N° 074 GIUGNO / AGOSTO 2022
MAGAZINE DI PERSONE, EVENTI, AZIENDE, FATTI E NOTIZIE
MAURO DE STEFANI
EDIZIONE TICINO WELCOME SAGL
Svizzera CHF 8,00 / Italia € 6,80
I VALORI DELL'UGUAGLIANZA
LAC
FINANZA
AUTO
SPECIALE
LUGANOMUSICA Largo ai giovani anche nella musica!
INVESTIMENTI Cosa fare in tempi di incertezza geopolitica
FERRARI ROMA Fascino intramontabile
DONNE E POLITICA Passi avanti ma non abbastanza
The new Grecale Trofeo. Everyday Exceptional LA GRECALE PIÙ VELOCE DI SEMPRE CON MOTORE DA 530 CV E UNA VELOCITÀ MASSIMA DI 285 KM/H. LORIS KESSEL AUTO SA Via Grancia 4, 6916 Grancia, T +41 91 994 55 71 showroom@kessel.ch www.kessel.ch
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Consumo di energia combinato (durante la guida): 11,2 l/100 km, emissioni di CO 2 combinato (durante la guida): 254 g/km*, Classe di efficienza F. I valori energetici espressi rispettano gli standard WLTP. Obiettivo di emissioni di CO 2 118 g/km, media di emissioni di CO 2 169 g/km.
TICINO WELCOME / EDITORIALE
Una sberla ALL’IPOCRISIA EDITORE Ticino Welcome Sagl Palazzo Mantegazza, Riva Paradiso 2 CH-6900 Lugano-Paradiso T. +41 (0)91 985 11 88 info@ticinowelcome.ch www.ticinowelcome.ch RESPONSABILE EDITORIALE Mario Mantegazza COORDINAMENTO EDITORIALE, PUBBLICITÀ E PUBBLICHE RELAZIONI Paola Chiericati REALIZZAZIONE EDITORIALE Mindonthemove srls LAYOUT E GRAFICA Kyrhian Balmelli e Lorenzo Terzaghi FOTOGRAFIE Si ringraziano le aziende produttrici, amministrazioni, enti e istituzioni del Ticino. Foto di copertina: BPS (SUISSE)
STAMPA FONTANA PRINT SA CH-6963 Pregassona SERVIZIO ABBONAMENTI (4 NUMERI) CHF 32.- (spese postali escluse) T. +41 (0)91 985 11 88 www.ticinowelcome.ch PUBBLICITÀ SVIZZERA TEDESCA E FRANCESE FACHMEDIEN ZÜRICHSEE WERBE AG CH-8712 Stäfa claudio.moffa@fachmedien.ch T. +41 (0)44 928 56 31 COLLABORATORI Benjamin Albertalli, Dalmazio Ambrosioni, Moreno Bernasconi, Paola Bernasconi, Rocco Bianchi, Alberto Celletti, Andrea Conconi, Elisa Bortoluzzi Dubach, Joel Camathias, Paola Cerana, Franco Citterio, Ariella Del Rocino, Roberto Giannetti, Keri Gonzato, Andrea Grandi, Eduardo Grottanelli De’ Santi, Marta Lenzi, Rocco Lettieri, Dimitri Loringett, Arianna Livio, Manuela Lozza, Giorgia Mantegazza, Giacomo Newlin, Valentino Odorico, Patrizia Peter Pedevilla, Sarah Peregalli, Amanda Prada, Alberto Stival, Valeria Rastrelli, Gerardo Segat, Gianni Simonato. DISTRIBUZIONE IN TICINO: Abbonamenti, Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, studi medici e dentistici, studi d’avvocatura, studi d’ingegneria e d’architettura, banche e fiduciarie, aziende AITI (Associazione Industrie Ticinesi), aziende Cc-Ti (Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino), Club Rotary Ticino, Club Lions Ticino, edicole del Ticino. IN ITALIA: Nelle fiere turistiche, Aeroporto di Malpensa, Hotel ed esercizi pubblici Provincia di Como e Lombardia.
DI MARIO MANTEGAZZA
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a sberla data da Will Smith al conduttore della serata degli Oscar è risuonata in tutto il mondo, nonostante in quel momento fosse già scoppiata la guerra in Ucraina e il Covid continuasse a imperversare nel mondo. E sì che si è trattato più di un “buffetto” che di uno schiaffo ben assestato, dato per rivendicare l’offesa che il presentatore aveva rivolto davanti a un pubblico mondiale alla moglie di Smith colpita da una malattia che può essere sicuramente devastante per chi ne soffre. Detto questo, personalmente non me ne importa proprio niente di quanto accaduto, ma un paio di domande me le sono volute porre. Il fatto è avvenuto fra due persone con lo stesso colore della pelle davanti agli schermi di tutto il mondo, ma se fosse avvenuto fra persone di etnie diverse, cosa sarebbe successo? Se Smith avesse assestato uno schiaffo a un presentatore di carnagione bianca, probabilmente avrebbe avuto il sostegno globale di tutti e la battutaccia del conduttore sarebbe stata condannata,
con conseguente proibizione, per molto tempo, di accedere al palcoscenico. Ma se invece Will Smith fosse stato di carnagione bianca e avesse percosso Chris Rock di carnagione scura, cosa sarebbe successo? Scommetto che già vi immaginate la risposta! Sono sempre più convinto che i veri razzisti siano proprio i promotori delle intolleranze razziali e di genere, i quali stanno di nuovo fomentando temi ormai da tempo in gran parte superati, solo al fine di recuperare consensi fra le masse più disponibili ad ascoltare la loro propaganda e le loro continue menzogne! Ora che le conseguenze della guerra in Europa e delle nuove emergenze sanitarie inizieranno a pesare sulla sopravvivenza di ognuno chissà che finalmente non ritornino di attualità i veri valori umani che consentiranno l’uscita definitiva da questo Medioevo di mediocrità.
Mario Mantegazza
TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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MAURO DE STEFANI Il valore dell’uguaglianza
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ROSA MARIA CAPPA Combattere la mafia sul piano economico
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MORENO BERNASCONI Brutalià della Russia, miopia dell’Occidente
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LUGANOMUSICA Largo ai giovani anche nella musica!
EDITORIALE 03 Una sberla all’ipocrisia PRIMO PIANO 06 Mauro De Stefani: Il valore dell’uguaglianza 12 Jürg Grossen: “Unire economia ed ecologia è possibile!” 16 Rosa Maria Cappa: Combattere la mafia sul piano economico 20 Esther Duflo: The power of economics 22 USI: Informazione o intrattenimento? 26 Paolo Meneguzzi: La passione sempre accesa 30 Rita Guagno: Lusso intelligente 34 Régie Solutions: Promuoviamo il diritto allo “star bene” 36 Vincenzo Nibali: Il capitano dell’isola del tesoro CORNER 40 Un tour de France che parlerà sloveno? GRANDANGOLO 42 Moreno Bernasconi: Brutalià della Russia, miopia dell’Occidente LEADER ALLO SPECCHIO 44 Daniela Bühring: Costruiamo insieme la felicità del territorio LAC 46 LuganoMusica: Largo ai giovani anche nella musica! 48 Be connected con OSI! 50 La Traviata: Il melodramma più popolare 52 MASI: Dal Vero: Uno sguardo sulla fotografia svizzera CULTURA 56 Ingeborg Lücher: Il cuore ha messo le radici in Ticino 60 Cortesi Gallery: Tre artise in evidenza 64 Cortesi Gallery: Vogliamo eslorare nuove dimensioni 66 Daniela Rebuzzi (Rebus): Tra gesto e materia POLITICA 68 Donne e Politica: Passi avanti, ma non abbastanza FINANZA 76 Speciale investimenti: Investire in tempi di incertezza geopolitica 82 ABT: Ipoteche sostenibili, le riflessioni di Swiss Banking 84 UBS: Più libertà per il diritto successorio 86 Credit Suisse: Una boutique di alta gamma per clienti facoltosi 88 BNP Paribas: Offerta integrata, gobale ed esaustiva 90 BancaStato: Una banca sempre in crescita 92 BDL: Educare all’utilizzo della blockchain 96 Banca del Sempione: Cybersecurity, istruzioni per l’uso 98 Ceresio Investors: La capacità innivativa delle PMI 100 21shares: Il futuro della finanza è già qui 102 ALMA Impact: Una cultura finanzaria per i leader di domani TURISMO 104 Ticino Turismo: 50 anni vicino alla popolazione e al territorio 110 Lugano Region: Fidelizzare turisti svizzeri e stranieri 114 Ferrovie Monte Generoso: Un destinazione pluripremiata 116 Sonia Spinelli: Una boutique famigliare nel cuore di Lugano 118 Hotel Castello del Sole: Il Resort immerso nella natura GASTRONOMIA 120 Castello del Sole: Nel maniero cucina a Km 0 122 Ticino Land of Stars: Enogastronomia al centro del rilancio turistico 126 Ristorante “I due Sud”: Esplosione di gusti tra prodotti di terre lontane 128 Il Ristorate META entra a far parte delle migliori tavole svizzere 130 Imprenditore della ristorazione e cuoco alla bisogna
Di Mario Mantegazza Di Patrizia Peter Pedevilla Di Rocco Bianchi
Di Sarah Peregalli Di Keri Gonzato
Di Romano Pezzani Di Fabio Dotti
Di Gerardo Segat
Di Dalmazio Ambrosioni
Di Paola Chiericati Di Giacomo Newlin Di Marta Lenzi Di Giacomo Newlin
Di Giacomo Newlin
SOMMARIO / N° 74
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TICINOWINE Vitigni autoctoni e vigneti eroici
BANCASTATO Una banca sempre in crescita
ENOLOGIA
SOLIDARIETÀ LUSSO FASHION AUTO
ARCHITETTURA
DOSSIER FONDAZIONI
AZIENDE
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ST.MORITZ SOTHEBY’S INTERNATIONAL REALTY Residenza cercasi in Engadina
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SCHINDLER Mobilità verticale per la vita quotidiana
Ticino Gourmet Tour: La buona cucina in un click San Pellegrino Sapori Ticino: España Ahora! Di Marta Lenzi Di Marta Lenzi Solstizio d’estate: Tra mito e realtà Ticinowine: Vitigni autoctoni e vigneti eroici Tamborini Vini: Quando la macerazione genera ottimi risultati Testamatta: Una vigna boutique, un vino eccezionale Azienda Pagani De Marchi: Grandi vini dalla terra degli Etruschi Di Rocco Lettieri Franciacorta: Una terra vocata al vino Consorzio Franciacorta: Emiliana Bertoli vince il Premio Francesco Arrigoni 2022 Di Rocco Lettieri UNHCR: Cambiare il destino degi sfollati di tutto il mondo OMEGA: 90 anni sott’acqua Di Valentino Odorico Moda Estate: Osare tra tradizione e innovazione Belotti Otticaudito: La nuova frontiera degli occhiali da sole Maserati Grecale: Una SUV adatta ad ogni terreno Aston Martin DBX 707: Il SUV di lusso più potente al mondo Mercedes Maybach S 680: Il volto più ricercato del lusso Ferrari Roma: fascino intramontabile Credit Suisse: Dove va il mercato immobiliare Wetag Consulting: Ueli Schnorf di Wetag St.Moritz Sotheby’s International Realty: A.A.A. Residenza cercasi in Engadina WMM Real Estate Management: Competenze multidisciplinari per valorizzare ogni oggetto Di Elisa Bortoluzzi Dubach La forza del dono Luca Allevi: Conciliare ritorni sociali e finanziari A.Freiburghaus e J.Jakob: Un sostegno a tutto campo per le fondazioni Marie Ringler: Un ruolo decisivo per l’imprenditorialità sociale Credit Suisse: Si amplia l’offerta per le fondazioni di pubblica utilità LaLaBeauty: Servizi estetici a casa propria Stefano Rizzi: Fare impresa in Ticino Fondazione Agire/4Bases: Innovare nella medicina di precisione V-Zug: Realizzare abitazioni moderne e funzionali Gehri Rivestimenti: Materiali sempre più belli e innovativi Schindler: Mobilità verticale per la vita quotidiana Gruppo Internursing: Da 30 anni prestiamo aiuto alle persone Tarchini Group: Ecosostenibilità al primo posto Di Arianna Livio SUPSI: L’innovazione come leva dello sviluppo sostenibile Sanitas Troesch: Gli esperti di bagno e cucina Di Amanda Prada STRP: Raccontiamo il nostro territorio SVC: L’imprenditoria ticinese è sempre piu all’avanguardia Gianni Simonato: Prosperare nel nuovo disordine mondiale Croce Verde Lugano: Prestiamo da sempre soccorso alla popolazione Clinica Sant’Anna: Accoglienza, ascolto, accudimento, accompagnamento Giacomo Valnegri: Divertirsi correndo con la moto
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I VALORI DELL’UGUAGLIANZA
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i sediamo al tavolo, rotondo, una scelta non casuale. Iniziamo subito a parlare della struttura e della filosofia che caratterizza la Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) e lo stesso Presidente… «Non è un caso che io abbia un tavolo rotondo in ufficio, per me è importante che ogni interlocutore si senta a proprio agio, questo nella quotidianità lavorativa, ma anche nella vita privata. Pensiamo al cliente che entra in banca, deve potersi sentire accettato e accolto da professionisti capaci di creare una relazione empatica, questa è la filosofia della nostra Banca». Una filosofia personale che ha voluto portare anche sul posto di lavoro… «Personalmente condivido questa filosofia, ma ricordo che la Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) nasce per essere vicino alla gente e alle piccole e medie imprese, quindi il dialogo e la fiducia sono la base dei valori che da oltre due decenni stiamo portando avanti. Io sono cresciuto in questa Banca, ho fatto quella che si chiama “la gavetta”, iniziando dal basso e crescendo anno dopo anno. Ho dunque acquisito tali valori direttamente sulla mia persona, osservando e imparando da chi aveva più esperienza di me. Per quanto riguarda invece il mio modo di essere mi piace guardare le persone e analizzare le situazioni per capire l’ambiente che mi circonda. Non possiamo chiuderci nelle nostre quattro mura e dire che tutto va bene». Il “fare la gavetta”, un percorso che caratterizza molti uomini di successo, ma oggi è ancora possibile fare questo tipo di carriera? «Credo che sia possibile, ma va anche detto che è richiesto un livello di sco-
larizzazione sempre più alto e nettamente superiore rispetto a quando ho iniziato a lavorare io. Non dobbiamo dimenticare che un buon capo è colui che riesce a capire realmente il lavoro svolto dai propri dipendenti, quindi esserci passato ha indubbiamente i suoi vantaggi ieri come oggi». Immagino che un bambino non sogni di arrivare ai vertici di una banca, cosa o chi l’ha portata a scegliere questa carriera? (Sorride) «Effettivamente la finanza in generale fa fatica a muovere il cuore delle persone, forse per questo risulta poco attrattiva ai giovani. Se lavori in un’industria crei qualcosa, lo riesci a vedere, a quantificare, anche le persone accanto a te lo fanno, mentre nel nostro mondo è più difficile, eccezion fatta per i finanziamenti, ad esempio, di una casa; in questo caso ti interessi al cliente, lo aiuti a trovare la soluzione più idonea e al momento di stanziare un credito senti una sorta di soddisfazione, anche a livello umano. Comunque, tornando a me, è la banca che mi ha scelto (sorride). Sono nato in Valchiavenna, a San Giacomo Filippo, i miei genitori lavoravano in Engadina e io ho studiato ragioneria a Chiavenna. Appena finiti gli studi mi hanno offerto un posto in banca, come succedeva una volta ai miglior studenti, e io ho accettato».
PRESIDENTE DELLA DIREZIONE GENERALE DELLA BANCA POPOLARE DI SONDRIO (SUISSE) CON SEDE A LUGANO, MAURO DE STEFANI, ORIGINARIO DELLA VALCHIAVENNA, CON GRANDE PROFESSIONALITÀ E DETERMINAZIONE È RIUSCITO A PORTARE LA FILOSOFIA STORICA DEL GRUPPO ANCHE IN TICINO. UNA CARRIERA LEGATA ALLO STUDIO E ALLA SENSIBILITÀ RIVOLTA A DIPENDENTI E CLIENTI, INDISPENSABILE PER IL SUCCESSO DI QUALSIASI ATTIVITÀ. A CARATTERIZZARE L’OPERATO DI DE STEFANI È IL SUO SGUARDO SEMPRE POSITIVO RIVOLTO AL FUTURO E AI GIOVANI, UNA FORZA CHE DOVREMMO COLTIVARE CON MAGGIOR ATTENZIONE PER POTER GARANTIRE UN FUTURO SOLIDO ALLA PIAZZA FINANZIARIA LUGANESE. DI PATRIZIA PETER PEDEVILLA
Era un ragazzo già molto serio e disciplinato… «Se intende dire che ero un secchione (ridiamo) non proprio. Andavo molto bene a scuola, questo sì, ma non studiavo molto, mi piaceva anche uscire e quando mi sono ritrovato nella frenetica Milano - mi creda - non è stato subito evidente, ma sono sopravvissuto (sorride). TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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A Milano inizia la sua carriera nell’ufficio internazionale e dopo pochi anni ne diventa il responsabile… «Non nascondo che mi piaceva molto il lavoro e dunque mi sono subito impegnato a fondo, inoltre continuavo a studiare fino a quando mi sono detto: perché non approfittarne di questa mia passione per i libri e iscrivermi all’Università? Quando l’ho comunicato ai miei superiori e colleghi mi hanno guardato con una faccia un po’ strana, anche perché avevo già una posizione “importante”, per loro sembrava che stessi facendo una pazzia. Alla fine mi sono laureato in tempi ordinari e mi sono sempre rallegrato di questa scelta». Quindi quando nel 1991 le chiedono di andare a Lugano cosa ha pensato? «Che stavo benissimo a Milano (ridiamo), ma non potevo dire di no! Anche perché ho sempre avuto una
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visione istituzionale e dunque mi sentivo in dovere di accettare. Il progetto però era veramente agli inizi: a capo di un ufficio di rappresentanza dovevo studiare il mercato in vista dell’apertura di una nostra realtà operativa in Ticino. Nei primi sei mesi ho avuto diversi momenti di sconforto, ma sono riuscito a restare positivo e nel 1995 è stata creata la Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) SA a Lugano, con sette persone, una start up per intenderci. A questo punto tutti i miei studi sono tornati utili, ho iniziato da zero affiancando il nostro primo Direttore, Gianni Meregalli, analizzato e pianificato ogni dettaglio e soprattutto sono stato disposto a rimettermi in questione e imparare da chi aveva più esperienza di me e che conosceva bene il mercato locale ed elvetico. Quando nel 1999 è arrivato da Credit Suisse il Direttor Brunello Perucchi, da allora sono diventato il suo sostituto, abbia-
mo vissuto una nuova svolta. Il Direttor Perucchi ha portato l’impostazione della grande banca e noi tutti ci abbiamo creduto e lo abbiamo seguito; quando nel 2014 è andato in pensione diventando Vicepresidente del Consiglio d’amministrazione, mi sentivo pronto per presiedere la Direzione Generale. Un aneddoto divertente è che forse ero fin dalla nascita predestinato ad essere legato alla Svizzera, visto che sono nato il primo di agosto (divertito)». Immagino che la sua carriera abbia fatto piacere anche chi ha creduto in lei fin da subito… «Sì, anche perché Casa Madre di Sondrio mi ha sempre seguito, anche se a distanza, in particolare il compianto Presidente Piero Melazzini, colui che è stato capace di trasformare una “piccola” banca in un Gruppo rilevante nel panorama bancario nazionale. Ricordo che quando ho terminato l’Università
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ho pensato fosse confacente spedirgli una copia della mia tesi di laurea e il Presidente Melazzini, indubbiamente soddisfatto, ha fatto una circolare per comunicarlo a tutti i dipendenti con il titolo della tesi sul “modello di banca universale nel sistema bancario svizzero”. Non nascondo che mi sono sentito imbarazzato, perché non volevo farlo sapere a tutti, ma lui pensava di farmi piacere, perché in quel gesto aveva messo il cuore. È stato un presidente importante per tutti noi, i suoi dipendenti non erano mai dei numeri e da lui ho imparato molto». È vero che la sua carriera è legata al successo, ma immagino non sia stato facile inizialmente come banca italiana ritrovarsi a Lugano… «Ricordo come fosse ieri l’inaugurazione della Banca nel 1996, una volta trasferiti negli uffici di via Maggio. Come da prassi abbiamo invitato anche tutti i rappresentati delle banche presenti sul territorio e al termine della serata devo dire che mi sono sentito un po’ tradito… in molti mi dicevano che eravamo incoscienti a voler fare la banca universale e che
avremmo dovuto concentrarci sul Private Banking per ottenere i migliori risultati. Probabilmente avevano ragione, ma le sfide fanno parte del percorso professionale di ognuno di noi. Ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo capito che dovevamo essere più aperti, mantenendo un basso profilo, ma coinvolgendo anche la popolazione locale, non sono gli italiani residenti in Ticino o i frontalieri. Oggi siamo presenti in otto cantoni svizzeri, oltre che nel Principato di Monaco, e ci rivolgiamo principalmente alla clientela del mercato locale. Non dico che sia stato facile, ma siamo riusciti a farci apprezzare per quello che siamo: una banca vicina al territorio e sensibile alle esigenze della gente e dell’economia». Ma a Lugano si è trovato bene o ha vissuto ostilità durante i primi anni… «Devo dire che mi sono ambientato facilmente, anche grazie alla presenza di mia moglie, che mi ha accompagnato. Nostro figlio è nato a Lugano ventun anni fa, quindi posso dire con serenità che ci siamo subito sentiti a casa, abbiamo nel frattempo acquisito la citta-
dinanza svizzera e sia a livello privato che professionale ho ormai vissuto più in Ticino che in Italia». Immagino lei sia una persona esigente con sé stessa, e che la sua passione per il lavoro non le lascerà molto tempo libero… «Non posso nascondere che lavorare mi piace molto, ma allo stesso tempo non mi lascio assorbire totalmente dal mio ruolo e mi ritaglio regolarmente degli spazi che dedico soprattutto a mia moglie e alla famiglia. È fondamentale trovare un equilibrio tra famiglia e lavoro, così come è importante capire quando la produttività cala. È inutile, dal mio punto di vista, restare in ufficio dodici ore – a meno che non ci sia una consegna importante – e non riuscire a rendere al massimo, meglio fermarsi, rigenerarsi, e ricominciare con la giusta energia e lucidità il giorno dopo». Cambiamo argomento, tempo libero, cucina, non le mancano i piatti saporiti di Chiavenna? «Ho ancora un legame famigliare a Chiavenna, dove vado regolarmente a trovare mia mamma e devo dire che da quando sono partito tutti i cibi tipici hanno acquistato valore. Quando siamo abituati a qualcosa diamo tutto per scontato, per questa ragione è importante continuare ad apprezzare le ricchezze territoriali. Ricordo con un sorriso un mio cliente che arrivando a Lugano mi ha detto: “Qui avete tutto vicino, le montagne, il lago, è incredibile”. Effettivamente è così, ma quanti di noi se ne rendono conto?». Dopo una pausa riflessiva torniamo a parlare dei dipendenti della banca, di quanto sia importante per l’economia locale avere delle persone che amino il proprio lavoro. «Penso che il personale debba sentirsi parte integrante della Banca e condividerne la filosofia per poter dare il meglio. L’imprinting viene dato da tutti i miei dipendenti, non solamente da me o dai direttori, perché sono soTICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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“Esatto, dobbiamo crederci, esattamente come un attaccante in una partita di calcio deve credere fino alla fine che il suo compagno gli passi la palla dove deve, affinché lui riesca a segnare, i dubbi in questo caso non sono ammessi perché portano solo all’insuccesso”. prattutto loro che incontrano i clienti o un qualsiasi partner: ogni attività è importante ed ogni figura all’interno dell’azienda ha un valore. Chi lavora da noi deve poter apprezzare la nostra visione sul mondo e sul mercato, deve potersi indentificare per essere credibile nei confronti dei clienti». Ma trova che al giorno d’oggi sia difficile trasmettere questi valori ai giovani? «Penso sia sempre più difficile effettuare colloqui di lavoro efficaci, alcune volte si ha l’impressione che non conti trovarsi bene sul posto di lavoro, basta avere uno stipendio a fine mese, mentre invece il “sentirsi vicino alla propria azienda” dovrebbe essere un requisito e non un compromesso. Lo dico pensando ai giovani, al nostro futuro, penso che sia importante dare loro nuove opportunità, ma per farlo bisogna avvicinare la nuova generazione alle banche, offrire loro posti di lavoro interessanti e stimolanti. Da parte nostra, lo dico con grande soddisfazione, abbiamo molti collaboratori di lunga data e questo è un primo segnale importante per una banca, significa che si trovano bene e che stiamo andando nella giusta direzione». Non pensa che le banche abbiano un futuro segnato? «Dal punto di vista dei numeri aggregati siamo rimasti la terza piazza finanziaria svizzera, però quello che abbiamo perso, almeno in parte, ed è tangibile, è l’essenza della piazza, perché sono diminuiti i centri decisionali. Ma questo non significa che dobbiamo di-
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sperarci in seguito alle fusioni, alle razionalizzazioni e smobilitazioni, abbiamo ancora un certo grado di indipendenza e di attrattività (invero ci sono state anche delle “new entry”) e dobbiamo mantenerla, così da valorizzare le peculiarità della piazza ticinese». E cosa possiamo o dobbiamo fare dunque per difendere i nostri interessi e l’economia locale? «Abbiamo le risorse economiche e finanziarie, dobbiamo investirle, il vero problema è che facciamo fatica a trovare personale qualificato, ma questa è una difficoltà che accomuna tutti i settori e dobbiamo superarla, riuscendo a integrare i giovani, a tenerli qui, a formarli in modo completo, così che possano essere loro, con le loro idee innovative e le loro capacità tecnologiche, a dettare il futuro della piazza finanziaria. Inoltre, ci tengo a dirlo, il cliente che viene in banca per un finanziamento o un investimento vorrà sempre poter interagire con una persona competente e di fiducia, e qui giocano anche i “senior”. Capisco che le operazioni bancarie debbano diventare sempre più veloci, ma per il resto la banca deve continuare a fare da consulente qualificato. I rapporti umani, dunque, resteranno importanti e dovremo continuare a coltivarli, poiché saranno la nostra forza e ci garantiranno la sopravvivenza, anche in un contesto supertecnologico». Bisogna solo crederci… «Esatto, dobbiamo crederci, esattamente come un attaccante in una partita di calcio deve credere fino alla fine
che il suo compagno gli passi la palla dove deve, affinché lui riesca a segnare, i dubbi in questo caso non sono ammessi perché portano solo all’insuccesso. Il Ticino sta facendo molto per i suoi abitanti, pensiamo alle scuole e al settore sanitario. È importante che venga fatto qualcosa anche per le banche, se non altro in termini di considerazione. Bisogna tornare a credere che le banche abbiano delle prospettive, che possano offrire posti di lavoro validi, con possibilità di crescita. Dobbiamo e possiamo attrarre nuove persone, anche se il non avere libero accesso ai mercati esteri è un grossissimo problema, senza illuderci perché nell’immediato ci siamo difesi abbastanza bene. Il punto è che non si può avere tutto subito, i giovani devono essere disposti a fare un po’ di gavetta, un qualche sacrificio, per diventare migliori di noi e per farlo bisogna prepararli. Per questa ragione le banche, esattamente come il resto delle società e la politica, devono investire nella formazione. La stessa cosa vale naturalmente anche per i “diversamente giovani”, fino al termine della loro carriera! Come Banca abbiamo creato gruppi di formazione e sviluppo a vari livelli nel cui ambito offriamo una formazione continua, anche di stampo manageriale, un progetto che mi sta molto a cuore, anche perché, come amo ripetere, il mondo andrebbe avanti anche senza di noi, anche se non ci piace o non siamo d’accordo!». Nuove sfide che soprattutto i nostri giovani potranno affrontare e dovranno farlo, quindi diventa indispensabile dar loro fiducia, prepararli ad essere migliori dei loro predecessori, perché evolvere significa anche non commettere gli sbagli passati.
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SEAMASTER AQUA TERRA Come suggerisce il suo stesso nome, l’Aqua Terra oltrepassa numerosi confini: erede di una grande famiglia di orologi da navigazione oceanica, vanta il medesimo DNA dei nostri cronometri sportivi più robusti ma si distingue per la raffinatezza del suo stile, tipica dell’orologio classico. Restando fedeli a questo spirito, gli attuali modelli Co-Axial Master Chronometer sono testati e certificati al più alto livello dall’Istituto Federale Svizzero di Metrologia (METAS). Ciò garantisce maggiore precisione, affidabilità e massima resistenza al magnetismo generato dai dispositivi elettronici, quali telefoni cellulari e computer portatili, rendendo l’Aqua Terra l’orologio da tutti i giorni per eccellenza.
PRIMO PIANO / JÜRG GROSSEN
INTERVISTA A JÜRG GROSSEN, PRESIDENTE DEL PARTITO VERDELIBERALE SUI PROGRAMMI E LE PROSPETTIVE DI UNA FORMAZIONE POLITICA CHE NEGLI ULTIMI MESI HA VISTO CRESCERE IN MODO RILEVANTE I PROPRI CONSENTI. DI ROCCO BIANCHI
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li ultimi sondaggi non lasciano spazio a dubbi: si votasse domani, i grandi vincitori a livello nazionale sarebbero i Verdi-Liberali, che stando all’ultimo barometro elettorale della SSR supererebbero per la prima volta il 10% delle prefe-
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“UNIRE ECONOMIA ED ECOLOGIA È POSSIBILE!” renze, avvicinandosi quindi sempre più ai loro amati-odiati cugini Verdi. Una tendenza confermata anche dall’esito di praticamente tutte le elezioni cantonali svoltesi finora in questa legislatura, che ha visto il partito in crescita ovunque. Tra gli artefici di questo successo vi è il presidente Jürg Grossen. Bernese, presto 53.enne, sposato e padre di tre figli, di mestiere non poteva non fare che l’installatore e il pianificatore di impianti elettrici, ovviamente “verdi”.
Ha deciso di impegnarsi in politica relativamente tardi, solo nel 2008 e subito per il Partito Verde-Liberale, e da allora non ha smesso di mietere successi: è stato eletto in Consiglio nazionale solo tre anni più tardi, nel 2011, nel 2016 è stato nominato vicepresidente del partito e l’anno dopo presidente. Alla sua prima elezione federale, nel 2019, i Verdi-Liberali sono cresciuti di oltre 3 punti percentuali, al 7,8%, e hanno guadagnato 9 seggi. E sembra non sia ancora finita…
PRIMO PIANO / JÜRG GROSSEN
“La popolazione dipende tanto da un ambiente intatto e sano quanto da un lavoro adeguatamente pagato in aziende orientate al futuro”.
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ürg Grossen come spiega questo successo? «Il successo dei Verdi-Liberali si basa sulle nostre posizioni chiare e progressiste, specialmente sui temi della protezione ambientale/climatica, dell’Europa e della società del futuro. Si basano sulla convinzione che un’efficace protezione del clima e dell’ambiente può essere combinata in modo ottimale con un’economia prospera. Una politica sociale liberale completa il programma del nostro partito». In Ticino per contro il vostro partito è ancora poco conosciuto. Come se lo spiega?
«Nell’Oberland bernese, dove vivo, abbiamo vissuto la stessa situazione per molti anni. Col tempo però abbiamo raggiunto una notevole percentuale di elettori, e adesso sempre più cittadini sostengono le politiche verdi-liberali. Sono convinto che questo accadrà presto anche in Ticino». Voi siete verdi e siete liberali, ossia cercate di unire l’ecologia con l’economia. È realmente possibile? «Certo che è possibile. È imperativo combinare l’ecologia con l’economia affinché l’umanità possa continuare a prosperare. Noi Verdi-Liberali ci impegniamo affinché la Svizzera assuma un ruolo pionieristico e mostri
concretamente come questo possa essere fatto. Il consumo di energia e le emissioni di CO2 sono diminuite in Svizzera negli ultimi dieci anni, anche se l’economia e la popolazione sono fortemente cresciute. Questo dimostra che l’ambiente e l’economia possono coesistere». Il mercato è pronto ad accettare il cambiamento? «Sì. Numerose aziende conosciute a livello nazionale e internazionale si sono impegnate volontariamente a raggiungere l’obiettivo di crescita-zero per le emissioni di gas serra più rapidamente di quanto sarebbero obbligate per legge, ma comunque al più tardi entro il 2050. Grazie a questa politica si aspettano vantaggi di mercato e profitti più alti che se avessero continuato a comportarsi come hanno fatto in passato. Questo dimostra che non solo accettano questi cam-
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biamenti, ma li vedono e vogliono usarli come un’opportunità». E la popolazione? «La popolazione dipende tanto da un ambiente intatto e sano quanto da un lavoro adeguatamente pagato in aziende orientate al futuro. I cittadini sono quindi disposti a fare la loro parte; naturalmente si aspettano anche azioni concrete da parte dell’economia». Cosa può o deve fare l’economia per favorire la transizione verso un’economia più sostenibile? «Le aziende lungimiranti hanno una chiara strategia sul modo di implementare efficacemente la protezione ambientale e raggiungere gli obiettivi fissati per la riduzione dei gas serra. La politica deve sostenerle in questo creando le condizioni quadro più favorevoli possibili. Questo può essere raggiunto se stabiliamo i giusti incentivi e rimuoviamo quegli ostacoli che oggi frenano il passaggio verso un’economia sostenibile». E noi comuni cittadini, nel nostro piccolo? «Ogni persona può contribuire a un’economia e a una società più sostenibili. Ad esempio può mangiare principalmente cibo stagionale, a base soprattutto di vegetali, diminuire il consumo di carne e con questo fare qualcosa per la propria salute; oppure può decidere di passare alla mobilità elettrica, o installare sistemi di riscaldamento alimentati da energia rinnovabile. Tutte queste soluzioni sono più economiche delle alternative fossili, più dannose per il clima e malsane sul lungo periodo. Lo vediamo bene oggi con l’aumento dei prezzi della benzina e del gas». Non saremmo svizzeri se non facessimo dei compromessi. I Verdi liberali quali sono disposti a fare? «Noi Verdi Liberali siamo persone ottimiste e vogliamo plasmare il futuro. Ci impegnamo per questo, e per questo lottiamo per riforme efficaci in
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molti settori. Tuttavia siamo sempre disponibili a raggiungere dei compromessi o a una politica dei piccoli passi, purché naturalmente il risultato vada nella giusta direzione». Qual è per contro il limite per voi invalicabile, se c’è? «Non abbiamo una posizione dogmatica; cerchiamo soluzioni pragmatiche con tutti gli schieramenti politici e ci impegnamo per far progredire le cose. Per contro non sosteniamo le posizioni che le fanno arretrare, posizioni che spesso provengono da partiti conservatori, siano essi a sinistra o a destra del panorama politico». Parliamo di energia: qual è la vostra ricetta per cercare di arrivare a un’autosufficienza energetica? «La transizione energetica avrà successo solo se continueremo ad favorire l’espansione delle energie rinnovabili, in particolare dell’energia solare, e passeremo rapidamente alla mobilità elettrica nei trasporti. Inoltre è necessario che il riscaldamento a gas e a olio sia sostituito da soluzioni rinnovabili e che gli edifici siano meglio isolati. Tutto sommato, questa strategia porta verso l’elettrificazione, ed è per questo che l’elettricità è sempre più al centro dell’attenzione. La Svizzera deve quindi produrre molta più elettricità dal solare, dall’eolico e dall’idroelettrico, e continuare ad essere fortemente integrata nel sistema elettrico europeo». Autosufficienza ma non isolamento né autarchia quindi? «Sì. L’autarchia energetica non è qualcosa a cui tendere. Lo scambio energetico attraverso le frontiere nazionali anzi è sensato, perché aumenta la sicurezza dell’approvvigionamento non solo per noi ma per tutta l’Europa». Siete disposti, vista l’attuale crisi energetica, a entrare in discussione per un ritorno o un abbandono più lento del nucleare?
«No. L’abbandono graduale del nucleare è stato deciso in modo chiaro e inequivocabile dal popolo svizzero. La costruzione di nuove centrali nucleari con l’attuale tecnologia per noi è fuori questione: il problema dello smaltimento dei rifiuti non è ancora stato risolto, inoltre sarebbero troppo costose. Tuttavia finché restano sicure le centrali nucleari esistenti possono rimanere in funzione. Abbiamo dunque tempo fino alla data della loro chiusura per espandere la produzione delle energie rinnovabili indigene nel modo più rapido e coerente possibile». Sul vostro sito internet vi definite il partito più progressista della Svizzera, eppure non siete un partito di sinistra. Cosa significa dunque esattamente per voi “progressista”? «Essere progressisti per noi significa essere aperti al progresso. Siamo un partito di e per persone che guardano al futuro con curiosità e ottimismo, e in questo senso vogliono plasmarlo».
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PRIMO PIANO / ROSA MARIA CAPPA
COMBATTERE LA MAFIA SUL PIANO ECONOMICO
ROSA MARIA CAPPA, GIÀ PROCURATORE FEDERALE E ORA AVVOCATO PRESSO LO STUDIO LEGALE GAGGINI & PARTNERS DI LUGANO, CI SPIEGA COSA SIGNIFICA FARE FRONTE ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA.
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uali sono state le principali tappe del suo percorso professionale che l’hanno portata ad occuparsi sempre più di frequente di lotta alla mafia? «Nei primi 12 anni della mia carriera professionale sono stata avvocato penalista in Italia, nei secondi 12 anni sono stata Procuratrice federale, a Berna e a Lugano, e attualmente sono avvocato
specializzato in diritto penale finanziario presso lo Studio legale Gaggini & Partners di Lugano. Durante il mio percorso professionale all’interno del Ministero pubblico della Confederazione mi sono occupata di casi internazionali di riciclaggio di denaro, di corruzione e di organizzazione criminale. Ma la passione per lo studio del fenomeno mafioso è sempre esistita in me a prescindere dal lavoro che svolgevo».
PRIMO PIANO / ROSA MARIA CAPPA
Quali sono a suo giudizio gli elementi principali che caratterizzano oggi la presenza, anche in Svizzera, del crimine organizzato transnazionale, con particolare riferimento alle infiltrazioni mafiose? «In generale, oggi la criminalità organizzata non si presenta più prevalentemente con azioni di fuoco e con i classici affari di droga e di armi, ma ha conquistato settori dell’economia legale in cui sono il fiuto per gli affari e l’immensa disponibilità di contanti a decretare gli operatori di mercato dominanti, dimostrando una grande capacità di inquinare l’economia e di infiltrare la pubblica amministrazione per intercettare le risorse pubbliche immesse nel ciclo produttivo (cito la relazione al Parlamento italiano della Direzione investigativa antimafia per il secondo semestre 2021). In Svizzera da circa un ventennio le organizzazioni criminali sono presenti non soltanto più con veicoli societari e conti bancari usati per riciclare il denaro frutto delle attività criminali, ma con la loro presenza stabile e con le loro attività imprenditoriali. Settori come la ristorazione, l’edilizia, la cantieristica in senso lato, il trasporto privato, il commercio di autoveicoli, sono infiltrati dalle organizzazioni criminali, specie quelle di origine italiana, senza dimenticare l’aggiudicazione di commesse pubbliche». Quali passi in avanti sia sul piano legislativo che su quello delle indagini andrebbero intrapresi per combattere il fenomeno mafioso? «La mafia è un fenomeno particolarmente invasivo del tessuto economico e sociale anche quando non commette crimini violenti in quanto priva l’economia legale di risorse, falsa la concorrenza, affievolisce le prospettive di sviluppo del paese, diminuisce la produttività del lavoro. Inoltre, la mafia è più difficile da indagare perché caratterizzata da uno strutturato sistema di segretezza all’interno del gruppo (as-
soggettamento) e verso l’esterno (omertà) e dal regime di intimidazione utilizzato nei confronti delle vittime. In quanto particolarmente pericoloso, il fenomeno mafioso va combattuto con armi speciali. Sul piano legislativo, gli strumenti di monitoraggio delle attività mafiose, le misure investigative segrete (pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali, ingaggio di informatori e infiltrati) e le misure coercitive dovrebbero, a mio avviso, differenziarsi da quelle in uso per combattere la delinquenza comune ed essere centrate sui modelli comportamentali tipici dei mafiosi. Andrebbero ad esempio introdotte precise regole di sorveglianza dei meccanismi di accesso alle attività imprenditoriali ed economiche per impedire ai mafiosi di infiltrarle: si pensi alle regole di iscrizione delle imprese al registro di commercio e ai requisiti per la partecipazione alle gare per l’aggiudicazione di commesse pubbliche, che andrebbero riformate introducendo una sorta di “certificato antimafia”. Andrebbero a mio parere inoltre prese delle decisioni logistiche strutturali, quali il dislocamento nelle zone di confine dei magistrati e dei poliziotti federali – organi competenti secondo il codice di procedura penale per le indagini contro le organizzazioni criminali; andrebbe implementata una cooperazione organica della polizia giudiziaria federale con le polizie cantonali, le quali hanno il pregio di conoscere a fondo e capillarmente il territorio; andrebbe creata una banca dati nazionale alla quale la polizia possa attingere direttamente, senza dover fare ogni volta richiesta agli uffici che detengono le informazioni (dati anagrafici, societari, fiscali, fondiari, bancari, previdenziali, ecc.); andrebbe prevista la formazione specifica e continuativa degli organi addetti alla lotta alla mafia (in tale direzione, sarebbe proficuo l’impiego della polizia dei luoghi di origine delle organizzazioni criminali)».
Lei ha più volte sostenuto che l’approccio investigativo fa la differenza. Che cosa significa esattamente? «Intendo dire che, a fronte dell’operatività in Svizzera di clan mafiosi quali quelli dei Ferrazzo, dei Libri-De Stefano-Tegano, dei Nesci, dei Mancuso, degli Schiavone (clan dei Casalesi), attestata nelle decisioni di estradizione verso l’Italia del nostro Ufficio federale di giustizia, le autorità di perseguimento penale svizzere dovrebbero avere un approccio focalizzato più sulle indagini nazionali e non solo sull’esecuzione delle rogatorie e sull’estradizione di mafiosi verso l’estero. Il paradigma andrebbe cambiato non solo nel senso che l’obiettivo deve diventare raccogliere le prove e far condannare i mafiosi in Svizzera (invece di limitarsi ad estradarli), ma anche nel senso di portare in Tribunale i presunti mafiosi anche quando non vi è la certezza che saranno condannati. La strategia dell’ultimo ex Procuratore generale della Confederazione di portare avanti le indagini “solo in presenza di fatti provati” non ha aiutato in questo senso. Credo che l’attuale Procuratore generale avrà un approccio più coraggioso considerato che si tratta dell’ex comandante di una polizia cantonale». Che cosa sono le misure patrimoniali e perché possono rappresentare un’arma in più nella lotta alla mafia? «Le misure patrimoniali sono i provvedimenti coercitivi con i quali il Pubblico ministero toglie ad una persona la disponibilità dei suoi beni (immobili, titoli, denaro e tutto ciò che ha un valore economico). Il provvedimento coercitivo patrimoniale per eccellenza è il sequestro, che priva provvisoriamente una persona del suo patrimonio e che prelude alla confisca, misura ablatoria definitiva. Il sequestro, secondo la legislazione attuale, può essere ordinato solo se vi sono sufficienti indizi della commissione di TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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un reato. Per rendere più incisivo il contrasto alle organizzazioni criminali, il sequestro nelle indagini di mafia andrebbe applicato invece sul presupposto della pericolosità sociale del soggetto ricavabile dalle interessenze familiari, professionali, societarie con soggetti mafiosi (si pensi ai prestanome) e sulla sproporzione tra i redditi fiscalmente dichiarati e la disponibilità economica effettiva. Sequestrare e confiscare è importante perché privare le organizzazioni criminali del loro denaro significa privarle di ossigeno e quindi della motivazione per continuare ad investire in un determinato territorio. Una delle ragioni per cui i mafiosi tendono ad emigrare è che le misure preventive e repressive antimafia dei loro Paesi di origine rendono difficile la gestione degli affari illeciti e quindi essi preferiscono installarsi in Paesi dove la legislazione antimafia è più soft.
Che valutazione si sente di avanzare riguardo alla specifica situazione in Ticino e quali interventi andrebbero promossi per arginare il dilagare della criminalità organizzata? «Ritengo che il Ticino sia interessato più di altri Cantoni dal fenomeno dell’infiltrazione mafiosa, per ovvie ragioni geografiche e linguistiche. Di questa necessità il nostro Cantone potrebbe fare virtù e proporsi come modello per la Svizzera, ad esempio formando e specializzando la sua polizia e la sua magistratura a cercare le tracce degli affari mafiosi dietro indagini per reati all’apparenza commessi da delinquenti comuni. Esistono dei “reati spia” dell’attività mafiosa – quali i reati nelle commesse pubbliche, la corruzione, i reati fallimentari, i reati contro la legge sul lavoro nero – che possono nascondere l’agire mafioso e che, se indagati in un’ottica antimafia, possono dare la vera misura dell’infil-
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trazione delle organizzazioni criminali nel nostro territorio. Per fare questo, si dovrebbero conoscere bene il linguaggio e i modelli di comportamento dei mafiosi, le regole interne e i rituali delle associazioni mafiose. Del resto, il contributo delle polizie cantonali alla lotta alla mafia è ritenuto dalla stessa Confederazione essenziale se si pensa che, nell’ambito della strategia per il periodo 2020-2023, tra le misure adottate dal Dipartimento federale di giustizia e polizia per combattere la criminalità organizzata figura anche la creazione nel 2020 della piattaforma di cooperazione interdisciplinare Countering Organised Crime (COC), nata per facilitare la collaborazione tra autorità federali e cantonali in materia Golfclub Lugano 442 | di analisi criminale, perseguimento penale e prevenzione. Ecco, mi piacerebbe che in tali settori il Ticino diventasse il fiore all’occhiello del contrasto alla mafia in Svizzera».
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PRIMO PIANO / ESTHER DUFLO
INTERVIEW WITH NOBEL LAUREATE ESTHER DUFLO, PROFESSOR OF ECONOMICS AND CO-FOUNDER AND CO-DIRECTOR OF THE J-PAL AT MIT. COURTESY OF UBS NOBEL PERSPECTIVES. UBS.COM/NOBEL.
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THE POWER OF ECONOMICS
he didn’t realize it until she was getting her undergraduate degree, but Esther Duflo’s path began to take shape from a very early age. Her mother, a pediatrician, worked with organizations helping children living in poverty or who were victims of war. She would return from trips to countries like Rwanda, El Salvador or Haiti and convey what she was seeing to her children. «Me and my siblings were all aware of how extraordinary our plight was compared to what we could have been dealt with», says Duflo. «We got exposed to poverty and that you can do something about it». Duflo felt a responsibility and took action. It is this action that has contributed to her being seen as one of the most influential economists working on global poverty today. Early years Duflo became interested in economics while spending a year in Russia at a time when the country was transitioning to capitalism. She was studying history as she watched as many economists were advising the Russian government during a state of turmoil. Realizing that academic economists could focus on academic work with the patience and care it requires, while also being influential in the real world led her to the conclusion that it was the best of both worlds. «Suddenly it dawned on me that economists have this really wonderful position in life where they can think deeply about issues but when they have something to share, they’ll be in a position to share it with policy makers» she says. Ever since those early days, it is exactly the approach she’s taken, focusing on is-
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sues and projects where the policy implications can be seen shortly thereafter. Her tool of choice to achieve this is randomized controlled trials. Not so random results Randomized controlled trials are when a fraction of a predefined group or population is randomly selected to test a new program or method and then those results are compared with the status quo. At a broad level, Duflo focuses on poverty. In particular, she works on poverty in poor countries like India and Africa. One area that
she has done extensive work in, and is particularly passionate about, is immunization. She and her colleagues, Abhijit Banerjee and Rachel Glennerster, conducted two treatment programs in India and showed that providing people with very small incentives for immunizing their children can have demonstrably positive effects. The first focused on improving the supply of immunizations at camps, essentially making sure they were readily available and properly stocked to handle local demand. Providing a randomized
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incentive on top of this further increased immunizations. They also focused on key influential people, what Duflo refers to as change agents, or social leaders within the villages with the ability to change the behavior of those around them. The far-reaching effects and results of these incentivized immunizations have become one of the most impactful and positively surprising experiments of her career. Improving gender equality one leader at a time Another area where the results were equally surprising and better than expected is the impact of female leadership in India, both in terms of their efforts and the ripple effect it carries. India has a policy of affirmative action for women in politics at the local level and so in every election, a number of villages must elect a female leader. Duflo and her team then compared those villages to others who had not ever had a woman elected. Not only were their policy efforts different than their male counterparts, they found that this exposure to a woman in power resulted in higher graduation rates for girls, reduced the parents’ aspiration gap between boys and girls, and increased teenagers’ own aspirations for their lives and careers. «We tried to tell people women leaders are just as good as men, and that had no effect», she says. «Giving information in the form of a lecture doesn’t work, people seem to need to see it for themselves». Changing the world one issue at a time In an effort to bridge the gap between the world of research and the world of policy, Duflo, Banerjee and Sendhil Mullainathan were inspired to launch the Poverty Action Lab, which became the Jameel Poverty Action Lab (JPAL) shortly after. Glennerster joined shortly thereafter as well. What initially started as a group of eight affiliates al-
most 15 years ago, today JPAL has offices on nearly every continent and has roughly 200 permanent staff members in India alone. Always conceived as something more of a network, JPAL has three core pillars. Research support in the form of providing help hiring research assistants or access to grant funding is the first, while training and education resources are the second. «Over the years, we have improved the quality of the research, the kind of protocols you need to follow to ensure that ethic rules are satisfied and scientific integrity is respected», she says. «This improves the quality and makes it a little bit easier to conduct research on these topics». The third, and crowning aspect according to Duflo, is communicating results to policymakers. «We interact with policymakers to surface from them the questions that they want answers to and to give back to them results», she says. How does this impact effective policies? By sharing information retrieved from research in other areas, JPAL supports governments and international organizations in scaling up effective policy while scaling down ineffective policies. This is done in a variety of sectors from education and health to environmental and political. One example of an issue governments could benefit greatly by sharing knowledge with each other is something as basic as nutrition, specifically micronutrients, which has been one of the more challenging and difficult areas Duflo has worked in. «The main issue that people are facing is not a deficit of calories but it’s a deficit in nutrients», she says. In India, people are deficient in a variety of vitamins, iron being a primary one. What has been particularly vexing to Duflo is how accessible iron supplements are, in the form of pills or supplemented grains and salt, and people’s resistance to implementing them into their daily diets. «The technology exists but getting people to change
their habits and what they eat is actually extremely difficult», she says. «They also frankly don’t think it’s such a big issue. It seems to be a bigger problem that’s so far unresolved». The power of economics While not all experiments end with the results one had hoped for, Duflo couldn’t be happier with her chosen field. «I work among very nice people on problems that are important to me with methods and tools I am comfortable with», she says. «What could be better?».As Duflo sees it, economics is a field that touches upon the most core issues that people are worried about today. From trade and economic growth to immigration and inequality, economics tells us how people interact with each other and how they respond to the incentives that exist in the world around them. «Economics, I think, is less useful for its conclusions than for its approaches and everybody would benefit from at least listening to the arguments, even if they don’t agree with where it leads them», she says. By studying how people respond to incentives and how they interact within networks, both physical and virtual, economics looks at the effects of interdependent situations. It also examines how people behave given a certain set of preferences and how those preferences are influenced by the world we live in and the environment around us. «We tended to think people have views and they act as a function of these views», she says. «Understanding that, in fact, those views themselves have a certain amount of arbitrariness is pretty important when you think about issues like bigotry and racism but also climate change. Because if your preferences are not very well defined, it means they can also be affected and the way in which we present problems and the world to people will have a tremendous influence on our ability to fight these problems». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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INFORMAZIONE O INTRATTENIMENTO?
QUASI UN TERZO DEI GIOVANI SVIZZERI HA POCO O NESSUN INTERESSE PER LE NOTIZIE. COME SI ANALIZZA DUNQUE IL RAPPORTO TRA GIOVANI E INFORMAZIONE OGGI? PER RISPONDERE A QUESTA DOMANDA CI AIUTA ELEONORA BENECCHI, DOCENTE-RICERCATRICE PRESSO LA FACOLTÀ DI COMUNICAZIONE, CULTURA E SOCIETÀ DELL’USI, RESPONSABILE PER LA SVIZZERA ITALIANA DELLO STUDIO REACHING SWISS DIGITAL NATIVES WITH NEWS, FRUTTO DELLA COLLABORAZIONE TRA USI E LE UNIVERSITÀ DI ZURIGO E DI LOSANNA. DI SARAH PEREGALLI
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iversi studi mostrano come gli eventi mondiali quotidiani sono di secondaria importanza per ragazzi e ragazze, che utilizzano raramente fonti di informazione e
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quindi sviluppano un’alfabetizzazione limitata nell’affrontare e nell’elaborare le notizie che a sua volta li rende più soggetti/vulnerabili alla disinformazione. Lo studio Reaching Swiss Digital Natives with News ha preso in considerazione un campione di 66 giovani tra i 12 e i 20 anni provenienti dalle tre regioni linguistiche della Svizzera e desidera in particolare fornire delle soluzioni analizzando le richieste e le aspettative del pubblico giovane nei confronti delle notizie, dei media e relative al consumo di queste informazioni e alla cosiddetta alfabetizzazione mediatica.
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uale informazione richiedono i giovani? E verso che tipo di informazione sono orientati? «Partiamo dal presupposto che i giovani intendono con informazione qualcosa di diverso da quello che intendono i giornalisti: i news media tradizionali vedono le notizie come ciò che si dovrebbe sapere. Il pubblico giovane vede le notizie come ciò che si dovrebbe sapere (in una certa misura), ma anche ciò che è utile sapere, ciò che è interessante sapere, e ciò che è divertente sapere per loro. I risultati della nostra ricerca puntano il riflettore proprio sulla richiesta dei giovani di avere programmi e contenuti informativi disegnati per loro, in grado di corrispondere meglio alla loro realtà e coprire gli argomenti che li toccano maggiormente. Questo non significa una richiesta di puro intrattenimento, argomenti come la politica, l’economia o i temi sociali sono stati citati come contenuti che potrebbero essere interessanti e richiesti, ma a patto che siano confezionati in formati che rispondano alle esigenze dei più giovani. Ci sono stati forniti anche esempi concreti: una rivista online mensile o una app con aggiornamenti regolari che riassumano le notizie di attualità in modo comprensibile e facilmente accessibile, attraverso immagini o brevi video. In generale una traduzione dell’attualità o dei temi considerati importanti in chiave visuale è una richiesta generalizzata. Così come l’esigenza di vedere controbilanciate le “cattive notizie” con notizie positive o esempi di soluzioni virtuose ai problemi che si pongono, dato che praticamente tutti i giovani che hanno partecipato alla ricerca lamentano di sentirsi affogare nella negatività quando guardano dei programmi informativi tradizionali. I più giovani aggiungono a questo una sensazione di sovraccarico informativo e chiedono un’informazione più personalizzata che possa
aiutarli a navigare attraverso il mare di notizie che ricevono sui loro smartphone e a risparmiare tempo nella ricerca di informazioni rilevanti. C’è poi un trend interessante che abbiamo individuato soprattutto nella Svizzera italiana: l’uso dei meme come fonte di informazione attraverso un consumo in due fasi. Si prende visione di un meme, di solito via messaggistica privata; poi, se i partecipanti trovano il contenuto del meme interessante, cercano di approfondire la loro comprensione dell’argomento, risalendo alla notizia a cui il meme si riferisce. Si tratta di uno dei tanti casi in cui i giovani più che cercare attivamente le informazioni capitano, per così dire, sulle notizie». Perché i giovani usano sempre di più i social e sempre meno i mezzi tradizionali? «Questo cambiamento ha a che fare non solo con un cambiamento sociale generale, dato che non sono solo i giovani ad aver spostato il loro consumo informativo sui social, ma anche con la tempistica del consumo di informazione nei giovani. La nostra ricerca ha evidenziato che le notizie sono consumate soprattutto mentre i giovani vanno a scuola o al lavoro, dunque in movimento, o nei momenti di pausa, dunque tra un’attività e l’altra. Ecco che questo significa inevitabilmente un consumo che si appoggia allo smartphone che attraverso social media e applicazioni che aggregano notizie aiuta i giovani a “colmare” il tempo di attesa. Molto raramente ci è stato segnalato l’utilizzo dello smartphone per accedere a programmi tradizionali, per loro natura più lunghi e meno flessibili rispetto ai video che si possono reperire sui social o alla condensazione delle notizie offerta da applicazioni informative pensate per il consumo in mobilità. Ovviamente questo va a scapito dell’approfondimento, ma anche della varietà informativa. In effetti i giovani ci hanno
segnalato più volte di aver attivato degli specifici filtri o di aver personalizzato le applicazioni che utilizzano in modo da ricevere solo notizie relative a tematiche interessanti o utili per loro, indicando l’importanza del rapporto tra le notizie consumate e la vita personale. Ecco che in questo senso i social media sono ideali perché non solo consentono, ma spesso sollecitano un’estrema personalizzazione del consumo informativo. Un altro punto centrale è che per i giovani informazione fa rima con intrattenimento, una delle principali spinte al consumo di notizie è infatti “passare il tempo” e “intrattenersi”. Ecco perché non ci stupisce che scelgano gli stessi canali per informarsi e intrattenersi: social media, motori di ricerca e portali video. Inoltre le ragioni che spingono i giovani a mantenersi informati si collegano a esigenze relazionali e di interesse personale: ci si informa per essere in grado di partecipare a discussioni su argomenti di attualità a scuola o con il gruppo dei propri pari, per essere aggiornati su eventi che influenzano direttamente la propria vita quotidiana (come tempeste o attività criminali che si verificano nel proprio contesto geografico), per tenersi aggiornati su argomenti che interessano il proprio gruppo di amici. Rispetto a esigenze conversazionali come queste i social media offrono risposte più immediate, anche se meno approfondite o affidabili, e più semplici da riutilizzare, nella vita quotidiana, rispetto ai media tradizionali». Quanto è importante l’alfabetizzazione digitale per non cadere vittime della disinformazione? «È fondamentale. Non ci stancheremo mai di ripeterlo. Gli studi che conduciamo in Svizzera sia relativamente al rapporto tra media e giovani che al rapporto tra giovani e informazione indicano una serie di problematiche che vanno intercettate attraverso iniziative dentro e fuori la scuola che consentano di auTICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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mentare la competenza mediale dei giovani e soprattutto variare la loro dieta informativa. I motori di ricerca e i social media hanno condizionato i giovani ad aspettarsi di poter trovare notizie e informazioni rapidamente e facilmente. Questi strumenti hanno cambiato la natura stessa della “ricerca” di informazioni e di ciò che significa “fare ricerca”. Per i giovani oggi, “ricerca” significa “Googlare”. “Fare ricerca” è passato da un processo relativamente lento spinto dalla curiosità intellettuale e da un desiderio di scoperta a un esercizio veloce e a breve termine volto a trovare solo informazioni sufficienti per completare un compito o soddisfare un’esigenza immediata. Il fatto che i giovani di oggi siano così esperti di tecnologia, fa erroneamente presumere che la loro capacità di cercare informazioni su un videogioco o su un team sportivo possa tradursi in una facilità di ricerca di informazioni su eventi di attualità. Ma Internet è un buco nero di informazioni, e certamente non tutte sono accurate. I giovani, anche quelli che hanno più dimestichezza con la tecnologia, vanno guidati. Ad esempio insegnando a usare strumenti avanzati di ricerca, mostrando la possibilità di accedere a risorse come le banche dati online, i siti di news media, libri o biblioteche online. Una priorità assoluta oggi dovrebbe essere insegnare ai giovani come giudicare la qualità delle informazioni online. Soprattutto perché secondo le ricerche i giovani si informano sempre meno e,
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quindi, sviluppano un’alfabetizzazione limitata nel trattare le notizie, il che a sua volta rende questo gruppo più vulnerabile alla disinformazione». L’informazione si adatta alle esigenze dei giovani? «Cerca di farlo, ma non sempre con efficacia. Almeno se guardiamo ai dati di consumo o se ci basiamo sulle considerazioni dei giovani che hanno partecipato alle nostre ricerche. Il fatto che il consumo di media come i giornali, le riviste e la radio o di formati informativi tradizionali come il TG sia in netto calo da anni tra i giovani dovrebbe essere di stimolo a cambiare il modo in cui si comunica con questa fascia della popolazione. Non è facile però capire come, non a caso il titolo del nostro studio è anche una domanda: come raggiungere i giovani svizzeri con le notizie? I risultati della nostra ricerca, ma questo è confermato anche da altri studi sul tema, sottolineano che i programmi informativi tradizionali non riescono a coinvolgere i giovani anche se trattano argomenti che li interessano. Dunque, forse più che cercare di inseguire temi “giovani” e “leggeri” servirebbe sperimentare formati diversi. I giovani preferiscono i formati visivi, ad esempio un video o delle immagini che riassumono e illustrano la notizia. Anche a livello di contenuto la confezione dell’informazione in modo che sia più facilmente digeribile è premiata con maggiore atten-
zione e consumo. Un aspetto interessante è che proprio a causa di questa preferenza per la condensazione e visualizzazione delle notizie le app aggregatori di notizie o l’attivazione delle notifiche push sono molto utilizzate quando si parla di informazione. Va detto che alcuni esperimenti di successo esistono anche alle nostre latitudini e ci sono stati più volte segnalati dai giovani. Ad esempio, SPAM, un format disegnato da RSI per i giovani e pensato per i social, ha riscosso un buon successo e mostrato un modo diverso di adattare l’informazione ai giovani. C’è poi un’importante finestra temporale che abbiamo individuato in cui i giovani sono ancora molto disponibili a farsi raggiungere dalle notizie, ovvero la fascia dai 15 ai 17 anni. Questo è un momento strategico perché ragazzi e ragazze cominciano a emanciparsi dalle abitudini familiari rispetto al consumo di notizie ma non hanno ancora sviluppato delle abitudini consolidate. In questa fascia d’età i giovani affermano che è essenziale essere informati sugli eventi mondiali ed essere in grado di formarsi un’opinione. Il loro atteggiamento verso le notizie è piuttosto ottimista. Le notizie sono considerate ad esempio utili per la scuola e utili nella vita quotidiana. I giovani vogliono essere informati per essere in grado di partecipare alle discussioni a scuola o di connettersi con i coetanei. Anche in questa fascia d’età comunque il consumo di notizie è guidato dai social media, perché è “il modo più facile di accedere alle notizie”. Tra i 15 e i 17 anni i contenuti rintracciati sui social sono spesso un punto di partenza per accedere a diversi news media online, ma solo quelli che non propongono formati tradizionali». Quali sono gli scenari futuri? «Un terreno di battaglia molto importante, come detto, è quello della lotta alla disinformazione. Va detto che uno dei temi che preoccupano di più i giovani che hanno partecipato al nostro
PRIMO PIANO / USI
studio sono proprio le fake news e la conseguente perdita di credibilità dei media. Purtroppo, questa perdita di fiducia non impatta solo sui social, considerati dai giovani tra le fonti informative meno attendibili, ma anche i media tradizionali. Per questo i giovani vogliono sapere chi produce le notizie, in sostanza la trasparenza è molto importante per loro. Non a caso preferiscono le notizie raccontate in prima persona perché le considerano più credibili rispetto alle notizie troppo “confezionate” e impersonali. In questo senso il ruolo dei cosiddetti “influencer” o di giornalisti considerati dai giovani affidabili perché vicini al loro modo di comunicare è molto importante anche se al momento sottovalutato. Se poi penso al caso della Svizzera italiana e ai meme che diventano veicolo di notizie per i giovani, anche qui vedo un grande potenziale. Esistono esempi ormai consolidati che dimostrano che
si può fare giornalismo anche con i meme, usandoli per far entrare le persone nel mezzo della storia così che siano interessate anche a scoprirne i dettagli. Il meme è un pezzo di un mosaico, che può essere più o meno grande, più o meno dettagliato. Il problema di chi fa giornalismo memetico per così dire, è quello di capire quale pezzo del mosaico isolare per fare in modo che le persone vogliano scoprire il resto, ovvero cliccare e leggere o vedere l’informazione collegata. Il problema è che nel caso dei giovani che hanno partecipato al nostro studio i meme collegati a notizie che sono poi andati ad approfondire non erano creati o ospitati da testate giornalistiche ma circolavano informalmente nei gruppi privati o sui social, in spazi dunque dove circola anche disinformazione. Il fatto però che questi ragazzi e ragazze abbiano fatto un percorso individuale di approfondimento, analizzando il meme, ri-
salendo alle fonti originali e andando poi a leggere una serie di articoli sul tema penso ci dica molto sul fatto che forse dovremmo fare attenzione a parlare di disinteresse informativo da parte dei giovani o di pigrizia intellettuale. Più che altro quello che osserviamo è un allontanamento progressivo dei giovani dai news media tradizionali, ma non perché non vogliano informarsi. Piuttosto perché non si riconoscono nell’offerta informativa tradizionale. Come detto, però, c’è ancora lo spazio per modificare questo atteggiamento, soprattutto in Svizzera dove la fiducia nei confronti del servizio pubblico e del giornalismo professionista, tra i giovani, è ancora molto alta».
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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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PRIMO PIANO / PAOLO “PABLO” MENEGUZZI
LA PASSIONE SEMPRE ACCESA
DI KERI GONZATO UMANO, VERO, GENTILE, UNA DI QUELLE RARE PERSONE CHE QUANDO TI PARLANO TI GUARDANO NEGLI OCCHI. VISIONARIO E CORAGGIOSO, COME CHI NON CREDE NELL’IMPOSSIBILE. OGGI HO INCONTRATO PAOLO “PABLO” MENEGUZZI, ARTISTA MUSICALE E FONDATORE DI “PROGETTO AMORE”, LA MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETÀ PROMOSSA DALL’OMONIMA ASSOCIAZIONE CHE, DOPO 6 ANNI DI PAUSA, È TORNATA A FINE MAGGIO 2022 PER RISPONDERE ALL’EMERGENZA UMANITARIA DELL’UCRAINA.
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a cosa è capitato in questi sei anni nella vita di Pablo? Molto, moltissimo. Ci troviamo a Mendrisio nelle stanze della sua nuova creatura, la Pop Music School, per scoprirlo. Tra gli allievi impegnati in lezioni di danza, registrazioni musicali e ripassi di solfeg-
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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
gio, mi parla della nuova grande avventura a cui è approdato dopo 25 anni di carriera musicale. Nella scuola si respira un’energia vibrante, sembra di stare in una puntata di Fame, la serie televisiva ispirata alla Juilliard School di New York. In questa incubatrice di talenti, si formano performer in arti sceniche.
nessioni che hanno facilitato la creazione di un canale tra scuola e lavoro. Ci leghiamo agli eventi ed al management, abbiamo un nostro label, un’agenzia discografica e un’agenzia per gli attori. La collaborazione con un’accademia di Roma permette agli attori di accedere ai casting. Stiamo lavorando anche ad altre sinergie che saranno presto attive». In che modo si sta definendo la tua visione? «Abbiamo solo sei anni di vita ma la visione che ci guida è chiara e ci stiamo strutturando in modo solido. Nei primi quattro anni abbiamo costruito un bacino importante di talenti cresciuti nella scuola, negli ultimi due abbiamo iniziato a seminare creando collaborazioni importanti soprattutto con il territorio italiano. C’è chi è andato a fare l’Accademia di Musical a Bologna, chi quella di teatro, chi sta facendo casting a Roma proprio ora e chi sta incidendo il suo primo album».
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n capitolo appassinante che tiene impegnato Pablo al 100%… «È vero, non mi fermo un attimo ma non mi pesa perché amo in modo totale quello che faccio. Oggi mi occupo della Direzione Artistica della Pop Music School. A livello macro dirigo la crescita strutturale della scuola, assieme a mia moglie che gestisce la parte amministrativa. A livello micro seguo il percorso artistico dei ragazzi stabilendo gli obiettivi da raggiungere. Cerco di capire che direzione potrebbero prendere sia a livello artistico che professionale e a quel punto, assieme agli insegnanti, definiamo un percorso di crescita a 360°». Con la Pop Music School hai creato qualcosa che ancora non c’era…
«Le nostre caratteristiche sono la multidisciplinarietà e lo sguardo rivolto al futuro…Con il team di insegnanti che si è creato, professionisti di alto livello che stimo e nei quali ho totale fiducia, prepariamo gli allievi che entrano a far parte della sezione “Elite” a proseguire gli studi o ad entrare nel mondo lavorativo. Non credo sia esistita, non solo in Ticino ma a livello internazionale, una struttura così dove il percorso scolastico confluisce nel professionale». Come hai creato un ponte tra la formazione e il palcoscenico? «La mia carriera musicale mi ha permesso, oltre a raggiungere quella maturità che oggi mi permette di guidare i giovani talenti, di creare connessioni professionali importanti. Con-
L’approccio della Pop Music School punta alla formazione di artisti completi… «Esatto, se uno vuole essere cantante dovrà dedicarsi anche allo studio di almeno uno strumento, studiare tecnica e composizione musicale, oltre a seguire lezioni di danza e postura per imparare a muoversi sul palcoscenico. Chi è più portato per la recitazione studierà teatro, ma anche danza e utilizzo della voce, le lezioni lo porteranno a sviluppare le capacità per superare i casting di accademie importanti o a divenire professionista ed insegnante. Se sei specializzato in più cose sei più versatile e le tue possibilità di vivere della tua arte aumentano a livello esponenziale. Potrai fare l’insegnante, il coreografo, recitare in una serie tv o cantare nei locali. Questa è una caratteristica importante della nostra scuola, stimoliamo i ragazzi a sviluppare più skill facendo percorsi multidisciplinari». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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PRIMO PIANO / PAOLO “PABLO” MENEGUZZI
«La collaborazione con il Liceo sportivo di Tenero è un passo importante. Fino a qualche anno fa si occupavano solo di sportivi d’élite mentre ora si sono aperti all’arte. Per il lato pop ed il teatro sono io che do l’opportunità ai ragazzi di entrare a far parte come artisti di élite di far parte di questa struttura scolastica dove, alle ore di liceo canoniche, si integrano lezioni di espressione artistica e scenica».
In realtà però la scuola viaggia su più frequenze e su più tipologie di studenti… «Infatti c’è di tutto, vari gradi di interesse e di obiettivi. I nostri allievi partono dai 2 anni di età. Nella nostra compagnia teatrale ci sono persone di tutte le età e lo stesso vale per i corsi di canto e di danza che sono aperti a tutte le età. Il percorso di ciascuno è diverso, c’è chi fa un’ora a settimana e chi venti. La nostra missione è quella di creare la passione in tutti quelli che fanno un percorso con noi. Dal momento in cui crei questo fuoco e questa priorità nell’individuo, con gli anni e la tenacia, un piacere si può trasformare in un’opportunità di carriera». Quali sono le chiavi per risvegliare la passione? «La sede principale di Mendrisio, dove ci troviamo oggi, è frequentata da oltre 600 allievi… Tra questi, almeno 500 arrivano con il proprio sogno: fare il cantante, recitare nei film o performare come ballerini a livello professionale. Il sogno è il punto di partenza. Quello di creare una priorità, quella passione tenace che permette di perseguire obiettivi con costanza, è un lavoro più profondo. C’è chi ha un grande talento ma ha meno disciplina, in
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quel caso la persona va stimolata facendole comprendere i valori dell’impegno duraturo che permette creare delle vere opportunità. Si mettono piccoli obiettivi, si lavora sui punti fragili e poco a poco la consapevolezza e la passione crescono aprendo uno spiraglio di luce verso il quale muoversi. Una chiave è credere in se stessi e nel percorso creativo come possibilità reale di avere un futuro professionale». La sede principale della scuola si trova a Mendrisio ma recentemente avete anche aperto una nuova collaborazione nel Sopraceneri: quali sono le novità?
Da questi 6 anni di appassionato lavoro è nato anche un film, Stars, che uscirà nei prossimi mesi… «Il film è partito come un gioco di fine anno per poi diventare un progetto che interessa a tantissime distribuzioni. Si tratta di un film intimamente legato alla storia della scuola, prodotto da me assieme al regista ticinese Alberto Meroni, in collaborazione con lo stato svizzero e la RSI. Gli attori si sono formati con noi e ora sono tutti sotto management. Il film è finito e si trova ora sui tavoli delle più grandi distribuzioni di cinema: ne sentirete parlare presto! Ma adesso, seguimi, ti faccio fare un giro nelle sale prova della scuola…».
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PRIMO PIANO / RITA GUAGNO
LUSSO INTELLIGENTE
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n tempo si diceva che il mondo dell’auto fosse prevalentemente maschile. Esiste, a suo giudizio, un modo di approcciarsi alle automobili tipicamente femminile? «Credo che siano definitivamente tramontati i tempi in cui le donne lasciavano all’uomo il controllo assoluto sulle auto e i motori, ritagliandosi solo un piccolo spazio per la guida di vetture utilitarie. Il loro ingresso a pieno titolo nel mondo del lavoro, la loro partecipazione alla vita sociale e culturale si manifesta anche in un utilizzo totale dell’automobile cui non sono estranee anche l’evoluzione che l’auto ha registrato negli ultimi decenni, con la predominanza assunta dell’elettronica e, contemporaneamente, la crescita delle conoscenze e competenze delle donne nel campo della tecnologia». Lei si occupa da molti anni della promozione di un marchio prestigioso come Bentley. Che sensazione si prova a trascorrere la propria vita lavorativa in mezzo ad auto così esclusive? «Bentley è un marchio prestigioso, sinonimo di automobili esclusive, eleganti e di gran classe. Nel tempo ho avuto modo di seguire e partecipare alla sua trasformazione, assistendo al radicale cambiamento del concetto di lusso, alla sua evoluzione estetica e tecnologica, fino a diventare protagonista nella produzione di modelli che, pur mantenendo gli originari valori identitari, sono entrati a far parte di un utilizzo quotidiano da parte di una clientela giovane, moderna, appagata sul piano professionale, attenta ai consumi e alla qualità della propria vita».
La sua competenza specifica si estende anche agli aspetti tecnici e motoristici di una vettura. In che modo è riuscita ad appassionarsi a questo argomento? «Oggi non è certamente possibile vendere un’auto senza avere anche una specifica competenza riguardo a tutte le sue caratteristiche tecniche. Questa esperienza si acquisisce nel corso degli
UNA VITA NEL MONDO DEI MOTORI E DA OLTRE 17 ANNI RESPONSABILE, ALL’INTERNO DEL GRUPPO KESSEL, DELLA PROMOZIONE DI UN MARCHIO ESCLUSIVO E PRESTIGIOSO COME BENTLEY: RITA GUAGNO CI RACCONTA LA SUA IDEA DI LUSSO E COME SI È ANDATO EVOLVENDO IL RAPPORTO TRA LA DONNA E L’AUTOMOBILE. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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PRIMO PIANO / RITA GUAGNO
“Per molto tempo si è pensato al lusso come a qualcosa che atteneva al possesso di beni più o meno esclusivi e alla loro ostentazione come simbolo come uno status di benessere raggiunto”. anni, con una assidua frequentazione di corsi specializzati organizzati dalle Case Madri per tutti gli aggiornamenti necessari. Un ulteriore ed importante competenza la si acquisisce sul campo con sinergia tra tutti i reparti attivi presso Kessel che per assicurare un’assistenza globale ai Clienti è volta ad un Service di cura e fidelizzazione del Cliente. Un ruolo importante, nel caso di Bentley come di altri marchi che rappresentiamo nel gruppo Kessel, sono i Factory Tour e una formazione continua a tutti i livelli e in tutti gli ambiti di competenza. Questa formazione si estende a tutti i campi su cui occorre estendere le proprie conoscenze, dall’area commerciale, al marketing, alla comunicazione, ecc.». Quali sono state la sua formazione e le sue esperienze professionali prima di approdare al Gruppo Kessel?
«Provengo dalla provincia di Varese e, più per caso che seguendo una specifica vocazione, ho iniziato a lavorare all’interno di un gruppo automobilistico, dove ho mosso i primi passi e cominciato ad esplorare i vari aspetti del mondo dell’auto. Dal 1994 seguo il marchio Bentley, e dopo alcune esperienze a Milano e Roma, sono approdata in Ticino dove ho iniziato a lavorare in Kessel. Devo dire che l’articolazione del Gruppo, Dealer di marchi prestigiosi, Ferrari, Maserati, Pagani, la presenza nel mondo delle corse con Kessel Racing, il Reparto Classiche, in un ambiente dinamico e fortemente motivato, mi hanno offerto una straordinaria opportunità di crescita, perché il lavoro viene portato aventi con la consapevolezza di essere un team affiatato e compartecipe alla vita del Gruppo con una sinergia che ci permette di seguire il Cliente a 360 gradi.
Per il Gruppo Kessel, la cura del cliente è la priorità, i clienti sono la nostra prima risorsa e noi dobbiamo farli sentire a casa. Gli eventi organizzati sono volti a creare una Comunity Kessel, un valore aggiunto». Che cos’è il lusso e cosa è cambiato nei comportamenti dei clienti dopo la pandemia? «Per molto tempo si è pensato al lusso come a qualcosa che atteneva al possesso di beni più o meno esclusivi e alla loro ostentazione come simbolo come uno status di benessere raggiunto. Ora tutto questo sembra essere finalmente superato a vantaggio di un lusso intelligente fatto di prodotti (e dunque anche automobili) e di servizi contraddistinti da qualità, funzionalità, sostenibilità: il tutto con l’obbiettivo del raggiungimento di un modo di vivere il più possibile confortevole, equilibrato, rispettoso dell’ambiente e della persona umana. Per quanto riguarda la pandemia non credo che abbia avuto particolari riflessi sul mercato delle auto di lusso. Anzi, se anche può sembrare un paradosso, questo segmento se ne è forse avvantaggiato per il desiderio, in tempi di incertezza e isolamento, di ricercare una gratificazione magari attraverso l’acquisto di un’auto desiderata e mai posseduta». Quando non è impegnata nel lavoro, come trascorre il suo tempo libero? «Il tempo libero è dedicato alla famiglia, agli amici, allo sport all’aria aperta e alla buona cucina».
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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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PRIMO PIANO / RÉGIE SOLUTIONS
PROMUOVIAMO IL DIRITTO ALLO “STAR BENE”
C Julia Detourbet
Andrea Molteni
JULIA DETOURBET, CHIEF EXECUTIVE OFFICER DI RÉGIE SOLUTIONS, PRESENTA UN’IMPRESA MULTISERVIZI PER IL BENESSERE DELLE AZIENDE E DEI LORO COLLABORATORI.
