. Già l’anno precedente ha scoperto l’Afghanistan e avviato il lavoro artistico che affida alle ricamatrici afghane, tra cui le Mappe, i planisferi colorati che riproporrà lungo gli anni, come registro dei mutamenti politici del mondo. Artista concettuale, versatile e caleidoscopico, moltiplica le tipologie di opere la cui esecuzione - in certi casi - viene delegata con regole ben precise ad altri soggetti e altre mani, assecondando il principio del ‘la ne-
cessità e il caso’: così le biro (blu, neri, rossi, verdi) in cui la campitura tratteggiata mette in scena il linguaggio; così i ricami di lettere, piccoli o grandi, e multicolori; o i Tutto, fitti puzzle in cui si ritrovano silhouette eterogenee tra cui sagome di oggetti e di animali, immagini tratte da riviste e carta stampate, e molto altro, davvero ‘tutto’. Ci sono inoltre i Lavori postali giocati sulla permutazione matematica dei francobolli, l’aleatoria avventura del viaggio postale e la segreta bellezza dei fogli contenuti nelle buste. Un altro settore dell’opera di Boetti, di mano inconfondibilmente sua, offre nei primi anni 70 tanti ‘esercizi’ su carta quadrettata, basati su ritmi musicali o matematici; successivamente su carta, composizioni leggere in cui scorrono schiere di animali memori della decorazione etrusca e pompeiana. Il tempo, il suo scorrere affascinante e ineluttabile, è forse il tema unificante della pluralità tipologica e iconografica di Boetti. L’artista ha esposto nelle mostre più emblematiche della sua generazione,
da When attitudes become form (1969) a Contemporanea (973), da Identité italienne (1981) a The italian metamorphosis 1943-1968 (1994). È stato più volte presente alla Biennale di Venezia, con sala personale nell’edizione del 1990, un omaggio postumo nel 2001 e con un’ampia mostra alla Fondazione Cini nella recente edizione del 2017. Tra le mostre più significative degli ultimi anni è stata realizzata la grande retrospettiva Game Plan in tre prestigiose sedi (il MOMA
di New York, la Tate di Londra, il Reina Sofia di Madrid). Dell’ampio corpus di opere molte sono conservate in diverse sedi museali italiane ed internazionali, tra cui il Centre Pompidou di Parigi, Stedelijk Museum, il MOCA di Los Angeles, ecc). La sua opera nonché la sua figura d’artista hanno fortemente influenzato la generazione successiva e gli artisti di oggi, in Italia e nel mondo.
CORTESI GALLERY, LUGANO Via Nassa 62 CH-6900 Lugano T. +41 (0)91 921 40 00 www.cortesigallery.com TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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CULTURA / ARTRUST
20+20 = QUARANTENA QUATTRO ARTISTI, QUATTRO ESPRESSIONI DIVERSE E UNA QUARANTINA DI OPERE IN TOTALE, PER UNA MOSTRA CHE SEGNA UN NUOVO INIZIO PER ARTRUST DOPO IL BLOCCO CAUSATO DALLA PANDEMIA.
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ARTRUST Via Pedemonte di Sopra 1 CH-6818 Melano +41 (0)91 649 33 36
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«Si tratta per noi, in tanti sensi, di un nuovo inizio – afferma Patrizia Cattaneo Moresi, Direttrice di Artrust – Siamo entusiasti di poter ripartire e non è casuale la scelta di farlo con gli artisti con cui abbiamo in passato collaborato. È una ripartenza che, come suggerisce il titolo della mostra, non vuole dimenticare tutto quello che è successo e i tempi difficili che abbiamo vissuto e che in parte ci troviamo tutt’ora a vivere. Anzi li pone al centro del discorso artistico e curatoriale, con la volontà di indagare come l’arte si sia trovata ad affrontare questa situazione eccezionale e quali risposte abbia trovato per comunicarla, comprenderla e perché no, esorcizzarla». Le opere in mostra, infatti, sono per la maggior parte state realizzate dai quattro artisti nei mesi di reclusione forzata
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ndrea Ravo Mattoni, Aymone Poletti, Raul e Sirinat Kasikam porteranno in mostra a Melano la loro produzione più recente, con diverse opere realizzate nei mesi del lockdown. Con questa esposizione intitolata “20+20 = Quarantena. I nostri artisti nell’anno della pandemia” Artrust riaprirà infatti i propri spazi espositivi di via Pedemonte di Sopra 1 a Melano a partire dalla fine di settembre. Andrea Ravo Mattoni, Aymone Poletti e Raul con la galleria di Melano hanno già esposto in mostre collettive e personali e presenziato a numerose fiere nazionali e internazionali: a loro si aggiunge Sirinat Kasikam, che oltre a essere una giovane artista emergente è anche parte integrante del team Artrust, da oltre quattro anni. 03
CULTURA / ARTRUST 04
Andrea Ravo Mattoni (02) Italo-svizzero, nasce a Varese nel 1981 in una famiglia di artisti. Inizia la sua avventura come writer con il nome d’arte di Ravo. Dal 2016 ottiene riconoscimento internazionale con il suo progetto di “recupero del classicismo nel contemporaneo”: l’intento è ricreare grandi capolavori del passato a spray su muro, rendendoli accessibili a tutti. della quarantena e del lockdown. Dai grandi classici rivisitati a spray di Ravo, alle eleganti incisioni di Aymone Poletti, dai segni istintivi di Raul sino alle composizioni meditative di Sirinat Kasikam, si potranno scorgere nelle opere di questi artisti i segni del cambiamento repentino e forzato con cui il 2020 ha costretto tutti noi a fare i conti. www.artrust.ch
Aymone Poletti (01) Nata a Sorengo (Lugano) nel 1978, espone professionalmente dal 2000. Ha studiato a Mendrisio dove si è diplomata all’Accademia di Architettura. Le sue sono opere intime, sempre sospese tra sogno e astrazione, che ci restituiscono, con la raffinatezza che è il suo segno distintivo, i ricordi e le suggestioni della sua memoria.
Raul (03) Nato a Pescara e oggi cittadino del mondo, è costantemente in cerca di nuove ispirazioni. Dipinge in modo rapido e istintivo, sprigionando la gestualità primitiva che alberga in lui, che è alimentata da tutto ciò che lo circonda: musica, arte, luoghi, incontri si traducono in segni e simboli primordiali. Sirinat Kasikam (04) Svizzera-tailandese, nasce in Germania nel 1983. Consegue il Master in International Affaires and Governance all’Università di San Gallo. Artisticamente autodidatta, realizza composizioni meditative di forme e colori utilizzando materiali semplici come carta e matite colorate. Opere nelle quali trova espressione il suo interesse per i temi della relazione, del limite, del confine e del cambiamento nella società.
Franz Anton von Scheidel, «Illustrazioni di conchiglie all‘acquerello secondo Johann Carl Megerle von Mühlfeld (1765–1840)» (particolare), fine del XVIII secolo. © LIECHTENSTEIN. The Princely Collections, Vaduz–Vienna
VALUES WORTH SHARING
«La mia banca offre stabilità – anche in tempi difficili.» Philippe Deecke, cliente LGT dal 2007
lgt.ch/values
FINANZA / ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE
LA STORIA BANCARIA NEGLI SCATTI DI VINCENZO VICARI 01
L’ 8 OTTOBRE A VILLA NEGRONI VERRÀ INAUGURATA L’ESPOSIZIONE DI FOTO STORICHE DEL SETTORE BANCARIO NELL’AMBITO DELLA MOSTRA DEDICATA AL FOTOGRAFO LUGANESE VINCENZO VICARI, COORDINATA DALLA DIVISIONE CULTURA DELLA CITTÀ DI LUGANO. L’EVENTO È ORGANIZZATO INSIEME ALL’ABT, CHE QUEST’ANNO CELEBRA 100 ANNI DI STORIA. DI FRANCO CITTERIO, DIRETTORE ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE
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edi bancarie benedette da un prete, salottini con schermi futuristici, posaceneri negli uffici, vestiti e pettinature d’altri tempi. Gli scatti del fotografo luganese Vincenzo Vicari (1911-2003) evocano un passato che esiste solo nei ricordi degli impiegati di banca più anziani, ormai in pensione. Il settore bancario negli ultimi decenni si è evoluto e modernizzato e grazie alle foto storiche possiamo confrontare la banca di oggi con quella di ieri. Proprio con l’idea di guardare al passato per analizzare il presente l’Associazione Bancaria Ticinese, che quest’anno celebra il suo Centesimo, si è inserita nella mostra Vincenzo Vicari fotografo.
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Il Ticino che cambia, coordinata dall’Ufficio patrimonio della Divisione cultura della Città di Lugano e curata da Damiano Robbiani. L’archivio fotografico di Vicari è una testimonianza importante della nostra storia ed è stato reso fruibile grazie all’importante lavoro di catalogazione, restauro e digitalizzazione di quasi 5'000 negativi (di un fondo che ne conta oltre 200'000) messo in atto dall’Archivio storico. Un’esposizione che non è dedicata esclusivamente al settore bancario, ma ripercorre le attività lavorative e industriali in Ticino degli ultimi settant’anni. Per questo motivo è stato scelto di sviluppare la mostra coinvolgendo diverse istituzioni nelle loro sedi. Tra le diverse tappe dell’esposizione c’è proprio Villa Negroni, sede
dell’Associazione Bancaria Ticinese e del Centro Studi Villa Negroni. Un luogo che, per storia e prestigio, si adatta perfettamente ad ospitare le istallazioni fotografiche, che rimarranno esposte fino a dicembre. Giovedì otto ottobre con un vernissage l’esposizione verrà presentata al pubblico: prima della visita tra i corridoi della villa, le fotografie verranno contestualizzate e commentate da storici dell’economia e del lavoro alfine di ricostruire una storia intensa, fatta di continue trasformazioni. Nell’arco temporale coperto dalla lunga attività fotografica di Vincenzo Vicari sono cambiate in primo luogo le attività bancarie: il private banking ad esempio, fino a pochi decenni fa marginale se non inesistente, è diventato nel tempo il co-
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IL CALENDARIO DEGLI EVENTI PER IL CENTESIMO ABT
re business della piazza finanziaria. Anche le mansioni dell’impiegato di banca si sono evolute, così come la tecnologia utilizzata e le modalità lavorative. Negli anni sessanta si lavorava senza computer, seduti di fronte alla scrivania del proprio ufficio. Oggi lo smart working è all’ordine del giorno, anche se purtroppo a renderlo così necessario è stato un evento tragico co-
me la pandemia di Covid-19. Infine, la crescita della piazza finanziaria ha influito anche sullo sviluppo urbano di Lugano: un’evoluzione che risulta evidente dagli scatti di Vicari.
La mostra a Villa Negroni si inserisce nel ricco calendario di eventi per commemorare il Centesimo anniversario dell’Associazione Bancaria Ticinese. L’appuntamento successivo è il 22 ottobre 2020, giorno della fondazione dell’ABT: sempre a Villa Negroni si terrà un convegno storico dove verranno discussi i cambiamenti del settore bancario ticinese e i rapporti con l’economia lombarda. L’evento clou del programma rimane il Lugano Banking Day, previsto il prossimo 26 ottobre al LAC di Lugano. La conferenza, organizzata insieme al Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) in collaborazione con la Città di Lugano, prevede la partecipazione di relatori di caratura internazionale provenienti dal mondo politico, istituzionale e finanziario: il Consigliere federale Ignazio Cassis, il CEO di UBS Group Sergio P. Ermotti, il CEO di Zurich Group Mario Greco e Thomas J. Jordan, Presidente della Banca nazionale svizzera. www.abti.ch
01 BSI, 1950 ©Archivio Storico Città di Lugano 02 Scrivania della Banca Popolare Svizzera, 1963 ©Archivio Storico Città di Lugano 03 Salottino d’aspetto, 1970 ©Archivio Storico Città di Lugano 03 TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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FINANZA / FINANZA GREEN
INVESTIMENTI SEMPRE PIÙ ORIENTATI ALLA SOSTENIBILITÀ
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econdo i dati pubblicati da Swiss Sustainable Finance (SSF) attualmente in Svizzera sono investiti in modo sostenibile 1.163 miliardi di CHF, pari a circa un terzo del patrimonio gestito localmente, con un aumento del 62% rispetto all’anno precedente, confermando così in modo incisivo la crescita ininterrotta dei valori patrimoniali investiti in modo sostenibile. In particolare, i fondi e i mandati sostenibili hanno registrato una crescita del 147% e con 470,7 miliardi di CHF, a fine 2019, la loro quota sul mercato svizzero dei fondi era del 38%. Le soluzioni d’investimento sostenibili sono dunque molto apprezzate dagli investitori, anche perché presentano un interessante rapporto tra rischio e rendimento rispetto ai prodotti finanziari convenzionali. Il 79% del volume totale degli investimenti sostenibili si trova nei depositi della clientela istituzionale, mentre il 21% è detenuto da clienti privati. Questi ultimi hanno quasi raddoppiato la loro quota rispetto all’anno precedente e hanno registrato una forte espansione grazie a una crescita complessiva del volume degli investimenti. Questi dati confermano il crescente interesse dei clienti privati, ma anche il fatto che molti fornitori di servizi finanziari stanno ora applicando approcci di investimento sostenibili ai fondi tradizionali. Sempre più azionisti cercano il dialogo con le società in cui investono affinché queste si orientino alla sostenibilità. Numerosi asset manager hanno dichiarato di perseguire un approccio d’investimento specifico per gli investimenti a favore del clima e dell’ambiente. Si tratta di uno sviluppo importante, poiché sia i politici che gli investitori chiedono sempre più spesso investimenti attenti alla salvaguardia del pianeta. Si pone quindi il problema di sviluppare raccomandazioni concrete per gli indicatori che dovrebbero essere utilizzati per informare gli investitori sulla compatibilità ambientale e, in generale, sulla sostenibilità dei portafogli. Anche l’Unione europea (UE) è passata all’offensiva e ha definito progetti di legge sulle finanze sostenibili indicando quali attività economiche meritano l’attributo di «ecologiche». Questo compendio costituisce la base per definire i prodotti finanziari green degni di questo nome. A ciò si accompagna un ampio obbligo di informazione che sarà rilevante anche
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per molti fornitori di servizi finanziari svizzeri. Ma l’UE sta facendo un ulteriore passo avanti e ha già annunciato una nuova strategia di finanza sostenibile, che dovrebbe mobilitare più fondi per il Green Deal. Sta inoltre discutendo i suoi standard con altri paesi nell’ambito della nuova «International Platform on Sustainable Finance». Dal marzo del 2020 anche la Svizzera è membro di questa piattaforma e può contribuirvi esponendo il proprio punto di vista. La piazza finanziaria svizzera è dunque nelle condizioni di proseguire con coerenza lungo il cammino verso un’economia finanziaria sostenibile, tanto più che la concorrenza internazionale pare destinata a intensificarsi ulteriormente. Solo se il settore finanziario svizzero si dimostrerà agile potrà estendere il suo ruolo di leader nel campo della sostenibilità e contribuire così in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi internazionali in materia di ambiente e degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
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HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:
LUCA PEDROTTI (L.P.) Group Managing Director, Direttore Regionale di UBS Ticino
ROBERTO CERRATTI (R.C.) Responsabile Investment Consulting Ticino di Credit Suisse
ANDREA BERGAMINI (A.B.) Responsabile della Succursale di Lugano LGT Bank (Svizzera)
ROBERTO MASTROMARCHI (R.M.) Membro di Direzione Generale, Responsabile Divisione Fronte di BPS (SUISSE)
SIMONE MALNATI (S.M.) Project Manager di Banca del Sempione
FABIO SPINELLI (F.S.) Site Manager Executive Officer di BNP Paribas
GABRIELE CORTE (G.C.) Direttore Generale Banca del Ceresio
ALBERTO CRUGNOLA (A.C.) Responsabile Clienti Privati, Regione Ticino Banca Migros
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al suo osservatorio privilegiato siamo davvero di fronte ad una scelta irreversibile nei confronti di scelte d’investimento rispettose a livello globale del clima e dell’ambiente? L.P.: «La recente pandemia ha accelerato il trend che già stava portando società e investitori verso il mondo degli investimenti sostenibili, incoraggiati da un rinnovato interesse delle imprese e dei governi in questo ambito. Dobbiamo però anche premettere che, se la si-
tuazione di incertezza dovesse perdurare o se dovessimo essere toccati da una seconda forte ondata della pandemia, a breve termine potremmo essere confrontati con una regressione di questo trend. Potremmo quindi attenderci: • Un aumento a breve termine di fattori ambientali negativi, a causa di un temporaneo rilassamento della regolamentazione (vedi per esempio gli Stati Uniti) a nome di una rapida ripresa dell’economia. Per esempio l’aumento dell’utilizzo di plastiche monouso. • Aziende leader che potrebbero mettere in secondo piano gli obiettivi
ESG (Ecologia, Sociale, Governance), a lungo termine, dando la precedenza a fattori necessari nell’immediato, più urgenti per l’attività aziendale quotidiana. Malgrado questo rischio di breve termine pensiamo però che il COVID-19 stia spingendo e accelerando le aziende a concentrarsi ancor più sui temi ESG. Il management dovrà sempre più confrontarsi con i diritti umani, il benessere degli impiegati e modelli che in passato erano considerati straordinari (come il lavoro flessibile e dislocato sul territorio, “home working”) ma che ora diventano priorità critiche per il business aziendale. TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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FINANZA / FINANZA GREEN Ph: ©Lukas/Pexels
Meccanismi questi che contribuiranno ad un miglioramento della salute pubblica e della stabilità economica. Chiaramente, mai come in passato si sta discutendo su dove porre la linea di demarcazione fra interessi economici e salute pubblica. I pacchetti governativi stanziati in diversi paesi per l’aiuto alle aziende incoraggiano anche la creazione di nuovi posti di lavoro destinati alla crescita sostenibile e quindi anche particolarmente benefici al mercato dei “green bonds” da anni in continua espansione. Questi ultimi progetti, che si riflettono nelle emissioni delle “obbligazioni verdi” sono sempre più percepiti come un progresso per finanziare le problematiche ambientali e propongono una massima trasparenza, cosa non sempre data dalle emissioni governative». R.C.: «Dal 2014, solo in Europa sono stati lanciati oltre 1800 fondi ESG facendo lievitare la quota di investimenti sostenibili oltre il 50% degli asset gestiti e, a livello globale, superando i 30mila miliardi di USD. L’aumento delle pressioni regolamentari, l’intensificarsi dell’impegno degli investitori, le modifiche dei comportamenti dei consumatori (in particolare delle nuove generazioni) nonché più in generale l’emergenza di una volontà di privilegiare un approccio agli investimenti con finalità positive per l’ambiente e la società sono solo alcuni dei fattori che rendono questo processo irreversibile. Vi sono inoltre diversi studi che seppur non riuscendo a dimostrare un legame causale diretto tra fattori ESG e performance identificano una relazione positiva tra la performance degli investimenti e il loro focus sulla sostenibilità. Le società che meglio gestiscono rischi e opportunità legati alla sostenibilità tendono ad avere migliori cash flows, minori costi di finanziamento e valutazioni più elevate. Le società che meglio rispettano i criteri ESG sono percepite come meno rischiose da parte
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degli investitori e beneficiano quindi di premi di rischi più contenuti (e quindi di costi del capitale inferiori). Alle pressioni governative e alla maggior sensibilità degli investitori si aggiungono quindi anche incentivi per le aziende nell’aumentare i mezzi allocati alle iniziative ESG viste non tanto come un contributo filantropico quanto piuttosto un investimento strategico volto ad aumentare il valore a lungo termine per i propri azionisti. Gli investimenti sostenibili non rappresentano più una tendenza, ma sono diventati il punto di riferimento principale». A.B.: «Il cambiamento climatico rappresenta uno dei problemi più urgenti del nostro tempo, e tutti noi dobbiamo fare la nostra parte per arrestarlo: il settore finanziario, investendo capitali in imprese, organizzazioni e stati sostenibili, e gli investitori privati, orientando i propri portafogli alla sostenibilità ed evitando investimenti dannosi per il clima». R.M.: «Crediamo che l’orientamento verso la sostenibilità negli investimenti, sia sotto forma di temi specifici legati all’ambiente che in uno schema più allargato (ESG) che
comprende gli aspetti sociali e di governo societario, sia una tendenza di lungo periodo che difficilmente conoscerà delle involuzioni. La sensibilità degli investitori istituzionali e dei cosiddetti asset owners è infatti già molto elevata e ora si riscontra progressivamente un maggiore interesse al tema anche da parte dei clienti privati». S.M.: «La maggior parte degli istituti finanziari ha ormai ben chiaro che ci troviamo di fronte ad un cambio di paradigma che include, oltre alle tematiche climatiche e ambientali, anche quelle sociali e di governance. In particolare due fattori ci danno la convinzione che non si tratti di una semplice “moda” ma di un cambiamento irreversibile nelle scelte di investimento. Da un lato, stiamo assistendo a banche centrali e governi che per la prima volta nella storia pianificano azioni concrete volte a stimolare un’economia più sostenibile. L’esempio più concreto è il “Green Deal” europeo che, tramite un investimento di più di mille miliardi di Euro, ha come obiettivo quello di portare l’Europa ad essere carbon neutral entro il 2050. Dall’altro stiamo invece assistendo al più grande passaggio di capitali da una generazione a quella se-
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guente. Passaggio che porta con sé un marcato cambiamento nei driver principali di investimento. Da un recente studio di Bank of America, circa il 90% dei millennials inserisce i fattori ESG in cima alla lista dei criteri di investimento mentre i baby boomers si fermano al 50%. Assieme, questi due fattori stanno spostando enormi quantità di liquidità verso investimenti che prima erano interessanti principalmente per le loro considerazioni etiche ma che oggi lo diventano anche da un punto di vista finanziario». F.S.: «Il consenso riguardo alle sfide che il riscaldamento climatico e la perdita di biodiversità rappresentano per l’umanità è finalmente unanime. La complessità è ora stimare l’entità delle conseguenze per l’abitabilità della Terra e la stabilità del mondo finanziario. A nostro avviso gli investimenti sostenibili diventeranno mainstrean entro pochi anni. Ci aspettiamo che i criteri di rischio, rendimento e volatilità tradizionalmente considerati dagli investitori siano completamente integrati con quelli ESG. La crisi Covid costituirà a nostro parere un’accelerazione degli investimenti in ambito sostenibile in quanto molti degli aiuti governativi sono condizionati al rispetto di criteri di impatto ambientale-sociale». G.C.: «Nel mondo degli investimenti il rispetto dell‘ambiente temo sia vissuto più come elemento di marketing che non come vera politica aziendale. Non sempre, ma sovente, rifarsi a vaghe indicazioni ESG solleva gestori e investitori da analisi più approfondite che sarebbero necessarie se non altro per capire quanto si sia in sintonia sul concetto di “rispetto ambientale“. Se per alcuni investire in combustibili fossili è immorale, per altri va valutata soprattutto la volontà aziendale di ridurre il proprio impatto
ambientale, accettando di conseguenza un universo molto ampio d‘investimento. In pratica il bollino verde su un prodotto non necessariamente rappresenta un modello d‘investimento consono alla visione del singolo. Diversa invece la pressione sulle aziende da parte della società perché diventino sempre più green. La diffusione dell’informazione e l’incremento di benessere e istruzione a livello globale rendono i temi ambientali sempre più importanti nella scala di valori del singolo cittadino: questa è la miglior forma di controllo sull‘impatto ambientale delle singole aziende e mi auguro sia divenuto un trend irreversibile. Di esempi di crolli borsistici per aver causato danni ambientali o fatto cucire palloni a bambini indiani ne contiamo molti. Meglio adoperarsi come esempio nella diffusione di una cultura ambientale che non sbandierare bollini verdi». A.C.: «Investire in Cleantech, ossia in tecnologie efficienti sotto il profilo delle risorse, favorisce l’innovazione. Tuttavia, durante una fase di transizione, i combustibili fossili continueranno a essere necessari, poiché il passaggio alle fonti energetiche rinnovabili non può essere realizzato dall’oggi al domani. Per gli investitori è importante ridurre al minimo i rischi finanziari nella transizione verso un’economia più rispettosa del clima. Allo stesso tempo, le opportunità d’investimento dovrebbero essere utilizzate per investire in settori e imprese sostenibili con un’impronta di carbonio relativamente bassa». Quali sono i settori della Green Economy dove a suo giudizio potranno registrarsi i più consistenti margini di crescita? L.P.: «La pandemia ha messo anche in evidenza particolari carenze e punti deboli in alcuni settori,
con un conseguente rinnovato interesse mondiale su temi importanti quali la salute (ad esempio, l’accesso alle cure e ai medicinali), l’istruzione, il turismo e il trasporto sostenibile. Un altro fattore importante è la spinta tecnologica che si lega facilmente al ramo della salute, portando maggiore connettività ed efficienza nell’analisi dei dati per essere più preparati in caso di crisi future. Si parla sempre più di healthtech anche come sviluppo sostenibile particolarmente rilevante per raggiungere l’insieme della popolazione, anche quella parte di essa più discosta grazie a collegamenti digitali in modo da poter curare i pazienti direttamente da casa. Si stanno gettando forti basi per la formazione e l’istruzione online. Globalmente ora le scuole e le università mettono a disposizione degli studenti maggiori risorse digitali, consce del potenziale che le soluzioni digitali possono offrire nell’istruzione privata e pubblica. Pensiamo che l’espansione dell’edtech abbia un forte potenziale per formazioni di qualità anche in aiuto ai piani governativi di istruzione. La recente crisi ha messo in luce anche fattori legati all’ambiente. Per il 2020 ci si aspetta una diminuzione delle emissioni mondiali di CO2 superiore al 5% a causa del confinamento. Questo dato dovrebbe essere quattro volte superiore a quanto avvenuto durante le precedenti crisi. Alcuni studi hanno mostrato una stretta relazione fra inquinamento e maggiore concentrazione di COVID-19. Vediamo che a livello governativo, già prima della pandemia, diversi stati si sono chinati sul problema dell’inquinamento. Pensiamo che non ci siano segni che questa tendenza possa regredire e ci aspettiamo una maggiore sensibilità sui temi delle energie rinnovabili, dei trasporti sostenibili, della biodiversità e dei green bonds. L’interesse a lungo termine sembra confermato. La recente caduta del prezzo del petrolio ha mostrato come, ancora oggi, TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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gran parte dell’economia sia legata all’estrazione e alla trasformazione di questa materia prima. Se da un lato si potrebbe affermare che il prezzo così basso del petrolio abbia reso poco competitiva la ricerca e l’uso delle energie rinnovabili, dall’altro questa situazione, che sembra prolungarsi, ha messo fuori mercato una larga parte di attori dello stesso. Questo, a nostro avviso, non ridurrà la ricerca e gli investimenti a lungo termine nel settore delle energie rinnovabili. D’altronde, il 2019, ha già mostrato energie solari ed eoliche generalmente competitive rispetto ai nuovi motori a energie fossili». R.C.: «Gli investimenti sostenibili hanno conosciuto un’evoluzione considerevole negli ultimi decenni. Una prima accelerazione importante è avvenuta con il lancio nel 2006 dei principi ONU per l’investimento responsabile che ha sostanzialmente fatto nascere la ricerca ESG il cui obiettivo però era di analizzare i processi e meno l’impatto ambientale e sociale di quanto prodotto. Con il lancio nel 2015 da parte dell’ONU degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) il focus si è spostato sulle soluzioni e gli SDG si stanno affermando sempre più come un punto di riferimento per allineare obiettivi d’investimento e d’impatto. Più che di singoli obiettivi o settori preferiamo parlare di tematiche, legate ad obiettivi multipli, che a nostro avviso offrono le maggiori opportunità per gli investitori. Tra queste ad esempio troviamo l’invecchiamento della popolazione, la transizione ad un’economia a emissioni zero, l’economia circolare, l’educazione, il futuro del lavoro, la diversità, uno stile di vita più sano, l’infrastruttura, l’energia rinnovabile e i trasporti sostenibili». A.B.: «Un pregiudizio ampiamente diffuso è che gli investimenti sostenibili non permettano di ottene-
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re buoni rendimenti. Proprio la crisi della COVID-19 ha nuovamente mostrato che è vero il contrario: il passaggio a un’economia verde offre agli investitori grandi opportunità. Puntiamo in primo luogo sulle energie rinnovabili e sulla mobilità rispettosa dell’ambiente. In ambito sociale, ci aspettiamo che tematiche come la salute e la formazione, cosí come le obbligazioni emesse da banche multilaterali di sviluppo e i social bond acquisiscano un’importanza sempre maggiore». R.M.: «Nel rispondere a questa domanda crediamo sia opportuno distinguere la crescita dei fatturati e dei profitti societari dall’apprezzamento dei corsi azionari e dal merito di credito delle obbligazioni dei diversi attori economici che partecipano attivamente allo sviluppo economico sostenibile. Non è infatti raro che i corsi dei titoli azionari anticipino eccessivamente aspettative di crescita di fatturato e profitti che successivamente si rivelano deludenti, sebbene in forte crescita in termini percentuali e assoluti: è accaduto in altre fasi di discontinuità economica (es. nel periodo a cavallo del 2000 con i titoli legati al mondo della tecnologia). È sempre opportuno quindi fare un “reality check” fra prospettive di crescita e la valutazione dei titoli. I segmenti che presentano maggiori potenzialità sono quelli legati alla decarbonizzazione dell’economia (es. veicoli elettrici, efficienza di impianti e costruzioni, applicazioni industriali di riduzione della CO2, filiera delle energie rinnovabili), alla disponibilità e distribuzione dell’acqua, alla digitalizzazione dei processi e alla sicurezza informatica dei sistemi, all’efficienza della produzione agricola e alla cosiddetta economia circolare. Molti di questi ambiti sono rappresentati da segmenti all’interno di società di grande dimensione e spesso trovare dei “pure players” su cui investire non è così evidente».
S.M.: «Alcune crescite elevate sono già sotto gli occhi di tutti. Il mondo dei veicoli elettrici ne è un esempio, dove molte aziende hanno registrato crescite a tripla cifra. Diversificazione e orizzonte temporale di medio-lungo termine dell’investimento rimangono quindi più importanti che mai. Altri settori dove c’è del margine di crescita in parte inespresso sono ad esempio le aziende operanti nell’economia circolare. Aziende queste ultime che saranno al centro dei vari stimoli economici dell’Unione Europea. Per concludere, crediamo però che accanto ai settori direttamente coinvolti nella Green Economy ci saranno molteplici “vincitori” anche nei settori più tradizionali. Sono infatti molte le aziende, indipendentemente dal settore in cui operano, che si stanno mobilitando per rispondere alla necessità di una maggiore sostenibilità dei propri business. Iberdrola, seconda società per capitalizzazione Spagnola operante nell’Energy, ne è un esempio. A luglio di quest’anno ha annunciato che nel corso del 2020 investirà circa 10 miliardi di Euro in progetti di Clean Energy rispetto ai 5/6 miliardi degli anni precedenti (Ignacio Galán, CEO e Chairman). Decisioni di questo genere possono creare spazi per lo sviluppo di vantaggi concorrenziali e stimolare il mercato ad una sana competizione in settori al momento stagnanti». F.S.: «L’emergenza climatica mette sotto forte pressione interi settori industriali che devono ripensare il loro business model. I più alti margini di crescita si registreranno, oltre che nei progetti che limitano il riscaldamento climatico, nella Blue Economy e nella Circular Economy. Riteniamo che la Blue Economy sia un’evoluzione ad alto potenziale della Green Economy in quanto rivoluzionerà i sistemi di produzione (attraverso ad esempio la biomimesi), della lo-
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gistica e dei trasporti. Vincenti risulteranno soprattutto quei modelli di business ad alta tecnologia applicata. Inoltre, in un contesto di forte aumento della popolazione e dei consumi, l’accesso alle risorse naturali per fornire beni di prima necessità sarà una sfida epocale. Per noi la Circular Economy è estremamente interessante. Investiamo e sosteniamo direttamente settori ed aziende che mirano ad ottimizzare l’utilizzo delle risorse naturali ripensando interamente la scelta dei materiali e degli usi, limitando il consumo e lo spreco di risorse, ripensando e creando nuovi modelli di produzione che abbattano costi tramite ad esempio strategie efficienti di condivisione, noleggio e riutilizzo». G.C.: «La crescita green futura dipenderà molto dagli sviluppi tecnologici in quanto le innovazioni ritenute vincenti oggi non necessariamente lo saranno davvero. Il trend verso l‘auto elettrica, ad esempio, è inconfutabile: se la tecnologia delle batterie agli ioni di litio lo sia altrettanto ne dubito fortemente. Penso quindi ci si debba concentrare sui macro trends e provare a capire quali possano essere i vincitori di domani. Due di questi trends sono probabilmente l‘economia circolare e i combustibili alternativi a quelli fossili. Il pri-
mo si basa sul riutilizzo intelligente di quanto già consumato, il secondo sul mantenimento della capacità energetica minimizzandone l‘impatto ambientale dal suo utilizzo. Nel primo caso approfondirei il recupero di materiale energetico da scarti plastici, nel secondo le modalità di produzione, stoccaggio e distribuzione dell‘idrogeno». A.C.: «È una valutazione difficile da fare, in quanto i cambiamenti tecnologici sono molto dinamici. Con le loro emissioni di CO2 i trasporti, la produzione di energia e gli edifici sono i principali responsabili del cambiamento climatico in tutto il mondo. Di conseguenza, le imprese che contribuiscono alla riduzione dell’impatto ambientale nei settori citati hanno un potenziale di crescita». In generale, quale è la strategia cui si sta muovendo il vostro istituto e. nello specifico, quali sono i settori e i prodotti su cui avete deciso di puntare? L.P.: «Siamo molto sensibili all’argomento degli investimenti sostenibili e già da tempo offriamo ai nostri clienti investimenti che rispecchiano queste tematiche. In particola-
re, offriamo una soluzione di gestione che tiene conto degli aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG) oltre che dei criteri “tradizionali” di selezione degli investimenti. Come contributo aggiuntivo la soluzione mira al raggiungimento dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’ONU. Si nota quindi che le tematiche d’investimento sono variegate e la nostra proposta risulta essere in primis un portafoglio diversificato, comprendente green bonds, obbligazioni della Banca mondiale per lo sviluppo, società leader ma anche società in miglioramento per i canoni sostenibili come anche strategie d’impegno dove si assumono posizioni attive per spronare i gruppi dirigenti a migliorare la performance sui rischi e le opportunità. Queste tematiche le ritroviamo anche riflesse in fondi d’investimento strategici oppure singoli fondi azionari o obbligazionari». R.C.: «Credit Suisse è attiva da oltre 18 anni nello sviluppo di prodotti d’investimento innovativi ad impatto. Siamo fortemente convinti che possiamo dare il nostro contributo all’innovazione finanziaria promuovendo un accesso più inclusivo ai servizi finanziari e promuovendo gli investimenti ad impatto facilitando gli investimenti nelle società attive nella ricerca di soluzioni ai maggiori problemi globali. La nostra missione è di aiutare i nostri clienti a generare rendimenti in maniera sostenibile. Negli ultimi anni Credit Suisse si è focalizzato sull’ampliamento delle soluzioni d’investimento al fine di soddisfare le richieste dei nostri clienti e di contribuire a colmare i gap identificati dagli SDG. La paletta di soluzioni sostenibili ad impatto sociale che offriamo, seguono numerosi approcci che si basano l’esclusione di società attive in settori controversi, l’integrazione dei principi ESG, l’allineamento con investimenti orientati agli SDG e/o ad imTICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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Abbiamo iniziato a proporci alla clientela con dei mandati di gestione patrimoniale ESG dedicati, ben diversificati e costruiti con un accento più marcato sul tema dell’ambiente. Nel nostro progetto aspiriamo ad allargare la gamma di offerta sia attraverso la ridefinizione di altri mandati già esistenti – integrando regole di selezione più spinte alle tematiche ESG e quindi anche “green” – sia con il lancio di nuovi prodotti per la nostra Sicav Popso (SUISSE). Il tutto guardando sia all’azionario, che all’obbligazionario che, ovviamente, anche alle soluzioni di tipo strategico. Il tema viene trattato anche in ambito “advisory”: diverse proposte d’investimento che presentiamo su base regolare alla clientela sono già improntate a criteri di sostenibilità, es. fondi di investimento, azioni e prodotti strutturati, obbligazioni» patto (sociale e ambientale). Le nostre soluzione sono gestite sia esternamente che internamente, includendo anche quelle gestite da Credit Suisse Asset Management. Nel 2019, in linea con il nostro impegno in qualità di firmatario dei Principi per gli Investimenti Responsabili (PRI), abbiamo sviluppato delle linee guida che delineano esplicitamente le strategie d’investimento ad impatto e che si differenziano da quelle sostenibili e/o ESG. Definiamo gli investimenti ad impatto come l’insieme delle strategie che dimostrano il contributo diretto che può dare un investitore nella società nella quale è investito. Credit Suisse si focalizza sugli investimenti che mirano a generare un rendimento di mercato per l’asset class specifica, dimostrando, in maniera misurabile, l’intenzione di generare un impatto sulla base di un obiettivo specifico». A.B.: «È nostra intenzione diventare leader di soluzioni di investimento sostenibili e fornire con i nostri investimenti il contributo più grande possibile agli obiettivi di svi-
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luppo sostenibile dell’ONU. È quanto abbiamo affermato esplicitamente nella nostra strategia di sostenibilità 2025. Non ci concentriamo unicamente su singoli settori o prodotti, ma proponiamo ai nostri clienti soluzioni di investimento sostenibili ad ampio raggio – dai mandati di gestione patrimoniale attivi sostenibili a proposte di fondi dedicati, fino ad investimenti diretti in società non quotate». R.M.: «BPS (SUISSE) ha programmato da diverso tempo una sostanziale trasformazione della propria offerta in ambito di consulenza e gestione patrimoniale in una logica e visione ESG, ovvero comprendendo oltre agli aspetti ambientali (E), anche considerazioni di tipo sociale (S) e di governo di impresa (G). Il progetto è articolato e si muove su tre piani distinti: irrobustimento e rinnovamento del processo di investimento in logica ESG; conversione della gamma di prodotti; formazione dei consulenti alla clientela per poter fornire una consulenza consapevole, informata e orientata in modo adeguato a queste tematiche.
S.M.: «Nel 2020, Banca del Sempione ha ufficialmente creato la Green Division che ha come obiettivo principale quello di occuparsi di sostenibilità a 360° e quindi in modo trasversale all’interno del gruppo. In linea con la strategia sviluppata siamo ad esempio diventati recentemente membri dello Swiss Sustainable Finance con l’obiettivo di stimolare la sostenibilità in ambito finanziario attraverso la cooperazione con importanti player del mercato. Le azioni intraprese dalla Banca spaziano dall’introduzione di analisi di rischio ESG nei fondi di proprietà allo sviluppo di servizi di advisory tailor-made per la creazione di portafogli sostenibili. Entrambe aree centrali per il rafforzamento e lo sviluppo dell’offerta di servizio alla clientela. Sostenibilità per Banca del Sempione è diventato un pilastro della cultura aziendale ed è per questo che sono molte le attività avviate anche per migliorare la qualità sul posto del lavoro come il credito agevolato per l’acquisto di auto ibride o elettriche, l’ampia implementazione del
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tele-lavoro oppure la semplice introduzione di frutta fresca proveniente da fornitori locali gratuita per ogni collaboratore della Banca». F.S.: «Lo sviluppo sostenibile è storicamente al centro della nostra strategia di Gruppo con oltre 15 anni di track record negli investimenti sostenibili ed un approccio realmente globale che ci consente di integrare la ricerca e l’analisi ESG in tutte le strategie, asset class e aree geografiche. Siamo sostenitori ed opinion leader come membri stabili di numerosi comitati consultivi di organismi internazionali come la FAO, l’OCSE e le Nazioni Unite. Abbiamo creato un team globale ESG: il Sustainability Centre, un gruppo multidisciplinare di professionisti con esperienza finanziaria, economica e legale che supporta i nostri team d’investimento. Abbiamo implementato una gamma completa di fondi Enhanced ESG, impact e tematici (Climate change, Energy transition, Smart food, Green tigers, Human development solo per citarne alcuni). La nostra offerta di Wealth Management integra pertanto la sostenibilità in ogni servizio: sia attraverso mandati discrezionali tailor made sia tramite il servizio esclusivo di “Sustainable Advisory”. Con questa ampia offerta, diamo la possibilità ai nostri clienti di investire in linea con le loro convinzioni con un approccio ad alta personalizzazione che consente di allineare ogni portafoglio d’investimento con i valori di ogni cliente. Questi servizi poggiano su una metodologia proprietaria di valutazione ESG degli strumenti finanziari che abbiamo deciso di sviluppare internamente per evitare ogni rischio di green washing. Per aiutare i clienti ad individuare le tematiche che sono per loro più rilevanti, abbiamo inoltre sviluppato
myImpact, una app che consente di scoprire il mondo degli investimenti sostenibili e di definire, monitorare e personalizzare dinamicamente il profilo d’investitore responsabile di ogni cliente». G.C.: «Nel nostro piccolo lavoriamo su tre piani correlati. Da un lato implementando politiche aziendali semplici volte alla riduzione nei consumi tipicamente di carta, plastica e acqua. Secondariamente ci adoperiamo direttamente sia in progetti concreti di riforestazione e di abbellimento del verde pubblico, sia di diffusione e difesa della cultura ambientale tramite sponsorizzazione di chi questo lo fa per mestiere. Mi riferisco ad esempio al sostegno a Orticola di Lombardia per la diffusione di una cultura ambientale urbana, all‘Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo per la tutela della biodiversità alimentare o alla Water Accademy di Lugano per lo sviluppo di tecniche efficienti di utilizzo dell‘acqua. Infine, in quanto investitori, guardiamo concretamente ai macro trends citati cercando di individuare soluzioni intelligenti per la società: un caso recente è il club deal organizzato a sostegno della start-up Heallo attiva nel recuperare dagli scarti vegetali della produzione alimentare molecole capaci di migliorare ad esempio l‘assorbimento degli zuccheri o di proteggere l‘apparato digestivo». A.C.: «La Banca Migros offre fondi strategici sostenibili dal 2017. Con il certificato Tracker «Banca Migros Low Carbon» offre inoltre una soluzione d’investimento per chi intende investire in modo mirato in imprese con un’esposizione ridotta al biossido di carbonio. Il certificato seleziona da un universo azionario globale le venti società che si dichiarano a favore della riduzione delle emissioni di CO2 e la applicano in modo dimo-
strabile. Entro la fine del 2021 la Banca Migros intende orientare la gamma di investimenti in modo coerente verso gli investimenti sostenibili». Quali interventi, a livello legislativo e normativo dovrebbero essere adottati per favorire nei prossimi anni un’ulteriore crescita dell’economia e della finanza sostenibile? L.P.: «In realtà si sta già facendo molto da un punto di vista di regolamentazione, al fine di incoraggiare gli investimenti nelle attività industriali ed economiche sostenibili. Un esempio è la Tassonomia sostenibile dell’Unione Europea, entrata in vigore questo mese. Essa identifica specifiche attività, richiedendo che gli investimenti che vengono descritti come sostenibili riflettano il loro allineamento alla tassonomia. Al di fuori dell’Unione Europea vi sono altri paesi che promuovono attivamente la sostenibilità. In questo ambito, la Svizzera sta adottando un approccio morbido per indirizzare verso una maggiore trasparenza. Tutte le attività legislative hanno lo scopo di migliorare tale aspetto minimizzando il cosiddetto “greenwashing”, ovvero la descrizione di un prodotto come sostenibile sebbene l'impatto dei benefici sia veramente minimo. Questo dovrebbe incoraggiare gli investitori ad avere maggiore fiducia nei progetti sostenibili. Vi sono inoltre molte politiche governative che sostengono questa filosofia, ad esempio il green Deal europeo, il green recovery plan e progetti simili in altre regioni. Tutte le attività a livello regolamentare sulla finanza sostenibile devono essere pragmatiche e utili per gli investitori. Una legislazione eccessivamente burocratica e focalizzata sui dettagli potrebbe risultare controproducente all’innovazione. Idealmente, al fine di incoraggiare un’ulteriore crescita degli investimenti responsabili, dovrebbero essere adottate legislazioni atTICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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te a fornire un ulteriore supporto alla sostenibilità su scala globale». R.C.: «A livello politico, in particolare con l’Accordo di Parigi del 2015, sono stati fissati degli obiettivi molto ambiziosi. Il raggiungimento di questi obiettivi appare ancora molto lontano e vi è consapevolezza che ulteriori importanti misure debbano essere implementate al fine di limitare le conseguenze economiche e sociali dei cambiamenti climatici. I piani di rilancio post-COVID offrono un’opportunità unica per favorire gli investimenti “verdi” e dare una decisa accelerazione al processo di transizione a un’economia a emissioni zero. L’Unione europea ad esempio ha deciso di destinare circa il 25% delle risorse del fondo per la ripresa a misure volte a combattere i cambiamenti climatici, un passo nella giusta direzione ma insufficiente per raggiungere l’obiettivo prefissato di neutralità carbonica entro il 2050 inserito nel “Green Deal” annunciato a
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dicembre. A livello globale vi è quindi la possibilità di destinare una fetta consistente dei mezzi messi in campo per rilanciare le economie a progetti legati alle energie rinnovabili, all’efficienza energetica e alle infrastrutture (sostenibili) al fine di raggiungere gli obiettivi a lungo termine prefissati. Una scelta per altro giustificata dall’effetto moltiplicatore più elevato degli investimenti “verdi” come dimostrato da alcuni studi accademici». A.B.: «È auspicabile che la politica crei le condizioni quadro giuridiche e regolatorie necessarie per un settore finanziario sostenibile. L’Unione Europea ha già compiuto un passo importante con il suo piano d’azione per la finanza sostenibile. Anche la piazza finanziaria svizzera vuole assumere un ruolo di primo piano nel ambito della sustainable finance. Se la piazza finanziaria e i suoi attori si orienteranno tempestivamente in tal senso, potranno assicurarsi un vantaggio concorrenziale nel confronto internazionale».
R.M.: «BPS (SUISSE) crede che la leva fiscale possa essere determinante per permettere di rendere più appetibili gli investimenti privati in progetti volti a migliorare la sostenibilità dei processi industriali e una maggiore convenienza a livello di consumi responsabili. A livello di finanza sarà importante definire innanzitutto degli standard di comunicazione e di classificazione per determinare quali prodotti e servizi sono effettivamente sostenibili. Altre misure potrebbero riguardare l’incentivazione fiscale privata per favorire l’accumulazione di risparmio privato in questo ambito (come ad esempio accade con il III Pilastro) oppure determinare una quota di investimento minima da dedicare agli investimenti sostenibili per le masse afferenti alla previdenza del I e del II Pilastro». S.M.: «Le masse investite in modo sostenibile hanno raggiunto circa un terzo del totale delle masse
gestite in Svizzera registrando una crescita del +62% nel 2019 rispetto all’anno precedente. Questi numeri ci dicono che la direzione è chiara e come detto in precedenza è sia il risultato di stimoli importanti da parte dei governi e delle banche centrali sia frutto di uno shift nelle logiche di investimento. Per continuare in questa direzione bisognerebbe ad esempio lavorare da un lato su stimoli all’investimento di lungo termine tramite vantaggi fiscali e dall’altro sull’imposizione di standard più stringenti di divulgazione dei dati da parte delle aziende. Entrambi aspetti al centro delle discussioni dell’International Platform on Sustainable Finance al cui tavolo siede anche la Svizzera. Siamo quindi fiduciosi che i prossimi anni saranno caratterizzati da una forte tendenza verso attività più sostenibili e da una prosecuzione del cambio di mentalità degli investitori». F.S.: «Come valutare il contributo positivo o negativo di un azienda allo sviluppo sostenibile rappresenta la sfida maggiore per i prossimi anni. Un’armonizzazione della norme internazionali per regolamentare l’analisi dell’impatto ESG e la classificazione dell’enorme mole di dati extra-finanziari delle aziende saranno passaggi fondamentali. Il potenziale per l’economia svizzera è rilevante e siamo convinti di poterlo sfruttare pienamente tramite l’offerta globale ESG del Gruppo e la nostra piattaforma integrata di servizi di Corporate & Investment Banking e Wealth Management». G.C.: «I temi ambientali necessitano in generale di sostegno pubblico sia sotto forma normativa che di incentivazione economica. In alcuni casi appare lapalissiano come per le norme sulle emissioni nocive, le accise ridotte sui combustibili alternativi o gli incentivi all‘efficienza energetica degli immobili. In altri si rischia di ec-
cedere elevando il legislatore ad arbitro degli sviluppi tecnologici, generando pesanti distorsioni di mercato; mi chiedo ad esempio quanto sia corretto demonizzare gli efficientissimi motori diesel quando l‘alternativa elettrica è ancora nella sua infanzia. Ritengo quindi che norme ed incentivi vadano considerati su principi generali, lasciando che l‘esperienza pratica permetta di giudicare quali tecnologie debbano avere la meglio per la miglior protezione del delicato equilibrio tra uomo e ambiente». A.C.: «La Banca Migros sostiene le iniziative intraprese volontariamente dal settore ed è ad esempio firmataria del «Codice europeo per la trasparenza dei fondi sostenibili e responsabili». Di conseguenza i suoi fondi strategici sostenibili sono contrassegnati con il logo per la trasparenza dei fondi sostenibili e responsabili. Le misure regolamentari dovrebbero essere prese in considerazione solo in presenza di un fallimento del mercato, ossia se i costi esterni non si riflettono nei prezzi. Sono auspicabili standard che consentano all’investitore di confrontare i fondi d’investimento sostenibili di diversi istituti bancari».
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FINANZA / UBS
DALLA PARTE DEI PROFESSIONISTI DA OLTRE 20 ANNI UBS HA CREATO UN TEAM DEDICATO A RISOLVERE LE SPECIFICHE RICHIESTE DI AVVOCATI, FIDUCIARI E NOTAI. LE CONSIDERAZIONI DI ANDREA MOLO RESPONSABILE DEL TEAM UBS DEDICATO A QUESTA CATEGORIA DI PROFESSIONISTI.
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li avvocati, i fiduciari e i notai possono intrattenere tre diversi rapporti d’affari con una banca: come clienti privati, come studio legale o commerciale e come rappresentanti dei propri clienti, che a loro volta possono essere persone fisiche o giuridiche. Questa costellazione non significa però che siano necessari tre diversi interlocutori bancari. In UBS avvocati, fiduciari e notai ricevono tutti i servizi da un’unica fonte. Chi mi aiuta con il finanziamento per l’acquisto delle quote per diventare partner dello studio legale in cui lavoro? Chi può offrirmi una consulenza in relazione ad alcune transazioni che devono transitare sul mio “conto clienti”? Chi mi dà un consiglio per la gestione patrimoniale o previdenziale? Queste sono solo alcune delle domande che in UBS trovano risposta nella figura del consulente, che funge da unico interlocutore e da punto di accesso agli specialisti. Di seguito una panoramica della nostra offerta dedicata a questa categoria di professionisti. In ambito privato la consulenza si basa sulle esigenze personali della clientela in ogni fase del proprio ciclo di vita. I servizi spaziano dai prodotti di base, alla gestione patrimoniale, al finanziamento immobiliare. Ci sono inoltre prodotti e servizi più complessi, quali la pianificazione previdenziale, prodotti strutturati, hedge funds e molti altri che richiedono il know-how di specialisti in materia.
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Parallelamente alla loro vita privata, questi professionisti hanno una realtà aziendale da gestire e, allo stesso tempo, le esigenze della loro clientela (a sua volta privata o aziendale). In entrambe le realtà la complessità non manca. Basti pensare alla gestione dei conti "escrow", alla consulenza per il rispetto delle disposizioni normative, al finanziamento di transazioni aziendali strategiche e a strutture complesse quali trust, fondazioni di famiglia e benefiche. UBS è un centro di competenza per le esigenze in tutti gli ambiti elencati in precedenza e mette a disposizione, tramite un solo interlocutore, il suo know-how globale. Alfine di garantire un servizio a portata di mano ovunque ci si trovi, UBS si avvale delle più moderne tecnologie e offre prodotti digitali di qualità garantendo alti standard di sicurezza. Non da ultimo, offriamo assistenza nella prevenzione e nella lotta contro il riciclaggio di denaro per tutelare la reputazione dei nostri clienti. Per UBS il termine “professionalità” significa celere evasione delle richieste, rispetto delle scadenze, know-how dei propri consulenti e prodotti e servizi all’avanguardia. Valori quali la discrezione e la sicurezza fanno parte del DNA di UBS, così come sono importanti per qualsiasi avvocato, fiduciario o notaio. UBS offre quindi a questi professionisti lo stesso servizio di eccellenza che essi riservano ai propri clienti.
Tutti parlano di sinergie. Da noi le trovate davvero. Siete avvocati, fiduciari o notai? Ampliate la vostra offerta di servizi grazie al nostro know-how specialistico, complementare al vostro. Questo crea sinergie. Insieme troveremo la soluzione migliore per i vostri clienti.
UBS AFN. Desks per avvocati, fiduciari e notai ubs.com/afn
Š UBS 2020. Tutti i diritti riservati.
FINANZA / CREDIT SUISSE
IL MERCATO IMMOBILIARE SVIZZERO: FATTI E TENDENZE
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razie al contesto di tassi d’interesse molto bassi e al calo dell’attività di costruzione, ci si attende una rapida normalizzazione del mercato. In ambito ipotecario, entro la fine del 2021 il tasso di riferimento LIBOR sarà sostituito dal SARON. Inoltre, nuove tendenze e trasformazioni digitali avranno un impatto sul mercato dell’edilizia residenziale, presentando nuove opportunità, sia per chi è attivo nell’ambito delle costruzioni, sia per i potenziali acquirenti.
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LE VALUTAZIONI DI ALBERTO DONADA, RESPONSABILE DEL CENTRO IPOTECARIO TICINO DI CREDIT SUISSE, CHE OFFRE ALLA CLIENTELA UN’APPROFONDITA CONSULENZA IN MATERIA IPOTECARIA.
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al suo osservatorio privilegiato come vede lo sviluppo del mercato immobiliare svizzero nel 2020? «Dopo un inizio di anno molto promettente, il lockdown dovuto al coronavirus ha mandato in stallo il mercato della proprietà abitativa. Con l’aumentare del lavoro ridotto e della disoccupazione, le persone interessate hanno posticipato l’acquisto di una proprietà abitativa. Questa paralisi del mercato è stata solo temporanea e con i primi allentamenti da metà aprile è arrivata l’inversione di tendenza. Grazie ai tassi d’interesse molto bassi e alle contenute spese annue della proprietà abitativa, quest’ultima continua a essere attraente. Il mercato residenziale dovrebbe tornare rapidamente alla normalità, anche perché il lockdown ha dimostrato l’importanza di avere un’abitazione propria e ha rianimato la domanda. Questo dovrebbe motivare anche molti locatari a perseverare nell’obiettivo di acquistare abitazioni di proprietà. Venditori, agenti immobiliari, autorità e banche hanno adeguato rapidamente i propri processi alle nuove circostanze. Anche se il mercato della proprietà abitativa si sta già riprendendo, esso
continuerà a risentire della pandemia ancora nei prossimi mesi. Escludendo un secondo lockdown, prevediamo un’ampia normalizzazione e un completo ritorno al livello della domanda registrata prima della crisi nel corso del prossimo anno. Per un quadro completo della situazione consiglio la lettura del Monitor immobiliare e dello Studio immobiliare, pubblicati da Credit Suisse a cadenza rispettivamente trimestrale e annuale». Come avete gestito le operazioni ipotecarie durante la situazione eccezionale che abbiamo vissuto in primavera? «La nostra assistenza in ambito ipotecario si basa su una consulenza esperta e in linea con le esigenze del cliente. Quello che ci sta più a cuore non è la sottoscrizione di un’ipoteca fine a sé stessa, bensì coltivare una relazione a lungo termine. In Ticino disponiamo di una quindicina di specialisti ipotecari in grado di offrire ai nostri clienti soluzioni di finanziamento personalizzate. Per garantire questo tipo di servizio anche durante il lockdown, abbiamo cambiato le modalità di offerta dei nostri servizi e prodotti. Poiché gli incontri fisici con i clienti non erano
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fattibili, abbiamo sfruttato nuovi sistemi di comunicazione, tra cui applicazioni in Online banking che consentono di condividere con i clienti informazioni e presentazioni in modo sicuro da parte dei nostri specialisti. Inoltre, sviluppiamo progressivamente nuove soluzioni digitali per rendere i nostri servizi più flessibili e facilmente accessibili. Ad esempio, da inizio luglio è possibile prorogare rapidamente e senza complicazioni l’ipoteca tramite Online Banking in soli 2 minuti».
poteca SARON rollover, che entro fine 2021 sostituiranno le ipoteche basate sul tasso di riferimento LIBOR in franchi svizzeri. Credit Suisse garantisce così con largo anticipo alla propria clientela un agevole passaggio al nuovo tasso di riferimento. Nel nostro Online Banking il cliente ha la panoramica dettagliata delle sue ipoteche, riceve avvisi relativi a una proroga imminente e ha la possibilità di eseguire direttamente una proroga in soli sei clic, in qualsiasi luogo e momento, in modo semplice e rapido».