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ome nasce Régie Solutions e quali sono gli obiettivi di questa azienda? «Régie Solutions nasce dall’intuizione e dal desiderio di sviluppare un nuovo concetto di servizio in Ticino rivolto principalmente ad incrementare in modo innovativo il welfare aziendale e personale. Negli ultimi anni, l’attenzione verso il benessere e la conciliazione tra vita lavorativa e privata è cresciuta molto. Abbiamo creato un’azienda che mette a disposizione una vasta gamma di servizi per le aziende e i propri collaboratori con l’intento di lasciare libera l’azienda di focalizzarsi sul proprio core business e nel contempo fornire ai propri collaboratori servizi dedicati e finalizzati a migliorare il rapporto lavoro-vita privata. Le linee direttive che caratterizzano lo sviluppo dei servizi proposti, sin dalla loro creazione, sono state ispirate dall’amore per il territorio e da una grande attenzione alla promozione e riconoscimento del diritto allo “star bene”. Tutte le proposte sono mirate a prediligere un commercio di vicinanza con fornitori locali di qualità, artigiani, lavoratori disabili o socialmente utili, allo scopo di contribuire alla promozione e lo sviluppo personale ed economico del territorio. Desideriamo favorire il reinserimento rapido e duraturo di persone senza lavoro, salvaguardando e sviluppando le competenze dei collaboratori, per facilitare il processo d’inclusione sociale e professionale».
Nella vostra strategia intendete sviluppare un nuovo concetto di servizio in Ticino, quello di concierge aziendale. Di che cosa si tratta? «Grazie all’esperienza di esperti nell’ambito dei servizi di Welfare aziendale, abbiamo concepito soluzioni su misura per migliorare il benessere dei collaboratori così migliorando la loro soddisfazione in azienda, la produttività, l’efficienza e riducendo il turnover. Tra le varie proposte, il concierge aziendale è la nostra punta di diamante. Questo servizio prevede la presenza di un concierge fisicamente presente presso l’azienda per organizzare un servizio di consegne e altre opportunità per far fronte alle svariate necessità inerenti la vita privata dei collaboratori e/o esigenze specifiche dell’azienda. Concretamente Régie Solutions mette a disposizione dei suoi dipendenti il concierge sulla base di un abbonamento che varia a seconda della gamma dei servizi richiesti e dalla complessità della struttura organizzativa. Il nostro concierge aziendale organizzerà i ritiri e consegne negli orari e giorni stabiliti in funzione delle esigenze della società e dei collaboratori. Non applichiamo alcuna commissione sull’acquisto dei prodotti e dei servizi inclusi nell’abbonamento, garantendo di contro le migliori condizioni economiche anche grazie alle procedure d’acquisto centralizzate. In questo modo sarà più semplice gestire le varie incombenze quotidiane afferenti alla sfera privata dei collaboratori che difficilmente sarebbero compatibili con gli impegni lavorativi.
PRIMO PIANO / RÉGIE SOLUTIONS
Inoltre, per completare il ventaglio dei servizi di concierge, siamo in grado di offrire anche soluzioni dedicate alla relocation. Possiamo offrire infatti dei servizi di ricollocazione personalizzata per tutte quelle realtà aziendali che hanno l’esigenza di accompagnare i propri dipendenti durante il trasferimento della loro residenza in Ticino. Facilitiamo le diverse procedure in modo da permettere un’integrazione più rapida e produttiva dei dipendenti trasferiti e delle rispettive famiglie». Quali sono i servizi di facility management che proponete alle aziende? «Molto spesso si riscontra l’errata convinzione per la quale le attività di Facility Management riguarda solo le aziende di grandi dimensioni. Chiunque improvvisato responsabile delle infrastrutture della sua azienda è capace a pianificare i lavori di manutenzione ordinarie, l’esercizio si complica e i risultati possono rivelarsi imbarazzanti quando si confrontano delle offerte per la sostituzione di una caldaia o per verificare che i lavori programmati vengano svolti secondo le specifiche contrattuali. Grazie alla flessibilità ed alla capacità di trovare delle soluzioni su misura per ogni tipologia e dimensione d’azienda, Régie Solutions può offrire dei servizi di pianificazione, di manutenzione, monitoraggio e di controllo degli impianti dell’azienda che costituiscono un elemento importante per incrementare l’efficienza, la qualità dei servizi resi e non per ultimo migliorare la percezione del marchio dei nostri clienti sul mercato. Nello specifico, il nostro tecnico organizza delle ispezioni in loco a cadenze prefissate, gestisce l’archivio documentale, individua le opportunità di efficientamento nonché programma, coordina e controlla i lavori di manutenzione. I nostri esperti possono essere di supporto nella scelta dei fornitori più qualificati e convenienti, nella valutazione comparativa dei preventivi e
nell’allestimento delle gare d’appalto. Inoltre, siamo una ditta specializzata nella gestione del parco veicoli aziendale e delle autovetture dei singoli impiegati. I nostri due fleet managers si pongono come intermediari, dalle attività di natura finanziaria come l’acquisto, il noleggio, la gestione del leasing, alla stipula di assicurazioni, a quelle di natura logistica come la pulizia dell’auto, la manutenzione o la riparazione del veicolo. I nostri clienti non si preoccupano più delle attività accessorie e possono concentrarsi sul loro core business, al resto ci pensiamo noi, a tariffe convenienti e su misura». Un altro settore della vostra attività riguarda l’organizzazione di eventi. Quali sono i punti di forza della vostra offerta? «Le nostre proposte nascono dall’ascolto delle esigenze specifiche del nostro cliente: dalla piccola riunione al business lunch, dall’open day fino all’organizzazione di Team building. Rispettiamo i valori, la missione e l’identità aziendale, in linea con il piano di comunicazione integrata e le strategie di impresa. Gli eventi rimangono nell’ottica del benessere dei propri collaboratori, sono momenti di condivisioni per rafforzare le sinergie di gruppo permettendo di vivere esperienze gratificanti, ma anche momenti ludici di aggregazione per motivare il proprio team. Sosteniamo lo sviluppo dei processi organizzativi delle risorse umane sia delle società strutturate che affiancando le realtà più piccole in tutte le fasi del progetto: dalla ricerca del concetto “giusto”, alla location, alla scelta dei partners e all’accoglienza degli ospiti. A titolo di esempio, un responsabile settore che desidera motivare e ricompensare la sua squadra perché ha concluso un progetto arduo e difficile, incarica la Régie Solutions per pianificare una mezza giornata di massaggio in ufficio, una visita di degustazioni nelle cantine Ticinese o
ancora un Test drive con l’ultimo modello di un’automobile elettrica. Supportiamo altresì le aziende desiderose di curare l’ambiente e la natura e nel contempo migliorare l’immagine della loro azienda. Come? Ad esempio adottando una famiglia di api, recuperando il miele da regalare ai propri fornitori, clienti o ospiti in caso di realtà ricettive. In questo modo si rafforza il mantenimento della biodiversità e non per ultimo, il miglioramento della brand reputation. Organizziamo anche per conto dei nostri clienti proposte di Webinar gratuiti a scadenza regolare con relatori locali specialisti in molti campi professionali, dall’avvocato al paesaggista al broker assicurativo».
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PRIMO PIANO / VINCENZO NIBALI
IL CAPITANO DELL’ISOLA DEL TESORO
VINCENZO NIBALI, NATO A MESSINA, NON È INNAMORATO PER CASO DELLA BICICLETTA. LA PASSIONE DI SUO PADRE SALVATORE, PRESENTE IN GRUPPO DA AMATORE, LO HA PRESTO PORTATO SULLE STRADE A PERCORRERE I PRIMI CHILOMETRI, CHE DOPO OLTRE VENT’ANNI DI ATTIVITÀ HANNO SUPERATO ADDIRITTURA IL MEZZO MILIONE. OGGI IL CAMPIONE DELLA DUE RUOTE VIVE A MONTAGNOLA CON LA FAMIGLIA ED È FELICE DELLA SUA SCELTA TICINESE, LUI CHE RIMANE IL CAPITANO DELL’ISOLA DEL TESORO. DI ROMANO PEZZANI
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a Sicilia, la tua terra che porti sempre nel cuore, ti ha visto partire molto presto per dedicarti alla tua grande passione, il ciclismo… «Avevo solo 15 anni e la mia scelta fu esclusivamente in ottica professionale in quanto avevo la necessità di confrontarmi con le gare in una nuova categoria. Raggiunsi dunque la Toscana, quella che viene riconosciuta ancora oggi come la culla della bicicletta. Ri-
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cordo con emozione la prima gara a Siena, che vinsi, e poi tornai a casa dai miei genitori a Messina a fare le valigie per proseguire il percorso che seguo ancora oggi». A Empoli hai concluso la scuola superiore prima di passare professionista. Un motivo di orgoglio… «Effettivamente non è facile studiare quando pratichi uno sport ad alto livello, a quell’epoca non c’erano le
PRIMO PIANO / VINCENZO NIBALI
scuole didattiche per i talenti. Confesso che qualche volta ho “bigiato” per allenarmi, ma il richiamo del sogno della mia vita era troppo forte…». In seguito ti ha raggiunto tuo fratello minore Antonio, che è diventato un fedele gregario. Che importanza ha avuto questo ricongiungimento? «È stato forte, tanto che l’ho ospitato nella casa che mi ero comprato in Toscana con i primi contratti. Antonio è del 1992, è un ottimo uomo di squadra, affidabile, con il quale ho corso la Vuelta e il Giro. Con un semplice sguardo ci capiamo all’istante l’uno con l’altro. Anche i compagni spagnoli hanno apprezzato le sue qualità». Il legame con Messina, dove vivono i tuoi genitori Salvatore e Giovanna, è molto forte… «Assolutamente sì. Appena posso rientro a salutarli, anche se la stagione è sempre più lunga e mia figlia Emma ha iniziato la scuola. D’estate e a Natale cerchiamo di trovare gli spazi che poter tornare sull’isola». La distanza con la Sicilia rende impegnativo pure lo sviluppo del ciclismo, tanto che con tua moglie Rachele hai fondato nel 2015 il Team Nibali per seguire i giovani della tua terra. Come procede il progetto?
«La maggiore difficoltà è costituita dal fatto che in Sicilia, dopo la categoria Juniori, bisogna emigrare per correre nei Dilettanti. Rachele si occupa dei nostri talenti in prima persona, facendo capo a collaboratori fidati sul posto. Lo scopo è quello di dare la possibilità a questi ragazzi di intensificare il loro percorso formativo fuori dalla nostra bellissima isola, in Italia e all’estero». Da dieci anni hai scelto la regione di Lugano per la tua vita sportiva e soprattutto familiare. I tuoi più grandi successi sono arrivati dopo il trasferimento in Svizzera… «È vero, qui mi trovo bene, come mia moglie Rachele e nostra figlia Emma, che è nata a Lugano nel 2014 e che sta seguendo all’Istituto Leonardo Da Vinci il suo programma scolastico. Pure la società del mio management ha sede nella Svizzera italiana, a Chiasso. I motivi della nostra scelta, dopo dieci anni trascorsi in Toscana, sono sicuramente la centralità del luogo con i suoi aeroporti (compresi quelli di Milano) per i miei frequenti spostamenti, oltre naturalmente alla bellezza del paesaggio e alla tranquillità. Montagnola ci piace». Quali sono i tuoi percorsi d’allenamento in Ticino?
«Quando sciolgo le gambe dopo una corsa, mi piace tanto il giro del Monte Salvatore con puntata fino a Riva San Vitale. Spesso gli amatori mi riconoscono e mi salutano, per me è sempre un piacere. Il Lago di Lugano mi aiuta a rigenerare sia il corpo sia lo spirito. Il mio amico Mauro Gianetti mi ha indicato anche i tratti più impegnativi come la “Penüdria” (lo Stelvio del Luganese), la salita al Monte Brè, quella al Monte Generoso o la Bioggio-Cademario. Anche il Sopraceneri non scherza, in particolare con l’Alpe di Neggia. Ci sono altre salite che non conosco per nome, ma che ricordo bene di vista e nelle gambe. Il Ticino è una regione magnifica per allenarsi, anche se talvolta passo il confine per pedalare sulle strade del Varesotto». Quanti chilometri percorri sull’arco di una stagione? «Dipende dai giri ai quali partecipo, posso arrivare fino a 30›000 km l’anno. Pedalo da 15 a un massimo di 30 ore settimanali fino a una media di 100 km al giorno. L’allenamento più impegnativo è stato senza dubbio la Granfondo San Gottardo con i suoi 113 km attraverso i passi San Gottardo, Furka e Nufenen. Tosta». Lo sviluppo del ciclismo sta a cuore a un campione che ha dato e ricevuto tanto dalle due ruote. Qual è il tuo prossimo obiettivo? «Mi piace pedalare insieme a persone che pedalano. La bici, come ogni altro sport, è salutare e i paesaggi che ti permette di godere sono magnifici. Inoltre, in tutto il mondo si sta investendo sulle piste ciclabili, proprio per offrire ai meno esperti la possibilità di muoversi in sicurezza, soprattutto ai bambini. Poi, c’è l’esplosione dell’e-bike, adottata soprattutto come mezzo di spostamento giornaliero nel traffico cittadino. Credo che chi superi i 30/40 all’ora di velocità dovrebbe evitare le piste ciclabili, diventerebbero pericolose per tutti». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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PRIMO PIANO / VINCENZO NIBALI
Pelé, Maradona, Van Basten, Del Piero nel calcio, ma anche Bernard Hinault nel ciclismo, che è nato il 14 novembre proprio come te. Il segno zodiacale dello Scorpione appartiene ai grandi campioni? «Si dice che siamo spesso confrontati con la sfortuna. Io credo che c’è sempre una compensazione fra risultati positivi e situazioni meno favorevoli. Se guardo la mia carriera, mi ritengo senza dubbio in attivo, anche se ho dovuto far fronte a qualche infortunio grave, in particolare per le conseguenze alle vertebre per la caduta al Tour de France 2018, nell’anno in cui avevo vinto la Sanremo. Ammetto che sono orgoglioso di festeggiare il mio compleanno insieme a Bernard Hinault, un mito della bicicletta. Ho sempre avuto un’ammirazione per lui, mi ha sicuramente ispirato nel mio modo di interpretare il ciclismo».
L’Astana, per cui corri oggi, è una formazione di punta con sede in Kazakistan. Ti fa effetto pensare che la sua capitale Nur-Sultan dista 5’500 chilometri da casa tua? «La realtà del ciclismo è radicata a un calendario classico che si svolge prevalentemente nei luoghi tradizionali di questo sport. L’Astana è una squadra internazionale con uno zoccolo duro italiano. Ci sono undici atleti kazaki e poi spaziamo tra spagnoli, colombiani, un bielorusso, americani e qualche promessa ecuadoregna. Insomma, siamo ben strutturati con una rosa di una trentina di corridori». Gli avversari dovranno continuare a fare i conti con lo Squalo? «Sono alla mia diciottesima stagione da professionista e sono fiero di essere tra i sei ciclisti che hanno rag-
giunto questo traguardo. Si impone una serena riflessione. La voglia di pedalare è sempre tanta, nonostante i miei programmi di inizio stagione siano stati condizionati, come quelli di altri avversari. Abbiamo sofferto tutti le conseguenze del covid, che nella nostra squadra ha coinvolto sia gli atleti sia i membri dello staff. Per la vita frenetica che impone il ciclismo, in cui le gare iniziano a gennaio e terminano a fine ottobre, spesso si è confrontati con situazioni di emergenza, dovute anche agli infortuni, e quindi siamo chiamati a un tour de force che rende il nostro lavoro imprevedibile da un punto di vista della pianificazione, sia degli allenamenti sia delle gare. Per il mio futuro sono fiducioso anche quando deciderò di mettere fine alla mia carriera di corridore».
CHI È LO SQUALO DELLO STRETTO DI MESSINA È nato il 14 novembre sotto il segno dello Scorpione come Bernard Hinault, uno dei sette ciclisti della storia ad aver conquistato almeno un’edizione dei Grandi Giri. Vincenzo Nibali, classe 1984, figura nell’Olimpo con i suoi Vuelta a España (2010), Giro d›Italia (2013 e 2016) e Tour de France (2014). I nomi dei suoi compagni d’impresa sono da pelle d’oca: Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Felice Gimondi, Alberto Contador, Chris Froome e appunto Bernard Hinault. E solo quattro sono stati in grado di accostare ai Grandi Giri due classiche monumento, nel caso del campione siciliano il Giro di Lombardia (2015 e 2017) e la Milano-Sanremo (2018): con lui Merckx, Gimondi e ancora Hinault. Un poker da “standing ovation”. Vincenzo Nibali, nato a Messina e residente dal 2012 a Montagnola, ricor-
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da ancora con grande emozione il primo successo al Giro d’Italia. «Ho sempre desiderato indossare la maglia rosa fin da ragazzino, anche se già essere nel gruppo dei professionisti del Giro ha costituito per me una soddisfazione particolare. La magia si è avverata addirittura due volte, perché vincere davanti ai tifosi italiani ha proprio qualcosa di magico che ti resta nel cuore per tutta la vita, oltre a quel trofeo che trovo davvero spettacolare». Un milione e mezzo di follower fra facebook, Instagram e twitter, lo Squalo dello Stretto (il soprannome che si è guadagnato perché ama correre sempre all’attacco) riesce ancora oggi, a 37 anni, a lottare con tutti i grandi ciclisti del momento, a distanza dalla sua età ideale quando ha vinto praticamente tutto. «Mi piacerebbe raccogliere di nuovo qualche gioia dopo un inizio
particolarmente difficile dovuto al covid e alle sue conseguenze, tanto da perdere una ventina di giorni di preparazione per la stagione in corso. Mi sono impegnato a fondo per recuperare il lavoro fatto in inverno, la presenza Giro d’Italia è sempre stimolante».
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CORNER / CICLISMO
UN TOUR DE FRANCE CHE PARLERÀ SLOVENO? IL 1° LUGLIO SCATTERÀ LA 109ESIMA EDIZIONE DELLA CORSA A TAPPE PIÙ NOTA DEL MONDO. STEFANO FERRANDO NON HA DUBBI SU CHI SI CONTENDERÀ LA MAGLIA GIALLA: “SARÀ UN DUELLO TUTTO SLOVENO TRA POGAČAR E ROGLIČ” DI FABIO DOTTI
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o si riconosce subito dalle scarpe variopinte e dalle calze un po’ pittoresche. Non si possono nemmeno
non notare le sue gambe fini come raggi. Non quelli del sole, ma quelli della bicicletta, una tra le più grandi passioni di Stefano Ferrando, noto giornalista della RSI. Il suo secondo grande amore, sempre sportivamente parlando, è la racchetta da tennis, che tante gioie gli ha dato dalla cabina di commento. Non abbiamo parlato né di Federer, né di Nadal, e questa è già di per sé una notizia. Da qualche anno, infatti, Stefano si occupa di commentare per la Radiotelevisione svizzera quasi tutto quello che offre il panorama ciclistico nel corso dell’anno, Tour de France compreso. E la Grande Boucle come ogni anno (Covid a parte) tornerà ad animare le strade francesi, e non, durante il prossimo mese di luglio. Previsto dal 1° al 24 luglio, il Tour rimane l’appuntamento a tappe più importante e più seguito al mondo. Centinaia di ciclisti
CORNER / CICLISMO
che faticano per settimane con un solo obiettivo: quello di arrivare all’ultimo giorno sui Campi Elisi di Parigi, dove viene premiata la maglia gialla del leader della classifica generale. Nelle ultime due edizioni ad imporsi è ˇ stato Tadej Pogacar, prodigio sloveno di 23 anni che ha sbalordito il mondo vincendo nel 2020 e bissando il trionfo un anno più tardi. Naturalmente il giovane gode dei favori del pronostico anche quest’anno, in quello che si annuncia un Tour de France… in lingua slovena. Sì, perché sono in molti a credere che la maglia gialla 2022 sarà un affare esclusivo tra il talento di Komeda e il connazionale Primož ˇ Il 32enne nel 2020 ha chiuso Roglic. al secondo posto, mentre nel 2021 ha dovuto ritirarsi dopo l’ottava tappa a causa di problemi fisici. Il ciclista della Jumbo-Visma si presenterà nuovamente al via con un unico pensiero in testa: salire per la prima volta sul gradino più alto del podio parigino. ˇ e Roglicˇ abbiano una E che Pogacar marcia in più degli altri lo pensa anche il nostro interlocutore: «Mi aspetto un Tour combattuto, ma tutto ruoto attorno ai due sloveni, se stanno bene non vedo altri possibili vincitori. Roglicˇ viene da una primavera al di sotto delle sue capacità a causa di un ˇ invece problema al ginocchio. Pogacar sta decisamente meglio, ogni volta che gareggia… praticamente vince! Gli altri dovranno stare pronti e approfittare di qualche passaggio a vuoto. La storia insegna che a volte succede anche ai più grandi». Ferrando è però curioso di vedere coˇ con il clime si comporterà Pogacar ma torrido che potrebbe esserci durante il mese di luglio: «Ha vinto due Tour che io definisco invernali. Nel 2020 è partito tardi a causa del Covid e quindi è stata un’edizione fresca: la classica canicola che accompagna solitamente i ciclisti non è esistita. Nel 2021 stessa situazione con tappe davvero fredde. Per avere dei giorni un po’ caldi siamo arrivati alla tappa del
Mont Ventoux. Non era una giornata torrida, ma guarda caso è stata l’unica volta dove è andato un po’ in difficolta e ha sofferto. Sono davvero curioso di vederlo in condizioni normali, con il caldo classico». Caldo o non caldo, sembra davvero non esserci un terzo incomodo che possa inserirsi nella lotta al primo posto. Scorrendo la lista dei partecipanti, il giornalista scuote il capo ad ogni nome che passa sotto il dito. Anche quello del quattro volte vincitore Chris Froome, da tempo lontano dalla forma migliore a causa di un grave infortunio, non lo scompone: «Lo escludo e priori dai giochi che contano, ma ora sta venendo fuori tutta la sua passione per il ciclismo. Correre ancora quando prendi legnate su legnate ed essere ancor più disponibile rispetto al passato è un bel messaggio». Il dito ritorna a scendere verso il fondo della lista, ma questa volta si blocca senza indugi quando incontra la “S” di Stefan Küng, che altri non è se non il rossocrociato su cui la Svizzera ripone le maggiori speranze per vedere un atleta elvetico con addosso la maglia gialla per qualche giorno: «Si parte da Copenhagen e il prologo è sempre molto affascinante perché la prima maglia gialla può finire sulle spalle di gente che poi chiude lontana in classifica. Spero che sia il nostro Küng a indossarla, anche se so che non è affatto scontata come cosa. È migliorato moltissimo nelle corse con più dislivelli, ma temo che questo l’abbia portato a perdere qualcosa a cronometro». Küng non è però l’unica freccia nell’arco elvetico, almeno per le vittorie di tappa: «La Svizzera potrebbe togliersi qualche soddisfazione in salita con Gino Mäder, che abbiamo visto più volte competitivo quando la strada sale. È arrivato quinto alla Vuelta, che è il giro fatto su misura per gli scalatori, quindi ha sicuramente delle possibilità». Le salite saranno sicuramente uno dei fattori che determineranno la genera-
le, assieme alla cronometro della penultima tappa, ma secondo Ferrando c’è una frazione che potrebbe dare qualche scossone alla classifica: «Occhio al pavé della quinta tappa. Nel 2014 Nibali mise una grande ipoteca per la maglia gialla proprio sulle pietre. Sarà solo una tappa, sicuramente lì non si vince il Tour, ma, come spesso si dice, lo si può perdere definitivamente. Naturalmente le salite faranno la loro parte per quel che concerne i primi posti, in questo senso trovo molto suggestivo che il 14 luglio, non una data qualunque in Francia, sia previsto l’arrivo sull’Alpe d’Huez». E a proposito del percorso, la carovana farà visita anche alla Svizzera per la prima volta dal 2016. L’ottava frazione del 9 luglio si concluderà infatti a Losanna, mentre la nona partirà da Aigle in direzione di Châtel, comune dell’Alta Savoia non lontano dal confine, e percorrerà 145 km tra Vaud, Friborgo e Vallese. Un’occasione per vedere da vicino la Grande Boucle che sicuramente sarà sfruttata da moltissimi appassionati, che torneranno a popolare le strade come prima della pandemia. Il calore e i colori dei tifosi saranno all’ordine del giorno e lo spettacolo sarà garantito. L’importante è che a farne le spese non siano i ciclisti stessi, ancora troppe volte vittime di cadute causate da gesti inappropriati dei supporter. «Ho riflettuto sull’intervista di Bardet all’Equipe. Diceva che avendo famiglia, preferisce evitare certi grossi rischi nelle traiettorie. Mi ha fatto pensare a Enzo Ferrari, che dichiarava apertamente di non volere i piloti con i figli, perché pensano di più e rischiano di meno». Rischi che sicuramente dovranno prendersi però ˇ e Roglic, ˇ perché la differenza Pogacar tra la gloria eterna e l’oblio potrebbero farla anche pochissimi secondi.
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GRANDANGOLO / MORENO BERNASCONI
BRUTALITÀ DELLA RUSSIA, MIOPIA DELL’OCCIDENTE
GIOVA RICORDARE CIÒ CHE EBBE A DIRE UNA VOLTA GEORGE FROST KENNAN: «SE I POLITICI LEGGESSERO ATTENTAMENTE I DOCUMENTI E SEGUISSERO LE RACCOMANDAZIONI DEI PROPRI DIPLOMATICI, FORSE LA STORIA NON SAREBBE LA STESSA». DI MORENO BERNASCONI
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opo il crollo dell’Unione sovietica - confrontato con la necessità di definire nuovi equilibri geopolitici che dessero una nuova stabilità all’Europa e al mondo - il 30 aprile 1998 il Senato americano decise a larghissima maggioranza (con un sostegno “bipartisan”) non solo il mantenimento della NATO in Europa, bensí la sua espansione. Includendo in un’Alleanza militare atlantica rivolta non più contro l’URSS ma contro la Russia tre Paesi ex nemici, che fino al 1991 avevano fatto parte dell’Alleanza militare del Patto di Varsavia: cioè la Polonia, la Repubblica ceca e l’Ungheria. A distanza di più di vent’anni - mentre l’Europa è teatro di una guerra barbara scatenata dall’aggressione militare russa contro l’antica sorella slava Ucraina, guerra dalle conseguenze devastanti per il mondo intero - è utile valutare e fare un bilancio degli argomenti a sostegno di quella storica decisione e della strategia su cui poggiava.
Va notato anzitutto - come rilevano le fonti dell’epoca - che il Senato americano volle sottolineare l’importanza di quella decisione adottando una procedura particolarmente solenne: quella usata per l’approvazione dei trattati internazionali. I senatori si alzarono a turno dal loro scranno per esprimere il proprio voto. Prima del voto, il Presidente Bill Clinton invitò i senatori a sostenere un passo che definì «una pietra miliare sulla via di un’Europa indivisa, democratica e pacifica» (sic), che avrebbe permesso di evitare che «americani fossero nuovamente chiamati sui campi di battaglia europei». «Il messaggio di questo voto è chiaro disse Clinton -. Il sostegno americano alla NATO è risoluto; la nostra leadership per la sicurezza sulle due rive dell’Atlantico è forte e rappresenta l’impegno bipartisan per un ruolo attivo degli Stati Uniti nel mondo». Estremamente significativo appare - letto con gli occhi di oggi - l’intervento dell’allora Senatore del Delaware Joseph Biden Jr, che aveva giocato un ruolo chiave nel processo di ratificazione. Il 30 aprile 1998, l’attuale presidente degli Stati Uniti affermò in modo lapidario quanto segue: «La NATO ha garantito all’Occidente mezzo secolo di sicurezza. Questo nuovo passo rappresenta l’inizio di altri 50 anni di pace» (sic). La drammatica situazione odierna basta a commentare la miopìa di quella granitica convinzione. Miopia che fu denunciata immediatamente da George Frost Kennan, il diplomatico statunitense che era stato l’architetto dell’efficace “strategia del contenimento” degli USA verso l’URSS nel secondo dopoguerra, strategia che puntava a rafforzare le istituzioni e la politica dei paesi occidentali (non tanto o soltanto militari) con lo scopo di
GRANDANGOLO / MORENO BERNASCONI
renderli inattaccabili dalla sfida sovietica favorendo così il collasso del regime sovietico («L’elemento principale della politica nei confronti dell’Unione Sovietica deve essere un lungo, paziente ma fermo e vigile contenimento delle sue tendenze espansioniste... la pressione sovietica contro le istituzioni libere del mondo occidentale è qualcosa che può essere contenuto dall’abile e vigile applicazione di contromisure che rispondano alle manovre politiche dei sovietici»). Kennan ebbe parole durissime contro il voto del Senato americano del 1998. «Penso che sia l’inizio di una nuova guerra fredda - disse l’ex diplomatico, ex consigliere alla sicurezza USA e artefice del Piano Marshall in Europa -. Ritengo che la Russia reagirà gradualmente ma negativamente e ciò influenzerà profondamente la sua politica. Sono convinto che il Senato americano abbia commesso un tragico errore. Non c’era nessuna ragione per compiere questo passo: nessuno stava minacciando nessuno. Questa espansione della NATO farà girare nella tomba i padri fondatori di questo Paese!» – disse colui che, presente al momento della creazione dell’Alleanza atlantica, aveva definito le linee guida della politica americana durante la Guerra fredda per quarant’anni -. «Ciò che mi colpisce è la superficialità e la mancanza di informazione con cui il Senato ha condotto questo dibattito. Possibile che i politici non capiscano? Ciò che ci contrapponeva durante la Guerra fredda era il regime comunista sovietico. Adesso, invece, stiamo girando le spalle ad un popolo e ai coraggiosi democratici russi che hanno compiuto una rivoluzione senza spargimento di sangue per abbattere quello stesso regime sovietico». L’ex diplomatico e ambasciatore a Mosca fu sferzante: «Ciò dimostra una misera mancanza di conoscenza della storia russa e della storia sovietica. Certo, dopo questa decisione (l’espansione della NATO) ci sarà una brutta reazione da parte della Russia e allora si dirà: vedete come sono i Russi? Ve l’abbiamo sempre detto!». «Ma tutto ciò è sempli-
cemente sbagliato. È prevedibile ciò che gli storici diranno di quanto accaduto negli Anni Novanta. Ovvero che fra il 1989 e il 1992 accadde un evento fondamentale del Ventesimo secolo: il collasso dell’impero sovietico che aveva la capacità di minacciare con le sue mire ideologiche e politiche e i suoi mezzi l’intero mondo libero. Grazie alla risolutezza dell’Occidente e al coraggio di democratici all’interno dell’URSS è stato possibile arrivare alla liberazione delle ex repubbliche sovietiche e ad un accordo sugli armamenti senza precedenti». E quale è stata la risposta americana a tutto ciò? «È stata l’espansione della NATO (alleanza sorta nella guerra fredda) fino ai confini diretti con la Russia, creando così una nuova esplosiva linea di divisione in Europa». I peggiori timori di Kennan non si sono forse rivelati fondati? Purtroppo, ad imporsi - alla fine della Presidenza di Reagan e durante quella di Bush senior e di Clinton - non fu la strategia di George Kennan bensì quella del consigliere alla sicurezza USA di origine polacca Zbignew Brzezinski, il cui obiettivo era da sempre quello di costringere con ogni mezzo la Russia (storicamente euroasiatica, che aveva dato un contributo essenziale per la vittoria sul nazismo, aveva contribuito a dettare le regole del dopo-Yalta ed era una potenza nucleare) a diventare una mera potenza regionale senza sbocchi geopolitici ed economici verso l’Asia. Dove erano le cancellerie europee? Si sono poste la domanda se la strategia americana fosse nel loro interesse? A dire il vero, il presidente francese Mitterrand espresse contrarietà verso la decisione degli Stati Uniti di allargare la NATO fino alle frontiere russe ed isolare Mosca. Egli attribuiva infatti alla collaborazione costruttiva con la nuova Russia un’importanza strategica per l’Europa. E lo stesso cancelliere Kohl, già all’indomani del crollo di Berlino aveva ignorato le rimostranze statunitensi inaugurando con il Cremlino un’attiva politica di
collaborazione nel campo energetico, politica che Schroeder estese poi indiscriminatamente e che Merkel continuò fino al punto di far diventare la Germania ricattabile da Mosca. In verità, opporsi agli Stati Uniti e alla NATO in decisioni pur riguardanti il territorio europeo era e resta estremamente difficile (il premier italiano Bettino Craxi ne misurò le conseguenze negli Anni Ottanta e lo toccarono con mano coloro che criticarono la strategia unilateralmente antiserba di Washington durante il conflitto dei Balcani). Ma la realtà (brutale) è che - nel contesto mondiale dopo il crollo dell’URSS - l’ingenua scelta di appaltare la politica di difesa del territorio europeo agli Stati Uniti e al braccio armato di una NATO ancora più estesa, abdicando alla costruzione di una difesa comune europea efficace e di una zona europea di sicurezza comune, diventando nel contempo sistemicamente dipendenti dall’energia russa, ha reso l’Europa doppiamente ricattabile: da Mosca e da Washington. Un vicolo cieco dal quale non sarà facile uscire per l’Europa. E che per il momento preannuncia nel nostro continente una profonda e dolorosissima crisi energetica ed economica (mentre Washington produce e vende armi ed energia a suon di miliardi e Wall Street compra titoli russi al prezzo di carta straccia in attesa di rivenderli a peso d’oro nel dopoguerra). Ma non solo. Carestie e crisi dei Paesi africani dipendenti dalla Russia oggi bloccata dalle sanzioni rischiano di spingere milioni di nuovi profughi alle porte dell’Unione europea. Checché ne dica Joseph Biden Jr. - la cui dimora è dall’altra parte dell’Atlantico e i cui interessi su scala planetaria si giocano soprattutto sul fronte del Pacifico - le cancellerie europee hanno urgente interesse a fare di tutto, in modo concertato, affinché questa guerra su suolo europeo cessi il più rapidamente possibile e la diplomazia ricominci a lavorare da dove trattative e accordi sono stati interrotti brutalmente. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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LEADER ALLO SPECCHIO / DANIELA BÜHRIG
COSTRUIAMO INSIEME LA FELICITÀ DEL TERRITORIO
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«DANDO CON CORAGGIO MESSAGGI MOLTO FORTI AGLI IMPRENDITORI» «CONDIVIDERE LE PROPRIE EMOZIONI LE AMPLIFICA» DI GERARDO SEGAT
eccellenza, nelle sue competenze, conoscenze e abilità. L’autenticità, rispetto ai suoi valori, opinioni, identità e anche desideri, emozioni, fragilità. Il proposito altruistico, il fine ultimo di ciò che fa, che esula da sé stessa e i suoi cari, proiettato su comunità e territorio. A quale di queste tre spinte evolutive del leader desidera rispondere maggiormente in futuro rispetto a quanto già fa oggi? «Al proposito altruistico, perché vedo che eccellenza e autenticità possono essere i mezzi per perseguirlo. Uno dei miei scopi, legato anche al mio ruolo, è il benessere delle persone, delle organizzazioni, del territorio. Credo che la nostra evoluzione debba tendere allo star bene, alla felicità, costruendo insieme con senso di responsabilità il futuro, la vita e lo scopo di tutti e ognuno di noi». Una cosa che può fare in merito da subito? «Ho da lavorare in maniera importante, con ampio margine di miglioramento, sull’apertura, sul creare le condizioni per una discussione culturale che abbracci alcune problematiche di cui bisogna parlare e parlarne sempre di più dando con coraggio messaggi molto forti agli imprenditori nonostante la loro comprensibile concretezza. Posso mettermi maggiormente in gioco risvegliando qualche coscienza in tal senso».
“Alla leadership ticinese regalo l’obiettivo, la visione, dove vogliamo tendere”. 44
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La vera autenticità, la totale e sincera apertura e espressione di sé stessi, fa paura e, quindi, si tende ad adottare comportamenti difensivi di varia natura. Li vede in Ticino e in lei?
«Si li vedo in entrambi e credo anche nel resto del mondo». Cosa impediscono al Ticino e a lei? «Penso che senza affrontare la completa apertura si faccia fatica a intraprendere un percorso di miglioramento sia a livello personale che di territorio». In cosa è geniale? «Uff…proprio geniale non lo so…non so se posso prendermi un merito…direi alti, altissimi livelli di empatia». Le porgo questo specchio. C’è lei e la sua immagine riflessa. Se io la guardassi come sta facendo lei, con i suoi occhi, cosa vedrei di diverso che da qui fuori non vedo? «Oggi una importante dose di dolore». Guardandosi allo specchio, cosa non vede o non vuole vedere di sé? «Direi tutta una serie di rimpianti, di cose che avrei potuto fare e che non ho fatto». Cosa di lei la fa sorridere? «La leggerezza con cui cerco di affrontare delle situazioni anche complesse sempre con il sorriso». Cosa di lei, invece, la intristisce? «(sospiro) La difficoltà che ogni tanto ho nell’aprirmi e nel far capire alle persone che mi stanno vicine l’importanza che esse hanno per me». Cosa la tenta? «Tantissimo: i viaggi, le avventure, lasciar tutto e andare in un’altra parte del mondo, la curiosità di vedere cose nuove». Cosa, invece, vuole raggiungere?
LEADER ALLO SPECCHIO / DANIELA BÜHRIG
«La serenità e la consapevolezza di aver fatto di tutto per raggiungere i miei obiettivi». Non le piace apparire e si fa intervistare da me… «No, non mi piace apparire…mi ha convinta (risata)…ci ho provato a evitarla». L’imbarazzo o la paura più grande della sua vita: quale sceglierebbe di raccontare al suo capo e perché non l’altra? «Sceglierei di raccontare l’imbarazzo perché non sono timida, poche situazioni mi hanno imbarazzato e questo mi proteggerebbe dal raccontare invece la paura più grande che devo ancora elaborare». Cosa significa per lei fare parte della medesima organizzazione da 27 anni? «Un percorso di crescita, consapevolezza, scambio davvero importante». Secondo lei, cosa significa, invece, per noi? «Una sicurezza, un punto di riferimento, una figura di fiducia». Il nostro comune conoscente mi ha detto che AITI è tanto lei: che sensazioni le regala essere indispensabile? «AITI non sono io, io sono un pezzetto forse rilevante, senza i miei colleghi non potrei fare ciò che faccio. Detto questo, sapere che delle persone lo pensano è gratificante e importante per me». Fare il leader, essere il leader, sentirsi il leader, formare il leader, in ordine di importanza secondo lei… «Essere leader, formarsi, fare, sentirsi leader». Si sa, è la qualità dell’essere che determina la qualità del fare… «Si, sono assolutamente d’accordo». Essere egoista per fini altruistici o essere altruista per fini egoistici: quale sceglie e perché?
«La prima, essere egoista per fini altruistici. Credo che una sana dose di egoismo sia indispensabile per potere poi guidare, avere qualcosa da dare agli altri». Mi ha detto di non sentirsi leader, è una seconda linea. La provoco: il leader non sta né in prima né in seconda ma nella propria linea alla continua ricerca del meglio di sé stesso e degli altri. Cosa leggo nel suo pensiero? «La mia idea di leader è diversa, ciò che dice si riferisce in generale all’essere una brava persona. Il leader conduce quindi fa si che il proprio sano obiettivo venga condiviso dalle persone che ha intorno. Deve essere un faro da seguire indipendentemente dalla linea che occupa, un accompagnatore che difende e fa crescere la propria squadra». Immagini una vita da brivido, degna di essere vissuta, come fosse un sole. Cosa sono i suoi raggi, cos’è il calore e la luce di questo sole? «La luce sono le persone, il calore sono le emozioni e i raggi sono le azioni». Chiuda per favore gli occhi e torni a quel momento in cui ha riso a crepapelle e lo visualizzi: quella risata, potesse ascoltarla, cosa si sentirebbe dire da lei? «Condividere le proprie emozioni le amplifica». Tenga gli occhi chiusi e torni a quel momento in cui ha pianto col singhiozzo e lo visualizzi: quelle lacrime, potessero parlare, cosa le direbbero? «È finito un percorso».
Le dono una bacchetta magica prepagata per uno specifico desiderio: quale nuova qualità regala alla leadership ticinese di tutti gli ambiti, non solo quello politico, che oggi non vede? I suoi predecessori hanno già detto lo spirito di team, la fierezza del successo altrui, la fiducia nella capacità collettiva, l’apertura mentale e il coraggio… «Alla leadership ticinese regalo l’obiettivo, la visione, dove vogliamo tendere. Non stiamo utilizzando al meglio le nostre energie girando intorno. Con un chiaro obiettivo condiviso eviteremmo di perderci per strada». Si scelga il titolo dell’intervista… «Costruiamo insieme la felicità del territorio». Che valore ha avuto per lei questa chiacchierata? «È stato sfidante. Quando ho chiuso gli occhi ho pensato a tre momenti molto vicini e mi ha fatto bene condividere le emozioni rivivendoli». Riprenda per favore lo specchio. In conclusione, cosa sussurra nell’orecchio della sua immagine riflessa? «Devi essere più orgogliosa dei traguardi che hai raggiunto». E in quello di chi la sta leggendo in questo istante? «Devi essere più orgoglioso dei traguardi che hai raggiunto».
Sempre con gli occhi chiusi torni a quel momento in cui è corsa incontro ad una persona per abbracciarla e lo visualizzi: cosa sprizza da tutti i suoi pori mentre le va incontro? «Un senso di appartenenza e ringraziamento». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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LAC / LUGANOMUSICA
LARGO AI GIOVANI ANCHE NELLA MUSICA! 01
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ETIENNE REYMOND, DIRETTORE DI LUGANOMUSICA, SOTTOLINEA IMPORTANTI ASPETTI DI UN PROGRAMMA MUSICALE CHE ANCHE PER LA STAGIONE 2022-23 SI CONFERMA DI GRANDE QUALITÀ E INTERESSE: AMPIO SPAZIO A GIOVANI DIRETTORI D’ORCHESTRA CHE STANNO RINNOVANDO IL PANORAMA MONDIALE; CENTRALITÀ DEL PIANOFORTE E DEI SUOI INTERPRETI; RIPRESA, DOPO LA PANDEMIA, DELLE ATTIVITÀ EDUCATIVE CHE DA SEMPRE COSTITUISCONO UNO DEI PUNTI DI FORZA DI LUGANOMUSICA.
01 Etienne Reymond 02 Beatrice Rana Ph: © Marie Staggat 03 Emmanuel Tjeknavorian Ph: © Resia 04 Daniel Harding Ph: © Julian Hargreaves
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on quali principali caratteristiche si presenta il programma di LuganoMusica? «Direi che le novità e le conferme sono numerose e tutte in grado di soddisfare le aspettative di un pubblico che ci segue sempre con grande competenza e partecipazione. Un primo elemento che vorrei sottolineare è il fatto che nel mondo della musica è in atto un vero e proprio rinnovamento generazionale che riguarda la direzione d’orchestra, con l’affermazione di nuovi talenti destinati ad una brillante carriera alla guida delle più prestigiose orchestre di tutto il mondo. E di questo rinnovamento LuganoMusica vuole offrire una puntuale testimonianza avendo invitato Emmanuel Tjeknavorian, violinista eccelso e direttore di soli 24 anni a dirigere i Wiener Symphoniker nel concerto d’apertura del 25 settembre, con musiche di Johannes Brahms, Josef Strauss e Johann Strauss figlio. Un altro straordinario talento sarà poi presente il 27 ottobre con l’Orchestre de Chambre de Lausanne: Renaud Capuçon, violino e direzione, che già il
pubblico luganese ha avuto modo più volte di ascoltare e apprezzare. Quindi il 2 dicembre la Rotterdam Philharmonic Orchestra sarà diretta da Lahav Shani; ad aprile Santtu-Matias Rouvali dirigerà la Philharmonia Orchestra e a maggio ci sarà l’Orchestre de Paris con Klaus Mäkelä che propone uno spettacolare programma molto vicino alla sua sensibilità artistica e incentrato su musiche di Sergej Rachmaninov e Dmitrij Šostakovic. Di Klaus Mäkelä si parla come di uno dei giovani direttori in assoluto più promettente e destinato ad un sicuro avvenire». Accanto a questi giovani che sarebbe riduttivo definire “emergenti” tenuto conto dei grandi successi che hanno già riscosso, si può in ogni caso parlare di una conferma per alcune orchestre e direttori che rappresentano un tradizionale appuntamento a LuganoMusica… «Assolutamente sì. Basti pensare alla presenza il 13 novembre dell’Orchestra reale del Concertgebouw diretta da Daniel Harding, con un programma tutto incentrato sulla Sinfonia n. 9 in
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re maggiore di Gustav Mahler. Oppure il 20 marzo la Budapest Festival Orchestra con la direzione di Iván Fischer, e il 13 aprile 2023 dell’Orchestra Mozart, con la direzione di Daniele Gatti che rappresenta ormai una presenza costante a LuganoMusica. Fra le orchestre sinfoniche meritano di essere segnalati anche l’Ensemble Claudiana con Luca Pianca che torna ancora una volta sul podio del teatro del LAC con un programma tutto incentrato su Monteverdi e il Giardino Armonico diretto da Giovanni Antonini» Scorrendo il programma della prossima stagione balza subito all’occhio la rilevante presenza del pianoforte con alcuni dei suoi più prestigiosi interpreti… «È una osservazione corretta che riflette una specifica volontà di dare spazio ad alcuni virtuosi solisti di que-
sto strumento: Seong-Jin Cho, Yefim Bronfman, Alexandre Tharaud, Francesco Piemontesi, Arkadij Volodos’ sono tutti nomi di grande rilievo ben noti agli appassionati estimatori del pianoforte, senza naturalmente dimenticare il concerto, previsto per il 15 marzo, di cui sarà assoluto protagonista il maestro Maurizio Pollini». In che modo LuganoMusica torna quest’anno ad una programmazione che segna il definitivo superamento delle difficoltà legate alla pandemia? «Il terzo pilastro su cui si basano tutta l’attività e il programma 2022-2023 si chiama educazione. Da sempre infatti LuganoMusica ha individuato nella formazione e diffusione di una cultura musicale, ai diversi livelli, uno dei compiti più importanti legati alla sua missione. Ma i diversi progetti che negli anni eravamo riusciti a mettere in
piedi avevano ricevuto una sospensione a causa della pandemia: ora finalmente si riprende a tutto campo con interessanti conferme e novità che dimostrano appieno tutta la vitalità della nostra proposta culturale. Mi piace dunque parlare di iniziative come Ascoltare due volte, le Introduzioni ai concerti, il ciclo Musica Immagine, EAR oppure il concerto di Superar al LAC, progetto musicale originale per bambini e ragazzi, che prevede l’apprendimento creativo di gruppo. Vorrei poi sottolineare il fatto che nel 2023 ricorre il centenario della nascita del musicista ungherese György Ligeti cui saranno dedicate conferenze e momenti di approfondimento musicale». Anche la musica da camera avrà uno spazio di rilievo… «Certamente. Nella sezione Weekend Quartetti si succederanno il Quartetto Belcea, il Quatuor Diotima e il Quartetto d’archi della Scala che torna quest’anno con musiche di Franz Joseph Haydn, Ludwig van Beethoven e Johannes Brahms. Per la Nuova Generazione avremo il violino Johan Dalene con il pianoforte di Christian Ihle Hadland; il violoncello di Nadège Rochat con la chitarra di Rafael Aguirre, ma anche il pianoforte di Nicolas Namoradze e quello di Filippo Gorini. Infine, per il Salotto Musicale tornano i complessi I Barocchisti e LuganoMusica Ensemble». Infine, per concludere, ci vuole indicare una proposta che costituisce una novità assoluta e un progetto cui state lavorando per il futuro? «Vorrei segnalare come novità inedita ma di grandissimo interesse il recital dei King’s Singers, un noto gruppo vocale a cappella, molto conosciuto a livello mondiale. Un progetto a cui stiamo lavorando insieme a Carmelo Rifici e Tobia Bezzola riguarda invece il “mondo degli anni Sessanta”, con proposte in vari campi della musica, dell’arte, del teatro e della cultura, che ben riflettono l’anima multidisciplinare del LAC».
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LAC / ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA
UNA NUOVA STAGIONE E UN NUOVO FORMATO DI CONCERTI. SI PRESENTA RICCA DI NOVITÀ LA STAGIONE CONCERTISTICA 2022/23 DELL’ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA: DA UNA PARTE UNA PRESTIGIOSA TRADIZIONE CHE CONTINUA E SI CONSOLIDA, DALL’ALTRA L’APERTURA ALLA SPERIMENTAZIONE, CON L’INTENTO DI CREARE UNA CONNESSIONE FRA L’OSI E LA COMMUNITY IN CUI ESSA VIVE.
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opo l’attesa Traviata (quattro serate dedicate all’opera lirica dal 2 all’8 settembre al LAC), la programmazione concertistica dell’Orchestra della Svizzera italiana riprende a settembre con le stagioni OSI al LAC e OSI in Auditorio. OSI al LAC prevede dieci serate di grande repertorio fra autunno 2022 e primavera 2023, con i più grandi direttori e solisti della scena internazionale, fra cui Julia Fischer, Christian Gerhaher, Charles Dutoit, Krzysztof ` Urbanski e naturalmente il Direttore principale OSI Markus Poschner. Un’attività artistica che è l’asse portante della vita di un’orchestra sinfonica, e che nel caso dell’OSI è contraddistinta da un costante progredire della qualità, ai massimi livelli artistici. La stagione OSI in Auditorio comprende invece quattro appuntamenti un po’ fantasiosi all’Auditorio Stelio Molo della RSI, alcuni nella
L’OSI fotografata sulla vetta del Monte Tamaro, immagine-simbolo per la nuova stagione 2022/23 Ph: © OSI / Kaupo Kikkas
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BE CONNECTED CON OSI! formula Play&Conduct, che permette al solista ospite di esibirsi anche come direttore alla testa dell’OSI. Accanto alle due stagioni principali, due grandi eventi al LAC: il Concerto di San Silvestro, con il ritorno a Lugano della celeberrima pianista Martha Argerich, e la seconda edizione di Presenza, il nuovo Festival di Pentecoste al LAC con la star del violoncello Sol Gabetta (la prima edizione dal vivo è in calendario dal 3 al 5 giugno 2022; la seconda si svolgerà dal 27 al 29 maggio 2023). Complice la ripresa post-pandemica dell’attività concertistica internazionale e nazionale, di molti concerti sono programmate repliche in Svizzera e all’estero, con appuntamenti nelle due piazze culturali più importanti della Svizzera tedesca, la Tonhalle di Zurigo e lo Stadtcasino di Basilea, e poi a Coira e in altre località, e ancora tournées all’estero, nel nord Italia, al Bodenseefestival in Germania o all’avveniristica Isarphilharmonie di Monaco di Baviera. Un obiettivo strategico importante per il prossimo futuro è infatti anche una migliore connessione con la Svizzera interna, sia per quanto riguarda l’attività concertistica, sia per la comunicazione del brand OSI e – con esso- della Svizzera italiana e del LAC, dove l’Orchestra ha la sua residenza.
Uno scenario in cui le attività nella Svizzera italiana non perdono certo d’importanza, al contrario: particolare significato riveste il nuovo progetto be connected, che ha lo scopo di avvicinarsi al pubblico che ancora non si conosce, creare occasioni d’incontro, stabilire connessioni, rafforzare la community in cui vive l’OSI, che sia durante un’escursione sul Monte Tamaro, un lunch al LAC o una serata al Vanilla, la discoteca più grande del Ticino. Sotto il cappello di questo progetto sono previsti cinque appuntamenti: il 3 luglio un concerto di OSI Brass in vetta al Monte Tamaro, per festeggiarne il 50esimo (sottolineato anche dalla scelta dell’immagine-simbolo per la nuova stagione OSI), il 10 ottobre una giornata di concerti al Centro professionale Trevano (CPT) e alla Scuola cantonale di commercio Bellinzona (SCC), nell’ambito del progetto EVENTI ideato dagli studenti in collaborazione con OSI e SUPSI. Due eventi sul mezzogiorno (Lunch with OSI) daranno la possibilità a chi lavora di dedicare la pausa pranzo del 19 ottobre e del 19 aprile a un breve concerto al LAC, mentre il 14 marzo è in calendario OSI@ Vanilla, il tanto atteso concerto alla discoteca Vanilla di Riazzino. Inoltre, il progetto sperimentale Tracce iniziato la scorsa stagione, ma anche l’ulteriore consolidamento della collaborazione con i partner dell’OSI (il LAC per il grande progetto - fra gli altri- della Traviata, la SUPSI, il CSI, il CISA, il Locarno Film Festival, solo per citarne alcuni) nonché una presenza attiva sempre più consolidata nella capitale Bellinzona, dimostrano come l’OSI, accanto a una dimensione rafforzata fuori Cantone, voglia continuare ad essere – e ad essere sempre di più - l’Orchestra della e per la Svizzera italiana.
LAC / ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA
OSI AL LAC CON GRANDI SOLISTI
Giovedì 2 marzo Krzysztof Urbański direttore Julia Hagen violoncello Musiche di A. Dvořák, L. van Beethoven
LAC Lugano, ore 20.30 In autunno e primavera l’Orchestra della Svizzera italiana al LAC con alcuni dei più grandi direttori e solisti internazionali:
Giovedì 16 marzo (replica 17 marzo Udine Teatro Nuovo) Markus Poschner direttore Julia Fischer violino Musiche di J. Brahms, P. I. Čajkovskij be connected 14.03.2023 OSI@Vanilla
Giovedì 29 settembre 2022 Michele Mariotti direttore Marc Bouchkov violino Musiche di S. Prokof’ev, J. Brahms Giovedì 20 ottobre Markus Poschner direttore Benjamin Grosvenor pianoforte Musiche di E. Grieg, D. Šostakovič be connected 19.10.2022 Lunch with OSI Giovedì 10 novembre (replica 13 novembre Zurigo Tonhalle) Krzysztof Urbański direttore Garrick Ohlsson pianoforte Musiche di W. Kilar, F. Chopin, L. van Beethoven Giovedì 24 novembre Markus Poschner direttore Christian Gerhaher baritono Musiche di G. Mahler, P. Hindemith Giovedì 15 dicembre Robert Trevino direttore Bomsori violino Musiche di G. Ligeti, L. van Beethoven, C. Ives, R. Schumann Giovedì 16 febbraio 2023 Charles Dutoit direttore Anastasia Kobekina violoncello Musiche di A. Honegger, F. J. Haydn, R. Strauss
Giovedì 30 marzo (replica 31 marzo Coira Theater Chur) Gergely Madaras direttore Maxim Rysanov viola Musiche di O. Bianchi, B. Bartók, F. J. Haydn, G. Ligeti Giovedì 20 aprile Markus Poschner direttore Coro Clairière voci bianche Musiche di O. Bianchi, P. I. Čajkovskij be connected 19.04.2023 Lunch with OSI
OSI IN AUDITORIO ore 20.30 Auditorio Stelio Molo RSI Lugano Venerdì 16 settembre 2022 (replica 17 settembre Brugg Stadtkirche) Heinz Holliger direttore Sebastian Bohren violino Musiche di F. Schubert, B. Bartók Giovedì 19 gennaio 2023 (concerto 18 gennaio Basilea Stadtcasino) Christian Zacharias Play&Conduct, pianoforte Musiche di G. Fauré, W. A. Mozart, F. Poulenc
Giovedì 2 febbraio Jean-Guihen Queyras Play&Conduct, violoncello Musiche di F. J. Haydn, C. P. E. Bach, G. Ligeti Giovedì 4 maggio (repliche 6 e 7 maggio al Bodenseefestival) Markus Poschner direttore Avi Avital mandolino Musiche di A. Vivaldi, G. Sollima, L. van Beethoven
BE CONNECTED Domenica 3 luglio 2022 ore 11:00 Vetta del Monte Tamaro OSI on the top OSI Brass Concerto per i 50 anni del Monte Tamaro Lunedì 10 ottobre Centro professionale Trevano e Scuola cantonale di commercio Bellinzona Back to school Progetto EVENTI ideato dagli studenti in collaborazione con OSI e SUPSI Mercoledì 19 ottobre ore 12:30 LAC Lugano Lunch with OSI Markus Poschner direttore musiche di D. Šostakovič Martedì 14 marzo 2023 ore 20.30 OSI @Vanilla Markus Poschner direttore musiche di P. I. Čajkovskij Mercoledì 19 aprile ore 12:30 LAC Lugano Lunch with OSI Markus Poschner direttore musiche di P. I. Čajkovskij
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LAC / LA TRAVIATA
IL MELODRAMMA PIÙ POPOLARE
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hi non ha, almeno una volta nella vita, alzato il bicchiere in un brindisi sulle note verdiane della celeberrima aria “Libiamo, ne’lieti calici”? Giuseppe Verdi, con l’opera La traviata, più ancora di Alexandre Dumas figlio con “La dame aux camelìas”, ha consegnato ad una fama imperitura un tragico episodio di cronaca, la morte di Alphonsine Plessis, una cortigiana poco più che ventenne legata a molti intellettuali del suo tempo. Quando e in quale occasione in Verdi sia nata l’idea di comporre un melodramma sulla tragedia di Dumas è argomento controverso, ma di rilievo soprattutto per i biografi. Musicologi e melomani hanno, a buona ragione, scelto da molto tempo di dedicarsi all’approfondimento dei contenuti musicali e drammaturgici del capolavoro di Violetta. Alla musica del compositore di Busseto spetta il compito di evidenziare il contrasto tra la dimensione mondano-sentimentale e quella cupa, foriera di morte, di moralismo e rinuncia. In questa contrapposizione si manifesta la vera forza innovativa del romanticismo di Verdi: non la passione
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LA CELEBRE OPERA LIRICA VERDIANA INAUGURA DAL 2 ALL’8 SETTEMBRE LA STAGIONE 2022/2023 DEL LAC, PROPOSTA IN UN ALLESTIMENTO DEL REGISTA CARMELO RIFICI CON LA DIREZIONE DEL MAESTRO MARKUS POSCHNER ALLA GUIDA DELL’ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA, DI CUI È DIRETTORE PRINCIPALE, E DEL CORO DELLA RADIOTELEVISIONE SVIZZERA.
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che conduce alla catastrofe e alla morte, quanto piuttosto l’emarginazione prodotta dall’ipocrita perbenismo e dal pregiudizio. Il simbolo della frivolezza tragica della borghesia ottocentesca è quel valzer che, ora in scena, ora come riferimento fuori scena, ora come elemento ritmico dominante, ora come simbolo contrastante, accompagna l’intero svolgersi del melodramma. Il compositore Zeno Gabaglio nelle sue Note sull’opera cita il critico musicale de l’Italia musicale che, dopo la sfortunata prima del 6 marzo 1853, al Teatro La Fenice, scrisse che «Verdi è inventore di un nuovissimo genere di musica, egli ha moltiplicato i suoi mezzi e vuole che essa sia capace di esprimere non solo i pensieri e i sentimenti in generale, ma anche tutte le loro modificazioni». E, spiega ancora Gabaglio, «era difficile, in effetti, non cogliere la portata innovativa de La traviata, opera che segnava l’ingresso del realismo nel melodramma italiano e allo stesso tempo un punto d’arrivo nel percorso di Verdi verso l’integrazione tra lirica e prosa (già intrapreso con Luisa Miller e Stiffelio) finalizzato alla realizzazione di un equivalente
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musicale del dramma moderno». Dopo il successo de Il barbiere di Siviglia che quattro anni fa segnò il debutto assoluto dell’opera lirica al LAC, il melodramma torna dunque sul palco del centro culturale della città. Carmelo Rifici firma la regia dell’opera verdiana con un allestimento importante dove sceglie di farsi accompagnare dalla squadra di lavoro che lo ha affiancato nell’opera rossiniana: lo scenografo Guido Buganza, la costumista Margherita Baldoni, il light designer Alessandro Verazzi, il coreografo Alessio Maria Romano, e collabora per la prima volta con Fabrizio Montecchi e Nicoletta Garioni di Teatro Gioco Vita, compagnia che da oltre cinquant’anni porta nel mondo l’arte del teatro di fi-
gura e del teatro d’ombre. «Nella nostra Traviata, –ha dichiarato Carmelo Rifici – Violetta è una donna con aspirazioni elevate verso un amore cosmico, sembra più una bambina smarrita e minacciata da un mondo maschile che tende a stritolarla, a spegnere i suoi sogni d’amore. Il nostro allestimento vuole mostrare una Violetta per niente seduttrice, anzi pura e mai maliziosa, una donna che si muove nel mondo con il solo scopo di dare tutta sé stessa per amore. La scenografia e i costumi sono stati pensati proprio per evidenziare questo desiderio di sogno utopistico di Violetta. Attraverso uno studio delle materie, della luce e dei giochi d’ombra, voglio portare Violetta a vivere la sua vita sfortunata, come una bambina che non
ha ricevuto l’amore che meritava, piuttosto che una prostituta che muore di tisi. È la vittima di una società maschile incapace di proteggere la fragilità». Markus Poschner, noto per il carattere innovativo delle sue direzioni ha voluto sottolineare che «l’Orchestra della Svizzera italiana è perfetta per questa che è l’opera più intima di Giuseppe Verdi, ricchissima di colori e molto vicina al mondo cameristico, così come il LAC, con le sue dimensioni e caratteristiche acustiche, è probabilmente il luogo più adatto per ospitare la messa in scena di questo capolavoro». Questo allestimento di Traviata –prosegue Poschner – torna a mostrarci ancora una volta l’incredibile qualità creativa di un territorio piccolo ma fertile come quello del Ticino. Al LAC vedremo e sentiremo i migliori cantanti oggi sulla piazza, le migliori musiciste e musicisti questa estate saranno a Lugano per interpretare uno dei più famosi capolavori del melodramma di tutti i tempi. Ne sono protagonisti, nei ruoli principali, la soprano Myrtò Papatanasiu nel ruolo di Violetta Valéry, il tenore Airam Hernández (Alfredo Germont), il baritono Giovanni Meoni in quello di Giorgio Germont, mentre Sofya Tumanyan veste i panni di Flora Bervoix, Michela Petrino interpreta Annina, Lorenzo Izzo dà voce a Gastone, Visconte di Létorières. Davide Fersini è il barone Douphol, Laurence Meikle è il marchese d’Obigny. Il Coro è diretto da Andrea Marchiol. 01 Carmelo Rifici Ph: © Michela di Savino Nebula Agency per Luminanza 02 Markus Poschner 03 Orchestra della Svizzera italiana Ph: © Kaupo Kikkas 04 La traviata Bozzetto, Violetta costumi: Margherita Baldoni
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LAC / MASI LUGANO
DAL VERO: UNO SGUARDO SULLA FOTOGRAFIA SVIZZERA 02
FINO AL 3 LUGLIO 2022, IL MUSEO D’ARTE DELLA SVIZZERA ITALIANA, PROPONE UNA RASSEGNA ESAUSTIVA DEDICATA AI PRIMI CINQUANT’ANNI DI DIFFUSIONE DELLA FOTOGRAFIA IN SVIZZERA CON IMPORTANTI OPERE STORICHE MAI ESPOSTE PRIMA D’ORA, COME LA PRIMA FOTOGRAFIA IN ASSOLUTO DEL CERVINO E LE PIÙ ANTICHE FOTO SCATTATE NEL CANTONE TICINO.
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i suoi albori, la fotografia non veniva considerata come una vera e propria forma d’arte dal momento che essa non sembrava richiedere nessun estro creativo quanto piuttosto
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una semplice abilità tecnica. Eppure, fin dagli anni immediatamente successivi alla sua apparizione essa si è imposta come testimone, fonte e strumento per la storia, la comunicazione e la narrazione, irrompendo nel flusso
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della vita e delle relazioni sociali come una sovrapproduzione densa di senso, rielaborando le forme quotidiane della memoria e stabilendo continui e innumerevoli punti di contatto tra passato e presente. Oggetto antropologicamente nuovo, sin dalle origini si è mostrata in grado di rideterminare la vita quotidiana e le relazioni sociali, in sostanza di fare la storia. È dunque nella prospettiva di una sociologia di weberiana memoria che bisogna concepire e capire sia il quadro di riferimento di uno scatto fotografico che la personalizzazione dei fini perseguiti dall’artista che l’ha prodotta. Un processo ricco di suggestioni che emerge prepotentemente dall’osservazione di questa mostra, significativamente intitolata “Dal vero”, coprodotta con Fotostiftung Schweiz, Winterthur e Photo Elysée, Losanna, che ricostruisce la storia della diffusione della fotografia in Svizzera attraverso un percorso approfondito che abbraccia oltre 400 opere fotografiche dal 1839 agli anni ‘90 dell’Ottocento provenienti da oltre 60 collezioni pubbliche e private. I differenti accenti nelle diverse zone e regioni linguistiche del Paese tratteggiano il carattere progressista e lo sviluppo dinamico del giovane stato federale nell’Europa dell’Ottocento.
La sensazione data dalla nuova esperienza visiva, l’immediato scambio tra arte e fotografia, il suo ruolo chiave nello sviluppo del turismo, il suo impiego come testimonianza degli usi e costumi locali e nell’ambito industriale e scientifico sono alcuni dei focus tematici esplorati dalla mostra. “Specchio dotato di memoria”: così veniva definito il dagherrotipo, procedimento fotografico di sviluppo delle immagini su lastra di rame, uniche e non riproducibili. Questa tecnica raggiunge la Svizzera, anche quella più interna, grazie a fotografi itineranti, che con le loro pesanti macchine fotografiche realizzano immagini chiare e precise, secondo natura, appunto, “dal vero”. Nelle sezioni iniziali della mostra, dedicate agli esordi della fotografia e quindi alla dagherrotipia, spiccano, tra gli altri, alcuni maestri svizzeri di quest’arte come il banchiere, diplomatico e dilettante ginevrino JeanGabriel Eynard e l’incisore Johann Baptist Isenring, celebre per i ritratti dagherrotipi a “grandezza naturale”. Emerge chiaro come, nei suoi primi passi, anche in Svizzera la fotografia fosse ancora fortemente intrecciata – per la scelta dei soggetti, principi compositivi e utilizzo – con le altre
arti, in particolare la pittura, a cui si sostituirà come valida alternativa per ritratti economici. Ma anche con le arti grafiche, di cui si mette al servizio. Proprio Isenring diffonderà infatti in Svizzera l’utilizzo della fotografia come modello per incisioni, tecnica impiegata anche dalla prima fotografa donna, Franziska Möllinger, nelle sue vedute svizzere pubblicate come litografie dal 1844. Risale invece al 1842 uno dei rari dagherrotipi conosciuti del Ticino, il ritratto di un giovane sconosciuto ed elegantemente vestito – esempio lucente della borghesia in ascesa – realizzato a Lugano. Grazie allo sguardo esterno, quello dei viaggiatori, comincia a essere immortalata la grandiosità del paesaggio svizzero e delle sue montagne. Sorprende il taglio incredibilmente moderno degli spettacolari dagherrotipi dell’artista inglese John Ruskin, che realizza le prime fotografie del Ticino, come quella di una roccia vicino al Castelgrande di Bellinzona (1858) o, nel 1849, la prima immagine mai scattata del Cervino. Di lì a breve, la fotografia si rivelerà un veicolo potentissimo per la pubblicità turistica, processo favorito dallo sviluppo delle infrastrutture di trasporto svizzere, che va di pari passo con la semplificazione del processo fotografico (grazie all’uso dei negativi in vetro e stampe all’albumina). Nascono così motivi popolari e “mete” turistiche, come la cascata di Staubbach nella valle di Lauterbrunnen, immortalata nell’immagine dell’inglese Francis Frith, del 1863. È dell’anno seguente una foto mozzafiato del celebre fotografo francese Adolphe Braun, che cattura le infinite distese del ghiacciaio del Rodano attraversato da un gruppo di scalatori, tra cui anche una donna. Se da un lato la fotografia è al servizio dell’apertura internazionale, dall’altro essa è impiegata anche per creare un’identità svizzera idealizzata, che deve distinguersi dallo straniero. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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Questo fenomeno è evidente nella serie “Costumes Suisses” (1875 ca) di Traugott Richard, con tipi contadini e ragazze in un costume tradizionale che non corrisponde a nessuna realtà. Ma, prima che altrove, la fotografia è utilizzata in Svizzera per identificare lo straniero e il diverso all’interno dei confini del Paese. In mostra, un corpus unico di ritratti su carta salata segna l’inizio della cosiddetta fotografia segnaletica: si tratta di ritratti di senza tetto e nomadi, realizzati nel 1852-53 dallo stesso Carl Durheim – persone che, dopo la fondazione dello stato nel 1848, vengono spostate da un cantone all’altro senza essere accettate. Un’altra sezione mette in luce la fotografia come professione e l’emergere di studi di ritratti locali negli anni ’50 dell’Ottocento, fenomeno che porterà a una facile commercializzazione e standardizzazione delle immagini. Anche i fratelli Taeschler di San Gallo approfittarono di questa tendenza. Eppure lo scatto più impressionante è quello, su tutt’altro registro, del loro fratellastro Carl, che, come in un’istantanea, catturò un gruppo di soldati francesi internati nella Chiesa di St. Mangen nel 1871, durante il conflitto franco-prussiano. In un’ampia sezione alla fine del percorso della mostra è evidenziato il ruolo della fotografia, dalla fine degli anni ‘60 dell’Ottocento, nel documentare la scienza, la medicina, gli svilup04
pi tecnici e lo sviluppo urbano ed idraulico del territorio svizzero. Nel campo della medicina, impressionano le fotografie di Emil Pricam di pazienti prima e dopo un’operazione, o la documentazione sistematica di orecchie malformate di Robert Schucht. La costruzione della ferrovia del Gottardo nel 1872-82, documentata, tra gli altri, dallo stesso Adolphe Braun, è considerata un primo esempio di costruzione all’avanguardia e progressista nella Svizzera dell’Ottocento. Un progetto enorme, che avrebbe cambiato permanentemente lo sviluppo urbano ed idraulico del territorio svizzero. Con questa mostra ben si evidenzia come la fotografia possa essere un oggetto di indagine interessante per due importanti ordini di ragioni: essa, in-
fatti, non solo è un mezzo di comunicazione sociale (un sistema di segni che trasmette informazioni) e una procedura legittimata sul piano metodologico, ma si configura sia come un espediente capace di creare interazioni sia come momento di scambio di opinioni, pareri, atteggiamenti tra gli individui di ogni epoca, all’interno di un quadro di riferimento, in questo caso la Svizzera appunto, in cui agiscono, abitano, lavorano, provano emozioni e sentimenti, in una parola vivono.
01 John Ruskin e John Hobbs Il Cervino e il riflesso nel lago alpino 8 agosto 1849 Dagherrotipo Courtesy of K & J Jacobson, UK 02 Traugott Richard Costume bernese, dalla serie «Costumes Suisses» 1883 c. Albumina, dipinta Collezione Fotostiftung Schweiz, Winterthur 03 Adolphe Braun Il ghiacciaio del Rodano 1864 Albumina ETH-Bibliothek Zurich, Bildarchiv 04 / 05 Veduta dell’allestimento Ph: © Alfio Tommasini
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NATURALISMO COSMICO TIZIANA LORENZELLI curated by Vera Canevazzi
From 19 May to 22 July 2022
at Cortesi Gallery Lugano, Via Nassa 62
www.cortesigallery.com info@cortesigallery.com
Tiziana Lorenzelli, Gold Contraction P.A., 2016 Gold aluminium ALUFLEXIA®, 60 x 40 x 15 cm
CULTURA / INGEBORG LÜSCHER
IL CUORE HA MESSO LE RADICI IN TICINO
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el corso d’un colloquio-intervista nel 1989 interruppi Harald Szeemann chiedendogli il motivo della scelta di vivere in Ticino. «Per amore» fu la fulminea, inequivocabile risposta. Esattamente 33 anni dopo ripropongo la stessa domanda a Ingeborg Lüscher, la persona, l’artista per la quale il geniale creatore di mostre, del Museo delle ossessioni, era approdato in Ticino. «Per vivere da sola, per ripartire con la mia vita». Era il 1967. Harald e Ingeborg si sarebbero incontrati cinque anni dopo per la Documenta di Kassel. Colpo di fulmine, iniziano a vivere insieme da lei a Tegna. «Con Harald era finito il tempo della solitudine». Nel 1975 è nata la loro figlia Una.
T INGEBORG LÜSCHER SCULTRICE, PITTRICE, FOTOGRAFA, AUTRICE DI LIBRI, VIDEO E ISTALLAZIONI, L’ARTISTA DI FAMA INTERNAZIONALE VIVE DA OLTRE CINQUANT’ANNI NEL VILLAGGIO DELLE TERRE DI PEDEMONTE. IL MATRIMONIO E LA FIGLIA CON HARALD SZEEMANN, CHE PER AMORE DI LEI AVEVA SCELTO DI VIVERE IN TICINO. DI DALMAZIO AMBROSIONI
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utto è iniziato così, per caso? «In verità Harald sapeva ed era incuriosito dal lavoro che stavo facendo su Armand Schulthess (Neuchâtel 1901-Auressio 1972) che all’età di 50 anni lascia il suo lavoro di funzionario federale a Berna e sceglie come luogo d’esilio geografico e mentale una casa di campagna ad Auressio in val Onsernone. Abbandona una vita normale per seguire una visione, un sogno. A Szeemann interessava quella mia ricercatestimonianza, che confluirà poi in un libro e in varie esposizioni». Da cos’era affascinata nel lavoro di Schulthess?
«Dalla possibilità di svelare il tragitto d’una persona misteriosa, che si nascondeva. Voleva trovare la materia prima, quella che fa funzionare il mondo, senza rivolgersi a Dio ma cercando a modo suo nella scienza. Si nascondeva, ci ho messo un anno prima di parlargli. Aveva appeso un cartello con il numero di telefono, ma quel numero non esisteva… Sotto il campanello di casa aveva scritto “Fuori servizio. Interruzione”. In perfetta solitudine si dedicava all’assemblaggio di informazioni. Le scriveva su piastre di materiali vari che appendeva agli alberi del suo bosco, disposte in un ordine enciclopedico lungo sezioni con testi di fisica, letteratura, medicina, astrologia, cinema e teatro, chimica, cucina 02
e architettura… Io li fotografavo e stavo pubblicando un libro. Attirò l’interesse di Szeemann e quello divenne il vero libro di Documenta ‘72. Grande mostra, bellissimo successo». L’opera, la visione, l’utopia di Schulthess continuano anche adesso… «Intanto ricordo l’interesse di Max Frisch quando nel ’71 sono andata a mostrargli a Berzona il libro non ancora stampato. Vedendo quel materiale ha ricominciato a scrivere “L’uomo nell’Olocene” dove il personaggio centrale è Geiser e lui, Schulthess, diventa Urgeiser, prima di Geiser… Poi ho appena realizzato un nuovo libro sull’eremita di Auressio in cui metto a confronto la situazione originale del suo lavoro, con lui in vita, a quella attuale, affiancando fotografie di allora e di adesso. Schulthess è diventato celebre dopo la morte, è cresciuto un enorme interesse verso la sua opera, gli sono state dedicate 35 mostre e l’indagine continua anche perché abbiamo ritrovato nuovo materiale, ad esempio sulle cose buttate dagli eredi per rinnovare l’abitazione. È una storia di accumulazione e dispersione. La sua opera continua a vivere attraverso le mie fotografie, testimonianze anche del trascorrere del tempo e dell’azione dell’uomo». Questa vicenda si intreccia al rapporto con Harald Szeemann, durato sino alla sua morte nel 2005. Cosa di lui l’aveva colpita? «La sensibilità. Era una persona sensibile, empatica, intelligente, determinata. Un genio. Quando ci siamo conosciuti veniva dalle polemiche di “When Attitudes Become Form”, la storica mostra alla Kunsthalle di Berna. Uno scandalo per tanta gente anche del mondo dell’arte, per lui la prova che quella era la strada giusta dove poteva conquistare la sua libertà tra mostre ed artisti. Sempre a Berna avrebbe voluto proporre una mostra
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su Joseph Beuys, il Consiglio di fondazione si è opposto e lui se n’è andato. Aveva già un’aura per cui gli ambienti dell’arte lo ascoltavano con ammirato interesse e non gli sarebbe stato difficile trovare musei per le sue mostre. Aveva un’energia di lavoro inimmaginabile: talvolta dormiva nei musei per non sprecare tempo ad andare in albergo…». Vivere con Harald Szeemann come ha cambiato la sua attività artistica? «L’impostazione della mia ricerca è cambiata con la pubblicazione del libro su Schulthess. Prima ero una giovane artista sconosciuta, dopo è iniziato l’interesse per il mio lavoro. Gradualmente sono entrata in un campo dove realizzavo che esistevo come artista. Da Locarno Rinaldo Bianda, che aveva visto le mie opere in mostra alla Galleria Kümmel di Colonia, mi ha aiutato nei contatti per altre mostre. Con Harald abbiamo sempre fatto le cose insieme, per cui pensavo fosse meraviglioso avere accanto una persona con cui discutere le mie opere. Mi ha detto no, io non voglio vedere il tuo lavoro fino a quando non è finito. Do-
po l’iniziale sconcerto ho capito che quell’idea mi permetteva di lavorare senza opinioni positive o negative, e quindi potevo essere totalmente me stessa. Quando infine gli mostravo le mie opere avevo la fortuna di parlarne con qualcuno che poteva capire appieno il mio lavoro». Entrambi avevate un’attività internazionale, eppure siete rimasti a Tegna… «Il Ticino è stato il mio rifugio. Quando ho deciso di vivere da sola ho chiesto ad amici informazioni sul Ticino. Mi hanno indicato un fotografo a Tegna, mi ha mostrato l’appartamento, m’è piaciuto subito. Ho vissuto vent’anni, prima da sola e poi con Harald in quella magnifica casa vecchia di 300 anni, proprietà di una persona saggia, sensibile e dolce. La situazione perfetta. Con Harald nell’88 abbiamo costruito la nostra casa su progetto dell’arch. Christof Zürcher, sempre a Tegna, al limitare del bosco verso il fiume. Per noi questo posto è sempre stato molto importante. Abbiamo voluto rimanere qui, non a Parigi, Londra o New York, per quanto belle, inTICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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teressanti città ma qui vivevamo bene. Dopo l’alluvione del ’78, i giovani sono andati a ripulire il fiume e Harald con loro. Aiutare era tipico di lui, lo distingueva la generosità. Così la gente di Tegna ha iniziato a volergli bene, a sentirlo uno di loro». Com’è nato il passaggio all’arte? «Mentre nel ’67 stavo girando un film a Praga ho incontrato gente, soprattutto giovani che preparavano la rivoluzione. Rischiavano la vita per un ideale superiore e mi sono interrogata sul mio lavoro di attrice. Obbedisco al regista, faccio sempre quello che è scritto, che mi dice il direttore… Ho capito che dovevo prendere in mano la responsabilità della mia vita, ho deciso di cambiare mestiere, di iniziare come artista. L’arrivo in Ticino coincide con questo radicale cambiamento. Affitto l’ex studio di Hans Arp negli Ateliers di Remo Rossi in via Nessi a Locarno, lavorando e leggendo (tante letture, da Joyce ad Habermas), rifletto sul lavoro di Joseph Beuys nella prospettiva di questa mia nuova situazione, approfondisco i problemi dell’arte, i rapporti
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con la vita, la comunicazione. Inizio a sperimentare varie tecniche espressive lasciandomi ispirare dagli incontri con le persone, dagli oggetti, dai materiali, sempre con l’obiettivo di lasciar trasparire l’invisibile dietro il visibile, facendo confluire nelle mie opere le forze nascoste della natura». Anche il gioco, l’aspetto ludico appartiene al suo modo di esprimersi. Ricordo la sua misteriosa partecipazione alla Biennale di Venezia nel ’99… «Sì, è stato divertente. Non volevo apparire come la moglie di Szeemann, che curava quell’edizione, allora mi sono inventata una nuova identità… cinese. Cominciando dallo pseudonimo Ying Bo e dal titolo del video “FeiYa! Fei-Ya! y, y (Our Chinese Friends)”. I critici dicevano: dovete vedere il film cinese, senza sapere che fosse mio. Poi alla fine ecco la sorpresa. Divertente. Così come due anni dopo, sempre a Venezia, il video “Fusion”, in cui due note squadre di calcio svizzere, Grasshoppers e San Gallo, si sfidano sul campo non in calzoncini ma
vestendo abiti su misura d’alta moda italiana. Io corro lungo i bordi del campo di calcio, ben visibile nella giornata grigia con stivali e capelli rossi. In entrambi i casi sviluppo un’indagine anche di tipo psicologico sull’incontro, appunto la fusione, tra realtà diverse, apparentemente inconciliabili, che, fondendosi, danno vita a situazioni sospese tra realtà e immaginazione». Nelle sue opere colpiscono anche i materiali. Ne cito due: i mozziconi di sigaretta e lo zolfo… «Nel primo periodo di Tegna inizio a lavorare con mozziconi di sigarette. La sigaretta si aspira, rimane il mozzicone che rappresenta un segmento di vita vissuta, qualcosa diventato parte di una persona, nel frattempo interiorizzato o espulso. Quindi ho applicato i mozziconi su oggetti della vita quotidiana, ad esempio la bicicletta o gli stivali. Dal 1984 il giallo e il nero sono i colori dominanti, applico lo zolfo puro e la cenere su dipinti, sculture, fotografie, oggetti. Mi ha sempre interessato il tema del fuoco, raccontato
CULTURA / INGEBORG LÜSCHER
attraverso il suo principio, lo zolfo, e la sua fine, la cenere. E poiché la superficie di zolfo illumina le opere, m’interessa indagare cosa c’è dietro la luce. Sono andata a vedere le zolfatare, studio il significato anche simbolico e continuo a lavorare con questo bellissimo materiale; a volte costituisce il pigmento di superficie di vaste dimensioni, altre volte la materia di misteriosi oggetti tridimensionali, che assumono una luce propria». E le sue foto “magiche”? «È un progetto che continua da oltre quarant’anni e che in realtà non finirà mai, sempre sorprendente anche per me. È già confluito in un libro e in una serie di mostre, una anche adesso ad Anversa. Alle persone amici, vicini di casa, ospiti, artisti ecc. - propongo il “gioco del mago”
invitandoli a fare la magia che gli viene in quel momento. Loro decidono il luogo, la scena e naturalmente l’azione, intanto li fotografo, 18 foto di cui ne seleziono 9 disponendole in un ordine fisso. Così è nata una galleria di uomini e donne, di “ritratti” che interpretano se stessi in un modo che possiamo dire giocoso ed al tempo stesso rivelatore. Sono adesso più di 500, con personaggi per intenderci da Andy Warhol a Lawrence Weiner, da Jean-Christophe Ammann a James Lee Byars, Maurizio Cattelan, Christo, Tony Cragg, Wim Delvoye, Thomas Hirschhorn, Jannis Kounellis, Mario Merz, Jonathan Meese, Otto Muehl, Shirin Neshat, Ernesto Neto, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Arnulf Rainer, Richard Serra, Daniel Spoerri, Chen Zhen e tanti, tantissimi altri».