Quali servizi offrite per clienti con esigenze sofisticate in ambito ipotecario? «L’accesso al credito per immobili di pregio è una questione di fiducia. Noi assicuriamo un’assistenza completa ed esperta in materia di crediti e ipoteche anche per questo tipo di clientela. Per gli investitori esperti disponiamo di consulenti specializzati in prestiti strutturati e crediti lombard che possono consigliare al cliente alternative flessibili al finanziamento del credito ipotecario in linea con le sue esigenze e il suo profilo di rischio. Con i prestiti strutturati e i crediti lombard offriamo diversi vantaggi ai nostri clienti, tra cui reperire liquidità, finanziare gli investimenti senza vendere valori patrimoniali esistenti, monetizzare le posizioni azionarie strategiche e in generale ottimizzare la performance del portafoglio di investimenti».
Secondo lei, quali sono le trasformazioni digitali e le tendenze che cambieranno il mercato dell’edilizia residenziale? «I nostri esperti hanno individuato diverse tendenze che, spinte da innovazioni tecnologiche e trasformazioni digitali, rivoluzioneranno l’edilizia residenziale. Innanzitutto, l’edilizia sostenibile è destinata a plasmare le abitazioni del futuro. Oltre all’impiego di materiali ecologici, una buona riciclabilità e una lunga durata, sarà determinante l’efficienza energetica. Nelle cosiddette smart home gli elettrodomestici sono collegati e comunicano tra di loro. Ciò risulta essere estremamente efficiente dal punto di vista energetico, per esempio regolando le luci in base alla luce diurna e alle condizioni meteo. Anche l’invecchiamento della popolazione ha ripercussioni sull’edilizia: una planimetria flessibile in grado di adeguarsi alle mutate esigenze dei residenti porta notevoli vantaggi. Per esempio, una casa familiare a due piani per una coppia con figli, in vecchiaia potrebbe essere trasformata in una casa bifamiliare generando redditi da locazione che compenserebbero le minori entrate dopo il pensionamento. Un’altra tendenza riguarda il cosiddetto cohousing. Si tratta di insediamenti comunitari di case e appartamenti che funzionano come piccoli paesi. Cuore dell’insediamento sono i grandi spazi collettivi e le aree comuni che vengono gestiti e utilizzati insieme dai residenti.
A breve assisteremo a un importante cambiamento: la transizione dal tasso di riferimento LIBOR a SARON. Che cosa cambia per il cliente della banca? «Entro la fine del 2021 il più noto tasso d’interesse a breve termine, il LIBOR (London Interbank Offered Rate), sarà sostituito in Svizzera con il nuovo tasso di riferimento SARON (Swiss Average Rate Overnight). Credit Suisse ha già lanciato un’ampia gamma di ipoteche SARON della durata fissa e anche un’i-
Oltre agli asili, ai laboratori e alle biblioteche, gli spazi di co-working invitano al lavoro condiviso e i giardini comuni alla socializzazione. Inoltre, in risposta ad una superficie edificabile sempre più scarsa si fanno strada l’architettura compatta e planimetrie innovative per spazi ristretti. Una casa in formato mini offre, su una superficie dai 15 ai 45 metri quadrati, tutto ciò che serve per vivere. Infine, la tecnologia 3D rivoluzionerà anche l’edilizia. Grazie al procedimento di stampa computerizzato, la produzione diventa rapida ed economica». QR-Code Mercato immobiliare svizzero: i dati attuali.
QR-Code Il futuro dell’edilizia residenziale: sette interessanti trend per le costruzioni.
I nostri specialisti ipotecari affiancano i consulenti alla clientela per trovare la migliore soluzione in grado di soddisfare ogni esigenza dei nostri clienti. TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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LGT CREA TRE SOCIETÀ INDIPENDENTI CHE SI CONCENTRERANNO SUL PRIVATE BANKING, SULL’ASSET MANAGEMENT E SULL’IMPACT INVESTING.
SEPARATI PER ESSERE PIÙ FORTI
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Olivier de Perregaux Chief Financial Officer LGT
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GT Private Banking, LGT Capital Partners e Lightstone, le tre business unit dell’attuale Gruppo LGT, saranno in futuro detenute direttamente dalla Fondazione Principe del Liechtenstein e opereranno come società indipendenti all’interno dei rispettivi settori. H.S.H. Principe Philipp von und zu Liechtenstein si dimetterà dal suo ruolo di Presidente del Gruppo, mentre H.S.H. Principe Max von und zu Liechtenstein, CEO del Gruppo dal 2006, diventerà Presidente delle tre nuove società. Olivier de Perregaux, Group CFO dal 2001, è stato nominato CEO di LGT Private Banking. Questo passaggio riflette il successo di LGT e la sua forte crescita internazionale nel private banking e nella gestione patrimoniale diversificata con (a fine 2019) CHF 228 miliardi di asset in gestione, CHF 4,6 miliardi di azioni e oltre 3600 dipendenti in più di 20 sedi in Europa, Asia, Americhe e Medio Oriente. Anche all’inizio di quest’anno, LGT ha registrato una raccolta netta positiva e un’ulteriore crescita dei ricavi. La decisione di creare tre attività autonome coincide con l’imminente ritiro di H.S.H. Prince Philipp und zu Liechtenstein, che - dopo quasi 40 anni in varie posizioni dirigenziali presso LGT e come suo presidente dal 2001 - si dimetterà dal suo ruolo. Il principe Philipp, H.S.H. è stato determinante nel riallineamento di LGT (ex Liechtenstein Global Trust) nel 1998 e successivamente ha avviato la strategia internazionale di crescita e diversifica-
zione del Gruppo che è oggi ancora in corso. Dal 2006 in poi, questa strategia è stata ulteriormente sviluppata e implementata con successo da H.S.H. Prince Max von und zu Liechtenstein come CEO del Gruppo permettendo al Gruppo di raggiungere le sue dimensioni attuali e la sua forte posizione di mercato. LGT Private Banking, LGT Capital Partners e Lightstone operano in diversi mercati altamente competitivi, perseguono obiettivi strategici ben definiti e si trovano ad affrontare sfide e opportunità sempre più diversificate, mentre le economie di scala e le sinergie all’interno del Gruppo stanno diminuendo. LGT Private Banking mira ad espandere ulteriormente il suo eccellente mercato internazionale attraverso la crescita organica e le acquisizioni in mercati nuovi e emergenti, rafforzando la sua attenzione verso la consulenza personalizzata e un servizio di eccezionale qualità. In veste di fornitore leader nel private equity e nella gestione alternativa degli asset, LGT Capital Partners punta invece a maggiori progressi nella sua espansione globale, a sviluppare ulteriormente la sua offerta di prodotti per gli investitori istituzionali e a consolidare la sua esperienza di mercato e di investimento e la sua leadership nell’ambito degli investimenti sostenibili e alternativi. Infine, la più giovane delle tre unità, Lightstone, mira ad assumere un ruolo leader a livello mondiale nell’area dinamicamente crescente dell’impact investing, progettando, già nel quarto tri-
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mestre 2020, di rendere il suo portafoglio investimenti di 500 milioni di dollari accessibile agli investitori esterni. Questo portafoglio è investito in circa 50 aziende innovative in rapida crescita che offrono interessanti opportunità di creazione di valore, sia dal punto di vista finanziario che per il loro impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Olivier de Perregaux, CFO del Gruppo LGT dal 2001, diventerà il nuovo CEO di LGT Private Banking, che ha circa 170 miliardi di CHF in asset in gestione. Prima di entrare a far parte
della LGT nel 1999, ha lavorato presso la società di servizi finanziari McKinsey & Co.. Thomas Piske che da oltre 30 anni contribuisce in modo significativo al successo di LGT nel private banking, in qualità di CEO di questa business unit dal 2009, continuerà la sua attività di supporto nella nuova organizzazione come membro del Consiglio di Fondazione. La nuova struttura non presenterà alcuna modifica per i clienti del private banking e della gestione patrimoniale. LGT Private Banking e LGT Capital
Partners continueranno la loro collaborazione di successo. Non sono previsti licenziamenti a causa della riorganizzazione e nuove strutture organizzative e gestionali entreranno in vigore nel gennaio 2021, mentre si prevede che l’attuazione delle strutture giuridiche avverrà nel corso del 2021.
www.lgt.com
FINANZA / CERESIO INVESTORS
L’ALIMENTARE PUNTA ALLA SALUTE IL FOOD INDUSTRY MONITOR, QUEST’ANNO ALLA SESTA EDIZIONE, È L’OSSERVATORIO DI RIFERIMENTO SUL SETTORE FOOD. REALIZZATO DALL’UNIVERSITÀ DI SCIENZE GASTRONOMICHE DI POLLENZO, IN COLLABORAZIONE CON CERESIO INVESTORS. ANALIZZA LE PERFORMANCE DELLE AZIENDE ITALIANE DEL COMPARTO, L’EVOLUZIONE DEI MODELLI DI BUSINESS E LE TENDENZE DI MERCATO NAZIONALI E INTERNAZIONALI.
01 Gabriele Corte, Direttore di Banca del Ceresio SA
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alute, ambiente e innovazione sono le chiavi per il post Coronavirus nel food. È quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio nazionale dell’Università di Pollenzo. Se il 2019 ha rappresentato un anno positivo per il settore alimentare, che ha registrato risultati di crescita pari al 3,1%, le performance di lungo periodo (20142018) rivelano che i comparti a crescita maggiore per ricavi sono stati farine, caffè, vino, food equipment, acqua, packaging e latte. I distillati registrano le performance di redditività commerciale (ROS) maggiori, con un valore oltre il 13%. Buone performance di crescita anche per acque minerali (11,9%), food equipment (11,7%), birra (9,6%), dolci (7,8%), caffè (6,5%). Registrano invece valori sotto la media di settore (6,5%), in merito alla marginalità commerciale, i comparti dell’olio, salumi, farine e latte. Nel 2020, anche il food risentirà dell’impatto del Coronavirus, con un calo nella crescita del 5% circa: Il 2021 sarà l’anno della ripresa, con un tasso del 7,7% per il comparto. La marginalità commerciale sarà influenzata relativamente, il ROS scenderà dal 6,2 al 5,9% nel 2020, per risalire al 6% nel 2021. Anche il tasso di indebitamento salirà dal 2,2 del 2019 al 2,7 nel 2020, per poi riabbassarsi a 2,4 nel 2021. Nonostante la situazione economica, le esportazioni del settore food cresceranno mediamente dell’11% nel biennio 2020-2021. Meglio degli altri comparti, faranno nell’export distillati, farine,
food equipment, dolci, acqua, caffè e latte. I comparti del vino, del packaging, della birra e dei salumi esporteranno con valori vicini alla media del settore. I comparti delle conserve e della pasta registreranno la progressione più limitata nella crescita dell’export. Le tendenze di mercato vedono in testa il tema degli alimenti salutari, che ha avuto il maggiore incremento di citazioni. Mentre i media internazionali hanno mostrato crescente attenzione ai temi della sicurezza alimentare e dei processi di trasformazione del cibo, l’interesse italiano è concentrato sulle caratteristiche nutrizionali e sui temi della tradizione. Anche l’analisi dei modelli di business evidenzia che l’offerta è costituita per il 40% da alimenti salutari, cioè fatti con materie prime di origine biologica, oppure ottenuti con processi di
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trasformazione poco invasivi, senza additivi e conservanti artificiali, con benefici di tipo funzionale, ovvero cibi salutari negli effetti. Tuttavia, solo il 7% delle aziende enfatizza nella propria comunicazione il tema della salute: e solo chi lo fa, vince. «Le aziende che hanno saputo enfatizzare il tema salute hanno avuto tassi di crescita e redditività commerciale più elevate. Il differenziale è significativo: l’incremento di ROIC è del 25% superiore rispetto alle aziende che non fanno questo tipo di comunicazione», precisa Alessandro Santini, Head of Corporate Advisory di Ceresio Investors. «Ugualmente notevole il tema della sostenibilità ambientale, utilizzato dal 50% del campione. Ad esempio, oltre il 68% delle aziende utilizza packaging a basso impatto ambientale. Centrale il tema della tradizione, utilizzato in modo intensivo dall’80% delle aziende», aggiunge Gabriele Corte, Diretto-
re Generale di Ceresio Investors. Circa il 9% delle aziende ha registrato almeno un brevetto nel periodo 20102019. Il 62% dei brevetti riguarda innovazioni dei processi produttivi. Il 38% dei nuovi brevetti riguarda le innovazioni di prodotto. Il comparto del caffè si conferma tra i più innovativi, con 4,1 brevetti per azienda in media. Ceresio Investors rappresenta il gruppo bancario svizzero che fa capo a Banca del Ceresio, specializzato nella gestione di patrimoni, nella custodia titoli, nel consolidamento fiscale e patrimoniale e nel corporate advisory, originariamente fondato nel 1919 a Milano da Antonio Foglia. La terza generazione della famiglia Foglia è attiva oggi a Lugano attraverso la capogruppo Banca del Ceresio, a Milano tramite Ceresio SIM, Global Selection SGR e Eurofinleading Fiduciaria; a Londra con Belgrave Capital Management. La solidità patrimoniale (Tier 1>50%), la reputazione
nella gestione (€ 8 Miliardi di attivi in gestione) e la logica del co-investimento tra proprietà e clientela ne rappresentano i principali elementi distintivi. Fondata nel 2004 su iniziativa di Slow Food, l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo è un ateneo non statale e legalmente riconosciuto dallo Stato italiano, nato per dare dignità accademica alla gastronomia e promuovere un modello interdisciplinare di studio del cibo. Istituzione dinamica e di impronta fortemente internazionale, l’UNISG ha visto nella sua ultradecennale attività la presenza di oltre 2.500 studenti da oltre 90 Paesi. 02 Carmine Garzia, Professore all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e coordinatore scientifico del Food Industry Monitor Ceresio-UniSG, nonché professore e responsabile della ricerca di SUPSI
FINANZA / SWISS SUSTAINABLE FINANCE (SSF)
GLI INVESTIMENTI SOSTENIBILI RAGGIUNGONO UN NUOVO MASSIMO L’ULTIMA EDIZIONE DELLO STUDIO DI MERCATO SUGLI INVESTIMENTI SOSTENIBILI 2020, RIVELA CHE IN SVIZZERA SONO INVESTITI IN MODO SOSTENIBILE 1163 MILIARDI DI FRANCHI, PARI A CIRCA UN TERZO DEL PATRIMONIO GESTITO LOCALMENTE, CON UN NETTO AUMENTO DEL 62% RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE.
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fondi sostenibili hanno registrato una crescita marcata del 147 percento secondo uno studio svolto da SSF in collaborazione con il Center for Sustainable Finance and Private Wealth (CSP) dell’Università di Zurigo. Con 470,7 miliardi di CHF, a fine 2019 la loro quota sul mercato svizzero dei fondi era del 38 percento. I mandati sostenibili sono cresciuti ancora di più, ovvero del 195 percento, portando i valori patrimoniali gestiti in questo settore a 208,9 miliardi di franchi. I valori patrimoniali gestiti in modo sostenibile dagli investitori istituzionali ammontavano a 483,7 miliardi di franchi a fine 2019,
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un dato che corrisponde a circa il 30 percento dei loro patrimoni gestiti in Svizzera. Le soluzioni d’investimento sostenibili sono dunque molto apprezzate dagli investitori, anche perché presentano un interessante rapporto tra rischio e rendimento rispetto ai prodotti finanziari convenzionali. Il 79 percento del volume totale degli investimenti sostenibili si trova nei depositi della clientela istituzionale, mentre il 21 per cento è detenuto da clienti privati. Questi ultimi hanno quasi raddoppiato la loro quota rispetto all’anno precedente (2018: 12 percento) e hanno registrato una forte espansione grazie a una crescita complessiva del volume degli investimenti del 185 percento. «Questi dati confermano il crescente interesse dei clienti privati, ma anche il fatto che molti fornitori di servizi finanziari stanno ora applicando approcci di investimento sostenibili ai fondi tradizionali», si rallegra Sabine Döbeli, CEO di SSF. Nel 2019, il volume degli investimenti sostenibili è aumentato per tutti gli approcci d’investimento. L’integrazione dei criteri ESG si colloca al primo posto, seguita dai criteri di esclusione e ora dall’engagement ESG, che si attesta attualmente al terzo posto. Colpisce il fatto che sia l’esercizio dei diritti di voto (ESG voting) sia l’engagement ESG mostrano tassi di crescita nettamente più elevati rispetto agli al-
tri approcci di investimento. «Sempre più azionisti cercano il dialogo con le società in cui investono affinché queste si orientino alla sostenibilità. Ed evidentemente vengono ascoltati», spiega il Prof. Timo Busch, Senior Fellow presso il CSP, che ha supportato lo studio sul piano scientifico. Degno di nota è anche il raddoppio del volume di impact investing; gran parte di questa crescita, tuttavia, non è attribuibile alle categorie di investimento tradizionalmente utilizzate, il private debt e il private equity, bensì alle azioni quotate – un settore in cui l’esperienza dimostra che un impatto diretto è più difficile da ottenere. Quest’anno, ben 34 asset manager hanno dichiarato di perseguire un approccio d’investimento specifico per gli investimenti a favore del clima – un numero decisamente più elevato rispetto all’anno scorso (25). Nella maggior parte dei casi, essi documentano l’impronta climatica dei portafogli; seguono poi gli investimenti in soluzioni a favore del clima, l’engagement attivo e l’esercizio dei diritti di voto a favore di una maggiore protezione del clima da parte delle aziende. Si tratta di uno sviluppo importante, poiché sia i politici che gli investitori chiedono sempre più spesso investimenti rispettosi del clima. Tuttavia, il fatto che solo un terzo circa di tutti gli asset manager (15) dichiarino di fornire informazioni sulla compatibilità climatica dei loro prodotti d’investimento dimostra che esiste ancora un margine di ottimizzazione in questo settore. «SSF sta lavorando allo sviluppo di raccomandazioni concrete per gli indica-
FINANZA / SWISS SUSTAINABLE FINANCE (SSF)
tori che dovrebbero essere utilizzati per informare gli investitori sulla compatibilità climatica e, in generale, sulla sostenibilità dei portafogli», aggiunge Jean Laville, sostituto CEO di SSF. L’Unione europea (UE) è passata all’offensiva e ha sia definito sia in gran parte anche attuato praticamente tutti i progetti di legge sulle finanze sostenibili avviati un anno fa. Il Gruppo Tecnico di Esperti (TEG) ha esposto in una cosiddetta tassonomia di diverse centinaia di pagine quali attività economiche meritano l’attributo di «ecologiche». Questo tanto citato compendio costituisce la base per definire i prodotti finanziari green degni di questo nome. A ciò si accompagna un ampio obbligo di informazione che sarà rilevante anche per molti fornitori di servizi finanziari svizzeri. Ma l’UE sta facendo un ulteriore passo avanti e ha già presentato una nuova strategia di finanza sostenibile, che dovrebbe mobilitare più fondi per il Green Deal. Sta inoltre discutendo i suoi standard con altri paesi nell’ambito della nuova «International Platform on Sustainable Finance». Dal marzo del 2020 anche la Svizzera è membro di questa piattaforma e può contribuirvi esponendo il proprio punto di vista. La piazza finanziaria svizzera farebbe bene a proseguire con coerenza lungo il cammino verso un’economia finanziaria sostenibile, tanto più che la concorrenza internazionale pare destinata a intensificarsi ulteriormente. «Solo se il settore finanziario svizzero si dimostrerà agile potrà estendere il suo ruolo di leader nel campo della sostenibilità e contribuire così in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi internazionali in materia di clima e degli obiettivi di sviluppo sostenibile». Stiamo pertanto lavorando intensamente a un piano d’azione che ha lo scopo di mostrare come la piazza finanziaria svizzera possa far leva sui punti di forza esistenti ed evolvere in modo orientato al futuro», conclude Sabine Döbeli.
Per ulteriori informazioni: Schweizer Marktbericht Nachhaltige Anlagen 2020 - Studio di mercato svizzero sugli investimenti sostenibili 2020 (rapporto in inglese) • Newsletter SSF ogni due mesi • Twitter @SwissSustFin • LinkedIn Swiss Sustainable Finance
01 Evoluzione degli investimenti sostenibili in Svizzera 02 Evoluzione degli investimenti sostenibili di clienti istituzionali e privati 03 Evoluzione degli approcci di investimento sostenibili
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ANGELO TROTTA, DIRETTORE DI TICINO TURISMO FA IL PUNTO SULLA SITUAZIONE DEL SETTORE CHE DOPO LE GRAVISSIME DIFFICOLTÀ INCONTRATE NEI MESI SCORSI CERCA ORA DI RISALIRE LA CHINA GRAZIE ANCHE AL CORAGGIO E ALLA TENACIA DI MOLTI IMPRENDITORI.
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tiamo andando ormai verso la fine della stagione estiva. Con quali prospettive per un settore che ha attraversato uno degli anni certamente più difficili degli ultimi decenni? «Non è certo una novità sostenere che il settore turistico è stato particolarmente colpito dall’emergenza sanitaria e dalle misure restrittive adottate per contenere l’epidemia. Il Ticino è stato travolto dall’emergenza e il rilancio si conferma essere molto duro: la concorrenza è forte e la predisposizione a viaggiare ancora scarsa. La primavera, aprile e maggio soprattutto, è andata completamente persa e l’andamento positivo di giugno e luglio non basta certo a bilanciare le perdite fin qui registrate. Dopo una fase di ripristino durante la quale alberghi e ristoranti hanno gradualmente riaperto, il rilancio sta ora avvenendo a scaglioni: prima i visitatori svizzeri, poi quelli provenienti dall’estero. Abbiamo lavorato molto nei confronti di turisti autoctoni, persone invitate a riscoprire il territorio, ma il loro apporto da solo non è sufficiente ed è necessario focalizzarci prima sui mercati di prossimità, come la Germania, e in ultimo, sui turisti di Oltreoceano». Lei parla di una concorrenza particolarmente agguerrita. A cosa si riferisce? «Tutte le destinazioni turistiche svizzere e del mondo stanno investendo tantissimo nel rilancio: la concorrenza è dunque fortissima e la domanda debole, poiché in molti saranno toccati economicamente e la predisposizione a viaggiare sarà minore. Nei mesi abbiamo lanciato successive campagne indirizzate sia ai ticinesi che ai turisti della Svizzera interna, soprattutto francese, aventi come obiettivo principale quello di lanciare un messaggio di empatia e speranza ai nostri ospiti ed amici confederati. Ora che la situazione sta gradualmente tornando alla
normalità il Ticino, si muove secondo una strategia definita a livello cantonale e che ricalca quanto auspicato da Svizzera Turismo. Un percorso di rilancio da costruire nel tempo e la cui velocità dipenderà dall’evoluzione della situazione sanitaria nel nostro Cantone, in Svizzera e all’estero». Nello specifico quali campagne avete promosso? «La fase del “ripristino” è stata caratterizzata dallo slogan “#seeyousoon” (“Ci vediamo presto”) e faceva leva sui luoghi preferiti di chi già conosce e a ma il Sud delle Alpi. Per il rilancio, lo slogan è stato “#welcomeback” (“Bentornati”). Il messaggio principale è “Exotik liegt so nah” (“L’esotismo è così vicino”) insistendo sul fatto che non vi è la necessità di andare lontano per raggiungere mete incantevoli e mostra agli svizzeri tutte le sfaccettature della variegata offerta ticinese, dalle rive dei laghi con a loro atmosfera mediterranea agli splendidi paesaggi tipici del Sud delle Alpi. Altre campagne sono in preparazione per l’autunno, un periodo, quello tra settembre e inizio novembre, che in Ticino è ancora considerato alta stagione. Vi sono poi altre iniziative di rilancio, in collaborazione con il Dipartimento delle finanze e dell’economia, tra cui incentivi rivolti ai ticinesi affinché possano riscoprire le bellezze del loro territorio e usufruire a prezzi agevolati delle strutture alberghiere, di ristorazione e di svago».
C’è il pericolo che alcuni operatori del settore non riprendano più la loro attività? «Le importanti misure messe in atto dalla Confederazione, dal Cantone e dal sistema bancario hanno sicuramente contribuito ad attenuare gli effetti dell’emergenza. Tuttavia, alcuni settori sono particolarmente toccati e richiedono degli interventi supplementari. Credo che le aziende che rischiano di non riaprire più siano quelle che già in precedenza manifestavano difficoltà a posizionarsi sul mercato. Per contro, devo dire che in questi mesi ho registrato una straordinaria spinta all’innovazione e una voglia di inventare nuove soluzioni da parte di ristoratori, albergatori, gestori di servizi vari, che hanno speso - al pari dei Comuni - tutta la loro fantasia e creatività per far fonte alle difficoltà e accelerare il più possibile i tempi di un duraturo rilancio». La crisi rischia di avere ripercussioni anche sull’attività di Ticino Turismo? «Il Cantone sostiene dal punto di vista finanziario Ticino Turismo ma uno dei pilastri di questo finanziamento è rappresentato dalle tasse turistiche che si sono notevolmente ridotte. Ciò rischia di determinare un grave problema di mancanza di risorse per compiere i necessari investimenti. Non potendo contare sulle entrate generate da milioni di visitatori e sulle relative tasse, è infatti a rischio la possibilità di pianificare efficaci campagne a sostegno del turismo ticinese».
E per quanto riguarda il turismo d’Oltralpe? «Resta la grande incognita. Almeno per il 2020, gli sforzi saranno concentrati sul mercato svizzero. Riguardo ai mercati esteri la situazione è in continua trasformazione e questo rende molto difficile il nostro intervento in quanto la pianificazione di iniziative e campagne implica una lunga preparazione mentre ora siamo costretti ad operare in un quadro in costante evoluzione». TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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Ph: ©Enrico Boggia
IL RICORSO ALLA TECNOLOGIA E ALLA COMUNICAZIONE DIGITALE HA RAPPRESENTATO UNA DELLE CHIAVI VINCENTI GRAZIE ALLE QUALI LUGANO REGION HA POTUTE RIMANERE ATTIVA ANCHE DURANTE I MESI PIÙ DIFFICILI DELLA PANDEMIA.
COME ABBIAMO PREPARATO LA RIPARTENZA
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n che modo Lugano Region ha affrontato la pandemia, in primo luogo rispetto all’organizzazione interna del lavoro? «La preoccupazione principale è stata quella di mettere in sicurezza tutti i collaboratori pur mantenendo l’operatività aziendale che è stata coordinata dal Team Strategico creato ad hoc. Sin dalle prime settimane della situazione di emergenza causata dalla pandemia COVID-19, il personale di diversi settori dell’Ente Turistico del Luganese ha potuto continuare ad operare in modalità di telelavoro grazie al piano pandemico aziendale attivato in tempi rapidi. La situazione
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contingente ha tuttavia costretto l’Ente Turistico del Luganese a congelare numerosi progetti e rivedere le attività promozionali previste per il 2020». Un ruolo fondamentale è stato attribuito alla vostra presenza su Internet. Come avete mantenuto costantemente aggiornato il sito web grazie anche alla realizzazione del canale “Ispirami”? «La situazione di emergenza ha richiesto un costante adeguamento della comunicazione esterna dell’Ente alle direttive del Cantone e della Confederazione. Per questa ragione è stata creata una pagina web per informare i turisti e i partner sulla situazione nella desti-
TURISMO / LUGANO REGION
Ph: ©Unforgettable World
nazione in base alle informazioni che pervenivano via e-mail con notizie di eventi annullati o chiusure da parte di negozi, musei e operatori turistici. Successivamente ai graduali allentamenti delle misure, è stata aggiornata la sezione già esistente “Ispirami” con una selezione di attività da svolgere all’aria aperta e delle belle immagini, con lo scopo di ispirare i fruitori del nostro sito e di non far perder loro la speranza di tornare in vacanza nella regione del Luganese. Gli amanti della regione e gli operatori turistici sono stati costantemente informati tramite due distinte newsletter. Le strutture e le attività che progressivamente hanno riaperto sono state tempestivamente messe in risalto sul sito grazie ad un’etichetta che ne indica la disponibilità». Quali partner vi hanno supportato nell’elaborazione di contenuti e tour virtuali? «Tutto il personale dell’Ente Turistico del Luganese è sempre rimasto a disposizione dei partner, raccogliendo informazioni, proposte e contenuti da inserire sul sito www.luganoregion.com per
continuare la promozione della regione. Le misure di confinamento a casa hanno spinto tutti ad adottare il metodo delle teleconferenze, affinché si potesse ugualmente fare delle riunioni di team o con i partner. Grazie alle nuove tecnologie e all’avanguardia del mondo web c’è stata una presa di coscienza globale sulla possibilità di organizzare il lavoro anche da remoto e di mantenere comunque il contatto B2B e B2C. Tutti i partner si sono impegnati nel trovare delle soluzioni per mantenere alto l’interesse per l’offerta turistica, creando nuovi contenuti online come tour virtuali nei musei, concerti live direttamente da casa degli artisti e webinar per i professionisti del settore ecc. I comuni, i dicasteri e numerosi enti della regione hanno proposto progetti e ottime soluzioni per mantenere viva la destinazione. La situazione ha portato anche a valorizzare tanti spazi pubblici e renderli più confortevoli per gli abitanti e per i visitatori che non perdono l’occasione di scattarsi foto ricordo da condividere con amici, parenti e followers sui canali social». Quali rapporti di collaborazione avete stabilito con Svizzera Turismo e Ticino Turismo per fornire una comunicazione coordinata e coerente riguardo alla situazione del turismo in Ticino?
«L’Ente Turistico del Luganese ha sempre partecipato a videoconferenze con Ticino Turismo e Svizzera Turismo allineandosi alle strategie di marketing e comunicazione da loro adottate, aderendo ai progetti, divulgando il materiale e utilizzando per esempio gli hashtag comuni, lanciati a dipendenza del momento, come #dreamnowtravellater nella fase del lockdown, #seeyousoon nella fase in cui non era ancora consigliato viaggiare o #ineedswitzerland nella fase di rilancio delle destinazioni. Anche quest’anno Lugano è partner della campagna delle città svizzere di Svizzera Turismo ma a differenza degli anni passati, quando il lancio generale della campagna veniva fatto per tutte le città ad inizio stagione, quest’anno per Lugano vi sarà un focus maggiore in settembre poiché la tematica principale è l’arte urbana ed è un‘ottima proposta autunnale che sostiene la promozione dell’offerta culturale di Lugano durante tutto l’arco dell’anno. Nell’ambito della campagna Million Stars Hotel proposta da Svizzera Turismo, l’Ente Turistico del Luganese in collaborazione con l’Hotel Villa Carona ed Elia Frapolli Consulenza e Turismo si è fatto promotore della proposta per i più romantici ed avventurosi: una tenda sospesa tra gli alberi del Parco San Grato di Carona per dormire sotto il cielo stellato».
TURISMO / LUGANO REGION
In che modo il web e i social media hanno consentito di mantenere uno stretto rapporto con chi ha scelto di vivere un’esperienza a Lugano e in Ticino e quali proposte siete riusciti a veicolare? «La strategia che hanno adottato quasi tutte o tutte le nazioni è quella di puntare sul turismo interno. Con le restrizioni esistenti le persone tendono a sognare le vacanze, per questo motivo durante il confinamento sono stati lanciati dei quiz sui social media di Lugano Region per mantenere un contatto con la community e continuare a condividere curiosità sulla destinazione. Terminato il confinamento la maggior parte delle persone si è limitata a spostarsi internamente alla propria nazione per svolgere principalmente attività all’aria aperta. La destinazione del Luganese ha la fortuna di offrire un’ampia scelta di proposte tra città, villaggi, lago e montagna. Da diversi anni l’Ente Turistico del Luganese si concentra sulla promozione delle numerose attività outdoor tra le quali i sentieri della mountain bike e la rete escursionistica in tutta la regione. Dopo le numerose iniziative per la promozione dei percorsi MTB e la nuova tendenza riscontrata negli ultimi mesi del ciclismo su strada, è stato creato un nuovo video emozionale, “Peaks and Palms”, con lo scopo di incuriosire e mostrare ogni angolo più bello della destinazione, praticando la disciplina preferita come la corsa o il ciclismo. Il video distribuito ai media e tramite i principali canali social di Lugano Region è stato inserito nella landing page creata appositamente con tutte le informazioni riguardo al ciclismo su strada». Quali sono le proposte turistiche possibili? «In seguito alla riapertura delle strutture d’alloggio sono state raccolte numerose offerte e inserite sul sito web. È stata inoltre rivista la sezione delle esperienze che contiene interessanti attività da svolgere alla scoperta della
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destinazione con delle guide esperte, degustando i prodotti locali come per esempio le proposte dei ragazzi di Inticino che propongono molte attività tra le quali visite agli apiari o degustazioni di gelati artigianali. Le escursioni guidate organizzate dall’Ente Turistico del Luganese sono possibili dal mese di luglio al mese di settembre. Per gli amanti dell’enogastronomia a luglio è ripartito con qualche adattamento anche il “Taste My Swiss City”, l’itinerario individuale nei locali consigliati dalla gente del posto che riscuote sempre più un grande successo». Infine, è possibile avanzare una valutazione circa l’andamento della stagione turistica estiva a Lugano e in Ticino? «L’utilizzo dei tool digitali Travel Appeal e H-Benchmark ci permettono, attraverso degli indicatori specifici, di monitorare e ottenere in tempo reale i dati, quali nel primo caso il sentiment della destinazione e nel secondo i per-
nottamenti su un campione di strutture interfacciate alla piattaforma. Per completare le nostre ricerche, tutti i mesi l’Ente Turistico del Luganese invia un sondaggio alle strutture di alloggio per richiedere le informazioni utili al fine di ottenere una panoramica dell’andamento turistico. Fortunatamente, il periodo estivo è andato meglio di quello che ci si aspettava in quanto il turismo nazionale ha riempito gli alloggi e ha beneficiato gli operatori del settore turistico. Tuttavia, nella destinazione sono mancati i visitatori provenienti dalle nazioni lontane che da sempre costituiscono un’importante quota degli arrivi e dei pernottamenti nella regione. L’aumento del turismo nazionale in alcuni mesi estivi non sarà abbastanza per recuperare i pernottamenti persi nel periodo primaverile e per questo si propone agli operatori e ai datori di alloggio di non chiudere nei mesi invernali con l’auspicio che i mesi futuri e il nuovo anno siano positivi».
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TURISMO / FUNICOLARE SAN SALVATORE
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DI MAURIZIO CASAROLA GRAZIE ALL’INSTANCABILE AZIONE DI FELICE PELLEGRINI, DIRETTORE DELLO STORICO IMPIANTO CHE PARTE NEL COMUNE DI PARADISO, LE PORTE PER EFFETTUARE LA SALITA AL SAN SALVATORE SONO STATE RIAPERTE IL 6 DI GIUGNO. 01 Da sinistra: Stefano Crivelli e Felice Pellegrini 02 Da sinistra: Charles Barras, direttore SSSAT; Patrick Piva migliore studente SSSAT 2020; Francesco Markesch Funicolare San Salvatore
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on c’è che dire; nemmeno la grave pandemia che ha investito il pianeta intero, è riuscita a fermare le attività della Funicolare San Salvatore “Top of Lugano”. Manco a dirlo, i risultati delle presenze sono stati subito confortanti. In particolare, i mesi di luglio e agosto, hanno fatto registrare un afflusso di ospiti pari a quello degli scorsi anni. Ovviamente, per raggiungere questi successi, non sono bastati la bellezza del panorama offerto dalla vetta della montagna più amata dai luganesi e l’efficienza della funicolare, che quest’an-
TURISMO / FUNICOLARE SAN SALVATORE 02
no festeggia il suo 130° compleanno. L’organizzazione degli eventi, è stata anche stavolta peculiare. Dalla riapertura i primi escursionisti avranno sicuramente notato una serie di nuove tavole sinottiche, distribuite nei diversi punti panoramici. Tutte e nove i pannelli, offrono accattivanti spiegazioni sul territorio e sono corredate da nuovissime, comode e colorate panchine. Nel punto più alto, ovvero nel terrazzino sopra la chiesetta, le due mezzelune in rame del 1902 sono state abilmente restaurate grazie all’opera del compianto Aldo Morosoli. Adesso, chi vorrà godere del panorama a 360 gradi, potrà farlo ancora meglio utilizzando le preziose tavole ritornate all’antico splendore. Di queste e altre amenità, se ne devono essere accorti i misteriosi esaminatori della Guida Verde Michelin, che per il terzo anno di fila hanno riconosciuto le Tre Stelle alla destinazione del San Salvatore. All’interno degli spazi del Ristorante Vetta, che per inciso continua a sod-
disfare i palati più esigenti con un’offerta gastronomica di cucina mediterranea e del territorio, è stata allestita una mostra fotografica davvero stupefaciente. Già dal titolo si può capirne la particolarità: San Salvatore 4x4 a trazione integrale, per dirla con poche parole! Il fotografo Stefano Crivelli ha scattato oltre 500 pose della montagna e del paesaggio circostante
dai quattro punti cardinali sull’arco delle quattro stagioni, selezionando quelle più interessanti per la mostra. Tramite un apposito visore e le figurine disponibili, queste si potranno vedere in tridimensionalità. Sempre per rimanere nell’ambito espositivo, sta ottenendo ottimi riscontri la mostra itinerante a cielo aperto di manifesti della “Storia della Funicolare”. Per stesse parole del Direttore: l’auspicio è quello di portare nei principali centri del cantone il racconto e l’evoluzione di una lunga avventura, “dagli albori del progetto nel 1870 ai giorni nostri”. E poi spazio ai giovani, con la consegna del premio Funicolare San Salvatore 2020 al miglior studente SSSAT di Bellinzona. Il 14 luglio è stata la volta della presentazione in prima mondiale del progetto tra la Città di Lugano e l’associazione Recogn.ice. Sulla terrazza panoramica del San Salvatore, è stata posata una cornice gialla che inquadra le creste ghiacciate dalla Dufourspitze sino allo Strahlhorn, sensibilizzando la popolazione sul ruolo cruciale dei ghiacciai e sul loro scioglimento. Ciliegina sulla torta? Certamente! L’idea del percorso espositivo permanente del manifesto turistico, che dal 2008 ospita mostre esclusive, si snoda dalla stazione di arrivo fino alla vetta, era di dedicarlo ad Alptransit e al
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TURISMO / FUNICOLARE SAN SALVATORE
completamento del troncone del Monte Ceneri. Detto e fatto! Il titolo dell’esposizione appena inaugurata è: Dalla Galleria del San Gottardo 1882 alla Galleria di base del Ceneri 2020. Dalla “Via delle genti” ad Alptransit: l’epopea di una gigantesca impresa, dei suoi ideatori e artefici. Vi assicuriamo, che troverete novità sorprendenti.
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Il presente documento è una pubblicità. BASE INVESTMENTS SICAV (la “SICAV”), con sede in Lussemburgo, è promossa e gestita da Banca del Sempione SA. Prima della sottoscrizione leggere il prospetto informativo, il quale contestualmente ai KIID, allo statuto e alla relazione annuale a semestrale della SICAV, possono essere richiesti gratuitamente presso Banca del Sempione SA, Via Peri 5, Lugano, nominata Rappresentante della SICAV e Agente per i Pagamenti in Svizzera e sul sito www.basesicav.ch. RISCHI DELL’INVESTIMENTO: Ogni comparto della SICAV comporta specifici rischi, quali, a mero titolo esemplificativo, il rischio derivante dall’investimento in obbligazioni, in divise di Paesi Emergenti e dal ricorso a strumenti derivati. Per maggiori informazioni sui rischi siete pregati di consultare l’apposita sezione del prospetto e rivolgervi ai propri consulenti finanziari. Il grafico espone la performance del BONDS VALUE (linea azzurra) per il periodo 03.2013 – 07.2020 paragonata alla performance nello stesso periodo del benchmark di riferimento (linea nera), composto per l’80% dal FTSE Euro Broad Inv. Grade Bond (precedentemente denominato Citigroup EUROBIG All) e per il 20% dal JPM CASH EURO 03 MONTHS. I rendimenti rappresentati nel grafico di cui sopra sono stati calcolati in Franchi Svizzeri. Se la valuta differisce dalla vostra moneta di riferimento, il rendimento può crescere o diminuire a seguito delle oscillazioni del cambio. La performance del Bonds Value CHF nel 2019 è stata 15.46%. Per ulteriori informazioni riguardanti le performance o i benchmark si prega di consultare il prospetto informativo o i KIID o di rivolgersi a Banca del Sempione SA. Non vi è garanzia alcuna che i risultati del passato trovino un riscontro nel futuro. I dati relativi alla performance non tengono in considerazione le commissioni e le spese incassate al momento dell‘emissione e riscatto di azioni. I rendimenti sono esposti avl lordo degli oneri fiscali. Per informazioni: Banca del Sempione SA, Lugano – Chiasso – Bellinzona – Locarno / www.bancasempione.ch
I comparti di BASE Investments SICAV sono sottoscrivibili presso Banca del Sempione SA, Lugano – Chiasso – Bellinzona – Locarno
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TURISMO / FERROVIA MONTE GENEROSO
SOSTENIBILI INSIEME IDENTITÀ, ECCELLENZA, OSPITALITÀ, SOSTENIBILITÀ E RISPETTO PER L’AMBIENTE, QUESTO IL MESSAGGIO DELLA NUOVA ROAD MAP CHE, D’ORA IN AVANTI, GUIDERÀ LE STRATEGIE, LE SCELTE E LE DINAMICHE DELLA FERROVIA MONTE GENEROSO.
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obiettivo è diventare una destinazione ‘green’ promuovendo attività a basso impatto, come l’escursionismo a piedi o in mountain-bike e consolidando progetti come l’enogastronomia che vanta una selezione di prodotti biologici a km zero e la raggiungibilità in treno dalla Svizzera e dall’Europa. «Per noi della Ferrovia Monte Generoso è un dovere, oltre che un piacere, concepire idee e progetti sulla base della sostenibilità, essendo parte integrante del Percento Culturale Migros», spiega Monica Besomi, Head of Sales & Marketing della FMG, «il nostro impegno si lega, dunque, a doppia mandata con quello costante delle Cooperative Migros atto a ridurre l’impatto ambientale di tutte le sue attività aziendali». La Ferrovia Monte Generoso, infatti, dall’inizio di quest’anno si è assunta l’impegno volontario e riconosciuto dalla Confederazione di proteggere in modo durevole il clima, riducendo le emissioni di CO2 e ottimizzando l’efficienza energetica in tutti i settori che
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gestisce, dalla cremagliera al Fiore di pietra, dalla ristorazione al Camping Monte Generoso a Melano. Il certificato ‘CO2 & kWh ridotti’ va ad aggiungersi a quello rilasciatole nel 2019 dalla Fondazione Natura & Economia per la qualità con cui è riuscita a conciliare la presenza di visitatori con la gestione naturalistica delle aree verdi a prato fiorito nelle zone in vetta vicino al Fiore di pietra. «La natura in prossimità degli spazi edificati migliora la qualità della vita delle persone, ha un effetto positivo sulla loro salute e sul loro equilibrio psico-fisico, oltre a rappresentare un plus-valore ecologico, economico e sociale», conferma Roberto Buffi, Responsabile per la Fondazione Natura & Economia della Svizzera italiana. I benefici del rispetto dell’ambiente, della natura e dei suoi cicli sono una prerogativa che le aziende turistiche non possono più ignorare. «Il turismo lento e sostenibile con il quale desideriamo identificarci», aggiunge Monica Besomi, «porta vantaggi a tutti. Ai turisti permette d’immergersi nella natura e nelle
tradizioni, agli agricoltori, agli artigiani ed ai viticoltori di diventare il vero valore aggiunto della regione facendo rete tra di loro e con gli attrattori turistici». Per questo motivo la Ferrovia Monte Generoso ha scelto con attenzione partner e fornitori che della sostenibilità e del biologico ne hanno fatto un business model, come l’Azienda Agricola Bianchi di Arogno e la Bisbino Sagl di Sagno. Dopo il successo della collaborazione per i Sunset Apéro al Fiore di pietra, il prossimo 18 settembre avrà luogo l’evento ‘AperiBio Ticinese’ a sei mani tra la Ferrovia Monte Generoso, i produttori del Sambì, una
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TURISMO / FERROVIA MONTE GENEROSO
bevanda ai fiori di sambuco del Monte Generoso e i creatori del Gin Bisbino e dell’Amaro Generoso. I primi, Gabriele e Martino Bianchi cresciuti a pane e natura nell’azienda vinicolobiologica di famiglia e i secondi, un team con competenze diverse, diventati produttori, un po’ per passione e un po’ per follia, del primo Gin Ticinese. Tutti giovani e innamorati del proprio territorio, della natura e del biologico e per i quali il fare è molto meglio di tante parole. «Per coinvolgere anche i nostri clienti e far loro comprendere in quale direzione stiamo andando», conclude Monica Besomi, «attraverso la piattaforma Be Free Go Green di Arianna Fabbri, promuoveremo in vetta al Monte Generoso attività eco-solidali indirizzate anche ai più piccoli e in grado di valorizzare ambiente e territorio, perché insieme si può cambiare in meglio». www.montegeneroso.ch -215x138, TW 2020_05.pdf
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TURISMO / LUGANO EVENTI
UNA DESTINAZIONE IDEALE PER INCONTRARSI LUGANO È UNA CITTÀ A MISURA D’UOMO, IDEALE LUOGO DI INCONTRO PER OGNI TIPOLOGIA DI EVENTO O MANIFESTAZIONE, E SI CONTRADDISTINGUE PER UNA RICCA OFFERTA CULTURALE E UNA FITTA AGENDA DI APPUNTAMENTI IN TUTTE LE STAGIONI DELL’ANNO.
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ugano esprime pienamente la qualità svizzera apprezzata in tutto il mondo, stabilità politica ed economica, sicurezza, professionalità, unite a una tradizionale ospitalità ed a un’apertura internazionale grazie alla sua cultura multilinguistica. Tutto questo inserito nella splendida cornice del Canton Ticino. Un territorio dal paesaggio alpino e dai colori mediterranei, punteggiato di laghi le cui sponde ospitano una vegetazione generosa, ma anche dal grande patrimonio storico e artistico, nonché da un forte dinamismo culturale. Lugano è una città efficiente, con un suggestivo centro storico pedonalizzato e ambiziose architetture moderne, immersa in un territorio verdeggiante e favorita dalla presenza del lago Ceresio che assicura un clima mite tutto l’anno. Storico crocevia commerciale,
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Lugano è al contempo la terza piazza finanziaria della Svizzera e la sua regione ospita numerose aziende dal profilo internazionale tese allo sviluppo e alla promozione del territorio e all’innovazione. Lugano è una città sensibile al tema della sostenibilità ambientale, e promuove una mobilità dolce grazie a un solido sistema di trasporti pubblici; inoltre, incarna l’attenzione tipicamente svizzera verso l’ambiente tramite l’adozione di politiche energetiche sempre più sostenibili. Le strutture di Lugano Convention & Exhibition possono inoltre ospitare ogni tipo di evento. La nuova piattaforma raggruppa e presenta sotto un unico cappello sei strutture gestite dalla Divisione eventi e congressi: il Palazzo dei Congressi, sede di importanti congressi nazionali e internazionali; il Centro Esposizioni, che rappresenta la superficie fieristica più grande del can-
tone; Villa Ciani, ideale per eventi aziendali esclusivi e di prestigio; l’ExAsilo Ciani, attualmente in ristrutturazione, adatto a piccole mostre o esposizioni; Villa Heleneum, cornice perfetta per un matrimonio suggestivo in riva al lago, e il Capannone di Pregassona. Strutture che si differenziano tra loro per caratteristiche e peculiarità, permettendo l'organizzazione di una gamma di eventi molto ampia, di carattere regionale, nazionale o internazionale, e soddisfacendo le esigenze di un'utenza diversificata. Sei strutture a disposizione Lugano Convention & Exhibition, oltre ad offrire una lista di indirizzi utili a reperire i servizi necessari per ogni tipologia di evento, segnala la disponibilità di strutture in grado di rispondere al meglio alle diverse esigenze di privati, istituzioni e aziende. Le moderne
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strutture di Lugano Convention & Exhibition dispongono di spazi ampi, componibili e modulari per organizzare congressi, conferenze, sessioni simultanee, seminari, workshop, esposizione di poster scientifici e stand. Per congressi con grande affluenza è possibile affittare più strutture, poste a po-
che offrono una vasta superficie espositiva. La flessibilità e la componibilità degli spazi consentono l’organizzazione di esposizioni e di workshop. Il Palazzo dei Congressi è inoltre collegato tramite un passaggio interno a Villa Ciani, le cui suggestive sale si prestano per l’organizzazione di esposizioni e di
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perficie massima di 10,000 metri quadrati e permettere una capienza di 2500 persone. Il Centro Esposizioni è interamente coperto da una rete WiFi ed è accessibile ai disabili dall’entrata principale.
chi passi l’una dall’altra in un’ideale continuità di spazi. Le location congressuali sono gestite con professionalità dal team di Lugano Convention & Exhibition, che offre un servizio di consulenza personalizzata e di supporto nell’organizzazione dell’evento. Il Palazzo dei Congressi (01) è composto da un’ampia sala ad anfiteatro con palcoscenico fisso, da 6 sale dalla struttura modulabile, e da spaziosi atri
Villa Ciani (03) è una sobria costruzione cubica in stile neoclassico-palladiano, con belvedere ottagonale e torretta cilindrica sul colmo del tetto. Costruita tra il 1840 e il 1843, Villa Ciani è immersa nel vasto parco di 63.000 metri quadrati affacciato sul lago con numerosi alberi ad alto fusto e pregevoli arredi decorativi. Villa Ciani si sviluppa su tre piani che misurano dai 385 ai 500 mq, accessibili tramite ascensore, che comprendono un totale di 30 sale di varia metratura. La Villa è inoltre collegata all’atrio principale del Palazzo dei Congressi tramite un passaggio interno. Tutti gli
conferenze. Il complesso congressuale è interamente coperto dalla rete WiFi ed è completamente climatizzato. La struttura è direttamente collegata con il Ristorante Ciani Lugano, che offre varie aree dedicate per aperitivi e pause caffè tra cui la bellissima terrazza. Il Centro Esposizioni (02) comprende 7 padiglioni da 800 a 2400 mq di superficie, componibili secondo le diverse esigenze fino a coprire una su-
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spazi sono climatizzati e dotati di rete WiFi. Sale affrescate adornano i primi due piani, mentre il primo piano conserva il pavimento originale in legno. 02 TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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Presso la Villa Ciani è possibile celebrare il matrimonio in forma civile nella suggestiva Sala degli Specchi. L’Ex-Asilo Ciani (04) è composto da 7 sale laterali tra i 30 e i 60 mq, e un salone centrale di 284 mq, accessibili al piano terra. Il salone centrale sorge attorno a un patio colonnato neoclassico, sormontato da un imponente lucernario piramidale in vetro e metallo, che permette una suggestiva illuminazione naturale. L’edificio conserva inoltre un elegante pavimento in legno perimetrale. L’Ex-Asilo Ciani si colloca sul centrale Viale Cattaneo, al quale è connesso attraverso un vialetto d’ingresso circondato da aiuole fiorite ed alberate. L’Ex-Asilo Ciani è affittabile nella sua interezza e a giornata e dispone di un piccolo locale d’appoggio per il catering. Villa Heleneum (05) è disponibile nei suoi tre piani e nel parco, dotato di scala monumentale verso il lago. I piani comprendono in totale 13 sale di diversa metratura che offrono una vista panoramica sul lago e sul parco, oltre a pavimentazione e scale d’epoca. Le pareti di alcuni saloni sono decora-
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te con una elegante boiserie originale. Il parco di Villa Heleneum è dotato di arredi originali in stile Liberty e accoglie una ricca vegetazione che si sviluppa attorno a sentieri e belvedere. Favorito da un piacevole microclima temperato il parco è interamente a disposizione per l’allestimento di ricevimenti. Villa Heleneum dispone inoltre di un pontile privato ideale per l’attracco. La Villa è affittabile a piano e a giornata. Il Capannone di Pregassona (06) è una struttura ideale per meeting e riunioni, conferenze, spettacoli e concerti, piccoli congressi e manifestazioni di ogni tipo. È composto da un ampio spazio di 450 mq coperti dalla rete WiFi. È dotato di un palco con impianto audio, di una cucina, di un bar interno e uno esterno. È munito di 320 sedie e 45 tavoli con relative panche, per ospitare fino a 320 persone sedute e 350 in piedi. Il Capannone è affittabile a giornata. Incontrarsi in sicurezza Dal 2015 Lugano è la città più sicura della Svizzera. Le statistiche nazionali
registrano infatti che Lugano riscontra i più bassi tassi di criminalità tra le principali città svizzere. La sicurezza si estende oggi, dopo la pandemia, fino a comprendere tutti gli aspetti della prevenzione sanitaria. Tutte le strutture e gli operatori del settore, ad ogni livello, operano nel rispetto delle norme di sanificazione, prevenzione e distanziamento sociale, assicurando nel modo più efficiente e garantito la sicurezza degli eventi, delle manifestazioni e degli incontri in programma nella città di Lugano. www.luganoconventions.com
03/04/06 Ph: ©Igor Grbesic
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TURISMO / RESORT COLLINA D’ORO
ATTENTE MISURE DI PREVENZIONE ADOTTATE PER GARANTIRE LA MASSIMA SICUREZZA, CONSENTONO DI TRASCORRERE PRESSO IL RESORT COLLINA D’ORO, UN SOGGIORNO ALL’INSEGNA DEL PIÙ ASSOLUTO RELAX E DEL BENESSERE DEL CORPO E DELLA MENTE.
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oschi rigogliosi, laghi dalle acque limpide e atmosfera mediterranea: il Ticino è una destinazione di viaggio che offre non solo una meravigliosa natura, ma anche tranquillità e sicurezza. Perché dunque non cogliere l’opportunità di scoprire le molteplici bellezze che la regione può offrire? Anche il Resort Collina d’Oro sostiene la campagna “Clean & Safe” promossa da Svizzera Turismo, rispettando scrupolosamente i piani di protezione volti a salvaguardare la salute e sicurezza di ospiti e collaboratori. Il disinfettante è disponibile in tutti gli spazi dell’albergo e le superfici vengono regolarmente e accuratamente igienizzate. Una grande attenzione viene inoltre prestata al rispetto delle norme igieniche e di distanza sociale, al fine
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TURISMO / RESORT COLLINA D’ORO
E ancora. È davvero un paesaggio straordinario quello che accoglie il Resort Collina d’Oro, un luogo da sogno protetto da una verdeggiante natura e baciato dal sole per ben 2.500 ore all’anno. Un parco di 25 ettari, a 500 metri di altitudine, che dona un panorama d’incanto e offre molteplici possibilità per gli amanti della natura e delle attività all’aria aperta: passeggiate e percorsi vita, sentieri percorribili a piedi o in mountain bike, percorsi panoramici dai quali si possono ammirare scorci mozzafiato sul lago e le colline. di garantire un’esperienza di soggiorno unica, nella massima sicurezza. Lo Chef e la sua brigata scelgono con cura ingredienti genuini e stagionali, alcuni dei quali provengono direttamente dall’orto biologico che si trova nel parco del Resort. Erbe aromatiche, frutta e verdura di stagione arricchiscono i menu del ristorante con i loro sapori autentici. Il Resort dispone anche di un affascinante vigneto di proprietà, con le cui uve viene creato il vino “Collina d’Oro”, un merlot “Rosso del Ticino” prodotto dalla Fattoria Moncucchetto e affinato in barrique per 12 mesi, che può essere assaporato e acquistato presso il ristorante.
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TURISMO / LUGANODANTE
CAMBIA L’ACCOGLIENZA, NON I VALORI
UN RADICALE RINNOVAMENTO DELLA STRUTTURA E UNA PIÙ RICCA DOTAZIONE DI SERVIZI FANNO DEL LUGANODANTE UN VERO E PROPRIO SALOTTO URBANO PER LA CITTÀ.
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a prima novità si presenta già in facciata: via l’«hotel» dall’insegna, ora l’albergo si chiama «LUGANODANTE» e, seguendo un trend sempre più attuale a livello internazionale, si trasforma in un unicum a livello cantonale, proponendosi come vero e proprio luogo dove il piacere di ritrovarsi non è solo un modo di dire. Per la prima volta dal 1981, quando la famiglia Fontana ne acquisì la direzione, l’obiettivo è stato infatti quello di diventare “il” punto di incontro a livello cittadino e territoriale. Carlo Fontana dichiara convinto: «Dovevamo aprirci alla città, non offrire più solo camere e sale per conferenze. Il turista oggi vuole un’e-
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sperienza, vivere il locale. Ci siamo quindi rivolti a una società di consulenza internazionale basata in Italia, (Teamwork Hospitality), per studiare il rilancio in ogni dettaglio, dall’aspetto della rinnovata struttura fino alla musica di sottofondo e alle divise del personale». La famiglia Fontana ha dunque scelto con coraggio e lungimiranza di investire ingenti capitali in un progetto non solo capace di scrivere un nuovo capitolo della storia dell’accoglienza e del ritrovarsi a Lugano, ma anche di offrire un modo di guardare al domani con un po’ più di ottimismo e dinamismo. Il risultato è innanzitutto una hall interamente ripensata (il progetto di interior design è curato dallo studio Rizoma Architetture), che mira a essere un luogo aperto sia per i turisti che per i luganesi. Spiccano un bar dedicato alla mixologia e una cucina aperta di cui si occuperanno, rispettivamente, i fratelli Simone e Davide
Maci che opereranno sotto il brand «Flamel» e garantiranno un servizio all’insegna della tipicità svizzera: in cucina gli ingredienti derivano da produzioni biologiche di agricoltori ticinesi o svizzeri (e alcuni saranno forniti dal nuovo orto che è stato collocato sul tetto dell’edificio), mentre al bar particolare attenzione sarà data ai distillati di produzione confederata. Il progetto si chiama 98% Suisse. Il restante 2%, è stato spiegato, è riservato a una spezieria che si intende presto aprire nel negozio a fianco all’ingresso dell’albergo. Particolare attenzione è stata data alle luci (curate dalla lightning designer Chiara Tambellini), che nella zona bar e cucina cambieranno sei volte al giorno a dipendenza della musica e del momento della giornata. Luci che saranno protagoniste anche della rinnovata sala conferenza, ora definita «Creative Box», che sarà caratterizzata da un giardino d’inverno e da un innovativo lucernario sviluppato da una società di San Francisco che riprodurrà l’effetto del sole e della luna, seguendo il ritmo circadiano. Probabilmente si tratta del-
la prima installazione in Europa di questa tecnologia in una struttura dedicata all’ospitalità. LUGANODANTE ha definito con precisione la tipologia di ospite da conquistare: un cliente cosmopolita che viaggia sia per lavoro che per piacere ma che ama unire entrambe le motivazioni di viaggio; un ospite fedele a simboli e brand con una forte identità; un Mobile First Traveller, che organizza, vive e sceglie la sua vacanza con il proprio smartphone, che ha un’ottima capacità di spesa se trova un ambiente cool e di tendenza, e se può vivere l’hotel come un locale dove poter incontrare persone. Questo cliente ideale è una persona che cerca flessibilità, libertà, orari comodi, servizi su misura, tecnologia smart e semplice da capire, un design funzionale e accogliente. Il nuovo posizionamento si propone di conquistare una tipologia di target completamente nuova: la popolazione locale, un settore di clientela fino ad oggi parzialmente ignorato. Tutto questo mantenendo in ogni caso tutti i valori della gestione storica dell’albergo: lo stile ospitale, la famigliarità, il senso di casa, la pulizia, l’eccellenza, la qualità del servizio, la personalizzazione delle camere, l’accoglienza, la motivazione dello staff. Ne è nato un hotel nuovo e differente, dotato di aree comuni aperte all’esterno per happening, aperitivi e brunch
durante tutta la giornata, proiettato verso il futuro e in grado di proporre uno stile di viaggio unico, basato su: customization, home feeling, good vibes. Un luogo empatico, estroverso, vibrante punto di riferimento per la vita sociale e culturale della città, attraente per i luganesi, per gli avventori occasionali e, naturalmente, per i turisti. Mancava a Lugano un ambiente così concepito: un salotto aperto 24 ore, sette giorni su sette. La ricercatezza del design non si limita alle scelte stilistiche ma esplicita la nuova concezione di Hospitality che il LUGANODANTE rappresenta sulla scena locale. Gli spazi comuni del piano terra sono stati ripensati per accogliere e aprirsi verso la città: la zona d’ingresso siaffaccia come una vetrina su piazza Cioccaro, le sedute lounge di design italiano sono racchiuse all’interno di una Garden Room, una stanza le cui pareti sono realizzate da grandi piante e il cui tetto è un gazebo in verde stabilizzato illuminato con delicate luci in vetro soffiato a forma di gemma. Un ulteriore punto qualificante dell’intero progetto è rappresentato dalla cucina, marcatamente a vista dietro una vetrata industriale. Questa scelta porta all’interno del LUGANODANTE una nuova concezione di Alta Cucina, dove il piacere non è solo quello del gusto ma anche della vista della preparazione del cibo. Stessa attenzione che viene
riposta nel servizio e nella scelta dei vini accuratamente selezionati e custoditi alla vista dei clienti. La nuova configurazione della sala ristorante non segue i classici dettami ma inserisce arredi custom iconici come panche e social table, appositamente disegnati e realizzati per la struttura, mixati con arredo iconico di design. Il Canton Ticino ha il privilegio geografico di essere al centro di tre delle migliori tradizioni culinarie del mondo: svizzera, francese e italiana e queste influenze rivivono in un menu dove il contrasto tra ricette tradizionali e modernità del concept di ristorazione è di per sé quasi alchemico. Ogni pietanza rappresenta una novità e ogni novità è frutto di studio e ricerca da parte dello Chef Davide Maci la cui caratura internazionale si declina in tutte le sue creazioni culinarie, dalla colazione del mattino alla cena. Non cambiano i valori, il rapporto con l’ospite, non cambia l’approccio alla persona, non cambia la gestione che hanno consentito all’hotel di diventare il city hotel più apprezzato in Svizzera. Cambia il design dell’hotel ma soprattutto cambia il concetto di accoglienza perché l’obiettivo è quello di soddisfare i nuovi bisogni creati da un mondo in continua evoluzione, un mondo in cui il viaggio diventa sperimentazione e dove la tutela dell’ambiente è un obiettivo non certo secondario. TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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TURISMO / HOTEL & LOUNGE LAGO MAGGIORE
UN ALBERGO “ACTIVE LIFESTYLE” SITUATO IN POSIZIONE PRIVILEGIATA, SUL LUNGOLAGO DI LOCARNO-MURALTO HA ACCOLTO I SUOI OSPITI IL NUOVO HOTEL & LOUNGE LAGO MAGGIORE.
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l concetto alberghiero comprende un’ampia e luminosa hall arredata con elementi design, una splendida terrazza con BarLounge che si affaccia sul lungolago, 46 invitanti camere doppie e junior suites dotate di balconi con una splendida vista sul Lago Maggiore, l’incantevole Roof Top con solarium, una palestra Technogym con idromassaggio e un locale attrezzato per le esigenze dei ciclisti. L’albergo voluto e sostenuto dalla Fondazione Ubaldo e Maria Scazziga è stato realizzato dall’Architetto Fabrizio Gellera. È aperto tutto l’anno e impiega 22 collaboratori. L’Hotel si basa sull’idea “Active lifestyle” e desidera soddisfare le esigenze di un ospite attivo, sportivo, che ama il bello, la cura del dettaglio e un servizio di alta qualità in un ambiente moderno e informale. “Lifestyle” tro-
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va la sua espressione estetica nel design, nell’architettura interna e nella qualità dei servizi. Il concetto d’arredo definisce l’utilizzo delle forme, dei materiali, dei colori, della luce e dello spazio senza dimenticare l’aspetto funzionale. Particolare attenzione è stata data all’impiego di materiali ri-
spettosi dell’ambiente, a isolazioni di nuova generazione, a sistemi di riscaldamento e climatizzazione a basso impatto energetico ed eco compatibili con pannelli solari e riciclo delle acque lacustri, come pure alla scelta di artigiani e ditte ticinesi. L’Hotel & Lounge Lago Maggiore risulta dunque essere moderno, trendy, dinamico, per un pubblico attivo, che ama prendersi cura di sé, praticare sport o semplicemente concedersi il piacere di vivere dei momenti di benessere e relax sulla splendida terrazza-lounge sulle rive del lago, sorseggiando un drink o gustando uno sfizioso snack, in un ambiente curato e innovativo. Committente e partner contrattuale di questo importante progetto alberghiero è la Fondazione Ubaldo e Maria Scazziga, proprietaria anche del fondo, in Viale Verbano 25, dove prima sorgeva il noto Hotel Rosa Seegarten. Il management dell’Hotel & Lounge Lago Maggiore è stato affidato alla HGS Hospitality & Gastro Services SA che fa capo alla famiglia Brunner: da 3 generazioni gesti-
sce alberghi e ristoranti a Locarno e Lugano. Capeggiato da Fernando Brunner, CEO di HGS SA, il nuovo Hotel & Lounge Lago Maggiore beneficia di una comprovata esperienza nell’ospitalità, portando al suo attivo una solida rete di contatti nazionali e un portafoglio di clientela internazionale. Con Gabriele Wüthrich alla direzione, l’albergo può contare su un professionista competente, dinamico e che gode di un’esperienza alberghiera e di food & beverage tanto sia in Svizzera che in Europa. Perfettamente in linea con il carattere giovane e sportivo dell’albergo è la scelta del testimonial Sasha Caterina. Un triatleta ticinese, una vera promessa per il Canton Ticino, uno sportivo d’élite, dal carattere risoluto, che ama e crede in quello che fa, allenandosi con costanza, dedizione e passione. Sasha è a disposizione degli ospiti dell’Hotel Lago Maggiore per tutta l’estate-autunno quale coach per analizzare e consigliare sulla tecnica d’allenamento in bicicletta, mountain bike, corsa e/o
nuoto, correggere la postura e le abitudini alimentari, motivare quanti come lui amano lo sport e lo vogliono vivere nella natura e in modo sano. Per quanto concerne tecnica e sostenibilità, l’edificio soddisfa i criteri di efficienza GEAK B ed è conforme ai parametri Minergie avendo come obiettivo un uso parsimonioso dell’energia nella gestione degli impianti.
Riscaldamento e raffreddamento sono garantiti da una pompa a lago che pesca l’acqua del Verbano a 44 metri di profondità a una temperatura costante di 7 gradi. Gran parte dell’energia viene prodotta direttamente sul posto attraverso pannelli solari posati sul tetto. Il ricambio d’aria interno è gestito con ventilazione controllata con recupero di calore. Il surriscaldamento estivo dell’edificio è mitigato da un sistema di controllo domotico e centralizzato delle protezioni solari che si autoregola in base alle condizioni climatiche. L’edificio si dispone su 6 piani: un piano sotterraneo con 25 posteggi, il piano terreno con spazi comuni, hall e ristorante e 4 livelli con 10 camere doppie per piano e spazi accessori. L’albergo dispone inoltre di 4 Junior Suites, una di queste dedicata alle famiglie e 2 camere per disabili. La superficie delle ca-
mere è di 30 m2 e tutte le unità godono di un’ampia terrazza con vista lago. Al quarto piano vi è una sala meeting, al secondo la sala fitness con attrezzature d’avanguardia Technogym e Whirpool. Al primo piano si trova un locale appositamente attrezzato per le biciclette: ai ciclisti è dedicata infatti una particolare attenzione e ad essi sono riservati specifici pacchetti e programmi di gite ed escursioni. Al piano terra sono ubicati: hall con reception, lounge, cucina e spazi tecnici dell’albergo. TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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LA CITTÀ BAROCCA PIÙ AFFASCINANTE DELLA SVIZZERA
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DI PAOLA CHIERICATI LA CITTADINA DI SOLETTA, FAMOSA PER IL SUO RICCO PATRIMONIO BAROCCO CHE UNISCE LA TRADIZIONE ARTISTICA E ARCHITETTONICA ITALIANA CON QUELLA FRANCESE, FESTEGGIA QUEST’ANNO IL SUO 2000° ANNIVERSARIO CON DIVERSE INIZIATIVE CHE GUARDANO ALL’ARTE E ALLA CULTURA.
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on è un caso se Soletta è definita la città barocca più bella della Svizzera: basta osservare le splendide architetture rinascimentali del Palazzo Besenval e il Castello di Waldegg (02). Dal XVI al XVIII secolo la cattolica Soletta è stata la residenza dei rappresentanti del re francese, i cosiddetti «Ambasciatori». Attraversata dal fiume Aare (01), meta di tanti bagnanti che nelle giornate afose si dilettano in sinuose nuotate da argine ad argine, apparentemente incuranti della corrente, questa piccola città è un gioiello impreziosito dalla sontuosa cattedrale tardo barocca di Sant’Orso (03) e dal sul campanile, con la cupola verde, alto 66 metri. Costru-
ita dall’architetto svizzero Gaetano Matteo Pisoni e completata dal nipote Paolo Antonio Pisoni, all’interno è possibile ammirare raffinatissimi stucchi barocchi. Non lontano, lungo Hauptgasse, si trova la chiesa dei Gesuiti, risalente al 1680, con le sue meravigliose decorazioni interne, la cui facciata è stata finanziata da Luigi XIV; in una cappella viene custodita la tonaca orginale di Nicolao della Flüe, patrono della Svizzera. Il cuore della città è Marktplatz su cui si affaccia la Zeitglockenturm, la Torre dell’orologio (04), l’edificio più antico di Soletta arricchito da un orologio astronomico aggiunto nel 1545. Il nucleo di Soletta è ricco di edifici storici, dei quali la gran parte presenta un ri-
TURISMO / SOLETTA 02
ferimento al numero undici. Già dal Medioevo questo numero era considerato propiziatorio, essendo Soletta l’undicesimo cantone della Confederazione elvetica dal 1481: la maestosa Cattedrale di Sant’Orso ha 11 altari e 11 campane e la scalinata esterna è a sua volta suddivisa in 11 gradini, mentre 11 sono le chiese e le cappelle nella città, 11 le fontane storiche e 11 le torri. Gli abitanti hanno addirittura chiamato la loro birra «Öufi-Bier» (“Birra undici” in svizzero tedesco). Soletta è attorniata da possenti mura di cinta, realizzate secondo il principio delle fortificazioni francesi di Vauban. Tra i bei monumenti architettonici, i palazzi patrizi e gli edifici militari si può tranquillamente passeggiare nell’isola pedonale dove si trovano numerose boutique e alberghi. A La Couronne Hotel Restaurant (05), hotel a 4 stelle, situato nel centro storico di Soletta, si respira un’aria francese. Il ristorante La Couronne serve piatti raffinati di nouvelle cuisine, premiati con 13 punti Gault-Millau e presenta-
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ti in una nuova veste utilizzando prodotti freschi e regionali. L’hotel è stato completamente ristrutturato di recente, le camere sono elegantemente arredate con una combinazione di complementi d›epoca classici e di design moderno. Questo secondo albergo più antico della Svizzera ha ospitato numerosi personaggi famosi come Napoleone Bonaparte, il Barone Rothschild e Sophia Loren. Nelle calde serate estive, è piacevole fare una sosta nei ristoranti con déhors e nei bar lungo l’Aare. Per chi volesse gustare dell’ottima tartare di carne, il ristorante Zunfhaus zu Wirthen è una vera delizia ed è noto per la grande ospitalità, mentre il ristorante Baseltor si concentra sui piatti mediterranei di stagione con un tocco orientale. La cucina della chef Pia Camponovo, con una lunga tradizione slow-food, si aggiudica 12 punti Gault-Millau ed è ormai nota in tutta la Svizzera. Per chi ama invece acquistare prodotti del territorio per cucinarli o assaporarli a casa, il mercoledì e il sabato mattina al mercato si può fare la spesa in numerose bancarelle che propongono prodotti freschi, tra cui pesce e latticini. I fiori, come gli splendidi girasoli, vengono venduti in abbondanza e fanno da cornice a un tripudio di profumi e colori. La città vanta una significativa offerta culturale interregionale, tra cui spiccano le giornate del cinema o della letteratura di Soletta. La varietà di musei spazia dal Museo di Storia Naturale, adatto ai bambini e alle famiglie per le
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sue esposizioni divertenti e di immediata comprensione, al Museo del Vecchio Arsenale dove è possibile ammirare una delle collezioni di armi più vaste d’Europa. Merita sicuramente una visita il Museo d’arte di Soletta (06), che si concentra sull’arte contemporanea svizzera e sull’arte svizzera del XIX e XX secolo. Sino a novembre 2020 il museo dedica la prima mostra retrospettiva all’artista ginevrino Michel Grillet (*1956) ed è anche in corso la mostra “Genius Loci Salodorensis. Arte da e per Soletta” dedicata ad una serie di artisti, tra cui Cuno Amiet
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TURISMO / SOLETTA 06
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hanno organizzato una mostra, “Zart”, lungo le vie della città con istallazioni molto curiose di artisti solettesi, nazionali e internazionali. Merita una passeggiata il percorso lungo Le Gole di Verena, romantiche e ombreggiate, che si trovano a poca distanza dalla città, e che si ergono lungo il ruscello Verenabach (08): custodiscono una cappella e un eremo e sono un’apprezzata destinazione per chi cerca un po’ di fresco. In circa tre ore a piedi, in dieci minuti di cabinovia (09), partendo dalla stazione di Oberdorf (come nel nostro caso) o in auto, è possibile raggiungere il Weissenstein, la montagna di Soletta. A1284 metri di altitudine e sulle prime e più alte catene del Giura (10), è un vero paradiso dell’escursionismo e del ciclismo in mountan bike con un panorama veramente impressionante sulle Alpi svizzere, sino al Monte Bianco. Ad esempio il cosiddetto “Sentiero dei pianeti” conduce attraverso l’Hasenmatt a 1444 m di altitudine, il punto più alto
(1868–1961) e Ferdinand Hodler (1853–1918) (07), che hanno contribuito alla ricchezza dell’arte di Soletta. Il titolo latino della mostra è un riferimento alle origini romane e allo stesso tempo interroga sullo spirito della città ambasciatrice. E nella collezione del Kunstmuseum si possono ammirare alcune opere di artisti di fama internazionale come Paul Cézanne, Alberto Giacometti, Vincent van Gogh, Gustav Klimt, Henri Matisse e Pablo Picasso. Nell’ambito del 2000° anniversario di Soletta, l’Associazione artistica e la Casa dell’arte St. Josef House of Art 07
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del Canton Soletta, fino al Grenchenberge, oppure si può andare dal Balmberg passando per Röti, o ancora si possono osservare le 200 piante nel giardino botanico dell’Hotel Weissenstein. Tre ristoranti di montagna sono noti per le specialità locali e per gli eventi in quota. In particolare il Ristorante Hinter-Weissenstein è molto apprezzato per i rösti fatti in casa, i dolci e altre specialità regionali. Per chi volesse invece gustarsi il pranzo al sacco, ci sono aree di sosta attrezzate. Per concludere mi sento di asserire che Soletta merita una visita, ha tanto da offrire ed è una città che trasmette allegria e tranquillità, un toccasana anche solo per un lungo week-end. Per ulteriori informazioni: www.solothurn-city.ch
01/03 Ph: ©Solothurn Tourismus/Tino Zurbrügg 09 Ph: ©Region Solothurn Tourismus/Toni Kaiser
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A pochi minuti dal centro di Lugano, circondato da una suggestiva cornice con un panorama d'incanto che spazia dalle Alpi al lago, il Resort Collina d'Oro comprende un Hotel esclusivo con 16 camere doppie e 30 suites, un Centro SPA & Fitness con piscina interna ed esterna, un elegante ristorante e due moderne sale meeting. Completano la struttura numerosi appartamenti con servizi alberghieri, disponibili in vendita e in affitto per brevi o lunghi periodi.
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DANY STAUFFACHER, IDEATORE E INSTANCABILE ANIMATORE DI QUESTA MANIFESTAZIONE GASTRONOMICA, PRESENTA PER L’EDIZIONE 2020 UN VIAGGIO “VIRTUALE” TRA LE TAVOLE SVIZZERE E I LUOGHI PIÙ INCANTEVOLI DEL TICINO.
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uali sono le ragioni di questa scelta che potremmo definire “domestica”? «Abbiamo scelto di dare un segnale forte a tutto il settore della ristorazione e del turismo organizzando uno dei pochi, se non l’unico evento finalizzato a promuovere un comparto che ha risentito moltissimo della situazione attuale, proponendo un viaggio “virtuale” in alcune delle migliori tavole del nostro Paese che esaltano l’arte culinaria svizzera e la sua qualità, e
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l Ticino è pronto per ospitare, come ogni anno, la 14esima edizione del Festival gastronomico più glamour a livello internazionale. La manifestazione, infatti, aprirà i battenti con un tema particolarmente gustoso e stimolante: “La Svizzera a tavola”.
ALTA CUCINA “SWISS MADE” questo grazie alla collaborazione con realtà importanti sul territorio». Che cosa hanno da offrire Svizzera e Ticino riguardo a turismo e gastronomia? «La Svizzera è considerata una meta turistica fin da tempi antichi, all’alba del turismo lacustre che scelse molte delle sue località come meta di vacanze. Laghi e montagne sono il fiore all’occhiello di questa nazione, non a caso il turismo invernale nacque oltre 150 anni fa a St. Moritz. Il Canton Ticino, in parti-
colare, è un territorio dalle mille facce, ricco di contrasti naturali. In pochi chilometri si passa dal massiccio del Gottardo alle dolci colline del Mendrisiotto. Il clima è sempre mite e un’atmosfera da dolcevita caratterizza il tempo. Ticino è natura, cultura ma anche tradizioni e gastronomia, nelle diverse città si possono trovare tutti questi elementi riuniti insieme. La cultura gastronomica in Ticino è così ricca che si passa dalla tradizione all’innovazione, dai grotti ai ristoranti gourmet. Questa terra si dimostra sempre più votata ad
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un turismo enogastronomico a 360 gradi: infatti, raccoglie un bagaglio di genti e culture che si sono avvicendate nei secoli, proponendo una cucina fortemente contaminata e ricca di spunti, molto influenzata dalla vicina Italia». Quali saranno quest’anno gli ospiti d’onore della kermesse? «Posso dire che avremo alcune delle nuove promesse della gastronomia svizzera, come Silvio Germann del Ristorante Igniv by Andreas Caminada di Bad Ragaz; Tobias Funke con la sua Gasthaus Zur Fernsicht e il Gourmet Restaurant Incantare; Stefan Heilemann nuovo chef del Widder Hotel di Zurigo; Mitja Birlo del 7132 Silver di Vals; Sven Wassmer del ristorante Memories all’interno del Grand Resort Bad Ragaz; Christian Kuchler della Taverne zum Schäfli Wigoltingen; Paolo Rota del Ristorante “Da Vittorio” presso l’Hotel Carlton di St. Moritz, e Sebastian Zier del Ristorante Einstein di St. Gallen, affiancati da grandi maestri, capitanati dallo chef André Jaeger, che hanno fatto e faranno la storia della ristorazione elvetica. Anche in questa edizione vedremo la presenza di molti chef stellati che hanno deciso di aderire al progetto, sposando lo scopo della manifestazione e portando la loro professionalità al servizio degli ospiti del Festival». Che cosa dobbiamo aspettarci durante lo svolgimento del Festival? «L’inizio dell’evento è previsto per il 20 settembre presso lo Splendide Royal Hotel di Lugano dove diversi Chef del gruppo“Swiss Deluxe Hotels” collaboreranno in una serata di alta cucina insieme al Resident Chef Domenico Ruberto. Si susseguiranno poi 9 serate che vedranno come ospiti alcuni dei più grandi Chef del panorama Svizzero, i quali avranno come loro teatro le cucine di altrettante Top Location fra cui: Villa Principe Leopoldo, Swiss Diamond Hotel, Grand Hotel Villa Castagnola, Splendide Royal Hotel, Seven
Lugano The Restaurant, Ciani Lugano, Blu Restaurant&Lounge, Castello del Sole di Ascona, Villa Orselina e Fiore di Pietra simbolo del Monte Generoso, opera di Mario Botta. In questi magnifici luoghi, gli Chef Dario Ranza, Cristian Moreschi, Mattias Roock, Frank Oerthle, Domenico Ruberto, Claudio Bollini, Giuseppe Buono, Davide Asietti, Riccardo Scamarcio e Angelo Caironi apriranno le porte delle loro cucine offrendo ai colleghi svizzeri la tipica ospitalità ticinese, mettendo a disposizione la propria professionalità nella preparazione di cene uniche e irripetibili». Anche quest’anno sono previsti, come da tradizione, alcuni eventi speciali? «Il Festival si chiuderà all’Hotel Splendide Royal di Lugano il 25 ottobre dove il sigillo alla manifestazione verrà messo da alcuni degli chef ticinesi più talentuosi tra cui: Federico Palladino, Francesco Sangalli, Bernard Fournier, Andrea Muggiano e Andrea Levratto. Particolari saranno anche le serate speciali fra cui una “Tapas night” con l’intento di far avvicinare le nuove generazioni all’enogastronomia di qualità, una serata unica dedicata al pesce di lago al nuovo Ristorante Meta con un menu appositamente creato da Luca Bellanca e una tappa promozionale in Svizzera Francese al Grand Hotel du Lac di Vevey con un team di grandi Chef ticinesi». S.Pellegrino legherà ancora una volta il suo nome alla manifestazione… «Immancabili i diamanti, presenti sulle tavole degli ospiti sotto forma della nuova Diamond Bottle, la bottiglia in edizione limitata che l’acqua S.Pellegrino ha voluto per festeggiare i suoi primi 120 anni e la cui silhouette viene adornata da forme che ricordano il taglio della pietra preziosa più amata. Uno scrigno che rende omaggio alla collaborazione ultradecennale tra Sapori Ticino, che organizza il festival, e l’azienda S.Pellegrino».
TUTTI GLI APPUNTAMENTI E GLI CHEF DI SAPORI TICINO 2020 21 SETTEMBRE Blu Restaurant&Lounge, Locarno Chef: Davide Asietti Ospite: Chef Silvio Germann «IGNIV by Andreas Caminada» 17 Punti Gault&Millau 2 Stelle Michelin
Ritrovarsi a centro tavola In cucina, condividere significa entrare a diretto contatto con i piatti, ma anche poter godere a 360 gradi di un’esperienza gastronomica coinvolgente. È proprio il concetto di “Sharing experience” a collocare IGNIV tra gli indirizzi imperdibili per un tour della Svizzera gourmet. Silvio Germann ha fatto di solarità e professionalità i suoi tratti vincenti: creativo e attento ai particolari, ha una personalità forte ed un animo gentile, elementi distintivi che si ritrovano in ciascuno dei suoi piatti. La sua è una cucina attenta ai gusti contemporanei e giocosamente creativa, da gustare rigorosamente in compagnia.
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27 SETTEMBRE Ristorante Fiore di Pietra, Monte Generoso Chef: Angelo Caironi Ospite: Chef Tobias Funke Ristorante Incantare 17 Punti Gault&Millau 2 Stelle Michelin
Alla scoperta delle origini Un luogo magico, affacciato sul Lago di Costanza e con un scrigno dove sono contenute oltre 1000 diverse etichette enologiche. Gasthaus zur Fernsicht – Incantare è un gioiello d’ospitalità dove la cucina è un piccolo capolavoro d’artista. Tobias Funke è stato il più giovane “Chef Rivelazione” della storia della guida GaultMillau, e proprio quest’anno Michelin ha premiato la sua cucina con due stelle. L’incanto che dà nome al ristorante è il fil rouge della sua filosofia gastronomica: qui si può gustare la tradizione più autentica, grazie alla proposta del menu più antico della Svizzera, con piatti di oltre 600 anni fa. Da “Incantare” il passato incontra il futuro con sapori e intuizioni all’avanguardia.
28 SETTEMBRE Ristorante Locanda Barbarossa, Hotel Castello del Sole, Ascona Chef: Mattias Roock Ospite: Chef Stefan Heilemann Ristorante Widder, Widder Hotel, Zurigo 17 Punti Gault&Millau 2 Stelle Michelin
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Avventura dolceamara Un percorso gastronomico che vi conquisterà con sapori classici reinterpretati in chiave odierna, e con un tocco d’autore che prima stupisce e poi convince. Il tratto distintivo della cucina di Stefan Heilemann è il sapiente uso di elementi particolari che sul palato danno un tocco acido ad un mix creativo di diversi gusti. Creativo e ispirato dai suoi viaggi, lo chef riesce a prendere per mano ogni commensale e guidarlo in un’avventura gourmet alla scoperta di ingredienti d’eccellenza combinati con grazia e professionalità.
nell’Olimpo dell’alta ristorazione grazie al ristorante tristellato “Da Vittorio” a Brusaporto, Paolo Rota porta avanti la cucina della tradizione nel segno della continuità anche tra le vette dell’Engadina. I suoi piatti raccontano la storia della gastronomia italiana e lombarda, ispirandosi a ricette tradizionali e nel rispetto delle materie prime, vere protagoniste sulla tavola. L’esperienza pluridecennale accanto a Roberto ed Enrico, oltre a quella maturata al fianco di altri big internazionali come Martin Berasategui, oggi fanno di Rota un professionista elegante e di grande personalità.
5 OTTOBRE Swiss Diamond Hotel, Vico Morcote Chef: Giuseppe Buono Ospite: Chef Mitja Birlo Ristorante 7132 Silver, Hotel 7132 18 Punti Gault&Millau 2 Stelle Michelin
4 OTTOBRE Villa Principe Leopoldo, Lugano Chef: Cristian Moreschi Ospite: Chef Paolo Rota Da Vittorio, Hotel Carlton, St. Moritz 18 Punti Gault&Millau 2 Stelle Michelin
Classico senza tempo In missione a St. Moritz per conto della famiglia Cerea, nome che è entrato
Tra boschi e fornelli Immaginate i migliori ingredienti provenienti da tutto il mondo e mescolateli con quelli d’eccellenza di piccoli produttori della zona di Vals. Unite tecniche di cucina moderne con le delizie che la terra offre spontaneamente, come funghi, erbe e bacche. Tutto questo, e molto altro ancora, è la cucina di Mitja Birlo, giovane ed appassionato chef di origini tedesche, oggi tra gli astri più brillanti del panorama gastronomico nazionale. I suoi piatti, di grande potenza scenica, hanno un profondo legame con la natura e un tocco molto originale.
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6 OTTOBRE Ristorante Galleria Arté al Lago, Grand Hotel Villa Castagnola, Lugano Chef: Frank Oerthle Ospite: Chef Christian Kuchler Taverna Schäfli, Wigoltingen 18 Punti Gault&Millau 2 Stelle Michelin
Un viaggio tra le spezie Una “taverna” dall’atmosfera tradizionale e uno chef che stupisce grazie all’uso creativo e ricercato di spezie provenienti da ogni parte del mondo. Christian Kuchler conosce bene l’arte dell’accoglienza, riuscendo ad emozionare attraverso piatti che esprimono la sua eclettica personalità, forgiata con le esperienze dirette dei suoi viaggi nei 5 continenti. Cittadino del mondo e chef eclettico, riesce a sposare con maestria e ingegno sapori esotici e ingredienti locali, grazie ad un modo tutto personale di combinare materie prime e tecniche culinarie. Coadiuvato dalla moglie Ramona, ottima padrona di casa, Kuchler ha un mondo intero da farvi scoprire.
12 OTTOBRE Hotel Splendide Royal, Lugano Chef: Domenico Ruberto Ospite: Chef Sven Wassmer Memories, Grand Resort Bad Ragaz 18 Punti Gault&Millau 2 Stelle Michelin
I segreti gourmet delle Alpi Ad ispirare lo chef Sven Wassmer sono i grandi spazi delle Alpi che fanno da cornice al Ristorante Memories di Bad Ragaz. La vera protagonista dei suoi piatti, piccoli gioielli da ammirare prima di assaggiare, è la natura nella sua forma più autentica. Un approccio appassionato alla gastronomia, unito ad un estro di rara eleganza, permettono a Wassmer di combinare con armonia i sapori ancestrali della terra con alcuni tra i più ricercati ingredienti internazionali. Entrato nell’Olimpo GaultMillau nel 2016 con 17 punti (il punteggio più alto registrato finora da un esordiente in Guida), la sua crescita professionale è oggi non più una promessa, ma una consolidata realtà.
13 OTTOBRE Hotel Villa Orselina, Locarno Chef: Riccardo Scarmacio Ospite: Chef Sebastian Zier Ristorante Einstein, St. Gallen 18 Punti Gault&Millau 2 Stelle Michelin
L’altra metà del genio È possibile combinare la più classica scuola gastronomica francese con l’avanguardia orientale? A rispondere ci pensa Sebastian Zier, sofisticato chef di origini tedesche, che oggi è l’anima del Ristorante Einstein, insieme all’altrettanto talentuoso Moses Ceylan. L’eclettico mix di queste due personalità ha portato alla nascita di uno stile di cucina molto particolare, che mescola le inf luenze più tradizionali alle innovative tendenze esotiche. Un sodalizio che, negli ultimi 5 anni, ha saputo trasformarsi in un intenso rapporto professionale in cui ogni tocco personale viene esaltato dall’incontro di due energie creative uniche.
14 OTTOBRE Ristorante Ciani Lugano Chef: Dario Ranza Ospite: Chef André Jaeger
Il ritorno del maestro Pioniere delle influenze asiatiche nell’alta cucina svizzera, il nome di André Jaeger è sinonimo di grande cucina e professionalità pluridecennale. Lo chef di origini argoviesi ha forgiato un suo personale e irripetibile stile gastronomico, riuscendo a far evolvere i suoi piatti stagione dopo stagione, per arrivare oggi ad una maturità professionale che lo ha reso uno dei padri della cucina svizzera contemporanea. Ispirazione e modello per gli chef di nuova generazione, Jaeger torna a S.Pellegrino Sapori Ticino da indiscusso protagonista. TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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GASTRONOMIA / TICINO GOURMET TOUR
UN TOUR TRA I RISTORANTI DEL CANTONE CHE DURA TUTTO L’ANNO
PARTIRÀ A NOVEMBRE 2020 IL NUOVO PROGETTO DI SAPORI TICINO SVILUPPATO IN COLLABORAZIONE CON TICINO TURISMO, GASTROTICINO, E TICINOWINE
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icino Gourmet Tour, questo il titolo dell’iniziativa che, partendo dai ristoranti, vuole diventare per i prossimi anni un prodotto turistico a 360° e un sostegno all’economia, promuovendo l’enogastronomia (con tutta la relativa filiera economica e sociale), i prodotti e il territorio tramite una stretta rete di collaborazioni ed una comunicazione molto articolata. Dany Stauffacher, CEO di Sapori Ticino, spiega così le intenzioni del progetto: «È opinione generale che il rilancio del turismo passerà sempre più attraverso un’offerta di qualità: il progetto coniuga infatti questa tendenza con la promozione sul territorio, necessaria per poter dare continu-
ità lavorativa alla categoria della ristorazione, lungo 12 mesi all’anno, ma è anche già concepito e sviluppato come offerta turistica di grande impatto. Dobbiamo valorizzare al massimo la filiera cantonale perché - è importante sottolinearlo - un ristorante non è solo composto dai cuochi, dai camerieri, dal sommelier e così via, ma è un sistema complesso che include tante categorie di lavoratori e fornitori che si muovono dietro le quinte e sono la base di questo lavoro». La base del progetto sarà il coinvolgimento di almeno 60 ristoranti, in futuro aumenteranno, scelti per iniziare questa avventura in rapporto alla qualità della loro proposta. Inoltre saranno distribuiti il più possibile in tutto il Ticino in modo da poter comunicare diversi territori e prodotti. L’obiettivo principale sarà quello di dare il più possibile visibilità al nostro comparto ristorativo cantonale e allo stesso tempo coinvolgere aziende private di qualità con le quali sviluppare attività a scopo commerciale. Attraverso delle videoricette e un portale web ricco di contenuti, il progetto vuole coinvolgere i clienti e accompagnarli anche ad un consumo responsabile trasmettendo video sul trattamento della materia prima, le tecniche di cucina e messaggi sul consumo etico e la lotta allo spreco, partendo sempre da una ristorazione fatta di qualità e sevizio. Angelo Trotta, Direttore Agenzia Turistica Ticinese, ha dichiarato: «Dopo anni di successo di S.Pellegrino Sapori Ticino, iniziativa che ha tenuto alta la bandiera dell’enogastronomia ticinese e
GASTRONOMIA / TICINO GOURMET TOUR
ci ha portato in casa il meglio di quella internazionale, Dany Stauffacher presenta un altro progetto di una certa “envergure” e che ci sta particolarmente a cuore. Il Ticino Gourmet Tour è un’iniziativa ambiziosa il cui principale obiettivo è spingere ulteriormente il concetto di “Ticinesità” nell’enogastronomia. Ticinesità autentica, unica e differenziante: nei piatti, nei prodotti nostrani utilizzati, nel savoir-faire, nell’accoglienza, nel servizio, nell’atmosfera. Recarsi in un ristorante con il label “TGT” dovrebbe trasformarsi in un’esperienza particolare. Un ruolo di grande importanza per il successo dell’intero progetto è affidato alla comunicazione: oltre ai media classici e ai social, il portale web sarà una delle vetrine principali di tutta l’iniziativa e anche il settore dove si concentreranno molti investimenti. Il sito raccoglierà e darà il massimo di informazioni al visitatore per permettere
sia una fruizione in loco (utilizzato quindi come strumento di ricerca) che a distanza quando una persona non si trova direttamente sul territorio ma può parimenti utilizzare il portale per vedere videoricette, o immagini del ristorante, oltre a informazioni turistiche utili e notizie sui prodotti del territorio (vini e cibi). Una delle ulteriori caratteristiche da sottolineare sarà la presenza di un servizio di geolocalizzazione in modo che il turista (ma anche il locale) possa scoprire a quale distanza da dove si trova sono ubicati i ristoranti partecipanti. In questo modo il cliente, anche in base alla disponibilità di spostamento, potrà filtrare i risultati e scegliere la sua destinazione per la cena o il pranzo. Inoltre, questa geolocalizzazione servirà per promuovere le attrattività turistiche della zona. Uno dei cardini su cui si basa il progetto è infatti quello di coinvolgere, accompagnare ed emozionare il cliente: per questa ragione, le ricette diventano uno strumento fondamentale sia per creare interesse e traffico sul portale, ma anche per avere la possibilità di trasmettere, come detto prima, sia le classiche ricette, così come dei messaggi educativi. Questa ultima sezione verrà sviluppata in collaborazione con USI, Università della Svizzera Italiana, in coordinazione con il Prof. Michael Gibbert e i suoi allievi, con cui Sapori Ticino collabora da alcuni anni, a conferma di come azioni sinergiche possano determinare un valore aggiunto. Non da ultimo, la sezione dedicata ai ristoranti si aprirà con la videoricetta per un maggiore coinvolgimento dell’utente e sarà il fulcro del portale web in quanto importante elemento attrattivo per chi visita il sito del Ticino Gourmet Tour. Altro tema importante sarà lo sviluppo di una sezione dedicata ai prodotti del territorio che gli chef utilizzeranno per comporre le diverse ricette. In questo modo si potrà creare un maggior coinvolgimento del cliente che
potrà calarsi appieno nella cultura enogastronomica del Ticino scoprendo le diverse produzioni locali. Per concludere, un progetto forte che inizialmente si rivolge al Ticino, ma è già concepito e pronto per viaggiare oltre Gottardo e in futuro, perché no, anche più lontano.
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GASTRONOMIA / PELLEGRINO ARTUSI
OMAGGIO AL PADRE DELLA CUCINA ITALIANA 02
UN NUOVO VIAGGIO GASTRONOMICO CON PELLEGRINO ARTUSI, CAPOSTIPITE DEI MODERNI FOODBLOGGER: ANTICIPATORE DI TEMI E DI TEMPI, PADRE DELLA CUCINA ITALIANA - E NON SOLO RIUNÌ LE PRINCIPALI RICETTE DELLA CULTURA CULINARIA ITALIANA IN UN MANUALE PIÙ CHE MAI ATTUALE. DI MARTA LENZI-REPETTO
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l 4 agosto 1820 nasceva a Forlimpopoli in Emilia Romagna un gastronomo che è passato alla storia per aver scritto La Scienza in cucina e l’arte di mangiare bene, manuale di cucina e raccolta di ricette, frutto della conoscenza acquisita in numerosi di viaggi su e giù per l’Italia e delle sperimentazioni delle ricette stesse ad opera dei cuochi di casa sua. Un’opera di un autodidatta divenuta un vero e proprio long seller: dalla prima edizione pubblicata nel 1891 a sue spese sino a un grande numero di edi-
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zioni e una vastissima diffusione ancora oggi, raccoglie 790 ricette, dai brodi ai liquori, passando attraverso minestre, antipasti, secondi e dolci. Trasferitosi a Firenze, scapolo, aveva affidato la sua casa e la sua vita a due domestici e un cuoco. La stabilità economica gli permise di abbandonare la professione di commerciante di tessuti e di coltivare le sue passioni, in modo particolare i viaggi e la gastronomia. Visitò parecchie città italiane, compresi ristoranti e trattorie, prendendo appunti su come venivano preparate le
GASTRONOMIA / PELLEGRINO ARTUSI
specialità culinarie del luogo, amando soprattutto la cucina semplice e del territorio. Il suo è un libro basato sull’osservazione: Artusi viaggiava, assaggiava e annotava ogni esperienza gustativa. Più contemporaneo di così! È stato il primo a parlare di cucina domestica, di quei saperi che un tempo appartenevano solo agli osti e ai cucinieri professionisti, mancando una scrittura culinaria vera e propria, restituendo dignità ai piatti di casa parlando con semplicità alle donne, e ascoltandole, trasformandosi nel tessitore dell’Unità degli Italiani mediante quel contesto connettivo costituito dalla cucina, dal focolare domestico. E, non da ultimo, evidenziando l’importanza della qualità e stagionalità degli alimenti. Oltre alle istruzioni per cucinare, talvolta servendosi di aneddoti e citazioni, ha inserito suggerimenti per la conservazione dei cibi, unitamente a consigli di buon gusto e dietetica, sottolineando l’importanza dell’igiene nella lavorazione dei cibi, sino ad allora poco considerata. In 15 edizioni curate personalmente, il libro ha subìto un intenso lavoro di correzione, dal punto di vista linguistico oltre che gastronomico, arricchendosi di sempre nuove ricette, grazie a un ricco carteggio con i tanti, soprattutto donne, che
scrivevano da tutta Italia chiedendo chiarimenti e consigli sui piatti o mandando loro stessi delle ricette, ognuno con il dialetto e il vocabolario diversi, trasformandosi in una vera e propria opera collettiva. Decise di stampare sul frontespizio del libro il suo indirizzo proprio per far sapere dove inviare le nuove ricette da aggiungere nelle edizioni successive. Nacque così il primo ricettario dedicato alla cucina casalinga in un italiano semplice per raggiungere il grande pubblico. A distanza di 200 anni, a causa della pandemia, si è tornati a parlare molto di cucina casalinga creando una nuova opera collettiva digitale. In questi mesi tutti ci siamo trovati a cambiare le nostre abitudini di vita e fra queste le abitudini alimentari. Un avvenimento che segna così profondamente la vita sociale, economica, lavorativa non può non influire sul nostro rapporto col cibo, sui modi di alimentarsi, di approvvigionarsi, di cucinare e di mangiare. L’alimentazione assume la funzione consolatoria o di valvola di sfogo, mangiamo per distrarci, interrompere la noia, soffocare il senso di solitudine. Questa emergenza ci ha costretti ad un riadattamento della routine quotidiana, con un ritorno alla semplicità, con ricette facili e ingredienti genuini.
Con i ricettari cartacei, ma soprattutto online, durante il lockdown tutti abbiamo sperimentato infinite ricette. La convivialità si è spostata sui social network: se non si poteva condividere un pasto con gli amici, si poteva quantomeno condividere la ricetta o prepararla insieme live. Artusi il digitale non lo conosceva, ma si scriveva con le cuoche di tutta Italia e funzionava! Non aveva internet, ma usava la rete ferroviaria e postale. Strumenti diversi, ma con lo stesso fine. Oggi, a livello globale sono esplose diverse App tra cui CookPad, lanciata tempo fa in Giappone, dove gli utenti caricano le foto dei piatti appena cucinati, diventata il miglior posto dove trovare e condividere le ricette di cucina casalinga. Ieri, celebrando sempre la cucina di casa, Pellegrino ha contribuito a valorizzare e tutelare la cucina amatoriale, codificandone le ricette su carta, indicando con precisione gli ingredienti, ma senza inutili dogmatismi. Secondo una ricerca condotta da Glo-
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balWebIndex sull’impatto del Covid-19 sulle nostre abitudini, metà della popolazione ha dichiarato di passare molto più tempo a cucinare da quando è iniziata la quarantena. Le ricerche online relative alla cucina e alle ricette sono raddoppiate. Nello specifico, le ricerche di ricette per fare pizza, pasta e dolci sono aumentate all’incirca di 3–4 volte dopo il lockdown e hanno rimpiazzato ricerche dedicate a ricette di piatti a base di ingredienti più ricercati. Questa crescita conferma un trend già importante che riflette la necessità di cucinare piatti base per il sostentamento quotidiano e per il bisogno di comfort food e un cambiamento nella modalità di cucinare più family-oriented. Le ricerche relative al pane fatto in casa sono aumentate di circa sei volte durante la quarantena: in particolare il protagonista assoluto di questo periodo è stato il lievito, che spesso scarseggiava nei supermercati, e che ha visto le ricerche online aumentare di più di 10
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volte rispetto al periodo pre-quarantena. Ci si è tuffati soprattutto nei prodotti da forno: il 74% ha preparato pizze e focacce, il 65% torte, il 50% il pane, il 33% biscotti. Si è assistito ad un incremento sostanziale (+66%) anche delle ricerche per cibi con benefici funzionali con un’impennata nelle ricerche di ricette semplici e veloci da preparare, che possano accontentare tutta la famiglia e abbiano ingredienti “sostituibili” con quello che si ha in dispensa. In questo modo si è ridotto sensibilmente anche lo spreco di cibo. Inoltre, è accresciuta l’attenzione per i prodotti locali: gli acquirenti sembrano allontanarsi da prodotti che hanno percorso lunghe distanze con molteplici punti di contatto umani, in particolare prodotti come latte, frutta, verdura e carne. Anche Artusi poneva l’accento sulla salubrità dei piatti, suggerendo di mangiare poco e bene. Oggi sappiamo che molte delle ricette raccolte hanno un apporto calorico eccessivo, che gli ortaggi vanno mangiati preferibilmente crudi e non solo in zuppe e stufati, e che è bene variare tra grassi animali e vegetali. All’epoca, però, le conoscenze alimentari in pratica non esistevano eppure lui parlava di qualità degli ingredienti, efficacia del cibo e salute umana. Come tanti di noi, non sapeva cucinare, ma mangiare bene sì. «Per cavarsela ai fornelli non occorre nascere con la casseruola in mano, oc-
corrono amore e abnegazione» - scriveva - «perché non c’è bisogno di ingredienti complessi per realizzare dei buoni piatti, bastano ottime materie prime: con la semplicità del pane, della besciamella, del burro si può fare di tutto, unendo tanta passione, pratica e impegno». Interessante è leggere di come tratti sia di materie prime di grande qualità, ma anche dell’uso di risorse meno pregiate come le frattaglie e le interiora, come midollo e cervella, purché sane secondo i principi dell’epoca, e descriva le tipologie di prodotti più opportuni da impiegare nelle diverse stagioni. Sostenitore del km 0 ante litteram, Artusi riassume l’essenza della vera cucina: ingredienti semplici, poveri, ricette da fare con cura e dedizione, conoscenze che arrivano da tradizioni popolari, qualche trucco per esaltare il tutto agli occhi dei commensali. E grande amore per il mangiar bene, anche al ristorante. Tradizione domestica e tradizione professionale. Anche oggi due diversi modi di mangiare, entrambi importanti, e mai in contrapposizione, neanche in tempi di emergenza. Due modalità diverse ma parallele, che si completano a vicenda e che ci permettono di viaggiare in un mondo fantastico. Rileggiamo l’Artusi, cuciniamolo, mangiamolo e andiamo anche al ristorante.
01 Prima edizione del 1891 de “La Scienza in cucina” con brossura. Copia molto rara da rintracciare intonsa essendo un libro utilizzato in cucina. 02 Manifesto del Convegno di studi Artusi 100. Il secolo Artusiano, organizzato in occasione delle celebrazioni per il centenario della morte di Pellegrino Artusi nel 2011 dall'Accademia della Crusca a Firenze e da Casa Artusi a Forlimpopoli.
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GASTRONOMIA / RASSEGNA GASTRONOMICA
TUTTI I SAPORI DEL MENDRISIOTTO
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a Rassegna Gastronomica del Mendrisiotto e Basso Ceresio rappresenta ormai da oltre 50 anni l’appuntamento tradizionale d’autunno per i ristoranti dell’estremo sud della Svizzera italiana. Una manifestazione che si rinnova costantemente e che ha voluto tenere fede ai suoi impegni anche in un anno speciale come questo, seppur introducendo alcune modifiche nel programma. Questa Rassegna propone un’offerta gastronomica estremamente variegata, con piatti ispirati alla cucina del territorio, specialità stagionali classiche e rivisitate in chiave moderna. E dunque, sella di capriolo, vitello al gin Bisbino, spätzli fatti in casa, cervo, lumache brasate, zuppa di pesce, maialino al forno, lepre in salmì, sono solo alcune delle proposte che non potranno mancare tra i piatti messi in carta dai ristoranti aderenti all’iniziativa. Senza naturalmente dimenticare salumi e formaggi, paste, pani e dolci tradizionali che rappresentano un vanto assoluto di questo territorio. Il tutto accompagnato dai celebri vini del Mendrisiotto, autentico fiore all’occhiello della produ-
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ALL’ARRIVO DELL’AUTUNNO TORNA UN TRADIZIONALE APPUNTAMENTO CON LA 57ESIMA EDIZIONE CHE SI TERRÀ DAL 1° OTTOBRE AL 1° NOVEMBRE. SONO BEN 33 I RISTORANTI PARTECIPANTI CON UN OSPITE D’ECCEZIONE: IL RISTORANTE META DI PARADISO.
01 Antonio Florini, presidente del comitato organizzatore 02 Ristorante META 03 Grotto Loverciano 02
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zione enologica svizzera e non solo, che negli ultimi anni hanno riscosso importanti riconoscimenti e prestigiosi premi a livello internazionale. Il presidente del comitato organizzatore Antonio Florini sottolinea «l’importanza di questo evento che ogni anno genera nella regione un rilevante indotto per i ristoranti che vi partecipano, che hanno la possibilità di attrarre nuovi clienti e far conoscere meglio la loro cucina. In un anno poi di grande difficoltà per tutto il settore della ristorazione e dell’accoglienza, questa Rassegna rappresenta anche la testimonianza della volontà degli operatori di mettersi dietro le spalle il difficile momento affrontato nei mesi appena trascorsi e ripartire con rinnovato vigore ed entusiasmo». Il Ristorante META di Paradiso ha aderito volentieri all’iniziativa in veste di Ristorante ospite, con la consapevolezza dell’importanza di proporre alla clientela ticinese, ma anche d’oltrefrontiera, una gastronomia del territorio basata su prodotti locali genuini, trattati nel rispetto delle tradizioni, non senza un occhio di riguardo per la creatività e l’innovazione.
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Ogni ristorante partecipante proporrà due o tre piatti della rassegna oppure due piatti e un menù. Alcuni partecipanti prevedono anche un piatto studiato appositamente per i bambini. Per ogni piatto consumato da un adulto viene rilasciato un omaggio e un timbro sul passaporto del goloso. A passaporto ultimato (massimo due timbri per ristorante), viene consegnato il premio finale. Tra tutti coloro che completano il passaporto verranno sorteggiati tre partecipanti che si aggiudicheranno un prestigioso premio
messo in Palio da BPS (Suisse). Come ogni anno viene organizzato anche un concorso di disegno per bambini. Possono partecipare tutti i bambini che ordinano il piatto del bambino. Visitando il sito www.rassegna.ch è possibile scaricare il libretto associato alla Rassegna in formato digitale, con tutti i menu proposti dai ristoranti partecipanti e molte informazioni utili.Il libretto cartaceo consegnato dai ristoratori permette invece la raccolta dei timbriche consentono ai buongustai di assicurarsi i prestigiosi premi.
RASSEGNA GASTRONOMICA Casella Postale 1213 CH-6850 Mendrisio T. +41 (0)76 430 94 83 www.rassegna.ch
Rassegna Gastronomica
Mendrisiotto e Basso Ceresio
Dal 1° ottobre al 1° novembre 2020
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GASTRONOMIA / RISTORANTE META
UN PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO UN RAPPORTO DA LUGANO PUBBLICATO DAL CANALE ONLINE DELLA CELEBRE GUIDA GAULT&MILLAU, DEDICATO AI GIOVANI CHEFS ATTIVI IN TICINO, SEGNALA TRA LE ECCELLENZE IL RISTORANTE META CON IL SUO CHEF LUCA BELLANCA.
01 La copertina di un’edizione cartacea della Guida Gault&Millau
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sperti gastronomi della famosa Guida Gault&Millau, tra cui il capo redattore Urs Heller, sono stati in visita a Lugano e sono rimasti molto favorevolmente impressionati dai notevoli passi avanti compiuti dall’alta ristorazione ticinese e, in particolar modo, dal contributo di creatività e innovazione offerto da alcuni giovani chef, tra cui appunto Luca Bellanca, alla testa della cucina del Ristorante META, che da alcuni mesi si presenta in una veste totalmente rinnovata. Affascinato dalla magnifica vetrata del Ristorante META, direttamente affacciato sul lungolago, il critico gastronomico ha definito la cucina “eccellente e sorprendente”. Luca Bellanca è uno chef che ha maturato significative esperienze in locali di prestigio in Europa e nel mondo. La sua proposta gastronomica si avvale di prodotti di straordinaria qualità, freschezza e rispetto del ciclo 01
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GASTRONOMIA / RISTORANTE META
delle stagioni. Un aiuto importante gli viene dalla profonda conoscenza e dall’influenza esercitata dalla cucina iberica. Due piatti su tutti hanno soddisfatto il palato dell’esperto Gault&Millau; uno spettacolare prosciutto Pata Negra utilizzato per la farcitura dei ravioli e una “vellutata” di
Parmigiano Vacche Rosse con qualche goccia di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena. Un riconoscimento importante per Luca Bellanca e l’auspicio per un suo definitivo ingresso nel novero dei grandi chef che rendono l’alta cucina svizzera particolarmente apprezzata a livello internazionale.