Ultima domanda, perché rimane a Tegna? «Per la bellezza e perché il cuore ha fatto le sue radici».
01 Ingeborg Lüscher Casa Tegna Ph: © Claudio Bader 02 Ingeborg Lüscher Documentazione su Armand Schulthess 1972 768 x 581 03 Ingeborg Lüscher come attrice nel film per la TV “Lo scaldino” tratto da una novella di Pirandello 04 Ingeborg Lüscher Stummelobjekt
UNA VITA AL RITMO DELL’ARTE Ingeborg Löffler, questo il nome di nascita, dopo il liceo studia recitazione a Berlino per poi lavorare come attrice in teatro, televisione e cinema. Interpreta ruoli cinematografici tra cui la parte femminile principale di Madelon in “Cadillac” di Hoffmann, figure femminili di primo piano in film per la televisione, tra cui “Jennifer” nel 1965, Alwine von Valencay nella commedia televisiva “Leben wie die Fürsten” di Jean Anouilh, Laura nella commedia televisiva “Ein Phönix zuviel” e Laura Manulescu in “Des Rätsels Lösung” 1966 (partner Ivan Desny) oltre a tournées teatrali anche in Svizzera. Nel 1959 sposa Marc Lüscher (Basilea 1923-Lucerna 2017), psicoterapeuta, sociologo e filosofo, inventore del famoso Test Lüscher, che analizza lo stato d’animo di un soggetto in base alla sua preferenza di
colori. Nel 1965-66 studia psicologia alla Freie Universität di Berlino. Anche in base agli sconvolgimenti politici di Parigi, Berlino e Praga, dove incontra i dissidenti della “Primavera”, decide di ricominciare da capo. Nel 1967 si trasferisce a Tegna ed inizia con le arti visive. Dal ’68 realizza i primi “Stub paintings”, oggetti ricoperti di mozziconi di sigarette. Nello stesso tempo inizia a documentare con fotografie e testi il lavoro di Armand Schulthess nei boschi dell’Onsernone pubblicando “Dokumentation über A.S.”. Per una decina d’anni si dedica ad opere concettuali (fotografia, testo, pittura ed oggetti trovati) su una pluralità di temi: caso, eros, amore, infanzia, sogni, divinazione e morte… Nel 1984 inizia ad utilizzare lo zolfo come materiale d’arte, ed il giallo diventa il colore
chiave nelle sue opere. Scultrice, pittrice, fotografa, autrice di libri, video e istallazioni, dal 1968 ha tenuto decine e decine di mostre in gallerie, musei e istituzioni culturali d’Europa e degli States. Nel 2018-19 ha curato le installazioni di Schulthess nella mostra “Harald Szeemann. Museum of Obsessions” al Getty Research Institute di Los Angeles, al Kunstmuseum di Berna, alla Kunsthalle di Düsseldorf e al Castello di Rivoli a Torino. Ha insegnato in diverse Accademie, tra cui la Sommerakademie Berlin, la Schule für Gestaltung Luzern, la F + F Kunstschule Zürich, l’Ecole Supérieure de l’Art Visuelle Genève e l’International Summer Academy of Fine Arts Salzburg. È considerata una delle figure più importanti della scena artistica contemporanea.
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CULTURA / CORTESI GALLERY
L’ATTIVITÀ ESTIVA DI CORTESI GALLERY È CONTRASSEGNATA DA UNA MARCATA PRESENZA DI ARTISTE CHE ESPONGONO LE LORO OPERE: CHIARA DYNYS HA INAUGURATO A MAGGIO UNA MOSTRA NELLA SEDE DI MILANO MENTRE TIZIANA LORENZELLI PUÒ ESSERE AMMIRATA NELLA SEDE DI LUGANO. INFINE GRAZIA VARISCO, ARTISTA RAPPRESENTATA DA CORTESI, SARÀ LA PROTAGONISTA DI UNA IMPORTATE MOSTRA A PALAZZO REALE DI MILANO.
01 Chiara Dynys Parade Parade Perspective 2022 Frame in cast methacrylate, plexiglas, wood, metal profile, led 65 x 84 x 10 cm Ph: © Lucrezia Roda 02 Tiziana Lorenzelli Cobalt Blue Lava Door 2022 NFT video Ph: © Matteo Piazza 03 Tiziana Lorenzelli Flying Sculpture Gold 2022 Magnetic Flying sculpture in gold aluminium ALUFLEXIA® and acrylic painting 25 x 20 x 20 cm Ph: © Matteo Piazza 04 Grazia Varisco Schema Luminoso Variabile R.3.D 1963 Wood, perspex, neon, electric motor 50 x 50 cm
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TRE ARTISTE IN EVIDENZA 01
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hiara Dynys, una delle più rilevanti artiste italiane contemporanee, ha stabilito con Cortesi Gallery un lungo sodalizio che si rinnova adesso presso gli spazi di via Morigi 8, dove fino al 5 luglio sarà presente con una nuova personale dal titolo Un’eterna ghirlanda brillante, in cui propone quattro cicli di lavori inediti, appositamente concepiti per la mostra milanese, a cura di Giorgio Verzotti, insieme con la serie La Blancheur. L’esposizione potrebbe essere definita «una costellazione di corpi che, quasi fossero senza materia, definiscono un universo luminoso. Una ghirlanda che compare davanti agli occhi dello spettatore e lo rapisce, come se venisse colto da un’immagine di totale assenza di peso che sembra quasi volare davanti agli occhi. Elementi in transizione luminosi e leggerissimi, ma in realtà lavora-
zioni complesse di alluminio». Al centro del lavoro risiede, ancora una volta, la contraddizione tra opposti, tra materiale e immateriale. L’installazione, d’impatto museale, si compone di forme dodecagonali di 8 diverse dimensioni. Ogni forma, su taglio d’invenzione dell’artista a ricordare un diamante, presenta 122 facce, in perfetto concerto tra elementi introflessi ed estroflessi, e partecipa a una cometa di elementi disposti a raggiera in maniera irregolare sulle pareti. L’eterna ghirlanda brillante, da cui prende il titolo l’intera mostra, si definisce così, evocando due elementi complementari e insieme opposti: la fisicità scultorea e l’immaterialità luminosa. Inedito e realizzato appositamente per la mostra da Cortesi Gallery, il ciclo Parade Perspective si compone di una serie di cornici prospettiche in metacrilato, strombate e trasparenti di di-
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versi colori. Completa la mostra l’omaggio di Chiara Dynys alle celebrazioni per l’anno canoviano, tramite il ciclo La Blancheur, in precedenza esposto presso la Galleria Casamadre di Napoli. La serie La Blancher, termine francese traducibile con “il candore”, è improntata sulle foto originali dell’artista nella gipsoteca di Possagno – Museo Canova; queste ultime riprendono particolari che, attraverso la moltiplicazione spaziale, diventano specchi. Raccoglitori di luce in cui, specchiature accostate a immagini di neoclassica perfezione, creano un cortocircuito tra realtà, percezione ed illusione. La Blancheur è un’esperienza provvisoria di assenza di peso che ci impone oggi la comunicazione, ancora più appesantita dalle velocissime trasformazioni. Un momento di pura sospensione. In mostra anche gli ultimi esemplari del ciclo Tutto, la cui idea di base è l’opposizione e il collegamento fra la storia e la contemporaneità. Di Naturalismo Cosmico, si deve invece parlare a proposito della mostra personale di Tiziana Lorenzelli, a cura di Vera Canevazzi, che trasforma sino al 22 luglio gli spazi della galleria luganese in un universo di installazioni metalliche e brillanti, alcune appositamente progettate per gli ambienti
della Cortesi Gallery. La mostra si sviluppa principalmente intorno al tema della Natura, intesa in tutte le sue forme terrestri e cosmiche, nei meccanismi di forze che la regolano e nella necessità, oggi sempre più impellente, di tutelarla. La Natura è concepita nella sua mutevolezza, nel suo continuo trasformarsi ed evolversi in relazione agli altri elementi, allo spazio che la circonda, alla luce e a noi spettatori che assistiamo a una cosmogonia dell’universo, al suo stesso crearsi e farsi mondo celeste. È proprio questa dimensione cosmico-spaziale dominata da campi di forze che Tiziana Lorenzelli vuole ricreare, facendoci immergere in vere e proprie costellazioni scultoree in cui ogni opera è studiata e realizzata insieme all’ambiente circostante. Il tema della Natura, al centro della riflessione dell’artista da più di quarant’anni, è sempre stato veicolato dall’utilizzo di metalli, di recupero o di nuova produzione. Negli ultimi dieci anni l’attitudine alla sperimentazione di Tiziana Lorenzelli si è concentrata su un nuovo materiale, Aluflexia® Recyclable Aluminium, da lei stessa inventato. Nel lavoro della Lorenzelli la ricerca formale è sempre stata arricchita dalle sperimentazioni sulle nuove tecnologie. Da anni è ad esempio concentrata sull’utilizzo dei magneti, con cui affigge le sculture al muro, arrivando fino alle sospensioni gravitazionali delle Flying Sculptures. Recentemente ha inoltre realizzato delle opere in NFT: una serie di disegni “stroboscopici” trasformati in crypto arte e l’opera Cobalt Blu Door (2022), video in cui l’omonima installazione in Aluflexia® blu si trasforma ed evolve in un flusso denso e magmatico. Infine merita un cenno la grande mostra personale Grazia Varisco. Percorsi contemporanei 1957-2022 a cura di Marco Meneguzzo, dal 22 giugno al 16 settembre 2022 a Palazzo Reale di Milano. Questa esposizione racconta il percorso artistico di Varisco dagli anni Sessanta, con le sue ricerche di
arte cinetica e programmata fino alle sperimentazioni più recenti. Una sala importante sarà dedicata alla ricostruzione di una storica mostra personale dell’artista alla Galleria Schwarz 1969 a Milano, che ha costituito un momento di sintesi di tutto il periodo artistico-cinetico. Dalle prime ricerche, il lavoro di Grazia Varisco ha una costante evoluzione nella sperimentazione di diverse tematiche che mettono in relazione spazio/tempo, caso/programma, presentate in differenti forme espressive non convenzionali. Le opere di Varisco sono presenti in molte collezioni private e pubbliche, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il Museo di Arte Moderna di New York, il Museo di Arte Moderna di Bologna, la Fundación Museo de Arte Moderna Jesús Soto di Ciudad Bolivar, il Museo im Kulturspeicher di Würzburg, il Museo di Villa Croce di Genova, il Museo del Novecento di Milano, Le Gallerie d’Italia, Piazza Scala e il Museo Ritter di Waldenbuch. Grazia Varisco è una delle artiste italiane scelte per partecipare alla 59º Biennale di Venezia, Il latte dei sogni, a cura di Cecilia Alemani. I due grandi Schemi Luminosi Variabili R del 1964, sono presentati al pubblico nella mostra tematica La tecnologia dell’in-
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CULTURA / CORTESI GALLERY 04
canto dedicata agli artisti storici. La mostra, collocata nel padiglione centrale della Biennale Giardini, si concentra sul rapporto tra corpo umano e tecnologia come membrana e schermo. L’artista ha sempre riflettuto su questo tema fin dai primi anni ‘60 quando ha co-fondato il Gruppo T di Milano, con una ricerca artistica dedicata al campo cinetico programmato.
L’Organizzazione turistica presenta la nuova guida e la nuova testimonial È stata presentata la nuova edizione della Guida “La Regione da Scoprire” che introduce le principali attrazioni del territorio più meridionale della Svizzera. La prima guida turistica alla regione del Mendri-
siotto e Basso Ceresio è stata pubblicata nel 2010. I contenuti della Guida sono presentati in quattro lingue e gli approfondimenti tematici per ogni singolo elemento possono essere trovati consultando le pagine web mendrisiottoturismo.ch. La testimonial e ambasciatrice per quest’edizione è Patrizia Cattaneo Moresi, una giovane donna di successo che ha scelto di lavorare e continuare a vivere nel territorio perché lo apprezza al punto tale di preferirlo ad altri luoghi in Svizzera o nel mondo. Nell’azienda di famiglia ARVI, Patrizia si occupa del commercio di vini pregiati e rari e nel
suo ruolo di direttrice di Artrust, si occupa invece di arte e ha collaborato con il comune di Maroggia per organizzare l’edizione 2021 della Triennale in qualità di curatrice, riuscendo a coinvolgere nel suo progetto numerosi street artists di fama internazionale. Patrizia Cattaneo Moresi ha un ruolo attivo nel proporre all’attenzione del grande pubblico le specificità della sua attività e della regione del Mendrisiotto e Basso Ceresio, quotidianamente, sviluppando progetti e sostenendo quindi costantemente l’immagine della regione.
CULTURA / CORTESI GALLERY
VOGLIAMO ESPLORARE NUOVE DIMENSIONI
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LORENZO CORTESI, DIRETTORE DI CORTESI GALLERY, ILLUSTRA LE PROSPETTIVE E LE AMBIZIONI FUTURE DELLA GALLERIA CHE SENZA RINNEGARE IL CONCETTO TRADIZIONALE DI SPAZIO ANCORATO ALLA DIMENSIONE FISICA E MATERICA DEL REALE, VUOLE ESTENDERLO OLTRE SÉ STESSO PROIETTANDOLO NELLA SFERA VIRTUALE DEL MONDO ODIERNO, DANDO VITA AI CONCETTI DI MULTIVERSO E METAVERSO.
Ph: © Lucrezia Roda
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artiamo da una necessaria premessa. Possiamo riassumere brevemente che cosa rientra sotto la definizione di arte NFT, acronimo di Non-Fungible Token? «La digitalizzazione dell’arte si sta affermando come una nuova frontiera, capace di superare i limiti dello spazio e del tempo. Gli NFT sono dei certificati di proprietà e autenticità materiale che hanno come oggetto delle opere digitali. In pratica, questi meccanismi vengono utilizzati per registrare il dominio acquisito tramite il contratto di acquisto, regolarmente stipulato tra venditore e acquirente. In conclusione, la valenza di questo meccanismo è racchiusa dal duplice scopo dello stesso, in grado di fornire sia una prova di autenticità che di proprietà del titolo oggetto di transazione. Nell’avvento degli NFT, Cortesi Gallery riconosce un’innovazione tecnologica che rappresenta un’opportunità per l’arte digitale di trovare un proprio mercato». In che misura e in che modo queste forme d’arte rinnovano il concetto tradizionale di spazio ancorato alla dimensione fisica e materica del reale?
«Le opere fisiche legate al concetto di arte tradizionale non verranno sostituite dall’opera digitale; infatti, questi due modi di fare arte non si escludono a vicenda ma bensì coesistono. Lo scopo dei progetti che la galleria ha presentato finora è proprio quello di mostrare che l’arte digitale, è sì principalmente qualcosa di immateriale, ma che può al contempo essere tradotto in qualcosa di fisico. Un altro obbiettivo fondamentale per noi è quello di mostrare come artisti NFT possano interagire con le opere di artisti storicizzati con cui Cortesi Gallery ha sempre lavorato. La Galleria continuerà dunque in primo luogo a concentrarsi su arte post-war italiana ed europea: tuttavia abbiamo deciso di seguire allo stesso tempo tutte le nuove tendenze, le tecnologie e gli strumenti oggi a disposizione, con l’obbiettivo di avvicinarci sempre di più alle giovani generazioni interessate all’arte che vivono sempre di più nel digitale. Vogliamo fare parte di questa nuova community culturale. Perché così dev’essere considerata la Crypto Art: non solo un movimento artistico, ma – appunto – un movimento culturale. L’arte digitale sarà sempre più presente e sarà con-
siderata arte contemporanea, senza distinzioni. La nostra sfida è concentrarci sul valore artistico di queste opere. Già valutare un’opera d’arte materiale è molto difficile e i fattori che ne determinano il prezzo sono molteplici e non sempre trasparenti. Quando poi cerchiamo di capire cosa determini il prezzo di un’opera digitale associata a un NFT, il compito si fa ancora più complesso». Ad aprile avete inaugurato a Lugano la mostra REDEFINING SPACE. Che cosa rappresenta nella programmazione artistica della vostra galleria e più in generale per la vita culturale della città? «Realizzata in collaborazione con The Cryptonomist, la mostra ha voluto presentare lavori di Leo Caillard (1985, Parigi), Matteo Mauro (1992, Catania) ed Emanuele Dascanio (1983, Garbagnate Milanese), tre artisti le cui opere segnano per la nostra galleria l’avvio di un che vedrà susseguirsi altre indagini nel mondo della crypto arte come in quella dell’arte generativa. L’obiettivo è quello di arrivare a costituire una vera e propria sezione della Cortesi Gallery che prenderà il nome di C-VERSO. Questa nuova sezione è focalizzata sui progetti NFT e sulla Crypto Fine Art ed ha inoltre sviluppato una piattaforma Web3 basata sulla Tezos Blockchain, il cui focus è l’arte generativa. La piatta-
forma è stata lanciata il 12 maggio 2022 in occasione di ArteFiera Bologna presentando un drop dell’artista digitale ippsketch.cverso.io sarà fondamentale per lo sviluppo di future mostre fisiche, creando un dialogo tra l’arte generativa e gli artisti del dopoguerra che hanno lavorato con l’arte programmata, cinetica e randomizzata negli ultimi 60 anni. Un esempio significativo di questa nuova apertura è dato dal progetto NFT di Edo Bertoglio riguardante una delle sue fotografie più iconiche, un’edizione unica di un ritratto del noto artista americano Jean- Michel Basquiat». Quali sono le principali caratteristiche della ricerca portata avanti dai tre artisti presentati? «Non a caso abbiamo voluto esporre sette opere fisiche e sei NFT al fine di instaurare un interessante dialogo tra classico e contemporaneo. Con questi lavori ci è cercato di coinvolgere il pubblico e invitarlo a riflettere intorno al concetto tradizionale di spazio, ancorato alla dimensione fisica e materica del reale, per estenderlo oltre sé stesso nella sfera virtuale del mondo odierno». Che previsioni si sente di fare riguardo all’evoluzione futura del mondo dell’arte chiamato a confrontarsi con l’espansione della dimensione digitale e la nascita di nozioni come universo, multiverso e metaverso?
«Il caos di questi ultimi due anni ci dovrebbe almeno indurre a riconsiderare ogni ambito artistico e a tentare una riformulazione che abbia l’ambizione di riportare in auge il linguaggio artistico quale potenza creatrice capace di dare senso nuovo al modo di stare al mondo. Il potenziale di questo nuova forma d’arte consiste proprio nel dare a un’immagine virtuale la dignità di opera d’arte, resa unica, eterna e collezionabile tramite l’associazione a un token che ne prova provenienza, autenticità e proprietà. Molti iniziano a parlare di una bolla speculativa intorno alla Crypto art. Sicuramente un po’ di speculazione c’è, ma con gli NFT non si può ragionare in maniera troppo semplicistica e riduttiva. Moltissimi artisti hanno intravisto in questi token un nuovo potente mezzo a disposizione, sia dal lato creativo – grazie alle possibilità tecnologiche che permettono di realizzare – sia dal lato economico – per la creazione di nuovi paradigmi di vendita e diffusione. Stiamo vivendo una rivoluzione artistica, tutto si sta evolvendo. Si sta aprendo un nuovo mercato artistico e un nuovo modo di collezionare arte. L’arte si sta spogliando del proprio peso diventando virtuale. Questa nuova rivoluzione cambierà per sempre l’idea di concepire l’arte e il possesso dei beni artistici». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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CULTURA / DANIELA REBUZZI (REBUS) 01
TRA GESTO E MATERIA 03
ATTIVA NEL SETTORE FINANZIARIO, MEDIANTE L’ARTE E NELLA CORNICE DEL LAGO DI LUGANO, DANIELA REBUZZI HA ESPANSO I PROPRI OPPOSTI INTERIORI E FATTO PROPRIO IL LEGAME ATAVICO, INTIMO ED ESISTENZIALE CON LA NATURA. 01 Ph: © Andrey A.K. 02 Dualità 80 x 70 cm Ph: © Michael Gostner
L’
arte rappresenta per Daniela Rebuzzi una terapia emozionale da cui trae beneficio non solo chi la fa bensì anche chi si lascia andare con trasporto all’ascolto di ciò che da una tela fuoriesce in modo forte e potente. Partendo da questa premessa, la sua pittura e scultura si fondono con elementi altri, in assemblages ove confluisce la parola, in foggia di scrittura o di poesia, simbolo di una codificazione esistenziale, sulla scia del desiderio di far emergere profonde istanze dalle pieghe dell’animo. Con queste parole l’artista stessa si racconta: «Il mio universo personale si è andato ampliando anche grazie alla passione per i viaggi, che per me sono
03 Silentium 100 x 100 cm Ph: © Andrey A.K.
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un vero percorso interiore, da tracciare, spesso, in solitaria, al fine di entrare in comunione con i luoghi e le culture incontrate, una sorta di studio che, successivamente, dai miei taccuini si traduce in opere. Dall’Europa e grazie alla conoscenza di cinque lingue, il tempo mi ha permesso di originare una profonda connessione con terre vicine o lontane, come la Siberia, il Messico, l’India e il mondo arabo». Dal 2013 ad oggi, dunque, la sua fortuna critica è cresciuta, anche grazie a mostre ed eventi internazionali, in Italia, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Emirati Arabi, Austria e al di là dell’oceano, negli Stati Uniti, a Miami e New York. Il suo stile è materico-con-
CULTURA / DANIELA REBUZZI (REBUS)
cettuale, e si lega al suo percorso spirituale in virtù del quale si libera nelle suo opere il forte legame con la natura in connessione con l’interiorità dell’individuo; in questo dualismo espressivo ha sperimentato che in fondo è anche in virtù della materia e della concretezza che è possibile scoprire l’interiorità, come se l’una non potesse fare a meno delle altre, come se senza il pragmatismo non si scoprisse il desiderio di superarlo ammorbidendosi e aprendosi al possibilismo. L’interesse per la materia, il suo comporsi e ricomporsi continuo in forme diverse e in costante movimento, diventa così la metafora del profondo travaglio che attraversa la psiche dell’uomo contemporaneo, impegnato in un percorso di trasformazione e accrescimento che accompagna ogni momento della sua esistenza. Ecco dunque che la materia, con un ordine completamente differente, si trasforma in un linguaggio viai164546012011_215x138, TW (2022_02).pdf
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tale proprio perché consente a Daniela Rebuzzi, attraverso il processo creativo e di costruzione dell’opera, di riflettere, ricordare e lasciar riemergere le emozioni percepite magari proprio durante uno dei suoi viaggi. In questo processo i colori sono essenziali tanto quanto lo è la leggerezza della materia, metafora delle ingannevoli certezze dietro cui spesso ci nascondiamo prima di scoprire che sono effimere e volatili davanti al cambiare degli eventi. Di lei ha scritto la critica d’arte Azzurra Immediato: « Osservando l’intero corpus di opere di Daniela Rebuzzi, si comprenderà bene la pluralità di linguaggi afferenti alla sua personalissima grammatica, contraddistinta da un idioma singolare, il più delle volte subitaneamente affidabile all’emersione di eventi e rimandi, ad un salto nel passato, ad un intrecciarsi con l’abisso mnemonico interiore – non già e non solo dell’artista ma di tutti, secondo 21.02.2022
un carattere prettamente universale, elargito da una riflessione specifica –. La tangibilità offerta dalla Rebuzzi, affonda le proprie radici nella sfera del pensiero spirituale, proiettando una immedesimazione di valore emozionale. Lo spazio pittorico, la tela, si offrono quali luoghi su cui proiettare tale rinnovata vividezza, la riscoperta di ricordi, la vibrazione di un sentire latore d’una inattesa spinta espressionista. La fenomenologia narrativa proposta dalle opere di Daniela Rebuzzi è metafora di un ‘fare arte’ che del processo creativo porta il segno, quasi si trattasse di una azione sospesa pronta a riprendere in un altrove immaginifico, abitato da coinvolgenti cosmogonie». info@danielarebuzzi.ch
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POLITICA / DONNE E POLITICA
PASSI AVANTI, MA NON ABBASTANZA
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n Svizzera, il cammino verso la parità fra i generi è stato segnato da pietre miliari quali l’introduzione a livello federale del diritto di voto e di eleggibilità per le donne nel 1971 e l’inserimento delle pari opportunità nella Costituzione federale nel 1981. Negli anni successivi è stata rivista tutta una serie di leggi riguardanti per esempio il diritto sul matrimonio (1988), il diritto sulle pene per reati a sfondo sessuale (1992), il diritto sul divorzio (2000) e il diritto dei cognomi (2013). Altri passi importanti verso la parità dei sessi sono stati l’adesione della Svizzera alla Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW, 1997), nonché l’introduzione per votazione popolare della soluzione dei termini per l’interruzione legale della gravidanza (2002) e delle indennità di perdita di guadagno in caso di maternità (2004). La legge sulla parità dei sessi, in vigore dal 1996, vieta le discriminazioni nella vita professionale e prevede misure volte ad agevolare le pari opportunità nel mondo del lavoro. Tuttavia, permane un’ampia necessità di intervento nella parità di fatto. Le concezioni stereotipate dei ruoli si vanno affievolendo, tuttavia nell’economia, nel mondo scientifico, nell’amministrazione, nella politica e nella vita pubblica le donne non sono ancora rappresentate in misura paritaria e occupano posizioni sensibilmente meno influenti rispetto agli uomini. Per contro le donne continuano a svolgere la maggior parte del lavoro non retribuito all’interno dell’economia domestica e in seno alla famiglia. Anche in questo contesto si rendono necessari in-
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terventi legislativi capaci di creare le indispensabili condizioni quadro per la parità economica e sociale dei sessi. Un esempio significativo della strada ancora da percorrere è dato dal mondo della politica. Poco più di cinquant’anni fa, il 7 febbraio 1971, gli uomini svizzeri votarono per permettere alle donne di avere voce in capitolo in politica. Le elezioni federali del 31 ottobre 1971 furono le prime in cui le donne furono autorizzate a partecipare come elettrici e candidate. Grazie a queste prime elezioni, undici donne entrarono in Consiglio nazionale (Camera del popolo), rappresentando il 5,5% del totale, e una sola donna fu eletta tra i 42 membri del Consiglio degli Stati (Camera dei Cantoni). Dopo quasi mezzo secolo, le ultime votazioni politiche federali dell’ottobre 2019 sono passate alla storia come “le elezioni delle donne”. Più donne che mai sono state elette nelle due camere del parlamento nazionale. In un confronto internazionale, la Svizzera con una percentuale del 41,5% di donne nel Consiglio nazionale, è collocata al 17° posto su 191 Paesi del mondo. Nel
2010, per la prima volta nella storia, per un breve periodo, le donne sono state in maggioranza nel Consiglio federale, il governo svizzero composto da sette persone. A causa del sistema federalista, in cui molte funzioni sono svolte a livello locale, i parlamenti cantonali e comunali in Svizzera giocano un ruolo complessivamente importante. La tipica carriera politica inizia a livello locale: si comincia nel parlamento del proprio comune, ci si fa strada fino al parlamento cantonale, e se si fa un buon lavoro con un po’ di fortuna, si arriva sulla scena nazionale. La dimensione locale è quindi rilevante per l’apprendistato politico. Anche in Svizzera tuttavia sempre più carriere politiche iniziano con un impegno diretto, ad esempio nel settore dell’ambiente e del clima, o con proposte specifiche. In ogni caso, le donne sono proporzionalmente meglio rappresentate sulla scena nazionale che nei comuni e nei Cantoni. Anche la forza dei partiti gioca un ruolo importante a lungo termine rispetto all’aumento della rappresentanza femminile a livello locale.
POLITICA / DONNE E POLITICA
HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:
GRETA GYSIN (G.G.) Partito dei Verdi, Consigliera Nazionale
NANCY LUNGHI (N.L.) Sinistra Unita (PS, PC, POP, FA, GISO e Ind.), Municipale di Locarno – Dicastero Socialità, Giovani e Cultura
ALESSANDRA GIANELLA (A.G.) Capogruppo PLRT in Gran Consiglio
NATHALIE TAMI (N.T.) Membro di direzione PS cantonale
LARA FILIPPINI (L.F.) Unione democratica di centro (UDC), Deputata in Gran Consiglio
MORENA FERRARI GAMBA (M.F.G.) Già Vicepresidente PLR Lugano e Consigliere Comunale Lugano
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uali sono state le principali tappe che hanno segnato il suo ingresso e il successivo percorso all’interno del mondo della politica?
G.G.: «La sensibilità ambientale viene dalla mia famiglia, da sempre attenta alle questioni legate all’ecologia; la voglia di tramutarla in azioni politiche concrete invece è dovuto al mio bisogno di impegnarmi per le cause e i principi in cui credo. Ho cominciato nel 2004 come consigliera comunale a Rovio, tre anni do-
po sono state eletta in Gran Consiglio e nel 2019 sono riuscita a conquistare il primo seggio ecologista ticinese al Consiglio nazionale. Ho percorso insomma la classica scaletta legislativa». N.L.: «Siccome i miei genitori si sono divorziati poco dopo la mia nascita, sono cresciuta soprattutto con una mamma sola, per di più di origine straniera e con un lavoro umile. Ho quindi potuto (dovuto) sperimentare sulla mia pelle tutta una serie di problematiche che mi hanno spinta a voler cambiare le cose e a lottare per una società più equa, solidale e soste-
SABRINA ALDI (S.A.) Granconsigliera e Vicecapogruppo Lega dei Ticinesi (LEGA)
nibile. Dopo il periodo degli studi universitari mi sono così avvicinata da un lato al Partito Socialista e dall’altro al Coordinamento donne della sinistra. I quali mi hanno subito accolta quale membro dei propri comitati, fino a convincermi a candidarmi, sostenendomi sempre con convinzione e con l’intento di portare una giovane donna all’interno degli esecutivi. Così prima a Oensigen e poi a Locarno sono stata eletta nei rispettivi Municipi». A.G.: «Fin da piccola la politica è sempre stata presente anche in famiglia, più avanti mi sono TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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avvicinata ai Giovani liberali radicali e ho iniziato così la mia attività politica. Tra le varie esperienze sono stata Presidente dei Giovani Liberali Radicali Locarnese e Valli, nel 2015 sono subentrata in Consiglio Comunale a Minusio e sono stata membro della Commissione della Gestione. Sempre nel 2015 sono stata eletta in Gran Consiglio, nel corso della prima legislatura sono stata attiva in tre commissioni: petizioni e ricorsi, commissione tributaria e commissione costituzione e diritti politici. Nel 2017 mi sono trasferita a Lugano, dopo aver avuto l’opportunità di seguire il programma Mentoring per i giovani del PLR Svizzero a livello nazionale qualche anno prima, sono stata promotrice del programma Mentoring nel PLRT qui in Ticino. Nel 2019 sono stata rieletta in Gran Consiglio per un secondo mandato, da fine 2019 ho assunto il ruolo di Capogruppo in Gran Consiglio, un ruolo molto stimolante e impegnativo che mi appassiona molto. Attualmente faccio parte della Commissione Gestione e finanze e di altre due sottocommissioni, oltre ad essere membro dell’ufficio presidenziale del Gran Consiglio». S.A.: «Sono stata assente dal Ticino per studi universitari completati nel 2010, anno in cui ho fatto rientro nel nostro cantone. Ho lavorato dapprima in studio legale e successivamente in magistratura sino al 2015. Considerato proprio il mio ruolo in magistratura, pur seguendo da anni la politica, non ho mai avuto un ruolo attivo prima delle elezioni cantonali del 2015. In concomitanza con l’apertura del mio studio legale, sono stata eletta in Gran Consiglio e dal 2015 siedo in Parlamento per la Lega dei ticinesi. Sono attiva in diverse commissioni e da un anno ho assunto anche la carica di vicecapogruppo».
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N.T.: «Mi sento parte del mondo della politica se il termine (di genere femminile!) è inteso nella sua accezione più ampia e nobile. Avere a cuore il bene comune è una sensazione che avverto da sempre, essendo cresciuta “a pan e politica”. La prima tappa del mio percorso politico avviene proprio nella mia famiglia d’origine, di stampo socialista: principi ferrei uniti a sognanti visioni di una società finalizzata a ridurre le diseguaglianze fra cittadini sul piano sociale, economico, giuridico. Seconda tappa l’acquisizione di una solida formazione, nel mio caso liceale e universitaria. Nessuna carica politica, bensì tempo investito nel personale sviluppo identitario/culturale/sociale, presupposto indispensabile per lo sviluppo di una solida visione politica. Da 6 anni sono membro di Direzione del Partito socialista cantonale. Prossima tappa? Sicuramente con la maglia rosa!» L.F.: «Un primo assaggio della politica lo ebbi partecipando per due anni al progetto nazionale “Sessione dei Giovani”, divenendone poi coordinatrice per la Svizzera italiana, funzione che esercitai per 5 anni, fino al 2010. Fin da subito capii quale fosse la linea politica che più mi si addiceva e, nel 2007, aderii all’UDC rifondandone la sezione dei giovani che si era persa nel tempo. Sono orgogliosa nel constatare che la Giovani UDC Ticino, di cui sono stata in seguito nominata presidente onorario, è in continua evoluzione e conta oggi una settantina di membri. Sempre nel 2007 mi candidai per la prima volta al Gran Consiglio ottenendo, se non ricordo male, un 14° posto nella mia lista. Un risultato più che onorevole per una «rookie» di 24 anni. Nel 2011 fui battuta per un solo voto da Eros Mellini, ma sei mesi dopo subentrai a Pierre Rusconi che era nel frattempo stato eletto al Consiglio nazionale».
M.F.G.:: «Ho iniziato molto presto, nel movimento giovanile e in seguito nel Partito Liberale Radicale Cantonale, nella sezione e nel comune di Breganzona e Lugano. Ho ricoperto la carica di Vicepresidente della sezione di Lugano e dal 2016 sono Presidente del Circolo Liberale di Cultura Carlo Battaglini e Consigliere Comunale a Lugano. Insomma, oltre trent’anni di attività difficili da riassumere in poche righe, ma soprattutto a contatto con persone e personalità di grande spessore del PLRT, e non solo, di cui oggi ne avremmo un grande bisogno. Tanti anni impegnativi, emozionanti e di risultati concreti». In che misura e in che modo ha dovuto confrontarsi con la presenza di figure maschili all’interno dei partiti e delle istituzioni per riuscire ad affermare le sue idee e i suoi progetti? G.G.: «Il mio partito è da sempre attento alle questioni di genere. In Consiglio nazionale nel gruppo dei verdi c’è una maggioranza femminile. Ad una presidente è subentrato un uomo, al Capogruppo una donna. Nei Verdi il problema davvero non si pone. La politica istituzionale purtroppo è però ancora un mondo denominato al maschile. In troppi consessi le donne non sono nemmeno rappresentate (in CdS, ad esempio!). E come donna a volte si fa fatica ad essere presa sul serio, a maggior ragione se si è nella fascia giovane del Parlamento, dove l’età media è ancora a 49 anni! Al Consiglio degli Stati ad esempio, le donne subiscono un vero e proprio mobbing. In altri consessi – tra cui anche il Gran Consiglio almeno ai tempi in cui vi sedevo – c’è un sessismo dilagante. Le battutine e i commenti inopportuni davvero non si contavano. Ci si abitua, purtroppo, ma mi
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chiedo: non sarebbe meglio per tutte e tutti finalmente superare questi inutili, antipatici e controproducenti retaggi del patriarcato?». N.L.: «Soprattutto a livello istituzionale le figure maschili sono sempre state in maggioranza, come in maggioranza sono le altre aree partitiche, per cui chiaramente il dibattito e la discussione non sono mai mancati. Sono però convinta che le divergenze di veduta dipendano dalla sensibilità degli individui e non dal genere. Posso infatti senz’altro affermare che ci siano uomini particolarmente sensibili alle questioni di genere, come ci sono donne che non vogliono affrontare questa tematica e credono che le cose vadano bene così». A.G.: «Sinceramente non mi sono mai posta questa domanda perché nel mio breve percorso politico non ho mai avuto l’impressione di essere trattata diversamente perché donna, anzi… ho sempre lavorato bene con tutti e cercato di imparare da chi ha più esperienza di me». S.A.: «Devo dire che negli anni ho trovato sinergie e alleanze che mi hanno permesso di portare avanti i miei progetti e questo a prescindere dal genere. Sono convinta che se un progetto è valido trova i necessari consensi indipendentemente dal fatto che questo venga proposto da un uomo o da una donna. Tuttavia bisogna prendere atto del fatto che oggi le figure politiche di peso nel nostro Cantone sono in prevalenza maschili e quindi siamo ben lontani da una reale parità di rappresentanza. Pensiamo al Consiglio di Stato, integralmente maschile, ai presidenti di partito, o ancora ai rappresentanti ticinesi a Berna. È dunque inevitabile che una donna che si
dedica alla politica attiva si interfaccia perlopiù con uomini. A mio avviso trovo che sia un peccato nella misura in cui può essere disincentivante per le donne lanciarsi in politica in quanto portate a crede ancora che sia un “mestiere da uomini”». N.T.: «Poter affermare le proprie idee è un esercizio di fondamentale importanza per un essere umano. L’ho sempre vissuto come un faccia a faccia tra persone, aldilà dell’appartenenza di genere. Questo è il mio approccio, non mi concedo altro modo di pensare o interagire, né ho mai preso in considerazione l’idea che la parola di un uomo avesse un valore diverso da quella di una donna. Ho una figlia: vorrei che in lei albergasse la granitica consapevolezza della parità di genere, “i figli hanno bisogno di testimoni”, come sostiene M. Recalcati, occorre dare l’esempio». L.F.: «Ho sempre e da subito avuto un ottimo rapporto con tutti i colleghi uomini (e anche con le colleghe, del resto) sia nell’ambito del partito, sia in quello parlamentare. Le mie idee e i miei progetti hanno avuto maggiore o minore successo in quanto ritenuti validi oppure no, ma mai a dipendenza del fatto che a proporli fossi io quale donna». M.F.G.: «Confesso che non ho trovato all’apparenza difficoltà perché donna (forse altre potrebbero essere le ragioni). Posso dire che sin da giovane ho potuto essere ascoltata ed inserita nelle file del Partito. Dico in apparenza, perché alla prova dei fatti quando si è trattato di distribuire cariche importanti istituzionali poche erano le figure femminili ad averne accesso. Per esempio, nel partito liberale a livello
cantonale non si è visto ancora una presidente donna. Oppure, ancora oggi vediamo un Consiglio di Stato tutto al maschile, seppur e per fortuna le quote femminili nei parlamenti svizzeri e locali siano decisamente migliorate. Si ha sempre l’impressione che fino alla porta d’entrata ci puoi arrivare, oltre iniziano le diffidenze e quindi l’accesso difficoltoso». A suo giudizio, si può parlare di un approccio “femminile” al mondo della politica e di quali sensibilità ritiene di poter essere portatrice? G.G.: «Una presenza equilibrata dei generi in ogni consesso – politico ma non solo – andrebbe a vantaggio di tutte e tutti. I vissuti, le sensibilità, i problemi e gli approcci sono diversi. Lo dimostrano anche i fatti: le aziende che prestano attenzione all’equilibrio di genere, con presenza di donne anche ai vertici, generano più profitti. Anche in politica le sensibilità divergono: le donne tendono a impegnarsi di più per le questioni ambientali e sociali, una tendenza che si osserva non solo in parlamento ma anche nelle analisi delle votazioni. Quindi sì, c’è un approccio di genere in ogni ambito, ed è un valore aggiunto per tutta la società averlo rappresentato in maniera equa in tutti i consessi. Affinché la differenza non sia più sinonimo, e fonte, di discriminazione». N.L.: «Sono fortemente convinta che la sensibilità di un individuo non dipenda direttamente dal suo genere. Le diverse sensibilità nascono soprattutto dal contesto in cui si cresce. E in un mondo in cui donne e uomini, ancora oggi, vengono educati con aspettative, ruoli e caratteri diversi, le donne sviluppano quasi inevitabilmente delle sensibilità diverse rispetto a quelle degli uomini. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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Sensibilità, che però a mio modo di vedere sono positive e possono solo fare bene alla società tutta. Gentilezza, altruismo e rispetto del prossimo, sono alcune delle qualità che mi accomunano con molte donne e per le quali vado fiera». A.G.: «Abbiamo delle sensibilità diverse e anche un approccio diverso nell’affrontare i temi, spesso siamo più pragmatiche. Sono molto soddisfatta del fatto che rispetto alla scorsa legislatura il PLRT abbia raddoppiato la sua rappresentanza femminile in Gran Consiglio, siamo passate da quattro a otto deputate. Spero che in futuro ci siano sempre più donne pronte a lanciarsi in politica, ma per farlo servono ulteriori passi avanti per conciliare la vita professionale e quella familiare, facilitando così la possibilità di ritagliarsi del tempo anche per l’attività politica». S.A.: «In generale non bado molto alle questioni di genere. Anche dal punto di vista professionale opero in un campo, quello dell’avvocatura in ambito penale, dove spesso mi trovo maggiormente confrontata con colleghi uomini piuttosto che donne. Tuttavia, credo che, in politica come sul lavoro, su alcuni temi vi possa essere una sensibilità diversa e che sia corretto parlare di approccio “femminile”. Per quanto mi riguarda, soprattutto da quando sono madre di due bimbi, considero di essere particolarmente attenta ai temi che riguardano la conciliabilità lavoro famiglia e mi impegno a portare la mia sensibilità anche tra i colleghi uomini del mio gruppo parlamentare. Credo che questo sia fondamentale perché il confronto, l’esporre il proprio vissuto portando alla luce problemi concreti che magari neppure si conoscevano, è la base del confronto politi-
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co. Affinché ci sia però confronto è evidentemente necessario che tutte le sensibilità siano adeguatamente rappresentate, motivo per cui considero fondamentale la presenza di donne in politica a tutti i livelli». N.T.: «Pur convinta di quanto asserito antecedentemente in merito alla necessità di portare avanti un discorso paritario in ogni ambito civile, non posso esimermi dal prendere atto dell’evidente disparità di genere ancora esistente nel mondo, anche della politica; soprattutto quando si tratta dell’assunzione di cariche ambite, in barba al principio di uguale possibilità di accesso alle opportunità. Tenendo conto di queste considerazioni, ecco il mio contributo femminile, fieramente femminile: sono attiva nell’ambito della formazione, perché “donne non si nasce, si diventa” per citare Simone de Beauvoir. Da brava maestra ritengo doveroso proporre sistematicamente una panoramica storica delle lotte, delle resistenze, delle conquiste in materia di parità. Si tratta di una pietra miliare del bagaglio culturale di ognuno. Testimonia di quanto la società, con i suoi usi e costumi, possa influenzare e portare avanti visioni e usanze retrogradi e denigranti; ricorda come a volte occorra lottare per concretizzare i propri ideali. L.F.: «No, non ritengo che ci possa essere un «approccio» femminile o maschile alla politica. L’unico presupposto è la volontà di far bene. Ci sono dei problemi da risolvere e lo si fa a prescindere dal sesso. Se poi ad affrontarli in un certo modo piuttosto che in un altro ci sia una maggioranza di donne, dipende dal carattere di ognuna di loro – e di ognuno dei colleghi uomini che sul problema in questione hanno lo stesso atteggiamento. Infatti, nor-
malmente le maggioranze in Gran Consiglio sono costituite da elementi di entrambi i sessi». M.F.G.: «Ogni persona ha nel suo DNA un modo di affrontare la vita e questo vale per uomini e donne in quanto plasmati da anni di cultura, educazione, sviluppo sociale e abitudini ataviche che gli hanno imposto un modo di pensare e vivere, racchiuso in questa sintesi: l’uomo cacciatore, la donna angelo del focolare. Un modello secolare difficile da scardinare che si muta in consuetudini culturalmente legittimate e che, nei fatti, li ritroviamo nei modelli comportamentali che vedono perpetuata una serie di atti discriminatori, in particolare verso le donne. Per questa ragione possiamo affermare che l’atteggiamento femminile è completamente diverso da quello maschile. Abituate a dover sempre dimostrare di avere qualcosa in più degli uomini, a governare famiglia, figli, lavoro, le donne in politica portano con sè quell’approccio del tutto personale, idealista, ma anche più pragmatico, più concrete nella gestione della “cosa pubblica” e determinate nel realizzare gli obiettivi che si prefiggono. Una “sensibilità” di cui tutti debbono averne consapevolezza, uomini e donne, altrimenti il cambiamento non sarà mai sostanziale. Il cammino è ancora lungo». In un periodo storico così complesso come quello che stiamo attualmente vivendo, sospeso tra crisi sanitarie e nei rapporti internazionali, quali sono i progetti e i valori, a livello locale e non solo, all’affermazione dei quali ritiene necessario dedicare tutto il proprio impegno? G.G.: «La crisi che ancora viene sottovalutata, rimane quella ambientale: il cambiamento cli-
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matico e il declino della biodiversità minacciano seriamente la possibilità della vita su buona parte della terra, e ci porranno di fronte a problemi inimmaginabili. L’impegno di tutte e tutti dovrebbe ora essere quello di fare il possibile per ridurre drasticamente le emissioni e fermare la moria di specie per evitare il peggio. D’altra parte servono misure di adeguamento ai cambiamenti climatici: ad esempio più alberi nelle città per contrastare le alte temperature o una strategia cantonale di contenimento dei roghi boschivi. E bisogna investire nell’innovazione tecnologica sostenibile: ci sono enormi margini di sviluppo per trovare nuovi materiali e nuove strategie per l’efficienza energetica. In ogni modo la complessità del periodo attuale rende oltremodo evidente la necessità di pensare i problemi in modo globale: le varie crisi che dobbiamo affrontare energetica, climatica, alimentare, migratoria, geopolitica – sono intrinsecamente legate tra loro. È solo pensandole insieme che potremo risolverle, perché la giustizia sociale e quella ambientale sono inscindibili. Il mio impegno è sempre stato e continua ad essere rivolto ad entrambe». N.L.: «A qualsiasi livello, per me continua ad essere fondamentale la realizzazione di una società più equa, solidale e sostenibile: con più benessere, prospettive e qualità di vita per tutte/i, invece che per poche/i. Uno scopo che si può raggiungere grazie a una politica equa, tutelante, innovativa ed efficace, un’economia sociale e sostenibile e un’uguaglianza vera. Obiettivi questi che cerco di fare miei anche nella vita di tutti giorni, aiutando la società, prendendomi cura degli altri, apprezzando l’ambiente e rispettandolo e agendo attivamente per cambiare il mondo in un posto migliore per tutte/i».
A.G.: «Un tema molto importante che si è fatto strada in questi mesi di pandemia è sicuramente il disagio giovanile e l’accentuarsi di problematiche legate alla salute mentale delle persone. Le restrizioni hanno avuto un peso importante sulla vita di tutti noi e in molti casi hanno peggiorato delle situazioni personali già difficili. È un problema che dobbiamo affrontare, poiché prendersi cura della nostra psiche e di quella delle persone che ci sono vicine conta, tanto quanto prendersi cura del nostro fisico. Oltre a questo e a molti altri temi, ritengo che per il nostro Cantone sia fondamentale concentrarsi su progetti di sviluppo lungimiranti come, per esempio, la realizzazione di un ospedale universitario cantonale». S.A.: «Credo che uno dei problemi principali che abbiamo oggi è quello legato al mondo del lavoro soprattutto nel settore terziario. I posti di lavoro sono in calo e le condizioni lavorative sono spesso insoddisfacenti con il rischio che i nostri giovani si trovino costretti a lasciare il Ticino. Dall’altro lato il numero di frontalieri è in costante aumento anche in settori dove non c’è carenza di manodopera indigena. Ritengo poi fondamentale che si facciano tutti gli sforzi necessari a creare le basi per attrarre nuove aziende e capitali e questo può essere fatto solo con una fiscalità attrattiva, la riduzione di burocrazia e lo snellimento di leggi che intralciano in maniera eccessiva la libertà economica». N.T.: «Tre parole chiave: formazione-collettivitàsolidarietà. Formazione versus ignoranza: auspico che al termine della scuola dell’obbligo ogni persona sia dotata della capacità di ragionare. Compito dell’istituzione scolastica è dare ad ogni futuro
cittadino gli strumenti necessari alla decodificazione dell’ambiente circostante: osservare con curiosità, documentarsi, sviluppare ed essere in grado di esporre un pensiero, confrontarsi con gli altri. Collettività versus individualismo: pur consapevoli della propria individualità, è essenziale sentirsi in maniera preponderante parte di un tutt’uno ove coesistono e si relazionano persone diverse. La recente emergenza sanitaria è l’esempio lampante di quanto il sentimento di appartenenza alla comunità unito alla volontà di agire per il bene della società intera siano determinanti in momenti critici. Solidarietà versus indifferenza: l’altro siamo noi. È ora di abbattere i muri delle differenze, portando civiltà in un momento in cui l’odio sembra distruggere qualsiasi forma di dialogo: è ancora possibile pensare al senso dello stare insieme. Senza confini! L.F.: «Non credo che il Covid o, adesso, la guerra in Ucraina abbiano cambiato i problemi locali, semmai li hanno un po’ acuiti visto che la questione non è affatto nuova e i frontalieri continuano ad aumentare grazie alla sciagurata libera circolazione, non perché ci sia il Covid o la guerra. Inoltre, l’indebitamento del cantone ne esce evidentemente acuito con le spese eccezionali dovute alle misure anti-Covid, ma ciò esisteva prima ed esiste adesso. Quindi, il mio impegno è sempre sui vari problemi tuttora irrisolti, al di là della situazione internazionale contingente. Posso asserire però che in tutti questi anni ho effettuato parecchi interventi e redatto moltissimi rapporti sui temi più disparati in quanto sono stata membro di diverse commissioni. Questo mi ha certamente permesso, con un notevole impegno personale, di essere meno “settoriale” e avere una visione più ampia su diverse tematiche/problemi che toccano il nostro Cantone. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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Palazzo Federale
In quest’ambito, sono particolarmente orgogliosa del fatto che il mio rapporto emerso dalla Commissione Costituzione e Leggi, redatto a mo’ di controprogetto, sul referendum finanziario obbligatorio sia stato accettato in votazione popolare». M.F.G.: «La mia azione politica ha sempre messo al centro il pensiero liberale, un pensiero che sa coniugare interessi economici, culturali e sociali senza creare una società a due velocità. La situazione è difficile a livello mondiale ma anche locale. Pur-
troppo, spiace dirlo, molto è dato da livellamento culturale verso il basso, dove parole e valori sono sempre più svuotati del loro significato. In tutto questo la politica e i mezzi di informazione paiono sempre più smarriti, quando dovrebbero spingere su nuovi codici e una narrazione diversa dei fatti e dei commenti. Per questo, credo che si debba partire sempre da una politica culturale moderna. Quando parlo di Cultura non intendo solo i luoghi di produzione e di accesso alle arti in generale, ma anche il pensare al territorio, ai luoghi di formazione, ricerca e innovazione. Un terreno deci-
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sivo per lo sviluppo di un progetto culturale esiste già da tempo a livello Cantonale e sta crescendo: è quello delle Università e centri di ricerca pubblici e privati, come il Cardiocentro, lo IOSI, il Centro di Calcolo, per citarne alcuni. Eccellenze che per le quali la politica deve svolgere un ruolo di connettore e non di investitore, lasciando lo spazio al privato che lo sa fare. Se vogliamo essere attrattivi e mantenere una vocazione internazionale non si può prescindere da questo. Solo così riusciremo ad avere un’identità, un’attrattività e benessere per i cittadini e per chi viene da fuori».
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FINANZA / SPECIALE INVESTIMENTI
INVESTIRE IN TEMPI DI INCERTEZZA GEOPOLITICA LE TENSIONI GEO-POLITICHE AGITANO I MERCATI AZIONARI E ALIMENTANO I TIMORI DI UNA NUOVA CRISI ECONOMICA: SI DELINEA ALL’ORIZZONTE UNA TEMPESTA PERFETTA: VOLATILITÀ DEI MERCATI DOVUTA ALLA GUERRA RUSSO-UCRAINA E ALLE CRESCENTI TENSIONI GEO-POLITICHE, SPECULAZIONI DOVUTE ALLA FIAMMATA DEI RINCARI ENERGETICI E DELLE MATERIE PRIME, INCERTEZZA ECONOMICA DOVUTA AL FRENO ALLE ESPORTAZIONI E ALLA MANCATA RIPARTENZA POST-COVID, FRENO AGLI INVESTIMENTI DOVUTI ALL’IMPENNATA DELL’INFLAZIONE E DEI PREZZI AL CONSUMO. DI FRONTE AL GALOPPANTE TIMORE DI UNA NUOVA CRISI ECONOMICA ALL’ORIZZONTE, IL PRIMO SEGNALE D’ALLARME È IL CALO DEI CONSUMI DI IMPRESE E FAMIGLIE, COSÌ COME QUELLO DEGLI INVESTIMENTI. UNA SITUAZIONE CHE TENDE IN GENERE AD INCREMENTARE LE RISERVE NEI CONTI DEPOSITO (PRONTI CONTRO TERMINE, VINCOLATI, RIMBORSABILI) E NEI CONTI CORRENTI, SENZA MOVIMENTARE I CAPITALI. MINORE RIGIDITÀ, INVECE, SU FONDI PENSIONE E ASSICURAZIONI. IN QUESTO SCENARIO, COME GESTIRE I RISPARMI E COME INVESTIRE IN MANIERA OCULATA? HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:
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ALBERTO CRUGNOLA (A.C.) Responsabile Clienti Privati Regione Ticino Banca Migros
ELENA GUGLIELMIN (E.G.) Senior Credit Analyst Chief Investment Office, UBS Global Wealth Management
GABRIELE CORTE (G.C.) Direttore Generale Banca del Ceresio SA
ROBERTO MASTROMARCHI (R.M.) CFA BPS (SUISSE), Responsabile Divisione Fronte, Membro della Direzione Generale
PIETRO SCIBONA (P.S.) Vice Direttore Generale, Responsabile dell’Area Finanza, Banca del Sempione
SÉBASTIEN PESENTI (S.P.) Responsabile Private Banking Regione Ticino di Credit Suisse
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FINANZA / SPECIALE INVESTIMENTI
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ual è a suo giudizio l’approccio psicologico più corretto da tenere da parte degli investitori nel momento in cui una situazione di grave crisi internazionale genera una forte volatilità sui mercati? A.C.: «Le crisi e i periodi di maggiore volatilità sono elementi che caratterizzano i mercati finanziari. Per chi investe è particolarmente importante avere una visione a lungo termine e reagire con calma e prudenza in queste fasi intermedie. In particolare nei periodi di f lessione delle quotazioni relativamente consistenti, molti investitori e investitrici tendono a prendere decisioni dettate dalle emozioni. Ciò si traduce spesso in un eccesso di attivismo: quando le quotazioni scendono, gli investitori e le investitrici vendono gran parte delle loro posizioni, per poi riacquistarne di nuove nella successiva ripresa. Questo comportamento incide in modo negativo sull’andamento a lungo termine del rendimento del portafoglio. Consigliamo pertanto a chi investe di attenersi alla propria strategia d’investimento a lungo termine, anche in situazioni di crisi. Uno sguardo al passato dimostra che ogni crisi è seguita da una ripresa. L’orientamento tattico del portafoglio dovrebbe essere adeguato solo se si verifica un cambiamento sostanziale nel contesto degli investimenti. La scelta della strategia d’investimento è fondamentale: in termini di rischio deve corrispondere alle esigenze e alle conoscenze di chi investe. Ciò aumenta la possibilità di mantenere i nervi saldi nei momenti di crisi e di attenersi alla strategia scelta. Va da sé che l’obiettivo di qualsiasi strategia d’investimento è quello di ripartire il rischio nel modo più ampio possibile attraverso un’adeguata diversificazione».
E.G.: «L’impatto della guerra fra Russia e Ucraina, il forte aumento dell’inflazione negli ultimi mesi, come pure i focolai di Covid in Cina hanno contributo ad aumentare la volatilità, sollevando timori che l’elevata inflazione possa condurre ad un rallentamento della crescita economica. Storicamente, gli eventi di shock geopolitico di solito hanno portato solo a battute d’arresto di breve durata nei mercati finanziari. In questo contesto è importante diversificare gli investimenti geograficamente, per classi di attivi e temi. Un portafoglio diversificato, che si adatta attivamente alle condizioni di mercato prevalenti e si allinea alle nuove tendenze, può essere investito tramite una soluzione di gestione patrimoniale con diverse caratteristiche di rischio. Come sempre, è anche consigliabile investire gradualmente un importo di investimento pianificato in singole tranche. Ci aspettiamo che le aziende e i governi si concentreranno maggiormente sulla sicurezza e la stabilità, evidenziando aree come l’energia, il cibo e la sicurezza dei dati. Le soluzioni di investimento tematiche che investono nella cybersicurezza, nelle nuove tecnologie 5G, ma anche nella sicurezza alimentare e in una produzione e in un approvvigionamento energetico più sostenibili in generale, sono particolarmente richieste. In tempi di elevata volatilità le aziende del settore sanitario, che hanno una solida crescita dei profitti e qualità difensive, stanno dimostrando il loro valore». G.C.: «A mio avviso, il miglior approccio da seguire, indipendentemente dal colore dei cigni che incontreremo resta quello di osservare i mercati da un’altezza sufficiente ad evitare le distrazioni dell’ultima notizia. Ciò significa avere una visione d’insieme che permetta un quadro d’investimento
chiaro, che potrà venir corretto, ma non necessariamente stravolto, dal giungere di notizie di particolar peso. Tale approccio permette innanzitutto di evitare reazioni irrazionali dettate più dal panico, che non da ragionamenti ponderati. In seconda battuta, consente posizionamenti adatti a sfruttare positivamente trend economici, pur accettando nel breve periodo la volatilità dei mercati. La difficoltà quindi non sta nell’affrontare la situazione contingente dei mercati, ma nel dare una lettura più ampia di questi ultimi, posizionando il portafoglio su visioni più chiare e razionali di quelle di brevissimo periodo». R.M.: «Innanzitutto, niente panico! Occorre focalizzare l’orizzonte temporale dei propri investimenti: se non si ha necessità di liquidare le posizioni, è molto imprudente farlo nel momento in cui si determina un evento esogeno che provoca volatilità. Programmare un investimento e/o un disinvestimento fa parte della di una corretta implementazione di un processo di consulenza ben strutturato. È pur vero che anche le emozioni fanno parte dell’investire e quindi occorre comprendere se lo stress generato dalla volatilità è superiore al beneficio derivante da un potenziale extra-rendimento di medio termine. Una corretta profilatura del rischio, effettuata a inizio del rapporto e in modo periodico, dovrebbe tuttavia mitigare questi aspetti di natura emozionale: negli ultimi due anni si sono infatti vissuti dei momenti anormali dal punto di vista dei rendimenti. Sono stati dei veri “stress test” per i profili di rischio della clientela. Ricordiamo inoltre che molti clienti hanno mantenuto un’importante liquidità in questi ultimi anni: eccessivi movimenti al ribasso possono rappresentare occasioni di accumulo sui titoli azionari di qualità». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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P.S: «In un periodo complicato come quello attuale l’emotività, che è il peggior nemico del processo di investimento, si fa sentire in modo ancor più “ingombrante”. Definire gli obiettivi di investimento, con particolare cura all’orizzonte temporale, è quello che permette di poter guardare con un sufficiente distacco l’andamento dei mercati finanziari, anche in fasi difficili come quella attuale». S.P.: «In questo clima di incertezza geopolitica e di volatilità finanziaria, è auspicabile adottare un approccio razionale e strategico a lungo termine, con una buona diversificazione e un orientamento verso il nuovo contesto mondiale. La diversificazione tra classi d’investimento, ma anche tra regioni, settori e tematiche, non è mai stata così importante come oggi. Inoltre, il sorgere di nuove dinamiche richiede adeguamenti tematici: energia, cyber security e difesa sono per gli investitori dei temi chiave, che ritroviamo anche nei nostri supertrend insieme a tecnologia e infrastrutture». Nello specifico, quale strategia d’investimento intende adottare il vostro istituto a breve-medio temine? A.C.: «La Banca Migros offre alla propria clientela cinque diverse strategie d’investimento a lungo termine, che differiscono in termini di livelli di rischio, spaziando da strategie a rischio molto basso (Reddito) a strategie a rischio elevato (Dinamica). Sosteniamo la nostra clientela nella scelta della strategia d’investimento più appropriata. Seguendo questa strategia, la cliente o il cliente sceglie infine l’attuazione più consona alle proprie esigenze stipulando un mandato di gestione patrimoniale, una soluzione in fondi o un mandato di consulenza in investimenti. Tutte le strategie
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offerte vengono gestite attivamente dall’Investment Office della Banca Migros. Ai cambiamenti fondamentali che si verificano nel contesto degli investimenti l’Investment Office reagisce con opportune deviazioni tattiche dalla strategia d’investimento a lungo termine. All’inizio dell’anno abbiamo ridotto la quota azionaria portandola a un livello neutrale (46,5% per la strategia Bilanciata) in tutte le strategie d’investimento e l’abbiamo orientata ai titoli value per reagire all’atteso inasprimento della politica monetaria. A causa dell’aumento dei tassi d’interesse, per il momento manteniamo la nostra sottoponderazione nelle obbligazioni. Posizioni sostanziali in oro (5,5%) e immobili (12,5%) agiscono come importanti elementi di diversificazione e assicurano una certa protezione contro l’inflazione. Monitoriamo costantemente il conflitto in Ucraina; in particolare, è importante individuare tempestivamente eventuali implicazioni per il quadro della politica monetaria e la crescita economica per essere in grado di reagire di conseguenza. E.G.: «Nell’ambito della nostra allocazione tattica, e quindi con un orizzonte di 6-12 mesi raccomandiamo agli investitori di mantenere un’ampia diversificazione di portafoglio. Il nostro scenario di riferimento è incentrato su una moderazione della crescita e dell’inflazione nella seconda metà dell’anno. Nel settore azionario, il quadro economico e di mercato dovrebbe favorire gli investimenti nei settori “value”, fra i quali annoveriamo i titoli energetici, e quelli industriali. Favoriamo anche le azioni dei paesi con una forte esposizione alle materie prime all’interno dell’indice, fra cui la Gran Bretagna e l’Australia. Nel reddito fisso sono emerse aree di valore a seguito dell’aumento dei rendimenti obbligazionari delle ultime settimane. Vediamo opportunità nei titoli obbligazionari “verdi” e quindi
legati alle tematiche ambientali. Nel contesto della diversificazione riteniamo che gli strumenti alternativi, quali gli hedge funds e i mercati privati siano molto validi in quanto beneficiano di una performance decorrelata dagli attivi tradizionali quali il settore azionario e obbligazionario. L’utilizzo di coperture di portafoglio può ridurre la volatilità e il rischio. Storicamente il complesso delle commodity registra buone performance nelle fasi di elevata inflazione e a nostro avviso rappresenta un’efficace copertura contro i rischi geopolitici, dato che sono possibili ulteriori problemi alle forniture. Crediamo che anche il dollaro statunitense rappresenti un’efficace copertura per il portafoglio a breve termine. Una maggiore esposizione ai titoli azionari difensivi e resilienti come quelli della sanità può contribuire a ridurre la volatilità complessiva del portafoglio. G.C.: «Partendo dalla risposta precedente, occorre valutare i dati di fatto più probabili. Innanzitutto siamo giunti ad una situazione di interdipendenza economica globale mai vissuta in epoche precedenti; a ciò si aggiunga che la diffusione delle notizie, la rapidità di negoziazione, la disponibilità di tecnologia e, parzialmente, l‘uniformarsi delle normative di settore, rendono i mercati finanziari altrettanto interconnessi. Ciò significa una volatilità dei mercati tendenzialmente in aumento in quanto l’interdipendenza porta ad una maggior correlazione e quindi all’essere esposti a “nuove informazioni” provenienti da più punti del globo. L’impatto sui mercati delle ripetute chiusure dei porti cinesi, per normative locali sulla prevenzione del Covid, può essere uno dei tanti esempi recenti. Se i mercati diverranno più volatili, il portafoglio deve essere in grado di saper gestire tali scossoni, potenzialmente sfruttandoli in modo positivo. In secondo luogo, i
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fatti recenti sono stati un acceleratore di un trend già in essere nell’economia ovvero la ripresa dell’inflazione. Il prolungato periodo di riduzione dei costi di produzione aveva raggiunto i suoi limiti per più ragioni: il costo della manodopera asiatica iniziava già ad aumentare e tendenzialmente la tecnologia iniziava ad incidere più che il costo del singolo operaio. In oltre, il numero di consumatori globali era in continuo aumento e quindi la loro domanda di beni. Il secondo dato di fatto è quindi un livello crescente dei prezzi e di conseguenza la necessità di mantenere il valore reale del proprio patrimonio. Infine, per semplicità espositiva, se quanto sopra è vero, vivremo un’inver-
sione di tendenza nell’andamento dei tassi di interesse che, dopo decenni di riduzione e prolungata fase addirittura in territorio negativo, inizieranno lentamente a salire. La terza osservazione è quindi il ritorno del rischio di tasso d’interesse con impatto negativo su tutto quanto proponga al mercato un interesse fisso. Potremmo proseguire, ma già così si hanno alcuni punti di partenza chiari per la costruzione di un portafoglio, potenzialmente resiliente anche in acque più agitate». R.M.: «Ci troviamo senza dubbio in una fase decisamente incerta: le conseguenze della pandemia
e l’insorgere del conflitto in Ucraina hanno modificato in modo significativo lo scenario macroeconomico. Inflazione in forte rialzo, tassi di interesse a medio/lungo termine in crescita e banche centrali propense a rialzare i tassi a breve. Un grande cambiamento di paradigma nel modo di investire, considerando che lo scenario più probabile è quello di una stagflazione. Proteggere il valore reale del patrimonio della clientela diventa imperativo e risulta molto complesso, considerando che il reddito fisso offre rendimenti negativi al netto dell’inflazione (e con tassi crescenti le performance offerte da questa classe di attivi sono state pesantemente negative). Il nostro consiglio è di sottopesare il reddito fisso a favore della liquidità – in modo da tenere sotto controllo la volatilità complessiva del portafoglio - e restare investiti sull’azionario, in modo ben diversificato, per poter permettere al portafoglio di crescere in modo reale nel medio termine. Nell’allocazione strategica dei portafogli favoriamo la presenza anche di obbligazioni convertibili globali: in tal senso la Banca ha predisposto un prodotto dedicato nella gamma della nostra Popso (Suisse) Investment Fund SICAV. A complemento di questa impostazione di base i cosiddetti investimenti alternativi, con un’allocazione moderata nel portafoglio, possono essere utili per contrastare uno scenario caratterizzato da una maggiore inflazione di base. Fra questi i fondi immobiliari – svizzeri o internazionali – rappresentano una buona soluzione. Una menzione è necessaria anche per le materie prime, che sono cresciute in modo incredibile e che presentano caratteristiche molto speculative e alta volatilità: per questo motivo crediamo che non siano adeguate quale elemento di base in una Asset Allocation. Fa eccezione l’oro, per il quale reputiamo utile l’inserimento strutturale di portafogli con diverso peso a seconda del profilo di rischio prescelto. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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FINANZA / SPECIALE INVESTIMENTI
P.S: «Nel breve medio termine, in generale, adottiamo un approccio prudente che nel concreto significa ridurre di una percentuale che va dal 25% al 50% i limiti massimi di investimento consentiti da ciascun profilo. Così, ad esempio, un portafoglio che avesse come limite massimo una esposizione azionaria al 40%, oggi viene investito in azioni tra il 20% e il 30%. Non trascuriamo nemmeno l’investimento di una parte della liquidità in titoli di stato americani a breve termine. Riteniamo che il tasso nominale positivo e una diversificazione valutaria possano offrire un vantaggio nell’attuale contesto». S.P.: «In questo contesto, la nostra volontà continua a essere quella di rimanere vicini ai nostri clienti offrendo loro una gamma sempre più ampia di strategie e soluzioni efficaci per raggiungere i loro obiettivi. Nel breve-medio termine manteniamo una strategia d’investimento chiara e diversificata. Consigliamo ai nostri clienti di affidarsi ai nostri consulenti alla clientela e specialisti affinché trovino la soluzione più adeguata ai loro bisogni individuali». Quali consigli si sente di dare in questo momento a piccoli investitori che vogliono proteggere il proprio patrimonio? A.C.: «Anche nell’attuale contesto di volatilità chi investe dovrebbe seguire la strategia scelta. Un’attenzione particolare andrebbe rivolta alla diversificazione. L’allocazione dovrebbe essere articolata il più possibile su tutte le classi di asset e le regioni. In particolare, i classici elementi diversificanti come l’oro o gli immobili, contribuiscono a stabilizzare il portafoglio nei periodi di volatilità».
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E.G.: «Raccomandiamo di pianificare l’investimento cercando di mantenere la massima diversificazione. È importante focalizzarsi su prodotti che fungono da copertura contro la volatilità e che offrono dei rendimenti stabili. I titoli azionari del settore energetico, le azioni con rendimenti di alta qualità, le obbligazioni “verdi” ne sono un esempio». G.C.: «Seguendo la logica esposta, indipendentemente dalla dimensione del patrimonio in questione, prediligerei un portafoglio scarsamente esposto al mondo obbligazionario per evitare il rischio tasso e la perdita di valore reale. Darei peso alla componente azionaria gestita in modo molto attivo, così da poter affrontare la volatilità dei mercati e partecipare alla crescita economica reale, evitando quindi posizioni passive. Occorrerebbe infine un’esposizione ad investimenti ad alto contenuto “inflattivo” come le materie prime e le obbligazioni indicizzate all’inflazione. A contrappeso di tutto ciò deterrei liquidità, in proporzione tale da raggiungere un livello di rischio consono al mio profilo d’investimento». R.M.: «I piccoli investitori – ma anche quelli grandi - dovrebbero essere consapevoli che il valore del patrimonio e i rendimenti sono oggi potenzialmente minacciati da una maggiore inflazione, un fenomeno che negli ultimi decenni è stato molto tenuto sotto controllo. Questo significa che rifugiarsi nella liquidità per proteggere il proprio patrimonio è insufficiente e che probabilmente il mondo del reddito fisso non sarà troppo d’aiuto: occorre investire in attivi più volatili, che offrano rendimenti reali potenzialmente positivi. Da questo punto di vista, BPS (SUISSE) favorisce da tempo l’approccio
graduale per smorzare gli effetti della volatilità del momento di ingresso sul mercato: nella nostra gamma di prodotti e servizi i cosiddetti Piani di Accumulo in Fondi, nella versione Classic e Plus, sono adatti ad ogni tipologia di cliente. Infatti, è la strutturazione e composizione del portafoglio che fa la differenza. La nostra flessibilità si misura soprattutto con la consulenza individuale: ogni cliente ha esigenze diverse, sta a noi comprenderle e assecondarle al meglio. In tal senso anche per i mandati di gestione patrimoniale siamo in grado di programmare ingressi e disinvestimenti graduali». P.S: «Bisogna capire se parliamo di protezione nominale dell’investimento o protezione reale. Nel primo caso semplicemente si può sottoscrivere un titolo a brevissimo termine emesso da uno stato sovrano con alto standing creditizio. Chiaramente, dati i tassi nominali negativi, non si ha protezione totale del portafoglio: il tasso negativo è il costo della tranquillità nel breve. Naturalmente la protezione nominale dell’investimento non è mai efficiente quando il portafoglio è destinato a rimanere a disposizione dell’investitore nel tempo. A maggior ragione in periodi come quello attuale, questo approccio depaupera valore reale nel tempo. Il mantenimento del valore reale è attività un po’ più complicata da digerire per l’investitore ma purtroppo non ci sono scorciatoie: si tratta di definire un orizzonte temporale che non può essere troppo breve, accettare un livello di volatilità e costruire un portafoglio legato in gran parte ad attività che mantengono il valore reale nel tempo, in primis azioni». S.P.: «Le esigenze dei nostri clienti sono individuali e necessitano di soluzioni specifiche. Ricordiamoci che anche chi non investe, potrebbe correre il rischio di una di-
FINANZA / SPECIALE INVESTIMENTI
minuzione del potere d’acquisto in seguito a un eventuale aumento dell’inflazione. Consigliamo quindi soprattutto di non improvvisare, approfittando del know-how dei nostri consulenti alla clientela. Con il supporto degli specialisti aiutiamo il cliente a definire in maniera chiara la struttura del proprio patrimonio, tenendo in considerazione il suo ciclo di vita e gli obiettivi personali che vuole raggiungere. Ciò si traduce in una pianificazione finanziaria, che serve come base per definire correttamente il profilo di rischio, la quota di liquidità che può essere investita e l’orizzonte temporale». In particolare, qual è la vostra politica riguardo ai fondi d’investimento e quali prodotti intendete promuovere? A.C.: «Nell’ambito dei fondi d’investimento la Banca Migros adotta un approccio «best-in-class». Vogliamo consigliare alla nostra clientela i migliori fondi d’investimento, indipendentemente dal fatto che si tratti di Migros Bank Fonds o di fondi di altri offerenti. Questo è l’approccio che applichiamo in modo sistematico a tutti i nostri mandati». E.G.: «L’impiego dei fondi di investimento all’interno dell’allocazione di portafoglio segue i criteri dell’allocazione strategica e tattica e quindi fondi misti focalizzati sul settore azionario e obbligazionario e investimenti alternativi». G.C.: «Per filosofia aziendale non promuoviamo fondi d’investimento, ma coinvestiamo insieme ai nostri clienti, convogliando risorse verso gestori meritevoli di ricevere nostri capitali. Siamo quindi forti utilizzatori di fondi d’investimento gestiti da talenti indipendenti sparsi per il
globo. Oltre al talento devono offrirci trasparenza e condivisione dei rischi, ovvero essere coinvestitori accanto a noi ed ai nostri clienti nel fondo da loro gestito. Visto in quest’ottica, il fondo d’investimento diventa uno strumento molto efficiente per poter accedere a fuoriclasse difficilmente raggiungibili». R.M.: «Come detto, BPS (SUISSE) promuove da tempo le strategie di accumulo: i comparti della nostra Popso (Suisse) Investment Fund SICAV si possono sottoscrivere infatti direttamente o attraverso dei piani di risparmio. Alla luce dello scenario macroeconomico che prevediamo e delle attuali valutazioni di mercato le strategie che preferiamo sono quelle di Asset Allocation: nella nostra gamma disponiamo di strategie dedicate agli investimenti domestici con il comparto Swiss Conservative e agli investimenti globali con i comparti Global Conservative e Global Balanced. BPS (SUISSE) dispone di un’architettura aperta che consente un’ampia scelta di fondi delle principali case di investimento nazionali e internazionali, così come la proposta di mandati di gestione multi-manager, anche di tipo ESG. In ambito azionario reputiamo interessanti in questa fase le strategie basate su titoli ad alto dividendo: da citare il fondo Sustainable Dividend Europe che investe con regole ESG in società europee caratterizzate da solidi fondamentali e in grado di distribuire dividendi superiori alla media del mercato».
cendo evolvere la gamma prodotti attraverso il lancio di comparti più orientati al mondo azionario». S.P.: «All’interno di Credit Suisse adottiamo una politica di architettura aperta: esiste un processo di selezione dei fondi d’investimento volto a individuare strumenti che offrono la necessaria trasparenza. In questo modo riduciamo i rischi per i nostri clienti, i quali posso scegliere tra un’ampia gamma di soluzioni, con fondi d’investimento di Credit Suisse e di altri offerenti. All’interno dei nostri mandati di consulenza Credit Suisse Invest offriamo diverse strategie d’investimento a lungo termine con un interessante rapporto qualità/ prezzo. Nell’attuale contesto d’incertezza, raccomandiamo ancora di più le nostre soluzioni discrezionali, tra cui fondi di investimento e mandati di gestione patrimoniale personalizzati. In particolare, offriamo anche soluzioni di impact investing, ossia investimenti fatti con l’intenzione di generare un impatto sociale e ambientale positivo e misurabile, insieme a un rendimento finanziario».
P.S: «Abbiamo una nostra offerta di prodotti tramite Base Investments Sicav che ha dimostrato di essere, soprattutto per qualche comparto, un ottimo strumento di investimento negli anni passati. Dato il quadro di tassi nominali molto bassi stiamo faTICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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FINANZA / ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE
IPOTECHE SOSTENIBILI, LE RIFLESSIONI DI SWISS BANKING
L’ Alberto Celletti, Responsabile CSR, Associazione Bancaria Ticinese
SE LA SVIZZERA VUOLE RAGGIUNGERE LA NEUTRALITÀ CLIMATICA ENTRO IL 2050, UNO DEI SETTORI DOVE È URGENTE INTERVENIRE È QUELLO DEGLI IMMOBILI, CHE SONO FONTE DI UN TERZO DELLE EMISSIONI TOTALI. LE BANCHE, ATTRAVERSO LA CONCESSIONE DI IPOTECHE, POTRANNO GIOCARE UN RUOLO FONDAMENTALE.
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Associazione svizzera dei banchieri (ASB) ha recentemente pubblicato uno studio realizzato in collaborazione con Boston Consulting dedicato alla transizione energetica. Un tema di stretta attualità considerato che la Svizzera ha aderito all’Accordo di Parigi, che ha come obiettivo il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Nello studio è stato calcolato per la prima volta l’ammontare degli investimenti necessari affinché il nostro Paese centri l’obiettivo: 387 miliardi di franchi, circa 13 miliardi all’anno per i prossimi 28 anni. Gli esperti non si sono fermati a questa cifra, ma hanno anche stimato che la piazza finanziaria svizzera è in grado di finanziare circa il 91%, degli investimenti necessari mediante l’erogazione di crediti e attraverso il mercato dei capitali. Se sulla finanza sostenibile le banche svizzere hanno già sviluppato notevoli competenze ed esistono dei primi framework condivisi, nel settore creditizio, in particolare in ambito ipotecario, la situazione è diversa: solo recentemente i crediti sostenibili stanno emergendo tra le priorità del settore bancario. L’ASB si è occupata della tematica nella pubblicazione intitolata “Climate-efficient mortgages, opportunities for green property financing”, nella quale vengono elaborate delle prime linee guida e forniti suggerimenti per le banche che vogliono supportare i proprietari di immobili nella transizione energetica. Gli edifici, che siano case o uffici, sono all’origine di un terzo delle emissioni di gas serra a livello
nazionale: un miglioramento in questo ambito risulta quindi fondamentale. È importante specificare che in Svizzera gli immobili hanno un’età media di 45 anni e dunque utilizzano sistemi di riscaldamento antiquati, alimentati a olio combustibile e generanti molta CO2. Inoltre questi edifici hanno una scarsa efficienza energetica, ovvero disperdono molto calore. Attualmente solo l’1% degli edifici in Svizzera viene rinnovato per migliorare l’efficienza energetica: stando allo studio ASB, se la Svizzera vuole raggiungere la neutralità climatica entro i prossimi trent’anni questo tasso deve quanto minimo raddoppiare. Le priorità: formazione, reporting e migliori condizioni quadro Partiamo dal presupposto che, in ultima analisi, la decisione di rinnovare un immobile viene presa dal proprietario e non dovrebbe essere imposta dall’esterno. Tuttavia può essere creato un sistema di incentivi che spinga i proprietari a optare per un intervento e sicuramente un ruolo importante lo possono giocare le autorità a livello nazionale, cantonale o comunale, ad esempio attraverso incentivi fiscali. Altrettanto fondamentale sarà però il contributo del settore finanziario: secondo l’ASB le banche possono - e dovrebbero - concentrare le loro attività in quelle aree che sono nella loro immediata sfera di influenza, adottando misure che non pregiudichino la competitività e con un equilibrato rapporto costi/benefici. Sulla base di queste premesse, l’ASB vuole sviluppare - in alcuni casi in collaborazione
FINANZA / ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE
con tutti gli altri attori rilevanti - soluzioni in diverse aree: Advisory - Ampliare l’attuale servizio di consulenza alla clientela per la pianificazione e il finanziamento dei lavori di risanamento, compresa la formazione del personale. In questo senso sarà quindi necessario un aggiornamento professionale dei collaboratori attivi nel settore crediti. Classificazione - Sviluppare un sistema di classificazione delle ipoteche in base alla loro efficienza energetica, con criteri definiti e parametri chiave (ad esempio il sistema di riscaldamento utilizzato o la stima del consumo di CO2 per metro quadro). In questo modo sarà più facile elaborare offerte personalizzate e avvantaggiare chi sceglie di costruire o rinnovare un immobile con criteri ecologici.
Condizioni quadro - Collaborare con le autorità e i responsabili politici per creare migliori condizioni quadro. Inoltre sarà importante cooperare con l’economia reale nello sviluppo di nuovi prodotti, ad esempio il leasing di pannelli solari. Per fare dei passi in avanti sarà quindi necessario adottare un approccio simile a quello utilizzato nell’ambito degli investimenti sostenibili, ovvero un connubio di autoregolamentazione e cooperazione con gli altri attori economici. La transizione verso immobili più sostenibili andrà a vantaggio anche delle banche stesse: avere nel portafoglio edifici con un’elevata efficienza energetica riduce l’esposizione al rischio e aumenta il valore del portafoglio.
ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE Villa Negroni CH-6943 Vezia T. +41 (0)91 966 21 09 www.abti.ch
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FINANZA / UBS
DAL 2023 LE PORZIONI LEGITTIME SARANNO RIDOTTE. LA REVISIONE NORMATIVA GARANTISCE PIÙ ALTERNATIVE PER PIANIFICARE LA SUCCESSIONE.
PIÙ LIBERTÀ PER IL DIRITTO SUCCESSORIO
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lla fine del 2020, il Parlamento ha approvato la revisione del diritto successorio che risale a oltre 100 anni fa. La nuova legge entrerà in vigore il 1° gennaio 2023. Come testatori, ora disporrete liberamente di una parte maggiore della successione. Nel vostro testamento potete già tener conto delle nuove disposizioni a partire dal momento in cui la revisione entrerà in vigore.
I PRINCIPALI ELEMENTI DELLA NUOVA NORMATIVA • La porzione legittima per i discendenti diretti viene ridotta al 50% • Scompare la porzione legittima per i genitori • Le coppie sposate in fase di divorzio possono diseredarsi prima del verdetto • Il concubinato continua a non prevedere un diritto successorio regolato dalla legge • Gli averi del pilastro 3a non rientrano nella successione • Vale la pena rivedere regolarmente il testamento.
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Riduzione della porzione legittima per i discendenti Se non avete redatto un testamento, il vostro patrimonio sarà distribuito in base alla successione legale, che non cambia con la revisione della legge. La revisione legale prevede che, ad esempio, se siete sposati e avete figli, il primo passo dopo il decesso sarà una liquidazione del regime dei beni tra i coniugi. In seguito, metà dei beni della persona deceduta andrà al coniuge superstite e l’altra metà ai figli. Diversa è la situazione qualora esista un testamento: la porzione legittima dei discendenti è ridotta da tre quarti della quota ereditaria legale, ossia metà della quota come spiegato in precedenza, alla metà, che corrisponde a un quarto del patrimonio totale. La porzione legittima del coniuge o del partner registrato rimane invariata e corrisponde alla metà dell’eredità prevista dalla legge, vale a dire un quarto del patrimonio totale. L’esempio dimostra che ora metà della successione potrà essere distribuita liberamente nel testamento, al
posto degli attuali tre ottavi. Impatto del nuovo diritto successorio sul diritto di usufrutto La revisione del diritto successorio comporta un cambiamento anche del diritto di usufrutto, che rinvia il diritto dei discendenti di utilizzare i beni ereditati a favore del coniuge superstite: questo beneficio dà al coniuge superstite la piena proprietà del 50% invece del 25% della successione e, di conseguenza, il 50% dell’eredità va in usufrutto al coniuge superstite. Rimozione della porzione legittima dei genitori L’attuale porzione legittima per i genitori sarà completamente abolita dal 2023. Dopo il vostro decesso, pertanto,
FINANZA / UBS
potrete lasciare l’intera eredità al vostro o alla vostra partner, nonostante siano ancora in vita i vostri genitori. Questo vale per il matrimonio, l’unione domestica registrata e il concubinato.
to. Anche la situazione fiscale non è cambiata: a seconda del Cantone, l’eredità ricevuta da un partner convivente è ancora soggetta all’imposta di successione fino al 50%.
Modifica per le coppie in fase di divorzio Un’altra importante modifica riguarda le coppie sposate con un divorzio in corso: attualmente, il diritto all’eredità e alla porzione legittima scade solo con la sentenza definitiva di divorzio. A partire dal 1° gennaio 2023, la tutela della porzione legittima verrà annullata anche se la procedura di divorzio è ancora in corso. Basta un semplice testamento per diseredare completamente il coniuge dal quale si vuole divorziare.
Chiarezza sul pilastro 3a Dal punto di vista legale era già indiscusso che gli averi previdenziali custoditi presso un ente assicurativo del pilastro 3a non rientrassero nella successione. Ora si stabilisce esplicitamente che tutti gli averi previdenziali del pilastro 3a, custoditi sia presso compagnie di assicurazione sia banche, sono trattati allo stesso modo e non rientrano nella successione. L’ordine dei beneficiari è disciplinato dall’apposita ordinanza OPP3. Tuttavia, gli averi del pilastro 3a sono aggiunti alla massa per il calcolo della porzione legittima nella misura del valore di riscatto. L’ideale sarebbe fare riferimento, nel vostro testamento, all’ordine dei beneficiari che avete depositato presso l’istituto di previdenza. Riflettete su questo tema per tempo. Il pagamento degli averi previdenziali in caso di decesso è imposto separatamente dagli altri redditi a un’aliquota
Ancora nessun diritto successorio in caso di concubinato La revisione del diritto successorio non ha cambiato la posizione dei partner conviventi. Pertanto, continuano a non avere alcun diritto legale all’eredità. I benefici per i partner conviventi devono quindi continuare a essere regolati nel testamento o in un contrat-
ridotta e, a differenza dell’imposta di successione, non dipende dal grado di parentela. A seconda del Cantone, per i partner conviventi le imposte su averi 3a di ad esempio 100 000 franchi, possono essere inferiori che su un patrimonio ereditato dello stesso importo. Rivedere il testamento Se avete già redatto un testamento, è consigliabile rivederlo alla luce del nuovo diritto successorio: volete fare delle ridistribuzioni approfittando di una maggiore libertà? Le decisioni riguardanti le porzioni legittime sono formulate chiaramente alla luce del nuovo diritto ereditario? C’è bisogno di integrazioni per un eventuale divorzio? Un nuovo testamento che tenga conto sia dell’attuale sia del nuovo diritto successorio può già essere redatto oggi e sostituire il testamento precedente. Ciò significa che non dovrete attendere fino al 1° gennaio 2023 per rivederlo o rielaborarlo, né per scriverne uno per la prima volta.
CONTATTI I nostri esperti in ambito Wealth Planning sono a vostra disposizione Avv. Giorgio Falconi Responsabile Wealth Planning UBS Ticino giorgio.falconi@ubs.com T. +41 (0)91 801 68 84
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FINANZA / CREDIT SUISSE
UNA BOUTIQUE DI ALTA GAMMA PER CLIENTI FACOLTOSI E PER SINGLE FAMILY OFFICE
FRANCESCO ANDREAZZI, RESPONSABILE PREMIUM CLIENTS PER CREDIT SUISSE IN TICINO, SPIEGA IN CHE MODO IL SUO TEAM APPLICA UN APPROCCIO PERSONALIZZATO E SFRUTTA APPIENO TUTTE LE RISORSE MESSE A DISPOSIZIONE DALL’ISTITUTO A LIVELLO GLOBALE PER RISPONDERE ALLE NECESSITÀ PIÙ ARTICOLATE DELLA PROPRIA CLIENTELA.
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«P
er i clienti facoltosi (Ultra-High Net Worth Individual, UHNWI) e i Single Family Office (SFO) è di fondamentale importanza una consulenza personale basata su soluzioni esclusive di alto livello. Per noi è essenziale che i consulenti abbiano la possibilità di stare vicini ai clienti ed è per questo motivo che nel nostro team ogni consulente accompagna un numero molto limitato di famiglie facoltose e di SFO», spiega Andreazzi.
Fiducia, dialogo aperto e collaborazione. L’approccio di Credit Suisse si basa sulla fiducia reciproca con l’intento di instaurare un dialogo aperto con ogni cliente. In tal modo si creano le basi per una collaborazione a lungo termine tra la banca, il cliente e i professionisti che lo assistono. «I nostri consulenti, oltre a vantare una grande esperienza bancaria, seguono formazioni e aggiornamenti continui» prosegue Andreazzi. «In questo modo riescono a individuare le migliori soluzioni per ciascun cliente. Il nostro punto di forza è di poter contare sull’assistenza di numerosi specialisti grazie ai quali possiamo accedere rapidamente a tutte le competenze di una banca integrata e globale come Credit Suisse. A titolo di esempio vi è la stretta collaborazione con il team Strategic Advisory di Premium Clients», sottolinea Andreazzi. «Un team che vanta un’esperienza pluriennale in operazioni complesse a stretto contatto con l’Investment Bank di Credit Suisse, ed è in grado di proporre soluzioni individuali per SFO e persone facoltose residenti in Svizzera in merito a transazioni aziendali complesse o per esigenze legate al mercato dei capitali». Soluzioni sofisticate per rispondere a esigenze complesse. «In seguito alla crescente complessità dei mercati finanziari, notiamo da tempo un incremento della richiesta di
FINANZA / CREDIT SUISSE
soluzioni di investimento di alta gamma da parte della clientela più sofisticata. In questo senso, ad esempio, gli investimenti sui mercati privati e la possibilità di interagire direttamente anche con la nostra banca di investimento sono sempre più rilevanti nei colloqui con i nostri clienti» afferma Francesco Andreazzi. I crediti strutturati rappresentano una delle soluzioni esclusive proposte dal Team Premium Clients di Credit Suisse. Infatti, per ampliare il portafoglio preservando il patrimonio o per ottimizzare il rendimento interno di un proprio fondo, grazie ai crediti strutturati è possibile creare liquidità aggiuntiva, senza dover vendere valori patrimoniali. «Ai nostri clienti offriamo finanziamenti garantiti attraverso portafogli obbligazionari e azionari concentrati, crediti coperti da quote di fondi private equity e ancora finanziamenti contro azioni non quotate per la raccolta a breve e medio termine di liquidità», sottolinea Andreazzi. Il passaggio generazionale e la filantropia. «Negli ultimi anni, continua Francesco Andreazzi, il nostro lavoro è cambiato molto. Oltre ad assistere i nostri clienti nell’ambito della ge-
stione del portafoglio e dei crediti, li accompagniamo in momenti molto importanti per la loro vita professionale e personale, consigliando loro, ad esempio, come regolare al meglio il passaggio patrimoniale alla prossima generazione». Il cliente facoltoso vuole spesso pianificare per tempo il futuro della propria impresa e regolare tempestivamente la successione con riferimento al proprio patrimonio e agli averi come immobili, opere d’arte o natanti. «È quindi importante – rimarca Andreazzi – avere una visione globale su tutti gli averi e gli impegni finanziari del cliente per offrire una consulenza ritagliata su misura, coinvolgendo dove necessario i nostri specialisti». «In questo ambito notiamo un crescente interesse per la filantropia», continua Andreazzi. Da un lato vi sono clienti che desiderano effettuare donazioni mirate che assicurino cambiamenti a lungo termine, e dall’altra, molti clienti vogliono costituire una propria fondazione in modo da soddisfare le necessità in base al proprio desiderio di sostenere organizzazioni in ambito umanitario, culturale o sportivo. «Creare una fondazione è solo il primo passo verso un impegno a lungo termine a favore di una cau-
sa. Come avviene per gli investimenti, anche la filantropia dà i risultati migliori con il passare del tempo. Per questo motivo assicuriamo al cliente tutta la nostra competenza in questo ambito anche nel momento del passaggio di una fondazione alle nuove generazioni» ribadisce Andreazzi. Rete globale, presenza locale. Grazie alla stretta collaborazione all’interno di Credit Suisse e alla presenza sul territorio, i consulenti alla clientela di Premium Clients Ticino riescono a conoscere sempre meglio la situazione personale di ogni singolo cliente, ad analizzarla da vari punti di vista e a trovare soluzioni per le esigenze più complesse. «Per noi è importante fornire alla clientela presente in Ticino un servizio che assicuri da un lato la giusta prossimità e, dall’altro, l’accesso alla piattaforma globale di Credit Suisse. Ciò è molto apprezzato dai clienti che operano e investono a livello globale ma che riconoscono allo stesso modo la possibilità di avere interlocutori regionali che conoscono la realtà ticinese e che sono vicini a loro, alle loro famiglie e alle loro aziende», conclude Francesco Andreazzi.
Da sinistra: Ulisse Zanelli, Francesco Andreazzi, Manuela Marino, Rita De Rosa, Andrea Zanetti e Timoteo Gandolfi. Il team Premium Clients Ticino
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FINANZA / BNP PARIBAS
OFFERTA INTEGRATA, GLOBALE ED ESCLUSIVA COORDINATA DA LUGANO
FABIO SPINELLI, DIRETTORE DELLA FILIALE DI BNP PARIBAS (SUISSE) SA A LUGANO DAL 2019, PARLA DELLA SVIZZERA COME MERCATO CHIAVE PER IL GRUPPO BNP PARIBAS E DELLA SEDE IN TICINO COME ACCESSO DIRETTO AI SERVIZI ESCLUSIVI DELLA PRIMA PRIVATE BANK DELL’EUROZONA.
Q
uali sono le cifre chiave di BNP Paribas in Svizzera? «La storia di BNP Paribas in Svizzera affonda le proprie radici nel XIX secolo. Nel 1872, dalla fusione di due istituti, nasce la «Banque de Paris et des Pays-Bas» l’antenata dell’odierna BNP Paribas. All’indomani della propria fondazione, nel 1872, la banca ha aperto la sua prima filiale in Svizzera, a Ginevra, con cinque
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collaboratori. Quest’anno BNP Paribas celebra il suo 150° anniversario di presenza in Svizzera, dove ha sempre svolto un ruolo di primo piano nello sviluppo dell’economia. Per esempio, ha finanziato l’Esposizione nazionale svizzera tenutasi a Ginevra nel 1896 e successivamente ha partecipato alla costruzione dei trafori del Gottardo e del Sempione, aperti, rispettivamente, nel 1906 e nel 1921. Oggi BNP Paribas in Svizzera impiega quasi 1000 collaboratrici e collaboratori distribuiti nelle tre sedi di Ginevra, Zurigo e Lugano. L’ufficio di Lugano esiste dal 1971, ossia da oltre cinquant’anni. Concentrando i propri sforzi su strategie di lungo termine focalizzate soprattutto ai bisogni dei propri clienti, la divisione di Wealth Management di BNP Paribas è riuscita a divenire la prima Private Bank dell’Eurozona». Come è strutturata l’offerta di BNP Paribas sul mercato svizzero? «Per BNP Paribas, la Svizzera rappresenta un mercato chiave al centro delle proprie operazioni europee. In termini di strategia, attualmente ci focalizziamo su due attività: Wealth Management e Corporate & Institutional Banking. La linea Wealth Management si concentra in Svizzera su imprenditrici ed imprenditori, famiglie e individui facoltosi, che accompagna nel lungo termine fornendo una risposta globale alle loro esigenze finanziarie e patrimoniali. Corporate & Institutional Banking si rivolge più in particolare a imprese svizzere di grandi e medie dimensioni, multinazionali e istituzioni finanziarie».
Come intendete continuare a svilupparvi in questo mercato? «Negli ultimi 150 anni siamo stati un attore importante per l’economia svizzera e vogliamo continuare ad esserlo. È proprio questo il senso della nostra presenza in Svizzera. Per svolgere appieno questo ruolo, intendiamo rafforzare soprattutto la nostra leadership in campo « ESG ». Vent’anni fà, BNP Paribas ha preso coscienza del ruolo chiave che la finanza deve svolgere nella trasformazione della società e da allora, in ciascuna delle nostre linee di business, lavoriamo per creare nuovi modelli economici. In modo molto concreto, mobilitiamo tutte le nostre attività di finanziamento, di investimento, di recrutamento e di mecenatismo per contribuire a questa trasformazione. Nel settore della gestione patrimoniale, la nostra responsabilità è quella di concepire soluzioni d’investimento innovative e sostenibili per permettere ai nostri clienti di investire esercitando al contempo un impatto positivo». Qual è l’assetto che avete messo in atto per Lugano? «La strategia 2022-2025 di BNP Paribas in Svizzera e a Lugano è quella di proporsi come banca di riferimento per clientela svizzera ed internazionale che desidera - tramite un’unica relazione con BNP Paribas a Lugano - avere un accesso diretto e privilegiato ad una serie di servizi globali del Gruppo BNP Paribas con un approccio «One Bank», ossia un’offerta integrata di servizi intra-gruppo coordinati dalla Svizzera. Abbiamo pertanto analizzato quali potessero essere i servizi supplementari (da integrare all’offerta di base) funzionali alla crescita
FINANZA / BNP PARIBAS
della clientela, dei Family Offices e dei gestori professionali per i prossimi anni considerando i loro bisogni e desideri. In particolare, si sono rilevate cruciali le nuove collaborazioni con entità del Gruppo quali BNP Paribas Real Estate Group e BNP Paribas Corporate & Institutional Banking, oltre che sinergie con le banche domestiche del Gruppo presenti nella maggioranza dei paesi europei, in particolare quelli limitrofi alla Svizzera». Quali sono le specificità dell’ufficio di Lugano? «BNP Paribas a Lugano, in linea con la strategia della Banca in Svizzera, sta accelerando la propria crescita in Ticino attraverso in particolare l’accesso esclusi-
vo a nuovi servizi internazionali del Gruppo BNP Paribas e ad un’offerta globale di soluzioni d’investimento sostenibili (ESG) ad hoc. Da Lugano, da un lato, serviamo clienti svizzeri ed europei con esigenze internazionali di investimenti personali, di crescita all’estero della propria azienda o di sviluppo di nuove relazioni commerciali o istituzionali. Dall’altro, diamo attivo supporto alla clientela internazionale che intende aumentare i propri investimenti (in ambito finanziario, societario ed immobiliare) in Svizzera e nei mercati europei beneficiando di un unico centro di competenze e di gestione dei propri interessi personali ed aziendali. Tutto questo direttamente da Lugano in relazione con gli oltre 70 paesi del mondo in cui opera il Gruppo
BNP Paribas. Grazie al nostro approccio «One Bank», i nostri clienti in Ticino hanno accesso diretto ai servizi esclusivi del Gruppo BNP Paribas quali Wealth Planning internazionale, Merger & Aquisition Corporate Advisory e soluzioni specifiche in ambito di Real Estate dove selezioniamo, finanziamo e gestiamo i portafogli immobiliari (residenziali e commerciali) internazionali dei clienti, tramite un’unica relazione bancaria con BNP Paribas a Lugano, grazie alle sinergie implementate con la rete capillare di banche commerciali del Gruppo BNP Paribas nel mondo. In particolare da gennaio 2022 Lugano è diventata il punto unico di accesso e di riferimento in Svizzera per la clientela italiana».
BNP PARIBAS (SUISSE) SA Riva Caccia 1a CH-6907 Lugano T. +41 58 212 41 11 www.bnpparibas.ch
BNP PARIBAS ADERISCE ALLA NET-ZERO BANKING ALLIANCE La ricerca di impatti ambientali positivi è diventata parte integrante della ragion d’essere di BNP Paribas, che intende fare della finanza sostenibile una leva cruciale del prossimo piano strategico. In linea con questo piano, BNP Paribas ha appena aderito alla «Net-Zero Banking Alliance (NZBA)» lanciata dall’iniziativa finanziaria del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP FI). Nello specifico, i membri della NZBA vogliono allineare le emissioni di gas serra prodotte dalle loro attivi-
tà di prestito e di investimento con la traiettoria richiesta per raggiungere l’obiettivo della neutralità carbonica entro il 2050. Intendono inoltre concentrare i propri sforzi sui settori maggiormente responsabili delle emissioni di gas serra. «La firma di un impegno comune verso l’azzeramento delle emissioni di anidride carbonica, con obiettivi intermedi, costituisce un passo decisivo nella mobilitazione del settore finanziario per il clima» sottolinea Jean-Laurent Bonaffé, CEO del Gruppo BNP Paribas. «Si
tratta di un segnale forte per tutte le parti interessate, una base metodologica per l’azione e una leva culturale per la transizione ecologica delle banche e dei loro clienti. In occasione della COP 21 di dicembre 2015, BNP Paribas si è impegnata ad allineare progressivamente il proprio portafoglio crediti agli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Oggi, siamo mobilitati per affrontare la sfida ancora più grande di incoraggiare e sostenere sistematicamente le trasformazioni e i progetti in corso dei nostri clienti in tutti i settori di attività».
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FINANZA / GRUPPO BANCASTATO
IL 2021 HA RAPPRESENTATO PER IL GRUPPO BANCASTATO UN ANNO CONTRADDISTINTO DA OTTIMI RISULTATI FINANZIARI. IL COMMENTO DI FABRIZIO CIESLAKIEWICZ, PRESIDENTE DELLA DIREZIONE GENERALE.
UNA BANCA SEMPRE IN CRESCITA milioni di franchi. Siamo molto orgogliosi di destinare alla proprietà una simile somma, che si rivelerà certamente preziosa per tutti i ticinesi. Ciò è stato reso possibile dagli ottimi risultati operativi: basti pensare che l’utile del Gruppo cresce del 9,3% a 55,2 milioni di franchi. Insomma: dal punto di vista finanziario il 2021 è stato un anno lusinghiero e la soddisfazione deriva anche dal fatto che i risultati si inseriscono in un contesto di crescita pluriennale e la consolidano ulteriormente confermando la bontà del nostro modello di affari e dei vari progetti strategici portati a termine negli ultimi anni».
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ossiamo riassumere in un giudizio sintetico una valutazione complessiva dei risultati ottenuti nel corso del 2021?
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«Ritengo che i risultati ottenuti dal Gruppo BancaStato siano importanti sotto diversi punti di vista. Il versamento nelle casse cantonali è innanzitutto in aumento e supera i 43,3
Quali sono state le evoluzioni delle voci di ricavo? «Iniziamo dal risultato netto da operazioni su interessi, che rappresenta la principale e storica voce di ricavo del Gruppo: che sfiora i 158 milioni e rispetto al 2020 progredisce di 4,4 milioni. Il risultato da operazioni su commissione e da prestazioni di servizio segna una crescita sostanziosa, di 9,4 milioni, ciò che gli consente di raggiungere i 63,7 milioni; tale aumento è principalmente da ricondurre alle aumentate quote di mandati di gestione patrimoniale e di fondi d’investimento del Gruppo, al generale positivo andamento borsistico e alla crescita delle commissioni creditizie per emissioni di garanzie e crediti documentari. Il risultato da attività di negoziazione, dal canto suo, passa da 17,9 a 20,8 milioni, mentre gli altri risultati ordinari migliorano di 0,9
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milioni a 3,7 milioni; entrambi beneficiano anche della positiva evoluzione delle borse. Ebbene, ciò determina che complessivamente i ricavi netti segnino una forte crescita, passando da 228,6 a 246,2 milioni: parliamo di un aumento del 7,7%. L’entità dei ricavi consente per l’appunto di ottenere una forte crescita dell’utile di Gruppo, e questo nonostante costi di esercizio in aumento e malgrado una importante e ulteriore attribuzione a rischi bancari generali».
soglia si attesta a 1,6 miliardi. È opportuno ricordare che tale voce include anche i crediti Covid-19, strumento il cui utilizzo a fine 2021 ammontava a oltre 132 milioni. Passando agli enti pubblici, i crediti nei loro confronti aumentano di 680,6 milioni. Anche gli impegni nei confronti della clientela rinnovano la crescita degli anni scorsi, aumentando di oltre 1,5 miliardi a oltre 12,5 miliardi. L’evoluzione della cifra di bilancio è netta: la crescita è di 1,5 miliardi a 17,95 miliardi».
Il conto economico 2021 di BancaStato ha inglobato anche la seconda edizione di “Vivi il tuo Ticino”: quale è il vostro bilancio? «Dalla prospettiva del mandato pubblico le due edizioni di “Vivi il tuo Ticino” sono certamente molto positive. Per BancaStato è stato importante intervenire a sostegno del territorio in un momento così delicato e inaspettato come quello vissuto durante la pandemia. “Vivi il tuo Ticino” ha anche ben dimostrato di come si possano unire le forze prontamente e in maniera concreta nonché efficace per il bene del territorio. Insomma, il bilancio è senza dubbio ottimo».
Quale è il vostro giudizio sulla qualità del portafoglio creditizio? «Riteniamo che sia di buona qualità. Il nostro portafoglio creditizio è sottoposto a periodici e specifici stress test e non sono emersi segnali di deterioramento. Osservando i crediti ipotecari, la quasi totalità dei mutui hanno un grado di anticipo in “primo rango”, il che – parlando di rischi – è un aspetto indubbiamente positivo. Tre quarti delle ipoteche sono inoltre riconducibili al settore abitativo e dunque a nuclei familiari per i quali l’investimento immobiliare non riveste un carattere speculativo».
Passiamo invece al commento delle voci di bilancio… «Nonostante il Gruppo BancaStato offra prodotti e servizi universali, tali cioè da rispondere in maniera completa ai bisogni della clientela, l’attività principale continua ad essere quella legata ai crediti ipotecari. Ebbene, a fine 2021 raggiungiamo in tal senso la soglia di 11,1 miliardi. Rispetto al 2020 l’aumento è cospicuo: ben 822,5 milioni. Ciò è dovuto sia a una crescita organica pluriennale sia all’accordo conclusosi ad aprile 2021 con EFG, con il quale sono confluiti in BancaStato circa 411 milioni di crediti ipotecari. Per quanto riguarda invece i crediti nei confronti di privati e aziende, emerge una crescita di 149,8 milioni e la
Come sono evoluti i patrimoni in gestione e gli indici legati a redditività, efficienza e solidità? «Nel 2021 il volume degli “Asset under management” del Gruppo BancaStato è cresciuto di 2,28 miliardi e si è attestato a 20,68 miliardi. Per quanto riguarda specificatamente l’afflusso di nuovi patrimoni della clientela, la così chiamata “Net New Money”, l’aumento è stato invece di 1,91 miliardi. È vero che queste evoluzioni sono in parte da ricollegare ai volumi acquisiti tramite l’accordo con EFG, ma comunque si inseriscono nel quadro delle significative crescite degli ultimi cinque anni. Passiamo ora agli indici, cominciando dalla redditività, che in termini di Return on Equity si attesta al 6,0%. Al netto dei costi non ricorrenti – che
hanno riguardato l’adeguamento del piano pensionistico del personale, con lo scopo di mitigare la costante decrescita del tasso di conversione degli averi previdenziali – tale indicatore è del 7,2%. Gli indicatori di efficienza si mantengono dal canto loro a un buon livello. Il Cost/Income I – che rapporta i costi di esercizio ai ricavi netti – passa dal 56,7% nel 2020 al 62,1% del 2021; al netto dei costi per i piani pensionistici, l’evoluzione è tuttavia positiva e raggiunge il 55,6%. Il Cost/Income II - che include anche gli ammortamenti e gli accantonamenti – si attesta al 67,7%, mentre nel 2020 era al 62,0%; non considerando i fattori non ricorrenti, l’indicatore migliora e si attesta al 61,2%. Quanto alla solidità del Gruppo, tutti gli indicatori previsti dalla Banca dei Regolamenti Internazionali si riconfermano abbondantemente al di sopra delle soglie regolamentari: il Core Tier 1 passa dal 16,7% di fine 2020 al 15,2% a fine 2021, il Tier 1 ratio passa dal 16,7% al 15,8%, mentre la capital adequacy sale dal 16,7% al 18,7%». Finora abbiamo parlato del 2021. Quali sono le vostre prospettive per il 2022? «Specialmente in un periodo così turbolento dal punto di vista geopolitico è difficile prevedere con accuratezza gli impatti economici del conflitto. Il rincaro del costo dell’energia e le difficoltà di approvigionamento sono un’ulteriore dimostrazione di come i Paesi e le loro economie siano interdipendenti e sono fonte di preoccupazione anche per le aziende locali, le quali che si troveranno confrontate con un aumento dei costi di produzione. Per quanto riguarda BancaStato siamo fiduciosi di raggiungere gli obiettivi prefissati. E di certo vi è che continueremo sempre a lavorare per il Ticino e per i ticinesi».
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EDUCARE ALL’UTILIZZO DELLA BLOCKCHAIN in vario modo nei diversi settori, è già oggi in grado di esprimere in funzione dello sviluppo del business e la creazione di valore. L’obiettivo che ci eravamo proposti, e che sicuramente è stato raggiunto, come testimoniamo il numero e il livello di partecipazione dei presenti, era quello di creare un messaggio di comprensione e dare fiducia nei confronti di questo ecosistema destinato ad impattare in modo importante, quando non addirittura decisivo, non solo nel mondo dell’economia e della finanza, ma nella vita di tutti i giorni. Un concentrato di informazioni ad altissimo livello utile ad educare anche i non addetti ai lavori all’utilizzo della tecnologia Blockchain». Sascha Wullschleger
SASCHA WULLSCHLEGER, HEAD OF WEALTH MANAGEMENT BIL LUGANO, E GEO PINI BUSINESS DEVELOPMENT MANAGER BIL LUGANO, TRACCIANO UN BILANCIO MOLTO POSITIVO DELL’EVENTO DECENTRALIZED LUGANO E DELINEANO LE STRATEGIE DELLA BANCA NEI CONFRONTI DELLE TECNOLOGIE INNOVATIVE CHE GIÀ OGGI STANNO TRASFORMANDO IL MONDO FINANZIARIO.
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Geo Pini
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he cosa ha rappresentato nella strategia di BIL Suisse l’evento del 28 aprile scorso, rispetto all’obiettivo di creare una piattaforma di scambio tra imprenditori, investitori e BIL Bank? «La scelta di sponsorizzare l’evento Decentralized Lugano nasce dalla considerazione che si trattava di una opportunità unica, non solo rispetto a Lugano, ma anche ad altre analoghe iniziative tenutesi a Amsterdam e a Parigi, per consentire ad una platea estremamente qualificata di imprenditori, investitori o clienti della Banca, di incontrare un rilevante numero di aziende che già operano nell’ambito della Blockchain e stanno creando delle applicazioni sulla piattaforma di Polkadot e, soprattutto, conoscere di persona, attraverso il racconto delle loro dirette esperienze, tutte le potenzialità che questa tecnologia, applicata
Che cosa significa per la vostra Banca adottare una strategia per stabilire un raccordo tra la finanza tradizionale e la tecnologia Blockchain? «In un periodo di trasformazioni epocali nell’economia, nella finanza e in generale nella società, anche BIL si è posta il problema di esplorare tutte le nuove opportunità che possono consentire al mondo bancario di crescere e ampliare la propria presenza sul mercato. In questa prospettiva non vi è dubbio che risulterà determinante la tipologia e la qualità dei servizi e delle soluzioni offerte agli imprenditori e il rapporto stabilito con gli investitori. In Lussemburgo offriamo servizi a 360° mentre qui in Svizzera siamo soprattutto focalizzati sul Private Banking. Il nostro approccio al mondo Cryptovalute e Blockchain nasce dunque dall’incontro con alcuni investitori professionisti che avevano necessità di una banca tradizionale per gestire parte dei
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loro capitali generati in ambito Blockchain. Il passo ulteriore è stato un progressivo ampliamento delle relazioni con qualificati investitori privati e, successivamente, una stretta collaborazione con il fondo di venture capital Scytale, nei confronti del quale non siamo depositari ma operiamo come banca commerciale. L’evento Decentralized Lugano ha rappresentato dunque un’ottima occasione per rimarcare la presenza della Banca in un ambito finanziario ancora in buona parte da scoprire, definire e regolamentare e, nel contempo, rinsaldare qualificate relazioni con aziende operanti in ambito Blockchain e investitori privati, nell’ambito del rispetto delle specifiche competenze». A vostro giudizio, come si sta attualmente evolvendo l’industria blockchain e come questa tecnologia dirompente potrebbe cambiare il futuro? «La tecnologia Blockchain ed il Web3 potranno sicuramente aiutare a costruire applicazioni Internet in una forma più decentralizzata e nel pieno rispetto della privacy degli individui, evitando ad esempio che le comunicazioni diventino bersaglio di
governi non democratici o istituzioni interessate al loro controllo. Ci piace sottolineare la straordinaria attenzione con cui i partecipanti all’incontro hanno ascoltato l’intervento di Gavin Wood, co-fondatore di Ethereum, autore del White Paper e co-fondatore di Polkadot, nonché fondatore della Web3 foundation. Gavin ha confermato tra l’altro il rilascio e roll out di XCM, il nuovo formato di cross-consensus messaging (messaggistica cross-consenso) che aiuterà a definire un linguaggio relativo a come dovrebbe essere eseguito il trasferimento di un messaggio tra due blockchains interoperanti. «Si tratta - ha dichiarato - di un notevole progresso per Polkadot, che consentirà per la prima volta alle parachains di comunicare tra loro, rendendo possibile il trasferimento di NFT tra le varie chains. Per fare un esempio concreto, sarà possibile prendere in prestito una NFT che rappresenta un determinato item in un videogioco da un’applicazione di finanza decentralizzata. L’avvento del nuovo format si tradurrà inoltre in un miglioramento rilevante in termini di sicurezza e performance e in un ulteriore perfezionamento dell’intera tecnologia Polkadot».
Lugano è sempre più una città Blockchain e cripto-friendly. Quale futuro si può ipotizzare per la città riguardo alla conoscenza e all’adozione di queste tecnologie innovative? «Gli ultimi 2-3 anni hanno confermato una precisa volontà del mondo politico, del mondo finanziario e di numerosi imprenditori a far diventare Lugano il punto di riferimento svizzero della Blockchain. Si tratta di un vero e proprio percorso di ammodernamento della città e di innovazione dal punto di vista del social thinking locale, da indirizzare a favore di una nuova infrastruttura urbana capace di attrarre investimenti e facilitare l’ingresso della tecnologia Blockchain nel mondo finanziario. Significativo a questo proposito quanto ha dichiarato a Decentralized Lugano, il Sindaco della città: «Il piano denominato Lugano Plan B, un’applicazione della Blockchain e di Bitcoin su larga scala in città, determinerà un impatto positivo su tutti gli aspetti della vita quotidiana dei cittadini di Lugano, dalle piccole transazioni per i commerci locali a progetti più ambiziosi. Stiamo lavorando ad una Blockchain pubblica, dove le aziende convenzionate possano iniziare a sviluppare applicazioni sulla blockchain in base alle loro esigenze. In pratica qualsiasi pagamento verrà accettato in Bitcoin, Tether e Luga, dalle imposte alla tassa sui rifiuti al certificato di nascita». È evidente che iniziative come l’incontro promosso da BIL concorrono in modo importante a raccogliere questa grande sfida e a creare opportunità uniche per la città di Lugano, che potrebbe crescere come vero e proprio polo di attrazione per investimenti crypto e come centro di interesse per tutti gli stakeholders che orbitano attorno a questo ecosistema». Keynote panel “The Future of Web*. Da sinistra: Mark Cachia, fondatore e CIO di Scytale Ventures Ewald Hesse, fondatore di Energy Web Gavin Wood, fondatore di Polkadot
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INVESTIRE IN STARTUP INNOVATIVE
Intervista a Mark Cachia, CIO e founder di Scytale Ventures Come è nata l’idea di creare il fondo di VC Scytale Ventures? The story starts in 2016 with an investment I made into a startup run by a friend, Ed Hesse, named Grid Singularity. The mission was to decarbonize the world energy grids using blockchain. For 20 years I had worked in the financial industry, most recently for a bank in Europe and previously for a large financial institution in the US. Embarking on the life of an entrepreneur in mid 2015 was challenge, co-founding a wealth management company which offered equity and private equity solutions for clients. I furiously educated myself on the long commute to and from the office, consuming books, language lessons, and podcasts, where I heard Naval Ravikant’s interview on the Tim Ferriss Podcast. To paraphrase, Naval said that he only wanted to invest in technology, because technology was
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responsible for the improvement of the human condition, and would continue to do so at a faster pace going forward. It was a Eureka moment which resonated deeply with me. I had first encountered Bitcoin in an article by Farhad Manjoo, back in 2011, but it was just too complicated to buy at the time, so I left it. One of our employees pushed to open a crypto trading fund, but I resisted, having invested billions with hedge funds, knowing how hard it is to consistently profit from trading. When ICOs started to gain steam in late 2016, early 2017, I saw the opportunity to merge my expertise in asset management with Ed’s expertise and network in blockchain, so I approached him in May 2017, and he agreed to launch a fund together. He brought 2 friends of his to the group, Aeron Buchanan and Gavin Wood. The thesis was to source and invest with teams building businesses on blockchain. Find them early, assess their business models and technology, then invest before they became widely known and adopted. I thought it would be an obvious value proposition for traditional investors, especially given my network in the hedge fund industry, but it was a bit early and optimistic. Come ha convinto Gavin Wood a partecipare all’evento Decentralized Lugano? Dr. Wood is a close advisor and lead investor. I simply asked him. Lugano is so beautiful and easy to access that convincing was not necessary. Quali sono le vostre aspettative future per Polkadot e per gli asset digitali in futuro? We have seen quite some volatility as hyped tokens without strong fundamental designs and/or technology ha-
ve gone offline, gotten clogged, or have simply crashed. Polkadot, is built for the long term, takes the positives of Ethereum, which Dr. Wood technically designed and coded, and learns from the weaknesses, ensuring shared security, scalability, governance, interoperability, customizability, and upgradability. We believe that Polkadot will eventually be one of the most important ecosystems in the Web3 universe because of these features. Digital assets are a growing part of the technology landscape, and again to paraphrase Naval Ravikant, the place to be going forward.
Intervista a Christoph Kampitsch CEO Scytale Ventures Quale ritiene possa essere il ruolo di Polkadot e Scytale Ventures, nell’accelerare, costruire e far crescere l’ecosistema blockchain? «Polkadot and Scytale are interrelated in a unique way because of the makeup of the people involved in both. Gavin Wood, the founder of Polkadot, is also on our board of advisors and an investor in the Scytale Hori-
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zon II Fund. Polkadot on its own is revolutionizing the blockchain space because of its focus of interoperability and away from the winner takes it all focus. Of course for all of this innovation to happen throughout the industry requires a lot of financing. Our expertise at Scytale is treating our fund with an integrity and transparency that is from the traditional institutional investor mindset but for this completely new world. There are some large institutions that have finally realized that they must invest in this space because of the real world impact it is displaying. Polkadot is a big reason for that. At Scytale, we were an early adopter 5 years ago and provided necessary capital for some of these foundational blockchain companies. One of our differentiators as a fund is that we are very involved in our portfolio companies. We are not investors who sit on the sideline. We are very interested in assisting our leadership team in defining new sources of revenue, introduction to new clients, and collaborators. Where appropriate, and at the request of some of our companies, we will lend our leadership expertise to assist them in improving operations, corporate communications, employee engagement, business plans, etc. So, in short, from the tech perspective, Polkadot is the foundation for these various platforms to work together securely. As Gavin Wood said at the conference, he feels like its his job to be the liaison between the real mathematical geniuses who understand the math behind blockchain and the developers who really understand API’s. We feel the same way at Scytale for finance. We feel like we’re liaisons between the alternative investment community and these brilliant teams behind this new
blockchain world. We believe that this symbiosis will help to accelerate and grow blockchain ecosystems». Quali sono i settori in cui operano le start-up Blockchain come KILT, Centrifuge, Public Pressure, Odyssey, ecc.? «A number of our companies are revolutionizing some traditional “realworld” industries such as Public Pressure which works in the music business. Like all of our portfolio companies, they have a team with a great pedigree. Now, while they are operating in the music and entertainment space they are bringing blockchain tech to the artists and a marketplace that will generate a whole new revenue stream via collectible NFT’s and other unique streaming opportunities. KILT is a big investment for us and one that we feel will really have a great impact. Security and personal anonymity is a huge topic for all web users. KILT is a fantastic tech that gives control over user autonomy and private data while also issuing the proper verification to the party they are engaged with. We have companies that are involved in legal matters that arise on the blockchain, some like Odyssey that are developing whole new ways for communities to exist solely in the metaverse. One of our large investments is overhauling energy markets around the world, so we have a number of different industries covered and some brand new segments being developed that will eventually create things we don’t even know about yet».
you a detailed view about that. It is important to note a bit about our investment philosophy. We are interested in the teams and the technology equally. Is the team great and is the technology great as well. Also we are very interested in transparency. As we mentioned, our expertise comes from the traditional institutional investor market. While we focused on alternative investments in the past, it was still in the traditional, heavily regulated marketplace. When we started our career nobody envisioned bitcoin, well not more than a concept that someone may thought about in passing, but certainly not the mathematics, coding and technique that evolved to become bitcoin and blockchain. So this has become the most alternative of alternative investments! In that matter of transparency we believe regulation is needed in the industry and we welcome the discussions to take place to make for a secure investment. We are committed to decentralization but even then, regulations are needed to protect users and/or investments».
In quali società ha investito finora il fondo Scytale Horizon? «So far we have invested in 11 companies with more to come. You can learn more at Scytale’s website and register for their newsletter where they give
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FINANZA / BANCA DEL SEMPIONE
CYBERSECURITY, ISTRUZIONI PER L’USO
ANGELO CRESTA*, DIRETTORE DELL’IT DI BANCA DEL SEMPIONE, FORNISCE ALCUNI SPUNTI DI ATTENZIONE AI MENO ESPERTI PER GESTIRE AL MEGLIO IL TEMA DELLA CYBERSECURITY. ASPETTO SEMPRE PIÙ CENTRALE SIA NELLA “VITA DIGITALE” CHE IN QUELLA “ANALOGICA”.
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ome responsabile dell’IT di Banca del Sempione potreste essere portati a pensare che io voglia fare un’analisi più o meno tecnica della questione. Mi terrò invece alla larga dai tecnicismi e da termini riservati “agli addetti ai lavori”, cercando di rendere più evidente e comprensibile il parallelismo tra consuetudini che osserviamo quando trattiamo questioni tradizionali rispetto a quelle digitali. La nostra vita digitale sta diventando sempre più predominante a discapito di quella analogica, ed è per questo che non la si deve contrapporre ad una
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vita “reale” perché anch’essa lo è. Fin qui tutto chiaro: non scriviamo più lettere con carta e penna, ma email; non sempre ci svaghiamo uscendo di casa fisicamente, ma lo facciamo sempre più spesso in maniera virtuale, dal gioco online fino a vivere una vita virtuale alternativa. Perfino il lavoro, “grazie” alla pandemia, è diventato smart! La problematica, vista da una certa angolazione, è esattamente questa: siamo “stati educati” a comportarci nella nostra vita fisica (analogica) fin da bambini, siamo attenti a cosa firmiamo - perché ci hanno sempre insegnato a leggere tutto prima di firmare - non concediamo l’uso di casa nostra, della nostra auto o di una semplice bicicletta a persone che non conosciamo, ma ci assicuriamo che siano persone sicure, conosciute e di fiducia. Bene, questo comportamento lo disattendiamo sistematicamente più o meno tutti nella nostra vita digitale… Quanti di voi leggono le clausole di utilizzo software? Quanti controllano
davvero i permessi che le applicazioni ci richiedono per funzionare sui nostri telefonini? L’attendibilità dei siti? Diciamo in pochi, e l’elenco di domande potrebbe essere lungo … Ma cosa c’entra il phishing? Che cosa è? Iniziamo con la seconda domanda, e riporto quanto scritto da Wikipedia, diventata anch’essa una delle fonti primarie di informazioni. «Il phishing è un tipo di truffa effettuata su Internet attraverso la quale un malintenzionato cerca di ingannare la vittima convincendola a fornire informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso, fingendosi un ente affidabile in una comunicazione digitale». Dove “phishing”, variante di fishing (letteralmente “pescare” in lingua inglese), allude all’uso di tecniche sempre più sofisticate per “pescare” dati finanziari (e non) di un utente. Adesso che sappiamo di cosa parliamo, cosa c’entra l’educazione che ho ricevuto da bambino? Vi ricordate la “storia del non accettare le caramelle” o “non aprire la porta” agli sconosciuti? Vi arriva un’e-mail, che vi dice di aver vinto qualcosa, di poter avere un oggetto che desiderate perché “trendy” (caramella), l’intestatario sembra essere affidabile, ma sembra solamente, perché se analizzato meglio non lo è (lo sconosciuto) e vi chiede di cliccare su qualcosa che vi rimanda a un sito internet dove vi chiedono i vostri dati personali e di accesso per poter ricevere l’oggetto del desiderio super scontato... avete appena abboccato! Questa, come altre, sono tecniche ampiamente studiate nella vendita che cercano di creare esigenze o urgenze: è successo qualcosa ai vostri averi, ai vostri soldi, entrate a controllare! … e insieme
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a noi è “entrato lo sconosciuto”. Il numero di questi attacchi sta crescendo in maniera importante, basti pensare che la cifra richiesta da Ransomware, programmi informatici malevoli che rendono inaccessibili i file dei computer infettati e chiedono il pagamento di un riscatto per ripristinarli, è duplicata tra il 2020 ed il 2021, e, dopo gli enti statali il settore finanziario è tra i più colpiti ((ENISA Threat LANDSCAPE 2021 - https:// www.enisa.europa.eu). Cosa possiamo fare? Come possiamo difenderci? Dobbiamo apprendere, imparare, fare pratica sul come muoverci e comportarci per mettere in atto e mutuare tutte quelle misure che abbiamo già appreso nella vita “analogica”. Infatti, è il nostro atteggiamento, ma soprattutto la mancanza di “educazione”, ad esporci maggiormente ai rischi di truffe informatiche. Detto così sembra semplice … ma lo è tanto
quanto capire se possiamo fidarci o meno di qualcuno, anche se qui siamo facilitati dalla tecnologia e da corsi che ci aiutano a capire cosa controllare e a smascherare gli impostori. Ma l’antivirus? Il primo e più efficace antivirus siamo noi con la nostra attenzione ... infatti gli strumenti tecnici di prevenzione, anche se aggiornati e validi, nella stragrande maggioranza dei casi, non permettono di difenderci da attacchi nuovi e non “censiti”, riconoscendo solo quelli di cui hanno già registrato le caratteristiche. Siamo noi stessi ad azionare qualcosa, ad inserire i nostri dati, ad aprire le porte, e, pertanto, siamo noi a dover essere “aggiornati” per riconoscere queste minacce… Le istituzioni, le banche, come fanno? In Banca del Sempione questa tematica viene affrontata applicando alcuni principi cardine come la “Security in Depth”. In questo modello il collabora-
tore non è lasciato mai solo ma è parte di uno dei molteplici livelli di sicurezza utilizzati per salvaguardare le attività della banca e dei suoi clienti. Queste misure di protezione funzionano a strati concentrici, proprio come una cipolla, utilizzando una combinazione di diverse tecnologie per proteggersi dalle minacce. Il principio base da cui partire è comunque quello conosciuto come “Zero Trust”, il “non ti fidare, controlla sempre” e se vogliamo ritornare al parallelismo, si tratta dell’espressione massima della tradizione.
*Angelo Cresta – CISSP (Certified Information Systems Security Professional)
FINANZA / CERESIO INVESTORS
PAPER BOARD ALLIANCE (PBA) HA ACQUISITO TECNO PAPER, AZIENDA METALMECCANICA DI MARLIA (LUCCA), CHE PRODUCE ATTREZZATURE E MACCHINE PER CARTIERE, CREATA NEL 2005 DALL’ESPERIENZA DI ALCUNI TECNICI ESPERTI NELLE LAVORAZIONI DI METALLI. CERESIO INVESTORS, SOTTO LA GUIDA DI ALESSANDRO SANTINI, HEAD OF CORPORATE & INVESTMENT BANKING, AFFIANCATO DA PIERFRANCESCO RICCIATO, HEAD OF TRANSACTIONS, HA SEGUITO COME FINANCIAL ADVISOR E CONSULENTE LA CONCLUSIONE DELL’OPERAZIONE.
L’
acquisizione dell’azienda lucchese, notevolmente cresciuta negli anni e che ad oggi conta circa 60 dipendenti e circa 9 milioni di fatturato, è stata formalizzata con il conferimento delle azioni. L’accordo prevede il mantenimento del 30% della società nelle mani di due dei soci fondatori di Tecno Paper, Claudio Ferrari e Paolo Baldaccini, con il 15% ciascuno, e l’acquisizione del 70% da parte di Paper Board Alliance (PBA), la Holding che unisce Cartiera dell’Adda e Industria Cartaria Pieretti (ICP), aziende produttrici di carta e cartoncini 100% riciclati nei rispettivi stabilimenti di Lecco e di Marlia (Lucca). Con questa operazione PBA prosegue il suo percorso di crescita:
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LA CAPACITÀ INNOVATIVA DELLE PMI dopo l’acquisizione dell’80% di ICP nel luglio 2018, quella di Tubicom tramite ICP nel gennaio 2020 e la recente uscita di Tiziano Pieretti dal capitale societario e da tutti gli incarichi nei CDA del gruppo (dicembre 2021), ad oggi la Holding della famiglia Cima è tornata ad avere la totalità del capitale del Gruppo cartario PBA e, come annunciato a dicembre scorso, prosegue nell’attuazione di un programma di sviluppo per linee interne ed esterne. «Da tempo - dichiara Giuseppe Cima, Presidente di Paper Board Alliance stiamo lavorando a un programma di miglioramento degli aspetti di organizzazione funzionali alla crescita della produzione. Lo facciamo coniugando la nostra esperienza familiare col rafforzamento della struttura manageriale, responsabile della pianificazione strategica. L’obiettivo del Gruppo per i prossimi anni è quello di continuare a crescere. Vogliamo farlo sia attraverso operazioni “orizzontali”, ovvero acquisendo altre cartiere per poter specializzare gli stabilimenti con conseguenti vantaggi di costi e di qualità, sia attraverso operazioni “verticali”, ovvero tramite progetti di integrazione con la supply chain basati sull’aumento della nostra capacità innovativa e dello sviluppo tecnologico, da sempre cardini della nostra attività. L’operazione con Tecno Paper si inserisce bene in questo quadro perché ci consente di fare un ulteriore salto di qualità assicurandoci l’assistenza di un partner tecnologico qualificato in grado di offrire soluzioni sempre più customizzate, evitando al contempo il rischio di vederlo acquisito da un grande player
impiantistico straniero che ne possa snaturare le peculiarità». Il Gruppo PBA, che ha chiuso l’esercizio 2021 con un organico di 250 persone, una produzione 320.000 t di carta prodotta, un fatturato consolidato stimato in circa € 130 mln e volumi in forte crescita; oltre ai centri produttivi di Lecco e Marlia (Lucca) annovera 3 società operative: una specializzata nell’acquisto della materia prima, un centro taglio e logistico nel lodigiano, una subsidiary per la gestione dei rifiuti. È poi del 2020 la costituzione della Holding operativa che, oltre a detenere le partecipazioni, offre alle società del Gruppo servizi qualificati in ambito finanziario e amministrativo, tecnico, logistico, commerciale e IT. Ceresio Investors rappresenta il gruppo bancario svizzero che fa capo a Banca del Ceresio, specializzato nella gestione di patrimoni, nella custodia titoli, nel consolidamento fiscale e patrimoniale e nel corporate advisory, originariamente fondato nel 1919 a Milano da Antonio Foglia. La terza generazione della famiglia Foglia è attiva oggi a Lugano attraverso la capogruppo Banca del Ceresio, a Milano tramite Ceresio SIM, Global Selection SGR e Eurofinleading Fiduciaria; a Londra con Belgrave Capital Management. La solidità patrimoniale (Tier 1 Ratio >20%), la reputazione nella gestione (oltre CHF 10 Miliardi di attivi in gestione) e la logica del co-investimento tra proprietà e clientela ne rappresentano i principali elementi distintivi. www.ceresioinvestors.com
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GENÈVE: Beau-Rivage, Four Seasons Hotel des Bergues, Mandarin Oriental Geneva
GSTAAD: Gstaad Palace, Le Grand Bellevue, Park Gstaad, The Alpina Gstaad Grand Hotel & Spa Resort & Spa
ASCONA: Castello del Sole,
LAUSANNE: Beau-Rivage Palace, Lausanne Palace
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LUZERN: Mandarin Oriental Palace Luzern
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ZÜRICH: Baur au Lac, La Réserve Eden au Lac, The Dolder Grand, Widder Hotel
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FINANZA / 21SHARES
IL FUTURO DELLA FINANZA È GIÀ QUI
L’ IL MONDO DELLE CRIPTOVALUTE E DELLA BLOCKCHAIN NON È APPANNAGGIO SOLO DI POCHI, NÉ SI LIMITA UNICAMENTE ALLE APPLICAZIONI DI INVESTIMENTO CHE AI MOLTI POSSONO SEMBRARE L’USO PIÙ COMUNE. QUESTI STRUMENTI E LE TECNOLOGIE AD ESSI CONNESSE, TROVANO IN REALTÀ APPLICAZIONE IN MOLTI AMBITI DELLA VITA QUOTIDIANA ED HANNO UN POTENZIALE CHE, FINORA, ANCORA NON È STATO DEL TUTTO SFRUTTATO. NE È CONVINTO ROBERTO BERNASCONI, SENIOR MANAGER INTERNATIONAL MARKETING DELL’AZIENDA CRYPTO 21SHARES.
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azienda 21Shares costituisce una emittente a livello globale che vanta la più ampia gamma di prodotti quotati in varie borse europee. Possiamo riassumere quali sono state le principali tappe di questa espansione sul mercato? «Tutto è nato dalla volontà dei nostri co-fondatori, Hany Rashwan e Ophelia Snyder, di rendere questa classe di investimenti accessibile a tutti. Il mondo delle crypto e della tecnologia blockchain viene spesso percepito come complesso, incomprensibile e distante. La nostra visione è quella di portare tutte queste nozioni alla popolazione, cercando dunque di rendere più fruibile la comprensione e l’utilizzo, in particolare attraverso la messa a disposizione di prodotti semplici da utilizzare ed innovativi. 21Shares è una società svizzera fondata nel 2018. La sede principale è a Zugo, mentre gli uffici sono collocati a Zurigo e New York. Attualmente, a seguito di una rapida crescita è arrivata a contare 130 dipendenti, di cui una grossa fetta è composta dal nostro dipartimento di ricerca, pilastro fondamentale nella nostra squadra. Formato da membri con alte competenze, il team di ricerca pensa al di fuori degli schemi e analizza i rapidi sviluppi nel mondo crypto e blockchain. Nel 2018 abbiamo sviluppato HODL, il primo prodotto negoziato sulla borsa svizzera. Oggi offriamo 33 prodotti crypto negoziati in borsa disponibili in diverse valute in tutta Europa».
Che cosa rappresentano gli Exchange Traded Products (ETP) nel processo intrapreso per rendere le criptovalute sicure e accessibili per tutti gli investitori? «Il nostro slogan è “crypto alla portata di tutti”, un approccio in cui crediamo fortemente. Il nostro obiettivo è di consentire a tutti di partecipare in modo equo e paritario al mondo delle criptovalute. Cerchiamo dunque di informare i potenziali investitori e consentire loro un facile accesso a questa forma di investimenti. Concretamente, cerchiamo di creare opportunità di investimento diversificate, principalmente attraverso l’emissione di prodotti negoziati in borsa, i cosiddetti Exchange Traded Products, ETP. La scelta di un ETP è infatti quella più semplice, soprattutto per i neofiti della criptovaluta. È uno strumento finanziario che può essere negoziato su borse come SIX, allo stesso modo di qualsiasi azione, obbligazione o fondo d’investimento. Gli ETP tracciano l’andamento di una criptovaluta, di un token o di un indice mantenendo i costi bassi poiché presenti solo in forma di costi di transazione e di commissioni di custodia. I nostri prodotti offrono inoltre una forma di sicurezza supplementare, poiché non prevedono di avere un portafoglio crypto contenente codici di accesso o password e riducono così il rischio di hacking». Perché le criptovalute e la tecnologia blockchain possono giocare un ruolo di grande importanza nella situazione attuale condizionata dallo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina?
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«Una caratteristica distintiva delle criptovalute è che generalmente non sono emesse da un’autorità centrale, il che le rende teoricamente immuni da interferenze o manipolazioni governative. I vantaggi delle criptovalute includono anche trasferimenti di denaro più economici e veloci e sistemi decentralizzati che non falliscono in caso di guasto. La guerra in Ucraina dimostra i vantaggi delle criptovalute, soprattutto in una situazione estrema. Il governo ucraino ha raccolto decine di milioni di dollari in donazioni in criptovalute, che possono essere fatte su un conto aperto dalla Banca Nazionale Ucraina. Inoltre, in tale periodo storico critico le persone in fuga in possesso di risparmi possono trarre beneficio dalle criptovalute, anche perché la moneta legale tende a svalutarsi a causa della guerra. Le blockchain sono fondate su un principio di tracciabilità delle informazioni, uno strumento prezioso quando si tratta, ad esempio, di reperire la veridicità di certe notizie, come ad esempio delle immagini pubblicate in relazione al conflitto». Quali sono le principali caratteristiche e i vantaggi offerti dai vostri prodotti nella gestione di un mondo virtuale decentralizzato? «Un aspetto sicuramente vincente è la loro semplicità e facilità d’uso nell’acquistare e gestire commodities complesse come criptovalute, token, o algoritmi. I nostri prodotti funzionano come fondi di investimento in cui è possibile partecipare allo sviluppo di una commodity. Tutto ciò che serve è dunque un conto in banca, lo stesso strumento che si usa per comprare azioni/obbligazioni o fondi di investimento di vario genere, con la differenza che nei nostri prodotti i sottostanti sono delle criptovalute. Essendo i prodotti sempre liquidi sulle borse dove sono quotati, essi possono poi essere trattati in qualsiasi momento. A dipendenza del prodotto è possibile comprare un tipo unico di valuta, oppure partecipare nella classe di investimen-
to delle criptovalute e diversificare il rischio da 5 a 10 valute in un fondo solo, un aspetto che rappresenta un ulteriore vantaggio. Anche la questione sicurezza non è da sottovalutare, in quanto il rischio di hacking viene minimizzato». Dal vostro osservatorio privilegiato quali previsioni avanzate circa lo sviluppo futuro del mondo gaming e accesso al Metaverso? «Il Metaverso permette un insieme di mondi virtuali paralleli al nostro mondo fisico, progettati per promuovere l’interazione sociale, a livello di incontro, gioco, collaborazione o addirittura lavoro. Combina diversi componenti tecnologici, tra cui blockchain, NFT, DeFi, gaming, realtà aumentata e realtà virtuale. Anche se si tratta di un termine già in uso da un certo tempo, il pubblico ha imparato a conoscerlo maggiormente con il rebranding di Facebook a Meta, che intende concentrarsi sulla prossima generazione di social network nella realtà virtuale. I giochi criptonativi, ossia che si svolgono nel Metaverso, ne sono un’applicazione. Stiamo infatti assistendo alle prime generazioni di giochi blockchain che utilizzano il modello dei giochi a ricompensa. Questi giochi offrono l’opportunità di rendere le applicazioni DeFi, la tecnologia simile a quella delle cripto su cui questi giochi si basano, più divertente, accessibile e comprensibile. Tale utilizzo ha un suo potenziale, soprattutto se un determinato gioco può creare strumenti facili da usare. Il rischio, però, è di indurre una dipendenza simile a quella dei giochi d’azzardo, soprattutto quando gli incentivi non sono tanto incentrati sul gioco quanto sui guadagni». Nel contesto di Metaverso si parla spesso anche di NFT, la cui caratteristica, a differenza delle critpovalute, è quella di non essere reciprocamente intercambiabili. Che conseguenza potrà avere nella vita delle persone la rapida crescita in atto da parte degli NFT?
«Gli NFT sono in fase di sviluppo e continueranno a rivoluzionare vari settori e modelli d’affari. Ad esempio, anche se l’anno scorso il 90% delle vendite di NFT è stato generato da opere d’arte e collezionismo, riteniamo che i videogiochi aumenteranno significativamente la loro quota di mercato nel 2022. Sul versante normativo, potremmo assistere alla repressione di alcuni progetti NFT e dei loro promotori, in particolare nel caso degli NFT che potrebbero essere classificati come titoli non registrati e vere e proprie truffe, come gli schemi piramidali pubblicizzati su canali di social media come TikTok o Instagram. Tuttavia, l’aspetto positivo è che gli NFT saranno parte integrante dell’infrastruttura del Web 3.0. Un altro megatrend che prevediamo nel 2022 potrebbe scaturire dai cosiddetti social o fan token e dagli NFT musicali. I creatori di contenuti, gli artisti, i cantanti, gli scrittori e gli influencer dei social media sono le vere star e i veri generatori di reddito per le aziende del settore dei media e le etichette discografiche, ma spesso sono sottopagati. C’è sempre un’entità terza, come Instagram, YouTube o Universal, che media l’interazione tra i creatori e fan, ripartendo il reddito e il controllo estetico. I social token e gli NFT possono insidiare sostanzialmente questo funzionamento instaurato già da tempo, pagando direttamente i creatori per il loro lavoro. I tifosi di calcio potrebbero, ad esempio, scegliere le maglie per la nuova stagione, oppure i cantanti emergenti potrebbero rendere i fan partecipi del loro successo grazie alle royalty».
Roberto Bernasconi Senior Manager International Marketing 21SHARES AG Pelikanstrasse 37 CH-8001 Zurigo roberto.bernasconi@21shares.com TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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FINANZA / ALMA IMPACT AG
UNA CULTURA FINANZIARIA PER I LEADER DI DOMANI ALMA IMPACT AG, IN COLLABORAZIONE CON LA FRANKLIN UNIVERSITY SWITZERLAND, HA IDEATO “FINANCE FOR NEXTGEN”, UNA SUMMER SCHOOL DEDICATA ALLE NUOVE GENERAZIONI CHE VOGLIONO ACQUISIRE I FONDAMENTALI DELLA FINANZA PER POTER AMMINISTRARE CON SUCCESSO I PATRIMONI FAMILIARI. L’ARTICOLO È A CURA DI ANDREA INGHIRAMI, CO-FONDATORE E DIRETTORE ALMA IMPACT AG, E ALBERTO STIVAL, CO-FONDATORE E PRESIDENTE ALMA IMPACT AG
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l passaggio generazionale all’interno di un’azienda familiare, e più in generale la transizione di consistenti asset patrimoniali, è un processo delicato: se gestito inadeguatamente, può avere impatti negativi sulla Governance e sulla reddi-
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tività dell’azienda. La storia è ricca di esempi di generazioni poco preparate che hanno annullato in poco tempo il lavoro di decenni svolto dalle generazioni precedenti. La transizione generazionale non è un fenomeno irrilevante: entro il 2030
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circa il 30 per cento del patrimonio internazionale finirà in nuove mani, ovvero quelle della Next Generation. Pensando al solo mondo imprenditoriale, e concentrandosi all’interno dei nostri confini, in Svizzera 99 imprese su 100 sono di piccole e medie dimensioni (PMI) e quasi il 90% di queste 320’000 aziende sono di proprietà di famiglie. Uno studio realizzato dall’Università di San Gallo ha stimato che in Svizzera oltre 70 000 PMI siano prossime al passaggio generazionale: parliamo quindi di un passaggio di consegne di dimensioni importanti che influirà sull’economia svizzera. Simili numeri si trovano anche se si guarda alla vicina penisola, dove il 65% delle imprese con un fatturato pari o superiore a 20 milioni di euro è rappresentato da aziende familiari. Non dimentichiamo che le giovani generazioni che saranno chiamate a gestire importanti imprese ed amministrare patrimoni familiari dovranno operare in un contesto non facile: le prospettive economiche sono incerte, il mondo è in continua evoluzione e, rispetto al passato, oggi i cambiamenti avvengono in modo repentino. Per navigare in questo mare agitato, i nuovi leader dovranno non solo dotarsi di solide competenze, ma anche aggiornarle costantemente. In questa prospettiva non vanno trascurate le conoscenze in ambito finanziario: conoscere le basi e il linguaggio della finanza è fondamentale per affrontare il mondo del lavoro, in particolare per i giovani con alle spalle una storia famigliare vocata all’imprenditorialità. Questo assunto diventa ancora più valido se si osserva come la crisi pandemica e il conflitto ucraino hanno reso i mercati estremamente volatili e le crisi innescate da questi eventi sottolineano l’importanza di conoscere il funzionamento dei mercati per poter impostare in modo efficace una strategia di gestione dei rischi. Un recente rapporto del Credit Suisse intitolato «Winning the next genera-
tion, but how» evidenzia che, oltre a diverse competenze da acquisire, i giovani della prossima generazione hanno valori e desideri diversi rispetto alle generazioni precedenti. Per i futuri leader i valori materiali sono meno prioritari e in ambito finanziario hanno una visione che si discosta in modo netto dall’approccio tradizionale, incentrato quasi esclusivamente sul profitto. Con il loro patrimonio preferiscono creare nuove e interessanti opportunità, che ai loro occhi appaiono più convincenti nel lungo periodo e che idealmente inducano anche a livello sociale cambiamenti positivi all›insegna della sostenibilità.
che tra Lugano e Zurigo grazie alle quali i partecipanti si immergeranno nella Swissness, ovvero quell’insieme di valori, tradizioni, bellezze territoriali e culturali che rendono la Svizzera un polo finanziario attrattivo a livello internazionale.
Una Summer School in Svizzera per la NextGen Proprio partendo da queste riflessioni ALMA Impact AG, in collaborazione con la Franklin University Switzerland, ha voluto lanciare “Finance for NextGen”, una Summer School dedicata alle nuove generazioni che vogliono acquisire i fondamentali della finanza attraverso un corso intensivo in Svizzera, polo finanziario rinomato a livello internazionale. Dal 24 luglio al 30 luglio 2022 i partecipanti vivranno un’esperienza formativa che non si limiterà ai soli contenuti teorici, ma che permetterà loro di saper applicare quanto appreso alla propria realtà. La settimana sarà strutturata in sette moduli didattici che affronteranno tematiche essenziali per un primo approccio alla finanza, arricchiti dal valido contributo di docenti universitari di alto livello e professionisti del settore. Tra gli argomenti trattati non mancheranno approfondimenti legati a temi come la digitalizzazione, le criptovalute e la sostenibilità: megatrend che si stanno rivelando fondamentali non solo a livello di mercato ma nella scala di priorità della generazione Z, che comprende i giovani nati dal 1995-2010 in poi. Oltre alla parte didattica, sono previste diverse attività extra scolastiTICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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DA 50 ANNI VICINO ALLA POPOLAZIONE E AL TERRITORIO L’IMPORTANTE ANNIVERSARIO COSTITUISCE L’OCCASIONE PER LANCIARE UNA SERIE DI INIZIATIVE SUL TERRITORIO, AL FINE DI RIMARCARE LA PROPRIA APPARTENENZA ALLA STORIA CANTONE E AVVICINARE ANCOR PIÙ TICINO TURISMO AI RESIDENTI.
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el 1972 venne costituito l’allora Ente Ticinese per il Turismo, oggi Agenzia turistica ticinese (ATT). Questa importante ricorrenza verrà sottolineata nel corso del 2022 con una serie di iniziative, tra cui la pubblicazione del libro “Immagine Ticino” curato dal giornalista Michele Fazioli e dal team di Ticino Turismo, un concorso d’arte conclusosi lo scorso febbraio e la mostra “Salu-
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ti dal Ticino” che nei prossimi sei mesi farà tappa nelle principali città del Cantone. Christian Vitta, direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE), ha sottolineato: «Negli anni l’ATT e tutto il settore turistico hanno saputo rispondere alle diverse sfide che si sono presentate, grazie a un importante gioco di squadra. La promozione di un mix unico composto da laghi, montagne, valli, storia, gastronomia, cultura e latinità rappresenta una parte importante dell’identità, dell’attrattiva e dell’economia del Ticino. Non dobbiamo infatti dimenticare che il comparto turistico genera circa il 10% del prodotto interno lordo ticinese e il 12% del totale dei posti di lavoro. È dunque fondamentale continuare a valorizzare questo patrimonio e queste opportunità, con lo sguardo proiettato verso il futuro e verso concetti chiave come l’innovazione, la digitalizzazione e la sostenibilità, grazie anche ai molti tasselli che compongono la politica turistica cantonale». L’obiettivo del libro “Immagine Ticino” non è tanto quello di celebrare l’operato dell’Agenzia turistica ticinese, ma piuttosto quello di offrire una delle possibili letture della propria appartenenza allo sviluppo del Paese. Da qui il progetto di una pubblicazione a due voci: una è il “filo della cronaca”, ovvero la sintesi, decennio per decennio, fra il 1972 e il 2022, di persone, opere, fatti e fenomeni dentro la “realtà Ticino”. L’altra voce invece è proprio quella della vita del turismo ticinese pensato, promosso e sviluppato. Il li-
bro è disponibile, al costo di 40 CHF, nelle principali librerie del Cantone e da subito su ticino.ch/shop. La mostra “Saluti dal Ticino” è stata inaugurata in Piazza del Sole a Bellinzona e nei prossimi mesi toccherà molte città del Cantone (dopo la capitale e Ascona, le prossime tappe saranno Mendrisio, Lugano, Chiasso e Locarno) per una durata totale di 6 mesi. A 25 opere realizzate in vari periodi del ‘900, vengono affiancati 25 manifesti firmati da artisti contemporanei che hanno partecipato al concorso lanciato lo scorso dicembre da Ticino Turismo e dall’associazione culturale Creattivati. A fine settembre verranno premiati i tre manifesti contemporanei più votati dal pubblico. È da subito possibile entrare nel sito ticino. ch/giubileo e selezionare tre opere. Ticino Turismo ha dato vita a una sezione del proprio sito, ticino.ch/giubileo, per lanciare i progetti in corso. Il direttore Angelo Trotta (01) afferma: «Con queste iniziative vogliamo sottolineare la ripartenza del settore dopo un periodo di chiusure e limitazioni, mostrando al contempo come la promozione turistica abbia contribuito a plasmare l’identità di una regione. Il nostro obiettivo, per il 2022 ma anche per gli anni a venire, è quello di avvicinare ATT al territorio, coinvolgendo maggiormente i residenti». Di seguito Ticino Welcome presenta dodici artisti (in ordine alfabetico) selezionati dalla giuria nell’ambito del concorso “Saluti dal Ticino”. Ad essi seguirà un secondo elenco nel successivo numero della rivista.
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Ana D’Apuzzo Artista, architetto e designer, nata nel 1978, di nazionalità svizzera e serbocroata. Da un decennio lavora in proprio ed espone le sue creazioni, soprattutto dipinti ad olio su tela, ma anche arte digitale ed abiti in seta, nel suo Studio d’arte e architettura ad Ascona (anadapuzzo.com). Il suo manifesto è costituito da un dipinto intitolato “Energia di Ascona”, creato nel 2014 durante la manifestazione “Pittori in Piazza”. Rappresenta la piazza-lungolago di Ascona con i suoi tipici platani ed un suonatore di fisarmonica.
ASCONA Svizzera
Südschweiz
Suisse méridionale
Southern Switzerland
Elanor Burgyan Vive tra i boschi del Malcantone e il mondo naturale, da cui trae continua ispirazione. Si è laureata in new media all’ABA di Urbino, poi in illustrazioni all’ISIA e, infine, nel 2020 ha concluso il suo percorso di studi con un altro master di illustrazione editoriale all’Ars in Fabula. La sua rielaborazione di un manifesto d’epoca propone l’inserimento di un elemento, il picchio, che rappresenta il suo amore per la natura e per l’esplorazione del territorio.
Eleonora Castagnetta Vive e lavora a Mendrisio ma è nata a Palermo ereditando dalla cultura siciliana la magia delle contaminazioni. Dopo gli studi di Architettura a Palermo e Mendrisio ha lavorato per 13 anni nello studio Mario Botta. Nel 2018 ha aperto il suo studio a Mendrisio concentrandosi sul design di prodotto e ha fondato il suo brand AnD SWISS per il gioiello contemporaneo e il personal design. Il suo manifesto rappresenta il Fiore di pietra come nuovo simbolo contemporaneo del monte Generoso.
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Francesca Lurati Nata e cresciuta nel Mendrisiotto, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti a Como, vive e lavora a Pedrinate. Ha esposto in mostre personali e collettive. Il suo progetto per il concorso descrive l’arrivo di un sentiero, partito semplicemente, con lo sguardo rivolto in su. E nel caos più totale, nell’inversamente proporzionale della razionalità del vivere, le piace pensare di stringere le cose più semplici che ci vengono offerte per star bene: calore, vivacità e ginocchia sbucciate di soddisfazioni.
Giada Bianchi Artista ticinese residente in Engadina dove crea opere di arte narrativa, dipinti nati dall’ascolto di messaggi vocali rappresentanti la biografia dell’umanità. Presta molta cura all’evocazione sia quando pittura che quando scrive o compone grafiche come nel caso del manifesto di Cragno, scaturito dai suoi ricordi di adolescente. Vestita con maglioni larghi fosforescenti e con le braccia coperte da timbri di Hello Kitty si sedeva sul pratone che sovrasta il Mendrisiotto e, da lì, sognava.
custerwaller Lo studio custerwaller è composto da un piccolo team di specialisti con competenze complementari che si incontrano per creare progetti all’incrocio tra il 2d e il 3d, digitale e fisico, creando un’esperienza unica come risultato. Manifesto: nella memoria delle menti le esperienze si sommano, mischiano, accavallano… per diventare, alle volte, una cosa unica. Così ha voluto presentare il Ticino: come una memoria viva.
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TURISMO / TICINO TURISMO
Laura Cereghetti Dopo aver ottenuto la maturità al Liceo di Mendrisio ha conseguito il Bachelor all’Accademia di Architettura di Mendrisio facendo un semestre di scambio al Politecnico Federale di Zurigo. Dopo un anno di stage nello studio di architettura Huber Staudt a Berlino è tornata all’ETH per proseguire con il suo studio di Master. L’idea fondante del manifesto è la volontà di mostrare il Ticino nella sua totalità: la sua peculiare topografia e il clima mite ma anche la sua cultura culinaria e i metodi costruttivi.
MENDRISIOTTO BASSO CERESIO - TICINO
Luca “Yety” Battaglia Nato in Italia nel 1983. Vive e lavora a Lugano. Parallelamente al lavoro da art director per la design agency inglese ByVolume, da diversi anni lavora come freelance nel campo dell’illustrazione e della grafica concentrandosi su progetti di comunicazione visiva, editoria, moda e prodotto. Nel suo manifesto ha voluto omaggiare il villaggio di Gandria, assieme al suo sentiero, per un attaccamento affettivo verso il luogo e i molti ricordi associati ad esso.
Nicole Bullo-Tosi Grafica di professione, è nata a Menaggio, ma vive e lavora nel luganese da 20 anni. Ha incentrato il suo manifesto proprio su Lugano e il suo panorama, rappresentando, con un pizzico di ironia, la moderna abitudine di vivere e condividere le vacanze attraverso i selfie e, infatti, la protagonista è una donna sorridente che si ritrae sul lungolago. Sullo sfondo il battello, le aiuole, i monti, la funicolare, il lago: insomma i simboli conosciuti e amati della città.