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GASTRONOMIA / RISTORANTE BERTON AL LAGO DELL’HOTEL “IL SERENO”
INCANTO LACUSTRE UN LUOGO IDEALE PER PERDERSI NELLE PIACEVOLEZZE DELLA VITA DI GIACOMO NEWLIN
RISTORANTE BERTON AL LAGO HOTEL “IL SERENO” Via Torrazza 10 IT-22020 Torno (CO) T. +39 031 547 78 00 www.serenohotels.com
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orno è un piccolo Comune della provincia di Como, che vanta un’interessante storia ricca di vicissitudini, che risale all’epoca pre-romana. Affacciato sulla sponda interna del Lario a sette km. da Como, Torno dal 2017 accoglie una struttura alberghiera a 5 stelle lusso “Il Sereno”, di nome e di fatto, dallo stile architettonico
unico, anche nell’arredamento interno, situata possiamo dire “pieds dans l’eau”, le cui stanze, tutte, sono provviste di un’esclusiva vista lacustre, con sulla riva opposta Cernobbio e Moltrasio. Non mi soffermo sulle amenità di questo prestigioso albergo, poiché desidero accennare alla sua ristorazione. Va da sé che in un resort del genere doveva trovare spazio un ristorante altrettanto di prestigio il “Berton al Lago”. Andrea Berton per chi non lo sapesse è uno chef cinquantenne originario del Friuli, che dopo numerose e importanti esperienze professionali in locali stellati, apre nel 2013 a Milano un ristorante che porta il suo nome e che presto ha ottenuto la stella Michelin. Dopo qualche anno inizia la collaborazione con la proprietà dell’Hotel “Il Sereno” e dà la sua impronta al ristorante “Berton al Lago” per il quale anche qui ottiene la stella della guida rossa, con la conduzione dello chef Raffaele Lenzi. Per i suoi menu Raffaele, che non lascia spazio
GASTRONOMIA / RISTORANTE BERTON AL LAGO DELL’HOTEL “IL SERENO”
all’improvvisazione ma mette a frutto l’esperienza e la formazione maturate da Berton, si ispira in particolare, ma non solo, ai prodotti, anche di nicchia, che la regione e la zona di Torno e del lago offrono: dalle erbe aromatiche ai formaggi, dalle carni ai pesci di lago, senza dimenticare, per gli accostamenti, le più pregiate produzioni vinicole della Valtellina. Il tutto condito con un estro ed una sensibilità negli accostamenti che rendono esclusiva e godibile ogni singola pietanza. Nulla è lasciato al caso, anche il pane, che spesso in Italia rappresenta un neo
della ristorazione, qui da Berton al Lago è fatto in casa con il lievito naturale, insieme ai grissini e alle deliziose sfogliatine. Un esempio delle proposte suggerite dallo chef e da noi assaggiate con grande soddisfazione, sono i piatti del menù degustazione chiamato “Fidarsi” e ci mancherebbe altro: Pane, pomodoro e misticanza; Salmerino in brodo; Funghi cardoncelli, radice di loto e pesto di menta; Sgombro marinato, cipollotto e taccole; Spaghetti al pistacchio e ravanelli; Raviolo arrostito e maialino; Lavarello alla mugnaia e alghe; Agnello, peperoni, borragine
e ciliegie; Sorbetto di acetosa, bergamotto e Saint Germain. Un fuoco d’artificio di sapori e accostamenti equilibrati, garanzia di una scuola che non lascia nulla al caso. Sulla carta delle vivande trovano posto anche piatti specie della tradizione italiana preparati a regola d’arte, ne cito solo alcuni tra i tanti come: Il vitello tonnato con i capperi; I garganelli con ragù alla bolognese; Il controfiletto di manzo e patate arrosto e per terminare i gelati e il Tiramisù. Va da sé che in questo magico luogo la carta dei vini sia adeguata ad ogni esigenza di abbinamento e ad ogni preferenza. Il valore aggiunto del “Berton al Lago” e di tutta la struttura de “Il Sereno”, è poi rappresentato dal personale, che accoglie l’ospite con un garbo e una squisitezza di modi che rende il momento conviviale un’esperienza unica, quindi un plauso all’impostazione data dalla proprietà, la famiglia Contreras e a tutti coloro che seguono con professionalità e coinvolgimento un’impostazione vincente, dalla direzione alle brigate di cucina e di sala. TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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GASTRONOMIA / AL PORTO
AL PORTO CON IL SUO AMMIRAGLIO: NEL REGNO DELLA DOLCEZZA INTERVISTA CON ANTON FROSCHAUER, DIRETTORE E PRINCIPALE AZIONISTA DELLE CONFISERIES, CAFÉS E RISTORANTI AL PORTO. DI PAOLA CERANA
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nton Froschauer, Direttore e principale azionista delle Confiseries, Cafés e Ristoranti Al Porto, mi riceve con un sorriso gentile che infonde buonumore. L’accoglienza è il fil rouge che contraddistingue lo storico Grand Café Al Porto di Lugano, il più grande dei sette Al Porto in Ticino, e lo si percepisce sin dal primo passo attraverso le due porte d’ingresso in legno, fedeli custodi di memorie e di segreti. Qui il tempo sembra essersi fermato nei meandri romantici dell’800 e l’effervescenza di Via Pessina scivola nella calda quiete di un salotto che ha molto da raccontare.
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irettore, poco si sa di lei. Come nasce il suo interesse per il mondo della “dolcezza”? «Io vengo dall’Austria e sono arrivato in Ticino nell’86, dopo aver concluso la mia formazione come cameriere e cuoco. Da qui nasce l’affinità a questo mondo, come dice lei, della dolcezza. Ho lavorato in diversi dipartimenti di un albergo di lusso ad Ascona per 10 anni, dopo di che nel ’94 ho iniziato quale responsabile degli acquisti per tutto il gruppo Al Porto. Nel ’96 ci fu la possibilità di fare un management buyout e io colsi questa opportunità con il sostegno di altri soci, creando e diventando azionista maggioritario della Confiserie Al Porto SA». Dunque il vostro punto forte è stato sin dall’inizio quello dei dolci… «Sì, fin dall’inizio ci siamo concentrati sulla Panetteria, Pasticceria e Confet-
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teria, con la produzione e i 3 punti vendita a Locarno e Ascona che avevamo rilevato e che hanno segnato l’inizio vero e proprio della nostra storia». Da Locarno a Lugano, come è stato il percorso? «Eravamo già presenti in Piazza Grande e in Piazza Stazione a Locarno-Muralto, come pure sul lungolago ad Ascona. A Locarno abbiamo in seguito aggiunto un flying desk, un punto vendita esterno davanti alla Globus, e abbiamo ristrutturato il negozio e Café in Piazza Stazione. Anche in Viale Monte Verità, all’entrata di Ascona, abbiamo aperto una boutique molto elegante, un vero gioiellino. A questi punti vendita si è poi aggiunto, nel 2000, il Grand Café Al Porto di Lugano». Una scelta facile o una sfida? «Una sfida certamente. Per noi è stata un’occasione unica, perché rappresentava il primo passo oltre il Ceneri, con un concetto di ristorazione più ampio, in una location storica veramente unica. Eravamo giovani e pieni di voglia di fare, forti della conoscenza ed esperienza del mondo della gastronomia. Per questo, per la prima volta, abbiamo integrato un ristorante e un’offerta gior-
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to offre, dal bell’ambiente del Ristorante alle salette al piano superiore, con il suggestivo Cenacolo Fiorentino. Qui si ha la possibilità di pranzare o di cenare (previa prenotazione per convivi da 20 a 40 persone) in una cornice davvero unica».
naliera ampliata grazie alla pasticceria e confetteria. L’allora noto Ristorante Bianchi già Biaggi, aperto solo a mezzogiorno e la sera, riservato a pochi e riparato agli sguardi dei curiosi da pesanti tende, si è trasformato in un locale aperto tutto il giorno e accessibile a tutti anche solo per bere un caffè o per gustare una dolce creazione Al Porto. Ci siamo impegnati a ripristinare l’ambiente originale, cercando di ricreare la stessa atmosfera di un tempo, curando minuziosamente tutti i dettagli». Una sfida vincente quindi? «Sì, ci è voluto coraggio per aprire una location come Al Porto in centro città. Un nome che nel cuore di Lugano poteva suonare curioso. In realtà è diventato presto un brand, un marchio di qualità, con il suo distintivo colore rosso, che però non abbiamo voluto imporre a questo luogo storico per rispettarne lo stile. Abbiamo trovato la
giusta formula, ispirandoci alle ambientazioni francesi dei Grand Cafés per onorare questa casa così densa di cultura e di storia. Oggi, dopo 20 anni, posso dire che le nostre scelte sono state apprezzate».
L’ambiente secondo lei influenza lo stato d’animo dei clienti che si riuniscono qui? «Sicuramente. Anche molti incontri di lavoro trovano qui la collocazione perfetta. Quando si pranza nel Cenacolo Fiorentino, l’impatto è come dire… di solennità ma presto l’atmosfera si scioglie e anche un incontro d’affari può trasformarsi in un momento conviviale. Lo stesso vale per presentazioni importanti, valorizzate da questa cornice».
Avete avuto immediato riscontro positivo o avete dovuto conquistare i clienti? «Il nuovo concetto ha riscontrato subito un grande interesse ma abbiamo anche dovuto conquistare i clienti, perché non eravamo conosciuti come ristorante, ma solo come pasticceria, quindi all’inizio taluni erano scettici».
In effetti la storia è l’anima del Grand Café Al Porto… «Sì, qui infatti nel ’45 fu ospitato un incontro segreto che concluse l’Operazione Sunrise (di cui si può leggere sul nostro sito), che quest’anno ha celebrato i 75 anni. Per queste importanti vicissitudini siamo stati invitati a far parte dei Locali Storici d’Italia».
La gente è venuta e non solo per il Panettone… «Sì, abbiamo tantissimi clienti habitué, amanti della nostra pasticceria e della nostra cucina d’impronta mediterranea. Altrettanto apprezzati sono gli ambienti che il Grand Café Al Por-
Quali altre novità hanno caratterizzato lo sviluppo di Al Porto? «Nel 2007 abbiamo fatto un importante investimento nella produzione, rinnovandola completamente e spostandola a Tenero, dove tutto viene prodotto quotidianamente grazie a 30 collaboratori che si occupano della Pasticceria, della Panetteria e della Confiserie. La invito a visitare il nostro laboratorio artigianale, ne vale veramente la pena». Sarà un privilegio, grazie! Poi negli anni a seguire cosa è successo? «Abbiamo aperto l’Al Porto Café Lago a Muralto, creando un ambiente molto invitante e particolare, con ampie vetrate, molta luce, una bella terrazza e una splendida vista sul lungolago. 02 TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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Questo locale ha inoltre vinto un premio da parte dei clienti, il Best of Swisse Gastro. Una grande soddisfazione, anche perché è situato a soli 100 metri dall’Al Porto Piazza Stazione e non è evidente far funzionare bene due posti così vicini».
ed è una soddisfazione relazionarsi con un cliente nuovo che poi tornerà e ricordare le sue preferenze se chiede “il solito, grazie”. Che bello: il solito, il cliente sa di trovare quello che cerca e il cameriere o la venditrice sono contenti di soddisfarlo».
Al Porto ha i suoi clienti abituali ma anche molti turisti incantati dalla vetrina… «Sì, è un grande riconoscimento vedere quante persone si fermano ad ammirare le vetrine, fotografano i dolci come se fossero opere d’arte. Anche per Paolo Loraschi, con noi da 30 anni, Maître Créateur, vicedirettore e comproprietario, vedere l’ammirazione dei passanti è un premio al suo lavoro».
Questo succede in tutte le vostre location immagino… «Sì certo, anche presso l’ultimo nato, l’Al Porto di Bellinzona, inaugurato a giugno, proprio di fronte alla stazione. Una
Avrà con sé un team molto affiatato… «Sì, possiamo contare su una squadra molto stabile, sia in produzione sia nei negozi dove si conoscono i gusti e i desideri della maggior parte dei clienti. Al giorno abbiamo circa 2’500 clienti 04
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bellissima casa in stile neoclassico, con grandi colonne e vetrate, un elegante Café e uno splendido bancone di presentazione di oltre 7 metri di lunghezza. Siamo stati accolti con molta simpatia dai bellinzonesi. “Finalmente siete arrivati anche qui!” Questi i commenti che hanno premiato anche i 12 collaboratori che sono motivati a dare il meglio». Questo potrebbe invogliarvi a spaziare anche in altre città? «Non vogliamo fare il passo più lungo della gamba. Attualmente siamo ben distribuiti in Ticino, occupiamo in tutto 111 collaboratori e formiamo 10 apprendisti. Questa è una grande responsabilità». Parliamo un po’ delle vostre creazioni adesso, la nobilitazione della dolcezza… «Tutto nasce dalla creatività di Paolo Loraschi sempre alla ricerca di nuove creazioni e sapori sorprendenti. Per esempio le nostre torte nuziali, si possono scegliere nello stile classico intero oppure composte da singole porzioni che insieme formano un’opera a più piani, così ogni ospite ha la sua mini torta ben presentata. Parliamo di “cake design” per torte nuziali ma anche per compleanni, feste o anniversari aziendali, quindi torte da 20 fino a 120 persone o oltre. Ogni torta è unica, come un capo d’alta moda creato su misura. Per questo invitiamo gli sposi a venire in laboratorio per degustare ma anche per ideare insieme la loro torta, consigliandoli negli abbinamenti e nelle scelte». Artigianalità e design: la vostra vetrina riassume questi valori… «Sì, cerchiamo di proporre sempre qualche novità pur mantenendo le
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GASTRONOMIA / AL PORTO 07
«La regia è sempre dietro le quinte e a me piace organizzare, motivare, gestire squadre che possano lavorare bene. Sovente sono anche al fronte dei nostri esercizi, dove sono gli attori, come osservatore e coach discreto, per vedere come fare sempre meglio. La più bella soddisfazione è vedere i nostri collaboratori che hanno successo».
specialità tradizionali. Spesso i clienti chiedono “cosa c’è di nuovo?”, anche se poi sovente scelgono il “loro preferito”, appunto».
Ed è proprio dietro le quinte dove tutto ha inizio. Colto l’invito a visitare il laboratorio a Tenero scopro: burro, zucchero, farina e quel lievito madre che da trent’anni dà vita ai famosi panettoni Al Porto. Un minuzioso equilibrio di temperature, di dosi e soprattutto di mani capaci: ecco il segreto di un successo che si tramanda. La luce che penetra dalle ampie finestre sin dalle prime sfumature dell’alba si mescola ai profumi degli amaretti e dei cakes al limone appena sfornati con millimetrica precisione. Ma è l’armoniosa serenità che regna tra i collaboratori a confermare il valore di una regia attenta e sensibile, evidente oltre ogni modestia.
Non solo dolci ma anche cioccolato e torte salate… «Certo, lavoriamo artigianalmente anche il cioccolato e abbiamo proposte salate per aperitivi, sempre in stile Al Porto. Canapé, quiche, pane gourmet che fanno sempre bella figura. Possiamo soddisfare anche esigenze vegetariane, vegane, senza lattosio e senza glutine, con prodotti di nicchia». Più un’esigenza o una moda secondo lei? «Spesso un’esigenza. La richiesta di queste specialità prive di lattosio e/o glutine è sempre più ampia, anche da parte di persone senza intolleranze che semplicemente amano il prodotto. È una questione di valore e di rispetto nei confronti dei clienti, non siamo medici, né farmacisti ma vogliamo rispettare quel che promettiamo».
01 Interni Ristorante Grand Café Al Porto
Un’ultima curiosità: lei, Direttore di questa bella impresa, difficilmente compare in primo piano. Come mai la scelta di stare dietro e quinte?
02 Al Porto Bellinzona 03 Al Porto Café Lago, Locarno-Muralto 04 Al Porto Ascona, Viale Monte Verità 05 Truffes d’or 06 Ventaglio Al Porto 07 L‘Albicocca
CONFISERIE AL PORTO IN BREVE Fondazione Fondata 1963 ad Ascona, Management buyout nel 1996 e da allora sotto la direzione di A. Froschauer. Produzione Produzione artigianale a Tenero. Al Porto in Ticino 7 punti vendita, Cafés e Ristoranti a Locarno, Ascona, Lugano e Bellinzona, di cui 5 aperti 7/7 giorni. Sito internet e Online shop www.alporto.ch con specialità che si prestano per l’invio postale e le creazioni che si trovano nei negozi. Collaboratori 111, di cui 10 apprendisti, suddivisi in 37 in produzione e cucina, 58 nel servizio e nella vendita, 16 nei servizi interni e amministrazione. Premi e riconoscimenti • Swiss Bakery Trophy 2 medaglie d’oro con L’Albicocca e La Castagna, medaglia d’argento con il Panettone Nostrano, medaglia di bronzo con il Tortino “Senza Senza” (senza glutine e senza lattosio). • Swiss Location Award per il Grand Café Al Porto, Lugano. • Best of Swiss Gastro per l’Al Porto Café Lago, Muralto-Locarno. • Locali Storici d’Italia. • Die schönsten Cafés und Tea Rooms der Schweiz, Pubblicazione del Schweizer Heimatschutz.
08 Torte matrimonio 08 TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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GASTRONOMIA / MAISTÀ
ECCELLENZE ITALIANE I FRATELLI BORGHESE SONO ALLA GUIDA DI UN’AZIENDA CHE PORTA SULLA TAVOLA PRODOTTI ALIMENTARI SELEZIONATI E UTILIZZATI DAI MIGLIORI CHEF AL MONDO, FACENDO RIVIVERE I SAPORI DELLA TRADIZIONE CULINARIA ITALIANA.
mediterranea: dalla famosa pasta di Gragnano IGP alla Mozzarella di Bufala DOP. La nostra missione è dunque quella di far conoscere al mondo la genuinità e la bontà dei migliori prodotti italiani. Attraverso progetti di ricerca e formazione continua contribuiamo allo sviluppo di una corretta cultura alimentare, sempre più importante e necessaria per migliorare la qualità di vita.
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ome è nata l’idea di far conoscere al mondo la genuinità e la bontà dei migliori prodotti italiani. «I prodotti del settore agroalimentare italiano sono ben noti in tutto il mondo, ma non sempre, purtroppo, la qualità si accompagna alla loro notorietà. Noi abbiamo compiuto, dopo aver a lungo viaggiato e frequentato ristoranti in vari Paesi esteri, una scelta ben precisa, quella di esportare soltanto prodotti selezionati la cui elevata qualità nasce dal rispetto dei va-
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lori che alimentano le tradizioni di una volta e l’amore per la terra nel rispetto di metodi di preparazione naturali ed eco-sostenibili. Questa nostra filosofia nasce dal rispetto che abbiamo delle nostre tradizioni, tramandateci in famiglia a partire dal nonno che ci ha educato al gusto e alla qualità dei cibi buoni e genuini. In quest’ottica siamo riusciti nel corso degli anni a raccogliere un consistente numero di eccellenze dell’enogastronomia italiana, il cui valore è stato ampiamente riconosciuto dalla dieta
Come avviene la selezione dei prodotti da proporre al mercato? «La continua ricerca dei migliori alimenti ci consente di consolidare rapporti di collaborazione con produttori artigianali in grado di tramandarci antiche tradizioni gastronomiche italiane. Non semplici produttori, ma dei veri e propri maestri in grado di creare opere d’arte di alta gastronomia. Selezioniamo dunque con la massima cura e con l’ausilio di esperti solo prodotti certificati in Italia e all’estero. In questo modo siamo sicuri di garantire la totale tracciabilità e la provenienza da zone in cui sono ancora vivi metodi tradizionali di allevamento e di lavorazione naturale».
GASTRONOMIA / MAISTÀ
blematici anche in Ticino, ma sono fiducioso che, anche grazie al supporto della Confederazione, le attività nel settore turistico e della ristorazione possano riprendersi completamente in breve tempo».
Una scelta orientata alla qualità dei prodotti ma non solo… «Infatti. Proponiamo ai nostri clienti solo prodotti che rispettano requisiti di tracciabilità della filiera, lavorazione artigianale controllata, coltivazione naturale, tradizione consolidata del produttore, e come già detto, certificazioni di qualità. Tutto questo ci ha consentito di consolidare il nostro prestigio a livello internazionale e di proporre sempre nuovi prodotti in linea con le caratteristiche sopraelencate». Il vostro sistema di conservazione e distribuzione dei prodotti implica un importante ricorso alla tecnologia… «Assolutamente sì. Con l’ausilio della tecnologia preserviamo infatti l’integrità del prodotto in tutto il suo percorso: 1.500 mq di spazio dedicato alla corretta gestione e conservazione delle nostre eccellenze. La nostra affidabilità è indispensabile per garantire l’integrità dei prodotti. Per ogni cliente siamo in grado di mettere a punto un’offerta personalizzata, con un servizio organizzato e sicuro, rispettando i tempi di consegna sull’intero territorio grazie a una f lotta di automezzi propri. Inoltre, la nostra partnership con aziende logistiche di primario livello garantisce un servizio rapido, accurato e che rispetta la giusta temperatura anche nelle consegne a livello internazionale».
Avete creato una “Bottega delle Eccellenze. Di che cosa si tratta? «Abbiamo sempre pensato che sarebbe stato bello rendere disponibili i nostri prodotti anche ai privati, ad appassionati di cibo e di ristoranti che amano cucinare anche a casa propria, condividendo prodotti e ricette con familiari ed amici. Questa modalità di vendita on line propone dunque prodotti difficilmente reperibili, frutto di una selezione ancora più accurata, decine di prelibatezze assolute per gli amanti del gusto e del piacere». La Svizzera è il vostro principale mercato di riferimento… con quali risultati? «Se si considera che sono solo cinque anni da quando abbiamo iniziato a distribuire i nostri prodotti in Ticino e in Svizzera, direi che i risultati sono senz’altro molto positivi. La gastronomia italiana di qualità gode di una grande reputazione e i rapporti che abbiamo stabilito per esempio con molti chef di prestigiosi ristoranti ci conferma la bontà della nostra scelta. Questo continuo processo di crescita, che ci ha portato in poco tempo ad un posizionamento importante sul mercato, non sarebbe stato possibile senza la positiva accoglienza e la disponibilità manifestateci da parte di istituzioni e imprenditori locali che ci hanno sempre supportato nella nostra iniziativa. Certo, gli ultimi mesi sono stati pro-
Lo stesso non si può dire per i piccoli produttori italiani dai quali acquistate le vostre specialità… «In questo caso la crisi è stata molto più grave con un blocco pressoché totale di molte attività. I nostri produttori sono per lo più imprese artigianali e ben presto hanno risentito della mancanza di liquidità determinata dalla contrazione generale del mercato. Credo che sia necessario da parte del governo e di tutti gli operatori del settore sostenere in ogni modo la filiera alimentare che costituisce un patrimonio prezioso che non può assolutamente andare perduto». La vostra espansione all’estero non si limita alla sola Svizzera… «Meno di due anni fa abbiamo aperto ad Amsterdam il ristorante Fiko che ha avuto subito un ottimo successo al punto che nel giro di pochi mesi abbiamo aperto una seconda sede specializzata nel take away di cibi italiani. A breve rafforzeremo ulteriormente la nostra presenza in Svizzera (Zurigo) e su vari mercati esteri con una rete di vendita che non riguarderà soltanto il canale Ho.Re.Ca (Hotellerie, Restaurant, Cafè) ma anche la grande distribuzione e il retail. Siamo sempre più convinti che i prodotti italiani abbiamo nel mondo straordinarie potenzialità espansive, a condizione però di mantenere sempre i più elevati standard qualitativi». www.maistafood.ch
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GASTRONOMIA / G.B.C. FRUTTA VERDURA IMPORT
DALLA TERRA ALLA TAVOLA
L’AZIENDA A CARATTERE FAMILIARE, CON SEDE A MANNO, VANTA UN’ESPERIENZA CENTENARIA NEL SETTORE DEL COMMERCIO DELLA FRUTTA E VERDURA. MA RAPPRESENTA SOPRATTUTTO L’ESEMPIO DI COME LA TENACIA E COESIONE DELLA FAMIGLIA BERNASCONI ABBIA PORTATO, ANNO DOPO ANNO, A COSTITUIRE UNA REALTÀ IMPRENDITORIALE TRA LE PIÙ ATTIVE E DINAMICHE DEL TICINO
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uesta storia di successo inizia a partire dal lontano 1887 quando i fratelli Bernasconi, originari di Casate di Novazzano, decidono di aprire alcune ditte a Lugano per il commercio di “pollami, frutta e legumi”, alimentando le vendite con prodotti provenienti dal Mendrisiotto. Leopoldo, nonno di Gilberto, che attualmente gestisce l’impresa familiare con l’aiuto dei figli Giacomo e Andrea, apre poi nel 1912 un negozio di frutta, verdura e commestibili in piazza della Riforma, mentre i fratelli gestiscono l’attività di commercio di pollami nella centralissima via Nassa. La vocazione imprenditoriale di Leo-
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poldo conosce nei successivi decenni una costante espansione e nel 1934 si traferisce al numero 4 della la Via al Forte con una rivendita di “uova, frutta, legumi, primizie e conserve”. E sono ancora i figli di Leopoldo, Rodolfo e Leopoldo, a portare avanti l’attività commerciale che nel frattempo aveva visto, accanto alla vendita ai privati, una sempre più marcata penetrazione nella forniture di prodotti freschi per la ristorazione. Lugano cambia e si trasforma, il Ticino conosce un rapido processo di modernizzazione ed è Gilberto, alla guida dell’azienda dal 1974, ad essere protagonista delle profonde innovazioni che accompagnano g.b.c. fino ai giorni nostri,
a cominciare dalla decisione, nel 1987, di trasferire la sede dell’azienda nell’area industriale di Manno, su un sedime di 7.300 mq, nella vicinanza dello svincolo autostradale di Lugano Nord. Il moderno edificio risulta essere tuttora all’avanguardia per quanto attiene alla razionalità delle aree di carico e scarico, garantendo al meglio la conservazione dei prodotti in funzione della catena del fresco. Inoltre, già all’epoca della sua costruzione poteva vantare impianti tecnici progettati per il recupero energetico ed il rispetto dell’ambiente. Oggi l’azienda è leader in Ticino per l’importazione da tutto il mondo di prodotti ortofrutticoli provvedendo a servire ristoranti, alberghi, negozi, ospedali e mense scolastiche in tutto il Ticino, da Chiasso ad Airolo. La gamma delle referenze si è progressivamente accresciuta nel corso degli anni e attualmente comprende anche prodotti secchi, come farine, pasta, sughi, conserve, ecc., oltre a varie altre forniture per l’albergheria e la ri-
GASTRONOMIA / G.B.C. FRUTTA VERDURA IMPORT
storazione. I fornitori vengono selezionati con accuratezza grazie ad un’analisi preventiva, confermata poi da un monitoraggio sistematico sul prodotto consegnato. Da non sottovalutare, ancora, il servizio di impacchettamento di frutta e verdura, così come richiesto di volta in volta dal cliente. La g.b.c oltre che proporre prodotti locali e svizzeri in generale commercializza frutta e verdura provenienti da ogni parte del mondo. Al fine di soddisfare i propri clienti ha dunque consolidato una precisa filosofia aziendale: qualità, freschezza e servizio. Ciò significa efficienza del trasporto dal produttore alla sede di Manno, programmazione mirata degli acquisti volta a limitare lo stoccaggio della merce e infrastrutture all’avanguardia per assicurare ambienti ottimali atti a garantire la freschezza del prodotto anche durante le fasi di scarico e carico della merce. Il trasporto e la distribuzione di generi alimentari freschi, come in primo luogo i prodotti ortofrutticoli, devono infatti fornire risposte a particolari esigenze di conservazione delle merci. In quest’ottica, g.b.c. è in grado di assicurare un servizio di qualità per quanto riguarda la logistica e i trasporti di prodotti alimentari, soprattutto freschi.
Gazzetta Ticinese, 20.12.1912
Il sistema di lavoro efficiente di g.b.c. ha portato l’azienda a certificarsi su più fronti: dal 1998 la g.b.c. è certificata ISO 9001:2015 per la frutta e la verdura, dal 2007 è certificata SwissGap per la frutta, le verdure e le patate e dal 2009 è certificata BIO per la frutta e la verdura. Il sistema agroalimentare è uno dei più sensibili ai temi della logistica: la distanza fra le aree produttive e quelle di consumo è un elemento caratterizzante dei rapporti produzione/commercializzazione/distribuzione. Inol-
Popolo e Libertà, 24.11.1917
tre, il sistema è soggetto a forti sollecitazioni, legate all’evoluzione della domanda da parte dei clienti, all’internazionalizzazione dei mercati, sia di approvvigionamento che di sbocco, nonché alla riorganizzazione delle imprese alle quali i prodotti sono destinati. I prodotti freschi deperibili sono in ogni caso la vera cartina di tornasole di queste tendenze in atto e per essi la logistica è lo strumento irrinunciabile di controllo della loro variabile principale: il fattore “tempo”. Proprio per questo g.b.c. ha fatto del trasporto e della conservazione dei prodotti alimentari freschi il suo punto di forza, mettendo in campo tutte le ultime innovazioni e novità per conservare gli alimenti freschi al meglio, mantenendone intatte tutte le proprietà. Una scommessa e un impegno che si rinnova con successo da oltre un secolo.
www.gbcsa.ch TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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GASTRONOMIA / RAPELLI
IL BUONO DELLA VITA VA CONDIVISO 01
LA STORIA DI UN SALUMIERE DI STABIO DIVENUTO AMBASCIATORE DELLA GASTRONOMIA TICINESE NEL MONDO.
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uesta straordinaria vicenda imprenditoriale inizia a Stabio, un borgo con poco più di 2000 abitanti, dove i contadini vivevano vendendo ai negozi i frutti del loro lavoro in un’economia di sussistenza. Fu qui, che Battista Rapelli festeggiò nel 1906 l’arrivo del primogenito Mario (cui seguirono nel 1908 il fratello Aldo e nel 1910 la sorella Rosa) e fu qui che crebbe e si formò un giovane salumiere coraggioso e appassionato. Quando nel 1917 il padre del dodicenne Mario decise di partire volontario sul fronte italiano la famiglia decise di trasferirsi al Montalbano di Stabio, un’incantevole grotto tipico ticinese circondato dai vigneti. Seguirono anni difficili dovuti alla crisi economica, ma al momento di decidere la strada da percorrere, il giovane Mario scelse di seguire le orme paterne iniziando il tirocinio da macellaio a Lugano e Besso. Nonostante il futuro incerto non si perse
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d’animo affrontando come una vera e propria sfida l’occasione di rilevare la macelleria salumeria Rattaggi situata nel nucleo di Stabio, in Via Giulia, con l’aiuto finanziario dello zio Pin. L’avventura ebbe dunque inizio nel 1929 con due soli apprendisti ma ben presto la cura nella lavorazione di carni, salami e prosciutti, la passione e la tenacia per il lavoro, unite ad una indubbia capacità imprenditoriale, consentirono alla qualità e al buon nome della ditta di affermarsi gradualmente col passare degli anni. Mario Rapelli deve gran parte del suo successo a Maria Crivelli, figlia dell’impresario Giuseppe Crivelli, originaria di Novazzano, sposata nel 1932. La donna, dal carattere forte e dall’indiscussa vitalità, aiutava il marito nella gestione della bottega e impartiva direttive in modo da garantirne il buon andamento. La passione per la ristorazione e il
convivio trovano un accrescimento nel Grotto Montalbano, luogo dove Mario Rapelli era cresciuto con la mamma Anna Regazzoni, e gli zii. Il grotto, gestito dallo zio Giuseppe divenne in breve un’estensione della Bottega Rapelli, il cuore pulsante dell’attività dove ospiti e clienti venivano invitati a degustare i prodotti. Nella sala c’era un grande grill dove il cuoco cucinava carne alla griglia, i salumi venivano finemente affettati e una saletta denominata “dei cacciatori” accoglieva gli amici per cene ed eventi privati. La piccola salumeria di paese che negli anni ‘30 vendeva prevalentemente a Stabio ed era gestita in famiglia, diventa in pochi decenni un salumificio in grado di rifornire negozi di tutta Svizzera con le sue specialità. Dopo il 1939 arrivano gli anni della guerra e del contingentamento, quando la Confederazione prevedeva l’assegna-
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zione di un numero limitato di capi di bestiame ad ogni Cantone. Alla Rapelli toccò la metà dei 100 maiali messi a disposizione del Ticino, dato che Mario Rapelli col suo salumificio offriva le maggiori garanzie per la lavorazione e distribuzione del prodotto. Il 1944 è un altro momento cardine nella storia dell’azienda, quando Mario costruisce il nuovo stabilimento, sempre in Via Giulia (luogo della sua prima Bottega e dove intendeva fermamente continuare l’attività), che inizialmente dà lavoro a 10 salumieri. Seguirono i primi contratti nella grande distribuzione tra cui la Coop di Basilea ed i suoi negozi. E, finalmente, gli anni ‘60 sono quelli del boom economico e la Rapelli vive un momento di espansione straordinario: dai 20 dipendenti del 1951 a 400, mentre i maiali lavorati settimanalmente aumentarono da 40 a oltre 500. Il forte legame col suo Comune portò Mario Rapelli ad essere eletto sindaco di Stabio, mantenendo la carica per otto anni, fino al 1960. Negli anni successivi, non mancherà di fare sentire la propria voce in consiglio comunale 04
GASTRONOMIA / RAPELLI 05
mosso da un attaccamento appassionato per il territorio e per i suoi abitanti. Ma gli anni ‘60 sono soprattutto quelli del cambio generazionale e dell’avvento in azienda del figlio di Mario e Maria Rapelli, Silvio. Terminati gli studi nel Canton Svitto, inizia la sua gavetta in azienda. Per il padre Mario è fondamentale trasmettergli le tradizioni, la competenza, l’amore per l’arte salumiera e per la qualità. Silvio guarda avanti e intuisce la necessità e l’opportunità di sviluppare un nuovo formato di vendita: nasce l’affettato confezionato sottovuoto. Un’innovazione che si rivelerà epocale. Una fase intensa, di difficoltà, timori e pazienza. Dopo vari prototipi, e lunghi mesi di sperimentazione, il 19 settembre 1969, la Rapelli effettua la sua prima spedizione: 19,2 Kg di salumi sottovuoto, accompagnati personalmente dalla stazione di Mendrisio alla volta di Basilea. Fu il primo tentativo riuscito, non solo in Svizzera ma addirittura in Europa, di confezionare i salumi in un imballaggio trasparente proponendo prodotti di grande qualità. Il modo di preparare e stagionare i salumi costituisce infatti il punto di forza della Rapelli. Un metodo e una tecnica sempre uguali: tutti i salumieri dovevano imparare a speziare con gli ingredienti delle ricette, nelle quantità prestabilite, mettendo sempre la qualità davanti a tutto. Tassello fondamentale di questo sviluppo è stata sempre la formazione dei salumieri e il passaggio delle tradizioni, della passione e dell’amore per l’arte salumiera di generazione in generazione. La cultura della Bottega è ancora oggi il valore più forte in azienda. Grazie all’amore perl’arte salumiera ereditata da Mario e da Silvio, Rapelli è ambasciatore della ticinesità in tutto il paese, presente sul mercato con i prodotti a marchio “Rapelli”, primo marchio di salumeria in Svizzera, e con quelli della linea regionale “Ticinella”, una selezione di specialità fortemente radicate al territorio. Tra i prodotti spiccano il
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Prosciutto crudo Pioradoro, lavorato a mano, stagionato 16 mesi e affinato a quasi 2.000 metri sull’Alpe Piora, dove i profumi della flora e dell’aria alpina gli donano un sapore semplicemente inimitabile. Un’altra eccellenza del territorio è il “Salame dei Castelli d Bellinzona”, un salame nostrano affinato in una cantina del Castello di Montebello, espressione massima della passione per l’arte della stagionatura. E, ancora, merita senz’altro una citazione il “Prosciutto crudo del Grotto”, una novità dei Mastri Salumieri di Rapelli affinata nella cantina di un tipico grotto del Viale alle Cantine di Mendrisio, ai piedi del Monte Generoso. Un attaccamento al territorio che vive oggi anche attraverso la scelta delle spezie utilizzate per impreziosire diverse specialità (coltivate, selezionate ed essiccate sul territorio cantonale) e con il sostegno a molteplici iniziative di promozione della cultura gastronomica
ticinese in tutta la Svizzera, come eventi, passeggiate enogastronomiche e rassegne, fino all’apertura di un ristorante ambasciatore delle eccellenze e dei sapori ticinesi nel cuore di Zurigo, il Ristorante-Salumeria La Bottega di Mario, premiato col prestigioso riconoscimento nazionale del settore “Best of Swiss GastroAward” 2019. 01 La Bottega di Mario Rapelli in via Giulia a Stabio 02 Mastri Salumieri di Rapelli. Legatura manuale del salame 03 Mario Rapelli fondatore e primo Mastro Salumiere 04 Bottega Rapelli 05 Scena di consumo in Bottega Rapelli
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• Sistemi di allarme, di rilevazione e spegnimento incendio, di video-sorveglianza, di controllo accessi e gestione dei tempi di lavoro. • Servizi di sicurezza, interventistica su allarme, ronde di vigilanza, piantonamenti di sicurezza. • Centrale operativa 24/24h per la ricezione e gestione di allarmi fissi e mobili con protezione e localizzazione satellitare, servizi di call center. • Cyber security, analisi dei rischi, gestione della sicurezza, sensori ambientali.
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LUSSO / PANERAI
LA RINASCITA DELLA LEGGENDA
PANERAI CONTINUA IL SUO PERCORSO EVOLUTIVO E RIDEFINISCE LA DIMENSIONE ESPRESSIVA DELL’EPICO LUMINOR MARINA. A LUGANO GLI OROLOGI PANERAI SONO IN VENDITA PRESSO IL PRESTIGIOSO NEGOZIO BUCHERER, DIRETTO DA FRANZ REICHHOLF.
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n un anno espressamente dedicato all’orologio Luminor Marina, Panerai esplora ancora una volta direzioni originali nel campo della creatività riscrivendo il vocabolario estetico del modello emblematico che più di ogni altro incarna l’inconfondibile immagine del marchio. Oggi questo fondamentale pilastro si presenta con una collezione che mostra un’identità accentuata. Un degno successore naturale dello storico orologio da sub concepito nei primi anni ‘50, che deve il suo nome “Luminor” alla particolare sostanza luminosa, il trizio, utilizzata nel corso della seconda guerra mondiale. Il nuovo Luminor Marina (PAM01313) - 44mm segna dunque l’ennesimo passo in avanti in un continuo processo di sviluppo. È il risultato dell’incontro tra innovazione avanzata e tradizione di lunga data, ma ricorda i codici di un’estetica unica e destinata ad imporsi come inimitabile. L’espressione grafica del quadrante viene ulteriormente amplificata dalla reazione naturale alla base del composto fluorescente. Il Super-LumiNovaTM ad alte prestazioni è stato selezionato dal laboratorio di Idee Panerai per rinnovare la collezione. Il nuovo riferimento è caratteriz-
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LUSSO / PANERAI
BUCHERER SA Via Nassa 56 CH-6900 Lugano +41 (0)91 923 14 24 www.bucherer.ch zato dal verde neon della sua retro luminescenza, un colore evocativo invariabile che rimanda alle origini del marchio. Il cuore meccanico della collezione è il calibro P.9010, un movimento automatico di soli 6 mm di spessore interamente progettato e sviluppato da Panerai. Affidabile e preciso, ha una riserva di carica di tre giorni e ha una specifica funzione pratica distintiva per l’impostazione rapida della lancetta delle ore, adeguando anche la data. Impermeabile fino a 30 bar (una profondità di circa 300 metri), il nuovo Luminor Marina (PAM01313) viene fornito con il cinturino in pelle di alligatore. Un secondo cinturino tecnico in gomma completa l’equipaggiamento. TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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LUSSO / BOUTIQUE J.A.D.E LUGANO
ELEGANZA E STILE. LE PIETRE PIU’ BELLE DEL MONDO E MARCHI PRESTIGIOSI SIAMO STATI A VISITARE NEL CUORE DELLA VIA NASSA, AL 52, LA BOUTIQUE DI GIOIELLERIA ED OROLOGERIA J.A.D.E, DOVE CI HA RICEVUTO CON UN SORRISO CORDIALE IL PROPRIETARIO, SIMONE STEFANI.
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opo aver bevuto un buon caffè, abbiamo chiesto di raccontarci come è nata l’idea di aprire proprio a Lugano un negozio di gioielleria ed orologeria che si sviluppa su due piani. «Passione. Una parola che racchiude un mondo di emozioni. È questa la magica parola che ha accompagnato i primi due anni della Boutique J.A.D.E a Lugano. Il nostro Team, ha un’esperienza di oltre vent’anni nel settore, trascorsi come distributori e commercianti di grandi marchi di orologi e gioielli, e dirigendo importanti Boutique in Europa. Il nome che abbiamo scelto, acronimo di Jewelry, Art, Design, Experience, esprime i valori e la scelta stilistica delle collezioni che presentiamo in negozio. Sono raffinate, distintive, iconiche, uniche. Adatte ad un pubblico variegato. Il logo del negozio, la Nassa, antica rete dei pescatori che abitavano le vie attorno al lago, vuole essere un segno di rispetto verso le tradizioni luganesi. E Lugano è una città deliziosa, elegante. Con una grande tradizione di negozi di alta gioielleria ed orologeria. Ci stiamo facendo voler bene, come già ne vogliamo alla città ed ai suoi cittadini».
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Come scegliete le collezioni J.A.D.E Haute Joaillerie? «La fortuna che abbiamo, è quella di aver visitato moltissimi paesi, avendo avuto esperienze che portiamo quotidianamente in negozio. Quando parliamo di pietre preziose, di smeraldi, rubini, zaffiri, tormaline paraiba, non è sufficiente avere un certificato prestigioso per consigliarne la scelta ai nostri clienti. Vogliamo tracciare la provenienza delle pietre, sapere come sono state estratte. Solo allora possiamo ritenerci soddisfatti. Miriamo soltanto all’eccellenza, niente di meno. Se negli anni abbiamo costruito un network di clienti internazionali, che ci chiedono di trovare per loro le pietre più rare al mondo, lo dobbiamo all’inesauribile cura per il dettaglio e per la precisione, che ci porta a ricercare sempre e soltanto il meglio. Collaboriamo come partner scelti con le miniere australiane Argyle Diamond, dove si estraggono rarissimi diamanti rossi, blu e rosa e con il Gemmological Institute of America, l’istituzione di riferimento per la certificazione dei diamanti. Acquistiamo direttamente in Sud America i migliori smeraldi colombiani e brasiliani. Recentemente abbiamo venduto a Lugano alcune pietre molto importanti, che sono state scelte non soltanto per la loro inestimabile bellezza, ma anche per il loro valore d’investimento. Ci piace lavorare lontano dai riflettori, perché in questo settore la discrezione
LUSSO / BOUTIQUE J.A.D.E LUGANO
è una caratteristica fondamentale. I clienti di Lugano hanno imparato ad apprezzarci poco a poco, ed il passaparola sta funzionando come la migliore forma di pubblicità». Ci vuole raccontare come intrattenete i vostri clienti come utilizzate il secondo piano… «Quando i clienti vengono su appuntamento per visionare pietre e diamanti rari, utilizziamo il secondo piano del negozio, dove abbiamo allestito un salotto con il pianoforte. Ci piace intrattenere i nostri ospiti con della buona musica, e ascoltare le loro esigenze. Nelle collezioni J.A.D.E Haute Joaillerie, creiamo pezzi unici incassando pietre importanti in montature che i nostri artigiani producono in Italia, a Valenza, culla e patrimonio dell’alta gioielleria italiana. I nostri maestri sono gli stessi che producono gli Atelier di Bulgari, Tiffany, e delle più grandi marche del panorama mondiale. Qualora il cliente sia invece interessato ad una marca in particolare, è nostra cura procurare l’oggetto del suo desiderio, avendo, grazie all’esperienza maturata, accesso a tutte le migliori marche del panorama internazionale». Oltre alle vostre creazioni, siete dunque anche concessionari di importanti marchi di orologeria e gioielleria per Lugano ed il Ticino? «Le marche che rappresentiamo in negozio, come dealer ufficiali per il Canton Ticino, sono espressione della migliore gioielleria Italiana e mondiale. Come J.A.D.E International Brands
rappresentiamo marche con posizionamenti di prezzo molto vari, da cifre accessibili a tutti, a creazioni importanti e molto costose. Marco Bicego, azienda vicentina in forte espansione, è una marca specializzata nella lavorazione a bulino dell’oro. Le sue collezioni Lunaria, Masai, Paradise, sono iconiche e vestono una donna moderna e dalla forte personalità. Con Boutique monomarca in tutto il mondo, è una delle prime cinque aziende italiane del settore. Mattioli, con l’iconica collezione Puzzle, è forse la più antica azienda italiana, essendo proprietaria del primo punzone di gioielleria conosciuto a Torino. È stato un successo istantaneo a Lugano. Utopia, brand milanese di proprietà della famiglia Gaia, è IL brand italiano di perle. Con Mikimoto si contende il trono di brand di riferimento nel segmento gioielleria in perle. Pesavento, altra azienda vicentina, è l’incontrastato leader per quel che riguarda l’alta gioielleria in argento. Abbiamo venduto benissimo la sua collezione DNA, e da poco ha iniziato a produrre gioielli in oro 18ct che abbiamo prontamente acquistato per proporli alle nostre clienti di Lugano. Costituisce il regalo perfetto quando si vuole un gioiello da vestire tutti i giorni. De Meglio è un’azienda italiana di Valenza, proprietaria del brevetto dei bracciali tennis elastici in diamanti e pietre preziose. Rinforza il nostro assortimento di bracciali, di cui andiamo orgogliosi. Zancan, brand vicentino, è stata invece la nostra scelta per l’offerta di gioielleria ed alta gioielleria da uomo. Se i clienti passeggiano di fronte alle nostre vetrine, noteranno che ci piace variarle, per offrire continuamente degli spunti differenti. Presto contiamo di allargare la nostra offerta di brand, aggiungendo delle marche dalla grande tradizione e storia. I nostri gioielli sono presentati anche presso due straordinari Hotel di Lugano, l’Hotel Splendide Royal e l’Hotel Villa Principe Leopoldo.
Se invece parliamo di orologi, la ricerca della marche è stata certamente più complicata. La via Nassa è per concentrazione di negozi di gioielleria ed orologeria, una delle vie più importanti al mondo. I nostri colleghi rappresentavano già molti dei migliori marchi di orologeria. Ma fortunatamente le tecnologie nell’alta orologeria svizzera sono in continua evoluzione e nuovi brand emergono nel ruolo di key players. Siamo stati fortunati, perché possiamo rappresentare marchi che sono in forte espansione. Rebellion Timepiece, è un brand svizzero di alta orologeria con una forte connotazione sportiva. Ricerca nei materiali, e design sono all’avanguardia nel settore. Predator e Re-Volt sono le sue collezioni iconiche. Cvstos è un grande marchio di orologeria, con un design del quadrante inconfondibile. I Sea Liner e Jet Liner sono tra i best sellers a Lugano. Orologi capaci di essere indossati durante immersioni superiori ai 100m di profondità e perfetti per lo Yachting. Le Rhone è un marchio svizzero di alta orologeria di cui ci siamo innamorati per il suo modello Hedonia in diamanti. Le fasi lunari, i pavée di diamanti ed un atmosfera da sogno ne caratterizzano le collezioni. Jacob&Co non ha bisogno di presentazioni. È il marchio più innovativo del mondo, e gli orologi e le meccaniche più costose degli ultimi anni portano la firma di Jacob Arabo, l’istrionico proprietario. Non possiamo non citare le collezioni God Father ed Astronomia che per i grandi appassionati di orologi sono vere e proprie opere d’arte. Cos’altro dire? Venite a trovarci!». www.jadelugano.com
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LUSSO / BELOTTI OTTICAUDITO
IL PERCORSO OLFATTIVO DI BELOTTI COME ESPRIMERE LA PROPRIA PERSONALITÀ CON LE FRAGRANZE ARTISTICHE.
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a shopping experience concepita da BELOTTI per i propri Centri si concretizza in un vero e proprio percorso multisensoriale basato sui 5 sensi: Vista, Udito, Tatto, Gusto e...Olfatto.
In particolare per l’Olfatto, BELOTTI ha concepito un affascinante percorso olfattivo attraverso il quale il cliente viene invitato ad immergersi nel mondo delle fragranze artistiche, lungo un percorso in cui ogni tappa è rappresentata dalla scoperta di un profumo diverso, che lo porterà a scoprire e ad individuare quello che esprime più di ogni altro la sua personalità, il suo carattere e il suo carisma. Al cliente viene proposta una rosa di profumi che gli consentirà, attraverso una selezione progressiva di varie fragranze e di strumenti test che BELOTTI ha concepito, ideato e realizzato in esclusiva per i propri Centri, di arrivare alla scelta definitiva della propria personalissima fragranza. Il percorso olfattivo firmato BELOTTI esprime appieno la sua filosofia di “Passione per i Sensi”. Il cliente viene infatti coinvolto in una degustazione sensoriale che lo porterà a riconoscere le note olfattive che meglio interpretano la sua personalità: il percorso parte da una semplice domanda: “Le piacciono i profumi?” a seguito della quale il Cliente viene invitato dallo staff BELOTTI a raccontarsi in un viaggio del tutto personale.
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Le essenze delle preziose collezioni di profumeria artistica risvegliano infatti elementi visivi, suscitano emozioni già vissute o completamente nuove…Basta chiudere gli occhi per viaggiare nel tempo e nello spazio… “Non c’è una seconda occasione per fare una buona prima impressione” – Oscar Wilde o Will Rogers? Chi dei due abbia citato per primo questa frase non ha grande importanza, quello che conta veramente è che, come dice la psicologa L. Blank, bastano solo 7 secondi per farsi un’idea sulla persona che ci si può trovare di fronte. Solo 7 secondi.
Durante la giornata, per lavoro, per piacere o per puro caso, si ha modo di incontrare molte persone, diverse e uniche tra loro. Spesso da questi incontri nascono delle vere e proprie “experience” dettate dai nostri cinque sensi che, in modo più o meno intenso, entrano in gioco e ci permettono di capire se ci sarà alchimia o meno con chi abbiamo conosciuto. Il Profumo rappresenta in questo processo sicuramente un biglietto da visita unico ed inconfondibile. Nel corso degli anni BELOTTI ha sviluppato relazioni con i piu’ prestigiosi brand dell’alta Profumeria di Nicchia, tra cui Histoires de Parfums, Liquides Imaginaires e Blend Oud.
LUSSO / BELOTTI OTTICAUDITO
La biblioteca olfattiva di Histoires de Parfums racconta di personaggi famosi, anni mitici, poesie e musica, associati ad essenze naturali, floreali, fruttate e speziate, che grazie alla loro varietà riescono non solo a trasmettere vere e proprie storie nei profumi ma anche a dare l’idea di creatività, lusso e nobiltà. Secondo un percorso più filosofico, Philippe di Meo di Liquides Imaginaires ha ideato acque profumate simboliche, caratterizzate da un forte potere emozionale, quasi sacro. Con Liquides Imaginaires vuole catturare ricordi, desideri, punti di forza e debolezze che alludono al nostro Io più intimo, guidando chi
indossa le sue creazioni in un viaggio di introspezione. Bellissima enciclopedia di fragranze concepite con il cuore. Per i più avventurosi, amanti delle atmosfere orientali, la collezione Blend Oud ripercorre un antico viaggio nella tradizione araba del blending: l’arte di miscelare oli preziosi alla ricerca della fragranza perfetta, grazie all’ingrediente principale di questa linea, l’ OUD, definito anche oro liquido per la sua rarità, che possiede un aroma ricercato, profondo, caldo ed avvolgente. Indossare Blend Oud significa conquistare per sé il lusso più grande: vestire la calma e conquistare il tempo.
Il punto di forza delle essenze di nicchia e della Profumeria Artistica sta nel fatto che si affidano esclusivamente alla qualità del prodotto, che nasce dalla scelta di preziose materie prime di qualità superiore che le distingue dai prodotti di massa. Ed è per questo che nei Centri BELOTTI totalmente in linea con tale filosofia, è possibile trovare le fragranze per un'experience olfattiva davvero unica ed indimenticabile.
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EVENTI / SIMONETTA ROTA - MORE THAN EVENTS
SIMONETTA ROTA NON È SOLTANTO LA FONDATRICE E TITOLARE DI UN’AGENZIA CON SEDE A LUGANO SPECIALIZZATA NELLA PROGETTAZIONE E ORGANIZZAZIONE DI EVENTI AZIENDALI E PRIVATI: È UN AUTENTICO VULCANO DI DINAMISMO E CREATIVITÀ CON CUI TRASFORMA OGNI INIZIATIVA IN UN EVENTO MEMORABILE.
LA CREATIVITÀ AL SERVIZIO DEL CLIENTE molto riguarda la “cura” mia e di tutto lo staff, che unita alla predisposizione nell’ascolto del cliente e alla capacità di capire le sue esigenze, ci consentono sempre di individuare la soluzione più idonea e originale, in grado di soddisfare tutte le richieste curando e personalizzando ogni più piccolo dettaglio: dal concept che guida l’evento, alla ricerca della location più inedita, all’organizzazione di attività di intrattenimento singolari alla ricerca continua di personaggi autorevoli che portino grande valore aggiunto».
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ore than events. Un nome che è già una dichiarazione d’intenti. Quali sono i punti di forza che caratterizzano la sua agenzia? «Direi innanzitutto la grande versatilità, l’esperienza e il know how maturati in 20 anni trascorsi in multinazionali che ci permettono di interpretare le esigenze dei Leader e i desideri dei loro collaboratori e coniugarle in sintonia, con un tocco di coinvolgimento emotivo che rende i nostri eventi more than events. Un aspetto a cui tengo
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Eppure lei è arrivata a specializzarsi in questo settore dopo aver maturato significative esperienze in ambiti apparentemente molto distanti… «Apparentemente vero. La prima parte della mia vita si è svolta tutta all’interno di aziende multinazionali, rivestendo con determinazione e successo ruoli manageriali di business development, gestione delle persone unita alle strategie di marketing. L’esperienza accumulata, oggi mi regala la sintonia con il Leader che incontro. Ho lavorato a stretto contatto con manager, a cui sono grata, che mi hanno dato la possibilità di crescere e assumere ruoli di leadership, accogliendo sempre di buon grado la mia creatività e la mia espressione in ambiti di pianificazione strategica. Tutto questo in aziende del calibro di Microsoft, Adobe e Trend Micro che mi hanno forgiato professionalmente, in un giusto “mix&match” tra praticità e creatività, preparandomi a quello che è oggi l’og-
getto della mia passione per il lavoro: la pianificazione e realizzazione di eventi distintivi e ambiziosi per prestigiosi clienti in Svizzera e in Italia». Con quali parole definirebbe sinteticamente la specificità di Simonetta Rota - more than events? «Aiutiamo i Leader a portare le emozioni in azienda. Il punto di partenza è l’instaurarsi di un dialogo profondo, confidente con lo scopo di rendere il contatto umano veloce, schietto, sorretto da intenzioni autentiche e obiettivi condivisi. Questa è la nostra creatività, una creatività diversa, capace di dare forma all’idea iniziale in ogni sua sfaccettatura. Essere “creativi” vuol dire per noi dar vita a qualcosa di bello e inaspettato; accompagnando gli altri a sperimentarlo in prima persona con i sensi e a viverlo come qualcosa di proprio. Certamente non limitarci alla proposta di una location, due stuzzichini da mangiare e quattro fiori ad abbellire. Ma ascoltare, intuire e progettare. E ciò non serve a nulla se non è sostenuto dalla concretezza di un risultato in un percorso di condivisione che coinvolge il cliente, lo emoziona, lo rassicura e prosegue anche una volta che l’evento è concluso, curando che il ricordo abbia lasciato una traccia indelebile. In questo senso parlerei dunque di competenze, di passione, originalità e totale dedizione messa in ogni progetto professionale. In estrema sintesi, quello che facciamo è creare vere e proprie esperienze che mettano in luce ciò che
EVENTI / SIMONETTA ROTA - MORE THAN EVENTS
c’è dietro ogni evento: ovvero aziende fatte di individui con progetti, sogni, storie, idee e valori personali, ancor prima che professionali». Lei ama spesso ripetere che “la differenza la fanno i dettagli”. Che cosa significa? «I dettagli nel saper cogliere con sensibilità i desideri profondi, innanzitutto. Questo si traduce poi nel nostro modo di comunicare e curare tutti gli aspetti del progetto, dalla realizzazione di una grafica coordinata e di un sito dedicato all’evento, alla raccolta tramite la nostra piattaforma di tutte le informazioni degli Ospiti, necessarie ai fini di legge e importanti ai fini della customer satisfaction, alla ricerca o alla produzione artigianale del cadeau più adatto da donare al termine dell’evento, fino alla scelta e realizzazione più meticolosa degli allestimenti e della “Mise en place” che arricchiscono l’evento di quella magia unica e speciale, non abituale. Oggi, l’interesse degli invitati a una cena o a un pranzo non è più solo il cibo; chiunque ormai può regalarsi una cena al ristorante! Motivo per il quale, quando mi chiedono una consulenza per le cene di Natale, consiglio sempre di valutare il vero fulcro dell’evento, che appunto non è portare i propri collaboratori fuori a cena! Il food rimane un tema di fondamentale importanza all’interno di un evento; va scelto e testato con scrupolo e attenzione, ma sedersi a tavola significa vivere un’esperienza fatta di sensazioni, impressioni e consapevolezze. La comunicazione è parte integrante di ogni evento che si rispetti, e il comunicare passa anche, per l’appunto, attraverso la ricerca di quello che io chiamo wow effect». Per promuovere la sua agenzia oltre ai social e ai media digitali lei ha scelto di ricorrere ad un bellissimo magazine “Plus, il valore aggiunto nel mondo degli eventi”: come spiega questa scelta?
«Abbiamo fatto ricorso a tutti gli strumenti che abitualmente si utilizzano per far conoscere la propria azienda. Ma sentivamo che mancava ancora qualcosa di distintivo e allora abbiamo inventato Plus, proprio perché in un magazine ci metti quello che pensi, quello che hai fatto, quello che farai. Magari per taluni sarà anacronistico, ma a noi la carta piace, perché è coinvolgente, regala inconsciamente un’esperienza sensoriale e senza dubbio, è qualcosa che vale più di una clip destinata ad annegare nel web o di un selfie ritoccato. Un magazine porta dentro di sé il lavoro di chi lo pensa, impagina, scrive, stampa... In “plus”, oltre al cuore, abbiamo messo quello che pensiamo e sappiamo fare relativamente agli eventi». Nei prossimi numeri di Ticino Welcome approfondiremo aspetti diversi del vostro lavoro e racconteremo eventi “memorabili” che avete realizzato. Ma c’è una attività in cui siete specialisti e che merita di essere anticipata… «Immagino che si riferisca al format di eventi per Leader che abbiamo ideato: “Metti, una sera a cena”. Siamo orgogliosi di questa iniziativa, in cui diamo voce a personaggi celebri e autorevoli che si confrontano su temi attuali con Leader che vogliono evolvere e fare della loro Leadership, un talento rinnovato e di valore. Le Celebrity si metteranno a confronto con gli Ospiti in un brainstorming acceso e stimolante su temi attuali e strategici, oggi più che mai punti di forza da valorizzare nella quotidianità lavorativa e nel rapporto con i collaboratori. Non seminari, non conferenze né corsi, ma serate consulenziali e di valore, ad alto impatto relazionale ed emozionale, senza ruoli e formalità. Un’occasione di privilegio per coinvolgere Clienti o Manager del proprio staff, in un approccio diretto con il protagonista e trarne innovativi spunti di ispirazione e motivazione. I temi di queste serate vertono sui valori, aspetti imprescindi-
bili da rivalutare e da cui ripartire per fare la differenza, soprattutto in questo periodo storico e fanno appello all’impegno e alla responsabilità individuale di ogni Leader a determinare un cambiamento epocale. A condurre queste serate a tema: Oscar di Montigny, Chief Innovation, Sustainability & Value Strategy Officer di Banca Mediolanum, grande sostenitore dell’Economia Sferica, centrata sull’essere umano e sulla gratitudine come dimensione decisiva; Gerardo Segat, coach di caratura internazionale, membro del comitato direttivo italiano di YPO, la principale organizzazione mondiale di leader e CEO e membro del Change Makers Club, ristretto gruppo di relatori, ispiratori di cambiamento, a livello mondiale che aiuterà a trovare le ispirazioni giuste per far emergere le forze trainanti della Leadership e focalizzarsi sulle componenti dell’autenticità: identità, valori, emozioni e vulnerabilità; Federico Moccia, scrittore, sceneggiatore, regista e autore televisivo italiano, grande conoscitore del mondo emozionale e di come le emozioni devono essere trattate, anche in contesti aziendali e Vittorio Sgarbi, critico d’arte, saggista, politico, personaggio televisivo e opinionista che con la sua grandissima cultura ci condurrà in una serata tra Arte e Impresa come perfetto connubio di progresso e meraviglia. Mi piacerebbe tanto parlarvi anche della potenza trainante dell’adrenalina in ambito aziendale e delle nostre Exclusive Driving Experience, ma prometto che lo farò la prossima volta!». Per contattarci e richiedere gratuitamente il nostro Magazine: SIMONETTA ROTA – MORE THAN EVENTS Via P. Lucchini 10 CH-6900 Lugano T. +41 (0)78 9108339 T. +39 349 9517822 info@simonettarota.com TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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EVENTI / KAIROS ALLESTIMENTI
EVENTI COSTRUITI SU MISURA
PAOLA TOMMASINI È LA FONDATRICE E L’ANIMA CREATIVA DELLA SOCIETÀ KAIROS ALLESTIMENTI CHE SI OCCUPA DI EVENTI A TUTTO TONDO E FORNISCE COPERTURE, ARREDAMENTI E ACCESSORI DI ALTA QUALITÀ ED ELEGANZA PER ALLESTIRE EVENTI PRIVATI E BUSINESS.
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artiamo da una curiosità. Perché avete scelto per la vostra società un nome così particolare? «Kairos è la parola greca che definisce il tempo opportuno, la buona occasione, il momento propizio in contrapposizione a kronos, il tempo sequenziale, lo scorrere delle ore. In questa prospettiva ideale Kairos allestimenti si occupa proprio dell’occasione, dell’evento speciale che per importanza e unicità devono essere vissuti al meglio».
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Dunque la personalizzazione di ogni progetto costituisce l’autentico valore aggiunto di ogni vostra attività… «Grazie a una competenza consolidata in anni di attività concretizziamo nell’evento quel particolare momento da ricordare, commemorare e immortalare. Così, per esempio, gli eventi aziendali su misura aiutano a raccontare la storia del brand, mentre gli eventi privati personalizzati permettono di realizzare il sogno di una vita nel
EVENTI / KAIROS ALLESTIMENTI
Ph: ©Fabrice Bouverat
giorno più bello o commemorare quegli anniversari o momenti speciali che saranno ricordati per sempre».
Molti in Ticino vi conoscono per aver costruito e allestito la Crystal Loft presso il Lido di Bissone. Di che cosa si tratta? «Crystal Loft è la location d’eccellenza per eventi aziendali di classe. Si tratta di una tensostruttura trasparente di grandi dimensioni sulle sponde del lago di Lugano e fruibile annualmente da ottobre a dicembre. In questo periodo natalizio propone atmosfere
davvero magiche con un servizio personalizzato a 360° in base alle specifiche esigenze del cliente». I vostri eventi e gli allestimenti superano i confini del Ticino… «La società opera principalmente in Ticino ma negli ultimi anni ha allargato il mercato ai confini nazionali. Lo scorso anno era presente a Montreux nel periodo natalizio, in Engadina, nel Canton Vaud e Soletta». Lei tramette in questa attività un grande entusiasmo. Qual è l’aspetto più bello del vostro lavoro? «Direi senz’altro il contatto con il cliente, la conoscenza di molte persone e la possibilità di visitare sempre nuovi posti ed avere sempre nuovi progetti da realizzare, a volte anche logisticamente non facili da raggiungere quando è necessario coordinare diversi mezzi di trasporto, utilizzando se opportuno anche l’elicottero».
Ph: ©Fabrice Bouverat
Il vostro intervento non si limita soltanto all’ideazione di un evento ma fornite direttamente anche soluzioni, strutture e servizi necessari per realizzarlo… «Kairos allestimenti si propone come un’azienda innovativa e molto attenta alle nuove tendenze di moda e realizza ad hoc allestimenti di design e artigianali in esclusiva per le aziende che lo richiedono creando qualsiasi atmosfera desiderata. Tra le ultime linee di arredo, citiamo la linea Metropoliatan. Attenta alle novità di mercato anche per quanto riguarda lo specifico settore delle coperture: lo scorso anno ha presentato e introdotto in Svizzera la nuova greenhouse “La Fenice”, una struttura in ferro e policarbonato di grande eleganza che si distingue per il suo stile e la particolarità architettonica che ricorda le serre dei magnifici giardini inglesi».
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AUTO / MOTORI IBRIDI
IL FUTURO SARÀ ELETTRICO
IL SETTORE DELL’AUTO SI AVVIA AD UNA SILENZIOSA RIVOLUZIONE, SPECIE PER I MODELLI DI ALTA GAMMA. DI ANDREA GRANDI 01
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el caleidoscopio delle attuali cronache, dove le ambizioni industriali di un recente passato si mescolano con nuove responsabilità ambientali, si inizia a leggere un messaggio sempre più chiaro: la nostra futura mobilità sarà elettrica. È una evoluzione irreversibile, che non risparmia nessun marchio. Avete presente Bentley? Oggi controllata dalla tedesca Volkswagen, nel 2019 ha celebrato il suo primo secolo di attività confermando che entro il 2023 avrà almeno una versione ibrida per ogni modello in catalogo, e nel 2025 una vettura a trazione esclusivamente elettrica. È una evoluzione imposta dal mercato: le vendite di Bentayga Hybrid (01), la fuoristrada Suv elettrificata di casa Bentley, in quasi cinque anni hanno superato le ventimila unità. E dato che anche il lusso vive di conferme, nelle scorse settimane Bentayga ha presentato il modello 2020. Novità di forma: linee del frontale, calandra, gruppi ottici e paraurti fronte-retro, ora richia-
mano il family-feeling di Continental GT e Flying Spur, le ammiraglie coupé e berlina della casa britannica. Novità di sostanza: rinnovati le linee di volante, arredamenti interni e sedili, specie posteriori, che regalano ai passeggeri altri dieci centimetri ad una abitabilità che già era perfetta. Migliorata anche la parte elettronica, con uno schermo che ora gestisce, fra l’altro: proiezione dei dati di bordo ed
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info-traffico direttamente sul parabrezza, head-up display; ricariche wireless per telefonia mobile secondo i protocolli Apple Car Play e AndroidAuto; alloggiamento per una scheda sim integrata e ricevere, per esempio, musica online da ascoltare con l’impianto audio di serie da 590 Watt, oppure in opzione da 1780 Watt. Il model-year 2020 di Bentayga tuttavia rinnova la sua fedeltà alla motorizzazione ibrida. Sotto il cofano ritroviamo un turbo benzina sei cilindri da 3000 di cilindrata abbinato ad un motore elettrico da 127 CV, che garantiscono risultati di tutto rispetto: potenza complessiva di 450 CV e 700 Nm di coppia massima. Risultato: malgrado i quasi 5,20 metri di lunghezza ed una massa di circa due tonnellate e mezzo, Bentayga assicura al conducente uno scatto 0-100 km in 5.5 secondi, velocità massima di 254 Km/h, ed una autonomia per 750 chilometri in modalità ibrida e di 39 in modalità solo elettrica. Futuro eco-compatibile per un altro storico marchio britannico ormai in mani tedesche, gruppo
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BMW: Rolls Royce, che nel 2030 avrà in listino un veicolo ad emissioni zero, ed entro il 2040 avrà tutte le sue motorizzazioni esenti da carbonio. Saranno il concreto risultato di una scelta avviata nel 2016 con la 103 EX Vision Next 100. In attesa di conoscerne i dati tecnici, nelle scorse settimane la 103 EX (02) ha fatto ritorno negli stabilimenti di
guar: il suo fuoristrada full-electric IPace (03) già al debutto sul mercato vinse il titolo di Car of the Year. Da inizio estate è disponibile la I-Pace EV400 AWD HSE 2020, migliorata soprattutto nel powertrain, i due motori elettrici agli ioni di litio da 200 CV alloggiati rispettivamente sull’ asse-ruota anteriore e posteriore.
Grazie alle innovazioni sperimentate da Jaguar nelle gare di Formula E, la ricarica di I-pace viene gestita da un velocissimo caricabatteria trifase: con una presa standard basta un’ora per 53 km di autonomia; con una presa fast, 15 minuti per 63 Km; con una più potente unità di ricarica da 100kW, sempre in un quarto d’ora si raggiungono i 127 km di percorrenza. L’autonomia complessiva è di 480 km. Veniamo al confort di bordo: grazie ad una apposita scheda telefonica 4G, il sistema digitale di I-Pace gestisce sia l’infotaintment, l’intrattenimento digitale di conducente e passeggeri, sia la erogazione della potenza del motore elettrico così come l’aggiornamento di tutta la strumentazione, compresa la telecamera integrata nell’antenna esterna e che permette un totale controllo di quanto avviene attorno al veicolo. Confermati anche: interni, carrozzeria, e bagagliaio da 656 litri ampliabile sino a 1.453. Le dimensioni, restano di 4.68 metri di lunghezza per oltre due in larghezza. Novità ibride sono presenti anche in casa Land Rover, in particolare per la Evoque (04) e la Discovery (05). Entrambe condividono l’impostazione tecnica: trazione integrale; recupero della energia in frenata durante la marcia; motore tre cilindri benzina 1500 CC turbo da 200 CV nella parte anteriore con batterie alloggiate sotto
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Goodwood dopo quattro anni di prove su strada. È una coupé con propulsore completamente elettrico, da quasi sei metri, a guida autonoma, dagli interni extra-lusso con inserti in ebano makassar, rivestimenti e selleria in seta, vano bagagli alloggiato sulla fiancata esterna. Un sistema di intelligenza artificiale gestisce tutti i comandi di bordo, compresa la scenografica opzione “Grand Arrival” che proietta un fascio di luce rossa, come fosse un red-carpet cinematografico, nel momento in cui il passeggero scende dalla vettura. Altra icona dello stile britannico è Ja05 TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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colare la recente EQC 400 (07), fuoristrada di lusso a motore elettrico. Beata ultima, ECQ 400 ha assistito alla evoluzione della concorrenza e ne ha superato i parametri. Nella sua categoria, il Suv Mercedes offre più resa per minore spesa di energia. Con un gruppo batterie da 80kWh, contro i 90 kWh presenti sul mercato, EC 400 raggiunge una autonomia di 335 km ad una velocità autolimitata di 180 Kmh. MBux, il sistema di intelligenza digitale di bordo, elabora per il conducente tutta la gamma delle informazioni riguardanti difficoltà di percorso, traffico, meteo e disponibilità di ricariche efficienti che possono influire su stile di guida o autonomia delle batterie. Confort degli interni e tecno-
il pianale ed infine un motore elettrico nella zona bagagli; cambio automatico ad otto rapporti. Il conducente può decidere fra tre modalità di guida: totalmente elettrica, ibrida, oppure solo a benzina. Oltre a controllare la strumentazione, il sistema GPS di bordo informa su traffico e punti di ricarica, e permette al guidatore di gestire anche a distanza i consumi e le impostazioni di guida. Le model-year 2020 (06) Evoque e Discovery integrano la gamma delle altre ibride ricaricabili Land Rover presenti in listino, come ad esempio la Range Rover Si4 2.0L, equipaggiata con un 4 cilindri turbo benzina da 2 litri e 221 kW/300 Cv gemellato ad un elettrico da 105kW per una potenza complessiva 297 kW / 407 Cv. Carrozzeria ed allestimenti richiamano la corrispondente versione con motore tradizionale presente sul mercato. Tratto distintivo per le ibride di questo marchio britannico: consumi ridotti ed un ottimo rapporto di coppia, grazie al rilascio di energia immediato tipico del motore elettrico che interviene in aiuto del gemello termico nelle situazioni più impegnative. Con una veloce Brexit automobilistica ci portiamo ora in Germania, presso il dipartimento EQ Power di casa Mercedes, dove si trovano le versioni ibride dei modelli in catalogo ed in parti07
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logia di ultima generazione, garantiscono alle oltre 2,6 tonnellate di stazza ed ai 4.76 metri di lunghezza della Suv Mercedes una guida sempre tranquilla, sicura, ma soprattutto risparmiosa. Due i motori elettrici, alloggiati nei rispettivi due assi ruote, e pronti ad azionarsi in modo asincrono: normalmente agisce solo quello anteriore e, se necessario, interviene anche quello posteriore. Sinora abbiamo esaminato marchi automobilistici di consolidata tradizione, ma adesso tenetevi pronti a dimenticare tutto, perché parliamo di Tesla. Anno di fondazione: 2003. Sede: Palo Alto, Silicon Valley, capitale mondiale dell’informatica. Gamma modelli: berlina e berlina compatta; Suv per uso urbano e per fuoristrada estremo; city-car di prossimo arrivo in listino. Autonomia: superiore alla concorrenza, in ogni segmento di mercato. Gamma motori: solo elettrici, da sempre. Auto di riferimento: la ammiraglia Model S (08), dal 2012 prima Tesla destinata al grande pubblico. Nelle scorse settimane ha debuttato nella versione Long Range Plus, con una autonomia accreditata superiore a 610 km, bagagliaio di oltre 800 litri, ed uno scatto 0-100 km di soli 2,5 secondi. Per ridurre i consumi, alla versione 2020 è stato alleggerito il telaio, migliorato il recupero della energia in frenata e, grazie alla funzione Hold, ora i motori alloggiati sugli asse-ruote si spengono-avviano ad ogni sosta
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semplicemente alzando-premendo il pedale dell’acceleratore. Confermata la taglia extra-large della carrozzeria: quasi cinque metri di lunghezza, due di larghezza, peso oltre le 2,2 tonnellate. Nessuna sorpresa anche per il lusso full-optional degli interni in pel-
le e la scenografica plancia con inserto in legno di quercia su cui appoggia il touch-screen, un megaschermo da 43 cm di diagonale, che governa la intelligenza artificiale di tutta la vettura. Si parte dalla regolazione della climatizzazione, delle luci e dell’impianto au-
dio che accede all’infinito archivio della piattaforma musicale Spotify, per arrivare alla cartografia mondiale fornita da Google Earth. Grazie all’ assistente digitale Autopilot la regolazione della sensibilità dello sterzo viene sincronizzata con le sospensioni autolivellanti. Inoltre il GPS di Testla Model S è sempre in contatto con la casa produttrice, per aggiornare in tempo reale i parametri del software di bordo. Forse tutte queste innovazioni non le avrebbe immaginate neppure Nikola Tesla, al cui nome il costruttore americano ha voluto dedicare il suo marchio automobilistico. Ai tempi visionario inventore europeo emigrato negli Stati Uniti e poi riconosciuto padre delle tecnologie alla base dei moderni motori elettrici, Tesla commentò la evoluzione delle sue invenzioni con una frase che oggi può sembrare profetica: «Il presente è vostro; il futuro, per il quale sto realmente lavorando, è mio». Come dargli torto?
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QUANDO IL LUSSO SI RINNOVA
LE SFIDE DI QUESTO NUOVO MODELLO SONO LE STESSE DELLA PRIMA VERSIONE: PRESTAZIONI DA SUPERCAR, LUSSO DA LIMOUSINE, PRESTAZIONI DA FUORISTRADA AL TOP, TECNOLOGIA ALL’AVANGUARDIA.
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l segmento dei SUV è in continua crescita e Bentley con la nuova Bentayga.V8 vuole continuare il lavoro fatto dalla casa inglese di Crewe nel 2016, che è stata sicuramente vinta, come dimostrano le oltre ventimila Bentayga vendute fino a questo momento. Gli ingegneri inglesi hanno concentrato tutti i loro sforzi nel rendere ora ancora più omogeneo il design del nuovo SUV rispetto agli altri modelli della casa, migliorando il comfort , per i passeggeri, senza dimenticare l’avanzamento della tecnologia e le infinite possibilità di personalizzazione - dentro e fuori - che rendono ogni Bentley unica ed esclusiva.
AUTO / NUOVA BENTLEY BENTAYGA
A guardarla da fuori, la nuova Bentayga segna una innovazione rispetto al precedente modello: il muso è più affusolato, le luci ellittiche integrate nelle linee tese che si allontanano dalla griglia anteriore, alzata di qualche centimetro. Più sportivo il paraurti anteriore, con prese d’aria maggiorate che integrano i fendinebbia. Cambia completamente il posteriore, che abbandona i fari dal taglio squadrato per due più sottili, di forma ellittica schiacciata. Un motivo, quello dell’ellissi, che ritorna anche nella forma dei quattro tubi di scarico. In generale, pur mantenendo dimensioni del tutto simili all’attuale (513 cm
di lunghezza, 222 di larghezza e 174 cm di altezza, passo di 296 cm), l’auto appare più grande e ben piazzata sulla strada. Rimane lo spoiler sopra il lunotto, ed è ancor più accentuato quello sul portellone, sopra i gruppi ottici. Nuove, e raffinatissime, le luci a LED anteriori, di forma ellittica: i 48 LED che compongono ciascun proiettore sono incastonati in cristallo finemente lavorato, e il risultato è davvero elegante. I tergicristalli sono mossi da un circuito idraulico, e dotati di ben 22 ugelli riscaldati per ogni braccio. All’interno del sontuoso abitacolo la plancia e il cruscotto sono stati leggermente rivisti, specialmente nella parte centrale, dove spiccano le nuove bocchette d’aerazione. Inedite le finiture dei pannelli porta e della plancia, in materiali ecosostenibili. I nuovi sedili, ventilati, aumentato lo spazio a bordo per i passeggeri, in particolare quelli posteriori, che possono contare fino a 10 cm in più per le gambe, amplificando ulteriormente l’effetto “limousine” quando si sale a bordo. Il nuovo cruscotto interamente digitale è affiancato da uno schermo da 10.9” per l’infotainment, con grafica ad alta risoluzione e ampie possibilità di utilizzo a tutti i sistemi di guida, configurabili alle esigenze del Cliente Il nuovo sistema di infotainment, che integra una SIM sempre connessa, permette aggiornamenti (software,
mappe ecc.) over-the-air, e la possibilità di scaricare nuove funzionalità in qualsiasi momento. Di serie il supporto per Apple CarPlay wireless e Android Auto. Chi siede dietro si troverà un comodo telecomando da 5” touch screen con il quale controllare le principali funzioni dell’auto, dal riscaldamento dei sedili alla musica, passando per temperatura e luci d’ambiente. L’impianto audio è disponibile in due allestimenti: il Bentley Signature Audio, di serie, con “soli” 590 W di potenza, oppure a richiesta il Naim for Bentley, con ben 1.780 W diffusi da venti casse. La nuova Bentayga arriverà con la motorizzazione V8 da 550 CV e 770 Nm di potenza. Il cambio automatico a otto rapporti, la trazione è integrale permanente. Seguiranno nel corso dell’anno la versione Hibrida plug-in a 6 cilindri Di tutto rispetto le prestazioni, considerata la non indifferente massa di 2416 kg a vuoto: la Bentayga scatta da 0 a 100 km/h in 9.9 secondi, e raggiunge i 290 km/h di velocità massima. La nuova Bentley Bentayga rientra nella strategia Beyond100 di Bentley, con la quale la casa inglese punta a diventare leader mondiale nella mobilità di lusso sostenibile. Questo significa puntare ancor di più su elettrificazione e riduzione delle emissioni di carbonio; a questo proposito, è utile ricordare che la fabbrica di Crewe è già “carbon-neutral” dallo scorso anno. C’è una Bentley completamente elettrica all’orizzonte? Adrian Hallmark, CEO della casa inglese: ha dichiarato «il primo passo da compiere è la ricerca di una migliore efficienza per le batterie che alimentano le plug-in. Allora, e solo allora, si potrà forse pensare a una Bentley 100% elettrica».
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GRINTOSA PER VOCAZIONE
CARATTERE DECISO E MECCANICA AD ALTE PRESTAZIONI DISTINGUONO LA VARIANTE PIÙ ESCLUSIVA DEL SUV COMPATTO ISPIRATO ALLA CLASSE G. PER UNA GUIDA ISPIRATA E COINVOLGENTE, MA ALTRETTANTO VERSATILE.
AUTO / MERCEDES-AMG GLB 35 4MATIC
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muso duro. Il design distintivo e gli spigoli “vivaci” della mitica Classe G rivivono in un formato più compatto e moderno, conferendo grande appeal nella nuova GLB. Tanto più capace e distintiva nella veste AMG accreditata di performance di livello superiore, pur nell’ambito di una motorizzazione compatta e versatile. Cuore di questa speciale versione è infatti il due litri benzina turbo in alluminio, nella variante da oltre trecento cavalli con una coppia massima di notevole respiro ed estesa su un arco di erogazione ideale per l’impiego a tutto campo, partendo dai 3000 giri; il tutto combinato ad un cambio automatico a doppia frizione e alla trazione integrale 4MATIC Performance AMG, in grado di ripartire la coppia tra i due assali con rapidità ed efficienza superiori – fino al 100% alle ruote anteriori o a quelle posteriori, come pure bloccare il rapporto sul valore 50:50 –, permettendo una maggior trazione su ogni fondo ed influenzando attivamente la dinamica di marcia. In effetti, al volante la GLB 35 4MATIC riesce a garantire un ampio spettro di sensazioni, abbracciando in pie-
no la vocazione della vettura nei confronti della polivalenza. La vettura soddisfa gli animi più sensibili alla sportività grazie ad una spinta sempre molto corposa e ben pronta alle sollecitazioni dell’acceleratore, con scatto molto deciso e un allungo che lascia spazio ad una sonorità “frizzante” che non lascia indifferenti; allo stesso tempo, elasticità e dolcezza sono ugualmente apprezzabili nel traffico o quando ci si rilassa alla guida. Anche l’assetto regolabile segue la medesima filosofia, potendosi adattare quasi come un guanto alle più diverse necessità. Per il dinamismo tra le curve ci sono le modalità di marcia Sport e Sport+, che accentuano l’incisività di risposta della meccanica: la GLB diventa più rigida e pronta nei cambi di direzione, offre una sterzata ancora più pronta e sensibile e permette tanta rapidità tra le curve mantenendo ben sotto controllo ogni oscillazione del corpo vettura, mentre i passaggi di marcia automatici si fanno più rapidi e secchi, con l’aggiunta della piacevole doppietta automatica durante le fasi di scalata. E per i più aggressivi si aggiunge la modalità Race Start che garantisce il massimo mordente in accelerazione.
All’opposto, i programmi Comfort e Slippery privilegiano l’assorbimento più dolce sulle asperità e la qualità della marcia sulle superfici ad aderenza ridotta. La veste esclusiva AMG correda ogni aspetto dell’auto, offrendo un carattere deciso con il consueto equilibrio di design. Spiccano mascherina ed aerodinamica specifici che caratterizzano il frontale, mentre in coda c’è spazio per lo spoiler sul tetto; i cerchi possono arrivare fino ai 21 pollici. Stesse premure per l’abitacolo, dove l’arredo suggestivo con sistema multimediale MBUX a doppio schermo digitale sposa al meglio i rivestimenti in pelle/microfibra con doppie cuciture in tinta a contrasto. Non cambia lo spazio di bordo, eccellente sulle prime file di sedili ma anche sufficiente a permettere, a richiesta, l’adozione della terza fila di sedili a scomparsa per portare a sette l’accoglienza complessiva. E con la massima sicurezza: gli stessi sistemi attivi di ausilio alla guida adottano le tecnologie più evolute per contribuire ulteriormente alla protezione dei passeggeri, con lo stesso regolatore adattivo della velocità che ad esempio può reagire alle informazioni fornite anche dal servizio LiveTraffic, idealmente già prima che il guidatore o i sensori radar e le telecamere di bordo rilevino la situazione effettiva del traffico che precede.
ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES-AMG GLB 35 4MATIC Motore Quattro cilindri, turbo Cilindrata 1’991 cm3 Carburante Benzina Potenza max. 306 cv (225 kW) Coppia max. giri/min. 400 Nm a 3’000 giri/min.
Velocità max. 250 km/h Accelerazione 0-100 km/h 5,2 sec. Capacità serbatoio 60 litri Peso totale 1’760 kg Trazione Integrale
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OVER THE TOP
LUSSO, RICERCATEZZE E TECNOLOGIA TOP SI UNISCONO ALLA PROPULSIONE PIÙ ESCLUSIVA MESSA A PUNTO DALLA DIVISIONE SPORTIVA: SENSAZIONI POTENTI, DA SCEGLIERE CON CARROZZERIA STANDARD OPPURE COUPÉ.
AUTO / MERCEDES-AMG GLE 63 S 4MATIC+
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mozioni forti, a tutto campo, ma certamente non solo questo: la meccanica di vertice proposta sulle esclusive varianti AMG del potente SUV GLE è pensata per garantire tutta la sportività di questa leggendaria divisione sportiva in combinazione al rispetto “granitico” di guidabilità, comfort ed intuitività di utilizzo, per poterne fare veicoli perfetti nell’aggredire le curve come per la vita di tutti i giorni, in famiglia. E il plurale è garantito dalla doppia scelta che si può fare scegliendo GLE 63 S, declinata nelle varianti di carrozzeria standard oppure Coupé. L’unità motrice di punta è garantita dal suggestivo otto cilindri a V di 4.0 litri con doppia sovralimentazione (un turbocompressore per ciascuna delle due bancate), cui si aggiunge la soluzione micro-ibrida con alternatore-starter EQ Boost e rete di bordo a 48 V che, di suo, offre una spinta supplementare di 22 cavalli e 250 Nm; la parziale elettrificazione porta inoltre in dote l’esclusione dei cilindri nel funzionamento a carico parziale, in modo da ottimizzare consumi ed emissioni quando non sono necessarie le prestazioni massime.
Senza controllo non c’è meccanica che tenga ed anche sotto questo aspetto le GLE AMG 63 S spiccano per il comparto trasmissione d’eccezione, messo a punto specificamente. Il cambio automatico è l’eccellente Speedshift TCT a nove marce, ottimizzato per questa motorizzazione con componenti meccanici e software di gestione in grado di assicurare passaggi di rapporto rapidissimi e diretti sia in modalità automatica che a controllo manuale, includendo tra l’altro anche la scalata multipla e la doppietta automatizzata per il massimo coinvolgimento; la trazione integrale 4MATIC+ parte dalla spinta standard prevalente sulle ruote posteriori per aggiungere coppia all’asse anteriore in tempo reale, in base alle condizioni di impiego e allo stile di guida, lavorando in combinazione alla gestione elettronica di motricità e stabilità ed alle svariate modalità di marcia per influenzare attivamente la dinamica di guida. Oltre ai programmi più sportivi, Sport, Sport+ e Race, le GLE 63 S possono infatti contare sulle dinamiche specifiche per la marcia in off-road o su fondi difficili; l’assetto regolabile adatta altezza dal suolo, rigidità e
rapidità di smorzamento per offrire sempre il profilo ideale di risposta. Non solo: lo sterzo parametrico sportivo AMG con rapporto di trasmissione variabile e il controllo antirollio attivo Active Ride Control aggiungono ulteriore incisività e qualità alle sensazioni di guida, che divengono così particolarmente dirette, raffinate ed appaganti ad ogni velocità. Lo stile muscoloso ed espressivo della carrozzeria trasmette con immediatezza tutta l’esclusività delle GLE 63 S, mentre il taglio della coda distingue nettamente le due varianti di carrozzeria: più pratico e funzionale per la soluzione standard, certamente però tutt’altro che banale, oppure fluido ed evocativo sulla Coupé pensata per suggerire dinamismo a tutto campo. Internamente l’ambiente di bordo, su entrambe, offre il massimo della ricercatezza e della dotazione tecnologica, sottolineando la qualità dell’accoglienza anche attraverso soluzioni esclusive tra cui i rivestimenti in pelle nappa e microfibra ed il pacchetto Energizing Plus, che racchiude poltrone anteriori Multocontour climatizzate, trattamento attivo dell’atmosfera e svariati programmi di massaggio in funzione delle condizioni di guida e all’umore del conducente: coccole raffinate irrinunciabili a bordo di auto pensate per offrire il massimo, sotto ogni profilo.
ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES-AMG GLE 63 S 4MATIC+ Motore Otto cilindri a V, biturbo Cilindrata 3’982 cm3 Carburante Benzina Potenza max. 612 cv (450 kW) + 22 cv EQ Boost Coppia max. 850 Nm a 2’500-4’500 giri/min.
Velocità max. 280 km/h Accelerazione 0-100 km/h 3,8 sec. Capacità serbatoio 74 litri Peso totale 2’665 kg Trazione Integrale
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AUTO / MCLAREN 765LT
COSTRUITA IN 765 ESEMPLARI LA VETTURA È DERIVATA DALLA 720S, MA RISULTA ESSERE PIÙ POTENTE DI 45 CV, PIÙ LEGGERA DI 80 KG E PRESENTA UNA SUA SPECIFICA AERODINAMICA. CI RACCONTA L’ING. IGOR PASTA, CEO DI MCLAREN LUGANO
STRAORDINARIO CONCENTRATO DI POTENZA
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on la sigla LT, abbreviazione di Long Tail (Coda Lunga), la McLaren indica la versioni più estreme di alcuni suoi modelli stradali. L’ultima di questa serie è la McLaren 765LT, che deriva dalla 720S ma è stata ottimizzata per dare il meglio in pista, dove può far valere il rinnovato motore V8 biturbo di 4.0 litri: ha specifici pistoni in alluminio forgiato, una pompa dell’olio rivista e una inedita elettronica di controllo. Il risultato di queste modifiche sono la potenza di 765 CV a 7.500 giri e la coppia di 800 Nm a 5.500 giri, contro i 720 CV e i 770 Nm della 720S. Trasferire la coppia alle ruote posteriori è compito della trasmissione robotizzata doppia frizione a 7 marce, modificata per dare il
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meglio nello sprint alla partenza, tanto è vero che la 765LT porta a termine lo scatto da 0 a 100 km/h in 2,8 secondi e passa da 0 a 200 km/h in 7,2 secondi (la velocità massima è di 330 km/h). «Oltre all’incremento della potenza – ci racconta Cosimo Suma, responsabile marketing di Mc Laren Lugano - i tecnici hanno lavorato anche sulla riduzione del peso della McLaren 765LT, ridotto a soli 1.229 kg, 80 kg in meno rispetto alla 720S, grazie ad una serie di accorgimenti derivati dal mondo delle competizioni: fra questi, il parabrezza ed i finestrini laterali più sottili, i sedili sportivi (più leggeri di 18 kg rispetto a quelli della 720S), la batteria agli ioni di litio (3 kg in meno) e le molle ausiliarie delle sospensioni in fibra di carbonio (1,5
kg in meno), lo stesso leggero materiale utilizzato per il supporto della targa, il fascione anteriore, le minigonne laterali, l’alettone e il diffusore». Lo scarico in titanio, dal peso di 10,9 kg, fa scendere l’ago della bilancia di altri 3,8 kg rispetto alla 720S, mentre solo i cerchi forgiati di 19” e 20” fanno risparmiare 22 kg. Per ottenere le massime prestazioni in circuito, la McLaren 765LT è dotata di un’evoluta aerodinamica che genera il 25% di carico in più rispetto alla 720S: sono inediti lo splitter anteriore, le lame nelle portiere per il passaggio dell’aria (guidano il flusso verso la parte posteriore della fiancata), l’estrattore posteriore e l’ala posteriore attiva, la cui inclinazione varia a seconda della velocità e dello stile di guida. Con la funzione Driver Downforce, migliora la deportanza (la tendenza dell’aria a schiacciare l’auto al suolo, migliorandone la stabilità) nelle curve, mentre la DRS è per il raggiungimento della massima velocità e la High Speed Braking opera come aerofreno. Lo spoiler, inoltre, ha una superficie maggiorata del 20% nel confronto con quello della 720S ed è rialzato di 6 cm.
La McLaren ha dedicato non meno attenzioni alla parte elettronica, tanto è vero che la 765LT è dotata di un sistema che raccoglie i dati di guida in pista (il guidatore, successivamente, può analizzare e scoprire dove migliorarsi) e di tre modalità di guida, dalla stradale Comfort alle più pistaiole Sport e Track. Il cambio, inoltre, è dotato della funzione Limit Downshift, che aiuta il pilota nelle “staccate” al limite.
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AUTO / JOEL CAMATHIAS
UNA NUOVA ESALTANTE SFIDA 01
I CENTRI PORSCHE TICINO PARTECIPERANNO ALLA PRESTIGIOSA COMPETIZIONE GT4 EUROPEAN SERIES CON UNA CAYMAN AFFIDATA ALLA GUIDA DI JOEL CAMATHIAS E DI IVAN JACOMA.
01 Da sinistra Joel Camathias e Ivan Jacoma
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iniziata con una presentazione presso il Centro Porsche Ticino a Lugano-Noranco, la stagione 2020 di Joel Camathias. L’esperto e affermato pilota ticinese è infatti pronto per un ritorno sulla scena internazionale, con un progetto di alto profilo e interamente rossocrociato, anzi “Made in Ticino”.rJoel correrà la GT4 European Series, il campionato di riferimento della categoria, con una Porsche 718 Cayman GT4 gestita dal team Centri Porsche Ticino, in coppia con un altro noto pilota rossoblù, Ivan Jacoma. Quella di Joel Camathias è una vita intera dedicata alle auto, ai motori e alle
corse. Una passione ereditata dal padre e dal prozio, entrambi corridori rispettivamente negli Anni 70-80 e 60. Camathias ha iniziato a 13 anni, come molti piloti, con i go-kart. Una storia che lo ha portato a correre per cinque anni con i kart, per passare poi alle varie formule e infine alle categorie cosiddette “a ruote coperte”, animato sempre dalla stessa voglia di vincere. Oggi il mondo delle corse è cambiato, la tecnologia ha reso più semplice la guida e il numero di giovani corridori grintosi che vogliono emergere è in continuo aumento. Le sfide si fanno dunque sempre più agguerrite, ma è fondamentale tenere la mente accesa quando si corre.
AUTO / JOEL CAMATHIAS
In una stagione 2020 certamente particolare, per le ben note circostanze legate all’emergenza sanitaria globale, era certamente necessario un progetto speciale, di grande spessore agonistico, ambizioso per ripartire col piede giusto e il pieno d’entusiasmo. La GT4 European Series si articola su sei appuntamenti, con due gare ognuno, per 12 gare complessive: • 25-26 luglio: Imola (Italia) • 8-9 agosto: Misano Adriatico (Italia) • 5-6 settembre: Nürburgring (Germania) • 26-27 settembre: Zandvoort (Paesi Bassi) • 24-25 ottobre: Spa-Francorchamps (Belgio) • 14-15 novembre: Circuit Paul Ricard (Francia)
Joel Camathias ha dichiarato nel corso della presentazione: «È certamente inusuale illustrare a fine giugno il programma sportivo di una stagione che inizierà a fine luglio, ma sappiamo che questo 2020 non è un anno come gli altri. L’importante è aver superato la fase più dura e dolorosa di questa vicenda e che la vita e le attività, fra cui anche le corse, possano ricominciare. Sono felice di poter annunciare un programma davvero bello e ricco di spunti anche emotivi per quella che sarà la mia 27esima stagione. Tornare sulla scena internazionale che conta, in una serie di prestigio come la GT4 European, mi stimola molto. Farlo con una Porsche, la marca e la vettura alle quali mi sento più legato, è un piacere, e ancora più esaltante è farlo con una compagine interamente ticinese, per la prima volta in carriera. Il team Centro Porsche Ticino ha la competenza per far bene
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e Ivan Jacoma è un pilota con grande esperienza nelle gare GT. Inoltre, il progetto è stato elaborato per offrire interessanti opportunità di business networking a tutti i nostri partner. Gli ingredienti per far bene e difendere in giro per l’Europa i nostri colori ci sono tutti, anche se siamo consci che la concorrenza e il livello in GT4 sono altissimi e che bisognerà dare il meglio di noi tutti per portare a casa i risultati cui aspiriamo».
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MOTO / BMW R18
INNOVAZIONE E TRADIZIONE
GABRIELE GARDEL, DIRETTORE DELLA CONCESSIONARIA BMW MOTORRAD GARDEL DI PAMBIO-NORANCO, PRESENTA LA NUOVA BMW R18, REALIZZATA IN MODO ECCEZIONALE, UNA INTERPRETAZIONE ORIGINALE E UNA VENTATA DI ARIA FRESCA ALL’INTERNO DI UN SETTORE, QUELLO DEI CRUISER, DIFFICILE E ALTAMENTE COMPETITIVO.
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opo tanta attesa è arrivata la moto che segna un nuovo e importantissimo capitolo nella storia BMW. La R18 “attacca” il mondo cruiser e si impone subito per le sue spiccate caratteristiche e le elevate prestazioni. Per la casa di Monaco si tratta senza dubbio di una pietra miliare. Non è la prima volta: basta ricordare la R 1200 C (e le sue derivate), con cui BMW approcciò il mondo cruiser alla fine degli anni 90.
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utto nella nuova R18 è stato appositamente dedicato. Partiamo dal motore… «Questo motore Boxer da 1.802 cc è una vera opera di ingegneria perché capace di “nascondere” tecnologie modernissime dietro a un look classico, con tanto di raffreddamento ad aria. I numeri raccontano di 91 cv, un valore che in questo segmento dice poco: si poteva dichiarare potenza “sufficiente” come faceva Rolls Royce. Ben più importante il dato della coppia: 158 Nm, erogata a un picco massimo di 3.000 giri, anche se per un motore la cui coppia sta praticamente sempre sopra i 150 Nm (dai 2. a 4.000 giri) parlare di picco fa un po’ sorridere». Novità anche per quanto riguarda la struttura della coda… «Telaio a culla in acciaio, forcellone che ricorda la tecnologia Hardtail (ossia senza ammortizzatori, in realtà la corsa della ruota è di 90 mm) che tanto piace agli amanti del genere, spettacolare trasmissione finale a cardano “esposta”, forcella con copristeli. Sono tanti gli elementi che richiamano senza mezzi termini la R5 del 1936.
BMW in questo caso ha avuto vita facile pescando in un heritage mai abbastanza sfruttato. Il Big Boxer domina la scena, BMW ci ha costruito attorno una moto essenziale, a tratti radicale». E per quanto riguarda il telaio? «Tanto metallo, ovunque: acciaio e alluminio sono praticamente gli unici materiali che si trovano sulla nuova BMW R18, moto su cui la pulizia delle linee è stata curata in modo maniacale, con cavi a vista quasi zero». Anche la tecnologia riveste un ruolo di primo piano… «Semplice ma modernissima. Il motore è raffreddato ad aria, ma adotta la
distribuzione 4 valvole e una elettronica all’avanguardia (controllo di trazione ASC e del freno motore MSR) compresi tre riding mode dai nomi “creativi” (Rain, Roll, Rock). Inoltre ha pure la retromarcia (sfrutta il motorino di avviamento come sulle K 1600). L’albero della trasmissione cardanica è scoperto, come le moto degli anni 30, ma poi ci sono i fari LED con tecnologia adattiva. Le ruote sono a raggi, la gommatura è generosa (120/70-19 e 180/55 B 16). L’ABS è in questo caso abbinato alla frenata integrale, con la leva che agisce su tutti i dischi, il pedale solo sul posteriore».
E-BIKE / UNICA
L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE MELUCCIO PIRICONE, FONDATORE E CEO DI KTC CONSULTING, IN COLLABORAZIONE CON GIANCARLO GREGORIO E AGOSTINO ECORA, FONDATORI DI ARLIX, HA PRESENTATO PRESSO IL PROPRIO CONCEPT STORE LA E-BIKE UNICA DI CUI L’AZIENDA È DISTRIBUTRICE PER LA SVIZZERA.
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a “rimescolazione genetica” tra biciclette e motociclette ha creato una nuova classe emergente di veicoli. ArlixUNICA non è una bicicletta motorizzata, né una moto elettrica. È un veicolo ibrido con elevati standard tecnologici, un elegante design italiano e un carattere dinamico e forte. Arlix non si è limitata a creare un’eccellenza tecnologica, ma ha voluto esprimere il meglio anche in termini stilistici. Il design della Techno-Cruiser è stato realizzato dal centro stile di Arlix e le sue curve hanno trovato ispirazione nelle centine dei profili alari. Queste sagome, di derivazione aeronautica, conferiscono al veicolo un’immagine complessiva di grande leggerezza ma anche di grande solidità. L’obiettivo è stato quello di creare un design tecnologico, prendendo spunto dalle linee morbide ed eleganti
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del cruiser con una personalità unica e fuori dagli schemi convenzionali. L’impiego di soluzioni tecniche come la forcella a parallelogramma e gli altri componenti hanno conferito al veicolo uno stile futurista ed esclusivo. UNICA di Arlix è la prima e-bike da Granturismo e rappresenta una vera novità nel panorama mondiale delle e-bike. Niente a che vedere con una semplice e-bike, le nuove geometrie consentono una grande versatilità d’uso. Tutto è pensato per le lunghe percorrenze, autonomia di circa 200 km, grande confort di guida, sicurezza paragonabile a quella di una moto, vani porta oggetti e porta pacchi a scomparsa sono solo alcuni aspetti caratteristici che rendono questo mezzo ancora più unico e singolare. In sintesi, una eccellenza italiana che rappresenta un unicum nel panorama mondiale della mobilità elettrica, pro-
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L’ELEGANZA COME STILE DI VITA IL FAMOSO ARCHITETTO CARLO COLOMBO, CAVALIERE DI STILE, HA SCELTO LUGANO COME CITTÀ IN CUI VIVERE E TRASFERIRE IL SUO CENTRO DI INTERESSI PERSONALI E PROFESSIONALI. 02
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ARCHITETTURA / CARLO COLOMBO
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in da subito l’architetto ha investito nella città ticinese, acquistando alcuni immobili che da una parte rappresentassero il suo stile di vita, dall’altra gli dessero la possibilità di realizzare le sue idee di design applicate agli spazi interni, dotando gli stessi di stile ed eleganza da una parte e di comfort e vivibilità dall’altra. Le sue ambientazioni rappresentano infatti spazi dove design e fantasia trovano terreno fertile, dove segno e materia compongono l’anima del progetto suscitando emozioni, dimostrando concretamente la possibilità di un dialogo fra pensiero e realtà che trasforma un gesto in un’opera quasi unica. Grazie alla fusione di questi elementi e alla sua arte innata, l’architetto Carlo Colombo ha vissuto in totale relax anche il periodo complicato dell’emergenza Covid, che, di base, ha modificato le esigenze abitative di ognuno di noi. L’attico di cui qui si ammirano alcune immagini, è infatti dotato anche di un giardino, un lusso che solo pochi possono vantare all’ultimo piano di un palazzo in posizione centrale a Lugano.
03 01 L’architetto Carlo Colombo e la compagna Lorenza Bersani 02 Vista del giardino esterno dell’attico 03 Bagno degli ospiti con arredi Antonio Lupi 04 L’area dining e living con arredi Poliform e Vitra
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D’altronde cos’è il vero lusso? Per la maggior parte delle persone è poter godere di un mondo disegnato intorno alle loro esigenze, godere del comfort e del relax che solo gli spazi della loro abitazione possono offrire, spazi accuratamente scelti sulla base del proprio stile di vita. Di sicuro esistono poche persone come Carlo Colombo, in grado di disegnare il nostro mondo ideale, un disegno che non finisce mai, quello dell’architetto, e che punta alla conquista continua di nuovi spazi a Lugano, città che l’Architetto ha scelto per sé e la sua compagna, oltreché per la sua azienda, lo studio A++ con il suo socio Paolo Colombo. In questo ambiente “domestico”, tutto è ben calibrato e pensato e il risultato è naturale, frutto di un rapporto fra capacità compositiva ed emotiva dove la materia pretende il suo posto. Nulla è lasciato al caso perché la voglia di sfida e di un’evasione dagli schemi tradizionali impone un lavoro serio e determinato, fatto di autentica passione per il bello.
07 05 La camera degli ospiti con arredi su misura 07 La cucina di SCIC realizzata in un blocco di marmo 06/08 Nelle immagini a fianco le aree living e lettura con arredi Poliform, Vitra ed oggetti d’arte
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ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING
QUANDO I VIP SCELGONO IL TICINO IL TICINO È DA SEMPRE UNA META INTERESSANTE E AMBITA PER PERSONAGGI E FAMIGLIE DEL JET SET INTERNAZIONALE. SI TRATTA DI UNA CLIENTELA ESIGENTE, CHE NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI PREFERISCE MANTENERE LA PROPRIA PRIVACY E VISITARE LE PROPRIETÀ PIÙ ESCLUSIVE E RICERCATE. L’OPINIONE DEI TITOLARI DI WETAG CONSULTING, UELI SCHNORF E PHILIPP PETER.
Da sinistra: Philipp Peter e Ueli Schnorf
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iservate un trattamento speciale quando le richieste arrivano da volti conosciuti, penso agli ultimi arrivi di sportivi o personaggi legati al mondo dello spettacolo? «Non proprio. Per poter lavorare ai vertici del lusso - a lungo termine - bisogna saper offrire una qualità di servizi costantemente elevata a tutti i clienti, conosciuti e meno conosciuti. La differenza è che le persone famose, per nostra esperienza, hanno programmi molto fitti, quindi dobbiamo stare attenti nel rispettare al minuto le tempistiche fissate per le visite».
Da sempre il Ticino ha ospitato nomi importanti, penso alla famiglia Thyssen di Villa Favorita a Castagnola, a Helmut Horten con la sua famosa proprietà di Croglio, ma anche personalità sportive, politiche, senza dimenticare i numerosi artisti presenti sul territorio. Come mai? «La ragione è plurima, sul lago di Lugano e sul Lago Maggiore troviamo proprietà splendide, con dimensioni adatte a famiglie abituate al gran lusso. Inoltre in Svizzera - e naturalmente anche in Ticino - abbiamo un sistema politico stabile, siamo una nazione sicura, con un sistema sanitario pubblico e privato all’avanguardia. Abbiamo scuole riconosciute a livello internazionale e siamo posizionati al centro dell’Europa, in un clima mediterraneo che offre un’esperienza culinaria ricca e di qualità. Non da ultimo il fattore privacy: qualche settimana fa Roger Federer
era in Ticino, e tranne gli autografi spontanei, ha potuto muoversi liberamente, una libertà che in altre nazione, come ad esempio l’Italia, è impensabile». A livello fiscale il Ticino resta attrattivo? «Sempre di meno. Sicuramente gli sportivi hanno un vantaggio fiscale rispetto alla Germania o all’Austria dove si paga quasi il 50% di tasse… ma, come detto, non si ha il confort e la privacy che regala il Ticino. Però stiamo vedendo che sempre più spesso altre nazioni creano dei programmi fiscali speciali, al confronto dei quali la Svizzera non può più competere: Cipro, Malta, Portogallo, Inghilterra, persino l’Italia e da poco anche la Grecia. Il nostro punto forza resta però la stabilità, che manca nei programmi fiscali e politici dei Paesi sopracitati e, per ora, il Canton Ticino sembra restare la meta elvetica favorita». E per gli altri? «La famiglia o la persona che arriva in Ticino e lavora in Svizzera ha una tassazione esattamente come ogni svizzero, con una percentuale fissa rispetto al reddito. Ci sono però anche diverse persone che arrivano con lo statuto di globalista, quindi non possono esercitare un’attività lucrativa in territorio elvetico, e godono di una tassazione forfettaria. Bisogna però dire che –
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ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING
purtroppo - abbiamo meno globalisti che in passato poiché la politica fiscale svizzera non incentiva l’arrivo di grandi capitali. Zurigo, per esempio, ha abolito la tassazione forfettaria e molti globalisti si sono spostati in altri Cantoni disposti a scendere a compromessi. Il Ticino, per ora, mantiene questo tipo di tassazione, ma d’altra parte non sembra voler favorire le aziende locali e internazionali, come ad esempio quelle legate alla moda, che abbiamo perso, ed è un peccato». Questo significa che le famiglie con grandi patrimoni non sono ben viste? «Difficile dirlo, forse c’è ancora una mentalità chiusa e magari un po’ di gelosia. È comunque sorprendente che sempre più Paesi in Europa si stiano sforzando ad attirare i ricchi e noi facciamo come se nulla fosse. Non dobbiamo dimenticare che gli stranieri
benestanti in Ticino mandano i loro figli a scuola qui, fanno i loro acquisti, frequentano i nostri ristoranti, fanno uso dei nostri servizi - di tutti i tipi, dal giardiniere all’estetista - e molto spesso è gente che non ha bisogno di andare oltre frontiera a fare la spesa, ma la fa vicino a casa. Inoltre, questo è un aspetto a volte dimenticato, i globalisti non portano via lavoro a nessuno, in quanto non hanno il diritto di lavorare sul territorio elvetico». Attualmente ci sono molti VIP, chiamiamoli così, in Ticino? «Potremmo sicuramente fare tanti nomi di famiglie importanti che hanno acquistato i loro immobili presso di noi, ma - in primis - per noi la privacy e la riservatezza del cliente è molto importante. In generale possiamo sicuramente dire che abbiamo avuto famiglie di industriali italiani, ma non solo, anche tedeschi, inglesi, scandinavi,
famiglie provenienti dai paesi dell’Est. Ci sono naturalmente alcune personalità sportive, ma anche molti artisti». Secondo voi bisognerebbe facilitare l’arrivo di famiglie straniere? Penso anche ai permessi, un iter che in Ticino è più lungo che in altri Cantoni… «No, non in generale. Però sarebbe auspicabile creare strumenti efficaci capaci di attirare persone e famiglie benestanti. Dobbiamo capire che più ce ne sono, più tutta l’economia ne beneficia e dunque anche la vita del singolo migliora».
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ARCHITETTURA / FONTANA SOTHEBY’S INTERNATIONAL REALTY
SIAMO PRONTI A RIPARTIRE
GIANLUCA RIGHETTI, DIRETTORE GENERALE, E DEBORAH FONTANA, DIRETTRICE VENDITE, ANALIZZANO L’ANDAMENTO DI UN MERCATO IMMOBILIARE CHE DOPO LO STOP DEI MESI SCORSI È PRONTO A RICOMINCIARE A CORRERE.
L’
epidemia mondiale ha colpito, come è evidente, anche la Svizzera e il Ticino, ma le ripercussioni sul mercato immobiliare si sono fatte sentire solo per un periodo ben definito e relativamente breve. Se le compravendite si sono infatti quasi totalmente fermate nel mese di marzo e aprile, a partire dalla metà di maggio si è innescata una graduale ripresa, dapprima debole e poi sempre più sostenuta. Considerazioni particolarmente interessanti possono essere fatte riguardo alla tipologia degli acquirenti,
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con un incremento delle richieste da parte degli svizzeri d’oltre Gottardo che hanno riscoperto, come già in passato, il Ticino quale luogo ideale
per la casa di vacanza. A questa “riscoperta” del nostro territorio non sono probabilmente estranee le incertezze legate alla pandemia e le difficoltà nel viaggiare. Da sottolineare che questa crescita di interesse riguarda un po’ tutte le località ticinesi, dal Lago Maggiore al Ceresio. Una seconda tendenza è l’orientamento all’acquisto della residenza primaria da parte di stranieri, famiglie o coppie, che valorizzano maggiormente, dopo quanto accaduto, la sicurezza di un sistema sanitario di qualità ed efficienza come appunto quello svizzero. Per quanto attiene invece alla tipologia degli oggetti, viene attribuita una maggiore importanza agli spazi esterni come giardino e ampie terrazze; tendenza che riflette l’esperienza dei mesi scorsi di forzata chiusura in casa. In questa prospettiva, è la grande Lugano a concentrare le maggiori attenzio-
ARCHITETTURA / FONTANA SOTHEBY’S INTERNATIONAL REALTY
I prezzi degli affitti residenziali resteranno sottopressione per tutto l’anno in corso; mentre per quanto concerne la locazione degli spazi commerciali ed amministrativi siamo in presenza di un importante sfitto con tendenza all’aumento a causa della crescente offerta dovuta in parte anche al nuovo fenomeno del telelavoro. La Svizzera e il Ticino restano comunque sempre un luogo dove investire con sicurezza nel mattone, soprattutto in periodi difficili e di incertezze. Ripartiamo insieme!
ni, soprattutto il Monte Brè, il centro città e la Collina d’Oro. Un’ultima considerazione riguarda l’andamento dei prezzi che in generale si mantengono stabili avendo già subito un assestamento nel corso degli ultimi anni. I prezzi sono tuttora sostenuti dai bassi tassi ipotecari.
La domanda a nostro avviso resterà sostenuta nei prossimi mesi dalla crescente richiesta di trasferimenti di residenza in Svizzera, da parte di clientela internazionale. Inoltre, il rallentamento dell’attività edilizia porterà nel medio termine ad una riduzione della offerta di immobili sul mercato.
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ARCHITETTURA / RESIDENZA QUERCIABELLA
VIVERE NEL VERDE CON TUTTE LE COMODITÀ
CON LA CONSULENZA E MEDIAZIONE DELLA BESFID & PIANCA IMMOBILIARE SA E LA REALIZZAZIONE DELL’OPERA DA PARTE DELL’IMPRESA GENERALE GARZONI SA, SORGERÀ A BREVE SU UN PROMONTORIO DEL COMUNE DI BIOGGIO LA RESIDENZA QUERCIABELLA, IMMERSA NEL VERDE E AL TEMPO STESSO DOTATA DI COMODI SERVIZI.