T I C I N O – S WI T ZERLAN D
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Roy Clavadetscher Ha studiato grafica e comunicazione visiva, ed in seguito si è concentrato sulla fotografia. Sul sito www.royclavadetscher.com raccoglie alcuni dei suoi scatti preferiti. Attualmente lavora come freelance, e assieme a due amici gestisce il museo del Maglio del Malcantone, luogo dove sorge la pozza che ha rappresentato nel manifesto assieme al Monte Lema.
Thomas Capponi Lo studio grafico Capponi nasce nel 2004, dopo alcune esperienze quale grafico e designer dipendente. Il responsabile creativo dello studio grafico è Thomas Capponi, nato a Bellinzona nel dicembre del 1976. Dopo una prima formazione allo CSIA di Lugano e successivamente alla Supsi ha poi seguito alcuni corsi di perfezionamento alla Schule für Gestaltung di Basilea. Successivamente a Toulouse quale industrial Designer.
Tra Terra e Cielo, Montagna e Lago
Agenzia Turistica Ticinese Tessiner Tourismusverband Agence de tourisme du Tessin Ticino Tourist Agency
Central studio Central è uno studio che sviluppa progetti nell’ambito della comunicazione visiva, orientandosi verso un linguaggio grafico personale mediante un’estetica contemporanea e sperimentale. Il team è composto da Michele Forzano e Lorenzo Perucconi, grafici diplomati al CSIA e alla SUPSI. Il manifesto è composto da una fitta trama di caratteri tipografici e colori che con la loro struttura ricordano elementi fisici e sensoriali presenti nel territorio. Rappresenta simbolicamente tutte le realtà del Ticino mediante i nomi di ogni comune.
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FIDELIZZARE TURISTI SVIZZERI E STRANIERI Dopo la pandemia, la più grave crisi internazionale del dopoguerra. È già possibile prevedere delle possibili ripercussioni sull’andamento della prossima stagione turistica? «Più che prevedere si possono intuire i primi segnali negativi dovuti alla guerra in Ucraina. Si possono notare (a fine marzo) la mancanza di turisti russi e la cancellazione delle riservazioni fatte dagli americani. Sul complesso dei pernottamenti (ca 1’076’000 nel 2021) sono comunque dei numeri molti bassi che non faranno dipendere in modo significativo il risultato complessivo della stagione turistica del 2022. Evidentemente le ripercussioni dipenderanno dalla durata e intensità di questo conflitto. Se non si arriverà ad una soluzione concordata in tempi ragionevoli si può realisticamente prevedere il mancato afflusso di turisti stranieri, ciò che prolunga di fatto l’effetto pandemia».
PROSPETTIVE E PROGETTI: BRUNO LEPORI, FA IL PUNTO SULLO STATO DEL TURISMO A LUGANO E NELLA SUA REGIONE, IN UN ANNO CONTRASSEGNATO DA UN INTENSO PROGRAMMA DI EVENTI E NUOVE INIZIATIVE.
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Nel 2012 è stato designato Presidente del CdA dell’Ente Turistico del Luganese; carica poi riconfermata nel 2016 e 2021. Quali condizioni ha trovato all’inizio e come giudica la realtà economica e sociale che caratterizza questo territorio e quali sono i punti di forza per il suo rilancio dopo due anni di grandi difficoltà legate alla pandemia? «Ho assunto la carica di Presidente al momento della fusione tra gli ex Enti Turistici di Lugano e del Malcantone. Ricordo che l’ente di Lugano nel 2000 era già stato oggetto di una fusione fra quelli di Lugano città – Regione valli di Lugano e Ceresio. Memore dell’esperienza vissuta come Sindaco del Comune di Capriasca (nato dalla fusione di 5 e successivamente 8 ex Co-
muni) ho intuito che si doveva porre particolare attenzione alle aspettative di chi aveva operato per anni nell’Ente con dimensioni più ridotte (specialmente per i mezzi finanziari a disposizione). Sono convinto che la sensibilità dimostrata nei confronti del Malcantone abbia contribuito all’accettazione di questo “matrimonio” che in pratica non faceva altro che anticipare di 4 anni quanto la nuova legge sul turismo del 2015 ci avrebbe imposto. La realtà economica e sociale del nostro comprensorio è diversa tra centro (in pratica la città) e le periferie. Questo ha determinato fino a 2 anni fa una netta suddivisione fra turisti per lavoro/affari da quello prettamente vacanziero. Nella promozione dei prodotti e nell’informazione al turista bisogna pertanto distinguere bene le caratteristiche/peculiarità della città dove si può concentrare il lusso, la cultura, gli intrattenimenti e la periferia che va promossa per la bellezza del suo paesaggio e dalle enormi possibilità di passeggiate a piedi e/o con i rampichini. Per contro l’enogastronomia è sempre più un’attrattiva per tutto il comprensorio, senza distinzione fra centro e periferia. Mi si chiede quali sono i punti di forza per il rilancio turistico dopo due anni di pandemia; secondo il mio parere è fuorviante parlare di rilancio: se si dimentica il 2020, paradossalmente la pandemia ha permesso nella stagione scorsa di battere tutti i record di presenze e pernottamenti degli ultimi 25 anni. Il Ticino è diventato una meta fortemente ambita dagli svizzeri che hanno deciso di trascorrere le vacanze da noi piuttosto che (per ovvi motivi) scegliere lunghi viaggi o le spiagge del mediterraneo. Più che rilancio do-
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vremmo pertanto essere in grado di fidelizzare il turista svizzero e richiamare da noi i turisti stranieri che tanto ci sono mancati». Come sono cambiate negli ultimi anni le richieste e le aspettative degli ospiti che scelgono il Luganese per le proprie vacanze? «A seguito della pandemia, la regione del Luganese ha visto un cambiamento nella tipologia di turista che visita la destinazione e vi è stato un aumento sostanziale di turisti “leisure”, che scelgono il Luganese soprattutto per la sua offerta di attività outdoor (a contatto con la natura) e le proposte enogastronomiche, con un particolare accento sulle esperienze a km zero. Si è osservato un aumento dei turisti amanti delle due ruote, che durante tutto l’arco dell’anno possono usufruire di un’ampia rete di percorsi per mountain bike, nonché delle 15 postazioni di ricarica per e-bike posizionate sul territorio. In assenza dei visitatori internazionali, vi è stato un aumento sostanziale di turisti provenienti dal mercato svizzero, i quali sono molto esigenti e apprezzano l’elevata qualità dei servizi, la sicurezza e la pulizia, nonché la tradizionale accoglienza del Sud della Svizzera e la posizione centrale della destinazione rispetto agli attrattori». Con quali progetti e con quali idee il turismo in genere deve affrontare le nuove sfide? «Per rispondere a questa domanda si dovrebbe dedicare molto tempo, data l’importanza strategica della stessa. Mi limito a citare 4 progetti/idee che ritengo prioritarie: 1. Nuove iniziative di turismo sostenibile: individuare nel turismo una forma di valorizzazione di risorse ambientali capaci di esaltarne le forme di conservazione e di protezione. Le destinazioni dovranno quindi sviluppare nuove iniziative in grado di superare la dicotomia
esistente tra destinazioni ormai sulla soglia della congestione e altre tuttora poco valorizzate ma di grande rilevanza ambientale o storico-artistica, localizzate all’interno di uno stesso Cantone. 2. Destagionalizzazione del turismo: nelle regioni con una breve e intensa stagione turistica e periodi di stasi fuori stagione i livelli occupazionali del settore fluttuano notevolmente, per cui diventa assai complicato fornire servizi di qualità elevata; ritengo pertanto che andrebbero compiuti sforzi maggiori per fornire servizi più sostenibili e uniformi; il turismo dovrà valutare strumenti per bilanciare tali fluttuazioni della manodopera, dei capitali e dei servizi connessi alla natura stagionale del lavoro nel settore. 3. Mobilità nel turismo: la necessità di creare servizi per la gestione e la ridistribuzione spaziale e temporale dei flussi, segnatamente organizzando la mobilità turistica nelle destinazioni più congestionate: esempio significativo per la nostra regione sono progetti quali Alp Transit che ha portato la Svizzera interna ad essere sempre più vicina al Ticino. 4. Educazione nelle scuole site in località turistiche: ritengo di importanza fondamentale il ruolo svolto dall’educazione ai fini della promozione di un turismo responsabile. Invito pertanto le scuole dell’obbligo nei luoghi con vocazione turistica come il Ticino, a puntare in futuro sempre di più ad azioni educative di scambio, di apprendimento e di volontariato per sensibilizzare i giovani alle culture e ai patrimoni locali delle nostre regioni di vacanza e di soggiorno. Questo al fine di incoraggiare e sensibilizzare un turismo civico, rispettoso della popolazione e degli ambienti locali». Qual è il progetto che più le sta a cuore e che vorrebbe vedere assolutamente realizzato?
«Per gli eventi ci siamo focalizzati su quelli che avrebbero portato un forte indotto in pernottamenti. Da più di vent’anni a Senigallia viene organizzaTICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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ta esperienza con la fusione dei comuni. Pertanto la carica che ho iniziato a coprire 10 anni fa non era dettata da particolari conoscenze del mondo turistico. Alla fine però, essendo anche una carica politica ho dovuto immergermi con passione e dedizione nel nuovo e appassionante ruolo».
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01 Ph: © Daniele Ferretti 02 - 03 Ph: © Giuliano Guarnieri
to il festival denominato Summer Jamboree che propone musica e cultura dell’America degli anni 40 e 50. Dopo vari contatti, riunioni e sopralluoghi siamo riusciti a convincere gli organizzatori del festival di Senigallia di riproporlo a Lugano. La prima edizione (prevista nel 2020) è stata spostata causa pandemia e verrà proposta dal 9 al 12 giugno 2022. È questo il progetto che mi ha impegnato in prima persona in questi ultimi due anni e che per me rappresentava la priorità per modificare il tipo di eventi da proporre soprattutto ai turisti oltre che alla popolazione indigena. Sono curioso di vedere se l’impatto che avrà sarà proporzionale allo sforzo richiesto in termini di tempo e di mezzi finanziari dedicati».
Consiglio nell’anno 2006-2007, sia a livello comunale come sindaco di Tesserete prima (dal 1988 al 2001) e in seguito del nuovo comune di Capriasca (dal 2001 al 2008). Sono stato designato nel Consiglio di Amministrazione di Lugano Turismo in quanto andava sostituito il rappresentante dell’ex Regione Valle di Lugano che era Venanzio Menghetti. Nel 2012, in concomitanza con la fusione degli ex enti turistici di Lugano e Malcantone sono stato designato Presidente con la motivazione che avevo una riconosciu03
Quali sono state le tappe del percorso professionale che l’hanno portato ad avvicinarsi al mondo del turismo? «Molte delle attività, sia professionali che politiche sono condizionate da fattori casuali. Non sempre una carica politica è frutto di una programmazione mirata. Nella “vita precedente” ho svolto 30 anni di politica attiva sia a livello cantonale, dove ho militato nel parlamento dal 1988 al 2007, coprendo la carica di Presidente del Gran 02
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TURISMO / FERROVIA MONTE GENEROSO
UNA DESTINAZIONE PLURIPREMIATA IL FIORE DI PIETRA IN VETTA AL MONTE GENEROSO È LA META IDEALE PER CONCRETIZZARE LA VISIONE IDEALE DELLA PROPRIA AZIENDA: PAROLA DELLO SWISS LOCATION AWARD 2021!
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iglata dall’architetto di fama mondiale, Mario Botta, la struttura inaugurata nel 2017 è diventata subito il simbolo del turismo e si è inserita in modo pregevole nel settore del MICE a livello nazionale ed internazionale. Grazie alla sua posizione privilegiata a 1704 metri tra Svizzera e Italia, abbracciata da uno dei panorami ticinesi più suggestivi e alla sua singolare e funzionale architettura, il Fiore di pietra nel 2021 è entrato nella top ten delle più belle location MICE di tutta la Svizzera ed è stata eletta come la migliore del Ticino. Un pull di quasi 28mila tra organizzatori, visitatori, fan ed esperti del settore le ha conferito il Sigillo di qualità ‘Eccezionale’ dello Swiss Location Award 2021. L’infrastruttura è
risultata ideale per l’organizzazione di meeting, team-building, convention ed eventi lontano dallo stress cittadino, dalla routine quotidiana e nel rispetto dell’ambiente. Lo spazio dedicato ai meeting consta di 126 mq modulabili (può ospitare da 10 a 80 persone) e personalizzabili secondo le esigenze dei clienti. Attrezzata di tecnologia moderna e provvista di connessione wi-fi, la Sala Conferenze ‘Belvedere’ ha il raro pregio di essere inondata di luce naturale, necessaria durante le sessioni di lavoro. È, tuttavia, la convivenza armoniosa tra gli spazi interni ed esterni che fanno del Fiore di pietra una location unica dove poter organizzare eventi su misura, innovativi e in autentico stile green. Al ristorante gourmet panoramico, al Self-Service o sulle terrazze davanti ad una vista mozzafiato, ogni pausa caffè, aperitivo, business lunch o cena diventano momenti esclusivi ed indimenticabili grazie anche alla presenza del personale multilingue, accogliente e altamente qualificato. La particolare contiguità con gli spazi esterni permette,
inoltre, di organizzare diverse tipologie di team building outdoor: dalla scoperta del territorio immergendosi a piedi nella natura dei suoi 51 km di sentieri o volando in parapendio, al totale relax di una sessione di yoga o di meditazione sulla terrazza panoramica, alla visita di una mostra d’arte con l’autore. «Il nostro principale obiettivo - sottolinea Monica Besomi, Head of Marketing & Communication e Vicedirector della Ferrovia Monte Generoso - è quello di riuscire a far vivere ai leader e ai loro collaboratori un’esperienza unica e soprattutto sostenibile». Infatti, le aziende che scelgono il Fiore di pietra, possono rendere climaticamente neutrali i loro eventi compensando le emissioni di CO2 del viaggio in treno con un contributo volontario di CHF 1.- in aggiunta al costo del ticket. La somma viene raddoppiata dalla Ferrovia Monte Generoso che aderendo all’iniziativa ‘Cause We Care’ della fondazione myclimate, la reinveste in progetti sostenibili internazionali, sul territorio e nell’azienda stessa. «Oggi che il Fiore di pietra è nuovamente in lizza per la nomination Swiss Location Award 2022 - conclude Besomi - non possiamo fare a meno di pensare a Gottlieb Duttweiler, il fondatore della Migros alla quale la Ferrovia Monte Generoso appartiene dal 1941, quando, lui decise di acquistarla salvandola dallo smantellamento a cui era destinata a causa della crisi provocata dalla Seconda guerra mondiale. Ci auguriamo che la sua visione imprenditoriale lungimirante e di successo, dall’alto del Fiore di pietra, possa essere di esempio e ispirare al meglio gli imprenditori locali e non».
Ph: © Gabriele Ronchi
www.montegeneroso.ch
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TURISMO / SONIA SPINELLLI
UNA BOUTIQUE FAMIGLIARE NEL CUORE DI LUGANO
SONIA SPINELLI, DIRETTRICE DELL’HOTEL DE LA PAIX, CI PARLA DI UNA STRUTTURA CHE ASSICURA I PIÙ ELEVATI STANDARD DI SERVIZI OFFERTI MANTENENDO IL GUSTO E L’ACCOGLIENZA CARATTERISTICI DI UN ALBERGO DOVE SI AVVERTE FORTE LA PASSIONE DELLA PROPRIETÀ PER L’OSPITALITÀ ALBERGHIERA.
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rima di arrivare a dirigere uno dei più importanti alberghi di Lugano, quali sono stati i suoi precedenti passi nel mondo dell’hôtellerie? «Credo di essere nata con la passione per i viaggi dentro di me, qualcosa mi diceva che il mondo del turismo sarebbe stato quello in cui avrei operato. Dopo una formazione turistica mi sono concentrata in questo settore, seguendo presso la SDA Bocconi, un corso in General Management per il comparto alberghiero. Negli anni mi sono appassionata al mondo dell’hôtellerie, grazie in particolare all’e-
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sperienza maturata con Swiss Int. Airlines dove ho avuto la fortuna di soggiornare da cliente in centinaia di hotel. A ciò si aggiungano i soggiorni per studio-lavoro a Londra e New York e altre esperienze lavorative in strutture turistiche e di organizzazione di eventi. Tutto questo mi ha fatto comprendere che quella dell’accoglienza costituisce una vera e propria arte, che richiede non solo disponibilità umana ma specifiche competenze nella gestione di una struttura complessa come un albergo così come nei rapporti con le risorse umane». Quest’anno lei festeggia 20 anni di lavoro all’interno dell’Hotel De La Paix di Lugano, dove ha ricoperto vari ruoli con crescente responsabilità, fino ad assumerne la direzione. Qual è l’aspetto di questo hotel che più l’ha conquistata e che lo rende così unico nel panorama luganese? «Tra le tante caratteristiche che contraddistinguono la città di Lugano spicca quella di essere stata fin dagli inizi del secolo scorso una delle località più amate dal turismo internazionale, che la raggiungeva per un periodo di villeggiatura da trascorrere tra il lago e le vicine montagne. Ben presto, per venire incontro alle esigenze di questa clientela esigente e benestante, in città sorsero hotel di alta classe, spesso in posizioni privilegiate sulle alture o nelle immediate vicinanze del lungo lago. Questa premessa mi aiuta a spiegare quel particolare charme e
quell’eleganza che caratterizzano l’Hotel De La Paix e che riescono a mettere d’accordo amanti del contemporaneo e appassionati di atmosfere che traggono ispirazione da un vissuto importante. Ed è proprio questo lo spirito che la famiglia proprietaria dell’hotel ha voluto mantenere nel tempo, accrescendo costantemente la qualità originaria della struttura e dei suoi arredi attraverso continui importanti interventi di ampliamento, ristrutturazione e rinnovamento». Possiamo descrivere quali sono le principali dotazione dell’Hotel De La Paix? «L’hotel De La Paix di Lugano classificato quattro stelle ha 131 camere ampie, che sono state rinnovate da poco tempo con arredi e tessuti eleganti nei toni del beige e del tortora, con una attenta distribuzione delle luci che rendono gli ambienti accoglienti e luminosi mentre tanti piccoli dettagli riescono a garantirne la comodità. La struttura offre soluzioni adatte a soddisfare i bisogni del turismo più esigente e moderno sia per vacanza che per affari. Durante la stagione estiva, la clientela può inoltre godere di una magnifica terrazza giardino che si affaccia sulla piscina, luogo ideale per sorseggiare un aperitivo oppure gustare le specialità del ristorante “La Terrazza Neptune”». Oltre alla qualità dei servizi offerti, che cosa fa la differenza e induce l’ospite a ritornare?
TURISMO / SONIA SPINELLLI
«Mi piace pensare sia il nostro concetto di accoglienza che comprende tante piccole accortezze per coccolare l’ospite e anticipare le sue esigenze. Un concentrato di Questo “sistema” di attenzioni che inizia fin dall’arrivo di ogni ospite, accolto da un servizio di Guest Relations che è molto più di un Concierge, e riflette il nostro modo di dedicarci completamente a soddisfare le sue richieste. Un elemento che ci ha particolarmente aiutato nella gestione del soggiorno dell’ospite e di cui andiamo particolarmente fieri, è un’applicazione specifica, una sorta di chat interna introdotta per facilitare la comunicazione e permettere a tutti i collaboratori di restare costantemente informati ed intervenire rapidamente nella soluzione di ogni eventuale problema». Accanto alla dimensione “vacanza”, l’Hotel De La Paix è anche perfettamente attrezzato per incontri “business”… «Vorrei sottolineare il fatto che l’elegante Spazio De La Paix è la più grande sala conferenze alberghiera di Lugano, dotato di tecnologie congressuali all’avanguardia. Unendo i tre spazi modulari si combinano le caratteristiche di ogni ambiente nella sala completamente personalizzabile, in grado di accogliere fino a 480 persone. Il grande palcoscenico, le sale regia e il retropalco rendono lo Spazio De La
Paix il luogo perfetto per ospitare conferenze, seminari, esposizioni e workshop, ma anche rappresentazioni teatrali, concerti, e sfilate di moda. La sala può essere allestita per grandi banchetti, con pista da ballo in parquet. Il foyer adiacente permette di allestire welcome area, aperitivi o buffet per accompagnare le pause degli ospiti. Un altro privilegio dell’Hotel è rappresentato dal comodo accesso all’ampio parcheggio esterno, uno dei più grandi tra gli hotel di Lugano, e al garage sotterraneo». Quali sono le proposte della ristorazione? «All’interno dell’hotel si trova il ristorante “Terrazza Neptune”, aperto stagionalmente da giugno a settembre, sia per i clienti dell’hotel ma anche per una clientela esterna che ha voglia di godere di raffinate proposte sia di pesce che di carne, ideate dal nostro chef e pronte a soddisfare anche i palati più esigenti. Fa parte dell’Hotel De La Paix – pur essendo molto noto e frequentato dalla clientela locale – anche il ristorante Al Barilotto, dall’atmosfera rustica e calda, dove si possono assaggiare ottime pizze, carne alla griglia, antipasti e primi piatti di impronta mediterranea». Si può parlare di un suo personale stile di direzione nella conduzione dell’hotel?
«Se devo scegliere tre parole chiave direi senz’altro dialogo, partecipazione e responsabilità. Sono convinta che una delle maggiori risorse di un hotel sia rappresentato dalla qualità del suo personale. Ma per raggiungere buone pratiche è necessario impegnarsi tutti in un processo di partecipazione, dove gli obiettivi aziendali devono essere spiegati e condivisi e l’ascolto di tutte le opinioni, le idee e anche le critiche di ciascuno diventa fondamentale. Tutto questo fa sì che il team, nel rispetto evidente delle funzioni di ogni persona, sia animato da uno spirito di fiducia e di collaborazione che, in ultima analisi si traduce nella centralità dell’ospite». Da ultimo, un aspetto che non abbiamo ancora toccato riguarda la vostra attività culturale… «Hotel De La Paix è da sempre sensibile alla cultura e tradizionalmente propone manifestazioni artistiche, tra cui mostre ed esposizioni d’arte e al suo interno si possono ammirare alcune opere di sicuro interesse. Inoltre, rapporti di collaborazione oramai consolidati nel tempo con il LAC e LuganoMusica portano la struttura ad accogliere regolarmente artisti di prim’ordine. Di recente poi ha ospitato l’evento RoomTheatre, grazie all’attività di promozione svolta da Sabine M.L. Rettich e al team di Claudia Lombardi, Fondazione Claudia Lombardi per il teatro titolare dello spettacolo. L’azione teatrale si è svolta negli spazi dell’hotel tra sale, stanze, corridoi, scale ecc., con l’intento di far accadere l’avvenimento artistico anche dove è difficile da immaginare e soprattutto dove non si è soliti aspettarselo. Il risultato è stato davvero positivo con un grande entusiasmo manifestato da tutti i partecipanti». HOTEL DE LA PAIX Via Cattori 18, CH-6900 Lugano T. +41 (0)91 960 60 60 www.delapaix.ch TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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TURISMO / HOTEL CASTELLO DEL SOLE
IL RESORT IMMERSO NELLA NATURA
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l Castello del Sole, immerso nel pittoresco paesaggio del Delta della Maggia ad Ascona, è in assoluto tra gli alberghi più premiati in Svizzera e ai coniugi Gabriela e Simon V. Jenny, direttori dell’hotel da ben 18 anni, va attribuito una buona parte di questo successo: ne vanno orgogliosi, essendo persone sempre molto presenti e attente nei minimi dettagli alle esigenze dei loro clienti provenienti dalla Svizzera e da tutto il mondo, alcuni dei quali assidui frequentatori di questa magnifica realtà alberghiera. Varcando la soglia d’ingresso ci si accorge subito dell’eccellente servizio di tutto il personale (i collaboratori sono 178) e passeggiando nel parco circostante di oltre 140 ettari con un accesso diretto al lago, ci si immerge nella natura rigogliosa con gli antichissimi e maestosi cedri dell’Himalaya che rendono il contesto suggestivo e colmo di fascino, mentre
HOTELLERIE SUISSE HA CLASSIFICATO IL CASTELLO DEL SOLE CON IL MARCHIO DI QUALITÀ QQQ, PER IL SUO WELLNESS & SPA, L’ATTENZIONE ALLE FAMIGLIE, IL CAMPO DA GOLF ADIACENTE, L’ECCELLENTE CUCINA E PER PROMUOVERE L’UTILIZZO DELLE BICICLETTE. NON A CASO È UN HOTEL 5 STELLE SUPERIOR, AFFILIATO A SWISS DELUXE HOTEL. DI PAOLA CHIERICATI
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i frutti degli alberi di mele, pere e noci sparsi in tutto il resort sono a disposizione degli ospiti per essere colti in ogni momento della giornata. Le 41 lussuose junior suites e suites e le 37 camere sono arredate con particolare attenzione ai dettagli, hanno terrazze molto generose e sono dislocate in tre edifici diversi e adiacente l’una all’altro, in una nuance di colori pastello che rendono le costruzioni pienamente rispettose dell’ambiente circostante. Per chi ama i piaceri della SPA, ormai tanto di moda, è a disposizione una lussuosa struttura di 2.500 metri quadri, comprendente piscina interna ed esterna, idromassaggio, diverse saune, percorso Kneipp, un locale fitness molto bene attrezzato e una suite SPA. Tra i diversi trattamenti per il corpo, spicca la terapia VinoAqua, a base di vinaccioli, bucce d’uva e pampini delle viti (tutto rigorosamente biologico),
TURISMO / HOTEL CASTELLO DEL SOLE
provenienti al 100% dai vitigni dei “Terreni alla Maggia”, di proprietà dell’hotel, i cui effetti curativi sono noti sin dall’antichità, atti a contrastare l’invecchiamento e a favorire la rigenerazione delle cellule, eliminando i radicali liberi con l’attivazione e la stimolazione dell’epidermide. Per chi predilige invece le attività all’aria aperta, sono a disposizione per i più atletici campi da tennis e l’utilizzo di biciclette. Adiacente all’hotel si situa il campo del Golf Club Patriziale di Ascona, annoverato tra i più prestigiosi a livello svizzero. Per chi volesse invece navigare sul lago Maggiore, è disponibile un motoscafo Frauscher; i più temerari possono invece utilizzare la canoa, la pagaia o il tradizionale pedalò. Ma non solo. L’hotel si contraddistingue anche per l’organizzazione di altre attività sportive. Si può trascorrere del tempo nel bosco con la guida forestale Tatiana Pedrotti per ridurre lo stress
grazie al contatto fisico con gli alberi, oppure organizzare un’escursione in alta montagna con Rolf Hürzeler, capo di lunga data dell’ufficio forestale di Ascona, incontrando stambecchi, camosci o marmotte; o esercitare la pesca a mosca con Mauro Guidali, in Valle Maggia o in Val Lavizzara. Oppure ancora sperimentare il birdwatching lungo la riserva naturale dell’hotel al mattino presto e ascoltare i canti di specie rare di volatili; o ancora andare a cavallo o prendere qualche lezione presso la scuderia di Philine Brunner… insomma il lusso della natura può essere vissuto al Castello del Sole a tuttotondo. Un altro tema molto caro all’albergo è la salvaguardia dell’ambiente: dalla raccolta e riciclo dei saponi si ricavano prodotti salvavita per le famiglie bisognose, mentre cannucce, sacchetti per la biancheria e altri prodotti sono realizzati con materiale riciclabile o bio-
degradabile, con l’obiettivo di diventare completamente plastic-free entro il 2023. Anche i mezzi di trasporto messi a disposizione degli ospiti sono elettrici, come le auto e le e-bike. Grazie al sistema di riutilizzo biologico nelle cucine, l’hotel ottiene energia ecologica dagli scarti e rifiuti alimentari e l’elettricità proviene da fonti di energia rinnovabile a partire da energia solare, idroelettrica ed eolica. Non a caso fa parte del programma di sostenibilità “Swisstainable” nel turismo svizzero di massimo livello. L’impegno del Castello del Sole abbraccia anche il mondo della cultura e dell’arte, come testimoniano le diverse esposizioni aperte al pubblico. CASTELLO DEL SOLE ASCONA Via Muraccio 142 CH-6612 Ascona Tel. +41 (0)91 791 02 02 www.castellodelsole.ch TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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GASTRONOMIA / CASTELLO DEL SOLE
NEL MANIERO CUCINA GOURMET A KM 0
LE ECCELLENZE GASTRONOMICHE AL CASTELLO DEL SOLE PRENDONO FORMA A PARTIRE DALLA MATERIA PRIMA FRESCHISSIMA CHE PASSA DALLA AZIENDA AGRICOLA E VITIVINICOLA ALLE CUCINE DELL’ALBERGO PER LA GIOIA DEI FORTUNATI COMMENSALI. DI GIACOMO NEWLIN
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L’
albergo Castello del Sole ad Ascona è una vera e propria magione signorile, paragonabile a quelle di molti nobili d’un tempo, con però tutti i comfort e i lussi della vita moderna. Magione in cui, oltre alla dimora, il nobile godeva dei frutti delle terre circostanti possedute. L’Hotel Castello del Sole fa parte del Gruppo The Living Circle, che riunisce selezionati alberghi e ristoranti di prima classe, situati in luoghi privilegiati, alcuni dei quali hanno la fortuna di trovarsi vicini a fattorie produttrici di frutta, verdura, cereali, vino ecc. ll Castello del Sole infatti fa capo in misura notevole ai prodotti dell’attigua cantina vinicola e azienda agricola Terreni alla Maggia, diretta dall’agronomo ETH Fabio Del Pietro, che appartiene alla stessa proprietà dell’albergo e che secondo stagione offre una grande varietà di prodotti derivanti da una coltivazione integrata con tutti i crismi della sostenibilità e del
rispetto per una natura intatta, compreso il riso coltivato a secco e annaffiato solo se necessario, che è il riso prodotto più a Nord in Europa. Durante il loro soggiorno gli ospiti del Castello del Sole, diretto dai lungimiranti coniugi Simon Valentin e Gabriela Jenny, hanno diverse possibilità per soddisfare i propri desideri gastronomici. Infatti, l’ospite desideroso di un’esperienza indimenticabile, può optare per la Locanda Barbarossa, un vero tempio gourmet che vanta una stella Michelin, una stella verde Michelin per la sostenibilità e ben 18 punti sulla guida GaultMillau, in cui si esprime l’estro e la professionalità dell’executive chef Mattias Roock con una cucina leggera e mediterranea ispirata alla classicità francese e in cui il servizio magistrale è coordinato dal premiato maître Sergio Bassi. Su questo luogo magico per i buongustai ci soffermeremo in uno dei prossimi numeri della nostra rivista, mentre ora scopriamo che l’ospite di questo gioiello dell’albergheria svizzera, immerso in 150 ettari di natura ed eletto albergo dell’anno GaultMillau 2022, ha diverse possibilità per appagare il sacrosanto desiderio di mangiare e bere bene. In un ambiente elegante con la vista che spazia su una natura generosa e incontaminata che arriva a lambire il lago, si trova il ristorante Tre Stagioni, diretto con affabilità dal maître Daniele Sardella. Dal menu alla carta, con proposte sia della cucina regionale sia di una cucina più internazionale con alcuni accenti anche asiatici, desidero ricordare: la trota salmonata marinata al limone Yuzu (agrume coltivato nella proprietà) con finocchio allo zafferano e pompelmo; il famoso risotto Loto
GASTRONOMIA / CASTELLO DEL SOLE
Terreni alla Maggia con funghi, cipollotti e fomaggio Belperknolle; Coqau-vin di faraona ticinese con verdura brasata e purea di patate e per terminare il tortino tiepido al cioccolato Castello del Sole con bacche marinate e panna montata. Pane e grissini sono prodotti in casa e per la prima colazione, che viene servita al Tre Stagioni, anche le brioche e i bretzel sono fatti in casa e completano l’offerta del ricco e goloso buffet del mattino. I maître sintetizzano la loro filosofia con questa frase: “Il sorriso dell’ospite dopo il pasto è il miglior complimento per noi”.
Quando le belle giornate invitano a pranzare fuori e godere della pienezza della natura, ecco che entra in funzione il ristorante esterno Al Parco, con i ricchi buffet di antipasti, insalate, con grigliate di carne e pesce, piatti di pasta, selezione di pizze e dolci sfiziosi. Poi per chi ama ogni tanto un pasto informale, sempre nel parco ma in riva al lago, magari in costume da bagno e seduti comodamente sulle belle poltrone o sui lettini a sdraio con il sole che bacia la pelle, può optare ad esempio su fresche insalate, tarte flambée, fish & chips, frutta e dolcetti. Per un
raffinato aperitivo o un brindisi, due sono i luoghi designati: il Cortile Barbarossa o l’orientaleggiante Bar Bassa Selim dove lo chef barman di lungo corso ed esperienza Maurizio Zullo è in grado di interpretare i desideri e le voglie più particolari, dato che ad esempio per i suoi cocktail, come il “Good Witch” che vale la pena provare, può avvalersi di una notevole gamma di distillati, specie di quelli prodotti dalla cantina vinicola Terreni alla Maggia: Gin, Grappe, Whisky. Non è tutto per quanto riguarda la ristorazione del Relais et Chateaux Castello del Sole, perché chi desidera un’esperienza fuori dal comune, l’albergo possiede l’esclusivo Rustico del Sole, situato in Val Resa e dominante il Lago Maggiore dai suoi 1000 metri di altitudine, dal Delta della Maggia alle Isole di Brissago. Un vero rustico dove dopo una calorosa accoglienza e un aperitivo vengono serviti piatti della tradizione con prodotti propri e regionali. La particolarità del Rustico del Sole sta anche nel mezzo di trasporto degli ospiti: un volo panoramico in elicottero. Tutte le prelibatezze culinarie vanno ovviamente accompagnate dai vini più appropriati. La scelta al Castello del Sole è notevole tra vini svizzeri, italiani, francesi, di altre nazioni europee e d’oltre mare, ma il biglietto da visita rimangono i vini prodotti dalla cantina vinicola Terreni alla Maggia dove opera Giuseppe Spagnuolo, enologo di grande esperienza. La Terreni alla Maggia è stata selezionata dalla guida GaultMillau come uno dei 150 migliori produttori di vino svizzeri. Numerosi sono i premi ricevuti da una selezione che spazia dal Merlot allo Chardonnay, dal Kerner alla Bondola per vini ricercati e anche affinati in barriques. CASTELLO DEL SOLE BEACH RESORT & SPA Via Muraccio 142 CH-6612 Ascona T. +41 (0) 91 791 02 02 www.castellodelsole.com TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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GASTRONOMIA / TICINO LAND OF STARS
ENOGASTRONOMIA AL CENTRO DEL RILANCIO TURISTICO IL TICINO È UN TERRITORIO CON GRANDI POTENZIALITÀ, TRA BELLEZZE NATURALI E STRAORDINARIE ECCELLENZE NEL CAMPO DELLA RISTORAZIONE E DEI VINI, PER LE STRUTTURE ALBERGHIERE E PER TUTTI I SERVIZI CONNESSI. ORA CHE ANCHE I TURISTI STRANIERI SONO TORNATI, POTER VALORIZZARE QUESTE RICCHEZZE, DI CUI IL CIBO COSTITUISCE UN PATRIMONIO FONDAMENTALE, È IRRINUNCIABILE. DI MARTA LENZI
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a nostra regione è diventata l’angolo gourmand della Svizzera con 10 stelle Michelin con 9 cuochi, facendo dell’enogastronomia uno dei principali motivi che spingono il turista a scegliere il Ticino come meta per le proprie vacanze. In questo contesto, il progetto di Sapori Ticino dedicato ai ristoranti stellati, Ticino Land of Stars, assume un ruolo ancora più importante. Cosa comporta tutto ciò? Lo abbiamo chiesto a chi ospita quotidianamente i turisti sul territorio.
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vere un numero così importante di ristoranti stellati sul nostro territorio cambia qualcosa a livello turistico?
B.G.: «Sicuramente sì. Ha acceso un faro di visibilità sulla regione e sulla città e rappresenta uno degli ingredienti di qualificazione di una destinazione per il mercato del lusso. Il tesoro culinario del nostro territorio diventa secondo me un vero richiamo soprattutto quando viene elaborato in un ventaglio di offerta gastronomica ricca e variegata, interpretata con professionalità e qualità. Nella piramide del consumo, è dimostrato che il mercato del lusso alimenta anche tutti gli altri segmenti, il contrario invece non può avvenire». G.R.: «Ormai tutti siamo consapevoli che la gastronomia costituisce una parte fondamentale dell’esperien-
HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:
BARBARA GIBELLINI (B.G.) GM Villa Principe Leopoldo, Lugano
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GIUSEPPE ROSSI (G.R.) GM Hotel Splendide Royal, Lugano
IVAN ZORLONI (I.Z.) GM Grand Hotel Villa Castagnola, Lugano
WOLFRAM MERKERT (W.M.) GM Hotel Giardino, Ascona
GASTRONOMIA / TICINO LAND OF STARS
za di viaggio, ed è innegabile che la stella Michelin diventa un’attrazione aggiuntiva. La cucina è necessità, piacere e radicamento al territorio, soprattutto quando si parla di uno stile culinario che racconta i prodotti tipici del luogo. Di certo i riconoscimenti delle guide gastronomiche costituiscono una spinta ulteriore per la scelta di una destinazione». I.Z.: «La mia opinione è che forse non si sceglie una destinazione esclusivamente per l’offerta gastronomica, ma è un elemento fondamentale insieme alla cultura e al benessere. Per tanto tempo siamo stati con l’Arté l’unico ristorante stellato su Lugano, ed è stata una grande mancanza per la nostra città. Siamo contenti che siano arrivati nuovi stellati, sono un valore aggiunto per la destinazione. Ognuno di noi può decidere azioni di marketing, ma insieme si è più forti. E quando i turisti si fermano più giorni in hotel, hanno la possibilità di andare a provare anche gli altri ristoranti». W.M.: «Sì, i ristoranti stellati sono una buona pubblicità per l’hotel e per tutta la regione. È un’occasione per offrire agli ospiti esperienze culinarie ed emozionali e quindi un motivo per ritornare. È un vantaggio per tutti perché noi ospitiamo anche clientela esterna nel nostro ristorante Ecco e i nostri ospiti dell’hotel possono godere anche degli altri ristoranti stellati. Sono sinergie positive che significano più ospiti per tutti». Che ruolo ha l’offerta enogastronomica all’interno della vostra struttura? B.G.: «Per noi la “C” di cucina e di cultura rappresenta un pilastro da oltre trent’anni. Siamo un Relais&Chateaux che l’ospite sceglie proprio perché sicuro di trovare
lo charme di una casa e una forte connotazione culinaria, fatta di tradizioni, di rispetto del territorio e di impegno etico». G.R.: «L’enogastronomia ha un ruolo importante allo Splendide, non potrebbe essere diversamente. Offriamo diverse tipologie di ristorazione: si va dal ristorante stellato alla pizza in terrazza, passando attraverso un ristorante dall’anima mediterranea, senza contare gli aperitivi, i light meals o gli eventi gastronomici a tema. Questo ci consente di diventare attrattivi anche per una clientela locale». I.Z.: «Penso che la gastronomia sia uno degli elementi essenziali da sempre nell’offerta di Villa Castagnola. Cambia il cliente, cambiano le esigenze, ma sempre grande qualità e bontà in 3 concetti di ristorazione: un’offerta fresca e leggera, valida sia per chi è in vacanza che per il businessman con la Rucola; una gastronomia più importante, una cucina classica, ma innovativa con Le Relais e lo stellato Galleria Arté, aperto solo la sera, dove il rapporto fantastico che abbiamo con lo chef da più di 20 anni permette di essere sempre all’avanguardia». W.M.: «L’offerta gastronomica è sempre stata una parte importante della filosofia generale dei nostri hotel. Siamo orgogliosi di poter offrire due concetti diversi sia al Giardino Ascona, che al Giardino Mountain a St. Moritz-Champfèr durante l’inverno: l’Ecco, premiato con due stelle Michelin come il migliore del Ticino, con una cucina aromatica con leggere influenze asiatiche, così come i nostri ristoranti Hide & Seek, con una cucina mediterranea e piatti di ispirazione ayurvedica, così come vegetariani e vegani».
Come è cambiata la vostra clientela, se è cambiata, dopo la stella Michelin e le esigenze? B.G.: «Al momento il mercato turistico internazionale è ancora in fase evolutiva di ripresa dopo questi ultimi due anni e frenato anche da condizioni geo politiche mondiali. È quindi presto per esprimere un parere in merito. Le esigenze sono comunque cambiate e sono cambiati anche i viaggiatori. L’accesso al viaggio è più trasversale, si affacciano anche le nuove generazioni foriere di culture e riferimenti diversi. C’è una forte tendenza a veder riprodurre il proprio mondo di abitudine piuttosto che a sperimentare e lasciarsi incuriosire». G.R.: «La stella Michelin ha di certo acceso i riflettori sul Ristorante I Due Sud e di conseguenza anche sull’intera struttura. Oggi gli ospiti sono più attenti ai dettagli e ascoltano con piacere la storia dello chef, i racconti di come nasce un piatto perché sono sempre più alla ricerca di situazioni autentiche, quasi “famigliari”, connesse al territorio. Non si parla più di lusso, ma di un’esperienza dove l’ospite è al centro, e intorno a lui ruota l’hotel e tutta la città». I.Z.: «Abbiamo visto meno degli altri il cambiamento perché L’Arté con Franck Oerthle ha la stella da 12 anni, ma sono felice che ci siano nuovi colleghi perché tutto questo porta a Lugano una nuova clientela in cerca di gastronomia e benessere nella nostra regione. Anche se le aspettative del cliente sono cambiate, spetta comunque sempre a noi migliorare». W.M.: «Fondamentalmente, non ci sono stati grandi cambiamenti. Da quando abbiamo ricevuto la prima stella Michelin nel 2007, abbiamo avuto ospiti che cercavano TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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un’esperienza culinaria raffinata fin dall’inizio. Con l’arrivo della seconda stella nel 2010, abbiamo avuto ancora più ospiti da fuori città che sono diventati clienti abituali e il fatturato è aumentato ulteriormente. All’epoca, il nostro chef 29enne Rolf Fliegauf era il più giovane chef a 2 stelle d’Europa. La qualità costante della cucina e del servizio in un’atmosfera rilassata è molto apprezzata dai nostri ospiti». Dalla vostra postazione privilegiata come vedete il futuro del turismo? B.G.: «Come gruppo leader del Ticino monitoriamo costantemente i diversi trend: il viaggio sta diventando sempre più significativo di un desiderio importante e personale di fare esperienze uniche di vita, investendo al meglio il proprio tempo a disposizione». G.R.: «Vedo un futuro positivo per il nostro turismo. Lugano non ha ancora espresso tutto il suo potenziale turistico, e credo che i prossimi anni potranno regalare delle piacevoli sorprese. Oggi molti turisti privilegiano città a misura d’uomo, a contatto con la natura, per vivere in pieno relax i giorni di vacanza. E Lugano ha tutto questo». I.Z.: «Noi siamo molto positivi per il 2022, abbiamo già una buona base di prenotazioni e questo ci dà molta fiducia. Se abbiamo lavorato bene, gli ospiti svizzeri che abbiamo ospitato l’anno scorso torneranno, forse non per 2 settimane, ma per un week end, o un’occasione speciale, e non si sa se nello stesso hotel, ma speriamo possano rimanere nella regione. Facendo un paragone con il 2019, ad oggi sia la cifra d’affari che le prenotazioni già confermate sono migliori».
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W.M.: «L’industria del turismo, e con essa l’industria alberghiera, è stato uno dei settori più colpiti dalla pandemia. Questo ha portato anche a un ripensamento generale e a un ulteriore cambiamento di valori. Il Ticino, con la sua offerta diversificata, ne ha potuto beneficiare. Dei molti ospiti che abbiamo accolto per la prima volta, alcuni ritorneranno sicuramente, anche se per soggiorni più brevi. In futuro, il fattore lusso sarà definito ancora di più da altri valori e l’esperienza emotiva personale sarà in primo piano. Gli ospiti sono alla ricerca di luoghi dove possono ritrovarsi con tutto il loro stile di vita e realizzarsi. Anche il fattore natura e la qualità giocheranno un ruolo sempre più importante, ed è per questo che vedo un futuro positivo per il nostro Ticino». Il turismo di lusso avrà un ruolo sempre più importante? B.G.: «Il mercato del lusso ha per definizione una sua forza endemica anche di fronte a cicli storici, inoltre nel mercato globale la clientela alto spendente rappresenta il target più attraente e a cui tutti puntano». G.R.: «Il concetto di lusso non è più così attuale, o almeno si è ridisegnato. Oggi l’ospitalità di qualità è quella che sa offrire un arricchimento culturale al visitatore, oltre a un soggiorno a 5 stelle. Lugano, con la sua anima mitteleuropea e il suo particolare connubio tra vocazione mediterranea e anima svizzera, regala alla destinazione un’identità unica». I.Z.: «La passione per l’ospitalità e la volontà di rendere il soggiorno un’esperienza indimenticabile sono sempre stati i nostri punti di forza. Non si tratta di superare le aspettative del cliente, ma mantenerle, ag-
giungendo una componente umana. Questo è il vero lusso». W.M.: «Sì, considerando la nostra offerta nel settore alberghiero e gastronomico. Un buon mix di segmento alto e di lusso sarà la base per un tasso di occupazione costante. L’esclusività delle esperienze è un fattore importante nel segmento del lusso, e il Ticino può offrirne molte e di qualità. Tuttavia, sarà necessario che le offerte diventino più creative e più speciali, come fondamentale sarà la comunicazione». In questo contesto cosa pensate del progetto Ticino Land of Stars? B.G.: «Lo vedo come un abito sartoriale per il nostro Ticino. Proprio per le caratteristiche tipiche di una città salotto come Lugano, nel nostro caso, dove ogni elemento è fatto di qualità e come tale va rispettato». G.R.: «È di certo un’occasione per far brillare le eccellenze gastronomiche del nostro territorio, per ispirare i giovani talenti della cucina locale a migliorarsi di continuo e, cosa importantissima, costituisce un volano per la nostra città a livello turistico». I.Z.: «È un progetto ben pensato per una necessità. È importante far conoscere, comunicare e ci vuole una regia per accrescere le nostre prestazioni al cliente per farlo sentire bene». W.M.: «È un progetto che dimostra la grande qualità degli chef, dei ristoranti e degli hotel ticinesi, è una grande promozione per il Ticino e offre agli chef una buona piattaforma per mostrare le proprie abilità».
GASTRONOMIA / TICINO LAND OF STARS
Lorenzo Albrici
Bernard Fournier
Frank Oerthle
Marco Campanella
Rolf Fliegauf
Mattias Roock
Luca Bellanca
Cristian Moreschi
Domenico Ruberto
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GASTRONOMIA / RISTORANTE “I DUE SUD”
ESPLOSIONE DI GUSTI TRA PRODOTTI DI TERRE LONTANE
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n grande albergo come lo Splendide Royal di Lugano, nato nel 1887, presente sulla guida ai Locali storici d’Italia nella sezione estero; lanciato a fine Ottocento da re Alberto I del Belgio tra gli stemmi d’Europa, eletto quindi subito a dimora regale da molte teste coronate; più recentemente entrato a pieno titolo a far parte della prestigiosa associazione “The Leading Hotels of the World”, non poteva non dotarsi, oltre alla già rinomata cucina del ristorante “La Veranda”, di un angolo privilegiato in cui offrire la quintessenza dell’alta gastronomia, così nel 2018 è stata cesellata una pietra preziosa alla quale è stato attribuito il nome “I due Sud”. La filosofia di questo raffinato angolo di piacere, che può deliziare una ventina di ospiti sta ovviamente, sia nella bravura dello chef Domenico Ruberto, di origini calabresi, con alle spalle importanti esperien-
“I DUE SUD”, ALL’INTERNO DELL’HOTEL SPLENDIDE ROYAL DI LUGANO, HA GIÀ OTTENUTO UNA STELLA MICHELIN E 16 PUNTI GAULT & MILLAU E FA PARTE DELL’ESCLUSIVA SELEZIONE DI “LES GRANDES TABLES DE SUISSE”. DI GIACOMO NEWLIN
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ze professionali, sia nell’idea, risultata vincente, di avvicinare i sapori di due terre lontane tra loro: il Sud Italia e il Sud della Svizzera, in un tripudio di proposte che mirano alla contemporaneità dei piatti pur nella loro espressione tradizionale. La sera dell’esperienza gastronomica la scelta è caduta sul tema “Omaggio al lago”, con il tavolo rivolto al Ceresio, un vero elogio ai pesci di lago, declinati con quegli accenti del Sud mediterraneo che hanno esaltato e valorizzato le tenere carni di acque dolci. Il percorso ha preso avvio da quattro stuzzichini che da soli avrebbero meritato una sosta in questo tempio della gastronomia. L’entrata vera e propria l’ha fatta il salmerino che si è presentato con il suo consommé e accompagnato da una misticanza di puntarelle, carciofo, bergamotto, cipolla di Tropea e tapioca. Poi è stata la volta del coregone, arrivato in compagnia del
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pomodoro datterino, delle alici marinate e di un “voile” di capperi e basilico. Due altri protagonisti lacustri si sono in seguito palesati: la trota, che da un lato era nascosta nei ravioli e delicatamente sublimata con aglio, olio, peperoncino e prezzemolo e dall’altro lato era tuttavia presente alla vista sotto forma del suo caviale. Ha concluso la rivista il lucioperca, la cui delicatezza ha avuto un accompagnamento grintoso col prosciutto crudo dell’alpe Piora e con piccoli fagioli. Rispetto ai pesci di mare quelli di lago e più in generale di acqua dolce, solitamente vengono considerati più delicati di gusto e allora ci vuole tutta l’abilità dello chef per renderli, con i giusti abbinamenti e con le adeguate cotture, degni di palati raffinati e di una tavola regale. Domenico Ruberto è riuscito nell’impresa grazie alla sua passione e alla sua conoscenza dei prodotti, così che ogni piatto ha rega-
lato una grande godibilità. D’altronde lui stesso alla domanda sui prodotti che predilige risponde che: «Il pesce è quello che mi dà più soddisfazione, sia di mare, sia di acqua dolce, insieme ai prodotti che riesco a trovare nella mia terra, la Calabria: il peperone crusco, i fagioli, il finocchietto, ecc.». Il concetto unico che ha ispirato il nome di questa perla incastonata nell’Hotel Splendide Royal di Lugano è chiaro, mentre l’essenza dell’incontro gastronomico di due realtà lontane ma che ora si stringono all’unisono è la concretezza di Domenico che dice: «Il Sud ce l’ho nel sangue per la mia terra d’origine, con le sue tradizioni e i suoi prodotti e così, dopo 18 anni nel Sud della Svizzera ora conosco anche la bontà delle tradizioni e dei prodotti locali». Comunque non c’è cena gastronomica che regga senza i giusti accostamenti con i vini più adatti. Nel nostro caso
siamo stati super fortunati e direi viziati dai consigli di un maestro, Simone Ragusa, miglior sommelier della Svizzera 2015, che ha attinto etichette ticinesi, italiane e francesi dalla ricca cantina dell’albergo. RISTORANTE “I DUE SUD” Hotel Splendide Royal Riva Antonio Caccia 7 CH-6900 Lugano T. +41 (0) 91 985 77 11 www.iduesud.ch 01 Domenico Ruberto Ph: © Kyrhian Balmelli 02 Ristorante “I Due Sud” 03 Uno dei piatti da “Il Pomodoro che non c’è”, il menu più rappresentativo della filosofia culinaria di Domenico Ruberto Ph: © Kyrhian Balmelli
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GASTRONOMIA / RISTORANTE META
IL META ENTRA A FAR PARTE DELLE MIGLIORI TAVOLE SVIZZERE 01
IL RISTORANTE META E IL SUO CHEF LUCA BELLANCA SONO STATI PRESENTATI LO SCORSO MESE DI MAGGIO COME NUOVI MEMBRI DI UNA DELLE PIÙ IMPORTANTI ASSOCIAZIONI SVIZZERE DI CHEF, “GRANDES TABLES SUISSES”.
«È
Palazzo Mantegazza Riva Paradiso 2 CH-6900 Lugano-Paradiso +41 (0)91 994 68 68 marketing@metaworld.ch META @ristorantemeta Ristorante Meta www.metaworld.ch @Meta_Ristorante
per me e per il mio team un grande onore poter entrare a far parte di un’associazione di riferimento nella gastronomia svizzera come Grandes Tables Suisses ma allo stesso tempo una grande responsabilità» ci racconta Luca Bellanca a seguito della presentazione avvenuta domenica 29 maggio presso lo Splendide Royal Hotel di Lugano. «Noi chef abbiamo il compito, al giorno d’oggi, di farci portavoce del mondo della cucina gourmet e dell’ospitalità, cercando di trasmettere alle future generazioni quei valori di qualità della cucina e del servizio che ogni giorno mettiamo in campo nei nostri ristoranti». Parole ricche di significato quelle dello Chef del Ristorante META per un settore che è stato spesso messo in discussione a seguito degli ultimi due anni: «oltre alle pietanze che proponiamo ai clienti è per noi assolutamente centrale il loro benessere e soddisfazione attraverso i nostri principi di cordialità e buone maniere». Valori che sposano a pieno quelli dell’Associazione che, grazie alla presidenza di Guy Ravet (01), sta cercando sempre di più di far conoscere la gastronomia svizzera sia a livello nazionale che internazionale, rafforzando la propria reputazione portando nuove idee, senza mai dimenticare la tradizione. Ne è passato di tempo dal 1960,
quando René Gessler decise di fondare «La route suisse des plaisirs de la table» che sarebbe diventata nel corso degli anni l’associazione che oggi conosciamo, grazie anche alle visioni e alla presidenza di due chef iconici per la gastronomia elvetica, primo tra tutti André Jaeger e successivamente Pierre Andre Ayer. Oggi le Grandes Tables Suisse sono un’associazione più giovane e dinamica ma anche molto comunicativa grazie alla presenza sul Gault Millau Channel e al look rinnovato della propria guida. In Ticino si erano già viste le prime prove di questa tendenza quando nel 2019 il Festival internazionale S.Pellegrino Sapori Ticino aveva dedicato il suo programma proprio alle GTS. Dany Stauffacher, patron del Festival
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GASTRONOMIA / RISTORANTE META 03
dichiara: «Da anni promuoviamo le Grandes Tables perché ritengo siano un’associazione meritevole di attenzione e i nuovi ingressi in Ticino, grazie al lavoro svolto dallo chef Lorenzo Albrici, testimoniano che nel nostro Cantone ci sono tanti giovani che lavorano bene e che vogliono fare squadra per il proprio territorio». Ed è proprio l’attaccamento al territorio e alla gastronomia svizzera che colpisce i nuovi chef all’interno del gruppo, come ci racconta Luca Bellanca che, oltre alla sua prima stella Michelin ricevuta nel 2021 e al titolo di “Scoperta dell’anno per il Ticino” per Gault Millau, aggiunge questa importante nomina al suo palmares di traguardi raggiunti. «Da chef posso dire che negli ultimi anni e specialmente con l’arrivo della presidenza di Guy Ravet, lo spirito di appartenenza che si stava perden-
do qualche anno fa, è pienamente tornato. Tutti noi abbiamo il nostro quotidiano con i relativi problemi ma non dimentichiamoci mai che condividere proprie esperienze con i colleghi è un gesto di scambio mai scontato, ti aiuta a crescere, a migliorare tutti insieme ma soprattutto l’unione dà la forza di arrivare dove da soli sarebbe stato impossibile. Questo è un bello spirito, soprattutto per noi giovani che cerchiamo sempre nuovi stimoli per alzare ogni giorno l’asticella della qualità, rispettando e promuovendo un territorio che ogni giorno ci dà tantissimo sia a livello di prodotti che di turismo». E allora facciamo un grande “in bocca al lupo” a Luca e a tutto il suo staff, sicuri che manterranno in alto la bandiera della gastronomia ticinese grazie alla professionalità e allo spirito che li contraddistingue.
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01 – 04 Ph: © Lucrezia Roda
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GASTRONOMIA / FRANCESCO DONATI
IMPRENDITORE DELLA RISTORAZIONE E CUOCO ALLA BISOGNA OSTERIA TRANI A LUGANO, RISTORANTE POSTA E GROTTO PAN PERDÜ A CARONA: SONO QUESTI I LOCALI CHE FRANCESCO DONATI HA SCELTO DI RILEVARE, GESTIRE E AVVIARE AD UN SICURO SUCCESSO. DI GIACOMO NEWLIN
OSTERIA TRANI Via Cattedrale 12 CH-6900 Lugano T. +41 (0) 91 922 05 05 www.trani.ch
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ino a non molto tempo fa, nel milanese, quando si parlava di “trani” si intendeva bettola, osteria o taverna,
insomma un locale dove ci si ritrovava tra amici a bere un quartino di vino. Oggi il termine trani è in disuso, ma a Lugano sulla salita che porta alla cattedrale di San Lorenzo esiste ormai da alcuni decenni l’Osteria Trani, gestita con grande passione da Francesco Donati. Francesco, che non ha ancora 40 anni, ha frequentato la scuola alberghiera di Losanna e dopo alcune esperienze lavorative ha avuto l’opportunità di rilevare il “Trani” nel 2012. Un locale caratteristico che ha mantenuto quell’atmosfera tipica della vecchia osteria, anche se rinnovata intelligentemente e con gusto, che può servire fino a 70 coperti alla carta. Per questo il Trani si avvale di una brigata ben consolidata, sia per la cucina, con lo storico chef del locale Filippo Rodà, sia per la sala, mentre Francesco che è il titolare non disdegna in caso di bisogno di fare il cuoco: «quella di cucinare è un’attitudine na-
GASTRONOMIA / FRANCESCO DONATI
ta ai tempi dell’Università quando cucinavo per amici e colleghi studenti durante molte serate allegre». D’altronde la cucina è una delle sue passioni e l’impronta che ha dato ai suoi primi due locali, il secondo di cui accennerò è il Posta di Carona, è di una cucina di stampo prettamente mediterraneo e raffinato, con anche proposte della tradizione, oltre che ticinese, anche lombardo piemontese, con un livello di qualità medio alto e con il prezzo che resta tuttavia contenuto. Dal menù cito con piacere: la deliziosa tartare di orata alla ligure con olive, pinoli, pomodorini e patate; l’involtino di verza farcito con luganighetta nostrana; la lasagna di ossobuco di vitello e besciamella allo zafferano; la suprema di faraona ai carciofi, polenta e verdurine e per terminare la “Tarte Tatin” di mele e gelato al fiordilatte. Un motivo di vanto e che dà lustro all’Osteria Trani è senza dubbio la cantina, che con le sue 2150 referenze può tranquillamente gareggiare con quelle dei più blasonati ristoranti, ma questo non deve spaventare perché sulla carta, che sembra un volume dell’enciclopedia, figurano vini, ovviamente tutti buoni, ma per tutte le tasche, fino a quelli più prestigiosi per soddisfare i desideri degli intenditori ed estimatori più esigenti. Francesco però è una persona estroversa e simpatica che sa cogliere le opportunità quando queste si presentano e così nel 2020, dopo una chiacchierata con l’amico Gabriele Parini, titolare del ristorante Posta di Carona, comprensibilmente stan-
co dopo anni e anni di intensa attività, decide di acquistare il locale, allineando al Trani di Lugano la filosofia di cucina. A questo punto si può dire che Francesco sia diventato un imprenditore della ristorazione, che comunque non nega alcune difficoltà nel percorso: «Importante è la creazione di un team affiatato, ciò che rappresenta un passo non sempre facile ma di estrema importanza per riuscire ad offrire un servizio cordiale e di qualità». Nel decalogo per un ristorante di successo, oltre aIl’aspetto della ricerca del personale adatto e motivato, c’è poi quello che consiglia di restare aperto, ciò che implica una buona organizzazione del personale stesso. Francesco, con la sua bonomia e nello stesso tempo con la sua determinazione ha saputo far crescere i suoi primi due ristoranti e collocarli nella categoria di quei locali che meritano la fiducia degli ospi-
ti e in questo senso i riscontri sono numerosi. Al Posta di Carona lo chef, Alessandro Calvarese, è piemontese e il riscontro lo si legge anche sul menù, con la battuta di manzo al coltello e i ravioli del plin al sugo di brasato (veramente deliziosi), ma poi il polletto al mattone con friggitelli e panissa di ceci; il già rinomato cordon bleu di vitello del Posta; il goulash di polpo speziato, vino rosso e peperoni ecc., il tutto accompagnato dai vini di una carta ben congegnata anche se ovviamente non così imponente come quella del Trani. Siccome non c’è il due senza il tre, Francesco, sempre a Carona, dove abita con la famiglia, ha rilevato il noto grotto Pan Perdü che aprirà l’anno prossimo dopo alcuni lavori di rinnovamento, un locale che ha una storia e sul quale avremo modo, a tempo debito, di soffermarci. In conclusione vale la pena rilevare che qualche mese fa è stata costituita la società Chez Francesco SA che raggruppa i tre ristoranti: Trani, Posta e Pan Perdü e si occupa di acquisizione e gestione di ristoranti nonché di consulenza per la ristorazione. RISTORANTE POSTA Via Principale 35 CH-6914 Lugano – Carona T. +41 (0) 91 649 72 66 www.postacarona.ch TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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GASTRONOMIA / TICINO GOURMET TOUR
LA BUONA TAVOLA IN UN CLICK TICINO GOURMET TOUR È IL NUOVO PROGETTO PER PROMUOVERE IL TICINO ACCOMPAGNANDO IL TURISTA ALLA SCOPERTA DI QUESTO TERRITORIO UNICO E GUIDANDOLO NELLE PROPRIE SCELTE ENOGASTRONOMICHE.
Ph: © Giorgia Panzera
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onoscere il territorio e sostare in un ristorante di qualità. Sono questi i desideri di ogni turista impegnato nella visita di una località o un territorio. Ma ora a disposizione del visitatore c’è una nuova chiave di lettura per apprendere e apprezzare attraverso il cibo la cultura di una destinazione. È questa la sintesi di Ticino Gourmet Tour, brand ideato da Sapori Ticino e creato per rispondere ad una domanda turistica che sempre più richiede un’offerta anche gastronomica e che, nello stesso tempo, può incrementare le economie locali e contribuire positivamente a molti livelli della filiera del settore turistico: dall’agricoltura e produzione alimentare locale alla ristorazione. Grazie al suo principale canale di comunicazione – il sito ufficiale www. ticinogourmettour.ch – Ticino Gourmet Tour permette a chiunque lo desideri di individuare cosa esplorare sul territorio, attraverso le molte attività proposte, siano esse culinarie, culturali o ricreative. Dany Stauffacher, CEO di Sapori Ticino e promotore dell’iniziativa in collaborazione con Ticino Turismo, GastroTicino, le Organizzazioni Turistiche Regionali (Lugano Region, Ascona-Locarno, Bellinzona e Valli, Mendrisiotto Turismo), Ticinowine e il Centro di Competenze Agroali-
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mentari ha dichiarato: «Ticino Gourmet Tour permette di addentrarsi nella qualità e nel gusto ticinese grazie a un’accurata scelta di ristoranti che hanno fatto della qualità e dell’importanza degli ingredienti locali la loro filosofia, con l’enogastronomia che si fa portavoce di tutto un territorio per dare spazio e voce anche agli invisibili. Il progetto vede coinvolti per ora circa 70 ristoranti, scelti in rapporto alla qualità della loro proposta, distribuiti il più possibile in tutto il Ticino in modo da poter comunicare diversi territori e prodotti. L’obiettivo principale è quello di dare il più possibile visibilità al nostro comparto ristorativo cantonale e allo stesso tempo coinvolgere aziende private di qualità con le quali sviluppare attività a scopo commerciale. Con un portale web ricco di contenuti, il progetto vuole coinvolgere i clienti e accompagnarli anche ad un consumo responsabile proponendo video ricette con suggerimenti sull’u-
tilizzo della materia prima e tecniche di cucina. Inoltre, ci saranno sempre nuove proposte con organizzazione di eventi tematici». La ristorazione è infatti uno degli assi portanti dell’identità ticinese. Sul sito si potranno scoprire, oltre ai ristoranti disseminati sul territorio, proposte enologiche, visite culturali suggerite nelle diverse regioni, nonché storie e racconti dei suoi protagonisti. Da ristoranti stellati alle osterie nostrane, da terrazze affacciate sul lago a ristoranti nei centri storici: Ticino Gourmet Tour abbraccia tutto il territorio: «L’obiettivo è quello di dare visibilità alle eccellenze del territorio proprio in un’ottica di rete per un’esperienza davvero unica per il visitatore» sostiene Angelo Trotta, Direttore di Ticino Turismo. E prosegue: «La gastronomia è tra i primi quattro motivi per cui le persone visitano il Cantone e poi ritornano. È un settore che fa parte degli assi strategici che promoviamo e sosteniamo».
MANGIA, BEVI E SCOPRI
ticinogourmettour.ch
GASTRONOMIA / S.PELLEGRINO SAPORI TICINO
ESPAÑA AHORA! UNO SCAMBIO CULTURALE SIA A LIVELLO CULINARIO CHE TURISTICO TRA DUE PAESI AMICI A CONSOLIDARE LA KERMESSE S.PELLEGRINO SAPORI TICINO DA TEMPO TRA LE MIGLIORI E PIÙ IMPORTANTI MANIFESTAZIONI ENOGASTRONOMICHE EUROPEE. DI MARTA LENZI
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oi svizzeri, e ticinesi in particolare, amiamo la Spagna: sole, cultura e cibo. Grazie alla sedicesima edizione di SPST, che si svolgerà in autunno e sarà dedicata alla penisola iberica, avremo l’occasione di conoscere molti chef tra i più innovativi e famosi al mondo, scoprire il loro background culinario, le loro passioni e i loro fantastici piatti. La cucina spagnola ha una tradizione di centinaia di anni e oggi è una delle destinazioni più ricercate dai buongustai di tutto il mondo con una qualità incredibilmente alta e un’infinita diversità tra cui scegliere. Durante il Festival scopriremo inoltre come le diverse regioni, con forti identità locali, hanno sviluppato una cucina molto diversificata. L’attuale cucina spagnola è il risultato di secoli di evoluzione, segnati dalle caratteristiche geografiche e dai viavai storici del paese. Questo si traduce, da un lato in materie prime gastronomiche di massima qualità e grande varietà, dall’altro nel fatto che, con il passaggio dei diversi popoli e civiltà nella penisola iberica, la tradizione culinaria spagnola ha subito varie influen-
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ze. Come altre cucine mediterranee, presenta tracce dell’epoca romana, ma è stata per secoli anche parte del mondo islamico, introducendo ingredienti come il riso. Senza dimenticare che è stata una delle prime potenze europee a stabilire colonie nelle Americhe e in altre parti del mondo, quindi molti prodotti esotici hanno raggiunto la Spagna prima del resto dell’Europa. Oggi, si presenta con proposte ricche di sfumature e combinazioni intelligenti. Il cibo rappresenta l’identità culturale di un popolo e nella sua cucina si ritrovano le caratteristiche del territorio e S.Pellegrino Sapori Ticino ha sempre accolto nella sua storia i migliori chef del mondo alla scoperta di saperi e sapori sempre diversi. «La cucina spagnola è cresciuta notevolmente in popolarità negli ultimi anni, diventando una delle più importanti del mondo, grazie ai suoi grandi chef premiati dalle più famose guide e classifiche internazionali, ma anche grazie alla passione di tutto il movimento eno-gastronomico nazionale con figure magari meno conosciute, ma di grande livello», sostiene Dany Stauffacher, CEO & Founder di SPST. «Nei viaggi che ho fatto in Spagna in quest’ultimo periodo e grazie agli incontri che ho avuto, ho capito che in questa sedicesima edizione potremo confrontarci con un mondo dalle mille sfaccettature, un mondo all’avanguardia che ha una attenzione enorme e un grande rispetto verso la cultura gastronomica che sfocia in sapori e proposte culinarie sorprendenti». Valorizzando le qualità specifiche degli alimenti che fanno parte del patrimonio culinario della Spagna, nel rispetto delle loro caratteristiche tradizionali, a S.Pellegrino Sapori Ticino verrà sottolineato da un lato il ruolo storico del Paese che si distingue per aver introdotto per prima, all’inizio del Cinquecento, alcuni ingredienti come il pomodoro, la patata, il mais o il cacao, che oggi
si utilizzano comunemente in tutta Europa, e dall’altro la grande evoluzione avvenuta negli ultimi decenni fino a creare un vera e propria “nuova cucina” creativa, innovativa e distintiva. L’obiettivo del Festival da sempre è quello di stabilire un rapporto di scambio culturale: le storie, i personaggi, i sapori e i saperi dei Paesi ospiti sono sempre i protagonisti unitamente alle eccellenze del nostro territorio, cercando di attraversare il presente e guardare al futuro dell’enogastronomia attraverso una cucina d’eccellenza che sarà accompagnata da vini locali e internazionali molto ricercati. «Da 16 anni raccontiamo diverse culture gastronomiche attraverso straordinari chef» - ribadisce Dany Stauffacher - «e per il 2022 vogliamo presentare una delle nazioni più interessanti a livello internazionale. La selezione degli chef ha tenuto conto non solo della loro capacità creativa e professionalità gastronomica, ma anche della loro capacità di raccontare storie, trasmettere emozioni, di essere modelli ed esempi di tendenze ed esperienze uniche. Per una gastronomia originale, sana, solidale, sostenibile e, naturalmente, sempre appagante». Tra i grandi chef presenti a SPST 2022: 01 Jesús Sánchez, Cenador de Amós, Villaverde de Pontones, Cantabria, 3 stelle Michelin 02 Paco Roncero, La Terraza del Casino’, Madrid 2 stelle Michelin 03 Joan Roca, El Celler de Can Roca, Girona 3 stelle Michelin 04 Mario Sandoval, Coque, Madrid 2 stelle Michelin 05 Paolo Casagrande, Ristorante Lasarte Barcellona, 3 stelle Michelin
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GASTRONOMIA / SOLSTIZIO D'ESTATE
UN PERIODO CELEBRATO IN TUTTA EUROPA IN CUI SI MESCOLANO DA SEMPRE ANTICHE TRADIZIONI PAGANE E CRISTIANE. DI MARTA LENZI
TRA MITO E REALTÀ
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ome ogni anno, il 21 giugno vivremo il solstizio d’estate che decreta ufficialmente l’inizio della stagione estiva. La parola solstizio deriva dal latino sol (sole) e sistere (fermarsi) perché sembra che il sole si fermi e torni indietro sorgendo e tramontando sempre nello stesso punto. Durante il solstizio d’estate il sole rimane nel punto più lontano dall’equatore, lo Zenit, decretando il giorno dell’anno in cui la luce dura di più, mentre il 21 dicembre con il solstizio d’inverno si ha il giorno più corto con il minimo di luce solare, mentre la durata delle ore notturne
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raggiunge il suo massimo. È il giorno dedicato a Santa Lucia, definita la protettrice degli occhi, per il nesso pagano instaurato fra la luminosità e il senso della vista. Fin dalle primissime civiltà umane il solstizio d’estate è stato celebrato come l’inizio di un periodo di benessere e ricchezza ed è rimasto circondato da un velo di magia, mistero e leggenda, ancora oggi connotato da una fortissima carica simbolica. Cerimonie, antiche feste pagane, falò, banchetti e danze venivano organizzati come forma di connessione spirituale tra madre natura e la vita umana, tra l’energia vitale che la luce del sole porta
GASTRONOMIA / SOLSTIZIO D'ESTATE
Stonehenge, uno dei monumenti più enigmatici del mondo, è conosciuto anche per le celebrazioni del solstizio d’estate quando folle di persone si ritrovano per vedere sorgere il sole da dietro la Heel Stone.
con sé e i suoi energetici influssi sulla Terra come fertilità e abbondanza. Dagli antichi Egizi alle popolazioni del nord Europa, dalle civiltà precolombiane in America latina agli Indiani d’America Sioux con le loro coreografiche danze del sole, ognuno ha reso omaggio alla forza della luce. In generale, la data del solstizio di giugno è sempre stata presa come riferimento temporale per organizzare semina e raccolta dei campi o per unirsi in matrimonio. Secondo un’antica leggenda pagana nel giorno del solstizio si pensava che il Sole si fermasse per sposarsi con la Luna. L’acqua e il fuoco sono così considerati i simboli solstiziali che si ritrovano in molte feste e tradizioni popolari, le cui celebrazioni
si basavano sulla osservazione dei corpi celesti. Con l’avvento del Cristianesimo la Chiesa, consapevole delle difficoltà di sradicare queste credenze della cultura popolare, cominciò a introdurre nuovi riti: in particolare associò la festa del solstizio d’estate alla festa di San Giovanni Battista il 24 giugno, sei mesi esatti prima del Natale. Un momento legato a numerosi rituali e usanze come accendere fuochi, bagnarsi all’alba, raccogliere piante officinali con cui poi lavarsi viso e mani. I falò solstiziali erano considerati propiziatori e ad essi venivano attribuite virtù purificatrici e rigenerative: i fuochi, simbolo del sole, scacciavano demoni e streghe. Nella notte della vigilia di San Giovanni, si raccoglievano molte erbe, e si continuano a raccogliere, con la convinzione che abbiano particolari poteri benefici e terapeutici grazie all’intercessione salvifica del santo: con queste “mi-
sticanze” si preparava un’acqua “magica”, da impiegare per abluzioni reputate assolutamente rigeneranti e curative. Durante tutto l’anno, molte di queste erbe, ma anche bacche, semi, radici, venivano spesso anche aggiunte al pane, producendo così un cibo stuzzicante nel sapore e terapeutico negli effetti. Il rituale popolare collegato ai riti religiosi del “Natale estivo” prevedeva l’usanza di bruciare erbe vecchie e di ballare intorno ai falò, per allontanare la cattiva sorte, fino all’alba, momento ideale per camminare tra l’erba e sdraiarsi nei prati bevendo la rugiada, utile a scacciare il malocchio e a favorire la fecondità. In questa notte le giovani in età da marito erano solite preparare erbe o altri cibi per compiere alcune pratiche misteriose e potervi così leggere ed interpretare segni sulle possibilità di sposarsi entro l’anno. Il mazzetto di erbe portafortuna, detTICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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to proprio “il mazzetto di San Giovanni” dovrebbe comprendere almeno l’iperico o erba di San Giovanni perché i suoi fiori giallo-oro sbocciano a fine giugno, in concomitanza con la festa del santo, detta anche scacciadiavoli, l’artemisia o cintura del diavolo, la ruta, la mentuccia, il prezzemolo, il rosmarino, l’aglio e la lavanda. Meglio ancora se non sono meno di 24, dalle ginestre ai petali di rosa, dal finocchio selvatico al basilico. Tutto può diventare ingrediente “miracoloso”. Sempre secondo la tradizione, le erbe bagnate dalla rugiada nella notte tra il 23 e il 24 giugno si caricano di energia nuova. Per la preparazione di quella che viene chiamata acqua di San Giovanni le erbe aromatiche e fiori dovrebbero essere raccolti in luoghi non contaminati, ponendo tutto in un recipiente con dell’acqua e lasciare la mistura fuori tutta la notte per catturare la rugiada del mattino del 24, raccolta in un panno steso tra l’erba e successivamente strizzato. Inoltre, e cosa più importante, le condizioni climatiche registrabili nella giornata di San Giovanni erano più o meno propiziatorie per l’imminente annata di raccolti. Secondo una credenza secolare in questa fase solstiziale dell’anno le streghe o altre creature malefiche erano solite darsi convegno nella notte tra il 23 ed il 24 giugno attorno ad un antichissimo albero di noce. Ed esattamente con i frutti di questi alberi stregati, colti ancora verdi e madidi di ru-
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giada nella notte di San Giovanni, si preparava il nocino, liquore considerato terapeutico, usato inizialmente per scopi divinatori e medicinali, o anche il vino “nociato” e “nocellato”. A raccogliere le noci in numero dispari, erano donne a piedi nudi. Le più esperte nella preparazione dovevano salire sull’albero per staccare a mano i frutti migliori, con un legno duro, rigorosamente non di noce, senza rovinare la buccia e poi esporli alla rugiada per tutta la notte e metterli in infusione il giorno successivo. Ancora oggi, secondo la tradizione, è nella notte di San Giovanni che devono essere raccolte le noci per preparare il liquore ottenuto dai malli delle noci ancora acerbe, conservando il frutto ancora una carica simbolica positiva molto importante, legata al successo e alla salute. Sognare le noci, ad esempio, significa che si potrebbe scoprire qualcosa da utilizzare a proprio vantaggio. Un altro frutto di questo periodo è la fragola, che secondo una leggenda di-
fendeva dal morso dei serpenti, ma solo se raccolte sempre nel giorno di San Giovanni, fatte essiccare e composte in una cintura che avrebbe protetto dal veleno. Simbolo di abbondanza è considerato anche l’aglio: bisognerebbe comprarlo il 24 giugno per non rischiare di essere poveri tutto l’anno. E per alcuni portarlo addosso l’antivigilia di San Giovanni serve a proteggersi dagli spiriti maligni. Legato a questo momento non poteva mancare il melograno, apprezzato fin dall’antichità per le proprietà terapeutiche, riconosciuto come simbolo di fertilità e buon auspicio. Non bisogna dimenticare poi le fave che tradizionalmente sono state un modo originale per avere certezze sulla vita sentimentale delle ragazze. Sempre nella notte di San Giovanni, infatti le giovani mettevano sotto il cuscino una fava intera, un baccello completamente aperto e uno solo in parte. Al risveglio, senza guardare, in base a quanto preso, avrebbero scoperto se il loro destino sarebbe cambiato sposando un uomo ricco, uno molto povero, oppure nessuno. In alternativa, si poteva provare con “l’incantesimo campestre” che consiste nel cogliere un quadrifoglio, in cui ogni foglia esprime un diverso significato amore, rispetto, salute e ricchezza per poi nasconderlo vicino al cuore. Giornate molto impegnative quelle collegate al solstizio d’estate per chi ci vuole credere: in ogni caso, vista la durata delle ore di luce, è sicuramente il momento migliore per la ricerca degli introvabili quadrifogli.
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ENOLOGIA / TICINOWINE
VITIGNI AUTOCTONI E VIGNETI EROICI DOPO AVERE PRESENTATO, NEL NUMERO PRECEDENTE DI TICINO WELCOME, LA REGIONE VITICOLA PIÙ A SUD DEL TICINO È ORA LA VOLTA DEI VIGNETI SITUATI PIÙ A NORD.