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n posizione centrale con vista sul Golfo di Agno, la Residenza Querciabella si avvarrà di tutti i servizi necessari, distanti solo poche centinaia di metri: banca, Coop, scuole e asilo di nuova costruzione, dentista, medico, macelleria, estetista, coiffeur, e altro ancora. In base al progetto sarà realizzato un sentiero che collegherà direttamente la residenza con il centro del paese. In pochi anni sarà inoltre portata a termine la nuova linea Tram Treno
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che permetterà di raggiungere il centro di Lugano in pochi minuti. Attualmente il Tram Ponte Tresa-Lugano, che arriva direttamente alla stazione FFS, rappresenta un’ulteriore comodità molto apprezzata. Da tenere senz’altro conto è poi il fatto che dal punto di vista fiscale Bioggio ha stabilito un moltiplicatore di imposta comunale al 57%, tra i più bassi di tutto il Canton Ticino. Già alla fine agosto 2020 inizieranno i lavori di consolidamento del terreno e gli scavi per edificare due edifici abitativi, frutto di un Piano di Quartiere voluto dai promotori. Un edificio, il blocco a monte, è intavolato in Proprietà per Piani. 29 appartamenti in condominio dotati di
ARCHITETTURA / RESIDENZA QUERCIABELLA
mette a disposizione per la consulenza completa, compreso il finanziamento per l’acquisto di uno o più appartamenti. Sono già numerose le prenotazioni “sulla carta”, che verranno perfezionate con la firma di un diritto di compera e il pagamento del 20% di acconto e il saldo, e la relativa iscrizione al Registro Fondiario, alla consegna.
tutti i confort. Colonna lava-asciuga in ogni appartamento, belle cucine e apparecchi sanitari di prima qualità. Tutti gli appartamenti saranno dotati di un impianto di raffrescamento e sono accessibili direttamente dal parcheggio coperto collettivo tramite 4 corpi scala. Questo permette di sentirsi, nonostante le dimensioni del complesso, in un ambiente personalizzato. L’intero complesso immobiliare viene realizzato in veste di impresa Generale, dalla ditta Garzoni SA, sinonimo di qualità e di garanzia.
Il prezzo degli appartamenti è conveniente e i promotori, rappresentati per mandato dalla Besfid & Pianca Immobiliare, hanno studiato delle soluzioni adatte sia a persone sole, che per famiglie. Esiste ancora la possibilità di personalizzare gli appartamenti con scelte di colori e dei materiali interni, fermo restando che vengano coinvolti gli artigiani già attivi nel cantiere e questo per poter offrire una garanzia sulla qualità del lavoro svolto e sui materiali scelti. La Besfid & Pianca Immobiliare si
BESFID & PIANCA IMMOBILIARE SA Via Balestra 17 CH-6904 Lugano T. +41 (0)91 911 33 22 www.besfid-pianca.ch
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ARCHITETTURA / BORSA IMMOBILIARE TICINO (BIT)
UN FORUM DI SUCCESSO CHE VARCA I CONFINI NAZIONALI RAFFORZARE LA RETE DI CONTATTI TRA PROFESSIONISTI ATTIVI NEL MONDO IMMOBILIARE E SOSTENERE LO SVILUPPO ECONOMICO DEL CANTONE, QUESTO L’OBIETTIVO DI UNA MANIFESTAZIONE IL CUI GRANDE SUCCESSO AVRÀ UN SEGUITO ANCHE A MONTE CARLO.
Da sinistra: Norman Gobbi, Pres. Consiglio di Stato, Sheila De Lucia, Titolare L-EVENTO e Resp. Comunicazione BIT, Paolo Caspani, Direttore e Resp. BIT, Stefano Rizzi, direttore Divisione dell’economia Canton Ticino
+41 (0)76 488 12 12 pcaspani@creartcom.ch www.borsaimmobiliareticino.ch
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arà la prima opportunità dopo il lockdown da Covid-19 per riunire il mondo immobiliare ticinese. Un forum che permetterà di nuovo ai numerosi attori coinvolti di confrontarsi, discutendo delle tendenze attuali e future del mercato, condividendo esperienze che solo un evento di questo genere può offrire. La 6a edizione della Borsa Immobiliare Ticino (BIT) si terrà il lunedì 14 e il martedì 15 settembre 2020 al Palazzo dei Congressi di Lugano. Nata nel 2014 la BIT ha ritoccato ogni anno il picco di presenze raggiungendo nel 2019 le oltre 500 persone a serata. Gli organizzatori hanno quindi deciso di spostare la manifestazione al Palazzo dei Congressi di Lugano per
rispondere a questa crescita esponenziale determinata proprio dall’interesse dei tanti imprenditori ticinesi che vedono nella BIT un’occasione unica di incontrarsi, conoscersi e creare le basi per un sostegno tangibile allo sviluppo di un intero comparto economico. L’evento ha proprio questo obiettivo: mettere in relazione i potenziali partner allargando il network delle rispettive attività, grazie ad una piattaforma di incontri e una serie di conferenze tematiche. Architetti, artigiani, progettisti, promotori ed esperti potranno nello stesso momento confrontarsi dando seguito anche alle richieste dei tanti visitatori invitati. Un suc-
cesso che è stato anche reso possibile dal sostegno ottenuto da Credit Suisse Lugano, Centro Porsche Lugano, AXA agenzia generale Lugano di Davide Pilotti e Homegate.ch. E a dare ulteriore rilevanza all’evento ci sono la Città di Lugano, SVIT Ticino, associazione dei professionisti immobiliari e CATEF, quella dei proprietari immobiliari. Per il suo format innovativo, riconosciuto come dinamico e originale, la BIT ha trovato un’apertura verso l’estero. Dopo cinque edizioni con oltre 250 espositori e oltre 2500 visitatori l’evento ha infatti dato vita ad un nuovo presitigioso appuntamento: la BIT
Monaco. «È la dimostrazione della bontà della nostra formula – dice il direttore Paolo Caspani – i professionisti ticinesi potranno essere presenti nel Principato con le loro attività per allargare ulteriormente la propria visibilità. Anche grazie al lavoro di comunicazione della ditta L-EVENTO, nella persona di Sheila De Lucia sin dalle prime edizioni, i contatti si sono da subito tradotti in proposte concrete e gli imprenditori ticinesi hanno aderito con entusiasmo». La manifestazione si terrà il 14 ottobre 2020 allo Yacht Club de Monaco e oltre alle tante connessioni che potrà dare al mondo immobiliare ticinese la trasferta monegasca offrirà anche l’occasione per presentare il Ticino come terra di turismo. L’appuntamento, sostenuto e patrocinato dal MEB (acronimo di Monaco Economic Board – Direzione Sviluppo Economico del Principato) è rivolto a imprenditori, investitori locali, nonché ai soci dello Yacht Club de Monaco che da sempre vedono nello Swissmade un sinonimo di altissima qualità. Un’occasione insomma unica per i professionisti del nostro Cantone per farsi conoscere anche al di la dei confini nazionali. TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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ARCHITETTURA / ALFREDO BARATELLA
QUANDO LA NATURA TORNA A TRIONFARE OGNI EPOCA HA INFLUITO IN MODO RADICALE SULLE ABITUDINI DELLA SOCIETÀ ANCHE IN AMBITO DI GIARDINI, A PARTIRE DALLA NASCITA DEL GIARDINO MODERNO, PASSANDO PER VERSAILLES E I GIARDINI INGLESI. MA COSA POSSIAMO DIRE DELLA CONCEZIONE CONTEMPORANEA DEGLI SPAZI VERDI?
Alfredo Baratella
Florian Wandeler
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O
ggi i giardini servono a supplire alla carenza di spazi naturali e stanno simulando sempre più quello che la natura ci offre. Siamo appena usciti da un periodo in cui la popolazione ha riscoperto i boschi, e ha apprezzato la manifestazione di disordine controllato che lo spazio assume quando viene occupato dalla natura. Anche chi per molto tempo non ne aveva goduto a causa della vita frenetica, ha riscoperto il germogliamento primaverile degli alberi, lo sbocciare di fioriture effimere come l’Anemone nemorosa, l’Hepatica nobilis, per citare solo alcune tra le specie che ci hanno regalato fioriture proprio durante la pandemia. I boschi e le zone naturali hanno assunto un interesse e un apprezzamento che sommandosi alla spinta ecologista in generale, alla sensibilizzazione a favore della biodiversità, al lento ma inesorabile abbandono dell’utilizzo dei prodotti chimici nei giardini, sta creando una consapevolezza sempre
ARCHITETTURA / ALFREDO BARATELLA
VALORIZZARE LE RISORSE ESISTENTI
maggiore del fatto che il nostro territorio, per quanto piccolo sia, è in grado di regalare delle stupende sorprese. Ed è proprio in questo senso che il paesaggista e il giardiniere devono essere capaci di inserire le proprie competenze. Le persone vogliono vedere più natura, più verde, anche in spazi in cui il costruire rappresenta un’affermazione della volontà dell’uomo. Parliamo dell’avvento dei tetti verdi, delle facciate rinverdite, della sostituzione delle siepi con piantagioni di arbusti e piante erbacee, e dei prati inglesi con i prati fioriti, dei giardini geometrici con giardini naturali o con la creazione addirittura di veri e propri hotel per insetti e piccoli mammiferi un tempo cacciati dallo spazio riservato all’uomo. Tutto questo risulta ancor più convincente nella testimonianza della proprietaria di un giardino che ha vissuto in prima persona questo cambiamento: Lara Audergon Filippi.
BARATELLA GIARDINI T. +41 (0)78 882 45 94 www.giardini.ch
LARA AUDERGON FILIPPI: «Ricordo che fin dall’inizio della mia conoscenza con l’Architetto paesaggista Federico De Molfetta e con Alfredo Baratella, manifestai il desiderio di cambiamento del mio spazio-giardino ma nel contempo mi sentivo fortemente legata al vecchio giardino che proponeva piantagioni di Lonicera come copriterreno, e arbusti tagliati in geometria. Ritrovarsi con un giardino maturo e cresciuto è un grande vantaggio, soprattutto quando si pensa ad alberi e arbusti che impiegano anni a raggiungere la dimensione desiderata. Tuttavia, in un giardino come il mio, che è stato creato più di 50 anni fa, si pone anche qualche dilemma e difficoltà. Vi sono piante che negli anni sono cresciute a dismisura e che diventano difficili da ridimensionare. Come pure è risultato evidente un certo stile e una certa propensione per piante fortemente legate ad un epoca passata. Nel nostro caso si presentavano, oltre a molti arbusti tenuti a forma geometrica, anche piante di grande dimensioni che schermavano in modo eccessivo la casa dalla luce solare. Da ultimo, si proponeva il tema della manutenzione del giardino che richiedeva uno sforzo notevole soprattutto per le continue potature. Ad un occhio inesperto e superficiale, la soluzione sarebbe apparsa semplice ed immediata. Ma per qualcuno in grado di leggere la preziosità di un giardino che in molte decadi è stato amorevolmente curato, il compito era decisamente più arduo. Trasformazioni del genere, possono difficilmente essere gestite da soli senza causare dei danni irreparabili. Per me poi, era fondamentale non
stravolgere il giardino, ma procedere passo per passo nel rispetto delle piante e della loro storia. Ho avuto la fortuna di essere affiancata in questo progetto da professionisti (Studio De Molfetta & Strode e Baratella Giardini) che hanno capito e condiviso la complessità dell’obbiettivo da raggiungere. Nel corso di 2 anni, grazie ad un approccio visionario da parte dei nostri paesaggisti che hanno saputo accompagnarci in questa trasformazione a tappe, il giardino ha vissuto la sua graduale trasformazione. Da un lato è stato alleggerito, ma allo stesso tempo si sono moltiplicate le varietà botaniche presenti grazie a dei bordi misti che peraltro si sono rivelati di facile manutenzione. Credo che oggi sia importante lavorare su una visione di giardino contemporaneo, sostenibile e variegato e che richiede degli interventi mirati ma contenuti soprattutto sul fronte di trattamenti e continue potature. Molti si fanno spaventare dalla ricchezza botanica di un giardino, ma in realtà è proprio questa ricchezza che permette ad un giardino di acquisire la sua forma più naturale e bucolica. La mia speranza è che questo modo di concepire il giardino venga abbracciato in modo più ampio da tutti coloro che sono attivi nel settore e da coloro che hanno dello spazio verde a disposizione, in modo che il piacere del vivere nel verde possa essere amplificato con però la piena coscienziosità dell’utilizzo delle risorse».
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DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH
LA FILANTROPIA AI TEMPI DEL COVID 19 INTERVISTA A ELISA BORTOLUZZI DUBACH, CONSULENTE DI RELAZIONI PUBBLICHE, SPONSORIZZAZIONI E FONDAZIONI, DOCENTE PRESSO VARIE UNIVERSITÀ E ISTITUTI DI STUDI SUPERIORI IN SVIZZERA E ITALIA (WWW.ELISABORTOLUZZI.COM)
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arren Walker, presidente della Ford Foundation, una delle più grandi fondazioni d’America, nel suo recente libro “From Generosity to Justice”, sostiene che in parecchie situazioni la filantropia emergenziale fa più male che bene. Quando si parla di mecenati l’istinto, la spontaneità non sono più richiesti? «Al contrario: molti sondaggi e studi di settore indicano che il cuore, la passione per un tema e il credo religioso sono i principali fattori che spingono un mecenate a donare. La pandemia ci ha dimostrato che, oggi più che mai, il mondo ha bisogno di filantropi capaci di attivarsi senza esitazione quando si ha più bisogno di loro. Alcune grandi famiglie hanno risposto in ritardo ai bisogni scatenati dall’emergenza sanitaria, proprio perché già impegnate in attività di filantropia strategica. Io penso che occorra usare il buon senso: quando ci sono migliaia di persone che rischiano la vita, c’è bisogno di donatori che agiscano subito e con generosità. Per fortuna gran parte dei filantropi non ha esitato: in Italia per esempio, ricordo fra i molti: Diego Della Valle (5 milioni di euro per i familiari del personale sanitario che ha perso la vita a causa della pandemia), Giorgio Armani (1 milione e 250 mila euro agli ospedali Luigi Sac-
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co, San Raffaele e Istituto dei Tumori di Milano, allo Spallanzani di Roma e a supporto dell’attività della Protezione Civile per l’emergenza Coronavirus), Diana Bracco (1 milione di euro per le strutture sanitarie lombarde), Donatella Versace, e sua figlia, Allegra Versace Beck (200mila euro al dipartimento di terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano in supporto alla lotta contro il Coronavirus). In Svizzera, fra gli altri Roger Federer con la moglie Mirka (1 milione di franchi in favore delle famiglie in difficoltà), Sergio Ermotti (1 milione di franchi per i ticinesi in difficoltà) e potrei continuare a lungo». Lei non crede alla filantropia strategica? «Io sono una fautrice della filantropia strategica. Tuttavia, bisogna tenere a mente che la filantropia è tanto varia quanto le personalità dei mecenati, ed è condizionata dai contesti socio-culturali dei Paesi di provenienza, dalle leggi, dalle relazioni fra Stato, mercato e società civile. In questa immensa varietà, vanno lette anche le diverse forme di filantropia. Perché non sempre la filantropia strategica, o quella sistemica, sono le risposte giuste. Dipende dall’ordine di grandezza degli investimenti filantropici, dalla situazione contingente dei mecenati e degli individui che chiedono una donazione, delle organizzazioni coinvolte. Ogni situazione è
DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH
unica e irripetibile, e richiede un intervento che va calibrato ad hoc e che deve tener conto non solo delle dinamiche di contesto, ma di un bisogno fondamentale: la libertà del filantropo nelle sue scelte di donazione! La filantropia non è un diritto civile, è una certificazione di cittadinanza». Quali sono i vantaggi della filantropia sistemica? «La filantropia sistemica non si concentra tanto sui sintomi di un problema, quanto sulle sue cause. Per farlo in modo efficiente, applica un approccio a lungo termine e multidisciplinare alla risoluzione dei problemi e coinvolge tutti gli stakeholder interessati nell’analisi, nella definizione degli obiettivi e nella risoluzione dei problemi. La filantropia può fornire capitale di rischio, competenze e risorse umane per questo scopo. Anziché risolvere i singoli problemi, le aree problematiche vengono analizzate in modo olistico e viene trovata una soluzione insieme a tutte le parti interessate. Quindi questo approccio si rivela più sostenibile sul lungo periodo. Un esempio è il lavoro di Hansjörg Wyss, nativo di Berna ma naturalizzato statunitense, che una volta ceduta la sua impresa attiva nel settore delle tecnologie mediche, si è dedicato completamente a un progetto di filantropia ambientale a tutela della protezione della biodiversità sul territorio degli Stati Uniti occidentali, mettendo in gioco le sue abilità manageriali e seguendo un approccio sistemico. Lavorando di concerto con partner locali, in cinque anni Wyss ha protetto 8 milioni di ettari di terreno e investito oltre 1 miliardo e mezzo di dollari. (cfr. https://www.tio. ch/dal-mondo/economia/1414696/buffett-i-gates-soros-ecco-i-maggiori-filantropi-a-stelle-e-strisce)».
Torniamo alla pandemia, che cosa ne dice del problema del cosiddetto “crowding out” (o spiazzamento) e dei problemi legati a questo fenomeno? «Vorrei ricordare quanto l’economista Stefano Zamagni ha dichiarato in un’intervista: “Quando si segue la logica emergenziale succede che, una volta scoppiata l’emergenza, è ovvio che tutte le donazioni vengano incanalate in quella data direzione. Questo provoca il fenomeno del crowding out, dello spiazzamento, cioè i donatori che fino ad allora donavano, ad esempio, a una cooperativa sociale, a un’associazione di volontariato o a una ONG, a un certo punto indirizzano le donazioni verso le organizzazioni del settore più colpito dell’emergenza, a scapito degli altri. E questo è pericolosissimo, perché per chiudere un buco ne apriamo altri. Dobbiamo essere avvertiti del fatto che, quando tra qualche mese la pandemia sarà finita, ci troveremo con un mondo del Terzo Settore indebolito e avvilito” (cfr. Stefano Zamagni, “La filantropia deve uscire da una logica emergenziale e adottare un approccio strategico”, in “Fondazioni di impresa nell’era del Covid-19”, promosso da Fondazione Bracco, https://www.secondowelfare.it). Per rispondere alla domanda, sicuramente esiste un rischio di “crowding out”, ma poiché fondazioni, filantropi e specialisti ne hanno consapevolezza, spetta a loro, alla scena filantropica, creare dei tavoli di lavoro per affrontare il problema di concerto. D’altra parte, mi sembra che di fronte a una tragedia delle dimensioni del Covid-19 il mondo filantropico abbia ben reagito donando a supporto di quanti ne avevano bisogno. Aspettarsi che le fondazioni agissero prima dello scoppio della pandemia, non tiene conto né dell’effetto sorpresa e delle dimensioni dei problemi del Covid-19 (nessuno si aspettava una catastrofe umanitaria di queste dimensioni), né delle abitudini e dei ritmi del settore filantropico».
Tocchiamo la cultura, un settore fra i più colpiti: quali misure sono state adottate per sostenere gli operatori culturali a livello europeo? «In Europa sono state lanciate diverse iniziative a sostegno degli operatori culturali: la Commissione europea sta coordinando la risposta congiunta alla crisi indotta dal Covid-19. Per garantire che i fondi dell’UE raggiungano le persone colpite, gli eurodeputati hanno chiesto alla Commissione di prendere in considerazione la possibilità di aumentare lo strumento di garanzia per il settore culturale e creativo (programma “Europa creativa”, https://ec. europa.eu/programmes/creative-europe/node_de). Ciò significa che il Fondo europeo per gli investimenti fungerebbe da garante nei confronti delle banche, ecc. che, ad esempio, offrono prestiti al settore culturale e creativo. L’obiettivo è quello di aumentare la performance finanziaria e la competitività (https://ec.europa.eu/programmes/creative-europe/cross-sector/guarantee-facility_de). La Commissione ha inoltre sostenuto la creazione della nuova piattaforma “Creatives Unite”, che offre al settore culturale e creativo uno spazio di scambio di informazioni. L’iniziativa è guidata, tra gli altri, dal Goethe-Institut e dall’European Creative Hubs Network. “Creatives Unite” raccoglie in un’unica piattaforma tutte le iniziative e le informazioni sul settore culturale e creativo professionale volte ad attenuare gli effetti del Coronavirus. Anche gli attori al di fuori dell’UE possono utilizzare questo progetto. https://creativesunite.eu/Europa. Per quanto riguarda la Svizzera rimando all’interessante intervista con il Direttore di Pro Helvetia che in questa circostanza, una volta in più, ha fatto un lavoro eccellente. Le misure statali non sono tuttavia sufficienti a rispondere tutte le questioni impellenti della cultura e alle perdite causate dalla pandemia».
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DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH
Se le misure di sostegno statale non sono sufficienti, come possono essere d’aiuto le fondazioni? «Le fondazioni non possono sostituire lo Stato, ma possono agire come motori di innovazione complementari. Nel breve periodo, le fondazioni possono aiutare fornendo risorse finanziarie in modo semplificato e facilitando l’accesso a nuovi fondi. Possono anche favorire la creazione di nuovi formati culturali. Vedo anche il loro contributo essenziale nel supporto alle forme di auto-aiuto: l’istituzione di corsi e altre possibilità di formazione che permettono ai vari attori di acquisire know-how specifico. A medio termine trovo interessanti le proposte del rapporto di recente pubblicazione Reimagining European Philanthropy Report (https://www.mckinsey.com/industries/social-sector/our-insights/reimagining-european-philanthropy#), in particolare su tre dimensioni: 1. le fondazioni filantropiche dovrebbero ripensare il loro modo di lavorare: le fondazioni hanno bisogno di un maggior grado di flessibilità e velocità per rispondere ai cambiamenti in corso e alle sfide nelle loro aree programmatiche. La nuova situazione richiede maggiore trasparenza sul contenuto dei finanziamenti, processi più rapidi, decisioni più celeri e sostanziali semplificazioni per i richiedenti. 2. In quanto attori chiave del finanziamento nel settore culturale, le fondazioni dovrebbero condividere e aggiornare know-how e buone pratiche più ancora di quanto non si faccia oggi. Un risultato che si ottiene fra l’altro rafforzando la cooperazione nelle reti nazionali e internazionali. 3. A lungo termine, credo che sia utile affrontare alla radice i problemi del finanziamento privato della cultura. Utilizzando le risorse messe a disposizione dalla cosiddetta “filantropia sistemica” di cui abbiamo già parlato, fermo restando che i finan-
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ziamenti privati e l’apporto progettuale di filantropi e fondazioni siano rispettosi di tutte le regole che animano il confronto democratico». Quali sono i trend emergenti nella filantropia? «Istruzione e formazione, salute, affari sociali e cultura sono da anni le cinque aree di progetto più importanti per i filantropi di tutto il mondo. Le attività nate per combattere il Covid-19 e per affrontare le conseguenze della pandemia, a mio parere, avranno un impatto duraturo sulla scena filantropica. Data la velocità con cui il contesto sta evolvendo, è difficile prevedere cosa cambierà in dettaglio nel panorama della filantropia internazionale, ma mi sento di affermare che la pandemia stia già modificando sostanzialmente il modo di lavorare del settore (penso per esempio all’incredibile sviluppo della digitalizzazione). Sono comunque fiduciosa e ottimista: le dure esperienze dei mesi passati possono produrre una vera e propria rivoluzione positiva del sistema filantropico».
SVIZZERA, CULTURA E FONDAZIONI: PANORAMICA DI ALCUNE INIZIATIVE Covid-19 e fondazioni erogative https://www.swissfoundations.ch/covid-19 Fondazioni e lavoro con le ONG ai tempi del Coronavirus: informazioni utili https://www.profonds.org/links/nuetzliche-informationen Covid-19: Arbeiten und Fundraising in un contesto emergenziale https://swissfundraising.org/aktuelles/covid-19-und-fundraising Infopoint Covid-19 https://prohelvetia.ch/de/dossier/infopoint-covid-19
DOSSIER FONDAZIONI / PHILIPPE BISCHOF
INTERVISTA A PHILIPPE BISCHOF, DIRETTORE DELLA FONDAZIONE SVIZZERA PER LA CULTURA PRO HELVETIA DI ELISA BORTOLUZZI-DUBACH
UN SOSTEGNO CONTRO LA CRISI DELLA CULTURA
Ph: ©Anita Affentranger 2020
per la cultura? Simili interrogativi accompagneranno il mondo della cultura ancora per molto tempo. Con tutta probabilità ci apprestiamo a entrare in una fase di trasformazione di cui non conosciamo gli esiti e che, oltre a offrire molte opportunità, suscita anche fondati timori».
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a scena culturale svizzera è stata duramente colpita dalla crisi di Corona VIRUS 19. Quali sono le sue esperienze come Direttore di Pro Helvetia? Quali settori sono stati particolarmente colpiti? «Abbiamo subito un vero e proprio shock sistemico. Non esiste pressoché ambito della vita culturale per cui il lockdown non abbia significato una sospensione delle possibilità di esibirsi. Hanno sofferto duramente non solo i settori in cui l’esperienza dal vivo assume un ruolo cruciale, come ad esempio la musica, la danza o il teatro, ma anche campi come la letteratura, il design o le arti visive: anche se gli artisti hanno potuto continuare a lavorare nei propri atelier e studi, le gallerie e le librerie sono rimaste chiuse; lettu-
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re pubbliche, fiere ed esposizioni non hanno potuto avere luogo. Alcune manifestazioni si sono sì svolte online, ma naturalmente si tratta di una compensazione solo parziale, a maggior ragione se si pensa alle difficoltà legate alla retribuzione delle produzioni digitali. In generale, la pandemia ha comportato grandi problemi di pianificazione e preoccupazioni economiche per il settore culturale che perdurano tuttora e sollevano incognite esistenziali che vanno al di là del lockdown: come si evolverà la situazione in Svizzera e negli altri Paesi a medio termine? Se tournée internazionali e letture pubbliche saranno nuovamente possibili, a quali condizioni? Come ci relazioneremo con le altre persone in futuro? E poi, ovviamente: se vi sarà una recessione globale, il pubblico potrà ancora permettersi di spendere soldi
Le perdite per gli organizzatori di eventi culturali e per gli operatori culturali hanno avuto conseguenze diverse. Dove vede le differenze più significative? «Ritengo in realtà che i confini tra questi due ambiti siano labili. Molti operatori culturali organizzano anche eventi culturali e molti organizzatori sono attivi pure in ambito artistico. Sul piano puramente economico, la crisi del settore ha ulteriormente accentuato condizioni già precarie: gli ingaggi a tempo determinato e i pagamenti a cachet sono infatti la regola. La pandemia ha mostrato con tutta evidenza quanto siano limitate le riserve delle imprese e degli operatori culturali e quanto entrambi i gruppi dipendano dal successo e da una produzione ininterrotta. Appena i ritmi rallentano, la situazione diventa precaria. Proprio per questo motivo, l’ordinanza Covid cultura è stata così urgentemente necessaria: tenendo conto delle esigenze sia degli operatori che degli imprenditori culturali, essa ha consentito di fornire aiuti immediati e indennità di perdita di guadagno e per lavoro ridotto
DOSSIER FONDAZIONI / PHILIPPE BISCHOF
per i rapporti di lavoro a tempo determinato. Grazie a queste misure, la scena culturale è stata in grado di far fronte almeno in parte alla crisi». Quali attività ha messo in campo Pro Helvetia nei mesi passati? Quali attività sta pianificando per il prossimo futuro? «Insieme all’Ufficio federale della cultura, abbiamo elaborato le misure supplementari della Confederazione a sostegno del settore culturale e affiancato Suisseculture sociale nella loro implementazione. In particolare abbiamo svolto un intenso lavoro di consulenza e coordinamento a diversi livelli della promozione culturale. Durante il confinamento abbiamo deciso di non chiedere la restituzione dei sussidi già versati per manifestazioni annullate e di rendere più flessibili i nostri criteri di sostegno, in modo da permettere a breve termine un adeguamento e, naturalmente, anche un rinvio dei progetti promossi. Inoltre abbiamo lanciato il bando di concorso «Close Distance», con cui siamo andati alla ricerca di nuovi formati artistici in grado di misurarsi in maniera innovativa con le restrizioni alla mobilità. Questa iniziativa ha riscosso un grande successo, come testimoniano le oltre 500 candidature pervenute, tra cui anche approcci e formati molto promettenti. Spero che diverse proposte selezionate possano durare nel tempo, ad esempio per far sì che in futuro, nel quadro delle collaborazioni artistiche nazionali e internazionali, il ricorso a viaggi e trasporti avvenga in maniera più consapevole. Durante la fase attuale di allentamento graduale, che può essere considerata un periodo di transizione, cerchiamo di rispondere nella maniera più rapida e mirata possibile alle esigenze dei diversi settori: la divisione Musica ha ad esempio indetto un bando di concorso per programmi alternativi durante i mesi estivi, e anche le divisioni Letteratura e Danza & Teatro hanno elaborato misure di sostegno specifiche».
Quanto pensa che dureranno gli effetti del Lock-down sulla scena culturale svizzera? «Come ogni grande crisi sociale ed economica, anche questa comporterà ripercussioni destinate a lasciare il segno per diversi anni. Dopo lo shock iniziale, in cui il sistema culturale così come l’avevano conosciuto finora è stata scosso alle fondamenta, siamo ora giunti a una seconda fase, quella della transizione. Il settore culturale inizia ora a prendere le misure delle nuove topografie culturali nate negli ultimi tre mesi: la questione decisiva sarà se le energie e fantasie basteranno a trasformare la crisi del sistema in un’opportunità di cambiamento in senso positivo del sistema stesso. Dai nuovi formati che riannodano i fili con la vita culturale precedente possono nascere nuovi dispositivi e ripartizioni dei ruoli e, forse, anche una maggiore partecipazione. Viviamo una situazione sociale molto particolare, in cui la cultura suscita un misto di prudenza, disperazione e spirito di inventiva, dato che il distanziamento vale tuttora e il pubblico continua a comportarsi in modo completamente diverso dal solito. Il turismo culturale per ora viene a mancare, e anche le tournée sono pressoché impossibili. Occorrono dunque energie creative enormi per recitare in teatro, cantare in un coro o danzare. Dobbiamo essere consapevoli che a questa fase di transizione ne seguirà un’altra, quella del consolidamento o della trasformazione, in molti casi probabilmente anche della ricostruzione, in cui alcune strutture scompariranno e altre verranno ripristinate o reinventate». Qual è la sua visione per sostenere la cultura in difficoltà. Che cosa occorre da parte dello stato, che cosa possono fare i privati? «Collaborare e contribuire alla trasformazione, superare steccati disciplinari e regionali! In Svizzera, la promozione culturale sussidiaria da parte della
Confederazione, dei Cantoni e dei Comuni è integrata dalle prestazioni di fondazioni private, mecenati e sponsor e dai partenariati con questi attori. Ciò è più importante che mai, a condizione di riuscire ad abbandonare una visione frammentaria, focalizzata sulle singole iniziative, e adottare una prospettiva più globale incentrata sulla qualità e l’impatto dei progetti. Occorre un approccio di ampio respiro, lungimirante e coraggioso per sostenere il settore culturale nel suo cammino verso un futuro proficuo e fruttuoso. Per questo auspico un rafforzamento del «ménage à trois» tra gli attori pubblici e privati della promozione culturale e gli operatori culturali e la definizione di obiettivi comuni. Di per sé opportuni, i partenariati pubblico-privato rischiano di rimanere lontani dalla realtà e senza effetti se contemporaneamente non vi è una stretta collaborazione con il settore culturale e se non ci si interroga sulle sinergie tra società e cultura. In generale, ma soprattutto durante la crisi, la promozione culturale pubblica e quella privata devono quindi cercare di ascoltare e osservare la società, agire in base ai bisogni e adottare uno sguardo schietto su un futuro che sarà diverso dal presente, a cavallo tra realtà digitale e analogica, dimensione regionale e internazionale e istanze artistiche e sociali».
www.prohelvetia.ch/it/ direzione/philippe-bischof/ TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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DOSSIER FONDAZIONI / ELSA PERETTI
RISPETTARE I DIRITTI DELL’UOMO E DELL’AMBIENTE INTERVISTA CON ELSA PERETTI, DESIGNER, IMPRENDITRICE, PRESIDENTE E FONDATRICE DELLA NANDO E ELSA PERETTI FOUNDATION. DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH
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ei è una designer notissima. Che cosa l’ha spinta a diventare filantropa e a istituire la Nando and Elsa Peretti Foundation? «La Fondazione nasce nel 2000, e l’ho dedicata alla memoria di mio padre Nando Peretti (1896 – 1977) un grande imprenditore italiano del dopoguerra che fondò l’API (Anonima Petroli Italiana) portandola a diventare una delle principali aziende petrolifere italiane. Mettere insieme un gruppo di persone motivate per dar vita a questa
fondazione è stato il traguardo più importante della mia vita. Ho voluto una fondazione con uno statuto molto ampio, che potesse accettare proposte su tutti gli aspetti della vita delle persone. Ogni anno accogliamo e valutiamo progetti educativi, culturali e artistici, di ricerca medica, di conservazione ambientale e di tutela dei diritti umani. Ho voluto tenere aperta una finestra sul mondo, una finestra molto grande, per poter capire bene cosa accade e come posso fare la mia parte».
Ph: ©Eric Boman
Qual è il tema che le sta più a cuore? «Il tema che mi è sempre stato più a cuore è quello della fame e della povertà. Non è facile capire cosa significa soffrire la fame, bisogna provarla. È per questo secondo me che siamo così indifferenti noi che viviamo nei Paesi più ricchi, perché non sappiamo cosa significa. Mangiamo quando vogliamo e quanto vogliamo, non ci importa se milioni di animali vengono torturati negli allevamenti intensivi, non ci importa nemmeno cosa mettiamo nello stomaco, se è sano oppure no. L’importante è essere sazi, non pensare ai problemi e progettare la prossima vacanza al mare. Eppure abbiamo raggiunto il record di 1.822 miliardi di dollari spesi da tutti i Paesi del mondo in armamenti, pari al 2,1% del PIL mondiale. Produciamo ed esportiamo un’economia di morte e violenza, riempiamo gli arsenali e accettiamo che nel mondo 820 milioni di persone soffrano la fame. Dobbiamo trovare una via d’uscita dalle lotte per il potere che caratterizzano la politica mondiale».
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DOSSIER FONDAZIONI / ELSA PERETTI
Parliamo della pandemia. Come ha vissuto personalmente questo periodo e che impressione le ha fatto la grande ondata di solidarietà che ha visto coinvolte centinaia di persone in Italia per una raccolta fondi senza precedenti? «Questa pandemia ha fatto emergere tutte le contraddizioni del nostro modo di vivere e a farne le spese è stato, come sempre, chi è più povero, chi è di più ai margini. Perché chi è più povero, chi non ha altra scelta per sopravvivere, è disposto a soddisfare a qualunque prezzo i desideri di chi è abbastanza ricco per pagare. È inutile prendersela con i bracconieri, con chi taglia alberi secolari per un tozzo di pane, con chi traffica le zanne degli elefanti o i corni dei rinoceronti. È povera gente che si adatta ai capricci dei più ricchi e dei trafficanti ambientali per poter sfamare la propria famiglia. Ma questa pandemia, che è la conseguenza della nostra violenza sulla natura, ha messo tutti allo stesso livello. Questo virus non risparmia nessuno. Forse adesso abbiamo l’occasione per capire che dobbiamo lasciare in pace i pipistrelli, gli elefanti, le tigri e tornare a vivere con umiltà e rispetto per la natura e il pianeta. E ripensare al modo in cui distribuiamo la nostra ricchezza, a come organizziamo la nostra economia. La pandemia ha improvvisamente fatto capire quanti soldi ci sono nel mondo, quanta gente ricca vive senza impegnarsi per migliorare la vita delle persone. Di fronte alla minaccia di questo virus, in tanti si sono fatti avanti e hanno donato. Questa è buona cosa, finalmente! Io non voglio sostituirmi allo Stato, che deve pensare al benessere e alla necessità dei cittadini, questo è il suo dovere. Come filantropa, credo che il mio ruolo debba essere quello di aggiungere qualcosa a quello che fa lo Stato, fare qualcosa in più, offrire un valore aggiunto per tutti».
Che progetti ha sostenuto la sua fondazione e perché? «In vent’anni la mia fondazione ha sostenuto oltre 1000 progetti, per 55 milioni di euro, in tutto il mondo. Nei potrei raccontare tanti, in vent’anni sono accadute molte cose che hanno trasformato il mondo e anche il modo in cui vediamo il futuro. Ma ne voglio raccontare uno per tutti, un progetto che raccoglie in sé tutto quello in cui credo e per cui credo valga la pena di agire subito. È il progetto da 3 milioni di euro per la tutela dell’Amazzonia e dei popoli indigeni che la abitano, condotto da una organizzazione di giuristi internazionali che ha già raccolto il consenso di tutte le più grandi organizzazioni storiche che da sempre si occupano dei diritti delle popolazioni indigene. Quando l’Amazzonia è andata a fuoco l’anno scorso sono rimasta atterrita. Per me, che ho imparato tanto dai documentari e dagli studi naturalistici di Felix Rodriguez de la Fuente e Jane Goodall, sapere che l’Amazzonia è a rischio di distruzione per l’avidità di alcune persone è una cosa inconcepibile. Credo che dovremmo ritornare a studiare e conoscere cosa succede nel mondo, a conoscere le popolazioni indigene e il loro meraviglioso rapporto con la natura e la vita. Non siamo più capaci di apprezzare la semplicità, pensiamo che vivere senza il denaro e i nostri piccoli lussi sia tipico di chi è sfortunato, ma invece non è sempre così. Dobbiamo sapere accettare e rispettare chi fa scelte di vita diverse, saper ritornare a un modo più semplice non solo di vivere ma anche di vedere le cose. Dobbiamo essere coraggiosi e uscire dal ruolo di consumatori senz’anima. I diritti dei popoli indigeni vengono violati da sempre, in tutto il mondo. A cosa serve avere la Carta dei Diritti Umani se poi chi la viola non viene punito dalla legge? È una cosa per me intollerabile, non posso accettare che tanti governi siano disposti a chiudere un occhio con chi viola i diritti umani solo per affari e per denaro. Credo sia importante in
questi casi ricorrere alle corti internazionali di giustizia, nessuno deve restare impunito, nemmeno se si tratta di un presidente o di un generale». Che cosa si aspetta dalle istituzioni che ha sostenuto in termini di progettualità e di rendicontazione? «Nella mia vita professionale ho sempre cercato la qualità e ho lavorato creando rapporti di fiducia con i miei collaboratori. Anche come filantropa sono così, la mia fondazione ha uno staff qualificato e di cui mi fido, con cui lavoro a stretto contatto. Instauriamo un rapporto di fiducia anche con le organizzazioni che sosteniamo, siamo esigenti e seguiamo le regole dell’auditing internazionale per le rendicontazioni. Quando sostengo dei progetti con la fondazione sono molto meticolosa e voglio conoscere i numeri. Quante persone? Quante medicine? Quanti sacchi di farina? Non voglio dimenticare nemmeno una persona, nemmeno un sacco di farina. Voglio ricordare tutto perché è il mio modo di avvicinare le persone che soffrono e che riesco ad aiutare, lo considero un segno di rispetto per la vita di tutti. Quando è possibile voglio anche conoscere i nomi delle persone che riusciamo ad aiutare». Parliamo di diritti di fondatori e mecenati: in Svizzera ferve la discussione intorno a quanto influsso il fondatore possa e debba esercitare sulla fondazione da lui istituita, lei che cosa ne pensa? «Come fondatore, ho sempre partecipato direttamente alle scelte e alle attività delle mie fondazioni. La sento come una responsabilità, penso sia un mio dovere quello di valutare insieme ai consiglieri e al mio team i progetti da sostenere. Soprattutto mi piace essere molto presente, mi lascio ispirare e cerco di ispirare, discutiamo e approfondiamo le priorità in modo non scontato, con un metodo rigoroso. Credo che la cosa importante sia la flessibilità, non mi sento a mio agio TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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DOSSIER FONDAZIONI / ELSA PERETTI
con metodi di lavoro troppo rigidi. Penso che una fondazione debba prima di ogni altra cosa fare delle scelte molto nette sul tipo di investimenti del patrimonio. Fin dall’inizio insieme ai miei consiglieri abbiamo deciso di scegliere investimenti etici, possibilmente “verdi”, perché preferisco avere meno risultati piuttosto che investire in titoli molto redditizi ma ambigui. Penso che prima di preoccuparsi dell’influenza dei fondatori sulla vita delle fondazioni sia importante pensare a come investe una fondazione. Ma ho una grande stima per le istituzioni benefiche svizzere e credo che questa riflessione sia importante, è la dimostrazione che la filantropia sta crescendo e che la Svizzera, che ha una lunga storia nella filantropia mondiale, potrà essere una guida preziosa per il futuro». Qual è la sua visione, che cosa deve cambiare nella filantropia internazionale perché quest’ultima diventi ancora più efficiente? «Affronto spesso questo punto con il mio team e con le persone importanti della mia vita. Nel mondo ci sono molte persone ricchissime, molte fondazioni filantropiche con patrimoni enormi. Penso che questi patrimoni tutti insieme potrebbero avvicinarsi al PIL di uno Stato. Dovremmo trovare la strada
CHI È ELSA PERETTI È nata a Firenze il 1 maggio del 1940. Ha studiato a Roma, Milano e in Svizzera. Alla fine degli anni ’60 si trasferisce a Barcellona dove inizia la sua carriera da modella. Lavora con i grandi fotografi dell’epoca come Salvador Dalì e Oriol Maspons, per poi trasferirsi a New York nel 1968 dove sfilerà per tutti i più grandi geni della moda internazionale. Con Halston inizia anche una vera e propria collaborazione professionale, Elsa disegnerà i primi gioielli che le daranno fama e successo internazionale. Nel 1972, Bloomingdale’s apre il primo negozio dedicato alle sue creazioni e nel 1974 Elsa firma il primo contratto in esclusiva con Tiffany & Co. Negli anni, Elsa riceve una serie di premi prestigiosi a conferma del suo straordinario talento di designer, le sue creazioni sono esposte in collezioni permanenti nei principali musei del mondo.
per unire le nostre forze, condividendo alcuni obiettivi comuni, pur nelle nostre diversità, per dare inizio a un vero cambiamento del nostro modo di concepire il mondo e la vita. Non ne servono molti, secondo me, di questi obiettivi comuni: il rispetto dei diritti umani, il rispetto della natura e dell’ambiente, la promozione di ideali che rifiutano ogni tipo di violenza, la lotta alla povertà. Sono obiettivi che già ci uniscono e che potrebbero ispirare in modo positivo le scelte politiche dei nostri governi: perchè non dovremmo farlo? Siamo an-
che noi liberi cittadini che si assumono la responsabilità di aiutare a costruire un mondo più vivibile, la nostra esperienza dovrebbe essere ascoltata». 01 Mar Mediterraneo, 2016 Due motovedette della Guardia Costiera Italiana classe 300, in procinto di trasbordare circa 300 migranti provenienti dalle coste libiche. Ph: ©Luca Catalano Gonzaga 02 Mar Mediterraneo, 2016 Si salvano prima i bambini, poi le donne ed infine gli uomini: i momenti difficili del trasbordo dal gommone alla motovedetta classe 300 della Guardia Costiera Italiana. Ph: ©Luca Catalano Gonzaga
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DOSSIER FONDAZIONI / CLAUDIA LOMBARDI
DARE SOSTEGNO AI GIOVANI ARTISTI Che cosa l’ha spinta a istituire la Fondazione Claudia Lombardi per il teatro? «Ciò che mi ha indotto a farlo è stato soprattutto il desiderio di attuare qualche cosa di molto pratico per contribuire alla crescita artistica di giovani professionisti, affiancandoli, oltre che nelle questioni artistiche, anche in tutti gli aspetti più pratici e burocratici che anche l’essere artisti implica. Volevo dare una forma concreta alla mia passione per il teatro, lunga di oltre mezzo secolo: oggi il lavoro con i giovani e il progetto della Fondazione si stanno sviluppando nell’esatta direzione che avevo definito sin dall’inizio». LA FONDAZIONE CLAUDIA LOMBARDI PER IL TEATRO COSTITUISCE UNA DELLE REALTÀ PIÙ ATTIVE E DINAMICHE NEL PANORAMA ARTISTICO E CULTURALE TICINESE.
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uole raccontarci i principali aspetti della sua attività e della sua vita professionale? «Sono nata e cresciuta a Locarno e ho una specializzazione in turismo e organizzazione, attività che ho svolto per una ventina di anni prima di dedicarmi anima e corpo al teatro, seguendo una formazione a Milano per circa 10 anni al fine di conoscere il teatro a 360 gradi. Poi ho fatto alcune stagioni di direzione artistica prima di creare la mia Fondazione nel 2016».
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Qual è lo scopo statutario della Fondazione? «Gli obiettivi sono in effetti molteplici: promuovere, attraverso una serie di misure tangibili, l’arte teatrale e della recitazione in Svizzera e in Italia e contribuire alla crescita artistica di giovani professionisti. Per poter realizzare tutti gli scopi statutari sto ora sviluppando il progetto che più mi sta a cuore: Càsoro teatro lab. È un progetto unico in Svizzera: con la ristrutturazione (inizio lavori 2021 – fine lavori 2023) dell’ex-ostello della gioventù di Lugano-Figino, sotto lo stesso tetto troveranno posto un centro di creazione e di residenza per artisti, un teatro, tre sale prove utilizzabili anche per eventi e conferenze, un bistrot con agenzia postale e un b&b con tredici camere. Càsoro teatro lab vuole essere un progetto a beneficio della scena indipendente e delle giovani compagnie professionistiche, che mira a diventare un luogo di riferimento per la nuova
drammaturgia a livello nazionale e internazionale, oltre che un sito ricercato per il turismo culturale. Càsoro teatro lab rappresenta un modello di impresa socioculturale innovativo, dove il profit sosterrà il non-profit in una logica di economia circolare. Entro fine 2023 a Figino soffierà un vento nuovo, grazie a una struttura dove ospiti dal mondo intero, abitanti del quartiere, artisti e attori potranno incontrarsi, creando così occasioni di scambio e collaborazioni professionali o intellettuali. Sarà anche un luogo dove condividere spazi e idee, oppure semplicemente dove concedersi una vacanza rilassante e seguire le diverse attività culturali proposte dagli artisti in residenza. Càsoro teatro lab sarà aperto durante tutto l’anno e sarà gestito dalla Fondazione che assumerà il personale qualificato necessario, creando ulteriori posti di lavoro che andranno ad aggiungersi ai 7 già esistenti». Quali altri progetti ha già sostenuto la sua fondazione? «Dal 2017 la Fondazione promuove, gestisce e realizza annualmente testinscena®, un concorso di nuova drammaturgia in lingua italiana, rivolto a giovani compagnie svizzere e lombarde. Inoltre sostiene le spese di traduzione in tedesco e francese dei dossier di compagnie italofone per permettere loro di partecipare a concorsi e bandi nazionali e internazionali; la preparazione di giovani allievi di scuole di teatro ticinesi per i provini delle accademie di arte drammatica in Italia; giovani compagnie ticinesi o lombarde che si distinguono per la loro poetica o il loro impegno sociale. Non da ultimo organizza una stagione teatrale a Figi-
DOSSIER FONDAZIONI / CLAUDIA LOMBARDI
no che propone spettacoli in linea con gli scopi statutari ed è una vetrina importante per giovani compagnie». Parliamo della pandemia. Come ha vissuto personalmente questi difficili momenti e a quali progettualità ha dato vita con la sua fondazione in questo periodo? «Il confinamento è stato per me un tempo dedicato alla riflessione e all’elaborazione di strategie per farci trovare pronti al momento della ripresa. Durante il periodo di chiusura totale, abbiamo allestito un’esposizione di scultura con opere di Giada Bianchi, Manuela Mollwitz, Pascal Murer, Gianmarco Torriani e Giorgia Voneschen, per offrire un’occasione di visibilità ad artisti del territorio e ho voluto che le loro opere fossero collocate in bella mostra nel nostro parco e che gARTen fosse comunque fruibile. Il mio desiderio più sentito era quello
di dare un segnale di speranza e di ottimismo a chiunque fosse passato da Figino. In un momento così particolare è stato importante poter regalare bellezza, un sorriso e un istante di gioia ad ognuno di loro e i messaggi di ringraziamento ricevuti anche da sconosciuti mi hanno scaldato il cuore e confermato che averlo fatto è stata la cosa giusta. Durante l’emergenza ho accolto le richieste pervenutemi da più parti di approfittare dell’occasione offerta da gARTen per organizzare degli eventi estivi abbinati all’esposizione. È così nato un programma culturale che ha visto un susseguirsi di appuntamenti settimanali di incontri con gli artisti, performance, spettacoli e eventi gastronomici con cui abbiamo cercato di dare il nostro contribuito alla ripartenza. Era fondamentale per me che la Fondazione fosse presente al fianco degli artisti e testimoniasse la sua vicinanza con azioni concrete».
Qual è la sua visione, che cosa deve cambiare nella filantropia svizzera perché diventi ancora più efficiente? «Sono una paladina del buon vecchio detto “l’unione fa la forza” in modo che non vengano disperse risorse preziose. Penso che una collaborazione tra fondazioni erogative possa contribuire in modo importante alla realizzazione di progetti visionari, ma solidi, a beneficio di tutta la collettività. Nell’ambito della cultura, dove occorre una maggiore apertura e una visione globale più ampia, l’unione sarà fondamentale, non solo per la ripartenza ma anche e soprattutto nei prossimi anni, per sostenere gli artisti, senza i quali saremmo tutti molto più poveri».
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DOSSIER FONDAZIONI / ORCHESTRA DA CAMERA DI ZURIGO
ANDANTE CON MOTO INTERVISTA CON LENA-CATHARINA SCHNEIDER, DIRETTORE ARTISTICO E HELENE ELLER, DIRETTORE AMMINISTRATIVO DELLA ZÜRCHER KAMMERORCHESTER.
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uando è stata fondata la Zürcher Kammer Orchester (Orchestra da camera di Zurigo) e cosa la caratterizza?
LENA SCHNEIDER: «Negli anni Quaranta del secolo scorso, lo studente di musica Edmond de Stoutz iniziò ad incontrarsi regolarmente, nel tempo libero, con alcuni amici di Zurigo per fare musica insieme. La gioia di perseguire i propri ideali creativi e la comune passione per la musica da camera deteminò la decisione di fondare un’orchestra da camera. Il primo concerto pubblico della giovane orchestra ebbe luogo l’11.12.1945 nella Kongresshaus. 75 anni dopo, se guardiamo indietro alla storia movimentata di questa orchestra, scopriamo che si è continuamente sviluppata o addirittura reinventata. Per più di 50 anni, Edmond de Stoutz è stato la forza trainante dell’orchestra. Instancabile, idealista e carismatico, ha ispirato musicisti e pubblico e ha creato una grande rete di contatti a supporto all’orchestra. Dopo l’era de Stoutz, i direttori d’orchestra Howard Griffiths, Muhai Tang e Sir Roger Norrington hanno continuato a dare forma al suono e alla direzione musicale della Zürcher Kammerorchester. Dal 2016 l’orchestra lavora con Daniel Hope in veste di Direttore musicale e segue il principio dinamico “Play & Conduct”, in base al quale il solista guida l’orchestra dal suo strumento, tenendo sempre d’occhio il complessivo suono e la gioia condivisa di fare musica insieme».
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Lena-Catharina Schneider
Daniel Hope, un violinista star come Direttore musicale. Come siete arrivati a questa scelta? LENA SCHNEIDER: «Il legame di Daniel Hope con l’Orchestra da Camera di Zurigo risale alla al tempo della sua fondazione. Sua madre ha lavorato per molti anni come assistente di Yehudi Menuhin, a sua volta amico intimo di Edmond de Stoutz. Da bambino, Daniel Hope trascorreva spesso le estati con la sua famiglia a Gstaad, mentre la madre lavorava per i Menuhin, che nel 1957 fondarono il leggendario Gstaad Menuhin Festival, dove Daniel Hope ha regolarmente partecipato alle esecuzioni dell’Orchestra da camera di Zurigo. Hope, che ha imitato il modello Menuhin e che ha seguito lui stesso la strada del violinista classico, si è esibito più volte come solista con la Zürcher Kammerorchester fino a quando, nel 2015, gli è stato chiesto di diventare Direttore musicale dell’orchestra. Il suo legame musicale di lunga data, ma anche profondamente emotivo, ha reso facile accettare questa proposta».
Helene Eller
La Fondazione Avina è partner per l’innovazione della ZKO: Che cosa significa? Come si sviluppa questa collaborazione? HELENE ELLER: «La Fondazione Avina sostiene la ZKO come prezioso partner per l’innovazione dal 2015. La fondazione concentra il suo lavoro su progetti innovativi e sostenibili. La ZKO ha una lunga tradizione nel reinventarsi costantemente, nello sperimentare nuovi formati concertistici e nel guardare avanti. Per questo un partner così forte come la Fondazione Avina risulta essere molto prezioso. La collaborazione è caratterizzata anche dalla grande fiducia della Fondazione AVINA nei nostri progetti artistici e nelle esecuzioni dell’orchestra. Per la ZKO, avere un partner per l‘innovazione è un’opportunità per affrontare progetti non ordinari nel panorama della musica classica. Ad esempio, la digitalizzazione delle orchestre è un progetto che per essere realizzato richiede un significativo finanziamento iniziale. Presto non vedremo più spartiti di musica sul palco,
DOSSIER FONDAZIONI / ORCHESTRA DA CAMERA DI ZURIGO
ma solo tablet. Inoltre, la ZKO ha sperimentato molti nuovi format di concerto con l’aiuto della Fondazione AVINA. La selezione di questi progetti spetta alla direzione della ZKO». La pamdemia è stata anche un’occasione per riflettere sulla collaborazione con i finanziatori privati: in proposito, qual’è la vostra visione del rapporto con le fondazioni? Di che cosa occorre tenere conto e su quali elementi puntare? HELENE ELLER: «La nostra esperienza con la Fondazione Avina e con altre fondazioni ci mostra quanto sia importante e prezioso, oltre al sostegno finanziario, lo scambio personale e la discussione congiunta di visioni e di progetti con il nostro referente nella fondazione. Poiché decidiamo i programmi artistici con largo anticipo abbiamo necessità di un periodo lungo di pianificazione. Infatti, molti progetti della ZKO, come per esempio quelli per bambini e giovani, sono concepiti per durare vari anni: siamo dunque sempre protesi a cercare un confronto con partner interessati a una collaborazione a lungo termine. Tutto questo ha poi anche il vantaggio di consentire al partner di seguire direttamente e accompagnare la realizzazione del progetto, in un processo dinamico e creativo. Siamo un ensemble orchestrale agile e flessibile, sempre aperto a nuovi stimoli e ai cambiamenti. Un sintesi, questo contesto in cui operiamo rappresenta un’opportunià d’intervento entusiasmante per le fondazioni e per i mecenati il cui cuore batte per la musica classica. Ma la collaborazione con le fondazioni comporta anche dei rischi. Se si desidera avere la conferma del finanziamento all’inizio della stagione, è necessario un preavviso di almeno sei mesi. Ciò significa che la pianificazione del progetto e il budget devono essere completati con largo anticipo. In un contesto culturale di-
namico come quello attuale, questo è piuttosto difficile perché i progetti possono cambiare anche a breve termine. Sarebbe quindi importante per noi che le fondazioni potessero approvare, o eventualmente annullare, il finanziamento solo con un breve preavviso». Qual`è la vostra visione riguardo alla collaborazione con i mecenati? HELENE ELLER: «I mecenati devono poter assaporare la gioia e il fascino della musica classica. Devono sentire che il loro impegno finanziario è in buone mani con l’Orchestra da camera di Zurigo, e che possono vivere con orgoglio la loro passione partecipando ai concerti. I nostri progetti, che vanno dalla promozione dei giovani talenti, ai concerti di musica da camera, agli incontri letterari e musicali, fino ai concerti di grandi orchestre e ai format trasversali oltre la musica classica, offrono un fertile terreno di coltura per l’impegno filantropico. Ma siamo aperti anche ai mecenati amanti della musica che, oltre al sostegno finanziario, vogliono contribuire attivamente con le loro competenze, ad esempio, al nostro Consiglio di amministrazione o all'associazione “Amici della ZKO”». Quale lezione dovrebbero imparare i musicisti da questo difficile periodo che stiamo vivendo? LENA SCHNEIDER: «È una domanda difficile che vorremmo estendere a tutti noi. Il tempo prima Coronavirus ha dimostrato che i calendari degli eventi erano troppo affollati, senza tener conto del bisogno umano di riposo e di contemplazione, che è importante anche nel contesto dei processi creativi. Dovremmo imparare a lavorare un po’ più lentamente e con più attenzione e non lasciarci soffocare dalla velocità del digitale. Ci ha aiutato molto avere uno stretto scambio con i musicisti durante il periodo del lockdown. Il networking e il dialogo tra di loro ha
aperto nuove prospettive. I musicisti dell’orchestra e il nostro team amministrativo sono ora chiamati a mostrare un grado ancora più elevato di flessibilità e di spirito d’improvvisazione. Ma questo può anche avere un effetto liberatorio, perché a volte è più facile staccarsi dalle strutture troppo rigide. Ci piacerebbe molto poter integrare questa recente esperienza nei nostri metodi di lavoro a lungo termine. Ciò include più conversazioni con i nostri musicisti, partner e amici dell’orchestra, un calendario di appuntamenti snellito, pause ripetute e tanta e tanta musica». La vostra visione per il futuro della Zürcher Kammerorchester? LENA SCHNEIDER: «L‘Orchestra da camera di Zurigo si è posizionata come un ensemble dinamico e appassionato, che si astiene prevalentemente dal suonare con direttori d‘orchestra. Vogliamo mantenerla e posizionarla così. La gioia di sperimentare format concertistici, il sostegno costante ai giovani, la capacità di pensare fuori dagli schemi della musica classica fanno parte della ZKO, così come le interpretazioni classiche del repertorio barocco, classico, romantico e anche moderno». HELENE ELLER: «Tutte queste ambizioni richiedono una solida base amministrativa e finanziaria. Nei prossimi anni vorremmo continuare a mantenere vivo il prezioso lavoro con i nostri principali partner Zürcher Kantonalbank e AMAG. Inoltre, la nostra ambizione è quella di costruire una rete diversificata di sponsor, fondazioni e privati attorno alla ZKO per garantire a lungo termine il lavoro artistico dell’Orchestra da Camera di Zurigo nella città, in tutta la Svizzera, e anche nel panorama concertistico internazionale».