Da nord a sud partendo dalle Valli Chi giunge dalla “Via delle genti” trova i vigneti più a nord del Ticino e più precisamente nel comune di Giornico. Coloro i quali, invece, arrivano dal Passo del Lucomagno incontrano i vigneti di Malvaglia e Semione. In questa zona, la vite viene spesso coltivata sui pendii montagnosi con strutture ancora legate al passato: le pergole. Sono strutture onerose nel loro mantenimento che prevedono carasch di granito a sostengno dei pali in castagno. Questo tipo di produzione permetteva ai contadini di coltivitare gli ortaggi necessari al loro sostentamento sul terreno sottostante. Molto caratteristico è anche il vigneto di Ludiano, dove macigni, pergole e filari si intrecciano in un gioco geometrico. Costeggiando la sponda destra del fiume Ticino e i vigneti della Riviera, arriviamo nel Bellinzonese. Oggi, con la fusione dei comuni che
Andrea Conconi
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opraceneri: vigneti tra collina e pianura Possiamo suddividere il Sopraceneri in due regioni viticole ben distinte: la prima è il Locarnese con i vigneti che sono dislocati a sud di Bellinzona, costeggiano la sponda destra del Ticino proprio sul piano di Magadino e proseguono fino in fondo alla Valle Maggia. La seconda è il Bellinzonese e Valli con i vigneti che, dalla Leventina, si susseguono fino nel Gambarogno. Qui, la placca europea, la quale se ben ricordate proprio al Ceneri incotra quella africana, è composta da rocce cristalline acide, ricche di minerali che ne conferiscono le note ai vini rendendoli leggermente più sapidi rispetto ai vini del Sottoceneri.
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Ph: © Davide Stallone
hanno dato vita alla grande Bellinzona, è diventato il comune viticolo più importante del Cantone. I piccoli appezzamenti di Daro e i vigneti attorno ai Castelli, iscritti dal 2000 nella lista UNESCO del Patrimonio mondiale dell’umanità, fanno da cornice alla capitale ricordando il passato rurale del Cantone, con i comuni di Sementina e Montecarasso da una parte e i vigneti di Camorino dall’altra. La regione viticola del Bellinzenese prosegue sulla sponda sinistra fino in fondo al Gambarogno. Locarnese e Val Maggia Attraversando il Piano di Magadino con i cuoi campi coltivati, giungiamo nel Locarnese viticolo e, seguendo la spoda destra, da Sementina verso Locarno, tra ville e zone edificabili si arroccano vigneti di viticoltura eroica che arrivano a lambire il margine boschivo. Piccoli appezzamenti, che con
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Ph: © Davide Stallone
grande resilienza, anno dopo anno, cercano di resistere all’avanzamento del cemento. Infatti, il maggior abbandono di vigneti è avvenuto proprio su questi pendii. Passando a Locarno, ritroviamo il nettare di Bacco sul Delta della Maggia con un’azienda che, oltre a produrre vini, coltiva cereali, riso compreso. I vigneti, tuttavia, non finiscono qui ma si estendono fino a Brissago con incantevoli paesaggi vista lago e seguono il fiume Maggia fino al fondo valle mostrando filari la cui coltivazione domanda impegno e sacrifici. Alla ricerca degli angoli sperduti Per chi ama andare alla scoperta di particolarità e di vigneti eroici, nel Sopraceneri bisogna andare a trovarli tra boschi e valli. Quando li si scova, sembra di tornare indietro di cinquant’an-
ni e pare impossibile che, in un’era meccanizzata come la nostra, viticoltori appassionati lavorino ancora del tutto manualmente. Tra i più caratteristici ci sono quelli di Ludiano, i terrazzamenti di Linescio e il vigneto della Pioda, per citarne solo alcuni. Anche qui, come nel Mendrisiotto, ci sono dei sentieri tematici che ripercorrono la storia della viticoltura: quello lineare da Sementina a Gudo e il nuovo sentiero Vitea, un percorso circolare tra i vigneti di Gordola. La Bondola Nel Sopraceneri, si coltiva ancora un vecchio vitigno autoctono: la Bondola. Da qualche tempo, Slow food Ticino si sta impegnando per far sì che questo antico uvaggio non vada perso. La Bondola in particolare, assunse
una diffusione significativa dopo la crisi fillosserica di metà Ottocento, specialmente nel Sopraceneri, fornendo quasi metà della produzione vinicola. Infatti, a quei tempi, si prediligevano vitigni a bacca grossa e grappolo grande per ottenere raccolti abbondanti, da cui verosimilmente deriva il nome di Bondola con una chiara preferenza per la quantità a scapito della qualità. Gli anziani si ricordano addirittura di una Bondola bianca, a Gordemo (frazione di Gordola), purtroppo mai catalogata. Il successo crescente negli anni del Merlot e i cambiamenti del gusto dei consumatori, ha fatto sì che questo vitigno perdesse importanza. Oggi, sono ancora una decina le cantine che, adattando le conoscenze enologiche, portano avanti la tradizione di questo vino. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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ENOLOGIA / TAMBORINI
QUANDO LA MACERAZIONE GENERA OTTIMI VINI
I NUOVI VINI “I MACERATI” PRESENTATI A CANTINE APERTE IL 21 E 22 MAGGIO COSTITUISCONO UNA TESTIMONIANZA DELLA VOGLIA DELL’AZIENDA DI SPERIMENTARE E CREARE NUOVI PRODOTTI. CE NE PARLA IL DIRETTORE, MATTIA BERNARDONI.
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ome nasce l’idea di creare i nuovi vini della linea “I Macerati? «Durante la degustazione delle barrique di gennaio 2017 prese forma l’idea di produrre un vino con un affinamento in anfora o in terracotta. Riflettendo sul progetto, insieme al nostro enologo Luca Biffi ci siamo invece orientati verso un rosso con lunga macerazione a fermentazione rotativa in tonneau da 500 lt. I passi successivi sono stati l’acquisto della giusta barrique e l’attesa della vendemmia 2019 per poi iniziare subito dopo questa affascinante sperimentazione». Come avviene il processo di macerazione e quali vantaggi comporta? «Siamo partiti da uve Merlot del vigneto di San Zeno a Lamone, tenute in appassimento per 21 giorni e poste a macerare in barrique rotativa per 12 mesi. Questa barrique speciale con-
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sente di ruotare la barrique manualmente di 360° sui supporti durante la fermentazione. L’operazione permette di rompere il cappello senza difficoltà, per una migliore omogeneizzazione della parte solida con quella liquida, e una conseguente estrazione totale di succhi aromi e profumi. Per noi è stata davvero una vera sorpresa scoprire così delle note sconosciute che rimandano ad altre terre, tradizionali zone di elezione del Merlot. Durante i vari test e le degustazioni effettuate la fermentazione non ha mai raggiunto temperature superiori ai 28°C e i vini hanno sempre mantenuto i caratteri varietali con buona intensità. Sentivamo però che non era ancora il momento di imbottigliare e abbiamo deciso di lasciare maturare il vino in barrique nuove della Tonnellerie Sylvain per altri 12 mesi. La dimensione della botte ha fatto sì che i sentori legnosi siano equilibrati e non preponderanti; nel complesso possiamo identificare questa tecnica di lunga macerazione rotativa in legno come molto rispettosa del carattere varietale delle uve». In sintesi, con quali caratteristiche si presenta il vino “I Macerati” Merlot 2019, prodotto in una edizione limitata di 600 bottiglie? «Il colore è rosso rubino con riflessi granati, mentre il profumo al primo naso si apre su note di china e genziana e incenso, poi arrivano le note di dattero e scorze di arancia candita il tutto sorretto da una trama acida importante. Per quanto riguarda invece il sapore in bocca risulta essere potente e di struttura con tannini fini ed eleganti ben integrati con la paletta aromatica, un merlot atipico che strizza l’occhio all’eleganza dei migliori
ENOLOGIA / TAMBORINI
Barbareschi e Baroli di Langa. Un vino che richiede una temperatura di servizio di 18-20 gradi da abbinare a grandi piatti di selvaggina come sella di capriolo o cosciotti di cervo cotti con cotture lunghe, carni rosse con marinature in civet (al vino rosso) o i grandi bolliti piemontesi e i formaggi stagionati importanti». Gli ottimi risultati ottenuti vi hanno indotto a portare ulteriormente avanti il progetto… «Nel 2020 abbiamo deciso di avviare la produzione di un vino bianco in macerazione a base di uve Chardonnay, provenienti dal vigneto di SanZeno nel comune di Origlio. Le uve hanno fatto 7 giorni di appassimento, 6 mesi di macerazione in barrique rotativa e per finire 12 mesi di barrique nuova prima di essere imbottigliate. “I Macerati” Chardonnay 2020, anch’esso prodotto in sole 600 bottiglie, ha
colore giallo paglierino intenso e carico e al primo naso trasmette una sensazione di frutta esotica matura come mango e ananas, fichi secchi, zafferano e fiori gialli, sorretto da una vena fresca presente. Il sapore in bocca e ricco, grasso con una struttura importante e complessa con tannini in evidenza, la trama acida allunga l’intensità e la persistenza un vino creato per stupire. Si tratta insomma di un vino che non ha paura degli abbinamenti, da provare con Foie-Gras d’oca o con preparazioni a base di funghi e tartufo, con dei pesci intensi e ricchi di sapore come rombo o ricciola o merluzzo, carni bianche e petti di volatili, carni rosse con preparazioni speziate ed intense, formaggi di mucca e di capra stagionati.».
«Direi molto positivo, al di là delle nostre migliori aspettative. I vini potevano essere riservarli in primeur per poi ritirarli a settembre ad affinamento finito. È stata l’occasione per far conoscere agli appassionati come Tamborini sia impegnata nella proposizione di vini che ben interpretano il nostro concetto di vino naturale: vini puliti, rispettosi del vitigno, dal sapore intenso e, soprattutto, di grandissima qualità».
Avete presentato al pubblico “I Macerati” a Cantine Aperte 2022. Che apprezzamento hanno ricevuto?
OTTIMI RISULTATI AL MONDIAL DU MERLOT 2022 Il Mondial du Merlot è l’unico grande concorso mondiale dedicato esclusivamente ai vini della famiglia del Merlot ed è patrocinato dall’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino (OIV). Nella quindicesima edizione la giuria internazionale ha degustato e giudicato 400 vini selezionati di produttori provenienti da 17 diversi paesi. Su 28 medaglie d’Oro assegnate a cantine del Ticino,
Tamborini si aggiudica un eccezionale primato con 5 Medaglie d’Oro. Le medaglie assegnate includono vini con sapori, profumi e metodi di vinificazione differenti, a dimostrare che l’intera gamma Tamborini ha raggiunto livelli importanti. Sono stati premiati vini storici come il Terre di Gudo bianco, o nuovissimi come il Bianco di Tambo; vini più complessi e ricchi come il Doppio Appassimen-
to, vini più moderni e vini di “esperienza” come ESPE N. 5, il Merlot vinificato in bianco. • Terre di Gudo bianco 2021. • D.A. Doppio Appassimento 2018 (in anteprima a Cantine Aperte) • SanZeno Trentalune 2019 • Bianco di Tambo 2021 (ultime bottiglie disponibili, prodotto in esaurimento) • ESPE N. 5 2021
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ENOLOGIA / TESTAMATTA
UNA VIGNA BOUTIQUE, UN VINO ECCEZIONALE
UNA STRAORDINARIA VERTICALE MONDIALE CONDOTTA DA BIBI GRAETZ E JANE ANSON SI È TENUTA PRESSO LA SALA DEGUSTAZIONI DI ARVI A MELANO. PROTAGONISTA ASSOLUTO IL VINO TESTAMATTA DI CUI SONO STATE PRESENTATE E DEGUSTATE VARIE ANNATE CHE ABBRACCIANO 20 ANNI DI PRODUZIONE ENOLOGICA.
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a degustazione si è svolta via zoom direttamente dal Headquarter di Melano di Arvi da dove è stata stabilito un collegamento con Hong Kong, Cina, Corea, Thailandia, Norvegia, Gran Bretagna, Austria, Francia e Portogallo, oltre che naturalmente con la Svizzera. Per comprendere totalmente cosa rappresenti Testamatta nella storia dell’enologia italiana e mondiale, occorre necessariamente partire dalla singola-
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re figura di Bibi Graetz, il celebre vigneron che da sempre vive circondato dalla bellezza. Suo padre, israeliano, è uno scultore di rilevanza internazionale, sua madre è norvegese e figlia di artisti. Lui è nato e cresciuto in un castello a Fiesole, quello di Vincigliata, che domina Firenze. Bibi Graetz racconta: «Mi dedicavo a una pittura istintiva, gestuale, uno scavare nella tela per poi riempirla di colori. I miei colori primari». Quando, alla fine degli anni ‘90, decide di dedicarsi alla vigna di famiglia, lo fa mettendoci la faccia e il sudore. Ma cosa unisce il vino e l’arte, cosa hanno da dirsi? «Il vino non è soltanto agricoltura. È estetica, profumi, sapori, colori. Ci offre la possibilità di esprimere concetti, di adattare la natura ai nostri obiettivi e perfino ai sogni. E dunque è creatività comunicativa. Il vino è qualcosa che, evolvendosi, può durare negli anni. È ci-
viltà ed è storia. Il vino è arte». Tutto inizia nella piccola vigna di famiglia, due ettari e mezzo nella tenuta del castello di Vincigliata, un territorio fino ad allora mai sfruttato per produrre vino di qualità. Ma Graetz ci crede, lavora sodo e nel 2000 produce le prime bottiglie di Testamatta, un blend di cinque vitigni (Sangiovese, Canaiolo, Colorino, Malvasia nera e Moscato nero). Insieme a lui c’è un consulente enologico, ma quella collaborazione gli sta stretta. Così dopo quattro anni decide di fare tutto da solo. Un cambiamento che, stando alle sue ironiche parole, «ha pregi e difetti. I difetti sono che non c’è una costante nella produzione e nemmeno un gusto che va bene a tutti. I pregi che non c’è una costante nella produzione e nemmeno un gusto che va bene a tutti». Graetz si stacca dunque dalla produzione vinicola tradizionale e sceglie una strada tutta sua. Si appassiona alle vigne vecchie e gira tutto il comune di Fiesole alla ricerca di altri terreni. Oggi ha sessanta ettari di vigne con più di sessanta anni. Poca uva, ma grande qualità. Una vigna boutique, come ormai oggi molti la definiscono. Un’eccellenza della Toscana. Un vino fatto con uve tradizionali toscane provenienti da alcuni dei vigneti più antichi e rari della regione. Il Sangiovese rappresenta la struttura e la potenza del vino, il Colorino i frutti e i tannini vellutati, il Canaiolo la mineralità e l’intensità. Soltanto le poche botti migliori dell’intera produzione possono diventare Colore. La seconda annata di produzione, Testamatta 2001, è stata premiata al Vinexpo di Bordeaux come “Miglior vino del mondo” e Testamatta 2006 ha definitivamente consacrato Bibi
Graetz come uno dei produttori mondiali di vini pregiati con il premio “vino dell’anno” da Wine Spectator. Nei primi anni del suo lavoro ha sempre cercato nei suoi vini potenza e intensità. Poi il 2009, un’annata debole, umida, inaspettata, ma il vino prodotto è stato incredibile: fine ed elegante. Il 2009 diventa così una pietra miliare, un punto di rottura tra due fasi della sua “arte”. Da allora Bibi e il suo vino sono guidati dalla ricerca di quell’eleganza.
I vini prodotti durante il secondo decennio di lavoro di Bibi Graetz, sono più trasparenti, armonici, con un carattere forte. L’annata 2018 è uno straordinario esempio di questa nuova prospettiva, il suo blend è stato realizzato durante il primo periodo di lockdown. L’avere improvvisamente a disposizione così tanto tempo, ha permesso a Bibi Graetz di dedicare il 100% di sé stesso ai suoi vini e alla sua famiglia, impiegando diversi mesi per raggiungere la
miscela perfetta per i suoi vini. Il risultato è stato strepitoso, Testamatta 2018 ha ottenuto 100 punti da Decanter e fantastici punteggi in tutto il mondo La degustazione verticale globale Testamatta del marzo 2022 a Melano ha ripercorso la storia della vita di Bibi Graetz e dei suoi vini, in un viaggio di 20 anni, bicchiere dopo bicchiere. In una sequenza di vini tutti di straordinario fascino e interesse basterà citare almeno l’annata 2019 che ha raggiunto l’eleganza e la finezza aspirata da sempre. È la massima espressione della sua idea di Sangiovese. A settembre 2021 Testamatta e Colore 2019 sono stati finalmente rilasciati attraverso Place de Bordeaux, il sistema commerciale più esclusivo del mondo, dove sono presenti solo i migliori vini dei migliori produttori. Qui i più importanti mercanti di vini pregiati scelgono le loro gemme preziose e le distribuiscono in tutto il mondo tra collezionisti ed eno-appassionati. Nel 2021 Bibi Graetz ha rilasciato i suoi vini a Bordeaux per il quarto anno e l’intera dotazione dedicata a La Place e ai suoi negozianti è stata venduta in sole quattro ore, dimostrando che Bibi Graetz è ormai stabilmente uno dei primi produttori di vino al mondo. Testamatta e tutti i vini Bibi Graetz sono disponibili da Arvi Sa. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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GRANDI VINI DALLA TERRA DEGLI ETRUSCHI L’AZIENDA VITIVINICOLA PAGANI DE MARCHI HA FESTEGGIATO IL TRAGUARDO DEI VENTI ANNI DI ATTIVITÀ. LA GESTIONE DELLE VIGNE E DELLA CANTINA È PASSATA DALLE MANI DELLA MADRE PIA A QUELLA DEL FIGLIO MATTEO CHE INTENDE ORA DARE NUOVO SLANCIO ALLA PRODUZIONE DI VINI CHE HANNO ORMAI RAGGIUNTO UN ECCELLENTE LIVELLO QUALITATIVO.
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estinata originariamente a casa di vacanza, fu trasformata in azienda vinicola grazie alla passione per i vini francesi della proprietaria Pia Pagani De Marchi e del marito, con l’idea di sviluppare una propria produzione vinicola di alto livello: fu la prima azienda a scommettere sulla vocazione vinicola della zona di Casale Marittimo in provincia di Pisa. A dare ancor più slancio all’idea, furono gli scavi archeologici fatti sui terreni della famiglia Pagani. Era infatti la fine degli anni Ottanta quando la Soprintendenza conducendo un’indagine nelle colline dove ora sorgono i vigneti (che saranno piantati dieci anni dopo),
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fece una sensazionale scoperta. Dieci tombe datate dalla fine del VII all’inizio del IV secolo avanti Cristo. La tomba del Principe Guerriero era la più antica ed aveva una posizione di rilievo rispetto alle altre. In quella tomba venne ritrovato un corredo funebre per il banchetto, un vero e proprio kit da degustazione che, al di là della valenza storica della scoperta, costituì la testimonianza della vocazione millenaria di quel territorio per la coltivazione della vite e la produzione del vino. Nell’arco di questi anni l’Azienda Pagani de Marchi si è evoluta continuamente alla ricerca della qualità nella conduzione dell’azienda. Gli esordi
ENOLOGIA / AZIENDA PAGANI DE MARCHI
furono contraddistinti da vini in purezza, Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon. Rossi che conquistarono subito riconoscimenti dagli esperti e dagli appassionati. Nel 2003 il primo assemblaggio come vino di base. Nel 2004 un secondo assemblaggio affinato in barriques di 2° e 3° passaggio. Nel 2009 ai primogeniti rossi venne affiancato un cadetto bianco, a base di Vermentino, che tuttavia non rinunciava alla corposità dei vini di quelle terre, ma che aveva la necessaria morbidezza per palati più delicati. Dal 2009, i vigneti dell’azienda – che si estendono su una superficie di circa 6 ettari, sulle colline sottostanti il paese di Casale Marittimo, a un’altitudine di circa 200 m s.l.m. – sono coltivati
secondo le regole dell’agricoltura biologica. Il terreno che ospita le vigne è composto d’argille sedimentarie del pliocene, è calcareo, povero d’azoto e sostanze organiche, ma ricco di potassio, magnesio e calcio assimilabile. Con il passaggio nel 2021 del testimone da Pia Pagani al figlio Matteo, è stata rimarcata la volontà di proseguire il percorso avviato dai genitori di fare vini di qualità, rispettando sempre più le radici del territorio. Questo lavoro comporterà un cambiamento nella linea stilistica e di immagine dei vini per le prossime uscite. Per celebrare il traguardo di questi primi vent’anni di attività che segna un punto d’arrivo, ma anche l’inizio di una nuova partenza, è stata organizza-
ta una degustazione guidata da Paolo Basso, primo sommelier al mondo ASI 2013 e Matteo Pagani, nuovo titolare. Durante la degustazione sono state assaggiate le correnti annate dei vini: Blumea 2020 e Montaleo 2018; le future annate dei vini: Olmata 2018 e Principe Guerriero Anfora 2019, e infine un’annata rappresentativa del passato con Casa Nocera Merlot 2015. Di particolare interesse la presentazione di un rosso in anfora, il 2019 Principe Guerriero, che ha voluto così rappresentare un ritorno alle origini, omaggiando il ritrovamento della tomba etrusca nel suo podere. Non più Sangiovese in purezza, come era l’etichetta in precedenza, ma ora figlio di merlot e cabernet sauvignon. Nel bicchiere ha colore rubino carico, naso esplosivo con profumi di lampone, sciroppo di more, nota balsamica e sentori di macchia mediterranea, sorso che impressiona per il carattere, grande struttura e piacevole rusticità, con un tannino che comunque stupisce per la sua finezza, e lunghezza infinita. È un rosso seducente, uno dei migliori vini toscani.
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ENOLOGIA / FRANCIACORTA
UNA TERRA VOCATA AL VINO
A FRANCIACORTA, IERI, OGGI E DOMANI. STORIE DI VIGNE, CANTINE E UOMINI, È IL TITOLO DEL NUOVO VOLUME DI GIUNTI EDITORE CURATO DAL GIORNALISTA ELIO GHISALBERTI, GIÀ NELLE LIBRERIE. IL LIBRO RIPRENDE L’EREDITÀ DI QUANTO PUBBLICATO NEL 1997 DAL GIORNALISTA FRANCESCO ARRIGONI, SCOMPARSO PREMATURAMENTE NEL 2011. DI ROCCO LETTIERI
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venticinque anni di distanza, Elio Ghisalberti scatta una nuova istantanea di questo magico territorio italiano in continua evoluzione, ripercorrendo le storie di un tempo che, ora, si intrecciano con le persone e i vini di oggi. Il libro, strutturato come una guida, accompagna il lettore, esperto o meno, nella conoscenza di un vino che, dal riconoscimento della DOCG nel 1995, si destreggia tra presente e passato rivolgendosi al futuro. I testi di Ghisalberti e le immagini correlate vanno a integrare ed evidenziare i cambiamenti avvenuti negli anni, mantenendo comunque un dialogo costante con quelli redatti da Arrigoni: gli scritti di ieri presentano uno sfondo colorato e un carattere tipografico differente rispetto a quelli di oggi e di domani; si crea così una sequenzialità che mette in luce le trasformazioni avvenute nel tempo. Il volume analizza il territorio e la produzione trattando nel dettaglio la storia, la geologia, il clima, la viticoltura, i vitigni, la zonazione, la DOCG, il disciplinare e la conservazione fino alle caratteristiche dei Franciacorta DOCG, dei Curtefranca DOC e dei Sebino IGT, con un focus sulle bottiglie più prestigiose. Seguono quindi le schede delle aziende che aderiscono al Consorzio, con i dati che consentono di tracciarne il profilo: vigneti, cantina, organigramma, quantitativi di produzione e così via. «Nel 1997 Francesco Arrigoni – racconta Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta – scattava una fotografia della Franciacorta attraverso il libro Storie di vigne, di vini e di uomini e proprio contemporaneamente uscivano le prime bottiglie della
DOCG. Francesco, profondo conoscitore del vino e della Franciacorta, grande amico di tanti produttori, ci ha lasciati purtroppo nel 2011. Oggi, Elio Ghisalberti, ha riaggiornato lo scatto, evidenziando i tanti cambiamenti, le novità di un territorio che in questi venticinque anni ha saputo diventare una denominazione importante e di riferimento nel mondo del vino italiano». Il Consorzio Franciacorta si è affidato alla penna di Elio Ghisalberti e a Giunti Editore, casa editrice leader nel settore enogastronomico, per la pubblicazione del nuovo volume.
FRANCIACORTA, IERI, OGGI E DOMANI. STORIE DI VIGNE, CANTINE E UOMINI, a cura di Elio Ghisalberti, Pagine: 286 Prezzo del volume: 39,00 € Giunti Editori Marilou Rella: m.rella@giunti.it
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ENOLOGIA / CONSORZIO FRANCIACORTA
EMILIANA BERTOLI VINCE IL PREMIO FRANCESCO ARRIGONI 2022
A CON UNA CERIMONIA SVOLTA IN PRESENZA IL 2 MAGGIO SCORSO IL COMITATO FRANCESCO ARRIGONI HA ASSEGNATO IL DECIMO PREMIO IN MEMORIA DEL FAMOSO E VERONELLIANO GIORNALISTA ENOGASTRONOMICO. L’INIZIATIVA PROMOSSA DA FAMILIARI, AMICI E COLLEGHI DI FRANCESCO È TORNATA IN UNO DEI TERRITORI DA LUI PIÙ AMATI, LA FRANCIACORTA, ESATTAMENTE AD ERBUSCO (BS), OSPITE DEL CONSORZIO CHE RIUNISCE AZIENDE VITIVINICOLE E VIGNAIOLI. DI ROCCO LETTIERI
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ttribuito annualmente a un’iniziativa nel settore agricolo, alimentare o dell’accoglienza contraddistinta da forte valenza etica, il Premio Francesco Arrigoni è andato, nel 2022, all’agricoltrice bresciana Emiliana Bertoli di Pontoglio (BS) per aver contribuito alla riscoperta della “RET”, antico salume franciacortino pressoché scomparso con l’estinzione dell’agricoltura contadina tradizionale di cui è figlio. Si tratta di un riconoscimento che dà valore alle “competenze diffuse” legate al piccolo allevamento e alla lavorazione del maiale che Arrigoni apprezzava e che ha spesso raccontato nei suoi articoli per le maggiori testate italiane. «Siamo davvero felici di tornare a ricordare Francesco in presenza, attribuendo pubblicamente il premio a lui dedicato e dando voce a una realtà agricola e alimentare di eccellenza particolarmente vicina alla sua sensibilità» ha dichiarato Antonella Colleoni, moglie di Francesco Arrigo-
ni e Presidente del Comitato. «Se la Franciacorta è tra le Denominazioni italiane più note e apprezzate lo si deve certamente al lavoro dei suoi Produttori ma anche all’attenzione e al sostegno che le hanno riservato due figure chiave della critica enologica, Luigi Veronelli e il suo allievo Francesco Arrigoni. Per questo il Consorzio ha intitolato a ciascuno di essi una sala nella sua sede di Erbusco» ha affermato Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta. Che ancora aggiunge: «Quale occasione migliore del Premio per inaugurare la sala dedicata a Francesco e per presentare il libro di Elio Ghisalberti che riprende una sua storica pubblicazione?» Elio Ghisalberti, anche lui bergamasco e come Francesco cresciuto nel Seminario Veronelli, ha riaggiornato i tanti cambiamenti e le novità di un territorio che in questi venticinque anni ha saputo diventare una denominazione importante e di riferimento nel mondo del vino italiano.
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SOLIDARIETÀ / UNHCR
CAMBIARE IL DESTINO DEGLI SFOLLATI DI TUTTO IL MONDO
INTERVISTA A LEANDRO SUGAMELI CHE DAL 1 FEBBRAIO 2022 HA ASSUNTO LA FUNZIONE DI EXECUTIVE DELEGATE PER TUTTA LA SVIZZERA ITALIANA. AVVOCATO DI NAZIONALITÀ ITALIANA, PORTA CON SE PIÙ DI 14 ANNI DI ESPERIENZA NELL’AMBITO DEGLI AIUTI UMANITARI E UNA GRANDE CONOSCENZA DELLA POLITICA DEI RIFUGIATI, DELL’ASILO E DELLA MIGRAZIONE.
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on quale spirito si accinge a ricoprire questo nuovo incarico ? «Ho iniziato questa importante sfida in questo momento critico in cui gli spostamenti globali di popolazione continuano ad essere ad un livello molto alto a causa di conflitti e violenze in molte parti del mondo. Quello che sta succedendo in Ucrina è la peggiore crisi in Europa dalla seconda guerra mondiale».
SOLIDARIETÀ / UNHCR
Quali sono le finalità perseguite da Svizzera per l’UNHCR? «Svizzera per l’UNHCR è una fondazione di diritto svizzero istituita dall’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, per sostenere e promuovere il lavoro dell’organizzazione in Svizzera e nel Liechtenstein. Il suo obiettivo è sensibilizzare la popolazione svizzera sulle preoccupazioni dei rifugiati, degli sfollati forzati e degli apolidi in tutto il mondo. Inoltre, poiché le esigenze dell’UNHCR di svolgere le sue missioni continuano ad aumentare, il mandato della fondazione copre la mobilitazione essenziale di fondi del settore privato. In un momento in cui i muri si alzano e la questione dei rifugiati viene sempre più strumentalizzata dai politici e dai media, è importante avere un impatto positivo sulla percezione pubblica dei rifugiati in Svizzera. Finora, 84 milioni di donne, uomini e bambini, ognuno con la propria storia, sono stati costretti a fuggire dalle loro case, lasciandosi tutto alle spalle. La fondazione è soggetta alla vigilanza dell’Autorità federale di vigilanza sulle fondazioni, soddisfacendo così l’esigenza di trasparenza e consentendo ai donatori con sede in Svizzera e nel Liechtenstein di ottenere l’esenzione fiscale». Possiamo riassumere brevemente quale è il ruolo dell’UNHCR? «L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati è stata creata nel 1950 per rispondere allo sfollamento forzato derivante dalla seconda guerra mondiale. Il suo mandato originale doveva durare 3 anni, ma quando sono emersi nuovi conflitti e le persone di tutto il mondo hanno continuato a essere costrette a fuggire, il mandato è stato rinnovato. Fino ad oggi, la Convenzione relativa allo status dei rifugiati rimane il documento centrale su cui si basa il lavoro dell’UNHCR. La Convenzione, firmata nel 1951, definisce lo status giuridico dei rifugiati, il diritto di chiedere asilo o principio di non refoulement. 70 anni
dopo, l’UNHCR è presente in oltre 130 paesi e fornisce un sostegno vitale a oltre 84 milioni di rifugiati, sfollati all’interno del proprio paese e apolidi. Mentre le sue attività principali riguardano la protezione legale delle persone costrette a fuggire, garantendo che i loro diritti siano rispettati, l’Agenzia lavora anche instancabilmente per offrire ai rifugiati e agli sfollati interni un sostegno umanitario immediato e soluzioni a lungo termine. In caso di emergenza, il team dell’UNHCR ha la capacità di rispondere entro 72 ore per rispondere ai bisogni di 650.000 persone. La creazione di rifugi, la fornitura di materiale salvavita e l’accesso all’acqua pulita, l’igiene e i servizi sanitari sono tra le prime esigenze a cui è necessaria una risposta. Tuttavia, la maggior parte delle situazioni di sfollamento si trascina nel tempo e anche anche in questo caso l’UNHCR prosegue il suo intervento. L’istruzione, l’integrazione economica, la mitigazione dei cambiamenti climatici e il reinsediamento sono tra le altre aree di attività che l’UNHCR dispiega a lungo termine». In che modo state seguendo la situazione determinatasi in Ucraina? «In appena un mese, oltre 4 milioni di persone sono state costrette a fuggire nei Paesi vicini. Altre 7 milioni di abitanti sono stati sfollati all’interno del Paese durante lo stesso periodo di tempo, cercando rifugio nelle stazioni della metropolitana, nei bunker e nelle aree meno colpite dai combattimenti. L’UNHCR è presente in Ucraina e nei paesi limitrofi per sostenere le famiglie costrette a fuggire. Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha elogiato la generosa apertura di frontiere e case alle persone in fuga dall’Ucraina dai paesi vicini. La tragedia e la sofferenza che si stanno svolgendo ci ricordano che nessuno sceglie di essere un rifugiato, e che diventarlo può purtroppo accadere a tutti».
Nel mondo sono numerose le altre crisi dimenticate… «Senza ignorare la sofferenza delle persone colpite in Ucraina, è importante ricordare che ci sono milioni in tutto il mondo che attraversano lo stesso sradicamento, lo stesso dolore di lasciarsi tutto alle spalle, ma che il mondo spesso chiude un occhio su di loro. In Afghanistan, che ha visto milioni di persone sfollate a causa di vari conflitti negli ultimi 40 anni, più della metà della popolazione fa affidamento sull’assistenza umanitaria per sopravvivere. La maggior parte di loro non sa da dove potrebbe venire il loro prossimo pasto. I rifugiati siriani e gli sfollati interni, 11 anni dopo l’inizio del conflitto, rappresentano ancora la più grande comunità al mondo con oltre 13 milioni di sfollati. Le crisi in Yemen, Sud Sudan, Sahel o il destino del popolo Rohingya ci ricordano che milioni di persone stanno vivendo uno sfollamento forzato e hanno bisogno dello stesso sostegno». Qual è il ruolo delle fondazioni e delle imprese nel sostenere l’UNHCR? «Nessuno sceglie di essere un rifugiato, ma tutti possono scegliere di sostenerli. L’UNHCR ha aumentato il suo sostegno agli sfollati includendo tutti i settori della società - aziende, fondazioni e privati possono contribuire tutti alle soluzioni - sia sotto forma di occupazione, sostegno a programmi specifici o competenze settoriali. Il settore privato ha un ruolo chiave da svolgere nell’aiutarci a fornire soccorso e TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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accolti a braccia aperte. È fondamentale che ai rifugiati siano date le stesse opportunità di chiunque altro, dalla scuola elementare all›istruzione superiore. Quando il conflitto spesso priva i bambini di un›infanzia pacifica, è nelle mani di tutti garantire che l›assenza di accesso all›istruzione non li privi del loro futuro. L›istruzione dà potere alle persone costrette a fuggire e fornisce loro gli strumenti per ricostruire ciò che è stato loro tolto. Come ha detto Filippo Grandi «L’istruzione fornisce le chiavi per un futuro in cui i rifugiati possano trovare soluzioni per se stessi e le loro comunità».
istruzione ai rifugiati. Oltre all’assistenza monetaria, aziende come IKEA hanno offerto lavoro a migliaia di rifugiati in tutto il mondo, la fondazione Vodafone ha collegato scuole in remoto nei campi profughi, consentendo ai bambini di continuare a imparare in condizioni difficili e durante la pandemia del Covid. Anche in Svizzera, la fondazione MSC sta fornendo spedizioni per le operazioni dell’UNHCR, Visilab ha aiutato migliaia di bambini rifugiati Rohingya in Bangladesh a tornare a vedere fornendo loro occhiali, e la Zurich Foundation sta sostenendo migliaia di persone con supporto psicosociale, aiutandoli a superare il trauma dello sfollamento. La Svizzera italiana, ancora una volta, ha risposto positivamente alla crisi in Ucraina, mostrando un’importante leadership, generosità e solidarietà quando si tratta di mobilizzare risorse essenziali a protezione di coloro che sono costretti a fuggire. Imprese come VF Corporation e Helsinn sono partner cruciali per il lavoro dell’UNHCR nel mondo e devono servire da esempio per le altre imprese locali che vogliono definire la loro startegia di sostenibilità».
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Avete lanciato la campagna “Aiming Higher, Puntiamo Più” in Alto. Di che cosa si tratta? «L’istruzione è spesso vista come un ponte verso il proprio futuro. I bambini, che sono stati costretti a fuggire, spesso vedono sfidate le loro opportunità di andare a scuola. Mentre il 77% dei bambini rifugiati è iscritto alla scuola primaria e il 31% alla scuola secondaria, il più grande divario esistente è nell’istruzione terziaria: solo il 5% dei rifugiati ha accesso agli studi superiori. Come ha osservato Kelly T. Clements, Vice Alto Commissario per i rifugiati, «L’accesso all’istruzione superiore sta cambiando la vita. Per i rifugiati, può essere un’opportunità per prendere il controllo del loro futuro e restituire alle loro comunità. Uno dei modi più significativi in cui possiamo sostenere i giovani rifugiati è contribuire a rendere queste opportunità più ampiamente disponibili». La campagna Aiming Higher cerca di fare proprio questo. Attraverso il finanziamento di borse di studio, rifugiati di talento in tutto il mondo hanno potuto inseguire i loro sogni di diventare ingegneri, medici, insegnanti e molto altro, e restituire alle comunità che li hanno
Come possono essere aiutate le persone costrette ad abbandonare il proprio Paese? «Il modo più semplice per sostenere le persone costrette a fuggire in tutto il mondo è donare all’UNHCR, al fine di garantire che le varie operazioni e progetti possano essere finanziati e che tutti coloro che hanno bisogno di aiuto possano ottenere l’attenzione che meritano. Mentre si pensa spesso che l’UNHCR sia finanziato dalle Nazioni Unite, in realtà meno dell’1% del suo bilancio è fornito dalle Nazioni Unite. Il resto proviene da donazioni volontarie. Poco più di 10 anni fa, c’erano circa 40 milioni di persone sfollate con la forza in tutto il mondo. Questo numero è aumentato drasticamente ed è più che raddoppiato. Come affermato dall’Alto Commissario per i rifugiati «La questione non è se raggiungeremo 100 milioni di sfollati forzati, ma quando». Mentre il numero di persone costrette a fuggire continua ad aumentare, aumenta anche la necessità di fornire loro protezione, riparo e di coprire i loro bisogni di base. L’UNHCR si impegna a rimanere sul campo e ad aiutare tutte le persone colpite da conflitti, persecuzioni e violenze in tutto il mondo. Ma questo sostegno dipende da persone che decidono di sostenere chi è costretto a fuggire, senza abbandonarlo al suo destino».
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LUSSO / OMEGA
90 ANNI SOTT’ACQUA tri, disponibile al pubblico. Con modelli da 45,5 mm declinati in materiali dalle performance elevate e dai design con brevetto attualmente in corso di registrazione, Ultra Deep rappresenta dunque l’apice della tradizione orologiera subacquea di OMEGA. Autentico pioniere del settore marittimo, la storia che lega OMEGA all’oceano inizia nel 1932 con l’“OMEGA Marine”, il primo segnatempo subacqueo al mondo per uso civile. Caratterizzato da un ingegnoso design con doppia cassa, la straordinaria impermeabilità dell’orologio fa gola a esploratori ambiziosi e spiana la strada per il futuro di OMEGA nell’universo delle immersioni. Il lancio del primissimo Seamaster nel 1948 dà nuovo impulso alla passione di OMEGA per il mare, portando alla presentazione nel 1957 del Seamaster 300, il primo orologio subacqueo professionale di OMEGA. Da allora, si sono susseguiti numerosi orologi subacquei leggendari di OMEGA, tra cui il Seamaster 600M “Plo-
OMEGA È RIUSCITA ANCORA UNA VOLTA A TROVARE IL GIUSTO EQUILIBRIO TRA NOVITÀ E TRADIZIONE, PRESENTANO UNA COLLEZIONE CHE TRA FANTASTICI COLORI E LE TECNOLOGIE PIÙ AVANZATE CONFERMA I VALORI CHE HANNO RESO QUESTO MARCHIO FAMOSO IN TUTTO IL MONDO.
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MEGA è un’azienda di Swatch Group, il primo produttore e distributore di orologi e gioielli al mondo. Nel 2019, i primissimi orologi OMEGA Ultra Deep hanno scritto un nuovo record nella storia, avventurandosi nel punto più profondo del pianeta. Nel 2022, la tecnologia che ha reso possibile quell’immersione è stata trasformata in una collezione rivoluzionaria impermeabile fino a 6.000 me-
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prof” e il Seamaster 1000 per le grandi esplorazioni, nonché il celebre Seamaster Diver 300M, dal 1995 al polso del comandante James Bond. Per ribadire la notevole esperienza oceanica di OMEGA, nel 2019 è arrivato l’Ultra Deep. Al fine di resistere nelle condizioni più estreme, questo orologio all’avanguardia si distingue per le caratteristiche indistruttibili, come la cassa interamente realizzata in titanio grado 5, le robuste anse “Manta”, che garantiscono ulteriore sicurezza all’orologio, e un quadrante in vetro zaffiro dal design a cono, ispirato al oblò di un sommergibile. Ad aprile dello stesso anno, tre orologi Ultra Deep si sono uniti all’esploratore Victor Vescovo, nella missione sul fondale della Fossa delle Marianne nell’Oceano Pacifico. Inizialmente registrata a 10.925 m, la profondità è stata successivamente aggiornata a 10.935 m, ossia il punto più profondo mai raggiunto da un essere umano o da un orologio. Due degli orologi Ultra Deep erano fissati al braccio robotico del sommergibile, mentre il terzo a un’unità di raccolta dati chiamata Lander. Grazie alla struttura e al design ingegnosi, tutti e tre gli esemplari hanno portato a termine l’immersione durata 12 ore senza problemi e sono riemersi completamente integri. Compiendo il passo successivo per il design subacqueo all’avanguardia, il 2022
è l’anno del lancio di sette nuovi modelli della collezione Ultra Deep. Nella gamma da 45,5 mm spicca una versione realizzata in titanio sabbiato grado 5. Per raggiungere la personalità unica che lo contraddistingue l’orologio è caratterizzato dalla lunetta in ceramica spazzolata con scala graduata in Liquidmetal™, dalle emblematiche anse “Manta” e dalla cassa asimmetrica dalle linee aerodinamiche, tutti richiami al modello Ultra Deep originale. Completa il look un cinturino NATO a righe ciano e nero, realizzato con filo di poliammide interamente proveniente da reti da pesca riciclate, e corredato da passante e da una fibbia in titanio grado 5. Sotto al vetro zaffiro bombato sporgente, il quadrante è realizzato in titanio ceramizzato nero con i numeri in ciano e la lancetta centrale dei secondi sfumata in blu. Girando il segnatempo si scopre un fondello in titanio grado 5 con l’emblema del Sonar inciso al laser e l’iconico ippocampo OMEGA al centro. Include l’iscrizione “Diver’s watch 6.000 m for saturation diving”, che ribadisce le credenziali avventurose dell’orologio. Sei modelli della collezione Ultra Deep sono stati realizzati nel nuovissimo O-MEGASTEEL. Questa lega di acciaio inossidabile ad elevate performance dà un’ulteriore dimostrazione della leadership di OMEGA nella produzione di materiali avanzati, le cui qualità vanno al di là dei normali standard.
O-MEGASTEEL sfoggia una maggiore resistenza, una tonalità che vira maggiormente verso il bianco, e una lucentezza senza eguali. Offre inoltre un’eccezionale resistenza alla corrosione, per un aspetto inalterato più a lungo. Sulle casse asimmetriche in O-MEGASTEEL sono montati la lunetta in ceramica con scala graduata e il vetro zaffiro bombato sporgente, accuratamente smussato e disegnato per offrire la massima resistenza sotto pressione. Sulla cassa dell’orologio è integrato inoltre un nuovo dispositivo di protezione della corona, che garantisce la massima sicurezza in profondità. È inoltre possibile scegliere tra un quadrante bianco o con effetto sfumato che va dal grigio al nero o dal blu al nero, con finitura lucida e lancette e indici in oro bianco 18K. Ogni esemplare è dotato di un fondello in titanio grado 5 che reca lo stesso emblema del Sonar inciso al laser e l’iconico e la stessa iscrizione del modello interamente in titanio. Ciascun orologio è corredato da un cinturino in caucciù o da un bracciale in O-MEGASTEEL. I cinturini in caucciù presentano una struttura tecnica a muta sul lato superiore e una fibbia in O-MEGASTEEL. I bracciali in metallo sono dotati di fibbia déployante allungabile brevettata OMEGA con regolazione complementare ed estensione subacquea, ideale per l’utilizzo su una muta spessa. Animati dal calibro Co-Axial Master Chronometer 8912, tutti gli orologi della collezione sono certificati Master Chronometer, garantendo i più elevati standard svizzeri di precisione, prestazioni e resistenza magnetica. Inoltre, l’OMEGA Ultra Deep è stato testato per l’oceano a una profondità di 6269 metri nella Fossa delle Marianne nel 2021. La dicitura “For Saturation Diving” (“Per le immersioni in saturazione”) indica che il segnatempo soddisfa lo standard ISO 6425 per orologi subacquei da immersioni in saturazione, come è certificato dall’ente indipendente svizzero METAS, una prima assoluta in orologeria. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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FASHION / MODA ESTATE
IN ESTATE C’È VOGLIA DI LEGGEREZZA, NOVITÀ, SPENSIERATEZZA: UN BISOGNO DI RELAX CHE SPESSO SI RITROVA ANCHE NELLA SCELTA DEL LOOK, DEI COLORI DA INDOSSARE E DALLA VOGLIA DI RACCONTARE, ATTRAVERSO GLI ABITI, LA PROPRIA PERSONALITÀ.
OSARE TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE
DI VALENTINO ODORICO 01
01 Simone Racioppo 02 Sophia Nubes 03 Carmen Basilique 04 Regjina 05 / 06 Simon Cracker
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gono proposti nuovi modelli, pur rimanendo sempre fedeli ai concetti di stile ed eleganza che contraddistinguono le creazioni del brand. “Jeune Femme” è invece il titolo della collezione di “Sophia Nubes”, brand internazionale ma nato e operante in Ticino: uno speciale inno all’empowerment femminile traslato in una dimensione artistica grazie alla collaborazione con l’arte calligrafa di Gabriela Hess. Volumi, costruzioni sartoriali, tessuti confortevoli si uniscono a lunghezze precise e a tagli definiti, esplorando combinazioni materiche diverse capaci di esaltare la bellezza che ogni donna porta con sé. Tradizione e innovazione sono i punti cardine del brand “Regjina”: un portale del tempo di ieri e di oggi, che si apre su sentieri dove il taglio, il ricamo e la tessitura incrociano l’arte.
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erché non strizzare l’occhio verso idee nuove e inusuali? Perché non vestirsi con dei capi creati e adattati al proprio personale gusto? Nel cuore di Lugano, nella prestigiosa Via Nassa, si può vivere per esempio una nuova shopping experience, grazie al progetto e alla filosofia del brand “Carmen Basilique”. Oggi che rinasce la voglia di contatto e di attenzione verso il cliente, da Carmen Basilique è possibile prenotare un appuntamento per creare il proprio guardaroba stagionale o trovare l’outfit perfetto per un evento speciale, interagendo direttamente con la designer in uno showroom curato nei minimi dettagli, pensato per garantire un’esperienza indimenticabile in un ambiente rilassato e professionale. Un abito, una gonna, una giacca, un cappotto o un paio di pantaloni glamour ma con una linea pulita, moderna e comfort. La maglieria è atemporale, preziosa, comoda, versatile e moderna. Le collezioni sono sviluppate selezionando con cura filati più adatti a ogni singolo capo. Ogni stagione ven-
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Come in una foto ci sono le mani di donne, sapienti e precise, che si intrecciano su stoffe, fili e merletti, animate dal suono meccanico e ripetitivo dei telai e soprattutto dalla loro creatività sartoriale. Non sono solo indumenti, ma testimonianze della genealogia di una famiglia, in modo particolare di donne che con dedizione e perseveranza hanno lavorato nell’ombra delle mura domestiche. Donne che guardano il futuro con occhi pieni di speranza e che si sentono libere di esprimersi attraverso il loro vissuto mettendo in risalto gli elementi tradizionali e moderni di una cittadinanza globale senza alcun tipo di confine e pregiudizio. Per chi desidera un capo unico, studiato su ogni singola donna, protagonista è “Simone Racioppo Couture”, marchio d’alta moda Made In Italy, nato dall’esperienza dell’omonimo stilista. Cura dei dettagli, materiali pregiati, tagli eleganti per abiti importanti: questi gli ingredienti per creazioni senza tempo, capaci di esaltare la femminilità e veri gioielli da indossare e da custodire. Bellissime le idee di Simon Cracker: una collezione completamente upcycled, la cui materia prima sono i
ricordi e le sensazioni, ma senza nostalgia. Il passato getta le basi per costruire il futuro. L’atmosfera accogliente degli hotel della Riviera Romagnola, i completi sartoriali dimenticati e mai ritirati dalle tintorie, i tendaggi pesanti scoloriti dal sole estivo, la protezione di una patina metallica leggermente ossidata, i piccoli chierichetti emozionati prima della messa. Infine postura ‘sbagliata’ che fa da struttura per la vestibilità di giacche e camicie spezzate e ricostruite.
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SWISS MEDITERRANEAN
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FASHION / BELOTTI OTTICAUDITO
LA NUOVA FRONTIERA DEGLI OCCHIALI DA SOLE NEI CENTRI BELOTTI LE LENTI INTELLIGENTI CHE SI ADATTANO AI CAMBIAMENTI DI LUCE
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ti in uno degli 11 Centri BELOTTI presenti sul territorio ticinese, da oltre trent’anni un sinonimo di fiducia e garanzia per ogni esigenza legata al benessere visivo.
Come risolvere questi problemi? Per rispondere ai nostri quesiti siamo anda-
Da BELOTTI abbiamo scoperto la soluzione ideale, ovvero l’ultimissima novità nel campo delle lenti da sole: le AdaptiveSun di ZEISS. Lo staff ci ha spiegato che si tratta di "lenti intelligenti", che sono in grado di garantire ai nostri occhi il massimo comfort in ogni condizione di luce:
l sole che abbiamo finalmente atteso per tutto l’inverno è tornato, ma ecco che al contempo nasce l’esigenza di proteggere i nostri occhi nel massimo comfort possibile. Quante volte ci è capitato di ritrovarci con occhiali da sole provvisti di lenti troppo scure in situazioni di ombra o con cielo nuvoloso oppure viceversa di essere in pieno sole con delle lenti dal colore troppo tenue.
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dall’alba, al sole splendente, in condizioni di cielo nuvoloso oppure al tramonto. Queste lenti sono infatti l’ultima innovazione ZEISS nel campo delle lenti da sole, che amplia così la gamma di lenti da outdoor. Ingegneri e scienziati ZEISS hanno studiato il modo di applicare la tecnologia basata sulle proprietà fotocromatiche, per un adattamento intelligente del tono della lente che dipende dalle condizioni atmosferiche. La loro versatilità assicura così all’utilizzatore una visione chiara e confor-
FASHION / BELOTTI OTTICAUDITO
tevole anche quando la quantità di luce esterna cambia in continuazione. Ciò si traduce in un tipo di lente che sa rendersi molto scura in caso di luce diretta del sole e moderatamente scura in caso di cielo nuvoloso o in interni. Inoltre ZEISS fornisce insieme a queste lenti la possibilità di integrare un trattamento polarizzante che assicura
anche una perfetta protezione dai riflessi generati da superfici riflettenti, come ad esempio strade bagnate o riflessi dell’acqua.
colore pieno fino al 97% in condizioni di massima luce. Velocità e consistenza sono dunque gli attributi che rendono queste lenti pregevoli e performanti.
Ma vediamo in dettaglio come funzionano queste lenti: partendo da una sfumatura di colore scura che va dal 75% nella loro parte superiore al 25% in quella inferiore, si passa in soli 18 secondi ad un
Inoltre le lenti ZEISS AdaptiveSun sono disponibili in 4 colori e 3 versioni sfumate, piene e polarizzate, per venire incontro allo stile personale di ciascuno di noi.
da scure a più scure in soli 18 secondi
Sfumatura scura al 75/25 %
si scurisce
*Le prestazioni dipendono dalla temperatura dell’ambiente, dalle radiazioni UV e dal colore delle lenti
Nuvole
Sole
Alba
Tramonto
AUTO / MASERATI GRECALE
UNA SUV ADATTA AD OGNI TERRENO SIAMO AL DEBUTTO DELLA MASERATI GRECALE: LA NUOVA SUV DEL TRIDENTE DA GIUGNO SARÀ SUL MERCATO E KESSEL AUTO LA PRESENTA NEL PROPRIO SHOW-ROOM DI GRANCIA.
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i chiama Maserati Grecale la suv medio grande (lunga circa 480 cm) ingegnerizzata sulla stessa piattaforma “Giorgio” dell’Alfa Romeo Stelvio, che verrà costruita nello stabilimento di Cassino, sottoposto a un corposo aggiornamento. Riprende lo stile della sorella maggiore Levante, con novità concentrate nel frontale e proporzioni più armoniche. I motori 4 cilindri 2.0 turbo a benzina sono 2 di 300cv e 330cv, co con sistema ibrido leggero a 48 volt. Successivamente arriverà anche il nuovo V6 3.0 litri Nettuno che ha debuttato con la MC20, a cui seguirà, nel 2022, una versione comple-
tamente elettrica con due motori alimentati da una batteria da 90 kWh, e con un sistema di ricarica a 800 volt. Il pianale è stato profondamente modificato, a partire dalle dimensioni: la distanza fra i centri delle ruote anteriori e posteriori (il passo) è di 290 cm, elemento che migliora l’abitabilità e la stabilità alle alte velocità. Le sospensioni più raffinate meritano attenzione non solo perché migliorano il comfort, ma anche perché solo con esse è prevista la modalità di guida Off-road: aumenta l’altezza da terra della Maserati Grecale per un massimo di 30 mm (c’è anche un primo step a +20 mm) e controlla il sistema di
trazione integrale e il cambio automatico ZF a otto marce (lo stesso della Stelvio) per dare la massima trazione sui fondi scivolosi o impervi. Tutte le Grecale saranno 4x4; la versione meno potente avrà come optional il differenziale posteriore autobloccante meccanico (mentre alle versioni più prestazionali dovrebbe essere abbinata una soluzione a controllo elettronico). L’agilità è notevole, come del resto la sensazione di sicurezza, anche su un asfalto bagnato e molto scivoloso. Nelle curve il comportamento dell’auto è molto armonico e lo sterzo rispon-
de con sincerità ai comandi, anche quando si forza una correzione della traiettoria simulando una situazione di emergenza. Le quattro modalità di guida (Comfort, GT, Sport e la già citata Off-road) sono ben differenziate fra loro in termini di risposta di sospensioni, cambio, controlli elettronici e motore. Il motore 2.0 turbo è abbinato a un compressore elettrico alimentato da una batteria agli ioni di litio a 48 volt: è la stessa soluzione (con omologazione ibrida) delle Ghibli e Levante. L’accelerazione è di tutto rispetto (5,6 secondi il tempo dichiarato
per lo “0-100) e il rombo accattivante, soprattutto nella modalità Sport che apre le due valvole ad azionamento elettrico inserite nei terminali di scarico, che sono quattro accoppiati a due a due. Sempre in Sport, con le sospensioni pneumatiche, l’auto si abbassa di 15 millimetri e, oltre i 160 km/h, di ulteriori 15 per ridurre la resistenza aerodinamica. L’altezza minima, però, si raggiunge attivando la funzione parcheggio: in questo caso si va a -35 mm rispetto alla posizione normale (facilitando l’entrata e l’uscita dall’abitacolo, nonché l’accesso al bagagliaio), con una escursione complessiva di 65 mm rispetto a quella Off-road. Il comfort è un altro degli elementi appaganti, nel segno della tradizione delle granturismo del Tridente. Curata anche l’insonorizzazione grazie all’uso di vetri laminati che isolano bene dai rumori esterni. Sul fronte dei materiali, poi, la cura dei rivestimenti di sedili e pannelli delle porte è notevole. Quanto al bagagliaio, i 535 litri di capacità sono ben sfruttabili: solo la versione mild hybrid è (leggermente) penalizzata dalla batteria a 48 volt sotto al piano di carico, che ruba 35 litri. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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AUTO / ASTON MARTIN DBX707
IL SUV DI LUSSO PIÙ POTENTE AL MONDO
ARRIVA L’ASTON MARTIN DBX707: IL MOTORE V8 BITURBO HA RAGGIUNTO 707 CV CON 900 NM DI COPPIA ASSICURA PRESTAZIONI DA AUTENTICA SUPERCAR. CE NE PARLA L’ING. IGOR PASTA, DIRETTORE DEL GARAGE TARCISIO PASTA SA.
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ello scontro che vede sfidarsi super SUV di tutte le nazionalità, arriva la più potente concorrente: si chiama Aston Martin DBX707 e nel nome c’è già un dato importante: la potenza di 707 CV accompagnati dalla bellezza di 900 Nm di coppia. Valori che pongono questa vettura sul primo podio nella classifica dei SUV più potenti del mondo, con prestazioni dichiarate da far invidia alle super sportive di tutto il Globo. I dati ufficiali parlano infatti di 310
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km/h di velocità massima e 0-100 coperto in appena 3,1” grazie alla speciale modalità “Race Start”. Il tutto accompagnato da importanti modifiche meccaniche ed aerodinamiche, mantenendo intatta l’eleganza tipica della Casa. Sotto al cofano si trova lo stesso V8 della versione normale, che si accontenta di “solo” 550 CV, affiancato per l’occasione da una nuova coppia di turbocompressori, assieme a una rimappatura completa e un nuovo sistema di scarico con 4 terminali. Naturalmente un tale aumento di potenza ha richiesto
anche novità strutturali e meccaniche. La versione più potente dell’Aston Martin DBX monta un nuovo cambio automatico a 9 rapporti con frizione a bagno d’olio gestibile anche in modalità completamente manuale, al posteriore è presente una versione aggiornata del differenziale elettronico e la trazione integrale è stata ricalibrata. Il telaio poi è stato rinforzato mentre le sospensioni pneumatiche montano ammortizzatori e molle rivisti per contenere il rollio, grazie anche al sistema eARC (Electronic Active Roll Control). Anche lo sterzo elettronico è stato rivisto e dà maggior carico al volante. Infine l’impianto frenante, formato da dischi carbo-ceramici da 16,5” all’anteriore e 15,4” al posteriore, entrambi con pinze a sei pistoncini, nascosti da cerchi con misure 22 o 23 pollici. La straordinaria sportività dell’Aston Martin DBX707 si percepisce anche dalle novità estetiche. All’esterno questo SUV si differenzia dalla versione normale per la nuova griglia, prese d’aria maggiorate, luci diurne ridisegnate, nuovo splitter anteriore, i già citati quattro terminali di scarico, nuovo diffusore e spoiler sul tetto.
All’interno ci sono sedili sportivi, per i quali si possono avere differenti finiture e gusci in fibra di carbonio, mentre il tunnel centrale è stato modificato nei pulsanti, per fare spazio ai selettori per la gestione delle varie modalità di guida e del sound dello scarico. Naturalmente, come nello spirito di ogni brand
di lusso, le possibilità di personalizzazione sono - come sottolineato durante la presentazione - pressoché illimitate, con innumerevoli combinazioni di materiali e colori e per soddisfare i clienti più esigenti Aston Martin offre tramite il reparto Q che realizza colori, combinazioni uniche fuori catalogo.
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L’AMMIRAGLIA CURATA DALLA DIVISIONE PIÙ ESCLUSIVA SFOGGIA RAFFINATEZZE E TECNOLOGIE CAPACI DI ASSICURARE LIVELLI DI ACCOGLIENZA FUORI DELL’ORDINARIO. SOSPINTA DAL PRESTIGIOSO DODICI CILINDRI BITURBO.
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IL VOLTO PIÙ RICERCATO DEL LUSSO
AUTO / MERCEDES-MAYBACH S 680
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e la Mercedes Classe S può essere a buon diritto considerata sinonimo di sontuosità e perfezione, la versione firmata Maybach porta i suoi contenuti ad un livello superiore incarnando ricercatezza ed esclusività allo stato puro: questa divisione unica, nata all’origine nel 1909 e parte dell’universo Daimler-Benz dal 1960, costituisce l’autentico punto di riferimento mondiale per chi cerca solo il meglio a quattro ruote. L’ultima ammiraglia MercedesMaybach è concepita essenzialmente per l’impiego con autista; vanta infatti un passo incrementato di 18 cm rispetto alla stessa Classe S lunga e tutto lo spazio in più è dedicato integralmente all’accoglienza posteriore, che diviene così il vero cuore di questa grande berlina di prestigio. Sono svariati gli elementi di attenzione posti in ogni dettaglio della permanenza a bordo in questa zona privilegiata, ma spiccano gli schienali con inclinazione registrabile tra 19 e 43,5 gradi, per garantire tutto il relax stile “chaise longue” così come sostenere al meglio la postura più adatta al lavoro, il massaggio per i polpacci integrato nelle pol-
trone Executive insieme ai poggiagambe estraibili, il sistema specifico di riscaldamento per collo e spalle, il frigo box con temperatura regolabile. Il design esterno è specifico e impreziosito da elementi unici, come ad esempio nel caso della mascherina frontale con listelli verticali cromati che riprendono il raffinato motivo gessato, potendo contare a richiesta anche sul look bicolore con doppia tinta applicata a mano ed arricchita da una sottile striscia di separazione. Le portiere posteriori, inoltre, adottano dimensioni maggiori e possono incorporare l’apertura elettrificata, in modo da non richiedere alcuno sforzo di azionamento anche in caso di strada in pendenza. L’arredo include ampie superfici ricoperte in legno pregiato, mentre la silenziosità dell’ambiente tocca nuovi vertici grazie alla compensazione attiva del rumore, realizzata dal sistema hi-fi Burmester adottando lo stesso principio sfruttato dalle cuffie con cancellazione attiva del disturbo acustico. Sono inoltre standard gli airbag frontali per i passeggeri posteriori, parte di un corredo tecnico e tecnologico di altissimo profilo.
Berlina di rappresentanza non significa più, da tempo, automobile lenta e impacciata, ma anche in questo campo la Casa di Stoccarda ha dedicato tutta la sua ricerca nel rendere anche la S Maybach - lunga 5,47 metri - una vettura dalla notevole guidabilità: la sterzata integrale, fino a 10 gradi sull’asse posteriore, permette di contenere il diametro di volta a livello di quello di modelli ben più compatti, mentre le sospensioni pneumatiche adattive integrano raffinatezze quali il sollevamento della carrozzeria in caso di impatto laterale e l’adattamento di risposta su ciascuna ruota per conservare un’andatura perfettamente isolata e livellata sia in curva sia a fronte di ogni condizione del manto stradale. L’estensione della guida semi-autonoma in presenza di traffico elevato in coda e sui tratti autostradali (inizialmente attiva in Germania) permette inoltre il massimo livello di sicurezza attiva, riducendo l’impatto di stress sul conducente. Per una vettura tanto importante serve naturalmente una meccanica di pari eccezione: la S 680 si affida al vellutato ma possente V12 6.0 litri biturbo, che grazie alla sua coppia di altissimo profilo permette tutta la necessaria rapidità di variazione dell’andatura con un filo di gas, mentre la trazione integrale assicura la migliore motricità in ogni condizione atmosferica.
ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES-MAYBACH S 680 4MATIC Motore Cilindrata Carburante Potenza max. Coppia max.
Dodici cilindri a V, biturbo 5.980 cm3 Benzina 612 cv (450 kW) 900 Nm a 2.000-4.000 giri/min.
Velocità Accelerazione 0-100 km/h Capacità serbatoio Peso totale Trazione
250 km/h 4,5 secondi 80 litri 2.295 kg Integrale
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AUTO / FERRARI ROMA
FASCINO INTRAMONTABILE LA FERRARI ROMA, NUOVA COUPÉ 2+ A MOTORE CENTRALE-ANTERIORE DELLA CASA DI MARANELLO, È CARATTERIZZATA DA UN DESIGN SENZA TEMPO, DA UNA SPICCATA RAFFINATEZZA E DA PRESTAZIONI DI ASSOLUTA ECCELLENZA. GRAZIE AL SUO STILE INCONFONDIBILE, LA VETTURA REINTERPRETA IN CHIAVE CONTEMPORANEA IL LIFESTYLE DELLA CITTÀ DI ROMA TIPICO DEGLI ANNI ‘50-‘60, CARATTERIZZATO DALLA LEGGEREZZA E DALLA GIOIA DI VIVERE. UNA VETTURA CHE GARANTISCE UNO STRAORDINARIO PIACERE DI GUIDA E CHE PUÒ ESSERE AMMIRATA E PROVATA PRESSO KESSEL AUTO A GRANCIA.
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l passo di 2,67 metri è lo stesso della coupé-cabriolet di Maranello, la Portofino. Per il resto, però, la Ferrari Roma è un’auto molto differente a cominciare dalle linee. Il Centro Stile Ferrari ha voluto staccarsi completamente dalle Ferrari aggressive e funzionali degli ultimi 15 anni, per creare un’auto “senza tempo”. Le proporzioni di Ferrari Roma sono molto classiche, con una coda morbida e lineare, che sfoggia un gruppo ottico a LED diviso in quattro elementi accoppiati, proprio come i quattro scarichi poco al di sotto. Ferrari Roma non ha prese d’aria estreme o alettoni vistosi, sfruttando invece una cura aerodinamica più sot-
tile e discreta. La parte più amata dagli appassionati è però il frontale, con le due grandi gobbe dei passaruota che rimandano alle vetture sportive degli anni ’60. La mascherina anteriore in tinta carrozzeria, invece, è ispirata alla Monza SP. Il bagagliaio è sorprendentemente capiente, capace di arrivare a 275 litri. Se da fuori può sembrare una Gran Turismo che celebra i tempi passati, gli interni di Ferrari Roma sono i più tecnologici e al passo coi la modernità mai pensati da Ferrari. Questo cambio di rotta si vede già dal volante. Non mancano infatti gli ormai classici comandi sulle razze come quelli delle frecce o dei tergicristalli, né l’adrenali-
AUTO / FERRARI ROMA
nico Manettino che permette di passare da una modalità all’altra di motore, cambio e controllo di trazione. Tutti gli altri comandi, come quelli per il Cruise Control o per l’infotainment, sono touch capacitivi, in grado di modificare la loro disposizione a seconda delle necessità. Il quadro strumenti poi è quello completamente digitale ereditato dall’estrema SF90 Stradale. Misura 16 pollici ed è completamente configurabile tranne che per una caratteristica fondamentale: il contagiri, che arriva ad una linea rossa di 8.000 giri, è ancora visivamente analogico, e rimane al centro del quadro strumenti. Concludendo con gli interni di Ferrari Roma, la Gran Turismo di Maranello è una 2+2, dotata quindi di due piccoli sedili per i passeggeri posteriori. Se davanti si sta davvero comodi, dietro lo spazio è più ridotto, adatto a due bambini: non per nulla, infatti, Ferrari la definisce una “2+”. Meglio abbattere gli schienali dei sedili posteriori, e aumentare il vano di carico a 375 litri. Ferrari Roma ospita sotto il suo lunghissimo cofano un vero capolavoro, il 3.9 V8 biturbo. Noto come F154 e montato anche su Maserati Quattroporte e Levante Trofeo, Ferrari Portofino e Portofino M e, in versione modificata, sulle berlinette a motore centrale Ferrari 488 GTB, F8 Tributo nonché sulla potentissima SF90 Stradale, questo 8 cilindri a V a 90 gradi eroga su Ferrari Roma 620 CV e 760 Nm di coppia. La trazione è ovvia-
mente posteriore, ed è trasmessa alle ruote attraverso lo stesso cambio Getrag doppia frizione a 8 marce visto sulla SF90 Stradale. Non manca il differenziale autobloccante elettronico, che garantisce di scaricare a terra tutta la potenza della Gran Turismo Ferrari. Nonostante Ferrari Roma sia una vettura pensata anche per l’utilizzo quotidiano o per i lunghi viaggi, sotto la pelle rimane una vera Ferrari. Il telaio monoscocca in alluminio è davvero leggero, in grado di contenere il peso a 1.472 kg, mentre la ripartizione è praticamente perfetta 49% davanti, 51% dietro. Il merito è anche della posizione del motore, ante-
riore ma centrale, posto dietro l’asse anteriore, mentre l’elettronica è in grado di far cambiare indole a Roma in un secondo. Docile e calma in Normal o Wet, in Sport diventa molto più cattiva, mentre in Race permette di esibirsi in sovrasterzi di potenza con il controllo di trazione sempre vigile a salvare la situazione. Se siete coraggiosi, poi, potete disattivare i controlli, e godervi le pure prestazioni di Ferrari Roma: lo 0-100 km/h è coperto in 3,4 secondi, mentre la velocità massima è superiore a 320 km/h.
ALCUNI DATI TECNICI DELLA FERRARI ROMA Lunghezza Larghezza Altezza Motore Alimentazione Cilindrata cm3
4,66 metri 1.97 metri 1,30 metri V8 Iniezione diretta 3.855
Alesaggio x corsa Valvole Turbo. Cambio Capacità serbatoio Emissioni di CO2
86.5 x 82 mm 32 Valvole Bi-Turbo 8 marce 80 litri 245 g/Km (Ferrari)
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ARCHITETTURA / CREDIT SUISSE
UN INTERESSANTE STUDIO PROMOSSO DA CREDIT SUISSE METTE IN LUCE COME LA PANDEMIA ABBIA MODIFICATO LE NOSTRE ABITUDINI RIGUARDO A CASA E LAVORO, DIGITALE E ANALOGICO, CITTÀ E CAMPAGNA, DETERMINANDO UNA PROFONDA TRASFORMAZIONE NELLA STRUTTURA SPAZIALE DELLA DOMANDA. L’INCONTRO DI PRESENTAZIONE SI È TENUTO A MARZO PRESSO IL GRAND HOTEL VILLA CASTAGNOLA CON LA PARTECIPAZIONE DI MARZIO GRASSI, RESPONSABILE REGIONE TICINO CREDIT SUISSE (SVIZZERA) SA, E DI SARA CARNAZZI WEBER, RESPONSABILE DELL’ANALISI POLITICOECONOMICA DI CREDIT SUISSE.
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assottigliarsi della separazione tra il luogo di residenza e quello di lavoro favorisce una rivalutazione della situazione abitativa e aumenta il raggio di ricerca delle persone che desiderano un’abitazione. Diversi indicatori del mercato immobiliare, come gli abbonamenti di ricerca, le superfici sfitte e la durata d’inserzione, confermano uno spostamen-
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DOVE VA IL MERCATO IMMOBILIARE? to della domanda verso luoghi meno centrali e abitazioni più grandi. Le città in particolare stanno perdendo il loro fascino a causa del cambiamento delle abitudini. Anche se i centri continuano a beneficiare dell’immigrazione internazionale, le migrazioni interne dai centri urbani verso aree periferiche erano già raddoppiate nel 2020. Secondo le prime cifre, questa tendenza si è accentuata l’anno scorso. Tutte le altre tipologie di comune beneficiano della maggiore migrazione interna dai centri, in primo luogo i comuni d’agglomerato dei centri grandi e medi e i comuni periurbani che si trovano nel bacino di utenza degli agglomerati, ma che tendono a essere in parte più rurali. Per queste località, le nuove abitudini di lavoro e di vita dischiudono delle opportunità, soprattutto per-
ché, nella competizione per nuovi arrivati e ulteriore substrato fiscale, possono anche mettere in gioco un livello dei prezzi più favorevole. A seguito di questo andamento, il divario tra città e campagna sul mercato immobiliare dovrebbe in parte ridursi in futuro. Probabilmente ciò non significherà la fine della tendenza all’urbanizzazione, ma quest’ultima dovrebbe in ogni caso subire un freno a lungo termine, il che permetterà una gradita distensione nei grandi centri e – dal punto di vista degli investitori – dischiuderà nuove opportunità nei comuni d’agglomerazione e nelle zone rurali. La proprietà abitativa continua ad andare a gonfie vele. La domanda sembra stabilirsi permanentemente a un livello molto più alto rispetto al periodo prepandemia. Sono particolarmente richiesti immobili di proprietà di medie e grandi dimensioni. Oltre ai bassi tassi ipotecari, stanno stimolando l’acquisto di proprietà anche la tendenza all’home office e i tassi d’interesse negativi. Nel frattempo, non si registra alcuna distensione sul fronte dell’offerta: il mercato rimane prosciugato, dato che l’attività di costruzione di proprietà abitativa prosegue la sua tendenza al ribasso. Nei prossimi trimestri si dovrebbe costruire leggermente di più solo nel segmento delle case unifamiliari. I tassi di offerta per la proprietà abitativa, calati di circa un terzo dalla fine del 2019, rendono visibile tale penuria. Di conseguenza, le superfici sfitte continueranno a diminuire nell’anno in corso e la crescita dei prezzi proseguirà. I solidi rialzi dei prezzi stanno rendendo più difficile l’acquisto di una proprietà abi-
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tativa per un numero sempre maggiore di economie domestiche, anche se comprare sarebbe ancora più economico dell’affitto. La proporzione di immobili di proprietà ancora sostenibili per un’economia domestica a reddito medio è quindi scesa in un anno dal 34% al 31% di tutti gli immobili offerti sui portali online. Poiché la sostenibilità sta diventando un problema in un numero sempre maggiore di regioni, le economie domestiche alla ricerca di proprietà abitativa ripiegano maggiormente verso le regioni periferiche. La pandemia ha risvegliato il mercato delle residenze secondarie: dopo anni di prezzi stagnanti o in calo, sta emergendo un’impennata fulminante dei prezzi, che supera persino la dinamica osservabile per la proprietà abitativa. L’attuale crescita dei prezzi è sospinta da una domanda di abitazioni di vacanza notevolmente più alta. Negli ultimi due anni, più svizzeri che mai hanno trascorso le loro vacanze in Svizzera e hanno (ri)scoperto la bellezza delle destinazioni turistiche locali. Ciò dovrebbe aver spinto alcuni a cercare un’abitazione di vacanza propria. A questo si aggiunge la diffusione dei modelli di lavoro in modalità home office. Quest’ultimi possono essere combinati bene con le residenze secondarie, dato che non si possono più sfruttare solo nei brevi fine settimana. La mancanza di nuova attività
di costruzione dovrebbe caratterizzare il mercato delle residenze secondarie anche nei prossimi anni. Una penuria crescente è quindi inevitabile, con prezzi ancora in forte crescita. Dieci anni fa, nel marzo 2012, l’iniziativa sulle abitazioni secondarie è stata approvata dal popolo svizzero. Ciò ha messo a soqquadro da un giorno all’altro i mercati immobiliari dell’arco alpino svizzero: non si potevano più costruire nuove residenze secondarie nei comuni con una percentuale di residenze secondarie superiore al 20%. Quali sono state le conseguenze? Gli effetti causali non sono facili da determinare, poiché nessuno sa quale sarebbe stato l’andamento se l’iniziativa sulle abitazioni secondarie non fosse esistita. La domanda di appartamenti in affitto non sembra subire le conseguenze della pandemia. Grazie alla solida immigrazione netta e alla consistente ripresa congiunturale, i proprietari dovrebbero continuare a beneficiare di una domanda vivace anche nel 2022. In passato, l’immigrazione dall’estero era fortemente concentrata nei grandi centri e nei loro comuni d’agglomerato. Ma, recentemente, i flussi migratori internazionali hanno mostrato un’evoluzione simile a quella delle migrazioni interne, ovvero minor concentrazione nei centri e distribuzione più uniforme in tutto il paese. A contribuire alla robusta domanda sono anche
le economie domestiche costituite da anziani, che rimangono più a lungo nelle loro case e cercano di rimandare il più possibile l’ingresso in una casa di riposo o di cura. In termini di offerta, la progettazione di nuovi appartamenti in affitto è in calo da anni. Il rallentamento dell’attività di costruzione e la domanda vivace hanno avviato nel 2021 un’inversione di tendenza sul mercato degli appartamenti in affitto, che si riflette nella diminuzione delle superfici sfitte e nei tempi di commercializzazione più brevi. Nella variazione delle cifre sulle superfici sfitte e sulla durata d’inserzione si riflette lo spostamento della domanda verso appartamenti più grandi in ubicazioni meno centrali. La ripresa del mercato degli affitti continuerà nel 2022, con un nuovo calo delle superfici sfitte, e dovrebbe riflettersi sempre più anche nei canoni locativi. In Svizzera la proprietà abitativa viene valutata con degli algoritmi da più di 20 anni. Dalla loro introduzione, sono stati continuamente migliorati, cosicché oggi il metodo di valutazione assistita dal computer è sempre più utilizzato anche per gli immobili da reddito più piccoli. Gli indici dei prezzi degli immobili che ne derivano hanno fornito un ulteriore impulso alla ricerca relativa al mercato immobiliare in Svizzera e hanno migliorato notevolmente la trasparenza su tale mercato. L’interesse della ricerca si sta attualmente spostando verso gli algoritmi di machine learning. I moderni metodi di machine learning possono migliorare leggermente la precisione di stima dei modelli tradizionali. Tuttavia, questo miglioramento ha un prezzo. Un grande vantaggio dei modelli edonici convenzionali è infatti la loro interpretabilità, cioè l’effetto di una variabile esplicativa sul prezzo dell’immobile può essere facilmente descritto. Ciò non è il caso per i moderni metodi di machine learning, che rimangono in una certa misura una scatola nera, tutt’altro che utile, per esempio, TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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negli scambi coi clienti o le autorità di vigilanza. Un altro svantaggio di tali modelli è che sono più volatili dei classici modelli di regressione edonici quando vengono applicati su diversi trimestri. L’attenzione è quindi attualmente concentrata su approcci ibridi che cercano di combinare i vantaggi di entrambi i metodi. Il mercato delle superfici a uso ufficio non può sottrarsi agli effetti della pandemia. La domanda di superfici a uso ufficio rimane esitante, dato che le aziende attendono prima di contrarre nuovi affitti e vogliono dapprima analizzare come possono risparmiare superfici a uso ufficio a lungo termine tramite l’home office. Il tasso d’offerta nel 2021 è quindi passato dal 5,5% dell’anno precedente al 5,8%, ma è rimasto al di sotto dei valori temuti in un primo tempo. Rispetto ai mercati esteri degli uffici, la domanda ha chiaramente tenuto bene. La tendenza
verso l’home office dovrebbe tuttavia riservare al mercato degli uffici ancora qualche trimestre difficile. A lungo termine, il cambiamento del mondo del lavoro promette una domanda molto maggiore di immobili a uso ufficio moderni. Mentre l’home office riduce il fabbisogno di superfici nel medio termine, la crescente digitalizzazione di tutte le aree della vita e del lavoro aumenterà la percentuale di uffici – ovvero la quota di occupati con attività d’ufficio – in tutti i settori, il che crea la necessità di ulteriori superfici a uso ufficio. Quest’effetto dovrebbe sovrapporsi a una riduzione tendenziale delle superfici a causa dell’home office e genererà una domanda significativamente più alta nel lungo termine, il che significa che l’influenza dell’home office verrà fortemente relativizzata nel lungo periodo. Gli investimenti immobiliari diretti svizzeri hanno dimostrato, ancora una
Il Gruppo Caminada e The Living Circle acquisiscono Schloss Schauenstein Il hanno acquisito congiuntamente le proprietà gestite dal Gruppo Caminada a Fürstenau dalla Fondazione Heinrich Schwender e hanno fondato la Schloss Schauenstein AG, con sede a Fürstenau. L’annuncio dell’acquisto di questo immobile crea una soluzione a lungo termine e sostenibile per Fürstenau. Oltre ad acquistare la proprietà a Fürstenau, la società svizzera The Living Circle Group AG acquisisce anche una partecipazione di minoranza nella società operativa Caminada Group AG. Andreas Caminada ha espresso tutta la sua soddisfazione: «Siamo inquilini del castello Schauenstein dal 2003 e nel corso
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degli anni abbiamo sviluppato, con energia e passione, concetti di successo e sostenibili per l’uso degli edifici storici circostanti». Il grande ristoratore rivela di essersi avvicinato attivamente a The Living Circle dopo che le intenzioni di vendita dell’attuale padrona di casa erano note, e prosegue: «Questo acquisto significa che le proprietà che gestiamo sono ora un diretto possesso e possiamo annunciare un nuovo futuro nei Grigioni insieme a The Living Circle». A Fürstenau, il Gruppo Caminada gestisce il Boutique Hotel Schloss Schauenstein, premiato con 19 punti GaultMillau e 3 stelle Michelin, il ristorante vegetariano
volta, di essere resistenti alla crisi e la ripresa economica in corso rafforza ulteriormente la loro base di utili. In assenza di alternative, è improbabile che i recenti rialzi dei tassi scoraggino gli investitori. C’è ancora spazio per degli aggiustamenti al ribasso dei tassi di sconto. Inoltre, le alternative d’investimento sono scarse, e dunque è possibile aspettarci ulteriori aumenti dei prezzi per le case plurifamiliari. Per gli investitori, la questione è come adattare i portafogli immobiliari al periodo post pandemia, soprattutto perché le prospettive per gli utili si sono spostate tra e all’interno dei singoli segmenti. Gli investitori sono disposti a pagare un prezzo elevato per la stabilità degli utili dei fondi immobiliari residenziali. In considerazione degli aggi elevati, esiste poco margine per ulteriori crescite di valore nei fondi immobiliari residenziali, nonostante il previsto miglioramento dei fondamentali.