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AZIENDE / ROCCO BIANCHI
VERSO UN FUTURO DEGLOBALIZZATO?
APERTURA, INTERCONNESSIONE, DELOCALIZZAZIONE E LIBERALIZZAZIONE (DEI CAPITALI, DELLA PRODUZIONE E DELLE MERCI) SONO STATI I MANTRA RIPETUTI IN QUESTI ULTIMI DECENNI. MA SARÀ DAVVERO COSI?
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ddetti ai lavori, riviste specializzate e giornali parlano oggi sempre più insistentemente di deglobalizzazione, un movimento opposto, una frattura o per lo meno una discontinuità rispetto al processo di globalizzazione innestatosi negli anni ’80/’90 con l’instaurarsi di politiche economiche “neoliberiste” e la graduale apertura della Cina, culminata nel 2001 con la sua adesione al WTO. È indubbio che la scena era già cambiata prima che il Coronavirus assestasse un durissimo colpo all’economia mondiale, con flussi finanziari e valori del commercio internazionale in calo (varia era tuttavia l’interpretazione che se ne dava: inversione di ten-
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denza, oscillazione momentanea o semplice assestamento dopo anni di furiosa crescita?) e che già vi erano discussioni su come cambiare le regole per rendere la globalizzazione più sostenibile e più equa; è indubbio pure che l’attuale crisi economica unita a politiche “sovraniste” ha dato e darà un ulteriore spinta a questo processo, accelerando dinamiche che già premevano in particolare su uno dei pilastri della globalizzazione, la produzione. In effetti scoprire che metà o forse più delle mascherine chirurgiche disponibili erano prodotte in Cina non è stato piacevole; accorgersi che la propria azienda dipende all’origine del proprio processo produttivo da un solo produttore, per di più spesso locato nel paese d’origine della pandemia, pure. Probabilmente ormai, in nome della massimizzazione dell’efficienza e del contenimento dei costi, non esiste più un bene complesso che sia concepito e prodotto in toto in una sola nazione (Apple in questo senso, con circa il 95% del valore di un iPhone realizzato
lontano dagli USA, ne è forse l’esempio estremo). Da qui la richiesta di una rilocalizzazione di parte delle filiere produttive che erano state internazionalizzate, in particolare di quelle considerate strategiche dai governi. Ma non solo, che pure le industrie si sono rese conto che le lunghe catene di fornitori oltre che ad essere in parte fuori controllo e intrinsecamente fragili rendono difficoltoso il rapido adattamento dei prodotti, mentre il fattore costo del lavoro si riduce vieppiù che l’automatizzazione e la digitalizzazione dei processi produttivi avanza e i salari dei lavoratori esteri salgono. Tuttavia bisogna essere ben coscienti che cambiare è sì ovviamente possibile, ma è un processo che richiede tempo, non sarà né univoco né lineare e, soprattutto, sarà molto costoso, dunque probabilmente non indolore. Per nessuno, ché le economie emergenti rischiano squilibri interni che inevitabilmente si rifletteranno all’esterno, rischiando di innescare perniciose reazioni a catena, mentre è ancora tutto da dimostrare che una effettiva rilocalizzazione, o per lo meno una revisione sostanziale dei processi di globalizzazione come sin qui li abbiamo conosciuti, porti nei paesi occidentali alle tanto sbandierate promesse sovraniste di maggiori opportunità di lavoro e, soprattutto, di migliore redistribuzione dei redditi. Senza dimenticare poi che, come Svizzera, non possiamo mutare la nostra vocazione di paese esportatore, che ci porta a dover essere presenti ovunque, in particolare nei due principali mercati mondiali, gli Stati Uniti e l’Asia (che non è solo Cina), dunque ad aprirci al mondo e a portare il mondo da noi. Al di là di ogni retorica politica.
AZIENDE / SUPSI
DINAMISMO, CONCRETEZZA E APERTURA AL CAMBIAMENTO
PRESENTATO IL RAPPORTO ANNUALE 2019 NEL CANTIERE DEL NUOVO CAMPUS SUPSI DI MENDRISIO CHE DA FEBBRAIO 2021 ACCOGLIERÀ STUDENTI E COLLABORATORI DEL DIPARTIMENTO AMBIENTE COSTRUZIONI E DESIGN.
01 Da sinistra Alberto Petruzzella, Presidente del Consiglio SUPSI e Franco Gervasoni, Direttore generale SUPSI
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n momento di incontro e di scambio durante il quale il Presidente del Consiglio Alberto Petruzzella e il Direttore generale Franco Gervasoni si sono soffermati su una parte significativa delle novità e dei progetti che hanno caratterizzato l’anno trascorso. Come nella precedente edizione, anche quest’anno il Rapporto annuale si presenta nella forma di un giornale che illustra l’attualità della Scuola nei suoi quattro mandati di attività - Formazione di base, Formazione continua, Ri01
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AZIENDE / SUPSI
cerca applicata e Servizi di supporto al territorio - esprimendo la vivacità e l’interdisciplinarietà che la caratterizzano. Ad arricchire le sue pagine, numerose testimonianze e interessanti rinvii a contributi multimediali. Presentando il Rapporto, Alberto Petruzzella e Franco Gervasoni hanno sottolineato che, essendo stato preparato durante l’emergenza sanitaria che ha particolarmente colpito il Ticino, le riflessioni sono evidentemente influenzate dalla complessa condizione in cui anche la SUPSI si è trovata, confrontata con la necessità di un repentino e profondo cambiamento di paradigma nelle pratiche lavorative mirate ad assicurare la continuità dei preziosi mandati istituzionali. Leggendolo, o anche solo sfogliandolo virtualmente, si possono approfondire alcuni fra i significativi risultati della qualificata e dinamica azione con il relativo concreto impatto in favore dello sviluppo sostenibile della società. «Abbiamo selezionato progetti di tutti i nostri Dipartimenti e Scuole affiliate per permettere di cogliere il sempre più ampio e interconnesso ventaglio di discipline in cui siamo direttamente coinvolti e per apprezzare le sinergie di natura interdisciplinare e interprofessionale che ci permettono di affrontare con spirito innovativo le problematiche complesse con cui ci troviamo confrontati a fianco dei nostri partner territoriali e accademici».
Dal Rapporto si evince anche l’attenzione all’innovazione e la capacità anticipatoria dimostrata nel guardare al futuro con un approccio aperto al confronto critico, con la consapevolezza dei rapidi e - in parte - imprevedibili cambiamenti con cui sono confrontati tutti gli ambiti professionali che interessano le diverse attività. L’esperienza recente del COVID-19 ha insegnato che non solo le macrotendenze comportano cambiamenti sempre più rapidi, ma che è anche necessario farsi trovare pronti ai potenziali repentini cambiamenti di direzione delle loro traiettorie. Una parte rilevante della pubblicazione è dedicata alle attività istituzionali che hanno portato a creare solide basi in proiezione futura. Si pensi in particolare al nuovo Sistema di garanzia della qualità, in vista anche della finalizzazione del lungo e impegnativo processo di accreditamento istituzionale, alla redazione della nuova Strategia SUPSI 2021-2024, che costituirà il fondamento del prossimo Messaggio parlamentare di politica universitaria cantonale, alla riorganizzazione della Direzione SUPSI e alla finalizzazione del Contratto collettivo di lavoro per il personale tecnico e amministrativo, che ha permesso di realizzare un salto di qualità nelle condizioni di lavoro di collaboratori e collaboratrici della SUPSI.
Al centro della cronaca vi sono i progetti e soprattutto le persone che li animano: docenti, studenti, ex studenti, partner accademici e territoriali. A testimoniare l’importanza fondamentale del capitale umano e delle virtuose relazioni create attraverso reti di collaborazione sempre più solide e proficue. Relazioni personali dirette che, nonostante l’avvento della digitalizzazione e di nuove pratiche di studio e di lavoro, rimarranno anche in futuro il fattore chiave per lo sviluppo individuale, istituzionale e della società più in generale. Le esperienze profonde legate all’incontro con il robot antropomorfo Sophia e alle connessioni esclusivamente digitali durante il recente trimestre di lockdown, sono state un’ulteriore conferma. Il Rapporto permette inoltre di evidenziare l’avanzamento dei progetti logistici dei Campus di Mendrisio, Lugano-Viganello e Briga, che costituiranno, a partire dal 2021, un ulteriore fattore di attrattiva per studenti e studentesse. A complemento, l'inserto Un anno in cifre offre una panoramica dello sviluppo quantitativo degli ultimi anni, fornendo indicatori statistici inerenti agli studenti della formazione di base e continua, alla ricerca e servizi, ai collaboratori, alla mobilità, ai risultati finanziari e all'inserimento nel mondo del lavoro di laureati e laureate. Il Rapporto annuale SUPSI 2019 è consultabile al link: www.supsi.ch/go/ra2019
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LE RISPOSTE DELLA SUPSI ALL’EMERGENZA SANITARIA
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OFFRIRE SOLUZIONI CONCRETE A PROBLEMI E NECESSITÀ DELLA SOCIETÀ È, DA SEMPRE, TRA GLI OBIETTIVI CHIAVE DELLA SCUOLA UNIVERSITARIA PROFESSIONALE DELLA SVIZZERA ITALIANA (SUPSI).
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he si tratti di Formazione di base, di Formazione continua, di Ricerca applicata o di Servizi a supporto del territorio, le attività della SUPSI sono costantemente orientate e adattate per rispondere, in maniera tempestiva, alle reali esigenze di una società in continua evoluzione. Un’evoluzione dettata da molteplici fattori
- sociali, economici, tecnologici - sui quali eventi come la pandemia di coronavirus hanno inevitabilmente un impatto molto profondo, imprevedibile, che richiede un intervento urgente e coordinato. Ed è proprio in questa direzione che si inseriscono tutta una serie di studi e di progetti che vedono il coinvolgimento della Scuola - su richiesta o in collaborazione con auto-
AZIENDE / SUPSI
rità, enti e altre istituzioni - il cui obiettivo condiviso è quello di affrontare la sfida della pandemia partendo dall’analisi delle ripercussioni avute nella popolazione e negli svariati settori di attività, per individuare soluzioni e prepararsi al meglio ad un eventuale persistere dell’emergenza. Il Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale (DEASS) della SUPSI è, grazie alle sue molteplici competenze, attivo in prima linea all’interno di diversi progetti di valenza cantonale e nazionale. Un primo esempio è la Task force di sostegno psicologico costituita su volontà del Medico cantonale e dello Stato Maggiore Cantonale di Condotta (SMCC) sin dai primi giorni dell’epidemia, con un duplice obiettivo: fornire sostegno al personale sanitario impegnato in prima linea e alla popolazione tutta, colpita da una situazione straordinaria che ne ha stravolto profondamente e in maniera improvvisa le abitudini. Coinvolta nel gruppo di esperti, anche l’Unità di psicologia applicata del DEASS che ha dato il pro-
prio contributo a questo progetto a sostegno della salute dei ticinesi. Tra le misure messe in atto, una breve guida psicologica, una hotline dedicata e una serie di messaggi e suggerimenti. Valutare l’impatto del coronavirus, la sua diffusione e lo sviluppo dell’immunità nella popolazione ticinese è invece l’obiettivo di “Corona Immunitas Ticino”. Il progetto – anch’esso condotto dal DEASS insieme all’Istituto di salute pubblica dell’Università della Svizzera italiana (USI) e in collaborazione con l’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC), il Laboratorio microbiologia applicata del Dipartimento ambiente costruzioni e design (DACD) e l’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) fa parte dell’iniziativa nazionale “Corona Immunitas”, guidata dalla Swiss School of Public Health (SSPH+) con il supporto dell’Ufficio Federale di Sanità Pubblica, di diversi cantoni e numerose aziende. A livello svizzero, sono oltre 20 gli studi avviati, con il coinvolgimento di oltre 25’000 partecipanti. Per quanto riguarda il Ticino, l’iniziativa darà vo-
ce a 8’000 cittadini, con l’obiettivo di fornire importanti informazioni sull’andamento dell’epidemia, sulle caratteristiche del coronavirus e sulla risposta anticorpale, per sostenere la politica cantonale e federale nelle decisioni future, preparare la popolazione ad affrontare al meglio eventuali ulteriori ondate pandemiche e predisporre in modo tempestivo la risposta del sistema sanitario. Il tessuto economico cantonale è al centro di un’indagine campionaria svolta sempre dal DEASS su commissione del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) nell’ambito dei lavori del Gruppo strategico per il rilancio dell’economia cantonale. Focus della ricerca, gli effetti del Coronavirus e gli impatti che l’epidemia ha avuto e avrà sulle attività delle aziende ticinesi. Lo scopo è quello di raccogliere, tramite un questionario indirizzato a circa 5’000 imprenditori, informazioni atte a costruire un quadro più chiaro della nuova realtà in cui gli attori economici saranno chiamati ad operare; un elemento conosci-
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tivo importante che consentirà di modulare le iniziative a sostegno dell’economia. L’indagine sarà ripetuta nel periodo novembre-dicembre 2020 per verificare se vi saranno stati dei miglioramenti nella situazione economica in seguito alle misure messe in atto dal Cantone e dalla Confederazione. Tra le collaborazioni con l’autorità cantonale vi è anche “A scuola in Ticino durante la pandemia di COVID-19”: un’indagine realizzata dal Dipartimento formazione e apprendimento (DFA) presso tutti gli allievi, i genitori, i docenti e le direzioni scolastiche della scuola dell’obbligo ticinese, su commissione del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS). Scopo dello studio, la raccolta - tramite questionari, interviste e focus groups - di vissuti, esperienze e difficoltà emersi durante le fasi di scuola a distanza e parzialmente in presenza. Guardando all’anno scolastico 20202021, probabilmente confrontato con un persistere delle limitazioni legate all’emergenza sanitaria, i risultati hanno fornito indicazioni utili per la sua preparazione e gestione, identificando buone pratiche e punti critici, suggerendo misure di miglioramento e di sostegno. Tra gli ambiti indagati, le pratiche didattiche e il loro influsso sulle dimensioni di benessere e la riuscita scolastica, i bisogni formativi dei docenti nell’ambito delle tecnologie nell’insegnamento e, non da ultimo, le condizioni lavorative generali e personali del corpo docente e delle direzioni scolastiche.
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Analizzare la presenza del virus nell’aria, nell’acqua e sulle superfici ad alto contatto – come, ad esempio, touch screen e manici dei cestini della spesa – è l’intento del Laboratorio Regionale Sud, integrato nel Laboratorio microbiologia applicata della SUPSI e parte della Rete Nazionale Svizzera di Laboratori Regionali (RLN), la cui attività mira alla protezione della popolazione attraverso l’identificazione di agenti patogeni, generalmente in campioni ambientali, nel caso di eventi quali, per l’appunto, le pandemie. In collaborazione con il Laboratorio cantonale di Basilea Città e su mandato dell’Ufficio federale dell’ambiente (UAM) è stato avviato un progetto sul monitoraggio ambientale del virus, della durata di un anno, con un duplice obiettivo: implementare i metodi per il rilevamento e la quantificazione del SARS-COV-2 sulle superfici, ed eseguire campionamenti ambientali mirati al fine di rilevare la presenza del virus su superfici frequentemente toccate. Il Dipartimento tecnologie innovative (DTI) - attivo nel settore delle tecnologie medicali applicate alla diagnosi e cura in diversi ambiti clinici - sta invece lavorando ad un’innovativa soluzione diagnostica, insieme al Politecnico federale di Losanna (EPFL) e l’Istituto oncologico di ricerca (IOR) dell’Università della Svizzera italiana (USI). Il progetto MicroCoVSens, sostenuto dal Fondo nazionale Svizzero per la ricerca scientifica (FNS), intende infatti sviluppare un dispositivo portatile per il test in tempo reale del virus
SARS-CoV-2 da campioni umani non trattati, attraverso un consumo minimo di reagenti e senza requisiti di preparazione, utilizzabile in qualsiasi contesto anche da personale non specializzato. Il sistema lavora direttamente sul RNA virale attraverso un biosensore ultra-sensibile realizzato con superfici di rilevamento attive supportate da silice porosa, con l‘obiettivo di rilevare in pochi minuti e in modo affidabile la presenza del virus. I progetti qui presentati s’inseriscono in un contesto di oltre 600 progetti portati avanti dalla SUPSI annualmente nell’ambito della Ricerca applicata e Servizi: un valido esempio di come concretezza, innovazione, multidisciplinarietà, territorialità e partenariato – valori chiave dell’istituzione – siano da guida ed ispirazione alla sua operatività.
01 Il gruppo di lavoro della Task force di sostegno psicologico 02 Il logo del progetto svizzero “Corona Immunitas” 03 L’immagine rappresentativa dell'indagine “A scuola in Ticino durante la pandemia”
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AZIENDE / SICTIC – FONDAZIONE AGIRE
UNA JOINT VENTURE PER AVVICINARE STARTUP E INVESTITORI
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LO SWISS ICT INVESTOR CLUB (SICTIC) E LA FONDAZIONE AGIRE, L’AGENZIA PER INNOVAZIONE DEL CANTON TICINO, HANNO DEFINITO UNA COLLABORAZIONE PER PROMUOVERE L’ECOSISTEMA TICINESE DELLE STARTUP. IL GIUDIZIO DI THOMAS BILLETER, PARTNER SICTIC.
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uali sono i principali contenuti dell’accordo stabilito tra SICTIC e Fondazione Agire per favorire lo sviluppo delle startup ticinesi? «I cardini del nostro accordo con Agire sono duplici. Innanzitutto organizzeremo insieme eventi di matchmaking per startup e investitori Business Angel in Ticino, con l'idea di presentare alcune startup interessanti della Svizzera tedesca e francese alla comunità locale di investitori Angel, come pure per dare anche alle startup ticinesi la possibilità di presentarsi ad una comunità più ampia di investitori SICTIC. Il secondo obiettivo è quello di collaborare alla crescita della comunità degli investitori Angel in Ticino poiché riteniamo che in questo ecosistema esista ancora un grande potenziale dormiente. Nell'ambito della collaborazione, Agire fungerà da nostra rappresentanza locale presso il Tecnopolo Ticino, garantendo così una presenza molto più tangibile e diretta nella scena startup ticinese». Quali sono le ragioni che rendono le startup ticinesi particolarmente interessanti per investitori alla ricerca di imprese innovative? «Riteniamo che negli ultimi anni sia la SUPSI sia l'Università della Svizzera italiana USI abbiano contribuito in modo determinante nell’attrarre e nel formare talenti innovativi che, a loro volta, hanno iniziato a fondare startup molto interessanti. Anche l’Istituto
Dalle Molle situato a Manno è stato una risorsa chiave, soprattutto per le innovazioni basate sui big data e sull'intelligenza artificiale. Infine, stiamo assistendo anche a notevoli sforzi congiunti di sviluppo tra le startup e le due istituzioni accademiche sopra menzionate come parte dell'importantissimo programma di supporto di Innosuisse». In quali settori operano prevalentemente e quali caratteristiche strutturali presentano le startup cui fate riferimento? «SICTIC, che sta per Swiss ICT Investor Club, è focalizzata su ogni innovazione che abbia una solida base digitale. Ciò include innanzitutto tutte le società di software (ovvero società il cui prodotto principale è un software). Ma non solo, siamo interessati anche a tutte le aziende in cui software, dati o hardware sono gli ingredienti chiave della loro innovazione, quindi siamo anche impegnati in e-commerce, fintech, proptech, legal-e regtech e logistica, Internet delle cose (IoT), droni, robotica e persino la tecnologia della stampa 3D». Quale programma di iniziative ed eventi è stato predisposto per sostenere e ampliare questo intervento a favore dell’innovazione nel tessuto produttivo ticinese? «Tradizionalmente da anni abbiamo organizzato un evento di matchmaking di punta in Ticino che può essere visto come la versione ticinese degli eventi SICTIC che organizziamo già
AZIENDE / SICTIC – FONDAZIONE AGIRE
oltralpe nelle regioni linguistiche tedesche e francesi. Il nostro obiettivo è quello di aumentare il numero di eventi man mano che aumenterà la domanda e la partecipazione. Oltre agli eventi ufficiali organizziamo sia a Zurigo sia a Losanna una serie di incontri di networking più informali aperti ai membri del nostro club (ad esempio incontri regolari per il pranzo informale) che vorremmo iniziare a fare anche in Ticino».
Anche gli investitori che non sono membri possono partecipare alle nostre “giornate degli investitori SICTIC”. Ad oggi, la nostra vibrante comunità di investitori Angel è già ben consolidata nella Svizzera tedesca e francese, ovviamente gravitando attorno ai due istituti politecnici federali ETHZ ed EPFL. Con oltre 350 Angels esperti, SICTIC è il club d'investitori Business Angels più grande e più attivo della Svizzera, posizionato in modo univoco
per costruire il ponte tra la ricerca accademica e il mondo delle imprese. Con la nostra rete copriamo una vasta gamma di competenze e forniamo l'accesso a molteplici settori rilevanti. SICTIC è prima di tutto una comunità digitale in cui tutti i membri hanno accesso sia alla conoscenza sia agli aspetti business, semplicemente usando il nostro sito Web e gli strumenti online. Sebbene organizziamo i nostri eventi a livello regionale, siamo ovviamente felici di presentare alle nostre startup eventi di tutte e tre le regioni linguistiche, indipendentemente dalla loro provenienza. Riteniamo che le nostre comunità non debbano essere limitate agli ecosistemi locali ma essere aperte a una contaminazione incrociata nelle tre regioni linguistiche. In questo senso, il Ticino è un’aggiunta doverosa per il raggiungimento del nostro scopo. Al fine di garantire che tutte le regioni linguistiche si sviluppino nel migliore dei modi, mi è stata assegnata la responsabilità specifica della regione Ticino. Sono cresciuto a Lugano e ho assunto volentieri questo incarico. Sarò regolarmente disponibile in Ticino per riunioni e incontri informali. Inoltre sarò felice di interagire direttamente con qualsiasi startup o Angel che abbia domande o esigenze specifiche».
Come è strutturata la rete dei vostri contatti all’interno delle tre regioni linguistiche della Svizzera e quali vantaggi ne potranno derivare per le startup e per gli investitori locali? «SICTIC ha una struttura organizzativa molto semplice con un consiglio direttivo che copre gli aspetti strategici e un piccolo team operativo che gestisce membri, comunicazione ed eventi. Organizziamo eventi online ed eventi fisici ospitati da partner dell'industria, del mondo accademico e delle organizzazioni di supporto. Tutte le informazioni e gli eventi sono accessibili a tutti i membri del club, indipendentemente da dove vivono. TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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AZIENDE / SICTIC – FONDAZIONE AGIRE
GLI INVESTITORI COME FATTORE DI SVILUPPO DELL’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE Il commento di Lorenzo Ambrosini, Direttore Fondazione Agire. Qual è la realtà attuale degli investitori in Ticino e quali ulteriori misure intende sviluppare la Fondazione Agire in questo ambito? «Tutti i segnali indicano che la realtà degli investitori in Ticino è in crescita. Ciò è in parte dovuto agli sforzi fatti negli ultimi anni per sviluppare l’ecosistema dell’innovazione, ma anche a singole startup che di recente si sono contraddistinte per aver ricevuto rilevanti investimenti, anche da importanti fondi esteri. Un buon indicatore è rappresentato dalla crescente presenza di investitori d’Oltralpe agli eventi organizzati in Ticino dalla Fondazione Agire e da altri partner. La collaborazione instaurata con SICTIC rappresenta
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dunque un importante tassello di questa fase di crescita, sia per gli investitori che hanno così l’opportunità di conoscere da vicino le iniziative del nostro territorio, ma anche come occasione di confronto per le startup stesse con realtà nazionali. In questo ambito, la funzione più importante di Fondazione Agire è quella di messa in rete, ossia di facilitare i contatti tra chi cerca finanziamenti e chi ha interesse ad estendere il proprio portafoglio di investimenti anche, sotto un’ottica geografica, con una presenza al sud delle Alpi. Oltre a ciò, la Fondazione sta sviluppando dei propri strumenti di supporto alle startup nella loro fase di ricerca di investimenti; alcuni di questi sono già inclusi nel programma di accelerazione Boldbrain Startup Challenge (vedi ad esempio il pitch training)».
Quali obiettivi si pone la Fondazione Agire con questa iniziativa? «L’obiettivo primario non può essere che quello di assistere a successi delle startup nella loro fase di raccolta di fondi, che alla fine rappresenta una convalida concreta della qualità e della solidità del loro progetto. Ma oltre all’obiettivo quantitativo, c’è anche quello di crescita del nostro ecosistema dell’innovazione. È infatti il confronto con diverse tipologie di investitori esperti, con le loro domande e richieste, che fa crescere un progetto, non solo dal lato della preparazione agli investimenti, ma anche e soprattutto nell’affinamento della loro strategia di sviluppo e di commercializzazione. Questa crescita non riguarda soltanto il progetto in sé, ma anche le persone che lo promuovono, che spesso abbisognano di un percorso di sviluppo che li porti dalla figura di “inventore” - indubbiamente necessaria nelle fasi iniziali di un progetto - a quella di “manager” d’azienda».
AZIENDE / AIL
GUARDIAMO AL FUTURO CON FIDUCIA E CONSAPEVOLEZZA 01
IL RISULTATO FINANZIARIO DEL 2019 È POSITIVO E IN LINEA CON LE ASPETTATIVE DI INIZIO ANNO, CON UNA CIFRA D’AFFARI DI 328 MIO DI CHF E UN UTILE OPERATIVO PRIMA DEGLI AMMORTAMENTI E DELLE RETTIFICHE DI VALORE DI 57 MIO DI CHF.
01 Centrale termica di Caslano 02 Impianto fotovoltaico realizzato su tetti industriali 03 Capolago, condotta gas posata nel lago Sotto Andrea Prati CEO AIL SA
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al punto di vista operativo, il 2019 è stato intenso e ha nuovamente visto l’azienda molto attiva sul fronte della creazione e commercializzazione di nuove soluzioni energetiche per la propria clientela. Sul fronte strategico, sono state invece in particolare gettate le basi per calibrare l’ulteriore sviluppo delle infrastrutture di distribuzione, a beneficio di un approvvigionamento energetico ancora più sicuro e sostenibile. La reazione che abbiamo messo in campo durante il periodo di lockdown in seguito alla pandemia da Covid 19 ha consolidato in noi la convinzione che la nostra visione chiara su chi vogliamo diventare e i nostri valori aziendali solidi e condivisi – sostenibi-
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lità, qualità, trasparenza, concretezza, dinamismo, collaborazione – ci permetteranno di continuare a guardare al futuro con fiducia. Dove vogliamo andare ma, soprattutto, dove potremo arrivare, continuerà a dipendere essenzialmente da noi e dallo spirito con il quale decideremo di affrontare le nuove sfide del quotidiano. Dipenderà ancor di più dalla volontà di liberarci dai condizionamenti per guardare questo stesso quotidiano da angolature nuove e diverse, raccogliendo quegli stimoli da condensare nella definizione di una nuova aspirazione, individuale e collettiva. Solo così potremo veramente dire di essere pronti per abbracciare il futuro del settore energetico, che continua a prevedere cambiamenti importanti e che ci obbliga a
sviluppare uno spirito ancora più agile per avere successo nel raccogliere le interessanti opportunità che troveremo sul nostro cammino. Vogliamo continuare a essere tra i motori dell’economia locale, in grado di produrre valore aggiunto per i nostri portatori d’interesse anche nei momenti economici più critici, offrendo interessanti opportunità lavorative a giovani qualificati, coinvolgendo prestatori di servizio locali nello sviluppo delle nostre infrastrutture e sostenendo iniziative in ambito sportivo e culturale. Ci impegniamo a ridurre l’impatto ambientale legato allo svolgimento della nostra attività, come il consumo di risorse e la produzione di CO2 e di rifiuti. In conformità alla Strategia energetica 2050 della Confederazione, al Piano Energetico Cantonale (PEC), all’evoluzione sul mercato europeo e al crescente impegno globale per l’abbandono delle energie fossili e l’utilizzo più efficiente delle risorse energetiche e delle fonti rinnovabili, promuoviamo la crescita della produzione e del consumo di energia elettrica e termica di origine rinnovabile e locale. Nel 2019 abbiamo realizzato 66 nuovi impianti fotovoltaici, che, assieme a quelli messi in servizio negli anni precedenti e alle quattro centrali idroelettriche presenti sul nostro comprensorio (di nostra proprietà o di cui abbiamo la gestione) e al cogeneratore a
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Biogas di Bioggio, hanno prodotto energia completamente rinnovabile e di origine locale per complessivi 15’026 MWh, che corrispondono al consumo annuale di elettricità di circa 3’340 economie domestiche. Se consideriamo anche la produzione fotovoltaica di impianti di proprietà di terzi, la quota di energia rinnovabile prodotta sul nostro comprensorio si attesta al 3% dell’intero volume di elettricità da noi distribuito. Gli impianti fotovoltaici ailSolar Cloud, realizzati su tetti di piccole dimensioni con la formula del contracting, permettono di ottimizzare il consumo di energia solare decentralizzato sul territorio grazie a un sistema di accumulo virtuale dell’energia prodotta. A fine 2019 il
loro numero ha superato le 100 unità, più che raddoppiando il totale degli impianti in esercizio a fine 2018. In un solo anno, il nostro sistema Smart Community ha permesso a un ulteriore centinaio di economie domestiche di allacciarsi a una comunità di autoconsumo e beneficiare individualmente di energia solare prodotta collettivamente sul tetto del loro edificio abitativo. Grazie all’erogazione di poco più di 900 MWh di Biogas, equivalente al fabbisogno di calore annuale di circa 50 economie domestiche, con i nostri prodotti Biogas Basic, Medium e Plus, i nostri clienti hanno dato un contributo, seppur piuttosto modesto, alla riduzione delle emissioni di CO2 consumando un vettore completamente rinnovabile prodotto dalla decomposizione di sostanze organiche. La piattaforma Power4all, il nuovo ecommerce in lingua italiana, tedesca e francese dedicato alle PMI in Svizzera con consumi annuali di energia elettrica tra i 100 e i 500 MWh, permette di sottoscrivere contratti di fornitura di energia elettrica scegliendo il tipo di elettricità più adatto alla propria sensibilità ambientale e alle migliori condizioni di mercato. Con questa iniziativa, introdotta a giugno 2020, facciamo un ulteriore passo nella digitalizzazione dei processi e nella trasparenza delle opportunità. 02 TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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AZIENDE / AIL 04
I momenti di crisi, pur nella loro drammaticità specialmente se ci toccano negli affetti più cari, rappresentano spesso delle opportunità di crescita. Quando ci siamo ritrovati a dover reagire alla situazione di emergenza, abbiamo messo in campo tutte le nostre forze per accelerare quel processo di cambiamento che ci permettesse di continuare a garantire l’offerta 05
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dei nostri servizi nella massima sicurezza dei nostri collaboratori. Una delle misure più significative che abbiamo esteso su larga scala è il telelavoro, per supportare il quale abbiamo dovuto ampliare la banda internet e irrobustire il sistema di controllo sul perimetro della rete informatica aziendale, tutto ciò per garantire la stessa velocità e sicurezza sia a casa sia in azienda.
I numeri sono impressionanti: dalle circa 40 persone che già da qualche anno lavorano regolarmente in telelavoro per qualche giorno alla settimana siamo saliti in pochi giorni a 230. La necessità di reazione rapida ha messo alla prova tutti i nostri processi interni, evidenziando tanto i nostri punti di forza quanto i nostri importanti margini di miglioramento, ma non ha fermato la nostra visione progettuale e di crescita, che, adattandosi alla situazione, ha portato alla luce nuovi ed interessanti ambiti di sviluppo. L’unico rammarico è stato quello di non essere riusciti a sfruttare, per evidenti e comunque più che comprensibili motivi di salute pubblica, l’opportunità del blocco generalizzato delle attività economiche per realizzare quegli importanti interventi infrastrutturali a forte impatto sulla circolazione stradale. www.ail.ch 04 Distributore gas naturale/biogas carburante a Viganello 05 Insegna luminosa AIL del Monte Brè, un cuore per la speranza durante il lockdown
AZIENDA / SOUTHSUISSE
SIAMO PRONTI AL DECOLLO
DAMIAN HEFTI, CEO E FONDATORE DI SOUTHSUISSE AIRWAYS ILLUSTRA IL PROGETTO DI UNA COMPAGNIA AEREA «MADE IN TICINO» CON UN BUSINESS MODEL BASATO E STUDIATO IN FUNZIONE DELL’AEROPORTO DI LUGANO-AGNO.
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ual è la sua valutazione riguardo alla situazione che si è venuta a creare con l’aeroporto di Lugano-Agno? «Riguardo ai collegamenti aerei il Ticino è attualmente escluso dal resto della Svizzera e dunque anche dall’Europa. L’unica compagnia operativa all’aeroporto di Lugano-Agno ha dichiarato fallimento alla fine di settembre 2019, e da allora, nonostante la struttura sia disponibile e abbia un alto potenziale, nessuna compagnia aerea TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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AZIENDA / SOUTHSUISSE
opera da quell’aeroporto. La compagnia aerea nazionale ha deciso di abbandonare il collegamento giornaliero con il suo hub di Zurigo offrendo ai passeggeri della regione un collegamento ferroviario con l’aeroporto di Zurigo, con tempi complessivi di percorrenza e poi di attesa comunque molto rilevanti. L’altra opzione per i passeggeri in partenza è l’aeroporto di Milano Malpensa. La totale assenza di voli commerciali da e per il Ticino influenzerà dunque tutti i settori economici e turistici nei prossimi anni». Quali sono i principali contenuti della vostra proposta? «L’obiettivo di questo progetto è quello di evidenziare le enormi possibilità derivanti dalla fondazione di una nuova compagnia aerea ticinese, che offra collegamenti giornalieri con diverse città d’Europa in una struttura point-to-point rinnovata e personalizzata, riguadagnando la fiducia dei passeggeri. Elementi di forza saranno la semplicità delle connessioni e l’affidabilità dei servizi, garantendo ritardi o cancellazioni minime o totalmente assenti; sicurezza degli aerei e delle operazioni, investendo su personale e manutenzione; flessibilità sulla scelta del vettore in caso di destinazioni intercontinentali con connecting flights; accessibilità delle tariffe offerte, sia per le famiglie che per viaggiatori singoli. In sintesi, il Ticino beneficerà di
una migliore connettività aerea internazionale e globale a pochi passi da casa, soddisfacendo la domanda di viaggio di residenti, viaggiatori d’affari e turisti». In base al vostro progetto, quali destinazioni saranno raggiunte dalla nuova compagnia? «La compagnia inizierà a offrire collegamenti giornalieri con Ginevra, garantendo il collegamento più veloce tra queste due città con legami finanziari elevati, e Francoforte, che consente collegamenti europei e globali attraverso una grande varietà di compagnie aeree, aggiungendo successivamente Londra, Nizza e Roma o Parigi. In seguito, intendiamo implementare il nostro carnet di voli stagionali per Olbia, Palma, Ibiza, Mykonos e altre destinazioni turistiche di sicuro interesse».
La recente pandemia non rischia di mettere in pericolo il successo della nuova compagnia? «L’analisi delle prospettive del mercato alla fine del 2019 ha mostrato una domanda di viaggi aerei in costante aumento, con un tasso costante annuo di oltre il 3.6% a livello europeo, 4.6% a livello globale, nel numero di passeggeri trasportati. Tuttavia, lo scoppio del virus ha cambiato tutto, gettando il mercato nella crisi più profonda dalla nascita dell’aviazione commerciale, il che porterà a una domanda di viaggio inferiore almeno per i prossimi 2 anni. La crisi ha tuttavia aperto maggiori possibilità per i servizi regionali e dunque anche per l’aeroporto di Lugano-Agno. La possibilità di offrire operazioni di check-in veloci, tempi di controllo sanitari ridotti e una sicurezza più elevata, collegamenti diretti da città a città, aiuteranno la compagnia aerea a consolidarsi e crescere a un ritmo ancora più rapido». Su quali modelli si orienterà la scelta degli aerei in dotazione della nuova compagnia? «L’Embraer E170 offre le migliori prestazioni tra i regional-jet passeggeri in grado di operare dallo scalo di Lugano-Agno. Infatti, garantisce ottime performance operative su entrambe le piste, ma solo se le modifiche di avvicinamento su RWY01, abbassando l’angolo a 5.4°, verranno effettuate. Se le condizioni dovessero essere rispet-
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AZIENDA / SOUTHSUISSE
tate la scelta ricadrebbe su questo jet in quanto garantisce un miglior comfort ed una maggiore efficienza per le tratte più lunghe. Questo miglioramento della procedura di avvicinamento permetterebbe di aumentare gli arrivi anche di jet privati, che attualmente hanno difficoltà ad atterrare in determinate condizioni. Ciò porterebbe ad un aumento generale degli utili per l’aeroporto a fronte di una diminuzione parallela dei costi, visto che la manutenzione dell’attuale sistema ha un costo che verrebbe eliminato con il passaggio ad un sistema GPS». Quali interventi ritiene assolutamente inderogabili per ripristinare la piena operatività dell’aeroporto di Agno? «Come emerge dalle analisi della ICAO e della IATA, il mercato ci metterà del tempo per riprendersi, ed un rilancio significativo arriverà solo della prima metà del 2021. Abbiamo la possibilità di utilizzare inizialmente un AOC di una compagnia aerea svizzera la quale ha già dato la disponibilità a fornirci il supporto necessario per lo start-up delle operazioni ed il successivo svolgimento, operando però con i nostri aerei, il nostro personale e con il nostro nome. Iniziando subito si potrebbe quindi essere operativi quando il mercato inizierà a riprendersi. In questa fase non si avrà una significativa perdita di possibile clientela perché la maggior parte dei voli sono tuttora sospesi, ma questa situazione non può durare ancora a lungo ed è neces-
sario cogliere l’occasione favorevole che questa crisi ha paradossalmente determinato. Per contro, in questo periodo il mercato è sommerso di aerei in liquidazione ed è possibile ottenere tariffe notevolmente più basse per leasing o acquisto di aeromobili». Un’attenzione particolare è stata posta nei confronti della sostenibilità ambientale… «Gli aeromodelli scelti sono tra i più efficienti della loro categoria, con consumi ed emissioni pari a 2,4./2.6 kg/ km (meno di 3.5l di carburante ogni 100km) e 122g/km di CO2 per ogni passeggero trasportato, calcolato su voli a medio-corto raggio. Questi valori di consumi ed emissioni sono comparabili ai valori delle automobili più moderne ed efficienti presenti sul mercato. L’utilizzo di biocarburanti dove possibile contribuirà ad abbassare od eliminare l’impatto ambientale dei nostri velivoli». Da ultimo, nella sua visione, come sarà l’aviazione del futuro? «Ad oggi non sono ancora disponibili sul mercato aeromobili per il trasporto passeggeri a propulsione elettrica, ma le ricerche e gli sviluppi recenti permettono di prevedere che l’attesa durerà al massimo fino al 2025, anno in cui i primi modelli dovrebbero fare la loro comparsa. SouthSuisse Airways terrà un occhio ben aperto in questo senso, e non appena sarà possibile si
adopererà per inserire nella flotta un modello elettrico o ibrido per l’esecuzione delle tratte più corte come ad esempio il volo su Ginevra. In un futuro non molto lontano gli spostamenti verranno poi effettuati mediante l’utilizzo di droni passeggeri. I test sono già in uno stato avanzato e in meno di un decennio potrebbe già essere possibile utilizzare questo tipo di trasporto innovativo. Il trasporto aereo di persone è regolato dall’ufficio federale dell’aviazione svizzera, e si presume che, viste le regolamentazioni attuali, anche l’utilizzo di droni per lo stesso scopo dovrà sottostare a simili restrizioni. Questo significa che probabilmente sarà necessaria un specie di AOC anche per questo scopo e le linee aeree ne saranno quindi avvantaggiate. Avendo una compagnia aerea ticinese, provvista di relativo AOC, si potrebbe quindi predisporre l’utilizzo di droni per il servizio navetta da e per l’aeroporto, o per servizi di aerotaxi tra città ticinesi come da Lugano a Locarno o a Bellinzona o nel Mendrisiotto, sgravando significativamente il traffico stradale».
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AZIENDE / PM CONSULENZE
COSA CAMBIA CON LA NUOVA QR-FATTURA CESARE VIDALE, SENIOR ACCOUNTANT PM CONSULENZE DI LUGANO, FA IL PUNTO SULLO STATO DELLA DIGITALIZZAZIONE DELLA FATTURAZIONE IN SVIZZERA, ILLUSTRANDONE I VANTAGGI IN TERMINI DI COSTI, TEMPI, MIGLIORAMENTO DEI TERMINI DI PAGAMENTO E RIDUZIONE DI POSSIBILI ERRORI.
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he cosa comporta l’adozione in Svizzera di questo nuovo sistema di fatturazione digitale (QR-Fattura)? «Alcuni numeri sono sufficienti a dimostrare l’importanza di questo cambiamento in atto. Ci sono circa 600.000 aziende in Svizzera che a partire dal 30 giugno 2020 potranno inviare QR-fatture ai propri clienti, aziende o privati. Le piccole imprese, o i singoli privati, che non dispongono ancora di un proprio software potranno pagare le QR-fatture in entrata tramite le applicazioni di e-banking o mbanking delle proprie banche di fiducia. In ogni caso, le aziende devono accertarsi che il proprio software sia aggiornato e pronto ad utilizzare il nuovo standard. Inoltre devono assicurarsi di possedere uno strumento ottico di lettura idoneo a scansionare il codice QR della e-Fattura. Questi aggiornamenti risultano essere indispensabili se si considera che, in un futuro assai prossimo, la QR-Fattura sarà l’unico standard dei pagamenti possibile». Quali vantaggi si registrano nel traffico dei pagamenti grazie all’adozione della QR-Fattura? «Armonizzazione e digitalizzazione sono gli elementi che costituiscono il fondamento per uno svolgimento dei
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pagamenti automatizzato, minimizzando di conseguenza i rischi di possibili errori. La QR-fattura soddisfa innanzitutto i requisiti per una elaborazione digitale priva di interruzioni mediatiche. Tuttavia, anche chi continuerà a ricevere fatture cartacee, trarrà comunque vantaggio da minori costi derivanti da una procedura più snella e semplice, grazie agli automatismi derivanti dal nuovo standard di pagamento: il cliente/pagatore scansionerà, ad esempio, il codice QR con il proprio smartphone e potrà approvare il pagamento, eventualmente anche in un momento successivo, senza necessità di inserire ulteriori dati. In altre parole, non si dovranno più digitare faticosamente numeri di conto e di riferimento». Alla base di tutto c’è l’inserimento di un codice QR. Come funziona? «È decisivo il fatto che nella polizza di versamento venga stampato un codice QR contenente le informazioni di pagamento. Questo Swiss QR Code permette l’inserimento di ordini di pagamento presso tutti i canali delle principali banche, compresi quelli effettuati allo sportello. La polizza di versamento con ricevuta, contiene tutte le informazioni richieste per l’esecuzione del pagamento con il Swiss QR Code (leggibile digitalmente), altri-
AZIENDE / PM CONSULENZE
menti espresso a chiare lettere. Questo permette al ricevente fattura di controllare la correttezza dei dati di pagamento inseriti e, successivamente alla scansione se necessario, di eseguire modifiche manuali». La QR-Fattura conterrà dunque nuovi riferimenti… «Il riferimento QR corrisponde all’attuale riferimento PVR e serve ad allineare semplicemente le fatture con i pagamenti presso l’emittente fattura. I numeri di riferimento PVR esistenti possono continuare ad essere utilizzati rendendo possibile il passaggio da PVR a QR senza interruzioni. Il riferimento QR può essere utilizzato solo con il cosiddetto QR-IBAN che verrà comunicato dalla propria banca di riferimento al cliente». Come si genera una Fattura QR? «Le QR-fatture possono essere prodotte e stampate dal proprio computer e, qualora non si disponga di un software idoneo, è comunque possibile produrla mediante siti internet specializzati. Il procedimento risulta ancora più semplice quando si utilizza un programma fornito dei diversi provider di software che garantisce la creazione e il pagamento della QR-fattura a partire dal 30 giugno 2020».
TUTTI I VANTAGGI DELLA QR-FATTURA Vantaggi per chi riceve la fattura (ciclo passivo): • Scansione immediata di tutti i dati relativi al pagamento; • Riduzione dei costi; • Riduzione dei rischi di errore; • Accorciamento dei tempi di registrazione della fattura; • Opportunità di integrazione del sistema di fatturazione con il sistema di contabilità dell’azienda; • Supporto al sistema di pagamento; • Facilitazioni nella gestione del sistema dei pagamenti. Vantaggi per chi emette la fattura (ciclo attivo): • Possibilità di inserimento di informazioni supplementari; • Integrazione del sistema di fatturazione con il sistema contabile; • Facilitazione nella modalità di invio e possibile integrazione con il sistema e-bill;
PM GROUP PM Group, al fianco dell’imprenditore nella gestione aziendale offre servizi di: • Relocation aziendale e personale, • Consulenza societaria e commerciale; • Consulenza fiscale e previdenziale; • Amministrazione e contabilità; • Gestione delle risorse umane; • Servizi di revisione limitata conformi allo standard svizzero. Per maggiori informazioni: inquadri il QR-Code con la fotocamera del suo cellulare
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PM CONSULENZE SA Viale S.Franscini 16 CH-6900 Lugano T. +41 (0)91 210 34 44 F. +41 (0)91 210 34 45 www.pmconsulenze.ch TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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AZIENDE / DMTV INTERNATIONAL
INTERNAZIONALIZZAZIONE, INNOVAZIONE, TECNOLOGIA APRE LA PROPRIA SEDE A LUGANO UNA SOCIETÀ SPECIALIZZATA NELL’OFFRIRE AI CLIENTI TUTTE LE COMPETENZE E LE SOLUZIONI NECESSARIE PER INNOVARE IL PROPRIO MODELLO DI BUSINESS, UTILIZZANDO ANCHE NUOVE TECNOLOGIE. CE NE PARLA L’AVV. PATRICIA DE MASI TADDEI VASOLI.
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ome si colloca questa nuova società nella galassia di attività portate avanti da dMTV? «dMTV è l’acronimo e il marchio dello studio legale de Masi Taddei Vasoli, fondato a Milano nel 1979. Nel corso degli anni abbiamo dato vita alla società di consulenza legale e fiscale internazionale dMTV Global, e dMTV Europe con sedi rispettivamente a Singapore e Malta e uffici in Vietnam, Iran e Dubai. Ora, insieme ad altre qualificate competenze, abbiamo deciso di essere presenti anche in Svizzera attraverso appunto dMTV International».
dMTV INTERNATIONAL S.A. Patricia de Masi Taddei Vasoli CH-6900 Lugano www.demasitaddeivasoli.com
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TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
Quali sono gli ambiti in cui si esplica principalmente il vostro lavoro? «La nostra società è composta da persone che, per esperienza diretta, oltre che per costante contatto con i propri clienti, sono abituate ad una mentalità imprenditoriale e conoscono le sfide legate a passaggio generazionale, nuovi mercati, nuove tecnologie, customer satisfaction, e dunque comprendono le esigenze di manager e imprenditori. Oltre a svolgere tutte le attività tipiche di uno studio legale, la nostra assistenza riguarda dunque operazioni anche molto complesse come processi di internazionalizzazione, fusioni e acquisizioni, PMI innovative, assi-
stenza a nuove attività d’impresa oppure gestione di crisi d’impresa, trust e successioni. I nostri clienti sono tipicamente società manifatturiere di grandi e piccole dimensioni, start-up, fondi d’investimento, società di gestione, società immobiliari, imprenditori e privati». Attraverso quali passaggi è arrivata a maturare una così vasta esperienza in diritto societario e internazionale? «Dopo la laurea presso l’Università degli Studi di Milano, ho frequentato vari corsi di aggiornamento sia in diritto internazionale che in diritto commerciale. Ho quindi svolto la pratica forense, ma prima di iscrivermi all’Ordine degli Avvocati di Milano, ho lavorato presso l’ufficio legale di una multinazionale. Grazie a questa esperienza, ho maturato dimestichezza nelle dinamiche aziendali e nel diritto internazionale e commerciale, in ambito contrattuale e nella tutela della proprietà intellettuale. Tutto ciò ha favorito una mia specializzazione riguardo a tematiche legali, relative a contratti internazionali, franchising, contratti di licenza di marchio, accordi “verticali”, vendita internazionale, analisi delle opportunità e dei rischi nei Paesi nei quali lo studio opera».
AZIENDE / DMTV INTERNATIONAL
rare valore attraverso l’integrazione tra business e tecnologia in modo da valorizzare al meglio le risorse disponibili mediante un’evoluzione tecnologica e un miglioramento dei processi e dei metodi di lavoro. Ciò significa anche rivolgere un’attenzione particolare, assistenza e consulenza, nei confronti di blockchain, e-commerce, supply chain, piattaforme che utilizzano criptovalute per i pagamenti, intelligenza artificiale e altre soluzioni innovative destinate ad assumere in breve tempo un ruolo predominante nei rapporti tra aziende, intermediari finanziari, fornitori e consumatori. Così è nato il progetto che abbiamo denominato Biz Rebout (rilancio del business), che vede protagonisti indiscussi esperti del settore tecnologico e gestionale, soprattutto nei temi sopra indicati, e che sarà oggetto di prossima presentazione». A questo proposito dMTV vanta una presenza di lunga data in Vietnam e lei è addirittura avvocato straniero abilitato a Hanoi. Quali le ragioni della scelta verso questo Paese? «Nel corso degli anni ci siamo tempestivamente resi conto, all’interno dello studio, del mutare del ruolo dell’avvocato e, tenendo conto dei cambiamenti che hanno investito il commercio mondiale, siamo stati tra i primi ad occuparci di diritto internazionale e in particolare ad affrontare i mercati dell’Asia-Pacifico sin dal 2002. Nello specifico poi è stato mio figlio che per studi effettuati ed esperienza lavorative dirette ha avuto modo di verificare le straordinarie opportunità offerte da quel Paese dove abbiamo aperto nostri uffici già nel 2007. Il Vietnam al contrario della Cina, è un Paese di dimensioni ridotte e popolazione relativamente poco numerosa, con buone infrastrutture, un livello di alfabetizzazione e formazione professionale avanzato e soprattutto con un’ottima tradizione di lavoro artigianale. Tutto ciò lo rende un terreno
ideale per la realizzazione di progetti internazionali di sviluppo in vari settori e infatti sono numerosi gli imprenditori, italiani e non solo, che hanno scelto di impiantarvi proprie attività, necessitando di tutti i servizi e le soluzioni utili al successo della loro iniziativa». Veniamo alla prossima apertura in Svizzera. Quali saranno i contenuti della vostra proposta? «La scelta di essere presenti a Lugano nasce da una valutazione delle grandi opportunità professionali che un territorio storicamente vocato all’internazionalizzazione come il Ticino può offrire. Ma corrisponde anche ad una scelta di carattere personale e familiare nei confronti di un contesto ambientale che può essere definito a misura d’uomo, con tutti i vantaggi che offre in termini di tranquillità, sicurezza, benessere e qualità della vita. La comunità economia e finanziaria ticinese risulta essere particolarmente favorevole allo sviluppo di progetti finalizzati a definire strategie e a gene-
La recente crisi legata alla pandemia ha comportato problemi nei confronti dello sviluppo delvostro progetto? «Se da un lato ha determinato forse qualche ritardo nella fase di preparazione e lancio, per contro ne ha confermato appieno la validità. Una risposta strutturata alla crisi può trasformare infatti una criticità in opportunità di crescita ed evoluzione strategica. Oggi le aziende si trovano di fronte ad una minore disponibilità finanziaria dell’imprenditore, dei clienti e dei fornitori. Inoltre si assiste ad un repentino cambiamento dei mercati di riferimento, dei metodi di lavoro, delle tecnologie disponibili. In tale frangente risulta dunque essere fondamentale strutturare la risposta secondo le due direttrici “Respond” e “Improve”: così facendo da un lato l’azienda viene supportata nel gestire al meglio la situazione contingente e dall’altro ogni sua iniziativa è vista come occasione di un possibile miglioramento organizzativo e tecnologico». TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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AZIENDE / STRP - SOCIETÀ TICINESE DI RELAZIONI PUBBLICHE
INTERVISTA A SARA MARTINETTI, RESPONSABILE COMUNICAZIONE DI “INCLUSIONE ANDICAP TICINO”. DI AMANDA PRADA
INCLUSIONE E UNICITÀ: COMUNICARE LA DISABILITÀ
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ara Martinetti, classe 1986, è partita dalla Höhere Fachschule für Tourismus di Samedan per esplorare vari settori nel campo delle PR e della ricerca fondi: dopo avere preso parte al Progetto San Gottardo, ha lavorato per Perfetti Van Melle, ESMO-European Society for Medical Oncology e Forbo Flooring Systems. Dalla fine del 2015 è la responsabile comunicazione, fundraising e progetti speciali di inclusione andicap ticino (ex FTIA-Federazione Ticinese Integrazione Andicap) che opera da quasi 50 anni per rendere il nostro Cantone più accessibile, difendendo i diritti delle persone con disabilità. “Persone prima di tutto, perché la disabilità è una caratteristica fra le tante”.
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he cambio di paradigma si è attuato quando nel 2017 avete modificato il nome della vostra associazione? «Cambiare il nome non è uno sfizio e dimostra la volontà di comunicare diversamente. L’integrazione è adattamento, mentre l’inclusione parte dalla base: quello che vai a realizzare è pensato per tutti, non per un fruitore ideale. Per esempio, perché trovarsi davanti un ostacolo che impedisce di passare oltre, quando si esce di casa? Se quell’ostacolo non esiste, l’ambiente diventa adatto per chiunque». Oggi la parola “inclusione” è piuttosto gettonata. Voi l’avete adottata già da qualche anno… «Il termine deriva dalla Convenzione del 2006 delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Tutti vogliono lavorare per l’inclusione, ma non tutti sanno cosa significhi. Direi che siamo stati dei pionieri: ab-
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biamo sempre comunicato in maniera positiva, facendo emergere la persona, non la disabilità, anche se solitamente in questo ambito, soprattutto nella raccolta fondi, la comunicazione mostra facce tristi». In che maniera il vostro logo traduce questa visione? «Per capirlo appieno, va paragonato a quello vecchio, che presentava un omino sulla sedia a rotelle. Non volevamo un nuovo logo con una disabilità, fra l’altro escludendo persone con altre disabilità. Per riunire tutti abbiamo scelto un girasole composto da tanti tasselli singoli, uno diverso dall’altro, che rappresentano la società e l’unicità di ciascuno di noi. Il grande tassello giallo identifica la nostra associazione che opera affinché tutti possano far parte della società al meglio delle loro possibilità». In primavera, durante la fase acuta del Coronavirus, avete messo a punto nuovi progetti comunicativi?
AZIENDE / STRP - SOCIETÀ TICINESE DI RELAZIONI PUBBLICHE
«Abbiamo ideato e divulgato la #cartolinacheavvicina rinfrescando un gesto d’altri tempi. Allineandoci alla campagna del Canton Ticino volevamo sottolineare il fatto che la vicinanza si può dimostrare anche con due righe scritte di proprio pugno. Così siamo stati anche vicini a molti nostri soci/e con disabilità, categoria a rischio che doveva rimanere a casa, spesso isolata. Il riscontro è stato molto buono».
scontate. Ci hanno raccontato momenti e gesti che tutti condividiamo. Oltre al calendario diamo spazio a queste chicche attraverso la cartellonistica, il sito www.iosostengo.ch, dei video per conoscere i protagonisti e il making-of del calendario. Sicuramente vogliamo continuare a comunicare la positività e a guardare al futuro con speranza».
Cosa sono le “piccole gioie” che avete lanciato recentemente? «Ogni anno promuoviamo una grande raccolta fondi accompagnata da un calendario che regaliamo in cambio di un piccolo sostegno. Quest’anno, vista la particolarità del periodo, abbiamo pensato di raccogliere delle testimonianze di persone con disabilità per parlare dell’importanza delle piccole gioie della vita che nella nostra quotidianità frenetica diamo spesso per
Villa Castagnola investe nella sostenibilità Nel 2020, il Grand Hotel Villa Castagnola di Lugano è stato rinnovato dietro le quinte. «Per festeggiare il nostro 135° anniversario, vogliamo contribuire a portare la Villa verso un futuro più sostenibile», dice il direttore Ivan Zorloni. D’ora in poi il Grand Hotel sarà climatizzato d’estate con acqua di lago e l’intera Villa sarà alimentata esclusivamente con energia idroelettrica. Inoltre, la produzione di acqua calda e il riscaldamento della piscina saranno alimentati da una nuova e potente pompa di calore e tramite una tecnologia capace di catturare l’energia termica inutilizzata, rendendola disponibile ed utile dove necessaria secondo i parametri richiesti. «Di conseguenza, c’è un rispar-
mio di oltre 100 tonnellate di CO2 all’anno, evitando lo spreco di energia fossile e di acqua potabile», spiega Zorloni. Anche la plastica monouso è stata quasi completamente eliminata dall’hotel, compresi i contenitori degli articoli di cortesia. Pratici flaconi prodotti con 100% di plastica riciclata e contenenti ottimi ingredienti biologici vengono utilizzati nei bagni, questo intervento rende circa 50’000 flaconcini di plastica non riciclabili un ricordo del passato. Per il suo 135° anniversario, il Grand Hotel ha ideato interessanti offerte speciali per i suoi ospiti.
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AZIENDE / SANITAS TROESCH SA
ESPOSIZIONI MODERNE E ALL’AVANGUARDIA
DAVIDE BÜYÜKDAG, DIRETTORE DELLA SEDE DI LAMONE, PRESENTA UN’AZIENDA CON 45 DIPENDENTI IN TICINO, E CIRCA 1000 IN TUTTA LA SVIZZERA, CHE È LEADER NEL SETTORE DELL’ARREDAMENTO DI BAGNI E CUCINE.
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ossiamo riassumere brevemente la storia della vostra azienda? «Sanitas Troesch è un’azienda svizzera con una storia ultracentenaria (è stata fondata nel 1911), da decenni leader nei settori bagni e cucine e presente in Svizzera con 18 modernissime esposizioni. Dal 2005 Sanitas Troesch appartiene all’impresa francese di antica trazione Saint-Gobain, che impiega circa 170.000 dipendenti in 67 paesi». Di recente avete aperto una nuova modernissima esposizione… «A dicembre 2019 Sanitas Troesch ha trasferito la sede commerciale di Lugano a Lamone e, ai primi di gennaio
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2020, ha aperto nel nuovo edificio la più moderna esposizione di bagni della regione. Su un’area di 600 mq i clienti trovano, in un ambiente perfettamente armonizzato, preziose idee ed impulsi per l’allestimento del proprio bagno. L’assortimento dell’esposizione risponde a tutte le esigenze, dal semplice bagno in un appartamento in affitto alla confortevole sala da bagno di design in un’abitazione di proprietà. A completamento dell’offerta proponiamo anche prodotti da bagno per oggetti infrastrutturali come alberghi, case per anziani o edifici scolastici. Le impressioni dei clienti e dei partner commerciali di questi primi mesi sono davvero molto positive. Questo ci ral-
AZIENDE / SANITAS TROESCH SA
consulenti, forti di una formazione professionale di alto livello, accompagnano i clienti attraverso la moderna esposizione, offrendo assistenza e consigli e rendendo la visita un’esperienza avvincente. A complemento di questo, realizziamo anche disegni in 3D per rendere visualmente concreta l’immaginazione». E per quanto riguarda le cucine? «Sanitas Troesch è presente in Ticino anche con un’altra esposizione: a Contone si può trovare, oltre a un nuovo bagno, anche una nuova cucina. Entro fine anno vi sarà un’importante novità che avremo piacere di presentare più avanti». legra molto e ci convince che la scelta fatta sia quella giusta: c’è ancora voglia di vedere e toccare con mano gli apparecchi che comporranno il proprio nuovo bagno, luogo del “sentirsi bene” nel quale si trascorre diverso tempo ogni giorno».
Abbiamo un centro WC con doccetta, unico in Ticino, dove mostriamo le caratteristiche di ben 7 modelli di marche differenti. Nel cosiddetto Design-Lab presentiamo alcuni autentici eyecatcher e prodotti per bagno in armonia con lo stile contemporaneo».
In questi ambienti i clienti hanno modo di conoscere tutte le più recenti tendenze del settore… «Il gioco dei colori è equilibrato e adeguato allo spirito dei tempi rispetto all’abitare moderno. Nello Showerworld mostriamo i più moderni rubinetti e docce a parete, tutti in funzione.
Accanto ai prodotti offrite anche una qualificata consulenza professionale? «L’assortimento comprende tutte le note marche come Laufen, Duravit, Falper, Gessi o Catalano, più l’attrattiva marca propria «Alterna» di Sanitas Troesch. I motivatissimi
SANITAS TROESCH SA Via Vedeggio 3 CH-6814 Lamone T. +41 (0)91 912 28 50 lamone@sanitastroesch.ch Via Cantonale 36 CH-6594 Contone, T. +41 (0)91 851 97 60, contone@sanitastroesch.ch www.sanitastroesch.ch TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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AZIENDE / MYACADEMY
ANCORA UNA CASO DI SUCCESSO, UNA DONNA CORAGGIOSA CHE SA CONDURRE IL PROPRIO TEAM A DARE IL MEGLIO OGNI GIORNO A BENEFICIO DELLE IMPRESE SVIZZERE.
LAVORARE IN EMERGENZA NELLA RICERCA E SELEZIONE DEL PERSONALE
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iamo collegati via Zoom con Gemma De Filippis, amministratore Delegato di Point Service SA di Mendrisio e con Gianni Simonato, Top Performer Linkedin nei suoi uffici di Breganzona, Palazzo Marco Polo.
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osa fa esattamente Point Service? «Point service è una agenzia di ricerca, selezione e somministrazione di personale attiva da molti anni in Ticino, che ho rilevato 4 anni fa con una visione ben precisa: farne il punto di riferimento per le risorse umane nel nostro territorio, in maniera non tradizionale, innovativa, ma rispettosa di valori fondamentali che fanno parte del mio modo di vivere». Quindi non solo numeri e fatturato, come spesso vengono definite le società del tuo settore? «No, assolutamente! E lo racconto così come lo spiego a chiunque venga lavorare in Point Service. Tutti noi qui viviamo questa attività come una missione. C’è una grande differenza tra il vivere il proprio lavoro come una normale professione e viverlo invece come missione. La missione ti fa vivere quello che fai senza pensare solo agli orari e alle pro-
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cedure. Ci fa vivere prima di tutto l’esperienza con le persone. Ogni persona che arriva a noi è un patrimonio che valutiamo con grande attenzione. Non è solo un curriculum vitae, la vogliamo conoscere dal vivo, in profondità, capendone interessi, talenti, punti di forza e di debolezza. Amo pensare che dietro ogni
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caso c’è una famiglia, ci sono persone e per queste abbiamo il massimo rispetto». Un’azienda come la tua fatta di persone, come mai ricorre alla tecnologia per gestire Clienti e Risorse Umane? «Devo dirti che amo i mezzi semplici, e cosa c’è di più semplice e spontaneo della parola e dell’incontro di persona? Ed è proprio per questo che credo nelle tecnologie che ci liberano dalle incombenze ripetitive che possiamo lasciare alle macchine e ci aiutano ad avere più tempo per le relazioni personali». E quindi come sei arrivata ad implementare il Modern Selling in Point Service? «Il caso, solo il caso perché non sapevo nulla della materia. La differenza l’ha poi fatta il docente, Gianni Simonato di MyAcademy, società specializzata nella formazione al digitale». Spiegaci meglio, com’è andata? «Sono stata invitata ad un corso di formazione, tema a me molto caro. Ho sempre fatto formazione nella mia vita, convinta che “se non ci formiamo ci fermiamo”. Ma c’è formazione e formazione, ci sono formatori fumosi e formatori concreti che ti cambiano la vita. E io ho avuto la fortuna di incontrare Gianni Simonato, fondatore di MyAcademy di Breganzona, grande esperto di digital ed in particolare dell’utilizzo di Linkedin ai fini di business. Avevo già il mio profilo Linkedin, ma mai mi sarei immaginata di utilizzare Linkedin per il commerciale. Quindi ho partecipato al corso di formazione ma in maniera un po’ scettica, all’inizio. Ma quando Gianni Simonato ha cominciato a spiegarmi in maniera semplice e concreta come stavano cambiando i processi decisionali nel B2B mi sono illuminata. Ho capito che Linkedin poteva aiutarmi a sviluppare la mia azienda. Prima di tutto ho voluto crederci io, ma per farlo sono passata attraverso vari momenti formativi con Gianni Simonato».
Quindi cosa consiglieresti agli imprenditori? «Difficile dare consigli agli altri, posso dire che è necessario rendersi conto del cambiamento che c’è nel mondo, per poi affrontare un percorso di cambiamento organizzativo interno. Lavorare nel Modern Selling significa cambiare la struttura organizzativa, cambiare ruoli e funzioni. Solo per fare un esempio: cosa può postare o non postare un collaboratore in Linkedin? Quanto è autorizzato ad usarlo al lavoro? Il profilo è personale, ma come si raccordano i profili con la pagina aziendale? Frequentare i 4 moduli di MyAcademy per il Modern Selling per aprirsi a nuove prospettive, questa è la base. Se il professore ti trasmette valore ti fa apprezzare anche la materia. Il vertice ci deve credere, poi arriva ai collaboratori, non possiamo noi manager dire cosa si deve fare, dobbiamo dare l’esempio mettendoci in gioco». E in che cosa consistono questi quattro moduli? «Sono le quattro gambe di un tavolo che si chiama Modern Selling. Il primo modulo serve per rottamare il profilo personale così come lo conosciamo, per portarlo “da autoreferenziale a magnetico”. Il secondo riguarda la socialità. Cosa te ne fai di un profilo che non comunica, è una contraddizione in un ambito di strumenti social. Ma scrivere su Linkedin richiede argomenti, toni, codici che devono essere ben compresi. Esistono post e articoli, quali usare, con quale frequenza, con che piano editoriale? Il terzo modulo è dedicato ad uno strumento potentissimo per le vendite: Sales Navigator, un motore per le vendite che automatizza le ricerche, genera connessioni, crea appuntamenti Il quarto è Smart Link, ed è un sistema “tracciato” con il quale si fanno gli invii dei materiali aziendali». E con quali modalità sono erogati questi moduli?
«Anche qui l’innovazione di MyAcademy si vede nella pratica. Niente più incontri di persona, che portano via tempo, ma il tutto avviene attraverso le piattaforme digitali, in piccoli gruppi di 2/3 persone, condividendo lo schermo. In sostanza dopo ogni sessione si è già in grado di operare in autonomia. Imparare in azione quindi! E con Gianni Simonato diventa tutto più facile perché oltre ad essere uno straordinario formatore è uno che vive in azienda, e le cose le conosce». Cosa hai fatto per i tuoi collaboratori, come li hai coinvolti nel Modern Selling? «Non tutti li ho portati a bordo, ho cominciato da chi aveva a cuore la crescita dell’azienda. Sono queste le leve giuste su cui lavorare, non è un problema di conoscenze informatiche. Quindi con Gianni Simonato abbiamo fatto una valutazione delle persone, le abbiamo sentite, abbiamo spiegato il progetto. Consiglio ai CEO di gestire in questo modo i progetti di Modern Selling. Niente imposizione dall’alto ma una chiara e serena spiegazione sui cambiamenti del mondo, prima di innestare qualsiasi tecnologia». Quali sono i benefici che hai riscontrato? «A distanza di 6 mesi ho aumentato la mia rete di contatti. Ho aumentato la visibilità Point Service su Linkedin, ho avuto connessioni dirette con le persone per scambiare opinioni, mettere insieme idee e progetti. Sul piano pratico 20.000 km/anno di percorrenza auto equivalgono a 2.000 Kg. di immissioni di Co2 in atmosfera: risparmiati. Ma equivalgono anche a 20.000 CHF di costi di esercizio dell’auto risparmiati. Quindi ho deciso di dividere le visite alla clientela tra quelle necessariamente legate ad una presenza fisica da quelle gestibili via webcall. E non è stato un lavoro facile da fare con i miei collaboratori, ma necessario. Col dopo Covid-19 stiamo TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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imparando a gestire tutto con la massima efficienza». Qui in Ticino vi definiscono l’Agenzia che ci mette la faccia, me lo spieghi? «Tutto nasce da una presentazione che ci era stata richiesta e abbiamo cominciato a mettere giù la lista dei nostri collaboratori. E mentre lo facevamo c’erano dei candidati in Point Service convocati per delle selezioni. E, vedendo le facce dei nostri collaboratori, hanno cominciato a pronunciare i loro nomi: Elena, Lisa, Paola… ma queste le conosciamo, riconosciamo le loro “facce”, sono quelle che troviamo quando abbiamo bisogno di loro. I nostri clienti sono per noi speciali ed unici. Lavoriamo fianco a fianco con loro per trovare le risorse che vanno bene per la loro attività».
Gemma, siete reperibili in caso di urgenze? «Esatto, ho istituito la funzione del “picchetto” il che significa essere reperibili per i nostri clienti dalle 6:30 del mattino fino alle 20:00. I nostri collaboratori hanno una turnazione tale per cui sono reperibili. Hanno poi la tecnologia a disposizione per intervenire, entrando nel sistema e gestendo immediatamente le ricerche. Siamo abituati a lavorare per vocazione in emergenza. Solo per fare degli esempi se in un cantiere edile manca una persona alle 7:00 del mattino siamo immediatamente attivi per la sostituzione della persona, e la troviamo nel giro di poche ore».
nale abilitata a rilasciare patentini SUVA. Eroghiamo migliaia di ore all’anno per i corsi sulla sicurezza, le manutenzioni, e altre materie base per le imprese. La formazione è nel nostro DNA, consapevoli che possiamo diventare ciò che vogliamo essere, per questo nel secondo semestre aumentiamo ancora di più la collaborazione con Gianni Simonato e MyAcademy per aiutare quante più imprese del Ticino a lavorare in maniera moderna, ma umana ed etica. In una parola sono ambasciatrice del Modern Selling».
Come reagite alla necessità di aggiornare le competenze del personale? «Abbiamo costituito una divisione formazione e siamo l’unica agenziale interi-
Pioggia di riconoscimenti per il Castello del Sole Dopo essere stato nominato miglior hotel di villeggiatura del Paese nella classifica stilata da Karl Wild sulla SonntagsZeitung, ora l’hotel ticinese 5 stelle Superior Castello del Sole, situato ad Ascona, è indicato come miglior hotel di villeggiatura anche nella classifica redatta da Claus Schweitzer per la rivista BILANZ. Quest’anno l’hotel ticinese ha inoltre ricevuto un secondo riconoscimento: Daniele Sardella, Maître d`hôtel è «Direttore di ristorante del 2020». L’esclusivo resort di villeggiatura sul Lago Maggiore si distingue per la spaziosità, la posizione idilliaca con accesso diretto al la-
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go, il servizio eccellente, l’elegante arredamento in stile mediterraneo e la pluripremiata cucina stellata. La vastità dei 140 ettari di terreno, del Castello del Sole con la propria tenuta agricola Terreni alla Maggia rendono il resort a 5 stelle unico nel suo genere. Le 41 lussuose junior suite e suite e le 37 camere doppie e singole sono arredate con particolare attenzione ai dettagli. I piatti di Mattias Roock, serviti alla Locanda Barbarossa e nel Ristorante Tre Stagioni, possono essere gustati all’interno o sulla terrazza. Presso il Castello SPA & Beauty, gli ospiti hanno a disposizione un lus-
suoso complesso di 2500 metri quadri, comprendente piscina interna ed esterna, idromassaggio, vasca d’esercizio, hydropool, diverse saune, percorso Kneipp, locale fitness e ginnastica e una suite SPA. Il limitrofo campo da golf del Golf Club Patriziale di Ascona è annoverato tra i più rinomati indirizzi per golfisti.
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AZIENDE / ITSMF
PROFESSIONISTI IT PER LA CRESCITA DELLE AZIENDE
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ANDREA CHERUBINI IN QUALITÀ DI PRESIDENTE NAZIONALE PRESENTA L’ATTIVITÀ DI ITSMF SVIZZERA, ASSOCIAZIONE NO PROFIT ATTIVA NEL TERRITORIO DAL 1998 CON SEDE A LUGANO DA INIZIO 2020. E’ IL CHAPTER NAZIONALE DI UN’ORGANIZZAZIONE MONDIALE FONDATA NEL REGNO UNITO NEL 1991, È L’UNICO FORUM INTERNAZIONALE INDIPENDENTE E RICONOSCIUTO IN TUTTO IL MONDO PER LE TEMATICHE DI IT SERVICE MANAGEMENT ED IT GOVERNANCE.
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iete molto conosciuti ma forse non abbastanza in Ticino. Possiamo riassumere in breve chi siete e cosa fate? «La storia di itSMF è lunga vent’anni e ci sarebbe molto da raccontare; in svizzera in questi ultimi anni abbiamo vissuto il passaggio tra la seconda e la terza generazione di membri di comitato ed è stato un processo naturale, lungo, non ancora del tutto terminato, che ha creato un momento di inevitabile flessione. Non è facile trovare figure professionali manageriali in ambito IT che applichino nelle aziende con autorevolezza le tematiche trattate e che dedichino tempo e passione per spendersi in prima persona sul territorio. Questo non ha mutato affatto la nostra appetibilità, oltralpe siamo apprezzati e ricercati; abbiamo in breve tempo stretto nuove partnership con altre associazioni di categoria nazionali molto importanti, siamo stati invitati e validati da associazioni mondiali che organizzano eventi masterclass a livello globale per presenziare la “panelist” affianco di figure professionali di assoluto livello. Più facile quindi una visibilità mondiale che locale? Questo non passa inosservato ed aiuta il nostro inserimento territoriale, in Ticino siamo presenti in realtà dal 2017 grazie al mio impegno che mi ha portato ad abbracciare questa sfida territoriale locale e nazionale, in passato associazioni tematiche come itSMF erano presenti solo oltralpe o talvolta allungavano un braccio dalla vicina penisola, del resto tutti conosciamo le peculiarità del nostro piccolo territorio.
itSMF è un’autentica associazione senza scopo di lucro, ovvero nessuno del comitato direttivo trae in alcun modo interessi, benefici personali e compensi economici al suo interno; questo per noi è un punto fermo storico e su questo costruiamo la nostra credibilità ed attrattività. In ambito tecnologico è un aspetto fondamentale, riconosciuto ed apprezzato, quello di essere tutti professionisti affermati sul campo che si prestano sul territorio in modo trasparente per portare la propria esperienza al fine di coinvolgere i giusti partners, sponsors ed affiliati (la comunità) affinché possano trattare i temi e contenuti in modo qualitativo. Parlando di IT governance gli obiettivi e le finalità assicurano che gli investimenti in ambito IT generino valore aggiunto per le aziende e garantiscano una gestione di tutti i rischi associati. Da un lato determina la direzione strategica attraverso la definizione di tutti i bisogni aziendali in ambito tecnologico e digitale, dall’altro tutte le decisioni da intraprendere per raggiungere ed allineare tutti gli obiettivi. Non solo le tecnologie ma soprattutto una struttura organizzativa con ruoli e responsabilità ben definiti, unita ad una gestione ottimale di tutte le risorse (processi, persone, dati, infrastruttura ed applicazioni) determinano il successo della digitalizzazione. L’IT Service Management è la macchina organizzativa che permette al dipartimento IT di lavorare bene dietro le quinte per erogare i servizi IT richiesti o necessari all’azienda. Dietro a questo ci sono migliori pratiche e strumenti da conoscere a fondo.
AZIENDE / ITSMF
In sostanza IT Governance è la parte strategica mentre IT Service Management ingloba tutte le azioni tattiche per attuare la strategia attraverso il ciclo di vita dei servizi. Su quanto appena affermato il mantra di itSMF è ben preciso: cerchiamo di consolidare una comunità sul territorio per livellare il gap di conoscenze, adottare un linguaggio comune ed omnicomprensivo, diffondere la consapevolezza che in questo modo possiamo costantemente migliorare la qualità di erogazione dei servizi IT ed ispirare le decisioni strategiche aziendali». Perché esperti di tecnologie informatiche, abituati a contatti pressoché quotidiani attraverso strumenti digitali, avvertono anche la necessità di incontrarsi e confrontarsi di persona? «La funzione IT è diventata da tempo vitale per le aziende e con l’ulteriore rivoluzione digitale in atto è chiamata ad assumere un ruolo guida; la formazione oggi offre infinite possibilità sia in termini di corsi di perfezionamento e percorsi di studio. Ci rendiamo conto che nel nostro ambito professionale necessitiamo di continua formazione per proseguire ma affianco a questo aspetto serve un tavolo di confronto, un dialogo continuo, un luogo dove poterci stringere la mano e conoscerci di persona, la necessità di unire esperti di settore e controparti aziendali, proporre soluzioni pratiche e specifiche ai problemi reali che nei manuali e dispense sono solo accennati. Solo in questo modo si colma un gap che è anche culturale, sia lato IT che aziendale; un numero sempre piu’ ampio di addetti ai lavori in ambito IT devono superare le loro capacità tecnologiche ed acquisire in aggiunta capacità comportamentali e situazionali, solo in questo modo possono essere abilitati a supportare la guida delle aziende. Per questo motivo la nostra platea di riferimento non è piu’ solo in ambito IT ma estesa a tutte le figure manageriali aziendali di ogni dipartimento e livello».
Nello specifico quali sono gli obiettivi che vi proponete di raggiungere e le tematiche oggetto dei vostri incontri? «La nostra catena del valore in estrema sintesi: condivisione e discussione, miglioramento continuo, professionalità e formazione. Ci ispiriamo principalmente alle migliori pratiche di IT Governance e IT Service Management per adattare le metodologie di gestione di progetti, ciclo di vita dei servizi informatici, resilienza alle minacce di sicurezza e proattività nella gestione dei rischi per rendere le aziende più performanti e motivate nell’utilizzare l’informatica e le tecnologie digitali quali leve di crescita e sviluppo aziendale. Gestione dei servizi IT e governance IT, per tradurle in italiano, in itSMF trovano una declinazione in tantissimi ambiti di discussione: le tematiche di qualità, agilità, sicurezza (o Cyber Security), management, progettazione, integrazione di sviluppo e test, fruibilità dei servizi, organizzazione sono solo alcune tra le più importanti ad essere trattate. Uno spazio importante è lasciato anche alle nuove tendenze, per fare solo qualche esempio pratico: come riorganizzare i team di lavoro per accrescere le performance di rilascio di nuovo software con la stessa qualità e sicurezza in una infrastruttura in continua evoluzione oppure, quali strategie e processi adottare per introdurre nuove tecnologie di impatto come la blockchain o l’intelligenza artificiale. Un CEO aziendale investe sulle tecnologie digitali non perché sono alla moda o geniali ma solo perché permettono di accrescere la profitabilità». In base alla sua diretta esperienza, le aziende sono in generale consapevoli del valore che può essere generato da opportuni investimenti in ambito IT? «Le aziende ne prendono maggiormente atto ma hanno bisogno di ulteriore consapevolezza, formazione, condivisione di metodologie, confronto su co-
me impostare una “filiera IT” all’interno dell’azienda, proposte pratiche di soluzione a problemi reali ed una chiara e coerente visione strategica frutto dell’esperienza di un numero crescente di professionisti. Di conseguenza, la creazione di una comunità itSMF non può che iniziare dalla comunicazione e divulgazione di contenuti attraverso un linguaggio comune, comprensibile e condiviso. Questa base consolida sullo stesso piano professionisti e consulenti, aziende e necessità, conduzione e leadership, problematiche e soluzioni concrete, presente e futuro. itSMF si affianca alle aziende perché lo scopo è l’informatica di business, quella che ogni CEO richiede nella propria azienda, siamo strategici e non visionari poiché siamo attenti e pratici a risolvere i problemi quotidiani delle aziende. In Ticino in ambito tecnologico c’è molto fermento, la leggo come una sfida di dare una chiara identità futura al cantone in questo senso: divenire un’eccellenza a livello nazionale ma il concetto di sinergia che osservo tra le varie parti è ancora idealistico, talvolta egocentrico, un processo sicuramente da maturare, lontano da essere funzionale alla causa». Con quali strumenti infine portate avanti gli obiettivi della vostra Associazione? «Facciamo ricorso sia a strumenti tradizionali come seminari, workshop conferenze e tavole rotonde ma anche a media innovativi come social blog e webinars. Le tematiche sono frutto di una nostra attenta ricerca di mercato e delle esperienze che viviamo giornalmente nei nostri ruoli aziendali, l’esperienza e la percezione di noi membri di comitato è un’aspetto importante tanto quanto le autorevoli proposte dei partners e sponsors che ci aiutano ad individuare le soluzioni che le aziende chiedono, con un approccio sempre top-down, si parte dalle strategie e dai processi, mai dalle tecnologie che sono il mezzo finale per raggiungere i risultati». www.itsmf.ch TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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MEDICINA / HOSPITHOME
CON LA TELEMEDICINA IL FUTURO È GIÀ QUI micilio, specie in alcune condizioni di salute compromesse. Il monitoraggio domiciliare è stato possibile grazie all’utilizzo di dispositivi medici di facile utilizzo che misurano i parametri vitali, la piattaforma Hospithome e non da ultimi gli specialisti del 144 che hanno il controllo 24/7 dei parametri vitali. In caso di anomalie, la rete di medici attiva sul territorio si adoperava per fornire le cure del caso al paziente. HospitHome mette già oggi a disposizione dell’utente dei pacchetti di assistenza che possono essere definiti in base alle sue esigenze. DANTE MOCCETTI, COORDINATORE GENERALE DEL PROGETTO, PRESENTA UN MODELLO DI ASSISTENZA SANITARIA A DISTANZA CHE INGLOBA TUTTI I VANTAGGI DELLA TECNOLOGIA DIGITALE ED È DESTINATO A DIVENIRE UNA CONSUETUDINE NELLE NOSTRE ABITUDINI DI VITA. IL SUO DEBUTTO, CON SUCCESSO, NEL CORSO DELL’EMERGENZA COVID-19.
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he cos’è HospitHome e cosa si propone di realizzare? «Possiamo definirlo come uno spin-off dove sono confluite varie competenze maturate nell’ambito del Cardiocentro. La sua finalità è quella di offrire, attraverso soluzioni tecnologiche, un modello di assistenza remota personalizzata in base alle necessità del paziente, consentendogli un accesso illimitato alle prestazioni mediche e rimuovendo qualsiasi barriera, sia essa geografica o sociale. In altre parole, cerchiamo di avvicinare sempre più la realtà del paziente a quella del personale medico, sviluppando soluzioni con un profilo tecnologico elevato, ma, al tempo stesso, di semplice utilizzo».
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A quali esperienze attinge questo servizio di telemedicina? «L’esperienza del Cardiocentro Ticino che da circa 15 anni si impegna nello sviluppo e gestione del monitoraggio a distanza di pazienti cardiopatici con aritmie severe e/o portatori di defibrillatori, ha portato un grosso sostegno nella gestione dei protocolli. L’esperienza maturata è risultata ora molto utile per mettere a punto una metodologia e una pratica finalizzate a ridurre i rischi di contagio da parte di un virus che ha messo a dura prova la tenuta dei più efficienti sistemi sanitari». In che cosa consiste la soluzione da voi proposta? «Si è trattato di un programma di ‘sorveglianza domiciliare’ svolta in remoto per i pazienti ammalati in forma lieve. Lo scopo principale di questa pratica è stato quello di alleggerire la pressione sugli ospedali e di impedire che diventino luoghi di accelerazione incontrollata del contagio. Il telemonitoraggio ha permesso senza dubbio di seguire con miglior profitto i pazienti a do-
Questo modello di assistenza remota personalizzata potrà essere replicato anche in altre situazioni? «Molti medici si sono ritrovati a utilizzare maggiormente i canali digitali e a riscoprire l’utilità di strumenti che prima dell’emergenza erano sottovalutati. Sicuramente, ha segnato una transizione importante nell’opinione dei medici rispetto agli strumenti digitali di comunicazione con il paziente, soprattutto verso quelli più innovativi. La recente epidemia ha messo in evidenza il fatto che sistemi sanitari di tutto il mondo, anche quelli più efficienti, possono essere messi a dura prova da un elevato numero di ricoveri. Le conseguenze di questa situazione sono numerose e drammatiche: i medici e gli operatori sanitari vengono chiamati a lavorare in turni estenuanti e i letti disponibili sono al limite del collasso, precludendo così la possibilità di ricevere cure adeguate a tutte le persone che necessitano ricovero o terapia intensiva per motivi diversi. Come spesso accade, l’innovazione è la risposta per risolvere problematiche generate da situazioni inedite».
MEDICINA / HOSPITHOME
La telemedicina potrà dunque rivoluzionare il modo in cui viene erogata l’assistenza sanitaria ai pazienti? «Rimasta a lungo poco diffusa e a livello di semplice sperimentazione, la Telemedicina stava già crescendo nel 2019, ma con l’emergenza sanitaria ha registrato un vero e proprio boom di interesse fra gli operatori del settore. “Il Covid19 ha dato un’accelerazione alla Telemedicina che sarà difficile ignorare in futuro, con l’interesse per le sue diverse applicazioni cresciuto in doppia cifra e molte strutture che si sono attivate per offrire prestazioni da remoto anche ai pazienti non malati di Covid. L’obiettivo è quello di indirizzare il futuro, evidenziando l’importanza di puntare sull’innovazione clinica, su un’ampia offerta di servizi, su formazione e ricerca continua. Varie soluzioni di telemedicina possono consentire il monitoraggio costante delle
condizioni del paziente, di controllo al di fuori delle strutture mediche garantendo al paziente il confort del proprio domicilio, rassicurati dalla gestione degli allarmi da parte dei professionisti, mantenendo un controllo sui costi». Interessanti prospettive si aprono anche per i sistemi sanitari e le altre applicazioni della telemedicina…. «Oggi, superata la fase iniziale dell’emergenza, tutto il sistema di telemedicina torna alla sua originaria missione e allarga verticalmente le sue applicazioni. La telemedicina trova applicazione in diversi ambiti, dalla gestione del percorso nascita alla gestione dei pazienti oncologici, e di tutti quei pazienzti cronici affetti da BPCO, insufficenza cardiaca, etc.. Già oggi attraverso una piattaforma digitale possiamo migliorare e trasformare i servizi inerenti l’healthcare grazie al coinvol-
FIT Festival, uno sguardo sul contemporaneo Giunto alla sua ventinovesima edizione, Il FIT Festival in programma tra il 29 settembre e l’11 ottobre 2020, con una coda il 12 e il 13 ottobre, offrirà le sue proposte nei diversi spazi teatrali di Lugano. 15 giorni, 17 spettacoli, 4 eventi collaterali, 6 incontri con gli artisti, 3 laboratori di alta formazione, la Radio on the road e le dirette del team giovani, il progetto editoriale, il progetto sulla visione dedicato al pubblico, le cene tematiche. Sono questi, in sintesi, i contenuti dell’evento culturale dedicato al contemporaneo, che porta a Lugano le creazioni di alcuni tra i più interessanti artisti della scena teatrale e performativa svizzera, europea ed extraeuropea.
La programmazione 2020 è stata un lungo percorso, reso tortuoso dal lockdown, ma si è giunti alla definizione di un programma che, sia pur nelle difficoltà del momento, non ha trascurato l’anima forte del FIT che è l’internazionalità, con artisti originari di Belgio, Francia, Israele, Italia, Svizzera, Sud Corea, Uruguay e forse Argentina. Il FIT 2020 apre con due compagnie del territorio: il debutto internazionale di Lorena Dozio/Crile il 29 settembre (Palco Teatro LAC ore 20.30), e a partire dal 30 settembre (Teatrostudio LAC ore 20.30) fino al 4 ottobre, la ripresa della nuova installazione performativa della compagnia Trickster-p. Apertura uffi-
gimento di strutture e professionisti sanitari, fornendo loro gli strumenti per consentire la diagnosi e la gestione delle malattie, ottimizzando il flusso di lavoro e donando efficienza e flessibilità. I servizi HospitHome progettati per le strutture sanitarie sono realizzati in modo da soddisfare le esigenze di piccoli ospedali, singole divisioni ospedaliere, case di cura private, farmacie, poliambulatori. Questi servizi permettono di mantenere sotto controllo a distanza il paziente una volta dimesso prevenendo i rischi di riospedalizzazione e sovraffollamento delle strutture ma portando il rapporto paziente-medico ad un livello più alto. La telemedicina ha tutto il potenziale necessario per diventare un nuovo standard, un potente e innovativo strumento per portare il settore sanitario a un livello superiore e tutelare maggiormente la salute delle persone in tutto il mondo».
ciale, con Anagoor il 2 ottobre (Palco Teatro LAC ore 20.30), in uno spazio artistico chiamato fuori formato. L’ultimo week-end del FIT (9 ottobre, Palco Teatro LAC ore 20.30), vede in scena lo straordinario autore regista franco-uruguaiano Sergio Blanco, che torna al festival dopo circa 10 anni con il suo Memento Mori, Doppio appuntamento del 10 ottobre (Teatrostudio LAC ore 19.00 e possibile replica ore 21.00) con Simon Senn e, si spera, con l’attesissima Marina Otero (Teatro Foce ore 20.30), Negli spettacoli della sezione concorso YOUNG&KIDS, dedicata alle scuole, da segnalare il debutto della nuova produzione del Teatro Pan, con repliche dal 1 ottobre e fino al 9 ottobre, e la compagnia Sosta Palmizi (Teatro Foce Lugano ore 14.30). FIT Festival: Tel. +41 (0)91 225 67 61 - info@fitfestival.ch. TICINO WELCOME / SET - NOV 2020
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BENESSERE / PERMAMED
4 DONNE DI POTERE IN CAMPO PER LUBEX ANTI-AGE IL MARCHIO LUBEX ANTI-AGE È NATO NEL 2008 SULLA BASE DELLA COMPETENZA DERMATOLOGICA DELLA CASA PERMAMED DI THERWIL, L’AZIENDA CHE 40 ANNI FA VENNE FONDATA DA CHRISTIAN LUTZ. UNA STORIA DI SUCCESSO.
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ià lo scorso anno Ticino Welcome aveva scritto in merito a una delle ultime case farmaceutiche indipendenti e a conduzione familiare di Basilea che nel 2019 ha celebrato il 40° anniversario della sua nascita. Oggi daremo un’occhiata dietro le quinte e vi presenteremo quattro collaboratrici che hanno messo in campo il proprio know-how e la propria passione per Lubex anti-age. Avete già fatto la conoscenza di Angela Vattioni, Responsabile regionale in Ticino. Il primo preparato di Permamed, un’emulsione idratante medica, costituisce la base e la relativa competenza dermatologica dell’azienda. In tal modo Christian Lutz e un dermatologo di Basilea sono riusciti, nel 1979, ad infrangere il divieto sul sapone che all’epoca esisteva. Da 25 anni Noële Auclair-Riva insieme al suo team elabora nuovi prodotti nel reparto sviluppo galenico in Permamed. «Mi ricordo ancora benissimo del viaggio che ho fatto in treno da Parigi a Basilea nel 2008 insieme a Christian e a Tobias Lutz. Stavamo tornando da un congresso dermatologico con molte ispirazioni, idee sulle formulazioni e progetti nella testa. Si trattava del primo passo verso la combinazione della dermatologia con la medicina estetica: sviluppare da soli una nuova linea di trattamento antiaging dermocosmetica. Attualmente la linea Lubex anti-age è composta da 20 trattamenti e si è affermata con successo sul mercato svizzero».
«Dal 2010 curo i contatti con medici, ospedali e farmacie nella “Sonnenstube” della Svizzera - dice Angela Vattioni, Responsabile regionale in Ticino -. Il nostro vasto e diversificato assortimento comprende specialità farmaceutiche per la dermatologia, la ginecologia, lo sport e la traumatologia, la reumatologia, nonché prodotti fitoterapeutici. Ho presto realizzato che i preparati Permamed sono per così dire le Rolls Royce delle formulazioni e sono quindi orgogliosa di presentarle. Certo, Lubex anti-age è particolarmente caro al mio cuore; dato che accompagno questo successo già per diversi anni». L’invecchiamento cutaneo inizia già a 20 anni. Irène Ingold afferma: «Praticamente non è mai troppo presto per prendersi cura della propria pelle con preparati anti-aging di qualità elevata. Per le nostre consumatrici e i nostri consumatori abbiamo una gamma di prodotti che variano dai tre trattamenti per il giorno e per la notte a seconda del tipo della pelle ai trattamenti per gli occhi, nonché svariati trattamenti specifici per le esigenze più diverse, la cui efficacia viene costantemente verificata e dimostrata con gli studi clinici». Alla domanda su cosa le piace in particolare del suo lavoro, Nadine Burri ha risposto: «L’entusiasmo che le clienti di Lubex anti-age dimostrano è grandioso. Sono le belle conversazioni, la condivisione riguardo ai nostri preparati che fanno piacere» È possibile seguireLubex anti-age su Instagram oppure su Facebook (@lubexantiage).
BENESSERE / PERMAMED 01
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FACTS LUBEX ANTI-AGE I trattamenti Lubex anti-age sono: • Senza conservanti, non contengono profumi con allergeni e sono realizzati • senza sperimentazione sugli animali • 100% Swissness • Adatti anche per pelli sensibili • Clinicamente testati Lubex anti-age sostiene la Lega contro il cancro svizzera: con la vendita di ogni confezione di Lubex anti-age viene devoluto un franco alla Lega per la prevenzione del tumore al seno. Se desiderate conoscere Lubex anti-age, potete inviare una e-mail all’indirizzo di posta elettronica info@lubexantiage. ch indicando l’età, il tipo di pelle e l’indirizzo. Riceverete un mini-trattamento da provare. Valido per le persone con residenza in Svizzera, fino ad esaurimento scorte.
01 Da sinistra a destra Noële Auclair-Riva (Head Development) Angela Vattioni (Responsabile regionale in Ticino) Irène Ingold (Marketing Manager) Nadine Burri (Online Marketing & Communication Manager) 02 Christian Lutz (Fondatore e CEO Permamed) con il figlio Tobias Lutz (Membro del Consiglio direttivo). Ph: ©Jehona Abrashi
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BENESSERE / CONSIGLI DIETETICI
IN FORMA IN TEMPI INCERTI QUALI SONO LE SOLUZIONI DIETETICHE DA ADOTTARE IN FUNZIONE DEL PROSSIMO AUTUNNO? DI CHIARA JASSON
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besità, inattività e sedentarietà sono all’origine di numerose patologie croniche, preoccuparsi del proprio peso in funzione dell’autunno è più che lecito. Tutti in cucina: un compromesso tra gusto e salute Molti in seguito alla pandemia hanno riscoperto il piacere di cucinare, e mettersi ai fornelli è diventato tra i passatempi più gettonati di molti ticinesi. Un risvolto sicuramente positi-
DA PROVARE... Frullato antiossidante 120g frutti di bosco surgelati 1 tazza di cavolfiore surgelato 200ml latte vegetale non dolcificato (es. cocco o mandorle) 2 datteri 1 cucchiaio di semi (lino, canapa, zucca, chia, girasole) 1 pizzico di cannella Facoltativo: 30g di collagene marino idrolizzato Se non avete un frullatore potente tirate fuori gli spinaci e i frutti di bosco qualche minuto prima di frullare. Frullate tutti gli ingredienti insieme nel frullatore.
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vo, perché la chiusura di fast food e ristoranti ci ha costretti a dedicare più tempo alla preparazione dei pasti. Attenzione però alla scelta degli ingredienti. Si al comfort food, ma le raccomandazioni riguardo al consumo di zuccheri, farine raffinate, cibi fritti e grassi saturi rimangono invariate. Poter passare più tempo in cucina può essere un’occasione per cimentarsi nella preparazione di alimenti come i cereali integrali e i legumi, spesso trascurati per il loro tempo di preparazione più lungo. Torte e biscotti sì, ma con moderazione, e cercando di prediligere farine integrali e dolcificanti naturali a basso impatto glicemico.
BENESSERE / CONSIGLI DIETETICI
me mangiare lentamente, consapevolmente, senza distrazioni. Spegniamo quindi la tele e mettiamo via il telefono. Impegniamoci a masticare ogni boccone dalle 15 alle 20 volte, e controlliamo a più riprese il nostro livello di fame e sazietà (su una scala da 1-10), prima, durante e dopo il pasto.
Chilometri e carburante L’apporto calorico andrebbe sempre adattato alla propria attività. Non è necessario contare le calorie in modo ossessivo. Invece di fare cambiamenti drastici o eliminare intere categorie di alimenti, è preferibile ridurre le porzioni (togliere 100 kcal da ogni pasto può essere relativamente semplice). Utile anche focalizzarsi sul ridurre le calorie vuote (come ad esempio le bevande gasate i biscotti industriali e le patatine), e assicurarsi che quelle che mangiamo ci nutrano e apportino al nostro corpo le sostanze di cui ha bisogno, sostenendo il nostro sistema immunitario.
Si alla merenda Per tenere a bada gli attacchi di fame fuoripasto, può essere utile integrare uno spuntino pomeridiano, ed eventualmente uno a metà mattina. Scegliamolo intelligentemente, preferendo opzioni sane e nutrienti, come frutta di stagione, yogurt non zuccherati con fermenti lattici vivi, qualche noce o mandorla o un paio di cucchiai di hummus di ceci con pinzimonio di verdure crude. Per le voglie di dolci, sì al cioccolato fondente (di preferenza senza zucchero e con un minimo di 80% di cacao), magari abbinato ad un tè verde o una tisana primaverile.
tiossidante e preziosa per mantenere alte le difese immunitarie, cosi come la verdura a foglia verde e colorata. La raccomandazione di mangiare tutti i colori dell’arcobaleno ogni giorno può sembrare poco pratica ora, ma ricordiamo che possiamo tranquillamente fare uso anche di frutta e verdura surgelate (spinaci, broccoli, piselli, edamame, erbette, cavolfiori, cavolini di Bruxelles, frutti di bosco). Tra gli altri alimenti alleati della salute troviamo la frutta secca, il cioccolato fondente, i legumi, le spezie come la curcuma e lo zenzero, i cereali integrali, il pesce, l’aglio e la cipolla, e le erbe aromatiche fresche da aggiungere a fine cotture. L’intestino è una componente cruciale del nostro sistema immunitario. Manteniamolo in buona salute nutrendolo con fibre prebiotiche (cibo per i batteri buoni) ed alimenti probiotici contenenti fermenti lattici vivi. Tra questi ultimi troviamo anche yogurt e kefir, ottimi come spuntini spezza fame.
Alimenti pro-immunità Per quanto possibile, cerchiamo di consumare ogni giorno al minimo 5 porzioni di verdura e frutta di stagione. Almeno 5. Mele, arance, kiwi, banane e frutti di bosco sono una miniera di vitamine, a partire dalla C, an-
La regola del piatto equilibrato Metà verdura, un quarto proteine come carni magre, pesce, uova, formaggi magri, legumi o derivati (come tofu e tempeh) e un quarto carboidrati come cereali integrali, patate e patate dolci. Il tutto condito con un cucchiaio da tavola di grassi buoni come olio extravergine d’oliva, con l’aggiunta di altre fonti lipidiche come l’avocado o i semi oleosi. Un trucchetto utile: componetevi il piatto in cucina, anziché portare a tavola la pirofila per evitare di eccedere con le porzioni. Occhio alla fame nervosa Per far fronte alla fame nervosa possiamo impiegare diverse strategie, co-
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SPORT / GOLF CLUB LUGANO
UNA STORIA D’AMORE 01
LA RUBRICA DI ARIELLA DEL ROCINO DEDICATA AL GOLF TICINESE, SI ARRICCHISCE DI UN’INTERVISTA A ROBERTO CARLONE, NUOVO PRESIDENTE DEL GOLF CLUB LUGANO, CHE ILLUSTRA GLI OBIETTIVI DEL SUO MANDATO QUADRIENNALE.
01 Da sinistra: Pietro Vicari, Gabriela Cotti Musio, Roberto Carlone, Marco Perucchi, Maya Haug, Michele Clerici e Marco Puffi.
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ossiamo ripercorrere le principali tappe della storia del Club? «Il Golf Club Lugano nasce nel 1923 a Magliaso come gesto d’amore da parte di Erwin von Riedermann nei confronti della sua sposa Josefa, campionessa di golf. Dopo il loro
trasferimento dalla Germania in Ticino, infatti, egli decise di fondare un campo da golf dove sua moglie potesse continuare a praticare il suo sport preferito. Era il primo campo in Ticino e uno dei primi in Svizzera. Progettato come campo da 9 buche da Percy Dell, era tecnicamente impegnativo ed è diventato da subito un punto d’incontro per gli appassionati e per i professionisti di golf provenienti dalla Svizzera e dall’estero, in particolare da Germania e Inghilterra. Grazie alla maestria del noto architetto di campi da golf Donald Harradine, nel 1970 il percorso fu ampliato da 9 a 18 buche: un piccolo miracolo poiché il terreno su cui sorge è di soli 32 ettari, mentre i campi moderni ne occupano una cinquantina. Da poco si sono conclusi i lavori di ammodernamento del campo, affidati all’architetto Peter Harradine, figlio di Donald, il quale ha uniformato le buche, rendendo più mo-
SPORT / GOLF CLUB LUGANO
convogliare una parte dei nostri sforzi, facendo conoscere meglio il nostro club come destinazione golfistica, a sostegno degli sforzi del settore turistico ticinese».
derno e armonioso il percorso che si snoda lungo il fiume Magliasina. Oggi il campo è un polmone verde nel centro di Magliaso, ricco di betulle, querce, pini, rododendri, oleandri e azalee, tra cui si incontrano molti scoiattoli e anche uno splendido airone, che spesso vola tra i laghetti delle buche 10 e 11. Da giugno è ora in carica il nuovo comitato che traghetterà il Golf Club verso il traguardo dei 100 anni di esistenza, festeggiati nel 2023». Quali sono i principali obbiettivi che intende perseguire il nuovo comitato? «Anzitutto esprimo un sentito ringraziamento ai comitati precedenti che hanno tracciato un percorso verso il futuro con passione e spirito di servizio. Grazie ai loro sforzi, oggi abbiamo solide basi su cui lavorare. Le priorità
sulle quali intendiamo concentrarci sono in particolare l’accoglienza, la trasparenza e la comunicazione. Siamo un comitato formato da persone con competenze ed esperienze complementari tali da poter condividere una visione per traghettare il Golf Club Lugano oltre il centenario di vita. Insieme a Michele Clerici, Gabriela Cotti Musio, Maya Haug, Marco Perucchi, Marco Puffi e Pietro Vicari ci siamo attivati per coordinare ed esaudire, nel limite del possibile, le richieste delle varie categorie di soci, sponsor, golfisti, collaboratori, autorità, associazioni ed altri gruppi di interesse. La chiave è una gestione in ottica imprenditoriale, con l’obiettivo di migliorare continuamente e soddisfare le diverse esigenze. In Svizzera ci sono circa 90’000 giocatori di golf, un numero importante, su cui vogliamo
Quali novità dobbiamo dunque attenderci per i prossimi mesi? «Le priorità sulle quali intendiamo concentraci sono in particolare il miglioramento degli spazi di accoglienza e dei servizi per i soci. La comunicazione riveste per noi una grande importanza. Abbiamo da subito attivato la presenza sui social, Facebook e Instagram in particolare, anche per far conoscere ancora meglio il nostro Club e le sue iniziative. Il comitato sta già lavorando per continuare a proporre nuove formule di associazione più abbordabili e meno impegnative rispetto al passato, salvaguardando i soci che hanno contribuito fino a oggi a sostenere economicamente il Club e che rappresentano ancora la base su cui poggiano le fondamenta del nostro Golf. Inoltre, vogliamo offrire occasioni di gioco e gara per tutti i livelli di giocatori, dai più competitivi ai più rilassati, cercando di mantenere come denominatore comune lo spirito di amicizia e di convivialità che sta alla base di questo sport. Lavoreremo inoltre per integrarci ancora meglio con il tessuto turistico della regione, sviluppando sinergie e proposte di comune interesse».
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LAGO DI COMO / ALBERGHI DI LUSSO
UNA STAGIONE TURISTICA MOLTO DIFFICILE
DI MANUELA LOZZA SECONDO GIAN PAOLO FUMAGALLI, IMPORTANTE OPERATORE ATTIVO SUL LAGO DI COMO LA NORMALITÀ NON TORNERÀ PRIMA DEL 2023
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estate è praticamente finita e si può dire che per gli hotel di qualunque categoria in tutto il mondo sia stata una stagione veramente dura. Fra i più colpiti però ci sono di certo gli alberghi di lusso sul lago di Como. Posizionati in una delle regioni che ha pagato di più il conto al Covid-19 e dedicati a una clientela spesso legata ai grandi eventi internazionali, 4 stelle superior, 5 e 6 stelle hanno subito un durissimo colpo a causa dell’emergenza economico/sanitaria. Ne abbiamo parlato con Gian Paolo Fumagalli, attivo nell’hôtellerie di lusso comasca e a sua volta proprietario di strutture ricettive di categoria superiore.
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erchiamo di capire come in generale stanno andando le cose… «A essere penalizzati non sono soltanto gli hotel comaschi ma tutti gli alberghi italiani di alta categoria. Io per esempio possiedo anche una struttura in Sardegna e non abbiamo mai avuto una situazione grave come questa. Anche a Como la stagione è stata veramente drammatica: in hotel a 5 stelle, sul Lago o in centro storico, in cui arrivavamo soprattutto a luglio al completamento delle camere, quest’anno abbiamo avuto picchi negativi di 7 camere occupate su magari 160. Il bonus vacanze dato dal Governo Italiano per sostenere il turismo interno non ci ha aiutato, primo perché difficilmente i nostri ospiti hanno un ISEE inferiore ai 40mila euro e secondo perché la base del nostro business sono i turisti stranieri che non beneficiano comunque del bonus».
LAGO DI COMO / ALBERGHI DI LUSSO
E i turisti stranieri quest’anno sono mancati quasi del tutto... «Sì, la pesantissima diffusione del coronavirus fra gli statunitensi - che fino all’anno scorso erano i nostri principali clienti -, ma anche fra i russi e gli indiani, ha pesato moltissimo sui conti, soprattutto perché non parliamo soltanto di clienti privati che vengono in vacanza, ma soprattutto di clientela legata ai grandi eventi aziendali o privati, come i matrimoni indiani. Alcuni appuntamenti siamo riusciti a farli slittare di uno, due, a volte persino di tre anni, per non perdere il nostro prestigio come destinazione. Due esempi: un matrimonio indiano che è saltato e che è stato riprogrammato per l’agosto 2021 e una grossa convention addirittura rimandata a cavallo fra il 2022 e il 2023. Ma altri appuntamenti, invece, specialmente quelli legati alle festività come la Pasqua o il 4 luglio per gli americani - per quest’anno sono completamente persi».
Qual è la sua previsione per il futuro? «Mi sento di poter dire che il 2021 sarà ancora un anno di passaggio e che soltanto nel 2022, forse, potremmo tornare alla normalità. Il problema infatti non è soltanto la crisi economica o l’impossibilità di arrivare in Italia da alcune destinazioni, ma è la paura diffusa, che a mio avviso si concentra soprattutto sui mezzi di trasporto. Anche da quelle destinazioni europee su cui le rotte si sono
aperte a giugno, in tanti hanno deciso di non viaggiare per non prendere l’aereo, tante aziende hanno stabilito di non organizzare eventi per il rischio che fossero un buco nell’acqua e tanti privati hanno deciso di non programmare grandi cerimonie in Italia, per non obbligare parenti e amici a voli che avrebbe magari destato ansia. Finché non sarà passata questa paura quindi, non credo che potremmo tornare alla piena normalità».
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LAGO DI COMO / ALLEVAMENTO ST. JOHN
LABRADOR DA AMARE DI MANUELA LOZZA SERGIO SEVERGNINI È IL PROPRIETARIO DELL’ALLEVAMENTO ST. JOHN, UN LUOGO DOVE SCOPRIRE UNA RAZZA CHE NON È POSSIBILE NON AMARE
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ome nasce la sua passione per i labrador? «Come capita spesso nel mio settore, ho iniziato innamorandomi del mio cucciolo nel 2007, una femmina di labrador, Jackie, dallo splendido carattere. Grazie a lei, un esemplare bellissimo, ho cominciato a frequentare le esposizioni e da qui a innamorarmi anche di un mondo, quello degli allevatori, e grazie a questi ultimi scoprire tante cose sui labrador, che mi hanno commosso e affascinato». Quali sono le particolarità caratteriali del labrador a cui accennava? «Il labrador è un cane generoso e sensibile. Un eterno cucciolo, che non smette mai di aver voglia di giocare e ama la compagnia umana. Sempre
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disponibile, non porta rancore e ha una totale assenza di aggressività, cani di una delicatezza incredibile. Un esempio? Durante una delle esibizioni a cui ho partecipato con Jackie, abbiamo incontrato una bimba sulla sedia a rotelle. La reazione del cane è stata di affettuosità non irruente – nonostante avesse solo 2 anni-, sentiva perfettamente la particolarità della situazione emotiva». Accennava anche al mondo degli allevatori… «Sì, un mondo del quale mi sono innamorato e poi disamorato. Almeno in senso generale. Oggi troppe persone si improvvisano o creano allevamenti con decine e decine di esemplari. Questo secondo me non fa il bene della razza, ma guarda solo al profitto, infatti dal 2011 sono socio del Labrador club svedese, nel cui stile e filosofia mi riconosco di più e da cui traggo più benefici che non da quelli italiani. Chi ama davvero i labrador fa di tutto
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per conservare e migliorare la linea genetica che ha ereditato, ricordandosi con gratitudine tutto il lavoro fatto da chi l’ha preceduto. Il labrador è una razza antica, le sue origini partono con il cane ancestrale, il St. John appunto, nel 1500. Nel 1800 poi nasce la razza vera e propria. Per questo quando li allevi devi essere umile, sapere che la tua fortuna arriva da sforzi fatti per secoli e essere tu stesso disposto a tantissimi sacrifici, senza la speranza di arricchirsi. Facendo allevamento in questo modo infatti non si fa business!». Lei ha clienti molto importanti, veri e propri vip che risiedono sul Lago di Como o hanno qui una seconda casa? (Noto subito che questa domanda avrebbe preferito non riceverla…) «Sì, ma non la metterei in questi termini: io cerco di accontentare e creare rapporti con persone che amano i labrador o che se ne stanno innamorando. Poi, accidentalmente, capita che alcune di queste persone siano calciatori o industriali, ma al cane questo non importa. Gli importa trovare una famiglia che intenda il rapporto cane/uomo al suo stesso modo. L’esempio sono le cessioni di esemplari adulti». Di cosa si tratta? «È un programma che il St. Jhon mette in campo per garantire una sistemazione confortevole e una bella vita a quei cani che per ragioni particolari – che durante la cessione vengono esplicitate ai nuovi proprietari - devono essere esclusi dal programma di allevamento. I soggetti che vengono ceduti – che di solito hanno età che partono dai 9 mesi - sono
sempre di buon carattere. Ma per noi la cessione di un cane, qualunque sia il motivo, è un evento necessario ma tanto doloroso. Conoscere le famiglie che prenderanno con sé l’animale diventa allora fondamentale: volgiamo assicurarci che abbiano le caratteristiche necessarie». Quali sono? (Lo chiedo facendo già mentalmente il vaglio dei componenti della mia famiglia, della casa e del giardino, perché basta un’intervista per essere innamorati di questi cani). «Le uniche caratteristiche sono l’amore verso questa sensazionale razza, la possibilità di dedicargli del tempo (il labrador non ama stare solo per lunghi periodi, ne soffre) e magari che in famiglia non ci siano elementi troppo irruenti».
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