“Oz” e la locanda grigionese “Casa Caminada” con ristorante, camere e panetteria. Grazie al successo dei concetti gastronomici di Andreas Caminada, Fürstenau è conosciuta oltre i confini nazionali come un luogo caratterizzato dalla più alta cultura dell’ospitalità ed esperienze culinarie speciali. Andreas Caminada sottolinea il grande potenziale dell’alleanza: «Con The Living Circle, stiamo acquisendo un partner forte che si concentra sulla massima qualità, sulle radici regionali e sui prodotti delle proprie fattorie proposti nei loro hotel e nelle offerte gastronomiche. Ciò si adatta perfettamente ai nostri principi e allo stesso tempo ci offre uno spazio imprenditoriale per sviluppare ulteriormente Fürstenau con nuove idee».
ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING
25 ANNI DI UN LUNGO VIAGGIO UELI SCHNORF DI WETAG
L UN GIUBILEO IMPORTANTE PER IL COMPROPRIETARIO DI WETAG CONSULTING, UELI SCHNORF, CHE QUEST’ANNO FESTEGGIA I SUOI 25 ANNI DI ATTIVITÀ IN AZIENDA. UN PERCORSO INIZIATO PER CASO, MA CHE GLI HA REGALATO GRANDI SODDISFAZIONI SIA A LIVELLO PROFESSIONALE SIA PERSONALE. OGGI LA SOCIETÀ È RICONOSCIUTA A LIVELLO MONDIALE ED È SPECIALIZZATA IN IMMOBILI DI LUSSO.
egato all’arte, all’estetica, lei ha un passato umanistico che poco si sposa con la realtà immobiliare. «Effettivamente ho fatto molte cose nella mia vita: ho studiato economia e storia a Zurigo, ho lavorato come musicista e compositore, come fotografo, come consulente pubblicitario e con l’amico, poi socio, Peter Albrecht ho fondato uno studio di architettura e per molti anni abbiamo lavorato con importanti clienti come Locarno Film Festival e Swatch. Per SWATCH ho disegnato e realizzato oltre 300 negozi e point of sales, però, come spesso capita nella vita quando si è giovani, avevamo bisogno di nuove sfide e nel 1997, senza grandi prospettive, abbiamo deciso di acquistare la società immobiliare Wetag, che era già molto conosciuta, ma stava per chiudere. Non c’era molto di quello che potete vedere oggi (ride), l’inventario era composto da alcune sedie di pelle, una vecchia auto, una segretaria che non vedeva l’ora di andarsene e dei debiti. Nessuno voleva questa società!». Voi invece volevate la sfida e l’avete trovata. «Sì, ma l’idea iniziale era quella di sistemare la società e poi rivenderla. Il settore immobiliare in Ticino, stiamo parlando degli anni ’90, era appena uscito da una crisi e i venditori di allora non avevano le conoscenze e la formazione di oggi. Noi, invece, lavoran-
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do comunque a livello svizzero, avevamo già una concezione di cosa fosse il marketing, una strategia di vendita e quindi abbiamo deciso di fare la differenza, di pubblicizzare le case in modo diverso, di metterci estro e sentimento, di farci sentire». E ce l’avete fatta… «Non è stato facile, abbiamo iniziato a fare delle fotografie di qualità, a svilupparle e incollarle sugli opuscoli, in un secondo tempo abbiamo rinunciato alle altre attività e ci siamo concentrati unicamente su Wetag e sulla vendita di proprietà di lusso, escludendo la costruzione, la gestione, gli affitti… Grazie a Peter, allora già all’avanguardia nell’informatica, siamo immediatamente andati online con un database avanzato e uno dei primi siti web. Certo in quel periodo ci sono state società che hanno venduto molto più di noi, ma nessuno lo ha fatto come noi». Immagino sia difficile paragonare la Wetag di allora con la società di oggi. «Tutto è cambiato, ma il pilastro di Wetag è rimasto lo stesso: massima professionalità al servizio del cliente. Attualmente abbiamo una rete internazionale irraggiungibile per le altre società, siamo riconosciuti e apprezzati nel mercato del lusso a livello mondiale e questo non sono io a dirlo, ogni anno riceviamo riconoscimenti ufficiali per il nostro operato. Abbiamo co-fondato l’European Real Estate Network EREN e ne sono stato presi-
dente per molti anni. Il punto è che le reti di lusso non possono essere acquistate, sono loro che si avvicinano alle società e svolgono un’attenta selezione, scegliendo chi meglio le rappresenta in una determinata regione. È quello che ci è successo con Christie’s, con LeadingRe e Luxury Portfolio, solo per citarne alcune». Qual è la sua forza maggiore, oltre l’esperienza? «I miei amici direbbero: “Lui è una persona felice”, e io risponderei: “È vero, però la felicità non ti viene messa nella culla, è una cosa che si impara, cosi come il resto delle cose, è un percorso lungo, basato sulla modestia”. I miei clienti direbbero: “Lui sa ascoltare”, ma anche in questo caso c’è qualcosa di più: “La vera arte sta nel riuscire a capire quello che si sente ed è difficilissimo”. Sono diventato quello che sono oggi grazie ai miei viaggi, ho visitato 50 Paesi diversi, ho vissuto le loro realtà, ho visitato le ville più famose al mondo e allo stesso tempo ho visto anche luoghi di grande miseria. Non dico di aver visto tutto, continuo a essere curioso, a voler imparare.
Credo che la modestia e la curiosità siano le mie fondamenta (la mia forza), alle quali aggiungendo una propria società immobiliare specializzata nel lusso, una clientela tra le più interessanti al mondo, si ottiene un risultato alquanto stimolante (sorride)». Questo significa che lavorare in Wetag la rende felice? «Certo! Ma ancora una volta la felicità non viene dal nulla. Ci sono i clienti, ma anche il team con cui lavoro, persone che per me sono di grande ispirazione. I collaboratori vanno scelti in modo accurato, trattati con rispetto e comprensione, per creare un’atmosfera stimolante che viene indubbiamente percepita dalla clientela. Poi è vero che ogni giorno possiamo infastidirci a vicenda per piccole cose, ma in questo modo “never a dull moment”, mai un momento di noia…». Wetag Consulting a breve aprirà un ufficio più grande ad Ascona, un progetto importante per la società immobiliare specializzata nel settore del lusso, sempre alla ricerca di nuove e stimolanti sfide. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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ARCHITETTURA / ST. MORITZ SOTHEBY’S INTERNATIONAL REALTY
A.A.A. RESIDENZA CERCASI IN ENGADINA
Q ENRICO F. SBRIZZAI, GENERAL MANAGER ST. MORITZ SOTHEBY’S INTERNATIONAL REALTY FA IL PUNTO SULLA SITUAZIONE DEL MERCATO IMMOBILIARE IN ENGADINA CARATTERIZZATO DA UN MARCATO SQUILIBRIO TRA UNA DOMANDA IN COSTANTE CRESCITA E UN’OFFERTA CHE NEGLI ANNI SI È ANDATA SEMPRE PIÙ RIDUCENDO FINO QUASI AD ANNULLARSI.
uali sono i principali elementi che contraddistinguono la situazione attuale del mercato immobiliare in Alta Engadina? «I mesi successivi alla pandemia confermano una tendenza che già si era esplicitata durante il periodo più difficile dell’emergenza sanitaria, ma che a guardar bene la situazione può essere fatta risalire già agli anni precedenti. E cioè che la domanda di residenze in Alta Engadina non è mai venuta meno, anzi è sempre andata accentuandosi negli anni, a fronte di un’offerta che invece si è progressivamente ridotta sino ad arrivare ad una vera e propria carenza di oggetti di ogni tipologia, livello e standard qualitativo da porre in vendita. Gli ultimi mesi, e in particolare i cambiamenti negli stili di vita imposti dalla pandemia hanno, se possibile, ulteriormen-
te accresciuto il desiderio degli svizzeri, ma non solo, di disporre di un’abitazione dotata di spazi aperti (balconi, terrazzi, giardini, ecc.), ma in ogni caso ubicata in un territorio dove il verde e la natura sono dominanti e dunque dove l’aria pura può essere respirata in tutti i mesi dell’anno». Quali sono le cause che determinano una domanda di case di vacanza (seconde case) superiore all’offerta? «Per dare una spiegazione di questa cronica carenza di abitazioni bisogna fare riferimento, oltre che alle dinamiche soprarichiamate, alla decisione presa l’11.3.2012 quando la popolazione elvetica ha deciso di porre un freno alla costruzione di case di vacanza (case secondarie). Da non sottovalutare poi, nella situazione attuale, il fatto che il quadro economico e politico, segnato sì da una ripresa post pandemia, ma ancora condizionato da gravi incertezze sulle prospettive future, induce eventuali potenziali venditori a prendere tempo, rimandando per il momento una decisione definitiva riguardo alle proprie proprietà immobiliari». In che modo la concorrenza genera in Engadina una marcata concentrazione sulla ricerca di mandati di vendita? «L’eccesso di richieste rispetto alla disponibilità di oggetti in offerta induce un buon numero di eventuali venditori ad effettuare transazioni immobiliari senza ricorrere ai tradizionali canali di vendita. In altre parole, si assiste alla presenza di improvvisati venditori che, allettati dall’abbondanza e dalla facili-
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ARCHITETTURA / ST. MORITZ SOTHEBY’S INTERNATIONAL REALTY
che invece tende normalmente a crescere in modo duraturo e costante». Quali operazioni di marketing occorrono per determinare le migliori condizioni di una compravendita? «Io credo che la miglior strategia di marketing consista soprattutto nel fare ricorso all’esperienza che garantisce quel patrimonio di conoscenze (tecniche, economiche e finanziarie) per muoversi in modo corretto ed efficace in un mercato complesso come quello immobiliare. Certo, oltre che fare ricorso ai tradizionali canali di comunicazione del settore, St. Moritz Sotheby’s International Realty presenta lo straordinario vantaggio di fare parte di un network con sedi in oltre 70 Paesi, che ci permette di essere costantemente in contatto con una qualificata clientela internazionale». tà di reperire richieste, di poter concludere privatamente una compravendita. Ciò comporta evidentemente una distorsione del mercato e dei rischi per i compratori, tenendo soprattutto conto del fatto che il patrimonio edilizio per esempio di St. Moritz non è costituito soltanto da ville prestigiose (che comunque hanno sempre goduto di una particolare riservatezza nel caso di trattative private, senza neppure essere messe sul mercato), ma in buona parte anche da appartamenti risalente agli anni ’60-’70-’80 che non sempre presentano tutti gli standard attualmente richiesti e dunque richiedono un approfondita conoscenza da parte di qualificati professionisti che possono vantare un costante aggiornamento sulla situazione del mercato».
professionista del settore, evita senza dubbio il rischio di compravendite effettuale sulla base di errate valutazioni del reale valore di un immobile. Un’eccessiva euforia determinata dall’abbondanza di richieste può infatti generare inopportune sopravalutazioni che, oltre a danneggiare il compratore, possono favorire fenomeni speculativi tali da generare pericolose distorsioni in un andamento dei prezzi
ST. MORITZ SOTHEBY’S INTERNATIONAL REALTY Via Serlas 20 CH-7500 St. Moritz T +41 (0)81 836 2551 www.stmoritzsir.ch
Per quali ragione nelle compravendite è opportuno arrivare ad una valutazione professionale del prezzo di vendita? «La conoscenza e la costante analisi della dinamica di prezzi sul mediolungo periodo, quale può essere garantita soltanto dall’esperienza di un TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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ARCHITETTURA / WMM REAL ESTATE MANAGEMENT
COMPETENZE MULTIDISCIPLINARI PER VALORIZZARE OGNI OGGETTO Identificazione delle qualità di ogni oggetto Il processo che conduce ad una compravendita che soddisfi tutte le parti coinvolte non può prescindere dall’identificazione dei punti di forza di ciascun oggetto immobiliare. Per questo i consulenti di WMM Real Estate Management effettuano valutazioni immobiliari, analisi di mercato e analisi del contesto territoriale servendosi dei metodi più avanzati oggi disponibili: in questo modo riescono a isolare e comprendere le qualità uniche dell’oggetto. Una volta compiuta questa prima fase, l’attenzione si sposta su come trasmettere a potenziali acquirenti i punti di forza evidenziati.
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AZIENDA PARTE DEL GRUPPO WMM (WULLSCHLEGER MARTINENGHI MANZIN), WMM REAL ESTATE MANAGEMENT PROPONE UN’AMPIA GAMMA DI SERVIZI PER SEGUIRE IL CLIENTE LUNGO TUTTO IL PERCORSO DI UNA COMPRAVENDITA IMMOBILIARE DI SUCCESSO. ANALISI, PROMOZIONE, MARKETING E GESTIONE COSTANTE SONO FINALIZZATI A VEICOLARE I VANTAGGI E LE QUALITÀ DI OGNI IMMOBILE.
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perare nel settore immobiliare richiede competenze sempre più trasversali e differenti, necessarie per fare fronte a un mercato articolato e competitivo. Conscia delle più recenti evoluzioni del settore, WMM Real Estate Management riunisce professionisti con consolidate competenze in ambito di compravendita, puntando su un processo costante di aggiornamento e formazione dei suoi collaboratori, il tutto con un’unica finalità: valorizzare gli immobili che le vengono affidati. Il processo di valorizzazione passa attraverso una serie di attività strettamente correlate tra loro, e che fanno parte di una strategia ampiamente collaudata.
Valorizzazione degli oggetti attraverso contenuti di qualità Una volta definito il pubblico target potenziale dell’oggetto e concordata la strategia per raggiungerlo, i consulenti di WMM Real Estate Management allestiscono la documentazione necessaria per la presentazione e la promozione dell’immobile. Per oggetti affidati in esclusiva vengono inoltre offerti una gamma di servizi premium, come ad esempio le attività home staging, ovvero di allestimento e ri-arredo finalizzati a presentare al meglio gli spazi di ciascun oggetto. Raggiungimento dei potenziali acquirenti La veicolazione dei contenuti prodotti verso il pubblico target viene quindi
ARCHITETTURA / WMM REAL ESTATE MANAGEMENT 02
rogito. L’intero processo è inoltre affiancato da altre competenze multidisciplinari, quali ad esempio consulenza legale, contabile e finanziaria. In questo modo il cliente trova nell’azienda un punto di riferimento unico, che lo segue e presta una costante attenzione a tutti gli aspetti in gioco, al fine di dare vita a compravendite di successo.
effettuata facendo affidamento su canali tradizionali e digitali, dalla carta stampata a tutti i principali portali immobiliari a livello ticinese e nazionale. Inoltre, gli oggetti vengono presentati e promossi anche all’ampio database di clienti potenziali di WMM Real Estate Management, che conta oltre quattromila contatti selezionati,
informati regolarmente tramite newsletter e prese di contatto. Attraverso questa serie di attività, in costante coordinamento con il cliente e in linea con i suoi desideri, i consulenti di WMM Real Estate Management seguono l’intero processo di compravendita, dall’acquisizione del mandato alle visite, fino alla firma del
01 Team intermediazione WMM Real Estate: da sinistra Mara Ragusa, Chiara Vischi, Paolo Sorice e Federica Filanti 02 Prestigioso appartamento con giardino a Castagnola 03 Interfaccia nuovo sito vendite WMM Real Estate
IL NUOVO PORTALE DEDICATO ALLA VENDITA DI OGGETTI IMMOBILIARI
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Al fine di dare visibilità ai punti di forza di ciascun oggetto, WMM Real Estate Management ha recentemente pubblicato un portale completamente nuovo dedicato esclusivamente alla vendita. Per maggiori informazioni, vi invitiamo a visitare il portale all’indirizzo wmm-realestate.com.
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DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH
LA FORZA DEL DONO
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UN APPROFONDIMENTO SUL TEMA FONDAZIONI E SPONSORIZZAZIONI IN QUESTA INTERVISTA A ELISA BORTOLUZZI DUBACH, CONSULENTE DI RELAZIONI PUBBLICHE, SPONSORIZZAZIONI E FONDAZIONI, AUTRICE E DOCENTE PRESSO VARIE UNIVERSITÀ E ISTITUTI SUPERIORI IN SVIZZERA E ITALIA (WWW.ELISABORTOLUZZI.COM).
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opo la pandemia, una guerra pericolosa per l’equilibrio mondiale e una profonda crisi sui mercati internazionali: come dovrebbe concretizzarsi la crescente riscoperta della solidarietà, nata proprio da queste sventure? «La solidarietà è un pilastro della società civile. E il donare contribuisce a unire convinzioni e valori, affinché si costituisca un’identità individuale e collettiva, al di là di ogni moralismo o valutazione sul donatore e il ricevente. Ognuno deve poter essere solidale come meglio desidera. In caso di solidarietà su larga scala nelle situazioni di emergenza, occorre tuttavia ordine, sistema, non solo per evitare gli sprechi di denaro, ma per non arrivare a situazioni controproducenti. In altre parole, è necessario ripensare anche il modus operandi delle istituzioni filantropiche. La recente pandemia, che ha mutato molti equilibri, anche in termini di tempistiche, ci ha costretto ad attuare processi più rapidi e trasparenti, a prendere decisioni più velocemente e a semplificare la parte burocratica riguardante le donazioni. Occorre cioè adeguarsi con prontezza a un contesto in rapido mutamento, spesso su scala inaspettata». Quali sono le sfide principali per chi lavora con i mecenati? «La prima è quella di cogliere la sensibilità di ogni mecenate nelle sue infinite sfumature, per arrivare a comprendere quali siano i suoi desideri profondi, facendo quello che ogni buon consulente dovrebbe saper fare: anticipare i bisogni, dare slancio alle attività, risolvere le mille questioni poste dalla quotidianità dei progetti, proteggere, quando necessario, la privacy di chi dona. Agire da facilitatore insomma, facendo in modo che questi possa interagire in maniera armonica con gli attori della società civile. Occorrono poi
infinita attenzione al dettaglio - scrupolosa attenzione - pazienza, creatività, coraggio e resilienza e ciò, in alcuni casi, richiede un impegno straordinario». Alcuni ritengono che dietro ogni grande donazione ci sia un’aspettativa di ritorno personale per il donatore. È d’accordo? Cosa muove i grandi donatori e quali gratificazioni ricevono in cambio? «In testa alle motivazioni c’è il cuore. Spesso all’origine dell’attività filantropica c’è un evento significativo della vita personale che ha lasciato tracce profonde. Poi le convinzioni etico-religiose, la passione per un tema, la tradizione famigliare, il desiderio di lenire la sofferenza o di promuovere le arti o la scienza, di restituire agli altri ciò che la fortuna, prima delle proprie capacità, ha donato. Ci sono mecenati che preferiscono restare anonimi. Le ragioni sono molte: motivi di sicurezza personale, l’età avanzata, il timore di una sovraesposizione mediatica, di un bombardamento di richieste. Altri, con i loro gesti, si consegnano all’eternità. Per il mecenate l’atto del donare è sempre una fonte di stimoli, un momento di scoperte, di apertura all’ignoto, di emozioni spesso intense e dalle conseguenze imprevedibili. La generosità, come ci insegnano le neuroscienze, stimola la produzione di serotonina, considerato un vero e proprio ormone della felicità, capace di aiutare ad armonizzare la relazione con il mondo e con sé stessi». Nel vostro libro La relazione generosa. Guida alla collaborazione con filantropi e mecenati, lei e la sua co-autrice affermate che donatori e organizzazioni richiedenti sono corresponsabili per “fare bene il bene”. Può approfondire questo concetto?
DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH
«Pier Mario Vello, esperto di filantropia e poeta, il cui pensiero è centrale nel nostro libro, sosteneva che: “L’impressione che si ricava dall’analisi dei dati nazionali e mondiali sull’economia, sulla finanza, sulle ripetute crisi, sulle disuguaglianze di reddito e di benessere, sull’iniquità sociale e sull’ingiustizia economica, è che qualcosa di fondamentale debba essere ripensato e ridiscusso nel sistema economico ‘etico’ dello stare insieme, e che il ripensamento radicale dei nostri scambi d’interesse possa essere fatto solamente con un salto al di fuori delle vecchie logiche che hanno prodotto le disuguaglianze”. Sono convinta che l’ottimizzazione dell’impiego delle risorse filantropiche sia un tema centrale: da un lato occorre contenere lo spreco, ottimizzando i processi decisionali, di gestione delle risorse, e misurandone l’impatto; dall’altro è necessario concordare a monte, con i richiedenti, l’utilizzazione delle risorse finanziare. Anche le istituzioni del pubblico devono imparare a rendicontare». Nel corso degli anni ha incontrato decine di filantropi. Ha qualche storia particolare da raccontarci? «Nell’incontro con un filantropo, mi tocca profondamente l’apprendere perché la generosità è diventata una pratica costante della sua vita, con il lenire le sofferenze, dare le ali alle arti e agli artisti, aiutare le scienze. Indimenticabile il colloquio, prima di Natale, con una personalità che, dopo non più di dieci minuti, ha deciso di liberare dalle ristrettezze economiche alcuni giovani talenti. O l’incontro commovente tra Francesca Camerana, mecenate della musica, e il primo dei musicisti che ha sostenuto trent’anni fa. Ho visto con i miei occhi gli effetti della riconoscenza quando viene pienamente vissuta. Altrettanto toccante una telefonata in treno, con la notizia che, grazie a una donazione importante, bambini affet-
ti da una gravissima patologia oncologica avrebbero potuto essere adeguatamente assistiti. Questi momenti danno pienamente senso alla mia attività, quella cioè di essere un ponte fra chi dà e chi riceve». Da molto tempo si occupa professionalmente di filantropia, a 360 gradi. Quale arricchimento personale gliene è derivato? E quanto ha influenzato le sue scelte di vita? «La filantropia è entrata nella mia vita fin da bambina. Mio padre, oltre a esercitare la professione medica, era un uomo di cultura, promotore delle arti nella sua città. Ho ricordi di pittori, poeti e musicisti che frequentavano la nostra casa e delle molte iniziative che papà contribuiva a sostenere. Questo contatto con l’arte, la cultura e la musica, e con la generosità, mi ha plasmato. A un certo punto della mia carriera, dopo un lungo periodo in cui mi sono occupata di comunicazione e poi di sponsorizzazione, il mecenatismo è rientrato nella mia vita in modo quasi casuale, con grande energia. E ho iniziato un viaggio di scoperta di progetti significativi, di artisti e dei loro mecenati. Così i miei orizzonti umani si sono ampliati ulteriormente, condividendo momenti di generosità e di umanità così speciali e profondi che è difficile raccontarli». Quali progetti e iniziative ha in cantiere per favorire ulteriormente la crescita della filantropia in Svizzera e in Italia? «Da sempre mi impegno a riconoscere le qualità dei giovani e a promuoverle. Organizzo simposi e incontri tra filantropi e tra mecenati e società civile in diversi paesi europei, do vita a workshop e iniziative per operatori culturali e sociali particolarmente colpiti dalla pandemia, scrivo articoli e libri pubblicati in lingue diverse e, soprattutto, mi sto mobilitando perché si crei una rete europea dei mecenati».
Infine, quando usciremo dall’emergenza sanitaria e dalla crisi internazionale, quali potrà essere il ruolo principale della filantropia nella costruzione di una società più giusta, solidale e sostenibile? «Occorre, innanzitutto, esaltare il senso di comunità, perché la “società felice” è quella in grado di condividere valori e responsabilità, anche nei riguardi dei mecenati. Lo stesso mecenate, infatti, se opera in solitudine e non si rapporta al territorio di riferimento, rischia di sperperare risorse economiche senza alcun effetto benefico. È fondamentale, infatti, nell’esercizio della filantropia, avere sempre obiettivi chiari e condivisi, utilizzare, quando il caso lo richiede, metodi multidisciplinari, ma soprattutto rispettare la libertà di espressione e mantenere un approccio virtuoso con gli stakeholder del territorio (01). Il compito del filantropo non è quello di garantire la giustizia sociale, cosa che compete allo Stato e alla società civile, ma di risolvere situazioni di disagio, anche gravi. Però la nuova filantropia, grazie alla sua velocità di azione, può individuare in anticipo, attraverso situazioni pilota, problemi complessi che poi lo Stato potrà affrontare con altri mezzi. Filantropia e società civile dialogano al meglio se si instaura una conoscenza reciproca tra i mecenati e si crea una rete di comunicazione internazionale per scambiare informazioni pratiche. La nostra è una società in continuo movimento ed evoluzione, e il mecenatismo ne deve tener conto, assecondandone i tempi e, anzi, cercando il più possibile di anticiparli».
01 Elisa Bortoluzzi Dubach, Chiara Tinonin, La relazione generosa. Guida alla collaborazione con filantropi e mecenati, Franco Angeli Editore.
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DOSSIER FONDAZIONI / LORENZO ALLEVI
CONCILIARE RITORNI SOCIALI E FINANZIARI del settore sociale, quello che in Italia viene chiamato Terzo Settore».
LORENZO ALLEVI, CO-FONDATORE E CEO DI OLTRE IMPACT HA MATURATO PIÙ DI 15 ANNI DI ATTIVITÀ NEGLI INVESTIMENTI AD IMPATTO. HA INIZIATO LA SUA CARRIERA NELL’INVESTMENT BANKING IN J.P. MORGAN, MICROCREDITO LOMBARDO E NELLA DIREZIONE FINANZIARIA DEL GRUPPO RINASCENTE.
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ei viene considerato con Luciano Balbo, l’inventore dell’impact investing italiano. Come nasce la sua carriera professionale? «Dopo la laurea in Scienze Economiche all’Università Cattolica di Milano, ho iniziato a lavorare per alcune importanti istituzioni finanziarie americane ed italiane. Successivamente sono entrato della direzione finanziaria di un grande gruppo italiano quotato in borsa fino all’incontro con Luciano Balbo (https://forbes.it/2021/06/09/ luciano-balbo-padre-investimenti-impatto-sociale-italia/) nel 2004». Come è nata la Fondazione Oltre? «È nata dall’intuizione primaria di Luciano Balbo; è stata una delle prime fondazioni di Venture Philanthropy europea, facendo esperienza delle iniziative che nel frattempo si stavano già sviluppato nel Nord America». Che obiettivi aveva? «L’obiettivo primario è stato quello di portare questo modello di attività in Italia, provando a testarlo all’interno
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Cosa si intende per Venture Philanthropy? Che cosa invece per Impact Investing? «I concetti inziali consideravano la VP come una attività di erogazione, per lo più liberale, a favore di imprese sociali che venivano accompagnate anche da un sostegno manageriale; mentre per Impact Investing veniva considerato un investimento (equity o in alcuni casi anche debito) in imprese che avessero come obiettivo il raggiungimento insieme di ritorni finanziari e di ritorni sociali. Da qui è poi nata, e continua a svilupparsi, una grande discussione, soprattutto accademica, se devono avere la precedenza i ritorni finanziari o i quelli sociali, e se i ritorni finanziari devono essere inferiori o uguali a quelli di altre forme equivalenti, in termini di rischio, di altri tipi di investimento». Può fornirci qualche esempio di progetto che avete finanziato? «Abbiamo inizialmente investito in imprese di servizi, soprattutto alla persona, sia nell’ambito della salute che in quello finanziario. Abbiamo avuto un approccio molto imprenditoriale, quello che gli americani chiamano di Venture Studio, nel senso che abbiamo costruito l’impresa insieme al fondatore, il quale al momento dell’incontro con noi aveva solo una idea. Abbiamo creato, ad esempio, il Centro Medico Santagostino che è una rete di poliambulatori in Lombardia in grado di offrire tutte le possibili visite ambulatoriali a prezzi accessibili e con una qualità molto elevata; oggi questa società
DOSSIER FONDAZIONI / LORENZO ALLEVI
fattura oltre 50 milioni di euro ed è considerata una delle migliori innovazioni nella sanità privata della Lombardia. Siamo stati i primi investitori in Permicro, la società che ha portato in Italia il modello del microcredito internazionale. Oggi Permicro rappresenta la principale realtà di microcredito a livello europeo». Siete sempre stati attivi nel sociale più che nella cultura. Perché? «Perché non siamo riusciti a realizzare alcuni progetti che avevamo iniziato a costruire. Ad esempio, abbiamo lavorato quasi due anni per realizzare una cittadella d’arte in una importante città del Nord Italia, ma alla fine non siamo riusciti a trovare un accordo per utilizzare un importante immobile che era in disuso. Ci siamo rimasti male, anche perché avevamo molto lavorato, girando in Europa ed in America, per capire se ci fossero degli esempi da cui imparare» Quando avete deciso di cambiare ragione sociale e perché? «Siamo partiti come Fondazione, poi nel 2006 abbiamo creato la prima nostra società di investimento, e nel 2015 siamo diventati investitori istituzionali, con la nostra prima Sicaf, che si chiama Oltre Venture, con la quale abbiamo raccolto 43 milioni di euro e investito in 23 start up. A fine 2021 abbiamo creato la nostra SGR, che si chiama Oltre Impact, con la quale abbiamo lanciano il nostro nuovo fondo, Oltre IIII, che è ancora in fundraising. Questi cambiamenti di dimensione e anche di posizionamento, rispondono alla volontà di riuscire ad avere sempre maggior impatto attraverso i nostri investimenti». Quali sono oggi i vostri prioritari settori di intervento? «Oggi siamo ancora attivi nella gestione di alcune partecipate importanti della nostra Sicaf. In particolare stiamo seguendo la crescita di Sfera, che
produce pomodorini di altissima qualità nella più grande serra italiana tecnologicamente avanzata (utilizza la tecnologia idroponica); siamo molto attivi nel seguire Wonderful Italy, che è una delle principali realtà di turismo italiane focalizzata nella crescita delle destinazioni secondarie (soprattutto nel Sud Italia) attraverso la gestione delle seconde case e di pacchetti di percorsi turistici locali. Siamo impegnati anche nell’organizzazione di un importante round di investimento per Erbert, la società nel nostro portafoglio che sta sviluppando una rete di negozi fisici e digitali per una alimentazione sana e gustosa, proponendo piatti di propria produzione che stanno riscuotendo un notevole successo. Contemporaneamente stiamo studiando i primi progetti per gli investimenti del nostro nuovo fondo; noi siamo generalisti e quindi non abbiamo un focus verticale su un settore. Ci piacciono molto i progetti nei settori dell’economia circolare, dell’istruzione, dell’agrifood e dei servizi alla persona in generale». In che modo Oltre seleziona gli imprenditori e le imprese su cui investire? «La selezione passa attraverso un confronto serrato sulle loro idee e sul modello della loro impresa. È molto importante capire il posizionamento dell’impresa all’interno del proprio settore e comprendere i caratteri distintivi del prodotto o del servizio che l’impresa offre. Risulta essere sempre decisiva la bravura del team e la sua volontà di raggiungere obiettivi ambiziosi sia in termini economici finanziari che di impatto sociale».
rebbe molto trovare degli investitori stranieri che ci possano accompagnare in questa crescita internazionale, che è un passo fondamentale per la crescita di Oltre Impact». Qual è la sua visione per l’Impact Investing del futuro? «Ormai tutto è Impact Investing! Il concetto originario ha perso un po’ della sua freschezza e della sua potenza, ma rimane comunque un modello di investimento che se gestito bene può realmente contribuire ad una crescita più equilibrata della nostra società, trovando le soluzioni migliori per alcuni problemi della vita quotidiana. Dobbiamo utilizzare tutte le novità tecnologiche che il mercato ci offre per risolvere questi problemi: il punto di partenza devono però essere proprio la volontà di risoluzione di problemi concreta e la scelta degli strumenti, mentre la tecnologia - che è indispensabile - dovrebbe venire dopo». Che ruolo può avere la filantropia strategica nei prossimi anni? «La filantropia arriva, in generale, dove il capitale privato non può arrivare, perché le finalità sono diverse. Penso però che un certo tipo di filantropia possa anche dirigersi verso le sperimentazioni di modelli economici di risposta ai bisogni primari delle persone per poi, in caso di successo, passare la palla al capitale privato per il suo sviluppo. Per questo penso che una quota parte, piccola, del patrimonio dei filantropi possa essere indirizzata verso soggetti che coniugano, nelle proprie strategie di investimento, sia il giusto ritorno finanziario che l’impatto sociale».
Per ora siete attivi in Italia. Potete immaginarvi di essere presenti anche in Svizzera? Se si a quali condizioni? Con il nostro attuale fondo (Oltre III) possiamo investire fino al 20% dei soldi raccolti fuori dall’Italia, e quindi anche in Svizzera. Ci piaceTICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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DOSSIER FONDAZIONI / ALINE FREIBURGHAUS E JULIA JAKOB
UN SOSTEGNO A TUTTO CAMPO PER LE FONDAZIONI JULIA JAKOB: «Con la pubblicazione dello Swiss Foundation Code e dello Schweizer Stiftungsreport, l’organizzazione annuale del Simposio delle fondazioni svizzere come evento più grande del settore e la messa a disposizione di un’ampia gamma di offerte di best practice e di possibilità di scambio, negli ultimi anni SwissFoundations ha dato un contributo significativo alla professionalizzazione delle fondazioni svizzere. Oltre ai nostri uffici di Zurigo e Ginevra, la nostra rete sta gradualmente crescendo anche in Ticino. Siamo quindi particolarmente lieti che lo Swiss Foundation Code venga pubblicato per la prima volta quest’anno anche in italiano». Julia Jakob
Aline Freiburghaus
INTERVISTA CON JULIA JAKOB E ALINE FREIBURGHAUS, CONDIRETTRICI DI SWISSFOUNDATIONS, L’ASSOCIAZIONE CHE RIUNISCE LE FONDAZIONI DONATRICI SVIZZERE.
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all’inizio di quest’anno siete entrambe alla guida di SwissFoundationsAssociazione delle fondazioni donatrici svizzere. Quali sono gli obiettivi e le priorità della vostra associazione? ALINE FREIBURGHAUS: «Con oltre 200 membri SwissFoundations è la voce più importante delle fondazioni di donazione svizzere. L’associazione si adopera per garan-
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tire condizioni quadro politiche liberali e per favorire una percezione pubblica positiva delle fondazioni di pubblica utilità. Collega le fondazioni tra loro e con altri stakeholder rilevanti della politica, della scienza, dell’economia e della società. Forniamo ai nostri membri un supporto pratico nel loro lavoro quotidiano e li incoraggiamo a impegnarsi in attività di finanziamento orientate all’impatto, professionali e trasparenti. L’associazione trae il suo grande dinamismo dall’impegno dei suoi membri».
SwissFoundations rappresenta oltre un terzo del volume di erogazione annuale delle fondazioni di pubblica utilità in Svizzera ed è un attore importante nel settore filantropico del Paese. Qual è il suo ruolo in Svizzera? ALINE FREIBURGHAUS: «SwissFoundations si impegna per il futuro. I nostri membri investono più di un miliardo di franchi svizzeri all’anno in progetti e iniziative di pubblica utilità. Grazie alle sue dimensioni in costante crescita, l’associazione sta guadagnando sempre più peso agli occhi dell’opinione pubblica. Ciò è importante perché SwissFoundations è sempre più chiamata in causa anche a livello legislativo e normativo, sia a livello nazionale che internazionale».
DOSSIER FONDAZIONI / ALINE FREIBURGHAUS E JULIA JAKOB
JULIA JAKOB: «Negli ultimi anni, la tendenza alla regolamentazione è cresciuta costantemente. Sia la mozione Noser che le discussioni sull’iniziativa parlamentare Luginbühl l’anno scorso hanno dimostrato che nel settore è in atto una forte dinamica. È importante riconoscere gli sviluppi in una fase iniziale e adottare misure appropriate in tempi stretti, se necessario. SwissFoundations punta soprattutto su interventi flessibili e pragmatici nella pratica. Dove necessario, interveniamo anche nei processi di regolamentazione giuridica per rafforzare le condizioni quadro liberali per l’attività filantropica. In futuro, vorremmo ottimizzare la percezione positiva del settore delle fondazioni, soprattutto agli occhi degli stake-holder politici». Il termine «filantropia strategica» è sulla bocca di tutti. Quanto è forte l’orientamento del settore delle fondazioni svizzere verso la filantropia strategica? ALINE FREIBURGHAUS: «Le fondazioni svizzere fissano da anni delle priorità coerenti: intraprendono azioni coordinate per implementare i valori e gli scopi statutari e al contempo sono attive per rispondere ai bisogni della società. Negli ultimi anni, è diventato evidente che sempre più fondazioni stanno perseguendo strategie congiunte per rispondere alle sfide globali al di là della loro strategia interna, al fine di sfruttare e moltiplicare l’impatto». JULIA JAKOB: «SwissFoundations è nata dal desiderio di numerose fondazioni di unirsi per condividere buone pratiche e creare sinergie. In questo spirito, SwissFoundations è impegnata da oltre 20 anni nella filantropia strategica.
La crescita dell’associazione e le numerose iniziative a cui abbiamo dato vita dimostrano che il settore delle fondazioni svizzere sta diventando sempre più strategico». Dopo due anni di pandemia, ora è scoppiata la guerra in Ucraina. Secondo voi, alla luce di queste esperienze, cambierà la cooperazione tra fondazioni e richiedenti? JULIA JAKOB: «Anche durante la pandemia, SwissFoundations ha sperimentato che la cooperazione tra fondazioni ed enti filantropici è stata molto semplice e senza burocrazia. La crisi ha accelerato e semplificato i processi. Stiamo anche sperimentando un’enorme solidarietà in relazione alla crisi ucraina e una grande volontà di agire e cooperare in modo snello, rapido ed efficace». ALINE FREIBURGHAUS: «Partiamo dal presupposto che questa tendenza continuerà e che i processi cambieranno anche in futuro in modo sostenibile. La spinta verso la digitalizzazione che ha accompagnato la crisi semplifica la messa in rete degli attori e porterà molti altri vantaggi in futuro». In che modo le fondazioni possono sostenere il processo di trasformazione che molte organizzazioni stanno intraprendendo oggi per diventare più resistenti alle crisi? ALINE FREIBURGHAUS: «Le fondazioni hanno molte possibilità di sostenere le loro organizzazioni partner in relazione alla resilienza alle crisi. Oltre allo scambio di knowhow e ai finanziamenti mirati, per esempio per lo sviluppo organizzativo, stiamo osservando una tendenza
verso il finanziamento non vincolato, cioè quella forma di finanziamento delle organizzazioni non profit che non è legato a un progetto specifico. Questo approccio si basa sul concetto che un solido finanziamento per i compiti fondamentali e un uso flessibile dei fondi possono aumentare l’efficacia e anche la resilienza delle organizzazioni non profit finanziate». Quali sono i vantaggi e gli svantaggi della digitalizzazione della società dal punto di vista delle fondazioni? JULIA JAKOB: «Dal nostro punto di vista, la digitalizzazione della società ha un potenziale enorme. Tematiche e tendenze di rilievo vengono colte e diffuse molto più velocemente attraverso la digitalizzazione. Le fondazioni in particolare possono reagire molto più rapidamente e collegarsi tra loro e con i loro partner in modo mirato». ALINE FREIBURGHAUS: «La digitalizzazione aiuta anche le fondazioni, così come le organizzazioni partner, a diventare più visibili, ma non tutte le fondazioni sono ugualmente veloci nello sviluppo delle proprie attività di digitalizzazione. Come svantaggio citerei il diluvio di informazioni digitali non filtrate. Inoltre, durante la pandemia abbiamo tutti sperimentato in prima persona che la comunicazione digitale non può sostituire il contatto diretto e personale sul lungo periodo». Come condirettrici di SwissFoundations, siete anche presenti sulla scena internazionale: quali sono i principali temi che vi appassionano nel dibattito internazionale? Come può e vuole intervenire SwissFoundations, qual è la vostra visione? TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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DOSSIER FONDAZIONI / ALINE FREIBURGHAUS E JULIA JAKOB
ALINE FREIBURGHAUS: «La nostra visione è che le fondazioni donatrici, come forza indipendente accanto allo Stato e all’economia, possano contribuire professionalmente ed efficacemente alla soluzione delle sfide sociali, e che per svolgere efficacemente la loro missione debbano godere di condizioni quadro liberali e del riconoscimento pubblico sia a livello nazionale che internazionale. A livello internazionale, lavoriamo a stretto contatto con Philea, la Philanthropy Europe Association. Ci confrontiamo sulle tendenze come i nuovi canali di finanziamento e le nuove forme di filantropia, e insieme lavoriamo per aumentare la percezione positiva delle organizzazioni non profit agli occhi dell’opinione pubblica internazionale».
JULIA JAKOB: «In più, ci concentriamo sulle crescenti tendenze normative internazionali. Nel quadro dell’advocacy della filantropia, stiamo lavorando intensamente all’ adattamento tecnico del Common Reporting Standard (CRS). Il nostro obiettivo è di introdurre un regolamento di esenzione basato sul modello svizzero, in modo che le organizzazioni senza scopo di lucro non siano soggette in futuro agli eccessivi e insensati obblighi di notifica dello scambio automatico di informazioni. A tal fine, siamo in contatto con il mondo accademico, le autorità nazionali, le associazioni e i partner europei e ci siamo già presentati all’OCSE con una delegazione».
L’Avv. Giovanna Masoni Brenni nominata Presidente del Consiglio di Amministrazione di Banca del Ceresio SA.
La Famiglia Foglia ha comunicato la nomina dell’Avv. Giovanna Masoni Brenni quale neo Presidente del Consiglio di Amministrazione di Banca del Ceresio, capogruppo delle attività finanziare svizzere, italiane e inglesi raccolte sotto Ceresio Investors. «Giovanna, già nostra Vice Presidente, è dal 2004 membro del nostro Consiglio di Amministrazione, conosce molto bene il nostro Gruppo e sarà ottima consigliera per le sfide che dovremo affrontare», ha sottolineato Antonio Foglia, nominato parallelamente Vice Presidente di Banca del Ceresio. L’Avv. Giovanna Masoni succede all’avvocato zurighese Max Carl Roessle, membro del Consiglio di Amministrazione dal 1997 e suo Presidente dal 2004.
DOSSIER FONDAZIONI / MARIE RINGLER
UN RUOLO DECISIVO PER L’IMPRENDITORIALITÀ SOCIALE
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INTERVISTA A MARIE RINGLER, DIRETTRICE DI ASHOKA EUROPE E MEMBRO DI ASHOKA GLOBAL LEADERSHIP TEAM.
ei ha avuto una carriera di grande successo in diversi ambiti: dal 1998 al 2000 è stata amministratore delegato di Public Netbase, poi per nove anni è stata membro del parlamento provinciale austriaco e consigliere comunale a Vienna. Oggi lei è a capo di Ashoka Europe. Può raccontarci qualche cosa di lei? Come ha scelto di passare dalla politica all’inovazione sociale? «La vita è breve e ho capito molto presto che volevo contribuire in modo positivo allo sviluppo della società, sentivo dentro di me che la mia missione era quella di partecipare attivamente alla sfida di rendere il mondo un posto migliore. Sono entrata in politica molto giovane. Dopo aver deciso che non volevo occuparmi di politica per tutta la vita, ho avuto un momento di illuminazione improvvisa mentre ero a San Gallo per frequentare il master di Business Administration. Stavamo discutendo un caso aziendale di Harvard: un manager di successo, Thorkil Sonne, osservando alcune capacità straordinarie in suo figlio affetto di autismo, si è reso conto e ha fatto rilevare come la società consideri i deficit e non i punti di forza delle persone affette da autismo, motivo per cui l’80% dei soggetti autistici è disoccupato, nonostante costoro costituiscano l’1% della popolazione. Che spreco di potenziale, e che dramma per chi è direttamente colpito! Thorkil Sonne ha deciso di intervenire e di fondare l’organizzazione Specialisterne (https://specialisterne.com/) con l’obiettivo di integrare un milione di persone con autismo nel mondo del lavoro. Ne sono sta-
ta immediatamente affascinata. Mi sono sempre interessata a temi quali l’innovazione, il dinamismo imprenditoriale, le iniziative pionieristiche a favore del miglioramento sociale. La somma di questi tre approcci è l’imprenditoria sociale, come ci insegna l’esempio di Specialisterne di Thorkil Sonne. La ricerca di nuove soluzioni alle nostre sfide ed il loro potenziale di transformare le nostre mentalità, i nostri comportamenti e le nostre regole, mi hanno convinto a passare dalla politica all’innovazione sociale». Quando è stata istituita Ashoka? «Ashoka è stata fondata nel 1980 negli Stati Uniti come organizzazione senza scopo di lucro. Nei primi decenni del nostro lavoro, l’obiettivo era quello di promuovere a livello globale l’idea che non ci sono solo formidabili imprenditori classici, ma anche personalità che risolvono i problemi sociali con un atteggiamento imprenditoriale. Da allora è stato fatto moltissimo! Oggi, quasi ogni università in Europa ha un centro di imprenditorialità sociale, i giovani hanno voglia di lavorare in questo settore, e anche la filantropia ha reagito e sempre più sta promuovendo il lavoro degli imprenditori sociali e il loro impatto». Ashoka era un sovrano della dinastia indiana Maurya. Regnò dal 268 al 232 a.C. ed è oggi considerato uno dei più grandi sovrani dell’antichità indiana e il primo sovrano a sollevare questioni etiche trascurate dalla politica. Perché la scelta di questo nome per la vostra organizzazione? TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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DOSSIER FONDAZIONI / MARIE RINGLER
«Il fondatore di Ashoka, Bill Drayton era affascinato dalle qualità di “changemaker” di Ashoka. Il termine in sanscrito significa letteralmente “senza sofferenza”, e considerando che nel buddhismo ciò vuol dire “il superamento attivo della sofferenza”, sembrava che questo nome descrivesse molto bene il focus del nostro lavoro». Quali sono gli obiettivi dell’organizzazione? «L’obiettivo di Ashoka è quello di identificare e sostenere gli imprenditori sociali, i nostri “Ashoka Fellows”, per diffondere in tutto il mondo le loro soluzioni innovative ai principali problemi sociali. Ashoka è attiva in più di 90 paesi in tutto il mondo, solo in Europa siamo presenti in 25 paesi e sosteniamo quasi 4000 imprenditori sociali a livello globale, persone come Ursula Sladek, che dopo la tragedia di Chernobyl, fondò il movimento “Genitori per un futuro senza nucleare” e fu ideatrice delle centrali elettriche di Schönau, basate sull’energia ecologica; Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia, o Frank Hoffmann, che forma le donne cieche alla diagnosi precoce del cancro al seno. Ci concentriamo sul sostegno a quegli imprenditori sociali che lavorano a progetti che producono un impatto su larga scala, con effetti che vanno in profondità, alle radici del problema. Questa è anche la distinzione più importante dalla classica beneficenza che parte dai sintomi di un problema, certamente è importante, ma se finanziamo solo le mense per i poveri, rimaniamo bloccati nel circolo della povertà, dei senzatetto, della dipendenza. Al contrario, l’obiettivo degli imprenditori sociali è quello di cambiare radicalmente la mentalità e la società. E ci riescono! Per esempio, più del 70% dei nostri imprenditori sociali hanno influenzato significativamente la legislazione per risolvere i problemi sociali».
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Come funziona concretamente l’operatività con i filantropi? «Considerati i progressi e il fatto che il settore dell’imprenditoria sociale è fiorente e in crescita, la nostra attenzione è quella di lavorare perchè la filantropia si concentri particolarmente su un approccio sistemico che sviluppi un impatto su larga scala. C’è ancora molto da fare! Un rapporto che abbiamo recentemente pubblicato con McKinsey & Company, Skoll Foundation, Catalyst2030, mostra la strada da seguire: c’è bisogno di una nuova relazione tra coloro che “donano” e i beneficiari, nel nostro caso gli imprenditori sociali, occorre favorire la crescita di una fiducia reciproca, partenariati a lungo termine che diano potere e mettano entrambe le parti su un piano di parità. Come in molti altri settori della nostra società, abbiamo bisogno di passare da progetti a breve termine a una fiducia a lungo termine ed a una più stretta collaborazione».
bambini e i giovani. In concreto significa anche rafforzare in tutti noi le capacità di risoluzione dei problemi e la cultura del “changemaking”, vale a dire essere attori di cambiamento, dovrebbe diventare la nuova normalità».
Quali sono i progetti più importanti che state portando avanti in questo momento? «Senza falsa modestia, ottenere la Fellowship di Ashoka è considerato un “gold standard” globale, nessun’altra organizzazione ha un processo di selezione così approfondito che mira a che solo le soluzioni più efficaci e migliori vengano sostenute. Sulla base di questo processo di selezione stiamo costruendo partenariati con molte fondazioni filantropiche e mecenati, con i quali lavoriamo per ridefinire il concetto di successo. Ad oggi, il successo sociale è caratterizzato nell’accezione corrente da denaro, dai titoli, dal potere. Proponiamo una nuova definizione di successo: persona di successo è quella che ha contribuito in modo significativo a rendere il mondo un posto migliore per tutti noi. Questa definizione di che cosa è veramente il successo, ci tocca tutti, i nostri
Qualche settimana fa Ashoka ha pubblicato con Mc Kinsey un rapporto oggetto di ampio apprezzamento. Quali sono i risultati più importanti che si evincono dalle vostre analisi? «Con il nostro ultimo rapporto insieme a McKinsey & Company, Generation Pledge e altri partner, mostriamo il potere degli individui nel migliorare il mondo con le loro risorse. Abbiamo parlato con più di 50 Ultra High Net Worth Individuals (filantropi o individui con disponibilità superiori ai 30 milioni di dollari) e abbiamo chiesto loro come usano il loro capitale finanziario e sociale. Il rapporto dimostra chiaramente ciò che occorre: ci vuole coraggio, compresa l’auto-riflessione, ci vuole professionalità nell’approccio ed eccellenza nell’attuazione, poi possono accadere grandi miracoli (cfr. anche https://www.ashoka.org/en-us/influence-for-good)».
Con quanti imprenditori sociali e filantropi lavorate in Europa? «Sosteniamo circa 700 imprenditori sociali solo in Europa con il nostro programma di borse di studio. Ma al centro di tutto questo c’è la nostra comunità, oltre 200 membri della rete di supporto Ashoka, individui che ci sostengono con più di 10.000 euro all’anno e le loro idee, i contatti e la passione; e poi centinaia di partner: senza di loro tutto ciò che facciamo non sarebbe possibile. Lavoriamo con grandi fondazioni, come la Fondation de France, ma anche con piccole fondazioni familiari, spesso senza nome. Cosa ci unisce? Il comune DNA “imprenditoriale”.
DOSSIER FONDAZIONI / MARIE RINGLER
A suo parere che cosa deve fare un filantropo per diventare un innovatore sociale di successo? «Dopo 40 anni di lavoro sulle sfide del mondo, abbiamo compreso che non abbiamo più tempo da perdere, ci vogliono soluzioni di ampio respiro che siano scalabili, che agiscano in profondità, che cambino radicalmente i modi di pensare. Tutto questo richiede agilità e flessibilità nel pensare e nell’agire e un grande impegno da parte di tutti. Dobbiamo dire addio a ciò a cui ci siamo affezionati, dobbiamo mettere un po’ da parte il nostro ego, dobbiamo investire in partner di cui ci fidiamo davvero e poi lasciarli fare quello che fanno. Le vecchie iniziative a progetto, a breve termine o “ben intenzionate ma mal fatte” non ci porteranno da nessuna parte».
Qual è la sua visione della filantropia nel futuro? «So che possiamo risolvere le nostre sfide globali se lavoriamo tutti insieme e ci assicuriamo che filantropi e stakeholder della società civile contribuiscano e possano contribuire. Se invitiamo tutti a contribuire, ognuno nell’ambito delle sue competenze e dei suoi specifici interessi, ad essere attivi con lungimiranza alla soluzione dei problemi, se possiamo coltivare una mentalità del tipo “ognuno può essere attore di cambiamento”, allora il nostro mondo sarà ben posizionato per rispondere rapidamente alle nuove sfide. La filantropia del futuro ha un ruolo importante da giocare: essere un “changemaker” (un attore di cambiamento) è qualche cosa che può essere appreso e praticato da subito».
Dal 1978 onoriamo la vita Via delle Rose 4 - 6963 Pregassona - tel. 091 971 27 16 - www.cfl.ch
DOSSIER FONDAZIONI / CREDIT SUISSE
SI AMPLIA L’OFFERTA PER LE FONDAZIONI DI PUBBLICA UTILITÀ
Ohan Inian, senior Relationship Manager e Francesco Andreazzi, responsabile Wealth Management Luganese di Credit Suisse, ambasciatori in Ticino per il centro di competenze della banca per le fondazioni di pubblica utilità.
CREDIT SUISSE PROPONE NUOVE SOLUZIONI CHE CONSENTONO ALLE FONDAZIONI DI PUBBLICA UTILITÀ DI REALIZZARE UNA GESTIONE PATRIMONIALE PERSONALIZZATA, A MISURA DELLE LORO ESIGENZE. IL NUOVO “MANDATO DI FONDAZIONE” SOSTIENE IN MODO SIGNIFICATIVO I CONSIGLI DI FONDAZIONE NELL’ADEMPIMENTO DI COMPITI CENTRALI.
L
a nuova offerta di Credit Suisse è volta a fornire alle fondazioni di pubblica utilità il miglior supporto possibile nel perseguire i loro obiettivi specifici. Con la soluzione di mandato una fondazione può far gestire professionalmente il proprio patrimonio, tenendo conto di caratteristiche individuali come la propensione al rischio e le aspettative di rendimento.
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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
Il lancio del prodotto, disponibile esclusivamente per le fondazioni non soggette all’imposizione fiscale, completa l’offerta esistente di Credit Suisse per le fondazioni con sede in Svizzera e rafforza ulteriormente l’impegno generale della banca a sostegno del settore filantropico. Il mandato di fondazione mira a ottenere un rendimento orientato al mercato tenendo conto di aspetti di sostenibilità. La soluzione permette a una fondazione di investire il capitale in linea con il proprio scopo e i propri valori, soddisfare i requisiti di una strategia d’investimento e al contempo ottenere un’adeguata mitigazione del rischio. L’obiettivo è quindi quello di garantire la longevità della fondazione. In Svizzera hanno sede circa 14 000 fondazioni di pubblica utilità. Il Paese presenta quindi una delle più alte concentrazioni di istituzioni non soggette all’imposizione fiscale al mondo. «La Svizzera è un centro globale della filantropia. Sono lieto che la nostra nuova offerta ci consente di sostenere ancora meglio le fondazioni di pubblica utilità, facilitando così il lavoro di molti membri dei Consigli di fondazione. Con la nostra offerta è possibile perseguire uno scopo di pubblica utilità con investimenti sostenibili, il che rappresenta una soluzione di reciproco vantaggio», afferma André Helfenstein, CEO di Credit Suisse (Svizzera) SA. In uno scenario economico difficile anche le fondazioni non possono sottrarsi, per esempio, ai bassi tassi d’interesse che influenzano il loro reddito da capitale e la sostenibilità delle loro attività. Di conseguenza, viene prestata particolare attenzione all’investimento patri-
moniale. «Una strategia d’investimento adeguata è oggi più che mai necessaria per permettere alle fondazioni di mantenere le loro attività e massimizzare la loro efficacia», afferma Isabelle von Jeinsen, responsabile del centro di competenza Fondazioni di pubblica utilità di Credit Suisse. «Per un lungo periodo di tempo molte fondazioni di pubblica utilità hanno assunto un approccio piuttosto passivo nella gestione patrimoniale ed è stato solo attraverso circostanze difficili che si è sviluppata la consapevolezza di un approccio più attivo e innovativo alle questioni finanziarie. Con i nostri e le nostre clienti vogliamo costruire relazioni basate sulla fiducia, che non si concentrino solo sulla competenza finanziaria, ma si basino anche su visione e valori condivisi». Credit Suisse si impegna nell’ambito delle fondazioni di pubblica utilità da oltre 20 anni. Grazie a un’esperienza pluriennale e alla competenza di specialisti interni, la banca si trova in una posizione ideale per sostenere le fondazioni nel perseguire al meglio i loro obiettivi. Lanciato nel 2019, il centro di competenza Fondazioni di pubblica utilità è un elemento chiave dell’offerta filantropica della banca, che supporta fondatori e fondatrici nonché i membri dei Consigli di fondazione lungo l’intero ciclo di vita di una fondazione. In collaborazione con altri esperti della banca, il team sta lavorando per promuovere ulteriormente la posizione di Credit Suisse nel settore. Per ulteriori informazioni sulla nuova soluzione per fondazioni di pubblica utilità, visitare il sito web: www.credit-suisse.com/fondazioni
AZIENDE / LALALA BEAUTY
SERVIZI ESTETICI A CASA PROPRIA
C ALICE SOLDAVINI È UNA GIOVANE IMPRENDITRICE CHE HA DATO VITA A LALALA BEAUTY, AZIENDA SPECIALIZZATA NELL’AGEVOLARE LA VITA DELLE PERSONE, PRENDENDOSI CURA DELLE LORO ESIGENZE ESTETICHE CON SERVIZI DI ELEVATA QUALITÀ, OVUNQUE LO RICHIEDANO, A CASA, IN UFFICIO O IN HOTEL, IN OGNI MOMENTO DELLA GIORNATA.
ome è nato il progetto LaLaLa Beauy? «È stata l’esperienza personale a guidarci nella realizzazione di LaLaLa Beauty: come fisioterapista ho infatti lavorato presso i vari domicili dei pazienti rendendomi conto della comodità che veniva loro offerta. Con la maternità mi sono poi resa conto che non potevo più recarmi in un centro estetico con la stessa facilità di prima, dovendo organizzare sempre un’assistenza a mia figlia. Discutendo con gli amici mi sono quindi persuasa, insieme a mio marito Alberto, che il classico salone non andava bene neanche a loro, perché non volevano avere il fastidio di tornare a casa dopo certi trattamenti o di dover sempre affrontare il traffico della città. Alla fine ci siamo concentrati sull’idea di fornire una piattaforma di prenotazione che potesse facilitare l’esperienza di qualsiasi trattamento scelto. In un’epoca in cui si impongono i social media e nuovi stili di vita frenetici, LaLaLa Beauty offre una soluzione per il mantenimento della bellezza offrendo trattamenti di alta qualità a prezzi competitivi». Come funziona concreamene LaLaLa Beauty? «È possibile prenotare tutti i trattamenti tramite il nostro portale oppure contattando il numero dedicato +41 79 688 78 69. Le nostre beauty specialist raggiungeranno poi il cliente nel luogo desiderato, mettendo a disposizione tutta la gamma dei servizi previsti. Le professioniste LaLaLa Beauty sono a disposizione dal lunedì al venerdì, dalle 8:00 alle 20:00, a Lugano, nel Luganese e nel Mendrisiotto.
Con il nostro servizio è dunque possibile godere dei diversi trattamenti nella privacy della propria casa o nel luogo prescelto, dove una specialista qualificata arriverà con tutto il materiale necessario nel rispetto della massima igiene e sicurezza». Come pensate di ampliare nei prossimi mesi la vostra attività? «A breve verranno aggiunti sia nuovi trattamenti estetici che la figura di un parrucchiere; inoltre pensiamo di aumentare il raggio d’azione dei nostri servizi con la fisioterapia, grazie al quale si potranno riservare prestazioni di riabilitazione per le principali problematiche muscolo-scheletriche, ortopediche, post-trauma». Lei vanta una rilevante esperienza nel settore. Quali sono state le principali tappe della sua formazione? «Ho conseguito il bachelor in fisioterapia presso la SUPSI nel 2017 e successivamente mi sono specializzata in traumatologia-ortopedia, riabilitazione cardiologica e recupero funzionale. Il CAS in neuroriabilitazione terminato nel 2020 mi ha permesso inoltre di acquisire importanti competenze nel trattamento di specifiche problematiche neuropsicologiche. Le diverse esperienze presso cliniche private, ospedali e istituti comunali ticinesi mi hanno consentito di sviluppare un approccio metodologico versatile, in cui vengono analizzati i diversi elementi che compongono la storia e la patologia di ciascun paziente al fine di comprendere a fondo il problema ed attuare le corrette strategie per risolverlo».
www.lalalabeauty.ch TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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AZIENDE / STEFANO RIZZI
FARE IMPRESA IN TICINO
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STEFANO RIZZI, DIRETTORE DELLA DIVISIONE DELL’ECONOMIA, DIPARTIMENTO DELLE FINANZE E DELL’ECONOMIA PRESENTA UN QUADRO DELLE CONDIZIONI DELL’ECONOMIA TICINESE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL’IMPORTANTE RUOLO DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE.
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el momento in cui la pandemia fa meno paura ma si profila una gravissima crisi nella politica internazionale, qual è lo stato di salute dell’economia ticinese? «L’economia ticinese è complessivamente in buona salute e ha superato bene il delicato periodo pandemico, nel solco peraltro della positiva tenuta a livello nazionale. Alcuni indicatori, come ad esempio il progressivo miglioramento delle stime del prodotto interno lordo (PIL) cantonale o il riassorbimento dei disoccupati iscritti agli Uffici regionali di collocamento (URC) dopo l’aumento dettato dalla fase acuta della pandemia, confermano questa lettura tendenzialmente positiva. In questo senso ricordo anche l’importanza degli aiuti messi in campo tempestivamente in Ticino, tra cui le indennità per lavoro ridotto (ILR), le indennità per perdita di guadagno Corona, i prestiti garantiti COVID-19 e il programma di sostegno per i “casi di rigore”. Questi strumenti hanno permesso di sostenere l’economia cantonale con oltre 2.5 miliardi di franchi, contrastando gli effetti nefasti della crisi. L’attuale situazione di incertezza sul fronte internazionale, alimentata soprattutto dalla guerra in Ucraina, pone ovviamente delle sfide importanti anche all’economia e alle aziende ticinesi. Senza dimenticare l’emergenza umanitaria, preoccupano la disponibilità e la fornitura di materie prime, così come l’evoluzione dei prezzi nel settore energetico (petrolio, gas, elettricità). Vi è quindi un contatto costante tra le associazioni di categoria e il Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE), in modo da monitorare la
situazione e percepire le concrete ripercussioni sul tessuto imprenditoriale. Ricordo che già oggi è possibile, se sono date le condizioni, intervenire con gli strumenti di sostegno disponibili, come ad esempio le ILR». La sua formazione vanta una specializzazione riguardo alle problematiche relative alle piccole e medie imprese. Nello specifico, che ruolo svolgono nella realtà produttiva ticinese? «Le piccole e medie imprese (PMI), quindi realtà imprenditoriali con meno di 250 dipendenti, rappresentano la quasi totalità del numero di aziende e occupano oltre l’85% dei dipendenti. Queste realtà sono quindi il cuore pulsante e la tela di fondo della nostra economia. Si tratta di realtà generalmente dinamiche e proattive, caratterizzate dagli elementi centrali su cui punta anche la strategia di sviluppo economico del Cantone: qualità, competenze e innovazione. Su questo ultimo aspetto ricordo che, secondo uno studio del 2021 della Commissione Europea, il Ticino rientra nel gruppo dei “leader dell’innovazione”. Il nostro Cantone, tra le 240 regioni considerate, si classifica nei primi dieci sistemi dell’innovazione a livello europeo e al secondo posto, dopo Zurigo, a livello nazionale. Siamo una delle migliori regioni per quanto riguarda le PMI che introducono innovazioni di prodotto (1° posto in Svizzera e 9° posto in Europa) e le PMI che introducono innovazioni nei processi aziendali (al 1° in Svizzera e al 3° posto a livello europeo). Questi dati sono significativi e testimoniano come le aziende ticinesi siano capaci di eccellere nel contesto nazionale e internazionale».
AZIENDE / STEFANO RIZZI
Lei dirige da ormai 10 anni la Divisione dell’economia del Cantone. Quale sono state le linee principali della strategia adottate per offrire un supporto allo sviluppo dell’economia? «Con la propria strategia di sviluppo economico, il nostro Cantone ha adottato negli ultimi anni una serie di misure per incentivare proprio l’innovazione e, più in generale, l’imprenditorialità. L’intento è quello di rendere il Ticino sempre più attrattivo, consolidando le condizioni quadro per il “fare impresa” e favorendo così la creazione di interessanti opportunità di lavoro. Uno dei concetti di fondo di questa strategia è la “messa in rete” tra le numerose e riconosciute competenze presenti a livello accademico, aziendale e istituzionale. Si tratta di alimentare un circolo virtuoso, in grado di incentivare e sostenere le attività dei vari tipi di imprenditorialità, dalle PMI esistenti alle aziende internazionali, passando per le startup e chi desidera mettersi in proprio. Ricordo che il “Portale dell’innovazione e dell’imprenditorialità”, raggiungibile all’indirizzo web www. ti.ch/portale-impresa, illustra le varie misure di sostegno disponibili». Quali ulteriori misure avete allo studio o saranno messe prossimamente in atto per promuovere l’economia ticinese dopo la pandemia? «In un contesto contraddistinto da grandi cambiamenti, prima con l’avvento della pandemia di COVID-19 e ora con l’invasione russa in Ucraina, è necessario analizzare la situazione in maniera strutturata. Ciò permette di immaginare possibili azioni o misure per affrontare, con sguardo prospettico, il futuro del nostro Cantone e della nostra economia. Le sfide possono e devono essere trasformate in opportunità. Con questo intento, su iniziativa del Consigliere di Stato Christian Vitta, è stato istituito nell’aprile 2020 il
“Gruppo strategico per il rilancio del Paese”, i cui lavori sono stati riassunti in un documento pubblicato nell’autunno 2021. Questo percorso ha permesso di individuare quattro assi di intervento, all’interno dei quali incanalare gli sforzi per accompagnare la fase di rilancio dell’economia cantonale. Parliamo di “ricerca e innovazione”, “formazione”, “amministrazioni pubbliche e infrastrutture” e “responsabilità sociale delle imprese”. Il sito web www.ti.ch/visione-economia permette di approfondire i risultati di questo percorso condiviso tra i principali attori delle università, della politica, delle parti sociali e altri esperti. I possibili assi di intervento sono coerenti con alcune importanti misure già intraprese o avviate, come ad esempio l’adesione del nostro Cantone all’agenzia di marketing territoriale Greater Zurich Area (GZA) o la costituzione di una sede di rete ticinese di Switzerland Innovation, sulla quale sta lavorando con grande impegno la Fondazione AGIRE (l’agenzia cantonale per l’innovazione). Questo legame accresciuto con il nord delle Alpi e con una delle aree economiche più dinamiche al mondo è completato da uno sguardo verso sud, grazie alla collaborazione tra la stessa Fondazione AGIRE e il MIND Milano Innovation District. L’intento è quello di collocare strategicamente il Ticino lungo l’asse nordsud, valorizzando le competenze e favorendo l’attrazione di interessanti realtà internazionali».
crisi finanziaria del 2008 all’apprezzamento del franco, senza dimenticare ovviamente la recente pandemia. D’altro canto, una delle sue debolezze è la produttività, che risulta in parte più bassa rispetto al contesto nazionale. Puntando con decisione sull’innovazione e su settori orientati al futuro, sarà possibile cementare i punti di forza e aumentare la produttività, rafforzando ulteriormente un tessuto economico nel complesso già solido. Una crescita orientata al lungo periodo, che permetta non solo di creare interessanti opportunità di lavoro con salari interessanti, ma anche di conciliare elementi di sostenibilità, favorendo un sempre migliore equilibrio tra vita lavorativa e privata».
Dal suo osservatorio privilegiato quali sono i punti di forza e quelli di debolezza dell’economia ticinese e quale modello di sviluppo ritiene che debba essere adottato per consolidare il benessere e la qualità della vita raggiunti dalla sua popolazione? «La principale forza dell’economia ticinese risiede nella sua diversificazione, che ci ha permesso di superare con successo vari momenti delicati, dalla TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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AZIENDE / FONDAZIONE AGIRE/4BASES SA
4BASES: INNOVARE NELLA MEDICINA DI PRECISIONE
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A PARTIRE DA QUESTO NUMERO DELLA RIVISTA, FONDAZIONE AGIRE PROPONE IL PROFILO DI AZIENDE NATE E CRESCIUTE CON IL CONCORSO DELL’AGENZIA CANTONALE PER L’INNOVAZIONE. FABIO GRANDI, CO-FONDATORE E CHIEF OPERATING OFFICER, PRESENTA 4BASES AZIENDA SPECIALIZZATA NELLO SVILUPPO, LA PRODUZIONE E LA COMMERCIALIZZAZIONE DI TEST GENETICI CLINICAMENTE VALIDATI E DI SOLUZIONI BIOINFORMATICHE DESTINATI A SUPPORTARE FONDAMENTALI DECISIONI TERAPEUTICHE.
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olte persone, si potrebbe arrivare a dire quasi tutte, sono andate incontro nel corso della vita a situazioni per cui parenti o amici hanno dovuto confrontarsi con una malattia oncologica, con tutte le devastanti conseguenze che ne derivano. Ed è proprio la consapevolezza dell’importanza sociale e della valenza umana dell’arrivare a definire modalità terapeutiche sempre più efficaci per sconfiggere queste malattie che ha indotto il dott. Fabio Grandi a dedicarsi, fin dagli anni degli studi con il conseguimento di una laurea specialistica in Biotecnologie presso l’Università degli Studi di Pavia e una attività di ricerca medica presso il Policlinico San Matteo di quella città allo sviluppo di soluzioni e tecnologie utili a favorire la pratica di una oncologia di precisione basata sull’impiego di farmaci in grado di agire in maniera selettiva su tumori che presentano specifiche caratteristiche molecolari. «Questa modalità di diagnosi e trattamento - spiega il dott. Fabio Grandi - si contrappone allo scenario tradizionale che ha caratterizzato l’oncologia nei decenni passati, in cui, con pochissime eccezioni, le scelte terapeutiche sono state determinate dalla diagnosi istologica con trattamenti simili per tutti i pazienti affetti da quello specifico tipo di tumore, indipendentemente dalle caratteristiche molecolari. L’oncologia di precisione rappresenta invece un successo dell’intera filiera della ricerca sul cancro. La ricerca di base ha individuato i meccanismi genetico-molecolari che permettono alle cellule tumorali di proliferare, sopravvivere in condizioni sfavorevoli, invadere i tessuti, formare
metastasi a distanza. La ricerca “traslazionale” ha consentito di valutare e validare sperimentalmente nuove molecole, definite “a bersaglio molecolare”, in grado di bloccare in maniera selettiva e specifica i meccanismi che consentono alle cellule tumorali di crescere e sopravvivere». Nella messa a punto di questo percorso terapeutico un passaggio decisivo diventa in ogni caso la possibilità di disporre di dispositivi diagnostici precisi e accurati in grado di riconoscere le variazioni somatiche bersaglio di specifiche terapie innovative. Ed è proprio a questo punto che 4bases apporta il suo contributo proponendo soluzioni in grado di migliorare la vita dei pazienti. «Fin dagli anni della mia formazione - racconta ancora Fabio Grandi - ho maturato la convinzione che l’attività di ricerca in laboratorio dovesse avere uno sbocco concreto con la realizzazione di sistemi diagnostici molecolari da mettere a disposizione degli operatori sanitari. Così, dopo alcuni anni di lavoro presso importanti aziende biomediche operanti nel nord Italia, nel 2013 sono stato tra i co-fondatori di 4bases, azienda svizzera specializzata in soluzioni sia come diagnostica complementare sia per mutazioni genetiche ereditarie. Il punto di forza della nostra produzione è costituito dalla sensibilità, specificità, accuratezza e precisione dei nostri test che devono superare il 99%. 4bases è azienda certificata ISO13485:2016 e opera secondo la direttiva europea sui dispositivi medicodiagnostici in vitro (CE – IVD)». Questa innovativa startup, con un quartier generale presso il Tecnopolo Ticino dove sono concentrate tutte le
AZIENDE / FONDAZIONE AGIRE/4BASES SA
funzioni dirigenziali, la ricerca e lo sviluppo e la gestione della rete di distribuzione dei prodotti, nel giro di pochi anni si è affermata sul mercato internazionale. «All’inizio della nostra impresa – ricorda Grandi – abbiamo vissuto tutte le problematiche che contraddistinguono la vita di una startup. Decisivo è stato l’incontro con Fondazione Agire e, in particolare, con Lorenzo Leoni che, in virtù anche della sua esperienza nel settore biomedico, ha colto immediatamente la validità della nostra idea e la fattibilità del business plan. Di particolare rilievo è stata l’opportunità di un finanziamento iniziale a cui hanno fatto seguito importanti facilitazioni nel costruire una rete di investitori che hanno sostenuto e tuttora finanziano la nostra attività».
Attualmente, oltre alla sede svizzera, 4bases dispone di una filiale in Italia che funziona anche da polo produttivo e logistico. Attraverso una rete di distributori esterni i prodotti vengono venduti in oltre 50 Paesi in tutto il mondo. Se i dispositivi per le diagnosi in campo oncologico resta il core business dell’azienda, le tecnologie e le applicazioni messe a punto consentono un’estensione dei campi di sviluppo dei sistemi diagnostici molecolari, come nel corso degli ultimi due anni, in relazione anche all’epidemia Covid-19, ha dimostrato il sequenziamento dell’intero genoma virale, mentre altre applicazioni sono già oggi in grado di analizzare la predisposizione di ogni individuo rispetto alle infezioni respiratorie: in tal senso, uno screening mirato della po-
polazione potrebbe essere di grande aiuto nella programmazione di una campagna vaccinale. Guardando al futuro Fabio Grandi non ha dubbi: «Dopo quasi un decennio dalla costituzione di 4bases, posso dire che ormai abbiamo superato la fase della startup e che per noi si pone ora soprattutto il problema del consolidamento e della crescita, in base alla nostra visione che sia la medicina di precisione che la medicina preventiva si svilupperanno in modo significativo nei prossimi anni e la necessità di test genetici diagnostici clinicamente validati aumenterà notevolmente. Il piano di business è quello di accelerare i programmi di sviluppo attraverso partnership commerciali e tecnologiche. In coerenza rispetto al nostro impegno, dietro ogni prodotto che sviluppiamo, dietro ogni kit che prepariamo e ogni singola azione che intraprendiamo, non vogliamo dimenticare che i pazienti rappresentano i nostri referenti principali. Diagnosticare preventivamente una malattia che potrebbe essere correlata a una mutazione genetica e ottenere informazioni su questa mutazione è fondamentale per prendere una decisione terapeutica. La nostra ricerca non è dunque soltanto un obiettivo strategico aziendale, quanto piuttosto una scommessa e una sfida per migliorare il benessere e la qualità della vita delle persone».
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AZIENDE / V-ZUG
REALIZZARE ABITAZIONI MODERNE E FUNZIONALI LA RIUNIONE ANNUALE DEL GRUPPO V-ZUG HA RAPPRESENTATO UN’IMPORTANTE OCCASIONE PER FARE IL PUNTO SULL’ANDAMENTO DEL MERCATO IMMOBILIARE IN SVIZZERA NEL 2021 E PER RIFLETTERE SUL RUOLO CHE AZIENDE INNOVATIVE COME V-ZUG POSSONO SVOLGERE NEL PROGETTARE E REALIZZARE ABITAZIONI DOTATE DI OGNI GENERE DI COMFORT E IN GRADO DI RISPONDERE PIENAMENTE ALLE ESIGENZE E AGLI STILI DEL VIVERE CONTEMPORANEO.
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uali sono gli elementi più significative che emergono dall’analisi dei dati statistici relativi alle transazioni immobiliari nel 2021? A.M.: «Nel 2021 si è registrato il maggiore volume di transazioni nell’immobiliare, in termini quantitativi, dal 1988; abbiamo oltrepassato i 5 miliardi di franchi in Ticino mentre in Svizzera
HANNO PARTECIPATO ALL’INCONTRO:
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ALBERTO MONTORFANI (A.M.) AM Consulenze
MASSIMILIANO PAGANINI (M.P.) Alfred Müller SA
FERRUCCIO ROBBIANI (F.R.) Architetto
PETER SPIRIG (P.S.) CEO Gruppo V-ZUG
ATTILA CASTIGLIONI (A.C.) Direttore dipartimento vendite e servizi V-ZUG
PIETRO MINNECI (P.M.) Responsabile vendite regionale
EROS MERCOLLI (E.M.) Account Manager, coordinator del dibattito
LUCA FOCHETTI (L.F.) Account Manager
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AZIENDE / V-ZUG
sono stati circa 70 i miliardi nello stesso anno. In conseguenza di una alta densità immobiliare in Ticino, ci stiamo avvicinando ad una lenta saturazione del mercato e quindi ad un aumento dello sfitto. Tuttavia, lo spauracchio della bolla immobiliare sembra essere al momento sostituita da una interessante sviluppo qualitativo, in quanto i promotori sono impegnati ad offrire una sempre maggiore qualità in tutti i loro stabili. Il rapporto investimenti istituzionali rispetto a quelli locali è aumentato; i fondi pensionistici o quelli d’investimento devono assicurare un rendimento e in questo momento l’immobiliare lo garantisce. C’è da dire anche che i fondi pensionistici hanno delle limitazioni politiche
in questi investimenti…vorrebbero investire molto di più. Tutto questo consente agli investimenti immobiliari di continuare ad occupare il primo posto per molti fondi e investitori»
tativi: camera in più per l’home office; balconi spaziosi come spazio aperto quando non si ha un giardino; qualità delle finiture».
Per quanto tempo si prevede che avremo ancora questo sfitto?
Come si comporta un investitore come Alfred Müller in un mercato quale quello ticinese?
A.M.: «Dovremo convivere con questa situazione ancora per diverso tempo: attualmente in Ticino abbiamo circa 7.000 appartamenti sfitti. In ogni caso, la ricerca del comfort abitativo sarà preponderante soprattutto dopo questi due anni di pandemia. Le persone si sono accorte quali sono i loro veri bisogni abi-
M.P.: «Posso affermare che per Alfred Müller il mercato ticinese è sempre stato molto interessante. Rispetto alla sede principale di Baar che ha finora privilegiato il settore commerciale rispetto a quello abitativo, per noi l’approccio al mercato immobiliare è leggermente diverso. Anche in Ticino oltre a una decina di TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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Parlando di qualità, il Ticino e la Svizzera come possono restare concorrenziali e attrattivi?
stabili abitativi di nostra proprietà abbiamo realizzato importanti centri commerciali, come il Centro Monda di Camorino che sarà ampliato con un ulteriore edificio, il Centro Carvina di Taverne e il Centro Luserte di Quartino. In futuro intendiamo focalizzarci prevalentemente sulle residenze abitative, implementando ulteriormente il nostro portafoglio immobiliare. A dipendenza del tipo di progetto e ubicazione, a medio e lungo termine destineremo circa il 60% 70% degli appartamenti alla locazione e il 30%-40% alla vendita. Un altro mercato a cui siamo interessati è lo sviluppo di aree industriali dismesse, trasformandole in quartieri abitativi e di lavoro, senza tralasciare la realizzazione di progetti in qualità di impresa generale per alcuni clienti selezionati. Il nostro orientamento al mercato immobiliare si basa sulle opportunità, con l’obiettivo di offrire un valore aggiunto ai nostri clienti. Un buon rapporto qualità prezzi contraddistingue il nostro prodotto finale. Per questo motivo, in Ticino abbiamo un numero di oggetti sfitti inferiore rispetto alla concorrenza».
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A.M.: «Gli strascichi della pandemia, in questo caso positivi, li vedremo anche nel medio e lungo periodo; le richieste sono in aumento, l’invecchiamento demografico fa rimanere le persone nel proprio quartiere e spesso a casa e quindi qualità, standard energetici efficienti e comfort abitativo superiore, saranno sempre più importanti».
F.R.: «Vorrei innanzitutto premettere che rispetto ad altri Paesi europei e non solo, la Svizzera ha uno standard di costruzione altissimo; la qualità è aumentata anche grazie all’Accademia di Architettura e ai suoi studenti (perlopiù esteri) che promuovono innovazione e standard di costruzione ed energetici sempre più all’avanguardia. La Svizzera resta e resterà dunque attrattiva anche se i costi (in aumento in questo periodo) sono attorno ai 1000.- franchi/m3 per case mono/ bifamiliari e circa 600.- franchi/m3 per case plurifamiliare; in questo ultimo caso, la tendenza va verso una riduzione degli spazi e una ottimizzazione al massimo dei costi: ciò è dovuto in gran parte all’arrivo di grandi investitori (istituzionali) che, negli ultimi 5/6 anni, hanno controllato e abbassato i costi, con un effetto che si è dimostrato essere non sempre positivo».
Da sinistra Antonella, Iris e Caterina
AZIENDE / V-ZUG
implementarli ulteriormente. Le dimostrazioni sul funzionamento dei diversi apparecchi da parte dei vostri consulenti è un valore aggiunto ed è molto apprezzato dai nostri inquilini. Altre forme di fornitura quale affitto/noleggio/leasing rispetto all’attuale vendita diretta dei prodotti, potrebbero in futuro essere una valida alternativa».
Si parla da anni dei rinnovi o di ristrutturazioni: secondo me, tutto quello che abbiamo detto in precedenza, non è sempre rispettato; intendo, qualità, standard energetici, rinnovi solo di facciata. Qual è la situazione in Ticino? A.M.: «Questo boom di rinnovi è dovuto in gran parte al parco immobiliare degli anni ‘70/’80 molto vecchio e poco manutenuto. Bisogna però separare il rinnovo parziale, che può essere di una o più zone (cucina, bagno, camere, ecc.) dai rinnovi totali; in quest’ultimo caso ho riscontrato grande attenzione e qualità, rispetto riguardo al territorio e integrazione. Il boom dei rinnovi “speculativi” credo sia passato e non è interessate per i motivi citati prima: molta offerta e domanda in aumento, ma ancora stabile». Dopo tutto quello che è stato detto, cosa può fare ancora meglio V-ZUG per le vostre aziende e per il mercato immobiliare? E, soprattutto, il c ontatto personale, la consulenza mirata, la continua messa in rete delle persone, avrà ancora un valore?
A.M.: «Secondo me sarà ancora più importante; l’esempio è qui da vedere, io stesso con Eros Mercolli non ho un rapporto quotidiano, ma so che quando ho bisogno (e viceversa) basta una telefonata, un incontro e si possono sviluppare idee e risolvere i problemi». F.R.: «Si è parlato di tecnologia, di apparecchi digitalizzati…entro nell’app e ordino al forno quale ricetta eseguire, ma l’ultimo kilometro, anzi ultimo metro siete voi a farlo: insieme possiamo integrare le nuove generazioni e restare umanamente collegati. Aggiungerei che apparecchi collegati ai sistemi energetici (es. fotovoltaico) che automaticamente riconoscano quando funzionare per ottimizzare e utilizzare meglio l’energia possano essere un tema da sviluppare». M.P.: «In base alla mia esperienza, il servizio al cliente e le dimostrazioni casalinghe post-vendita, sono fattori essenziali che VZUG deve mantenere, e se possibile
L.F.: «V-ZUG da un paio di anni fornisce un servizio chiamato “Clean&Simple” che, in poche parole, fornisce una macchina da lavanderia (lavatrice o asciugatrice) in cambio di un leasing “tutto incluso” che comporta una rata mensile per il proprietario, pur non entrando mai in possesso del prodotto; servizi, manutenzione e sostituzione sono inclusi per tutta la durata del contratto. Questo servizio è dedicato solamente ad aziende che operano o gestiscono più condomini». Nel cuore della Svizzera a Zugo, VZUG fabbrica con estrema precisione e tecnologia di produzione all’avanguardia elettrodomestici per cucina e lavanderia. La filosofia “Premium Swiss Quality” è applicata da V-ZUG in tutta l’azienda, per garantire un funzionamento duraturo e affidabile di tutti i suoi elettrodomestici. La precisione svizzera e la forza innovativa che contraddistinguono questa azienda soddisfano le ambizioni dei clienti. Esse sono garanzia di un funzionamento sostenibile e privo di complicazioni nel dinamismo della vita moderna, abbinato al piacere di stupire in modo creativo anche nelle occasioni speciali. Quella di V-ZUG è una storia di precisione, durevolezza e sostenibilità lunga decenni. Sinonimo di impeccabile artigianalità svizzera. Con una sintesi perfetta di tecnica e design, V-ZUG fa del suo meglio affinché ognuno possa sentirsi bene nella propria casa ed esprimere la propria personalità. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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AZIENDE / GEHRI RIVESTIMENTI SA
MATERIALI SEMPRE PIÙ BELLI E INNOVATIVI
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ANDREA GEHRI, DIRETTORE, E DEBORAH GEHRI, RESPONSABILE COMMERCIALE, ANALIZZANO LA SITUAZIONE ECONOMICA ATTUALE E ILLUSTRANO LE GRANDI NOVITÀ APPORTATE ALL’ORGANIZZAZIONE DELL’AZIENDA, CON UNO SGUARDO GENERALE A COME SONO CAMBIATE LE POSSIBILITÀ DI RIVESTIMENTO DELLE SUPERFICI, SIA INTERNE CHE ESTERNE.
ei ha sicuramente il polso riguardo allo stato dell’economia ticinese. Dopo i sostegni alle imprese assicurati durante i mesi della pandemia, che cosa occorre fare adesso per consolidare definitivamente la ripresa? ANDREA GEHRI: «L’economia ticinese, tanto quanto quella svizzera, ha dimostrato doti di resilienza importanti durante gli ultimi due anni contrassegnati dall’emergenza sanitaria. Il buon grado di autofinanziamento, unito a strutture sane, ha sicuramente permesso alle nostre aziende di superare le difficoltà con rinnovato slancio. La nostra economia dovrà tuttavia confrontarsi con un ulteriore periodo caratterizzato da grandi incertezze da ricondurre al conflitto bellico tra Russia e Ucraina. I segnali di una nuova emergenza, oltre che civile anche economica, si sta materializzando anche in Europa. La dipendenza energetica, unita a quella delle materie prime potrebbero condizionare fortemente una crescita economica che, dopo il Covid, era considerata importante, addirittura poderosa. La speranza è che il conflitto possa cessare al più presto e si possano ristabilire rapporti civili e commerciali tali da ricondurre le prospettive di crescita in segno positivo. La nostra economia ticinese, come quella svizzera ed europea, non può prescindere da un contesto di stabilità per poter crescere, ma ora questa premessa è fortemente a rischio e i segnali di una possibile contrazione economica sono piuttosto evidenti». A febbraio del 2022 avete portato a termine il restyling dello showroom principale. Con quali caratteristiche si presenta attualmente?
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DEBORAH GEHRI: «L’intervento sullo showroom terminato nei primi mesi di quest’anno è il più grande dal rinnovo completo avvenuto nel 2017. A distanza di 5 anni abbiamo riconfermato le scelte fatte, ovvero puntare su pochi fornitori di fiducia con cui collaboriamo in modo soddisfacente da molti anni, esponendo all’interno dei nostri spazi solo i brand con cui abbiamo accordi di esclusività sul territorio ticinese. Uno dei complimenti che ritengo essere forse il più soddisfacente mai ricevuto, ha definito il nostro nuovo showroom una “boutique”. Effettivamente lo stile espositivo che abbiamo scelto valorizza gli spazi, sfruttando superfici orizzontali e verticali per mostrare i prodotti posati, e favorisce l’utilizzo di strutture leggere quali espositori, o pannelli a scomparsa. Ci distinguiamo da un classico showroom ceramico che espone solitamente una moltitudine di campioni anche perché seguiamo il principio “less is more”». Dopo il rallentamento determinato dalla pandemia avete previsto un rinnovamento dei prodotti e l’entrata in stock di nuovi brand? DEBORAH GEHRI: «Nonostante la pandemia i vari marchi con cui collaboriamo si sono rinnovati modificando le linee produttive esistenti, inserendo nuovi formati, togliendo quelli più obsoleti o proponendo prodotti completamente nuovi. I rivestimenti ceramici seguono i trend e si adeguano alla moda del momento. Nonostante l’anno di fermo dalle fiere nel 2020, l’innovazione non si è fermata, anzi possiamo quasi rimarcare come le varie aziende abbiano spinto ancor più sulla creazione di superfici nuove,
AZIENDE / GEHRI RIVESTIMENTI SA
spesso riscoprendo il colore e azzardando proposte di abbinamento più audaci. Per quanto riguarda il nostro showroom abbiamo accolto un nuovo brand, Coem Ceramiche, specializzato in gres porcellanato effetto pietra, a completamento dell’offerta che proponiamo alla nostra stimata clientela. Con la pandemia che sembra non volersene ancora andare, abbiamo anche deciso di dedicare un corner ad Active Surfaces, marchio del Gruppo Iris come Graniti Fiandre, Sapienstone e Porcelaingres, di cui deteniamo l’esclusiva in Ticino. Active cambia il paradigma di un prodotto ceramico, non si tratta più solamente di un materiale inerte legato al gusto personale, ma al bello si aggiunge il sostenibile: è un prodotto che, interagendo con l’ambiente grazie alle sue qualità particolari frutto di 12 anni di ricerche scientifiche, è reso fotocatalitico. La luce, l’aria e l’umidità sono responsabili dell’attivazione di processi chimici antibatterici, antivirali, antinquinamento, anti-odore e auto-pulenti». Siamo abituati a pensare alla scelta di materiali per rivestire l’interno delle nostre abitazioni. Che cosa possiamo dire invece riguardo alle facciate esterne? ANDREA GEHRI: «I rivestimenti delle facciate con lastre di ceramica e/o di pietra naturale rappresentano un’importante opportunità per realizzare nuovi edifici con rivestimenti di estremo pregio, eleganza e di grande durabilità. Le facciate rivestite con questi materiali definiti nobili, soddisfano i criteri più elevati sia per quanto attiene la sostenibilità che il risparmio energetico. In particolare, le facciate ventilate, quindi isolate termicamente per esempio con isolazione minerale o lana di vetro, rappresentano la miglior soluzione per ottenere l’eccellenza nel bilancio energetico di una costruzione. Il risanamento di edifici esistenti con l’obiettivo di ridurre sensibilmente i consumi energetici non può prescin-
dere da interventi sull’involucro dello stesso. Le facciate quindi, se adeguatamente isolate termicamente, costituiscono la migliore soluzione in assoluto per ottimizzare e ridurre i consumi energetici e i rivestimenti in ceramica o in pietra naturale rappresentano di conseguenza la finitura migliore per integrare idealmente la strategia di riduzione dei consumi e, di conseguenza, le emissioni nocive. I vantaggi sono quindi molteplici; • Si possono rivestire edifici di nuova realizzazione, come pure risanare edifici esistenti. • I rivestimenti in ceramica e/o pietra naturale garantiscono la massima durabilità nel tempo. • Si raggiungono ottimizzazioni energetiche e si riducono sensibilmente i consumi. • Necessitano di poca manutenzione e mantengono inalterate le caratteristiche estetiche e qualitative nel tempo. • La ceramica e la pietra naturale sono prodotti che rispettano i più alti standard di sostenibilità nella produzione e nella lavorazione». Interessanti soluzioni sono anche a disposizione per il rivestimento delle piscine. Quali sono le tendenze in atto? DEBORAH GEHRI: «Con la bella stagione cresce anche la voglia di godere dei propri spazi esterni e, come consueto fin dai primi mesi dell’anno, i nostri clienti cominciano a progettare i loro ambienti. A tale scopo la pietra naturale, complessa e affascinante, a oggi è ancora uno dei nostri materiali più richiesti. È ideale per la valorizzazione degli spazi esterni come le pavimentazioni, barbecue o appunto piscine. Il Ticino vanta tutta una serie di graniti locali dall’estetica accattivante e adeguatamente robusti per essere utilizzati per rivestimenti esterni. Molto amate dai nostri clienti, solo per citarne alcune, abbiamo per esempio l’Onser-
none, il Cresciano, l’Iragna, il Marmo Bianco di Peccia e molte altre. Entro fine 2022 è nostra intenzione rinnovare anche il nostro spazio espositivo dedicato proprio alla pietra naturale. Le possibilità per rivestire una piscina sono però molte altre, tra esse vi è sicuramente il gres porcellanato che, con le sue elevate caratteristiche tecniche e le sue molteplici tonalità e superfici, risulta essere un materiale estremamente interessante per chi desidera far uso di colori che siano diversi da quelli di un più classico granito. Molto ricercato è ad esempio l’effetto “Maldive”, le cui acque risultano del più chiaro degli azzurri: si può ottenere ad esempio utilizzando lastre in gres porcellanato dalle tinte bianche/beige a simulazione delle luminose sabbie esotiche. Non solo si può ricreare un effetto luminoso come quello appena descritto, ma è possibile rendere le acque della propria piscina più simili a quelle dei nostri fiumi, blu e intensi, scegliendo un granito locale oppure un gres porcellanato dai toni grigi e pieni di carattere. Per finire vorrei menzionare il mosaico che, con le sue preziose caratteristiche, rimane un evergreen, anche se forse un po’ di nicchia. È senza dubbio un’ottima soluzione per rivestire elegantemente gli spazi wellness, le piscine e le superfici curve o irregolari, grazie alla sua capacità di poter essere posato seguendo forme e figure anche irregolari o arrotondate».
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AZIENDE / SCHINDLER
MOBILITÀ VERTICALE PER LA VITA QUOTIDIANA
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ilvia Cattaneo, lei è dall’inizio dell’anno Branch Manager di Schindler Ticino. Come è arrivata ad occupare questa posizione? Quali sono stati i passi più importanti della sua carriera? «Dopo gli studi di Ingegneria Gestionale presso il Politecnico di Milano, ho iniziato la mia carriera in Schindler nel 2009 come assistente del CEO di Schindler Italia. Nel luglio 2011 mi sono trasferita in Svizzera come Financial Controller, prima di iniziare il mio percorso nel mondo del montaggio dei nuovi impianti e modernizzazioni, in ruoli quali Project Manager per Schindler Marine – divisione che si occupa di ascensori e scale mobili su navi e megayacht – e responsabile delle installazioni della Lombardia. Infine, dopo due anni in ruoli Corporate, mi sono trasferita in Ticino dove, a gennaio 2022, ho assunto il ruolo di Direttrice della filiale di Schindler Ticino, a Bioggio».
LE SOLUZIONI DI SCHINDLER HANNO PLASMATO LE NOSTRE CITTÀ, COSÌ COME LE CONOSCIAMO OGGI. SENZA L’ASCENSORE NON SAREBBE STATO POSSIBILE COSTRUIRE GRATTACIELI E NEPPURE CONDOMINI. SILVIA CATTANEO, NUOVA RESPONSABILE DELLA FILIALE OPERATIVA SCHINDLER TICINO, RACCONTA LA SUA CARRIERA, L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO NELL’AZIENDA E COME L’OFFERTA SCHINDLER SPAZI DA SOLUZIONI STANDARD A PRODOTTI E SERVIZI INNOVATIVI CHE GUARDANO AL FUTURO.
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Cosa la affascina degli ascensori e delle scale mobili? «Provate a pensare cosa sarebbe la nostra vita senza ascensori, scale e tappeti mobili. Ci rendiamo spesso conto della loro importanza solo quando questi mancano o sono fuori servizio. Dire che Schindler “installa e manutiene Ascensori, scale e tappeti mobili” è dal mio punto di vista piuttosto riduttivo. Mi piace pensare alla nostra Azienda come un’organizzazione che opera nell’ambito della mobilità urbana e che consente a 1.5 miliardi di persone al giorno nel mondo di muoversi all’interno di edifici, stazioni, metropolitane, etc. Tutto questo, attribuendo una grande importanza alla sostenibilità ambientale. Infatti, in
conformità con la norma ISO 14001:2015, Schindler Svizzera ha per esempio lanciato già dal 2019 un progetto che vede l’introduzione di veicoli elettrici nel proprio parco auto». Quindi l’offerta di Schindler è molto più ampia dei soli ascensori e scale mobili? «Certamente. Schindler è un’azienda che guarda al futuro e investe nell’innovazione. Si pensi per esempio alle soluzioni legate alla gestione del traffico, sviluppate per edifici con più impianti ascensori e un elevato afflusso di passeggeri. Oppure al tema della connettività e della digitalizzazione: una buona parte del nostro parco impianti è oggi connesso e monitorabile da remoto, consentendo una gestione più efficiente degli interventi tecnici oltre che di manutenzione preventiva, finalizzata ad anticipare eventuali fermi impianto. Mi piace ricordare anche come Schindler ha reagito durante la pandemia sviluppando soluzioni volte a garantire la sicurezza dei propri passeggeri e il controllo della diffusione del Coronavirus. Infine nell’ambito del montaggio degli ascensori, Schindler ha dato vita a soluzioni robotizzate per eseguire alcune fasi dell’installazione in modo sempre più efficiente, sicuro e del tutto automatizzato». Schindler è una nota azienda svizzera. È sinonimo di qualità e precisione. Come si manifesta nel suo lavoro quotidiano? «In Schindler abbiamo un motto “Fare le cose giuste la prima volta, ogni volta”. È importantissimo per noi che i clienti percepiscano e riconoscano la qualità svizzera dei nostri prodotti e del nostro servizio, le tecnologie innovative e le soluzioni orientate alla soste-
AZIENDE / SCHINDLER
sità di genere, bensì anche di età, profilo, etnia, etc. La diversità porta sempre punti di vista differenti e, in ultimo, un arricchimento significativo per tutta l’organizzazione».
nibilità che proponiamo e installiamo. E il riscontro che riceviamo dai nostri clienti è la chiave per capire se stiamo andando nella direzione giusta, per crescere e per migliorarci ogni giorno». In Schindler, lei è a capo di un grande team di tecnici dell’assistenza, venditori e montatori. Quali sono i suoi principi di gestione? «Il mio principio cardine è il lavoro di squadra. Ciascun reparto della nostra organizzazione è come un organo vitale del corpo umano: se anche soltanto uno di essi non funziona bene o non lavora in armonia con gli altri, tutto l’organismo ne risente. In quest’ottica, il mio compito è quello di facilitare il dialogo, la collaborazione, l’abbattimento dei silos e garantire che ciascun collaboratore, ogni giorno, possa dare il meglio di sé nel proprio ruolo. Un altro concetto chiave è per me la comunicazione aperta e la cultura del feedback: ciascuno di noi, io per prima, per migliorarsi e crescere ha bisogno di fare tesoro dei riscontri degli altri. Ancor di più, chi è in un ruolo di responsabilità ha il dovere di dare riscontri ai propri collaboratori, responsabilizzandoli e consentendo loro anche di commettere degli errori da cui trarre preziosi insegnamenti». I dipendenti hanno un ruolo centrale nella strategia di Schindler. Cosa fa come capo per promuovere il talento?
«Penso che non tutti abbiano chiaro sin da subito quale sia la loro strada all’interno di un’azienda o, in generale, nel mondo del lavoro. Dare alle persone l’opportunità di svilupparsi, di crescere, di misurarsi con ruoli e funzioni diverse, ma soprattutto incoraggiare i dipendenti ad avere sempre un approccio aperto e curioso, sia il modo migliore per favorire e promuovere lo sviluppo di talenti. È poi fondamentale riconoscere e promuovere i comportamenti virtuosi, le eccellenze e celebrare i successi perché in fondo un’organizzazione è costituita essenzialmente dalle proprie persone, che sono in assoluto l’asset di maggior valore». Lei è stata la prima Direttrice regionale donna di Schindler Svizzera, a cui ne sono seguite altre due. Quanto è importante per lei la diversità? «La diversità è un tema che mi sta molto a cuore. Personalmente non ho mai vissuto discriminazioni o situazioni di disagio legate al mio essere donna in un’ambiente maschile, anche se è certamente vero – in Schindler come in molte altre aziende – che, salendo nella gerarchia aziendale, il numero di donne è nettamente inferiore a quello dei colleghi uomini. Per questo Schindler ha intrapreso da anni molte iniziative globali e locali legali alla promozione della cosidetta “diversity”, che non significa però solo diver-
Quale ascensore o progetto Schindler in Ticino le piace di più? «In Ticino vi sono molti progetti interessanti e diversi tra loro, ognuno con le sue peculiarità. Un esempio su tutti che potremmo citare è ad esempio l’Ospedale Civico di Lugano, dove non solo è stato installato un sistema di smistamento intelligente del traffico tramite tecnologia Schindler PORT, ma è presente anche un robot che si muove in autonomia tra un piano e l’altro “prendendo l’ascensore” e trasportando medicinali e altri dispositivi medici. Questo rappresenta sicuramente una grande innovazione e il riscontro da parte del cliente dopo questi primi mesi di utilizzo è al momento molto positivo». Come trascorre il suo tempo libero quando non lavora? Quali sono i suoi hobby? «Amo molto i musei e le mostre d’arte. Sono inoltre un’amante dei viaggi e del trekking e non è un caso che le mie ultime mete di lungo raggio prima della pandemia siano state Patagonia, Canada e Alaska. In attesa di scegliere la mia prossima destinazione e con l’arrivo della bella stagione, approfitterò certamente del tempo libero nel weekend per esplorare sentieri e capanne del Ticino, un territorio che offre moltissimo e che voglio assolutamente scoprire in tutte le sue bellezze».
SCHINDLER ASCENSORI SA FILIALE TICINO Via Campagna 30 CH-6934 Bioggio T. +41 (0)91 611 95 00 T. +41 (0)91 611 95 95 ticino.ch@schindler.com www.schindler.ch TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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AZIENDE / GRUPPO INTERNURSING
DA 30 ANNI PRESTIAMO AIUTO ALLE PERSONE «Quest’anno festeggiamo trent’anni di attività nel settore delle cure a domicilio in Ticino. Si tratta evidentemente di un periodo molto lungo, quasi “storico” ed è motivo di grande orgoglio perché quando abbiamo iniziato eravamo davvero dei pionieri in questo settore. Internursing nasce nel 1992 da un’idea di mio fratello che mi ha voluto accanto a sé in questa avventura e il nostro obiettivo era quello di offrire personale infermieristico agli istituti di cura della nostra regione. Ben presto abbiamo tuttavia operato un cambiamento nel nostro posizionamento perché abbiamo rilevato che il mercato richiedeva invece sempre più offerta di aiuto domiciliare. All’inizio degli anni ’90, infatti, gli attori impegnati a fornire un aiuto domiciliare erano solo i servizi pubblici, ma operavano unicamente nel corso della settimana lasciando scoperti proprio i momenti in cui si registravano i picchi di richieste. Dunque siamo stati tra i primi in assoluto a svolgere un ruolo complementare a quello dei servizi pubblici offrendo personale infermieristico per sere, festivi, fine settimana e assistenze di più ore al giorno».
PAOLA LAVAGETTI PRESENTA LE ATTIVITÀ DEL GRUPPO INTERNURSING, DA LEI FONDATO E DIRETTO, CHE OCCUPA UN RUOLO DI PRIMO PIANO NELL’ASSICURARE AIUTO DOMICILIARE E VARIE ALTRE PRESTAZIONI A CHI A CASA NECESSITA DI ASSISTENZA.
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uali sono state le principali tappe che nel corso degli ultimi trent’anni hanno accompagnato l’affermazione di Internursing nel contesto ticinese come società di riferimento nell’offerta di aiuto domiciliare?
La vostra crescita è andata di pari passo con un processo di accreditamento presso le istituzioni del Cantone. Quali vantaggi di carattere soprattutto economico ne sono derivati per i pazienti? «Quando abbiamo iniziato la situazione era profondamente diversa, dal punto di vista normativo, rispetto a quella attuale: le casse malati riconoscevano soltanto le cure dispensate dai servizi pubblici e il costo delle nostre prestazioni restava interamente a carico dei pazienti o di alcune assicurazioni complementari. La svolta si è avuta
AZIENDE / GRUPPO INTERNURSING
nel dicembre 1997 quando, dopo un lungo percorso autorizzativo, siamo riusciti ad ottenere il “Mandato di prestazione da parte del Cantone nell’ambito della LaMal”, seguito, nel maggio 1998, dall’”Autorizzazione ad operare a carico dell’assicurazione malattia di base”. Questo significava diventare il primo servizio privato di aiuto domiciliare in Ticino a poter esercitare a carico delle casse malati. Ulteriori passi in avanti si sono registrati nel 2010, quando Internursing ha ottenuto la prima autorizzazione all’esercizio da parte del Consiglio di Stato, a garanzia della soddisfazione dei requisiti per la sicurezza dei pazienti. Infine, dal 2011, con l’entrata in vigore nel nuovo finanziamento delle cure, viene permesso anche agli attori privati del settore sanitario (cliniche e servizi di cura a domicilio privati) di essere finanziati nell’ambito delle cure LaMal; in quel contesto Internursing ha sottoscritto il primo contratto di prestazione con il Cantone». Quale è la gamma di servizi privati che siete in grado di assicurare? «I servizi Internursing integrano le prestazioni base Spitex con accurati e personalizzati servizi d’assistenza privata. Si tratta soprattutto di servizi di aiuto domestico, quali riassetto della casa, spesa, preparazione dei pasti, sorveglianza, compagnia, ecc. Questi servizi, che costituiscono un valido alleggerimento e sostegno per la famiglia, sono liberamente modulabili e combinabili con prestazioni spitex. Per i clienti la garanzia di continuità, anche nel caso di un eventuale impedimento della persona che normalmente interviene; per la famiglia la garanzia di un monitoraggio costante del tipo e della qualità delle prestazioni fornite, con tempestive modifiche delle modalità di assistenza in caso di cambiamenti delle necessità del cliente. Per assistenze di lunga durata, il servizio può includere la presenza di una badante, scelta fra le numerose e
qualificate candidate disponibili; il nostro servizio può includere anche la gestione di tutte le pratiche amministrative relative all’assunzione di badanti. Un sistema di selezione particolarmente accurato, con approfonditi colloqui individuali, verifica d’attestati e referenze, analisi della motivazione personale, così come un regolare programma di formazione e aggiornamento, garantiscono una costante ed elevata qualità delle collaboratrici e dei collaboratori». Come è andata crescendo la gamma dei servizi offerti e si è modernizzato il sistema di gestione delle prestazioni? «Alcune cifre possono aiutare a comprendere l’ampiezza dei servizi offerti. Oggi, Internursing si avvale di oltre 100 collaboratrici e collaboratori che prestano quasi 50.000 ore di assistenza domiciliare all’anno. Dopo esserci trasferiti nel 2000 in una nuova e più ampia sede a Paradiso, nel 2002 abbiamo introdotto la figura di responsabile delle cure per l’ottimizzazione della presa a carico degli utenti. Due anni dopo è stata introdotta un’altra importante novità e cioè la totale informatizzazione della pianificazione dei turni, cui ha fatto seguito nel 2006 l’introduzione dello strumento di valutazione RAI-Home Care, gestito attraverso dispositivi palmari a disposizione di ogni collaboratore, per la registrazione istantanea e in remoto delle prestazioni». Internursing Mental è il primo servizio di assistenza e cura a domicilio in Ticino specializzato nella presa a carico di pazienti psichiatrici. Di che cosa si tratta e come funziona? «Inaugurato nel 2021, Internursing Mental nasce dall’esperienza sviluppata negli ultimi anni da Internursing Spitex, con la sua équipe specializzata in cure psichiatriche a domicilio e opera affinché la persona affetta da malattia psichiatrica possa rimanere al
suo domicilio evitando istituzionalizzazioni, attraverso una presa in carico individualizzata che tenga conto delle sue risorse personali, familiari e sociali e che permetta una riabilitazione nelle attività quotidiane ed uno sviluppo delle competenze psicosociali. Il servizio prevede attività medico tecniche (preparazione terapie, rilevamento parametri vitali, somministrazione terapie), cure di base, accompagnamento psicoeducativo in attività di vita quotidiana, sostegno in situazioni sub acute. L’iniziativa ha riscosso subito un positivo apprezzamento perché va ad intercettare un bisogno sommerso che finora non trovava un adeguato sostegno e un aiuto nella gestione di situazioni spesso molto difficili». Dal 2014 lei ricopre la carica di delegata dell’Associazione Svizzera Spitex privati per il Canton Ticino. Quali sono gli obiettivi che l’ASPS si prefigge di raggiungere? «Gli obiettivi delle organizzazioni private Spitex sono identici a quelli delle organizzazioni pubbliche: aiuto individuale, cura e assistenza a casa, al fine di evitare o ridurre le permanenze in cliniche o in case di cura. Vengono proposte offerte di cura, assistenza e di economia domestica nonché Spitex per bambini e trattamenti e cure psichiatriche. Gli operatori privati operano inoltre secondo gli stessi criteri di qualità applicati nel pubblico e fatturano alle stesse istanze anche se i committenti sono i clienti stessi e non i Comuni. A livello di cure generali e psichiatriche viene impiegato personale specializzato, diplomato, nonché assistenti di cura e collaboratrici sanitarie CRS (Croce Rossa Svizzera, corso di base)».
INTERNURSING Via Carzo 7 CH-6900 Paradiso T. +41 (0) 91 994 94 54 www.internursing.ch TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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AZIENDE / TARCHINI GROUP
ECOSOSTENIBILITÀ AL PRIMO POSTO
L’
ecosostenibilità, declinata in diverse forme, è diventata un valore per il Gruppo Tarchini. In seguito alla messa in funzione della prima centrale di teleriscaldamento a cippato di legna indigena nei Centri Galleria di Manno, avvenuta ad inizio 2022, saranno realizzate due ulteriori centrali, una a FoxTown Factory Stores di Mendrisio e un’altra nel Centro Nord Sud di Bioggio. I tre impianti complessivamente riscalderanno 135.820 mq (pari a 1.358 appartamenti
SILVIO TARCHINI, PRESIDENTE DI TARCHINI GROUP, HA ILLUSTRATO PRESSO FOXTOWN FACTORY STORES DI MENDRISIO IL PERCORSO DI MITIGAZIONE AMBIENTALE GIÀ DA TEMPO INTRAPRESO INVESTENDO IN ENERGIE PULITE E FONTI RINNOVABILI, E PRESENTATO LE INIZIATIVE SOSTENIBILI MESSE IN ATTO SUGLI IMMOBILI DI PROPRIETÀ.
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da 100 mq) ed ogni anno eviteranno l’emissione di ben 1.682.222 kg di CO2 (l’equivalente di emissioni prodotte da un’auto che percorre 11.981.637 km) e permetteranno inoltre di sostenere le attività forestali, perché gli impianti saranno alimentati esclusivamente da legname ricavato dalla cura dei boschi del Canton Ticino. L’economia circolare e di riciclo è stata scelta anche nell’edificazione della nuova ala di FoxTown. Per la realizzazione degli allestimenti interni dell’ampliamento e della passerella di
collegamento all’edificio principale, è stato infatti utilizzato il legno proveniente dagli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia, un materiale considerato ormai inutilizzabile. Sul tetto della nuova ala è stato inoltre installato il terzo impianto fotovoltaico del Gruppo, che, insieme agli impianti esistenti, riuscirà a soddisfare il 98,91% del fabbisogno elettrico della Città della Volpe. Il sistema a pannelli solari ogni anno produce 3.071.000 kWh (pari ai consumi elettrici di 877 economie domestiche) ed evita l’emissione di ben 1.320.530 kg di CO2 (la stessa quantità emessa percorrendo 9.405.484 km con un’auto a benzina). Il Gruppo Tarchini incentiva anche gli spostamenti ecosostenibili. Per contenere le problematiche legate al traffico, alla viabilità e all’inquinamento è stato realizzato un collegamento diretto tra la stazione ferroviaria di Mendrisio San Martino e FoxTown. In questo modo gli amanti dello shopping che utilizzeranno il treno, non solo potranno accedere comodamente al Centro attraverso una passerella coperta, ma otterranno anche un ulteriore sconto del 10%
sul prezzo outlet nei negozi aderenti all’iniziativa “Green Ticket”. A favore di chi invece utilizza veicoli elettrici, oltre alle quattro postazioni per la ricarica di auto già presenti a FoxTown, saranno installate sedici ulteriori postazioni presso l’autosilo FoxPark, che ospita anche un’ampia velostazione coperta e securizzata. Tarchini Group evolve la propria filosofia in ottica green, con importanti investimenti volti ad un futuro sempre più rispettoso della natura: la transizione energetica, l’efficientamento dei consumi e l’investimento in tecnologie che permettano di salvaguardare la salute ambientale sono linee guida ormai irrinunciabili.
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AZIENDE / SUPSI
L’INNOVAZIONE COME LEVA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE
N IMPORTANTE PIATTAFORMA DI DIALOGO PER ESPONENTI DEL MONDO POLITICO, ECONOMICO E SCIENTIFICO ATTIVI A DIVERSI LIVELLI, LA TERZA EDIZIONE DEL FORUM INNOVAZIONE SVIZZERA ITALIANA ORGANIZZATO DALLA SUPSI HA EVIDENZIATO QUANTO LA SOSTENIBILITÀ SIA INCLUSA NELL’INNOVAZIONE E COME SIA POSSIBILE FARE LA DIFFERENZA SOLO ATTRAVERSO UN’AZIONE CONGIUNTA CHE INTEGRA LA TECNOLOGIA NELLA STRATEGIA E NEGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ. OSPITE D’ONORE DELL’EVENTO AL PALAZZO DEI CONGRESSI DI LUGANO LA CONSIGLIERA FEDERALE SIMONETTA SOMMARUGA: «IL TICINO È RICCO DI PROGETTI ALL’AVANGUARDIA E LA SUPSI È CAPACE DI FARE RETE». DI ARIANNA LIVIO
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el passato, innovazione e sostenibilità sono state spesso considerate tematiche opposte. L’innovazione era in particolare orientata alla velocità di sviluppo tecnologico. Oggi, invece, l’innovazione è strettamente legata alla sostenibilità nel suo senso più ampio, poiché è uno dei “motori”, affiancato alla formazione e alla ricerca, di una strategia per uno sviluppo sostenibile. L’innovazione sostenibile implica quindi un cambiamento intenzionale dell’uso di idee, concetti, processi, servizi e prodotti per contribuire alla sfida climatica, all’equità sociale e alla resilienza economica. Sin dagli esordi SUPSI si è dimostrata pioniera nell’attività di ricerca applicata dimostrando, con i suoi progetti di alto valore scientifico, la capacità di confrontarsi ed essere competitiva a livello internazionale, di valorizzare le competenze acquisite sul piano territoriale e di mostrare l’ampiezza d’intervento e i numerosi ambiti in cui è attiva per rispondere alle innumerevoli sfide emergenti. «Sfide globali orientate al miglioramento continuo delle condizioni di vita, dell’ambiente e dei settori socio-economici e produttivi» – ha dichiarato nel suo discorso di apertura il Presidente del Consiglio SUPSI Alberto Petruzzella – «che interrogano la comunità scientifica, la politica e il mondo economico a livello locale, nazionale ed internazionale. Tematiche e dimensioni che ritrovia-
mo qui, oggi, riunite attorno al tavolo del Forum, con l’obiettivo di proporre spunti di riflessione, stimolare idee e formulare proposte a sostegno di uno sviluppo sostenibile della società. Perché il ruolo di un’istituzione universitaria è anche quello di favorire il dialogo tra i diversi attori e creare occasioni di incontro come questa, cosciente del fatto che la sostenibilità richiede soluzioni condivise». Il Forum è in seguito entrato nel vivo con l’intervento di Simonetta Sommaruga, Consigliera Federale, Capo del Dipartimento dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni, che ha evidenziato l’importanza della tecnologia nell’ambito dello sviluppo sostenibile della società, precisando come la sostenibilità possa essere raggiunta se combinata con l’innovazione e quindi entrando nella cultura aziendale, promuovendo la collaborazione fra le parti interessate e il mondo della ricerca, coinvolgendo start-up autorità e politica e, non da ultimo, agendo in modo interdisciplinare per formare ed educare alla sostenibilità le nuove generazioni. La Consigliera Federale ha continuato rimarcando il ruolo della Svizzera e della nostra regione quale attore chiave nell’ecosistema dell’innovazione. «Il Cantone Ticino è ricco di progetti all’avanguardia, progetti non sempre facili da realizzare, ma nei quali ricercatori, autorità, cittadine e cittadini hanno creduto e continuano a credere. Da questo pun-
AZIENDE / SUPSI
to di vista SUPSI ha sviluppato nel tempo una buona capacità di fare rete e stabilire sinergie progettuali tra diversi partner, progetti e discipline. Una scuola universitaria professionale ai confini tra la scienza e la pratica, orientata allo sviluppo di soluzioni innovative sostenibili, volte a generare ricadute positive per la collettività». Su questo tema si sono concentrati con la presentazione di due casi aziendali anche Antonella Santuccione Chadha, patologa e neuroscienziata esperta in malattie della mente e del cervello, Co-fondatrice e Direttrice del Women’s Brain Project (WBP) e Head of Stakeholder Engagement presso Biogen, e Christoph Beuttler, Responsabile della politica climatica di Climework. Il progetto WBP si occupa dell’influenza che il DNA e i ruoli di genere assunti all’interno della nostra società possono avere sulle malattie del cervello e della mente. Climework opera invece con una tecnologia per invertire il cambiamento climatico, “catturando” anidride carbonica direttamente dall’aria, per poi rimuoverla in modo permanente con soluzioni di stoccaggio geologico o di trasformazione in materia prima.
A seguire si è svolta la tavola rotonda alla quale hanno preso parte, oltre ai relatori sopra citati, Alessandra Alberti, Direttrice di Chocolat Stella SA, Manuele Bertoli, Presidente del Consiglio di Stato del Canton Ticino, Capo del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS), Claudio Boër, già Vicepresidente del Consiglio e referente sostenibilità SUPSI, Christian Gattiker, Direttore della Ricerca presso Julius Bär, Marcel Tanner, Presidente delle Accademie svizzere delle scienze, Tatjana Volkova, Professoressa in Gestione Strategica e Gestione dell’Innovazione alla BA School of Business and Finance (Lettonia). Gli interventi durante il dibattito si sono focalizzati sull’importanza della sostenibilità nell’ambito delle attività condotte da aziende e istituzioni accademiche all’interno dell’ecosistema dell’innovazione. Mettendo in luce anche l’importanza di coltivare la capacità di innovare, in un atto collettivo e lungimirante che include le persone, il pianeta e il profitto, in tutte le accezioni del termine. La tavola rotonda è stata condotta da Giada Marsadri e Giambattista Ravano, già Direttore della ricerca, dello
sviluppo e del trasferimento della conoscenza SUPSI, ideatore del Forum Innovazione Svizzera italiana e promotore dell’integrazione della sostenibilità nella Strategia della Ricerca SUPSI. L’evento si è concluso con l’intervento di Franco Gervasoni, Direttore generale della SUPSI: «Mi sono sentito sinceramente fiero quando la Consigliera federale nel suo intervento ha dato valore alla nostra capacità di cooperare in rete, di collaborare con altre istituzioni accademiche e con il territorio, di far dialogare al proprio interno culture disciplinari diverse. Si tratta di attitudini non scontate, entrate in questi 25 anni a far parte della cultura della SUPSI grazie all’azione quotidiana di molte persone consapevoli che solo con questo approccio è possibile far fronte alle nostre responsabilità con un orizzonte di medio e lungo termine». Oltre ai momenti di confronto, nell’atrio del Palazzo dei Congressi è stata esposta una selezione dei circa 700 progetti condotti annualmente dalla SUPSI nell’ambito della ricerca applicata e dei servizi al territorio, presentati dalle ricercatrici e dai ricercatori attivi in molteplici settori.
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AZIENDA / SANITAS TROESCH
STATE COSTRUENDO O RINNOVANDO? SANITAS TROESCH REALIZZA IL BAGNO O LA CUCINA DEI VOSTRI SOGNI PER OGNI BUDGET E OGNI GUSTO. SCOPRITE LA NOSTRA OFFERTA NELLE DUE FILIALI DI CONTONE E LAMONE E FATEVI CONSIGLIARE DAI NOSTRI ESPERTI.
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a decenni Sanitas Troesch è l’azienda leader in Svizzera nel settore dei bagni e delle cucine e un’azienda di lunga tradizione con una storia di 111 anni. Con le nostre 22 esposizioni, presentiamo esempi di arredamento stimolanti e soluzioni innovative, abbinati a una consulenza individuale, affinché la nostra clientela si senta a casa e perfettamente a proprio agio in bagno e in cucina.
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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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AZIENDA / SANITAS TROESCH
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AZIENDE / STRP
RACCONTIAMO IL NOSTRO TERRITORIO
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he cosa vuol dire curare i rapporti con i propri inserzionisti? «Si tratta di conoscere i clienti, soprattutto nei momenti al di fuori dell’ambito della vendita, partecipando alle loro manifestazioni e conferenze stampa in modo da allacciare un legame personale. Coltivandolo, nel corso degli anni si trasforma in un rapporto profondo».
HA LAVORATO PREVALENTEMENTE NEL MONDO EDITORIALE, MUOVENDOSI FRA MARKETING, MERCATI PUBBLICITARI, COMMERCIALE E RELAZIONI ESTERNE PER IL GRUPPO DEL CORRIERE DEL TICINO, MENTRE DAL 2020 È IL CEO DELLA SOCIETÀ EDITRICE RIVISTA DI LUGANO SA. DALLO STESSO ANNO SIMONE BIANCHI È ANCHE PRESIDENTE DELLA STRP-SOCIETÀ TICINESE DI RELAZIONI PUBBLICHE. DI AMANDA PRADA
Quest’attenzione per le persone caratterizza anche il taglio dei vostri servizi? «Sì, ci interessiamo del dettaglio, di quelle notizie che i media tradizionali non forniscono perché i loro spazi sono diventati esigui. Possiamo spaziare di più perché non abbiamo l’impegno di focalizzarci su alcune tematiche con una certa regolarità e questo ci permette di essere vicini alla gente. Scriviamo delle associazioni, ovviamente anche di quelle che riuniscono i giovani, dei patriziati, delle sagre di paese, di quelle dinamiche che partono dal basso. Dietro c’è una forza immensa di volontariato e di lavoro. Cerchiamo di sottolineare questi aspetti e di cogliere le particolarità di quello che gli altri, per forza di cose, sono costretti a trascurare». Nel vostro caso sono centrali le “storie”, in altre parole persone, incontri, occasioni. «È proprio così. Abbiamo rubriche ricorrenti che toccano vari ambiti. La parte storica, che è preponderante nella Rivista di Lugano, riguarda comunque le persone e la loro vita.
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Poi una rubrica gettonatissima è “Gli antichi ricordi” dove, per esempio, pubblichiamo la foto di una classe di quinta elementare del 1964. Le persone vogliono leggere le storie che le riguardano». Durante la campagna in vista della votazione sul pacchetto di misure a favore dei media (respinto lo scorso 13 febbraio) si è parlato spesso della qualità del lavoro giornalistico. In cosa si traduce per voi? «Senz’altro nella capacità di valorizzare le tradizioni locali e il patrimonio culturale del nostro territorio. È un contributo prezioso, tanto più in una realtà minoritaria come la Svizzera italiana. La stampa locale è uno strumento d’integrazione, un collante all’interno di comunità sempre più eterogenee che facilita l’incontro e la conoscenza reciproca. Un principio che vale anche in un’ottica di solidarietà intergenerazionale, a maggior ragione quando un giornale o un organo d’informazione s’impegna a individuare, sviluppare e divulgare progetti, iniziative, opere che passerebbero nell’indifferenza generale. Trattare la cronaca locale è impegnativo: bisogna calarsi in situazioni particolari e dover assumere e verificare informazioni spesso in assenza di strutture professionali (agenzie, addette/i stampa, pubbliche relazioni) predisposte per dialogare con i media. Eppure anche chi non ha queste risorse – come gli enti pubblici periferici, le società sportive e le/gli atlete/i delle discipline meno praticate, i gruppi e le/gli artiste/i che promuovono i loro progetti al di fuori dei circuiti culturali – deve poter ricevere attenzione e considerazione per ciò che produce, esprime o rivendica. Sono i volti e le voci di una quotidianità minuta ma preziosa, che senza i media locali non avrebbe alcuna visibilità. Le/i giornaliste/i della Rivista di Lugano conoscono bene la realtà locale. La fonte è sempre molto vicina alla notizia e al fatto: questo fa qualità».
AZIENDE / PRIX SVC SVIZZERA ITALIANA
L’IMPRENDITORIA TICINESE È SEMPRE PIÙ ALL’AVANGUARDIA
ENORME SUCCESSO PER LA NONA EDIZIONE DEL PRIX SVC SVIZZERA ITALIANA, DIVENTATO ORMAI UN APPUNTAMENTO IMPORTANTE E ATTESO ALL’INTERNO DEL PANORAMA IMPRENDITORIALE TICINESE.
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uest’anno quasi 1000 persone del mondo economico, politico, accademico e culturale si sono incon trati al Palazzo dei Congressi di Lugano per assistere alla cerimonia di consegna del premio. Iarno Mapelli, direttore di Tecnomec SA, ha preso in consegna il primo premio del Prix SVC Svizzera italiana 2022. L’azienda fondata nel 1981 è attiva nell’industria della meccanica di precisione, con un parco macchine costantemente all’avanguardia. Ha la sua sede a Stabio e dà lavoro a 70 persone. Il secondo premio è andato alla Jetpharma SA e al suo membro del consiglio d’amministrazione Stefano Martinoli, mentre R. Audemars SA e il suo CEO Mirko Audemars si sono aggiudicati il terzo posto. I premi speciali sono stati attribuiti ad Agriloro SA con Jacques Perler, direttore, Campofelice SA con Simone Patelli, direttore e Fontana Print
SA con Ruben Fontana, direttore. Marzio Grassi, Presidente della giuria del Prix SVC Svizzera italiana, ha così motivato la scelta del vincitore: «Ognuna delle sei finaliste avrebbe meritato di vincere. Alla fine, la giuria ha deciso di premiare Tecnomec, un ottimo esempio di azienda di famiglia, contraddistinta da un forte spirito imprenditoriale e da un orientamento all’innovazione e all’eccellenza. Radicata sul territorio, investe costantemente nella crescita dell’azienda e nei propri collaboratori». Iarno Mapelli ha ritirato il primo premio consistente in un viaggio per imprenditori offerto da Credit Suisse e in un buono esclusivo, offerto da SUPSI, del valore di CHF 12.500 per seguire uno o più corsi di formazione continua SUPSI. Jetpharma SA, nata nel 1986 con sede a Balerna, si è aggiudicata il 2° premio. L’azienda offre servizi di micronizzazione per conto terzi. L’azienda è oggi uno dei pochi global players e dispone di una tecnologia proprietaria. Il terzo premio è andato ad R. Audemars SA di Lamone-Cadempino. Grazie alle competenze maturate in oltre 120 anni nel settore orologiero svizzero, l’impresa di famiglia nata nel 1898, si è sviluppata in altri mercati, cooperando con produttori globali di dispositivi medici, che oggi rappresentano il suo mercato principale. L’attività più conosciuta dello Swiss Venture Club è il Prix SVC che viene assegnato in ciascuna delle otto regioni in Svizzera. Andreas Gerber, presidente dello Swiss Venture Club, rimarca: «Il Prix SVC dà visibilità alle imprese di successo, spesso sconosciu-
te al grande pubblico. Sono aziende che contribuiscono ogni giorno a rafforzare la piazza economica e il nostro Paese, creando valore aggiunto. Inoltre, mantengono e creano nuovi posti di lavoro e formano apprendisti e praticanti. Sono “perle nascoste” della nostra economia e rappresentano un modello da seguire per la prossima generazione». Il Prix SVC fa affidamento su una giuria composta da noti esponenti della scena economica del Cantone. Ne fanno parte Marzio Grassi, presidente, Luca Albertoni, Lorenza Bernasconi, Erico Bertoli, Beatrice Fasana, Carlo Hildenbrand, Daniele Lotti, Michele Masdonati, Roberto Pesare, Giambattista Ravano, Stefano Rizzi e Lino Terlizzi. Lo Swiss Venture Club (SVC) è una piattaforma per il networking imprenditoriale, attiva a livello regionale e nazionale, indipendente e non orientata al profitto, con solidi partenariati in ambito economico, scientifico, mediatico, politico e culturale. Lo Swiss Venture Club propone ai suoi membri, che sono più di 3.000 in tutta la Svizzera, diverse attività come il Prix SVC, e anche impulsi imprenditoriali e opportunità di networking. Lo SVC crea valore aggiunto per le PMI e opportunità d’affari per i propri associati. Lo SVC è stato fondato nel 2003 e può contare sul sostegno dei suoi partner d’oro Credit Suisse, Emil Frey, EY, Swisscom e La Mobiliare, come pure sul contributo di numerosi sponsor e sostenitori. La data del prossimo Prix SVC Svizzera italiana – alla sua decima edizione – è stata fissata per 15 maggio 2024. TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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AZIENDE / GIANNI SIMONATO
PROSPERARE NEL NUOVO DISORDINE MONDIALE
È NECESSARIO ORA UN CAMBIO DI ROTTA, PER NON RIMANERE PRIGIONIERI E SOFFOCATI DALLA SITUAZIONE CHE SI È VENUTA A CREARE. QUALI STRADE PRENDERE PER CHI FA AZIENDA?
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ebbraio 2022 verrà ricordato come «il mese che ha cambiato un secolo». Dopo due anni di pandemia, non ancora del tutto debellata, la crisi Russia/Ucraina sta ulteriormente cambiando la storia dell’Europa e del mondo. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. L’equilibrio mondiale che si era venuto a creare si è spezzato, generando una situazione magmatica dove le certezze di una direzione già tracciata sono messe in pesante discussione. L’Agenda ONU 2030, con i suoi 17 principi per lo sviluppo sostenibile, subisce importanti cambiamenti. La crisi del gas sta portando alla riapertura delle centrali a carbone. Stiamo forse tornando indietro? Eppure c’è qualcosa che mi fa pensare che questi shock daranno una accele-
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TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
razione e ne usciremo meglio di prima. Almeno fino alla prossima grande crisi, perché a questi strappi ci stiamo pian piano abituando. Diventeremo “antifragili”, termine forgiato da Nassim Nicholas Taleb per descrivere il nostro nuovo DNA. Da piccoli ci hanno insegnato a diventari “forti” per affrontare la vita. Ma la forza serve a poco quando i venti del cambiamento soffiano più forti. Per non essere spazzati via bisogna diventare flessibili, quindi resilienti, in grado di ritornare nel nostro stato originale senza riportare danni. Le prove di questi ultimi mesi dimostrano che anche questo non basta, perché le discontinuità e le crisi sono talmente frequenti che addirittura dobbiamo prepararci ad attraversarle come fossero quotidianità, cercando di uscirne addirittura migliori. Eppure si continua ad affrontare questi momenti alla vecchia maniera: facendo previsioni su crescita, PIL, inflazione, fornendo numeri che il giorno stesso vengono smentiti sulla base di altre non precisate “proiezioni”. Ma pensiamo veramente che si possa “prevedere” qualcosa di questi tempi? Mi metto dalla parte degli amici imprenditori, di quelli che fanno i conti con le responsabilità verso i propri collaboratori, i clienti, i fornitori, l’ecosistema in generale, come si dice oggi. Come stanno andando le aziende, che aria tira? Gli ordinativi sono ancora sostenuti, per i prossimi mesi il fatturato “tiene” ma si percepiscono i se-
gnali del rallentamento dell’economia. Ma questa percezione è data dall’influenza delle notizie dei giornali e dei media, o perché è realmente così? Vi dico come la vedo io. 20 anni fa mi occupavo di componentistica per elettrodomestici. Ero in Inghilterra con il mio team commerciale a discutere di delocalizzazioni con alcuni produttori di elettrodomestici. Producevamo componenti per frigoriferi e forni, fatti con passione e ai migliori prezzi. Già avevamo certificazioni e sistemi idonei per lavorare con standard di qualità e sicurezza. Ma il messaggio dei produttori era chiaro: o delocalizzate o non avrete futuro. Benvenuta globalizzazione! E via quindi a trovare basi produttive in Romania, in Cina, in Turchia. Dovevamo produrre nel mondo per essere competitivi. Unico obiettivo: prezzo. Eravamo nel pieno della globalizzazione, o meglio della glocalizzazione: pensare globale e agire locale. Trovare quindi fonti di approvvigionamento a livello mondiale, cercare le migliori combinazioni produttive per garantire i migliori prezzi. Sembrava la fine della produzione in Europa. Nel nome della ottimizzazione dei costi non ci eravamo accorti che stavamo creando delle pericolose concentrazioni, creando dei veri e propri regimi di monopolio. E gli effetti si stanno vedendo: dai rincari delle materie prime, a quello dei noli, allo shortage dei componenti. Aumenti reali o speculazione? Il dopo 2022 sarà l’economia del di-
AZIENDE / GIANNI SIMONATO
sordine, anche se può essere un disordine “organizzato”. Lato acquisti. Va rivista la catena di fornitura, nel nome di: ben tornati a casa! Dall’offshoring totale, quello che ho vissuto 20 anni fa, al reshoring (mi rifornisco nella mia nazione) o al nearshoring (non nel mio paese, ma non in continenti lontani). Lato clienti. Creazione di rapporti di filiera. Aziende “muscolose” che hanno risorse importanti per affrontare mercati lontani faranno da capofila. Altre aziende, di taglio più piccolo, che si mettono in filiera tra loro. Va ripensata la catena di vendita. Chi è piccolo può lavorare nel mondo se si mette in scia di altri “Clienti intermedi” Lato metodi e sistemi. Uso dei più moderni sistemi di vendita, cresciuti tra l’altro dopo il 2000, come le soluzioni Advanced Plus di Linkedin, che ci vedono anche quest’anno impegnati in un intenso programma formativo
con 150 nuovi modern seller. Cosa cambia nel nuovo disordine economico? Apri la mappa del mondo e ragioniamo insieme in quali Paesi fare business. L’Europa ha il fiato corto? Pensiamo a USA e Sudamerica. Ovviamente sei spaventato dalle distanze e dagli investimenti per raggiungere questi mercati. Devi trovare l’importatore, fare la fiera, fare le indagini di mercato anni ’90. Rottama queste vecchie pratiche e inizia a cambiare metodi e sistemi nel Nuovo Disordine economico. Tutti i mercati oggi sono ad un colpo di click, i mercati sono fatti di persone, e queste stanno in un Grande Paese, dove non ci sono barriere, confini, limiti: Linkedin-Landia. Lo shock che stiamo vivendo sarà quindi benefico per accelerare sulla via della trasformazione verso obiettivi più sostenibili. Dalle crisi sono sempre nate nuove opportunità, ecco perché, di fronte allo spavento del momento,
Impiantistica e gestione razionale dell’energia
gli shock sono benefici. Accelerano il cambiamento perché spingono a scegliere con maggior decisione. Il cambiamento è inevitabile, è fonte di vita. Ma va percepito e vissuto da “antifragili”. Come? Mettendo da parte vecchi metodi e sistemi, come le “previsioni”, allenandoci invece alla “predisposizione”. Meno teoria e più pratica, agire velocemente “predisponendoci” ad attraversare “venti impetuosi” anziché cercare “porti sicuri”. Si può prosperare nel disordine? Provare per credere: il Nuovo Disordine Mondiale.
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AZIENDE / CROCE VERDE LUGANO
PRESTIAMO DA SEMPRE SOCCORSO ALLA POPOLAZIONE FILIPPO TAMI, DIRETTORE DI CROCE VERDE LUGANO, TRACCIA UN BILANCIO DELLE ATTIVITÀ DI UNA ASSOCIAZIONE CHE DA OLTRE 110 ANNI GARANTISCE LA SICUREZZA DEGLI ABITANTI DEL LUGANESE.
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ossiamo riassumere brevemente quali sono state le principali tappe della vostra lunghissima storia? «La missione della Croce Verde è quella di garantire, in permanenza e prioritariamente sul territorio luganese, il soccorso e il trasporto sanitario extraospedaliero tempestivo, qualificato ed adeguato, ad ogni persona che è o si sente minacciata nella propria salute. La sua fondazione risale al 1910 quando, a seguito di due gravi disgrazie, rendendosi conto dell’inadeguatezza sia dei mezzi a disposizione che dell’organizzazione dei soccorsi, alcuni volenterosi unirono le loro forze per creare un’associazione che potesse, nel tempo, portare aiuto ai bisognosi di cure immediate in modo più efficiente, razionale e organizzato. Nel marzo dello stesso anno nacque così, sulle orme delle consorelle del Nord Italia, la Croce Verde Luganese, prima Croce Verde ticinese e svizzera, un’associazione privata senza scopo di lucro e riconosciuta di pubblica utilità. Da allora, l’associazione ha attraversato varie vicende e trasformazioni: basti pensare all’apertura, nel marzo del 1915, del primo servizio odontotecnico per le
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classi meno abbienti della popolazione; oppure l’introduzione nel 1974 del servizio di cardiomobile, oggi chiamato Servizio Specialistico di Urgenza, soprattutto per soccorrere pazienti cardiopatici o affetti da malattie/infortuni dell’apparato respiratorio o comunque le cui condizioni sono gravi e per i quali un intervento pre-ospedaliero ottimale si rivela di vitale importanza. Sicuramente, una tappa di grande importanza è rappresentata dagli anni ‘80 quando, rispettando le disposizioni cantonali in merito alla formazione dei collaboratori presso il servizio ambulanze, vennero organizzati i primi corsi per i soccorritori professionali e per l’ottenimento del brevetto tecnico sanitario di base per i volontari. Da allora il ruolo fondamentale svolto dal volontariato è andato assumendo forme sempre più professionali». La vostra attività spazia su numerosi settori. Quali sono i principali campi in cui normalmente operate? «Il servizio ambulanze di Croce Verde Lugano è assicurato su un territorio che comprende 46 comuni con circa 150.000 abitanti, pari a circa il 40% della popolazione cantonale. Effettuiamo circa 30 interventi quotidiani, circa 10.000 ogni anno e partecipiamo a circa 200 eventi ogni anno. Da 3 a 6 le ambulanze sono in servizio ogni giorno, partecipiamo a circa 200 eventi ogni anno, e quasi tutta la popolazione del territorio di intervento è raggiungibile con una
media di soli 8 minuti di attesa. La copertura del servizio è assicurata dalla presenza del medico d’urgenza (MEU) che rappresenta il garante sanitario e il punto di riferimento per tutti i problemi di ordine sanitario; da soccorritori specialisti diplomati (SDS), cioè operatori sanitari che hanno acquisito una formazione infermieristica di base, una specializzazione in anestesiologia o cure intense e la formazione di soccorritore diplomato; da soccorritori professionali diplomati (SDP), cioè operatori della salute appositamente formati e che esercitano la propria attività professionale in una struttura di soccorso pre-ospedaliero; da soccorritori volontari (SV) che svolgono la propria attività, non retribuita, dopo aver seguito una formazione di base riconosciuta dalla Federazione Cantonale Ticinese Servizi Autoambulanza, dal Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) e dall’Interassociazione Svizzera di Salvataggio. Un’altra attività svolta da Croce Verde Lugano e che vanta una lunga tradizione storica riguarda poi il Servizio Medico Dentario che garantisce la presa a carico della salute orale dei pazienti partendo dalla prevenzione legata all’igiene, alla diagnosi precoce e alla cura di problemi e patologie mediante la messa a disposizione di professionisti competenti (medici dentisti, igienisti e assistenti dentali) con tecnologia e presidi al passo con i tempi. ll SMD, in base alla disponibilità di
AZIENDE / CROCE VERDE LUGANO
sorse indispensabili alla condotta e al coordinamento dell’evento. Siamo dunque preparati a gestire situazioni di particolarità gravita che possano eventualmente verificarsi, in particolare drammatici incidenti stradali o incendi. Ci prepariamo inoltre ad intervenire in contesti particolari quali, ad esempio, il tunnel ferroviario di base dell’AlpTransit, rispettivamente il tunnel autostradale del Gottardo».
personale qualificato, accoglie pazienti per situazioni d’urgenza primaria, quali dolore, fratture ai denti, emorragie, gonfiore. Il servizio dispone di locali moderni, funzionali, luminosi e climatizzati. Le attrezzature medicosanitarie e amministrative sono conformi agli standard più avanzati della medicina dentaria. Da ultimo Croce Verde elargisce corsi di formazione di pronto soccorso alle aziende o ai singoli cittadini con l’obiettivo di formare persone in grado di mettere in atto misure salva vita in attesa che arrivino i soccorsi professionali». La gestione delle emergenze vi ha visto coinvolti in numerose situazioni. Come siete attrezzati per affrontarle? «Croce Verde Lugano è una delle istituzioni che fa parte della struttura regionale preposta alla gestione di eventuali situazioni di emergenza. Il Dispositivo d’Incidente Maggiore (DIM) è stato istituito in Ticino nel 1995, con la stipulazione di una convenzione tra lo Stato del Canton Ticino e la Federazione Cantonale Ticinese Servizi Autoambulanza (FCTSA). Ha il compito di coordinare le forze sanitarie in eventi che comportano un numero rilevante di persone coinvolte, di regola tra i 10 e i 100 potenziali feriti, che difficilmente possono essere gestiti dai singoli enti di soccorso pre-ospedaliero regionali. L’Organizzazione degli Stati Maggiori Cantonali (OSMC) garantisce le ri-
Volontariato e alta professionalità. Come si conciliano questi due termini riguardo alle persone che offrono il loro servizio? «Credo che uno dei punti di forza del servizio offerto da Croce Verde Lugano consista proprio nell’essere riuscita, fin dalla sua origine, a far coesistere e valorizzare al massimo la competenza dei soccorritori professionali con la disponibilità e l’entusiasmo dei volontari, che in ogni caso - mi preme ribadirlo con forza - vantano anch’essi una specifica preparazione acquisita attraverso varie tipologie di corsi di formazione e di aggiornamento che organizziamo più volte nel corso dell’anno. Quello che unisce e sostiene l’azione di tutti i nostri operatori, al di là del loro ruolo all’interno dell’organizzazione, è lo spirito di servizio che li anima, nella comune consapevolezza che un buon servizio ha sempre bisogna di capacità tecniche e preparazione professionale, non disgiunte da una grande umanità ed empatia nei confronti delle persone cui si presta soccorso». Una Croce Verde efficiente richiede un continuo aggiornamento di mezzi e risorse. Come affrontate il problema del finanziamento delle vostre attività? «Croce Verde Lugano si è sviluppata negli anni come una vera e propria azienda produttrice di un bene irrinunciabile per la popolazione luganese: la sicurezza. I costi sono coperti mediante la fatturazione degli inter-
venti di soccorso e trasporto; la capacità di autofinanziamento dell’Associazione con esecuzione di attività collaterali remunerate, quali la formazione al pubblico e alle aziende o picchetti sanitari in caso di manifestazioni; donazioni e contributi privati; il disavanzo d’esercizio è infine coperto mediante contributi da parte dei comuni del Luganese convenzionati con la CVL. Se da una parte i costi per gli interventi di infortunistica e per i trasferimenti intra-ospedalieri sono totalmente coperti dalle Assicurazioni Infortuni e dagli istituti ospedalieri, ben diversa è la situazione degli interventi che cadono sotto il regime della Legge federale sull’Assicurazione Malattia (LAMal). Non tutti sanno che la LAMal “relega” il soccorso pre-ospedaliero al rango di servizio accessorio e, nell’ambito della copertura di base obbligatoria, indennizza agli assicurati solo la metà dei costi. È triste constatare come il legislatore non abbia saputo o voluto cogliere il legame diretto tra la fase pre-ospedaliera e quella ospedaliera. I servizi di autoambulanza sono servizi sanitari con un alto grado di competenza professionale dove l’aspetto “trasporto” è solo secondario». Nella sua esperienza lei ha certamente vissuto numerosi episodi di grande valore umano. Ce ne vuole raccontare qualcuno? «In tanti anni di vita all’interno della Croce Verde Lugano, i momenti di solidarietà umana sono stati davvero molto numerosi. Voglio solo ricordare, soltanto perché ultima in ordine di tempo, l’esperienza vissuta da tanti nostri operatori durante i mesi della pandemia, quando l’accompagnamento in ospedale di malati di Covid-19 ha significato in moltissimi casi fare fronte a situazione di smarrimento, paura, abbandono, e dove lo sguardo degli occhi pur attraverso maschere protettive ha assunto un valore superiore a tante parole». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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MEDICINA / CLINICA SANT'ANNA
LE QUATTRO A DEL NOSTRO IMPEGNO: ACCOGLIENZA, ASCOLTO, ACCUDIMENTO, ACCOMPAGNAMENTO della malattia, dalla prima diagnosi al trattamento, fino al ritorno a casa e anche dopo, quando aspetti psicologici legati al riconoscimento e all’accettazione del proprio corpo assumono una straordinaria importanza».
MICHELA PFYFFER, DIRETTRICE DELLA CLINICA SANT’ANNA, E PATRICIA MÜLLER-HAFNER, COORDINATRICE DEI CENTRI DI SENOLOGIA SWISS MEDICAL NETWORK, PRESENTANO GLI OBIETTIVI E LE ATTIVITÀ DI UN CENTRO DI ECCELLENZA CHE SI PRENDE CURA DELLE DONNE CON UN TUMORE AL SENO.
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uali sono state le principali tappe che hanno portato alla costituzione del Centro di Senologia presso la Clinica Sant’Anna a Sorengo? «Devo premettere che la salute al femminile è storicamente uno dei punti di forza della Clinica Sant’Anna, grazie alla presenza di qualificate e specifiche competenze mediche. Già da alcuni anni è attiva in Clinica l’Unità di senologia che si è presa cura di un numero rilevante di donne affette da tumore al seno. Negli ultimi due anni il Centro di senologia ha avuto un ulteriore ed importante sviluppo diventando un Centro di eccellenza e un punto di riferimento nell’accompagnare le donne durante tutto il percorso
Perché è così importante la multidisciplinarità nella cura del tumore al seno? «I tumori possono essere simili ma non sono tutti identici, così come sono differenti le reazioni emotive delle donne. Si comprende bene che il cancro è una malattia complessa che richiede la competenza di esperti per ogni aspetto della sua manifestazione. Nella fase di presa a carico della paziente è fondamentale determinare in modo preciso la tipologia di tumore, individuandone a fondo le caratteristiche biologiche, il posizionamento all’interno del seno e le sue dimensioni. Questo permetterà agli specialisti di proporre un piano terapeutico personalizzato ed efficace, nell’ambito del quale entrano diverse figure che collaborano tra loro in modo interdisciplinare. Il piano terapeutico è dunque concordato e confermato solo dopo discussione collegiale nell’ambito di un gruppo interdisciplinare – il TumorBoard - che comprende differenti figure come il ginecologo, il radiologo (essenziale nella fase diagnostica e di pianificazione interventistica), l’oncochirurgo, il chirurgo plastico, l’oncologo, il patologo, il radioterapista, lo psicologo e via dicendo, solo per citar-
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ne alcuni. Durante tutte le fasi del percorso la paziente è seguita e si confronta con il medesimo gruppo di specialisti e con lo stesso personale paramedico e questa continuità della relazione è fondamentale per stabilire quella fiducia che è alla base di un rapporto umano prima ancora che terapeutico. Come una “girandola” tutti gli specialisti non solo uniscono le loro competenze ma le intersecano tra loro ed è proprio questa intersezione al servizio della squadra che mette al centro la paziente, il valore aggiunto che si riscontra in un Centro». In questo contesto un ruolo fondamentale è rivestito da tutte quelle figure di supporto che accompagnano e aiutano la donna durante tutto il suo percorso… «Assolutamente sì. Una Breast Unit è un percorso unitario e multidisciplinare, che va dal protocollo di indagini diagnostiche per la diagnosi precoce, agli approfondimenti diagnostici, alla riabilitazione post-operatoria, fisica e psicologica, ai controlli nel lungo periodo (follow-up). Il supporto psicologico specialistico rientra a pieno titolo nel team multidisciplinare ed è disponibile lungo tutto il continuum della malattia, offrendo un sostegno sia alla paziente che ai suoi familiari, per aiutare le persone a far fronte a tutte le problematiche psicologiche. Il distress deve essere riconosciuto, monitorato, documentato e prontamente trattato ad ogni stadio del percorso terapeutico. In questo concorso di competenze ed energie rientra anche la partecipazione a gruppi di auto-aiuto composti da persone che hanno vissuto o stanno vivendo i medesimi problemi. Questa opportunità può rappresentare un’ulteriore occasione d’incontro e di confronto reciproco, in cui poter condividere le proprie esperienze e le proprie emozioni. Confrontarsi, ascoltare la voce di altre “compagne di strada” può aiutare ad accettare il cambiamento del proprio corpo e ad affron-
tarlo in modo positivo, vincendo la paura di toccare argomenti delicati, anche inerenti alla quotidianità della vita di tutti i giorni come il modo di truccarsi, la decisione di mettere una parrucca piuttosto che un turbante sulla testa, che creano vissuti di sofferenza, imparando ad affrontarli sapendo di non essere sole». Clinica Sant’Anna ha intrapreso un processo di certificazione che attesti la qualità del servizio offerto dal vostro centro di senologia. Di che cosa si tratta? «Il gruppo Swiss Medical Network conta già oggi in Svizzera quattro centri specializzati in senologia e cioè il Centre du Sein-Clinique de Genolier, il Centre du Sein–Clinique GénéraleBeaulieu, Genève, il Centro di Senologia della Clinica Sant'Anna a Sorengo e il BrustCentrum Zürich-Bethanien & Zollikerberg. Tutte queste strutture applicano da tempo le linee guida definite dalla Società svizzera di senologia (SSS) in collaborazione con la Lega svizzera contro il cancro. Tutti questi centri, attraverso un team multidisciplinare e interprofessionale, e percorsi diagnostico-terapeutici dedicati, si occupano della diagnosi e dei criteri di qualità che definiscono le condizioni quadro dei centri senologici. Tali criteri riguardano in particolare le competenze degli specialisti, l’osservanza delle raccomandazioni di buona pratica, l’integrazione di cure di supporto e il rispetto dei tempi necessari di presa in carico e di cura dei tumori del seno e prevedono standard di alta qualità la cui applicazione viene controllata dagli enti preposti. Già oggi l’attività del centro di senologia della Clinica Sant’Anna garantisce la cura di un terzo circa di tutti i tumori al seno che si registrano annualmente in Ticino. Il processo di certificazione sancirà dunque quel ruolo di centro di riferimento e di eccellenza che già oggi riveste nell’ambito della più avanzata sanità ticinese».
Da ultimo, perché è così importante la considerazione del coinvolgimento psicologico ed emotivo della donna nell’affrontare questa malattia? «Voglio sottolineare il fatto che se in generale in ogni malattia è determinante il fatto che il paziente sia parte attiva, ciò risulta ancor più decisivo nel caso del tumore al seno. Convivere la diagnosi di un tumore ha un impatto importante nella vita privata e professionale di chi si ammala, anche a causa di un senso di isolamento spesso le pazienti sperimentano, sentendosi diverse proprio nella ricerca del loro modo personale di affrontare questo “intruso” che è dentro di loro. Questo comporta la necessità di una trasformazione nell’approccio alla malattia, dove l’obiettivo è quello di curare la persona nella sua completezza, nella piena consapevolezza che il percorso che la paziente sta vivendo sancirà in lei un cambiamento rispetto a prima della diagnosi, non solo fisicamente ma come vissuto: il nostro compito è rendere consapevole la paziente, e supportarla, affinché possa tornare a vivere la sua vita, personale e professionale, con serenità dopo questo difficile, ma non più impossibile, cammino. Per fare questo è opportuno non essere lasciati mai soli e affidarsi ad una équipe con cui stabilire un rapporto di assoluta e duratura fiducia. Per questo ci piace dire che il Centro di senologia della Clinica Sant’Anna ha indicato in quattro A le parole chiave che devono guidare il proprio operare: ogni donna che si rivolge a noi può avere la certezza di essere Accolta, Ascoltata, Accudita e infine Accompagnata. Nel percorso terapeutico e nel rispetto della persona, la relazione che si instaura fra la struttura sanitaria, i medici e la paziente rimane il perno fondamentale che ruota attorno all’empatia e alla reciproca fiducia».
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SPORT / GIACOMO VALNEGRI
DIVERTIRSI CORRENDO CON LA MOTO
GIACOMO VALNEGRI È UN RAGAZZO DI 10 ANNI CHE FREQUENTA LA 4 CLASSE ELEMENTARE. MA A DIFFERENZA DEI SUOI COMPAGNI PRATICA UNO SPORT INUSUALE PER LA SUA ETÀ: LA MOTOCICLETTA È LA SUA GRANDE PASSIONE E NEL TEMPO LIBERO SI DEDICA ALLE CORSE OTTENENDO OTTIMI RISULTATI.
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i racconti come è avvenuto e quali sono state le sensazioni che hai provato la prima volta che sei salito su una moto? «La prima volta avevo 3/4 anni e mi è subito piaciuto, era una motocross Yamaha PW 50, nel prato davanti a casa nostra…andavo come un matto! Poi ho avuto l’occasione di fare qualche gara su più di 40 piste di Moto Cross, Go Kart e moto Velocità. Mi sono sempre divertito e piano piano quella della gara nel fine settimana è diventata un’abitudine che ha coinvolto tutta la famiglia. Prima il papà che si è sempre occupato della preparazione della moto, poi anche la mamma che cura tutta l’organizzazione delle trasferte. Però gioco anche a Hockey nelle squadre giovanili dell’HCL dove papà ha sempre giocato ed è stato un campione di questo sport».
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Quali pensieri ti passano per la testa quando stai correndo a tutta velocità? Non hai paura? «Non ho paura, cerco di guidare al meglio che posso…fare bene le curve e piegarmi stando attento a non inclinarmi troppo, scegliere le traiettorie e i punti di frenata, accelerare presto, sorpassare sempre chi ho davanti: se è troppo veloce, lo seguo e imparo… Quando vado in moto cerco di essere il più concentrato possibile, ma in ogni caso penso sempre a divertirmi! Mi piace andare veloce e non penso alla paura di cadere. Però c’è la mia mamma che ha paura ogni volta che possa farmi male e mi ripetere sempre di non correre troppo».
Certamente rispetto ai tuoi compagni di scuola hai una passione e un’organizzazione del tempo molto diversa. Che rapporto hai con i tuoi amici e con i “colleghi” che incontri in pista? «A scuola mi piace andare perché i miei compagni mi chiedono come sono andate le gare e cosa ho fatto in pista. Non amo studiare, a parte la matematica che è la mia materia preferita. In moto vado “solo” nel weekend e perciò in settimana ho un rapporto normale con i miei compagni. Gioco anche a hockey e faccio una oretta di inglese, ma anche i miei amici fanno sport…e mi vedo molto volentieri con loro. In pista mi trovo
molto bene e sto bene con i miei amici internazionali (francesi, svizzero tedeschi, un peruviano, un ceco, italiani…). Ormai ci incontriamo spesso sulle piste e quando siamo insieme ci piace ridere e scherzare». Come ti stai preparando ad affrontare il Campionato CNV 2022 e quali obiettivi vorresti raggiungere? «Quest’anno grazie a molte brave persone che mi vogliono bene e che ci stanno aiutando economicamente (sponsor che ringrazio) mi sto preparando molto bene, ogni weekend possibile siamo in pista e mi sono allenato molto e sembra che sia migliorato ma...aspettiamo la prima gara! Essendo uno dei più giovani (ho 9 anni quasi 10), e la categoria è 9-14 anni, la concorrenza e il livello sono molto alti, sarei molto ma molto contento di entrare ni primi 5, sognando magari un podio, ma…rimaniamo con i piedi per terra. Le gare che preferisco sono quelle di MiniGp e corro con una moto che si chiama Ohvale 160 cc (è una moto che usano anche tutti i pilo-
ti Motogp-Superbike per allenarsi, perfino Valentino Rossi con la sua Accademy è passato attraverso una Ohvale). Nella stagione 2021 ho partecipato al campionato CNV Italiano sezione Nord. Nella prima gara sono arrivato ultimo e doppiato, poi piano piano sono arrivato a qualificarmi per le Finali Nazionali a Ortona dove ho fatto un grande risultato personale raggiungendo il quinto posto tra i migliori 22 in Italia del Campionato CNV. E sono stato premiato come “Rookie of the year 2021”. Quest’anno sono iscritto al CNV 2022 completo e dopo che avrò compiuto i 10 anni potrò fare qualche Wild Card nel campionato CIV italiano quando le gare non sono in concomitanza con quelle del CNV. Le mie piste preferite sono Cremona, Crevoladossola, Pomposa, Ortona, e Autodromo Varano (molto veloce per me!)». Che cosa ti dice il tuo team quando stai per scattare per una gara? «Il mio team è composto da mia mamma Betta (che mi dice vai piano
e fai attenzione) e mio papà Waldo che mi dice “Tato, dai tanto gas, ma soprattutto divertiti!”) e Tiziano Lovato, della Lovato`s Bike, che è sempre con noi che ci aiuta molto con la sua esperienza. La nostra mentalità è quella di divertirci sempre perché il mio papà e la mia mamma mi ripetono che stiamo vivendo un sogno e non dobbiamo svegliarci e continuare a sognare. Il nostro è un team “fatto in casa” perché fino ad ora c’è la mamma che organizza trasferte, indumenti, mangiare e mio papà fa da meccanico, team manager, responsabile sponsor, autista, psicologo, motivatore, istruttore di guida ecc.». Da ultimo, che cosa vorresti fare da grande? «Nella mia famiglia tutto gira un po` intorno all’hockey su ghiaccio, ma sono sicuro che il pilota di moto… è il mio sogno. Vorrei diventare un pilota e trasformare le gare in moto nella mia professione. I miei idoli sono Márquez e Quartararo, ma più di tutti mi piace naturalmente Valentino Rossi!». TICINO WELCOME / GIU - AGO 2022
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